Solo un androide?

di FannyHarris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Il buio. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Solo un androide?

Le increspature di un limpido torrente inondano gli occhi della mia mente, vedo tante piccole creature sguazzare nell’acqua cristallina; sento il cinguettio allegro di un piccolo fringuello che ha appena mosso i suoi primi passi verso l’indipendenza, ora si zittisce e l’unico suono che percepisco  è quello dell’incessante scrosciare delle piccole ma così unite gocce d’acqua dolce. Nelle mie narici prende posto un odore differente da quello che sentivo nel laboratorio del mio creatore, credo sia un profumo questo, è molto gradevole, se fossi un umano forse avrei la pelle d’oca, vista la sua intensità.

Già, sono solo un cyborg, il numero 16, e forse dovrei essere grato per questo poco che posso provare.

Sento qualcosa fra le mani, non sono cavi elettrici, no, la consistenza è decisamente diversa. Mi sembra che sia seta o velluto, non posso vedere di che si tratta, devo capirlo da me … nel mio archivio non c’è nulla. “16, smettila di controllare in quell’archivio.”

Puzza di terra impregnata di sangue, che odore sgradevole, dove è finito il paradiso? La natura, espressione massima di perfezione razionale, sono stato creato a sua immagine e somiglianza, ma per me è così difficile essere identico ad essa; non ne conosco la motivazione, ma è come se mi sentissi legato a questo mondo, nonostante non mi appartenga nemmeno in parte. Sento il dovere di aiutare nel perseverare la sua suprema bellezza. “Il dott. Gero non ti ha costruito per questo.”

E’ una missione secondaria, la mia missione.

Ho capito cosa devo fare, provocherò danni, sì, ma non saranno vani in quanto solo così la natura potrà continuare a vivere, più rigogliosa che mai. Non posso permettere che venga distrutta, Cell è una minaccia. “Ma il tuo obiettivo è solo Goku. Non potrai mai completarti.”

Tengo stretto Cell nelle mie braccia metalliche; sono un androide, non proverò dolore. Lo sento tremare, sembra sia paura, eppure anche lui dovrebbe essere come me. E’ diverso, credo.

Ora non ha più importanza. Chiudo gli occhi, tanto chiari da permettermi di vedere tutto più limpidamente, certo del fatto che non saranno più riaperti.

Una minuscola vibrazione mi fa sussultare, non credo di aver mai provato nulla di simile … sentimenti? No, io sono un cyborg, e la difendere la natura è solo una missione.

“Sei sicuro?”.

 

Continua nel secondo, con la parte in cui C-16 è a terra di fronte a Satan.

Spero che vi sia piaciuto.

Un bacio grande grande va alla mia cara Haleey <3

L’unica cosa che la mia mente ha partorito dopo ore e ore di travaglio xD

 

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Capitolo 2
*** Il buio. ***


Il buio.

Che strano. Cell mi ha fatto in pezzi, spargendo sul terreno desertico le mie componenti, quasi fossero cenere, eppure io non ho provato e tutt’ora non provo dolore. Nemmeno paura, nulla, nei miei circuiti non c’è assolutamente più nulla. Formattazione? No, sono io che non voglio vedere. Ho fallito e non sono riuscito nella mia missione: sono un inutile ammasso di fili ingarbugliati, che non è capace di fare l’unica cosa che veramente lo renderebbe felice.

Felice? Ho detto felice. Ma io non conosco cosa sia la felicità, la tristezza, la paura … non ne dovrei avere la più pallida idea, nondimeno ne parlo in continuazione.

“Non sei umano, smettila.”

 

Un olezzo sgradevole pervade le mie narici robotiche. Non ho più le braccia, le gambe, i polmoni e quant’altro mi rendevano esteriormente simile a quegli esseri che vivono in sintonia con la rigogliosa ed armoniosa natura. Solo la mia testa metallica e le sue complesse funzioni, che, nonostante il grave danno, continuano a lavorare imperterrite e veloci come prima.

Non ho molto tempo, presto tutto si rallenterà, ed allora chiuderò gli occhi per sempre, abbandonando la mia protetta, incapace di fare nulla per essa.

Cell, quel maledetto non l’avrà mai vinta, lotterò sino all’ultimo istante per rendermi utile.

Un verde intenso si irradia ovunque con la sua lucentezza sfolgorante, rendendomi per un istante cieco; subito capisco che si è trattato solo di un impulso, le mie iridi, esteriormente identiche a quelle delle creature viventi, sono molto più resistenti. Riapro gli occhi, e ammiro tutto quel fulgore, qualcosa mi si stringe nel profondo. Percepisco un senso di malinconia, certo che non potrò mai più rivedere nulla di simile. 

Il sibilo del vento fischia dolcemente nei miei padiglioni auricolari, o meglio orecchie, dandomi una sensazione di freschezza e libertà del tutto nuova. Il mio corpo si muove autonomamente, quasi mosso da una forza superiore al mio intelletto robotico; non so spiegarmelo razionalmente,  si sposta e si china a raccogliere un qualcosa a me sconosciuto, è rotondo, anzi mi sembra più ellittico ed è bianco come l’avorio.

Lo avvicino a me e ora il segreto è rivelato, si tratta di una conchiglia. Mi sembra paradossale trovarla in questo posto idillico, ma sono in una realtà diversa da quella comune. Con le dita la sfioro delicatamente. Ho molta paura di romperla, per quanto è gracile e fragile. Paura?

Le onde scrosciano impetuose, infrangendosi sugli scogli vicini, per poi tornare indietro e ripetere tutto ciò all’infinito, finché il vento smette di soffiare. Un ciclo eterno e perfetto.

Un gabbiano dal piumaggio soffice e bianco si poggia sullo specchio d’acqua, desideroso di avere il suo meritato pasto, dopo chilometri e chilometri di sofferenza. Spiega le ali e spicca repentino il volo, disperdendosi in un puntino nel cielo cristallino.

“Lanciami lì dove stanno combattendo, ti prego. E’ troppo importante.” Mi guardano inorriditi, e non li biasimo per questo. E’ normale che puntino i loro occhi schifati e terrorizzati su di me, ma biasimo il loro atteggiamento, il loro modo di dare tutto per scontato … ah.

Quello che per tutto il tempo si è vantato ed è stato acclamato come eroe si avvicina e, raccogliendo tutto se stesso per mantenersi forte, mi lancia lontano, portandomi proprio nel punto esatto da me richiesto. 

Il vero eroe della situazione sposta lo sguardo su di me: i suoi occhi sono verdi e colmi di rabbia e dolore repressi. Devo aiutarlo a sprigionare la sua forza, a liberare quella rabbia che racchiude. E’ lui l’unico che potrà portare a termine quella missione che io non sono riuscito a compiere, è lui il salvatore.

Uno scambio veloce di parole, parole confuse, che si disperdono nell’aria nell’istante in cui sono pronunciate.

Confusione e silenzio mi circondano. Sì, paura e malinconia. Non potrò vedere più nulla.

Il buio.

 

Ed ecco anche il secondo capitolo. Spero che sia di vostro gradimento *incrocia le dita* Ringrazio chi ha recensito la prima flash J Helly e Sealight … giuro che così mi fate piangere, sapete mene scrivevo questa, ho pianto e poi ho letto le vostre recensioni e sono rimasta ancora più scioccata! ** Grazieee ** 

Che dire, non siate severi, ho provato a calarmi nella mente di questo androide e spero di non essere caduta nell OOC con questo …

Un bacio grande a tutti quanti (ultimamente la mancanza di affetto mi sta rendendo instabile. O.o )

<3

 

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