Come il vento nel deserto

di Nekhel
(/viewuser.php?uid=88435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Tempo che passa.. ***
Capitolo 3: *** 3. Tombe di ricordi ***
Capitolo 4: *** Il ballo delle rose(pt.1) ***
Capitolo 5: *** Il ballo delle rose pt.2 ***
Capitolo 6: *** Piccoli passi ***
Capitolo 7: *** Frammenti di passato ***
Capitolo 8: *** Scatola dei ricordi ***
Capitolo 9: *** Teatro d'Opera ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


 

Allora..non so bene come mi sia venuta in mente una storia del genere, ma non l'ho sicuramente pensata per pubblicarla. Era più come uno svago in attesa del terzo libro. Quindi non prendetevela con me se è completamente strampalata. Sempre che qualcuno si prenda la briga di leggerla.

Premetto che sarà formata da circa cinque capitoli che prometto di aggiornare abbastanza regolarmente.

La dedico a mia nonna che, pur sostenendo che facessero paura, ha letto entrambi i libri di Black Friars e ha dovuto ammettere che le sono piaciuti molto.

E ovviamente anche alla grande Virginia, che io venero e ringrazio, per avere creato questo mondo stupendo e aver dato vita a personaggi fantastici che quindi le appartengono di diritto. Buona lettura.

Nekhel

******

COME IL VENTO NEL DESERTO

 

L'amore aspetta, l'amore è paziente

attende, stringendo cauto le sue dolci spire

e quando te ne accorgi è già tardi

non puoi più sfuggirgli

l'amore è paziente

ma quando arriva travolge tutto

come il Vento nel Deserto.

******

Si guardò allo specchio un'ultima volta. Il semplice abito bianco con le rifiniture azzurre e il fiocco in vita che lo teneva arricciato faceva risaltare la pelle ambrata delle regioni del Grande Deserto, i capelli castani raccolti in un complicato susseguirsi di trecce e fili d'argento le facevano risplendere gli occhi dorati e il sorriso perfetto appena coperti da un leggero velo di pizzo candido. Azzurra Reals si chiese cosa avrebbero pensato di lei a Lionsun dove il bianco era il colore del lutto. In Capitale era solo molto elegante.

Una musica soffusa proveniente dal salone la avvertì dell' inizio del ricevimento.

Si alzò e si incamminò con il suo passo lungo ed elegante rifiutando la scorta. La grande sala del palazzo della Natione Suprema di Aldenor dove si sarebbe tenuto il ballo era addobbato in rosso e oro, secondo la tradizione natalizia, e risplendeva illuminato da centinaia di piccole candele che creavano, nonostante la grandezza dell'ambiente, un'atmosfera calda e intima. Ideale.

Il suo ingresso fu accolto da molti sguardi curiosi e ammirati. Azzurra non era bella come sua sorella Reeva che tutti loro conoscevano avendo ella sposato Hector Mayfield Blackmore, ma aveva un portamento diverso,una luce ribelle ma saggia, più matura dei suoi diciannove anni, che la rendeva speciale. Rivolse all' assemblea un grande sorriso luminoso e si incamminò con grazia attraverso la folla desiderando di sparire nel pavimento. Si guardò intorno alla ricerca di un viso noto ma non vide nessuno. Per tradizione le Famiglie di Reggenza sarebbero arrivate solo una volta terminata la messa in Cattedrale, cioè solo a metà ballo. Fino ad allora? I ballerini non sarebbero mancati ma..

Il suo sguardo fu attratto da un redivivo seduto su una sedia in un angolo. Gli occhi scuri e profondi,i capelli neri. Chissà chi era. La curiosità era uno dei maggiori difetti di Azzurra.

Si avvicinò fin casualmente nascondendo il suo interesse al resto del mondo, ma quando lui alzò gli occhi dal calice che teneva fra le dita affusolate lei fu certa che potesse avvertire la sua curiosità. Non era il primo redivivo che vedeva, ne si sentiva a disagio con loro più di quanto lo fosse con gli umani..voleva solo sapere chi era.

Stranamente lui la assecondò, accorgendosi forse della totale mancanza di timore e pregiudizio in quella che sembrava una ragazza di corte come tante altre.

Si alzò appoggiando il calice e le porse il braccio con un inchino<< posso chiedervi l'onore di questo ballo >>

<< molto volentieri >> rispose cortese lei poggiando la mano sulle pieghe ordinate della camicia candida e lasciandosi condurre alla pista.

La musica iniziò e i ballerini si inchinarono cominciando le danze. Azzurra era una discreta ballerina e non ebbe difficoltà a seguire i movimenti fluidi del redivivo che ballava divinamente.

<< Ballate molto bene >> ammise lei atterrando da un volteggio, l'altro sorrise impercettibilmente.

Azzurra valutò che non doveva avere più di duecento di anni.

<< Anche voi. >> la risposta inattesa la sorprese un poco. Presi dalla danza si avvicinarono.

<< Posso domandarvi il vostro nome? >> chiese d'improvviso lui.

<< Azzurra Cassandra Reals. Voi ? >>

<< Ashton Blackmore >> Azzurra si sorprese ancora. Reeva le aveva scritto di lui e di come il suo figlio più piccolo lo adorasse.

<< Mia sorella mi ha parlato di voi. >> Ashton parve irrigidirsi un attimo.

<< Mi fa piacere >>

<< mi ha detto che il piccolo Adrian vi adora. Sapete, non l'ho ancora visto >>

<< è un bambino vivace e curioso, quasi quanto la zia, ma ubbidiente >>

Azzurra decise di sorvolare il riferimento a lei per sorridere sollevata. Natassia, Henrik e Salina avevano fatto letteralmente impazzire la loro povera madre, almeno Adrian sembrava diverso.

La musica terminò. Entrambi si inchinarono e si incamminarono fuori dalla pista. Forse, valutò Azzurra, anche Ashton si trovava nelle sue stesse condizioni visto che sembrava deciso a starle vicino. In realtà quella ragazza aveva risvegliato l'interesse anche nel vampiro che andava chiedendosi cosa nascondesse sotto l'aspetto ordinario che aveva mostrato fino a quel momento.

<< Venite da Lionsun? Non ne avete l'accento >> Azzurra lo guardò e rispose naturalmente, quasi senza pensare alle parole<< Mi hanno insegnato a toglierlo, subito solo quando cantavo, poi sempre >> Ashton si illuminò.

<< Cantate? Avete una bella voce effettivamente >> era la verità.

<< A me non piace. Mi sembra troppo dolce >> sincera.<< Ma tutti la trovano divina >>

<< è sempre così. Non si apprezza mai abbastanza quello che si ha >>

<< posso chiedervi quanti anni avete? >>

<< Quasi cento trenta. Voi? >>

<< Solo diciannove >>

<< Non vi spiace essere qui a parlare con un essere secolare mentre aveste tanti spasimanti? >>

<< E' un modo per liberarsi di me? >> Ashton sorrise. Quella ragazza era davvero simpatica. Gli piaceva, incontrava troppa poca gente come lei.

<< Non mi infastidite. Anzi mi incuriosite. Siete particolare. >> Azzurra lo guardò inclinando la testa.

<< Se lo dite voi .>>

<< posso invitarvi a fare una passeggiata nei giardini? Dicono siano molto belli, e qui fa davvero caldo >> lei si accigliò un attimo. Non le piaceva eccessivamente essere come un libro aperto per lui, ma accettò volentieri.

I Giardini del palazzo erano immensi, anch'essi illuminati da centinaia di fiaccole e lumi a olio.

Ashton si trovò a pensare che quella luce soffusa rendesse ancore più bella la sua giovane compagna, ma scacciò subito quel pensiero per niente adatto.

Passeggiarono a lungo fianco a fianco discorrendo del più e del meno.

Azzurra si sorprese delle mille cose che sapeva il redivivo, ammirando i suoi modi cortesi ed eleganti che, nonostante la relativamente giovane età, sembravano dargli quell'aria di eterno distacco e saggezza ma, allo stesso tempo di curiosa partecipazione.

Anche Ashton aveva studiato attentamente la ragazza, trovando piacevole la sua compagnia e il suo atteggiamento deciso ma tenero, diverso da quello che spesso avevano le giovani umane. Una persona con cui rapportarsi quasi alla pari, che non aveva bisogno di protezione o guida ma pronta ad affrontare al meglio delle sue capacità tutti i cambiamenti e i problemi che le si sarebbero posti davanti nel corso della vita. Cosa rara per gli uomini.

Si fermarono davanti alle grandi porte-finestre che davano sulla sala illuminando lo spiazzo ghiaiato antistante. Un valzer allegro stava finendo e lasciò il posto ad una delle calde melodie di Salimmar che ad Azzurra ricordavano tanto il vento nel deserto. Ashton quasi senza pensare la invitò a ballare lì fuori, sotto le stelle della notte di Natale, dimentico per una volta del tempo. Danzarono a lungo, finché Azzurra non fu stanca e le campane suonarono la mezzanotte segnando l'imminente arrivo delle Famiglie di Reggenza.

 

Cosa si è disposti a cambiare per Amore?

Quanto si è disposti ad abbandonare di sè stessi per l'altro?

L'amore vale il sacrificio di una vita intera?

 

E la Rosa appascisce donando la sua bellezza,

la sua effimera luce. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tempo che passa.. ***


 

L'Amore è vero solo quando è condiviso

quando il suo calore avvolge nelle notti fredde.

L'Amore è sincero, non ha tempo,non invecchia,

la sua luce non si spegne, la sua forza non vacilla.

E' l'Amore speciale che unisce una famiglia.

 

<< Posso accendere una candela, se lo desideri >> Dolce,armoniosa, la voce di Adrian Blackmore sembrava fatta apposta per curare le ferite dell'animo. La voce di un angelo lontano dagli affanni del mondo.

<< Dehan, grazie >> vellutata,poco più che un sussurro. La ricchezza e la grazia del vento di primavera fra le foglie.

La piccola luce brillò rompendo l'oscurità della grande biblioteca del palazzo della Reggenza di Altieres illuminando il viso pallido del redivivo in piedi accanto al pianoforte e la donna ferma sulla porta.

Sorrise, Adrian quando lei si avvicinò e lo abbracciò, ricambiando piano la sua stretta. Sei anni. Sei lunghi anni in cui non si erano visti. Solo qualche lontana,sporadica lettera. Sarebbe stato un bugiardo a dire che non gli era mancata almeno un po'.

La allontanò delicatamente per poterla guardare negli occhi, le mani ancora posate sulle spalle di lei. Era bella, così come se la ricordava, i morbidi capelli scuri ad incorniciare l'ovale perfetto del viso, il collo lungo e sottile, gli occhi d'oro liquido e il sorriso sempre sulle labbra.

Chi al mondo può volere il male di una creatura di tale bellezza?

Anche il suo odore era rimasto lo stesso. Adrian amava quel profumo. Gli ricordava le sabbie roventi e la frescura delle ombre delle magnolie in fiore nei giardini. Ricordi lontani, ancora illuminati dalla calda luce del sole.

Come si può desiderare di dimenticare, di infrangere questo bellissimo sogno?

Le sfilò cortese la mantella poggiandola sullo schienale del divanetto dove lei si sedette, aggraziata e composta, ma stranamente naturale.

Rimasero un poco fermi così, uno di fronte all'altra, lui in piedi,lei seduta, le mani che giocavano distrattamente con l'orlo della veste mentre guardava un bellissimo mazzo di rose gialle poggiato sul tavolino. Rose gialle come il sole. Le sue preferite.

<< Come stai? >> la domanda giunse fin inaspettata nella quiete della sala. Lei sospirò. << non male.  Ho viaggiato tanto in questi anni. Sono anche tornata a Salimarr, lungo la costa e poi più in là.  Ho fatto anche una cavalcata nel deserto, lungo la Via Maestra. È stato bello. Ho ritrovato un po' di pace.    Ne avevo bisogno. >>

<< Ne sono felice >> la risposta risuonò apparentemente troppo dura nonostante la nota di dolcezza nella voce del vampiro

<< Ho saputo che anche tu hai finalmente ritrovato un equilibrio >> un piccolo lampo malizioso le attraversò i grandi occhi ora fissi sulla tastiera del pianoforte.

Adrian fece un gesto della mano leggermente infastidito come a dire di lasciar perdere l'argomento.

Lei rise, di una risata limpida e aggraziata.<<  Allora è vero.. sono felice per te. >>

Adrian finalmente si sedette sullo sgabello del pianoforte appoggiando rilassato un braccio sul legno scuro.

<< Non hai mai smesso di suonare, vero? >>

Scosse il capo. <<  la musica è sempre bella >>

Lei sospirò di nuovo. << Ho incontrato Cain un paio di giorni fa. Mi ha salutata lui per primo. Abbiamo fatto un giretto insieme ma era quasi l'alba >> gentile, premurosa. Cain le era piaciuto fin da subito e il giovane Blackmore era sempre il benvenuto nel suo palazzo a qualsiasi ora del giorno o della notte. Del resto la simpatia era reciproca e Cain era sempre contento di poter passare un po' di tempo con lei. Sapeva che si erano scambiati anche qualche lettera e ogni tanto arrivava qualche regalino per il vampiro più giovane. Conoscendoli Adrian non sapeva se esserne felice fino in fondo, ma era molto meglio così. Avrebbero potuto odiarsi e lui sapeva quanto l'odio di lei potesse essere distruttivo.

<< Ti ha fatto vedere dove siamo di giorno? >>

<< No, ma lo so. È un posto sicuro anche se abbastanza ovvio per chi conosce i Blackmore >>

<< Non ti piace? >>

<< No, almeno so dove trovarvi. >> attimo di silenzio << Ashton... viene lì anche lui? >>

Adrian scosse la testa. << cambia spesso posto. >>

<< meglio così .>> dura, fredda. Ogni volta che parlava di Ashton il suo tono si induriva e la sua voce diveniva gelata anche se le sue parole rimanevano sempre cortesi.

Odiare.. amare..

Pur conoscendo bene entrambi ,ormai da anni Adrian non era sicuro che mentissero riguardo a quell'odio così profondo. Completo disinteresse uno, gelo totale l'altra. Nessuno avrebbe rinunciato a nulla. La domanda era sempre la stessa.

<< odi davvero così tanto Ashton? >>

Ma cosa fosse menzogna e cosa verità, neppure loro forse lo sapevano più.

Odiare.. non credeva di esserne capace... ma infondo quale confine è più sottile di quello fra amore e odio?

Non rispose infatti. Preferì un silenzio che sapeva di amaro, di parole non dette. Mise invece una mano nella tasca dell' abito blu e gli tese una catenina d'argento. Il vampiro la prese fra le dita eleganti rigirando il ciondolo finemente lavorato raffigurante un cavallo al galoppo,la crinira al vento e l'occhio di smeraldo .

Lusian.

Adrian si passò la catenina attorno al collo.

Libertà..

<<  Dehan >>

<< Io non ne ho più bisogno. E tu hai trovato una persona a cui darlo. >>

Lui scosse la testa<< No, non subito almeno >>

<< Non negare di amarlo. Soffrireste il doppio,tu e lui >>

<<  Tu lo dici? >> non sapeva quanta intenzione aveva di ferirla. Se lei rimase colpita comunque non lo mostrò.

Adrian si alzò tornando poi a sedersi al suo fianco, sul divano.

<< Dopodomani sera danno un ballo, all' Elisir del Diavolo...tutta l'alta borghesia e la nobiltà è invitata. >> le prese delicatamente una mano stringendola fra le sue << Ti chiederei di venire. Per stare un poco insieme e festeggiare il tuo ritorno in Capitale. Verrà anche Cain >>

<< Ashton? >>

<< Non importa. Fallo per me, per favore. >>

<< Se ti dicessi di no? >> fece lei alzandosi dando le spalle al vampiro. Adrian la seguì voltandola gentilmente e mettendole fra le braccia il mazzo di rose gialle.

<< te lo sto chiedendo per favore, zia >>

Lei annusò un istante il fresco profumo delle rose poi cedette<< Sia, verrò. Ma a patto che tu ti faccia trovare subito e non mi costringa a scene poco eleganti in pubblico >>

Adrian le poggiò gentile un bacio in fronte << D'accordo >>

<< Promesso? >>

<< Promesso  >>

 

Alle volte basta una parola gentile

per placare le ombre del nostro animo

e riportare la luce.

E la Rosa si mostra, in tutta la sua bellezza

attende solo qualcuno che la possa notare.

 

******

 

Allora..ecco il secondo capitolo. Visto che io sono negata e non so esprimermi vi dico che, per chi non lo avesse capito, sono passati svariati secoli dagli avvenimenti del primo e siamo arrivati quindi nel presente di Black Friars.

La domanda ora è, chi è Azzurra per aver vissuto così a lungo? E cosa la lega ad Adrian e soprattutto ad Ashton?

Le recensioni fanno bene al cuore..quindi per favore lasciatemi almeno un commentino piccino piccino..

Nekhel  

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Tombe di ricordi ***


 

Dal mare

ricordi lontani

sulle ali

di uccelli di spuma

che rapidi s'alzano

e calano

sullo sfondo del cielo ,

ritornano lenti

nel ritmo delle maree.

 

 

Può l'animo di un uomo vivere di ricordi?

Azzurra non aveva mai considerato debolezza quel suo costante guardarsi indietro, rifarsi al passato. Le dava sicurezza.

È così sbagliato aggrapparsi a ciò che è passato per non soffrire?

Neppure la Rivolta, neppure il dolore o le difficoltà l'avevano fatta allontanare troppo, con la mente, dagli anni felici della sua vita, nonostante questi fossero finiti da tempo.

Camminava fra le stradine della Cittadella diretta in Cattedrale. Era quasi il tramonto. Le piaceva la luce soffusa del sole morente. Tingeva d'oro e rosa ogni cosa e sembrava brillare più che mai. Per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad essa.

Come una rosa che non può vivere lontana dalla luce.

Eppure, per lungo tempo era stata una luce ben più calda di quella del sole a illuminarla.

La sua luce erano le ombre.

Era stato il periodo più bello della sua vita.

Si fermò davanti alla grande Cattedrale di Black Friars.

Sospirò. Sebbene le facesse male andava lì almeno una volta a settimana. Come ultimo segno di rispetto.

Mentre si incamminava lentamente lungo la navata sentiva il cuore farsi ogni passo più pesante. Arrivata all' altare si fece in fretta il segno della croce le mani che tremavano leggermente. Conosceva le tradizioni. Erano un buon muro dietro cui nascondersi, ma in quel momento desiderava solo di scappare.

Codarda.

Si fece forza sistemandosi il mantello e nascondendo il tremito stringendo le mani a pugno sulle ampie gonne cercando di non rovinare troppo i fiori che portava. Girò con passo sicuro dietro l'altare e salì le scale del coro girando subito a destra dove si apriva una piccola porta di legno chiaro. Bussò tre volte.

Il ragazzo che venne ad aprirle indossava il saio scuro dei frati Neri, la Fides Armata sul petto e il pugnale in vita. La fissò un istante con i grandi occhi blu poi sospirò facendosi di lato.

<< La bestia non dorme >> sussurrò piano in modo che solo lei potesse sentirlo.

<< Yelan è venuto ? >>

<< Ieri >>

I due Neri che facevano da guardia all'altra porta, in fondo al corridoio la guardarono freddi. I novizi avevano la consegna del silenzio ma Aisam, il novizio alla porta, la rompeva continuamente. Per quello era sempre lì, in punizione a fare la guardia al Sepolcro. I Neri non erano mai troppo contenti che lei gli parlasse. Ad Azzurra dispiaceva per Aisam ma le informazioni che le dava erano molto importanti e se le due guardie avessero fatto altrettanto lei non avrebbe avuto bisogno di chiedere al ragazzo aggiungendo un altro "peccato" alla sua lista.

La Consegna del Silenzio era nata per proteggere i Reals in tempi difficili come quelli antichi ma era poi divenuta una tradizione che le pesava. Un'altra.

Uno dei Neri prese una torcia e aprì la seconda porta. C'erano quattro porte, tutte chiuse a chiave, poi una lunga scala a chiocciola che portava al livello più basso delle catacombe e un lungo corridoio chiuso da una pesante porta di pietra che si poteva aprire solo con un complicato sistema di carrucole. Anche quest'ultima porta era guardata sempre da almeno tre Neri.

Aprirono la porta quel tanto che bastava a farla passare poi, consegnatale una torcia, la richiusero alle sue spalle. Azzurra rimase sola nel buio illuminato appena dalla scarsa luce della fiaccola. Si fece forza, raccolse le gonne con una mano e tenendo la luce alta con l'altra si incamminò lungo lo stretto corridoio di pietra, scese un ultima, breve rampa di scale e si trovò finalmente nel Sepolcro.

 

******

Ashton si era svegliato poco prima del tramonto e quando l'ultima luce si era spenta era uscito in strada. Era allora che l'aveva vista.

Camminava a passo veloce senza curarsi troppo di tenere ferme le gonne e la mantella che le svolazzavano libere attorno come le ali di una grande farfalla impazzita. Era bella. Ad Ashton piaceva anche così, con il vento a scompigliarle i capelli e le labbra serrate in un' espressione dura e altera.

Doveva essere andata in Cattedrale, magari a far visita al Sepolcro.

Al Sepolcro.

A quel pensiero Ashton sentì un' ondata di rabbia e amarezza inaspettate invaderlo. Lei doveva smetterla di recarsi dai morti. Doveva smettere anche se erano i morti della sua famiglia, i suoi morti. Aveva avuto diciassette anni per piangerli. Non poteva rimanere prigioniera per sempre dei ricordi.

Ma che diritto aveva lui di criticare? Proprio lui che li aveva causati quei morti e quel dolore. Lui che era costantemente inseguito da ricordi e sensi di colpa.

L'Amore è cieco. L' Amore perdona. Se le fossi stato vicino e non l'avessi ferita e abbandonata, ti avrebbe perdonato. Anche se avevi ucciso il suo Patronus.

Lei ti avrebbe perdonato.

Forse...

Forse te lo sei meritato il suo odio.

Scacciò quel pensiero mentre la guardava fermarsi e sedersi pesantemente sul bordo della fontana. Rimase come incantato a fissare le sue belle mani immergersi nell'acqua gelata e portarla al viso per togliere il pallore e il senso di nausea. Seguì con attenzione una goccia che le scivolò lungo la tempia, fra i capelli scuri, per poi cadere sul vestito di morbida seta verde.

Avrebbe potuto essere una lacrima.

Avrebbe potuto.

Ma non era così.

Perché Azzurra non piangeva spesso. Mai di dolore. Solo a volte.

Di rabbia.

 

******

Il Sepolcro era una grande sala circolare terminante in una cupola, interamente scolpita nel marmo nero. Esisteva da sempre. Era stato lì sin da quando aveva memoria, più di duecento anni prima. Nella cupola era incisa la volta stellare con tutte le linee delle costellazioni e i nomi delle stelle nella lingua arcana, scritti in oro. Dove la volta terminava c'era una balconata che faceva il giro completo della stanza ed era collegata alle tre inferiori tremite piccole scalette, anch'esse in marmo incrostato d' argento e pietre preziose.

In ogni piano, delimitato fra due balconate, si trovavano le tombe e le lapidi commemorative.

I Reals avevano una predilizione per le pietre preziose che si trovavano dappertutto. Alle mani delle statue erano appesi rosari di diamanti, rubini,smeraldi e topazi; le incensiere e i candelabri erano anch'essi finemente incastonati. Ma ce n'erano anche poggiate sulle tombe e nelle nicchie. Così semplicemente.

Al piano terra poi si trovavano le tombe più grandi, quelle dei redivivi.

Disposte a cerchio,erano coperte in alto solo da una sottile lastra di vetro che permetteva di vedere all'interno.

Vampri morti.

Morti davvero.

Azzurra infilò la torcia nel sostegno di fianco a una delle tombe. Appoggiò delicatamente i fiori bianchi tutt'intorno alla tomba e accese alcune incensiere che spandessero all'intorno il loro profumo di spezia un po'acre.

Nella tomba riposava un redivivo; i corti capelli biondo-castano e il viso allungato che tanto assomigliava a quello di Azzurra, la pelle ambrata che ricopriva i muscoli possenti di un corpo che doveva essere stato snello ed elegante.

Sebastian.

Un taglio rosso, appena coperto da una fascia di lino bianco segnava il punto dove la testa era stata staccata dal collo. Di netto.

Solo lei sapeva quanto le ci era voluto a sistemare quel povero corpo. Il corpo del suo Patronus.

Sebastian Meridian.

Morto.

Ucciso.

Da una persona che considerava quasi un amico.

Quasi un parente.

Alzò lo sguardo amareggianta alla ricerca di un altra tomba. Quella di Esteban.

Un movimento veloce, un increspatura d'aria e delle dita fredde sui suoi fianchi la sollevarono da terra.

La Bestia non dorme.

La rediviva la riappoggiò sulla seconda balconata, difronte alla tomba che cercava.

Era una nicchia, piccola e scarna:Esteban era stato cremato per volere della sua famiglia. Non le era dispiaciuto. Nessuno sarebbe riuscito a dare una parvenza di calma a quelle membra contorte.

Era morto soffocato. I polmoni schiacciati dal suono di una voce. La magia che aveva usato per crecare di proteggersi aveva reso solo più lunga e dolorosa l'agonia, la morte quasi una benedizione.

Accese una candela e appoggiò un mazzolino di fiori di campo accanto a un'altro più grande, ancora fresco.

<< Yelan è venuto ieri. >> Azzurra si voltò lentamente verso la rediviva. Indossava una lunga veste color crema fermata sotto il seno da un sottile nastro di raso bianco; i lunghi capelli ramati scendevano soffici fin quasi a sfiorare il pavimento, incorniciando un viso pallido spruzzato di lentiggini e due profondi occhi verdi.

<< Aisam me lo ha detto >>

<< Blackmore l'ha accompagnato. Ma non è entrato. Si è fermato sulle scale. >> fredda, piatta. La voce musicale di Heeja Meridian sembrava aver perso ogni singolo bagliore di umanità.

Rispetto. Solo per questo le ubbidiva.

<< Heeja... >>

<< Vorrei che gli chiedeste di non venire più. Profana questo luogo >>

Heeja..

Azzurra non rispose. Accese invece un'altra candela.

Da diciassette anni Heeja custudiva il Sepolcro. Per la crudeltà con cui puniva coloro che vi entravano senza il suo consenso era conosciuta come la "Bestia". Si raccontavano storie di Neri a cui aveva cavato gli occhi o staccato a morsi le membra solo perchè avevano avuto l'imprudenza di passare la porta di pietra per accompagnare qualcuno. Forse erano solo storie. Ma Azzurra ne dubitava fortemente e nonostante tutto aveva sempre un po' di paura a recarsi in quel luogo. Sembrava che Heeja non dormisse mai e ogni volta che suo nipote accompagnava Yelan stava sempre in pena, finchè non li sapeva salvi entrambi. Non era sicura sull'esito di un eventuale scontro e questo non faceva che accrescere i suoi timori.

<< Mia signora...perdonate se vi ho turbato >> la gentilezza premurosa nelle sue parole accentuava ancora di più il suo distacco e disinteresse. Azzurra sentì un brivido freddo percorrerle la schiena. Lei non aveva niente da temere. Forse.

<< Portami giù >>

Heeja ubbidì. Come le ebbe fatto toccare terra si scostò bruscamente, quasi come se la pelle dell'umana scottasse al pari della luce del sole.

Azzurra le volse le spalle e si incamminò a passo lento verso l'uscita senza salutare. Arrivata a metà della rampa di scale si fermò e si voltò. Abbracciò un'ultima volta con lo sguardo tutta la sala e sentì il cuore arrivarle in gola. Si girò e scappò, le lacrime che premevano dolorosamente per uscire.

Sebastian.

Padre.

Fratello.

Perdonami.

 

Quando sbagliamo,

cerchiamo il conforto,

cerchiamo il perdono e la pace.

E desideriamo scappare da quanto commesso.

 

E la Rosa piange dolci lacrime di rugiada,

attendendo solo di poter essere consolata.

******

 

Questo capitolo è particolarmente lungo..spero che non risulti anche troppo noioso ma introducendo esso uno dei punti cruciali della storia ho ritenuto fosse meglio non spezzarlo.

Sebastian ed Esteban. La loro sorte e il loro rapporto con Azzurra cosa hanno a che fare con la rottura fra la donna e Ashton? E anche perché Heeja sembra nutrire un odio così profondo nei confronti dei Blackmore?

Adesso che ho finito con la mia dose quotidiana di domande stupide ringrazio profondamente Evey_f: la tua recensione mi ha fatto molto piacere e spero che anche questo nuovo capitolo sia di tuo gradimento :) Aspetto con trepidazione un tuo parere anche su questo capitolo:) Grazie ancora anche per avere messo la storia fra le seguite. Un abbraccio.

Un grazie anche a scacri per aver messo la storia fra le seguite e anche a tutti coloro che hanno solamente letto.

Nekhel 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il ballo delle rose(pt.1) ***


Le aveva donato abiti d'oro e d'argento,

diamanti per adornarsi e fragili scarpette di vetro.

Aveva disteso la notte ai suoi piedi

in un manto di cielo trapunto di stelle.

L'aveva aiutata a salire su una carrozza

trainata da cavalli neri dagli zoccoli d'argento

che respiravano lingue di fuoco.

E lei gli aveva donato il suo amore

e la magia del suo sangue.

 

I Reals, secoli prima all'apice della loro potenza,avevano la fama di persone di parola. Una vecchia leggenda narrava di una Reals che, piuttosto che mancare alla parola data allo sposo di non guardare mai più un giovane del villaggio, si era fatta accecare con un ferro rovente.

Azzurra non era mai arrivata a quei livelli, ma dovette fare appello a tutto il suo onore e a tutta la sua forza di volontà per convincersi uscire quella sera.

Aveva passato il pomeriggio alla Via dei Sarti per farsi sistemare uno dei suoi abiti preferiti il cui modello era però di moda un centinaio d'anni prima.

Era formato da un' ampia gonna di seta in tre diverse tonalità di verde disposte a creare delle onde riprese in vita da un fiocco rigido di un verdone scuro orlato d'argento che aveva deciso di sostituire all' originaria spilla di smeraldi. Aveva inoltre fatto tagliare le lunghe maniche e accentuare la scollatura oltre che alleggerire il corpetto dai nastri di raso celeste che lo ricoprivano.

Il risultato era apparso ai suoi occhi più che accettabile.

Dall'abito il dilemma era caduto sui gioielli. Come tutti i Reals, Azzurra adorava le pietre preziose di tutte le forme e dimensioni, ma era stata colta da un leggero sconforto quando aveva visto i tre bauli colmi di gioielli che erano rimasti dimenticati per anni nella soffitta del suo palazzo in Capitale.

Alla fine aveva optato per un prezioso collier di diamanti e gocce verde mare e un paio di pendenti in oro bianco e smeraldi.

A completare il tutto l'acconciatura alta tenuta ferma da sottili treccine d'argento in perfetto abbinamento con i bracciali.

Semplicemente magnifica.

Inutile dire che il suo ingresso all'Elisir del Diavolo provocò un ondata di mormorii ammirati.

Anche redivive di decantata bellezza come Christabel von Sayn, non poterono trattenersi dal guardarla leggermente invidiose. Azzurra non era sicura che tutte quelle attenzioni la lusingassero, anzi. Sentì nascere un leggero disagio, come le accadeva ai primi balli a cui era andata.

Si portò prudentemente a lato della pista da ballo in apparenza indecisa su dove andare in realtà cercando qualcuno che conoscesse. Magari suo nipote.

<< Posso chiedervi l'onore di questo ballo? >> fresca e spensierata la voce di Cain Blackmore la raggiunse un istante prima che il vampiro le si materializzasse di fronte in un lampo di capelli d'oro.

Il giovane redivivo non attese neppure la risposta, le prese una mano e la sollevò passandole un braccio attorno alla vita portandola in pista.

Ballare con Cain era sempre divertente, più un gioco che una danza vera e propria.

Azzurra dimenticò in un attimo tutti i suoi dubbi mentre il vampiro la faceva volteggiare a una velocità folle a qualche spanna dal pavimento. Rise quando riatterrò, stretta fra le braccia sicure di Cain. La differenza d'altezza fra di loro non era tanta e si divertirono a scambiarsi i ruoli più volte.

<< Sei davvero una bravissima ballerina >> si complimentò il giovane redivivo riprendendola dopo una piroetta.

<< sono abituata a ballare con i vampiri, anche quando tentano di farmi venire un capogiro >>

Cain rise allegro e lei non potè fare a meno di sorridergli maternamente. Adrian aveva ragione quando diceva che gli si era molto affezionata.

<< A proposito, tuo cugino dov'è? >>

Cain assunse un'aria fintamente pensosa<< dipende quale intendi. Ashton deve essere con Eloise...stavano parlando di non so cosa. Adrian invece è da qualche parte qui attorno >>

Azzurra lo fulminò con lo sguardo pur senza che il sorriso le scomparisse dalle labbra<< Potevi evitarmi il dispiacere di farmi sapere così garbatamente della funesta presenza di Ashton qui. In compenso la risposta che mi interessava è stata piuttosto incerta. Cosa vuol dire qui attorno? >>

Lui fece un gesto vago tornando a sorriderle furbo.

Azzurra sospirò.

Blackmore.

******

Ashton stava facendo compagnia a Eloise che aspettava impaziente e leggermente infastidita che Axel finisse di parlare con alcuni membri del senato studentesco.

Quando la vide entrare seguita dal vociare ammirato dei presenti per un attimo non riuscì a credere ai suoi occhi.

Dalle voci che aveva sentito in quegli anni aveva saputo che Lady Reals aveva lasciato la società mondana e si era ritirata nelle sue terre natie al confine con il deserto di Lionsun. In quel modo aveva evitato sia la Rivolta sia le guerre dei Principati sia lo scontro con Belladore, che sarebbe stato cosa certa se fosse rimasta in Capitale visto la secolare, reciproca avversione.

Nessuno aveva detto nulla di un suo possibile ritorno e dalle facce che vedeva sembrava che pochi sapessero chi fosse.

Adrian.

Adrian sicuramente doveva esserne a conoscenza...e figurarsi se gli aveva detto qualcosa.

A pensarci bene era quasi sicuro che ci fosse lui dietro l'apparizione di Azzurra a quel ballo.

Chiuse gli occhi cercando di sopprimere un improvviso istinto omicida con un gran sospiro.

<< Sai chi è? >>

Riaprì gli occhi voltandosi verso Eloise e la fissò con aria interrogativa.

<< Sì, la signora che è entrata con quel bell' abito verde, sai chi è? >> fece indicando con un cenno del capo la donna che, in quel momento, stava ballando con Cain.

Ashton annuì,i profondi occhi viola inscuriti da un'ombra che Eloise non avrebbe saputo definire e che mai aveva scorto prima nel viso del redivivo.

<< Si chiama Azzurra Cassandra Reals, della nobiltà di Lionsun. A dire la verità ha tanti nomi, ma questo è quello con cui la conosco. >>

<< Non ne ho mai sentito parlare >>

Il vampiro sospirò<< C'è stato un tempo in cui la sua famiglia era famosa e potente. Ma sono passati molti secoli da allora e lei è rimasta l'unica sopravvissuta. La sua fama nei Principati è pressochè intatta, tanto che ha fatto anche da Ambasciatrice per la corona e a quanto so anche a Salimarr si raccontano molte storie su di lei, per il resto nulla. Comunque è originaria delle terre di Lionsun, nel deserto, e la è ancora la Signora assoluta come da sempre sono stati gli esponenti della sua famiglia, quasi una regina >>

<< è molto ricca? La collana che porta al collo deve valere una fortuna >>

Ashton rise<< ci potresti sicuramente comprare una discreta villa in cittadella >>

Eloise tornò a guardarla. Era relativamente lontana ma poteva vedere abbastanza distintamente il sorriso dolce sul viso della donna. La trovò bella, anche se non avrebbe saputo darle un'età precisa. Quando lei si girò un secondo nella sua direzione, tuttavia sentì un leggero brivido lungo la schiena.

Timore.

Se ne stupì. Era solo una ragazza. Lei che poteva scatenare il Presidio aveva fin paura di una semplice umana, poichè era certa che non avesse nulla di oscuro in sè.

<< Ashton, è normale che io ne abbia timore? >> il vampiro la guardò per un attimo prima di risponderle<< sì, è normale. I Reals hanno il potere opposto e complementare al tuo, possono controllare gli uomini e le loro menti, non le creature del presido ed accrescono la propria forza prendendo l'energia dagli oggetti ed evocando le forze della natura >> si fermò fissando per un breve istante la donna che ora si stava riposando a bordo pista<< Ma non devi temere. Conoscendola da lei puoi aspettarti soltanto un aiuto o un gentile sorriso di scuse...e fidati, nessuno la conosce meglio di me. >>

La risposta lasciò Eloise lievemente interdetta. << Opposto al mio? E perchè dovrebbe aiutarmi? >>

<< perchè è saggia e ha un cuore buono. Se in questi tempi difficili la magia ha un po'di equilibrio è molto meglio e lei farà di tutto per preservare la pace. E poi è nella sua indole aiutare le persone. >>

<< è molto potente? >>

<< non vorrei trovarmela contro per nulla al mondo >>

Eloise rimase pensosa un attimo prima di arrischiarsi a chiedere<< Ma durante la Rivolta? Se è così forte da controllare le menti degli uomini non avrebbe potuto evitare un tale massacro? >>

<< Non era in Capitale quando i Cancelli vennero aperti. Non so quando le sia arrivata la notizia,ne dove fosse. Adrian mi ha detto di averla rincontrata solo ad Altieres... >>

<< Ma quanti anni aveva allora? Non può averne più di trenta >>

Ashton rise di cuore lasciandola sorpresa<< ti sconvolgerebbe molto sapere che è addirittura più antica di Adrian? >>

Il Tempo passa inesorabile

chi siamo noi per costringerlo a fermarsi?

Il Tempo passa

anche per noi che viviamo nei secoli

Non possiamo cambiare ciò che è stato

ma possiamo vivere ciò che è adesso.

E il Tempo tornerà indietro

cancellando il nostro dolore.

E la Rosa torna a mostrarsi timorosa ai raggi del sole

attendendo splendida la prossima brina.

 

 

 

Mi scuso per il mostruoso ritardo nel postare questo capitolo, ma sembra che il mondo intero complotti contro di me, la scuola soprattutto. Azzurra è andata al ballo a cui l'aveva invitata Adrian e finalmente si sa qualcosa in più su di lei. Anche se per scoprire la vera causa della rottura bisogna aspettare ancora un paio di capitoli( che giuro solennemente di postare a brevissimo) e un ulteriore attrito. Chi vivrà vedrà.

Nel frattempo io ringrazio ancora infinitamente Evey-f per la recensione. Mi fa piacere che il capitolo sia stato di tuo gradimento e spero che questo lo sia altrettanto. Spero che la storia continui a interessarti anche se questo capitolo e il successivo saranno un po' lenti ma presto si tornerà nel vivo della storia:) Aspetto con ansia il tuo parere. Grazie ancora.

Ringrazio anche tutti i lettori e coloro che seguono la storia.

 

Nekhel

 

PS: il pezzo iniziale in corsivo è chiaramente ripreso da Black Friars L'ordine della chiave. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il ballo delle rose pt.2 ***


 

Gareth Eldrige aveva passato la serata chiaccherando del più e del meno con un gruppo di amici della societas di legge. Dopo essersi quasi rovesciato addosso un bicchiere di liquore ed essere quasi inciampato in un gradino aveva deciso che quella non era la serata giusta per andare a ballare.

Si era quindi ritirato in una saletta laterale quando Bryce Vandemberg arrivò tutto intento a descrivere a un semiaddormantato Stephen la ricercatezza, la finezza, l'eleganza, la bellezza di una fantomatica dama appena entrata all' Elisir del Diavolo.

Nei rari sprazzi in cui dimostrava un qualche vago interesse Stephen lo guardava come una bestia rara considerandolo, forse a ragione, già un po'brillo.

Anche Gareth lo fissò un attimo stupito prima che un pensiero improvviso gli attraversasse la mente.

Si spostò senza una parola nella sala da ballo lasciando interdetti sia Bryce che Stephen.

Non si era sbagliato.

Bella ed elegante Lady Reals stava ballando con Cain Blackmore sul lato opposto della pista.

Non riusciva a credere ai suoi occhi.

<< La conosci? >>

Si voltò a guardare Axel che era comparso al suo fianco.

<< é un'amica di famiglia >> mormorò insicuro.

Axel lo guardò leggermente scettico.

<< Dico davvero! >>

<< Allora perchè quella faccia? Sembra che tu abbia visto il fantasma di tua nonna! >>

<< è solo che non mi aspettavo tornasse in Capitale... >>

<< Perchè non la inviti a ballare allora? >> se quella di Stephen era una provocazione Gareth sembrò, per una volta, non la prenderla come tale.

<< Non mi va di ballare stasera .>>

<< soprattutto con un'amica di famiglia che io non conosco >>

Il maggiore degli Eldrige sbuffo in direzione del fratello<< tu non conosci la metà dei nostri " amici di famiglia". Non ci avrai mai fatto caso, ma la nonna si vanta spesso del fatto che sia venuta una volta a casa nostra >>

Stephen sembrò sorpreso<< Davvero? >>

Non ottenne risposta. Lo sguardo di Gareth aveva incrociato in quel momento quello ambrato della dama. Quasi istintivamente il ragazzo chinò il capo in segno di saluto.

Lei rise e gli fece cenno di avvicinarsi ricambiando il saluto.

Bryce gli diede una spintarella ridendo<< allora la conosci davvero! Vai e invitala a ballare! >>

Con un sospiro Gareth andò. Azzurra si era già spostata verso il suo lato della pista e si incontrarono a metà strada.

<< Mia signora, Lady Reals >>

<< Grazie del saluto Gareth, sono davvero felice di rivederti >>guardò la pista<< mi inviti a ballare? >>

******

 

Può l'amore delle tenebre svelarsi alla luce?

Sopravvivere all'odio e

risplendere di nuova forza?

<< Mi concedete l'onore di questo ballo, mia signora? >> calma e suadente, quella voce era come un vento fresco, un balsamo per ferite ancora dolorosamente aperte.

Gareth le lasciò la mano con un sorriso furbo << se volete perdonarmi, mia signora, è stato un piacere ballare con voi >> Azzurra non sapeva se la velocità con cui il giovane si dileguò lasciandoli soli le facesse piacere o no.

Non era infondo quello che aveva desiderato?

Si girò lentamente verso il redivivo, fissandolo per un istante negli occhi prima di abbassarli sulla rosa fra le sue mani. Gialla, screziata di venature rosso sangue. Adorava quel tipo di rose, quelle che crescevano selvagge ai bordi dei fossi, nutrendosi soltanto della semplice luce del sole.

<< Se ciò vi fa piacere. >> replicò cortese prendendo con delicatezza la rosa fra le dita.

Si lasciò condurre docilmente in pista, la gente che si faceva di lato per lasciarli passare.

Ashton si inchinò aprendo la danza. Poteva distintamente sentire la tensione nel corpo di lei, i brividi freddi che le correvano lungo la schiena, i muscoli della mascella contratti nello sforzo di un sorriso quantomeno naturale.

La strinse leggermente più a sè. Erano tanti anni che non andavano a un ballo insieme, ma lei era rimasta sempre la stessa, ottima ballerina che lo seguiva senza difficoltà, volteggiando con quell' elegante semplicità che la cottraddistingueva.

Quando Azzurra riatterrò, stretta nella morsa di quelle braccia di marmo le parve di non riuscire a respirare, come se tutta l'aria se ne fosse improvvisamente andata dai suoi polmoni.

Ogni rumore attornono a loro le giungeva attutito. Tutto ciò che riusciva a cogliere era il senso di vuoto allo stomaco e il battito accellerato del suo cuore nelle orecchie. Sapeva che anche lui poteva sentirlo. La mano di Ashton le lasciò il fianco per prenderle delicatamente il mento con due dita sollevandole il viso. Occhi d'ametista incontrarono i suoi dorati. La stanza le vorticava attorno sempre più veloce in un misto di luci,suoni e colori indefiniti, ma lei era ormai completamente persa nelle profondità di quegli occhi.

Sarebbe stato facile lasciarsi andare, cedere a quel calore. Sarebbe stato bello.

Chiuse gli occhi chiamando a raccolta per la seconda volta tutta la propria forza di volontà e il proprio orgoglio.

Le gemme dei suoi gioielli splendevano come piccoli soli mentre chiamava a sè il la loro energia.

L'incanto si ruppe di colpo.

Come il cristallo si infrange sulla fredda pietra.

Cristallo che di purezza aveva ormai solo l'apparenza.

Il Richiamo del vampiro perse gradualmente d'intensità.

Il sorriso di Ashton si incrinò per un istante prima di tornare più caldo e splendente di prima.

<< Mi sembrava di avervi detto secoli fa di non usare questi trucchi con me >> la durezza in quella voce d'angelo era solo in parte mitigata dal sorriso a metà fra il compiaciuto e il divertito che le fiorì sulle labbra.

<< Secoli fa non ne ho avuto bisogno >> ribattè calmo il redivivo.

<< Allora non vedo perchè dovreste averne adesso. >>

<< è una proposta? >>

<< No, una constatazione. Credevo che mi aveste dimenticata, Ashton, visto che non vi siete degnato neppure di mandarmi un saluto quando siete miracolosamente resuscitato dopo sedici anni di morte. Figurarsi poi un biglietto di scuse. >>

<< per cosa esattamente avrei dovuto chiedervi scusa >>

<< credo di non avere abbastanza tempo per elencare tutto prima dell'alba. Metterei in cima alla lista l'uccisione del mio Patronus e di quattro o cinque delle mie guardie, per secondo la distruzione del mio usbeti >>

<< per questo mi sembra di avervi già fornito una spiegazione >> il tono era leggero, in netto contrasto con l'espressione seria del volto.

Azzurra sentì montare la rabbia ma anche una certa amarezza che venne smorzata da una carezza distratta mentre il redivivo la stringeva leggermente più forte.

Una sola carezza da parte sua bastava a lenire un dolore tanto profondo. Mai. Non lo avrebbe permesso mai.

<< Anche io devo però chiedervi scusa >> si sarebbe pentita di quelle parole, Azzurra lo sapeva ma la temporanea soddisfazione era al momento più importante che un rimorso successivo.

Ashton la guardò lasciando appena trasparire la sorpresa.

<< devo chiedervi scusa per non avervi porto le mie più sentite condoglianze per lo sterminio della vostra famiglia e le mie felicitazioni per la completa guarigione del vostro orgoglio ferito da cotanto fallimento. >> poi aggiunse quasi sovrappensiero << mi spiace solo che ci siano voluti sedici anni >> Ashton si irrigidì di colpo e lei ne approfittò per liberarsi in fretta dalla sua stretta. Non avrebbe retto al vedere il dolore, la rabbia o qualsiasi altra emozione da lei provocata con quelle parole deturpare l'immobilità di quei lineamenti perfetti.

Non sopportava di essere causa di dolore per nessuna persona, in particolar modo per quelle che amava e che avevano condiviso con lei i secoli ,nel bene e nel male.

Gli fece un inchino garbatato << ora, se non vi spiace Ashton, prendo congedo. Mi sono stancata molto questa sera. Spero di rincontrarti presto. >>

Uscendo vide di sfuggita Adrian, comparso solo in quel momento, che alzò eloquentemente un sopracciglio facendole capire quanto disapprovava quell'uscita.

Non lo degnò di uno sguardo accorgendosi di essere intimamente anche molto arrabbiata con lui.

Solo quando fu in carrozza si concesse il lusso di accasciarsi sconfortata sui cuscini. Perchè doveva sempre andare tutto così?

<< Dove la porto Signorina? >>

<< Alla Cattedrale di Black Friars, Grazie >>

Nascondersi al dolore

tentando inutilmente di ferire

per non rimanere scottati

dal nostro stesso fuoco.

La Rosa mostra le sue spine in un vano tentativo

di nascondere dietro ad esse il proprio dolore. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Piccoli passi ***


Verità, quanto il nostro cuore la anela

pur temendola con tutta la propria forza.

Ma non è infondo nostra libertà

scegliere di sapere come di ignorare,

scegliere di perdonare o di dimanticare

ciò che abbiamo subito,ciò che abbiamo fatto?

 

 

La musica del violino era incominciata quasi senza preavviso, diffondendosi in breve per tutto il palazzo, rompendo la quiete surreale che si era venuta a creare come l'onda di un fiume in piena che magifico e terribile travolge qualsiasi cosa al suo passaggio.

Rabbia.

Una rabbia mai sopita, l'insofferenza per una situazione tanto dolorosa quanto sciocca.

Cain non era sicuro di capirlo bene. Era sempre difficile sapere cosa realmente provasse Adrian, quante cose nascondesse dietro l'apparente calma, alle volte così irreale.

Anche quando era irato la sua voce meravigliosa non perdeva mai quella musicalità, quella nota calda così particolare che rendeva il rimprovero impossibile da ignorare. Anche per Ashton.

Avevano discusso quando Ashton era tornato dal ballo, poco dopo di loro.

Cain era rimasto seminascosto nelle ombre fuori dalla biblioteca con il cuore in gola.

Adrian si era seduto su una delle grandi poltrone e aveva atteso, immobile più della morte.

Avevano parlato a lungo. Ashton aveva alzato appena la voce un paio di volte infine era uscito dalla stanza ed era tornato in città senza una parola. Mancavano un paio d'ore all'alba. Cain era rimasto un po'indeciso se entrare o no, poi Adrian aveva incominciato a suonare.

Una volta Azzurra gli aveva detto che, secondo lei, lo strumento che più si addiceva ad Adrian era il violino. Poteva avere un suono malinconico,dolce, fin straziante ma soprattutto poterva esprimere emozioni devastanti e diametralmente opposte.

Oppure mascherarle dietro la difficoltà dei brani, allontanando dalla mente ogni pensiero.

Adrian suonava più spesso il pianoforte. Ma alle volte, spesso quando era arrabbiato preferiva il violino. E qual brano.

Il trillo del Diavolo.

Cain spinse piano la porta ed entrò. Adrian parve non accorgersene.

Continuò a suonare e Cain si incantò a guardare l'archetto che accarezzava deciso le corde.

Fu per quello che ci mise un attimo a cogliere l'ineffabile ombra di un sorriso che aleggiava sereno sulle labbra del cugino.

******

Era seduta su una delle panchine di marmo bianco del parco, l'ampia gonna verde distrattamente drappeggiata attorno alle lunghe gambe, il mantello chiaro ripiegato in grembo, a creare un particolare contrasto con la pelle ambrata e l'oro luminoso dei bracciali.

Si era aspettato di trovarla lì. Era ancora più bella di come la aveva vista al ballo poche ore prima, ma il gelo che soppiantò istantaneamente il breve lampo di stupore nei suoi occhi era quanto di più bruciante potesse esserci.

Quasi come uno schiaffo lascia un segno di fuoco indelebile sulla pelle fresca.

<< Ashton >>

Quasi quattrocento anni di vita avevano forgiato il suo carattere alle intemperie del mondo, rendendolo forte con quella vena di malinconia di chi è rimasto in qualche modo legato alle cose passate, ferite profonde lasciate da giorni di gioia e dolore.

Pochi esseri potevano dirsi suoi pari in fatto di esperienza e, a suo modo, saggezza, oltre che per età. A tratti anche Adrian gli era come subordinato nonostante avesse già da tempo passato i due secoli.

Ancora in meno riuscivano a destare in lui un interesse che fosse più duraturo della vita e del ricordo.

Ma in troppi erano morti, lasciando nuovamente soli coloro che camminavano nei secoli.

La più grande fortuna e la più grande rovina.

Poi c'era lei.

Dama senza un età, destinata a essere per i secoli dei secoli. Lei che doveva esistere per impedire il caos definitivo. Lei che si legava pur sapendo di dover perdere per sempre quelle persone. Lei che amava nonostante l'inevitabile dolore.

Una luce nelle tenebre, sconosciuta all'odio e alla vendetta.

Come si poteva non amarla e ammirarla?

E l'uomo è caduto nelle spire che si stringono irrimediabilmente attorno a lui.

Gli è impossibile resistere.

Ma l'angelo giunge a salvarlo.

In forma di serpente tentatore.

<< Mia signora Reals >>

Silenzio.

Si squadravano a vicenda, valutandosi con la calma di chi ha avuto tutta l'eternità per conoscere l'altro.

Una partita a scacchi, dalle mosse lente e precise, giocata da creature della bellezza e longevità degli angeli.

<< Non vi aspettavo così presto. Mancano solamente un paio d'ore all'alba >>

Ashton fece un gesto con la mano come a dire che non importava. O che non aveva altro tempo da dedicarle.

Mossa affrettata.

<< Però, non vedo il motivo della vostra venuta. Immagino che non foste venuto per me >> si pentì di quelle parole come le ebbe dette. Sembrava una di quelle scolare petulanti che credevano di essere in qualche modo desiderabili nascondendosi dietro le solite frasi scontate.

Ashton alzò appena un sopracciglio e parve pensarla come lei.

<< Se fossi venuto per parlarvi? >>

<< Ascolterei volentieri se avete qualcosa da aggiungere a quel che avete già detto al ballo >>

Calma, controllata ma non per questo meno devastante, la rabbia di Azzurra era celata da un velo di scettica gentilezza, l'uso del voi come segno di gelido rispetto smorzato solo da quella che avrebbe potuto essere una punta di rimorso. La consapevolezza che non tutta la colpa era solo sua.

<< Volevo solamente chiedervi il nome del ragazzo che ha ballato con voi >> una scusa, per non lasciar uscire parole troppo vere e taglienti per essere ripetute ad alta voce.

<< potevate chiederlo ad Adrian >> Ashton ebbe l'impressione che non gli avrebbe risposto.

<< Comunque si chiama Gareth Eldrige, viene da Salimarr e conosco i suoi genitori che mi sono trovata ad aiutare quando hanno avuto qualche difficoltà anni fa. Penso che abbia ballato con me per una scommessa fatta con gli amici >>

<< Ti sei prestata? >>

Azzurra si strinse nelle spalle con naturalezza. << anche io mi devo divertire. Del resto, potrei dire lo stesso di quella ragazza...Eloise Weiss, se non sbaglio. Davvero carino come giocattolo >>

Se fosse stato umano Ashton avrebbe probabilmente sussultato sorpreso. Non aveva pensato a Eloise neppure una volta in rapporto ad Azzurra, ma era evidente che lei lo aveva fatto.

Fredda calcolatrice.

Se non l'avesse conosciuta bene sarebbe stato tentato di dire che era gelosa. Gelosa di Eloise.

Questo pensiero però non servì a coprire l'ondata di rabbia improvvisa che gli suscitarono quelle parole.

<< Eloise non è un giocattolo e voi non dovreste rivolgevi a lei su questo tono senza conoscerla >>

<< La difendete a spada tratta, molto nobile da parte vostra >> scettica e dura, la voce musicale di Azzurra si ammantava a ogni parola di accenti arcaici e terribili che la facevano sembrare più bassa e potente di quanto in realtà non fosse.

<< Le sono affezionato >> Ora era lui a sembrare un umano lamentoso. La donna rise, con quella sua risata calda ed elegante, ora leggermente cinica.

<< Povera lei! Conosco il vostro affetto e so quanto questo possa essere un'arma a doppio taglio. Protegge e cura coloro che vi stanno attorno-più gli umani, se devo essere sincera- ma porta guai e dolore allo stesso tempo. Fin troppo anche. >>

Ashton parve rimanere colpito da quell'affermazione.

<< Portare dolore? >>

Forse fu il tono sorpreso o il repentino cambiamento d'espressione nei suoi occhi, ma il viso di Azzurra si aprì per un attimo in un sorriso luminoso come pochi, uno di quei sorrisi che usava rivolgergli in tempi passati.

Un sorriso che tradiva l'amore che ancora provava.

<< Oh, Ashton.. >> mormorò poi tornò seria, riprendendo il tono freddo di poco prima<< stiamo giocando una brutta partita quest'oggi >> Nascondersi, nascondersi ancora, mascherando la verità.

Per non soffrire.

Forse era davvero un gioco pericoloso.

Chi non osa nulla, non speri in nulla.

Ashton fece un passo avanti inginocchiandosi dinnanzi a lei.

<< Sapete che mai ho giocato con voi, mia signora, senza ferire più me che voi >>

<< Belle parole..degne di Axel Vandemberg..inefficaci con me >>

<< Ora siete voi a giocare una partita difficile >>

<< Forse..forse la posta in gioco è abbastanza alta da convincermi a continuare questo gioco >>

<< E cosa posso giocare io, per convincervi che non vi sto mentendo? >>

<< Nulla. >>

<< Nulla,mia signora? >>

La donna si chinò verso Ashton accarezzando lievemente la guancia del redivivo con il dorso della mano<< Tu sei come il vento Ashton, un minuto fa il gelo nella mia voce non era nulla in confronto a quello nella tua, e ora parli come se fossi sempre stata al centro dei tuoi pensieri >>

<< è così, ti prego di credermi >>

La dama sospirò ancora<< in sedici anni mai una volta hai pensato a me. Non sai quante volte sono venuta sulla tua tomba. Ma tu non c'eri. E quando sei tornato,un anno fa, non l'hai fatto per me. Neanche allora mi hai cercata..non una lettera, non un biglietto. Ho rispettato il tuo volere. Ma diciassette anni sono tanti anche per me,Ashton. Senza contare ciò che hai fatto... >>

Il redivivo chinò il capo<< non ti ho cercata è vero. Speravo che avresti accettato la mia morte, non ero pronto a un nuovo confornto..ti ho fatta soffrire troppo, se me ne fossi andato saresti riuscita ad andare avanti >>

<< è quello che ho fatto >>

<< ma tu sei diversa..sono stato stolto a pensare di poterti illudere così a lungo >> fece Ashton, con voce inaspettatamente dolce. Era un tentativo. Forse neanche troppo da lui. In parte funzionò.

<< ora mi parli così, pochi attimi fa per te non ero niente. Quindi perdonami,ma non riesco a crederti, non su questo. Sono sicura che le tue priorità siano ancora quelle di una volta... io sono diventata troppo vecchia per accettarlo ancora. Se ho continuato a giocare non è stato per te, ne per il gusto del gioco. Solo volevo essere ancora io a condurre la partita, anche se non so per quanto tempo ancora. >> rispose la donna alzandosi dopo un'ultima carezza. Ashton rimase fermo un attimo poi mormorò<< posso almeno sapere qual'è la posta del nostro gioco? >>

La dama si morse appena le labbra << il tuo cuore e il mio orgoglio >>e se ne andò.

 

L'amore, come un fuoco, va curato.

Bisogna dargli sempre nuovo sostentamento,

piccoli segreti e grandi verità;

bisogna fare attenzione a non bruciarsi

avvicinandosi troppo e lasciandosi consumare;

ci si deve fermare ogni tanto a godere del suo calore.

Ma se lo si lascia spegnere si ha ancora speranza,

sotto le ceneri c'è sempre un po'di brace...

e la fiamma può ancora divampare.

Ha bisogno solo che qualcuno la riscopra.

 

La rosa può gioire della sua dolce sconfitta

ammantandosi del rosso colore dell'alba.

******

 

Allora..siccome io sono mooolto regolare negli aggiornamenti e non ho aggiornato per un mese circa ho deciso di mettere due capitoli insieme, per farmi perdonare* fa gli occhi dolci* della lunga assenza. Ashton e Azzurra litigano di nuovo. Non sono troppo contenta del risultato..a volte i personaggi mi sembrano un po' OOC ma spero non eccessivamente.

La comparsa di Gareth e degli altri ragazzi mi è stata chiesta da una persona a cui non posso assolutamente rifiutare nulla. Spero di non aver fatto un poccio.

Ovviamente dopo il litigio il nipotino di Azzurra deve preoccuparsi di risistemare le cose..perché anche se non sembra il caro Adrian ha avuto un ruolo molto importante nella storia fra Ashton e Azzurra. Nel prossimo capitolo arriveranno finalmente i tanto attesi chiarimenti sulla vicenda!!

Ringrazio come sempre Evey_f per la recensione. Spero che continuerai a seguire la storia..ormai mi sono affezionata alle tue recensioni XD Un bacio.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite, le preferite e quelle da ricordare.

Le recensioni, anche piccine piccine fanno bene al cuore...quindi RECENSITE!!!

Nekehl

PS Faccio a tutti gli auguri di Buon Natale e Buon Anno ( anche se in ritardo) e quelli per una Buona Befana( per questi sono ancora in tempo) 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Frammenti di passato ***


Ricordiamo

ogni piccolo momento

ogni singolo istante

che avremmo voluto cancellare.

 

 

<< Sebastian.. >>

<< Mia signora..? >>

<< Sei in ritardo. Manca meno di mezz'ora all'alba. >>

<< Perdonami. Esteban si è trattenuto in bibliotaca più a lungo del previsto. Non mi è sembrato opportuno interromperlo. >>

<< Come stanno andando i suoi studi? >> Azzurra si spazzolò oziosamente un inesistente granello di polvere dal broccato rosso dell'abito, continuando a dare le spalle al redivivo.

Come se la risposta non le interessasse o non fosse importante.

<< Sono sempre caotici..sarei tentato di dire inconcludenti. A parte la teoria sulle lune, ovviamente >>

<< Quella secondo cui il Presidio acquista maggiore forza in determinati periodi dell'anno e con una determinata cadenza secolare? >> Azzurra sorrise << Può darsi in fondo..conosciamo così poco del Presidio >> Ci fu una pausa di silenzio prima che il redivivo parlasse nuovamente

<< Ancora quest'oggi è venuto Lord Blackmore. Come sempre sostiene che le faccende riguardanti i demoni dell' Herreth-akeben non sono di nostra competenza >> Azzurra scosse dolcemente il capo. Nonostante fossero anni che vivevano in Capitale, Sebastian continuava a chiamere il Presidio con il vecchio nome che veniva usato più di due secoli prima dalle genti del Deserto.

<< Parlerò io con Lord Brian.. non te ne preoccupare. Del resto posso capire il suo punto di vista >>

<< Sei troppo accondiscendente nei confronti dei Blackmore. Mi sembra che nè il tuo adorato Ashton né tuo nipote ti abbiano parlato della situazione >>

Azzurra si voltò a guardare il redivivo il viso freddo come ghiaccio << Se avessi voluto essere accondiscendente avrei ubbidito alla loro richiesta di allontanare Esteban dalla città. >> Lo sguardo di rammarico che le rivolse il vampiro le fece montare un' inspiegabile rabbia nel petto.

<< Voi avete dei doveri, mia Signora.. >>

<< Doveri a cui mi sembra di aver ottemperato nel migliore dei modi >>

<< Sai a cosa mi riferisco. Ashton ha una grandissima influenza su di te. E non escludo che, forte di quesa convinzione possa arrivare a usare la forza per fermare Esteban. >>

<< Esteban non è una minaccia. Sebastian, tu sei con lui per proteggerlo. Non fate nulla che possa far credere ai Blackmore il contrario e non ci saranno problemi >>

<< Voi avete troppa fiducia in loro. Se Esteban ha ragione il tempo in cui L'Herret-akeben aprirà la sue porte è vicino. >>

<< Il Presidio potrà essere liberato solo se sia i Blackmore che l'Ordine Nero saranno sconfitti. >>

<< Voi sospettate di un traditore..>>

<< Questo non.. >>

<< Se quel traditore fosse un Blackmore non vorrebbe forse eliminare Esteban..prima che davvero riesca a confermare la sua teoria ? >>

Azzurra si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduta fronteggiando Sebastian, gli occhi accesi d'ira e indignazione.

<< mai più..mai più Sebastian Meridian in mia presenza o fuori da questo palazzo oserete accusare così infamemente una famiglia di Reggenza o chiunque altro abbia a che fare con i Blackmore! Questo vostro risentimento nei loro confronti è tanto smisurato che vi fa travisare la realtà dei fatti! >>

Sebastian la fissò a sua volta. Occhi negli occhi.

<< il vostro amore incondizionato e la vostra fiducia verso di loro vi rende cieca e incapace di compiere quelli che sono i vostri doveri >> Il vampiro si voltò e si diresse verso la porta girandosi un' ultima volta per aggiungere << Vi deluderanno. Vi tradiranno e infrangeranno i vostri sogni. Con il tempo mi darete ragione >> Il tono triste e disilluso colpì Azzurra come un maglio. La donna si portò istintivamente una mano al collo, là dove c'era la catenina vuota che avrebbe dovuto portare il suo Usbeti.

Ashton..

Vide che agli occhi attenti del suo Patronus quel gesto non era sfuggito.

<< Sebastian.. >> Non ottenne risposta. Il vampiro se ne era andato.

Il primo, timido raggio di sole entrò in quel momento dagli scuri socchiusi.

Fu l'ultima volta che vide Sebastian vivo.

 

Ricordiamo

ogni piccola bugia

ogni singola illusione

a cui avremmo voluto credere.

******

Ciao a tutti!! Credevate che fossi morta? Invece no..sono ancora qui,purtroppo per voi. Come sempre io prometto che sarò più puntuale negli aggiornamenti..è passato più di un mese dall'ultimo..ma si sa..la scuola è quel che è, soprattutto se si ha qualche materia da recuperare-.-" Però giuro..questa volta aggiornerò più in fretta.

Questo mini-capitolo ambientato circa un anno prima della rivolta svela molti segreti.. Esteban, i suoi studi, qualcosa su Sebastian..

Ormai siamo quasi alla fine della storia, mancano più o meno tre capitoletti. C'è ancora il piccolo mistero degli Usbeti da scoprire e nel prossimo capitolo ( che sarà ancora di transizione, abbiate pazienza) Azzurra prenderà una decisione per la via della riconciliazione..complice un bel vampiro biondoXD

Ringrazio come sempre che recensisce:

Evey_f le cui recensioni fanno sempre piacere e a cui sono molto affezionata..Grazie 1000..spero che mi farai sapere cosa pensi anche di questo capitolettoXD Un abbraccio.

aLbICoCCaCiDa grazie per la recensione..spero che questo capitolo insieme con il prossimo completi il quadro della storia. Concordo con te..anche io vedo Ashton come qualcuno che si affeziona e in fondo cerca sempre di aiutare..ma Azzurra è un tipetto particolare e le vicende passate sono difficili da dimenticare.. spero che continuerai a seguire la storia:) Grazie ancora.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite, quelle da ricordare e quelle preferite.

Le recensioni fanno bene al cuore..

Nekhel.


 

Ringrazio come sempre che recensisce:

Evey_f le cui recensioni fanno sempre piacere e a cui sono molto affezionata..Grazie 1000..spero che mi farai sapere cosa pensi anche di questo capitolettoXD Un abbraccio.

aLbICoCCaCiDa grazie per la recensione..spero che questo capitolo insieme con il prossimo completi il quadro della storia. Concordo con te..anche io vedo Ashton come qualcuno che si affeziona e in fondo cerca sempre di aiutare..ma Azzurra è un tipetto particolare e le vicende passate sono difficili da dimenticare.. spero che continuerai a seguire la storia:) Grazie ancora.

Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia fra le seguite, quelle da ricordare e quelle preferite.

Le recensioni fanno bene al cuore..

Nekhel.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Scatola dei ricordi ***


Ricordi,

vecchie immagini

scolpite nel fumo

incise nel cuore

perdute nel vento

come le foglie d'autunno

chiuse nella scatola scura

della nostra memoria.

C.J.

Cain Blackmore era sprofondato in una delle grandi poltrone nel salotto di palazzo Reals. Era arrivato poco dopo Compieta e stava aspettando che la padrona di casa finisse di prepararsi.

Quando Azzurra entrò nella sala il giovane vampiro stava giochicchiando distrattamente con un fiore giallo trovato in un vaso.

<< Buona sera Cain, mi fa molto piacere che tu sia venuto a trovarmi >>

<< il piacere è mio >> Lui rise a sentire la propria voce suonare così decisa e formale.

Anche Azzurra rise. << Ho una sorpresa per te >> annunciò poi passandogli una scatola di stoffa blu dall' aria antiquata tenuta ferma da un nastro bianco tutto sfilacciato.

<< L'ho trovata riordinando la soffitta. Credo che potrebbe interessarti. >>

Cain aprì la aprì curioso. La scatola era piena di fogli di pergamena ingialliti dal tempo. Cain prese il primo in cima e i suoi occhi si illuminarono.

In uno schizzo a colori erano raffigurati Ashton e Adrian seduti su un muretto di sassi nella corte interna del palazzo di Altieres. Adrian sorrideva lasciando scoperti i canini appuntiti mentre Ashton si stava spazzolando distrattamente la manica di una camicia di moda un centinaio di anni prima.

Azzurra si sedette sul divanetto di fianco a Cain.

<< Lo fece il mio Patronus, Sebastian, la sera del duecentesimo "compleanno" di Adrian >> spiegò calma mentre Cain prendeva un altro foglietto con un immagine a inchiostro nero, probabilmente un disegno preparatorio a un dipinto.

Mostrava un giovane dall'aria ribelle con la divisa delle guardie di Altieres in sella a un bel cavallo pezzato.

<< Questa è una delle poche immagini di Adrian quando era in vita. Aveva diciassette anni e stava partendo per la sua prima campagna militare >>

Cain si voltò sorpreso << Non mi ha mai detto di essere andato in guerra! >>

Azzurra rise << la campagna durò un anno ma loro rientrarono prima perchè suo fratello rimase ferito >>

Cain tirò fuori un'altro bozzetto, questa volta quattro ragazzi sorridevano in posa. Erano due maschi e due femmine.

<< Adrian con suo fratello Henrik e le sorelle Natissia e Salina. Adrian era il più giovane >>

Sul retro era attaccato un tondo in cui era raffigurata una bella donna, molto simile ad Azzurra.

<< Lei era mia sorella Reeva, la madre di Adrian >>

<< Era come te? >> Azzurra annuì << anche se è morta? >>

<>

<< perchè non diventare una rediviva allora, come il tuo Patronus? >>

Azzurra rimase un poco in silenzio mentre il sorriso felice di un istante prima perdeva luminosità diventando poco più che un ombra. Cain si domandò se le sue parole la avessero offesa o contrariata ma prima che potesse chiedere scusa lei riprese la parola.

<< Non avrei sopportato una vita senza la luce del sole, un mondo senza i colori. Credo che impazzirei se dovessi vivere nel buio. >> fu come se quelle parole le fossero state strappate contro voglia, la voce che sembrava doversi spezzare da un momento all'altro.

<< Non è poi così tragico. >> mormorò Cain sorpreso senza sapere bene cosa dire.

<< Lo dice anche Adrian. Lui era come me in vita, lo stesso potere. La sua decisione lasciò sorpresi tutti. Non ne aveva parlato con nessuno, neppure con suo fratello. Ashton accettò ma avevano bisogno anche del mio consenso. Era in uso così. >> sospirò <>

<< Cioè ? >>

<< Adrian avrebbe dovuto usare il cognome Blackmore e non avrebbe dovuto dormire nelle bare in mia presenza >>

Cain rise << Adrian odia dormire nelle tombe e preferisce evitarlo a meno di non esservi costretto proprio >>

<< Sebastian andò su tutte le furie. Ma dovette comunque rispettare la decisione >>

Azzurra gli porse un altro dipinto, uno di quelli che andavan nei medaglioni. Raffigurava un vampiro e una vampira in abito da sera che scendevano per una scalinata bianca.

<< lei è Heeja, una rediviva di linea Meridian. Lui è Sebastian >>

Cain guardò il foglio poi si arrischiò a chiedere << sono morti? >>

Azzurra si irrigidì di colpo poi si alzò con uno scatto secco facendo frusciare l'ampia gonna dell'abito marrone.

<< avevo ordinato a Sebastian di proteggere Esteban Senigalle e il suo fratellino Yelan. Questi divennero una minaccia per la tregua del Presidio e tuo padre decise che dovevano andarsene dalla città. Quando opposero resistenza Brian e Ashton furono costretti a ucciderli. >> detta in quel modo sembrava una cosa da nulla ma Cain avvertiva distintamente la tensione e i brividi nel corpo della donna.

<< Adrian salvò in extremis la vita a Yelan e me lo riportò senza che Ashton lo sapesse e da allora ha sempre vegliato come poteva sulla vita del ragazzo. Heeja invece non resse al dolore e alla rabbia quando le negai la vendetta e impazzì. Da allora veglia costantemente il Sepolcro, la tomba della mia famiglia dove sono sepolti i loro resti. >> prese fiato sia per calmare il tremito nella voce che per raccogliere i pensieri.

<< Sebastian era il mio Patronus. Aveva votato la sua esistenza a proteggere me e a ubbidirmi in tutto. Il contratto sarebbe terminato solo con la morte di uno dei due. Per me è stato come un padre e un fratello, il mio migliore amico >> per quanto si sforzasse la bella voce si incrinò nuovamente risultando troppo acuta nonostante il tono sommesso << io sono nata il giorno del suo trecentesimo compleanno >>

<< Ashton lo ha ucciso per ordine di mio padre? >> Cain si sentiva a disagio, quasi in colpa. Perché nessuno gli aveva mai detto nulla?

Azzurra scosse il capo << Ashton lo ha ucciso perchè lo riteneva necessario. Ma non me lo disse. L'errore fu di entrambi. Per questo litigammo, per questo lo odio, o almeno pretendo di farlo. >> sospirò tristemente appoggiando la fronte contro il vetro della finestra prima di aggiungere in quello che era poco più che un mormorio stentato, percepibile a quella distanza solo dall'udito acuto di un redivivo << Distrusse in un attimo tutte le cose che mi erano care con la stessa freddezza con cui avrebbe ucciso uno di quei luridi frati del Canale o una di quelle bestie ritornate. Davanti alle mie proteste e alle mie accuse per la morte di Sebastian infranse anche il mio usbeti, come se non gli importasse assolutamente nulla né del mio dolore né di me, che sono stata la sua Amante per più di due secoli e che l'ho amato come non avrei mai dovuto fare>>

<< Mi dispiace >> dal tono di voce Azzurra intuì che il giovane redivivo era sincero nel dire quelle parole.

Si voltò improvvisamente, il bel viso concentrato e leggermente pallido dietro la pelle color del miele tipica delle regioni del sud << Fammi una promessa Cain. Puoi farmi questo favore? >>

Cain annuì automaticamente leggermente spaventato dall' improvvisa durezza nel suo sguardo e dalla determinazione di quelle parole.

<< Promettimi che non accetterai mai che la persona che ami ti metta al secondo posto. Non devi permetterlo mai. Prometti. >>

<< promesso. >> rispose serio il giovane redivivo e Azzurra finalmente sorrise.

Non aveva mai creduto che a quelli che dicevano che essere nella vita della persona che ami anche solo di sfuggita sia meglio che non esserci affatto.

Non ci aveva creduto.

Ma lo aveva accettato.

Sapeva di non poter fare altrimenti.

 

Ogni dì che passa, vorrei non averti mai conosciuto,
almeno non saprei quello che sto perdendo;
ogni notte che passa, invece, vorrei conoscerti meglio,
per sapere esattamente quello che sto rischiando.
Vorrei poterti dimenticare e ricordare a piacimento,
ma tutto questo purtroppo è impossibile;
mi accontento di pensarci su...

 

La Rosa guarda al sole morente dei ricordi

mentre fuori dalla finestra inizia una nuova lunghissima notte. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Teatro d'Opera ***


 

La Vita non è una Favola.

Perché nulla nella vita è perfetto.

Ma chi crede che l' Amore sia eterno

solo nelle favole sbaglia.

Perchè anche nella vita può esserci il lieto fine.

Basta saperlo cercare.

 

 

Quella sera era in programma un'opera abbastanza famosa al Teatro Reale. Si vociferava in città che la bella Dama comparsa al ballo dell' Elisir del Diavolo vi sarebbe andata come ospite d'onore e che sia Salimarr che Delamar che Aldenor stessa l'avessero formalmente invitata nei rispettivi palchi. Si diceva anche che fosse una ricchissima principessa di Majalsta, alloggiata in uno dei palazzi più lussuosi della cittadella, in grado di rivaleggiare in bellezza con le redivive più nobili e che aveva stregato il cuore di molti rampolli di nobile famiglia.

Alcuni scommettevano già su chi sarebbe stato il suo accompagnatore.

Di queste voci ben poche erano vere. I Reals avevano infatti un loro palco al Teatro, fra quello di Altieres e quello di Salimarr, riccamente addobbato con i colori del loro stemma, il verde e l'oro, che Azzurra si era premurata di far riaprire per evitare spiacevoli equivoci.

In quanto a coloro che l'avrebbero accompagnata era stata irremovibile.

Dopo aver infatti tentato di convincere Adrian Blackmore con le buone era passata alle "cattive", facendogli garbatamente notare che aveva mancato alla sua parola di farsi trovare al Ballo dell' Elisir del Diavolo e avergli ancor più gentilmente ricordato che lui era a tutti gli effetti suo nipote e le avrebbe quindi molto mancato di rispetto rifiutandosi di accompagnarla.

Neanche a dirlo il vampiro fu costretto a cedere accettando la propria resa con il solito calmo sorriso condiscendente, quasi considerasse quella presa di posizione come il capriccio di una bimba gelosa. Forse era davvero così.

Ovviamente anche Cain fu obbligato a venire anche se parve contento della cosa.

Dopo il loro ultimo incontro non avevano avuto più modo di parlarsi e Azzurra si domandava con una punta di preoccupazione cosa avesse riportato ad Adrian di quello che si erano detti. O peggio ancora cosa ne fosse venuto a sapere Ashton. Non perchè avesse mentito, ma perchè in pochissimi conoscevano quella verità in un qualche modo scomoda.

Ma infondo era meglio sapere che non sapere.

Per la serata a Teatro scelse un semplice abito di seta blu scuro che le lasciava scoperte le spalle e le braccia fino al gomito dove iniziavano gli eleganti guanti di pizzo bianco. Lasciò volutamente sciolti i morbidi capelli castani fermandoli solo sulla fronte con un delicato diadema di filigrana d'argento che sembrava accendersi di luce al contrasto con gli occhi dorati e i pendenti di turchese.

Quando Ashton Blackmore, seduto a cassetta, fermò la carrozza nel cortile esterno di Palazzo Reals scendendo poi per aprirle con un inchino disinvolto lo sportello erano già le nove di sera. Azzurra valutò che se si fosse fermata a dirgli quello che pensava dei loro giochetti sarebbero arrivati in mostruoso ritardo e si vide quindi costretta a salire senza troppo protestare.

Questo non le impedì comunque di chiamare due guardie dalla sua scorta personale perchè li accompagnassero, strappando un sospiro ad Ashton e una risatina ammirata a Cain che sembrava sinceramente divertito.

Arrivarono poco prima dell'inizio dello spettacolo.

Il Teatro Reale era stato costruito diversi secoli prima alla maniera dei Palazzi del Nord: dal grande atrio illuminato a giorno da un gigantesco lampadario di cristallo, partiva un'ampia scalinata di marmo che portava la primo ordine di palchi, riservati ai nobili, mentre attraverso una doppia porta intarsiata con lo stemma imperiale si accedeva alla zona della platea, un tempo occupata dalle famiglie più abbienti del popolo. Ovunque dominavano il blu e l'oro dello stemma dei Vandemberg.

Azzurra si incamminò a testa alta al braccio di Adrian seguita a due passi di distanza dalle guardie e da Cain, mentre Ashton sembrava essere nuovamente sparito.

A metà della scala si sentì chiamare per nome.

Era Dama Sabelle, la reggente anziana di Valdyer che, ferma sul pregiato tappeto al centro dell'atrio e attorniata da un nugolo di parenti le rivolse un cortese cenno di saluto.

Subito Azzurra lasciò il braccio di Adrian e scese svelta gli scalini reggendosi al ricco corrimano intarsiato con una mano e tenendo ferme le ampie gonne con l'altra per poi inchinarsi rispettosamente una volta davanti alla vecchia signora che le sorrise affettuosamente lasciando interdetta tutta la gente del suo seguito.

<< Lady Azzurra, suvvia... una signora del vostro rango non necessita certo di inchinarsi davanti a me.>> poi soggiunse gentilmente << Ben tornata in Capitale è sempre un piacere rivedervi, e buona sera anche a voi Blackmore>> disse vedendo che anche Adrian era sceso per raggiungere la sua dama.

<< Buona sera a voi Dama Sabelle>> rispose il redivivo con il consueto cortese distacco, addolcito da un leggero sorriso, per quella che era quasi una parente acquisita.

<< Il piacere è nostro >> continuò Azzurra il cui sorriso radioso era per contro di una dolcezza e condiscendenza disarmanti. Conosceva Sabelle da quando questa era solo una bambina che muoveva i primi passi in giro per la reggia di Valdyer e le faceva un effetto strano vederla ora divenuta un'arzilla vecchietta con tanto di figli e nipoti.

Il trillo della campana che annunciava l'imminente inizio del primo atto li interruppe.

<>

<< molto volentieri Lady Sabelle, sarà un onore >> gentilmente presero congedo. Azzurra si voltò nuovamente dalle scale per guardare l'anziana reggente allontanarsi. Quello che prima era stato calore si trasformò rapidamente in amarezza. Strinse più forte il braccio di Adrian.

<< Fa male vederle le persone invecchiare e morire attorno a te quando te le ricordi bambine. Ti rendi davvero conto di quanto tempo è passato >>

Ed è andato sprecato inutilmente.

Non lo disse. Ma Adrian intuì quel pensiero senza problemi e ricambiò dolcemente la stretta nonostante il viso perfettamente impassibile. << Lo so >>

Finirono il tragitto in silenzio.

******

 

Presero posto nel palco mentre il pesante sipario si apriva dando inizio al primo atto de " La Fanciulla di Giada".

Una principessa che lottava per la libertà, per vedere il mondo fuori dal suo palazzo.

Incontrava un Principe di cui si innamorava ma che finiva per spezzarle il cuore costringendola in una nuova gabbia dorata.

Azzurra aveva visto quell'opera almeno una decina di volte ma la storia l'aveva sempre affascinata e seguiva abbastanza attentamente.

Cain invece non sembrava pensarla come lei e non riusciva a stare fermo sulla sedia. O forse era solo a disagio, visto che guardava continuamente la porta sorvegliata dalle due guardie.

<< Se ti stai preoccupando per Ashton, stai certo che troverà un modo di entrare quando vorrà >> lo riprese Azzurra << Se invece ti stai annoiando puoi andare a fare un giretto >>

Cain non rispose. Adrian, seduto di fianco alla zia sospirò<< Cain...>>

Il giovane vampiro si alzò << Torno subito >> Azzurra rise << Dieci minuti e mando Adrian a cercarti >>

Quando, un istante dopo la porta si chiuse alle spalle di Cain Azzurra si voltò << Che cos'ha?>>

<< La domanda sarebbe cosa gli hai detto >> La bellissima voce di Adrian era talmente calma e piatta, così priva di una qualsiasi parvenza di calore umano che Azzurra lo guardò inorridita alzando le mani in segno di difesa << Nulla di più di quanto avresti già dovuto dirgli tu. E comunque solo la verità.>>

<< e riguardo agli usbeti?>> Azzurra ridacchiò notando il tono ora leggermente infastidito << l'ho solo accennato.>> tornò a guardare il palco prima di aggiungere <>

Il leggero scrollare di spalle da parte del vampiro fu abbastanza eloquente mentre si portava una mano al colletto inamidato della camicia bianca per estrarre il ciondolo d'argento, ma fu un attimo prima che lo tornasse a nascondere risistemando il nodo della cravatta scura.

<< Non glielo darò, se è questo che vuoi.>> la sfumatura di rammarico in quella voce strappata ai cori degli angeli era talmente reale e palpabile che Azzurra la sentì come un colpo doloroso alla base costole. << Un usbeti è un potere tremendo. Cain non sarebbe in grado di gestirlo, neppure desiderandolo >> Adrian si alzò. << Per il momento è fuori discussione>> concluse inaspettatamente secco. Fece per uscire ma le parole di Azzurra nuovamente lo fermarono.

<< Ti ama da sempre. Lui non lo ricorda, perché non ha memoria, ma ti amava già quando era solo un ragazzino umano troppo inesperto per riconoscere quello che provava. Quando si è risvegliato ci ha messo poco a tornare ad amarti, con la sicurezza spensierata di chi sa davvero quello che vuole. >> Azzurra si voltò a metà sulla sedia in modo da riuscire a vedere il nipote almeno con la coda dell'occhio << Non ti sembra che questa sia già una prova sufficiente di quanto sia vero e profondo l'amore che ti porta?>>

Non ottenne risposta.

E neppure se la sarebbe aspettata.

Attese in silenzio che la porta si chiudesse, conscia del fatto che quelle parole avessero almeno un po'scalfito il muro di autocontrollo minuziosamente eretto dal vampiro per trattenere dietro l'indole riflessiva quelle passioni e quei rancori mai davvero sopiti.

Perché un conto è sapere le cose nella propria mente.

Un altro è sentirsele dire ad alta voce.

E nessuno meglio di Azzurra sapeva quanto fosse importante non dimenticare la realtà. Neppure per un istante.

                                                                                                                                                                                           ******

<< Non ti sembra di trattarlo un po'troppo come un bambino? >>

La percezione innata della presenza di qualcosa di vivo presso di sè non poteva che tacere al cospetto di un redivivo. Azzurra potè solo ipotizzare che fosse entrato quando Cain aveva aperto la porta, ma era lontana dall'essene certa. La sensazione di essere soli, quando invece c'era un essere tanto bello quanto pericoloso a un passo di distanza le dava un senso di impotenza e vulnerabilità che infondo non le dispiaceva. Sorrise.

Mostrarsi senza apparenti difese, riponendo nell'altro la propria fiducia con la certezza di non rimanerne feriti.O delusi.

<< Forse. Bisogna che abbiate pazienza con una vecchia come me. >> Il vampiro nell'ombra soffocò una risatina.

<< Comunque lo capisco. A prescindere dal fatto che non è mai stato di natura impulsiva e che è anzi si è dimostrato restio a lasciarsi andare alle emozioni, sono d'accordo con lui. Cain non riuscirebbe a rendersi conto dell' importanza di un dono come quello. È troppo giovane>>

<< Se è per questo neanche tu, che eri molto più antico di lui lo hai capito >> se voleva essere un'accusa il tono velato la fece suonare più come un dolce rammarico. << Us-beth significa cuore,anima. Thi-h controllo,potere. >> Azzurra pronunciò quelle parole nell'antica lingua del Deserto con l'accento soffice e cantilenante di quelle zone, che Ashton aveva sempre trovato meraviglioso. << Chi riceve in dono permanente un usbeti riceve in dono l'amore eterno della persona che glielo ha dato.>> sospirò << L'usbeti è la prova materiale di un legame che è spesso solo spirituale >>

Ashton si spostò silenziosamente alle spalle della donna appoggiando delicatamente le mani sulla cornice di legno dorato della poltrona.

<< per certe cose non c'è bisogno di una prova...>>

<< No, ma è utile poter sapere sempre dov'è la persona che ami e sapere che sta bene, anche se c'è mezzo continente a separarvi. É rassicurante, da quasi un senso di calore e sicurezza, nelle notti passate da soli >> E Ashton non potè che assentire. Attraverso gli usbeti era possibile sapere le condizioni e la posizione della persona amata. E non erano solo leggende. Lui lo sapeva. E quando aveva cercato di spezzare i legami con Azzurra la prima cosa che aveva fatto era stata proprio distruggere l'usbeti che lei gli aveva donato quasi due secoli prima, causando così una frattura talmente profonda fra di loro che aveva sempre dubitato si sarebbe mai richiusa del tutto.

Ma infondo valeva la pena di provare.

<< Essere responsabili della felicità di un'altra persona è un peso dolce ma gravoso >>

Azzurra rimase un poco silenziosa senza muoversi poi riprese inaspettatamente la parola << Ricordi quando siamo venuti alla Prima assoluta di questo spettacolo? Adrian aveva quattro anni. >>

<< Fu il nostro primo incontro dopo il ballo di Natale. Eravamo seduti nel palco di Altieres. Avevi un abito verde ed eri quasi completamente coperta dai veli bianchi che indicavano il tuo stato di nubile. >> rise << ricordo che l'opera ti era piaciuta molto, tanto che andasti anche a congratularti con gli artisti. Allora eri una cantante molto apprezzata.>>

Azzurra rise a sua volta scuotendo dolcemente la testa. Una ciocca di capelli le sfuggì dal diadema cadendole morbidamente sulla fronte.

Ashton si spostò di fronte a lei carezzandole il viso con una mano pallida risistemandole delicatamente il boccolo scuro dietro l'orecchio. << nella tua lingua Azzharr-ahe, il tuo nome significa Deserto. Mai nome fu più perfetto. Tu sei splendente e maestosa come le dune sotto il sole di mezzogiorno, ma cambi continuamente la faccia che mostri al mondo, modellandoti solo in apparenza al volere delle intemperie. Perché quanto il Vento possa soffiare e cambiare l'aspetto delle dune non potrà mai cambiare la vera essenza del Deserto, la verità dei tuoi sentimenti. >>

Azzurra alzò lo sguardo incontrando per un istante gli occhi violetti del vampiro prima che questi li abbassasse in segno di rispetto.

Non respinse la mano che era ora appoggiata sul suo braccio nudo, ma tornò a guardare il palco.

L'opera era quasi finita.

Era ora che gli attori si ritirassero.

E smettessero la loro commedia.

 

Doniamo senza rendercene davvero conto,

amiamo senza desiderare di farlo,

odiamo senza che ce ne sia il bisogno

ma infondo tutto è solo apparenza

destinata a cambiare

come una tremula fiamma nell'oscurità.

Solo la verità può durare in eterno.

E la Rosa del Deserto rifiorisce splendida,

sotto il leggero tocco del Vento fresco che l'ha vista sbocciare.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Epilogo ***


 

**EPILOGO **

 

Rimasero fermi fianco a fianco sul fondo della balconata, dove nessuno avrebbe potuto vederli. Rimasero fermi, a guardare le gente sotto di loro, la vita che scorreva a qualche metro di distanza. Rabbia e dolore, odio e vendetta. Sentimenti troppo umani perchè durassero tanto in creature centenarie come loro. Sentinelle silenti, pezzi di una scacchiera più grande del mondo conosciuto.

Per quella sera la regina bianca aveva vinto la sua piccola partita, si godeva la gioia prima di tornare a volgere il suo sguardo sulle Nationi, sui conflitti degli uomini e sui loro effimeri amori.

<< Sembra che per questa sera Cain abbia avuto il suo bacio >> la voce di Ashton parve sinceramente divertita dietro il tono soffice che tradiva per la prima volta l'affetto per i cugini.

<< Se lo è meritato. >> Lei sorrise dolcemente distogliendo lo sguardo dai due vampiri che stavano rientrando nell' atrio sottostante in quel momento, per posarlo delicatamente su Ashton.<< Se lo sono meritato entrambi>>

<< Noi no? >> le ombre ribollivano inquiete e carezzevoli attorno a loro facendo brillare il viso di Azzurra di una luce pallida e innaturale. Le porse gentilmente il braccio che lei accettò senza esitazione, i guanti bianchi che sbiadivano al confronto con la pelle marmorea del redivivo. Mossero insieme qualche passo verso la ringhiera lasciando che le candele li illuminasse in pieno, svelando le loro mani unite alla luce, dopo anni di tenebre.

Azzurra si voltò a guardare Ashton negli occhi per la prima volta da quando lo aveva rincontrato al ballo. E per un attimo credette di potersi nuovamente perdere in quei mari d'ametista così profondi che neppure la luce dorata avrebbe mai potuto vederne il fondo e prevederne tutte le insidie. Per questo lo amava, per questo quello sguardo le era mancato tanto.

<< Se volessi essere sincera e un po' egoista ti direi di non lasciarmi mai, di non lasciare mai il mio fianco, ovunque andrò, fino alla fine dei tempi. So di non poterlo fare. >> sospirò abbassando gli occhi con un sorriso mesto<< so che non potrò mai essere al primo posto nella tua vita. Hai dei doveri che non puoi trascurare, soprattutto in questi tempi. Hai dei doveri verso il mondo e verso la tua famiglia. E intendo tutta la tua famiglia. Non devi trascurali per me>>

Ashton le prese delicatamente il mento fra due dita, sollevandole dolcemente il viso.

<< Neppure tu puoi più promettermi il primato nella tua vita. Ma, come hai detto tu stessa, non siamo Axel ed Eloise. Non c'è bisogno di parole o promesse che sappiamo di non poter mantenere. Noi vivremo nei secoli, ci perderemo e ritroveremo centinaia di volte prima che il Tempo abbia fine. Per le vite degli uomini, per chi c'è vicino, per doveri di Stato. Ci saranno mille modi per allontanarci, ma mille per ritrovarci, prima della fine.>>

<< Io ti amo, e sarei disposta a combattere al tuo fianco, a morire per te. Io sono qui. Per i secoli dei secoli. Non ti prometterò di aspettarti, o di aiutarti sempre. Hai e avrai sempre il primo posto nel mio cuore e mi farà male tornarti avversaria, ma se sarà necessario lo farò. Mi hai abbandonata troppo a lungo>> rise leggera e Ashton si unì a lei. Cosa fosse illusione e cosa verità forse non lo avrebbero saputo mai.

<< allora permettimi almeno di giocare al tuo fianco>>

La scacchiera era pronta.

La divisa nera, la sciarpa bianca, i capelli biondi.

Gli Alfieri.

Le guardie impettite, le divise bianche e bege.

Le Torri.

Cain rideva stringendo qualcosa fra le mani.

I Cavalli.

Tutti i pezzi erano schierati. Nessuno di loro sarebbe stato sacrificato.

<< Sarebbe più facile continuare a giocare la partita da soli. Ma avremmo molte più possibilità di perdere. Non sarà più bello giocarla insieme?>>

Rise << dopotutto questa è una Ragion di Stato. Non si può disubbidire>> si chinò impercettibilmente verso di lei che si tese alzandosi in punta di piedi.

Le loro labbra si unirono finalmente in un quieto bacio, alla ricerca di un sapore noto e tanto a lungo amato e desiderato.

Quella era più di una promessa.

Era la realtà.

Come il Vento nel Deserto.

 

Dalle Bianche scogliere

ai deserti del Sud

dai giardini di Altieres

alle grandi pianure

dalle chiese di Mistran

alle reggie di Ravyel

dal mare profondo

alle isole grandi

la bianca Signora

osserva il suo regno

di spade e di campi

di laghi e pianure.

Non teme caduta

nè odio o rancore

la bianca Signora

attende il suo re

al cadere del sole.

 

 

 

**FINE**

 

ANGOLINO

 

E così questa storia è finita. Ho temuto davvero di non riuscirci..purtroppo per motivi personali molto seri non ho quasi tempo di accendere il computer quindi chiedo venia per questo mostruoso ritardo e per aver concluso postando tutti e tre i capitoli insieme.

Detto questo..spero che la storia sia piaciuta e che il finale non faccia eccessivamente pena. A me personalmente non dispiace( alla faccia della modestia).

Ringrazio con tutto il cuore Evey_f e aLbICoCCaCiDa per le loro recensioni sempre benvenute e molto apprezzate. Mi avete davvero fatto felice ragazze.

Se avete un momento ditemi cosa pensate di questo finale:) Grazie ancora!! un abbraccio:)

Un grazie anche a tutti quelli che anno messo la storia fra le seguite e quelle da ricordare.

E grazie anche a tutti coloro che hanno solamente letto.

Alla prossima.

 

Nekhel 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=861878