DARK SOUL

di Mizar_89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1*: CALIFORNIAN HOLIDAY ***
Capitolo 2: *** 2*: EAST COAST HOLIDAY ***
Capitolo 3: *** 3*: QUELLO CHE CI ACCOMUNA ***
Capitolo 4: *** 4*: RUNAWAY ***
Capitolo 5: *** 5*: LOST IN NOWHERE ***
Capitolo 6: *** 6*: A NEW WORLD ***
Capitolo 7: *** 7*: AL COSPETTO DELL'HOKAGE ***
Capitolo 8: *** 8*: GENESIS AND DESTINY ***
Capitolo 9: *** 9*: ACADEMY ***
Capitolo 10: *** 10*: KIHON ***
Capitolo 11: *** 11*:Exams! ***
Capitolo 12: *** 12*: TSUKI NO KOKORO ***
Capitolo 13: *** 13*: NOMINATION! ***
Capitolo 14: *** 14*: SCARLET EYES ***
Capitolo 15: *** 15*: TELL ME THE TRUTH ***
Capitolo 16: *** 16*: AFRAID ***
Capitolo 17: *** 17*: MISSION IMPOSSIBLE...I'M GONNA KILL MY TEAM-MATE! ***
Capitolo 18: *** 18*: TEAM WORK ***
Capitolo 19: *** 19*: MISUNDERSTOOD ***
Capitolo 20: *** 20*: NOT A GAME ***



Capitolo 1
*** 1*: CALIFORNIAN HOLIDAY ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 1: Californian Holiday

 

LOS ANGELES, 8 giugno 20XX, h 18.00

*Shaula’s Home*

“Ciao mamma, sono tornata!” esclamò allegra una giovane ragazzina di quindici anni, richiudendosi la porta di casa alle spalle, dopo aver fatto entrare anche la migliore amica. Le due si diressero verso la veranda che si affacciava sul mare, dove una donna sulla quarantina, decisamente affascinante anche se troppo truccata, le attendeva seduta dietro una tavola apparecchiata di tutto punto. “Ciao ma’”, ripetè la ragazza dai capelli castani, gli occhi azzurri come quelli della madre, posando a terra il borsone della palestra prima di sedersi. “Ciao Shaula, bentornata! Oh, ci sei anche tu Antares, allora ho fatto bene a preparare per quattro, visto che di solito ti fermi qui” disse la donna allegra. L’altra giovane, che aveva lunghi capelli rossi e occhi verdissimi, rispose con un sorriso:”La ringrazio signora, è stata molto gentile, spero di non essere di disturbo…”

”Ma no, figurati…Shaula, ti spiacerebbe aspettare di avventarti sul tuo piatto di pasta?Aspettiamo anche un altro ospite” disse la madre della ragazza, che si fermò immediatamente, contrariata: aveva capito tutto.

Non solo era stata una giornata difficile a scuola, ma quella sera era anche andata ad un allenamento di ninjitsu che si era rivelato particolarmente tosto, e come se non bastasse sua madre le invitava pure a cena quell’idiota del suo fidanzato, Rob. Accidenti, da quando i suoi genitori avevano divorziato, quattro anni prima, la donna sembrava essersi rammollita di colpo, dato che passava tutto il tempo a civettare con qualsiasi bel maschio un po’ attempatello papabile. Rob era il tipo di turno in quel momento, anche se la cosa cominciava a prendere una piega troppo seria che impensieriva Shaula.

Ed ecco che, poco dopo, fece la sua comparsa un uomo più giovane di qualche anno di sua madre, che aveva un fisico da ex culturista gonfiato a furia di bilanciere e diete a base di carne.

“Ciao Rob” salutò piatta la ragazzina, per poi concentrarsi unicamente sulla sua cena.

“Mangia piano, o starai male” le disse l’uomo, ma lei lo ignorò; poi le venne in mente una cosa importante:”Ma’, sai che mi avevi detto di farti sapere per le vacanze…bè mi sono organizzata: i ragazzi della mia compagnia vanno per due mesi a Las Vegas, sai che i genitori di Madeline gestiscono lì uno dei loro hotel, e ci ospiterebbero gratis in due suite…Che ne pensi, così tu e Rob potrete stare da soli” aggiunse poi, cercando di essere convincente.

“Oh tesoro, mi dispiace, ma tu non mi avevi più detto niente, e io mi sono accordata proprio oggi con tuo padre…”

Quelle parole risuonarono come un gong nella testa di Shaula.

“Per-perche, c-che vi siete detti?”balbettò preoccupata.

“Visto che entrambi staremo via a lungo per il lavoro, abbiamo pensato che sarebbe stato carino che tu passassi le vacanze in campeggio con tua sorella”rispose la donna sorridente.

“COOOSA?!Ma mamma, te ne avevo pregato di non programmarmi tutto come tuo solito!Non con Mizar!Litighiamo sempre, e poi…”

“Shaula, non vi vedete da quasi un anno, è tua sorella, mica un’estranea, e poi potrà venire anche Antares se vorrà”.

E ti pareva, ogni volta la stessa storia!Chi era quell’idiota che aveva stabilito la regola non convenzionale che i figli dei divorziati devono trascorrere l’estate insieme in uno stupido campeggio?! Per giunta con una sorella maggiore che non ti può soffrire e che tu detesti perché rappresenta tutto ciò che è meglio, ciò che non sei e nè mai riuscirai ad essere. Perché questa era Mizar!

“Dai retta a tua madre, vedrai che vi divertirete!”intervenne Rob. Shaula avrebbe voluto tirargli un pugno e urlargli di stare zitto, lui che non sapeva niente.

“Ma mamma…”

“Basta così!-si spazientì la donna-Ho già prenotato, e sabato tu partirai!”improvvisamente cambiò tono:”Vedrai, sarà divertente!Andrete nel Michigan, in un bellissimo parco naturale sulle rive del lago…e poi, mica sarete solo voi!Mi hanno assicurato che minimo vi saranno altri dieci ragazzi provenienti da tutti gli States…”continuò, come se niente fosse.

Era inutile, sua madre non poteva capire. Shaula passò il resto della cena in silenzio, ascoltando a malapena le fesserie che Rob diceva a proposito di un safari che aveva fatto in Namibia, dove non conosceva nessuno e tutti gli altri turisti erano francesi…che mucchio di assurdità.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2*: EAST COAST HOLIDAY ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 2: East Coast Holiday

NEW YORK, 8 giugno, h 21.00

*Mizar’s Home*

L’ascensore si aprì all’altezza del ventesimo piano di uno dei tanti grattacieli della Grande Mela, lasciando uscire una giovane dai lunghi capelli biondi come l’oro, gli occhi azzurri come il cielo d’estate. La ragazza si diresse decisa verso la porta dell’appartamento 303, e con un badge magnetico(tipo quelli che ci sono sulle navi da crociera), entrò in un bell’attico dalle ampie vetrate che si affacciavano sulla grande metropoli. Posò il borsone della palestra su un divano, e si diresse in cucina, riflettendo su ciò con cui avrebbe potuto approntare una cena decente; con sua grande sorpresa vide che qualcuno aveva già apparecchiato per due persone, mentre un grosso trancio di pizza veniva scaldato in forno.

La ragazza sorrise scuotendo la testa: sapeva già chi fosse prima ancora di vederlo.

“Ciao papà” disse, con un sorriso che tuttavia non illuminò gli occhi.

Un uomo in giacca e cravatta comparve dalla porta che dava sul balcone, una sigaretta accesa infilata in bocca.

“Ah eccoti finalmente! Bentornata Mizar! Cominciavo a preoccuparmi, dov’eri finita?” chiese, entrando in cucina.

“Ehi che è, il terzo grado?Comunque ero a ninjutsu, come al solito, papà”rispose la giovane, togliendo la pizza dal forno e posandola in un piatto per poi dividerla in due pezzi.

Suo padre si sedette a tavola.

“Scusa, potresti spegnere la sigaretta?Lo sai che mi dà fastidio il fumo” disse Mizar, sedendosi anche lei e iniziando a mangiare. L’uomo annuì, e aspirò un’ultima boccata prima di spegnerla in un portacenere di vetro che la giovane gli porse.

“Grazie” fece lei, poi passò alla domanda che da subito si era posta non appena aveva visto suo padre. “Allora, posso sapere qual è il motivo della visita?”. Lui scoppiò a ridere:”Ma come, adesso c’è bisogno di un motivo perché un padre passi un po’ di tempo con la figlia?”.

Quando mai negli ultimi quattro anni sei stato a casa per più di due giorni consecutivi, eh?

Mizar lo fissò seria:”Pa’ non sto scherzando, lo sai meglio di me”.

L’uomo cambiò subito atteggiamento, passando da quel tono falsamente cordiale ad uno più pratico e spiccio, che era più solito utilizzare con i suoi clienti o con i dipendenti a lui sottoposti. Quale chief executive di una grossa multinazionale, era abituato a trattare faccende spinose senza girarci intorno con giochi di parole.

“Ho parlato con tua madre” disse senza alcun tremito nella voce.

“Ah…e che vi siete detti?”

“Non molto, le solite cose…mi ha chiesto come andavi a scuola, le ho detto che vai magnificamente come tuo solito senza alcun tuo sforzo eccessivo…”

“Papà, dubito che vi siate telefonati solo per discutere del mio rendimento scolastico” intervenne Mizar secca.

C’è qualcosa sotto, e non vuole dirmelo perché sa che mi arrabbio…

“Allora?!Tu che torni a casa solo per vedermi, ma a chi vuoi darla a bere?Stai sottovalutando la mia capacità intellettiva, non sono più una bambina che puoi prendere in giro con giochi di parole, regali e una cena già pronta!” sbottò lei alla fine.

L’uomo si sfilò gli occhiali, passandosi una mano sugli occhi stanchi, poi disse, riassumendo il suo tono professionale:”Abbiamo parlato a proposito delle tue vacanze estive”.

Ah, eccolo il nodo che veniva al pettine; ecco il nocciolo della questione: per l’ennesima volta i suoi genitori intervenivano a stravolgerle i suoi programmi, la sua vita.

“Or bene, le vostre signorie illustrissime che hanno deciso? Forse non vi è ben chiaro che ho diciassette anni e posso gestirmi la mia vita da sola?” sibilò a denti stretti Mizar, i pugni stretti sotto al tavolo.

“Passi troppo tempo da sola ad ascoltare musica, a leggere libri e quegli stupidi fumetti, e non socializzi con nessuno!” rispose il padre.

“Non mi pare che in passato abbiate mai tenuto conto della mia vita sociale!Non ve ne è mai fregato più di quanto vi interessasse sapere quante calorie ci sono nel mangiare una porzione di caviale ogni giorno!” replicò acida la ragazza.

“Signorina, modera il linguaggio!-la redarguì lui-In ogni caso è da un anno che non vedi tua sorella, così abbiamo deciso che non sarebbe male se trascorreste insieme i tre mesi di vacanza!”

E ti pare, ci potevo scommettere l’intera casa, e a quest’ora mi sarei ritrovata con un gruzzolo sufficiente a farmi il giro del mondo in crociera!

“Prospettiva interessante! E di’ un po’, Shaula che vi ha risposto quando gliel’avete detto?”

“Era ben felice di passare le vacanze in un campeggio splendido sul lago Michigan, insieme ad altri ragazzi della vostra età!”

Certo, sembra la scena da copione perfetta per una soap-opera…

“Papà, per favore, smettila di prendermi in giro! Ho capito, così anche per quest’anno tu e quell’altra intelligentona avete ben pensato di spedirci in qualche posto sperduto per figli che oramai sono diventati solo un peso, in modo che quella cretina possa andarsene con l’uomo di turno e tu possa farti un bel viaggetto di “lavoro” con la nuova segretaria, neh?!Non è forse così?!”

L’uomo sbattè il pugno sul tavolo:”Adesso stai passando il limite Mizar! Sei ancora minorenne, e farai ciò che noi abbiamo deciso per te e tua sorella!E non ti azzardare più a parlare cosi o…”

“O cosa, mi metti in castigo?Sai che paura!Non ti preoccupare, ci andrò a quel campeggio, non temere, così potrai avere la coscienza pulita mentre esci con la tua fidanzata, no?Almeno non saresti costretto a presentarmela!” replicò Mizar, alzandosi in piedi, il piatto ancora mezzo pieno.

“Si può sapere dove vai ora?!” esclamò suo padre.

“Fuori, a dormire a casa di qualche mia compagna di classe! Le pareti di questa casa cominciano a starmi strette” ribattè lei, e si chiuse la porta di casa alle spalle con un colpo secco.

Bene, a quanto pareva, per l’ennesima volta era stata soggiogata alle scelte e ai voleri di qualcun altro. Era proprio vero, la maggior parte delle persone era solo capace di sfruttare i legami affettivi a proprio favore, solo per comodo. Ma non sarebbe stato così per tutta la vita: presto avrebbe finito l’high school, le mancava solo un anno, poi sarebbe potuta andare al college o all’università, maggiorenne e libera, finalmente lontana da casa. Le porte dell’ascensore si aprirono al pianterreno del palazzo, e lei salutò con un cenno il portiere, uscendo poi nella via affollata. Era sera, ma per New York era ancora presto: era la perenne notte bianca il momento migliore per vedere la città animarsi veramente, con il calare delle tenebre. Mizar sorrise, dirigendosi verso la discoteca frequentata dai suoi compagni di scuola: “Ovunque è casa, tranne che qui” si disse, mescolandosi tra la gente.

 

Primi due capitoli postati!

Allora, questa fiction, di cui sono già arrivata al 17 capitolo su un altro sito, ha un inizio "lento", nel senso che i primi capitoli, fino al 5, vedono le ragazze nel loro mondo, alle prese con i soliti problemi di routine. Ora, potrei postarvi tutti i capitoli fino al 17, ma se poi non piacesse a nessuno?Non voglio occupare spazio inutilmente...vi lascio la storia fino all'arrivo nel mondo di Naruto...se ci sarà qualcuno interessato a leggerla, l'aggiornerò...vi prego, lasciatemi qualche recensione! (*-* occhi sbrilluccicanti e speranzosi)

Mizar89

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3*: QUELLO CHE CI ACCOMUNA ***


Devil's Heart 1

 

 

Capitolo 3: Quello che ci accomuna

Chicago Airport, 6.00 a.m., una settimana dopo

La ragazza sospirò spazientita, dopo aver guardato per l’ennesima volta il grande orologio appeso sulla facciata all’ingresso dell’aereoporto.

“Queste vacanze stanno iniziando proprio alla grande” pensò Mizar, guardandosi intorno e osservando disinteressata quelli che sarebbero stati, per tre infiniti mesi, i suoi compagni “d’avventura”: si trattava di una dozzina di teenagers, di un’età che oscillava tra i quindici e i diciott’anni, provenienti da ogni angolo degli States; poi c’erano due accompagnatori, un uomo e una donna sulla trentina, che sembravano usciti da uno di quei programmi demenziali di aerobica che trasmettono in tv: semplicemente disgustoso.

Lei era arrivata con il volo diretto da New York la sera prima, intorno alla mezzanotte, ed era riuscita a malapena a dormire sdraiata sulle scomode poltroncine della sala d’aspetto, in una sorta di dormiveglia causato non dall’incapacità di adattamento, ma dal fatto che, ormai da diverso tempo, si era rassegnata a restare sveglia, per non dover affrontare ciò che più la tormentava:i suoi sogni. Troppo aveva sofferto, quando i genitori si erano separati e lei era stata strappata dalla sua vita di sempre, e dai suoi affetti. Era stato allora, che si era imposta che mai più si sarebbe legata a qualcuno o a qualcosa troppo a lungo per affezionarcisi…intorno a sé si era creata un muro invalicabile, un’immagine di “dama di ferro dagli occhi di ghiaccio”, come le guerriere del passato di cui amava leggere nelle saghe cinesi e nipponiche; tuttavia, nei sogni quella barriera crollava inesorabilmente, ogni volta che lei chiudeva gli occhi, per quanto si opponesse: come vincere la battaglia contro sé stessi e la propria coscenza?

In quel momento qualcosa la distrasse dalla sua muta riflessione: un giovane, probabilmente suo coetaneo, anch’egli iscritto al campus estivo, le si era parato davanti con un’aria e con un sorriso strafottente da sbruffone stampato in faccia, l’aspetto di uno che per attribuirsi arie da macho aveva passato buona parte della vita in palestra a fare culturismo. “Ciao biondina, come va?Come mai stai qui tutta sola soletta?Sarebbe carino se socializzassi con i tuoi compagni!” disse il ragazzo. Lei lo fissò:”Ho un nome, ed è Mizar, e poi ho tre lunghi mesi davanti per imparare a sopportarvi!” replicò fredda.

“Bene, bambolina, io invece sono Bryan da Washington…potresti socializzare con me, che ne dici?Magari ci facciamo un giretto adesso che non siamo ancora partiti…”continuò l’altro, mettendosi in mostra con in suoi muscoli gonfiati a forza di bilanciere e anfetamine, e con i capelli biondastri troppo ingellati, tanto da sembrare incollati.

“Mi dispiace, ma il tuo quoziente intellettivo non mi pare così elevato a tal punto da poter intavolare un discorso sensato con me, damerino, dato che ti ho detto cortesemente di ‘toglierti dai piedi’ ” disse la ragazza, con un sorrisetto di superiorità sulle labbra.

Bryan si sentì avvampare per l’offesa ricevuta, e le afferrò un braccio con fare possessivo:”Ascoltami bene, gatta di strada, vedi di fare la brava, altrimenti…”;non finì la frase:con uno strattone fulmineo Mizar si liberò dalla presa e, ruotando su sé stessa, assestò un bel calcio laterale nello stomaco del gasato, facendolo crollare sulle ginocchia con il fiato mozzo.

“Mi dispiace…non sono mai stata una brava bambina…vorresti insegnarmelo tu, bel damerino?”disse la ragazza, fissandolo con il suo sguardo penetrante.

Quelli che dovevano essere gli amici del tizio praticamente KO scattarono in avanti, i pugni chiusi, pronti a vendicare il compagno, approfittando della distrazione dei due animatori…

Un movimento alle spalle di Mizar, un fruscio, uno zaino posato a terra con attenzione, e quindi una voce:”Ragazzi, non vi conviene farla arrabbiare, ve lo dico perché vorrei evitare che vi troviate con qualche osso rotto già al primo giorno di vacanza…”.

Una voce ben nota, sebbene non la sentisse da quasi un anno. Mizar, si voltò, dando le spalle agli amici del povero sfigato, ritrovandosi a fissare, come in uno specchio, un volto ben simile al suo, dotato degli stessi occhi del color del cielo. Davanti a lei stava una ragazza dai capelli castani, portati lunghi appena oltre le spalle, poco più bassa di lei, e più giovane di un paio d’anni. Ciò che definitivamente le accomunava, era lo stretto vincolo di sangue che le designava come…sorelle.

“Shaula, quanto tempo…” disse rivolta alla sorella minore, accompagnando il saluto solo con un leggero cenno della testa.

“Ciao Mizar”, rispose l’altra ragazza. Vi fu per un istante una sorta di confronto visivo, che fu interrotto, prima che una delle due risultasse vincitrice, dall’arrivo di una terza giovane, dai capelli rossi come il fuoco, leggermente mossi, gli occhi verdissimi che sprizzavano allegria in qualsiasi momento li si osservasse.

“Ciao Antares!” la salutò la dicissettenne, molto più calorosamente di come non avesse accolto la sorella. “Miz, come stai?Allora, ma che mi combini, mi uccidi qualcuno già il primo giorno?” domandò sorridente l’altra, alludendo a Bryan che nel frattempo si era rialzato, sostenuto dai suoi tre compari, gemendo dolorante. “Oh, dici di quello?No, mi stavo solo riscaldando…se avessi voluto ammazzarlo, avrei lanciato uno shuriken…mi farebbe schifo sporcarmi le mani col sangue di un simil babbeo” rispose Mizar sorridendo; tuttavia anche in quel momento il sorriso conservava un nonsochè di freddo: non si estendeva agli occhi, che restavano impassibili, come di ghiaccio.

“Ti sei portata gli shuriken?!” intervenne Shaula sconcertata. “Certamente! E non solo quelli!” replicò orgogliosa la sorella. “Cooosa???!!!” “Bè, che vuoi che faccia, che passi tutta l’estate a pescare la cena?!E non guardarmi con quell’aria allucinata, che se aprissi il tuo zaino scommeto che ci troverei dentro pure la tua di attrezzatura!Non è forse così, Anti?”.

“In effetti, io ho preferito portarmi il necessario per allenare un po’ il mio ninjutsu, oltre alla mia inseparabile chitarra, che non mezzo guardaroba come hanno fatto le altre ragazze del campus” rispose la rossa, alludendo con un cenno della mano a cinque ragazze vestite più per andare in discoteca, che non in campeggio.

In quell’istante arrivarono i due accompagnatori, che pretesero che i ragazzi si riunissero in un unico punto, come un gruppo rispettabile di tale nome.

“Su, su!Basta starvene in giro sparpagliati!Venite qui, dobbiamo fare l’appello!” esclamò l’uomo, che si chiamava Steven e aveva ventinove anni.

“Insomma, basta fare le asociali!” disse spazientita Ashley, spingendo Mizar e le altre due verso il gruppetto, e ignorandone le proteste.

“Allora ragazzi, da questo momento, la vostra avventura inizia: tra pochi minuti saliremo sul pullman, e tra poco meno di un paio d’ore vi ritroverete immersi nella natura, in vacanza, senza contatti con le città caotiche da cui provenite. Sarà il vostro spirito di sopravvivenza e adattamento che detterà le basi su come trascorrerete questi novanta giorni!” spiegò con enfasi Steven, mentre la sua compagna srotolava un un foglio con i nomi dei partecipanti. “Bene-fece questa-ora inizieremo un po’ a conoscerci, intanto che aspettiamo l’autista. Io dirò il vostro nome, voi aggiungeteci qualcosina, giusto per curiosità, ok?”aggiunse mielosa

“Patetico, mi sembra di essere tornata all’asilo!”borbottò sotto voce Mizar, mentre incominciava quel futile appello.

“Antares?”

“Iga, ho diciassette anni, sono di Los Angeles, pratico ninjutsu, e mi piacciono il cinema e i manga!” rispose allegra la ragazza rossa.

“Che cognome strano…non sembra americano…”bisbigliò qualcuno, mentre il giro continuava.

“Shaula?”

“Koga, ho quindici anni, vengo dalla California, e faccio anch’io ninjutsu…” disse in fretta la giovane, senza sapere che altro dire. Infine, il giro d’appello giunse a Mizar, che rispose freddamente solo con il cognome e con l’età: “Koga, ho quasi diciotto anni”.

Forse aveva sperato di troncare gli eventuali commenti degli altri ragazzi, ma non fu così, perché la solita voce ignota esclamò, per tutto il gruppo:”Ma avete lo stesso cognome?!”.

Allora, con un sospiro esasperato Mizar aggiunse:”Siamo sorelle, ma io sto a New York. È finito questo terzo grado?” domandò poi, fissando con i suoi occhi azzurri Steven, che rabbrividì: quello sguardo era privo di emozione, freddo come una mattina d’inverno. “S-si, direi che possa bastare così…a-avrete tempo di conoscervi m-meglio…p-più avanti”balbettò, voltando la testa da un’altra parte, incapace di sostenere quegli occhi che parevano due laghi profondi, in cui ci si poteva annegare.

“D’accordo ragazzi, l’autista è arrivato, che ne dite di prendere i vostri zaini e salire?”esclamò Ashley allegra, ignara di ciò che era accaduto a Steven.

Il gruppetto si avviò lentamente, rumoreggiando allegro, verso il bus, che li aspettava con il motore già avviato.

 

Poco più tardi, mentre l’autobus imboccava l’highway, destinazione uno sperduta riserva naturale da qualche parte sulle coste del lago Michigan, una ragazza bionda, seduta sui sedili in fondo al bus(posto prediletto dai casinari di solito, o comunque dalle persone cool, ^_^), s’infilò le cuffie del suo i-pod, facendo partire un brano scritto e cantato da un autore d’oltreoceano.

**…io, l’ombra che andò via,

costeggiando il muro,

o restando lì…

l’uomo che cercò

la sua profezia,

dritto nel futuro,

e poi si smarrì…**

“Magari potessi davvero volarmene via, cercare di scoprire cosa il destino abbia mai deciso per me…”

Una voce ben familiare costrinse Mizar a ridestarsi dall’utopia dei suoi sogni irrealizzabili.

“Ehi sorella, che fai, ti metti già a fare l’isolata ascoltando per i fatti tuoi la musica?!”esclamò Shaula, aggiungendo poi qualcos’altro che non riuscì a sentire; di malavoglia si sfilò una cuffia.

“Che hai detto?” domandò scocciata.

“Ho detto che è da un anno che non ci vediamo!” ripetè l’altra.

“E allora?”

“Dai Mizar!-intervenne Antares strappandole di mano l’i-pod e spegnendolo- È da una vita che non ci parliamo, che non stai mai in casa, per giunta sei pure dall’altro capo degli States!”

La bionda alzò gli occhi al cielo:”Raga, se così state cercando il modo di iniziare una conversazione, guardate che…”

”Eddai ghiacciolina, finiscila di stare sulle tue!” ribadì Antares, tirandole un libro in testa, con fare scherzoso. “Ahi, guarda che fa male…”protestò Mizar a mezza voce, prima che il suo sguardo cadesse su ciò che l’aveva colpita: non era un libro, bensì un fumetto…

“Che c’è ti sei incantata?”sbottò Shaula.

“Non ci credo…Anti, anche tu leggi manga?”domandò sopresa la giovane bionda, indicando il piccolo libretto.

“Beh, sì, diciamo che sono stati una recente scoperta…della scorsa estate…” disse l’interpellata, riflettendo un attimo. “Posso vedere?” chiese Mizar, prendendo il piccolo volumetto; il primo vero sorriso da quando si erano incontrate le illumino il viso, e gli occhi parvero esprimere una felicità che di raro aveva occasione di manifestarsi. Sfiorò la copertina con l’altra mano:”No, davvero, stento a crederci! Anche tu lo leggi!” esclamò, e aprì il suo zainetto, che era riuscita a portare di sopra dopo una discussione con l’autista, e dopo aver rovistato un attimo, estrasse la copia identica del manga. Le due ragazze scoppiarono a ridere.

“Non è possibile, Miz!Tu che hai la passione dei fumetti giapponesi!Diamine, ti conosco da una vita, e non me l’hai mai detto!”. Shaula aprì con un colpo secco la sua sacca monospalla, e con sorpresa delle altre due una terza copia del volumetto fece capolino alla luce. “Pure tu che leggi manga?! E che aspettavi a dirmelo, la prossima era glaciale?!” esclamò Antares incredula. “Bè, ecco…io mi vergognavo…credevo che mi giudicassi un’immatura…” si giustificò la quindicenne, arrossendo. “Normalmente chi legge i manga lo fa spesso all’insaputa della maggior parte dei conoscenti, perché ha paura di essere preso in giro- disse Mizar seria, fissando la sorella, che arrossì maggiormente- Però…sono contenta che in tutte le nostre differenze, abbiamo almeno due cose che ci accomunano, i manga e il ninjutsu” aggiunse poi, mostrando per la seconda volta quel sorriso luminoso, come il sole dopo un temporale. “Tre cose: siamo anche sorelle, ricordi?” fece Shaula, e per un attimo la ragazza dai capelli d’oro si rabbuiò in viso.

“Già…è vero. Tre cose” disse poi.

“Ehi, e vi scordate di me?!Malefiche pesti, sono la vostra amica in comune, e mi scordate così?!” protestò Antares, suscitando l’ilarità del trio. Le copertine dei tre manga, che raffiguravano un ragazzo dai capelli neri, trasformato in una specie di demone alato, con il numero 27 stampato sotto il titolo, “Naruto”, risplendevano lucide e scintillanti, posate l’una accanto all’altra, su un sedile illuminato dal sole.

“Credo che questa sarà una vacanza diversa”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4*: RUNAWAY ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 4: Runaway

 

Il pullman si arrestò con una brusca frenata che fece destare di soprassalto la maggior parte dei passeggeri. Shaula si massaggiò la fronte dolorante, dopo aver tirato una testata al sedile di fronte.

“AHI!Ma chi ti ha dato la patente?!” inveì contro l’autista.

“Non è una grave perdita, in fondo la tua testa è vuota, quindi non ci sono stati danni!” la canzonò Antares, seduta accanto a lei.

“Ma che spiritosa! Scendi dal bus, che ne riparliamo a modo mio!” replicò Shaula con una linguaccia.

“Insomma, volete muovervi?!” urlò loro Mizar, che era scesa e già teneva issato in spalla lo zaino da campeggio, attendendole con scocciata impazienza.

“Sì signora caporale, arrivamo!”

La ragazza coi capelli rossi non perdeva mai occasione per fare una battuta.

Poco dopo, richiamati numerose volte, e con insistenza, dai due accompagnatori, i ragazzi furono costretti a radunarsi nel piccolo spiazzo di sterrato che vagamente avrebbe dovuto somigliare a un parcheggio. Mizar si guardò intorno: si trovavano al limitare di una cittadina di modeste dimensioni, situata sulle rive del lago Michigan. Erano davvero un pugno di case e qualche negozio, e le auto parcheggiate le avrebbe potute contare sulla punta delle dita. L’insolita calma che regnava la faceva sentire quasi a disagio: per chi, come lei, era abituato ai rumori e all’affollamento di metropoli come New York, quella tranquillità sembrava spezzare lo scorrere del tempo. La giovane bionda si costrinse ad ascolatare ciò che stava dicendo Ashley.

“Benissimo ragazzi! Com’è stato il viaggio?Lo so, era un po’ lungo, però appunto per questo sono sicura che siete già riusciti a socializzare e a ricreare un po’ di spirito di gruppo!”

Shaula trattenne a stento un sorrisetto:”Ma siamo davvero finite in un asilo?” bisbigliò poi alla sorella, che la squadrò un attimo, per poi scuotere la testa:”Perché, non sei tu quella che adora stare con suoi coetanei?” replicò  con voce eloquente. La frecciatina, tirata di proposito, riuscì a far innervosire Shaula, che fece per ribattere a tono…

Antares alzò gli occhi al cielo:”Voi due, non cominciate, chiaro?” le rimproverò, prima che la voce squillante e fastidiosa di Ashley si sovrapponesse alla sua.

“…E come vi ho detto prima, questa non sarà una semplice vacanze, bensì una vera e propria avventura! E per questo c’è bisogno d’essere coraggiosi! Guardatevi bene intorno –fece un ampio gesto con la mano- perché qui ci torneremo solo fra tre mesi! Per tutto questo tempo, vivrete staccati dalle comodità, basta con TV, computer, cellulari, playstation e altre diavolerie moderne!” esclamò la donna, ormai lanciata nella sua tiritera.

“Fantastico, ci mancava pure l’ecologista schizzofrenica…ma che ho fatto di male?!”pensò Mizar, mentre Ashley continuava imperterrita con il suo discorso, fregandosene altamente delle facce perplesse dei ragazzi:”…quindi, per testare il vosto spirito d’avventura, e le vostre capacità d’adattamento a qualsiasi ambiente o situazione farete una prova di coraggio!”

(vi giuro che una volta ho avuto un’esperienza simile, e per questo vi consiglio di informarvi bene prima di lanciarvi in progetti di “vacanze avventurose”…prima che vi capiti di dover scalare montagne senza corde, nuotare nelle rapide aggrappati a una fune, o altre diavolerie…ndA)

“CHE COSA?!?”

Scoppiò un coro di proteste generali, prontamente zittite da Ashley.

“Sì, avete capito bene!CO-RAG-GIO!Una parola che di sicuro non rientra nel vostro dizionario di adolescenti della cyber-generazione!” replicò la donna, cercando con lo sguardo un cenno di conferma da parte di Steven, che fino a quel momento era stato zitto, in disparte.

“Bè…Si, questa vacanza vi servirà per…crescere, per diventare…più maturi…” balbettò, beccandosi un’occhiata inceneritrice di Ashley.

“Grazie Stevy(si pronuncia “Stiui”, è un vezzeggiativo che qui sta per presa per i fondelli), hai fatto un discorso davvero carismatico” disse sarcastica la donna, ritornado poi a fissare il gruppetto di giovani, che pareva decisamente scontento.

“Su, non fate quelle facce!Vedrete stasera quanto ridere, al ripensare a ciò che farete fra poco!”

Tentò di rassicurali, ottenendo solo una serie di sorrisi tirati.

”Dunque, il campo dove alloggeremo si trova a circa tre ore di marcia da qui –spiegò, indicando una serie di sentieri che si inoltravano nel fitto della boscaglia che fiancheggiava il lato nord del paese, lungo le coste del lago, perdendosi a vista d’occhi fino alle montagne- Ci sono due baitelle, che possono ospitare fino a tre persone, e quattro tende da tre posti ciascuna. Ora, tenendo conto che una baita è riservata a noi accompagnatori, la prova di coraggio consisterà nell’attraversare il bosco, divisi in gruppetti di tre persone, lungo uno di questi sentieri, e raggiungere il campo per primi, per poter avere il privilegio di dormire per questa prima settimana nella piccola baita”.

Improvvisamente il malcontento dei ragazzi si tramutò in sorpresa: quella vacanza stava cominciando a piacergli, grazie anche alla nascita di un buon spirito di competizione. Ashley sorrise: il suo primo obbiettivo era stato raggiunto.

“Scusa Ashley –domandò una ragazza dai lunghi capelli neri, che indossava una minigonna di jeans e infradito, un look decisamente poco adatto alla situazione- ma quando parli di prova di coraggio, vuol dire che non basta seguire il sentiero fino a destinazione?”.

“Mi dispiace Karen, ma sarebbe troppo facile, non credi? Oltre a dover correre, per arrivare primi dovrete anche essere veloci nell’orientarvi all’interno del bosco…e vi assicuro che sarà ben difficile in quel labirinto di piante che poco a poco hanno finito con il nascondere il sentiero giusto da seguire…perdersi sarà facile, eheh; tuttavia, vi concederò il lusso di consegnare ad ogni capogruppo una mappa e una bussola. Lascerete gli zaini qui, perché io e Steven ora andremo al campo-base con il pullman seguendo la strada asfaltata, e vi aspetteremo là. Quindi, a meno che non vogliate portarvi sulle spalle tutto questo peso, e rischiare di essere ultimi, fareste meglio a lasciare tutto in bus: quando arriverete, potrete prendere la vostra roba” colcluse Ashley con un ampio sorriso. (Qualcuno poi sicuramente mi dirà che questa Ashley è anche peggio di quella sadica di Anko Mitarashi…se non ve la ricordate, aprite il n’5 di Naruto, al capitolo della seconda prova… ^_^ ndA).

Antares rise:”La cosa si prospetta interessante: allora, mi sembra ovvio che il gruppo lo faremo noi tre” disse, guardando le due sorelle.

“Certo Anti, lo sai che per me non c’è problema! È a lei che lo devi chiedere” replicò Shaula alludendo con un cenno a Mizar che, per tutta risposta, strinse le spalle e disse:”A me non interessa, fate voi: se devo fare gruppo con voi o con altri, non m’importa”.

Risposta scontata, un marchio di fabbrica per la bionda diciassettenne. Antares sospirò:”Sì, sì, pensala come vuoi, stai in gruppo con noi però, anche perché mi pare che gli altri si siano formati, e poi perché sei l’unica che sa leggere quelle dannate mappe e sa orientarsi”.

Shaula sbuffò:”Non è vero, anch’io sono capace a usare una cartina!”.

“Certo, e mi pare di rammentare che questa sia la tua seconda esperienza di campeggio…capirai, per me che è la decima volta, cosa importi di una pivellina che sa a malapena dove sta il nord”

fu la replica gelida di Mizar, che si voltò poi per andare a prendere una mappa da Ashley e a caricare lo zaino di nuovo sul pullman.

Shaula stava nuovamente per risponderle, ma ancora una volta Antares la trattenne:”Non metterti a discutere con lei, lo sai com’è fatta”. La quindicenne fissò la ragazza rossa con sguardo spento:”Lo so, però non è bello sentirsi sminuire così ogni volta…sono sua sorella, eppure credo di non aver mai ricevuto una parola lodevole da lei…” “Mizar non è sempre stata così, lo sai…probabilmente non ha ancora superato la questione del divorzio dei tuoi…io credo che, comportandosi così, voglia farci capire di quanto in realtà in questi quattro anni si sia sentita abbandonata a sé stessa” “Anti, guarda che ci sono passata anch’io, eppure non mi riduco a rispondere con parole taglienti a qualsiasi cosa mi venga detto!” ribattè Shaula. “Tu sei più piccola di lei, avevi undici anni, lei quattordici, quando i vostri si sono separati. E tu sei rimasta in California; Mizar invece è stata trascinata via, a New York…so che è difficile, ma se puoi, cerca di capirla…” disse Antares, avviandosi anche lei verso il pullman per depositare il suo zaino.

Cercare di capire sua sorella…sarebbe stato più facile raggiungere la luna a piedi. Scuotendo la testa, Shaula seguì l’amica poco dopo.

 

“Allora ragazzi, siete pronti?!” L’impazienza di Ashley si fece sentire ancora una volta.

“Un attimo!” fu il coro dei giovani, impegnati negli ultimi preparativi.

“Insomma Mizar, ma che stai cercando in quello zaino?!” esclamò Shaula, stufa di aspettare la sorella, che frugava tra i vestiti alla ricerca di qualcosa.

“Smettila di strillare!Sto cercando l’attrezzatura di ninjutsu, non la lascio qui!Scommetto che mentre saremo nel bosco, quei due frugheranno nella nostra roba!Quella pazza di Ashley detesta tutto ciò che è tecnologico…” ribattè Mizar.

“Scusa, e che centrano gli shuriken e i kunai con computer e cellulari?!”

“Shaula, vedi di svegliarti!Ashley ritirerà tutti i cellulari, gli mp3, i palmari, e ce li ridarà solo a fine vacanza…e gli shuriken e i kunai sono armi, cosa potrebbe pensare al vedere che li ho dietro?!Non mi pare fossero inclusi nell’attrezzatura necessaria al campeggio… -Mizar smise di frugare e sorrise- Ecco, li ho trovati!”. Sfilò con attenzione due spesse custodie di cuoio. Ne aprì una un attimo per verificare che ci fosse tutto: conteneva una serie di stellette di metallo decisamente affilate, alcuni pugnali a punta di lancia con un anello all’estremità dell’elsa, e degli spiedi di metallo(tipo quelli che usa Haku, ndA). Perfetto, c’era tutto. Mizar aprì lo zainetto monospalla ed estrasse i libri che aveva dentro, mettendoli nello zaino grande. “Tanto ora non devo leggere, e di sicuro Ashley non me li ritirerà”. Infilò con attenzione le due custodie di cuoio, insieme al piccolo lettore mp3 e al cellulare. Quindi si alzò, caricando lo zaino da campeggio in pullman. “Io sono pronta” disse; poi, fissando Shaula e Antares disse:”Guardate che se vi siete portate anche voi le armi per allenarvi, mica vi prendo in giro se lo dite: però vi converrebbe fare ciò che ho appena fatto io, prima che finiate nei guai”.

Lanciò un’occhiata eloquente alle due ragazze, che si scambiarono uno sguardo e poi si affrettarono a riaprire i loro zaini da campeggio e a sfilare ciascuna una custodia di cuoio nero, analoghe a quelle di Mizar. Una volta attuato il piano occultamento, si sbrigarono a raggiungere il centro dello spiazzo, dove Ashley, oramai spazientita, stava per dare il via a quella strana prova di coraggio. “Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare! Ehi, ma tu perché ti porti dietro quella cosa?!” esclamò additando Antares, che oltre alla piccola sacca monospalla si era caricata a tracolla la custodia nera della sua chitarra. “Oh, intende questa? Mi dispiace, ma non mi fido a lasciarla in pullman” spiegò la ragazza, sostenendo impassibile l’occhiata furibonda dell’ecologista. “Non preoccuparti, accompagnatrice, non è “tecnologica”, è una semplice chitarra classica…e siccome ci sono affezionata, non ho intenzione che qualcuno all’infuori di me la tocchi” aggiunse Antares. Ashley non disse altro in proposito, e tornò a parlare della prova:”Come vi ho detto, per il campo base dovrete andare a nord-est, verso il lago. Vi ci vorrano tre ore di camminata come minimo, anche correndo, quindi non illudetevi di impiegarci di meno… Nessuna domanda?”

Silenzio totale, carico di tensione: beccarsi il posto migliore dove dormire, era una cosa che faceva gola a tutti.

“Ok ragazzi, allora dividetevi e mettetevi all’inizio di uno dei sentieri” disse Steven, prendendo per un attimo il controllo della situazione(davvero un personaggio utile, ndA). I cinque gruppi si separarono, e quello di Mizar, Antares e Shaula scelse il sentiero centrale.

“Al mio via, partite, chiaro?E buona corsa!” augurò l’uomo, portandosi un fischietto vicino alla bocca. “tre, due, uno…FIIIIIIIIIIIT!!!!!”

Steven fischiò e i ragazzi scattarono immediatamente, sparendo lungo il sentiero nella boscaglia.

Il sole era ormai alto sull’orizzonte:erano circa le otto di mattina.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 5*: LOST IN NOWHERE ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 5: Lost in nowhere

 

L’avventura ha avuto inizio, direi anche in maniera sicuramente migliore di quella prevista dalle due sorelline; ma sarebbe troppo bello se il lieto fine fosse lì, subito dietro l’angolo! Mi dispiace, ma il fatidico THE END è parecchio lontano, nei miei programmi. Quindi, cari lettori, godetevi gli ultimi attimi di iper-tecnologia, modernità americana e infinite comodità, prima di essere catapultati in un mondo dove si lotta per la propria vita…

Si spengono le luci in sala, si alza il sipario: l’odissea comincia, i guai pure…e si sa che uno di essi tira l’altro… 

Mizar89

 

Erano da circa dieci minuti che correvano senza sosta: non erano per niente stanche, non loro che si allenavano ben più faticosamente diverse volte a settimana nell’arte marziale un tempo propria degli antichi ninja; tuttavia, neccessitavano di una sosta per definire bene la derizione da prendere. Mizar si arrestò, facendo cenno anche alle altre di fermarsi.

“Che c’è?” chiese Shaula, riprendendo fiato.

“Niente, dobbiamo solo cambiare direzione -spiego la bionda, aprendo la mappa che aveva dato loro Ashley- Dunque… ci troviamo in questa piccola radura, e il campo base è qua”. Mizar indicò due punt totalmente opposti sulla mappa.

“Accidenti, credevo avessimo percorso di più…” sbuffò la sorella minore.

“Rilassati, abbiamo appena inizato!Gli altri si saranno già fermati almeno due volte!” la rassicurò Antares.

Mizar si guardò intorno:“Dunque, noi dobbiamo andare verso nord-est, che è…”tacque un attimo, scrutando con attenzione gli alberi… “Di lì” esclamò Shaula trionfante, indicando con l’indice un piccolo sentiero che s’inoltrava ancora di più nel bosco.

“Di là”replicò Mizar, indicando un punto esattamente agli antipodi; poi, per esserne più sicura, estrasse la bussola, e fece vedere anche alle altre due che la sua affermazione coincideva.

“Ci hai provato, sorellina” aggiunse, tirando un frontino leggero a Shaula, che protestò:”Ahi!Ma perché mi devi sempre colpire in fronte?!Non sono più una bambina!”

Mizar la ignorò, distogliendo lo sguardo e riconcentrandosi sulla mappa:”Guardate, percorrendo la direzione nord-est, dovremmo incrociare un fiume; lì però il sentiero svolta verso nord, e dovremmo percorrerlo fino ad altezza del campo, per poi svoltare ad est e percorrere questi ultimi sette chilometri per arrivare a destinazione…una vera perdiata di tempo” disse, scuotendo la testa. “E allora che dovremmo fare?Non sappiamo che strada stanno facendo gli altri!” disse Antares. “Infatti, e ci supereranno se continuiamo a perdere tempo qui a chiacchierare!” aggiunse Shaula, scoccando un occhiata alla sorella. “Calmati, e fammi parlare! Se raggiungiamo il fiume, poi possiamo seguirne il corso: vedete che passa praticamente attaccato al campo-base, prima di sfociare nel lago?Gli altri non ci penseranno minimamente!” disse Mizar.

Antares e Shaula la fissarono basite: come avevano fatto a non accorgersene?!

“Tu…sei il solito genio!” esclamò Antares abbracciando la compagna.

“Sì, si va bene, non soffocarmi!- protestò Mizar con un mezzo sorriso- Su, non perdiamo tempo, e muoviamoci! Non ho intenzione di dormire in tenda con gli insetti!”

La ragazza bionda iniziò a correre, seguita a ruota da Antares.

“Sbrigati Shaula”

La quindicenne non si mosse, fissando il suolo.

“Perché?Perché lei deve sempre essere mille volte meglio di me?Da tutta una vita mi sforzo per poter essere alla pari con lei, nello studio, nello sport…e ogni volta che credo di esserci riuscita, mi rendo conto che in realtà fra di noi vi è un abisso incolmabile”

“Shaula, guarda che se resti indietro, non torno a cercarti!”

La voce di Antares la ridestò, e la giovane si mise a correre veloce, per poter raggiungere la sorella e l’amica.

“Aspettatemi!!!”

 

 

La boscaglia si infittiva sempre di più, man mano che la loro avanzata progrediva; felci, piccoli arbusti, rovi…correre lì stava diventando una vera e propria impresa: una minima distrazione poteva voler dire correre il rischio d’inciampare in una radice che sbucava dal terreno.

A parte i rumori dei loro passi affrettati, dei loro respiri, non si udiva altro che il canto di qualche uccello e il fruscio del vento tra le fronde.

Che pace assoluta…qui dentro sembra che tutti i tuoi problemi si rimpiccioliscano fino a scomparire, dinanzi all’immensità di questa quiete…

Improvvisamente, un altro suono si sovrappose agli altri: come un canto misterioso, in lontananza si udiva il fluire dell’acqua.

“Ci siamo” disse Mizar, rallentando la corsa fino a fermarsi; le altre, rimaste leggermente indietro, la raggiunsero poco dopo ansimando.

“Caspita se corri…ancora un po’ e mi scoppiava il cuore” fece Antares, appoggiandosi con una mano a un albero.

“Eh Anti, non hai il fisico…” scherzò Mizar in uno dei suoi rari momenti d’ilarità; poi si voltò a guardare la sorella, rossa in viso e accaldata per la corsa. “E tu, ce la fai ancora ad andare avanti, o ti devo portare in spalla?”. Shaula attese diversi istanti prima di rispondere: aveva il fiatone e il cuore a mille, oltre che le gambe dolenti, ma non voleva dare a vedere, specialmente a Mizar, che era stanca. Non voleva essere considerata un peso.

“Non ti preoccupare…ce la faccio benissimo. Cosa vuoi che sia, mezz’ora di corsa?” disse la quindicenne, ma il suo tono non risultò abbastanza convincente.

“Sicura?”

“Mizar, t’ho detto che sto bene!” replicò Shaula decisa.

“Bene -fece quell’altra- perché non ho intenzione di doverti portare in spalletta fino al campo. Non sei più una bambina, e sai meglio di me quali sono i tuoi limiti”.

La bionda diciassettenne sfilò dallo zainetto monospalla la mappa, dandole una rapida scorsa.

“Quanto dista il fiume, Miz?” domandò Antares, che si era ripresa(poverina, questa qui la faranno santa solo per il fatto che deve fare da babysitter con queste due pesti di sorelle, poi la faccio pure correre come una dannata…eh, ma avrà la sua ricompensa…più in là!NdA).

“Si e no cento metri, venite” rispose Mizar, incamminandosi lungo un piccolo sentiero nascosto da una fitta serie di arbusti di ginestre spinose.

“Ahi, che male!Possibile che dobbiamo sempre passare in mezzo a ste’ cose spinose?!” si lamentò Shaula, a cui, per l’ennesima volta, si era impigliato l’orlo dei pantaloni tra i rami del roveto.

“E non ti lamentare sempre!Potevi metterti i pantaloni lunghi fino alla caviglia, come abbiamo fatto Antares ed io, anziché quelli a pinocchietto!Ringrazia almeno di avere le scarpe da tennis, anziche le ballerine o i sandali, come certe tipe degli altri gruppi, che sono pure in gonna!” la redarguì la sorella, mentre scostava con disivoltura, senza preoccuparsi di pungersi le mani, le insidiose piante che le intralciavano il passo.

Dieci minuti dopo finalmente sbucarono fuori dalla boscaglia, e incominciarono ad intravedere il fiume; “Alla buon’ora, ho intenzione di bagnarmi i piedi, che non me li sento più!” esclamò Shaula iniziando a correre, ma Mizar la trattenne afferrandola bruscamente per una manica della felpa.

“Si può sapere cosa c’è ora?!” si ribellò la più piccola, cercando di divincolarsi.

“C’è che per poco non t’ammazzi! –replicò l’altra, trascinandola avanti di alcuni passi- Guarda con i tuoi occhi!”. Shaula scrutò con attenzione e capì il gesto della sorella: il terreno accidentato, ricoperto di cespugli, digradava pian piano verso il fiume, per poi calare a picco, fino al fondo della piccola valle, con un salto di una decina di metri che precipitava dritto nelle acque schiumose delle rapide. Gli arbusti di ginestre e rovi formavano un muro che rendeva difficile scorgere l’improvvisa interruzione del sentiero.

Mizar lasciò andare Shaula, e s’incamminò cauta fino al bordo del precipizio.

“Abbiamo un problema” affermò, guardando in basso.

“Che genere di problema?” domandò Antares, avanzando di qualche passo.

“Che di qua non si passa” sentenziò la bionda, voltandosi.

Shaula s’arrabbiò:”Come non si passa?!Ci hai fatto venire fin qua, e ora dobbiamo tornare indietro?!”.

“Ho forse detto questo?” fu la replica glaciale della sorella; gli occhi azzurri delle due consanguinee per un attimo furono i protagonisti di una battaglia fredda e silenziosa, nella quale veniva espresso a pieno il disappunto che tra le due vigeva da ormai molto tempo.

Fu Antares, questa volta involontariamente, a sbloccare quella situazione tesa:”Allora che cosa pensi di fare?Passare di qui è impossibile, ed è ancora più complicato proseguire all’interno del bosco, perché ci allontaniamo troppo dal campo base”.

Mizar riguardò la cartina, esaminandone ogni singolo millimetro, alla ricerca di qualche piccolo segno che, tramutato nella realtà, avrebbe potuto aiutarle a raggiungere la loro meta in tempo per potersi accaparrare la baitella.

…Niente, possibile che non ci sia nulla in questo posto sperduto…

Il suo dito si arrestò di colpo in un punto della mappa, e un sorriso trionfante comparve per qualche istante sul suo viso.

“Ecco ciò in cui speravo, la chiave di volta che ci permetterà di poter riposare tranquille almeno per una settimana!” esclamò Mizar. Subito, le sue due compagne le si strinsero intorno, guardando la cartina, cercando di capire…

“Dai, diccelo tu, che facciamo prima!” si arresero poco dopo, domandando la soluzione, che pareva scontata alla biondina.

“A tre chilometri da qui è indicato un ponte; attraversandolo, avremo risolto tutti i problemi, e non ci resterà che tirare dritto fino ad arrivare al campo-base” spiegò Mizar.

“Allora che aspettiamo?Andiamo!” le fece eco Shaula.

Ancora una volta il trio si rimise in marcia, costeggiando dall’alto il percorso tortuoso del fiume.

 

Impiegarono si e no una buona mezz’ora a coprire quella breve distanza, se non altro perché per diverse volte furono costrette a vere e proprie scalate lungo le pareti ripide della valle scavata nei millenni dal corso d’acqua; spesso il sentiero scompariva dietro ammassi rocciosi che necessariamente andavano superati arrampicandosi sopra…impresa tutt’altro che semplice per la povera Antares, impacciata nei movimenti dalla custodia della chitarra.

“Accidenti a te e a quella cosa che non serve a niente!” sbottò Shaula, mentre si sporgeva per l’ennesima volta sullo strapiombo, agguantando bruscamente lo strumento musicale che, da alcuni metri più sotto, la ragazza dai capelli rossi le tendeva con uno sforzo.

“Vacci piano, che se la rompi poi non so che ti faccio!” replicò, arrampicandosi sulle rocce.

In quel mentre arrivò Mizar, che aveva proseguito senza aspettarle:”Insomma, lumache, volete muovervi?Dai, che il ponte è qui vicino, l’ho visto andando avanti”.

“Ti spiacerebbe aspettarci, invece di fare come tuo solito gioco solitario?!” sbottò Shaula secca.

La sorella non l’ascoltò, e si incamminò nuovamente verso la direzione da dove era venuta.

“Ma perché deve sempre fare così?!Accidenti a lei!” borbottò la quindicenne, mentre aiutava Antares a ritirarsi su dopo l’arrampicata.

“Non te la prendere, te l’ho detto…lo sai che non è così in realtà! -replicò bonaria la rossa, riprendendosi la sua chitarra- Sbrighiamoci o Mizar s’arrabierà!”.

Le due affrettarono il passo e, poco dopo, raggiunsero l’altra giovane in un ampio spiazzio privo di arbusti, che culminava sull’orlo del precipizio, dove era fissato un vecchissimo ponte di legno e corde(in uno squisito stile Indiana Jones, ndA).

“E noi dovremmo passare su quel catorcio?” fu il commento sarcastico di Shaula; Mizar le scoccò uno sguardo pungente:”Se preferisci tuffarti e farla a nuoto, fa pure” le disse fredda.

“Sempre simpatica, mi raccomando!”

“Shaula, sei ripetitiva…allora, questo ponte è vecchio, ma le corde sono ancora buone, e mi sembrerebbe stupido non attraversarlo perché qualcuno –Mizar diede un’altra occhiata eloquente alla sorellina- soffre di vertigini!”

La ragazza mora alzò gli occhi al cielo, imponendosi di contare fino a dieci, anzi a cento, prima di rispondere e mandare ovviamente al diavolo la sorella maggiore.

“D’accordo Miz, allora…chi va per prima?” chiese Antares, che osservava circospetta quell’ammasso di legna vecchia su cui avrebbe dovuto camminare di lì a poco.

“Vado io, va bene? Almeno questa la finisce di prendermi in giro!” esclamò Shaula, e s’incamminò decisa verso il ponte, non prima di essere andata a sbattere volontariamente contro la sorella, tirandole una spallata.

“Quanto sei infantile” sibilò Mizar, avviandosi dietro di lei.

Il ponte scricchiolò, quando Shaula posò il piede sulla prima asse; esitò, prima di fare un secondo passo. “Guarda che i ponti le cui corde si spaccano proprio mentre ci sei sopra, esistono solo nei film” commentò la ragazza bionda alle sue spalle.

“E non rompere!” la mora avanzò decisa fino a metà ponte, tenedosi con una mano sola alla corda di sinistra. Poi, improvvisamente, si voltò, trovandosi faccia a faccia con Mizar.

“Come mai ti fermi ancora?Che c’è hai paura a guardare in basso?”

“Voglio che tu mi dica ORA perché ce l’hai con me!” sbottò Shaula, fissando la sorella con occhi di fuoco.

“Come, scusa?” domandò in risposta Mizar.

“Hai sentito benissimo! È da quando ci siamo viste all’aereoporto che, per ogni cosa che dico o faccio, tu non fai altro che prendermi in giro e trattarmi come una bambina piccola!”

Mizar sogghignò, ma come al solito gli occhi rimasero freddi, impassibili: “A giudicare dalla scenata che stai facendo, non mi pare che tu stia dimostrando d’essere una persona matura!” disse; Shaula scattò in avanti con i pugni chiusi, ma la sorella l’anticipò tirandole un colpo con due dita in piena fronte, sufficiente a spingerla indietro(Non è una semplice mossa da film, colpendo un punto preciso in fronte anche con un solo dito, esercitando una buona pressione, si riesce a far perdere l’equilibrio anche a qualcuno più alto di noi!NdA, per esperienza fatta a Karate e Ju Jitsu).Il ponte traballò, cigolando.

“Visto che ho ragione, sorellina?Solo dei mocciosetti farebbero a pugni per la vergogna di aver ricevuto un’osservazione da qualcuno più grande! È questo ciò che hai imparato facendo arti marziali?!” esclamò Mizar, fissando i suoi occhi azzurri in quelli identici della sorella, che si massaggiava la fronte con una mano.

“Ehm…ragazze…”fece Antares, ma fu ignorata.

Shaula bisbigliò qualcosa a bassa voce.

“Come prego?Ripeti, perché non t’ho sentito!Quante volte t’ho detto che se hai qualcosa da dirmi, me la dici in faccia, e parlando normalmente!?Troppo facile nascondersi sparlando alle spalle!” la redarguì la diciassettenne, scrutandola dall’alto in basso.

“T’ho detto vai al diavolo!” sbottò Shaula, mordendosi un labbro per non piangere.

“Oh, ma davvero? Be’ tesoro mio credo che dovrai indicarmi la strada, perché non la so…”ribattè sarcastica Mizar.

“Ehm…Miz…finitela…

“Bastarda…” una lacrima prese a scendere lungo la guancia della ragazzina.

“Siamo sorelle, quindi sei io sono una bastarda, probabilmente lo sei anche tu…”

“INSOMMA BASTA!!”

L’urlo di Antares alle loro spalle le fece smettere all’istante.

“Invece di stare qui a litigare come delle cretine, faremmo meglio a muoverci!” esclamò la ragazza dai capelli rossi, decisamente arrabbiata.

Shaula strinse i pugni forte:“Guarda che è lei che ha cominciat…”

Improvvisamente, si udì un rumore forte, che sovrastò le loro voci; in un attimo, fu il silenzio assoluto.

“Cosa diamine è stato?”

Mizar si guardò intorno, preoccupata. Ancora quel rumore, che le fece trasalire…poi il ponte iniziò a scricchiolare sinistramente, sempre più forte, tremando e traballando.

“Le corde!” gridò Antares. La bionda si voltò di scatto: una si stava sfilacciando rapidamente.

Non c’era tempo per pensare!

“Correte!”

Partirono di scatto, il ponte che s’inclinava verso destra…

Dovevano raggiungere l’altra estremità…

improvvisamente uno strillò fece bloccare Mizar: la giovane girò su sé stessa, e con orrore vide Antares che si aggrappava alle corde, con una gamba a penzoloni nel vuoto un tempo occupato da una lista di legno, ora precipitata nelle acque schiumose del fiume, e la sorella che si teneva con le sole mani appesa a un’asse del ponte.

“ANTARES!SHAULA!” La ragazza ritornò rapidissima sui suoi passi, stando attenta a dove li posava: il legno era completamente marcio!

“MIZAR!”

Afferrò con forza un braccio di Shaula, prima che questa perdesse la presa e scivolasse.

“T’ho presa Shaula!” esclamò la giovane diciassettenne, mentre con una mano si reggeva alla corda di sinistra e con l’altra teneva saldamente la sorella.

“Non lasciarmi cadere!”

“Non preoccuparti, sta calma, non ti lascerò andare!Anti!Ce la fai?!”

“Sì, ma non so per quanto resisterò!” gridò l’altra, tenendosi con entrambe le mani.

“Devi farcela, resisti!”

Mizar puntò i piedi, facendo forza per poter tirare su Shaula…

“STRAP!”(ok, l’onomatopea è sbagliata, sorry, ndA)

Uno schiocco secco, e la corda di destra si spezzò di netto: il ponte s’inclinò verticalmente, ormai sostenuto solo da una corda.

“MIZAR!STO SCIVOLANDO!!” urlò Shaula, mentre s’agitava, scalciando nel vuoto, cercado di afferrare anche con l’altra mano il braccio della sorella.

Antares fissò le acque che scorrevano tortuose, dieci metri più sotto.

“Non ce la faremo mai!” gridò disperata.

“Si che ce la faremo! Shaula non agitarti!T’ho detto che ti tengo!E IO DICO LE COSE COME STANNO!” esclamò la bionda con voce decisa, cercando di trovare un appiglio per i piedi, in modo da far forza per tirarsi su.

“LA CORDA SI STA ROMPENDO!!!”

La voce di Antares la costrinse a constatare con paura il vero…era questione di secondi…

Si dice che è nei momenti di maggior pericolo che la mente umana raggiunge la massima recettività cerebrale…quasi senza accorgercene, il nostro cervello elabora migliaia di strategie al secondo, a una velocità pazzesca, pur di salvarci la vita…

ma spesso, quella soluzione non arriva in tempo.

Con uno schiocco che quasi parve uno sparo, l’ultima corda che teneva appeso il ponte, e la vita delle ragazze, si spezzò.

Un grido, una caduta verticale di dieci metri, verso le acque torbide, verso le rapide, verso la fine…L’ultima cosa che Mizar sentì fu la mano di Shaula che si stringeva disperatamente alla sua…

Poi, tutto piombò nell’oscurità.

 

***

Il sole si staglia come un’immensa palla infuocata nel cielo del tramonto. I gabbiani volano su quel mare dai riflessi scarlatti, fulminee sagome bianche in quell’infinito rosso.

Una bambina dai capelli castani, legati in due codini, passeggia sul bagnasciuga, stringendo la mano a una ragazzina poco più grande, i cui lunghi capelli biondi, liberi al vento, paiono fili d’oro, eterni raggi di sole anche quando ormai questi è calato oltre l’orizzonte.

“Sorellona, perché sei triste?Oggi non hai detto niente…” domanda la piccolina.

L’altra la guarda, con un sorriso malinconico, ma non risponde; ha gli occhi lucidi: due meravigliosi occhi azzurri, frammenti rubati al cielo d’estate.

La bambina si ferma, la tira per la mano, costringendola a smettere di camminare.

Piccole onde dispettose s’infrangono ai loro piedi, ritraendosi immediatamente, per poi tornare.

“Ho sentito mamma e papà che gridavano…non ho capito cosa…ma è stato brutto…Tu sei tanto intelligente, sicuramente lo sai il perché” continua la piccola, che ha lo stesso sguardo intenso della ragazza bionda.

“Ci sono delle cose che con la sola testa non si possono capire” è la risposta triste che si sovrappone al canto delle onde.

“Ma come sorellona, io pensavo che tu sapessi sempre tutto!” esclama la bambina, ma senza scherzare: a quell’età, neanche si sa cosa sia il sarcasmo. La giovane sospira: beata innocenza dell’infanzia, che ti permette di credere a tutto con sincerità.

Si siede sulla sabbia ancora calda, coprendosi gli occhi con una mano.

“Vedi sorellina…quando due persone stanno lontane per tanto tempo…spesso il loro amore finisce con lo scomparire…ci si perde di vista. E questo è successo a mamma e papà…”

“Vuol dire che siccome non vedo mai papà perché è sempre via per lavoro, lui non mi vuole più bene?” domanda la piccola, con gli occhi lucidi.

La sorella le passa una mano sulla testa:”Ma no schiocchina! Papà e Mamma ti vorranno sempre bene, sei loro figlia! Ma loro due non possono più continuare a vivere insieme…hanno deciso di divorziare…”

“Divorziare…non mi piace questa parola! Mi fa preoccupare! Vuol dire che la nostra famiglia…non esisterà più?”

La giovane bionda sorride: ci sono due anni e mezzo di differenza che la separano dalla sorellina, eppure a dieci anni quella piccola dimostra già di saper comprendere problemi ben più grandi di lei…pur conservando quella purezza, quella semplicita, quella schiettezza tipica dei bambini.

“Neanche a me piace…ma devi accettarla: la vita dei nostri genitori appartiene solo a loro, e loro decidono che farne” disse seria la tredicenne, scrutando l’orizzonte, dove alcune barche a vela si dirigevano guidate dal vento verso chissà quali mete.

“Ma questo vuol dire che non vivremo più tutti insieme!” esclamò la bambina dopo qualche istante di silenzio.

“Papà ha deciso che andrà a vivere a New York…i nonni sono originari di lì, e lì ha un appartamento; e vuole che io vada con lui. Tu invece resterai qui con la mamma…” disse la ragazza, gli occhi velati di tristezza.

“NO! Così non ti vedrò più! Ti dimenticherai di me! Non mi vorrai più bene!!” la bimba scoppiò il lacrime, abbracciando la sorella.

“Adesso calmati! Non ho detto che questo avverrà subito…si parla di qualcosa che accadrà di qui ad un anno… Se ti vedesse il sensei della palestra! Sai cosa ti direbbe?” disse la tredicenne, imitando la voce del loro maestro di Ninjutsu.

La sorellina rise tra le lacrime.

“E poi, come potrei dimenticarmi di te? Tu sei la mia sorellina, e questo è un legame che non si può spezzare così facilmente! Anche se si vive dall’altra parte di un continente!”.

La bambina si asciugò le lacrime:”Un legame?” chiese incuriosita.

“Vedi, io e te abbiamo lo stesso sangue: questo ci designa geneticamente come sorelle; ma in realtà essere sorelle vuol dire molto di più: noi siamo amiche!Quando sei triste, stai male, o anche quando sei felice, io lo capisco subito, perché queste sensazioni le trasmetti a me!”

“Vuol dire che se penso qualcosa tu la capisci?” domandò la piccola con un sorriso.

“Questo non sono ancora riuscita a farlo” scherzò l’altra, alzandosi in piedi e scrollandosi la sabbia di dosso. “Andiamo a casa, ormai è sera” disse, incamminandosi. La bambina la trattenne ancora un attimo.

“Sai sorellona, da grande voglio essere come te!”

“Ah si? E perché?”

“Perché tu sei bravissima in tutto, sei gentile, sai ascoltare, e sei simpatica!”

La giovane rise:”Quante adulazioni! Ma lo sai che per essere come me dovrai impegnarti tanto?”

“Non ho paura di dover far fatica, di dover studiare tantissimo, di dovermi allenare per diventare chunin a Ninjutsu…io dico le cose come stanno!” affermò la bambina, con aria da adulta, che suscitò un sorriso della sorella.

“Bene, è giusto che tu dica questo! Ma allora, anzichè cercare di essere come me, perché non cerchi di essere te stessa, e magari di superarmi?”

“Ma come, sorellona? Tu sei così intelligente e sei fortissima!”

“E vorrà dire che ti impegnerai e ti allenerai per migliorare, fino a diventare ancora più brava di me! Da questo momento, io sarò il tuo limite da superare, ok?”

“Ok!” rispose la bambina, avviandosi dietro alla sorella.

“Sorellona…” disse poi, prendendole la mano, e stando al suo passo.

“Dimmi Shaula”

“Ti voglio bene, Mizar” disse la piccola, con un sorriso.

La ragazza sorrise, guardando le prime stelle che erano spuntate in cielo, mentre il sole era ormai sceso dietro l’orizzionte, e le luci di Los Angeles cominciavano a risplendere come se la città stessa fosse un piccolo firmamento.                                                     ***

Calma, silenzio…

cos’è successo?Dove sono?Perché è tutto buio?Sono forse morta?

Quest’oscurità assoluta m’avvolge come una greve coperta…ma è dunque davvero questo il mondo ove tutto è nulla? Che strano…non avrei mai immaginato che fosse così…è questa la morte?Vagare in questo limbo eterno, circondata dalle tenebre, dimenticata da tutti?

Shaula…

Lasciatemi stare, non chiamatemi, tanto sono morta.

Shaula…

Ti prego, chiunque tu sia, dimenticami, così che io possa abbandonarmi a quest’eterno sonno…

“ACCIDENTI A TE, VUOI SVEGLIARTI O NO?!”

La ragazzina aprì gli occhi di scatto, finendo abbagliata dall’improvvisa luce.

Le ci vollero diversi istanti prima che potesse riaprirli per guardarsi intorno; ma nel frattempo, realizzò il pensiero fondamentale: era viva…non sapeva come, ma era viva!

Si tirò a sedere, la schiena e le braccia dolenti.

“Finalmente ce l’hai fatta a svegliarti!Credevo ti ci volesse il principe azzurro!”

Conosceva benissimo quella voce, in quel momento sarcastica; e per un attimo aveva temuto d’averla persa.

“Mizar!”

Shaula abbracciò di slancio la sorella, troppo felice di essere ancora in vita e di poterla rivedere.

Quest’ultima restò sbigottita da quel gesto: “Di’ un po’, ma che ti prende?Oh, sicura di sentirti bene? E mollami che mi stritoli!”

Una risatina alle sue spalle:”Direi che è decisamente felice di vederti!” fu il commento di Antares.

“Spiritosa!Secondo me ha battuto troppo la testa!” replicò Mizar.

Shaula sciolse di colpo l’abbraccio, rammentando solo in quell’istante ciò che era accaduto.

“Ma come…come è possibile che siamo ancora vive?Dove siamo?Io ricordo…che il ponte s’è rotto, e noi siamo precipitate in acqua…” si guardò intorno, spaesata: si trovavano al centro di una radura nel fitto di un bosco, a poca distanza da un fiume che scorreva lento, formando un piccolo laghetto di acqua cristallina, poco profonda.

Improvvisamente il suo sguardo cadde sulle dimensioni degli alberi: a stento trattenne un grido.

“Ma cosa?!”

Erano colossali: il diametro dei tronchi eguagliava quello delle gigantesce sequoie dei boschi del nord america, ma erano di tutt’altra specie; le loro chiome formavano un immenso tetto verde che copriva completamente il cielo, e la luce che riusciva a filtrare illuminava tutto creando un insolito gioco di chiaro-scuro.

Si voltò verso le altre due ragazze:”Ma che è successo?”chiese, tra il sorpreso e lo spaventato.

“Era ciò di cui discutevamo prima che a tua sorella venisse in mente che avevi ronfato a sufficienza e che era il momento di svegliarti” rispose Antares.

Mizar strinse le spalle:”Probabilmente cadendo abbiamo perso i sensi e il fiume ci ha trascinato fin qui…però è strano…”

“Cosa c’è di strano?Io direi che siamo state fortunate, visto che siamo ancora vive!” ribattè Shaula.

“Parli per niente…i vestiti sono asciutti, anche i nostri zaini. E non ci siamo fatte niente, nemmeno un graffio: ti pare normale questo?” disse l’altra sorella.

In effetti, la situazione era ben anomala: se davvero fossero cadute nel fiume, se davvero la corrente le avesse trascinate via, in quel momento avrebbero dovuto trovarsi molto più vicine all’acqua, completamente fradice, e probabilmente anche con qualche osso rotto; e invece erano lì, sane e salve, come se nulla fosse accaduto.

“D’accordo, te lo concedo, è insolito, ma potrebbe essere che siamo rimaste svenute per ore, e quindi gli abiti hanno fatto in tempo ad asciugarsi e…”man mano che parlava Shaula si rendeva conto di quanto la sua versione dei fatti non stesse in piedi; si fermò, scuotendo la testa, sempre meno convinta delle sue stesse parole. Mizar la guardò come per dire:”Visto che avevo ragione?”.

Rimasero in silenzio, poi Antares d’improvvisos’alzò in piedi di scatto:”La mia chitarra!”.

“Eh?Ma che blateri?” chiese Shaula, che si era sdraiata a pancia in su, con gli occhi chiusi, pensando a ciò che era accaduto.

“Se ti degnassi di svegliarti, capiresti!” fece la ragazza dai capelli biondi, alzandosi anche lei.

La quindicenne si tirò su e vide le altre due ragazze che sfilavano con attenzione da un cespuglio qualcosa che poi realizzò essere la custodia della chitarra di Antares.

“Incredibile!E quella cosa come c’è arrivata qui?” esclamò la ragazza, stupita.

Senza parlare, la ragazza rossa fece scorrere con cura la cerniera, e aprì piano la sacca nera…

Lo strumento “riposava” dentro, intatto.

“Asciutta…nemmeno un po’ umida…comincio davvero a non capirci più nulla!” sbottò Antares, riponendo lo strumento.

“E si che siamo cadute nel fiume!!”

Mizar chiuse gli occhi un attimo, cercando di ricordare…

Il ponte si era rotto, e loro erano precipitate…Teneva ancora per mano Shaula…l’acqua si avvicinava sempre di più, poi…

“No” disse la ragazza, riaprendo gli occhi.

“No cosa?”

“Shaula, noi non siamo finite in acqua” affermò Mizar, suscitando l’ilarità della sorella.

“AHAH!Questa è buona!Tu che in queste situazioni fai battute di spirito!!” la canzonò Shaula, zittita immediatamente da un gelido sguardo truce da parte di quegli occhi azzurri che mai sorridevano.

“T’ho detto che non siamo cadute, e non sto facendo scherzando, quindi vedi di…”

“Ok, basta così!-intervenne Antares-Anziché stare qui a congetturare e a mettere radici, proporrei di avventurarci lungo quel sentiero che entra nel bosco, e con la mappa cercare di capire dove siamo. Va bene?”.

Mizar alzò le spalle: “Se lo dici tu, fai strada, ti seguo”

Eppure, non so perché, ma questo fiume e questi alberi colossali, io li ho già visti da qualche parte…se almeno rammentassi dove…

 

Stavolta il silenzio che regnava era assoluto, quasi opprimente: non come prima, dove almeno si sentivano gli uccelli cantare. Non un rumore, non un alito di vento, niente…faceva quasi paura.

Il rumore dei loro passi, e il battito dei loro cuori erano le uniche cose che le accompagnavano.

La luce del sole era davvero flebile, in quell’immensa foresta che s’innalzava maestosa, così forte da eclissare persino il cielo infinito. Quanto era passato? Cinque minuti, trenta, o un’ora?Oppure tutta la vita?

Camminavano in silenzio, taciturne, ciascuna immenrsa nei propri pensieri, senza avere il coraggio di porre quella domanda che avrebbe significato ammettere di essere seriamente nei guai.

Ma il pensiero era uno solo…

“Ci siamo perse?”

Alla fine qualcuno riuscì a chiederlo, con un tremito nella voce. Shaula si fermò, alle spalle delle due compagne, che furono costrette a voltarsi, a rispondere a quello sguardo serio, che più si addiceva alla sorella, tanto era profondo.

Mizar la fissò per alcuni istanti, poi si decise a dare voce al pensiero che da troppo tempo attanagliava le loro menti.

“Sì”

Due semplici lettere, pronunciate così, freddamente, che nella loro semplicità non rappresentavano veramente ciò che avrebbero voluto dire…Sì, ci siamo perse, qui, in un posto che nemmeno conosciamo, abbandonate a noi stesse…

Shaula aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Così ripresero a camminare, in silenzio, senza sapere dove andare, sperando in un miracolo che non sarebbe mai avvenuto…

Ma spesso si sa di quanto gli esseri umani sbaglino su ciò che il destino ha per essi in serbo.

Giunsero in una radura circolare, dalla quale si diramavano tre diversi sentieri.

“Fantastico! E adesso da che parte andiamo! Dovremmo pure dividerci!” sbottò Shaula, fissando arrabbiata la sorella, come se fosse colpa sua.

Mizar però non la guardò minimamente; la sua attenzione era appena stata catturata da qualcos’altro che non fossero le solite lamentele della sorella; qualcosa che, forse, avrebbe potuto salvarle.

“Ma cosa…?”

Shaula e Antares seguirono senza capire il suo sguardo, e improvvisamente compresero.

Davanti ai tre sentieri, seminascosto da due alberi che svettavano alti, stava un cartello sorretto da un palo. Recava scritto qualcosa, a caratteri neri.

 

“A voi che qui siete giunti,

un avvertimento!

Da qui in poi si estende

il territorio del Paese del Fuoco.

Coloro che quivi passeranno questo confine,

privi di permesso,

saranno considerati una minaccia,

e come tali saranno perseguiti come spie nemiche.

Se credete che quest’avvertimento sia solo uno scherzo,

procedete pure.

A vostro rischio e pericolo.

(le squadre speciali di Konoha)”

 

Sotto, marcata in nero, vi era una foglia stilizzata.

Mizar indietreggiò di un passo, incredula. Poiché ciò che aveva letto apparteneva ad un mondo che non poteva esistere; eppure era così, e lei ci era finita dentro.

Guardò la sorella e l’amica, altrettanto sorprese, stupite e preoccupate.

Quel cartello, poteva voler dire solo una cosa, e il nome Konoha ne era la conferma assoluta.

 

 

Eccoci. Finalmente, sono arrivate nel mondo di Naruto. L'avventura è appena comiciata.

Aspetto vostre recensioni!Grazie a tutte le persone che hanno scelto di leggerla!Mizar89

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** 6*: A NEW WORLD ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 6: A new world

 

Ciao a tutti!Allora, innanzitutto GRAZIE 1000000000000000000(non so cm si legga, cmq, grazie^_^) x le recensioni di One_winged_angel88, Ody, Eide e Sakurako92! Sono contenta ke la storia vi piaccia! Dunque, oggi, presa da un momento di somma gentilezza(eheh, l'influenza di Akatsuki oggi non è molto forte...), vi posto i capitoli fino al 10, così da on lasciarvi pezzi in sospeso...Preparatevi, perchè stanno per arrivare. 

Buona lettura e...AKATSUKI FOREVER!!!!

P.S.s.S(*post scriptum semi spoiler): ma perchè qll di Akatsuki, invece di prendere quel cretino di Tobi come nuovo membro non prendono me?Già che mi fate morire il povero Sasori...e poi sarei in squadra con Deidara-kun...o magari, se mi togliete di mezzo faccia-di-tonno(kisame), potrei stare con Itachi...ah, sn proprio un caso perso...

Mizar89 

“Che cosa?!”

Shaula strabuzzò gli occhi, incredula a ciò che la sorella aveva appena letto a voce alta.

L’aveva udito con le sue orecchie, ma realmente…non poteva essere vero.

Sarebbe stato più facile ammettere che Atlantide fosse davvero esistita, che non dare conferma a quelle poche parole, che affermavano l’impossibile.

“S-sei sicura…di aver letto…bene?” balbettò la ragazzina, ricevendo immediatamente uno sguardo raggelante della sorella.

“Hai visto benissimo anche tu, quindi risparmiati le domande idiote”replicò Mizar.

Sebbene cercasse di mostrarsi impassibile, anche lei era turbata per ciò che aveva appena letto sullo strano cartello…

“Non so nemmeno io cosa sia successo. E ora non so più nemmeno dove siamo” aggiunse poi la bionda, continuando a rileggere parola per parola le brevi righe che segnavano quella semplice tavola di legno.

Calò un silenzio pesante, teso, carico di dubbi e preoccupazioni.

“Scusate un attimo, ma questo cosa vorrebbe dire?-domandò Antares nervosa-Che forse improvvisamente dovremmo essere dentro…dentro un fumetto?”

Mizar scoppiò a ridere: “Ti vedi forse in bianco e nero?”.

Subito anche l’altra ragazza rise, accorgendosi dell’immane sciocchezza appena detta.

“No, ferme un attimo, pausa…Qualcuno potrebbe spiegarmi COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO?”chiese Shaula, alzando la voce man mano che pronunciava le parole.

“Te l’ho appena detto!” replicò la sorella.

“No, tu hai detto una grandissima scemata!Io ho chiesto dove ci troviamo davvero, e se questo è uno scherzo, bè non mi piace!”

La ragazza bionda fissò truce la sorella:”Sai benissimo che non scherzo su queste cose, quindi ora vedi di tenere quella bocca chiusa, e di lasciarmi riflettere senza i tuoi piagnistei di sottofondo!”

Antares cercò di intervenire come mediatrice:”Ragazze, state buone, che già la situazione non è delle migliori…”, ma con scarsi risultati.

“CHE HAI DETTO?!Ripetilo se hai coraggio, dimmelo in faccia, Mizar!” esclamò Shaula, i pugni stretti e un’aria di sfida disegnata in viso.

“Cos’è, vuoi giocare con me?” la sbeffeggiò la diciassettenne, e prima che la ragazzina potesse aprir bocca, scattò in avanti con la gamba destra, eseguendo una magistrale spazzata che fece cadere Shaula di schiena.

“AHI!Ma che, sei impazzita?!” esclamò, massaggiandosi le mani arrossate che aveva gettato indietro per attutire l’impatto con il terreno accidentato.

“Ma come, non volevi una prova tangibile che questo non è uno scherzo, e che quel cartello non te lo sei sognato?” disse Mizar, con un sorrisetto di superiorità.

“E mi devi far cadere per farmelo capire?!Normalmente si usa un pizzicotto…”

“Ok, adesso basta così, neh?-intervenne Antares, ritirando in piedi la povera Shaula-Mizar, io stento ancora a crederci, ma dato che, a quanto pare, questa è la realtà, come dobbiamo comportarci?”.

La ragazza bionda tacque, pensierosa; quasi un minuto dopo, si riscosse da quel torpore che l’aveva trascinata nei propri pensieri:”è difficile anche per me affermare che tutto ciò esiste veramente; ma sta di fatto che la situazione è questa; e finchè resteremo qui, dovremo adattare un comportamento adeguato”

“Cosa vorresti dire?” domandò Shaula, ancora intenta a sfregarsi le mani ricoperte di terriccio.

“Dovreste conoscere sufficientemente bene il manga di Naruto per sapere che gli intrusi, oltrepassati i confini di alcuni stati, vengono perseguiti dalle rispettive giurisdizioni dei vari Villaggi Ninja” spiegò Mizar.

“In parole povere, stai dicendo che se restiamo qui ci ammazzano?”

“Esattamente,hai centrato il concetto, Antares” replicò la ragazza bionda, con un pizzico di sarcasmo.

Per diverso tempo, nessuna delle tre giovani aprì bocca.

Com’era possibile, tutto questo?Non…non c’era nessuna spiegazione logica che giustificasse il come una tranquilla vacanza sul Michigan si fosse improvvisamente tramutata in un’impresa di sopravvivenza…in un mondo che non era il loro!

“Raga…magari è solo un cartello…messo lì…per scherzo…”azzardò Shaula, bisbigliando, quasi vergognandosi di farsi sentire.

In cuor suo, quelle parole non avevano più alcuna valenza.

Mizar la guardò:”Shaula, evita di dire sciocchezze, abbiamo già sufficienti problemi”.

Continuava a guardarsi intorno, con estrema attenzione.

La più piccola si sentì le guance in fiamme:”Ma allora è un vizio il tuo!Ti diverti a fare tanto la superiore con me?!” sbottò, stufa del comportamento della sorella.

“Fa silenzio…” cantilenò l’altra, esasperata.

“IO PARLO QUANTO MI PAR…ehi!”

Shaula venne zittita da Antares, che le mise una mano sulla bocca.

Mizar ringraziò l’amica con un’occhiata.

“Ora ti lascio andare, prometti di non gridare?” chiese la ragazza dai capelli rossi, ricevendo un assenso con un cenno della testa.

Tolse la mano, e subito Shaula fece:”Ma co…-s’interruppe, rendendosi conto che il suo tono di voce era ancora troppo alto-ops, scusate…si può sapere perché di punto in bianco c’è tutto sto silenzio?” domandò in un sussurro. “C’è qualcosa che non va…non si sente nemmeno il cinguettio degli uccelli…” aggiunse poi, scrutando gli alberi immensi che la sovrastavano.

“è vero, c’è qualcosa di strano…” fece Antares, muovendo alcuni passi che risuonarono netti nell’aria immobile…

”Ferma!”

Non ci volle alcuna parola, solo uno sguardo fermo e deciso di Mizar, che la fecero restare immobile…prima che potesse domandare, prima che potesse fare qualsiasi cosa, lo udirono.

FIIIT!

Un piccolo fischio sommesso, proveninte dal cuore della foresta, un richiamo di qualche animale, insolito in quel silenzio assoluto.

Mizar fissò eloquente l’amica, che di rimando la guardò, una luce preoccupata negli occhi.

“Bè, si può sapere che c’è…”

“Zitta, Shaula!” sibilò Mizar, sforzandosi di tenere la voce bassa, tendendo le orecchie verso ogni minimo rumore percettibile.

FI-FIIIT!

Un altro fischio sommesso, in risposta a quello di prima.

E in conferma alle preoccupazioni di Mizar.

“Tirate fuori i kunai” disse, con voce bassa, ma decisa.

Le altre due ragazze la guardarono stranite.

“I kunai? E perché?”

“Shaula, stai sempre a far domande inopportune, se v’ho detto di tirare fuori i kunai, un motivo ci sarà!E se avete altre armi, bè è il momento di smettere di fargli far muffa nello zaino!Muovetevi!” replicò la ragazza bionda, aprendo la sua sacca monospalla e tirando fuori da una custodia di cuoio quattro pugnali d’acciaio, sottili e acuminati, che terminavano con un anello; prese poi un secondo astuccetto, di stoffa nera, che aveva la forma di una strana ginocchiera, e se lo legò alla coscia destra, alla giusta lunghezza a cui poteva facilmente arrivare la sua mano: dentro, una dozzina di shuriken affilati, ottimi rimedi per un combattimento a lunga distanza.

Indugiò un istante sullo sfoderare anche il contenuto di una terza custodia…

No, li avrebbe usati solo se sarebbe stata estremamente dei guai…situazione difficile da definire in quel momento.

La ragazza richiuse lo zainetto, nascondendolo tra dei cespugli: sarebbe stato solo un impaccio; anche Shaula e Antares, pur continuando a non capire cosa la bionda avesse in mente, fecero le stesse cose.

FIIIIIIIIIT!

“Maledizione!” imprecò Mizar, guardando le chime folte degli alberi che sovrastavano la piccola radura: il fischio era stato vicinissimo.

“Una volta per tutte, vuoi dirmi che succede?Mi stai mettendo paura!” esclamò Shaula.

“E io t’ho detto di non gridare!Gli Anbu sono in grado di trovarci anche senza che tu strillando glielo indichi!!” sibilò l’altra ragazza, fissando furente la sorella, ammutolita immediatamente dopo aver sentito quella frase.

“A-anbu?I…i ninja d-della s-squadra speciale??” balbettò Antares, il terrore negli occhi.

A loro, che s’illudevano di conoscere bene il mondo di Naruto, era noto che questi Anbu fossero in realtà tra i più potenti ninja del villaggio di cui portavano il simbolo, coloro che avevano superato il livello del “semplice” jonin, coloro che erano alle dirette dipendenze del Kage.

“Non ripetere le cose, se le hai già capite! Ora ascoltatemi bene, siamo state individuate, ci hanno prese per delle intruse, quindi se non volete ritrovarvi con qualche spiedo nel collo, vedete di nascondervi, e di non farvi beccare!” spiegò Mizar.

“E tu che fai?”

“Semplice, faccio da esca”

“Cosa?!”

“Anti, se ci tieni alla vita, fa come ho detto: non è un gioco!”

“Ma se sei tu che proprio così la prendi alla leggera!” replicò Shaula, trattendendo la sorella per una manica.

Prima che questa potesse risponderle, vi fu un sibilo acutissimo, e qualcosa che a prima vista le ragazze intravidero come un disco grigio, costrinse le due sorelle a dividersi per evitarlo.

SWISSSSSH!!!SBAM!

Uno shuriken, grande come il palmo di una mano, si piantò nel tronco di un albero, mancando di poco il braccio di Mizar.

Tutto il resto, accadde nel giro di pochi, fugaci istanti.

Accidenti a Orochimaru! Se non fosse stato per lui, a quell’ora Konoha non si sarebbe ritrovato nella grave situazione in cui versava! Decine di valorosi ninja erano periti per difendere il villaggio dall’attacco ordito dal sennin(ninja leggendario) traditore, durante lo svolgimento dell’esame per la selezione dei Chunin! Era stata una battaglia durissima, e solo il sacrificio del terzo Hokage, esattamente quindici anni dopo quello del nobile Yondaime(il quarto hokage morto per sigillare Kyuubi in Naruto, ndA), aveva evitato la disfatta completa!

I ninja superstiti si erano ritrovati a eseguire missioni dovendo ignorare il loro grado, pur di mantenere l’equilibrio apparente che rendeva il villagGio della Foglia uno dei più temuti, e non solo all’interno del Paese del Fuoco!

Quindi, eccolo lì, a correre tra gli alberi, insieme ai suoi ex-compagni della squadra speciale, nonostante da tempo lui avesse abbandonato gli Anbu.

“Sei di nuovo in ritardo!” lo accolse una voce tonante, non appena sopraggiunse al luogo di ritrovo prestabilito, dove già gli altri mebri delle due squadre speciali erano giunti, puntuali. Era un ninja dai capelli neri tagliati a caschetto, due occhi nerissimi come la tuta da combattimento che indossava, il volto incorniciato da due foltissime sopracciglia…

“Scusa Gai, ma stavolta io non c’entro!Non sono ancora in grado di ultimare due missioni contemporaneamente!” si giustificò il nuovo arrivo, con una scrollatina di spalle.

Gai Maito, ninja jonin, sensei e in quel momento di crisi nuovamente membro della squadra anbu, sbuffò esasperato, ma ormai abituato al comportamento del vecchio compagno di allenamenti e rivale per eccellenza.

Quest’ultimo si passò la mano tra i lunghi capelli, di un sorprendente grigio argenteo, che ricadevano con un ciuffo sul viso, già parzialmente celato dal coprifronte con il simbolo della Foglia, messo di traverso, e dal copriviso alzato fino ad altezza del naso.

“Kakashi Hatake, non perderai mai il tuo vecchio vizio di arrivare puntualmente due ore dopo un appuntamento!” lo rimproverò una ninja che aveva il viso nascosto dalla maschera di anbu, raffigurante il viso di una tigre.

“Kurenai, dovresti sapere che se fosse un appuNtamento io e te da soli, arriverei addirittura in anticipo…ma credo che poi Asuma mi ammazzerebbe!” scherzò il jonin misterioso, tra le risate generali degli altri ninja presenti, oltre che alle giustificazioni imbarazzate di Asuma e Kurenai.

“Bè, basta scherzare!La signora Hokage è stata chiara: non possiamo permetterci che altre spie o sicari mandati da Orochimaru giungano al villaggio per fargli portare a termine il suo obbiettivo! Una squadra anbu è già in azione!Manchiamo solo noi!” escalmò Gai, serio.

“Siete proprio sicuri che si tratti di ninja di Orochimaru, e non di qualche viandante che si è perso?”chiese Kakashi.

“Figurati!Chiunque dotato di buonsenso non si azzarderebbe a passare il confine, dopo aver letto il messaggio…e sicuramente non si tratta di ninja del paese delle Sabbie, ormai siamo alleati…” ribattè il sopracciglione.

“Cosa facciamo se scopriamo che, come l’altra volta, gli intrusi sono ninja classificati come ‘S’?” intervenne Kurenai. Kakashi fece spallucce:”Li affrontiamo, no?Siamo Anbu, è il nostro dovere…e comunque, non credo che al momento Akatsuki sguinzagli i suoi fidi verso Konoha…e se anche fosse, lo sapremmo” aggiunse poi, pensieroso.

“Bah, non capisco come la signora Hokage possa fidarsi di gente di quella risma!”sbottò Gai, l’ira nella voce.

“Scusate, posso sapere di che parlate?” domandò Asuma, dando voce ai medesimi pensieri di Kuranai, e dei restanti anbu mascherati che costituivano l’altra squadra.

“Semplicemente non concordo con certe decisioni prese sulla concessa fiducia a…” cominciò Gai, ma fu immediatamente interrotto dal jonin dai capelli argentei, che con un gesto secco della mano gli tappò la bocca: “Sai bene che è proibito farne parola ad esterni, ed è un ordine dell’Hokage stesso. Abbiamo una missione, no? E allora concludiamola al più presto, perché sono stanco e voglio iniziare il mio nuovo libro!”.

I ninja guardarono senza capire il duetto di Jonin che si scambiava un’occhiata eloquente, prima che Gai si portasse uno strano fischietto alla bocca, emettendo un suono molto simile a quello di un uccello.

“Si comincia!”

“Che diavolo sta succedendo?!” gridò Shaula, il cuore a mille, fissando spaventata lo shuriken che per poco non aveva colpito sua sorella.

Mizar strinse nella mano un kunai, scrutando la vegetazione che la circondava: un ottimo nascondiglio per un agguato…un fruscio alle sue spalle…

“State giù!”

Si gettò a terra, trascinando con se le altre due ragazze, evitando per un soffio uno shuriken di grandi dimensioni, che passò sopra di loro vorticando velocissimo, per poi tornare indietro come un boomerang, nelle mani di una figura maschile, completamente vestita di nero.

Un ordine deciso:”Ferme dove siete!”

Mizar si rialzò guardinga, fissando il ninja, che indossava un coprifronte con incisa una foglia stilizzata.

“Restate dove siete, intruse, non costringetemi a farvi del male!” intimò nuovamente lo shinobi, pronto a rilanciare il fuuma shuriken(shuriken dalle punte ricurve, quello che usa sasuke contro Zabuza, ripescate il numero 2, ndA).

“Andate via” disse Mizar, non prestando ascolto allo shinobi.

“Cosa?” esclamò Shaula sbigottita, restando ancora a terra.

“Antares, per favore, prendi mia sorella, e corri il più veloce che puoi. Non fermarti a lottare, a meno che tu non ne sia costretta” proseguì la ragazza bionda, continuando a fissare il ninja.

Alle sue spalle, Antares si alzò:”Mizar, che vuoi fare?”

“Semplice, cerco di salvarvi. Ora basta con le domande, andate!”

Un ringraziamento silenzioso, poi Antares afferrò per il braccio Shaula, ancora riluttante ad alzarsi, e contraria all’idea della sorella; ma non ebbe tempo per contestare, perché fu trascinata via dall’amica, proprio mentre Mizar, scattava in avanti, contro il ninja, scagliandogli il kunai.

Quell’attimo di distrazione fu sufficiente a far allontanare le due ragazze.

“Dannata mocciosa, ti avevo avvisato!” esclamò lo shinobi, furibondo.

“Se caschi così facilmente in trucchetti simili, mi dispiace, ma non sei degno del titolo di guerriero!” ribattè Mizar sorridendo.

“Zitta!”

Il ninja saltò verso di lei, cercando di colpirla con un kunai, ma lei attese fino all’ultimo il momento buono per scansarsi, quindi lo colpì con un calcio alto al viso; non paga, lo rese definitivamente inoffensivo con un pugno nello stomaco e una ginocchiata nei genitali.

Il guerriero crollò a terra con un gemito.

“Visto che avevo ragione?E vorresti farmi credere di essere un Anbu solo perché indossi una stupida maschera?Bè, allora oggi hai imparato che per quanto uno possa avere una cintura che ne definisca il grado, come nel karate, o una maschera che nei ninja determina uno dei gradi più alti, alla fine la vera potenza risiede solo nell’animo delle persone, e solo nella lotta è possibile mostrarla!” disse sprezzante Mizar, fissando l’avversario ko.

Patetico…

Si avviò cauta lungo il sentiro opposto a quello intrapreso dall’amica e dalla sorella.

Correvano a perdifiato, senza nemmeno sapere con certezza da cosa stessero scappando.

Ninja…chi avrebbe mai immaginato che un’innocua vacanza divenisse una lotta per la vita?E se quella era davvero la realtà, come potevano sperare di combattere contro guerrieri addestrati ad uccidere?

Shaula si fermò, un dolore lancinante che le attraversava il petto, come una gelida spada.

“Non fermarti!” le gridò Antares.

“N-non… non ce la facciò più…”le parole le uscirono dalla bocca con un mugolio soffocato.

Improvvisamente, si accorse di essere rimasta indietro, e una strana foschia la stava lentamente avvolgendo…

“Antares!Mizar!Dove…dove siete?”

Si voltò più e più volte, ma ormai la nebbia era così densa da rendere impossibile vedere oltre il proprio naso.

“Ci mancava anche questa…come se già non fossi abbastanza nei guai!” strinse due kunai nelle mani, rimpiangendo di non aver portato con se il suo bo(bastone).

“Almeno con quello avrei potuto parare e colpire allo stesso tempo…” pensò; la povera ragazzina ancora non sapeva che i suoi nemici possedevano una pericolosità che andava ben oltre il banale uso delle armi.

Shaula!Dove accidenti era finita?!Dannazione, e si che fino a due secondi prima era stata dietro di lei!

Perché improvvisamente era calata quella strana nebbia, così fitta da sembrare solida?

Deglutì a fatica: lei…aveva paura. Paura perché consapevole che quello non era più un gioco, paura perché improvvisamente sola.

Antares chiuse gli occhi: non le piaceva quel silenzio opprimente, non le piaceva il fatto di ritrovarsi improvvisamente sola…lei non era Mizar, abituata ad affrontare qualsiasi difficoltà con le sole proprie forze, tantomeno Shaula, capace di destreggiarsi in qualsiasi situazione.

Basta aver paura e piangersi addosso: doveva stare attenta, prima di ritrovarsi con un kunai alla gola…Non udiva alcun rumore, tuttavia aveva quella strana sensazione, quel formicolio alla nuca che si ha quando ci si sente osservati; e in quel caso, essere spiata da qualcuno era sinonimo di essere sotto tiro di qualche arma, anche ben più pericolosa degli shuriken.

Strinse il kunai, pregando di non doverlo utilizzare, e si addentrò ancora di più nella nebbia.

Possibile che fosse stato così facile?Mizar stentava a credere di aver appena battuto un ninja che, oltre ad esserle superiore di livello, lo era anche in forza fisica: lei, giovane adolescente, che con un semplice calcio aveva steso un uomo adulto…qualcosa non quadrava: era dunque quella la forza dei prescelti di Konoha?

Camminava cauta, tendendo le orecchie al massimo, cercando di fare il minimo rumore possibile; improvvisamente si fermò, non appena vide, appesa su un albero, una piccola pergamena scritta con ideogrammi a lei sconosciuti; tuttavia, ne scorse altre tre analoghe, tutte attaccate alle cortecce di altri alberi, a formare una sorta di quadrato immaginario.

“Una barriera perimetrica formata da carte-bomba?” si chiese la ragazza, ricordandosi di quel capitolo dove Naruto e gli altri ragazzi inseguivano il quartetto del Suono e Sasuke.

“Geniale…se non me ne fossi accorta, sarei finita in trappola come su una mina…si credono furbi, ma io non sono da meno!” pensò Mizar, un sorrisetto divertito sulle labbra.

Svelta afferrò una pietra da terra, e si nascose tra una macchia fitta di arbusti. Quindi, mirò esattamente al centro della barriera perimetrica, e scagliò con precisione il sasso: immediatamente, le quattro carte-bomba s’attivarono, detonando con un esplosione assordante.

Per qualche istante, non potè scorgere altro che una densa coltre di fumo, che pian piano si diradò nell’arco di un paio di minuti.

Fu allora che li vide.

Due figure nerovestite, con indosso un armatura d’acciaio, due maschere dai tratti animaleschi che ne celavano i volti.

“Anbu…ne avevo altri due alle costole…devo trovare un modo per togliermeli dai piedi, sperando che non ce ne siano altri” riflettè la bionda, valutando le probabilità di un attacco diretto.

“Non farei in tempo a fare due passi, che mi ritroverei con una decina di spiedi nei muscoli…devo giocare d’astuzia!”

I due anbu perlustravano circospetti la zona della barriera perimetrica, ora divenuto un quadrato di terreno bruciato, con un piccolo cratere al centro.

“Possibile che non vi siano tracce del corpo?Eppure dovrebbe essere saltato per aria…” disse uno, chinandosi per toccare il suolo fumante con una mano guantata; l’altro scosse il capo:”Per me è riuscito a saltar via all’ultimo…magari è ferito: se è così, lo prenderemo in ogni caso; ma dobbiamo stare attenti: i ninja di Orochimaru non sono avversari da poco, Hitoshi è stato steso con pochissimi colpi!”

All’udire quelle parole Mizar sorrise davvero: perché scomodarsi a scappare, quando la soluzione stava lì, dinanzi a lei?Rinfoderò i kunai nella cintura dei pantaloni poi, con un gesto teatrale, cadde di schiena, fingendosi svenuta.

Ai due guerrieri non sfuggì quel flebile lamento.

“Hai sentito?Veniva da laggiù!” escalmò uno e, kunai alla mano, corse verso la machia d’arbusti dove si era nascosta la diciassettenne.

Non riuscì a trattenere un grido di sorpresa quando vide che il loro avversario era in realtà una ragazza giovane, che tutto aveva fuorchè l’aria da ninja.

“Vieni a vedere!E noi che ci siamo dannati tanto per questa!” indicò con un cenno e una punta di disperezzo nella voce l’anbu; il compagno sghignazzò:”E che ti importa?In ogni caso, che si tratti di Orochimaru in persona o di una mocciosetta, l’hokage sarà costretto comunque a darci la cifra pattuita, senza sconti!Forza, portiamo questo fiorellino delicato al villaggio: Ibiki saprà come farla cantare, lo sai che quello non tiene conto di chi ha davanti, quando si tratta di interrogare una spia!”

I ninja si chinarono per sollevare il corpo della ragazza, ma proprio in quel momento quella aprì gli occhi. Avvenne tutto in pochi secondi: Mizar sfoderò i suoi kunai, e con un colpo di anche balzò in piedi, colpendo i due anbu alle gambe, aprendo due tagli poco profondi, ma dolorosi, sulle loro cosce. Entrambi caddero, i legamenti del quadricipite femorale danneggiati(ma qnt ne so?!Ora mi ci metto pure cn l’anatomia!Cmq è il muscolo delle cosce, ndAnti).

La ragazza ne approfittò per recuperare la distanza: il combattimento non era ancora finito; infatti, con fatica i due anbu si rialzarono, fissandola con odio attraverso le maschere.

“Dannata mocciosa, pagherai per questo!” sibilò il ninja alla sua destra, infilando fulmineo la mano nel porta-shuriken…

“YAMÉ!”(Fermi!)

Una terza voce, del tutto ignota, segnò la comparsa di un terzo anbu.

Mizar trasalì, avvertendo la netta differenza che esisteva tra il nuovo arrivato e gli altri due: tutti e tre erano jonin e anbu, ma al solo guardarlo, si era resa conto di quanto quest’ultimo fosse parecchio più forte, e pericoloso.

Indossava anch’egli un kimono(ok, non sono propriamente kimoni quelli che naruto e co.indossano, però al posto di chiamarle sempre “tute”…ndA)nero, con una corazza fatta d’acciaio leggero, sbracciata, che metteva in risalto il fisico allenato; i capelli neri come l’ebano erano legati in una lunga coda, mentre il viso era celato da una maschera.

Mizar lo fissò in silenzio, ma prima che potesse aprir bocca, uno dei due anbu feriti la precedettero:”E tu chi sei?Non t’ho mai visto prima d’ora…l’hokage ha inviato una terza squadra ad aiutarci?”.

Il guerriero scosse la testa:”No, sono venuto da solo, e non per aiutarvi, ma per sostituirvi”.

Aveva una voce impassible, ma gelida come la lama di un pugnale.

I due ninja lo fissarono interdetti:”So-sostituirci?Ma…perché?”

“Non fate domande: eseguite gli ordini e basta; questo è ciò che la nobile Godaime mi ha imposto di dirvi nel caso me l’aveste chiesto” replicò il jonin secco “Non mi pare poi che siate poi riusciti a fare chissà cosa: lei vi ha giocato facilmente, e questo dimostra che non siete alla sua altezza” aggiunse poi, con disprezzo.

“Ah, perché tu invece lo sei?”intervenne Mizar sarcastica.

Una risata fredda:”Questo può dirlo solo un combattimento serio; anche se, temo che tu non abbia molte speranze: nessuno mi ha mai battuto. Ti consiglierei quindi di arrenderti, non vorrei dover picchiare una femmina”.

La ragazza rise:”Davvero?Bene, perchè c’è sempre una prima volta per tutto: dalle mie parti, le ragazze imparano a difendersi anche meglio di voi maschi. Non ti temo, ninja, e sta pur certo che non mi arrenderò senza lottare: fatti avanti!”.

“Bene- disse fissandola- se è cio che desideri…”L’anbu unì rapido le mani nella posizione della tigre, e scomparve, riapparendo in meno di un secondo dinanzi a Mizar, che si ritrovò priva di difesa. Fortunatamente riuscì a parare un calcio circolare alto diretto al suo viso, e a contrattaccare con una combinazione di pugni(kizamitsuki, gyakotsuki, -Karate-), entrambi jodan, quindi diretti al volto. Il jonin scomparve, e ricomparì alle sue spalle, un kunai stretto nella mano destra…Mizar s’abbassò appena in tempo, evitandolo.

Come diamine faceva quel bastardo a muoversi così in fretta?!

“Taiju kage bushin no jutsu!” esclamò l’anbu, muovendo rapidissimo le mani(tecnica superiore della moltiplicazione del corpo). Immediatamente due sue copie perfette circondarona la ragazza, immobilizzandola, ciascuna per un braccio.

“Uh uh…e tu dovresti essere uno dei guerrieri scelti di quel dannato sennin?Non farmi ridere!Sembri soltanto una gattina spaventata!” la sbeffeggiò il ninja.

“Fa silenzio!” gridò Mizar, la rabbia nella voce, liberandosi, con uno strattone violento. Con due shuriken abbattè le copie che si dissolsero poi, ruotando su sè stessa, centrò il ninja con un ushiro geri, un calcio all’indietro, appena sopra la corazza leggera, che non proteggeva la base del collo. Lo shinobi parve accusare il colpo, ma solo per un istante; e comunque, le fu impossibile capire l’entità del danno causato, per via della maschera che copriva il viso del suo avversario.

“Te lo dico una volta sola:io combatto unicamente per me stessa!”disse la ragazza, a denti stretti, la guardia alta dinanzi alla faccia, pronta a colpire.

Un cenno di scherno, quasi dispregiativo:”Sei brava nel kumite, il combattimento, e hai una tecnica discreta nelle arti marziali…ma contro di me, non hai speranze: arrenditi, prima che ti faccia male, ragazzina!”

Basta, adesso era davvero troppo!

“Apri bene le orecchie!Il mio nome è Mizar, e non sono poi così piccola come tu credi!Ho diciassette anni, e non ho affatto paura di te!”

Scattò verso il suo avversario, scagliando un kunai e due shuriken come diversivo, per poi sferrare un violento pugno di sfondamento alla faccia di lui, ma questi, riunendo ancora le mani in una serie complicata di posizioni, che culminarono con quella della tigre, la precedette; con l’indice e il medio al lato della bocca soffiò, mentre nell’aria risuonava schietta la sua voce: “Katon. Goukakyou no jutsu!” (arte del fuoco. Tecnica della palla di fuoco suprema).

Una vorticante sfera fiammeggiante di notevole dimensioni fu scagliata contro la ragazza, a cui solo un miracolo, e una prontezza di riflessi straordinaria, impedì di finire incenerita. Fece per rialzarsi, ma l’anbu la colpì con un calcio nelle costole, che la fece rotolare su un fianco, dolorante, il respiro mozzato. Mizar si sentì afferrare bruscamente per un braccio, e prima che potesse reagire, una mano guantata ghermì il suo collo, costringendola a guardare il ninja in viso.

Trasalì; oltre quella maschera ferina dardeggiavano due occhi…come mai in vita sua aveva visto.

Due soli scarlatti, le pupille simili a vortici. Uno sguardo di demone.

“Bel combattimento; ma adesso è il momento di scriverci la parola fine!”

Mizar non udì le altre parole pronunciate da quella voce gelida, priva di umanità; vide solo quegli occhi maledetti brillare di un non so che di malvagio, ma fu solo un istante, perché poi la sua coscenza fu trascinata in un buco nero, senza via di scampo.

Shaula avvertì una fitta al cuore, come un presentimento.

Mizar…doveva esserle successo qualcosa…buffo, come due persone che da molto tempo ormai non si sopportino più restino irrimediabilmente collegate tra loro, contro la loro stessa volontà.

Poco prima aveva sentito un’esplosione lontana, ma da dove provenisse, era impossibile a dirsi, in una nebbia così fitta. Aveva come la sensazione di stare girando in tondo…e le forze cominciavano a mancarle, così come il respiro…troppo tardi, capì che quella coltre spessa era la vera trappola. Inesorabilmente, stava perdendo l’uso dei sensi:la vista era annebbiata, a fatica distingueva i suoni, tatto, gusto e olfatto erano come congelati. Scorse dinanzi a se una figura longilinea, femminile…Antares?Oppure Mizar?

Cercò di parlare, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca.

Delle parole le rimbombavano nella mente, come un’eco lontana, impedendole diragionare.

Lasciati andare…non vedi?Qui non c’è nessuno…hai bisogno di riposare. Ogni guerriero merita il riposo…sì, la quiete assoluta…non pensare ad altro…sei al sicuro…

Shaula sentì le ginocchia cederle, e quando quel suo corpo privo d’energia crollò a terra, ebbe solo alcuni, fugaci istanti, per scorgere due figure mascherate che le si avvicinavano. Una di queste si sfilò la maschera anbu, rivelando il volto di una giovane donna dai lunghi capelli neri ricci, le iridi degli occhi rosse. Poi, l’oscurità calò su tutto.

“Ben fatto, Kurenai Yuuhi. La tua tecnica illusoria s’è dimostrata ancora una volta infallibile”

“Asuma, sai bene che non sempre è così…-replicò la kunoichi, rivolgendosi al compagno di squadra- Però mi domando il perché di tanta fatica, quando l’intruso è in realtà una ragazzina che non avrà nemmeno quindici anni…mi domando il perché Orochimaru abbia scelto come spia qualcuno che non è nemmeno in grado di difendersi da un’illusione banale come il Velo di Nebbia”

“Questo non lo so spiegare nemmeno io- disse l’anbu, facendo spallucce-Forza, portiamola dall’Hokage: forse lei saprà darci delle risposte”. Asuma sollevò senza il minimo sforzo il corpo privo di sensi di Shaula, quindi i due ninja s’incamminarono lungo il sentiero nella foresta.

Da quanto tempo stava vagando senza meta? È vero, era riuscita ad uscire da quella prigione di nebbia, o meglio, quella se n’era andata da sola, ma di certo la situazione non era migliorata, anzi! Ora che vedeva perfettamente dinanzi a se, si rendeva perfettamente conto d’aver perso definitivamente l’orientamento. Per quello che ne sapeva, si trovava da qualche parte, in una sconfinata foresta, in quello che era il Paese del Fuoco, braccata come una criminale dai ninja speciali del Villaggio di Konoha; ciliegina sulla torta, era completamente sola, praticamente disarmata.

“Splendido, altro che noioso campeggio” ironizzò mentalmente Antares, che comunque in ogni situazione non smentiva il suo umorismo.

Un rumore improvviso alle sue spalle la costrinse a voltarsi, facendo appena in tempo a parare un calcio volante di una potenza immane.

Maledizione!

L’anbu non perse tempo, scagliandosi contro Antares con una raffica di calci:la ragazza potè solamente cercare di difendere le parti vitali del corpo, quali viso e addome, perché era impossibile cercare di anticipare le mosse del ninja.

“Di questo passo mi ammazza!” pensò disperata, mentre parava un pugno.

“Rifletti!Cosa ti diceva il sensei al dojo?Studia l’avversario…capirai, se almeno riuscissi a vederlo!”

Antares scartò di lato, evitando una spazzata che avrebbe potuto costarle il combattimento; fu allora che partì: afferrò il kunai che portava appeso alla cintura, scagliandolo contro il guerriero, a cui ferì un braccio. Dopodichè, non ci pensò due volte, e voltandogli le spalle, corse via più in fretta che potè.

“AUCH!”

Il ninja si sfilò la maschera, esaminandosi la ferita: poco profonda, ma sufficiente ad avergli reciso un tendine del bicipite.

Un secondo dopo, al suo fianco apparve il suo compagno di squadra: “Gai, va tutto bene?” chiese, una leggera preoccupazione nella voce.

“Non preoccuparti, io sto bene!Non mi sono ancora ripreso del tutto dalle ultime vicende con Orochimaru…in effetti, la giovinezza non dura per sempre…” rispose l’altro, inarcando le folte sopracciglia nere con aria di rammarico.

“Questa è buona!Bè, se non sei in pericolo di vita, proseguo l’inseguimento!Dovresti cercare di riposarti duarante il poco tempo libero che hai, invece di allenarti con Lee, che è instancabile!”

Detto ciò, l’anbu corse via, saltando fra gli alberi, lasciando il compagno solo con i suoi patemi sulla giovinezza che non dura in eterno(eheh, ndA).

Il ninja si muoveva veloce, con naturalezza ed eleganza, balzando di fronda in fronda, chiedendosi chi potesse essere così forte da essere riuscito a ferire persino Gai Maito!

Di sicuro, non un avversario da poco…

Si fermò di colpo: parecchi metri più sotto, vide una figura immobile, indecisa su come guadare il fiume tortuoso che costeggiava Konoha.

Avrebbe dovuto fermarlo prima che giungesse in vista del villaggio, questi erano gli ordini dell’hokage.

“Ora o mai più!”

Balzò a terra, alle spalle dell’avversario, colpendolo con un violento spintone che lo fece cadere parecchi metri più in là.

Il ninja trasalì, quando vide che a rialzarsi, malconcio, non era uno dei soliti sgherri di Orochimaru, bensì una ragazza dai lunghi capelli rossi, come di fuoco, gli occhi verdissimi, un’espressione impaurita dipinta in viso, nonostante la magistrale posizione da combattimento, con le gambe leggermente flesse, la guardia alzata.

“E tu chi saresti?”

Non potè fare a meno di esclamare il guerriero, sorpreso.

Antares trasalì: non la voleva attaccare?

Lo fissò, guardinga, pronta a difendersi.

“Non capisci la mia lingua?”

A quella nuova domanda, riuscì a trovare la forza per rispondere, anche se intimorita.

“No…io…ti capisco benissimo…ma, chi sei?”

Il ninja rise:”Per essere una kunoichi di Orochimaru, sai mentire sufficientemente bene da passare per sincera!”

“Orochimaru?Quell’Orochimaru?!No, ehi aspetta un momento!Chi dovrei essere io?”sbottò Antares, incredula.

Lo shinobi scosse la testa:”Basta con la commedia!Arrenditi, è meglio!”

“Mi dovrei arrendere per cosa?!Io non ho fatto niente!E poi, non mi piace affatto Orochimaru!” aggiunse poi, ripensando al manga riletto migliaia di volte. No, decisamente detestava quel sennin traditore, viscido come un serpente e pronto a tutto pur di ottenere i suoi scopi.

“Ma davvero?…”

In un attimo, il ninja scomparve, per riapparirle esattamente davanti, bloccandole la guardia.

“E come speri che io ti creda, eh?!”

La ragazza cercò di liberarsi, inutilmente, dalla stretta d’acciaio del guerriero.

“A chi vorresti darla a bere?Nemmeno un genin crederebbe a una menzogna così ovvia!” la scosse con forza, quasi facendola cadere.

“Smettila!”esclamò Antares, e con uno strattone riuscì a liberarsi; ma fu solo per un istante, perché il ninja l’afferrò per le spalle, e la sbattè contro un albero, puntandole la corta chokuto(spada ninja dritta), che portava legata sulla schiena, alla gola.

“Dove credevi di scappare?Non avete più nemmeno il senso dell’onore, voi del villaggio del Suono?!”

Improvvisamente, ammutolì. Gli occhi della ragazza lo fissavano, esprimendo allo stesso tempo paura, determinazione, sincerità e terrore…non aveva mai visto uno sguardo così limpido, così puro. Non parlava Antares, debole e fragile dinanzi alla superiorità potenziale del ninja, che era anche molto più alto di lei.

Decise di guardarlo in faccia, e per la prima volta i loro sguardi s’incrociarono…

Che strani occhi, attraverso quella maschera immobile, gelida e spietata.

La schiena dell’anbu fu percorsa da un brivido: chi era quella ragazza strana, che pareva fuori dal tempo, che con quegli occhi pareva leggergli l’anima?

Si sfilò la maschera, non conoscendo il motivo che lo spingeva a rivelare la sua identità ad una nemica…per la prima volta, Antares e Kakashi si ritrovarono davanti a viso aperto.

Lei lo fissò, ancora incapace di parlare, fissando la maschera che copriva fino al naso il viso del ragazzo, i capelli argentei, e gli occhi, così diversi tra loro, l’uno azzurro cielo, l’altro acceso dal rosso dello sharingan, sfregiato da una cicatrice verticale.

“Chi sei tu?”

Fu il ninja a prendere parola, allontanando leggermente la chokuto dalla gola della ragazza, che con un sussurro rispose:”Il mio nome…è Antares…”.

Quello strano momento, a metà tra il reale e l’idillio, fu spezzato dai rumori affettati dei passi di qualcuno che si avvicinava.

Gai Maito arrivò poco dopo, fissando incerto la scena insolita che si presentava ai suoi occhi:”Bè?Si può sapere che succede?”.

Non era da Kakashi lasciare cosciente un potenziale intruso.

“Allora?!”

“Niente Gai, credo che si sia trattato di una segnalazione errata, di un falso allarme…non credo che questa ragazza abbia a che fare con Orochimaru…”rispose Kakashi, distogliendo lo sguardo da Antares.

“Come?”

Gai cominciava a non capirci più nulla.

“Eddai, non essere duro di comprendonio come al solito. Credo ci sia stato un malinteso…in ogni caso, ti porteremo dall’Hokage, spetta a lei decidere”aggiunse poi, rivolto ad Antares.

“Penso non ci sia bisogno di legarti o immobilizzarti…a meno che tu non abbia intenzione di fare scherzi, allora sarei costretto a farti male…”Si scostò da lei, rinfoderando la chokuto, e prendendole con delicatezza il braccio.

La ragazza lo fissò: Kakashi stava parlando a lei, guardandola negli occhi. La sua voce era bonaria, quasi allegra: si fidava di lei, nonostante tutto. Sorrise, annuendo in silenzio.

Gai parve contrariato:”Ma cosa dirà l‘Ho…”

“E smettila di preoccuparti!Garantisco io per lei che non ci farà scherzi. Andiamo adesso, o finiremo per arrivare di nuovo in ritardo”esclamò Kakashi ridendo

“Tu sei perennemente in ritardo!”borbottò Gai.

Il copia-ninja lo ignorò, e si rivolse ad Antares:”A proposito, mi hai detto il tuo nome, ma io non ho ultimato le presentazioni:lui è Gai Maito, mentre io mi chiamo Kakashi Hatake”

La ragazza sorrise, incerta:era strano essere presentati a qualcuno che in realtà già conosceva, anche se attraverso un fumetto.

S’incamminarono lungo un sentiero che costeggiava il fiume.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7*: AL COSPETTO DELL'HOKAGE ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 7:Al cospetto dell’Hokage

 

Ciao!!!Allora, vi lascio alla storia...scusate se ogni tanto ci sono le mie solite parentesi di dialogo con i personaggi...devo perdere il vizio di utilizzarle per scrivere delle idiozie...^_^'''

 

Non seppe dire quanto tempo fosse trascorso, da quando l’oscurità era scesa su di lei…

Riaprì gli occhi a fatica, restando accecata dalla luce improvvisa. Sotto di lei sentì un pavimento duro e freddo, ben diverso dal suolo della foresta. Cos’era successo? Cominciava vagamente a ricordare…un ninja…era stata sconfitta da un anbu, e per poco non ci aveva rimesso la vita.

Impossibile scordare quegli occhi di demone che l’avevano fissata fino a farle perdere conoscenza, fino a leggerle l’anima…Ma dov’era finita, adesso?

“Hai intenzione di dormire ancora per molto?”

Mizar spalancò gli occhi, ormai abituata alla luce cangiante, e si ritrovò sdraiata per terra, in una piccola stanza con due finestre sprangate, e sua sorella che la fissava sghignazzante.

“Si può sapere che hai da ridere?”

“Oh, niente…pensavo solo che è buffo, prima,nel bosco, avevi davvero l’aria del grande eroe coraggioso che affronta la morte, e poi ti ritrovo qui…chi è che t’ha steso, che vorrei offrirgli un pranzo?”rispose Shaula ridendo.

“Non ti rispondo nemmeno, visto che pure tu sei riuscita a farti beccare…cos’è ora non sai nemmeno scappare?”replicò acida Mizar.

“D’accordo, adesso basta, per una volta cerchiamo di non litigare, che la situazione è davvero critica…”

“Ottima osservazione, sorellina, sai io non me n’ero accorta…”

La bionda rimase in silenzio qualche istante, poi chiese:”Come mai Antares non è qui?”

Shaula scosse la testa:”Non ne ho idea, a un certo punto non l’ho più vista…spero solo che stia bene” aggiunse in seguito, preoccupata.

La quindicenne si alzò in piedi, ancora indebolita dall’illusione del Velo di Nebbia, ed iniziò ad esaminare la stanza.

“Che fai?”domandò la sorella maggiore, fissandola incuriosita

“Dobbiamo uscire da qui, e tornarcene a casa al più presto” fu la risposta secca di Shaula.

“Certamente, ma a meno che vossignoria non sia in grado di passare attraverso i muri, direi che non ci sono soluzioni, per ora”

“Mizar, fa a meno del sarcasmo! Alzati e dammi una mano!”

La diciassettenne rise:”E da quando io prendo ordini da te?In ogni caso, se anche dovessimo uscire di qui, finiremmo per essere ribeccate prima di riuscire a fare due passi”

Shaula sbuffò:”Sì, ma almeno…”

“Niente ma. Sai, poco fa ho commesso un errore di valutazione:è vero che nelle arti marziali me la cavo…ma quando prima mi sono vista catturare dalle copie del mio avversiario, lanciare contro una palla di fuoco, e mandata ko con una strana tecnica illusoria, bè ho capito che forse dovremmo prendere la situazione un po’ più seriamente!”

Mizar fissò il soffitto, faticando ancora a credere che un essere umano potesse possedere quei poteri…ma del resto, quello era un altro mondo…

Prima che potessero dirsi altro, le due sorelle avvertirono chiaramente dei passi rapidi che si approssimavano; poco dopo, la porta della loro cella si spalancò, ed entrò un uomo dal viso solcato da profonde cicatrici, che si dovevano estendere probabilmente anche al cranio, coperto da una bandana nera. L’inconfondibile divisa da jonin, e lo scintillante coprifronte lo qualificavano come un ninja di Konoha.

“Dunque siete voi le spie!Che infamia, adesso Orochimaru si abbassa persino ad utilizzare delle bambine come infiltrate…E io dovrei sprecare tempo ad interrogarvi?!”borbottò, scrutando le due ragazze, l’una in piedi, l’aria intimorita, l’altra seduta per terra, un’espressione impassibile in viso.

Improvvisamente, quest’ultima parlò:”Parli d’infamia, eppure osi accusarci di qualcosa di cui non siamo nemmeno colpevoli!Orochimaru!Nemmeno lo conosco, per lo meno non di persona!E non sono così deficiente da farmi comandare da una serpe come lui!”sibilò Mizar a denti stretti.

Due ninja che avevano seguito il jonin fecero per scagliarsi sulla ragazzina impertinente, ma l’uomo li fermò:”Genma,Raido, yamè!Lasciatela stare!”.

Sorrise divertito al vedere quella strana biondina che si era alzata di scatto, in posizione di combattimento. “Ne hai di energie da vendere, per essere rimasta priva di coscenza per tre ore…ma non ti conviene fare l’attaccabrighe. E lo stesso vale per te” aggiunse, muovendo un passo verso Shaula, che indietreggiò spaventata. Mizar le scoccò un’occhiata di disappunto…

Coraggiosa come al solito, sorella, mi raccomando!

La ragazza fece un cenno beffardo:”Mi consigliate di non attacar briga, Ibiki-sama?Devo smentirvi, perché non amo ricevere ordini, anche quando si tratta del jonin capo della squadra d’Inquisizione!”

Ibiki Morino sorrise:”Per non essere una spia, ne sai di cose!Adesso però basta chiacchierare, voi due verrete con me”; ad un suo cenno, Raido, che aveva delle strane cicatrici sulla parte sinistra del viso, quasi come uno strano tatuaggio, si avvicinò con un balzo a Shaula, afferrandole il polso, ignorando il suo strillo, mentre Genma fece per fare altrettanto con Mizar, che però lo colpì con un calcio allo stomaco.

“Non osare toccarmi!”

Se c’era una cosa che aveva sempre detestato, era essere trattata come una bambola di pezza, che veniva afferrata e sbattachiata qua e là; da quando si era ripromessa di non legarsi più a nulla, ripugnava il semplice contatto con chiunque; da quando aveva perso lui…

Genma si rialzò, una mano sull’addome dolorante, cinque spiedi sottili nell’altra.

“Ti diverti a combattere?Adesso ti sistemo io!Vediamo come te la cavi, con i muscoli delle gambe paralizzati!”; fece per scagliare gli spiedi, ma ancora una volta Ibiki l’interruppe.

“Lascia perdere, Genma: deve capire che se non fa la brava, finirà solo col farsi male”

Il ninja biondo annuì, e quando cercò di avvicinarsi alla ragazza, e questa reagì con un altro calcio, l’anticipò, sferrandole un pugno negli addominali. Il colpo fu lieve, ma Mizar, già colpita alle costole dal violento calcio ricevuto nella foresta, si piegò in due; lo shinobi ne approfittò per legarle le mani dietro alla schiena.

“E adesso cammina, che l’Hokage vuole interrogarvi. E smettila di fare scherzi, mocciosa, o giuro che ti ammazzo” minacciò poi.

La bionda lo fissò con odio, poi si avviò, seguendo Ibiki, sua sorella e Raido fuori dalla cella, lungo un buio corridoio, mentre Genma chiudeva quella strana fila.

Poco dopo vennero chiuse in un'altra stanza, molto diversa da quella precedente: era un ampio studio, le cui pareti erano percorse da scaffali ricolmi di pergamente e rotoli, alcuni sigillati da ceralacca, altri sottochiave dietro a teche di vetro…con ogni probabilità, doveva essere lo studio dell’hokage. Furono lasciate lì, custodite a vista da Genma e Raido, mentre Ibiki si riallontanava a passi svelti.

Mizar studiò attentamente ciò che la circondava:quante probabilità aveva di riuscire a liberarsi, stendere i due jonin, e fuggire via con Shaula?

Non poteva nemmeno parlare liberamente, perché ne era certa che Genma non aspettasse altro che un suo movimento falso per piantarle una dozzina di aghi nel corpo.

Decise di rischiare il tutto per tutto.

“Shaula…” disse a voce normale, chiamando l’altra ragazza.

“Eh, che c’è?”

“I must ask you a thing”

“Cosa?”

“Talk in english!We must use our original language, when we have to say something of secretly!These ninja can’t understand!”

“Ok...what do you want?”

“Have you got any knives, with you?”

Shaula la fissò spaventata: ma possibile che Mizar non volesse capire che, più faceva la ribelle, più la loro situazione s’aggravava?

“No…I think they took my kunai when they captured me...but, please, don’t do stupid things, or they will kill you!”

La bionda rise, ma prima che potesse ribattere, fu zittita da Genma, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione senza capirci niente...tuttavia, non era così stupido da non aver compreso cosa stessero complottando le due.

“Fate silenzio!”

Sbottò il jonin biondo; in rimando Mizar gli scoccò uno sguardo raggelante:”Sennò che fai, eh?” replicò, con voce strafottente.

Il ninja scattò. Deciso a darle una bella lezione, dimenticandosi di ciò che aveva letto sul rapporto della cattura, ossia che quella strana ragazza era decisamente predisposta per i combattimenti a corta distanza, e che aveva dei calci potenti…

Parò a stento uno spettacolare calcio laterale, ma non vide la ginocchiata che lo centrò in pieno stomaco(certo che la piccoletta non scherza con le mosse…una persona normale sarebbe già a terra a tirar su l’anima! ndMizar, che ha deciso che diverrà una sensei 5 dan di karate…magari!); tuttavia, Genma ebbe la forza sufficiente per ferirla ad un polpaccio con uno spiedo: un graffio superficiale, ma che faceva male comunque.

“Fuck you!” esclamò Mizar, e gli tirò un altro calcio nelle costole.

L’altro ninja, Raido, fece per lanciarle due spiedi, ma Shaula, in un momento di coraggio, gli si buttò contro, bloccandogli le braccia…

“Fuori dai piedi, mocciosetta!”

“Lascia…stare…mia…sorella” sibilò la ragazzina, lottando con tutte le sue forze.

SBAM!

La porta alle loro spalle sbattè con violenza.

Stavano lottando così accanitamente che nemmeno si erano accorti che qualcuno era entrato indisturbato.

Una donna sulla trentina li fissava, un’aria divertita dipinta in viso.

Aveva i capelli biondo-rosseggianti(si dice color tiziano, ignurant! Nd personaggio ancora ignoto…Amoruccio mio!Grazie per avermelo ricordato!ndA…Non sono l’amoruccio tuo!Torna da Kakashi!nd p.a.i…Non mi piace qnt mi piaci tu!Non fare il malefico ghiacciolo cm tuo solito…Ok, torniamo alla storia!nd p.a.i.) raccolti in due codini bassi, gli occhi rosso-arancioni, una voglia a forma di rombo in centro alla fronte, e un fisico snello ma prosperoso.

Raido si staccò con facilità dalla presa di Shaula, mentre Genma si rialzò tenendo per la collottola una riottosa Mizar, che scalciava come una forsennata, finchè non vide la nuova arrivata: non l’aveva mai conosciuta di persona, eppure sapeva benissimo chi fosse.

“Genma, Raido!Non vi posso lasciare soli un attimo, che fate gli attaccabrighe?!” esclamò la donna con un sorriso bonario.

I due ninja chinarono il capo, imbarazzati.

“Bè, direi che forse è il caso di fare le presentazioni…” aggiunse poi, alludendo alle due ragazze, entrambe immobilizzate per le mani dai due jonin. Mizar smise di agitarsi, poi con voce calma chiese, quasi già certa della risposta:“Voi siete la principessa Tsunade, sennin e hokage di Konoha?”

La kunoichi annuì, sorpresa:”Sì, sono io. E tu invece? Mi hanno riferito che avete cercato di introdurvi di nascosto nel territorio del villaggio…”

“No, non è vero: è stato per errore, ci siamo ritrovate lì per caso” replicò Mizar interrompendola, ma Genma le diede uno scossone brusco, sibilandole minaccioso:”Parla se te ne è dato il diritto!”

Prima che la giovane potesse rivoltarglisi contro, Tsunade intervenne:”Lasciala Genma!Mica è un ricercato speciale che devi tenerla così bloccata!Anche tu, Raido! Tu…-aggiunse fissando la diciassettenne- dici che è stato uno sbaglio, ma non avete letto il cartello?Insomma, vi ho detto di lasciarle andare!”

I due jonin obbedirono di controvoglia. La ragazza bionda scoccò un’occhiata furente a Genma, poi si rivolse a Tsunade:”Lo so che è difficile da credere, ma se le stessi a raccontare tutto ciò che ci è successo da stamane, mi prenderebbe per pazza!In ogni caso mi preme chiedervi una cosa:con noi c’era una terza ragazza, ha la mia età, è alta più o meno quanto me, e ha i capelli rossi. Ci siamo divise nel bosco e non ne abbiamo più avuto notizia…”

In quel preciso momento la porta si aprì nuovamente, ed entrarono due persone, entrambe ben note a Mizar.

La prima era la sopracitata giovane dai capelli fiammeggianti, la seconda era quella di un ragazzo sulla ventina, alto e completamente vestito di nero, con i capelli argentei, il viso celato da un bavero portato fino al naso, e un occhio nascosto dal coprifronte della Foglia.

Certo che facevano uno strano effetto Antares e Kakashi vicini, come un accostamento di colori azzardato, ma tutto sommato…affascinante.(Ma ci stessi io vicina a lui!ndA…Concordiamo!ndLettrici innamorate follemente di Kakashi…Sono geloso!nd personaggio ancora ignoto)

“Alla faccia di noi che ti davamo per dispersa!” sbottò Mizar, ridendo.

Antares fece spallucce: “Mica è colpa mia!Non ho fatto apposta, neh!”

Tsunade sorrise:”Bè, suppongo sia questa la ragazza di cui parlavi…però ora direi che sia meglio fare due chiacchiere: mi piacerebbe davvero sentire questa strana storia, ragazza…Perdona, ma non conosco i vostri nomi. Comunque, accomodatevi-fece loro cenno di sedersi su delle poltrone poste davanti ad una bella scrivania ingombra di fogli e pergamene. L’hokage prese posto dall’altra parte, quindi ordinò a Genma e Raido di uscire. Soltanto Kakashi rimase, su invito della donna; si appoggiò ad un muro, in silenzio.

“Dicevamo dunque?”

Fu Mizar a prendere parola, dato che Shaula era troppo timida per aprir bocca, e Antares…bè, era davvero interessata ad ammirare “il muro” alla sua sinistra…(e chi non lo farebbe?!ndA…Io!nd p.a.i. …e va be’, tu sei un maschio!ndA)

“Io sono Mizar, mentre lei è Antares …ah sì, questa qui che non apre bocca è mia sorella minore, Shaula…come prima vi ho accennato, signora Hokage, ci siamo ritrovate in questa situazione inconsapevolmente…ecco, è come se fossimo state…”

Era davvero complicato spiegarlo a parole!

“Come se fossimo state trasportate in un altro mondo” suggerì Shaula, a voce bassa.

Tsunade si stupì di sentirla parlare: aveva quasi creduto fosse muta.

Se fossero stati in una situazione meno seria, Mizar avrebbe riso volentieri: tuttavia, era innegabile che loro non fossero più nel XXI secolo. E se anche lo fossero state, non erano nello stesso…mondo.

“Sembra un film di fantascienza” commentò Antares, scuotendo la testa.

Tsunade era pensierosa:”E così, avreste in pratica subito uno sbalzo nel tempo?”

“Lo so che detto così non ha senso, ma…ora come ora mi è difficile distinguere ciò che sia reale oppure no. Vi dirò le cose come stanno, principessa Tsunade: da dove proveniamo noi, questo mondo, il vostro mondo, altri non è che la storia di un fumetto; è solo per questo che ci siamo arrischiate ad entrare nel Paese del Fuoco, ignorando l’avvertimento: in qualche modo, quasi speravamo di…avere una risposta ai nostri quesiti…” spiegò la ragazza bionda, cercando conferma negli occhi delle altre due.

…Soprattutto, grazie del supporto, vero?Intanto la figura della deficiente la faccio io, no?…

“Comunque, per quanto mi è possibile, vi posso assicurare che non siamo spie al soldo di Orochimaru o chi per esso” concluse la giovane, scoccando uno sguardo di ghiaccio a Shaula e Antares, che non aprivano bocca.

…giuro che vi ammazzo se finiamo ancora di più nei guai!…

Per diverso tempo vi fu un silenzio carico di attesa, quasi teso, fino a quando Tsunade chiese loro la cosa più scontata e meno importante per loro:”Posso sapere i nomi delle vostre casate?”

…casate?Forse intende i nostri cognomi…

“Koga è il cognome della nostra famiglia, o per lo meno di ciò che ne è rimasto-fece Mizar, indicando con un gesto sé stessa e la sorella- mentre quello di Antares è Iga…ma perché ce lo chiede?”

“Perché ora mi sono chiare molte più cose. E mi dispiace dovervelo dire, ma sarà molto difficile che voi riusciate a tornarvene nel vostro mondo”

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** 8*: GENESIS AND DESTINY ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 8: GENESIS AND DESTINY

 

“Perché ora mi sono chiare molte più cose. E mi dispiace dovervelo dire, ma sarà molto difficile che voi riusciate a tornarvene nel vostro mondo”

Koga e Iga…

Era impossibile che si trattasse di loro.

Kakashi scosse la testa, ritenendo impossibile che si fosse realizzata la profezia fatta quasi vent’anni prima…quando Orochimaru tradì Konoha, quando Arashi Kazama(è il nome di Yondaime) fu nominato dal nobile Sarutobi come suo successore, quando scoppiò la 3’ guerra mondiale dei ninja. All’epoca lui era piccolo e non rammentava nulla, ma aveva studiato molto quella strana vicenda, nei pochi testi dell’accademia che ne parlavano, con pochi riferimenti veritieri e parecchi elementi che sfioravano il mito.

 

“Scusate, ma non vi seguo…”

Mizar scosse la testa, confusa.

Cosa centravano i loro cognomi? Dei banali nomi come tanti altri…Quale storia può mai esserci dietro?…

Quasi le avesse letto nel pensiero, Tsunade disse:”Ciò che vi racconterò ora, desidero che non esca da queste mura…la vicenda che probabilmente vi lega al nostro mondo non è ancora stata risolta. E voglio che, qualunque cosa voi ora sentiate, non prenderete iniziative avventate. Non vorrei considerarvi davvero come delle spie e mettervi di guardia la squadra speciale, chiaro?”

Mizar fece spallucce:”Non posso promettervi nulla, specie se è una cosa che mi riguarda da vicino”

“Mizar, smettila di ribellarti ad ogni cosa che ti viene detta!” la rimproverò Shaula, subito zittita da un’occhiata raggelante della sorella.

“Finitela per una buona volta!”

Antares scoccò uno sguardo eloquente ad entrambe.

“Vi prego, ci dica ciò che sa…vi prometto che non faremo sciocchezze” aggiunse poi, rivolgendosi a Tsunade con tono cortese.

L’Hokage iniziò a raccontare, rivivendo la stessa vicenda di appena due decenni prima…

“Vent’anni fa, il sottile equilibrio che manteneva salda la pace tra i paesi maggiori fu spezzato: non se ne conobbe mai il motivo reale…potere?Bramosia di ricchezze?Rivalità?Nessuno può affermarlo con certezza; sta di fatto che, con lo scoppio della guerra, i ninja stessi vennero richiamati a difesa dei propri villaggi e dei paesi dove essi situano…Konoha, Suna, Iwa (il villaggio della Roccia), Kumo(Nuvola), Kusa(Erba) ed Ame(Pioggia)per citarne alcunioriginali si ritrovarono coinvolti e costretti a combattersi tra loro.

Fu in quell’occasione che il nobile Sarutobi, mio sensei e terzo Kage di Konoha, fu obbligato a nominare un succcessore, giovane ed in grado di guidare meglio il villaggio nella difficile situazione che attraversava; fu allora, che una persona che io ritenevo amica…tradì completamente la fiducia data, rinnegando i principi fondamentali del Codice Ninja, e quelli mai scritti che vigono tra gli esseri umani…”

Tsunade s’interruppe un attimo, la voce tremula.

Doveva essere difficile per lei rivivere quei ricordi dolorosi; ma doveva farsi coraggio, e proseguire…

“La leggendaria guerriera che si commuove?No, questa proprio non me la posso perdere!”

All’improvviso quella voce maschile, sconosciuta alle tre ragazze, interruppe quel silenzio sofferente che si stava creando nell’atmosfera.

Tutti si voltarono verso la finestra, spalancata, e Kakashi non potè fare a meno di non reprimere un sorriso.

“Sensei…”

“Kakashi, proprio te cercavo, e guarda come ti ritrovo?! In compagnia di tre splendide ragazze…eccetto quella vecchiaccia laggiù che sta piangendo ripensando ai tempi della sua gioventù…”(che simpatico che è!ndA)

Mizar, Shaula e Antares fissarono con attenzione il nuovo arrivato, che non si sa bene come era entrato dalla finestra, nonostante lo studio dell’Hokage fosse minimo al quinto piano dell’edificio!

Era un uomo sui quarant’anni, dai lunghi capelli di un colore ancora più chiaro di quelli di Kakashi, gli occhi scuri allegri, due segni verticali rossi che gli attraversavano le guance.

“TU!Cosa hai detto razza di pervertito?!”sbottò Tsunade furibonda.

“è la verita zuccherino, accettala: hai cinquant’anni suonati, non puoi mica continuare a fingere di essere una ventenne, anche se debbo dire che mantieni un fisico niente male…”

Mizar rise, attirando su di se lo sguardo del ninja:”E questo raggio di sole chi sarebbe?Tsunade, potevi dirmelo che hai amiche così carine…”

Tsunade gli tirò un pugno che lo appese al muro.

“Smettila di rompere, altrimenti t’ammazzo!” gli sibilò contro la sennin, rossa di rabbia in volto.

Kakashi, Antares e le altre avevano le lacrime agli occhi per la scena comica.

Tsunade riassunse un’aria contegnosa, si spostò una ciocca di capelli dietro all’orecchio e disse:”Loro sono quelle che qualcuno ha segnalato come intruse…stavamo facendo una chiacchierata interessante, prima che venissi tu a disturbare!Bè ragazze, visto che è arrivato sto deficiente, direi che è il caso di presentarvelo, ma prima vi avviso che è un pervertito completo, visto i libri che scrive-occhiataccia al ninja- e che altri pure leggono-sguardo inceneritore a Kakashi, che si affrettò ad imboscare un libro dalla copertina rossa, sul cui retro Antares fece in tempo a vedere un cartello di divieto- quindi fate attenzione…”

“Non preoccupatevi, Tsunade-sama- fece Mizar, alzandosi in piedi e tendendo una mano al ninja- Io sono Mizar…voi invece siete un altro dei sennin, vero, Jiraya-sama?”

Il ninja leggendario parve sorpreso, ma in ogni caso non perse l’occasione per salutare la diciassettene con un galante baciamano.

“è un onore essere conosciuto persino da una ragazza forestiera…davvero carina…”

Tsunade gli rifilò un secondo pugno in testa.

“AUCH!”

“Te l’ho detto, o fai il serio, o da qui non esci vivo” lo minacciò l’Hokage.

“Uffa…e va bene, ma posso almeno sapere gli altri nomi, ho anche per quello rischio la vita?” borbottò Jiraya contrariato.

“Io sono Antares” si presentò con un elegante inchino(qll stile samurai, ndA)la rossa, mentre Shaula con un sorriso ripetè il proprio nome aggiungendo poi, con tono piatto:”Mizar è mia sorella maggiore”. Quella punta di enfasi messa a sottolineare le ul4time due parole fece alzare gli occhi al cielo ad Antares, gesto che non sfuggì a Kakashi, ancora appoggiato al muro nel suo angolino, apparentemente intento a leggere quel libro di dubbia morale…

In men che non si dica, se lo ritrovò alle spalle:”Va tutto bene?” chiese con tono gentile.

La ragazza per poco non svenne dal ritrovarsi con il viso così vicino a quello del ragazzo; ripresasi, ma comunque col cuore a mille, riuscì a bisbigliare:”Sì…è che quelle due…fanno sempre così!” “Rivalità fraterna?” “Boh, chi le capisce è bravo…bisticciano per un nulla, e non amano dire che sono parenti…” “Capisco…”

La loro conversazione venne interrotta da Tsunade, che si era riseduta dietro alla scrivania, decisa a riprendere il discorso interrotto: il rapporto di Jiraya poteva aspettare.

“Dicevamo?Ah sì…bè, Sarutobi era indeciso su chi nominare come suo successore…aveva una buona rosa di candidati, ma alla fine era chiaro persino ai muri che i prescelti erano solamente due…”

“Cielo, mi tocca sorbirmi nuovamente questa storia?!” protestò Jiraya, corrucciato.

“Zitto!-lo ammonì l’Hokage- I due contendenti al titolo di 4°Hokage di Konoha non avevano proprio nulla in comune: il primo si chiamava Yondaime, un giovane promettente che vantava un’ottima carriera come ninja…”

“è stato mio allievo, e maestro del qui presente Kakashi” s’intromise Jiraya con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia; Mizar ebbe una fugace visione di un viso scolpito nella roccia, ripescata dal primissimo numero di Naruto, e subito dopo quella di un giovane biondo dagli occhi limpidissimi, ripresa dall’ultimo volumetto uscito, il 27… Yondaime… dunque era quello il suo nome…

“Ok, lo riconosco, sei stato un buon maestro…-ammise Tsunade, per poi proseguire, fulminado Jiraya con un’occhiata del tipo “interrompimi-ancora-e-ti-sqaurto-vivo-sul-posto”- l’altro candidato invece era…Orochimaru”

Orochimaru…Shaula guardò interrogativa la sorella, che esasperata le rispose automaticamente:”Ci sei?Hai presente il tizio coi capelli neri lunghi, occhi di ghiaccio, un animo nero come la notte…capito?”

“…”

“Shaula, il capo del villaggio del Suono!”

“Ah si!Ho capito!Bè, che bella scelta facile, no?Che ci vuole a decidere tra un criminale e una persona onesta?” esclamò la ragazzina.

Mizar le avrebbe volentiri tirato un frontino.

E dire che siamo sorelle…cribbio, quanto è scema…

Jiraya le fissava interessato: come facevano a sapere così tanto, se erano delle forestiere, per inciso così giovani, rispetto ai fatti di cui si parlava…

Tsunade gli disse di non interrompere, che alla fine avrebbe avuto le sue risposte.

“All’inizio non era così come si è rivelato essere in seguito, Shaula. Sarutobi era davvero indeciso, perché da un lato c’era l’onestà e la giustizia di Yondaime, dall’altra la potenza e il comando ferreo di Orochimaru…finchè non si scoprì la sua vera anima oscura: quel mostro celato in quelle spoglie umane, che mirava all’immortalità, sperimentando tecniche proibite su quelli che un tempo aveva chiamato compagni. Da tempo nel villaggio sparivano costantemente genin e apprendisti dell’Accademia Ninja…rapimenti da parte dei nemici?Ipotesi plausibile, in tempi di guerra, finchè i numeri cominciarono a non quadrare più: com’era possibile che all’interno del villaggio stesso agissero dei ninja nemici, senza che mai fossero scoperti?Poi, l’orribile scoperta: era Orochimaru stesso il rapitore!Fu proprio il nostro sensei a guidare la missione di cattura, ma qualcosa andò storto: quel bastardo fuggì…Io non ero presente perché…perché mio fratello e il mio ragazzo erano appena stati uccisi…e io ero lì a piangere e a disperarmi per loro…”

Tsunade s’interruppe nuovamente, asciugandosi le lacrime, che silenziose le rigavano il viso, come un tacito rimprovero. Jiraya le mise una mano sulla spalla: anche lui conosceva fin troppo bene quella storia, sapeva cosa voleva dire vedere buttare via la fiducia riposta in quello che un tempo era stato il suo rivale e il suo migliore amico…

“E qui, comincia la parte che interessa voi…- riprese l’Hokage, nuovamente calma. Jiraya fece per parlare, ma Kakashi gli fece cenno di ascoltare-vedete, nella squadra anbu che aveva il compito di catturare, vivo o morto, Orochimaru, vi erano anche i due eredi dei clan Iga e Koga: dei dieci ninja che costituivano inizialmente la squadra inseguitrice, solo cinque ne erano rimasti: sensei Sarutobi, Yondaime, Jiraya, ed infine Gennosuke Iga e Yashamaru Koga. Gli altri erano tutti stati eliminati da Orochimaru. Era notte, ed erano finalmente riusciti a metterlo in trappola, prima che varcasse il confine del paese del Fuoco…”

“Tsunade, non capisco perché stai raccontando questa storia! Tu nemmeno eri presente!” s’intromise Jiraya. L’hokage lo fissò truce:”Sai stare zitto cinque minuti di fila o no?Comunque la sto raccontando, perché queste ragazze dicono di essere arrivate da un'altra epoca, e molto probabilmente sono le ultime discedenti dei clan più potenti di Konoha!”

Il ninja per poco non cascò dalla sedia, mentre incrociava lo sguardo con Kakashi, che fino a quel momento se ne era stato zitto, mentre la sua mente si riempiva di domande.

“CHE?!Tsunade, sicura di sentirti bene?!Come fanno ad essere le discententi di Iga e Koga, se gli ultimi eredi sono stati uccisi vent’anni fa!” esclamò il sennin, confuso.

Anche le tre ragazze non ci stavano capendo niente…

“Se magari mi facessi finire, zuccone, ti rammenteresti alcuni piccoli dettagli che invecchiando ti sei scordato!E le domande le fate TUTTI dopo!!!- sbottò la donna, scrutando torva le facce che la fissavano con aria interrogativa- Dicevo che Orochimaru era in trappola, era a due passi dalla cattura, o dalla morte se avesse opposto resistenza, tuttavia, all’ultimo, quel…bastardo…riuscì a cavarsela, e non solo!Agendo di nascosto aveva elaborato non solo la tecnica dell’Immortalità dell’anima, ma almeno un’altra dozzina di tecniche che nessun Codice avrebbe mai potuto accettare; tra queste, il Sigillo dello Specchio della Luna, un’arte magica così potente e pericolosa da essere stata proibita, pena la morte per colui che la utilizza.

Yashamaru e Gennosuke erano considerati i ninja più brillanti che il villaggio avesse mai avuto, alla pari dei ninja supremi. Le loro abilità innate permisero loro di tener testa a Orochimaru, cercando di guadagnere tempo fino all’arrivo di Sarutobi, Jiraya e Yondaime, fregati da un’illusione-trappola; ma quando finalmente i tre riuscirono a liberarsi, era troppo tardi: Orochimaru, con quella tecnica proibita, sigillò le anime di Yashamaru e Gennosuke nel Mondo dello Specchio, una dimensione dove l’anima è costretta a vagare per l’eternità, a meno che non riesca reincarnarsi…”

L’hokage scoccò un occhiata eloquente alle tre ragazze, che solo dopo qualche istante realizzarono il senso di quella storia.

“Ma com’è possibile?!” esclamò Antares, scattando in piedi.

“Infatti!E poi…se davvero fosse vera la storia della rincarnazione, primo dovremmo essere maschi, e o io o Mizar non dovremmo esistere!L’anima di Yashamaru era una sola, non due!” seguitò Shaula.

…e sicuramente quella di troppo sono io…si disse poi mentalmente, ripensando a quanto la sorella fosse migliore di lei, in tutto…

L’unica che non parlava era Mizar, troppo pensierosa per poter aprire bocca.

Sembrava un film…non era possibile, eppure, ora che ci pensava, lei conservava i ricordi della sua tarda infanzia, le immagini dei genitori ancora felici…ma non possedeva quel flashback che tutti noi inconsciamente possediamo, della primissima immagine appena aperti gli occhi… o per lo meno, non era la visione dei suoi genitori…piuttosto… c’era anche sua sorella, ed erano in braccio a qualcuno…

“Adesso non mettetevi a discutere su qualcosa che nemmeno noi riusciamo a spiegarci da vent’anni!”

La voce perentoria di Tsunade la ridestò, e immediatamente quel ricordo confuso venne di nuovo celato nelle pieghe della sua mente.

“E poi, è meglio dare retta a questa seconda ipotesi, che non alla prima, a meno che voi non desideriate essere interrogate, magari torturate e incarcerate come spie!”

Le tre ragazze fissarono preoccupate l’hokage, che poi aggiunse con un sorriso:”Non mi pare siate spie, quindi avete la mia fiducia…Jiraya, cosa vuoi ancora!?”

Il sennin guardò Mizar:”Semplice, mi chiedevo come facciano a conoscere così bene Orochimaru, se vengono da un’altra epoca”

Domanda logica, in effetti.

“Bè-fu Antares a spiegare- vedete, da dove veniamo noi, questo mondo…e tutti voi…siete parte di una storia narrata da un fumetto che noi leggiamo abitualmente…so che è difficile da credere, ma se vuole possiamo darvi una prova tangibile…”

“Ditemi ciò che sapete su Orochimaru”

Altra domanda sensata.

Mizar inspirò, cercando di ricordarsi quanto più poteva:”Ha circa 50 anni, ma con la tecnica dell’Immortalità dell’anima continua a cambiare corpo…evoca un mostro-serpente…è stato allievo del 3’ Hokage, è anche lui un sennin, è stato il maestro di Anko Mitarashi…e ora sta mirando al corpo di Sasuke Uchiha” aggiunse poi, ripensando all’ultimo numero uscito.

“E che altro sai di questa storia” incalzò Jiraya.

…mica non doveva essere un terzo grado?!…

“Che Orochimaru lo ha persuaso a tradire Konoha…”rispose Mizar; non rammentava altro, l’ultimo volume si concludeva così(per motivi che spiegherò in seguito, nel volumetto 27 da loro letto non c’è il Kakashi Gaiden…sennò che cavolo, sanno tutto ste tipe!).

“Sì, ma è accaduto due anni fa” disse Jiraya.

“Cosa?!”

“Bè i fatti di cui tu stai parlando risalgono a circa due anni fa…ma alla fine il giovane Uchiha non ha seguito Orochimaru…ed è da allora che costantemente gli diamo la caccia, ma finora non abbiamo mai scoperto dove si trovi il suo covo…”spiegò Tsunade.

Il trio si scambiò un’occhiata: alla fine le loro conoscenze erano davvero minime.

“E di punto in bianco Sasuke ha lasciato perdere la sua vendetta?” azzardò Antares.

“Questo non lo so. Ma non siamo qui a parlare di altre persone: si tratta di voi” replicò Jiraya.

“E il fatto che noi non conosciamo alla perfezione il futuro fa di noi delle colpevoli?!” scattò Mizar, guardinga.

“E chi ha detto questo?Semplicemente mi incuriosivate, visto che sapete diverse cose che la maggior parte dei genin dell’accademia ignorano!” disse il sennin facendo spallucce.

La bionda si risistemò sulla sedia:per un attimo aveva temuto il peggio.

“In ogni caso, che ne sarà di noi, ora?” chiese poi, fissando Tsunade.

“L’unico modo per farvi tornare nel vostro mondo, temo sia quello di catturare il solo che conosce la tecnica proibita cheha causato il tutto” rispose l’Hokage, desolata.

…certo, poi magari facciamo un pensierino pure sul perché non catturare anche l’intera Akatsuki, no?…

“Cioè Orochimaru…bene, e noi fino ad allora che faremo?” fu Shaula a parlare, perché Mizar decise che era meglio tenere la bocca chiusa, prima di arrabbiarsi, data la situazione paradossale.

“Shaula ha parlato anche per me. Siamo qui bloccate, ma non vogliamo essere di peso a nessuno” ragionò a voce alta Antares.

“Stando a ciò che mi è stato detto, conoscete bene l’arte del kumite…dove avete appreso a combattere?” chiese Tsunade.

“Anche nel nostro mondo esistono le arti marziali, e noi praticavamo ninjitsu- spiegò Shaula con un sorriso-Siamo tutte e tre chunin da diverso tempo”.

“Voi due-le contrariò Mizar-Io a New York ho sostenuto l’esamen per jonin l’anno scorso”

…e ti pareva che lei non fosse già miglia avanti a me!Non la sopporto proprio!!!!…

Ci fu un attimo di pausa, poi l’hokage domandò stupita:”Chunin?Ma mi è stato detto che a parte tecniche di attacco fisiche, non avete mai applicato genjutsu o tecniche col chakra!”

Stavolta furono le ragazze a fissarla con aria interrogativa.

“EH?”

“Chakra?”

Shaula squadrò l’hokage:”Noi non crediamo in queste cose soprannaturali: non esiste la magia”

…certo genio, e allora come caspita ti spieghi il tuo essere qui?…

“Dipende dai punti di vista-la corresse Mizar-Noi siamo abituate alla tecnologia, e sinceramente non abbiamo mai dovuto combattere per la vita. E poi, questo è un altro mondo”

Jiraya la osservò: ma chi diamine era quella ragazzina, giovane eppure dotata di un intelletto freddo e calcolatore?Poche persone possedevano quella dote che li contraddistingueva come ‘geni’…

“Ma Mizar…”

“Ha ragione Shaula; con tutto quello che ci è successo, credo che dovremmo andarci caute sul valutare le cose, d’ora in poi, e non dare più niente per scontato” disse Antares, ricevendo un’occhiata di quella che pareva ammirazione da parte di Kakashi; subito la ragazza chinò la testa, arrossendo quasi come i suoi capelli.

Tsunade parve riflettere un attimo, poi affermò:”L’unico modo per sapere se davvero siete le eredi delle casate Iga e Koga, è quello di verificare le vostre abilità”

Jiraya intese al volo:”Hai intenzione di…”

“Esattamente. Ragazze, vi concedo il permesso di dimostrare le vostre capacità: ma sappiate che dovrete impegnarvi perché, ora come ora, sfiorate a malapena il livello del genin ordinario. Dovrete imparare ad utilizzare il chakra”spiegò Tsunade.

Il trio incrociò più volte gli sguardi, cercando di capire cosa intendessero i due sennin.

Anche Kakashi aveva compreso, e pareva concordare con i due ninja leggendari.

“Ragazze, da domani inizierete il vostro corso all’Accademia per diventare ufficialmente ninja di Konoha”

“CHE COSA?!”

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9*: ACADEMY ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 9: ACADEMY

Me voilà! Cari lettori, eccomi un nuovo chappy! Non vi anticipo nulla, sarà una “puntata” interessante, perché le ragazze si ritroveranno per la prima volta a confrontarsi con il loro coetanei ninja…fan di Iruka, in qst chappy il vostro amore la farà da padrone…e poi se ci sta pure la preparazione per un esame…bè, ci sarà sicuramente da ridere! ricordate...AKATSUKI FOREVER!!!

 

 

…Accidenti, ma chi me l’ha fatto fare?Fantastico, ora mi tocca pure andare a scuola!A studiare cosa, poi, manco lo so!Per giunta in classe con mia sorella!Come se non fosse già abbastanza irritante avercela in casa…ma giuro che se solo osa trattarmi come fa di solito, un pugno non glielo leva nessuno!Anche se ha due anni in più ed è più alta di me di dieci centimetri!…

“Shaula vuoi muoverti ad uscire dal bagno?!”

La voce seccata di Mizar la raggiunse forte e chiara oltre la porta della piccola toilette.

La moretta si scrutò allo specchio lucido, controllando d’aver fatto i codini alla stessa altezza.

…Cavolo, ma è già così di prima mattina?…

“Insomma, dobbiamo andare a scuola, non a Miss Universo!”

…appunto, dev’essere una che ha nel DNA: non può fare a meno di sfottermi!…

Shaula aprì la porta, incrociando a malapena lo sguardo di disappunto di Mizar, qquindi si diresse a passo svelto in camera da letto.

Tsunade era stata davvero gentile ad ospitarle provvisoriamente a casa sua, anche se la nota dolente era il dover condividere la camera con la sorella; per fortuna c’era anche Antares, che contribuiva a rendere la situazione meno difficile, grazie alla sua naturale allegria.

L’appartamento dell’Hokage era davvero spazioso, anche se un po’ in disordine, a causa del poco tempo libero di cui disponeva la proprietaria per riordinare.

“Scusate il casino, ma ultimamente siamo sommersi da continue richieste per missioni, e capita di rado che riesca a trascorrere una notte qua a casa…di solito mi concedono a malapena due ore di relax, che trascorro appisolandomi in ufficio…”.

A Shaula non dispiaceva: sicuramente era più accogliente quel luogo, che non la sua vera casa a Los Angeles, costantemente vuota, dati i continui viaggi della madre.

La ragazzina trovò in camera Antares, seriamente concentrata sulla decisione di quale vestito indossare: la sennin aveva concesso loro libero utilizzo del suo guardaroba, visto che sarebbe stato molto complicato riuscire ad allenarsi in jeans…anche perché gli unici oggetti che le giovani erano riuscite a portarsi con se erano i loro zainetti conteneti per lo più panini, qualche libro, un lettore mp3, esclusivamente di proprietà di Mizar, e la chitarra di Antares.

Effettivamente, era già tanto che qualche anima pia avesse avuto l’accortezza di recuperarglieli, dopo che li avevano nascosti nel bosco quando avevano deciso di dividersi.

La ragazza rossa addirittura aveva pianto di gioia quando Tsunade le aveva restituito il suo strumento musicale, dato che non sperava più di rivederlo; Mizar aveva semplicemente borbottato un grazie, ed immediatamente si era messa le cuffie, isolandosi come suo solito.

“Allora, hai trovato qualcosa?” chiese la quindicenne, sedendosi sul letto e scrutando l’amica provarsi indecisa gli abiti davanti allo specchio.

“Ma non lo so…sono tutti molto belli, ma a me interessa anche la comodità: non vorrei qualcosa che, mentre magari mi alleno, lasci vedere di tutto e di più, ma nemmeno un burka…”rispose Antares, indecisa fino in fondo.

“Secondo me andrebbero benissimo dei pantaloncini alla pescatora, una maglietta-kimono sbracciata, e poi ci metti un obi intonato come colore(l’obi è la cintura, ndA).

Vedendo l’amica più indecisa che mai, l’abbandonò ai suoi crucci, scegliendo per sé un paio di pantaloni lunghi appena sopra la caviglia, aderenti lungo le cosce, svasati leggermente lungo i polpacci, di colore bianco con ricami argentei e un haori(giacca del kimono senza maniche, ndA) azzurro con le bordature argentee, mentre l’obi lo scelse di seta, rigorosamente nero, come tradizione nel karate.

A quel punto restavano solo le scarpe…fortunatamente aveva circa lo stesso numero di tsunate, cosi si scelse delle comode ballerine(ok non sono proprio ballerine, ma non puntualizziamo tutto,ndA…Guarda che fai tutto da sola!ndP.A.I. …e ti pareva che non venissi pure tu a rompere, mortacci tuoi, anche se sei bono cm non so cosa!ndA)azzurre.

Proprio mentre Antares sospirava per l’ennesima volta, a causa della sua indecisione, Mizar fece il suo ingresso in camera, i lunghi capelli dorati umidi sciolti, liberi di asciugarsi all’aria.

“Ehi, ma sei ancora come t’ho lasciato, Anti?” esclamò, ridacchiando.

…ecco, con gli altri però fa la simpaticona!Solo io vengo trattata come un punchiball su cui sfogare le proprie paturnie…

“Mizar, aiutami, non so proprio che mettermi!” supplicò la rossa, disperata.

“D’accordo…allora, hai intenzione di essere comoda per allenarti, o devi fare colpo su qualcuno?”

“Mizar!Ma che ti salta in mente!” balbettò l’altra ragazza mentre un colorito stile peperone le si diffondeva sulle guance, in perfetto tono con i capelli.

“Boh, non lo so, era una domanda…”

“Una domanda un corno!Pensi sempre male tu!”

“Eh scusa, allora ho frainteso…frainteso certi sguardi languidi verso un certo jonin dai capelli argentei, con un occhio coperto…”

Un cuscino volò attraverso la stanza, centrandola in piena faccia.

“Non è affatto vero!!!” protestò Antares, ora uniformemente color cremisi su tutta la faccia.

“Ah no?-replicò Mizar, rispedendole contro il cuscino-Allora ho visto male, sorry!”

Con un ultima risatina si concentrò sul vestiario dell’amica; riflettè un attimo, poi senza indugio le posò sul letto un paio di pantaloni che avevano una gamba lunga fino alla caviglia e una tagliata sopra il gionocchio, di color verde mela, in combinazione con una maglietta che le scopriva appena l’ombelico, di tonalità verde scuro.

…però, devo ammettere che in quanto a gusti, è davvero raffinata…pensò Shaula.

“Ma non è un po troppo esagerato?” chiese Antares dubbiosa.

“Se preferisci puoi prendere un lenzuolo, farci due buchi, e andare in giro tipo fantasma, poi però esigo una foto di te che combatti così conciata!” ribattè l’altra ragazza.

“Spiritosa come un cactus, mi raccomando!”

“Davvero?Bel paragone!Comunque, hai gli occhi verdi, e così staresti bene. Al massimo puoi metterti sopra, aperto, questo karateji con le mezze maniche, e l’obi lo leghi basso sui fianchi”

Shaula ascoltò con attenzione la sorella: perlomeno poteva cercare di seguire i suoi consigli indirettamente, dato che la loro capacità dialogativa rasentava lo zero assoluto; immediatamente abbassò la cintura in vita, e si rese conti di come il suggerimento indiretto fosse azzeccato!

Mizar impiegò meno di un minuto per scegliere e vestirsi: a risultato finito, osservò il proprio riflesso nello specchio dell’armadio, accennando un mezzo sorriso a quella ragazza dai capelli biondi raccolti in una coda alta, che indossava dei pantaloni lunghi e aderenti, un top dello stesso colore con le rifiniture scarlatte, allacciato dietro al collo, e sopra un kimono smanicato rosso, con un sole ricamato in oro dietro, che le fasciava armoniosamente il corpo tonico ed allenato. L’unica cosa che rifiutò di cambiare furono le scarpe: i sandali di Tsunade erano troppo scomodi per camminare e lottare, e le ballerine le trovava ancora più impaccianti; molto meglio le sue All Stars, nere con delle fiamme sui lati, con il collo alto fino alla caviglia; per coprirlo infilò sopra degli scaldamuscoli rossi, ideali anche per nasconderci i foderi dei suoi sai, i pugnali a tridente(tipo qll di Elektra), le armi in assoluto che meglio sapeva maneggiare.

Tsunade entrò poco dopo nella stanza, sorridente:”Vedo che siete riuscite a trovare qualcosa da mettervi, bene!Direi che è ora di accompagnarvi in accademia, anche se arriverete un po’ in anticipo, ma io devo per forza essere in orario, avrò una sfilza di missioni da assegnare!”

“Dura la vita dell’Hokage?” chiese Shaula incuriosita.

“Troppo!E pensare che inizialmente doveva toccare a Jiraya, ma quello stupido ha rifiutato, e su chi hanno ben pensato di scaricare la patata bollente?A me!” fu la risposta scocciata della donna.

Poco dopo, in strada, le ragazze ebbero finalmente l’occasione di osservare bene il Villaggio della Foglia, benchè alle prime luci del mattino. Il giorno prima infatti non ne avevano avuto il tempo, tra il post cattura, l’interrogatorio/conversazione e diavolerie simili…una volta finito tutto, era scesa ormai la notte, e stanche com’erano, non avevano prestato più di tanta attenzione a ciò che le circondava.

Lungo quella via di modeste dimensioni, che conduceva verso il centro di Konoha, sorgevano alcuni palazzi, di forme e di altezze differenti, mentre la periferia era costituita da una serie di quartieri di case, casupole, e villette, alternate tra di loro da giardini curati così bene, forse anche per celare quella parte del villaggio diroccata e non ancora ricostruita dopo l’attacco di Orochimaru durante l’Esame per la selezione dei Chunin di due anni prima.

Il confine di Konoha era segnato al versante nord-est dalle montagne, e dalla parete rocciosa su cui erano scolpiti i volti degli Hokage, a sud e ad ovest da una sconfinata foresta che si apriva sulla vallata scavata dal fiume che attraversava il villaggio ninja.

Dopo circa dieci minuti giunsero dinanzi ad un edificio di quattro piani, massiccio ed imponente.

“ACCADEMIA NINJA DI KONOHA”

Lessero le ragazze su un grande insegna scritta con ideogrammi rossi.

Un alto cancello apriva un varco nel muro che fungeva da perimetro al giardino della scuola.

Mizar per un momento si sentì un moderno Dante, e si aspettò quasi di trovare scritto su un insegna:”lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate”.

Con crescente disappunto vide una serie di bambini, di età variabile tra i 6 e gli undici anni, che facevano un sacco di casino azzuffandosi e rincorrendosi tra loro, in attesa dell’inizio delle lezioni.

…non sopporto i bambini così piccoli…sono così pestiferi, maleducati, chiassosi e disubbidienti! Dubito che arriverò viva a sera…

Incerta salutò Tsunade, che disse loro di non preoccuparsi, che il primo giorno intimoriva un po’ tutti, ma che alla fine sarebbe stato uno spasso.

…certo,non se sei l’unica diciassettenne in mezzo ad una manica di marmocchi recalcitranti di dieci anni in meno!… pensò sconsolata la bionda, seguendo le altre due giovani verso il porticato dell’accademia.

Diversi bambini interruppero i loro giochi per osservarle; qualcuno tirò persiono la manica del genitore che lo accompagnava, indicandole col dito e bisbigliando qualcosa che non potè giungere alle loro orecchie.

…ma si può sapere che vogliono?Manco fossimo aliene!Non hanno mai visto tre ragazze?Accidenti, che Anti avesse ragione, forse i vestiti sono troppo esagerati…

“Ehi Mizar, tutto ok?”sì azzardò a chiedere Shaula.

“Uhm?Ah, sì…”

La ragazzina si stupì di non essere stata mandata a quel paese; forse un barlume di speranza c’era ancora…

“Sicura?”domandò ancora.

“T’ho detto di sì!Non sono mica alla mia prima volta a scuola!”replicò scocciata la diciassettenne.

…ok, ci ho sperato troppo presto, è irrecuperabile…

Si fermarono sotto il loggiato, vicino al portone di legno intarsiato, ancora chiuso.

Il loro silenzio fu rotto qualche momento dopo da un suono forte e vibrante: un gong.

Immediatamente i bambini, che erano aumentati costantemente negli ultimi cinque minuti, si fiondarono attraverso il portone che si era aperto lentamente.

Le ragazze entrarono per ultime, ritrovandosi in un atrioluminoso, dove due rampe di scale conducevano ai piani superiori; sotto i loro piedi scintillava un lucidissimo parquet.

“Credo sia meglio guardare in che classe dovremmo essere, e alla svelta, prima che arriviamo in ritardo e ci capita pure una punizione!” sentenziò Shaula.

La ressa dei bambini ammassati nell’atrio stava lentamente diminuendo, con grande sollievo di Mizar.

“Non li puoi proprio soffrire, vero?” le domandò Antares, che già conosceva la risposta.

“Lo sai che i miei rapporti con i bambini sono pessimi, anche perché sono dei veri irrispettosi!Te lo confesso, non ce la facevo più a stare là fuori, tutti lì a fissarci!Da un momento all’altro gli avrei urlato contro…”rispose la bionda, scrollando la testa.

“Uhuh, tu che perdi la pazienza…crollerebbe il mondo!” scherzò l’altra.

“Antares, ti stai vendicando per la storia dei vestiti?Lo sai come sono: o io, o loro; nessuna via di mezzo, se ci tengono alla vita…sarà che mi ha troppo segnato il cambio scuola Los Angeles-New York, ma ti giuro che non mi riprenderò mai!”

Scoccò un’occhiata a Shaula, come se volesse dirle “tu invece non hai avuto problemi, perché sei rimasta dov’eri, alla tua solita vita”, ma si trattenne: in fondo, lei non c’entrava niente.

“Non vorrei passare per la perfettina di turno, ma se cercassimo di capire dove dobbiamo andare, sarebbe meglio!” disse Shaula.

“E che pizza!Tsunade poteva anche dircelo!” protestò Mizar, mentre attraversavano l’atrio, dirigendosi verso una parete lignea su cui erano appese dei fogli di pergamena.

Lessero lunghi elenchi di nomi, intere classi di quelle che in futuro sarebbero state le nuove generazioni ninja della Foglia.

Finalmente, dopo avre letto un centinaio di nomi, trovarono quelli che corrispondevano: erano in ideogrammi, ok, ma lo avrebbero capito anche dal fatto che erano segnati con un inchiostro differente, aggiunte proprio all’ultimo.

“Guardate!Aula 5-F, trovata!” esclamò trionfante Shaula.

“Andiamo, che sono già spariti tutti!” le incitò Antares. Le ragazze salirono le scale: avevano ancora cinque minuti prima che iniziassero le lezioni…per trovare una classe, che ci voleva?

…ok, forse ho parlato troppo presto…

Ciascun piano si diramava in una serie di corridioi, tutti uguali!

“Ma dove cavolo è?!” sbuffò Shaula, dopo il secondo piano consecutivo in cui non trovarono nulla.

“E non piangere!Se sono quattro i piani, sarà o questo o il prossimo!” ribattè Mizar stufa delle lamentele della sorella.

“Ma manca un minuto…”mugolò la moretta, disperata.

In quel momento risuonò un secondo gong.

“Ora nemmeno quello-concretizzò la diciassettenne-E allora?Che te ne importa!Diamine, siamo nuove, potevano almeno mandare qualcuno a prenderci, oppure spiegarsi meglio!”

“1-E…1-F…2-E…2-F…Raga, il piano forse è questo!”esclamò Antares.

3-E…3-F…4-E…4-F…contò mentalmente Mizar senza leggere i cartelli sulle porte, ma contando solo le porte sui due lati del corridoio, continuando a correre.

5-E…

“5-F…Eccola!” si fermò davanti ad una porta non diversa delle altre viste precedentemente, ad eccezione del piccolo cartello appeso, immediatamente raggiunta dalle altre due.

“Cribbio, siamo in ritardo…”bisbigliò Shaula indugiando sulla porta chiusa.

“Ma hai un orologio incorporato?!” replicò Mizar esasperata, rammentando che nessuna di loro ne portava uno al polso.

“No, ma lo do per scontato!”

“Come al solito!T’ho già detto di smetterla di piagnucolare, è il primo giorno, e siamo nuove!Eppoi-la biondina tese l’orecchio per sentire meglio-non sento alcuna voce!Magari fanno come nella mia vecchia scuola, dove alcuni giorni si entrava alle 9.00 anziché alle 8.00!”

“E dateci un taglio, o volete star qui fino a pranzo!?” le rimproverò Antares.

Ci fu un attimo di silenzio, poi…

“Allora, ci muoviamo?!”

“Anti, perché non apri?”

“Scordatelo Shaula, io figure non ne faccio!”

“Mi’, siete proprio due bambine!Permesso!”

Mizar spintonò di proposito la sorella, e poggiò la mano sulla maniglia…

“Prima bussa!” bisbigliò la quindicenne, fermandole il braccio.

“Che noia che sei!”

TOC!TOC!

Diede due colpi leggeri ma ben udibili, e non sentendo alcuna risposta dopo un nanosecondo replicò:”Visto, non c’è nessuno, quindi piantala di farti problemi!”

La sua mano abbassò decisa la maniglia, aprì la porta, ed immediatamente la varcò.

Si bloccò dopo nemmeno un passo, il cuore a ventimila.

L’aula, molto somigliante ad un tipo universitario, anche se di dimensioni ridotte(a gradoni quindi, ndA), era occupata da una ventina di quelli che erano tutto fuorchè bambini, tutt’altro! Adolescenti di circa quindici-sedici anni le fissarono incuriositi; loro, di rimando, rimasero bloccate all’ingresso, imbarazzate, come delle attrici di teatro alla loro prima pièce, notando comunque l’assenza del maestro.

“Cinque minuti di ritardo” fece una voce maschile.

SBAM!

La porta si richiuse alle loro spalle con un colpo secco che le fece trasalire, e preoccupare ancora di più, quando videro che l’insegnante era proprio lì, dietro loro!

“Ci scusi…non abbiamo fatto apposta, non trovavamo l’aula” bisbigliò come scusa Shaula.

Qualcuno ridacchiò.

Mizar ebbe l’impulso di tirargli un bel pugno nello stomaco, se solo ne avesse conosciuto l’identità.

“Scusa vecchia” sentenziò l’uomo, il cui viso restava nascosto dalla penombra dell’aula.

“Non è vero!Noi siamo nuove! E se non ci crede sulla parola, può benissimo chiederlo a Tsunade-sama: siamo qui per conto suo!” Mizar pronunciò quella che a prima vista poteva essere un’esclamazione con un tono deciso e freddo. Detestava la gente che credeva di sapere tutto, quando invece non aveva capito proprio un bel niente!

“So benissimo chi siete, mi hanno avvisato già ieri; comunque, potevate chiedere a qualcuno, no?”

...perché non ne va mai bene una, mondo ladro!…-avrebbe voluto urlare Shaula-…se poi Mizar mi avesse ascoltato!…

“Non conosciamo nessuno, o per lo meno, nessuno che frequenti l’accademia, non ancora. E se proprio deve punire qualcuno, la colpa è stata mia che non ho voluto chiedere informazioni; loro non centrano niente, sono io che le ho convinte” ribattè allora Mizar, decisa, le braccia incrociate sul petto, un’aria quasi di sfida.

La sorella e l’amica la fissarono: era davvero disposta ad assumersi la colpa da sola?

L’uomo rise:”Gesto onorevole il tuo, ma ti assumeresti simili responsabilità anche in battaglia?”

La ragazza rispose con determinazione:”Sempre e ovunque, per le persone a me care”.

Non lo disse come frase fatta, per salvarsi:lo disse perché era ciò in cui credeva, e nessuno osò dubitarne della sincerità.

Il maestro camminò verso di loro, uscendo dall’angolo buio dove era rimasto finora, parlando.

“Fai buon uso di retorica, hai coraggio, e sei sfrontata a sufficienza per gestire le tue decisioni: mi era stato detto che una delle nuove arrivate aveva questo carattere. Tu devi essere Mizar del clan Koga, o mi sbaglio?”.

Il ninja si fermò esattamente davanti a lei; la biondina si ritrovò a guardare in faccia un ragazzo sulla ventina, vestito con la divisa da jonin(molti dicono che è un chunin, ma se è stato un anbu in squadra con Kakashi per me è un jonin, ndA), i capelli neri raccolti in un piccolo codino, gli occhi castani che allegri illuminavano il viso attraversato, appena sopra la punta del naso, da una cicatrice orizzontale.

“Hai, Iruka-sensei”(*si, maestro Iruka) rispose Mizar, salutandolo secondo la tradizione marziale, cioè con un lieve inchino.

L’uomo non parve sorpreso che la ragazza lo conoscesse: Tsunade e Kakashi gli avevano spiegato tutto già la sera prima, quando lo avevano informato che avrebbe avuto tre nuove allieve…speciali.

“Bene, voi altre invece siete rispettivamente Shaula Koga e Antares Iga, giusto?”

Le due annuirono, salutandolo come aveva fatto Mizar.

“Direi che possiamo iniziare la lezione, quindi prendete posto” disse il sensei, facendo un cenno verso i banchi dove erano seduti gli altri alunni.

Il trio si diresse verso le gradinate, ma fu solo quando furono vicine ai loro nuovi compagni che se ne accorsero; guardandoli di sfuggita per un brevissimo istante, non avevano fatto in tempo ad identificarli: non era una semplice classe di novizi! Erano tutti adolescenti già diplomati come genin, con tanto di coprifronte!

Mizar trasalì, quando vide che non erano rimasti tre posti vicini.

…vabbè, pazienza!Proviamo a socializzare, magari sono meglio dei miei compagni dell’High School…

Prese posto tra due ragazze, esattamente nella fila centrale; Antares fortunatamente trovò un posto appena due file davanti, nel posto destro di un banco a tre, vicino ad una ragazza con due chignon e ad un ragazzo con i capelli neri a caschetto, chino su un libro.

Shaula invece non ebbe così tanta fortuna, costretta a sedersi tra due maschi, nella fila di destra, ad altezza di quella di Mizar.

“Bene, ora che ci siamo, prendete i vostri libri, che spiego…e chi so io veda di non fare lo scemo come ai vecchi tempi, se ci tiene a non restare qui dopo le lezioni a pulire”

Una serie di risatine nervose, appartenenti a quanto pareva ad una serie non meglio identificata dei possibili casinari accese per un secondo l’atmosfera della classe, spenta immediatamente dalla voce di Iruka che iniziò a parlare.

“Oggi inizieremo la vostra preparazione per l’esame di settimana prossima!Dato che quest’anno interesserà solo i genin del nostro villaggio, non contate di cavarvela con i test mollati in bianco, tipo prova di coraggio, chiaro?Dovrete scrivere ciò che vi sarà richiesto!E non si copia!”

Un mugolio di disperazione fu stroncato sul nascere, prima che divenisse una protesta.

“Dunque, pagina 23: l’importanza della gestione come capogruppo di una missione di livello B, in una squadra di 4 elementi. Forza, prendete appunti, che poi è possibile che domani vi interroghi!”

Si udì il rumore di fogli strappati e libri aperti.

Mizar decise che era il momento di fare la sua prima conoscenza.

Si voltò decisa verso la sua compagna a sinistra, e disse:”Ciao, io sono Mizar…scusa, potresti prestarmi un foglio e mettere il libro in mezzo, se non ti scoccia?”. Miracolosamente il suo tono fu gentile e sincero; la ragazza si girò con un sorriso e la biondina per poco non cadde dalla sedia…La sua compagna di banco era…

“Non c’è problema!Io sono Sakura Haruno!”

Sorrise allegra, stringendo la mano di Mizar, che riuscì a riprendersi balbettando:”Pi-piacere!”

Che coincidenza insolita, quasi assurda, quella di ritrovarsi in banco con una delle protagoniste del manga! Aveva i capelli davvero di un bellissimo color petalo di ciliegio, fermati dal coprifronte portato come una fascia, e gli occhi verdissimi.

Ancora incredula la diciassettenne prese il foglio e la matita che Sakura le porgeva, e provò a concentrarsi sulla voce di Iruka, quando sentì una voce che la chiamava.

“Ehm…scusa…Mizar?”

Si girò a destra, verso l’altra sua compagna: una ragazza con i capelli a caschetto, nero-blu, gli occhi dalle sorprendenti iridi bianche…

“Ciao, Hinata” la salutò, senza pensarci.

La ragazza la fissò sorpresa:”Mi conosci?”

Solo allora la biondina si ricordò di ciò che aveva raccomandato loro Tsunade: non dire nulla della storia del fumetto!

“Ah, scusa, è che ti ho riconosciuto per via degli occhi!”

Hinata sorrise:”è vero, sono un po’ strani!”

Iruka diede un colpetto di tosse che richiamò l’attenzione della classe distratta, e lei fu costretta a riconcentrarsi.

Scrisse ciò che diceva, riflettendo su ciò che poteva significare, e guardando ogni tanto gli appunti di Sakura o Hinata; quando dopo circa un quarto d’ora un jonin bussò, chiedendo un attimo al sensei di uscire dalla classe per parlargli, ebbe finalmente il tempo di guardarsi intorno.

Più avanti, Antares già chiacchierava allegra con quelli che riconobbe come Tenten e Rock Lee.

…Guardala come zabetta felice!…

Trattenne un sorrisetto, sporgendosi per guardare bene invece con chi fosse capitata Shaula.

Vide, nella fila davanti, Choji, intento a mangiarsi un megapanino(^_^’’’), Kiba con il suo cagnolino Akamaru, e un ragazzo dai corti capelli neri e degli occhiali da sole, intento a rileggere gli appunti, che suppose essere Shino Aburame.

Finalmente riuscì a sporgersi a sufficienza per vedere la sorella che, imbarazzatissima, fissava il suo foglio, mentre i suoi due compagni di banco bisticciavano fra loro a voce bassa.

Li scrutò meglio: di spalle vide un ragazzo coi capelli neri lunghi, una maglietta blu larga con ricamato sulla schiena un ventaglio bianco e rosso, mentre di fronte riuscì a scorgere, quando il moro si spostò di lato, i lineamenti di un giovane biondo, con indosso una tuta arancione; gli occhi erano azzurri, indignati in quel momento, e le guance solcate da tre taglietti orizzontali per lato. Con una mano si stava pulendo il coprifronte, sporco di quella che pareva acqua.

“Riprovaci a schizzarmi, che poi so io che fine fai, maledetto!” minacciò il biondino.

L’altro sghignazzò:”E dovrei preoccuparmi di un fifone come te?!”

“Che hai detto?!Ripetilo se hai coraggio!”

Mizar ridacchiò.

Sakura la guardò:”Perché ridi?”

“Niente, pensavo a mia sorella, in mezzo a quei due casinari non riusciarà a prendere un solo appunto!”

La kunoichi la guardò interrogativa:”Sorella?”

“Ma sì, Shaula, è quella seduta laggiù!” la biondina la indicò.

“Ah, siete sorelle?Comunque, non la invidio proprio! Davvero, quello è il posto peggiore, se uno vuole seguire una lezione!” commentò Sakura, scuotendo la testa.

…ma almeno si è resa conto di chi ha seduto accanto?Per me è così scema che manco li ha visti…

Proprio in quel momento il ragazzino biondo, per ripicca, scagliò metà della sua bottiglietta d’acqua contro l’altro, solo che centrò in pieno anche la povera Shaula.

“Ops…”

“NARUTO SEI UN DEFICIENTE! BAKA NO SHO!”(*razza di idiota!)gli urlò contro Sakura, che aveva seguito tutta la scena.

Il ninja sorrise a mo’ di scusa:”E non ho fatto apposta!Piuttosto digli a sto’ scemo di non spostarsi!”

Lo scemo in questione gli assestò una quadernata in testa.

“SI!SEI GRANDE SASUKE!” gridò ancora Sakura.

Il moretto la ignorò, e si voltò verso la sua nuova compagna di banco:”Tutto ok?Naruto è il solito imbecille che non sa comportarsi civilmente…”; tacque quando vide lo sguardo della ragazza, che gli sorrise: “Non preoccuparti, è solo un po’ d’acqua”.

Aveva due meravigliosi occhi azzurri, belli come il cielo, e i capelli scuri, lunghi fino alle spalle e lucenti come la seta.

“Comunque, io sono Shaula Koga” fece la ragazzina, che doveva avere la sua stessa età tendendogli la mano.

Il ragazzo indugiò un attimo: da quanto tempo nessuno gli si rivolgeva gentilmente!Negli ultimi due anni, parecchie persone avevano iniziato a trattarlo con freddezza, quasi con paura…a parte Sakura, Naruto, e Kakashi, gli unichi che considerava degni di fiducia; ma quella ragazza era diversa dalla gente comune…provò subito simpatia per lei, e ricambiò il saluto con un sorriso sincero:”Sasuke Uchiha, lieto di conoscerti!”

Shaula lo aveva riconosciuto immediatamente, ma stando ben attenta alle parole di Tsunade, aveva atteso che fosse lui a presentarsi…

“Ehm, Sasuke, se hai finito di farle gli occhi dolci, mi presenterei!” borbottò il ragazzino biondo seduto alla sinistra di lei, evitando per un pelo un’altra quadernata.

“Scemo, ma che mira hai?”

“Fingo di non aver sentito, ma ne riparliamo fuori da scuola, fifone”. Sasuke fece schioccare le nocche della mano destra.

“Sì, si, la solita solfa…bè, Shaula, io sono Naruto Uzumaki, ninja della Foglia!Adoro il ramen, specialmente quello al miso, non sopporto Sasuke, e sai qual è il mio sogno?” disse con enfasi Naruto; la quindicenne, senza pensarci su rispose:”Diventare Hokage?”

“SI!Visto Sasuke?!è nuova eppure ha già capito che sono un grande!”

Il giovane Uchiha lo squadrò esasperato:”Oppure ha capito che sei davvero uno scemo colossale!”

Shaula rise, ma proprio in quel momento suonò il gong, e ciò che disse fu sommerso dalle urla dei govani ninja che si riversavano nei corridoi per l’intervallo.

“BANZAIII!!!SI MANGIA, EVVIVA!!!!!!!!!!”

“Naruto sta zitto, che non ho sentito niente di quello che ha detto!Scusa, potresti ripetere?” domandò Sasuke; “Ho chiesto quale esame c’è settimana prossima”disse nuovamente Shaula.

“Quello dei chunin…ma dai, non lo sapevi?”

“Veramente no…che?!Dei chunin?!”

La quindicenne scattò in piedi: che cavolo di scherzo era, Tsunade aveva appena detto che non sapevano controllare il chackra, e ora pretendeva che facessero addirittura un esame di livello intermedio?!

“ANTARES!MIZAR!!!”chiamò le altre due ragazze, ripettivamente immerse in fitte conversazioni con Lee e Tenten l’una, l’altra con Sakura e Hinata.

“Che vuoi?” urlò di rimando la bionda, sovrastando il caos di voci nell’aula.

“Venire qui no?!”

Mizar sbuffò, e attraversò le gradinate saltellando, raggiungendola.

“Allora?”

“Bè, innanzitutto ti presento Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha…”

…come se non li conoscessi già, vero?…

“Piacere, io sono Mizar Koga…”fece lei, tendendo la mano ad entrambi.

“Koga?Ma siete parenti?” fece Naruto curioso.

Mizar diede un occhiata glaciale a Shaula, poi spiegò perentoria:”Sì, lei è mia sorella minore, ha due anni in meno di me”

…Mizar, ma ti diverti così tanto a sottolineare che sei la maggiore?!…

“Uh, infatti vi assomigliate…avete gli stessi occhi” commentò Naruto.

…certo, e la somiglianza non va oltre, per fortuna…

“E tu quanti anni hai?” domandò Sasuke, che a prima vista trovò quella nuova arrivata di una glacialità mostruosa.

“Diciassette, diciotto fra dieci mesi” rispose Mizar.

“Bè, allora, che volevi dirmi?” si riconcentrò poi sul motivo la sorella l’avesse chiamata.

“L’esame che dobbiamo sostenere settimana prossima è quello per Chunin!” Shaula enfatizzò parecchio sulla fine della frase, ma la sorella non battè ciglio:”E di che ti preoccupi?Siamo nuove, ma se Tsunade ci ha iscritto in questa classe, vuol dire che ne abbiamo le capacità”

“Sì ma…”

Un occhiata tipo “non-è-il-luogo-adatto-a-parlarne” zittì la più piccola dei Koga.

“Ehilà!Di che si parla?!”

Antares fece la sua entrata, allegra e vulcanica come al solito.

“Ah, io sono Antares Iga, per chi non conosco ancora!”

Naruto, Sasuke e Sakura, arrivata con Mizar, risposero sorridendo.

“Anti, spiegheresti tu a mia sorella-pausetta eloquente-che siamo leggermente nei guai se settimana prossima c’è l’esame per chunin, e noi siamo appena arrivate?”

“Anti, diresti a Shaula che se Tsunade ha deciso così un motivo ci sarà?!” sibilò di rimando la diciassettenne.

…vuole attaccar briga come suo solito ‘sta nanerottola?…

Il trio che formava da tempo il gruppo 7 fissava la scena tra il divertito e l’incerto:alla faccia dell’amore fraterno!

“Voi due, non ricominciate, perché vi appendo al muro, tutte e due, chiaro?” le minacciò Antares, suscitando l’ilarità generale…Anti che s’arrabbiava era ancora più improbabile di vedere Mizar furiosa.

“Comunque, Shaula, affrontiamo un problema per volta, ok?”

Prima che la ragazzina potesse annuire, qualcosa si fiondò letteralmente in braccio a Sasuke.

“SASU-KUN!!!”

Mizar per un attimo credette fosse stata Sakura, ma poi la vide parlare come se niente fosse con Hinata…

“I-Ino?” mugolò il povero Uchiha, soffocato dall’abbraccio stile di una ragazza sui sedici anni, dai capelli biondastri legati in una coda, gli occhi di un blu acquoso.

“Sì!Indovinato, sono proprio io!”

Ino fissò le ragazze come per dire

Mizar guardò in alto, esasperata: ci mancava solo quell’isterica…

Si diresse al suo banco, decisa a controllare gli appunti prima che la pausa finisse, ma quando arrivò non trovò più il suo foglio…

“Cerchi questo?”

La bionda si voltò e vide che una mano le stava porgendo quelli che indubbiamente erano i suoi appunti; un ragazzo era seduto sul banco dietro al suo, e la osservava con un mezzo sorriso: aveva capelli nerissimi, lunghi e sciolti, il coprifronte che li fermava, allontanandoli dal viso, in cui brillavano degli occhi non dissimili da quelli di Hinata.

“Grazie…Neji?”

Il ragazzo della casata cadetta degli Hyuga non parve sorpreso più di tanto di essere conosciuto: in effetti, la loro abilità innata li rendeva facilmente riconoscibili…

“Esatto, Mizar…ti erano caduti per terra, mi sono permesso di leggerli, e per essere una nuova devo farti i miei complimenti, perché hai scritto nozioni che metà della classe nemmeno immagina che esistono! Per esempio, l’importanza della spartizione dei membri di un’ipotetica squadra inseguitrice…”

La ragazza ne fu lusingata:”Bè, ho cercato di documentarmi meglio che potevo, prima di venire qui in accademia…comunque, grazie!” sorrise, mentre il gong risuonava, e le lezioni riprendevano, anche con il ritorno di Iruka-sensei.

La mattinata parve volare, scorrere via veloce insieme ai fitti fogli di appunti che scorrevano veloci sotto le mani di Mizar: parte di quelle cose le aveva apprese leggendo il fumetto, forse lo avrebbe potuto considerare un piccolo vantaggio, per lo meno nell’eame teorico…perché per il pratico dovette ammettere che Shaula non aveva tutti i torti a ritenerle in una situazione complicata!

A mezzogiorno preciso, o per lo meno così suppose, anche a giudicare dal borbottio di protesta del suo stomaco, l’ultimo gong risuonò secco, segnando la fine delle lezioni mattutine. In realtà, come le aveva detto Sakura, i pomeriggi erano dedicati agli allenamenti o alle missioni.

Antares, Mizar e Shaula erano davanti all’uscita di scuola, indecise sul da farsi: innanzitutto andare a mangiare, e poi? Come avrebbero fatto ad allenarsi da sole? Già Shaula vedeva sé stessa cercare di camminare su un albero con l’uso del chackra, e anziché riuscire a salirci, schiantarsi dritta dritta contro il tronco!

…che vergogna…

“Allora che si fa?” chiese per la millesima volta Antares, sbuffando affamata.

“E non lo so!Come stamattina… qualcuno che ci aiuti, no?!”replicò Mizar.

“Ah, siete ancora qui?”

La voce di Sakura alle loro spalle le richiamò.

“Bè, sì…in realtà, non sappiamo dove andare a mangiare…” fece Shaula.

La kunoichi rise:”E venite con noi allora!Tanto abbiamo l’allenamento all’una, ma sicuramente prima delle due non cominciamo!E per chi è nuovo, è impossibile non pranzare almeno una volta all’Ichiraku!”

“SAKURA TI MUOVI?!”

La voce di Naruto attraversò il cortile dell’accademia, portando con sé una chiara nota d’impazienza.

“ARRIVO, NON ROMPERE!Venite anche voi?” chiese poi al trio.

“Certamente!” risposero all’unisono, incamminandosi verso Sasuke e Naruto, che le aspettavano già oltre il cancello, l’ultimo dei quali saltellante per la gioia ormai quotidiana di andare a mangiare ramen.

Mizar si guardò un attimo alle spalle: per essere un avventura iniziata in maniera rocambolesca, ora non stavo andando poi così tanto male…

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** 10*: KIHON ***


Devil's Heart 1

 

Capitolo 10:Kihon

Rieccomi!Allora, prima di lasciarvi all'ultimo capitolo per oggi, ancora 10000000000000 grazie a tutti i lettori!

Merci! Thanks! Danke! Obligado! Gracias! Efkaristò! Arigato!...non conosco altre lingue...

?>Hai finito con le smancerie?

Miz> Ancora tu?!

?>Prego, pretendo che tu mi dia del lei, autrice!

Miz> due parole: aiganamisu malaka!

E questo è greco, perché in me scorre per metà qst sangue, e per educazione non traduco!

?> Ma che sboccata…allora, dov’è il tuo amore?Parlo di qll sfigato che gira con i capelli tipo ‘na femmina…

Deidara> Che, cerchi rogne?Almeno IO la mia missione l’ho portata a termine!Tu nemmeno qll!

Miz> Dai tesorino, non arrabbiarti, che tu sei sempre bello col sorriso, a differenza di qualcun altro che non sorride mai, anche se è un figo paura…

Deidara> è il fascino del bello e dannato…poi il bello lo vedete solo voi, fan di qst psicolabile, cmq…

?>…vuoi morire? Guarda che uno più uno meno sul mio conto, ormai non fa differenza…

Miz> Sparite!Devo scrivere sto capitolo! No tu no, Dei-kun, resta pure…

Deidara> Davvero???

Miz> Ehi, non farti strane idee, ho detto che scrivo, mica altro!(non pensiamo male!)

Deidara>sob!

NB:Il titolo, Kihon, deriva dal giapponese, e vuol dire “fondamentale”; nel karate cn esso sono intese tutte le tecniche di base di combattimento, eseguite sotto forma di studio. Leggendo, capirete il perché di qst scelta…

 

 

 

…Che strana situazione! Io che esco a pranzo in compagnia di altre persone!Era una cose che non succedeva da…bè, da un bel po’!…

Mizar si accomodò meglio sull’alto sgabello, accavallando le gambe e poggiando i gomiti sul bancone lustro dell’Ichiraku.

Su consiglio di Naruto, che da quanto sapeva era il cliente numero uno del ristorante, aveva ordinato una porzione di ramen al miso, seguita a ruota da Shaula e Antares; Sakura aveva indugiato un attimo, combattuta tra l’idea di rispettare la dieta consigliatale da Tsunade, che l’aveva allenata negli ultimi due anni, e quella di concedersi un buon pasto, per una volta. Alla fine optò per del ramen contornato da verdure. Sasuke fu il più strano: senza nemmeno guardare la lunga lista del menù, borbottò al cuoco un sommesso:”Scelga lei, per me non c’è differenza…”.

Ora che ci faceva caso, non era forse davvero curioso che il giovane Uchiha prestasse più attenzione alla più piccola dei Koga, seduta alla sua destra, che non al suo pranzo?

L’attenzione di Mizar fu distolta da Antares che improvvisamente chiese:”Ma come facciamo a prepararci per l’esame se nemmeno sappiamo usare il chackra?”

Naruto parve davvero incuriosito, e smise di avventarsi sul suo ramen.

“Dabbero dod sabete cobe imbastare il ciakrra?” chiese con la bocca piena, ricevendo un pugno ben assestato di Sakura in piena testa.

“Baka!Non si parla con la bocca piena, davanti a delle ragazze per giunta!”

Antares ridacchiò: quella ragazza per certi versi le rammentava Mizar, quattro anni prima, quando ancora non aveva assunto quell’aria glaciale ed imperscrutabile di cui ora quasi andava fiera.

“Ma se non conoscete l’uso del chackra, allora come mai siete nella nostra classe?” s’intromise Sasuke, fissandole una ad una.

“Bè…” Shaula s’interruppe immediatamente: come spiegare tutto, senza menzionare i fatti accaduti?

“E poi, perché non portate i coprifronte?Anche se appartenete ad un altro villaggio, dovreste avercelo…” continuò il ragazzo moro.

…Diamine se è curioso!E ora che ci inventiamo?Mannaggia ad Antares e alla sua boccaccia larga!…

Fortuna volle che proprio in quel momento Sakura esclamasse loro:”Raga, siamo in ritardo! La lezione inizia tra dieci minuti, e il posto è dall’altro capo del villaggio!Vi immaginate quanto ci sfotterebbe il sensei, se fossimo noi a tardare?!Non lo potrei mai sopportare!”

Il gruppetto s’incamminò a passo lesto verso un luogo che immediatamente il trio di ragazze riconobbe: il posto di allenamento del gruppo sette, esattamente davanti alla lapide dove erano incisi i nomi dei ninja caduti per difendere Konoha; e proprio lì videro un alto ninja, dai capelli argentei, che li stava attendendo leggendo un libro(che libro sarà mai??).

“Kakashi-sensei!” esclamò Naruto.

Sakura si coprì la faccia con le mani:”Non è possibile, in tre anni che lo conosco non è mai arrivato puntuale, addirittura oggi è in anticipo!” bisbigliò, facendo ridere Shaula.

“Siete arrivati, alla buon’ora” disse loro perentorio il jonin, quando gli furono davanti.

“Ma se abbiamo tardato due minuti!Tu di solito arrivi dopo ore!” replicò Naruto, imbronciato.

Sasuke annuì con un cenno della testa.

“è stata colpa nostra, abbiamo chiesto a loro di aiutarci, altrimenti ci saremmo perse ancora…Scusa se ti abbiamo fatto iniziare in ritardo la lezione”.

Lo sguardo smeraldino di Antares incrociò quello di Kakashi, che parve accorgersi solo ora della presenza delle nuove arrivate. La ragazza sorrise, e altrettanto fece il jonin sotto la maschera che gli copriva la bocca; “Vedo che ci siete anche voi, e questa è una bella sorpresa: è stato Iruka a dirvi di aggregarvi al gruppo 7?” chiese Kakashi, rivolgendosi direttemente ad Antares, che d’un tratto si sentì sopraffarre da quello sguardo intenso che la osservava.

Mizar la salvò in corner da quella momentanea perdita di loquacità:”No, vedete, sensei, nessuno ci ha detto niente, ma avendo appena appreso che settimana prossima dovremo sostenere l’esame per chunin, e tenendo conto che nessuna di noi tre sa utilizzare il chackra…abbiamo pensato di chiedere aiuto a lei”.

La biondina lo disse tutto d’un fiato, stando ben attenta a non dire più di quanto non fosse necessario, le parole di Tsunade impresse nella mente: Kakashi sapeva, e avrebbe capito.

“Per me non c’è problema, nell’avere tre o sei sottoposti, tuttavia, sappiate che dovrete impegnarvi molto, anche perché il tempo a disposizione non è tanto”

Le tre ragazze annuirono in silenzio.

“Yuppè, avremo delle nuove compagne!” esclamò Naruto, saltellando intorno a Mizar, che gli scoccò un’occhiata del tipo abbracciami-e-sei-morto.

“E qui finisce il dominio maschilista: finalmente qualche ragazza con cui allenarmi!” bisbigliò Sakura a Shaula.

Sasuke si limitò a fare spallucce: non gli cambiava nulla, tra l’avere due o cinque compagni…anche se doveva ammettere che la più piccola dei Koga gli era stata simpatica dal primo istante che l’aveva vista, a differenza della maggiore, che con quello sguardo glaciale gli rammentava troppo qualcuno che avrebbe preferito non ricordare…

“Che pensi di fare?”

La voce di Antares lo riscosse, anche perché si sorprese dal sentire il tono confidenziale con cui si rivolgeva a Kakashi: loro gli avevano sempre parlato con la formula di cortesia, e quella ragazza invece, appena arrivata e già lo trattava come uno dei suoi amici più cari!

Ancora più sorprendente, il sensei rispose come se niente fosse!

“Credo che per oggi faremo un bel ripasso dei fondamentali ninja…anche perché pure loro tre ne hanno bisogno!”

Naruto protestò:”Che barba!”, ed in risposta Kakashi lo fulminò con un’occhiata storta:”Benissimo, visto che tu lo trovi noioso, per favore spiega alle tue compagne, e anche a me che non lo ricordo tanto bene, come funziona il sistema circolatorio del chackra e come lo si attiva”.

Silenzio tombale.

Il jonin guardò il cielo, esasperato: nonostante quel ragazzino fosse dotato di un chackra immenso, e col tempo avesse imparato a sfruttarlo al meglio, grazie a Jiraya, restava comunque uno sfaticato ed uno zuccone. Era impensabile che avesse addirittura appreso il rasengan, la tecnica ideata da Arashi Kazama, il 4’ hokage.

“Ma che ignorante che sei! Sensei, posso dirlo io?” fece Sakura, spintonando via il biondino.

“Procedi pure, Sakura”

La ragazza inspirò, poi ripetè, parola per parola, ciò che aveva appreso tre anni prima all’accademia ninja:”Il chackra è l’energia vitale che scorre nel nostro corpo, e che contraddistingue il singolo ninja: solo essi infatti, dopo durissimi allenamenti, apprendono come controllarlo e come sfruttarlo al meglio in combattimento. Il chackra viene impastato mediante la combinazione di diverse posizioni delle mani e…”

“E quella finale di esse determina il tipo di tecnica applicata, come ad esempio, quella della tigre contraddistingue la maggior parte dei katon, o tecniche di fuoco” l’interruppe Mizar, precedendola; quindi scoccò un’occhiata a Kakashi:”Sensei, scusate la mia insistenza, mi preme dirvi che di teoria abbiamo buone conoscenze…è la pratica che rasenza lo zero”

“Sai cos’è il chackra ma non lo sai usare?E che kunoichi saresti?” la sbeffeggiò Sasuke, che proprio non la poteva soffrire: quanto assomigliava a lui!Perfettina, con una tendenza ad essere precisa in tutto…che nervi!

“Ehi, modera le parole, chiaro?” ribattè Mizar.

“Sennò che fai, mi picchi?Sai che paura!” continuò l’Uchiha.

La biondina strinse il pugno destro, facendo schioccare le nocche: quant’era stupido quel mocciosetto, persino peggio di sua sorella!

…meglio lasciar correre, perché poi finisce che come al solito passo io per l’attaccabrighe…

“Fingo di non aver sentito, anche perché prego solo che venga il momento in cui tu debba affrontarmi, Sasuke” sibilò la diciassettenne, ignorando lo sguardo di rimprovero di Shaula.

Kakashi ignorò l’acceso scambio d’opinioni.

“Dici bene, Mizar, anche Tsunade me lo ha detto, ma il controllo del chackra è fondamentale, e conoscerne a fondo il suo significato è cosa che pochissimi ninja sono in grado di fare” rifilò un’occhiataccia a Naruto che smise di sorridere compiaciuto; stessa cosa fece con Sasuke, aggiungendo:”Mi dispiace, ma nessuno di voi due soddisfa le caratteristiche necessari per entrare in quello stereotipo di shinobi. L’unica che sa controllare bene il chackra è Sakura, perché è l’unica che non lo spreca tutto nel primo colpo!”

I due maschi chinarono la testa, rossi per l’umiliazione.

Alcune spiegazioni dopo, Kakashi chiese loro di dividesi in coppie e radunarsi intorno ai tre pali di legno conficcati nel terreno, due per ciascuno.

Mizar alzò gli occhi al cielo quando si ritrovò Naruto come patner.

“Ora che abbiamo chiarito alcuni concetti, direi di iniziare con la pratica, come suggerivi tu…-Kakashi fece un cenno alla biondina- Per cominciare a scaldarci, voglio che a turno, ciascuno di voi salga in cima al tronco e ci resti in verticale su una mano; ma attenti!Per quanto possa parervi banale quest’esercizio, v’assicuro che non lo sarà affatto: il compagno a terra infatti calcerà continuamente il paletto, cercando di farvi perdere l’equilibrio”

“Ma è impossibile…” mormorò Antares; il jonin la udì:”Qui entra in gioco il controllo del chackra: dovrete farlo fluire nella mano che dovrà sostenere il vostro peso: esso vi consentirà di avere una presa salda, ma solo se impiegato nella giusta quantità”

“In che senso?” domandò Shaula, ancora con il concetto poco chiaro.

“Semplicemente, se ne impiegherete troppo, vi autorespingerete, mentre se ne impiegherete troppo poco, beh, dovrete vedervela con questo bel terreno duro, perché il vostro compagno, qualsiasi problema abbiate, non dovrà smettere di colpire il palo con i calci”.

Detto ciò, Kakashi diede l’ordine ai primi tre di salire: Antares, Sasuke e Naruto; sotto di loro, attendevano il via per il calci Sakura, Shaula e Mizar.

“Dovrete resistere tre minuti: se cadrete, avrete un supplemento di cinquanta flessioni”

…fantastico, così poi non mi tirò più nemmeno su…

pensò sconsolata Antares, fissando Naruto e Sasuke, già in perfetta verticale su una mano sola.

…come accidenti faccio, ok che sono abbastanza snodata, ma non ho nemmeno un po’ di spazio per darmi lo slancio…

“Qualche problema?” le chiese Kakashi di sorpresa, e per poco lei non cadde sul serio, anche standosene in piedi.

“N-no…ma figurati…” balbettò lei.

…e ora che faccio?Vabbè, proviamoci, al massimo mi ammazzo…

Spiccò un salto verso l’alto, compiendo un piccolo salto mortale in avanti, riuscendo a poggiare appena in tempo le mani sul bordo circolare del tronco.

…appena dà il via, stacco la mano destra…

“Pronti?I tre minuti cominciano da…ora!” esclamò Kakashi.

Antares alzò lentamente il braccio destro, spostandolo verso l’esterno. Immediatamente avvertì un tremito, quasi una scossa, attraversarle l’avambraccio, su fino al tricipite contratto. Sforzandosi di tenere unite e dritte le gambe, spostò il baricentro verso destra, cercando di riassestarsi…

SBAM!

Il palo sussultò sotto la sua mano.

…o cavolo, me l’ero scordata!…

Ad un cenno di Kakashi, i tre ragazzi rimasti a terra avevano iniziato la seconda parte dell’esercizio; e a giudicare dalla violenza con cui Sakura aveva magistralmente calciato, si rese conto che non sarebbe durata a lungo.

…aiuto, ma ora che faccio???…

SBAM!

…Come si controlla sto dannato chakra?!…

SBAM!

…Devo resistere!Ma quanto sarà passato?!…

Guardò di sfuggita Sasuke e Naruto: erano lì, freschi come due rose, e addirittura riuscivano a guardarsi con aria di sfida, e a bisbigliarsi insulti e minacce come se niente fosse!

“Ehi cretinetto, sei sicura di farcela?”

“Sta zitto, scemo!Non mi farò battere da te, Sasuke!”

“Uhuh, come siamo permalosi, Naruto…”

SBAM!

…Ma come accidenti fanno!Pensa!Il chackra è un energia presente nel mio corpo…ma come si attiva?Come la sento??…Oh no, non ce la faccio più…no, no sto perdendo l’equilibrio…

SBADABAM!!

“WAAAAH!!!!!!!!!!”

Antares riaprì gli occhi, sorpresa di essere ancora tutta intera…e allora comprese il perché non avesse alcun graffio: era finita dritta dritta tra le braccia di Kakashi!

“Ehi, ci sei ancora?”

La voce del jonin era gentile; lei arrossì come un peperone, soprattutto perché il ninja non si decideva a metterla giù, anzi la sorreggeva come se niente fosse, come una neonata.

“Antares?” insistette Kakashi.

“Eh?Sì…io…io sto bene…credo…” balbettò la rossa, evitando l’occhiata del giovane sensei, che finalmente la posò a terra, aiutandola a rimettersi in piedi.

“Hai resistito due minuti circa…ma non hai mai impiegato il chakra” disse lo shinobi, assumendo quindi un tono pratico, molto più consono ad un maestro.

“Ecco io…non ho capito bene…il discorso dell’attivazione del chakra”

…e preferirei che tu non mi guardassi così, o finirò per non riuscire più a parlare!…

Kakashi scosse la testa:”Dev’esserci anche una buona dose di concentrazione, te l’ho detto anche prima!L’abilità di impastare il chakra dipende sia dall’energia corporea che da quella psichica, e tu stavi pensando a tutto, meno a ciò che avresti dovuto fare!”

“Ma non è vero!Io…”

“Salite voi altri, non ho intenzione di buttar via tutto il pomeriggio” tagliò corto il jonin; Antares abbassò lo sguardo, depressa: in pratica le era appena stato detto che era un’incompetente. Sconsolata, si posizionò sotto il palo sopra cui era appena salita Sakura; poco dopo, Mizar e Shaula la raggiunsero sui rispettivi tronchi. Al via di Kakashi, eseguirono tre verticali precise, staccando in men che non si dica una delle due mani.

SBAM!

Le prime tre serie di calci colpirono all’unisono i bersagli, ma le ragazze neanche si mossero.

Il copia-ninja le osservò con attenzione: Sakura Haruno stava concentrando con infinita precisione il chakra nel palmo della sua mano destra, posato sul palo: quell’esercizio risultava semplicissimo, per una come lei, dotata di un eccezionale controllo di quell’energia; forse grazie anche all’allenamento a cui l’aveva sottoposta Tsunade, ma la giovane aveva compiuto passi da gigante negli ultimi due anni.

Mizar se la stava cavando egregiamente, e sinceramente si stupì della forza della ragazza, dato che si stava reggendo in quella posizione difficile con la semplice forza muscolare:infatti il jonin non avvertiva la benchè minima attivazione di chakra.

Il suo sguardo si posò per ultimo su Shaula: delle tre, era sicuramente quella più in difficoltà, dato che, al pari della sorella, si reggeva unicamente grazie alla forza dei suoi muscoli.

…non metterei mai in dubbio il fatto che, da qualsiasi epoca o luogo provengano, abbiano già praticato arti marziali, tuttavia è davvero strano che non riescano a combinare le loro buone abilità corporee con quelle psichiche…è arduo credere che queste due ragazzine siano le eredi di un clan geniale come quello dei Koga…

 

SBAM!

Ancora una volta il tronco tremò sotto di lei; certo che Sasuke non si stava risparmiando, nel tirare quei calci…se almeno il giovane Uchiha si fosse ricordato che l’obbiettivo non era far spiattellare il compagno in equilibrio per terra!

Shaula vide una gocciolina di sudore scenderle giù, dalla tempia, lungo la guancia destra, giù, per poi scivolarle via dal viso teso per lo sforzo.

…quanto sarà passato?Un minuto, forse…

Inclinando leggermente la testa, fissò Mizar. Era mai possibile che non esprimesse nemmeno un segno di stanchezza? Gli occhi chiusi, il viso rilassato, che tuttavia lasciava trasparire la concentrazione assoluta.

…Niente, non è nemmeno un po’ accaldata…

“Shaula invece di fissarmi con quell’aria ebete cerca di concentrarti!” la rimproverò Mizar, con tono saccente.

“E chi ti guarda!E poi, stavolta sarò io ad essere migliore di te!” replicò la sorellina, acida.

“Tze, aspetta e spera…forse in un’altra vita…”

Shaula avvampò.

“Giuro che questa me la paghi!”le gridò, ferita nell’orgoglio, soprattutto perché sua sorella s’era permessa di sfotterla davanti ad altre persone…

“Adesso basta, concentratevi sull’esercizio!” le riprese duramente Kakashi, ma oramai il danno era fatto: innervosita com’era, la quindicenne si distrasse, condinuando ad abboccare alle provocazioni di Mizar.

“Di’ un po’, ma in questi quattro anni che hai fatto, danza classica? Guardati, non ti reggi nemmeno sulle braccia!”

“Sta’ zitta, sta’ zitta, sta’ zitta!”

“Uh, come siamo suscettibili…sembri proprio papà…ti hanno mai detto che gli assomigli sorprendentemente?Siete tutti e due di un permaloso!” la biondina ci aveva preso gusto: erano anni che sognava di dire tutto quello che era stata costretta a tenersi dentro per tanto tempo; per colpa di quella dannata famiglia che si ritrovava, la sua giovane vita era stata rovinata; per colpa dei suoi genitori…per colpa di Shaula…

“SMETTILAAAA…AAH!”

La ragazza si agitò troppo, e perse l’equilibrio. Forse per prontezza di riflessi, forse per casualità, fu salvata in extremis da Sasuke, che la prese appena in tempo per evitarle di atterrare di schiena sul terreno aspro.

“Tutto a posto?” le chiese il bel moretto, posandola a terra.

“Sì, direi di si…ehi, grazie!Se non ci fossi stato tu, mi sarei ammazzata…” lo ringraziò lei, sorridendogli; il giovane Uchiha rimase incantato da quello sguardo allegro e dolce: per quanto quegli occhi fossero gli stessi della sorella, per quanto esse avessero lo stesso sangue, non avevano nulla di quella glacialità fredda e devastante che caratterizzavano quelli di Mizar.

…Ma si sa, non è detto che essere fratelli significhi essere identici in tutto e per tutto; per quanto ci si assomigli, anche negli occhi, gli animi possono essere esattamente agli antipodi…tsk, mi sembra di sentire una lezione che ormai conosco a memoria…

Sasuke fu distratto dalla voce di Kakashi, che contò gli ultimi dieci secondi a voce alta, segnando la fine dell’esercizio con un fischio.

Sakura e Mizar scesero dai tronchi con un salto, e attesero il giudizio del maestro, non prima di aver sussurrato nell’orecchio a Shaula:”Complimenti, bella figura, sorellina”. Kakashi lo udì, ma decise di lasciar correre: voleva evitare d’immischiarsi nell’ennesima questione di rivalità fraterna; quindi si riconcentrò su Sakura e Mizar, che lo fissavano impazienti.

Dal canto suo il jonin non aveva niente da osservare alla kunoichi: era l’altra ragazza il problema.

“Mizar, hai fatto un’ottimo esercizio, ma…non hai impastato la benchè minima quantità di chakra…certo, hai dimostrato d’avere una capacità muscolare sorprendente per la tua età, ma…”

La ragazza socchiuse gli occhi:”Scusa sensei, ma come faccio ad applicare qualcosa, se nemmeno so di preciso di cosa si tratta!”

Allora era quello il problema! Bè, in effetti avrebbe dovuto prevederlo: tre “ninja” del futuro, abituate a combattere, per giunta solo come sport, non potevano certo sviluppare il controllo del chakra così, di punto in bianco…

O meglio, non quando erano convinte di allenarsi in completa sicurezza…

“Dici che non hai capito…eppure mi sembra che di teoria tu ne conosca fin troppa. Te lo dico io, come imparerai a impastare il chakra: da questo momento, entriamo nella seconda fase di allenamento di oggi” disse il jonin, tra gli “eh?” di sorpresa generali.

Normalmente, gli allenamenti di Kakashi avevano un’unica fase, per lo meno negli ultimi tempi: il maestro stabiliva su quale tema avrebbe vertito la preparazione, dopodichè ci si concentrava su quell’esercizio.

…ci voleva l’arrivo di queste qui, per sconvolgere tutto!…

pensò Naruto, scuotendo la testa.

…per lo meno, forse la cosa si renderà più interessante delle solite lezioni tediose…

sembrò fargli eco con il pensiero Sasuke, incrociando le braccia.

Mizar parve non capire: che cosa intendeva il jonin?

“Mi sembri confusa- parve leggerle nel pensiero Kakashi-Ho semplicemente deciso di variare un pochettino il percorso di questa lezione. Mi è stato riferito che il kumite è il tuo forte, e che hai buona tecnica nelle arti marziali”

La bionda sorrise:”T’hanno detto il vero”

“Non aspettavo altro che questo…Allora, cominciamo.

Mizar, tatakae watashi ni tashite!” (*combatti contro di me!)

“CHE COSA???”

Naruto non credeva alle proprie orecchie, tantomeno gli altri due suoi compagni.

Figurarsi!Il sensei non aveva mai chiesto loro di combattere contro di lui, se non tutti e tre contemporaneamente, e ora sfidava quella nuova arrivata che nemmeno sapeva usare il chakra!

“Kakashi-sensei, ma non puoi…”

“Naruto, so quello che faccio, e voglio verificare le potenzialità di questa ragazza”

“A me non pare una buona idea, non può tenerti testa nemmeno due secondi, e lo sai…”

“Sasuke, quando sarai diventato jonin e avrai sufficiente esperienza, allora accetterò le tue contraddizioni, ma per il momento comportati da genin quale sei, e lascia prendere le decisioni a me” lo zittì secco Kakashi. Il giovane Uchiha si rabbuiò per quel rimprovero, anche perché, forse involontariamente, forse no, il maestro gli aveva appena rammentato che a quindici anni compiuti lui era ancora al semplice grado di genin…è vero, poteva vantare di aver compiuto missioni di livello B e addirittura A, ma sai che soddisfazione, non vedere le proprie capacità riconosciute…anche se in realtà c’era stata la spinosa questione di Orochimaru, e lui ne era uscito vivo per miracolo.

…però ho finito l’accademia da tre anni, e l’essere ancora un misero genin mi fa imbestialire! Se poi non venissi costantemente accostato a lui, che era considerato il ninja più geniale di Konoha!…

Per un istante lo Sharingan dardeggiò negli occhi di Sasuke.

Kakashi sospirò.

…tale e quale a suo fratello…

“Bene Mizar, direi che non ti debba spiegare niente, semplicemente perché non ci sono regole…ovviamente se puoi evita di ammazzarmi sai…”

La biondina fece un sorrisetto di scherno: il sensei si divertiva a sfotterla?Allora sarebbe stato ancora più divertente riuscire a metterlo in difficoltà nel combattimento.

“Io sono pronta; e tu, maestro Kakashi?”

“Lo sono”

Il jonin sfilò il suo solito libro, e sul dorso della copertina Mizar lesse chiaramente “La violenza della pomiciata”.

Evitando di fare commenti sulla stupidità che contraddistingueva ogni esponente del sesso maschile, si schioccò le nocche, mettendosi in posizione di guardia.

“Quando vuoi, sensei” disse, fissando il ninja.

“Benissimo, allora… A JIMÉ!”

Appena udì il via, la ragazza iniziò a saltellare sul posto, in guardia alta(lo so che non ci capite niente, sto descrivendo x Mizar un abituale incontro di Kumite nel Karate…ndA).

Doveva concentrarsi, doveva dimenticarsi che lì, appoggiati ai tronchi c’erano Naruto, Sakura e Sasuke, la sua amica Antares e quella stupida di sua sorella…perché dinanzi a loro non poteva apparire inferiore, era il suo orgoglio personale che glielo imponeva. Non le importava di avere davanti prima di tutto un ragazzo più grande e più alto di lei e, in secondo luogo, un jonin di Konoha; non doveva pensarci, sarebbe stato ammettere la sconfitta in partenza. C’erano solo lei e il suo avversario.

E se in questo caso il suo rivale non la prendeva sul serio, mettendosi a leggere uno stupido libro, tanto peggio per lui!

Mizar scattò in avanti, serrando un forte pugno al viso di Kakashi, che lo schivò con facilità; prontamente la ragazza sollevò la gamba sinistra per eseguire un calcio circolare(mawashi geri), ma il jonin lo parò, afferrandole la caviglia.

…vuoi giocare?E allora, para questo!…

Mizar si diede una spinta con la gamba destra, posata a terra, e saltò; stavolta andò a segno, con quel calcio volante da una posizione insolita, e il ninja non riuscì a parare, avendo una mano occupata a tenere la gamba sinistra della ragazza e l’altra a sorreggere il libro. Il colpo gli fece perdere la presa, e Mizar balzò a terra, recuperando distanza con due salti all’indietro.

…è brava, lo devo riconoscere; e se controllasse il chakra, dubito che riuscirei a sconfiggerla; ma è troppo impulsiva, e la sua guardia non è imbattibile…

“Bene, direi che il riscaldamento è finito. Ora si fa sul serio” disse Kakashi, riponendo con cura il libro in una tasca del giubbotto della divisa da jonin, e alzando il coprifronte in posizione normale, scoprendo l’occhio sinistro, solcato da una cicatrice verticale e acceso dallo sharingan.

“Non mi prendi più tanto alla leggera, neh?” replicò la ragazza, sorridendo.

“No, anche perché sennò mi ammazzi…ma non essere troppo sicura di te”

“Tu dici?Decidiamolo in combattimento!” esclamò la diciassettenne, attaccando nuovamente per prima.

Stavolta fu diverso, e se ne accorse. Kakashi aveva una velocità sorprendente e, forte dello Sharingan, l’anticipava di netto ogni volta, costringendola a chiudersi in difesa.

Lei gli lanciò contro tre shuriken, per farlo indietreggiare, anche perché sapeva benissimo che quelle armi con Kakashi non avevano effetto; il suo era stato solo un diversivo per recuperare terreno ed esaminare la situazione.

"Bella trovata, ma io non abbocco a trucchetti simili! Taiju kage bushin no jutsu!”(*Tecnica superiore della moltiplicazione del corpo!)esclamò lo shinobi, muovendo le mani così velocemente che Mizar non vide niente.

Immediamtamente si ritrovò circondata da due copie di Kakashi più l’originale.

…bel casino…

La copia alla sua destra sfoderò un kunai, e lei ebbe appena il tempo di abbassarsi per schivare la staffilata, che quella alla sua sinistra le assestò un calcio laterale dritto nella coscia; il ginocchio ebbe un attimo di cedimento, ma lei s’impose di non sentire il male che le si propagava lungo la gamba; perché l’originale non aveva ancora fatto la sua mossa, ne era convinta. Un movimento alle spalle, e Mizar si slanciò in avanti, atterrando con una capovolta ed estraendo quelli che parevano due lunghi pugnali a tridente.

“Tua sorella sa maneggiare i sai?” domandò sottovoce Sasuke a Shaula, osservando la scena con attenzione; la ragazzina gli rispose con una punta d’amarezza:”Se li sa usare?Quando praticavamo ninjutsu ancora insieme, mi ricordo che una volta disarmò il nostro sensei con sole tre mosse, quando lui teneva in mano una katana ben più pericolosa di quei pugnali…l’allieva più geniale del dojo, ecco come la chiamavano; quella che a dodici anni gareggiava come chunin contro i jonin seniores: non l’ho mai vista non riuscire a tenere testa a qualcuno”.

Sasuke non parve sorpreso: come conosceva bene quella situazione.

“Hai detto che non vi allenate più insieme, perché?” chiese il ragazzo, ripensando alle parole della coetanea.

“Perché non viviamo più insieme, lei sta dall’altro capo del paese…i miei genitori sono divorziati, e lei vive con papà a New York…capirai, scuole prestigiose, vestiti nuovi…lei è sempre stata la cocca di papà, la sua preferita, quella da prendere come esempio, il mio…aspetta, com’è che diceva? Ah sì, il mio ‘ostacolo da superare’…la pecora nera della famiglia ero io…”

Antares s’intromise tossicchiando:”Di’ un po’, non è che ora ne fai del vittimismo?Sai bene che Mizar e tuo padre non vanno d’accordo…e poi non è vero, i tuoi genitori ti stimano, e anche tua sorella, anche se non lo vuole ammettere”

“Ha un bel modo per dimostrarlo!” replicò secca Shaula.

“A quanto ne so…i fratelli maggiori…hanno tutti questo…atteggiamento…verso i fratelli più piccoli…”disse Sasuke, quasi sussurrandolo, cercando di farla passare come una frase buttata lì.

Forse un’altra persona avrebbe abboccato, ma non la giovane Koga, che avendo letto i manga di quel mondo dove ora si trovava, conosceva in parte i segreti del passato di Sasuke.

Senza pensarci disse:”Parli di tuo fratello?”

Antares si mise una mano sugli occhi.

…brava deficiente, per fortuna non dovevamo dire niente!!…

Il giovane Uchiha fissò Shaula, un’espressione incredula in viso; anche Naruto e Sakura, che conoscevano finalmente i segreti del passato dell’amico, erano stupiti.

“Che hai detto?”

E allora Shaula decise che era il momento di parlare, anche perché prima o poi lo avrebbero scoperto: odiava le menzogne, e da subito era stata contraria al piano di Tsunade. Al diavolo Mizar e le sue regole.

“Allora?!” la voce di Sasuke era impaziente, e con un gesto brusco afferrò il polso della ragazza.

“Ahi! Mi fai male!”

“Scusa…”

Shaula guardò Antares, che di rimando le disse:”Se proprio devi parlare, fallo tu, visto che il casino l’hai combinato te!”

La ragazzina sospirò, e raccontò tutto: man mano che andava avanti, i fatti che fino a poco prima aveva ritenuto quasi da fantascienza, le venivano più credibili, anche per lei stessa.

Pensava di dover parlare per ore, che i ragazzi non avrebbero capito, invece le ci vollero solo pochi minuti. Quando finì, Sasuke la fissò negli occhi, il suo sguardo profondo e oscuro che si specchiava in quei laghi cristallini:”Venite da un’altra epoca, e siete le discendenti dei clan Iga e Koga?”. La ragazzina annuì:”Lo so che è difficile da credere, ma…è la verità: anch’io faccio fatica ad accettarla, ma devo rassegnarmi”

Naruto scosse la testa:”Non devi giustificarti, fatti insoliti sono ormai il nostro pane quotidiano…certo che però è strano, noi che nel nostro mondo siamo vivi, nel vostro siamo un fumetto…e mamma che casino!AUCH!”

Sakura gli aveva assestato un pugno in testa:”Zitto zuccone, o fonderai quel poco di cervello che ti rimane!”

Tutti ridacchiarono, poi il giovane Uchiha disse:”Quindi sapete tutto ciò che è accaduto…fino a due anni fa…”

…sai anche del mio tradimento, Shaula?Sai che stavo per seguire Orochimaru, e che solo grazie ai miei amici mi sono salvato?Loro, che hanno lottato fin quasi alla morte per un reietto come me?…

“Si, ma se ho inteso che vuoi dire, non pensarci: io non sono nessuno per esprimere giudizi” lo anticipò Shaula, quasi gli avesse letto nel pensiero.

…no Sasuke, io non sono nessuno per poterti giudicare; tu, più di tutti noi, rechi un grande fardello nel cuore. Un dolore che nessuno potrà mai capire…

Il giovane Uchiha le sorrise: un sorriso sincero, un grazie appena sussurrato: a quella ragazza, che non si era fermata alle apparenze, nonostante lo conoscesse da neanche…un giorno…o forse da tutta una vita, quella sua, del futuro…

Sakura improvvisamente iniziò a saltellare.

“Si può sapere che ti prende?”. Naruto la fissava, preoccupato.

“Shaula…aspetta, tu sai anche di…della…” si avvicinò alla ragazza e le sussurrò “Della mia cotta per Sasuke?”.

“Eh sì, ma guarda che lo si vedeva lontano miglia anche senza che tu me lo dicessi…”

“Ah-ah…che?!Davvero? O mamma…”

Naruto guardò Sasuke:”Io le femmine non le capisco…chissà che avranno da dirsi…”

Il giovane Uchiha non lo ascoltò: era troppo contento per prestare attenzione a quell’idiota del compagno.

Il biondino, con un sorrisetto di sfida si piazzò davanti a Shaula e Antares, ignorando le proteste di Sakura(non devi origliare le altrui conversazioni, tantomeno interromperle!), ed esclamò:”Vi metto alla prova!Vediamo se sapete il mio segreto!”

“Ti piace il ramen al miso!” rispose per loro Sakura, scocciata.

“Ma no, non quello…”

Antares alzò le spalle:”Intendi del fatto che dentro di te c’è Kyuubi, la volpe a nove code?”

“NOOOOO, SANNO PURE QUESTO…AIUTO, MA LA PRIVACY??”

In quel momento le grida di Naruto furono coperte da uno ben più forte, che li costrinse a voltarsi e a tornare ad osservare il combattimento.

“Ma che succed…”

Shaula si portò le mani alla bocca per non urlare.

 

(Torniamo da qll poveretta che sta combattendo con Kakashi, che me la stavo dimenticando…)

Mizar sfoderò i sai, e con un gesto fulmineo colpì le due copie più vicine, che si dissolsero. Restava solo l’originale…

“Ti ho preso, Kakashi!” esclamò, girandosi di scatto e scagliando il pugnale destro, mirando al braccio del jonin. Non mancò il bersaglio.

“Preso!Che cosa?!No!”

Anche quella era una copia, e con rabbia la vide scomparire con un “POF!”.

Dove accidenti era Kakashi?

…pensa!Se non è intorno a te, non può che essere…

“Sei qua sotto!”

Con uno scatto si allontanò di diversi metri, avvicinandosi alla riva del fiume Naka, che segnava il confine di Konoha, lì a pochi metri da loro.

Non accadde niente per diversi, interminabili secondi, poi…

“Errore, sono qua!”

Improvvisamente, comtemporanea alla voce del jonin, un’immensa colonna d’acqua si sollevò dal letto del fiume, piombando addosso a Mizar.

“AAAH!”

Shaula si coprì la bocca per non urlare.

…ma è impazzito?Così l’ammazza!…

pensò Sakura.

 

Mizar si rialzò a fatica: era stata sbalzata parecchi metri più in là, e non era nemmeno riuscita a difendersi…

…per forza!finchè quel dannato utilizza tecniche magiche…

Ma Kakashi l’aveva detto, niente regole: e se lui era in grado di combattere così, buon per lui, e svantaggio a lei; ma niente lamentele: aveva accettato la sfida in tutte le sue condizioni, ora non poteva tirarsi indietro.

“Cominci ad essere stanca, Mizar; e soprattutto sei in difficoltà”

Il jonin apparve davanti a lei, dal nulla.

“Hai combattuto bene, ma come vedi, le arti marziali non servono a molto, quando l’avversario possiede lo sharingan e sa usare il chakra. Avevo visto giusto, tu non riesci ad attivare il chakra-e fissò anche le altre due ragazze- semplicemente perché non ci credi. E per questo sei debole nei confronti di qualsiasi altro ninja, anche di un semplice genin!”

Questo era troppo!

“Io non sono debole, e poi anche tu hai i tuoi punti deboli! Mi sembra di rammentare che tu, non essendo un vero Uchiha-fece un cenno della testa verso Sasuke- non puoi mantenere a lungo lo Sharingan senza stancarti. E da questo momento, non ti lascerò avvicinare più per colpirmi!” replicò dura Mizar.

Il jonin scosse la testa:”Non c’è niente di più noioso che un discorso presuntuoso…e non devi mai rivelare la tua tattica all’avversario. Pazienza, ne farai tesoro per il tuo prossimo combattimento, perché questo colpo, sarà quello decisivo”

Detto questo, Kakashi posizionò le mani, esclamando:”Tecnica del velo di nebbia”. Era la tecnica che aveva appreso copiandola a Zabuza, e sapeva che, per un’avversaria come Mizar, priva del controllo del chakra, sarebbe stato impossibile eluderla; lentamente scomparve nella fitta nebbia che li aveva inghiottiti.

…Se dovessi ucciderla, mi basterebbe un semplice spiedo e con lo sharingan non la mancherei; ma questo è un allenamento, e adesso verifiherò se è vero ciò che ho pensato…

 

Di nuovo sparito! Ma miseriaccia ladra, dove cavolo stava il senso di quel combattimento?Ok, allenarsi con qualcuno di più forte è produttivo, ma non se l’avversario è pressochè imbattibile!Soprattutto se utilizza tecniche magiche e robe simili!

…in un combattimento reale nel mio mondo l’avrei steso, ma qui invece sono io quella che le sta prendendo!…

“Mizar…indovina dove sono…”

La voce sommessa di Kakashi le arrivò alle orecchie in segno di scherno.

“Maledetto, vieni fuori!”esclamò lei, alzando i sai, pronta a colpire.

Vide un luccichio dinanzi a sé, e si slanciò in quella direzione, ma una mano l’afferrò per la collottola.

“T’avevo detto di non distrarti!Game Over, Mizar!”

La ragazza si sentì sollevare, e in meno di due secondì fu scagliata oltre il parapetto che seguiva l’argine del fiume…

“NOO!”

Gridò Shaula e fece per correre in suo aiuto, ma Sasuke la trattenne.

“Lascia fare al maestro”.

Kakashi sorrise: almeno uno dei suoi allievi aveva finalemente compreso le sue intenzioni.

 

L’acqua era sempre più vicina…in una frazione di secondo si riempì i polmoni d’aria, pronta a dover lottare con la corrente dell’impetuoso Naka…

…non voglio finire in acqua!Perdere così…che vergogna…

 

Si dice che è nei momenti di maggior pericolo che la mente umana raggiunge la massima recettività cerebrale…quasi senza accorgercene, il nostro cervello elabora migliaia di strategie al secondo, a una velocità pazzesca, pur di salvarci la vita…

spesso, quella soluzione non arriva in tempo…ma al mondo esistono anche i miracoli…

 

La nebbia si diradò ad un cenno di Kakashi. Non avvertiva nulla: le sue previsioni erano errate.

…uffa, ora mi tocca pure ripescarla…

Scavalcò il parapetto, e con un balzò atterrò sull’acqua, accumulando il chakra sulla pianta dei piedi per poter camminare sulla superficie.

…non capisco cos’abbia visto d’interessante Tsunade in queste tre ragazze: non sanno nemmeno le nozioni basilari del ninjutsu. E pensare che dovrebbero essere le eredi di due dei clan più geniali di Konoha…

SWISSSH!

“Ah!”

Il jonin si portò una mano al braccio sinistro, ferito da uno shuriken che lo aveva colpito alle spalle; si voltò di scatto, ma non vide nessuno, poi…

SBAM!

Un pugno lo raggiunse in pieno stomaco, seguito subito dopo da un calcio circolare al viso, così forte che lo fece cadere. Fortunatamente riuscì ad equilibrare il chakra appena in tempo, prima che sprofondasse in acqua.

Si rialzò lentamente, massaggiandosi lo zigomo contro cui aveva impattato il calcio, e guardando davanti a sè, non potè trattenere un sorriso sotto la maschera. Aveva visto giusto.

A pochi metri da lui c’era Mizar, è vero, stanca e ansante, ma perfettamente in equilibrio sulla superficie del fiume. Il suo sharingan poteva vedere il flusso del chakra della ragazza muoversi nel suo corpo, di uno splendente azzurro.

Ce l’aveva fatta.

Kakashi le si avvicinò, e lei, convinta che la volesse attaccare, balzò indietro, ma il jonin la rassicurò:”Yamè Mizar…per oggi basta, hai combattuto anche troppo”

La ragazza sorrise:”Era questo ciò che intendevi prima?Mettermi in difficoltà al punto che io automaticamente, senza pensarci, attivassi il chakra?”

Lo shinobi rise: diavolo se era sveglia quella ragazza!Aveva capito tutto senza spiegazioni.

“Esattamente”

“E che sarebbe successo se non vi fossi riuscita?”

“Oh, allora avrei dovuto ripescarti dal fiume con una canna da pesca, anche perché non me la cavo molto bene con il nuoto!” ammise Kakashi, aiutandola a risalire l’argine ripido.

Lì, a terra, i suoi compagni la circondarono festanti:”Bravissima, bel combattimento!”

L’unica non disse niente fu Shaula, che si limitò a fissare Mizar con sguardo vacuo.

“Bè, che vuoi?” chiese la sorella, asciugandosi i capelli con un asciugamano che Sakura le porgeva.

“…niente…bella prova, la tua solita fortuna, sorella” replicò secca l’altra.

“Già, per lo meno io quella ce l’ho…ah, complimenti per la tua capacità di tenere la bocca chiusa” aggiunse Mizar, eloquente.

Sasuke s’intromise:”Guarda che gliel’ho chiesto io di dirmelo!” esclamò con aria di sfida.

Mizar lo fissò con i suoi occhi di ghiaccio:”Bella difesa, avvocato, ma la signorina quando vuole sa difendersi bene anche senza te”

Shaula la guardò, rossa in faccia:”Prega di non dover combattere contro di me, Mizar!”

La bionda diciassettenne rise:”Certamente, perché mi dispiacerebbe assai doverti raccogliere poi pezzo per pezzo; mi raccomando, vedi di allenarti, e di combinare qualcosa in questi sette giorni: non vorrai arrivare all’esame per chunin senza saper impastare il chakra, vero, sorellina?”. Mizar pronunciò l’ultima frase con tono eloquente, e dopo averle rifilato l’abituale frontino, si allontanò.

Per quel giorno gli allenamenti erano finiti.

C’erano ancora sette giorni per migliorare.

…Hai dimostrato ancora una volta di essere geniale, sorella; ma io non ti sarò da meno: vedrai, Mizar, che la smetterai di considerarmi solo un peso…

Shaula si avviò lungo la strada che riportava verso il centro del villaggio, seguendo Mizar, Kakashi e gli altri: sarebbe stato difficile, ma un giorno lei avrebbe eguagliato Mizar…e forse sarebbero anche riuscite ad andare d’accordo.

S’incamminò, fianco a fianco con Sasuke e Naruto, ammirando il bellissimo tramonto che tingeva le montagne del Paese del Fuoco di un bellissimo rosa.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11*:Exams! ***


raga

Capitolo 11: Exams!

I giorni si erano susseguiti, rapidi come il fluire delle acque del tortuoso Naka.

Era già passata una settimana da quando la loro vita era cambiata, da quanto si erano ritrovate d’improvviso in un mondo completamente diverso dal loro.

Dopo lo stravolgimento iniziale, le ragazze si erano però riprese egregiamente, adattandosi perfettamente alla situazione; Kakashi le aveva tenute d’occhio per tutti quei giorni, osservandole fare progressi ottimali, che di norma un genin compiva nell’arco di anni; tuttavia, non aveva potuto non fare caso all’astio che insorgeva frequentemente tra le due sorelle del clan dei Koga. E, se da un lato la minore abboccasse con facilità alle provocazioni della sorella, dall’altro, la maggiore non perdeva mai occasione per stare zitta. Aveva chiesto ad Antares il perché di tutta quell’intolleranza, ma non ci aveva capito molto lo stesso, in quanto nemmeno l’amica era a conoscenza di tutte le reali ragioni di quella controversia, che andava ben oltre la rivalità fraterna.

Mizar, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, fredda e intelligente, era forse la vera, degna erede del geniale Yashamaru Koga…

Shaula, riservata, silenziosa, abituata a crescere all’ombra della sorella: forse, solo col tempo avrebbe imparato a reggersi sulle proprie forze, senza ritenersi seconda a qualcuno…

E infine lei, Antares, simpatica e solare, con quegli occhi verdi sempre allegri, i capelli infuocati, ogni giorno pettinati in maniera buffa e diversa; non aveva mai conosciuto una persona così, la cui sola compagnia gli facesse dimenticare, per qualche ora, il dolore quotidiano che gli scalfiva il cuore, quel senso di colpa che da anni gravava sul suo animo…Obito…avevano tutti e due il vizio di arrabbiarsi se sottovalutati nelle proprie capacità. In quei sette giorni l’aveva vista sbagliare, cadere nella polvere parecchie volte, per poi rialzarsi sempre a testa alta, dignitosa e orgogliosa, alla pari del brillante Gennosuke, defunto principe del clan Iga.

Si erano allenate con serietà, per tutta la settimana, studiando teoria la mattina, presso l’Accademina Ninja, e combattendo il pomeriggio, nuovi elementi del rinnovato gruppo 7.

Avevano dimostrato impegno e bravura, senza mai lamentarsi, anche se alla sera crollavano stanche morte appena varcata la soglia dell’appartamento di Tsunade…ma adesso erano pronte.

Loro, nuovi germogli dei clan Iga e Koga, erano pronte a ridare lustro e onore alle proprie casate.

 

L’arena dell’accademia era affollata di gente, e il frastuono delle voci rendeva pressochè impossibile la comunicazione.

Trentadue candidati genin provenienti da Suna e Konoha; soltanto sedici di loro, in teoria, avrebbero potuto ambire al passaggio di grado. In teoria, perché era difficile trovare sedici ninja degni di ricevere la carica di chunin tutti in una volta…due anni prima, al concludersi disastroso dell’esame, solo un genin venne promosso: Shikamaru Nara, per aver dimostrato di saper agire con intelligenza e furbizia; qualità fondamentali per un caposquadra.

Tra i volti noti dei candidati di Suna, spiccavano Temari e Kankuro, mentre il loro fratello minore, Gaara, colui che dentro sé custodiva la reliquia della sabbia, Ichibi no Shukaku(Tasso monocoda), sedeva in tribuna a finaco di Tsunade, la quinta Hokage, in quanto recentemente onorificato del titolo di Kazekage, a soli sedici anni.

Quando la notizia giunse alle orecchie di Naruto, questi non potè fare a meno di mettersi a urlare:”PERCHÉ NON SONO ANCORA DIVENTATO HOKAGEEEEEEEEEEEEEEEEE?????????”, finchè Sakura non lo zittì con un sonoro pugno in testa.

“Finiscila!Comincia a passare quest’esame, e comportati in maniera più matura!L’allenamento con Jiraya-sama non ti ha insegnato nulla!In due anni sei rimasto il solito zuccone!” lo sgridò con voce saccente la ragazza.

“E tu invece a diventare allieva della vecchia Tsunade ci hai guadagnato solo nell’essere acida quanto lei…anzi, più di lei, visto che gli allievi superano sempre il maestro” replicò il biondino con una linguaccia.

“CHE HAI DETTO?!T’AMMAZZO!!!”

“Buoni ragazzi, conservate le energie per i combattimenti…” cercò di calmarli Antares.

“Lasciali perdere, fanno sempre così” borbottò Sasuke, scuotendo la testa “Piuttosto, vorrei sapere dove si è cacciato Kakashi-sensei…anche se sarà in ritardo come suo solito, perditempo com’è…”

”Non è un perditempo!!” lo difese la ragazza del clan Iga, arrabbiata. Il moretto inarcò un sopracciglio a quella reazione insolita, ma venne distratto da una pacca non proprio leggera sulla schiena.

“Ehilà Sasuke!Spero di affrontarti in questo esame...visto che nell’ultimo ebbi la sfortuna di beccare Gaara e di non poter combattere con te in finale!” il tono esuberante di Rock Lee gli rammentò che ancora l’allievo di Gai gli doveva la rivincita della loro ultima ed unica sfida, prima ancora dell’esame dei Chunin.

“Hai ragione Lee: abbiamo quel combattimento in sospeso da concludere…il primo round lo vincesti tu, ma quest’anno non credere che ti lascerò vita facile!”replicò l’Uchiha, sorridendo.

“Sempre che tu non trovi prima me nelle eliminatorie!” gli esclamò Naruto nell’orecchio, passandogli accanto ancora inseguito da una furente Sakura.

“Il solito deficiente…” sibilò Sasuke, ma la sua voce fu coperta da quella della sua compagna di squadra…

“FERMATI BAKA CHE TI DEVO UCCIDERE!”

 

Nel frattempo, in un angolo appartato, lontano dal clamore degli spalti, due ninja erano immersi in una fitta conversazione; uno di essi indossava la divisa da jonin, e aveva i capelli argentei che risaltavano nella semioscurità; l’altro invece portava l’armatura anbu, e la classica maschera dai lineamenti felini, dietro cui s’intravedevano solo i capelli neri come l’ebano, lunghi e legati, e occhi grigi come l’acciaio.

“La tua missione d’infiltrazione procede bene?” domandò Kakashi, la voce bassa, per timore di essere udito.

“Direi di sì, dato che non c’è stata alcuna infiltrazione: io ne faccio parte, è diverso” replicò l’altro, con voce fredda, priva di emozioni.

Il copia-ninja scosse la testa:”Parlando così, non mi stupisco che gli altri anbu che sono a conoscenza di questa missione fatichino a fidarsi di te…non sembri cambiato”

Lo shinobi mascherato alzò le spalle, sprezzante:”Non mi fa alcuna differenza: per anni ho vissuto senza la loro fiducia, lontano da qui, e non ne sento la mancanza ora. Io so come stanno le cose e mi basta questo”; mentre pronunciava queste parole le iridi dei suoi occhi si tinsero di rosso, cupe fiamme che brillavano glaciali oltre quella maschera impassibile.

“Piuttosto…mi hanno detto che la tua squadra ha fatto progressi notevoli…merito forse delle nuove arrivate?” proseguì oltre l’anbu, sviando il discorso.

Kakashi parve soppesare le parole:”In parte sì, è grazie a loro che i ragazzi si sono svegliati…sinceramente valutare così, su due piedi, con una sola settimana di allenamento alle spalle, è difficile dirlo…ma ritengo che l’arrivo di Antares Iga e di Shaula e Mizar Koga sia stato provvidenziale per stimolare i miei tre vecchi sottoposti a non adagiarsi sugli allori…Vieni, devo presenziare in tribuna con gli altri maestri, continueremo a parlare strada facendo, ciò che vi era di segreto da riferire l’hai detto, e ne informerò al più presto Jiraya-sama” disse il jonin, incamminandosi verso l’entrata dell’arena, seguito d’un passo dall’anbu.

“Koga e Iga…certo che hai avuto una bella fortuna, Hatake…Se Gai va così fiero di avere un rampollo degli Hyuga sotto la sua guida, tu puoi avere il vanto di avere con te le eredi delle due casate più potenti e antiche del villaggio…” commentò il ninja, ma Kakashi lo corresse:”Tre casate…dimentichi proprio il clan Uchiha?Sasuke è stato uno dei migliori all’Accademia, proprio come…”

“Lascia perdere. So cosa intendi, e ti ripeto che quelle sono solo ombre di un passato che non potrà tornare” voce fredda, un’ammonimento dato dalla brace che sfavillò in quegli occhi demoniaci, come il riflesso del fuoco sulla lama ferrea di una spada…rossi come il sangue…

“Senseiiiiii!Ma dov’eri finito?!”

Naruto arrivò di corsa, urlando come un forsennato.

“Cos’hai?Calmati, te l’ha detto anche Jiraya!” lo rimproverò Kakashi, bonario.

“Hanno cancellato gli esami di teoria!Perché siamo in pochi, e dicono che non ce n’era bisogno, che terranno buoni quelli dello scorso esame, e i nuovi candidati non dovranno ripeterli!”

Il jonin parve stupito:”E posso sapere il motivo della tua preoccupazione?A quanto rammento, tu odi teoria…”

“Sì, ma stavolta avevo studiato!!!E per una volta che m’impegno, mannaggia a loro, mi fregano così!Io…” solo in quel momento il biondino parve accorgersi dell’esponente della squadra speciale che fissava, impassibile, la scena.

“Ah, scusi…salve, io sono…”

“So chi sei, Naruto Uzumaki” fu la risposta secca dell’anbu, che gelò il sangue di Naruto.

Dove diamine aveva udito quella voce?La conosceva, ma non riusciva ad associarla ad un ricordo preciso…tranne alla sensazione di paura che aveva provato nel ritrovarsi nei guai fino al collo…

“Kakashi sensei!Naruto ti ha già detto dell’esame?Ci faranno combattere e basta!”

“Ragazzi, ma siete così disperati per non passare due ore a scrivere noiosissime nozioni teoriche su un foglio?Beata innocenza!” esclamò il maestro, ignorando l’occhiataccia di Sakura, seguita a ruota da Antares.

Il jonin rise, rivolgendosi all’anbu.”Su una cosa ti do ragione, i tempi sono cambiati…anni fa noi avremmo fatto carte false per avere una simile fortuna”

In quel mentre arrivarono, discutendo animosamente, Mizar e Sasuke, con Shaula che cercava di placar contesa, invano.

“Non puoi dire che, siccome non abbiamo sostenuto nessun esame finora, non potremmo essere nominate chunin!”

“Mizar…”

“Ma se sei arrivata che nemmeno sapevi usare il chakra!”

“Sasuke…”

“Ehi, parla al plurale, moccioso!”

“Sarò anche un moccioso, di sicuro più forte di te però!”

“Raga, state buoni per favore…”

“Smettila Shaula! Se sei così forte, allora dimmi come mai sei ancora un genin!”

…Ahia! Silurata dritta dritta nell’orgoglio, e pure cattiva…

pensò Shaula, che ascoltava il diverbio, decisa a non intervenire, dato che per i due era ormai un passatempo.

Il moretto arrossì, ferito nell’onore, ma non ribattè…non riusciva ad urlare che LUI non era come il geniale fratello, ma che almeno non aveva tradito il villaggio…anche se quella restava una semiverità…

“D’accordo, adesso basta” intervenne duro Kakashi, raggiungendoli a passi svelti: Mizar si divertiva a provocare, ma Sasuke sarebbe stato capace di arrivare alle mani.

“TSK” fu l’unico commento della biondina, che si voltò e vide l’anbu. Sbiancò in viso: era quel maledetto dell’altra volta, quello che l’aveva catturata. Si ricompose immediatamente, e con un cenno della testa, disse:”Ci si rivede”

“A quanto pare, Mizar Koga”

“Uh, siamo loquaci, oggi…ti saluterei a tono, ma non conosco il tuo nome”

“Tesoro, non al secondo appuntamento…non essere impaziente” le rispose il ninja, mantanendo un tono apatico che colpì la ragazza, prima di voltarsi verso Kakashi:”Ci vediamo…hai ragione comunque: puoi ritenerti fiero di avere con te i degni eredi delle tre casate più antiche di Konoha”. Detto ciò, scomparve in un turbinio di vento e foglie.

I ragazzi rimasero diversi secondi in silenzio, stupiti dalle parole a loro oscure dello shinobi mascherato, finchè Naruto chiese:”Ma chi era quel tizio?”

“Un anbu, un membro della Squadra Speciale; dovevamo discutere di una missione, e abbiamo finito per parlare d’altro” rispose, vago, Kakashi, ma Sasuke sbottò:”Cos’era quella affermazione sui clan?!E chi era quell’uomo?”

“Soltanto un amico…anche se probabilmente lui si arrabbierebbe a sentirsi definire così: è stato via a lungo dal villaggio, e in passato eravamo stati nella stessa squadra…ma, ragazzi!Guardate, stanno convocando voi genin per il saluto al centro dell’arena!Andate!” escalmò il ninja, spingendoli verso le scale che scendevano lungo gli spalti.

“Buona fortuna, e combattete ragionando!” si raccomandò il jonin, mentre il gruppo sette raggiungeva gli altri compagni, al centro del campo di combattimento.

“Comunque, quel tipo là non mi convince…la sua voce non mi era nuova…”borbottò Sasuke, ripensando che, se non fosse stato per la distorsione fonica della maschera lo avrebbe senz’altro ricordato.

“Allora siamo in due, perché anche a me sembrava di conoscerlo” asserì Naruto, dubbioso, mentre prendeva posto nella fila, tra Sasuke e Sakura.

Mizar, Antares e Shaula erano poco lontane, visibilmente colpite dalla folla che si era radunata per assistere agli esami dei futuri chunin.

In alto, sopra gli spalti, l’anbu si sedette appoggiato ad un parapetto, lontano da tutti, dove poteva osservare senza rischi.

…Forse Kakashi ha ragione…sarà un esame interessante: la ragazza bionda dei Koga sembra essere migliorata di molto, rispetto a sette giorni fa… e non è la sola…a quanto vedo, durante tutto questo tempo anche lui è cresciuto, e non sembra più il bambino impulsivo ed immaturo di due anni fa…staremo a vedere…

 

Finalmente, il gran momento era arrivato! Trentasei ragazzi, riuniti lì, in fila, dinanzi ai più grandi esponenti delle gerarchie di Suna e Konoha, desiderosi di mostrare il loro valore come ninja e difensori della propria patria.

Giovani guerrieri pronti a dare il meglio di sé, rappresentanti della nuova generazione di ninja nelle cui mani ben presto si sarebbero riversate le sorti del mondo.

Naruto si guardò intorno, il cuore che gli batteva forte per l’emozione, come se quella fosse la prima volta…il suo primo esame…sorrise, pensando che sarebbe stato uno dei più osservati, per via di Kyuubi no Youko, la volpe a nove code sigillata dentro di lui; per un attimo si rabbuiò, temendo che tra il pubblico vi fossero infiltrati dei mukenin di Akatsuki: con Gaara presente, sarebbe stata l’occasione ideale per portare a termine i loro loschi piani…scosse la testa poi, rammentandosi che, anche a causa del tranello di Orochimaru all’ultimo esame per chunin due anni prima, la sicurezza era stata triplicata…

Una voce chiara e potente, amplificata da un microfono, fece tacere tutti di colpo.

Tsunade, la quinta Hokage di Konoha, si era alzata in piedi dal suo posto nella tribuna d’onore, affiancata dal giovane Kazekage.

“Ninja di Konoha e di Suna, compagni di battaglia, fratelli d’arme!Siamo di nuovo qui, dopo due anni di difficoltà, soprattutto perché è stato grazie a voi, giovani genin, che la battaglia contro Orochimaru si è conclusa a nostro favore! Nonostante vi sia gente che, tuttora, si ostini a giudicare un guerriero in base al grado con cui esso viene denominato, voi siete la prova tangibile che non è esso che fa la differenza!Molti di voi hanno dovuto affrontare missioni ben più complesse del proprio livello, ma nessuno di voi se ne è mai lamentato, e avete affrontato i rischi con dignità e onore! Per cui, ora, non posso fare altro che auguravi buona fortuna, a voi, giovani ninja da cui, un giorno, dipenderanno le sorti del mondo!”

Scoppiarono scroscianti applausi, che durarono infiniti istanti, tra l’approvazione generale; poco dopo, con un’entrata in scena a dir poco spettacolare(lanciandosi dal soffito senza essere legata, scagliando due kunai in direzioni opposte verso i muri, in cui passava un nastro, al quale si appese con una mano prima di toccare terra…il tutto in una frazione di secondo accompagnata di capovolte e avvitamenti vari, ndMiz) Anko Mitarashi cominciò a spiegare le regole del torneo.

“Cavoli, quella pazza m’inquieta!!” bisbigliò Naruto a Sasuke, che scrollò le spalle, come se niente fosse; il biondino lo squadrò con aria interrogativa.

“…E semplicemente, esiste un’unica regola: non ci sono regole! Però, cercate di non ammazzarvi, che anche come genin siete necessari al vostro villaggio!^_^”

Antares fissò la donna dai corti capelli neri, alla pari degli occhi, rammentando che dietro quell’aria da dura, Anko voleva solo celare la fragilità del suo animo, spezzato dalla sfiducia che nutriva verso se stessa, dato che in passato era stata allieva e seguace di Orochimaru…

…Mi ricorda anche l’atteggiamento di qualcun altro…

I suoi occhi verdi indugiarono su Mizar, immersa nei suoi pensieri, nonostante il casino che la circondava.

“Benissimo!Chiariti questi dettagli, passo ad illustrarvi lo schema dei gironi: sappiate che potranno essere promossi solo sedici chunin, ossia coloro che avranno superato la fase eliminatoria; tuttavia, dopo ci sarà un ulteriore turno di selezione, determinato dalla vittoria di un secondo combattimento. Dopodichè, passeremo alle valutazioni e alle consegne delle nuove cariche. Ora cominciate a prepararvi, inizieremo le eliminatorie tra breve” detto questo Anko si diresse verso gli altri jonin, intenti a discutere sugli ultimi preparativi per l’esame.

“Questa prova non ha molto senso” commentò Mizar, ritornando alla realtà.

“Per una volta siamo d’accordo, sorella…non capisco il perché del secondo combattimento dopo le eliminatorie…un’ulteriore selezione per cosa?” domandò Shaula, quasi a sé stessa.

“è per i jonin”

La voce di Sasuke alle sue spalle la fece sobbalzare; “P-perché p-per i j-jonin?” balbettò, mentre le guance le si tingevano di un bellissimo rosso ciliegia(°///°).

Il ragazzo parve non accorgersene o, comunque, fece finta di nulla, dato che continuò come se niente fosse:”Bè, può essere che tra di noi vi sia qualcuno che ha capacità superiori a quelle del chunin,e il secondo combattimento serve a restringere ulteriormente la cerchia dei possibili candidati. Se ne viene trovato uno idoneo, i sensei prendono in considerazione l’idea di passarlo direttamente al grado di jonin…L’ultima parola spetta all’Hokage, ma in ogni caso è un avvenimento più unico che raro…due anni fa addirittura fu promosso un unico chunin…E comunque l’ultimo jonin che è stato promosso così più di sei anni fa è stato…”

Sasuke s’interruppe bruscamente, rabbuiato in volto, ferito dalle sue stesse parole, arrabbiato per aver rievocato ancora una volta un ricordo di quella vita che gli era stata strappata via a soli nove anni.

Mizar scosse la testa e si girò da un’altra parte, vedendo una persona che aveva imparato a conoscere bene in quei sette giorni, appoggiata contro il muro in un angolo, taciturna.

“Ehi, Hinata! Come va? Perché te ne stai qui tutta sola? Potrebbero confonderti con un pezzo di parete”.

La biondina non lo disse con cattiveria, anzi, suscitò un timido sorriso della ragazza del clan Hyuga, che presto si trasformò in una risata.

“Hai ragione!è che sono un po’ nervosa per le eliminatorie…due anni fa ho fatto davvero schifo…”bisbigliò Hinata, abbassando la voce.

“Direi piuttosto che hai rischiato di farti ammazzare, che è diverso…”replicò la diciassettenne.

“E tu come lo sai?Ah già, da dove provieni tu, il nostro mondo era una storia…”si corresse da sola la Hyuga; dato che erano divenute buone amiche, Mizar aveva integrato anche Hinata nel gruppetto di persone a conoscenza dei fatti reali; sorrise, pensando che in tutti quegli anni, pur continuando a cambiare scuole, non aveva mai incontrato così tanta gente che lei potesse considerare degna di fiducia…e in quella settimana aveva stretto più amicizie di quante non ne avesse mai avute negli ultimi quattro anni.

“Quella volta avevo un paura tremenda, e se non fosse stato per Naruto, probabilmente mi sarei ritirata…ma questa volta è diverso: dovrò impegnarmi, anche perché in tribuna ci saranno mio padre, mia sorella minore, e altri esponenti della casata…ma penso siano qui per osservare mio cugino, non me…”

Com’era fragile di carattere, la pover Hinata…lei che non amava combattere, lei che sarebbe stata l’erede della casata principale degli Hyuga…

“Secondo me sono curiosi di vedere come combatti tu!Andiamo Hinata!Vanti una delle abilità innate più potenti del villaggio, il tuo stile di combattimento è pluricelebrato in tutto il paese del Fuoco…”

“E io non so utilizzarlo come si deve, a differenza di Neji” concluse la ragazza, mesta.

…Non era decisamente il finale che intendevo utilizzare…

Mizar le diede una pacca sulla spalla:”Non devi dirti così!Ti senti peggio e basta!Due anni fa hai affrontato Neji, ma non è detto che, se ti dovesse ricapitare come avversario, anche stavolta ne usciresti sconfitta!”

…anche perché credo che il suo atteggiamento verso i tuoi confronti sia cambiato; di certo non ti attaccherebbe più con l’intenzione di ucciderti…

“Beh…non lo so…”bisbigliò Hinata, incerta.

“Se ti fa sentire meglio, faccio travestire Naruto da ragazza pon-pon e gli faccio fare il tifo per te stando sopra un tavolo!”

Scoppiarono entrambe a ridere.

«è un’idea carina…certo, Naruto è sempre stato il mio sostegno nelle difficoltà…ma ora vorrei che fosse un’altra persona ad incoraggiarmi…anche se non lo farà mai»

“Comunque, se mi capiterà mio cugino come avversario, ti prometto Mizar che mi impegnerò al massimo!”Esclamò Hinata con tono convinto.

La biondina sorrise:”Era ciò che volevo sentire!Adesso vado, voglio riscaldarmi un pochino le gambe, ho la sensazione che qui la cosa andrà per le lunghe”

La ragazza degli Hyuga la osservò allontanarsi, ringraziandola silenziosamente per quelle parole che le avevano risollevato il morale.

…spero solo di passare le eliminatorie, non chiedo di più…anche perché poi mi ritroverei con avversari del calibro di Naruto, Sasuke…e Neji…e non voglio che mio padre veda che sono un fallimento, e che non so nemmeno difendermi dalle tecniche del mio clan…non voglio fargli rimpiangere ancor maggiormente di avere me come primogenita e non una figlia modello come Hanabi…

“EH?”

Due mani le avevano improvvisamente coperto gli occhi, distogliendola dai suoi pensieri.

“Chi sei?”

Nessuna risposta; ovvio, doveva indovinare…

“N-naruto?Non siamo un po’ troppo cresciuti per questi scherzi?”

No, non era il biondino.

“Kiba?Shino?”

Nessuna risposta.

Sfiorò le mani e le braccia del ragazzo, cercando un segno di riconoscimento…

Portava una fasciatura lungo entrambi gli avambracci, e i muscoli erano ben delineati…poteva essere Lee…Risalì fino alle spalle, sentendo le sue dita sfiorate da capelli lisci come la seta…e allora capì…

“Quando la smetterai di preoccuparti inutilmente, Hinata?”

Di colpo tornò la luce, mentre quella voce ben nota le risuonava nelle orecchie; si voltò di scatto.

Occhi bianchi…un confronto di specchi trasparenti, così eguali, eppure così diversi per ciò che dalla nascita avevano visto. Un coprifronte che celava un segreto, e un ricordo doloroso; un marchio inciso sulla pelle, ciò che avrebbe dovuto designarne inequivocabilmente il destino…ma c’era chi a questo fato aveva imparato a ribellarvisi, e a gestirsi la propria vita.

Una rinascita…un sorriso.

La ragazza arrossì, abbassando lo sguardo:”Ciao, Neji…”.

Un saluto timido, appena sussurrato, fissando un punto qualsiasi del pavimento.

“Certo che tu e Mizar assieme siete davvero due zabette…più che parlare di me non avete fatto!”

Una battuta; un modo simpatico per dirle che aveva sentito.

“E…e tu…non sai…che non è carino…origliare…?”balbettò Hinata, arrossendo ancora di più.

“No, veramente volevo parlarti, ma ho visto che stavi conversando amabilmente con la tua amica, e non è certo colpa mia se il byakugan mi permette di discernere i movimenti delle labbra”replicò il ragazzo con tono ironico.

“Non potevi girarti da un’altra parte?”la ragazza prese un po’ di coraggio, alzando leggermente gli occhi, incontrando quelli del cugino.

“Avevo difianco Lee e Tenten in un momento di smielate effusioni, e non volevo fare il terzo incomodo…da quando quei due stanno insieme, ovunque mi giro ce li ho accanto che si sbaciucchiano!”

Rise, e Hinata fece lo stesso: una risata pura e cristallina.

“In effetti hai ragione…che volevi dirmi?”domandò poi, tornando seria.

“Ah sì…hai visto che sugli spalti in pratica c’è la riunione di famiglia?”

La Hyuga sospirò:”Purtroppo sì, l’ho visto…”

Neji inarcò un sopracciglio: “Perché dici ‘purtroppo’?” chiese; poi capì e, allora, prese Hinata per le spalle,scuotendola piano:”Non devi curarti di ciò che dicono loro!Sei forte, e sei stata tu ad insegnarmi che il destino non vincola la tua vita definitivamente!Non fare il mio stesso sbaglio!Io so che sei migliorata tantissimo in questi anni, anche se tuo padre non lo vuole riconoscere!Sei l’erede della casata principale, mostragli che ne sei degna, e che è giunta l’ora che ti rispettino!”

La ragazza fissò quegli occhi così simili ai suoi che, nonostante tutte le differenze, sembravano capirla molto più di chiunque altro…

“Hai ragione” mormorò.

Neji le sorrise:”E basta deprimerti, ok?Sei più carina quando sorridi”

S’incamminò verso il bordo dell’arena, ormai l’esame sarebbe iniziato a momenti.

Hinata lo guardò, rossa in viso, il cuore a mille…

Neji che scherzava, Neji che era gentile con lei, Neji che le faceva un complimento…quanto era cambiato quel ragazzo?Finalmente si era lasciato alle spalle il suo atteggiamento glaciale e distaccato, superiore e quasi odioso…

Bè, superiore a molti altri loro coetanei lo era rimasto…Lui, membro della casata cadetta, era il vero custode di tutte le arti del clan Hyuga; ma per quello che le aveva detto, lei si sarebbe impegnata, per migliorare, per poter essere degna del nome che portava.

Sorrise, e corse dietro al cugino, chiamandolo:”EHI, NEJI!”

Il ragazzo si girò:”Si?”

Quando gli fu abbastanza vicino, lei gli disse, seria:”Volevo dirti che, se ti dovessi avere come avversario nell’esame, non pensare che ti darò vita facile, ok?”

“Ma è quello che spero anch’io!-s’intromise Kiba, con Akamaru che saltò in braccio a Hinata-In effetti, caro mio, le devi la rivincita!Forte com’è diventata, non hai di che star tranquillo, Neji”

Neji annuì con un sorriso, mentre Hinata, color peperone, borbottò un mortificato:”Kiba………”

 

 

Pochi istanti dopo, Anko Mitarashi si presentò al centro dell’arena, dove erano stati allestiti quattro tatami per i combattimenti eliminatori.

“Scusate per l’attesa, ma finalmente siamo pronti!Sul primo tatami si preparano Sabaku no Kankuro e Keishiro Miyazaki, entrambi genin di Suna; sul secondo tatami si fronteggeranno Uzumaki Naruto di Konoha e Takemaru Hishida di Suna…-ci fu un momento di frastuono, in cui tutti gli spettatori fecero al proprio vicino di posto la stessa domanda…era quello il ragazzino della Volpe a nove code?- Ehm ehm…sul terzo tatami abbiamo Seiji Fujiwara, genin di Suna, e Sasuke Uchiha”

Di nuovo casino, mentre il moretto si posizionava ad un lato del tappetone quadrato su cui avrebbe dovuto combattere, quasi potendo indovinare le domande della gente.

“Uchiha?Quell’Uchiha?Il bambino sopravvissuto alla strage del suo clan?”

“Sì, sì, è l’unico che il fratello abbia lasciato in vita…”

“è quello che stava per seguire Orochimaru…stava per diventare un mukenin alla stregua del fratello…”

…Quello che troppo è troppo!…

“LA VOGLIAMO FINIRE?!?”

La voce di Sasuke risuonò dura e minacciosa nell’aria, improvvisamente svuotata dai commenti fastidiosi; lo sharingan dardeggiante nei suoi occhi, da tempo completo, da quando aveva affrontato Naruto con l’intenzione di ucciderlo, due anni addietro, tuttavia ancora precluso allo tsukuyomi, la tecnica più potente derivata dall’abilità innata del clan Uchiha.

Ci fu un istante di silenzio carico di tensione, poi Anko proseguì, annunciando gli ultimi due sfidanti per quella prima tornata.

“Ichigo Fujiwara di Suna affronterà Mizar Koga”.

Non ci fu il clamore malevolo di quando era stato annunciato Sasuke, anzi, sulle tribune aleggiò un mutismo quasi reverenziale, il ricordo ancora vivo del sacrificio di Yashamaru Koga, eroe celebrato alla pari del nobile Yondaime.

La biondina avanzò senza battere ciglio fino al centro del tatami, osservando la sua avversaria tremare lievemente non appena realizzato chi aveva davanti.

Mizar scosse la testa, incrociando lo sguardo di Antares prima, e Shaula poi; sua sorella e l’amica avrebbero combattuto dopo; era il momento di dimostrare il proprio valore, lei che non portava ancora il coprifronte di Konoha.

…anche se, a quanto vedo, quest’avversaria è tutto fuorchè pericolosa…poco male, vedrò di impiegarci il minor tempo possibile, così potrò osservare i combattimenti degli altri. Ho la sensazione che quest’esame si rivelerà più interessante di quanto non si creda…

Si mise in posizione di guardia, pronta ad attaccare. Ichigo tremò dinanzi a quegli occhi azzurri come il ghiaccio.

Aveva paura…guardò tremante l’arbitro, un ninja biondo con in bocca uno stecchino, che Mizar riconobbe come Genma(anke se nell’anime ha i capelli scuri, nel manga non sono colorati, quindi io pensavo fossero biondi)…

“JIMÉ”

Anko diede il via simultaneo a tutti e quatro gli incontri.

 

Fine Chappy!

Anticipazioni-spoiler: Un personaggio che troppi sottovalutano avrà il suo momento di gloria…Sasuke avrà un’avversaria tosta…

Avete capito chi è l’anbu misterioso?uhuh

Lettori: mica siamo scemi…

MizarKoga: Io no!

Per forza, finchè continui a minacciare tutti di morte!Tesoro mio, mangia + cioccolata, ke sei + dolce…ma vedrai, ql carattere dell’accidente te lo sistemo io!!!Parola di autrice!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12*: TSUKI NO KOKORO ***


raga

 

Capitolo 12: Tsuki no Kokoro

Eccomi qua!Come vedete, ho mantenuto fede alla parola data, sono una persona d’onore, eh!

Mizarkoga:tu vedi troppi film sui samurai…-_-

E tu sei insopportabile!Mai sentita la canzone “ragazze acidelle”?cos’è hanno usato te cm spunto?

Bene, dopo qst sfogo(qnd ci vuole ci vuole!), vi illustro la situazione: il tavolo del pc è sommerso dai numeri di Naruto(utili x le tecniche), telefoni vari(per contattare amici fanficcittari in momenti di depressione da mancanza di iniziativa, e per ricever chiamate dalla signora madre che è in montagna, giusto x sentirmi dire:”I gatti stanno bene?”…si guarda mamma, gli 11 gatti stanno benissimo, non hanno crisi depressive-isteriche, e se per caso vorresti ricordarti che hai una figlia, non sarebbe male!), le 4 gattine appena arrivate(Kiamate, casualmente, Sakura, Mizar, Hinata e Arashi) che zampettano qua e là(mi hanno preso x la loro mammina, tenere!!), e i miei libri di arti marziali x attingere a spunti vari…c’era anche una tazza di cioccolata, ma l’ho persa nel casino…^.^’’’’’’’ E alla scuola chi ci pensa??MMM...bo'...

Orsudunque, torniamo a noi…L’esame è iniziato, che accadrà ora?Ce la faranno i nostri eroi ad essere promossi?O accadrà cm l’altra volta, che ne passerà solo uno?

-preciso ke il cognome di Tenten è inventato-

E l’anbu misterioso?Muahah, leggete e commentate!

NB: Il titolo anomalo deriva dal giapponese(ma no?!Nd Mizarkoga…Acidona!!!miz89), e significa spirito della luna: nonostante richiami molto akatsuki, non c’entra nulla, è semplicemente un modo di combattere, che prevede l’adattamento del combattente alle tecniche dell’avversario, in un evoluzione ‘a fasi’ (cm la luna), fino a giungere al rivoltamento completo delle tecniche contro l’utilizzatore…nella storia è un’abilità innata…ma non vi dico di quale clan!

PS: Lo so che Mizar è davvero scostante(zitella acida!!!), però vedrete che cambierà...Cmq, confesso, il mio personaggio innovativo preferito è Antares, con cui mi identifico(non ho i capelli rossi come lei, ma ci vado vicino). Shaula avrà il suo momento di riscatto, e no, non ho manie omicide verso mia sorella, anche perchè non ho sorelle...

Fan di Sasuke, so che mi ucciderete al vedere demitizzato così il vostro idolo, io cerco di fare la brava e di trattarlo civilmente...ma proprio non lo sopporto...inutile, il mio cuore l'ha rubato il fratellino(ke sarebbe + grande ma vabbè...è così bello!!!)

Ok, la pianto di vaneggiare...

Buona lettura, e grazie a Ody, Alice-Maya, Sakurako92 e Coldfire! 

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La fase eliminatoria dell’esame per la selezione dei chunin si era conclusa da poco; a confermare le aspettative di Tsunade, numerosi genin fino a quel momento avevano dato prova di grande abilità, al punto da farle credere che, quell’anno, non sarebbe stato così insolito se si fosse ritrovata a consegnare le divise a sedici nuovi chunin.

Naturalmente erano stati i ninja di casa a farla da padroni, piazzandosi con quattrodici shinobi nella seconda fase del torneo; tuttavia, Gaara si era detto soddisfatto dei propri compagni, fiero che Temari e Kankuro, suoi fratelli maggiori, si sarebbero presto ritrovati a fronteggiare degni avversari come Sasuke e Naruto; per un attimo, li invidiò: avrebbe scambiato la sua carica di Kazekage, pur di ripotersi misurare con giovane Uchiha o con l’imprevedibile custode di Kyuubi, stavolta senza inganni, senza quella foga di uccidere a cui erano stati costretti i ninja di Suna proprio due anni prima, da Orochimaru.

C’era fermento nell’arena, mentre tre tatami venivano smontati da un gruppeto di ninja e, in contemporanea, il quarto veniva spostato verso il centro dello spiazzo e ampliato di altri due metri; Anko si era seduta accando ai due kage e ai vari daimyo presenti in tribuna d’onore, pronta ad annunciare i nomi del primo incontro, che sarebbero apparsi su un megaschermo appeso ad una delle pareti, dopo un sorteggio casuale.

“Finalmente ci siamo!Signore e signori, si dia inizio alla fase finale dell’esame per la selezione dei Chunin! In attesa che vengano sorteggiati i primi due avversari, vi rammento i nomi di coloro che probabilmente divverrano i nuovi capisquadra! Sabaku no Temari e Sabaku no Kankuro, genin di Suna!”

Ci fu un bell’applauso per i due fratelli, supportati dai vari shinobi presenti del paese delle Sabbie in veste di scorta del Kazekage e…come occasionali supporter…

“E per Konoha! Naruto Uzumaki! Sakura Haruno! Sasuke Uchiha! Tenten Minamoto! Ino Yamanaka! Neji e Hinata Hyuga!Choji Akimichi! Rock Lee! Shino Aburame! Kiba e Akamaru Inuzuka! Antares Iga! E…Mizar e Shaula Koga!!”

Scoppiarono le ovazioni da parte del pubblico del villaggio della Foglia, proprio mentre sul megaschermo apparve la scritta: *Haruno Sakura VS Uzumaki Naruto*.

Ci fu un istante di sorpresa totale, poi il biondino scoppiò a ridere: “AHAHA! Io contro Sakura!!!Non ci posso credere!!!!AHAHAH!”

“Baka, cos’hai da ridere?!” s’arrabbiò la ragazza.

“IHIH, niente…è che è buffo…IHIH!!!”

“Sali su quel tatami o ti ammazzo subito” intimò sdegnata, incamminandosi impettita verso il ring(ma sì, passatemi qst inglesismo…non trovavo altri sinonimi!^.^’’’’’’).

Là li attendeva un ragazzo dai capelli neri raccolti in un codino, con indosso la divisa dei chunin,  un’aria decisamente svogliata stampata in faccia…

“SHIKAMARU?!CHE CI FAI QUI?!” esclamò Naruto, sorpreso al rivedere il suo vecchio compagno di classe, unico promosso della passata edizione dell’esame.

“Decisamente non avevo voglia di fare da arbitro, ma purtroppo la vecchiaccia mi ci ha costretto” borbottò, alludendo con un cenno a Tsunade.

“Bè, vedi di arbitrare bene, Shikamaru, perché se mi accorgo che favorisci Naruto, t’ammazzo!Sii imparziale!” lo minacciò Sakura, mettendosi in posizione di guardia; i due maschi ridacchiarono, guardandosi.

“Beh, Naruto, sei stato fortunato nei sorteggi!” commentò il chunin, immediatamente fulminato da un’occhiataccia della ragazza.

“Ok, la smetto…muovetevi ad ammazzarvi, che mi sono rotto di stare qui!Vi ricordo solo che si perde per ko, morte, o per uscita dal tatami; per il resto, niente regole”

Attese che i due fossero pronti, poi diede il segnale ad Anko.

“Benissimo signore e signori…JIMÉ”

I due genin si scagliarono l’uno contro l’altro.

Intanto, in tribuna d’onore, madamigella Tsunade venne raggiunta da un allegro Jiraya, che scherzosamente le disse:”Quella è la tua allieva?Mi sembra ancora una bambina che gioca con le bambole…”

La sennin lo fissò trucemente:”Sakura sembrerà una bambina, ma t’assicuro che Naruto se non la prende sul serio finisce male”

Jiraya scoppiò a ridere:”Si comporta così solo perché è un cavaliere e non vuole fare male alla tua pupattola…le sta semplicemente suggerendo di uscire dal tatami di sua spontanea volontà…AHI!!!”

Tsunade aveva assestato un violento pugno sulla testa del vecchio compagno di squadra, bisbigliandogli minacciosa:”Vuoi forse scommettere, che sarà Sakura a vincere?”

Il sennin parve stupito, perché balbettò incredulo:”Ma tu non vinci mai…ti hanno soprannominato ‘la leggendaria babbea’ proprio per questo!AUCH!!!”. Altro pugno.

“Sì, e tu sei noto come ero-sennin, vero eremita porcello?Quindi, o scommetti, o ne deduco che sei venuto qui per provarci con me per l’ennesima volta, al che, ti ammazzo”

Il povero ninja leggendario fu costretto ad accettare la proposta, convinto però che Naruto avrebbe sicuramente vinto…

“Baka!Vuoi combattere sul serio?!”

Sakura si stava spazientendo, visto che il suo avversario continuava a prenderla in giro, saltellando da un punto all’altro del tatami, senza la benchè minima iniziativa di attacco.

Sapeva che, se solo lui fosse stato più maturo, avrebbe potuto sconfiggerla facilmente col rasengan…non a caso era l’allievo di Jiraya-sama!

“Continui a prendermi in giro, Naruto!?Bene, allora prendi questo!” gli scagliò contro una moltitudine di shuriken, che il ragazzo evitò senza difficoltà…tuttavia fu spiazzato dalla mossa successiva: un calcio poderoso sferrato al suolo, il tatami squarciato, così come il terreno, sotto la potenza del suo chackra. Una voragine si aprì sotto Naruto, costretto a saltare…e lei lo colpì in pieno stomaco con un pugno.

“No!” esclamò Sakura, avvidendosi d’aver colpito una copia del ragazzo.

«accidenti a lui, che padroneggia così bene la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo»

Sentì un braccio cingerle la vita, mentre la voce di Naruto le bisbigliava all’orecchio:”Tanto vinco io…quindi arrenditi, tanto poi ti concedo un appuntamento con me!”

Le diede un bacio sulla guancia.

Sakura avvampò, e in meno di un secondo girò su sé stessa, assestando al ragazzo un formidabile gancio in faccia che lo spedì di volata fuori dal tatami.

“BAKA NO SHO!!!!!”(*testa di ...)

“YAMÉ!Naruto Uzumaki, jogai!(*è uscito dal tatami). La vincitrice è Sakura Haruno!” esclamò Shikamaru, la cui voce fu immediatamente sommersa dagli applausi unanimi dell’arena.

 

“SIIIIII!!!!!!!HO VINTO!!!!!!!!!JIRAYA, MANTIENI LA PAROLA!”

“E calmati vecchiaccia esaltata!Quella ragazza l’hai fatta diventare tale e quale a te, ecco come stanno le cose!” borbottò contrariato il sennin mentre, a malincuore, porgeva il suo portafoglio a forma di rospo, bello cicciotto, ad una festante Tsunade che, in barba al contegno per l’essere l’hokage, saltellava su e giù per la tribuna d’onore, con Shizune che, invano, cercava di farla stare calma.

 

“Ite…ite…(*ahi…ahi)Cos’è successo?…”Naruto si rialzò barcollante, focalizzando solo in quel momento che Sakura gliele aveva appena suonate di santa ragione.

Per poco non svenne, ma venne sorretto da Sasuke e Kakashi, che gli consigliarono di andare in infermeria.

“Sei il solito deficiente!” commentò sprezzante l’Uchiha.

“E sta zitto, che non ho le forze per litigare con te…” ribattè Naruto, osservando Sakura raggiante, circondata da Mizar, Shaula, Antares e Hinata festanti.

“Hai ragione però…d’ora in poi la prenderò più sul serio, o mi ammazza davvero…”

“Saggia decisione, anche se dovevi accorgertene prima!”

Naruto sorrise:”Però non sono capace di portarle rancore…ha vinto, e se l’è meritato…”

«per poterla vedere felice, sarei disposto anche a farmi bocciare a quest’esame»

 

“Koga Shaula e Minamoto Tenten sono pregate di presentarsi sul tatami per il prossimo incontro” La voce di Anko risuonò forte nello spazio circostante e anche nell'animo di Shaula

“Bene, è il mio turno” si disse, decisa.

Questa volta avrebbe dimostrato il suo valore, l'ombra della sorella era troppo grande per una stella così piccola…

«I tempi cambieranno, devono cambiare!»

 Shaula si diresse verso il tatami a passo svelto.

"Buona fortuna!" esclamò allegra Antares.

"Grazie! Vedrai che la stendo!"; la giovane Koga sorrise e, per un solo istante, volse lo sguardo verso la sorella: Mizar era impassibile. Perchè l'aveva guardata? Cosa cercava? Un suo incoraggiamento? No, non da lei. Shaula scosse la testa, non sapeva cosa le era preso...cercare un punto di riferimento in Mizar, che assurdità, quello che doveva fare ora era sgombrare la mente. Piuttosto cercò qualcun altro che però non vide.

Un brusio scoppiò nella platea mentre saliva sul tatami, facendo un inchino marziale di saluto verso Asuma, che avrebbe arbitrato l’incontro. La cosa che la indispettì non poco furono i commenti degli altri sensei, seduti in prima fila sulle tribune.

 "E' quella del clan Koga!"

"Ma dicono che la sorella maggiore sia la vera speranza del clan"

Shaula non potendo sentire queste idiozie, rivolse uno sguardo furibondo verso i jonin, ma non sortì alcun effetto. L'attenzione si spostò subito sulla giovane Tenten che aveva appena raggiunto l'arena di battaglia.

"Oooh, chi abbiamo qui? Niente di meno che la piccola Koga…" esordì ridacchiando l'avversaria di Shaula, che non tardò a rispondere secca" Già, e ti costerà caro, carina"

…Tenten non mi è molto simpatica, si dà troppe arie, fuori e in Accademia, e sta sempre appiccicata come una piovra a Lee, anche negli allenamenti…basta, sembro Mizar!Concentriamoci che è meglio…

La voce di Anko Mitarashi si riattivò nell'apparecchio altofonico, al cenno di Asuma.

"YOI"  (*pronte)

Le due combattenti si misero in posizione, decise a dare il meglio di sé, per la promozione, per la gloria, per il rispetto altrui…

“JIMÉ!!!”

Un filo di vento attraversò il tatami, e Tenten aprì gli occhi, risoluta; con gesto repentino estrasse dalla cintura due rotoli di pergamena e li pose ai lati del suo corpo. Shaula osservava con attenzione, contava sul fatto di conoscere già ogni tecnica dell'avversaria e difatti riconobbe la mossa, ormai risaputa, della giovane ninja…

"La tecnica del richiamo" sorrise. Nel frattempo, Tenten aveva evocato due colonne di fumo che presero le sembianze di due draghi gemelli; senza perdere tempo saltò fino a raggiungere le due belve evanescenti che avevano subito una nuova trasformazione: al loro posto due pergamene stavano a disposizione di Tenten che con esuberanza le aprì, pronta a scegliere quale arma evocare.

" Vediamo un po’…sì, questa è perfetta!!! Preparati Shaula...Kusari-Gama!"

Nelle mani della kunoichi apparve un falcetto d’acciaio da cui si diramava una catena collegata all'estremità da un bastone di piccola grandezza, nero, con inciso un drago dorato che risplendeva abbagliante alla luce del sole.

"Che te ne pare?" fece beffarda Tenten in attesa della mossa di Shaula. La ragazza non emise un fiato, e per tutta risposta sfoderò il bo(*bastone, tipo quello di Goku di Saiyuki) che portava sulla schiena e, con mano abile, lo fece roteare, lasciandolo aderire, perfettamente parallelo, all'avambraccio destro.

“Vuoi difenderti con un misero bo?” la canzonò l’avversaria; lo sghignazzare di Tenten si bloccò di colpo non appena notò che Shaula sorrideva sardonicamente.

…ridi tesoro mio, il bello deve ancora venire…

“Hai ragione, un bo serve a poco...che ne dici di una yari(*lancia)?”

Ad un suo gesto fulmineo, dalle estremità del bastone saettarono due lame, la cui forma rammentava le fiamme innarrestabili di un incendio.

“Questo fa più male…grazie del consiglio!”

Tenten indietreggiò: non se l’era aspettato; non poteva farsi cogliere impreparata, era in svantaggio e doveva agire. Corse verso Shaula e all'ultimo secondo si slanciò sulla destra, scagliando la catena della sua arma nel tentativo di bloccarle le gambe,fallendo miseramente. Shaula piantò la lancia a terra usandola come rampa per evitare l'attacco e, senza esitazione, scatenò un fendente con la lama della yari spezzando la catena attorcigliata su quest'ultima.

"Non ci voleva"; Tenten gettò via il falcetto ,ormai inutile, e riprese in mano le pergamene. “Proviamo questa...Aiselne Drossel!!” (*chiederò ad Orochi17 cosa dovrebbe voler dire il nome…ndMiz…dice che l’ha preso soul calibur)

Con il moto circolatorio del braccio fece apparire un cerchio in acciaio che presentava tre lame disposte sulla parte esterna; per poco shivò l'affondo della yari di Shaula che, nel frattempo, aveva approfittato del momento propizio. Tenten cadde a terra; Shaula fece roteare il bastone e lo portò dietro la schiena correndo incontro all'avversaria ma, proprio all’ultimo, le venne scagliato contro il cerchio rotante e fu costretta ad interrompere la corsa per evitare il colpo.

“Sputi sentenze sul mio bastone ma tu mi stai attaccando con un hulahop...non sei cresciuta per queste cose?!" Shaula cercò di prendere tempo provocandola, ben conscia che quel cerchio poteva essere letale e solo uno sbaglio della nemica poteva assicurarle la vittoria.

“Hula che?! Non so di cosa tu stia parlando!"esclamò Tenten confusa.

Mizar si portò una mano sulla fronte e abbassò lo sguardo:”Certo che potevi sceglierti una battuta migliore, Shaula!”.

La giovane Koga udì il commento, e si rivolse alla sorella:”Perchè devi sempre ribattere tutto ciò che dico!?!”

Shaula non poteva commettere errore più grande! Si era distratta, e Tenten agì; il cerchio tornò a colpire e, stavolta, la ragazza non fece in tempo a spostarsi: dovette bloccarlo in extremis con la yari. L'impatto fu tremendo, lo stridio insopportabile del mettallo infastidì Shaula a tal punto che fu costretta a lasciare la presa del bastone; cadde a terra, mentre la yari volteggiò nel cielo per poi ricadere, conficcandosi nel tatami.

Drossel tornò nelle mani della sua proprietaria, convinta di aver trionfato…si sbagliava di grosso! Shaula aveva individuato il suo punto debole, ed era pronta più che mai a colpire. Corse verso la yari ma, quando cercò di estrarla da terra, scoprì che era incastrata.

"Oh no, non ora!!!" gemette la ragazzina.

Tenten guardò divertita la scena: "Poverina…Facciamo finire questa scena deprimente!"; prese in mano il Drossel e lo scagliò con forza verso la ragazza in difficoltà. Shaula vide arrivare il cerchio rotante…

"Ci sei cascata in pieno!" gridò trionfante e, senza alcuno sforzo, estrasse la lancia e con un poderoso fendente deviò la traiettoria del cerchio, che non tornò indietro...quello era il momento per colpire! Con scatto felino raggiunse Tenten che, indifesa, portò le braccia a protezione dinanzi al viso… Inutile. La yari era puntata proprio contro la sua gola. Non c’era più nulla da fare: aveva perso.

“Ehehehe...sconfitta”

La voce di Shaula nascondeva un implicito comando.

«Arrenditi, o sarò costretta a farti male»

Tenten annuì, mormorando:”Mi arrendo”

Asuma esclamò:”Tenten Minamoto ha dichiarato la resa: vince Shaula Koga!”

“SIIIIIIIIII!!!!!!”

La ragazzina venne travolta da Antares, che per poco non la stritolò nella foga dell’abbraccio.

“Anti…ok…mi stai uccidendo…”

Arrivarono anche Hinata, Sasuke, Sakura e Naruto, che si era ripreso abbastanza in fretta, a congratularsi.

“Sei stata bravissima!Però ti conviene fare un salto in infermeria pure a te, hai il braccio che sanguina” le fece notarel’Uchiha.

“Davvero?” nella foga della battaglia non si era accorta di nulla.

“Sei la solita…”commentò il moretto, e lei arrossì, mentre le porgeva il braccio per accompagnarla.(che gentiluomo!Maschi, prendete nota!!!ndMiz e lettrici varie)

Si diresse verso l’uscita dell’arena, non sapendo se più emozionata per l’incontro appena sostenuto o per la persona che aveva accanto.

Si fermò, quando vide dinanzi a lei Mizar, appoggiata alla parete, con fare indifferente; decise di proseguire senza proferire parola.

“Complimenti…a parte qualche battuta fuori luogo, te la sei cavata egregiamente, sorellina”

Un lieve sorriso illuminò il volto della biondina, nascosto immediatamente dietro l’aria fredda di sempre.

“Adesso tocca a te, Miz” rispose Shaula, con un sorrisetto.

«grazie, sorella»

Si allontanò, accompagnata da Sasuke.

 

…”E Neji Hyuga si dimostra come al solito impeccabile, battendo Kiba Inuzuka e il suo fido Akamaru! Un altro combattimento spettacolare, e c’era d’aspettarlo da questi due genin promettenti!Ecco che i due si stringono la mano: un esempio di lealtà tra amici, divenuto rarissimo al giorno d’oggi!”

La voce di Anko rimbombò nell’arena, proprio mentre Shaula rientrava, il braccio destro fasciato accuratamente:era un taglio piccolo ma profondo, che di poco aveva mancato i muscoli.

“Allora, come sta andando?” chiese ad Antares,che immediatamente la informò:”Lee è passato contro Choji, e Neji si è dimostrato un ottimo ninja come al solito…Kiba e Akamaru non hanno avuto chances…E poi invece Shino ha perso clamorosamente contro Kankuro…forse perché è sceso in campo convinto di stracciarlo, forte del fatto che all’ultimo esame il ninja di Suna si era ritirato proprio all’ultimo, prima di combattere contro di lui, e poi si erano quasi uccisi inseguendo Sasuke…Insomma, tra Shino che controlla gli insetti e l’altro, non saprei dirti chi abbia la tecnica più bizzarra, fatto sta che Kankuro l’ha immobilizzato con la tecnica del marionettista usando solo Karasu(*una delle marionette di Kankuro. Sono state costruite da Akasuna no Sasori, mukenin di Akatsuki…interessante…) “

Shaula sospirò:”Caspita, mi sono persa un sacco di roba…colpa dell’infermiera che ci ha messo una vita a visitarmi!!”

“Allora non eri imboscata da qualche parte con un certo bel moretto…”

“Antares!!!T’ammazzo subito o fra tre secondi?!”esclamò imbarazzatissima la piccola Koga, pregando che Sasuke non fosse nei paraggi…eccolo lì, poco lontano, con Ino praticamente appiovrata a lui…una specie di ruggito le implose nello stomaco, ma prima che potesse parlare, venne interrotta da Anko:”I prossimi a sfidarsi saranno…Ino Yamanaka e Hinata Hyuga!”

La ragazza dagli occhi bianchi sobbalzò, improvvisamente tremante…non aveva la forza per combattere…non voleva fare figure…

“Coraggio Hinata!”

La voce di Naruto…ancora una volta era il primo ad incoraggiarla.

“Vai e distruggila!” esclamò Mizar, ricevendo un’occhiata interrogativa di Sakura.

“Eheh…non mi sta molto simpatica quella smorfiosa che guarda solo i suoi capelli!”

“A chi lo dici, Miz!” replicò la kunoichi dai capelli rosa.

La Hyuga s’avviò verso il tatami, dove già si era presentata Ino, con i suoi soliti atteggiamenti da spaccona.

“Allora, mi sto annoiando!Vogliamo cominciare questa sottospecie d’incontro?”

Hinata si sentì avvampare, non tanto per le parole della Yamanaka, piuttosto per la visione che ebbe: tutti i maggiori esponenti del suo clan, suo padre, sua sorella Hanabi, erano lì per vederla combattere.

«Certo, dopo aver visto Neji, io sarò una vera delusione»

pensò, posizionandosi nel suo lato di tatami.

Anche il cugino era lassù con loro?Non l’aveva visto…

«adesso basta distrazioni, devo concentrarmi sull’incontro!»

Shikamaru fece loro cenno di mettersi in guardia, mentre nell’aria risuonava la voce di Tsunade, visto che Anko si era addormentata…(zzz…rooonf…ndAnko *O*)

“YOI!”

Ino sghignazzò:”Ti conviene ritirarti, finchè sei in tempo”

La Hyuga non rispose.

“Peggio per te, allora”

“JIMÉ!”

Il sesto incontro ebbe immediatamente inizio; con un guizzo felino la Yamanaka scattò in avanti, unendo le mani e urlando:”Bushin no Jutsu!”(*tecnica della moltiplicazione del corpo)

Subito si generarono cinque copie-illusione, il cui unico scopo era quello di confondere l’avversario, poiché non erano corpi tangibili come quelli creati dalla Kage Bushin.

«un genjutsu…dovrebbe saperlo che gli occhi bianchi sono anche più potenti dello sharingan nel distinguere le illusioni!» pensò Hanabi, fissando dall’alto lo svolgersi del combattimento della sorella maggiore.

Si stupì non poco al vedere Hinata indietreggiare. Possibile che si fosse fatta cogliere impreparata?

Le copie la circondarono, continuando a correrle intorno.

“Sei in trappola, stupida!Non sai nemmeno difenderti,tu che vanti di portare il nome di una delle casate più nobili di Konoha!Non sei degna né di essere una Hyuga, né di essere una kunoichi!” esclamarono all’unisono le sei Ino, prima di riunire le mani in una posizione che non prometteva nulla di buono.

“Shintenshin no Jutsu!(*Tecnica del capovolgimento spirituale!)”.

Hinata era nei guai, ma conosceva il punto debole di quella tecnica, con la quale si prendeva possesso del corpo altrui; tuttavia, il trasferimento spirituale era molto lento, e poteva procedere solo in linea retta…Doveva anticipare Ino, e capire da quale delle sei ragazze che le vorticavano attorno partiva l’attacco.

“BYAKUGAN!”

Attivò il potere degli occhi bianchi, prerogativa della sua casata, e individuò con facilità il vero corpo della Yamanaka; infatti, essendo una semplice moltiplicazione del corpo, le copie costituivano unicamente un’illusione. Si spostò all’ultimo dalla traiettoria di Ino, che però fu lesta a sciogliere la tecnica, prima che le si rivoltasse contro…

SBAM!

Con un calcio saltato centrò in pieno la Hyuga, che sbattè violentemente contro il tatami.

“Sei patetica, Hinata. Sei rimasta la buona a nulla dell’accademia, l’incapace di due anni fa!Ma consolati, non sarai l’unica perdente oggi!Fuori ti aspetta quell’imbecille incompetente del tuo amichetto biondo!Quindi, ti batterò subito, così potrai raggiungerlo!AHAHA!”

Si scagliò contro la ragazza dai capelli neri, piegata in due, dolorante, concentrando quanto più chakra possibile nel pugno destro…

“FORZA HINATA!”

La voce di Neji la raggiunse, dritta al cuore, risvegliandola. Smise di tremare, e si rialzò, sussurrando con voce fredda:”Puoi dire di me quello che ti pare, ma non ti permetto di offendere i miei amici!”

“STA ZITTA, PIAGNUCOLONA!”

Ino saltò, sferrandole un violentissimo pugno ulteriormente potenziato dal chakra che le avvolgeva la mano, convinta di avere vinto…

Un istante dopo si sentì respingere, travolta da un vortice di energia che la scagliò lontana, quasi a bordo tatami.

Riuscì a frenare la scivolata appena in tempo per evitare di cascare fuori dal ring.

Si rialzò, furente, fissando il piccolo cratere circolare che si era formato attorno ad Hinata; asciugandosi un labbro sanguinate, sibilò acida:”A quanto pare, qualcosa la sai fare anche tu”.

Hiashi Hyuga scrutò con occhi attenti la figlia maggiore: possibile che avesse imparato da sola…?

“Hakkeshou: Kaiten(*rotazione suprema)…dato che dici di conoscermi così bene, dovresti sapere di che si tratta, Ino, ma te lo spiegherò comunque: espellendo il chakra dai miei punti di fuga, sono in grado di generare una rotazione che respingerà ogni tuo attacco ravvicinato…adesso non mi sottovaluti più, eh?”

Sugli spalti, Mizar, Shaula, Antares, Naruto e gli altri, erano stupiti da quella nuova Hinata scesa in campo, decisa a riscattare il proprio destino; aveva uno sguardo deciso, e non tremava più…Neji era il più sorpreso di tutti: quando ci aveva combattuto contro, due anni prima, lei non pradroneggiva minimamente lo stile Hyuga…quanti progressi aveva compiuto, da sola, in quegli anni, senza dire niente a nessuno?

Ino si era ripresa, e scoccando un’occhiata di fuoco all’avversaria, le disse:”Avrai anche imparato una nuova tecnica, ma non per questo vincerai!”

Unì le mani in una serie rapidissima di posizioni, gridando:” Shinranshin no Jutsu!(*tecnica dello sconvolgimento spirituale!)”.

Neji trasalì: a differenza della basilare tecnica del capovolgimento spirituale, lo Shinranshin, che ne era l’evoluzione, consisteva nell’immissione di un quantitativo di chakra notevole nel corpo dell’avversario, grazie al quale lo si poteva costringere a compiere i movimenti desiderati, senza perdere il controllo del proprio corpo originale…Hinata era in trappola!

La Hyuga si sentì immobilizzata, schiacciata dalla forza della Yamanaka: era in sua completa balia!

“AHAHA!Povera sciocchina, credevi forse che la mia casata, perché meno nobile della tua, non possedesse tecniche potenti?I tuoi occhi bianchi t’hanno abbandonata, visto che ora ti ho in pugno!”

Hinata cercò di parlare, ma ogni semplice gesto le era precluso.

“Come dici?Scusa, dimenticavo di dirti che non puoi parlare, a meno che io non te lo conceda…ma sai, non ho voglia di sentire i tuoi piagnistei…”

«che stronza!»

pensò Sakura, fissando quella che un tempo era stata la sua migliore amica, con rabbia.

“Non starla a sentire!Tu sei bravissima, lei è solo un zitella acida che è invidiosa di te!” gridò Shaula, saltando in piedi.

Mizar la fissò sottecchi:”Di’ un po’, cos’è tutto questo accanimento, sorellina?Non centrerà forse…”

“Finisci la frase e potrai contare i tuoi ultimi istanti di vita sulle dita di una mano!” replicò rossa Shaula. La biondina avrebbe volentieri riso per quella minaccia vuota, ma si ricordò che la sua amica stava combattendo, era in difficoltà, e aveva bisogno del maggior supporto possibile.

Prima della sua voce però si udirono schiettamente quella di Naruto e quella di Neji:”FORZA HINATA!!!”. I due si scrutarono un istante, sorpresi, poi tornarono a fissare il tatami, dove Ino continuava a sbeffeggiare la povera Hyuga.

“Credi forse che, per aver usato una tecnica nuova e aver alzato un pochino la voce, tutti ti ritengano cambiata, migliore?Li farò ricredere subito!Dato che non posso farti pronunciare le parole ‘mi ritiro’, perché la tecnica non me lo consente, potrei farti uscire camminando dal campo, facendoti squalificare…ma perché togliere lo spettacolo a questa gente, e ai tuoi parenti che sono venuti a vedere la tua disfatta?!Rimarrai lì, immobile, a subire il mio ultimo attacco!!”

Con un’ultima risata malevola, la Yamanaka partì nuovamente di corsa verso l’avversaria, decisa a porre la parola ‘fine’ al combattimento.

«Non posso perdere…Mio padre e mia sorella mi stanno guardando…e anche Neji…non posso deluderli ancora…non posso!»

“KYAAAH! BYAKUGAN”

Con uno sforzo riuscì a riattivare gli occhi bianchi e a liberarsi dallo Shinranshin, giusto in tempo per schivare il gancio di Ino, e a rifilarle un colpo a mano aperta in pieno petto.

Il tocco fu lieve, ma scagliò egualemente la bionda per terra.

Memore delle parole di Rock Lee, Sakura rammentò a Naruto che non era necessario che Hinata colpisse Ino a piena forza per bloccarle il flusso di chakra.

Ancora una volta la Yamanaka si rialzò, un espressione di odio puro stampata in faccia; con una tecnica segreta del suo clan intrise di chakra tre kunai, e li scagliò, come se fossero dei proiettili avvolti da un fuoco azzurro…Un gesto rapidissimo del braccio destro di Hinata, e ciò che restava dei pugnali cadde a terra, ridotto in briciole.

“Sei dura di comprendonio, Ino: una sostanza basata sul chakra, come i kunai potenziati che mi hai lanciato, diventa inutile contro il juken dello stile Hyuga, che distrugge emettendo chakra!Ma adesso basta parlare!Forse non te ne sei accorta, ma sei entrata nella mia distanza di combattimento!”

Gli occhi di Hinata fissarono gelidi la Yamanaka, tremante: la situazione si era ribaltata…quello sguardo la atterriva, pareva leggere tutta la paura che in quel momento le attanagliava il cuore.

“Su una cosa avevi ragione: questo è stato il tuo ultimo attacco!Preparati!”

Neji e Hiashi esclamarono contemporaneamente:”Non vorrà forse usare…”

“Hakkeshou: Rokujuu Yonshou!!!(*tecnica delle sessantaquattro chiusure)”

Percorse in meno di un secondo la distanza che la separava da Ino, colpendole fulminea tutti e 64 i punti di fuga del sistema circolatorio del chackra, rendendole impossibile l’esecuzione di qualsiasi tecnica.

“Game over, Ino!”

Sfruttando la rotazione suprema, scagliò l’avversaria direttamente fuori dal tatami.

“Ino!!!” Shikamaru, dimenticando di essere l’arbitro, corse a vedere come stava la sua compagna di squadra, svenuta e malconcia; allora Tsunade in persona dichiarò:”Ino Yamanaka perde per ko, vince Hinata Hyuga!”

La ragazza si guardò intorno, circondata dal fragore degli applausi festanti dinanzi a quella dimostrazione di talento e forza…

…ma sono stata davvero io?Io…ho vinto…

Certo, non era il primo incontro che vinceva, ma quello delle eliminatorie contro una genin di Suna era stato una passeggiata: pochi calci, e l’avversaria aveva perso per jogai, invece…quel secondo combattimento era stato totalmente diverso…più volte era stata convinta di essere sul punto di perdere ma, ogni volta, udendo la sua voce, aveva stretto i denti, e lottato con tutte le sue forze…

per diventare chunin…

per la mia casata…

per mio padre…

per Hanabi…

per i miei amici…

per Neji…

Scese lentamente dal tatami, tenendosi un fianco dolorante; aveva il cuore che batteva troppo forte, ancora non guarito del tutto da quel combattimento di due anni prima…le era stato detto che, nonostante l’infarto fosse stato preso in tempo, per molto tempo avrebbe dovuto evitare certi sforzi, specie perché il sistema circolatorio del suo chakra ci avrebbe messo un bel po’ prima di riprendersi da tutti i colpi subiti…Tossì leggermente, e vide la sua mano coperta da goccioline di sangue.

…mi sa che ho esagerato…

Incespicò nelle gambe provate, ma venne prontamente agguantata da qualcuno che le fece passare il braccio intorno al collo, sorreggendola.

“Lascia che ti aiuti”

…Neji…

“G-grazie…” mormorò lei, ritornando la ragazza timida ed impacciata di sempre.

Il ragazzo la guardò:”Ti ho visto diversa sul tatami, oggi…rispetto ad allora”

Hinata arrossì, deviando lo sguardo:”Q-quella volta…a-avevo paura…”

“Lo so…ma sei cambiata già da quell’incontro, Hinata…C’è stato un momento in cui mi sono chiesto se davvero il mio atteggiamento fosse giusto…ma ero troppo ottuso per ammetterlo”disse lo Hyuga, con tono serio.

“Neji…io…”

Hinata venne interrotta dal sopraggiungere degli altri suoi compagni.

“Sei stata mitica!Quando hai imparato a combattere così?!” esclamò curioso Naruto.

“Bè…ho osservato mio padre e Neji combattere…e da lì ho cercato di migliorare…”

Lo Hyuga parve sorpreso: anche lei, come lui, era stata esclusa dagli insegnamenti della casata principale, anche se per motivazioni differenti, e quindi costretta ad imparare autodidatta?

“Sorella!”

Una ragazza dai capelli neri lunghi, poco più bassa di Hinata, arrivò di corsa, accompagnata da altri tre alti esponenti degli Hyuga e dal signor Hiashi in persona.

“Hinata!Come stai?”

Non si preoccupava di celare l’apprensione dietro la sua solita maschera austera e severa, notò Neji, mentre chinava la testa in segno di rispetto, mormorando:”Hiashi-sama, permettetemi di accompagnare vostra figlia dalla squadra medica, sarebbe meglio fosse visitata…”

L’uomo scosse la testa, esclamando:”Neji, lascia perdere le formalità e chiamami zio, sono pur sempre il fratello di tuo padre!”. Il ragazzo si stupì: non era un rimprovero o un ordine, ma una richiesta gentile, quasi una supplica… “Sì…Zio- annuì sorridendo -…allora posso accompagnarla?” Hinata si scostò, scuotendo la testa:”Non preoccupatevi, sto bene…”; non finì la frase che quasi cadde di nuovo, se non fosse stato per Hanabi che l’afferrò. Hiashi s’affrettò a prenderla in braccio, ma la ragazza mormorò una protesta sommessa:”Riesco a camminare…non c’è bisogno che ti scomodi a prendermi in braccio…”

“Ho trascurato troppo a lungo la mia famiglia per dei futili ideali che la nostra casata dovrebbe decidersi ad abolire, a cominciare da ora!”

Hiashi abbracciò sua figlia, rimproverandosi di aver osato vergognarsi di lei per anni.

“Scusami, Hinata”mormorò, dirigendosi verso l’infermeria, accompagnato da Hanabi e Neji.

…papà…

Le eliminazioni si stavano svolgendo nel migliore dei modi: Shaula era passata e su Mizar ci si poteva mettere la mano sul fuoco, che si sarebbe battuta alla grande; salvo imprevisti, sarebbe sicuramente riuscita a superare l'esame. Ora toccava ad Antares. Non era certo debole e sprovveduta, ma non aveva raggiunto grandi vette, nè si era mai distinta nelle gare della sua vecchia scuola…tantomeno ora, persa in un luogo dove essere ninja significava doversi battere a scapito della propria vita, e dove , soprattutto, non ci si potevano permettere passi falsi. Antares pensava solo a questo aspettando di sentire il suo nome urlato dalla Mitarashi…a questo e anche ad un aitante ninja dai capelli d'argento che stava poco distante da lei. …Così vicino, eppure così lontano…                                                                        Il suo cuore batteva sempre più forte, era come se un terremoto la stesse scuotendo da dentro…                   “Iga Antares, è pregata di raggiungere immediatamente il tatami o non supererà l'esame per mancata presenza!!!"                                                                                               Antares si scosse da quel dolce sogno e, correndo, arrivò in fretta e furia all'arena.

"Dov'eri con la testa Anti, è da più di 5 minuti che ti chiamano!!!!" bisbigliò Mizar, che ben conosceva il motivo del suo ritardo. L'unica cosa che uscì dalla bocca della rossa fu una scusa strozzata: "Ops!".                                                                                         La sua avversaria era già pronta all'estremità del tatami…La ragazza sobbalzò.

…Temari!…

Antares conosceva anche fin troppo bene le tecniche spaventose della giovane, e sapeva altrettanto bene che erano letali.

"Ti sei finalmente degnata di far avere la tua presenza, Iga" la punzacchiò Temari, sarcastica; una grande risata crebbe dalla platea.

La rossa avrebbe voluto diventare microscopica e sotterrarsi…

“Dannazione a te, Kakashi!” disse fra sè.

Anko riprese a parlare nel microfono:”Scusate mi ero riaddormentata ^.^ ”

Sakura si mise le mani fra i capelli.

"Sapevo che quella aveva qualcosa fuori posto" disse infine Naruto, ricordandosi la prima volta che l'aveva incontrata…in quell'occasione gli aveva leccato il sangue che colava lungo la sua guancia ferita, poco prima, da lei stessa!

"Che schifo!!!!" rabbrividì. 

"YOI…"

Le risate generali andarono scemendo, lo scontro stava per iniziare.

Antares sfoderò la sua arma: una frusta sulla cui corda in cuoio erano posizionati numerosi spuntoni, come lo stelo di una rosa; dal lato avversario, Temari estrasse il suo ventaglio gigante…

"JIMÉ!!"

La rossa si portò in vantaggio attaccando per prima.

Un forte strattone delle sua frusta fece schizzare via gli shuriken nascosti negli spuntoni dell'arma, ma Temari sorrise impassibile.

"Ichi no Hoshi!"(*tecnica della prima stella)

…Un taijutsu…

Il ventaglio si spiegò, anche se di poco, rivelando solo un terzo della sua grandezza, quello che successe poi non riuscì nemmeno a essere scorto dagli occhi attenti Antares, da quanto rapido fu il gesto della kunoichi; l'unica cosa visibile erano gli shuriken che rimbalzavano, finendo a terra senza colpire il bersaglio. La diciassettenne riconobbe la tecnica e si diede della stupida per non essersene ricordata.

"Efficace, ma solo se ti lancio kunai o shuriken"

Temari restò di sasso e Antares potè coglierla di sorpresa attaccandola direttamente con la frusta, che fu bloccata a malapena dal ventaglio.

"Vuoi giocare duro? Giochiamo duro allora....Ni no Hoshi(*tecnica della seconda stella)!!"

Il ventaglio si aprì ulteriormente, spiegato per due terzi, e questa volta un semplice attacco di frusta non sarebbe bastato.

…Devo farla ritornare al primo stadio della tecnica o i miei attacchi non andranno a segno… pensò velocemente Antares che cominciò a scatenare continui attacchi di frusta provenienti da ogni direzione, sperando di poterla colpire o, almeno, cercando di far diminuire la sua concentrazione e, di conseguenza, anche l'afflusso di chakra; ma Temari non sembrava dare segni di cedimento. 

"Qualsiasi arma è inutile contro il mio ventaglio!" sentenziò la kunoichi della Sabbia, sviando qualsiasi colpo di Antares.

"Ah si? Proviamo con armi di tipo differente allora" La giovane si lanciò verso il cielo preparando il suo attacco:"Para questo adesso!!".

La rossa piombò come un rapace sulla preda scagliando gli shuriken e attaccando contemporaneamente con la frusta. Lo stato intermedio della tecnica non permise a Temari di bloccare entrambi gli attacchi e solo con un balzò riuscì a portarsi fuori distanza.

"Brava, non c'è che dire...ma ora ne ho piene le tasche del tuo nastrino! San no Hoshi!(*Tecnica della terza stella)".

Antares ne era consapevole, dopo il suo ultimo colpo il ventaglio avrebbe attinto al 100% del suo potere e ogni tentativo di attacco con la sua frusta sarebbe stato vano. L’arma di Temari si spiegò interamente, mentra la kunoichi esclamava :"Mi spiace ma la mia promozione non può aspettare! Kamaitachi!(*tecnica del vento tagliente)".

Temari agitò il ventaglio con tutta la sua forza e ne scaturì una folata di vento potentissima che centrò in pieno Antares.

“KYAAAAAH!”

Kakashi scattò in piedi, aggrappandosi alla sbarra d’acciaio che fungeva da parapetto per le tribune.

"E non hai ancora visto niente..." un nuovo movimento del ventaglio creò un vortice che sembrò imprigionare la ragazza in un tornado di polvere e foglie. All'interno dell'uragano una figura non ben distingubile che doveva essere Antares, era sottoposta a forti correnti capaci di tagliare la carne della povera sventurata.

"ANTARES!!!!" gridò spaventata Shaula che per poco non scoppiò in lacrime.

"Finiscila di piagnucolare e segui con più attenzione" la zittì Mizar.

La piccola Koga non comprese,ma guardando più attentamente notò che all'interno del vortice non c'era Antares. Quando il vento si calmò anche Temari si accorse dell'inganno: solo la frusta era rimasta intrappolata nel tornado! Osservò freneticamente lo spazio circostante in cerca della ragazza...quando la trovò era tardi. Un calcio alla schiena la fece crollare sulle ginocchia, perdendo il ventaglio; un gemito sommesso, immediatamente spento da una nuova sensazione di costrizione. Due copie della ragazza rossa l’avevano immobilizzata per le braccia, imprigionandola con una presa che le impediva ogni movimento.

" Le armi non potevano colpirti, così ho pensato che, per quanto il tuo ventaglio sia così potente da precludermi tutti i taijutsu(*arti marziali e attacchi con armi), non può di certo prevedere un ninjutsu(*arti magiche fisiche-non illusorie-)…e una tecnica come la Bushin Kage no Jutsu rientra pienamente nella categoria" spiegò l’originale della rossa, comparendo con un balzo dinanzi a lei, che continuava a dimenarsi.

“Hai detto che per te l’esame era tutto e che non avresti avuto pietà…ebbene, nemmeno io ne avrò!”. Con un gesto delle mani sciolse la tecnica della moltiplicazione del corpo e, contemporaneamente, sferrò alla kunoichi di Suna un violento calcio circolare nello stomaco, spedendola fuori dal tatami.

“Sabaku no Temari, jogai!Antares Iga vince il combattimento!” la voce cristallina di Kurenai risuonò nell’arena.

Poco dopo, una stanca ma felice Antares veniva degnamente festeggiata ed elogiata dagli amici.

…però lui non c’è…e se fosse qui, mi direbbe che ho fatto schifo…

Un tocco leggero sulla spalla.

“Hai dimenticato questa”

Quella voce! La ragazza si girò, raggiante:”Kakashi!Grazie, mi hai riportato la mia frusta…temevo fosse stata distrutta!”

Il jonin la squadrò, serio, e per un attimo lei temetta una ramanzina.

Poi però il ragazzo sorrise, almeno da quello che potè vedere nell’espressione lieta del suo volto mezzo mascherato.

“Ti sei battuta alla grande, Antares!Hai appreso in una settimana anche un ninjutsu come la Kage Bushin!Complimenti!”

Le accarezzò la testa, scompigliandole i capelli, poi ritornò con un balzo sulla tribuna d’onore, lasciandola lì, di stucco.

“Ahi ahi…qui mi sa che tra poco ci vai tu ad imboscarti…”

“Shaula, non copiarmi le battute!!!Va’ a cercare il tuo piccioncino, anche perché mi sa che è l’ultima volta che lo rivedi…”

“Perché?” domandò la piccola Koga senza capire.

Antares ridacchiò:”Semplice, combatterà contro tua sorella…”

“Mia sorella…COOSA?!NO!” un’espressione preoccupata si concentrò su Sasuke che, senza nemmeno attendere di essere chiamato, si stava dirigendo verso il tatami, dove già lo aspettava, con le braccia incrociate e un’aria di sfida dipinta in volto, Mizar.

 

“Eccoci all’ottavo incontro!Ma, signori spettatori, non crediate che, perché ultimo, sarà meno spettacolare degli altri! Una sfida che mantiene vivo il passato di Konoha, che spesso crediamo perduto!I prossimi sfidanti appartengono a due delle più antiche casate del villaggio, e ne sono gli ultimi eredi! Sasuke Uchiha e Mizar Koga!”

Degli ‘oooh’ di sorpresa e ammirazione si sovrapposero agli applausi, mentre i due contendenti prendevano distanza sul tatami.

“Quella psicopatica ha detto un mucchio di fesserie, dato che i nostri clan non esistono più e, comunque, non restiamo gli unici discendenti in vita” commentò sprezzante Sasuke, alludendo, con molta probabilità, più alla propria situazione, che a quella dei Koga.

“Che ne dici allora di cominciare, invece di abbandonarci a ricordi nostalgici, Sasuke?”fece Mizar.

“Tsk, ricordi! Di’ piuttosto ossessioni!”

“Quello che è, su quest’argomento potrei farti concorrenza…”

“Insomma volete combattere sì o no?!” La voce seccata di Anko li ricatapultò alla realtà.

“YOI!”

I due si misero in guardia.

“Abbiamo un conto in sospeso noi due…” sibilò Sasuke.

“E allora saldiamolo: non amo avere debiti!”Replicò a denti stretti Mizar, rammentando la sfida lanciatale, giorni addietro, dal ragazzino.

“JIMÉ!”

 

Si studiarono a lungo, in silenzio, attendendo che fosse l’altro a fare la prima mossa…una situazione di stallo che non durò a lungo.

Sasuke partì deciso, scagliandosi contro Mizar come una furia, ricordando per certi versi la strategia di attacco di Rock Lee. Stupido, la stava affrontando nel campo dove lei andava più forte: il taijutsu, o kumite, o arte del corpo a corpo.

La bionda parò senza difficoltà le scariche di pugni e calci del ragazzino, forte anche di dieci centimetri in più di altezza, vantaggio esiguo, ma utile.

Stanca di quell’energia sprecata praticamente a far nulla, approfittò di un richiamo di gamba troppo lento dopo un calcio circolare del ninja per atterrarlo con una spazzata.

Sasuke impattò violentemente contro il suolo, ma si rialzò immediatamente, scagliandole contro una decina di shuriken che Mizar schivò compiendo alcune ruote all’indietro.

Lui decise di non darle tregua, e l’attaccò nuovamente con due kunai…

CLANG!CLANG!

I piccoli pugnali caddero a terra con un rintocco metallico; stupito, il sedicenne non impiegò molto a capire che la biondina aveva deviato la loro traiettoria parandoli con i due lunghi pugnali sai.

“è tutto quello che sai fare?” domandò la diciassettenne sprezzante, mentre faceva ruotare i due coltelli tridentati con velocità sorprendente nelle mani.

“Tsk!Non ti hanno detto che non si sottovaluta mai l’avversario, soprattutto sapendo che questi è più forte?”

“Più forte? Strano, detto da un mocciosetto come te!”

L’Uchiha avvampò, e chiuse gli occhi, cercando di reprimere la rabbia.

“E sia, finiamola di giocare!Ti mostrerò quanto tu, in confronto a me, sia debole”

Sasuke riaprì gli occhi, non più neri, ma accesi dalle fiamme dello sharingan.

Mizar deviò istintivamente lo sguardo, gesto che non sfuggì al ragazzo.

“Che succede Mizar?Hai forse paura a guardarmi?Temi di non saper reggere ad una tecnica illusoria?” la canzonò, divertito.

Lei rialzò la testa, truce:”Paura io?Il tuo sharingan sarà anche completo dei tre segni ma…quanto ad illusioni…tu non padroneggi l’arma più potente del tuo doujutsu…non ho nulla da temere, se non sei in grado di usare lo tsukuyomi”

Stavolta fu Sasuke a fissarla, colmo d’ira.

Shaula si coprì gli occhi con le mani: ennesimo tasto dolente appena toccato dalla sorella.

“Non parlare di cose che non conosci!!”

Con rabbia, il quindicenne le si gettò nuovamente contro, utilizzando la Kage Bushin no Jutsu ma, nonostante la sua velocità fosse raddoppiata grazie allo sharingan, lei gli restava comunque superiore in altezza…requisito da non sottovalutare, se questa poteva favorirle la distanza, come spiegò Lee a Shaula, che non riusciva a comprendere le strategie della sorella.

“Vedi, se a lui per percorrere un metro con un pugno caricato o con un calcio occorre un passo e mezzo, a lei ne basta uno, in quanto possiede le gambe più lunghe…Sembrano dettagli futili ma, spesso, è giocandosela sulla corta distanza che un ninja forte nel taijutsu ha la meglio”

Distrutte le copie, il vero Sasuke incassò due violentissimi calci consecutivi, sferrati con la gamba sinistra senza che questa venisse riappoggiata nel brevissimo arco di tempo che bastò a Mizar per spostare il baricentro della tecnica dallo stomaco alla faccia.

Il ragazzo venne scagliato lontano, e stavolta si risollevò con fatica, un labbro sanguinante; con un gesto brusco sfregò il dorso della mano sulla bocca, sputando il sangue per terra.

“Oltre che moccioso, sei anche stupido: sei forse duro di comprendonio?Continua a combattere così, e sarà come giocare col fuoco!” lo redarguì la biondina, secca.

“Giocare col fuoco?É proprio quello che ho intenzione di fare!” una risata pericolosa illuminò il viso di Sasuke, mentre riuniva le mani in una serie rapidissima di posizioni, di cui ultima fu quella della tigre.

“Katon! Goukakyuu no Jutsu!” esclamò l’Uchiha, concentrando il chakra nella bocca.

La diciassettenne si vide scagliare contro un’immensa sfera di fuoco, che evitò per un pelo, balzando alle spalle del ragazzo e colpendolo con un calcio rovesciato alla schiena.

“CHE COSA!Come diavolo hai fatto?!…”

Mizar non gli rispose: a quel che ricordava la palla di fuoco suprema era prerogativa della casata Uchiha, ma non era la prima volta che si ritrovava a doversi salvare da quella tecnica…l’anbu che l’aveva catturata era stato il primo ad usarla…ma com’era possibile, se Sasuke era l’ultimo…

“Non ti è concesso distrarti, Mizar! Kage Shuriken no Jutsu!”(*Shuriken Ombra)

Il quindicenne le lanciò contro un fuuma shuriken, ma lei sapeva bene che, oltre a dover evitare quello visibile, doveva prestare attenzione a quello celato nella sua ombra.

Un guizzo fulmineo, un balzo verso l’alto, un gesto rapido delle braccia, e i due fuuma shuriken vennero inchiodati al suolo dai sai della ragazza.

“Dannata! Katon! Ryuuka no Jutsu!(*Arte del fuoco: drago di fuoco)”

L’Uchiha le lanciò contro un'altra potente tecnica tramandata nel suo clan, ben conscio che la ragazza non avrebbe avuto il tempo materiare per evitarla…

“MIZAR!!!”

Shaula e Antares gridarono disperate quando videro la biondina travolta in pieno dalla fiammata.

“Fine del combattimento…che cosa?”Sasuke sobbalzò, quando gli parve di intravedere, tra le fiamme rosse, altre fiamme che risplendevano, nere come l’ebano. Fu solo per un istante, eppure non seppe capacitarsi quando scorse Mizar, indenne, in mezzo al fumo.

“Di’ un po’, volevi ammazzarmi?” domandò la diciassettenne, avanzando verso di lui, con aria minacciosa.

“TSK!” fu l’unica cosa che disse, prima di notare che gli occhi azzurro ghiaccio della ragazza avevano un non so che di insolito, uno strano riflesso rossastro, ma fu per un attimo e basta…

…devo aver visto male…

“Quest’incontro comincia a stufarmi!Sei debole e ottuso, attacchi di rabbia e non per strategia!” sentenziò Mizar.

Il ragazzino si sentì il sangue ribollire:l’aveva osservata da quando era arrivata nel gruppo sette, e troppo spesso aveva notato gli stessi atteggiamenti superiori di…

“Se ti annoi tanto, ci penso io a scriverci la parola fine!”

Uno stridio insopportabile riempì l’aria dell’arena, mentre Sasuke si lanciava di corsa contro la sua avversaria, caricando il suo colpo più devastante, appreso da Kakashi, alla massima potenza di cui in quel momento era capace.

…eh no, stavolta non rimarrò qui di certo a prenderle!…

Come poco prima, Mizar si sentì pervadere da una stranza forza, quasi una consapevolezza assoluta di conoscere una tecnica sufficientemente forte da poter ribattere il colpo di Sasuke…ma com’era possibile?

“CHIDORI!!!!”(*Mille falchi) gridò il ragazzo, saltando per colpirla.

Le mani le si mossero da sole…

…cavallo, drago, tigre…

“KATON!GOUKAKYUU NO JUTSU!!!” urlò l’altra, scagliandogli contro l’esatta copia della sfera infuocata subita poco prima…

Quello che succese dopo, fu molto confuso: un’esplosione, e la violenza concentrata dei due colpi scaraventò entrambi fuori dal tatami, che finì in pezzi.

 

Suoni, rumori, voci…che cos’era accaduto?Ah sì, ora ricordava…Sasuke stava per colpirla e lei, senza pensare niente, gli aveva rivoltato contro…

“Come diavolo hai fatto!!?!!” la voce furibonda di Sasuke la riscosse. Riaprì gli occhi, ritrovandosi sdraiata per terra, quasi contro una delle pareti che costituivano il basamento degli spalti.

“Allora?!” il suo avversario le si avvicinò a passi rapidi, esigendo una spiegazione che lei non possedeva.

“Calmati Sasuke” fece Naruto, accorso sul posto, cercando di tranquillizzarlo.

“Allora cosa?” replicò la biondina, senza capire, aiutata a rialzarsi da Antares.

“Come hai fatto ad utilizzare una tecnica che è prerogativa unica del mio clan!”sbottò l’Uchiha.

Mizar avvampò:”Senti non esasperarmi, chiaro?!”

“Tsuki no Kokoro” sentenziò una voce pacata alle loro spalle.

I due si voltarono, vedendo Tsunade incedere verso di loro, con passo cadenzato.

“Come?”mormorarono entrambi.

“Lo spirito come la luna…voi giovani non lo potete sapere, specie voi che siete appena arrivate…si dice che i clan Hyuga, Uchiha e Koga si siano generati inizialmente, secoli addietro, a partire da un’unica casata ninja, dotata di un potente doujutsu(*abilità innata degli occhi)…col passare del tempo, esso ha assunto caratteri individuali, propri di ogni clan, e da lì ciascuno di essi ha sviluppato determinate caratteristiche, trasmissibili solo per legame di sangue…Il byakugan degli Hyuga…lo sharingan degli Uchiha…e lo Tsuki no Kokoro per i Koga”.

Mizar parve non capire, ma solo allora udì la voce di Shaula che strillava:”I tuoi occhi!!Guarda i tuoi occhi!!”

“Che hanno i miei occhi?!”

Preoccupata, quasi strappò di mano il coprifronte che Sakura le porgeva, e usando la lamina in acciaio come specchio, capì il perché di tanta apprensione.

I suoi occhi azzurri avevano assunto una tonalità più intensa e, cosa inquietante, un’anomala falce di luna percorreva circa metà dell’iride, di un color rosso sangue.

Tsuki…luna…eccone spiegato il motivo…

“Madamigella Tsunade, perdonate, ma non capisco…” cominciò, subito interrotta da Sasuke:”Come ha fatto ad eseguire quel katon?”

L’hokage sorrise:”Una domanda alla volta, ok? Dunque, lo Tsuki no Kokoro è possibile considerarlo alla pari del byakugan e dello sharingan, quindi possiede le medesime capacità chiaroveggenti, illusiorie, eccetera…credo che Mizar, nella foga della battaglia, abbia riattivato la sua abilità innata, ed involontariamente copiato la tua tecnica, Sasuke…”

“Un po’ come fa Kakashi” azzardò Antares.

“Esattamente. Ora però, io non sono una Koga, quindi non posso dirti come esso funzioni nei minimi dettagli…”

“Basta che mi diciate che i miei occhi torneranno normali…non voglio andare in girò così!”mormorò Mizar.

“Lo sharingan di solito si attiva quando combatti, normalmente rimane nascosto…penso non sia troppo differente per il tuo caso…” le spiegò Kakashi, appena sopraggiunto.

“Mi basta sapere questo” replicò Mizar, rincuorata.

“Bene-fece Tsunade- suppongo sia il caso di passare alle nomine dei nuovi…Che c’è Raido?”

“Signora, come arbitro devo dichiarare un vincitore, ma se entrambi sono usciti dal tatami…”

“Diciamo che hanno distrutto il tatami più che altro…capisco il tuo dilemma…Si sono battuti con valore, direi che un semplice pareggio sarebbe una decisione scorretta…E sia, dichiaro entrambi vincitori!” sentenziò Tsunade, con tono convinto.

“CHE?!!” gridarono all’unisono i due diretti interessati, ma prima che i due potessero protestare, l’Hokage aggiunse:”Se preferite, posso squalificarvi”

“No, no…ci scusi” si affrettarono a mormorare i due, chinando il capo.

…che siano due vittorie o due sconfitte, poco importa…non sono riuscito ad essere migliore di lei…

…mannaggia a questo cretinetto che non capisce quando è il momento di arrendersi!…

“Coraggio Mizar, sei stata la migliore!Però adesso è il tuo turno infermeria…”le fece Antares, sorridendo.

“Eccellente come sempre, sorella” le disse Shaula, sforzandosi di sorridere.

…A che serve aver vinto dopo tanta fatica contro Tenten, dopo una settimana di allenamenti, quando lei come se niente fosse mi ha di nuovo surclassato, scoprendo l’abilità innata della nostra…famiglia…

“Sorellina…grazie…”

Shaula sorpresa, si rispose immediatamente

…forse, per sentirmi trattare, per la prima volta dopo anni, come una propria pari…

 

Circa un’ora dopo, i trentadue genin sfidatisi nel torneo appena concluso si erano ridisposti in fila al centro dell’arena, opportunamente ripulita dai pezzi di tatami distrutti; Tsunade e Gaara, insieme ai jonin sensei dei vari gruppi, stavano in piedi dinanzi a loro.

“Devo farvi i miei complimenti per gli ottimi esempi di lealtà e talento che oggi avete dimostrato: possiate essere fieri di voi stessi” disse l’Hokage, mentre un caldo applauso si levava dalla platea.

“Adesso, chiedo ai vincitori delle eliminatorie di fare un passo avanti”

Intimiditi e un po’ gasati da tutte quelle attenzioni del pubblico, i sedici genin avanzarono, ritrovandosi come sotto un gigantesco riflettore.

Shikamaru e Anko raggiunsero anch’essi Tsunade, reggendo due grandi involti di stoffa.

“Il momento tanto atteso è giunto…”; a quelle parole, calò un silenzio di attesa in platea.

“A Sakura Haruno, per aver dimostrato come un buon controllo del chakra possa rivelarsi efficace non solo nell’arte medica, ma anche in combattimento, conferisco il titolo di chunin del villaggio di Konoha”

La ragazza parve pietrificata, finchè Naruto non le diede una spinta urlandole:”Guarda che hanno chiamato te, non tua zia!”

Emozionatissima, prese dalle mani della sennin, nonché sua sensei, il suo nuovo, sfavillante giubbetto da chunin; l’arena applaudì, fragorosa.

“Non ci credo…è un sogno…” mormorò, tornando al proprio posto.

“A Neji Hyuga, che si è mostrato impeccabile nella lotta, mostrando attenzione e studio delle singole situazioni nell’arco dell’incontro”

Il ragazzo ritirò la sua nuova divisa, sorridendo a Hinata, che applaudiva più forte che mai.

“A Hinata Hyuga, prova vivente di come un ninja possa maturare solo mediante il continuo allenamento e all’acquisizione di nuove esperienze!”

Evitando per poco di svenire, specie quando il cugino le bisbiglio all’orecchio:”Congratulazioni!”, fu il suo turno di applausi, sotto gli occhi felici di Hiashi e Hanabi.

Naruto nel frattempo saltellava da una parte all’altra, disperandosi…

“WAAAAAH, PERCHÉ NON MI CHIAMANO?!”

“E adesso…”fece Tsunade, lasciando la frase in sospeso…

Gaara prese il suo posto, dichiarando:”A Sabaku no Kankuro, per la sua maestria nello stile del marionettista e a Sabaku no Temari, che ha disputato un incontro studiato nelle strategie fino alla fine, conferisco il titolo di Chunin di Suna…congratulazioni, fratelli”

Un abbraccio che fece commuovere l’intera arena, poi via, di nuovo con le nomine dei nuovi capisquadra di Konoha!

Era da molti anni che non si vedevano tanti nuovi chunin tutti insieme…

…La nuova generazione si sta dimostrando ricca di qualità e talento…

“Rock Lee, vero principe del taijutsu, ha vinto la sua battaglia più difficile contro il rischio di non poter essere più un ninja per le ferite riportate due anni fa!”

“Choji Akimichi!”

“Shino Aburame, per aver confermato di essere un ottimo osservatore in combattimento!”

“Kiba Inuzuka, per le sue eccezionali doti di inseguitore…e anche al suo fido Akamaru, con cui forma un formidabile duo!”

“Ehi!Non vale!Pure quel botolo ringhioso adesso viene nominato, e io no?!”

Naruto venne rincorso da Akamaru per due giri interi di arena, tre le risate generali.

Tsunade si asciugò le lacrime dagli occhi, continuando a ridere:”Ahaha…a…Uzumaki Naruto…per la sua imprevedibilità…”

Il biondino agguantò il giubbotto, continuando poi a scappare.

“Mi sa che il grado glielo dovevano dare per la stupidità” commentò Sakura, scuotendo la testa.

“E ora, gli ultimi tre promossi: Sasuke Uchiha, Antares Iga e Shaula Koga, per aver disputato i tre migliori combattimenti del torneo, dimostrando di avere un’ottima padronanza di tecnica e ragionamento!”

Sasuke prese il giubbetto senza scomporsi, mentre Shaula e Antares, praticamente piangenti dalla gioia, ricevettero anche il loro primo coprifronte!

“Se è un sogno svegliatemi!” gridò la rossa, incrociando uno sguardo di felicitazioni da parte di Kakashi.

“Credici, è la realtà!”replicò Shaula, prima di accorgersi che qualcosa non andava: Tsunade aveva detto che loro sarebbero stati gli ultimi promossi…

…Ma allora…

Si voltò, e nella macchia gioiosa dei suoi compagni neo-nominati, scorse gli esclusi: i sedici sconfitti delle eliminatorie e gli scartati del secondo turno…

…Ino, Tenten e…Mizar?!…

La biondina aveva il volto oscurato, che tradiva rabbia a stento repressa, mentre sentiva su di sé migliaia di occhi.

Perché anche lei?Era stata vincitrice in entrambe le sfide, aveva tenuto testa a Sasuke, dopo soli sette giorni di allenamento da quando, contro la sua volontà era stata trascinatà lì! Forse per Tsunade e gli altri shinobi non era un motivo valido per promuoverla?!

…questa s’arrabbia sul serio…

pensò preoccupata Shaula, temendo la reazione della sorella, che di rado si spazientiva, ma quando accadeva…

…meglio essere a mille miglia di distanza…

Qualche protesta sommessa si udì tra il pubblico, che non si capacitava di un’esclusione priva di senso quanto la promozione di altri che non se l’erano meritata poi tanto.

Gli occhi di ghiaccio fissarono quelli dell’Hokage, alla ricerca di una risposta, finchè la Godaime non si decise a parlare.

“Mizar Koga, un passo avanti, prego”

Senza chinare lo sguardo, marziale nella sua posizione, la diciassettenne avanzò.

“Mizar, sicuramente ti starai chiedendo il perché tu in questo momento non sia lì, tra i tuoi compagni neo-promossi, con indosso il tuo coprifronte e il giubbotto da chunin…Fatto sta che tu sei un caso particolare; sei arrivata qui poco più di sette giorni fa, praticamente incapace di combattere come un ninja, ad eccezione di poche tecniche di Kumite…”

…poche tecniche di kumite?Tre su quattro dei vostri anbu non hanno manco saputo catturarmi!Ho tenuto testa a Kakashi e a Sasuke!…

Prima che potesse dar voce ai propri pensieri, Tsunade proseguì:”Tuttavia, hai dimostrato più di una volta di avere capacità di apprendimento di gran lunga superiori a quelle dei tuoi altri compagni…Nell’incontro di oggi hai ribaltato una situazione a te sfavorevole con l’utilizzo dello Tsuki no Kokoro, dimostrando anche di essere erede del finora ritenuto scomparso clan Koga…hai combattuto studiando l’avversario, ragionando, copiandolo, come un degno ninja. La nomea di genio con cui mi sei subito stata dipinta non è errata. E, appunto per questo, non posso nominarti chunin”

“Che cosa?!” esclamò la biondina, incredula. Le davano del genio, però niente promozione?!

…che cavolo di gioco stanno facendo?!…

Dalle tribune si levò un mormorio di dissenso, così come tra i compagni appena promossi della ragazza.

L’hokage li ignorò, proseguendo:”Non posso nominarti chunin perché, concordi all’unanimità, io e gli altri sensei abbiamo deciso di conferirti la carica di jonin”

Per un istante, il silenzio regnò assoluto nell’arena, per poi venire cancellato da un’ovazione di gioia che fece tremare il suolo.

Iruka, anch’egli facente parte del gruppo dei jonin, le si avvicinò, vedendola incerta e incredula, e la prese delicatamente per il braccio, conducendola dinanzi a Tsunade, che le consegnò il coprifronte di Konoha, e un giubbetto del tutto simile a quello dei chunin.

Quelli che presto sarebbero stati i suoi nuovi “colleghi” le fecero i complimenti, Kakashi in primis, e quando si girò verso i suoi compagni dell’accademia, tutti si stupirono al vederla…sorridere! Un sorriso che illuminava quei due sprazzi di cielo nei suoi occhi, mentre abbracciava Antares, Sakura, Hinata, cercava di schivare l’appiovramento di Naruto( “t’avevo detto di non abbracciarmi o t’avrei ucciso!!!“), e stringeva la mano a Neji e Lee, ben lieto di essersi scollato di dosso Tenten, troppo depressa per sbaciucchiarlo.

Gli unici che ancora non le avevano rivolto la parola, mentre si avviavano lungo i corridoi dell’accademia, ad esame ormai concluso, erano Sasuke e Shaula.

…mi rifiuto di accettarlo!Perché proprio lei!Dannatissimo fratello, se non fosse per te, probabilmente anch’io oggi sarei divenuto jonin!Per colpa tua ho quasi tradito Konoha, e i maestri e Tsunade non mi hanno concesso la fiducia data invece a questa sconosciuta!…

Vide però Shaula avvicinarsi a Mizar, guardarla negli occhi e dirle:”Abbiamo divergenze su molte cose ma…lo ammetto, te lo sei meritata”

La biondina le diede quel colpetto sulla fronte con le due dita, come faceva quando ancora erano piccole:”Adesso tocca a te: ricorda, io sono il tuo ostacolo da superare, sorellina”.

Non c’era cattiveria, ma serietà: il ricordo di una promessa di tanti anni addetro, mentre si avviavano verso casa, il cielo già illuminato dalle prime stelle.

…Una promessa di tanto tempo fa…mi costa tanto mantenerla, sai? Cercare l’approvazione nei tuoi occhi, e riceverne spesso una gelida risposta, non è facile…e, per quanti sforzi io compia, per quanto io creda di essere migliorata, ti vedo sempre più distante…probabilmente, sei tu la vera speranza della casata di Koga. Io posso solo cercare di andare avanti, seguendo le tue orme, seguendo te, eternamente irraggiungibile…

 

“Cosa ne pensi, allora?”

“Parli della ragazza, Kakashi?”

“Mah, di loro in generale…”

“Non c’è male, Konoha si sta riprendendo dal duro colpo di Orochimaru. Hai fatto rapporto a Jiraya?”

“Prima di domattina non posso, è impegnato in missione” replicò il jonin, scuotendo la testa.

“Anch’io devo partire, non posso destare ulteriori sospetti”

“Arrivederci, allora”

“…”

…Il solito simpaticone…

pensò, avviandosi verso casa sua.

“Kakashi”

“Dimmi”

chiese voltandosi.

“Quella ragazza…credo sia degna della nomina molto più del suo predecessore; sarà interessante osservare l’evolversi della situazione”

Disse l’anbu, prima di sparire con un guizzo felino nell’oscurità.

Kakashi scosse la testa, prima d’inoltrarsi nel via principale di Konoha, ancora affollata, nonostante fosse ormai scesa la notte.

 

 

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Capitolo 13
*** 13*: NOMINATION! ***


raga

Capitolo 13: Nomination!

La ragazza camminava su e giù per l’ampio corridoio illuminato che dava accesso all’ufficio dell’Hokage, attendendo d’essere ricevuta. Quella mattina aveva ricevuto un messaggio di convocazione e, ben curiosa di sapere cosa avesse da dirle Tsunade, da non poterglielo ripetere a casa, dato che tuttora risedevano nel suo appartamento, si era vestita in tutta fretta, fiondandosi verso la sede del quartier generale di Konoha.

Lungo la strada aveva incrociato Naruto e Iruka che facevano allegramente colazione all’Ichiraku, memori ancora dei festeggiamenti del giorno prima per la promozione del biondino.

In effetti, anche lei stentava ancora a crederci…

«Jonin…»

Rammentava vagamente quando, due anni prima, a New York, aveva ricevuto il medesimo titolo dopo un banalissimo esame di tecniche basilari e teoria orale…Niente a che vedere con la sfida spettacolare della selezione per i chunin…come allora, era stata quella che si era distinta maggiormente, ma la soddisfazione era molto più grande.

«Quando sono arrivata, non mi davano speranze…vorrei rivedere quell’anbu che mi ha catturato, ora che sono stata promossa addirittura col titolo di Jonin, solo per dirgli: chi era quella che tu hai definito incapace?»

Sorrise compiaciuta, proprio mentre la porta dello studio si apriva.

“Mizar Koga?” la chiamo Kitsune, uscendo sulla soglia. La giovane era stata la prima allieva di Tsunade, ed era un’eccellente kunoichi medico.

“Eccomi” fece l’altra ragazza, entrando.

Trasalì un istante quando vide che vi erano altre persone nello studio, tra cui Jiraya, Ibiki Morino, Genma(e l’istinto di rifilargli un calcio fu molto forte), Raido, altri due shinobi che non conosceva e, per fortuna, Iruka e Kakashi.

L’hokage le fece cenno di accomodarsi su una poltrona.

“Bene, ora che sei arrivata pure tu, passo subito al dunque. Come già saprai, la nomina di jonin ti comporterà una serie di missioni, che dovrai saper gestire come capogruppo o come individualista. Il vero motivo per cui ti ho chiamata, è che, normalmente, una volta designati jonin, si possono intraprendere due tipi di carriere, pur includendo per entrambe le regolari missioni” disse Tsunade.

Mizar, perplessa, non rispose; allora la Godaime proseguì:”Dato che i jonin sono un gruppo d’èlite, a loro è affidata l’istruzione dei futuri genin dell’accademia, nel caso del qui presente Iruka”

La ragazza ebbe una fugace visione di sé nel ruolo d’insegnante: no, decisamente metterla a contatto con marmocchi chiassosi e irrispettosi era uno dei tre modi più semplici per farla innervosire e spazientire.

“Ehm…non sono tagliata per questo, è un difetto che ho dalla nascita…”commentò, e Tsunade rise.

“Eheh, lo sospettavo: nemmeno a me piace occuparmi di troppi apprendisti insieme…in effetti a parte Kitsune e Sakura, non ne ho avuti altri…escludendo il mio fare da babysitter tuttora a Jiraya, ma quello è un altro paio di maniche…”

Tutti scoppiarono a ridere, ignorando le sommesse proteste del povero eremita del rospo, che alla fine minacciò:”Guardate che non scrivo più il nuovo capitolo della serie ‘Pomiciata’!”

Immediatamente i maschi presenti smisero di sghignazzare.

«Che manica di pervertiti…» pensò la biondina dei Koga, prima di domandare:”Scusate, Tsunade-sama, l’altra possibilità quale sarebbe?”

L’hokage finì di scoccare occhiate truci al vecchio compagno di allenamenti.

“Dicevamo?…Sì, l’altra possibilità per un Jonin, è quella di militare per qualche tempo nella Squadra Speciale; vedi, di norma tutti lavorano come anbu, per poi specializzarsi: è il modo migliore per acquisire esperienza e fare pratica sul campo…tuttavia, date le circostanze particolari in cui ti ritrovi, ti lascerò campo libero nella scelta: intraprendi il cammino che preferisci, ma ti avverto, nessuno dei due è da prendere alla leggera. Nel vostro mondo le cose stavano diversamente, mi hai detto che non sapete nemmeno cosa voglia dire combattere per la vita, beh qui è diverso: all’esame hai avuto un microscopico esempio di ciò che realmente significa essere ninja”

La voce della Godaime era seria, e anche gli altri shinobi avevano smesso di prendere in giro Jiraya: attendevano, quasi impazienti, la risposta della ragazza che, però, esitava a pronunciarsi.

Che fare?Non era una scelta facile, come decidere cosa mangiare per cena, anzi; dalle sue parole ne sarebbe dipeso il futuro. Per una volta uno spiraglio di luce si era aperto sul suo destino, non avrebbe sprecato quella rara occasione! Sapeva che l’unico sistema per tornare a casa(«ma davvero quella io la considero CASA?») era trovare Orochimaru…e fare l’insegnante a quattro mocciosi scapestrati non l’avrebbe portata da nessuna parte…

“Se preferisci rifletterci con attenzione, posso lasciarti qualche giorno libero…”cominciò Tsunade, ma Mizar la fermò con un gesto.

“Non ce ne sarà bisogno, vi ringrazio. Ho deciso: se sono arrivata qui, è per colpa di una persona spregevole…che ha distrutto quella persona che forse, un giorno, avrei potuto chiamare padre. Lungi dal modo con cui sia piombata qui, trascinata via da un mondo a cui comunque mai ho sentito di appartenere, è giunto il momento che mi assuma le mie responsabilità. Se vi è un posto per me nella nobile Squadra Speciale di Konoha, vi dico che sarebbe un onore per me farne parte”

I presenti si scambiarono sguardi sorpresi: per coloro che l’avevano conosciuto, era parso di riudire nelle proprie orecchie le parole del nobile Yashamaru, principe del clan dei Koga. Quella ragazzina, aveva mostrato una volta di più di possederne la medesima tempra.

«E la stessa abilità retorica. Questa ragazza sarebbe perfetta per la squadra inquisitrice; ma so già che, se glielo dovessi proporre come lavoro, rifiuterebbe a scapito dell’azione, proprio come, anni addietro, fece Yashamaru» pensò Ibiki, accennando un sorriso sul volto deturpato dalle cicatrici ricordo di chissà quante battaglie.

“Ne sei sicura?” domandò ancora una volta l’Hokage, certa comunque di quale sarebbe stata la risposta.

“Ho preso la mia decisione e non mi tiro indietro” replicò fieramente Mizar.

“Allora da oggi verrai considerata membro della squadra anbu. Ciò ti comporterà il dover rispondere ad ogni missione che ti sarà richiesta…credo non ci sia bisogno di spiegarti altro. Puoi andare ora; verrai presentata agli altri anbu questa sera, quando rientreranno dalle missioni”

La biondina annuì, alzandosi, con un inchino formale:”Hai, Tsunade-sama”

Uscì dallo studio, sentendosi gli occhi degli altri jonin addosso, sorpresi e ammirati; non riuscì a frenare un sorriso di soddisfazione, mentre precorreva con calma la via affollata dal via vai mattutino.

 

“Che cosa?! Scherzi, vero?!”

Antares era incredula, e per poco non cadde dall’alto sgabello su cui stavava malamente seduta.

“Anti, se non urli te ne sarei grata…non è che lo debba sapere tutto il villaggio…” protestò sommessamente Mizar, guardandosi attorno.

Metà degli avventori dell’Ichiraku li guardava incuriositi, e la biondina non potè fare a meno di pentirsi per aver rivelato della sua nomina in un posto così affollato.

“ANBU?WAAAAH, MA IO QUANDO DIVERRÒ HOKAGE?!”

Naruto, a dir poco disperato, si scuoteva la testa tra le mani, finchè, come al solito, Sakura non gli assestò uno dei suoi poderosi ganci.

“Finiscila, baka. Ci stai mettendo in imbarazzo davanti a tutti!” lo redarguì.

Dal canto suo Sasuke guardò negli occhi Mizar, dicendole soltanto:”Ce la farai a stare al passo con tutte quelle missioni?”

Un sorrisetto malizioso accese il viso della ragazza: qualcuno lì era leggermente invidioso, e rosicava di brutto.

“Se mi hanno nominata jonin, un motivo ci sarà” replicò, stroncando la spavalderia del giovane Uchiha, che girò la testa scocciato.

«Tale e quale a lui. Non la reggo, non la reggo, non la reggo…»

Shaula continuava a mangiare senza fiatare la sua porzione di ramen, troppo arrabbiata per poter aprir bocca senza perdere le staffe.

«Perché lei deve essere sempre la migliore?!»

“Ehi Miz!Che ne dici di organizzare un party, stasera?” propose allegra Antares.

La biondina scosse la testa:”Per festeggiare che?No Anti, non è il caso, non è nemmeno casa nostra, e non ne vale la pena…”replicò la diciassettenne, alludendo con un cenno del capo a Shaula: aveva compreso.

«Mi dispiace, ma è una promessa che ti ho fatto anni fa, sorellina. L’unica cosa di quella mia vita che non ho voluto distruggere: io sarò il tuo limite da superare, fin quando non sarai cresciuta…fin quando, non riuscirai a capire che non è cercando di paragonarti a me, che riuscirai ad essere migliore. Devi ancora imparare cosa significa essere sé stessi…»

Sorrise, dietro la sua porzione di ramen al miso, guardando Naruto che strepitava per avere un bis, Sakura che lo minacciava di morte, Sasuke e Shaula che ogni tanto si scambiavano un’occhiata timida e Antares, che coi lacrimoni agli occhi la supplicava di farle organizzare una festa.

“Insomma Anti, insistente come sei, potrei pensare che tu abbia un secondo fine…non è che vuoi forse far ubriacare un certo mio collega dai capelli argentei, per poi…bè, insomma hai capito…” fece Mizar, lasciando volutamente la frase in sospeso.

La rossa ci mise qualche istante per realizzare, per poi divenire esattamente del medesimo colore dei suoi capelli.

“No!Miz, non è vero!” esclamò, disperata.

“Certo, certo…tutte le ragazze innamorate dicono così…”

“Infatti…Cioè, NO!Insomma Shaula, non ti ci mettere pure tu!”

“Eh, Kakashi sensei ha fatto strage di cuori, a quanto vedo” commentò Sakura, sghignazzando, seguita a ruota dalle altre, che ignoravano le proteste della povera Antares, che avrebbe voluto sprofondare sotto terra…

“Ehi cretinetto”

Naruto distolse vagamente l’attenzione dalla sua ciotola di ramen.

“Che vuoi, Sasuke?”

Il moro fece un sorriso beffardo:”Da te niente…comunque, ci hai capito qualcosa?”

Il biondino parve riflettere:”Una regola non scritta dice che mai bisogna cercare di capire le donne, specie quando parlano d’amore…”

L’Uchiha parve non capire:”Scusa, e tu come lo sai?”

“Semplicemente perché io posso permettermelo: un secchioncello come te rischierebbe di fondersi il cervello, a pensare a ste’ cose troppo complesse” rispose Naruto con un ghigno.

“Naruto…imprimiti bene questo luogo nei tuoi ricordi…perché t’ammazzo!”

Sasuke fece schioccare rumorosamente le nocche della mano destra.

“Eh?!Scherzi, vero?Tu che mi ammazzi?AHAHA…N-no, fermo, n-non p-puoi usare i tuoi katon in un luogo pubblico…AIUTO SAKURA!!!”

“Resta fermo, che ti faccio arrosto!O in flambé, cretino!!!”

Le quattro ragazze fissarono basite la scena.

“I soliti maschi…” ^.^’’’’

 

Trascorsero buona parte del pomeriggio ad allenarsi, come di consueto, sulle rive del fiume Naka, vicino al monumento agli eroi caduti di Konoha.

Tutto sembrava ancora così…incredibile.

«Solo dieci giorni fa stavo a casa mia, a New York, litigando con mio padre e desiderando di potermene andare da quella prigione…e adesso eccomi qua, in un altro mondo, in un’altra vita…»

Tutto era così diverso lì, a Konoha; un attimo prima pareva che il tempo fluisse con una lentezza sfiancante, come le acque calme di un fiume, poi, subito dopo, accellerava bruscamente, trascinato dal clangore degli shuriken che cozzavano tra loro o contro un bersaglio, e dai colpi che venivano sferrati in quei piccoli combattimenti.

“E lo chiami taijutsu quello? Sta a vedere, baka, e cerca d’imparare come si combatte!IAHI!!!”

“Grrr!Dannato perfettino, non ho intenzione di prestarti ascolto!KYAAAA!!!!”

Se poi era una sfida che s’infiammava, come vedere Naruto e Sasuke fronteggiarsi, allora si poteva stare certi che il tempo pareva arrestarsi, come in quelle scene spettacolari a rallentatore dei bei film ch’era solita vedere al cinema, tempo addietro, in compagnia di…

«Basta. Ho giurato di dimenticarti, e di cancellare ogni tua traccia dal mio cuore; è finito il tempo dei ricordi nostalgici e lacrimevoli…»

“Mizar Koga?”

Una voce maschile comparve dal nulla, facendola sobbalzare; scattò in piedi dal masso su cui stava comodamente seduta, guardandosi intorno.

Si girò di botto, intercettando una mano guantata che stava per sfiorarle la spalla.

“Eheh, ci avevano detto che hai dei buoni riflessi” fece eco un altro ninja, apparendo accanto al compagno.

Due anbu. Due suoi futuri “colleghi”, si rammentò poi.

“Ci ha mandato Tsunade, praticamente due secondi dopo averci aggiornato sulla tua nomina…Ah, perdona se non ci siamo presentati…Io sono Kotetsu Miyazaki della squadra inseguitrice, mentre lui è Izumo” fece lo shinobi a cui lei aveva bloccato il braccio, sfilandosi la maschera, e rivelando lunghi capelli castani, uno strano pizzetto e occhi scuri; altrettanto fece il suo compagno, che aveva capelli neri sparati e una strana fasciatura ad altezza del naso.

“Sei piuttosto ricercata oggi, Miz” commentò Antares, sopraggiungendo in quel momento, seguita a ruota da Shaula e Sakura, con cui si era allenata fino a pochi istanti prima.

“Veramente la nobile Godaime mi ha pregato di comunicare anche ai restanti membri del gruppo sette di recarsi con noi alla sede degli Anbu di Konoha” precisò Izumo.

“Che?Ma noi siamo solo dei gen…cioè, volevo dire dei chunin…c’è di mezzo una missione speciale tipo quella di due anni fa per salvare Sas…”

Sakura s’interruppe immediatamente, vedendo arrivare anche i due ragazzi che, incuriositi dalla presenza dei due ninja, avevano interrotto il loro duello.

“Che succede?” chiese l’Uchiha.

Kotetsu scosse la testa:”Io non ne ho idea, ci hanno solo detto di accompagnarvi fino al palazzo, e basta”

Mizar alzò le spalle:”Allora non ci resta che scoprirlo”

«Spero solo di non dover fare una missione con mia sorella al seguito…ho come un presentimento…»

 

La sede della Squadra Speciale di Konoha era completamente diversa dal luminoso e arieggiato palazzo dell’Hokage; un’edificio imponente, chiuso e massiccio alla pari di una fortezza impenetrabile, buio e lugubre per certi versi, accolse i sei ragazzi che, leggermente intimoriti, esitarono sulla soglia.

«Tsk, tutta suggestione!» pensò Mizar, facendo scorrere lo shoji della sala riunioni dove s’avvidero d’essere sttesi da una decina di shinobi, tra cui Gai, Asuma e Kurenai, vestiti tutti con la medesima divisa anbu.

Le pareti della sala, in legno intarsiato, erano decorate con diverse cornici che racchiudevano foto di varie generazioni di anbu.

“Benvenuti, siete arrivati in fretta, vi ringrazio” disse Tsunade alle loro spalle, entrando in quel momento nella sala, leggermente affannata; aveva fatto una corsa dal suo studio fino al quartier generale Anbu, rimandando diverse riunioni.

“Chiedo scusa per il ritardo, ma gli impegni ultimamente si sono decuplicati. Passo al dunque: Mizar, so che sei appena stata nominata ma…”

«E ti pareva…»

“Ho bisogno di te per una duplice missione”

«Appunto»

“Di cosa si tratta, Tsunade-sama?Si tratta forse di una missione con la squadra speciale?” domandò la biondina.

L’hokage sorrise:”Vedo che l’intelligenza non ti tradisce, in effetti, ti ho convocato qui al quartier generale per cogliere anche l’occasione di resentarti ai tuoi nuovi compagni…Fatto sta che mi servi come caposquadra per una missione d’infiltrazione…so che ti chiederai perché ti ho fatta chiamare come Anbu, e non come jonin…Il punto è che questa missione potrebbe richiedere delle procedure più consone alla squadra speciale, tuttavia, la situazione in cui versa Konoha non mi permette di organizzare un’intera squadra composta da anbu, perciò, confidando nella tua nomina odierna, contavo di affidare l’incarico a te”

«Chissà perché la cosa non mi emoziona…» pensò Mizar, prima di rispondere con un sorriso forzato:”Non c’è problema…”

“D’accordo, allora lascio agli altri anbu informati il compito di documentarvi dettagliatamente, io devo tornare alle questioni vitali del villaggio, anche perché ho lasciato in riunione con Jiraya due daimyo importanti, e non vorrei che quel cretino faccia danni!” (Ma povero Ero-Sennin! ndMiz89) disse Tsunade, spiccia, avviandosi verso la porta.

“UN MOMENTO! E NOI SIAMO QUI SOLO COME BELLA PRESENZA?!” esclamò Naruto, arrabbiato.

«Infatti, potrebbero almeno degnarci di una parola» gli fece eco mentalmente Sasuke.

L’hokage lo fissò truce:”Baka, se non ci arrivi da solo, fatti trapiantare un cervello nuovo!Voi siete i restanti componenti della squadra di Mizar!”

Un “EHHHHHH?” generale si levò dai ragazzi, ma non ebbero tempo di replicare altro, perché Tsunade se ne andò, lasciandoli in compagnia degli altri anbu.

Esattamente due secondi dopo, dalla finestra entrò Kakashi.

“Sei in ritardo, come al solito” fece Gai, seccato.

“Beh, non mi stavo divertendo, ero…”

“A fare la spesa, per caso?Non fa niente, siediti. Anche voi ragazzi, accomodatevi”

Il sensei di Rock Lee fece loro cenno di sedersi in seiza(posizione inghinocchiata coi talloni sotto i glutei, tipica in Giappone, ndA) sul tatami al centro della sala.

Quindi, fatte le brevi presentazioni con gli altri anbu, cominciò a spiegare cosa consisteva nei dettagli la duplice missione di cui aveva parlato Tsunade.

“Si tratta di un’infiltrazione per poter recuperare due rotoli proibiti che i nostri alleati di Suna hanno custodito dai tempi dell’ultima guerra. Il Kazekage e la nobile Godaime hanno raggiunto l’accordo che, data l’importanza strategica di quei rotoli, sia più prudente che vengano conservati qui, a Konoha”

“Scusate, ma allora non dovrebbe essere una banalissima missione ordinaria?” s’intromise Sasuke, scettico.

Gai sorrise:”Magari lo fosse. Purtroppo i rotoli sono custoditi separati in due paesini, Touka e Kaina, situati sul confine tra i paesi del Vento e del Fuoco; come potete vedere nella mappa –dispiegò un grande rotolo in pergamena raffigurante il continente- il problema si presenta nell’ultimo tratto di strada che dovrete percorrere, passando da nord…”

“La zona di rispetto” concluse Kakashi, sperando che almeno uno dei suoi allievi rammentasse le poche nozioni teoriche che aveva loro dato per completare quello che avevano appreso in Accademia.

«Ho riposto vane speranze» si corresse, al vedere la faccia interrogativa di Naruto.

“è quella striscia di terra che si estende al confine tra il paese che ricade sotto la giurisdizione del villaggio di Iwa(*Roccia)e Konoha…meglio nota come zona di pericolo, dati i pessimi rapporti vigenti tra i villaggi” rispose Sakura, timidamente.

“Esattamente…vedo che Kakashi vi ha insegnato bene(«eheh…per fortuna non è stato interpellato Naruto…» ^_^’’’ndKakashi). Sappiamo per certo che vi sono diversi ninja a cui farebbe gola mettere le mani sui quei rotoli…compresi quelli della Roccia. Per questo Tsunade ha detto che potreste ritrovarvi a dover agire come anbu. Detto questo, sapendo che tu, Mizar, saresti la capogruppo, come pensi di agire?”

La ragazza parve riflettere, esaminando la cartina; anche gli altri ragazzi si fecero attenti.

“Con queste informazioni, ne deduco che l’unica sia raggiungere questa piccola cittadina ancora in territorio del paese del Fuoco, e da lì cercare un passaggio…aspettate!Non mi avevate detto di questo Paese dei Fiumi…potremmo dividerci in due gruppetti da tre lungo questo bivio, e dirigerci ai villaggi ottimizzando il tempo e rischiando meno”

Indicò con la punta del kunai un esigua striscia di terra dipinta d’azzurro, che si allungava sottile tra i tre paesi maggiori.

«Io ho già sentito parlare di quel posto, ma non ricordo in merito a cosa…»

Kakashi scosse la testa:”Pessima idea: quelle sono lande desolate, se doveste avere alle calcagna i ninja della Roccia, state pur certi che non ve la caverete rifugiandovi lì”

Mizar avvampò:”Scusa, ma se quello che dico non vi sta bene, perché della missione non se ne occupa qualcuno con più esperienza?!” sbottò arrabbiata.

“Perché voi siete gli unici che nei prossimi giorni non si ritrovano sommersi da incarichi. Forse non ti è ancora chiaro, ma dopo Orochimaru il villaggio si è indebolito parecchio!”intervenne Kurenai, fissando severa la ragazza bionda che non battè ciglio.

“Mizar, ciò che voglio dirvi è che dovete fare lavoro di squadra. Tempestività e diligenza, ma restate uniti, e non vi accadranno guai”.

La ragazza sbuffò, contrariata, fissando quelli che sarebbero stati i suoi compagni di missione…

«Sakura è bravissima come medico, e a quanto so, è parecchio forte, tanto da essere considerata l’erede di Tsunade. Antares è l’unica della mia età, è una mia amica, e sarà il mio punto di riferimento. Su Naruto non posso lamentarmi, ride e scherza, ma so che, quando c’è da impegnarsi, lo fa. Quindi rimangono…Shaula e Sasuke…»

Guardò in faccia i due quindicenne, ben convinta che le avrebbero causato solo guai.

«Mia sorella non regge le lunghe camminate ed è un timpo emotivo, quanto all’altro…è una testa calda, non so quanto sia prudente averlo in squadra…quanto a forza, avrei preferito molto di più Neji con il suo Byakugan, che questo scavezzacollo…non mi fido molto del fatto che abbia ancora il segno maledetto di Orochimaru…»

“Allora?” domandò Naruto impaziente.

La ragazza chiuse un attimo gli occhi, ispirando profondamente, prima di parlare:”Si parte domani, all’alba. Chi è in ritardo, lo lascio indietro, siete avvisati. Portatevi kunai, shuriken, e tutto quello che vi serve per questa missione, senza però viaggiare pesanti; a quanto ho capito, meno ci mettiamo a completarla, meglio è. Da chunin quali siete, è un compito alla vostra portata, dato che è un livello B, dico bene, Kakashi-sensei?”

“Kun, Mizar. Siamo compagni di squadra…E anche voi, basta chiamarmi sensei, che mi fate sentire vecchio” ribattè il copia-ninja, sorridendo con lo sguardo an Antares, che arrossì come un peperone, balbettando:”Hai, Kakashi…kun”

Gai annuì con la testa:”Eh si, lo spirito della giovinezza è fondamentale per un ninja!”

Tutti lo guardarono senza capire.

“Oh, quanto la fate difficile…comunque, il tuo piano mi sembra ultimato, Mizar. Vi consiglierei di andare a casa a prepararvi per bene, e di non fare troppo tardi stasera, dovrete essere in forma per domani…”

Si rese conto che era rimasto da solo nella stanza, gli altri già fuori in corridoio a salutarsi.

“Ci vediamo domani allora!”

“All’alba mi raccomando!Puntuali, o vi uccido”

“Sì, sì…Voglio andare a mangiare all’Ichiraku!”

“Ancora ramen?Ma quanto cavolo mangi?!”

«Voglio una pizza!!!!! >_<’’’» pensò con rammarico Shaula, avviandosi per strada con la sorella.

Antares intanto si era fermata un attimo a parlare con Sakura quando, alle sue spalle, comparve dal nulla Kakashi.

“Ancora qui a zabettare?Dai andate a casa, che poi domani dormite in piedi!”

Sakura corse via, ridendo, rammentandosi che sua madre, casualmente, le aveva detto di andare a fare una commissione…

 

Lei e lui, da soli…

Antares aveva il cuore a mille; mannaggia a quella peste, l’aveva mollata di punto in bianco lì, da sola,  con il kimono impolverato dell’allenamento pomeridiano…Pregò in cuor suo che lui non ci facesse caso.

“Bè, allora io vado…ci si vede, Kakashi-kun…” mormorò sommessamente.

“Vuoi che ti accompagno fino a casa?” domandò il jonin.

“Ma no…non ce n’è bisogno…” rispose imbarazzate lei, lo sguardo a terra.

«Stupida, ma che dici?Certo che vuoi che ti accompagni!!!!»

“Preferisco accompagnarti, è sera, e le strade non sono molto sicure” insistette Kakashi, e allora lei annuì.

“Grazie”

Camminarono per diversi minuti senza parlare, fianco a fianco, finchè non giunsero sotto l’alto palazzo dove era situato l’appartamento di Tsunade.

“Eccoci” fece lui, aspettando che lei prendesse le chiavi per aprire il portone.

Antares le prese dallo zainetto, dandosi mentalmente della stupida per aver sprecato quell’occasione standosene zitta, ma le caddero di mano.

Contemporaneamente si chinarono entrambi a raccoglierle, ritrovandosi coi visi vicinissimi, come la prima volta che si erano incontrati. O meglio, scontrati.

Quegli occhi verdi, bellissimi, quei capelli di fuoco che le incorniciavano il viso, le gote lievemente arrossate…

Quel viso misterioso, metà coperto dal bavero della maglietta alzato fino al collo, i capelli argentei spettinati, il coprifronte a nascondergli l’occhio con lo sharingan…era la prima volta che si ritrovavano a guardarsi dalla stessa altezza, dato che, di norma, li separava una differenza di quindici centimetri buoni.

Inavvertitamente, o forse di sua volontà, gli sfiorò la mano guantata, nel tentativo di raccogliere le chiavi, che lui prese subito dopo.

Si rialzarono, e Kakashi gliele porse.

Antares non riusciva a capire dall’espressione dello sguardo se lui stesse sorridendo o no…maledetta maschera, come vorrei vedere il suo viso…

“Bè, buona fortuna per domani”

La voce del jonin la colse di sorpresa, e riuscì solamente a sorridergli.

“Non combinare troppi guai, ok?”

Il ragazzo le scostò una ciocca di capelli che ricaveva dispettosa sul viso della rossa, dandole un bacio sulla fronte, sussurrandole:”Ci vediamo”, prima di scomparire nel buio della notte, lasciandola lì, scioccata, con le chiavi in mano e il cervello che faticava a rimettersi in moto.

Il portone si aprì di scatto, e comparve Shaula con in mano i sacchetti della spazzatura.

“Anti! Eccoti, ma dove cavolo eri finita?Ti avevamo visto parlare con Sakura e con Kakashi, poi pensavamo ci stessi seguendo…” la piccola Koga non ci mise molto a realizzare il resto…

“Ah, ho capito…” fece maliziosa.

Antares sbiancò, recuperando la lucidità:”No, aspetta un momento, che dici?Non trarre conclusioni affrettate…”

Ma la ragazzina era già salita di corsa su per le scale urlando:”Mizar, Anti ha una lovestory con Kakashi!!!!”

«Ecco, ora voglio morire…» pensò la rossa, richiudendosi il portone alle spalle dopo essere entrata del palazzo.

Che serata…

 

Uhuh!Nel prossimo capitolo ne succedono delle belle!!!!!!Fate i bravi, commentate, e io doma che sono a casa x lo sciopero, vi piazzo non 1, ma 2 capitoli con l'amore della mia vita(Le lettrici si armano di katane:amore tuo ki???...Ok, il nostro amoruccio malefico, Ita-kun...)

Poi, se riesco trascrivo il capitolo nuovo, il 16, ke non ho ancora messo a pc(è sul blocco degli appunti di storia, fresco fresco di giornata). Grazie a tutti x le recensioni!!

Mizar89

 

 

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Capitolo 14
*** 14*: SCARLET EYES ***


raga

Capitolo 14: Scarlet Eyes

Il vento spirava fresco, proveniente dalle strette gole delle montagne, giù fino alla vallata dov’era insediato il piccolo villaggio ninja di Konoha; sebbene fosse ancora molto presto, e l’orizzonte stesse appena cominciando a rosseggiare, il cielo si preannunciava terso e sgombro di nuvole, mentre le ultime stelle si stavano apprestando a lasciare spazio al sole. Si ritrovarono lì, tutti insieme, all’ombra dei cinque grandi volti di pietra degli Hokage, dagli sguardi impassibili ed immutati negli anni, che parevano esprimere ancora, a distanza di tempo, gli ideali di lealtà e coraggio che avevano trasmesso nel corso delle loro vite.

Arrivarono assieme, da direzioni diverse, in quella sincronia silenziosa, pronti per la loro prima missione importante, determinati a regalare, nel bene o nel male, il proprio nome alla storia di Konoha.

Una squadra di sei elementi, riuniti dinanzi al monumento degli eroi caduti del villaggio della Foglia, mentre il sole sorgeva fiammeggiante, tra le monatagne.

“Vedo che siete stati puntuali…meglio, così non mi tocca lasciare nessuno indietro. Direi che, se avete preso ciò che è necessario, possiamo partire”

“Allora, che aspattiamo!Dai andiamo!!!”

“Naruto calmati o ti picchio”

“Uffa…Mizar, Sakura mi minaccia…”

La biondina alzò gli occhi al cielo.

«Sarà una missione MOLTO impegnativa…»

“Bene, basta perdere tempo!LET’S GO!”

Mizar, Antares e Shaula partirono di corsa, ma gli altri tre ragazzi rimasero fermi.

“Che ha detto?” fece Naruto.

“E non chiederlo a me” ribattè Sasuke.

“Mah, sarà quella lingua strana del loro mondo…”azzardò Sakura.

“VI MUOVETE, O VOLETE L’INVITO SCRITTO?!”

 

Correvano da diverse ore, dalla mattina presto, senza mai fermarsi, attraverso boschi, paesaggi di montagna, piccoli paesini, costeggiando laghi ed addentrandosi in sconfinate foreste.

Sei adolescenti, determinati fino all’inverosimile, con caratteri opposti e con problemi diversi l’uno dall’altro, ma con un destino e una passione che li accomunava sotto uno stesso cielo: erano ninja.

Naruto Uzumaki, quindici anni, un’infanzia difficile, un segreto celato dentro di sé, e il sogno di essere il migliore degli shinobi, di essere il più grande Hokage, custodito gelosamente nel cuore. Spaccone, esuberante, ed imprevedibile.

Sakura Haruno, intelligente, carina, ma soprattuto forte e dotata di un immenso talento per le mediche e il controllo del chakra; un po’ manesca, ma simpatica. Decisa a non essere più considerata un peso per i compagni, come lo era stata due anni prima.

Antares Iga, diciassette anni, sorridente e con la battuta sempre pronta, un’ombra nella sua primissima infanzia che però aveva imparato a dissimulare grazie alla gioia di vivere che sprimeva in ogni singola azione.

Cipiglio serio, tenebroso quasi, i pensieri proiettati sul futuro, verso quella vendetta che bramava da tempo, la voglia di riscattarsi dai propri errori, il desiderio di cancellare per sempre quella maledizione marcata sul suo collo. Sasuke Uchiha, unico sopravvissuto alla distruzione del suo clan, costretto a crescer in fretta, ad imparare a lottare, per essere più forte…per poter affrontare, un giorno, l’odiato fratello…

Ed infine, Mizar e Shaula Koga, così simili nel sangue eppure così diverse nel carattere. Orgogliosa e impassibile l’una, testarda e ribelle l’altra.

Quando li videro arrivare così, in gruppo, senza il coprifronte in vista, agli abitanti di Mishiro, la città di confine prima del paese del Vento, quello della Terra e quello del Fuoco, parvero dei semplici ragazzini in viaggio.

Chi avrebbe mai potuto immaginare che, in realtà, dietro quelle semplici apparenze, si celavano cinque chunin e una jonin di Konoha?Ma, del resto, l’abilità primaria degli shinobi consisteva nell’infiltrazione, e in quel caso…l’operazione era perfattamente riuscita.

Cercarono un locale affollato, in modo da poter conversare senza temere di essere troppo osservati; è vero, Mizar e Shaula portavano rispettivamente una katana e un bo nei foderi monospalla ma, coi tempi che correvano, la cosa era abbastanza normale.

“Questo sembra fare al caso nostro” fece la biondina, facendo cenno agli altri di seguirla in una sala da tè frequentata da numerosi avventori.

Si sedettero ad un tavolino isolato in un angolo, seminascosto da un separè, mentre una cameriera vestita da geisha porse loro dei menù scritti su rotoli di seta.

“Caspita si trattano bene qui…speriamo di avere soldi a sufficienza…” borbottò Naruto che, come risaputo, adorava mangiare, ma quando non toccava a lui pagarsi il pasto.

“E non fare lo scroccone come tuo solito!” disse ridendo Sakura, dandogli una pacca sulla spalla. Il biondino arrossì, ripensando a quando, appena due anni prima, la ragazza a malapena gli rivolgeva appena la parola…Ora che ci pensava, non sembrava più nemmeno stare appiccicata a Sasuke…forse…

Ridacchiò. La kunoichi lo fissò storto:”Che hai da ridere ora?Ho forse il naso sporco?”

“No…pensavo a quello che dicevi prima…dai, per te offro io!” replicò il ragazzo, con un sorriso.

“D-davvero?Grazie…ma ti senti bene?”

“Sicuro…ma se pensi che sto male, posso farmi visitare…però voglio te come medico!”

Sakura divento rossa, e gli assestò una mega manata urlandogli:”Questi commenti da maniaco risparmialteli!Tsunade aveva ragione a dire che Jiraya t’avrebbe portato sulla strada della perdizione!!”

“Ahia…ma io scherzavo…”(lacrimoni agli occhi)

Sasuke arrotolò il menù con un gesto secco, riposandolo sul tavolo.

“A me i dolci non piacciono” sentenziò.

“Se dovessimo fare una lista delle cose che non piacciono a me, stai pur certo che tu saresti nei primi cinque posti” replicò Mizar, sarcastica.

“Che hai detto?Potresti ripetere?”

Intervenne Shaula, che disse velocemente:”Niente, non starla a sentire…è il suo modo di essere gentile, ormai dovresti saperlo…comunque, neanch’io amo troppo te e pasticcini…potremmo prenderci qualche cosa di salato…mica faranno solo dolci in sto posto, no?”

Sorridente. Nonostante tutto. Bella. Per una volta dovette ammettere che cominciava a capire vagamente ciò che provavano le sue compagne all’accademia per lui…Un sorriso illuminò il suo volto, un gesto così raro, da quando aveva perduto tutto…

“Hai ragione…vediamo cosa propongono come alternativa” Sasuke riaprì il menù, avvicinandosi a Shaula per poterlo guardare insieme.

Antares diede un calcettino sotto il tavolo a Mizar.

“E poi prendi in giro me” bisbigliò, alludendo ai due quindicenni.

“Aaaah, ma che è sta storia, siamo finiti sul set di Beautiful?” sbuffò la biondina.

“Guarda che tu non eri messa meglio…”

Mizar scoccò un’occhiataccia all’amica:”è stato secoli fa, ancora non avevo capito quanto tutta quella gioia fosse una presa per i fondelli, e non ho intenzione di ripetere il medesimo errore”

«E tutto grazie anche a quei dannati dei miei genitori…e a quel deficiente…basta, non voglio pensarci, ma continua a venirmi in mente, mondo ladro!»

Circa un quarto d’ora dopo, quando tutti ebbero ricevuto le rispettive ordinazioni, Mizar sfilò dallo zaino un rotolo di pergamena, facendo cenno ai compagni di stringersi per coprire la visuale a qualche eventuale curioso.

La aprì, circospetta: era una mappa del continente, dettagliata al punto da riportare i nomi di quasi tutte le città e dei villaggi minori, oltre a varie strade note solo ai ninja.

“Noi siamo qui, a Mishiro, e dobbiamo arrivare qua, a Kaina e a Touka, il più in fretta possibile, cercando di evitare casini…” fece la biondina, parlando quasi con sé stessa.

“Tenendo conto che non ci vorrà molto, prima che i ninja di Iwa ci intercettino…” aggiunse Sakura.

“Hai ragione…il problema sta nel scegliere quale percorso prendere…Impiegheremmo molto meno tempo, se agissimo in due gruppi, ma Kakashi ha detto che non se ne parla e, sinceramente, non condivido questo suo parere” proseguì la diciassettenne.

«Mi affidano una missione, almeno che me la facciano svolgere come meglio credo…è vero, sono nuova di queste parti ma, in fondo, non sono così sprovveduta»

Sbuffò sopra la cartina, fissando i sentieri che, la notte prima, si era fatta indicare da Tsunade, aspettandola fino alle due del mattino, prima che rincasasse dopo le varie riunioni con i daimyo.

Dei tre che raggiungevano il paese del Vento, soltanto uno era sicuro, ed era quello che passava più a sud, lontano dal confine settentrionale con il paese della Terra e fuori dal territorio del paese dei Fiumi; tuttavia, per quanto quella strada li avesse condotti direttamente a Kaina, il problema si sarebbe presentato nel raggiungere Touka, troppo distante, a tre giorni di marcia: eccessivi per una missione tanto urgente. L’ideale sarebbe stato, dividersi in due gruppi, uno che avrebbe seguito la strada più rapida per Kaina, il secondo, possibilmente composto da elementi rapidi, che avrebbero attraversato un breve tratto del paese dei Fiumi, sconfinando quasi nel territorio di Iwa, per arrivare nell’arco di poche ore a Touka, prendere il secondo rotolo e tornare…

Quasi le avesse letto nel pensiero, Sasuke disse:”E se ci separassimo in due squadre da tre?Una potrebbe passare vicino alla zona di rispetto…sapete come si dice, si passa inosservati quando si è vicini al pericolo”

Mizar replicò:”Non hai sentito le parole di Kakashi e Gai ieri?Dobbiamo fare gioco di squadra, per quanto lo trovi inutile in questo caso…più tempo perdiamo, più rischiamo di dover combattere contro i ninja di Iwa…”

“Per sbaglio non ho udito quella parte del discorso…Andiamo Mizar, l’ha detto anche lui ieri, non è più il nostro sensei, siamo tutti chunin, e ce la sappiamo cavare” insistette testardo l’Uchiha.

«A parte che sarei jonin, comunque, sorvolando…»

“Gli altri che ne pensano?Sinceramente, vorrei evitare di combattere contro gli shinobi della Roccia, anche perché non so come ce la caveremmo…per l’importanza che hanno quei rotoli, ci inseguirebbero oltre il confine del paese del Fuoco, fin sotto le mura di Konoha”

I quattro ragazzi interpellati si scrutarono un attimo negli occchi, dubbiosi.

Era una scelta azzardata. Contravvenire all’ordine di un maestro, e rifiutare il consiglio di un’amico, che era ninja da molti più anni di loro, oppure prestargli ascolto?

Naruto poggiò la sua tazza di cha(*te), dicendo serio:”Perché prendercela comoda, per poi finire nei guai con gli anbu di Iwa?Secondo me, ha ragione Mizar”

“Io non ho detto niente vero?” puntualizzò Sasuke, scoccandogli un’occhiataccia.

“Ah si…come ha detto Mizar e come ha ripetuto il secchioncello pappagallo…eheh”

“Naruto, sei morto…”

La biondina sbattè una mano sul tavolo:”Finitela voi due” sibilò.

“Io concordo con voi, è stupido stare ad aspettare che quelli ci vengano a cercare. Kakashi-sensei ha detto così non tenendo conto che lui può affrontare tranquillamente jonin suoi pari, noi no. Naruto, non cominciare a dire cavolate, perché sai bene che è vero” aggiunse Sakura, zittendo il quindicenne che stava già per replicare che lui, il futuro Hokage, non avrebbe avuto problemi, e bla bla bla…la solita tiritera.

Anche Antares approvava i pensieri di Mizar, per quanto le dispiacesse contraddire il bel jonin.

L’unica titubante era Shaula, che prevedeva solo casini ad una possibile divisione tuttavia, anche per evitare critiche dalla sorella in presenza di Sasuke, annuì con la testa, mormorando un semplice “Idem”.

Soddisfatta, la biondina allora cominciò a spiegare il piano che aveva già elaborato il giorno prima.

“Ci divideremo così: Sakura, Naruto, Shaula, Antares e Sasuke, voi passerete a sud, diretti a Kaina…io andrò a nord, nella zona di rispetto, verso Touka…non fate quelle facce, avete capito benissimo, io mi muovo da sola; sono la più veloce, non ci impiegherò più di quanto tempo impiegherete voi”

“Mizar non puoi andare da sola!” protestò Shaula, ma la biondina la zittì con lo sguardo.

Sasuke scosse la testa:”Non ci vai da sola. Dai troppo per scontato il fatto di saper usare lo Tsuki no Kokoro per copiare le tecniche degli avversari, ma in realtà l’hai fatto una volta sola, senza capire nemmeno come. Se ci si deve dividere, io vengo con te. Sono veloce a sufficienza per poterti tallonare”

«Quant’è testardo ‘sto ragazzino…» pensò la diciassettenne, però sorrise; Sasuke per un attimo pensò d’avere davanti un’altra persona, e lo stupore crebbe quando lei gli disse:”La tua volontà è ammirevole, e so che sei un ottimo ninja, Appunto per questo, mi serve che tu stia con gli altri, e che li guidi a Kaina in mia vece: dovrai essere il mio riferimento principale nel gruppo, ok? Una sorta di vicecaposquadra”

Possibile che quella fosse davvero Mizar Koga, quella ragazza fredda e glaciale che, fino ad allora, più che trattarlo con aria di sufficienza non aveva fatto?

“Allora, sei d’accordo?”

L’Uchiha annuì, guardando Shaula incredulo: qual’era la reale personalità di Mizar?Anche la più piccola dei Koga non sapeva capacitarsi del comportamento della sorella.

«La dama di ghiaccio che fa la gentile?Siamo proprio in un altro mondo…»

Pagarono le loro consumazioni uscendo dal locale, attorno alle due di pomeriggio.

Partendo immediatamente, sarebbero giunti nelle due città sotto la giurisdizione di Suna verso le sette di sera, fermandosi poi a dormire in una locanda: sarebbe stato davvero da incoscienti viaggiare di notte per guadagnare tempo; in compenso, agendo separatamente, avrebbero guadagnato quasi due giorni di tempo.

Naruto protestava perché Mizar non gli aveva affidato il vicecomando, finchè Sakura, stanca, non gli rifilò il decimillionesimo cazzotto.

“Finiscila, o giuro che la prossima volta uso una mazza!Mi fa male la mano a furia di picchiarti!”

«Quella ragazza mi fa paura…» pensò Naruto, avendo almeno il buon senso per stare zitto.

Arrivarono al fatidico bivio.

Da quel momento in poi, avrebbero viaggiato come ninja: in ogni caso, addentrandosi oltre il confine, sarebbero stati riconosciuti comunque…nessuno ha mai visto comuni viandanti procedere saltando tra gli alberi(a meno che non abbiate visto Tarzan e Jane su una liana, ndMiz89).

Si infilarono i coprifronte, allacciandosi i porta-shuriken chi alla coscia, chi al fianco.

I saluti furono brevi, in perfetta tradizione guerriera: niente addii sdolcinati, auguri di buona fortuna o simili; solo un’indicazione sul punto di ritrovo: esattamente lì, a quel bivio, il giorno dopo, entro e non oltre mezzogiorno.

Antares cercò di abbracciare Mizar, e di dirle di stare attenta, ma lei, urlandogli:”Non sono Kakashi quindi non provare ad usare l’abbraccio del kraken, e non provare a dirmi di stare attenta, perchè ti uccido!”

La rossa rise, e s’incamminò per il sentiero che portava a sud, seguita da Naruto, Sakura e Shaula che mormorò un semplice:”Ci vediamo, Miz”.

Anche Sasuke la salutò con un “Ciao”, e fece per avviarsi, ma la biondina lo trattenne un istante.

“Che c’è?”

“Niente, volevo solo dirti di non fare azioni avventate e…ti affido mia sorella. Non lasciare che le accada qualcosa, ok?” detto questo, Mizar sparì con una serie di balzi dentro il bosco in cui s’inoltrava il sentiero verso nord.

Sasuke scosse la testa:«Sbaglio, o mi ha appena detto che è preoccupata per la sorellina?Ma se…mah, io non la capisco proprio!Basta perdere tempo, meglio che mi muova, o Naruto finisce che sbaglia strada…»

“Naruto, ma sai almeno da che parte andare?” gli gridò dietro, mentre li raggiungeva.

“Veramente, no”

“Appunto…Quindi sto davanti io”

“Uffa, che antipatico!”

 

«Certo che hanno proprio un bel coraggio ad agire divisi…Vorrei vedere la faccia di Kakashi, al pensiero che tutti i suoi discorsetti sul lavoro di squadra sono stati bellamente ignorati…mpf, ci sarà da divertirsi»

Sasuke si girò di scatto: gli era sembrato di vedere qualcosa nascosto tra le fronde degli alberi, ma quando si voltò, non vide nulla.

«Strano» pensò, rimettendosi a correre.

 

Giunse a Touka come previsto, intorno alle otto di sera, senza incontrare problemi. Il tratto di sentiero percorso attraverso la zona di rispetto e il paese dei Fiumi le era parso interminabile, tutto all’interno di enormi foreste che costeggiavano corsi d’acqua dalla portata enorme, almeno superiore di cinque volte al Naka di Konoha; tuttavia, non aveva incontrato anima viva.

Seguendo le indicazioni datele da Tsunade, si era recata al centro rappresentativo di Suna della città(una sorta di ambasciata), dove un delegato di Gaara le aveva consegnato il rotolo proibito, invitandola in seguito a cena, e consigliandole poi la locanda dove sostare per la notte.

Era mezzanotte quando, stanca ma contenta che tutto fosse filato liscio, crollò esausta sul letto della stanzetta affittata. Un posto semplice, ma accogliente; e a lei, stanca com’era, non interessava se non vi fossero tutte le comodità degli alberghi di New York. Le bastava essere lì, libera e lontana dalla sua vecchia vita: non avrebbe chiesto di meglio. Si addormentò, tranquilla, certa che anche gli altri avessere ultimato la missione. Non era affatto preoccupata del viaggio di ritorno in solitaria; del resto, se l’andata era stata così semplice, il percorso fatto all’inverso non sarebbe stato peggiore.

«Una sciocchezza…domani sera saremo di nuovo a Konoha e poi…si vedrà…»

Per una volta, non ebbe timore di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo che, fortunatamente, le concesse un sonno privo di sogni o incubi.

 

La città di Kaina era enorme, rispetto a quello che si erano aspettati, ultimo porto sicuro prima dello sconfinato deserto, ultima tappa commerciale prima del mare di dune oltre il quale sorgeva Suna.

Ci misero diverso tempo prima di trovare il posto indicatogli negli obbiettivi della missione, il centro rappresentativo di Suna; alla fine, fu per pura fortuna che, vedendo una kunoichi con il coprifronte del villaggio della Sabbia, lo riuscirono a trovare; era un palazzo di modeste dimensioni, con una serie di uffici, lo stemma di Suna dipinto sulla facciata. Lì incontrarono un jonin inviato personalmente dal Kazekage, che consegnò loro il rotolo dopo essersi accertato della loro identità.

Decisero di fermarsi a dormire in una locanda poco distante dall’uscita del villaggio, prendendo una doppia e una tripla, le più economiche che riuscirono a trovare.

Prima di spegnere la luce, Shaula si augurò in cuor suo che, nonostante tutto, Mizar stesse bene.

 

Si svegliò puntuale all’alba, riposata dopo la prima bella dormita da…mesi. Forse era il segno che, a distanza di anni, le ferite del suo cuore stessero smettendo di sanguinare; forse, avrebbe dimenticato.

Saldò il conto al locandiere, stupito di vedere una cliente in piedi così presto, tuttavia intascò i soldi senza far domande: quel coprifronte era un monito più che sufficiente a tenere la bocca chiusa.

Mizar uscì nell’aria già calda, data dalla vicinanza con il deserto immenso che si estendeva all’orizzonte, ad est; in contrasto, a nord, una serie di aspre catene montuose svettava verso il cielo, quasi come una barriera invalicabile per chiunque avesse desiderato avventurarsi nelle lande del paese della Terra.

S’incamminò di buona lena, guadando presto il torrente che fungeva da confine tra il paese del Vento e quello dei Fiumi.

Lì l’aria era più fresca, la temperatura più bassa e carica di umidità. Una foresta molto simile a quella che avevano attraversato quando era arrivata in quel nuovo mondo con Shaula e Antares era l’unico scenario che la circondava.

Il sentiero s’inoltrava sempre di più nel fitto sella vegetazione, a volte scomparendo tra gli arbusti; tuttavia, Mizar non se ne preoccupava: a costeggiarlo vi era un’ampio fiume, bastava percorrerne le sponde, e sarebbe arrivata a pochi metri dal bivio del rendez-vous. Camminava a passo sostenuto, senza correre: era partita presto apposta per non dover stancarsi inutilmente; il rischio che comparissero dei ninja nemici, era comunque presente.

Procedeva si e no da tre ore buone, quando il suo stomaco comiciò a reclamare la colazione.

Decise di sostare in una radura dove un’ansa del fiume si addentrava a tal punto da formare quasi un laghetto d’acqua cristallina, limpidissima. Si sedette su un sasso, sfilando dalla borsa delle mele che si era portata da Konoha, non avendo niente di meglio come breakfast.

«Certo, un cappuccino con brioche sarebbe più indicato, ma pazienza, del resto la frutta fa bene…» pensò, addentando poco convinta la mela rossa che stringeva in mano.

Guardava l’acqua scorrere tranquilla, quasi immobile nel finto lago, per poi riacquistare velocità e potenza una volta rientrata nel letto del fiume.

«Che pace…una cosa che, a New York, nemmeno nell’angolo più remoto di Central Park puoi provare…»

Di colpo si fece attenta. Gli uccelli non cantavano…segno che qualcosa li aveva disturbati; o qualcuno.

E dubitava fortemente si trattasse di lei, dato che, fino ad un istante prima, aveva continuato ad udirne il canto.

Tese i sensi al massimo, non percependo però nulla.

«Non mi fido…gli animali non mentono mai»

Si rimise la piccola borsa a tracolla, e lo stesso fece con la katana; quindi, cercò un posto dove nascondersi.

Non vide niente di meglio che un alto albero dalla chioma folta, i cui rami si tendevano robusti fin sopra il fiume; lesta, accumulò il chakra necessario sotto i piedi e ci si arrampicò, accucciandosi su un ramo da cui riusciva ad osservare il sentiero, senza però essere notata…o almeno così sperava.

Attese diversi istanti, che le parvero un eternità, senza fare il minimo movimento, i crampi che cominciavano a farsi sentire nelle gambe piegate.

Non arrivava nessuno; eppure, gli uccelli tacevano. Lo stesso che era accaduto al loro arivo, quando erano inseguite dagli anbu di Konoha senza saperlo.

Aspettò qualche istante ancora, prima di provare a stendere i muscoli dei polpacci indolenziti quando, improvvisamente, udì un suono metallico che si approssimava. Velocissima si riaccucciò proprio mentre compariva, oltre una curva del sentiero, una figura umana.

Per fortuna c’era stato quel rumore: un solo attimo dopo, e lei sarebbe stata perfettamente visibile sull’albero anche da terra.

Si sporse appena appena, cercando di identificare chi fosse la persona che si approssimava, socchiudendo gli occhi nella luce strana che filtrava dagli alberi.

Si appiattì di colpo contro il ramo, il cuore a mille, non appena riuscì a distinguerne i lineamenti. Ma furono soprattutto i vestiti a metterla in allarme, e a dirle che, se fosse stata scoperta, sarebbe stata decisamente nei guai…e non ne sarebbe uscita. Per niente.

Sbirciò da dietro le fronde la figura che proprio in quel momento stava passando sotto di lei, disilludendosi dall’idea di aver avuto un brutto miraggio.

Un mantello lungo appena sopra le caviglie: nuvole rosse in un cielo nero. Un anello infilato all’anulare sinistro, con l’ideogramma che si leggeva chiaramente anche da lassù.

«Minami…»(*sud)

Capelli biancastri, portati in un ciuffo spettinato, trattenuto dal coprifronte, segnato, di Kiri, il villaggio della Nebbia, occhi diabolici, una pelle cadaverica, bluastra. E un’enorme spada portata sulla schiena, come se non pesasse affatto, fasciata da pesanti bente che fungevano da fodero.

«Samehada, “Pelle di Squalo”…», la spada in grado di raschiare il chakra e di assorbirlo.

«Con tutte le sfortune che mi potevano capitare, proprio Hoshigaki Kisame dovevo incontrare?! Davvero, se ne esco viva, ci scrivo un libro, perché sarebbe un miracolo! Che stupida! Ecco perchè il Paese dei Fiumi mi ricordava qualcosa! È dove si trova la grotta di Akatsuki! Cribbio, sono arrivata qui e manco mi ricordavo di quell’organizzazione!Accidenti!!!»

Continuò a preoccuparsi, maledendo sé stessa per non esserselo rammentata, finchè non vide Kisame scomparire oltre il sentiero, senza nemmeno guardarsi intorno.

«Allora non cercava me…meno male…»

Si arrischiò a muoversi, sporgendosi sopra il fiume, incrociando il proprio riflesso nell’acqua calma, quasi immobile; si sorrise, contenta di averla scampata bella: di sicuro, avrebbe avuto qualcosa di interessante da raccontare agli altri. Il rotolo era salvo…

Un movimento nel rilesso dell’acqua attirò l’attenzione della biondina, che spostò lo sguardo alla sua destra in quello specchio naturale, poco più in alto della sua immagine. Si sentì mancare un battito: per un attimo, intravide un volto familiare…

«Cosa diavolo ci fa qui?»

Solo per un istante, credette d’aver visto Sasuke, lo sharingan negli occhi, ma lui era scomparso subito.

Alcune foglie le caddero davanti, seguite da uno strano fruscio.

Guardò verso l’alto, preoccupata, ma non vide nessuno…

«Ma che succed…»

Uno schiocco forte alle sue spalle. Girò su sé stessa veloce, sfoderando la katana…

“EH?!”

Si ritrovò in trappola, con un kunai puntato dritto alla gola.

“Hai i riflessi lenti, per essere un’anbu. Ancora peggio, se poi dentro di te scorre il sangue dei Koga”

Bloccata, senza possibilità di fuga, la spada stretta in mano.

Occhi azzurri che si scontravano con fiamme scarlatte, demoniache, maligne, in quel volto impassibile che, a prima vista, aveva preso per quello di Sasuke. Capelli neri come l’ebano, legati in una coda bassa.

“Shu” era l’ideogramma inciso sull’anello portato sull’anulare della mano destra che stringeva il pugnale. “Rosso”, alla pari delle nuvole che ornavano il mantello nero.

Mizar poteva vedere i suoi occhi spaventati riflessi nel coprifronte di Konoha dell’avversario, segnato orizzontalmente da una linea tracciata con un coltello.

Il destino l’aveva fregata: se prima era scampata a Kisame per miracolo, stavolta non sarebbe bastato nemmeno quello.

«Dannazione…»

Deglutì, mentre tornava a fissare lo sharingan completo che ardeva in quegli occhi. Il migliore di quel clan che lui stesso aveva cancellato…Mizar rabbrividì, ritrovandosi faccia a faccia con Itachi Uchiha.

 

Fine capitolo

Ta-dan!!!Ce l’ho fatta!Olèèèèèèèèèèèè! Il personaggio cattivo è entrato in scena (Cattivo? Ma non doveva essere b…nd Naruto…SBONK!-padella in testa. Zitto baka, non spoilerare la mia fiction!

IO!!!!

Cosa lo chiedi a fare, allora?nd lettrici che stanno x chiamare il manicomio

Ok, vi lascio volare al prossimo chappy, dove tra azione, scontri, discussioni e flash back, la mia teoria va in scena...purtroppo devo sempre vedere del buono in tutti i cattivi, e viceversa, i buoni sono quelli che hanno un lato oscuro...

buona lettura!

Mizar89

(che vuole fare una fiction con Deidara ma è troppo impegnata x poterne iniziare un'altra...T_T)

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Capitolo 15
*** 15*: TELL ME THE TRUTH ***


raga

Capitolo 15: Tell me the Truth

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.

Occhi…di fuoco, ardenti come braci, magnetici, pericolosi.

Come si può rimanere paralizzati da un semplice sguardo?

Il tempo pareva essersi fermato, lassù, sulla cima di quell’albero, come nel resto della foresta.

Tutto taceva, immobile, partecipe ed allo stesso tempo estraneo a quella scena; perché in quel momento, il semplice fluire dei suoi stessi pensieri sembrava essere ostacolato da una diga invisibile.

Mizar era impietrita, sola ed indifesa, in piedi su un ramo a parecchi metri dal suolo, dinanzi al peggior nemico che avrebbe potuto desiderare d’incontrare. Faccia a faccia con Itachi Uchiha.

Come poteva anche solo sperare di uscirne viva, al confronto con il geniale erede di quel clan di cui egli stesso era stato il distruttore? Lei, anbu novizia, e lui, mukenin di Konoha e membro di Akatsuki…

Occhi sanguigni che parevano leggerle nel profondo dell’anima; inesorabilmente, la sua barriera fatta di ghiaccio e solitudine, era crollata.

Timore…paura…sentimenti che non provava da molto tempo, troppo forse. Si sentì debole, inerme davanti allo sharingan del primogenito degli Uchiha.

“Itachi…” pronunciò il suo nome a bassa voce, un’ammissione rassegnata: era nei guai. Stavolta, non se la sarebbe cavata con la sua astuzia.

Avrebbe voluto reagire, trovare un contatto con la realtà, ma il suo corpo restava insensibile ai suoi comandi, immobilizzato dalla forza latente che gli occhi del mukenin esercitavano su di lei, quello sguardo che rivelava le parti più intime dell’animo di Mizar, del suo cuore precluso a tutti…

«NO!»

Si riscosse all’improvviso: nessuno poteva permettersi di guardare i suoi ricordi, e le ferite che essi celavano; deviò lo sguardo, fissando un punto vuoto alle spalle del ninja, e sfoderò un sai che portava nei gambali: avrebbe combattuto, se necessario…

Si ritrovò disarmata prima ancora d’essere riuscita a muovere un passo.

«EHI!»

Trasalì, sentendo il suo polso stretto in una morsa salda; rabbrividì, quando vide il volto d’Itachi pericolosamente vicino al suo, quell’espressione fredda ed indecifrabile che lo caratterizzava, da cui non riusciva a staccare gli occhi…che fosse stato con lo Tsukuyomi o con un kunai alla gola, lui l’avrebbe avuta in pugno. (*è una tecnica del Mangekyou Sharingan, o Sharingan Ipnotico, stadio finale dell’abilità degli Uchiha. Si dice che, per ottenerla, sia necessario uccidere il proprio migliore amico…e Itachi lo ha fatto. Rammentate Shisui, citato nel n’25 nel flashback?Cmq, più avanti ne parlerò…nd Miz89)

Aprì la bocca per…urlare?Non lo sapeva nemmeno lei, fatto sta che lui posò un indice sulle labbra di Mizar, zittendola.

«Ma cosa…?»

Itachi fece cenno di guardare a terra; lo spaventò balenò negli occhi azzurri della diciassettenne: parecchi metri più in basso, sulla riva del fiume, un uomo dalla carnagione bluastra pareva attendere pazientemente.

Lo riconobbe subito, dopo averlo visto poco meno di dieci minuti prima.

«KISAME?!»

La ragazza si sentì spacciata, più di quanto non lo fosse stata due istanti innanzi. In trappola, presa tra due fuochi; ma non si arrese, quello mai! Il suo orgoglio era troppo forte, per concederle di ammettere la sconfitta.

“Se pensi che mi arrenda senza combattere…!” cominciò, zittita nuovamente da una mano che le serrava la bocca.

“Fa silenzio!” un sussurro. Un ordine, prima di scomparire tra le fronde, così come era apparso.

«Sono…sono ancora…viva?»

I pensieri cominciarono a riaffluire normalmente, ma il suo cuore non smise di battere impazzito, anzi! L’angoscia crebbe, quando scorse Itachi ai piedi dell’albero, intento a discorrere velocemente con il mukenin del villaggio della Nebbia; non poteva udire la conversazione, o discernere il movimento delle labbra, ma di una cosa era certa: doveva prepararsi alla difesa.

Fuggire, approfittando di quella momentanea libertà di movimento? Idea da scartare: non sarebbe riuscita a fare nemmeno dieci passi, specie se costretta a saltare di albero in albero.

Maledì il momento in cui aveva scelto di separarsi dal resto del gruppo…

«Per lo meno, ho evitato di far finire Naruto dritto nelle loro mani…» convenne poi, senza smettere di fissare i due.

Guardinga, come una preda che sa di essere sul punto di venire stanata.

Ma…qualcosa non quadrava; troppe, per i suoi gusti.

«Perché me?In fondo, non sono un junchuuriki*, dentro di me non c’è sigillato un bijuu** che possa giustificare l’interesse di Akatsuki nei miei confronti…»

(*termine con cui sono denominati i custodi dei demoni, detti anche Forze Portanti;**da bi=coda e juu=dieci, in italiano sono chiamati Cercoteri, e sono i mostri dal diverso numero di code, sigillati nei junchuuriki, come Kyubi no Youko in Naruto, Ichibi no Shukaku in Gaara, ecc…ndMiz89)

Il rotolo! Possibile che contenesse un segreto tale da mettere i due shinobi traditori sulle sue tracce?

«Fantastico, da comune missione di livello B siamo passati al grado S…davvero fortunata…»

I secondi scorrevano lenti, interminabili…

Smise di arrovellarsi quando, con inaspettata sorpresa, vide i due mukenin di Akatsuki congedarsi con un formale inchino guerriero, e allontanarsi in direzioni opposte, come se niente fosse.

«Non è possibile…»

Si alzò circospetta e, silenziosamente, si lasciò scivolare su un ramo situato ad un livello inferiore; aguzzò la vista e l’udito, cercando di percepire ogni minima avvisaglia di pericolo.

Niente, silenzio di tomba.

«Se ne esco viva, giuro…non maltratterò più Shaula…»(L’ho detto in un momento di disperazione!ndMizKoga…Seee, come no…ndMiz89)

Azzardò un passo, equilibrando il chakra sulla pianta dei piedi: tutto taceva, in quella quiete assoluta: forse, l’aveva scampata.

Si voltò e, stavolta non riuscì a trattenere un grido: era di nuovo lì, dinanzi a lei, avvolto in quel mantello del colore della notte più buia.

La diciassettenne si morse un labbro:”Ancora tu…” disse, a voce bassa, cercando di celare la paura.

Itachi assottiglio leggermente la bocca, pur conservando un’espressione intellegibile.

Scherno o disapprovazione?Commiserazione?Figurarsi…

Gli occhi di Mizar scrutarono quelli del ragazzo, alla ricerca di un anticipo sulla sua prossima mossa…le sembrò d’essere circondata dalle tenebre più nere.

«Un genjutsu!»

Abbassò subito lo sguardo.

“Temi così tanto i poteri del mio sharingan?”

La voce di Itachi; ferma, sicura, melliflua e fredda. Un suono che risuonò più volte nella sua testa.

“Hai perso la parola?Eppure mi pareva avessi vanto di buona retorica, Mizar. La paura dunque colpisce anche i più forti…non importa se anbu o jonin…”

Sarcastico: questa volta la percepì; una sfumatura sottile, dietro il tono formale di quelle parole. E ciò la giovane Koga non lo poteva tollerare.

Dignità. Il suo orgoglio ferito la riscosse, costringendola a reagire; rilassò le spalle, inspirando profondamente, e alzò la testa; l’attimo di smarrimento era passato: era tornata la ragazza fredda e razionale di sempre.

Una falce di luna scarlatta risplendeva nel cielo dei suoi occhi.

“La paura potrebbe attanagliare il mio cuore…ma non ora. Non con un avversario della tua risma. L’hai detto, sono un anbu e tu stai intralciando la mia missione. E io non sopporto chi mi ostacola”

Il mukenin restò impassibile:”Degna erede dei Koga; padroneggi lo Tsuki no Kokoro già ad uno stadio avanzato…anche se non sufficiente per darmi motivo d’apprensione” replicò, sempre con quel tono tra il sarcasmo sottile e la superiorità.

Mizar ignorò le sue parole; studiò l’ambiente circostante: aveva si e no quattro metri di distanza. Troppa distanza, per un calcio…ma quello non era un combattimento normale al dojo, si rammentò.

“Chi pecca di presunzione è il primo che si ritrova a rotolare nella polvere!Kage bushin no jutsu!” esclamò, congiungendo le mani nella sequenza di posizioni predefinite.

Fu forse il vederla compiere un gesto tanto avventato quanto stupido, che finì per coglierlo di sorpresa; costretto ad evitare le tre copie della kunochi che gli si avventarono contro, Itachi perse di vista l’originale. E, quando riusci a liberarsi dei cloni ombra, Mizar era già lontana.

 

Intanto, l’ora di ritrovo era ormai prossima e, puntuali, i cinque chunin di Konoha sostarono al punto prestabilito, in attesa. Era stata una missione semplice, stancante dal punto di vista degli spostamente, ma decisamente tranquilla, per avere un livello B di pericolosità.

“Secondo me era una C che la vecchiaccia ci ha voluto spacciare per B perché non aveva nessun altro a cui appiopparla” ribadì per la millesima volta Naruto.

“Sia quel che sia, noia a parte, purchè ci venga pagata bene. Devo comprarmi un kimono nuovo, questo da battaglia è troppo largo” commentò Sakura.

“Forse, se ci dessi un taglio con le tue stupide diete, ti starebbe giusto!” replicò sarcastico il biondino.

“CHE HAI DETTO, BAKA?!Ma che vuoi saperne TU di quanto dovrei essere magra?!Le ragazze piacciono coi fisici sottili…”

«Cosa che io non ho…le mie curve sono piazzate nei posti sbagliati: pancetta, cosce, ma sopra resto piatta come una tavola…sob!»

Shaula e Antares ridacchiarono.

“Sarà, ma io sto bene così come sono: non rinuncerei mai ad un buon pasto per tentare di portare una taglia 40” disse la piccola Koga, alzando le spalle.

“Idem. Sottolineo e sottoscrivo” fece la rossa.

Sakura scosse la testa:”Ma voi siete giuste!Siete snelle, ben formate, e poi siete più alte della media!Io sono un disastro!”

In effetti, Sakura arrivava intorno al metro e sessanta, mentre Shaula era di ben dieci centimetri più alta, praticamente alla pari con Naruto e Sasuke!Se poi si prendevano in considerazione Antares e Mizar, entrambe sul metro e settantacinque, la differenza balenava scritta nero su bianco.

“Ma non dire che sei grassa, è una convinzione solo tua!”

“Per quanto i vostri discorsi femminili siano interessanti, vi rammento che siamo ancora in missione; quindi, cercate di restare concentrati: non abbassate la guardia finchè non saremo dentro le mura di Konoha” intervenne Sasuke, serio. Naruto sbuffò:”Quanto sei noiosooo…mi annoiooo”

“Baka, stiamo aspettando Mizar, smettila di fare il bambino!” lo redarguì Sakura.

«Questa sta diventando anche peggio di Tsunade…»

Shaula fissava il sentiero dove, il giorno prima, aveva visto sparire la sorella; come mai tardava tanto?

Una mano si posò sulla sua spalla; sussultò, quando la riconobbe come quella del giovane Uchiha.

“Non preoccuparti, vedrai che arriverà fra poco; ha voluto fare tutto da sola, avrà sbagliato sentiero” disse il ragazzo, con tono calmo.

Shaula scosse la testa:”Lei che si perde?Casomai sarebbe il contrario: io sono quella imbranata, lei è il genio di famiglia”

Sasuke inarcò un sopracciglio:”Tsk, questo non è vero!Sei una persona brillante e intelligente, e trovo ingiusto che ti paragoni a tua sorella”

«Cosa che, per altro, nemmeno io ho mai sopportato»

La quindicenne si voltò a guardarlo negli occhi:”Dici?Comunque… -arrossì, ripensando al complimento che le aveva appena fatto(«era un complimento?»)- non sono tranquilla…è una persona puntuale…”

Arrivò Antares, che le diede una spintarella, ridendo:”Ehi ehi, quanta apprensione!Ma se quando state insieme in uno stesso posto mi tocca impedire che vi scanniate!”

“Non posso farci niente se lei ha un carattere pessimo!” replicò la moretta, arrossendo.

Le stesse impressioni, le medesime sensazioni…Sentirsi inferiori; lottare, per risultare migliori agli occhi di una persona importante nel bene o nel male.

Diversi, per le origini, per il carattere, per le idee, eppure così simili. Ostacoli da superare, obbiettivi da raggiungere, e una promessa da rispettare: due atteggiamenti che coincidevano; due stelle solitarie che lottavano per risplendere nell’oscuro splendore di astri luminosissimi, pronti ad eclissarli con un minimo bagliore.

Sasuke sorrise amaramente:«Lei però, nonostante tutto, non ha mai tradito la fiducia dei suoi amici…»

Vennero richiamati dalle urla di Naruto.

“MIZAR-ONE CHAN!ONE-CHAAAN!”(*”sorella maggiore”:termine formale con cui ci si rivolge ad una ragazza più grande, in segno di rispetto, anche se non intercorrono legami di parentela. Coi maschi si usa oni-chan, ndMiz89)

La biondina era sbucata fuori dal sentiero, correndo trafelata.

“Sei in ritardo” puntualizzò Sasuke; Naruto abbracciò la ragazza.

“Ci hai fatto preoccupare!!!!!!!”

“N-naruto…mi stai soffocando…lasciami…” cercò di protestare Mizar, che si ritrovò anche con Sakura e Antares appese al collo.

“DOH!” (*stile Homer Simpson)

“Ce ne hai messo di tempo”

La diciassettenne riuscì a liberarsi, e fissò il più piccolo degli Uchiha…Si assomigliavano molto: il colore dei capelli, il taglio del viso, lo stesso tono freddo, scostante e disinteressato, di superiorità.

“Ho avuto qualche contrattempo” replicò Mizar, accennando ad un mezzosorriso.

«No…meglio non dirgli che ho appena incontrato suo fratello. Rammentandone il carattere, non riuscirei a tratenerlo dal fare qualche cretinata; non posso rischiare di compromettere la missione. Riferirò la verità a Sasuke una volta giunti a Konoha…dove spero di avere spiegazioni, perché troppe cose non mi sono chiare»

“MIZAR!Ma insomma vuoi ascoltarmi?!” le urlò Shaula, scocciata per l’aver ripetuto tre volte la medesima frase senza ricevere risposta.

“Sì, sì…dicevi?”

“Ti odio quando fai così!T’ho chiesto se hai avuto problemi coi ninja di Iwa”

La maggiore dei Koga scosse la testa:”No”

«Magari fossero stati loro il mio contrattempo…»

“Ma allora perché sei arrivata in ritardo?” insistette Shaula, fulminata da un’occhiata che troncava lì quella sorta d’interrogatorio.

“Ne riparliamo al villaggio, ok?Ora, se non vi dispiace, proporrei di avviarci, vorrei arrivare prima di sera…” concluse la diciassettenne.

«Non sono affatto tranquilla» s’incamminò, seguita a ruota dagli altri.

Shaula si affiancò ad Antares:”Non me la racconta giusta…”; la rossa alzò le spalle:”Hai avuto la mia stessa impressione, ma…se non ne parla ora, un motivo ci sarà. Facciamo come ha detto, poi vedrai che ci dirà tutto” tuttavia, la giovane Iga rimase pensierosa.

«Se si comportà così, dev’essere accaduto qualcosa di grave…»

“Sasuke, avete il rotolo?” la udirono chiedere.

“Ovvio” rispose l’Uchiha.

“Avete avuto problemi?”

“No, tutto liscio come l’olio. Una noia, alla faccia della missione di livello B” ricominciò Naruto, ma Mizar non l’ascoltava più.

Da quando erano partiti dal bivio, poco meno di due minuti prima, non aveva fatto altro che avvertire la sgradevole sensazione d’essere spiata; qualcuno che, come un’ombra, li seguiva…

«Tsuki no Kokoro!»; chiuse gli occhi, per poi riaprirli, accesi dal potere della sua abilità innata. Le basto scrutare le fronde della foresta in cui s’immergeva il sentiero, per trovarlo.

Si fermò di colpo, bloccando con un cenno anche gli altri, che non capirono.

“Ma cosa…?” Naruto ammutolì; seguì lo sguardo di Mizar, gelido e guardingo, la mano destra posata sull’elsa della spada che portava sulla schiena. Era come se, d’improvviso, gli fosse stata strappata la capacità di parlare.

“Non è possibile…non ci credo…”

Sakura si mise una manò sulla bocca:”Kami-sama” mormorò.

Quel mantello, il coprifronte di Konoha sfregiato, quei lineamenti…nonostante lo vedesse per la prima volta(*vi ricordo che, in pratica la storia di Kishimoto arriva al 27, da lì in poi cambia, ndMiz89), non potè non riconoscerne la somiglianza.

“Damn!Ancora tu!” imprecò la biondina, a denti stretti.

“Sei testarda. Non impari mai la lezione, ragazzina? Replicò il mukenin.

“Mizar?” Antares guardo interrogativa l’amica: era lui il problema che l’aveva ostacolata?

“No, no, no…” Shaula era incredula, terrorizzata; girò la testa, voltandosi prima verso la sorella, poi verso Sasuke.

«Oh my…»

 

Occhi spenti, vuoti. Immobile, il respiro stesso mozzato, il cuore che pare fermarsi. Attonito, stupefatto…Apatia…prima dell’esplosione.

“Tu”

Rabbia nella voce, una ferita mai curata, una vendetta che brama il suo tributo.

“Hai recuperato la tua squadra, Koga? Tanta gente interessante, per una missione così semplice…” un tono gelido, che trapassa l’anima.

“Che cosa…?” cominciò Mizar, ma si fermò subito, incapace di proseguire.

“TSK…Sakura Haruno, allieva di Tsunade e apprendista ninja medico; la discendente del clan Iga, e le eredi della nobile casata dei Koga; Naruto Uzumaki, custode di Kyubi no Youko, -spostò i suoi occhi diabolici sul biondino, che si ritrasse, con un tremito- e…ci si rivede, Sasuke”

Il quindicenne sentì il sangue ribollirgli nelle vene; un confronto di sguardi, due sharingan completi…gli stessi occhi…ricodi e rabbie sopite che si destano…quanti anni erano passati?

“Itachi”

Il tempo di pronunciare quel nome odiato, che il ragazzino scattò, accumulando il chakra nel braccio destro; farla finita, immediatamente, per non ricadere nell’incubo.

Un crepitio stridente, un lampo azzurro…

“CHIDORI!!”

Un attacco sferrato con rabbia; prevedibile…ma non lo avrebbe evitato…

“Fermo!”

La lucidità tornò di colpo: Mizar aveva agguantato Sasuke per il colletto della maglia, trattenendolo. Indignato, il moretto si ribellò:”Ma che fai?!Lasciami subito!!”

“No!” insistette la diciassettenne, afferrandogli il braccio.

Perché?Perché gli impediva di attaccare Itachi?

“Mizar, ma cosa…?!”

“Shaula, tieni quella bocca chiusa!”

Dubbi, troppi; Itachi avrebbe potuto ucciderli in qualsiasi momento, ma non l’aveva fatto; avrebbe potuto catturare Naruto, il junchuuriki affidatogli come preda da Akatsuki, senza che loro riuscissero ad opporsi; avrebbe potuto schivare il colpo di Sasuke, se Mizar non l’avesse bloccato, ma non aveva dato cenno di volersi spostare.

Presunzione smisurata?«No. Questo non è il comportamento di un assassino spietato…»

“Calmati, Sasuke. Quanto a te, Itachi, chiariscimi solo una cosa: che diamine vuoi da noi?”

Il mukenin non riuscì a dissimulare un’ombra di sorpresa negli occhi.

“Che?!Mizar ma che cavolo dici?!Sei sotto un suo genjutsu!” esclamò Naruto, recuperando il coraggio; le si avvicinò, facendo per scostarla dal moretto.

“Baka, non dire idiozie!…”

Un attimo di distrazione, sufficiente per lasciarlo agire; il minore degli Uchiha si liberò con uno strattone, il Millefalchi attivo nella mano destra, lo sharingan bruciante negli occhi, e il segno maledetto già esteso a buona parte del viso.

“Dannato fratello, metterò la parola fine a questa storia!KYAAAAAAA!”

“Accidenti a te Naruto!” Mizar scostò bruscamente il biondino, ma non avrebbe mai fatto in tempo a fermare Sasuke…

“YAMÉ!”

SWISSSH!!!SBADAM!!!!!

Sbattè violentemente contro il tronco di un albero, prima di riuscire a portare a segno l’attacco; immobilizzato a un passo dall’obbiettivo da tanto agognato, legato da funi inclementi che gli impedivano ogni movimento, incatenandolo alla pianta.

Mizar rifiatò: aveva riconosciuto quella voce.

«Per fortuna…»

Due figure si materializzarono in mezzo a quell’insolito campo di battaglia, in un turbinio di foglie; Naruto accennò un sorrisino di sollievo, quando scorse Kakashi e Jiraya: con loro, Itachi non avrebbe avuto speranze.

“PERCHÉ SENSEI?!” gridò Sasuke, furioso, mentre si dimenava, tentando invano di liberarsi.

«Perché ancora una volta la mia vendetta viene ostacolata?Maledizione!»

Kakashi lo fissò, grave:”Perdonami, ma non posso permetterti di attivare il segno; metteresti in pericolo i tuoi compagni, oltre a te stesso”

“Ma che diavolo vai dicendo?!” s’innervosì ancora di più il quindicenne; tuttavia, tacque, dinanzi alle parole di Jiraya:”Avrai tempo per agire, se vorrai; ma prima, dovrai ascoltarmi, perché la verità più crudele nessuno la conosce. È tempo che tu sappia…le tue azioni di due anni fa, altro nn sono che il frutto di una malevola macchinazione, di cui anche tuo fratello è vittima”

Sorpresa, sbigottimento. Un vortice d’emozioni che tutto travolge. Rabbia. Dolore. Sentimenti soffocati, dopo quella notte; dopo che Itachi si macchiò dello sterminio del proprio clan; dopo che assassinò i suoi stessi genitori.

Mizar, come gli altri, non capiva…estranei spettatori di quella vicenda che si apprestava ad essere chiarita.

Ascoltare…

“È accaduto quasi un anno fa, dopo essere tornato a Konoha con Naruto” cominciò il sennin nel silenzio più assoluto.

Il mukenin scosse la testa:”Dovete per forza narrargli l’intera vicenda, Jiraya-sama?”

Un tono che colse di sorpresa i membri del gruppo sette: rispettoso; erano quelle le parole di un uomo che aveva abbandonato gli ideali del proprio paese, soffocando nel sangue la propria brama di potere?

“Sì, è necessario. Per quanto vuoi continuare a nasconderti, Itachi?” ribattè Jiraya, secco.

L’odio balenò negli occhi di Sasuke, il segno maledetto del morso di Orochimaru che si propagò nuovamente sulla faccia e lungo il braccio sinistro.

“VOI GLI SIETE AMICO!LO TRATTATE COME SE NIENTE FOSSE!AVETE DIMENTICATO FORSE CIÒ CHE HA FATTO?!” urlò, rosso di rabbia.

“Ora calmati, Sasuke!” gli ordinò Kakashi, ma il giovane lo ignorò; immobilizzato com’era, poteva solo farsi valere con le parole…

“A VOI NON IMPORTA NULLA!DUE ANNI FA MI È STATO DETTO CHE RISPETTARE GLI IDEALI DEL PROPRIO VILLAGGIO È IL DOVERE DI OGNI NINJA, MA DA QUANDO KONOHA TRATTA CON I TRADITORI…CON GLI ASSASSINI?!”

Fissò Itachi con odio. Gli stessi occhi che si scrutano, due inferni a confronto. Impassibile, come lo rammentava da quella notte di quasi sette anni prima.

“Sarai libero di poter dire ciò che vuoi, ma prima, per favore, ascoltami” disse stancamente Jiraya.

Sasuke fece per ribattere, ma aprì e chiuse bocca senza emettere alcun suono: enorme era la rabbia dentro di lui, a tal punto da offuscargli qualsiasi gesto razionale; anche gli altri erano ammutoliti.

“Come dicevo, circa un anno fa, dopo aver ultimato l’allenamento di Naruto, ripresi le mie ricerche su Akatsuki e sui suoi componenti; fu proprio durante una missione, in cui ero affiancato dal qui presente Kakashi e da Gai Maito, che mi trovai a dover affrontare Itachi. Tuttavia, l’impresa ardua assunse risvolti inaspettati…

 

(Flash Back)

Pioveva a dirotto.

Il cielo nero, oscurato da dense nubi, era rischiarato di tanto in tanto dal balenare sinistro di un lampo.

Il cupo brontolio dei tuoni si diffondeva nella stretta valle come un eco di antiche battaglie…tamburi di guerra…

Jiraya si passò una mano sul viso bagnato, scostando i capelli fradici.

«E pensare che potrei essere in pensione come un anziano qualunque…»

Ma lui non era un semplice cinquantenne ormai sulla soglia della mezz’età; oltre all’aspetto giovanile, alla sua passione per le donne ed il sakè, conservava ancora integra la forza smisurata per cui, appena bambino, aveva meritato il titolo di “Sennin”, uno dei tre ninja leggendari.

Quella volta, ne era certo, avrebbe dovuto fa ricorso a tutte le abilità tattiche apprese in mezzosecolo di vita, per contrastare la potenza indiscussa dell’erede di una delle casate più antiche di Konoha.

“Ci si rivede, Itachi Uchiha”

Il diciottenne, ormai uomo fatto, recava sul volto un’espressione gelida, fiera, come un guerriero esperto di mille e più battaglie, nonostante fosse appena un adolescente; lo sharingan scarlatto pareva fendere quell’oscurità, come gli occhi dei felini.

«Tolto Orochimaru, questo ragazzo è il peggiore degli avversari…»

“Nobile Jiraya-sama, sono spiacente, ma non posso lasciarvi proseguire oltre”

Il sennin sorrise:”Forse perché sono troppo vicino a scovare il vostro nascondiglio?È questo il timore di Akatsuki?”

“…”

“Arrenditi Itachi, siamo tre contro uno: non hai speranze, stavolta!” esclamò Kakashi, alzando la maschera da anbu, fissando quello che, in passato, era stato suo compagno nella squadra speciale; Jiraya lo fermò, facendogli cenno di non muoversi:”Non è un avversario alla tua portata; anche tu Gai, non intervenire, finchè non lo dirò esplicitamente”

“Ma sensei…”

“Kakashi, ho detto no; lo affronterò io”

«Sono l’unico che ha qualche speranza contro i suoi genjutsu»

 

Impassibile, privo d’emozioni.

Itachi congiunse le mani, muovendole così velocemente da rendere difficile individuarne gli spostamenti.

“Katon: karyuu endan!” (*tecnica di fuoco:fiato ardente del drago!-è un jutsu proprio del clan Uchiha che, cm già detto, padroneggia alcuni dei Katon più potenti, ndMiz89)

Jiraya evitò il colpo devastante scansandosi appena in tempo per non esserne travolto; fece apparire l’norme rotolo che portava sempre con sé, dipiegandolo:”Kuchiyose no Jutsu!” (*tecnica del richiamo)

Gamabunta, l’immenso rospone con cui aveva stretto alleanza, si materializzò nello spiazzo desolato.

Un velo di sorpresa calò sugli occhi del mukenin che, tuttavia, non fiatò.

«È un mostro di freddezza! Per certi versi, mi ricorda Orochimaru. In effetti, sono stati per diverso tempo nella medesima organizzazione…” (fine flash back)

 

“Come?Anche Orochimaru faceva parte di Akatsuki?” chiese Naruto, stupito.

“Sì, ma l’ha lasciata tempo fa. Tornando a noi…”

Jiraya riprese la narrazione.

 

(Flash back)

La battaglia infiammava, sotto la pioggia incessante.

Itachi non era avversario da poco, ma Jiraya non si lasciava mettere in difficoltà; non a caso portava il titolo di ninja leggendario; la sua esperienza strategica giocava un ruolo fondamentale: sul lungo andare, il chakra dell’Uchiha, per quanto enorme, si era ridotto parecchio, consumato dai continui genjutsu e ninjutsu. Anche lo sharingan si era rivelato un arma a doppio taglio: non avrebbe retto ancora a lungo.

“Mangekyou Sharingan!” (*sharingan ipnotico)

Il mukenin decise di rischiare il tutto per tutto: la più potente delle unioni tra doujutsu e genjutsu, vanto dei ninja d’élite degli Uchiha, contro le tecniche leggendarie del sennin…una battaglia tra titani.

Doveva, per prima cosa, liberarsi di Gamabunta; e sapeva già come fare: le normali tecniche di fuoco non avrebbero avuto effetto…così, come due anni prima, concentrò il chakra nel braccio destro. Fiamme nere come la pece…

«Tsk, ciò in cui speravo…in questo non è diverso dagli altri suoi coetanei: il credersi superiore a tutto e tutti porta a compiere tali errori»

“Katon:Amaterasu!” (*e qui, per questa tecnica, potrei parlare x anni:nessuno ha mai vistoIta-kun eseguirla, si sa solo che è una tecnica di fuoco, probabilmente derivata dall’acquisizione del Mangekyou Sharingan. A differenza degli altri katon, è costituita da un fuoco nero che non può essere spento, ma soltanto sigillato…di che preoccuparsi!ndMizar)

Le fiamme nere avvolsero il rospone, che scomparve con un ruggito in una nube di vapore.

«Fuori uno. E ora…»

“RASENGAN!”

La tecnica di Jiraya lo investì in pieno, ad altezza della spalla sinistra; solo un riflesso fulmineo gli impedì che gli trapassasse il cuore. Cadde riverso a terra, tossendo sangue: il polmone era lesionato, la clavicola fratturata.

Sconfitto, da una persona che non fosse suo fratello.

La vista gli si offuscò, ma riuscì ad intravedere la figura del sennin accanto a sé.

“Finiscimi: sono un mukenin, ma sono anche stato un anbu. Conosco il mio destino” la voce debole, ma ancora glaciale.

«Un mostro di freddezza»

Sopraggiunsero Kakashi e Gau, che si sfilarono le maschere tipiche della squadra speciale.

“Lo avete sconfitto!”

Jiraya li zittì con un’occhiata truce. Loro non avevano visto, non avevano capito nulla.

“Hai combattuto con onore, Itachi; ma non sono stupido. Perché ti sei lasciato colpire volontariamente, ora?”

“Non…ho fatto…proprio niente” replicò l’altro, sputando ancora sangue; respirava a fatica, e un dolore lancinante pareva incendiargli il petto.

«La fine che merito. La morte di un traditore…»

Una fitta al cuore, che cominciava a collassare, lo fece contorcere con un gemito, una smorfia di dolore sul viso che, improvvisamente, lo rese più umano.

“Uccidetemi” riuscì a dire, con un briciolo della vecchia impassibilità.

“Finiscila di dire idiozie!Nemmeno il più vile dei miei nemici lascerei morire così!” ribattè il sennin, scostandogli il colletto del mantello di Akatsuki, zuppa di sangue.

“Saranno Konoha e l’Hokage a decidere di te: io devo solo condurti da loro…”

Tacque improvvisamente; non poteva essere…

Eppure, non aveva visto male: tre piccoli segni, disposti a formare uno strano fiore, alla base sinistra del collo.

Identico a quello di Anko Mitarashi; uguale a quello di Sasuke Uchiha. Com’era possibile?

“Itachi, questo segno…è il marchio di Orochimaru”

“Che?!” Kakashi s’inginocchiò al suo fianco, incredulo.

“È dello stesso tipo di quello del fratello” commentò Jiraya.

“Hai, sensei, ma è sbiadito, quasi cicatrizzato; non è stato attivato da almeno cinque anni…”

Itachi tossì:”Sette anni”

“Come?!”

Vi fu silenzio per un istante, rotto solo dal rumore della piogga, mentre la verità compariva da se, terribile e crudele; i tasselli di un puzzle oscuro che vengono ricomposti…una realtà fatta di sangue…

“Tu…quella notte…”

“Sono stato io. E non ho scusanti: io mi sono macchiato di quella colpa”

Jiraya lo redarguì:”Sta zitto. Più parli, più perdi sangue!”

“Ma, nobile sennin, io non capisco…” intervenne Gai, che fissava la scena, con aria interrogativa.

“Io sì invece…da quanto tempo Orochimaru ti aveva sotto il suo controllo? Ma certo…dopo la tua nomina ad anbu…durante una di quelle missioni speciali vicino al villaggio di Oto(*Villaggio del Suono, qll fondato da Orochimaru)…L’hai affrontato…e sei stato marchiato”

“Non…dite altro…” Itachi cercò di alzarsi, ma ogni sforzo compiuto gli provocava solo più danni.

“Marchiandoti ti ha designato come la sua vittima prescelta per la tecnica proibita della sostituzione dell’anima…un corpo forte, e i poteri del ninja più brillante del villaggio, figlio di una delle casate più antiche…un occasione che quel bastardo non si è lasciato sfuggire”

“Per favore…non continuate…” un tono supplice.

Ricordi dolorosi dietro una maschera di gelo andata in frantumi; l’essere consapevole d’aver agito sotto il controllo di qualcun altro. Prima Shisui…poi i genitori, e gli altri mebri del clan Uchiha…li aveva uccisi con le proprie mani, senza riuscire ad opporsi. Recidere ogni legame con Konoha, per diventare potente ed invincibile: un corpo perfetto in cui rincarnarsi.

«Gesto degno di quel bastardo di Orochimaru»

“Quella volta…non fosti tu ad uccidere, Itachi”

(fine flash back)

 

“IO NON CI CREDO!”

Sasuke interruppe nuovamente Jiraya; era assurdo, si rifiutava di prestare ascolto a quella bugia costruita ad arte.

Naruto taceva, dubbioso: dare retta al compagno, o fidarsi del suo sensei? Però, Itachi aveva cercato di catturarlo…

“Non ci credo! Bella storia, ma mi rifiuto anche solo di prenderla per vera!”

“Suvvia Sasuke, sii ragionevole…” iniziò Kakashi, ma il quindicenne urlò ancora più forte:”DANNATO FRATELLO, ADESSO, DOPO TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO, CERCHI DI REDIMERTI E PRETENDI PURE CHE TI DIA RETTA?!”; la prima vera frase diretta a Itachi.

“Sasuke, non ti sto mentendo” disse severo il sennin. «Insomma Itachi vuole dirgli qualcosa o no?!»

“Non voglio sentire altro!A Konoha importa solo del proprio tornaconto personale!”

SCIAFF!

Uno schiaffò lo centrò sulla guancia destra, violento, preciso nello scopo di metterlo a tacere.

“Adesso smettila”

“EH?!” attonito fissò gli occhi azzurro ghiaccio di Mizar.

“Mi hai rotto. Ma hai ascoltato quello che ha detto Jiraya, o cosa?”

Per il ragazzino fu troppo:”MA COSA VUOI SAPERNE TU?!SEI APPENA ARRIVATA, CON CHE DIRITTO TI PERMETTI DI DIRMI COSA PENSARE!!?”

“Diritto?No, razza di moccioso che sa solo fare i capricci e piangersi addosso, non sto parlando di diritto. Tu piuttosto, mi pare di rammentare che, nonostante te ne sia andato dal villaggio con la ferma intenzione di seguire Orochimaru, abbia avuto la tua seconda possibilità!” gli rispose secca la ragazza.

“TU NON CAPISCI!HA UCCISO LA MIA FAMGLIA!”

“La TUA famiglia?Baka, ti ricordo che lui è tuo fratello! Orochimaru si è servito di lui –fissò per un istante Itachi- alla pari di come ha fatto con te! Anche lui porta una maledizione, alla pari di te, perché non penso proprio che Jiraya si metta a inventarsi storie da darti a bere, ma sei tu che con tutta sta’ scenata stai passando per ottuso e cretino! Allo stesso modo di come tu hai avuto un’occasione in più per riscattarti, anche lui, confidando nelle parole del nobile Jiraya, ne merita una!”

“MIZAR, ADESSO BASTA, STAI ESAGERANDO!” Shaula s’intromise, strattonando la sorella per un braccio; due sguardi che si scontrano:”Sta zitta, o ti ritrovi appesa all’albero a fargli compagnia!”

“NON HAI IL DIRITTO D’INTROMETTERTI IN UNA QUESTIONE CHE NON T’APPARTIENE! TU NON SAI NEMMENO CHE SIGNIFICHI, PERDERE TUTTO!”

Un lampo. Ricordi lontani…Mizar socchiuse gli occhi, lo Tsuki no Kokoro che brillava minaccioso.

“Smettetela”

La voce d’Itachi…come un tuono che rimbomba nel cielo, risuonò dura, riportando il silenzio.

“Liberi di crederci o no, a me non importa. Sono sopravvissuto finora consapevole di ciò, e senza aver bisogno della vostra compassione: non chiedo pietà, non voglio pietà da voi. Quello che ho fatto è innegabile…”

“Non ricominciare con quella storia…” l’interruppe Kakashi, ma il maggiore degli Uchiha proseguì, ignorandolo:”Tuttavia, se con la mia vita posso riscattare le mie azioni, mettendomi al servizio di Konoha, io lo farò”

“Cosa vuol dire?” chiese Sakura, sospettosa, il kunai ancora stretto nella mano.

Kakashi glielo spiegò:”Itachi ha ripreso da alcuni mesi il suo incarico di anbu, anche se sono in pochi a saperlo, ed è il nostro punto di riferimento per controllare Akatsuki”

“Da traditore sei tornato ad essere una figura vitale per il villaggio, fratello” commentò sprezzante Sasuke.

“Finiscila per una buona volta” stavolta fu Naruto a redarguirlo. “Non posso scordare che ha tentato di catturarmi, ma se il sensei gli crede, io farò altrettanto: Mizar ha ragione. Tutti meritano una seconda possibilità” aggiunse il biondino, rinfoderando il kunai.

“Concordo con Naruto” fece Sakura, mostrandosi più tranquilla.

Antares sorrise, annuendo; anche Sasuke, non trovando più nulla su cui ribattere, si decise a tenere la bocca chiusa.

Finalmente l’atmosfera parve rilassarsi.

Kakashi liberò il ragazzino dalle funi: l’Uchiha barcollò per un attimo, ma si ricompose immediatamente; scrutò il fratello con occhi fieri: odio? Disprezzo? Sfiducia? Nessuno seppe dirlo.

“Jiraya-sama, ora che ci siete voi a riaccompagnarli a Konoha, io torno alla mia mssione” disse Itachi, volgendosi per ritornare nella foresta; poi si fermò un istante:”Ah, Koga…”

Mizar seppe che si stava rivolgendo a lei.

“Che vuoi?”

“La prossima volta, vedi di non farti venire altre idee avventate, testa calda”

“Uh, sono restia ad imparare la lezione…te lo dissi la prima volta, quando giunsi a Konoha”

“TSK…Konoha Rempu” Itachi scomparve in un turbinio di foglie.

«Kakashi aveva ragione: è una persona interessante. Chissà quando l’ha capito, che fui io a catturarla, quella volta…ci sarà di che divertirsi…ci si vede, neo prescelta»

 

“Allora, vogliamo muoverci?”

La voce di Jiraya richiamò perentoria Naruto e Mizar, rimasti indietro, il primo intento a disperarsi per l’appena appresa notizia di dover attendere fino a tarda sera prima di un pasto inteso alla sua maniera, la seconda assorta nei suoi pensieri.

“Ma senseeeeeeeiiii…AUCH!” protestò disperato il biondino, ricevendo una librata in testa da Kakashi.

“Ancora che leggi quel libro da depravati scritto da un autore ancora più depravato??Sensei, sei un pervertito!”

Stavolta il cazzotto lo prese da Jiraya:”Non osare offendere i capolavori altrui, marmocchio!”

Shaula si avvicinò a Sasuke:”Tutto bene?”

Lui la fissò, con il suo sguardo intenso, dentro al quale per un attimo alla ragazzina parve di smarrirsi.

“Più o meno…mi ci vorrà un po’, per riprendermi…” rispose il ragazzo, malinconico.

«Si dice che solo il tempo possa guarire le antiche ferite…e che l’orgoglio ci metta un po’ prima di ritirarsi su…»

“Mi dispiace…ma è in questi momenti che ci si rende conto di quanto sia bello avere degli amici pronti a risollevarci il morale” mormorò Shaula, con un sorriso; Sasuke si guardò attorno: Naruto inseguito da un Jiraya a dir poco furibondo; Sakura e Antares che chiacchieravano, la rossa che ogni tanto lanciava qualche occhiatina al bel jonin assorto nella lettura dell’ultima fatica di Jiraya, sempre tratto dalla serie “Pomiciata”…e Mizar, persa in chissà quali pensieri, mentre mormorava a bassa voce delle parole in una lingua sconosciuta.

**The more you know, the less you feel

some pray for other steal:

blessings are not for the just who kneel,

luckily**

Una bella canzone, anche se non ne capiva le parole; si girò, il viso illuminato dalla luce piena del sole, ora che la foresta andava diradandosi: il paesaggio aperto e verdeggiante del paese del Fuoco che si estendeva oltre l’orizzonte.

“Hai ragione, Shaula”

Ecco, forse una cosa per cui sentirsi fortunato l’aveva trovata: lui, a differenza d’Itachi, poteva contare sull’affetto degli amici.

«Percorriamo lo stesso sentiero buio, fratello…ma io non avanzo nelle tenebre da solo»

 

Fine chappy

 

Allora?Piaciuto?Uno schifo?Non so, ditemi voi!

Io penso che Itachi non abbia agito solo x una questione di potere...forse la storia del marchio Kishimoto non la metterà mai, ma è per questo ke esistono le fiction, anke x far esprimere i pareri dei lettori! E Mizar, come vi è sembrata?

E Sasuke!Cielo, fossi stata Mizar(ma io sn mizar…intendevo la bella koga), l’avrei preso a pugni…

E ql figo di mukenin ke farà ora?

Mah, mistero…

Vi premetto ke di colpi di scena…urka se ce ne saranno!

Orochimaru ke deve essere ammazzato, deve morire, deve soffrire il bastardo…

E, naturalmente, non scordiamoci Akatsuki…

MUAHAHAH

Baci e commenti!

Mizar89

PS: CMQ SEMPRE E SOLO AKATSUKI FOREVER!!!!!

PPS: Piaciuti i colori della pagina?Li ho fatti pensando ai colori di Akatsuki, poi ho raggiunto una conclusione: non si è visto che sn milanista, vero??? ^_^'''

 

 

                                                                                                                           

 

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Capitolo 16
*** 16*: AFRAID ***


raga

Capitolo 16: Afraid

Si dice che solo il tempo possa aiutare a far guarire le vecchie ferite, e a far adattare una persona ad un improvviso cambiamento.

«Idiozie»

Parole futili, pronunciate da chi della vita non ha capito un bel niente.

Da chi non ha mai sofferto, da chi…non ha mai dovuto regolare i conti col proprio passato.

False parole consolatorie, buttate lì, come una scusa qualsiasi, da persone a cui, sinceramente, di te non gliene importa affatto.

Loro non c’erano…

Loro non hanno visto…

Cosa si prova, quando il tuo piccolo universo felice improvvisamente collassa su sé stesso, per colpa di qualcuno che condivideva con te quello stesso mondo sereno?

Nessuno lo sa; però, è facile sputare sentenze, credendo di sapere tutto di tutti, neanche fossero stati lì, ad assistere in prima fila alla messa in scena di quella tragedia che degenerava inesorabilmente, giorno dopo giorno, fino al catastrofico atto finale…

Prima che il sipario calasse ad adombrare ciò che un tempo era stato il clan più nobile di Konoha.

Bisogna provarlo sulla propria pelle, quando ti ritrovi a dover lottare per la vita…quell’esistenza d’inferno a cui sei stato condannato, senza una colpa, senza un perché.

Un vendicatore…ecco ciòche si diviene, quando arrivi a gettare al vento ogni legame con le persone care, con gli amici…quegli affetti che tuo fratello non è riuscito a strapparti.

Vendicare l’onta di un affronto che ha finito col dannarti l’anima, e uccidere ad ogni costo quel bastardo che l’ha causata; infischiandosene della morale, degli affetti, della vita stessa…

Vivere come un miserabile, al diavolo l’onore e l’orgoglio, anzi: essere disposti a tutto pur di divenire più forti.

«Il fine giustifica i mezzi»

E allora, conterà solo il sangue del nemico che macchierà la tua spada, dichiarandoti vincitore assoluto…anche se quel sangue è il medesimo che scorre nelle tue vene…anche se quel nemico che hai giurato di uccidere, è il fratello che ti ha visto nascere…

 

“SASUKE-KUN!!!”

La voce di Sakura ruppe il silenzio di quella mattinata tersa, lì al solito punto di ritrovo del vecchio gruppo sette, nonostante non fossero più gli sprovveduti cadetti dell’Accademia Ninja…le abitudini non cambiano mai.

“Ohayoo, Sakura”(*buongiorno) replicò il ragazzo dai capelli scuri, notando che, per chissà quale miracolo, la ragazza dai capelli rosa avesse smesso, da un po’ di tempo a questa parte, di tentare di abbracciarlo…che la cotta madornale fosse finalmente passata?

“Ehi baka! Preparati, perché oggi ti sconfiggerò!!!”

La stessa frase, come tutte le mattine, da quando erano diventati genin…anzi no, da quando avevano varcato la soglia dell’Accademia per la prima volta!

“Mpf…Naruto…Stai sempre a fare casino” commentò l’Uchiha, voltandosi a guardare il quindicenne biondo, appeso a testa in giù dal ramo di un albero, reggendosi con la sola forza del chakra accumulato sulla pianta dei piedi.

Tre compagni di squadra da tre anni ormai, e tre amici.

Sì, perché era così che li considerava ora, dopo il periodo oscuro che l’aveva portato a tradire Konoha e i suoi principi, per seguire Orochimaru…

Il sennin maledetto, colui che aveva ucciso il terzo Hokage, che gli aveva impresso il marchio sul collo…

Il regista irrivelato dietro alla strage del Clan Uchiha.

Erano stati tre giorni strani, quelli appena trascorsi dopo il rientro dalla loro prima missione come chunin. Un discreto livello B, che aveva finito col rasentare il grado S! Roba che chiunque uscitone vivo avrebbe raccontato ad amici, parentado, conoscenti e sconosciuti…ma lì era diverso: narrare la vicenda avrebbe significato ammettere che anche suo fratello era innocente, vittima di una diabolica macchinazione.

E questo, lui, Sasuke, non poteva accettarlo.

«No»

Quanto può far male la verità, sbattuta in faccia con la violenza di uno schiaffo?

Credere o non credere?No, non si trattava più di quello, la sua scelte l’aveva compiuta già tre giorni prima, trattenuto a viva forza dal non scagliarsi su Itachi, quando aveva annuito, in un tacito assenso: la verità era innegabile…ma era ben altra cosa ammettere che non era stato solo un incubo, che non era stata né un’illusione, né un sogno…

“Ammettere, o non ammettere, che Itachi era vittima alla pari di come lo era lui?”

Dilemma amletico; poiché sapeva bene che il passo successivo sarebbe stato il perdono.

No.

Mai.

«Piuttosto la morte»

Perché, ancora una volta, si era dimostrato nuovamente simile a quel maledettissimo fratello…nel bene o nel male, entrambi erano e restavano le due facce di una stessa medaglia.

“Ohayoo, Sasuke…” una voce sommessa alle sue spalle: un raggio di sole che fendeva l’oscurità notturna del suo cuore; non potè non trattenere un sorriso, voltandosi ed incrociando le iridi cerulee di Shaula.

“Ogenki desuka?” (*come va?) chiese la giovane.

“Hai genki ni shiteimasu”(*bene, grazie) rispose il ragazzo, prima di aggiungere:“Ehi, siete arrivate in orario stamattina”; la mora ridacchiò:”Ormai non ci perdiamo più…per lo meno, arrivare fin qui non è un problema…ma se dovessi chiedermi di andare in biblioteca, o chissà dove…finirei per ritrovarmi a Suna…”

Sasuke inarcò le labbra di nuovo: negli ultimi tempi, erano stati rari i momenti in cui aveva potuto concedersi il lusso di essere allegro…al ripensare agli avvenimenti dei giorni passati, tuttavia, il suo volto si rabbuiò.

Shaula se ne accorse:”Nani desu? Yoku narimashitaka?” (*Che cos’hai?Sicuro di sentirti bene?)

“Hai…maamaa desu…”(*sì…così così…)

Mormorò il giovane Uchiha, quasi si vergognasse a mostrarsi in quello stato di confusione, dove non capiva più nulla dei suoi sentimenti, dove non sapeva più come agire…

“Ciao a tutti…Naruto non abbracciarmi!!!”

Mizar si era ritrovata abbracciata dal biondino che, a quanto pareva, aveva il vizio di abbracciare tutti; tra le risate di Sakura, Antares, Shaula, Naruto e le proteste della jonin, Sasuke la fissò per un’istante, scrutandola con quegli occhi d’ebano che parevano privi d’espressione: e per un attimo, alla diciassettenne parve d’essere tornata faccia a faccia con lo sharingan d’Itachi.

Apatici, privi d’espressione, di pathos…impassibili, come delle statue di marmo.

“Ciao, Sasuke” fece lei, dopo qualche istante di confronto visivo; lui rispose con un minimo cenno del capo.

Da tre giorni a quella parte, aveva ridotto al minimo ogni forma di dialogo con la maggiore delle Koga; lo schiaffo ricevuto bruciava ancora sulla sua guancia, quasi fosse marchiato a fuoco.

Non aveva dimenticato le parole taglienti che la ragazza gli aveva rivolto, dinanzi a tutti…e non era la vergogna di quel rimprovero a fargli ribollire il sangue…bensì il come quella dannata gli avesse rinfacciato del tradimento con Orochimaru, lì, dinanzi a tutti…

Dinanzi ad Itachi.

«Ancora neghi l’evidenza, Sasuke?» sibilò una vocina malevola dentro di lui.

Lo aveva umiliato, aveva dimostrato che era solo un ragazzino ottuso ed ostinato che davanti alla verità scritta nero su bianco si aggrappava a motivazioni fragili…per non ammettere che stava quasi per mettersi al servizio di colui che era stato l’artefice di tutta quella trama fitta di intrighi…come sarebbe andata a finire, se Naruto, Sakura, Kakashi e gli altri non lo avessero fermato prima di commettere quella pazzia?Avrebbe ucciso davvero Itachi?Od Orochimaru gli avrebbe strappato corpo e poteri senza lasciarlo agire?

Domande, quesiti irrisolti che lo tormentavano…un vortice di sensazioni che lo confondevano…

Odio, verso Orochimaru.

Verso Itachi…

«Se eri certo di essere innocente, fratello, perché non hai mai fatto nulla per discolparti?»

Un tormento infinito…

Non rammentava che la barriera più grande che impedisce la redenzione, è il confronto con sé stessi…

 

“ALLORA, VOGLIAMO COMINCIARE AD ALLENARCI?!” strepitò Naruto, impaziente.

“Ma non ti stanchi mai?!” lo fulminò Sakura.

“Se sei pigra non posso farci niente!” rimbeccò il ragazzo della volpe a nove code, con un ghigno.

“NARUTOOOOOOOOOOO!”

Il biondino scappò via, inseguito dalla kunoichi, seriamente motivata nei suoi intenti omicidi; quanto si divertiva a stuzzicarla! Per giunta, non c’era una volta che lei non abboccasse.

“Allora, sei già stanca?O ti sei rotta un’unghia delle tue manine delicate?O ti sei spiegazzata il kimono?”

“FERMATI SUBITO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Ah no, quello mai: mai finire sotto le mani di Sakura quando era fuori di sé, lo avrebbe disintegrato a suon di pugni, lo aveva già sperimentato con la vecchia Tsunade, non ci teneva a finire in ospedale di nuovo!

Il biondino saltava agilissimo qua e là, correndo sopra l’acqua del Naka, in cima agli alberi, costantemente tallonato dalla ragazza, che non demordeva, decisa a suonargliele di sacrosanta ragione.

Naruto sorrise malinconico, pensando tra sé:”Se questo è l’unico modo per avere un po’ della sua attenzione…”

“Allora Sakura-chan, non ce la fai più?L’avevo detto che eri fuori allenamento!”

“SPERO TU ABBIA FATTO TESTAMENTO, PERCHÉ HAI I MINUTI CONTATI!!!”

Antares scosse la testa, sospirando:”Eh, quei due non me la contano giusta…”

“Dici?Naaaa…Naruto non mi pare il tipo di Sakura, lo sai” commentò Shaula.

“Boh, secondo me invece lei già da un bel po’ punta a lui…”

«Non se la prenderebbe così tanto, se avesse occhi solo per Sasuke»

La più piccola dei Koga, quasi le avesse letto nel pensiero, s’illuminò:”Davvero??Credi che…”

Divenne rossa come un pomodoro, e la ragazza di Iga ghignò:”Uhuh, guarda guarda…abbiamo dei reconditi fini…”

Shaula si sentì morire:”N-no…n-non è vero!”

“Insomma gente, ci decidiamo a fare qualcosa, o avete intenzione di mettere radici?” sbottò Mizar, scuotendo la testa in direzione dei due piccioncini.

La minore dei Koga sbuffò: “Ma dai, per una volta che Kakashi proprio non c’è, non potremmo fare uno strappo alla regola, e riposarci?”

“Guarda che, indipendentemente dal fatto che Kakashi ci sia o meno, dato che è in missione, ormai siamo abbastanza forti e capaci per poterci allenare senza un maestro che ci stia dietro!” replicò la biondina.

“E chi ci dice cosa fare, tu?Non farmi ridere!”

“Ah, fa quello che ti pare!Non vuoi allenarti?Pace. Ma se in una missione ti cacci nei guai, non contare su di me!” la rimbeccò Mizar, voltandole le spalle.

“But I tell you a thing, little sister…walking on this way, you will never respect your promise” aggiunse poi, in quello che fu meno di un sussurro, incomprensibile a tutti, se non alla diretta interessata.

«Liberi di scegliere: persino Sasuke, che fa parte di questo mondo, non ha ancora inteso quanto l’essere ninja sia tutto fuorchè un gioco. E dove la minima superiorità conoscitiva, tecnica o fisica può far la differenza tra la vita e la morte»

 

Il giovane Uchiha distolse lo sguardo dalla diciassettenne che aveva cominciato ad esercitarsi con una serie di calci piazzati contro un fantoccio, e si rivolse a Shaula:”Dimmi solo come fai a sopportarla!Dimmelo, perché io sinceramente non ci riesco!”

La moretta sospirò, restando silenziosa; Mizar aveva ragione: se voleva avere anche una sola speranza di cavarsela, e di non apparire inutile, doveva rimboccarsi le maniche, e dimostrare le sue qualità.

No, non avrebbe permesso a sua sorella di sminuirla dinanzi a Sasuke. Mai.

Si voltò, sorridendo al ragazzo:”è mia sorella, che vuoi farci…me la devo tenere così com’è…ma ha detto la verità, ho una promessa da rispettare, e non voglio che mi si definisca una spergiura!”

Con un ultimo cenno della testa, lasciò il quindicenne, dirigendosi verso il centro del campo d’allenamento.

“EHI, MIZAR!SE DALL’ALTO DEL TUO ESSERE JONIN NON TI CAUSA TROPPO DISONORE L’ACCETTARE LA SFIDA DI UN CHUNIN, VOLTATI E COMBATTI!” esclamò, con voce nitida e sicura.

La biondina si girò, gli occhi socchiusi in due fessure:”È una sfida, sorellina?”

“Chiamalo un regolamento di idee, suona meglio”

“Interessante”

 

La ragazza di Iga rise, guadagnandosi un’occhiata perplessa di Sasuke.

“Ci sarà di che divertirsi” fece la rossa.

“A che proposito?Non ti seguo…”

“Capirai tra poco: un ‘Koga Sisters’ Match’ è un evento da non perdere…una leggenda, ai tempi del dojo”

“Nani?” (*Cosa?)

 

“Allora, sei troppo orgogliosa per batterti, o hai paura?”

Mizar scosse la testa, sprezzante:”Ti piacerebbe, vero?Vorrei accontentare le tue aspettative, ritirarmi e magari concederti la vittoria a tavolino, ma perché perdere l’occasione di misurarmi con un avversario che possiede le mie medesime cognizioni marziali?”

Shaula la fissò: sua sorella che la considerava come pari?

«Avrà preso un’insolazione…»

“Coraggio sorellina, vediamo di cosa sei capace!” esclamò la diciassettenne, raccogliendosi i capelli in una coda alta, e scostandosi i ciuffi del taglio scalato dal viso.

“Non credo riderai ancora per molto!Antares, al tuo via!” replicò secca la quindicenne, sistemandosi il coprifronte come una fascia, e facendo un cenno all’amica al bordo di quel tatami immaginario fatto di terra e sterpaglia; la rossa sorrise, appoggiandosi ad uno dei tre pali conficcati nel terreno e fungenti da colpitori.

“Non fatevi troppo male, ok?”

Sì mammina ”, le fece il verso Shaula, scendendo in posizione di guardia, con le gambe flesse e i pugni alzati davanti alla faccia, come un felino in agguato; al contrario, Mizar rimase praticamente in piedi, appena voltata di fianco, le braccia posizionate a creare una guardia scorciata: una difesa ostica, se si fosse trattato di una gara in cui l’obbiettivo era piazzare più tecniche possibili per avere il maggior numero di punti.

«Ma qui non si combatte per una medaglia!» si rammentò  Shaula, con un piccolo ghigno dinnanzi all’immane leggerezza della sorella.

«Te la faccio rimangiare subito, quella tua dannatissima sicurezza!»

Antares fece loro segno di prepararsi…

“A JIMÈ!!!” (*cominciate!)

 

Se Sasuke si era figurato una scazzottata violenta, dove tutte e due le ragazze non avrebbero messo in piedi niente di meglio che una baruffa disordinata, ebbene si era sbagliato.

Una situazione di stallo, dove si poteva quasi percepire il fremito di un battito di ciglia, od il fruscio della stoffa dei kimono nell’aria immobile in cui ogni minimo sussurro diveniva un suono chiaro e tangibile…Il gorgogliare allegro del Naka poco distante, lo spirare del vento tra le strette gole nelle montagne del Paese del Fuoco prima di scendere giù nella vallata, lieve brezza che spazzava il cielo terso sopra Konoha.

Secondi che fluivano con lentezza esasperante, come la quiete fittizia che preannuncia la tempesta…

“KYAAAH!!!!!!”

Un urlo di battaglia a infrangere il silenzio; era stata Shaula a prendere l’iniziativa, ponendo fine a quello studio reciproco dell’avversario. Tre passi di corsa, per annullare la distanza, per poi lasciar partire un violento calcio circolare, mirato al viso; Mizar reagì in simultanea, parando con la medesima tecnica speculare, anziché utilizzare le braccia per deviare la tecnica, come sarebbe stato più consono.

L’imprevedibilità del ninja, e la creatività di un’eterna ribelle: mai attenersi alle regole. Ma, come si dice…la miglior difesa è l’attacco…

Tuttavia, esattamente un istante prima che i due mawashigeri jodan(*calcio circolare alto, che mira alla faccia,>tecnica di Karate) cozzassero fra loro, la biondina fu lesta a piegare la gamba, cosicchè la povera Shaula andò ad urtare in piena tibia contro il ginocchio della sorella!Non ebbe il tempo di percepire il dolore lancinante, che si sentì agguantare per le spalle e scagliare a terra, in quella che si rivelò essere una delle più efficaci proiezioni; fortunatamente, nella caduta riuscì a trascinarsi dietro Mizar, dopo averla bloccata per i polsi.

Rotolarono entrambe nel suolo erboso, rialzandosi immediatamente e ripartendo all’attacco; era un susseguirsi di pugni e calci, parate e controattacchi, proiezioni ed uscite strategiche, calci e schivate al limite della visibilità ad occhi nudo.

Sasuke inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto prima di voltarsi verso Antares, con lo sguardo illuminato dallo sharingan: “Ma che razza di combattimento è?Tanto di cappello per la velocità, ma non ci vedo nulla di spettacolare!Si stanno solo tirando delle gran legnate…”

Un flash non desiderato e non richiesto gli riportò alla mente i ricordi delle memorabili scazzottate infantili, quando sua madre si lanciava in infinite ramanzine e, nonostante fosse stato lui, Sasuke, ad attaccar briga, era sempre Itachi ad assumersi la colpa…

«È un passato che non mi appartiene più e che non potrà mai tornare!» fu il grido che rieccheggiò nei suoi pensieri, prima che si riconcentrasse sulla sfida fra le due sorelle e sulle parole di Antares.

“Non mi aspetto che tu lo comprenda ma, vedi, il loro obbiettivo non è rompersi qualche osso o massacrarsi, ma dimostrare chi delle due è la migliore…e in quanto ad stinazione, quelle due sono imbattibili…”

“Ehi, che succede?” domandò allegramente Naruto, sopraggiunto in quel mentre.

“Mah, non ne ho la più pallida idea…dovrebbe essere un combattimento, comunque…è un occhio nero, quello?”

Il biondino assunse un’espressione corrucciata borbottando qualcosa che l’Uchiha intese come ‘quella assomiglia sempre di più a Tsunade’…

Si voltò a guardare Sakura, poco distante, che gli sorrise; ma non era più quel sorriso smaccato che era solita rivolgergli ai tempi dell’Accademia, come del resto avevano fatto tutte le altre sue coetanee…Sì, qualcosa era cambiato: un sorriso indicatore di una bella amicizia, ma nulla di più.

«Valle a capire, le donne…» si disse, sentendosi un po’ come Shikamaru…

Un kiai(*urlo che si fa in combattimento, che indica la propria forza interiore…fa molto Jedi, cmq è tipico delle arti marizali, ndMiz) più forte degli altri ripristinò l’attenzione sulla sfida tra le due Koga, ormai oltre i due minuti regolamentari delle gare.

Shaula era finita a terra, piegata in due dopo aver ricevuto in pieno stomaco uno yokogeri stampato(*calcio laterale) in tutta la sua pesantezza.

“Mi prendi in giro, sorellina?E questo lo chiami combattere?Se prendessi uno dei marmocchi dell’Accademia penso che mi impegnerebbero ben più di quanto tu non stia facendo!” la redarguì Mizar, senza alcun segno tangibile d’affaticamento; al contrario, la quindicenne pareva veramente provata.

“Piantala di sottovalutarmi” replicò a denti stretti, rialzandosi barcollante.

La bionda non rise, non la canzonò: non vi era nulla di comico in quella sorta di ‘test’ che stava rivelando quanto la sorella prendesse sottogamba la sfida.

“E tu allora dimostrami che sai fare di meglio, sempre che tu ne sia capace!”

A quel punto fu la voce di Sasuke a risuonare nell’aria:”CORAGGIO SHAULA, DALLE UNA LEZIONE!RICORDATI DELL’ESAME DI SELEZIONE PER I CHUNIN!”

Mizar alzò le spalle: «Magari a lui dà ascolto, chissà…»

La quindicenne distolse immediatamente lo sguardo dal bel moretto, ma non ebbe il tempo di arrossire e perdersi in utopiche fantasie, anche perché l’altra kunoichi non le concese tregua; così, eccola costretta ad un’uscita laterale con una ruota, per schivare un mawashi tobi geri(*calcio circolare volante); ed ecco la fortuna che improvvisamente aveva cominciato a girare dallu sua!Dopo la schivata in extremis, aveva riacquistato distanza con una serie di balzi, atterrando accanto alla piccola rastrelliera piantata vicino ai fantocci ed ai vari bersagli.

Prese la sua yari, quella piccola lancia leggera che, su consiglio di Kakashi-sensei, si era fatta preparare su misura dal miglior armaiolo di Konoha, prima dell’esame per chunin; un bo in ebano nero, al cui interno era stato celato con infinita minuzia il meccanicmo che, esercitando un’adeguata pressione, lasciava scaturire le due punte di lancia, ritorte come lingue di fuoco; il maestro le aveva detto che, una  volta appreso il controllo del sistema circolatorio del chakra, avrebbe potuto imparare delle tecniche di taijutsu o doujutsu(*che richiedono un’abilità innata-degli occhi lett.-per attivarle, es: byakugan-juken, sharingan(mangekyou)-tsukuyomi) con armi, come i jutsu segreti del clan Koga, di cui erano in pochi ad averne preservato il segreto.

In ogni caso, in quel momento Shaula non aveva la più pallida idea di come si eseguissero, quindi optò per ciò che sapeva fare meglio: il combattimento su lunga distanza con la yari.

Fece roteare il bastone tra le mani, portandolo dietro alla schiena; Mizar ridacchiò:”Credi di potermi affrontare con le medesime tecniche che io t’ho insegnato?”

La moretta replicò con uno sguardo truce:”Ti dimostro subito che l’allieva ha superato la maestra, e di parecchio!In guardia, sorella!”

Scattò in avanti, lanciandosi contro la biondina con tutta la forza che aveva in corpo, rifilandole una stoccata ad altezza del ginocchio; non era un colpo da semi-contact: se la biondina non l’avesse evitato lestamente, si sarebbe ritrovata con un taglio nella gamba.

Ma lei era rimasta ferma sino all’ultimo, abile stratega che pianifica la battaglia fino al minimo dettaglio, per poi mandare a vuoto la staffilata della yari, scartandola con un salto, tramutato direttamente in un violento calcio rovesciato in aria; tuttavia la tecnica non andò a bersaglio. Fu un diletto, l’appagamento di anni passati aspettando una rivalsa, vedere l’espressione di stupore passare sul viso non più impassibile di Mizar, quando il suo calcio impattò contro l’asta della yari. Shaula sogghignò dietro le braccia tese che sostenevano quella barriera che era appena riuscita a parare una delle mosse di taijutsu più potenti della sorella! La diciassettenne ricadde all’indietro, sbilanciata dal contraccolpo errato, ma anni di arti marziali, nuoto e danza sulle spalle si rivelarono fondamentali, quando atterrò, con una capovolta elegante, accovacciata a terra; dopodichè, rialzarsi e partire al contrattacco fu davvero questione d’un secondo: ruotò su sé stessa con un calcio-spazzata che prese la sorellina alla caviglia, facendole perdere l’equilibrio per quell’istante necessario a sbalzarle via di mano la yari con un secondo calcio frontale. In un istante Mizar le fu addosso, proiettandola a terra con una leva magistrale, ed inchiodandola al suolo con un braccio solo, mentre con l’altra mano le puntava un sai alla gola.

“Game over” fece la maggiore delle Koga; si fissarono in silenzio per diverso tempo prima che la vincitrice si rialzasse, sollevando anche la sorella minore.

“Well done, little sister. Your fight style is better than one year ago. Maybe you’re growing up and maybe you’re becoming stronger...Ya, I think you can be a good kunoichi, if you don’t stop training” disse Mizar, rinfoderando il sai nel gambale e togliendosi l’haori del kimono, tutto impolverato; sotto portava un top blu notte, allacciato dietro al collo, che lasciava scoperte le spalle e parte della schiena. Sakura si disperò al vedere il fisico perfetto della biondina, generosamente ben fornito e con la pancia piatta.

“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!!!!!!Ma che dieta fa per essere così?!”

Antares rise:”T’assicuro che mangia anche più di Naruto…a tavola è un’adorabile buona forchetta…Il suo sogno da piccola era trovare un fidanzato che sapesse cucinare benissimo un sacco di dolci…”

“Diciamo che non ho rinunciato, anche se ormai temo la mia speranza sia naufragata miseramente…” replicò la biondina, allacciandosi le stringhe di una All Stars.

“Non è giusto…io mangio pochissimo, e i risultati si noterebbero meglio su un carciofo…”(Zetsu?ndMiz…Ehi, non sfottere!ndZetsu parte 1…Guarda che ha ragione!ndZetsu parte 2…Vabbè torniamo alla storia, ndMiz)

Un fischio improvviso risuonò acuto nell’aria, prima che un piccolo falco planasse giù dal cielo, appollaiandosi su uno dei paletti di legno, facendo schioccare sonoramente il becco.

“E adesso che vuole sto’ pennuto?” borbottò Naruto, mentre tutti scrutavano con curiosità il piccolo rapace.

“Guardate, ha un messaggio!” esclamò Sakura, indicando un minuscolo rotolo legato alla zampa dell’animale.

“Chissà di chi è…forse si è perso…” azzardò Shaula.

“No –Sasuke scosse la testa- quello è uno dei falchi scelti per le missive veloci di Konoha, sono addestrati alla perfezione, è impossibile che sbaglino destinatario”

“Allora non ci resta che scoprire chi ha bisogno di noi!” disse Naruto spiccio, mentre tendeva un braccio verso il falchetto, che lo scrutò con i suoi grandi occhi dorati, prima di assestargli una poderosa beccata.

“AAAAAARRGGHHH!!!” ululò il biondino, saltellando in giro e tenendosi stretto il dito ferito.

Il volatile, infastidito, spiccò il volo per poi riadagiarsi dolcemente sulla spalla di un’alquanto sorpresa Mizar.

“Uh?”

Distese lentamente il braccio e l’animale si spostò, zampettando di lato con una delicatezza tale da non lasciarle alcun segno con gli speroni affilati.

“Mizar, credo che il messaggio sia tuo” commentò Antares.

“Dici?Mah, vediamo…”

Sfilò pian piano il rotolo e, prima che potesse fare qualsiasi altro gesto, il falco spiegò le ali, andandosene così com’era venuto, perdendosi nel blu del cielo terso.

La biondina, perplessa, aprì la pergamena, che si rivelò essere…

“Oggetto: Convocazione per una missione speciale” lesse a voce alta, in un coro generale di “EEEEHHH?!?”

 Zittì tutti con un’occhiataccia raggelante prima di riprendere la lettura:”Alla gentile attenzione della nobile Mizar Koga, jonin anbu di Konoha, che preghiamo di recarsi il prima possibile, in data odierna, al Quartier Generale delle Squadre Speciali della Foglia, per discutere gli obbiettivi della missione affidatale. Firmato, il quinto Hokage”

Queste erano le parole testuali, scritte in kanji ordinati e precisi, come se fossero stati stampati, ma, più in fondo, quasi al margine estremo del rotolo, scorse un post-scriptum riportato in una calligrafia spiccia, che trasmetteva urgenza; non lo lesse a voce alta –per fortuna- si disse in seguito.

?Ohayoo Mizar, so che ti arriverà la missiva mentre ti alleni ma, per favore, vieni il prima possibile e non portarti dietro nessuno, né tua sorella, né Antares, meno che mai Sasuke!Tsunade?

«Ma che razza di convocazione è?»

“Mizae tutto ok?Hai una faccia…”

“No…no, tutto ok…È che non me l’aspettavo una missione così, di punto in bianco…” rispose vaga la biondina.

Il giovane Uchiha non riuscì a tratteners dal commentare acidamente:”Siamo in difficoltà, cara la mia jonin? Ma in fondo, sei stata tu a voler farti carico anche della nomina ad anbu…non avresti dovuto accettarla, dapendo di non essere in grado di far fronte ai tuoi impegni”

Una frecciata al veleno, pura e concisa; ma la diciassettenne non era bersaglio facile a simili scaramucce: un sorrisetto, un gesto della testa per scostare la chima fluente dal viso, un alzata di spalle, prima di passare al contrattacco.

“Che vuoi farci, Sasuke, forse qui a Konoha cercavano qualcuno di normale, e non avevano il coraggio di scomodare un genio della tua livrea per un incarico così banale come quello di anbu…”

«TOUCHÈ, MOCCIOSO»

Male. Una fitta lacerante, uno strappo nell’orgoglio, occhi scarlatti che finivano ghiacciati da uno sguardo che nulla invidiava al più gelido degli inverni.

«TE LA SEI CERCATA»

Naruto scoppiò a ridere, stemperando involontariamente l’atmosfera tesa: quei due che si fronteggiavano erano uno spettacolo esilarante!

“Io vado, prima che rognino per la puntualità. Shaula, Antares, ci vediamo più tardi a casa” disse Mizar, dando finalmente le spalle all’ammutolito moretto; la rossa la trattenne un attimo:”Ahem…Miz…?”

“Sì, lo so già Anti, se incontro Kakashi gli dirò che lo saluti…e che smani dalla voglia di vederlo!”

“MIZAAAAR!!!”

La ragazza di Iga, rossa anche peggio dei suoi capelli, per poco non svenne.

Altre risate, mentre la diciassettenne spariva oltre una curva del sentiero che riportava al villaggio.

 

Un’ora.

Era dentro quella stanza ad aspettare da un’ora, forse anche più!

Si era precipitata lì, al Quartier Generale Anbu, nel minor tempo possibile, correndo come una forsennata per i viottoli tortuosi di Konoha, miracolosamente senza perdersi in quel dedalo intricato di stradine -che parevano fatte con lo stampino!- e invece cosa si era sentita dire?

“Gomen nasai, Mizar, ma Tsunade-sama ha avuto un contrattempo” le disse Gai, seduto dietro un bancone a spulciare un codice cifrato che si stava rivelando ostico.

“Capisco…sensei, non sarebbe meglio affidare un lavoro così complicato a chi di competenza?Non ci sono dei bravi decriptatori in attesa di un’anima pia che dia loro un incarico?”

Il maestro sopracciglione saltò sulla sedia, puntando un dito al cielo (soffitto), urlando:”Per il mio onore, giammai!Ho scommesso con Kakashi-kun che avrei finito la traduzione di questo messaggio prima che lui rientrasse dalla missione, altrimenti avrei fatto cinquecenti giri del villaggio in verticale sulle mani!
«Perché non ne sono sorpresa?…-_-‘»

“Beh, buona fortuna…ha tradotto la prima riga, le restano…si e no due metri di rotolo”

La biondina se ne andò ridacchiando, abbandonando il povero Gai a piangere, disperarsi e pregare che Kakashi ritardasse il rientro della missione…di almeno un paio d’anni…

Era stata gentilmente invitata ad attendere in quella piccola sala d’allenamento in legno, con un rigido tatami rosso a coprire il pavimento e una serie di armi appese alle rastrelliere da pareti, intervallate da una fila di lucidi specchi da muro.

«Certo che qui hanno un concetto di puntualità che decisamente non definirei ‘svizzera’…però di scomodare la sottoscritta con la massima urgenza, quello sì!Spero solo che non si tratti di una missione di gruppo…L’ultima cosa che desidero è dovermi riportare dietro gente come Shaula o Sasuke…se è una cosa in solitaria, tanto meglio!»

Si sedette in seiza, posandosi con eleganza sulle ginocchia, degna studiosa del Bushido, l’antico codice samuraico; se c’era da attendere, tanto valeva mettersi il cuore in pace e non fare storie.

Chiuse gli occhi…ultimamente, non aveva quasi più tempo per concedersi una pausa di riflessione: di colpo, le giornate sembravano scivolarle addosso per poi volare via, perse nella vita frenetica del villaggio di Konoha. Non era possibile fermarsi: missioni, allenamenti, riunioni, commissioni: tutti erano impegnati a fare qualcosa di produttivo per il benessere del paese, che si trattasse di difenderlo o di mantenerne florida la rete economica e sociale; certo, le costruzioni semplici, talvolta malridotte, poco avevano in comune con lo skyline fluttuante della Grande Mela, ma la vitalità del villaggio era la medesima, se non superiore: la vivacità della gente, la sua cordialità, per la prima volta la stavano facendo sentire…

«Quasi come a casa»

Quella casa che da tanto, tanto tempo aveva smesso di cercare.

“I don't feel any shame
I won't apologize
When there ain't nowhere you can go
Running away from pain
When you've been victimized
Tales from another broken home

You're leaving...
Ah you're leaving home...”

I Green Day.

I ricordi sfumati di un concerto passato sotto il palco, ad urlare a squarciagola, a bivaccare sotto le stelle per avere i posti migliori, a cantare sotto le stelle, sulle note della chitarra di Antares, seduti attorno al fuoco in compagnia degli amici di tutta una vita, ai tempi dell’assolata California, delle notti bianche di Los Angeles e dei pic-nic all’ombra del Golden Gate…

Una vita perduta, abbandonata nei cassetti della memoria, insieme alle corse sulla spiaggia, alle gare di surf, a Shaula che imparava le prime tecniche di ninjitsu, a lei che nel dojo cominciava ad allenarsi con i sempai di grado maggiore…

Ricordi confusi dal tempo che inesorabilmente passa, pensieri di un’esistenza felice che mai sarebbe tornata indietro…

Il rumore delle onde, il tramonto infuocato all’orizzonte, la sabbia calda, il profumo degli agrumeti, il canto dei gabbiani, e loro due, mano nella mano, nell’estate dei suoi tredici anni…

Un bacio innocente e casto, quello di due ragazzini ancora legati ad un’infanzia tenera…Thomas…

Una smorfia di tristezza; smettere di pensare, prima che le vecchie ferite tornino a sanguinare…

Riaprì gli occhi, ma notò subito che qualcosa non andava: perché provava una sensazione di disagio, come…

«Come se qualcuno mi stesse osservando?»

Nella penombra della sala non vide altro se non sé stessa, riflessa molteplicemente negli specchi. Ma non s’ingannava, ne era sicura…

Si alzò in piedi, la mano sinistra che stringeva con leggerezza il fodero della sua katana; niente, il senso di fastidio non scomparve.

Mizar chiuse gli occhi, concentrandosi.

«TSUKI NO KOKORO!»

Le due lune scarlatte tinsero le iridi cerulee della Koga, che in meno d’un secondi si voltò di scatto, sfoderando la spada, e lasciando che la sua lama impattasse in un violento rintocco metallico contro il filo dritto di una chokuto, la spada ninja per eccellenza.

“Non abbassi mai la guardia, vedo”

Un conflitto d’iridi scarlatte, come pochi giorni innanzi.

Lo riconobbe all’istante, nonostante non vestisse l’abituale mantello nero ornato di nuvole rosse.

“Cosa fai qui, Itachi?”

Il mukenin, o meglio, l’ex mukenin, non battè ciglio nel replicare:”Sono qui per una missione, e ho ragione di dire che anche per te valga lo stesso”

La biondina s’impose di mostrarsi impassibile:”Dici bene, vale anche per me”

Scese il silenzio fra i due, che tuttavia, ancora non avevano rinfoderato le spade; un silenzio di studio, in cui i due si osservavano reciprocamente, con la freddezza più pura.

“Perché mi stavi osservando?” domando infine Mizar, senza alzare la voce ad un normale livello di conversazione.

“Mi incuriosivi”

Un’ombra di sorpresa passò sul volto della ragazza: lei che incuriosiva un ninja del calibro di Itachi Uchiha?

“E per quale motivo, se è lecito saperlo?”

“Perché una qualsiasi altra persona avrebbe perso la pazienza, davanti al ritardo di oltre un’ora di Tsunade. Tu invece non te ne sei fatta problema; mi incuriosiva soltanto sapere se di norma sei una persona così fredda e razionale…a me, l’altro giorno, non lo sei parsa affatto”

Lo disse con calma, assolutamente atono e senza pathos, senza staccarle gli occhi di dosso, senza levare quello sguardo che rifletteva lo sharingan completo.

La diciassettenne aumentò la stretta sull’elsa della spada: chi diavolo era quel…quel…insomma, quello, per azzrdarsi a parlarle così?!

Prima che potesse replicare a tono, incurante d’avere davanti uno dei ninja più potenti del villaggio, con una fedina penale che probabilmente avrebbe messo i brividi ad Al Capone in persona, lo shoji della stanza si aprì scorrendo, ed entrò Tsunade.

Vi furono diversi momenti di silenzio, nei quali l’hokage rivolse una serie di occhiate perplesse che andavano da Mizar, alle spade sguainate, ad Itachi e viceversa.

“Cosa…diavolo…state facendo?” riuscì infine ad asserire.

“Gomen nasai, Tsunade-sama. Un banale confronto d’opinioni, nulla di cui preoccuparvi” rispose Itachi, rinfoderando con un gesto fluido la sua chokuto.

Un banale scambio d’opinioni?!Se non fosse stato per la presenza della Godaime, la biondina avrebbe chiarito un paio di punti in questione con il ragazzo, con tutta la diplomazia possibile(secondo il concetto di diplomazia di Mizar)mukenin o no!

L’hokage decise di non indagare oltre:”Fatti vostri. Scusate il ritardo, ma è un periodo che sono sommersa dalle riunioni, e ne ho un’altra fra poco. Mizar, ti ho fatta chiamare per questa missione perché sei l’unico anbu, oltre a Kakashi e Gai, a conoscere la vera realtà dei fatti, e quindi la sola adatta a poter collaborare con Itachi”

La biondina restò interdetta per un istante prima di realizzare il concetto:”Che?!?Io in missione speciale?!Con lui?!!!?”

“Fosse per me, ci andrei da solo, ma non mi viene permesso, e maluguratamente Kakashi e Gai sono già occupati!”

“Ma se il sopracciglione è la fuori a far nulla!”

Tsunade si schiarì la voce:”Mizar, non posso chiederlo a nessun altro ninja, metterei a rischio il lavoro d’infiltrazione di Itachi”

«Chiamala infiltrazione!Lui fa parte di Akatsuki, è leggermente diverso il concetto di base!!»

“Nobile Godaime, come le avevo anticipato, questa ragazzina non è in grado di affrontare una missione speciale, è solo troppo orgogliosa per ammetterlo” disse Itachi, con un’aria da essere onniscente che fece innervosire la giovane Koga.

«Ragazzina a chi?»

“Scusa, scusa, chi hai chiamato ragazzina?Ti rammento che abbiamo la stessa età, primo e, secondo, so badare a me stessa senza che qualcuno mi dica cosa fare- fissò Itachi dritto negli occhi, prima di volgere il capo verso Tsunade- allora, dicevate?Cos’ha di così rischioso questa missione, per richiedere la presenza di lui in squadra?”

La Godaime sorrise:”Perspicace come sempre, Mizar. Dovrete infiltrarvi nel territorio sotto il controllo di Kiri(*Villaggio della Nebbia). Quattro giorni fa sono state sottratte delle formule riguardanti un nuovo veleno, appena scoperto; le sue potenzialità riguardano la completa distruzione delle terminazioni nervose, oltre che la paralisi dei muscoli ed emorragie interne, alla semplice contatto con la pelle, o per via respiratoria”

“Uao, e chi è così intelligente da andarsene in giro con la ricetta di questa bell’arma di distruzione in tasca?” commentò la biondina sarcastica.

L’hokage non ne colse l’ironicità:”Degli shinobi della Nebbia hanno fatto irruzione in un nostro laboratorio segreto, ucciso tutte le persone che vi lavoravano e sottratto quelle formule”

“Esigerne l’immediata restituzione sotto minaccia dell’alleanza vigente con Suna è un optional già preso in considerazione, o non vi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello?”azzardò la diciassettenne

“Fidati che ci abbiamo pensato, ma il Villaggio della Nebbia ha declinato ogni coinvolgimento: e ho ragione di credere che il Mizukage dica il vero…stando alle ultime fonti, a compiere il furto sono stati dei mukenin del villaggio di Kiri, su ordine di un daimyo molto potente, da molto tempo in aspra contesa con il villaggio della Nebbia, oltre che con Konoha”

La ragazza sbuffò:”Mi pareva ci fosse qualche fregatura latente…quali sono le condizioni della missione?”

Itachi la interruppe:”Allora hai deciso di accettare?”

“Maluguratamente, sì. Per tutto il tempo che resterò qui, mi assumerò le mie responsabilità, e non mi fa differenza avere l’uno o l’altro come compagno di missione, purchè non mi intralci”

Il mukenin alzò le spalle, indifferente:”Tsk”

La Godaime si pentì d’aver ascoltato quell’imbecille di Jiraya.

«Mettili in squadra insieme, sono i due eredi dei clan più potenti di Konoha!…Sicuro eremita porcello, ottima trovata, vanno d’accordo che è una meraviglia…»

Decise di tirare oltre, ed iniziò a spiegare ai due giovani la strategia d’azione:”Partirete domattina all’alba dalla Porta Nord, e giungerete alla cittadina di Mitsuya, nel territorio di Kiri; viaggerete in incognito, non dovete farvi scoprire, perché nel caso vi trovaste in difficoltà, non mi sarà possibile mandarvi rinforzi: le altre squadre sono tutte impegnate. Giunti là, la raccolta di informazioni sarà fondamentale per la buona riuscita della missione”

Mizar inarcò un sopracciglio:”È tutto?”

Itachi le rifilò un’occhiata storta:”Hai in mente il concetto di ninja come ‘colui che agisce nell’ombra’ e quindi si infiltra per avere informazioni, oppure non ti è chiaro qualcosa?”

Ma mondo ladro, perché quel dannato ragazzo doveva sempre mantenere quel tono apatico, che le faceva venir voglia di tirargli uno schiaffo, se poi non fosse stata certa di ritrovarsi in balia dello Tsukuyomi, minimo…

Non gli diede corda, lo ignorò(difficile a dirsi, con due occhi rosso fuoco che ti fissano nella semioscurità!), e si girò verso Tsunade:”Se qualcosa…dovesse andare storto…cioè, intendo…se i mukenin ci inseguono…”

“Non dovete farvi scoprire, e non dovete arrischiare la posizione di Konoha. Per quanto il Mizukage abbia negato il loro coinvolgimento, non posso assicurare che Kiri non cerchi di impossessarsi delle formule e sistemare i conti con i propri traditori…i rapporti tra i nostri paesi sono sul filo del rasoio. Fate quello che dovete, e tornate…vivi -aggiunse la Godaime, con tono eloquente, alzandosi in piedi- Ora devo andare.Rammentate ciò che vi ho detto, ne va della salvezza del villaggio. Kooun o inotte masu! Suguni mata”(Buona fortuna, a presto)

Lo shoji si richiuse con un cigolio, mentre i passi della sennin si perdevano nel corridoio, lasciandol soli.

Gli occhi dei due giovani che vantavano la nomea di geni tornarono ad incrociarsi, in quel silenzioso duello mai interrotto durante il ‘colloquio’ di pochi istanti prima.

«Al diavolo, e io dovrei andare in missione con questo qui?E chi mi assicura…maledizione a me!»

In quel momento la riluttanza mostrata da Sasuke tre giorni prima le risultava molto più comprensibile…

“Ehi, ragazzina”

“Che vuo…”

Il cuore le scalò oltre i 150 regolari quando, senza nemmeno vederlo muoversi, si ritrovò lo shinobi di fronte, vicinissimo a lei. Una mano guantata le sfiorò il mento, poi il collo. Un sussurro freddo, un lampo divertito nelle iridi scarlatte:“Domani, vedi di essere puntuale”

Mizar non ebbe il tempo materiale di replicare, che il ninja del clan Uchiha scomparve con un guizzo nelle tenebre.

Le ci vollero diversi istanti, prima che il sangue tornasse a fluirle normalmente in corpo…

“Damn…” se lo ripetè più volte, mentre s’incamminava verso il quartiere dove era ospite, nell’appartamento di Tsunade.

 

Si svegliò prestissimo o meglio, non dormì affatto, anche se oramai era divenuta una routine; ma se per una volta non ci si erano messi di mezzo i soliti incubi, gli occhi spietati del mukenin erano stati più che sufficienti a farle passare la notte in bianco, in una veglia costellata da dubbi e preoccupazioni.

Aveva mentito, ad Antares, a Shaula e agli altri, quando gli aveva rivisti…era stata perfino gentile con Sasuke, nel limite del possibile, ma se questo era significato non provare il regolare desiderio di volerlo gettare sul fondo del Naka legato ad un’ancora, per Mizar poteva significare tanto.

“Una missione d’infiltrazione, niente di più” aveva detto, frenando la curiosità della sorella con un secco:”Top secret, non posso dire altro”.

Già…perché, in effetti, non aveva la più pallida idea di cosa aggiungere.

«Sapete, domani vado in missione speciale per recuperare un maledetto veleno, anzi le formule di un maledetto veleno, in un posto che nemmeno si sa dove sia, contro nemici che non si sa chi siano, con un rischio di lasciarci le penne del 99% ad essere ottimisti, e con un compagno di squadra che di nome fa Itachi Uchiha»

Della serie:«Non aspettatemi per cena, ma per tutte le prossime sere della mia vita, perché di sicuro non torno…»

Si vestì in silenzio, senza far rumore per non svegliare le altre, ricontrollò minuziosamente per un’ultima volta shuriken e kunai prima di infilarsi la custodia sulla coscia destra, prese la katana, allacciò i foderi gambali dei sai, legò i capelli in una coda stretta, si mise la cappa blu scuro presa in prestito da Tsunade ed uscì.

Fuori era buio, ancora non albeggiava, e l’aria calma ed immobile dava un aspetto irreale alle strade di Konoha.

Meglio muoversi…

“EHI MIZ!”

La biondina si voltò di scatto, guardando verso l’alto, sorridendo: eccole là, Shaula e Antares, appoggiate alla ringhiera del terrazzo, ancora in pigiama e calde di sonno, sveglie così presto solo per salutarla.

“VEDI DI TORNARE VIVA, OK?!”

“Ci proverò!” rispose la diciassettenne, ridendo, prima di alzare il cappuccio della cappa, e avviarsi verso la Porta Nord del villaggio, da dove sarebbe partita…

Impose al proprio cuore di smetterla di battere impazzito, al solo pensiero che, di lì a poco, avrebbe dovuto agire in squadra con un assassino, ninja reietto, ecc…Era stato dichiarato innocente…ma allo perché non riusciva a calmarsi?

Perché al solo pensiero d’Itachi, le mancava il respiro?

Ancora non aveva capito…

Accelerò lungo la via tortuosa, mentre dalle botteghe cominciavano ad udirsi i primi rumori, e il cielo all’orizzonte andava via via rischiarando.

 

Ciao a tutti!Urka qnt ci ho messo x qst capitolo!Ma capitemi, gente mia, sono stata presissima...ok ke l'amore non va rincorso, ma qua o mi buttavo o davvero, non so come sarebbe finita...Allora, ringrazio tt per i commenti, e dedico qst capitolo ad Orochi17(gemellino, mi manchi!!), Ele(t'ho fatto una testa quadra a furia di parlarti di Itachi), e al mio Itachi...Mattia!(2 settimane, oggi!!)

Bacio a tutti, e al prossimo capitolo! 

 

 

 

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Capitolo 17
*** 17*: MISSION IMPOSSIBLE...I'M GONNA KILL MY TEAM-MATE! ***


raga

Capitolo 17: Mission Impossible…I’m gonna kill my team-mate!

La luce del primo sole brillò fra le fronde degli alberi, rischiarando la coltre sottile della nebbia mattutina, mentre in lontananza Konoha cominciava a destarsi.

I passi lievi ma affrettati si fecero sempre più percettibili sul selciato umido di rugiada, fin quando non la vide svoltare da una curva del sentiero che costeggiava il letto del Naka, con i raggi dell’astro del giorno che facevano risplendere i lunghi capelli dell’oro più puro.

 

Mizar scese a passo rapido e sicuro giù per la stradina acciottolata, consapevole di essere in perfetto orario; s’impose quindi di non dar retta al fondo d’irrequietudine che galleggiava sul fondo del suo animo: era una missione speciale, niente di più, nulla di meno.

Finalmente vide ergersi, ormai a poca distanza, la struttura massiccia della Porta Nord di Konoha, su cui capeggiavano, esposti alla brezza mattutina, i vessilli del Villaggio della Foglia e del Paese del Fuoco; a parte sé stessa, constatò che non c’era anima viva…non una sentinella, non un altro anbu in partenza per una missione.

Ma del resto, di che si stupiva?Non era nemmeno dovuta andare al Centro Anbu per registrare l’orario di partenza che attestasse l’uscita della squadra.

«Una missione fantasma, di cui nessuno sa nulla, a parte Tsunade, forse Kakashi e Jiraya…»

Una missione che si profilava pericolosa, e non tanto per gli eventuali nemici che potevano pararsi sul suo cammino in qualsiasi momento, bensì per il ninja che le era stato affiancato come compagno…

E a proposito di compagni, cominciava ad essere ben curiosa di sapere dove si fosse cacciato quel maledetto, dato che era stato il primo a parlare di puntualità…

“Sono qui da ben prima che tu arrivassi, Koga” asserì una voce melliflua alle spalle della biondina, che sobbalzò, colta alla sprovvista.

Mizar si voltò di scatto, in difensiva, mentre i suoi occhi di ghiaccio si specchiavano nei bagliori di fuoco dello sharingan completo.

“Sei in ritardo”

La giovane si sentì trapassare da quella voce gelida: com’era possibile che con sole tre parole quel dannato fosse riuscito a ghiacciarle l’animo?

Che avesse davvero trovato la persona capace di farle perdere il suo abituale sangue freddo?

«Mai»

“Perdona se contraddico, ma sono perfettamente puntuale. È questa l’ora stabilita” replicò la diciassettenne, mostrandogli il Rolex Daytona che le aveva regalato suo padre, tanto, tanto tempo prima, in momenti più felici.

Itachi scosse la testa:”Gli anbu cominciano le missioni in anticipo, per guadagnare istanti a volte preziosi come l’oro…ma tu sei nuova, non lo puoi certo sapere”

La ragazza del clan Koga lo incenerì con lo sguardo…perfettamente rispecchiato dagli occhi rifulgenti dell’Uchiha; lui stette in silenzio, impassibile ed allo stesso tempo sprezzante: un atteggiamento provocatorio in piena regola.

Mizar s’impose di NON reagire: aveva una missione da portare a buon fine, questa era la priorità assoluta.

Doveva collaborare come anbu, anche solo per poter aver la speranza di aiutare nella ricerca di quel bastardo di Orochimaru…il suo unico biglietto di ritorno, per lei, Shaula ed Antares.

Prima o poi sarebbe saltato fuori, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, vita compresa, che il sennin traditore non aveva ancora rinunciato a distruggere Konoha.

Per questo non poteva permettersi il lusso di attaccar briga con il suo compagno di squadra, non alla sua prima missione…anche se si trattava di Itachi Uchiha.

«Meno che mai con un simil individuo. A meno che non mi ponga in condizione a mio giudizio pericolosa, non reagirò»

“Bè, probabilmente hanno messo un’ignorante come me in squadra con un genio come te per bilanciare un po’ la situazione…alla lunga, la perfezione stanca e risulta banale” replicò a tono la biondina.

L’espressione del jonin non mutò d’una virgola:”Sei brava, a parole…ma varrai altrettanto in missione?”

“Contaci. In ogni caso, non è restando qui a discutere con te che recupereremo ciò che tu hai definito come ‘un mio ritardo’. Sbrighiamoci, prima torniamo e meglio è”

La ragazza s’incamminò a passo di marcia verso il sentiero che s’inoltrava a nord; un improvviso tocco sulla spalla la fece trasalire e scattare in avanti, con una mano sull’elsa della katana.

Itachi fece un verso che era facilmente riconoscibile come una risatina di scherno e disappunto:”Nervosetta, Koga?”

Mizar si morse un labbro: non doveva lasciarlo avvicinare…«No, no e no»

“È la direzione sbagliata” aggiunse perentorio il giovane; lei arrossì lievemente, ma non accennò a scostare la mano dalla tsuka(*impugnatura) della sua katana.

“T’ho già detto che sei ridicolmente lenta nello sfoderare la spada, se non erro. Hai gesti eleganti, non c’è che dire, ma la tecnica bella e pulita lasciala ai samurai perditempo: certi lussi nel combattere uno shinobi non può permetterseli”

“Non ho chiesto un tuo parere” sibilò la biondina, caustica.

“Non era un parere, bensì una constatazione…mi scoccerebbe assai dover ritornare al villaggio da solo, riportando la notizia che ti sei fatta ammazzare come una mocciosa qualsiasi priva d’ogni fondamento marziale. Avrei diverse e noiose scartoffie burocratiche da firmare, e la cosa mi infastidirebbe assai, oltre a crearmi non pochi dissidi, Koga”

La diciassettenne strinse le mani a pugno, così forte che le nocche divennero bianche. Chi era la mocciosa incapace di sapersi difendere?! E voleva darci un taglio con quel ‘Koga’ buttato lì, con aria di superiorità?

“So badare a me stessa, Uchiha”

“Buon per te, a me non interessa. Muoviti, questa missione ha già accumulato fin troppo tempo perso in inezie”

Inezie?Ma se lui per primo era quello che si dilungava in discorsi al limite della retorica a buon mercato o del filosofico!

Mizar fece per replicare, ma s’accorse che Itachi l’aveva già distanziata di svariati passi, partendo senza avvertirla.

«Ma che gentile…»

“Ah, Koga, fammi un favore: riponi il coprifronte e, se ci riesci, cerca di non passare tutto il tempo con la spada sguainata per metà…Dovremmo viaggiare in incognito, se ti è chiaro il concetto”

Il ninja guardò sottecchi la reazione della giovane straniera, ammettendo che, a parte l’aver alzato gli occhi al cielo, aveva egregiamente controllato la sua rabbia.

«Forse Kakashi ha davvero ragione…»

Procedettero nel chiarore del primo mattino, in silenzio, come due viandanti qualsiasi.

 

Nel frattempo, poco lontano, Tsunade aveva osservato tutta la scena, sorridendo, incerta se preoccuparsi o meno; si voltò verso l’uomo dai lunghi capelli bianchi che le stava a fianco, comodamente seduto –o meglio, appollaiato- su un rospo dalle notevoli dimensioni, fumando con flemma una pipa:”Jiraya, spero che possa ancora fidarmi del tuo buonsenso…” esordì la godaime, esitante.

“Di che ti preoccupi?Non è una squadra diversa dalle altre che vedo ogni giorno partire per missioni anche ben più rischiose di questa” l’anticipò il sennin, emettendo nuvolette di fumo.

“Lo so, ma…ammetterai che i componenti di questo team sono…come dire…particolari…speciali…”

“A me sono sembrati solo un ragazzo e una ragazza con due bei caratterini…e grandi doti da ninja, come conferma il nome stesso delle casate da cui discendono” replicò Jiraya, con un’alzata di spalle.

Uchiha e Koga…in effetti, era una combinazione curiosa; azzardata, ma interessante.

«Una scommessa quasi»

E la principessa Tsunade, era risaputo, non rinunciava mai ad una buona scommessa.

 

“SHAULA! INSOMMA MA CHE HAI OGGI?!”

La voce di Sakura la fece sobbalzare, cogliendola di sorpresa, dopo che per la decima volta nell’arco di cinque minuti era riuscita a far cadere i pesanti libri che doveva portare sulla testa, mentre eseguiva su una trave posta a due metri dal suolo, una serie di combinazioni di pugno e di gamba, in quello che doveva essere il quotidiano allenamento mattutino di taijutsu; naturalmente, lo scopo dell’esercizio era di non perdere l’equilibrio, né di far crollare i tomi impolverati recuperati chissà dove…ma, a quanto pareva, la cosa si stava rivelando nettamente più complicata del previsto!

“Kami-sama, Shaula, che ti prende?!Sei assolutamente distratta!” proseguì la ragazza dai capelli rosa, ferrata nella sua ramanzina.

“E lasciala stare!Non sono tutti come te, che alle nove di mattina sei sveglia e attiva…le persone normali a quest’ora dormono!” intervenne Naruto, non riuscendo a trattenere un sonoro sbadiglio; Sakura fece schioccare le nocche delle mani con fare minaccioso:”Cosa vorresti insinuare, baka?”

“Io?Niente…sto zitto, sennò poi t’arrabbi…”

«È davvero peggio della Baa-chan*!» (*soprannome dato a Tsunade, “nonna”)

“ORA me lo dici!”

Il biondino rise:”Solo se mi concedi un appuntamento, magari all’Ichiraku…e offri tu!” rispose, lesto a scansarsi per evitare uno scatto d’ira di Sakura che, puntualmente, non si fece attendere…

“BAKA NO SHO*!!!Vieni qui, se hai il coraggio!Osa ripeterlo!” (*letteralmente “testa di cazzo”)

Antares sospirò, sciogliendosi i capelli da una lunga treccia:«Quei due avrebbero bisogno di un consulente matrimoniale per casi disperati…Ah-ehi, guarda chi arriva!Ho capito, oggi sono destinata a reggere il moccolo a tutte queste coppiettine smielate…ma che ho fatto di male?!WHERE IS MY LOVE??»

“Ehilà, Sasuke” disse, voltandosi verso l’Uchiha, appena sopraggiunto.

“Konnichi wa –fece l’altro, con il suo solito tono piatto- Uh, ma dov’è quello scemo di Naruto?Non avrà fatto infuriare di nuovo Sakura…”

“Temo sia così…vado a recuperarli prima che si facciano troppo male…” replicò Antares, cogliendo al volo l’occasione propizia per levare le tende; si allontanò fischiettando, facendo l’occhiolino a Shaula, che praticamente pareva essere divenuta invisibile agli occhi del moretto.

“I leave you alone…eheh” sussurrò la rossa, passandole accanto.

«Eh Shaula, mimimo mi devi una pizza…o meglio, dato il luogo, un ramen special all’Ichiraku!»

“W-what?!”

La ragazza di Iga non prestò ascolto alla protesta strozzata dell’amica, e si incammino come se niente fosse verso la direzione in cui erano scomparsi gli altri due piccioncini…un’altra coppietta papabile, anche se necessitava di una certa ‘raffinatura’…Per ora, forse faceva in tempo a salvare Naruto dal quotidiano occhio nero…forse

 

Sasuke saltò sulla trave, in perfetto equilibrio, pronto ad allenarsi da solo, come al solito, in attesa che quella scema d’una mezza volpe ritornasse, più o meno in condizioni pietose, per poter poi fare un po’ di kumite; soltanto in quel momento parve accorgersi di Shaula, seduta nell’erba, circondata da diversi libroni dall’aria antiquata e un’espressione assente negli occhi cerulei.

Possibile che non l’avesse visto?

“Shaula…stai bene? -le chiese, saltando a terra- non ti sarai fatta male…”

La quindicenne inclinò leggermente la testa verso di lui, sorrise e scosse la testa:”Ciao Sasuke-kun…no, è tutto ok…”

Il moretto le tese una mano per aiutarla a rialzarsi:”Allora non c’è motivo di mettere radici lì!” aggiunse con un mezzo sorriso il ragazzo.

Si stupì da solo del tono della propria voce: mai…erano anni che non faceva una battuta…forse tutta una vita…

Shaula, con il cuore a mille, sfiorò con le dita la mano dell’Uchiha, che la tirò in piedi senza alcuno sforzo.

“G-grazie…Sasuke-kun…” mormorò la quindicenne.

“Naa…leva quel ‘kun’, è solo una stupida barriera formale…Sasuke e basta, ok?” replicò il ragazzo, fissandola con quegli occhi bellissimi, a metà tra il grigio e l’ebano…la moretta per poco non rischiò l’attacco cardiaco…Accidenti ad Antares che l’aveva abbandonata da sola, lì con lui!

«Oh my…»

“Non sei di molte parole, oggi…strano, di solito è il contrario… -esordì dopo un poco Sasuke, incuriosito e preoccupato dall’aria pensierosa della giovane Koga- Non sarà colpa di tua sorella, vero?”

Shaula negò con un cenno immediato del capo:”No, no…Mizar non ha fatto nulla, stavolta…o meglio…è che stamane, quand’è partita, l’ho vista irrequieta…e non ha dormito tutta notte…non è da lei un comportamento simile…”

“Almeno la finisce con quell’atteggiamento da superiore!” commentò aspro l’Uchiha.

“So che è insopportabile…ma non è sempre stata così…credo sia una persona molto sola…dopo che mamma e papà hanno divorziato, lei è stata costretta ad abbandonare casa, amici e affetti in California, per trasferirsi con papà a New York…io sono stata molto più fortunata, sono rimasta dov’ero…penso che sia tutto questo che l’ha resa così…” la quindicenne sospirò.

«In fondo, Mizar è andata via perché non toccasse a me…perché io non perdessi nulla…»

Sasuke le posò una mano sulla spalla:”Tua sorella è una persona fortunata”

“Why?”

Sasuke non le diede risposta, se non con un sorriso, prima di dirigersi verso il resto del gruppo 7, di ritorno da quella che pareva essere stata una lotta titanica…

“Naruto, arriverà mai il giorno in cui non ti comporterai come un deficiente?”

Antares raggiunse Shaula:”Allora, che hai combinato, vecchia canaglia?”

“Ioo??Ma che pensi?!”

“Vedessi la tua faccia!In confronto, i miei capelli sono stinti!”

“È perché…per una cosa….che mi ha detto…”

“Uhuh, già alla dichiarazione d’eterno amore?”

“ANTARES!!!”

Sasuke si girò a guardare le due ragazze, osservando la moretta di sfuggita, con un sorriso malinconico che gli affiorò sulle labbra:«Ti invidio, Shaula…come fai ad essere così buona e gentile con tutti?Sì, Mizar è davvero fortunata ad averti come sorella…Provo invidia, poiché io, per quanti sforzi faccia, non riuscirò mai a perdonare…»

 

**I walk a lonely road

The only one that I ever know

Don’t know where it goes

But it’s home to me and I walk alone

I walk this empty street

on the boulevard of broken dream

where the city sleeps and

I’m the only one and I walk alone

I walk alone, I walk alone**

 

«No…in realtà non sto camminando da sola…o meglio, se qualcuno ci spiasse proprio ora, avrebbe tutt’altro parere…

Ma le apparenze spesso ingannano, e davvero sono rimasti solo la mia ombra ed il mio mp3 a farmi compagnia in questo viaggio assurdo…Tsk, è buffo che mi manchi persino Shaula…»

 

**My shadow’s the only one that walks beside me

My shallow heart’s the only thing that’s beating

Sometimes I wish someone out there will find me

‘Til then I walk alone**

 

Da quanto tempo erano in cammino?

Quand’era stata l’ultima volta che si era arrischiata a guardare l’ora, perdendolo momentaneamente di vista?Per ciò che rammentava poteva essere trascorso anche un secolo da quando si erano lasciati le mura di Konoha alle spalle; e, man mano che incedeva, più in lei accresceva l’irrequietezza: perché avevano messo proprio lei in squadra con Itachi?

Perché non Kakashi, Gai, Jiraya…insomma, chiunque fosse in grado di tenergli testa…

Perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è mille volte meglio, quindi niente distrazioni, mai abbassare la guardia, e rammentare che quello che le era stato presentato come “compagno di squadra” aveva sulle spalle la nomea di criminale di classe S, mukenin, killer spietato, ecc…

Mizar dubitava fortemente che Orochimaru, per quanto fosse causa primaria dello sterminio del clan, centrasse qualcosa con l’attitudine caratteriale poco rassicurante del giovane Uchiha…

“Auch!”

La biondina era andata dritta a sbattere contro la fonte delle sue congetture, poiché, assorta com’era, non s’era resa conto che il ninja s’era improvvisamente fermato; il cuore della diciassettenne schizzò a mille, al ritrovarsi così vicina al ragazzo che, dal canto suo, la squadrò con disapprovazione:”Koga, cerca di non dormire in piedi, se non t’è troppo difficile”

Nonostante il volume dell’mp3, tenuto volontariamente alto, la giovane intese perfettamente, e replicò a tono:”E tu allora non starmi tra i piedi!”

Si pentì immediatamente delle proprie parole, ma tentò ugualmente di reggere una plausibile maschera di sicurezza e spavalderia; Itachi inarcò un sopracciglio, ma non rispose.

«Kami-sama, dannato Jiraya, proprio una mocciosa come questa dovevi mettermi in squadra?Eppure sa bene che preferisco agire da solo!»

Mizar, a quella reazione passiva, si sorprese e, sfilandosi una cuffia dall’orecchio, domandò:”Posso sapere perché ti sei fermato?”

“Se ti fossi documentata adeguatamente per questa missione, Koga, sapresti che poco lontano da qui vi è la cittadina di Mitsuya, tappa fondamentale per il nostro esito, dato che essa è il crocevia per qualsiasi sentiero diretto a Kiri.

È risaputo che nelle città di passaggio si possono ottenere informazioni normalmente difficili da reperire…basta saper scegliere i posti giusti…”asserì l’Uchiha, come se si stesse rivolgendo ad una bambina non troppo sveglia, niente più che una cadetta dell’Accademia Ninja alle prime ore di lezione.

La biondina strinse i pugni lungo i fianchi:”Apri bene le orecchie, ragazzino: non sono quei tre, quattro mesi di differenza fra le nostre età che ti permettono di trattarmi come una rimbambita, chiaro?Non ho il vanto di cento missioni di livello A portate a buon fine, è vero, ma non mi giova di certo il tuo atteggiamento petulante e strafottente!”

«Già è un problema avere TE come compagno di missione, accidenti!»

Il ragazzo accennò a quello che avrebbe dovuto essere un sorrisetto di scherno, scrollando le spalle:”Sei brava a parole, la retorica è il tuo forte…Ma sarai altrettanto abile a combattere, Koga?”

Lo Tsuki no Kokoro di Mizar lo trapassò da parte a parte:”Smettila di chiamarmi Koga. Ho un nome, sai qual è, e sei tenuto ad usarlo. Rammentalo, non amo ripetermi” ribattè la ragazza, caustica.

“Tsk, sciocchezze…non ho tempo da perdere, ergo ascoltami, perché se ti metti nei guai, non potrai dire che io non t’avevo avvertito”

“Chetati, che so badare a me stessa”

“Affari tuoi. Adesso entreremo a Mitsuya; se le informazioni dateci sono giuste, i mukenin che hanno rubato la formula del veleno sono sicuramente passati da lì”

“Scusa tanto, genio, non sei tu quello che dice che i ninja agiscono nell’ombra?Dubito che potremo andare in giro a chiedere liberamente ‘scusi, non è che ha visto un gruppo di tizi dall’aria losca, che avevano in bella vista la formula di un’arma batteriologica’, non ti sembra un poco scontato?”

Lo sharingan di Itachi dardeggiò nella penombra della radura:”Cerca di far funzionare il cervello, Ko…Mizar. Non ho parlato di chiedere dei mukenin, ma dei samurai”

“Samurai??”

“Il daimyo. Sappiamo che il suo castello è poco lontano da qui, e che Mitsuya è una cittadina facente parte del suo feudo. Se vogliamo portare a fine la missione, dovremo agire nel suo palazzo, cosa impossibile, se non siamo nemmeno a conoscenza di quanti soldati dispone, nelle proprie guarnigioni. O sei forse così sprovveduta da lanciarti allo sbaraglio in territorio nemico, senza la benchè minima analisi?”controbattè il ninja, sardonico.

La diciassettenne digrignò i denti:”Perché per ogni dannata cosa che dico, suppongo od ipotizzo, tu debba sempre pensare che poi io la debba fare?Errare è umano, e se devi fare il superiore solo perché hai più esperienza di me, allora puoi anche andare al diavolo!”

“Il tuo concetto di esperienza è restrittivo: come kunoichi, non vali molto. Non è l’abilità innata, a fare grande uno shinobi…non dureresti dieci minuti da sola, contro i ninja di Kiri”

L’erede del clan Uchiha osservò la coetanea trattenersi a stento dal tirargli un ceffone, le nocche della mani sbiancate per la stretta eccessiva. «Può prendersela quanto vuole, in ogni caso, non cambierebbe la verità dei fatti»

“La pausa è finita, muoviti” le disse, con un ultimo sguardo raggelante, riprendendo il cammino lungo il sentiero.

Mizar impiegò diversi istanti per rimettersi in marcia, troppo infuriata, troppo nervosa per pensare ad altro se non a stramaledire quella vita da schifo che le era stata destinata.

«Maledetto il giorno in cui ho desiderato d’andarmene da dove stavo…Maledetto il giorno in cui sono finita in questo mondo…Maledetto il giorno in cui ho incontrato Itachi!»

Mitsuya era ormai prossima, tuttavia, la giovane sapeva fin troppo bene che non avrebbe dovuto rallegrarsene.

Ora come ora, se avesse osservato i fatti da personaggio esterno, non avrebbe dato alcuna speranza per quella missione.

“Koga, sbrigati, non abbiamo tutta la vita”

«What the hell!!!Damn, I swear, I’m gonna kill my foolish team-mate!»

 

RIECCOMI!!!Visto?Ho aggiornato!

Vi ho fatto penare assai, è vero, 2 mesi di attesa, ma è stato x una giusta causa!

Ho dovuto allenarmi parecchio in vista delle gare di Karate, ma alla fine i risultati ci sn stati: medaglia d'oro ai campionati regionali, categoria juniores femm. -60 kg, nel Kumite!

Per qst chappy, aspetto commenti ed impressioni...come vi sembra Itachi?

Gente mia, v'assicuro che non è impresa semplice farlo parlare! Su consiglio del mio migliore amico, della mia best friend, e di puccio-puccio(alias mon amour...eh sì, ho trovato il mio Itachi...alla festa di Capodanno!), ho deciso di mettere in evidenza come Ita-kun assuma formalmente un'aria gelida e formale, superiore ed insopportabile...ma li avete notati i suoi pensieri, espressi cn un tono molto + consono ad un adolescente, cm:"Dannato Jiraya, proprio questa mocciosa dovevi mettermi in squadra?"...Che faticata!Cmq tranqui, x il prox chappy nn mi farò attendere così a lungo! Ormai ho ripreso il ritmo...tenendo conto che ho un'altra fiction aperta(devil's heart, Saint Seiya), cn un altro protagonista "difficilino"...

Bien, hasta la vista! Al prossimo aggiornamento!
:P Mizar89

 

 

 

                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** 18*: TEAM WORK ***


raga

Capitolo 18: Team Work

“La situazione è questa: io mi muovo da solo. Stanne fuori, e me la sbrigo in un attimo. Non essermi d’intralcio”

La taverna era immersa in un’oscurità polverosa, a malapena illuminata dalla luce fioca delle lanterne in carta di riso penzolanti qua e là dal soffitto ligneo. I tatami che ricoprivano in parte il pavimento erano sudici e parevano non aver mai conosciuto strofinaccio ed acqua, mentre gli shoji rivesti d’una consunta stoffa rosso sangue parevano essere l’unica cosa colorata in mezzo a quel buio indistinto.

Gli avventori neanche prestarono attenzione al suo passaggio, troppo ubriachi od occupati a perdersi tra abbracci ed effusioni non proprio pudiche; il ragazzo si sedette su uno sgabello vicino al bancone, e approfittò dell’oscurita giocante a suo favore per guardarsi attorno nell’indifferenza più totole.

Anni di esperienza gli avevano insegnato che le migliori informazioni era facile trovarle più in quei luoghi malfamati, che non in una lussuosa sala da tè: case di tolleranza, taverne e locande di periferia erano l’ideale, per nascondersi e far perdere le proprie tracce…Una vera miniera d’oro, per uno shinobi.

“Ehi, bello, ti porto qualcosa di forte da bere?”

Una ragazza sulla ventina, truccata come una geisha, ma con abiti decisamente meno sfarzosi, ammesso che si potessero definire tali, dato che la stoffa lasciava ben poco spazio all’immaginazione, gli si parò davanti, in un fluttuare di capelli ramati, volutamente tenuti spettinati.

Itachi annuì, senza scomodarsi a darle una risposta verbale.

La geisha sparì dietro al bancone, ritornando poco più di dieci secondi dopo, con una tazza di maiolica annerita, colma di sakè.

“Se desideri qualcos’altro, basta che parli” sussurrò la gattamorta, appoggiandosi al bancone con gesto teatrale, e facendo ondeggiare la chioma fluente, in una scia di profumo.

L’Uchiha la ignorò e concentrò le proprie attenzioni su di un tavolo decisamente rumoroso; i suoi occupanti erano per lo più ashigaru (soldati di fanteria rango più basso dei samurai,e mercanti), come potè dedurre dalle naginata e dalle yari addossate alla rinfusa in un angolo della parete.

A giudicare dai loro discorsi, pareva proprio che la sua intuizione avesse fatto centro, alla faccia della mocciosa che gli aveva augurato praticamente l’eterna dannazione, quando l’aveva smollata fuori dalla taverna.

***

Avevano girato attraverso le affollate stradine di Mitsuya per buona parte del pomeriggio, mescolandosi e confondendosi con la gente comune, alla ricerca di un qualcosa di indefinito, a detta di Mizar.

Dei mukenin di Kiri, naturalmente, nemmeno l’ombra e, in compenso, nemmeno la teoria di Itachi pareva essere molto logica.

Cercare i samurai al soldo del daimyo, e cercare di scoprirequante più informazioni possibili sulla sorveglianza del castello.

“Cosa ti fa credere che siano proprio qui, in città?”

“Lo so e basta” era stata la replica secca del ragazzo.

“E questa la chiami risposta?Fantastico: sono ore che camminiamo, non siamo venuti a capo di niente e non ho nemmeno capito cosa stiamo cercando. Sappiamo che il palazzo del daimyo è a 15 ri da qua, non ti basta?”replicò Mizar con veemenza.

Avevano ottenuto quell’informazione con facilità poco tempo prima ma, a quanto sembrava, al ninja non bastava.

“Vedi perché dico, e ribadisco, che tu non sei adatta ad una missione così importante?Sei avventata. Ti lanceresti allo sbaraglio nel castello, e poi quando scopri che dovrai vedertela con duecento guardie, cosa fai?Sentiamo, sono curioso di udire la tua soluzione, Koga”

La biondina si morse un labbro, e tacque.

Itachi la squadrò dall’alto in basso:”Poco fa, ho visto una cosa interessante, che potrebbe tornare utile al fine della missione… Tu non l’avrai di sicuro notato, ma prima ci sono passati accanto due samurai con due sacchetti d’oro. Questo vuol dire che sono stati da poco pagati, e sappiamo che qui c’è solo un signorotto con un esercito. Ora, dimmi, Koga, secondo te dove sono andati, con tutto quel denaro?”

“Di sicuro non ad abbuffarsi come Naruto”

L’Uchiha sorvolò sulla nota sarcastica, ed indicò un edificio a due piani, che a stento si reggeva in piedi, con un’insegna sbiadita dal tempo.

Mizar non fece in tempo a chiedere cosa fosse, che le porte scorreli si spalancarono di colpo, e un uomo venne letteralmente gettato in mezzo alla strada.

“Fuori di qui, bastardo, e non farti più vedere senza quattrini, o t’ammazzo!”

A gridare era stato un uomo dal fisico tozzo, con un kimono scuro coperto da un lungo grembiule macchiato; l’oste scrutò torvo il malcapitato, ancora riverso in mezzo alla via, indolenzito dalle botte e dalla sbornia, prima di rientrare a passo di marcia nella taverna.

“Molto raffinato, il tipo”

Itachi ignorò il commento della ragazza e si avviò verso l’ingresso del locale, facendo scorrere lentamente lo shoji consunto.

«Ma quanto è gentile, davvero, preferisco mille volte suo fratello, almeno quello posso prenderlo a calci…»

”EHI!”

Il mukenin si era voltato di colpo, spingendola indietro.

“Che modi!” protestò lei.

“Tu non entri”

“Come?!“

“Non è posto da donne questo“

“Non sapevo fossi anche un maschilista!Ma non capisci la situazione, razza di…“

Itachi la zittì con un’occhiata a dir poco pericolosa, e replicò con durezza: “La situazione è questa: io mi muovo da solo. Stanne fuori, e me la sbrigo in un attimo. Non essermi d’intralcio”

Mizar restò impetrita a fissare lo shoji che si era richiuso con un colpo secco, quasi a voler accentuare ancora di più la sua esclusione dalla missione.

***

“HOLY SHIT!WHAT THE HELL...!”

Mizar si lasciò sfuggire l’imprecazione a mezza voce, facendo voltare buona parte dei passanti; non potendo tollerare quegli sguardi di curiosità fastidiosa, la ragazza si allontanò a grandi passi verso una stradina laterale meno affollata.

Maledettissimo idiota, ma chi si credeva di essere?Un dio in terra?!L’aveva letterlamente liquidata, neanche lei fosse un’incapace, neanche fosse Sasuke!

«Ha da ribadire in continuazione, ma se Tsunade mi ha messo in questa situazione, non è certo perché l’ho voluto io!Che vada a farsi fottere, mi sono davvero stancata delle sue smanie di grandezza! Appena esce da lì, giuro che mi sente!I swear it!»

Effettivamente sì, era il caso di parlarne…

“SBRIGATI, TAKERU!Non capita tutti i giorni che un forestiero sfidi il capo!”

“Ai dadi per giunta, e in palio c’è tutta la paga del mese!”

“Il grande Masashige contro quel mocciosetto imberbe!Non ci sono dubbi su chi vinca!”

La diciassettenne scorse un samurai, armato di una lunga naginata, correre lungo la strada prinicipale e dirigersi verso la taverna, seguito a ruota da un compagno.

«Vuoi vedere che c’è di mezzo sua signoria il grande eroe decaduto?»

Incuriosita, si avvicinò nuovamente alla locanda, ma non vi entrò; se si trattava davvero di lui, se la sarebbe cavata da solo, no? Lei non avrebbe mosso un dito, ma di sicuro non si sarebbe persa la scena…tanto, per quello che aveva da fare!

Lesta, balzò su una catasta di legna addossata al retro della taverna, atterrando senza essere vista sul tetto; il controllo del chakra cominciava a diventare un concetto più attuabile, a seguito degli allenamenti. O forse era il fatto di essere così lontana dalla realtà, che le aveva facilitato l’apprendimento?

In fondo, bastava semplicemente dimenticare diciassette anni di esistenza nella consapevolezza della forza di gravità e delle leggi della fisica…

Una cosa da niente…

Mizar pulì con una manica del kimono il vetro del lucernario annerito dalla fuliggine, attenta a non effettuare una pressione troppo violenta sull’esile lastra, causandone il crollo nella sala buia che si spalancava sotto di lei.

«Effettivamente sì, non è decisamente il posto adatto ad una ragazza a modo…anche perché di donne ve ne sono a sufficienza, a quanto vedo…Capito, il ragazzino?Cielo, ma cosa ho fatto di male nella mia vita…»

La biondina si sporse un po’ di più, e finalmente riuscì a scorgere Itachi, in piedi al capo di un tavolo, mentre fronteggiava impassibile un grosso samurai dall’aria decisamente furibonda; da lassù non poteva di certo vedere i numeri sulle minuscole facce dei dadi d’avorio, ma il risultato era tangibile senza dover utilizzare un binocolo.

Il samurai, rubicondo in viso dalla rabbia, stava strepitando a poca distanza dal ninja, taciturno e pacato come di norma. Chissà quale stratagemma aveva escogitato, quel demonio, con quella partitella ai dadi…

Improvvisamente, l’Uchiha disse qualcosa, e il mercenario sguainò la katana che cingeva al suo fianco, gettando di lato i compagni che vanamente tentavano di trattenerlo; l’uomo menò un gran fendente che spaccò in due il tavolo, ma non intimorì affatto Itachi.

Ancora un altro, due, tre colpi a vuoto, semplicemente schivati dal ragazzo.

Mizar non poteva capire quale fosse il suo piano, ma realizzò che, per quanto giocasse troppo col fuoco, di sicuro non desiderava attaccar briga con quei chonin, specie se doveva ottenere informazioni utili.

«Un paio di legnate però se le meriterebbe…ma poi, come potrei prendermi la soddisfazione di sbattergli in faccia l’umiliazione di averlo tirato fuori dai guai?Però così non posso entrare…»

La ragazza riflettè un istante, prima di congiungere le mani in rapida successione, come aveva appreso per l’esame all’Accademia Ninja.

“HENGE NO JUTSU!”

“Maledetto bastardo!Fermati, che t’ammazzo!”

La lama passò sibilando a pochi millimetri dalla sua guancia.

«Dannazione. Non posso nemmeno ammazzarlo, o poi mi ritroverei con un’altra taglia sul collo»

Quando Itachi aveva sfidato ai dadi quel samurai, aveva già dato per scontato di vincere, e di offrirgli da bere in nome di un’ipotetica amicizia, e farsi così rivelare informazioni preziose circa la guarnigione del castello.

Ma aveva calcolato male, non includendo lo scatto di rabbia omicida, fra tutte le reazioni possibili.

E tantomeno in quel locale qualcuno s’azzardava a porre fine a quella situazione ridicola!

No, perché agli occhi dei compagni dell’ubriaco, era il ragazzo ad essere in torto: aveva ardito offendere un samurai, meritava quindi che l’insultato gli spiccasse la testa dal collo con un fendente, per lavare l’onta.

L’Uchiha, seccato da quel continuo schivare, decise che avrebbe capovolto la situazione…In fondo, poteva benissimo dare il benservito a tutta quella gentaglia…Non si trattava nemmeno di farsi scrupoli ad usare il mangekyou sharingan…

«Per quello che vale questa missione, il fine giustifica i mezzi!»

Colpì con un calcio una sedia, scagliandola contro le gambe del samurai, che inciampò e cadde pesantemente a terra; in un lampo Itachi lo disarmò con un secondo calcio al polso, scagliando la katana parecchi metri più in là.

Il silenzio si fece carico di tensione, e le mani degli altri samurai corsero alle else delle spade, mentre le iridi scarlatte iniziarono a vorticare in un mulinello nero…

Un pugnale sai lacerò l’aria, piantandosi con precisione chirurghica in uno dei resti del tavolo distrutto, dividendo momentaneamente i contendenti.

I samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Questo è uno dei sette fondamenti del Bushido, Rei, la Gentil Cortesia. Avete forse scordato il Codice, onorevoli signori?”

Gli sguardi di tutti i presenti si spostarono in un unico movimento all’entrata della taverna, dove un uomo aveva appena fatto il suo ingresso, spalancando in contemporanea gli shoji.

A guardarlo era poco più che un ragazzo, forse coetaneo dell’attaccabrighe che aveva sfidato l’hatamoto, ma aveva un nonsochè di strano, diverso…Oppure erano solo i corti capelli biondo grano che ricadevano in ciuffi spettinati dinanzi agli occhi, lame di ghiaccio che parevano fendere l’oscurità come quelli delle fiere?

Attraversò lentamente la taverna, incedendo su ogni passo con cadenza marziale, in un fruscio appena percettibile dell’hakama*, sino a fermarsi esattamente a portata della katana dell’hatamoto.

“Tu che accidenti vuoi?” ringhiò il samurai, ancora ribollente di collera.

“Il Bushido è la via dei samurai. Cosa guadagnereste, nobile hatamoto, ad uccidere uno sbarbatello che pecca di sfacciataggine?Non bastano forse le cicatrici sul vostro viso, a provare la vostra valenza in battaglia, così come le due spade che cingono il vostro fianco?”

Il ragazzo aveva una voce melliflua, e una retorica impeccabile: era impossibile non restare rapiti da quelle poche, semplici parole.

“L’impudenza di questo moccioso m’ha arrecato sufficiente onta da darmi il diritto di spiccargli la testa con un sol colpo della mia katana!” replicò l’uomo, stringendo minaccioso l’arma con entrambe le mani; Itachi non diede segno di volersi scansare.

Il giovane biondo scosse la testa:”E sporcare col suo sangue la vostra onorata lama?Quello sì che vi macchierebbe d’infamia. La forza d’un guerriero contro un ragazzino qualunque…”

Prima d’ultimare la frase, il biondino si ritrovò con il fukura(*tagliente della punta) della spada a pochi millimetri dalla sua giugulare.

“Tu parli troppo –sibilò il samurai- So che stai cercando di salvare la testa al tuo amico, ma non mi lascio commuovere così facilmente da uno che parla come una donnicciola orditrice di inganni da bettola…Per me conta solo una cosa: il confronto in battagli…AAAH!”

In meno d’un secondo il ragazzo biondo aveva ribaltato la situazione, ed ora era la masamune di quest’ultimo a minacciare la gola dell’hatamoto, steso dolorante a terra in seguito ad una spazzata di piede.

“Solitamente non sono incline ad ammazzare i miei nemici, dato che tu in teoria non lo sei, ma vedi, puntare una katana al collo non è decisamente un gesto d’amicizia. O, per come la vedi tu, ora sarebbe il mio onore a reclamare il tuo sangue… -Il samurai deglutì rumorosamente- Tuttavia, non sono qui per attaccar briga. Accetta dunque le mie scuse per i fastidi arrecati dal mio compagno, e accetta una buona tazza di sakè. Offro io”

Dopo alcuni brevi istanti di smarrimento, l’uomo si rialzò, puntellandosi sulla sua katana, e scoppiò a ridere, dando una pacca d’amicizia sulla spalla del biondino.

“Mi piaci ragazzo. Era da parechcio tempo che nessuno mi metteva in difficoltà. Andiamo, ho un debito d’onore con te, quindi il sakè lo offro io…Ma sì, anche al tuo amico con la faccia da canaglia!”esclamò il guerriero, allontanandosi barcollando verso il bancone della taverna.

Mizar tirò un sospiro di sollievo, rinfoderando la masamune con un gesto fluido; avvertì un brivido lungo la schiena, quando una voce ben nota le sussurrò all’orecchio:”Bella mascherata. Che intendi fare così conciata, Koga?”

La ragazza, sotto gli effetti della Henge no Jutsu, si voltò a fissare in faccia Itachi:”Evito che tu faccia idiozie, Uchiha” replicò, a mezzotono.

Il ragazzo inarcò le labbra in un sorriso di scherno:”Davvero?Tsk, sembra quasi che sia tu lo shinobi esperto di missioni d’alto livello”

“So che cosa avevi in mente, e non mi pare il caso che ti faccia riconoscere. Ti rammento che sei ancora ricercato”

Itachi scrollò le spalle:”E così sai anche leggermi nel pensiero, Koga?Hai delle qualità nascoste che non mi erano balzate immediatamente all’occhio. Comunque, il tuo travestimento è assurdo. A chi dovresti assomigiliare?”

Mizar strinse i pugni, ribattendo:”Questo non ti deve riguardare. E comunque –aggiunse, con tono eloquente- se non ti aggrada così, la volta prossima potrei scegliere di trasformarmi in Sasuke. Sarebbe solo strano che non cercassi di ammazzarti ogni due secondi”

Colpo basso. E azzardato.

Ma con l’effetto desiderato: per una volta, fu lui a dover ingoiare il rospo.

«Who dares win»

La biondina, o meglio il biondino gli sorrise provocatorio e disse:”Se vuoi agire da solo, fa pure. Ma questa situazione me la gestisco io: puoi scegliere di smetterla di essere petulante, e collaborare, oppure restarne fuori, a te la scelta”

Mizar lo guardò con sfida un’ultima volta, prima di dirigersi verso il bancone, dove l’hatamoto strepitava, già mezzo ubriaco, contro una geisha che non gli aveva ancora servito una nuova bottiglia di sakè.

Itachi, per la prima volta dopo parecchio tempo, restò un istante interdetto, a guardare quella strana mocciosa allontanarsi.

Per quanto rammentasse, Kisame non si era mai rivolto a lui in quel modo…A pensarci bene, nemmeno Sasuke s’era spinto a tanto…

«La vicenda si fa interessante»

Si avvicinò a quello strano quadretto con calma, quasi stesse ancora esitando sul prendervi parte o meno.

«Dopotutto, ha detto che la preda se l’è stanata da sola…Che idiozia…è troppo impulsiva, e potrebbe fare qualcosa di stupido…»

“Ehi dai, che aspetti?Vieni qua a sederti…Nella vita, lascia attendere una donna, ma mai una buon sakè!” esclamò il samurai, facendogli cenno di sedersi su uno sgabello scricchiolante; immediatamente arrivò a passo di danza la geisha di poco prima.

“Konbawa, Yabu-sama, yoku narimashitaka?”(*Buonasera nobile Yabu, si sente meglio?) migolò la donna, versando con eleganza il vino di riso da una brocca di maiolica dipinta; il guerriero si limitò a replicare con un grugnito.

“Non prendetevela…–fece allora quella, rivolgendosi direttamente a Mizar e Itachi- Il nobile Yabu ha un caratteraccio, ma è una persona onesta, e un grande samurai…Non come certa gentaglia che ammazza a tradimento per un pugno di quattrini”

“Via, non essere sciocca, Kiku!”
”Ma è la verità, signore!Quelli non sono come voi…Ovunque vanno, ci scappa il morto!Non è bastata una guerra che ha ridotto sul lastrico tutti, per far capire che dovrebbero essere sterminati tutti?!”

Mizar sospirò nella tazzina, fingendo di bere quel liquido dall’odore asprigno che non aveva la minima idea di assaporare.

«Senti senti, a quanto pare gli shinobi non sono poi così ben visti ovunque…Beh, se poi si prende in esame il Genio qui presente, siamo a posto…»

“Kiku, le tue chiacchiere sono fastidiose. Frena la lingua, e sta al tuo posto” l’ammonì l’hatamoto.

“Fusei desu*! Dico solo ciò che penso, e poi non mi va che il daimyo confidi in quegli assassini…Finchè ci saranno loro, non verrò più a palazzo…Ci tengo alla pelle, io!”(*è un’ingiustizia)

“Senti, ma non hai niente di meglio da fare?” interloquì Mizar, seccata; la geisha sorrise maliziosa, e si avvicinò all’apparente ragazzo dai capelli dorati:”Scusa tesoro, non ti ho dedicato alcun’attenzione”

Uno schiaffo colpì la mano della prostituta, che la ritrasse con uno strillo.

“Sparisci immediatamente” sibilò Mizar a denti stretti; ferita nell’orgoglio, la geisha si allontanò inveendo, fino a scomparire dietro un paravento che fungeva da divisorio del locale.

“Shitsurei shimasu, Yabu-sama. Non sopporto…che gente di quella risma si prenda certe confidenze” si giustificò, scrollando le spalle con aria mascolina. Giusto per aggiungere un tocco in più, appoggiò con un colpo secco la scodellina del sakè. (*Mi scusi)

«Mizar, ma ti vedi che stai facendo?!Hai visto troppi film…Regolati: tu non sei Clint Eastwood e questo non è un saloon in stile spaghetti-western!»

L’hatamoto probabilmente non ci aveva nemmeno dato peso, tantomeno l’Uchiha.

«Maschi»

“Allora, che ci fanno due ragazzini come voi in una città come questa?” domandò Yabu, dondolandosi sullo sgabello.

“Ecco noi…” la biondina sotto mentite spoglie esitò nel rispondere, ma il moro intervenne prontamente.

“Abbiamo deciso che i nostri destini erano ben diversi da quelli che volevano imporci le nostre famiglie”

La diciassettenne lo guardò sottecchi.

“Ah, come vi invidio…Io dovetti prendere il posto di mio padre al castello…Ma sapete, non mi avete ancora detto i vostri nomi”

“Io sono Shiryu –mentì Itachi- mentre le…”

Mizar si lasciò sfuggire un colpo di tosse decisamente forte.

“Mentre lui è mio cugino Shisui” concluse l’Uchiha, usando il primo nome che gli passò per la mente.

Gli occhi azzurri della Koga dardeggiarono nella sua direzione.

«Ma che fortuna…pure imparentata con questo qua…»

L’hatamoto annuì pensieroso:”Uhm no…allora non puoi essere quello là…”

“Chi?”

“No, no, sciocchezze…Prima un mio sottoposto ti ha confuso con un mukenin segnato nella lista nera come un criminale di classe S. Noi samurai abbiamo un bel daffare con quella gentaglia”

Il volto di Itachi restò impassibile, e la cosa irritò la ragazza:«Ma vive in perenne apatia?!Gliel’avevo detto che si sarebbe fatto riconoscere…»

“Beh, ve ne siete andati di casa, ma cosa sperate di fare, ora?”

L’Uchiha lasciò volutamente trascorrere alcuni istanti, prima di ribattere risoluto:”Vogliamo portare i nostri servigi a qualche daimyo. Entrambi discendiamo da antiche famiglie guerriere, e siamo in cerca di qualcuno disposto ad assoldarci”

«Bella pensata, Itachi…oh my god, gli ho appena fatto un complimento!Colpa del sakè…»

Yabu sorrise:”Sembra che abbiate trovato la persona giusta! Il mio signore Ishido controlla queste terre con pugno saldo ma, sapete, ci sono sempre problemi qua e là…cosine da niente”

Centro! Il ninja si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto che, per un attimo, lo rese più umano; il suo piano stava andando come previsto, ed era certo di poter affermare che, anche senza l’intervento della mocciosa, sarebbe comunque filato liscio. Esistevano altri modi per sciogliere la lingua senza dover far uso di abilità innate, e l’effetto alcolico del vino di riso iniziava a notarsi, sulla faccia rubiconda e nella parlantina impastata dell’uomo.

“Un daimyo potente, avete detto?Strano, non ne ho mai sentito parlare” replicò il diciottenne, scegliendo con cura le parole; la reazione non si fece attendere.

“Come?!Ishido-sama ha sotto i suoi vessilli mille ashigaru e duecento samurai d’alta casta, e le sue forze valgono migliaia di koku*!È temuto e rispettato in tutti i Paesi! Servirlo è la massima gratificazione per ogni vero difensore del Bushido!”

“Allora potrebbe accoglierci nelle sue schiere…Ahi!” Mizar tacque improvvisamente.

“Che succede, amico?”

“N-niente…una vecchia ferita alla gamba…”

La Koga scrollò il piede indolenzito dal calcio coatto appena ricevuto da sotto il tavolo.

«Non essere impulsiva»

La voce di Itachi le arrivò dritta nel pensiero, senza ch’egli aprisse bocca.

«You, what the heck…?!»

Ma il giovane aveva già recuperato il filo del discorso, ignorandola:”Sembrerebbe una prospettiva interessante, nobile samurai. Altro sakè?”

Senza aspettare una risposta, versò di nuovo del vino nella scodella di Yabu e, non visto, vi lasciò cadere due pastigliette grigiaste che si sciolsero immediatamente nel liquido. Proseguì indifferente, come se nulla fosse: ”E che mi dite degli uomini-ombra?Corre voce che la città non abbia un buon rapporto con essi…”

“Ragazzo…Shiryu-san…Quei bastardi sono attorniati da molte leggende…- S’interruppe e sbadigliò sonoramente- si dice che in ogni paese ci siano interi villaggi di quei demoni, ma t’assicuro che il nostro signore non farà mai più affidamento a loro…Sono degli infami che mirano solo al denaro, e se mai dovessi ritrovarmene uno innanzi, sarà la mia spada a porgere saluto!”

L’uomo sbadigliò un’altra volta, mentre le palpebre sembravano farsi pesanti come macigni.

“Sì, sì, certo…” annuì Itachi con sarcasmo palese, levandosi in piedi.

Aveva tutte le informazioni necessarie per agire: la locazione del castello, il numero dei nemici, e la certezza di non avere i mukenin di Kiri fra i piedi. «Più semplice di così…»

Afferrò Mizar per una manica del kimono, prima che parlasse ancora, facedola scendere dallo sgabello senza troppe smancerie.

“Lasciami immediatamente”

“Muoviti, qui abbiamo finito” ribattè lui, in un sussurro.

“Amici…dove…andate?” esclamò Yabu, scendendo troppo in fretta dal suo seggio e barcollando vistosamente.

“Joohoo o kudasette arigatoo. Sayoonara” rispose semplicemente l’Uchiha, dirigendosi verso la porta della bettola, ancora tenendo il braccio della ragazza. (*Grazie dell’informazione, addio)

Yabu mosse qualche passo, protestando parole incompresibili, poi l’effetto del sonnifero che l’Uchiha gli aveva versato nel sakè lo fece crollare a terra con un tonfo sordo.

Lo shoji si richiuse su quella scena con un cigolio sinistro.

Fine capitolo

Finalmente!Finita la scuola, e già nel pieno delle vacanze...e via con la ripresa delle fiction.

Allora, grazie di cuore a tutti quelli che seguono questa fiction e pazientano i miei lunghi tempi di aggiornamento che però ora verranno ristretti di molto, I'll promise!

Il chappy di oggi arriva esattamente 1 ora prima dell'avvenimento + importante dall'inizio dell'anno, anche dopo il FIRST certificate e le gare di Karate, vale a dire...

Il mio esame di Karate x il 1° Dan di cintura nera!

Raga, sn galvanizzata peggio di Naruto, sn disperata xkè ho 2 compagni di esame da suicidio, una che è una racchietta isterica e stronza che davvero, al primo colpo basso le faccio sputare sangue(ce l'ha con me xke ha una cotta x Fabio-sensei, e io nn posso parlargli nemmeno x chiedergli il programma dell'esame che questa sclera...) mentre l'altro...è bravo, ma è un fancazzista assurdo, stile Shikamaru. Oh my god...

Ah, poi c'è il mio love che fa il 2' dan, e quindi viene a vedere che combino...

Insomma: se torno viva(devo tornare, sennò come faccio a finire questa fiction malata??), al prossimo aggiornamento, e commentate!

E scusate se ho strapazzato Itachi, ma anche lui se le cerca!!!

Però è troooooooooopppppppoooooooooooo booooooooooooooonooooooooooooo e gliele si perdona tutte!!!

Mizar89

PS: AKATSUKI 4EVER!!!!!!!!!(da quanto non lo gridavo!!!!!!!!!!!!)

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Capitolo 19
*** 19*: MISUNDERSTOOD ***


raga

Capitolo 19: Misunderstood

L’allenamento era finito da un pezzo, ma lei non si era ancora decisa a rientrare, nonostante le tenebre ormai prossime. Non sapeva dire se lo stesse facendo di proposito oppure no, davvero non rammentava bene la strada per rincasare, ma oramai erano ore che girovagava senza meta per Konoha.

Forse perché in tutta la vita, aveva sempre sopportato le pareti strette di quella prigione dorata che sua madre le aveva eretto attorno.

«Desiderio di libertà?»

Quanto tempo era passato? Quanto erano distanti le giornate trascorse sulle spiagge della California, o a passeggiare per Beverly Hills?

«Nostalgia di quell’altra mia vita?»

No, anche sforzandosi, non riusciva a provare alcuna mancanza per quel mondo che da sempre le aveva imposto le sue regole…

«Ma anche qui ci sono regole a cui sono sottoposta…Anche perchè, se non le rispettassi, metterei in pericolo la mia vita»

Inutile: era diverso. Per la prima volta era stata davvero libera di compiere una scelta da sola, e assumersene da sola le conseguenze. Era dunque quello il prezzo della libertà?

Shaula alzò gli occhi al cielo, dove cominciavano a splendere le prime, fioche stelle.

“Sto diventando come Mizar…” sopirò in un sussurro che si perse nel vento.

Desiderò essersi portata l’orologio per verificare l’ora ma, a giudicare dal suo stomaco ruggente, era arrivato il momento di tornare a casa, all’appartamento di Tsunade, con Antares, attendendo il ritorno dalla missione di sua sorella.

La via era deserta, e le luminarie inesistenti.

«Non mi ricordo d’aver fatto questa strada…Non c’è in giro nessuno…»

Si fermò, incerta se addentrarsi nella stradina o meno, quando una voce alle sue spalle la fece trasalire:”Non è un po’ tardi per passeggiare da sola?”

Sasuke le si avvicinò, le mani in tasca, un’aria di rimprovero dipinta in volto.

“Konbawa, Sasuke” rispose lei, arrossendo leggermente.

“Non lo sai che è pericoloso girare per Konoha di notte?” la redarguì il quindicenne.

“Potrei dire lo stesso per te” replicò lei, con ironia.

L’Uchiha le si approssimò ulteriormente, bloccandola con un braccio al muro di un edificio:”Davvero?Beh, credo che saprei difendermi discretamente, Shaula, non credi?”

Cercando di ignorare il cuore sull’orlo di un infarto, la moretta riuscì a rispondere in un sussurro:”A-anch’io…anch’io saprei cavarmela…”

“Non lo metto in dubbio…Ma ciò non toglie che non mi va che tu corra rischi inutili, ok?” disse il giovane, sfiorandole con una mano le ciocche di capelli che eludevano alla sua vista gli occhi azzurri della Koga.

“Da quando il Terzo Hokage è morto –proseguì- la città si è riempita di criminali…Spesso, sono ninja d’infimo grado che ‘arrotondano’ la paga mettendosi al soldo di canaglie anche peggiori. Tsunade sta cercando di risolvere la situazione, ma ora come ora, è Orochimaru ad avere priorità assoluta”

Shaula annuì, senza riuscire a proferir parola, persa negli occhi d’ebano del coetaneo.

Sasuke le sorrise:”Dai, è stata una giornata intensa, sarai stanca…Ti accompagno a casa”

Senza aggiungere altro, si scostò appena, prendendola con delicatezza per una mano ed incamminandosi verso i quartieri alti della città.

La giovane ringraziò il buio che celò il rossore sulle sue gote, mentre con un sorriso seguì il ragazzo. Non notò il velo di tristezza negli occhi di Sasuke, quando per un istante questi volse lo sguardo alla via lasciata alle spalle, dove ancora sventolava, su un’insegna macilenta, un vessillo strappato e sbiadito con un ventaglio bianco e rosso dipinto al centro…

 

L’aria fresca della notte ormai prossima le scompigliò i capelli, giocherellando con i ciuffi ribelli che il nastro non riusciva ad imprigionare nella lunga coda, nonostante le sembianze maschili ancora celassero le sue reali fattezze; ma non era il vento a farla rabbrividire, con le sue folate improvvise che s’insinuavano oltre la coltre tiepida del mantello da viaggio, bensì la vicinanza di Itachi. Da quando erano usciti dalla taverna, non le aveva rivolto parola e ancora seguitava a trascinarla dietro sé, stringendole il polso. Dove diamine stava andando, così di fretta?
”Insomma, vuoi lasciarmi andare?!”

Per tutta risposta la morsa delle dita del jonin sul suo braccio si fece ancora più forte.

“Ahi!”

«Brutto stupido, giuro che te la farò pagare…prima o poi…»

Giù per una stradina in discesa, per poi svoltare in un dedalo di viuzze senza fine, finchè non si ritrovarono fuori dal caos della città di Mitsuya, al limitare della sconfinata foresta che circondava quel luogo.

“Guarda che so camminare da sola!Ehi, dico a te, Uchiha!Non far finta di non sentir…EHI!”

Itachi si girò di scatto, strattonandola ancor più vicino a sé:”Tu chiacchieri troppo”

Mizar si sentì gelare, e distolse immediatamente lo sguardo dallo sharingan.

“Lasciami” sibilò, cercando di divincolarsi.

“Zitta. Che t’è saltato in mente prima, me lo spieghi?Perché sei intervenuta, quando t’avevo detto di restarne fuori?E sciogli quella ridicola trasformazione, kami–sama!”

Mizar avvampò, mentre in una nuvoletta di fumo ricomparve il suo vero aspetto:“L’ho fatto per impedirti di fare stronzate! Itachi, la tua identità è nota ovunque, l’hai forse scordato?Non è molto intelligente girare con lo sharingan in bella mostra, tanto vale che ti metti anche il mantello di Akatsuki!”

Lo sguardo dell’Uchiha si fece sottile, come due lame di ferro incandescente che la trapassarono da parte a parte; subito la biondina chiuse gli occhi, ma il ragazzo le afferrò il viso con una mano, forzandola a fissarlo.

“Guardami quando ti parlo” sibilò, quasi fosse un ordine.

Gli occhi azzurri della Koga si persero in quelle braci ardenti che le fecero mancare il respiro; avverti perfettamente la forza latente celata oltre quelle iridi di sangue, e non riuscì ad evitare che un brivido le corresse lungo la schiena. Il ninja se ne accorse, e sorrise divertito dal pessimo tentativo di autocontrollo della compagna di squadra.

“Abbiamo paura…Strano, non me lo sarei mai aspettato da te” sentenziò sardonico.

“N-non…dire idiozie”

“Le tue pupille sono dilatate, la tua voce è malferma, e il tuo cuore ha accelerato di colpo…I segni sono inequivocabili”

La biondina non rispose: per quanto tentasse di distogliere lo sguardo, si sentiva inspiegabilmente attratta dallo sharingan dell’Uchiha.

Forse era già sotto l’effetto di un genjutsu…

“Non è mia abitudine attaccare i compagni di squadra” l’anticipò secco Itachi, quasi le avesse letto nel pensiero.

Mizar lo fissò, senza replicare; lui sbuffò, scuotendo la testa:”Sei senza speranze. Muoviamoci, sono stanco di sprecare tempo con te”

 

Si fermarono soltanto diverso tempo dopo, quando la notte era ormai calata fra le fronde fitte degli alberi.

Mizar aveva le gambe doloranti per il lungo camminare, e le sembrava che, anziché essere partita quella mattina, fosse in viaggio da giorni.

Quando Itachi arrestò il passo, al limitare di una piccola radura erbosa, fu quasi tentata d’abbracciarlo per la gioia della tanto agognata sosta.

“Ci fermiamo qui: il castello del daimyo dista poco più di un ri, e siamo in un’ottima posizione per poter osservare le sue mosse senza correre pericoli” asserì l’Uchiha, rivolto più a sé stesso che alla ragazza, la quale non riuscì a trattenere uno sbadiglio.

Ciò non sfuggì ad Itachi, che non si esimette dal commentare sarcastico:”Già stanca, Koga?Non me ne sorprendo”

“Non sono stanca, Uchiha! E finiscila di chiam…EHI!”

Il ragazzo le aveva lanciato contro uno shuriken, mancandola di un soffio.

“Che accidenti fai?!”

“Sì, decisamente dormi in piedi, hai i riflessi spenti. Inutile aggiungere che, ridotta così, mi saresti solo d’intralcio, quindi me la cavo da solo” disse il ninja, sbrigativo e per niente preoccupato di dover agire senza partner.

Mizar lo fissò truce, incrociando le braccia:”Te lo scordi. Ci hanno messo in squadra, rammenti?”

Il diciottenne inarcò un sopracciglio:”E da quando ti importa qualcosa del lavoro di squadra, Koga?”

“Differentemente da te, io la missione l’ho presa sul serio, e non ho passato tutto il tempo a lamentarmi di chi mi è stato affiancato come compagno!” ribattè la biondina, caustica.

Itachi alzò le spalle, poi d’improvviso scattò, intrappolandola contro il tronco di un grande albero. Sorrise al vedere la preoccupazione celata dallo sguardo duro della ragazza.

”Forse hai dimenticato che una squadra dovrebbe fondarsi sulla cooperazione reciproca, oltre che sulla fiducia, Koga” le sussurrò, il viso a pochi centimetri dal suo.

Gli occhi azzurri di Mizar lo fissarono, glaciali:”Fidarmi? Se qualcuno se l’è scordato, non sono io a dovermi render degna di fiducia, non sono io ad aver sulla coscienza…” s’interruppe di colpo, ed Itachi sorrise, sardonico.

“Vai avanti…perché non finisci la frase?”

“Hai capito benissimo” ringhiò lei in risposta, a disagio per il fatto che lui le fosse così vicino.

“Invece no. Sono curioso di sentirti: se hai qualche problema, me lo dici, ora e subito” aggiunse, con la voce sempre più gelida.

“Non ho niente da dirti!”

Le iridi cerulee della Koga dardeggiarono nel buio, mentre una falce di luna scarlatta comparve in esse.

“Tsuki no Kokoro…davvero divertente, Koga. Quando non sai più come rispondere, ti atteggi con queste pagliacciate. È facile parlare a sproposito, quando non sai un ca…”

SCIAFF!

Uno schiaffo secco lo colpì in pieno sulla guancia, facendogli spostare appena la testa.

“Adesso stai zitto. Non me ne frega niente di te, ne di ciò che hai fatto, né che sei classificato come mukenin di classe S. Ora abbiamo una missione da portare termine…Parli di fiducia, ma tu non fai nulla per farti riconoscere degno di essa!”

Itachi si sfiorò con una mano la guancia arrossata, la pelle bollente nel punto in cui aveva subito il colpo.

Non faceva male, no, aveva smesso da tempo di percepire dolore per quelle futilità…Almeno fisicamente, perché ne suo animo fu come ricevere un pugnalata dritta al cuore.

Gli occhi del ninja dardeggiarono nell’oscurità, leggendole sin nel più profondo dell’anima, togliendole il respiro.

La mano sinistra di Mizar sfiorò la tsuba della masamune, già pronta a far scattare la destra sull’impugnatura della spada, comunque poco convinta che questo la potesse aiutare contro lo Tsukuyomi…

“Adesso basta” sussurrò improvvisamente Itachi, facendola trasalire. Con un gesto rapido le afferrò il braccio destro, allontanandolo dall’elsa della masamune; in meno d’un secondo, Mizar si ritrovò disarmata, in completa balia dell’Uchiha.

Il quale, però, non fece nulla.

Si limitò a fissarla nel buio di quella notte senza luna, lo sharingan scarlatto che risplendeva nelle iridi, due fuochi fatui che a stento illuminavano una realtà incerta.

Perché nessuno avrebbe potuto capirlo.

È possibile comprendere il dolore e la sofferenza soltanto se li si prova in prima persona.

E lei…

“Itachi…”

“Credo di averti già detto che tendi a reagire troppo impulsivamente…Non saltare sempre a conclusioni affrettate, o finirai davvero nei guai”

La diciassettenne deglutì; lui raccolse la sua sacca posata a terra, e s’incamminò in direzione del castello, celato da qualche parte, oltre quella muraglia di alberi.

“I tempi della missione si restringono sempre più, e pare proprio che dovremo cercare di collaborare, non credi? Comunque, parlami guardandomi negli occhi, Mizar, o potrei pensare che tu abbia paura” aggiunse poi lo shinobi, restituendole la masamune.

La ragazza trasalì, forse al sentirsi chiamare per nome, o forse perché le ultime parole dell’Uchiha erano state pronunciate quasi come una…supplica?

Non vi era alcuna arroganza nella sua voce.

Si arrischiò ad incrociare di sfuggita lo sguardo del ragazzo, e per la prima volta lesse in quelle iridi scarlatte non una minaccia, non un pericolo, ma una sconfinata malinconia, dettata dalla solitudine e dal peso che gravava sulla sua coscienza.

«I…I can’t understand…»

“A-arrivo…”

Sì, Itachi aveva ragione: si stava comportando come una cretina.

«La missione, prima di tutto»

 

«Parli di fiducia, ma non fai nulla per renderti degno di ciò!»

Le parole della Koga gli rimbombarono nella mente, mentre incedeva con passo sicuro attraverso la fitta boscaglia, guidato dallo sharingan e da una vita di esperienza negli anbu.

Era mai possibile che quella ragazzina riuscisse a sconvolgerlo tanto?Lui, il demone impassibile, quello che aveva sterminato la sua famiglia senza versare nemmeno una lacrima, seppur sotto il controllo di Orochimaru. Era solo una mocciosa qualunque, a quanto ne sapeva neppure di quel mondo…che gliene importava di ciò che pensava di lui? Niente, non sapeva niente, non poteva comprenderlo, non voleva comprenderlo e non l’avrebbe mai fatto. Perché era come tutti gli altri: pronta a distribuire giudizi, ma mai a concedere fiducia e perdono.

Come Sasuke…

Sarebbe sempre rimasto da solo. Ma ormai non gli importava più…

«Il fine del ninja è la missione…Nessun sentimento, nessun pensiero, nessun rimorso»

 

 

 

 

raga

Ciao a tutti raga! Lo so, è passata una vita dall'ultimo aggiornamento, e non nego che mi sono chiesta più volte se effettivamente avessi la forza di portare avanti la storia...

Il dilemma amletico è nato in una brutta giornata durante la quale un amico ha avuto la pessima idea di spedirmi tutti gli spoiler possibili ed immaginabili sul Leader di Akatsuki, su Itachi e quant'altro...Dannata curiosità, a fine lettura mi sono ritrovata a dire:"E adesso, come faccio con Dark Soul, quando i miei piani erano un poco diversi..."

Giorni, settimane e quasi due mesi dopo, sono arrivata alla conclusione che questa fanfiction già dall'inizio si distaccava dal manga per alcuni eventi(Sasuke redento, ec...)

quindi...

SHOW MUST GO ON!

al prossimo aggiornamento, cioè fra 2 week perchè nel frattempo non crediate che sia stata lì a disperarmi, ho già scritto 3 nuovi capitoli!!

Baciottoli!

Mizar89

PS: Sorry x l'attesa.

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Capitolo 20
*** 20*: NOT A GAME ***


raga

Capitolo 20: Not a game

Dopo quella che parve loro un’eternità, giunsero finalmente al castello del daimyo; come previsto, non si sarebbe rivelata un’impresa semplice: alte mura di roccia circondavano la rocca, e numerose sentinelle s’avvicendavano nei camminamenti dell’enorme pagoda.

«Decisamente il posto migliore dove nasconderci la formula di un veleno capace di ammazzare migliaia di persone…» pensò Mizar, con un sorriso amaro.

Si voltò verso Itachi, commentando ironica:”Non sarà certo una passeggiata”

“Ti ho sopportato finora, questo sarà nulla al confronto” ribattè lui con stesso tono.

La ragazza lo fissò sottecchi:”Sbaglio o hai appena fatto una battuta?”

Lui non le rispose, ma prese ad esaminare la situazione, studiando il modo migliore per infiltrarsi nel castello senza farsi scoprire.

Malauguratamente, dovette constatare che l’unica era risalire le imponenti mura pietrose, dalla parte in cui esse non si affacciavano sul lago palustre che quasi circondava la roccaforte; inutile dire che la possibilità d’essere scorti dalle guardie era elevatissima.

Fosse stato da solo, non se ne sarebbe nemmeno preoccupato, ma non poteva permettere che Mizar corresse pericoli.

Cosa ci trovasse di interessante poi, in quella piccola intrigante, nemmeno a lui era dato saperlo…Fatto stava che l’erede dei Koga era stata l’unica ad avere un po’ di fegato per parlargli schiettamente, ad affrontarlo a viso aperto, senza temerlo. Per la prima volta dopo anni, era stata la prima a trattarlo come suo pari.

Certo, non si sopportavano per niente, o meglio, si detestavano cordialmente ma, non poteva dimenticarsi che era stata Mizar a fermare Sasuke nel Paese dei Fiumi; in qualche modo, quella ragazza insopportabile aveva la capacità di andare oltre le banali apparenze, di vedere dove nemmeno suo fratello poteva…

Sembrava quasi che lei riuscisse a capire…il suo cuore…

Itachi scosse forte la testa, quasi cercasse di allontanare quei pensieri fuori luogo in quella situazione.

«La missione prima di tutto» si ripetè per l’ennesima volta.

“Allora, che si fa?” azzardò a chiedere la biondina, in un sussurro. In un primo momento fu sul punto di risponderle malamente, ma poi si rese conto di quello che lei aveva cercato di fargli capire da quella mattina: era la sua prima vera missione anbu, aveva bisogno di consigli e avvisaglie, non di commenti acidi e sprezzanti. Per quanto non la sopportasse, era pur sempre l’unico ninja su cui far affidamento da lì a Konoha…

“Sappiamo che abitualmente ci sono tra i mille e i milleduecento guerrieri in quella fortezza. Ora, contando l’ora, potrei mettere la mano sul fuoco e dire che un quarto di questi ha la licenza di trascorrere la notte fuori…”

“Perché?”

“Regolare visita alle case di tolleranza…”

Mizar arrossì, borbottando un:”Tipico dei maschi…” a stento inteso da Itachi, che proseguì nelle sue spiegazioni: “Comunque, dovranno essere di rientro all’alba, quindi per quell’ora noi dovremo aver già fatto ed essere anche parecchio lontani…”

Scoccò un’occhiata eloquente alla biondina, che lo fissò di rimando, perplessa:”Ci vorrà così tanto tempo prendere una stupida formula e levare le tende?”

L’Uchiha avrebbe riso volentieri:”Calcolando il numero delle stanze del palazzo, soldati, eventuali combattimenti e guai simili…sì. Anche perché dovremo attendere gli intervalli di tempo fra un cambio della guardia e l’altro, prima di poter passare le mura”

“Fantastico…E fra quanto dovremmo…”

“Adesso. Abbiamo un’ora di tempo per passare la prima cerchia di avvistamento e salire le mura prima che passi la ronda. Dobbiamo andare” concluse Itachi, pronto a ripartire.

Mizar sospirò: addio pausa di riposo…

 

 

L'interno della pagoda era completamente ligneo, con stucchi e finiture in oro, tappezzeria in seta rossa e bianca, shoji della più pregiata carta di riso.

La scelta di agire nottetempo si era rivelata azzeccata: un’incursione diurna, in un ambiente simile, avrebbe significato un sicuro fallimento.

«Saremmo stati troppo visibili»

Ma a quell’ora tarda non vi era anima viva: la servitù doveva aver terminato da poco le corvées nelle cucine, la corte si era già coricata da tempo ed il daimyo era probabilmente troppo occupato con le sue concubine.

Quanto alle guardie, molte di esse erano a spassarsela nelle taverne, e quei pochi rimasti non consistevano certo una minaccia…

«Per Itachi»

Mizar pregò di non trovarsi mai in condizione di dover uccidere per difendersi; ciò che le era inconcepibile di quel mondo era la facilità con cui venivano messe in gioco le vite…

Un rumore secco la fece voltare di scatto.

“Tranquilla” le disse Itachi, indicando un gatto nero che era balzato fuori da un enorme vaso di maiolica dipinta a mano.

La ragazza avvertì un brivido gelido correrle lungo la schiena. Non era superstiziosa, amava i gatti ma…

Come si dice, coincidenze insolite destano sospetti. E l’aver trovato il palazzo semideserto diceva già molto.

“Sei troppo nervosa” commentò improvvisamente l’Uchiha.

“Come sei premuroso…La stanchezza ti rende gentile?” ribattè ironica la giovane.

Occhiataccia truce.

“Ok, come non detto…Mi spiegheresti perché stiamo girando senza sapere dove andare, come se ci fossimo persi?”

Itachi inarcò un sopracciglio:”Cosa ti aspettavi, un bel cartello con su scritto ‘per il rotolo rubato, sali le scale e terza porta a destra del corridoio di sinistra’?”

Mizar lo guardò storto:”Lo sai invece dove devi andare tu?A…”

Improvvisamente il ragazzo si girò, tappandole la bocca con una mano.

“Chiacchieri troppo” disse in un sussurro.

La diciassettenne trasalì, trovandosi ad un soffio dal viso di Itachi.

“Dobbiamo stare attenti, e passare inosservati. Konoha non può permettersi errori”

L’Uchiha sfilò da una tasca della divisa anbu un minuscolo rotolo che, una volta aperto, si rivelò essere una piantina del palazzo.

“Come fai a…?”

“Raccogliere informazioni è la priorità per un ninja. Oggi pomeriggio, alla taverna, la conversazione con Yabu si è rivelata più utile di quanto potessi mai sperare”

Mizar lo fissò un istante senza capire, e allora il ragazzo accennò ad un sorrisetto che nulla aveva d’allegro:”Non sempre le informazioni si ottengono verbalmente”

Lo sharingan scintillò sinistro nel buio.

La giovane rabbrividì.

“Non ho avuto bisogno di torturarlo per avere questa, se è ciò che stai pensando. È stato sufficiente sondargli la mente, non aveva alcuna difesa a causa del sakè” disse l’Uchiha, come se fosse stata la cosa più ovvia, come se fosse normale e corretto violare il pensiero di qualcuno…

“Te l’ho già detto, prima di tutto la missione. Non sarai mai degna del nome di ninja, se anteponi al tuo dovere inutili vincoli morali”

Parole gelide come una secchiata d’acqua e dure come un pugno; ma prima che potesse trovare la forza di ribattere, si udirono improvvisamente delle voci, vicinissime.

In un solo istante, Itachi l’afferrò per un braccio, trascinandola dietro un paravento ornamentale posto in un angolo del corridoio che circondava il corpo centrale della pagoda, occupato da una tortuosa rampa di scale lignee.

Mizar cercò di ribellarsi, giusto per scostarsi quel poco sufficiente ad evitarle di essere incollata al ragazzo, ma la stretta di quest’ultimo le impedì di divincolarsi.

«Sta’ ferma!»

La sua voce le risuonò nella testa come un gelido ordine.

Il silenzio che regnava tra quelle mura venne improvvisamente spezzato da un rumore affrettato di passi: qualche secondo dopo, tre soldati apparvero di corsa dal nulla del corridoio.

“Sbrigatevi idioti, o il comandante ci farà ammazzare!”

“È colpa di Shirosuke se siamo in ritardo!Lui e le sue puttane!”

“Baka, se ti sei ubriacato per primo!”

“Zitti!Pregate che non sia accaduto nulla in nostra assenza!Se scoprono che non eravamo ai nostri posti nella ronda, potete anche dire addio alla testa!”

Le voci concitate si affievolirono in lontananza, perdendosi nuovamente nella sconfinatezza della pagoda.

“La via è di nuovo libera”

Mizar incrociò per un istante gli occhi di Itachi: se il ‘pericolo’ era passato, perché continuava a stringerla?

«Ma che cosa sto pensando…No, è fuori luogo e completamente senza senso!!!No, no…»

Le sembrò di vedere il diciottenne inarcare un sopracciglio, quasi incuriosito.

Ma non era possibile che le leggesse così i pensieri…Un po’ di rispetto per la privacy altrui, era esigere troppo?

“Koga, andiamo”

“Dove?” fu la domanda più ovvia che le balenò per la mente.

“Dobbiamo arrivare in cima alla pagoda” rispose Itachi, sbrigativo.

La kunoichi obbiettò:”Come fai ad essere sicuro…”

“Se avessi prestato un po’ più attenzione, magari con la tua abilità innata, ti saresti resa conto che in cinque piani non abbiamo ancora incontrato guardie, eccetto questi ultimi che, stranamente, sono saliti ai piani superiori…Ma, dimenticavo, tu non sai gestire il tuo chakra” aggiunse l’Uchiha, gelido.

Mizar non gli rispose, ben conscia che, se si fosse arrabbiata, l’avrebbero sentita fino a Konoha. Un gesto col dito medio fu più esplicativo di ogni parola.

«Comincio a capire perché hanno mandato me con questo qui, non hanno trovato nessuno disponibile a sopportarlo!! Maledetto Kakashi-sensei…If I survive, I swear…»

 

Molto lontano da quel luogo, a Konoha, un giovane quindicenne camminava sotto la pioggia, alla ricerca di risposte che non gli era dato conoscere.

Troppi perché che affollavano la mente, che si rifiutava di accettare quella verità offuscata, cruda ed al contempo semplice che già gli era stata rivelata.

Le parole di Jiraya, di Kakashi, di Mizar, ma soprattutto la voce di Itachi che gli risuonava nelle orecchie, dura come un pugno, fredda come il ghiaccio. Un peso nel cuore che non riusciva ad acquietare.

Sasuke chiuse gli occhi, il viso alzato al cielo, sentendo rivoli di pioggia gelida scivolargli lungo le guance, fino a perdersi sui vestiti fradici.

Non piangeva. Le lacrime sono disdicevoli, per uno shinobi; un simbolo di debolezza, di un’umanità che non è propria di una creatura che annoverava nelle proprie qualità il rispetto assoluto delle regole e l’assassinio.

Non piangeva, non l’aveva più fatto da quella notte. Col passare degli anni, aveva scoperto che la disperazione poteva essere confortevole, come le braccia di una madre premurosa.

Crogiolandosi nel proprio dolore, aveva vissuto sino a quel momento, compiendo le sue scelte, giuste o sbagliate che fossero. E, sebbene avesse abbandonato la folle idea di seguire Orochimaru, non aveva abbandonato l’unica ragione che l’avesse spinto ad andare avanti.

Nonostante sapesse di avere delle persone speciali legate a lui, non aveva mai smesso di bramare vendetta nei confornti di suo fratello.

Ma ora, che cosa gli restava?

Scoprire che Itachi fosse una vittima alla pari di lui, lo aveva sconvolto.

Ammettere che fosse innocente, significava ammettere con sé stesso di non avere più uno scopo nella vita.

Era sopravvissuto, aveva combattuto in nome di una vendetta che ora vedeva svanire in fumo sotto una coltre di pietà. Che senso aveva avuto, tutto ciò che aveva fatto? L’essere arrivato a un niente dal vendersi ad Orochimaru, l’aver fatto soffrire Sakura e Naruto per una volontà ferrea che ora non aveva più senso di perdurare. L’essersi reso conto di quanto la sua vita fosse vuota.

La porta di casa si aprì con un cigolio. Con i vestiti zuppi di pioggia, Sasuke si lasciò cadere sfinito sul divano, nell’oscurità della stanza, mentre fuori infuriava il temporale.

«Nulla ha più senso, oramai»

 

[Diverso tempo dopo, lontano da Konoha]

Ne aveva vedute tante, nei suoi diciotto anni, specialmente negli ultimi, passati a frequentare taluni pub nel cuore del Bronx, a New York. Aveva imparato, quasi a sue spese, cosa volesse dire stare alla larga dai guai. Ma mai, aveva dovuto mettere a repentaglio la sua vita. Mizar Koga non era un ninja, ma nessuno sembrava capirlo, in quel mondo.

Bambini abituati ad uccidere, addestrati a farlo, già in tenera età. La morte è parte dell’esistenza di uno shinobi.

E non c’è esperienza più fortificante della prima missione seria. Quando devi lottare, per portare a casa la pelle.

“Koga, muoviti!” ordinò Itachi, mentre correva qualche metro avanti rispetto a lei.

Negli ultimi…minuti? Nemmeno lei avrebbe saputo dire quanto tempo fossero rimasti in quella fottutissima pagoda…Aveva sperimentato letteralmente cosa significasse vivere la vita sul filo di un rasoio.

Perché, nonostante sentisse il peso del rotolo rubato nella sacca che portava su una spalla, la missione era ben lungi dall’essere andata a buon fine o dall’essere conclusa.

“CORRI E NON FERMARTI!»

Itachi. La sua mente di abile stratega aveva curato ogni dettaglio della missione con minuziosa precisione. Ma nemmeno il vero erede dello sharingan aveva saputo prevedere quali assurdi risvolti aveva assunto la loro impresa.

Una missione di recupero, con un livello alto dovuto più alla “scomodità” del nemico per Konoha, più che per la sua pericolosità. Una fortezza difesa da samurai, le cui abilità erano imparagonabili a quelle di due jonin.

Una missione facile, troppo. Quasi noiosa. Mai ipotesi si era rivelata più sbagliata.

 

[Prima…]

Erano riusciti ad arrivare indisturbati sino al piano riservato agli appartamenti privati del Daimyo.

Itachi e Mizar si erano separati per esplorare le due vaste ale, suddivise in un’infinità di stanze. Con ogni senso all’erta, la ragazza si era addentrata in quello che a tutti gli effetti era l’harem del padrone del palazzo. Le concubine “minori” alloggiavano in piccole stanze, in tre o quattro. Improbabile che il rotolo fosse lì dentro.

Via via che si addentrava verso il centro della struttura, le camere divenivano più grandi, sino ad essere veri e propri appartamente squisitamente arredati, ciascuno riservato ad una singola geisha. Le donne dormivano profondamente, in un sonno che la Koga ritenette provocato da una probabile sbornia.

Per il resto, nemmeno una guardia: gli uomini non erano ammessi in quel luogo di piacere privato, se non dietro ad esplicito invito del Daimyo. Nonostante ciò, credette di scorgere qualche figura maschile nascosta sotto le coperte di seta, avvinta nel sonno al corpo candido di una concubina. Giovani amanti passionali disposti a rischiare la vita, nel caso fossero stati scoperti. Nell’aria aleggiavano i rimasugli di quello che, senza alcun dubbio, doveva essere oppio.

Una casa di tolleranza in piena regola.

Inprovvisamente si trovò dinanzi ad un enorme shoji di seta rossa con ricami d’oro. Il cuore della pagoda.

L’appartamento del Daimyo.

Si guardò attorno con circospezione: Itachi non c’era. Lo shinobi era stato chiarissimo a tal proposito; se lei avesse trovato qualcosa, e se fosse stata sicura di non correre rischi, avrebbe potuto procedere.

E, per quello che poteva percepire con la sua abilità innata, di soldati non vi era nemmeno l’ombra.

Si era addentrata nelle stanze con accortezza felina, pronta a scattare al minimo cenno di pericolo. I muscoli le dolevano, tanto erano tesi nello sforzo di non fare il benchè minimo rumore.

Fece scorrere lentamente uno degli shoji del quartiere interno, e s’infilò nell’oscurita della stanza con un lieve fruscio.

«Perfetto, è vuota» pensò Mizar, con un sospiro.

Era un banalissimo salottino, adorno di imbottiture di seta verde giada, con un tatami fatto di tanti quadrettoni color muschio, su cui era ritratta l’effige di un samurai nell’atto di colpire a morte un dragone.

«Direi che qui non c’è nemmeno un parziale nascondiglio per quel rotolo. Ammesso che non il daimyo non l’abbia rivenduto. Chissà se Itachi ne ha tenuto conto…»

Iniziava ad essere stanca di giocare a nascondino in quel posto.

Stai attenta, Mizar. Non sottovalutare questa missione, e non considerarla un gioco. Ne vale della tua vita.

«Cosa?»

La ragazza trasalì. Chi aveva parlato?

Si guardò attorno, la mano già sull’elsa della katana.

Non c’era anima viva. Possibile che quella voce l’avesse udita…nella sua mente?

«Itachi?»

Silenzio assoluto. La biondina scosse la testa: cominciava anche a diventare paranoica?

«Meglio uscire. Qui non c’è proprio nient…WAAAH»

Rischiò di cadere, dopo aver inciampato in uno dei quadrati che formavano il tatami, leggermente sollevato rispetto agli altri.

Se ci fosse stato l’Uchiha, con ogni probabilità avrebbe avuto da ridire riguardo la sua “leggiadra destrezza”, o qualcosa di simile.

«Potevo anche farmi male!» pensò con stizza Mizar, fissando torva il tatami. Improvvisamente, le vide.

Macchie di un colore più scuro rispetto al rosso con cui era stato ricamato il drago. Si chinò per esaminarle.

Le dita toccarono quel fluido viscoso e tiepido, di un rosso quasi nero.

«Sangue»

Un brivido fastidioso le corse lungo la spina dorsale. Odiava vedere il sangue, era una sensazione più forte di lei.

Dopo quell’attimo di smarrimento, non potè fare a meno di chiedersi cosa ci facesse lì del sangue, finchè non s’accorse che le macchie costituivano una lunga striscia, che passava sotto l’altro shoji della stanza, come se qualcosa fosse stato trascinato fuori di peso. Qualcosa come un corpo.

«What the heck’s happening?»

La kunoichi si alzò in piedi, e seguì quella traccia umana, la curiosità morbosa che lottava contro la paura.

Oltre lo shoji, il sangue era un’unica scia che attraversava tutto lo stretto corridoio che portava ad un’ultima stanza.

Quella che doveva essere il sancta sanctorum di tutto il palazzo, la camera da notte del daimyo.

«La faccenda non mi piace. Dov’è quel cretino, quando c’è bisogno di lui?»

La presenza gelida di Itachi le sarebbe stata di conforto, in quel momento.

Camminò lentamente lungo le pareti, sino all’enorme porta di legno massiccio intarsiata di madreperla ed oro.

Il sangue andava oltre.

Sfoderò un pugnale, le dita strette con forza attorno all’impugnatura, la presa fin troppo salda, mentre l’altra mano spinse piano il grosso battente di metallo. Una fessura sottilissima, da cui riuscì ad intravedere una minuscola porzione della camera. E un’ombra proiettata sul pavimento, accanto ad un cumulo di stoffa che si contorgeva a terra.

L’ombra aveva in mano qualcosa. Mizar scorse il baluginio metallico, e sentì la lama fendere l’aria con un sibilo, sino a colpire la sagoma indistinta che giaceva a terra in preda agli spasmi. Un colpo secco, un gorgoglio simile ad un rantolo e poi s’irrigidì, restando immobile.

La ragazza trasalì, nel silenzio assoluto, e l’ombrà si alzò di scatto. L’aveva sentita!

«Merda!»

Indietreggiò contro il muro, appiattendosi contro di esso, il cuore che batteva forte. L’avrebbe trovata, con tutto il casino che faceva!

Sotto la porta vide la luce tenue venire oscurata.

«È finita»

Invece non accadde nulla. L’ombra sparì un istante dopo.

Mizar dovette attendere lunghi, interminabili secondi, prima di riuscire a trovare la forza di muoversi.

Sfoderò anche l’altro pugnale sai e, con lo Tsuki no Kokoro che ardeva nei cuoi occhi, colpì la porta con un calcio, spalancandola e balzando dentro la stanza, pronta a combattere. Ma era completamente deserta.

Chiunque fosse, se n’era andato.

Senza abbassare la guardia, si avvicinò con circospezione al cumulo di stoffe stracciate che giaceva a terra, in un lago di sangue. Il corpo di qualcuno, forse dello stesso daimyo. L’uomo aveva cercato di fuggire, era corso fino alla stanza in cui si trovava prima…forse c’era un passaggio nascosto sotto il tatami…In ogni caso, l’assassino doveva averlo raggiunto in fretta, e l’aveva ritrascinato fino alla camera da letto, per farlo fuori.

«Ma chi ha osato colpire a morte un uomo così potente, e come. Soprattutto, per quale motivo?»

Con il piede rivoltò il cadavere…E subito dopo dovette reprimere un conato di vomito.

Indietreggiò, gli occhi sbarrati dal terrore.

«Fuckin’ hell»

Il daimyo giaceva riverso con la faccia sconvolta dagli spasmi dell’agonia. Aveva fatto una fine orribile.

La gola era stata tagliata fin quasi alla decapitazione, lo squarcio aveva intaccato persino le vertebre del collo.

Paralizzata dal terrore, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello scempio.

Il kimono candido era stato tinto di rosso dal sangue copioso e, fra le ferite che erano state inferte al corpo, vi era un grosso taglio aperto ad altezza del ventre, da cui…

Una mano le coprì improvvisamente gli occhi, e subito una voce la zittì prima che gridasse.

“Sono io. Non guardare”

Mizar si rilassò.

“Che cos’è successo?” domandò Itachi, facendola voltare verso di sé.

“N-non lo so…C’era qualcuno, prima…N-non ho v-visto chi fosse…” mormorò la ragazza, ancora scossa.

Un’ombra di nervosismo passò sul viso di Itachi.

“Dobbiamo andarcene. La missione è annullata”

“Ma…non abbiamo ancora trovato il rotolo…”

“Non importa, dannazione per una volta non discutere! È in gioco la reputazione del villaggio, se ci trovano e ci riconoscono saremo accusati di omicidio, e non ho intenzione di avere anche questo sulla coscienza!” ringhiò l’Uchiha a bassa voce, lo sharingan fiammeggiante nelle iridi.

Mizar deglutì e tacque. Uscirono di corsa nel corridoio, ripercorrendo la stessa strada a ritroso…

“Aspetta, Itachi!”

La ragazza si fermò di scatto, davanti alla porta della saletta con il tatami del dragone.

“Che cosa c’è?”

“Mi è venuta in mente un cosa che ho visto prima…forse…”

Corse dentro la stanza, ignorando il richiamo esasperato del jonin.

Gli occhi impiegarono un attimo a ritrovare il quadrato di tatami disconnesso.

Si chinò ad esaminarlo. C’erano i segni di una giuntura, sotto di esso! Con uno sforzo, riuscì a sollevare la finta botola.

“Koga, non è il momento di…”

“Sta’ zitto e vieni a vedere!”

In un balzo Itachi le fu accanto, e un lampo d’incredulità balenò nel suo sguardo.

Sotto il tatami non vi era alcun passaggio, ma lo spazio non era affatto vuoto.

Sacchetti di seta ricolmi d’oro e gioielli, armi e…un rotolo di pergamena con un sigillo argenteo, su cui era incisa l’effigie della Foglia.

“Finalmente qualcosa che va per il verso giusto” commentò Mizar, mentre l’Uchiha raccoglieva il rotolo con un mezzo sorriso.

“Ottimo lavoro –commentò- Adesso andiamocene”

Non fecero in tempo a fare una decina di metri, che l’urlo agghiacciante di una donna lacerò il silenzio.

«Maledizione, l’hanno già trovato!»

Corsero, quando improvvisamente la figura di una donna si parò dinanzi a loro; probabilmente doveva essere la stessa che aveva appena gridato.

Vi fu un istante di stasi, in cui tutti e tre si fissarono.

“FERMATEVI! GUARDIEEE, HANNO UCCISO IL DAIMYOOO…AAAAAAAAH!”

La geisha cadde riversa a terra, gli occhi vuoti e la tipica espressione di chi è preda di un’illusione.

“Muoviti Koga, non voglio dover affrontare l’intero reggimento di soldati!”

Raggiunsero il piano superiore del palazzo, l’ultimo…Erano finiti in un vicolo cieco!

“Itachi, dove stiamo andando?!! Siamo in trappola!” gridò la biondina, vedendo dinanzi a sé una parete di legno spessa, e sentendo decine di voci sempre più vicine.

“No che non lo siamo. Tieni stretto il rotolo” disse tranquillo l’Uchiha, lanciandole la sacca in cui lo aveva messo. Aveva esaminato la planimetria della pagoda, e se la ricordava. Voltò leggermente la testa verso la ragazza.

“Prendi la mia mano e non lasciarla”

“Cosa stai…”

“FALLO E BASTA!”

Le sue dita tremanti strinsero attorno alla mano sinistra del ninja, che le strinse forte.

“Avere la fiducia della propria compagna di squadra rende migliori anche le situazioni critiche, ricordatelo”

Prima che Mizar potesse capire ciò che le aveva appena detto, Itachi concentrò il chakra nella mano destra, e si lanciò di corsa verso la parete massiccia, trascinando la ragazza con sé.

“AMATERASU!”

Le fiamme nere carbonizzarono all’istante il legno, e sfondarlo non fu difficile. Con una spallata poderosa la parete cedette, e i due ragazzi si ritrovarono a precipitare nel vuoto, giù dall’alta pagoda, sino a finire dentro le scure acque del lago, come Itachi aveva astutamente calcolato.

Il grido di Mizar fu spento dall’aria gelida che le finì nei polmoni, un istante prima del tuffo.

 

L’acqua fredda le intorpidiva le membra, rallentando i suoi movimenti. Ci mancava solo che annegasse!

Con uno sforzo si diede una spinta di anche e nuotò fino alla superficie. Aria.

Le ci vollero diversi secondi per riprendersi.

«Itachi, maledizione a te, giuro che se ti prendo, non rispondo delle mie azioni!»

L’Uchiha riemerse qualche istante dopo, poco distante.

“Tu, razza di cretino! La volta prossima che ti viene in mente un’idiozia simile, non farla in mia presenza!”

“Non lamentarti come una bambina. Ringrazia di aver portato a casa la pelle, Koga”

“Di certo non grazie a te!”

L’Uchiha la fissò con gli occhi ridotti a due fessure:”Preferivi combattere contro tutti quei samurai?”

Mizar si morse un labbro.

“Come immaginavo. Nuota, se ne sei capace. Dobbiamo rientrare a Konoha, la vicenda non mi piace. Temo che avremo problemi” disse il ragazzo, prima di dirigersi verso riva con un impeccabile “stile libero”.

Una volta fuori, un’impietosa aria fredda si strinse nella sua morsa, anche se il jonin non diede il minimo segno di indebolimento, dimostrandosi un degno stoico.

“C-cosa f-facciamo o-ora?” domandò tremando dal freddo la biondina, strizzando alla bell’e meglio le gambe dei pantaloni fradici.

“Te l’ho già detto. Prima ce ne andiamo, meglio è. Muoviti” disse il ragazzo e, senza darle il tempo di riprendersi, riprese la corsa.

“Lo so che l’hai detto, non sono rimbambita. Ma…non me la dai a bere, qualcosa ti preoccupa”

Itachi la guardò, inarcando un sopracciglio:”Perspicace, Koga. Ciò che mi dà noia, di questa faccenda, è che non siamo gli unici a cercare quel rotolo. Non so se l’hai notato, ma nella camera del daimyo era tutto a soqquadro. Cercavano la stessa cosa che volevamo noi. Il daimyo deve averli scoperti, o deve aver tentato di mettere in salvo una plausibile fonte di guadagno, ed è stato tolto di mezzo”

«Tolto di mezzo? Credo che solo Jack the Ripper riducesse a quel modo le sue vittime!»

Mizar si passò una mano tra i capelli bagnati, e rifece la coda, continuando a correre.

“Non possiamo fermarci. Tra poco ce li troveremo addosso, ed è meglio evitare lo scontro”

“Vuoi dire che ce n’è più di uno? Ma chi…?”

L’Uchiha scosse il capo: aveva fatto un errore di calcolo, non prendendoli in considerazione.

“Il gruppo di ninja traditori assoldati dal daimyo per il furto del rotolo. Probabilmente, contavano di farsi pagare il lavoro, riprendersi la merce e rivenderla per conto loro”

La Koga lo fissò perplessa. “Come fai ad essere certo che siano stati loro?”

Un sorrisetto amaro.

“Semplice. Un samurai non avrebbe mai ridotto così un nemico, per questioni di onore. Un ninja se ne frega di queste insulse regole da codice. Ogni mezzo è buono per un fine”

Aveva appena riassunto l’essenza di due codici marziali esattamente agli antipodi: il Bushido e il Ninpo. Lei, li aveva letti, tempo addietro, ancora quando era a New York; tuttavia, non aveva mai percepito come la loro differenza abissale fosse così…spietata.

«Il fine che giustifica i mezzi? No…Io non sono così…AH!»

Un kunai apparve dal nulla e si conficcò con un rintocco metallico nel terreno dinanzi a loro. Si fermarono di scatto, all’erta.

“Ma che carini! Che bei discorsi filosofici…Siete proprio due mocciosetti freschi di accademia, anche se, lo ammetto, ci sapete fare” sibilò una voce melliflua.

Lo sharingan di Itachi perlustrò a fondo il fitto fogliame della foresta.

«Dove si nasconde?»

“Kuro, ma che dici? Sei proprio un idiota…Konoha ci ha fatto l’onore di mandare due anbu”

«Due»

“Chissà, magari le loro teste valgono già qualcosina”

«Tre»

“Mah, sono giovani, dei bambini che giocano a fare i ninja” commentò con una risata la prima voce.

L’Uchiha chiuse gli occhi. C’erano tre nemici, senza dubbio ninja di livello jonin, marchiati come traditori del villaggio di Kiri. Con un’ottima abilità di mimetizzazione.

Sorrise. Erano avversari perfettamente alla sua portata.

“Itachi…” mormorò Mizar nervora, accanto a lui.

Sfortunatamente, non avrebbe potuto dire lo stesso della ragazza.

«Maledizione. L’avevo detto a Kakashi, che avrebbe causato soltanto guai»

“Allora, piccoletti, ce lo date quel rotolo? Non vorrete farvi male” sghignazzò di nuovò la stessa voce, nascosta nelle tenebre.

Itachi riaprì gli occhi, annullando lo sharingan. Doveva giocarsi bene l’unica carta possibile.

“D-d’accordo. Ci arrendiamo. Vi consegnamo il rotolo, ma non uccideteci, vi prego” esclamò, simulando benissimo la sua paura.

Mizar lo guardò incredula:”Cos…”

«Quando escono allo scoperto, aspetta il mio segnale e vai. Corri, sempre verso est, non fermarti nemmeno se senti che le gambe non si muovono più. Arriva a Konoha, e consegna il rotolo a Tsunade»

«Ma…»

«Non discutere! Mi sei solo d’intralcio qui!»

La biondina sospirò:«Ma tu…»

«So cavarmela da solo, Koga. Non sono uno sprovveduto. Ora dammi retta, e aspetta il mio segnale»

Mizar annuì impercettibilmente, ed alzò le mani in segno di resa:”Ci arrendiamo. Non fateci del male”

“Uhuh, non ve ne faremo, carina”

Improvvisamente un ninja atterrò davanti a loro. Aveva un coprifronte con il marchio della Nebbia, e una grande scimitarra in pugno.

“Siamo persone magnanime, noi Spadaccini della Nebbia”

Altri due shinobi comparvero dal nulla accanto al primo, uno con un grosso macete in pugno, l’altro con due jitte dalle punte affilate.

Erano tutti uomini adulti, sulla trentina, e con un’aria tutt’altro che rassicurante.

“Dammi il rotolo, ragazzino, e prometto che non vi faremo un graffio…forse”

“Non ti credo!” gridò Mizar.

“Ma sentitela, quanto strilla questa pupattola. Bella, hai forse qualche altra scelta?”

Itachi le fece cenno di tacere.

“Non ne abbiamo. Prendetevi il rotolo ma, vi scongiuro, lasciateci andare…”

Infilò una mano nella sua piccola sacca, ed estrasse il rotolo rubato.

“Tenete!” gridò l’Uchiha, lanciandolo al ninja che a tutti gli effetti sembra essere il capo, quello con la scimitarra.

“Bravo piccolo, saggia decisione…MA COSA…AAAARGHHH!”

La carta bomba con il finto rotolo esplose non appena la mano del ninja.

Nel fumo spesso che li avvolse, Itachi agguantò Mizar per un braccio e la spinse avanti.

“Corri, e non fermarti! VAI!”

Senza replicare, la ragazza corse via.

«Sta’ attento» pensò in cuor suo.

 

Il fumo si diradò in fretta, spazzato via dal vento.

I tre mukenin erano ancora vivi, e solo vagamente storditi.

Non che Itachi contasse di levarseli di mezzo con una banalissima carta bomba, ma come escamotage momentanea aveva funzionato.

Era rimasto lui da solo, come previsto.

“Piccolo bastardo, come hai osato! Dov’è la mocciosa?!” gridò quello con la scimitarra, con una parte del volto scottato dall’esplosione.

“Uhuh, vi siete fatti fregare facilmente, per essere degli Spadaccini. Sicuri delle vostre referenze?” commentò in risposta il jonin, sardonico.

“MALEDETTO, NON NE USCIRAI VIVO! TECNICA DEL VELO DI NEBBIA!”

Subito l’aria si velò, avvolta dal fitto vapore perlaceo provocato dall tecnica.

“Koshiro –ordinò il mukenin con la scimitarra- tu resti con me. Shogen, va a prendere quella sgualdrinella e ammazzala”

Il ninja con il macete annuì con un sorriso crudele.
”Considerami già tornato, Hanzo” disse, svanendo con un fruscio.

«E ora a noi due, piccolo bastardo» pensò Hanzo, sfoderando la sua spada.

“Voglio avvertirti, ragazzino. Non ho intenzione di lasciare integro un solo brandello del tuo corpo. Preparati, non sai chi hai sfidato! Questa nebbia è il mio regno, non hai scamp…”

Prima che potesse finire, un kunai gli sfiorò la guancia bruciata, facendolo urlare di dolore.

“So chi sei, Hattori Hanzo di Kiri. Un misero ladro che se la spassa a fare il ninja. In merito a questo, t’invito a raccomandare te stesso ai Kami”

Itachi si stagliò innanzi al ninja, la sua chokuto in mano, e lo sharingan ardente come l’inferno.

 

E Mizar c’è! Dopo mesi trascorsi nel buio, ha affrontato a testa alta gli esami di Maturità e ora manca solo l’orale.

E lo scoglio di questo capitolo è andato. Grazie di cuore a tutti quelli che, ancora dopo tanto tempo, mi seguono.

Grazie (anche a Ale che mi sommerge di spoiler…In fondo gli voglio bene…)

Passando alla storia, direi che i tre Spadaccini hanno sfidato Itachi senza sapere con chi hanno a che fare…La vedo brutta. I loro nomi sono il mio ennesimo tributo a quello stupendo manga che è Basilisk (Agli appassionati di ninja consiglio di leggerlo!), come già lo sono i cognomi Iga e Koga, nonché i nomi dei capostipiti dei due clan Yashamaru Koga e Gennosuke Iga (In Basilisk i clan sono invertiti ^_^).

Per quanto riguarda il povero daimyo…Brutta fine, un po’ macabra. Ci stava.

Suggerimento: non fate come la sottoscritta che si è letta un paio di studi su Jack the Ripper (Il serial killer londinese che nel 1888 uccise cinque donne, sgozzandole e squartandole). Purtroppo quella simpaticona della mia prof di inglese ce li ha rifilati come compito di letteratura sulla Victorian Age. Soprattutto, non cercate dati in internet se siete presi da una sfrenata curiosità, molti siti hanno la disgustosa abitudine di esporre in bella vista le foto dell’epoca delle vittime. Diciamo che come esperienza la consiglio solo a qualche pazzo che vuole ragionare nell’ottica di un possibile scenario immediatamente post-strage del clan degli Uchiha: descrizione macabra assicurata, nottate insonni incluse.

Toccando argomenti più piacevoli…Finalmente, ESTATE!

E tempo di aggiornare senza dover anteporre casini scolastici.

A presto,

Mizar*89

 

 

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