Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Era una sera calda e afosa quella che si respirava in via Privet in cui
il giovane Potter era costretto, come ogni estate a passare le vacanze con
isuoi odiati zii. Harry, un ragazzo di
sedici anni, si trovava in quella che era la sua stanza, anche se non si poteva
certo definirla tale; le finestre erano state rinforzate con sbarre robuste,
l’interno della camera era un insieme di oggetti strani e bizzarri, nonché
magici, ammucchiati disordinatamente negli angoli.
Del giovane non si poteva certo dire fosse il ritratto della felicità,
anzi manifestava spesso la sua tristezza attraverso l’espressione cupa e
corrucciata del viso, smagrito a causa del poco appetito.
I motivi di tanta desolazione erano molti; solo nell’ultimo anno aveva
perso il padrino, scomparso dietro un misterioso velo, proprio colui cheavrebbe potuto liberarlo dalla sua famiglia
babbana se ne era andato, forse per sempre.
Inoltre aveva scoperto perché fin da prima di venire al mondo, il mago
oscuro più potente di tutti i tempi desiderava la sua morte; una profezia lo
legava ad egli e non c’era più niente che potesse fare se non affrontarlo in
uno scontro all’ultimo sangue. Il peso di questa responsabilità lo aveva
portato ad adottare comportamenti impulsivi e irrispettosi nei confronti del
preside Albus Silente che in fondo aveva sempre e solo cercato di proteggerlo
da un futuro tremendamente impegnativo per un ragazzino che aveva tutto il
diritto di crescere come tutti i suoi coetanei, invece lui gli si era scagliato
contro l’anziano mago senza remore accusandolo di avergli mentito per tutti
quegli anni.
Come se non bastasse, si era comportato in modo sconsiderato anche con
il suo professore di pozioni. Harry aveva sempre odiato il suo insegnante e il
sentimento era ricambiato, ma ciò che aveva compiuto andava oltre alle solite
mascalzonate, si era intrufolato nel suo pensatoio scoprendo ciò che non
avrebbe mai immaginato; sapeva che il padre era un combina guai e che le regole
per lui erano opzionali, ma mai si sarebbe aspettato che fosse un tale
arrogante e strafottente come in effetti aveva sempre affermato il professor
Piton.
Per questo si era ripromesso che avrebbe fatto il possibile per non
assomigliare così tanto al padre, compreso l’aspetto fisico. Si era fatto
crescere i capelli, così, anche se riccioluti come sempre avrebbe potuto
domarli legandoli in una coda bassa; non portava più gli occhiali, con un po’
di fatica aveva imparato ad indossare le lenti a contatto, decisamente più
comode e pratiche.
Se non fosse stato per le occhiaie e le guance scavate, si sarebbe
potuto definire non proprio un ragazzo bello, ma almeno un po’ più interessante
e soprattutto non lo avrebbero più confuso con il suo genitore.
Le giornate trascorrevano sempre molto lentamente a Privet Drive,
almeno così pareva al giovane Harry, ma le novità non tardarono a
sopraggiungere:
- POTTER!- Urlò il suo corpulento zio.
- sì?- Rispose annoiato.
- c’è un piccione che svolazza fuori dalla nostra finestra, caccialo
via immediatamente!-
In realtà non si trattava di un semplice piccione, ma di un bel gufo
dal piumaggio cenere ed una lettera attaccata alla zampa, dopo averla slegata
dall’animale gli offrì un biscotto e il pennuto volò via soddisfatto. Non fece
in tempo a leggere il mittente, che Dudley, suo cugino, con uno scatto
incredibile per uno della sua mole, gliela strappò dalle mani per dirigersi
verso l’esterno dell’abitazione.
Harry raggiunse agitato il parente in giardino e inorridito vide che
Dudley stava per dare fuoco alla missiva con un accendino.
- dammela, è mia! Altrimenti giuro che stavolta te la faccio pagare!-
- ah davvero? E cosa mi fai? Tanto lo so che non puoi farmi niente
quando sei qua!-
- Dudley, esigo quella lettera!-
- no!-
- Beh allora vorrà dire che chiamerò i miei amici che verranno a
punirti!-
- ma sì certo…E chi verrà?Il tuo padrino? Cosa credi?Lo so che è
morto!-
- …-
- E’ così giusto? Lo dici spesso mentre dormi, “no Sirius! Mi dispiace,
è tutta colpa mia, torna indietro!”-
A tal punto Harry non ci vide più, il peso dei suoi rimorsi lo stavano
facendo scoppiare e una forza che non credeva di possedere si impadronì di lui.
Come se fosse un’azione abituale, il giovane allungò il braccio destro
con il palmo della mano rivolto verso Dudley, gli occhi, illuminati di un
innaturale verde, lo stesso colore che ora lo circondava completamente, si
chiusero mentre un fascio di luce si diresse verso il cugino ed Harry pronunciò
una formula in una lingua temibile e sconosciuta: il serpentese.
Dudley per magia fece un volo in avanti, verso il giovane mago che,
ripresosi dall’evento sovrannaturale sbatté un po’ le palpebre per poi
riprendersi la lettera che gli spettava e correre in fretta nella sua camera,
conscio di aver compiuto qualcosa di sbagliato.
Si distese sul letto con una grande stanchezza in corpo, ma senza aver
capito cosa fosse appena accaduto.
Aprì la busta e quando lesse il mittente la sua espressione fu di
sincero stupore:
Potter,
sono
il professor Severus Piton e ti avverto che questa sera alle 20.00 in punto ti
verrò a prendere per portarti in un posto più sicuro; ho avuto modo di
impadronirmi di alcune informazioni e so per certo che non sei al sicuro dove
ti trovi ora, oltre a ciò dovremo discutere riguardo alla possibilità di alcune
variazioni nella tua forza magica e quella del Signore Oscuro. Preparati in
fretta, non c’è tempo da perdere.
S. Piton
Lo sguardo, da sorpreso divenne puro terrore quando rilesse l’ora
scritta sulla pergamena: le otto?! Erano almeno le otto e un quarto, quindi il
professore aveva assistito all’evento di prima! Sicuro di aver compiuto
qualcosa di tremendamente sbagliato e per lo più oscuro, sapeva che
probabilmente ora non lo aspettava niente di buono.
Mentre pensava ciò, dal piano inferiore giunsero i gridolini spaventati
della zia e sentì qualcuno che saliva le scale.
Era proprio chi temeva che fosse; il professore rivolse al giovane
pietrificato dall’angoscia uno sguardo di puro disprezzo. Harry si aspettava
una sfuriata di quelle storiche, invece non avvenne niente di simile, semplicemente,
senza un accenno di saluto agli zii ( non che ci tenesse) scesero in strada e
chiamarono il Nottetempo.
***
Salve a tutti! Questa storia, già pubblicata su questo sito, risale al
2004 ed è incompleta. Decisa a portarla a termine, l’ ho riletta per l’ennesima
volta per cercare ispirazione e mi sono resa conto che dopo due anni posso dire
di poter fare di meglio, così eccola di nuovo qua ma riveduta e corretta. Di
certo ne leggete di migliori in giro, ma credo di averla comunque migliorata, sto
anche apportando alcune modifiche opportune, dato che nel frattempo è uscito il
sesto libro e alcuni dati non quadrano con la storia originale. Non è molto
rilevante, comunque avviso che gli stessi capitoli verranno suddivisi
diversamente, il primo è un po’ più corto rispetto a quello originario per
consentire ai successivi di essere più corposi. Detto questo per stasera è
tutto, il prossimo capitolo dovrei pubblicarlo la prossima settimana. Spero nel
frattempo di riuscire a scrivere i tre capitoli che mi mancano per concluderla,
non nascondo che ci tengo a questa storia, è la mia prima long fiction
pubblicata nonché una delle prime mie fantasie “potteriane” ad aver preso una
forma più concreta…Non posso abbandonarla così!
Il ragazzo non ebbe il coraggio di chiedere alcuna
informazione al professore sulla loro destinazione e rimase muto tutto il
viaggio,finchè non arrivarono davanti ad un grande maniero di pietra scura,con
un grande parco che lo circondava.
-resterai da me per un po’ Potter,finchè Silente non
deciderà cosa fare-disse Piton.
Ad Harry di certo l’idea non andava a genio, ma si consolò
pensando che erano gli stessi pensieri del professore.
Entrati dal maestoso portone adornato di chissà quali
antiche scritture,l’interno si dimostrò ancora più interessante.
Davanti al ragazzo si trovava un immensa sala d’ingresso,
nella parete opposta al giovane c’era una vetrata colorata molto grande con
rappresentato lo stemma della anticafamiglia purosangue.
D’innanzi alla stessa parete si ramificava l’enorme scala di
marmo nero che portava alle due parti del castello.
Harry si ritrovò presto con il dolore al collo per essere
stato troppo tempo a fissare le alte pareti ricoperte di quadri rappresentanti
tutte la nobile casata,senza nemmeno rendersi conto che il professore lo
fissava da parecchi minuti con un espressione decisamente scocciata, ma allo
stesso tempo sorpresa per l’enorme interesse che dimostrava Potter nei
confronti del castello.
Continuò così ancora per qualche attimo,fino a quando il
professore emise un rumoroso colpo di tosse,il ragazzo si riscosse,ricordandosi
cosa gliaspettava.
-Hai qualcosa da dire a tua discolpa Potter?-
-Beh,veramente…- Non
riuscì a completare la frase che il professore irruppe con un urlo possente.
-Come hai potuto fare una cosa del genere?Dove hai letto
quella formula,si può sapere?Era magia nera,delle più pericolose che abbia mai
avuto modo di vedere!-
Harry stralunato gli disse che non sapeva esattamente come
fosse successo,così gli spiegò tutti i particolari.
Piton assunseuno
sguardo strano,indagatore,come se il suo cervello stesse scoppiando in mille
ragionamenti,e poi disse:
-Allora è vero…-
-Cosa è vero?- Azzardò a chiedere Harry.
-Vedi,con il potenziamento dei poteri di Voldemort,e
probabile che stia accadendo anche a te e oltre a risvegliare i poteri oscuri
trattenuti nella tua cicatrice dalla notte in cui sconfiggesti l'anatema
mortale, questi si stanno sostituendo completamente alla tua aura bianca, ciò
significa che invece di avere un solo mago oscuro in circolazione ne avremo
due!-
Harry rimase di sasso,perché innanzitutto non sapeva che
dentro di lui ci fossero dei poteri assopiti,cioè sapeva che aveva dei poteri
di Voldemort,come ad esempio la capacità di parlare con i serpenti,ma pensava
di conoscerli gia tutti,e si sbagliava,in più stava diventando inevitabilmente
un mago oscuro!
Non si rassegnò e con tutta l’agitazione che aveva e con
voce instabile disse:
-No!Io non posso essere cattivo,insomma…Non può essere,ci
deve pur essere una soluzione,io non voglio essere come Voldemort,non voglio
divertirmi ad uccidere persone innocenti come lui!- E mentre finiva di
dirlo,dalla troppa agitazione e dalla perdita di controllo dei suoi
poteri,sempre di più potenti,distrusse un vetro di una finestra della casa,e
Piton ormai rassegnato guardò prima la finestra e poi Harry,che lo guardava con
sguardo impaurito,e disse:
-Lo vedi Potter che grosso problema e nato?Né io ne Silente
sappiamo cosa fare, a quanto pare dovremo contare sulla tua buona volontà,per
quanta ce ne sia rimasta,giacchè anche il tuo modo di pensare cambierà,la tua
psiche verrà stravolta, inquinata dai poteri oscuri. Niente sarà più come
prima.-
Harry sentiva che presto non sarebbe più riuscito a
trattenere le lacrime, così chiese tentando di mantenere un po’ di contegno
dove poteva dormire quella notte, quindi il professore lo accompagnò nella sua
nuova camera.
Il giovane,distrutto dalla giornata si buttò sul letto dove
si addormentò ancora vestito,sprofondando in un sonno senza sogni.
Note:
I capitoli sono quasi tutti corti, ho cercato di allungare e
arricchire, ma più di così non riesco a fare perché temo che poi si sfasi tutta
la storia, insomma detto in parole povere se la stravolgessi totalmente non
saprei che pesci pigliare per riuscire a mantenere un senso allo svolgimento
dei fatti. Comunque verso la fine ci saranno capitoli molto più corposi,
diciamo dal capitolo nove in poi. Ringrazio coloro che hanno commentato, spero
di non deludervi…^^”
A presto e buone feste!
Ps: ho scritto una one shot che pubblicherò fra due giorni,
è un regalo di Natale per tutti gli amanti della coppia Ron/Hermione, spero vi
possa piacere, altrimenti è il pensiero che conta giusto? ;P
Al mattino si svegliò presto e decise di gironzolare per la
casa cercando di evitare incidenti e dopo un po’ scese per fare la colazione.
Trovò Piton che leggeva la Gazzetta Del Profeta,educatamente
gli sussurrò un buongiorno, ma senza riuscire a guardarlo in viso.
Un’elfa li portò la colazione e bevve il suo caffelatte
attendendo la domanda che sapeva Severus gli avrebbe fatto di lì a poco:
-Come ti senti stamane?-
-Non lo so…- rispose vago.
E cosa molto strana, Piton si avvicinò per toccare la fronte
del ragazzo,e sentì che scottava.
-Hai la febbre- Asserì il professore.
Harry lo sapeva,se n’era accorto appena svegliato, ma non
gli interessava poiché era sempre stato trascurato dai Dursley e quindi era
abituato ad avere soloscarse cure
dalla zia.
- Sospettavo che sarebbe successo,l'aumento dei poteri
richiede un maggiore sforzo fisico e metabolico da parte tua. -
Disse Piton ed il ragazzo lo guardò in modo truce,perché con
quella affermazione lo faceva sentire simile ad una cavia da laboratorio,in
secondo luogo si sentiva effettivamente come sovraccaricato ed era nervoso
perché temeva che i poteri potessero fargli perdere il controllo. Quando ebbe
finito la colazione,cercò di essere più gentile possibile con l’elfa, non
voleva far trapelare troppo la sua irrequietezza poiché il professore avrebbe
potuto pensare che stesse diventando malvagio. Tornò in camera e rimise tutto
in ordine, ma entrò l’elfa che, vedendo il letto già fatto pensò che il padrone
l’avesse sostituita perché non era abbastanza rapida nel fare i lavori, così si
mise a gridare e a piangere; ogni tentativo di Harry di calmarla sembrava
inutile, fino a quando non giunse a grandi passi il professore che con voce
alterata dalla rabbia chiese:
- Cosa le hai fatto?!- Con lo sguardo di chi temeva il
peggio.
Harry se ne accorse e desolato disse:
-Non le ho fatto niente… Ho solo rimesso a posto la mia
camera,non pensavo che dovesse farlo lei!-
Piton si accorse di aver tratto conclusioni affrettate,ma il
suo orgoglio non gli permise di giustificare il suo atteggiamento con
Harry,così mandò l’elfa in cucina e lasciò il giovane da solo.
Il ragazzo era decisamente abbattuto, in fondo ci teneva
alla fiducia di Severus, ma evidentemente il professore era di tutt’altro
avviso; decise così che nei prossimi giorni avrebbe evitato qualsiasi magia e
comportamenti avventati.
Presto però si rese conto che il rischio di commettere un
errore poteva essere molto più accettabile in confronto alla noia che provava,
così decise di fare una sorpresa a Piton,anche se non era certo il suo
professore preferito.
Andò nel parco della casa,deciso a prendere tutte le piante
che conosceva per fare le pozioni; quale regalo migliore per un pozionista?
Girovagando trovò una fitta vegetazione in cui abbondavano
erbe medicinali e radici utili in diverse pozioni e felice si avviò
all’ingresso.
Poco prima di raggiungerlo, vide una figura famigliare,
Albus Silente;una nuova paura lo
invase.
Come lo avrebbe visto adesso il preside?Con lo sguardo di
sospetto che avrebbe riservato ad un essere malvagio oppure gli avrebbe sorriso
con tranquillità come suo solito?
Mentre era preso da tali pensieri non si era fermato e
continuando a camminare gli era giunto davanti senza nemmeno accorgersene.
“Oh
no!”pensò Harry
-Buongiorno- disse Silente, accennando un lieve sorrisoche Harry definì più tardi come
diplomatico,come se non sapesse come comportarsi e cosa aspettarsi per
risposta.
Harry cercò di sorridere il più naturalmente possibile, e
con voce tranquilla, o che almeno sembrasse tale, garbatamente rispose:
-Buongiorno preside-
Silente stavolta sorrise sinceramente, gli strinse una
spalla con fare affettuoso ed entrò nel castello per incontrarsi con il
professore.
Harry corse in camera di Piton a posare le piante che aveva
trovato; gli avrebbe spiegato tutto dopo e corse giù nei sotterranei dove il
professore stava lavorando.
I due adulti stavano parlando proprio di lui e Piton lo
guardò storto quando lo vide entrare senza invito, così Harry lo guardò
innocentemente.
Il giovane cercava sempre di più di sembrare lo stesso, come
se non stesse accadendo a lui tutto quel male, eppure si sentiva diverso, non
solo sentiva un enorme forza dentro di lui, ma si sentiva più ribelle, più
desideroso di vendetta nei confronti diVoldemort, colui che aveva ucciso i suoi genitori.
Così si ritrovava inconsciamente a pensare alle lente e
dolorose torture che avrebbe sperimentato su Voldemort una volta sopraffatto e
come avrebbe ucciso subito Codaliscia per aver tradito tutti i suoi amici.
Sapeva che questi pensieri erano sbagliati, eppure,più se lo
ripeteva ,più si convinceva del contrario…
Note:
Semplicemente grazie per i commenti e per l’enorme pazienza!
Stavolta comunque sento di potervi assicurare che aggiornerò con molta più
regolarità perché finalmente ho finito l’esame di maturità e ho tutta l’estate
per finire la storia (ancora due capitoli) , correggere e ripostare quelli già
scritti nel lontano 2004…
La giornata era trascorsa serena e a quanto pare
anche Piton aveva notato che il giovane almeno all’apparenza non era
cambiato,così Silente se n’era andato tranquillo promettendogli che un giorno sarebbe
potuto andare a trovare Hagrid.
Harry stava studiando Storia della Magia, un po’
per noia, un po’ per distrarsi dai tanti pensieri che lo angosciavano.
Il professore entrò e dal suo atteggiamento rigido
Harry capì che presto avrebbero dovuto parlare.
In quel breve periodo di convivenza Harry aveva
imparato a riconoscere l’umore di Piton dal suo aspetto e dai suoi movimenti,
come il passaggio ripetuto della mano destra tra i capelli: significava che era
teso ed imbarazzato, infatti…
- Cosa stai studiando?- “ecco che si comincia”
pensò Harry.
- Storia della Magia. -
Ci fu un attimo di silenzioin cui Piton osservò attentamente Harry come
se sul suo viso potesse trovare le parole giuste.
-senti Pot… Harry, è da un po’ che ti osservo e
non ho notato nessun apparente cambiamento in te; sembri tranquillo quando sai
di essere osservato, ma come ormai dovresti sapere non mi serve essere nella
tua stessa stanza per sapere che c’è dell’altro, quindi ti chiedo: va tutto
bene davvero?
-no, tutto ok, sto bene- rispose, ma Harry non era
mai stato bravo a nascondere le sue emozioni e il professore amareggiato per la
poca fiducia se ne accorse.
-non è vero-
Harry allora alzò lo sguardo dal libro e incrociò
seccato lo sguardo del professore.
Piton sospirò e aggiunse:
-comunque sia, io vado nello studio, sarò lì per un
po’ perciò… ti basterà bussare –
Era il suo modo per dire al ragazzo che lui voleva
aiutarlo ed Harry lo comprese e ne rimase colpito, ma le sorprese non erano
finite.
Il professore si alzò lentamente, come a voler
dare tempo al giovane di riprendersi, e giunto alla porta si girò per dirgli un
ultima cosa:
- Ah quasi dimenticavo…grazie -
- Per cosa? -
- Per le piante; ne avevo davvero bisogno - E
sorrise.
Harry rimase a bocca spalancata incredulo. Il
professore più arcigno e temuto di Hogwarts nonché ex mangiamorte gli aveva
appena sorriso! A lui! Il figlio del suo nemico di gioventù!
Superato lo shock, il giovane si rese conto che
avrebbe avuto ancora bisogno di quel calore che ora sentiva sprigionarsi nel
petto, di avere la conferma che non sarebbe stato solo in questa spiacevole
avventura che lo aspettava.
Dopo la serata iniziata nella monotonia e finita
con un tale colpo di scena sarebbe stato impossibile concentrarsi e studiare,
così Harry decise di andare a letto. Passò davanti alla porta dello studio da
cui si intravedeva uno spiraglio di luce che sembrava quasivolerlo invitare all’interno. Così prese la
decisione e dopo aver bussato piano e aspettato l’invito fece un passo
all’interno.
Il professore era seduto dietro la sua scrivania
di legno scuro ed era intento a scrivere una lettera. Giunto alla fine della
frase posò la penna d’oca e rivolse l’attenzione al giovane.
- Ecco…io volevo solo augurarle una buona notte -
- Buona notte Harry -
Aspettò un attimo, poiché sembrava che il
professore volesse aggiungere qualcosa, ma sembrò ripensarci, così Harry uscì e
salì le scale che lo portavano alla sua camera.
Dopo essersi cambiato si lanciò sul letto e si
addormentò quasi subito; sul viso un sorriso vero che non gli riusciva da tempo
e che quella sera aveva inaspettatamente ricevuto: un sorriso sincero.
Note:
Eccomi dopo un’ eternità ad aggiornare e so bene
che non merito nessun commento, non me li aspetto nemmeno perché sarebbe il
minimo come punizione dopo tutta questa attesa ingiusta nei confronti di chi si
è appassionato alla mia storia. Nonostante tutto ecco un altro capitolo; spero
di riuscire a mettere un punto a questa storia al più presto perché mi piace,
ma richiede tempo che un po’ per pigrizia ma soprattutto per gli impegni (chi
mi conosce sa che il tempo che dedico a me è molto poco e con questo non voglio
assolutamente giustificarmi) non riesco a dedicarle come vorrei e dovrei.
Comunque sia bando alle ciance, ringrazio anticipatamente chi avrà ancora
intenzione di leggere questo capitolo. Se avete piacere ho scritto una storia
originale che trovate nel mio account intitolata “L’ultima nota”.
Nonostante Harry si fosse addormentato
serenamente, inaspettato arrivò un incubo.
Attorno al Signore Oscuro si trovavano i
Mangiamorte, inginocchiati in riverenza al loro padrone. La tensione nella
cerchia era palpabile poiché uno di loro avrebbe dovuto "testare" la
nuova maledizione da egli inventata, dato che gli Auror avevano intercettato il
loro attacco in una zona abitata da babbani.
- Tu, Goyle!Vieni al centro.-
-N...No mio Signore ti supplico!Ho una famiglia!-
- Che riceverà molti onori per il tuo sacrificio!-
Sentenziò Voldemort, il quale non perse ulteriore tempo e in pochi istanti
Goyle era a terra morente e dopo averlo fatto soffrire sospeso tra la vita e la
morte, il Signore Oscuro gli diede il colpo di grazia, e del suo corpo non
rimase che cenere.
Nel gruppo di attoniti servitori c'era anche
Piton, il quale venne chiamato dal mago malvagio.
-Severus- disse con finta dolcezza Voldemort
prolungando le "s" del nome più del necessario.
Severus era piuttosto agitato al momento, non
sapeva cosa aspettarsi, ma come sempre controllò le sue emozioni.
-Hai informazioni riguardanti Silente e la sua
compagnia di perdenti?Hanno capito cosa sta accadendo al bambino sopravvissuto?-
Disse con scherno.
-No mio Signore, Silente non sa ancora nulla di
Potter.-
-Perfetto...Ho un'idea e ho bisogno della tua
collaborazione. Voglio che mi porti Potter; ho intenzione di assimilare i suoi
poteri, così nessuno potrà lontanamente pensare di riuscire a sconfiggermi!Ma
dobbiamo agire in fretta: se il ragazzo diventasse consapevole delle sue
capacità potrebbe essermi di ostacolo. -
- Ma...Signore, Potter è ben protetto, come...-
-Niente ma! Non indugiare e portamelo domani notte,
altrimenti sarai tu a morire per primo!-
Finito l'incontro, Severus si smaterializzò ed
entrato in casa lanciò con rabbia il mantello a terra senza accorgersi del
ragazzo che aveva assistito stupito allo scatto dell'uomo che difficilmente
perdeva il controllo. Harry capì subito dalla reazione che i guai erano vicini
e non potendo aspettare raggiunse il professore, il quale nel frattempo era
giunto nel suo studio.
Se Piton non lo avesse ancora visto o lo stesse
semplicemente ignorando, Harry non era in grado di dirlo, ma era chiaro che il
professore era teso.
Quando Piton vide il ragazzo, gli rivolse uno
sguardo che Harry non seppe interpretare; era forse paura quella che faceva
brillare così intensamente i suoi occhi?
-Ci sono state delle...complicazioni. - Dichiarò
l'uomo. Harry non insistette oltre, avrebbe fatto le domande in un secondo
momento, così raggiunse la porta ma il professore lo fermò.
- C'era qualcosa che volevi dirmi?-
-No...Volevo solo sapere cosa era accaduto ma non
fa niente se sono informazioni private non ho intenzione di disturbarla. -
Il professore scrutò attentamente il ragazzo ora
imbarazzato sulla soglia che sembrava avesse fretta di andarsene.
Alla fine il giovane cedette e con uno sbuffo si
avvicinò al divano e si sedette pesantemente.
- E' solo che...-
-Cosa?- Premette Severus.
-...Ho sentito le torture di stanotte. -
-Hai sognato il Signore Oscuro?-
-No ma ho sentito la sua...rabbia e...sembrava che
fossi io ad essere furioso...- Finì tristemente Harry.
Inaspettatamente Piton, consapevole delle
preoccupazioni del giovane di diventare un giorno come l’assassino dei suoi
genitori, nonostante non fosse pratico nel consolare, impacciato mise una mano
sulla schiena del ragazzo per confortarlo.
Harry lo guardò sconvolto per quel gesto, ma
presto si rilassò mentre dentro il petto sentiva sprigionarsi quel calore che
aveva provato solo poche volte nella sua giovane vita.
Dopo qualche minuto l'imbarazzo tornò poiché Harry
sapeva che era tempo di tornare nella sua camera, anche se aveva paura di
riaddormentarsi.
Il professore per l'ennesima volta in quella notte
stupì sé stesso e senza pensarci due volte disse:
-Ho un divano spazioso nella mia camera, se per stanotte
preferisci non rimanere solo puoi dormire lì. -
- Nella stessa stanza?!Con lei?-
- Capisco, allora buonanot...-
- No va bene!- aggiunse in fretta Harry prima che
il professore potesse cambiare idea e congedarlo.
Così i due, ancora confusi dalla situazione che si
era creata si avviarono silenziosamente verso la camera del professore.
A metà strada Harry non riuscì a trattenere una
risatina.
-Cosa c'è?- Chiese il professore.
-Stavo pensando a quale sarebbe la reazione di Ron
alla notizia che ho dormito nella stanza del più temuto professore nella storia
di Hogwarts!-
Piton colpì scherzosamente il giovane sulla testa
e dopo essere arrivati a destinazione accomodò Harry sul divano.
Nel buio, Harry avvolto nelle coperte ascoltava il
respiro regolare dell'uomo poco distante.
"Le preoccupazioni possono aspettare fino a
domani" Fu l'ultimo pensiero prima di cadere in un sonno per una volta
senza incubi.
Note:
Ciao a tutti!Sorpresa!Un nuovo capitolo e in
pochissimo tempo!:P
Non so quanti si ricordino di questo capitolo nella prima versione, ma è quasi
del tutto diverso dalla prima stesura. Rileggendola mi sono resa conto che
acceleravo troppo i tempi per quanto riguarda la relazione tra Severus e Harry
e sarebbe stato troppo difficile da “digerire” anche per una storia AU come
questa.
Ringrazio Tigre94 per la recensione, mi ha fatto
molto piacere! Un grazie va anche a chi ha letto ma non recensito. Se vi va ho
scritto una storia originale dal titolo L’ultima Nota, inoltre presto
pubblicherò il seguito (già finito quindi non c’è rischio che l’abbandoni a
metà!) di “In ritardo”. Un
abbraccio!!
La mattina arrivò fin troppo presto, e a dare il buongiorno
a Harry non fu l’elfa, ma un’altra persona.
Severus, che si era svegliato non molto tempo prima, si
trovava in sala da pranzo quando Albus aveva bussato alla porta e aveva chiesto
di vedere Harry. Piton a tale richiesta si era sorprendentemente imbarazzato
poiché temeva che Silente pensasse male, dato che il giovane aveva dormito
nella sua stanza e con voce più acuta del normale aveva chiesto:
-Ehm, preside, come mai già qui?-
-Già qui, Severus? Non pensavo di disturbare alle 11 e
mezza, visto che di solito ti svegli all’alba…-
Insieme salirono le scale che portavano alla camera da
letto.
-Harry, ragazzo mio, è ora di svegliarsi- sussurrò il
preside.
Per qualche istante il giovane mantenne un’espressione
confusa, poi un lampo di comprensione attraversò il suo viso e sorridente
rispose al saluto del preside.
Quando più tardi si trovavano in biblioteca, Harry si
accorse che i due adulti dovevano parlare da soli riguardo gli avvenimenti
della notte precedente, così si diresse in camera sua.
-Non so cosa fare preside…-
-Credo che l’unica soluzione sia nascondervi a Hogwarts, con
l’incanto Fidelius, così sarete al sicuro e appena Harry sarà pronto, dovrà
affrontare Voldemort-
-Pronto ad affrontare il Signore Oscuro!? E’ un ragazzino,
Albus, non puoi credere davvero che possa riuscirci!-
-Oh ma una soluzione ci sarebbe!- Aggiunse Silente con gli
occhi che brillavano come sempre quando macchinava qualcosa.
-Tu ed io lo alleneremo insieme!-
Severus lo guardò come se si fosse tinto la barba di viola.
Poi sbottò:
-Cosa?! Ma si rende conto che ha solo 15 anni? Nemmeno noi
possiamo addestrarlo quanto basta in così poco tempo!-
-Severus, ti dimentichi che adesso è più forte di un normale
ragazzino? Può darsi che allenandolo lui riesca a controllare i suoi poteri e
diventare abbastanza forte da reggere un mago del calibro di Voldemort e me!-
-E come pensa di fare? Si è dimenticato che devo consegnarlo
entro stasera? Di certo non penserà di riuscirci in un pomeriggio! Abbiamo
bisogno di tempo!-
-Esatto Severus, di tempo…E io so come fare!-
-Davvero?-disse Piton contono scettico.
-Useremo una Giratempo! Recupereremo il tempo perso
spostando indietro le lancette di qualche giorno; ci alleneremo a Hogwarts,
dove nessuno potrà vederci-
-E come farà con le persone presenti a scuola? Gazza ad
esempio potrebbe vederci, e anche la Cooman!-
A Silente era sfuggito questo particolare. Non parlarono per
una manciata di minuti, persi com’erano nei loro pensieri, finchéil silenzio non fu interrotto da Harry che
dopo pochi istanti aveva ceduto alla curiosità di sentire cosa dicevano i due
maghi.
-Potremmo usare la Camera Dei Segreti…-
I professori stavano per sgridarlo per aver origliato,ma si
bloccarono a bocca spalancata,ripensando a quello che Harry aveva appena detto, e Silente rispose:
-Credo che sia una buona idea, ma non sappiamo come è fatta;
è adatta al combattimento?-
-Beh,credo di si, è molto grande-
-Allora andiamo, ma prima dovremo andare a Diagon Alley; non
sapendo quanto tempo ci vorrà per riuscire nella nostra impresa, ho una
commissione urgente che preferirei fare prima del nostro ritiro-E così partirono verso la città.
Diagon Alley era particolarmente bella in estate,perché
veniva abbellita per le feste serali,anche se quell’anno l’atmosfera era un po’
spenta , poiché molta gente temeva un attacco da parte dei Mangiamorte.
Per strada incontrarono Hagrid,che doveva comprare del
mangime dietetico per Thor, ingrassato a causa di un pacchetto abbandonato di
caramelle tutti i gusti +1e il cane
aveva pensato bene di mangiarle tutte.
Harry gli corse incontro, ma Hagrid sembrava preoccupato,
come se avesse paura di lui. Harry se ne accorse, salutò tristemente il mezzo
gigante con un gesto della mano e tornò dai professori, mentre Hagrid andò
avanti per la sua strada.
-Se vuoi puoi gironzolare un po’ qua intorno Harry, ma non
ti allontanare troppo, mi raccomando-
disse Silente.
-Albus, non credo sia una buona idea, è rischioso!-
-Non ti preoccupare Severus, ha bisogno di svagarsi, povero
ragazzo!E poi noi saremo nei dintorni, per qualsiasi evenienza lo raggiungeremo
immediatamente-
Harry girò in lungo e in largo la piazzola in cui si
trovava; finalmente si stava rilassando, finché non si trovò davanti alle porte
di Notturn Alley.
Quel luogo, così oscuro, nonostante avesse sempre cercato di
negarlo a sé stesso, lo aveva sempre affascinato ed ora, con la magia che
scorreva impetuosa dentro di sé, ne era ancora più attratto.
-No, non posso andarci…Non mi farebbe di certo bene, devo
restarne fuori!-Si disse tra sé e sé.
Non aveva ancora preso una decisione quando alle sue spalle sentì una voce di
sua conoscenza…
Note:
Ecco un nuovo capitolo…Chi sarà questo personaggio? :D
Mi sto accorgendo che più vado avanti con i capitoli e più li modifico dalla
versione iniziale. Incredibile come in pochi anni possa cambiare lo stile di
scrittura e la visione della trama …Beh spero comunque che la storia vi piaccia
e se vi vengono in mente delle correzioni o altri particolari che potrebbero
migliorare la riuscita dalla fanfic, non esitate a scrivermi!!Grazie a tutti i
lettori e commentatori!
-Ma
guarda chi c’è! Sfregiato!- Harry, capito immediatamente a chi apparteneva
quella voce fastidiosa, non si girò nemmeno e rispose indispettito:
-Lasciami
in pace Malfoy!-
-Ah
davvero? Chi ti credi di essere per parlarmi così?E guardami in faccia quando
ti parlo, o hai paura?- e si mise a ridere.
Harry
allora si girò esasperato e lo fissò con rabbia, ma Draco invece di girare i
tacchi e andarsene come Harry aveva sperato, disse:
-Come
mai non sei a casa dai tuoi sporchi zii babbani?Non ti vogliono più?Oh povero
Potterino, malvoluto dai maghi e anche dagli insulsi babbani…Adesso come farai
che non c’è la mamma a proteggerti?-
Aveva
detto troppo,Harry, incapace di controllarsi oltre lo afferrò alla gola ,e
forse aiutato da una forza innaturale lo tenne sospeso a qualche centimetro da
terra; gli occhi illuminati dalla stessa luce verde di quel giorno a Privet
Drive. Poi gli sibilò:
-Stai
attento Malfoy, o può darsi che un giorno ti possa trovare anche tu nella mia
stessa situazione e allora non avrai il tuo paparino ad aiutarti, hai capito?
Anzi probabilmente mi ringrazierà per averlo liberato da una piaga come te!-
Detto
questo lasciò andare Draco che cadde a terra, sconvolto dalla reazione
imprevista del Bambino sopravvissuto ,ma non di meno infuriato. Potter aveva
osato offendere la sua famiglia! D’impulso impugnò la bacchetta ed urlò con
tutto il fiato che aveva in gola:
-AVADA
KEDAVRA!-
Ma
Harry, ancora dominato da quella nuova fonte di potere che lo aveva investito
non si spaventò e come quella notte in via Privet ,allungò il braccio, stese la
mano e il lampo verde scaturito dalla bacchetta di Malfoy venne aspirato da
essa, avvolgendo Harry in una luce accecante.
Subito
dopo quell’azione, dalle braccia di Harry scaturivano piccole scosse
elettriche,come se avesse troppa energia al suo interno. Ma ciò che fu più
spaventoso, fu la calma sul viso del giovane quando i piccoli lampi si
affievolirono fino a spegnersi e, rivolgendosi a Malfoy con un sorriso
malizioso disse:
-Arrivederci
Malfoy-
Harry
decise di tornare sui suoi passi, verso dove aveva visto i professori
dirigersi, ma non dovette fare che pochi passi per raggiungerli, poiché i due
maghi avevano assistito alla scena.
Quando
vide le loro espressioni, il giovane si sentì gelare; tutto il suo impegno nei
giorni passati per far credere di non essere cambiato era stato demolito in
pochi attimi. Silenzioso e con lo sguardo a terra, Harry si aspettava un
rimprovero dai due adulti, invece Silente disse:
-Per
la barba di Merlino, è peggio di quanto pensassi e di quanto ci hai fatto
credere ragazzo mio, è meglio sbrigarci, andiamo-
E
detto questo si avviarono al castello.
Mentre
salivano il sentiero che portava all’ingresso di Hogwarts, il preside parlò:
-
Quella a cui abbiamo assistito oggi è stata una scena preoccupante, Harry e ora
sono ancora più convinto che non abbiamo tempo da perdere, perciò portaci alla
Camera dei Segreti. -
Harry,
troppo preoccupato per riuscire a parlare, semplicemente annuì e allungò il
passo verso la loro destinazione e, con ogni probabilità, verso una nuova
sfida.
Note:
Ciao
a tutti! Lo so è un capitolo corto, mi farò perdonare postando prima possibile
il seguente. Scusate l’ennesimo ritardo, sono una frana nell’organizzarmi i
tempi e quando si avvicinano gli esami sono così ansiosa che se mi dedico ad
altro che non sia lo studio o attività affini mi sento in colpa. Alla fine mi
sento in colpa lo stesso dato che vi ho fatto aspettare…-_-
Comunque
domani inauguro il seguito di In Ritardo 2 postando il primo di quattro
capitoli che (sorpresa) sono più lunghi della mia media. Spero che anche questa
storia possa appassionarvi come le precedenti!
-Apriti! -
disse Harry in Serpentese,e scesero fino alla grande sala centrale.
Dal secondo anno,
ultima volta che Harryera stato nella
Camera dei Segreti, non era cambiato niente, eccetto per i danni provocati
dalla frana e dal basilisco, il cui corpo era scomparso e rimaneva solo una
macchia scura e angosciante sul pavimento.
-E’…
sorprendente!-disse Piton con occhi brillanti di curiosità, affascinato com’era
dalla grande sala.
Silente si limitò
a sorridere, ma presto assunse un’espressione seria e disse:
- Bene, direi che
è il momento di cominciare -
Harry annuì,
mentre Piton gli faceva gesto di impugnare la bacchetta. Quindi i due maghi
adulti si distanziarono dal giovane e lo fissavano in attesa.
Harry passò lo
sguardo da uno all’altro mago, cercando di capire che intenzioni avessero.
-Beh? Tocca a teHarry!-
-Tocca… a me?-
-Suvvia Harry,
siamo venuti qui per insegnarti qualcosa, giusto? Allora attacca! – Silente
finì la frase indicando nella direzione di Piton.
Il professore di
pozioni rivolse ad Harry il suo rinomato mezzo sorriso perfido, quello che gli
alunni avevano imparato ad interpretare come “So cosa hai combinato perciò
preparati apagarne le conseguenze”.
Harry deglutì
rumorosamente.
-Si possono usare
qualsiasi tipo di incantesimo?- chiese Piton con una velata nota di speranza
nella voce.
-Certo Severus,
tutto quello che vuoi, tranne l’anatema mortale…per ora -
“PER ORA?!” pensò
sbalordito il ragazzo.
-Basta
chiacchiere…bacchette in posizione!- urlò allegro Silente.
-Pronti…al mio
tre…1…2…3!-
-Imperio!-
pronunciò risoluto Piton.
Harry non riuscì a
creare uno scudo in tempo e sentì nella sua mente la familiare voce del
professore che gli ripeteva “ porgimi la tua bacchetta” .
Harry, non più
padrone della sua coscienza si chiedeva : “Perché no? Forse la sua non funziona
bene… No! Questo è un duello…”
Il ragazzo intanto
avanzava lento verso Piton, il braccio con la bacchetta tesa verso di lui.
Stava per raggiungerlo quando con uno sforzo immane Harry pronunciò :
-NO!- e per
istinto fece uno scoordinato passo indietro e capitombolò rovinosamente a
terra.
Piton lo guardò
per un attimo sorpreso, ma tornò subito serio.
-Un futile
tentativo, ma pur sempre qualcosa, vero signor Potter? La prossima volta cerchi
almeno di rimanere in piedi.-
Harry,
indispettito dal commento partì subito al contrattacco.
-Rictus sempra!-
Piton fu più
veloce,schivò il colpo e passò al contrattacco.
-Impedimenta!-
Harry si ritrovò
bloccato dall’incantesimo.
-Ah Potter, se non
riesci a bloccare neppure uno tra i più semplici incantesimi, come credi di
poter affrontare Tu-Sai-Chi? O forse hai bisogno di più…stimoli? Proviamo
con…Crucio!-
Harry non se l’
aspettava :la maledizione Crociatus! Il dolore attanagliante si manifestò
improvvisamente e lì per lì il giovane non riuscì a reagire, le sue stesse urla
gli impedivano di concentrarsi. Anche se la maledizione era stata lanciata solo
da pochi secondi, ad Harry sembrava un’eternità. Disperato e deciso a non
sopportare oltre, cercò di ignorare il dolore e immaginò di essere nel suo buio
sottoscala a Privet Drive, unico posto in cui poteva stare in pace.
Così non pensò più
al dolore, si alzò faticosamente e d’istinto pronunciò una formula in
serpentese che nemmeno lui sapeva di conoscere.
Sul momento non
successe nulla, solo dopo qualche secondo la Crociatus si estinse perché dal
pavimento erano sbucatiserpenti che si
avvolsero intorno al professore deconcentrandolo.
Severus restò di
sasso, temeva che qualsiasi suo movimento avrebbe potuto innervosire i serpenti
mordendolo.
Harry, sconvolto
dagli effetti della maledizione e dall’incantesimo che aveva appena scagliato,
cercò lo sguardo di Silente, il quale nonostante gli eventi sembrava rilassato.
-Non guardarmi
così ragazzo mio, sei stato tu a invocare i serpenti e sarai tu a richiamarli a
te.-
Harry quindi cercò
di parlare di nuovo in serpentese, ma non funzionava.
-Potter…- ringhiò
innervosito Piton.
Il ragazzo allora
concentrò il suo sguardo sugli occhi di uno dei serpenti e finalmente riuscì a
parlare nella loro lingua.
Li richiamò a sé
ed essi gli salirono addosso, Harry li lasciò avvolgersi intorno alle sue
braccia e torso, poi disse loro “ è meglio se ve ne andate ora” ed essi dopo
aver emanato un sibilo come se volessero salutarlo, si polverizzarono.
A questo fatto
seguì un lungo silenzio carico di tensione nonostante il pericolo passato,
mentre Piton fissava cupo il ragazzo.
Silente cercò di
smorzare la tensione.
-Impressionante
ragazzo! Severus prego, dopo questa esperienza mi sembra giusto che il prossimo
attacco tocchi a te! Pronti? Continuate!-
E passarono le due ore successive a duellare.
Alla fine
dell’allenamento Harry era quasi soddisfatto anche se un po’ acciaccato; il
duello era proseguito non senza difficoltà, ma almeno era riuscito a bloccare
qualche incantesimo.
Presto però la sua
soddisfazione venne figurativamente sbriciolata come i serpenti di qualche ora
prima: mentre raccoglieva il suo mantello e una scarpa che era finita qualche
metro più in là (in seguito ad un potente schiantesimo), sentì Piton parlare
sottovoce a Silente.
-E’ inutile, è una
causa persa, non riusciremo mai ad addestrarlo in tempo! Non riesce a
controllarsi, non conosce altri incantesimi al di fuori di quelli ordinari e
combatte solo d’ istinto, così se non si ucciderà da solo con questo
atteggiamento, morirò io! Magari perderà definitivamente il controllo e
diventerà malvagio, così avremo due maghi oscuri a cui pensare!- Finì
sarcastico.
-Non dire così
Severus, adesso deve ancora abituarsi alla situazione e…-ma non finì la frase,
perché Harry stava quasi correndo fuori dalla Camera dei Segreti. Piton riuscì
ad afferrarlo per il braccio.
- Potter dove
credi di andare?-
Harry, stizzito
cercò di liberarsi dalla presa ferrea del professore.
-Smettila di avere
questo atteggiamento da ragazzino! Hai delle grosse responsabilità su di te, o
forse questa parola non rientra nel tuo limitato vocabolario?-
-Mi lasci andare!
Oggi l’ ho sopportata abbastanza!-
-Come ti
permetti!? Insolente…-
Non riuscì a
terminare il rimprovero perché Harry rilasciò involontariamente un po’ della
sua magia che causò a Piton di ricevere una scossa alla mano con cui teneva il
giovane, così mollò la presa ed Harry corse via all’istante.
Piton mentre
guardava irato il ragazzo risalire le scale, sentì la mano gentile di Silente
posarsi sulla sua spalla.
-Severus…figliuolo
sei un ottimo Legilimens, ma quando riuscirai veramente a leggere la vera
essenza delle persone?-
Piton non seppe
che rispondere alla strana domanda; ora che aveva sentito le parole di Silente
si sentiva ancora più nervoso e forse, nel profondo si sentiva un po’ in colpa
per come aveva trattato il giovane, ma ovviamente il suo orgoglio non gli
avrebbe mai permesso di ammetterlo.
Nello stesso
momento in cui il professore di pozioni pensava a ciò che era accaduto e si
massaggiava il palmo dolente, Harry era giunto col fiatone nella sala comune di
Grifondoro, dove si lanciò sul divano e in breve tempo si addormentò con
un’espressione tormentata sul viso.
Note:
Lo so…lo so…mi dispiace, non chiedo nemmeno scusa perché non
ma la merito… Quando ho iniziato a scrivere non pensavo sarebbe stato così
difficile mantenere la continuità necessaria. Comunque sto cercando di
impuntarmi con me stessa, forse sarà la volta buona che la pubblico tutta, in
fondo le lezioni all’uni per questo semestre sono finite.
Harry sperava che il riposo
gli portasse maggior chiarezza nella mente. Era molto confuso
dall’atteggiamento del professore; il Severus che poco fa lo aveva rimproverato
e deriso era davvero lo stesso che la sera prima lo aveva consolato con
semplici gesti?
Era con questo genere di
domande che il giovane si era addormentato.
Lo stress doveva avergli
fatto un brutto scherzo perché i sogni consistevano quasi tutti in duelli
improbabili con lui appeso a testa in giù, con una parrucca da clown mentre
Hermione lo interrogava di Storia della Magia…Poi
ad un certo punto il ridicolo scenario cambiò totalmente e comparve un castello
in fiamme.
Harry si avvicinò
lentamente e ciò che vide gli fece gelare il sangue nelle vene: c’era Voldemort
attorniato dai suoi fedeli Mangiamorte.
Il ragazzo tentò di
decifrare chi fossero i maghi nascosti dalle maschere; soprattutto cercava
incuriosito gli occhi scuri del suo professore, ma stava guardando dalla parte
sbagliata: legato ad una parete, gravemente ferito, c’era proprio Piton. Ad
Harry sfuggì un verso strozzato di sorpresa e corse aliberarlo, ma quando si avvicinò, si rese conto che nonostante
fosse uscito allo scoperto nessuno batteva ciglio.
Harry pensò che forse stava
rivedendo il passato, come in un pensatoio…o forse aveva il potere di diventare
invisibile?
Qualunque fosse la
risposta, il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce fredda e
strascicata di Colui Che Non Deve Essere Nominato.
-Miei cari Mangiamorte, come potete vedere il nostro caro Severus
sta per essere punito una volta per tutte poiché ha osato tradirmi. Sperava di
farla franca sotto il mio naso, il naso del più grande mago oscuro di tutti i
tempi!-
Gli incappucciati risero
sommessamente e borbottarono insulti nei confronti di Piton. Il Signore Oscuro
lì zittì con un semplice gesto della mano e il silenzio e la tensione calarono
nuovamente nel cerchio.
-Severus è arrivata la tua
ora, ma prima di lasciare la tua futile carcassa alla mia Nagini, mi dovrai
dire dov’è Potter, e quanto sa Silente della forza del ragazzo –
Piton, nonostante il dolore
e il sangue che lentamente si stava incrostando sulle palpebre
provocandogliuno spiacevole
solletico,riuscì a mantenere un’
espressione stoica e non rispose, malgrado fosse consapevole che avrebbe pagato
caro il suo silenzio.
Gli occhi di Voldemort
sembrarono diventare ancora più rossi dalla rabbia, poi però ghignò, e con un
sibilo pronunciò:
-Crucio-
Piton cominciò a tremare
poiché il suo corpo veniva avvinghiato dagli spasmi di dolore, ma cercò con
tutte le sue forze di non urlare, poiché se proprio doveva morire, lo avrebbe
fatto senza perdere la sua dignità.
Alcuni Mangiamorte rimasero
confusi dalla mancanza di grida da parte del mago sofferente, Harry stesso ebbe
quasi il dubbio che la bacchetta di Voldemort fosse difettosa.
La furia crebbe negli occhi
del mago oscuro.
-Ah Severus Severus… Ti credi così bravo
non è vero? Credi che il babbanofilo sarà fiero di te? Lo sai cosa penserà
invece? Che hai fallito!-
Detto questo pronunciò una
maledizione ancora più potente.
Piton sentì come se dentro
di lui tutti i suoi organi volessero “traslocare”da una parte all’altra e
stavolta non riuscì a resistere, ma non ebbeil tempo di urlare che svenne dal dolore.
Il Signore Oscuro
sghignazzò, si avvicinò al corpo inerme diPiton, lo risvegliò e tenendo il suo viso tra le dita innaturalmente
lunghe sussurrò:
-se vuoi che la smetta di
farti soffrire devi dirmi dove si trova il ragazzo, bramo il suo potere, dimmi
dov’è!!!-
- Il potere del ragazzo va
oltre ilsaper scagliare qualche
potente incantesimo, la sua forza va al di là delle tue capacità e te ne
accorgerai perché Harry Potter trionferà su di te,Tom Riddle!-
- Piton sei solo un povero
illuso e morirai per un futile ideale… di una vita migliore grazie alle… forze
del bene…Il bene e il male non esistono, esiste solo il potere, il mio! E
quando avrò estirpato dal ragazzo ciò che mi spetta di diritto, tutti coloro
che mi ostacoleranno ancora cadranno immancabilmente! Avada Kedavra!-
Harry urlò con tutto il
fiato che aveva in gola ,ma non servì a niente e dalla bacchetta di Voldemort
scaturì il lampo verde dell’anatema mortale.
Harry si lanciò in avanti, nel tentativo di salvare il professore
,ma il raggio passò attraverso il suo corpo. Nonostante ciò provò un dolore
allucinante, l’ultima cosa che vide fu il professore accasciarsi inerme.
Si svegliò improvvisamente
a causa della forte stretta che sentiva al braccio.
-Potter…H- Harry! Cosa ti è successo? -chiese
un allarmato professore di pozioni.
Harry non riusciva a
rispondere, era ancora attanagliato dal dolore che ora si concentrava sulla
cicatrice. Ci passò la mano sopra e quando la ritirò vide che era cremisi;
stava sanguinando dalla cicatrice, mentre gli occhi erano gonfi di lacrime.
Incrociò lo sguardo del
professore, ancor più preoccupato dall’assenza di risposta del giovane.
Così Harry prese un bel
respiro per farsi coraggio e con voce strozzata parlò.
-Io…ho fatto un sogno,
credo…Lei era legato, Voldemort e i Mangiamorte ridevano…ho provato a salvarla
ma…-
Piton si rese conto che il
giovane era troppo scosso per parlare e la cicatrice aveva bisogno di essere
pulita, inoltre doveva avvisare Albus di questo evento. Così aiutò il ragazzo a
sedersi e chiese ad un elfo domestico di portargli una delle pozioni
tranquillanti che teneva nel suo laboratorio.
Appena il ragazzo si fu
ripreso, Severus gli parlò cercando di mantenere un tono calmo:
-allora, Pot…Harry mi puoi
dire che cosa ti è accaduto?
Harry aprì la bocca, ma la
chiuse subito. E se era stato solo un incubo? Se invece era qualcosa di più…il
futuro?Il ragazzo rabbrividì al
pensiero e decise che forse era meglio non spaventare il professore per uno
stupido sogno.
-Non è successo niente, ho solo sognato di essere nuovamente nel
labirinto del Torneo Tre Maghi…-
-Tutto qui? Prima hai
parlato di qualcuno legato se non sbaglio…di chi si trattava? –
-Era…ero io legato alla tomba di Riddle, glie l’ ho detto era solo
un incubo. –
Piton lo fissò scettico;
non era facile ingannare una spia, così decise che avrebbe indagato nelle ore
successive.
Alle 5 di mattina, quando
Harry era finalmente riuscito ad appisolarsi e quasi a rilassarsi nonostante il
leggero dolore che ancora proveniva dalla cicatrice, si trovò, in meno di un
istante, senza le sue calde e soffici coperte, con le tende aperte che fecero
entrare la luce accecante del sole.
Poi una voce famigliare
tuonò:
-Giù dal letto, ora!-
Era Piton.
-Eh?- fu la risposta
confusa di Harry.
-Scendi dal letto e
raggiungici in cucina immediatamente!-
Harry emise un gemito di
protesta, ma il professore che non sopportava i perditempo, prese per le gambe
del giovane e le spostò fuori dal letto, lo afferrò per le braccia e lo
costrinse ad alzarsi. Strinse una mano sulla spalla del giovane e lo accompagnò
fino in cucinadove il preside li
aspettava con la colazione imbandita dagli elfi domestici.
-La mummia si è
alzata-disse Piton
-Alzata ma non svegliata-
ridacchiò il preside.
Dopo un’abbondante
colazione, scesero di nuovo nella Camera dei Segreti.
- Oggi proveremo a
combattere due contro uno- Disse Piton.
-Noi due contro
Silente?-domandò Harry.
Piton ghignò e Silente
rispose:
-No…sarai tu contro noi
due, Harry. -
-CHE COSA?? Ma…-
Niente ma, questi sono gli
ordini, quindi… Bacchetta alla mano!-
-Stupeficium!-incominciò il
professore, ma Harry, che grazie agli allenamenti di Quidditch e le fughe dal
cugino manesco aveva sviluppato ottimi riflessi, riuscì ad evitare l’attacco e
rispose con un altro incantesimo e il professore venne colpito al fianco e per
questo rimase momentaneamente stordito. Perciò intervenne Silente.
-expelliarmus!- Ed Harry
venne disarmato.
Harry si aspettava che il
preside gli restituisse la bacchetta per ricominciare, invece Silente continuò
a lanciare incantesimi. Harry non riuscì ad evitarli tutti e dopo qualche
minuto si reggevain piedi a stento.
Piton allora chiese:
- Preside,che cosa vuole fare?
Le ricordo che ci serve vivo e intero!-
-Sta tranquillo Severus,
sto solo sperimentando; ho un’ipotesi e vorrei provarla proprio…ora! Avada…-
Harry impallidì. “No!non è
possibile” pensò, “sta per uccidermi!non è possibile!”.
Il professore non diede
cenno di fermarsi e così finì di pronunciare l’incantesimo, ma proprio quando
la luce verde stava raggiungendo il petto del giovane, quest’ultimo scomparve
nel nulla.
I professori si guardarono
intorno sorpresi, come era possibile? Non ci si può materializzare o
smaterializzare ad Hogwarts ! Quindi dov’ era finito Harry?
Non ebbero bisogno di
attendere poichéPotter ricomparve
dietro di loro, e immediatamente protestò.
-Come! No, dico come le è
venuto in mente di lanciarmi l’anatema mortale? Potevo rimanerci!!-
Ma il preside impassibile
rispose:
-E tu allora come! E dico
come ti è venuto in mente di smaterializzarti a Hogwarts quando è impossibile?-
Harry non rispose e sbatté
stupidamente le ciglia.
Piton, che era rimasto
ammutolito dagli eventi, assunse un’espressione accigliata e massaggiandosi
inconsapevolmente il fianco ( Harry era riuscito a fargli male ma non lo
avrebbe mai ammesso) propose :
-è probabile che Potter in
qualche modo abbia appreso, oppure possegga in maniera innata la possibilità di
diventare incorporeo e quindi di spostarsi rapidamente da un punto all’altro
senza che niente possa scalfirlo fintantoché rimane in quella condizione. E’ un
potere raro quanto antico e ovviamente chi poteva averlo se non Potter! – Finì
Piton con un velo di gelosia nella voce.
-Mh…è una valida teoria,
anche se non è questo ciò che cercavo…ma non importa, mi hai sorpreso lo
stesso!- Rispose allegro il preside, che a quanto pare godeva nello scoprire
nuove caratteristiche della potenzialità di Harry.
Dopo il lungo allenamento
durato fino al tardo pomeriggio, Harry cenò con fatica dato che era esausto e
dopo aver finito l’ultimo boccone, salutò i due maghi e si congedò per tornare
nella torre di Grifondoro dove accese il camino, dato che nonostante fosse
estate, quella sera sentiva un gran freddo.
***
Note:
Un
grazie enorme in particolare a iaco ,
e poi grazie a chi ha messo la mia storia tra i preferitie a coloro che la stanno seguendo.
Come con il precedente
allenamento, Harry si era stancato molto e così si era addormentato, misteriosamente
infreddolito nonostante la temperatura mite.
La mattina successiva,
Piton spalancò la porta e le finestre e con voce imponente intimò ad Harry di
svegliarsi seduta stante, manon
ottenne nessuna reazione dal giovane.
Allora
Piton pensò che stesse fingendo, così sogghignò e lanciò l’incantesimo che
provocava un forte solletico, ma la sua espressione mutò improvvisamente quando
si rese conto che il ragazzo non reagiva.
-Potter…Harry!-
Lo chiamò ancora per nome,
ma niente, Harry rimaneva di sasso. Piton cominciava a preoccuparsi e notò il
colorito cinereo del giovane; la sua preoccupazione giunse al culmine quando
sentì il polso dal battito debole e scostante.
Corse a prendere una
pozione rigenerante e provò qualche incantesimo, ma niente sembrava funzionare.
Harry sembrava entrato in
coma enon sapendo più cosa fare Piton
fece chiamare il preside da un elfo domestico.
Nell’insopportabile attesa
Piton tentò anche di utilizzare la sua abilità di Legilimens e anche se le
immagini erano particolarmente sfocate (non era mai entrato nella mente di una
persona in questo stato) riuscì a tornare agli eventi del giorno prima per
cercare la possibile causa di questa condizione.
Si ritrovò nella Camera dei
Segreti e osservò Harry nel momento in cui veniva disarmato, l’anatema lanciato
dal preside, il lampo verde che si dirigeva verso il ragazzo, e…
Solo in quel momento notò
un particolare preoccupante, cioè gli occhi di Harry: quasi non si percepiva da
lontano, ma da vicino vide che il bel color smeraldo era macchiato dal rosso;
il rosso degli occhi di Voldemort!
Sentì anche dei bisbigli in
serpentese che in circostanze normali non avrebbe compreso, ma essendo
all’interno della mente di Harry, riusciva a carpirne il significato.
Ciò che sentì fu “scompari,
ora!” e come anche Piton ricordava, Harry quel giorno era scomparso nel nulla
per poi ripresentarsi qualche metro più in là.
Ora che quei sussurri erano
comprensibili, riusciva a riconoscere la voce del Signore Oscuro, il quale era
evidentemente riuscito a controllare il ragazzo. Ma come era stato possibile?
Non erano forse al sicuro fisicamente e mentalmente grazie agli
incantesimi-scudodi Hogwarts?
Uscì dalla mente del
giovane, se possibile ancora più preoccupato di prima e gli rimase accanto
attendendo il preside.
Erano molti i pensieri che
attanagliavano Piton in quel momento; non solo doveva cercare una cura, ma
doveva anche comprendere perché sentiva come una fitta nel petto quando
ripensava a come aveva trattato il giovane la sera prima, dato che in altre
occasioni passate aveva utilizzato toni taglienti nei confronti di Harry senza
però ritrovarsi a rimuginarci su.
“Perché ti senti in
colpa” gli ripeteva la coscienza.
“ No! Non si tratta di
questo, si meritava il rimprovero!” dibatteva dentro di sé.
In realtà, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Harry gli
stava molto a cuore e la sua preoccupazione non era dettata solo dal legame di
parentela del giovane con Lily; semplicemente era quasi impossibile non
rimanere coinvolti dall’ingenuo, ribelle combina guai che ora giaceva nel
letto, e Severus si era reso conto che per quanto i lineamenti del ragazzo
ricordassero tremendamente quelli di James, in Harry erano presenti molti
tratti caratteriali di Lily.
Dopo il lungo dibattito con
la sua coscienza, Severus si trovò a malincuore concorde su un punto:si era inesplicabilmente, inesorabilmente
affezionato al Bambino Sopravvissuto.
Si passò nervosamente una
mano sugli occhi, come in segno di sconfitta con sé stesso per l’impossibilità
di controllare i suoi sentimenti, i quali in passato erano stati il motore di
tanti suoi errori: l’amore per Lily lo aveva reso vulnerabile e infelice per la
sua incapacità di conquistarla, la rabbia di essere stato maltrattato -da suo
padre prima e dai malandrini dopo- lo aveva portato a diventare un Mangiamorte.
Questa…vicinanza per Harry dove lo avrebbe condotto?
Sospirò esenza rendersene conto aveva preso tra le
sue mani quella ghiacciata del giovane e se l’era portata sulla guancia , forse
in cerca di sollievo; se per lui o per il giovane non avrebbe saputo dire.
Contemporaneamente entrò
Silente che notò lo scatto di Piton nell’abbandonare rapidamente la mano del
giovane, tuttavia fece finta di nulla; in fondo non voleva imbarazzare
ulteriormente il Professore di Pozioni, il cui viso era diventato piuttosto
rosso!
“Ecco dove mi porterà
questo attaccamento a Ha…Potter! A perdere il mio onore! Già mi immagino cosa
sta pensando ora il vecchio; ma se crede che abbiaun cuore tenero come lui si sbaglia di grosso!”Pensò amaramente Severus mentre stizzito si
alzava per lasciare spazio a Silente e cercare un punto in ombra della stanza
dove poter attendere il ritorno del suo normale colorito bianco e della sua
dignità.
Note:
Ecco un altro capitolo; tre
in meno di due settimane! Direi che pian piano mi sto facendo perdonare … J
Il prossimo penso di
postarlo nei primi giorni della prossima settimana, così mi do un po’ di tempo
per scrivere l’epilogo e aggiustare il terzultimo capitolo che è ancora in
forma di bozza. Insomma giuro che mi sto impegnando a finirla questa volta!
Ringrazio di cuore tutti
coloro che mi hanno inserito tra i preferiti, chi ha deciso semplicementedi seguire questa fic e un grazie enorme a
chi ha commentato il capitolo precedente, cioè chiaramalfoypotter, Elfosnape e iaco.
Grazie infinite!
Mentre Piton se ne stava
appoggiato alla parete più in ombra della stanza, Silente si era chinato
accanto ad Harry e man mano che passava la bacchetta sul corpo del giovane,
chiedeva al professore di pozioni quali incantesimi aveva provato nel tentativo
di svegliare il ragazzo. Severus aveva utilizzato la maggior parte degli
incantesimi esistenti, ma non aveva ottenuto nessuna reazione da Harry.
- Severus, è davvero strano che il ragazzo non si sia
svegliato dato che non riesco a captare nessun incantesimo su di lui che abbia
come fine uno stato comatoso-
- Preside…Non crede che si
tratti del Signore Oscuro? Il collegamento che condividono potrebbe essere la
causa di questa situazione; sembra quasi che l’Oscuro voglia… consumarlo dall’interno,
renderlo debole e vulnerabile. Inoltre ho provato ad entrare nella sua mente…-
- Severus! Lo sai che è
altamente peri…- Piton venne interrotto da Silente, ma egli continuò come se
non fosse stato mai interrotto.
- …e ho assistito alla scena
dell’allenamento di ieri, quando Potter si è smaterializzato ed è poi
ricomparso inspiegabilmente: potevo sentire la voce di Lei-Sa-Chi ordinare al
ragazzo di scomparire. È chiaramente opera sua e credo che a questo punto sia
necessario che mi presenti davanti al Signore Oscuro, forse si lascerà scappare
qualche informazione e…-
- No ragazzo mio, non è il
momento di rischiare in questo modo; Voldemort capirà immediatamente che la tua
apparizione in mancanza di una sua chiamata e in coincidenza con lo stato di Harry
lo renderà sospettoso. Devi rimanere qui e creare qualche pozione ricostituente
e studiare con me un modo per togliere i poteri ad Harry-
- Togliergli i poteri? Silente
ma che sta dicendo? Lo vuole rendere un magonò?!-
- Non intendevo questo: dopo averlo
visto oggi, credo che Harrynon sia in
grado di governare una tale quantità di materia magica, inoltre è una fonte di
magia piuttosto oscura e la magia che appartiene al giovane è di tutt’altra
natura, soprattutto grazie al sacrificio di sua madre; un potere così puro non
può convivere con la magia oscura di Lord Voldemort. Speravo di riuscire a far
coesistere le due fonti di magia all’interno del ragazzo attraverso gli
allenamenti ed uno studio indirizzato, ma è chiaro che una tale concentrazione magica
sta consumando il suo fisico, quindi dobbiamo cercare ovunque, in qualsiasi
volume, legale e non, un modo per estrarre la magia oscura da Harry. Troveremo
un altro modo per sconfiggere Voldemort; impedirgli di avere i poteri nascosti
nel giovane è comunque un primo passo. -
- Ma…Non è mai accaduto
qualcosa di simile e non sappiamo nemmeno da dove cominciare, né quanto tempo
ci servirà e potrebbe rivelarsi troppo tardi per Potter! Se anche trovassimo un
modo saremmo degli inesperti e potremmo rischiare di ucciderlo. Non sarebbe
meglio se andassi da Voldemort stesso? Potrei fingermi compiaciuto e
genuinamente interessato a sapere quale metodo magico sta utilizzando; si
ricordi Preside che è principalmente per la sete di conoscenza che ero
diventato suo seguace, non interpreterà questo mio interesse per il suo piano
come un tentativo di aggirarlo!-
- Severus è troppo pericoloso!-
- E con ciò? Se anche mi
scoprisse almeno avremo tentato! La vita del ragazzo è molto più importante
della mia!- “ Lo devo a Lily” aggiunse mentalmente.
- Basta con questi discorsi
Severus! La tua vita vale molto per me, e non sto parlando solamente del ruolo
che detieni in questa guerra! Perciò rimarrai qui con me e condurremo insieme
la ricerca, solo come ultima, e ripeto ultima possibilità potrai
comparire davanti a Voldemort. -
Piton strinse le labbra con
rabbia e guardò con occhi furenti Silente, ma non resse lo sguardo preoccupato
e allo stesso tempo fermo del potente mago.
Da un lato era colpito dalle
parole del preside; sapeva che l’anziano mago provava affetto per lui, ma
sentirselo dire gli faceva sempre provare come del calore irradiarsi nel petto.
Era un uomo fiero e introverso perciò non aveva e non avrebbe mai richiesto
segni d’affetto, eppure ci teneva moltissimo a farsi apprezzare da Silente;
quel vecchio che era riuscito a fargli risalire quella strada buia che aveva
intrapreso quando era solo un adolescente.
Il suo sguardo si spostò sul
ragazzo disteso nel letto e da infuriati i suoi occhi si aprirono in un’espressione
di preoccupazione.
Silente se ne accorse e poteva
immaginare quali pensieri turbinavano nella mente di Piton; sapeva che l’ex
Mangiamorte non era ancora riuscito a perdonarsi e che questo continuo mettersi
alla prova rischiando la vita era il suo modo per rifarsi dei suoi tanti
errori, così gli disse:
- Andrò avanti io con la
ricerca, ora somministra ad Harry le pozioni ricostituenti e prenditi un’ora di
riposo,poi raggiungimi in biblioteca.
-
- Va bene Albus – Acconsentì
Severus troppo stanco per obiettare.
Mentre Severus si faceva
portare le pozioni necessarie da un elfo domestico,Silente non era ancora uscito dalla stanza perché aveva tentato
ancora alcuni incantesimi sul giovane. Quando poi giunse alla porta, prima di
chiuderla si girò verso Severus, il quale dopo aver somministrato le pozioni,
si era nuovamente seduto accanto al giovane e gli aveva scostato i capelli
ribelli dalla fronte imperlata di sudore.
Vedendo Piton così premuroso
nei confronti del giovane che diceva di non sopportare e che tanto gli
ricordava il suo nemico James, Silente si rivolse a lui dicendo:
-Sono fiero di te, Severus-
Piton si girò di scatto pieno
di sorpresa verso Silente, ma vide solo la porta richiudersi e la maniglia
ripiegarsi e tornare nella sua posizione.
Lentamente si girò posando lo
sguardo sul giovane; se Harry fosse stato sveglio avrebbe visto un’espressione
incredula sul viso del professore, segnato prematuramente dal tempo e dalle
insidie della vita, ma poi, dopo aver scosso la testa, il ragazzo avrebbe
intravisto un leggero sorriso.
Note:
Ecco
un altro capitolo! Come sempre ringrazio per i commenti e per il seguito che
questa storia sta avendo nonostante la mia incostanza.
Mentre i minuti
d’attesa si trasformavano in ore, Severus Piton camminava nervosamente per la
stanza, sperando che il giovane nel letto desse segni di vita.
Ad un tratto
sentì un gemito flebile provenire dal ragazzo e si voltò in quella direzione:
il giovane si stava agitando movendo la testa da una parte all’altra. Senza
aspettare oltre attivò la metropolvere e chiamò Silente nella stanza.
>>>>>>><<<<<<<
Buio.
Non riusciva a
ricordare né a capire in che luogo si trovasse.
Non poteva
muoversi,gli occhi non volevano aprirsi.
"Cosa sta
succedendo?"pensò.
Ogni tanto
sentiva delle voci,come sussurri,ma non comprendeva i loro discorsi.
Si costrinse ad
aprire gli occhi e rimase scioccato da ciò che vide d’innanzi a sé.
C'erano
tantissime persone, ma i loro corpi erano sfocati tanto da essere
irriconoscibili.
Una gli si
avvicinò,e riconobbe la voce: era quella di Sirius!
Man mano che si
avvicinava i contorni del corpo di Sirius diventavano sempre più definiti, eppure
bastava osservare più attentamente per rendersi conto che era possibile vedere
attraverso il mago.
-Sirius! ma
come...?-
- Non c'è tempo
Harry!Devi svegliarti o sarà troppo tardi. È una trappola!- Disse Sirius con
sguardo visibilmente preoccupato.
- Una trappola!?
È opera di...Voldemort?-
- Non c'è
tempo!Svegliati, ora!-
-E come faccio? Io non…capisco...come
sono arrivato qui? Sirius!Ma dove sei andato! Cosa sta succedendo?-
Il padrino era
sparito,come tutte le altre anime.
Sentì una
sensazione simile a quando si cade,una luce abbagliante lo investì,per
ritrovarsi in un luogo a lui familiare:
Casa Riddle.
"Sono in
trappola" pensò.
-Sì
Potter,proprio così...-
"Ma come?!
Mi ha..."
-...letto nella
mente, sì, ma forse è meglio dire che sono nella tua mente-
Rispose con voce
maligna.
- Sai dove
siamo,Harry?Questa è quella che una volta io definii casa,ora...sarà la tua
prigione!-
-No!-
-Non hai più
scampo...Crucio!-
Harry urlò,il
dolore era troppo da sopportare.
Stava per
svenire quando il Signore Oscuro terminò l'incantesimo; in viso un espressione
sorpresa.
- Ma che...-
Calò il
silenzio, interrotto solo dai respiri irregolari del giovane, che riuscì a
sentire anche lui ciò che preoccupava Voldemort: una voce che recitava antiche
ed arcane formule,in una lingua che Harry non conosceva.
Un’espressione
di comprensione apparve sul viso di Voldemort, il quale capì che se voleva
riuscire nel suo obiettivo doveva agire in fretta.
- Potter! Ricorda!
Dì una sola parola di questo nostro incontro a Silente e dovrai dire addio alle
persone a te più care! E adesso…-
Il mago oscuro
non finì mai la frase perchè sparì dalla vista di Harry.
Il giovane sentì
uno strappo all'ombelico,come se stesse usando una passaporta e si ritrovò...in
un letto e con il viso imperlato di sudore freddo.
-Harry! Finalmente,
come stai ragazzo mio?- Chiese Silente.
Il ragazzo non
rispose. Era troppo impegnato a riordinare le idee:aveva visto Sirius, ma dove
si trovava? C’era forse un modo per comunicare con le anime che si trovavano
dietro il velo?
Poi c'era stato
l’incontro con Voldemort.
Lo aveva
torturato con la maledizione Crociatus, per poi minacciarlo di...no,non voleva
pensarci.
I suoi pensieri
vennero interrotti dal preside.
-Allora? Cos’è
successo? Hai cominciato ad urlaree a
dimenarti...sembravi sotto maledizione.Hai fatto un altro incubo?-
-No Signore,ho
solo bisogno di riprendermi...sono un po’ affaticato ultimamente-
- Harry…una
persona affaticata non perde i sensi per ore ed ore…non c’è niente che vuoi
dirmi?-
Il giovane
scosse la testa in diniego, cercando di assumere un’aria indifferente, come se
ciò che era accaduto fosse qualcosa di ordinario.
Silente sospirò,
decidendo che per il momento avrebbe lasciato cadere il discorso.
- Va bene, allora se per caso vorrai parlarne, basterà che mi
chiami.Nel frattempo il professor Piton si prenderà cura di te-
Harry trasalì.
Solo in quel
momento si accorse che c'era anche Piton nella stanza e dalla sua espressione
scetticaHarry capii che il professore non era soddisfatto della sua risposta
inconsistente.
- Così era
solo...un incubo da niente,Potter?-
Harry non riuscì
a reggere lo sguardo e decise di non rispondere.
- Non riesco a
capire perché non ne hai parlato con il preside, ma non credere di passarla
liscia con me-
In cuor suo
Harry desiderava dire la verità, ma la minaccia di Voldemort rimbombava fin
troppo forte nei suoi pensieri, così si impose di rimanere muto d’innanzi ad un
professore sempre più scocciato da questo suo rifiuto.
Severus non era
semplicemente indispettito dalla reticenza del giovane; ora che il ragazzo si
era finalmente svegliato, la tensione delle ore precedenti sembrava crollargli
addosso trasformandosi in impazienza.
"Perché
diavolo non parla?”
Quindi cercò un
approccio più confidenziale.
-Cosa nascondi
Harry? Cos’ hai sognato?-
-Niente di speciale signore, davvero-
Rispose Harry con un finto tono spensierato.
-Non ti fidi di me?-
- Non si tratta
di questo, semplicemente nonvedo
perché dovrei parlarne con lei!-
Il professore
roteò gli occhi.
"Possibile
che debba sempre perdere la calma con lui?!"
- Potter,mi stai
facendo perdere la pazienza, se non ti spieghi come pretendi che ti possa
aiutare?-
-Beh se il suo
metodo è lo stesso che ha usato al ministero per aiutare Sirius a farsi
ammazzare, allora è meglio che me la cavi da solo!
Piton spalancò
gli occhi indignato dall’accusa.
- Complimenti
Potter, hai appena dimostrato quanto tu sia ancora immaturo… prenditela pure
con me se ti fa sentire meglio, ma entrambi sappiamo che Black è morto per la
sua impulsività!-
Poi con un
ultimo sguardo freddo si girò e uscì dalla stanza a grandi passi.
Harry lanciò uno
sguardo furente alla porta ormai chiusa, sbuffò e si distese pesantemente nel
letto, consapevole di aver deluso il professore. Troppo stanco per affrontare
gli eventi della giornata e le lacrime che sembravano essere decise ad uscire,
chiuse gli occhi nella speranza di ottenere un po’ di vero riposo.
Note:
Eccomi qua un po’ in ritardo, ma è arrivato giugno e come potete
ben capire è un mese ricco di impegni, esami etc. Comunque sia ecco un altro
capitolo! Come sempre ringrazio per i commenti, chi ha inserito la storia nei
preferiti e coloro che la stanno semplicemente seguendo.
Ciao a tutti! Scusate ma il computer è stato invaso da qualche virus di quelli tosti e non riesco più ad accedere al mio account nel pc. Ci tenevo ad avvisarvi che se non sto aggiornando è solo per questo motivo e non perchè sto nuovamente accantonando la storia. Spero possiate avere pazienza, tenterò di risolvere il problema al più presto. Un abbraccio e grazie per i commenti positivi! :)
*******************aggiornamento del 15.08.11! postato il nuovo capitolo!*******************
Qualche ora più tardi il ragazzo si svegliò, ma non fu una sensazione
piacevole: aveva fatto l’ennesimo incubo e la cosa più preoccupante è che era
lo stesso spiacevole sogno fatto qualche sera prima, in cui il professore di
Pozioni veniva torturato.
“riuscirò mai ad avere un attimo di tranquillità?” pensò Harry.
Dopo essersi cambiato gli abiti,scese le scale del dormitorio,quando da
una finestra giunse un gufo della scuola che recapitava un messaggio.
Incuriosito, Harry aprì la lettera e gli si illuminò il viso quando
lesse quello che riportava:
Harry,
io e il professor Piton siamo momentaneamente impegnati e non torneremo
alla scuola prima di questa sera.
Cerca di non affaticarti troppo, Ho raccontato ad Hagrid il nostro
segreto e ha detto che ti vorrebbe invitare a pranzo.
A più tardi!
A.Silente
Harry non stava più nella pelle: avrebbe rivisto Hagrid!
Era stato così tanto tempo solo, prima con i suoi odiosi parenti e ora
con i due professori, che aveva proprio bisogno di qualcuno con cui poter
parlare liberamente.
Attraversò il giardino di corsa, dimenticandosi di essere molto debole,
così arrivato davanti alla porta di Hagrid ci mancò poco che cadesse a terra
sfinito, ma due possenti braccia lo ressero.
-Harry! Ragazzo incosciente! Ti sembra questo il modo di
comportarsi!?!?-
Il ragazzo ripresosi guardò preoccupato la faccia severa del gigante,ma
venne presto sostituita da un sorriso.
Harry non fece in tempo a rispondergli che venne preso e stritolato
dall’amico che lo spettinò affettuosamente.
-Harry! Quanto tempo! Il preside mi ha detto tutto, entra pure!-
Il giovane ancora stordito venne assalito dall’enorme cane Thor che lo
leccò affettuosamente.
Così i due passarono molte ore insieme ed Harry non poteva essere più
felice.
Mentre pranzavano ed Harry raccontava senza sosta tutto quello che era
accaduto tranne che per i suoi incubi, Hagrid gli fece una domanda che lo mise
in difficoltà:
-dimmi Harry, come va con Piton? Tutto questo tempo insieme dovrà per
forza aiutare a migliorare il vostro rapporto, no?-
-beh, i primi giorni erano trascorsi quasi bene…ma adesso è tutto come
prima- rispose amareggiato.
- perché? È successo qualcosa?-
-…diciamo che…non sono stato molto…ehm, gentile-
Hagrid assunse un cipiglio severo a questa affermazione, ma il gigante
aveva un animo buono e comprensivo, così disse:
-Harry, non dovresti essere così duro con il professor Piton, credimi,
lui vuole aiutarti: cerca di fidarti di lui, è una brava persona, anche se in
passato ha commesso qualche errore…-
-Hagrid, tu sai perché ha tradito Voldemort per schierarsi con
Silente?-
-arrogante di un ragazzo,
quante volte ci ho detto che non ci devi dire quel nome!?? E comunque non sono
affari tuoi i motivi per cui Piton è tornato dalla nostra!-
-ah…quindi sono più di un motivo, non uno solo!-
-ho detto questo?-
-già-
-ciò non toglie che tu non devi sapere niente di sua madre!-
-sua madre? Cosa centra sua madre!?-
-e chi ha parlato di madre? Adesso basta mi stai confondendo! Torna al
castello, sono già le tre del pomeriggio e fra un po’ torneranno i professori,
a presto!- rispose sbrigativo Hagrid.
Il giovane Grifondoro, confuso, curioso e scoraggiato più che mai
borbottò un saluto scontento al suo grosso amico, per poi dirigersi a passi
rapidi verso il castello pensando:
“possibile che ogni volta sono vicino alla soluzione delle cose e non
riesco mai a risolverle? Sono stufo di essere sempre l’ultimo a sapere la
verità dei fatti, non sono più un bambino!”
Potresti provare a estirpare i segreti degli altri…con la forza…
-cosa? Chi ha parlato?-Chiese Harry a voce alta.
Harry non ottenne risposta e non vide nessuno nei dintorni, possibile
che si trattasse di un’allucinazione?
“sarà la stanchezza, forse è meglio rilassarmi un po’…”
Ma non fece in tempo a compiere qualche passo che sentì dei rumori
vicino alla foresta e ad un ascolto più attento si rese conto che si trattavano
di passi d'uomo.
Harry era a dir poco impaurito perché era consapevole che la foresta
era molto spesso fonte di pericolo, ma non lo diede a vedere. Impugnata la
bacchetta domandò:
-chi è là?-
Non ottenne risposta,ma un ombra si avvicinava dal fitto sottobosco,
delineandosi sempre di più, fino a comprendere di chi si trattava…e questa
persona non era certo contenta di vederlo.
Ciao a tutti!
Dovrei nascondermi in un bunker e non uscire mai
più, lo so…è durissima per me riuscire a conciliare tutto quello che faccio e
la tentazione di sacrificare quello che materialmente serve di meno (scrivere
fanfiction ad esempio) è troppo grande e come avete potuto vedere ho fallito di
nuovo.
Comunque la storia l’ ho finita e verrà pubblicata tutta
entro settembre, ma mi limiterò a qualche aggiustatina perché, come avevo detto
un po’ di tempo fa, non scrivo più allo stesso modo e sinceramente dopo
l’uscita dell’ultimo libro trovo molto difficile scrivere un AU con personaggi
non IC senza pensare di scrivere cavolate immani. Cambierei tutto e come in
precedenza probabilmente mi arrenderei. -_-
Prendetela per quello che è: una storia iniziata
quando avevo sedici anni, ripresa in mano da una ventiduenne con la stessa
fantasia (per fortuna quella non mi manca) ma con un “percorso di vita” che
ovviamente è cambiato con il passare degli anni. Scrivo, penso e ho un
approccio alla scrittura creativa diverso rispetto a quei tempi, nonché impegni
di studio e di lavoro che richiedono maggiori attenzioni.
Non mi piace lasciare le cose a metà, perciò oggi vi
lascio con una cliff anger, ma non per molto non preoccupatevi: ho già dato una
revisione al capitolo successivo… Sempre se c’è ancora qualcuno disposto a
leggere questa povera storia maltrattata! ^_^”
-Potter! Cosa ci fai fuori dal castello? Non lo sai che potrebbe essere
rischioso?-
-beh, veramente il Preside...- Ma non riuscì a finire la frase che
comparve Silente proprio dietro il professore, che lo interruppe dicendo:
-andiamo Harry, non c'è tempo da perdere: devi seguirci nella foresta!
abbiamo trovato una cura per i tuoi malesseri, ma non possiamo trasportarla fin
qua-
Harry spostò lo sguardo dal preside al professore, pensando quanto
sembrassero strani i loro sguardi, come se fossero…ansiosi per qualcosa! Ma
forse quello che avevano trovato era veramente importante...
-va bene, arrivo!-
Si inoltrarono nella foresta. I professori, notò Harry, camminavano con
una certa fretta continuando a girarsi per vedere se li stesse ancora seguendo.
"eppure...e se non fossero loro?"
Poi ripensò a ciò che gli era stato detto appena si erano incontrati:
"che ci fai fuori dal castello...il professor Piton lo sapeva…lo avevano
mandato da Hagrid! Perciò…"
Si fermò di colpo, il cuore batteva a mille, mentre il panico si faceva
strada nel suo animo.
I professori, accortisi di quella sosta si girarono e quando videro gli
occhi sbarrati dalla realizzazione del giovane non persero tempo, sguainarono
le bacchette e un ghigno beffardo si dipinse sui loro visi.
- c'è qualcosa che non va Potter?-
-sì…il preside non mi avrebbe mai chiamato per cognome!- Detto questo
lanciò uno Stupeficium e date loro le spalle cominciò a correre il più
velocemente possibile al di fuori della foresta, ma non aveva tenuto conto
della sua enorme debolezza che lentamente stava prendendo il sopravvento.
è inutile fuggire! Ti prenderanno...
"Ancora quella voce!"
è inutile, fermati e arrenditi...
"No! Mai!"
Mentre la vista cominciava ad annebbiarsi, sentì una risata fredda che
si prendeva gioco della sua debolezza.
è inutile scappare!
è inutile
…inutile
-inutile...- Fu l'ultima cosa che Harry riuscì a mormorare prima di
accasciarsi a terra, privo di sensi.
*****
L'orologio della scuola suonò tre lenti rintocchi e all'estinguersi
dell'ultimo, nei pressi dei confini di Hogwarts comparvero due uomini: Severus
Piton e Albus Dumbledore.
Oltre a svolgere i loro impegni,erano andati dalla famiglia Weasley, i
quali erano molto preoccupati non avendo avuto più notizie di Harry da molti
giorni, così erano stati avvisati della situazione del giovane Potter, ma senza
scendere nei dettagli.
Salirono tranquillamente le scale che portavano fino all'ingresso per
Hogwarts e a metà strada incontrarono Hagrid.
- buongiorno Hagrid, Harry è ancora con te?-
-buongiorno a lei preside! No, Harry si è andato circa dieci minuti fa-
Piton arricciò il labbro in disgusto: non sopportava l’utilizzo
scorretto della sua lingua madre. Silente invece non sembrava esserne scalfito
e rispose pacatamente:
-grazie per aver badato a lui, allora, a presto Rubeus!-
Entrarono nella grande scuola e attraversarono il lungo corridoio che
portava alle scale per il terzo piano.
La scuola in estate era, se possibile, ancora più piacevole: il sole
entrava dalle enormi finestre scaldando lievemente l'ambiente spazioso e
creando giochi di luci colorate attraverso gli antichi stendardi raffiguranti i
miti e le misteriose leggende del popolo magico, mentre un leggero venticello
entrava dalle piccole fessure delle antiche mura.
Arrivati alla loro meta chiamarono il giovane, ma invano: infatti
l'unica risposta che ottennero furono le note ululate del vento...
…Visto? Pubblicato un altro capitolo e in tempi record!
^_^
Ringrazio le 42 persone che hanno messo la storia tra i preferiti e le 26
persone che hanno deciso di seguire questa fanfic. Un grazie va anche ai miei
recensori del passato, ma spero di ricevere dei commenti anche dei nuovi
capitoli, così potrò ringraziare anche i nuovi recensori! :P
- Sono riusciti a portarcelo via come se niente fosse…come diavolo
hanno potuto superare i confini di Hogwarts?!- domandò Severus.
Erano ormai passati due giorni da quando erano cominciate le ricerche
del ragazzo che è sopravvissuto, ma di lui non c’era traccia.
-Non serve a niente arrabbiarsi, Severus. Dobbiamo mantenerci lucidi se
vogliamo trovarlo-
-Albus…è di Potterche stiamo
parlando…dovunque sia non si trova nelle mani di persone amiche! Non posso
restare fermo ad aspettare che ci venga un’illuminazione.- e detto questo prese
il suo mantello e uscì nel parco di Hogwarts per avviarsi verso il luogo in cui
andava spesso quando aveva bisogno di schiarirsi le idee: la foresta proibita.
La foresta proibita, in quel periodo dell’anno non si poteva definire
fredda, ma la costante umidità che la insediava e il vento filtrato dai rami la
rendevano ancora più angusta a chi intendeva attraversarla, quasi a voler far
rinunciare chiunque avesse questo proposito.
Il professor Piton, stretto nel suo mantello nero iniziò ad addentrarsi
nella foresta, procedendo a zig zag tra il fitto sottobosco, che mosso dalla
corrente generava un fruscio continuo e le foglie creavano giochi di luce sui
tronchi antichi.
Ma in mezzo ai vari colori del bosco, un particolare fuori posto attirò
la sua attenzione: uno strano luccichio proveniva da un punto smosso del
terreno.
Si avvicinò e si rese conto che il tappeto di foglie cadute era, lungo
una scia definita, deturpato dal terreno rimosso, come se qualcosa di pesante
fosse stato trascinato in quel punto. Arrivato esattamente sulla scena, si
chinò a raccogliere l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione: un pezzo di
vetro, o meglio: di lente per gli occhiali.
“Potter!” pensò Severus.
Non ci vollero ulteriori analisi al professore per capire che Potter
era passato di lìper poi essere stato
portato via con la forza.
Quello che non capiva era come poteva il ragazzo fidarsi così tanto del
suo rapitore?
Era forse qualcuno di cui non avrebbe mai sospettato?
Stava per tornare ad Hogwarts per riferire a Silente quello che aveva
scoperto nella foresta, ma ametà
strada si fermò di colpo: qualcosa o qualcuno lo stava osservando e si stava
movendo verso di lui.
Severus alzò la bacchetta, pronto a difendersi. Passi pesanti, più simili
a tonfi cupi si percepivano sempre più distintamente.
Quando il professore si rese conto di chi aveva davanti, abbassò la
bacchetta e guardò sospetto il suo interlocutore.
-non puoi impedirlo- gli disse.
-che cosa?- rispose Severus cautamente.
-il fato, il giovane Potter deve compiere il suo destino, è scritto…-
-…non mi interessa quello che dicono le stelle, centauro! Quello che
voglio sapere è dove si trova Potter adesso! Se sai qualcosa devi parlare!-
-dobbiamo lasciare che le cose vadano come devono andare. Hai già
tentato in passato di cambiare gli eventi e sai bene com’è andata a finire-
Il centauro, di nome Motorius, si riferiva a quando Severus aveva
cercato di salvare Lily supplicando Voldemort di risparmiarla, ma il sacrificio
della donna si era rivelato necessario affinché la profezia si compisse.
Severus prese un respiro profondo: i riferimenti al passato gli
provocavano sempre una fitta di dolore al cuore.
-Centauro Motorius, anche se non sei un mago e la nostra legge non si
applica alla vostra specie, ti ho salvato la vita una volta, ricordi? Ora ti
chiedo di ripagarmi dicendomi dove è stato portato Potter e da chi!-
Il centauro fissò intensamente il mago davanti a sé.
Battè nervosamente a terra i suoi zoccoli, e alla fine prese una decisione.
-Si trova al maniero dei Gaunt… “e i falsi amici lo portarono tra le
pietre in rovina come l’anima del suo possessore”-
-…falsi amici? Cosa intendi dire?-
-Ti ho già detto troppo, mago. Posso solo consigliarti di non perdere
tempo-
-Severus ma…il maniero dei Gaunt è accessibile solo se…-
-se porti il marchio dei Mangiamorte, è così-
-Allora non c’è modo di aiutarti Severus, spetta a te andare a
riprenderlo-
Severus annuì.
-partirò immediatamente-
-Fai attenzione Severus. Io contatterò l’Ordine della Fenice, ti
aspetteremo ai confini del maniero. E…Severus-
-Mi dispiace doverti dare ancora una volta un simile fardello ma…il
ragazzo deve sopravvivere…qualunque sia il prezzo da pagare-
Severus lo sapeva bene, era quello che era abituato a fare da quando il
ragazzo aveva solo un anno: proteggerlo a qualsiasi costo, anche della sua
vita.
Piton allora uscì dal castello e voltatosi un’ultima volta verso
Hogwarts si smaterializzò.
Si ritrovò a qualche metro dai
cancelli in ferro battuto inverditi dall’umidità e dagli anni di usura che
segnavano l’entrata per Gaunt Manor.
Si nascose subito dietro le
mura della casa confinante perché i guardiani all’ingresso lo avevano sentito
smaterializzarsi e allarmati si stavano avvicinando al suo nascondiglio.
Piton non perse tempo e si
infilò il mantello dell’invisibilità che apparteneva a Potter, e appena i
guardiani voltarono l’angolo, lui passò in mezzo a loro ed entrò con facilità
attraverso i cancelli.
“il primo ostacolo è superato!”
pensò soddisfatto.
Una volta superato il vialetto
trascurato, ricamato dai rovi lasciati crescere a loro piacimento, si trovò
davanti alla porta d’entrata, ma era un’opzione da escludere perché era troppo
sorvegliata.
Decise di trovare
un’alternativa spostandosi nel retro del maniero.
Si trovò davanti a sé una
finestra bassa, probabilmente era l’unica fonte di luce ed aria per una stanza
sotterranea, così, appuratosi di non essere osservato, usando un incantesimo
allargante entrò facilmente dalla finestra.
“è troppo facile” pensò
sospettoso.
Poi, accertatosi di essere solo
nella stanza, prese la bacchetta e l’appoggiò sul suo palmo. Sussurrò:
-guidami da Harry Potter-
Dopo qualche imperius per farsi
aprire le porte e qualche schiantesimo per le guardie che avevano percepito la
sua presenza, si trovò in una stanza ampia e rettangolare, quasi interamente
rivestita dal freddo marmo scuro.
Stranamente nessun Mangiamorte
stava facendo la guardia e in fondo alla stanza, disteso su un lungo tavolo
d’ebano si trovava Potter, pallido ma cosciente.
Non vedendo nessuno si avvicinò
alla tavola. Il ragazzo, con una benda sulla bocca cercò di avvisare con gli
occhi spalancati il professore del pericolo, ma Severus avvicinò troppo
velocemente e non si rese conto che il tavolo era avvolto in una barriera
magica invisibile, perciò appena entrò in contatto con essa si ritrovò spinto a
qualche metro di distanza e cadde rovinosamente a terra, parzialmente visibile
ora che il mantello era scivolato via.
Attirati dal rumore, due Mangiamorte accorsero nella sala.
“Idiota…” pensò Severus
rivolgendosi a sé stesso. Ma non sarebbe caduto senza combattere, perciò
cominciò a duellare con i due.
Stava per avere la meglio sui Mangiamorte,
ma improvvisamente fu colpito da un dolore lancinante al braccio sinistro che
lo fece accasciare a terra e stringere convulsamente il marchio. Il suo Signore
lo stava punendo come solo lui poteva farlo.
-Severus, ma quale sorpresa
trovarti qui!-
Non fece in tempo a rimettersi
in piedi che Voldemort lo colpì con un potente schiantesimo.
Harry gemette per l’aggravarsi
della situazione, già di per sé disperata e perché la presenza di Voldemort
acuiva il dolore alla sua cicatrice.
Il gemito attirò l’attenzione
del mago oscuro.
-Ah…Harry Harry…hai visto? Come
prevedevo Severus è venuto a tenerti compagnia! Cosa ne dici di raggiungerlo
nel mondo dei sogni?-
Harry adocchiò preoccupato la
bacchetta di Voldemort, aspettandosi un incantesimo.
-Oh no no, niente schiantesimo
per te, ho in mente qualcos’altro!-
Da dotto il lungo abito nero
Voldemort estrasse una siringa.
“Una siringa?! Cosa pensa di
fare?” pensò Harry stupito ed allarmato.
Non poté fare alcuna
supposizione perché Voldemort si era avvicinato velocemente e senza cerimonie
aveva conficcato la siringa nel collo del ragazzo.
Bastarono
pochi secondi affinché il misterioso contenuto della siringa facesse effetto.
Ed Harry non pensò più a niente.
Ciao a tutti!
Come sempre comincio con i
ringraziamenti ai miei lettori e soprattutto ai commentatori! :P
Siamo vicini alla fine…quasi
non ci credo!
Aspetto di sapere cosa ne
pensate di questo capitolo!
Quando si risveglia si presenta lo scenario del sogno con piton legato
L’INIZIO DELLA
FINE
Ad Harry sembrava di trovarsi sott’acqua, come quando al
Torneo Tre Maghi era rimasto bloccato sotto la superficie a causa degli
avvincini e le forze lo stavano abbandonando. Sentiva freddo e per quanto si
sforzasse non vedeva nulla, tutto era buio e spostare anche solo un braccio
sembrava un’impresa.
Mentre cercava di
uscire da quella sorta di limbo, poteva sentire dei rumori in lontananza, come
dei tonfi sinistri, gemiti e rumori come scariche elettriche.
Pian piano tornò in sé
e riprese parzialmente il controllo del suo corpo.
Mentre ciò accadeva si
rese conto che quei rumori che prima non riusciva a decifrare non erano altro
che le torture che Voldemort stava infliggendo sul professor Piton.
Quando aprì gli occhi
gli si gelò il sangue nelle vene perché la scena era la stessa del sogno: il
professore era legato ad una colonna grazie ad una magia, mentre Voldemort gli
lanciava maledizioni per farlo parlare e per punirlo per il suo tradimento.
-Miei cari
Mangiamorte, come potete vedere questo è quello che accade a chi osa
tradirmi.Ma prima di ucciderti,
Severus, ho bisogno della tua opinione di fine pozionista…dimmi, perché non
sono ancora riuscito ad impossessarmi di tutti i poteri di Potter?-
Piton, nonostante il
dolore e il sangue che lentamente si stava incrostando sulle palpebre
provocandogliuno spiacevole
solletico,riuscì a mantenere un’
espressione stoica e non rispose, malgrado fosse consapevole che avrebbe pagato
caro il suo silenzio.
Gli occhi di Voldemort
sembrarono diventare ancora più rossi dalla rabbia, poi però ghignò, e con un
sibilo pronunciò:
-Crucio-
Piton cominciò a
tremare poiché il suo corpo veniva avvinghiato dagli spasmi di dolore, ma cercò
con tutte le sue forze di non urlare, poiché se proprio doveva morire, lo
avrebbe fatto senza perdere la sua dignità.
Alcuni Mangiamorte
rimasero confusi dalla mancanza di grida da parte del mago sofferente, Harry
stesso ebbe quasi il dubbio che la bacchetta di Voldemort fosse difettosa.
“Proprio come nel mio
sogno!”
La furia crebbe negli
occhi del mago oscuro.
-Ah Severus Severus… Ti credi così
bravo non è vero? Credi che il babbanofilo sarà fiero di te? Lo sai cosa
penserà invece? Che hai fallito!-
Detto questo pronunciò
una maledizione ancora più potente.
Piton sentì come se
dentro di lui tutti i suoi organi volessero “traslocare”da una parte all’altra
e stavolta non riuscì a resistere, ma non ebbeil tempo di urlare che svenne dal dolore.
-Perché perdi tempo
con lui, è me che vuoi!-
Harry non era riuscito a trattenersi oltre: vedere il professore in
quello stato, con l’orribile consapevolezza che il suo sogno stava prendendo
vita lo aveva spinto ad un disperato tentativo di spostare l’attenzione del
Signore Oscuro verso di lui.
Voldemort si girò di scatto verso Harry: sul volto del mago oscuro il
giovane poteva leggere una rabbia profonda ma allo stesso tempo il suo sguardo
era incuriosito.
-Potter…forse tu potrai rispondermi…perché la pozione non sta
funzionando?-
-…non so nemmeno quale fosse lo scopo di quella pozione, come faccio a
sapere perché non funziona?-
Voldemort sorrise sinistramente.
-la pozione che hai assunto serve per permettermi di aumentare il
legame tra noi due e in questo modo assorbire completamente i tuoi poteri, che
avrebbero dovuto abbandonare il tuo corpo per entrare nel mio. È una pozione
antica e nel volume non è descritto come questo processo avvenga, ma quel che è
certo è che non è ancora cominciato…-
Harry a sentire quelle parole provò sempre più angoscia: “vuole
prosciugarmi dei miei poteri?”
Il pensiero di Harry fu sentito anche da Voldemort e gli occhi rossi
del mago si illuminarono.
-ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?- e puntando la bacchetta
sul giovane pronunciò:
-Legilimens!-
Harry non era mai stato bravo con l’Occlumanzia e di certo non era in
grado di contrastare un attacco a sorpresa, e dato che si sentiva ancora debole
non poté far altro che rimanere inerme all’assalto mentale di Voldemort.
Era molto spaventato perché il
mago stava guardando i suoi ricordi più recenti, cioè quelli che riguardavano
il tempo passato insieme ai professori.
*
*
*
-voglio solo dirti che se hai bisogno di me sai dove trovarmi.-
*
*
-grazie-
-per cosa?-
-per le piante,ne avevo davvero bisogno-
*
*
-lo so che stai male Harry, lo vedo in ogni tuo
sguardo, perché non mi dici cosasuccede dentro quel cervello?-
Voldemort si soffermava soprattutto suiricordi che riguardavano Harry e Piton, ma dopo quel loro unico,
prezioso abbraccio il mago oscuro non poté sopportare oltre e disgustato uscì
dalla mente del giovane.
-E così…ma certo, potrebbe funzionare…- e Voldemort focalizzò di nuovo
la sua attenzione su Piton privo di sensi.
Puntò la bacchetta sul professore e pronunciò:
-Ennervate-
Piton riprese i sensi e non riuscì a trattenere un gemito di dolore.
Voldemort si accucciò davanti al mago e gli alzò il volto con due
lunghe dita che pose sotto il mento del professore.
-Severus, bentornato! Quante cose interessanti ho scoperto nella mente
del ragazzo!-
Piton lanciò uno sguardo furtivo verso il ragazzo, ma per quanto quel
gesto fosse durato solo un attimo, Voldemort era riuscito a captare la profonda
preoccupazione del mago per il giovane.
Voldemort rise fragorosamente.
-E così non era tutta funzione Severus! Quello che ho visto nei ricordi
del ragazzo…pensavo fosse tutta una farsa da parte tua, ma a quanto pare…ci
tieni veramente!-
Piton sgranò gli occhi ma non ebbe tempo di rispondere.
-Vediamo se così funziona! Crucio!-
Severus si trovò nuovamente ad essere sottoposto alla maledizione
Crociatus.
-Smettila! Hai appena detto che vuoi i miei poteri! Cosa credi di
ottenere torturandolo?- chiese Harry.
Voldemort lo fissò e mentre lanciava un'altra maledizione rispose:
-Tutto!-
Harry non riusciva a capire qual era il piano di Voldemort, ma non
aveva nessuna intenzione di vedere il suo professore morire lentamente sotto
tortura, così cominciò a dimenarsi per liberarsi dalla forza che come una
calamita lo teneva premuto contro il tavolo e che gli impediva di muoversi.
Mentre tutti i suoi tentativi fallivano, vedeva che il professore stava
perdendo tutte le forze e che reagiva alle maledizioni solo con dei movimenti
convulsi, mentre gli occhi rimanevano chiusi e la bocca spalancata in un grido
muto.
Cominciò a pensare che forse era veramente giunta la fine.
Gli tornarono in mente i ricordi che Voldemort aveva osservato: tutti i
momenti in cui sia Harry che il professore avevano abbassato la guardia e si
erano avvicinati l’un l’altro, quelle rare occasioni in cui si erano lasciati
trasportare dal desiderio di trovare qualcuno che ci tenesse a loro…e come
erano mutati! La sfiducia e la rabbia repressa si erano trasformati in fiducia
e affetto.
“Non è giusto…”
Non riusciva a sopportare l’idea che non ci sarebbero state altre
occasioni per conoscersi meglio e perdonarsi il loro turbolento passato.
“Non è giusto!” continuava a pensare Harry, che preso com’era dai suoi
pensieri non si era reso conto che una flebile luce lo stava avvolgendo.
“Se solo riuscissi ad accedere ai miei poteri…come quella volta a
Privet Drive e nella Camera dei Segreti…ma come si fa?”
Il desiderio di liberarsi e potersi muovere liberamente non era
sufficiente, ma poi Voldemort gli diede l’incentivo giusto.
-Potter, a quanto pare la mia idea non ha funzionato…mi dispiace non
poter giocare oltre con te, Severus, ma non mi servi più! Avada…-
-Noooo!!- improvvisamente Harry sentì che il suo corpo era di nuovo
libero di muoversi e anzi si sentiva particolarmente leggero.
Voldemort non finì l’incantesimo e si guardò intorno allarmato: il
ragazzo era scomparso!
Il mago oscuro lanciò un urlo di rabbia.
-chiudete la porta d’ingresso….muovetevi stupidi! E adesso aiutatemi a
trovare Potter, deve essere ancora qui!-
La scena sembrava quasi comica agli occhi di Harry, dato che tutti i
Mangiamorte si muovevano con le braccia protese in avanti, cercando di
afferrarlo senza vederlo.
Harry non aveva idea di come era riuscito a diventare invisibile e
incorporeo, ma non c’era tempo da perdere, doveva salvare il professore.
Si avvicinò al punto in cui il professore era sdraiato scompostamente,
sfinito dalla tortura.
Harry sussurrò:
-Ora la libero!-
Ma nel momento in cui Harry tentò di afferrare le catene incantate le
sue mani passarono attraverso di esse e perso l’equilibrio cercò di
stabilizzarsi appoggiandole sulla schiena del professore, ma fu come
attraversare dell’aria.
“Finché resto così non posso fare niente!” realizzò spaventato.
Non ebbe tempo di riprendersi dallo shock che le parole di Voldemort
richiamarono la sua attenzione.
-Harry Potter! Non so come sei riuscito a liberarti dal mio
incantesimo, ma non uscirai vivo da questa stanza, e di certo non con il tuo
caro professore! È giunto il momento di dirci addio per sempre Severus!-
- Il potere del
ragazzo va oltre ilsaper scagliare
qualche potente incantesimo, la sua forza va al di là delle tue capacità e te
ne accorgerai perché Harry Potter trionferà su di te,Tom Riddle!-
-Severussei solo un povero illuso e morirai per un
futile ideale… di una vita migliore grazie alle… forze del bene…Il bene e il
male non esistono,esiste solo il
potere, ed è mio! E quando avrò estirpato dal ragazzo ciò che mi spetta di
diritto, tutti coloro che mi ostacoleranno ancora cadranno immancabilmente!
Avada Kedavra!-
Harry ricordava bene questa scena perché l’aveva già vissuta nel suo
sogno e sapeva che probabilmente I suoi sforzi sarebbero stati inutili, ma
doveva tentare, così si lanciò in avanti per proteggere il professore con il
suo corpo e mentre nel sogno il raggio lo aveva trapassato e aveva colpito
mortalmente il professore, l’anatema travolse il giovane.
L’incantesimo che lo aveva reso incorporeo era svanito un attimo prima
perché tutta la volontà del giovane si era incanalata verso l’unico pensiero
che affollava la mente di Harry: impedire a Voldemort di uccidere l’unica
persona che a sua insaputa lo aveva sempre protetto sin dall’inizio.
L’Avada Kedavra colpì Harry, il giovane cadde a terra e non si mosse
più.
-No! non può essere!- esclamò Piton inorridito.
Dal corpo inerte del ragazzo si alzò un alone di luce dorata che, come
vapore volò nell’aria fino a fermarsi davanti a Voldemort e assunse la forma di
una sfera.
Voldemort rise vittorioso.
- Eccoli qua… i poteri che mi spettano!-
Il mago oscuro protese le mani a coppa e afferrata la sfera la avvicinò
a sé, come quando ci si vuole sciacquare il viso con dell’acqua e la fonte di
magia entrò nel suo corpo.
Inizialmente Voldemort si sentì estremamente
potentee volle subito provare i suoi
poteri. Ancora ridendo soddisfatto allungò una mano verso un Mangiamorte,
rilasciò una parte della sua energia e il suo seguace fu catapultato
all’indietro di diversi metri.
-Non mi sono mai sentito così….così pot…- Voldemort
non riuscì a finire la frase perché fu preso da uno strano attacco di tosse.
Non riusciva più nemmeno a respirare bene dato che sentiva come se i suoi polmoni
venissero schiacciati gradualmente.
Mentre ciò accadeva dinnanzi ai Mangiamorte che non
sapevano come intervenire, dei movimenti alla sinistra del professor Piton
attirarono l’attenzione di Voldemort: Harry, il ragazzo che si presupponeva
fosse morto si stava movendo!
Nel frattempo Voldemort, con gli occhi sbarrati,
continuava a tossire, sempre più forte e un rivolo di sangue si fece strada tra
le sue labbra.
Harry, in stato confusionale e con la cicatrice che
sanguinava copiosamente, raccolse le sue forze e si mise a sedere e come
pietrificato insieme agli altri presenti nella sala, si limitò a fissare il
mago oscuro che ora, premendosi una mano sul petto si stava accasciando e
atterrito guardava il ragazzo ancora vivo.
Gradualmente la luce che poco prima aveva avvolto
Harry quando aveva cercato di liberarsi dalla magia che lo teneva legato al
tavolo, iniziò ad avvolgere il mago oscuro.
Tra un respiro affannoso e l’altro Voldemort parlò
con voce strozzata.
- com’è possibile? Che cos’è questo…dolore?-
In ginocchio, Voldemort si trascinò vicino ad Harry
il quale arretrò fino a quando la sua schiena non venne a contatto con il
fianco del professore. Il ragazzo istintivamente afferrò il braccio di Piton,
ancora legato, come per cercare protezione.
Voldemort, vedendo quella scena capì: era di nuovo a
causa di quel potere che non poteva comprendere che aveva fallito di nuovo.
La luce che lo aveva avvolto era diventata quasi
accecante e anche se era riuscito ad afferrare Harry per il colletto della camicia,
non poté fare nient’altro perché la luce dorata lo avvolse completamente. I
presenti chiusero gli occhi per non rimanere abbagliati e poterono sentire solo
l’ ultimo grido agghiacciante di Voldemort, perché quando riaprirono gli occhi,
davanti a loro del mago oscuro non c’era più nemmeno l’ombra.
Tutto ciò che era rimasto era la sfera dorata che si
era ricomposta davanti ai loro occhi, ma che ora sembrava ancora più grande e
da essa partivano scariche di energia, come fulmini: aveva assorbito anche i poteri
di Voldemort.
Dopo un istante di silenzio ci fu il caos: I
Mangiamorte si smaterializzarono, alcuni venivano colpiti dai raggi della sfera
e per questo finivano polverizzati.
La grande sala si svuotò nel giro di pochi secondi e
gli unici presenti rimasero Piton e Harry.
-Harry!
Come stai? Come
hai fatto…-
Harry rispose con un gemito: era ancora molto debole
e a stento riusciva a reggersi in piedi; non che il professore fosse in
condizioni migliori.
Il maniero dei Gaunt cominciò a tremare violentemente
e dal soffitto cadeva la polvere dell’intonaco.
-Non c’è tempo da perdere professore, non so cosa
sia successo, ma sento che dobbiamo andarcene! Relascio!-
Harry puntò la bacchetta alle catene che trattenevano il professore e
pronunciò l’incantesimo per liberarlo… ma non accadde nulla.
Sigh…siamo vicini alla fine! L
Da un lato sono sollevata:
significa che finalmente ho portato a termine questa storia, ma dall’altro mi
dispiace perché mi ci sono affezionata!
Devo dire la verità, scrivere
questo capitolo non è stato facile perché mi immaginavo la morte di Voldemort
in modo molto…teatrale, ma non è facile renderla a parole. Spero di esserci
riuscita almeno in parte!
Forse può sembrare un po’ banale
il fatto che a sconfiggere Voldemort sia stato -ancora una volta- l’amore, però
nella mi interpretazione è questo il sentimento che guida Harry nel corso degli
anni di scuola: tutte le volte che si trova faccia a faccia con Voldemort è
perché deve salvare le persone che ama (eccetto nel quarto anno, quando viene
portato al cimitero dalla passaporta), perciò anche in questo caso doveva
essere l’amore a spingerlo a tentare di salvare Piton.
Nella mia visione dei fatti non è che l’affetto che Harry
prova per Piton sia poi così forte da poter sconfiggere l’Avada Kedavra
(sarebbe troppo OOC), più semplicemente Harry ha ancora a disposizione la
protezione di sua madre che, rafforzata dai suoi personali sentimenti nati dal
legame che si era formato con Piton nel corso di quel periodo passato assieme
ha fatto sì che Harry sopravvivesse ancora una volta alla maledizione mortale.
Wow…questa storia è preferita da
ben 43 persone e seguita da 30!
Non voglio fare pressioni su
nessuno, ma visto che ci avviciniamo rapidamente alla fine mi piacerebbe sapere
cosa ne pensano queste persone e se hanno dei consigli da darmi! J
Nel frattempo ringrazio tutti
coloro che hanno commentato fino ad oggi e che nominerò uno ad uno nell’ultimo
capitolo. (in stile titoli di coda! :P)
Nel caso che vi capiti di passare
sulla mia pagina di EFP vi invito a leggere la mia ultima storia intitolata
Blank Page e vi comunico che entro la metà di settembre mi cimenterò in
un’altra fanfic ambientata nel settimo anno con Harry e Piton come protagonisti
che credo possa piacere ai lettori di Niente sarà più come prima.
Piccola anticipazione: e se
Harry dopo essere stato ucciso da Voldemort non si fosse trovato solo con
Silente alla stazione di King Cross?
Il maniero dei Gaunt cominciò a tremare violentemente e dal soffitto
cadeva la polvere dell’intonaco
Premessa: scusate, avviso subito che questo non è l’ultimo
capitolo, ma il penultimo perché come spesso capita a noi fanwriter la storia
si fa scrivere da sola e ha vinto lei! ^^ perciò buona lettura e al prossimo,
ultimo capitolo!
IL POTERE PIÚ FORTE
-è
tutto inutile Harry, i tuoi poteri sono andati!-
-come…andati?
Tutti!? –
-a
quanto pare…ascoltami bene ragazzo: fuori da questa sala c’è un corridoio e in
fondo a destra una porta, vai di là e…-
-No
no, aspetti, cosa sta dicendo? Io non la lascio qui!-
-…non puoi liberarmi! Ti conviene correre fuori di qui e cercare aiuto.
Probabilmente Silente sarà in arrivo, ho sentito le protezioni
antismaterializzazione dissolversi pochi istanti fa. Raggiungilo, ci penserà
lui-
Harry si morse il labbro e rifletté: avrebbero mai fatto in tempo a
tornare dentro per il professore? Il Maniero stava crollando e l’energia della
sfera era sempre più instabile e violenta.
-No…no! Lo so cosa sta cercando di fare, ma non ci riuscirà. Devo solo
trovare una soluzione…-
-non c’è tempo, sciocco! Non posso permettere che tu corra un rischio
simile!-
- Ma...perché?- pronunciò triste il giovane.
-L' ho promesso a me stesso e a Silente...non devi morire per niente al
mondo!-
-Ma non morirò, glielo prometto!- rispose spazientito e allungò le mani
verso le catene.
-No! Non toccarle! Sono incantate con una potente fattura e non so
quali potrebbero essere le conseguenze!-
-e allora come faccio?-
-non fai niente, scappi e basta!-
-la smetta di dirlo!- urlò Harry.
-possibile che non capisci?-
-che cosa dovrei capire?-
-Tu sei il bambino sopravvissuto! Sei Harry Potter per la miseria! Devi
vivere! L'intero mondo magico confida in te, sei la speranza per il futuro! Se
muori tu è finita! Tu non sei sacrificabile, mentre...-
-...lei sì?- finì Harry con voce tremolante.
Il professore non rispose e abbassò lo sguardo, ma era chiaro che
intendesse proprio ciò che Harry aveva compreso.
-Vattene, adesso!- ripeté con foga Piton.
Harry lo guardò preoccupato, poi, meccanicamente si voltò verso la via
di fuga con passi irregolari e un’espressione contrita.
Piton tirò un sospiro di sollievo, finalmente Potter aveva capito le
sue priorità.
Severus appoggiò la testa contro la colonna dietro di sé e chiuse gli
occhi. Dentro di lui non c’era paura, sapeva di aver portato a termine il suo
compito ora che Voldemort era morto.
Aspettava la morte rivivendo nella sua mente i suoi ricordi più belli:
il tempo con Lily, i loro pomeriggi a giocare a studiare insieme…e quelli più
recenti, con Harry, quel ragazzino che volente o nolente era riuscito a farsi
voler bene. “tzè…la faccia di James e il cuore di Lily…il destino ha un
pessimo senso dell’umorismo!” pensò ironicamente.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dal rumore di passi rapidi.
Non si era accorto di nulla dato che aveva tenuto gli occhi chiusi e tra i
ricordi e il frastuono della sfera impazzita non si era reso conto che non era
mai stato solo.
-Potter! Ma che…!-
-Stia fermo!-
Harry stava correndo verso di lui con un pesante candelabro da
tavola,più esattamente si dirigeva
verso le catene che scorrevano dietro la colonna, così non avrebbe rischiato di
colpire il professore.
Harry emanò un grido dallo sforzo e fece calare pesantemente il
candelabro sulle catene, ma si sentì come una grande esplosione ed Harry fu
scaraventato violentemente parecchi metri indietro.
-Harry!-
-Mm…sto bene…Più o meno…- la sua caviglia destra era fratturata.
“Non ci voleva proprio!” pensò il ragazzo.
-Potter…ci hai provato, ma non c’è stato nulla da fare, ora vai!- con
un tono che non ammetteva repliche.
-NO!-urlò Harry più incollerito che mai e con gli occhi lucidi. Poi
continuò:
-io sarò pure la speranza del mondo magico che tutti si aspettano di
veder sopravvivere e vincere, ma non ce la faccio senza di lei!-
-ma che diamine stai dicendo!?-
Harry, inginocchiatosi per stare faccia a faccia con l'uomo, parlò
piano:
-per tutti sono il Bambino Sopravvissuto in cui confidano per
sconfiggere le forze del male e adesso che Voldemort se n’è andato mi loderanno
e ammireranno, ma io su chi mi posso appoggiare? Chi potrà accogliermi per me
stesso, per chi sarò solo Harry? Non ce la posso fare da solo...-
-vorresti forse dire che sono io la persona a cui affidarti?!-sbuffò
incredulo Piton.
Harry scosse il capo di fronte allo scetticismo del professore.
-...in questi anni ho conosciuto molte persone, ho coltivato amicizie
molto profonde e non avendo una famiglia mia non ho potuto fare a meno di
cominciare a credere che proprio queste persone fossero… la mia famiglia...per
quanto il nostro rapporto sia sempre stato conflittuale, a mio malgrado ho
cominciato a guardare a lei come un punto di riferimento… ogni volta un po’ di
più...Ron ed Hermione, la famiglia Weasley mi danno gioia, amore, sono la famiglia
che avrei sempre desiderato, ma nessuno di loro ha mai avuto la schiettezza di
dirmi come stavano le cose, non hanno mai preteso nulla di più di quello che
davo. Anche per loro ero, sono e sarò sempre un ragazzo da proteggere dentro
una campana di vetro conil silenzio,
con i segreti, ma lei non mi ha mai mentito, mi ha sempre detto la verità nel
bene e nel male e soprattutto in questi ultimi mesi mi ha dato il coraggio e la
forza di volontà per riuscire nell’impresa! E poi non posso ignorare tutto
quello che ha fatto per me, per tutti noi nel corso degli anni. Lei è riuscito
dove altri hanno fallito e ogni volta si è rialzato; ha messo in pericolo la
sua stessa vita ricoprendo il ruolo di spia e soccorrendomi ogni volta che ne
avevo bisogno…lei c'è sempre stato, anche ora! Capisce quindi perché non posso
lasciarla qui?-
Il discorso del ragazzo, pronunciato velocemente ma con il cuore lo
aveva spiazzato. Non si aspettava nulla del genere.
-Accidenti!- ringhiò Piton. Aveva capito che o trovava un modo di
liberarsi oppure il ragazzo lo avrebbe seguito nella tomba.
Il professore cominciò a dimenarsi ed a far forza nel tentativo di far
cedere le catene, ma nello stesso momento in cui iniziò ad agitarsi, esse
cominciarono a scaldarsi fino a diventare così arroventate da bruciare la pelle
e i vestiti di Piton che lanciò un gemito di agonia, mentre dalle nuove ferite
scaturiva il fumo e l’odore di pelle bruciata.
Harry sgranò gli occhi orripilato da ciò che stava vedendo, ma distolse
lo sguardo quando notò che il soffitto stava cedendo. Non c’era più tempo e
senza pensare alle conseguenze afferrò anche lui le catene che immediatamente
cominciarono a bruciargli le mani.
I loro gemiti, sia dal dolore che dallo sforzo si unirono in un coro
sinistro, ma non cedettero.
Ad un certo punto i loro occhi lucidi di lacrime di disperazione e
sofferenza si incontrarono. In essi era comparsa la consapevolezza che di lì a
poco sarebbero morti. Ciò che non potevano sapere era che entrambi in quel
momento stavano pensando alla stessa cosa.
“Almeno non sono…”
“…più solo”
Improvvisamente le catene emisero un rumore stridulo e metallico e si
spezzarono facendo capitombolare Harry all’indietro.
Si guardarono per un attimo stupiti, poi, di colpo si alzarono
barcollando, l’uno per i postumi della tortura, l’altro per la caviglia rotta e
appoggiandosi l’uno sull’altro si trascinarono fuori dal Maniero.
La prima cosa che li accolse all’uscita della grande casa fu l’odore
acre e la nebbia di fumo della battaglia: appena erano crollate le protezioni
del Maniero, l’Ordine era giunto sul posto e aveva ingaggiato battaglia contro
i Mangiamorte.
-Presto, dobbiamo allontanarci il più possibile e non sono in grado di
smaterializzarci in queste condizioni. Raggiungiamo la radura!-
Ma non fecero in tempo, poiché la sfera di magia, un tempo appartenuta
al Prescelto e a Voldemort, finalmente raggiunse la massima instabilità e
rilasciò tutta la sua potenza.
I due maghi, come tutti gli altri ancora presenti sulla scena, si
bloccarono raggelati, non udirono più un suono. Era calato un silenzio irreale:
nemmeno il proprio respiro o il battito del cuore era più udibile.
Impotenti, videro un fascio di luce brillante fatto di corrente magica
avanzare come un’onda anomala che li avvolse e rubò loro il fiato dalla bocca,
un bagliore accecante e poi...buio.
Eccomi!
Il discorso di Harry è lungo e non ero sicura se inserirlo perché è
-per l’appunto- lungo e la situazione drammatica non permette di
perdersi troppo in chiacchiere, ma Harry doveva convincere Piton a lottare per
la sua libertà dandogli un motivo per continuare a vivere dopo che la sua
missione era finita. Ho provato a tagliarlo, ma mi sembrava sempre di eliminare
qualche dettaglio importante o che rischiavo di essere troppo sbrigativa nello
descrivere i sentimenti di Harry.
Ho pensato anche di spostarlo nell’ultimo capitolo, ma non mi piaceva
il risultato finale, perciò ho deciso di lasciarlo qui, spero che non sia un
elemento di svantaggio per questo capitolo.
Come sempre grazie per le recensioni, per chi mi ha messo tra le
seguite e preferite e da ricordare. Grazie anche alle lettrici di Blank page
e Next stop: life. Non potevo sperare in un “pubblico” migliore di voi!
Siete preziosissime per me!
Harry sentiva un odore famigliare. Con non poco sforzo riuscì a muovere
la mano destra, che si strinse a pugno attorno ad un tessuto leggermente
ruvido…anch’esso famigliare. Qualche istante dopo, mentre cercava di ricordare
dove aveva già provato quelle sensazioni, si rese conto che non aveva ancora
aperto gli occhi, così lo fece, ma li chiuse immediatamente poiché la luce lo
abbagliava.
Tuttavia quell’istante era bastato per realizzare dove si trovasse:
l’infermeria di Hogwarts.
Improvvisamente i ricordi degli eventi recenti lo travolsero come un
fiume in piena ed Harry trasalì e si rizzò subito in posizione seduta.
Anche se gli occhi dovevano ancora abituarsi al chiarore, si guardò
febbrilmente intorno fino a quando non trovò la figura distesa del professor
Piton qualche letto più in là, così tirò un sospiro di sollievo e si accasciò
nuovamente nel letto, dove l’oblio lo avvolse di nuovo.
Solo qualche ora più tardi riuscì a tornare in sé, ma era come se si
trovasse su un’altalena perché non riusciva a rimanere conscio a lungo, solo
una voce calda e rassicurante, di cui non capiva le parole, riusciva a tenerlo
ancorato alla realtà per più di qualche minuto e qualche volta, ma forse era la
sua immaginazione, gli sembrava che qualcuno gli passasse delicatamente una
mano tra i capelli.
Era esausto.
Passarono due giorni prima che Harry uscisse definitivamente da quello
stato semicomatoso e finalmente riuscì a ritornare definitivamente in sé
stesso.
Al suo risveglio però il letto del professore era vuoto. Fu tenuto a
letto per altri due giorni in cui le visite non erano autorizzate da Madama
Chips, così Harry si sentì solo e contrariato perché il professore non si era
degnato di venirlo a trovare.
“e perché dovrebbe?” chiese maligna la sua coscienza.
“perché sono cambiate tante cose!” si rispose mentalmente.
“certo, come i tuoi poteri che non ci sono più!”
Harry impallidì: quasi se ne era dimenticato…i suoi poteri erano
scomparsi e con Voldemort sconfitto…chi avrebbe più pensato a lui? Ora era del
tutto inutile!
Per fortuna i suoi pensieri tumultuosi furono interrotti poco tempo
dopo dall’arrivo dei suoi migliori amici che lo aspettavano fuori
dall’infermeria con un sorriso sincero. Almeno loro gli sarebbero sempre stati
vicino.
-Harry, hai saputo?- chiese Hermione dopo averlo abbracciato.
-No, cosa devo sapere?-
-Questa sera si terrà una festa in Sala Grande per festeggiare la fine
della guerra!- concluse Ron.
Harry rispose all’entusiasmo dei suoi amici con un sorriso forzato:
l’idea di festeggiare non gli piaceva molto, voleva solo un po’ di tranquillità
dopo tutto quello che era successo.
Tuttavia non poté evitare di partecipare alla festa. Per l’occasione i
tavoli delle case erano stati disposti in modo da formare un quadrato, così
Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero sarebbero state -almeno
simbolicamente- unite nei festeggiamenti.
Erano presenti anche le autorità che non mancarono di elogiare Harry
per la sua vittoria. Non c’era niente che mettesse Harry più a disagio delle
lodi e degli occhi di tutti puntati su di lui per tutta la serata.
Il ragazzo stava infatti sudando dall’agitazione e guardava
febbrilmente la porta d’uscita e non riusciva a smettere di pensare amaramente:
“Adesso mi credono un eroe, ma aspetta che vengano a
sapere che il Prescelto è diventato un magonò…”
Ad un certo punto il suo sguardo cadde sul professor Piton, che durante
tutta la serata era riuscito a non attirare l’attenzione su di sé nonostante
fosse seduto alla stessa tavola di tutti gli altri: era come se non ci fosse,
eppure il suo contributo alla causa era stato notevole.
I loro occhi si incrociarono e Piton gli fece cenno con la testa prima
di alzarsi in piedi e scusarsi per la sua anticipata dipartita.
Harry borbottò ad Hermione che doveva andare in bagno e la ragazza lo
guardò perplessa, ma non disse nulla, così Harry si diresse verso la porta
principale della Sala Grande.
Appoggiato alla parete, a fianco ad una delle statue c’era il
professore che non si stupì dell’uscita del giovane.
-Seguimi- disse semplicemente. Si avviarono verso i sotterranei.
Harry annuì, anche se fu inutile perché il professore si era
immediatamente voltato verso la direzione prevista.
Il giovane ripensò a quando il percorrere quelle scale portava con sé
sentimenti di rancore e ansia per ciò che lo aspettava, mentre ora il lento
discendere quasi lo cullava in un senso di sicurezza e sollievo.
“le cose sono così diverse da prima, almeno per me” pensò Harry,
sorridendo incredulo.
Harry si aspettava di entrare nella classe di pozioni, invece
percorsero una strada diversa e giunsero nello studio del professore.
Il ragazzo guardò incuriosito il professore che ancora non gli aveva
rivolto la parola e che ora stava dandogli la schiena e frugando tra gli
scaffali di mogano scuro.
Il professore borbottò spazientito; a quanto pareva non riusciva a
trovare cosa stava cercando, poi…
-ah, ecco qua!-
Piton si girò verso Harry, così il ragazzo potè vedere cosa teneva in
mano il professore: era una scatola consunta di biscotti, mezza arrugginita.
Harry guardò incuriosito il professore: che cosa poteva contenere
quella vecchia scatola, all’apparenza insignificante? La sua curiosità fu
presto soddisfatta.
Piton si diresse alla sua scrivania e appoggiò la scatola al centro.
-qui dentro- disse l’uomo, -conservo alcuni oggetti a me…cari. Tra
questi c’è una cosa che vorrei darti perché penso che ti possa far piacere e
ritengo che…te la meriti, dopo tutto quello che è successo-
Harry spalancò gli occhi sorpreso e ancor più incuriosito.
Il professore lo fissò accigliato per alcuni istanti che sembrarono
un’eternità, poi annuì, come a volersi daresi conferma di qualcosa e
delicatamente aprì quella scatola e ne estrasse una foto.
La fissò per un attimo e il suo volto si illuminò in un sorriso a
labbra strette, come se volesse trattenersi, poi la porse al ragazzo.
Harry esitò.
-professore, è sicuro…?-
-sì Pot…Harry, credo che debba appartenere a te-
Così Harry la voltò tra le sue mani e diresse il suo sguardo sulla
foto. I pensieri che fino ad un secondo prima turbinavano nella sua mente
scomparvero all’improvviso.
Nella foto erano raffigurati due giovani, un ragazzo ed una ragazza,
non più vecchi di quindici anni. Sembravano divertirsi moltissimo a lanciarsi
farina mentre le loro mani erano ricoperte di pasta appiccicaticcia. La foto,
seppur in movimento come tutte quelle dei maghi, ovviamente era muta, ma Harry
poteva facilmente immaginare le risate genuine dei due.
-…ovviamente puoi tagliare la parte in cui…voglio dire puoi tenerti la
parte con tua madre, non c’è bisogno di tenerti…- il discorso del professore
gli morì in gola: il ragazzo era come…sconvolto e all’imbarazzo dell’uomo si
aggiunse un filo di preoccupazione per la reazione che tardava ad arrivare.
-io…non so cosa dire! Grazie!- rispose Harry guardando
Piton con occhi sgranati e lucidi, pieni d’emozione.
Il professore, visibilmente imbarazzato fece un verso per schiarirsi la
gola molto simile ad un grugnito e disse:
-Purtroppo non ho foto in cui c’è solo Lily…eravamo molto…amici. Come
stavo dicendo puoi tagliare la parte della foto dove ci sono io, così rimane
solo tua madre-
Harry corrucciò la fronte, perplesso.
-No, perché dovrei tagliarla fuori? Siete così felici in questa foto! E
poi…quando mai si è visto il professor Piton imbiancato di farina?- finì
scherzoso.
La battuta aveva sciolto il ghiaccio dovuto all’imbarazzo e Piton fece
un gesto come per voler picchiare Harry in testa, ma il giovane si abbassò
prontamente e schivò il colpo. Scoppiarono a ridere e senza pensarci su il
professore, invece di riportare la mano al suo fianco, la fece scorrere tra i
capelli del ragazzo, spettinandoli. Entrambi rimasero sorpresi dal gesto, ma
Harry non protestò. In fondo non gli capitava tutti i giorni di ricevere gesti
d’affetto da un adulto, men che meno dal professore con cui aveva legato,
volente o nolente.
Si guardarono negli occhi, senza sentimenti di rabbia o
irritazione e su entrambi i volti si dipinse un sorriso sereno.
“è finita la guerra” pensò Harry e non si riferiva solo al
conflitto contro Voldemort.
-Beh, ne ho abbastanza per oggi dei tuoi sentimentalismi,
Potter! E immagino che i tuoi amici muoiano dalla voglia di sapere come hai
passato questi mesi confinato con il vostro professore preferito!- disse Piton
con sarcasmo.
-Sì…sarà meglio che vada- rispose Harry semplicemente e si avviò poco
convinto verso l’uscita. Era strano come la sensazione di pace sembrava
rimanere indietro, nello studio del professore, mentre si affacciava l’angoscia
per il fatto di non sapere se avrebbe mai riottenuto la sua magia e di cosa gli
riservasse il futuro, ma la voce del professore lo richiamò prima di
richiudersi la porta alle spalle.
-Harry-
Il giovane trasalì, come capitava ogni volta che il professore lo
chiamava per nome: lo stupiva e allo stesso tempo, come per magia, nella sua
pancia si sprigionava una sensazione di calore.
-Sì, signore?-
-La tua magia…ritornerà da sé, altrimenti lo sai che troverò un modo,
non è vero?-
-Io…spero che torni da sola e al più presto…- il professore annuì e
diede la schiena al giovane per avviarsi nelle sue stanze private, però Harry
non aveva finito.
-…E sì, lo so che troverebbe sicuramente una soluzione…mi fido di lei!-
concluse Harry quasi sottovoce ma con tono sicuro.
Il professore, che per tutto il tempo era rimasto girato, non si voltò,
sembrava pietrificato.
-Allora…arrivederci professore!-
-Arrivederci- rispose l’uomo ed Harry notò che la voce era leggermente
più roca del solito.
Harry chiuse delicatamente la porta e salì le scale che portavano ai
piani superiori di Hogwarts. Aveva proprio voglia di andare a rilassarsi nel
parco illuminato dalle torce e dalla luna piena. E poi ci sarebbero stati i
fuochi d’artificio!
In quel momento Ron ed Hermione scesero le scale, probabilmente
provenivano dalla loro Sala Comune ed erano venuti a cercarlo, infatti Hermione
esordì:
-Harry! Finalmente, ma dov’eri finito?-
Il ragazzo si rese conto che ancora stringeva tra le mani la foto di
Piton e Lily, così la mise con cura nella tasca dei pantaloni. Non volle
mostrarla ai suoi amici perché voleva custodirla con la stessa dedizione che
aveva dimostrato il professore nell’averla tenuta per tutti quegli anni. Essa
era diventata, agli occhi di Harry, un dono preziosissimo da conservare gelosamente
e sarebbe rimasta un “segreto” tra lui ed il riservato professore.
Incrociò lo sguardo dei suoi amici e disse:
-Perché non andiamo a fare una passeggiata? Facciamo a chi arriva prima
al lago?-
Ron sorrise e lo guardò con aria di sfida. Invece Hermione disse:
-Ah no, io non partecipo a queste stupide gare, tanto cosa pensate di
dimo…hey non vale! Non avete dato il via!- e anche lei cominciò a correre.
-Chi arriva ultimo è una so-tutto-io!- disse Ron e i due ragazzi
scoppiarono a ridere a crepapelle.
Harry non sapeva se la sua magia sarebbe tornata completamente, ma era
certo di una cosa, niente sarebbe stato più come prima: avrebbe sempre avuto i
suoi amici su cui contare, tuttavia sapeva anche che, se mai avesse avuto
bisogno di un aiuto, di un consiglio, o di un punto di riferimento, avrebbe
potuto rivolgersi a Severus Piton, il più arcigno, spaventoso…premuroso e
protettivo professore di Hogwarts.
FINE
Non
ci credo…ho scritto la fine! *_* (attimo di solenne raccoglimento…)
Non
mi resta che ringraziare tutti, ma proprio tutti: chi ha cominciato a leggere
questa storia nel lontano 2004, chi ha continuato a seguirmi nonostante la mia
incostanza… chi mi ha maledetto per la mia incostanza (:P), chi ha abbandonato
la lettura, chiha cominciato a leggere
la mia storia solo quest’anno e soprattutto chi ha scritto le recensioni, messo
tra i preferiti/seguite.
Ringrazio
io stessa questa storia che si è infiltrata nella mia testa molti anni fa e non
mi ha lasciato in pace finché non l’ ho scritta spingendomi ad iscrivermi ad
EFP. È stata la mia croce e la mia delizia, ma soprattutto mi ha regalato molte
emozioni e occasioni di confrontarmi con voi lettori e fanwriters e di
conoscere persone fantastiche.
In
una parola: Grazie!
Un
abbraccio a tutti, non mi resta che invitarvi a seguire le mie altre
fanfictions. J