Please be mine

di Judith Kylem Sparrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Please be mine

Please be mine

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Prologo

 

Non era mai stato così lontano da casa e per la prima volta in vita sua si sentiva davvero smarrito. Ma quella decisione l’aveva presa solo ed unicamente lui. A Nerima le cose non andavano più bene da tempo: dopo il mancato matrimonio le sue presunte fidanzate erano diventate più insistenti, addirittura Shan-pu era quasi riuscita a fargli bere una brodaglia che lo avrebbe reso inerme al volere altrui, coronando così il più grande sogno della cinesina, ovvero sposare finalmente il suo “Lanma”.

Scosse la testa a quel pensiero e un sorriso amaro spuntò sulle sue labbra. Senza dubbio quella pazza di un’amazzone sarebbe stata la persona che gli sarebbe mancata di meno.

Portandosi una mano fra i capelli scuri come la pece, si guardò attorno con fare spaesato, cercando di individuare il rullo per ritirare i suoi bagagli.

Non aveva portato molto con sé, giusto un paio di valigie, ma gli aeroporti non gli erano mai piaciuti, provava un forte disagio in quei luoghi. Si poteva dire gli amava quanto i gatti.

Più e più volte si era innervosito, perché a quanto pare non era l’unico giapponese all’accettazione che si sarebbe intrattenuto per diverso tempo sul suolo statunitense e la fila per poter mostrare il passaporto, il visto e dettare le proprie generalità sembrava non finire. E quando arrivò il suo turno sentì il cuore battergli furiosamente nel petto, come mai era accaduto prima e schiudendo le labbra parlò per la prima volta una lingua non sua: l’American English.

Sorrise a quel pensiero. Al Furinkan era sempre stato una schiappa nelle materie di lingua straniera, ma quando fra le sue mani capitò un volantino che incitava gli studenti a partecipare ad un concorso la cui vincita consisteva in un viaggio studi di alcuni mesi negli Stati Uniti, decise di non farsi sfuggire l’occasione.

Aveva bisogno di cambiare aria, riflettere, prendere del tempo per sé e finalmente aveva trovato la sua scappatoia.

Certo, vincere un viaggio in un paese straniero aveva le sue complicanze, prima fra tutti la lingua e vista la svogliatezza nelle materie scolastiche in generale che lo aveva attaccato fin da bambino, quello sarebbe stato lo scoglio più grande da superare. Ma fece una promessa a se stesso, lo giurò sul suo onore: lui quel concorso lo avrebbe vinto, ad ogni costo.

Per sua fortuna un vicino di casa era un ex insegnate d’inglese ormai in pensione, che aveva vissuto nel New Jersey per svariati anni, quindi sapeva anche a chi rivolgersi per farsi impartire delle lezioni.

E così fece, si offrì anche di pagare il signor Tamamura per il disturbo che gli stava arrecando, ma il vecchietto sembrò prenderlo in simpatia fin da subito, non accettando neanche uno yen.

Era da tanto tempo che non vedevo un giovanotto volenteroso come te, Ranma!” gli aveva detto un giorno, dopo essersi complimentato con lui per i progressi fatti. “Un po’ di pazienza e avrai anche una buona pronuncia!”

Prevedibile del resto: lui era Ranma Saotome, quando si metteva in testa una cosa non c’era nessuno capace di farlo smuovere dalle sue idee e raggiungere ottimi risultati nell’inglese (ed in particolare in quello americano) era il suo obiettivo primario. Addirittura Akane, sorpresa dalla dimestichezza che il suo fidanzato sembrava avere ormai con quella lingua, gli chiese aiuto per un esercizio che non aveva ben compreso.

Già, Akane.

Si intristì parecchio a quel pensiero.

Aveva tenuto nascosta fino all’ultimo la sua intenzione di partire per gli Stati Uniti (precisamente per New York City) e quando tornò a casa con un foglio che attestava la sua imminente partenza sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Non sapeva come avrebbero potuta prenderla i suoi famigliari e la sua fidanzata, ma mai si sarebbe aspettato le lacrime disperate di Akane e le sue suppliche di rimanere lì con loro, in Giappone.

Tuttavia la decisione era ormai già stata presa e una settimana più tardi aveva fatto le valigie, salutando tutti all’aeroporto internazionale di Tokyo. Il suo futuro era ormai orientato verso il JFK di New York City.

 

 

Princess Judith’s space.

Salve a tutti! Questa è la prima volta che mi cimento, su EFP, in una fan fiction su Ranma ½. Fin da piccola ho sempre amato questo cartone e il personaggio di Ranma (come si potrebbe fare altrimenti?)! In questa storia ho voluto per una volta vedere il nostro eroe in vesti diverse. Secondo voi come potrebbe cavarsela in una città non sua, in una nuova scuola e soprattutto lontano da Akane? Beh, forse l’unica nota positiva è il non avere fra i piedi quelle pazze furiose delle sue pretendenti XD

Dunque, cos’altro aggiungere… termino subito dicendo che questo è solo il prologo, ma spero che qualcuno di voi si incuriosisca leggendo questa storiella partorita dalla mia mente perversa e che l’apprezzi. Soprattutto parlerà delle avventure di Ranma a New York City ( oppoveri noi XD ).

Bene, ora vi lascio… no, scherzavo, dimenticavo di dire che il banner inserito l’ho fatto io, non è nulla di che, però fatevelo piacere ù.u XP

 

Just enjoy guys ^-^!

 

Saluti!

 

Princess Judith

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1

Capitolo 1.

 

«Fanno in tutto quindici dollari, signore.» disse l’autista di un taxi giallo, guardando il viso di Ranma tramite lo specchietto retrovisore posto nell’auto.

Il ragazzo annuì e, cacciando un portamonete dalla tasca posteriore dei pantaloni neri, estrasse una banconota da venti.

«Tenga pure il resto.» mormorò Ranma, quando l’uomo gli aveva detto di non avere contati con sé, in quanto lui era stata la sua prima corsa della giornata. «Arrivederci!» aggiunse, scendendo dalla macchina e prendendo le due valigie che aveva posato nel portabagagli del taxi.

Prendendo un respiro profondo e portandosi una mano fra i capelli, a stento rivolse uno sguardo a ciò che lo circondava: si trovava in uno dei quartieri residenziali di New York City, contornato da tante villette monofamiliari o bifamiliari, e subito si accorse di quanto quella città fosse diverse da Nerima. Nel suo vecchio quartiere le case sembravano districarsi in labirinti senza fine, potevi arrivare sano e salvo alla tua abitazione solo se conoscevi la strada giusta, mentre lì… lì le case si estendevano in una perfetta linea continua, seguendo uno schema talmente preciso che ebbe l’impressione che qualunque via avesse imboccato lo avrebbe portato sempre all’abitazione che avrebbe occupato per sei mesi.

A quel pensiero si raggelò: la sua nuova casa lo stava aspettando ed era alle sue spalle.

Deglutendo e lanciando un ultimo sguardo a quelle belle case di legno, si voltò sussultando quando vide un uomo di circa quarant’anni guardarlo con un enorme sorriso stampato in volto.

Spaventato Ranma si portò una mano al cuore, mentre un piccolo rivolo di sudore gli colava dalla fronte. Si era scioccamente distratto al punto da assopire i suoi sensi di artista marziale, per questo non aveva avvertito la presenza di quel signore dietro di sé.

Lo guardò per un momento, cercando di capire se potesse rappresentare una minaccia o meno. Del resto lui era pur sempre Ranma Saotome e se i guai erano arrivati fino a Nerima, perché non dovevano averlo raggiunto anche a New York City?

Indurendo i tratti del viso e corrucciando le sopracciglia squadrò l’uomo da capo a piedi: era un signore dalla capigliatura brizzolata, sopracciglia castane, occhi leggermente a mandorla e bocca carnosa. La pelle era olivastra e i vestiti che indossava gli davano un aspetto giovanile e sportivo, anche se la maglietta a mezze maniche verde acido faceva un po’ a cazzotti con il pantalone arancione.

«Tu devi essere Ranma Saotome, vero?» domandò il signore, in inglese americano, cacciando dal taschino della maglia, posto all’altezza del cuore, un mazzo di chiavi. «Il mio nome è John Suzuki, conosco il preside del tuo liceo da anni! Sono stato io a proporgli questo viaggio studio nel mio Paese. Sai, insegno diritto pubblico e costituzionale americano al George Washington High School.»

«Ah.» fu tutto quello che ebbe da dire Ranma, inarcando entrambe le sopracciglia: mica aveva chiesto a quell’individuo la storia della sua vita! Cosa gliene fregava a lui dell’amicizia che lo legava a quel pazzo del preside Kuno? Però… no, un attimo! Quando gli venne sottoposto un foglio dove vi era scritto che il George Washington High School si divideva in quattro diverse accademie lui aveva messo una crocetta su… Diritto e Servizi Pubblici!

Diavolo. imprecò mentalmente, capendo che John Suzuki sarebbe stato un suo insegnante.

«Comunque, non voglio trattenerti oltre, è domenica e avrai viaggiato di notte per giungere fino a qui e immagino tu voglia riposarti. Ora ti mostro la casa e poi giuro che tolgo il disturbo, ho una sessione di jogging che mi aspetta!» esclamò John, indicandogli con il pollice della mano destra una piccola villetta a due piani, contornata da un giardino verde il cui prato era tagliato all’inglese. I muri della casa erano bianchi, mentre la porta d’ingresso era stata colorata di rosso, anche gli infissi avevano delle bordature rossastre.

«Dai, vieni! Porta pure dentro le valigie!» lo esortò l’uomo, aprendo il cancelletto in ferro battuto che divideva i due da un piccolo viale selciato che portava all’ingresso dell’abitazione.

C’è anche il garage… notò Ranma, seguendo John trascinando con sé i due grandi trolley neri. Peccato che non abbia la patente e una macchina.

«Emozionato, Ranma? Non capita tutti i giorni un soggiorno simile in un Paese come questo.»

Ma quanto diavolo parla quest’uomo? Le batterie non gli si scaricano mai?

«Ehm sì, leggermente.» mentì il ragazzo, aspettando che John aprisse la porta d’ingresso rossa. Non era affatto emozionato, ma nervoso sì. In più il suo insegnante non lo stava aiutando di certo ponendogli tutte quelle domande. Uhm, no, forse non gli aveva fatto tante domande, probabilmente era la prima, dopo avergli chiesto se era Ranma Saotome, ma restava comunque il fatto che quella parlantina gli dava tremendamente fastidio, soprattutto dopo un viaggio di dodici ore!

«Ecco qua, benvenuto nella tua nuova cara, ragazzo.» disse John, scostandosi per far entrare prima Ranma e lasciare che assaporasse la bellezza di quella casina che lui stesso aveva scelto per il fortunato vincitore del concorso.

Posando le valigie a terra, all’interno dell’abitazione, Ranma si guardò di nuovo attorno, con fare più spaesato di prima. L’ingresso della casa era collegato ad un corridoio molto largo su cui si affacciava una scala di legno, pitturata di bianco e decorata con un tappeto che copriva in parte gli scalini. Avanzando Ranma si accorse di due porte, poste l’una di fronte all’altra. Quella più piccola, posizionata al muro destro del corridoio, conduceva in quella che vide essere una grande cucina, mentre la più grande, arcata e con una porta doppia, si affacciava su di un salotto molto ampio, arredato di tutto punto.

Se spostassi qualche mobile potrei benissimo allenarmi qui, di tanto in tanto! pensò, mentre un piccolo sorriso andava ad increspargli le labbra.

Proseguendo e ignorando per il momento la scala, Ranma si ritrovò in un piccolo disimpegno, dove si trovavano un’altra stanza e un bagnetto.

«Qui potrai studiare tranquillamente.» gli disse John, trascinandolo in quello che si rivelò essere uno studio. «Ho visto le tue pagelle, Ranma, e ho capito che sei parecchio svogliato. Per questo ho fatto sì che questa camera venisse arredata con una scrivania bella grande, qualche libreria e una poltrona comoda. In un ambiente simile potresti trovare la voglia di impegnarti, anche perché qui non si scherza e se ce l’hai messa tutta per vincere il concorso che ho creato allora significa che sei un tipo intelligente e che quando vuoi sai dare il massimo di te anche a scuola. Sappilo, Saotome, ti starò col fiato sul collo!» esclamò il professore, abbandonando l’aria gioviale che lo aveva accompagnato fino ad allora, per assumerne una seria e decisa.

Annuendo, Ranma uscì dalla stanza, riprendendo il giro turistico della casa. Salì al piano di sopra e notò che vi erano due camere da letto, ognuna con un proprio bagno personale, mentre uno di servizio era posto alla fine del corridoio su cui si affacciavano le porte delle camere da letto.

«Scegli pure la camera che vuoi, l’altra servirà a chi ti verrà a trovare dal Giappone.»

«Certo…» disse il ragazzo, più confuso che mai: John era tornato come prima, calmo e sereno. Quell’uomo aveva la capacità di cambiare umore in un battibaleno, avrebbe dovuto prestare molta attenzione con lui a scuola. Ma del resto avrebbe finalmente dimostrato chi era, in più lo aveva anche promesso ad Akane la sera prima che partisse.

“Ti impegnerai, vero Ranma? Non butterai al vento un’occasione simile, giusto?” gli aveva chiesto, con lo sguardo basso e le gote arrossate, mentre entrambi si trovavano sul tetto del dojo Tendo. “Me lo devi promettere, però. Promettimi che ce la metterai tutta, che non prenderai brutti voti! Prendilo come un incontro di arti marziale, anche perché non potrei sopportare il vederti tornare a casa con un pugno di mosche dopo essere stato lontano da tutti… lontano da me… quindi promettimelo, baka che non sei altro!”.

Di fronte a quella richiesta disperata e quasi urlata, Ranma si sentì sciogliersi e non poté fare altro che acconsentire alla richiesta della sua fidanzata. Doveva soffrire molto, Akane, per la sua partenza, ma l’avrebbe resa fiero di lui, costasse quel che costasse e quando sarebbe tornato in patria…

Scosse la testa. Le voleva molto bene, forse fin troppo, ma non era quello il momento di pensare a certe cose!

«Bene, questa è la casa in cui vivrai per sei mesi. L’affitto e tutto ciò di cui avrai bisogno sarà pagato dal Furinkan.» John lo riscosse dai suoi pensieri, posandogli una mano sulla spalla. «Domani passerò a prenderti io stesso, abito in questo quartiere, quindi andremo insieme a scuola. Il liceo è un po’ distante da qui, per questo dovrai svegliarti all’incirca alle sei e mezza se vogliamo arrivare in orario.»

Ranma strabuzzò gli occhi: lui che si doveva alzare praticamente all’alba?

Kami, questa nuova avventura sarà più dura del previsto…

 

Princess Judith’s space.

Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo di Please be mine! ^-^ Dunque, prima dei ringraziamenti volevo precisare alcune cose:

-Nella fancfiction chiamerò New York sempre e solo New York City. Essendo America-dipendente mi sono praticamente abituata ad utilizzare le loro terminologie, visto che chiamano per la maggior parte così la grande mela, giusto per non confonderla con l’omonimo stato di New York e mi sembra anche più che giusto! ^-^

- Il George Washington High School esiste davvero e si trova a Manhattan, al 549 di Audubon Avenue XD Ho tipo impiegato un’ora a scegliere il liceo giusto per Ranma e ho scelto quello proprio perché c’è un dipartimento di Legge e Servizi Pubblici (Law and Public Service). Per rendere il quadro più chiaro, vi elenco i corsi completi di questo liceo: 

  • The first floor is the High School for Media and Communications  
  • The second floor houses the High School for International Business and Finance
  • The third floor houses the High School for Health Careers and Sciences
  • The fourth floor houses the High School for Law and Public Service

Ora voi giustamente vi chiederete: “Ranma che sceglie Legge e Servizi Pubblici? HAHAHAHAHAHA!” e io ho la riposta pronta “È o non è una sorta di paladino della giustizia? Quindi fa rispettare le leggi e fa un favore alla comunità sconfiggendo i cattivi, quindi è più che azzeccato” ù.u e poi parliamoci chiaro, Ranma che sclererà perché non riesce a memorizzare qualche emendamento o come funziona il Senato americano sarà un vero spasso XD In più mi torna anche utile questa cosa, visto che è inerente ai miei studi universitari, quindi saprei come svicolarmi ù.u

 

Anyway my lettori, passo immediately ai ringraziamenti (oddio, sembro il preside Kuno o.O)! Grazie a:

  • Frangilois
  • Rochita
  • Dony_chan
  • Julius CX

 

Grazie di cuore, siete stati tutti gentilissimi e spero che ogni vostro dubbio sarà chiarito nel corso della storia! ^-^ Ora vi lascio e buona lettura!

 

Just enjoy guys ^-^!

 

Saluti!

 

Princess Judith

 

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