Looking for you in the sky

di Rox the Fox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esorcista ***
Capitolo 2: *** Debito ***
Capitolo 3: *** Gli occhi del male ***
Capitolo 4: *** Sogno ***
Capitolo 5: *** Innocence ***
Capitolo 6: *** Io torno a casa ***
Capitolo 7: *** Ricerca ***
Capitolo 8: *** Confusione ***
Capitolo 9: *** L'Esorcista del Conte ***
Capitolo 10: *** Facili complicazioni ***
Capitolo 11: *** Rosenrot ***
Capitolo 12: *** L'ultimo scontro ***
Capitolo 13: *** Grazie ***



Capitolo 1
*** Esorcista ***


Capitolo I
Esorcista.
 
Quando vidi per la prima volta il generale Marian Cross avevo dodici anni. Non fu un incontro felice, ma quel giorno cominciò qualcosa. Qualcosa che mi girava vorticosamente nel petto. Ricordo tutto perfettamente, come se stessi leggendo un libro in cui io sono la protagonista… le pagine sono macchiate di sangue.
 
Era una splendida giornata di mezza estate e faceva caldo, nonostante ad intervalli irregolari soffiasse un debole venticello estivo. Io e i miei genitori ci trovavamo nel sud Italia, in vacanza. Ero con loro, mano nella mano, sorridente: cosa potevo desiderare oltre quello?Passammo davanti una vetrina e guardai il riflesso. Mia madre era sempre bellissima, con il suo lungo vestito azzurro cielo, elegante; gli occhi dal taglio orientale, neri come la pece, come i capelli, lunghissimi. Le sue origini asiatiche erano evidenti, ma io non avevo preso nulla da lei, se non i capelli. Mio padre invece era tedesco: i capelli erano biondi, mentre gli occhi, del colore dell’argento, li aveva trasmessi a me, in tutto e per tutto. In mezzo c’ero io. Sembravo un maschio con i miei capelli neri e corti e gli abiti maschili, che erano appartenuti al mio defunto fratello: “Quando compirai sedici anni ti compreremo dei vestiti nuovi” diceva sempre mia madre Alice, con la scusa del riciclo e dei soldi.
Ero un piccolo bambino dal sesso ambiguo, ma in quel momento mi stava più che bene. Eravamo una bella famiglia, tutto sommato. Chi avrebbe mai immaginato che la mia infanzia sarebbe stata rovinata da uno stupido grassone con l’ombrello?
Vidi dal riflesso della vetrina ciò che non avrei mai voluto vedere. Vidi un mostro enorme, con una faccia spaventosa ed un pentacolo sulla fronte. Anche mio padre lo vide, poiché notai l’orrore sul suo volto e, percependo il pericolo imminente, mi afferrò e mi spinse via. Poi sentì le loro urla, il loro dolore e fu il caos. La gente cominciò a fuggire ed io, come se il tempo scorresse lentamente, mi voltai. Di Alice e Hans Sonne non rimaneva nulla. Solo i vestiti erano a terra. Cominciai a piangere. Mi sentivo persa, avevo paura, ero sola. Un’ombra mi sovrastò e vidi di nuovo quel dannato mostro. Stava per sparare, stava per uccidermi. Non chiusi gli occhi, ma sentii un leggero bruciore. Poi il mostro si polverizzò. Rimasi stupita. Cos’era successo?Stavo sognando. Sì, era un terribile incubo. Presto mi sarei risvegliata nel mio letto, sarei andata da mio padre e mia madre e loro, con un sorriso, mi avrebbero chiesto come stavo.
Invece non mi svegliai mai.
Un’altra figura giunse davanti a me: era un essere enorme, con un grande sorriso sul volto, inquietante, dei piccoli occhiali rotondi poggiati sul naso adunco ed un enorme e vistoso cilindro sul capo. Mi guardava: sentivo il suo sguardo su di me e rise, in modo terribile: << Ihihihihih!!!!Konbawa, ragazzina!Che cosa hai fatto al mio piccolo Akuma? >>
Non sembrava arrabbiato, ma non ispirava di certo fiducia. Io non gli risposi e indietreggiai, senza notare il fatto che mi aveva scambiato per un maschio. La paura dentro me aumentava a dismisura: << Allora ragazzino?Vabbè, tanto non importa!Good night! >>
Vidi la sua mano guantata avvicinarsi a me, minacciosa. Poi sentii uno sparo e la grottesca figura fu scagliata via da me: << Sempre gonfio come una mongolfiera eh, Conte? >> fece una voce poco lontana da me. Mi voltai, ancora impaurita e li vidi. Vi erano due persone: il più giovane era un ragazzino dai capelli bianchi ed era basso, anche se non più di me. L’altro era un uomo bellissimo, dai lunghi capelli rossi ed un cappello dalla tesa larga in testa. La sua altezza era impressionante e rimasi stupita. La sua profonda voce giunse alle mie orecchie: << Allen, occupati degli Akuma rimasti. >>
Si era rivolto al ragazzo accanto a sé e in quel momento mi accorsi che altri mostri stavano gettando nel panico più assoluto la città. Vidi poi Allen con il braccio sinistro più grande e con la mano artigliata. Che cos’era?
La mia vista fu interrotta proprio dall’uomo con i capelli rossi che mi tese una mano, chinandosi: << Come ti chiami, ragazzino? >>
Ragazzino. Ero proprio un maschio, allora!Decisi di stare al gioco e resi la mia voce più bassa: << Andrew. >> mentii, alzandomi grazie al suo aiuto. Aveva una stretta decisa, forte e mi fece quasi male. Non mi sorrise né mi chiese come stavo. Ricordo che mi chiese solo una cosa… e non avevo scelta.
<< Ti andrebbe di diventare un esorcista? >>





Note random: Bhe... un piccolissimo capitolo per cominciare questa roba che non so se completerò .__." Ringrazio chi leggerà pazientemente codesto coso e mi darà consigli su come migliorare!

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Capitolo 2
*** Debito ***


Capitolo II
Debito
 
Ti andrebbe di diventare un esorcista?
 
Quelle parole risuonarono nella mia mente per istanti che parvero infiniti. Non sapevo cos’era un esorcista, non sapevo cos’erano quei cosi, quegli Akuma e non sapevo cosa avrei dovuto fare in quel momento della mia vita. Ero rimasta orfana in meno di dieci minuti, pensare al mio destino in quell’istante era davvero impensabile. Dio, perché mi hai fatto questo?
Ero ancora scioccata e vidi un Akuma fermarsi davanti a noi, sfuggendo ad Allen. Io ebbi paura e nascosi il viso nella giacca del generale Cross, aspettando che se ne liberasse. Ma, con mia sorpresa, non fece nulla. Mi prese da sotto le braccia e mi tirò su, voltandomi verso la direzione dell’Akuma, quasi a proteggere sé stesso come scudo. Che diamine stava facendo?!Mi resi conto che l’essere stava per attaccare e mi dimenai, scalciando. Alzai lo sguardo, disperata, nuovamente sul mostro e sentii il bruciore che poco prima avevo percepito agli occhi. L’Akuma s’incenerì sotto i nostri sguardi e rimasi sconcertata, ancora a mezz’aria grazie al generale che dopo, con un sorrisetto soddisfatto, mi lasciò andare, facendomi cadere senza preoccupazioni a terra. Allen intanto aveva fatto piazza pulita e tornò da noi col fiatone: << Maestro… e il Conte del Millennio? >>
<< Quel pallone gonfiato è sparito. >> rispose il rosso, accendendosi una sigaretta. Io mi alzai, dolorante e ritrovai una mano rossa a darmi aiuto: << Io sono Allen, piacere di conoscerti! >>
Presi la sua mano e mi presentai a mia volta, sfoggiando il nome falso ed improvvisato. Lo vidi avvicinarsi a me piano e mi mormorò qualcosa all’orecchio: << Fuggi finché puoi dal generale Cross. >>
Si allontanò poi di scatto e mi sorrise, tranquillo. Io rimase interdetta per qualche istante e li guardai entrambi: << Si può sapere chi diamine siete?!E quei cosi?!Cosa volete da me?! >>
Finalmente scoppiai e non in lacrime, bensì di rabbia. Ero in collera con quel Dio che mi aveva abbandonata, ce l’avevo anche con quell’odioso uomo dai capelli rossi che mi aveva usato come scudo subito dopo avermi salvato. Poteva essere considerato quello un atto normale?!Allen mi guardò, con un sorriso malinconico che nascondeva una tristezza recente ed una forza impressionante allo stesso tempo.
Con pazienza mi spiegò tutto ciò che dovevo sapere, mentre ci allontanavamo da lì per trovare un posto dove dormire la notte. Mi parlò degli Akuma, del Conte del Millennio e delle cose terribili che facevano a delle povere anime che chiedevano solo la pace che nemmeno in terra, forse, avevano potuto avere. Con tristezza pensai ai miei genitori ed una mano mi fermò, poggiandosi sulla mia spalla: << I morti sono morti e tali devono rimanere. Non bisogna mai rievocare il passato, ma nemmeno dimenticarlo. Non dobbiamo essere egoisti. Loro stanno bene lì. >>
Loro stanno bene lì. Questa era davvero una grandissima bugia ed io, anche se avevo solo dodici anni, l’avevo già capito. Una splendida bugia in grado di coprire la triste verità. Abbassai il capo e continuai a seguirli.
 
Dopo aver vagato inutilmente riuscimmo a trovare quella che sembrava un’ottima locanda, quasi lussuosa per dei tipi come noi. Ero distrutta, psicologicamente parlando ed avevo bisogno di una bella dormita per cercare di digerire ed accettare definitivamente ciò che era accaduto, per quanto difficile fosse. Il proprietario, un uomo grande e grosso, con la testa pelata ed un paio di baffi foltissimi e biondi, ci accolse e ci diede una stanza. Dentro vi era l’essenziale: tre letti, tre comodini accanto a quest’ultimi, un armadio ed una finestra. Notai poco dopo la presenza di uno specchio proprio vicino l’armadio. Il generale Cross non perse tempo e si tolse il cappello, mettendolo in testa a me, facendomi cadere addosso anche l’enorme cappotto da esorcista. La vista infatti mi si oscurò e riemersi dal buio, infilando le braccia nelle maniche, che erano terribilmente lunghe e larghe per me: << Non perdete tempo e andate a letto. >>
Allen, semplicemente annuendo, fece per cambiarsi, mentre io mi andai a guardare allo specchio. Le mie mani non uscivano nemmeno dalle maniche e mi resi conto di essere molto piccola, nonostante i miei dodici anni. Il piccolo golem dorato, Timcampi, si posò sulla mia testa, anzi, sul cappello ed io non mi trattenni dal sorridere. Il cappotto di Marian Cross non avevano un buon profumo: era impregnato dell’odore di fumo, ma non mi dava particolarmente fastidio. Tolsi cappello e cappotto e li poggiai su l’unica sedia della stanza, preparandomi poi per andare a dormire. Prepararmi…?Semplicemente m’infilai sotto le coperte, quasi nella speranza di sprofondare per l’eternità in uno splendido sogno, pur di sfuggire da quell’incubo di realtà.
Il giorno dopo mi svegliai molto presto e la prima cosa che feci fu guardarmi attorno. Prima notai la figura di Allen, ancora nel mondo dei sogni e poi… vidi l’altro letto vuoto. Dov’era finito quell’uomo?!Mi guardai attorno ansiosa e poi sentii un violento bussare alla porta: << Ehi, vi siete svegliati?!Aprite! >>
Un po’ intimorita ed ancora assonnata, andai ad aprire e mi ritrovai davanti l’abnorme proprietario della locanda, che mi sventolava un foglio sulla faccia: << Pagate. >> fu la secca parola.
Io guardai il foglio, perplessa. Era un messaggio da parte di Cross, almeno così vedevo.
 
“Andremo via all’alba. I due ragazzi pagheranno il tutto.
 
Marian Cross.”
 
La firma era seguita da un autoritratto in piccolo del rosso e lasciai cadere il foglio, indietreggiando: << M-ma io non ho soldi con me! >> esclamai, scioccata. L’uomo baffuto però non ebbe pietà: << Il tuo amico ha come pagare? >> chiese, riferendosi ad Allen. Io corsi subito da lui e lo scossi, frettolosa: << Allen!Allen!Svegliati, ti prego! >>
Lui si mise a sedere stropicciandosi gli occhi: << Che c’è, Andrew? >>
<< Il signor Cross è andato via e… e noi dobbiamo pagare l’alloggio! >>
Lo vidi sgranare le iridi improvvisamente e saltò giù dal letto: << Ancora no! >>
<< Ancora?! >> mormorai io, sempre più spaventata. L’uomo pelato non ci diede il tempo di ragionare e ci afferrò per le magliette, alzandoci: << Allora? >>
Era parecchio arrabbiato. Allen cercò di prenderlo con le buone: << Lavoreremo qui per ripagare il debito! >>
Ci lasciò andare e ci portò nelle cucine. Lavorammo per tutta la giornata, fino a tarda notte, ma ci impegnammo così tanto che alla fine l’uomo ci pagò anche. Da una parte ero felice: quello era il mio primo lavoro, il mio primo guadagno!Dall’altra no… mi ero spaventata tantissimo. Allen mi spiegò che quella era una cosa normalissima per lui e Cross lo faceva sempre. Che uomo spietato. Uscimmo dall’edificio ed io, spaesata, lo seguì, dandogli la mia completa fiducia. Entrammo in un vicolo illuminato a malapena e riuscii a notare l’alta e slanciata figura dell’uomo dai capelli rossi: << Signor Cross! >> corsi da lui, tenendo stretti i pugni, convinta di potermi fare sentire. Notai in quel momento che era in compagnia di una donna e guardava me ed Allen con aria di sufficienza: << Quindi? >>
Vidi il mio ormai amico porgergli ciò che aveva guadagnato in quella giornata e mi stupii. Poi gli occhi scuri di Cross si posarono su di me, scrutandomi e attendendo i miei soldi. Mi ribellai arditamente, ma alla fine dovetti sborsare comunque, mentre lui si allontanava con la donna per divertirsi. Rimase con Allen nel buio di quel vicolo, senza dire una parola, senza fiatare. Finché lui spezzò quel silenzio: << Dovrai farci l’abitudine, mi spiace… ed ora che siamo in due, il maestro spenderà di più. >> sospirò e mi passai una mano fra i capelli corti: << Lo odio. >> dissi, decisa.
Oh, sì, ai tempi odiavo il generale Cross, nonostante mi avesse salvato, nonostante mi stesse offrendo la vita. Una vita piena di sacrifici, ma che adesso mi rende completa, in un certo senso.
 
Avevo accettato di diventare un’esorcista. Un eroe capace di spazzare via il male. Quella era davvero una scelta libera?Cos’altro voleva togliermi Dio?
Durante il periodo di tempo in cui rimasi con Allen e il generale Cross, continuai a mascherare la mia vera identità splendidamente. Ormai ero Andrew, anche se mi stavo stancando di quel ruolo. Per questo un giorno decisi di andare via. Decisi di andare al quartier generale per diventare a tutti gli effetti un’esorcista.














Note: Che dire?Cross è cattivo çAç" Davvero tanto cattivo y_y" Però noi gli vogliamo bene lo stesso, no?No. *coff* Comunque ringrazio ancora chi ha la pazienza e il desiderio di seguirmi!Grazie grazie e grazie ç***ç *inchino*

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Capitolo 3
*** Gli occhi del male ***


Premetto che questo, come capitolo, non mi piace per niente X°°D Ovviamente pretendo consigli, critiche costruttive, ecc ecc xD Spero comunque che a voi piaccia!E___E Ho paura di essere sprofondata nel banale .__." Buona lettura, oh anime pazienti!







Capitolo III
Gli occhi del male.
 
Non avrei mai pensato di rimanere sola. La mia vita era perfetta, stavo bene. Non ero ricca, ma facevo parte di una famiglia. Io ero la loro gioia e loro la mia. Non volevo nient’altro. Sarò patetica, ma loro per me erano davvero tutto.
 
Le figure oscurate dei miei genitori mi passarono in mente, solo come ombre, ma comunque riconoscibili e così distanti. Aprii gli occhi, piano, mettendomi seduta. Che ore erano?Mi alzai dal morbido letto, guardando fuori dalla finestra. Era l’alba e dalle labbra schiuse appena mi lasciai sfuggire un sospiro. Dovevo rimettermi in viaggio. Erano ormai due giorni che mi ero allontana dall’Ordine Oscuro ed ero quasi giunta nella città designata, in India. Komui mi aveva dato precise istruzioni per arrivare lì, per recuperare della possibile Innocence.
Erano passati ben quattro anni da quando ero arrivata all’Ordine, dopo essere fuggita dalla tirannia incontrollata di Cross Marian. Sin dall’inizio tutti si erano mostrati curiosi nei miei confronti e della mia Innocence, che in effetti era molto particolare. Era di tipo parassita e si trovava proprio nei miei occhi. Con essa potevo pietrificare, incenerire o bloccare gli Akuma fino al secondo livello, dato che non ne avevo mai incontrato uno di terzo e non ne avevo assolutamente desiderio. I miei occhi erano davvero strani. Quando attivavo l’Innocence, tra il grigio chiaro dell’iride vi erano vari frammenti di verde chiaro. Tutti potevano notarli, dato che disattivavo la mia arma anti-Akuma solo la notte. Questo perché avevo paura di chi mi circondava. Chiunque poteva essere mio nemico e, con l’uniforme che portavo dovevo stare sempre allerta. Così facendo, però, m’indebolivo parecchio, anche se cercavo sempre di migliorare la mia forza tramite la meditazione, soprattutto. Mi avvicinai ad uno specchio a muro che si trovava nella stanza della locanda dove stavo alloggiando e mi guardai. In quegli anni i capelli mi erano cresciuti tantissimo, incredibilmente e mi avvolgevano come un mantello. Ovviamente al quartier generale mi ero presentata come femmina, dicendo loro il mio vero nome. Omega Sonne. Così mi chiamavo. Omega. Proprio come l’ultima lettera dell’alfabeto greco. Ero forse l’ultima di qualcosa?Che senso aveva quello sciocco nome?Mi passai una mano fra i capelli, che mi arrivavano inverosimilmente al sedere e mi sistemai la frangetta, che pensava a nascondere le mie impurità della pelle. Avevo i brufoli, ma era normale alla mia età. Avevo sedici anni, fortunatamente non avevo dimenticato il giorno del mio compleanno né avevo perso il conto.
Mi preparai per uscire e misi l’uniforme da esorcista. Johnny l’aveva fatta apposta per me e mi piaceva davvero molto. Era un unico vestito, corto, ma non stretto, chiuso da dei bottoni argentati. Attorno la vita avevo una cintura nera, sulle spalle una mantellina e sotto la gonna dei pantaloncini neri, così da essere comoda durante i combattimenti. Misi un mantello sopra le spalle, mi spazzolai i capelli e poi, finalmente, uscii. Ero pronta per un’altra lunga giornata e per un’altra probabile serie di combattimenti. La città era caotica già a quell’ora e le strade erano piene di persone, commercianti e vacche sacre. Non osai toccarle. Tutti mi guardavano in modo strano, ma alla fine non potevo dargli torto.
Feci mente locale e ripensai a ciò che Komui mi aveva detto.
Ultimamente in quella zona era stato avvistato uno strano ragazzo evanescente che sembrava brillare di una strana luce verdognola. Oltretutto, da quando era apparso, molti bambini erano spariti. E questo mi faceva salire la rabbia al cuore. Non ci capivo nulla, non sopportavo che degli innocenti venissero presi come prigionieri di quella stupida guerra che veniva alimentata dall’odio reciproco fra il Bene e il Male. Un odio eterno, che mai sarebbe finito, una guerra impossibile da vincere e da perdere. Dopo che il Conte sarebbe stato ucciso che sarebbe successo?Un’altra ombra sarebbe calata sul mondo, senza dubbio, un altro nemico sarebbe apparso e così via.
Non dovevo fare quei pensieri così pessimisti, ma ciò mi risultava impossibile, data la caducità della vita. Sospirai e con aria stanca feci per chiedere informazioni ai cittadini. Nessuno sembrava volermi rivolgere la parola e mi sentii più confusa di prima. Così facendo mi passò tutta la mattinata davanti, senza concludere un bel niente. Non ero stanca, ma mi sentivo scoraggiata e, oltretutto, il mio stomaco si stava lamentando perché voleva essere riempito. Senza pensarci troppo entrai in un piccolo locale, uno dei pochi che c’erano in città. Eppure appena entrai mi passò tutto. Fame, pessimismo, sete, voglia di vivere. Già. Perché appena aprii la porta lignea di quel posto, un colore mi saltò subito all’occhio.
Il rosso. Rosso ardente come delle fiamme, un rosso pieno di passione, un rosso che comunque non avrei mai voluto rivedere. A pochi metri da me, girato di spalle, vi era il generale Cross. Ero sicura che fosse lui. Il vestiario era inconfondibile. Rimasi a bocca aperta. Poi caddi nel panico più assoluto. Perché lui era lì?!Speravo di non incontrarlo mai più!E invece?Dio si stava prendendo gioco di me, in quel momento ne ero più che sicura. Poi ragionai. Non mi avrebbe possibilmente riconosciuta, era vero… ma era strano rivederlo dopo tutto quel tempo. Non era in compagnia di nessuno: né di una donna, né di Allen. Vi era solo Timcampi, il suo golem dorato che amavo tanto. Avrei voluto prenderlo tra le mani di nuovo, come facevo sempre, ma mi trattenni. Così, rigida come un pezzo di legno, mi avviai verso il bancone, cercando di stare il più lontana possibile dal generale. Così mi sedetti e feci per ordinare qualcosa, ma poi ci pensai su. Potevo fare un tentativo, per la mia missione. Mi sporsi in avanti e guardai l’uomo che era dietro il bancone: << Mi scusi… sa qualcosa riguardo le sparizioni di bambini che ci sono state ultimamente…? >>
Lo vidi indietreggiare appena. Sembrava restio dal volermi rispondere. Così lo feci, come previsto. Feci strisciare sul bancone i miei soldi del pranzo e l’uomo li prese subito, frettoloso: << Bhe, vedete, signorina… proprio l’altra sera ho visto un bambino che veniva portato via, mano nella mano con il ragazzo evanescente di cui si parla tanto. Non sono intervenuto perché avevo paura. >> ammise, guardandosi attorno nervosamente. Io lo guardai negli occhi: << Capisco. Sa altro? >>
L’uomo annuì: << Sì… succede ogni venerdì. >>
Inclinai il capo. Questo era strano e feci per replicare, fino a che qualcuno non mi interruppe: << Ah, quindi è così?Ora capisco. >>
Qualcuno arrivò accanto a me e il mio naso percepì un familiare odore di fumo. Mi voltai e sbiancai, almeno credo. Sentii le forze abbandonarmi per un attimo e riuscii a rimanere in piedi grazie al bancone, a cui mi tenevo. Di fianco a me vi era proprio il generale Cross!Forse anche lui stava lavorando a quel caso?Voltò il capo verso di me, proprio mentre lo guardavo sorpresa e mi sorrise, stringendo una sigaretta tra le labbra. Non era cambiato di una virgola in quei quattro anni. Non era nemmeno invecchiato. Io non ricambiai il sorriso, al contrario, lo guardai male. Poi tornai a guardare l’uomo dietro il bancone, dato che mi stava venendo il torcicollo a furia di guardare quell’odioso esorcista: << Grazie. >>
In fretta e furia feci per allontanarmi, ma appena fui fuori mi resi conto che Cross mi stava seguendo. Mi fermai e mi voltai, guardandolo, cercando di fare l’espressione più brutta del mio repertorio di facce: << Perché mi state seguendo? >>
<< Mi chiedevo perché una piccola e bella ragazza come te abbia chiesto quelle informazioni, tutto qui. >>
Notai il suo sguardo. Era sospettoso e terribilmente serio. Odiavo quando aveva quello sguardo indagatore: << Saranno affari miei? >>
<< Esci fuori da questa situazione. Può essere pericolosa. >>
A quel punto scoppiai a ridere. Lui mi guardò perplessa. Sì, possibilmente pensava che io fossi pazza. Tanto meglio.
A grandi falcate mi avvicinai a lui e ringhiai, come un animale: << Generale Cross Marian, per chi diavolo mi avete presa?! >>
Ero nervosa, ansiosa e arrabbiata. Lui era proprio la ciliegina sulla torta. Lo vidi stupirsi e poi indietreggiare, come se avesse visto un mostro… poi si tranquillizzò di colpo: << Un’esorcista, eh? >>
<< Già. >> confermai, annuendo e cercando di calmarmi. Una strana luce passò attraverso l’unico occhio visibile che aveva: << Come fai a conoscere il mio nome? >>
Olè. Mi ero appena  buttata la zappa sui piedi. Mi morsi il labbro inferiore, cercando di trovare una veloce soluzione a quel casino che io stessa avevo generato: << A-ah… ecco… >>
Cominciai a balbettare com’ero solita fare quando ero messa alle strette. Lui poi si abbassò ed ebbi il suo viso a pochi centimetri dal mio. Uno strano calore mi salì fin sulle guance e cominciai a dire cose senza senso. Mi accarezzò il viso con una mano e sorrise: << Sei davvero molto bella. Ti andrebbe di prendere qualcosa da bere con me? >>
A quel punto sentii il cuore uscire quasi dal mio petto e indietreggiai: << N-no!Sono ancora minorenne! >> esclamai. Lui tentò di replicare, ma qualcosa gli arrivò in testa, facendolo sbilanciare e cadere dalla posizione in cui si trovava. Notai che gli era arrivato in testa Timcampi. Mi voltai e vidi un ragazzo dai capelli bianchi che, ansimante ed irato, guardava il generale con aria da serial killer: << Maestro!Che diamine state facendo?!E’ tutta la mattinata che vi cerco! >> esclamò, furente. Marian si alzò, massaggiandosi il capo, dolorante: << Bhe, adesso mi hai trovato, discemolo. >>
Allen si avvicinò a noi due e mi guardò: << Signorina, perdoni il mio maestro, se vi stava importunando! >>
<< Non la stavo importunando. La stavo invitando. >> fece lui, pulendosi i vestiti intrisi di terra. Io sorrisi e finalmente decisi di smascherarmi: << Tranquillo Allen. >>
<< C-come fai a conoscere il mio nome?! >>
<< Sono Andrew. >> dissi tutto d’un fiato, sforzandomi di mantenere il sorriso sulle labbra. Mi guardarono attenti e poi si guardarono fra loro: << Sei diventata una ragazza?! >>
Marian Cross era scandalizzato, data quella prospettiva, ma io li calmai: << Sono sempre stata una ragazza. >>
Poi mi fermai di colpo, notando che la gente ci stava osservando, incuriosita, stranita, spaventata.
<< Forse è meglio allontanarsi da qui… >> mormorai, insicura. Nonostante lo shock iniziale, entrambi annuirono e andammo in un posto più isolato, dove avrebbero potuto possibilmente tartassarmi di domande.
 
Eppure, senza saperlo, qualcuno ci stava osservando, dalle tenebre più infime e oscure. Due paia di occhi dorati ci scrutavano con odio ed interesse, con disgusto e disprezzo. Occhi dorati opposti ai miei, che erano argentati.
Gli occhi del male.

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Capitolo 4
*** Sogno ***


Capitolo IV
Sogno.
 
Ci spostammo di luogo e appena fummo soli mi tartassarono di domande, soprattutto il generale Cross: << Perché ti sei finta un maschio? >>
<< Bhe… ho preferito così! >>
<< E allora qual è il tuo vero nome? >>
<< Omega Sonne. >>
Erano ancora sorpresi e mi gustai le loro facce con un certo sadismo.
Allen aveva un’espressione fin troppo buffa, mentre il generale… bhe… lui era bello come un dio, con quei fluenti capelli rossi che gli cadevano sulle spalle larghe e forti e… un momento!Che diamine stavo pensando?!Mi riscossi e tornai alla realtà. Dovevo pensare alla mia missione. Marian sembrò leggermi nel pensiero e sorridendo mi disse: << Purtroppo mi trovo costretto ad aiutarti in questa difficile situazione! >>
Lo guardai scettica: << Generale, io non vi ho mai chiesto aiuto. Oltretutto quattro anni fa pagavo i vostri debiti insieme ad Alle. Perché improvvisamente vi comportate da buon samaritano? >>
Mi guardò con il suo solito sorriso malizioso sulle labbra e trattenni a stento la rabbia. Quanto avrei voluto dargli un pugno in faccia!
Quasi a fermarmi dal picchiare il generale, arrivò un Akuma di primo livello che, senza darci il tempo di fare nulla, ci sparò addosso. Sentii un calore familiare avvolgermi e subito ci spostammo, evitando il colpo appena in tempo. Mi ritrovai così tra le braccia del generale Cross, con mio disappunto.
Eppure non mi lamentai: << Innocence, evocazione! >>
Cercai l’Akuma con lo sguardo, ma non lo vidi più: << Sopra di voi! >> esclamò Allen. Così alzai la testa e lo vidi. Stava per sparare ancora, ma stavolta lo bloccai con lo sguardo e l’Akuma s’incenerì di colpo, lasciando il nulla.
Ero stata una stupida!
Quella mattina non avevo nemmeno attivato l’Innocence!Fortunatamente era andata bene. Poggiai il capo su una spalla del generale, tirando un sospiro e sorridendo appena: << Mi sono presa un colpo… >> mormorai, socchiudendo le palpebre. Poi rialzai lo sguardo e incrociai i miei occhi con quelli di Marian Cross.
Con l’unico occhio che potevo vedere.
Mi stava guardando, serio e sentii uno strano calore salirmi fino alle guancie. Poi mi liberai della sua presa possessiva.
Mi sentivo terribilmente imbarazzata e non ne capivo nemmeno il motivo!Per un attimo mi ero sentita protetta tra le braccia del generale Cross, proprio colui che sentivo di odiare dal profondo del mio cuore, anche se non quanto gli Akuma.
Sentivo che il mio imbarazzo stava per trasformarsi in rabbia, quand’ecco che un pensiero mi balenò in testa: Allen!Scattai, ma Marian mi bloccò per il polso, fermando la mia avanzata: << Dove credi di andare? >>
<< Che domande!A salvare Allen, il TUO discepolo! >> esclamai io, cercando di farmi lasciare. Improvvisamente qualcosa s’infilzò nella mia spalla e mi ritrovai inchiodata al muro, stringendo i denti, dolorante. Riuscii a vedere cos’era. Una… una candela?!Alzai la mano, per toglierla, ma un’altra candela mi perforò la mano, inchiodandola al muro. Mi morsi il labbro inferiore per trattenere un urlo. Poi aprii gli occhi lucidi e notai il generale guardarmi con aria sorpresa. Stava venendo verso di me. Una figura nero vestita però si mise in mezzo. Era un uomo, senza dubbio, ed aveva un cilindro in testa. Non riuscii a distinguere altri dettagli. La mia vista si offuscò. Sentii voci confuse arrivare alle mie orecchie e poi un viso diverso fece capolino davanti i miei occhi. Li sgranai e sentii delle lacrime scorrere lungo le guance, per il dolore. Davanti a me vi era una bambina dalla pelle grigia e gli occhi dorati. Aveva delle croci sulla fronte, ma rimasi incantata dagli occhi. Erano stupendi. Schiusi appena le labbra e mi uscii una domanda, flebile, forse inudibile: << Chi… siete? >>
Lei mi guardò a lungo e sorrise. Sembrava divertirsi parecchio: << Siamo Noah, esorcista. >> rise ed ebbi un brivido lungo la schiena.
Sentii poi i duri suoni di una battaglia, dietro la ragazzina. Marian stava combattendo…?Ero così confusa. Tutto sembrava sdoppiarsi davanti a me. Stavo per perdere i sensi?Non dovevo, per sopravvivere. Non avevo mai sentito parlare dei Noah. Chi diamine erano?Servi del Conte?Suoi sicari?Chiusi gli occhi per qualche istante. Mi sentivo così stanca...
Quando li riaprì mi ritrovai in un luogo totalmente diverso. Ebbi un colpo al cuore. Quella era la città dove… dove la mia vita aveva subito un cambiamento radicale. Dove tutto era successo. Dove i miei genitori erano morti. Dove avevo incontrato il Conte del Millennio e il generale Cross. Che ci facevo lì?Mi guardai attorno e vidi tre figure avanzare verso una vetrina. Ero io con mia madre e mio padre. Non mi mossi da lì.
Ero qualcuno di esterno in quel momento. Non era la realtà, possibilmente. L’Akuma arrivò e la scena si ripeté. Come ogni notte sognavo. Possibile che ormai non mi facesse alcun effetto?Cosa provavo ormai?Mi chiesi se possedevo ancora dei sentimenti. Tutto accadde proprio come quel giorno.
Il Conte arrivò.
Marian mi salvò.
E poi tutto si ripeté, come in un ciclo infinito.
Rimasi impassibile, inaspettatamente anche per me. Poi tutto svanì definitivamente. Una canzone mi giunse alle orecchie e a qualche metro di distanza da me apparve la ragazzina: << Oh, che delusione!Non sei per nulla divertente! >> esclamò, gonfiando le guancie. In quel momento la trovai persino adorabile.
Mi ritrovai a sorridere, di amarezza: << E’ un sogno ricorrente, ormai. Un incubo. Credi che abbia ancora un cuore?E’ stato lacerato, non ne è rimasta traccia. >> dissi con un filo di voce. Lei sembrò sorpresa, ma per un solo istante. Poi sparì, lasciandosi dietro un’inquietante canzone.
 
Il Conte sta cercando, sta cercando un Cuore prezioso… vediamo se sei tu!
 
Mi guardai attorno, per cercare una via di fuga da quel posto che sembrava una sala piena di giocattoli. Tutto era sottosopra, proprio come una mente squilibrata e resa vittima della follia più pura. Feci un passo, poi un altro. Camminare si rivelava difficile. Dove dovevo andare?Ero sola. Sola. Sgranai le iridi e mi resi conto cosa mi spaventava.
La solitudine.
Quando i miei genitori erano morti ero rimasta sola, ma subito dopo avevo trovato un’altra famiglia. L’Ordine Oscuro. Ora invece mi trovava in quella sala colorata, ma inquietante, completamente lasciata a me stessa. Mi strinsi nelle spalle e innalzai la mia voce, con un tremolio: << Allen?Linalee?Komui? >>
Nessuno mi rispose.
<< Kanda?Johnny? >>
Deglutì. Il nulla mi stava per inghiottire?Mi accasciai a terra, debole: << Generale Cross…? >>
Sentii una strana sensazione alla bocca dello stomaco, mentre le lacrime uscivano incontrollate dai i miei occhi. Urlai: << Perché mi avete lasciata sola?!Generale Cross! >>
Poi tutto si distrusse sotto i miei piedi ed il vuoto totale mi circondò, mentre sentivo strane sensazioni pervadermi. Chiusi gli occhi, serrandoli e le lacrime uscirono, ancora.
Fermatevi, vi prego.
Non posso essere così debole.
Non devo.
 
Sono qui.
 
Tutto cominciò a prendere una forma e mi ritrovai in una stanza quadrata, spoglia, seduta su un letto, abbracciata da qualcuno. L’odore del fumo mi invase i polmoni e con gli occhi mi guardai attorno, più confusa di prima, insicura, possibilmente pazza. Il mio capo era poggiato su un petto largo, che riusciva a darmi una strana sensazione di protezione e non mi mossi. Solo dopo qualche istante alzai lo sguardo e vidi il viso di Cross Marian.
Era serio, forse un po’ preoccupato e mi guardava con occhi che mai avevo visto. Le mie labbra tremavano appena. Tante domande volevano uscire dalla mia bocca, ma sembrava quasi che il fiato mi avesse abbandonato. Semplicemente mi strinsi a lui, l’unico appiglio che avevo in quel momento.
Come una bambina che si era appena svegliata da un incubo tremavo fra le sue braccia, ma, come mi aspettavo da lui, nessuna parola di conforto arrivò. Sciolse l’abbracciò e mi fece stendere nuovamente, facendo appoggiare la mia testa su un cuscino. Ero ancora sconvolta, a pezzi. Non capivo più cos’era successo, non sapevo distinguere la realtà dalla finzione. Deliravo. Il mio corpo era caldo, avevo un gran mal di testa e mi sentivo davvero uno schifo.
<< Il Conte sta cercando, sta cercando un Cuore prezioso… >>
Senza nemmeno rendermene conto stavo cantando quella terrificante canzone. Sentii lo sguardo del generale su di me, in un misto di sorpresa e preoccupazione: << Dannazione… >> lo mormorò a denti stretti e mi lasciai scappare un sorriso.
<< Perché mi avete lasciata da sola? >>
<< Non l’ho mai fatto. >>
<< Sì, invece. Ero sola… avevo paura… non c’era nessuno. >>
Lui tirò un sospiro e poggiò una mano sulla mia fronte. La ritirò subito, come se si fosse scottato: << Merda, sei caldissima! >>
Mantenni quello stupido sorriso sul mio volto: << Sto per morire, generale? >>
<< No, non ti lascerò morire. Tu non morirai, Omega. >>
Sentii la sua mano stringere la mia con sicurezza e mormorò qualcosa che non riuscii ad afferrare. La stanchezza ebbe la meglio e mi addormentai, timorosa di quel Dio che non era riuscito mai a proteggermi.
 
 
 
Un capitolo piuttosto movimentato, forse (?)
Ovviamente è tutto molto confuso perché è in prima persona e non ho potuto mettere il combattimento tra Cross e Tyki *si maledice* Non scriverò mai più in prima persona >___>" Ormai però mi adatto, pazienza xD Omega sta diventando patetica, lo sooo >_>" Ringrazio comunque tutti coloro che mi seguono e che recensiscono!Vi voglio bene ç*****ç *abbraccia* Grazie grazie grazie!

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Capitolo 5
*** Innocence ***


Capitolo V
Innocence.
 
Quando aprii gli occhi mi sentivo meglio, o forse lo speravo soltanto. L’ultima cosa che la mia mente rammentava con sicurezza erano le parole del generale Cross: << Tu non morirai, Omega.>>
Gli avevo creduto e in effetti non ero morta, né stavo soffrendo. Sembrava quasi che non fosse successo nulla… e in effetti avrei voluto dimenticare tutto l’accaduto del giorno prima. Sempre che fosse passato solo un giorno da quando mi ero addormentata. Mi misi seduta e mi guardai attorno. Cross Marian era seduto accanto al letto. Stava fumando placidamente una sigaretta. Accanto a lui vi era Allen, che appena mi vide sveglia sorrise. Io incurvai appena le labbra in su: << Da quanto tempo è che dormo? >>
Mi sentivo i muscoli intorpiditi, come se avessi dormito per mesi e mesi. Allen si avvicinò al letto: << Due giorni. Omega, mangia qualcosa. >> fece, porgendomi un piatto colmo di roba. Io lo osservai: << Non ho fame… >> mormorai. Allen annuì, sospirando e poi uscì.
Cross mi guardò, mentre inspirava il fumo, ma non disse nulla. Solo una cosa, che mi fece alzare dal letto come un grillo: << Oggi è venerdì. >>
Questo mi fece ricordare il ragazzo evanescente della città. Non avevo ancora risolto quel mistero!Mi alzai dal letto e cercai la mia divisa. Avevo i pantaloncini e una canotta neri addosso, quelli che tenevo sempre sotto l’abito da esorcista. Eppure non trovavo i vestiti!Notai in quel momento che erano tra le mani del generale. Mi avvicinai a lui e feci per prenderli, ma lui non sembrò volermeli restituire. Me li soffiò da sotto il naso ed io, impaziente, mi gettai in avanti, per riprenderli. Lui però li mise in alto ed io fui costretto a salire col ginocchio sulla sedia, innalzandomi: << Dammeli! >>
Lui li tirò via, sul letto, ma non mi fece andare. Mi strinse a sé, semplicemente e sentii il suo alito caldo sul mio collo: << Dove hai intenzione di andare? >>
<< A scoprire qualcosa sull’Innocence. >> risposi io, senza smontare il mio fare freddo. Lui mi strinse ancora di più e per un attimo mi sembrò di poter sentire il battito cardiaco dell’uomo: << Da sola? >>
<< Se necessario sì. >> risposi io, ancora, senza muovermi. Era come se qualcosa mi avesse bloccato. Non riuscivo a muovermi. Sentii una mano del generale accarezzarmi la schiena e cingermi poi i fianchi, possessiva. Ebbi un brivido: di piacere, di schifo?Non sapevo identificarlo. Una cosa era certa: volevo liberarmi al più presto, per tornare al lavoro e allontanarmi da lui. Il cuore mi martellava nel petto furioso e per un attimo temetti di morire d’infarto: “Ma perché Allen se n’è andato?!” pensai, agitata.
E lui, quasi a leggermi nel pensiero rispose: << Ho mandato Allen a comprarmi le altre sigarette. >>
Io sgranai le iridi e poi poggiai le mani sul suo petto, per spingerlo via, anche se era seduto: << Mi lasci andare, generale. >> mormorai, con la voce tremante. Ci guardammo negli occhi per qualche istante. Lui poi sorrise e mi mollò, lasciandomi perplessa e confusa. Perché fare quell’azione insensata?Sospirai e, prendendo i vestiti, mi cambiai, in poco tempo. Aspettammo Allen e poi andammo. La meta la decisi io. Non che m’importasse la presenza di quei due, però forse potevano aiutarmi. Andammo nella zona dove avvenivano le apparizioni e le sparizioni ed aspettammo fino a tarda notte.
Fu verso l’una e qualcosa che una fioca luce apparve dal bosco, attraversando le vie buie e vuote del paese, con una certa tranquillità. Aprii la bocca stupita. Aveva davvero le sembianze di un ragazzo. Sembrava un fantasma. Un fantasma molto luminoso!Fece una cosa che nessuno mi aveva descritto. Uscì dalla tasca un flauto traverso e lo suonò. Una dolce musica si espanse nell’aria e rimasi incantata. Era meravigliosa, ma anche così triste. Un brivido mi percorse la schiena e i miei piedi si mossero da soli, verso l’origine di quella malinconica melodia. Marian ed Allen erano appostati altrove. Nessuno mi fermò. Mi avvicinai, in trance, al ragazzo evanescente. Lui smise di suonare e mi sorrise. I suoi denti erano bianchi, perfetti e, ora che lo guardavo meglio, sembrava proprio trasparente. Mi tese la mano ed io la afferrai, con delicatezza. Era calda, eppure la sentivo vuota. Mano nella mano ci spostammo. Probabilmente Marian ed Allen ci stavano seguendo da lontano. Dentro di me lo speravo ardentemente.
Mi portò in mezzo al bosco, in una casa diroccata, antica. Una cosa era certa: quel “fantasma” non era un Akuma e di questo mi rasserenai. Il tetto della dimora… bhe… non esisteva. La luce della luna filtrava attraverso gli alberi ed era l’unica cosa che illuminava il luogo. Notai dei corpicini a terra e mi accorsi che quelli erano tutti i bambini spariti. Erano morti…?Un brivido mi traversò la schiena ed ebbi l’istinto di fuggire. Avevo ripreso coscienza di me. Eppure non andai via. Lasciai con delicatezza la sua mano e lui si voltò verso di me e mi accorsi che stava piangendo: << Sono così solo… resta con me… >>
Io sgranai le iridi e schiusi appena le labbra: << Chi sei? >> mormorai. Lui mi guardò negli occhi e poi sorrise, tendendo una mano verso il mio viso: << Innocence, resta con me… noi siamo uguali… >>
Stava parlando alla mia Innocence!Possibile?Uguali. Quindi quel fantasma era fatto d’Innocence?Guardai i bambini, nonostante il buio. Sentivo i loro respiri e mi rassicurai. Erano vivi. Gettai un flebile sospiro e tesi le mani verso di lui, sorridendogli: << Vieni con me e non sarai mai più solo. >>
Lo vidi dissolversi nel nulla e notai poi il pezzo di Innocence a terra. Lo presi con delicatezza. Ce l’avevo fatta. Eppure era stato fin troppo facile. Qualcuno entrò nella casa, sentii la porta scricchiolare e mi voltai. Vidi il generale Marian Cross ed Allen che mi guardavano, attentamente. Io sorrisi e mostrai loro l’Innocence: << Ce l’ho fatta. >>
Marian si avvicinò a me e mi prese l’Innocence dalle mani e la posò dentro il suo cappotto. Poi mi guardai attorno: << Riportiamo i bambini dai loro genitori. >>
Erano due e a portarli furono Allen e Marian. Appena li riportammo a casa ci fecero una gran festa. Ci dettero anche del denaro, che io rifiutai. Ad accettarlo ovviamente fu Cross. Ci diedero anche una stanza dove dormire, dove però vi era un solo letto. Io mi disperai. Non avrei mai dormito con due maschi. Avrei preferito di gran lunga dormire a terra, ma non lo dissi alla famiglia che ci stava ospitando, non mi sembrava educato.
<< Qual è il problema?Lo spazio?Allen dormirà a terra. >> fece Cross, con un ghigno. Allen protestò: << Cosa?No!Io non voglio dormire a terra! >>
Io mi feci avanti: << Infatti ci dormo io a terra. >> dissi, scocciata. Il generale però mi prese per la maglietta e mi buttò sul letto, come un sacco della spazzatura: << Non fare la bambina. >>
Io rotolai sul letto, contrariata e poi mi cambiai, costretta a dormire con loro.
 
Dopo qualche minuto mi ritrovai nella parte destra del letto. Marian era al centro ed Allen dall’altro lato. Sembravamo un’allegra famigliola. Io e Allen eravamo i figli del generale e avevamo paura del buio o del mostro sotto al letto. Sì, una cosa del genere. Cercai di prendere sonno e sentii presto il russare di Allen, flebile, nel silenzio della notte. Poi le braccia del generale dai capelli rossi mi circondarono e mi strinsero a lui. Io gli davo le spalle e non capii il perché del suo gesto: << Sei sveglia? >> mormorò.
<< No. >>
<< Stupida. >>
Poggiò il mento sul mio capo, fra i miei capelli, ma io non reagì. Semplicemente sussurrai qualcosa: << Generale… che state facendo? >>
<< Ti ho mai detto che sei bellissima, Omega? >> mormorò lui, mentre con una mano mi sfiorava i fianchi. Io arrossì e ringraziai il cielo che non mi potesse vedere. Non risposi e lui mi tirò più su. Sentii le labbra del generale sul mio collo scoperto e sussultai.
<< Generale Cross… Dio mi odia? >> chiesi dal nulla. Era da un po’ che in effetti me lo chiedevo. Avevo forse fatto qualcosa di male nella mia vita per meritarmi tutto quel dolore?Sapere dell’esistenza degli Akuma era già una tortura vera e propria.
Marian mi strinse di più a sé: << Non devi nemmeno pensarlo. E’ meglio che tu non lo faccia. Dormi, è meglio. >> disse semplicemente. Io annuì, ma non mi addormentai: cambiai discorso: << Generale… tornerà all’Ordine con me ed Allen? >>
Lui sembrò inorridito: << No. Io lì non ci torno! >>
Risi. Il suo tono di voce sembrava buffo. Era disperato, ma non feci più domande: << Allora buona notte, generale. >>
<< Buona notte, Omega Sonne. >>
 
E poi, non so perché… ma quella notte feci uno strano sogno.
Mi trovavo sulla superficie di un lago. Non affondavo, ma nemmeno toccavo l’acqua. Ero sospesa in aria, appena. Era tutto così placido, così silenzioso. Gli occhi caddero sul mio riflesso. Non ero io. La mia figura era un ammasso di… Innocence?Mi toccai il viso e lo trovai caldissimo. Sul petto avevo incisa una croce; i miei occhi erano bianchi, senza iride né pupilla. Eppure vedevo. Che cos’ero diventata?Perché?Tentai di dire qualcosa, ma la mia voce non usciva. Era tutto inutile.
Poi tutto cambiò e mi ritrovai all’interno dell’Ordine Oscuro. Era un ricordo che avevo già vissuto. Mi trovavo davanti a Komui Lee, la prima volta che ero giunta alla Dark Religious. Ero piccola allora e confusa, tanto confusa.
<< Benvenuta nell’Ordine. >> mi disse. In effetti non sembrava tanto allegro, ma io evidentemente non ci avevo fatto caso. Era successo. Perché me ne rendevo conto solo in sogno?Avevo qualcosa che non andava?Ero stata maledetta o cosa?Forse c’era qualcosa che dovevo scoprire. O forse era meglio lasciar perdere. Non dovevo rovinarmi la vita più di quanto già non lo fosse. Eppure la curiosità mi stava mangiando viva. Solo in quel momento stavo rammentando, e sognando, cose a cui non avevo fatto caso. La freddezza di Komui, gli sguardi degli altri esorcisti. Persino il responso di Hebraska era stato enigmatico.
 
Cosa mi stava succedendo?
 
 
 
 
 
 
 
 
Un capitolo un po’ orrendo, eh XD Ma giusto un pelo!Perdonatemi, vi prego >_>” Le critiche costruttive sono sempre ben accette u_u” Ringrazio comunque coloro che dedicheranno un po’ di tempo a questo coso insensato x°°D Grazie ancora, come sempre *^* *si commuove*

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Capitolo 6
*** Io torno a casa ***


Capitolo VI
Io torno a casa.
 
Il giorno dopo ci ritrovammo a camminare verso un bellissimo palazzo, dalle mura bianche, di stile orientale, senza dubbio. Era splendido e ne rimasi affascinata. Non avevo mai visto una struttura così grande, ma elegante al tempo stesso. Allen sembrava aver già capito tutto, mentre io no. Così li guardai: << Che ci facciamo qui? >>
Ma soprattutto io. Io che ci facevo lì?Dovevo tornare all’ordine, sbrigarmi, riportare l’Innocence da Hebraska. E invece ero ancora con Allen Walker e Marian Cross. Così, senza un motivo apparente. Fu Allen a rispondermi: << Stiamo andando a trovare la fidanzata del maestro. >>
Io rimasi. Davvero quel fastidioso uomo aveva una compagna?Come faceva quella poverina a sopportarlo?Risi al solo pensiero e lo sguardo che Cross riservò per me fu tagliente. Ma non m’importò poi così tanto.
Nel giardino vi erano tanti animali esotici e non, e rimasi più incantata di prima. Quel posto era bellissimo. Eppure mi fermai improvvisamente. Allen e Marian mi imitarono e si voltarono verso di me. Lo sguardo del generale sembrò volermi squarciare l’anima ed abbassai lo sguardo: << Qualcosa non va’? >>
<< Sì. Io credo di dover tornare…. Devo tornare all’Ordine. >> mormorai, torturandomi le mani bianche, nervosamente. In effetti, rivederli dopo quegli anni, era stato piacevole.
<< Fa’ come vuoi. >>
Fu come una doccia fredda. Certo, non mi aspettavo convenevoli sdolcinati o lacrime di commozione… però quelle non erano le parole esatte che volevo sentire. Perché quella freddezza improvvisa nei miei confronti?
 
“Ti ho mai detto che sei bellissima, Omega?”
 
Le sue recenti parole rimbombarono nella mia testa come un’eco lontana, irraggiungibile, ormai perduta. Mi stava prendendo in giro?Strinsi i pugni e mi calmai quando posai il mio sguardo su Allen. Sembrava triste e ricevette un pugno in testa dal generale: << Non ti rattristare, discemolo. Va’ con lei. >>
<< C-cosa…? >> balbettò, preso in contropiede.
<< Vuoi diventare un vero esorcista?Bene, hai l’occasione giusta. Va’ con lei. Io lì non ci torno. >> continuò Cross, dandoci le spalle. Vidi Timcampi volare piano sulle nostre teste e si poggiò sulla mia. Lo lasciai fare e poi mi rivolsi al generale: << Perché non vuole tornare lì? >>
<< Non voglio e basta. >> mi rispose semplicemente. Poi si voltò appena e vidi la mezza maschera che gli copriva il volto: << Via, mocciosi. >>
Per un istante sospettai che Cross fosse schizofrenico o qualcosa del genere. Era così rude, in quel momento… così rude nella sua bellezza mozzafiato. Mi morsi il labbro inferiore e, senza dire nient’altro andai via. Allen però non mi seguì. Lo sentii che rivolgeva delle domande al generale, ancora perplesso, ma preferii non ascoltare.
Schizzai via, veloce, come se correndo potessi cancellare ogni minimo ricordo della mia esistenza, per ricominciare da capo, in modo migliore possibile. Mi si aprì l’ennesimo squarcio nel petto e mi fermai molto dopo, quando ormai il mio cuore stava scoppiando. Mi fermai di colpo e caddi in ginocchio. Ero vicino un fiume e sentivo il leggero scrosciare dell’acqua. Mi alzai e poi andai verso esso. Era un fiume molto piccolo, e nemmeno tanto profondo, anzi, per niente.
Non riuscii a resistere.
Mi sedetti sulla riva del fiume e mi levai gli stivali. Poi immersi i piedi nell’acqua. Era fredda, piacevolmente fredda. Mi alzai e camminai piano, cercando di non cadere, godendomi quella pacifica sensazione. Dovevo calmarmi. Mi sentivo agitata. Respirai piano e guardai il cielo, come a trovare una risposta alle mie molteplici domande. Cercavo nel cielo ciò che non sapevo e che, forse, era meglio non sapere.
L’acqua scorreva placidamente e ogni tanto temevo di perdere l’equilibrio. Poi notai una figura non molto lontana da me, che aveva un qualcosa di alquanto familiare. Era un ragazzo dalla pelle scura, i capelli neri, con dei riccioli, sotto un cilindro del medesimo colore. Era solo. E stava guardando me. Riuscii a notare delle croci che gli circondavano la fronte e incrociai i miei occhi argentati con i suoi, dorati. Per un istante mi ricordai della ragazzina che mi aveva attaccata non molto tempo prima. Indietreggiai, istintivamente. Sapevo di non poterlo battere in uno scontro diretto. Attorno a lui vi erano due farfalle nere che risplendevano di una luce violacea. Il suo sorriso non era per niente rassicurante, anzi. Potevo intravedere tutto il sadismo di lui in quella sola espressione. Non aveva buone intenzioni, di questo ne ero certa. Feci per raggiungere la riva, ma nella fretta scivolai… e lo ritrovai a cavalcioni su di me, sul mio stomaco. Mi guardò. Stava ghignando nel modo più psicopatico in assoluto e mi dimenai, per fuggire. Era tutto inutile, però. Mi afferrò un polso per bloccarmi e notai che nell’altra sua mano, guantata di bianco, vi era poggiata una di quelle farfalle.
<< Addio, piccola esorcista. >> disse, divertito. In quel momento desiderai la presenza del generale. Io ero codarda e preferivo farmi proteggere da lui. Ma ormai che importava?Stavo per morire. Il mio corpo sarebbe diventato freddo come in quell’acqua in cui ero immersa per metà. L’uomo, il Noah, fece librare nell’aria la farfalla, facendola rimanere accanto a sé e poi avvicinò la mano al mio petto. Sembrava volesse entrarvi dentro. Serrai gli occhi, tremando, ma mi accorsi che non succedeva niente. Li riaprii e notai un’espressione di pura sorpresa sul volto del mio nemico: << Tu… cosa diamine sei? >>
Non capii la sua domanda a fondo e lo guardai, ancora impaurita: << Un’esorcista… >>
<< Questo lo vedo, diamine! >> esclamò, furente. Sembrava impossibilitato dall’uccidermi, qualcosa forse lo stava trattenendo?Non capivo. Ero lì, inerme, anche se non avevo molta voglia di morire. Avvicinò il suo viso al mio: << Tu dovresti essere già morta. Road avrebbe dovuto ucciderti. >>
Io rimasi allibita e poi… gli sorrisi: << Non capisco cosa vuoi dire, è inutile che mi parli di queste cose. >>
Lui invece era rabbioso, sempre di più e improvvisamente fu spostato via da me violentemente. Mi misi a sedere ed i capelli mi si appiccicarono sul vestito e sul volto. Vidi di lato a me il generale Marian Cross, incazzato. Allen non era con lui. L’aveva forse lasciato al palazzo?E lui perché si trovava lì?Mi aveva seguita o cosa?Il Noah sparì, giurando che mi avrebbe ucciso, ma io, in verità, non ci feci nemmeno caso. In quel momento i miei occhi argentei erano puntati sul viso del generale. Si stava avvicinando a me con un’espressione indecifrabile in volto. Era arrabbiato, palesemente arrabbiato. Mi alzai e poi lo guardai. I nostri sguardi s’incrociarono e lui mi accarezzò piano il viso: << Che intenzioni hai, Omega? >>
<< Stavo andando a prendere il treno… >> mormorai.
<< In un fiume? >>
<< Mi sono distratta un attimo. E poi a voi che importa?Perché mi avete seguita? >> chiesi, stringendo i pugni.
<< Non ti ho salutata. >>
Si chinò verso di me e sentii le sue labbra sfiorare le mie, fino ad unirsi in un bacio. Un bacio. Il generale mi stava baciando. Mille emozioni scoppiarono nel mio cuore e chiusi gli occhi, quasi come a volermi addormentare in quel sogno limitato e dolce, che presto sarebbe finito. Li riaprii quando ci staccammo e lui mi sorrise: << Allen ti starà aspettando alla stazione. Sbrigati. A presto, Omega. >>
Io nemmeno risposi. Avevo tantissime domande da fargli, ma nessuna usciva dalle mie labbra. Uno strano calore mi prese sulle guance e mi accorsi che il mio cuore stava martellando nel petto insistentemente. Lo vidi mentre si allontanava, a grandi passi, nella sua alta figura. Allungai una mano verso di lui, quando era già troppo lontano per sentirmi e vedermi: << Addio… >> mormorai e mi sorpresi.
Quello non era un mio pensiero.
Perché dovevo dire addio?Ci saremmo rivisti, senza dubbio, altre volte, in giro per il mondo. O forse lui sarebbe tornato all’Ordine, finalmente. Non mi accorsi delle lacrime che mi rigavano le guance e, dopo essermi messa gli stivali nei piedi bagnati, ancora zuppa, feci per andare alla stazione.
Lì trovai Allen ed il treno, che stava per partire. Quando mi vide mi afferrò per il braccio .<< Sbrighiamoci, Omega! >>
Io annuii e salimmo sul treno, verso casa.

 
 
 
 
Sì, lo so xD Sono assurda!E’ passato pochissimo tempo e già metto il sesto X°°D Sarà che ero troppo gasata o bho u_u” Comunque, questo non mi attira molto come capitolo, ma va bene così!Man mano l’alone di mistero attorno ad Omega si fa più fitto, eheh °w°” La mia sadica mente sta già architettando qualcosa per la poverina… OHOHOH! <3
Grazie ancora a chi, pazientemente, mi segue e commenta =3= Vi voglio bene *V* *abbraccia tutti*

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Capitolo 7
*** Ricerca ***


Capitolo VII
Ricerca.
 
Il viaggio fu lungo e qualche ostacolo non mancò. L’ultimo viaggio in treno, dopo essere arrivati con la nave, fu terribile. Io ed Allen eravamo stanchissimi. Non dormivamo da giorni, pur di sbrigarci, e le conseguenze si facevano sentire. Io avevo delle occhiaie terribili e stentavo a riconoscermi. Facevo persino paura al mio compagno: << Omega… forse è meglio che tu riposi… >>
Mi voltai appena verso la sua figura: << No. Sto bene. Dico davvero. Sto meravigliosamente. >> dissi roboticamente, inclinando il capo e tornando poi a guardare fuori dal finestrino del treno. I paesaggi ci passavano davanti come fogli di un giornale, come fotografie.
Fu Allen ad addormentarsi subito, mentre io giocai con Timcampi, che ci aveva seguito. Dovevo evitare di dormire. Dovevo resistere solo per poco, dopotutto. Sì, ce la potevo fare. Temevo di poter fare sogni terribili. O forse la mia paura era quella di rivedere nel sonno il generale Marian Cross?Il nostro ultimo incontro, il suo bacio. Ricordavo il calore delle sue labbra sulle mie. Ogni volta che ci pensavo sentivo un enorme macigno sul petto e le lacrime pizzicavano gli occhi, in modo alquanto fastidioso. Volevo evitare assolutamente tutto quello.
Fortunatamente non ci fu nessun attacco nemico, in quel lasso di tempo. Non ero in grado di combattere, di difendermi e, possibilmente sarei andata incontro a Noah ed Akuma con le mani ben in vista, lamentandomi semplicemente della mia stanchezza.
Fate quello che volete, basta che mi fate dormire!
Risi tra me, a quel pensiero così sciocco. Non era una cosa molto divertente, anzi.
 
Quando arrivammo a destinazione, mi reggevo in piedi solo grazie alla mia forza di volontà e a qualche miracolo, probabilmente. Tutto attorno a me girava vorticosamente. Allen mi aiutò ed io mi appoggiai alla sua spalla: << Sbrighiamoci… >> mormorai, tra uno sbadiglio e l’altro. Lui annuì e arrivammo alle porte del quartier generale dopo un bel po’ di fatiche, soprattutto da parte mia. Ero diventata un fardello, un peso. Non vedevo l’ora di buttarmi nel mio letto, per dormire per almeno quindici sanissime ore o forse più.
Ci furono altri problemi, per via della maledizione di Allen, ma alla fine riuscii a farlo entrare, presentandolo ai membri dell’Ordine. Komui lo guardò, interessato ed io lo squadrai, assonnata: << Trattalo bene, eh. Ora vado a riposarmi. Ciao ciao. >> feci, dando loro subito le spalle e avviandomi in camera. Forse ero stata crudele, nel lasciare Allen al suo destino, con Komui. Eppure mi sentivo altamente egoista, in quel momento.
Quando arrivai davanti la porta della mia camera, sentii una bellissima sensazione. Letto, riposo, relax. Almeno per un po’. Una voce però mi bloccò dall’aprire la porta e mi voltai: << Ciao Omega!Com’è andata la missione? >>
Vidi la figura di Linalee Lee, con le sue solite lunghe code ed un sorriso dolce sulle labbra. Stava portando un vassoio pieno di tazze con i caffè. Le sorrisi a stento: << Bene… >> mormorai.
<< E’ vero che hai incontrato il generale Cross? >>
Abbassai lo sguardo: << Le voci corrono veloci, eh?Sì. Allen ed io eravamo suoi discepoli ed ha mandato anche lui qui, con me. >> spiegai, appoggiandomi allo stipite della porta, per evitare di cadere come una pera dall’albero. La ragazza cinese continuò a parlare, ma io non l’ascoltai. Avevo troppo sonno e con poca delicatezza crollai a terra. Lei trasalì e mi aiutò: << Omega!Che hai? >>
<< Sonno. Tanto sonno. >> feci, come una bambina, mentre mi rialzavo grazie a lei.
<< Allora è meglio che tu vada. Buon riposo. >> fece lei, aprendomi persino la porta della stanza. Io le sorrisi: “Finalmente…
Appena la porta fu richiusa, mi precipitai a letto e lì sprofondai nel buio più totale. Ormai non m’importava molto dei miei incubi. Dormii per sette ore e mezzo.
 
Quando mi svegliai dovevano essere almeno le tre del pomeriggio, senza dubbio. Mi sentivo meglio. Avevo dormito, ne ero felice. Subito andai a vedere come stesse Allen e lo trovai in mensa. Stava mangiando tranquillamente e mi avvicinai a lui, con un sorriso: << Ciao Allen. >>
Lui mi guardò e mi abbracciò improvvisamente: << Wah!Omegaa!E’ stato terribile!Non lasciarmi mai più da solo! >>
Sbattei le palpebre per vari secondi, sorpresa, anzi, forse non tanto: << E’ stato così terribile, con Komui? >>
Lui mi guardò, con gli occhi lucidi ed io sorrisi: << Tranquillo… se non ti ferirai in battaglia non ti toccherà più. >> dissi, cercando di rassicurarlo. Lui annuì e poi tornò al suo pasto: << Anche a te ha fatto le torture più atroci? >> mi chiese, curioso.
Io sorrisi, nervosamente: << Sì. >>
<< E cosa…? >>
<< Mi aveva messo delle gocce speciali perché diceva che mi mancava un po’ di vista. Non sai come bruciavano i miei occhi. >> lo dissi con tranquillità, ma ripensandoci, mi vennero i brividi alla schiena: << Figurati che avrei desiderato pagare qualche debito del generale. >>
Allen sgranò le iridi: << Wow!Era davvero così terribile?! >> era stupito, spaventato, ma divertito al tempo stesso ed io annuii: << Già. Però sono ancora viva, come puoi ben vedere! >>
Era bello avere Allen accanto a me, un mio vecchio amico, prezioso, gentile. Gli feci stringere subito amicizia con Linalee e ci provai anche con Kanda: << Kanda, lui è Allen… >> li presentai l’un l’altro ed il ragazzo dai capelli bianchi tese una mano verso il giapponese: << Piacere! >>
<< Tsk. Non stringo la mano ad un maledetto. >>
Allen diventò di sasso e io sospirai. Kanda non era cattivo, né con me, né con Linalee, ma era piuttosto scontroso, in generale. Cercai di tirare su di morale Allen: << E’… è fatto così, tranquillo… ci farai l’abitudine! >>
I mesi passarono, gioiosi e dolorosi, lunghi e brevi, tra le varie missioni che ci venivano assegnate. Man mano altre persone giunsero all’Ordine: Miranda, Lavi e il vecchio Bookman e persino un vampiro si unì a noi, un certo Arystar Krory. Eravamo tutti molto uniti e nelle difficoltà che ci ostacolavano, ci aiutavamo a vicenda, pensando sempre a proteggere l’altro.
Mi sentivo sempre più dentro una famiglia e sapevo che mai e poi mai mi avrebbero tradito o abbandonato. Ero felice, anche se… anche se nei miei sogni, spesso e volentieri, s’insinuava una figura dalle parvenze misteriose. Era fatta di luce, come lo ero io in quel mondo.
 
Unisciti a me, Omega.
 
Chi sei?
 
Io sono il Bene. Tu, invece… tu sai cosa sei?
 
Non sono una cosa. Sono una persona.
 
Uhuh… ne sei davvero così sicura?
 
Cominciavo ad avere seriamente paura e fui sull’orlo di diventare paranoica. Fortunatamente non avevo ancora varcato quel limite. Non per molto, almeno. Stavo raggiungendo ciò che era la pura follia o cosa?Forse avevo una fantasia ipersviluppata e quegli ambigui sogni erano solo banalità, oltre che menzogne della mia stupida mente.
Mi serviva sempre una distrazione e le missioni in cui mi mandava Komui, a volte da sola, a volte con Allen e Linalee, erano perfette. Ma un giorno Komui esagerò. Convocò me, Allen e sua sorella al suo cospetto e ci avvisò: << Come ben sapete, nell’ultima missione in cui ho mandato Allen, è successa una cosa terribile. >>
Vidi il mio amico abbassare lo sguardo, dispiaciuto. Non ne sapevo nulla, qualsiasi cosa fosse. Komui mi guardò, serio in volto: << Hanno assassinato il generale Yeegar. >>
Rimasi sorpresa e sentii il cuore che mi batteva fortissimo. Avevo un brutto presentimento.
<< A quanto pare, però, non hanno trovato ciò che cercavano ed ora punteranno sicuramente agli altri generali. Per questo stiamo mandando delle squadre per cercarli e proteggerli. >> disse Komui, sistemandosi gli occhiali sul naso. Poi continuò: << Voi cercherete il generale Cross Marian. >>
Allen si riprese in un attimo: << Eh?!Cosa?!Perché proprio noi?! >>
Komui ghignò: << Bhe… tu e Omega siete i suoi due discepoli… e Linalee… Linaleeee fa’ attenzioneee!!! >> piagnucolò poi, stringendosi alla ragazza: << S-sì… tranquillo, fratello… >>
Rimasi perplessa per qualche istante. Possibilmente Marian non voleva questo. Se la sarebbe cavata da solo, probabilmente. Eppure dentro me avevo una strana ed ingiustificata paura. Temevo per la vita del generale dai capelli rossi. Guardai Komui e mi morsi il labbro inferiore: << Va bene. Da dove dobbiamo partire?Potrebbe essere ovunque… >>
 
Non so come, ma mi ritrovai su una nave diretta verso le coste europee. Alla fine ci era stato ordinato di andare verso oriente, alla ricerca di Cross. Eravamo io, Linalee, Allen, Lavi, Bookman, Krory e il piccolo Timcampi, che ogni tanto stava appollaiato sulla mia spalla ed io lo accarezzavo, intenerita.
Guardavo il mare concentrata, mentre Allen parlava con Linalee: << Tu hai mai incontrato il maestro, Linalee? >> chiese il ragazzo. Lei sorrise e scosse il capo: << In verità lo conosco solo tramite i racconti di Omega. Me l’ha sempre descritto come una persona molto meschina. Davvero è così tremendo? >>
Allen annuì: << Sì… fa’ molta attenzione, ti prego!Non so cosa sarebbe capace di fare, vedendoti… >>
Linalee non sembrò capire, mentre io sospirai. Il viaggio fu lungo, fin troppo. Arrivammo persino in Cina e lì cercammo informazioni varie su Marian Cross. Riuscimmo ad arrivare ad una donna, la presunta fidanzata del generale. Era una sostenitrice dell’Ordine.
Quando la vidi rimasi scioccata. Era bellissima. La sua bellezza era incredibile e la osservai per molti istanti. Mi vergognavo molto, di fronte a lei. Io non ero bella nemmeno la metà di lei ed ero solo una ragazzina. Ci credevo che lei e Marian stessero insieme. Aveva degli splendidi occhi viola, penetranti, profondi, pieni di passione. Sorrise, guardandoci e ci parlò di Cross: << Mi spiace, ma lui… non è più qui. E’ salpato su una nave… che poi è affondata. >>
Sembrava afflitta ed io mi sentii male. Gli altri furono sorpresi. Io invece soffrivo, forse quanto la donna dai capelli neri davanti a noi. Eppure ne ero sicura: lui non era morto. Non poteva morire così. In effetti Allen si fece avanti: << Il mio maestro non annegherebbe mai così. Dov’era diretta la nave, prima che affondasse? >>
La bellissima cinese sgranò i begli occhi e qualche lacrima di gioia le sfuggì, nel sentire quelle parole: << Vi accompagnerò io da lui. La nave era diretta verso Edo, in Giappone. >>
 
Così partimmo con la nave di Anita, verso Edo. Fummo raggiunti persino da Mirando Lotto, l’esorcista del tempo.
Durante il viaggio mi sentivo stranamente ansiosa, come se da un momento o l’altro un nemico dovesse spuntare dal nulla. E in effetti, come se le mie paure diventassero reali, qualcosa sfiorò la nave, alzando le onde, violente. Mi ritrovai a sbattere contro qualcuno, ad occhi chiusi, e circondai con le braccia una vita sottile, per reggermi a qualcosa. Quando aprii gli occhi incrociai il dolce sguardo di Anita. Mi stava sorridendo ed io ricambiai. Mi sentivo felice per Marian. Era una donna splendida, dall’animo forte e dall’incomparabile gentilezza.
<< Tutto bene, Omega-chan? >> mi chiese. Io annuii e poi mi staccai da lei. La nave ancora oscillava e vidi Allen e Lavi guardare il cielo, preoccupati: << Che diamine è successo?! >> fece il rosso. Sentimmo poi delle voci lontane, oltre le nuvole: << Idiota, li hai mancati! >>
<< Al prossimo li prendo! >>
Erano voci nasali, un po’ buffe e guardai Lavi: << Ce la fai a portarmi lassù? >> chiesi, come se lo stessi sfidando. Lui annuì e sfilò il piccolo martello e, impugnandolo esclamò: << Cresci!Cresci!Cresci! >>
Io mi aggrappai insieme a lui al manico dell’Innocence e salimmo verso l’alto. Molto in alto, forse troppo. Cercai di non guardare in basso e tremai impercettibilmente. Riuscimmo a superare le nuvole e notammo dei livello due che sghignazzavano fra loro.
<< Innocence, attivati! >> esclamai e li guardai, truce. Mi videro e cercarono di attaccarci, ma non gli diedi il tempo. Li carbonizzai. Cominciammo a scendere piano e Lavi sbiancò, nel vedere lo spettacolo che c’era giù. Altri Akuma stavano attaccando la nave!Fortunatamente Miranda aveva messo una barriera dove il tempo veniva annullato… anche se ciò aveva i suoi lati negativi. Prima o poi tutto sarebbe tornato alla normalità. Dovevamo evitare la morte dell’equipaggio.
Guardai il ragazzo preoccupata: << Sbrighiamoci! >>
Lui annuì e quando fummo abbastanza vicini alla nave, saltai, per sbrigarmi, ma… non atterrai mai. Qualcosa mi afferrò per la vita e mi portò velocemente lontano dalla nave e dai miei amici. Li sentii mentre urlavano: << Omega! >>
Allen si stava sbracciando, preoccupato sia per me che per gli altri e vidi Anita con gli occhi lucidi. Tutto si faceva sempre meno nitido, più lontano.
<< Lasciami! >> esclamai all’Akuma. Lui rise, divertito, senza nemmeno rispondermi. Avevo uno strano aspetto. Non sembrava un livello due. Cercai di eliminarlo, ma qualcosa mi scese sulle guancie. Lacrime?Con una mano libera mi toccai.
Sangue.
Quello era un livello tre ed io ero spacciata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Sono completamente fusa X°°D Ho cercato un po’ di riassumere l’incontro tra Anita e il gruppo di Cross EwE” Anita è uno dei personaggi femminili di DGM che adoro *--*” Mi… mi è dispiaciuto tantissimo quando lei… ç_____________ç” E mi dispiacerà anche qua .______.” (sono un mostro!)
Grazie a chi recensirà con tanto amore e riderà di me X°°°D *inchino*

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Capitolo 8
*** Confusione ***


Capitolo VIII
Confusione.
 
Il vento sferzava i miei capelli, aggressivo, feroce, mentre, tra le braccia dell’Akuma, mi sentivo perduta, spaventata, sola.  Ero sola.
Eppure esteriormente sembravo calma. Lo capii dalla domanda che mi fece l’Akuma: << Non sei spaventata, esorcista?Non hai paura? >> chiese, ridendo. Io non gli risposi e le lacrime di sangue scivolarono lungo il mio volto. Me le asciugai, piano, anche se i miei movimenti erano alquanto limitati. La sua presa era salda, possessiva.
Eppure non mi stava uccidendo. Senz’attendere glielo chiesi: << E’ strano. Sei un Akuma, no?Perché non mi hai uccisa subito? >>
<< Il Conte del Millennio vuole vederti. >>
Le sue parole gelarono il sangue nelle mie vene: << Cosa…? >>
<< Hai sentito bene, ragazzina. >>
Rimasi scioccata. Il Conte del Millennio voleva vedermi?Forse voleva uccidermi. Però era strano, fin troppo strano. Avrei preferito gettarmi in mare, nonostante l’altezza, ma non potevo e non ne ero capace. La mia codardia superava di gran lunga il terrore. Non so per quanto tempo volammo, ma arrivammo ad Edo. L’Akuma atterrò, ma non mi lasciò a terra. In effetti se lo avesse fatto avrei tentato di fuggire. Era tutto così strano. Sembrava quasi un sogno… un terribile sogno. Sì, un incubo.
Puntai le mie iridi argentee sull’Akuma. Volevo fare un nuovo tentativo per liberarmi di lui. Mi concentrai e sentii il sangue sgorgare dai miei occhi, ma non mi fermai. A costo di farmi scoppiare i bulbi oculari dovevo riuscirci. Il mostro si fermò e mi guardò: << Che cazzo stai facendo?! >>
Stava tremando appena, lo sentivo e mi lasciò cadere a terra, improvvisamente. Riuscii ad atterrare in piedi e non distolsi i miei occhi dalla sua figura. Gli occhi cominciavano a farmi male, ma sentivo di potercela fare. Poi esplose. Io invece caddi a terra, esausta, ansante. Il sangue si fermò dallo scorrere dai miei occhi ed io me li asciugai, ritrovandomi le mani imbrattate di rosso. Un rosso scuro, denso.
Presi un bel respiro e mi rialzai. Dovevo allontanarmi da lì il prima possibile. Non potevo raggiungere gli altri, non c’era un modo, ma non mi rassegnai. Edo era la nostra destinazione. Lì doveva esserci il generale Marian Cross. Forse. Sospirai e camminai per parecchio tempo, forse infinito. Tutto sembrava così strano. Edo era piena di vegetazione e di quello mi rallegrai, ma forse era troppo fitta. Eppure era un bene, da una parte. Se in giro vi erano altri Akuma, bhe, non mi avrebbero trovato così presto!
Camminai e camminai, fino a che, come la piccola Biancaneve, non m’imbattei in una casa. Era in stile evidentemente giapponese e sullo scalino in legno notai un animale. Una gallina. Sorrisi appena. Vedere anche quel solo animale che si muoveva sulle sue due zampe, mi faceva sentire meglio. Le mie gambe tremavano e la mia divisa era ridotta ad uno schifo. Io facevo schifo. Mi legai i capelli con l’unico elastico che mi era rimasto e poi sospirai. Forse era meglio entrare in quella casa. E se poi vi era un Noah?O peggio, il Conte?Deglutii.
Cosa dovevo fare?!Alzai lo sguardo al cielo, come per cercare una risposta: “Dio… cosa devo fare?
Poi i miei occhi si spostarono nuovamente sulla gallina e la vidi fuggire di corsa quando la porta scorrevole si aprì. Il mio cuore smise di battere per qualche millisecondo, ne fui sicura. Davanti a me si presentò la figura di Marian Cross, con un paio di pantaloni neri ed una camicia bianca, aperta sul petto. I capelli rossi, lunghi, erano legati in una coda bassa, anche se alcune ciocche ribelli sfuggivano.
Era la perfezione in sembianze umane. Arrossii un po’ a quel pensiero e sentii il suo profondo sguardo su di me: << Omega?Che ci fai qui? >> sembrava contrariato e mantenne in viso la sua solita espressione rude.
Io mi avvicinai appena e per poco non inciampai nel gradino di legno: << Generale… siamo venuti a proteggerla. >>
<< Siete? >>
Poi sbuffò a ridere ed io aggrottai la fronte, non comprendendo il perché del suo divertimento: << Secondo te ho bisogno di qualcuno per restare in vita?Torna al quartier generale, qui è pericoloso. E non dire a nessuno che mi hai visto. Non è ancora il momento di… >>
<< Io non me ne vado! >> esclamai, come una bambina capricciosa. Con uno scatto mi fiondai su di lui e mi aggrappai alla sua camicia, guardandolo attenta. Lui mi guardò, con l’iride sgranata: << Una quinta. >> disse poi, facendo tornare la sua espressione la solita di sempre.
Io inclinai il capo e lo guardai perplessa, interrogativa. Che significava?Stavo per chiederlo, quando lui parlò di nuovo: << Comunque devi andare via. >> insisté.
Mi staccò con delicatezza da lui e fece per entrare, ma io mi attaccai alla sua gamba e mi trascinò dentro con lui: << Che cazz…?! >>
Io lo lasciai andare dopo un po’: << Se scapperete mi attaccherò a voi. >> dissi, guardandolo, anche se mi stava per venire il torcicollo. Io ero molto bassa, nonostante la mia età e lui era molto, molto alto. I suoi centonovantacinque centimetri contro i miei centocinquantaquattro.
Da seduta era ancora peggio. Lui, come a compatirmi, si sedette e mi tirò verso di sé, mettendomi in mezzo alle sue gambe. Io arrossii vistosamente e tentai di coprirmi il volto con qualche ciocca di capelli. Marian poggiò il mento sul mio capo: << Perché non capisci, Omega?Devi tornare a casa. >>
Era serio, maledettamente serio, ma io ero ancora più testarda: << Allen e gli altri arriveranno presto qui. C’è anche Anita. >> dissi.
Non riuscii a vedere la sua reazione, il suo sguardo: << Le avevo detto di non seguirmi… >>
Nella sua voce c’era qualcosa di particolarmente dolce e abbassai il capo, stringendo le ginocchia al petto: << E’ bellissima. >> mormorai.
Lui sollevò il capo dalla mia testa: << Hm? >>
<< Anita… è davvero bella. >> ripetei, con un malinconico sorriso sul volto: << Ed è tanto gentile e forte. >> dissi ancora in un sussurro quasi impercettibile. Sentii l’alito caldo dell’uomo sul mio collo e mille brividi mi percorsero la schiena: << Anche tu diventerai una bellissima donna, Omega. Anzi, già lo sei. >>
Io strinsi la presa sulle mie gambe e m’infilai persino le unghie nella carne. Stavo cercando di trattenere le lacrime: << Perché mi avete baciata? >> chiesi finalmente. Era da tanto tempo, troppo, che mi tenevo dentro quella domanda.
<< Non ho resistito. >> fece lui, accarezzandomi il viso. Io mi voltai, sedendomi sulle ginocchia e lo guardai nell’occhio. La sua mano non si staccò dal mio viso e in quel momento ebbi l’istinto di alzarmi e fuggire via. Eppure non lo feci. Rimasi a guardare il viso di lui, incantata. Nella penombra della stanza la sua bellezza non era nascosta ai miei occhi. Portò una mano fra i miei capelli e me li sciolse, facendoli cadere sulle spalle di nuovo e poi spinse leggermente il mio capo verso il suo. Eravamo così vicini. Sentivo l’odore dell’alcol invadermi le narici e le mie mani si posarono sul petto di lui, non sapevo se per respingerlo o accoglierlo. Semplicemente chiusi gli occhi, decidendo di far trascorrere gli eventi così com’erano.
Le nostre bocche si unirono nel silenzio della notte e le sue labbra cercarono più volte le mie, mentre le mie dita s’intrecciavano tra i suoi capelli rossi. Erano morbidi, lisci, anche se pieni di doppie punte. Erano meravigliosi al tatto. La mano sinistra poi scivolò sulla sua spalla e sentii le sue mani attorno ai miei fianchi che mi spingevano verso di lui.  Quando mi staccai, la mia mente era completamente vuota.
Non riuscivo a pensare a niente. Ero come impossibilitata dall’agire. Cominciò a fare un caldo pazzesco. Le nostre dita s’incrociarono e le nostre labbra si sfiorarono ancora. Affondò poi il suo viso nel mio collo e mille brividi mi attraversarono il corpo, mentre mi stringevo a lui. Il mio cuore iniziò a battere come un martello. Lo chiamai piano, in un sussurro impercettibile, quasi timido: << M… Marian… >>
Lui mi accarezzò la schiena e io la inarcai. Che diamine stavo facendo?
Perché quella passione improvvisa ci stava spingendo verso qualcosa di proibito e oscuro?Dovevo dare retta ai miei istinti o alla mia mente?Eppure tra le sue braccia mi sentivo protetta, al sicuro.
Ad interrompere i miei pensieri ci furono due voci maschili, che provenivano da fuori: << Generale Croooss!Ihihihihihih!Sei qui?! >>
Sentii Marian che mormorava un’imprecazione e si alzò, prendendomi tra le braccia: << Dobbiamo andare via. >> mormorò. Uscimmo dal retro ed io non spiccicai parola, tenendomi a lui. Sentimmo poi delle urla: << WAAAAHHH!!!Non ci posso credere!Non è nemmeno qui!C’è solo un pollo! >>
Guardai Cross: << Chi erano? >>
<< Lascia stare. >> fece lui, con un’aria alquanto schifata. Io mi grattai il capo: << Riesco a camminare da me. >>
<< Se cammini tu non mi seguirai mai. >>
<< Eh?Perché? >>
<< Ti porto in un posto sicuro. >>
<< E voi, generale? >>
<< Io ho da fare. >>
Non dissi più niente, anche se avevo già in mente l’intenzione di disobbedirgli e seguirlo. Mi lasciò al limite della foresta, vicino al mare: << Quando arriveranno gli altri tornatevene a casa. Se senti qualche rumore strano nasconditi, Omega. >>
Poi se ne andò, lasciandomi sola. Non sembrava un posto molto sicuro, anche se nessuno poteva vedermi dall’alto. In effetti non mi fu d’aiuto il suo “nascondiglio”.
Nemmeno lo sentii. Qualcuno mi strinse a sé da dietro, bloccando ogni mio movimento, quasi attendesse nell’ombra che Cross andasse via. Una risata sadica mi riempii le orecchie: << Il Lord sarà felice. Finalmente ti ho trovata, Omega Sonne. >>
Riconobbi la voce del Noah che mi aveva attaccato in India e trasalii. Era una persecuzione, allora!Davanti a me spuntò anche la bambina che mi aveva ridotto ad uno straccio. Stava sorridendo.
<< Tyki!Portiamola via, su!Sbrighiamoci! >>
Io tentai di muovermi, ma non chiamai il nome del generale. Non gli avrei fatto rischiare tanto. E così sparii insieme a quei due, verso chissà dove.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Giacché sono un essere alquanto sadico, in questo capitolo doveva esserci una certa scena *coff* che poi non ho messo xD Esatto: Omega e Cross, secondo i piani originali, dovevano unirsi :°D Ho fatto persino un referendum (pfff) e la maggioranza aveva detto sì, ma alla fine ho ascoltato la voce del mio cuore (?) e ho risparmiato TEMPORANEAMENTE la purezza di Omega X°°°°°D LOL. Mentre scrivevo quel pezzo ero rossa come un pomodoro e ridevo in modo convulsivo e isterico xD Sembravo pazza u_u” Spero vi sia piaciuto lo stesso xD Non dimentico di ringraziare voi lettori/recensori <3<3
 
PS non so se cambiare rating X°°°D

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Capitolo 9
*** L'Esorcista del Conte ***


Capitolo IX
L’Esorcista del Conte.
 
Mi ritrovai in… una città. Le mura delle case erano bianche ed il luogo sembrava pacifico. Sembrava quasi una località turistica. Ero ancora tra le braccia di Tyki, il Noah che sembrava avercela particolarmente con me.
<< Benvenuta nell’Arca, bimba. >> fece, ghignando, mettendomi giù. Evidentemente non potevo fuggire da lì. Indietreggiai appena e li guardai entrambi. La bambina mi stava guardando, interessata: << E’ davvero strano che il Conte ti abbia convocata. Speriamo mi faccia giocare con te! >>
Io inclinai il capo di lato, perplessa. Non trovavo le parole per esprimermi. Sembrava quasi che la mia lingua fosse pietrificata completamente. Mi trovavo all’interno di una situazione alquanto assurda. Alla fine, anche se ero riuscita ad eliminare il livello tre con un grande sforzo, il Conte aveva raggiunto il suo infimo scopo.
Adesso ero lì, con quei due Noah, possibile vittima di una morte certa.
Due grandi mani si posarono sulle mie spalle, da dietro, e sentii una voce buffa e maschile, ma stranamente gentile: << Benvenuta, Omega Sonne! ♥ >>
Alzai il capo e incrociai un paio di occhi dorati, dietro degli occhiali rotondi. Il Conte del Millennio. Feci un balzo in avanti, o almeno ci provai, ma mi ritrovai con le mani del Conte sui fianchi. Mi sollevò senza alcuno sforzo e, con quel ghigno stampato in faccia, mi studiò, come se fossi stata una bambola di poco valore.
Mi sentivo piccola e stupida, in quel momento ed alla fine mi lasciò cadere a terra, senza preavviso. Caddi dolorosamente ed espose il suo verdetto: << E’ interessante sapere che non può essere distrutta. >>
Vidi Tyki Mikk sgranare appena gli occhi: << Come? >>
<< Vedi,  Tyki-pon… questa bimba è completamente fatta di Innocence. Potremmo ucciderla così, su due piedi… o almeno… potrei. Ma non ci sarebbe gusto, no? ♥ >>
Deglutii con poca sicurezza, mentre, ancora seduta a terra, li guardavo dal basso, con evidente terrore. Di che stavano parlando?Sentii un nodo alla gola e per un attimo temetti (o sperai) di morire soffocata. I miei occhi argentei si posarono sulla figura del portoghese: << Ti prego, non chiamarmi in quel modo… >> disse, esasperato.
Poi continuò: << Che intenzioni hai, Conte? >>
Lui rise. Sembrava parecchio divertito dalla situazione, cosa che non mi piacque affatto: << Ma è ovvio!Eheheh ♥ Le impianteremo la Dark Matter a posto dell’Innocence!Eheheh! >>
Tutto quello era assurdo e sperai vivamente stesse scherzando. Non era una cosa possibile. Assolutamente. Anche il Noah dietro di me sembrava scettico: << E come intendi fare? >>
<< Utilizzeremo lo stesso procedimento che hanno usato gli Esorcisti ♥ Nessuno noterà la differenza e potremmo usarla come spia, no?E’ perfetto! ♥ >> esclamò il Conte, in preda a degli assurdi saltelli di gioia.
Io inorridì. Non era perfetto. Era maligno. Mi soffermai su quanto aveva detto quel mostro. Lo stesso procedimento degli Esorcisti. Cosa significava?Non aveva senso. Perché quel tizio sapeva cose che io nemmeno potevo lontanamente immaginare?
<< Ehi, Lord… e poi gli altri Esorcisti non se ne accorgeranno? >>
Stavolta era la voce della bambina, quella Road.
<< Ma no, ma no! ♥ Fidatevi di me, su! >> ridacchiò ancora e mi sentii più male di prima. In quel momento avrei desiderato la voce rauca e profonda del generale Cross, non di quel… quel coso gigante che non sapevo nemmeno come definire.
Avrei voluto attorno a me le braccia forti del rosso, il suo sguardo su di me. Avrei voluto essere altrove.
<< Road, vai!Puoi pure cominciare con i preparativi!I nostri amici sono arrivati!Ihihih ♥ >>
Abbassai il capo, quasi nella speranza si scordassero della mia presenza, ma non fu così. Il Conte mi tirò su, per un braccio, violentemente e mi ritrovai penzoloni. Era un essere altissimo, più di Marian.
Mi stava facendo male!Strinsi i denti e lo guardai. Riuscivo a intravedere i suoi occhi gialli, piccoli, maligni. Gli occhi mi divennero lucidi. La mia vita sarebbe finita in quel modo pietoso. Assurdo.
 
Assurdo.








Note: Questo è un capitolo molto piccolo, lo so xD Ma ho il motivo u_u" E' piccolo perché dal prossimo scriverò in terza persona (eh, sì...) e succederanno cose assurde °-°" Credo. X°°D Non so tra quanto sarà pronto il decimo capitolo è_é" Però se ci metto un po' è per via del cosplay di Grave of Maria che sto preparando xD Grazie a chi leggerà e recensirà *^* Tanti baci <3

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Capitolo 10
*** Facili complicazioni ***


Capitolo X
Facili complicazioni.
 
Quando la barca attraccò in Giappone, tra loro vi era il silenzio assoluto.
Gli unici sopravvissuti erano Allen, Lavi, Krory, Linalee, Miranda, Chaoji e altri due uomini dell’equipaggio di Anita. Ma lei non c’era.
Erano successe così tante cose che nella testa degli Esorcisti regnava la confusione più totale. Dopo l’attacco degli Akuma, un livello tre aveva portato via Omega e la battaglia per loro si era fatta davvero insostenibile. Certo, da una parte avevano avuto il potere di Miranda: la nave non avrebbe subito danni, finché all’interno del suo blocco temporale. Eppure i morti non sarebbero tornati in vita. Ed Anita non ce l’aveva fatta. Linalee era psicologicamente distrutta. La scomparsa di Omega era stato già un duro colpo per lei e quel fatto non l’aiutava per niente. Era tutto così terribile!Alla fine ce l’avevano fatta, certo, ma a quale prezzo?
Quando arrivarono, tutti sentivano un’ansia pazzesca nel petto, in fondo al cuore. Stava per succedere qualcosa di terribile e Allen sentì il sangue gelare nelle vene, quando una cristallina risata raggiunse il suo udito: << Salve, esorcisti! >>
L’albino riconobbe subito la minuta figura della Noah, Road Kamelot. Lui e Linalee l’avevano già incontrata, in una missione. Ricordava tutto perfettamente. Subito scattò: << Road! >>
<< Oh!Ciao Allen! >>
Sembrava felice di vederlo e le brillarono gli occhi dorati per un solo fugace istante. Dietro di lei vi era un’elegante porta rossa a forma di cuore. Linalee la guardò, rabbiosa: << Tu!Dov’è Omega?! >>
Lei sorrise, quasi dolcemente e aprì un’anta della porta: << Perché non venite a scoprirlo? >>
Sparì dentro ed Allen la seguì a ruota, determinato a trovare l’amica.
<< Allen, aspetta! >>
La voce di Linalee cercò di fermare l’albino, ma era ormai troppo tardi. Allen passò oltre la porta e questa si richiuse, sparendo.
La ragazza orientale rimase interdetta e delle lacrime sgorgarono dai suoi profondi occhi viola. Lavi si avvicinò a lei e le poggiò una mano sulla spalla: << Tranquilla, Linalee. Allen tornerà insieme ad Omega >> disse il rosso, sorridendo appena. La giovane annuì, asciugandosi le lacrime. Doveva solo credere in Allen, avere fiducia in lui. Sarebbe tornato, senza dubbio e poi, insieme, sarebbero tornati a casa.
 
Il luogo in cui Allen si ritrovò era assurdamente incantevole.  Era una città. Gli edifici avevano le mura bianche e non sembrava esserci anima viva. Road non era lì. Era solo. Camminò per molto tempo, istanti indefinibili, forse troppo tempo.
<< Omega!Omega, rispondi, ti prego! >> urlava a squarcia gola, nella speranza di ritrovare l’amica, ma il suo fiato sembrava decisamente sprecato. Non si rese nemmeno conto della presenza di qualcuno, che alle sue spalle, tramava le cose peggiori.
Una risata maschile gli raggiunse l’udito e quando l’albino si voltò trovò la figura di Tyki Mikk, il bellissimo Noah del Piacere, che lo guardava con aria compiaciuta: << Ciao, ragazzo. >>
Allen non lo degnò di uno sguardo, notando accanto a lui una figura familiare. Sgranò le iridi e balbettò: << Impossibile… >>
Mano nella mano al suo nemico vi era Omega!Portava un vestito elegante e i capelli erano raccolti in due trecce che cadevano in avanti, sul suo petto. Sembrava inverosimilmente una bambola di porcellana. L’Esorcista boccheggiò per qualche secondo: << Omega… >> la chiamò ancora, flebilmente, puntando le sue pupille sulla figura della ragazza.
Lei non sembrava reagire al suo richiamo e Tyki Mikk, sghignazzando, le fece fare una giravolta, tenendola per mano e stringendola poi a sé: << Mi sembri scioccato, ragazzo! >>
Allen indietreggiò, poi trovò nuovamente la forza per parlare: << Che diavolo avete fatto ad Omega?! >>
<< Oh, nulla… Non vedi?E’ la stessa di sempre. Forse. >>
Il Noah rise e poi, lasciò la ragazza, senza farla allontanare. E in effetti lei non osava muoversi: << Se mi batti la potrai riavere. Se vinco io, però… morirai. >>
Mostrò il suo sorriso distorto, ma Allen non sembrò spaventarsi: << Mi sta bene. >>
Senza attendere oltre, allora, i due si scontrarono, senza farsi scrupoli.
Alle spalle di Omega, invece, apparve il Conte del Millennio, compiaciuto, che poggiò una grande mano sul piccolo capo della ragazza: << Su, mia piccolaRosenrot, quando incontrerai il generale Cross, va’ con lui e non farti scoprire. >>
Lei annuì e sorrise: << Sì. >>
<< Brava, bambina ♥ >>
Il Conte così sparì, così com’era venuto e la piccola ragazza osservò Allen andare incontro al suo destino. L’albino, in effetti, nemmeno si accorse dei suoi sguardi poco benevoli, troppo occupato a combattere contro il bel Noah. Sembrava arrabbiato, anzi, lo era senza dubbio. Aveva promesso a sé stesso che avrebbe riportato Omega a casa, sana e salva e doveva assolutamente farcela.
Tyki Mikk, poi, fece per attaccare proprio lei: << Vediamo se riesci a proteggerla, Walker! >>
Allen lo guardò, ad occhi sgranati. Non l’avrebbe mai raggiunto!Un canto però interruppe l’attacco del Noah, che si vide sparire sotto gli occhi Omega Sonne. Allen invece la vedeva ancora. Si trovava all’interno di una barriera. Il canto, poi, era così familiare. Era una voce soave, che aveva sentito altre volte, che l’aveva sempre rincuorato ed incantato al tempo stesso.
Era Grave of Maria, l’Innocence di Marian Cross. Quindi lui era lì?!Si voltò e lo vide. Bello come sempre, i capelli rossi e lunghi erano leggermente scossi da un innaturale venticello. Stringeva nella mano destra Judgment e la stava puntando contro Tyki Mikk: << Discemolo, va’ nella barriera. A questa feccia ci penso io. Va’ da Omega, sbrigati. >>
Allen lo guardò, stupito: << Cosa?!Non ci penso neanche!Anch’io combatt… >>
Ma Cross gli fu addosso e, prendendolo per il colletto, lo lanciò con facilità dall’altra parte, proprio dov’era Omega. L’albino così arrivò accanto la ragazza e lei si avvicinò a lui, preoccupata: << Allen, tutto bene?Che è successo?E’ come se… se mi fossi svegliata ora. >>
Lui la guardò. Poi l’abbracciò: << Omega!Pensavo ti avessero fatto chissà cosaaa!Mi… mi ero preoccupato! >>
Lei ricambiò l’abbracciò: << Ma no… sto bene, come vedi! >> sorrise e poi guardò Cross, mentre sparava a Tyki Mikk: << Non mi aspettavo che il generale fosse qui… >> mormorò.
<< Nemmeno io. >> fece Allen, d’accordo con lei. C’erano molte cose che lui ancora non capiva. Troppe cose. Ad un certo punto, tutto tremò, attorno a loro. Omega si aggrappò ad Allen, spaventata e vide Tyki che rideva, sguaiatamente: << Non avete via di scampo, esorcisti!Presto questo posto crollerà e non rimarrà nulla di voi, nemmeno gli atomi! >>
E poi sparì, senza essere colpito dai proiettili di Judgment. Marian invece imprecò. Non potevano morire lì!Raggiunse subito Omega ed Allen e gettò un’occhiata al golem dorato che era sempre accanto ad Allen.
<< Dobbiamo andarcene da qui. E c’è un solo modo. Allen, segui Tim. Ti porterà in una stanza da dove potrai controllare l’Arca. Non c’è tempo per spiegare. >>
Allen in effetti voleva fargli molte domande, ma non ne ebbe l’occasione. Il golem aprì un passaggio e il generale lo spinse con poca grazia all’interno.
Il passaggio si richiuse e anche Timcanpy era andato con l’Esorcista dai capelli bianchi. Omega nel frattempo si sciolse le trecce ed i capelli tornarono ad essere liberi, come prima. Si levò anche il vestito e Marian l’osservò: << Omega…? >>
<< Mi è d’intralcio. Così non posso muovermi. >> spiegò lei in poche parole, rimanendo solo con la sottoveste bianca, leggera e corta. Il rosso l’osservò a lungo e lei lo guardò, con un leggero sorriso sulle labbra. Poi si fece prendere in braccio da lui e lo baciò, dolcemente. Quando si staccarono, però, il generale notò un velo di tristezza attraversare i begli occhi argentati della giovane esorcista. Qualcosa non andava, forse?
Lei affondò il volto nell’incavo del suo collo e tacque. Marian la strinse a sé e poi parlò: << Discemolo, mi senti? >>
Aveva una ricetrasmittente, per cui poteva comunicare con Allen.
<< Maestro… dove… dove sono? >>
<< C’è un pianoforte, vero?Suonalo. Tim ha lo spartito. >>
<< Ma, io… >>
<< Fallo e basta, capito?!Sbrigati!Non possiamo perdere tempo! >>
Vi fu poi silenzio. Allen non stava replicando. Marian riusciva però a sentire il suo respiro e poi vi fu un grugnito di sorpresa.
<< Non è possibile… questi simboli… io e Mana… non capisco! >>
<< Allen. Suona il piano, trasmetti i tuoi sentimenti lì, ricostruisci l’Arca, evita la sua distruzione. Sbrigati. >>
Era terribilmente serio, mentre stringeva a sé Omega, che gli aveva circondato il collo con le braccia, affondando le dita affusolate tra i suoi bei capelli.
Fu dopo qualche istante che una musica si diffuse nell’aria. Era una melodia dolce, dalle note malinconiche e Omega sollevò appena il capo dal collo di Cross: << E’ bellissima… >> mormorò, chiudendo gli occhi.
Il generale la guardò, con le iridi sgranate e poi… sorrise: << Già… bellissima… >>
Non sembrava volersi riferire alla canzone, ma Omega non comprese. Ascoltò la canzone e la voce che la cantava, di una dolcezza incredibile.
L’Arca non tremò più e tutto sembrava andare per il meglio. Allen riuscì a spostarla, addirittura, ma c’erano ancora molte cose che non sapeva. E l’unico che poteva rispondere ai suoi quesiti, in quel momento, era il generale Cross Marian. Per quest’ultimo, invece, era stato tutto fin troppo facile e veloce. C’era qualcosa che decisamente non lo convinceva.
Ma la cosa che più non gli andava a genio era che, dopo ciò che era accaduto, era costretto a tornare all’Ordine, dopo tempo immemore.
 
Senza sospettare che il Male era proprio tra le sue braccia, innocente ed incantevole, pronto a strappargli il cuore quando meno se lo poteva aspettare.
 
E lei soffriva.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Scusate il ritardo, ma ultimamente sono divisa tra scuola e cosplay E___E” *soffre* Chiedo anche scusa per lo schifo di capitolo che ho messo xD Spero che il prossimo sia meglio çAç” Devo anche recensire un sacco di storie, ancora X°D

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Capitolo 11
*** Rosenrot ***


Capitolo XI
Rosenrot
 
Quando tornarono all’Ordine Oscuro, tutti si sentivano stanchi e vuoti, ma felici. Potevano finalmente riposare in santa pace, per il tempo che gli era stato concesso. La conquista dell’Arca, poi, era stato davvero un enorme passo avanti. Eppure non era tutto rose e fiori.
Cross era nervoso, anche se non lo faceva notare. Era tantissimo tempo che non tornava al quartier generale e ritrovarsi lì, in quel momento, era davvero… strano. E non era di certo una cosa positiva.
Non passò nemmeno mezza giornata che la notizia del suo ritorno si sparse per tutto l’edificio e non solo.
Ben presto fu convocato dai superiori, in particolare da Malcom C. Levellier. Lo interrogarono a lungo, su tante cose, ed alla fine si decise di sorvegliarlo. Cross era scocciato da quella decisione. Essere seguito ventiquattr’ore su ventiquattro da uomini indegni della sua presenza e puzzolenti. Lui preferiva di gran lunga le donne!
Chiese almeno un po’ di privacy durante la notte, e almeno quello, gli fu concesso. Quella sera, però, quando tornò in camera, ebbe una piacevole sorpresa. Omega era lì, in piedi, davanti al letto, con una corta camicia da notte addosso. Cross la guardò a lungo: << Omega… che ci fai qui? >>
Lei sorrise e gli si avvicinò: << So che non posso avvicinarmi a te liberamente, adesso… ma… volevo vederti. >>
Marian si ritrovò accanto a lei e poi sul letto a due piazze. La ragazza si sedette sulle sue ginocchia e cominciò a baciarlo, passionale. Le mani di lui s’intrecciarono ai capelli d’ebano della giovane e scivolarono sulla sua schiena, carezzandola, mentre il bacio tra i due si faceva sempre più intenso.
La ragazza gli sbottonò la camicia e gli accarezzò il petto, facendolo stendere e mettendosi su di lui.
Poi, dalla giarrettiera che era sotto la veste, uscì fuori un pugnale e lo puntò al collo di Marian.
Lui però non sembrò sorpreso e la guardò, freddamente, mentre Omega sorrise, in modo malvagio: << Crossino… sai qualcosa di interessante sul Quattordicesimo, vero? >>
L’uomo la guardò e poi ghignò, senza dire nulla.
Omega sgranò le iridi: << Non c’è nulla da ridere, sai?Rispondi alla mia domanda, Esorcista del cazzo! >>
<< Ehi… cosa sono queste parole?Una bella fanciulla come te dovrebbe parlare in modo pulito. >> rispose lui, ignorando completamente la domanda fattagli.
Lei premette la lama sul suo collo, senza però ferirlo: << Parla. >>
Il rosso, senza pensarci due volte, le afferrò l’esile polso e la fece mettere sotto di sé, dominando la situazione. Le gettò via il pugnale e poi la guardò negli occhi: << Pensi davvero di potermi fare del male? >>
<< Sì. Lasciami, maniaco!Io ti odio!Ti odio! >> esclamò lei, agitandosi.
Il bellissimo generale le tappò la bocca con un bacio: << Zitta, o ti sentiranno. >>
Lei lo guardò, freddamente e cercò ancora di liberarsi. Cross Marian sbuffò sonoramente, scocciato: << Con chi ho il piacere di parlare? >>
Omega lo guardò, con i suoi grandi occhi argentati, che diventarono in un attimo… dorati. Sulla fronte apparve invece un pentacolo nero: << Ciao, Crossino!Sono il Conte del Millennio!Ti piace la mia nuova bambola? >>
L’uomo fece per replicare, ma sentì delle urla da fuori. Sembrava esserci il caos. La ragazza rise, impazzita e con la sua dolce voce continuò a parlare: << Divertiti con i miei amati Akuma… Crossino ♥ >>
In quel momento in camera entrò Allen, insieme a Linalee e Lavi: << Maestro!Ci sono gli Ak… OMMIODDIO COSA STA FACENDO AD OMEGA?!? >>
Cross guardò i nuovi arrivati, imperterrito, senza batter ciglio: << Vedi discemolo, è che… >>
<< Allen!Aiutami! >> piagnucolò Omega, cercando di spingere il generale via. Il ragazzo dai capelli bianchi spinse via il proprio maestro: << Ma insomma! >>
Così aiutò Omega, che si voltò poi appena verso Cross e, senza essere vista, gli fece la linguaccia. L’uomo la guardò, nervoso e lei si avvicinò alla grande vetrata. Allen era perplesso: << Omega?Che stai…? >>
Lei, senza dire una parola, si gettò di spalle, spaccando il vetro e cadendo nel vuoto: << OMEGA!!! >> urlò Allen, preoccupato. Vide però che la ragazza era atterrata in groppa ad un Akuma volante: << Gleich hab ich dich! >> fece lei, sorridente, guardando Marian Cross. Così si allontanò con l’Akuma, mentre altri di quegli esseri attaccavano il quartier generale.
 
L’Ordine Oscuro era stato ridotto in macerie, più o meno. Era terribile. Molti della sezione scientifica erano stati addirittura trasformati in Skull. Era stata una vera e propria strage. Allen, poi, era molto confuso. Non capiva che cos’era successo ad Omega e che fine avesse fatto.
Il quartier generale era stato distrutto… si stavano anche per trasferire, ormai. I pensieri del ragazzo però, erano altrove. Era persino andato da Komui, per avvisarlo della sua partenza: sarebbe andato a cercare la piccola esorcista dagli occhi argentati. Eppure quel giorno Komui non era al solito posto. Sulla scrivania vi erano, come sempre, milioni di fogli, utili e non e ad Allen cadde l’occhio su un foglio particolare. Vi era allegato una foto di Omega.
Fece attenzione a non farsi vedere e lesse il contenuto. Erano informazioni riguardo la ragazza.
 
Ria Rosenrot.
Data di nascita sconosciuta.
A tre anni viene colpita da una malattia ai polmoni e muore.
I genitori di lei offrono il cadavere alla scienza.
L’Ordine viene in possesso del corpo della bambina e viene utilizzato per il progetto “Omega”.
Ria Rosenrot è l’unica sopravvissuta al progetto.
Viene adottata da i due scienziati Hans Sonne e Alice Aoki.
Ria Rosenrot viene rinominata “Omega Sonne”.
Hans e Alice fuggono con la bambina.
 
Allen sgranò gli occhi. Nella sua mente regnava una confusione assurda. Che cos’era quel progetto “Omega”?!Non sembrava una cosa molto bella, anzi… era probabilmente una cosa orribile!
Sfogliò ancora il documento e trovò un’altra pagina.
 
Progetto Omega.
La nascita degli Esorcisti artificiali.
 
Il progetto Omega nasce per sconfiggere il Conte del Millennio. Prevede l’ingerimento o l’iniezione di “Innocence” allo stato “liquido”.
Le reazioni dei soggetti non sono sempre positive, ma si sta cercando di migliorare la situazione. Le qualità maggiori di un esorcista artificiale sono la rigenerazione, la velocità, l’agilità e la fedeltà. I difetti non sono ancora saltati all’occhio, ma appena saranno trovati, si cercherà di rimediare.
 
Il ragazzo mise subito via il documento, sentendo qualcuno arrivare e quando vide Komui sorrise, cercando di sembrare tranquillo. In realtà era agitato, parecchio.
<< Qualcosa non va’, Allen? >> fece il supervisore, guardandolo, attento.
<< Komui… io vado a cercare Omega. >>
<< Sei impazzito? >> rispose lui, sgranando le iridi e sistemandosi gli occhiali sul naso.
<< No. Ti prego!Io devo sape… >>
<< Omega Sonne è ricercata dall’Ordine e quando la troveranno non sarà una bella cosa, credimi. Anche perché adesso è sotto il controllo del Conte del Millennio. >>
L’esorcista boccheggiò, come un pesce fuor d’acqua e sentì la tristezza pervaderlo: << Non può essere… Omega non… non ci credo… >>
 
<< Sei stata brava, Omega Sonne ♥ >>
La voce del Conte del Millennio la fece sorridere, divertita: << Vi ringrazio, Conte. Sono felice di esservi stata utile. >>
<< Mi sarai ancora più utile se catturerai per me Allen Walker! >> ordinò l’uomo, ghignando. Lei annuì: << Va bene. >>
Da dietro la ragazza apparve la figura di Tyki Mikk… con un asciugamano legato alla vita. Era appena uscito dalla doccia.
<< Ehm… Conte… perché siete qui, a casa mia? >>
L’essere grottesco lo guardò, da dietro i suoi occhiali rotondi: << Perché per ora terrai Omega-chan con te!Non sei contento? ♥ >>
<< Veramente no… >> sospirò lui. Il Conte sparì e Tyki Mikk si ritrovò solo con quella ragazzina, che lo guardava con i suoi grandi occhi argentati, ormai privi di un’anima.
 
 
 
 
 
 
Note: Non ci sto capendo un piffero nemmeno io <3 Ma va bene così u____u” Spero di non avervi annoiati con questo capitolo çAç” Ho cercato di approfondire un po’ di più la storia di Omega E_E” Se avete domande, fate pure!>w<”
 
PS Gleich hab ich dich significaPresto ti avrò in tedesco <3 (sì, spudoratamente preso da una canzone dei Rammstein X°D )

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Capitolo 12
*** L'ultimo scontro ***


Capitolo XII
L’ultimo scontro.
 
La vita insieme a quella strana ragazzina non si stava rivelando poi così terribile. Lei gli obbediva ciecamente e svolgeva i lavori domestici senza alcun problema. Oltretutto sapeva giocare a poker e questo lo aiutava particolarmente nella sua vita umana. Riusciva a battere con facilità chiunque e per questa il Noah la lodava. La scocciatura, però, era che lei non si staccava mai da lui, neanche per dormire. Tyki era obbligato a condividere il letto con lei e, nonostante fosse molto carina, l’idea di averla accanto non lo rallegrava. Rimaneva comunque un’esorcista e a lui ciò faceva schifo. Si stavano prendendo qualche giorno di “riposo”, in attesa di nuovi ordini da parte del Conte. Il bel Noah portoghese, oltretutto era costretto a portarsela anche alle riunioni di famiglia.
Lì veniva presa di mira da Road, che le chiedeva: << Omega!Mi aiuti a fare i compiti di matematica? >>
La giovane sorrideva dolcemente e annuiva: << Certo. >>
Prese il quaderno della bambina e cominciò a leggere e scrivere,. In poco li finì correttamente e restituì il quaderno a Road. Tyki Mikk si passò una mano guantata fra i capelli e osservò la sedia vuota a capotavola. Il Conte sembrava essere in ritardo e questa non era di certo una cosa buona. Fu proprio dopo qualche istante che si presentò a loro un uomo alto, non troppo imponente, con un cilindro in testa e un po’ di barba. Alcuni fili neri, che erano i capelli, scendevano sul viso, senza però dargli fastidio. Nel complesso era un uomo molto affascinante. Road sorrise: << Ciao, Conte! >>
L’uomo sembrava allegro e accanto a sé vi era un ragazzino con un terzo occhio sulla fronte: << Scusate il ritardo!Vi presento Wisely, il quinto apostolo!Si è reincarnato così tardi… ma finalmente è qui con noi! >>
Wisely li osservò uno per uno e si soffermò su Tyki, mormorando qualcosa: << Ma tu sei N… ah, no, sei Joyd… >> realizzò, additandolo. Tyki lo guardò, perplesso: “Joyd?Dove l’ho già sentito questo nome?
<< E’ il nome della tua memory, per questo ti è familiare. >>
Il Noah rimase ancora più perplesso di prima: “Questo tizio mi ha appena letto nel pensiero o cosa?!
<< Sono le tue espressioni facciali che mi fanno comprendere i tuoi pensieri! >>
Wisely sorrise, innocentemente e il portoghese sentì che quella era una palese bugia.
Il nuovo arrivato puntò poi le iridi su Omega, che lo guardava, evidentemente incuriosita dal suo terzo occhio. I due si fissarono per molti istanti e alla fine Wisely si avvicinò a lei: << Ma hai la testa vuota o cosa? >>
Non riusciva infatti a leggere in testa a quella ragazza. Omega sorrise, inclinando il capo di lato, leggermente: << Mi dispiace, ma preferisco tenere i miei pensieri per me. >>
Il Conte del Millennio si avvicinò a lei e la prese in braccio: << Ah, Wisely, lascia stare la mia bambina! >>
<< La sua…?! >>
Tyki rimase interdetto e portò una mano in faccia, esasperato. Sapeva perfettamente che il Conte adorava Omega, ora che l’aveva modificata, poiché lo serviva senza indugi ed era anche una creazione perfetta, anche se ancora vi era dell’Innocence in lei. Ma addirittura considerarla sua figlia!Il Lord stava forse impazzendo?
Omega gli gettò le braccia al collo, come una bambina e fece la linguaccia a Wisely. Il Conte sorrise e poi andò a sedersi, con la ragazza sulle ginocchia: << Bene!Vedo che siete tutti presenti, miei cari!Eheh… attualmente lo scopo è sempre quello: trovare e distruggere il Cuore!Ma prima devo dare gli ordini alla mia piccola Omega-chan! >>
Lei alzò il capo e lo guardò, attenta: << Uccidi Allen Walker. Lo voglio morto. >>
La ragazza annuì e poi si levò da sopra di lui e fece per andare via: << Oh, Omega, aspetta!Tyki verrà con te. >>
Il bellissimo Noah si alzò di scatto, contrariato: << Cosa?!Ma io non voglio and… >> fece per ribellarsi, ma quando vide l’espressione del Conte, sbiancò e si rassegnò: << E va bene… >>
Road si alzò anche: << Voglio andare anch’io da Allen! >>
<< No, Road… per te ho altri piani. >> sibilò il primo apostolo, con un sorriso che sembrava persino dolce, stampato in faccia.
Così Tyki Mikk ed Omega Sonne andarono via, per andare ad uccidere Allen Walker, l’esorcista maledetto.
 
In quei giorni Allen era diventato particolarmente freddo e distaccato. La realtà gli era stata sbattuta in faccia come uno schiaffo. E Dio, se faceva male.
Omega, praticamente la sua migliore amica, era nelle mani del Conte del Millennio. Chissà come stava… e se era ancora viva. La situazione poi non andava migliorando. Gli era stato affibbiato un tizio per tenerlo d’occhio, un certo Howard Link, leccapiedi di Levellier. Non poteva nemmeno avvicinarsi al suo maestro per avere informazioni!
Era lui che l’ultima volta era stato con Omega, possibilmente sapeva più cose di lui. Quel Link, poi, non lo lasciava solo nemmeno per dormire. Ed ultimamente non era una cosa positiva. Allen, la notte, faceva strani sogni. Vi era Mana, c’era lui… e poi non capiva più niente. Eppure gli lasciavano un vuoto incolmabile nel petto.
Sentiva di dover parlare con il generale Marian Cross al più presto… ma come poteva fare?Sfuggire dal controllo di Howard Link era praticamente impossibile. Lo accompagnava ovunque, persino nelle missioni. E fu in una di queste che, su un treno, si scontrarono con un numeroso gruppo di Akuma. Erano troppi persino per loro!
Allen si sentiva disperato, ma era anche determinato.
Tutta la sua fermezza però crollò quando vide davanti a sé la sua cara amica, Omega, tra le braccia di un Akuma di terzo livello, circondata da altri mostri simili. Stava sorridendo e quando toccò terra, Allen si trattenne da andarle incontro per abbracciarla. La sua entrata non era stata delle migliori.
<< Omega!Che ci fai qui? >>
Lei non gli rispose, ma disse qualcos’altro: << Combattiamo, Allen. Voglio farmi il bagno nel tuo sangue. >>
L’albino rimase scioccato da quell’affermazione: << Cosa…? >>
Che diamine era successo alla sua amica?!Era sicuramente opera del Conte.
<< Non preoccuparti Omega… ti salverò, te lo prometto. >>
Lei lo guardò, inclinando il capo. Poi sorrise, in modo inquietante: << Te l’ho mai chiesto?Ti ho mai chiesto la salvezza, Allen Walker?Non mi pare. Quello che voglio attualmente io è il tuo cuore e quello di Cross tra le mie mani. Non la salvezza. >> disse, come se fosse una cosa normale.
Tyki Mikk intanto era molto più in là, li osservava da lontano, perplesso. Non era sicuro della buona riuscita della missione. Se per caso la situazione fosse stata svantaggiosa per Omega, sarebbe intervenuto, però… sapeva che lei l’avrebbe fatto apposta. Non l’aveva detto al Conte, ma quando la sera lei dormiva abbracciata a lui, nel sonno pronunciava un nome alquanto fastidioso.
 
<< Marian… >> mormorò la piccola esorcista, stringendosi al petto ampio e muscoloso del Noah. Lui non si era ancora addormentato, ma sgranò le iridi, nel sentire quel nome. Marian?Proprio quel Cross Marian?
Accarezzò piano i lunghi capelli della ragazza e lei si strinse di più, accucciandosi e nascondendo il viso nell’incavo del suo collo: << Non lasciarmi… >> mormorò ancora lei.
Tyki non disse nulla, ma capì. Capì che quella ragazza era ancora umana e che soffriva, soffriva da morire.
 
Il rumore degli spari degli Akuma lo riportò alla realtà e notò che il combattimento era già cominciato. Era curioso. Chi avrebbe vinto tra i due?
 
 
 
 
 
 
Note: Tatatatààà e così facendo ci avviamo verso il finale X°°°°D Almeno credo (?) e spero per voi X°D Ringrazio come sempre chi recensisce <3 Soprattutto Nui, Ryn e Rabbit <3 *abbraccia* Al prossimo capitolo *A*”

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Capitolo 13
*** Grazie ***


Capitolo XIII
Grazie.
 
Allen evitò per un soffio il terribile attacco di Omega. Tra le manine stringeva una falce enorme, dalla lama lucente e tagliente. Sembrava fare sul serio e l’esorcista non poteva permettersi nemmeno una distrazione o sarebbe finito tagliuzzato a fettine senza pietà. La realtà, per quanto chiara fosse, era impossibile da accettare, per lui.
<< Omega, torna in te! >>
Lei lo guardava, alquanto divertita: << Ma sei scemo o cosa?Io sono già in me, stupido! >> così dicendo lo attaccò di nuovo ed Allen stavolta si trovò in difficoltà. Fu spostato appena in tempo dall’ispettore Howard Link, che tentò di bloccare la ragazza con dei sigilli; lei però li evitò prontamente e improvvisamente la sua falce prese la forma di una spada e tornò all’attacco. Stavolta era una sfida più alla pari e il giovane esorcista dai capelli bianchi bloccò i suoi attacchi con la propria Innocence, con il proprio braccio.
Anche se Omega gli aveva detto quella cosa, lui era ancora sicuro che ci fosse una via di salvezza. Ci doveva essere!Il Conte non poteva vincere in quel modo!
Fece per evitare l’ennesimo attacco della mora, fino a che non lo vide. Un’alta figura arrivò da dietro Omega e la bloccò, facendole anche cadere la spada di mano. Tyki Mikk a quel punto scattò. La situazione stava diventando svantaggiosa per loro!
Doveva liberare Omega e lasciarla combattere ancora… o possibilmente battere in ritirata.
Colui che difatti aveva preso la ragazzina con sé era niente di meno che il generale Cross Marian!
Solo lui ci mancava…” pensò il bel Noah, infastidito. Il rosso però evitò il suo attacco, anzi sparò contro di lui. Tyki li evitò, ma vide un sorriso maligno stampato sulla faccia dell’esorcista.
I proiettili, infatti, fecero dietro front e tornarono da lui, per colpirlo. Il portoghese fu inevitabilmente colpito e Omega si agitò: << Tyki! >>
Aprì la bocca, per mordere Cross, ma lui le tenne il viso stretto in mano, stringendola a sé. Allen, che era ancora sorpreso, si ritrovò a balbettare: << M-maestro… >>
Link lo guardò anche, stupefatto: << Ma voi non dovevate essere…?! >>
<< Sbrighiamoci e torniamo al quartier generale. Omega ha bisogno di aiuto. >> disse lui, interrompendo il biondino. La ragazza, invece, si dimenava e tentò di parlare, nonostante Cross non glielo permettesse al meglio: << Io vi… vi… ammaffo tutti…! >>
Il generale le diede un colpo in testa, per farle perdere i sensi: << Mi spiace, piccola. >>
Così tornarono al quartier generale, senza apparenti problemi, senza sapere che, appena fossero stati fuori di lì, il Conte li avrebbe uccisi tutti quanti senza pietà. La sua rabbia era enorme.
Gli avevano portato via Omega e avevano danneggiato Tyki… quei dannati esorcisti l’avrebbero pagata molto cara.
 
Quando arrivarono all’Ordine, portando Omega, Komui non poté fare a meno di imprecare sotto voce ed Allen per un attimo si chiese se quella fosse la cosa giusta.
Eppure notò la sicurezza con la quale Marian aveva affidato la ragazza al supervisore. Non le avrebbero fatto dal male, ne era quasi certo.
Omega sarebbe tornata sé stessa ed insieme sarebbero tornati a distruggere Akuma per la salvezza degli esseri umani.
Passarono giorni, ma Omega non sembrava voler uscire dall’infermeria. Era stata bloccata al letto. Parte della Dark Matter era stata tolta, ma la ragazza era in condizioni pietose ed ogni tanto la parte malvagia riaffiorava, distruggendola dall’interno. Komui capì qualcosa, qualcosa di terribile e mandò a chiamare sia Allen che Marian, guardandoli con un’espressione indecifrabile in volto.
<< Statele accanto. >>
Aveva detto questo e poi era andato via, quasi fuggendo. Marian sapeva in che condizioni era la piccola mora e ciò lo rattristava, anche se preferiva non darlo a vedere. Allen invece non l’aveva ancora vista, da quando l’avevano operata.
Era lì, inerme, sul letto, senza le lenzuola, legata per i polsi e le caviglie. I lunghi capelli neri non c’erano più. Erano stati tagliati corti. L’albino sgranò le iridi nel vederla. Stava fissando il soffitto con aria assente e piangeva in silenzio, senza nemmeno singhiozzare.
<< Omega… >> la chiamò, piano. Lei voltò il capo delicatamente e sorrise: << Allen… Marian… >> mormorò, con dolcezza.
Si avvicinarono ancora di più e l’esorcista dai capelli bianchi notò che lei… stava tremando. Aveva paura?I suoi pensieri furono interrotti bruscamente da un urlo disumano, che proveniva proprio dalla ragazza. Inarcò la schiena e si dimenò sul letto, ringhiando e urlando. Poi si calmò, poco dopo e tornò a guardarli, piangendo, stavolta più intensamente: << Uccidetemi, vi prego… non… non ce la faccio più… >>
Era distrutta, psicologicamente e fisicamente ed Allen provò pietà per lei. Marian si chinò su di lei, piano: << Mi piacevano tanto i tuoi capelli. >>
Lei lo guardò, con gli occhi ricolmi di lacrime. Ormai non riusciva nemmeno a vederlo bene: << Prendi Judgement e uccidimi, ti prego… >> lo pregò. Cross osservò in silenzio quel viso tanto bello quanto pieno di dolore. Era stato stupido affezionarsi a lei. Ed era stato stupido far affezionare lei a lui.
Allen strinse i pugni: << Omega… ce la farai, vedrai!Guarirai, i capelli cresceranno di nuovo… e andremo in missione insieme… >>
Anche lui stava piangendo.
Tutti e tre sapevano cosa sarebbe successo. Era inevitabile. Omega sorrise amaramente: << Non illuderti, Allen. >>
Poi il ragazzo vide Cross sfoderare la propria Innocence, Judgement. La puntò al petto di Omega, voltando il capo dall’altra parte.
<< Maestro…?Maestro, state scherzando vero?P-posate Judgement, vi prego… maestro… >>
Allen balbettò, inorridito, confuso, incredulo. Non poteva farlo davvero.
Avanzò di qualche passo in avanti, come per fermarlo, ma la voce del generale lo bloccò sul posto: << Allen!Non metterti in mezzo, ragazzino. Se lei vivrà ancora, prima o poi tornerà tra le fila del Conte e sarebbe peggio, non credi? >>
L’esorcista non lo vide in faccia e non vide una lacrima, una sola, che solcava il viso del bellissimo uomo.
<< No!Non finirà così!Omega… >>
 
Ma uno sparo interruppe le sue parole.
 
Le mozzò violentemente.
 
Cross Marian aveva premuto il grilletto.
 
E, prima di sparare, aveva visto con la coda dell’occhio, le labbra di Omega Sonne che sillabavano qualcosa.
 
 
Grazie.
 
 
 
 
 
Note: …ODIATEMI. Mi sono messa a piangere come un’idiota mentre scrivevo. Mi sono messa pure le canzoni più tristi del mondo per scrivere E___________E” FINE DELLA FAN FICTION. (la prima FF che termino wooow)… alla prossima, carissimi çwç” E grazie a voi che avete sempre recensito con tanto amore <3

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