Apocalisse

di DarkRozan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Furia di Atria ***
Capitolo 3: *** Sotto Attacco ***
Capitolo 4: *** Assalto ***
Capitolo 5: *** La fine della corsa ***
Capitolo 6: *** Angelo Caduto ***
Capitolo 7: *** Tradimento e furia ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Ricordi e Rivelazioni ***
Capitolo 10: *** Incontri ***
Capitolo 11: *** Ricordi di ghiaccio ***
Capitolo 12: *** L'avvento di Guerra ***
Capitolo 13: *** una oscura verità ***
Capitolo 14: *** L'ascesa dell'Apocalisse ***
Capitolo 15: *** Le ombre avanzano ***
Capitolo 16: *** Il leone rosso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Milo osservava divertito la scena di fronte a sé. Si trovava nell’arena dello zodiaco, circondato da decine di guerrieri, sacerdoti e cavalieri giunti in quel luogo per godersi lo spettacolo. Una leggera brezza soffiava da est scompigliando i lunghi capelli dello Scorpione dorato. Di fronte a lui si ergeva fiero il suo sfidante, munito di armatura da addestramento e di una gran dose di spavalderia. Forse non sapeva chi stava per combattere o forse se ne infischiava. A Milo poco importava. L’unica cosa importante era che ora, dopo essere stato trascinato agli inferi a combattere Hades e gli Specter, dopo aver sacrificato la vita sulla soglia dei Campi Elisi, dopo essere stato finalmente riportato alla cara e preziosa vita, poteva tornare ed essere quello che era, il Cavaliere d’oro dello Scorpione, custode dell’ottava casa. Poteva tornare a combattere. I suoi occhi attenti non perdevano di vista il giovane sfidante, studiandone ogni singolo movimento come un leone in procinto di azzannare una gazzella nella savana, sempre con il suo solito ironico e provocatorio sorriso dipinto sul volto. Finalmente il grande sacerdote Shion fece la sua comparsa e si mise in piedi in cima all’arena.

<< Benvenuti a tutti voi, coraggiosi cavalieri del Grande Tempio>> cominciò il Gran Sacerdote, ringraziando tutti i presenti di essere giunti per l’avvenimento e prolungandosi in un grande discorso che sembrava interessare tutti… tranne il poco paziente Scorpione dorato, che iniziò a sbuffare e a muoversi nervosamente per l’arena “ Quante parole” pensava tra sé e sé “quando si inizia a combattere?”

“Resta calmo Milo” disse una voce nella sua testa “sai bene che questo scontro non deve essere mortale”

“si lo so Shaka è inutile che me lo ricordi” rispose innervosito “ è tutta la mattina che mi esasperate voi tutti. Adesso non posso neanche pensare senza ritrovarmi un cavaliere d’oro nella MIA testa a suggerirmi continuamente cosa fare e cosa non fare. Non sono mica un bambino, posso controllarmi”

Udì il cavaliere della Vergine ridere debolmente “Lo so bene, voglio solo non correre rischi.”

“se posso intromettermi” disse una seconda voce

“Saga non cominciare anche tu per favore. Datemi un attimo di tregua.” Rispose l’esasperato Scorpione cominciando a citare a memoria la frase che si sentiva dire continuamente dal mattino precedente “ Lui è un importante cavaliere di Apollo che è venuto al Santuario come ambasciatore per proporre una pace possibilmente duratura e che essendo curioso di saggiare la forza di un Cavaliere D’oro ha scelto ME come suo sfidante in uno scontro assolutamente amichevole, che non finirà con uno spargimento di sangue. QUINDI ORA LASCIATEMI IN PACE TUTTI QUANTI! O provvederò io stesso a tapparvi quelle bocche” ringhiò minaccioso nella sua mente lo scorpione mostrando verso i suoi compagni seduti poco distanti il suo aculeo cremisi. “molto bene” sentenziò Saga molto più tranquillo “Buon combattimento, cerca di non uscirne troppo malconcio” Milo si voltò e sorrise. Era bello riaverli tutti quanti, di nuovo uniti, di nuovo Cavalieri.

Si voltò ancora verso il suo avversario. La sua armatura era lucente, color avorio e finemente levigata, bracciali e schinieri avevano una forma uniforme e si adattavano perfettamente al corpo massiccio del Cavaliere di Apollo, ricoprendone braccia e gambe interamente; Il pettorale era piuttosto spesso a quanto poteva vedere, con al centro una piccola gemma color zaffiro che mandava un luccichio invitante. Infine l’elmo era una semplice corona che cadeva sulla fronte leggermente sopra le sopracciglia.

Milo dovette ammettere che mai in tutta la sua vita aveva visto un’armatura simile, e moriva dalla voglia di scoprire se fosse resistente quanto bella.

< Cavalieri, Milo dello Scorpione Custode dell’ottava casa  e Andur di Atria del Triangolo Australe> li chiamò Shion con voce autoritaria < siete pronti alla lotta?> i due si fissarono un solo istante, poi si voltarono all’unisono verso il Grande Sacerdote inchinandosi in segno di rispetto < Sì, lo siamo> dopodiché si posizionarono alle estremità dell’arena, lo sguardo serio i muscoli tesi, i loro cosmi pronti ad esplodere in caso di bisogno. Milo avvertì il potere dell’avversario. Possedeva un cosmo potente, senza dubbio pari al suo. Un gran sorriso si dipinse sul suo volto. “ Sarà divertente” si disse. Poi si lanciò all’attacco svelto e rapido come sempre, pregustando la tanto sperata Battaglia

 

 

 

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Capitolo 2
*** La Furia di Atria ***


Atrian Kanon stava ritto immobile davanti all'entrata della Tredicesima Casa, gli occhi chiusi ma vigile ed attento, pronto ad intervenire in caso di bisogno.
Atena gli aveva chiesto di rimanere in disparte durante l'udienza con gli ambasciatori di Apollo e la cosa lo innervosiva.
Non si fidava di quei cavalieri nè tantomeno del fratello della sua Dea.
Ora che Hades non c'era più ed i Sacri Cavalieri d'oro erano tornati alla vita per volere di Atena, il Santuario poteva finalmente godere della tanto sperata pace per cui avevano duramente combattuto nel corso della Guerra Sacra.
 Quasi anche lui non riusciva a crederci, niente più lotte, niente più Arles, Cavalieri Nordici o Generali degli Abissi.
Anche Kanon aveva trovato la pace che gli era stata negata per tutti quegli anni.
Aveva ritrovato suo fratello Saga, trovato degli amici che si fidavano di lui e che lui rispettava, ed aveva infine redento il suo lercio passato.
 Finalmente poteva sentirsi libero da colpe o da pregiudizi.
 Aveva ricevuto in dono una grande fiducia da Atena e non la avrebbe tradita come in passato.
Se quei cavalieri erano venuti in cerca di guai, allora Kanon li avrebbe sicuramente accontentati.
Al momento due Cavalieri si trovavano all'interno del Tempio, il terzo invece era nell'arena a combattere con Milo. Kanon accennò un sorriso.
Evidentemente non aveva la minima idea di quanto fossero potenti i Cavalieri D'oro e ,stando alla sua esperienza personale, Andur di Atria aveva scelto l'avversario peggiore contro cui combattere. Milo non era certo un Cavaliere da sottovalutare ,sotto quel suo sorriso provocatorio si nascondeva una furia pronta a colpire con estrema precisione. Sapeva essere spietato quando le circostanze lo richiedevano. Rabbrividì sfiorando le cicatrici che gli aveva lasciato poco più di un mese prima.
Quattordici punture subite, il dolore che cresceva colpo dopo colpo, i sensi che lo abbandonavano lentamente, la vita che scorreva via assieme al suo sangue.
 Venne bruscamente riportato alla realtà sentendo che il portone alle sue spalle si stava aprendo. Girandosi di scatto vide Atena, ricoperta da un candito vestito che lasciava scoperte le braccia sinuose ed il bianco collo per poi cadere docilmente fino alle caviglie, ed i due Cavalieri del Triangolo Australe con indosso la loro armatura e le rispettive corone nelle loro mani. Non appena lo vide Atena gli sorrise < Muoviamoci Kanon> disse dolcemente < Un duello ci aspetta nell'arena>

Milo riusciva a vedere ogni sua mossa, ogni colpo che gli dirigeva contro, riuscendo a schivarli senza eccessiva difficoltà.
Dovette ammettere che Andur non era niente male, era agile e colpiva con decisione, ma nonostante i suoi sforzi non era ancora riuscito a colpirlo. Anche lo Scorpione dorato comunque aveva trovato pane per i suoi denti, essendo riuscito a ferirlo lievemente solo in poche occasioni.
 Nessuno dei due aveva ancora usato il proprio Cosmo, evidentemente aspettando il momento migliore per colpire.
 Milo scattò in avanti tentando un affondo ma così facendo si trovò pericolosamente vicino all'avversario che, avendo intuito la sua mossa, si era spostato lateralmente ed ora era pronto a rispondere all'assalto con tutte le sue forze.
Caricò il destro e lo diresse verso il volto del Cavaliere d'oro. L'impatto fù tremendo, lo aveva colpito con grande precisione e potenza alla mascella.
Milo indietreggiò leggermente stordito. Intanto anche Andur si era fatto indietro per riprendere fiato e per studiare la prossima mossa.
Milo si massaggiò la parte lesa del volto sempre fissando l'avversario. Era davvero dotato, un giorno sarebbe potuto diventare un grande Cavaliere. Forse lo aveva sottovalutato. Il silenzio era intanto calato tra gli spettatori che aspettavano con ansia un nuovo assalto.
< I miei complimenti> disse infine lo Scorpione rompendo il silenzio appena creato. < Avevo sbagliato a giudicarti, sei un avversario degno e deciso, virtù apprezzabili in un guerriero.>
 < Lo stesso vale per me Dorato Custode> rispose Andur< Credo che non riuscirò ad essere così fortunato da colpirti un'altra volta, lo devo ammettere. Vorrà dire che m'impegnerò al massimo, non intendo perdere questo scontro >
 Milo sorrise, finalmente si iniziava a fare sul serio.
Il Cosmo di Atria iniziò a espandersi, a farsi più potente sempre più, fino ai limiti ad essa concessi. Andur si mise in posizione di attacco, le gambe leggermente divaricate, le sue braccia si incrociavano sul petto davanti alla gemma color zaffiro che prese a pulsare di energia cosmica.
Milo osservava il tutto meravigliato ma sempre pronto ad attaccare, studiando con i suoi occhi attenti il colpo segreto che stava per ricevere.

 <
Riceverai la mia tecnica ultima Scorpione, il potere più grande che la mia stella ma ha donato > urlò il Cavaliere di Apollo, senza accennare a diminuire l'intensità del suo Cosmo che stava raggiungendo livelli critici. Infine Andur allargò le braccia, nelle sue mani era stato raccolto molto Cosmo, ed ora brillavano come due piccoli soli.
 Milo si coprì gli occhi con la mano per non essere accecato da quella luce così intensa, lasciando comunque lo spazio necessario per vedere ciò che stava succedendo. Guardò la sua postura, i suoi movimenti e capì.
Andur stava creando sopra di se il Triangolo Australe, due stelle nelle sue mani, una stella color Zaffiro incastonata nel suo petto.
< Veramente magnifico >  gli urlò Milo < Il tuo potere è stupefacente Cavaliere. Ma riuscirai a controllarlo?> aggiunse con una nota di malizia nella voce.
 Gli spettatori ed anche alcuni Cavalieri D'oro si alzarono in piedi allarmati, Milo non intendeva spostarsi, restava immobile a godersi lo spettacolo meraviglioso e terribile allo stesso tempo che infuriava di fronte a sé.
< Osserva ora la furia di Atria, AUSTRAL BLAST > Urlò Andur portando le braccia in avanti, liberando la sua forza.
Un gigantesco ammasso di luce bianca, composto di decine e decine di lampi accecanti, si diresse verso lo Scorpione Dorato.
 "Ottima tecnica, ma non sei abbastanza veloce amico mio" L'aculeo cremisi dello scorpione iniziò a crescere sul suo indice destro, da quanto tempo non lo usava più. Cominciò a correre a una velocità impressionante, con l'agilità che il suo potere gli conferiva.
 Il suo Cosmo dorato bruciava, ardeva frenetico, mentre tutt'intorno a lui infuriava l'inferno creato da Atria.
Evitava i lampi di quella tempesta furiosa, si avvicinava sempre più al bersaglio.
Un solo urlo, un lampo scarlatto, l'essenza dello Scorpione< SCARLET NEEDLE > Poi tutto tacque.
 Milo era lì fermo, le ginocchia leggermente piegate, il braccio ancora teso in avanti.
Andur cadde a terra paralizzato, un dolore lancinante all'addome, nel punto in cui l'aculeo scarlatto dello scorpione lo aveva colpito, rapido e letale come sempre.
Cercò di non gridare ma il dolore si faceva sempre più vivo, strinse i pugni e serrò i denti.
Mai prima d'allora un Cavaliere era sfuggito alla furia di Atria.
< Cos'era... quel colpo? >  chiese infine debolmente con la voce ancora intrisa di sofferenza.
 Milo si girò verso il suo avversario e prese a girargli intorno.
 < La Scarlet Needle, il mio colpo più potente. Grazie alla mia velocità e al mio aculeo cremisi sono in grado di colpire i gangli nervosi del mio avversario. Come vedi nessun tipo di armatura può proteggerti dalla mia tecnica > disse facendogli notare il piccolo foro sul suo pettorale da cui fuoriusciva del sangue prima di continuare
< Il veleno che inietto nel corpo del nemico poi lo paralizza lentamente tra indicibili sofferenze, rendendolo del tutto inoffensivo, proprio come quando uno scorpione colpisce la sua preda prima di privarla della vita > Andur ascoltava affascinato cercando allo stesso tempo di bloccare l'emorragia
< La mia tecnica si compone di quindici colpi, quindici come le stelle che formano la costellazione dello scorpione cui appartengo. Anche una sola puntura può essere fatale, ma nel caso in cui un mio nemico ricevesse, senza impazzire per il dolore o morire, quattordici colpi allora> disse mostrando la sua unghia scarlatta
 < Ci penserà Antares a finire l'opera. Antares, l'ago della Cuspide, l'incubo dei miei nemici. Nemmeno un Dio potrebbe salvarsi dal mio colpo ultimo.> concluse soddisfatto Milo.
 Poi si avvicinò al Cavaliere di Atria e gli colpì il petto con il dito indice.
Questi ebbe un sussulto improvviso, quasi gli si mozzasse il fiato.
Ma poi dopo qualche secondo il dolore provato fino a quel momento prese a svanire fino a scomparire del tutto.
Meravigliato, osservò la ferita che aveva smesso di sanguinare.
< Comunque per ogni ferita esiste una cura Cavaliere> gli disse in tono amichevole il Custode dell'ottava casa.
< Veramente magnifico> disse Andur facendosi aiutare a rialzarsi.
< Non credevo che i Cavalieri di Atena fossero così potenti. È stato un vero onore combattere con te, Milo di Scorpio.>
< Lo stesso vale per me Andur di Atria> disse inchinandosi in segno di rispetto.
Shion si alzò dal suo trono e disse a gran voce < Siamo stai davvero affascinati dal vostro combattimento Cavalieri, da tempo qui al Grande Tempio non si vedeva tanto ardore e spirito combattivo.>.
< Sono felice di aver avuto l'occasione di misurarmi con uno dei vostri campioni Gran Sacerdote >  disse Andur in risposta < Onorato di essermi battuto con un grande Cavaliere quale è il mio avversario >
A quelle parole Milo Arrossì terribilmente mentre veniva accerchiato dai suoi Dorati Compagni, senza sapere che poco distante un'ombra aveva assistito a tutto lo scontro, e che ora lo guardava incuriosito.
"Davvero ottimo, non ti ricordavo così forte".

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Capitolo 3
*** Sotto Attacco ***


Un vecchio amico La notte avvolgeva il Santuario di Atene, illuminato ormai soltanto dai fuochi della Meridiana dello Zodiaco.
Un grande silenzio era sceso sulle Dodici Case; Gli unici rumori udibili in quella sterile notte erano soltanto i passi irrequieti provenienti dalla casa dell'Ariete.
Mu non riusciva a prendere sonno e continuava a camminare per i corridoi del Palazzo da lui presieduto.
Non riusciva a capacitarsi di quel suo essere irrequieto, dopotutto la giornata si era svolta senza problemi: la Pace con Apollo poteva considerarsi compiuta, il duello tra Andur e Milo si era concluso senza eventi drammatici e avevano ospitato i Cavalieri del Triangolo Australe nella casa di Libra.
Dunque perchè si era svegliato di soprassalto nel cuore della notte?
Mu aveva decisamente un brutto presentimento. Senza fermarsi posò il suo sguardo sulla Meridiana, notando il fuoco di Leo ormai spento.
Sbuffò, era da due ore che si trovava a vigilare sul Grande Tempio.
< Tutto a posto Mu?> chiese una voce alle sue spalle. Il cavaliere di Ariete si voltò immediatamente allarmato, non avendo sentito nessuno arrivare, ed istintivamente si mise in posizione di attacco con il braccio destro rivolto verso il cielo pronto a scagliare la sua terribile polvere stellare
< Ehi, ma cosa ti prende?> disse lo sconosciuto con aria spaventata idietreggiando di qualche passo per cautela, venendo illuminato dalla luce di un braciere.
< Maledizione Saga, quante volte di ho detto di non usare le dimensioni per spostarti nella mia Casa?! Che cosa ci fai qui?> urlò l'Ariete 
< Ho sentito il tuo cosmo irrequieto e non volendo disturbare Aldebaran sono venuto a dare un'occhiata> si giustificò il cavaliere dei Gemelli.< cerca piuttosto di rilassarti o sveglierai tutto il Santuario>
< Scusami> disse subito Mu chiaramente mortificato calmando l'intensità del suo Cosmo < Non è la mia serata migliore come puoi vedere> aggiunse sospirando.
< Già, hai veramente una brutta cera... cosa ti succede? Non riesci a dormire?> chiese il cavaliere di Gemini
< Perchè non si vede?> rispose sarcastico il Custode della Prima Casa.
< Non ti dispiace se rimango qui vero?>
< No fai pure Saga, sono lieto che tu mi faccia compagnia>
Così dicendo si sedettero sui gradini del Tempio. Mu osservò il Cavaliere appena giunto; Indossava un maglione grigio piuttosto malconcio sicuramente creato da mani non esperte, ed un paio di Jeans anch'essi logori, coperti in parte dai lunghi capelli blu. Doveva essersi vestito in fretta.Trattenne una risata.
Sicuramente conciato in quel modo Saga non sembrava il serio e curato Cavaliere a cui  tutti erano abituati, conferendogli più che altro un aspetto trasandato.
Pensando che giusto un mese prima si erano ritrovati in quello stesso lugo come acerrimi nemici faceva stare ancora male il Cavaliere d'Ariete, lui che fin da subito aveva visto la sofferenza provata da Saga Shura e Camus nel colpirlo, seppur in nome di Atena. Le lacrime di sangue versate dai loro cuori... Scacciò quel pensiero dalla sua mente e prese ad ammirare le luminose stelle del cielo Greco, una miriade di piccoli punti luminescenti, uno spettacolo magnifico che da anni ammirava.
< Dunque, cosa ti turba amico mio?> chiese Saga voltandosi verso il compagno d'armi
< Mi è parso di percepire un cosmo ostile> disse l'Ariete < Sono sicuro che provenisse da Rodorio o da una zona vicina, quindi non possono essere stati i Cavalieri d'Apollo,.> sentenziò con un sibilio < L'ho percepito chiaramente per pochi istanti prima che scomparisse>
Saga ora lo osservava cominciando finalmente a capire il suo atteggiamento insolito. Ecco perchè lo aveva quasi attaccato, temeva che qualcuno potesse intrufolarsi nelle Dodici Case.
< Un Cosmo ostile? Chi potrebbe mai volerci attaccare in un momento simile?>
< Ares, Artemide, Zeus, la lista è molto lunga. Sono molte le divinità che odiano gli umani, e quindi anche Atena la nostra Dea che ci protegge da tempi immemori.>
Saga sospirò < Effettivamente hai ragione, quasi tutto l'Olimpo vorrebbe la caduta del Grande Tempio. Però se un Cosmo simile giungesse nelle vicinanze del Santuario non potrebbe passare inosservato.>
< Lo so bene. Ecco perchè non riesco a darmi pace. Non capisco chi vorrebbe attaccarci> disse infine esasperato < Abbiamo sconfitto Nettuno e Hades, ormai tutti sanno che non dobbiamo essere sottovalutati>
< Forse ti stai preoccupando troppo Mu. Magari non...> stava dicendo quando una strana sensazione lo pervase
Istintivamente i due cavalieri si alzarono. I muscoli tesi, gli occhi che cercavano di vedere oltre l'oscurità che li circondava.
< Lo hai sentito anche tu vero?> chiese il Custode della Prima Casa
Saga annuì leggermente rimanendo sempre concentrato.
Rimasero immobili e risoluti per circa un minuto. Infine videro due ombre sgusciare fuori dalle tenebre della notte, illuminati dalle fiaccole della Meridiana. Avevano un mantello nero che cadeva dalle spalle fino alle caviglie che ne copriva il volto completamente. Mu ebbe un sussulto. In maniera non molto differente si erano presentati Saga, Shura, Camus ed il suo maestro Shion un mese prima di fronte alla prima casa. Cercò di controllarsi, di rimanere calmo.
Fu Saga a parlare per primo
< Chi siete stranieri?> chiese con tono minaccioso
I due però non sembravano ascoltare le parole del Cavaliere di Gemni.
< Che perdita di tempo> disse uno dei due rivolgendosi all'altro< Tante ore ad aspettare che quel maledetto Ariete si calmasse per poi farsi scoprire>
La sua voce era fredda e tagliente e metteva i brividi
< Vorrà dire che ci faremo largo con la forza> continuò
Così dicendo si mise a correre verso la Prima Casa
< Non un altro passo> urlò Mu
Lo sconosciuto fece finta di non aver sentito continuando la sua corsa
< Come vuoi> sibilò L'ariete d'Oro < CRYSTALL WALL> Una parete di puro Cosmo si frappose tra lo sconosciuto e l'entrata del Tempio
L'aggressore saltò, alzò il braccio destro e con tutta l'aria che aveva in corpo urlò abbassandolo < DEATH'S SCYTHE>

Il braccio si abbassò, veloce proprio sulle loro teste.

Per qualche secondo non accadde nulla, poi lentamente Mu vide il suo muro mentre si copriva di crepe, sempre più numerose, sempre più profonde, finche non esplose in una miriade di minuscoli cristalli.

Saga era attonito, la  tecnica di difesa più potente di Mu a nulla era servita.

< Il prossimo colpo è per te Ariete> urlò il nemico alzando il braccio, pronto a colpire ancora.

< Aspetta Morte> disse l’altro cavaliere bloccandogli il braccio

Morte?? È così che si chiama” Saga era incredulo

< Non siamo qui per il tuo sollazzo, ricordi?> Morte lo fissò per qualche istante, poi placò il suo Cosmo ed abbandonò la postura di attacco.

< Chiama gli altri, io continuo da solo>

< Molto bene Carestia, non deluderci> Disse serio voltandosi per tornare da dove era venuto

Carestia accompagnò con lo sguardo il compagno che spariva nelle ombre della notte, dunque si voltò verso i cavalieri d'Oro ancora allibiti ed immobli. Trasudavano paura.

< Non sono qui per voi Cavalieri, nè per la vostra Dea. Fatemi passare e non vi accadrà nulla>

Saga strinse i pugni.< Come osi> disse soffocando la collera < Come osi chiederci di lasciarti passare dopo quello che avete appena fatto... non so come il tuo amico, Morte o come si chiama, sia riuscito ad infrangere il Crystall wall di Mu e non mi interessa... TU NON PASSERAI> urlò il Cavaliere di Gemini avvolto dal suo cosmo dorato.

< Vi ho già detto che non voglio combattervi, lascerò ad altri il piacere di sconfiggervi. Io devo passare.> disse con voce calma. Poi abbassò il capo e sussurrò < BLINDING LIGHT> una luce immensa ed intensa lo avvolse completamente, come una grande fiaccola in quella buia notte.

Mu e Saga furono costretti a coprirsi gli occhi per non essere accecati.

"Maledetto" Imprecò Saga nella sua mente. Il nemico stava scappando e lui non poteva fare niente.

Dopo qualche secondo aprì nuovamente le palpebre. Non c'era più nessuno. Carestia aveva passato la prima casa.

< No figlio di un cane, non raggiungerai Atena.> sibilò tra i denti voltandosi per tornare alla sua Casa. 

< Aspetta Saga> disse Mu < non è da solo!> 

Saga si voltò. Di fronte ai due Cavalieri sui gradini del Tempio stavano all'incirca trenta figure vestite di nero. Armature color pece con al centro un quadrato rosso sangue.

< Siamo qui per le vostre teste cavalieri> urlò la folla innanzi alla prima casa.

< Le nostre teste? Venite a prenderle se avete il coraggio> disse Mu minaccioso

Saga lo guardò. Anche lui non aveva l'armatura, erano privi di difese contro quegli esseri. 

Gli sguardi dei cavalieri si incrociarono. Nessun dubbio, nessuna paura della morte, avvolti dalla calda luce del loro cosmo.

La nera marmaglia si avvicinò 

< Non possiamo bloccarli tutti> osservò Saga

< Allora mandiamone più che possiamo nel Tartaro> sibilò Mu < STARDUST REVOLUTION>

 








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Capitolo 4
*** Assalto ***


assaslt La nera marmaglia si era fermata. Tutti loro ricordavano il motivo della loro missione ed erano pronti ad eseguire gli ordini senza esitazione.
Avevano aspettato a lungo per attaccare, cercando di mascherare il loro Cosmo affinchè i Cavalieri d'Oro non li notassero per poi prenderli di sorpresa.
Era stato ingenuo crederlo. Ed ora si trovavano bloccati.Non erano neanche riusciti ad avvicinarsi alla Prima Casa.
Una grande luce si era abbattuta su di loro, portandosi dietro 3 loro compagni.
Il cavaliere dell'Ariete non si era lasciato intimorire dal loro numero così imponente ed ora guardava i corpi ormai privi di vita degli spavaldi che avevano osato avvicinarsi troppo.
< Chiunque voglia seguirli nelle profondità del Tartaro è invitato a farsi avanti ora> disse L'Ariete D'oro      < Altrimenti tornate indietro subito. Non abbiamo trmpo da perdere qui con voi> il suo sguardo era serio e duro. Non aveva paura di loro.
Un soldato si fece avanti < Sei solo un arrogante, ti credi superiore a noi per aver annientato quei tre incapaci> disse con aria di sfida < Non hai la minima idea di chi siamo>
< So soltanto che volete passare la Casa che io presiedo, e no ci riuscirete finchè ci sarò io a difenderla> poi disse rivolto al compagno < Vai ad avvertire gli altri Cavalieri, che vengano tutti alla Prima Casa. Io cercherò di trattenerli il più possibile>
< Non temere, avrai presto rinforzi. Intanto cercherò anche quel bastardo che si è intrufolato nel Santuario.> Disse Saga voltandosi ad iniziando a correre verso le scalinate del tempio successivo.
Mu osservò il Cavaliere dei Gemelli sparire nelle ombre della notte, dunque si voltò verso gli assalitori. Doveva averli piuttosto spaventati, non osavano avanzare. Il potere dello Sturdust Revolution era grande ed era sicuro che non sarebbero stati così sciocchi da avvicinarsi ancora. Eppure sapeva che la cosa non poteva durare in eterno. Erano tutti quanti dotati di un Cosmo piuttosto potente, circa come quello dei Cavalieri d'Argento se non più potente. Per quanto abile e forte non poteva affrontarli tutti da solo. Doveva guadagnare tempo. Forse mandare via Saga non era stata una grande idea, ma non poteva fare altrimenti.
Si rivolse dunque al soldato che si ergeva ancora di fronte a lui, a qualche metro di distanza.
< Visto che dobbiamo batterci tanto vale presentarci, non credi? Io sono Mu dell'Ariete come penso avrete capito...ma non conosco i vostri nomi, nè a chi apparteniate.>
< Chi serviamo non ti deve interessare> ringhiò < Per quanto riguarda i nomi, se tanto ti aggrada sapere chi sta per ucciderti, allora puoi chiamarmi Orthac>
< Sembri molto sicuro di te stesso> disse malizioso Mu < Ti senti forse protetto perchè sei circondato dai tuoi compagni, così numerosi innanzi a me? Non siete i primi avversari che devo affrontare>
< Lo sappiamo bene Ariete. Conosciamo le gesta tue e dei tuoi compagni, da sempre in lotta contro il male in nome di Atena>
< E pur sapendo tutto ciò avete osato profanare la soglia delle Dodici Case? Siete coraggiosi oltre che stupidi>
Orthac tremò per la rabbia. Mai nessuno aveva osato insultarlo in quel modo.
< Sei tu lo stolto> sibilò cercando di trattenere la furia che cresceva dentro di sè < Non hai l'armatura> Disse iniziando a sorridere in modo maligno < E per quanto tu sia potente senza di essa non vali niente>
Mu trasalì. Non lo aveva previsto.
< Sappiamo molto bene che i cavalieri di Bronzo e d'Argento possono muoversi e certe volte superare la velocità del suono, mentre i Cavalieri come te, che custodiscono le Dodici Case, possono muoversi alla velocità della luce. Ma gran parte del loro potere deriva dall'Armatura. Senza di essa il tuo Cosmo non può espandersi al massimo, e questo ti rende molto più facile da gestire>
Purtroppo aveva ragione, dovette ammettere Mu. Era privo di difese e non poteva combattere al meglio.
Orthac lo vide esitare.< Ho toccato un tasto dolente Ariete? Perchè indietreggi? Hai forse paura di noi?> il suo sorriso si era ormai tramutato in risata.
 < Non vi temo non crediate, posso essere un avversario temibile anche senza l'armatura dell'Ariete> rispose Mu cercando di mantenenere il sangue freddo per quanto fosse possibile. La situazione si stava facendo sempre più disperata, ora era lui a doversi difendere.
< Io non credo invece, noi siamo in trenta e tu sei da solo senza difese> urlò lanciandosi contro l'avversario seguito da molti altri guerrieri.
Mu serrò i ranghi pronto a riceverli. Orthac, ormai affiancato da quattro uomini, iniziò ad attaccarlo. Era molto rapido, anche se non raggiungeva la velocità della luce. Purtroppo anche gli altri non erano da meno. Mu cercava di schivare tutti i colpi ma non era semplice. Erano in cinque e lui, senza armatura, doveva stare molto attento a non farsi colpire.
< Andate, ci occupiamo noi di lui> urlò Orthac ai suoi compagni.
Con orrore Mu vide gran parte dei Cavalieri passare la Prima Casa, lasciando lui a combattere contro pochi soldati. Con un grandissimo sforzo evitò gli ultimi attacchi e saltò indietro verso l'entrata del Tempio. Atterrò sulla dura pietra cercando di mantenere l'equilibrio facendo esplodere il proprio Cosmo. "Aiutami Atena" gridò nella sua mente < STARLIGHT EXTINCTION> Un fascio di luce purissima inghiottì sei nemici. Le loro urla si spensero nell'oblio.
Mu rimase in ginocchio ansimante. Lo sforzo era stato eccessivo, non riusciva neanche a tenersi in piedi.
Orthac guardò il punto dove poco prima si trovavano i suoi compagni. Strinse i pugni pieno di collera, poi si avvicinò al Cavaliere di Atena ormai sfinito < E con questi fanno nove, i miei complimenti Ariete, non ti credevo tanto audace. Tanto audace quanto incoscente.>
Mu guardò il nemico che si avvicinava sempre di più < Con questo attacco hai esaurito tutte le  energie, sei fortunato ad essere ancora vivo. Ma la sorte ha smesso di sorriderti, sarò io a finirti. Preparati a morire Cavaliere> disse pronto a colpirlo.
Mu guardò con odio il soldato di fronte a lui." Se solo avessi la mia armatura" Aveva fatto il possibile ma non era stato abbastanza.
"Perdonatemi compagni miei, non posso fare altro" Improvvisamente un'aria gelida gli sfiorò il volto, poi una voce< DIAMOND DUST>
Sentì gridare Orthac davanti a lui, con ormai gran parte del corpo congelata.
Mu si voltò. A dieci metri di distanza si ergeva fiero Hyoga del Cigno, il pugno destro ancora proteso in avanti.
< Chi...diavolo...sei tu?> rantolò, poi un flotto di sangue sgorgò copioso dalla sua bocca. Cadde a terra ormai morto.
Il cavaliere di Bronzo dette un'ultima occhiata al nemico appena ucciso, poi si voltò verso gli altri.
< Non osate avvicinarvi> disse minaccioso < O raggiungerete presto il vostro amico>
< Ti ha trovato Saga?> chiese sfinito Mu.
Il Cavaliere annuì poi si voltò verso i restanti avversari.
< Siete dei vigliacchi, attaccare in così tanti un Cavaliere privo di armatura. Non avete forse onore? Ora dovrete vedervela con me>
Udì il riso dei nemici innanzi a lui < Sei forse pazzo? Sei un semplice Cavaliere di Bronzo. Come puoi sperare di batterci tutti quanti da solo?>
Un sorriso si dipinse sul volto gelido del Cavaliere del Cigno < Razza di idioti. Chi ha detto che sono da solo?>
< Ha ragione> dissero due voci alle sue spalle. Lentamente le figure uscirono dalle ombre. A Mu bastò un attimo per riconoscere le lucenti armature del Dragone e della Fenice. < Non temere Mu, ora ce ne occupiamo noi> disse Ikki aiutandolo a rialzarsi.
Mu sorrise debolmente. Alla fine i rinforzi erano arrivati.
< Dunque vediamo> disse Shyriu iniziando a contare gli avversari < undici contro tre. Niente di speciale>
< Come osate?!> ruggirono i soldati indignati < Pagherete la vostra impudenza>
< Gli unici che dovranno rispondere delle loro azioni> sibilò Ikki < Siete voi. Avete profanato la soglia delle Dodici Case ed attaccato Mu in numero superiore anche se privo della sua armatura> l'indignazione di Ikki creseva a pari passo del suo Cosmo e degli altri cavalieri di Bronzo.
< Non siete degni di morire osservando le maestose Ali della Fenice, ma vi farò comunque questo ultimo dono>
I Cosmi dei Cavalieri di Atena esplosero in tutto il loro splendore. Sui volti dei Guerrieri si dipinse una maschera di terrore puro alla vista di tanta potenza, di fronte al Cosmo di tre Cavalieri d'Oro.
< Tornate nelle ombre cui appartenete> Urlarono all'unisono i Cavalieri di Bronzo.
 < ROZAN SHORYUHA> < AURORA THUNDER ATTACK> < HO YOKU TENSHO>
Acqua, gelo e fuoco.Una tempesta di puro cosmo si scagliò inesorabile sbaragliando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Le grida di dolore degli avversari si spensero rapidamente.
Mu guardava ora le scalinate della Prima Casa ricoperte di corpi senza vita, ora i tre Cavalieri.
Quanto erano migliorati da quando li aveva visti la prima volta proprio in quella Casa al tempo della rivolta di Saga. I loro poteri non erano inferiori ai suoi e a quelli dei suoi compagni dorati.
Con grande fatica si appoggiò ad una colonna del Tempio fissando la Seconda Casa.
Aldebaran... e voi tutti Cavalieri...spero che siate pronti per questo nuovo assalto" 








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Capitolo 5
*** La fine della corsa ***


La fine della corsa L'entrata della prima casa, avvolta dalle ombre della notte, era ricoperta di corpi senza vita. All'incirca quindici guerrieri giacevano inermi, il terrore ancora dipinto sul volto.
La tempesta Cosmica che si era abbattuta su di loro non gli aveva lasciato alcuno scampo. Shyriu, Ikki e Hyoga ora giravano tra i caduti osservandone le strane vestigia. Anche Mu lo aveva notato.
Nessuna di esse rimandava ad una costellazione, erano semplici armature nere come la pece con uno strano simbolo rosso sangue sul petto. Senza dubbio non erano guerrieri comuni. I loro cosmi poi, non provenivano da alcuna stella o costellazione.
"Chi sono questi nuovi nemici? Che cosa vogliono da noi?" Queste erano le continue domande a cui Mu cercava di dare una risposta. Stando a quanto aveva detto quello sconosciuto, Carestia, non erano venuti per Atena...dunque per che cosa? Cosa poteva mai esserci di così prezioso nel Santuario di Atene se non la Dea della Giustizia? Poteva non aver detto la verità, per metterlo fuori strada...l'unica cosa certa era che ora i restanti invasori erano diretti alla Seconda Casa, presieduta da Aldebaran.
< Forse avremmo dovuto risparmiarne qualcuno> disse ad un certo punto Shyriu < Avrebbero potuto dirci di più sul loro conto grazie ai giusti mezzi di persuasione>
< Non credo che avrebbero parlato> rispose Hyoga sempre intento ad osservare i caduti < Nessun cavaliere tradirebbe la propria causa, preferirebbe togliersi la vita>
< Probabilmente hai ragione> Osservò il Dragone.
< Non riesco veramente a capire chi possano essere> disse Mu esasperato < Non abbiamo mai visto guerrieri simili in tutte le nostre battaglie.> Lo sconforto si leggeva chiaramente sul volto dell'Ariete.
Il pensiero che qualcuno fosse riuscito ad oltrepassare la Prima Casa che lui aveva il compito di difendere anche a costo della vita e che ora fosse diretto alle stanze di Atena lo riempiva di vergogna.
Non aveva assolto ai suoi doveri di Cavaliere.
< Non sconfortarti Mu> disse Ikki appoggiandogli una mano sulla spalla < Se avessi avuto la tua armatura tutto ciò non sarebbe successo, li avresti sbaragliati tutti, nessuno escluso>
< Non cercare di consolarmi. Forse ero in svantaggio ma ciò non toglie che a causa mia ora degli sconosciuti siano diretti alla Seconda Casa. Non sappiamo assolutamente niente di loro, nè quanti siano nè quali siano le loro intenzioni.> Disse frustrato
< Sicuramente non raggiungeranno Atena, di questo puoi esserne certo.> Si intromise Hyoga < La loro forza deriva dal numero, e da quanto ci hai detto ne restano solo 9 giusto?>
< Sì, anche se non ho contato Carestia> Agiunse preoccupato. A differenza degli altri lui era senza dubbio pericoloso.
< Chi?> chiese Ikki
< Uno strano guerriero molto potente. Ha superato anche lui la mia Casa.>
Istintivamente tutti quanti posarono il proprio sguardo sulla Casa del Toro.
< Spero che Aldebaran sia pronto a riceverli. Se quanto ci hai detto è vero non sarà una lotta facile neanche per lui.> Disse Shyriu.

I guerrieri avanzavano avvolti dalle ombre della notte, percorrendo veloci le scalinate del Tempio del Toro.
Solo loro erano riusciti ad oltrepassare la Prima Casa, i loro compagni invece avevano trovato una triste fine.
" Sbaragliati alla Prima Casa...Carestia non sarà soddisfatto"  li avevano decimati, prima l'Ariete poi quei tre Cavalieri di Bronzo. Il loro potere era gigantesco, mai avevano visto una simile potenza.
Eppure per quanto ne sapessero le armature di bronzo erano le più deboli...
< Che fine avevate fatto razza di idioti?> tuonò una voce alle loro spalle.
Purtroppo tutti quanti conoscevano la conoscevano. Non si stupirono quando, voltandosi, videro il volto infuriato di Carestia dietro di loro.
< Non abbiamo tutta la notte per arrivare da Atena...e dove sono tutti gli altri?> chiese osservandoli con uno sguardo pieno di collera.
I guerrieri tremarono. Rare erano state le volte in cui avevano visto il loro comandante in quello stato, e ciò non era un bene. Finalmente uno di loro parlò < Siamo solo noi, i nostri compagni sono stati sconfitti alla Prima Casa.> in quel preciso istante il Cosmo di Carestia esplose, le pietre sotto i suoi piedi si infransero, il suo volto si tramutò in pura furia.
< SONO STATI SCONFITTI DA UN CAVALIERE SENZA ARMATURA?> la sua rabbia cresceva incontrollabile, sembrava sul punto di esplodere. Il terrore si dipinse sul volto dei soldati rimasti attoniti e stupiti di una tale collera. Poi improvvisamente si calmò, fece qualche lungo respiro placando la sua furia e ,cercando di controllarsi per quanto fosse possibile, disse < Non voglio sapere altro, proseguite verso la casa del Toro, abbiamo già perso troppo tempo.> il suo tono era freddo e non ammetteva repliche.
< Ma...ora tutti sanno della nostra presenza, quindi...non dovremmo forse..tornare indietro?> si azzardò un secondo soldato
< Sapete bene cosa dovete fare, quindi eseguite gli ordini. Chi prova a disertare verrà eliminato. Sono stato abbastanza chiaro?> disse con tono minaccioso. Nessuno proferì parola e lentamente si avviarono verso il Tempio successivo.
Qualche minuto dopo si trovavano nella grande casa del Toro.
Osservandola videro che era molto simile alla precedente, tranne che per il segno Zodiacale all'entrata.
< Strani gusti questi Cavalieri> osservò uno di loro < siamo nel XXI secolo e vivono come nell'Antica Grecia> venendo subito zittito da un compagno < Non pensare all'architettura, quanto al prossimo Custode.> < Se è potente come l'altro non abbiamo speranze> disse ancora un terzo.
Tutti quanti sentivano ancora addosso la sguardo di Carestia, minaccioso ed autoritario, che li scrutava incessantemente. "Non abbiamo scelta, dobbiamo proseguire. Meglio la rabbia di un Cavaliere d'Oro che quella di Carestia"
Un rumore di passi attirò l'attenzione dei soldati verso il centro della Casa, passi lenti e pesanti che si avvicinavano sempre più. Tutti quanti si disposero su due file, pronti ad attaccare in caso di pericolo, concentrati sull'origine del rumore. Ad ogni passo l'ansia cresceva. Chi stava arrivando?
Dalle ombre della Seconda Casa, illuminato dai candidi raggi lunari, emerse fiero Aldebaran del Toro con indosso la sua lucente armatura dorata in tutta la sua possenza. A confronto gli intrusi sembravano quasi delle formiche. Finalmente dopo un tempo quasi interminabile il gigante si fermò osservando i nuovi arrivati a circa dieci metri di distanza.
Il silenzio era calato nella Seconda Casa. Improvvisamente il Cavaliere emise un grande sbadiglio stropicciandosi gli occhi. < Dunque è per costoro che Saga mi ha svegliato nel cuore della notte> disse con aria assonnata. < Molto bene allora, fatevi pure avanti> così dicendo si mise con le braccia incrociate davanti al petto, in attesa.
I guerrieri tremarono per la vergogna. Il Custode del Tempio li stava sfidando senza alcuna preoccupazione, come se loro non contassero nulla.
"Vuole combatterci così?"
 Effettivamente non sembrava una grande strategia starsene fermi immobili con le braccia incrociate...(poveri ignoranti.)
I guerrieri esitavano. Fu ancora Aldebaran a parlare < Dunque vogliamo combattere o no? Sono già piuttosto nervoso per dovermi misurare con dei vermi come voi, quindi cerchiamo di non tirarla troppo per le lunghe> disse soffocando un secondo sbadiglio. 
< Aspettate> disse una voce < me ne occupo io, voi proseguite> tutti si voltarono. Dal gruppo emerse un uomo e si mise di fronte al Toro con aria di sfida.
< Sei certo di farcela da solo Zafir?> chiesero i Soldati preoccupati per l'atteggiamento del compagno.
< Certo, non sarà un problema per me> disse con una mezza risata < Intanto vi permetterò di raggiungere la Terza Casa> Aldebaran intanto lo osservava incuriosito, sempre immobile, aspettando la mossa dell'avversario. Questi non si fece attendere molto. Allungò le braccia verso il Cavaliere d'Oro convogliando quanta forza possibile nel suo colpo, dunque disse < DARK NET> Decine di minuscoli fili esplosero dai palmi delle sue mani, volando veloci verso il nemico, dunque si disposero sul corpo del gigante.
Dopo pochi secondi il bagliore dell'Armatura era stato celato dall'oscurità che teneva prigioniero il Cavaliere.
Cogliendo l'attimo propizio i restanti guerrieri corsero veloci verso l'uscita, verso la Terza Casa.
Restarono solo loro due. Uno incatenato dalla mossa del nemico, l'altro pregustante la vittoria imminente.
Aldebaran guardò con aria interessata la tecnica che lo teneva così stretto in quella morsa. < Cosa ne dici montone che non sei altro, ti piace il mio potere? Da ora in poi non potrai più muovere un muscolo. Ai sbagliato a sottovalutarmi>
A quelle parole il Toro alzò lo sguardo verso l'avversario. Un ghigno solcò lentamente il suo volto per poi tramutarsi in sonora risata che riecheggiò in tutta la Seconda Casa.
Zafir era sconvolto < Cosa ti prende? Neanche io riderei al mio funerale> Soffocando le risate Aldebaran disse < Purtroppo per te, io sto ridendo al tuo> così dicendo prese a bruciare il suo Cosmo continuando a sorridere. In breve tempo tutta la Casa venne illuminata e setto gli occhi increduli di Zafir la sua rete di oscurità si dissolse.
< Cosa? Come hai fatto?> urlò fuori di sè il soldato. < In realtà è molto semplice, hai commesso tre errori. Primo, non possiedi un Cosmo abbastanza potente da sovrastare il mio. Secondo, non riesci a mettere abbastanza forza nel tuo attacco. Terzo e più importante> disse tornando serio < Io porto il nome della più luminosa stella della Costellazione del Toro. Come pensi di poter contrastare la mia luce con questa fioca oscurità? Lascia ora che ti mostri io cos'è un vero attacco>
Zafir indietreggiò terrorizzato, cercando una via di fuga da quell'incubo di luce.
< GREAT HORN> Urlò Aldebaran. Una terribile onda d'urto, simile a vento in tempesta, colpì in pieno Zafir spedendolo fuori dalla Casa. Venne spazzato via da quella potenza terribile e solo allora comprese quanto sciocco fosse stato il suo gesto. Dopo pochi secondi si schiantò rovinosamente sulle fredde scalinte di pietra.
< I giovani d'oggi, nessun rispetto per gli adulti> disse scuotendo la testa il Cavaliere del Toro prima di tornare nelle ombre da cui era giunto.

La Terza Casa era di fronte a loro, imponente e minacciosa. Kanon di Gemini stava lì, sulla soglia del Tempio ed osservava i nemici con sdegno ricoperto della sua Armatura.
< Tu non sei colui che abbiamo incontrato al Tempio dell'Ariete?>
< Probabilmente vi riferite a mio fratello Saga.> disse semplicemente Kanon < È piuttosto facile confonderci visto che siamo gemelli. Comunque sia non intendo discutere oltre con voi. Per i crimini commessi contro Atena ed il Grande Tempio io Kanon di Gemini vi sprofonderò negli abissi del Tartaro> Così dicendo mise le braccia sopra la testa e divaricò leggermente le gambe. Non diede ai nemici neanche un secondo per rendersi conto che la loro fine era ormai giunta.
< GALAXIAN EXPLSION> Un bagliore accecante, energia e pura distruzione si abbatterono sui guerrieri lì radunati. Non un gemito, non un urlo, solo silenzio. Infine solo corpi inermi restarono davanti a Kanon.
< E così non hai lascito niente per me> disse sbuffando DeathMask dietro al cavaliere di Gemini.
Quello si limitò a fare spallucce. < Andavo di fretta, non volevo perdere tempo. Comunque se vuoi ne ho risparmiato uno in mezzo a quei cadaveri. Vallo a prendere. Finchè non lo porterò da Atena è tutto tuo>
Il cavaliere del Cancro sorrise sadico. Si sarebbe divertito.





NOTE DELL'AUTORE
Scusate se ho accelerato sul finale ma non volevo scrivere Guerra e Pace..
spero vi sia piaciuto il piccolo cameo di DeathMask, mi sentivo leggermente sadico
a presto





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Capitolo 6
*** Angelo Caduto ***


ujsjuc Avvolto nel suo nero mantello scompigliato dal vento Carestia osservava la Casa del Toro in tutta la sua possenza.
I suoi occhi attenti ed allenati all'oscurità nella quale era vissuto per così tanto tempo ne studiavano ogni minimo dettaglio. In fin dei conti era simile a molti altri, una fila di  Colonne doriche manteneva il soffitto del tempio a circa dieci metri di altezza per una larghezza complessiva di venti metri o più.
Istintivamente smise di osservare il tempio per concentrarsi sul Cosmo dei suoi compagni. Pochanzi Zafir era stato letteralmente buttato fuori dalla seconda Casa per poi schiantarsi a pochi passi di distanza da lui. Era morto sul colpo, non c'era stato niente da fare. Ed ora anche i restanti guerrieri erano stati annientati all'entrata della Terza Casa. Nel mentre, nascosto nelle ombre, aveva visto 4 Cavalieri scendere verso il tempio dell'Ariete. Aveva riconosciuto i Cavalieri del Leone e della Vergine, una figura piuttosto grande che ipotizzò essere Aldebaran del Toro, ed infine Shura del Capricorno, ed era sicuro che molti altri li avrebbero seguiti.
 " Procede tutto secondo i piani" Sorrise al pensiero. I cavalieri d'Oro pensavano che l'attacco fosse ormai finito, che non ci fosse più nessuno da temere. Ma si sbagliavano, poichè i suoi seguaci si trovavano dentro quelle mura invalicabili. Il sacrificio dei suoi uomini era stato utile in fin dei conti, non poteva dunque che ritenersi soddisfatto.
Si appostò dietro ad una colonna del Tempio, in attesa. Erano passati pochi minuti quando sentì i passi di una persona che si avvicinavano velocemente verso di lui.
A Carestia bastò un attimo per riconoscerlo. Alto, robusto vestito di scuro ed il volto coperto dal cappuccio.
< Salute a voi, Maestro> disse il nuovo arrivato, piegandosi in un grande inchino. < Sono lieto di annunciarvi che penso di aver trovato quello che cerchiamo>
Gli occhi di Carestia si illuminarono per pochi attimi. < Sei sicuro?> chiese ansioso avvicinandosi alla spia.
Questa sorrise debolmente. < Ovviamente, si trova nella biblioteca, nelle Stanze di Atena alla Tredicesima Casa. Purtroppo non sono riuscito a prenderlo. Il posto è ben sorvegliato e le mie risorse non sono illimitate come le vostre> Disse in modo adulatorio. Carsetia si innervosì, non gli piaceva essere ricoperto di elogi, specialmente non da lui.
< Hai fatto un buon lavoro, ora torna indietro prima che qualcuno si accorga della tua assenza>
< Non preoccupatevi, nessuno mi noterà.> disse sicuro prima di aggiungere < Alla casa del Cancro è stato portato un prigioniero, uno dei nostri. Il Custode del Tempio lo sta torturando in questo momento. Con una certa soddisfazione devo dire >
Carestia non degnò manco di uno sguardo il compagno, disse semplicemente. < Non vedo dove sia il problema, alla prima occasione occupatene. Ora vai, ho un lavoro da fare>
La spia si inchinò nuovamente e sparì rapida e silenziosa.
Carestia si inginocchiò, pose le mani sulle sue tempie e si concentrò cercando di stabilire un contatto telepatico.
" Il tempo è giunto. Tenete occupati i Cavalieri d'Oro, io tra poco entrerò nelle Stanze di Atena" Disse rivolto ai suoi alleati che sapeva essere in ascolto.
" Molto bene, ti apriremo la strada Cavaliere" Disse la voce fredda e sottile di Morte nella sua testa pochi secondi dopo.
Carestia rabbrividì. La voce di Morte non gli era mai piaciuta, e lo metteva sempre a disagio. Si alzò ed avvertì i Cosmi impetuosi dei suoi Compagni espandersi vicino alla Prima Casa. " La vera battaglia ,Cavalieri, deve ancora iniziare" Dunque si girò verso le restanti case dello Zodiaco. Ancora 11 templi lo separavano dal suo obbiettivo.

Fasci di luce dorata guizzavano per tutta la Prima Casa. Mu, Aiolia e Shura si trovavano in prima linea cercando di respingere le ondate di avversari sempre più numerosi, seguiti subito da Aldebaran ,Shaka e gli altri 3 cavalieri di Bronzo. A stento riuscivano a resistere, non era per niente facile combattere con così tanti avversari. Shura menava fendenti a destra e a manca con Excalibur, Mu scagliava quanti più colpi possibili e Aiolia continuava ad investirli con il Lightning Plasma. Stavano lentamente cedendo il passo. Shaka cercava intanto di richiamare i restanti Cavalieri d'Oro tramite la telepatia, protetto da Aldebaran e da Ikki.
Il sangue dei nemici scorreva copioso ed i corpi senza vita erano sempre di più.
Passarono dieci minuti prima dell'arrivo di Dohko, Kanon, Camus, Aiolos e Milo.
< Chi è rimasto a difesa delle Dodici Case?> chiese sfinito Mu vedendo i compagni arrivare
< Mio fratello Saga è andato nelle stanze di Atena assieme al Grande Sacerdote> rispose subito Kanon        < Mentre Afrodite ha steso un manto di rose dietro la sua Casa, ed ora è lì a proteggerla> Mu sospirò di sollievo. Niente avrebbe potuto oltrepassare le Royal Demon Rose dei Pesci senza morire nel tentativo.
Vennero interrotti da un grande grido e da una potente esplosione cosmica. Voltandosi videro Aiolia piegato sulle ginocchia, ansimante con il volto coperto di sangue.
Di fronte al cavaliere di Leo restavano solo macerie, colonne spezzate e corpi agonizzanti. Aiolos corse verso il fratello sfinito aiutandolo a rialzarsi. Non aveva più forze, nel colpo aveva messo tutto sè stesso.
< Idiota che non sei altro> gli disse arrabbiato < Non era necessario usare il Photon Burst, potevi morire>
Aiolia sorrise debolmente < Grazie fratello> riuscì a sussurrare prima di svenire tra le braccia del Sagittario.
< Deve essere un vizio di famiglia cercare di suicidarsi> commentò ironico Shaka osservando il leone svenuto.
Aiolos però non badava alle parole del Cavaliere della Vergine, ma spostava continuamente il suo sguardo dal fratello all'entrata del tempio dell'Ariete cosparsa di cadaveri.
L'assalto finale era stato respinto. Avevano vinto.
< Non ha senso> disse Milo osservando il campo di battaglia. Lo sguardo di tutti i Cavalieri d'Oro si posò sullo Scorpione appoggiato ad una colonna.
< Cosa vuoi dire?> chise Mu perplesso
< Intendo semplicemente dire che c'è qualcosa che non quadra. Prima hanno mandato una piccola squadra, per quale motivo? Per avvertirci della loro presenza? E poi un intero battaglione contro undici Cavalieri d'Oro...l'ironia abbonda, non trovate?>
Le parole di Milo erano veritiere. Nessuno stratega avrebbe pensato di vincere una battaglia in questo modo
< Quindi cosa pensi stia succedendo?>
< Non lo so Aldebaran> disse esasperato Milo < So soltanto che ho un gran brutto presentimento>


All'entrata delle Dodici Case Tre figure vestite di nero attendevano pensose. L'esplosione Cosmica che avevano appena sentito aveva decimato i soldati nel Tempio dell'Ariete.Una potenza spaventosa.
< Direi che possiamo andarcene> sentenziò uno dei loro dando le spalle al Santuario < Carestia ha avuto tutto il tempo che voleva, non possiamo fare altro che aspettare>
Gli altri due annuirono poco convinti. Mandare un secondo battaglione sarebbe stato una pazzia, con undici Cavalieri d'Oro lì radunati.
< Fidatevi non ci tradirà> disse ancora Morte ai suoi compagni < Sa cosa capiterebbe in tal caso>

Afrodite venne scaraventato contro una colonna del tempio dei Pesci. Non aveva neanche avuto il tempo di avvertire la presenza del nemico che si era insinuato nella sua casa. L'impatto fu tremendo, nonostante fosse protetto dalla sua solida armatura. Ansimando si alzò in piedi, osservando l'avversario ed il suo cosmo spaventoso innanzi a lui, prima di essere colpito una seconda volta da una potente onda luminosa."Una potenza schiacciante, non posso fare niente" Cadde rovinosamente a terra, la polvere ed il suo sangue che imbrattavano il suo viso divinamente bello. Con le ultime forze alzò lo sguardo fiero verso il suo nemico incappucciato < Anche se...mi hai battuto> disse debolmente Afrodite < Ti perderai...comunque> dunque si accasciò al suolo privo di sensi.
Carestia passò oltre al Cavaliere appena sconfitto, dirigendosi verso le Stanze di Atena. Uscendo dalla Dodicesima Casa si trovò di fronte ad una lunga scalinata totalmente ricoperta di rose rosse.
 "  Le Royal Demon Rose, la loro bellezza è senza dubbio eguale al loro potere mortale"riflettè. Era a questo che Afrodite si riferiva. Pochi passi tra quei fiori scarlatti significavano una morte lenta ed indolore. Ma non era arrivato fino alla Dodicesima Casa per essere fermato da qualche rosa. Dunque, nonstante tutto avanzò,senza alcuna fatica, senza alcun timore. Ad ogni passo calpestava la trappola di Afrodite, l'estrema difesa del Santuario e notava con piacere che al suo passaggio quei fiori di raro splendore appassivano.
" Non per niente mi chiamo Carestia"

Avanzò velocemente per tutte le scalinate, finchè non giunse ad un grande portone ricoperto d'Oro. Senza esitazione aprì quella porta.
< Ti aspettavamo Cavaliere> Carestia guardò verso la fine della sala del trono, dove stavano il Gran Sacerdote e Saga di Gemini.
Istintivamente Carestia si inchinò debolmente, mostrando rispetto per una simile autorità.
< Onorato di fare la vostra conoscenza, venerabile Shion dell'Ariete. Come già dissi al Cavaliere dei Gemelli qui presente, il mio scopo non è di arrecare offesa alla vostra Dea, quanto di riprendere qualcosa che mi appartiene.>
< Per una richiesta simile non penso ci fosse bisogno di attaccare il Santuario> disse gelido Saga.
< A quanto vedo> sospirò Carestia < Non può esserci dialogo tra noi, dunque mi farò largo con la forza se proprio devo>
< Non scomdarti, vengo io da te> ringhiò Saga. Dunque si lanciò all'attacco.
" Stolto, buttarsi verso di me in questo modo" Carestia si mise in difesa, pronto a colpire il Cavaliere non appena fosse stato abbastanza vicino.
Saga correva sempre più veloce, sempre più vicino. Carestia portò in avanti le braccia, dirigendo il suo Cosmo verso di lui.
< GALAXIAN EXPLOSION> udì dietro di se prima di essere colpito dalla tecnica segreta dei Gemelli. Carestia venne scaraventato in avanti per qualche metro.
Sconvolto si voltò, vedendo Saga dietro di se, sorridente. Il suo colpo non lo aveva neanche sfiorato.
< Forse non sai> iniziò Saga < Che io sono in grado di manipolare le dimensioni. Posso trasportarmi ovunque grazie a questa abilità. Non è una strategia che uso di solito, ma con te farò una piccola eccezione> quindi usando un secondo varco si trasportò vicino al Cavaliere e prese a colpirlo sempre più velocemente, creando dimensioni su dimensioni. I suoi attacchi erano potenti, carichi d'ira e fulminei. Ma Carestia non era il tipo da lasciarsi sopraffare così facilmente. Saga era prevedibile, i suoi colpi erano sempre rivolti ai fianchi e al tronco. Non ci volle molto per riuscire a vedere i suoi attacchi.
Saga sbucò fuori da una dimensione e cercò di colpire Carestia, ma questi era preparato e riuscì a bloccarlo.
Così si trovarono, uno di fronte all'altro, pugno contro pugno, sguardo nello sguardo
< Devo ammetterlo Cavaliere> disse con un mezzo sorriso Carestia < Non sei niente male. Ma i tuoi trucchetti non bastano per uno come me.> Così dicendo deviò un secondo attacco rivolto al viso e colpì l'avversario al basso ventre con una ginocchiata. I due si separarono, Saga, ansimante per il colpo subito, dava le spalle a Shion che era pronto ad intervenire in caso di necessità.
< Ora ti mostrerò di che cosa sono capace, ho già perso troppo tempo qui> Il suo Cosmo oscuro prese ad espandersi impetuoso e potente. La sua energia oscurava la potenza di Gemini. Dei piccoli anelli si crearono attorno alla figura di Carestia.
< Cedete il passo> sibilò < SHINING STORM> una potente onda di luce purissima esplose ed investì Saga Shion. I due Cavalieri vennero scaraventati bruscamente contro le pareti della Sala del trono. Qualche piccolo gemito, poi caddero a terra incoscenti.
Rapidamente Carestia li sorpassò e si diresse verso la biblioteca, a sinistra del trono.
Scostò le tende purpuree sulla soglia e rimase qualche secondo ad osservare la grande raccolta di libri di fronte a se. La stanza lunga all'incirca cinquanta metri nella quale era raccolta una gigantesca cultura.
Senza indugiare oltre avanzò precipitoso cercando ciò che lo interessava. Non ci volle molto per trovarla, una piccola e semplice scatola nera chiusa da una serratura. "Finalmente" poi un rumore attirò la sua attenzione e voltandosi vide una giovane fanciulla vestita di bianco, con lunghi e sinuosi capelli violetti che cadevano docilmente sulle sue spalle, e due occhi profondi come il mare che lo fissavano costantemente.
Un brivido percorse tutta la schiena di Carestia, con ancora la scatola nera stretta sotto il suo braccio.
Tremando leggermente si voltò dando le spalle alla Dea e corse veloce fuori dalla sala del trono, con le lacrime che rigavano il suo volto ed una grande oppressione nel cuore.
Correva fuggiva sempre più rapido, sempre più triste. Non si accorse del lampo di luce scarlatta che lo colpì in pieno petto. Il dolore gli mozzò il fiato, inciampò e cadde rovinosamente a terra stringendosi la ferita e digrignando i denti per non urlare.
< Dunque sei tu colui che si è introdotto nel Santuario> disse una voce. Carestia si impietrì, la conosceva. L'uomo che più di tutti non avrebbe mai voluto incontrare ora si trovava dietro di lui.
< Sei arrivato lontano> disse Milo sprezzante < Fino da Atena. Ma il suo Cosmo è stabile, quindi non puoi averle arrecato danno> Il suo tono si inasprì < Ma hai ferito Afrodite, Saga ed il Gran Sacerdote. Non si toccano i miei compagni, e lo capirai presto, SCARLET NEEDLE> Tre cuspidi colpirono Carestia alle gambe, rapide e letali come sempre. Carestia rotolò per qualche metro sulla dura roccia; strinse i pugni, cercando di resistere al dolore che gli annebbiava la vista.
< Hai già finito di fare lo sbruffone?> disse lo Scorpione avvicinandosi all'avversario gemente.< Ma questo non ti salverà dalla mia ira. Preparati, stai per ricevere le mie quindici cuspidi, SCARLET...> Carestia si voltò di scatto alzandosi in piedi< SHINING STORM> L'onda luminosa travolse Milo, facendogli volare via l'elmo.
Senza indugiare oltre Carestia si apprestò a continuare la sua corsa, quando la voce dello Scorpione dorato lo fermò < Aspetta> Carestia si bloccò, quasi quello fosse stato un ordine.
< Solo una persona conosce questo colpo> si avvicinò lentamente poi quasi sussurrando disse < Shadir?>
Il silenzio calò tra i due. Dopo qualche secondo fu Carestia a parlare < Ho abbandonato quel nome da molto tempo Milo> dunque si voltò togliendosi di dosso il nero mantello che gli oscurava il volto.
Davanti allo Scorpione stava un uomo dai corti capelli neri, gli occhi azzurri ed un volto scavato ma bello, ricoperto da una corazza nero pece che si confondeva con il buio della notte. < Ora mi chiamo Carestia, Cavaliere dell'Apocalisse>












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Capitolo 7
*** Tradimento e furia ***


Tradimento Lo sguardo incredulo di Milo era puntato fisso negli occhi profondi di Shadir. Di tutti i posti in cui avrebbe pensato di incontrarlo nuovamente il Santuario era certamente l'ultimo.
Shadir iniziò a fissare i punti in cui lo Scorpione lo aveva colpito. Quattro luminose Cuspidi rosso sangue erano disegnate sulla sua corazza.
< Le tue punture sono dolorose come sempre, non ti sei rammollito a quanto vedo>
Milo riusciva a mala pena ad ascoltare le sue parole, perso nell'incredulità della sua mente. Da un lato il suo dovere di Cavaliere gli imponeva di attaccare, dall'altro sentiva il bisogno frenetico di sapere.
Dopo quasi un'eternità, questa gli era sembrata, Milo parlò.
< Perchè?> chiese semplicemente. In altre circostanze la domanda sarebbe sembrata banale, ma in quel momento per lui era l'unica cosa che contava.
Shadir abbassò lo sguardo fissando il terreno in pietra, la domanda era giunta inaspettata anche per lui. Si sarebbe aspettato insulti o un nuovo assalto più furioso del precedente vista la natura dello Scorpione. Cercando sempre di non incrociare i suoi occhi disse
< Sono cambiate molte cose vecchio amico mio.>
< No...no io non ci credo. Non puoi essere cambiato a tal punto...tu...non sei...QUESTO> disse additandolo, come a dimostrare quanto fosse irreale quella situazione. < Ricordo bene quello che eri, il forte e valoroso Guardiano dei Cieli di Atena, Shadir del Falco Reale>
A quelle parole Shadir alzò gli occhi rossi ed intrisi di lacrime. < Non sono stato io a sceglierlo, cosa credi? Che avrei abiurato la mia fede in Atena senza un motivo?> Prese ad urlare tremando per la collera.
Dopo qualche secondo continuò leggermente più calmo < In me si è risvegliato il Cosmo di Carestia, uno dei Cavalieri dell'Apocalisse. Ma come ti ho detto, non ho scelto io questa via, sono stato costretto.
Credi che abbia provato piacere nell'attaccare il Santuario questa notte? Mi sono sentito un verme, una nullità. Ma come vedi ho cercato di fare meno danni possibili, ho soltanto stordito i Cavalieri che mi hanno ostacolato e...> la voce gli mancò per qualche istante, poi ,preso coraggio, continuò singhiozzando < Quando ho incontrato Atena io...sono sicuro che lei mi abbia riconosciuto...mi sono sentito morire...anzi la morte sarebbe stata ben più piacevole, lo capisci?> La sua voce era diventata ormai roca a forza di trattenere le lacrime. Milo osservava attonito l'amico di un tempo ridotto in quello stato pietoso. In un certo senso gli ricordava molto Saga dopo aver colpito Atena durante la Guerra Sacra.
< Ma allora cosa ti ha spinto a tutto ciò?> Milo era sempre più ansioso di sapere.
Shadir chiuse gli occhi alzando la nuda fronte verso la luna. Il suo viso venne illuminato dai suoi candidi raggi, mostrando il suo volto rigato dalle lacrime, il volto di colui che un tempo per lui era come un fratello.   < L'hanno presa> disse con un filo di voce.
A quelle parole Milo sbiancò in volto. < L'hanno presa> continuò < E se non faccio quello che vogliono la uccideranno. Ho perso molte cose nella mia vita, non voglio perdere anche lei. Inoltre mi hanno promesso che non toccheranno nessuno, nè i Cavalieri d'oro, nè te e neanche Atena.>
 Shadir prese ad indietreggiare.
< A queste condizioni ho giurato di diventare Carestia. Ti prego Milo, non venire a cercarmi. Poichè in tal caso sarei costretto a combatterti.> Dietro di lui prese a formarsi una grande sfera d'ombra che lo inglobò completamente.< Ricordi ancora Milo? La promessa che abbiamo fatto quel giorno?>
Milo annuì leggermente inclinando la fronte < Di proteggere Atena, qualunque fosse stato il prezzo da pagare> L'ombra di un sorriso solcò il volto di Shadir.
< Questo è il prezzo che devo pagare, ma se è per lei allora è un misero peso da portare> Si voltò dandogli le spalle < Addio Milo> disse ancora prima di sparire nell'oscurità della notte.
Milo si inginocchiò sulla dura pietra, non riuscendo ancora a capacitarsi di ciò che era appena successo. Sbattè i pugni chiusi contro il pavimento in pietra più e più volte, cercando di sfogare la rabbia che teneva dentro di se; poi, alzando lo sguardo, urlò al cielo stellato di Atene tutto il suo dolore, un dolore che neanche le sue cuspidi avrebbero potuto eguagliare.

< Sei in ritardo Carestia> disse Morte osservando il compagno sbucare dalla sfera oscura che gli aveva permesso di uscire dal Santuario.
< Ho avuto un contrattempo, c'era qualche Cavaliere nelle ultime Case ma niente di insormontabile> rispose sbrigativo Shadir. Morte lo fissò per qualche istante incuriosito.
< Solo qualche Cavaliere? Anche lo Scorpione per caso?>
Shadir si voltò osservando il Cavaliere < Cosa te lo fa pensare?>
< Le ferite che ti marchiano sono piuttosto vistose>
Digrignò i denti. Stava ancora sanguinando. < Ho avuto un piccolo diverbio con lui, tutto qui>
< Sarà meglio, perchè> e si avvicinò < Se ho anche il solo sospetto che tu ci stia tradendo, manderò all'altro mondo la tua cara sorellina>
Il suo volto venne sfigurato da un sorriso sadico < E mi divertirò molto a vederla soffrire>
Shadir scattò quasi involontariamente. Lo prese per la gola inchiodandolo ad una colonna stringendo non troppo lievemente la presa. Poteva sentire il suo sangue scorrere veloce sotto le sue dita, il suo respiro farsi più rapido, poi lo fissò, nei suoi occhi due bracieri di rabbia e collera pura. < Tu prova anche solo a sfiorarla con un dito...> la minaccia era chiara. Ora Shadir era Carestia, e non era dunque inferiore a Morte. La sua potenza era grande.
Una mano si posò sul braccio di Shadir < Ora basta voi due> intimò una figura massiccia < Ne ho abbastanza dei vostri battibecchi. Lascialo andare> il suo tono era duro, autoritario.
< Come vuoi Guerra> dunque lasciò andare il compagno e lanciandogli nelle sue mani la scatola nera.
< Come vedi ho portato a termine il mio compito> Guerra si concesse un sorriso malizioso
< Eccellente lavoro Carestia. Hai reso un grande servigio alla nostra causa>
Poi si avvicinò a Carestia quel tanto che bastava per sussurrargli < Tua sorella per ora sta bene, vediamo di mantenere questa situazione> Shadir fissò il volto serio di Guerra. Dei suoi compagni lui era senza dubbio il più sincero. Poteva fidarsi delle sue parole.
< Per quanto riguarda lo Scorpione...> Disse prima di essere bruscamente interrotto.
< Abbiamo già quello che ci serve, lui non centra in questa storia>

DeathMask uscì dalla Valle dell'Ade e si ritrovò nella Sala del trono del Gran Sacerdote. Erano tutti presenti.
Atena era seduta sul trono marmoreo alla fine della Sala, con alle sue spalle Saga e Shion. Nonostante i vecchi rancori quei due erano tornati grandi amici si disse il Cavaliere del Cancro. Ai lati stavano disposti su due file parallele i Cavalieri d'Oro, sei per fila, seguiti dai tre Cavalieri del Triangolo Australe. I Cavalieri di Bronzo invece erano stati mandati da Atena a proteggere Seiya, ancora incoscente, ai Cinque Picchi.
Mancavano soltanto lui ed il suo piccolo prigioniero. Death sorrise satanico. Si era piuttosto divertito a tormentarlo, ma i giochi erano finiti. Era il tempo dell'interrogatorio.
< Mia Signora> Disse il Cancro inchinandosi piuttosto goffamente in segno di riverenza < Come da lei ordinato ho portato il nostro ospite indesiderato> e rapidamente lo lanciò nel bel mezzo della Sala, sotto gli occhi di tutti i presenti.
Come si riprese dal colpo il Soldato si ritrovò al centro dell'attenzione. Aveva ancora addosso alcuni pezzi dell'Armatura, quasi interamente distrutta dalla Galaxian Explosion di Kanon, e fissava tutti con aria terrorizzata, come una mosca nella morsa del ragno.
Osservando lo spettacolo Death notò un posto vuoto vicino a Shura e prontamente si precipitò lì.
Una volta accanto a lui sentì lo sguardo severo del Capricorno su di se.
< Forse hai esagerato, non trovi? Non era necessario traumatizzarlo in tal modo, cosa gli hai fatto?>
Death sospirò < Gli ho solo fatto fare un viaggetto nello Yomotsu Hirasaka. Fidati non è per nulla traumatico, chiedi a Shyriu quando ritorna dalla Cina.>
Shura annuì poco convinto e tornò a concentrarsi sul prigioniero.
Atena si alzò  dal trono affiancata da Shion e Saga.
< Ti ringrazio Cavaliere del Cancro per esserti occupato dell'intruso e mi scuso ancora per il disturbo>
Quello sorrise sussurrando tra se e se < Nessun disturbo, è stato un piacere> ricevendo una istantanea gomitata da Shura, intimandogli di rimanere serio.
Lo sguardo dolce e rassicurante di Atena si posò sul Soldato lì presente, ancora tremante come una foglia.
< Come ti chiami?> gli chiese la Dea.
Con una certa titubanza rispose < Il mio nome... è Durth>
< Chi sei? Perchè ci avete attaccato questa notte?>
Ma Durth rimase muto e fermo, sostenendo lo sguardo di Atena senza battere ciglio.
< A queste domande non posso darvi risposta, mi dispiace> Affermò con tono fiero.
< E se ti rimando nell'Ade?> lo minacciò DeathMask.
Durth tremò leggermente al ricordo dell'esperienza passata nella Quarta Casa, ma non si scompose troppo.
Atena sospirò < Anche a me dispiace, poichè mi costringi a fare qualcosa che non vorrei> Così dicendo guardò Kanon indicandogli di avvicinarsi.
Il Cavaliere si mosse in direzione di Durth con aria minacciosa.
Poteva avvertire l'agitazione del soldato innanzi a lui, il timore che la sua presenza provocava.
Quando fu a pochi centimetri dal suo volto disse < Non opporre resistenza, soffrirai meno> Dunque dispose le sue mani sulle tempie di Durth, cercando di forzare la sua mente a parlare.
Durth tremò fin nel profondo delle ossa, sentendo Kanon insinuarsi nella sua testa, cercando di domarla e piegarla al suo volere. Cercò di resistere, svuotando la sua mente, ma ad ogni tentativo avvertiva un dolore acuto e continuo percorrergli tutti i nervi del corpo.
Poteva sentire tutto, ogni suo pensiero ogni suo segreto. Una sensazione terribile. Dopo poco più di un minuto Kanon completò la sua opera. Si alzò e voltandosi verso Atena disse < Ora risponderà ad ogni vostra domanda, Mia Signora>
Atena ripetè la domanda. Durth fisso la Dea, con occhi senza palpebre, quasi assenti.
< Mi chiamo Durth> disse lentamente < Faccio parte della Prima Legione di Carestia, Cavaliere dell'Apocalisse>
Milo rabbrividì a quelle parole.
< Perchè avete attaccato il Santuario? E chi è questo Carestia?> chiese Shion
Durth senza neanche volgere lo sguardo parlò
< La nostra missione al Grande Tempio era di tenere impegnati i Cavalieri d'Oro per il tempo necessario a Carestia di completare il suo compito. Doveva prendere i due sigilli ed il pezzo della mappa dell'Apocalisse nascosta nella bibliotca.>
Gli occhi di tutti i presenti fissarono il prigioniero.
< Di che cosa stai parlando? Quali Sigilli?> chisese Shaka
< Le chiavi necessarie per liberare il nostro padrone dalla prigione nella quale è rinchiuso. 7 sono i sigilli, come sette le trombe dell'Apocalisse. Quando tutti e sette i Sigilli saranno distrutti il mio Signore risorgerà dalle ceneri.>
Improvvisamente in tutta la sala si avvertì un'aria di freddo e gelo del tutto anormale per essere una calda serata estiva.
< Camus che stai facendo?> ringhiò Aiolia voltandosi verso il compagno. Ma poi capì.
Quel Cosmo, quella oscurità nel cuore, non appartenevano al cavaliere dell'Acquario.
I suoi occhi si posarono sui Cavalieri del Triangolo Australe.
Due di loro si erano spostati e fissavano il compagno intento a concentrarsi
< Loth ?> le parole di Andur erano piene di sgomento.
Loth aprì gli occhi mostrando due pupille incolori, bianche come il ghiaccio. Velocemente scattò in avanti verso Durth ancora piegato sulle ginocchia.
< FREEZING BLADE> Nelle sue mani si formarono due grandi lame di ghiaccio, sottili ed affilate. Con il braccio destro proteso in avanti trovò il petto scoperto del soldato, il cui sangue imbrattò il bel pavimento marmoreo. Poi sempre più veloce ritrasse il braccio dal cadavere e si voltò verso Atena.
< Questo è il potere di Betria> urlò lanciando la seconda lama verso la Dea. La spada roteò in aria per pochi secondi. Il tempo parve fermarsi, Saga e Shion stavano scattando in avanti per cercare di bloccare l'attacco di Loth, ma era troppo tardi, non sarebbero riusciti a raggiungerla abbastanza velocemente. Poi una figura si frappose tra Atena e la lama. Sotto gli occhi increduli di tutti i presenti un Cavliere del Triangolo Australe stava fermo, dando le spalle alla Dea della giustizia, con un grande squarcio nel petto ed il ghiaccio ancora nelle carni. Un grande flotto di sangue uscì dalla sua bocca, qualche rantolo, poi lentamente cadde a terra privo di vita.
< Bastado!> urlò Andur verso il traditore che aveva iniziato a correre per uscire dalla sala
< Pagherai per ciò che hai fatto>La voce del cavaliere di Atria era intrisa di dolore e rabbia. Senza neanche pensarci due volte corse furioso verso Loth. Quello si fermò alzò le braccia incrociate al cielo voltandosi verso il vecchio compagno.
Camus riconobbe quella postura, quei movimenti. Non poteva sbagliarsi.
< Fuggite> Urlò correndo verso Andur.
< AURORA AUSTRALIS> Un vento di freddo intenso si scagliò contro Andur.
Camus vide la potenza spaventosa di quell'attacco, doveva aiutare il cavaliere di Atria, ma non aveva tempo. Non poteva evocare un muro di ghiaccio, per quanto fosse veloce, nè usare l'Aurora Execution. In quel momento la sua preparazione richiedeva troppo tempo, e lui non ne aveva. Portandosi in avanti riuscì a sorpassare Andur ed accovacciandosi gli fece da scudo con il suo corpo. L'Impatto fu tremendo ma Camus resistette proteggendo Andur dall'impeto dei ghiacci di Loth. Il suo gelo era formidabile, aveva una potenza notevole, non invidiabile alla sua, Cavaliere dell'Undicesima Casa.
< Adesso Andur> urlò Camus ed il Cavaliere di Atria non si fece attendere. Allargò le braccia pronto ad attaccare. Si voltò un ultimo istante a guardare il corpo senza vita del suo compagno, trafitto dai ghiacci di Loth. Poi rivolse la sua attenzione al traditore.   " Ricevi la Furia di Atria" gridò nella sua testa prima di scagliare il suo colpo. Gli occhi intrisi di rabbia, le membra frementi per lo sforzo, la voce potente e priva di esitazione    < AUSTRAL BLAST>




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Capitolo 8
*** Verità ***


Verità Loth venne letteralmente scaraventato fuori dalla sfera ombra. Le tecniche oscure le aveva apprese solo da poco, da quando era passato dalla parte dei Cavalieri dell'Apocalisse, da quando aveva tradito.
Traditore...ora era quello il suo nome. La colpa di cui si era macchiato era imperdonabile, se fosse finito nelle mani di Apollo, era sicuro che lo avrebbe incenerito.
Frustrazione, rabbia, ira, questi i sentimenti che lo accompagnavano. Niente era andato per il verso giusto.
Aveva ucciso il soldato prigioniero, ed era riuscito a salvarsi dall'Austral Blast di Andur riuscendo a fuggire e nel contempo era riuscito ad uccidere un cavaliere del triangolo Australe...ma non quello giusto.
" Perchè ti sei messo in mezzo razza di stupido! Non volevo uccidere te"
Atterro sul duro pavimento di pietra rotolando per diversi metri prima di urtare qualcosa che lo fermò.
< Alzati > gli intimò con tono secco la voce di Guerra.
Il Cavaliere si rialzò subito scusandosi per l'arrivo non troppo elegante.
< Mi dispiace miei signori, chiedo umilmente venia>
< Risparmia le scuse per dopo, dicci piuttosto cosa è successo> 
< Ho avuto delle complicazioni, ma mi sono arrangiato> Disse con una nota di vanto nella voce.
Morte non gradì quel tono < Arrangiato? Sei soltanto uno stupido, hai attaccato circondato da tutti i Cavalieri d'Oro e ti sei fatto scoprire in maniera palese. Avresti potuto escogitare qualcosa di diverso e più efficace magari.>
Loth tremò leggermente, intimorito. Cercando di mantenere la calma rispose < Con tutto il dovuto rispetto non avrei potuto fare diversamente, se avessi aspettato oltre sarebbero stati guai seri per tutti noi>
< Hai completato la tua missione? Il prigioniero è morto?> Chiese Guerra senza smettere di fissarlo.
Loth rabbrividì, quello sguardo non gli piaceva, aveva un non so che di inquietante.
Cercando di non scomporsi troppo rispose. < Sì, sono riuscito ad ucciderlo prima che rivelasse troppe informazioni. Ho avuto anche l'occasione> disse ancora con voce fremente < di uccidere Atena ma..> tacque quando udì un cosmo espandersi, una fonte d'ira ergersi di fronte a lui.
Non era Guerra, ma il Cavaliere proprio dietro di lui.
Carestia con occhi infuocati ,simili alle fiamme dell'inferno, scattò in avanti cercando il corpo di Loth, venendo però fermato da Morte e Pestilenza. I due lo tenevano per le spalle, ma quasi non riuscivano a domarlo tanta era la rabbia che provava.
< Cosa hai fatto? Lurido bastardo!> Gli urlò contro fuori di sè < Se le hai torto anche solo un capello ti farò sprofondare negli abissi del Tartaro con le mie stesse mani>
< Ora calmati> gli intimò Guerra serio, ma Shadir non lo ascoltava perso nel suo furore. Con uno sforzo estremo i tre riuscirono a domarlo tenendolo ben fermo contro un colonna.
< Avevi...avevi promesso Guerra> Urlò ancora Shadir rivolto al Cavaliere < Avevi promesso che non le avresti fatto niente>
Guerra abbassò lo sguardo. Il patto che aveva stipulato con Shadir era molto chiaro, egli si sarebbe impegnato a sostenere la loro causa come cavaliere dell'Apocalisse in cambio della sicurezza di Atena e di sua sorella. In altre circostanze non avrebbe mai accettato di scendere a dei compromessi, ma affinchè il loro piano riuscisse erano necessari tutti e quattro i Cavalieri dell'Apocalisse.
< Sì, ho promesso. Ed io mantengo sempre le mie promesse, non dubitare delle mie parole>
Shadir, ancora furente, prese a calmarsi gradualmente sempre però guardando con astio Loth.
< Stavi dicendo...>
< Sì, dunque... ho cercato di uccidere Atena, ma Gareth si è intromesso, così è morto lui>
< Gareth? Uno dei Cavalieri del Triangolo Australe?>
Loth annui alla domanda di Morte < Le ha salvato la vita>
< Ora che ci  siamo spiegati> disse Guerra rivolto a tutti gli altri < La nostra Missione al Santuario è conclusa. Con i sigilli che Carestia ha recuperato ora li abbiamo tutti e sette, e sappiamo dove inizierà il Nuovo Regno> disse alzando un pezzo di stoffa grezza ed ingiallita < Grazie alla Mappa dell'Apocalisse.>
< Il nostro signora risorgera dalle sue ceneri>
< Esatto Pestilenza, come una fenice egli tornerà tra noi.> sorrise diabolico Morte
Guerra si rivolse allora a Loth
Il Cavaliere percepì il disappunto nello sguardo serio del suo signore, uno sguardo che non permetteva repliche
< Quando mai ti è stato dato il permesso o l'ordine di attentare alla vita di Atena? Non ricordo di averti dato simili istruzioni>
< Io credevo..>
< Credevi di guadagnarti la fiducia dei Cavalieri dell'Apocalisse.> completò Guerra senza lasciargli tempo di replicare
< Sei a dir poco patetico, ai nostri occhi la tua vita vale meno di quella di uno schiavo. Se forse non lo hai notato Carestia, qui presente, è molto legato alla Dea Atena, e io gli ho dato la mia parola di Cavaliere che ella sarebbe stata al sicuro. Infanghi il mio onore con le tue azioni.> disse avvicinandosi al suo volto < La prossima volta che decidi di pensare di testa tua, non farlo, e piuttosto cerca di mostrarti riconoscente, ti abbiamo appena salvato da una fine atroce> concluse e senza aggiungere altro venne avvolto da una sfera oscura e sparì seguito subito da Pestilenza e Morte.
Solo Shadir indugiò per qualche attimo, abbastanza per avvicinarsi a Loth < Tu prova ancora una volta a toccarla> sibilò con voce glaciale tra i denti < e non vi saranno luoghi su questa terra in cui la mia ira non possa raggiungerti>
Il cavaliere annui tremando di paura, timore e frustrazione e in un lampo di luce nera sparì.

Nella Tredicesima Casa era calato un silenzio tombale.
Ai piedi di Atena stavano due corpi privi di vita, trafitti da due lame di ghiaccio. Una di esse destinata a Lei.
Atena fissò gli occhi vuoti e persi nell'oblio del Cavaliere che aveva usato il suo stesso corpo per proteggerla, ed avvertì una stretta al cuore.
Saga e Shion la aiutarono a tornare sul trono, dunque portarono via i cadaveri.
I cavalieri d'Oro giravano nervosi e frustrati per la sala. Come era potuto succedere?
< Guarda che macello ha combinato quella spia> Sbraitava DeathMask
Milo si incamminò verso l'uscita del tempio con gli occhi rivolti verso il basso, non osando fiatare
< Dove credi di andare aracnide?>
Milo si voltò osservando Deathmask. L'italiano lo fissava serio, quasi con sospetto
< Ho bisogno di una boccata d'aria>
< Che ti prende? Basta qualche goccia di sangue per rammollirti?>
< Bada a come parli> Milo strinse i pugni per la collera tanto che le nocche diventarono bianche. Riusciva sempre a farlo arrabbiare, era la sua specialità.
< Visto che sei lì fermo come un manichino, perchè non mi aiuti a pulire questo casino? Farebbe comodo un po' d'aiuto>
< No grazie, non mi piace fare da balia ai morti come te> Disse lo scorpione dirigendosi verso l'uscita, prima di trovarsi il cavaliere del Cancro a pochi centimetri dal suo viso
< Cosa vorresti insinuare?>
< Niente, solo che forse alla quarta casa c'è ancora uno spazio libero per qualche testa>
I due si fissarono con odio negli occhi per qualche secondo. Tutti e due pronti a scattare, tutti e due frementi di battersi.
< Perchè non vieni fuori, così ne discutiamo...>
Sorridendo malefico Milo rispose < No, non vorrei privare il Grande Tempio del suo becchino>
Il pugno che arrivò subito dopo fù la goccia che fece traboccare il vaso. Milo si preparò ad attaccare, ma prima di poter iniziare i due combattenti vennero divisi.
Milo si ritrovò inchiodato ad un muro da una spessa coltre di ghiaccio, mentre Death rimase sospeso a mezz'aria.
< Camus liberami subito!> Urlò lo scorpione, anche se la voce roca di Cancer lo oscurava
< Cazzo, lasciami andare Budda bastardo>
< Modera il tuo linguaggio> rispose Shaka < o resterai lassù per parecchio>
ci vollero dieci minuti per placare gli animi di tutti. Ognuno era pieno di rabbia e rammarico, e voleva solo vendetta.
< Col tuo permesso Cancer> disse sprezzante scorpio < io torno all'ottava casa, visto che la compagnia non è delle migliori>
E senza aggiungere altro uscì dal tredicesimo tempio.
< Fai pure, scappa come fanno gli insetti tuoi pari. Sei solo...>
Una mano possente si posò sulla sua spalla.
< Fai silenzio cavaliere> Saga superò il compagno e osservato da tutti seguì Milo.

La notte avvolgeva il Santuario, e Milo percorreva frustrato le sue scalinate. Rabbia, ecco cosa provava...rabbia per aver litigato con Deathmask, rabbia per non aver potuto fare niente per proteggere Atena, rabbia per non aver osato colpire Shadir, il nemico che era arrivato al Grande Tempio.
< Cosa vuoi Saga?> Chiese Milo senza neanche voltarsi, continuando a camminare.
< Solo parlarti. Mi sembri piuttosto strano>
< Sono nervoso, tutto qui> rispose semplicemente Scorpio senza accennare a fermarsi.
< Io credo> disse superandolo in corsa e piazzandosi di fronte a lui < Che ci sia qualcosa che ti turba>
< E cosa dovrebbe farlo?>
< Non saprei, forse l'uomo che hai lasciato scappare dal Santuario stanotte>
Il sangue gli si gelò nelle vene < Di cosa parli?> chiese con voce tremante, che lasciava trasparire titubanza e nervosismo
< Per quanto ho potuto udire, si chiama Shadir, giusto? Sembrava che lo conoscessi> continuo senza rispondere a Milo < Non negarlo, ti ho visto. Perchè non lo hai fermato?>
Milo cercò una via di fuga, ma sapeva bene che Gemini era potente...cosa doveva fare?
< Non vuoi parlare? Come vuoi> disse prima di espandere il suo cosmo.
Milo non riuscì a schivare il colpo, il suo corpo non gli ubbidiva, schiacciato dal rimorso.
Cadde a terra tenendosi la testa tra le mani. Sentiva la volontà di Saga insinuarsi nella sua mente, avvertiva il chiaro gelido dolore, come una lama tra le carni, che setacciava la sua mente.
< Mi hai costretto ad usare il Genro Mao Ken.> Disse Saga < Mi dispiace amico mio, ma è in gioco la sicurezza del santuario>
< Lasciami...andare> sibilò a fatica Scorpio
< No, non lo farò, non fino a quando non mi avrai rivelato la verità> Disse cercando di incrementare il suo potere, ma la mente dello Scorpione non voleva farlo entrare
Milo si sentiva cedere, schiacciato dalla potenza del colpo di Saga, ma non per questo si arrese.
< Se non ascolti le mie parole> disse alzando le braccia al cielo < Ascolta le parole della galassia>
La Galaxian explosion che colpì Milo era di potenza minima, ma fu abbastanza per scaraventarlo contro una colonna che andò subito in frantumi. Alzandosi a fatica Milo osservò il volto di Saga, rigato dalle lacrime.
< Non voglio farti del male, ma non mi lasci scelta> ma prima che potesse ripetere l'attacco la sua mente venne travolta da un mare di ricordi, sensazioni ed emozioni. Lo scorpione lo aveva lasciato entrare nella sua mente. E finalmente capì.
Singhiozzando Milo sbatteva forte i pugni contro il suolo, mandandolo in pezzi, urlando la sua rabbia, sfogando il rancore e l'ira che teneva nel cuore. Anche lui vedeva i ricordi, riviveva momenti lontani che non sarebbero più tornati, momenti che per lui erano stati i più belli della sua vita.
< Lui e...> Chiese Saga titubante.
Milo completò la frase.
< Mio fratello>




Ciao a tutti quanti
scusatemi, so di essere imperdonabile dopo tutti questi mesi di silenzio, ma il mio computer era letteralmente morto.
Rivelazione finale ma i dubbi rimangono. Chi è Shadir? Cosa vogliono i Cavalieri dell'Apocalisse?
Cosa farà Milo?
Scopritelo nel prossimo capitolo







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Capitolo 9
*** Ricordi e Rivelazioni ***


ricordi e rivelazioni Milo sedeva sui gradini che portavano all'Ottava Casa, da solo ed in silenzio.
Aveva bisogno di restare isolato dagli altri cavalieri e da Atena.
Era la sua natura, lo scorpione è abituato a vivere tra le calde sabbie dei deserti, velenoso ed agguerrito, pronto a lottare in ogni evenienza di pericolo.
Ma come i lupi, a volte cerca la solitudine, in un buco nel terreno, nascosto al resto del mondo. La sua Casa era, per così dire, la sua tana, nella quale conservava i suoi trofei vinti in battaglia, accoglieva i compagni d'armi nei tempi di pace, e difendeva a costo della vita. Avere qualcosa per cui lottare lo faceva sentire vivo, gli faceva ardere il sangue nelle vene. Il suo istinto da predatore lo guidava, come aveva guidato i cavalieri prima di lui che avevano indossato le sue dorate vestigia.
Ora che ci pensava non aveva mai saputo di chi fosse il successore...non aveva mai chiesto a Dhoko o a Shion, o per meglio dire, non gli era mai importato.
Aveva sempre cercato di vivere al massimo il presente...per quella promessa.
Avvertì una stretta al cuore ed un leggero brivido correre lungo la sua schiena...perchè era dovuta finire così?
Domande sempre più numerose affollavano la sua mente, e sempre meno risposte riusciva a dare.
" Che gli Dei immortali si divertano a sconvolgere la nostra vita? O che sia solo un brutto scherzo del destino?"
 
In quel momento tutto ciò non aveva importanza.
Milo si tolse l'elmo dal capo e si specchiò.
Non aveva una bella cera, sembrava abbattuto ed inerme. Quasi in colpa, quando di colpe non ne aveva.
Dopo lo scontro con Saga era tornato alla Tredicesima Casa, ed aveva raccontato tutto.
< Posso entrare?>
Milo non si scompose nemmeno, e neanche si voltò. Si limitò a rispondere con tono pacato.
< Certo, vieni pure>
Camus percorse l'ottava Casa e andò a sedersi accanto all'amico.
Il Signore dei Ghiacci rimase in attesa, paziente come sempre, di un sorriso o un qualche altro gesto umano che Milo era solito fargli, ma ora si trovava di fronte ad una statua marmorea, quasi più fredda di lui che non mostrava il minimo segno di cedere.
< Come ti senti?>
< Secondo te come dovrei sentirmi? Ho appena ritrovato mio fratello dopo non so quanto tempo, e l'ho visto combattere dalla parte del nemico.
Ho sperato una vita intera di ritrovarlo, ma ora desidererei di non averlo mai conosciuto. Questa risposta è abbastanza esauriente?>
Dentro di se Camus tirò un sospiro di sollievo. Nonostante l'aspetto esteriore Milo restava sempre l'impulsivo ed emotivo amico di sempre, doveva solo lasciarsi un po' andare.
< Ti và di parlarne?>
< No> rispose secco Milo
< Ogni tanto fa bene sfogarsi>
< Proprio tu me ne parli, Lastra-Di-Ghiaccio-Vivente?> disse scandendo ogni singola parola leggermente innervosito. < Se cerchi di consolarmi allora sbagli tutto, ma hai mai consolato qualcuno in vita tua?>
Camus alzò leggermente lo sguardo al cielo < Veramente no> ammise < Di solito sei tu che cerchi di tirarmi su di morale, non il contrario>
Sul volto dello Scorpione comparve un sorriso ed inaspettatamente anche su quello di Camus.
Restarono in silenzio per qualche minuto, osservando l'orizzonte.
Fu ancora camus a parlare
< Non mi avevi mai detto di avere una famiglia...>
Il muro stava cedendo. Milo sospirò < Credo che anche tu ne abbia una, eppure non me ne hai mai parlato>
< Non me lo hai mai chiesto> Un'altra crepa
Milo chiuse gli occhi per qualche secondo ed abbassò lo sguardo. Camus aveva sempre l'ultima parola nelle loro conversazioni.
< La mia non è una storia molto felice, ma se vuoi ascoltarla...>
Camus si limitò ad annuire e a farsi più attento.
Lo Scorpione dorato si passò la mano destra tra i lunghi capelli purpurei
< La mia famiglia viene da una piccola città vicino ad Atene. Non vivevamo nello sfarzo, mia madre era una povera sarta e mio padre un falegname, ma nonostante tutto riuscivamo a cavarcela.
Un giorno io e mio Padre stavamo passeggiando per i boschi, in cerca di legna da ardere. Era inverno e faceva molto freddo, e tutto il legname di casa era inzuppato di acqua. Ad un certo punto decidemmo di dividerci...non ricordo bene il motivo, avevo circa 8 anni quando successe.
Dopo qualche ora io tornai a casa, ma una volta entrato non trovai traccia dei miei genitori.
Sul tavolo della cucina trovai un biglietto, in cui mio padre mi diceva che lui per me sognava una vita diversa, e che loro due erano di troppo.
Avevano chiamato le autorità, in modo che si occupassero loro di me.> Milo fece una pausa respirando a pieni polmoni l'aria Ateniese
< Sono scappato. Non volevo vivere lontano da loro, dunque li cercai, ma invano. Una volta arrivato ad Atene, povero ed affamato, trovai Shadir. Anche lui era un orfano, per così dire, e viveva con sua sorella in una catapecchia. Mi accolsero in casa loro, e mi fecero divenire parte della famiglia.
Qualche anno più tardi in me si risvegliò il Cosmo di Scorpio, e venni portato al Santuario. Per uno strano scherzo del destino, anche Shadir divenne protettore di Atena, come Guardiano dei Cieli sotto la custodia del Falco reale.>
< Guardiano dei cieli? Che cosa significa?>
Prima che Milo potesse proferire parola un uomo si intromise nella conversazione
< Posso riponderti io se vuoi>
Quando i due si voltarono trovarono Dhoko di Libra, con indosso la sua armatura, recante qualche libro sotto il braccio destro
< Atena vuole un secondo incontro con i Cavalieri d'Oro, venite con me alle sale del Trono, ho delle novità importanti>

Ben 14 cavalieri si trovavano nella sala del trono assieme ad Atena ed il Gran Sacerdote, visto che oltre ai 12 e a Saga si era aggiunto anche Andur di Atria, che si era rifiutato di tornare da Apollo senza aver vendicato il compagno caduto.
Atena si alzò dal trono e salutò tutti i Cavalieri presenti, che risposero con un inchino, dunque fece un segno a Dhoko che si mise al centro della sala.
< Lascio a te la parola, mio nobile Cavaliere>
Libra si inchinò nuovamente < La ringrazio, Mia Signora>
Poi rivolto ai presenti < Ho fatto alcune ricerche grazie alle informazioni che Milo ci ha fornito.> Disse prendendo un volume piuttosto pesante ed impolverato. < Ed ho trovato le risposte che cerchiamo>
Dunque aprì il libro e iniziò la lettura.
Nell'antichità erano i titani, comandati da Crono, a governare il mondo.
Ma il suo regno finì con la ribellione di Zeus, Poseidone ed Ade, che spodestarono il padre per prendere il controllo di cieli e terre.
Rinchiuso negli abissi più reconditi del Tartaro, bramoso di vendetta, pieno d'odio nei confronti dei figli e di disgusto dagli uomini a cui gli Dei avevano donato così tanto, Crono giurò di distruggere il mondo.
Dal suo odio e dai suoi pensieri malvagi, uniti alle preghiere sue e degli altri titani intrappolati, nacque Kyor, Signore dell'Apocalisse, al quale Crono ordinò di fare ciò per cui era stato creato. DISTRUGGERE OGNI COSA.
Arrivato sulla terra egli si circondò di quattro umani, ai quali donò parte dei propri poteri, rendendoli dei mostri sotto il suo controllo.
I loro nomi erano, Guerra, Morte, Pestilenza e Carestia.
Insieme, per decenni, sterminarono la razza umana, ed ogni uomo, donna o bambino che ostacolasse il loro cammino veniva spazzato via.
Allarmati, persino gli Dei non riuscirono a fermare l'opera di distruzione di Kyor e dei suoi seguaci.
La situazione sembrava disperata, ma un raggio di luce carico di speranza diede nuovo vigore agli uomini.
Uno dei quattro Cavalieri, Carestia, stanco degli orrori che era obbligato a vedere, delle migliaia di pianti e gridi disperati che lo avevano accompagnato per tutti quegli anni, in nome di una fede che non era mai stata sua, li tradì.
Rivelò agli dei un modo per scofiggere Kyor, relegarlo in un corpo umano, visto che non era nè uomo nè Dio, quanto più uno spirito demoniaco.
Quando si accorse di essere diventato mortale Kyor ordinò di uccidere Carestia, ma era già troppo tardi. Il corpo umano in cui era recluso non riusciva a sopportare la sua potenza, e lo stava lentamente rigettando, distruggendosi.
Per cercare di evitare l'inevitabile Kyor si rinchiuse nella sua fortezza cadendo in un grande sonno, ordinando ai suoi Cavalieri di trovare un corpo a lui adatto per poter sopravvivere. Per sicurezza gli Dei bloccarono l'entrata del palazzo con 7 sigilli, che affidarono ad Atena, Apollo e Poseidone, in modo da tenere quel mostro rinchiuso per sempre nella sua tomba.
Ma i tre Cavalieri dell'Apocalisse rimasero, per riportare il loro Signore alla vita.
Poichè sono necessari tutti e quattro i Cavalieri dell'Apocalisse ed i 7 sigilli per liberare Kyor, e serve il cuore di una stella per contenerne la potenza.
Dhoko chiuse il libro. In tutta la sala era calato il silenzio più totale, la storia aveva convinto tutti i presenti.
< Questa leggenda> disse ancora Libra < potrebbe raccontare un fatto relamente successo>
< Quindi i Cavalieri dell'Apocalisse sarebbero giunti fin quì per rubare i Sigilli dati ad Atena> Aiolia era pensoso e parlava ad alta voce per ricevere conferma dei suoi dubbi.
< E se la leggenda è vera> continuò il Leone < Allora i Sigilli di Apollo e Poseidone sono già stati rubati, o stanno per esserlo.
Dopotutto il regno sommerso è privo di buoni soldati o di Generali degli Abissi, tranne Syria della sirena. Non saprei dire per quanto riguarda Apollo, tu cosa ne dici Andur?>
Atria, che era rimasto fino a quel momento in disparte attaccato ad una colonna, prese la parola
< Purtroppo ho paura che quel traditore di Loth abbia già rubato i Sigilli del mio Signore.
Durante il viaggio per Atene ci siamo fermati a Delfi, luogo caro al mio Dio, sotto esplicita richiesta di Loth...è probabile che fossero costuditi lì, e che siano già stati trafugati>
< Quindi siamo nella merda> concluse Deathmask guadagnandosi sguardi di disapprovazione da parte dei presenti. In fondo era l'unico in grado di scherzare nonostante la gravità della situazione.
< Potrebbe non essere tutto finito> si intromise Shaka < Se riusciamo a trovare I 4 Cavalieri e a sconfiggerli, non potranno attuare il loro piano>
Atena si fece avanti verso il Cavaliere della vergine
< Hai già trovato qualcosa, mio Cavaliere?> chiese ansiosa mentre gli occhi di tutti si posavano su Virgo
Questo senza abbandonare la posizione del loto, ma accennando ad un lieve sorriso rispose
< Sono riuscito a tracciare il Cosmo di Shadir, o Carestia. La sua potenza è grande, quindi non poteva passare inosservata>
" Ci sati aiutando, amico mio?" si chiese Milo. Allora forse non tutto era perduto
< Si sono fermati in un'isola del Mediterraneo in questo momento, a Capri>
La speranza si riaccese nei cuori di tutti, unita al desiderio di riscatto per lo smacco subito.
Atena ringraziò Shaka e tornò a sedersi sul trono, dunque sussurrò qualche parola nell'orecchio di Shion, che prontamente annuì
< La missione in questione> iniziò il Gran Sacerdote < è di sventare i piani dei 4 cavalieri. Un gruppo di voi dovrà raggiungere Capri per investigare, mentre Shaka continuerà a cercare tracce di Carestia, in caso si facesse sentire. Ho bisogno di tre volontari>
Milo fu il primo a farsi avanti seguito da Camus e da Kanon < Accettiamo di partire, Gran Sacerdote>
Prima che Shion potesse parlare un terzo uomo si fece avanti
< Anche io vorrei unirmi al gruppo> disse Andur
Atena sorrise ed annuì.
Shion continuò < Mentre voi quattro andrete a Capri, io Dhoko ed Atena andremo sul Monte Olimpo a parlare con il divino Zeus, riguardo a Shadir>
Lo stupore si impadronì dei cavalieri. Camus parlò < Perchè questo Shadir è tanto importante da dover andare a parlare da Zeus?>
< Perchè> rispose Dhoko < I Guardiani dei Cieli sono i suoi Cavalieri>



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Capitolo 10
*** Incontri ***


shadir Shadir osservava meravigliato il paesaggio sottostante. Si trovava a Capri, nella bella Italia, nella famosa piazzetta in cima all'isola. Da quella posizione elevata poteva avere una visione perfetta e mozzafiato di tutti i dintorni, dalla fitta vegetazione ai giganteschi frastaglioni vicino al porto. Scendeva già la sera, il sole era sul punto di tramontare, ma nonostante l'ora tarda non era l'unico in quel luogo.
 Molti turisti stavano ancora visitando l'isola, uomini semplici, famiglie felici.
Con la coda dell'occhio Shadir intravide una coppietta di circa trent'anni, abbracciata e sorridente, che teneva d'occhio 2 piccoli bambini biondi, che correvano a più non posso nella piazzetta.
Giocavano e ridevano...insieme, come fratelli.
Distolse lo sguardo e tornò a fissare l'orizzonte.
Sperava in cuor suo che qualcuno al Grande Tempio avesse trovato la traccia di Cosmo che si lasciava dietro, sperava che qualcuno arrivasse.
< Sempre solitario, vero Carestia?> chiese la voce tagliente di Morte sbucando dal nulla.
Shadir non lo degnò neanche di uno sguardo e rimase dov'era.
Il cavaliere lo squadrò per qualche istante
< Non hai niente di meglio da fare che stare a fissarmi, Morte?>
Quello rise sadico e facendo finta di non aver sentito parlò
< Il nostro ospite si è svegliato dal sonno, è per riconoscenza ha mandato all'altro mondo due guardie.> Shadir si voltò per fissarlo negli occhi, due pozzi neri di malvagità, su un volto pallido come la luna e pochi capelli umidi e sudici, di un color verde scuro.
La sua presenza lo aveva sempre disgustato, per il suo modo selvaggio di combattere a discapito di tutto e tutti, e per il suo aspetto lugubre.
< Credi che possa importarmi? Non sono uno di voi, cerca di non dimenticarlo>
< Ohhh, non preoccuparti> disse avvicinandosi < So benissimo che non sei, e non sarai mai uno di noi...ma finchè farai quello che ti ordiniamo, quando te lo ordiniamo, continuerò a sorvolare su questo particolare>
Dunque si mise contro un palo e prese a fissare la gente del luogo, ed il suo sguardo si posò sui due bambini che continuavano a giocare indsiturbati. Un sorrisetto tutt'altro che rassicurante comparve sulle sue labbra e Shadir sentì una stretta al cuore
< Non è buffo? Questi uomini sono tanto deboli, basta un capriccio del destino per portarli via. Sono secoli che li osservo e che prendo le loro anime, ma non riesco ancora a capire perchè debbano esistere. I deboli non hanno diritto di vivere. Sono soltanto burattini nelle nostre mani, basta un gesto della mano> disse allungando il braccio verso i piccoli < Per farli cadere nel tetro limbo della Morte>
Il suo "gesto" venne prontamente anticipato da Shadir, che repentino bloccò la mano di Morte
< Non finchè ci sarò io, chiaro?>
 Morte fissò per qualche secondo con astio Carestia, quante volte aveva sognato di ucciderlo, di prendersi la sua anima...ma i piani erano ben diversi. Per il momento poteva aspettare. La sua faccia si trasfigurò in una folle risata, sghignazzante come un pazzo. Dopo essersi calmato rispose divertito < Non fare tanto il duro con me, non ti conviene.> dunque si incamminò verso la città. Shadir attese qualche secondo, lanciò un ultimo sguardo ai bambini e senza proferire parola seguì il Cavaliere dell'Apocalisse.


Milo, Camus, Kanon ed Andur sbarcarono a Capri vestiti da turisti, con le rispettive armature nei forzieri in spalla con l'ultimo traghetto.
Avevano lasciatto Atene quella mattina, ed dopo aver viaggiato fino a Napoli avevano deciso di confondersi con la folla.
Per fortuna avevano trovato un negozietto vicino al porto da cui partivano le navi dirette all'isola e il propietario era stato ben felice di rifornirli di abiti e zaini.
Si ritrovarono in una piazzetta che dava su due direzioni, in salita o in piano.
Kanon ed Andur optarono per la seconda, mentre Milo e Camus presero l'altra
< Incontriamoci quì entro 2 ore> aveva stabilito il Cavaliere di Gemini e tutti avevano concordato.
Si separarono, ed iniziò la caccia.


Dhoko e Shion non erano mai saliti sul Monte Olimpo ed erano molto nervosi. Avevano lasciato Atene ed erano letteralmente volati sull'Olimpo grazie al Dio Ermes, che li aveva accompagnati fino all'entrata del Regno degli Dei su diretta richiesta di Zeus.
Ora stavano fermi di fronte a degli immensi cancelli di luce. Ermes fece qualche passo in avanti e i cancelli si aprirono.
Il Dio salutò educatamente Atena e sparì.
< Non ci rsta che incamminarci> osservò Dhoko
Il trio prese a camminare, oltre i cancelli si stendeva una grande scalinata in marmo bianco adornata da decorazioni dorate.
Ai lati invece stavano le 12 statue degli Olimpici, scolpite in una pietra levigata di color bianco luce. Alcune erano ben riconoscibili.
Ares aveva in mano una Spada ed era circondato dai suoi cani da battaglia, Efesto con in mano un martello da fabbro e Dionisio con un grappolo d'uva.
Alla fine della scalinata stavano le figure dei tre sommi Dei, Ade con un elmo in capo, Poseidone con il suo tridente e Zeus con la folgore nella mano destra. Queste ultime superavano le altre statue in grandezza e possenza, erano alte circa il doppio delle altre.
Erano dei lavori magnifici.
Improvvisamente qualcosa allarmò i sensi di Libra, avvertiva una presenza nelle vicinanze...non il cosmo di un Dio, ma comunque molto potente, un Cosmo...familiare.
< Cosa siete venuti a fare qui?>
Tutti e tre si voltarono e notarono, vicino alle statue, un Cavaliere vestito di una grande armatura rossa a chiazze nere.
Il suo elmo ricordava le fauci di un leone, e su tutto il corpo erano disseminati spuntoni o pezzi di pelli dell'animale.
Dhoko e Shion si guardarono per un istante, poi inchinandosi leggermente risposero.
< Siamo quì venuti per avere un colloquio con Zeus. La Dea Atena, che noi scortiamo, deve parlargli urgentemente>
Il Cavaliere non mostrò alcun segno di sorpresa alle loro parole, ma si limitò a dire < Vi stavamo aspettando. Seguitemi> e senza aggiungere altro si voltò e prese a camminare dandogli le spalle.
I tre lo seguirono, stando però ad una certa distanza. Dhoko cercò lo sguardo di Shion e quello annuì, anche lui aveva già sentito quel Cosmo.
Ma nessuno dei due riusciva a capire a chi appartenesse.
Camminarono per qualche minuto percorrendo altri due scaloni simili al primo, ma privi di statue, e la loro guida procedeva a passo spedito.
< Voi siete i Cavalieri della Bilancia e dell'Ariete, giusto?> chiese inaspettatamente il Cavaliere senza accennare a voltarsi o a fermarsi.
< Sì, ci conosci?> chiese Dhoko incuriosito
Quello si limitò a fare spallucce < La vostra fama vi precede Cavalieri. Persino sull'Olimpo è raro non avere notizie delle vostre imprese>
< Non credevamo certo di essere famosi>
< Non celate le vostre glorie, proprio voi due che siete sopravvissuti a ben due Guerre Sacre. Giust'appunto, potrei farvi una domanda Cavaliere di Libra? Chi è stato l'avversario più potente contro cui ti sia scontrato?>
La domanda sorprese non poco Dhoko che, cercando di non scomporsi troppo, rispose
< In tutto l'esercito di Ade vi erano guerrieri straordinari, contro cui lottai allo streguo delle mie forze. 
Ancora oggi non posso dimenticare Queen di Alrune, Gordon del Minotauro e Shifield di Basilisk. Ma ad essere sinceri l'unico uomo che io abbia mai temuto veramente fu Kagaho di Bennu.>
< Interessante, avrei voluto conoscere simili guerrieri. Ma non prolunghiamoci troppo, siamo arrivati> disse accompagnandoli alla fine dell'ennesimo scalone, alla fine del quale trovarono 12 troni in avorio riccamente decorati, tre dei quali al centro della sala, nettamente più grandi degli altri. Su quello di mezzo stava un uomo dalla folta barba bianca e capelli argentei, un viso da uomo maturo vestito di una grande tunica candida che cadeva fino ai piedi scalzi.
Zeus si alzò < Ti ringrazio molto di aver portato quì i miei ospiti, ora vai a chiamare gli altri Guardiani>
Il Cavaliere rosso si inchinò e li lasciò soli al cospetto del Dio.


Kanon ed Andur camminavano già da un'ora, e fino a quel momento non avevano trovato niente di interessante. Percorrendo strade su strade cercavano una traccia di potere da seguire, ma non ne avevano ancora trovata.
Andur continuava a guardare con la coda dell'occhio dietro di se < Kanon, sbaglio o quel gruppetto ci sta seguendo? Li sto tenendo d'occhio da un bel pezzo ormai>
Infatti a circa quindici metri di distanza stavano cinque o sei uomini vestiti di abiti scuri che percorrevano ogni strada che imboccavano
< Lo credo anche io. Il travestimento alla fine non è servito a molto>
< Non possiamo ingaggiare battaglia adesso, potremmo uccidere qualche innocente>
< Già, e non possiamo neanche andare in un luogo più isolato, ci noterebbero subito>
< Dunque cosa facciamo?>
Kanon sorrise malizioso e dopo aver dato una pacca rassicuratrice sulla spalla del compagno disse < Lascia fare a me>
Ma sotto il suo sorriso si celava una strana inquietudine, poichè proprio in quel momento aveva sentito un Cosmo espandersi, un Cosmo a lui familiare.


< Lo hai sentito anche tu?>
Camus annuì. Pochi secondi prima avevano avvertito una potente energia ergersi a pochi metri di distanza. I due continuarono e girando un vicolo videro due uomini attaccati all'entrata di una casa. La strada era parzialmente illuminata dai candidi raggi lunari e lasciava parecchie zone d'ombra.
Milo avanzò mentre Canìmus rimase nell'oscurità, pronto ad intervenire in caso di pericolo.
Lo scorpione cercò di assumere un'aria sbandata e si avvicinò ai due.
< Scusatemi? Sapete dirmi da quale parte è il porto?>
< Prima volta a Capri, vero? Devi seguire la strada, poi svoltato l'ang..> l'uomo si interruppe bruscamente, allarmato, osservandolo meglio
< Come diavolo hai fatto a scappare?>
< Scappare?> chiese sbalordito Milo prima di vedere i due malcapitati investitida una Diamond Dust.
Camus raggiunse il compagno e, dopo aver nascosto i corpi, entrarono in quello che sembrava più l'ingresso di una Miniera, visto che la strada era scavata nella roccia e scendeva verso le viscere dell'isola.
Era piuttosto buio ed umido, l'uinica fonte di calore o luce era qualche lume sui muri.
Proseguirono per qualche minuti in quell'ambiente angusto e sinistro. Poi di nuovo quel Cosmo. Non era Shadir, di questo erano certi...ma quella sensazione di familiarità non abbandonava minimamente i due Cavalieri.
Finalmente una luce si intravide alla fine del tunnel.
Previdenti come sempre entrambi si nascosero nelle tenebre e sbirciarono all'interno della camera.
Non era molto grande, di circa sei metri ed alta quattro, e c'erano cinque uomini che indossavano armature nere.
Camus richiamò l'attenzione di Milo verso la fine della sala dove si intravedeva un secondo corridoio.
< Me la sbrigo io quì, tu vai avanti> bisbigliò al compagno e quello annuì.
Milo si preparò e al segnale di Camus prese a correre verso la fine della stanza circondato da una Aurora Execution del cavaliere dell'Acquario, inboccò il corridoio e sparì lasciando Camus a combattere.
Non era molto diverso dal primo, salvo il fatto che era molto meno umido, e Milo lo percorse in cinque minuti buoni prima di arrivare ad una porta, dietro la quale avvertiva quel Cosmo ribelle che aveva percepito fin da subito.
Quando entrò venne accolto da un lampo di luce rossa che per poco non lo colpì in testa. Svelto e agile Milo rotolò di lato nascondendosi nel buio, acquattato contro una parete. Il buio era fittissimo, non riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso, ma sentiva che qualcuno era lì con lui nascosto in quelle stesse ombre nella quali lo scorpione dorato trovava riparo.
Si sforzò di non muoversi e mantenere la calma, nonostante il suo cuore battesse all'impazzata, l'adrenalina che si liberava nel corpo, i muscoli tesi pronti a colpire. Il suo piede urtò qualcosa e nonostante fosse al buio non potè non riconoscere il corpo di un uomo. Il suo cadavere.
Dopo qualche secondo si udì una voce nell'oscurità.
< Avevo appena finito di occuparmi di queste stupide guardie. Mi hai sconvolto i piani per la fuga.Chi sei? cosa vuoi da me?> urlò qualcuno.
Senza pensarci troppo Milo richiamò a se la sua armatura, ma questa non gli rispose e rimase ferma nel suo forziere dorato
" Che diavolo succede?" 
Milo prese un bel respiro e cercando di non mostrare il suo panico rispose a tono
< Chiunque tu sia, non sono quì per farti del male, esci allo scoperto e non ti farò nulla>
Avvertì l'aggressività crescere nel Cosmo dello sconosciuto
< Io uscire allo scoperto? Non sono mica stupido. Quali garanzie ho che non tenterai di uccidermi?> si udì qualche passo, poi una luce in mezzo alla sala si accese < Mostrami il tuo volto per primo, ed anche io mi mostrerò>
< Ti do la mia parola di Cavaliere di Atena che non ti farò alcun male> cercò di convincerlo Milo, dato che la parola di un Cavaliere ricade sul suo onore.
Il Cosmo dello sconosciuto si placò leggermente < Cavaliere di Atena? Mostrami il tuo volto e dimmi chi sei> insistette la voce.
Milo si alzò, fece qualche passo avavnti verso la luce, quando fu abbastanza vicino gettò lo scrigno con l'armatura a terra ed illuminato proclamò a gran voce
< Sono Milo dello Scorpione, Custode dell'Ottava Casa dello Zodiaco, cavaliere d'Oro di Atena> La sua voce rimbombò nella sala per qualche secondo, poi si perse nelle tenebre. Milo attese, senza protezioni, di una risposta da parte dello sconosciuto.
Quello che sentì non fu un nome di rimando ma una grande risata, quasi folle, che avvolse tutta la stanza.
A fatica lo sconosciuto riprese < Haha, quando si dice la coincidenza, hahaha>
< CHI SEI!?> urlò fuori di se Milo prima di vedere uscire dalle ombre un uomo dai lunghi capelli purpurei, gli occhi azzurri e freddi, con un gran sorriso stampato in volto. Non indossava nulla se non una tunica bianca sgualcita. Sulla sua mano un unghia scarlatta.
Finalmente rispose < Cardia di Scorpio, chi altri?>



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Capitolo 11
*** Ricordi di ghiaccio ***


cieli << Figlia carissima, dimmi dunque. Cosa ti porta sull'Olimpo?>>
Zeus si era seduto sul suo trono nel mezzo della sala circondato da altri undici, anche se il suo e i due immediatamente adiacenti erano notevolmente più grandi e decorati.
Sul suo stavano raffigurati immagini di fulmini e saette, talmente ben scolpite da sembrare reali. Sulla destra stava il trono riservato a Poseidone, traboccante di immagini marine e con l'elmo di Orione vicino al bracciale destro*. Sulla sinistra il trono, ormai vuoto per sempre, di Ade, riccamente ornato di fiamme infernali.
Il tono del Sommo Padre era calmo e pacato e lasciava un senso di fiducia e serenità.
Atena si piegò leggermente in avanti in segno di rispetto e ,dopo aver alzato il capo, parlò << Divino Zeus ti ringrazio del tempo che ci concedi. Sono quì nel vostro regno in primo luogo per farvi le mie condoglianze per la morte di vostro fratello>
Dhoko e Shion, inginocchiati, non poterono non rabbrividire. Nonostante i rapporti tra i due non fosse mai stato ottimo, Ade restava comunque fratello di Zeus.
Libra strinse leggermente i pugni, rigido e pronto a difendere la sua signora, anche se contro un simile nemico non avrebbe avuto alcuno scampo.
<< Non avere timore Cavaliere della Bilancia>>
Le parole di Zeus lo colsero impreparato. Alzò il capo e non vide rabbia negli occhi del Dio.
<< Ade era mio fratello, questo è vero, ma in più di un occasione ha tentato di rovesciare il mio regno tramando nell'ombra. Quì sull'Olimpo sentiremo la sua mancanza, ma non per questo devi accusarti, Atena, e nemmeno voi cavalieri, che aveto solo fatto il vostro dovere di guardiani.>>
Shion e Dhoko annuirono rasserenati e distolsero lo sguardo.
Zeus tornò a rivolgersi ad Atena << Non credo che tu sia quì solo per questo motivo. Sono estremamente rari i tuoi viaggi nel mio regno e di solito non sono per chiedermi come mi sento>>
Ora il suo tono era diventato scherzoso, ironico, ma comunque interessato.
<< Non posso negarlo, Padre. Il motivo che mi ha condotta da te è ben più importante>>
<< Ti ascolto>>
Isabel prese un gran respiro e parlò << Sono quì per parlare di Shadir del Falco reale>>
Zeus corrugò la fronte leggermente sorpreso
<< Quale interesse può mai dare un morto? Il Guardiano dei Cieli di Atena è caduto da molto tempo>>
<< Ho il timore che non sia così, desidero parlare con i suoi compagni d'armi>>
Zeus restò qualche istante in silenzio << Così sia>>


Milo non riusciva a credere ai propri occhi.
"Non è possibile" continuava a ripetersi, ma l'uomo di fronte a se, i capelli lunghi e purpurei, gli occhi il viso...era totalmente identico a lui.
Cardia fissò per qualche istante il suo successore, studiandolo.
<< Cosa significa quella faccia sorpresa?>>
<< Chi...sa..saresti..tu?>> Milo non trovava un senso a ciò che stava succedendo, ma era reale non poteva negarlo.
<< Te l'ho già detto, sono Cardia di...>> si interruppe bruscamente stringendosi il petto mentre una maschera di dolore si dipingeva sul suo volto. Cadde in avanti tra le braccia del suo sosia.
<< Cosa ti succede? Che hai?>>
<< Non preoccuparti...starò...bene>> rantolò Cardia a fatica.
<< Ma tu stai bruciando>> si allarmò Milo sentendo il calore del suo corpo, sembrava sul punto di prendere fuoco tanto era caldo.
Cardia emise un grugnito di dolore << Non è niente...passerà>>
<< Dannazione, ti serve aiuto, appoggiati a me>> disse caricandoselo in spalla e dirigendosi verso l'uscita.
<< Lasciami...> si lamentò Cardia << Non mi seve il tuo..aiuto>>
Ma Milo non lo ascoltava, precipitandosi lungo il corridoio dal quale era venuto. Dopo poco più di un minuto rientrò nella sala dove aveva lasciato Camus. Questi aveva appena finito di finire l'ultimo avversario con un colpo di taglio sul collo. Questi si ruppe subito, ponendo fine alle sue sofferenze.
<< Quì ho finito Milo, cosa c'era...>> Aquarius si bloccò istantaneamente alla vista dei due Scorpioni.
<< Ti spiego dopo, ora dobbiamo andare>> Disse sbrigativo Milo mentre Camus lo aiutava a portare lo sventurato.
Nessuno fiatò per tutto il viaggio verso il punto di incontro alla baia con Kanon ed Andur.
VI arrivarono in poco più di venti minuti e non poterono non notare il Cavaliere di Gemini seduto su una roccia con una grande ferita sul capo ed Andur che tentava di curarla.
<< Che vi è successo?>>
<< Era ora che arriviste>> rispose Andur << Un gruppo di nemici ci stava seguendo, così Kanon ci ha trasportati nella Dimensione Oscura per poterli combattere meglio**, ma uno di loro è riuscito ad avvicinarsi e lo ha colpito in testa con una tecnica chiamata Great Hammer...e questo è il risultato>>
Kanon fisso i nuovi arrivati per qualche secondo, poi iniziò a scuotere la testa << Dannazione, mi sono davvero rimbecillito, ci vedo doppio>>
Milo fissò istintivamente Cardia appoggiato a lui, poi lo fece sedere sulla sabbia << No Gemini, ci vedi benissimo>>
Tutti e quattro si fecero intorno al neo arrivato. Era piuttosto pallido e scottava incredibilmente.
<< Questa non è comune febbre>> constatò Andur << Rischia di morire in queste condizioni>>
Camus si fece avanti << Conosco io un modo per guarirlo>> Nella sua mano si condensò il suo Cosmo gelido ed andò a posarla sulla fronte del cavaliere. << Questo dovrebbe far scendere la febbre, è l'unico modo che conosco>>
Cardia si mosse leggermente ed aprì debolmente gli occhi << De..Degel..tu..>> ma prima di poter finire cadde nuovamente nel suo sonno.


<< Entrate miei cavalieri>>
Alle parole di Zeus 4 uomini rivestiti da possenti armature si fecero avanti varcando il portone dal quale erano entrati Atena ed i suoi Cavalieri. A passo di marcia si diposero su due file parallele camminando verso il trono, poi una volta avvicinati si inginocchiarono e si disposero su una sola linea a destra del Sommo Padre. Ad un suo cenno il primo della fila fece due passi in avanti e si inchinò in rispetto ad Atena. Era avvolto da una Armatura lucente e pallida come il latte, il suo elmo rappresentava un Drago.
<< Kaled del Dragone Celeste, Guardiano dei Cieli di Zeus e comandante dei Guardiani>>
Subito dopo gli altri si fecero avanti in maniera similare.
<< Rosalin del lupo silvestre, Guardiana dei Cieli di Artemide>>
<< Likos della Lince Luminosa, Guardiano dei Cieli di Apollo>>
Per ultimo il Cavaliere Rosso che aveva fatto da guida << Amoneth del Leone Rosso, Guardiano dei Cieli di Ares>>
Atena ricambiò il saluto e Dhoko e Shion fecero altrettanto con un lieve inchino di rispetto. Gli occhi di Libra erano fissati su Amoneth. Perchè gli sembrava di conoscerlo? Nonostante indossasse ancora l'elmo aveva riconosciuto qualcosa nel suo Cosmo...qualcosa di familiare.
Atena prese la parola << Onorata di conoscervi, grazie per il tempo che ci dedicate.
Devo parlarvi di una questione che vi riguarda. La scorsa notte un gruppo di guerrieri è entrato nel Grande Tempio di Atene capitanate da un uomo misterioso...ho paura che voi lo conosciate.>>
I Guardiani si scambiarono sguardi dubbiosi.
<< Chi è dunque costui? >> chiese Kaled << Chi può essere entrato nel Grande Tempio? >>
<< Magari sono i vostri uomini a non essere all'altezza del compito>> suggerì malizioso Likos venendo subito smentito da Amoneth
<< I cavalieri di Atena sono tra i guerrieri più potenti della terra, e per quanto possa infastidirti, Guardiano di Apollo, questa è la realtà>>
Likos sbuffò e chinò il capo in segno di scusa.
<< Costui>> disse Atena << un tempo veniva chiamato Shadir del Falco reale, vostro compagno ed amico>>
L'affermazione della Dea stupì persino Zeus, fino ad allora rimasto in disparte.
Amoneth prese a scuotere la testa << No, non è possibile>> disse con voce metallica alzandosi in piedi
<< Impudente, resta giù! Come osi rivolgerti così a mia figlia in questo modo!?>>
Atena fece segno al padre che andava tutto bene e tornò a concentrarsi sulla loro guida
<< Non è possibile le ripeto, poichò io ero con lui quando è morto...ho visto la sua Armatura Celeste imbrattata di sangue, ho sentito il suo Cosmo spegnersi atrocemente...Inoltre un Cosmo come il suo non passa inosservato, quindi saremmo riusciti a percepirlo in questi tre anni.>>
Atena si avvicinò a passi lenti verso il Cavaliere che tremò leggermente e distolse lo sguardo, prima che le candide mani di Lady Isabel si posassero delicate sul suo elmo scarlatto.
<< La verità fa male, questo lo so più di chiunque altro, ma non vi è altro modo per convincerti>>
Dunque nella mente del Guardiano di Ares presero vita i ricordi di Atena, di quel momento in cui un uomo vestito di nero la aveva fissata con timore e dolore, di quella sensazione che aveva riconosciuto nonostante i lunghi anni di abbandono...dell'uomo che era sempre stato un ombra protettrice e sicura.
Amoneth cadde sulle ginocchia ai piedi della Dea << Ora sono sicuro>> sussurrò << che è lui>>


Calore
Solo e semplice calore lo attraversava
Un incendio potente e selvaggio che proveniva dal suo petto, e che si propagava in tutto il corpo tramite il sangue.
Barcollando su lastroni di ghiaccio, tenendosi in equilibrio come poteva, non poteva non osservare le meraviglie che lo circondavano...avesse avuto il tempo di visitarle meglio...inseme a lui.  L'armatura lo soffocava, improvvisamente la sentiva pesante, quasi un macigno sulle sue membra stanche, ma ostinato lui continuava a camminare.
Prima di spegnersi voleva vederlo.
Seguendo i rimasugli del suo Cosmo lo trovò dopo pochi minuti, rinchiuso in uno spesso feretro di ghiaccio.
Era arrivato a congelare tutta Atlantide per fermare i piani di Poseidone.
L'armatura dell'Acquario ancora indosso, le gambe ritte leggermente divaricate, la schiena ferma e risoluta nella sua posizione, le braccia ancora distese di fronte al petto. La sua Aurora Execution aveva sfiorato lo zero assoluto con una potenza maestosa.
" Succede questo quando metti tutto te stesso in un attacco?" si domandò guardando la sigura di Degel appena a pochi centimetri di puro ed indistruttibile ghiaccio siberiano. Il suo volto era ancora trasfigurato nell'urlo di rabbia che aveva lanciato contro il Dio dei mari.
Solo allora parlò << Alla fine sei stato tu a fare di un Dio la tua preda>> rise debolmente sputando sangue
<< Hai dato tutto te stesso, ogni stilla del tuo potere, ogni forza che ti era rimasta...sono fiero di te>>
Poi distolse lo sguardo, non sopportava di vederlo così...magari avrebbe potuto frantumare il ghiaccio...con quali forze? Era un miracolo se ancora stava in piedi...e poi? Tanto sarebbe morto comunque, tanto valeva rischiare.
Con tutte le energie rimaste sferrò un potente destro contro la parete di cristallo, che rimase solida ed intatta al suo colpo.
Una lacrima rigò il suo volto. << Ti ho deluso, amico mio>>
Il dolore provocato da quella ammissione oscurava il bruciore dentro al suo corpo.
<< Alla fine ho bruciato la mia vita, ma non è servito a niente...non sono riuscito neppure ad uccidere Radamante. Ed ora è scappato assieme a Pandora>> Inutile, inutile, inutile...Così si sentiva.
Dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le promesse che si era fatto...INUTILE.
Quella colpa lo opprimeva.
Asciugandosi le lacrime riprese a parlare all'amico << Unity è salvo>> sussurrò debolmente con voce ancora roca << Qualcosa di giusto alla fine sono riuscito a farlo...non è molto, lo so...ma mi basta>>
Si avvicinò al ghiaccio << E ovunque tu sia, spero che tu possa capire>>
Il peso era diventato insopportabile, dunque si accasciò al suolo e lentamente si spogliò dell'armatura dello Scorpione.
Doveva dirle addio. << Vai mia compagna, trova un nuovo padrone, che sia degno di indossarti...più di me>> dunque avvolta da una nube dorata sparì.
<< è tempo di morire>>
Si sdraiò accanto alla figura dell'amico, a pochi centimetri ma tanto lontano, separati dalla coltre ghiacciata.
<< Di tutte le vite>> disse infine << Non vorrei averne vissuta un'altra...sono un uomo fortunato.
Pochi hanno il privilegio di morire accanto ai propri amici>>
Chiuse gli occhi << Pochi...ed io sono tra quelli>>


* Infatti secondo la mitologia Orione era figlio di Poseidone
** Questa non so se è una vera e propria tecnica di Kanon e Saga, ma nel Lost Canvas l'ho vista usare da Aspros quindi penso che anche loro la conoscano

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Capitolo 12
*** L'avvento di Guerra ***


cardia Cardia aprì gli occhi e si ritrovò sdraiato su una spiaggia, la testa sopra un masso.
Istintivamente si alzò di scatto mettendosi in piedi leggermente in avanti con le gambe piegate, pronto ad attaccare.
Cosa era successo? Aveva sognato?
"Dove diavolo mi trovo?"
Lo scorpione sì guardò attorno e non vide nessuno, tranne una figura poco distante che gli dava le spalle.
Una figura che vestiva la sua antica armatura.
<< Ben svegliato, spero che ti sia riposato>>
Cardia rimase rigido, l'aculeo cremisi pronto a colpire.
Milo sospirò e voltando leggermente il volto si rivolse al suo sosia << Fossi in te non lo farei, non farti umiliare così>>
<< E tu vorresti umiliare me, Sua Eccellenza Cardia dello Scorpione? Vedo che hai fegato, ma sei anche stupido>>
Milo si alzò in piedi togliendosi della sabbia dall'armatura, poi si fece più serio << Mi devi delle risposte oltre che la vita>>
<< Non ti devo un bel niente invece, me la sarei cavata comunque>> rispose sprezzante << Non è la prima volta che mi capitano certe febbri>>
<< Chi è Degel?>>
Cardia strinse i denti, quasi ringhiando << Stai...zitto>> disse soffocando la rabbia che trapelava dalle sue parole.
Milo fece qualche passo in avanti, senza il minimo timore, senza alcuna intenzione di lottare. << Voglio solo delle risposte, chi è Degel?>> ripetè ancora una volta.
Una folata di vento gli scompiglò i capelli, un vento emanato dal cosmo di fronte a lui; Cardia ne era avvolto interamente, risplendeva nel suo Cosmo dorato, ora come due secoli prima. Scattò in avanti, l'unghia cremisi di fronte a lui, sul suo volto una maschera di odio <<SCARLET NEEDLE>> Urlò a pieni polmoni indirizzando i suoi colpi sul suo successore.
Dal canto suo invece Il custode dell'ottava casa non si mosse neanche. L'unghia di Cardia si fermò a pochi centimetri dal suo torace, immobilizzata assieme al suo corpo.
<< Ti avevo avvertito>> disse Milo con una freddezza non sua << Conosco bene la Scarlet needle, e so come ribatterla. Tu invece a quanto vedo non conosci il Restriction dello Scorpione>> Si avvicinò al volto marmoreo del neo rivale << Vuoi ascoltarmi adesso?>>
<< Fottitti>>
Milo sospirò e con tono pacato rispose all'insulto << Forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato, non trovi? Diciamo che ora io ti libero e che tu non cercherai di attaccarmi poichè temo che altrimenti finiresti di nuovo così. Poi ci sediamo e con calma cominciamo a spiegarci e a risolvere l'uno le domande dell'altro. Può andar bene per te?>> disse liberandolo dall'effetto delle Onde di Scorpio.
Cardia cadde a terra sulle ginocchia. Rialzandosi lanciò uno sguardo sprezzante verso Milo, come ad ammonirlo di non fare mai più una cosa simile, poi sorrise ardentemente.
<< Molto bene, Custode dell'ottava casa, cosa vuoi sapere?>>

Morte fece saettare la mano in aria e dopo pochi secondi due teste rotolarono sul pavimento.
Il sangue sgorgava copioso e stava imbrattando il pavimento della sala di Rianimazione. Lo avevano lasciato lì per poco più di trenta minuti sotto la  custodia delle guardie, ed ora lo scorpione era scomparso. Morte trasudava rabbia da ogni poro della pelle, sentiva una voce nella sua testa che chiedeva, reclamava sangue. Sangue per chiarificare la sua gloria, sangue per colmare la sua sete insaziabile di distruzione, ed ora sangue per consumare la sua furia.
Ai piedi del Cavaliere dell'Apocalisse stava un soldato semplice con il volto rigato di lacrime, singhiozzando, pregando che gli venisse risparmiata la vita.
"I deboli non hanno diritto di vivere"
La sua mano cadde ancora sulle membra inermi strappando un'altra vita.
<< Credo che possa bastare>> disse la voce ferma di Guerra. << In fondo non vi è nulla di cui preoccuparsi>>
Morte si voltò istantaneamente a fissare il compagno.
<< Nulla di cui preoccuparsi? Se non lo avessi notato quella sottospecie di scorpione congelato è riuscita a scappare e il nostro signore non potrà tornare senza di lui>> Urlò sbattendo il pugno contro il muro di pietra, creando un breccia.
Guerra rispose pacato << Non c'è bisogno di preoccuparsi, poichè so già dove lo hanno portato>>
Pestilenza si intromise nella conversazione << Anche io ho avvertito il suo Cosmo espandersi poco lontano, sono ancora sull'isola>>
<< E sarò io ad andarlo a recuperare>> Sentenziò Guerra voltandosi verso l'uscita dove lo aspettava Shadir.
I loro sguardi si incrociarono per pochi istanti, poi Guerra sparì.

<< Se quanto hai detto corrisponde a verità, Atena, non possiamo indugiare oltre. Già un tempo sottovalutammo il nostro nemico e ne pagammo le conseguenza, non voglio che accada ancora.>>
<< Certo padre, condivido i tuoi timori e sono pronta con i miei Cavalieri a combattere questa battaglia>>
Lo sguardo di Isabel non lasciava trapelare segni di cedimento o esitazione. Era pronta a fare il suo dovere.
Zeus annuì e tornò a voltarsi sui Guardiani del Cielo << Due di voi partiranno con mia figlia a combatteranno per lei, ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. Coloro che resteranno invece saranno incaricati di portare questa notizia a tutti gli Dei dell'Olimpo. Tutti devono sapere ed essere pronti alla lotta.>>
Kaled fu il primo ad alzarsi in piedi << Chiedo di poter partire, le ali drago Celeste difenderanno vostra figlia come hanno difeso voi>>
<< Ed io>> disse Amoneth << Lotterò con voi, e riscatterò l'onore di Shadir del Falco reale. Sarà un privilegio>> aggiunse voltandosi verso i due Cavalieri d'oro accanto alla Dea << Lottare con voi, Dhoko di Libra>>
<< E per me è lo stesso, Leone Rosso.>> rispose di rimando
Zeus si alzò in piedi a fissare il corpo di spedizione << Possa la fortuna guidare la vostra mano, possiate tornare da vincitori>>

<< Eri uno dei compagni d'armi di Dhoko 243 anni fa,,,cosa ti è successo?>>
<< Me lo chiedi per curiosità?>>
<< Dhoko non ci parla mai di quanto accadde nella tua epoca>>
Cardia abbozzò un sorriso << E non ha tutti i torti, deve essere difficile ricordare, specialmente per lui che, a quanto mi dici, fu l'unico a salvarsi assime a Shion.>>
<< E per te non lo è?>>
<< Certe volte>> rispose semplicemente << Specie quando penso a..>>
<< Degel>> completò una voce alle loro spalle. I due si voltarono di scatto e videro Camus Kanon ed Andur.
<< Ci avete messo parecchio tempo, stavo per farmi scannare dal mio compare quì>> Disse Milo rivolto al migliore amico che ,senza scomporsi troppo, rispose a tono << Non posso biasimarlo, anche se non mi sembri conciato troppo male>>
Cardia era rimasto a fissarlo, se non avesse saputo che era impossibile allora avrebbe giurato di trovarsi innanzi al suo vecchio amico. Ma c'era qualcosa, non nell'aspetto, che gli dava una ulteriore conferma. Un aria di freddezza che Degel non possedeva.
"Una statua perfetta, priva di emozioni", così sembrava, così Degel avrebbe voluto diventare
<< Ci sono andato piano>> rispose Cardia distogliendo lo sguardo. e tornando a fisare il calmo mare Napoletano.<< Comunque sia, se vuoi saperlo, combattei nella remota atlantide, il regno sommerso di Poseidone, assieme al mio compagno Degel dell'Acquario.
Fummo divisi nella lotta, lui sventò a costo della sua vita i piani del Dio dei Mari, mentre io...beh ho trovato una morte gloriosa, anche se del tutto inutile>>
<< Cosa vuoi dire?>>
<< Il mio ultimo avversario fu Radamante della Viverna. Lo affrontai da solo e dopo uno scontro molto duro ridussi in cenere il suo cuore...deve essere stato il suo orgoglio a tenerlo in vita, non gli andava affatto di morire per mano di un "Insetto">>
<< Hai lottato da solo contro un Giudice degli Inferi? In pochi sono stati in grado di raccontarlo>> commentò Kanon ricordando la sua passata esperienza con Radamante.
Cardia stava per rispondere quando qualcosa lo fece trasalire. Un Cosmo oscuro di immane potenza, una forza mai sentita prima.
Tutti si misero in cerchio, spalla contro spalla, pronti a lottare, i nervi tesi ed il respiro affannoso.
<< Desolato di interrompere la vostra discussione>> disse un ombra poco distante. Avanzando a passi lenti sotto la candida luce lunare apparve un uomo di stazza enorme, lunghi capelli bianchi che cadevano fino al torace. Due braccia possenti coperte da una non meno solida corazza nera che ricopriva quasi tutto il suo corpo, sul suo capo un elmo a forma di teschio. Il suo volto era duro e serio, i suoi occhi del colore del mare più profondo.
Si fermò a pochi metri dal gruppo e mostrando un breve inchino si presentò << Guerra, Cavaliere dell'Apocalisse. E sono venuto per te, Scorpio>>


Ed eccomi ancora quì. scusate il ritardo mostruoso, sono imperdonabile.
Spero che continuiate a seguire la mia storia, non cedete proprio ora.
Tra non molto prometto di rispondere a tutti i vostri dubbi...o forse no? Chissà, vedremo.
Ma se volete scoprire qualcosa di più non perdete il prossimo capitolo, in arrivo su queste pagine.
Per la descrizione di Guerra mi sono ispirato al videogioco Darksiders...spero non vi dispiaccia
alla prossima
Darkrozan

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Capitolo 13
*** una oscura verità ***


Una oscura verità Una leggera brezza si era levata e portava sulla spiaggia semi deserta il profumo e la freschezza del mare, un odore di alghe e sale miste a sabbia, e portava con sè anche la tensione della situazione. Da un lato stavano cinque Cavalieri di Atena, dall'altro un solo uomo anche se di stazza enorme.
Guerra fece un passo avanti e si chinò e prese della sabbia passandosela poi tra le mani, poi la portò al viso e ne inspirò la fragranza marina per poi gettarla di lato.
Era un gesto che compiva ogni volta di andare in battaglia, che gli ricordava che un tempo fu un semplice uomo.
Il suo sguardo si posò sui cavalieri a meno di dieci metri di distanza, poteva vedere bene il suo obbiettivo tra le loro fila.
Guerra osservava i suoi nemici con rispetto, non sorrideva nè si faceva beffe di loro, ma li guardava come un campione guarda un altro.
Seppur combattessero per parti totalmente diverse la loro fede nel proprio ideale era eguale.
Stava ritto, le braccia conserte, in attesa.
<< Ve lo ripeto, Cavalieri>> disse con calma << Consegnatemi Scorpio>>
<< Quale dei due?>> sibilò Milo tra i denti pronto a scattare.
Guerra sorrise con disinvoltura << Sei proprio come Shadir ti aveva descritto. Tenace, furioso e provocatore. Ma purtroppo per te io non sono un uomo che tenga in considerazione gli scherni. Per me>> disse sbattendo i pugni << Conta solo il risultato, come in battaglia. Non importa quanti uomini si perdano o quanto bisogni penare, alla fine conta solo la vittoria>>
<< Ti metti a fare il filosofo adesso?>> Milo tratteneva a stento il suo impulso di attaccare. Già solo sentire nominare Shadir lo aveva fatto imbestialire, ma la calma di Guerra lo infastidiva ancora di più.
<< A quanto vedo non volete capire, ma non importa.>> poi tornò serio e marmoreo in volto << Per l'ultima volta, consegnatemi lo Scoprione e non ci saranno inutili spargimenti di sangue quì>>
<< Non fare il gradasso>> lo ammonì Kanon << Non sei nella posizione di minacciarci>>
<< Lo so bene, concordo anche io che lottare contemporaneamente contro cinque cavalieri d'Oro sarebbe un suicidio, ma che stratega sarei se non fossi in grado di prevedere ogni mossa? Il mio nome e Guerra, ed ogni guerra viene vinta dalla forza e dall'astuzia>>
E senza alcun preavviso fece un passo avanti << Non voglio più morti di quante siano necessarie per raggiungere i miei scopi, lascio quindi a voi decidere. Guardate sopra le vostre teste>>
I cinque alzarono lo sguardo. Sopra la scogliera che sovrastava la spiaggia, sopra un grosso masso stava una figura scura, una maschera sul volto e due ali sulla sua schiena come quelle di un angelo, di un colore nero notte.
<< Mostra a costoro la nostra proposta>> urlò Guerra e lo sconosciuto di rimando alzò il braccio destro mostrando un fagotto.
<< Per gli Dei>> Imprecò Camus seguito da altre voci smorte o grida taciute dei suoi compagni. Nelle mani di quell'uomo c'era un bambino. In lontananza si riuscivano persino a sentire i suoi gemiti.
<< Bastardo>> urlò Kanon rivolto a Guerra. Senza alcun preavviso Gemini scattò in avanti pieno di furore. << A tal punto desideri la vittoria? La pagherai per questo, GALAXIAN..>> Ma prima di poter completare la tecnica Guerra portò il palmo destro in avanti
<< BATTLE CRY>> Una terribile folata di vento investì in pieno Kanon che, colto alla sprovvista ed accecato dalla rabbia, venne scaraventato contro la scogliera. Sì rialzò sputando sangue ma ancora pronto alla lotta quando qualcuno lo bloccò.
<< Resta calmo>> gli disse Camus all'orecchio << Sei troppo arrabbiato, e lui ne approfitta. Sentiamo cosa vuole, poichè>> e si rivolse a Guerra << Sono sicuro che anche tu voglia scongiurare un simile evento>>
<< Hai detto bene, cavaliere dell'Acquario. A differenza del mio compagno lassù, che trae piacere dal sangue, io preferisco evitare certe soluzioni. Questo è il patto, consegnatemi Cardia di Scorpio e nessuno dovrà morire oggi>>
Milo stava per mandare Guerra a farsi fottere quando un braccio si posò sulla sua spalla << Accetto le tue condizioni, ma voglio che consegniate subito il bambino. Hai la mia parola di cavaliere di Atena che poi verrò con te>> Cardia era risoluto e non lasciava trapelare segni di incertezza.
Guerra rimase un secondo in silenzio poi annuì e fece segno a Morte di scendere.
Questo saltò e planò fino a toccare dolcemente il suolo, poi, a passi lenti camminò fino al gruppetto di Cavalieri e posò il pargolo nelle mani di Camus. << Che peccato>> sospirò << Non capita tutti i giorni di uccidere un bambino>> Camus sentì una fitta al cuore, ma si trattenne.
Morte si rivolse a Cardia << Forza, fatti avanti insetto>>
Quello sorrise raggiante << Già un altro mi ha chiamato così, sai dove si trova ora?>> poi avanzò verso il suo carceriere ma prima di arrivare si voltò e fece l'occhiolino a Milo, poi andò verso Guerra.
<< Felice che tutto si sia risolto nel migliore dei modi. Alla prossima, Cavalieri>> ed avvolto da una sfera oscura, sparì assieme a Morte e Cardia.

<>
La voce di Amoneth lasciava trapelare segni di nostalgia, quasi stesse rimembrando ricordi di una vita passata. La sera era ormai scesa e le 12 case erano illuminate dalla meridiana dello Zodiaco con dodici fuochi ardenti e dalle varie luci delle rispettive case.
Dhoko si fece avanti verso il neo compagno d'armi. << Hai già visto questo posto in precedenza?>>
<< Purtroppo è stato molto tempo fa, ma sì. Un tempo visitai  questo luogo, anche se le mie intenzioni erano ben altre che ammirarlo.>>
<< Cosa vuoi dire?>> prese un lungo respiro e poi chiese ancora << Chi sei veramente>>
Dal pesante elmo che celeva il volto del Leone rosso uscì una mezza risata soffocata, questo si voltò e puntò il suo volto coperto dalla maschera negli occhi di Libra << Un giorno forse lo saprai. Ma nel frattempo raccontami, il concilio inizierà tra qualche ora. Ho tante cose da chiederti>>
Dhoko sorrise raggiante << Sei un tipo molto misterioso, ma per ora va bene. In ogni caso se vuoi farmi delle domande lascia almeno che ti conduca alla Settima Casa.>>
Amoneth annuì e dopo dieci minuti di cammino giunsero alla Casa della Bilancia.
<< Accogliente>> commentò sarcastico Il leone osservando libri sul pavimento in marmo e polvere su ogni mobile o parete che decorava l'interno. Notò subito delle piume nere disposte in una teca di cristallo accanto all'entrata, oltre a diverse armi come spade e scudi. Dopotutto egli era il Cavaliere Custode delle Dodici armi di Libra, era normale che si fosse addestrato ad utilizzarle.
Dhoko non potè non nascondere l'imbarazzo. << In effetti è da poco che mi sono definitamente trasferito quì, dopo la fine della scorsa Guerra Sacra Atnena mi affidò il compito di vigilare su gli specter di Ade. Per 243 rimasi immobile davanti all'impetuosa cascata dei Cinque Picchi...a dir la verità faccio ancora fatica ad entrare in questo luogo>>
<< Come mai?>>
<< Hai mai perso qualcuno a cui tenevi?>>
Dopo un attimo di silenzio Amoneth rispose << Sì, ne soffro ancora>>
<< Anche io, e vivere negli stessi luoghi dove un tempo vivevo assieme ai miei precedenti compagni...mi rattrista>> disse semplicemente << Ma dovrò farci l'abitudine, ormai la mia casa è quì>> Quando si voltò verso il su ospite lo vide intento a fissare le piume nere nella teca.
<< Ti interessano?>>
<< Le trovo strane, a chi appartenevano?>>
Dhoko stava per rispondere quando una figura entrò nella stanza. <> disse Shaka << Ma Atena ha richiesto la nostra presenza. So devo sono diretti i Cavalieri dell'Apocalisse>>

<<Dannazione>> urlò Kanon mandando in briciole uno scoglio con un pugno. La sua rabbia non conosceva limiti. Gli erano scappati da sotto il naso ed ora si trovavano al punto di partenza senza alcuna risposta.
Camus sospirò e lasciò il compagno a sfogarsi da solo. Aveva da poco mandato Andur in città per far restituire il bambino. Vista la situazione sarebbero stati utili i poteri mentali di Kanon per seppellire la storia, ma Gemini non era certo dell'umore giusto.
Tornò quindi a fissare Milo, seduto in mezzo alla spiaggia deserta, assorto nei suoi pensieri.
<< A cosa pensi?>> Gli chiese sedendosi accanto a lui. Milo rispose chinando la testa e mettendosi le mani tra i capelli.
<< Sto cercando di dare un senso a tutta questa storia...insomma non riesco più a capirci niente. Perchè hanno riportato in vita Cardia? Come diavolo hanno fatto? A cosa serve lui?>>
Camus non perse la calma e rispose pacato << Dubito che lo abbiano riportato in vita, visto che solo un Dio potrebbe farlo e non è detto che ci riesca. No, è più probabile che il gelo di Atlantide lo abbia conservato quasi del tutto. Quasi fosse un Freezing Coffin applicato ad una città.>>
Milo sbattè i pugni sulla sabbia << Questo non mi aiuta affatto a capire cosa vogliano da lui...cosa può mai avere di speciale?>>
<< A questa domanda non posso risponderti>>
Stettero in silenzio per qualche istante, poi Milo parlò di nuovo
<< Non riesco a togliermi dalla testa le parole di Dhoko. Ricordi casa ha letto su quel libro?>>
Camus annuì << Lo ricordo bene>>
<< Credo che possa esserci un collegamento, ma non riesco a trovarlo...insomma ha detto che serve...>>
Le ultime parole gli morirono in gola.
Qualcosa si era acceso nella sua testa...poteva essere così semplice...così banale?
No, doveva esserci un'altra soluzione...ma quale?
Milo prese ad irrigidirsi, schiacciato da quella intuizione, da quella oscura verità che era prorpio lì, di fronte a sè.
<< Milo?>> Chiese Aquarius preoccupato dalla faccia inespressiva dell'amico
<< Figli di ...>> urlò milo scattando in piedi.
<< Cosa ti succede?>> chiese Kanon avvicinandosi
<< Ho capito. Non ricordate? nel libro c'era scritto che affinchè Il Signore dell'Apocalisse possa tornare serve il Cuore di una Stella!>>
Kanon e Camus si scambiarono un'occhiata, non capendo assolutamente.
<< Ma siete stupidi o cosa? Il CUORE DI UNA STELLA?! Non vi dice niente?>>
<< Milo è stata una serata piuttosto dura e frustrante, non metterti a fare indovinelli>> gli intimò Kanon << Vuoi spiegarti?>>
<< Ora so perchè hanno preso Cardia. I Cavalieri dell'Apocalisse cercano un corpo per ospitare il loro Signore. Un corpo che abbia il cuore di una stella.>>
<< E allora?>>
<< Il cuore della costellazione dello Scorpione è Antares>>


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Capitolo 14
*** L'ascesa dell'Apocalisse ***


L'ascesa dell'Apocalisse Le pesanti porte della Tredicesima Casa si aprirono mostrando agli occhi del Saint dell'Ariete una stanza illuminata solo dalla tenue luce dei braceri accesi ai lati della Sala del trono. Un ambiente che trasmetteva tristezza e malinconia, paura ed ansia. Tutto ciò Mu poteva leggere sul volto della sua Dea, solitaria e pensosa sul suo trono argenteo, con il capo leggermente chinato verso destra. I suoi lunghi capelli cadevano elegantemente sull'abito bianco e sulla pelle liscia, bianca tanto da sembrare pallida.
Mu si inginocchiò a pochi passi dalla sua Signora << Posso disturbarvi nobile Atena?>>
La Dea abbozzò un sorriso in segno di assenso << Parla Cavaliere, che notizie porti?>> La sua voce, seppur ferma, lasciava trapelare non pochi segni di incertezza.
Mu alzò lo sguardo << I Cavalieri inviati a Capri sono tornati con informazioni di notevole importanza...nonostante sia difficile credere a quanto affermano, ma dati i fatti appena accaduti niente dovrebbe più sorprenderci.>> ed attese qualche secondo, cercando di trovare un modo per dire ciò che stava per dire.
 << Il fatto, Mia Signora, è che i nostri nemici sono più imprevedibili di quanto potessimo aspettarci. Stando a quanto ci ha riferito Milo di Scorpio i Cavalieri dell'Apocalisse sono riusciti in qualche modo a risvegliare il precedente Custode dell'Ottava Casa. Cardia di Scorpio>>
Atena non rispose e si limitò ad abbassare lo sguardo facendo cenno al cavaliere di continuare.
<< Unendo le informazioni in nostro possesso con questa sconcertante notizia, siamo giunti a conclusione che abbiano intenzione di risvegliare il loro signore Kyor e di donargli un nuovo corpo in cui ospitare il suo spirito.
 L'unico corpo che possegga le determinate caratteristiche affinché questo possa accadere è appunto quello del Saint dello Scorpione.>>
Solo in quel momento Mu si accorse che le candide gote della sua Signora erano rigate dalle lacrime, che cadevano lente lungo il suo viso. Il Cavaliere si alzò e facendo un lieve inchino indietreggiò verso l'uscita quando la voce di Atena lo trattenne.
<< Cosa possiamo fare?>>
Mu si voltò << Aspettare, attendere che facciano la prima mossa. Per prima cosa dobbiamo sapere dove si nascondono, poi potremo andare a combatterli. In questo momento Shake ed io stiamo usando il nostro potere per creare un portale in grado di portarci in ogni parte del globo. Quando riusciremo ad individuarli...partiremo.>>
<< Non voglio che lo facciate>>
<< M..Mia signora?>> Mu era rimasto totalmente spiazzato da quella affermazione.
<< Non voglio...perdervi ancora. Siete i miei protettori, i miei paladini, e la vostra presenza ravviva queste stanze e queste Dodici Case...non potrei sopportare...non voglio che tutto questo finisca...io...>>
Ma prima che Isabel potesse continuare trovò la mano del Cavaliere sulla sua spalla destra. Mu la fissava con dolcezza, così come un padre osserva la figlia, come Atena era solita guardare i suoi guerrieri.
<< Quello che provate, queste emozioni...sono ciò che ci da la forza di lottare, che ci spinge oltre i nostri limiti. L'affetto che provate per noi ci darà il coraggio di andare anche incontro al nostro destino. Non rattristatevi se qualcuno di noi dovesse morire per la causa che difendiamo. Garantire pace alla terra è ciò per cui viviamo, ed è anche ciò per cui siamo disposti ad affrontare qualsiasi minaccia.>>
Dunque si voltò e si diresse nuovamente verso la porta, ma prima di uscire si girò un'ultima volta a fissare la sua Dea
<< Torneremo>> disse ancora e si chiuse la porta alle spalle.

Guerra fissava lo sterminato mare di sabbia che lo circondava. Il grande deserto del Shaara, una landa desolata che si estendeva per miglia e miglia, un luogo selvaggio e mortale, privo di pietà per chiunque lo attraversasse. Un luogo giusto verso tutti... Equo.
 La mappa li aveva condotti fino a lì, nel luogo dove tremila anni prima il loro Signore era caduto. Si era sigillato in un sonno eterno per rallentare il più possibile la maledizione che lo affliggeva, una morte lenta e dolorosa che anche in quel momento lo colpiva, nascosto da qualche parte in quel dedalo di dune e sabbia arsa dal sole.
Finalmente la loro ricerca era terminata, il Tempo degli uomini giungeva a termine.
"Il Mondo brucierà, e dalle sue ceneri nascerà un Nuovo Regno. Il mio Padrone ci condurrà alla gloria."
Il mondo sarebbe dovuto diventare come quel deserto immenso, sterile, privo di vita. Ma equo.
Il Cavaliere si voltò ad osservare la comitiva che lo seguiva a distanza. Lo Scorpione era legato da solide catene imbrigliate del potere di Pestilenza, colui che tra tutti e quattro possedeva il Cosmo più vasto e potente, per fare in modo che non scappasse e da questo era affiancato nel cammino. Per ulteriore precauzione inoltre, Morte lo seguiva costantemente assieme a Loth, il traditore di Apollo. A chiudere la fila stava Carestia, perso nei suoi pensieri.
<< Un posticino veramente accogliente>> disse Cardia osservando il panorama << Capisco perchè il vostro Signore si sia costruito una casa quì>>
 Se c'era una cosa che persino Guerra non riusciva a sopportare era il continuo sorrisetto stampato sulla faccia di Cardia, il suo spirito fin troppo allegro data la situazione.
<< Sono contento che ti piaccia, dato che tra poco diventerà la tua Casa>>
<<...non saprei, non è nel mio stile. Insomma non fraintendetemi, mi piace il calore e la sabbia, ma non riuscirei mai a vivere solo con voi cinque tra i piedi. Ma pensa un po', sono passato da avere una Casa ad Atene ad una tomba di ghiaccio ad Atlantide ed ora mi tocca vivere in un deserto>>
<< Non la smetti mai di parlare?>> chiese Pestilenza infastidito dal suo piccolo monologo.
Cardia si voltò verso il suo carceriere << No, mai. Hei tritaghiaccio>> disse rivolto a Loth << Comincio a sentire caldo, potresti raffreddarmi?>>
<< Non sono la tua balia, vedi di stare zitto>>
<< Che caratterino>> commentò sarcasrico lo Scorpione << Ora capisco perchè non stai simpatico neppure a loro quattro>>
Morte si piazzò davanti a Cardia con fare minaccioso, il volto scoperto, piuttosto innervosito. La sua pelle chiara ed umida ed i suoi capelli lunghi e neri gli conferivano un aspetto tenebroso e minaccioso in netto contrasto con la sua corazza nero pece.
<< E tu che vuoi, bel viso?>>
<< Forse non lo sai, ma quano il nostro Signore si sarà impadronito del tuo corpo, della tua anima non resterà neanche il ricordo. Non farai altro che vagare per l'eternità su questa terra sospinto dal vento, come un cumolo di polvere.>>
<< Potresti rimetterti la maschera? Osservare un'ostrica mi da meno il voltastomaco>> disse prima di ricevere un potente destro all'altezza del plesso solare. L'aria gli mancò per qualche istante, poi dopo aver respirato un paio di volte tornò a fissare Morte negli occhi, sempre sorridendo << Non sai fare di meglio?>>
Ma prima che potesse sferrare un secondo colpo la voce di Guerra lo interruppe.
<< Venite quì. Ho trovato la porta.>>
Loth rimase a guardia di Scorpio mentre i 4 Cavalieri dell'Apocalisse si misero a ripulire il terreno dala sabbia. Ciò che era celato ai loro occhi presto divenne chiaro. Era una lapide a forma circolare di circa venti metri di diametro tassellata da 7 piccole concavità e da quattro piccoli cerchi disposti al centro.
Senza perdere altro tempo disposero i sigilli sulla lapide andando ad incastrarli nei rispettivi buchi, poi si posizionarono nei cerchi a loro assegnati.
Guerra fu il primo a parlare, recitando la preghiera nera necessaria per quel momento.
<< Io ti invoco, Signore della Distruzione, ti invoco assieme ai miei fratelli quì riuniti. Il tempo è ormai giunto, Sorgi ancora Potente Kyor, Sorgi ancora in questo Mondo. Sorgete da ogni dove creature della notte, servi del mio giusto Signore, sorgete anime dannate e date nuovo vigore a colui che vi priverà da ogni sofferenza. Sorgete per colui che dominerà Cieli e Terre. Kyor, io ti invoco nel nome di Guerra>>
Il suo cerchio prese a pulsare di una luce nera ed un liquido scuro e viscido iniziò a traboccare dal centro della lapide andando lentamente a coprire l'area circostante.
<< Io ti invoco nel nome di Pestilenza>>
<< Io ti invoco nel nome di Morte>>
Shadir esitò un istante. Lui era l'anello mancante di quella catena, lui era l'ago della bilancia. Poteva liberare quel male...oppure opporsi.
Ma se ciò fosse successo...no, doveva procedere. Doveva procedere perchè il suo piano potesse realizzarsi.
Non una nota di esitazione, non un segno di debolezza. Solo una lacrima versata.
<< Io ti invoco nel nome di Carestia>>
Non appena Shadir terminò la formula si udì un boato provenire da sotto i loro piedi, dunque qualche breve scossa simile ad un terremoto.
Improvvisamente la lapide si spezzò in mille pezzi ed i quattro cavalieri vennero inghiottiti dal terrenosottostante. Caddero per qualche metro per trovarsi distesi su un cumolo di sabbia.
<< State tutti bene?>> chiese Guerra ricevendo dei grugniti di assenso. Tutti si alzarono e si ripulirono dalla sabbia, dunque ordinarono a Loth di portare giù Cardia.
<< Andiamo amici miei. Il Nostro Signore ci aspetta>>

Shake e Mu stavano facendo bruciare i loro Cosmi come mai prima di allora. L'impresa che si erano proposti non aveva precedenti.
Nella sesta casa ora stavano tutti i dodici Cavalieri d'oro, Andur del Triangolo Australe e Due Guardiani del Cielo. Saga e Shion invece erano già partiti assieme a Hyoga, Shyriu ed Ikki per incontrare Sorrento della Sirena, l'ultimo Marine di Nettuno.
Mai prima di allora i servitori di tre diverse divinità si erano riuniti per combattere gli uni accanto agli altri, e anche l'appoggio di Nettuno sarebbe stato ben gradito. Date le circostanze ogni aiuto era necessario, la situazione volgeva al peggio.
Lo avevano avvertito subito, quel cosmo oscuro che si era liberato, quella terribile potenza che per milleni era rimasta celata. Era finalmente venuto il tempo di affrontarla.
Tutto era pronto per la partenza, ora dovevano solo creare il portale.
<< Preparatevi>> disse Shake << Tra poco giungeremo a destinazione>> Dunque chiuse gli occhi ed un mondo di luce pura inondò la Sesta Casa per poi lasciarla nel silenzio.
Dei valorosi guerrieri non era rimasta traccia.

Guerra sfondò l'antica porta di roccia che gli sbarrava il cammino. In quella angusta galleria avevano incontrato diversi ostacoli, ma nessuno insuperabile, tra bivi e passaggi nascosti, trappole e vicoli ciechi.
Se uomini comuni avessero osato entrare in quel luogo non sarebbero certo riusciti a tornare a vedere la luce del giorno.
La roccia si sgretolò ed innanzi al cavaliere apparve la stanza che aveva lasciato tanto tempo addietro. I bracieri erano spenti, e tutto ciò che riusciva a vedere era illuminato dalla fioca luce proveniente dalla breccia. Ma non gli servivano parole per descrivere ciò che per anni aveva osservato costantemente.
Quasi nulla era cambiato, la sala rotonda ornata da splendide armature di acciaio ormai ricoperte di polvere e ragnatele, il tavolo al centro su cui era solito progettare attacchi ed azioni difensive. Quanti ricordi affioravano nella sua mente, quanto aveva sperato di vedere tutto ciò ancora una volta. Infine, quasi con timore, posò il suo sguardo sul grande trono posto di fronte a lui, quasi totalmente oscurato, un tempo lucido, degno del migliore marmo bianco italiano ed adornato da splendidi leoni, con le fauci spalancate come se ruggissero, che sorreggevano il luogo ove il suo Signore riposava.
Una mano scheletrica, consumata dal tempo era l'unica cosa che era in grado di vedere. Si avvicinò seguito dai suoi compagni e dal prigioniero e si inginocchiò a pochi passi dal trono, chinando il capo.
<< Siamo tornati, Maestro>>
Le sue parole, udite quasi fossero un sussurro riecheggiarono nella stanza per qualche secondo per poi tacere. Alzò lo sguardo aspettando una risposta che non tardò a giungere.
Dalle tenebre due grandi occhi rossi, due fiamme vive che guizzavano selvagge, si aprirono, la mano si contrasse come piena di nuovo vigore ed infine una voce sottile e debole giunse alle loro orecchie.
<< Ben...trovati amici miei. Sono...con..contento di vedervi>> le parole erano accompagnate dal suo respirare profondo ed ansioso di aria pura.
<< Mio Signore>> disse ancora Guerra << Vi abbiamo portato un dono. Un corpo degno di ospitare la vostra potenza>>
Dunque fece segno a Loth di avvicinare Cardia che, stranamente, non sembrava affatto turbato dalla situazione.
Kyor si alzò uscendo dall'ombra con difficoltà, sorretto da Guerra e Pestilenza ed avanzò. Il suo corpo mortale era ricoperto da diverse rughe e macchie nere, la sua pelle era raggrinzita e fragile ed il suo volto, tranne che per gli occhi, aveva un aspetto più morto che vivo. Il suo Potere lo stava distruggendo, lentamente, ma inesorabilmente. Il vestito una grande toga che cadeva fino alle caviglie, un tempo lucida e pulita, ora era scolorita e pallida, lacerata in diversi punti.
Kyor si dispose di fronte a Cardia osservandolo con i suoi occhi ardenti << Sì. Tu..sei degno>> disse additandolo con l'indice destro, dunque prese a ridere e a tossire convulsamente.
<< Non mi fai paura>> disse Cardia con tranquillità << E se credi che mi arrenderò senza combattere allora ti stai solo illudendo>>
La sua risata si fece più forte e rauca, quasi folle. Quando si ricompose mostro allo scorpione un sorriso maligno << Non puoi opporti a me>>
Dunque il suo corpo anziano si contorse, il suo volto si trasfigurò in una maschera di dolore ed un fumo denso e nero prese ad uscire dalla sua bocca fino a formare una nuvola scura dagli occhi rossi.
Cardia chiuse gli occhi, avvertendo lo spirito di Kyros insinuarsi nelle sue membra. Poteva sentire la sua volontà perforargli le carni, passando per muscoli, ossa tessuti, ogni singolo atomo del suo essere che veniva piegato al suo volere. Infine colpì la mente, prese a scorrere ogni suo ricordo ed ogni immagine che vedeva era un dolore ulteriore. Immagini di tempi che furono, immagini di amici che riposavano ormai da tempo, l'immagine di un Cavaliere in una tomba di puro ghiaccio.
"Non ancora Degel. Non ancora"
E fu l'ultimo pensiero che percorse la sua mente, prima che un mondo di tenebra calasse su di lui.
Kyros aprì gli occhi nel suo nuovo corpo, nel corpo che tanto aveva aspettato in quegli anni di attesa e sofferenza, ammirando la sua nuova ed eterna potenza.
<< Amici miei, il tempo è giunto>> Proclamò a gran voce alzando le mani verso il cielo << Giunto è ormai il momento di continuare l'opera che iniziammo Tremila anni fa. Diamo inizio ad una Nuova Era.>> dunque si rivolse ai quattro Cavalieri lì presenti << Mostratemi la vostra fedeltà, giurate di seguirmi ancora, giurate...>> Ma prima che potesse finire qualcosa lo interruppe.
Tutti si voltarono verso l'uscita della sala. Qualcosa aveva attirato la loro attenzione.
<< A quanto pare abbiamo visite, I cavalieri di Atena sono arrivati. Che siano i primi a morire>> sentenziò Kyros prima che una luce accecante lo investisse
<<SHINING STORM>>



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Capitolo 15
*** Le ombre avanzano ***


kyor Shadir aveva messo tutta la sua energia, tutto il suo ardore e la sua rabbia in quel pugno. Aveva aspettato tanto tempo per quel momento, anche troppo.
Aveva deciso di sacrificare ogni cosa, il suo onore, la sua dignità di cavaliere, il suo stesso nome per raggiungere il suo obbiettivo, nulla al mondo avrebbe potuto farlo desistere.
Sarebbe dovuto finire lì, di fronte ai suoi, ma non fu così.
Kyor osservava il pugno destro fermo a pochi centimetri dal suo torace, calmo ed imperturbabile, quasi non lo considerasse neppure.
Era bastata l'aura del suo Cosmo immenso a fermarlo, non aveva nemmeno cercato di schivarlo.
Shadir forzò ancora il colpo digrignando i denti per lo sforza, un vero e proprio muro di energia invisibile ed impenetrabile avevano fermato il suo colpo.
Gli occhi dell'ex scorpione, la copia esatta di Milo, si spostarono su di lui.
<< Shining storm, che nome altisonante. Posso chiederti perché lo hai chiamato così?>> Il suo tono era di scherno e non evitava di celarlo. Con un gesto fece cenno ai Cavalieri dell'Apocalisse di avvicinarsi.
Adesso poteva sentirlo chiaramente, un gelido ed insidioso brivido di paura che attraversava le sue membra, immobilizzandole. Il Falco Reale non aveva più le sue ali.
Kyor continuò << Una tempesta luminosa non è certo un problema per me...>> dunque lo squadrò dal capo ai piedi con i suoi occhi rossi e penetranti << Ah, Carestia>> disse ancora abbozzando un sorrisetto malefico. << Questa armatura porta la sciagura con sé, chiunque la indossi è destinato a tradirmi>>
Shadir, sempre immobile, raccolse tutta la determinazione che ancora aveva in corpo e volgendo il capo a fatica verso il suo nemico rispose
<< Non puoi..tradire qualcosa in...in cui non hai mai...creduto>> le parole uscivano a fatica, provate dal troppo sforzo.
Kyor rise << Certo Guardiano dei Cieli. Non mi sei mai stato fedele, allora perché liberarmi?>> chiese stringendo con la mano destra il pugno ancora proteso di Shadir. << Forse per cogliermi impreparato?>> chiese ancora stringendo la presa. Shadir avvertì la stretta farsi sempre più forte e dolorosa.
<< Forse per potermi uccidere nella mia forma mortale?>> Shadir sentì le prime falangi spezzarsi con uno schiocco secco, tentò di urlare ma la voce non gli rispose.
Kyor rise ancora ancora stringendo sempre più mentre il suo volto era trasfigurato da un folle ghigno. Poi improvvisamente lo lasciò ed il tormento diminuì considerevolmente, nonostante la mano rotta.
<< Un piano impeccabile, ma non hai considerato un piccolo particolare>> disse sussurrandogli all'orecchio << Questo corpo è perfetto, non ho più nulla da temere. Ora tutta la mia potenza può essere sfruttata>> dunque toccò con l'indice destro la mano del cavaliere << Dovevi attaccare prima>> disse semplicemente, dunque una piccola esplosione di Cosmo lo fece schiantare contro il muro riducendolo in buona parte in frantumi.
Shadir si mise in ginocchio tenendosi il braccio ferito, sforzandosi di controllare il dolore.
<< Che peccato, potevi essere utile nel Nuovo Regno che sto per creare, ma a quanto pare farai la stessa fine del tuo predecessore.>> Poi si bloccò, per qualche istante. Dunque prese a ridere in modo ancora più sadico e crudele.
<< No, non come lui. Lui almeno ha ricevuto una morte da guerriero, lottando per la propria vita fino alla fine, tu non avrai lo stesso privilegio, fin troppo clemente sono stato fino ad ora. A te spetta una morte ben differente lunga e sofferente, pari ad un supplizio eterno. Per il tuo atto di tradimento sarai costretto a guardare con i tuoi occhi cosa accadrà alle persone a te care, senza poter fare nulla, Impotente innanzi al fato>> dunque si rivolse ai suoi guerrieri << Portatemi quella cagna di sua sorella ed il Cavaliere dello Scorpione che lui reputa alla pari di un fratello. Moriranno davanti ai suoi occhi, il loro sangue macchierà questo luogo.>> poi si voltò verso Shadir << O preferisci che sia Atena la prima a morire? O forse Zeus in persona assieme ai tuoi compagni d'armi? La lista è lunga e molto tempo abbiamo ancora. Ma chi sia il primo o l'ultimo non importa, alla fine morranno tutti per mano mia.>>
Shadir aveva udito anche troppo, con uno scatto repentino cercò di portare un secondo attacco <<Brutto bastardo!>> Quando una figura massiccia ed imponente si frappose tra lui ed il suo bersaglio. Guerra portò avanti le braccia.
<< Non osare avvicinarti oltre, BATTLE CRY>> Urlò investendolo con la sua onda d'urto.
 Shadir, preso alla sprovvista, venne scaraventato indietro da quella forza micidiale. Cadde ancora il falco reale, ancora di più nella polvere e nel sangue che usciva copioso dalle innumerevoli ferite sparse sul suo corpo. Si ritrovò sul duro pavimento di pietra.
I sensi lentamente presero ad abbandonarlo, troppo stanco era per combattere ancora, troppo stanco per tentare ancora. Riusciva a capirlo, non importava quante volte si fosse rialzato, non avrebbe cambiato la situazione. Mai più avrebbe volato nei cieli, libero tra i venti. Le sue ali spezzate non sarebbero più guarite. Cos'è un falco senza le sue ali?
La vista si fece meno nitida, l'oscurità prese ad avvolgerlo. Stava forse morendo?
Il suo ultimo pensiero, le sue ultime parole, prima di perdere i sensi, furono semplici. Due nomi. Le persone a lui più care.
<< Da..Dana...M...Milo>> e le sue membra stanche caddero, insieme ai suoi pensieri, nell'ombra.
Guerra si avvicinò e, inginocchiandosi, guardò il volto stanco del Guardiano dei Cieli. Seppur fossero nemici doveva ammettere il suo coraggio. Aveva riacquistato il suo onore perduto.
<< Morto?>> chiese Kyor inespressivo al suo servitore che si voltò lentamente. << No, Sire. Non morto. Le forze lo hanno solo abbandonato>>
<< Bene>> disse Morte << perché voglio essere io a prendere la sua vita>>
<< Tutto a suo tempo>> disse ancora Kyor << Prima abbiamo degli ospiti da accogliere. Andate, e portatemi le teste dei Cavalieri di Atena. Le loro armature saranno i trofei adatti per commemorare il giorno della mia rinascita. E tu>> disse rivolto a Loth << Vai alle celle e sorvegliane l'entrata, sono sicuro che verranno a cercare la sorella dello Scorpione. In quanto a lui>> disse rivolto a tutti quanti << Portatelo da me>>
Tutti e quattro annuirono ed imboccarono l'uscita della stanza. Guerra fu l'ultimo ad uscire, portando con sé il corpo di Shadir.
Kyor sorrise ed andò a sedersi sul suo trono, ammirando la sua potenza nuova e rinata, maestosa ed inarrestabile. E rise, rise ancora, come non faceva da molto immemore tempo, pronto per quello che sarebbe stato il suo dominio. La sua rivincita. Dopo qualche minuto si calmò e sentenziò soddisfatto << Bene, credo che le mie creature abbiano dormito abbastanza>>


12 Cavalieri d'Oro e due Guardiani dei Cieli si erano da poco materializzati dal nulla in un immenso oceano di sabbia. Nonostante quella tecnica fosse solo un abbozzo tutti dovettero ammettere che aveva funzionato alla perfezione.
Milo fissò per qualche istante verso Nord, tra le dune di sabbia che lo circondavano.
Non appena la luce del portale si era diradata non avevano potuto non notare la grande apertura nella sabbia, simile ad una grotta, che stava loro innanzi. Ad un certo punto il Cosmo di Shadir nel suo splendore era esploso per poi scomparire lentamente. Ora ne rimanevano solo alcune lievi tracce.
Milo avvertì una stretta al cuore, temendo il peggio.
"Resisti, sto arrivando"
Improvvisamente si udì un boato, quasi un tuono provenire da sotto terra. DeathMask si voltò verso Shura << Dimmi che sei stato tu>>
<< Ma cosa...>> imprecò subito dopo vedendo una mano mummificata fuoriuscire dalla sabbia, seguita da molte altre.
Velocemente mani, braccia e poi infine veri e propri corpi avvolti da garze ingiallite continuavano a uscire dal sottosuolo, sempre più numerosi.
Cancer si scrollò di dosso la mummia accorgendosi troppo tardi di essere circondato da suoi simili.
Tutti presero a colpire in ogni direzioni con lampi, ghiaccio e sfere di energia, Aldebaran con le sue onde d'urto e Cancer con i suoi pugni, dopo aver appurato che le mummie, come le aveva definite, non possedevano anima.
Milo scagliò quattro Cuspidi contro una mummia, che cadde a terra contorcendosi dal dolore. Emetteva urla acute e furiose, quasi il dolore aumentasse la sua rabbia. In vita sua non aveva mai visto qualcosa di vagamente simile...contro quale forza oscura si erano messi?
 La situazione non si stava volgendo affatto per il meglio. Tante creature abbattevano tante venivano a rimpiazzarle, sembrava un bieco esercito senza fine. Dalla calda sabbia continuavano a fuoriuscire repentine e numerose decine e decine di esseri immondi, senza alcun timore, senza alcuna esitazione. I numeri erano contro di loro.
Senza alcun preavviso due figure corazzate si fecero avanti uscendo dalle fila dei Gold, Amoneth e Kaled scattarono in avanti, sorpassando una miriade di esseri, dunque saltarono per diversi metri verso il cielo, avvolti dal loro Cosmo luminoso.
Quando raggiunsero i dieci metri di altezza circa fecero cozzare i propri pugni contro quelli dell'altro venendo circondati da una miriade di lampi di luce che guizzavano nell'aria. Infine ricaddero verso il basso, l'uno stretto all'altro, pronti a colpire.
<<ZEUS'S FOLGORE>>
Una tremenda onda d'urto seguita da lampi di luce pura mandò in cenere gran parte delle mummie nel raggio di trenta metri, lasciando le poche rimaste a contorcersi per il dolore.
<< Con questo dovremmo aver guadagnato qualche minuto di tempo, ma tra poco temo che ne arriveranno altri. Dobbiamo sbrigarci.>>
<< Molto bene, dovremo dividerci in due squadre, mentre una tratterrà ulteriori creature l'altra avrà il compito di sbarazzarsi dei Cavalieri dell'Apocalisse.>> Il tono di Shion non ammetteva repliche. << Milo, DeathMask, Shura, Kanon, Camus ed Andur. Possedete sufficiente forza per sbarazzarvi di loro, contiamo su di voi.>> dunque si rivolse ai restanti << Finché non torneranno dovremo fare contenimento, nessuna mummia o alcun altro essere che dovesse mai sbucare fuori da questo deserto riuscirà a passare. Avanti Cavalieri, avanti per Atena>>

La squadra capitanata da Milo entrò in un angusto corridoio interamente scavato nella pietra largo circa due metri. Mano a mano che avanzavano la luce si faceva più flebile e l'ansia cresceva.
Avanzavano già da qualche minuto quando sbucarono in quella che sembrava una grande sala illuminata da tetri fuochi azzurri.
Le pareti umide e piene di muffa ed alcune stalattiti appuntite sul soffitto, alto poco più di cinque metri, completavano una sala da brivido, al termine della quale la strada si divideva in tre differenti corsie scavate nella dura roccia.
<< Bene...quale strada prendiamo adesso?>>
<< Dovremo dividerci suppongo>> osservò Shura in risposta a Cancer
<< Perspicace per essere un montone>> commentò sarcastico non riuscendo a far calare la tensione nei compagni.
Improvvisamente si udirono dei passi che meno a mano crescevano di intensità, lenti e costanti, in avvicinamento. Bastarono pochi secondi per vedere uscire dalle tenebre, illuminato da una fiamma azzurra, un Cavaliere con addosso un lungo mantello nero che cadeva elegantemente dalle spalle fino alle caviglie, adornato da una non meno maestosa Armatura, gli schinieri ed i bracciali minuziosamente adornati da serpi scure che si contorcevano, i pettorali massicci raffiguranti quasi il dorso di un enorme basilisco, ed infine l'elmo, tenuto nella mano destra, che assomigliava alla testa di un rettile. Il volto del Cavaliere era illuminato dalla fioca luce delle torce mostrando il viso di un uomo di circa trent'anni, gli occhi semichiusi ed i capelli ricci e biondi.
Questo si fermò all'uscita della galleria centrale, poi, dopo qualche minuto prese parola.
<< Saga di Gemini?>> chiese con voce ferma e risoluta ai cavalieri lì presenti.
Dalle loro fila la figura imponente del Cavaliere della Terza Casa si fece avanti << Suo fratello, Kanon di Gemini>> rispose con tono di sfida.
Lo sconosciuto alzò leggermente lo sguardo, tenendo sempre gli occhi chiusi.
<< Kanon? Kanon di Sea Dragon? Colui che si fece beffe di Poseidone nella remota Atlantide con le sue arti ed il suo controllo della mente?>>
<< Che bello, hai un ammiratore a quanto vedo>>
Lo sconosciuto quasi non sentì le parole di Cancer, ma, piegatosi leggermente in avanti, quasi fosse un inchino, aggiunse << Non sei l'uomo che aspettavo, ma per il momento potrà bastare. Permettetemi dunque di presentarmi.>> disse togliendosi di dosso il mantello nero
<< Il mio nome è Galar, Cavaliere dell'Apocalisse agli ordini di Sua Maestà Kyor il Grande. Ma voi potrete chiamarmi con il nome che a me fu dato dal mio Signore, potrete chiamarmi Pestilenza.>>
Kanon avvertì un leggero fremito, il suo comportamento, il suo portamento elegante e regale, non dissimile da quello di Radamantis. Che anche la sua potenza non fosse inferiore al Giudice degli inferi? Nonostante non riuscisse a capire molto della situazione solo una cosa gli era ben chiara. Non avrebbe proseguito con gli altri, il suo scontro iniziava lì.
Pestilenza si ricompose << A lungo ho aspettato questo momento, e non desidero che qualcuno interferisca. Voi altri Cavalieri potete passare, non sono interessato a voi>>
<< Come osi tu..>> stava ringhiando Milo quando Gemini lo bloccò, intimandogli il silenzio.
<< Se è la lotta che cerchi>> disse rivolto a Galar << Io soddisferò il tuo desiderio>>
Pestilenza chinò il capo abbozzando un sorrisetto malizioso e compiaciuto, dunque si voltò verso le tre strade.
<< Ognuno di questi cunicoli vi condurrà ad una meta differente. Ma il destino di alcuni di voi è già segnato e le strade che percorrerete vi condurranno ad esso. Proseguite a sinistra per andare alle prigioni, nelle quali troverete una prigioniera per qualcuno di voi familiare. Andate a destra se preferite lottare per la vita del traditore che per la seconda volta si è ribellato al mio Signore. E tu Scorpione, solo tu puoi proseguire nella strada centrale, che ti condurrà al tuo obbiettivo. Kyor in persona ha stabilito questi percorsi, e dovrete obbedire alle mie regole se vorrete proseguire sul vostro cammino.
Milo si fece avanti, con fare minaccioso << E se ci rifiutassimo?>>
Pestilenza rispose a tono << Non avete altra scelta>>
La velata minaccia non fece che intensificare l'irritazione del Custode dell'Ottava Casa. Questi si voltò verso i suoi compagni, ricevendo da Camus un leggero cenno del capo. Dunque tornò a fissare con astio il nemico.
<< Accettiamo le tue condizioni>> disse prima di oltrepassarlo ed imboccare il cunicolo a lui indicato, subito seguito da Camus ed Andur che presero la strada di sinistra e da Shura e DeathMask che presero quella di destra.
Sul campo rimasero solo il Cavaliere di Gemini e Pestilenza. il silenzio era calato nella grotta, nessuno dei due si muoveva, gli unici rumori udibili erano i respiri profondi e regolari dei due guerrieri.
Kanon si mise in posa di attacco << Possiamo dare inizio alle danze>>
<< No, abbiamo ancora tempo>> disse Pestilenza calmo tenendo gli occhi chiusi
<< Tempo? Tempo per cosa?>>
<< Per l'arrivo di Saga, naturalmente>> disse tranquillo senza scomporsi. << Te l'ho già detto, non sei tu l'avversario che cerco. La tua presenza però mi è utile qui, dato che la tua sconfitta porterà qui tuo fratello>>
Kanon strinse i pugni, tanto che le nocche divennero bianche << Ora basta! Se vuoi combattere allora attaccami, altrimenti non fammi perdere altro tempo. Saga non è diretto qui, ed inoltre non credo che abbia bisogno del suo aiuto.>>
<< Idiota>> sussurrò Pestilenza << Non vuoi capire, ma non importa. Il tuo tono comunque comincia ad innervosirmi, e la cosa non ti gioverà. In ogni caso se è la morte che cerchi non esitare ad ingaggiare battaglia.>> disse infine aprendo gli occhi, mostrando due pupille bianche come il latte ed iridi incolori. Nello stesso istante espanse il suo Cosmo preparandosi allo scontro, un Cosmo che mai Kanon aveva incontrato fino a quel momento, un Cosmo talmente potente e vasto da abbracciare quasi la galassia.
Kanon fece un passo indietro di fronte ad una tale potenza inaudita.
Pestilenza sorrise maligno << Che fine a fatto la tua spavalderia? Basta così poco a frenarti?>> chiese schernendolo facendo ulteriormente aumentare la potenza del suo Cosmo. Un Cosmo che Kanon sapeva non potesse appartenere ad un solo uomo.
<< E ti assicuro>> disse ancora prima che forti raffiche di vento generate dal suo Cosmo investissero Kanon << Che non hai ancora visto niente.>>
  Kanon si ritrovò spiazzato di fronte ad una situazione che non aveva saputo valutare, di fronte ad un uomo che non aveva capito appieno.
Pestilenza puntò i suoi occhi senza palpebre su quelli del Cavaliere della Terza Casa << Porterò i tuoi saluti a tuo fratello, ora di addio Kanon di Gemini>> 


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Capitolo 16
*** Il leone rosso ***


CORONA
Il Leone Rosso

Amoneth lottava con una foga impressionante, una furia animalesca ed un ardore comune a pochi uomini. Non appena i nemici erano tornati all'assalto non aveva perso tempo e si era buttato nella mischia seguito da altri cavalieri.
Lottava con pugni e con calci, con sfere di fuoco rosso ardente lasciandosi dietro soltanto corpi carbonizzati. Nelle file degli avversari si erano intanto aggiunti dei nuovi membri inediti, oltre alle solite mummie, che necessitavano di un quantitativo di forza bruta minimo, adesso stavano comparendo di tanto in tanto delle figure di donne orrende con ali di rapace sulla schiena che emettevano urla agghiaccianti. Probabilmente delle arpie, ma il leone rosso non era rimasto inerme a riflettere, ma si era limitato ad afferrarne una che volava troppo in basso e le aveva spezzato il collo, ponendo fine a quelle urla irritanti.
Subito dopo aveva dovuto fare i conti con avversari più temibili. Avevano tutti avvertito una grande esplosione di Cosmo seguita da una gigantesca esplosione che aveva sollevato una grande quantità di sabbia seguita da molte altre similari. Dai buchi nel deserto continuavano a fuoriuscire esseri immondi, alcuni bassi e tarchiati con delle mandibole armate di denti a sciabola, poi delle figure incappucciate con un bastone, degli stregoni quasi certamente, ed infine grandi quantitativi di guerrieri rivestiti da armature color pece la cui forza era leggermente inferiore a quella dei Silver Saint.
Amoneth si scrollò di dosso un bambinone, come li aveva soprannominati, fin troppo interessato ad addentargli il collo per poi ricevere una sfera di pura energia in pieno volto che lo fece barcollare indietro. La maschera si crepò.
" RED LION ROAR" ruggì scagliando contro il suo aggressore una tremenda onda d'urto che investì lo stregone e numerosi altri mostriciattoli scagliandoli indietro.
Dunque prese fiato respirando a pieni polmoni. Quanto gli era mancato il campo di battaglia, quanto aveva sognato di rivivere quei giorni.
" Fatevi avanti bastardi" urlò ai suoi nemici invitandoli ad attaccare "Mostratemi cosa sapete fare"
Subito venne investito da una piccola orda di esseri immondi che presero a colpire la sua corazza con scarsi risultati.
" Tutto qui?"
Lingue di fuoco simili a fruste guizzarono dalle sue mani incenerendo chiunque colpisse, chiunque fosse sulla sua strada.
Era un guerriero feroce, senza alcuna esitazione, senza pietà.

Kanon si mise in guardia tentando di controllarsi, nonostante fosse pervaso da un grande senso di angoscia.
Pestilenza, con gli occhi vuoti e quel Cosmo smisurato, incuteva timore al solo guardarlo. Doveva mantenere la calma, non avrebbe avuto speranze altrimenti.
" Allora Cavaliere, diamo inizio alle danze?" lo invitò il guerriero in nero facendogli cenno di venire avanti " O vuoi scappare con la coda tra le gambe?" aggiunse ridendo di gusto. La sua risata era malvagia e sadica almeno quanto il suo spirito.
" Brutto..." Kanon si gettò su di lui, non sopportava, nonostante la paura, di essere deriso.
Pestilenza scartò di lato con grazie evitando l'attacco del Cavaliere.
L'ex marine si voltò di scatto e tornò alla carica bersagliandolo di colpi. Voleva vederlo morto, nessuno poteva insultarlo in quel modo, il suo onore lo richiedeva.
Ma ogni attacco veniva parato con non curanza dall'avversario, quasi non si curasse di lui.
Kanon sferrò un poderoso calcio verso la gamba del nemico, ma questi neanche lo avvertì, dunque fece un balzo indietro per riprendere fiato.
" Sei abile, ma non è un balletto" disse Pestilenza " Come sospettavo non sei all'altezza della situazione."
" Piantala! Non osare prenderti gioco di me, sono Cavaliere di Gemini non dimenticarlo."
Pestilenza rise " Cavaliere, infanghi il nome dell'armatura che indossi con le tue azioni. Nonostante ammiri le tue imprese sappi che non cancellerai mai il tuo passato."
Kanon avvertì una stretta al cuore mentre la rabbia iniziava a crescere dentro di lui
" Hai dato la vita per Atena durante la Guerra Sacra contro Hades, ma ciò non può redimerti totalmente, non può cancellare i tuoi peccati verso la tua dea e verso tuo fratello."
Kanon strinse i pugni.
" Hai quasi fatto uccidere la tua Dea, colei che Saga doveva proteggere. Dimmi, perché indossi quell'Armatura? Perché il legittimo custode non è ancora giunto per reclamarla come sua?"
" Basta..." sibilò Kanon tra i denti. La verità lo dilaniava come una lama tra le carni.
" Non sei nient'altro che un'ombra dell'uomo che eri in passato, la tua vita non ha più alcun senso. Perché combatti? Per cosa combatti?"
Gemini alzò le braccia al cielo richiamando la sua furia, convogliando tutto il suo Cosmo nella tecnica più potente che conoscesse.
" Sparisci. GALAXIAN EXPLOSION"
Il vortice di pura energia investì in pieno Pestilenza, che non si era neanche curato di schivarlo.
La tecnica fu talmente devastante da aprire alcune crepe nei muri vicini mentre al posto del suo nemico stava solo un cumulo di polvere.
Kanon respirò a pieni polmoni ansimando. Aveva messo tutta la sua forza in quel colpo.
Improvvisamente un battito di mani lo fece trasalire.
" Complimenti, una tecnica prodigiosa...peccato che non sia riuscita neppure a farmi il solletico"
Pestilenza era ancora lì, La Galaxian Explsion sembrava non lo avesse nemmeno sfiorato.
Gemini fu colto dal panico, cosa poteva fare?
Il cavaliere fece un passo in avanti. Sorrise guardando il suo rivale impaurito, come una mosca nella tela del ragno.
" Addio" sussurrò alzando il braccio destro pronto a lanciare una sfera di luce quando una voce lo bloccò.
" Fermo!"
Un tono autoritario e possente, una voce ferma e decisa. Entrambi i cavalieri si voltarono e videro un uomo rivestito da una veste candida, i capelli lunghi e purpurei che cadevano su tutta la schiena. Due occhi azzurri, del colore più intenso delle profondità marine.
Pestilenza sorrise " Ben arrivato, Saga di Gemini"

" GIGANTIC HELL FLARE" una colonna di fuoco ingoiò una ventina di creature riducendole in cenere.
Amoneth fu costretto ad inginocchiarsi, lo sforzo era stato fin troppo, persino per lui.
Quando alzò lo sguardo vide una grossa sfera di energia diretta verso di lui ad alta velocità.
Cercò di spostarsi di lato ma i muscoli non gli rispondevano, si era fatto prendere troppo dalla foga della battaglia.
La sfera stava quasi per raggiungerlo quando una figura dorata si frappose.
Amoneth sgranò gli occhi per lo stupore, l'attacco che poco prima lo minacciava stava ora tra le mani di un giovane Cavaliere d'oro dai capelli castani. Un Cavaliere con gli occhi di una tigre.
" Non ti ricordavo così fiacco" disse Dhoko rimandando la sfera di energia al mittente " Non ti saresti fatto sorprendere tempo fa"
Amoneth lo fissò attraverso i fori della maschera, poi sorrise debolmente " Allora sai chi sono"
Dhoko si voltò ad osservare l'alleato " Mi ci è voluto del tempo, ma alla fine ho capito" dunque gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
" Anche se onestamente non riesco ancora a capire come sia possibile"
Amoneth rise " Il mondo è pieno di misteri vecchio mio, non stare a preoccupartene."
Si voltarono verso la nera marmaglia. Ora stavano correndo nella loro direzione, ansiosi di lottare.
" Mi sono stancato di questi esseri e tu?"
Libra concordò con un cenno del capo.
" Facciamogli vedere di cosa siamo capaci" aggiunse il Leone rosso.
" Già pronto per il prossimo assalto?" gli chiese ironico Dhoko.
" Vuoi forse riposarti?" gli chiese ironico il Leone
Libra rise alla domanda " Sono rimasto immobile per 243 anni, direi che mi sono riposato abbastanza." dunque si voltò " Ma ho ancora qualche domanda per te, del tipo come mai sei ancora qui"
Il leone rosso alzò le spalle " Tutto a suo tempo Libra, prima di tutto occupiamoci di questi mostriciattoli. Se sopravvivremo a questo avrai tutte le risposte che cerchi"
" Non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita. Abbiamo lottato come nemici un tempo, ma ora siamo dalla stessa parte. Grazie ancora Amoneth"
" Non è quello il mio nome, o forse non ti ricordi come mi chiamo?"
Dhoko abbassò un secondo lo sguardo. Quando lo rialzò sul suo volto stava un sorriso raggiante.
" Non ti ho mai dimenticato"
La nera marmaglia avanzava, ma i due cavalieri non sembravano curarsene. In quel momento, in quell'istante soltanto si erano finalmente incontrati di nuovo dopo secoli di attesa.
Il fato che un tempo aveva fatto incrociare i loro cammini da avversari ora li poneva dalla stessa parte.
Subito, all'unisono, fecero bruciare il loro Cosmo, due furie che si equivalevano, due potenze quasi gemelle che ora puntavano ad un bersaglio comune.
Amoneth lanciò un urlo incrementando il suo potere, la roccia sotto i suoi piedi si frantumò in mille pezzi lanciando scariche di vento impetuoso mentre veniva ricoperto di ardenti fiamme rosse, fiamme che avevano aspettato pazienti quel momento da fin tropo tempo.
Dhoko fissò la sua maschera andare in frantumi rivelando quel volto che non aveva mai dimenticato. I capelli neri e lucidi, gli iridi marroni e lucenti, lo stesso volto dello specter che aveva lottato 263 anni prima. Ma qualcosa in lui era cambiato, l'odio che lo aveva accompagnato per gli anni era scomparso, sostituito da una ancora più ferrea determinazione a proteggere quanto gli era più caro.
Liberarono insieme la loro potenza fatta di fuoco ed acqua, due tecniche che si conoscevano, dato che 243 anni prima avevano cozzato con ardore l'una contro l'altra.
Le tecniche che appartenevano al Cavaliere della Bilancia, Dhoko di libra ed alla Stella del cielo della violenza, Kagaho di Bennu.
" ROZAN HYAKURYUHA"
" CORONA BLAST"

Ciao a tutti da DarkRozan
Mi scuso in anticipo per il ritardo e per il testo breve, ma non sono riuscito a fare di meglio di questi tempi.
Una carta l'ho giocata, Amoneth adesso sapete chi è. Ve lo aspettavate? Si? No?
Fatemi sapere e commentate se la storia vi è piaciuta
Al prossimo capitolo ( Spero nel più breve tempo possibile, ma non posso garantirvi nulla)
Arrivederci e grazie ancora
DarkRozan

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