DARK SOUL di Mizar_89 (/viewuser.php?uid=17261)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1*: CALIFORNIAN HOLIDAY ***
Capitolo 2: *** 2*: EAST COAST HOLIDAY ***
Capitolo 3: *** 3*: QUELLO CHE CI ACCOMUNA ***
Capitolo 4: *** 4*: RUNAWAY ***
Capitolo 5: *** 5*: LOST IN NOWHERE ***
Capitolo 6: *** 6*: A NEW WORLD ***
Capitolo 7: *** 7*: AL COSPETTO DELL'HOKAGE ***
Capitolo 8: *** 8*: GENESIS AND DESTINY ***
Capitolo 9: *** 9*: ACADEMY ***
Capitolo 10: *** 10*: KIHON ***
Capitolo 11: *** 11*:Exams! ***
Capitolo 12: *** 12*: TSUKI NO KOKORO ***
Capitolo 13: *** 13*: NOMINATION! ***
Capitolo 14: *** 14*: SCARLET EYES ***
Capitolo 15: *** 15*: TELL ME THE TRUTH ***
Capitolo 16: *** 16*: AFRAID ***
Capitolo 17: *** 17*: MISSION IMPOSSIBLE...I'M GONNA KILL MY TEAM-MATE! ***
Capitolo 18: *** 18*: TEAM WORK ***
Capitolo 19: *** 19*: MISUNDERSTOOD ***
Capitolo 20: *** 20*: NOT A GAME ***
Capitolo 1 *** 1*: CALIFORNIAN HOLIDAY ***
Devil's Heart 1
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Capitolo 1: Californian Holiday
LOS ANGELES, 8 giugno 20XX, h
18.00
*Shaula’s Home*
“Ciao mamma, sono tornata!” esclamò allegra una giovane ragazzina
di quindici anni, richiudendosi la porta di casa alle spalle, dopo aver
fatto entrare anche la migliore amica. Le due si diressero verso la
veranda che si affacciava sul mare, dove una donna sulla quarantina,
decisamente affascinante anche se troppo truccata, le attendeva seduta
dietro una tavola apparecchiata di tutto punto. “Ciao ma’”, ripetè la
ragazza dai capelli castani, gli occhi azzurri come quelli della madre,
posando a terra il borsone della palestra prima di sedersi. “Ciao Shaula,
bentornata! Oh, ci sei anche tu Antares, allora ho fatto bene a preparare
per quattro, visto che di solito ti fermi qui” disse la donna allegra.
L’altra giovane, che aveva lunghi capelli rossi e occhi verdissimi,
rispose con un sorriso:”La ringrazio signora, è stata molto gentile, spero
di non essere di disturbo…”
”Ma no, figurati…Shaula, ti spiacerebbe aspettare di avventarti sul
tuo piatto di pasta?Aspettiamo anche un altro ospite” disse la madre della
ragazza, che si fermò immediatamente, contrariata: aveva capito
tutto.
Non solo era stata una giornata
difficile a scuola, ma quella sera era anche andata ad un allenamento di
ninjitsu che si era rivelato particolarmente tosto, e come se non bastasse
sua madre le invitava pure a cena quell’idiota del suo fidanzato, Rob.
Accidenti, da quando i suoi genitori avevano divorziato, quattro anni
prima, la donna sembrava essersi rammollita di colpo, dato che passava
tutto il tempo a civettare con qualsiasi bel maschio un po’ attempatello
papabile. Rob era il tipo di turno in quel momento, anche se la cosa
cominciava a prendere una piega troppo seria che impensieriva Shaula.
Ed ecco che, poco dopo, fece la
sua comparsa un uomo più giovane di qualche anno di sua madre, che aveva
un fisico da ex culturista gonfiato a furia di bilanciere e diete a base
di carne.
“Ciao Rob” salutò piatta la
ragazzina, per poi concentrarsi unicamente sulla sua cena.
“Mangia piano, o starai male” le
disse l’uomo, ma lei lo ignorò; poi le venne in mente una cosa
importante:”Ma’, sai che mi avevi detto di farti sapere per le vacanze…bè
mi sono organizzata: i ragazzi della mia compagnia vanno per due mesi a
Las Vegas, sai che i genitori di Madeline gestiscono lì uno dei loro
hotel, e ci ospiterebbero gratis in due suite…Che ne pensi, così tu e Rob
potrete stare da soli” aggiunse poi, cercando di essere
convincente.
“Oh tesoro, mi dispiace, ma tu
non mi avevi più detto niente, e io mi sono accordata proprio oggi con tuo
padre…”
Quelle parole risuonarono come
un gong nella testa di Shaula.
“Per-perche, c-che vi siete
detti?”balbettò preoccupata.
“Visto che entrambi staremo via
a lungo per il lavoro, abbiamo pensato che sarebbe stato carino che tu
passassi le vacanze in campeggio con tua sorella”rispose la donna
sorridente.
“COOOSA?!Ma mamma, te ne avevo
pregato di non programmarmi tutto come tuo solito!Non con Mizar!Litighiamo
sempre, e poi…”
“Shaula, non vi vedete da quasi
un anno, è tua sorella, mica un’estranea, e poi potrà venire anche Antares
se vorrà”.
E ti pareva, ogni volta la
stessa storia!Chi era quell’idiota che aveva stabilito la regola non
convenzionale che i figli dei divorziati devono trascorrere l’estate
insieme in uno stupido campeggio?! Per giunta con una sorella maggiore che
non ti può soffrire e che tu detesti perché rappresenta tutto ciò che è
meglio, ciò che non sei e nè mai riuscirai ad essere. Perché questa era
Mizar!
“Dai retta a tua madre, vedrai
che vi divertirete!”intervenne Rob. Shaula avrebbe voluto tirargli un
pugno e urlargli di stare zitto, lui che non sapeva niente.
“Ma mamma…”
“Basta così!-si spazientì la
donna-Ho già prenotato, e sabato tu partirai!”improvvisamente cambiò
tono:”Vedrai, sarà divertente!Andrete nel Michigan, in un bellissimo parco
naturale sulle rive del lago…e poi, mica sarete solo voi!Mi hanno
assicurato che minimo vi saranno altri dieci ragazzi provenienti da tutti
gli States…”continuò, come se niente fosse.
Era inutile, sua madre non
poteva capire. Shaula passò il resto della cena in silenzio, ascoltando a
malapena le fesserie che Rob diceva a proposito di un safari che aveva
fatto in Namibia, dove non conosceva nessuno e tutti gli altri turisti
erano francesi…che mucchio di assurdità.
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Capitolo 2 *** 2*: EAST COAST HOLIDAY ***
Devil's Heart 1
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Capitolo 2: East Coast
Holiday
NEW YORK, 8 giugno, h
21.00
*Mizar’s Home*
L’ascensore si aprì all’altezza del ventesimo piano di uno
dei tanti grattacieli della Grande Mela, lasciando uscire una giovane dai
lunghi capelli biondi come l’oro, gli occhi azzurri come il cielo
d’estate. La ragazza si diresse decisa verso la porta dell’appartamento
303, e con un badge magnetico(tipo quelli che ci sono sulle navi da
crociera), entrò in un bell’attico dalle ampie vetrate che si affacciavano
sulla grande metropoli. Posò il borsone della palestra su un divano, e si
diresse in cucina, riflettendo su ciò con cui avrebbe potuto approntare
una cena decente; con sua grande sorpresa vide che qualcuno aveva già
apparecchiato per due persone, mentre un grosso trancio di pizza veniva
scaldato in forno.
La ragazza sorrise scuotendo la testa: sapeva già chi fosse
prima ancora di vederlo.
“Ciao papà” disse, con un sorriso che tuttavia non illuminò
gli occhi.
Un uomo in giacca e cravatta comparve dalla porta che dava
sul balcone, una sigaretta accesa infilata in
bocca.
“Ah eccoti finalmente! Bentornata Mizar! Cominciavo a
preoccuparmi, dov’eri finita?” chiese, entrando in
cucina.
“Ehi che è, il terzo grado?Comunque ero a ninjutsu, come al
solito, papà”rispose la giovane, togliendo la pizza dal forno e posandola
in un piatto per poi dividerla in due
pezzi.
Suo padre si sedette a
tavola.
“Scusa, potresti spegnere la sigaretta?Lo sai che mi dà
fastidio il fumo” disse Mizar, sedendosi anche lei e iniziando a mangiare.
L’uomo annuì, e aspirò un’ultima boccata prima di spegnerla in un
portacenere di vetro che la giovane gli
porse.
“Grazie” fece lei, poi passò alla domanda che da subito si
era posta non appena aveva visto suo padre. “Allora, posso sapere qual è
il motivo della visita?”. Lui scoppiò a ridere:”Ma come, adesso c’è
bisogno di un motivo perché un padre passi un po’ di tempo con la
figlia?”.
Quando mai negli ultimi quattro anni sei stato a casa per
più di due giorni consecutivi, eh?
Mizar lo fissò seria:”Pa’ non sto scherzando, lo sai meglio
di me”.
L’uomo cambiò subito atteggiamento, passando da quel tono
falsamente cordiale ad uno più pratico e spiccio, che era più solito
utilizzare con i suoi clienti o con i dipendenti a lui sottoposti. Quale
chief executive di una grossa multinazionale, era abituato a trattare
faccende spinose senza girarci intorno con giochi di
parole.
“Ho parlato con tua madre” disse senza alcun tremito nella
voce.
“Ah…e che vi siete detti?”
“Non molto, le solite cose…mi ha chiesto come andavi a
scuola, le ho detto che vai magnificamente come tuo solito senza alcun tuo
sforzo eccessivo…”
“Papà, dubito che vi siate telefonati solo per discutere del
mio rendimento scolastico” intervenne Mizar
secca.
C’è qualcosa sotto, e non vuole dirmelo perché sa che mi
arrabbio…
“Allora?!Tu che torni a casa solo per vedermi, ma a chi vuoi
darla a bere?Stai sottovalutando la mia capacità intellettiva, non sono
più una bambina che puoi prendere in giro con giochi di parole, regali e
una cena già pronta!” sbottò lei alla
fine.
L’uomo si sfilò gli occhiali, passandosi una mano sugli
occhi stanchi, poi disse, riassumendo il suo tono professionale:”Abbiamo
parlato a proposito delle tue vacanze
estive”.
Ah, eccolo il nodo che veniva al pettine; ecco il nocciolo
della questione: per l’ennesima volta i suoi genitori intervenivano a
stravolgerle i suoi programmi, la sua
vita.
“Or bene, le vostre signorie illustrissime che hanno deciso?
Forse non vi è ben chiaro che ho diciassette anni e posso gestirmi la mia
vita da sola?” sibilò a denti stretti Mizar, i pugni stretti sotto al
tavolo.
“Passi troppo tempo da sola ad ascoltare musica, a leggere
libri e quegli stupidi fumetti, e non socializzi con nessuno!” rispose il
padre.
“Non mi pare che in passato abbiate mai tenuto conto della
mia vita sociale!Non ve ne è mai fregato più di quanto vi interessasse
sapere quante calorie ci sono nel mangiare una porzione di caviale ogni
giorno!” replicò acida la ragazza.
“Signorina, modera il linguaggio!-la redarguì lui-In ogni
caso è da un anno che non vedi tua sorella, così abbiamo deciso che non
sarebbe male se trascorreste insieme i tre mesi di
vacanza!”
E ti pare, ci potevo scommettere l’intera casa, e a
quest’ora mi sarei ritrovata con un gruzzolo sufficiente a farmi il giro
del mondo in crociera!
“Prospettiva interessante! E di’ un po’, Shaula che vi ha
risposto quando gliel’avete detto?”
“Era ben felice di passare le vacanze in un campeggio
splendido sul lago Michigan, insieme ad altri ragazzi della vostra
età!”
Certo, sembra la scena da copione perfetta per una
soap-opera…
“Papà, per favore, smettila di prendermi in giro! Ho capito,
così anche per quest’anno tu e quell’altra intelligentona avete ben
pensato di spedirci in qualche posto sperduto per figli che oramai sono
diventati solo un peso, in modo che quella cretina possa andarsene con
l’uomo di turno e tu possa farti un bel viaggetto di “lavoro” con la nuova
segretaria, neh?!Non è forse così?!”
L’uomo sbattè il pugno sul tavolo:”Adesso stai passando il
limite Mizar! Sei ancora minorenne, e farai ciò che noi abbiamo deciso per
te e tua sorella!E non ti azzardare più a parlare cosi
o…”
“O cosa, mi metti in castigo?Sai che paura!Non ti
preoccupare, ci andrò a quel campeggio, non temere, così potrai avere la
coscienza pulita mentre esci con la tua fidanzata, no?Almeno non saresti
costretto a presentarmela!” replicò Mizar, alzandosi in piedi, il piatto
ancora mezzo pieno.
“Si può sapere dove vai ora?!” esclamò suo
padre.
“Fuori, a dormire a casa di qualche mia compagna di classe!
Le pareti di questa casa cominciano a starmi strette” ribattè lei, e si
chiuse la porta di casa alle spalle con un colpo
secco.
Bene, a quanto pareva, per l’ennesima volta era stata
soggiogata alle scelte e ai voleri di qualcun altro. Era proprio vero, la
maggior parte delle persone era solo capace di sfruttare i legami
affettivi a proprio favore, solo per comodo. Ma non sarebbe stato così per
tutta la vita: presto avrebbe finito l’high school, le mancava solo un
anno, poi sarebbe potuta andare al college o all’università, maggiorenne e
libera, finalmente lontana da casa. Le porte dell’ascensore si aprirono al
pianterreno del palazzo, e lei salutò con un cenno il portiere, uscendo
poi nella via affollata. Era sera, ma per New York era ancora presto: era
la perenne notte bianca il momento migliore per vedere la città animarsi
veramente, con il calare delle tenebre. Mizar sorrise, dirigendosi verso
la discoteca frequentata dai suoi compagni di scuola: “Ovunque è casa,
tranne che qui” si disse, mescolandosi tra la gente.
Primi due capitoli postati!
Allora, questa fiction, di cui sono già arrivata al 17
capitolo su un altro sito, ha un inizio "lento", nel senso che i primi
capitoli, fino al 5, vedono le ragazze nel loro mondo, alle prese con
i soliti problemi di routine. Ora, potrei postarvi tutti i capitoli fino
al 17, ma se poi non piacesse a nessuno?Non voglio occupare spazio
inutilmente...vi lascio la storia fino all'arrivo nel mondo di Naruto...se
ci sarà qualcuno interessato a leggerla, l'aggiornerò...vi prego,
lasciatemi qualche recensione! (*-* occhi sbrilluccicanti e
speranzosi)
Mizar89
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Capitolo 3 *** 3*: QUELLO CHE CI ACCOMUNA ***
Devil's Heart 1
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Capitolo 3: Quello che ci accomuna
Chicago Airport, 6.00 a.m., una settimana dopo
La ragazza sospirò spazientita, dopo aver guardato per
l’ennesima volta il grande orologio appeso sulla facciata all’ingresso
dell’aereoporto.
“Queste vacanze stanno iniziando proprio alla grande” pensò
Mizar, guardandosi intorno e osservando disinteressata quelli che
sarebbero stati, per tre infiniti mesi, i suoi compagni “d’avventura”: si
trattava di una dozzina di teenagers, di un’età che oscillava tra i
quindici e i diciott’anni, provenienti da ogni angolo degli States; poi
c’erano due accompagnatori, un uomo e una donna sulla trentina, che
sembravano usciti da uno di quei programmi demenziali di aerobica che
trasmettono in tv: semplicemente
disgustoso.
Lei era arrivata con il volo diretto da New York la sera
prima, intorno alla mezzanotte, ed era riuscita a malapena a dormire
sdraiata sulle scomode poltroncine della sala d’aspetto, in una sorta di
dormiveglia causato non dall’incapacità di adattamento, ma dal fatto che,
ormai da diverso tempo, si era rassegnata a restare sveglia, per non dover
affrontare ciò che più la tormentava:i suoi sogni. Troppo aveva sofferto,
quando i genitori si erano separati e lei era stata strappata dalla sua
vita di sempre, e dai suoi affetti. Era stato allora, che si era imposta
che mai più si sarebbe legata a qualcuno o a qualcosa troppo a lungo per
affezionarcisi…intorno a sé si era creata un muro invalicabile,
un’immagine di “dama di ferro dagli occhi di ghiaccio”, come le guerriere
del passato di cui amava leggere nelle saghe cinesi e nipponiche;
tuttavia, nei sogni quella barriera crollava inesorabilmente, ogni volta
che lei chiudeva gli occhi, per quanto si opponesse: come vincere la
battaglia contro sé stessi e la propria
coscenza?
In quel momento qualcosa la distrasse dalla sua muta
riflessione: un giovane, probabilmente suo coetaneo, anch’egli iscritto al
campus estivo, le si era parato davanti con un’aria e con un sorriso
strafottente da sbruffone stampato in faccia, l’aspetto di uno che per
attribuirsi arie da macho aveva passato buona parte della vita in palestra
a fare culturismo. “Ciao biondina, come va?Come mai stai qui tutta sola
soletta?Sarebbe carino se socializzassi con i tuoi compagni!” disse il
ragazzo. Lei lo fissò:”Ho un nome, ed è Mizar, e poi ho tre lunghi mesi
davanti per imparare a sopportarvi!” replicò
fredda.
“Bene, bambolina, io invece sono Bryan da
Washington…potresti socializzare con me, che ne dici?Magari ci facciamo un
giretto adesso che non siamo ancora partiti…”continuò l’altro, mettendosi
in mostra con in suoi muscoli gonfiati a forza di bilanciere e anfetamine,
e con i capelli biondastri troppo ingellati, tanto da sembrare
incollati.
“Mi dispiace, ma il tuo quoziente intellettivo non mi pare
così elevato a tal punto da poter intavolare un discorso sensato con me,
damerino, dato che ti ho detto cortesemente di ‘toglierti dai piedi’ ”
disse la ragazza, con un sorrisetto di superiorità sulle
labbra.
Bryan si sentì avvampare per l’offesa ricevuta, e le afferrò
un braccio con fare possessivo:”Ascoltami bene, gatta di strada, vedi di
fare la brava, altrimenti…”;non finì la frase:con uno strattone fulmineo
Mizar si liberò dalla presa e, ruotando su sé stessa, assestò un bel
calcio laterale nello stomaco del gasato, facendolo crollare sulle
ginocchia con il fiato mozzo.
“Mi dispiace…non sono mai stata una brava bambina…vorresti
insegnarmelo tu, bel damerino?”disse la ragazza, fissandolo con il suo
sguardo penetrante.
Quelli che dovevano essere gli amici del tizio praticamente
KO scattarono in avanti, i pugni chiusi, pronti a vendicare il compagno,
approfittando della distrazione dei due
animatori…
Un movimento alle spalle di Mizar, un fruscio, uno zaino
posato a terra con attenzione, e quindi una voce:”Ragazzi, non vi conviene
farla arrabbiare, ve lo dico perché vorrei evitare che vi troviate con
qualche osso rotto già al primo giorno di
vacanza…”.
Una voce ben nota, sebbene non la sentisse da quasi un anno.
Mizar, si voltò, dando le spalle agli amici del povero sfigato,
ritrovandosi a fissare, come in uno specchio, un volto ben simile al suo,
dotato degli stessi occhi del color del cielo. Davanti a lei stava una
ragazza dai capelli castani, portati lunghi appena oltre le spalle, poco
più bassa di lei, e più giovane di un paio d’anni. Ciò che definitivamente
le accomunava, era lo stretto vincolo di sangue che le designava
come…sorelle.
“Shaula, quanto tempo…” disse rivolta alla sorella minore,
accompagnando il saluto solo con un leggero cenno della
testa.
“Ciao Mizar”, rispose l’altra ragazza. Vi fu per un istante
una sorta di confronto visivo, che fu interrotto, prima che una delle due
risultasse vincitrice, dall’arrivo di una terza giovane, dai capelli rossi
come il fuoco, leggermente mossi, gli occhi verdissimi che sprizzavano
allegria in qualsiasi momento li si
osservasse.
“Ciao Antares!” la salutò la dicissettenne, molto più
calorosamente di come non avesse accolto la sorella. “Miz, come
stai?Allora, ma che mi combini, mi uccidi qualcuno già il primo giorno?”
domandò sorridente l’altra, alludendo a Bryan che nel frattempo si era
rialzato, sostenuto dai suoi tre compari, gemendo dolorante. “Oh, dici di
quello?No, mi stavo solo riscaldando…se avessi voluto ammazzarlo, avrei
lanciato uno shuriken…mi farebbe schifo sporcarmi le mani col sangue di un
simil babbeo” rispose Mizar sorridendo; tuttavia anche in quel momento il
sorriso conservava un nonsochè di freddo: non si estendeva agli occhi, che
restavano impassibili, come di ghiaccio.
“Ti sei portata gli shuriken?!” intervenne Shaula
sconcertata. “Certamente! E non solo quelli!” replicò orgogliosa la
sorella. “Cooosa???!!!” “Bè, che vuoi che faccia, che passi tutta l’estate
a pescare la cena?!E non guardarmi con quell’aria allucinata, che se
aprissi il tuo zaino scommeto che ci troverei dentro pure la tua di
attrezzatura!Non è forse così, Anti?”.
“In effetti, io ho preferito portarmi il necessario per
allenare un po’ il mio ninjutsu, oltre alla mia inseparabile chitarra, che
non mezzo guardaroba come hanno fatto le altre ragazze del campus” rispose
la rossa, alludendo con un cenno della mano a cinque ragazze vestite più
per andare in discoteca, che non in
campeggio.
In quell’istante arrivarono i due accompagnatori, che
pretesero che i ragazzi si riunissero in un unico punto, come un gruppo
rispettabile di tale nome.
“Su, su!Basta starvene in giro sparpagliati!Venite qui,
dobbiamo fare l’appello!” esclamò l’uomo, che si chiamava Steven e aveva
ventinove anni.
“Insomma, basta fare le asociali!” disse spazientita Ashley,
spingendo Mizar e le altre due verso il gruppetto, e ignorandone le
proteste.
“Allora ragazzi, da questo momento, la vostra avventura
inizia: tra pochi minuti saliremo sul pullman, e tra poco meno di un paio
d’ore vi ritroverete immersi nella natura, in vacanza, senza contatti con
le città caotiche da cui provenite. Sarà il vostro spirito di
sopravvivenza e adattamento che detterà le basi su come trascorrerete
questi novanta giorni!” spiegò con enfasi Steven, mentre la sua compagna
srotolava un un foglio con i nomi dei partecipanti. “Bene-fece questa-ora
inizieremo un po’ a conoscerci, intanto che aspettiamo l’autista. Io dirò
il vostro nome, voi aggiungeteci qualcosina, giusto per curiosità,
ok?”aggiunse mielosa
“Patetico, mi sembra di essere tornata all’asilo!”borbottò
sotto voce Mizar, mentre incominciava quel futile
appello.
“Antares?”
“Iga, ho diciassette anni, sono di Los Angeles, pratico
ninjutsu, e mi piacciono il cinema e i manga!” rispose allegra la ragazza
rossa.
“Che cognome strano…non sembra americano…”bisbigliò
qualcuno, mentre il giro continuava.
“Shaula?”
“Koga, ho quindici anni, vengo dalla California, e faccio
anch’io ninjutsu…” disse in fretta la giovane, senza sapere che altro
dire. Infine, il giro d’appello giunse a Mizar, che rispose freddamente
solo con il cognome e con l’età: “Koga, ho quasi diciotto
anni”.
Forse aveva sperato di troncare gli eventuali commenti degli
altri ragazzi, ma non fu così, perché la solita voce ignota esclamò, per
tutto il gruppo:”Ma avete lo stesso
cognome?!”.
Allora, con un sospiro esasperato Mizar aggiunse:”Siamo
sorelle, ma io sto a New York. È finito questo terzo grado?” domandò poi,
fissando con i suoi occhi azzurri Steven, che rabbrividì: quello sguardo
era privo di emozione, freddo come una mattina d’inverno. “S-si, direi che
possa bastare così…a-avrete tempo di conoscervi m-meglio…p-più
avanti”balbettò, voltando la testa da un’altra parte, incapace di
sostenere quegli occhi che parevano due laghi profondi, in cui ci si
poteva annegare.
“D’accordo ragazzi, l’autista è arrivato, che ne dite di
prendere i vostri zaini e salire?”esclamò Ashley allegra, ignara di ciò
che era accaduto a Steven.
Il gruppetto si avviò lentamente, rumoreggiando allegro,
verso il bus, che li aspettava con il motore già
avviato.
Poco più tardi, mentre l’autobus imboccava l’highway,
destinazione uno sperduta riserva naturale da qualche parte sulle coste
del lago Michigan, una ragazza bionda, seduta sui sedili in fondo al
bus(posto prediletto dai casinari di solito, o comunque dalle persone
cool, ^_^), s’infilò le cuffie del suo i-pod, facendo partire un brano
scritto e cantato da un autore
d’oltreoceano.
**…io, l’ombra che andò
via,
costeggiando il muro,
o restando lì…
l’uomo che cercò
la sua profezia,
dritto nel futuro,
e poi si smarrì…**
“Magari potessi davvero volarmene via, cercare di scoprire
cosa il destino abbia mai deciso per me…”
Una voce ben familiare costrinse Mizar a ridestarsi
dall’utopia dei suoi sogni
irrealizzabili.
“Ehi sorella, che fai, ti metti già a fare l’isolata
ascoltando per i fatti tuoi la musica?!”esclamò Shaula, aggiungendo poi
qualcos’altro che non riuscì a sentire; di malavoglia si sfilò una
cuffia.
“Che hai detto?” domandò
scocciata.
“Ho detto che è da un anno che non ci vediamo!” ripetè
l’altra.
“E allora?”
“Dai Mizar!-intervenne Antares strappandole di mano l’i-pod
e spegnendolo- È da una vita che non ci parliamo, che non stai mai in
casa, per giunta sei pure dall’altro capo degli
States!”
La bionda alzò gli occhi al cielo:”Raga, se così state
cercando il modo di iniziare una conversazione, guardate
che…”
”Eddai ghiacciolina, finiscila di stare sulle tue!” ribadì
Antares, tirandole un libro in testa, con fare scherzoso. “Ahi, guarda che
fa male…”protestò Mizar a mezza voce, prima che il suo sguardo cadesse su
ciò che l’aveva colpita: non era un libro, bensì un
fumetto…
“Che c’è ti sei incantata?”sbottò
Shaula.
“Non ci credo…Anti, anche tu leggi manga?”domandò sopresa la
giovane bionda, indicando il piccolo
libretto.
“Beh, sì, diciamo che sono stati una recente scoperta…della
scorsa estate…” disse l’interpellata, riflettendo un attimo. “Posso
vedere?” chiese Mizar, prendendo il piccolo volumetto; il primo vero
sorriso da quando si erano incontrate le illumino il viso, e gli occhi
parvero esprimere una felicità che di raro aveva occasione di
manifestarsi. Sfiorò la copertina con l’altra mano:”No, davvero, stento a
crederci! Anche tu lo leggi!” esclamò, e aprì il suo zainetto, che era
riuscita a portare di sopra dopo una discussione con l’autista, e dopo
aver rovistato un attimo, estrasse la copia identica del manga. Le due
ragazze scoppiarono a ridere.
“Non è possibile, Miz!Tu che hai la passione dei fumetti
giapponesi!Diamine, ti conosco da una vita, e non me l’hai mai detto!”.
Shaula aprì con un colpo secco la sua sacca monospalla, e con sorpresa
delle altre due una terza copia del volumetto fece capolino alla luce.
“Pure tu che leggi manga?! E che aspettavi a dirmelo, la prossima era
glaciale?!” esclamò Antares incredula. “Bè, ecco…io mi vergognavo…credevo
che mi giudicassi un’immatura…” si giustificò la quindicenne, arrossendo.
“Normalmente chi legge i manga lo fa spesso all’insaputa della maggior
parte dei conoscenti, perché ha paura di essere preso in giro- disse Mizar
seria, fissando la sorella, che arrossì maggiormente- Però…sono contenta
che in tutte le nostre differenze, abbiamo almeno due cose che ci
accomunano, i manga e il ninjutsu” aggiunse poi, mostrando per la seconda
volta quel sorriso luminoso, come il sole dopo un temporale. “Tre cose:
siamo anche sorelle, ricordi?” fece Shaula, e per un attimo la ragazza dai
capelli d’oro si rabbuiò in viso.
“Già…è vero. Tre cose” disse
poi.
“Ehi, e vi scordate di me?!Malefiche pesti, sono la vostra
amica in comune, e mi scordate così?!” protestò Antares, suscitando
l’ilarità del trio. Le copertine dei tre manga, che raffiguravano un
ragazzo dai capelli neri, trasformato in una specie di demone alato, con
il numero 27 stampato sotto il titolo, “Naruto”, risplendevano lucide e
scintillanti, posate l’una accanto all’altra, su un sedile illuminato dal
sole.
“Credo che questa sarà una vacanza
diversa”.
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Capitolo 4 *** 4*: RUNAWAY ***
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Capitolo 4:
Runaway
Il pullman si arrestò con una
brusca frenata che fece destare di soprassalto la maggior parte dei
passeggeri. Shaula si massaggiò la fronte dolorante, dopo aver tirato una
testata al sedile di fronte.
“AHI!Ma chi ti ha dato la patente?!” inveì contro
l’autista.
“Non è una grave perdita, in fondo la tua testa è vuota,
quindi non ci sono stati danni!” la canzonò Antares, seduta accanto a
lei.
“Ma che spiritosa! Scendi dal bus, che ne riparliamo a modo
mio!” replicò Shaula con una linguaccia.
“Insomma, volete muovervi?!” urlò loro Mizar, che era scesa
e già teneva issato in spalla lo zaino da campeggio, attendendole con
scocciata impazienza.
“Sì signora caporale, arrivamo!”
La ragazza coi capelli rossi non perdeva mai occasione per
fare una battuta.
Poco dopo, richiamati numerose volte, e con insistenza, dai
due accompagnatori, i ragazzi furono costretti a radunarsi nel piccolo
spiazzo di sterrato che vagamente avrebbe dovuto somigliare a un
parcheggio. Mizar si guardò intorno: si trovavano al limitare di una
cittadina di modeste dimensioni, situata sulle rive del lago Michigan.
Erano davvero un pugno di case e qualche negozio, e le auto parcheggiate
le avrebbe potute contare sulla punta delle dita. L’insolita calma che
regnava la faceva sentire quasi a disagio: per chi, come lei, era abituato
ai rumori e all’affollamento di metropoli come New York, quella
tranquillità sembrava spezzare lo scorrere del tempo. La giovane bionda si
costrinse ad ascolatare ciò che stava dicendo
Ashley.
“Benissimo ragazzi! Com’è stato il viaggio?Lo so, era un po’
lungo, però appunto per questo sono sicura che siete già riusciti a
socializzare e a ricreare un po’ di spirito di
gruppo!”
Shaula trattenne a stento un sorrisetto:”Ma siamo davvero
finite in un asilo?” bisbigliò poi alla sorella, che la squadrò un attimo,
per poi scuotere la testa:”Perché, non sei tu quella che adora stare con
suoi coetanei?” replicò con
voce eloquente. La frecciatina, tirata di proposito, riuscì a far
innervosire Shaula, che fece per ribattere a
tono…
Antares alzò gli occhi al cielo:”Voi due, non cominciate,
chiaro?” le rimproverò, prima che la voce squillante e fastidiosa di
Ashley si sovrapponesse alla sua.
“…E come vi ho detto prima, questa non sarà una semplice
vacanze, bensì una vera e propria avventura! E per questo c’è bisogno
d’essere coraggiosi! Guardatevi bene intorno –fece un ampio gesto con la
mano- perché qui ci torneremo solo fra tre mesi! Per tutto questo tempo,
vivrete staccati dalle comodità, basta con TV, computer, cellulari,
playstation e altre diavolerie moderne!” esclamò la donna, ormai lanciata
nella sua tiritera.
“Fantastico, ci mancava pure l’ecologista schizzofrenica…ma
che ho fatto di male?!”pensò Mizar, mentre Ashley continuava imperterrita
con il suo discorso, fregandosene altamente delle facce perplesse dei
ragazzi:”…quindi, per testare il vosto spirito d’avventura, e le vostre
capacità d’adattamento a qualsiasi ambiente o situazione farete una prova
di coraggio!”
(vi giuro che una volta ho avuto un’esperienza simile, e per
questo vi consiglio di informarvi bene prima di lanciarvi in progetti di
“vacanze avventurose”…prima che vi capiti di dover scalare montagne senza
corde, nuotare nelle rapide aggrappati a una fune, o altre
diavolerie…ndA)
“CHE COSA?!?”
Scoppiò un coro di proteste generali, prontamente zittite da
Ashley.
“Sì, avete capito bene!CO-RAG-GIO!Una parola che di sicuro
non rientra nel vostro dizionario di adolescenti della cyber-generazione!”
replicò la donna, cercando con lo sguardo un cenno di conferma da parte di
Steven, che fino a quel momento era stato zitto, in
disparte.
“Bè…Si, questa vacanza vi servirà per…crescere, per
diventare…più maturi…” balbettò, beccandosi un’occhiata inceneritrice di
Ashley.
“Grazie Stevy(si pronuncia “Stiui”, è un vezzeggiativo che
qui sta per presa per i fondelli), hai fatto un discorso davvero
carismatico” disse sarcastica la donna, ritornado poi a fissare il
gruppetto di giovani, che pareva decisamente
scontento.
“Su, non fate quelle facce!Vedrete stasera quanto ridere, al
ripensare a ciò che farete fra poco!”
Tentò di rassicurali, ottenendo solo una serie di sorrisi
tirati.
”Dunque, il campo dove alloggeremo si trova a circa tre ore
di marcia da qui –spiegò, indicando una serie di sentieri che si
inoltravano nel fitto della boscaglia che fiancheggiava il lato nord del
paese, lungo le coste del lago, perdendosi a vista d’occhi fino alle
montagne- Ci sono due baitelle, che possono ospitare fino a tre persone, e
quattro tende da tre posti ciascuna. Ora, tenendo conto che una baita è
riservata a noi accompagnatori, la prova di coraggio consisterà
nell’attraversare il bosco, divisi in gruppetti di tre persone, lungo uno
di questi sentieri, e raggiungere il campo per primi, per poter avere il
privilegio di dormire per questa prima settimana nella piccola
baita”.
Improvvisamente il malcontento dei ragazzi si tramutò in
sorpresa: quella vacanza stava cominciando a piacergli, grazie anche alla
nascita di un buon spirito di competizione. Ashley sorrise: il suo primo
obbiettivo era stato raggiunto.
“Scusa Ashley –domandò una ragazza dai lunghi capelli neri,
che indossava una minigonna di jeans e infradito, un look decisamente poco
adatto alla situazione- ma quando parli di prova di coraggio, vuol dire
che non basta seguire il sentiero fino a
destinazione?”.
“Mi dispiace Karen, ma sarebbe troppo facile, non credi?
Oltre a dover correre, per arrivare primi dovrete anche essere veloci
nell’orientarvi all’interno del bosco…e vi assicuro che sarà ben difficile
in quel labirinto di piante che poco a poco hanno finito con il nascondere
il sentiero giusto da seguire…perdersi sarà facile, eheh; tuttavia, vi
concederò il lusso di consegnare ad ogni capogruppo una mappa e una
bussola. Lascerete gli zaini qui, perché io e Steven ora andremo al
campo-base con il pullman seguendo la strada asfaltata, e vi aspetteremo
là. Quindi, a meno che non vogliate portarvi sulle spalle tutto questo
peso, e rischiare di essere ultimi, fareste meglio a lasciare tutto in
bus: quando arriverete, potrete prendere la vostra roba” colcluse Ashley
con un ampio sorriso. (Qualcuno poi sicuramente mi dirà che questa Ashley
è anche peggio di quella sadica di Anko Mitarashi…se non ve la ricordate,
aprite il n’5 di Naruto, al capitolo della seconda prova… ^_^
ndA).
Antares rise:”La cosa si prospetta interessante: allora, mi
sembra ovvio che il gruppo lo faremo noi tre” disse, guardando le due
sorelle.
“Certo Anti, lo sai che per me non c’è problema! È a lei che
lo devi chiedere” replicò Shaula alludendo con un cenno a Mizar che, per
tutta risposta, strinse le spalle e disse:”A me non interessa, fate voi:
se devo fare gruppo con voi o con altri, non
m’importa”.
Risposta scontata, un marchio di fabbrica per la bionda
diciassettenne. Antares sospirò:”Sì, sì, pensala come vuoi, stai in gruppo
con noi però, anche perché mi pare che gli altri si siano formati, e poi
perché sei l’unica che sa leggere quelle dannate mappe e sa
orientarsi”.
Shaula sbuffò:”Non è vero, anch’io sono capace a usare una
cartina!”.
“Certo, e mi pare di rammentare che questa sia la tua
seconda esperienza di campeggio…capirai, per me che è la decima volta,
cosa importi di una pivellina che sa a malapena dove sta il
nord”
fu la replica gelida di Mizar, che si voltò poi per andare a
prendere una mappa da Ashley e a caricare lo zaino di nuovo sul
pullman.
Shaula stava nuovamente per risponderle, ma ancora una volta
Antares la trattenne:”Non metterti a discutere con lei, lo sai com’è
fatta”. La quindicenne fissò la ragazza rossa con sguardo spento:”Lo so,
però non è bello sentirsi sminuire così ogni volta…sono sua sorella,
eppure credo di non aver mai ricevuto una parola lodevole da lei…” “Mizar
non è sempre stata così, lo sai…probabilmente non ha ancora superato la
questione del divorzio dei tuoi…io credo che, comportandosi così, voglia
farci capire di quanto in realtà in questi quattro anni si sia sentita
abbandonata a sé stessa” “Anti, guarda che ci sono passata anch’io, eppure
non mi riduco a rispondere con parole taglienti a qualsiasi cosa mi venga
detto!” ribattè Shaula. “Tu sei più piccola di lei, avevi undici anni, lei
quattordici, quando i vostri si sono separati. E tu sei rimasta in
California; Mizar invece è stata trascinata via, a New York…so che è
difficile, ma se puoi, cerca di capirla…” disse Antares, avviandosi anche
lei verso il pullman per depositare il suo
zaino.
Cercare di capire sua sorella…sarebbe stato più facile
raggiungere la luna a piedi. Scuotendo la testa, Shaula seguì l’amica poco
dopo.
“Allora ragazzi, siete pronti?!” L’impazienza di Ashley si
fece sentire ancora una volta.
“Un attimo!” fu il coro dei giovani, impegnati negli ultimi
preparativi.
“Insomma Mizar, ma che stai cercando in quello zaino?!”
esclamò Shaula, stufa di aspettare la sorella, che frugava tra i vestiti
alla ricerca di qualcosa.
“Smettila di strillare!Sto cercando l’attrezzatura di
ninjutsu, non la lascio qui!Scommetto che mentre saremo nel bosco, quei
due frugheranno nella nostra roba!Quella pazza di Ashley detesta tutto ciò
che è tecnologico…” ribattè Mizar.
“Scusa, e che centrano gli shuriken e i kunai con computer e
cellulari?!”
“Shaula, vedi di svegliarti!Ashley ritirerà tutti i
cellulari, gli mp3, i palmari, e ce li ridarà solo a fine vacanza…e gli
shuriken e i kunai sono armi, cosa potrebbe pensare al vedere che li ho
dietro?!Non mi pare fossero inclusi nell’attrezzatura necessaria al
campeggio… -Mizar smise di frugare e sorrise- Ecco, li ho trovati!”. Sfilò
con attenzione due spesse custodie di cuoio. Ne aprì una un attimo per
verificare che ci fosse tutto: conteneva una serie di stellette di metallo
decisamente affilate, alcuni pugnali a punta di lancia con un anello
all’estremità dell’elsa, e degli spiedi di metallo(tipo quelli che usa
Haku, ndA). Perfetto, c’era tutto. Mizar aprì lo zainetto monospalla ed
estrasse i libri che aveva dentro, mettendoli nello zaino grande. “Tanto
ora non devo leggere, e di sicuro Ashley non me li ritirerà”. Infilò con
attenzione le due custodie di cuoio, insieme al piccolo lettore mp3 e al
cellulare. Quindi si alzò, caricando lo zaino da campeggio in pullman. “Io
sono pronta” disse; poi, fissando Shaula e Antares disse:”Guardate che se
vi siete portate anche voi le armi per allenarvi, mica vi prendo in giro
se lo dite: però vi converrebbe fare ciò che ho appena fatto io, prima che
finiate nei guai”.
Lanciò un’occhiata eloquente alle due ragazze, che si
scambiarono uno sguardo e poi si affrettarono a riaprire i loro zaini da
campeggio e a sfilare ciascuna una custodia di cuoio nero, analoghe a
quelle di Mizar. Una volta attuato il piano occultamento, si sbrigarono a
raggiungere il centro dello spiazzo, dove Ashley, oramai spazientita,
stava per dare il via a quella strana prova di coraggio. “Bene, ora che ci
siamo tutti, possiamo iniziare! Ehi, ma tu perché ti porti dietro quella
cosa?!” esclamò additando Antares, che oltre alla piccola sacca monospalla
si era caricata a tracolla la custodia nera della sua chitarra. “Oh,
intende questa? Mi dispiace, ma non mi fido a lasciarla in pullman” spiegò
la ragazza, sostenendo impassibile l’occhiata furibonda dell’ecologista.
“Non preoccuparti, accompagnatrice, non è “tecnologica”, è una semplice
chitarra classica…e siccome ci sono affezionata, non ho intenzione che
qualcuno all’infuori di me la tocchi” aggiunse Antares. Ashley non disse
altro in proposito, e tornò a parlare della prova:”Come vi ho detto, per
il campo base dovrete andare a nord-est, verso il lago. Vi ci vorrano tre
ore di camminata come minimo, anche correndo, quindi non illudetevi di
impiegarci di meno… Nessuna domanda?”
Silenzio totale, carico di tensione: beccarsi il posto
migliore dove dormire, era una cosa che faceva gola a
tutti.
“Ok ragazzi, allora dividetevi e mettetevi all’inizio di uno
dei sentieri” disse Steven, prendendo per un attimo il controllo della
situazione(davvero un personaggio utile, ndA). I cinque gruppi si
separarono, e quello di Mizar, Antares e Shaula scelse il sentiero
centrale.
“Al mio via, partite, chiaro?E buona corsa!” augurò l’uomo,
portandosi un fischietto vicino alla bocca. “tre, due,
uno…FIIIIIIIIIIIT!!!!!”
Steven fischiò e i ragazzi scattarono immediatamente,
sparendo lungo il sentiero nella
boscaglia.
Il sole era ormai alto sull’orizzonte:erano circa le otto di
mattina.
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Capitolo 5 *** 5*: LOST IN NOWHERE ***
Devil's Heart 1
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Capitolo 5: Lost in nowhere
L’avventura ha avuto inizio, direi anche in maniera
sicuramente migliore di quella prevista dalle due sorelline; ma sarebbe
troppo bello se il lieto fine fosse lì, subito dietro l’angolo! Mi
dispiace, ma il fatidico THE END è parecchio lontano, nei miei programmi.
Quindi, cari lettori, godetevi gli ultimi attimi di iper-tecnologia,
modernità americana e infinite comodità, prima di essere catapultati in un
mondo dove si lotta per la propria vita…
Si spengono le luci in sala, si alza il sipario: l’odissea
comincia, i guai pure…e si sa che uno di essi tira l’altro…
Mizar89
Erano da circa dieci minuti che correvano senza sosta: non
erano per niente stanche, non loro che si allenavano ben più faticosamente
diverse volte a settimana nell’arte marziale un tempo propria degli
antichi ninja; tuttavia, neccessitavano di una sosta per definire bene la
derizione da prendere. Mizar si arrestò, facendo cenno anche alle altre di
fermarsi.
“Che c’è?” chiese Shaula, riprendendo
fiato.
“Niente, dobbiamo solo cambiare direzione -spiego la bionda,
aprendo la mappa che aveva dato loro Ashley- Dunque… ci troviamo in questa
piccola radura, e il campo base è qua”. Mizar indicò due punt totalmente
opposti sulla mappa.
“Accidenti, credevo avessimo percorso di più…” sbuffò la
sorella minore.
“Rilassati, abbiamo appena inizato!Gli altri si saranno già
fermati almeno due volte!” la rassicurò Antares.
Mizar si guardò intorno:“Dunque, noi dobbiamo andare verso
nord-est, che è…”tacque un attimo, scrutando con attenzione gli alberi…
“Di lì” esclamò Shaula trionfante, indicando con l’indice un piccolo
sentiero che s’inoltrava ancora di più nel
bosco.
“Di là”replicò Mizar, indicando un punto esattamente agli
antipodi; poi, per esserne più sicura, estrasse la bussola, e fece vedere
anche alle altre due che la sua affermazione
coincideva.
“Ci hai provato, sorellina” aggiunse, tirando un frontino
leggero a Shaula, che protestò:”Ahi!Ma perché mi devi sempre colpire in
fronte?!Non sono più una bambina!”
Mizar la ignorò, distogliendo lo sguardo e riconcentrandosi
sulla mappa:”Guardate, percorrendo la direzione nord-est, dovremmo
incrociare un fiume; lì però il sentiero svolta verso nord, e dovremmo
percorrerlo fino ad altezza del campo, per poi svoltare ad est e
percorrere questi ultimi sette chilometri per arrivare a destinazione…una
vera perdiata di tempo” disse, scuotendo la testa. “E allora che dovremmo
fare?Non sappiamo che strada stanno facendo gli altri!” disse Antares.
“Infatti, e ci supereranno se continuiamo a perdere tempo qui a
chiacchierare!” aggiunse Shaula, scoccando un occhiata alla sorella.
“Calmati, e fammi parlare! Se raggiungiamo il fiume, poi possiamo seguirne
il corso: vedete che passa praticamente attaccato al campo-base, prima di
sfociare nel lago?Gli altri non ci penseranno minimamente!” disse
Mizar.
Antares e Shaula la fissarono basite: come avevano fatto a
non accorgersene?!
“Tu…sei il solito genio!” esclamò Antares abbracciando la
compagna.
“Sì, si va bene, non soffocarmi!- protestò Mizar con un
mezzo sorriso- Su, non perdiamo tempo, e muoviamoci! Non ho intenzione di
dormire in tenda con gli insetti!”
La ragazza bionda iniziò a correre, seguita a ruota da
Antares.
“Sbrigati Shaula”
La quindicenne non si mosse, fissando il
suolo.
“Perché?Perché lei deve sempre essere mille volte meglio di
me?Da tutta una vita mi sforzo per poter essere alla pari con lei, nello
studio, nello sport…e ogni volta che credo di esserci riuscita, mi rendo
conto che in realtà fra di noi vi è un abisso
incolmabile”
“Shaula, guarda che se resti indietro, non torno a
cercarti!”
La voce di Antares la ridestò, e la giovane si mise a
correre veloce, per poter raggiungere la sorella e
l’amica.
“Aspettatemi!!!”
La boscaglia si infittiva sempre di più, man mano che la
loro avanzata progrediva; felci, piccoli arbusti, rovi…correre lì stava
diventando una vera e propria impresa: una minima distrazione poteva voler
dire correre il rischio d’inciampare in una radice che sbucava dal
terreno.
A parte i rumori dei loro passi affrettati, dei loro
respiri, non si udiva altro che il canto di qualche uccello e il fruscio
del vento tra le fronde.
Che pace assoluta…qui dentro sembra che tutti i tuoi
problemi si rimpiccioliscano fino a scomparire, dinanzi all’immensità di
questa quiete…
Improvvisamente, un altro suono si sovrappose agli altri:
come un canto misterioso, in lontananza si udiva il fluire
dell’acqua.
“Ci siamo” disse Mizar, rallentando la corsa fino a
fermarsi; le altre, rimaste leggermente indietro, la raggiunsero poco dopo
ansimando.
“Caspita se corri…ancora un po’ e mi scoppiava il cuore”
fece Antares, appoggiandosi con una mano a un
albero.
“Eh Anti, non hai il fisico…” scherzò Mizar in uno dei suoi
rari momenti d’ilarità; poi si voltò a guardare la sorella, rossa in viso
e accaldata per la corsa. “E tu, ce la fai ancora ad andare avanti, o ti
devo portare in spalla?”. Shaula attese diversi istanti prima di
rispondere: aveva il fiatone e il cuore a mille, oltre che le gambe
dolenti, ma non voleva dare a vedere, specialmente a Mizar, che era
stanca. Non voleva essere considerata un peso.
“Non ti preoccupare…ce la faccio benissimo. Cosa vuoi che
sia, mezz’ora di corsa?” disse la quindicenne, ma il suo tono non risultò
abbastanza convincente.
“Sicura?”
“Mizar, t’ho detto che sto bene!” replicò Shaula
decisa.
“Bene -fece quell’altra- perché non ho intenzione di doverti
portare in spalletta fino al campo. Non sei più una bambina, e sai meglio
di me quali sono i tuoi limiti”.
La bionda diciassettenne sfilò dallo zainetto monospalla la
mappa, dandole una rapida scorsa.
“Quanto dista il fiume, Miz?” domandò Antares, che si era
ripresa(poverina, questa qui la faranno santa solo per il fatto che deve
fare da babysitter con queste due pesti di sorelle, poi la faccio pure
correre come una dannata…eh, ma avrà la sua ricompensa…più in
là!NdA).
“Si e no cento metri, venite” rispose Mizar, incamminandosi
lungo un piccolo sentiero nascosto da una fitta serie di arbusti di
ginestre spinose.
“Ahi, che male!Possibile che dobbiamo sempre passare in
mezzo a ste’ cose spinose?!” si lamentò Shaula, a cui, per l’ennesima
volta, si era impigliato l’orlo dei pantaloni tra i rami del
roveto.
“E non ti lamentare sempre!Potevi metterti i pantaloni
lunghi fino alla caviglia, come abbiamo fatto Antares ed io, anziché
quelli a pinocchietto!Ringrazia almeno di avere le scarpe da tennis,
anziche le ballerine o i sandali, come certe tipe degli altri gruppi, che
sono pure in gonna!” la redarguì la sorella, mentre scostava con
disivoltura, senza preoccuparsi di pungersi le mani, le insidiose piante
che le intralciavano il passo.
Dieci minuti dopo finalmente sbucarono fuori dalla
boscaglia, e incominciarono ad intravedere il fiume; “Alla buon’ora, ho
intenzione di bagnarmi i piedi, che non me li sento più!” esclamò Shaula
iniziando a correre, ma Mizar la trattenne afferrandola bruscamente per
una manica della felpa.
“Si può sapere cosa c’è ora?!” si ribellò la più piccola,
cercando di divincolarsi.
“C’è che per poco non t’ammazzi! –replicò l’altra,
trascinandola avanti di alcuni passi- Guarda con i tuoi occhi!”. Shaula
scrutò con attenzione e capì il gesto della sorella: il terreno
accidentato, ricoperto di cespugli, digradava pian piano verso il fiume,
per poi calare a picco, fino al fondo della piccola valle, con un salto di
una decina di metri che precipitava dritto nelle acque schiumose delle
rapide. Gli arbusti di ginestre e rovi formavano un muro che rendeva
difficile scorgere l’improvvisa interruzione del
sentiero.
Mizar lasciò andare Shaula, e s’incamminò cauta fino al
bordo del precipizio.
“Abbiamo un problema” affermò, guardando in
basso.
“Che genere di problema?” domandò Antares, avanzando di
qualche passo.
“Che di qua non si passa” sentenziò la bionda,
voltandosi.
Shaula s’arrabbiò:”Come non si passa?!Ci hai fatto venire
fin qua, e ora dobbiamo tornare
indietro?!”.
“Ho forse detto questo?” fu la replica glaciale della
sorella; gli occhi azzurri delle due consanguinee per un attimo furono i
protagonisti di una battaglia fredda e silenziosa, nella quale veniva
espresso a pieno il disappunto che tra le due vigeva da ormai molto
tempo.
Fu Antares, questa volta involontariamente, a sbloccare
quella situazione tesa:”Allora che cosa pensi di fare?Passare di qui è
impossibile, ed è ancora più complicato proseguire all’interno del bosco,
perché ci allontaniamo troppo dal campo
base”.
Mizar riguardò la cartina, esaminandone ogni singolo
millimetro, alla ricerca di qualche piccolo segno che, tramutato nella
realtà, avrebbe potuto aiutarle a raggiungere la loro meta in tempo per
potersi accaparrare la baitella.
…Niente, possibile che non ci sia nulla in questo posto
sperduto…
Il suo dito si arrestò di colpo in un punto della mappa, e
un sorriso trionfante comparve per qualche istante sul suo
viso.
“Ecco ciò in cui speravo, la chiave di volta che ci
permetterà di poter riposare tranquille almeno per una settimana!” esclamò
Mizar. Subito, le sue due compagne le si strinsero intorno, guardando la
cartina, cercando di capire…
“Dai, diccelo tu, che facciamo prima!” si arresero poco
dopo, domandando la soluzione, che pareva scontata alla
biondina.
“A tre chilometri da qui è indicato un ponte;
attraversandolo, avremo risolto tutti i problemi, e non ci resterà che
tirare dritto fino ad arrivare al campo-base” spiegò
Mizar.
“Allora che aspettiamo?Andiamo!” le fece eco
Shaula.
Ancora una volta il trio si rimise in marcia, costeggiando
dall’alto il percorso tortuoso del fiume.
Impiegarono si e no una buona mezz’ora a coprire quella
breve distanza, se non altro perché per diverse volte furono costrette a
vere e proprie scalate lungo le pareti ripide della valle scavata nei
millenni dal corso d’acqua; spesso il sentiero scompariva dietro ammassi
rocciosi che necessariamente andavano superati arrampicandosi
sopra…impresa tutt’altro che semplice per la povera Antares, impacciata
nei movimenti dalla custodia della
chitarra.
“Accidenti a te e a quella cosa che non serve a niente!”
sbottò Shaula, mentre si sporgeva per l’ennesima volta sullo strapiombo,
agguantando bruscamente lo strumento musicale che, da alcuni metri più
sotto, la ragazza dai capelli rossi le tendeva con uno
sforzo.
“Vacci piano, che se la rompi poi non so che ti faccio!”
replicò, arrampicandosi sulle rocce.
In quel mentre arrivò Mizar, che aveva proseguito senza
aspettarle:”Insomma, lumache, volete muovervi?Dai, che il ponte è qui
vicino, l’ho visto andando avanti”.
“Ti spiacerebbe aspettarci, invece di fare come tuo solito
gioco solitario?!” sbottò Shaula secca.
La sorella non l’ascoltò, e si incamminò nuovamente verso la
direzione da dove era venuta.
“Ma perché deve sempre fare così?!Accidenti a lei!” borbottò
la quindicenne, mentre aiutava Antares a ritirarsi su dopo
l’arrampicata.
“Non te la prendere, te l’ho detto…lo sai che non è così in
realtà! -replicò bonaria la rossa, riprendendosi la sua chitarra-
Sbrighiamoci o Mizar s’arrabierà!”.
Le due affrettarono il passo e, poco dopo, raggiunsero
l’altra giovane in un ampio spiazzio privo di arbusti, che culminava
sull’orlo del precipizio, dove era fissato un vecchissimo ponte di legno e
corde(in uno squisito stile Indiana Jones,
ndA).
“E noi dovremmo passare su quel catorcio?” fu il commento
sarcastico di Shaula; Mizar le scoccò uno sguardo pungente:”Se preferisci
tuffarti e farla a nuoto, fa pure” le disse
fredda.
“Sempre simpatica, mi
raccomando!”
“Shaula, sei ripetitiva…allora, questo ponte è vecchio, ma
le corde sono ancora buone, e mi sembrerebbe stupido non attraversarlo
perché qualcuno –Mizar diede un’altra occhiata eloquente alla sorellina-
soffre di vertigini!”
La ragazza mora alzò gli occhi al cielo, imponendosi di
contare fino a dieci, anzi a cento, prima di rispondere e mandare
ovviamente al diavolo la sorella
maggiore.
“D’accordo Miz, allora…chi va per prima?” chiese Antares,
che osservava circospetta quell’ammasso di legna vecchia su cui avrebbe
dovuto camminare di lì a poco.
“Vado io, va bene? Almeno questa la finisce di prendermi in
giro!” esclamò Shaula, e s’incamminò decisa verso il ponte, non prima di
essere andata a sbattere volontariamente contro la sorella, tirandole una
spallata.
“Quanto sei infantile” sibilò Mizar, avviandosi dietro di
lei.
Il ponte scricchiolò, quando Shaula posò il piede sulla
prima asse; esitò, prima di fare un secondo passo. “Guarda che i ponti le
cui corde si spaccano proprio mentre ci sei sopra, esistono solo nei film”
commentò la ragazza bionda alle sue
spalle.
“E non rompere!” la mora avanzò decisa fino a metà ponte,
tenedosi con una mano sola alla corda di sinistra. Poi, improvvisamente,
si voltò, trovandosi faccia a faccia con
Mizar.
“Come mai ti fermi ancora?Che c’è hai paura a guardare in
basso?”
“Voglio che tu mi dica ORA perché ce l’hai con me!” sbottò
Shaula, fissando la sorella con occhi di fuoco.
“Come, scusa?” domandò in risposta Mizar.
“Hai sentito benissimo! È da quando ci siamo viste
all’aereoporto che, per ogni cosa che dico o faccio, tu non fai altro che
prendermi in giro e trattarmi come una bambina
piccola!”
Mizar sogghignò, ma come al solito gli occhi rimasero
freddi, impassibili: “A giudicare dalla scenata che stai facendo, non mi
pare che tu stia dimostrando d’essere una persona matura!” disse; Shaula
scattò in avanti con i pugni chiusi, ma la sorella l’anticipò tirandole un
colpo con due dita in piena fronte, sufficiente a spingerla indietro(Non è
una semplice mossa da film, colpendo un punto preciso in fronte anche con
un solo dito, esercitando una buona pressione, si riesce a far perdere
l’equilibrio anche a qualcuno più alto di noi!NdA, per esperienza fatta a
Karate e Ju Jitsu).Il ponte traballò,
cigolando.
“Visto che ho ragione, sorellina?Solo dei mocciosetti
farebbero a pugni per la vergogna di aver ricevuto un’osservazione da
qualcuno più grande! È questo ciò che hai imparato facendo arti
marziali?!” esclamò Mizar, fissando i suoi occhi azzurri in quelli
identici della sorella, che si massaggiava la fronte con una
mano.
“Ehm…ragazze…”fece Antares, ma fu
ignorata.
Shaula bisbigliò qualcosa a bassa
voce.
“Come prego?Ripeti, perché non t’ho sentito!Quante volte
t’ho detto che se hai qualcosa da dirmi, me la dici in faccia, e parlando
normalmente!?Troppo facile nascondersi sparlando alle spalle!” la redarguì
la diciassettenne, scrutandola dall’alto in
basso.
“T’ho detto vai al diavolo!” sbottò Shaula, mordendosi un
labbro per non piangere.
“Oh, ma davvero? Be’ tesoro mio credo che dovrai indicarmi
la strada, perché non la so…”ribattè sarcastica
Mizar.
“Ehm…Miz…finitela…
“Bastarda…” una lacrima prese a scendere lungo la guancia
della ragazzina.
“Siamo sorelle, quindi sei io sono una bastarda,
probabilmente lo sei anche tu…”
“INSOMMA BASTA!!”
L’urlo di Antares alle loro spalle le fece smettere
all’istante.
“Invece di stare qui a litigare come delle cretine, faremmo
meglio a muoverci!” esclamò la ragazza dai capelli rossi, decisamente
arrabbiata.
Shaula strinse i pugni forte:“Guarda che è lei che ha
cominciat…”
Improvvisamente, si udì un rumore forte, che sovrastò le
loro voci; in un attimo, fu il silenzio
assoluto.
“Cosa diamine è stato?”
Mizar si guardò intorno, preoccupata. Ancora quel rumore,
che le fece trasalire…poi il ponte iniziò a scricchiolare sinistramente,
sempre più forte, tremando e traballando.
“Le corde!” gridò Antares. La bionda si voltò di scatto: una
si stava sfilacciando rapidamente.
Non c’era tempo per
pensare!
“Correte!”
Partirono di scatto, il ponte che s’inclinava verso destra…
Dovevano raggiungere l’altra
estremità…
improvvisamente uno strillò fece bloccare Mizar: la giovane
girò su sé stessa, e con orrore vide Antares che si aggrappava alle corde,
con una gamba a penzoloni nel vuoto un tempo occupato da una lista di
legno, ora precipitata nelle acque schiumose del fiume, e la sorella che
si teneva con le sole mani appesa a un’asse del
ponte.
“ANTARES!SHAULA!” La ragazza ritornò rapidissima sui suoi
passi, stando attenta a dove li posava: il legno era completamente
marcio!
“MIZAR!”
Afferrò con forza un braccio di Shaula, prima che questa
perdesse la presa e scivolasse.
“T’ho presa Shaula!” esclamò la giovane diciassettenne,
mentre con una mano si reggeva alla corda di sinistra e con l’altra teneva
saldamente la sorella.
“Non lasciarmi cadere!”
“Non preoccuparti, sta calma, non ti lascerò andare!Anti!Ce
la fai?!”
“Sì, ma non so per quanto resisterò!” gridò l’altra,
tenendosi con entrambe le mani.
“Devi farcela, resisti!”
Mizar puntò i piedi, facendo forza per poter tirare su
Shaula…
“STRAP!”(ok, l’onomatopea è sbagliata, sorry,
ndA)
Uno schiocco secco, e la corda di destra si spezzò di netto:
il ponte s’inclinò verticalmente, ormai sostenuto solo da una
corda.
“MIZAR!STO SCIVOLANDO!!” urlò Shaula, mentre s’agitava,
scalciando nel vuoto, cercado di afferrare anche con l’altra mano il
braccio della sorella.
Antares fissò le acque che scorrevano tortuose, dieci metri
più sotto.
“Non ce la faremo mai!” gridò
disperata.
“Si che ce la faremo! Shaula non agitarti!T’ho detto che ti
tengo!E IO DICO LE COSE COME STANNO!” esclamò la bionda con voce decisa,
cercando di trovare un appiglio per i piedi, in modo da far forza per
tirarsi su.
“LA CORDA SI STA
ROMPENDO!!!”
La voce di Antares la costrinse a constatare con paura il
vero…era questione di secondi…
Si dice che è nei momenti di maggior pericolo che la mente
umana raggiunge la massima recettività cerebrale…quasi senza accorgercene,
il nostro cervello elabora migliaia di strategie al secondo, a una
velocità pazzesca, pur di salvarci la
vita…
ma spesso, quella soluzione non arriva in
tempo.
Con uno schiocco che quasi parve uno sparo, l’ultima corda
che teneva appeso il ponte, e la vita delle ragazze, si
spezzò.
Un grido, una caduta verticale di dieci metri, verso le
acque torbide, verso le rapide, verso la fine…L’ultima cosa che Mizar
sentì fu la mano di Shaula che si stringeva disperatamente alla
sua…
Poi, tutto piombò
nell’oscurità.
***
Il sole si staglia come un’immensa palla infuocata nel cielo
del tramonto. I gabbiani volano su quel mare dai riflessi scarlatti,
fulminee sagome bianche in quell’infinito
rosso.
Una bambina dai capelli castani, legati in due codini,
passeggia sul bagnasciuga, stringendo la mano a una ragazzina poco più
grande, i cui lunghi capelli biondi, liberi al vento, paiono fili d’oro,
eterni raggi di sole anche quando ormai questi è calato oltre
l’orizzonte.
“Sorellona, perché sei triste?Oggi non hai detto niente…”
domanda la piccolina.
L’altra la guarda, con un sorriso malinconico, ma non
risponde; ha gli occhi lucidi: due meravigliosi occhi azzurri, frammenti
rubati al cielo d’estate.
La bambina si ferma, la tira per la mano, costringendola a
smettere di camminare.
Piccole onde dispettose s’infrangono ai loro piedi,
ritraendosi immediatamente, per poi
tornare.
“Ho sentito mamma e papà che gridavano…non ho capito cosa…ma
è stato brutto…Tu sei tanto intelligente, sicuramente lo sai il perché”
continua la piccola, che ha lo stesso sguardo intenso della ragazza
bionda.
“Ci sono delle cose che con la sola testa non si possono
capire” è la risposta triste che si sovrappone al canto delle
onde.
“Ma come sorellona, io pensavo che tu sapessi sempre tutto!”
esclama la bambina, ma senza scherzare: a quell’età, neanche si sa cosa
sia il sarcasmo. La giovane sospira: beata innocenza dell’infanzia, che ti
permette di credere a tutto con
sincerità.
Si siede sulla sabbia ancora calda, coprendosi gli occhi con
una mano.
“Vedi sorellina…quando due persone stanno lontane per tanto
tempo…spesso il loro amore finisce con lo scomparire…ci si perde di vista.
E questo è successo a mamma e papà…”
“Vuol dire che siccome non vedo mai papà perché è sempre via
per lavoro, lui non mi vuole più bene?” domanda la piccola, con gli occhi
lucidi.
La sorella le passa una mano sulla testa:”Ma no schiocchina!
Papà e Mamma ti vorranno sempre bene, sei loro figlia! Ma loro due non
possono più continuare a vivere insieme…hanno deciso di
divorziare…”
“Divorziare…non mi piace questa parola! Mi fa preoccupare!
Vuol dire che la nostra famiglia…non esisterà
più?”
La giovane bionda sorride: ci sono due anni e mezzo di
differenza che la separano dalla sorellina, eppure a dieci anni quella
piccola dimostra già di saper comprendere problemi ben più grandi di
lei…pur conservando quella purezza, quella semplicita, quella schiettezza
tipica dei bambini.
“Neanche a me piace…ma devi accettarla: la vita dei nostri
genitori appartiene solo a loro, e loro decidono che farne” disse seria la
tredicenne, scrutando l’orizzonte, dove alcune barche a vela si dirigevano
guidate dal vento verso chissà quali
mete.
“Ma questo vuol dire che non vivremo più tutti insieme!”
esclamò la bambina dopo qualche istante di
silenzio.
“Papà ha deciso che andrà a vivere a New York…i nonni sono
originari di lì, e lì ha un appartamento; e vuole che io vada con lui. Tu
invece resterai qui con la mamma…” disse la ragazza, gli occhi velati di
tristezza.
“NO! Così non ti vedrò più! Ti dimenticherai di me! Non mi
vorrai più bene!!” la bimba scoppiò il lacrime, abbracciando la
sorella.
“Adesso calmati! Non ho detto che questo avverrà subito…si
parla di qualcosa che accadrà di qui ad un anno… Se ti vedesse il sensei
della palestra! Sai cosa ti direbbe?” disse la tredicenne, imitando la voce del loro
maestro di Ninjutsu.
La sorellina rise tra le
lacrime.
“E poi, come potrei dimenticarmi di te? Tu sei la mia
sorellina, e questo è un legame che non si può spezzare così facilmente!
Anche se si vive dall’altra parte di un
continente!”.
La bambina si asciugò le lacrime:”Un legame?” chiese
incuriosita.
“Vedi, io e te abbiamo lo stesso sangue: questo ci designa
geneticamente come sorelle; ma in realtà essere sorelle vuol dire molto di
più: noi siamo amiche!Quando sei triste, stai male, o anche quando sei
felice, io lo capisco subito, perché queste sensazioni le trasmetti a
me!”
“Vuol dire che se penso qualcosa tu la capisci?” domandò la
piccola con un sorriso.
“Questo non sono ancora riuscita a farlo” scherzò l’altra,
alzandosi in piedi e scrollandosi la sabbia di dosso. “Andiamo a casa,
ormai è sera” disse, incamminandosi. La bambina la trattenne ancora un
attimo.
“Sai sorellona, da grande voglio essere come
te!”
“Ah si? E perché?”
“Perché tu sei bravissima in tutto, sei gentile, sai
ascoltare, e sei simpatica!”
La giovane rise:”Quante adulazioni! Ma lo sai che per essere
come me dovrai impegnarti tanto?”
“Non ho paura di dover far fatica, di dover studiare
tantissimo, di dovermi allenare per diventare chunin a Ninjutsu…io dico le
cose come stanno!” affermò la bambina, con aria da adulta, che suscitò un
sorriso della sorella.
“Bene, è giusto che tu dica questo! Ma allora, anzichè
cercare di essere come me, perché non cerchi di essere te stessa, e magari
di superarmi?”
“Ma come, sorellona? Tu sei così intelligente e sei
fortissima!”
“E vorrà dire che ti impegnerai e ti allenerai per
migliorare, fino a diventare ancora più brava di me! Da questo momento, io
sarò il tuo limite da superare, ok?”
“Ok!” rispose la bambina, avviandosi dietro alla
sorella.
“Sorellona…” disse poi, prendendole la mano, e stando al suo
passo.
“Dimmi Shaula”
“Ti voglio bene, Mizar” disse la piccola, con un
sorriso.
La ragazza sorrise, guardando le prime stelle che erano
spuntate in cielo, mentre il sole era ormai sceso dietro l’orizzionte, e
le luci di Los Angeles cominciavano a risplendere come se la città stessa
fosse un piccolo firmamento.
***
Calma, silenzio…
cos’è successo?Dove sono?Perché è tutto buio?Sono forse
morta?
Quest’oscurità assoluta m’avvolge come una greve coperta…ma
è dunque davvero questo il mondo ove tutto è nulla? Che strano…non avrei
mai immaginato che fosse così…è questa la morte?Vagare in questo limbo
eterno, circondata dalle tenebre, dimenticata da
tutti?
Shaula…
Lasciatemi stare, non chiamatemi, tanto sono
morta.
Shaula…
Ti prego, chiunque tu sia, dimenticami, così che io possa
abbandonarmi a quest’eterno sonno…
“ACCIDENTI A TE, VUOI SVEGLIARTI O
NO?!”
La ragazzina aprì gli occhi di scatto, finendo abbagliata
dall’improvvisa luce.
Le ci vollero diversi istanti prima che potesse riaprirli
per guardarsi intorno; ma nel frattempo, realizzò il pensiero
fondamentale: era viva…non sapeva come, ma era
viva!
Si tirò a sedere, la schiena e le braccia
dolenti.
“Finalmente ce l’hai fatta a svegliarti!Credevo ti ci
volesse il principe azzurro!”
Conosceva benissimo quella voce, in quel momento sarcastica;
e per un attimo aveva temuto d’averla
persa.
“Mizar!”
Shaula abbracciò di slancio la sorella, troppo felice di
essere ancora in vita e di poterla
rivedere.
Quest’ultima restò sbigottita da quel gesto: “Di’ un po’, ma
che ti prende?Oh, sicura di sentirti bene? E mollami che mi
stritoli!”
Una risatina alle sue spalle:”Direi che è decisamente felice
di vederti!” fu il commento di Antares.
“Spiritosa!Secondo me ha battuto troppo la testa!” replicò
Mizar.
Shaula sciolse di colpo l’abbraccio, rammentando solo in
quell’istante ciò che era accaduto.
“Ma come…come è possibile che siamo ancora vive?Dove
siamo?Io ricordo…che il ponte s’è rotto, e noi siamo precipitate in
acqua…” si guardò intorno, spaesata: si trovavano al centro di una radura
nel fitto di un bosco, a poca distanza da un fiume che scorreva lento,
formando un piccolo laghetto di acqua cristallina, poco
profonda.
Improvvisamente il suo sguardo cadde sulle dimensioni degli
alberi: a stento trattenne un grido.
“Ma cosa?!”
Erano colossali: il diametro dei tronchi eguagliava quello
delle gigantesce sequoie dei boschi del nord america, ma erano di
tutt’altra specie; le loro chiome formavano un immenso tetto verde che
copriva completamente il cielo, e la luce che riusciva a filtrare
illuminava tutto creando un insolito gioco di
chiaro-scuro.
Si voltò verso le altre due ragazze:”Ma che è
successo?”chiese, tra il sorpreso e lo
spaventato.
“Era ciò di cui discutevamo prima che a tua sorella venisse
in mente che avevi ronfato a sufficienza e che era il momento di
svegliarti” rispose Antares.
Mizar strinse le spalle:”Probabilmente cadendo abbiamo perso
i sensi e il fiume ci ha trascinato fin qui…però è
strano…”
“Cosa c’è di strano?Io direi che siamo state fortunate,
visto che siamo ancora vive!” ribattè Shaula.
“Parli per niente…i vestiti sono asciutti, anche i nostri
zaini. E non ci siamo fatte niente, nemmeno un graffio: ti pare normale
questo?” disse l’altra sorella.
In effetti, la situazione era ben anomala: se davvero
fossero cadute nel fiume, se davvero la corrente le avesse trascinate via,
in quel momento avrebbero dovuto trovarsi molto più vicine all’acqua,
completamente fradice, e probabilmente anche con qualche osso rotto; e
invece erano lì, sane e salve, come se nulla fosse
accaduto.
“D’accordo, te lo concedo, è insolito, ma potrebbe essere
che siamo rimaste svenute per ore, e quindi gli abiti hanno fatto in tempo
ad asciugarsi e…”man mano che parlava Shaula si rendeva conto di quanto la
sua versione dei fatti non stesse in piedi; si fermò, scuotendo la testa,
sempre meno convinta delle sue stesse parole. Mizar la guardò come per
dire:”Visto che avevo ragione?”.
Rimasero in silenzio, poi Antares d’improvvisos’alzò in
piedi di scatto:”La mia chitarra!”.
“Eh?Ma che blateri?” chiese Shaula, che si era sdraiata a
pancia in su, con gli occhi chiusi, pensando a ciò che era
accaduto.
“Se ti degnassi di svegliarti, capiresti!” fece la ragazza
dai capelli biondi, alzandosi anche lei.
La quindicenne si tirò su e vide le altre due ragazze che
sfilavano con attenzione da un cespuglio qualcosa che poi realizzò essere
la custodia della chitarra di Antares.
“Incredibile!E quella cosa come c’è arrivata qui?” esclamò
la ragazza, stupita.
Senza parlare, la ragazza rossa fece scorrere con cura la
cerniera, e aprì piano la sacca nera…
Lo strumento “riposava” dentro,
intatto.
“Asciutta…nemmeno un po’ umida…comincio davvero a non
capirci più nulla!” sbottò Antares, riponendo lo
strumento.
“E si che siamo cadute nel
fiume!!”
Mizar chiuse gli occhi un attimo, cercando di
ricordare…
Il ponte si era rotto, e loro erano precipitate…Teneva
ancora per mano Shaula…l’acqua si avvicinava sempre di più,
poi…
“No” disse la ragazza, riaprendo gli
occhi.
“No cosa?”
“Shaula, noi non siamo finite in acqua” affermò Mizar,
suscitando l’ilarità della sorella.
“AHAH!Questa è buona!Tu che in queste situazioni fai battute
di spirito!!” la canzonò Shaula, zittita immediatamente da un gelido
sguardo truce da parte di quegli occhi azzurri che mai
sorridevano.
“T’ho detto che non siamo cadute, e non sto facendo
scherzando, quindi vedi di…”
“Ok, basta così!-intervenne Antares-Anziché stare qui a
congetturare e a mettere radici, proporrei di avventurarci lungo quel
sentiero che entra nel bosco, e con la mappa cercare di capire dove siamo.
Va bene?”.
Mizar alzò le spalle: “Se lo dici tu, fai strada, ti
seguo”
Eppure, non so perché, ma questo fiume e questi alberi
colossali, io li ho già visti da qualche parte…se almeno rammentassi
dove…
Stavolta il silenzio che regnava era assoluto, quasi
opprimente: non come prima, dove almeno si sentivano gli uccelli cantare.
Non un rumore, non un alito di vento, niente…faceva quasi
paura.
Il rumore dei loro passi, e il battito dei loro cuori erano
le uniche cose che le accompagnavano.
La luce del sole era davvero flebile, in quell’immensa
foresta che s’innalzava maestosa, così forte da eclissare persino il cielo
infinito. Quanto era passato? Cinque minuti, trenta, o un’ora?Oppure tutta
la vita?
Camminavano in silenzio, taciturne, ciascuna immenrsa nei
propri pensieri, senza avere il coraggio di porre quella domanda che
avrebbe significato ammettere di essere seriamente nei
guai.
Ma il pensiero era uno
solo…
“Ci siamo perse?”
Alla fine qualcuno riuscì a chiederlo, con un tremito nella
voce. Shaula si fermò, alle spalle delle due compagne, che furono
costrette a voltarsi, a rispondere a quello sguardo serio, che più si
addiceva alla sorella, tanto era
profondo.
Mizar la fissò per alcuni istanti, poi si decise a dare voce
al pensiero che da troppo tempo attanagliava le loro
menti.
“Sì”
Due semplici lettere, pronunciate così, freddamente, che
nella loro semplicità non rappresentavano veramente ciò che avrebbero
voluto dire…Sì, ci siamo perse, qui, in un posto che nemmeno conosciamo,
abbandonate a noi stesse…
Shaula aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun
suono. Così ripresero a camminare, in silenzio, senza sapere dove andare,
sperando in un miracolo che non sarebbe mai
avvenuto…
Ma spesso si sa di quanto gli esseri umani sbaglino su ciò
che il destino ha per essi in serbo.
Giunsero in una radura circolare, dalla quale si diramavano
tre diversi sentieri.
“Fantastico! E adesso da che parte andiamo! Dovremmo pure
dividerci!” sbottò Shaula, fissando arrabbiata la sorella, come se fosse
colpa sua.
Mizar però non la guardò minimamente; la sua attenzione era
appena stata catturata da qualcos’altro che non fossero le solite
lamentele della sorella; qualcosa che, forse, avrebbe potuto
salvarle.
“Ma cosa…?”
Shaula e Antares seguirono senza capire il suo sguardo, e
improvvisamente compresero.
Davanti ai tre sentieri, seminascosto da due alberi che
svettavano alti, stava un cartello sorretto da un palo. Recava scritto
qualcosa, a caratteri neri.
“A voi che qui siete
giunti,
un avvertimento!
Da qui in poi si estende
il territorio del Paese del
Fuoco.
Coloro che quivi passeranno questo
confine,
privi di permesso,
saranno considerati una minaccia,
e come tali saranno perseguiti come spie
nemiche.
Se credete che quest’avvertimento sia solo uno
scherzo,
procedete pure.
A vostro rischio e
pericolo.
(le squadre speciali di
Konoha)”
Sotto, marcata in nero, vi era una foglia
stilizzata.
Mizar indietreggiò di un passo, incredula. Poiché ciò che
aveva letto apparteneva ad un mondo che non poteva esistere; eppure era
così, e lei ci era finita dentro.
Guardò la sorella e l’amica, altrettanto sorprese, stupite e
preoccupate.
Quel cartello, poteva voler dire solo una cosa, e il nome
Konoha ne era la conferma assoluta.
Eccoci. Finalmente, sono arrivate nel mondo di Naruto.
L'avventura è appena comiciata.
Aspetto vostre recensioni!Grazie a tutte le persone che
hanno scelto di leggerla!Mizar89
|
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Capitolo 6 *** 6*: A NEW WORLD ***
Devil's Heart 1
|
Capitolo 6: A new world
Ciao a tutti!Allora, innanzitutto GRAZIE
1000000000000000000(non so cm si legga, cmq, grazie^_^) x le recensioni di
One_winged_angel88, Ody, Eide e Sakurako92! Sono contenta ke la storia vi
piaccia! Dunque, oggi, presa da un momento di somma
gentilezza(eheh, l'influenza di Akatsuki oggi non è molto forte...), vi
posto i capitoli fino al 10, così da on lasciarvi pezzi in
sospeso...Preparatevi, perchè stanno per
arrivare.
Buona lettura e...AKATSUKI FOREVER!!!!
P.S.s.S(*post scriptum semi spoiler): ma perchè qll di
Akatsuki, invece di prendere quel cretino di Tobi come nuovo membro non
prendono me?Già che mi fate morire il povero Sasori...e poi sarei in
squadra con Deidara-kun...o magari, se mi togliete di
mezzo faccia-di-tonno(kisame), potrei stare con Itachi...ah, sn
proprio un caso perso...
Mizar89
“Che cosa?!”
Shaula strabuzzò gli occhi, incredula a ciò che la sorella
aveva appena letto a voce alta.
L’aveva udito con le sue orecchie, ma realmente…non poteva
essere vero.
Sarebbe stato più facile ammettere che Atlantide fosse
davvero esistita, che non dare conferma a quelle poche parole, che
affermavano l’impossibile.
“S-sei sicura…di aver letto…bene?” balbettò la ragazzina,
ricevendo immediatamente uno sguardo raggelante della
sorella.
“Hai visto benissimo anche tu, quindi risparmiati le domande
idiote”replicò Mizar.
Sebbene cercasse di mostrarsi impassibile, anche lei era
turbata per ciò che aveva appena letto sullo strano
cartello…
“Non so nemmeno io cosa sia successo. E ora non so più
nemmeno dove siamo” aggiunse poi la bionda, continuando a rileggere parola
per parola le brevi righe che segnavano quella semplice tavola di
legno.
Calò un silenzio pesante, teso, carico di dubbi e
preoccupazioni.
“Scusate un attimo, ma questo cosa vorrebbe dire?-domandò
Antares nervosa-Che forse improvvisamente dovremmo essere dentro…dentro un
fumetto?”
Mizar scoppiò a ridere: “Ti vedi forse in bianco e
nero?”.
Subito anche l’altra ragazza rise, accorgendosi dell’immane
sciocchezza appena detta.
“No, ferme un attimo, pausa…Qualcuno potrebbe spiegarmi COSA
DIAMINE STA SUCCEDENDO?”chiese Shaula, alzando la voce man mano che
pronunciava le parole.
“Te l’ho appena detto!” replicò la
sorella.
“No, tu hai detto una grandissima scemata!Io ho chiesto dove
ci troviamo davvero, e se questo è uno scherzo, bè non mi
piace!”
La ragazza bionda fissò truce la sorella:”Sai benissimo che
non scherzo su queste cose, quindi ora vedi di tenere quella bocca chiusa,
e di lasciarmi riflettere senza i tuoi piagnistei di
sottofondo!”
Antares cercò di intervenire come mediatrice:”Ragazze, state
buone, che già la situazione non è delle migliori…”, ma con scarsi
risultati.
“CHE HAI DETTO?!Ripetilo se hai coraggio, dimmelo in faccia,
Mizar!” esclamò Shaula, i pugni stretti e un’aria di sfida disegnata in
viso.
“Cos’è, vuoi giocare con me?” la sbeffeggiò la
diciassettenne, e prima che la ragazzina potesse aprir bocca, scattò in
avanti con la gamba destra, eseguendo una magistrale spazzata che fece
cadere Shaula di schiena.
“AHI!Ma che, sei impazzita?!” esclamò, massaggiandosi le
mani arrossate che aveva gettato indietro per attutire l’impatto con il
terreno accidentato.
“Ma come, non volevi una prova tangibile che questo non è
uno scherzo, e che quel cartello non te lo sei sognato?” disse Mizar, con
un sorrisetto di superiorità.
“E mi devi far cadere per farmelo capire?!Normalmente si usa
un pizzicotto…”
“Ok, adesso
basta così, neh?-intervenne Antares, ritirando in piedi la povera
Shaula-Mizar, io stento ancora a crederci, ma dato che, a quanto pare,
questa è la realtà, come dobbiamo comportarci?”.
La ragazza
bionda tacque, pensierosa; quasi un minuto dopo, si riscosse da quel
torpore che l’aveva trascinata nei propri pensieri:”è difficile anche per
me affermare che tutto ciò esiste veramente; ma sta di fatto che la
situazione è questa; e finchè resteremo qui, dovremo adattare un
comportamento adeguato”
“Cosa
vorresti dire?” domandò Shaula, ancora intenta a sfregarsi le mani
ricoperte di terriccio.
“Dovreste
conoscere sufficientemente bene il manga di Naruto per sapere che gli
intrusi, oltrepassati i confini di alcuni stati, vengono perseguiti dalle
rispettive giurisdizioni dei vari Villaggi Ninja” spiegò Mizar.
“In parole
povere, stai dicendo che se restiamo qui ci ammazzano?”
“Esattamente,hai centrato il concetto, Antares”
replicò la ragazza bionda, con un pizzico di sarcasmo.
Per diverso
tempo, nessuna delle tre giovani aprì bocca.
Com’era
possibile, tutto questo?Non…non c’era nessuna spiegazione logica che
giustificasse il come una tranquilla vacanza sul Michigan si fosse
improvvisamente tramutata in un’impresa di sopravvivenza…in un mondo che
non era il loro!
“Raga…magari
è solo un cartello…messo lì…per scherzo…”azzardò Shaula, bisbigliando,
quasi vergognandosi di farsi sentire.
In cuor suo,
quelle parole non avevano più alcuna valenza.
Mizar la
guardò:”Shaula, evita di dire sciocchezze, abbiamo già sufficienti
problemi”.
Continuava a
guardarsi intorno, con estrema attenzione.
La più
piccola si sentì le guance in fiamme:”Ma allora è un vizio il tuo!Ti
diverti a fare tanto la superiore con me?!” sbottò, stufa del
comportamento della sorella.
“Fa
silenzio…” cantilenò l’altra, esasperata.
“IO PARLO
QUANTO MI PAR…ehi!”
Shaula venne
zittita da Antares, che le mise una mano sulla bocca.
Mizar
ringraziò l’amica con un’occhiata.
“Ora ti
lascio andare, prometti di non gridare?” chiese la ragazza dai capelli
rossi, ricevendo un assenso con un cenno della testa.
Tolse la
mano, e subito Shaula fece:”Ma co…-s’interruppe, rendendosi conto che il
suo tono di voce era ancora troppo alto-ops, scusate…si può sapere perché
di punto in bianco c’è tutto sto silenzio?” domandò in un sussurro. “C’è
qualcosa che non va…non si sente nemmeno il cinguettio degli uccelli…”
aggiunse poi, scrutando gli alberi immensi che la sovrastavano.
“è vero, c’è
qualcosa di strano…” fece Antares, muovendo alcuni passi che risuonarono
netti nell’aria immobile…
”Ferma!”
Non ci volle
alcuna parola, solo uno sguardo fermo e deciso di Mizar, che la fecero
restare immobile…prima che potesse domandare, prima che potesse fare
qualsiasi cosa, lo udirono.
FIIIT!
Un piccolo
fischio sommesso, proveninte dal cuore della foresta, un richiamo di
qualche animale, insolito in quel silenzio assoluto.
Mizar fissò
eloquente l’amica, che di rimando la guardò, una luce preoccupata negli
occhi.
“Bè, si può
sapere che c’è…”
“Zitta,
Shaula!” sibilò Mizar, sforzandosi di tenere la voce bassa, tendendo le
orecchie verso ogni minimo rumore percettibile.
FI-FIIIT!
Un altro
fischio sommesso, in risposta a quello di prima.
E in
conferma alle preoccupazioni di Mizar.
“Tirate
fuori i kunai” disse, con voce bassa, ma decisa.
Le altre due
ragazze la guardarono stranite.
“I kunai? E
perché?”
“Shaula,
stai sempre a far domande inopportune, se v’ho detto di tirare fuori i
kunai, un motivo ci sarà!E se avete altre armi, bè è il momento di
smettere di fargli far muffa nello zaino!Muovetevi!” replicò la ragazza
bionda, aprendo la sua sacca monospalla e tirando fuori da una custodia di
cuoio quattro pugnali d’acciaio, sottili e acuminati, che terminavano con
un anello; prese poi un secondo astuccetto, di stoffa nera, che aveva la
forma di una strana ginocchiera, e se lo legò alla coscia destra, alla
giusta lunghezza a cui poteva facilmente arrivare la sua mano: dentro, una
dozzina di shuriken affilati, ottimi rimedi per un combattimento a lunga
distanza.
Indugiò un
istante sullo sfoderare anche il contenuto di una terza custodia…
No, li
avrebbe usati solo se sarebbe stata estremamente dei guai…situazione
difficile da definire in quel momento.
La ragazza
richiuse lo zainetto, nascondendolo tra dei cespugli: sarebbe stato solo
un impaccio; anche Shaula e Antares, pur continuando a non capire cosa la
bionda avesse in mente, fecero le stesse cose.
FIIIIIIIIIT!
“Maledizione!” imprecò Mizar, guardando le chime
folte degli alberi che sovrastavano la piccola radura: il fischio era
stato vicinissimo.
“Una volta
per tutte, vuoi dirmi che succede?Mi stai mettendo paura!” esclamò
Shaula.
“E io t’ho
detto di non gridare!Gli Anbu sono in grado di trovarci anche senza che tu
strillando glielo indichi!!” sibilò l’altra ragazza, fissando furente la
sorella, ammutolita immediatamente dopo aver sentito quella frase.
“A-anbu?I…i
ninja d-della s-squadra speciale??” balbettò Antares, il terrore negli
occhi.
A loro, che
s’illudevano di conoscere bene il mondo di Naruto, era noto che questi
Anbu fossero in realtà tra i più potenti ninja del villaggio di cui
portavano il simbolo, coloro che avevano superato il livello del
“semplice” jonin, coloro che erano alle dirette dipendenze del Kage.
“Non
ripetere le cose, se le hai già capite! Ora ascoltatemi bene, siamo state
individuate, ci hanno prese per delle intruse, quindi se non volete
ritrovarvi con qualche spiedo nel collo, vedete di nascondervi, e di non
farvi beccare!” spiegò Mizar.
“E tu che
fai?”
“Semplice,
faccio da esca”
“Cosa?!”
“Anti, se ci
tieni alla vita, fa come ho detto: non è un gioco!”
“Ma se sei
tu che proprio così la prendi alla leggera!” replicò Shaula, trattendendo
la sorella per una manica.
Prima che
questa potesse risponderle, vi fu un sibilo acutissimo, e qualcosa che a
prima vista le ragazze intravidero come un disco grigio, costrinse le due
sorelle a dividersi per evitarlo.
SWISSSSSH!!!SBAM!
Uno
shuriken, grande come il palmo di una mano, si piantò nel tronco di un
albero, mancando di poco il braccio di Mizar.
Tutto il
resto, accadde nel giro di pochi, fugaci istanti.
Accidenti a
Orochimaru! Se non fosse stato per lui, a quell’ora Konoha non si sarebbe
ritrovato nella grave situazione in cui versava! Decine di valorosi ninja
erano periti per difendere il villaggio dall’attacco ordito dal
sennin(ninja leggendario) traditore, durante lo svolgimento dell’esame per
la selezione dei Chunin! Era stata una battaglia durissima, e solo il
sacrificio del terzo Hokage, esattamente quindici anni dopo quello del
nobile Yondaime(il quarto hokage morto per sigillare Kyuubi in Naruto,
ndA), aveva evitato la disfatta completa!
I ninja
superstiti si erano ritrovati a eseguire missioni dovendo ignorare il loro
grado, pur di mantenere l’equilibrio apparente che rendeva il villagGio
della Foglia uno dei più temuti, e non solo all’interno del Paese del
Fuoco!
Quindi,
eccolo lì, a correre tra gli alberi, insieme ai suoi ex-compagni della
squadra speciale, nonostante da tempo lui avesse abbandonato gli Anbu.
“Sei di
nuovo in ritardo!” lo accolse una voce tonante, non appena sopraggiunse al
luogo di ritrovo prestabilito, dove già gli altri mebri delle due squadre
speciali erano giunti, puntuali. Era un ninja dai capelli neri tagliati a
caschetto, due occhi nerissimi come la tuta da combattimento che
indossava, il volto incorniciato da due foltissime sopracciglia…
“Scusa Gai,
ma stavolta io non c’entro!Non sono ancora in grado di ultimare due
missioni contemporaneamente!” si giustificò il nuovo arrivo, con una
scrollatina di spalle.
Gai Maito,
ninja jonin, sensei e in quel momento di crisi nuovamente membro della
squadra anbu, sbuffò esasperato, ma ormai abituato al comportamento del
vecchio compagno di allenamenti e rivale per eccellenza.
Quest’ultimo
si passò la mano tra i lunghi capelli, di un sorprendente grigio argenteo,
che ricadevano con un ciuffo sul viso, già parzialmente celato dal
coprifronte con il simbolo della Foglia, messo di traverso, e dal
copriviso alzato fino ad altezza del naso.
“Kakashi
Hatake, non perderai mai il tuo vecchio vizio di arrivare puntualmente due
ore dopo un appuntamento!” lo rimproverò una ninja che aveva il viso
nascosto dalla maschera di anbu, raffigurante il viso di una tigre.
“Kurenai,
dovresti sapere che se fosse un appuNtamento io e te da soli, arriverei
addirittura in anticipo…ma credo che poi Asuma mi ammazzerebbe!” scherzò
il jonin misterioso, tra le risate generali degli altri ninja presenti,
oltre che alle giustificazioni imbarazzate di Asuma e Kurenai.
“Bè, basta
scherzare!La signora Hokage è stata chiara: non possiamo permetterci che
altre spie o sicari mandati da Orochimaru giungano al villaggio per fargli
portare a termine il suo obbiettivo! Una squadra anbu è già in
azione!Manchiamo solo noi!” escalmò Gai, serio.
“Siete
proprio sicuri che si tratti di ninja di Orochimaru, e non di qualche
viandante che si è perso?”chiese Kakashi.
“Figurati!Chiunque dotato di buonsenso non si
azzarderebbe a passare il confine, dopo aver letto il messaggio…e
sicuramente non si tratta di ninja del paese delle Sabbie, ormai siamo
alleati…” ribattè il sopracciglione.
“Cosa
facciamo se scopriamo che, come l’altra volta, gli intrusi sono ninja
classificati come ‘S’?” intervenne Kurenai. Kakashi fece spallucce:”Li
affrontiamo, no?Siamo Anbu, è il nostro dovere…e comunque, non credo che
al momento Akatsuki sguinzagli i suoi fidi verso Konoha…e se anche fosse,
lo sapremmo” aggiunse poi, pensieroso.
“Bah, non
capisco come la signora Hokage possa fidarsi di gente di quella
risma!”sbottò Gai, l’ira nella voce.
“Scusate,
posso sapere di che parlate?” domandò Asuma, dando voce ai medesimi
pensieri di Kuranai, e dei restanti anbu mascherati che costituivano
l’altra squadra.
“Semplicemente non concordo con certe decisioni prese
sulla concessa fiducia a…” cominciò Gai, ma fu immediatamente interrotto
dal jonin dai capelli argentei, che con un gesto secco della mano gli
tappò la bocca: “Sai bene che è proibito farne parola ad esterni, ed è un
ordine dell’Hokage stesso. Abbiamo una missione, no? E allora
concludiamola al più presto, perché sono stanco e voglio iniziare il mio
nuovo libro!”.
I ninja
guardarono senza capire il duetto di Jonin che si scambiava un’occhiata
eloquente, prima che Gai si portasse uno strano fischietto alla bocca,
emettendo un suono molto simile a quello di un uccello.
“Si
comincia!”
“Che diavolo
sta succedendo?!” gridò Shaula, il cuore a mille, fissando spaventata lo
shuriken che per poco non aveva colpito sua sorella.
Mizar
strinse nella mano un kunai, scrutando la vegetazione che la circondava:
un ottimo nascondiglio per un agguato…un fruscio alle sue spalle…
“State
giù!”
Si gettò a
terra, trascinando con se le altre due ragazze, evitando per un soffio uno
shuriken di grandi dimensioni, che passò sopra di loro vorticando
velocissimo, per poi tornare indietro come un boomerang, nelle mani di una
figura maschile, completamente vestita di nero.
Un ordine
deciso:”Ferme dove siete!”
Mizar si
rialzò guardinga, fissando il ninja, che indossava un coprifronte con
incisa una foglia stilizzata.
“Restate
dove siete, intruse, non costringetemi a farvi del male!” intimò
nuovamente lo shinobi, pronto a rilanciare il fuuma shuriken(shuriken
dalle punte ricurve, quello che usa sasuke contro Zabuza, ripescate il
numero 2, ndA).
“Andate via”
disse Mizar, non prestando ascolto allo shinobi.
“Cosa?”
esclamò Shaula sbigottita, restando ancora a terra.
“Antares,
per favore, prendi mia sorella, e corri il più veloce che puoi. Non
fermarti a lottare, a meno che tu non ne sia costretta” proseguì la
ragazza bionda, continuando a fissare il ninja.
Alle sue
spalle, Antares si alzò:”Mizar, che vuoi fare?”
“Semplice,
cerco di salvarvi. Ora basta con le domande, andate!”
Un
ringraziamento silenzioso, poi Antares afferrò per il braccio Shaula,
ancora riluttante ad alzarsi, e contraria all’idea della sorella; ma non
ebbe tempo per contestare, perché fu trascinata via dall’amica, proprio
mentre Mizar, scattava in avanti, contro il ninja, scagliandogli il
kunai.
Quell’attimo
di distrazione fu sufficiente a far allontanare le due ragazze.
“Dannata
mocciosa, ti avevo avvisato!” esclamò lo shinobi, furibondo.
“Se caschi
così facilmente in trucchetti simili, mi dispiace, ma non sei degno del
titolo di guerriero!” ribattè Mizar sorridendo.
“Zitta!”
Il ninja
saltò verso di lei, cercando di colpirla con un kunai, ma lei attese fino
all’ultimo il momento buono per scansarsi, quindi lo colpì con un calcio
alto al viso; non paga, lo rese definitivamente inoffensivo con un pugno
nello stomaco e una ginocchiata nei genitali.
Il guerriero
crollò a terra con un gemito.
“Visto che
avevo ragione?E vorresti farmi credere di essere un Anbu solo perché
indossi una stupida maschera?Bè, allora oggi hai imparato che per quanto
uno possa avere una cintura che ne definisca il grado, come nel karate, o
una maschera che nei ninja determina uno dei gradi più alti, alla fine la
vera potenza risiede solo nell’animo delle persone, e solo nella lotta è
possibile mostrarla!” disse sprezzante Mizar, fissando l’avversario
ko.
Patetico…
Si avviò
cauta lungo il sentiro opposto a quello intrapreso dall’amica e dalla
sorella.
Correvano a
perdifiato, senza nemmeno sapere con certezza da cosa stessero
scappando.
Ninja…chi
avrebbe mai immaginato che un’innocua vacanza divenisse una lotta per la
vita?E se quella era davvero la realtà, come potevano sperare di
combattere contro guerrieri addestrati ad uccidere?
Shaula si
fermò, un dolore lancinante che le attraversava il petto, come una gelida
spada.
“Non
fermarti!” le gridò Antares.
“N-non… non
ce la facciò più…”le parole le uscirono dalla bocca con un mugolio
soffocato.
Improvvisamente, si accorse di essere rimasta
indietro, e una strana foschia la stava lentamente avvolgendo…
“Antares!Mizar!Dove…dove siete?”
Si voltò più
e più volte, ma ormai la nebbia era così densa da rendere impossibile
vedere oltre il proprio naso.
“Ci mancava
anche questa…come se già non fossi abbastanza nei guai!” strinse due kunai
nelle mani, rimpiangendo di non aver portato con se il suo
bo(bastone).
“Almeno con
quello avrei potuto parare e colpire allo stesso tempo…” pensò; la povera
ragazzina ancora non sapeva che i suoi nemici possedevano una pericolosità
che andava ben oltre il banale uso delle armi.
Shaula!Dove
accidenti era finita?!Dannazione, e si che fino a due secondi prima era
stata dietro di lei!
Perché
improvvisamente era calata quella strana nebbia, così fitta da sembrare
solida?
Deglutì a
fatica: lei…aveva paura. Paura perché consapevole che quello non era più
un gioco, paura perché improvvisamente sola.
Antares
chiuse gli occhi: non le piaceva quel silenzio opprimente, non le piaceva
il fatto di ritrovarsi improvvisamente sola…lei non era Mizar, abituata ad
affrontare qualsiasi difficoltà con le sole proprie forze, tantomeno
Shaula, capace di destreggiarsi in qualsiasi situazione.
Basta aver
paura e piangersi addosso: doveva stare attenta, prima di ritrovarsi con
un kunai alla gola…Non udiva alcun rumore, tuttavia aveva quella strana
sensazione, quel formicolio alla nuca che si ha quando ci si sente
osservati; e in quel caso, essere spiata da qualcuno era sinonimo di
essere sotto tiro di qualche arma, anche ben più pericolosa degli
shuriken.
Strinse il
kunai, pregando di non doverlo utilizzare, e si addentrò ancora di più
nella nebbia.
Possibile
che fosse stato così facile?Mizar stentava a credere di aver appena
battuto un ninja che, oltre ad esserle superiore di livello, lo era anche
in forza fisica: lei, giovane adolescente, che con un semplice calcio
aveva steso un uomo adulto…qualcosa non quadrava: era dunque quella la
forza dei prescelti di Konoha?
Camminava
cauta, tendendo le orecchie al massimo, cercando di fare il minimo rumore
possibile; improvvisamente si fermò, non appena vide, appesa su un albero,
una piccola pergamena scritta con ideogrammi a lei sconosciuti; tuttavia,
ne scorse altre tre analoghe, tutte attaccate alle cortecce di altri
alberi, a formare una sorta di quadrato immaginario.
“Una
barriera perimetrica formata da carte-bomba?” si chiese la ragazza,
ricordandosi di quel capitolo dove Naruto e gli altri ragazzi inseguivano
il quartetto del Suono e Sasuke.
“Geniale…se
non me ne fossi accorta, sarei finita in trappola come su una mina…si
credono furbi, ma io non sono da meno!” pensò Mizar, un sorrisetto
divertito sulle labbra.
Svelta
afferrò una pietra da terra, e si nascose tra una macchia fitta di
arbusti. Quindi, mirò esattamente al centro della barriera perimetrica, e
scagliò con precisione il sasso: immediatamente, le quattro carte-bomba
s’attivarono, detonando con un esplosione assordante.
Per qualche
istante, non potè scorgere altro che una densa coltre di fumo, che pian
piano si diradò nell’arco di un paio di minuti.
Fu allora
che li vide.
Due figure
nerovestite, con indosso un armatura d’acciaio, due maschere dai tratti
animaleschi che ne celavano i volti.
“Anbu…ne
avevo altri due alle costole…devo trovare un modo per togliermeli dai
piedi, sperando che non ce ne siano altri” riflettè la bionda, valutando
le probabilità di un attacco diretto.
“Non farei
in tempo a fare due passi, che mi ritroverei con una decina di spiedi nei
muscoli…devo giocare d’astuzia!”
I due anbu
perlustravano circospetti la zona della barriera perimetrica, ora divenuto
un quadrato di terreno bruciato, con un piccolo cratere al centro.
“Possibile
che non vi siano tracce del corpo?Eppure dovrebbe essere saltato per
aria…” disse uno, chinandosi per toccare il suolo fumante con una mano
guantata; l’altro scosse il capo:”Per me è riuscito a saltar via
all’ultimo…magari è ferito: se è così, lo prenderemo in ogni caso; ma
dobbiamo stare attenti: i ninja di Orochimaru non sono avversari da poco,
Hitoshi è stato steso con pochissimi colpi!”
All’udire
quelle parole Mizar sorrise davvero: perché scomodarsi a scappare, quando
la soluzione stava lì, dinanzi a lei?Rinfoderò i kunai nella cintura dei
pantaloni poi, con un gesto teatrale, cadde di schiena, fingendosi
svenuta.
Ai due
guerrieri non sfuggì quel flebile lamento.
“Hai
sentito?Veniva da laggiù!” escalmò uno e, kunai alla mano, corse verso la
machia d’arbusti dove si era nascosta la diciassettenne.
Non riuscì a
trattenere un grido di sorpresa quando vide che il loro avversario era in
realtà una ragazza giovane, che tutto aveva fuorchè l’aria da ninja.
“Vieni a
vedere!E noi che ci siamo dannati tanto per questa!” indicò con un cenno e
una punta di disperezzo nella voce l’anbu; il compagno sghignazzò:”E che
ti importa?In ogni caso, che si tratti di Orochimaru in persona o di una
mocciosetta, l’hokage sarà costretto comunque a darci la cifra pattuita,
senza sconti!Forza, portiamo questo fiorellino delicato al villaggio:
Ibiki saprà come farla cantare, lo sai che quello non tiene conto di chi
ha davanti, quando si tratta di interrogare una spia!”
I ninja si
chinarono per sollevare il corpo della ragazza, ma proprio in quel momento
quella aprì gli occhi. Avvenne tutto in pochi secondi: Mizar sfoderò i
suoi kunai, e con un colpo di anche balzò in piedi, colpendo i due anbu
alle gambe, aprendo due tagli poco profondi, ma dolorosi, sulle loro
cosce. Entrambi caddero, i legamenti del quadricipite femorale
danneggiati(ma qnt ne so?!Ora mi ci metto pure cn l’anatomia!Cmq è il
muscolo delle cosce, ndAnti).
La ragazza
ne approfittò per recuperare la distanza: il combattimento non era ancora
finito; infatti, con fatica i due anbu si rialzarono, fissandola con odio
attraverso le maschere.
“Dannata
mocciosa, pagherai per questo!” sibilò il ninja alla sua destra, infilando
fulmineo la mano nel porta-shuriken…
“YAMÉ!”(Fermi!)
Una terza
voce, del tutto ignota, segnò la comparsa di un terzo anbu.
Mizar
trasalì, avvertendo la netta differenza che esisteva tra il nuovo arrivato
e gli altri due: tutti e tre erano jonin e anbu, ma al solo guardarlo, si
era resa conto di quanto quest’ultimo fosse parecchio più forte, e
pericoloso.
Indossava
anch’egli un kimono(ok, non sono propriamente kimoni quelli che naruto e
co.indossano, però al posto di chiamarle sempre “tute”…ndA)nero, con una
corazza fatta d’acciaio leggero, sbracciata, che metteva in risalto il
fisico allenato; i capelli neri come l’ebano erano legati in una lunga
coda, mentre il viso era celato da una maschera.
Mizar lo
fissò in silenzio, ma prima che potesse aprir bocca, uno dei due anbu
feriti la precedettero:”E tu chi sei?Non t’ho mai visto prima
d’ora…l’hokage ha inviato una terza squadra ad aiutarci?”.
Il guerriero
scosse la testa:”No, sono venuto da solo, e non per aiutarvi, ma per
sostituirvi”.
Aveva una
voce impassible, ma gelida come la lama di un pugnale.
I due ninja
lo fissarono interdetti:”So-sostituirci?Ma…perché?”
“Non fate
domande: eseguite gli ordini e basta; questo è ciò che la nobile Godaime
mi ha imposto di dirvi nel caso me l’aveste chiesto” replicò il jonin
secco “Non mi pare poi che siate poi riusciti a fare chissà cosa: lei vi
ha giocato facilmente, e questo dimostra che non siete alla sua altezza”
aggiunse poi, con disprezzo.
“Ah, perché
tu invece lo sei?”intervenne Mizar sarcastica.
Una risata
fredda:”Questo può dirlo solo un combattimento serio; anche se, temo che
tu non abbia molte speranze: nessuno mi ha mai battuto. Ti consiglierei
quindi di arrenderti, non vorrei dover picchiare una femmina”.
La ragazza
rise:”Davvero?Bene, perchè c’è sempre una prima volta per tutto: dalle mie
parti, le ragazze imparano a difendersi anche meglio di voi maschi. Non ti
temo, ninja, e sta pur certo che non mi arrenderò senza lottare: fatti
avanti!”.
“Bene- disse
fissandola- se è cio che desideri…”L’anbu unì rapido le mani nella
posizione della tigre, e scomparve, riapparendo in meno di un secondo
dinanzi a Mizar, che si ritrovò priva di difesa. Fortunatamente riuscì a
parare un calcio circolare alto diretto al suo viso, e a contrattaccare
con una combinazione di pugni(kizamitsuki, gyakotsuki, -Karate-), entrambi
jodan, quindi diretti al volto. Il jonin scomparve, e ricomparì alle sue
spalle, un kunai stretto nella mano destra…Mizar s’abbassò appena in
tempo, evitandolo.
Come diamine
faceva quel bastardo a muoversi così in fretta?!
“Taiju kage bushin no
jutsu!” esclamò l’anbu, muovendo rapidissimo le mani(tecnica superiore
della moltiplicazione del corpo). Immediatamente due sue copie perfette
circondarona la ragazza, immobilizzandola, ciascuna per un
braccio.
“Uh uh…e tu dovresti
essere uno dei guerrieri scelti di quel dannato sennin?Non farmi
ridere!Sembri soltanto una gattina spaventata!” la sbeffeggiò il
ninja.
“Fa silenzio!” gridò
Mizar, la rabbia nella voce, liberandosi, con uno strattone violento. Con
due shuriken abbattè le copie che si dissolsero poi, ruotando su sè
stessa, centrò il ninja con un ushiro geri, un calcio all’indietro, appena
sopra la corazza leggera, che non proteggeva la base del collo. Lo shinobi
parve accusare il colpo, ma solo per un istante; e comunque, le fu
impossibile capire l’entità del danno causato, per via della maschera che
copriva il viso del suo avversario.
“Te lo dico una volta
sola:io combatto unicamente per me stessa!”disse la ragazza, a denti
stretti, la guardia alta dinanzi alla faccia, pronta a
colpire.
Un cenno di scherno,
quasi dispregiativo:”Sei brava nel kumite, il combattimento, e hai una
tecnica discreta nelle arti marziali…ma contro di me, non hai speranze:
arrenditi, prima che ti faccia male, ragazzina!”
Basta, adesso era
davvero troppo!
“Apri bene
le orecchie!Il mio nome è Mizar, e non sono poi così piccola come tu
credi!Ho diciassette anni, e non ho affatto paura di
te!”
Scattò verso il suo avversario, scagliando un kunai e
due shuriken come diversivo, per poi sferrare un violento pugno di
sfondamento alla faccia di lui, ma questi, riunendo ancora le mani in una
serie complicata di posizioni, che culminarono con quella della tigre, la
precedette; con l’indice e il medio al lato della bocca
soffiò, mentre nell’aria risuonava schietta la sua voce: “Katon.
Goukakyou no jutsu!” (arte del fuoco. Tecnica della palla di fuoco
suprema).
Una
vorticante sfera fiammeggiante di notevole dimensioni fu scagliata contro
la ragazza, a cui solo un miracolo, e una prontezza di riflessi
straordinaria, impedì di finire incenerita. Fece per rialzarsi, ma l’anbu
la colpì con un calcio nelle costole, che la fece rotolare su un fianco,
dolorante, il respiro mozzato. Mizar si sentì afferrare bruscamente per un
braccio, e prima che potesse reagire, una mano guantata ghermì il suo
collo, costringendola a guardare il ninja in viso.
Trasalì;
oltre quella maschera ferina dardeggiavano due occhi…come mai in vita sua
aveva visto.
Due soli
scarlatti, le pupille simili a vortici. Uno sguardo di demone.
“Bel
combattimento; ma adesso è il momento di scriverci la parola fine!”
Mizar non
udì le altre parole pronunciate da quella voce gelida, priva di umanità;
vide solo quegli occhi maledetti brillare di un non so che di malvagio, ma
fu solo un istante, perché poi la sua coscenza fu trascinata in un buco
nero, senza via di scampo.
Shaula
avvertì una fitta al cuore, come un presentimento.
Mizar…doveva
esserle successo qualcosa…buffo, come due persone che da molto tempo ormai
non si sopportino più restino irrimediabilmente collegate tra loro, contro
la loro stessa volontà.
Poco prima
aveva sentito un’esplosione lontana, ma da dove provenisse, era
impossibile a dirsi, in una nebbia così fitta. Aveva come la sensazione di
stare girando in tondo…e le forze cominciavano a mancarle, così come il
respiro…troppo tardi, capì che quella coltre spessa era la vera trappola.
Inesorabilmente, stava perdendo l’uso dei sensi:la vista era annebbiata, a
fatica distingueva i suoni, tatto, gusto e olfatto erano come congelati.
Scorse dinanzi a se una figura longilinea, femminile…Antares?Oppure
Mizar?
Cercò di
parlare, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca.
Delle parole
le rimbombavano nella mente, come un’eco lontana, impedendole
diragionare.
Lasciati andare…non
vedi?Qui non c’è nessuno…hai bisogno di riposare. Ogni guerriero merita il
riposo…sì, la quiete assoluta…non pensare ad altro…sei al
sicuro…
Shaula
sentì le ginocchia cederle, e quando quel suo corpo privo d’energia crollò
a terra, ebbe solo alcuni, fugaci istanti, per scorgere due figure
mascherate che le si avvicinavano. Una di queste si sfilò la maschera
anbu, rivelando il volto di una giovane donna dai lunghi capelli neri
ricci, le iridi degli occhi rosse. Poi, l’oscurità calò su
tutto.
“Ben fatto, Kurenai Yuuhi. La tua tecnica illusoria
s’è dimostrata ancora una volta infallibile”
“Asuma, sai
bene che non sempre è così…-replicò la kunoichi, rivolgendosi al compagno
di squadra- Però mi domando il perché di tanta fatica, quando l’intruso è
in realtà una ragazzina che non avrà nemmeno quindici anni…mi domando il
perché Orochimaru abbia scelto come spia qualcuno che non è nemmeno in
grado di difendersi da un’illusione banale come il Velo di Nebbia”
“Questo non
lo so spiegare nemmeno io- disse l’anbu, facendo spallucce-Forza,
portiamola dall’Hokage: forse lei saprà darci delle risposte”. Asuma
sollevò senza il minimo sforzo il corpo privo di sensi di Shaula, quindi i
due ninja s’incamminarono lungo il sentiero nella foresta.
Da quanto
tempo stava vagando senza meta? È vero, era riuscita ad uscire da quella
prigione di nebbia, o meglio, quella se n’era andata da sola, ma di certo
la situazione non era migliorata, anzi! Ora che vedeva perfettamente
dinanzi a se, si rendeva perfettamente conto d’aver perso definitivamente
l’orientamento. Per quello che ne sapeva, si trovava da qualche parte, in
una sconfinata foresta, in quello che era il Paese del Fuoco, braccata
come una criminale dai ninja speciali del Villaggio di Konoha; ciliegina
sulla torta, era completamente sola, praticamente disarmata.
“Splendido,
altro che noioso campeggio” ironizzò mentalmente Antares, che comunque in
ogni situazione non smentiva il suo umorismo.
Un rumore
improvviso alle sue spalle la costrinse a voltarsi, facendo appena in
tempo a parare un calcio volante di una potenza immane.
Maledizione!
L’anbu non
perse tempo, scagliandosi contro Antares con una raffica di calci:la
ragazza potè solamente cercare di difendere le parti vitali del corpo,
quali viso e addome, perché era impossibile cercare di anticipare le mosse
del ninja.
“Di questo
passo mi ammazza!” pensò disperata, mentre parava un pugno.
“Rifletti!Cosa ti diceva il sensei al dojo?Studia
l’avversario…capirai, se almeno riuscissi a vederlo!”
Antares
scartò di lato, evitando una spazzata che avrebbe potuto costarle il
combattimento; fu allora che partì: afferrò il kunai che portava appeso
alla cintura, scagliandolo contro il guerriero, a cui ferì un braccio.
Dopodichè, non ci pensò due volte, e voltandogli le spalle, corse via più
in fretta che potè.
“AUCH!”
Il ninja si
sfilò la maschera, esaminandosi la ferita: poco profonda, ma sufficiente
ad avergli reciso un tendine del bicipite.
Un secondo
dopo, al suo fianco apparve il suo compagno di squadra: “Gai, va tutto
bene?” chiese, una leggera preoccupazione nella voce.
“Non
preoccuparti, io sto bene!Non mi sono ancora ripreso del tutto dalle
ultime vicende con Orochimaru…in effetti, la giovinezza non dura per
sempre…” rispose l’altro, inarcando le folte sopracciglia nere con aria di
rammarico.
“Questa è
buona!Bè, se non sei in pericolo di vita, proseguo l’inseguimento!Dovresti
cercare di riposarti duarante il poco tempo libero che hai, invece di
allenarti con Lee, che è instancabile!”
Detto ciò,
l’anbu corse via, saltando fra gli alberi, lasciando il compagno solo con
i suoi patemi sulla giovinezza che non dura in eterno(eheh, ndA).
Il ninja si
muoveva veloce, con naturalezza ed eleganza, balzando di fronda in fronda,
chiedendosi chi potesse essere così forte da essere riuscito a ferire
persino Gai Maito!
Di sicuro,
non un avversario da poco…
Si fermò di
colpo: parecchi metri più sotto, vide una figura immobile, indecisa su
come guadare il fiume tortuoso che costeggiava Konoha.
Avrebbe
dovuto fermarlo prima che giungesse in vista del villaggio, questi erano
gli ordini dell’hokage.
“Ora o mai
più!”
Balzò a
terra, alle spalle dell’avversario, colpendolo con un violento spintone
che lo fece cadere parecchi metri più in là.
Il ninja
trasalì, quando vide che a rialzarsi, malconcio, non era uno dei soliti
sgherri di Orochimaru, bensì una ragazza dai lunghi capelli rossi, come di
fuoco, gli occhi verdissimi, un’espressione impaurita dipinta in viso,
nonostante la magistrale posizione da combattimento, con le gambe
leggermente flesse, la guardia alzata.
“E tu chi
saresti?”
Non potè
fare a meno di esclamare il guerriero, sorpreso.
Antares
trasalì: non la voleva attaccare?
Lo fissò,
guardinga, pronta a difendersi.
“Non capisci
la mia lingua?”
A quella
nuova domanda, riuscì a trovare la forza per rispondere, anche se
intimorita.
“No…io…ti
capisco benissimo…ma, chi sei?”
Il ninja
rise:”Per essere una kunoichi di Orochimaru, sai mentire sufficientemente
bene da passare per sincera!”
“Orochimaru?Quell’Orochimaru?!No, ehi aspetta un
momento!Chi dovrei essere io?”sbottò Antares, incredula.
Lo shinobi
scosse la testa:”Basta con la commedia!Arrenditi, è meglio!”
“Mi dovrei
arrendere per cosa?!Io non ho fatto niente!E poi, non mi piace affatto
Orochimaru!” aggiunse poi, ripensando al manga riletto migliaia di volte.
No, decisamente detestava quel sennin traditore, viscido come un serpente
e pronto a tutto pur di ottenere i suoi scopi.
“Ma
davvero?…”
In un
attimo, il ninja scomparve, per riapparirle esattamente davanti,
bloccandole la guardia.
“E come
speri che io ti creda, eh?!”
La ragazza
cercò di liberarsi, inutilmente, dalla stretta d’acciaio del
guerriero.
“A chi
vorresti darla a bere?Nemmeno un genin crederebbe a una menzogna così
ovvia!” la scosse con forza, quasi facendola cadere.
“Smettila!”esclamò Antares, e con uno strattone
riuscì a liberarsi; ma fu solo per un istante, perché il ninja l’afferrò
per le spalle, e la sbattè contro un albero, puntandole la corta
chokuto(spada ninja dritta), che portava legata sulla schiena, alla
gola.
“Dove
credevi di scappare?Non avete più nemmeno il senso dell’onore, voi del
villaggio del Suono?!”
Improvvisamente, ammutolì. Gli occhi della ragazza lo
fissavano, esprimendo allo stesso tempo paura, determinazione, sincerità e
terrore…non aveva mai visto uno sguardo così limpido, così puro. Non
parlava Antares, debole e fragile dinanzi alla superiorità potenziale del
ninja, che era anche molto più alto di lei.
Decise di
guardarlo in faccia, e per la prima volta i loro sguardi
s’incrociarono…
Che strani
occhi, attraverso quella maschera immobile, gelida e spietata.
La schiena
dell’anbu fu percorsa da un brivido: chi era quella ragazza strana, che
pareva fuori dal tempo, che con quegli occhi pareva leggergli l’anima?
Si sfilò la
maschera, non conoscendo il motivo che lo spingeva a rivelare la sua
identità ad una nemica…per la prima volta, Antares e Kakashi si
ritrovarono davanti a viso aperto.
Lei lo
fissò, ancora incapace di parlare, fissando la maschera che copriva fino
al naso il viso del ragazzo, i capelli argentei, e gli occhi, così diversi
tra loro, l’uno azzurro cielo, l’altro acceso dal rosso dello sharingan,
sfregiato da una cicatrice verticale.
“Chi sei
tu?”
Fu il ninja
a prendere parola, allontanando leggermente la chokuto dalla gola della
ragazza, che con un sussurro rispose:”Il mio nome…è Antares…”.
Quello
strano momento, a metà tra il reale e l’idillio, fu spezzato dai rumori
affettati dei passi di qualcuno che si avvicinava.
Gai Maito
arrivò poco dopo, fissando incerto la scena insolita che si presentava ai
suoi occhi:”Bè?Si può sapere che succede?”.
Non era da
Kakashi lasciare cosciente un potenziale intruso.
“Allora?!”
“Niente Gai,
credo che si sia trattato di una segnalazione errata, di un falso
allarme…non credo che questa ragazza abbia a che fare con
Orochimaru…”rispose Kakashi, distogliendo lo sguardo da Antares.
“Come?”
Gai
cominciava a non capirci più nulla.
“Eddai, non
essere duro di comprendonio come al solito. Credo ci sia stato un
malinteso…in ogni caso, ti porteremo dall’Hokage, spetta a lei
decidere”aggiunse poi, rivolto ad Antares.
“Penso non
ci sia bisogno di legarti o immobilizzarti…a meno che tu non abbia
intenzione di fare scherzi, allora sarei costretto a farti male…”Si scostò
da lei, rinfoderando la chokuto, e prendendole con delicatezza il
braccio.
La ragazza
lo fissò: Kakashi stava parlando a lei, guardandola negli occhi. La sua
voce era bonaria, quasi allegra: si fidava di lei, nonostante tutto.
Sorrise, annuendo in silenzio.
Gai parve
contrariato:”Ma cosa dirà l‘Ho…”
“E smettila
di preoccuparti!Garantisco io per lei che non ci farà scherzi. Andiamo
adesso, o finiremo per arrivare di nuovo in ritardo”esclamò Kakashi
ridendo
“Tu sei
perennemente in ritardo!”borbottò Gai.
Il
copia-ninja lo ignorò, e si rivolse ad Antares:”A proposito, mi hai detto
il tuo nome, ma io non ho ultimato le presentazioni:lui è Gai Maito,
mentre io mi chiamo Kakashi Hatake”
La ragazza
sorrise, incerta:era strano essere presentati a qualcuno che in realtà già
conosceva, anche se attraverso un fumetto.
S’incamminarono lungo un sentiero che costeggiava il
fiume.
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Capitolo 7 *** 7*: AL COSPETTO DELL'HOKAGE ***
Devil's Heart 1
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Capitolo 7:Al cospetto dell’Hokage
Ciao!!!Allora, vi lascio alla storia...scusate se ogni tanto
ci sono le mie solite parentesi di dialogo con i personaggi...devo perdere
il vizio di utilizzarle per scrivere delle
idiozie...^_^'''
Non seppe dire quanto tempo fosse trascorso, da
quando l’oscurità era scesa su di
lei…
Riaprì gli occhi a fatica, restando accecata dalla luce improvvisa.
Sotto di lei sentì un pavimento duro e freddo, ben diverso dal suolo della
foresta. Cos’era successo? Cominciava vagamente a ricordare…un ninja…era
stata sconfitta da un anbu, e per poco non ci aveva rimesso la
vita.
Impossibile scordare quegli
occhi di demone che l’avevano fissata fino a farle perdere conoscenza,
fino a leggerle l’anima…Ma dov’era finita, adesso?
“Hai intenzione di dormire ancora per
molto?”
Mizar spalancò gli occhi, ormai abituata alla luce
cangiante, e si ritrovò sdraiata per terra, in una piccola stanza con due
finestre sprangate, e sua sorella che la fissava
sghignazzante.
“Si può sapere che hai da
ridere?”
“Oh, niente…pensavo solo che è buffo, prima,nel bosco, avevi
davvero l’aria del grande eroe coraggioso che affronta la morte, e poi ti
ritrovo qui…chi è che t’ha steso, che vorrei offrirgli un pranzo?”rispose
Shaula ridendo.
“Non ti rispondo nemmeno, visto che pure tu sei riuscita a
farti beccare…cos’è ora non sai nemmeno scappare?”replicò acida
Mizar.
“D’accordo, adesso basta, per una volta cerchiamo di non
litigare, che la situazione è davvero
critica…”
“Ottima osservazione, sorellina, sai io non me n’ero
accorta…”
La bionda rimase in silenzio qualche istante, poi
chiese:”Come mai Antares non è qui?”
Shaula scosse la testa:”Non ne ho idea, a un certo punto non
l’ho più vista…spero solo che stia bene” aggiunse in seguito,
preoccupata.
La quindicenne si alzò in piedi, ancora indebolita
dall’illusione del Velo di Nebbia, ed iniziò ad esaminare la
stanza.
“Che fai?”domandò la sorella maggiore, fissandola
incuriosita
“Dobbiamo uscire da qui, e tornarcene a casa al più presto”
fu la risposta secca di Shaula.
“Certamente, ma a meno che vossignoria non sia in grado di
passare attraverso i muri, direi che non ci sono soluzioni, per
ora”
“Mizar, fa a meno del sarcasmo! Alzati e dammi una
mano!”
La diciassettenne rise:”E da quando io prendo ordini da
te?In ogni caso, se anche dovessimo uscire di qui, finiremmo per essere
ribeccate prima di riuscire a fare due
passi”
Shaula sbuffò:”Sì, ma
almeno…”
“Niente ma. Sai, poco fa ho commesso un errore di
valutazione:è vero che nelle arti marziali me la cavo…ma quando prima mi
sono vista catturare dalle copie del mio avversiario, lanciare contro una
palla di fuoco, e mandata ko con una strana tecnica illusoria, bè ho
capito che forse dovremmo prendere la situazione un po’ più
seriamente!”
Mizar fissò il soffitto, faticando ancora a credere che un
essere umano potesse possedere quei poteri…ma del resto, quello era un
altro mondo…
Prima che potessero dirsi altro, le due sorelle avvertirono
chiaramente dei passi rapidi che si approssimavano; poco dopo, la porta
della loro cella si spalancò, ed entrò un uomo dal viso solcato da
profonde cicatrici, che si dovevano estendere probabilmente anche al
cranio, coperto da una bandana nera. L’inconfondibile divisa da jonin, e
lo scintillante coprifronte lo qualificavano come un ninja di
Konoha.
“Dunque siete voi le spie!Che infamia, adesso Orochimaru si
abbassa persino ad utilizzare delle bambine come infiltrate…E io dovrei
sprecare tempo ad interrogarvi?!”borbottò, scrutando le due ragazze, l’una
in piedi, l’aria intimorita, l’altra seduta per terra, un’espressione
impassibile in viso.
Improvvisamente, quest’ultima parlò:”Parli d’infamia, eppure
osi accusarci di qualcosa di cui non siamo nemmeno
colpevoli!Orochimaru!Nemmeno lo conosco, per lo meno non di persona!E non
sono così deficiente da farmi comandare da una serpe come lui!”sibilò
Mizar a denti stretti.
Due ninja che avevano seguito il jonin fecero per scagliarsi
sulla ragazzina impertinente, ma l’uomo li fermò:”Genma,Raido,
yamè!Lasciatela stare!”.
Sorrise divertito al vedere quella strana biondina che si
era alzata di scatto, in posizione di combattimento. “Ne hai di energie da
vendere, per essere rimasta priva di coscenza per tre ore…ma non ti
conviene fare l’attaccabrighe. E lo stesso vale per te” aggiunse, muovendo
un passo verso Shaula, che indietreggiò spaventata. Mizar le scoccò
un’occhiata di disappunto…
Coraggiosa come al solito, sorella, mi
raccomando!
La ragazza fece un cenno beffardo:”Mi consigliate di non
attacar briga, Ibiki-sama?Devo smentirvi, perché non amo ricevere ordini,
anche quando si tratta del jonin capo della squadra
d’Inquisizione!”
Ibiki Morino sorrise:”Per non essere una spia, ne sai di
cose!Adesso però basta chiacchierare, voi due verrete con me”; ad un suo
cenno, Raido, che aveva delle strane cicatrici sulla parte sinistra del
viso, quasi come uno strano tatuaggio, si avvicinò con un balzo a Shaula,
afferrandole il polso, ignorando il suo strillo, mentre Genma fece per
fare altrettanto con Mizar, che però lo colpì con un calcio allo
stomaco.
“Non osare toccarmi!”
Se c’era una cosa che aveva sempre detestato, era essere
trattata come una bambola di pezza, che veniva afferrata e sbattachiata
qua e là; da quando si era ripromessa di non legarsi più a nulla,
ripugnava il semplice contatto con chiunque; da quando aveva perso
lui…
Genma si rialzò, una mano sull’addome dolorante, cinque
spiedi sottili nell’altra.
“Ti diverti a combattere?Adesso ti sistemo io!Vediamo come
te la cavi, con i muscoli delle gambe paralizzati!”; fece per scagliare
gli spiedi, ma ancora una volta Ibiki
l’interruppe.
“Lascia perdere, Genma: deve capire che se non fa la brava,
finirà solo col farsi male”
Il ninja biondo annuì, e quando cercò di avvicinarsi alla
ragazza, e questa reagì con un altro calcio, l’anticipò, sferrandole un
pugno negli addominali. Il colpo fu lieve, ma Mizar, già colpita alle
costole dal violento calcio ricevuto nella foresta, si piegò in due; lo
shinobi ne approfittò per legarle le mani dietro alla
schiena.
“E adesso cammina, che l’Hokage vuole interrogarvi. E
smettila di fare scherzi, mocciosa, o giuro che ti ammazzo” minacciò
poi.
La bionda lo fissò con odio, poi si avviò, seguendo Ibiki,
sua sorella e Raido fuori dalla cella, lungo un buio corridoio, mentre
Genma chiudeva quella strana fila.
Poco dopo vennero chiuse in un'altra stanza, molto diversa
da quella precedente: era un ampio studio, le cui pareti erano percorse da
scaffali ricolmi di pergamente e rotoli, alcuni sigillati da ceralacca,
altri sottochiave dietro a teche di vetro…con ogni probabilità, doveva
essere lo studio dell’hokage. Furono lasciate lì, custodite a vista da
Genma e Raido, mentre Ibiki si riallontanava a passi
svelti.
Mizar studiò attentamente ciò che la circondava:quante
probabilità aveva di riuscire a liberarsi, stendere i due jonin, e fuggire
via con Shaula?
Non poteva nemmeno parlare liberamente, perché ne era certa
che Genma non aspettasse altro che un suo movimento falso per piantarle
una dozzina di aghi nel corpo.
Decise di rischiare il tutto per
tutto.
“Shaula…” disse a voce normale, chiamando l’altra
ragazza.
“Eh, che c’è?”
“I must ask you a thing”
“Cosa?”
“Talk in english!We must use our original language, when we
have to say something of secretly!These ninja can’t
understand!”
“Ok...what do you want?”
“Have you got any knives, with
you?”
Shaula la fissò spaventata: ma possibile che Mizar non
volesse capire che, più faceva la ribelle, più la loro situazione
s’aggravava?
“No…I think they took my kunai when they captured me...but,
please, don’t do stupid things, or they will kill
you!”
La bionda rise, ma prima che potesse ribattere, fu zittita
da Genma, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione senza
capirci niente...tuttavia, non era così stupido da non aver compreso cosa
stessero complottando le due.
“Fate silenzio!”
Sbottò il jonin biondo; in rimando Mizar gli scoccò uno
sguardo raggelante:”Sennò che fai, eh?” replicò, con voce
strafottente.
Il ninja scattò. Deciso a darle una bella lezione,
dimenticandosi di ciò che aveva letto sul rapporto della cattura, ossia
che quella strana ragazza era decisamente predisposta per i combattimenti
a corta distanza, e che aveva dei calci
potenti…
Parò a stento uno spettacolare calcio laterale, ma non vide
la ginocchiata che lo centrò in pieno stomaco(certo che la piccoletta non
scherza con le mosse…una persona normale sarebbe già a terra a tirar su
l’anima! ndMizar, che ha deciso che diverrà una sensei 5 dan di
karate…magari!); tuttavia, Genma ebbe la forza sufficiente per ferirla ad
un polpaccio con uno spiedo: un graffio superficiale, ma che faceva male
comunque.
“Fuck you!” esclamò Mizar, e gli tirò un altro calcio nelle
costole.
L’altro ninja, Raido, fece per lanciarle due spiedi, ma
Shaula, in un momento di coraggio, gli si buttò contro, bloccandogli le
braccia…
“Fuori dai piedi,
mocciosetta!”
“Lascia…stare…mia…sorella” sibilò la ragazzina, lottando con
tutte le sue forze.
SBAM!
La porta alle loro spalle sbattè con
violenza.
Stavano lottando così accanitamente che nemmeno si erano
accorti che qualcuno era entrato
indisturbato.
Una donna sulla trentina li fissava, un’aria divertita
dipinta in viso.
Aveva i capelli biondo-rosseggianti(si dice color tiziano,
ignurant! Nd personaggio ancora ignoto…Amoruccio mio!Grazie per avermelo
ricordato!ndA…Non sono l’amoruccio tuo!Torna da Kakashi!nd p.a.i…Non mi
piace qnt mi piaci tu!Non fare il malefico ghiacciolo cm tuo solito…Ok,
torniamo alla storia!nd p.a.i.) raccolti in due codini bassi, gli occhi
rosso-arancioni, una voglia a forma di rombo in centro alla fronte, e un
fisico snello ma prosperoso.
Raido si staccò con facilità dalla presa di Shaula, mentre
Genma si rialzò tenendo per la collottola una riottosa Mizar, che
scalciava come una forsennata, finchè non vide la nuova arrivata: non
l’aveva mai conosciuta di persona, eppure sapeva benissimo chi
fosse.
“Genma, Raido!Non vi posso lasciare soli un attimo, che fate
gli attaccabrighe?!” esclamò la donna con un sorriso
bonario.
I due ninja chinarono il capo,
imbarazzati.
“Bè, direi che forse è il caso di fare le presentazioni…”
aggiunse poi, alludendo alle due ragazze, entrambe immobilizzate per le
mani dai due jonin. Mizar smise di agitarsi, poi con voce calma chiese,
quasi già certa della risposta:“Voi siete la principessa Tsunade, sennin e
hokage di Konoha?”
La kunoichi annuì, sorpresa:”Sì, sono io. E tu invece? Mi
hanno riferito che avete cercato di introdurvi di nascosto nel territorio
del villaggio…”
“No, non è vero: è stato per errore, ci siamo ritrovate lì
per caso” replicò Mizar interrompendola, ma Genma le diede uno scossone
brusco, sibilandole minaccioso:”Parla se te ne è dato il
diritto!”
Prima che la giovane potesse rivoltarglisi contro, Tsunade
intervenne:”Lasciala Genma!Mica è un ricercato speciale che devi tenerla
così bloccata!Anche tu, Raido! Tu…-aggiunse fissando la diciassettenne-
dici che è stato uno sbaglio, ma non avete letto il cartello?Insomma, vi
ho detto di lasciarle andare!”
I due jonin obbedirono di controvoglia. La ragazza bionda
scoccò un’occhiata furente a Genma, poi si rivolse a Tsunade:”Lo so che è
difficile da credere, ma se le stessi a raccontare tutto ciò che ci è
successo da stamane, mi prenderebbe per pazza!In ogni caso mi preme
chiedervi una cosa:con noi c’era una terza ragazza, ha la mia età, è alta
più o meno quanto me, e ha i capelli rossi. Ci siamo divise nel bosco e
non ne abbiamo più avuto notizia…”
In quel preciso momento la porta si aprì nuovamente, ed
entrarono due persone, entrambe ben note a
Mizar.
La prima era la sopracitata giovane dai capelli
fiammeggianti, la seconda era quella di un ragazzo sulla ventina, alto e
completamente vestito di nero, con i capelli argentei, il viso celato da
un bavero portato fino al naso, e un occhio nascosto dal coprifronte della
Foglia.
Certo che facevano uno strano effetto Antares e Kakashi
vicini, come un accostamento di colori azzardato, ma tutto
sommato…affascinante.(Ma ci stessi io vicina a
lui!ndA…Concordiamo!ndLettrici innamorate follemente di Kakashi…Sono
geloso!nd personaggio ancora ignoto)
“Alla faccia di noi che ti davamo per dispersa!” sbottò
Mizar, ridendo.
Antares fece spallucce: “Mica è colpa mia!Non ho fatto
apposta, neh!”
Tsunade sorrise:”Bè, suppongo sia questa la ragazza di cui
parlavi…però ora direi che sia meglio fare due chiacchiere: mi piacerebbe
davvero sentire questa strana storia, ragazza…Perdona, ma non conosco i
vostri nomi. Comunque, accomodatevi-fece loro cenno di sedersi su delle
poltrone poste davanti ad una bella scrivania ingombra di fogli e
pergamene. L’hokage prese posto dall’altra parte, quindi ordinò a Genma e
Raido di uscire. Soltanto Kakashi rimase, su invito della donna; si
appoggiò ad un muro, in silenzio.
“Dicevamo dunque?”
Fu Mizar a prendere parola, dato che Shaula era troppo
timida per aprir bocca, e Antares…bè, era davvero interessata ad ammirare
“il muro” alla sua sinistra…(e chi non lo farebbe?!ndA…Io!nd p.a.i. …e va
be’, tu sei un maschio!ndA)
“Io sono Mizar, mentre lei è Antares …ah sì, questa qui che
non apre bocca è mia sorella minore, Shaula…come prima vi ho accennato,
signora Hokage, ci siamo ritrovate in questa situazione
inconsapevolmente…ecco, è come se fossimo
state…”
Era davvero complicato spiegarlo a
parole!
“Come se fossimo state trasportate in un altro mondo”
suggerì Shaula, a voce bassa.
Tsunade si stupì di sentirla parlare: aveva quasi creduto
fosse muta.
Se fossero stati in una situazione meno seria, Mizar avrebbe
riso volentieri: tuttavia, era innegabile che loro non fossero più nel XXI
secolo. E se anche lo fossero state, non erano nello
stesso…mondo.
“Sembra un film di fantascienza” commentò Antares, scuotendo
la testa.
Tsunade era pensierosa:”E così, avreste in pratica subito
uno sbalzo nel tempo?”
“Lo so che detto così non ha senso, ma…ora come ora mi è
difficile distinguere ciò che sia reale oppure no. Vi dirò le cose come
stanno, principessa Tsunade: da dove proveniamo noi, questo mondo, il
vostro mondo, altri non è che la storia di un fumetto; è solo per questo
che ci siamo arrischiate ad entrare nel Paese del Fuoco, ignorando
l’avvertimento: in qualche modo, quasi speravamo di…avere una risposta ai
nostri quesiti…” spiegò la ragazza bionda, cercando conferma negli occhi
delle altre due.
…Soprattutto, grazie del supporto, vero?Intanto la figura
della deficiente la faccio io, no?…
“Comunque, per quanto mi è possibile, vi posso assicurare
che non siamo spie al soldo di Orochimaru o chi per esso” concluse la
giovane, scoccando uno sguardo di ghiaccio a Shaula e Antares, che non
aprivano bocca.
…giuro che vi ammazzo se finiamo ancora di più nei
guai!…
Per diverso tempo vi fu un silenzio carico di attesa, quasi
teso, fino a quando Tsunade chiese loro la cosa più scontata e meno
importante per loro:”Posso sapere i nomi delle vostre
casate?”
…casate?Forse intende i nostri
cognomi…
“Koga è il cognome della nostra famiglia, o per lo meno di
ciò che ne è rimasto-fece Mizar, indicando con un gesto sé stessa e la
sorella- mentre quello di Antares è Iga…ma perché ce lo
chiede?”
“Perché ora mi sono chiare molte più cose. E mi dispiace
dovervelo dire, ma sarà molto difficile che voi riusciate a tornarvene nel
vostro mondo”
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Capitolo 8 *** 8*: GENESIS AND DESTINY ***
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Capitolo 8: GENESIS AND
DESTINY
“Perché ora mi sono chiare molte più cose. E mi dispiace
dovervelo dire, ma sarà molto difficile che voi riusciate a tornarvene nel
vostro mondo”
Koga e Iga…
Era impossibile che si trattasse di
loro.
Kakashi scosse la testa, ritenendo impossibile che si fosse
realizzata la profezia fatta quasi vent’anni prima…quando Orochimaru tradì
Konoha, quando Arashi Kazama(è il nome di Yondaime) fu nominato
dal nobile Sarutobi come suo successore, quando scoppiò la 3’ guerra
mondiale dei ninja. All’epoca lui era piccolo e non rammentava nulla, ma
aveva studiato molto quella strana vicenda, nei pochi testi dell’accademia
che ne parlavano, con pochi riferimenti veritieri e parecchi elementi che
sfioravano il mito.
“Scusate, ma non vi seguo…”
Mizar scosse la testa,
confusa.
Cosa centravano i loro cognomi? Dei banali nomi come tanti
altri…Quale storia può mai esserci
dietro?…
Quasi le avesse letto nel pensiero, Tsunade disse:”Ciò che
vi racconterò ora, desidero che non esca da queste mura…la vicenda che
probabilmente vi lega al nostro mondo non è ancora stata risolta. E voglio
che, qualunque cosa voi ora sentiate, non prenderete iniziative avventate.
Non vorrei considerarvi davvero come delle spie e mettervi di guardia la
squadra speciale, chiaro?”
Mizar fece spallucce:”Non posso promettervi nulla, specie se
è una cosa che mi riguarda da vicino”
“Mizar, smettila di ribellarti ad ogni cosa che ti viene
detta!” la rimproverò Shaula, subito zittita da un’occhiata raggelante
della sorella.
“Finitela per una buona volta!”
Antares scoccò uno sguardo eloquente ad
entrambe.
“Vi prego, ci dica ciò che sa…vi prometto che non faremo
sciocchezze” aggiunse poi, rivolgendosi a Tsunade con tono
cortese.
L’Hokage iniziò a raccontare, rivivendo la stessa vicenda di
appena due decenni prima…
“Vent’anni fa, il sottile equilibrio che manteneva salda la
pace tra i paesi maggiori fu spezzato: non se ne conobbe mai il motivo
reale…potere?Bramosia di ricchezze?Rivalità?Nessuno può affermarlo con
certezza; sta di fatto che, con lo scoppio della guerra, i ninja stessi
vennero richiamati a difesa dei propri villaggi e dei paesi dove essi
situano…Konoha, Suna, Iwa (il villaggio della Roccia), Kumo(Nuvola),
Kusa(Erba) ed Ame(Pioggia)per citarne alcunioriginali si ritrovarono
coinvolti e costretti a combattersi tra
loro.
Fu in quell’occasione che il nobile Sarutobi, mio sensei e
terzo Kage di Konoha, fu obbligato a nominare un succcessore, giovane
ed in grado di guidare meglio il villaggio nella difficile situazione che
attraversava; fu allora, che una persona che io ritenevo amica…tradì
completamente la fiducia data, rinnegando i principi fondamentali del
Codice Ninja, e quelli mai scritti che vigono tra gli esseri
umani…”
Tsunade s’interruppe un attimo, la voce
tremula.
Doveva essere difficile per lei rivivere quei ricordi
dolorosi; ma doveva farsi coraggio, e
proseguire…
“La leggendaria guerriera che si commuove?No, questa proprio
non me la posso perdere!”
All’improvviso quella voce maschile, sconosciuta alle tre
ragazze, interruppe quel silenzio sofferente che si stava creando
nell’atmosfera.
Tutti si voltarono verso la finestra, spalancata, e Kakashi
non potè fare a meno di non reprimere un
sorriso.
“Sensei…”
“Kakashi, proprio te cercavo, e guarda come ti ritrovo?! In
compagnia di tre splendide ragazze…eccetto quella vecchiaccia laggiù che
sta piangendo ripensando ai tempi della sua gioventù…”(che simpatico che
è!ndA)
Mizar, Shaula e Antares fissarono con attenzione il nuovo
arrivato, che non si sa bene come era entrato dalla finestra, nonostante
lo studio dell’Hokage fosse minimo al quinto piano
dell’edificio!
Era un uomo sui quarant’anni, dai lunghi capelli di un
colore ancora più chiaro di quelli di Kakashi, gli occhi scuri allegri,
due segni verticali rossi che gli attraversavano le guance.
“TU!Cosa hai detto razza di pervertito?!”sbottò Tsunade
furibonda.
“è la verita zuccherino, accettala: hai cinquant’anni
suonati, non puoi mica continuare a fingere di essere una ventenne, anche
se debbo dire che mantieni un fisico niente
male…”
Mizar rise, attirando su di se lo sguardo del ninja:”E
questo raggio di sole chi sarebbe?Tsunade, potevi dirmelo che hai amiche
così carine…”
Tsunade gli tirò un pugno che lo appese al
muro.
“Smettila di rompere, altrimenti t’ammazzo!” gli sibilò
contro la sennin, rossa di rabbia in
volto.
Kakashi, Antares e le altre avevano le lacrime agli occhi
per la scena comica.
Tsunade riassunse un’aria contegnosa, si spostò una ciocca
di capelli dietro all’orecchio e disse:”Loro sono quelle che qualcuno ha
segnalato come intruse…stavamo facendo una chiacchierata interessante,
prima che venissi tu a disturbare!Bè ragazze, visto che è arrivato sto
deficiente, direi che è il caso di presentarvelo, ma prima vi avviso che è
un pervertito completo, visto i libri che scrive-occhiataccia al ninja- e
che altri pure leggono-sguardo inceneritore a Kakashi, che si affrettò ad
imboscare un libro dalla copertina rossa, sul cui retro Antares fece in
tempo a vedere un cartello di divieto- quindi fate
attenzione…”
“Non preoccupatevi, Tsunade-sama- fece Mizar, alzandosi in
piedi e tendendo una mano al ninja- Io sono Mizar…voi invece siete un
altro dei sennin, vero, Jiraya-sama?”
Il ninja leggendario parve sorpreso, ma in ogni caso non
perse l’occasione per salutare la diciassettene con un galante
baciamano.
“è un onore essere conosciuto persino da una ragazza
forestiera…davvero carina…”
Tsunade gli rifilò un secondo pugno in
testa.
“AUCH!”
“Te l’ho detto, o fai il serio, o da qui non esci vivo” lo
minacciò l’Hokage.
“Uffa…e va bene, ma posso almeno sapere gli altri nomi, ho
anche per quello rischio la vita?” borbottò Jiraya
contrariato.
“Io sono Antares” si presentò con un elegante inchino(qll
stile samurai, ndA)la rossa, mentre Shaula con un sorriso ripetè il
proprio nome aggiungendo poi, con tono piatto:”Mizar è mia sorella
maggiore”. Quella punta di enfasi messa a sottolineare le ul4time due
parole fece alzare gli occhi al cielo ad Antares, gesto che non sfuggì a
Kakashi, ancora appoggiato al muro nel suo angolino, apparentemente
intento a leggere quel libro di dubbia
morale…
In men che non si dica, se lo ritrovò alle spalle:”Va tutto
bene?” chiese con tono gentile.
La ragazza per poco non svenne dal ritrovarsi con il viso
così vicino a quello del ragazzo; ripresasi, ma comunque col cuore a
mille, riuscì a bisbigliare:”Sì…è che quelle due…fanno sempre così!”
“Rivalità fraterna?” “Boh, chi le capisce è bravo…bisticciano per un
nulla, e non amano dire che sono parenti…”
“Capisco…”
La loro conversazione venne interrotta da Tsunade, che si
era riseduta dietro alla scrivania, decisa a riprendere il discorso
interrotto: il rapporto di Jiraya poteva
aspettare.
“Dicevamo?Ah sì…bè, Sarutobi era indeciso su chi nominare
come suo successore…aveva una buona rosa di candidati, ma alla fine era
chiaro persino ai muri che i prescelti erano solamente
due…”
“Cielo, mi tocca sorbirmi nuovamente questa storia?!”
protestò Jiraya, corrucciato.
“Zitto!-lo ammonì l’Hokage- I due contendenti al titolo di
4°Hokage di Konoha non avevano proprio nulla in comune: il primo si
chiamava Yondaime, un giovane promettente che vantava un’ottima carriera
come ninja…”
“è stato mio allievo, e maestro del qui presente Kakashi”
s’intromise Jiraya con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia; Mizar
ebbe una fugace visione di un viso scolpito nella roccia, ripescata dal
primissimo numero di Naruto, e subito dopo quella di un giovane biondo
dagli occhi limpidissimi, ripresa dall’ultimo volumetto uscito, il 27…
Yondaime… dunque era quello il suo nome…
“Ok, lo riconosco, sei stato un buon maestro…-ammise
Tsunade, per poi proseguire, fulminado Jiraya con un’occhiata del tipo
“interrompimi-ancora-e-ti-sqaurto-vivo-sul-posto”- l’altro candidato
invece era…Orochimaru”
Orochimaru…Shaula guardò interrogativa la sorella, che
esasperata le rispose automaticamente:”Ci sei?Hai presente il tizio coi
capelli neri lunghi, occhi di ghiaccio, un animo nero come la
notte…capito?”
“…”
“Shaula, il capo del villaggio del
Suono!”
“Ah si!Ho capito!Bè, che bella scelta facile, no?Che ci
vuole a decidere tra un criminale e una persona onesta?” esclamò la
ragazzina.
Mizar le avrebbe volentiri tirato un
frontino.
E dire che siamo sorelle…cribbio, quanto è
scema…
Jiraya le fissava interessato: come facevano a sapere così
tanto, se erano delle forestiere, per inciso così giovani, rispetto ai
fatti di cui si parlava…
Tsunade gli disse di non interrompere, che alla fine avrebbe
avuto le sue risposte.
“All’inizio non era così come si è rivelato essere in
seguito, Shaula. Sarutobi era davvero indeciso, perché da un lato c’era
l’onestà e la giustizia di Yondaime, dall’altra la potenza e il comando
ferreo di Orochimaru…finchè non si scoprì la sua vera anima oscura: quel
mostro celato in quelle spoglie umane, che mirava all’immortalità,
sperimentando tecniche proibite su quelli che un tempo aveva chiamato
compagni. Da tempo nel villaggio sparivano costantemente genin e
apprendisti dell’Accademia Ninja…rapimenti da parte dei nemici?Ipotesi
plausibile, in tempi di guerra, finchè i numeri cominciarono a non
quadrare più: com’era possibile che all’interno del villaggio stesso
agissero dei ninja nemici, senza che mai fossero scoperti?Poi, l’orribile
scoperta: era Orochimaru stesso il rapitore!Fu proprio il nostro sensei a
guidare la missione di cattura, ma qualcosa andò storto: quel bastardo
fuggì…Io non ero presente perché…perché mio fratello e il mio ragazzo
erano appena stati uccisi…e io ero lì a piangere e a disperarmi per
loro…”
Tsunade s’interruppe nuovamente, asciugandosi le lacrime,
che silenziose le rigavano il viso, come un tacito rimprovero. Jiraya le
mise una mano sulla spalla: anche lui conosceva fin troppo bene quella
storia, sapeva cosa voleva dire vedere buttare via la fiducia riposta in
quello che un tempo era stato il suo rivale e il suo migliore
amico…
“E qui, comincia la parte che interessa voi…- riprese
l’Hokage, nuovamente calma. Jiraya fece per parlare, ma Kakashi gli fece
cenno di ascoltare-vedete, nella squadra anbu che aveva il compito di
catturare, vivo o morto, Orochimaru, vi erano anche i due eredi dei clan
Iga e Koga: dei dieci ninja che costituivano inizialmente la squadra
inseguitrice, solo cinque ne erano rimasti: sensei Sarutobi, Yondaime,
Jiraya, ed infine Gennosuke Iga e Yashamaru Koga. Gli altri erano tutti
stati eliminati da Orochimaru. Era notte, ed erano finalmente riusciti a
metterlo in trappola, prima che varcasse il confine del paese del
Fuoco…”
“Tsunade, non capisco perché stai raccontando questa storia!
Tu nemmeno eri presente!” s’intromise Jiraya. L’hokage lo fissò truce:”Sai
stare zitto cinque minuti di fila o no?Comunque la sto raccontando, perché
queste ragazze dicono di essere arrivate da un'altra epoca, e molto
probabilmente sono le ultime discedenti dei clan più potenti di
Konoha!”
Il ninja per poco non cascò dalla sedia, mentre incrociava
lo sguardo con Kakashi, che fino a quel momento se ne era stato zitto,
mentre la sua mente si riempiva di
domande.
“CHE?!Tsunade, sicura di sentirti bene?!Come fanno ad essere
le discententi di Iga e Koga, se gli ultimi eredi sono stati uccisi
vent’anni fa!” esclamò il sennin,
confuso.
Anche le tre ragazze non ci stavano capendo
niente…
“Se magari mi facessi finire, zuccone, ti rammenteresti
alcuni piccoli dettagli che invecchiando ti sei scordato!E le domande le
fate TUTTI dopo!!!- sbottò la donna, scrutando torva le facce che la
fissavano con aria interrogativa- Dicevo che Orochimaru era in trappola,
era a due passi dalla cattura, o dalla morte se avesse opposto resistenza,
tuttavia, all’ultimo, quel…bastardo…riuscì a cavarsela, e non solo!Agendo
di nascosto aveva elaborato non solo la tecnica dell’Immortalità
dell’anima, ma almeno un’altra dozzina di tecniche che nessun Codice
avrebbe mai potuto accettare; tra queste, il Sigillo dello Specchio della
Luna, un’arte magica così potente e pericolosa da essere stata proibita,
pena la morte per colui che la utilizza.
Yashamaru e Gennosuke erano considerati i ninja più
brillanti che il villaggio avesse mai avuto, alla pari dei ninja supremi.
Le loro abilità innate permisero loro di tener testa a Orochimaru,
cercando di guadagnere tempo fino all’arrivo di Sarutobi, Jiraya e
Yondaime, fregati da un’illusione-trappola; ma quando finalmente i tre
riuscirono a liberarsi, era troppo tardi: Orochimaru, con quella tecnica
proibita, sigillò le anime di Yashamaru e Gennosuke nel Mondo dello
Specchio, una dimensione dove l’anima è costretta a vagare per l’eternità,
a meno che non riesca reincarnarsi…”
L’hokage scoccò un occhiata eloquente alle tre ragazze, che
solo dopo qualche istante realizzarono il senso di quella
storia.
“Ma com’è possibile?!” esclamò Antares, scattando in
piedi.
“Infatti!E poi…se davvero fosse vera la storia della
rincarnazione, primo dovremmo essere maschi, e o io o Mizar non dovremmo
esistere!L’anima di Yashamaru era una sola, non due!” seguitò
Shaula.
…e sicuramente quella di troppo sono io…si disse poi
mentalmente, ripensando a quanto la sorella fosse migliore di lei, in
tutto…
L’unica che non parlava era Mizar, troppo pensierosa per
poter aprire bocca.
Sembrava un film…non era possibile, eppure, ora che ci
pensava, lei conservava i ricordi della sua tarda infanzia, le immagini
dei genitori ancora felici…ma non possedeva quel flashback che tutti noi
inconsciamente possediamo, della primissima immagine appena aperti gli
occhi… o per lo meno, non era la visione dei suoi genitori…piuttosto…
c’era anche sua sorella, ed erano in braccio a
qualcuno…
“Adesso non mettetevi a discutere su qualcosa che nemmeno
noi riusciamo a spiegarci da vent’anni!”
La voce perentoria di Tsunade la ridestò, e immediatamente
quel ricordo confuso venne di nuovo celato nelle pieghe della sua
mente.
“E poi, è meglio dare retta a questa seconda ipotesi, che
non alla prima, a meno che voi non desideriate essere interrogate, magari
torturate e incarcerate come spie!”
Le tre ragazze fissarono preoccupate l’hokage, che poi
aggiunse con un sorriso:”Non mi pare siate spie, quindi avete la mia
fiducia…Jiraya, cosa vuoi ancora!?”
Il sennin guardò Mizar:”Semplice, mi chiedevo come facciano
a conoscere così bene Orochimaru, se vengono da un’altra
epoca”
Domanda logica, in effetti.
“Bè-fu Antares a spiegare- vedete, da dove veniamo noi,
questo mondo…e tutti voi…siete parte di una storia narrata da un fumetto
che noi leggiamo abitualmente…so che è difficile da credere, ma se vuole
possiamo darvi una prova tangibile…”
“Ditemi ciò che sapete su
Orochimaru”
Altra domanda sensata.
Mizar inspirò, cercando di ricordarsi quanto più poteva:”Ha
circa 50 anni, ma con la tecnica dell’Immortalità dell’anima continua a
cambiare corpo…evoca un mostro-serpente…è stato allievo del 3’ Hokage, è
anche lui un sennin, è stato il maestro di Anko Mitarashi…e ora sta
mirando al corpo di Sasuke Uchiha” aggiunse poi, ripensando all’ultimo
numero uscito.
“E che altro sai di questa storia” incalzò
Jiraya.
…mica non doveva essere un terzo
grado?!…
“Che Orochimaru lo ha persuaso a tradire Konoha…”rispose
Mizar; non rammentava altro, l’ultimo volume si concludeva così(per motivi
che spiegherò in seguito, nel volumetto 27 da loro letto non c’è il
Kakashi Gaiden…sennò che cavolo, sanno tutto ste
tipe!).
“Sì, ma è accaduto due anni fa” disse
Jiraya.
“Cosa?!”
“Bè i fatti di cui tu stai parlando risalgono a circa due
anni fa…ma alla fine il giovane Uchiha non ha seguito Orochimaru…ed è da
allora che costantemente gli diamo la caccia, ma finora non abbiamo mai
scoperto dove si trovi il suo covo…”spiegò
Tsunade.
Il trio si scambiò un’occhiata: alla fine le loro conoscenze
erano davvero minime.
“E di punto in bianco Sasuke ha lasciato perdere la sua
vendetta?” azzardò Antares.
“Questo non lo so. Ma non siamo qui a parlare di altre
persone: si tratta di voi” replicò
Jiraya.
“E il fatto che noi non conosciamo alla perfezione il futuro
fa di noi delle colpevoli?!” scattò Mizar,
guardinga.
“E chi ha detto questo?Semplicemente mi incuriosivate, visto
che sapete diverse cose che la maggior parte dei genin dell’accademia
ignorano!” disse il sennin facendo
spallucce.
La bionda si risistemò sulla sedia:per un attimo aveva
temuto il peggio.
“In ogni caso, che ne sarà di noi, ora?” chiese poi,
fissando Tsunade.
“L’unico modo per farvi tornare nel vostro mondo, temo sia
quello di catturare il solo che conosce la tecnica proibita cheha causato
il tutto” rispose l’Hokage, desolata.
…certo, poi magari facciamo un pensierino pure sul perché
non catturare anche l’intera Akatsuki,
no?…
“Cioè Orochimaru…bene, e noi fino ad allora che faremo?” fu
Shaula a parlare, perché Mizar decise che era meglio tenere la bocca
chiusa, prima di arrabbiarsi, data la situazione
paradossale.
“Shaula ha parlato anche per me. Siamo qui bloccate, ma non
vogliamo essere di peso a nessuno” ragionò a voce alta
Antares.
“Stando a ciò che mi è stato detto, conoscete bene l’arte
del kumite…dove avete appreso a combattere?” chiese
Tsunade.
“Anche nel nostro mondo esistono le arti marziali, e noi
praticavamo ninjitsu- spiegò Shaula con un sorriso-Siamo tutte e tre
chunin da diverso tempo”.
“Voi due-le contrariò Mizar-Io a New York ho sostenuto
l’esamen per jonin l’anno scorso”
…e ti pareva che lei non fosse già miglia avanti a me!Non la
sopporto proprio!!!!…
Ci fu un attimo di pausa, poi l’hokage domandò
stupita:”Chunin?Ma mi è stato detto che a parte tecniche di attacco
fisiche, non avete mai applicato genjutsu o tecniche col
chakra!”
Stavolta furono le ragazze a fissarla con aria
interrogativa.
“EH?”
“Chakra?”
Shaula squadrò l’hokage:”Noi non crediamo in queste cose
soprannaturali: non esiste la magia”
…certo genio, e allora come caspita ti spieghi il tuo essere
qui?…
“Dipende dai punti di vista-la corresse Mizar-Noi siamo
abituate alla tecnologia, e sinceramente non abbiamo mai dovuto combattere
per la vita. E poi, questo è un altro
mondo”
Jiraya la osservò: ma chi diamine era quella ragazzina,
giovane eppure dotata di un intelletto freddo e calcolatore?Poche persone
possedevano quella dote che li contraddistingueva come
‘geni’…
“Ma Mizar…”
“Ha ragione Shaula; con tutto quello che ci è successo,
credo che dovremmo andarci caute sul valutare le cose, d’ora in poi, e non
dare più niente per scontato” disse Antares, ricevendo un’occhiata di
quella che pareva ammirazione da parte di Kakashi; subito la ragazza chinò
la testa, arrossendo quasi come i suoi
capelli.
Tsunade parve riflettere un attimo, poi affermò:”L’unico
modo per sapere se davvero siete le eredi delle casate Iga e Koga, è
quello di verificare le vostre abilità”
Jiraya intese al volo:”Hai intenzione
di…”
“Esattamente. Ragazze, vi concedo il permesso di dimostrare
le vostre capacità: ma sappiate che dovrete impegnarvi perché, ora come
ora, sfiorate a malapena il livello del genin ordinario. Dovrete imparare
ad utilizzare il chakra”spiegò Tsunade.
Il trio incrociò più volte gli sguardi, cercando di capire
cosa intendessero i due sennin.
Anche Kakashi aveva compreso, e pareva concordare con i due
ninja leggendari.
“Ragazze, da domani inizierete il vostro corso all’Accademia
per diventare ufficialmente ninja di
Konoha”
“CHE COSA?!” |
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Capitolo 9 *** 9*: ACADEMY ***
Devil's Heart 1
|
Capitolo 9:
ACADEMY
Me voilà! Cari lettori, eccomi un nuovo chappy! Non vi
anticipo nulla, sarà una “puntata” interessante, perché le ragazze si
ritroveranno per la prima volta a confrontarsi con il loro coetanei
ninja…fan di Iruka, in qst chappy il vostro amore la farà da padrone…e poi
se ci sta pure la preparazione per un esame…bè, ci sarà sicuramente da
ridere! ricordate...AKATSUKI FOREVER!!!
…Accidenti, ma chi me l’ha fatto fare?Fantastico, ora mi
tocca pure andare a scuola!A studiare cosa, poi, manco lo so!Per giunta in
classe con mia sorella!Come se non fosse già abbastanza irritante avercela
in casa…ma giuro che se solo osa trattarmi come fa di solito, un pugno non
glielo leva nessuno!Anche se ha due anni in più ed è più alta di me di
dieci centimetri!…
“Shaula vuoi muoverti ad uscire dal
bagno?!”
La voce seccata di Mizar la raggiunse forte e chiara oltre
la porta della piccola toilette.
La moretta si scrutò allo specchio lucido, controllando
d’aver fatto i codini alla stessa
altezza.
…Cavolo, ma è già così di prima
mattina?…
“Insomma, dobbiamo andare a scuola, non a Miss
Universo!”
…appunto, dev’essere una che ha nel DNA: non può fare a meno
di sfottermi!…
Shaula aprì la porta, incrociando a malapena lo sguardo di
disappunto di Mizar, qquindi si diresse a passo svelto in camera da
letto.
Tsunade era stata davvero gentile ad ospitarle
provvisoriamente a casa sua, anche se la nota dolente era il dover
condividere la camera con la sorella; per fortuna c’era anche Antares, che
contribuiva a rendere la situazione meno difficile, grazie alla sua
naturale allegria.
L’appartamento dell’Hokage era davvero spazioso,
anche se un po’ in disordine, a causa del poco tempo libero di cui
disponeva la proprietaria per riordinare.
“Scusate il
casino, ma ultimamente siamo sommersi da continue richieste per missioni,
e capita di rado che riesca a trascorrere una notte qua a casa…di solito
mi concedono a malapena due ore di relax, che trascorro appisolandomi in
ufficio…”.
A Shaula non
dispiaceva: sicuramente era più accogliente quel luogo, che non la sua
vera casa a Los Angeles, costantemente vuota, dati i continui viaggi della
madre.
La ragazzina
trovò in camera Antares, seriamente concentrata sulla decisione di quale
vestito indossare: la sennin aveva concesso loro libero utilizzo del suo
guardaroba, visto che sarebbe stato molto complicato riuscire ad allenarsi
in jeans…anche perché gli unici oggetti che le giovani erano riuscite a
portarsi con se erano i loro zainetti conteneti per lo più panini, qualche
libro, un lettore mp3, esclusivamente di proprietà di Mizar, e la chitarra
di Antares.
Effettivamente, era già tanto che qualche anima pia
avesse avuto l’accortezza di recuperarglieli, dopo che li avevano nascosti
nel bosco quando avevano deciso di dividersi.
La ragazza
rossa addirittura aveva pianto di gioia quando Tsunade le aveva restituito
il suo strumento musicale, dato che non sperava più di rivederlo; Mizar
aveva semplicemente borbottato un grazie, ed immediatamente si era messa
le cuffie, isolandosi come suo solito.
“Allora, hai
trovato qualcosa?” chiese la quindicenne, sedendosi sul letto e scrutando
l’amica provarsi indecisa gli abiti davanti allo specchio.
“Ma non lo
so…sono tutti molto belli, ma a me interessa anche la comodità: non vorrei
qualcosa che, mentre magari mi alleno, lasci vedere di tutto e di più, ma
nemmeno un burka…”rispose Antares, indecisa fino in fondo.
“Secondo me
andrebbero benissimo dei pantaloncini alla pescatora, una maglietta-kimono
sbracciata, e poi ci metti un obi intonato come colore(l’obi è la cintura,
ndA).
Vedendo
l’amica più indecisa che mai, l’abbandonò ai suoi crucci, scegliendo per
sé un paio di pantaloni lunghi appena sopra la caviglia, aderenti lungo le
cosce, svasati leggermente lungo i polpacci, di colore bianco con ricami
argentei e un haori(giacca del kimono senza maniche, ndA) azzurro con le
bordature argentee, mentre l’obi lo scelse di seta, rigorosamente nero,
come tradizione nel karate.
A quel punto
restavano solo le scarpe…fortunatamente aveva circa lo stesso numero di
tsunate, cosi si scelse delle comode ballerine(ok non sono proprio
ballerine, ma non puntualizziamo tutto,ndA…Guarda che fai tutto da
sola!ndP.A.I. …e ti pareva che non venissi pure tu a rompere, mortacci
tuoi, anche se sei bono cm non so cosa!ndA)azzurre.
Proprio
mentre Antares sospirava per l’ennesima volta, a causa della sua
indecisione, Mizar fece il suo ingresso in camera, i lunghi capelli dorati
umidi sciolti, liberi di asciugarsi all’aria.
“Ehi, ma sei
ancora come t’ho lasciato, Anti?” esclamò, ridacchiando.
…ecco, con
gli altri però fa la simpaticona!Solo io vengo trattata come un punchiball
su cui sfogare le proprie paturnie…
“Mizar,
aiutami, non so proprio che mettermi!” supplicò la rossa, disperata.
“D’accordo…allora, hai intenzione di essere comoda
per allenarti, o devi fare colpo su qualcuno?”
“Mizar!Ma
che ti salta in mente!” balbettò l’altra ragazza mentre un colorito stile
peperone le si diffondeva sulle guance, in perfetto tono con i
capelli.
“Boh, non lo
so, era una domanda…”
“Una domanda
un corno!Pensi sempre male tu!”
“Eh scusa,
allora ho frainteso…frainteso certi sguardi languidi verso un certo jonin
dai capelli argentei, con un occhio coperto…”
Un cuscino
volò attraverso la stanza, centrandola in piena faccia.
“Non è
affatto vero!!!” protestò Antares, ora uniformemente color cremisi su
tutta la faccia.
“Ah
no?-replicò Mizar, rispedendole contro il cuscino-Allora ho visto male,
sorry!”
Con un
ultima risatina si concentrò sul vestiario dell’amica; riflettè un attimo,
poi senza indugio le posò sul letto un paio di pantaloni che avevano una
gamba lunga fino alla caviglia e una tagliata sopra il gionocchio, di
color verde mela, in combinazione con una maglietta che le scopriva appena
l’ombelico, di tonalità verde scuro.
…però, devo
ammettere che in quanto a gusti, è davvero raffinata…pensò Shaula.
“Ma non è un
po troppo esagerato?” chiese Antares dubbiosa.
“Se
preferisci puoi prendere un lenzuolo, farci due buchi, e andare in giro
tipo fantasma, poi però esigo una foto di te che combatti così conciata!”
ribattè l’altra ragazza.
“Spiritosa
come un cactus, mi raccomando!”
“Davvero?Bel
paragone!Comunque, hai gli occhi verdi, e così staresti bene. Al massimo
puoi metterti sopra, aperto, questo karateji con le mezze maniche, e l’obi
lo leghi basso sui fianchi”
Shaula
ascoltò con attenzione la sorella: perlomeno poteva cercare di seguire i
suoi consigli indirettamente, dato che la loro capacità dialogativa
rasentava lo zero assoluto; immediatamente abbassò la cintura in vita, e
si rese conti di come il suggerimento indiretto fosse azzeccato!
Mizar
impiegò meno di un minuto per scegliere e vestirsi: a risultato finito,
osservò il proprio riflesso nello specchio dell’armadio, accennando un
mezzo sorriso a quella ragazza dai capelli biondi raccolti in una coda
alta, che indossava dei pantaloni lunghi e aderenti, un top dello stesso
colore con le rifiniture scarlatte, allacciato dietro al collo, e sopra un
kimono smanicato rosso, con un sole ricamato in oro dietro, che le
fasciava armoniosamente il corpo tonico ed allenato. L’unica cosa che
rifiutò di cambiare furono le scarpe: i sandali di Tsunade erano troppo
scomodi per camminare e lottare, e le ballerine le trovava ancora più
impaccianti; molto meglio le sue All Stars, nere con delle fiamme sui
lati, con il collo alto fino alla caviglia; per coprirlo infilò sopra
degli scaldamuscoli rossi, ideali anche per nasconderci i foderi dei suoi
sai, i pugnali a tridente(tipo qll di Elektra), le armi in assoluto che
meglio sapeva maneggiare.
Tsunade
entrò poco dopo nella stanza, sorridente:”Vedo che siete riuscite a
trovare qualcosa da mettervi, bene!Direi che è ora di accompagnarvi in
accademia, anche se arriverete un po’ in anticipo, ma io devo per forza
essere in orario, avrò una sfilza di missioni da assegnare!”
“Dura la
vita dell’Hokage?” chiese Shaula incuriosita.
“Troppo!E
pensare che inizialmente doveva toccare a Jiraya, ma quello stupido ha
rifiutato, e su chi hanno ben pensato di scaricare la patata bollente?A
me!” fu la risposta scocciata della donna.
Poco dopo,
in strada, le ragazze ebbero finalmente l’occasione di osservare bene il
Villaggio della Foglia, benchè alle prime luci del mattino. Il giorno
prima infatti non ne avevano avuto il tempo, tra il post cattura,
l’interrogatorio/conversazione e diavolerie simili…una volta finito tutto,
era scesa ormai la notte, e stanche com’erano, non avevano prestato più di
tanta attenzione a ciò che le circondava.
Lungo quella
via di modeste dimensioni, che conduceva verso il centro di Konoha,
sorgevano alcuni palazzi, di forme e di altezze differenti, mentre la
periferia era costituita da una serie di quartieri di case, casupole, e
villette, alternate tra di loro da giardini curati così bene, forse anche
per celare quella parte del villaggio diroccata e non ancora ricostruita
dopo l’attacco di Orochimaru durante l’Esame per la selezione dei Chunin
di due anni prima.
Il confine
di Konoha era segnato al versante nord-est dalle montagne, e dalla parete
rocciosa su cui erano scolpiti i volti degli Hokage, a sud e ad ovest da
una sconfinata foresta che si apriva sulla vallata scavata dal fiume che
attraversava il villaggio ninja.
Dopo circa
dieci minuti giunsero dinanzi ad un edificio di quattro piani, massiccio
ed imponente.
“ACCADEMIA
NINJA DI KONOHA”
Lessero le
ragazze su un grande insegna scritta con ideogrammi rossi.
Un alto
cancello apriva un varco nel muro che fungeva da perimetro al giardino
della scuola.
Mizar per un
momento si sentì un moderno Dante, e si aspettò quasi di trovare scritto
su un insegna:”lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate”.
Con
crescente disappunto vide una serie di bambini, di età variabile tra i 6 e
gli undici anni, che facevano un sacco di casino azzuffandosi e
rincorrendosi tra loro, in attesa dell’inizio delle lezioni.
…non
sopporto i bambini così piccoli…sono così pestiferi, maleducati, chiassosi
e disubbidienti! Dubito che arriverò viva a sera…
Incerta
salutò Tsunade, che disse loro di non preoccuparsi, che il primo giorno
intimoriva un po’ tutti, ma che alla fine sarebbe stato uno spasso.
…certo,non
se sei l’unica diciassettenne in mezzo ad una manica di marmocchi
recalcitranti di dieci anni in meno!… pensò sconsolata la bionda, seguendo
le altre due giovani verso il porticato dell’accademia.
Diversi
bambini interruppero i loro giochi per osservarle; qualcuno tirò persiono
la manica del genitore che lo accompagnava, indicandole col dito e
bisbigliando qualcosa che non potè giungere alle loro orecchie.
…ma si può
sapere che vogliono?Manco fossimo aliene!Non hanno mai visto tre
ragazze?Accidenti, che Anti avesse ragione, forse i vestiti sono troppo
esagerati…
“Ehi Mizar,
tutto ok?”sì azzardò a chiedere Shaula.
“Uhm?Ah,
sì…”
La ragazzina
si stupì di non essere stata mandata a quel paese; forse un barlume di
speranza c’era ancora…
“Sicura?”domandò ancora.
“T’ho detto
di sì!Non sono mica alla mia prima volta a scuola!”replicò scocciata la
diciassettenne.
…ok, ci ho
sperato troppo presto, è irrecuperabile…
Si fermarono
sotto il loggiato, vicino al portone di legno intarsiato, ancora
chiuso.
Il loro
silenzio fu rotto qualche momento dopo da un suono forte e vibrante: un
gong.
Immediatamente i bambini, che erano aumentati
costantemente negli ultimi cinque minuti, si fiondarono attraverso il
portone che si era aperto lentamente.
Le ragazze
entrarono per ultime, ritrovandosi in un atrioluminoso, dove due rampe di
scale conducevano ai piani superiori; sotto i loro piedi scintillava un
lucidissimo parquet.
“Credo sia
meglio guardare in che classe dovremmo essere, e alla svelta, prima che
arriviamo in ritardo e ci capita pure una punizione!” sentenziò
Shaula.
La ressa dei
bambini ammassati nell’atrio stava lentamente diminuendo, con grande
sollievo di Mizar.
“Non li puoi
proprio soffrire, vero?” le domandò Antares, che già conosceva la
risposta.
“Lo sai che
i miei rapporti con i bambini sono pessimi, anche perché sono dei veri
irrispettosi!Te lo confesso, non ce la facevo più a stare là fuori, tutti
lì a fissarci!Da un momento all’altro gli avrei urlato contro…”rispose la
bionda, scrollando la testa.
“Uhuh, tu
che perdi la pazienza…crollerebbe il mondo!” scherzò l’altra.
“Antares, ti
stai vendicando per la storia dei vestiti?Lo sai come sono: o io, o loro;
nessuna via di mezzo, se ci tengono alla vita…sarà che mi ha troppo
segnato il cambio scuola Los Angeles-New York, ma ti giuro che non mi
riprenderò mai!”
Scoccò
un’occhiata a Shaula, come se volesse dirle “tu invece non hai avuto
problemi, perché sei rimasta dov’eri, alla tua solita vita”, ma si
trattenne: in fondo, lei non c’entrava niente.
“Non vorrei
passare per la perfettina di turno, ma se cercassimo di capire dove
dobbiamo andare, sarebbe meglio!” disse Shaula.
“E che
pizza!Tsunade poteva anche dircelo!” protestò Mizar, mentre attraversavano
l’atrio, dirigendosi verso una parete lignea su cui erano appese dei fogli
di pergamena.
Lessero
lunghi elenchi di nomi, intere classi di quelle che in futuro sarebbero
state le nuove generazioni ninja della Foglia.
Finalmente,
dopo avre letto un centinaio di nomi, trovarono quelli che
corrispondevano: erano in ideogrammi, ok, ma lo avrebbero capito anche dal
fatto che erano segnati con un inchiostro differente, aggiunte proprio
all’ultimo.
“Guardate!Aula 5-F, trovata!” esclamò trionfante
Shaula.
“Andiamo,
che sono già spariti tutti!” le incitò Antares. Le ragazze salirono le
scale: avevano ancora cinque minuti prima che iniziassero le lezioni…per
trovare una classe, che ci voleva?
…ok, forse
ho parlato troppo presto…
Ciascun
piano si diramava in una serie di corridioi, tutti uguali!
“Ma dove
cavolo è?!” sbuffò Shaula, dopo il secondo piano consecutivo in cui non
trovarono nulla.
“E non
piangere!Se sono quattro i piani, sarà o questo o il prossimo!” ribattè
Mizar stufa delle lamentele della sorella.
“Ma manca un
minuto…”mugolò la moretta, disperata.
In quel
momento risuonò un secondo gong.
“Ora nemmeno
quello-concretizzò la diciassettenne-E allora?Che te ne importa!Diamine,
siamo nuove, potevano almeno mandare qualcuno a prenderci, oppure
spiegarsi meglio!”
“1-E…1-F…2-E…2-F…Raga, il piano forse è
questo!”esclamò Antares.
3-E…3-F…4-E…4-F…contò mentalmente Mizar senza leggere
i cartelli sulle porte, ma contando solo le porte sui due lati del
corridoio, continuando a correre.
5-E…
“5-F…Eccola!” si fermò davanti ad una porta non
diversa delle altre viste precedentemente, ad eccezione del piccolo
cartello appeso, immediatamente raggiunta dalle altre due.
“Cribbio,
siamo in ritardo…”bisbigliò Shaula indugiando sulla porta chiusa.
“Ma hai un
orologio incorporato?!” replicò Mizar esasperata, rammentando che nessuna
di loro ne portava uno al polso.
“No, ma lo
do per scontato!”
“Come al
solito!T’ho già detto di smetterla di piagnucolare, è il primo giorno, e
siamo nuove!Eppoi-la biondina tese l’orecchio per sentire meglio-non sento
alcuna voce!Magari fanno come nella mia vecchia scuola, dove alcuni giorni
si entrava alle 9.00 anziché alle 8.00!”
“E dateci un
taglio, o volete star qui fino a pranzo!?” le rimproverò Antares.
Ci fu un
attimo di silenzio, poi…
“Allora, ci
muoviamo?!”
“Anti,
perché non apri?”
“Scordatelo
Shaula, io figure non ne faccio!”
“Mi’, siete
proprio due bambine!Permesso!”
Mizar
spintonò di proposito la sorella, e poggiò la mano sulla maniglia…
“Prima
bussa!” bisbigliò la quindicenne, fermandole il braccio.
“Che noia
che sei!”
TOC!TOC!
Diede due
colpi leggeri ma ben udibili, e non sentendo alcuna risposta dopo un
nanosecondo replicò:”Visto, non c’è nessuno, quindi piantala di farti
problemi!”
La sua mano
abbassò decisa la maniglia, aprì la porta, ed immediatamente la varcò.
Si bloccò
dopo nemmeno un passo, il cuore a ventimila.
L’aula,
molto somigliante ad un tipo universitario, anche se di dimensioni
ridotte(a gradoni quindi, ndA), era occupata da una ventina di quelli che
erano tutto fuorchè bambini, tutt’altro! Adolescenti di circa
quindici-sedici anni le fissarono incuriositi; loro, di rimando, rimasero
bloccate all’ingresso, imbarazzate, come delle attrici di teatro alla loro
prima pièce, notando comunque l’assenza del maestro.
“Cinque
minuti di ritardo” fece una voce maschile.
SBAM!
La porta si
richiuse alle loro spalle con un colpo secco che le fece trasalire, e
preoccupare ancora di più, quando videro che l’insegnante era proprio lì,
dietro loro!
“Ci
scusi…non abbiamo fatto apposta, non trovavamo l’aula” bisbigliò come
scusa Shaula.
Qualcuno
ridacchiò.
Mizar ebbe
l’impulso di tirargli un bel pugno nello stomaco, se solo ne avesse
conosciuto l’identità.
“Scusa
vecchia” sentenziò l’uomo, il cui viso restava nascosto dalla penombra
dell’aula.
“Non è
vero!Noi siamo nuove! E se non ci crede sulla parola, può benissimo
chiederlo a Tsunade-sama: siamo qui per conto suo!” Mizar pronunciò quella
che a prima vista poteva essere un’esclamazione con un tono deciso e
freddo. Detestava la gente che credeva di sapere tutto, quando invece non
aveva capito proprio un bel niente!
“So
benissimo chi siete, mi hanno avvisato già ieri; comunque, potevate
chiedere a qualcuno, no?”
...perché
non ne va mai bene una, mondo ladro!…-avrebbe voluto urlare Shaula-…se poi
Mizar mi avesse ascoltato!…
“Non
conosciamo nessuno, o per lo meno, nessuno che frequenti l’accademia, non
ancora. E se proprio deve punire qualcuno, la colpa è stata mia che non ho
voluto chiedere informazioni; loro non centrano niente, sono io che le ho
convinte” ribattè allora Mizar, decisa, le braccia incrociate sul petto,
un’aria quasi di sfida.
La sorella e
l’amica la fissarono: era davvero disposta ad assumersi la colpa da
sola?
L’uomo
rise:”Gesto onorevole il tuo, ma ti assumeresti simili responsabilità
anche in battaglia?”
La ragazza
rispose con determinazione:”Sempre e ovunque, per le persone a me
care”.
Non lo disse
come frase fatta, per salvarsi:lo disse perché era ciò in cui credeva, e
nessuno osò dubitarne della sincerità.
Il maestro
camminò verso di loro, uscendo dall’angolo buio dove era rimasto finora,
parlando.
“Fai buon
uso di retorica, hai coraggio, e sei sfrontata a sufficienza per gestire
le tue decisioni: mi era stato detto che una delle nuove arrivate aveva
questo carattere. Tu devi essere Mizar del clan Koga, o mi sbaglio?”.
Il ninja si
fermò esattamente davanti a lei; la biondina si ritrovò a guardare in
faccia un ragazzo sulla ventina, vestito con la divisa da jonin(molti
dicono che è un chunin, ma se è stato un anbu in squadra con Kakashi per
me è un jonin, ndA), i capelli neri raccolti in un piccolo codino, gli
occhi castani che allegri illuminavano il viso attraversato, appena sopra
la punta del naso, da una cicatrice orizzontale.
“Hai,
Iruka-sensei”(*si, maestro Iruka) rispose Mizar, salutandolo secondo la
tradizione marziale, cioè con un lieve inchino.
L’uomo non
parve sorpreso che la ragazza lo conoscesse: Tsunade e Kakashi gli avevano
spiegato tutto già la sera prima, quando lo avevano informato che avrebbe
avuto tre nuove allieve…speciali.
“Bene, voi
altre invece siete rispettivamente Shaula Koga e Antares Iga, giusto?”
Le due
annuirono, salutandolo come aveva fatto Mizar.
“Direi che
possiamo iniziare la lezione, quindi prendete posto” disse il sensei,
facendo un cenno verso i banchi dove erano seduti gli altri alunni.
Il trio si
diresse verso le gradinate, ma fu solo quando furono vicine ai loro nuovi
compagni che se ne accorsero; guardandoli di sfuggita per un brevissimo
istante, non avevano fatto in tempo ad identificarli: non era una semplice
classe di novizi! Erano tutti adolescenti già diplomati come genin, con
tanto di coprifronte!
Mizar
trasalì, quando vide che non erano rimasti tre posti vicini.
…vabbè,
pazienza!Proviamo a socializzare, magari sono meglio dei miei compagni
dell’High School…
Prese posto
tra due ragazze, esattamente nella fila centrale; Antares fortunatamente
trovò un posto appena due file davanti, nel posto destro di un banco a
tre, vicino ad una ragazza con due chignon e ad un ragazzo con i capelli
neri a caschetto, chino su un libro.
Shaula
invece non ebbe così tanta fortuna, costretta a sedersi tra due maschi,
nella fila di destra, ad altezza di quella di Mizar.
“Bene, ora
che ci siamo, prendete i vostri libri, che spiego…e chi so io veda di non
fare lo scemo come ai vecchi tempi, se ci tiene a non restare qui dopo le
lezioni a pulire”
Una serie di
risatine nervose, appartenenti a quanto pareva ad una serie non meglio
identificata dei possibili casinari accese per un secondo l’atmosfera
della classe, spenta immediatamente dalla voce di Iruka che iniziò a
parlare.
“Oggi
inizieremo la vostra preparazione per l’esame di settimana prossima!Dato
che quest’anno interesserà solo i genin del nostro villaggio, non contate
di cavarvela con i test mollati in bianco, tipo prova di coraggio,
chiaro?Dovrete scrivere ciò che vi sarà richiesto!E non si copia!”
Un mugolio
di disperazione fu stroncato sul nascere, prima che divenisse una
protesta.
“Dunque,
pagina 23: l’importanza della gestione come capogruppo di una missione di
livello B, in una squadra di 4 elementi. Forza, prendete appunti, che poi
è possibile che domani vi interroghi!”
Si udì il
rumore di fogli strappati e libri aperti.
Mizar decise
che era il momento di fare la sua prima conoscenza.
Si voltò
decisa verso la sua compagna a sinistra, e disse:”Ciao, io sono
Mizar…scusa, potresti prestarmi un foglio e mettere il libro in mezzo, se
non ti scoccia?”. Miracolosamente il suo tono fu gentile e sincero; la
ragazza si girò con un sorriso e la biondina per poco non cadde dalla
sedia…La sua compagna di banco era…
“Non c’è
problema!Io sono Sakura Haruno!”
Sorrise
allegra, stringendo la mano di Mizar, che riuscì a riprendersi
balbettando:”Pi-piacere!”
Che
coincidenza insolita, quasi assurda, quella di ritrovarsi in banco con una
delle protagoniste del manga! Aveva i capelli davvero di un bellissimo
color petalo di ciliegio, fermati dal coprifronte portato come una fascia,
e gli occhi verdissimi.
Ancora
incredula la diciassettenne prese il foglio e la matita che Sakura le
porgeva, e provò a concentrarsi sulla voce di Iruka, quando sentì una voce
che la chiamava.
“Ehm…scusa…Mizar?”
Si girò a
destra, verso l’altra sua compagna: una ragazza con i capelli a caschetto,
nero-blu, gli occhi dalle sorprendenti iridi bianche…
“Ciao,
Hinata” la salutò, senza pensarci.
La ragazza
la fissò sorpresa:”Mi conosci?”
Solo allora
la biondina si ricordò di ciò che aveva raccomandato loro Tsunade: non
dire nulla della storia del fumetto!
“Ah, scusa,
è che ti ho riconosciuto per via degli occhi!”
Hinata
sorrise:”è vero, sono un po’ strani!”
Iruka diede
un colpetto di tosse che richiamò l’attenzione della classe distratta, e
lei fu costretta a riconcentrarsi.
Scrisse ciò
che diceva, riflettendo su ciò che poteva significare, e guardando ogni
tanto gli appunti di Sakura o Hinata; quando dopo circa un quarto d’ora un
jonin bussò, chiedendo un attimo al sensei di uscire dalla classe per
parlargli, ebbe finalmente il tempo di guardarsi intorno.
Più avanti,
Antares già chiacchierava allegra con quelli che riconobbe come Tenten e
Rock Lee.
…Guardala
come zabetta felice!…
Trattenne un
sorrisetto, sporgendosi per guardare bene invece con chi fosse capitata
Shaula.
Vide, nella
fila davanti, Choji, intento a mangiarsi un megapanino(^_^’’’), Kiba con
il suo cagnolino Akamaru, e un ragazzo dai corti capelli neri e degli
occhiali da sole, intento a rileggere gli appunti, che suppose essere
Shino Aburame.
Finalmente
riuscì a sporgersi a sufficienza per vedere la sorella che,
imbarazzatissima, fissava il suo foglio, mentre i suoi due compagni di
banco bisticciavano fra loro a voce bassa.
Li scrutò
meglio: di spalle vide un ragazzo coi capelli neri lunghi, una maglietta
blu larga con ricamato sulla schiena un ventaglio bianco e rosso, mentre
di fronte riuscì a scorgere, quando il moro si spostò di lato, i
lineamenti di un giovane biondo, con indosso una tuta arancione; gli occhi
erano azzurri, indignati in quel momento, e le guance solcate da tre
taglietti orizzontali per lato. Con una mano si stava pulendo il
coprifronte, sporco di quella che pareva acqua.
“Riprovaci a
schizzarmi, che poi so io che fine fai, maledetto!” minacciò il
biondino.
L’altro
sghignazzò:”E dovrei preoccuparmi di un fifone come te?!”
“Che hai
detto?!Ripetilo se hai coraggio!”
Mizar
ridacchiò.
Sakura la
guardò:”Perché ridi?”
“Niente,
pensavo a mia sorella, in mezzo a quei due casinari non riusciarà a
prendere un solo appunto!”
La kunoichi
la guardò interrogativa:”Sorella?”
“Ma sì,
Shaula, è quella seduta laggiù!” la biondina la indicò.
“Ah, siete
sorelle?Comunque, non la invidio proprio! Davvero, quello è il posto
peggiore, se uno vuole seguire una lezione!” commentò Sakura, scuotendo la
testa.
…ma almeno
si è resa conto di chi ha seduto accanto?Per me è così scema che manco li
ha visti…
Proprio in
quel momento il ragazzino biondo, per ripicca, scagliò metà della sua
bottiglietta d’acqua contro l’altro, solo che centrò in pieno anche la
povera Shaula.
“Ops…”
“NARUTO SEI
UN DEFICIENTE! BAKA NO SHO!”(*razza di idiota!)gli urlò contro Sakura, che
aveva seguito tutta la scena.
Il ninja
sorrise a mo’ di scusa:”E non ho fatto apposta!Piuttosto digli a sto’
scemo di non spostarsi!”
Lo scemo in
questione gli assestò una quadernata in testa.
“SI!SEI
GRANDE SASUKE!” gridò ancora Sakura.
Il moretto
la ignorò, e si voltò verso la sua nuova compagna di banco:”Tutto
ok?Naruto è il solito imbecille che non sa comportarsi civilmente…”;
tacque quando vide lo sguardo della ragazza, che gli sorrise: “Non
preoccuparti, è solo un po’ d’acqua”.
Aveva due
meravigliosi occhi azzurri, belli come il cielo, e i capelli scuri, lunghi
fino alle spalle e lucenti come la seta.
“Comunque,
io sono Shaula Koga” fece la ragazzina, che doveva avere la sua stessa età
tendendogli la mano.
Il ragazzo
indugiò un attimo: da quanto tempo nessuno gli si rivolgeva
gentilmente!Negli ultimi due anni, parecchie persone avevano iniziato a
trattarlo con freddezza, quasi con paura…a parte Sakura, Naruto, e
Kakashi, gli unichi che considerava degni di fiducia; ma quella ragazza
era diversa dalla gente comune…provò subito simpatia per lei, e ricambiò
il saluto con un sorriso sincero:”Sasuke Uchiha, lieto di conoscerti!”
Shaula lo
aveva riconosciuto immediatamente, ma stando ben attenta alle parole di
Tsunade, aveva atteso che fosse lui a presentarsi…
“Ehm,
Sasuke, se hai finito di farle gli occhi dolci, mi presenterei!” borbottò
il ragazzino biondo seduto alla sinistra di lei, evitando per un pelo
un’altra quadernata.
“Scemo, ma
che mira hai?”
“Fingo di
non aver sentito, ma ne riparliamo fuori da scuola, fifone”. Sasuke fece
schioccare le nocche della mano destra.
“Sì, si, la
solita solfa…bè, Shaula, io sono Naruto Uzumaki, ninja della Foglia!Adoro
il ramen, specialmente quello al miso, non sopporto Sasuke, e sai qual è
il mio sogno?” disse con enfasi Naruto; la quindicenne, senza pensarci su
rispose:”Diventare Hokage?”
“SI!Visto
Sasuke?!è nuova eppure ha già capito che sono un grande!”
Il giovane
Uchiha lo squadrò esasperato:”Oppure ha capito che sei davvero uno scemo
colossale!”
Shaula rise,
ma proprio in quel momento suonò il gong, e ciò che disse fu sommerso
dalle urla dei govani ninja che si riversavano nei corridoi per
l’intervallo.
“BANZAIII!!!SI MANGIA, EVVIVA!!!!!!!!!!”
“Naruto sta
zitto, che non ho sentito niente di quello che ha detto!Scusa, potresti
ripetere?” domandò Sasuke; “Ho chiesto quale esame c’è settimana
prossima”disse nuovamente Shaula.
“Quello dei
chunin…ma dai, non lo sapevi?”
“Veramente
no…che?!Dei chunin?!”
La
quindicenne scattò in piedi: che cavolo di scherzo era, Tsunade aveva
appena detto che non sapevano controllare il chackra, e ora pretendeva che
facessero addirittura un esame di livello intermedio?!
“ANTARES!MIZAR!!!”chiamò le altre due ragazze,
ripettivamente immerse in fitte conversazioni con Lee e Tenten l’una,
l’altra con Sakura e Hinata.
“Che vuoi?”
urlò di rimando la bionda, sovrastando il caos di voci nell’aula.
“Venire qui
no?!”
Mizar
sbuffò, e attraversò le gradinate saltellando, raggiungendola.
“Allora?”
“Bè,
innanzitutto ti presento Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha…”
…come se non
li conoscessi già, vero?…
“Piacere, io
sono Mizar Koga…”fece lei, tendendo la mano ad entrambi.
“Koga?Ma
siete parenti?” fece Naruto curioso.
Mizar diede
un occhiata glaciale a Shaula, poi spiegò perentoria:”Sì, lei è mia
sorella minore, ha due anni in meno di me”
…Mizar, ma
ti diverti così tanto a sottolineare che sei la maggiore?!…
“Uh, infatti
vi assomigliate…avete gli stessi occhi” commentò Naruto.
…certo, e la
somiglianza non va oltre, per fortuna…
“E tu quanti
anni hai?” domandò Sasuke, che a prima vista trovò quella nuova arrivata
di una glacialità mostruosa.
“Diciassette, diciotto fra dieci mesi” rispose
Mizar.
“Bè, allora,
che volevi dirmi?” si riconcentrò poi sul motivo la sorella l’avesse
chiamata.
“L’esame che
dobbiamo sostenere settimana prossima è quello per Chunin!” Shaula
enfatizzò parecchio sulla fine della frase, ma la sorella non battè
ciglio:”E di che ti preoccupi?Siamo nuove, ma se Tsunade ci ha iscritto in
questa classe, vuol dire che ne abbiamo le capacità”
“Sì ma…”
Un occhiata
tipo “non-è-il-luogo-adatto-a-parlarne” zittì la più piccola dei Koga.
“Ehilà!Di
che si parla?!”
Antares fece
la sua entrata, allegra e vulcanica come al solito.
“Ah, io sono
Antares Iga, per chi non conosco ancora!”
Naruto,
Sasuke e Sakura, arrivata con Mizar, risposero sorridendo.
“Anti,
spiegheresti tu a mia sorella-pausetta eloquente-che siamo leggermente nei
guai se settimana prossima c’è l’esame per chunin, e noi siamo appena
arrivate?”
“Anti,
diresti a Shaula che se Tsunade ha deciso così un motivo ci sarà?!” sibilò
di rimando la diciassettenne.
…vuole
attaccar briga come suo solito ‘sta nanerottola?…
Il trio che
formava da tempo il gruppo 7 fissava la scena tra il divertito e
l’incerto:alla faccia dell’amore fraterno!
“Voi due,
non ricominciate, perché vi appendo al muro, tutte e due, chiaro?” le
minacciò Antares, suscitando l’ilarità generale…Anti che s’arrabbiava era
ancora più improbabile di vedere Mizar furiosa.
“Comunque,
Shaula, affrontiamo un problema per volta, ok?”
Prima che la
ragazzina potesse annuire, qualcosa si fiondò letteralmente in braccio a
Sasuke.
“SASU-KUN!!!”
Mizar per un
attimo credette fosse stata Sakura, ma poi la vide parlare come se niente
fosse con Hinata…
“I-Ino?”
mugolò il povero Uchiha, soffocato dall’abbraccio stile di una ragazza sui sedici anni, dai capelli biondastri legati
in una coda, gli occhi di un blu acquoso.
“Sì!Indovinato, sono proprio io!”
Ino fissò le
ragazze come per dire
Mizar guardò
in alto, esasperata: ci mancava solo quell’isterica…
Si diresse
al suo banco, decisa a controllare gli appunti prima che la pausa finisse,
ma quando arrivò non trovò più il suo foglio…
“Cerchi
questo?”
La bionda si
voltò e vide che una mano le stava porgendo quelli che indubbiamente erano
i suoi appunti; un ragazzo era seduto sul banco dietro al suo, e la
osservava con un mezzo sorriso: aveva capelli nerissimi, lunghi e sciolti,
il coprifronte che li fermava, allontanandoli dal viso, in cui brillavano
degli occhi non dissimili da quelli di Hinata.
“Grazie…Neji?”
Il ragazzo
della casata cadetta degli Hyuga non parve sorpreso più di tanto di essere
conosciuto: in effetti, la loro abilità innata li rendeva facilmente
riconoscibili…
“Esatto,
Mizar…ti erano caduti per terra, mi sono permesso di leggerli, e per
essere una nuova devo farti i miei complimenti, perché hai scritto nozioni
che metà della classe nemmeno immagina che esistono! Per esempio,
l’importanza della spartizione dei membri di un’ipotetica squadra
inseguitrice…”
La ragazza
ne fu lusingata:”Bè, ho cercato di documentarmi meglio che potevo, prima
di venire qui in accademia…comunque, grazie!” sorrise, mentre il gong
risuonava, e le lezioni riprendevano, anche con il ritorno di
Iruka-sensei.
La mattinata
parve volare, scorrere via veloce insieme ai fitti fogli di appunti che
scorrevano veloci sotto le mani di Mizar: parte di quelle cose le aveva
apprese leggendo il fumetto, forse lo avrebbe potuto considerare un
piccolo vantaggio, per lo meno nell’eame teorico…perché per il pratico
dovette ammettere che Shaula non aveva tutti i torti a ritenerle in una
situazione complicata!
A
mezzogiorno preciso, o per lo meno così suppose, anche a giudicare dal
borbottio di protesta del suo stomaco, l’ultimo gong risuonò secco,
segnando la fine delle lezioni mattutine. In realtà, come le aveva detto
Sakura, i pomeriggi erano dedicati agli allenamenti o alle missioni.
Antares,
Mizar e Shaula erano davanti all’uscita di scuola, indecise sul da farsi:
innanzitutto andare a mangiare, e poi? Come avrebbero fatto ad allenarsi
da sole? Già Shaula vedeva sé stessa cercare di camminare su un albero con
l’uso del chackra, e anziché riuscire a salirci, schiantarsi dritta dritta
contro il tronco!
…che
vergogna…
“Allora che
si fa?” chiese per la millesima volta Antares, sbuffando affamata.
“E non lo
so!Come stamattina… qualcuno che ci aiuti, no?!”replicò Mizar.
“Ah, siete
ancora qui?”
La voce di
Sakura alle loro spalle le richiamò.
“Bè, sì…in
realtà, non sappiamo dove andare a mangiare…” fece Shaula.
La kunoichi
rise:”E venite con noi allora!Tanto abbiamo l’allenamento all’una, ma
sicuramente prima delle due non cominciamo!E per chi è nuovo, è
impossibile non pranzare almeno una volta all’Ichiraku!”
“SAKURA TI
MUOVI?!”
La voce di
Naruto attraversò il cortile dell’accademia, portando con sé una chiara
nota d’impazienza.
“ARRIVO, NON
ROMPERE!Venite anche voi?” chiese poi al trio.
“Certamente!” risposero all’unisono, incamminandosi
verso Sasuke e Naruto, che le aspettavano già oltre il cancello, l’ultimo
dei quali saltellante per la gioia ormai quotidiana di andare a mangiare
ramen.
Mizar si
guardò un attimo alle spalle: per essere un avventura iniziata in maniera
rocambolesca, ora non stavo andando poi così tanto male…
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Capitolo 10 *** 10*: KIHON ***
Devil's Heart 1
|
Capitolo 10:Kihon
Rieccomi!Allora, prima di lasciarvi all'ultimo
capitolo per oggi, ancora 10000000000000 grazie a tutti i
lettori!
Merci! Thanks! Danke! Obligado! Gracias! Efkaristò! Arigato!...non conosco
altre lingue...
?>Hai finito con le
smancerie?
Miz> Ancora tu?!
?>Prego, pretendo che tu mi dia del lei,
autrice!
Miz> due parole: aiganamisu
malaka!
E questo è greco, perché in me scorre per metà qst sangue, e
per educazione non traduco!
?> Ma che sboccata…allora, dov’è il tuo amore?Parlo di
qll sfigato che gira con i capelli tipo ‘na
femmina…
Deidara> Che, cerchi rogne?Almeno IO la mia missione l’ho
portata a termine!Tu nemmeno qll!
Miz> Dai tesorino, non arrabbiarti, che tu sei sempre
bello col sorriso, a differenza di qualcun altro che non sorride mai,
anche se è un figo paura…
Deidara> è il fascino del bello e dannato…poi il bello lo
vedete solo voi, fan di qst psicolabile,
cmq…
?>…vuoi morire? Guarda che uno più uno meno sul mio
conto, ormai non fa differenza…
Miz> Sparite!Devo scrivere sto capitolo! No tu no,
Dei-kun, resta pure…
Deidara> Davvero???
Miz> Ehi, non farti strane idee, ho detto che scrivo,
mica altro!(non pensiamo male!)
Deidara>sob!
NB:Il titolo, Kihon, deriva dal giapponese, e vuol dire
“fondamentale”; nel karate cn esso sono intese tutte le tecniche di base
di combattimento, eseguite sotto forma di studio. Leggendo, capirete il
perché di qst scelta…
…Che strana situazione! Io che esco a pranzo in
compagnia di altre persone!Era una cose che non succedeva da…bè, da un bel
po’!…
Mizar si accomodò meglio sull’alto sgabello,
accavallando le gambe e poggiando i gomiti sul bancone lustro
dell’Ichiraku.
Su consiglio di Naruto, che da quanto sapeva
era il cliente numero uno del ristorante, aveva ordinato una porzione di
ramen al miso, seguita a ruota da Shaula e Antares; Sakura aveva indugiato
un attimo, combattuta tra l’idea di rispettare la dieta consigliatale da
Tsunade, che l’aveva allenata negli ultimi due anni, e quella di
concedersi un buon pasto, per una volta. Alla fine optò per del ramen
contornato da verdure. Sasuke fu il più strano: senza nemmeno guardare la
lunga lista del menù, borbottò al cuoco un sommesso:”Scelga lei, per me
non c’è differenza…”.
Ora che ci faceva caso, non era forse davvero
curioso che il giovane Uchiha prestasse più attenzione alla più piccola
dei Koga, seduta alla sua destra, che non al suo
pranzo?
L’attenzione di Mizar fu distolta da Antares
che improvvisamente chiese:”Ma come facciamo a prepararci per l’esame se
nemmeno sappiamo usare il
chackra?”
Naruto parve davvero incuriosito, e smise di
avventarsi sul suo ramen.
“Dabbero dod sabete cobe imbastare il ciakrra?”
chiese con la bocca piena, ricevendo un pugno ben assestato di Sakura in
piena testa.
“Baka!Non si parla con la bocca piena, davanti
a delle ragazze per giunta!”
Antares ridacchiò: quella ragazza per certi
versi le rammentava Mizar, quattro anni prima, quando ancora non aveva
assunto quell’aria glaciale ed imperscrutabile di cui ora quasi andava
fiera.
“Ma se non conoscete l’uso del chackra, allora
come mai siete nella nostra classe?” s’intromise Sasuke, fissandole una ad
una.
“Bè…” Shaula s’interruppe immediatamente: come
spiegare tutto, senza menzionare i fatti
accaduti?
“E poi, perché non portate i coprifronte?Anche
se appartenete ad un altro villaggio, dovreste avercelo…” continuò il
ragazzo moro.
…Diamine se è curioso!E ora che ci
inventiamo?Mannaggia ad Antares e alla sua boccaccia
larga!…
Fortuna volle che proprio in quel momento
Sakura esclamasse loro:”Raga, siamo in ritardo! La lezione inizia tra
dieci minuti, e il posto è dall’altro capo del villaggio!Vi immaginate
quanto ci sfotterebbe il sensei, se fossimo noi a tardare?!Non lo potrei
mai sopportare!”
Il gruppetto s’incamminò a passo lesto verso un
luogo che immediatamente il trio di ragazze riconobbe: il posto di
allenamento del gruppo sette, esattamente davanti alla lapide dove erano
incisi i nomi dei ninja caduti per difendere Konoha; e proprio lì videro
un alto ninja, dai capelli argentei, che li stava attendendo leggendo un
libro(che libro sarà mai??).
“Kakashi-sensei!” esclamò
Naruto.
Sakura si coprì la faccia con le mani:”Non è
possibile, in tre anni che lo conosco non è mai arrivato puntuale,
addirittura oggi è in anticipo!” bisbigliò, facendo ridere
Shaula.
“Siete arrivati, alla buon’ora” disse loro
perentorio il jonin, quando gli furono
davanti.
“Ma se abbiamo tardato due minuti!Tu di solito
arrivi dopo ore!” replicò Naruto,
imbronciato.
Sasuke annuì con un cenno della
testa.
“è stata colpa nostra, abbiamo chiesto a loro
di aiutarci, altrimenti ci saremmo perse ancora…Scusa se ti abbiamo fatto
iniziare in ritardo la
lezione”.
Lo sguardo smeraldino di Antares incrociò
quello di Kakashi, che parve accorgersi solo ora della presenza delle
nuove arrivate. La ragazza sorrise, e altrettanto fece il jonin sotto la
maschera che gli copriva la bocca; “Vedo che ci siete anche voi, e questa
è una bella sorpresa: è stato Iruka a dirvi di aggregarvi al gruppo 7?”
chiese Kakashi, rivolgendosi direttemente ad Antares, che d’un tratto si
sentì sopraffarre da quello sguardo intenso che la
osservava.
Mizar la salvò in corner da quella momentanea
perdita di loquacità:”No, vedete, sensei, nessuno ci ha detto niente, ma
avendo appena appreso che settimana prossima dovremo sostenere l’esame per
chunin, e tenendo conto che nessuna di noi tre sa utilizzare il
chackra…abbiamo pensato di chiedere aiuto a
lei”.
La biondina lo disse tutto d’un fiato, stando
ben attenta a non dire più di quanto non fosse necessario, le parole di
Tsunade impresse nella mente: Kakashi sapeva, e avrebbe
capito.
“Per me non c’è problema, nell’avere tre o sei
sottoposti, tuttavia, sappiate che dovrete impegnarvi molto, anche perché
il tempo a disposizione non è
tanto”
Le tre ragazze annuirono in
silenzio.
“Yuppè, avremo delle nuove compagne!” esclamò
Naruto, saltellando intorno a Mizar, che gli scoccò un’occhiata del tipo
abbracciami-e-sei-morto.
“E qui finisce il dominio maschilista:
finalmente qualche ragazza con cui allenarmi!” bisbigliò Sakura a
Shaula.
Sasuke si limitò a fare spallucce: non gli
cambiava nulla, tra l’avere due o cinque compagni…anche se doveva
ammettere che la più piccola dei Koga gli era stata simpatica dal primo
istante che l’aveva vista, a differenza della maggiore, che con quello
sguardo glaciale gli rammentava troppo qualcuno che avrebbe preferito non
ricordare…
“Che pensi di
fare?”
La voce di Antares lo riscosse, anche perché si
sorprese dal sentire il tono confidenziale con cui si rivolgeva a Kakashi:
loro gli avevano sempre parlato con la formula di cortesia, e quella
ragazza invece, appena arrivata e già lo trattava come uno dei suoi amici
più cari!
Ancora più sorprendente, il sensei rispose come
se niente fosse!
“Credo che per oggi faremo un bel ripasso dei
fondamentali ninja…anche perché pure loro tre ne hanno
bisogno!”
Naruto protestò:”Che barba!”, ed in risposta
Kakashi lo fulminò con un’occhiata storta:”Benissimo, visto che tu lo
trovi noioso, per favore spiega alle tue compagne, e anche a me che non lo
ricordo tanto bene, come funziona il sistema circolatorio del chackra e
come lo si attiva”.
Silenzio
tombale.
Il jonin guardò il cielo, esasperato:
nonostante quel ragazzino fosse dotato di un chackra immenso, e col tempo
avesse imparato a sfruttarlo al meglio, grazie a Jiraya, restava comunque
uno sfaticato ed uno zuccone. Era impensabile che avesse addirittura
appreso il rasengan, la tecnica ideata da Arashi Kazama, il 4’
hokage.
“Ma che ignorante che sei! Sensei, posso dirlo
io?” fece Sakura, spintonando via il
biondino.
“Procedi pure,
Sakura”
La ragazza inspirò, poi ripetè, parola per
parola, ciò che aveva appreso tre anni prima all’accademia ninja:”Il
chackra è l’energia vitale che scorre nel nostro corpo, e che
contraddistingue il singolo ninja: solo essi infatti, dopo durissimi
allenamenti, apprendono come controllarlo e come sfruttarlo al meglio in
combattimento. Il chackra viene impastato mediante la combinazione di
diverse posizioni delle mani
e…”
“E quella finale di esse determina il tipo di
tecnica applicata, come ad esempio, quella della tigre contraddistingue la
maggior parte dei katon, o tecniche di fuoco” l’interruppe Mizar,
precedendola; quindi scoccò un’occhiata a Kakashi:”Sensei, scusate la mia
insistenza, mi preme dirvi che di teoria abbiamo buone conoscenze…è la
pratica che rasenza lo zero”
“Sai cos’è il chackra ma non lo sai usare?E che
kunoichi saresti?” la sbeffeggiò Sasuke, che proprio non la poteva
soffrire: quanto assomigliava a lui!Perfettina, con una tendenza ad essere
precisa in tutto…che nervi!
“Ehi, modera le parole, chiaro?” ribattè
Mizar.
“Sennò che fai, mi picchi?Sai che paura!”
continuò l’Uchiha.
La biondina strinse il pugno destro, facendo
schioccare le nocche: quant’era stupido quel mocciosetto, persino peggio
di sua sorella!
…meglio lasciar correre, perché poi finisce che
come al solito passo io per
l’attaccabrighe…
“Fingo di non aver sentito, anche perché prego
solo che venga il momento in cui tu debba affrontarmi, Sasuke” sibilò la
diciassettenne, ignorando lo sguardo di rimprovero di
Shaula.
Kakashi ignorò l’acceso scambio
d’opinioni.
“Dici bene, Mizar, anche Tsunade me lo ha
detto, ma il controllo del chackra è fondamentale, e conoscerne a fondo il
suo significato è cosa che pochissimi ninja sono in grado di fare” rifilò
un’occhiataccia a Naruto che smise di sorridere compiaciuto; stessa cosa
fece con Sasuke, aggiungendo:”Mi dispiace, ma nessuno di voi due soddisfa
le caratteristiche necessari per entrare in quello stereotipo di shinobi.
L’unica che sa controllare bene il chackra è Sakura, perché è l’unica che
non lo spreca tutto nel primo
colpo!”
I due maschi chinarono la testa, rossi per
l’umiliazione.
Alcune spiegazioni dopo, Kakashi chiese loro di
dividesi in coppie e radunarsi intorno ai tre pali di legno conficcati nel
terreno, due per ciascuno.
Mizar alzò gli occhi al cielo quando si ritrovò
Naruto come patner.
“Ora che abbiamo chiarito alcuni concetti,
direi di iniziare con la pratica, come suggerivi tu…-Kakashi fece un cenno
alla biondina- Per cominciare a scaldarci, voglio che a turno, ciascuno di
voi salga in cima al tronco e ci resti in verticale su una mano; ma
attenti!Per quanto possa parervi banale quest’esercizio, v’assicuro che
non lo sarà affatto: il compagno a terra infatti calcerà continuamente il
paletto, cercando di farvi perdere
l’equilibrio”
“Ma è impossibile…” mormorò Antares; il jonin
la udì:”Qui entra in gioco il controllo del chackra: dovrete farlo fluire
nella mano che dovrà sostenere il vostro peso: esso vi consentirà di avere
una presa salda, ma solo se impiegato nella giusta
quantità”
“In che senso?” domandò Shaula, ancora con il
concetto poco chiaro.
“Semplicemente, se ne impiegherete troppo, vi
autorespingerete, mentre se ne impiegherete troppo poco, beh, dovrete
vedervela con questo bel terreno duro, perché il vostro compagno,
qualsiasi problema abbiate, non dovrà smettere di colpire il palo con i
calci”.
Detto ciò, Kakashi diede l’ordine ai primi tre
di salire: Antares, Sasuke e Naruto; sotto di loro, attendevano il via per
il calci Sakura, Shaula e
Mizar.
“Dovrete resistere tre minuti: se cadrete,
avrete un supplemento di cinquanta
flessioni”
…fantastico, così poi non mi tirò più nemmeno
su…
pensò sconsolata Antares, fissando Naruto e
Sasuke, già in perfetta verticale su una mano
sola.
…come accidenti faccio, ok che sono abbastanza
snodata, ma non ho nemmeno un po’ di spazio per darmi lo
slancio…
“Qualche problema?” le chiese Kakashi di
sorpresa, e per poco lei non cadde sul serio, anche standosene in
piedi.
“N-no…ma figurati…” balbettò
lei.
…e ora che faccio?Vabbè, proviamoci, al massimo
mi ammazzo…
Spiccò un salto verso l’alto, compiendo un
piccolo salto mortale in avanti, riuscendo a poggiare appena in tempo le
mani sul bordo circolare del tronco.
…appena dà il via, stacco la mano
destra…
“Pronti?I tre minuti cominciano da…ora!”
esclamò Kakashi.
Antares alzò lentamente il braccio destro,
spostandolo verso l’esterno. Immediatamente avvertì un tremito, quasi una
scossa, attraversarle l’avambraccio, su fino al tricipite contratto.
Sforzandosi di tenere unite e dritte le gambe, spostò il baricentro verso
destra, cercando di
riassestarsi…
SBAM!
Il palo sussultò sotto la sua
mano.
…o cavolo, me l’ero
scordata!…
Ad un cenno di Kakashi, i tre ragazzi rimasti
a terra avevano iniziato la seconda parte dell’esercizio; e a giudicare
dalla violenza con cui Sakura aveva magistralmente calciato, si rese conto
che non sarebbe durata a lungo.
…aiuto, ma ora che
faccio???…
SBAM!
…Come si controlla sto dannato
chakra?!…
SBAM!
…Devo resistere!Ma quanto sarà
passato?!…
Guardò di sfuggita Sasuke e Naruto: erano lì,
freschi come due rose, e addirittura riuscivano a guardarsi con aria di
sfida, e a bisbigliarsi insulti e minacce come se niente
fosse!
“Ehi cretinetto, sei sicura di
farcela?”
“Sta zitto, scemo!Non mi farò battere da te,
Sasuke!”
“Uhuh, come siamo permalosi,
Naruto…”
SBAM!
…Ma come accidenti fanno!Pensa!Il chackra è un
energia presente nel mio corpo…ma come si attiva?Come la sento??…Oh no,
non ce la faccio più…no, no sto perdendo
l’equilibrio…
SBADABAM!!
“WAAAAH!!!!!!!!!!”
Antares riaprì gli occhi, sorpresa di essere
ancora tutta intera…e allora comprese il perché non avesse alcun graffio:
era finita dritta dritta tra le braccia di
Kakashi!
“Ehi, ci sei
ancora?”
La voce del jonin era gentile; lei arrossì come
un peperone, soprattutto perché il ninja non si decideva a metterla giù,
anzi la sorreggeva come se niente fosse, come una
neonata.
“Antares?” insistette
Kakashi.
“Eh?Sì…io…io sto bene…credo…” balbettò la
rossa, evitando l’occhiata del giovane sensei, che finalmente la posò a
terra, aiutandola a rimettersi in
piedi.
“Hai resistito due minuti circa…ma non hai mai
impiegato il chakra” disse lo shinobi, assumendo quindi un tono pratico,
molto più consono ad un
maestro.
“Ecco io…non ho capito bene…il discorso
dell’attivazione del chakra”
…e preferirei che tu non mi guardassi così, o
finirò per non riuscire più a
parlare!…
Kakashi scosse la testa:”Dev’esserci anche una
buona dose di concentrazione, te l’ho detto anche prima!L’abilità di
impastare il chakra dipende sia dall’energia corporea che da quella
psichica, e tu stavi pensando a tutto, meno a ciò che avresti dovuto
fare!”
“Ma non è
vero!Io…”
“Salite voi altri, non ho intenzione di buttar
via tutto il pomeriggio” tagliò corto il jonin; Antares abbassò lo
sguardo, depressa: in pratica le era appena stato detto che era
un’incompetente. Sconsolata, si posizionò sotto il palo sopra cui era
appena salita Sakura; poco dopo, Mizar e Shaula la raggiunsero sui
rispettivi tronchi. Al via di Kakashi, eseguirono tre verticali precise,
staccando in men che non si dica una delle due
mani.
SBAM!
Le prime tre serie di calci colpirono
all’unisono i bersagli, ma le ragazze neanche si
mossero.
Il copia-ninja le osservò con attenzione:
Sakura Haruno stava concentrando con infinita precisione il chakra nel
palmo della sua mano destra, posato sul palo: quell’esercizio risultava
semplicissimo, per una come lei, dotata di un eccezionale controllo di
quell’energia; forse grazie anche all’allenamento a cui l’aveva sottoposta
Tsunade, ma la giovane aveva compiuto passi da gigante negli ultimi due
anni.
Mizar se la stava cavando egregiamente, e
sinceramente si stupì della forza della ragazza, dato che si stava
reggendo in quella posizione difficile con la semplice forza
muscolare:infatti il jonin non avvertiva la benchè minima attivazione di
chakra.
Il suo sguardo si posò per ultimo su Shaula:
delle tre, era sicuramente quella più in difficoltà, dato che, al pari
della sorella, si reggeva unicamente grazie alla forza dei suoi
muscoli.
…non metterei mai in dubbio il fatto che, da
qualsiasi epoca o luogo provengano, abbiano già praticato arti marziali,
tuttavia è davvero strano che non riescano a combinare le loro buone
abilità corporee con quelle psichiche…è arduo credere che queste due
ragazzine siano le eredi di un clan geniale come quello dei
Koga…
SBAM!
Ancora una volta il tronco tremò sotto di lei;
certo che Sasuke non si stava risparmiando, nel tirare quei calci…se
almeno il giovane Uchiha si fosse ricordato che l’obbiettivo non era far
spiattellare il compagno in equilibrio per
terra!
Shaula vide una gocciolina di sudore scenderle
giù, dalla tempia, lungo la guancia destra, giù, per poi scivolarle via
dal viso teso per lo sforzo.
…quanto sarà passato?Un minuto,
forse…
Inclinando leggermente la testa, fissò Mizar.
Era mai possibile che non esprimesse nemmeno un segno di stanchezza? Gli
occhi chiusi, il viso rilassato, che tuttavia lasciava trasparire la
concentrazione assoluta.
…Niente, non è nemmeno un po’
accaldata…
“Shaula invece di fissarmi con quell’aria ebete
cerca di concentrarti!” la rimproverò Mizar, con tono
saccente.
“E chi ti guarda!E poi, stavolta sarò io ad
essere migliore di te!” replicò la sorellina,
acida.
“Tze, aspetta e spera…forse in un’altra
vita…”
Shaula
avvampò.
“Giuro che questa me la paghi!”le gridò, ferita
nell’orgoglio, soprattutto perché sua sorella s’era permessa di sfotterla
davanti ad altre persone…
“Adesso basta, concentratevi sull’esercizio!”
le riprese duramente Kakashi, ma oramai il danno era fatto: innervosita
com’era, la quindicenne si distrasse, condinuando ad abboccare alle
provocazioni di Mizar.
“Di’ un po’, ma in questi quattro anni che hai
fatto, danza classica? Guardati, non ti reggi nemmeno sulle
braccia!”
“Sta’ zitta, sta’ zitta, sta’
zitta!”
“Uh, come siamo suscettibili…sembri proprio
papà…ti hanno mai detto che gli assomigli sorprendentemente?Siete tutti e
due di un permaloso!” la biondina ci aveva preso gusto: erano anni che
sognava di dire tutto quello che era stata costretta a tenersi dentro per
tanto tempo; per colpa di quella dannata famiglia che si ritrovava, la sua
giovane vita era stata rovinata; per colpa dei suoi genitori…per colpa di
Shaula…
“SMETTILAAAA…AAH!”
La ragazza si agitò troppo, e perse
l’equilibrio. Forse per prontezza di riflessi, forse per casualità, fu
salvata in extremis da Sasuke, che la prese appena in tempo per evitarle
di atterrare di schiena sul terreno
aspro.
“Tutto a posto?” le chiese il bel moretto,
posandola a terra.
“Sì, direi di si…ehi, grazie!Se non ci fossi
stato tu, mi sarei ammazzata…” lo ringraziò lei, sorridendogli; il giovane
Uchiha rimase incantato da quello sguardo allegro e dolce: per quanto
quegli occhi fossero gli stessi della sorella, per quanto esse avessero lo
stesso sangue, non avevano nulla di quella glacialità fredda e devastante
che caratterizzavano quelli di
Mizar.
…Ma si sa, non è detto che essere fratelli
significhi essere identici in tutto e per tutto; per quanto ci si
assomigli, anche negli occhi, gli animi possono essere esattamente agli
antipodi…tsk, mi sembra di sentire una lezione che ormai conosco a
memoria…
Sasuke fu distratto dalla voce di Kakashi, che
contò gli ultimi dieci secondi a voce alta, segnando la fine
dell’esercizio con un
fischio.
Sakura e Mizar scesero dai tronchi con un
salto, e attesero il giudizio del maestro, non prima di aver sussurrato
nell’orecchio a Shaula:”Complimenti, bella figura, sorellina”. Kakashi lo
udì, ma decise di lasciar correre: voleva evitare d’immischiarsi
nell’ennesima questione di rivalità fraterna; quindi si riconcentrò su
Sakura e Mizar, che lo fissavano
impazienti.
Dal canto suo il jonin non aveva niente da
osservare alla kunoichi: era l’altra ragazza il
problema.
“Mizar, hai fatto un’ottimo esercizio, ma…non
hai impastato la benchè minima quantità di chakra…certo, hai dimostrato
d’avere una capacità muscolare sorprendente per la tua età,
ma…”
La ragazza socchiuse gli occhi:”Scusa sensei,
ma come faccio ad applicare qualcosa, se nemmeno so di preciso di cosa si
tratta!”
Allora era quello il problema! Bè, in effetti
avrebbe dovuto prevederlo: tre “ninja” del futuro, abituate a combattere,
per giunta solo come sport, non potevano certo sviluppare il controllo del
chakra così, di punto in
bianco…
O meglio, non quando erano convinte di
allenarsi in completa
sicurezza…
“Dici che non hai capito…eppure mi sembra che
di teoria tu ne conosca fin troppa. Te lo dico io, come imparerai a
impastare il chakra: da questo momento, entriamo nella seconda fase di
allenamento di oggi” disse il jonin, tra gli “eh?” di sorpresa
generali.
Normalmente, gli allenamenti di Kakashi avevano
un’unica fase, per lo meno negli ultimi tempi: il maestro stabiliva su
quale tema avrebbe vertito la preparazione, dopodichè ci si concentrava su
quell’esercizio.
…ci voleva l’arrivo di queste qui, per
sconvolgere tutto!…
pensò Naruto, scuotendo la
testa.
…per lo meno, forse la cosa si renderà più
interessante delle solite lezioni
tediose…
sembrò fargli eco con il pensiero Sasuke,
incrociando le braccia.
Mizar parve non capire: che cosa intendeva il
jonin?
“Mi sembri confusa- parve leggerle nel pensiero
Kakashi-Ho semplicemente deciso di variare un pochettino il percorso di
questa lezione. Mi è stato riferito che il kumite è il tuo forte, e che
hai buona tecnica nelle arti
marziali”
La bionda sorrise:”T’hanno detto il
vero”
“Non aspettavo altro che questo…Allora,
cominciamo.
Mizar, tatakae watashi ni tashite!” (*combatti
contro di me!)
“CHE
COSA???”
Naruto non credeva alle proprie orecchie,
tantomeno gli altri due suoi
compagni.
Figurarsi!Il sensei non aveva mai chiesto loro
di combattere contro di lui, se non tutti e tre contemporaneamente, e ora
sfidava quella nuova arrivata che nemmeno sapeva usare il
chakra!
“Kakashi-sensei, ma non
puoi…”
“Naruto, so quello che faccio, e voglio
verificare le potenzialità di questa
ragazza”
“A me non pare una buona idea, non può tenerti
testa nemmeno due secondi, e lo
sai…”
“Sasuke, quando sarai diventato jonin e avrai
sufficiente esperienza, allora accetterò le tue contraddizioni, ma per il
momento comportati da genin quale sei, e lascia prendere le decisioni a
me” lo zittì secco Kakashi. Il giovane Uchiha si rabbuiò per quel
rimprovero, anche perché, forse involontariamente, forse no, il maestro
gli aveva appena rammentato che a quindici anni compiuti lui era ancora al
semplice grado di genin…è vero, poteva vantare di aver compiuto missioni
di livello B e addirittura A, ma sai che soddisfazione, non vedere le
proprie capacità riconosciute…anche se in realtà c’era stata la spinosa
questione di Orochimaru, e lui ne era uscito vivo per
miracolo.
…però ho finito l’accademia da tre anni, e
l’essere ancora un misero genin mi fa imbestialire! Se poi non venissi
costantemente accostato a lui, che era considerato il ninja più geniale di
Konoha!…
Per un istante lo Sharingan dardeggiò negli
occhi di Sasuke.
Kakashi
sospirò.
…tale e quale a suo
fratello…
“Bene Mizar, direi che non ti debba spiegare
niente, semplicemente perché non ci sono regole…ovviamente se puoi evita
di ammazzarmi sai…”
La biondina fece un sorrisetto di scherno: il
sensei si divertiva a sfotterla?Allora sarebbe stato ancora più divertente
riuscire a metterlo in difficoltà nel
combattimento.
“Io sono pronta; e tu, maestro
Kakashi?”
“Lo
sono”
Il jonin sfilò il suo solito libro, e sul dorso
della copertina Mizar lesse chiaramente “La violenza della
pomiciata”.
Evitando di fare commenti sulla stupidità che
contraddistingueva ogni esponente del sesso maschile, si schioccò le
nocche, mettendosi in posizione di
guardia.
“Quando vuoi, sensei” disse, fissando il
ninja.
“Benissimo, allora… A
JIMÉ!”
Appena udì il via, la ragazza iniziò a
saltellare sul posto, in guardia alta(lo so che non ci capite niente, sto
descrivendo x Mizar un abituale incontro di Kumite nel
Karate…ndA).
Doveva concentrarsi, doveva dimenticarsi che
lì, appoggiati ai tronchi c’erano Naruto, Sakura e Sasuke, la sua amica
Antares e quella stupida di sua sorella…perché dinanzi a loro non poteva
apparire inferiore, era il suo orgoglio personale che glielo imponeva. Non
le importava di avere davanti prima di tutto un ragazzo più grande e più
alto di lei e, in secondo luogo, un jonin di Konoha; non doveva pensarci,
sarebbe stato ammettere la sconfitta in partenza. C’erano solo lei e il
suo avversario.
E se in questo caso il suo rivale non la
prendeva sul serio, mettendosi a leggere uno stupido libro, tanto peggio
per lui!
Mizar scattò in avanti, serrando un forte pugno
al viso di Kakashi, che lo schivò con facilità; prontamente la ragazza
sollevò la gamba sinistra per eseguire un calcio circolare(mawashi geri),
ma il jonin lo parò, afferrandole la
caviglia.
…vuoi giocare?E allora, para
questo!…
Mizar si diede una spinta con la gamba destra,
posata a terra, e saltò; stavolta andò a segno, con quel calcio volante da
una posizione insolita, e il ninja non riuscì a parare, avendo una mano
occupata a tenere la gamba sinistra della ragazza e l’altra a sorreggere
il libro. Il colpo gli fece perdere la presa, e Mizar balzò a terra,
recuperando distanza con due salti
all’indietro.
…è brava, lo devo riconoscere; e se
controllasse il chakra, dubito che riuscirei a sconfiggerla; ma è troppo
impulsiva, e la sua guardia non è
imbattibile…
“Bene, direi che il riscaldamento è finito. Ora
si fa sul serio” disse Kakashi, riponendo con cura il libro in una tasca
del giubbotto della divisa da jonin, e alzando il coprifronte in posizione
normale, scoprendo l’occhio sinistro, solcato da una cicatrice verticale e
acceso dallo sharingan.
“Non mi prendi più tanto alla leggera, neh?”
replicò la ragazza,
sorridendo.
“No, anche perché sennò mi ammazzi…ma non
essere troppo sicura di te”
“Tu dici?Decidiamolo in combattimento!” esclamò
la diciassettenne, attaccando nuovamente per
prima.
Stavolta fu diverso, e se ne accorse. Kakashi
aveva una velocità sorprendente e, forte dello Sharingan, l’anticipava di
netto ogni volta, costringendola a chiudersi in
difesa.
Lei gli lanciò contro
tre shuriken, per farlo indietreggiare, anche perché sapeva benissimo che
quelle armi con Kakashi non avevano effetto; il suo era stato solo un
diversivo per recuperare terreno ed esaminare la situazione.
"Bella trovata, ma io non
abbocco a trucchetti simili! Taiju kage bushin no jutsu!”(*Tecnica superiore della
moltiplicazione del corpo!)esclamò lo shinobi, muovendo le mani così
velocemente che Mizar non vide
niente.
Immediamtamente si ritrovò circondata da due
copie di Kakashi più
l’originale.
…bel
casino…
La copia alla sua destra sfoderò un kunai, e
lei ebbe appena il tempo di abbassarsi per schivare la staffilata, che
quella alla sua sinistra le assestò un calcio laterale dritto nella
coscia; il ginocchio ebbe un attimo di cedimento, ma lei s’impose di non
sentire il male che le si propagava lungo la gamba; perché l’originale non
aveva ancora fatto la sua mossa, ne era convinta. Un movimento alle
spalle, e Mizar si slanciò in avanti, atterrando con una capovolta ed
estraendo quelli che parevano due lunghi pugnali a
tridente.
“Tua sorella sa maneggiare i sai?” domandò
sottovoce Sasuke a Shaula, osservando la scena con attenzione; la
ragazzina gli rispose con una punta d’amarezza:”Se li sa usare?Quando
praticavamo ninjutsu ancora insieme, mi ricordo che una volta disarmò il
nostro sensei con sole tre mosse, quando lui teneva in mano una katana ben
più pericolosa di quei pugnali…l’allieva più geniale del dojo, ecco come
la chiamavano; quella che a dodici anni gareggiava come chunin contro i
jonin seniores: non l’ho mai vista non riuscire a tenere testa a
qualcuno”.
Sasuke non parve sorpreso: come conosceva bene
quella situazione.
“Hai detto che non vi allenate più insieme,
perché?” chiese il ragazzo, ripensando alle parole della
coetanea.
“Perché non viviamo più insieme, lei sta
dall’altro capo del paese…i miei genitori sono divorziati, e lei vive con
papà a New York…capirai, scuole prestigiose, vestiti nuovi…lei è sempre
stata la cocca di papà, la sua preferita, quella da prendere come esempio,
il mio…aspetta, com’è che diceva? Ah sì, il mio ‘ostacolo da superare’…la
pecora nera della famiglia ero
io…”
Antares s’intromise tossicchiando:”Di’ un po’,
non è che ora ne fai del vittimismo?Sai bene che Mizar e tuo padre non
vanno d’accordo…e poi non è vero, i tuoi genitori ti stimano, e anche tua
sorella, anche se non lo vuole
ammettere”
“Ha un bel modo per dimostrarlo!” replicò secca
Shaula.
“A quanto ne so…i fratelli maggiori…hanno tutti
questo…atteggiamento…verso i fratelli più piccoli…”disse Sasuke, quasi
sussurrandolo, cercando di farla passare come una frase buttata
lì.
Forse un’altra persona avrebbe abboccato, ma
non la giovane Koga, che avendo letto i manga di quel mondo dove ora si
trovava, conosceva in parte i segreti del passato di
Sasuke.
Senza pensarci disse:”Parli di tuo
fratello?”
Antares si mise una mano sugli
occhi.
…brava deficiente, per fortuna non dovevamo
dire niente!!…
Il giovane Uchiha fissò Shaula, un’espressione
incredula in viso; anche Naruto e Sakura, che conoscevano finalmente i
segreti del passato dell’amico, erano
stupiti.
“Che hai
detto?”
E allora Shaula decise che era il momento di
parlare, anche perché prima o poi lo avrebbero scoperto: odiava le
menzogne, e da subito era stata contraria al piano di Tsunade. Al diavolo
Mizar e le sue regole.
“Allora?!” la voce di Sasuke era impaziente, e
con un gesto brusco afferrò il polso della
ragazza.
“Ahi! Mi fai
male!”
“Scusa…”
Shaula guardò Antares, che di rimando le
disse:”Se proprio devi parlare, fallo tu, visto che il casino l’hai
combinato te!”
La ragazzina sospirò, e raccontò tutto: man
mano che andava avanti, i fatti che fino a poco prima aveva ritenuto quasi
da fantascienza, le venivano più credibili, anche per lei
stessa.
Pensava di dover parlare per ore, che i ragazzi
non avrebbero capito, invece le ci vollero solo pochi minuti. Quando finì,
Sasuke la fissò negli occhi, il suo sguardo profondo e oscuro che si
specchiava in quei laghi cristallini:”Venite da un’altra epoca, e siete le
discendenti dei clan Iga e Koga?”. La ragazzina annuì:”Lo so che è
difficile da credere, ma…è la verità: anch’io faccio fatica ad accettarla,
ma devo rassegnarmi”
Naruto scosse la testa:”Non devi giustificarti,
fatti insoliti sono ormai il nostro pane quotidiano…certo che però è
strano, noi che nel nostro mondo siamo vivi, nel vostro siamo un fumetto…e
mamma che casino!AUCH!”
Sakura gli aveva assestato un pugno in
testa:”Zitto zuccone, o fonderai quel poco di cervello che ti
rimane!”
Tutti ridacchiarono, poi il giovane Uchiha
disse:”Quindi sapete tutto ciò che è accaduto…fino a due anni
fa…”
…sai anche del mio tradimento, Shaula?Sai che
stavo per seguire Orochimaru, e che solo grazie ai miei amici mi sono
salvato?Loro, che hanno lottato fin quasi alla morte per un reietto come
me?…
“Si, ma se ho inteso che vuoi dire, non
pensarci: io non sono nessuno per esprimere giudizi” lo anticipò Shaula,
quasi gli avesse letto nel
pensiero.
…no Sasuke, io non sono nessuno per poterti
giudicare; tu, più di tutti noi, rechi un grande fardello nel cuore. Un
dolore che nessuno potrà mai
capire…
Il giovane Uchiha le sorrise: un sorriso
sincero, un grazie appena sussurrato: a quella ragazza, che non si era
fermata alle apparenze, nonostante lo conoscesse da neanche…un giorno…o
forse da tutta una vita, quella sua, del
futuro…
Sakura improvvisamente iniziò a
saltellare.
“Si può sapere che ti prende?”. Naruto la
fissava, preoccupato.
“Shaula…aspetta, tu sai anche di…della…” si
avvicinò alla ragazza e le sussurrò “Della mia cotta per Sasuke?”.
“Eh sì, ma guarda che lo si vedeva lontano
miglia anche senza che tu me lo
dicessi…”
“Ah-ah…che?!Davvero? O
mamma…”
Naruto guardò Sasuke:”Io le femmine non le
capisco…chissà che avranno da
dirsi…”
Il giovane Uchiha non lo ascoltò: era troppo
contento per prestare attenzione a quell’idiota del compagno.
Il biondino, con un sorrisetto di sfida si
piazzò davanti a Shaula e Antares, ignorando le proteste di Sakura(non
devi origliare le altrui conversazioni, tantomeno interromperle!), ed
esclamò:”Vi metto alla prova!Vediamo se sapete il mio
segreto!”
“Ti piace il ramen al miso!” rispose per loro
Sakura, scocciata.
“Ma no, non
quello…”
Antares alzò le spalle:”Intendi del fatto che
dentro di te c’è Kyuubi, la volpe a nove
code?”
“NOOOOO, SANNO PURE QUESTO…AIUTO, MA LA
PRIVACY??”
In quel momento le grida di Naruto furono
coperte da uno ben più forte, che li costrinse a voltarsi e a tornare ad
osservare il combattimento.
“Ma che
succed…”
Shaula si portò le mani alla bocca per non
urlare.
(Torniamo da qll poveretta che sta combattendo
con Kakashi, che me la stavo
dimenticando…)
Mizar sfoderò i sai, e con un gesto fulmineo
colpì le due copie più vicine, che si dissolsero. Restava solo
l’originale…
“Ti ho preso, Kakashi!” esclamò, girandosi di
scatto e scagliando il pugnale destro, mirando al braccio del jonin. Non
mancò il bersaglio.
“Preso!Che
cosa?!No!”
Anche quella era una copia, e con rabbia la
vide scomparire con un
“POF!”.
Dove accidenti era
Kakashi?
…pensa!Se non è intorno a te, non può che
essere…
“Sei qua
sotto!”
Con uno scatto si allontanò di diversi metri,
avvicinandosi alla riva del fiume Naka, che segnava il confine di Konoha,
lì a pochi metri da loro.
Non accadde niente per diversi, interminabili
secondi, poi…
“Errore, sono
qua!”
Improvvisamente, comtemporanea alla voce del
jonin, un’immensa colonna d’acqua si sollevò dal letto del fiume,
piombando addosso a Mizar.
“AAAH!”
Shaula si coprì la bocca per non
urlare.
…ma è impazzito?Così
l’ammazza!…
pensò
Sakura.
Mizar si rialzò a fatica: era stata sbalzata
parecchi metri più in là, e non era nemmeno riuscita a
difendersi…
…per forza!finchè quel dannato utilizza
tecniche magiche…
Ma Kakashi l’aveva detto, niente regole: e se
lui era in grado di combattere così, buon per lui, e svantaggio a lei; ma
niente lamentele: aveva accettato la sfida in tutte le sue condizioni, ora
non poteva tirarsi indietro.
“Cominci ad essere stanca, Mizar; e soprattutto
sei in difficoltà”
Il jonin apparve davanti a lei, dal
nulla.
“Hai combattuto bene, ma come vedi, le arti
marziali non servono a molto, quando l’avversario possiede lo sharingan e
sa usare il chakra. Avevo visto giusto, tu non riesci ad attivare il
chakra-e fissò anche le altre due ragazze- semplicemente perché non ci
credi. E per questo sei debole nei confronti di qualsiasi altro ninja,
anche di un semplice genin!”
Questo era
troppo!
“Io non sono debole, e poi anche tu hai i tuoi
punti deboli! Mi sembra di rammentare che tu, non essendo un vero
Uchiha-fece un cenno della testa verso Sasuke- non puoi mantenere a lungo
lo Sharingan senza stancarti. E da questo momento, non ti lascerò
avvicinare più per colpirmi!” replicò dura
Mizar.
Il jonin scosse la testa:”Non c’è niente di più
noioso che un discorso presuntuoso…e non devi mai rivelare la tua tattica
all’avversario. Pazienza, ne farai tesoro per il tuo prossimo
combattimento, perché questo colpo, sarà quello
decisivo”
Detto questo, Kakashi posizionò le mani,
esclamando:”Tecnica del velo di nebbia”. Era la tecnica che aveva appreso
copiandola a Zabuza, e sapeva che, per un’avversaria come Mizar, priva del
controllo del chakra, sarebbe stato impossibile eluderla; lentamente
scomparve nella fitta nebbia che li aveva
inghiottiti.
…Se dovessi ucciderla, mi basterebbe un
semplice spiedo e con lo sharingan non la mancherei; ma questo è un
allenamento, e adesso verifiherò se è vero ciò che ho
pensato…
Di nuovo sparito! Ma miseriaccia ladra, dove
cavolo stava il senso di quel combattimento?Ok, allenarsi con qualcuno di
più forte è produttivo, ma non se l’avversario è pressochè
imbattibile!Soprattutto se utilizza tecniche magiche e robe
simili!
…in un combattimento reale nel mio mondo
l’avrei steso, ma qui invece sono io quella che le sta
prendendo!…
“Mizar…indovina dove
sono…”
La voce sommessa di Kakashi le arrivò alle
orecchie in segno di scherno.
“Maledetto, vieni fuori!”esclamò lei, alzando i
sai, pronta a colpire.
Vide un luccichio dinanzi a sé, e si slanciò in
quella direzione, ma una mano l’afferrò per la
collottola.
“T’avevo detto di non distrarti!Game Over,
Mizar!”
La ragazza si sentì sollevare, e in meno di due
secondì fu scagliata oltre il parapetto che seguiva l’argine del
fiume…
“NOO!”
Gridò Shaula e fece per correre in suo aiuto,
ma Sasuke la trattenne.
“Lascia fare al
maestro”.
Kakashi sorrise: almeno uno dei suoi allievi
aveva finalemente compreso le sue
intenzioni.
L’acqua era sempre più vicina…in una frazione
di secondo si riempì i polmoni d’aria, pronta a dover lottare con la
corrente dell’impetuoso Naka…
…non voglio finire in acqua!Perdere così…che
vergogna…
Si dice che è nei momenti di maggior pericolo
che la mente umana raggiunge la massima recettività cerebrale…quasi senza
accorgercene, il nostro cervello elabora migliaia di strategie al secondo,
a una velocità pazzesca, pur di salvarci la
vita…
spesso, quella soluzione non arriva in tempo…ma
al mondo esistono anche i
miracoli…
La nebbia si diradò ad un cenno di Kakashi. Non
avvertiva nulla: le sue previsioni erano
errate.
…uffa, ora mi tocca pure
ripescarla…
Scavalcò il parapetto, e con un balzò atterrò
sull’acqua, accumulando il chakra sulla pianta dei piedi per poter
camminare sulla superficie.
…non capisco cos’abbia visto d’interessante
Tsunade in queste tre ragazze: non sanno nemmeno le nozioni basilari del
ninjutsu. E pensare che dovrebbero essere le eredi di due dei clan più
geniali di Konoha…
SWISSSH!
“Ah!”
Il jonin si portò una mano al braccio sinistro,
ferito da uno shuriken che lo aveva colpito alle spalle; si voltò di
scatto, ma non vide nessuno,
poi…
SBAM!
Un pugno lo raggiunse in pieno stomaco, seguito
subito dopo da un calcio circolare al viso, così forte che lo fece cadere.
Fortunatamente riuscì ad equilibrare il chakra appena in tempo, prima che
sprofondasse in acqua.
Si rialzò lentamente, massaggiandosi lo zigomo
contro cui aveva impattato il calcio, e guardando davanti a sè, non potè
trattenere un sorriso sotto la maschera. Aveva visto
giusto.
A pochi metri da lui c’era Mizar, è vero,
stanca e ansante, ma perfettamente in equilibrio sulla superficie del
fiume. Il suo sharingan poteva vedere il flusso del chakra della ragazza
muoversi nel suo corpo, di uno splendente
azzurro.
Ce l’aveva
fatta.
Kakashi le si avvicinò, e lei, convinta che la
volesse attaccare, balzò indietro, ma il jonin la rassicurò:”Yamè
Mizar…per oggi basta, hai combattuto anche
troppo”
La ragazza sorrise:”Era questo ciò che
intendevi prima?Mettermi in difficoltà al punto che io automaticamente,
senza pensarci, attivassi il
chakra?”
Lo shinobi rise: diavolo se era sveglia quella
ragazza!Aveva capito tutto senza
spiegazioni.
“Esattamente”
“E che sarebbe successo se non vi fossi
riuscita?”
“Oh, allora avrei dovuto ripescarti dal fiume
con una canna da pesca, anche perché non me la cavo molto bene con il
nuoto!” ammise Kakashi, aiutandola a risalire l’argine
ripido.
Lì, a terra, i suoi compagni la circondarono
festanti:”Bravissima, bel
combattimento!”
L’unica non disse niente fu Shaula, che si
limitò a fissare Mizar con sguardo
vacuo.
“Bè, che vuoi?” chiese la sorella, asciugandosi
i capelli con un asciugamano che Sakura le
porgeva.
“…niente…bella prova, la tua solita fortuna,
sorella” replicò secca
l’altra.
“Già, per lo meno io quella ce l’ho…ah,
complimenti per la tua capacità di tenere la bocca chiusa” aggiunse Mizar,
eloquente.
Sasuke s’intromise:”Guarda che gliel’ho chiesto
io di dirmelo!” esclamò con aria di
sfida.
Mizar lo fissò con i suoi occhi di
ghiaccio:”Bella difesa, avvocato, ma la signorina quando vuole sa
difendersi bene anche senza
te”
Shaula la guardò, rossa in faccia:”Prega di non
dover combattere contro di me,
Mizar!”
La bionda diciassettenne rise:”Certamente,
perché mi dispiacerebbe assai doverti raccogliere poi pezzo per pezzo; mi
raccomando, vedi di allenarti, e di combinare qualcosa in questi sette
giorni: non vorrai arrivare all’esame per chunin senza saper impastare il
chakra, vero, sorellina?”. Mizar pronunciò l’ultima frase con tono
eloquente, e dopo averle rifilato l’abituale frontino, si
allontanò.
Per quel giorno gli allenamenti erano
finiti.
C’erano ancora sette giorni per
migliorare.
…Hai dimostrato ancora una volta di essere
geniale, sorella; ma io non ti sarò da meno: vedrai, Mizar, che la
smetterai di considerarmi solo un
peso…
Shaula si avviò lungo la strada che riportava
verso il centro del villaggio, seguendo Mizar, Kakashi e gli altri:
sarebbe stato difficile, ma un giorno lei avrebbe eguagliato Mizar…e forse
sarebbero anche riuscite ad andare
d’accordo.
S’incamminò, fianco a fianco con Sasuke e
Naruto, ammirando il bellissimo tramonto che tingeva le montagne del Paese
del Fuoco di un bellissimo
rosa.
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Capitolo 11 *** 11*:Exams! ***
raga
Capitolo 11: Exams!
I giorni si erano susseguiti, rapidi come il
fluire delle acque del tortuoso Naka.
Era già passata una settimana da quando la loro vita
era cambiata, da quanto si erano ritrovate d’improvviso in un mondo
completamente diverso dal loro.
Dopo lo stravolgimento iniziale, le ragazze si erano
però riprese egregiamente, adattandosi perfettamente alla situazione; Kakashi le
aveva tenute d’occhio per tutti quei giorni, osservandole fare progressi
ottimali, che di norma un genin compiva nell’arco di anni; tuttavia, non aveva
potuto non fare caso all’astio che insorgeva frequentemente tra le due sorelle
del clan dei Koga. E, se da un lato la minore abboccasse con facilità alle
provocazioni della sorella, dall’altro, la maggiore non perdeva mai occasione
per stare zitta. Aveva chiesto ad Antares il perché di tutta quell’intolleranza,
ma non ci aveva capito molto lo stesso, in quanto nemmeno l’amica era a
conoscenza di tutte le reali ragioni di quella controversia, che andava ben
oltre la rivalità fraterna.
Mizar, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, fredda e
intelligente, era forse la vera, degna erede del geniale Yashamaru
Koga…
Shaula, riservata, silenziosa, abituata a crescere
all’ombra della sorella: forse, solo col tempo avrebbe imparato a reggersi sulle
proprie forze, senza ritenersi seconda a
qualcuno…
E infine lei, Antares, simpatica e solare, con quegli
occhi verdi sempre allegri, i capelli infuocati, ogni giorno pettinati in
maniera buffa e diversa; non aveva mai conosciuto una persona così, la cui sola
compagnia gli facesse dimenticare, per qualche ora, il dolore quotidiano che gli
scalfiva il cuore, quel senso di colpa che da anni gravava sul suo
animo…Obito…avevano tutti e due il vizio di arrabbiarsi se sottovalutati nelle
proprie capacità. In quei sette giorni l’aveva vista sbagliare, cadere nella
polvere parecchie volte, per poi rialzarsi sempre a testa alta, dignitosa e
orgogliosa, alla pari del brillante Gennosuke, defunto principe del clan
Iga.
Si erano allenate con serietà, per tutta la
settimana, studiando teoria la mattina, presso l’Accademina Ninja, e combattendo
il pomeriggio, nuovi elementi del rinnovato gruppo
7.
Avevano dimostrato impegno e bravura, senza mai
lamentarsi, anche se alla sera crollavano stanche morte appena varcata la soglia
dell’appartamento di Tsunade…ma adesso erano
pronte.
Loro, nuovi germogli dei clan Iga e Koga, erano
pronte a ridare lustro e onore alle proprie
casate.
L’arena dell’accademia era affollata di gente, e il
frastuono delle voci rendeva pressochè impossibile la
comunicazione.
Trentadue candidati genin provenienti da Suna e
Konoha; soltanto sedici di loro, in teoria, avrebbero potuto ambire al passaggio
di grado. In teoria, perché era difficile trovare sedici ninja degni di ricevere
la carica di chunin tutti in una volta…due anni prima, al concludersi disastroso
dell’esame, solo un genin venne promosso: Shikamaru Nara, per aver dimostrato di
saper agire con intelligenza e furbizia; qualità fondamentali per un
caposquadra.
Tra i volti noti dei candidati di Suna, spiccavano Temari
e Kankuro, mentre il loro fratello minore, Gaara, colui che dentro sé custodiva
la reliquia della sabbia, Ichibi no Shukaku(Tasso monocoda), sedeva in tribuna a
finaco di Tsunade, la quinta Hokage, in quanto recentemente onorificato del
titolo di Kazekage, a soli sedici anni.
Quando la notizia giunse alle orecchie di Naruto, questi
non potè fare a meno di mettersi a urlare:”PERCHÉ NON SONO ANCORA DIVENTATO
HOKAGEEEEEEEEEEEEEEEEE?????????”, finchè Sakura non lo zittì con un sonoro pugno
in testa.
“Finiscila!Comincia a passare quest’esame, e comportati in
maniera più matura!L’allenamento con Jiraya-sama non ti ha insegnato nulla!In
due anni sei rimasto il solito zuccone!” lo sgridò con voce saccente la
ragazza.
“E tu invece a diventare allieva della vecchia Tsunade ci
hai guadagnato solo nell’essere acida quanto lei…anzi, più di lei, visto che gli
allievi superano sempre il maestro” replicò il biondino con una
linguaccia.
“CHE HAI DETTO?!T’AMMAZZO!!!”
“Buoni ragazzi, conservate le energie per i
combattimenti…” cercò di calmarli Antares.
“Lasciali perdere, fanno sempre così” borbottò Sasuke,
scuotendo la testa “Piuttosto, vorrei sapere dove si è cacciato
Kakashi-sensei…anche se sarà in ritardo come suo solito, perditempo
com’è…”
”Non è un perditempo!!” lo difese la ragazza del clan Iga,
arrabbiata. Il moretto inarcò un sopracciglio a quella reazione insolita, ma
venne distratto da una pacca non proprio leggera sulla
schiena.
“Ehilà Sasuke!Spero di affrontarti in questo esame...visto
che nell’ultimo ebbi la sfortuna di beccare Gaara e di non poter combattere con
te in finale!” il tono esuberante di Rock Lee gli rammentò che ancora l’allievo
di Gai gli doveva la rivincita della loro ultima ed unica sfida, prima ancora
dell’esame dei Chunin.
“Hai ragione Lee: abbiamo quel combattimento in sospeso da
concludere…il primo round lo vincesti tu, ma quest’anno non credere che ti
lascerò vita facile!”replicò l’Uchiha, sorridendo.
“Sempre che tu non trovi prima me nelle eliminatorie!” gli
esclamò Naruto nell’orecchio, passandogli accanto ancora inseguito da una
furente Sakura.
“Il solito deficiente…” sibilò Sasuke, ma la sua voce fu
coperta da quella della sua compagna di squadra…
“FERMATI BAKA CHE TI DEVO UCCIDERE!”
Nel frattempo, in un angolo appartato, lontano dal clamore
degli spalti, due ninja erano immersi in una fitta conversazione; uno di essi
indossava la divisa da jonin, e aveva i capelli argentei che risaltavano nella
semioscurità; l’altro invece portava l’armatura anbu, e la classica maschera dai
lineamenti felini, dietro cui s’intravedevano solo i capelli neri come l’ebano,
lunghi e legati, e occhi grigi come l’acciaio.
“La tua missione d’infiltrazione procede bene?” domandò
Kakashi, la voce bassa, per timore di essere udito.
“Direi di sì, dato che non c’è stata alcuna infiltrazione:
io ne faccio parte, è diverso” replicò l’altro, con voce fredda, priva di
emozioni.
Il copia-ninja scosse la testa:”Parlando così, non mi
stupisco che gli altri anbu che sono a conoscenza di questa missione fatichino a
fidarsi di te…non sembri cambiato”
Lo shinobi mascherato alzò le spalle, sprezzante:”Non mi
fa alcuna differenza: per anni ho vissuto senza la loro fiducia, lontano da qui,
e non ne sento la mancanza ora. Io so come stanno le cose e mi basta questo”;
mentre pronunciava queste parole le iridi dei suoi occhi si tinsero di rosso,
cupe fiamme che brillavano glaciali oltre quella maschera
impassibile.
“Piuttosto…mi hanno detto che la tua squadra ha fatto
progressi notevoli…merito forse delle nuove arrivate?” proseguì oltre l’anbu,
sviando il discorso.
Kakashi parve soppesare le parole:”In parte sì, è grazie a
loro che i ragazzi si sono svegliati…sinceramente valutare così, su due piedi,
con una sola settimana di allenamento alle spalle, è difficile dirlo…ma ritengo
che l’arrivo di Antares Iga e di Shaula e Mizar Koga sia stato provvidenziale
per stimolare i miei tre vecchi sottoposti a non adagiarsi sugli allori…Vieni,
devo presenziare in tribuna con gli altri maestri, continueremo a parlare strada
facendo, ciò che vi era di segreto da riferire l’hai detto, e ne informerò al
più presto Jiraya-sama” disse il jonin, incamminandosi verso l’entrata
dell’arena, seguito d’un passo dall’anbu.
“Koga e Iga…certo che hai avuto una bella fortuna,
Hatake…Se Gai va così fiero di avere un rampollo degli Hyuga sotto la sua guida,
tu puoi avere il vanto di avere con te le eredi delle due casate più potenti e
antiche del villaggio…” commentò il ninja, ma Kakashi lo corresse:”Tre
casate…dimentichi proprio il clan Uchiha?Sasuke è stato uno dei migliori
all’Accademia, proprio come…”
“Lascia perdere. So cosa intendi, e ti ripeto che quelle
sono solo ombre di un passato che non potrà tornare” voce fredda, un’ammonimento
dato dalla brace che sfavillò in quegli occhi demoniaci, come il riflesso del
fuoco sulla lama ferrea di una spada…rossi come il sangue…
“Senseiiiiii!Ma dov’eri finito?!”
Naruto arrivò di corsa, urlando come un
forsennato.
“Cos’hai?Calmati, te l’ha detto anche Jiraya!” lo
rimproverò Kakashi, bonario.
“Hanno cancellato gli esami di teoria!Perché siamo in
pochi, e dicono che non ce n’era bisogno, che terranno buoni quelli dello scorso
esame, e i nuovi candidati non dovranno ripeterli!”
Il jonin parve stupito:”E posso sapere il motivo della tua
preoccupazione?A quanto rammento, tu odi teoria…”
“Sì, ma stavolta avevo studiato!!!E per una volta che
m’impegno, mannaggia a loro, mi fregano così!Io…” solo in quel momento il
biondino parve accorgersi dell’esponente della squadra speciale che fissava,
impassibile, la scena.
“Ah, scusi…salve, io sono…”
“So chi sei, Naruto Uzumaki” fu la risposta secca
dell’anbu, che gelò il sangue di Naruto.
Dove diamine aveva udito quella voce?La conosceva, ma non
riusciva ad associarla ad un ricordo preciso…tranne alla sensazione di paura che
aveva provato nel ritrovarsi nei guai fino al collo…
“Kakashi sensei!Naruto ti ha già detto dell’esame?Ci
faranno combattere e basta!”
“Ragazzi, ma siete così disperati per non passare due ore
a scrivere noiosissime nozioni teoriche su un foglio?Beata innocenza!” esclamò
il maestro, ignorando l’occhiataccia di Sakura, seguita a ruota da
Antares.
Il jonin rise, rivolgendosi all’anbu.”Su una cosa ti do
ragione, i tempi sono cambiati…anni fa noi avremmo fatto carte false per avere
una simile fortuna”
In quel mentre arrivarono, discutendo animosamente, Mizar
e Sasuke, con Shaula che cercava di placar contesa, invano.
“Non puoi dire che, siccome non abbiamo sostenuto nessun
esame finora, non potremmo essere nominate chunin!”
“Mizar…”
“Ma se sei arrivata che nemmeno sapevi usare il
chakra!”
“Sasuke…”
“Ehi, parla al plurale, moccioso!”
“Sarò anche un moccioso, di sicuro più forte di te
però!”
“Raga, state buoni per favore…”
“Smettila Shaula! Se sei così forte, allora dimmi come mai
sei ancora un genin!”
…Ahia! Silurata dritta dritta nell’orgoglio, e pure
cattiva…
pensò Shaula, che ascoltava il diverbio, decisa a non
intervenire, dato che per i due era ormai un passatempo.
Il moretto arrossì, ferito nell’onore, ma non ribattè…non
riusciva ad urlare che LUI non era come il geniale fratello, ma che almeno non
aveva tradito il villaggio…anche se quella restava una
semiverità…
“D’accordo, adesso basta” intervenne duro Kakashi,
raggiungendoli a passi svelti: Mizar si divertiva a provocare, ma Sasuke sarebbe
stato capace di arrivare alle mani.
“TSK” fu l’unico commento della biondina, che si voltò e
vide l’anbu. Sbiancò in viso: era quel maledetto dell’altra volta, quello che
l’aveva catturata. Si ricompose immediatamente, e con un cenno della testa,
disse:”Ci si rivede”
“A quanto pare, Mizar Koga”
“Uh, siamo loquaci, oggi…ti saluterei a tono, ma non
conosco il tuo nome”
“Tesoro, non al secondo appuntamento…non essere
impaziente” le rispose il ninja, mantanendo un tono apatico che colpì la
ragazza, prima di voltarsi verso Kakashi:”Ci vediamo…hai ragione comunque: puoi
ritenerti fiero di avere con te i degni eredi delle tre casate più antiche di
Konoha”. Detto ciò, scomparve in un turbinio di vento e
foglie.
I ragazzi rimasero diversi secondi in silenzio, stupiti
dalle parole a loro oscure dello shinobi mascherato, finchè Naruto chiese:”Ma
chi era quel tizio?”
“Un anbu, un membro della Squadra Speciale; dovevamo
discutere di una missione, e abbiamo finito per parlare d’altro” rispose, vago,
Kakashi, ma Sasuke sbottò:”Cos’era quella affermazione sui clan?!E chi era
quell’uomo?”
“Soltanto un amico…anche se probabilmente lui si
arrabbierebbe a sentirsi definire così: è stato via a lungo dal villaggio, e in
passato eravamo stati nella stessa squadra…ma, ragazzi!Guardate, stanno
convocando voi genin per il saluto al centro dell’arena!Andate!” escalmò il
ninja, spingendoli verso le scale che scendevano lungo gli
spalti.
“Buona fortuna, e combattete ragionando!” si raccomandò il
jonin, mentre il gruppo sette raggiungeva gli altri compagni, al centro del
campo di combattimento.
“Comunque, quel tipo là non mi convince…la sua voce non mi
era nuova…”borbottò Sasuke, ripensando che, se non fosse stato per la
distorsione fonica della maschera lo avrebbe senz’altro
ricordato.
“Allora siamo in due, perché anche a me sembrava di
conoscerlo” asserì Naruto, dubbioso, mentre prendeva posto nella fila, tra
Sasuke e Sakura.
Mizar, Antares e Shaula erano poco lontane, visibilmente
colpite dalla folla che si era radunata per assistere agli esami dei futuri
chunin.
In alto, sopra gli spalti, l’anbu si sedette appoggiato ad
un parapetto, lontano da tutti, dove poteva osservare senza
rischi.
…Forse Kakashi ha ragione…sarà un esame interessante: la
ragazza bionda dei Koga sembra essere migliorata di molto, rispetto a sette
giorni fa… e non è la sola…a quanto vedo, durante tutto questo tempo anche lui è
cresciuto, e non sembra più il bambino impulsivo ed immaturo di due anni
fa…staremo a vedere…
Finalmente, il gran momento era arrivato! Trentasei
ragazzi, riuniti lì, in fila, dinanzi ai più grandi esponenti delle gerarchie di
Suna e Konoha, desiderosi di mostrare il loro valore come ninja e difensori
della propria patria.
Giovani guerrieri pronti a dare il meglio di sé,
rappresentanti della nuova generazione di ninja nelle cui mani ben presto si
sarebbero riversate le sorti del mondo.
Naruto si guardò intorno, il cuore che gli batteva forte
per l’emozione, come se quella fosse la prima volta…il suo primo esame…sorrise,
pensando che sarebbe stato uno dei più osservati, per via di Kyuubi no Youko, la
volpe a nove code sigillata dentro di lui; per un attimo si rabbuiò, temendo che
tra il pubblico vi fossero infiltrati dei mukenin di Akatsuki: con Gaara
presente, sarebbe stata l’occasione ideale per portare a termine i loro loschi
piani…scosse la testa poi, rammentandosi che, anche a causa del tranello di
Orochimaru all’ultimo esame per chunin due anni prima, la sicurezza era stata
triplicata…
Una voce chiara e potente, amplificata da un microfono,
fece tacere tutti di colpo.
Tsunade, la quinta Hokage di Konoha, si era alzata in
piedi dal suo posto nella tribuna d’onore, affiancata dal giovane
Kazekage.
“Ninja di Konoha e di Suna, compagni di battaglia,
fratelli d’arme!Siamo di nuovo qui, dopo due anni di difficoltà, soprattutto
perché è stato grazie a voi, giovani genin, che la battaglia contro Orochimaru
si è conclusa a nostro favore! Nonostante vi sia gente che, tuttora, si ostini a
giudicare un guerriero in base al grado con cui esso viene denominato, voi siete
la prova tangibile che non è esso che fa la differenza!Molti di voi hanno dovuto
affrontare missioni ben più complesse del proprio livello, ma nessuno di voi se
ne è mai lamentato, e avete affrontato i rischi con dignità e onore! Per cui,
ora, non posso fare altro che auguravi buona fortuna, a voi, giovani ninja da
cui, un giorno, dipenderanno le sorti del mondo!”
Scoppiarono scroscianti applausi, che durarono infiniti
istanti, tra l’approvazione generale; poco dopo, con un’entrata in scena a dir
poco spettacolare(lanciandosi dal soffito senza essere legata, scagliando due
kunai in direzioni opposte verso i muri, in cui passava un nastro, al quale si
appese con una mano prima di toccare terra…il tutto in una frazione di secondo
accompagnata di capovolte e avvitamenti vari, ndMiz) Anko Mitarashi cominciò a
spiegare le regole del torneo.
“Cavoli, quella pazza m’inquieta!!” bisbigliò Naruto a
Sasuke, che scrollò le spalle, come se niente fosse; il biondino lo squadrò con
aria interrogativa.
“…E semplicemente, esiste un’unica regola: non ci sono
regole! Però, cercate di non ammazzarvi, che anche come genin siete necessari al
vostro villaggio!^_^”
Antares fissò la donna dai corti capelli neri, alla pari
degli occhi, rammentando che dietro quell’aria da dura, Anko voleva solo celare
la fragilità del suo animo, spezzato dalla sfiducia che nutriva verso se stessa,
dato che in passato era stata allieva e seguace di Orochimaru…
…Mi ricorda anche l’atteggiamento di qualcun
altro…
I suoi occhi verdi indugiarono su Mizar, immersa nei suoi
pensieri, nonostante il casino che la circondava.
“Benissimo!Chiariti questi dettagli, passo ad illustrarvi
lo schema dei gironi: sappiate che potranno essere promossi solo sedici chunin,
ossia coloro che avranno superato la fase eliminatoria; tuttavia, dopo ci sarà
un ulteriore turno di selezione, determinato dalla vittoria di un secondo
combattimento. Dopodichè, passeremo alle valutazioni e alle consegne delle nuove
cariche. Ora cominciate a prepararvi, inizieremo le eliminatorie tra breve”
detto questo Anko si diresse verso gli altri jonin, intenti a discutere sugli
ultimi preparativi per l’esame.
“Questa prova non ha molto senso” commentò Mizar,
ritornando alla realtà.
“Per una volta siamo d’accordo, sorella…non capisco il
perché del secondo combattimento dopo le eliminatorie…un’ulteriore selezione per
cosa?” domandò Shaula, quasi a sé stessa.
“è per i jonin”
La voce di Sasuke alle sue spalle la fece sobbalzare;
“P-perché p-per i j-jonin?” balbettò, mentre le guance le si tingevano di un
bellissimo rosso ciliegia(°///°).
Il ragazzo parve non accorgersene o, comunque, fece finta
di nulla, dato che continuò come se niente fosse:”Bè, può essere che tra di noi
vi sia qualcuno che ha capacità superiori a quelle del chunin,e il secondo
combattimento serve a restringere ulteriormente la cerchia dei possibili
candidati. Se ne viene trovato uno idoneo, i sensei prendono in considerazione
l’idea di passarlo direttamente al grado di jonin…L’ultima parola spetta
all’Hokage, ma in ogni caso è un avvenimento più unico che raro…due anni fa
addirittura fu promosso un unico chunin…E comunque l’ultimo jonin che è stato
promosso così più di sei anni fa è stato…”
Sasuke s’interruppe bruscamente, rabbuiato in volto,
ferito dalle sue stesse parole, arrabbiato per aver rievocato ancora una volta
un ricordo di quella vita che gli era stata strappata via a soli nove
anni.
Mizar scosse la testa e si girò da un’altra parte, vedendo
una persona che aveva imparato a conoscere bene in quei sette giorni, appoggiata
contro il muro in un angolo, taciturna.
“Ehi, Hinata! Come va? Perché te ne stai qui tutta sola?
Potrebbero confonderti con un pezzo di parete”.
La biondina non lo disse con cattiveria, anzi, suscitò un
timido sorriso della ragazza del clan Hyuga, che presto si trasformò in una
risata.
“Hai ragione!è che sono un po’ nervosa per le
eliminatorie…due anni fa ho fatto davvero schifo…”bisbigliò Hinata, abbassando
la voce.
“Direi piuttosto che hai rischiato di farti ammazzare, che
è diverso…”replicò la diciassettenne.
“E tu come lo sai?Ah già, da dove provieni tu, il nostro
mondo era una storia…”si corresse da sola la Hyuga; dato che erano divenute
buone amiche, Mizar aveva integrato anche Hinata nel gruppetto di persone a
conoscenza dei fatti reali; sorrise, pensando che in tutti quegli anni, pur
continuando a cambiare scuole, non aveva mai incontrato così tanta gente che lei
potesse considerare degna di fiducia…e in quella settimana aveva stretto più
amicizie di quante non ne avesse mai avute negli ultimi quattro
anni.
“Quella volta avevo un paura tremenda, e se non fosse
stato per Naruto, probabilmente mi sarei ritirata…ma questa volta è diverso:
dovrò impegnarmi, anche perché in tribuna ci saranno mio padre, mia sorella
minore, e altri esponenti della casata…ma penso siano qui per osservare mio
cugino, non me…”
Com’era fragile di carattere, la pover Hinata…lei che non
amava combattere, lei che sarebbe stata l’erede della casata principale degli
Hyuga…
“Secondo me sono curiosi di vedere come combatti
tu!Andiamo Hinata!Vanti una delle abilità innate più potenti del villaggio, il
tuo stile di combattimento è pluricelebrato in tutto il paese del
Fuoco…”
“E io non so utilizzarlo come si deve, a differenza di
Neji” concluse la ragazza, mesta.
…Non era decisamente il finale che intendevo
utilizzare…
Mizar le diede una pacca sulla spalla:”Non devi dirti
così!Ti senti peggio e basta!Due anni fa hai affrontato Neji, ma non è detto
che, se ti dovesse ricapitare come avversario, anche stavolta ne usciresti
sconfitta!”
…anche perché credo che il suo atteggiamento verso i tuoi
confronti sia cambiato; di certo non ti attaccherebbe più con l’intenzione di
ucciderti…
“Beh…non lo so…”bisbigliò Hinata,
incerta.
“Se ti fa sentire meglio, faccio travestire Naruto da
ragazza pon-pon e gli faccio fare il tifo per te stando sopra un
tavolo!”
Scoppiarono entrambe a ridere.
«è un’idea carina…certo, Naruto è sempre stato il mio
sostegno nelle difficoltà…ma ora vorrei che fosse un’altra persona ad
incoraggiarmi…anche se non lo farà mai»
“Comunque, se mi capiterà mio cugino come avversario, ti
prometto Mizar che mi impegnerò al massimo!”Esclamò Hinata con tono
convinto.
La biondina sorrise:”Era ciò che volevo sentire!Adesso
vado, voglio riscaldarmi un pochino le gambe, ho la sensazione che qui la cosa
andrà per le lunghe”
La ragazza degli Hyuga la osservò allontanarsi,
ringraziandola silenziosamente per quelle parole che le avevano risollevato il
morale.
…spero solo di passare le eliminatorie, non chiedo di
più…anche perché poi mi ritroverei con avversari del calibro di Naruto, Sasuke…e
Neji…e non voglio che mio padre veda che sono un fallimento, e che non so
nemmeno difendermi dalle tecniche del mio clan…non voglio fargli rimpiangere
ancor maggiormente di avere me come primogenita e non una figlia modello come
Hanabi…
“EH?”
Due mani le avevano improvvisamente coperto gli occhi,
distogliendola dai suoi pensieri.
“Chi sei?”
Nessuna risposta; ovvio, doveva
indovinare…
“N-naruto?Non siamo un po’ troppo cresciuti per questi
scherzi?”
No, non era il biondino.
“Kiba?Shino?”
Nessuna risposta.
Sfiorò le mani e le braccia del ragazzo, cercando un segno
di riconoscimento…
Portava una fasciatura lungo entrambi gli avambracci, e i
muscoli erano ben delineati…poteva essere Lee…Risalì fino alle spalle, sentendo
le sue dita sfiorate da capelli lisci come la seta…e allora
capì…
“Quando la smetterai di preoccuparti inutilmente,
Hinata?”
Di colpo tornò la luce, mentre quella voce ben nota le
risuonava nelle orecchie; si voltò di scatto.
Occhi bianchi…un confronto di specchi trasparenti, così
eguali, eppure così diversi per ciò che dalla nascita avevano visto. Un
coprifronte che celava un segreto, e un ricordo doloroso; un marchio inciso
sulla pelle, ciò che avrebbe dovuto designarne inequivocabilmente il destino…ma
c’era chi a questo fato aveva imparato a ribellarvisi, e a gestirsi la propria
vita.
Una rinascita…un sorriso.
La ragazza arrossì, abbassando lo sguardo:”Ciao, Neji…”.
Un saluto timido, appena sussurrato, fissando un punto
qualsiasi del pavimento.
“Certo che tu e Mizar assieme siete davvero due
zabette…più che parlare di me non avete fatto!”
Una battuta; un modo simpatico per dirle che aveva
sentito.
“E…e tu…non sai…che non è carino…origliare…?”balbettò
Hinata, arrossendo ancora di più.
“No, veramente volevo parlarti, ma ho visto che stavi
conversando amabilmente con la tua amica, e non è certo colpa mia se il byakugan
mi permette di discernere i movimenti delle labbra”replicò il ragazzo con tono
ironico.
“Non potevi girarti da un’altra parte?”la ragazza prese un
po’ di coraggio, alzando leggermente gli occhi, incontrando quelli del
cugino.
“Avevo difianco Lee e Tenten in un momento di smielate
effusioni, e non volevo fare il terzo incomodo…da quando quei due stanno
insieme, ovunque mi giro ce li ho accanto che si
sbaciucchiano!”
Rise, e Hinata fece lo stesso: una risata pura e
cristallina.
“In effetti hai ragione…che volevi dirmi?”domandò poi,
tornando seria.
“Ah sì…hai visto che sugli spalti in pratica c’è la
riunione di famiglia?”
La Hyuga sospirò:”Purtroppo sì, l’ho
visto…”
Neji inarcò un sopracciglio: “Perché dici ‘purtroppo’?”
chiese; poi capì e, allora, prese Hinata per le spalle,scuotendola piano:”Non
devi curarti di ciò che dicono loro!Sei forte, e sei stata tu ad insegnarmi che
il destino non vincola la tua vita definitivamente!Non fare il mio stesso
sbaglio!Io so che sei migliorata tantissimo in questi anni, anche se tuo padre
non lo vuole riconoscere!Sei l’erede della casata principale, mostragli che ne
sei degna, e che è giunta l’ora che ti rispettino!”
La ragazza fissò quegli occhi così simili ai suoi che,
nonostante tutte le differenze, sembravano capirla molto più di chiunque
altro…
“Hai ragione” mormorò.
Neji le sorrise:”E basta deprimerti, ok?Sei più carina
quando sorridi”
S’incamminò verso il bordo dell’arena, ormai l’esame
sarebbe iniziato a momenti.
Hinata lo guardò, rossa in viso, il cuore a
mille…
Neji che scherzava, Neji che era gentile con lei, Neji che
le faceva un complimento…quanto era cambiato quel ragazzo?Finalmente si era
lasciato alle spalle il suo atteggiamento glaciale e distaccato, superiore e
quasi odioso…
Bè, superiore a molti altri loro coetanei lo era
rimasto…Lui, membro della casata cadetta, era il vero custode di tutte le arti
del clan Hyuga; ma per quello che le aveva detto, lei si sarebbe impegnata, per
migliorare, per poter essere degna del nome che portava.
Sorrise, e corse dietro al cugino, chiamandolo:”EHI,
NEJI!”
Il ragazzo si girò:”Si?”
Quando gli fu abbastanza vicino, lei gli disse,
seria:”Volevo dirti che, se ti dovessi avere come avversario nell’esame, non
pensare che ti darò vita facile, ok?”
“Ma è quello che spero anch’io!-s’intromise Kiba, con
Akamaru che saltò in braccio a Hinata-In effetti, caro mio, le devi la
rivincita!Forte com’è diventata, non hai di che star tranquillo,
Neji”
Neji annuì con un sorriso, mentre Hinata, color peperone,
borbottò un mortificato:”Kiba………”
Pochi istanti dopo, Anko Mitarashi si presentò al centro
dell’arena, dove erano stati allestiti quattro tatami per i combattimenti
eliminatori.
“Scusate per l’attesa, ma finalmente siamo pronti!Sul
primo tatami si preparano Sabaku no Kankuro e Keishiro Miyazaki, entrambi genin
di Suna; sul secondo tatami si fronteggeranno Uzumaki Naruto di Konoha e
Takemaru Hishida di Suna…-ci fu un momento di frastuono, in cui tutti gli
spettatori fecero al proprio vicino di posto la stessa domanda…era quello il
ragazzino della Volpe a nove code?- Ehm ehm…sul terzo tatami abbiamo Seiji
Fujiwara, genin di Suna, e Sasuke Uchiha”
Di nuovo casino, mentre il moretto si posizionava ad un
lato del tappetone quadrato su cui avrebbe dovuto combattere, quasi potendo
indovinare le domande della gente.
“Uchiha?Quell’Uchiha?Il bambino sopravvissuto alla strage
del suo clan?”
“Sì, sì, è l’unico che il fratello abbia lasciato in
vita…”
“è quello che stava per seguire Orochimaru…stava per
diventare un mukenin alla stregua del fratello…”
…Quello che troppo è troppo!…
“LA VOGLIAMO FINIRE?!?”
La voce di Sasuke risuonò dura e minacciosa nell’aria,
improvvisamente svuotata dai commenti fastidiosi; lo sharingan dardeggiante nei
suoi occhi, da tempo completo, da quando aveva affrontato Naruto con
l’intenzione di ucciderlo, due anni addietro, tuttavia ancora precluso allo
tsukuyomi, la tecnica più potente derivata dall’abilità innata del clan
Uchiha.
Ci fu un istante di silenzio carico di tensione, poi Anko
proseguì, annunciando gli ultimi due sfidanti per quella prima
tornata.
“Ichigo Fujiwara di Suna affronterà Mizar
Koga”.
Non ci fu il clamore malevolo di quando era stato
annunciato Sasuke, anzi, sulle tribune aleggiò un mutismo quasi reverenziale, il
ricordo ancora vivo del sacrificio di Yashamaru Koga, eroe celebrato alla pari
del nobile Yondaime.
La biondina avanzò senza battere ciglio fino al centro del
tatami, osservando la sua avversaria tremare lievemente non appena realizzato
chi aveva davanti.
Mizar scosse la testa, incrociando lo sguardo di Antares
prima, e Shaula poi; sua sorella e l’amica avrebbero combattuto dopo; era il
momento di dimostrare il proprio valore, lei che non portava ancora il
coprifronte di Konoha.
…anche se, a quanto vedo, quest’avversaria è tutto fuorchè
pericolosa…poco male, vedrò di impiegarci il minor tempo possibile, così potrò
osservare i combattimenti degli altri. Ho la sensazione che quest’esame si
rivelerà più interessante di quanto non si creda…
Si mise in posizione di guardia, pronta ad attaccare.
Ichigo tremò dinanzi a quegli occhi azzurri come il
ghiaccio.
Aveva paura…guardò tremante l’arbitro, un ninja biondo con
in bocca uno stecchino, che Mizar riconobbe come Genma(anke se nell’anime ha i
capelli scuri, nel manga non sono colorati, quindi io pensavo fossero
biondi)…
“JIMÉ”
Anko diede il via simultaneo a tutti e quatro gli
incontri.
Fine Chappy!
Anticipazioni-spoiler: Un personaggio che troppi sottovalutano
avrà il suo momento di gloria…Sasuke avrà un’avversaria
tosta…
Avete capito chi è l’anbu
misterioso?uhuh
Lettori: mica siamo scemi…
MizarKoga: Io no!
Per forza, finchè continui a minacciare tutti di
morte!Tesoro mio, mangia + cioccolata, ke sei + dolce…ma vedrai, ql carattere
dell’accidente te lo sistemo io!!!Parola di autrice!!!
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Capitolo 12 *** 12*: TSUKI NO KOKORO ***
raga
Capitolo 12: Tsuki no Kokoro
Eccomi qua!Come
vedete, ho mantenuto fede alla parola data, sono una persona d’onore,
eh!
Mizarkoga:tu vedi troppi film sui
samurai…-_-
E tu sei insopportabile!Mai sentita la canzone
“ragazze acidelle”?cos’è hanno usato te cm
spunto?
Bene, dopo qst sfogo(qnd ci vuole ci vuole!), vi
illustro la situazione: il tavolo del pc è sommerso dai numeri di Naruto(utili x
le tecniche), telefoni vari(per contattare amici fanficcittari in momenti di
depressione da mancanza di iniziativa, e per ricever chiamate dalla signora
madre che è in montagna, giusto x sentirmi dire:”I gatti stanno bene?”…si guarda
mamma, gli 11 gatti stanno benissimo, non hanno crisi depressive-isteriche, e se
per caso vorresti ricordarti che hai una figlia, non sarebbe male!), le 4
gattine appena arrivate(Kiamate, casualmente, Sakura, Mizar, Hinata e Arashi)
che zampettano qua e là(mi hanno preso x la loro mammina, tenere!!), e i miei
libri di arti marziali x attingere a spunti vari…c’era anche una tazza di
cioccolata, ma l’ho persa nel casino…^.^’’’’’’’ E alla scuola chi ci
pensa??MMM...bo'...
Orsudunque, torniamo a noi…L’esame è iniziato, che
accadrà ora?Ce la faranno i nostri eroi ad essere promossi?O accadrà cm l’altra
volta, che ne passerà solo uno?
-preciso ke il cognome di Tenten è
inventato-
E l’anbu misterioso?Muahah, leggete e
commentate!
NB: Il titolo anomalo deriva dal
giapponese(ma no?!Nd Mizarkoga…Acidona!!!miz89), e significa spirito della luna:
nonostante richiami molto akatsuki, non c’entra nulla, è semplicemente un modo
di combattere, che prevede l’adattamento del combattente alle tecniche
dell’avversario, in un evoluzione ‘a fasi’ (cm la luna), fino a giungere al
rivoltamento completo delle tecniche contro l’utilizzatore…nella storia è
un’abilità innata…ma non vi dico di quale
clan!
PS: Lo so che Mizar è davvero scostante(zitella
acida!!!), però vedrete che cambierà...Cmq, confesso, il mio personaggio
innovativo preferito è Antares, con cui mi identifico(non ho i capelli rossi
come lei, ma ci vado vicino). Shaula avrà il suo momento di riscatto, e no, non
ho manie omicide verso mia sorella, anche perchè non ho
sorelle...
Fan di Sasuke, so che mi ucciderete al vedere demitizzato
così il vostro idolo, io cerco di fare la brava e di trattarlo civilmente...ma
proprio non lo sopporto...inutile, il mio cuore l'ha rubato il fratellino(ke
sarebbe + grande ma vabbè...è così bello!!!)
Ok, la pianto di vaneggiare...
Buona lettura, e grazie a Ody, Alice-Maya, Sakurako92
e Coldfire!
---------------------------------------------------------------------
La
fase eliminatoria dell’esame per la selezione dei chunin si era conclusa da
poco; a confermare le aspettative di Tsunade, numerosi genin fino a quel momento
avevano dato prova di grande abilità, al punto da farle credere che, quell’anno,
non sarebbe stato così insolito se si fosse ritrovata a consegnare le divise a
sedici nuovi chunin.
Naturalmente erano stati i ninja di casa a farla da padroni,
piazzandosi con quattrodici shinobi nella seconda fase del torneo; tuttavia,
Gaara si era detto soddisfatto dei propri compagni, fiero che Temari e Kankuro,
suoi fratelli maggiori, si sarebbero presto ritrovati a fronteggiare degni
avversari come Sasuke e Naruto; per un attimo, li invidiò: avrebbe scambiato la
sua carica di Kazekage, pur di ripotersi misurare con giovane Uchiha o con
l’imprevedibile custode di Kyuubi, stavolta senza inganni, senza quella foga di
uccidere a cui erano stati costretti i ninja di Suna proprio due anni prima, da
Orochimaru.
C’era fermento nell’arena, mentre tre tatami venivano smontati da
un gruppeto di ninja e, in contemporanea, il quarto veniva spostato verso il
centro dello spiazzo e ampliato di altri due metri; Anko si era seduta accando
ai due kage e ai vari daimyo presenti in tribuna d’onore, pronta ad annunciare i
nomi del primo incontro, che sarebbero apparsi su un megaschermo appeso ad una
delle pareti, dopo un sorteggio casuale.
“Finalmente ci siamo!Signore e signori, si dia inizio alla fase
finale dell’esame per la selezione dei Chunin! In attesa che vengano sorteggiati
i primi due avversari, vi rammento i nomi di coloro che probabilmente divverrano
i nuovi capisquadra! Sabaku no Temari e Sabaku no Kankuro, genin di
Suna!”
Ci
fu un bell’applauso per i due fratelli, supportati dai vari shinobi presenti del
paese delle Sabbie in veste di scorta del Kazekage e…come occasionali
supporter…
“E
per Konoha! Naruto Uzumaki! Sakura Haruno! Sasuke Uchiha! Tenten Minamoto! Ino
Yamanaka! Neji e Hinata Hyuga!Choji Akimichi! Rock Lee! Shino Aburame! Kiba e Akamaru
Inuzuka! Antares Iga! E…Mizar e Shaula Koga!!”
Scoppiarono le ovazioni da parte del pubblico del villaggio della
Foglia, proprio mentre sul megaschermo apparve la scritta: *Haruno Sakura VS
Uzumaki Naruto*.
Ci
fu un istante di sorpresa totale, poi il biondino scoppiò a ridere: “AHAHA! Io
contro Sakura!!!Non ci posso credere!!!!AHAHAH!”
“Baka, cos’hai da ridere?!” s’arrabbiò la
ragazza.
“IHIH, niente…è che è buffo…IHIH!!!”
“Sali su quel tatami o ti ammazzo subito” intimò sdegnata,
incamminandosi impettita verso il ring(ma sì, passatemi qst inglesismo…non
trovavo altri sinonimi!^.^’’’’’’).
Là
li attendeva un ragazzo dai capelli neri raccolti in un codino, con indosso la
divisa dei chunin, un’aria
decisamente svogliata stampata in faccia…
“SHIKAMARU?!CHE CI FAI QUI?!” esclamò Naruto, sorpreso al rivedere
il suo vecchio compagno di classe, unico promosso della passata edizione
dell’esame.
“Decisamente non avevo voglia di fare da arbitro, ma purtroppo la
vecchiaccia mi ci ha costretto” borbottò, alludendo con un cenno a
Tsunade.
“Bè, vedi di arbitrare bene, Shikamaru, perché se mi accorgo che
favorisci Naruto, t’ammazzo!Sii imparziale!” lo minacciò Sakura, mettendosi in
posizione di guardia; i due maschi ridacchiarono,
guardandosi.
“Beh, Naruto, sei stato fortunato nei sorteggi!” commentò il
chunin, immediatamente fulminato da un’occhiataccia della
ragazza.
“Ok, la smetto…muovetevi ad ammazzarvi, che mi sono rotto di stare
qui!Vi ricordo solo che si perde per ko, morte, o per uscita dal tatami; per il
resto, niente regole”
Attese che i due fossero pronti, poi diede il segnale ad
Anko.
“Benissimo signore e signori…JIMÉ”
I
due genin si scagliarono l’uno contro l’altro.
Intanto, in tribuna d’onore, madamigella Tsunade venne raggiunta
da un allegro Jiraya, che scherzosamente le disse:”Quella è la tua allieva?Mi
sembra ancora una bambina che gioca con le bambole…”
La
sennin lo fissò trucemente:”Sakura sembrerà una bambina, ma t’assicuro che
Naruto se non la prende sul serio finisce male”
Jiraya scoppiò a ridere:”Si comporta così solo perché è un
cavaliere e non vuole fare male alla tua pupattola…le sta semplicemente
suggerendo di uscire dal tatami di sua spontanea
volontà…AHI!!!”
Tsunade aveva assestato un violento pugno sulla testa del vecchio
compagno di squadra, bisbigliandogli minacciosa:”Vuoi forse scommettere, che
sarà Sakura a vincere?”
Il
sennin parve stupito, perché balbettò incredulo:”Ma tu non vinci mai…ti hanno
soprannominato ‘la leggendaria babbea’ proprio per questo!AUCH!!!”. Altro
pugno.
“Sì, e tu sei noto come ero-sennin, vero eremita porcello?Quindi,
o scommetti, o ne deduco che sei venuto qui per provarci con me per l’ennesima
volta, al che, ti ammazzo”
Il
povero ninja leggendario fu costretto ad accettare la proposta, convinto però
che Naruto avrebbe sicuramente vinto…
“Baka!Vuoi combattere sul serio?!”
Sakura si stava spazientendo, visto che il suo avversario
continuava a prenderla in giro, saltellando da un punto all’altro del tatami,
senza la benchè minima iniziativa di attacco.
Sapeva che, se solo lui fosse stato più maturo, avrebbe potuto
sconfiggerla facilmente col rasengan…non a caso era l’allievo di
Jiraya-sama!
“Continui a prendermi in giro, Naruto!?Bene, allora prendi
questo!” gli scagliò contro una moltitudine di shuriken, che il ragazzo evitò
senza difficoltà…tuttavia fu spiazzato dalla mossa successiva: un calcio
poderoso sferrato al suolo, il tatami squarciato, così come il terreno, sotto la
potenza del suo chackra. Una voragine si aprì sotto Naruto, costretto a
saltare…e lei lo colpì in pieno stomaco con un pugno.
“No!” esclamò Sakura, avvidendosi d’aver colpito una copia del
ragazzo.
«accidenti a lui, che padroneggia così bene la tecnica superiore
della moltiplicazione del corpo»
Sentì un braccio cingerle la vita, mentre la voce di Naruto le
bisbigliava all’orecchio:”Tanto vinco io…quindi arrenditi, tanto poi ti concedo
un appuntamento con me!”
Le
diede un bacio sulla guancia.
Sakura avvampò, e in meno di un secondo girò su sé stessa,
assestando al ragazzo un formidabile gancio in faccia che lo spedì di volata
fuori dal tatami.
“BAKA NO SHO!!!!!”(*testa di ...)
“YAMÉ!Naruto Uzumaki, jogai!(*è uscito dal tatami). La vincitrice
è Sakura Haruno!” esclamò Shikamaru, la cui voce fu immediatamente sommersa
dagli applausi unanimi dell’arena.
“SIIIIII!!!!!!!HO VINTO!!!!!!!!!JIRAYA, MANTIENI LA
PAROLA!”
“E
calmati vecchiaccia esaltata!Quella ragazza l’hai fatta diventare tale e quale a
te, ecco come stanno le cose!” borbottò contrariato il sennin mentre, a
malincuore, porgeva il suo portafoglio a forma di rospo, bello cicciotto, ad una
festante Tsunade che, in barba al contegno per l’essere l’hokage, saltellava su
e giù per la tribuna d’onore, con Shizune che, invano, cercava di farla stare
calma.
“Ite…ite…(*ahi…ahi)Cos’è successo?…”Naruto si rialzò barcollante,
focalizzando solo in quel momento che Sakura gliele aveva appena suonate di
santa ragione.
Per
poco non svenne, ma venne sorretto da Sasuke e Kakashi, che gli consigliarono di
andare in infermeria.
“Sei il solito deficiente!” commentò sprezzante
l’Uchiha.
“E
sta zitto, che non ho le forze per litigare con te…” ribattè Naruto, osservando
Sakura raggiante, circondata da Mizar, Shaula, Antares e Hinata
festanti.
“Hai ragione però…d’ora in poi la prenderò più sul serio, o mi
ammazza davvero…”
“Saggia decisione, anche se dovevi accorgertene
prima!”
Naruto sorrise:”Però non sono capace di portarle rancore…ha vinto,
e se l’è meritato…”
«per poterla vedere felice, sarei disposto anche a farmi bocciare
a quest’esame»
“Koga Shaula e Minamoto Tenten sono pregate di
presentarsi sul tatami per il prossimo incontro” La voce di Anko risuonò forte
nello spazio circostante e anche nell'animo di Shaula
“Bene, è il mio turno” si disse,
decisa.
Questa volta avrebbe dimostrato il suo valore,
l'ombra della sorella era troppo grande per una stella così
piccola…
«I tempi cambieranno, devono
cambiare!»
Shaula
si diresse verso il tatami a passo svelto.
"Buona fortuna!" esclamò allegra Antares.
"Grazie! Vedrai che la stendo!"; la giovane Koga
sorrise e, per un solo istante, volse lo sguardo verso la sorella: Mizar era
impassibile. Perchè l'aveva guardata? Cosa cercava? Un suo incoraggiamento? No,
non da lei. Shaula scosse la testa, non sapeva cosa le era preso...cercare un
punto di riferimento in Mizar, che assurdità, quello che doveva fare ora era
sgombrare la mente. Piuttosto cercò qualcun altro che però non
vide.
Un brusio scoppiò nella platea mentre saliva sul
tatami, facendo un inchino marziale di saluto verso Asuma, che avrebbe arbitrato
l’incontro. La cosa che la indispettì non poco furono i commenti degli altri
sensei, seduti in prima fila sulle
tribune.
"E'
quella del clan Koga!"
"Ma dicono che la sorella maggiore sia la vera
speranza del clan"
Shaula non potendo sentire
queste idiozie, rivolse uno sguardo furibondo verso i jonin, ma
non sortì alcun effetto. L'attenzione si spostò subito sulla giovane Tenten che
aveva appena raggiunto l'arena di battaglia.
"Oooh, chi abbiamo qui? Niente di meno che la piccola
Koga…" esordì ridacchiando l'avversaria di Shaula, che non tardò a rispondere
secca" Già, e ti costerà caro,
carina"
…Tenten non mi è molto simpatica, si dà troppe arie, fuori e in
Accademia, e sta sempre appiccicata come una piovra a Lee, anche negli
allenamenti…basta, sembro Mizar!Concentriamoci che è
meglio…
La voce di Anko Mitarashi
si riattivò nell'apparecchio altofonico, al cenno di
Asuma.
"YOI"
(*pronte)
Le due combattenti si
misero in posizione, decise a dare il meglio di sé, per la promozione, per la
gloria, per il rispetto altrui…
“JIMÉ!!!”
Un filo di vento
attraversò il tatami, e Tenten aprì gli occhi, risoluta; con gesto
repentino estrasse dalla cintura due rotoli di pergamena e li pose ai
lati del suo corpo. Shaula osservava con attenzione, contava sul fatto di
conoscere già ogni tecnica dell'avversaria e difatti riconobbe la mossa, ormai
risaputa, della giovane ninja…
"La tecnica del richiamo"
sorrise. Nel frattempo, Tenten aveva evocato due colonne di fumo che presero le
sembianze di due draghi gemelli; senza perdere tempo saltò fino a raggiungere le
due belve evanescenti che avevano subito una nuova trasformazione: al loro posto
due pergamene stavano a disposizione di Tenten che con esuberanza le aprì,
pronta a scegliere quale arma evocare.
" Vediamo un po’…sì,
questa è perfetta!!! Preparati Shaula...Kusari-Gama!"
Nelle mani della kunoichi
apparve un falcetto d’acciaio da cui si diramava una catena collegata
all'estremità da un bastone di piccola grandezza, nero, con inciso un drago
dorato che risplendeva abbagliante alla luce del sole.
"Che te ne pare?" fece
beffarda Tenten in attesa della mossa di Shaula. La ragazza non emise un fiato,
e per tutta risposta sfoderò il bo(*bastone, tipo quello di Goku di Saiyuki) che
portava sulla schiena e, con mano abile, lo fece roteare, lasciandolo aderire,
perfettamente parallelo, all'avambraccio destro.
“Vuoi difenderti con un
misero bo?” la canzonò l’avversaria; lo sghignazzare di Tenten si bloccò di
colpo non appena notò che Shaula sorrideva
sardonicamente.
…ridi tesoro mio, il bello
deve ancora venire…
“Hai ragione, un bo serve
a poco...che ne dici di una
yari(*lancia)?”
Ad un suo gesto fulmineo,
dalle estremità del bastone saettarono due lame, la cui forma rammentava le
fiamme innarrestabili di un incendio.
“Questo fa più male…grazie
del consiglio!”
Tenten indietreggiò: non
se l’era aspettato; non poteva farsi cogliere impreparata, era in svantaggio e
doveva agire. Corse verso Shaula e all'ultimo secondo si slanciò sulla destra,
scagliando la catena della sua arma nel tentativo di bloccarle le gambe,fallendo
miseramente. Shaula piantò la lancia a terra usandola come rampa per evitare
l'attacco e, senza esitazione, scatenò un fendente con la lama della yari
spezzando la catena attorcigliata su quest'ultima.
"Non ci voleva"; Tenten
gettò via il falcetto ,ormai inutile, e riprese in mano le pergamene.
“Proviamo questa...Aiselne Drossel!!” (*chiederò ad Orochi17 cosa dovrebbe voler
dire il nome…ndMiz…dice che l’ha preso soul
calibur)
Con il moto circolatorio
del braccio fece apparire un cerchio in acciaio che presentava tre lame disposte
sulla parte esterna; per poco shivò l'affondo della yari di Shaula che, nel
frattempo, aveva approfittato del momento propizio. Tenten cadde a terra; Shaula
fece roteare il bastone e lo portò dietro la schiena correndo incontro
all'avversaria ma, proprio all’ultimo, le venne scagliato contro il cerchio
rotante e fu costretta ad interrompere la corsa per evitare il colpo.
“Sputi sentenze sul mio
bastone ma tu mi stai attaccando con un hulahop...non sei cresciuta per
queste cose?!" Shaula cercò di prendere tempo provocandola, ben conscia che quel
cerchio poteva essere letale e solo uno sbaglio della nemica poteva assicurarle
la vittoria.
“Hula che?! Non so di cosa
tu stia parlando!"esclamò Tenten confusa.
Mizar si portò una mano
sulla fronte e abbassò lo sguardo:”Certo che potevi sceglierti una
battuta migliore, Shaula!”.
La giovane Koga udì il
commento, e si rivolse alla sorella:”Perchè devi sempre ribattere tutto ciò che
dico!?!”
Shaula non poteva
commettere errore più grande! Si era distratta, e Tenten agì; il cerchio tornò a
colpire e, stavolta, la ragazza non fece in tempo a spostarsi: dovette bloccarlo
in extremis con la yari. L'impatto fu tremendo, lo stridio insopportabile
del mettallo infastidì Shaula a tal punto che fu costretta a lasciare la
presa del bastone; cadde a terra, mentre la yari volteggiò nel cielo per
poi ricadere, conficcandosi nel tatami.
Drossel tornò nelle mani
della sua proprietaria, convinta di aver trionfato…si sbagliava di grosso!
Shaula aveva individuato il suo punto debole, ed era pronta più che mai a
colpire. Corse verso la yari ma, quando cercò di estrarla da terra, scoprì che
era incastrata.
"Oh no, non ora!!!"
gemette la ragazzina.
Tenten guardò divertita la
scena: "Poverina…Facciamo finire questa scena deprimente!"; prese in mano il
Drossel e lo scagliò con forza verso la ragazza in difficoltà. Shaula vide
arrivare il cerchio rotante…
"Ci sei cascata in pieno!"
gridò trionfante e, senza alcuno sforzo, estrasse la lancia e con un poderoso
fendente deviò la traiettoria del cerchio, che non tornò indietro...quello era
il momento per colpire! Con scatto felino raggiunse Tenten che, indifesa, portò
le braccia a protezione dinanzi al viso… Inutile. La yari era puntata proprio
contro la sua gola. Non c’era più nulla da fare: aveva
perso.
“Ehehehe...sconfitta”
La voce di Shaula
nascondeva un implicito comando.
«Arrenditi, o sarò
costretta a farti male»
Tenten annuì,
mormorando:”Mi arrendo”
Asuma esclamò:”Tenten
Minamoto ha dichiarato la resa: vince Shaula
Koga!”
“SIIIIIIIIII!!!!!!”
La ragazzina venne
travolta da Antares, che per poco non la stritolò nella foga
dell’abbraccio.
“Anti…ok…mi stai
uccidendo…”
Arrivarono anche Hinata,
Sasuke, Sakura e Naruto, che si era ripreso abbastanza in fretta, a
congratularsi.
“Sei stata bravissima!Però
ti conviene fare un salto in infermeria pure a te, hai il braccio che sanguina”
le fece notarel’Uchiha.
“Davvero?” nella foga
della battaglia non si era accorta di
nulla.
“Sei la solita…”commentò
il moretto, e lei arrossì, mentre le porgeva il braccio per accompagnarla.(che
gentiluomo!Maschi, prendete nota!!!ndMiz e lettrici
varie)
Si diresse verso l’uscita
dell’arena, non sapendo se più emozionata per l’incontro appena sostenuto o per
la persona che aveva accanto.
Si fermò, quando vide
dinanzi a lei Mizar, appoggiata alla parete, con fare indifferente; decise di
proseguire senza proferire parola.
“Complimenti…a parte
qualche battuta fuori luogo, te la sei cavata egregiamente,
sorellina”
Un lieve sorriso illuminò
il volto della biondina, nascosto immediatamente dietro l’aria fredda di
sempre.
“Adesso tocca a te, Miz”
rispose Shaula, con un sorrisetto.
«grazie,
sorella»
Si allontanò, accompagnata
da Sasuke.
…”E Neji Hyuga si dimostra
come al solito impeccabile, battendo Kiba Inuzuka e il suo fido Akamaru! Un
altro combattimento spettacolare, e c’era d’aspettarlo da questi due genin
promettenti!Ecco che i due si stringono la mano: un esempio di lealtà tra amici,
divenuto rarissimo al giorno d’oggi!”
La voce di Anko rimbombò
nell’arena, proprio mentre Shaula rientrava, il braccio destro fasciato
accuratamente:era un taglio piccolo ma profondo, che di poco aveva mancato i
muscoli.
“Allora, come sta
andando?” chiese ad Antares,che immediatamente la informò:”Lee è passato contro
Choji, e Neji si è dimostrato un ottimo ninja come al solito…Kiba e Akamaru non
hanno avuto chances…E poi invece Shino ha perso clamorosamente contro
Kankuro…forse perché è sceso in campo convinto di stracciarlo, forte del fatto
che all’ultimo esame il ninja di Suna si era ritirato proprio all’ultimo, prima
di combattere contro di lui, e poi si erano quasi uccisi inseguendo
Sasuke…Insomma, tra Shino che controlla gli insetti e l’altro, non saprei dirti
chi abbia la tecnica più bizzarra, fatto sta che Kankuro l’ha immobilizzato con
la tecnica del marionettista usando solo Karasu(*una delle marionette di
Kankuro. Sono state costruite da Akasuna no Sasori, mukenin di
Akatsuki…interessante…) “
Shaula sospirò:”Caspita,
mi sono persa un sacco di roba…colpa dell’infermiera che ci ha messo una vita a
visitarmi!!”
“Allora non eri imboscata
da qualche parte con un certo bel
moretto…”
“Antares!!!T’ammazzo
subito o fra tre secondi?!”esclamò imbarazzatissima la piccola Koga, pregando
che Sasuke non fosse nei paraggi…eccolo lì, poco lontano, con Ino praticamente
appiovrata a lui…una specie di ruggito le implose nello stomaco, ma prima che
potesse parlare, venne interrotta da Anko:”I prossimi a sfidarsi saranno…Ino
Yamanaka e Hinata Hyuga!”
La ragazza dagli occhi
bianchi sobbalzò, improvvisamente tremante…non aveva la forza per combattere…non
voleva fare figure…
“Coraggio
Hinata!”
La voce di Naruto…ancora
una volta era il primo ad incoraggiarla.
“Vai e distruggila!”
esclamò Mizar, ricevendo un’occhiata interrogativa di
Sakura.
“Eheh…non mi sta molto
simpatica quella smorfiosa che guarda solo i suoi
capelli!”
“A chi lo dici, Miz!”
replicò la kunoichi dai capelli rosa.
La Hyuga s’avviò verso il
tatami, dove già si era presentata Ino, con i suoi soliti atteggiamenti da
spaccona.
“Allora, mi sto
annoiando!Vogliamo cominciare questa sottospecie
d’incontro?”
Hinata si sentì avvampare,
non tanto per le parole della Yamanaka, piuttosto per la visione che ebbe: tutti
i maggiori esponenti del suo clan, suo padre, sua sorella Hanabi, erano lì per
vederla combattere.
«Certo, dopo aver visto
Neji, io sarò una vera delusione»
pensò, posizionandosi nel
suo lato di tatami.
Anche il cugino era lassù
con loro?Non l’aveva visto…
«adesso basta distrazioni,
devo concentrarmi sull’incontro!»
Shikamaru fece loro cenno
di mettersi in guardia, mentre nell’aria risuonava la voce di Tsunade, visto che
Anko si era addormentata…(zzz…rooonf…ndAnko
*O*)
“YOI!”
Ino sghignazzò:”Ti
conviene ritirarti, finchè sei in tempo”
La Hyuga non
rispose.
“Peggio per te,
allora”
“JIMÉ!”
Il sesto incontro ebbe
immediatamente inizio; con un guizzo felino la Yamanaka scattò in avanti, unendo
le mani e urlando:”Bushin no Jutsu!”(*tecnica della moltiplicazione del
corpo)
Subito si generarono
cinque copie-illusione, il cui unico scopo era quello di confondere
l’avversario, poiché non erano corpi tangibili come quelli creati dalla Kage
Bushin.
«un genjutsu…dovrebbe
saperlo che gli occhi bianchi sono anche più potenti dello sharingan nel
distinguere le illusioni!» pensò Hanabi, fissando dall’alto lo svolgersi del
combattimento della sorella maggiore.
Si stupì non poco al
vedere Hinata indietreggiare. Possibile che si fosse fatta cogliere
impreparata?
Le copie la circondarono,
continuando a correrle intorno.
“Sei in trappola,
stupida!Non sai nemmeno difenderti,tu che vanti di portare il nome di una delle
casate più nobili di Konoha!Non sei degna né di essere una Hyuga, né di essere
una kunoichi!” esclamarono all’unisono le sei Ino, prima di riunire le mani in
una posizione che non prometteva nulla di
buono.
“Shintenshin no
Jutsu!(*Tecnica del capovolgimento
spirituale!)”.
Hinata era nei guai, ma
conosceva il punto debole di quella tecnica, con la quale si prendeva possesso
del corpo altrui; tuttavia, il trasferimento spirituale era molto lento, e
poteva procedere solo in linea retta…Doveva anticipare Ino, e capire da quale
delle sei ragazze che le vorticavano attorno partiva
l’attacco.
“BYAKUGAN!”
Attivò il potere degli
occhi bianchi, prerogativa della sua casata, e individuò con facilità il vero
corpo della Yamanaka; infatti, essendo una semplice moltiplicazione del corpo,
le copie costituivano unicamente un’illusione. Si spostò all’ultimo dalla
traiettoria di Ino, che però fu lesta a sciogliere la tecnica, prima che le si
rivoltasse contro…
SBAM!
Con un calcio saltato
centrò in pieno la Hyuga, che sbattè violentemente contro il
tatami.
“Sei patetica, Hinata. Sei
rimasta la buona a nulla dell’accademia, l’incapace di due anni fa!Ma consolati,
non sarai l’unica perdente oggi!Fuori ti aspetta quell’imbecille incompetente
del tuo amichetto biondo!Quindi, ti batterò subito, così potrai
raggiungerlo!AHAHA!”
Si scagliò contro la
ragazza dai capelli neri, piegata in due, dolorante, concentrando quanto più
chakra possibile nel pugno destro…
“FORZA
HINATA!”
La voce di Neji la
raggiunse, dritta al cuore, risvegliandola. Smise di tremare, e si rialzò,
sussurrando con voce fredda:”Puoi dire di me quello che ti pare, ma non ti
permetto di offendere i miei amici!”
“STA ZITTA,
PIAGNUCOLONA!”
Ino saltò, sferrandole un
violentissimo pugno ulteriormente potenziato dal chakra che le avvolgeva la
mano, convinta di avere vinto…
Un istante dopo si sentì
respingere, travolta da un vortice di energia che la scagliò lontana, quasi a
bordo tatami.
Riuscì a frenare la
scivolata appena in tempo per evitare di cascare fuori dal
ring.
Si rialzò, furente,
fissando il piccolo cratere circolare che si era formato attorno ad Hinata;
asciugandosi un labbro sanguinate, sibilò acida:”A quanto pare, qualcosa la sai
fare anche tu”.
Hiashi Hyuga scrutò con
occhi attenti la figlia maggiore: possibile che avesse imparato da
sola…?
“Hakkeshou:
Kaiten(*rotazione suprema)…dato che dici di conoscermi così bene, dovresti
sapere di che si tratta, Ino, ma te lo spiegherò comunque: espellendo il chakra
dai miei punti di fuga, sono in grado di generare una rotazione che respingerà
ogni tuo attacco ravvicinato…adesso non mi sottovaluti più,
eh?”
Sugli spalti, Mizar,
Shaula, Antares, Naruto e gli altri, erano stupiti da quella nuova Hinata scesa
in campo, decisa a riscattare il proprio destino; aveva uno sguardo deciso, e
non tremava più…Neji era il più sorpreso di tutti: quando ci aveva combattuto
contro, due anni prima, lei non pradroneggiva minimamente lo stile Hyuga…quanti
progressi aveva compiuto, da sola, in quegli anni, senza dire niente a
nessuno?
Ino si era ripresa, e
scoccando un’occhiata di fuoco all’avversaria, le disse:”Avrai anche imparato
una nuova tecnica, ma non per questo
vincerai!”
Unì le mani in una serie
rapidissima di posizioni, gridando:” Shinranshin no Jutsu!(*tecnica dello sconvolgimento
spirituale!)”.
Neji trasalì: a differenza
della basilare tecnica del capovolgimento spirituale, lo Shinranshin, che ne era
l’evoluzione, consisteva nell’immissione di un quantitativo di chakra notevole
nel corpo dell’avversario, grazie al quale lo si poteva costringere a compiere i
movimenti desiderati, senza perdere il controllo del proprio corpo
originale…Hinata era in trappola!
La Hyuga si sentì
immobilizzata, schiacciata dalla forza della Yamanaka: era in sua completa
balia!
“AHAHA!Povera sciocchina,
credevi forse che la mia casata, perché meno nobile della tua, non possedesse
tecniche potenti?I tuoi occhi bianchi t’hanno abbandonata, visto che ora ti ho
in pugno!”
Hinata cercò di parlare,
ma ogni semplice gesto le era precluso.
“Come dici?Scusa,
dimenticavo di dirti che non puoi parlare, a meno che io non te lo conceda…ma
sai, non ho voglia di sentire i tuoi
piagnistei…”
«che
stronza!»
pensò Sakura, fissando
quella che un tempo era stata la sua migliore amica, con
rabbia.
“Non starla a sentire!Tu
sei bravissima, lei è solo un zitella acida che è invidiosa di te!” gridò
Shaula, saltando in piedi.
Mizar la fissò
sottecchi:”Di’ un po’, cos’è tutto questo accanimento, sorellina?Non centrerà
forse…”
“Finisci la frase e potrai
contare i tuoi ultimi istanti di vita sulle dita di una mano!” replicò rossa
Shaula. La biondina avrebbe volentieri riso per quella minaccia vuota, ma si
ricordò che la sua amica stava combattendo, era in difficoltà, e aveva bisogno
del maggior supporto possibile.
Prima della sua voce però
si udirono schiettamente quella di Naruto e quella di Neji:”FORZA HINATA!!!”. I
due si scrutarono un istante, sorpresi, poi tornarono a fissare il tatami, dove
Ino continuava a sbeffeggiare la povera
Hyuga.
“Credi forse che, per aver
usato una tecnica nuova e aver alzato un pochino la voce, tutti ti ritengano
cambiata, migliore?Li farò ricredere subito!Dato che non posso farti pronunciare
le parole ‘mi ritiro’, perché la tecnica non me lo consente, potrei farti uscire
camminando dal campo, facendoti squalificare…ma perché togliere lo spettacolo a
questa gente, e ai tuoi parenti che sono venuti a vedere la tua
disfatta?!Rimarrai lì, immobile, a subire il mio ultimo
attacco!!”
Con un’ultima risata
malevola, la Yamanaka partì nuovamente di corsa verso l’avversaria, decisa a
porre la parola ‘fine’ al combattimento.
«Non posso perdere…Mio
padre e mia sorella mi stanno guardando…e anche Neji…non posso deluderli
ancora…non posso!»
“KYAAAH! BYAKUGAN”
Con uno sforzo riuscì a
riattivare gli occhi bianchi e a liberarsi dallo Shinranshin, giusto in tempo
per schivare il gancio di Ino, e a rifilarle un colpo a mano aperta in pieno
petto.
Il tocco fu lieve, ma
scagliò egualemente la bionda per terra.
Memore delle parole di
Rock Lee, Sakura rammentò a Naruto che non era necessario che Hinata colpisse
Ino a piena forza per bloccarle il flusso di
chakra.
Ancora una volta la
Yamanaka si rialzò, un espressione di odio puro stampata in faccia; con una
tecnica segreta del suo clan intrise di chakra tre kunai, e li scagliò, come se
fossero dei proiettili avvolti da un fuoco azzurro…Un gesto rapidissimo del
braccio destro di Hinata, e ciò che restava dei pugnali cadde a terra, ridotto
in briciole.
“Sei dura di comprendonio,
Ino: una sostanza basata sul chakra, come i kunai potenziati che mi hai
lanciato, diventa inutile contro il juken dello stile Hyuga, che distrugge
emettendo chakra!Ma adesso basta parlare!Forse non te ne sei accorta, ma sei
entrata nella mia distanza di
combattimento!”
Gli occhi di Hinata
fissarono gelidi la Yamanaka, tremante: la situazione si era ribaltata…quello
sguardo la atterriva, pareva leggere tutta la paura che in quel momento le
attanagliava il cuore.
“Su una cosa avevi
ragione: questo è stato il tuo ultimo
attacco!Preparati!”
Neji e Hiashi esclamarono
contemporaneamente:”Non vorrà forse
usare…”
“Hakkeshou: Rokujuu
Yonshou!!!(*tecnica delle sessantaquattro
chiusure)”
Percorse in meno di un
secondo la distanza che la separava da Ino, colpendole fulminea tutti e 64 i
punti di fuga del sistema circolatorio del chackra, rendendole impossibile
l’esecuzione di qualsiasi tecnica.
“Game over, Ino!”
Sfruttando la rotazione
suprema, scagliò l’avversaria direttamente fuori dal
tatami.
“Ino!!!” Shikamaru,
dimenticando di essere l’arbitro, corse a vedere come stava la sua compagna di
squadra, svenuta e malconcia; allora Tsunade in persona dichiarò:”Ino Yamanaka
perde per ko, vince Hinata Hyuga!”
La ragazza si guardò
intorno, circondata dal fragore degli applausi festanti dinanzi a quella
dimostrazione di talento e forza…
…ma sono stata davvero
io?Io…ho vinto…
Certo, non era il primo
incontro che vinceva, ma quello delle eliminatorie contro una genin di Suna era
stato una passeggiata: pochi calci, e l’avversaria aveva perso per jogai,
invece…quel secondo combattimento era stato totalmente diverso…più volte era
stata convinta di essere sul punto di perdere ma, ogni volta, udendo la sua
voce, aveva stretto i denti, e lottato con tutte le sue
forze…
per diventare
chunin…
per la mia
casata…
per mio
padre…
per
Hanabi…
per i miei
amici…
per
Neji…
Scese lentamente dal
tatami, tenendosi un fianco dolorante; aveva il cuore che batteva troppo forte,
ancora non guarito del tutto da quel combattimento di due anni prima…le era
stato detto che, nonostante l’infarto fosse stato preso in tempo, per molto
tempo avrebbe dovuto evitare certi sforzi, specie perché il sistema circolatorio
del suo chakra ci avrebbe messo un bel po’ prima di riprendersi da tutti i colpi
subiti…Tossì leggermente, e vide la sua mano coperta da goccioline di
sangue.
…mi sa che ho
esagerato…
Incespicò nelle gambe
provate, ma venne prontamente agguantata da qualcuno che le fece passare il
braccio intorno al collo, sorreggendola.
“Lascia che ti
aiuti”
…Neji…
“G-grazie…” mormorò lei,
ritornando la ragazza timida ed impacciata di
sempre.
Il ragazzo la guardò:”Ti
ho visto diversa sul tatami, oggi…rispetto ad
allora”
Hinata arrossì, deviando
lo sguardo:”Q-quella volta…a-avevo paura…”
“Lo so…ma sei cambiata già
da quell’incontro, Hinata…C’è stato un momento in cui mi sono chiesto se davvero
il mio atteggiamento fosse giusto…ma ero troppo ottuso per ammetterlo”disse lo
Hyuga, con tono serio.
“Neji…io…”
Hinata venne interrotta
dal sopraggiungere degli altri suoi
compagni.
“Sei stata mitica!Quando
hai imparato a combattere così?!” esclamò curioso
Naruto.
“Bè…ho osservato mio padre
e Neji combattere…e da lì ho cercato di
migliorare…”
Lo Hyuga parve sorpreso:
anche lei, come lui, era stata esclusa dagli insegnamenti della casata
principale, anche se per motivazioni differenti, e quindi costretta ad imparare
autodidatta?
“Sorella!”
Una ragazza dai capelli
neri lunghi, poco più bassa di Hinata, arrivò di corsa, accompagnata da altri
tre alti esponenti degli Hyuga e dal signor Hiashi in
persona.
“Hinata!Come
stai?”
Non si preoccupava di
celare l’apprensione dietro la sua solita maschera austera e severa, notò Neji,
mentre chinava la testa in segno di rispetto, mormorando:”Hiashi-sama,
permettetemi di accompagnare vostra figlia dalla squadra medica, sarebbe meglio
fosse visitata…”
L’uomo scosse la testa,
esclamando:”Neji, lascia perdere le formalità e chiamami zio, sono pur sempre il
fratello di tuo padre!”. Il ragazzo si stupì: non era un rimprovero o un ordine,
ma una richiesta gentile, quasi una supplica… “Sì…Zio- annuì sorridendo -…allora
posso accompagnarla?” Hinata si scostò, scuotendo la testa:”Non preoccupatevi,
sto bene…”; non finì la frase che quasi cadde di nuovo, se non fosse stato per
Hanabi che l’afferrò. Hiashi s’affrettò a prenderla in braccio, ma la ragazza
mormorò una protesta sommessa:”Riesco a camminare…non c’è bisogno che ti scomodi
a prendermi in braccio…”
“Ho trascurato troppo a
lungo la mia famiglia per dei futili ideali che la nostra casata dovrebbe
decidersi ad abolire, a cominciare da ora!”
Hiashi abbracciò sua
figlia, rimproverandosi di aver osato vergognarsi di lei per
anni.
“Scusami, Hinata”mormorò,
dirigendosi verso l’infermeria, accompagnato da Hanabi e
Neji.
…papà…
Le eliminazioni si stavano svolgendo nel migliore dei modi: Shaula
era passata e su Mizar ci si poteva mettere la mano sul fuoco, che si sarebbe
battuta alla grande; salvo imprevisti, sarebbe sicuramente riuscita a superare
l'esame. Ora toccava ad Antares. Non era certo debole e sprovveduta, ma non
aveva raggiunto grandi vette, nè si era mai distinta nelle gare della sua
vecchia scuola…tantomeno ora, persa in un luogo dove essere ninja significava
doversi battere a scapito della propria vita, e dove , soprattutto, non ci si
potevano permettere passi falsi. Antares pensava solo a questo aspettando di
sentire il suo nome urlato dalla Mitarashi…a questo e anche ad un aitante ninja
dai capelli d'argento che stava poco distante da lei. …Così vicino, eppure
così lontano…
Il
suo cuore batteva sempre più forte, era come se un terremoto la stesse scuotendo
da dentro…
“Iga Antares, è pregata di raggiungere immediatamente il tatami o non
supererà l'esame per mancata presenza!!!"
Antares si scosse da quel dolce sogno e, correndo, arrivò in fretta e
furia all'arena.
"Dov'eri con la testa Anti, è da più di 5 minuti che
ti chiamano!!!!" bisbigliò Mizar, che ben conosceva il motivo del suo ritardo.
L'unica cosa che uscì dalla bocca della rossa fu una scusa strozzata:
"Ops!".
La sua avversaria era già pronta all'estremità del tatami…La ragazza
sobbalzò.
…Temari!…
Antares conosceva anche fin troppo bene le tecniche
spaventose della giovane, e sapeva altrettanto bene che erano
letali.
"Ti sei finalmente degnata di far avere la tua
presenza, Iga" la punzacchiò Temari, sarcastica; una grande risata crebbe
dalla platea.
La rossa avrebbe voluto diventare microscopica e
sotterrarsi…
“Dannazione a te, Kakashi!” disse fra sè.
Anko riprese a parlare nel microfono:”Scusate mi ero
riaddormentata ^.^ ”
Sakura si mise le mani fra i
capelli.
"Sapevo che quella aveva qualcosa fuori posto" disse
infine Naruto, ricordandosi la prima volta che l'aveva incontrata…in
quell'occasione gli aveva leccato il sangue che colava lungo la sua guancia
ferita, poco prima, da lei stessa!
"Che schifo!!!!" rabbrividì.
"YOI…"
Le risate generali andarono scemendo, lo scontro
stava per iniziare.
Antares sfoderò la sua arma: una frusta sulla cui
corda in cuoio erano posizionati numerosi spuntoni, come lo stelo di una rosa;
dal lato avversario, Temari estrasse il suo ventaglio
gigante…
"JIMÉ!!"
La rossa si portò in vantaggio attaccando per
prima.
Un forte strattone delle sua frusta fece schizzare via gli
shuriken nascosti negli spuntoni dell'arma, ma Temari sorrise
impassibile.
"Ichi no Hoshi!"(*tecnica della prima stella)
…Un taijutsu…
Il ventaglio si spiegò, anche se di poco, rivelando solo un terzo
della sua grandezza, quello che successe poi non riuscì nemmeno a essere
scorto dagli occhi attenti Antares, da quanto rapido fu il gesto della kunoichi;
l'unica cosa visibile erano gli shuriken che rimbalzavano, finendo a terra senza
colpire il bersaglio. La diciassettenne riconobbe la tecnica e si diede della
stupida per non essersene ricordata.
"Efficace, ma solo se ti lancio kunai o shuriken"
Temari restò di sasso e Antares potè coglierla di sorpresa
attaccandola direttamente con la frusta, che fu bloccata a malapena dal
ventaglio.
"Vuoi giocare duro? Giochiamo duro allora....Ni no Hoshi(*tecnica
della seconda stella)!!"
Il ventaglio si aprì ulteriormente, spiegato per due terzi, e
questa volta un semplice attacco di frusta non sarebbe bastato.
…Devo farla ritornare al primo stadio della tecnica o i miei
attacchi non andranno a segno… pensò velocemente Antares che cominciò a
scatenare continui attacchi di frusta provenienti da ogni direzione, sperando di
poterla colpire o, almeno, cercando di far diminuire la sua concentrazione e, di
conseguenza, anche l'afflusso di chakra; ma Temari non sembrava dare segni di
cedimento.
"Qualsiasi arma è inutile contro il mio ventaglio!" sentenziò la
kunoichi della Sabbia, sviando qualsiasi colpo di Antares.
"Ah si? Proviamo con armi di tipo differente allora" La giovane si
lanciò verso il cielo preparando il suo attacco:"Para questo adesso!!".
La rossa piombò come un rapace sulla preda scagliando gli shuriken
e attaccando contemporaneamente con la frusta. Lo stato intermedio della tecnica
non permise a Temari di bloccare entrambi gli attacchi e solo con un balzò
riuscì a portarsi fuori distanza.
"Brava, non c'è che dire...ma ora ne ho piene le
tasche del tuo nastrino! San no Hoshi!(*Tecnica della terza stella)".
Antares
ne era consapevole, dopo il suo ultimo colpo il ventaglio avrebbe attinto
al 100% del suo potere e ogni tentativo di attacco con la sua frusta
sarebbe stato vano. L’arma di Temari si spiegò interamente, mentra la kunoichi
esclamava :"Mi spiace ma la mia promozione non può aspettare! Kamaitachi!(*tecnica del vento
tagliente)".
Temari agitò il ventaglio con tutta la sua forza e ne
scaturì una folata di vento potentissima che centrò in pieno
Antares.
“KYAAAAAH!”
Kakashi scattò in piedi, aggrappandosi alla sbarra
d’acciaio che fungeva da parapetto per le tribune.
"E non hai ancora visto niente..." un nuovo movimento
del ventaglio creò un vortice che sembrò imprigionare la ragazza in un tornado
di polvere e foglie. All'interno dell'uragano una figura non ben distingubile
che doveva essere Antares, era sottoposta a forti correnti capaci di tagliare la
carne della povera sventurata.
"ANTARES!!!!" gridò spaventata Shaula che per poco
non scoppiò in lacrime.
"Finiscila di piagnucolare e segui con più
attenzione" la zittì Mizar.
La piccola Koga non comprese,ma guardando più
attentamente notò che all'interno del vortice non c'era Antares. Quando il vento
si calmò anche Temari si accorse dell'inganno: solo la frusta era rimasta
intrappolata nel tornado! Osservò freneticamente lo spazio circostante in cerca
della ragazza...quando la trovò era tardi. Un calcio alla schiena la fece
crollare sulle ginocchia, perdendo il ventaglio; un gemito sommesso,
immediatamente spento da una nuova sensazione di costrizione. Due copie della
ragazza rossa l’avevano immobilizzata per le braccia, imprigionandola con una
presa che le impediva ogni
movimento.
"
Le armi non potevano colpirti, così ho pensato che, per quanto il tuo ventaglio
sia così potente da precludermi tutti i taijutsu(*arti marziali e attacchi con
armi), non può di certo prevedere un ninjutsu(*arti magiche fisiche-non
illusorie-)…e una tecnica come la Bushin Kage no Jutsu rientra pienamente nella
categoria" spiegò l’originale della rossa, comparendo con un balzo dinanzi a
lei, che continuava a dimenarsi.
“Hai detto che per te l’esame era tutto e che non
avresti avuto pietà…ebbene, nemmeno io ne avrò!”. Con un gesto delle mani
sciolse la tecnica della moltiplicazione del corpo e, contemporaneamente, sferrò
alla kunoichi di Suna un violento calcio circolare nello stomaco, spedendola
fuori dal tatami.
“Sabaku no Temari, jogai!Antares Iga vince il
combattimento!” la voce cristallina di Kurenai risuonò
nell’arena.
Poco dopo, una stanca ma felice Antares veniva
degnamente festeggiata ed elogiata dagli
amici.
…però lui non c’è…e se fosse qui, mi direbbe che ho
fatto schifo…
Un tocco leggero sulla
spalla.
“Hai dimenticato
questa”
Quella voce! La ragazza si girò,
raggiante:”Kakashi!Grazie, mi hai riportato la mia frusta…temevo fosse stata
distrutta!”
Il jonin la squadrò, serio, e per un attimo lei
temetta una ramanzina.
Poi però il ragazzo sorrise, almeno da quello che
potè vedere nell’espressione lieta del suo volto mezzo
mascherato.
“Ti sei battuta alla grande, Antares!Hai appreso in
una settimana anche un ninjutsu come la Kage Bushin!Complimenti!”
Le accarezzò la testa, scompigliandole i capelli, poi
ritornò con un balzo sulla tribuna d’onore, lasciandola lì, di
stucco.
“Ahi ahi…qui mi sa che tra poco ci vai tu ad
imboscarti…”
“Shaula, non copiarmi le battute!!!Va’ a cercare il
tuo piccioncino, anche perché mi sa che è l’ultima volta che lo
rivedi…”
“Perché?” domandò la piccola Koga senza
capire.
Antares ridacchiò:”Semplice, combatterà contro tua
sorella…”
“Mia sorella…COOSA?!NO!” un’espressione preoccupata
si concentrò su Sasuke che, senza nemmeno attendere di essere chiamato, si stava
dirigendo verso il tatami, dove già lo aspettava, con le braccia incrociate e
un’aria di sfida dipinta in volto,
Mizar.
“Eccoci all’ottavo incontro!Ma, signori spettatori,
non crediate che, perché ultimo, sarà meno spettacolare degli altri! Una sfida
che mantiene vivo il passato di Konoha, che spesso crediamo perduto!I prossimi
sfidanti appartengono a due delle più antiche casate del villaggio, e ne sono
gli ultimi eredi! Sasuke Uchiha e Mizar
Koga!”
Degli ‘oooh’ di sorpresa e ammirazione si
sovrapposero agli applausi, mentre i due contendenti prendevano distanza sul
tatami.
“Quella psicopatica ha detto un mucchio di fesserie,
dato che i nostri clan non esistono più e, comunque, non restiamo gli unici
discendenti in vita” commentò sprezzante Sasuke, alludendo, con molta
probabilità, più alla propria situazione, che a quella dei
Koga.
“Che ne dici allora di cominciare, invece di
abbandonarci a ricordi nostalgici, Sasuke?”fece
Mizar.
“Tsk, ricordi! Di’ piuttosto
ossessioni!”
“Quello che è, su quest’argomento potrei farti
concorrenza…”
“Insomma volete combattere sì o no?!” La voce seccata
di Anko li ricatapultò alla realtà.
“YOI!”
I due si misero in
guardia.
“Abbiamo un conto in sospeso noi due…” sibilò
Sasuke.
“E allora saldiamolo: non amo avere debiti!”Replicò a
denti stretti Mizar, rammentando la sfida lanciatale, giorni addietro, dal
ragazzino.
“JIMÉ!”
Si studiarono a lungo, in silenzio, attendendo che
fosse l’altro a fare la prima mossa…una situazione di stallo che non durò a
lungo.
Sasuke partì deciso, scagliandosi contro Mizar come
una furia, ricordando per certi versi la strategia di attacco di Rock Lee.
Stupido, la stava affrontando nel campo dove lei andava più forte: il taijutsu,
o kumite, o arte del corpo a corpo.
La bionda parò senza difficoltà le scariche di pugni
e calci del ragazzino, forte anche di dieci centimetri in più di altezza,
vantaggio esiguo, ma utile.
Stanca di quell’energia sprecata praticamente a far
nulla, approfittò di un richiamo di gamba troppo lento dopo un calcio circolare
del ninja per atterrarlo con una
spazzata.
Sasuke impattò violentemente contro il suolo, ma si
rialzò immediatamente, scagliandole contro una decina di shuriken che Mizar
schivò compiendo alcune ruote
all’indietro.
Lui decise di non darle tregua, e l’attaccò
nuovamente con due kunai…
CLANG!CLANG!
I piccoli pugnali caddero a terra con un rintocco
metallico; stupito, il sedicenne non impiegò molto a capire che la biondina
aveva deviato la loro traiettoria parandoli con i due lunghi pugnali
sai.
“è tutto quello che sai fare?” domandò la
diciassettenne sprezzante, mentre faceva ruotare i due coltelli tridentati con
velocità sorprendente nelle mani.
“Tsk!Non ti hanno detto che non si sottovaluta mai
l’avversario, soprattutto sapendo che questi è più
forte?”
“Più forte? Strano, detto da un mocciosetto come
te!”
L’Uchiha avvampò, e chiuse gli occhi, cercando di
reprimere la rabbia.
“E sia, finiamola di giocare!Ti mostrerò quanto tu,
in confronto a me, sia debole”
Sasuke riaprì gli occhi, non più neri, ma accesi
dalle fiamme dello sharingan.
Mizar deviò istintivamente lo sguardo, gesto che non
sfuggì al ragazzo.
“Che succede Mizar?Hai forse paura a guardarmi?Temi
di non saper reggere ad una tecnica illusoria?” la canzonò,
divertito.
Lei rialzò la testa, truce:”Paura io?Il tuo sharingan
sarà anche completo dei tre segni ma…quanto ad illusioni…tu non padroneggi
l’arma più potente del tuo doujutsu…non ho nulla da temere, se non sei in grado
di usare lo tsukuyomi”
Stavolta fu Sasuke a fissarla, colmo
d’ira.
Shaula si coprì gli occhi con le mani: ennesimo tasto
dolente appena toccato dalla
sorella.
“Non parlare di cose che non
conosci!!”
Con rabbia, il quindicenne le si gettò nuovamente
contro, utilizzando la Kage Bushin no Jutsu ma, nonostante la sua velocità fosse
raddoppiata grazie allo sharingan, lei gli restava comunque superiore in
altezza…requisito da non sottovalutare, se questa poteva favorirle la distanza,
come spiegò Lee a Shaula, che non riusciva a comprendere le strategie della
sorella.
“Vedi, se a lui per percorrere un metro con un pugno
caricato o con un calcio occorre un passo e mezzo, a lei ne basta uno, in quanto
possiede le gambe più lunghe…Sembrano dettagli futili ma, spesso, è giocandosela
sulla corta distanza che un ninja forte nel taijutsu ha la
meglio”
Distrutte le copie, il vero Sasuke incassò due
violentissimi calci consecutivi, sferrati con la gamba sinistra senza che questa
venisse riappoggiata nel brevissimo arco di tempo che bastò a Mizar per spostare
il baricentro della tecnica dallo stomaco alla
faccia.
Il ragazzo venne scagliato lontano, e stavolta si
risollevò con fatica, un labbro sanguinante; con un gesto brusco sfregò il dorso
della mano sulla bocca, sputando il sangue per
terra.
“Oltre che moccioso, sei anche stupido: sei forse
duro di comprendonio?Continua a combattere così, e sarà come giocare col fuoco!”
lo redarguì la biondina, secca.
“Giocare col fuoco?É proprio quello che ho intenzione
di fare!” una risata pericolosa illuminò il viso di Sasuke, mentre riuniva le
mani in una serie rapidissima di posizioni, di cui ultima fu quella della
tigre.
“Katon! Goukakyuu no
Jutsu!” esclamò l’Uchiha, concentrando il chakra nella bocca.
La
diciassettenne si vide scagliare contro un’immensa sfera di fuoco, che evitò per
un pelo, balzando alle spalle del ragazzo e colpendolo con un calcio rovesciato
alla schiena.
“CHE COSA!Come diavolo hai
fatto?!…”
Mizar non gli rispose: a quel che ricordava la palla
di fuoco suprema era prerogativa della casata Uchiha, ma non era la prima volta
che si ritrovava a doversi salvare da quella tecnica…l’anbu che l’aveva
catturata era stato il primo ad usarla…ma com’era possibile, se Sasuke era
l’ultimo…
“Non
ti è concesso distrarti, Mizar!
Kage
Shuriken no Jutsu!”(*Shuriken
Ombra)
Il quindicenne le lanciò contro un fuuma shuriken, ma
lei sapeva bene che, oltre a dover evitare quello visibile, doveva prestare
attenzione a quello celato nella sua
ombra.
Un guizzo fulmineo, un balzo verso l’alto, un gesto
rapido delle braccia, e i due fuuma shuriken vennero inchiodati al suolo dai sai
della ragazza.
“Dannata! Katon!
Ryuuka no Jutsu!(*Arte del fuoco: drago di
fuoco)”
L’Uchiha le lanciò contro un'altra potente tecnica tramandata nel
suo clan, ben conscio che la ragazza non avrebbe avuto il tempo materiare per
evitarla…
“MIZAR!!!”
Shaula e Antares gridarono disperate quando videro la
biondina travolta in pieno dalla
fiammata.
“Fine del combattimento…che cosa?”Sasuke sobbalzò,
quando gli parve di intravedere, tra le fiamme rosse, altre fiamme che
risplendevano, nere come l’ebano. Fu solo per un istante, eppure non seppe
capacitarsi quando scorse Mizar, indenne, in mezzo al
fumo.
“Di’ un po’, volevi ammazzarmi?” domandò la
diciassettenne, avanzando verso di lui, con aria
minacciosa.
“TSK!” fu l’unica cosa che disse, prima di notare che
gli occhi azzurro ghiaccio della ragazza avevano un non so che di insolito, uno
strano riflesso rossastro, ma fu per un attimo e
basta…
…devo aver visto
male…
“Quest’incontro comincia a stufarmi!Sei debole e
ottuso, attacchi di rabbia e non per strategia!” sentenziò
Mizar.
Il ragazzino si sentì il sangue ribollire:l’aveva
osservata da quando era arrivata nel gruppo sette, e troppo spesso aveva notato
gli stessi atteggiamenti superiori
di…
“Se ti annoi tanto, ci penso io a scriverci la parola
fine!”
Uno stridio insopportabile riempì l’aria dell’arena,
mentre Sasuke si lanciava di corsa contro la sua avversaria, caricando il suo
colpo più devastante, appreso da Kakashi, alla massima potenza di cui in quel
momento era capace.
…eh no, stavolta non rimarrò qui di certo a
prenderle!…
Come poco prima, Mizar si sentì pervadere da una
stranza forza, quasi una consapevolezza assoluta di conoscere una tecnica
sufficientemente forte da poter ribattere il colpo di Sasuke…ma com’era
possibile?
“CHIDORI!!!!”(*Mille falchi) gridò il ragazzo,
saltando per colpirla.
Le mani le si mossero da
sole…
…cavallo, drago,
tigre…
“KATON!GOUKAKYUU NO JUTSU!!!” urlò l’altra, scagliandogli contro
l’esatta copia della sfera infuocata subita poco
prima…
Quello che succese dopo, fu molto confuso:
un’esplosione, e la violenza concentrata dei due colpi scaraventò entrambi fuori
dal tatami, che finì in pezzi.
Suoni, rumori, voci…che cos’era accaduto?Ah sì, ora
ricordava…Sasuke stava per colpirla e lei, senza pensare niente, gli aveva
rivoltato contro…
“Come diavolo hai fatto!!?!!” la voce furibonda di
Sasuke la riscosse. Riaprì gli occhi, ritrovandosi sdraiata per terra, quasi
contro una delle pareti che costituivano il basamento degli
spalti.
“Allora?!” il suo avversario le si avvicinò a passi
rapidi, esigendo una spiegazione che lei non
possedeva.
“Calmati Sasuke” fece Naruto, accorso sul posto,
cercando di tranquillizzarlo.
“Allora cosa?” replicò la biondina, senza capire,
aiutata a rialzarsi da Antares.
“Come hai fatto ad utilizzare una tecnica che è
prerogativa unica del mio clan!”sbottò
l’Uchiha.
Mizar avvampò:”Senti non esasperarmi,
chiaro?!”
“Tsuki no Kokoro” sentenziò una voce pacata alle loro
spalle.
I due si voltarono, vedendo Tsunade incedere verso di
loro, con passo cadenzato.
“Come?”mormorarono
entrambi.
“Lo spirito come la luna…voi giovani non lo potete
sapere, specie voi che siete appena arrivate…si dice che i clan Hyuga, Uchiha e
Koga si siano generati inizialmente, secoli addietro, a partire da un’unica
casata ninja, dotata di un potente doujutsu(*abilità innata degli occhi)…col
passare del tempo, esso ha assunto caratteri individuali, propri di ogni clan, e
da lì ciascuno di essi ha sviluppato determinate caratteristiche, trasmissibili
solo per legame di sangue…Il byakugan degli Hyuga…lo sharingan degli Uchiha…e lo
Tsuki no Kokoro per i Koga”.
Mizar parve non capire, ma solo allora udì la voce di
Shaula che strillava:”I tuoi occhi!!Guarda i tuoi
occhi!!”
“Che hanno i miei
occhi?!”
Preoccupata, quasi strappò di mano il coprifronte che
Sakura le porgeva, e usando la lamina in acciaio come specchio, capì il perché
di tanta apprensione.
I suoi occhi azzurri avevano assunto una tonalità più
intensa e, cosa inquietante, un’anomala falce di luna percorreva circa metà
dell’iride, di un color rosso
sangue.
Tsuki…luna…eccone spiegato il
motivo…
“Madamigella Tsunade, perdonate, ma non capisco…”
cominciò, subito interrotta da Sasuke:”Come ha fatto ad eseguire quel
katon?”
L’hokage sorrise:”Una domanda alla volta, ok? Dunque,
lo Tsuki no Kokoro è possibile considerarlo alla pari del byakugan e dello
sharingan, quindi possiede le medesime capacità chiaroveggenti, illusiorie,
eccetera…credo che Mizar, nella foga della battaglia, abbia riattivato la sua
abilità innata, ed involontariamente copiato la tua tecnica,
Sasuke…”
“Un po’ come fa Kakashi” azzardò
Antares.
“Esattamente. Ora però, io non sono una Koga, quindi
non posso dirti come esso funzioni nei minimi
dettagli…”
“Basta che mi diciate che i miei occhi torneranno
normali…non voglio andare in girò così!”mormorò
Mizar.
“Lo sharingan di solito si attiva quando combatti,
normalmente rimane nascosto…penso non sia troppo differente per il tuo caso…” le
spiegò Kakashi, appena
sopraggiunto.
“Mi basta sapere questo” replicò Mizar,
rincuorata.
“Bene-fece Tsunade- suppongo sia il caso di passare
alle nomine dei nuovi…Che c’è Raido?”
“Signora, come arbitro devo dichiarare un vincitore,
ma se entrambi sono usciti dal
tatami…”
“Diciamo che hanno distrutto il tatami più che
altro…capisco il tuo dilemma…Si sono battuti con valore, direi che un semplice
pareggio sarebbe una decisione scorretta…E sia, dichiaro entrambi vincitori!”
sentenziò Tsunade, con tono
convinto.
“CHE?!!” gridarono all’unisono i due diretti
interessati, ma prima che i due potessero protestare, l’Hokage aggiunse:”Se
preferite, posso squalificarvi”
“No, no…ci scusi” si affrettarono a mormorare i due,
chinando il capo.
…che siano due vittorie o due sconfitte, poco
importa…non sono riuscito ad essere migliore di
lei…
…mannaggia a questo cretinetto che non capisce quando
è il momento di arrendersi!…
“Coraggio Mizar, sei stata la migliore!Però adesso è
il tuo turno infermeria…”le fece Antares,
sorridendo.
“Eccellente come sempre, sorella” le disse Shaula,
sforzandosi di sorridere.
…A che serve aver vinto dopo tanta fatica contro
Tenten, dopo una settimana di allenamenti, quando lei come se niente fosse mi ha
di nuovo surclassato, scoprendo l’abilità innata della
nostra…famiglia…
“Sorellina…grazie…”
Shaula sorpresa, si rispose
immediatamente
…forse, per sentirmi trattare, per la prima volta
dopo anni, come una propria pari…
Circa un’ora dopo, i trentadue genin sfidatisi nel
torneo appena concluso si erano ridisposti in fila al centro dell’arena,
opportunamente ripulita dai pezzi di tatami distrutti; Tsunade e Gaara, insieme
ai jonin sensei dei vari gruppi, stavano in piedi dinanzi a
loro.
“Devo farvi i miei complimenti per gli ottimi esempi
di lealtà e talento che oggi avete dimostrato: possiate essere fieri di voi
stessi” disse l’Hokage, mentre un caldo applauso si levava dalla
platea.
“Adesso, chiedo ai vincitori delle eliminatorie di
fare un passo avanti”
Intimiditi e un po’ gasati da tutte quelle attenzioni
del pubblico, i sedici genin avanzarono, ritrovandosi come sotto un gigantesco
riflettore.
Shikamaru e Anko raggiunsero anch’essi Tsunade,
reggendo due grandi involti di
stoffa.
“Il momento tanto atteso è giunto…”; a quelle parole,
calò un silenzio di attesa in
platea.
“A Sakura Haruno, per aver dimostrato come un buon
controllo del chakra possa rivelarsi efficace non solo nell’arte medica, ma
anche in combattimento, conferisco il titolo di chunin del villaggio di
Konoha”
La ragazza parve pietrificata, finchè Naruto non le
diede una spinta urlandole:”Guarda che hanno chiamato te, non tua
zia!”
Emozionatissima, prese dalle mani della sennin,
nonché sua sensei, il suo nuovo, sfavillante giubbetto da chunin; l’arena
applaudì, fragorosa.
“Non ci credo…è un sogno…” mormorò, tornando al
proprio posto.
“A Neji Hyuga, che si è mostrato impeccabile nella
lotta, mostrando attenzione e studio delle singole situazioni nell’arco
dell’incontro”
Il ragazzo ritirò la sua nuova divisa, sorridendo a
Hinata, che applaudiva più forte che
mai.
“A Hinata Hyuga, prova vivente di come un ninja possa
maturare solo mediante il continuo allenamento e all’acquisizione di nuove
esperienze!”
Evitando per poco di svenire, specie quando il cugino
le bisbiglio all’orecchio:”Congratulazioni!”, fu il suo turno di applausi, sotto
gli occhi felici di Hiashi e
Hanabi.
Naruto nel frattempo saltellava da una parte
all’altra, disperandosi…
“WAAAAAH, PERCHÉ NON MI
CHIAMANO?!”
“E adesso…”fece Tsunade, lasciando la frase in
sospeso…
Gaara prese il suo posto, dichiarando:”A Sabaku no
Kankuro, per la sua maestria nello stile del marionettista e a Sabaku no Temari,
che ha disputato un incontro studiato nelle strategie fino alla fine, conferisco
il titolo di Chunin di Suna…congratulazioni,
fratelli”
Un abbraccio che fece commuovere l’intera arena, poi
via, di nuovo con le nomine dei nuovi capisquadra di
Konoha!
Era da molti anni che non si vedevano tanti nuovi
chunin tutti insieme…
…La nuova generazione si sta dimostrando ricca di
qualità e talento…
“Rock Lee, vero principe del taijutsu, ha vinto la
sua battaglia più difficile contro il rischio di non poter essere più un ninja
per le ferite riportate due anni
fa!”
“Choji
Akimichi!”
“Shino Aburame, per aver confermato di essere un
ottimo osservatore in
combattimento!”
“Kiba Inuzuka, per le sue eccezionali doti di
inseguitore…e anche al suo fido Akamaru, con cui forma un formidabile
duo!”
“Ehi!Non vale!Pure quel botolo ringhioso adesso viene
nominato, e io no?!”
Naruto venne rincorso da Akamaru per due giri interi
di arena, tre le risate generali.
Tsunade si asciugò le lacrime dagli occhi,
continuando a ridere:”Ahaha…a…Uzumaki Naruto…per la sua
imprevedibilità…”
Il biondino agguantò il giubbotto, continuando poi a
scappare.
“Mi sa che il grado glielo dovevano dare per la
stupidità” commentò Sakura, scuotendo la
testa.
“E ora, gli ultimi tre promossi: Sasuke Uchiha,
Antares Iga e Shaula Koga, per aver disputato i tre migliori combattimenti del
torneo, dimostrando di avere un’ottima padronanza di tecnica e
ragionamento!”
Sasuke prese il giubbetto senza scomporsi, mentre
Shaula e Antares, praticamente piangenti dalla gioia, ricevettero anche il loro
primo coprifronte!
“Se è un sogno svegliatemi!” gridò la rossa,
incrociando uno sguardo di felicitazioni da parte di
Kakashi.
“Credici, è la realtà!”replicò Shaula, prima di
accorgersi che qualcosa non andava: Tsunade aveva detto che loro sarebbero stati
gli ultimi promossi…
…Ma
allora…
Si voltò, e nella macchia gioiosa dei suoi compagni
neo-nominati, scorse gli esclusi: i sedici sconfitti delle eliminatorie e gli
scartati del secondo turno…
…Ino, Tenten
e…Mizar?!…
La biondina aveva il volto oscurato, che tradiva
rabbia a stento repressa, mentre sentiva su di sé migliaia di
occhi.
Perché anche lei?Era stata vincitrice in entrambe le
sfide, aveva tenuto testa a Sasuke, dopo soli sette giorni di allenamento da
quando, contro la sua volontà era stata trascinatà lì! Forse per Tsunade e gli
altri shinobi non era un motivo valido per
promuoverla?!
…questa s’arrabbia sul
serio…
pensò preoccupata Shaula, temendo la reazione della
sorella, che di rado si spazientiva, ma quando
accadeva…
…meglio essere a mille miglia di
distanza…
Qualche protesta sommessa si udì tra il pubblico, che
non si capacitava di un’esclusione priva di senso quanto la promozione di altri
che non se l’erano meritata poi
tanto.
Gli occhi di ghiaccio fissarono quelli dell’Hokage,
alla ricerca di una risposta, finchè la Godaime non si decise a
parlare.
“Mizar Koga, un passo avanti,
prego”
Senza chinare lo sguardo, marziale nella sua
posizione, la diciassettenne
avanzò.
“Mizar, sicuramente ti starai chiedendo il perché tu
in questo momento non sia lì, tra i tuoi compagni neo-promossi, con indosso il
tuo coprifronte e il giubbotto da chunin…Fatto sta che tu sei un caso
particolare; sei arrivata qui poco più di sette giorni fa, praticamente incapace
di combattere come un ninja, ad eccezione di poche tecniche di
Kumite…”
…poche tecniche di kumite?Tre su quattro dei vostri
anbu non hanno manco saputo catturarmi!Ho tenuto testa a Kakashi e a
Sasuke!…
Prima che potesse dar voce ai propri pensieri,
Tsunade proseguì:”Tuttavia, hai dimostrato più di una volta di avere capacità di
apprendimento di gran lunga superiori a quelle dei tuoi altri
compagni…Nell’incontro di oggi hai ribaltato una situazione a te sfavorevole con
l’utilizzo dello Tsuki no Kokoro, dimostrando anche di essere erede del finora
ritenuto scomparso clan Koga…hai combattuto studiando l’avversario, ragionando,
copiandolo, come un degno ninja. La nomea di genio con cui mi sei subito stata
dipinta non è errata. E, appunto per questo, non posso nominarti
chunin”
“Che cosa?!” esclamò la biondina, incredula. Le
davano del genio, però niente
promozione?!
…che cavolo di gioco stanno
facendo?!…
Dalle tribune si levò un mormorio di dissenso, così
come tra i compagni appena promossi della
ragazza.
L’hokage li ignorò, proseguendo:”Non posso nominarti
chunin perché, concordi all’unanimità, io e gli altri sensei abbiamo deciso di
conferirti la carica di jonin”
Per un istante, il silenzio regnò assoluto
nell’arena, per poi venire cancellato da un’ovazione di gioia che fece tremare
il suolo.
Iruka, anch’egli facente parte del gruppo dei jonin,
le si avvicinò, vedendola incerta e incredula, e la prese delicatamente per il
braccio, conducendola dinanzi a Tsunade, che le consegnò il coprifronte di
Konoha, e un giubbetto del tutto simile a quello dei
chunin.
Quelli che presto sarebbero stati i suoi nuovi
“colleghi” le fecero i complimenti, Kakashi in primis, e quando si girò verso i
suoi compagni dell’accademia, tutti si stupirono al vederla…sorridere! Un
sorriso che illuminava quei due sprazzi di cielo nei suoi occhi, mentre
abbracciava Antares, Sakura, Hinata, cercava di schivare l’appiovramento di
Naruto( “t’avevo detto di non abbracciarmi o t’avrei ucciso!!!“), e stringeva la
mano a Neji e Lee, ben lieto di essersi scollato di dosso Tenten, troppo
depressa per sbaciucchiarlo.
Gli unici che ancora non le avevano rivolto la
parola, mentre si avviavano lungo i corridoi dell’accademia, ad esame ormai
concluso, erano Sasuke e Shaula.
…mi rifiuto di accettarlo!Perché proprio
lei!Dannatissimo fratello, se non fosse per te, probabilmente anch’io oggi sarei
divenuto jonin!Per colpa tua ho quasi tradito Konoha, e i maestri e Tsunade non
mi hanno concesso la fiducia data invece a questa
sconosciuta!…
Vide però Shaula avvicinarsi a Mizar, guardarla negli
occhi e dirle:”Abbiamo divergenze su molte cose ma…lo ammetto, te lo sei
meritata”
La biondina le diede quel colpetto sulla fronte con
le due dita, come faceva quando ancora erano piccole:”Adesso tocca a te:
ricorda, io sono il tuo ostacolo da superare,
sorellina”.
Non c’era cattiveria, ma serietà: il ricordo di una
promessa di tanti anni addetro, mentre si avviavano verso casa, il cielo già
illuminato dalle prime stelle.
…Una promessa di tanto tempo fa…mi costa tanto
mantenerla, sai? Cercare l’approvazione nei tuoi occhi, e riceverne spesso una
gelida risposta, non è facile…e, per quanti sforzi io compia, per quanto io
creda di essere migliorata, ti vedo sempre più distante…probabilmente, sei tu la
vera speranza della casata di Koga. Io posso solo cercare di andare avanti,
seguendo le tue orme, seguendo te, eternamente
irraggiungibile…
“Cosa ne pensi,
allora?”
“Parli della ragazza,
Kakashi?”
“Mah, di loro in
generale…”
“Non c’è male, Konoha si sta riprendendo dal duro
colpo di Orochimaru. Hai fatto rapporto a
Jiraya?”
“Prima di domattina non posso, è impegnato in
missione” replicò il jonin, scuotendo la
testa.
“Anch’io devo partire, non posso destare ulteriori
sospetti”
“Arrivederci,
allora”
“…”
…Il solito
simpaticone…
pensò, avviandosi verso casa
sua.
“Kakashi”
“Dimmi”
chiese
voltandosi.
“Quella ragazza…credo sia degna della nomina molto
più del suo predecessore; sarà interessante osservare l’evolversi della
situazione”
Disse l’anbu, prima di sparire con un guizzo felino
nell’oscurità.
Kakashi scosse la testa, prima d’inoltrarsi nel via
principale di Konoha, ancora affollata, nonostante fosse ormai scesa la
notte.
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Capitolo 13 *** 13*: NOMINATION! ***
raga
Capitolo 13:
Nomination!
La ragazza camminava su e giù per l’ampio corridoio
illuminato che dava accesso all’ufficio dell’Hokage, attendendo d’essere
ricevuta. Quella mattina aveva ricevuto un messaggio di convocazione e, ben
curiosa di sapere cosa avesse da dirle Tsunade, da non poterglielo ripetere a
casa, dato che tuttora risedevano nel suo appartamento, si era vestita in tutta
fretta, fiondandosi verso la sede del quartier generale di
Konoha.
Lungo la strada aveva incrociato Naruto e Iruka che
facevano allegramente colazione all’Ichiraku, memori ancora dei festeggiamenti
del giorno prima per la promozione del biondino.
In effetti, anche lei stentava ancora a
crederci…
«Jonin…»
Rammentava vagamente quando, due anni prima, a New York,
aveva ricevuto il medesimo titolo dopo un banalissimo esame di tecniche basilari
e teoria orale…Niente a che vedere con la sfida spettacolare della selezione per
i chunin…come allora, era stata quella che si era distinta maggiormente, ma la
soddisfazione era molto più grande.
«Quando sono arrivata, non mi davano speranze…vorrei
rivedere quell’anbu che mi ha catturato, ora che sono stata promossa addirittura
col titolo di Jonin, solo per dirgli: chi era quella che tu hai definito
incapace?»
Sorrise compiaciuta, proprio mentre la porta dello studio
si apriva.
“Mizar Koga?” la chiamo Kitsune, uscendo sulla soglia. La
giovane era stata la prima allieva di Tsunade, ed era un’eccellente kunoichi
medico.
“Eccomi” fece l’altra ragazza,
entrando.
Trasalì un istante quando vide che vi erano altre persone
nello studio, tra cui Jiraya, Ibiki Morino, Genma(e l’istinto di rifilargli un
calcio fu molto forte), Raido, altri due shinobi che non conosceva e, per
fortuna, Iruka e Kakashi.
L’hokage le fece cenno di accomodarsi su una poltrona.
“Bene, ora che sei arrivata pure tu, passo subito al
dunque. Come già saprai, la nomina di jonin ti comporterà una serie di missioni,
che dovrai saper gestire come capogruppo o come individualista. Il vero motivo
per cui ti ho chiamata, è che, normalmente, una volta designati jonin, si
possono intraprendere due tipi di carriere, pur includendo per entrambe le
regolari missioni” disse Tsunade.
Mizar, perplessa, non rispose; allora la Godaime
proseguì:”Dato che i jonin sono un gruppo d’èlite, a loro è affidata
l’istruzione dei futuri genin dell’accademia, nel caso del qui presente
Iruka”
La ragazza ebbe una fugace visione di sé nel ruolo
d’insegnante: no, decisamente metterla a contatto con marmocchi chiassosi e
irrispettosi era uno dei tre modi più semplici per farla innervosire e
spazientire.
“Ehm…non sono tagliata per questo, è un difetto che ho
dalla nascita…”commentò, e Tsunade rise.
“Eheh, lo sospettavo: nemmeno a me piace occuparmi di
troppi apprendisti insieme…in effetti a parte Kitsune e Sakura, non ne ho avuti
altri…escludendo il mio fare da babysitter tuttora a Jiraya, ma quello è un
altro paio di maniche…”
Tutti scoppiarono a ridere, ignorando le sommesse proteste
del povero eremita del rospo, che alla fine minacciò:”Guardate che non scrivo
più il nuovo capitolo della serie ‘Pomiciata’!”
Immediatamente i maschi presenti smisero di
sghignazzare.
«Che manica di pervertiti…» pensò la biondina dei Koga,
prima di domandare:”Scusate, Tsunade-sama, l’altra possibilità quale
sarebbe?”
L’hokage finì di scoccare occhiate truci al vecchio
compagno di allenamenti.
“Dicevamo?…Sì, l’altra possibilità per un Jonin, è quella
di militare per qualche tempo nella Squadra Speciale; vedi, di norma tutti
lavorano come anbu, per poi specializzarsi: è il modo migliore per acquisire
esperienza e fare pratica sul campo…tuttavia, date le circostanze particolari in
cui ti ritrovi, ti lascerò campo libero nella scelta: intraprendi il cammino che
preferisci, ma ti avverto, nessuno dei due è da prendere alla leggera. Nel
vostro mondo le cose stavano diversamente, mi hai detto che non sapete nemmeno
cosa voglia dire combattere per la vita, beh qui è diverso: all’esame hai avuto
un microscopico esempio di ciò che realmente significa essere ninja”
La voce della Godaime era seria, e anche gli altri shinobi
avevano smesso di prendere in giro Jiraya: attendevano, quasi impazienti, la
risposta della ragazza che, però, esitava a pronunciarsi.
Che fare?Non era una scelta facile, come decidere cosa
mangiare per cena, anzi; dalle sue parole ne sarebbe dipeso il futuro. Per una
volta uno spiraglio di luce si era aperto sul suo destino, non avrebbe sprecato
quella rara occasione! Sapeva che l’unico sistema per tornare a casa(«ma davvero
quella io la considero CASA?») era trovare Orochimaru…e fare l’insegnante a
quattro mocciosi scapestrati non l’avrebbe portata da nessuna
parte…
“Se preferisci rifletterci con attenzione, posso lasciarti
qualche giorno libero…”cominciò Tsunade, ma Mizar la fermò con un
gesto.
“Non ce ne sarà bisogno, vi ringrazio. Ho deciso: se sono
arrivata qui, è per colpa di una persona spregevole…che ha distrutto quella
persona che forse, un giorno, avrei potuto chiamare padre. Lungi dal modo con
cui sia piombata qui, trascinata via da un mondo a cui comunque mai ho sentito
di appartenere, è giunto il momento che mi assuma le mie responsabilità. Se vi è
un posto per me nella nobile Squadra Speciale di Konoha, vi dico che sarebbe un
onore per me farne parte”
I presenti si scambiarono sguardi sorpresi: per coloro che
l’avevano conosciuto, era parso di riudire nelle proprie orecchie le parole del
nobile Yashamaru, principe del clan dei Koga. Quella ragazzina, aveva mostrato
una volta di più di possederne la medesima tempra.
«E la stessa abilità retorica. Questa ragazza sarebbe
perfetta per la squadra inquisitrice; ma so già che, se glielo dovessi proporre
come lavoro, rifiuterebbe a scapito dell’azione, proprio come, anni addietro,
fece Yashamaru» pensò Ibiki, accennando un sorriso sul volto deturpato dalle
cicatrici ricordo di chissà quante battaglie.
“Ne sei sicura?” domandò ancora una volta l’Hokage, certa
comunque di quale sarebbe stata la risposta.
“Ho preso la mia decisione e non mi tiro indietro” replicò
fieramente Mizar.
“Allora da oggi verrai considerata membro della squadra
anbu. Ciò ti comporterà il dover rispondere ad ogni missione che ti sarà
richiesta…credo non ci sia bisogno di spiegarti altro. Puoi andare ora; verrai
presentata agli altri anbu questa sera, quando rientreranno dalle
missioni”
La biondina annuì, alzandosi, con un inchino formale:”Hai,
Tsunade-sama”
Uscì dallo studio, sentendosi gli occhi degli altri jonin
addosso, sorpresi e ammirati; non riuscì a frenare un sorriso di soddisfazione,
mentre precorreva con calma la via affollata dal via vai
mattutino.
“Che cosa?! Scherzi, vero?!”
Antares era incredula, e per poco non cadde dall’alto
sgabello su cui stavava malamente seduta.
“Anti, se non urli te ne sarei grata…non è che lo debba
sapere tutto il villaggio…” protestò sommessamente Mizar, guardandosi
attorno.
Metà degli avventori dell’Ichiraku li guardava
incuriositi, e la biondina non potè fare a meno di pentirsi per aver rivelato
della sua nomina in un posto così affollato.
“ANBU?WAAAAH, MA IO QUANDO DIVERRÒ
HOKAGE?!”
Naruto, a dir poco disperato, si scuoteva la testa tra le
mani, finchè, come al solito, Sakura non gli assestò uno dei suoi poderosi
ganci.
“Finiscila, baka. Ci stai mettendo in imbarazzo davanti a
tutti!” lo redarguì.
Dal canto suo Sasuke guardò negli occhi Mizar, dicendole
soltanto:”Ce la farai a stare al passo con tutte quelle
missioni?”
Un sorrisetto malizioso accese il viso della ragazza:
qualcuno lì era leggermente invidioso, e rosicava di brutto.
“Se mi hanno nominata jonin, un motivo ci sarà” replicò,
stroncando la spavalderia del giovane Uchiha, che girò la testa
scocciato.
«Tale e quale a lui. Non la reggo, non la reggo, non la
reggo…»
Shaula continuava a mangiare senza fiatare la sua porzione
di ramen, troppo arrabbiata per poter aprir bocca senza perdere le
staffe.
«Perché lei deve essere sempre la
migliore?!»
“Ehi Miz!Che ne dici di organizzare un party, stasera?”
propose allegra Antares.
La biondina scosse la testa:”Per festeggiare che?No Anti,
non è il caso, non è nemmeno casa nostra, e non ne vale la pena…”replicò la
diciassettenne, alludendo con un cenno del capo a Shaula: aveva
compreso.
«Mi dispiace, ma è una promessa che ti ho fatto anni fa,
sorellina. L’unica cosa di quella mia vita che non ho voluto distruggere: io
sarò il tuo limite da superare, fin quando non sarai cresciuta…fin quando, non
riuscirai a capire che non è cercando di paragonarti a me, che riuscirai ad
essere migliore. Devi ancora imparare cosa significa essere sé
stessi…»
Sorrise, dietro la sua porzione di ramen al miso,
guardando Naruto che strepitava per avere un bis, Sakura che lo minacciava di
morte, Sasuke e Shaula che ogni tanto si scambiavano un’occhiata timida e
Antares, che coi lacrimoni agli occhi la supplicava di farle organizzare una
festa.
“Insomma Anti, insistente come sei, potrei pensare che tu
abbia un secondo fine…non è che vuoi forse far ubriacare un certo mio collega
dai capelli argentei, per poi…bè, insomma hai capito…” fece Mizar, lasciando
volutamente la frase in sospeso.
La rossa ci mise qualche istante per realizzare, per poi
divenire esattamente del medesimo colore dei suoi capelli.
“No!Miz, non è vero!” esclamò,
disperata.
“Certo, certo…tutte le ragazze innamorate dicono
così…”
“Infatti…Cioè, NO!Insomma Shaula, non ti ci mettere pure
tu!”
“Eh, Kakashi sensei ha fatto strage di cuori, a quanto
vedo” commentò Sakura, sghignazzando, seguita a ruota dalle altre, che
ignoravano le proteste della povera Antares, che avrebbe voluto sprofondare
sotto terra…
“Ehi cretinetto”
Naruto distolse vagamente l’attenzione dalla sua ciotola
di ramen.
“Che vuoi, Sasuke?”
Il moro fece un sorriso beffardo:”Da te niente…comunque,
ci hai capito qualcosa?”
Il biondino parve riflettere:”Una regola non scritta dice
che mai bisogna cercare di capire le donne, specie quando parlano d’amore…”
L’Uchiha parve non capire:”Scusa, e tu come lo
sai?”
“Semplicemente perché io posso permettermelo: un
secchioncello come te rischierebbe di fondersi il cervello, a pensare a ste’
cose troppo complesse” rispose Naruto con un ghigno.
“Naruto…imprimiti bene questo luogo nei tuoi
ricordi…perché t’ammazzo!”
Sasuke fece schioccare rumorosamente le nocche della mano
destra.
“Eh?!Scherzi, vero?Tu che mi ammazzi?AHAHA…N-no, fermo,
n-non p-puoi usare i tuoi katon in un luogo pubblico…AIUTO
SAKURA!!!”
“Resta fermo, che ti faccio arrosto!O in flambé,
cretino!!!”
Le quattro ragazze fissarono basite la
scena.
“I soliti maschi…” ^.^’’’’
Trascorsero buona parte del pomeriggio ad allenarsi, come
di consueto, sulle rive del fiume Naka, vicino al monumento agli eroi caduti di
Konoha.
Tutto sembrava ancora
così…incredibile.
«Solo dieci giorni fa stavo a casa mia, a New York,
litigando con mio padre e desiderando di potermene andare da quella prigione…e
adesso eccomi qua, in un altro mondo, in un’altra vita…»
Tutto era così diverso lì, a Konoha; un attimo prima
pareva che il tempo fluisse con una lentezza sfiancante, come le acque calme di
un fiume, poi, subito dopo, accellerava bruscamente, trascinato dal clangore
degli shuriken che cozzavano tra loro o contro un bersaglio, e dai colpi che
venivano sferrati in quei piccoli combattimenti.
“E lo chiami taijutsu quello? Sta a vedere, baka, e cerca
d’imparare come si combatte!IAHI!!!”
“Grrr!Dannato perfettino, non ho intenzione di prestarti
ascolto!KYAAAA!!!!”
Se poi era una sfida che s’infiammava, come vedere Naruto
e Sasuke fronteggiarsi, allora si poteva stare certi che il tempo pareva
arrestarsi, come in quelle scene spettacolari a rallentatore dei bei film ch’era
solita vedere al cinema, tempo addietro, in compagnia di…
«Basta. Ho giurato di dimenticarti, e di cancellare ogni
tua traccia dal mio cuore; è finito il tempo dei ricordi nostalgici e
lacrimevoli…»
“Mizar Koga?”
Una voce maschile comparve dal nulla, facendola
sobbalzare; scattò in piedi dal masso su cui stava comodamente seduta,
guardandosi intorno.
Si girò di botto, intercettando una mano guantata che
stava per sfiorarle la spalla.
“Eheh, ci avevano detto che hai dei buoni riflessi” fece
eco un altro ninja, apparendo accanto al compagno.
Due anbu. Due suoi futuri “colleghi”, si rammentò
poi.
“Ci ha mandato Tsunade, praticamente due secondi dopo
averci aggiornato sulla tua nomina…Ah, perdona se non ci siamo presentati…Io
sono Kotetsu Miyazaki della squadra inseguitrice, mentre lui è Izumo” fece lo
shinobi a cui lei aveva bloccato il braccio, sfilandosi la maschera, e rivelando
lunghi capelli castani, uno strano pizzetto e occhi scuri; altrettanto fece il
suo compagno, che aveva capelli neri sparati e una strana fasciatura ad altezza
del naso.
“Sei piuttosto ricercata oggi, Miz” commentò Antares,
sopraggiungendo in quel momento, seguita a ruota da Shaula e Sakura, con cui si
era allenata fino a pochi istanti prima.
“Veramente la nobile Godaime mi ha pregato di comunicare
anche ai restanti membri del gruppo sette di recarsi con noi alla sede degli
Anbu di Konoha” precisò Izumo.
“Che?Ma noi siamo solo dei gen…cioè, volevo dire dei
chunin…c’è di mezzo una missione speciale tipo quella di due anni fa per salvare
Sas…”
Sakura s’interruppe immediatamente, vedendo arrivare anche
i due ragazzi che, incuriositi dalla presenza dei due ninja, avevano interrotto
il loro duello.
“Che succede?” chiese l’Uchiha.
Kotetsu scosse la testa:”Io non ne ho idea, ci hanno solo
detto di accompagnarvi fino al palazzo, e basta”
Mizar alzò le spalle:”Allora non ci resta che
scoprirlo”
«Spero solo di non dover fare una missione con mia sorella
al seguito…ho come un presentimento…»
La sede della Squadra Speciale di Konoha era completamente
diversa dal luminoso e arieggiato palazzo dell’Hokage; un’edificio imponente,
chiuso e massiccio alla pari di una fortezza impenetrabile, buio e lugubre per
certi versi, accolse i sei ragazzi che, leggermente intimoriti, esitarono sulla
soglia.
«Tsk, tutta suggestione!» pensò Mizar, facendo scorrere lo
shoji della sala riunioni dove s’avvidero d’essere sttesi da una decina di
shinobi, tra cui Gai, Asuma e Kurenai, vestiti tutti con la medesima divisa
anbu.
Le pareti della sala, in legno intarsiato, erano decorate
con diverse cornici che racchiudevano foto di varie generazioni di
anbu.
“Benvenuti, siete arrivati in fretta, vi ringrazio” disse
Tsunade alle loro spalle, entrando in quel momento nella sala, leggermente
affannata; aveva fatto una corsa dal suo studio fino al quartier generale Anbu,
rimandando diverse riunioni.
“Chiedo scusa per il ritardo, ma gli impegni ultimamente
si sono decuplicati. Passo al dunque: Mizar, so che sei appena stata nominata
ma…”
«E ti pareva…»
“Ho bisogno di te per una duplice
missione”
«Appunto»
“Di cosa si tratta, Tsunade-sama?Si tratta forse di una
missione con la squadra speciale?” domandò la biondina.
L’hokage sorrise:”Vedo che l’intelligenza non ti tradisce,
in effetti, ti ho convocato qui al quartier generale per cogliere anche
l’occasione di resentarti ai tuoi nuovi compagni…Fatto sta che mi servi come
caposquadra per una missione d’infiltrazione…so che ti chiederai perché ti ho
fatta chiamare come Anbu, e non come jonin…Il punto è che questa missione
potrebbe richiedere delle procedure più consone alla squadra speciale, tuttavia,
la situazione in cui versa Konoha non mi permette di organizzare un’intera
squadra composta da anbu, perciò, confidando nella tua nomina odierna, contavo
di affidare l’incarico a te”
«Chissà perché la cosa non mi emoziona…» pensò Mizar,
prima di rispondere con un sorriso forzato:”Non c’è
problema…”
“D’accordo, allora lascio agli altri anbu informati il
compito di documentarvi dettagliatamente, io devo tornare alle questioni vitali
del villaggio, anche perché ho lasciato in riunione con Jiraya due daimyo
importanti, e non vorrei che quel cretino faccia danni!” (Ma povero Ero-Sennin!
ndMiz89) disse Tsunade, spiccia, avviandosi verso la porta.
“UN MOMENTO! E NOI SIAMO QUI SOLO COME BELLA PRESENZA?!”
esclamò Naruto, arrabbiato.
«Infatti, potrebbero almeno degnarci di una parola» gli
fece eco mentalmente Sasuke.
L’hokage lo fissò truce:”Baka, se non ci arrivi da solo,
fatti trapiantare un cervello nuovo!Voi siete i restanti componenti della
squadra di Mizar!”
Un “EHHHHHH?” generale si levò dai ragazzi, ma non ebbero
tempo di replicare altro, perché Tsunade se ne andò, lasciandoli in compagnia
degli altri anbu.
Esattamente due secondi dopo, dalla finestra entrò
Kakashi.
“Sei in ritardo, come al solito” fece Gai,
seccato.
“Beh, non mi stavo divertendo, ero…”
“A fare la spesa, per caso?Non fa niente, siediti. Anche
voi ragazzi, accomodatevi”
Il sensei di Rock Lee fece loro cenno di sedersi in
seiza(posizione inghinocchiata coi talloni sotto i glutei, tipica in Giappone,
ndA) sul tatami al centro della sala.
Quindi, fatte le brevi presentazioni con gli altri anbu,
cominciò a spiegare cosa consisteva nei dettagli la duplice missione di cui
aveva parlato Tsunade.
“Si tratta di un’infiltrazione per poter recuperare due
rotoli proibiti che i nostri alleati di Suna hanno custodito dai tempi
dell’ultima guerra. Il Kazekage e la nobile Godaime hanno raggiunto l’accordo
che, data l’importanza strategica di quei rotoli, sia più prudente che vengano
conservati qui, a Konoha”
“Scusate, ma allora non dovrebbe essere una banalissima
missione ordinaria?” s’intromise Sasuke, scettico.
Gai sorrise:”Magari lo fosse. Purtroppo i rotoli sono
custoditi separati in due paesini, Touka e Kaina, situati sul confine tra i
paesi del Vento e del Fuoco; come potete vedere nella mappa –dispiegò un grande
rotolo in pergamena raffigurante il continente- il problema si presenta
nell’ultimo tratto di strada che dovrete percorrere, passando da
nord…”
“La zona di rispetto” concluse Kakashi, sperando che
almeno uno dei suoi allievi rammentasse le poche nozioni teoriche che aveva loro
dato per completare quello che avevano appreso in Accademia.
«Ho riposto vane speranze» si corresse, al vedere la
faccia interrogativa di Naruto.
“è quella striscia di terra che si estende al confine tra
il paese che ricade sotto la giurisdizione del villaggio di Iwa(*Roccia)e
Konoha…meglio nota come zona di pericolo, dati i pessimi rapporti vigenti tra i
villaggi” rispose Sakura, timidamente.
“Esattamente…vedo che Kakashi vi ha insegnato
bene(«eheh…per fortuna non è stato interpellato Naruto…» ^_^’’’ndKakashi).
Sappiamo per certo che vi sono diversi ninja a cui farebbe gola mettere le mani
sui quei rotoli…compresi quelli della Roccia. Per questo Tsunade ha detto che
potreste ritrovarvi a dover agire come anbu. Detto questo, sapendo che tu,
Mizar, saresti la capogruppo, come pensi di agire?”
La ragazza parve riflettere, esaminando la cartina; anche
gli altri ragazzi si fecero attenti.
“Con queste informazioni, ne deduco che l’unica sia
raggiungere questa piccola cittadina ancora in territorio del paese del Fuoco, e
da lì cercare un passaggio…aspettate!Non mi avevate detto di questo Paese dei
Fiumi…potremmo dividerci in due gruppetti da tre lungo questo bivio, e dirigerci
ai villaggi ottimizzando il tempo e rischiando meno”
Indicò con la punta del kunai un esigua striscia di terra
dipinta d’azzurro, che si allungava sottile tra i tre paesi
maggiori.
«Io ho già sentito parlare di quel posto, ma non ricordo
in merito a cosa…»
Kakashi scosse la testa:”Pessima idea: quelle sono lande
desolate, se doveste avere alle calcagna i ninja della Roccia, state pur certi
che non ve la caverete rifugiandovi lì”
Mizar avvampò:”Scusa, ma se quello che dico non vi sta
bene, perché della missione non se ne occupa qualcuno con più esperienza?!”
sbottò arrabbiata.
“Perché voi siete gli unici che nei prossimi giorni non si
ritrovano sommersi da incarichi. Forse non ti è ancora chiaro, ma dopo
Orochimaru il villaggio si è indebolito parecchio!”intervenne Kurenai, fissando
severa la ragazza bionda che non battè ciglio.
“Mizar, ciò che voglio dirvi è che dovete fare lavoro di
squadra. Tempestività e diligenza, ma restate uniti, e non vi accadranno
guai”.
La ragazza sbuffò, contrariata, fissando quelli che
sarebbero stati i suoi compagni di missione…
«Sakura è bravissima come medico, e a quanto so, è
parecchio forte, tanto da essere considerata l’erede di Tsunade. Antares è
l’unica della mia età, è una mia amica, e sarà il mio punto di riferimento. Su
Naruto non posso lamentarmi, ride e scherza, ma so che, quando c’è da
impegnarsi, lo fa. Quindi rimangono…Shaula e Sasuke…»
Guardò in faccia i due quindicenne, ben convinta che le
avrebbero causato solo guai.
«Mia sorella non regge le lunghe camminate ed è un timpo
emotivo, quanto all’altro…è una testa calda, non so quanto sia prudente averlo
in squadra…quanto a forza, avrei preferito molto di più Neji con il suo
Byakugan, che questo scavezzacollo…non mi fido molto del fatto che abbia ancora
il segno maledetto di Orochimaru…»
“Allora?” domandò Naruto impaziente.
La ragazza chiuse un attimo gli occhi, ispirando
profondamente, prima di parlare:”Si parte domani, all’alba. Chi è in ritardo, lo
lascio indietro, siete avvisati. Portatevi kunai, shuriken, e tutto quello che
vi serve per questa missione, senza però viaggiare pesanti; a quanto ho capito,
meno ci mettiamo a completarla, meglio è. Da chunin quali siete, è un compito
alla vostra portata, dato che è un livello B, dico bene,
Kakashi-sensei?”
“Kun, Mizar. Siamo compagni di squadra…E anche voi, basta
chiamarmi sensei, che mi fate sentire vecchio” ribattè il copia-ninja,
sorridendo con lo sguardo an Antares, che arrossì come un peperone,
balbettando:”Hai, Kakashi…kun”
Gai annuì con la testa:”Eh si, lo spirito della giovinezza
è fondamentale per un ninja!”
Tutti lo guardarono senza capire.
“Oh, quanto la fate difficile…comunque, il tuo piano mi
sembra ultimato, Mizar. Vi consiglierei di andare a casa a prepararvi per bene,
e di non fare troppo tardi stasera, dovrete essere in forma per
domani…”
Si rese conto che era rimasto da solo nella stanza, gli
altri già fuori in corridoio a salutarsi.
“Ci vediamo domani allora!”
“All’alba mi raccomando!Puntuali, o vi
uccido”
“Sì, sì…Voglio andare a mangiare
all’Ichiraku!”
“Ancora ramen?Ma quanto cavolo
mangi?!”
«Voglio una pizza!!!!! >_<’’’» pensò con rammarico
Shaula, avviandosi per strada con la sorella.
Antares intanto si era fermata un attimo a parlare con
Sakura quando, alle sue spalle, comparve dal nulla Kakashi.
“Ancora qui a zabettare?Dai andate a casa, che poi domani
dormite in piedi!”
Sakura corse via, ridendo, rammentandosi che sua madre,
casualmente, le aveva detto di andare a fare una
commissione…
Lei e lui, da soli…
Antares aveva il cuore a mille; mannaggia a quella peste,
l’aveva mollata di punto in bianco lì, da sola, con il kimono impolverato
dell’allenamento pomeridiano…Pregò in cuor suo che lui non ci facesse
caso.
“Bè, allora io vado…ci si vede, Kakashi-kun…” mormorò
sommessamente.
“Vuoi che ti accompagno fino a casa?” domandò il
jonin.
“Ma no…non ce n’è bisogno…” rispose imbarazzate lei, lo
sguardo a terra.
«Stupida, ma che dici?Certo che vuoi che ti
accompagni!!!!»
“Preferisco accompagnarti, è sera, e le strade non sono
molto sicure” insistette Kakashi, e allora lei annuì.
“Grazie”
Camminarono per diversi minuti senza parlare, fianco a
fianco, finchè non giunsero sotto l’alto palazzo dove era situato l’appartamento
di Tsunade.
“Eccoci” fece lui, aspettando che lei prendesse le chiavi
per aprire il portone.
Antares le prese dallo zainetto, dandosi mentalmente della
stupida per aver sprecato quell’occasione standosene zitta, ma le caddero di
mano.
Contemporaneamente si chinarono entrambi a raccoglierle,
ritrovandosi coi visi vicinissimi, come la prima volta che si erano incontrati.
O meglio, scontrati.
Quegli occhi verdi, bellissimi, quei capelli di fuoco che
le incorniciavano il viso, le gote lievemente arrossate…
Quel viso misterioso, metà coperto dal bavero della
maglietta alzato fino al collo, i capelli argentei spettinati, il coprifronte a
nascondergli l’occhio con lo sharingan…era la prima volta che si ritrovavano a
guardarsi dalla stessa altezza, dato che, di norma, li separava una differenza
di quindici centimetri buoni.
Inavvertitamente, o forse di sua volontà, gli sfiorò la
mano guantata, nel tentativo di raccogliere le chiavi, che lui prese subito
dopo.
Si rialzarono, e Kakashi gliele porse.
Antares non riusciva a capire dall’espressione dello
sguardo se lui stesse sorridendo o no…maledetta maschera, come vorrei vedere il
suo viso…
“Bè, buona fortuna per domani”
La voce del jonin la colse di sorpresa, e riuscì solamente
a sorridergli.
“Non combinare troppi guai, ok?”
Il ragazzo le scostò una ciocca di capelli che ricaveva
dispettosa sul viso della rossa, dandole un bacio sulla fronte,
sussurrandole:”Ci vediamo”, prima di scomparire nel buio della notte,
lasciandola lì, scioccata, con le chiavi in mano e il cervello che faticava a
rimettersi in moto.
Il portone si aprì di scatto, e comparve Shaula con in
mano i sacchetti della spazzatura.
“Anti! Eccoti, ma dove cavolo eri finita?Ti avevamo visto
parlare con Sakura e con Kakashi, poi pensavamo ci stessi seguendo…” la piccola
Koga non ci mise molto a realizzare il resto…
“Ah, ho capito…” fece maliziosa.
Antares sbiancò, recuperando la lucidità:”No, aspetta un
momento, che dici?Non trarre conclusioni affrettate…”
Ma la ragazzina era già salita di corsa su per le scale
urlando:”Mizar, Anti ha una lovestory con Kakashi!!!!”
«Ecco, ora voglio morire…» pensò la rossa, richiudendosi
il portone alle spalle dopo essere entrata del palazzo.
Che serata…
Uhuh!Nel prossimo capitolo ne succedono delle
belle!!!!!!Fate i bravi, commentate, e io doma che sono a casa x lo sciopero, vi
piazzo non 1, ma 2 capitoli con l'amore della mia vita(Le lettrici si armano di
katane:amore tuo ki???...Ok, il nostro amoruccio malefico,
Ita-kun...)
Poi, se riesco trascrivo il capitolo nuovo,
il 16, ke non ho ancora messo a pc(è sul blocco degli appunti di storia, fresco
fresco di giornata). Grazie a tutti x le recensioni!!
Mizar89
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Capitolo 14 *** 14*: SCARLET EYES ***
raga
Capitolo 14: Scarlet
Eyes
Il vento spirava fresco, proveniente dalle strette
gole delle montagne, giù fino alla vallata dov’era insediato il piccolo
villaggio ninja di Konoha; sebbene fosse ancora molto presto, e l’orizzonte
stesse appena cominciando a rosseggiare, il cielo si preannunciava terso e
sgombro di nuvole, mentre le ultime stelle si stavano apprestando a lasciare
spazio al sole. Si ritrovarono lì, tutti insieme, all’ombra dei cinque grandi
volti di pietra degli Hokage, dagli sguardi impassibili ed immutati negli anni,
che parevano esprimere ancora, a distanza di tempo, gli ideali di lealtà e
coraggio che avevano trasmesso nel corso delle loro vite.
Arrivarono assieme, da direzioni diverse, in quella
sincronia silenziosa, pronti per la loro prima missione importante, determinati
a regalare, nel bene o nel male, il proprio nome alla storia di
Konoha.
Una squadra di sei elementi, riuniti dinanzi al
monumento degli eroi caduti del villaggio della Foglia, mentre il sole sorgeva
fiammeggiante, tra le monatagne.
“Vedo che siete stati puntuali…meglio, così non mi
tocca lasciare nessuno indietro. Direi che, se avete preso ciò che è necessario,
possiamo partire”
“Allora, che aspattiamo!Dai
andiamo!!!”
“Naruto calmati o ti picchio”
“Uffa…Mizar, Sakura mi
minaccia…”
La biondina alzò gli occhi al
cielo.
«Sarà una missione MOLTO
impegnativa…»
“Bene, basta perdere tempo!LET’S
GO!”
Mizar, Antares e Shaula partirono di corsa, ma gli
altri tre ragazzi rimasero fermi.
“Che ha detto?” fece Naruto.
“E non chiederlo a me” ribattè
Sasuke.
“Mah, sarà quella lingua strana del loro
mondo…”azzardò Sakura.
“VI MUOVETE, O VOLETE L’INVITO
SCRITTO?!”
Correvano da diverse ore, dalla mattina presto,
senza mai fermarsi, attraverso boschi, paesaggi di montagna, piccoli paesini,
costeggiando laghi ed addentrandosi in sconfinate foreste.
Sei adolescenti, determinati fino all’inverosimile,
con caratteri opposti e con problemi diversi l’uno dall’altro, ma con un destino
e una passione che li accomunava sotto uno stesso cielo: erano
ninja.
Naruto Uzumaki, quindici anni, un’infanzia
difficile, un segreto celato dentro di sé, e il sogno di essere il migliore
degli shinobi, di essere il più grande Hokage, custodito gelosamente nel cuore.
Spaccone, esuberante, ed imprevedibile.
Sakura Haruno, intelligente, carina, ma soprattuto
forte e dotata di un immenso talento per le mediche e il controllo del chakra;
un po’ manesca, ma simpatica. Decisa a non essere più considerata un peso per i
compagni, come lo era stata due anni prima.
Antares Iga, diciassette anni, sorridente e con la
battuta sempre pronta, un’ombra nella sua primissima infanzia che però aveva
imparato a dissimulare grazie alla gioia di vivere che sprimeva in ogni singola
azione.
Cipiglio serio, tenebroso quasi, i pensieri
proiettati sul futuro, verso quella vendetta che bramava da tempo, la voglia di
riscattarsi dai propri errori, il desiderio di cancellare per sempre quella
maledizione marcata sul suo collo. Sasuke Uchiha, unico sopravvissuto alla
distruzione del suo clan, costretto a crescer in fretta, ad imparare a lottare,
per essere più forte…per poter affrontare, un giorno, l’odiato
fratello…
Ed infine, Mizar e Shaula Koga, così simili nel
sangue eppure così diverse nel carattere. Orgogliosa e impassibile l’una,
testarda e ribelle l’altra.
Quando li videro arrivare così, in gruppo, senza il
coprifronte in vista, agli abitanti di Mishiro, la città di confine prima del
paese del Vento, quello della Terra e quello del Fuoco, parvero dei semplici
ragazzini in viaggio.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che, in realtà,
dietro quelle semplici apparenze, si celavano cinque chunin e una jonin di
Konoha?Ma, del resto, l’abilità primaria degli shinobi consisteva
nell’infiltrazione, e in quel caso…l’operazione era perfattamente
riuscita.
Cercarono un locale affollato, in modo da poter
conversare senza temere di essere troppo osservati; è vero, Mizar e Shaula
portavano rispettivamente una katana e un bo nei foderi monospalla ma, coi tempi
che correvano, la cosa era abbastanza normale.
“Questo sembra fare al caso nostro” fece la
biondina, facendo cenno agli altri di seguirla in una sala da tè frequentata da
numerosi avventori.
Si sedettero ad un tavolino isolato in un angolo,
seminascosto da un separè, mentre una cameriera vestita da geisha porse loro dei
menù scritti su rotoli di seta.
“Caspita si trattano bene qui…speriamo di avere
soldi a sufficienza…” borbottò Naruto che, come risaputo, adorava mangiare, ma
quando non toccava a lui pagarsi il pasto.
“E non fare lo scroccone come tuo solito!” disse
ridendo Sakura, dandogli una pacca sulla spalla. Il biondino arrossì, ripensando
a quando, appena due anni prima, la ragazza a malapena gli rivolgeva appena la
parola…Ora che ci pensava, non sembrava più nemmeno stare appiccicata a
Sasuke…forse…
Ridacchiò. La kunoichi lo fissò storto:”Che hai da
ridere ora?Ho forse il naso sporco?”
“No…pensavo a quello che dicevi prima…dai, per te
offro io!” replicò il ragazzo, con un sorriso.
“D-davvero?Grazie…ma ti senti
bene?”
“Sicuro…ma se pensi che sto male, posso farmi
visitare…però voglio te come medico!”
Sakura divento rossa, e gli assestò una mega manata
urlandogli:”Questi commenti da maniaco risparmialteli!Tsunade aveva ragione a
dire che Jiraya t’avrebbe portato sulla strada della
perdizione!!”
“Ahia…ma io scherzavo…”(lacrimoni agli
occhi)
Sasuke arrotolò il menù con un gesto secco,
riposandolo sul tavolo.
“A me i dolci non piacciono”
sentenziò.
“Se dovessimo fare una lista delle cose che non
piacciono a me, stai pur certo che tu saresti nei primi cinque posti” replicò
Mizar, sarcastica.
“Che hai detto?Potresti
ripetere?”
Intervenne Shaula, che disse velocemente:”Niente,
non starla a sentire…è il suo modo di essere gentile, ormai dovresti
saperlo…comunque, neanch’io amo troppo te e pasticcini…potremmo prenderci
qualche cosa di salato…mica faranno solo dolci in sto posto,
no?”
Sorridente. Nonostante tutto. Bella. Per una volta
dovette ammettere che cominciava a capire vagamente ciò che provavano le sue
compagne all’accademia per lui…Un sorriso illuminò il suo volto, un gesto così
raro, da quando aveva perduto tutto…
“Hai ragione…vediamo cosa propongono come
alternativa” Sasuke riaprì il menù, avvicinandosi a Shaula per poterlo guardare
insieme.
Antares diede un calcettino sotto il tavolo a
Mizar.
“E poi prendi in giro me” bisbigliò, alludendo ai
due quindicenni.
“Aaaah, ma che è sta storia, siamo finiti sul set
di Beautiful?” sbuffò la biondina.
“Guarda che tu non eri messa
meglio…”
Mizar scoccò un’occhiataccia all’amica:”è stato
secoli fa, ancora non avevo capito quanto tutta quella gioia fosse una presa per
i fondelli, e non ho intenzione di ripetere il medesimo
errore”
«E tutto grazie anche a quei dannati dei miei
genitori…e a quel deficiente…basta, non voglio pensarci, ma continua a venirmi
in mente, mondo ladro!»
Circa un quarto d’ora dopo, quando tutti ebbero
ricevuto le rispettive ordinazioni, Mizar sfilò dallo zaino un rotolo di
pergamena, facendo cenno ai compagni di stringersi per coprire la visuale a
qualche eventuale curioso.
La aprì, circospetta: era una mappa del continente,
dettagliata al punto da riportare i nomi di quasi tutte le città e dei villaggi
minori, oltre a varie strade note solo ai ninja.
“Noi siamo qui, a Mishiro, e dobbiamo arrivare qua,
a Kaina e a Touka, il più in fretta possibile, cercando di evitare casini…” fece
la biondina, parlando quasi con sé stessa.
“Tenendo conto che non ci vorrà molto, prima che i
ninja di Iwa ci intercettino…” aggiunse Sakura.
“Hai ragione…il problema sta nel scegliere quale
percorso prendere…Impiegheremmo molto meno tempo, se agissimo in due gruppi, ma
Kakashi ha detto che non se ne parla e, sinceramente, non condivido questo suo
parere” proseguì la diciassettenne.
«Mi affidano una missione, almeno che me la
facciano svolgere come meglio credo…è vero, sono nuova di queste parti ma, in
fondo, non sono così sprovveduta»
Sbuffò sopra la cartina, fissando i sentieri che,
la notte prima, si era fatta indicare da Tsunade, aspettandola fino alle due del
mattino, prima che rincasasse dopo le varie riunioni con i
daimyo.
Dei tre che raggiungevano il paese del Vento,
soltanto uno era sicuro, ed era quello che passava più a sud, lontano dal
confine settentrionale con il paese della Terra e fuori dal territorio del paese
dei Fiumi; tuttavia, per quanto quella strada li avesse condotti direttamente a
Kaina, il problema si sarebbe presentato nel raggiungere Touka, troppo distante,
a tre giorni di marcia: eccessivi per una missione tanto urgente. L’ideale
sarebbe stato, dividersi in due gruppi, uno che avrebbe seguito la strada più
rapida per Kaina, il secondo, possibilmente composto da elementi rapidi, che
avrebbero attraversato un breve tratto del paese dei Fiumi, sconfinando quasi
nel territorio di Iwa, per arrivare nell’arco di poche ore a Touka, prendere il
secondo rotolo e tornare…
Quasi le avesse letto nel pensiero, Sasuke disse:”E
se ci separassimo in due squadre da tre?Una potrebbe passare vicino alla zona di
rispetto…sapete come si dice, si passa inosservati quando si è vicini al
pericolo”
Mizar replicò:”Non hai sentito le parole di Kakashi
e Gai ieri?Dobbiamo fare gioco di squadra, per quanto lo trovi inutile in questo
caso…più tempo perdiamo, più rischiamo di dover combattere contro i ninja di
Iwa…”
“Per sbaglio non ho udito quella parte del
discorso…Andiamo Mizar, l’ha detto anche lui ieri, non è più il nostro sensei,
siamo tutti chunin, e ce la sappiamo cavare” insistette testardo
l’Uchiha.
«A parte che sarei jonin, comunque,
sorvolando…»
“Gli altri che ne pensano?Sinceramente, vorrei
evitare di combattere contro gli shinobi della Roccia, anche perché non so come
ce la caveremmo…per l’importanza che hanno quei rotoli, ci inseguirebbero oltre
il confine del paese del Fuoco, fin sotto le mura di Konoha”
I quattro ragazzi interpellati si scrutarono un
attimo negli occchi, dubbiosi.
Era una scelta azzardata. Contravvenire all’ordine
di un maestro, e rifiutare il consiglio di un’amico, che era ninja da molti più
anni di loro, oppure prestargli ascolto?
Naruto poggiò la sua tazza di cha(*te), dicendo
serio:”Perché prendercela comoda, per poi finire nei guai con gli anbu di
Iwa?Secondo me, ha ragione Mizar”
“Io non ho detto niente vero?” puntualizzò Sasuke,
scoccandogli un’occhiataccia.
“Ah si…come ha detto Mizar e come ha ripetuto il
secchioncello pappagallo…eheh”
“Naruto, sei morto…”
La biondina sbattè una mano sul tavolo:”Finitela
voi due” sibilò.
“Io concordo con voi, è stupido stare ad aspettare
che quelli ci vengano a cercare. Kakashi-sensei ha detto così non tenendo conto
che lui può affrontare tranquillamente jonin suoi pari, noi no. Naruto, non
cominciare a dire cavolate, perché sai bene che è vero” aggiunse Sakura,
zittendo il quindicenne che stava già per replicare che lui, il futuro Hokage,
non avrebbe avuto problemi, e bla bla bla…la solita
tiritera.
Anche Antares approvava i pensieri di Mizar, per
quanto le dispiacesse contraddire il bel jonin.
L’unica titubante era Shaula, che prevedeva solo
casini ad una possibile divisione tuttavia, anche per evitare critiche dalla
sorella in presenza di Sasuke, annuì con la testa, mormorando un semplice
“Idem”.
Soddisfatta, la biondina allora cominciò a spiegare
il piano che aveva già elaborato il giorno prima.
“Ci divideremo così: Sakura, Naruto, Shaula,
Antares e Sasuke, voi passerete a sud, diretti a Kaina…io andrò a nord, nella
zona di rispetto, verso Touka…non fate quelle facce, avete capito benissimo, io
mi muovo da sola; sono la più veloce, non ci impiegherò più di quanto tempo
impiegherete voi”
“Mizar non puoi andare da sola!” protestò Shaula,
ma la biondina la zittì con lo sguardo.
Sasuke scosse la testa:”Non ci vai da sola. Dai
troppo per scontato il fatto di saper usare lo Tsuki no Kokoro per copiare le
tecniche degli avversari, ma in realtà l’hai fatto una volta sola, senza capire
nemmeno come. Se ci si deve dividere, io vengo con te. Sono veloce a sufficienza
per poterti tallonare”
«Quant’è testardo ‘sto ragazzino…» pensò la
diciassettenne, però sorrise; Sasuke per un attimo pensò d’avere davanti
un’altra persona, e lo stupore crebbe quando lei gli disse:”La tua volontà è
ammirevole, e so che sei un ottimo ninja, Appunto per questo, mi serve che tu
stia con gli altri, e che li guidi a Kaina in mia vece: dovrai essere il mio
riferimento principale nel gruppo, ok? Una sorta di
vicecaposquadra”
Possibile che quella fosse davvero Mizar Koga,
quella ragazza fredda e glaciale che, fino ad allora, più che trattarlo con aria
di sufficienza non aveva fatto?
“Allora, sei d’accordo?”
L’Uchiha annuì, guardando Shaula incredulo:
qual’era la reale personalità di Mizar?Anche la più piccola dei Koga non sapeva
capacitarsi del comportamento della sorella.
«La dama di ghiaccio che fa la gentile?Siamo
proprio in un altro mondo…»
Pagarono le loro consumazioni uscendo dal locale,
attorno alle due di pomeriggio.
Partendo immediatamente, sarebbero giunti nelle due
città sotto la giurisdizione di Suna verso le sette di sera, fermandosi poi a
dormire in una locanda: sarebbe stato davvero da incoscienti viaggiare di notte
per guadagnare tempo; in compenso, agendo separatamente, avrebbero guadagnato
quasi due giorni di tempo.
Naruto protestava perché Mizar non gli aveva
affidato il vicecomando, finchè Sakura, stanca, non gli rifilò il
decimillionesimo cazzotto.
“Finiscila, o giuro che la prossima volta uso una
mazza!Mi fa male la mano a furia di picchiarti!”
«Quella ragazza mi fa paura…» pensò Naruto, avendo
almeno il buon senso per stare zitto.
Arrivarono al fatidico bivio.
Da quel momento in poi, avrebbero viaggiato come
ninja: in ogni caso, addentrandosi oltre il confine, sarebbero stati
riconosciuti comunque…nessuno ha mai visto comuni viandanti procedere saltando
tra gli alberi(a meno che non abbiate visto Tarzan e Jane su una liana,
ndMiz89).
Si infilarono i coprifronte, allacciandosi i
porta-shuriken chi alla coscia, chi al fianco.
I saluti furono brevi, in perfetta tradizione
guerriera: niente addii sdolcinati, auguri di buona fortuna o simili; solo
un’indicazione sul punto di ritrovo: esattamente lì, a quel bivio, il giorno
dopo, entro e non oltre mezzogiorno.
Antares cercò di abbracciare Mizar, e di dirle di
stare attenta, ma lei, urlandogli:”Non sono Kakashi quindi non provare ad usare
l’abbraccio del kraken, e non provare a dirmi di stare attenta, perchè ti
uccido!”
La rossa rise, e s’incamminò per il sentiero che
portava a sud, seguita da Naruto, Sakura e Shaula che mormorò un semplice:”Ci
vediamo, Miz”.
Anche Sasuke la salutò con un “Ciao”, e fece per
avviarsi, ma la biondina lo trattenne un istante.
“Che c’è?”
“Niente, volevo solo dirti di non fare azioni
avventate e…ti affido mia sorella. Non lasciare che le accada qualcosa, ok?”
detto questo, Mizar sparì con una serie di balzi dentro il bosco in cui
s’inoltrava il sentiero verso nord.
Sasuke scosse la testa:«Sbaglio, o mi ha appena
detto che è preoccupata per la sorellina?Ma se…mah, io non la capisco
proprio!Basta perdere tempo, meglio che mi muova, o Naruto finisce che sbaglia
strada…»
“Naruto, ma sai almeno da che parte andare?” gli
gridò dietro, mentre li raggiungeva.
“Veramente, no”
“Appunto…Quindi sto davanti io”
“Uffa, che
antipatico!”
«Certo che hanno proprio un bel coraggio ad agire
divisi…Vorrei vedere la faccia di Kakashi, al pensiero che tutti i suoi
discorsetti sul lavoro di squadra sono stati bellamente ignorati…mpf, ci sarà da
divertirsi»
Sasuke si girò di scatto: gli era sembrato di
vedere qualcosa nascosto tra le fronde degli alberi, ma quando si voltò, non
vide nulla.
«Strano» pensò, rimettendosi a
correre.
Giunse a Touka come previsto, intorno alle otto di
sera, senza incontrare problemi. Il tratto di sentiero percorso attraverso la
zona di rispetto e il paese dei Fiumi le era parso interminabile, tutto
all’interno di enormi foreste che costeggiavano corsi d’acqua dalla portata
enorme, almeno superiore di cinque volte al Naka di Konoha; tuttavia, non aveva
incontrato anima viva.
Seguendo le indicazioni datele da Tsunade, si era
recata al centro rappresentativo di Suna della città(una sorta di ambasciata),
dove un delegato di Gaara le aveva consegnato il rotolo proibito, invitandola in
seguito a cena, e consigliandole poi la locanda dove sostare per la
notte.
Era mezzanotte quando, stanca ma contenta che tutto
fosse filato liscio, crollò esausta sul letto della stanzetta affittata. Un
posto semplice, ma accogliente; e a lei, stanca com’era, non interessava se non
vi fossero tutte le comodità degli alberghi di New York. Le bastava essere lì,
libera e lontana dalla sua vecchia vita: non avrebbe chiesto di meglio. Si
addormentò, tranquilla, certa che anche gli altri avessere ultimato la missione.
Non era affatto preoccupata del viaggio di ritorno in solitaria; del resto, se
l’andata era stata così semplice, il percorso fatto all’inverso non sarebbe
stato peggiore.
«Una sciocchezza…domani sera saremo di nuovo a
Konoha e poi…si vedrà…»
Per una volta, non ebbe timore di abbandonarsi tra
le braccia di Morfeo che, fortunatamente, le concesse un sonno privo di sogni o
incubi.
La città di Kaina era enorme, rispetto a quello che
si erano aspettati, ultimo porto sicuro prima dello sconfinato deserto, ultima
tappa commerciale prima del mare di dune oltre il quale sorgeva
Suna.
Ci misero diverso tempo prima di trovare il posto
indicatogli negli obbiettivi della missione, il centro rappresentativo di Suna;
alla fine, fu per pura fortuna che, vedendo una kunoichi con il coprifronte del
villaggio della Sabbia, lo riuscirono a trovare; era un palazzo di modeste
dimensioni, con una serie di uffici, lo stemma di Suna dipinto sulla facciata.
Lì incontrarono un jonin inviato personalmente dal Kazekage, che consegnò loro
il rotolo dopo essersi accertato della loro identità.
Decisero di fermarsi a dormire in una locanda poco
distante dall’uscita del villaggio, prendendo una doppia e una tripla, le più
economiche che riuscirono a trovare.
Prima di spegnere la luce, Shaula si augurò in cuor
suo che, nonostante tutto, Mizar stesse bene.
Si svegliò puntuale all’alba, riposata dopo la
prima bella dormita da…mesi. Forse era il segno che, a distanza di anni, le
ferite del suo cuore stessero smettendo di sanguinare; forse, avrebbe
dimenticato.
Saldò il conto al locandiere, stupito di vedere una
cliente in piedi così presto, tuttavia intascò i soldi senza far domande: quel
coprifronte era un monito più che sufficiente a tenere la bocca
chiusa.
Mizar uscì nell’aria già calda, data dalla
vicinanza con il deserto immenso che si estendeva all’orizzonte, ad est; in
contrasto, a nord, una serie di aspre catene montuose svettava verso il cielo,
quasi come una barriera invalicabile per chiunque avesse desiderato avventurarsi
nelle lande del paese della Terra.
S’incamminò di buona lena, guadando presto il
torrente che fungeva da confine tra il paese del Vento e quello dei
Fiumi.
Lì l’aria era più fresca, la temperatura più bassa
e carica di umidità. Una foresta molto simile a quella che avevano attraversato
quando era arrivata in quel nuovo mondo con Shaula e Antares era l’unico
scenario che la circondava.
Il sentiero s’inoltrava sempre di più nel fitto
sella vegetazione, a volte scomparendo tra gli arbusti; tuttavia, Mizar non se
ne preoccupava: a costeggiarlo vi era un’ampio fiume, bastava percorrerne le
sponde, e sarebbe arrivata a pochi metri dal bivio del rendez-vous. Camminava a
passo sostenuto, senza correre: era partita presto apposta per non dover
stancarsi inutilmente; il rischio che comparissero dei ninja nemici, era
comunque presente.
Procedeva si e no da tre ore buone, quando il suo
stomaco comiciò a reclamare la colazione.
Decise di sostare in una radura dove un’ansa del
fiume si addentrava a tal punto da formare quasi un laghetto d’acqua
cristallina, limpidissima. Si sedette su un sasso, sfilando dalla borsa delle
mele che si era portata da Konoha, non avendo niente di meglio come
breakfast.
«Certo, un cappuccino con brioche sarebbe più
indicato, ma pazienza, del resto la frutta fa bene…» pensò, addentando poco
convinta la mela rossa che stringeva in mano.
Guardava l’acqua scorrere tranquilla, quasi
immobile nel finto lago, per poi riacquistare velocità e potenza una volta
rientrata nel letto del fiume.
«Che pace…una cosa che, a New York, nemmeno
nell’angolo più remoto di Central Park puoi provare…»
Di colpo si fece attenta. Gli uccelli non
cantavano…segno che qualcosa li aveva disturbati; o
qualcuno.
E dubitava fortemente si trattasse di lei, dato
che, fino ad un istante prima, aveva continuato ad udirne il
canto.
Tese i sensi al massimo, non percependo però
nulla.
«Non mi fido…gli animali non mentono
mai»
Si rimise la piccola borsa a tracolla, e lo stesso
fece con la katana; quindi, cercò un posto dove nascondersi.
Non vide niente di meglio che un alto albero dalla
chioma folta, i cui rami si tendevano robusti fin sopra il fiume; lesta,
accumulò il chakra necessario sotto i piedi e ci si arrampicò, accucciandosi su
un ramo da cui riusciva ad osservare il sentiero, senza però essere notata…o
almeno così sperava.
Attese diversi istanti, che le parvero un eternità,
senza fare il minimo movimento, i crampi che cominciavano a farsi sentire nelle
gambe piegate.
Non arrivava nessuno; eppure, gli uccelli tacevano.
Lo stesso che era accaduto al loro arivo, quando erano inseguite dagli anbu di
Konoha senza saperlo.
Aspettò qualche istante ancora, prima di provare a
stendere i muscoli dei polpacci indolenziti quando, improvvisamente, udì un
suono metallico che si approssimava. Velocissima si riaccucciò proprio mentre
compariva, oltre una curva del sentiero, una figura umana.
Per fortuna c’era stato quel rumore: un solo attimo
dopo, e lei sarebbe stata perfettamente visibile sull’albero anche da
terra.
Si sporse appena appena, cercando di identificare
chi fosse la persona che si approssimava, socchiudendo gli occhi nella luce
strana che filtrava dagli alberi.
Si appiattì di colpo contro il ramo, il cuore a
mille, non appena riuscì a distinguerne i lineamenti. Ma furono soprattutto i
vestiti a metterla in allarme, e a dirle che, se fosse stata scoperta, sarebbe
stata decisamente nei guai…e non ne sarebbe uscita. Per
niente.
Sbirciò da dietro le fronde la figura che proprio
in quel momento stava passando sotto di lei, disilludendosi dall’idea di aver
avuto un brutto miraggio.
Un mantello lungo appena sopra le caviglie: nuvole
rosse in un cielo nero. Un anello infilato all’anulare sinistro, con
l’ideogramma che si leggeva chiaramente anche da lassù.
«Minami…»(*sud)
Capelli biancastri, portati in un ciuffo
spettinato, trattenuto dal coprifronte, segnato, di Kiri, il villaggio della
Nebbia, occhi diabolici, una pelle cadaverica, bluastra. E un’enorme spada
portata sulla schiena, come se non pesasse affatto, fasciata da pesanti bente
che fungevano da fodero.
«Samehada, “Pelle di Squalo”…», la spada in grado
di raschiare il chakra e di assorbirlo.
«Con tutte le sfortune che mi potevano capitare,
proprio Hoshigaki Kisame dovevo incontrare?! Davvero, se ne esco viva, ci scrivo
un libro, perché sarebbe un miracolo! Che stupida! Ecco perchè il Paese dei
Fiumi mi ricordava qualcosa! È dove si trova la grotta di Akatsuki! Cribbio,
sono arrivata qui e manco mi ricordavo di
quell’organizzazione!Accidenti!!!»
Continuò a preoccuparsi, maledendo sé stessa per
non esserselo rammentata, finchè non vide Kisame scomparire oltre il sentiero,
senza nemmeno guardarsi intorno.
«Allora non cercava me…meno
male…»
Si arrischiò a muoversi, sporgendosi sopra il
fiume, incrociando il proprio riflesso nell’acqua calma, quasi immobile; si
sorrise, contenta di averla scampata bella: di sicuro, avrebbe avuto qualcosa di
interessante da raccontare agli altri. Il rotolo era salvo…
Un movimento nel rilesso dell’acqua attirò
l’attenzione della biondina, che spostò lo sguardo alla sua destra in quello
specchio naturale, poco più in alto della sua immagine. Si sentì mancare un
battito: per un attimo, intravide un volto familiare…
«Cosa diavolo ci fa qui?»
Solo per un istante, credette d’aver visto Sasuke,
lo sharingan negli occhi, ma lui era scomparso subito.
Alcune foglie le caddero davanti, seguite da uno
strano fruscio.
Guardò verso l’alto, preoccupata, ma non vide
nessuno…
«Ma che succed…»
Uno schiocco forte alle sue spalle. Girò su sé
stessa veloce, sfoderando la katana…
“EH?!”
Si ritrovò in trappola, con un kunai puntato dritto
alla gola.
“Hai i riflessi lenti, per essere un’anbu. Ancora
peggio, se poi dentro di te scorre il sangue dei Koga”
Bloccata, senza possibilità di fuga, la spada
stretta in mano.
Occhi azzurri che si scontravano con fiamme
scarlatte, demoniache, maligne, in quel volto impassibile che, a prima vista,
aveva preso per quello di Sasuke. Capelli neri come l’ebano, legati in una coda
bassa.
“Shu” era l’ideogramma inciso sull’anello portato
sull’anulare della mano destra che stringeva il pugnale. “Rosso”, alla pari
delle nuvole che ornavano il mantello nero.
Mizar poteva vedere i suoi occhi spaventati
riflessi nel coprifronte di Konoha dell’avversario, segnato orizzontalmente da
una linea tracciata con un coltello.
Il destino l’aveva fregata: se prima era scampata a
Kisame per miracolo, stavolta non sarebbe bastato nemmeno
quello.
«Dannazione…»
Deglutì, mentre tornava a fissare lo sharingan
completo che ardeva in quegli occhi. Il migliore di quel clan che lui stesso
aveva cancellato…Mizar rabbrividì, ritrovandosi faccia a faccia con Itachi
Uchiha.
Fine capitolo
Ta-dan!!!Ce l’ho fatta!Olèèèèèèèèèèèè! Il
personaggio cattivo è entrato in scena (Cattivo? Ma non doveva essere b…nd
Naruto…SBONK!-padella in testa. Zitto baka, non spoilerare la mia
fiction!
IO!!!!
Cosa lo chiedi a fare, allora?nd lettrici che
stanno x chiamare il manicomio
Ok, vi lascio volare al prossimo chappy, dove tra
azione, scontri, discussioni e flash back, la mia teoria va in scena...purtroppo
devo sempre vedere del buono in tutti i cattivi, e viceversa, i buoni sono
quelli che hanno un lato oscuro...
buona lettura!
Mizar89
(che vuole fare una fiction con
Deidara ma è troppo impegnata x poterne iniziare
un'altra...T_T)
|
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Capitolo 15 *** 15*: TELL ME THE TRUTH ***
raga
Capitolo 15: Tell me the Truth
Si
dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.
Occhi…di fuoco, ardenti come braci, magnetici, pericolosi.
Come
si può rimanere paralizzati da un semplice sguardo?
Il
tempo pareva essersi fermato, lassù, sulla cima di quell’albero, come nel resto
della foresta.
Tutto taceva, immobile, partecipe ed allo stesso tempo estraneo a quella
scena; perché in quel momento, il semplice fluire dei suoi stessi pensieri
sembrava essere ostacolato da una diga invisibile.
Mizar era impietrita, sola ed indifesa, in piedi su un ramo a parecchi
metri dal suolo, dinanzi al peggior nemico che avrebbe potuto desiderare
d’incontrare. Faccia a faccia con Itachi Uchiha.
Come
poteva anche solo sperare di uscirne viva, al confronto con il geniale erede di
quel clan di cui egli stesso era stato il distruttore? Lei, anbu novizia, e lui,
mukenin di Konoha e membro di Akatsuki…
Occhi sanguigni che parevano leggerle nel profondo dell’anima;
inesorabilmente, la sua barriera fatta di ghiaccio e solitudine, era
crollata.
Timore…paura…sentimenti che non provava da molto tempo, troppo forse. Si
sentì debole, inerme davanti allo sharingan del primogenito degli
Uchiha.
“Itachi…” pronunciò il suo nome a bassa voce, un’ammissione rassegnata:
era nei guai. Stavolta, non se la sarebbe cavata con la sua astuzia.
Avrebbe voluto reagire, trovare un contatto con la realtà, ma il suo
corpo restava insensibile ai suoi comandi, immobilizzato dalla forza latente che
gli occhi del mukenin esercitavano su di lei, quello sguardo che rivelava le
parti più intime dell’animo di Mizar, del suo cuore precluso a tutti…
«NO!»
Si
riscosse all’improvviso: nessuno poteva permettersi di guardare i suoi ricordi,
e le ferite che essi celavano; deviò lo sguardo, fissando un punto vuoto alle
spalle del ninja, e sfoderò un sai che portava nei gambali: avrebbe combattuto,
se necessario…
Si
ritrovò disarmata prima ancora d’essere riuscita a muovere un passo.
«EHI!»
Trasalì, sentendo il suo polso stretto in una morsa salda; rabbrividì,
quando vide il volto d’Itachi pericolosamente vicino al suo, quell’espressione
fredda ed indecifrabile che lo caratterizzava, da cui non riusciva a staccare
gli occhi…che fosse stato con lo Tsukuyomi o con un kunai alla gola, lui
l’avrebbe avuta in pugno. (*è una tecnica del Mangekyou Sharingan, o Sharingan
Ipnotico, stadio finale dell’abilità degli Uchiha. Si dice che, per ottenerla,
sia necessario uccidere il proprio migliore amico…e Itachi lo ha fatto.
Rammentate Shisui, citato nel n’25 nel flashback?Cmq, più avanti ne parlerò…nd
Miz89)
Aprì
la bocca per…urlare?Non lo sapeva nemmeno lei, fatto sta che lui posò un indice
sulle labbra di Mizar, zittendola.
«Ma
cosa…?»
Itachi fece cenno di guardare a terra; lo spaventò balenò negli occhi
azzurri della diciassettenne: parecchi metri più in basso, sulla riva del fiume,
un uomo dalla carnagione bluastra pareva attendere pazientemente.
Lo
riconobbe subito, dopo averlo visto poco meno di dieci minuti prima.
«KISAME?!»
La
ragazza si sentì spacciata, più di quanto non lo fosse stata due istanti
innanzi. In trappola, presa tra due fuochi; ma non si arrese, quello mai! Il suo
orgoglio era troppo forte, per concederle di ammettere la sconfitta.
“Se
pensi che mi arrenda senza combattere…!” cominciò, zittita nuovamente da una
mano che le serrava la bocca.
“Fa
silenzio!” un sussurro. Un ordine, prima di scomparire tra le fronde, così come
era apparso.
«Sono…sono ancora…viva?»
I
pensieri cominciarono a riaffluire normalmente, ma il suo cuore non smise di
battere impazzito, anzi! L’angoscia crebbe, quando scorse Itachi ai piedi
dell’albero, intento a discorrere velocemente con il mukenin del villaggio della
Nebbia; non poteva udire la conversazione, o discernere il movimento delle
labbra, ma di una cosa era certa: doveva prepararsi alla difesa.
Fuggire, approfittando di quella momentanea libertà di movimento? Idea da
scartare: non sarebbe riuscita a fare nemmeno dieci passi, specie se costretta a
saltare di albero in albero.
Maledì il momento in cui aveva scelto di separarsi dal resto del
gruppo…
«Per
lo meno, ho evitato di far finire Naruto dritto nelle loro mani…» convenne poi,
senza smettere di fissare i due.
Guardinga, come una preda che sa di essere sul punto di venire
stanata.
Ma…qualcosa non quadrava; troppe, per i suoi gusti.
«Perché me?In fondo, non sono un junchuuriki*, dentro di me non c’è
sigillato un bijuu** che possa giustificare l’interesse di Akatsuki nei miei
confronti…»
(*termine con cui sono denominati i custodi dei demoni, detti anche Forze
Portanti;**da bi=coda e juu=dieci, in italiano sono chiamati Cercoteri, e sono i
mostri dal diverso numero di code, sigillati nei junchuuriki, come Kyubi no
Youko in Naruto, Ichibi no Shukaku in Gaara, ecc…ndMiz89)
Il
rotolo! Possibile che contenesse un segreto tale da mettere i due shinobi
traditori sulle sue tracce?
«Fantastico, da comune missione di livello B siamo passati al grado
S…davvero fortunata…»
I
secondi scorrevano lenti, interminabili…
Smise di arrovellarsi quando, con inaspettata sorpresa, vide i due
mukenin di Akatsuki congedarsi con un formale inchino guerriero, e allontanarsi
in direzioni opposte, come se niente fosse.
«Non
è possibile…»
Si
alzò circospetta e, silenziosamente, si lasciò scivolare su un ramo situato ad
un livello inferiore; aguzzò la vista e l’udito, cercando di percepire ogni
minima avvisaglia di pericolo.
Niente, silenzio di tomba.
«Se
ne esco viva, giuro…non maltratterò più Shaula…»(L’ho detto in un momento di
disperazione!ndMizKoga…Seee, come no…ndMiz89)
Azzardò un passo, equilibrando il chakra sulla pianta dei piedi: tutto
taceva, in quella quiete assoluta: forse, l’aveva scampata.
Si
voltò e, stavolta non riuscì a trattenere un grido: era di nuovo lì, dinanzi a
lei, avvolto in quel mantello del colore della notte più buia.
La
diciassettenne si morse un labbro:”Ancora tu…” disse, a voce bassa, cercando di
celare la paura.
Itachi assottiglio leggermente la bocca, pur conservando un’espressione
intellegibile.
Scherno o disapprovazione?Commiserazione?Figurarsi…
Gli
occhi di Mizar scrutarono quelli del ragazzo, alla ricerca di un anticipo sulla
sua prossima mossa…le sembrò d’essere circondata dalle tenebre più
nere.
«Un
genjutsu!»
Abbassò subito lo sguardo.
“Temi così tanto i poteri del mio sharingan?”
La
voce di Itachi; ferma, sicura, melliflua e fredda. Un suono che risuonò più
volte nella sua testa.
“Hai
perso la parola?Eppure mi pareva avessi vanto di buona retorica, Mizar. La paura
dunque colpisce anche i più forti…non importa se anbu o jonin…”
Sarcastico: questa volta la percepì; una sfumatura sottile, dietro il
tono formale di quelle parole. E ciò la giovane Koga non lo poteva
tollerare.
Dignità. Il suo orgoglio ferito la riscosse, costringendola a reagire;
rilassò le spalle, inspirando profondamente, e alzò la testa; l’attimo di
smarrimento era passato: era tornata la ragazza fredda e razionale di
sempre.
Una
falce di luna scarlatta risplendeva nel cielo dei suoi occhi.
“La
paura potrebbe attanagliare il mio cuore…ma non ora. Non con un avversario della
tua risma. L’hai detto, sono un anbu e tu stai intralciando la mia missione. E
io non sopporto chi mi ostacola”
Il
mukenin restò impassibile:”Degna erede dei Koga; padroneggi lo Tsuki no Kokoro
già ad uno stadio avanzato…anche se non sufficiente per darmi motivo
d’apprensione” replicò, sempre con quel tono tra il sarcasmo sottile e la
superiorità.
Mizar ignorò le sue parole; studiò l’ambiente circostante: aveva si e no
quattro metri di distanza. Troppa distanza, per un calcio…ma quello non era un
combattimento normale al dojo, si rammentò.
“Chi
pecca di presunzione è il primo che si ritrova a rotolare nella polvere!Kage
bushin no jutsu!” esclamò, congiungendo le mani nella sequenza di posizioni
predefinite.
Fu
forse il vederla compiere un gesto tanto avventato quanto stupido, che finì per
coglierlo di sorpresa; costretto ad evitare le tre copie della kunochi che gli
si avventarono contro, Itachi perse di vista l’originale. E, quando riusci a
liberarsi dei cloni ombra, Mizar era già lontana.
Intanto, l’ora di ritrovo era ormai prossima e, puntuali, i cinque chunin
di Konoha sostarono al punto prestabilito, in attesa. Era stata una missione
semplice, stancante dal punto di vista degli spostamente, ma decisamente
tranquilla, per avere un livello B di pericolosità.
“Secondo me era una C che la vecchiaccia ci ha voluto spacciare per B
perché non aveva nessun altro a cui appiopparla” ribadì per la millesima volta
Naruto.
“Sia
quel che sia, noia a parte, purchè ci venga pagata bene. Devo comprarmi un
kimono nuovo, questo da battaglia è troppo largo” commentò Sakura.
“Forse, se ci dessi un taglio con le tue stupide diete, ti starebbe
giusto!” replicò sarcastico il biondino.
“CHE
HAI DETTO, BAKA?!Ma che vuoi saperne TU di quanto dovrei essere magra?!Le
ragazze piacciono coi fisici sottili…”
«Cosa che io non ho…le mie curve sono piazzate nei posti sbagliati:
pancetta, cosce, ma sopra resto piatta come una tavola…sob!»
Shaula e Antares ridacchiarono.
“Sarà, ma io sto bene così come sono: non rinuncerei mai ad un buon pasto
per tentare di portare una taglia 40” disse la piccola Koga, alzando le
spalle.
“Idem. Sottolineo e sottoscrivo” fece la rossa.
Sakura scosse la testa:”Ma voi siete giuste!Siete snelle, ben formate, e
poi siete più alte della media!Io sono un disastro!”
In
effetti, Sakura arrivava intorno al metro e sessanta, mentre Shaula era di ben
dieci centimetri più alta, praticamente alla pari con Naruto e Sasuke!Se poi si
prendevano in considerazione Antares e Mizar, entrambe sul metro e
settantacinque, la differenza balenava scritta nero su bianco.
“Ma
non dire che sei grassa, è una convinzione solo tua!”
“Per
quanto i vostri discorsi femminili siano interessanti, vi rammento che siamo
ancora in missione; quindi, cercate di restare concentrati: non abbassate la
guardia finchè non saremo dentro le mura di Konoha” intervenne Sasuke, serio.
Naruto sbuffò:”Quanto sei noiosooo…mi annoiooo”
“Baka, stiamo aspettando Mizar, smettila di fare il bambino!” lo redarguì
Sakura.
«Questa sta diventando anche peggio di Tsunade…»
Shaula fissava il sentiero dove, il giorno prima, aveva visto sparire la
sorella; come mai tardava tanto?
Una
mano si posò sulla sua spalla; sussultò, quando la riconobbe come quella del
giovane Uchiha.
“Non
preoccuparti, vedrai che arriverà fra poco; ha voluto fare tutto da sola, avrà
sbagliato sentiero” disse il ragazzo, con tono calmo.
Shaula scosse la testa:”Lei che si perde?Casomai sarebbe il contrario: io
sono quella imbranata, lei è il genio di famiglia”
Sasuke inarcò un sopracciglio:”Tsk, questo non è vero!Sei una persona
brillante e intelligente, e trovo ingiusto che ti paragoni a tua
sorella”
«Cosa che, per altro, nemmeno io ho mai sopportato»
La
quindicenne si voltò a guardarlo negli occhi:”Dici?Comunque… -arrossì,
ripensando al complimento che le aveva appena fatto(«era un complimento?»)- non
sono tranquilla…è una persona puntuale…”
Arrivò Antares, che le diede una spintarella, ridendo:”Ehi ehi, quanta
apprensione!Ma se quando state insieme in uno stesso posto mi tocca impedire che
vi scanniate!”
“Non
posso farci niente se lei ha un carattere pessimo!” replicò la moretta,
arrossendo.
Le
stesse impressioni, le medesime sensazioni…Sentirsi inferiori; lottare, per
risultare migliori agli occhi di una persona importante nel bene o nel
male.
Diversi, per le origini, per il carattere, per le idee, eppure così
simili. Ostacoli da superare, obbiettivi da raggiungere, e una promessa da
rispettare: due atteggiamenti che coincidevano; due stelle solitarie che
lottavano per risplendere nell’oscuro splendore di astri luminosissimi, pronti
ad eclissarli con un minimo bagliore.
Sasuke sorrise amaramente:«Lei però, nonostante tutto, non ha mai tradito
la fiducia dei suoi amici…»
Vennero richiamati dalle urla di Naruto.
“MIZAR-ONE CHAN!ONE-CHAAAN!”(*”sorella maggiore”:termine formale con cui
ci si rivolge ad una ragazza più grande, in segno di rispetto, anche se non
intercorrono legami di parentela. Coi maschi si usa oni-chan,
ndMiz89)
La
biondina era sbucata fuori dal sentiero, correndo trafelata.
“Sei
in ritardo” puntualizzò Sasuke; Naruto abbracciò la ragazza.
“Ci
hai fatto preoccupare!!!!!!!”
“N-naruto…mi stai soffocando…lasciami…” cercò di protestare Mizar, che si
ritrovò anche con Sakura e Antares appese al collo.
“DOH!” (*stile
Homer Simpson)
“Ce
ne hai messo di tempo”
La
diciassettenne riuscì a liberarsi, e fissò il più piccolo degli Uchiha…Si
assomigliavano molto: il colore dei capelli, il taglio del viso, lo stesso tono
freddo, scostante e disinteressato, di superiorità.
“Ho
avuto qualche contrattempo” replicò Mizar, accennando ad un
mezzosorriso.
«No…meglio non dirgli che ho appena incontrato suo fratello.
Rammentandone il carattere, non riuscirei a tratenerlo dal fare qualche
cretinata; non posso rischiare di compromettere la missione. Riferirò la verità
a Sasuke una volta giunti a Konoha…dove spero di avere spiegazioni, perché
troppe cose non mi sono chiare»
“MIZAR!Ma insomma vuoi ascoltarmi?!” le urlò Shaula, scocciata per l’aver
ripetuto tre volte la medesima frase senza ricevere risposta.
“Sì,
sì…dicevi?”
“Ti
odio quando fai così!T’ho chiesto se hai avuto problemi coi ninja di
Iwa”
La
maggiore dei Koga scosse la testa:”No”
«Magari fossero stati loro il mio contrattempo…»
“Ma
allora perché sei arrivata in ritardo?” insistette Shaula, fulminata da
un’occhiata che troncava lì quella sorta d’interrogatorio.
“Ne
riparliamo al villaggio, ok?Ora, se non vi dispiace, proporrei di avviarci,
vorrei arrivare prima di sera…” concluse la diciassettenne.
«Non
sono affatto tranquilla» s’incamminò, seguita a ruota dagli altri.
Shaula si affiancò ad Antares:”Non me la racconta giusta…”; la rossa alzò
le spalle:”Hai avuto la mia stessa impressione, ma…se non ne parla ora, un
motivo ci sarà. Facciamo come ha detto, poi vedrai che ci dirà tutto” tuttavia,
la giovane Iga rimase pensierosa.
«Se
si comportà così, dev’essere accaduto qualcosa di grave…»
“Sasuke, avete il rotolo?” la udirono chiedere.
“Ovvio” rispose l’Uchiha.
“Avete avuto problemi?”
“No,
tutto liscio come l’olio. Una noia, alla faccia della missione di livello B”
ricominciò Naruto, ma Mizar non l’ascoltava più.
Da
quando erano partiti dal bivio, poco meno di due minuti prima, non aveva fatto
altro che avvertire la sgradevole sensazione d’essere spiata; qualcuno che, come
un’ombra, li seguiva…
«Tsuki no Kokoro!»; chiuse gli occhi, per poi riaprirli, accesi dal
potere della sua abilità innata. Le basto scrutare le fronde della foresta in
cui s’immergeva il sentiero, per trovarlo.
Si
fermò di colpo, bloccando con un cenno anche gli altri, che non
capirono.
“Ma
cosa…?” Naruto ammutolì; seguì lo sguardo di Mizar, gelido e guardingo, la mano
destra posata sull’elsa della spada che portava sulla schiena. Era come se,
d’improvviso, gli fosse stata strappata la capacità di parlare.
“Non
è possibile…non ci credo…”
Sakura si mise una manò sulla bocca:”Kami-sama” mormorò.
Quel
mantello, il coprifronte di Konoha sfregiato, quei lineamenti…nonostante lo
vedesse per la prima volta(*vi ricordo che, in pratica la storia di Kishimoto
arriva al 27, da lì in poi cambia, ndMiz89), non potè non riconoscerne la
somiglianza.
“Damn!Ancora tu!” imprecò la biondina, a denti stretti.
“Sei
testarda. Non impari mai la lezione, ragazzina? Replicò il mukenin.
“Mizar?” Antares guardo interrogativa l’amica: era lui il problema che
l’aveva ostacolata?
“No,
no, no…” Shaula era incredula, terrorizzata; girò la testa, voltandosi prima
verso la sorella, poi verso Sasuke.
«Oh
my…»
Occhi spenti, vuoti. Immobile, il respiro stesso mozzato, il cuore che
pare fermarsi. Attonito, stupefatto…Apatia…prima dell’esplosione.
“Tu”
Rabbia nella voce, una ferita mai curata, una vendetta che brama il suo
tributo.
“Hai
recuperato la tua squadra, Koga? Tanta gente interessante, per una missione così
semplice…” un tono gelido, che trapassa l’anima.
“Che
cosa…?” cominciò Mizar, ma si fermò subito, incapace di proseguire.
“TSK…Sakura Haruno, allieva di Tsunade e apprendista ninja medico; la
discendente del clan Iga, e le eredi della nobile casata dei Koga; Naruto
Uzumaki, custode di Kyubi no Youko, -spostò i suoi occhi diabolici sul biondino,
che si ritrasse, con un tremito- e…ci si rivede, Sasuke”
Il
quindicenne sentì il sangue ribollirgli nelle vene; un confronto di sguardi, due
sharingan completi…gli stessi occhi…ricodi e rabbie sopite che si destano…quanti
anni erano passati?
“Itachi”
Il
tempo di pronunciare quel nome odiato, che il ragazzino scattò, accumulando il
chakra nel braccio destro; farla finita, immediatamente, per non ricadere
nell’incubo.
Un
crepitio stridente, un lampo azzurro…
“CHIDORI!!”
Un
attacco sferrato con rabbia; prevedibile…ma non lo avrebbe evitato…
“Fermo!”
La
lucidità tornò di colpo: Mizar aveva agguantato Sasuke per il colletto della
maglia, trattenendolo. Indignato, il moretto si ribellò:”Ma che fai?!Lasciami
subito!!”
“No!” insistette la diciassettenne, afferrandogli il braccio.
Perché?Perché gli impediva di attaccare Itachi?
“Mizar, ma cosa…?!”
“Shaula, tieni quella bocca chiusa!”
Dubbi, troppi; Itachi avrebbe potuto ucciderli in qualsiasi momento, ma
non l’aveva fatto; avrebbe potuto catturare Naruto, il junchuuriki affidatogli
come preda da Akatsuki, senza che loro riuscissero ad opporsi; avrebbe potuto
schivare il colpo di Sasuke, se Mizar non l’avesse bloccato, ma non aveva dato
cenno di volersi spostare.
Presunzione smisurata?«No. Questo non è il comportamento di un assassino
spietato…»
“Calmati, Sasuke. Quanto a te, Itachi, chiariscimi solo una cosa: che
diamine vuoi da noi?”
Il
mukenin non riuscì a dissimulare un’ombra di sorpresa negli occhi.
“Che?!Mizar ma che cavolo dici?!Sei sotto un suo genjutsu!” esclamò
Naruto, recuperando il coraggio; le si avvicinò, facendo per scostarla dal
moretto.
“Baka, non dire idiozie!…”
Un
attimo di distrazione, sufficiente per lasciarlo agire; il minore degli Uchiha
si liberò con uno strattone, il Millefalchi attivo nella mano destra, lo
sharingan bruciante negli occhi, e il segno maledetto già esteso a buona parte
del viso.
“Dannato fratello, metterò la parola fine a questa
storia!KYAAAAAAA!”
“Accidenti a te Naruto!” Mizar scostò bruscamente il biondino, ma non
avrebbe mai fatto in tempo a fermare Sasuke…
“YAMÉ!”
SWISSSH!!!SBADAM!!!!!
Sbattè violentemente contro il tronco di un albero, prima di riuscire a
portare a segno l’attacco; immobilizzato a un passo dall’obbiettivo da tanto
agognato, legato da funi inclementi che gli impedivano ogni movimento,
incatenandolo alla pianta.
Mizar rifiatò: aveva riconosciuto quella voce.
«Per
fortuna…»
Due
figure si materializzarono in mezzo a quell’insolito campo di battaglia, in un
turbinio di foglie; Naruto accennò un sorrisino di sollievo, quando scorse
Kakashi e Jiraya: con loro, Itachi non avrebbe avuto speranze.
“PERCHÉ SENSEI?!” gridò Sasuke, furioso, mentre si dimenava, tentando
invano di liberarsi.
«Perché ancora una volta la mia vendetta viene
ostacolata?Maledizione!»
Kakashi lo fissò, grave:”Perdonami, ma non posso permetterti di attivare
il segno; metteresti in pericolo i tuoi compagni, oltre a te stesso”
“Ma
che diavolo vai dicendo?!” s’innervosì ancora di più il quindicenne; tuttavia,
tacque, dinanzi alle parole di Jiraya:”Avrai tempo per agire, se vorrai; ma
prima, dovrai ascoltarmi, perché la verità più crudele nessuno la conosce. È
tempo che tu sappia…le tue azioni di due anni fa, altro nn sono che il frutto di
una malevola macchinazione, di cui anche tuo fratello è vittima”
Sorpresa, sbigottimento. Un vortice d’emozioni che tutto travolge.
Rabbia. Dolore. Sentimenti soffocati, dopo quella notte; dopo che Itachi si
macchiò dello sterminio del proprio clan; dopo che assassinò i suoi stessi
genitori.
Mizar, come gli altri, non capiva…estranei spettatori di quella vicenda
che si apprestava ad essere chiarita.
Ascoltare…
“È
accaduto quasi un anno fa, dopo essere tornato a Konoha con Naruto” cominciò il
sennin nel silenzio più assoluto.
Il
mukenin scosse la testa:”Dovete per forza narrargli l’intera vicenda,
Jiraya-sama?”
Un
tono che colse di sorpresa i membri del gruppo sette: rispettoso; erano quelle
le parole di un uomo che aveva abbandonato gli ideali del proprio paese,
soffocando nel sangue la propria brama di potere?
“Sì,
è necessario. Per quanto vuoi continuare a nasconderti, Itachi?” ribattè Jiraya,
secco.
L’odio balenò negli occhi di Sasuke, il segno maledetto del morso di
Orochimaru che si propagò nuovamente sulla faccia e lungo il braccio
sinistro.
“VOI
GLI SIETE AMICO!LO TRATTATE COME SE NIENTE FOSSE!AVETE DIMENTICATO FORSE CIÒ CHE
HA FATTO?!” urlò, rosso di rabbia.
“Ora
calmati, Sasuke!” gli ordinò Kakashi, ma il giovane lo ignorò; immobilizzato
com’era, poteva solo farsi valere con le parole…
“A
VOI NON IMPORTA NULLA!DUE ANNI FA MI È STATO DETTO CHE RISPETTARE GLI IDEALI DEL
PROPRIO VILLAGGIO È IL DOVERE DI OGNI NINJA, MA DA QUANDO KONOHA TRATTA CON I
TRADITORI…CON GLI ASSASSINI?!”
Fissò Itachi con odio. Gli stessi occhi che si scrutano, due inferni a
confronto. Impassibile, come lo rammentava da quella notte di quasi sette anni
prima.
“Sarai libero di poter dire ciò che vuoi, ma prima, per favore,
ascoltami” disse stancamente Jiraya.
Sasuke fece per ribattere, ma aprì e chiuse bocca senza emettere alcun
suono: enorme era la rabbia dentro di lui, a tal punto da offuscargli qualsiasi
gesto razionale; anche gli altri erano ammutoliti.
“Come dicevo, circa un anno fa, dopo aver ultimato l’allenamento di
Naruto, ripresi le mie ricerche su Akatsuki e sui suoi componenti; fu proprio
durante una missione, in cui ero affiancato dal qui presente Kakashi e da Gai
Maito, che mi trovai a dover affrontare Itachi. Tuttavia, l’impresa ardua
assunse risvolti inaspettati…
(Flash Back)
Pioveva a dirotto.
Il
cielo nero, oscurato da dense nubi, era rischiarato di tanto in tanto dal
balenare sinistro di un lampo.
Il
cupo brontolio dei tuoni si diffondeva nella stretta valle come un eco di
antiche battaglie…tamburi di guerra…
Jiraya si passò una mano sul viso bagnato, scostando i capelli
fradici.
«E
pensare che potrei essere in pensione come un anziano qualunque…»
Ma
lui non era un semplice cinquantenne ormai sulla soglia della mezz’età; oltre
all’aspetto giovanile, alla sua passione per le donne ed il sakè, conservava
ancora integra la forza smisurata per cui, appena bambino, aveva meritato il
titolo di “Sennin”, uno dei tre ninja leggendari.
Quella volta, ne era certo, avrebbe dovuto fa ricorso a tutte le abilità
tattiche apprese in mezzosecolo di vita, per contrastare la potenza indiscussa
dell’erede di una delle casate più antiche di Konoha.
“Ci
si rivede, Itachi Uchiha”
Il
diciottenne, ormai uomo fatto, recava sul volto un’espressione gelida, fiera,
come un guerriero esperto di mille e più battaglie, nonostante fosse appena un
adolescente; lo sharingan scarlatto pareva fendere quell’oscurità, come gli
occhi dei felini.
«Tolto Orochimaru, questo ragazzo è il peggiore degli
avversari…»
“Nobile Jiraya-sama, sono spiacente, ma non posso lasciarvi proseguire
oltre”
Il
sennin sorrise:”Forse perché sono troppo vicino a scovare il vostro
nascondiglio?È questo il timore di Akatsuki?”
“…”
“Arrenditi Itachi, siamo tre contro uno: non hai speranze, stavolta!”
esclamò Kakashi, alzando la maschera da anbu, fissando quello che, in passato,
era stato suo compagno nella squadra speciale; Jiraya lo fermò, facendogli cenno
di non muoversi:”Non è un avversario alla tua portata; anche tu Gai, non
intervenire, finchè non lo dirò esplicitamente”
“Ma
sensei…”
“Kakashi, ho detto no; lo affronterò io”
«Sono l’unico che ha qualche speranza contro i suoi genjutsu»
Impassibile, privo d’emozioni.
Itachi congiunse le mani, muovendole così velocemente da rendere
difficile individuarne gli spostamenti.
“Katon: karyuu endan!”
(*tecnica di fuoco:fiato ardente del drago!-è un jutsu proprio del clan
Uchiha che, cm già detto, padroneggia alcuni dei Katon più potenti,
ndMiz89)
Jiraya evitò il colpo devastante scansandosi appena in tempo per non
esserne travolto; fece apparire l’norme rotolo che portava sempre con sé,
dipiegandolo:”Kuchiyose no Jutsu!” (*tecnica del richiamo)
Gamabunta, l’immenso rospone con cui aveva stretto alleanza, si
materializzò nello spiazzo desolato.
Un
velo di sorpresa calò sugli occhi del mukenin che, tuttavia, non
fiatò.
«È un mostro di freddezza! Per certi versi, mi ricorda Orochimaru.
In effetti, sono stati per diverso tempo nella medesima organizzazione…” (fine flash
back)
“Come?Anche Orochimaru faceva parte di Akatsuki?” chiese Naruto,
stupito.
“Sì,
ma l’ha lasciata tempo fa. Tornando a noi…”
Jiraya riprese la narrazione.
(Flash back)
La
battaglia infiammava, sotto la pioggia incessante.
Itachi non era avversario da poco, ma Jiraya non si lasciava mettere in
difficoltà; non a caso portava il titolo di ninja leggendario; la sua esperienza
strategica giocava un ruolo fondamentale: sul lungo andare, il chakra
dell’Uchiha, per quanto enorme, si era ridotto parecchio, consumato dai continui
genjutsu e ninjutsu. Anche lo sharingan si era rivelato un arma a doppio taglio:
non avrebbe retto ancora a lungo.
“Mangekyou
Sharingan!” (*sharingan ipnotico)
Il
mukenin decise di rischiare il tutto per tutto: la più potente delle unioni tra
doujutsu e genjutsu, vanto dei ninja d’élite degli Uchiha, contro le tecniche
leggendarie del sennin…una battaglia tra titani.
Doveva, per prima cosa, liberarsi di Gamabunta; e sapeva già come fare:
le normali tecniche di fuoco non avrebbero avuto effetto…così, come due anni
prima, concentrò il chakra nel braccio destro. Fiamme nere come la
pece…
«Tsk, ciò in cui speravo…in questo non è diverso dagli altri suoi
coetanei: il credersi superiore a tutto e tutti porta a compiere tali
errori»
“Katon:Amaterasu!” (*e qui, per questa tecnica, potrei parlare x
anni:nessuno ha mai vistoIta-kun eseguirla, si sa solo che è una tecnica di
fuoco, probabilmente derivata dall’acquisizione del Mangekyou Sharingan. A
differenza degli altri katon, è costituita da un fuoco nero che non può essere
spento, ma soltanto sigillato…di che preoccuparsi!ndMizar)
Le
fiamme nere avvolsero il rospone, che scomparve con un ruggito in una nube di
vapore.
«Fuori uno. E ora…»
“RASENGAN!”
La
tecnica di Jiraya lo investì in pieno, ad altezza della spalla sinistra; solo un
riflesso fulmineo gli impedì che gli trapassasse il cuore. Cadde riverso a
terra, tossendo sangue: il polmone era lesionato, la clavicola
fratturata.
Sconfitto, da una persona che non fosse suo fratello.
La
vista gli si offuscò, ma riuscì ad intravedere la figura del sennin accanto a
sé.
“Finiscimi: sono un mukenin, ma sono anche stato un anbu. Conosco il mio
destino” la voce debole, ma ancora glaciale.
«Un
mostro di freddezza»
Sopraggiunsero Kakashi e Gau, che si sfilarono le maschere tipiche della
squadra speciale.
“Lo
avete sconfitto!”
Jiraya li zittì con un’occhiata truce. Loro non avevano visto, non
avevano capito nulla.
“Hai
combattuto con onore, Itachi; ma non sono stupido. Perché ti sei lasciato
colpire volontariamente, ora?”
“Non…ho fatto…proprio niente” replicò l’altro, sputando ancora sangue;
respirava a fatica, e un dolore lancinante pareva incendiargli il
petto.
«La
fine che merito. La morte di un traditore…»
Una
fitta al cuore, che cominciava a collassare, lo fece contorcere con un gemito,
una smorfia di dolore sul viso che, improvvisamente, lo rese più
umano.
“Uccidetemi” riuscì a dire, con un briciolo della vecchia
impassibilità.
“Finiscila di dire idiozie!Nemmeno il più vile dei miei nemici lascerei
morire così!” ribattè il sennin, scostandogli il colletto del mantello di
Akatsuki, zuppa di sangue.
“Saranno Konoha e l’Hokage a decidere di te: io devo solo condurti da
loro…”
Tacque improvvisamente; non poteva essere…
Eppure, non aveva visto male: tre piccoli segni, disposti a formare uno
strano fiore, alla base sinistra del collo.
Identico a quello di Anko Mitarashi; uguale a quello di Sasuke Uchiha.
Com’era possibile?
“Itachi, questo segno…è il marchio di Orochimaru”
“Che?!” Kakashi s’inginocchiò al suo fianco, incredulo.
“È
dello stesso tipo di quello del fratello” commentò Jiraya.
“Hai, sensei, ma è sbiadito, quasi cicatrizzato; non è stato attivato da
almeno cinque anni…”
Itachi tossì:”Sette anni”
“Come?!”
Vi
fu silenzio per un istante, rotto solo dal rumore della piogga, mentre la verità
compariva da se, terribile e crudele; i tasselli di un puzzle oscuro che vengono
ricomposti…una realtà fatta di sangue…
“Tu…quella notte…”
“Sono stato io. E non ho scusanti: io mi sono macchiato di quella
colpa”
Jiraya lo redarguì:”Sta zitto. Più parli, più perdi sangue!”
“Ma,
nobile sennin, io non capisco…” intervenne Gai, che fissava la scena, con aria
interrogativa.
“Io
sì invece…da quanto tempo Orochimaru ti aveva sotto il suo controllo? Ma
certo…dopo la tua nomina ad anbu…durante una di quelle missioni speciali vicino
al villaggio di Oto(*Villaggio del Suono, qll fondato da Orochimaru)…L’hai
affrontato…e sei stato marchiato”
“Non…dite altro…” Itachi cercò di alzarsi, ma ogni sforzo compiuto gli
provocava solo più danni.
“Marchiandoti ti ha designato come la sua vittima prescelta per la
tecnica proibita della sostituzione dell’anima…un corpo forte, e i poteri del
ninja più brillante del villaggio, figlio di una delle casate più antiche…un
occasione che quel bastardo non si è lasciato sfuggire”
“Per
favore…non continuate…” un tono supplice.
Ricordi dolorosi dietro una maschera di gelo andata in frantumi; l’essere
consapevole d’aver agito sotto il controllo di qualcun altro. Prima Shisui…poi i
genitori, e gli altri mebri del clan Uchiha…li aveva uccisi con le proprie mani,
senza riuscire ad opporsi. Recidere ogni legame con Konoha, per diventare
potente ed invincibile: un corpo perfetto in cui rincarnarsi.
«Gesto degno di quel bastardo di Orochimaru»
“Quella volta…non fosti tu ad uccidere, Itachi”
(fine flash
back)
“IO
NON CI CREDO!”
Sasuke interruppe nuovamente Jiraya; era assurdo, si rifiutava di
prestare ascolto a quella bugia costruita ad arte.
Naruto taceva, dubbioso: dare retta al compagno, o fidarsi del suo
sensei? Però, Itachi aveva cercato di catturarlo…
“Non
ci credo! Bella storia, ma mi rifiuto anche solo di prenderla per
vera!”
“Suvvia Sasuke, sii ragionevole…” iniziò Kakashi, ma il quindicenne urlò
ancora più forte:”DANNATO FRATELLO, ADESSO, DOPO TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO,
CERCHI DI REDIMERTI E PRETENDI PURE CHE TI DIA RETTA?!”; la prima vera frase
diretta a Itachi.
“Sasuke, non ti sto mentendo” disse severo il sennin. «Insomma Itachi
vuole dirgli qualcosa o no?!»
“Non
voglio sentire altro!A Konoha importa solo del proprio tornaconto
personale!”
SCIAFF!
Uno
schiaffò lo centrò sulla guancia destra, violento, preciso nello scopo di
metterlo a tacere.
“Adesso smettila”
“EH?!” attonito fissò gli occhi azzurro ghiaccio di Mizar.
“Mi
hai rotto. Ma hai ascoltato quello che ha detto Jiraya, o cosa?”
Per
il ragazzino fu troppo:”MA COSA VUOI SAPERNE TU?!SEI APPENA ARRIVATA, CON CHE
DIRITTO TI PERMETTI DI DIRMI COSA PENSARE!!?”
“Diritto?No, razza di moccioso che sa solo fare i capricci e piangersi
addosso, non sto parlando di diritto. Tu piuttosto, mi pare di rammentare che,
nonostante te ne sia andato dal villaggio con la ferma intenzione di seguire
Orochimaru, abbia avuto la tua seconda possibilità!” gli rispose secca la
ragazza.
“TU
NON CAPISCI!HA UCCISO LA MIA FAMGLIA!”
“La
TUA famiglia?Baka, ti ricordo che lui è tuo fratello! Orochimaru si è servito di
lui –fissò per un istante Itachi- alla pari di come ha fatto con te! Anche lui
porta una maledizione, alla pari di te, perché non penso proprio che Jiraya si
metta a inventarsi storie da darti a bere, ma sei tu che con tutta sta’ scenata
stai passando per ottuso e cretino! Allo stesso modo di come tu hai avuto
un’occasione in più per riscattarti, anche lui, confidando nelle parole del
nobile Jiraya, ne merita una!”
“MIZAR, ADESSO BASTA, STAI ESAGERANDO!” Shaula s’intromise, strattonando
la sorella per un braccio; due sguardi che si scontrano:”Sta zitta, o ti ritrovi
appesa all’albero a fargli compagnia!”
“NON
HAI IL DIRITTO D’INTROMETTERTI IN UNA QUESTIONE CHE NON T’APPARTIENE! TU NON SAI
NEMMENO CHE SIGNIFICHI, PERDERE TUTTO!”
Un
lampo. Ricordi lontani…Mizar socchiuse gli occhi, lo Tsuki no Kokoro che
brillava minaccioso.
“Smettetela”
La
voce d’Itachi…come un tuono che rimbomba nel cielo, risuonò dura, riportando il
silenzio.
“Liberi di crederci o no, a me non importa. Sono sopravvissuto finora
consapevole di ciò, e senza aver bisogno della vostra compassione: non chiedo
pietà, non voglio pietà da voi. Quello che ho fatto è innegabile…”
“Non
ricominciare con quella storia…” l’interruppe Kakashi, ma il maggiore degli
Uchiha proseguì, ignorandolo:”Tuttavia, se con la mia vita posso riscattare le
mie azioni, mettendomi al servizio di Konoha, io lo farò”
“Cosa vuol dire?” chiese Sakura, sospettosa, il kunai ancora stretto
nella mano.
Kakashi glielo spiegò:”Itachi ha ripreso da alcuni mesi il suo incarico
di anbu, anche se sono in pochi a saperlo, ed è il nostro punto di riferimento
per controllare Akatsuki”
“Da
traditore sei tornato ad essere una figura vitale per il villaggio, fratello”
commentò sprezzante Sasuke.
“Finiscila per una buona volta” stavolta fu Naruto a redarguirlo. “Non
posso scordare che ha tentato di catturarmi, ma se il sensei gli crede, io farò
altrettanto: Mizar ha ragione. Tutti meritano una seconda possibilità” aggiunse
il biondino, rinfoderando il kunai.
“Concordo con Naruto” fece Sakura, mostrandosi più tranquilla.
Antares sorrise, annuendo; anche Sasuke, non trovando più nulla su cui
ribattere, si decise a tenere la bocca chiusa.
Finalmente l’atmosfera parve rilassarsi.
Kakashi liberò il ragazzino dalle funi: l’Uchiha barcollò per un attimo,
ma si ricompose immediatamente; scrutò il fratello con occhi fieri: odio?
Disprezzo? Sfiducia? Nessuno seppe dirlo.
“Jiraya-sama, ora che ci siete voi a riaccompagnarli a Konoha, io torno
alla mia mssione” disse Itachi, volgendosi per ritornare nella foresta; poi si
fermò un istante:”Ah, Koga…”
Mizar seppe che si stava rivolgendo a lei.
“Che
vuoi?”
“La
prossima volta, vedi di non farti venire altre idee avventate, testa
calda”
“Uh,
sono restia ad imparare la lezione…te lo dissi la prima volta, quando giunsi a
Konoha”
“TSK…Konoha Rempu” Itachi scomparve in un turbinio di foglie.
«Kakashi aveva ragione: è una persona interessante. Chissà quando l’ha
capito, che fui io a catturarla, quella volta…ci sarà di che divertirsi…ci si
vede, neo prescelta»
“Allora, vogliamo muoverci?”
La
voce di Jiraya richiamò perentoria Naruto e Mizar, rimasti indietro, il primo
intento a disperarsi per l’appena appresa notizia di dover attendere fino a
tarda sera prima di un pasto inteso alla sua maniera, la seconda assorta nei
suoi pensieri.
“Ma
senseeeeeeeiiii…AUCH!” protestò disperato il biondino, ricevendo una librata in
testa da Kakashi.
“Ancora che leggi quel libro da depravati scritto da un autore ancora più
depravato??Sensei, sei un pervertito!”
Stavolta il cazzotto lo prese da Jiraya:”Non osare offendere i capolavori
altrui, marmocchio!”
Shaula si avvicinò a Sasuke:”Tutto bene?”
Lui
la fissò, con il suo sguardo intenso, dentro al quale per un attimo alla
ragazzina parve di smarrirsi.
“Più
o meno…mi ci vorrà un po’, per riprendermi…” rispose il ragazzo,
malinconico.
«Si
dice che solo il tempo possa guarire le antiche ferite…e che l’orgoglio ci metta
un po’ prima di ritirarsi su…»
“Mi
dispiace…ma è in questi momenti che ci si rende conto di quanto sia bello avere
degli amici pronti a risollevarci il morale” mormorò Shaula, con un sorriso;
Sasuke si guardò attorno: Naruto inseguito da un Jiraya a dir poco furibondo;
Sakura e Antares che chiacchieravano, la rossa che ogni tanto lanciava qualche
occhiatina al bel jonin assorto nella lettura dell’ultima fatica di Jiraya,
sempre tratto dalla serie “Pomiciata”…e Mizar, persa in chissà quali pensieri,
mentre mormorava a bassa voce delle parole in una lingua sconosciuta.
**The more you
know, the less you feel
some pray for
other steal:
blessings are
not for the just who kneel,
luckily**
Una
bella canzone, anche se non ne capiva le parole; si girò, il viso illuminato
dalla luce piena del sole, ora che la foresta andava diradandosi: il paesaggio
aperto e verdeggiante del paese del Fuoco che si estendeva oltre
l’orizzonte.
“Hai
ragione, Shaula”
Ecco, forse una cosa per cui sentirsi fortunato l’aveva trovata: lui, a
differenza d’Itachi, poteva contare sull’affetto degli amici.
«Percorriamo lo stesso sentiero buio, fratello…ma io non avanzo nelle
tenebre da solo»
Fine
chappy
Allora?Piaciuto?Uno schifo?Non so, ditemi voi!
Io
penso che Itachi non abbia agito solo x una questione di potere...forse la
storia del marchio Kishimoto non la metterà mai, ma è per questo ke esistono le
fiction, anke x far esprimere i pareri dei lettori! E Mizar, come vi è sembrata?
E
Sasuke!Cielo, fossi stata Mizar(ma io sn mizar…intendevo la bella koga), l’avrei
preso a pugni…
E ql
figo di mukenin ke farà ora?
Mah,
mistero…
Vi
premetto ke di colpi di scena…urka se ce ne saranno!
Orochimaru ke deve essere ammazzato, deve morire, deve soffrire il
bastardo…
E,
naturalmente, non scordiamoci Akatsuki…
MUAHAHAH
Baci
e commenti!
Mizar89
PS:
CMQ SEMPRE E SOLO AKATSUKI FOREVER!!!!!
PPS:
Piaciuti i colori della pagina?Li ho fatti pensando ai colori di Akatsuki, poi
ho raggiunto una conclusione: non si è visto che sn milanista, vero???
^_^'''
|
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Capitolo 16 *** 16*: AFRAID ***
raga
Capitolo 16:
Afraid
Si dice che solo il tempo possa aiutare a far
guarire le vecchie ferite, e a far adattare una persona ad un improvviso
cambiamento.
«Idiozie»
Parole futili, pronunciate da chi della vita non ha
capito un bel niente.
Da chi non ha mai sofferto, da chi…non ha mai
dovuto regolare i conti col proprio passato.
False parole consolatorie, buttate lì, come una
scusa qualsiasi, da persone a cui, sinceramente, di te non gliene importa
affatto.
Loro non c’erano…
Loro non hanno visto…
Cosa si prova, quando il tuo piccolo universo
felice improvvisamente collassa su sé stesso, per colpa di qualcuno che
condivideva con te quello stesso mondo sereno?
Nessuno lo sa; però, è facile sputare sentenze,
credendo di sapere tutto di tutti, neanche fossero stati lì, ad assistere in
prima fila alla messa in scena di quella tragedia che degenerava
inesorabilmente, giorno dopo giorno, fino al catastrofico atto
finale…
Prima che il sipario calasse ad adombrare ciò che
un tempo era stato il clan più nobile di Konoha.
Bisogna provarlo sulla propria pelle, quando ti
ritrovi a dover lottare per la vita…quell’esistenza d’inferno a cui sei stato
condannato, senza una colpa, senza un perché.
Un vendicatore…ecco ciòche si diviene, quando
arrivi a gettare al vento ogni legame con le persone care, con gli amici…quegli
affetti che tuo fratello non è riuscito a strapparti.
Vendicare l’onta di un affronto che ha finito col
dannarti l’anima, e uccidere ad ogni costo quel bastardo che l’ha causata;
infischiandosene della morale, degli affetti, della vita
stessa…
Vivere come un miserabile, al diavolo l’onore e
l’orgoglio, anzi: essere disposti a tutto pur di divenire più
forti.
«Il fine giustifica i mezzi»
E allora, conterà solo il sangue del nemico che macchierà
la tua spada, dichiarandoti vincitore assoluto…anche se quel sangue è il
medesimo che scorre nelle tue vene…anche se quel nemico che hai giurato di
uccidere, è il fratello che ti ha visto nascere…
“SASUKE-KUN!!!”
La voce di Sakura ruppe il silenzio di quella mattinata
tersa, lì al solito punto di ritrovo del vecchio gruppo sette, nonostante non
fossero più gli sprovveduti cadetti dell’Accademia Ninja…le abitudini non
cambiano mai.
“Ohayoo, Sakura”(*buongiorno) replicò il ragazzo dai
capelli scuri, notando che, per chissà quale miracolo, la ragazza dai capelli
rosa avesse smesso, da un po’ di tempo a questa parte, di tentare di
abbracciarlo…che la cotta madornale fosse finalmente
passata?
“Ehi baka! Preparati, perché oggi ti
sconfiggerò!!!”
La stessa frase, come tutte le mattine, da quando erano
diventati genin…anzi no, da quando avevano varcato la soglia dell’Accademia per
la prima volta!
“Mpf…Naruto…Stai sempre a fare casino” commentò l’Uchiha,
voltandosi a guardare il quindicenne biondo, appeso a testa in giù dal ramo di
un albero, reggendosi con la sola forza del chakra accumulato sulla pianta dei
piedi.
Tre compagni di squadra da tre anni ormai, e tre
amici.
Sì, perché era così che li considerava ora, dopo il periodo
oscuro che l’aveva portato a tradire Konoha e i suoi principi, per seguire
Orochimaru…
Il sennin maledetto, colui che aveva ucciso il terzo
Hokage, che gli aveva impresso il marchio sul collo…
Il regista irrivelato dietro alla strage del Clan
Uchiha.
Erano stati tre giorni strani, quelli appena trascorsi dopo
il rientro dalla loro prima missione come chunin. Un discreto livello B, che
aveva finito col rasentare il grado S! Roba che chiunque uscitone vivo avrebbe
raccontato ad amici, parentado, conoscenti e sconosciuti…ma lì era diverso:
narrare la vicenda avrebbe significato ammettere che anche suo fratello era
innocente, vittima di una diabolica macchinazione.
E questo, lui, Sasuke, non poteva
accettarlo.
«No»
Quanto può far male la verità, sbattuta in faccia con la
violenza di uno schiaffo?
Credere o non credere?No, non si trattava più di quello, la
sua scelte l’aveva compiuta già tre giorni prima, trattenuto a viva forza dal
non scagliarsi su Itachi, quando aveva annuito, in un tacito assenso: la verità
era innegabile…ma era ben altra cosa ammettere che non era stato solo un incubo,
che non era stata né un’illusione, né un sogno…
“Ammettere, o non ammettere, che Itachi era vittima alla
pari di come lo era lui?”
Dilemma amletico; poiché sapeva bene che il passo
successivo sarebbe stato il perdono.
No.
Mai.
«Piuttosto la morte»
Perché, ancora una volta, si era dimostrato nuovamente
simile a quel maledettissimo fratello…nel bene o nel male, entrambi erano e
restavano le due facce di una stessa medaglia.
“Ohayoo, Sasuke…” una voce sommessa alle sue spalle: un
raggio di sole che fendeva l’oscurità notturna del suo cuore; non potè non
trattenere un sorriso, voltandosi ed incrociando le iridi cerulee di
Shaula.
“Ogenki desuka?” (*come va?) chiese la
giovane.
“Hai genki ni shiteimasu”(*bene, grazie) rispose il
ragazzo, prima di aggiungere:“Ehi, siete arrivate in orario stamattina”; la mora
ridacchiò:”Ormai non ci perdiamo più…per lo meno, arrivare fin qui non è un
problema…ma se dovessi chiedermi di andare in biblioteca, o chissà dove…finirei
per ritrovarmi a Suna…”
Sasuke inarcò le labbra di nuovo: negli ultimi tempi, erano
stati rari i momenti in cui aveva potuto concedersi il lusso di essere
allegro…al ripensare agli avvenimenti dei giorni passati, tuttavia, il suo volto
si rabbuiò.
Shaula se ne accorse:”Nani desu? Yoku narimashitaka?” (*Che
cos’hai?Sicuro di sentirti bene?)
“Hai…maamaa desu…”(*sì…così così…)
Mormorò il giovane Uchiha, quasi si vergognasse a mostrarsi
in quello stato di confusione, dove non capiva più nulla dei suoi sentimenti,
dove non sapeva più come agire…
“Ciao a tutti…Naruto non
abbracciarmi!!!”
Mizar si era ritrovata abbracciata dal biondino che, a
quanto pareva, aveva il vizio di abbracciare tutti; tra le risate di Sakura,
Antares, Shaula, Naruto e le proteste della jonin, Sasuke la fissò per
un’istante, scrutandola con quegli occhi d’ebano che parevano privi
d’espressione: e per un attimo, alla diciassettenne parve d’essere tornata
faccia a faccia con lo sharingan d’Itachi.
Apatici, privi d’espressione, di pathos…impassibili, come
delle statue di marmo.
“Ciao, Sasuke” fece lei, dopo qualche istante di confronto
visivo; lui rispose con un minimo cenno del capo.
Da tre giorni a quella parte, aveva ridotto al minimo ogni
forma di dialogo con la maggiore delle Koga; lo schiaffo ricevuto bruciava
ancora sulla sua guancia, quasi fosse marchiato a fuoco.
Non aveva dimenticato le parole taglienti che la ragazza
gli aveva rivolto, dinanzi a tutti…e non era la vergogna di quel rimprovero a
fargli ribollire il sangue…bensì il come quella dannata gli avesse rinfacciato
del tradimento con Orochimaru, lì, dinanzi a tutti…
Dinanzi ad Itachi.
«Ancora neghi l’evidenza, Sasuke?» sibilò una vocina
malevola dentro di lui.
Lo aveva umiliato, aveva dimostrato che era solo un
ragazzino ottuso ed ostinato che davanti alla verità scritta nero su bianco si
aggrappava a motivazioni fragili…per non ammettere che stava quasi per mettersi
al servizio di colui che era stato l’artefice di tutta quella trama fitta di
intrighi…come sarebbe andata a finire, se Naruto, Sakura, Kakashi e gli altri
non lo avessero fermato prima di commettere quella pazzia?Avrebbe ucciso davvero
Itachi?Od Orochimaru gli avrebbe strappato corpo e poteri senza lasciarlo
agire?
Domande, quesiti irrisolti che lo tormentavano…un vortice
di sensazioni che lo confondevano…
Odio, verso Orochimaru.
Verso Itachi…
«Se eri certo di essere innocente, fratello, perché non hai
mai fatto nulla per discolparti?»
Un tormento infinito…
Non rammentava che la barriera più grande che impedisce la
redenzione, è il confronto con sé stessi…
“ALLORA, VOGLIAMO COMINCIARE AD ALLENARCI?!” strepitò
Naruto, impaziente.
“Ma non ti stanchi mai?!” lo fulminò
Sakura.
“Se sei pigra non posso farci niente!” rimbeccò il ragazzo
della volpe a nove code, con un ghigno.
“NARUTOOOOOOOOOOO!”
Il biondino scappò via, inseguito dalla kunoichi,
seriamente motivata nei suoi intenti omicidi; quanto si divertiva a stuzzicarla!
Per giunta, non c’era una volta che lei non abboccasse.
“Allora, sei già stanca?O ti sei rotta un’unghia delle tue
manine delicate?O ti sei spiegazzata il kimono?”
“FERMATI
SUBITO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Ah no, quello mai: mai finire sotto le mani di Sakura
quando era fuori di sé, lo avrebbe disintegrato a suon di pugni, lo aveva già
sperimentato con la vecchia Tsunade, non ci teneva a finire in ospedale di
nuovo!
Il biondino saltava agilissimo qua e là, correndo sopra
l’acqua del Naka, in cima agli alberi, costantemente tallonato dalla ragazza,
che non demordeva, decisa a suonargliele di sacrosanta
ragione.
Naruto sorrise malinconico, pensando tra sé:”Se questo è
l’unico modo per avere un po’ della sua attenzione…”
“Allora Sakura-chan, non ce la fai più?L’avevo detto che
eri fuori allenamento!”
“SPERO TU ABBIA FATTO TESTAMENTO, PERCHÉ HAI I MINUTI
CONTATI!!!”
Antares scosse la testa, sospirando:”Eh, quei due non me la
contano giusta…”
“Dici?Naaaa…Naruto non mi pare il tipo di Sakura, lo sai”
commentò Shaula.
“Boh, secondo me invece lei già da un bel po’ punta a
lui…”
«Non se la prenderebbe così tanto, se avesse occhi solo per
Sasuke»
La più piccola dei Koga, quasi le avesse letto nel
pensiero, s’illuminò:”Davvero??Credi che…”
Divenne rossa come un pomodoro, e la ragazza di Iga
ghignò:”Uhuh, guarda guarda…abbiamo dei reconditi fini…”
Shaula si sentì morire:”N-no…n-non è
vero!”
“Insomma gente, ci decidiamo a fare qualcosa, o avete
intenzione di mettere radici?” sbottò Mizar, scuotendo la testa in direzione dei
due piccioncini.
La minore dei Koga sbuffò: “Ma dai, per una volta che
Kakashi proprio non c’è, non potremmo fare uno strappo alla regola, e
riposarci?”
“Guarda che, indipendentemente dal fatto che Kakashi ci sia
o meno, dato che è in missione, ormai siamo abbastanza forti e capaci per
poterci allenare senza un maestro che ci stia dietro!” replicò la
biondina.
“E chi ci dice cosa fare, tu?Non farmi
ridere!”
“Ah, fa quello che ti pare!Non vuoi allenarti?Pace. Ma se
in una missione ti cacci nei guai, non contare su di me!” la rimbeccò Mizar,
voltandole le spalle.
“But I tell you a thing, little sister…walking on this way,
you will never respect your promise” aggiunse poi, in quello che fu meno di un
sussurro, incomprensibile a tutti, se non alla diretta
interessata.
«Liberi di scegliere: persino Sasuke, che fa parte di
questo mondo, non ha ancora inteso quanto l’essere ninja sia tutto fuorchè un
gioco. E dove la minima superiorità conoscitiva, tecnica o fisica può far la
differenza tra la vita e la morte»
Il giovane Uchiha distolse lo sguardo dalla diciassettenne
che aveva cominciato ad esercitarsi con una serie di calci piazzati contro un
fantoccio, e si rivolse a Shaula:”Dimmi solo come fai a sopportarla!Dimmelo,
perché io sinceramente non ci riesco!”
La moretta sospirò, restando silenziosa; Mizar aveva
ragione: se voleva avere anche una sola speranza di cavarsela, e di non apparire
inutile, doveva rimboccarsi le maniche, e dimostrare le sue
qualità.
No, non avrebbe permesso a sua sorella di sminuirla dinanzi
a Sasuke. Mai.
Si voltò, sorridendo al ragazzo:”è mia sorella, che vuoi
farci…me la devo tenere così com’è…ma ha detto la verità, ho una promessa da
rispettare, e non voglio che mi si definisca una spergiura!”
Con un ultimo cenno della testa, lasciò il quindicenne,
dirigendosi verso il centro del campo d’allenamento.
“EHI, MIZAR!SE DALL’ALTO DEL TUO ESSERE JONIN NON TI CAUSA
TROPPO DISONORE L’ACCETTARE LA SFIDA DI UN CHUNIN, VOLTATI E COMBATTI!” esclamò,
con voce nitida e sicura.
La biondina si girò, gli occhi socchiusi in due fessure:”È
una sfida, sorellina?”
“Chiamalo un regolamento di idee, suona
meglio”
“Interessante”
La ragazza di Iga rise, guadagnandosi un’occhiata perplessa
di Sasuke.
“Ci sarà di che divertirsi” fece la
rossa.
“A che proposito?Non ti seguo…”
“Capirai tra poco: un ‘Koga Sisters’ Match’ è un evento da
non perdere…una leggenda, ai tempi del dojo”
“Nani?” (*Cosa?)
“Allora, sei troppo orgogliosa per batterti, o hai
paura?”
Mizar scosse la testa, sprezzante:”Ti piacerebbe,
vero?Vorrei accontentare le tue aspettative, ritirarmi e magari concederti la
vittoria a tavolino, ma perché perdere l’occasione di misurarmi con un
avversario che possiede le mie medesime cognizioni
marziali?”
Shaula la fissò: sua sorella che la considerava come
pari?
«Avrà preso un’insolazione…»
“Coraggio sorellina, vediamo di cosa sei capace!” esclamò
la diciassettenne, raccogliendosi i capelli in una coda alta, e scostandosi i
ciuffi del taglio scalato dal viso.
“Non credo riderai ancora per molto!Antares, al tuo via!”
replicò secca la quindicenne, sistemandosi il coprifronte come una fascia, e
facendo un cenno all’amica al bordo di quel tatami immaginario fatto di terra e
sterpaglia; la rossa sorrise, appoggiandosi ad uno dei tre pali conficcati nel
terreno e fungenti da colpitori.
“Non fatevi troppo male, ok?”
“Sì mammina ”, le fece il verso
Shaula, scendendo in posizione di guardia, con le gambe flesse e i pugni alzati
davanti alla faccia, come un felino in agguato; al contrario, Mizar rimase
praticamente in piedi, appena voltata di fianco, le braccia posizionate a creare
una guardia scorciata: una difesa ostica, se si fosse trattato di una gara in
cui l’obbiettivo era piazzare più tecniche possibili per avere il maggior numero
di punti.
«Ma qui non si combatte per una medaglia!» si rammentò Shaula, con un
piccolo ghigno dinnanzi all’immane leggerezza della sorella.
«Te la faccio rimangiare subito, quella tua dannatissima
sicurezza!»
Antares fece loro segno di prepararsi…
“A JIMÈ!!!” (*cominciate!)
Se Sasuke si era figurato una scazzottata violenta, dove
tutte e due le ragazze non avrebbero messo in piedi niente di meglio che una
baruffa disordinata, ebbene si era sbagliato.
Una situazione di stallo, dove si poteva quasi percepire il
fremito di un battito di ciglia, od il fruscio della stoffa dei kimono nell’aria
immobile in cui ogni minimo sussurro diveniva un suono chiaro e tangibile…Il
gorgogliare allegro del Naka poco distante, lo spirare del vento tra le strette
gole nelle montagne del Paese del Fuoco prima di scendere giù nella vallata,
lieve brezza che spazzava il cielo terso sopra Konoha.
Secondi che fluivano con lentezza esasperante, come la
quiete fittizia che preannuncia la tempesta…
“KYAAAH!!!!!!”
Un urlo di battaglia a infrangere il silenzio; era stata
Shaula a prendere l’iniziativa, ponendo fine a quello studio reciproco
dell’avversario. Tre passi di corsa, per annullare la distanza, per poi lasciar
partire un violento calcio circolare, mirato al viso; Mizar reagì in simultanea,
parando con la medesima tecnica speculare, anziché utilizzare le braccia per
deviare la tecnica, come sarebbe stato più consono.
L’imprevedibilità del ninja, e la creatività di un’eterna
ribelle: mai attenersi alle regole. Ma, come si dice…la miglior difesa è
l’attacco…
Tuttavia, esattamente un istante prima che i due
mawashigeri jodan(*calcio circolare alto, che mira alla faccia,>tecnica di
Karate) cozzassero fra loro, la biondina fu lesta a piegare la gamba, cosicchè
la povera Shaula andò ad urtare in piena tibia contro il ginocchio della
sorella!Non ebbe il tempo di percepire il dolore lancinante, che si sentì
agguantare per le spalle e scagliare a terra, in quella che si rivelò essere una
delle più efficaci proiezioni; fortunatamente, nella caduta riuscì a trascinarsi
dietro Mizar, dopo averla bloccata per i polsi.
Rotolarono entrambe nel suolo erboso, rialzandosi
immediatamente e ripartendo all’attacco; era un susseguirsi di pugni e calci,
parate e controattacchi, proiezioni ed uscite strategiche, calci e schivate al
limite della visibilità ad occhi nudo.
Sasuke inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia sul
petto prima di voltarsi verso Antares, con lo sguardo illuminato dallo
sharingan: “Ma che razza di combattimento è?Tanto di cappello per la velocità,
ma non ci vedo nulla di spettacolare!Si stanno solo tirando delle gran
legnate…”
Un flash non desiderato e non richiesto gli riportò alla
mente i ricordi delle memorabili scazzottate infantili, quando sua madre si
lanciava in infinite ramanzine e, nonostante fosse stato lui, Sasuke, ad
attaccar briga, era sempre Itachi ad assumersi la colpa…
«È un passato che non mi appartiene più e che non potrà mai
tornare!» fu il grido che rieccheggiò nei suoi pensieri, prima che si
riconcentrasse sulla sfida fra le due sorelle e sulle parole di
Antares.
“Non mi aspetto che tu lo comprenda ma, vedi, il loro
obbiettivo non è rompersi qualche osso o massacrarsi, ma dimostrare chi delle
due è la migliore…e in quanto ad stinazione, quelle due sono
imbattibili…”
“Ehi, che succede?” domandò allegramente Naruto,
sopraggiunto in quel mentre.
“Mah, non ne ho la più pallida idea…dovrebbe essere un
combattimento, comunque…è un occhio nero, quello?”
Il biondino assunse un’espressione corrucciata borbottando
qualcosa che l’Uchiha intese come ‘quella assomiglia sempre di più a
Tsunade’…
Si voltò a guardare Sakura, poco distante, che gli sorrise;
ma non era più quel sorriso smaccato che era solita rivolgergli ai tempi
dell’Accademia, come del resto avevano fatto tutte le altre sue coetanee…Sì,
qualcosa era cambiato: un sorriso indicatore di una bella amicizia, ma nulla di
più.
«Valle a capire, le donne…» si disse, sentendosi un po’
come Shikamaru…
Un kiai(*urlo che si fa in combattimento, che indica la
propria forza interiore…fa molto Jedi, cmq è tipico delle arti marizali, ndMiz)
più forte degli altri ripristinò l’attenzione sulla sfida tra le due Koga, ormai
oltre i due minuti regolamentari delle gare.
Shaula era finita a terra, piegata in due dopo aver
ricevuto in pieno stomaco uno yokogeri stampato(*calcio laterale) in tutta la
sua pesantezza.
“Mi prendi in giro, sorellina?E questo lo chiami
combattere?Se prendessi uno dei marmocchi dell’Accademia penso che mi
impegnerebbero ben più di quanto tu non stia facendo!” la redarguì Mizar, senza
alcun segno tangibile d’affaticamento; al contrario, la quindicenne pareva
veramente provata.
“Piantala di sottovalutarmi” replicò a denti stretti,
rialzandosi barcollante.
La bionda non rise, non la canzonò: non vi era nulla di
comico in quella sorta di ‘test’ che stava rivelando quanto la sorella prendesse
sottogamba la sfida.
“E tu allora dimostrami che sai fare di meglio, sempre che
tu ne sia capace!”
A quel punto fu la voce di Sasuke a risuonare
nell’aria:”CORAGGIO SHAULA, DALLE UNA LEZIONE!RICORDATI DELL’ESAME DI SELEZIONE
PER I CHUNIN!”
Mizar alzò le spalle: «Magari a lui dà ascolto,
chissà…»
La quindicenne distolse immediatamente lo sguardo dal bel
moretto, ma non ebbe il tempo di arrossire e perdersi in utopiche fantasie,
anche perché l’altra kunoichi non le concese tregua; così, eccola costretta ad
un’uscita laterale con una ruota, per schivare un mawashi tobi geri(*calcio
circolare volante); ed ecco la fortuna che improvvisamente aveva cominciato a
girare dallu sua!Dopo la schivata in extremis, aveva riacquistato distanza con
una serie di balzi, atterrando accanto alla piccola rastrelliera piantata vicino
ai fantocci ed ai vari bersagli.
Prese la sua yari, quella piccola lancia leggera che, su
consiglio di Kakashi-sensei, si era fatta preparare su misura dal miglior
armaiolo di Konoha, prima dell’esame per chunin; un bo in ebano nero, al cui
interno era stato celato con infinita minuzia il meccanicmo che, esercitando
un’adeguata pressione, lasciava scaturire le due punte di lancia, ritorte come
lingue di fuoco; il maestro le aveva detto che, una volta appreso il
controllo del sistema circolatorio del chakra, avrebbe potuto imparare delle
tecniche di taijutsu o doujutsu(*che richiedono un’abilità innata-degli occhi
lett.-per attivarle, es: byakugan-juken, sharingan(mangekyou)-tsukuyomi) con
armi, come i jutsu segreti del clan Koga, di cui erano in pochi ad averne
preservato il segreto.
In ogni caso, in quel momento Shaula non aveva la più
pallida idea di come si eseguissero, quindi optò per ciò che sapeva fare meglio:
il combattimento su lunga distanza con la yari.
Fece roteare il bastone tra le mani, portandolo dietro alla
schiena; Mizar ridacchiò:”Credi di potermi affrontare con le medesime tecniche
che io t’ho insegnato?”
La moretta replicò con uno sguardo truce:”Ti dimostro
subito che l’allieva ha superato la maestra, e di parecchio!In guardia,
sorella!”
Scattò in avanti, lanciandosi contro la biondina con tutta
la forza che aveva in corpo, rifilandole una stoccata ad altezza del ginocchio;
non era un colpo da semi-contact: se la biondina non l’avesse evitato
lestamente, si sarebbe ritrovata con un taglio nella gamba.
Ma lei era rimasta ferma sino all’ultimo, abile stratega
che pianifica la battaglia fino al minimo dettaglio, per poi mandare a vuoto la
staffilata della yari, scartandola con un salto, tramutato direttamente in un
violento calcio rovesciato in aria; tuttavia la tecnica non andò a bersaglio. Fu
un diletto, l’appagamento di anni passati aspettando una rivalsa, vedere
l’espressione di stupore passare sul viso non più impassibile di Mizar, quando
il suo calcio impattò contro l’asta della yari. Shaula sogghignò dietro le
braccia tese che sostenevano quella barriera che era appena riuscita a parare
una delle mosse di taijutsu più potenti della sorella! La diciassettenne ricadde
all’indietro, sbilanciata dal contraccolpo errato, ma anni di arti marziali,
nuoto e danza sulle spalle si rivelarono fondamentali, quando atterrò, con una
capovolta elegante, accovacciata a terra; dopodichè, rialzarsi e partire al
contrattacco fu davvero questione d’un secondo: ruotò su sé stessa con un
calcio-spazzata che prese la sorellina alla caviglia, facendole perdere
l’equilibrio per quell’istante necessario a sbalzarle via di mano la yari con un
secondo calcio frontale. In un istante Mizar le fu addosso, proiettandola a
terra con una leva magistrale, ed inchiodandola al suolo con un braccio solo,
mentre con l’altra mano le puntava un sai alla gola.
“Game over” fece la maggiore delle Koga; si fissarono in
silenzio per diverso tempo prima che la vincitrice si rialzasse, sollevando
anche la sorella minore.
“Well done, little sister. Your fight style is better than
one year ago. Maybe you’re growing up and maybe you’re becoming
stronger...Ya, I think you can be a good kunoichi, if you don’t stop training”
disse Mizar, rinfoderando il sai nel gambale e togliendosi l’haori del kimono,
tutto impolverato; sotto portava un top blu notte, allacciato dietro al collo,
che lasciava scoperte le spalle e parte della schiena. Sakura si disperò al
vedere il fisico perfetto della biondina, generosamente ben fornito e con la
pancia piatta.
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!!!!!!Ma che dieta fa
per essere così?!”
Antares rise:”T’assicuro che mangia anche più di Naruto…a
tavola è un’adorabile buona forchetta…Il suo sogno da piccola era trovare un
fidanzato che sapesse cucinare benissimo un sacco di dolci…”
“Diciamo che non ho rinunciato, anche se ormai temo la mia
speranza sia naufragata miseramente…” replicò la biondina, allacciandosi le
stringhe di una All Stars.
“Non è giusto…io mangio pochissimo, e i risultati si
noterebbero meglio su un carciofo…”(Zetsu?ndMiz…Ehi, non sfottere!ndZetsu parte
1…Guarda che ha ragione!ndZetsu parte 2…Vabbè torniamo alla storia,
ndMiz)
Un fischio improvviso risuonò acuto nell’aria, prima che un
piccolo falco planasse giù dal cielo, appollaiandosi su uno dei paletti di
legno, facendo schioccare sonoramente il becco.
“E adesso che vuole sto’ pennuto?” borbottò Naruto, mentre
tutti scrutavano con curiosità il piccolo rapace.
“Guardate, ha un messaggio!” esclamò Sakura, indicando un
minuscolo rotolo legato alla zampa dell’animale.
“Chissà di chi è…forse si è perso…” azzardò
Shaula.
“No –Sasuke scosse la testa- quello è uno dei falchi scelti
per le missive veloci di Konoha, sono addestrati alla perfezione, è impossibile
che sbaglino destinatario”
“Allora non ci resta che scoprire chi ha bisogno di noi!”
disse Naruto spiccio, mentre tendeva un braccio verso il falchetto, che lo
scrutò con i suoi grandi occhi dorati, prima di assestargli una poderosa
beccata.
“AAAAAARRGGHHH!!!” ululò il biondino, saltellando in giro e
tenendosi stretto il dito ferito.
Il volatile, infastidito, spiccò il volo per poi
riadagiarsi dolcemente sulla spalla di un’alquanto sorpresa
Mizar.
“Uh?”
Distese lentamente il braccio e l’animale si spostò,
zampettando di lato con una delicatezza tale da non lasciarle alcun segno con
gli speroni affilati.
“Mizar, credo che il messaggio sia tuo” commentò
Antares.
“Dici?Mah, vediamo…”
Sfilò pian piano il rotolo e, prima che potesse fare
qualsiasi altro gesto, il falco spiegò le ali, andandosene così com’era venuto,
perdendosi nel blu del cielo terso.
La biondina, perplessa, aprì la pergamena, che si rivelò
essere…
“Oggetto: Convocazione per una missione speciale” lesse a
voce alta, in un coro generale di “EEEEHHH?!?”
Zittì tutti con un’occhiataccia raggelante
prima di riprendere la lettura:”Alla gentile attenzione della nobile Mizar Koga,
jonin anbu di Konoha, che preghiamo di recarsi il prima possibile, in data
odierna, al Quartier Generale delle Squadre Speciali della Foglia, per discutere
gli obbiettivi della missione affidatale. Firmato, il quinto
Hokage”
Queste erano le parole testuali, scritte in kanji ordinati
e precisi, come se fossero stati stampati, ma, più in fondo, quasi al margine
estremo del rotolo, scorse un post-scriptum riportato in una calligrafia
spiccia, che trasmetteva urgenza; non lo lesse a voce alta –per fortuna- si
disse in seguito.
?Ohayoo Mizar, so che ti arriverà la missiva mentre ti
alleni ma, per favore, vieni il prima possibile e non portarti dietro nessuno,
né tua sorella, né Antares, meno che mai Sasuke!Tsunade?
«Ma che razza di convocazione è?»
“Mizae tutto ok?Hai una faccia…”
“No…no, tutto ok…È che non me l’aspettavo una missione
così, di punto in bianco…” rispose vaga la biondina.
Il giovane Uchiha non riuscì a tratteners dal commentare
acidamente:”Siamo in difficoltà, cara la mia jonin? Ma in fondo, sei stata tu a
voler farti carico anche della nomina ad anbu…non avresti dovuto accettarla,
dapendo di non essere in grado di far fronte ai tuoi
impegni”
Una frecciata al veleno, pura e concisa; ma la
diciassettenne non era bersaglio facile a simili scaramucce: un sorrisetto, un
gesto della testa per scostare la chima fluente dal viso, un alzata di spalle,
prima di passare al contrattacco.
“Che vuoi farci, Sasuke, forse qui a Konoha cercavano
qualcuno di normale, e non avevano il coraggio di scomodare un genio della tua
livrea per un incarico così banale come quello di anbu…”
«TOUCHÈ, MOCCIOSO»
Male. Una fitta lacerante, uno strappo nell’orgoglio, occhi
scarlatti che finivano ghiacciati da uno sguardo che nulla invidiava al più
gelido degli inverni.
«TE LA SEI CERCATA»
Naruto scoppiò a ridere, stemperando involontariamente
l’atmosfera tesa: quei due che si fronteggiavano erano uno spettacolo
esilarante!
“Io vado, prima che rognino per la puntualità. Shaula,
Antares, ci vediamo più tardi a casa” disse Mizar, dando finalmente le spalle
all’ammutolito moretto; la rossa la trattenne un
attimo:”Ahem…Miz…?”
“Sì, lo so già Anti, se incontro Kakashi gli dirò che lo
saluti…e che smani dalla voglia di vederlo!”
“MIZAAAAR!!!”
La ragazza di Iga, rossa anche peggio dei suoi capelli, per
poco non svenne.
Altre risate, mentre la diciassettenne spariva oltre una
curva del sentiero che riportava al villaggio.
Un’ora.
Era dentro quella stanza ad aspettare da un’ora, forse
anche più!
Si era precipitata lì, al Quartier Generale Anbu, nel minor
tempo possibile, correndo come una forsennata per i viottoli tortuosi di Konoha,
miracolosamente senza perdersi in quel dedalo intricato di stradine -che
parevano fatte con lo stampino!- e invece cosa si era sentita
dire?
“Gomen nasai, Mizar, ma Tsunade-sama ha avuto un
contrattempo” le disse Gai, seduto dietro un bancone a spulciare un codice
cifrato che si stava rivelando ostico.
“Capisco…sensei, non sarebbe meglio affidare un lavoro così
complicato a chi di competenza?Non ci sono dei bravi decriptatori in attesa di
un’anima pia che dia loro un incarico?”
Il maestro sopracciglione saltò sulla sedia, puntando un
dito al cielo (soffitto), urlando:”Per il mio onore, giammai!Ho scommesso con
Kakashi-kun che avrei finito la traduzione di questo messaggio prima che lui
rientrasse dalla missione, altrimenti avrei fatto cinquecenti giri del villaggio
in verticale sulle mani! «Perché non ne sono
sorpresa?…-_-‘»
“Beh, buona fortuna…ha tradotto la prima riga, le
restano…si e no due metri di rotolo”
La biondina se ne andò ridacchiando, abbandonando il povero
Gai a piangere, disperarsi e pregare che Kakashi ritardasse il rientro della
missione…di almeno un paio d’anni…
Era stata gentilmente invitata ad attendere in quella
piccola sala d’allenamento in legno, con un rigido tatami rosso a coprire il
pavimento e una serie di armi appese alle rastrelliere da pareti, intervallate
da una fila di lucidi specchi da muro.
«Certo che qui hanno un concetto di puntualità che
decisamente non definirei ‘svizzera’…però di scomodare la sottoscritta con la
massima urgenza, quello sì!Spero solo che non si tratti di una missione di
gruppo…L’ultima cosa che desidero è dovermi riportare dietro gente come Shaula o
Sasuke…se è una cosa in solitaria, tanto meglio!»
Si sedette in seiza, posandosi con eleganza sulle
ginocchia, degna studiosa del Bushido, l’antico codice samuraico; se c’era da
attendere, tanto valeva mettersi il cuore in pace e non fare
storie.
Chiuse gli occhi…ultimamente, non aveva quasi più tempo per
concedersi una pausa di riflessione: di colpo, le giornate sembravano scivolarle
addosso per poi volare via, perse nella vita frenetica del villaggio di Konoha.
Non era possibile fermarsi: missioni, allenamenti, riunioni, commissioni: tutti
erano impegnati a fare qualcosa di produttivo per il benessere del paese, che si
trattasse di difenderlo o di mantenerne florida la rete economica e sociale;
certo, le costruzioni semplici, talvolta malridotte, poco avevano in comune con
lo skyline fluttuante della Grande Mela, ma la vitalità del villaggio era la
medesima, se non superiore: la vivacità della gente, la sua cordialità, per la
prima volta la stavano facendo sentire…
«Quasi come a casa»
Quella casa che da tanto, tanto tempo aveva smesso di
cercare.
“I don't feel any
shame I won't apologize When
there ain't nowhere you can go Running away from pain
When you've been victimized Tales from another broken home
You're leaving...
Ah you're leaving home...”
I Green Day.
I ricordi sfumati di un concerto passato sotto il palco, ad
urlare a squarciagola, a bivaccare sotto le stelle per avere i posti migliori, a
cantare sotto le stelle, sulle note della chitarra di Antares, seduti attorno al
fuoco in compagnia degli amici di tutta una vita, ai tempi dell’assolata
California, delle notti bianche di Los Angeles e dei pic-nic all’ombra del
Golden Gate…
Una vita perduta, abbandonata nei cassetti della memoria,
insieme alle corse sulla spiaggia, alle gare di surf, a Shaula che imparava le
prime tecniche di ninjitsu, a lei che nel dojo cominciava ad allenarsi con i
sempai di grado maggiore…
Ricordi confusi dal tempo che inesorabilmente passa,
pensieri di un’esistenza felice che mai sarebbe tornata
indietro…
Il rumore delle onde, il tramonto infuocato all’orizzonte,
la sabbia calda, il profumo degli agrumeti, il canto dei gabbiani, e loro due,
mano nella mano, nell’estate dei suoi tredici anni…
Un bacio innocente e casto, quello di due ragazzini ancora
legati ad un’infanzia tenera…Thomas…
Una smorfia di tristezza; smettere di pensare, prima che le
vecchie ferite tornino a sanguinare…
Riaprì gli occhi, ma notò subito che qualcosa non andava:
perché provava una sensazione di disagio, come…
«Come se qualcuno mi stesse
osservando?»
Nella penombra della sala non vide altro se non sé stessa,
riflessa molteplicemente negli specchi. Ma non s’ingannava, ne era
sicura…
Si alzò in piedi, la mano sinistra che stringeva con
leggerezza il fodero della sua katana; niente, il senso di fastidio non
scomparve.
Mizar chiuse gli occhi, concentrandosi.
«TSUKI NO KOKORO!»
Le due lune scarlatte tinsero le iridi cerulee della Koga,
che in meno d’un secondi si voltò di scatto, sfoderando la spada, e lasciando
che la sua lama impattasse in un violento rintocco metallico contro il filo
dritto di una chokuto, la spada ninja per eccellenza.
“Non abbassi mai la guardia, vedo”
Un conflitto d’iridi scarlatte, come pochi giorni
innanzi.
Lo riconobbe all’istante, nonostante non vestisse
l’abituale mantello nero ornato di nuvole rosse.
“Cosa fai qui, Itachi?”
Il mukenin, o meglio, l’ex mukenin, non battè ciglio nel
replicare:”Sono qui per una missione, e ho ragione di dire che anche per te
valga lo stesso”
La biondina s’impose di mostrarsi impassibile:”Dici bene,
vale anche per me”
Scese il silenzio fra i due, che tuttavia, ancora non
avevano rinfoderato le spade; un silenzio di studio, in cui i due si osservavano
reciprocamente, con la freddezza più pura.
“Perché mi stavi osservando?” domando infine Mizar, senza
alzare la voce ad un normale livello di conversazione.
“Mi incuriosivi”
Un’ombra di sorpresa passò sul volto della ragazza: lei che
incuriosiva un ninja del calibro di Itachi Uchiha?
“E per quale motivo, se è lecito
saperlo?”
“Perché una qualsiasi altra persona avrebbe perso la
pazienza, davanti al ritardo di oltre un’ora di Tsunade. Tu invece non te ne sei
fatta problema; mi incuriosiva soltanto sapere se di norma sei una persona così
fredda e razionale…a me, l’altro giorno, non lo sei parsa
affatto”
Lo disse con calma, assolutamente atono e senza pathos,
senza staccarle gli occhi di dosso, senza levare quello sguardo che rifletteva
lo sharingan completo.
La diciassettenne aumentò la stretta sull’elsa della spada:
chi diavolo era quel…quel…insomma, quello, per azzrdarsi a parlarle
così?!
Prima che potesse replicare a tono, incurante d’avere
davanti uno dei ninja più potenti del villaggio, con una fedina penale che
probabilmente avrebbe messo i brividi ad Al Capone in persona, lo shoji della
stanza si aprì scorrendo, ed entrò Tsunade.
Vi furono diversi momenti di silenzio, nei quali l’hokage
rivolse una serie di occhiate perplesse che andavano da Mizar, alle spade
sguainate, ad Itachi e viceversa.
“Cosa…diavolo…state facendo?” riuscì infine ad
asserire.
“Gomen nasai, Tsunade-sama. Un banale confronto d’opinioni,
nulla di cui preoccuparvi” rispose Itachi, rinfoderando con un gesto fluido la
sua chokuto.
Un banale scambio d’opinioni?!Se non fosse stato per la
presenza della Godaime, la biondina avrebbe chiarito un paio di punti in
questione con il ragazzo, con tutta la diplomazia possibile(secondo il concetto
di diplomazia di Mizar)mukenin o no!
L’hokage decise di non indagare oltre:”Fatti vostri.
Scusate il ritardo, ma è un periodo che sono sommersa dalle riunioni, e ne ho
un’altra fra poco. Mizar, ti ho fatta chiamare per questa missione perché sei
l’unico anbu, oltre a Kakashi e Gai, a conoscere la vera realtà dei fatti, e
quindi la sola adatta a poter collaborare con Itachi”
La biondina restò interdetta per un istante prima di
realizzare il concetto:”Che?!?Io in missione speciale?!Con
lui?!!!?”
“Fosse per me, ci andrei da solo, ma non mi viene permesso,
e maluguratamente Kakashi e Gai sono già occupati!”
“Ma se il sopracciglione è la fuori a far
nulla!”
Tsunade si schiarì la voce:”Mizar, non posso chiederlo a
nessun altro ninja, metterei a rischio il lavoro d’infiltrazione di
Itachi”
«Chiamala infiltrazione!Lui fa
parte di Akatsuki, è leggermente diverso il concetto di
base!!»
“Nobile Godaime, come le avevo anticipato, questa ragazzina
non è in grado di affrontare una missione speciale, è solo troppo orgogliosa per
ammetterlo” disse Itachi, con un’aria da essere onniscente che fece innervosire
la giovane Koga.
«Ragazzina a chi?»
“Scusa, scusa, chi hai chiamato ragazzina?Ti rammento che
abbiamo la stessa età, primo e, secondo, so badare a me stessa senza che
qualcuno mi dica cosa fare- fissò Itachi dritto negli occhi, prima di volgere il
capo verso Tsunade- allora, dicevate?Cos’ha di così rischioso questa missione,
per richiedere la presenza di lui in
squadra?”
La Godaime sorrise:”Perspicace come sempre, Mizar. Dovrete
infiltrarvi nel territorio sotto il controllo di Kiri(*Villaggio della Nebbia).
Quattro giorni fa sono state sottratte delle formule riguardanti un nuovo
veleno, appena scoperto; le sue potenzialità riguardano la completa distruzione
delle terminazioni nervose, oltre che la paralisi dei muscoli ed emorragie
interne, alla semplice contatto con la pelle, o per via
respiratoria”
“Uao, e chi è così intelligente da andarsene in giro con la
ricetta di questa bell’arma di distruzione in tasca?” commentò la biondina
sarcastica.
L’hokage non ne colse l’ironicità:”Degli shinobi della
Nebbia hanno fatto irruzione in un nostro laboratorio segreto, ucciso tutte le
persone che vi lavoravano e sottratto quelle formule”
“Esigerne l’immediata restituzione sotto minaccia
dell’alleanza vigente con Suna è un optional già preso in considerazione, o non
vi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello?”azzardò la
diciassettenne
“Fidati che ci abbiamo pensato, ma il Villaggio della
Nebbia ha declinato ogni coinvolgimento: e ho ragione di credere che il Mizukage
dica il vero…stando alle ultime fonti, a compiere il furto sono stati dei
mukenin del villaggio di Kiri, su ordine di un daimyo molto potente, da molto
tempo in aspra contesa con il villaggio della Nebbia, oltre che con
Konoha”
La ragazza sbuffò:”Mi pareva ci fosse qualche fregatura
latente…quali sono le condizioni della missione?”
Itachi la interruppe:”Allora hai deciso di
accettare?”
“Maluguratamente, sì. Per tutto il tempo che resterò qui,
mi assumerò le mie responsabilità, e non mi fa differenza avere l’uno o l’altro
come compagno di missione, purchè non mi intralci”
Il mukenin alzò le spalle,
indifferente:”Tsk”
La Godaime si pentì d’aver ascoltato quell’imbecille di
Jiraya.
«Mettili in squadra insieme, sono i due eredi dei clan più
potenti di Konoha!…Sicuro eremita porcello, ottima trovata, vanno d’accordo che
è una meraviglia…»
Decise di tirare oltre, ed iniziò a spiegare ai due giovani
la strategia d’azione:”Partirete domattina all’alba dalla Porta Nord, e
giungerete alla cittadina di Mitsuya, nel territorio di Kiri; viaggerete in
incognito, non dovete farvi scoprire, perché nel caso vi trovaste in difficoltà,
non mi sarà possibile mandarvi rinforzi: le altre squadre sono tutte impegnate.
Giunti là, la raccolta di informazioni sarà fondamentale per la buona riuscita
della missione”
Mizar inarcò un sopracciglio:”È tutto?”
Itachi le rifilò un’occhiata storta:”Hai in mente il
concetto di ninja come ‘colui che agisce nell’ombra’ e quindi si infiltra per
avere informazioni, oppure non ti è chiaro qualcosa?”
Ma mondo ladro, perché quel dannato ragazzo doveva sempre
mantenere quel tono apatico, che le faceva venir voglia di tirargli uno
schiaffo, se poi non fosse stata certa di ritrovarsi in balia dello Tsukuyomi,
minimo…
Non gli diede corda, lo ignorò(difficile a dirsi, con due
occhi rosso fuoco che ti fissano nella semioscurità!), e si girò verso
Tsunade:”Se qualcosa…dovesse andare storto…cioè, intendo…se i mukenin ci
inseguono…”
“Non dovete farvi scoprire, e non dovete arrischiare la
posizione di Konoha. Per quanto il Mizukage abbia negato il loro coinvolgimento,
non posso assicurare che Kiri non cerchi di impossessarsi delle formule e
sistemare i conti con i propri traditori…i rapporti tra i nostri paesi sono sul
filo del rasoio. Fate quello che dovete, e tornate…vivi -aggiunse la Godaime,
con tono eloquente, alzandosi in piedi- Ora devo andare.Rammentate ciò che vi ho
detto, ne va della salvezza del villaggio. Kooun o inotte masu! Suguni
mata”(Buona fortuna, a presto)
Lo shoji si richiuse con un cigolio, mentre i passi della
sennin si perdevano nel corridoio, lasciandol soli.
Gli occhi dei due giovani che vantavano la nomea di geni
tornarono ad incrociarsi, in quel silenzioso duello mai interrotto durante il
‘colloquio’ di pochi istanti prima.
«Al diavolo, e io dovrei andare in missione con questo
qui?E chi mi assicura…maledizione a me!»
In quel momento la riluttanza mostrata da Sasuke tre giorni
prima le risultava molto più comprensibile…
“Ehi, ragazzina”
“Che vuo…”
Il cuore le scalò oltre i 150 regolari quando, senza
nemmeno vederlo muoversi, si ritrovò lo shinobi di fronte, vicinissimo a lei.
Una mano guantata le sfiorò il mento, poi il collo. Un sussurro freddo, un lampo
divertito nelle iridi scarlatte:“Domani, vedi di essere
puntuale”
Mizar non ebbe il tempo materiale di replicare, che il
ninja del clan Uchiha scomparve con un guizzo nelle tenebre.
Le ci vollero diversi istanti, prima che il sangue tornasse
a fluirle normalmente in corpo…
“Damn…” se lo ripetè più volte, mentre s’incamminava verso
il quartiere dove era ospite, nell’appartamento di Tsunade.
Si svegliò prestissimo o meglio, non dormì affatto, anche
se oramai era divenuta una routine; ma se per una volta non ci si erano messi di
mezzo i soliti incubi, gli occhi spietati del mukenin erano stati più che
sufficienti a farle passare la notte in bianco, in una veglia costellata da
dubbi e preoccupazioni.
Aveva mentito, ad Antares, a Shaula e agli altri, quando
gli aveva rivisti…era stata perfino gentile con Sasuke, nel limite del
possibile, ma se questo era significato non provare il regolare desiderio di
volerlo gettare sul fondo del Naka legato ad un’ancora, per Mizar poteva
significare tanto.
“Una missione d’infiltrazione, niente di più” aveva detto,
frenando la curiosità della sorella con un secco:”Top secret, non posso dire
altro”.
Già…perché, in effetti, non aveva la più pallida idea di
cosa aggiungere.
«Sapete, domani vado in missione speciale per recuperare un
maledetto veleno, anzi le formule di un maledetto veleno, in un posto che
nemmeno si sa dove sia, contro nemici che non si sa chi siano, con un rischio di
lasciarci le penne del 99% ad essere ottimisti, e con un compagno di squadra che
di nome fa Itachi Uchiha»
Della serie:«Non aspettatemi per cena, ma per tutte le
prossime sere della mia vita, perché di sicuro non torno…»
Si vestì in silenzio, senza far rumore per non svegliare le
altre, ricontrollò minuziosamente per un’ultima volta shuriken e kunai prima di
infilarsi la custodia sulla coscia destra, prese la katana, allacciò i foderi
gambali dei sai, legò i capelli in una coda stretta, si mise la cappa blu scuro
presa in prestito da Tsunade ed uscì.
Fuori era buio, ancora non albeggiava, e l’aria calma ed
immobile dava un aspetto irreale alle strade di Konoha.
Meglio muoversi…
“EHI MIZ!”
La biondina si voltò di scatto, guardando verso l’alto,
sorridendo: eccole là, Shaula e Antares, appoggiate alla ringhiera del terrazzo,
ancora in pigiama e calde di sonno, sveglie così presto solo per
salutarla.
“VEDI DI TORNARE VIVA, OK?!”
“Ci proverò!” rispose la diciassettenne, ridendo, prima di
alzare il cappuccio della cappa, e avviarsi verso la Porta Nord del villaggio,
da dove sarebbe partita…
Impose al proprio cuore di smetterla di battere impazzito,
al solo pensiero che, di lì a poco, avrebbe dovuto agire in squadra con un
assassino, ninja reietto, ecc…Era stato dichiarato innocente…ma allo perché non
riusciva a calmarsi?
Perché al solo pensiero d’Itachi, le mancava il
respiro?
Ancora non aveva capito…
Accelerò lungo la via tortuosa, mentre dalle botteghe
cominciavano ad udirsi i primi rumori, e il cielo all’orizzonte andava via via
rischiarando.
Ciao a tutti!Urka qnt ci ho messo x qst capitolo!Ma
capitemi, gente mia, sono stata presissima...ok ke l'amore non va rincorso, ma
qua o mi buttavo o davvero, non so come sarebbe finita...Allora, ringrazio tt
per i commenti, e dedico qst capitolo ad Orochi17(gemellino, mi
manchi!!), Ele(t'ho fatto una testa quadra a furia di parlarti di Itachi),
e al mio Itachi...Mattia!(2 settimane, oggi!!)
Bacio a tutti, e al
prossimo capitolo!
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Capitolo 17 *** 17*: MISSION IMPOSSIBLE...I'M GONNA KILL MY TEAM-MATE! ***
raga
Capitolo 17: Mission Impossible…I’m
gonna kill my team-mate!
La luce del primo sole brillò fra le fronde degli
alberi, rischiarando la coltre sottile della nebbia mattutina, mentre in
lontananza Konoha cominciava a destarsi.
I passi lievi ma affrettati si fecero sempre più
percettibili sul selciato umido di rugiada, fin quando non la vide svoltare da
una curva del sentiero che costeggiava il letto del Naka, con i raggi dell’astro
del giorno che facevano risplendere i lunghi capelli dell’oro più
puro.
Mizar scese a passo rapido e sicuro giù per la
stradina acciottolata, consapevole di essere in perfetto orario; s’impose quindi
di non dar retta al fondo d’irrequietudine che galleggiava sul fondo del suo
animo: era una missione speciale, niente di più, nulla di
meno.
Finalmente vide ergersi, ormai a poca distanza, la
struttura massiccia della Porta Nord di Konoha, su cui capeggiavano, esposti
alla brezza mattutina, i vessilli del Villaggio della Foglia e del Paese del
Fuoco; a parte sé stessa, constatò che non c’era anima viva…non una sentinella,
non un altro anbu in partenza per una missione.
Ma del resto, di che si stupiva?Non era nemmeno
dovuta andare al Centro Anbu per registrare l’orario di partenza che attestasse
l’uscita della squadra.
«Una missione fantasma, di cui nessuno sa nulla, a
parte Tsunade, forse Kakashi e Jiraya…»
Una missione che si profilava pericolosa, e non
tanto per gli eventuali nemici che potevano pararsi sul suo cammino in qualsiasi
momento, bensì per il ninja che le era stato affiancato come
compagno…
E a proposito di compagni, cominciava ad essere ben
curiosa di sapere dove si fosse cacciato quel maledetto, dato che era stato il
primo a parlare di puntualità…
“Sono qui da ben prima che tu arrivassi, Koga”
asserì una voce melliflua alle spalle della biondina, che sobbalzò, colta alla
sprovvista.
Mizar si voltò di scatto, in difensiva, mentre i
suoi occhi di ghiaccio si specchiavano nei bagliori di fuoco dello sharingan
completo.
“Sei in ritardo”
La giovane si sentì trapassare da quella voce
gelida: com’era possibile che con sole tre parole quel dannato fosse riuscito a
ghiacciarle l’animo?
Che avesse davvero trovato la persona capace di
farle perdere il suo abituale sangue freddo?
«Mai»
“Perdona se contraddico, ma sono perfettamente
puntuale. È questa l’ora stabilita” replicò la diciassettenne, mostrandogli il
Rolex Daytona che le aveva regalato suo padre, tanto, tanto tempo prima, in
momenti più felici.
Itachi scosse la testa:”Gli anbu cominciano le
missioni in anticipo, per guadagnare istanti a volte preziosi come l’oro…ma tu
sei nuova, non lo puoi certo sapere”
La ragazza del clan Koga lo incenerì con lo
sguardo…perfettamente rispecchiato dagli occhi rifulgenti dell’Uchiha; lui
stette in silenzio, impassibile ed allo stesso tempo sprezzante: un
atteggiamento provocatorio in piena regola.
Mizar s’impose di NON reagire: aveva una missione
da portare a buon fine, questa era la priorità assoluta.
Doveva collaborare come anbu, anche solo per poter
aver la speranza di aiutare nella ricerca di quel bastardo di Orochimaru…il suo
unico biglietto di ritorno, per lei, Shaula ed Antares.
Prima o poi sarebbe saltato fuori, ci avrebbe
scommesso qualsiasi cosa, vita compresa, che il sennin traditore non aveva
ancora rinunciato a distruggere Konoha.
Per questo non poteva permettersi il lusso di
attaccar briga con il suo compagno di squadra, non alla sua prima missione…anche
se si trattava di Itachi Uchiha.
«Meno che mai con un simil individuo. A meno che
non mi ponga in condizione a mio giudizio pericolosa, non
reagirò»
“Bè, probabilmente hanno messo un’ignorante come me
in squadra con un genio come te per bilanciare un po’ la situazione…alla lunga,
la perfezione stanca e risulta banale” replicò a tono la
biondina.
L’espressione del jonin non mutò d’una virgola:”Sei
brava, a parole…ma varrai altrettanto in missione?”
“Contaci. In ogni caso, non è restando qui a
discutere con te che recupereremo ciò che tu hai definito come ‘un mio ritardo’.
Sbrighiamoci, prima torniamo e meglio è”
La ragazza s’incamminò a passo di marcia verso il
sentiero che s’inoltrava a nord; un improvviso tocco sulla spalla la fece
trasalire e scattare in avanti, con una mano sull’elsa della
katana.
Itachi fece un verso che era facilmente
riconoscibile come una risatina di scherno e disappunto:”Nervosetta,
Koga?”
Mizar si morse un labbro: non doveva lasciarlo
avvicinare…«No, no e no»
“È la direzione sbagliata” aggiunse perentorio il
giovane; lei arrossì lievemente, ma non accennò a scostare la mano dalla
tsuka(*impugnatura) della sua katana.
“T’ho già detto che sei ridicolmente lenta nello
sfoderare la spada, se non erro. Hai gesti eleganti, non c’è che dire, ma la
tecnica bella e pulita lasciala ai samurai perditempo: certi lussi nel
combattere uno shinobi non può permetterseli”
“Non ho chiesto un tuo parere” sibilò la biondina,
caustica.
“Non era un parere, bensì una constatazione…mi
scoccerebbe assai dover ritornare al villaggio da solo, riportando la notizia
che ti sei fatta ammazzare come una mocciosa qualsiasi priva d’ogni fondamento
marziale. Avrei diverse e noiose scartoffie burocratiche da firmare, e la cosa
mi infastidirebbe assai, oltre a crearmi non pochi dissidi,
Koga”
La diciassettenne strinse le mani a pugno, così
forte che le nocche divennero bianche. Chi era la mocciosa incapace di sapersi
difendere?! E voleva darci un taglio con quel ‘Koga’ buttato lì, con aria di
superiorità?
“So badare a me stessa, Uchiha”
“Buon per te, a me non interessa. Muoviti, questa
missione ha già accumulato fin troppo tempo perso in inezie”
Inezie?Ma se lui per primo era quello che si
dilungava in discorsi al limite della retorica a buon mercato o del
filosofico!
Mizar fece per replicare, ma s’accorse che Itachi
l’aveva già distanziata di svariati passi, partendo senza
avvertirla.
«Ma che gentile…»
“Ah, Koga, fammi un favore: riponi il coprifronte
e, se ci riesci, cerca di non passare tutto il tempo con la spada sguainata per
metà…Dovremmo viaggiare in incognito, se ti è chiaro il
concetto”
Il ninja guardò sottecchi la reazione della giovane
straniera, ammettendo che, a parte l’aver alzato gli occhi al cielo, aveva
egregiamente controllato la sua rabbia.
«Forse Kakashi ha davvero
ragione…»
Procedettero nel chiarore del primo mattino, in
silenzio, come due viandanti qualsiasi.
Nel frattempo, poco lontano, Tsunade aveva
osservato tutta la scena, sorridendo, incerta se preoccuparsi o meno; si voltò
verso l’uomo dai lunghi capelli bianchi che le stava a fianco, comodamente
seduto –o meglio, appollaiato- su un rospo dalle notevoli dimensioni, fumando
con flemma una pipa:”Jiraya, spero che possa ancora fidarmi del tuo buonsenso…”
esordì la godaime, esitante.
“Di che ti preoccupi?Non è una squadra diversa
dalle altre che vedo ogni giorno partire per missioni anche ben più rischiose di
questa” l’anticipò il sennin, emettendo nuvolette di fumo.
“Lo so, ma…ammetterai che i componenti di questo
team sono…come dire…particolari…speciali…”
“A me sono sembrati solo un ragazzo e una ragazza
con due bei caratterini…e grandi doti da ninja, come conferma il nome stesso
delle casate da cui discendono” replicò Jiraya, con un’alzata di
spalle.
Uchiha e Koga…in effetti, era una combinazione
curiosa; azzardata, ma interessante.
«Una scommessa quasi»
E la principessa Tsunade, era risaputo, non
rinunciava mai ad una buona scommessa.
“SHAULA! INSOMMA MA CHE HAI
OGGI?!”
La voce di Sakura la fece sobbalzare, cogliendola
di sorpresa, dopo che per la decima volta nell’arco di cinque minuti era
riuscita a far cadere i pesanti libri che doveva portare sulla testa, mentre
eseguiva su una trave posta a due metri dal suolo, una serie di combinazioni di
pugno e di gamba, in quello che doveva essere il quotidiano allenamento
mattutino di taijutsu; naturalmente, lo scopo dell’esercizio era di non perdere
l’equilibrio, né di far crollare i tomi impolverati recuperati chissà dove…ma, a
quanto pareva, la cosa si stava rivelando nettamente più complicata del
previsto!
“Kami-sama, Shaula, che ti prende?!Sei
assolutamente distratta!” proseguì la ragazza dai capelli rosa, ferrata nella
sua ramanzina.
“E lasciala stare!Non sono tutti come te, che alle
nove di mattina sei sveglia e attiva…le persone normali a quest’ora
dormono!” intervenne Naruto, non riuscendo a trattenere un sonoro sbadiglio;
Sakura fece schioccare le nocche delle mani con fare minaccioso:”Cosa vorresti
insinuare, baka?”
“Io?Niente…sto zitto, sennò poi
t’arrabbi…”
«È davvero peggio della Baa-chan*!» (*soprannome
dato a Tsunade, “nonna”)
“ORA me lo dici!”
Il biondino rise:”Solo se mi concedi un
appuntamento, magari all’Ichiraku…e offri tu!” rispose, lesto a scansarsi per
evitare uno scatto d’ira di Sakura che, puntualmente, non si fece
attendere…
“BAKA NO SHO*!!!Vieni qui, se hai il coraggio!Osa
ripeterlo!” (*letteralmente “testa di cazzo”)
Antares sospirò, sciogliendosi i capelli da una
lunga treccia:«Quei due avrebbero bisogno di un consulente matrimoniale per casi
disperati…Ah-ehi, guarda chi arriva!Ho capito, oggi sono destinata a reggere il
moccolo a tutte queste coppiettine smielate…ma che ho fatto di male?!WHERE IS MY
LOVE??»
“Ehilà, Sasuke” disse, voltandosi verso l’Uchiha,
appena sopraggiunto.
“Konnichi wa –fece l’altro, con il suo solito tono
piatto- Uh, ma dov’è quello scemo di Naruto?Non avrà fatto infuriare di nuovo
Sakura…”
“Temo sia così…vado a recuperarli prima che si
facciano troppo male…” replicò Antares, cogliendo al volo l’occasione propizia
per levare le tende; si allontanò fischiettando, facendo l’occhiolino a Shaula,
che praticamente pareva essere divenuta invisibile agli occhi del
moretto.
“I leave you alone…eheh” sussurrò la rossa,
passandole accanto.
«Eh Shaula, mimimo mi devi una pizza…o meglio, dato
il luogo, un ramen special all’Ichiraku!»
“W-what?!”
La ragazza di Iga non prestò ascolto alla protesta
strozzata dell’amica, e si incammino come se niente fosse verso la direzione in
cui erano scomparsi gli altri due piccioncini…un’altra coppietta papabile, anche
se necessitava di una certa ‘raffinatura’…Per ora, forse faceva in tempo a
salvare Naruto dal quotidiano occhio nero…forse…
Sasuke saltò sulla trave, in perfetto equilibrio,
pronto ad allenarsi da solo, come al solito, in attesa che quella scema d’una
mezza volpe ritornasse, più o meno in condizioni pietose, per poter poi fare un
po’ di kumite; soltanto in quel momento parve accorgersi di Shaula, seduta
nell’erba, circondata da diversi libroni dall’aria antiquata e un’espressione
assente negli occhi cerulei.
Possibile che non l’avesse
visto?
“Shaula…stai bene? -le chiese, saltando a terra-
non ti sarai fatta male…”
La quindicenne inclinò leggermente la testa verso
di lui, sorrise e scosse la testa:”Ciao Sasuke-kun…no, è tutto
ok…”
Il moretto le tese una mano per aiutarla a
rialzarsi:”Allora non c’è motivo di mettere radici lì!” aggiunse con un mezzo
sorriso il ragazzo.
Si stupì da solo del tono della propria voce:
mai…erano anni che non faceva una battuta…forse tutta una
vita…
Shaula, con il cuore a mille, sfiorò con le dita la
mano dell’Uchiha, che la tirò in piedi senza alcuno sforzo.
“G-grazie…Sasuke-kun…” mormorò la
quindicenne.
“Naa…leva quel ‘kun’, è solo una stupida barriera
formale…Sasuke e basta, ok?” replicò il ragazzo, fissandola con quegli occhi
bellissimi, a metà tra il grigio e l’ebano…la moretta per poco non rischiò
l’attacco cardiaco…Accidenti ad Antares che l’aveva abbandonata da sola, lì con
lui!
«Oh my…»
“Non sei di molte parole, oggi…strano, di solito è
il contrario… -esordì dopo un poco Sasuke, incuriosito e preoccupato dall’aria
pensierosa della giovane Koga- Non sarà colpa di tua sorella,
vero?”
Shaula negò con un cenno immediato del capo:”No,
no…Mizar non ha fatto nulla, stavolta…o meglio…è che stamane, quand’è partita,
l’ho vista irrequieta…e non ha dormito tutta notte…non è da lei un comportamento
simile…”
“Almeno la finisce con quell’atteggiamento da
superiore!” commentò aspro l’Uchiha.
“So che è insopportabile…ma non è sempre stata
così…credo sia una persona molto sola…dopo che mamma e papà hanno divorziato,
lei è stata costretta ad abbandonare casa, amici e affetti in California, per
trasferirsi con papà a New York…io sono stata molto più fortunata, sono rimasta
dov’ero…penso che sia tutto questo che l’ha resa così…” la quindicenne
sospirò.
«In fondo, Mizar è andata via perché non toccasse a
me…perché io non perdessi nulla…»
Sasuke le posò una mano sulla spalla:”Tua sorella è
una persona fortunata”
“Why?”
Sasuke non le diede risposta, se non con un
sorriso, prima di dirigersi verso il resto del gruppo 7, di ritorno da quella
che pareva essere stata una lotta titanica…
“Naruto, arriverà mai il giorno in cui non ti
comporterai come un deficiente?”
Antares raggiunse Shaula:”Allora, che hai
combinato, vecchia canaglia?”
“Ioo??Ma che pensi?!”
“Vedessi la tua faccia!In confronto, i miei capelli
sono stinti!”
“È perché…per una cosa….che mi ha
detto…”
“Uhuh, già alla dichiarazione d’eterno
amore?”
“ANTARES!!!”
Sasuke si girò a guardare le due ragazze,
osservando la moretta di sfuggita, con un sorriso malinconico che gli affiorò
sulle labbra:«Ti invidio, Shaula…come fai ad essere così buona e gentile con
tutti?Sì, Mizar è davvero fortunata ad averti come sorella…Provo invidia, poiché
io, per quanti sforzi faccia, non riuscirò mai a perdonare…»
**I walk a lonely
road
The only one that I ever
know
Don’t know where it
goes
But it’s home to me and I walk
alone
I walk this empty street
on the boulevard of broken
dream
where the city sleeps and
I’m the only one and I walk
alone
I walk alone, I walk
alone**
«No…in realtà non sto camminando da sola…o meglio,
se qualcuno ci spiasse proprio ora, avrebbe tutt’altro
parere…
Ma le apparenze spesso ingannano, e davvero sono
rimasti solo la mia ombra ed il mio mp3 a farmi compagnia in questo viaggio
assurdo…Tsk, è buffo che mi manchi persino Shaula…»
**My shadow’s the only one that walks
beside me
My shallow heart’s the only thing
that’s beating
Sometimes I wish someone out there will
find me
‘Til then I walk
alone**
Da quanto tempo erano in
cammino?
Quand’era stata l’ultima volta che si era
arrischiata a guardare l’ora, perdendolo momentaneamente di vista?Per ciò che
rammentava poteva essere trascorso anche un secolo da quando si erano lasciati
le mura di Konoha alle spalle; e, man mano che incedeva, più in lei accresceva
l’irrequietezza: perché avevano messo proprio lei in squadra con
Itachi?
Perché non Kakashi, Gai, Jiraya…insomma, chiunque
fosse in grado di tenergli testa…
Perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è mille volte
meglio, quindi niente distrazioni, mai abbassare la guardia, e rammentare che
quello che le era stato presentato come “compagno di squadra” aveva sulle spalle
la nomea di criminale di classe S, mukenin, killer spietato,
ecc…
Mizar dubitava fortemente che Orochimaru, per
quanto fosse causa primaria dello sterminio del clan, centrasse qualcosa con
l’attitudine caratteriale poco rassicurante del giovane
Uchiha…
“Auch!”
La biondina era andata dritta a sbattere contro la
fonte delle sue congetture, poiché, assorta com’era, non s’era resa conto che il
ninja s’era improvvisamente fermato; il cuore della diciassettenne schizzò a
mille, al ritrovarsi così vicina al ragazzo che, dal canto suo, la squadrò con
disapprovazione:”Koga, cerca di non dormire in piedi, se non t’è troppo
difficile”
Nonostante il volume dell’mp3, tenuto
volontariamente alto, la giovane intese perfettamente, e replicò a tono:”E tu
allora non starmi tra i piedi!”
Si pentì immediatamente delle proprie parole, ma
tentò ugualmente di reggere una plausibile maschera di sicurezza e spavalderia;
Itachi inarcò un sopracciglio, ma non rispose.
«Kami-sama, dannato Jiraya, proprio una mocciosa
come questa dovevi mettermi in squadra?Eppure sa bene che preferisco agire da
solo!»
Mizar, a quella reazione passiva, si sorprese e,
sfilandosi una cuffia dall’orecchio, domandò:”Posso sapere perché ti sei
fermato?”
“Se ti fossi documentata adeguatamente per questa
missione, Koga, sapresti che poco lontano da qui vi è la cittadina di Mitsuya,
tappa fondamentale per il nostro esito, dato che essa è il crocevia per
qualsiasi sentiero diretto a Kiri.
È risaputo che nelle città di passaggio si possono
ottenere informazioni normalmente difficili da reperire…basta saper scegliere i
posti giusti…”asserì l’Uchiha, come se si stesse rivolgendo ad una bambina non
troppo sveglia, niente più che una cadetta dell’Accademia Ninja alle prime ore
di lezione.
La biondina strinse i pugni lungo i fianchi:”Apri
bene le orecchie, ragazzino: non sono quei tre, quattro mesi di differenza fra
le nostre età che ti permettono di trattarmi come una rimbambita, chiaro?Non ho
il vanto di cento missioni di livello A portate a buon fine, è vero, ma non mi
giova di certo il tuo atteggiamento petulante e
strafottente!”
«Già è un problema avere TE come compagno di
missione, accidenti!»
Il ragazzo accennò a quello che avrebbe dovuto
essere un sorrisetto di scherno, scrollando le spalle:”Sei brava a parole, la
retorica è il tuo forte…Ma sarai altrettanto abile a combattere,
Koga?”
Lo Tsuki no Kokoro di Mizar lo trapassò da parte a
parte:”Smettila di chiamarmi Koga. Ho un nome, sai qual è, e sei tenuto ad
usarlo. Rammentalo, non amo ripetermi” ribattè la ragazza,
caustica.
“Tsk, sciocchezze…non ho tempo da perdere, ergo
ascoltami, perché se ti metti nei guai, non potrai dire che io non t’avevo
avvertito”
“Chetati, che so badare a me
stessa”
“Affari tuoi. Adesso entreremo a Mitsuya; se le
informazioni dateci sono giuste, i mukenin che hanno rubato la formula del
veleno sono sicuramente passati da lì”
“Scusa tanto, genio, non sei tu quello che dice che
i ninja agiscono nell’ombra?Dubito che potremo andare in giro a chiedere
liberamente ‘scusi, non è che ha visto un gruppo di tizi dall’aria losca, che
avevano in bella vista la formula di un’arma batteriologica’, non ti sembra un
poco scontato?”
Lo sharingan di Itachi dardeggiò nella penombra
della radura:”Cerca di far funzionare il cervello, Ko…Mizar. Non ho parlato di
chiedere dei mukenin, ma dei samurai”
“Samurai??”
“Il daimyo. Sappiamo che il suo castello è poco
lontano da qui, e che Mitsuya è una cittadina facente parte del suo feudo. Se
vogliamo portare a fine la missione, dovremo agire nel suo palazzo, cosa
impossibile, se non siamo nemmeno a conoscenza di quanti soldati dispone, nelle
proprie guarnigioni. O sei forse così sprovveduta da lanciarti allo sbaraglio in
territorio nemico, senza la benchè minima analisi?”controbattè il ninja,
sardonico.
La diciassettenne digrignò i denti:”Perché per ogni
dannata cosa che dico, suppongo od ipotizzo, tu debba sempre pensare che poi io
la debba fare?Errare è umano, e se devi fare il superiore solo perché hai più
esperienza di me, allora puoi anche andare al diavolo!”
“Il tuo concetto di esperienza è restrittivo: come
kunoichi, non vali molto. Non è l’abilità innata, a fare grande uno shinobi…non
dureresti dieci minuti da sola, contro i ninja di Kiri”
L’erede del clan Uchiha osservò la coetanea
trattenersi a stento dal tirargli un ceffone, le nocche della mani sbiancate per
la stretta eccessiva. «Può prendersela quanto vuole, in ogni caso, non
cambierebbe la verità dei fatti»
“La pausa è finita, muoviti” le disse, con un
ultimo sguardo raggelante, riprendendo il cammino lungo il
sentiero.
Mizar impiegò diversi istanti per rimettersi in
marcia, troppo infuriata, troppo nervosa per pensare ad altro se non a
stramaledire quella vita da schifo che le era stata
destinata.
«Maledetto il giorno in cui ho desiderato
d’andarmene da dove stavo…Maledetto il giorno in cui sono finita in questo
mondo…Maledetto il giorno in cui ho incontrato Itachi!»
Mitsuya era ormai prossima, tuttavia, la giovane
sapeva fin troppo bene che non avrebbe dovuto rallegrarsene.
Ora come ora, se avesse osservato i fatti da
personaggio esterno, non avrebbe dato alcuna speranza per quella
missione.
“Koga, sbrigati, non abbiamo tutta la
vita”
«What the hell!!!Damn, I swear, I’m
gonna kill my foolish team-mate!»
RIECCOMI!!!Visto?Ho
aggiornato!
Vi ho fatto penare assai, è vero, 2 mesi di attesa, ma è
stato x una giusta causa!
Ho dovuto allenarmi parecchio in vista delle gare di
Karate, ma alla fine i risultati ci sn stati: medaglia d'oro ai campionati
regionali, categoria juniores femm. -60 kg, nel
Kumite!
Per qst chappy, aspetto commenti ed impressioni...come vi
sembra Itachi?
Gente mia, v'assicuro che non è impresa semplice farlo
parlare! Su consiglio del mio migliore amico, della mia best friend, e di
puccio-puccio(alias mon amour...eh sì, ho trovato il mio Itachi...alla festa di
Capodanno!), ho deciso di mettere in evidenza come Ita-kun assuma formalmente
un'aria gelida e formale, superiore ed insopportabile...ma li avete notati i
suoi pensieri, espressi cn un tono molto + consono ad un adolescente,
cm:"Dannato Jiraya, proprio questa mocciosa dovevi mettermi in squadra?"...Che
faticata!Cmq tranqui, x il prox chappy nn mi farò attendere così a lungo! Ormai
ho ripreso il ritmo...tenendo conto che ho un'altra fiction aperta(devil's
heart, Saint Seiya), cn un altro protagonista
"difficilino"...
Bien, hasta la vista! Al prossimo aggiornamento! :P Mizar89
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Capitolo 18 *** 18*: TEAM WORK ***
raga
Capitolo 18: Team
Work
“La situazione è questa: io mi muovo da solo.
Stanne fuori, e me la sbrigo in un attimo. Non essermi
d’intralcio”
La taverna era immersa in un’oscurità polverosa, a
malapena illuminata dalla luce fioca delle lanterne in carta di riso penzolanti
qua e là dal soffitto ligneo. I tatami che ricoprivano in parte il pavimento
erano sudici e parevano non aver mai conosciuto strofinaccio ed acqua, mentre
gli shoji rivesti d’una consunta stoffa rosso sangue parevano essere l’unica
cosa colorata in mezzo a quel buio indistinto.
Gli avventori neanche prestarono attenzione al suo
passaggio, troppo ubriachi od occupati a perdersi tra abbracci ed effusioni non
proprio pudiche; il ragazzo si sedette su uno sgabello vicino al bancone, e
approfittò dell’oscurita giocante a suo favore per guardarsi attorno
nell’indifferenza più totole.
Anni di esperienza gli avevano insegnato che le
migliori informazioni era facile trovarle più in quei luoghi malfamati, che non
in una lussuosa sala da tè: case di tolleranza, taverne e locande di periferia
erano l’ideale, per nascondersi e far perdere le proprie tracce…Una vera miniera
d’oro, per uno shinobi.
“Ehi, bello, ti porto qualcosa di forte da
bere?”
Una ragazza sulla ventina, truccata come una
geisha, ma con abiti decisamente meno sfarzosi, ammesso che si potessero
definire tali, dato che la stoffa lasciava ben poco spazio all’immaginazione,
gli si parò davanti, in un fluttuare di capelli ramati, volutamente tenuti
spettinati.
Itachi annuì, senza scomodarsi a darle una risposta
verbale.
La geisha sparì dietro al bancone, ritornando poco
più di dieci secondi dopo, con una tazza di maiolica annerita, colma di
sakè.
“Se desideri qualcos’altro, basta che parli”
sussurrò la gattamorta, appoggiandosi al bancone con gesto teatrale, e facendo
ondeggiare la chioma fluente, in una scia di profumo.
L’Uchiha la ignorò e concentrò le proprie
attenzioni su di un tavolo decisamente rumoroso; i suoi occupanti erano per lo
più ashigaru (soldati di fanteria rango più basso dei samurai,e mercanti), come
potè dedurre dalle naginata e dalle yari addossate alla rinfusa in un angolo
della parete.
A giudicare dai loro discorsi, pareva proprio che
la sua intuizione avesse fatto centro, alla faccia della mocciosa che gli aveva
augurato praticamente l’eterna dannazione, quando l’aveva smollata fuori dalla
taverna.
***
Avevano girato attraverso le affollate stradine di
Mitsuya per buona parte del pomeriggio, mescolandosi e confondendosi con la
gente comune, alla ricerca di un qualcosa di indefinito, a detta di
Mizar.
Dei mukenin di Kiri, naturalmente, nemmeno l’ombra
e, in compenso, nemmeno la teoria di Itachi pareva essere molto
logica.
Cercare i samurai al soldo del daimyo, e cercare di
scoprirequante più informazioni possibili sulla sorveglianza del
castello.
“Cosa ti fa credere che siano proprio qui, in
città?”
“Lo so e basta” era stata la replica secca del
ragazzo.
“E questa la chiami risposta?Fantastico: sono ore
che camminiamo, non siamo venuti a capo di niente e non ho nemmeno capito cosa
stiamo cercando. Sappiamo che il palazzo del daimyo è a 15 ri da qua, non ti
basta?”replicò Mizar con veemenza.
Avevano ottenuto quell’informazione con facilità
poco tempo prima ma, a quanto sembrava, al ninja non
bastava.
“Vedi perché dico, e ribadisco, che tu non sei
adatta ad una missione così importante?Sei avventata. Ti lanceresti allo
sbaraglio nel castello, e poi quando scopri che dovrai vedertela con duecento
guardie, cosa fai?Sentiamo, sono curioso di udire la tua soluzione,
Koga”
La biondina si morse un labbro, e
tacque.
Itachi la squadrò dall’alto in basso:”Poco fa, ho
visto una cosa interessante, che potrebbe tornare utile al fine della missione…
Tu non l’avrai di sicuro notato, ma prima ci sono passati accanto due samurai
con due sacchetti d’oro. Questo vuol dire che sono stati da poco pagati, e
sappiamo che qui c’è solo un signorotto con un esercito. Ora, dimmi, Koga,
secondo te dove sono andati, con tutto quel denaro?”
“Di sicuro non ad abbuffarsi come
Naruto”
L’Uchiha sorvolò sulla nota sarcastica, ed indicò
un edificio a due piani, che a stento si reggeva in piedi, con un’insegna
sbiadita dal tempo.
Mizar non fece in tempo a chiedere cosa fosse, che
le porte scorreli si spalancarono di colpo, e un uomo venne letteralmente
gettato in mezzo alla strada.
“Fuori di qui, bastardo, e non farti più vedere
senza quattrini, o t’ammazzo!”
A gridare era stato un uomo dal fisico tozzo, con
un kimono scuro coperto da un lungo grembiule macchiato; l’oste scrutò torvo il
malcapitato, ancora riverso in mezzo alla via, indolenzito dalle botte e dalla
sbornia, prima di rientrare a passo di marcia nella taverna.
“Molto raffinato, il tipo”
Itachi ignorò il commento della ragazza e si avviò
verso l’ingresso del locale, facendo scorrere lentamente lo shoji
consunto.
«Ma quanto è gentile, davvero, preferisco mille
volte suo fratello, almeno quello posso prenderlo a calci…»
”EHI!”
Il mukenin si era voltato di colpo, spingendola
indietro.
“Che modi!” protestò lei.
“Tu non
entri”
“Come?!“
“Non è posto da donne questo“
“Non sapevo fossi anche un maschilista!Ma non
capisci la situazione, razza di…“
Itachi la zittì con un’occhiata a dir poco
pericolosa, e replicò con durezza: “La situazione è questa: io mi muovo da solo.
Stanne fuori, e me la sbrigo in un attimo. Non essermi
d’intralcio”
Mizar restò impetrita a fissare lo shoji che si era
richiuso con un colpo secco, quasi a voler accentuare ancora di più la sua esclusione dalla
missione.
***
“HOLY SHIT!WHAT THE
HELL...!”
Mizar si lasciò sfuggire l’imprecazione a mezza
voce, facendo voltare buona parte dei passanti; non potendo tollerare quegli
sguardi di curiosità fastidiosa, la ragazza si allontanò a grandi passi verso
una stradina laterale meno affollata.
Maledettissimo idiota, ma chi si credeva di
essere?Un dio in terra?!L’aveva letterlamente liquidata, neanche lei fosse
un’incapace, neanche fosse Sasuke!
«Ha da ribadire in continuazione, ma se Tsunade mi
ha messo in questa situazione, non è certo perché l’ho voluto io!Che vada a
farsi fottere, mi sono davvero stancata delle sue smanie di grandezza! Appena
esce da lì, giuro che mi sente!I swear it!»
Effettivamente sì, era il caso di
parlarne…
“SBRIGATI, TAKERU!Non capita tutti i giorni che un
forestiero sfidi il capo!”
“Ai dadi per giunta, e in palio c’è tutta la paga
del mese!”
“Il grande Masashige contro quel mocciosetto
imberbe!Non ci sono dubbi su chi vinca!”
La diciassettenne scorse un samurai, armato di una
lunga naginata, correre lungo la strada prinicipale e dirigersi verso la
taverna, seguito a ruota da un compagno.
«Vuoi vedere che c’è di mezzo sua signoria il
grande eroe decaduto?»
Incuriosita, si avvicinò nuovamente alla locanda,
ma non vi entrò; se si trattava davvero di lui, se la sarebbe cavata da solo,
no? Lei non avrebbe mosso un dito, ma di sicuro non si sarebbe persa la
scena…tanto, per quello che aveva da fare!
Lesta, balzò su una catasta di legna addossata al
retro della taverna, atterrando senza essere vista sul tetto; il controllo del
chakra cominciava a diventare un concetto più attuabile, a seguito degli
allenamenti. O forse era il fatto di essere così lontana dalla realtà, che le
aveva facilitato l’apprendimento?
In fondo, bastava semplicemente dimenticare
diciassette anni di esistenza nella consapevolezza della forza di gravità e
delle leggi della fisica…
Una cosa da niente…
Mizar pulì con una manica del kimono il vetro del
lucernario annerito dalla fuliggine, attenta a non effettuare una pressione
troppo violenta sull’esile lastra, causandone il crollo nella sala buia che si
spalancava sotto di lei.
«Effettivamente sì, non è decisamente il posto
adatto ad una ragazza a modo…anche perché di donne ve ne sono a sufficienza, a
quanto vedo…Capito, il ragazzino?Cielo, ma cosa ho fatto di male nella mia
vita…»
La biondina si sporse un po’ di più, e finalmente
riuscì a scorgere Itachi, in piedi al capo di un tavolo, mentre fronteggiava
impassibile un grosso samurai dall’aria decisamente furibonda; da lassù non
poteva di certo vedere i numeri sulle minuscole facce dei dadi d’avorio, ma il
risultato era tangibile senza dover utilizzare un binocolo.
Il samurai, rubicondo in viso dalla rabbia, stava
strepitando a poca distanza dal ninja, taciturno e pacato come di norma. Chissà
quale stratagemma aveva escogitato, quel demonio, con quella partitella ai
dadi…
Improvvisamente, l’Uchiha disse qualcosa, e il
mercenario sguainò la katana che cingeva al suo fianco, gettando di lato i
compagni che vanamente tentavano di trattenerlo; l’uomo menò un gran fendente
che spaccò in due il tavolo, ma non intimorì affatto Itachi.
Ancora un altro, due, tre colpi a vuoto,
semplicemente schivati dal ragazzo.
Mizar non poteva capire quale fosse il suo piano,
ma realizzò che, per quanto giocasse troppo col fuoco, di sicuro non desiderava
attaccar briga con quei chonin, specie se doveva ottenere informazioni
utili.
«Un paio di legnate però se le meriterebbe…ma poi,
come potrei prendermi la soddisfazione di sbattergli in faccia l’umiliazione di
averlo tirato fuori dai guai?Però così non posso entrare…»
La ragazza riflettè un istante, prima di
congiungere le mani in rapida successione, come aveva appreso per l’esame
all’Accademia Ninja.
“HENGE NO
JUTSU!”
“Maledetto bastardo!Fermati, che
t’ammazzo!”
La lama passò sibilando a pochi millimetri dalla
sua guancia.
«Dannazione. Non posso nemmeno ammazzarlo, o poi mi
ritroverei con un’altra taglia sul collo»
Quando Itachi aveva sfidato ai dadi quel samurai,
aveva già dato per scontato di vincere, e di offrirgli da bere in nome di
un’ipotetica amicizia, e farsi così rivelare informazioni preziose circa la
guarnigione del castello.
Ma aveva calcolato male, non includendo lo scatto
di rabbia omicida, fra tutte le reazioni possibili.
E tantomeno in quel locale qualcuno s’azzardava a
porre fine a quella situazione ridicola!
No, perché agli occhi dei compagni dell’ubriaco,
era il ragazzo ad essere in torto: aveva ardito offendere un samurai, meritava
quindi che l’insultato gli spiccasse la testa dal collo con un fendente, per
lavare l’onta.
L’Uchiha, seccato da quel continuo schivare, decise
che avrebbe capovolto la situazione…In fondo, poteva benissimo dare il
benservito a tutta quella gentaglia…Non si trattava nemmeno di farsi scrupoli ad
usare il mangekyou sharingan…
«Per quello che vale questa missione, il fine
giustifica i mezzi!»
Colpì con un calcio una sedia, scagliandola contro
le gambe del samurai, che inciampò e cadde pesantemente a terra; in un lampo
Itachi lo disarmò con un secondo calcio al polso, scagliando la katana parecchi
metri più in là.
Il silenzio si fece carico di tensione, e le mani
degli altri samurai corsero alle else delle spade, mentre le iridi scarlatte
iniziarono a vorticare in un mulinello nero…
Un pugnale sai lacerò l’aria, piantandosi con
precisione chirurghica in uno dei resti del tavolo distrutto, dividendo
momentaneamente i contendenti.
“I samurai non hanno motivi per comportarsi in
maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un samurai è
gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un
uomo è poco più di un animale. Il samurai è rispettato non solo per la sua forza
in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Questo è
uno dei sette fondamenti del Bushido, Rei, la Gentil Cortesia. Avete forse
scordato il Codice, onorevoli signori?”
Gli sguardi di tutti i presenti si spostarono in un
unico movimento all’entrata della taverna, dove un uomo aveva appena fatto il
suo ingresso, spalancando in contemporanea gli shoji.
A guardarlo era poco più che un ragazzo, forse
coetaneo dell’attaccabrighe che aveva sfidato l’hatamoto, ma aveva un nonsochè
di strano, diverso…Oppure erano solo i corti capelli biondo grano che ricadevano
in ciuffi spettinati dinanzi agli occhi, lame di ghiaccio che parevano fendere
l’oscurità come quelli delle fiere?
Attraversò lentamente la taverna, incedendo su ogni
passo con cadenza marziale, in un fruscio appena percettibile dell’hakama*, sino
a fermarsi esattamente a portata della katana dell’hatamoto.
“Tu che accidenti vuoi?” ringhiò il samurai, ancora
ribollente di collera.
“Il Bushido è la via dei samurai. Cosa
guadagnereste, nobile hatamoto, ad uccidere uno sbarbatello che pecca di
sfacciataggine?Non bastano forse le cicatrici sul vostro viso, a provare la
vostra valenza in battaglia, così come le due spade che cingono il vostro
fianco?”
Il ragazzo aveva una voce melliflua, e una retorica
impeccabile: era impossibile non restare rapiti da quelle poche, semplici
parole.
“L’impudenza di questo moccioso m’ha arrecato
sufficiente onta da darmi il diritto di spiccargli la testa con un sol colpo
della mia katana!” replicò l’uomo, stringendo minaccioso l’arma con entrambe le
mani; Itachi non diede segno di volersi scansare.
Il giovane biondo scosse la testa:”E sporcare col
suo sangue la vostra onorata lama?Quello sì che vi macchierebbe d’infamia. La
forza d’un guerriero contro un ragazzino qualunque…”
Prima d’ultimare la frase, il biondino si ritrovò
con il fukura(*tagliente della punta) della spada a pochi millimetri dalla sua
giugulare.
“Tu parli troppo –sibilò il samurai- So che stai
cercando di salvare la testa al tuo amico, ma non mi lascio commuovere così
facilmente da uno che parla come una donnicciola orditrice di inganni da
bettola…Per me conta solo una cosa: il confronto in
battagli…AAAH!”
In meno d’un secondo il ragazzo biondo aveva
ribaltato la situazione, ed ora era la masamune di quest’ultimo a minacciare la
gola dell’hatamoto, steso dolorante a terra in seguito ad una spazzata di
piede.
“Solitamente non sono incline ad ammazzare i miei
nemici, dato che tu in teoria non lo sei, ma vedi, puntare una katana al collo
non è decisamente un gesto d’amicizia. O, per come la vedi tu, ora sarebbe il
mio onore a reclamare il tuo sangue… -Il samurai deglutì rumorosamente-
Tuttavia, non sono qui per attaccar briga. Accetta dunque le mie scuse per i
fastidi arrecati dal mio compagno, e accetta una buona tazza di sakè. Offro
io”
Dopo alcuni brevi istanti di smarrimento, l’uomo si
rialzò, puntellandosi sulla sua katana, e scoppiò a ridere, dando una pacca
d’amicizia sulla spalla del biondino.
“Mi piaci ragazzo. Era da parechcio tempo che
nessuno mi metteva in difficoltà. Andiamo, ho un debito d’onore con te, quindi
il sakè lo offro io…Ma sì, anche al tuo amico con la faccia da canaglia!”esclamò
il guerriero, allontanandosi barcollando verso il bancone della
taverna.
Mizar tirò un sospiro di sollievo, rinfoderando la
masamune con un gesto fluido; avvertì un brivido lungo la schiena, quando una
voce ben nota le sussurrò all’orecchio:”Bella mascherata. Che intendi fare così
conciata, Koga?”
La ragazza, sotto gli effetti della Henge no Jutsu,
si voltò a fissare in faccia Itachi:”Evito che tu faccia idiozie, Uchiha”
replicò, a mezzotono.
Il ragazzo inarcò le labbra in un sorriso di
scherno:”Davvero?Tsk, sembra quasi che sia tu lo shinobi esperto di missioni
d’alto livello”
“So che cosa avevi in mente, e non mi pare il caso
che ti faccia riconoscere. Ti rammento che sei ancora
ricercato”
Itachi scrollò le spalle:”E così sai anche leggermi
nel pensiero, Koga?Hai delle qualità nascoste che non mi erano balzate
immediatamente all’occhio. Comunque, il tuo travestimento è assurdo. A chi
dovresti assomigiliare?”
Mizar strinse i pugni, ribattendo:”Questo non ti
deve riguardare. E comunque –aggiunse, con tono eloquente- se non ti aggrada
così, la volta prossima potrei scegliere di trasformarmi in Sasuke. Sarebbe solo
strano che non cercassi di ammazzarti ogni due secondi”
Colpo basso. E azzardato.
Ma con l’effetto desiderato: per una volta, fu lui
a dover ingoiare il rospo.
«Who dares
win»
La biondina, o meglio il biondino gli sorrise
provocatorio e disse:”Se vuoi agire da solo, fa pure. Ma questa situazione me la
gestisco io: puoi scegliere di smetterla di essere petulante, e collaborare,
oppure restarne fuori, a te la scelta”
Mizar lo guardò con sfida un’ultima volta, prima di
dirigersi verso il bancone, dove l’hatamoto strepitava, già mezzo ubriaco,
contro una geisha che non gli aveva ancora servito una nuova bottiglia di
sakè.
Itachi, per la prima volta dopo parecchio tempo,
restò un istante interdetto, a guardare quella strana mocciosa
allontanarsi.
Per quanto rammentasse, Kisame non si era mai
rivolto a lui in quel modo…A pensarci bene, nemmeno Sasuke s’era spinto a
tanto…
«La vicenda si fa interessante»
Si avvicinò a quello strano quadretto con calma,
quasi stesse ancora esitando sul prendervi parte o meno.
«Dopotutto, ha detto che la preda se l’è stanata da
sola…Che idiozia…è troppo impulsiva, e potrebbe fare qualcosa di
stupido…»
“Ehi dai, che aspetti?Vieni qua a sederti…Nella
vita, lascia attendere una donna, ma mai una buon sakè!” esclamò il samurai,
facendogli cenno di sedersi su uno sgabello scricchiolante; immediatamente
arrivò a passo di danza la geisha di poco prima.
“Konbawa,
Yabu-sama, yoku narimashitaka?”(*Buonasera nobile Yabu, si sente meglio?) migolò
la donna, versando con eleganza il vino di riso da una brocca di maiolica
dipinta; il guerriero si limitò a replicare con un grugnito.
“Non
prendetevela…–fece allora quella, rivolgendosi direttamente a Mizar e Itachi- Il
nobile Yabu ha un caratteraccio, ma è una persona onesta, e un grande
samurai…Non come certa gentaglia che ammazza a tradimento per un pugno di
quattrini”
“Via, non
essere sciocca, Kiku!” ”Ma è la verità, signore!Quelli non sono come
voi…Ovunque vanno, ci scappa il morto!Non è bastata una guerra che ha ridotto
sul lastrico tutti, per far capire che dovrebbero essere sterminati
tutti?!”
Mizar sospirò
nella tazzina, fingendo di bere quel liquido dall’odore asprigno che non aveva
la minima idea di assaporare.
«Senti senti,
a quanto pare gli shinobi non sono poi così ben visti ovunque…Beh, se poi si
prende in esame il Genio qui presente, siamo a posto…»
“Kiku, le tue
chiacchiere sono fastidiose. Frena la lingua, e sta al tuo posto” l’ammonì
l’hatamoto.
“Fusei desu*!
Dico solo ciò che penso, e poi non mi va che il daimyo confidi in quegli
assassini…Finchè ci saranno loro, non verrò più a palazzo…Ci tengo alla pelle,
io!”(*è un’ingiustizia)
“Senti, ma
non hai niente di meglio da fare?” interloquì Mizar, seccata; la geisha sorrise
maliziosa, e si avvicinò all’apparente ragazzo dai capelli dorati:”Scusa tesoro,
non ti ho dedicato alcun’attenzione”
Uno schiaffo
colpì la mano della prostituta, che la ritrasse con uno
strillo.
“Sparisci
immediatamente” sibilò Mizar a denti stretti; ferita nell’orgoglio, la geisha si
allontanò inveendo, fino a scomparire dietro un paravento che fungeva da
divisorio del locale.
“Shitsurei
shimasu, Yabu-sama. Non sopporto…che gente di quella risma si prenda certe
confidenze” si giustificò, scrollando le spalle con aria mascolina. Giusto per
aggiungere un tocco in più, appoggiò con un colpo secco la scodellina del sakè.
(*Mi scusi)
«Mizar, ma ti
vedi che stai facendo?!Hai visto troppi film…Regolati: tu non sei Clint Eastwood
e questo non è un saloon in stile spaghetti-western!»
L’hatamoto
probabilmente non ci aveva nemmeno dato peso, tantomeno
l’Uchiha.
«Maschi»
“Allora, che
ci fanno due ragazzini come voi in una città come questa?” domandò Yabu,
dondolandosi sullo sgabello.
“Ecco noi…”
la biondina sotto mentite spoglie esitò nel rispondere, ma il moro intervenne
prontamente.
“Abbiamo
deciso che i nostri destini erano ben diversi da quelli che volevano imporci le
nostre famiglie”
La
diciassettenne lo guardò sottecchi.
“Ah, come vi
invidio…Io dovetti prendere il posto di mio padre al castello…Ma sapete, non mi
avete ancora detto i vostri nomi”
“Io sono
Shiryu –mentì Itachi- mentre le…”
Mizar si
lasciò sfuggire un colpo di tosse decisamente forte.
“Mentre lui è
mio cugino Shisui” concluse l’Uchiha, usando il primo nome che gli passò per la
mente.
Gli occhi
azzurri della Koga dardeggiarono nella sua direzione.
«Ma che
fortuna…pure imparentata con questo qua…»
L’hatamoto
annuì pensieroso:”Uhm no…allora non puoi essere quello là…”
“Chi?”
“No, no,
sciocchezze…Prima un mio sottoposto ti ha confuso con un mukenin segnato nella
lista nera come un criminale di classe S. Noi samurai abbiamo un bel daffare con
quella gentaglia”
Il volto di
Itachi restò impassibile, e la cosa irritò la ragazza:«Ma vive in perenne
apatia?!Gliel’avevo detto che si sarebbe fatto riconoscere…»
“Beh, ve ne
siete andati di casa, ma cosa sperate di fare, ora?”
L’Uchiha
lasciò volutamente trascorrere alcuni istanti, prima di ribattere
risoluto:”Vogliamo portare i nostri servigi a qualche daimyo. Entrambi
discendiamo da antiche famiglie guerriere, e siamo in cerca di qualcuno disposto
ad assoldarci”
«Bella
pensata, Itachi…oh my god, gli ho appena fatto un complimento!Colpa del
sakè…»
Yabu
sorrise:”Sembra che abbiate trovato la persona giusta! Il mio signore Ishido
controlla queste terre con pugno saldo ma, sapete, ci sono sempre problemi qua e
là…cosine da niente”
Centro! Il
ninja si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto che, per un attimo, lo rese
più umano; il suo piano stava andando come previsto, ed era certo di poter
affermare che, anche senza l’intervento della mocciosa, sarebbe comunque filato
liscio. Esistevano altri modi per sciogliere la lingua senza dover far uso di
abilità innate, e l’effetto alcolico del vino di riso iniziava a notarsi, sulla
faccia rubiconda e nella parlantina impastata dell’uomo.
“Un daimyo
potente, avete detto?Strano, non ne ho mai sentito parlare” replicò il
diciottenne, scegliendo con cura le parole; la reazione non si fece
attendere.
“Come?!Ishido-sama ha sotto i suoi vessilli mille ashigaru e
duecento samurai d’alta casta, e le sue forze valgono migliaia di koku*!È temuto
e rispettato in tutti i Paesi! Servirlo è la massima gratificazione per ogni
vero difensore del Bushido!”
“Allora
potrebbe accoglierci nelle sue schiere…Ahi!” Mizar tacque
improvvisamente.
“Che succede,
amico?”
“N-niente…una
vecchia ferita alla gamba…”
La Koga
scrollò il piede indolenzito dal calcio coatto appena ricevuto da sotto il
tavolo.
«Non essere
impulsiva»
La voce di
Itachi le arrivò dritta nel pensiero, senza ch’egli aprisse
bocca.
«You, what the
heck…?!»
Ma il giovane
aveva già recuperato il filo del discorso, ignorandola:”Sembrerebbe una
prospettiva interessante, nobile samurai. Altro sakè?”
Senza
aspettare una risposta, versò di nuovo del vino nella scodella di Yabu e, non
visto, vi lasciò cadere due pastigliette grigiaste che si sciolsero
immediatamente nel liquido. Proseguì indifferente, come se nulla fosse: ”E che
mi dite degli uomini-ombra?Corre voce che la città non abbia un buon rapporto
con essi…”
“Ragazzo…Shiryu-san…Quei bastardi sono attorniati da molte
leggende…- S’interruppe e sbadigliò sonoramente- si dice che in ogni paese ci
siano interi villaggi di quei demoni, ma t’assicuro che il nostro signore non
farà mai più affidamento a loro…Sono degli infami che mirano solo al denaro, e
se mai dovessi ritrovarmene uno innanzi, sarà la mia spada a porgere
saluto!”
L’uomo
sbadigliò un’altra volta, mentre le palpebre sembravano farsi pesanti come
macigni.
“Sì, sì,
certo…” annuì Itachi con sarcasmo palese, levandosi in
piedi.
Aveva tutte
le informazioni necessarie per agire: la locazione del castello, il numero dei
nemici, e la certezza di non avere i mukenin di Kiri fra i piedi. «Più semplice
di così…»
Afferrò Mizar
per una manica del kimono, prima che parlasse ancora, facedola scendere dallo
sgabello senza troppe smancerie.
“Lasciami
immediatamente”
“Muoviti, qui
abbiamo finito” ribattè lui, in un sussurro.
“Amici…dove…andate?” esclamò Yabu, scendendo troppo in fretta dal
suo seggio e barcollando vistosamente.
“Joohoo o
kudasette arigatoo. Sayoonara” rispose semplicemente l’Uchiha, dirigendosi verso
la porta della bettola, ancora tenendo il braccio della ragazza. (*Grazie
dell’informazione, addio)
Yabu mosse
qualche passo, protestando parole incompresibili, poi l’effetto del sonnifero
che l’Uchiha gli aveva versato nel sakè
lo fece crollare a terra con un tonfo sordo.
Lo shoji si
richiuse su quella scena con un cigolio sinistro.
Fine
capitolo
Finalmente!Finita la scuola, e già nel
pieno delle vacanze...e via con la ripresa delle
fiction.
Allora, grazie di cuore a
tutti quelli che seguono questa fiction e pazientano i miei lunghi
tempi di aggiornamento che però ora verranno ristretti di
molto, I'll promise!
Il chappy di oggi arriva esattamente 1
ora prima dell'avvenimento + importante dall'inizio dell'anno, anche dopo
il FIRST certificate e le gare di Karate, vale a
dire...
Il mio esame di Karate x il 1° Dan di
cintura nera!
Raga, sn galvanizzata peggio
di Naruto, sn disperata xkè ho 2 compagni di esame da suicidio, una che è
una racchietta isterica e stronza che davvero, al primo colpo basso le
faccio sputare sangue(ce l'ha con me xke ha una cotta x Fabio-sensei, e io nn
posso parlargli nemmeno x chiedergli il programma dell'esame che questa
sclera...) mentre l'altro...è bravo, ma è un fancazzista assurdo,
stile Shikamaru. Oh my
god...
Ah, poi c'è il mio love che fa il 2'
dan, e quindi viene a vedere che
combino...
Insomma: se torno viva(devo tornare,
sennò come faccio a finire questa fiction malata??), al prossimo aggiornamento,
e commentate!
E scusate se ho strapazzato Itachi, ma
anche lui se le cerca!!!
Però è troooooooooopppppppoooooooooooo
booooooooooooooonooooooooooooo e gliele si perdona
tutte!!!
Mizar89
PS: AKATSUKI 4EVER!!!!!!!!!(da
quanto non lo
gridavo!!!!!!!!!!!!)
|
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Capitolo 19 *** 19*: MISUNDERSTOOD ***
raga
Capitolo 19:
Misunderstood
L’allenamento era finito da
un pezzo, ma lei non si era ancora decisa a rientrare, nonostante le tenebre
ormai prossime. Non sapeva dire se lo stesse facendo di proposito oppure no,
davvero non rammentava bene la strada per rincasare, ma oramai erano ore che
girovagava senza meta per Konoha.
Forse perché in tutta la
vita, aveva sempre sopportato le pareti strette di quella prigione dorata che
sua madre le aveva eretto attorno.
«Desiderio di libertà?»
Quanto tempo era passato?
Quanto erano distanti le giornate trascorse sulle spiagge della California, o a
passeggiare per Beverly Hills?
«Nostalgia di quell’altra
mia vita?»
No, anche sforzandosi, non
riusciva a provare alcuna mancanza per quel mondo che da sempre le aveva imposto
le sue regole…
«Ma anche qui ci sono
regole a cui sono sottoposta…Anche perchè, se non le rispettassi, metterei in
pericolo la mia vita»
Inutile: era diverso. Per
la prima volta era stata davvero libera di compiere una scelta da sola, e
assumersene da sola le conseguenze. Era dunque quello il prezzo della
libertà?
Shaula alzò gli occhi al
cielo, dove cominciavano a splendere le prime, fioche
stelle.
“Sto diventando come
Mizar…” sopirò in un sussurro che si perse nel vento.
Desiderò essersi portata
l’orologio per verificare l’ora ma, a giudicare dal suo stomaco ruggente, era
arrivato il momento di tornare a casa, all’appartamento di Tsunade, con Antares,
attendendo il ritorno dalla missione di sua sorella.
La via era deserta, e le
luminarie inesistenti.
«Non mi ricordo d’aver
fatto questa strada…Non c’è in giro nessuno…»
Si fermò, incerta se
addentrarsi nella stradina o meno, quando una voce alle sue spalle la fece
trasalire:”Non è un po’ tardi per passeggiare da sola?”
Sasuke le si avvicinò, le
mani in tasca, un’aria di rimprovero dipinta in volto.
“Konbawa, Sasuke” rispose
lei, arrossendo leggermente.
“Non lo sai che è
pericoloso girare per Konoha di notte?” la redarguì il
quindicenne.
“Potrei dire lo stesso per
te” replicò lei, con ironia.
L’Uchiha le si approssimò
ulteriormente, bloccandola con un braccio al muro di un edificio:”Davvero?Beh,
credo che saprei difendermi discretamente, Shaula, non
credi?”
Cercando di ignorare il
cuore sull’orlo di un infarto, la moretta riuscì a rispondere in un
sussurro:”A-anch’io…anch’io saprei cavarmela…”
“Non lo metto in dubbio…Ma
ciò non toglie che non mi va che tu corra rischi inutili, ok?” disse il giovane,
sfiorandole con una mano le ciocche di capelli che eludevano alla sua vista gli
occhi azzurri della Koga.
“Da quando il Terzo Hokage
è morto –proseguì- la città si è riempita di criminali…Spesso, sono ninja
d’infimo grado che ‘arrotondano’ la paga mettendosi al soldo di canaglie anche
peggiori. Tsunade sta cercando di risolvere la situazione, ma ora come ora, è
Orochimaru ad avere priorità assoluta”
Shaula annuì, senza
riuscire a proferir parola, persa negli occhi d’ebano del
coetaneo.
Sasuke le sorrise:”Dai, è
stata una giornata intensa, sarai stanca…Ti accompagno a
casa”
Senza aggiungere altro, si
scostò appena, prendendola con delicatezza per una mano ed incamminandosi verso
i quartieri alti della città.
La giovane ringraziò il
buio che celò il rossore sulle sue gote, mentre con un sorriso seguì il ragazzo.
Non notò il velo di tristezza negli occhi di Sasuke, quando per un istante
questi volse lo sguardo alla via lasciata alle spalle, dove ancora sventolava,
su un’insegna macilenta, un vessillo strappato e sbiadito con un ventaglio
bianco e rosso dipinto al centro…
L’aria fresca della notte
ormai prossima le scompigliò i capelli, giocherellando con i ciuffi ribelli che
il nastro non riusciva ad imprigionare nella lunga coda, nonostante le sembianze
maschili ancora celassero le sue reali fattezze; ma non era il vento a farla
rabbrividire, con le sue folate improvvise che s’insinuavano oltre la coltre
tiepida del mantello da viaggio, bensì la vicinanza di Itachi. Da quando erano
usciti dalla taverna, non le aveva rivolto parola e ancora seguitava a
trascinarla dietro sé, stringendole il polso. Dove diamine stava andando, così
di fretta? ”Insomma, vuoi lasciarmi andare?!”
Per tutta risposta la morsa
delle dita del jonin sul suo braccio si fece ancora più
forte.
“Ahi!”
«Brutto stupido, giuro che
te la farò pagare…prima o poi…»
Giù per una stradina in
discesa, per poi svoltare in un dedalo di viuzze senza fine, finchè non si
ritrovarono fuori dal caos della città di Mitsuya, al limitare della sconfinata
foresta che circondava quel luogo.
“Guarda che so camminare da
sola!Ehi, dico a te, Uchiha!Non far finta di non
sentir…EHI!”
Itachi si girò di scatto,
strattonandola ancor più vicino a sé:”Tu chiacchieri troppo”
Mizar si sentì gelare, e
distolse immediatamente lo sguardo dallo sharingan.
“Lasciami” sibilò, cercando
di divincolarsi.
“Zitta. Che t’è saltato in
mente prima, me lo spieghi?Perché sei intervenuta, quando t’avevo detto di
restarne fuori?E sciogli quella ridicola trasformazione,
kami–sama!”
Mizar avvampò, mentre in
una nuvoletta di fumo ricomparve il suo vero aspetto:“L’ho fatto per impedirti
di fare stronzate! Itachi, la tua identità è nota ovunque, l’hai forse
scordato?Non è molto intelligente girare con lo sharingan in bella mostra, tanto
vale che ti metti anche il mantello di Akatsuki!”
Lo sguardo dell’Uchiha si
fece sottile, come due lame di ferro incandescente che la trapassarono da parte
a parte; subito la biondina chiuse gli occhi, ma il ragazzo le afferrò il viso
con una mano, forzandola a fissarlo.
“Guardami quando ti parlo”
sibilò, quasi fosse un ordine.
Gli occhi azzurri della
Koga si persero in quelle braci ardenti che le fecero mancare il respiro;
avverti perfettamente la forza latente celata oltre quelle iridi di sangue, e
non riuscì ad evitare che un brivido le corresse lungo la schiena. Il ninja se
ne accorse, e sorrise divertito dal pessimo tentativo di autocontrollo della
compagna di squadra.
“Abbiamo paura…Strano, non
me lo sarei mai aspettato da te” sentenziò sardonico.
“N-non…dire
idiozie”
“Le tue pupille sono
dilatate, la tua voce è malferma, e il tuo cuore ha accelerato di colpo…I segni
sono inequivocabili”
La biondina non rispose:
per quanto tentasse di distogliere lo sguardo, si sentiva inspiegabilmente
attratta dallo sharingan dell’Uchiha.
Forse era già sotto
l’effetto di un genjutsu…
“Non è mia abitudine
attaccare i compagni di squadra” l’anticipò secco Itachi, quasi le avesse letto
nel pensiero.
Mizar lo fissò, senza
replicare; lui sbuffò, scuotendo la testa:”Sei senza speranze. Muoviamoci, sono
stanco di sprecare tempo con te”
Si fermarono soltanto
diverso tempo dopo, quando la notte era ormai calata fra le fronde fitte degli
alberi.
Mizar aveva le gambe
doloranti per il lungo camminare, e le sembrava che, anziché essere partita
quella mattina, fosse in viaggio da giorni.
Quando Itachi arrestò il
passo, al limitare di una piccola radura erbosa, fu quasi tentata d’abbracciarlo
per la gioia della tanto agognata sosta.
“Ci fermiamo qui: il
castello del daimyo dista poco più di un ri, e siamo in un’ottima posizione per
poter osservare le sue mosse senza correre pericoli” asserì l’Uchiha, rivolto
più a sé stesso che alla ragazza, la quale non riuscì a trattenere uno
sbadiglio.
Ciò non sfuggì ad Itachi,
che non si esimette dal commentare sarcastico:”Già stanca, Koga?Non me ne
sorprendo”
“Non sono stanca, Uchiha! E
finiscila di chiam…EHI!”
Il ragazzo le aveva
lanciato contro uno shuriken, mancandola di un soffio.
“Che accidenti
fai?!”
“Sì, decisamente dormi in
piedi, hai i riflessi spenti. Inutile aggiungere che, ridotta così, mi saresti
solo d’intralcio, quindi me la cavo da solo” disse il ninja, sbrigativo e per
niente preoccupato di dover agire senza partner.
Mizar lo fissò truce,
incrociando le braccia:”Te lo scordi. Ci hanno messo in squadra,
rammenti?”
Il diciottenne inarcò un
sopracciglio:”E da quando ti importa qualcosa del lavoro di squadra,
Koga?”
“Differentemente da te, io
la missione l’ho presa sul serio, e non ho passato tutto il tempo a lamentarmi
di chi mi è stato affiancato come compagno!” ribattè la biondina,
caustica.
Itachi alzò le spalle, poi
d’improvviso scattò, intrappolandola contro il tronco di un grande albero.
Sorrise al vedere la preoccupazione celata dallo sguardo duro della
ragazza.
”Forse hai dimenticato che
una squadra dovrebbe fondarsi sulla cooperazione reciproca, oltre che sulla
fiducia, Koga” le sussurrò, il viso a pochi centimetri dal
suo.
Gli occhi azzurri di Mizar
lo fissarono, glaciali:”Fidarmi? Se qualcuno se l’è scordato, non sono io a
dovermi render degna di fiducia, non sono io ad aver sulla coscienza…”
s’interruppe di colpo, ed Itachi sorrise, sardonico.
“Vai avanti…perché non
finisci la frase?”
“Hai capito benissimo”
ringhiò lei in risposta, a disagio per il fatto che lui le fosse così
vicino.
“Invece no. Sono curioso di
sentirti: se hai qualche problema, me lo dici, ora e subito” aggiunse, con la
voce sempre più gelida.
“Non ho niente da
dirti!”
Le iridi cerulee della Koga
dardeggiarono nel buio, mentre una falce di luna scarlatta comparve in
esse.
“Tsuki no Kokoro…davvero
divertente, Koga. Quando non sai più come rispondere, ti atteggi con queste
pagliacciate. È facile parlare a sproposito, quando non sai un
ca…”
SCIAFF!
Uno schiaffo secco lo colpì
in pieno sulla guancia, facendogli spostare appena la testa.
“Adesso stai zitto. Non me
ne frega niente di te, ne di ciò che hai fatto, né che sei classificato come
mukenin di classe S. Ora abbiamo una missione da portare termine…Parli di
fiducia, ma tu non fai nulla per farti riconoscere degno di
essa!”
Itachi si sfiorò con una
mano la guancia arrossata, la pelle bollente nel punto in cui aveva subito il
colpo.
Non faceva male, no, aveva
smesso da tempo di percepire dolore per quelle futilità…Almeno fisicamente,
perché ne suo animo fu come ricevere un pugnalata dritta al
cuore.
Gli occhi del
ninja dardeggiarono nell’oscurità, leggendole sin nel più profondo dell’anima,
togliendole il respiro.
La mano sinistra di Mizar
sfiorò la tsuba della masamune, già pronta a far scattare la destra
sull’impugnatura della spada, comunque poco convinta che questo la potesse
aiutare contro lo Tsukuyomi…
“Adesso basta” sussurrò
improvvisamente Itachi, facendola trasalire. Con un gesto rapido le afferrò il
braccio destro, allontanandolo dall’elsa della masamune; in meno d’un secondo,
Mizar si ritrovò disarmata, in completa balia
dell’Uchiha.
Il quale, però, non fece
nulla.
Si limitò a fissarla nel
buio di quella notte senza luna, lo sharingan scarlatto che risplendeva nelle
iridi, due fuochi fatui che a stento illuminavano una realtà
incerta.
Perché nessuno avrebbe
potuto capirlo.
È possibile comprendere il
dolore e la sofferenza soltanto se li si prova in prima
persona.
E
lei…
“Itachi…”
“Credo di averti già detto
che tendi a reagire troppo impulsivamente…Non saltare sempre a conclusioni
affrettate, o finirai davvero nei guai”
La diciassettenne deglutì;
lui raccolse la sua sacca posata a terra, e s’incamminò in direzione del
castello, celato da qualche parte, oltre quella muraglia di
alberi.
“I tempi della missione si
restringono sempre più, e pare proprio che dovremo cercare di collaborare, non
credi? Comunque, parlami guardandomi negli occhi, Mizar, o potrei pensare che tu
abbia paura” aggiunse poi lo shinobi, restituendole la
masamune.
La ragazza trasalì, forse
al sentirsi chiamare per nome, o forse perché le ultime parole dell’Uchiha erano
state pronunciate quasi come una…supplica?
Non vi era alcuna
arroganza nella sua voce.
Si arrischiò ad incrociare
di sfuggita lo sguardo del ragazzo, e per la prima volta lesse in quelle iridi
scarlatte non una minaccia, non un pericolo, ma una sconfinata malinconia,
dettata dalla solitudine e dal peso che gravava sulla sua
coscienza.
«I…I can’t
understand…»
“A-arrivo…”
Sì, Itachi aveva ragione:
si stava comportando come una cretina.
«La missione, prima di
tutto»
«Parli di fiducia, ma non
fai nulla per renderti degno di ciò!»
Le parole della Koga gli
rimbombarono nella mente, mentre incedeva con passo sicuro attraverso la fitta
boscaglia, guidato dallo sharingan e da una vita di esperienza negli
anbu.
Era mai possibile che
quella ragazzina riuscisse a sconvolgerlo tanto?Lui, il demone impassibile,
quello che aveva sterminato la sua famiglia senza versare nemmeno una lacrima,
seppur sotto il controllo di Orochimaru. Era solo una mocciosa qualunque, a
quanto ne sapeva neppure di quel mondo…che gliene importava di ciò che pensava
di lui? Niente, non sapeva niente, non poteva comprenderlo, non voleva
comprenderlo e non l’avrebbe mai fatto. Perché era come tutti gli altri: pronta
a distribuire giudizi, ma mai a concedere fiducia e
perdono.
Come
Sasuke…
Sarebbe sempre rimasto da
solo. Ma ormai non gli importava più…
«Il fine del ninja è la
missione…Nessun sentimento, nessun pensiero, nessun
rimorso»
raga
Ciao a tutti raga! Lo
so, è passata una vita dall'ultimo aggiornamento, e non nego che mi sono chiesta
più volte se effettivamente avessi la forza di portare avanti la
storia...
Il dilemma amletico è
nato in una brutta giornata durante la quale un amico ha avuto la pessima idea
di spedirmi tutti gli spoiler possibili ed immaginabili sul Leader di Akatsuki,
su Itachi e quant'altro...Dannata curiosità, a fine lettura mi sono ritrovata a
dire:"E adesso, come faccio con Dark Soul, quando i miei piani erano un poco
diversi..."
Giorni, settimane e
quasi due mesi dopo, sono arrivata alla conclusione che questa fanfiction già
dall'inizio si distaccava dal manga per alcuni eventi(Sasuke redento,
ec...)
quindi...
SHOW MUST GO
ON!
al prossimo
aggiornamento, cioè fra 2 week perchè nel frattempo non crediate che sia stata
lì a disperarmi, ho già scritto 3 nuovi capitoli!!
Baciottoli!
Mizar89
PS: Sorry x
l'attesa.
|
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Capitolo 20 *** 20*: NOT A GAME ***
raga
Capitolo 20: Not a game
Dopo quella che parve loro un’eternità, giunsero finalmente
al castello del daimyo; come previsto, non si sarebbe rivelata un’impresa
semplice: alte mura di roccia circondavano la rocca, e numerose sentinelle
s’avvicendavano nei camminamenti dell’enorme
pagoda.
«Decisamente il posto migliore dove nasconderci la formula
di un veleno capace di ammazzare migliaia di persone…» pensò Mizar, con un
sorriso amaro.
Si voltò verso Itachi, commentando ironica:”Non sarà certo
una passeggiata”
“Ti ho sopportato finora, questo sarà nulla al confronto”
ribattè lui con stesso tono.
La ragazza lo fissò sottecchi:”Sbaglio o hai appena fatto
una battuta?”
Lui non le rispose, ma prese ad esaminare la situazione,
studiando il modo migliore per infiltrarsi nel castello senza farsi
scoprire.
Malauguratamente, dovette constatare che l’unica era
risalire le imponenti mura pietrose, dalla parte in cui esse non si affacciavano
sul lago palustre che quasi circondava la roccaforte; inutile dire che la
possibilità d’essere scorti dalle guardie era
elevatissima.
Fosse stato da solo, non se ne sarebbe nemmeno preoccupato,
ma non poteva permettere che Mizar corresse
pericoli.
Cosa ci trovasse di interessante poi, in quella piccola
intrigante, nemmeno a lui era dato saperlo…Fatto stava che l’erede dei Koga era
stata l’unica ad avere un po’ di fegato per parlargli schiettamente, ad
affrontarlo a viso aperto, senza temerlo. Per la prima volta dopo anni, era
stata la prima a trattarlo come suo
pari.
Certo, non si sopportavano per niente, o meglio, si
detestavano cordialmente ma, non poteva dimenticarsi che era stata Mizar a
fermare Sasuke nel Paese dei Fiumi; in qualche modo, quella ragazza
insopportabile aveva la capacità di andare oltre le banali apparenze, di vedere
dove nemmeno suo fratello poteva…
Sembrava quasi che lei riuscisse a capire…il suo
cuore…
Itachi scosse forte la testa, quasi cercasse di allontanare
quei pensieri fuori luogo in quella
situazione.
«La missione prima di tutto» si ripetè per l’ennesima
volta.
“Allora, che si fa?” azzardò a chiedere la biondina, in un
sussurro. In un primo momento fu sul punto di risponderle malamente, ma poi si
rese conto di quello che lei aveva cercato di fargli capire da quella mattina:
era la sua prima vera missione anbu, aveva bisogno di consigli e avvisaglie, non
di commenti acidi e sprezzanti. Per quanto non la sopportasse, era pur sempre
l’unico ninja su cui far affidamento da lì a
Konoha…
“Sappiamo che abitualmente ci sono tra i mille e i
milleduecento guerrieri in quella fortezza. Ora, contando l’ora, potrei mettere
la mano sul fuoco e dire che un quarto di questi ha la licenza di trascorrere la
notte fuori…”
“Perché?”
“Regolare visita alle case di
tolleranza…”
Mizar arrossì, borbottando un:”Tipico dei maschi…” a stento
inteso da Itachi, che proseguì nelle sue spiegazioni: “Comunque, dovranno essere
di rientro all’alba, quindi per quell’ora noi dovremo aver già fatto ed essere
anche parecchio lontani…”
Scoccò un’occhiata eloquente alla biondina, che lo fissò di
rimando, perplessa:”Ci vorrà così tanto tempo prendere una stupida formula e
levare le tende?”
L’Uchiha avrebbe riso volentieri:”Calcolando il numero
delle stanze del palazzo, soldati, eventuali combattimenti e guai simili…sì.
Anche perché dovremo attendere gli intervalli di tempo fra un cambio della
guardia e l’altro, prima di poter passare le
mura”
“Fantastico…E fra quanto
dovremmo…”
“Adesso. Abbiamo un’ora di tempo per passare la prima
cerchia di avvistamento e salire le mura prima che passi la ronda. Dobbiamo
andare” concluse Itachi, pronto a
ripartire.
Mizar sospirò: addio pausa di
riposo…
L'interno della pagoda era completamente ligneo, con
stucchi e finiture in oro, tappezzeria in seta rossa e bianca, shoji della più
pregiata carta di riso.
La scelta di agire nottetempo si era rivelata azzeccata:
un’incursione diurna, in un ambiente simile, avrebbe significato un sicuro
fallimento.
«Saremmo stati troppo
visibili»
Ma a quell’ora tarda non vi era anima viva: la servitù
doveva aver terminato da poco le corvées nelle cucine, la corte si era già
coricata da tempo ed il daimyo era probabilmente troppo occupato con le sue
concubine.
Quanto alle guardie, molte di esse erano a spassarsela
nelle taverne, e quei pochi rimasti non consistevano certo una
minaccia…
«Per Itachi»
Mizar pregò di non trovarsi mai in condizione di dover
uccidere per difendersi; ciò che le era inconcepibile di quel mondo era la
facilità con cui venivano messe in gioco le
vite…
Un rumore secco la fece voltare di
scatto.
“Tranquilla” le disse Itachi, indicando un gatto nero che
era balzato fuori da un enorme vaso di maiolica dipinta a
mano.
La ragazza avvertì un brivido gelido correrle lungo la
schiena. Non era superstiziosa, amava i gatti
ma…
Come si dice, coincidenze insolite destano sospetti. E
l’aver trovato il palazzo semideserto diceva già
molto.
“Sei troppo nervosa” commentò improvvisamente
l’Uchiha.
“Come sei premuroso…La stanchezza ti rende gentile?”
ribattè ironica la giovane.
Occhiataccia
truce.
“Ok, come non detto…Mi spiegheresti perché stiamo girando
senza sapere dove andare, come se ci fossimo
persi?”
Itachi inarcò un sopracciglio:”Cosa ti aspettavi, un bel
cartello con su scritto ‘per il rotolo rubato, sali le scale e terza porta a
destra del corridoio di sinistra’?”
Mizar lo guardò storto:”Lo sai invece dove devi andare
tu?A…”
Improvvisamente il ragazzo si girò, tappandole la bocca con
una mano.
“Chiacchieri troppo” disse in un
sussurro.
La diciassettenne trasalì, trovandosi ad un soffio dal viso
di Itachi.
“Dobbiamo stare attenti, e passare inosservati. Konoha non
può permettersi errori”
L’Uchiha sfilò da una tasca della divisa anbu un minuscolo
rotolo che, una volta aperto, si rivelò essere una piantina del
palazzo.
“Come fai a…?”
“Raccogliere informazioni è la priorità per un ninja. Oggi
pomeriggio, alla taverna, la conversazione con Yabu si è rivelata più utile di
quanto potessi mai sperare”
Mizar lo fissò un istante senza capire, e allora il ragazzo
accennò ad un sorrisetto che nulla aveva d’allegro:”Non sempre le informazioni
si ottengono verbalmente”
Lo sharingan scintillò sinistro nel
buio.
La giovane
rabbrividì.
“Non ho avuto bisogno di torturarlo per avere questa, se è
ciò che stai pensando. È stato sufficiente sondargli la mente, non aveva alcuna
difesa a causa del sakè” disse l’Uchiha, come se fosse stata la cosa più ovvia,
come se fosse normale e corretto violare il pensiero di
qualcuno…
“Te l’ho già detto, prima di tutto la missione. Non sarai
mai degna del nome di ninja, se anteponi al tuo dovere inutili vincoli
morali”
Parole gelide come una secchiata d’acqua e dure come un
pugno; ma prima che potesse trovare la forza di ribattere, si udirono
improvvisamente delle voci,
vicinissime.
In un solo istante, Itachi l’afferrò per un braccio,
trascinandola dietro un paravento ornamentale posto in un angolo del corridoio
che circondava il corpo centrale della pagoda, occupato da una tortuosa rampa di
scale lignee.
Mizar cercò di ribellarsi, giusto per scostarsi quel poco
sufficiente ad evitarle di essere incollata al ragazzo, ma la stretta di
quest’ultimo le impedì di
divincolarsi.
«Sta’ ferma!»
La sua voce le risuonò nella testa come un gelido
ordine.
Il silenzio che regnava tra quelle mura venne
improvvisamente spezzato da un rumore affrettato di passi: qualche secondo dopo,
tre soldati apparvero di corsa dal nulla del
corridoio.
“Sbrigatevi idioti, o il comandante ci farà
ammazzare!”
“È colpa di Shirosuke se siamo in ritardo!Lui e le sue
puttane!”
“Baka, se ti sei ubriacato per
primo!”
“Zitti!Pregate che non sia accaduto nulla in nostra
assenza!Se scoprono che non eravamo ai nostri posti nella ronda, potete anche
dire addio alla testa!”
Le voci concitate si affievolirono in lontananza,
perdendosi nuovamente nella sconfinatezza della
pagoda.
“La via è di nuovo
libera”
Mizar incrociò per un istante gli occhi di Itachi: se il
‘pericolo’ era passato, perché continuava a
stringerla?
«Ma che cosa sto pensando…No, è fuori luogo e completamente
senza senso!!!No, no…»
Le sembrò di vedere il diciottenne inarcare un
sopracciglio, quasi incuriosito.
Ma non era possibile che le leggesse così i pensieri…Un po’
di rispetto per la privacy altrui, era esigere
troppo?
“Koga,
andiamo”
“Dove?” fu la domanda più ovvia che le balenò per la
mente.
“Dobbiamo arrivare in cima alla pagoda” rispose Itachi,
sbrigativo.
La kunoichi obbiettò:”Come fai ad essere
sicuro…”
“Se avessi prestato un po’ più attenzione, magari con la
tua abilità innata, ti saresti resa conto che in cinque piani non abbiamo ancora
incontrato guardie, eccetto questi ultimi che, stranamente, sono saliti ai piani
superiori…Ma, dimenticavo, tu non sai gestire il tuo chakra” aggiunse l’Uchiha,
gelido.
Mizar non gli rispose, ben conscia che, se si fosse
arrabbiata, l’avrebbero sentita fino a Konoha. Un gesto col dito medio fu più
esplicativo di ogni parola.
«Comincio a capire perché hanno mandato me con questo qui,
non hanno trovato nessuno disponibile a sopportarlo!! Maledetto
Kakashi-sensei…If I survive, I
swear…»
Molto lontano da quel luogo, a Konoha, un giovane
quindicenne camminava sotto la pioggia, alla ricerca di risposte che non gli era
dato conoscere.
Troppi perché che affollavano la mente, che si rifiutava di
accettare quella verità offuscata, cruda ed al contempo semplice che già gli era
stata rivelata.
Le parole di Jiraya, di Kakashi, di Mizar, ma soprattutto
la voce di Itachi che gli risuonava nelle orecchie, dura come un pugno, fredda
come il ghiaccio. Un peso nel cuore che non riusciva ad
acquietare.
Sasuke chiuse gli occhi, il viso alzato al cielo, sentendo
rivoli di pioggia gelida scivolargli lungo le guance, fino a perdersi sui
vestiti fradici.
Non piangeva. Le lacrime sono disdicevoli, per uno shinobi;
un simbolo di debolezza, di un’umanità che non è propria di una creatura che
annoverava nelle proprie qualità il rispetto assoluto delle regole e
l’assassinio.
Non piangeva, non l’aveva più fatto da quella notte. Col
passare degli anni, aveva scoperto che la disperazione poteva essere
confortevole, come le braccia di una madre premurosa.
Crogiolandosi nel proprio dolore, aveva vissuto sino a quel
momento, compiendo le sue scelte, giuste o sbagliate che fossero. E, sebbene
avesse abbandonato la folle idea di seguire Orochimaru, non aveva abbandonato
l’unica ragione che l’avesse spinto ad andare
avanti.
Nonostante sapesse di avere delle persone speciali legate a
lui, non aveva mai smesso di bramare vendetta nei confornti di suo
fratello.
Ma ora, che cosa gli
restava?
Scoprire che Itachi fosse una vittima alla pari di lui, lo
aveva sconvolto.
Ammettere che fosse innocente, significava ammettere con sé
stesso di non avere più uno scopo nella
vita.
Era sopravvissuto, aveva combattuto in nome di una vendetta
che ora vedeva svanire in fumo sotto una coltre di pietà. Che senso aveva avuto,
tutto ciò che aveva fatto? L’essere arrivato a un niente dal vendersi ad
Orochimaru, l’aver fatto soffrire Sakura e Naruto per una volontà ferrea che ora
non aveva più senso di perdurare. L’essersi reso conto di quanto la sua vita
fosse vuota.
La porta di casa si aprì con un cigolio. Con i vestiti
zuppi di pioggia, Sasuke si lasciò cadere sfinito sul divano, nell’oscurità
della stanza, mentre fuori infuriava il
temporale.
«Nulla ha più senso,
oramai»
[Diverso tempo dopo, lontano da
Konoha]
Ne aveva vedute tante, nei suoi diciotto anni, specialmente
negli ultimi, passati a frequentare taluni pub nel cuore del Bronx, a New York.
Aveva imparato, quasi a sue spese, cosa volesse dire stare alla larga dai guai.
Ma mai, aveva dovuto mettere a repentaglio la sua vita. Mizar Koga non era un
ninja, ma nessuno sembrava capirlo, in quel mondo.
Bambini abituati ad uccidere, addestrati a farlo, già in
tenera età. La morte è parte dell’esistenza di uno
shinobi.
E non c’è esperienza più fortificante della prima missione
seria. Quando devi lottare, per portare a casa la
pelle.
“Koga, muoviti!” ordinò Itachi, mentre correva qualche
metro avanti rispetto a lei.
Negli ultimi…minuti? Nemmeno lei avrebbe saputo dire quanto
tempo fossero rimasti in quella fottutissima pagoda…Aveva sperimentato
letteralmente cosa significasse vivere la vita sul filo di un
rasoio.
Perché, nonostante sentisse il peso del rotolo rubato nella
sacca che portava su una spalla, la missione era ben lungi dall’essere andata a
buon fine o dall’essere conclusa.
“CORRI E NON
FERMARTI!»
Itachi. La sua mente di abile stratega aveva curato ogni
dettaglio della missione con minuziosa precisione. Ma nemmeno il vero erede
dello sharingan aveva saputo prevedere quali assurdi risvolti aveva assunto la
loro impresa.
Una missione di recupero, con un livello alto dovuto più
alla “scomodità” del nemico per Konoha, più che per la sua pericolosità. Una
fortezza difesa da samurai, le cui abilità erano imparagonabili a quelle di due
jonin.
Una missione facile, troppo. Quasi noiosa. Mai ipotesi si
era rivelata più sbagliata.
[Prima…]
Erano riusciti ad arrivare indisturbati sino al piano
riservato agli appartamenti privati del
Daimyo.
Itachi e Mizar si erano separati per esplorare le due vaste
ale, suddivise in un’infinità di stanze. Con ogni senso all’erta, la ragazza si
era addentrata in quello che a tutti gli effetti era l’harem del padrone del
palazzo. Le concubine “minori” alloggiavano in piccole stanze, in tre o quattro.
Improbabile che il rotolo fosse lì
dentro.
Via via che si addentrava verso il centro della struttura,
le camere divenivano più grandi, sino ad essere veri e propri appartamente
squisitamente arredati, ciascuno riservato ad una singola geisha. Le donne
dormivano profondamente, in un sonno che la Koga ritenette provocato da una
probabile sbornia.
Per il resto, nemmeno una guardia: gli uomini non erano
ammessi in quel luogo di piacere privato, se non dietro ad esplicito invito del
Daimyo. Nonostante ciò, credette di scorgere qualche figura maschile nascosta
sotto le coperte di seta, avvinta nel sonno al corpo candido di una concubina.
Giovani amanti passionali disposti a rischiare la vita, nel caso fossero stati
scoperti. Nell’aria aleggiavano i rimasugli di quello che, senza alcun dubbio,
doveva essere oppio.
Una casa di tolleranza in piena
regola.
Inprovvisamente si trovò dinanzi ad un enorme shoji di seta
rossa con ricami d’oro. Il cuore della
pagoda.
L’appartamento del
Daimyo.
Si guardò attorno con circospezione: Itachi non c’era. Lo
shinobi era stato chiarissimo a tal proposito; se lei avesse trovato qualcosa, e
se fosse stata sicura di non correre rischi, avrebbe potuto procedere.
E, per quello che poteva percepire con la sua abilità
innata, di soldati non vi era nemmeno
l’ombra.
Si era addentrata nelle stanze con accortezza felina,
pronta a scattare al minimo cenno di pericolo. I muscoli le dolevano, tanto
erano tesi nello sforzo di non fare il benchè minimo
rumore.
Fece scorrere lentamente uno degli shoji del quartiere
interno, e s’infilò nell’oscurita della stanza con un lieve
fruscio.
«Perfetto, è vuota» pensò Mizar, con un
sospiro.
Era un banalissimo salottino, adorno di imbottiture di seta
verde giada, con un tatami fatto di tanti quadrettoni color muschio, su cui era
ritratta l’effige di un samurai nell’atto di colpire a morte un
dragone.
«Direi che qui non c’è nemmeno un parziale nascondiglio per
quel rotolo. Ammesso che non il daimyo non l’abbia rivenduto. Chissà se Itachi
ne ha tenuto conto…»
Iniziava ad essere stanca di giocare a nascondino in quel
posto.
Stai attenta, Mizar. Non sottovalutare
questa missione, e non considerarla un gioco. Ne vale della tua
vita.
«Cosa?»
La ragazza trasalì. Chi aveva
parlato?
Si guardò attorno, la mano già sull’elsa della
katana.
Non c’era anima viva. Possibile che quella voce l’avesse
udita…nella sua mente?
«Itachi?»
Silenzio assoluto. La biondina scosse la testa: cominciava
anche a diventare paranoica?
«Meglio uscire. Qui non c’è proprio
nient…WAAAH»
Rischiò di cadere, dopo aver inciampato in uno dei quadrati
che formavano il tatami, leggermente sollevato rispetto agli
altri.
Se ci fosse stato l’Uchiha, con ogni probabilità avrebbe
avuto da ridire riguardo la sua “leggiadra destrezza”, o qualcosa di
simile.
«Potevo anche farmi male!» pensò con stizza Mizar, fissando
torva il tatami. Improvvisamente, le
vide.
Macchie di un colore più scuro rispetto al rosso con cui
era stato ricamato il drago. Si chinò per esaminarle.
Le dita toccarono quel fluido viscoso e tiepido, di un
rosso quasi nero.
«Sangue»
Un brivido fastidioso le corse lungo la spina dorsale.
Odiava vedere il sangue, era una sensazione più forte di
lei.
Dopo quell’attimo di smarrimento, non potè fare a meno di
chiedersi cosa ci facesse lì del sangue, finchè non s’accorse che le macchie
costituivano una lunga striscia, che passava sotto l’altro shoji della stanza,
come se qualcosa fosse stato trascinato fuori di peso. Qualcosa come un
corpo.
«What the heck’s
happening?»
La kunoichi si alzò in piedi, e seguì quella traccia umana,
la curiosità morbosa che lottava contro la
paura.
Oltre lo shoji, il sangue era un’unica scia che
attraversava tutto lo stretto corridoio che portava ad un’ultima
stanza.
Quella che doveva essere il sancta sanctorum di
tutto il palazzo, la camera da notte del
daimyo.
«La faccenda non mi piace. Dov’è quel cretino, quando c’è
bisogno di lui?»
La presenza gelida di Itachi le sarebbe stata di conforto,
in quel momento.
Camminò lentamente lungo le pareti, sino all’enorme porta
di legno massiccio intarsiata di madreperla ed
oro.
Il sangue andava
oltre.
Sfoderò un pugnale, le dita strette con forza attorno
all’impugnatura, la presa fin troppo salda, mentre l’altra mano spinse piano il
grosso battente di metallo. Una fessura sottilissima, da cui riuscì ad
intravedere una minuscola porzione della camera. E un’ombra proiettata sul
pavimento, accanto ad un cumulo di stoffa che si contorgeva a
terra.
L’ombra aveva in mano qualcosa. Mizar scorse il baluginio
metallico, e sentì la lama fendere l’aria con un sibilo, sino a colpire la
sagoma indistinta che giaceva a terra in preda agli spasmi. Un colpo secco, un
gorgoglio simile ad un rantolo e poi s’irrigidì, restando immobile.
La ragazza trasalì, nel silenzio assoluto, e l’ombrà si
alzò di scatto. L’aveva sentita!
«Merda!»
Indietreggiò contro il muro, appiattendosi contro di esso,
il cuore che batteva forte. L’avrebbe trovata, con tutto il casino che
faceva!
Sotto la porta vide la luce tenue venire
oscurata.
«È finita»
Invece non accadde nulla. L’ombra sparì un istante
dopo.
Mizar dovette attendere lunghi, interminabili secondi,
prima di riuscire a trovare la forza di
muoversi.
Sfoderò anche l’altro pugnale sai e, con lo Tsuki no Kokoro
che ardeva nei cuoi occhi, colpì la porta con un calcio, spalancandola e
balzando dentro la stanza, pronta a combattere. Ma era completamente
deserta.
Chiunque fosse, se n’era
andato.
Senza abbassare la guardia, si avvicinò con circospezione
al cumulo di stoffe stracciate che giaceva a terra, in un lago di sangue. Il
corpo di qualcuno, forse dello stesso daimyo. L’uomo aveva cercato di fuggire,
era corso fino alla stanza in cui si trovava prima…forse c’era un passaggio
nascosto sotto il tatami…In ogni caso, l’assassino doveva averlo raggiunto in
fretta, e l’aveva ritrascinato fino alla camera da letto, per farlo
fuori.
«Ma chi ha osato colpire a morte un uomo così potente, e
come. Soprattutto, per quale
motivo?»
Con il piede rivoltò il cadavere…E subito dopo dovette
reprimere un conato di vomito.
Indietreggiò, gli occhi sbarrati dal
terrore.
«Fuckin’ hell»
Il daimyo giaceva riverso con la faccia sconvolta dagli
spasmi dell’agonia. Aveva fatto una fine
orribile.
La gola era stata tagliata fin quasi alla decapitazione, lo
squarcio aveva intaccato persino le vertebre del
collo.
Paralizzata dal terrore, non riusciva a distogliere lo
sguardo da quello scempio.
Il kimono candido era stato tinto di rosso dal sangue
copioso e, fra le ferite che erano state inferte al corpo, vi era un grosso
taglio aperto ad altezza del ventre, da
cui…
Una mano le coprì improvvisamente gli occhi, e subito una
voce la zittì prima che gridasse.
“Sono io. Non
guardare”
Mizar si
rilassò.
“Che cos’è successo?” domandò Itachi, facendola voltare
verso di sé.
“N-non lo so…C’era qualcuno, prima…N-non ho v-visto chi
fosse…” mormorò la ragazza, ancora
scossa.
Un’ombra di nervosismo passò sul viso di
Itachi.
“Dobbiamo andarcene. La missione è
annullata”
“Ma…non abbiamo ancora trovato il
rotolo…”
“Non importa, dannazione per una volta non discutere! È in
gioco la reputazione del villaggio, se ci trovano e ci riconoscono saremo
accusati di omicidio, e non ho intenzione di avere anche questo sulla
coscienza!” ringhiò l’Uchiha a bassa voce, lo sharingan fiammeggiante nelle
iridi.
Mizar deglutì e tacque. Uscirono di corsa nel corridoio,
ripercorrendo la stessa strada a
ritroso…
“Aspetta,
Itachi!”
La ragazza si fermò di scatto, davanti alla porta della
saletta con il tatami del dragone.
“Che cosa
c’è?”
“Mi è venuta in mente un cosa che ho visto
prima…forse…”
Corse dentro la stanza, ignorando il richiamo esasperato
del jonin.
Gli occhi impiegarono un attimo a ritrovare il quadrato di
tatami disconnesso.
Si chinò ad esaminarlo. C’erano i segni di una giuntura,
sotto di esso! Con uno sforzo, riuscì a sollevare la finta
botola.
“Koga, non è il momento
di…”
“Sta’ zitto e vieni a
vedere!”
In un balzo Itachi le fu accanto, e un lampo d’incredulità
balenò nel suo sguardo.
Sotto il tatami non vi era alcun passaggio, ma lo spazio
non era affatto vuoto.
Sacchetti di seta ricolmi d’oro e gioielli, armi e…un
rotolo di pergamena con un sigillo argenteo, su cui era incisa l’effigie della
Foglia.
“Finalmente qualcosa che va per il verso giusto” commentò
Mizar, mentre l’Uchiha raccoglieva il rotolo con un mezzo
sorriso.
“Ottimo lavoro –commentò- Adesso
andiamocene”
Non fecero in tempo a fare una decina di metri, che l’urlo
agghiacciante di una donna lacerò il
silenzio.
«Maledizione, l’hanno già
trovato!»
Corsero, quando improvvisamente la figura di una donna si
parò dinanzi a loro; probabilmente doveva essere la stessa che aveva appena
gridato.
Vi fu un istante di stasi, in cui tutti e tre si
fissarono.
“FERMATEVI! GUARDIEEE, HANNO UCCISO IL
DAIMYOOO…AAAAAAAAH!”
La geisha cadde riversa a terra, gli occhi vuoti e la
tipica espressione di chi è preda di
un’illusione.
“Muoviti Koga, non voglio dover affrontare l’intero
reggimento di soldati!”
Raggiunsero il piano superiore del palazzo, l’ultimo…Erano
finiti in un vicolo cieco!
“Itachi, dove stiamo andando?!! Siamo in trappola!” gridò
la biondina, vedendo dinanzi a sé una parete di legno spessa, e sentendo decine
di voci sempre più vicine.
“No che non lo siamo. Tieni stretto il rotolo” disse
tranquillo l’Uchiha, lanciandole la sacca in cui lo aveva messo. Aveva esaminato
la planimetria della pagoda, e se la ricordava. Voltò leggermente la testa verso
la ragazza.
“Prendi la mia mano e non
lasciarla”
“Cosa stai…”
“FALLO E
BASTA!”
Le sue dita tremanti strinsero attorno alla mano sinistra
del ninja, che le strinse forte.
“Avere la fiducia della propria compagna di squadra rende
migliori anche le situazioni critiche,
ricordatelo”
Prima che Mizar potesse capire ciò che le aveva appena
detto, Itachi concentrò il chakra nella mano destra, e si lanciò di corsa verso
la parete massiccia, trascinando la ragazza con
sé.
“AMATERASU!”
Le fiamme nere carbonizzarono all’istante il legno, e
sfondarlo non fu difficile. Con una spallata poderosa la parete cedette, e i due
ragazzi si ritrovarono a precipitare nel vuoto, giù dall’alta pagoda, sino a
finire dentro le scure acque del lago, come Itachi aveva astutamente
calcolato.
Il grido di Mizar fu spento dall’aria gelida che le finì
nei polmoni, un istante prima del
tuffo.
L’acqua fredda le intorpidiva le membra, rallentando i suoi
movimenti. Ci mancava solo che
annegasse!
Con uno sforzo si diede una spinta di anche e nuotò fino
alla superficie. Aria.
Le ci vollero diversi secondi per
riprendersi.
«Itachi, maledizione a te, giuro che se ti prendo, non
rispondo delle mie azioni!»
L’Uchiha riemerse qualche istante dopo, poco
distante.
“Tu, razza di cretino! La volta prossima che ti viene in
mente un’idiozia simile, non farla in mia
presenza!”
“Non lamentarti come una bambina. Ringrazia di aver portato
a casa la pelle, Koga”
“Di certo non grazie a
te!”
L’Uchiha la fissò con gli occhi ridotti a due
fessure:”Preferivi combattere contro tutti quei
samurai?”
Mizar si morse un
labbro.
“Come immaginavo. Nuota, se ne sei capace. Dobbiamo
rientrare a Konoha, la vicenda non mi piace. Temo che avremo problemi” disse il
ragazzo, prima di dirigersi verso riva con un impeccabile “stile
libero”.
Una volta fuori, un’impietosa aria fredda si strinse nella
sua morsa, anche se il jonin non diede il minimo segno di indebolimento,
dimostrandosi un degno stoico.
“C-cosa f-facciamo o-ora?” domandò tremando dal freddo la
biondina, strizzando alla bell’e meglio le gambe dei pantaloni
fradici.
“Te l’ho già detto. Prima ce ne andiamo, meglio è. Muoviti”
disse il ragazzo e, senza darle il tempo di riprendersi, riprese la
corsa.
“Lo so che l’hai detto, non sono rimbambita. Ma…non me la
dai a bere, qualcosa ti preoccupa”
Itachi la guardò, inarcando un sopracciglio:”Perspicace,
Koga. Ciò che mi dà noia, di questa faccenda, è che non siamo gli unici a
cercare quel rotolo. Non so se l’hai notato, ma nella camera del daimyo era
tutto a soqquadro. Cercavano la stessa cosa che volevamo noi. Il daimyo deve
averli scoperti, o deve aver tentato di mettere in salvo una plausibile fonte di
guadagno, ed è stato tolto di
mezzo”
«Tolto di mezzo? Credo che solo Jack the Ripper riducesse a
quel modo le sue vittime!»
Mizar si passò una mano tra i capelli bagnati, e rifece la
coda, continuando a correre.
“Non possiamo fermarci. Tra poco ce li troveremo addosso,
ed è meglio evitare lo scontro”
“Vuoi dire che ce n’è più di uno? Ma
chi…?”
L’Uchiha scosse il capo: aveva fatto un errore di calcolo,
non prendendoli in considerazione.
“Il gruppo di ninja traditori assoldati dal daimyo per il
furto del rotolo. Probabilmente, contavano di farsi pagare il lavoro,
riprendersi la merce e rivenderla per conto
loro”
La Koga lo fissò perplessa. “Come fai ad essere certo che
siano stati loro?”
Un sorrisetto
amaro.
“Semplice. Un samurai non avrebbe mai ridotto così un
nemico, per questioni di onore. Un ninja se ne frega di queste insulse regole da
codice. Ogni mezzo è buono per un
fine”
Aveva appena riassunto l’essenza di due codici marziali
esattamente agli antipodi: il Bushido e il Ninpo. Lei, li aveva letti, tempo
addietro, ancora quando era a New York; tuttavia, non aveva mai percepito come
la loro differenza abissale fosse
così…spietata.
«Il fine che giustifica i mezzi? No…Io non sono
così…AH!»
Un kunai apparve dal nulla e si conficcò con un rintocco
metallico nel terreno dinanzi a loro. Si fermarono di scatto,
all’erta.
“Ma che carini! Che bei discorsi filosofici…Siete proprio
due mocciosetti freschi di accademia, anche se, lo ammetto, ci sapete fare”
sibilò una voce melliflua.
Lo sharingan di Itachi perlustrò a fondo il fitto fogliame
della foresta.
«Dove si
nasconde?»
“Kuro, ma che dici? Sei proprio un idiota…Konoha ci ha
fatto l’onore di mandare due anbu”
«Due»
“Chissà, magari le loro teste valgono già
qualcosina”
«Tre»
“Mah, sono giovani, dei bambini che giocano a fare i ninja”
commentò con una risata la prima
voce.
L’Uchiha chiuse gli occhi. C’erano tre nemici, senza dubbio
ninja di livello jonin, marchiati come traditori del villaggio di Kiri. Con
un’ottima abilità di
mimetizzazione.
Sorrise. Erano avversari perfettamente alla sua
portata.
“Itachi…” mormorò Mizar nervora, accanto a
lui.
Sfortunatamente, non avrebbe potuto dire lo stesso della
ragazza.
«Maledizione. L’avevo detto a Kakashi, che avrebbe causato
soltanto guai»
“Allora, piccoletti, ce lo date quel rotolo? Non vorrete
farvi male” sghignazzò di nuovò la stessa voce, nascosta nelle
tenebre.
Itachi riaprì gli occhi, annullando lo sharingan. Doveva
giocarsi bene l’unica carta
possibile.
“D-d’accordo. Ci arrendiamo. Vi consegnamo il rotolo, ma
non uccideteci, vi prego” esclamò, simulando benissimo la sua
paura.
Mizar lo guardò
incredula:”Cos…”
«Quando escono allo scoperto, aspetta il mio segnale e vai.
Corri, sempre verso est, non fermarti nemmeno se senti che le gambe non si
muovono più. Arriva a Konoha, e consegna il rotolo a
Tsunade»
«Ma…»
«Non discutere! Mi sei solo d’intralcio
qui!»
La biondina sospirò:«Ma
tu…»
«So cavarmela da solo, Koga. Non sono uno sprovveduto. Ora
dammi retta, e aspetta il mio
segnale»
Mizar annuì impercettibilmente, ed alzò le mani in segno di
resa:”Ci arrendiamo. Non fateci del
male”
“Uhuh, non ve ne faremo,
carina”
Improvvisamente un ninja atterrò davanti a loro. Aveva un
coprifronte con il marchio della Nebbia, e una grande scimitarra in
pugno.
“Siamo persone magnanime, noi Spadaccini della
Nebbia”
Altri due shinobi comparvero dal nulla accanto al primo,
uno con un grosso macete in pugno, l’altro con due jitte dalle punte
affilate.
Erano tutti uomini adulti, sulla trentina, e con un’aria
tutt’altro che rassicurante.
“Dammi il rotolo, ragazzino, e prometto che non vi faremo
un graffio…forse”
“Non ti credo!” gridò
Mizar.
“Ma sentitela, quanto strilla questa pupattola. Bella, hai
forse qualche altra scelta?”
Itachi le fece cenno di
tacere.
“Non ne abbiamo. Prendetevi il rotolo ma, vi scongiuro,
lasciateci andare…”
Infilò una mano nella sua piccola sacca, ed estrasse il
rotolo rubato.
“Tenete!” gridò l’Uchiha, lanciandolo al ninja che a tutti
gli effetti sembra essere il capo, quello con la
scimitarra.
“Bravo piccolo, saggia decisione…MA
COSA…AAAARGHHH!”
La carta bomba con il finto rotolo esplose non appena la
mano del ninja.
Nel fumo spesso che li avvolse, Itachi agguantò Mizar per
un braccio e la spinse avanti.
“Corri, e non fermarti!
VAI!”
Senza replicare, la ragazza corse
via.
«Sta’ attento» pensò in cuor
suo.
Il fumo si diradò in fretta, spazzato via dal
vento.
I tre mukenin erano ancora vivi, e solo vagamente
storditi.
Non che Itachi contasse di levarseli di mezzo con una
banalissima carta bomba, ma come escamotage momentanea aveva
funzionato.
Era rimasto lui da solo, come
previsto.
“Piccolo bastardo, come hai osato! Dov’è la mocciosa?!”
gridò quello con la scimitarra, con una parte del volto scottato
dall’esplosione.
“Uhuh, vi siete fatti fregare facilmente, per essere degli
Spadaccini. Sicuri delle vostre referenze?” commentò in risposta il jonin,
sardonico.
“MALEDETTO, NON NE USCIRAI VIVO! TECNICA DEL VELO DI
NEBBIA!”
Subito l’aria si velò, avvolta dal fitto vapore perlaceo
provocato dall tecnica.
“Koshiro –ordinò il mukenin con la scimitarra- tu resti con
me. Shogen, va a prendere quella sgualdrinella e
ammazzala”
Il ninja con il macete annuì con un sorriso crudele.
”Considerami già tornato, Hanzo” disse, svanendo con un
fruscio.
«E ora a noi due, piccolo bastardo» pensò Hanzo, sfoderando
la sua spada.
“Voglio avvertirti, ragazzino. Non ho intenzione di
lasciare integro un solo brandello del tuo corpo. Preparati, non sai chi hai
sfidato! Questa nebbia è il mio regno, non hai
scamp…”
Prima che potesse finire, un kunai gli sfiorò la guancia
bruciata, facendolo urlare di
dolore.
“So chi sei, Hattori Hanzo di Kiri. Un misero ladro che se
la spassa a fare il ninja. In merito a questo, t’invito a raccomandare te stesso
ai Kami”
Itachi si stagliò innanzi al ninja, la sua chokuto in mano,
e lo sharingan ardente come
l’inferno.
E Mizar c’è! Dopo mesi trascorsi nel
buio, ha affrontato a testa alta gli esami di Maturità e ora manca solo
l’orale.
E lo scoglio di questo capitolo è
andato. Grazie di cuore a tutti quelli che, ancora dopo tanto tempo, mi
seguono.
Grazie (anche a Ale che mi sommerge di
spoiler…In fondo gli voglio
bene…)
Passando alla storia, direi che i tre
Spadaccini hanno sfidato Itachi senza sapere con chi hanno a che fare…La vedo
brutta. I loro nomi sono il mio ennesimo tributo a quello stupendo manga che è
Basilisk (Agli appassionati di ninja consiglio di leggerlo!), come già lo sono i
cognomi Iga e Koga, nonché i nomi dei capostipiti dei due clan Yashamaru Koga e
Gennosuke Iga (In Basilisk i clan sono invertiti
^_^).
Per quanto riguarda il povero
daimyo…Brutta fine, un po’ macabra. Ci
stava.
Suggerimento: non fate come la
sottoscritta che si è letta un paio di studi su Jack the Ripper (Il serial
killer londinese che nel 1888 uccise cinque donne, sgozzandole e squartandole).
Purtroppo quella simpaticona della mia prof di inglese ce li ha rifilati come
compito di letteratura sulla Victorian Age. Soprattutto, non cercate dati in
internet se siete presi da una sfrenata curiosità, molti siti hanno la
disgustosa abitudine di esporre in bella vista le foto dell’epoca delle vittime.
Diciamo che come esperienza la consiglio solo a qualche pazzo che vuole
ragionare nell’ottica di un possibile scenario immediatamente post-strage del
clan degli Uchiha: descrizione macabra assicurata, nottate insonni
incluse.
Toccando argomenti più
piacevoli…Finalmente,
ESTATE!
E tempo di aggiornare senza dover
anteporre casini scolastici.
A
presto,
Mizar*89
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