Paura d'innamorarsi

di Angel666
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bello è il Brutto e Brutto il Bello ***
Capitolo 2: *** Cose che fanno rumore nella notte ***
Capitolo 3: *** Snap, Crack, Pop! ***
Capitolo 4: *** Venuto per te ***



Capitolo 1
*** Bello è il Brutto e Brutto il Bello ***


 
Matt imprecò, puntando la torcia sulla mano per vedere il sangue fuoriuscire attorno alla scheggia che si era appena conficcata in un dito, per colpa di un vecchio corrimano in legno. Digrignando i denti, infilò la torcia sotto il braccio e cercò di far uscire la scheggia dalla ferita.
Il nerd gettò via il pezzetto di legno, e fissò indifferente il suo dito ancora sanguinante. Il taglio non era grave, non faceva neppure così male; ma lui non aveva con sé un cerotto o qualcosa di simile, il che non andava affatto bene. Alla fine ficcò semplicemente la mano in tasca.
Impugnando la torcia con la mano buona, continuò ad avanzare attraverso l’ambiente oscuro che puzzava di chiuso.
Come diavolo era finito in quella situazione? Forse è meglio ricapitolare i fatti.
 
Gli orfani della Wammy’s House non venivano portati spesso in gita. In parte perché c’era una scelta piuttosto limitata di posti dove andare, e in parte perché ogni volta che ne facevano una sembrava finisse sempre in tragedia. Tuttavia quando una fiera piuttosto famosa era giunta in città, proprio accanto all’orfanotrofio, Roger non era stato in grado di astenersi da tutte le suppliche rivolte dai bambini abbastanza grandi per poter partecipare.
Quelli ritenuti idonei furono stipati su un pullman, accompagnati alla fiera e lasciati liberi di girare con in tasca un bel gruzzoletto di soldi.
Matt e Mello avevano optato per le montagne russe, poi una sosta allo snack bar e infine la casa stregata. Quella però non era la solita innocua casa stregata delle fiere itineranti. Quella era una cosa seria. Aveva il limite minimo di età dai dodici anni in su, ed era stata allestita in una vecchia villa abbandonata alcuni anni prima, in seguito alla misteriosa morte del vecchio proprietario… ok forse era morto d’infarto, ma faceva comunque paura.
Era fatta così bene che persino Mello sembrava leggermente scosso una volta uscito, e questo voleva pur dire qualcosa dal momento che il biondino era probabilmente la persona più coraggiosa che Matt avesse mai incontrato prima di entrare in quella maledetta casa.
Tutto stava andando per il meglio, fino a quando Tabby non era stata tirata giù dalla ruota panoramica in preda ad un attacco d’ansia per colpa delle vertigini; i paramedici erano accorsi, seguiti da un forte temporale uscito non si sa dove.
Mello, che si era beccato un mal di stomaco a causa di tutte le caramelle gommose che aveva mangiato, era stato il primo a precipitarsi sul pullman di ritorno alla Wammy’s House. Matt invece aveva intravisto una persona addentrarsi nella casa stregata e aveva deciso di andare a controllare, accettando una delle torce che venivano offerte a inizio attrazione.
Preoccupato dalle condizioni di salute di Tabby, Roger aveva trascurato di controllare che tutti i bambini fossero presenti prima di partire.
Alle prese con il suo mal di stomaco, Mello non aveva notato l’assenza del suo migliore amico. Infine gli organizzatori della fiera, preoccupati per la possibilità di una denuncia legale e troppo presi a chiudere  i giochi per via del temporale, avevano trascurato di controllare se ci fosse ancora qualcuno all’interno della casa prima di chiuderla.
In tutto questo, Matt poteva affermare con sicurezza che quella era stata in assoluto la gita peggiore della sua vita. Era più che autorizzato a pensarlo, mentre vagava nel buio, con la polvere che turbinava nell’aria, accompagnato da strani rumori inquietanti.
Cercò disperatamente una via d’uscita, ma tutte le porte erano bloccate. Le finestre erano state chiuse con delle tavole di legno per fare scena, e le porte sprangate per evitare che qualche pupazzo elettronico venisse rubato. Insieme alla pioggia scrosciante e al costante rombo di tuoni e fulmini l’atmosfera era più che terrificante; e Matt si complimentò con sé stesso per riuscire a rimanere lucido in una situazione del genere.
Il vento soffiava tra le crepe di legno dei muri, occhi brillavano negli angoli bui della casa, fantasmi fatti di lenzuola e strani oggetti grumosi turbinavano in modo sinistro attorno a delle funi appese al soffitto.
Ad ogni passo le vecchie assi sul pavimento scricchiolavano, e ogni minuto che passava la luce della torcia si faceva sempre più debole.
Qualcosa colpì violentemente il tetto della casa, facendo sobbalzare Matt dalla paura. Il fascio di luce di un lampo illuminò una figura bianca e sottile che… O MIO DIO SI STAVA MUOVENDO! Matt urlò in preda al panico, indietreggiando e cadendo sul pavimento polveroso; la torcia gli scivolò via dalla mano e rotolò per terra fino a che non si fermò contro un piccolo piede coperto da un calzino bianco, appartenete ad ragazzino che Matt fu in grado di riconoscere solo una volta che riuscì a respirare di nuovo.
“Near!” esclamò sollevato.
Il ragazzino si inginocchiò e raccolse la torcia ai suoi piedi.
“Mi sembrava di aver sentito qualcuno quaggiù…” sussurrò Near tranquillamente.
Matt si rialzò, facendo una smorfia nel vedere che della polvere era entrata nel taglio che si era procurato poco prima. Near si avvicinò strusciando i piedi e porse la torcia a Matt, che la prese con gratitudine.
“Mi hai spaventato a morte.” Sbottò a ridere il nerd sollevato, mentre il sangue riprendeva a circolare nelle vene.
“Mi dispiace.” Rispose l’altro piano.
Matt inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo più da vicino: Near stava tremando leggermente, dovuto di certo al fatto che indossava solo pigiama e calzini all’interno di una grande casa buia, piena di crepe, nel bel mezzo di una tempesta. Il ragazzino pallido aveva un’espressione pacata sul viso, ma stava in piedi insolitamente troppo vicino a Matt. Preso da un’improvvisa compassione, il ragazzo si tolse il cappotto e lo avvolse attorno alle spalle di Near. L’albino alzò lo sguardo e lo guardò sorpreso.
“E’ piuttosto stupido da parte tua non indossare neppure un paio di scarpe.” Fece notare Matt “ O metterti un cappotto.”
“Non potevo immaginare che il tempo sarebbe peggiorato in questo modo. Come non mi sarei mai aspettato di restare intrappolato qui dentro…”il ragazzino si interruppe rabbrividendo e stringendosi il cappotto di Matt attorno alle spalle.
“Dio, spero che non ti venga un’ipotermia o roba del genere.” Matt si impanicò al solo pensiero. Non aveva la minima idea di come curare un ragazzo ipotermico. Near tremò violentemente, attaccandosi di colpo ancora più vicino a lui. Il rosso automaticamente fece un passo indietro, ma stavolta Near non lo inseguì.
“Dove hai preso la torcia?”  chiese l’albino gentilmente.
“All’entrata. Le davano in caso di emergenza, credo.” Rispose lui scrollando le spalle a disagio.
“Hai delle batterie di ricambio per caso?”
“Oh…merda.” Si lamentò Matt. “Non ce le ho, e tengo accesa questa torcia da almeno un’ora.”
 
TBC…
 
 
A/N: Salve! Eccomi di nuovo con una traduzione: l’autrice originale è Vanishing Show e il link alla storia è http://www.fanfiction.net/s/4180721/1/Afraid_to_Fall_in_Love
 Avevo pensato di pubblicarla dopo la fine della mia A.P.V. , ma non ho saputo resistere!
Sappiate che siamo solo all’inizio, le cose sono destinate a diventare davvero inquietanti: che terribili eventi accadranno ai nostri piccoli eroi?
Mi ricordo che quando ho letto questa storia, di notte, sono letteralmente morta di paura (essendo una grandissima fifona), ma tradurla si sta rivelando molto divertente!
Questa storia è già conclusa ed è piuttosto corta: sono solo 5 capitoli. Non so ogni quanto aggiornerò, ma penso piuttosto in fretta, almeno un paio di volte a settimana.
Ho scelto di condividerla con voi perché ultimamente la coppia Matt/Near mi sta piacendo parecchio. Non so, ce li vedo bene insieme (per quanto io prediliga il piccoletto con Mello) sono davvero carini!
Come al solito se conoscete l’inglese consiglio la lettura originale, ma non solo di questa storia, date uno sguardo anche alle altre di questa bravissima autrice perché ha scritto pezzi estremamente divertenti soprattutto su Mello, che vale davvero la pena leggere!
Mi raccomando non siate timidi e fatemi sapere cosa ne pensate, rigirerò ogni commento all’autrice; consigli e parere sono sempre utili, quindi fatevi sotto! Spero tanto che la storia via piaccia. A presto!
 
* il titolo del capitolo è ripreso da un verso del Macbeth di Shakespire.

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Capitolo 2
*** Cose che fanno rumore nella notte ***


Matt spense la torcia. Era meglio rimanere nell’oscurità con l’opzione di poter accendere la luce in caso di emergenza, che consumare le batterie e restare con una pila inutilizzabile. Bè… avrebbe sempre potuto usarla per colpire qualcuno, se mai i mostri avessero deciso di esistere proprio quella notte, ma nient’altro all’infuori di questo.
Con lo spegnersi della luce, il buio e la tempesta sembrarono entrare direttamene in casa e inghiottire i due ragazzi. Ci vollero un paio di minuti, e Matt dovette abbassarsi gli occhiali sul collo, ma alla fine i loro occhi si adattarono all’oscurità. Non che la cosa facesse una gran differenza. La luce dei lampioni dall’altra parte della strada e i disegni fluorescenti alle pareti non fornivano neppure lontanamente una luce necessaria, per i gusti del ragazzo. Tutto quello che riusciva a intravedere erano scie argentee sul pavimento e contorni di mobili rotti.
Delle ombre fluttuavano nel vento ululante e nella pioggia scrosciante; ogni tanto qualche tuono rimbombava nell’aria. Lo strano scricchiolio non si era fermato. Matt pensò disperatamente a quanto tempo ci sarebbe voluto prima che qualcuno notasse la loro assenza e chiamasse Roger, che a sua volta avrebbe dovuto indovinare dove si fossero cacciati…merda.
Il ragazzo fece un salto di due metri quando qualcosa di gelido gli afferrò una mano. Con il cuore in gola guardò in basso e lentamente riuscì a intravedere la mano di Near, attaccata al suo braccio, connesso fortunatamente al suo corpo.
“Accidenti! La smetti di spaventarmi in questo modo?” cercò di imporsi la calma.
“Scusa. E’ solo che non vedo nulla e non voglio perdermi di nuovo…” sussurrò Near.
“Ehm…va bene.” Matt si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse fare al caso loro. Una coperta magari, o una sedia intatta o…un momento!
“Hey questa casa apparteneva veramente ad un vecchio, giusto?”
“Si…” rispose Near con esitazione.
“Quindi molte delle sue cose sono ancora qui, no?”
“Probabilmente.” L’albino sussultò. Questo fece intuire a Matt che la presenza di oggetti appartenuti ad un tizio morto non era esattamente rassicurante senza una spiegazione.
“Voglio dire, forse c’è ancora il suo telefono!” esclamò il rosso. Anche senza luce, si accorse che Near ricominciò lentamente a respirare.
“Ammesso che aveva un telefono…”
“E’ ovvio che ce lo aveva, era vecchio non preistorico!” Dio, riusciva quasi a sentire l’incredulità nel suo sguardo.
“Ascolta, non pensi che valga la pena dare almeno un’occhiata?”
“Credo di si.”
“Hai un piano migliore forse?” lo provocò Matt. Near ci pensò su un momento.
“A dire il vero no.” Ammise infine.
“Andiamo allora.” il ragazzo si voltò e prese ad attraversare lentamente la stanza, stringendo con forza la mano di Near; non voleva decisamente restare solo un posto del genere.
“Non riesco a vedere niente…è davvero troppo buio.” Strinse in mano la torcia mentre continuava a camminare, chiedendosi se accenderla e correre il rischio di consumare le batterie pur di vedere meglio.
 
BAM! SWOOSH!
 
“AAAHH!” Near e Matt gridarono nello stesso istante in cui un’enorme oggetto piombò su di loro dall’alto. Indietreggiando Near inciampò su una tavola di legno che Matt aveva appena calpestato, e non riuscendo a lasciar andare la sua mano lo trascinò sul pavimento, in un groviglio tremante di paura. Lo strano oggetto dondolava sulle loro teste, strusciando i suoi stracci sui loro visi.
“Ch-che cos’è?” balbettò Near. Matt accese la torcia puntandola in alto, e illuminò…un manichino di paglia a forma di strega, attaccato ad una fune che pendeva dal soffitto e messo in moto dalla tavola di legno, che per sbaglio avevano calpestato nel buio.
“Dio, tutto questo è un incubo.” Il rosso si passò una mano tremante nei capelli, respirando a fatica.
Qualcosa gli strusciò accanto al piede “Near ti prego, dimmi che eri tu.” Sussurrò, congelato dalla paura. L’albino scosse nervosamente la testa e Matt, con un profondo respiro, puntò la torcia nella direzione di quella cosa. La luce colpì il retro di una pelliccia scura e una lunga coda, mentre il roditore spariva in un buco nel muro.
“Un topo…” Near non sembrò particolarmente sollevato.
“Cavolo, mi sarei dovuto aspettare che questo posto era invaso dai topi…” si lamentò Matt.
“I topi sono disgustosi…mangiano praticamente di tutto.” L’albino stava tremando di nuovo, anche se stavolta Matt dubitava fosse colpa del freddo.
“Near, hai per caso paura dei topi?” chiese sorpreso.
“Sai quali malattie portano?” replicò il ragazzino sulla difensiva.
Matt si rialzò in piedi e lo aiutò a risollevarsi.
“Non ti preoccupare, noi siamo molto più grandi di loro.” Disse. Mello non avrebbe mai approvato il suo comportamento civile nei confronti di Near, ma Matt non voleva far arrabbiare l’unico compagno che aveva a disposizione in quel terribile incubo.
“Tu potrai anche esserlo, ma io sono piuttosto piccolo.” Puntualizzò l’altro. “Un gran numero di topi è in grado di uccidere un bambino.”
“Fissarti su una cosa del genere non ti farà sentire meglio.” Ribatté Matt.
“Non mi ci sto fissando.” Disse sinceramente Near; anche se non sembrava particolarmente coraggioso al momento, non aveva ancora perso il suo incredibile autocontrollo. Era come se la sua maschera fosse solo leggermente scivolata.
“Hai capito cosa volevo dire.” Matt scrollò le spalle. Fece girare il fascio di luce in giro per la stanza alla ricerca di un telefono o qualcosa di simile. Niente. “Dovremmo dare un’occhiata di sopra, le cose lì sembrano state toccate di meno.” Near annuì e Matt spense di nuovo la torcia per non sprecare le batterie.
La mano dell’albino ancora una volta scivolò nella sua, ma Matt stavolta se l’aspettava quindi non si spaventò.  Era strano come la mano di Near si adattasse perfettamente alla sua, come uno dei suoi pezzi di puzzle incastrati al mosto giusto, pensò. Non era spiacevole…era solo strano. In senso buono, forse?
“Allora mi spieghi che ci facevi qui?” il nerd provò a fare conversazione, per distarsi sia dalla paura dovuta all’ambiente circostante, sia dai nuovi pensieri strani che gli frullavano in testa.
“Volevo vedere che cosa ci fosse di così interessante…” rispose Near sempre a bassa voce, come se temesse che i topi li sentissero o qualcosa del genere.
“E cosa ne pensi?”
“Non era così male fino a quando non sono saltate le luci e non è iniziata la tempesta.” Rispose.
“Ah. Capisco come questo possa aver danneggiato le tue impressioni.” Matt si grattò il retro della testa impacciato; intanto stava scrutando il pavimento come un gufo, per non mettere in moto qualche altro meccanismo indesiderato. “Da una parte forse è meglio che abbiano tolto l’elettricità. Le musiche di sottofondo e le figure in movimento sarebbero stante ancora più terrificanti adesso…”
“Ma almeno avremmo potuto vedere meglio.”disse Near. Il ragazzo dovette ammettere che quello sarebbe stato d’aiuto.
Appena raggiunsero le scale Matt fu tentato di riconsiderare il suo piano. La casa era vecchia, polverosa e decrepita, dava l’idea che sarebbe crollata anche solo ad uno sguardo prolungato. Il corrimano era tappezzato di graffi e alcuni scalini mancavano proprio.
“Secondo te l’hanno fatto apposta o l’hanno trovata così?”
“E’ probabile che fosse già così quando sono arrivati.” Decretò Near. “Non installerebbero mai qualcosa di così pericoloso, ma se è già presente…”
“Già.” Matt deglutì a fatica. Tuttavia era deciso a salire fino al secondo piano, e un paio di vecchi scalini non lo avrebbero di certo fermato; così iniziò la scalata. La polvere si alzava vorticando ad ogni passo, infilandosi nel naso e nella gola del ragazzo ad ogni respiro. I due raggiunsero il secondo piano in preda ad un attacco di tosse che impiegò qualche minuto per scemare.
“Dio, dovrebbero dare una passata d’aspirapolvere in questo posto ogni tanto, non credi?” Matt si zittì non appena diede uno sguardo in giro.
Bianche lenzuola, sudice a causa degli anni, ricoprivano quelli che dovevano essere i vecchi mobili della casa. Quelle più larghe turbinavano nel vento che passava attraverso le assi che chiudevano le finestre, mentre dell’acqua gocciolava da invisibili perdite nel soffitto. Si potevano sentire dei topi squittire ne buio, causando brividi di paura a Near. Da lì la casa sembrava ancora più fragile, mentre ballava in balìa della tempesta.
In altre parole il secondo piano era cento volte peggio del primo; anche se era leggermente più luminoso. Forse era dovuto all’effetto di tutte quelle lenzuola bianche.
Ricordando il motivo per cui si trovavano lì, Matt iniziò a togliere i teli dai mobili alla ricerca di un tavolo con un telefono sopra, provando ad ignorare le macchie di dubbia provenienza su muri e tappeti.
Un forte rumore risuonò al piano di sotto e Near balzò di nuovo in braccio a Matt, che stavolta non si scansò.
“So-sono solo i topi…oppure il vento che ha fatto cadere un manichino.” Balbettò il rosso. Near annuì, i suoi ricci candidi gli solleticarono il mento. Stava ancora tremando, e Matt ebbe subito una visione del ragazzino con le labbra blu e le ginocchia tremolanti. Su quel piano faceva ancora più freddo. Guardandosi intorno si rese conto di quanto fosse stata stupida la sua idea. Anche se ci fosse stato un telefono in casa mancava la corrente. Gli venne improvvisamente da piangere, solo e abbandonato iniziava a sentire freddo anche lui.
Il ragazzo si aggrappò all’unica fonte di conforto disponibile in quel momento: Near. Avvolgendo le braccia intorno al corpo del più piccolo, Matt iniziò sia a sentirsi meglio che ad attingere al suo calore corporeo.
“Dovremmo tornare di sotto.” Sussurrò l’albino dopo qualche minuto.
“Già…” concordò lui, mentre il suo respiro gli solleticava i capelli. Non aveva voglia di affrontare nuovamente quelle scale, o continuare a vagare per quella casa, ma non c’erano molte altre opzioni disponibili.
Tuttavia, nessuno dei due ragazzi si mosse per parecchi minuti, non volendo metter fine a quei momenti di pace. Alla fine un tuono più forte degli altri riportò Matt all’azione, che afferrando Near per le mani si incamminò verso il piano di sotto.
Sembrava che le nuvole si fossero aperte da qualche parte, poiché la luce della luna filtrava attraverso le crepe nei muri, trasformando il legno grigio in argento, dove questo veniva colpito.
L’effetto che creava era piuttosto sgradevole, in quanto anziché illuminare l’ambiente non faceva altro che aggiungere nuove ombre e confonderli. Le scale emettevano un rumore sinistro e Matt temeva che qualche gradino avrebbe ceduto da un momento all’altro.
All’incirca a metà lanciò casualmente uno sguardo in basso, chiedendosi se per caso qualcuno li stesse già cercando. Quello che vide lo congelò sul posto. Near si fermò dietro di lui.
“Cosa c’è? Qualche problema?” sussurrò. Lentamente, tremando come una foglia, Matt alzò un braccio indicando la figura in decomposizione appesa alla trave a ridosso della tromba delle scale, con i piedi che sfioravano appena il pavimento.
“Quello…non c’era prima, vero?”
 
 
 
A/N: Sarà un cadavere vero? Come ci è finito lì? Chi é? Matt e Near approfondiranno il loro nuovo, insolito rapporto? Verranno salvati da qualcuno che si è accorto della loro assenza? Che cosa succederà??? Dovete solo aspettare il terzo capitolo, e magari intanto commentare, per farmi sapere che ne pensate!
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Snap, Crack, Pop! ***


Per quante brutte situazioni fossero capitate fino a quel momento, per Matt quella era sicuramente in cima alla lista.
Near era ammutolito, e il rosso dovette ascoltare molto attentamente per accertarsi che entrambi ancora respirassero.
“Cosa- non é vero…giusto?” chiese Near. “Non può essere; eppure non c’era prima…” Matt deglutì a fatica, senza riuscire a muoversi, fissando la carcassa traballante, per quanto il buio lo permettesse. All’improvviso un alito di vento portò un tanfo terribile ai loro nasi. Matt ebbe un conato di vomito, che grazie al cielo riuscì a gestire in tempo.
“Credo che questo lo confermi.” Tossì il ragazzo in quel pesante fetore. “E’ vero.” Ma di chi era quel corpo? Chi lo aveva portato lì? Come aveva fatto ad entrare? Era piuttosto chiaro dal suo stato di decomposizione, e dal forte odore che emanava, che chiunque fosse doveva essere morto molto tempo prima che Matt e Near entrassero in quella casa stregata. Allora per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto uccidere una persona e appendere il suo corpo lì; con almeno un giorno di ritardo dall’omicidio, nel bel mezzo di una tempesta?
Quello spettacolo scaturiva numerose domande, nessuna delle quali piacevole; ma la più importante era qualcosa a cui Matt non aveva davvero voglia di pensare, anche se doveva farlo. E cioè: chiunque avesse fato una cosa del genere si trovava ancora li?
Nessuno dei due ragazzi osava muoversi, ma stavolta non era dovuto ad un desiderio di conforto, adesso era puro panico e terrore. L’oscurità, la tempesta, la solitudine, tutto questo era spaventoso ma quello…quello era paralizzante. Si sarebbero dovuti muovere? Avrebbero davvero corso il rischio di attirare l’attenzione su di loro, più di quanto non avessero già fatto?  E se avessero deciso di muoversi, dove sarebbero dovuti andare? Non potevano tornare al piano di sopra, e di certo non volevano scendere verso quella…cosa. Ma in fondo non sarebbe servito a niente restare fermi in mezzo alle scale tutta la notte; e certamente non li avrebbe tenuti più al sicuro.
Era una decisione da prendere al volo, e le loro vite dipendevano da questa.
I suoni che avevano sentito per tutta la notte permeavano l’aria, pesanti come quell’odore. Lo squittire dei topi, l’ululato del vento nella tempesta, lo scricchiolio della vecchia casa e i loro stessi respiri. Non c’era stato il minimo rumore da parte dell’assassino. Era come trovarsi in uno scadente film dell’orrore, solo che i film potevano essere spenti…questo no.
Indecisi tra tutte quelle possibilità, opzioni e movimenti che scorrevano attraverso i loro geniali cervelli, ognuna appariva più terribile della precedente, e passò parecchio tempo prima che Matt si decidesse di prendere l’iniziativa. Malgrado la situazione, pensò, dovevano fare qualcosa. Così fece un respiro profondo (rendendosi immediatamente conto che non era stata una buona idea, visto che rischiò quasi di vomitare a causa dell’odore pesante e dolciastro di decomposizione) afferrando saldamente la mano di Near, iniziando a scendere.
 
“Matt?” chiamò il ragazzo, chiaramente contrario al risvolto degli eventi.
“Non possiamo tornare di sopra, non con quel freddo. E di certo non possiamo neanche restare qui. Se qualcuno è…lo sai…non fa molta differenza comunque. Cerchiamo di trovare un posto un po’ più caldo.” Ragionò Matt. Near annuì, mostrando di aver capito il suo ragionamento, ma che ancora non gli piaceva l’idea.
“Matt-“ iniziò, ma fu interrotto dal suono di un’inquietante crack. I due si fermarono improvvisamente, in ascolto. Colsero un pesante scricchiolio, più forte del precedente, seguito da altri rumori simili. Troppo tardi i ragazzi guardarono in basso, realizzando la fonte di quel rumore. Lo scalino si ruppe completamente sotto il peso di Matt, andando in mille pezzi  e facendolo precipitare in una caduta vertiginosa con un grido di sorpresa e dolore. La sua mano scivolò via da quella di Near, e il ragazzo vide tutta la sua vita scorrergli davanti agli occhi ad una velocità impressionante, quando improvvisamente si arrestò la caduta. La spessa maglietta di Matt si era impigliata nel corrimano, lasciando penzolare nel vuoto la sua parte inferiore, mentre con quella superire cercava di tutti i modi di trovare un appiglio sulle scale rotte.
Grosse schegge di legno gli si erano conficcate dolorosamente nel fianco, e poteva percepire il sangue scorrere da una ferita aperta sul ginocchio. Afferrò con forza il bordo del gradino sopra di sé, per alleviare il peso su quello in cui era intrappolato, ed evitare che il buco si allargasse ancora.
 
Il rosso guardò verso Near con puro terrore.
“Ai-Aiutami!” urlò, troppo spaventato per ricordare persino della scoperta del cadavere. Near stava tremando, chiaramente spaventato, ma si inginocchiò lo stesso lentamente, afferrando Matt con il suo braccio destro e provando a tirarlo su con tutta la forza. Ovviamente risultò insufficiente. Fisicamente Near era molto debole. Era il suo più grande difetto in una situazione del genere, però ad essere onesti, Near non aveva mai programmato di trovarsi in una situazione dove occorresse la forza fisica. Non senza una persona adeguata al suo fianco pronta a fare qualunque cosa gli servisse, quando ne aveva bisogno.
“Non ce la faccio!” l’albino sentì qualcosa sul suo viso, qualcosa di totalmente sconosciuto, anche se si rese immediatamente conto di cosa si trattava. Lacrime. Che fossero di paura, frustrazione, o dolore per lo sforzo e il freddo a cui stava sottoponendo il suo corpo sottosviluppato, aveva delle lacrime che gli scorrevano lungo il viso.
“Devi riuscirci! Non lasciarmi andare, sto scivolando!” anche Matt stava iniziando a piangere; non era uno che lo faceva spesso, ma ne aveva più familiarità di Near. Credo che si possano entrambi perdonare, date le circostanze.
“Near! Near! Non ti azzardare a mollarmi, maledizione!” il ragazzo allora lo strattonò più forte che poté; lo tirò e lottò fino a quando non riuscì più a sentire la sensibilità nelle braccia; anche quando alcune schegge gli si piantarono nella pelle candida del ginocchio, per la pressione con cui le puntava. Se stava facendo dei progressi non si notava.
Near si guardò intorno disperato, alla ricerca di qualcosa ( qualunque cosa) che potesse essergli d’aiuto. C’era solo la ringhiera, e non poteva di certo reggerli entrambi…o forse si? Al momento non aveva opzioni migliori. Avvinghiò il braccio destro attorno ad essa, per afferrare Matt, ripetendo l’azione con l’altro braccio. Usando la ringhiera come leva Near, con immenso sforzo, riuscì a tirare fuori il compagno da quella voragine. Non appena riuscì ad alzare una gamba, il rosso si arrampicò fuori dal buco, ricoperto di polvere e tagli dovuti alle schegge di legno, per non parlare di qualche ragnatela talmente vecchia che i possibili proprietari non si vedevano più da nessuna parte.
Entrambi ripresero fiato, ingoiando ossigeno più in fretta di quanto riuscissero a respirare davvero. Poi Matt afferrò Near, ricoperto di lividi e tagli, le cui braccia penzolavano innaturalmente ai suoi fianchi.
“O mio dio…Near…ero così spaventato…grazie!” balbettò il ragazzo. Il più piccolo riusciva solo piangere e sussultare. Matt si sporse su di lui per studiare meglio la situazione delle sue braccia. Dopo quel casino pensò che accendere la torcia non avrebbe fatto danno a nessuno, ma quella gli era scivolata durante la caduta ed era finita chissà dove. Nonostante tutto il rosso riuscì a fare una buona analisi.
Aveva entrambe le ginocchia sbucciate; su uno il sangue era coagulato per l’aria fredda, mentre l’altro stava ancora sanguinando leggermente. I suoi fianchi erano graffiati e doloranti, ma la pelle sembrava intatta in quel punto. Tutte le unghie erano rotte, e le dita erano piene di schegge per aver artigliato i gradini di legno, ma quello era l’ultimo dei problemi.
Molto più preoccupante era lo stato in cui stava Near. Il suo pianto si era calmato, ora emetteva solo flebili singhiozzi ogni volta che provava a muovere un braccio.
L’albino aveva un paio di schegge in un ginocchio pesto, il petto era coperto di lividi per aver fatto leva sulla ringhiera di ferro, ma le braccia erano preoccupanti. Matt dovette slacciargli la camicia per esserne sicuro, ma non appena diede un occhiata non poté esserne più certo.
Erano dislocate. Quello era un bel problema.
Il ragazzo sapeva come risistemare le slogature, dio solo sapeva quante lui e Mello ne avevano accumulate attraverso gli anni; ma non era comunque bello. Inoltre le braccia di Near, anche se sarebbero state in grado di rimuoversi e guarire correttamente, sarebbero state lo stesso fuori uso per qualche giorno, anche dopo esser state rimesse al loro posto. Ad ogni modo, era una cosa che andava fatta.
“Near….ecco…devo rimettertele a posto.”
“Co-cosa?” balbettò il ragazzo.
“Le tue braccia, sono dislocate. So cosa fare, io e Mello abbiamo dovuto seguire un corso dopo la terza volta che uno di noi si è slogato qualcosa…non ti mentirò, farà un male cane.” Spiegò Matt. “Ma se non lo faccio, probabilmente non sarai più in grado di muoverle bene, e non guariranno correttamente se aspettiamo troppo.”
“Capisco…” rispose lui serio, con un piccolo singhiozzo. “Fa-fallo.” Girò la testa dall’altra parte per non guardare. Matt annuì gravemente e prese il braccio di Near. Il ragazzo trasalì per il dolore, ma non fu niente in confronto a quando Matt strattonò l’arto teso, e con un’improvvisa e rapida mossa lo rimise dentro la spalla con un forte pop! Near gridò, collassando involontariamente in avanti, e Matt si sentì male per lui.
“Mi dispiace. Mi dispiace.” Ripeteva piano, mentre afferrò l’altro braccio e Near riprese a singhiozzare.
Un nuovo urlo echeggiò nel vento, levandosi attraverso la casa, finché non si perse nel cielo notturno. Da qualche parte, in una stanza scura della casa infestata, impercettibile dai ragazzi ancora fermi sulla scala rotta, una voce profonda iniziò a ridere.
 
A/N: OMG! A chi appartiene la voce? Che cosa ha intenzione di fare? Riusciranno i nostri eroi a sopravvivere a questa terribile notte? Riusciranno anche solo a scendere dalle scale? Questo e altro nel prossimo capitolo!
Mi scuso terribilmente per il ritardo con cui posto, ma vuoi impegni lavorativi, vuoi una pornosissima traduzione di Bakuman che dovevo fare (e che vi esorto a leggere se vi piace lo yaoi, si chiama Congiura d’estate) i tempi si sono dilatati. Tra un paio di giorni parto, quindi il prossimo capitolo lo aggiornerò la settimana seguente, voi intanto continuate a farmi sapere che ne pensate mi raccomando, ora siamo nel vivo del racconto, e la tensione si fa sempre più spessa! Grazie a tutti, alla prossima!
 
 

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Capitolo 4
*** Venuto per te ***


Il viso di Near era premuto contro la maglietta di Matt. L’albino era svenuto per il dolore e lui non aveva avuto il coraggio di svegliarlo. Piccoli e lenti respiri venivano emessi dal più piccolo; c’era una sottile traccia umida sul suo mento, dal momento che aveva la bocca aperta, ma il rosso non ci fece caso. Era già interamente coperto di polvere e sporcizia,  un po’ di saliva non avrebbe certo fatto la differenza.
Matt era riuscito finalmente a scendere dalle scale con Near sulle spalle. Aveva camminato attaccato alla parete, dove il legno era più stabile, per evitare altri spiacevoli incidenti di rottura dal momento che nessuno dei due era nelle condizioni di salvare l’altro in caso di necessità. Quando erano arrivati nei pressi del cadavere, Matt aveva quasi temuto di non farcela; ma alla fine si era sforzato di girarci attorno e adesso erano entrambi rannicchiati in un angolo della stanza.
La tempesta si era finalmente calmata, ora solo una leggera pioggerellina faceva da sottofondo. I topi non davano più fastidio, anche se per un po’ si erano raggruppati attorno al cadavere rosicchiando i suoi piedi e cercando di trovare un modo per arrivare al resto del corpo.
Matt rabbrividì dal disgusto, contento del fatto che Near avesse perso conoscenza. Sangue freddo a parte, il ragazzo non aveva bisogno di quello spettacolo.
Fissò il compagno profondamente addormentato tra le sue braccia. In precedenza aveva sempre guardato Near dal punto di vista di Mello; sia perché il biondo era il suo migliore amico sia perché Near ogni tanto dava effettivamente l’impressione di essere un po’ un’insopportabile so-tutto-io. Invece avendo passato quasi tutta la notte con lui, Matt aveva cambiato completamente prospettiva. L’albino aveva dei lati profondamente nascosti, come la sua sciocca paura dei topi; ma si era dimostrato anche coraggioso a ben pensarci. Inoltre il ragazzo era convinto di dovergli la vita, cosa che di sicuro incrementa positivamente i sentimenti verso una persona.
“Mi ero quasi aspettato che mi lasciassi cadere, sai.” Mormorò.
Sapeva che Near stava dormendo, ma era troppo spaventato per lasciarsi andare anche lui ad uno stato d’incoscienza, e il silenzio stava iniziando a spaventarlo.
“Con tutti quegli orribili scherzi che ti abbiamo fatto io e Mello! Eppure far morire qualcuno per un motivo del genere sarebbe stupido, non trovi? E se c’è una cosa che non sei, è proprio stupido.” Analizzò il ragazzo addormentato ancora qualche minuto. Near aveva le guance arrossate, così decise di controllarlo per sentire se avesse la febbre. Non ce l’aveva, così dedusse che forse era dovuto al dolore alle braccia o qualcosa del genere. Non che Matt fosse un termometro o altro, quindi c’era un certo margine di errore.
“Ho appena realizzato una cosa.” Sussurrò il ragazzo a Near “Ho capito che se proprio dovevo restare intrappolato qui dentro, non credo che avrei voluto nessun’altro all’infuori i te. Può sembrare un po’ sdolcinato….ok forse parecchio sdolcinato. Comunque. Non montarti la testa, non sarei affatto voluto restare intrappolato qui!”
Matt asciugò il mento di Near con gentilezza e gli chiuse la bocca. Stava diventando strano da osservare. “Quindi, presumo che questo ci abbia rovinato tutte le case stregate per il futuro. Probabilmente ci siamo giocati anche i film horror. Per sempre. Voglio dire qualunque cosa fatta apposta per spaventare non sarà mai al pari di questo.”
Matt sorrise, il primo da quando aveva incontrato il ragazzo, poche ore prima. Ovviamente non ci fu risposta da pare dell’albino. Ora che ci pensava Near non parlava molto neppure da sveglio. Era un piacevole cambio di compagnia, considerando che Mello parlava senza sosta. La bocca di Near invece era spesso chiusa, arricciata, sembrava così soffice e baciabile e…che c’era di male?
Matt piegò un po’ la testa, abbassandosi lentamente per non urtare il ragazzo più piccolo, e unì piano le loro labbra. Fu una cosa dolce, come uno di quei casti baci che propongono nelle commedie romantiche per ragazze, o qualcosa del genere. Leccò la sua bocca, ma si sentì un pervertito, così decise di smetterla.
“Sei davvero adorabile.” Decretò Matt al ragazzo addormentato.
Un rumore stridette forte, in modo decisamente chiaro per via del silenzio che regnava ora nella casa.
Era un’asse del pavimento, ma Matt non si era spostato abbastanza da schiacciarne una e Near certamente non si era mosso. Era forse un topo?
No…sarebbe stato un topo enorme. Il rosso fece un paio di respiri profondi, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
“C-c’è qualcuno?” chiese, con quella solita stupida domanda. Ma che altro avrebbe dovuto fare?
Rimase in ascolto con attenzione. Non sentiva più scricchiolii e non percepiva neppure dei passi ma…un momento…c’era qualcosa.
Qualcuno dietro lui e Near stava respirando. Pesantemente. Matt deglutì.
 
Mello si sentiva decisamente meglio dopo mezza bottiglia di sciroppo e tre barrette di cioccolato per mandarla giù. Si sentiva anche piuttosto annoiato, e quando Mello si annoiava c’erano due opzioni tra cui scegliere per alleviare il suo malumore. Prima opzione: giocare a qualche videogioco con Matt. Solo che non riusciva a trovare l’amico da nessuna parte. Seconda opzione: dare fastidio a Near. Solo che non riusciva a trovare neppure il rivale da nessuna parte.
C’era qualcosa che non andava.
Mello passò davanti alla stanza di Linda, la quale anche se non era propriamente amica di Near, era pur sempre qualcuno che aveva idea di dove si trovasse di solito quell’idiota di un albino.
 La ragazza in quel momento stava disegnando sul suo solito blocco. Un inutile passatempo, secondo Mello. Che cavolo c’entrava l’arte con il diventare un detective, ad ogni modo? Niente, a meno che non si doveva investigare su un furto d’arte o roba simile.
“Ehi Linda, visto Near per caso?” chiese il biondo.
“Anche se l’avessi visto non lo direi di certo a te, visto che sei sempre cattivo con lui.” Sentenziò quella ondeggiando la sua lunga coda di cavallo.
“Calmati, ti ho chiesto se lo hai visto, non dove sta.” Mello alzò gli occhi al cielo.
“Oh…bè…veramente…” la ragazza sembrò innervosita. “Ora che mi ci fai pensare non lo vedo da quando abbiamo lasciato la fiera. Perché me lo chiedi?”
“Perché non riesco a trovarlo da nessuna parte. E…non trovo neanche Matt.” Mello sbuffò. “Ehi… non è che hai visto Matt, vero?”
“No.” Linda scosse la testa sgranando gli occhi. “Ma che sarà successo? Pensi che si siano sentiti male anche loro?” Mello gemette.
“Non credo…non è strano che non li abbiamo più visti da quando abbiamo lasciato…aspetta…” Mello sussultò “Hey, Near c’era sul pullman di ritorno alla Wammy’s?”
“Cosa? Che intendi dire, ovviamente…c’era.” Linda non sembrava molto sicura.
“Intendo dire lo hai visto davvero?”
“Va bene, no! Ma…Near è sempre molto tranquillo, magari non ci ho fatto caso. Quel’è il problema scusa?”
“Io mi sono appena ricordato che Matt decisamente non era su quel pullman.” Disse il ragazzo “Non ci avevo fatto caso prima per via del mio mal di stomaco…dannato cibo avvelenato…ma ora….merda potrebbero essere entrambi ancora alla fiera!”
“Cosa?! Con questo tempo!” Linda fissò la finestra orripilata e Mello per una volta si trovò completamente d’accordo con lei.
“Linda…dobbiamo dirlo a Roger.” Ordinò il biondo, prendendo subito il controllo della situazione, visto che la ragazza stava per avere un attacco di panico.
“No non possiamo! È ancora in ospedale con Tabby! Ci sono solo due infermiere qui, e anche se ci prestassero ascolto…” Linda tremò e Mello le lanciò uno sguardo storto.
“Smettila. Cerca di riprenderti. Non ho intenzione di mandarti in giro a spiattellare tutto.” Le intimò. La ragazza fece un respiro profondo, anche se sembrava lo stesso preoccupata a morte.  “Ora, se Roger è irraggiungibile e le infermiere non possono aiutarci, dobbiamo andarci da soli.”
“Ma-”
“Niente ma! Non so te, ma io non sono certo il tipo di ragazzo che lascia il suo migliore amico in pericolo. E tu? Quanto tieni a Near?” chiese. Linda ci pensò su. Mello aspettò, anche se sembrava parecchio impaziente. Alla fine la ragazza lo guardò con una nuova determinazione negli occhi.
“Mi sbagliavo su di te Mello. Ho sempre pensato che fossi solo un bastardo ma Near è anche un mio amico, o almeno io lo considero come tale.” Si alzò in piedi. “Vengo con te.”
“Bene. Prendi stivali, impermeabile e torcia. Serviranno anche un paio di bottiglie d’acqua, delle bende e dei cerotti, dal momento che non sappiamo in che stato li troveremo. Io vado a prendere il mio cappotto e la roba necessaria, ci incontriamo nel corridoio principale. Non dire né alle infermiere né agli altri ragazzi cosa sta succedendo, visto che probabilmente cercherebbero di fermarci. Capito?”ordinò Mello.
Linda annuì e corse via. Il ragazzo andò nella direzione opposta, perso nei propri pensieri.
“Matt giuro che se ti è successo qualcosa, o ti sei fatto ammazzare per colpa di quell’imbecille, non ti perdonerò mai!”
 
 
 
 
 
A/N: E chi poteva accorgersi dell’assenza dei due se non Mello? Come pensa di salvarli? Riuscirà ad arrivare in tempo? Soprattutto chi è l’uomo che respira nell’ombra? Le risposte e molto altro nel prossimo ed ultimo capitolo! Se non altro questa parte ha fatto molta meno paura e c’era pure la scena super-fluffosta tra i nostri eroi! Mi raccomando R&R! Alla prossima

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