Enemy Spies

di Alex Simon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ***
Capitolo 7: *** Cap.7 ***
Capitolo 8: *** Cap.8 ***
Capitolo 9: *** Cap.9 ***
Capitolo 10: *** Cap.10 ***
Capitolo 11: *** Cap.11 ***
Capitolo 12: *** Cap.12 ***
Capitolo 13: *** Cap.13 ***
Capitolo 14: *** Cap.14 ***
Capitolo 15: *** Cap.15 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


E' una giornata abbastanza grigia a Central City, la pioggia scende copiosa da tutta la notte e nonostante sia già mattina, non sembra voler smettere o lasciare spazio al sole.
Nel suo letto un giovane dai capelli lunghi e biondi, dorme ancora profondamente anche se la sveglia suona ormai da minuti.
-Nii-san... alzati!-
Lo chiama il fratello minore, già vestito e con due tazze di caffè in mano una delle quali destinate al maggiore.
Apre finalmente gli occhi dorati stiracchiandosi alla grande per poi bere qualche sorso della bevanda bollente e spegnere la sveglia.
-A che ora dobbiamo essere lì?-
Chiede alzandosi e iniziando a vestirsi: Entrambi indossano un'inoforme, che fa molto "Agente segreto", un maglione nero, pantaloni neri, stivali, e una cinta munita di fondina per la pistola e altri accessori.
-Il capo ci aspetta nel suo ufficio tra dieci minuti esatti, sai che non dobbiamo tardare!-
Sorride maliziosamente alludendo al loro lavoro: I fratelli Elric non sono solo comuni ragazzi, ma sono agenti segreti in incognito, la loro seconda vita è nascosta a tutti per la sicurezza e danno la caccia ai criminali, giorno e notte.
-Andiamo!-
Infine lega i capelli in una coda di cavallo alta ed esce di corsa seguito da suo fratello, salgono in macchina guidando verso un tunnel "senza uscita", ma quando lo imboccano e arrivano alla fine, attivano un passaggio segreto che li conduce all'interno dell'Agenzia di spionaggio per cui lavorano.
-Cinque minuti!-
Esclama allarmato Alphonse iniziando a correre verso l'ufficio del capo, Edward è sempre stato un'agente praticamente perfetto ed è il così detto: Cocchino del capo.
Il quale lo considera non solo il miglior agente che ha, ma anche il figlio che avrebbe voluto avere.
Lo chiama sempre per nome, nonostante chiami chiunque per cognome persino suo fratello, che è semplicemente "Elric".

-Elric...-
Saluta infatti il capo una volta che il minore è entrato nel suo ufficio, facendogli segno di accomodarsi su una delle due poltrone, per poi continuare.
-Dov'è...-
Ma non termina la frase perchè il maggiore con molta nonchalance varca la soglia chiudendosi la porta alle spalle.
-Oh eccoti qui Ed!!-
Lo accoglie in modo totalmente diverso, sembrerebbe proprio suo padre, con le braccia aperte e un enorme sorriso sul volto, mentre lo abbraccia quasi stritolandolo.
-Il mio ragazzo!! E' stato un caso difficile?-
Chiede mettendogli un braccio dietro le spalle sotto lo sguardo timido di Al: lui è stato salutato e accolto in modo così glaciale, formale al massimo.
-Abbastanza facile... dei ragazzini che spacciano droga non sono all'altezza delle mie potenzialità-
-Non ne avevo dubbi! Tu sei sempre il migliore!-
Dopo una fragorosa risata però si fa serio, anche troppo.
-Per questo ho chiamato voi...-
E con quel "Voi" intende "Te Edward", presume il minore restando seduto in disparte.
-Abbiamo un grosso problema tra le mani... ladri di diamanti, può sembrare banale ma il problema è che testimoni e sospettati sono stati uccisi e le prove scomparse...-
Alphonse è molto stupito, non gli è mai capitato un criminale così astuto da riuscire ad eliminare tutti i loro appigli, deve essere di sicuro un professionista.
-Siamo arrivati alla conclusione... che deve essere di sicuro uno di noi! Solo un'agente può avere una preparazione così perfetta, solo uno di noi può accedere a tutte le informazioni e le liste nel sistema-
Si volta verso la finestra accigliandosi, sentirsi impotente è una brutta sensazione ma soprattutto il fatto di essere stato tradito, lui, il capo dell'azienda, da uno dei suoi.
-In altre parole abbiamo una talpa... vuole che la scoviamo?-
Edward invece non si scompone più di tanto, è una spia da più tempo del fratello e bene o male non è il primo caso che gli si presenta davanti.
-Scova e distruggi... questa è la vostra missione-
Sibila minacciosamente, per il traditori non è stata mai dimostrata la minima pietà, e anche in questo caso sarà così.
-Lasci fare a noi... troveremo la talpa e la distruggeremo, tutto sarà coperto secondo la procedura, nessuno oserà pensare al tradimento dopo-
Sorride allo stesso modo del superiore, senza alcuna pietà però non dimostra la stessa frustrazione... la cosa semplicemente non lo tocca e perdere un compagno non gli dispiace.
Dopotutto è il suo lavoro e uccidere i traditori ne fa parte, infatti infliggerà a quella persona una sofferenza senza fine e ci godrà infinitamente, perchè lui è il miglior agente: Guarda le cose da un punto di vista oggettivo senza lasciarsi trasportare dai sentimenti.
-Conto su di voi, potete andare-
Alphonse si alza e insieme a suo fratello dopo aver fatto un breve inchino esce dalla stanza, si chiede però perchè è stato chiamato visto che è evidente che sarà Edward a risolvere il caso come sempre, prendersi tutti gli elogi e affermarsi ancora una volta come il migliore, la sua collaborazione dopotutto non è necessaria.

-Nii-san... tu hai qualche sospetto?-
Inizia il minore mentre carica la pistola del fratello, sono al poligono di tiro e Edward si sta allenando come ogni giorno, non solo è il miglior agente ma anche il miglior tiratore e viene anche scelto per le missioni difficili, dove alcuni tiratori scelti devono appostarsi in punti strategigi ed eliminare il soggetto senza essere visti.
La cosa gli riesce sempre perfettamente... come tutto del resto.
-Non saprei, devo indagare... ma ricorda che questa faccenda deve rimanere tra noi, se qualcuno lo scoprisse, a maggior ragione quella persona, potrebbe ingannarci e nascondere ulteriormente le sue tracce- Prende l'arma puntandola verso la figura molto distante dalla sua postazione -E non possiamo permettere che ciò accada...-
E con un sorriso perfido spara un colpo centrando perfettamente la figura, proprio nel centro.
-Si lo so... anche io inizierò ad indagare-
Non è geloso della perfezione del suo Nii-san... è una spia da molto più tempo, moltissimo, in pratica è stato scelto fin dalla nascita ed è stato addestrato segretamente da quel momento.
I suoi genitori gli raccontavano di lui, ma non lo aveva mai incontrato prima di qualche mese fa, preso alla nascita, allontanato totalmente dalla propria famiglia e addestrato per diventare una spia perfetta.
In realtà non lo avrebbe mai conosciuto se non si fosse messo in testa di diventare un agente segreto, appositamente per incontrarlo, sapeva solo questo di lui.
Ma ovviamente tra i due corre una differenza abissale... Edward è una spia perfetta, Alphonse una spia per scelta... non è stato addestrato fin dalla nascita, non è stato trovato nessun talento particolare in lui... ma se vivere nell'anonimato serve a stare al fianco del fratello che non ha mai potuto incontrare... allora va bene.
-Nii-san, stavo pensando... perchè non... torniamo a casa per Natale?-
Chiede timidamente dopo una lunga pausa, essendo cresciuto nell'istituto per formazione di spie, Edward non ha mai incontrato nessun suo parente oltre ad Alphonse, che poi lo ha cercato di sua iniziativa, e trovato per puro caso.
Edward però sospira e toglie gli occhiali trasparenti protettivi, rivolgendogli uno sguardo... confuso.
-Cosa sarebbe questo Natale adesso...?-
E' l'ennesima volta che il minore se ne esce con qualcosa che lui non conosce... come le vacanze di pasqua o le vacanze estive, le feste in generale e altre cose.
-Non dirmi che non lo hai mai festeggiato! Nii-san... vuoi dire che non conosci Babbo Natale? Il 25 Dicembre? Non c'è bambino che non lo aspetti con impazienza!!-
E' meno di un anno che si conoscono, e Alphonse ha già avuto modo di conoscere le lacune infantili di suo fratello, ma non sono lacune intellettuali, perchè è dotato di un'intelligenza sopra ogni limite... più che altro è come se... non avesse avuto un'infanzia al di fuori degli addestramenti e delle lezioni particolari, riservate alle giovani spie.
-Tu non hai capito com'è stata la mia infanzia credo...- Gli sfugge una risata mentre rimette gli occhiali puntando il bersaglio -Questo è quello che faccio fin da quando ne ho ricordi: resistenza fisica, destrezza con le armi, combattimenti, missioni mortali... molti dei miei compagni sono morti subito, di certo non c'era spazio per... ridicole Feste-
-Ma tutto ciò è... orribile!-
Però l'espressione del maggiore non cambia.
-Per me è sempre stata la normalità... ma comunque, la risposta è no-
Dopo aver centrato più e più volte il punto più difficile, ormai stanco della perfezione finite le altre munizioni posa la pistola e leva gli occhiali protettivi andando a cambiare la sagoma bucherellata.
-Dai Nii-san... io torno a casa per le vacanze... vieni-
Cerca di convincerlo ma non sembra esserci verso, per il maggiore non esiste altro che l'agenzia e il suo lavoro, ma soprattutto la nuova missione che gli è stata assegnata.
-Non ho il minimo interesse a venire con te... e poi devo lavorare-
Lo congeda in fretta uscendo dalla stanza per dirigersi alla mensa centrale, per indagare fin da subito.
Ma Alphonse non molla e continua a seguirlo con ostinazione, sa bene che sua madre soffre molto per questo: Lui ha avuto l'opportunità di conoscere suo fratello... mentre lei non lo vede da quando è nato... strappatole dalle braccia subito, ritenendolo "Uno dei prescelti".
E ovviamente sente molto la sua mancanza e si sente frustrata perchè solo Alphonse torna a farle visita... il maggiore mai... anche se il fratello cerca di convincerlo.
Ed è questa la cosa che fa più male, sapere che tuo figlio non torna a casa di sua spontanea volontà.
Mentre suo padre ha sviluppato una specie di rabbia, un rifiuto nei confronti del primogenito, come se pensasse: Lui non vuole tornare, perchè non ci considera la sua famiglia essendo cresciuto altrove... allora mi comporterò di conseguenza.
E ignora tutta la faccenda, ostinandosi a pensare di avere soltanto un figlio.
Quando arrivano alla mensa Edward si ferma sulla balconata in alto, osservando attentamente tutti i presenti.
-Non lo capirai mai in questo modo...-
Gli fa notare affiancandolo l'altro: come fa a capire chi sia sospetto in questo modo? Semplicemente osservando?
-Invece si... guarda per esempio le matricole, la loro agitazione è lampante... sanno benissimo che almeno la metà di loro non arriverà alla fine dell'anno, e non si ritrovano in questo posto. Poi ci sono quelli del secondo anno, i così detti: sopravvissuti, pensano di essere al sicuro adesso ma non sanno quanto sbagliano... anche loro sono a rischio-
Sembra sapere perfettamente tutto quello che passa per la testa degli altri, e effettivamente ha ragione... le matricole non fanno altro che bisbigliare e guardarsi intorno, sono tesi come un pezzo di legno. Mentre quelli del secondo anno di accademia hanno un atteggiamento superiore e lo dimostrano palesemente, si sentono i Re del mondo.
-Nii-san anche io sono una matricola eppure sono ancora vivo... e perchè i ragazzi del secondo non dovrebbero essere al sicuro?-
In un certo senso questo suo atteggiamento freddo e distaccato lo irrita.
-Vedi Al, c'è una differenza tra voi e me... io sono stato addestrato fin da subito mentre le matricole iniziano l'accademia a qualsiasi età, perchè non sono tra i "Prescelti", io sono già una spia a tutti gli effetti... voi dovete ancora imparare molto e cercare di sopravvivere sarà la sfida più grande...-
-Perchè?-
-Ti basti sapere questo... io sono l'unica spia rimasta del mio anno... tutti i miei compagni, pur essendo stati Prescelti sono morti, e avevano subito un duro addestramento... mentre voi matricole, quanto durerete ancora? Se anche i migliori, sono caduti?-
I Prescelti vengono prelevati, allevati in un certo modo e addestrati rigidamente, per prepararli alla vita dura che li aspetta.
Essere uccisi non è impossibile per loro... però si suppone sia l'ultima cosa che possa accadere.
Le matricole invece hanno più probabilità di morire, iniziando la loro vita da spie a qualsiasi età, senza nessuna preparazione, senza essere stati cresciuti in un certo modo.
Ecco perchè Edward è considerato la spia perfetta e viene ammirato da tutti, lui è l'unico rimasto...
-Be' io sopravviverò! Non sottovalutarmi-
Esclama divertendo il maggiore che sorride, alla sua ostinazione così ingenua.
-Lo spero per te...-
E continua ad osservare, senza mostrare altri sentimenti... come se perdere il suo unico fratello, ritrovato da poco non lo toccasse.
Poi però dopo diversi minuti di silenzio, si volta incamminandosi verso l'uscita con un sorrisetto furbo.
-Che c'è, hai visto qualcosa?-
Chiede il minore non capendo che cosa gli sia preso.
-Resta qui, potrebbe essere pericoloso... per una matricola-
Si lascia sfuggire una risatina canzonatoria e scompare nell'ombra definitivamente.
Riuscirà mai a capire la complessità che avvolge suo fratello...?

[Angolino Autrice]
^___^ eccomi qui, sono sempre io! (_Titti_) ma ho cambiato Nik XD spero di non avervi confusi u.u
Questa fic è nata guardando un film *-* sarà piuttosto corta veramente... O.o ma sempre bellissima ù.u
Lasciatemi un commento e ditemi che ne pensate *___* spero piaccia anche a voi ^-^


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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


Come un leone che osserva la preda, Edward passeggia ancora intorno alla mensa tenendo lo sguardo dorato su un suo "Collega" in particolare, seguendolo attentamente.
Gli è bastato uno sguardo per fondare un sospetto, e da brava spia deve assicurarsi che sia reale e in quale altro modo se non seguendolo aspettando che faccia un passo falso?
Infatti quando il soggetto esce dalla mensa non lo perde d'occhio nascondendosi nell'ombra, fino a che la sua vittima ignara di essere pedinata, senza alcun sospetto entra nella stanza dei file.
"E la trappola è scattata..."
Pensa socchiudendo gli occhi: E' tutto così facile, così prevedibile che alla fine è stato noioso, si aspettava un po' più di azione.
Quando entra nella stanza bussa persino sulla porta, per rendere il tutto più movimentato: Il ragazzo si volta colto sul fatto, con le mani negli schedari delle prove, nei suoi occhi il terrore è leggibile e senza perdere altro tempo molla tutto e salta giu dalla finestra cercando di scappare.
-E' tutto inutile...- sorride perfido prendendo il congegno per la comunicazione dalla sua cintura -Sto inseguendo il colpevole, mi servono rinforzi...-
E in un attimo arriva la risposta, proprio dal suo capo.
-Procedi! Di chi si tratta Edward?-
-Cercate Envy... l'ho beccato con le mani negli archivi e appena mi ha visto è scappato, cercate di metterlo alle strette al resto ci penso io-
E chiude la conversazione correndo fuori dalla stanza.

Pochi minuti dopo Envy corre per le strade deserte della città cercando riparo, un posto dove nascondersi prima che lo catturino, almeno per cercare la verità, quella che stava per raggiungere prima che entrasse Mr. Super Spia.
Ma in un attimo le volanti della polizia e gli elicotteri dell'azienda gli sono alle costole, circondandolo interamente senza dargli una via di scampo.
I suoi capelli corvini si muovono al vento selvaggi, mossi anche dalle pale dell'elicottero sopra di lui che gli punta l'occhio di bue addosso.
-Envy fermati, sei circondato! Sei accusato di tradimento, furto e diversi omicidi!-
Sente la voce del capo al megafono e corre verso questa, perchè lui è innocente e vorrebbe spiegare perchè è scappato, quello che stava cercando nell'archivio e i suoi sospetti, quelli che lo hanno spinto a fare questo.
-Mi lasci spiegare! Io non sono un traditore...!-
Ma non riesce a sovrastare il baccano e nessuno lo sente... nessuno è disposto ad ascoltarlo, nemmeno il capo che senza indugiare alza una mano: Segno per i tiratori... di sparare.
Ed è l'ultima cosa che vede, poi soltanto buio.
Una morte veloce, un proiettile che gli attraversa la testa dritto e veloce come una freccia appuntita.
Soltanto una persona è in grado di sparare in modo così preciso, senza nemmeno essere visto: Edward.

Anche lui infine è stato ucciso, come tutti gli altri testimoni indesiderati.
Se solo gli avessero dato la possibilità di spiegare allora le cose sarebbero andate in modo diverso, non sarebbe stato lui a morire.
Ma il vero traditore.

-Ottimo lavoro come sempre Edward-
Si complimenta il capo seduto dietro la sua scrivania, con un gran sorriso finalmente sollevato ora che la faccenda del traditore è stata chiusa e l'azienda è di nuovo sicura.
-E' stato facile... ma aspetti a complimentarsi, sospetto che Envy avesse dei complici...-
Edward invece non sembra sollevato, incrocia le braccia al petto guardando seriamente il superiore, al suo fianco come sempre c'è Alphonse ma non dice niente.
-Effettivamente lui aveva degli alibi per le serate dei furti, dunque... hai altri sospetti?-
Si massaggia la barba pensieroso, cercando di capire a sua volta chi possa essere la seconda talpa.
-Per ora no... ma ci lavorerò-
Assicura sorridendo: nessuno può sfuggirgli, troverà il secondo topo e se ce ne sono di più anche loro, li sterminerà tutti, per la sicurezza e la felicità della sua casa.
-Perfetto è tutto nelle tue mani! Mentre per te Elric avrei un altro incarico...-
Si rivolge al minore dei due, sorpreso perchè questo significa...
-C-Come? Mi solleva da questo...?-
-Esatto, Edward basta e avanza dopotutto... tu ti occuperai di altro-
Fa scivolare sulla scrivania una cartella contenente il suo prossimo incarico, il ragazzo la apre iniziando a leggere ancora stupito: E' qualcosa di dannatamente facile, come se lui non fosse in grado di fare altro.
-Devo... arrestare questa spacciatrice Russa? Solo questo?-
Edward gli lancia un'occhiata alzando un sopracciglio, come per dire: Che cosa ti aspetti? Sei ancora una matricola e sono queste le cose di cui ti devi occupare, il lavoro importante lascialo a chi ci sa fare.
-Esatto, sappiamo con certezza che domani sera si troverà nel ristorante sulla quattordicesima, per parlare con un suo acquirente, vai e prendila! E porta con te anche una squadra, così non avrà via di fuga-
-D'accordo...-
Sussurra ancora mezzo sotto shock, è un lavoro così semplice: Circondare un locare e catturare la spacciatrice che cena al suo interno... non è niente di speciale, non è all'altezza delle sue possibilità... è un lavoretto da pivelli!
-Bene potete andare... Edward, tienimi aggiornato su quello che succede, Elric, cattura quella spacciatrice, non sono ammessi errori ricorda-
Deve sempre parlargli con tutta la freddezza che è capace di mostrare... prima solare con il suo adorato Edward, poi improvvisamente si fa glaciale ricordandogli che: Non sono ammessi errori, o riesci o sei fuori in altre parole.
-Si signore-
Rispondono all'unisono uscendo dalla stanza dopo il solito breve inchino rispettoso.
-Coraggio, ce la puoi fare!-
Il biondo gli da una pacca sulla spalla sorridendo, sicuramente felice per aver dimostrato la sua superiorità ancora una volta, l'ennesima, nascondendolo alla propria ombra.
-Certo... anche tu riuscirai a risolvere il problema-
-Ma questo è ovvio... ti consiglio però di stare attento, hanno sempre un asso nella manica quei tipi... porta più armi-
E gli da le spalle incamminandosi verso la propria stanza, o meglio la sua "Casa"... è cresciuto qui e la ragione per cui non vuole far ritorno nella vera casa con lui... è anche perchè non ci si troverebbe e non la considera tale.

-Pronto...?-
Lo squillare incessante di un telefono fa eco nella piccola stanza vuota, a rispondere è una figura sconosciuta seduta dietro una scrivania.
-Così anche un'altro testimone è morto...-
La voce camuffata dall'altra parte passa subito al punto.
-Esatto, e come lui tutti gli altri...-
Sorride sadicamente prendendo una pistola e rigirandosela un po' tra le mani.
-Perfetto...-
Dopodichè la telefonata viene chiusa e la stanza misteriosa torna ad essere vuota.

Però... nella sala delle intercettazioni Alphonse non ha abbandonato del tutto la faccenda e sta cercando di capire da dove è partita la chiamata, però i due non gli hanno dato modo di scoprirlo perchè l'hanno chiusa troppo in fretta.
-Accidenti...-
Frustrato vorrebbe dimostrare a tutti quanto vale, dando un aiuto prezioso a suo fratello e aiutandolo a risolvere il caso, così da poter essere considerati un Duo e non "Edward la Super Spia e la piccola Matricola che gli va dietro".
Quando esce però, forse per una coincidenza incontra proprio suo fratello... che dopo il rapporto al capo era scomparso misteriosamente nella sua stanza.
-Che stavi facendo lì dentro?-
Chiede sospettoso, e il minore si preoccupa, non vorrebbe mai che suo fratello sospettasse di lui e lo giudicasse male.
-Oh niente, ho intercettato una chiamata... di un probabile sospettato...-
Edward si sorprende abbandonando i sospetti.
-E... hai scoperto qualcosa?-
E' davvero raro vederlo così sorpreso... quasi preoccupato.
-No... per ora niente, come mai così preoccupato?-
E adesso è il minore che si insospettisce al suo atteggiamento, ma in men che non si dica il maggiore torna normale accigliandosi.
-Tsk, devi solo starne fuori! Punto uno: Me ne sto occupando io! Punto due: Significa che devi lasciarmi fare senza intrometterti! E poi una matricola come te è un facile bersaglio, non giocare con il fuoco!-
E arrabbiato senza aspettare una risposta marcia dalla parte opposta alla sua, non sopporta che qualcuno indaghi su qualcosa di sua competenza, e soprattutto che una stupida matricola voglia darsi arie con qualcosa che non la riguarda, che per di più è infinitamente più grande e potrebbe ucciderlo in un secondo.
"Si è arrabbiato...? Volevo solo aiutarlo..."

[Angolino Autrice]
^___^ Ed eccoci finalmente con il secondo capitolo... chi ha capito qualcosa? XD
Io non dico niente sennò lo capite subito XD Ma se già lo avete intuito u.u va bene.
XD
Ringrazio:

Chiby Rie_chan

lightdragon91

Per le recensioni allo scorso capitolo ^_^
Eeeh questa fic mi piace u.u perchè c'è più passione tra Ed e Roy e anche perchè Ed fa un po' il cattivo ragazzo XD
U.U bien... vi saluto, ogni mia parola potrebbe essere di troppo XD
u.ù indagate anche voi *-* bye byeeee

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***



Dopo quella "Litigata" con suo fratello, Alphonse ha deciso di aspettarlo nel suo appartamento per fare pace e scusarsi.
Se lo ha fatto arrabbiare non era assolutamente sua intenzione e poi devono ancora imparare a conoscersi, la prossima volta di certo non invaderà il suo "territorio" se lo infastidisce.
E' di sicuro un tipetto orgoglioso che non vuole nessun tipo di aiuto, essere indipendente, ammirato e venerato da tutti è quello che ha raggiunto da solo, essere la più abile spia... lo ha fatto da solo.
-Ed... insomma, Edward... cioè Nii-san, mi dispiace se...-
E come un fesso gira per il suo studio avanti e indietro, cercando di formulare delle scuse decenti.
-S-Se vuoi fare da solo... insomma non volevo offenderti! O... farti sentire... debole-
Ma le scarta tutte, non ha mai avuto questo tipo di problema con lui... anzi pensandoci bene da quando si sono conosciuti... non hanno ancora raggiunto un rapporto al di fuori del lavoro.
Edward è così... devoto a quello che fa, così orgoglioso, così rispettoso delle regole.
Non vuole nemmeno tornare a casa con lui per questo... non dovrebbe sperare così tanto di vederlo farsi più affettuoso e sensibile.
Si lascia cadere sulla poltrona nera dietro la scrivania in legno cosparsa di fogli, e inevitabilmente gli cade l'occhio su uno di questi, anzi su molti.
-Ma questi... sono tutti i luoghi che sono stati svaliggiati: sistemi d'allarme, i tipi di cassaforte, le piantine...-
Li guarda attentamente, trovando tra l'altro anche le foto degli oggetti che sono stati rubati.
-Starà indagando molto a fondo...-
Ma quando sente la porta d'entrata aprirsi si affretta ad uscire dalla stanza: se Edward lo trovasse là dentro a ficcanasare tra le sue cose, si arrabbierebbe ancora di più.
Quando poi svolta l'angolo che porta all'ingresso si ritrova una pistola puntata alla testa.
-Ed sono io! Mettila via!-
Esclama dopo un quasi infarto, il biondo dopo averlo riconosciuto accende la luce e toglie il passamontagna che usano i tiratori scelti per non essere riconosciuti, riponendo l'arma.
-E tu che diavolo ci fai qui?!-
Lo rimprovera subito, evidentemente trovarsi qualcuno nel proprio appartamento a notte fonda... gli da molto fastidio.
-Ecco so che è un'ora indecente ma... ti ho aspettato perchè volevo scusarmi... non avrei dovuto impicciarmi, il caso e tuo e quindi...-
-Ho capito, puoi andare-
Lo congeda subito senza nemmeno dare una risposta... normale, come: Accetto le tue scuse... o Non fa niente...
-T-tutto qui...? Solo "Ho capito"?-
Edward scioglie i lunghi capelli davanti lo specchio mettendoli davanti le spalle per poi andare in bagno per cambiarsi.
-Che altro ti aspettavi?-
Poco dopo esce con indosso il suo pigiama, prende la pistola e la mette sotto il cuscino: Per essere pronto a qualsiasi evenienza.
-N-Niente... allora vado... buona notte-
Un po' deluso lascia l'abitazione del fratello dirigendosi alla propria: alla fine del corridoio.

La sera dopo...

Alphonse cammina verso il ristorante dove deve catturare la spacciatrice russa, non si è vestito da spia ma semplicemente da ragazzo comune, per non essere riconosciuto.
E lo stesso ha consigliato di fare anche a tutti gli altri, ritenendola la cosa migliore, visto che comunque sia dovranno circondare il ristorante e bene o male verranno visti.
Quando entra inizia a guardarsi intorno e si apposta in disparte quando individua la ragazza, tenendola d'occhio.
Sta parlando con un'uomo dall'aspetto losco, mentre entrambi bevono alcolici senza sosta, se si ubriaca sarà molto più semplice catturarla.
"Meglio aspettare che il ristorante si sfolli un po' o verranno coinvolti dei civili..."
E poi se lascia andare avanti le loro bevute sarà tutto molto semplice, e magari riuscirà a catturare anche il suo cliente.
I tiratori sono ai loro posti pronti per eseguire l'ordine che gli verrà dato, dentro e fuori il locale, non ha nessuna via di fufa e non ci sono possibilità di fuga per lei.
Ma dopo circa un'ora o giu di lì si alza andando in bagno per rinfrescarsi, lasciando il cliente da solo... che poco dopo guarda il suo telefonino e si alza dirigendosi anche lui verso il bagno.
"Che strano..."
Pensa la spia così decide di andare a controllare ma quando sta per aprire la porta la corrente in tutto il ristorante salta.
-Accidenti!!-
Afferra il congegno per le comunicazioni e invia un messaggio a tutta la squadra.
-Muoversi Muoversi! Stanno scappando, fermateli!!-
In qualche modo devono essersi accorti di loro, Edward aveva proprio ragione a dire che questi tipi hanno sempre un asso nella manica e ne sanno una più del diavolo.
Non doveva aspettare per catturarla, avrebbe dovuto far evaquare la zona e intrappolarla come un topo.
Ma adesso è troppo tardi per pensarci, si affretta a raggiungerla prendendo la pistola e caricandola.
Dentro ormai non c'è traccia di loro e se sono fuori, verranno catturati senza alcun dubbio... infatti arrivato in una strada deserta sente le armi dei suoi che vengono caricate e poco distante da lui... la spacciatrice.
-Voi vermi siete ovunque!!-
Lo accusa rabbiosa con quel suo accento in parte rovinato e confuso dalla sigaretta che tiene stretta tra i denti, sulle labbra rosse infuocate.
-Noi vermi non ti daremmo la caccia se tu fossi una normale ragazza... e non una pericolosa criminale, nonchè spacciatrice-
Lei con disgusto e furia sputa la sigaretta a terra pestandola con il tacco digrignando i denti, non può finire così... non può permettersi di essere catturata, non adesso.
-Se mi lasci andare... ti darò la soluzione-
Dice calmandosi un po' arrivata di già alle promesse, pur di essere lasciata libera.
-Tu non hai nulla che possa interessarmi e comunque stiano le cose non accetterei mai-
Tira fuori la pistola puntandogliela addosso, l'ordine prevede anche di ucciderla se oppone resistenza o se le cose si mettono male.
-Davvero...? Non ti interessa sapere chi dei vostri è un traditore?-
Sorride maliziosa tentandolo, non sa che cosa fare... e per un attimo esita.
-N-No... lo scopriremo da soli...-
-Lui è troppo in gamba per essere scoperto... non ci arriverete mai... per questo fa tesoro di quello che sto per dire: La spia traditrice è l'ultima persona che ti verrebbe in mente... è...!-
E prima di pronunciare il nome un proiettile le attraversa la testa, dritto e preciso come solo Edward sa fare, infatti quando il suo corpo cade sull'asfalto rivela quello del biondo... con la pistola ancora fumante tra le mani.
-Perchè hai esitato!? Stavi per fidarti di una sua menzogna?!-
Ma perchè si trova qui...? Insomma come lui vuole lavorare da solo senza intromissioni ai suoi casi, dovrebbe lasciare questa libertà anche ad altri invece di seguirli.
-N-No... io...-
-Sei davvero un'incapace! Stavi per lasciarla andare per una bugia!-
Ben presto a loro si aggiungono le volanti che portano via il corpo, e fanno il verbale di quello che è accaduto.
Alphonse però pensa davvero che suo fratello è troppo sconvolto... come se quella ragazza stesse per dire qualcosa di terribile... che lo riguarda.
Altrimenti perchè quella reazione?
-Ma Nii-san ti prego lasciami spiegare...-
-No-
Si volta senza lasciarlo avvicinare, entrando in macchina per poi partire velocemente per tornarsene a casa.

Alphonse per tutta la notte è stato tormentato da pensieri praticamente impossibili... insomma sono cose assurde che però legate assieme potrebbe avere un senso ed essere addirittura collegate con suo fratello.
-Pensandoci bene... a Envy non è stata concessa la possibilità di giustificarsi... e quando stava per dire qualcosa Edward lo ha ucciso, stessa cosa ieri, con quella spacciatrice... Edward uccide persone, che hanno qualcosa di importante da dire... ma perchè?-
Ragiona rigirandosi tra le coperte.
-Quando sono uscito dalla stanza delle intercettazzioni... era così sorpreso, e gli ha dato molto fastidio che io lavorassi sul suo caso... come se solo lui potesse farlo, per paura che qualcuno scopra qualcosa in più... forse qualcosa di troppo-
E in un attimo gli tornano in mente le carte sulla sua scrivania: I luoghi, le combinazioni, le cassaforti, i sistemi di allarme, il bottino... lui non stava soltanto lavorando al caso.

-Edward!-
Chiama entrando nell'appartamento del fratello, deve essere sicuramente qui visto che non lo ha trovato da nessun'altra parte e ha bisogno di parlargli.
-Oh eccoti-
E' seduto sul divano mentre legge altri rapporti sul suo caso, studiandoli con estrema attenzione.
-Dobbiamo parlare di qualcosa... di molto importante-
Il biondo alza gli occhi dai fogli mettendoli per un attimo da parte, sempre con quello sguardo sospettoso.
-Edward... non sono solo coincidenze vero?-
Rimane in piedi pronto a schivare un eventuale attacco visto che quello che sta per dire... potrebbe risultare: incriminante.
-Di che cosa stai parlando?-
Ma lo sa benissimo, solo che non vuole ancora scoprire tutte le carte, non prima di essere certo che le informazioni che possiede Alphonse siano importanti.
-Tutte quelle vittime... all'inizio non avevano nulla in comune, ma poi hai ucciso Envy-
-E allora? Cosa c'entra adesso? Era un traditore, dovevo farlo-
-Non era solo questo... prima di morire stava per dire qualcosa di molto importante, qualcosa che nessuno sapeva... oltre te, visto che lo hai eliminato senza esitazione prima che si capisse qualcosa-
A questo punto il biondo sorride, consapevole di essere stato scoperto anche se la cosa che lo... infastidisce, è il fatto di essere stato scoperto proprio da lui, un'insulsa matricola.
-Continua...-
-Hai detto che aveva dei complici... e avevi ragione, uno di loro era la spacciatrice che tu hai ucciso, sempre quando stava per rivelare qualcosa di importante, entrambi prima di morire volevano confessare evidentemente ma tu lo hai impedito-
Perchè? Se lo è chiesto molte volte, perchè Edward ha impedito loro di confessare?
E tutte quelle volte conosceva la risposta... ma semplicemente non voleva accettarla e trovarne una diversa magari.
-E perchè l'ho impedito... dillo-
E' stranamente calmo, anche troppo, forse perchè è sicuro di essere superiore e che comunque vadano le cose riuscirà a scappare.
-P-Perchè... perchè... tutti questi crimini, l'occultamento delle prove... l'omicidio dei testimoni... e persino degli alleati criminali... è opera tua, e nessuno lo avrebbe mai capito, perchè è tutto troppo perfetto...-
Quasi si mette a piangere, non vuole credere che il amato fratello ritrovato da così poco... sia il colpevole...
-Tradito dalla mia perfezione... hai qualche domanda?-
Sorride divertito anche se l'altro ha le lacrime agli occhi.
-Si... tralasciando con chi sei in combutta... e dove si trovino i diamanti... perchè lo hai fatto? Tu ami tanto essere la spia perfetta...-
-Tsk, sono cresciuto in questo stupido mondo... forse dopo anni di prigionia ho sentito il bisogno di cambiare, di non eseguire gli ordini e pensare solo a me-
Si alza ma non abbandona il suo sorriso.
-Devi aver sofferto molto... senza una famiglia... senza amici... in un certo senso posso capire-
Il biondo però a queste parole si mette a ridere tirando fuori la pistola, caricandola e puntandogliela contro.
-Bene Mr. compassione... dopo questo non potrò lasciarti andare sai? Te lo avevo detto no...? Non giocare con il fuoco, stanne fuori... eppure tu non mi hai ascoltato, che bambino testardo-
Il minore rimane a dir poco perplesso: Edward sarebbe disposto davvero ad eliminarlo... persino lui, che è la sua unica famiglia... ma evidentemente questo per lui non vuol dire nulla.
-Io sono tuo fratello... non significa niente?-
-Non essere ridicolo... non ho mai voluto conoscerti, ma visto che sei entrato nell'agenzia sono stato costretto, non era meglio rimanere nel distretto?-
Queste parole... così crudeli, lo lasciano sconvolto e quasi disperato.
-Cos'è quella faccia? Ti sei finalmente svegliato dal tuo sogno ad occhi aperti? Sai ucciderti non è così interessante dopotutto... prova a prendermi-
Spara un colpo verso il contatore facendo scattare la corrente in tutto l'appartamento, danneggiando l'impianto poi scatta in tutto l'edificio lasciandogli via libera per scappare.
-Accidenti...-
Alphonse cerca il telefono e quando lo trova finalmente riesce a chiamare il capo.
-Signore ho una brutta notizia... non ci giro intorno: Il traditore è Edward... e sta scappando-
Dall'altra parte c'è soltanto silenzio... deve essere un brutto colpo perdere il suo miglior agente, il figlio che avrebbe sempre voluto avere.
-...D'accordo... ci pensiamo noi, inseguilo-
Ma è questo che deve fare, impedire al male di diffondersi e bloccarlo... anche se significa mettersi contro un caro amico.

[Angolino Autrice]
U.U... bene bene bene, la spia perfetta è anche un criminale perfetto che notizia xD
Anche se si capiva un po' ^^ no? Chi altri poteva essere per nascondersi così bene?
Ma ora passiamo alle buone notizie, nel prossimo capitolo c'è anche Roy ^O^ E vedremo che ruolo ha lui ù.u ehehehe...!

Ringrazio:

lightdragon91

Chiby Rie_chan

Per le recensioni allo scorso capitolo ^__^
Eccovi la risposta u-ù in questa mi diverto a fare Edduccio cattivo u.u insomma tocca sempre ad Al XD adesso è il suo turno! E' pure giusto xD
Bene ci sentiamo nel prossimo Baci!!!!!

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Capitolo 4
*** Cap.4 ***


Dopo aver lanciato una sfida al suo caro fratellino, ovvero quella di riuscire a prenderlo, Edward è riuscito a scappare e si è diretto al molo dove ha appuntamento con qualcuno, che lo aiuterà a scappare.
-Finalmente, pensavo ti avessero preso-
Esclama con un sorriso canzonatorio un uomo a bordo di un motoscafo, capelli neri e occhi dello stesso colore conosciuto come: Roy Mustang, una delle spie nemiche, ma non per Edward.
-Anche io sono felice di vederti-
Salta su senza pensarci due volte avvicinandosi a lui per stampargli un bacio sulle labbra, non solo è in combutta con il nemico... ma ha una relazione segreta con questo.
-I diamanti sono al sicuro non preoccuparti...-
Ricambia il bacio affrettandosi a prendere le chiavi per partire, anche se vorrebbe dilettarsi in ben altre cose in compagnia del biondo.
-Pensa a portarmi via da qui, mi staranno già alle costole...-
Sussurra prendendogli il colletto della camicia nera, la loro sembra essere una storia molto passionale e intensa, basta notare come si guardano e quello che fanno.
-Ai suoi ordini, vostra altezza-
Mette in moto e distraendosi a malincuore dal bel visino della sua spia preferita, e anche da altro... pensa a guidare: sarà una lunga notte, visto che fino a che non varcheranno il confine saranno soggetti alla cattura.
-Non fare lo spiritoso e pensa ad accelerare, fanno le cose sul serio...-
Lo ammonisce bonariamente sorridendo, per poi prendersi una coperta nella valigia dietro, è successo tutto così in fretta... se lo sarebbe aspettato un po' più tardi e in quel caso avrebbe avuto le valigie pronte, ma è andata come è andata ormai.
-Anche noi siamo due spie e tu sei la spia perfetta, sai sparare con estrema precisione, affrontare qualsiasi situazione, combattere alla perfezione... credimi ci penseranno due volte prima di mettersi contro di noi-
Lo rassicura sorridendo vittorioso, osservandolo mentre si addormenta teneramente avvolto nella grande coperta.
Deve essere molto stanco... quindi meglio non disturbarlo, almeno fino a che non saranno arrivati a destinazione o al massimo se si trovano qualcuno dietro, cosa molto improbabile.

La mattina seguente quando il biondo apre gli occhi non si trova davanti il cielo azzurro, come invece si aspettava, essendosi addormentato su un motoscafo.
Ma al contrario un soffitto, ed è in una stanza, sdraiato su di un grande letto matrimoniale dalle candide lenzuola.
Vicino c'è una gigantesca finestra che lascia vedere il bosco da cui è circondata l'abitazione, ma non è "primitiva", nella stanza in cui si trova c'è un televisore gigante e per quanto è grande, c'è anche un salotto.
Finito di ispezionare con lo sguardo si volta dall'altra parte del letto dove c'è Roy ancora beatamente addormentato, ma fregandosene lo sveglia scuotendolo un po'.
-Ehi dove siamo?-
Chiede, lui si stiracchia e si mette seduto dando un bacio sulla guancia al biondino, per dargli il buongiorno.
-Su un'isola... questa villa è nostra proprietà ed è ben nascosta, quindi qui saremo al sicuro per un po'-
Si sente sollevato dal saperlo, e si rilassa tornando a sdraiarsi.
-E i nostri inseguitori?-
-Possibile che non ti sei accorto di niente? Quando siamo arrivati ho impiantato una bomba sul motoscafo e l'ho lasciato andare a largo... penseranno che siamo morti a quest'ora-
Ride immaginandosi la scena.
-Quando non troveranno i nostri corpi se ne accorgeranno e verranno a cercarci, e noi? Siamo bloccati qui! Che bella pensata!-
Lo rimprovera iniziando ad arrabbiarsi, ma l'espressione del moro lo smentisce e lo calma un po'.
-Non è così...?-
-No, verrà a prenderci un elicottero e ce ne andremo definitivamente, nemmeno il tempo di accorgersi del nostro inganno che noi saremo già belli che lontani-
Edward sorride e decide di premiarlo con un bel bacio, tanto perchè per una volta ha usato decentemente il cervello.
-Preparati, con le cose che abbiamo rubato ci rifaremo una vita, una bella vita! Solo io e te!-
Gli carezza una guancia sorridendo dopodichè si alza scostando le coperte e inizia a vestirsi.
-Dobbiamo già andare?-
Allora anche il biondo fa lo stesso seguendolo fuori dalla villa, che non hanno potuto nemmeno godersi per mancanza di tempo.
-Esatto, vedrai avremo tanto tempo per stare insieme, ma adesso dobbiamo pensare alle cose serie-
Con un binocolo inizia ad osservare il mare, constatando che all'orizzonte non c'è nessuna nave, nemmeno la più piccola traccia, nonostante sia tarda mattinata.
-Saranno ancora impegnati con la nostra "Morte"-
Edward ride immaginando la scena del suo ex capo che piange come una fontana, sia per il tradimento sia per la sua finta morte, sarà una disdetta per lui perdere un "Figlio".

-Ancora niente?-
Varie squadre di recupero stanno ispezionando l'area intorno a loro, dove è stato trovato il motoscafo, o almeno ciò che ne rimane.
-Nessuna traccia, soltanto rottami-
Alphonse annuisce e si dirige dal suo capo, seduto sulla ringhiera della nave con sguardo afflitto, depresso per la grave perdita.
-Signore... non sono qui-
Lo informa dispiaciuto, ma in fin dai conti tutti lo sapevano: Edward non è uno stupido e non può essere morto così facilmente, tra l'altro è stato addestrato a disattivare le bombe.
-Ma certo che no, Edward è intelligente... ci ha solo fatto perdere tempo, quello necessario per allontanarsi-
Passa una mano tra i capelli esasperato, stressato al massimo, depresso... è ridotto proprio uno straccio per farla breve.
-Dove potrebbe essere andato...?-
-Lascia stare, è troppo tardi! Ormai avrà già oltrepassato le acque internazionali, non abbiamo potere-
-Noi però siamo alleati della maggior parte dei paesi... possono darci una mano! Lo prenderanno loro!-
E' l'unico che non ha perso la speranza di riprendere il fuggitivo, dopotutto è stato risparmiato proprio per la sfida... altrimenti sarebbe morto da un pezzo.
-Ti ripeto che Edward non è stupido! Si sarà alleato con uno dei nostri nemici... è impossibile prenderlo-
L'uomo inizia a spazzientirsi, così si alza per andare a prendersi un caffè, anche se nemmeno il più caldo dei liquidi riuscirebbe a scaldargli le viscere al momento.
-Signore aspetti...- Decide di seguirlo per continuare la conversazione, deciso a catturare Edward, spia perfetta o non e convincere anche l'uomo della possibilità che ciò accada.
-So che per lei Edward era come un figlio! E capisco che sia addolorato in questo momento... ma dobbiamo svolgere il nostro dovere-
Gli ricorda: Dopottutto quando ha assegnato il compito di catturare il traditore a Edward, non gli è importato di chi potesse trattarsi doveva pagare per quello che aveva fatto, ma evidentemente non si aspettava fosse proprio lui... in questo caso le cose sono cambiate, gli importa eccome.
-Elric... tu non capisci, Edward per me non era soltanto la spia perfetta o un'agente insostituibile... io non riuscirò mai, mai ad odiarlo o punirlo!- Spiega sorseggiando il caffè amaro, come il suo animo anche se al ricordo di vecchi avvenimenti gli scappa un sorriso triste e nostalgico -Era così... indifeso e piccolo... chi avrebbe mai pensato che un bambino così sarebbe diventato il numero uno? E' stato costretto ad imparare le cose necessarie per essere una spia... per sopravvivere nell'ambiente, ed è rimasto soltanto lui, il numero 7- Quando le spie scelte entrano nell'azienda non portano il loro nome, anche perchè strappati fin da subito dalle braccia dei loro genitori non ne hanno uno, così gli vengono assegnati dei numeri.
Il biondo lo lascia continuare intuendo che per lui sfogarsi un po' deve essere davvero liberatorio.
-Lo ammiravo perchè viveva nell'oscurità di questo mondo fatto di assasini, e criminali ma brillava costantemente di luce propria... mi sbagliavo, forse è lui quello che ha sofferto di più per questa condizione, è difficile per le spie scelte. Uccidono e condannano... nessun contatto umano, nessuna famiglia... sono io quello da punire... Edward non ha colpe-
A suo parere ha soltanto bisogno di evadere, scappare da quello che gli fa male anche se non lo da a vedere, sentirsi libero e apprezzato.
-Pensavo che accettarti nell'azienda gli avrebbe fatto bene, nella storia non ci sono mai state spie imparentate, si evitano assolutamente questi contatti... ma mi sbagliavo come sempre, l'effimera illusione che potesse considerarmi un padre... anche quella era sbagliata evidentemente.-
Tiene davvero tanto a Edward, così tanto da desiderare di essere considerato un padre da lui e questo rende il colpo ancora più duro e difficile da mandar giu.
E Alphonse continua ad ascoltare non sapendo che cosa dire, tutto sarebbe falso... non può capire davvero quello che sta provando il superiore.
-Ma io non smetto di considerarlo mio figlio, o almeno quello che non ho mai avuto, gli ho dato un nome, una casa e ammetto di averlo sempre prediletto su tutti... non ci posso fare niente, ho tentato di vederlo come "Uno dei tanti" ma non ci sono riuscito... io non posso punirlo, è mio figlio e per me sarà sempre nel bene o nel male il solo e l'unico-

[Angolino Autrice]
Ta-Ta-Ta-Taaaaan XD eccoci qua con la sorprendente rivelazione u.ù eh già già, il super boss crollasse il mondo ma Edward lo adora sempre e comunque, spia cattiva... spia buona... non fa differenza XD

Ringrazio:
ValeXAnime: grazie sono felice che ti piaccia ^_^ ora non so quanto durerà, anche perchè appena ho un'idea x un capitolo cerco di inserirla xD diciamo che dipende da quello che mi viene in testa.
Per le ipotesi, Edward è davvero cattivo, non considera davvero minimamente Al, è un criminale assetato di potere e d'amore XD ahhaaha, ma chissà... potrebbe esserci una svolta ^-^
Per la seconda invece, hai indovinato ^^ il Boss adora Edward qualsiasi cosa faccia... vedremo cs accadrà ^-^
Comunque, visto che siamo in periodo scolastico e non ho la certezza di poter aggiornare puntualmente, preparo dei capitoli prima almeno da poterlo fare sempre e cmq xD compiti o non u.ù
^_^ grazie per la recensione e per i complimenti!!! Un bacio!

Chiby Rie_chan: ehehhhehehe XD brava lo hai capito! Però mi duole dirti che Ed è davvero cattivo, nessuna finzione.
Non glie ne frega niente di Al.... nè del suo ex capo, di nessuno. Ma niente paura, potrebbe sempre cambiare questa cosa ù-u chissà che mi dirà la mia mente malata XD eheheh, ma passando alle cose serie *-* la tua di ficci??? x3
non dirmi che la scuola ti impedisce di continuare, sarebbe un vero peccato... dannata scuola è-é ehehehe, fammi sapere ^_^ baci Nee-san!!!

Ed eccoci alla fine di questo super chap xD non so voi ma il boss mi ha fatto un po' pena... (ma se scrivi tu...) sisi lo so XD ma poverino è questa la sua parte, Edward può pure incendiargli casa... lui starà sempre lì a lodarlo e amarlo.
Ma niente paura u.u la fic non finisce qui, solo perchè lui copre tt le malefatte del diavoletto XD c'è Sempre Al deciso a prenderlo! Approvazione o non del capo u-ù
Bene ci sentiamo al prossimo baci a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
:)
 

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Capitolo 5
*** Cap.5 ***


Alphonse dopo aver ascoltato parola per parola, quello che aveva da dire il suo capo si è convinto di due cose: 1. Non può contare sul suo aiuto nè su quello di qualsiasi altra spia alle sue dipendenze, ovviamente bloccherà tutto per coprire il suo pupillo nel bene e nel male per quanto questo possa essere doloroso. E 2. dovrà fare tutto da solo e segretamente per non rimetterci il posto, dopotutto sfruttare le informazioni dell'azienda in quanto spia gli sarà utile.
Ma prima di tutto deve pensare come Edward per riuscire a bloccare le sue mosse: Su uno dei rottami del motoscafo c'era il logo dell'azienda di spie nemica dunque, di sicuro si è alleato con loro, ma quell'aggeggio era lì pronto per lui... o qualcuno lo aiutato a scappare? La seconda ipotesi è più attendibile, non può aver scaricato un motoscafo da solo e altrettanto velocemente averci piazzato una bomba sopra.
Aveva uno o più complici... si sono fermati su qualche isoletta per attuare il loro piano, non possono certo essere rimasti in alto mare.
Ma credere che siano ancora lì o di rintracciare il posto è un'illusione, non ce la farebbe mai e poi mai da solo...
Dove...? Dove può essere andato?!
Ostelli, Hotel, Autogrill... tutti controllati!

Intanto in un ritrovo sotterraneo per criminali Edward è alla sua seconda birra, accompagnato da Roy che non è da meno in quanto alcolici.
Le luci della discoteca lo accecano a tratti, i fumi sono nauseanti e la confusione eccessiva: Ma cosa ci si può aspettare da un buco per criminali ricercati?
Riunisce spacciatori, assassini, ladri, insomma la crema della società dei bassi fondi, loschi individui che a nessuno piacerebbe incontrare in un vicolo buio.
Puoi trovare tutto quello che ti serve: droga, divertimento, armi di ogni genere e qualsiasi altro prodotto illegale.
Qui le regole non esistono come la legalità e il rispetto per gli altri, o mangi o vieni mangiato così funziona.
-Perchè siamo in mezzo alla feccia?-
Chiede Edward sbattendo la bottiglia sul bancone nervosamente.
-Per nasconderci, tra poco verranno a prenderci e andremo via-
Roy sembra essersi ambientato perfettamente, non si mette a fare a botte con bottiglie mezze spaccate ma non è nervoso come il suo compagno che considera tutto ciò un'insulto alla sua intelligenza.
-Che schifo di posto...-
Borbotta girando sullo sgabbello per guardare qualcosa di diverso delle bottiglie vecchie di un secolo su una mensola sgangherata.

Alphonse ha deciso di pensare come Edward per riuscire a catturarlo, ma lui non è una spia perfetta e non ha anni di esperienza alle spalle. Però tutto sommato è riuscito a mettere su un buon piano.
Gira per le strede buie in cerca di un criminale, anche il più patetico e debole... qualsiasi.
Quando vede un uomo dall'aspetto trasandato cercare di vendere armi illegali sente di aver vinto la lotteria.
-Mani in alto!-
Esclama sentendosi così potente e sicuro di se' quando punta la sua fedele pistola e quello sorpreso cerca di scappare ma inciampa su uno dei suoi rottami.
-T-Ti prego... io non ho fatto niente, questa roba era già qui! Sono solo un povero barbone capitato nel posto sbagliato...-
Sarebbe stato credibile se non avesse tentato di scappare, o se non fosse stato visto cercare disperatamente di vendere qualcosa.
-Questa è una delle più patetiche scuse che io abbia mai sentito... sai non mettiamo la sedia elettrica in funzione da molto tempo adesso che ci penso...-
Meschino gonfia il reato a più non posso per spaventare il povero disgraziato che quasi trema convulsamente per la fifa.
-Ti dirò tutto quello che vuoi!! Non mandarmi sulla sedia elettrica!!-
Arrivando ad inginocchiarsi ai suoi piedi come fosse un Dio.
-Be' prendere un pesce piccolo come te non è proprio un gran che...-
A dirla tutta non glie ne frega proprio niente, tanto meno all'agenzia che solitamente si occupa di grandi criminali e non la sottospecie.
-B-Be' qui vicino c'è un deposito sotterraneo abbandonato! Dove si nascondono la maggior parte dei malviventi...!-
Seconda vincita alla lotteria! Questa sera non sarà lui ad andare sulla sedia elettrica, questa sera... prenderà uno dei pesci grossi!

-Roy... quando dovrebbero venire a prenderci...?-
Intanto la così detta spia perfetta continua ad annoiarsi terribilmente circondato da criminali, se così si può dire che non arriverebbero al suo livello nemmeno con una scala chilometrica.
-Tra poco Ed... tra poco-
Gli ripete per l'ennesima volta stappando l'ennesima birra con aria indifferente.
-Ho il sospetto che tu non abbia proprio richiesto aiuto, e che verranno a prenderci solo quando tu ti sarai divertito abbastanza-
Inizia a spazientirsi e con aria nervosetta gli toglie la bottiglia di mano tentato di spaccargliela in testa.
-...-
Silenzio che afferma la sua teoria.
-Meglio che scappi... mi hai fatto restare tutto questo tempo qui in mezzo alla feccia più disgustosa, perchè tu dovevi scolarti sei bottiglie di birra?!-
Digrigna i denti pregando per il moro che sia tutta una grossa bugia, e che il loro passaggio arrivi all'istante con un kit di pronto soccorso possibilmente.
-Non volevi rilassarti...?-
Scende dallo sgabbello con movimenti lenti ed incerti, sorridendo come un'ebete.
-Sempre la solita storia, sei un'egoista! Un idiota! Un uomo... morto!-
Rovescia il contenuto della bottiglia a terra e finalmente riesce a romperla per usare il vetro scheggiato come arma.
-E-Ed... ragiona... tu non vuoi farlo...-
Indietreggia cercando di calmare l'animo del biondo che tutt'altro è in preda ad una tempesta che non accenna a terminare.
-Oh si che voglio... non scapperai-
Non scapperà alla spia perfetta, e tanto meno alla sua furia.
A salvarlo quando tutto sembrava perso però arriva qualcuno, aldilà della folla che allarmata da chissà cosa corre verso l'uscita più vicina.
-Ma che...?-
Molla la bottiglia a terra e si volta verso colui o colei che ha interrotto l'unico momento divertente della sua serata.
-Andiamo via anche noi Ed, è una spia... ti starà cercando!-
Sì, Alphonse è stato fortunato perchè seguendo le indicazioni del presunto barbone ha trovato non solo il ritrovo sotterraneo dei criminali ma quello che cercava.
-Quella non è una spia è una matricola!- Sorridendo afferra la sua pistola e con un colpo di polso la carica preparandosi al vero divertimento -Sta giu e osserva come lavorano i professionisti!-
In quanto a livello di preparazione nessuno batte Edward, nemmeno Roy che più che spia sembra un cattivo ragazzo che gioca con le armi, ma quando il gioco si fa duro batte in ritirata per salvare la pelle.
Il biondino minore si guarda intorno non sapendo di essere già individuato e in pericolo perchè sotto il mirino di Ed.
-Ma guarda chi si vede- Risata canzonatoria -La Matricola!-
Edward su uno degli spalti in alto protetto da ringhiere laccate di grigio attira l'attenzione di Alphonse che senza perdere tempo, sapendo con chi ha a che fare sfodera l'arma.
-Sei in arresto! Tradimento, Molteplici omicidi, Occultamento di prove...-
-Sisi conosco la lista e conosco i miei diritti, peccato che non chiamerò un avvocato nè finirò in prigione!-
Mostra la sua arma molto più potente di quella dell'altro, che nemmeno hanno iniziato e già è in svantaggio.
-Arrendersi non ti sembra un'alternativa più corretta? Finirai comunque col sedere per terra!-
-Guarda come tremo... avanti moccioso fammi vedere! Mostrami come mi metti "Col sedere per terra"!-
Con un'acrobazia degna di un circo salta giu volteggiando in aria, per poi atterrare in piedi alle spalle del ragazzo per puntargli la pistola alla testa.
-Ti dico una cosa ragazzino...- Lo avvicina afferrandogli una spalla per parlargli all'orecchio -Io, non finisco mai con il sedere per terra...- Dopodiche senza dargli il tempo di reagire in alcun modo lo spinge a terra e spara ad uno dei tubi, più precisamente quello che porta i fumogeni all'interno della stanza.
-Sarai anche la spia perfetta ma sei stupido!- Esclama Alphonse rialzandosi -Questa stanza tra poco diventerà zona tossica per l'eccesso di questa roba, e noi siamo bloccati qui nel caso non lo avessi notato!-
La cosa però non tange il biondo che del tutto indifferente sorride mettendolo nuovamente nel sacco.
-Noi? Non esiste un "Noi", magari il "Tu" si!-
Effettua un'uscita strategica: Coperto dai fumi è impossibile vederlo mentre esce dal sotterraneo raggiungendo il moro che lo aspetta con la macchina pronta per darsi alla fuga.
[...]

-Elric che ti è saltato in mente?!-
Praticamente per miracolo è riuscito ad uscire dal sotterraneo pieno di fumi tossici ed insopportabili, ma quando è tornato in azienda lo ha accolto un capo molto, molto arrabbiato.
-Io... volevo...-
Come gli spiega che voleva arrestare il suo adoratissimo Edward? Anche se non è più una spia alleata, e non è presente riesce sempre ad oscurarlo davanti al suo superiore.
-Lascia stare, che non si ripeta mai più! Edward non è alla tua portata, poteva benissimo ucciderti dovresti ritenerti fortunato per essere ancora vivo!-
Ovvio lui riesce in tutto e come sempre deve elogiarlo, quasi fosse un Dio sceso in terra e tutti quelli che lo circondano non siano degni nemmeno di guardarlo.
-Ma lui... mi ha risparmiato per la sfida!-
Cerca comunque di spiegare la situazione, potrà sembrare infantile attenersi ad una stupida competizione per molti già persa in partenza... ma vuole vincere, vuole dimostrare di essere più bravo e vorrebbe sentire mormorare nei corridoi: "Quella è la spia che ha sconfitto Edward! La nuova Super Spia Perfetta!".
-Quale sfida...?-
-Mi ha risparmiato perchè... mi ha sfidato, devo riuscire a catturarlo! Non importa come, io devo dimostrargli di non essere solo una sciocca matricola!-
L'uomo sospira scuotendo il capo.
-Elric si sta soltanto divertendo con te, non riuscirai mai a ferirlo figuriamoci prenderlo, è troppo forte, intelligente, furbo... mira a qualcosa di più basso-
Si come gli stupidi casi che gli affida: Spacciatori, criminali minori e furti superficiali... non sono cose di cui si occupa una spia!
Vuole essere come le spie dei film, avere una bella macchina nera brillante, una tuta indistruttibile, fare acrobazie in ogni momento, saper usare le armi... e catturare i criminali più scaltri e pericolosi!
-Mi dispiace signore, ma devo contraddirla- Si alza con un'espressione decisa delle proprie opinioni sul volto, espressione che non ammette repliche -Io lo prenderò, e può star certo che se lo ritroverà ancora qui ma in manette!-

[Angolino Autrice]
Ta-Ta-Ta-Taaaaaaan XD ecco il colpo di scena!
Me lo sono proprio immaginato Alphonse che scorta Edward nell'ufficio del capo, ammanettato e sconfitto u.u chissà se succederà davvero... u.ù mmmh, vedremo ^_^
I Ringraziamenti!

ValeXAnime: eh già già il capo è un po' troppo possessivo vero? XD non smette nemmeno di sminuire il povero Al u.u ci credo che questo poveraccio glie lo vuole portare in manette XD tanto per dire: Ecco hai visto?! x3 anche io so combinare qualcosa!!
Hahahah :) cooomunque, per rispondere alla tua domanda ^_^ io vado al liceo, umanistico per la precisione XD e ci caricano di compitiiiii ç___ç solo domani devo farmi 2 interrogazioni, mercoledì un'altra e giovedì anche... T^T
Ma le fic u.u nn le abbandonerò mai *-*
^_^ ci si sente nel prossimo!!!!!!!!!!!! baci :D

Chiby Rie_chan: eeeeeeeeeeeehi nee-saaan XD hai proprio ragione U_U quasi quasi dò una bella missione a Ed e Roy, *-* distruzione scuole!!!! yeeeeeeeeah XD ahahahaha non falliranno *-*
Ma oltrepassando gli scleri... XD Il boss non è Hohenheim... non so nemmeno io chi è o-ò è un boss e basta u.u perchè nei pg di fma... nn ci vedo nessuno a fare questa parte xD
Comunque *-* come va con la tua ficccy??? voglio proprio leggere qualcosa di bello ^____^ fammi sapere quando aggiorni, xke sai... io ho sempre la testa fra le nuvole XD ahahaha.
Un bacio :D al prossimo!!!

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Capitolo 6
*** Cap.6 ***


Quando Edward apre gli occhi il mattino successivo, la prima cosa che nota è la luce chiara del sole che illumina la stanza e le braccia dell'amato che lo stringono al petto caldo.
Roy ovviamente dorme ancora con un'espressione così meravigliosamente infantile e beata sul volto, la bocca semi aperta segno che starà sognando qualcosa che apprezza.
L'orologio segna le undici e mezzo, nessuno gli corre dietro in quella stanza che è tutta loro, nell'azienda nemica di cui adesso fa parte non deve preoccuparsi di niente, nessuno può disturbarli.
Si concede qualche altro minuto di riposo accoccolandosi di più sul petto del compagno, tirandosi le coperte profumate sopra il naso.

Alphonse non passa una mattinata così pacifica al contrario, sta impazzendo per rintracciarlo e trovare anche il minimo indizio.
Si alza sempre prestissimo e spende tutto il suo tempo sul suo scopo principale, non gli fa bene ma se lo è ripromesso, è il gioco a cui lo ha sfidato Edward e deve davvero, assolutamente metterlo col sedere per terra una volta per tutte!
-Maledizione...! Un'azienda più segreta non c'è!!-
Sta cercando sui loro registri il modo di contattare almeno l'azienda di spionaggio nemica, anche solo per sapere dove si trova... almeno da organizzare un'improvvisata che nemmeno Mr. Perfezione si aspetta!
-Mmh... pensa Alphonse, dove andresti se fossi Edward? A nascondermi nell'azienda nemica intoccabile ovvio... ma se non capisco dove si trova è tutto inutile!!-
Sbatte il pugno sulla scrivania piena zeppa di carte e cartine, quando la porta si apre interrompendo il suo delirio.
-Se proprio vuoi saperlo... non è così nascosta- Il Boss entra nella stanza iniziando ad osservare le varie carte come se davvero volesse anche lui acciuffare Edward -E' quel gigantesco Hotel in centro... o almeno questa è la loro copertura-
-Perchè proprio un'Hotel? E' troppo semplice...-
Loro sono nascosti nel migliore dei luoghi, aldilà di una galleria apparentemente in disuso! Con porte nascoste e passaggi sotterranei!
-Sono stati furbi... nessuno li ha mai attaccati, perchè tutte le spie proteggono i cittadini e se attaccassero l'azienda nemica in pieno centro la vita di questi sarebbe in pericolo...-
Le varie aziende, per quanto concorrenti nemiche hanno una cosa in comune: I cittadini, devono proteggerli ad ogni costo evitando ogni possibile coinvolgimento.
Il motivo della loro competizione è lo stato, ognuna vorrebbe essere la prescelta, la numero uno o la più considerata negli affari nazionali.
-Perchè me lo sta dicendo...? Se riuscissi ad introdurmi al suo interno e prendere Edward...-
-Tu sai che qualsiasi cosa accada io lascierei libero Edward, però vorrei soltanto parlargli un'ultima volta...-
Nei suoi occhi non c'è più la scintilla di entusiasmo che aveva quando parlava con il biondo, è scomparsa completamente da quando il suo animo è in "Lutto".

Qualche ora dopo...
Anche se di tempo ne è passato parecchio i due sono ancora sotto le coperte, entrambi svegli senza la minima voglia di alzarsi.
Mentre il telefono sul comodino squilla incessantemente, senza attirare la ben che minima attenzione.
-Non dovremmo...-
Tenta di sussurrare Edward vittima delle coccole mattutine.
-Ma dai vorranno solo comunicarci qualche scemenza... lascia stare-
Il solito Roy pigro che invece non dovrebbe dire queste cose, visto che la telefonata di emergenza non si riferisce mai a "scemenze".
-Ma smettila scemo...-
Lo scosta con un braccio tendendo l'altro sulla cornetta per prenderla e rispondere, ma proprio quando ce la sta per fare questo cessa di fare rumore.
-Ah accidenti... e se era importante?-
Si lamenta mettendosi seduto.
-Non lo era te lo dico io...-
Gli assicura, funziona sempre così: Roy è quello che è nell'agezia da più tempo e lui quindi ha sempre ragione, peccato sia tutto falso.
La telefonata voleva avvertirli dell'arrivo di un'ospite molto importante, un nemico che potrebbe infastidirli non poco.
-Appunto perchè lo dici tu volevo rispondere!-
Gli lancia un cuscino con tutta la forza che ha, così da farlo sbilanciare e cadere a terra in un bel tonfo.
-Sei sempre così amorevole!-
Sbotta sarcasticamente levandosi il cuscino dalla faccia, a dispetto il biondo sorride in modo angelico restando seduto con le coperte in grembo e altri cuscini alle spalle.
-Già... lui è sempre un amore vero?- Ma non è Edward a parlare e nemmeno Roy, bensì un ragazzetto biondo sulla porta che tiene in mano una bella pistola carica -Soprattutto quando mi ha mollato nel sotterraneo tossico...!-
Entrambi restano sorpresi: Come hanno fatto a non accorgersi di nulla...?
Roy con una faccia da ebete con ancora il cuscino in mano, Edward invece subito si irrita fulminando l'ospite con lo sguardo e di conseguenza anche il moro.
-Visto che dovevamo rispondere al telefono razza di mentecatto?!- Altra cuscinata che lo manda al tappeto -E tu, non ti hanno insegnato a bussare?!-
-E a te a non lanciare i cuscini come fossero bombe a mano!?-
Risponde Roy al posto di Alphonse rimettendo l'ennesimo cuscino sul letto.
-Adesso non c'entra!-
-C'entra eccome!-
-Che ragazzino...-
-Io non lancio cannonate!!-
La spia decide di intervenire non vedendo una fine nella discussione tra i due.
-Ehm... come dire, io sarei venuto ad arrestarvi... quando avete finito-
Ed mette da parte Roy per un po' tornando a fulminare il ragazzino.
-Ehm... come dire, io sarei impegnato!-
-Ehm... come dire, a me non importa!-
-Bene...- Sibila arrabbiandosi seriamente, quella che era inziata come una giornata pacifica è appena andata in pezzi.
-Lo hai voluto tu...- Prende la pistola nascosta come sempre nel letto e si alza caricandola, pronto per dar battaglia.
-Non sai quanto mi fai paura con il pigiama... sto tremando-
Non ha paura e tanto meno si lascia intimorire, è deciso a combattere per arrestarlo, umiliarlo e portarlo come un trofeo davanti al suo capo: Un trofero per la precisione, in pigiama e con i capelli in disordine.
-Se tu avessi scelto un'ora più decente!-
Ma invece di combattere perdono tempo a strillarsi addosso come dei bambini.
-Ehm... sono le due del pomeriggio!-
Ora in cui non si dovrebbe essere in pigiama ancora sotto le coperte, a lanciarsi cuscini con il proprio amante.
-Smettila con questo "Ehm" mi da fastidio! E poi io ho bisogno di riposare, e detta francamente anche tu... hai certe occhiaie da panda che sono tutto dire!-
Anche quando è in pigiama, con i capelli spettinati ed è stato scoperto a letto con il suo così detto "Compagno d'armi" riesce a trovare la battutina per deriderlo, incredibile!
-Oh scusa se io di notte lavoro invece di andare a letto con un mio collega!-
Ecco la molla che fa scattare la calma di Edward che va a farsi benedire, nessuno può giudicare la sua storia di intensa passione cone quel citrullo che sta ancora per terra!
Fa la ruota con una mano tanto per essere esibizionista e quando sta per rimettere piede a terra, calcia l'arma di Alphonse scaraventandola lontano, questo trovatosi improvvisamente disarmato non riesce a difendersi e si ritrova con le spalle letteralmente al muro, intrappolato da questo e da Edward che gli punta la pistola alla gola.
-Sei nella posizione di giudicarmi matricoletta? Non ci metto niente a farti saltare quella cosa indefinita che chiami cervello!-
-Non sapevo fossi così sensibile sull'argomento... approposito- Afferra il vaso pieno d'acqua sul tavolinetto vicino rovesciandolo velocemente sul viso del biondo -Così ti svegli un po'!-
-Piccolo...!-
Riesce a sfuggirgli così e afferrare una stecca per difendersi almeno decentemente.
-Eh no, qui sei tu quello...-
Un proiettile che sfiora la sua testa lo mette a tacere prima del tempo.
-Non ti azzardare, quello era un'avvertimento!-
-Uh sensibile anche sull'altezza... sai ti sto conoscendo più adesso che prima!-
Cerca di colpirlo con la stecca ma il biondo l'afferra con una mano e la spezza con disprezzo tanto per levargli l'unica arma che era riuscito a procurarsi.
-Io mi pento di non averti conficcato un proiettile in testa fin da subito! Ma si può rimediare...-
Trionfante crede di sparare e riuscire ad ucciderlo una volta per tutte, ma chissà per quale miracolo Alphonse riesce a sfuggirgli e visto che quello era l'ultimo proiettile riesce ad inchiodarlo al muro per mettergli le manette.
-Ma che idiota... non si mettono così le manette, fai esercizio bimbo!-
Il biondo ovviamente non vuole finire in prigione nè tanto meno essere arrestato da una matricola, così gli sferra un calcio allo stomaco buttandolo per terra.
-Sei peggio di una spina nel fianco accidenti!-
Alphonse per il dolore non riesce ad alzarsi, e tutto intorno a lui inzia a diventare confuso, persino quello che dice Edward non risulta chiaro ma la sua faccia esprime tutto, lo guarda dall'alto verso il basso assistendo indifferente come al solito, alla sua perdita di sensi.

[Angolino Autrice]
^_^ eccoci qui con il nuovo chappy!!!
Scusate le scene un po' demenziali... ma dopo tutte quelle seeeerie °-° mi ci voleva XD per sdrammatizzare un pochino ^_^.
Come sempre ringrazio:
La Fantastica ^.-
ValeXAnime:  si Ed è un pochettino esibizionista XD come si è visto anche in questo capitolo, e fare entrate ed uscite in grande stile gli piace ùwù. Come piace anche a me XD
Anche se vabbe' qui Al lo ha scoperto cn Roy... x3 che figura XD
^_^ cmq, sarebbe piaciuto anche a me andare all'artistico x3 un solo inconveniente XD sono una skiappa in tecnica, e da casa dista troppo... u.u sn anche pigra... nn ho voglia di alzarmi presto XD
E l'età è solo un numero U_U io mentalmente ne avrò 5 di anni ahhaahahah XD
ma basta scleri ^_^ ci sentiamo nel prossimo! Baci!

E La mia Favolosa Nee-san ^.-
Chiby Rie_chan: :) sono contenta continui a piacerti Nee-san, ma io voglio il chap della tua di fic :3 che è tanto tanto tanto bella... e pucciolosa, *-* e c'è Edduccio puccio conigliuccio...! (sto leggermente fuori oggi). XD ma vbb nn è una novità XD
^_^ ci sentiamo nel prossimo! Sempre se non mi portano via con la camicia di forza °-°
mmmh.... potrebbe accadere XD
Cercherò di evitarlo ^_^
Baci Ciau :3


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Capitolo 7
*** Cap.7 ***



Quando Alphonse riprende i sensi quello che sente è un fortissimo mal di testa e un'altrettanto acuto dolore allo stomaco.
Al momento ricorda a malapena quello che sia successo, ma sa per certo che Edward è la causa di tutto, ricorda la sua epressione indifferente e la perdita di coscienza che gli ha portato tutta la confusione attuale.
Intorno a lui c'è solo silenzio almeno da quel che può capire, sembra lo abbiamo lasciato da solo, non che faccia differenza perchè i suoi polsi sono legati in modo anche troppo stretto impedendogli qualsiasi movimento.
-Ma guarda la matricola si è svegliata finalmente...-
Riconosce la voce divertita di Edward poco distante da lui, e sicuramente sta sorridendo per averlo messo in difficoltà.
-Che diavolo mi avete fatto?!-
Chiede restando nella stessa posizione, non sapendo dove voltarsi per rivolgere lo sguardo furioso.
-Mi pare ovvio, sei nostro ostaggio!-
Risponde con tono allegro, imitando un conduttore televisivo che conferma la risposta esatta di un concorrente.
-Sai io ero contrario... mi sarei semplicemente sbarazzato di te, ma qualcuno ha voluto essere gentile!-
Si riferisce all'altra spia di nome Roy, cambiando atteggiamento come se gli fosse stato fatto un dispetto nel risparmiarlo, infatti si arrabbia.
-Io ero anche contrario alla benda...-
Questa volta a parlare è qualcuno alle sue spalle, molto vicino a giudicare dal tono della voce, che porta le mani calde e forti dietro la sua nuca sciogliendo la benda nera per permettergli una visuale più chiara.
-Tu non sei adatto a fare la spia... sei troppo buono-
Commenta acidamente il biondo, che come adesso può vedere è seduto sulla finestra davanti a lui quasi si fosse auto-messo in punizione per stare lontano dal traditore.
-Vedrai che ci ricaviamo qualcosa...-
Cerca di fargli cambiare idea andando a sedersi tranquillamente sul letto vicino.
Sembra davvero più tranquillo, lo ha risparmiato e non ha perennemente stampata in faccia quell'espressione da cattivo dei film... è quasi una persona normale.
-E' una matricoletta! che vuoi guadagnarci?!-
-Devi sempre contraddirmi?!-
-Chi aveva ragione sul furto dei diamanti...?-
-Tu...-
-Appunto!-
Sembra divertirsi un mondo a contraddirlo, ma il moro anche se è una spia meno esperta e si ritrova sconfitto in molti ambiti... gli vuole davvero bene e si vede.
-Perchè non mi lasciate andare e la facciamo finita...?-
Interviene il minore dei tre sperando di non assistere ad un'altra delle loro infantili litigate.
-Infatti! Slegalo, non lo voglio qui!-
Ribatte Edward alzandosi evidentemente irritato dalla sua presenza.
-Facciamo così... chiamo il capo e glie lo chiedo!-
Decide Roy tirando in ballo qualcuno di esterno alla vicenda, per non passare dalla parte del torto e così alza la cornetta del telefono, compone il numero e resta in attesa di una risposta.
Mentre Edward sorride già vittorioso, convinto di ricevere l'appoggio del nuovo capo che ha la fama di essere spietato con le spie nemiche e con gli intrusi, che non tollera nella manierà più assoluta.
-Si signore, certo signore, come vuole lei-
Ma questa volta qualcosa deve essere cambiato perchè è Roy a sorridere soddisfatto e a riagganciare lentamente la cornetta del telefono, sotto lo sguardo del compagno che lentamente cambia.
-Mi appoggia, sarà nostro ostaggio fino a nuovo ordine-
Afferma incrociando le braccia al petto, ma non comprende la gravità delle parole appena dette: Se c'è qualcosa che pochi hanno fatto è sfidare Edward, e quei pochi be'... diciamo che sono andati in un posto migliore.
-D'accordo... ne sono felice-
Ma in quel sorriso apparentemente rilassato c'è qualcosa di strano che fa arretrare il moro.
-Meglio correre...-
Osserva capendo che Edward non è per niente felice anzi molto probabilmente deve temere per la sua vita, così inizia a scappare e nel mentre afferra qualsiasi arma che possa finire tra le adorabili manine del biondo.
-Illuso...- Ma non serve a niente perchè il caro biondino ne tira fuori una dallo stivale -Vadi come c'intendiamo...? Sarà un piacere averti tra noi-
Gli sorride sempre in quel modo strano, come se si trattenesse dall'ucciderlo nella maniera più lenta e dolorosa conosciuta dall'uomo, ma visto che non può farlo si lancia all'inseguimento del compagno scomparso nell'altra stanza.

Alphonse non riesce a sentire altro che rumori confusi e imprecazioni nelle ore successive e si chiede che cos'abbia mai fatto di male per finire con due tali squilibrati, che di notte si amano e di giorno si combattono... chi li capisce è davvero, davvero bravo.
Così resta su quella sedia a fissare il vuoto ed ascoltare i loro battibbecchi infantili fino a che non cessano finalmente di fare casino e decidono di tornare indietro.
-Bene è tutto chiarito-
Esclama Edward rientrando fresco come una rosa nella stanza, per poi buttare all'aria la pistola per sedersi sul divano rosso.
Seguito da un Roy sfiancato per la corsa e per la fatica fatta, nello schivare proiettili, mobili e cocci di ogni genere che invece si lascia cadere a peso morto sul letto.
-Ribadisco, chi vi capisce è molto bravo! Ma tu lo ami si o no?!-
Chiede Alphonse, perchè a quanto gli risulta due persone che si amano davvero e decidono di fuggire per stare insieme, non si minacciano di morte certa e non usano le armi in una discussione accesa.
-Non sono affari che ti riguardano moccioso-
Risponde acidamente il biondo fulminandolo con un'occhiataccia, quando Roy decide di riprendersi e sedersi composto per ascoltare.
-Allora per te è normale puntargli una pistola contro, inseguirlo, minacciarlo e giocare al tiro a bersaglio con lui, la persona che in teoria dovresti amare!-
Non si fa intimorire di certo e continua a rispondere convinto di ciò che dice, anche se non conosce il rapporto che hanno i due.
-Sai ascoltare le tue chiacchiere sconnesse mi fa venire il mal di testa!- Si alza irritato non rispondendo nemmeno alla domanda postagli da Alphonse, forse la ignora o forse non vuole proprio aggiungere altro -Vado al poligono di tiro!-
Annuncia troncando il discorso per poi uscire dalla stanza con passo deciso, osservato tuttavia dal moro.
-Ma non resti qui con me?!-
Chiede infatti alludendo al fatto che dovrebbero controllare l'ostaggio insieme, anche se non gli dispiacerebbe la compagnia di Edward.
Ma al biondo non sembra importare poi molto... si volta e mentre chiude le porte sussurra qualcosa con sorriso poco rassicurante -Tu sei stato buono, tu hai chiamato il capo e quindi tu baderai a lui! Io non voglio proprio entrare in questa buffonata!-.
Cosa che lascia spazio all'immaginazione, ma Roy sa bene che cosa significa: Se Edward resta nella stanza ancora cinque minuti tutta questa faccenda andrà a finire con l'occultamento di un cadavere, e la solita frase per consolare i parenti addolorati: "Si è battuto per lo stato e per ciò in cui credeva, è stato un'eroe", ma nessuno lascerà trapelare che in realtà: Ucciso per aver irritato Edward.

....
Ormai i due sono soli da un po' di tempo nel totale silenzio: Alphonse riflette e si pente di quell'attimo in cui ha pensato di poter arrestare Edward tutto da solo, quindi della sua arroganza e stupido orgoglio, non li ascolterà più in futuro questo è poco ma sicuro.
Roy si pettina maniacalmente i capelli fischiettando un motivetto indefinito, tranquillo e rilassato in una situazione che per molti sarebbe difficile.
-Tu lo ami invece...?-
Chiede di punto in bianco il prigioniero rompendo il silenzio per lui imbarazzante, tornando al discorso lasciato in sospeso con il fratello visto che è proprio curioso di ascoltare una risposta decente.
-Cosa? Se amo Ed...? Ovviamente-
Risponde con un'alzata di spalle facendola facile, la domanda poi non è critica per lui: Ama Edward con tutto se stesso e non c'è un perchè... non è qualcosa di definibile il motivo per cui lo ama.
-Ma... è scorbutico, ricorre troppo spesso alle armi, è...-
-E' Ed... tu ancora non lo conosci-
Lo interrompe assumendo uno sguardo differente dal solito quasi sognante, mentre pensa a tutti i momenti passati assieme al biondo e a tutte le emozioni provate.
-Quel che so mi basta per affermare che una persona così... irritante non potrà mai starmi simpatica!-
Il moro ridacchia alla sua infantile testardaggine, e si avvicina sedendosi sul letto per tentare almeno di approfondire il discorso.
-Credo che per rendere la convivenza più pacifica sia meglio parlarti un po' di quello... che dovrebbe essere tuo fratello no?-
Non ce lo vede a fare l'adulto comprensivo e paziente, ma si calma e resta in ascolto incuriosito.
-Figurati se a lui importa di essere mio fratello...-
Sussurra sconsolato, perchè sperava davvero di incontrare suo fratello e di avere un rapporto fantastico con lui, per rimediare a tutti gli anni persi e alle cose che non hanno potuto mai fare assieme come una famiglia... e invece.
-Gli importa invece, e molto... anzi soffre moltissimo per questo, il fatto è che devi capire che lui è stato cresciuto in modo differente che per molti potrebbe benissimo essere considerato crudele. Prova a metterti nei suoi panni piuttosto-
A queste parole abbassa un po' le arie e decide di provarci davvero ed ascoltare ogni singola parola della storia che Roy Mustang inizia a raccontare... quella di Edward.

[Angolino Autrice]
ç_ç già mi vengono le lacrime agli occhi... preparate i fazzoletti perchè il capitolo che ho in mente vi farà buttare acqua come delle fontane...
Edduccio mio TOT Cioè nostro X°D excuse me xD
cmq ^_^ ringrazio chi mi ha recensita lo scorso cap ^-^ adesso non ho tempo ma prometto che appena posso risponderò alle recensioni ù-ù con l'apposito programma xD il fatto è che dmn ho un compito.... - -
però dovevo aggiornare visto che sn in ritardo XD
^_^ scusatemi, prometto di non farvi penare molto!
ehheheheh, al prossimo :D
Bye Bye!!!

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Capitolo 8
*** Cap.8 ***



Ogni giorno qui è maledettamente identico al precedente, i cambiamenti sembrano severamente vietati come i contatti umani perchè qui siamo nell'istituto per la formazione delle spie: Dove neonati strappati alle amorevoli braccia dei genitori e dalla culla ancora calda, sono ritenuti avvantaggiati per questo sporco lavoro, in quanto possessori del cosìdetto "Gene della spia".
E' un posto sconosciuto agli occhi del mondo per la sua crudeltà... perchè qui ogni giorno vengono falciate vite su vite nella più totale indifferenza, vengono selezionati e messi alla prova bambini innocenti ed inconsapevoli senza alcuna colpa.
In questo ambiente è cresciuta la spia perfetta che conosciamo, e si può anche dire che è proprio in questo spregevole posto che il suo destino è stato scritto.
Edward non è semplicemente la spia perfetta... ma è l'unico del suo anno che è sopravvissuto all'istituto di formazione.
...
Anche i corridoi di quell'ala spaventosa sono tetri e senza uno spiraglio di luce, nessuna finestra o minima apertura... l'oscurità invade ogni passante opprimendo anche la sua mente.
L'unico raggio di sole al momento è la chioma bionda di un ragazzetto, che cammina con cautela per raggiungere la propria stanza.
Bisogna stare attenti, ogni minuto ed ogni ora costituiscono una prova... alla quale o sopravvivi o vieni dimenticato e lasciato indietro come tutti quelli prima di te.
Passo dopo passo sta per arrivare a destinazione ma non per questo si rilassa o smette di guardarsi intorno discretamente con i grandi occhi dorati, spaventati e teneri come quelli di un ragazzetto della sua età... ma diversi, sono gli occhi di qualcuno che deve lottare per sopravvivere, gli occhi dell'assassino che non vorrebbe essere.
Ma cosa può farci dopotutto? Non può cambiare le cose e anche se uccidere sembra sbagliato è quello che gli hanno insegnato e quello che deve fare... perchè è una spia e perchè vuole vivere non cadere indietro ed essere dimenticato.
...
Le campane suonano e non è un buon segno, visto che sta ad indicare la morte di un'altro... suonano come non hanno mai suonato prima, non è uno ma sono più ragazzi...
Il gracchiare dei corvi poi è ancora più inquietante, siamo nel periodo invernale e gli alberi ormai spogli e terrificanti vengono ricoperti dalla neve.
A Edward piace la neve, perchè è candida e fresca... è buona.
I viali sono rocciosi, gli alberi cattivi e scheletrici, i cespugli pungenti... ma la neve no, lei resta sempre candida e bella anche quando si posa su di loro cercando di coprire i difetti che li caratterizzano.
Tutto sembra più bello coperto da tutti quei piccoli fiocchetti bianchi, ma non lui... no Edward anche se ne viene coperto non sembra più bello... perchè ciò che non va bene sta dentro.
I suoi occhi dorati e i suoi capelli biondi sono belli ma ingannano gli altri, perchè si tratta dell'aspetto fisico.
Se solo qualcuno riuscisse a vedere cos'ha dentro ne rimarrebbe disgustato: Uccidere o venire ucciso e seppellito in una buca fangosa non riconosciuta, questo fa Edward uccide per vivere nella speranza di vedere un giorno un futuro più bello... come la neve che è bella veramente, non finge di esserlo.
...
Così ogni mattina mentre cammina verso il campo di addestramento, pistola e armi a portata di mano, si ferma almeno cinque minuti per farsi coprire dalla candida neve che scende dal cielo come un angelo... che non gli darà la sua benedizione, non ad un'assassino.
Anche se piange e si pente davvero di quello che è costretto a fare, nessuno sarà buono con lui, nessuno gli farà una carezza per consolare il suo animo macchiato perchè anche quelle lacrime sono ardenti come il fuoco dell'inferno e sciolgono la neve candida sulla guancia.
Come se non avesse il diritto di essere felice e trovare la benedizione di una cosa bella nella sua vita torturata da spinosi omicidi, dal sangue innocente di cui si macchia le mani giorno per giorno, e anche se prova a lavarlo con il sapone non basta... resta nell'animo e nella coscienza ormai martoriata, ormai sfinita.
...
Ma non può arrendersi e crollare proprio ora sotto i sensi di colpa che lo torturano, altrimenti farebbe la fine di tutti gli altri suoi compagni: uccisi o puniti per essersi ribellati e non aver rispettato gli ordini.
Non vuole sopportare quella morte orribile: Li chiudono in un'arena coperta da una gigantesca gabbia metallica e poi i tiratori scelti devono sparare senza esitazione... ed è sicuro che li prenderanno, almeno una ventina di proiettili tutti insieme conficcati nella carne di quei poveri ragazzi trattati come bambole di plastica indifese.
E il resto delle spie scelte deve stare fuori dall'arena sugli spalti e assistere alla punizione, così che non passi per la testa di nessuno la ribellione.
...
E lui resta lì seduto senza la forza di alzarsi e gridare, di fermare quello scempio, solo le lacrime hanno il coraggio di scendere per conto proprio rigandogli le guancie, la gola e l'uniforme.
...
6 anni dopo.

Inginocchiato sulla terra sporca guarda il suo ultimo compagno, il numero 5: Un ragazzo più giovane di lui di un anno scarso, dai capelli biondi come il sole e gli occhi azzurri.
Condannato alla punizione per essersi ribellato ad un preciso ordine: Uccidere un compagno, o meglio un amico prezioso.
-Perchè...?-
Sussurra con le lacrime che lottano per uscire dai suoi occhi dorati ormai vuoti per tutti gli anni trascorsi in quell'istituto disumano.
-E' meglio così... non potevo ucciderlo e tu lo sai benissimo-
Meglio la morte che uccidere un amico anche se adesso...
-Ma ora sarà compito mio uccidere te!-
A questo punto le lacrime scendono senza alcun controllo, tanto che sarebbe tentato di rifiutare a sua volta l'ordine ed essere ucciso.
-Fallo, e non tirarti indietro! Continua a vivere per tutti noi e diventa una delle migliori spie che questo paese abbia mai avuto il coraggio di vantare...!-
...
Il giorno successivo entra per l'ultima volta in quell'arena mostruosa, ma come tiratore scelto il cui compito è togliere la vita ad un suo amico e fedele compagno.
Ma c'è qualcosa di strano: l'arena è piena di novellini, non c'è l'ombra di spie scelte più vecchie nè tanto meno dei tiratori scelti che dovrebbero accompagnarlo.
-Che sta succedendo?-
Istintivamente fa un passo indietro spaventato dalla realtà che si trova davanti, possibile che sia rimasto soltanto lui?!
-Ora numero 7 e non sbagliare...-
Sente la voce del capo alle sue spalle, così si volta non nascondendo la sua rabbia.
-Perchè ci sono solo io? Dove sono tutti gli altri tiratori scelti? E perchè lo spalto assegnato alla mia classe è vuoto...?-
-Perchè erano dei deboli! Ci sei solo tu e sarai l'unico a sparare...-
Si avvicina posando le grandi mani sulle spalle del biondino, con un sorriso che non gli aveva mai visto, come felice -Tu, l'unica Spia Perfetta!-
...

Roy sospira sconsolato finendo il racconto che ha visibilmente scosso il minore, che a fatica riesce a parlare.
-Così Edward rispettò la promessa fatta al suo amico, lo uccise con un solo colpo che gli trapassò il cranio, morì sul colpo-
Alphonse boccheggia cercando di formulare almeno una frase, una supposizione.
-Uno solo e morì sul colpo... immagino abbia voluto rendere il tutto meno doloroso possibile-
Lo immagina impugnare l'arma e calarsi il passa montagna con il simbolo dell'istituto sul viso, uccidere il suo amico ed affermarsi come spia perfetta... come da promessa.
-Esatto... ora però ti spiego perchè Edward si comporta in questo modo con te e cerca di ascoltare attentamente-
...

Era una notte fredda quando Alphonse si presentò davanti al capo dell'agenzia che insieme ad un gruppo di volanti della polizia circondava un'individuo, per la precisione un terrorista che minacciava di farsi esplodere in nome del suo dio e in quello in cui credeva.
-Oh sei qui Elric!-
Lo accolse con un sorriso solare, non adatto alla situazione in cui si trovavano ma a lui sembrava non importare.
-Salve signore...-
Salutò con rispetto porgendogli la mano.
Alphonse però non sospettava nemmeno di essere osservato da due occhi dorati, dall'alto di un'edificio: Gli occhi di Edward che subito lo aveva riconosciuto come glie lo aveva descritto il capo.
-Che idiota...- Sibilò caricando l'arma e aggiustando il mirino, pronto per fare il suo dovere -Lui una famiglia ce l'ha... conduce una vita normale, allora perchè la sta buttando al vento così?!-
Puntò il bersaglio come aveva fatto innumerevoli volte prima di allora e sparò: Un solo colpo che trapassò la testa di quel terrorista con estrema precisione.
-Le sue mani, sono così candide e innocenti... perchè vuole macchiarle per qualcosa di così inutile?! Conoscere me, tsk che idiozia-
Si alzò e con la fune nera in dotazione con la divisa scese senza farsi notare da nessuno dall'edificio incamminandosi verso i due che ancora parlavano.
-Un'assassino... un criminale...- Pensava ma poi un idea lo fulminò e decise che suo fratello non avrebbe avuto il suo stesso destino, perchè lui lo costringerà ad arrendersi ed andare via.
-Edward eccoti qua!-
Si voltarono verso di lui e intanto si tolse il passamontagna per mostrare il suo volto al ragazzino, i cui occhi già lo esaminavano in ogni dettaglio.
-Piacere io sono...-
Tentò in vano di presentarsi, cosa che agli occhi di Edward sembrò molto dolce ma il suo obbiettivo era cacciarlo da quel mondo per metterlo in salvo... percui...
-Alphonse Elric, maggiorenne, spia per scelta... matricola facilmente rimpiazzabile, lo so-
Ghiacciato in un colpo solo!
-M-Ma...-
Balbettò incredulo, cercando di aggiungere che era anche suo fratello... non solo una matricola debole e inesperta.
-Abbiamo un legame di sangue? Si so anche questo... vedi di non morire d'accordo? Ti saluto!-
E ancora una volta lo ghiaccia facendolo rimanere di stucco, e lui che pensava che sarebbe andato tutto bene e che il loro rapporto sarebbe stato splendido!
...

-Vuoi dire che è così antipatico con me per questo?!-
Adesso che ha saputo la verità non può non arrabbiarsi ed eruttare come un vulcano!
-Si, vuole che tu ti arrenda-
Roy invece sorride tutto tranquillo, divertito poi dal loro primo incontro.
-Mai!-
Si riufita categoricamente, anche conoscendo le volontà di suo fratello, non gli importa anzi lo affronterà in un discorso faccia a faccia.
-Sei libero di fare quello che vuoi, per adesso però... ti racconto qualcos'altro? Per esempio, il più grande nemico di Ed è il latte- Conta ciò che dice sulle dita -Non fare commenti sulla sua altezza se non vuoi finire male... e vediamo...-
-Raccontami come vi siete conosciuti!-
La domanda lo stupisce un po', ma è sempre un bellissimo ricordo e raccontarlo non gli crea nessun disturbo.
-D'accordo!-

[Angolino Autrice]
Eccovi parte del passato del nostro Ed... ç-ç spero di non avrevi rattristati molto u.u ma con la scena del primo incontro tra i due spero di aver rimediato XD Cioè io mi sono proprio immaginata Al congelato come un iceberg ahahahaha XD povero picciulo ci è rimasto proprio male per non dire un'altra cosa!!
hihihihi, e nel prossimo :3 tante romanticherie... il primo incontro tra Ed e Roy!!! XD
Posso anticiparvi che si vedrà una bella parte del carattere di Roy ùwù la parte di donnaiolo XD e quella di don giovanni XD
See You Later!!!!!

E Buon 2011 a Tutti!!!!!!!!!!!!!! :D

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Capitolo 9
*** Cap.9 ***


Roy Mustang nelle vesti di un'abile ladro corre a perdifiato per tutta l'agenzia di spionaggio nemica cercando di non farsi prendere dalle insignificanti matricolette che gli hanno messo alle calcagna, ma soprattutto cerca di mettere in salvo il bottino appena rubato.

Sembrava un'impresa più difficile prendere un diamante grosso quanto la sua testa e riuscire a scappare senza rimetterci la pelle e invece sembra che l'abbiano proprio sottovalutato.

Come se poi quelli fossero alla sua altezza, credono di fermarlo abbassando il portellone principale che porta ad una delle uscite ma non prevedono certo una sua astuta scivolata su un fianco che gli permette di arrivare dall'altra parte e lasciarseli dietro come tanti idioti.

E dire che nell'edificio dovrebbe essere presente anche la misteriosa Spia Perfetta che non ha ancora avuto l'onore di conoscere ed ingannare.

Forse non dovrebbe pensare certe cose di una persona che nemmeno conosce e già sottovaluta con il solito atteggiamento da presuntuoso.

-E loro sarebbero spie...?-

Sbuffa guardando il portellone chiuso e l'uscita dritta davanti a se' aperta e disponibile per lui.

-Loro no... ma io si-

Sente una voce beffarda e stranamente divertita, una voce che si sta prendendo gioco di lui senza alcun ritegno.

-Chi ti credi di essere?!-

Si guarda intorno ma non riesce a vederne il proprietario che però generoso salta giù da un angolo buio della stanza atterrando come un felino aggraziato davanti ai suoi occhi stupefatti.

-Mi presento, io sono Edward e sono la spia perfetta-

Sembra un avvertimento a tirarsi indietro e scappare fin che ne ha la possibilità, ma ciò che lo ferma è ben altro.

Si trova davanti ad un vero e proprio angelo: Occhi dorati dal taglio felino, lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo ed un fisico niente male.

-Io sono Roy Mustang...-

Gli tende la mano sfoggiando il solito sorriso da donnaiolo che questa volta vale proprio la pena di usare davanti ad una tale bellezza.

Il biondo fissa per un momento la sua mano ma sorride in modo per niente rassicurante con un che di falso, e si avvicina stringendola.

Ma Roy troppo occupato a perdersi nei suoi occhi non si rende conto che la stretta va via via ad aumentare e in men che non si dica si ritrova con la faccia a terra, bloccato in una morsa dolorosissima.

-Fa male...?-

Chiede il biondo sopra di lui.

Si è sbagliato nel giudicarlo come un angelo dolce ed attraente, Edward può anche averne l'aspetto ma dentro è invaso dalla crudeltà e dalla freddezza.

-Si molto, p-potresti cortesemente scansarti?-

Se non fosse troppo orgoglioso a quest'ora starebbe già strillando per il dolore.

-Certo, e tu potresti cortesemente darmi quel diamante?-

Come se ci fosse bisogno di chiedere, tra l'altro glie l'ha già tolto di mano.

-Ma certo tesoro prendilo...-

Anche se sente tutte le ossa spaccarsi non può fare a meno di essere attratto da lui, anche da quel suo lato crudele e sadico.

-Bene, è stato un piacere Roy Mustang-

Allora il biondo decide di alzarsi e lasciargli il suo spazio per agonizzare a terra in santa pace, ed allontanarsi con il diamante.

D'altra parte il moro nel vederlo sparire dietro la porta d'acciaio con quella sua camminata sicura e quel suo sorriso soddisfatto ha capito: Avrebbe domato la Spia Perfetta e l'avrebbe fatta sua.

...

-Questa è stata la prima volta che ci siamo incontrati e anche la prima volta che mi ha quasi ammazzato...-

Roy sorride al ricordo non proprio pacifico del loro primo incontro, ciò che lo rende felice non è il dolore provato bensì la consapevolezza di amarlo d'allora, dalla prima volta che ha incontrato i suoi occhi dorati.

-Il tuo amore non sembra molto corrisposto...-

Osserva Alphonse.

-Io lo amo da quel giorno, ma... ci è voluto un po' per essere corrisposto a dire il vero. Ma non mi sono mai arreso, mi sono sempre intrufolato dentro per trovarlo e corteggiarlo spudoratamente!- Si lascia sfuggire una risata -Anche se mi sono quasi beccato parecchi proiettili da parte sua e diverse minacce... e... be' ti racconto di quella volta in cui è stato geloso!-

...

Come suo solito ormai Roy passeggia indisturbato per i corridoi dell'agenzia nemica di spie, cercando di attirare l'attenzione di un particolare soggetto.

Ha intrappolato le matricole e messo in crisi la maggior parte dei nemici dunque quando arriva Edward per prenderlo a calci e cacciarlo per l'ennesima volta?

Perché è questa la sua parte preferita.

-Non ti stai introducendo qua dentro un po' troppo spesso...?-

E finalmente l'oggetto dei suoi desideri svolta l'angolo appoggiandosi al muro con aria annoiata, perché lo caccerà facilmente cercando di non badare a tutte le scemenze che dice sull'amore e su una loro possibile storia.

-Non sei felice? Io faccio tutto questo per stare con te... Ma Cherì-

Ecco come questa, l'ennesima frasetta sdolcinata e l'ennesimo nomignolo zuccheroso: Cucciolo, Tesoro, Cherì, Dear... ma non gli si blocca mai il bottone della fantasia per cose stupide?!

-E a me tocca sbatterti fuori a calci... scegli, o te ne vai da solo o ti faccio fare un volo dalla finestra!!-

Non c'è mai stato qualcuno capace di urtarlo fino a questo punto, eppure tutto ha una sua prima volta.

-Preferisco correre se tu sei d'accordo Ed...-

Inizia a correre nella direzione opposta inseguito come al solito dal biondo più che furioso.

-Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi Ed!?-

Dopo un po' arrivano davanti all'ufficio delle segretarie dell'agenzia, popolato solo da una ragazza che cerca di raccattare carte e cartine ed uscire ma fa prima Mustang che con la solita aria da donnaiolo cerca di infastidire la spia.

-Oh salve bella signorina le serve una mano?-

Lei non risponde spaventata dall'uniforme dell'altro che non appartiene evidentemente alla stessa agenzia bensì a quella nemica, e poi non è solita ad assecondare certe futili galanterie.

-No non le serve niente!-

Piomba nella stanza come un uragano il biondino che fa cenno alla ragazza di uscire in fretta per rimanere da solo con l'intruso.

Lei esegue e corre via sui tacchi a spillo cercando di non inciampare ma soprattutto di non perdersi qualche carta per strada.

-Oh andiamo non sarai mica geloso-

Il moro con il solito sorriso beffardo si volta incrociando le braccia al petto, davanti all'evidente rabbia della spia o forse sarebbe più corretto dire all'evidente gelosia che prova.

-Io geloso ma non farmi ridere donnaiolo da quattro soldi!-

Anche se a dire il vero ricevere tutte quelle attenzioni gli piace e vederlo civettare con un'altra non è proprio nei suoi piani, perché potrebbe perdere lui e la sua dannata invadenza.

-Non preoccuparti Cherie il mio cuore batte solo per te!-

Se avesse avuto a portata di mano una rosa l'avrebbe già usata ma deve accontentarsi di un sorriso e un gesto teatrale con la mano.

Ma Edward non ci fa caso e ricambia il sorriso con qualcosa in mente, sicuramente qualcosa di losco e non proprio piacevole.

-Ora voglio farti vedere io una cosa... Cheri-

Tira fuori una mascherina bianca come quelle che usano i pompieri negli ambienti tossici e pericolosi, per non essere storditi da vari gas.

-Che... stai facendo?-

Si guarda intorno non capendo le sue intenzioni, ma dai bocchettoni dell'aria condizionata pian piano esce un gas di un insolito color lilla e simultaneamente inizia a non sentirsi bene.

-Buonanotte Cheri...-

L'ultima cosa che vede prima di perdere i sensi è lui: Bellissimo e allo stesso tempo crudele.


-E poi cos'è successo?-

Alphonse rimane sempre più stupito dalla tenacia di Roy, che ha continuato a corteggiare Edward anche se veniva respinto in continuazione e trattato male e cacciato...

-Sono finito in prigione...-

Ecco, anche dopo che l'ha fatto finire in prigione!

-E tu hai continuato ad amarlo...-

-Si, ma devo dirti che la prigione non è stata poi così male... lui doveva controllarmi molto spesso e non potevo chiedere di meglio... così con il passare dei giorni ci siamo conosciuti meglio ed è nato qualcosa-

Però si vede costretto a tacere sentendo la porta d'ingresso chiudersi segno che Edward è tornato...

-E poi l'ho fatto evadere con un elicottero svizzero!-

E che ha anche sentito tutto.

Entra nella stanza appoggiandosi allo stipite della porta per guardare i due che formano proprio un bel quadretto di “amici”.

-E ha aperto la porta usando solo due forcine per capelli...-

Continua Roy.

-Perché solo io ero in possesso delle chiavi della cella e sarebbe stato fin troppo ovvio...serviva lo scasso-

Alphonse avverte la complicità tra i due nel raccontare come sono andate le cose e pensa che dopotutto si amino per davvero.

-Comunque Roy mi ha raccontato del perché sei così freddo con me! E sappi che io non mi ritirerò e non mi lascerò intimorire da te!-

Il maggiore sembra indifferente al suo atteggiamento, ma sospirando mette insieme qualche parolina per rispondere.

-Be' forse prima era così... volevo intimorirti per cacciarti dall'agenzia ma adesso sinceramente mi sei davvero antipatico, fa quello che vuoi ma non starmi tra i piedi!-

I due ci rimangono di sasso mentre la spia perfetta senza degnarli di uno sguardo si reca nell'altra stanza per farsi un bagno caldo e riflettere su alcune cose.

Angolino autrice:

Scusate l'immenso ritardo ma il documento di testo è partito e ho dovuto provvedere a sostituirlo XD poi la scuola e tutto il resto e il tempo scarseggiava -.- così oggi mi sn decisa a finire il chap e postarlo :) Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso cap xD

Spero vi piaccia Bye Bye!!! =3

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Capitolo 10
*** Cap.10 ***


 

Edward lentamente si immerge nella vasca da bagno lasciando che il calore rilassi i suoi poveri muscoli tesi e doloranti, concedendosi almeno qualche minuto soltanto per se' e per i pensieri che gli affollano la mente, tutti indirizzati al ragazzino che si è ritrovato prigioniero nell'altra stanza.

Scivola lentamente con la schiena verso il fondo bagnandosi i capelli, cosa dovrebbe fare? Ucciderlo o liberarsi semplicemente di lui...?

Non sopporta la sua presenza e tanto meno come faccia combutta con il suo uomo, insomma non è geloso per carità però lui e Roy prima facevano tante cose piacevoli che adesso non possono fare con un minorenne tra i piedi... e poi non ci sarebbe la stessa atmosfera.

Deve tornare nel mondo che gli piace tanto, quello che ha scelto.

Loro invece devono scappare in una località paradisiaca da soli, con un bel bottino in spalla e tanti saluti alla vita stressante e a tutti i loro nemici.

Deve sparire... altrimenti non avrà mai la vita che vuole, quella che sta progettando con Roy da tantissimo tempo.

Li farà arrestare, appena ne avrà l'occasione lo farà su questo non c'è alcun dubbio.

E' solo un traditore, una persona che conquista la tua fiducia e poi ti pugnala alle spalle per diventare la nuova “spia perfetta”, ma quel ruolo non glie lo toglie nessuno! Ha sudato per averlo, si è sacrificato, ha scalato una montagna infinitamente più grossa di lui e non ci rinuncerà per colpa di una matricola arrivista!

Alcuni minuti dopo decide di uscire dalla vasca, visto che l'acqua non è più così piacevole ormai diventata tiepida.

Si asciuga, si mette il pigiama e spazzola i capelli tamponandoli con l'asciugamano blu lì vicino.

Poi silenziosamente rientra nella stanza dove i due ancora parlano di cose che nemmeno vuole sentire e sotto il loro sguardo si siede ancora sulla panca foderata sotto la finestra.

Piccoli puntini bianchi scendono dalle nuvole grigie coprendo ogni cosa sotto di loro come un lenzuolo candido e pulito.

Strano, di solito non nevica così facilmente...

Sarà un segno del destino che proprio oggi debba assistere a quella scesa angelica, proprio lui che di angelico ha ben poco.

E' l'ennesima punizione per essere un assassino, l'ennesima macchia candida che coprirà il suo cuore oscuro e rimarrà lì ancora per molto... come tutte le altre, si faranno compagnia.

-Tutto okay Ed?-

Chiede Roy improvvisamente preoccupato sapendo bene quali pensieri stiano attraversando la mente dell'altro e l'angoscia che lentamente si sta facendo spazio in lui, come del resto ogni volta che il suo sguardo incontra la neve.

-Sta nevicando-

Risponde senza un tono preciso nella voce, una semplice informazione.

-Si lo vedo...-

Roy abbassa la testa sapendo che per quella sera sarebbe stato meglio lasciarlo ai suoi pensieri, senza intromettersi troppo.

Anche Alphonse del resto avendo ascoltato la storia decide di avere lo stesso rispetto per il fratello e tacere in attesa che quei quattro fiocchi di candida purezza smettano di cadere dal cielo.

 

Il giorno seguente la neve viene sciolta dai caldi raggi del sole, che contribuisce a dissolvere anche ogni ricordo legato ad essa.

Alphonse e Roy sono seduti in mensa mentre fanno colazione e parlano del più e del meno.

Quella mattina quando si sono svegliati Edward era già uscito diretto chissà dove e non gli aveva nemmeno lasciato un biglietto o qualcosa di simile, era del tutto sparito senza lasciare traccia.

Non che la sera precedente fosse stato semplice farlo rimanere nella stanza, avrebbe voluto dormire fuori, forse sentendosi a disagio per la presenza del prigioniero che gli aveva tolto anche quel più piccolo ritaglio di vita normale ed intima che era riuscito a ricavare con il suo compagno.

-E' colpa mia se è così schivo con te...?-

Domanda difatti Alphonse in parte dispiaciuto per essersi in qualche modo intromesso nella loro relazione.

-Non è colpa tua, vedi ha una mente molto complessa, è cresciuto in un campo di addestramento per spie, ha visto morire i suoi amici e magari mentre tu avevi accanto una famiglia lui non sa cosa significhi andare a scuola, uscire con gli amici, rincasare e trovare i tuoi genitori ad aspettarti... il che lo ha reso freddo ed incapace di confidarsi con le persone visto che gli è stato sempre insegnato che i sentimenti come ogni emozione umana sono sbagliati, con me ha un legame speciale e non è sempre teso e pronto all'impossibile... sa di potersi rilassare e distendere i nervi perché nessuno lo attaccherà improvvisamente, la nostra intimità è paragonabile ad un luogo fisico, all'interno del quale può lasciarsi andare ed essere se stesso, fidarsi, provare emozioni, ridere...-

-E visto che io sono una persona estranea a questa vostra intimità è come se si sentisse invaso, per questo è sempre distante e teso con me, ed è anche per questo che non ha mai voluto affrontare l'argomento “Famiglia”-

-Non si fida abbastanza per parlartene... non prenderla sul personale, nessuno lo conosce davvero-

-Anche se non me lo dice, posso immaginare che si sia sentito davvero malissimo in quell'istituto tra la vita e la morte senza poter contare sull'appoggio di nessuno, senza una figura di riferimento a proteggerlo, a confortarlo...-

-A volte per esempio i bambini piccoli accendono la luce notturna per cacciare i mostri dalle loro camerette, chiamano la mamma e il papà, dormono con loro per sentirsi al sicuro... tutto questo gli è mancato, anche le più piccole ed insignificanti attenzioni, la luce notturna, una carezza, un abbraccio, un incoraggiamento... non penserà mai come te o me, nella sua mente è sempre stato da solo dalla più tenera età e l'unica persona su cui ha sempre potuto contare è se stesso-

-Ho capito... però questi istituti non dovrebbero esistere... sono campi di sterminio per bambini innocenti, li usano come se fossero cavie e alla fine li rovinano, è come se ti rendessero incapace di essere umano-

-Il loro scopo è creare una macchina perfetta non un essere umano-

Alphonse sente dentro di sé un moto di compassione e tenerezza, sta conoscendo più ora la vita di suo fratello che prima quando si ostinava a volergli stare accanto e scoprire tutto di lui, per compensare l'assenza negli anni.

Non riesce ad immaginare un bambino, piccolo, indifeso ed innocente rinchiuso in quell'istituto malvagio dopo essere stato strappato dalle braccia della propria madre, non riesce a vedere suo fratello, ora così forte e presuntuoso e sì anche irritante nei panni del bambino che una volta era.

-Ehi voi due, cos'è quest'aria da funerale...?-

Alzando gli occhi dal piatto incontra quelli dorati dell'interessato arrivato come un fantasma.

-Oh ciao Ed- Si sbriga a rispondere Roy per non insospettirlo -Nulla sai solita aria tra prigioniero e sequestratore, dove sei stato tu piuttosto? Hai già mangiato?-

-Mi sono alzato presto per allenarmi un po' sul nuovo percorso, all'alba è meno affollato e si sta più tranquilli, dopodiché ho fatto una doccia, qualche tiro al poligono e stavo progettando una fuga strategica, insomma la solita routine-

-Una fuga strategica...?-

Chiedono in coro i due non capendo cosa stia macchinando la mente cospiratrice del ragazzo.

-Si, vi spiegherò tutto in camera, alzatevi-

Ordina lapidario con un tono che non ammette alcuna replica, nemmeno un versetto minuscolo, così entrambi si alzano e lo seguono restando in silenzio fino a che entranti nell'appartamento il biondo chiude la porta ermeticamente e si siede sul letto.

-Allora... cosa intendevi con fuga strategica?-

Come due bravi cagnolini si accomodano sul tappeto ai suoi piedi curiosi di sapere.

-Mi sono stufato di averti tra i piedi e visto che il signor spia buona non mi permetterebbe di ucciderti, dobbiamo fingere che riesca a scappare-

Ecco di cosa si trattava, la tolleranza di Edward la spia perfetta ha raggiunto il suo limite dopo nemmeno 24 ore quindi per il bene di tutti è meglio dargli ascolto se non ci si vuole trovare in un incidente mondiale.

-Che cosa...? Scusami ma non verrebbe messa a repentaglio la tua reputazione di spia perfetta se io scappassi sotto il tuo controllo?-

-Si ed è per questo che diremo che era il turno di Roy-

Spiega con disinvoltura accennando un leggero sorriso.

-Ma perché il mio? Così mi fai passare per un incapace-

-Ed è quello che sei...comunque io ufficialmente sarò “in missione”, tu matricoletta scapperai fino al cancello d'entrata dove io manometterò i sistemi di allarme e ti lascerò uscire, ti nasconderai nell'area di sosta per elicotteri e jet, a quel punto arrivo io con il volto coperto e una bellissima e velocissima Ferrari e ti riporterò all'azienda, domande?-

-Perché fai tutto questo? Perché non riesci ad accettarmi e provare almeno ad avere un rapporto diverso con me? E' da quando ti conosco che sei schivo, freddo, distaccato, calcolatore... non è così che si comportano i fratelli, forse tu non lo sai ma te lo voglio dire io, ci si vuole bene in una famiglia, ci si da una mano gli uni con gli altri, ci si protegge... perché non provi a comportarti da essere umano per una volta? Io sono tuo fratello, l'unico contatto che hai con la tua famiglia, in caso lo avessi dimenticato tu ne hai una come tutti ma la stai solo allontanando...-

Per qualche secondo Edward sembra senza parole, nei suoi occhi dorati si poteva cogliere un minimo di insicurezza, solo per un piccolissimo istante la spia perfetta ha vacillato... ma poi fa un respiro profondo e riordina i pensieri cancellando le parole appena udite.

-Tu sparisci dalla mia vista oggi stesso, fine della discussione-

Molto lentamente si alza e lascia la stanza con disinvoltura, fingendo di non essere stato sfiorato da quelle parole che invece hanno concesso a vecchie ferite di tornare alla luce, di sanguinare e fare nuovamente male.

[Angolino Autrice]

So che è passata una vita dall'ultima volta che ho aggiornato... non tiratemi i pomodori u.u ma la mancanza di recensioni e la mancanza di ispirazione hanno contribuito a farmi accantonare questa fic.

Comunque adesso credo di aver ritrovato una buona pista e cercherò di portare a termine il tutto senza farvi aspettare molto.

Vorrei ringraziare:

Chiby Rie_chan

ValeXAnime

Per la pazienza ^^ scusate ragazze cercherò di portare a termine la fic ora che ho l'ispirazione dalla mia parte, spero continuerete a seguirmi ^^
Un bacione
Alex

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Capitolo 11
*** Cap.11 ***


Il vento fresco della sera sfiora il delicato viso di un angelo caduto e solitario sul tetto di un gigantesco edificio, scruta le stelle, le persone sotto i suoi piedi e ciò che lo circonda con occhi assenti e immersi in milioni di frammenti di vita.

Flashback

 

Tutto è silente intorno, quando scende la notte all'accademia gli animi si placano perché è nelle tenebre che si trova sicurezza.

Quando la luna brilla nel cielo stellato tutti sono nelle rispettive camere per riposare e gioire per essere arrivati a quel momento... poiché molti purtroppo vedono il sole sorgere ma non lo vedono tramontare, falciati senza pietà dalle prove che ogni giorno esaminanol'intelligenza del singolo individuo, la sua tenacia, la forza, la determinazione e la sua mente, su questa ci si pone una sola domanda: Cadrà col tempo che passa, o resterà in piedi?

Molti cadono, soprattutto dal punto di vista psicologico, diventano eccessivamente paranoici, non riescono a dormire, sono sfiniti e spaventati... troppo per sopravvivere.

E' il caso del compagno di stanza di Edward, o al tempo: Numero 7.

Una sera tornando in camera dopo aver superato l'ennesimo test di resistenza fisica il biondino si prepara velocemente per andare a dormire visto che la sveglia la mattina seguente suonerà all'alba, deve essere in forma per affrontare un nuovo giorno.

Nella stanza non c'è luce ma non importa perché chi è vissuto nell'ombra fin dall'infanzia è abituato a farne a meno.

Quando si sdraia sul letto, accanto a quello del compagno nota che è ancora vestito, rannicchiato a terra con le gambe al petto.

-Ehi... che succede?-

Sussurrò scansando i capelli biondi a caschetto fino alle spalle dietro l'orecchio per vederlo meglio.

-Oggi... durante la pausa mensa siamo andati aldilà del recinto-

Il campo era chiuso per impedire la fuga dei suoi prigionieri e non da una rete o muro qualsiasi ma da un recinto elettrico che solo a guardarlo ti metteva i brividi.

-Cosa...? Ma è impossibile oltrepassarlo-

-Abbiamo scavato una buca... e ci siamo accorti che, tutto ciò che ci viene raccontato qui non è affatto vero, c'era un grande prato verde, non c'erano percorsi ad ostacoli né malvagità... era tutto così luminoso e pieno d'amore e c'erano delle donne adulte con dei bambini, senza uniforme o armi, non sembravano spaventati, giocavano e ridevano... il mondo al di fuori non è il posto orribile che ci viene descritto... e io mi chiedo se...-

-Se...?-

-Se anche io prima di arrivare qui, avessi una donna sempre con me, una “mamma”-

-Cosa...?-

Alle orecchie di un bambino rinchiuso fin dalla nascita queste parole non hanno significato, cos'è una “Mamma”, cos'è quel posto così diverso dal campo che gli stava descrivendo?

-Si, le chiamavano così... pensaci un attimo, noi da dove veniamo? Perché siamo qui... è davvero la realtà quella ci circonda?-

Fine Flashback

Non diede molto peso a quella conversazione lasciandola in sospeso, ma il giorno seguente il suo compagno di stanza sparì ma a differenza di altri non morì sotto i suoi occhi, non aveva la certezza che avesse lasciato questo mondo, non lo vide più e basta...

Fu allora che pensò a quella conversazione prendendola sul serio e con gli anni ottenne diverse certezze.

I bambini non vengono in qualche modo creati, ma nascono,  allora perché lui era lì da solo, qualcuno lo aveva forse portato via dalla sua famiglia?

Perché doveva attraversare l'inferno in solitudine quando un essere umano non nasce mai da solo...? E se aveva una famiglia, dov'era?

Lo stavano cercando o lo avevano abbandonato spontaneamente?

 

-Ecco dov'eri-

Alle sue orecchie giunge la voce di Alphonse, appena entrato dalla porta metallica che da sul tetto, dove lui è seduto.

-Che cosa vuoi? Ti ho già detto che non ti voglio tra i piedi-

-Ti devo delle scuse e vorrei che tu fossi sincero con me, non accettarle solo per farmi andare via, sono stato duro prima ma dovevo dirtelo, ti sarò sembrato privo di tatto... insomma Roy mi ha raccontato dell'istituto dove sei stato cresciuto...-

-Cosa? Appena lo vedo gli spacco il naso... brutto idiota-

-Non sentirti esposto o vulnerabile o addirittura debole, io non so niente di te e quel poco che ho appreso me l'ha spiegato Roy... sei un libro chiuso ermeticamente e non vorrei questo, ti puoi fidare di me-

-Oh ma certo, adesso ti do le chiavi magiche per accedere ai miei pensieri più profondi e al mio crudele passato-

Disse sarcasticamente.

-Non devi raccontarmi per forza... non voglio compatirti se è ciò che pensi, voglio capire...-

-Capire che cosa? E' un istituto dove fin dalla nascita vengono cresciute potenziali spie, sono malvagi, ogni giorno è una sfida, muore tantissima gente, ne rimane solo uno e bla bla bla... fine del racconto-

Alphonse si siede al suo fianco cercando di non fare caso ai modi per deviare il discorso dell'altro.

-Quando eri lì... sentivi il bisogno di avere una famiglia accanto?-

-Io non sapevo nemmeno cosa fosse una famiglia, non lo so tutt'ora e non lo voglio nemmeno sapere, i bambini lì dentro non sanno cosa sia una mamma o un papà... per quanto ne sanno sono nati all'interno dell'istituto, quando lotti per la tua vita non ti fai domande del genere-

-Mi dispiace che tu non abbia mai avuto nessuno a fianco... deve essere stato terribile-

-Finiscila con le frasi melensi... perché non sei scappato piuttosto?-

-Perché non c'eri tu a disattivarmi sistemi d'allarme e a portarmi via...-

-Ho spiegato a Roy come fare...-

-Ma lui non ci riesce-

-Ovvio è un deficiente... ci penso io muoviti-

Senza aggiungere altro si alza precedendolo giù per le scale che li avrebbero portati al piano di sotto dove avrebbe potuto preparare la fuga.

Alphonse dopo un po’ di incertezza decide di seguirlo in silenzio, sente ancora una certa distanza tra loro e si chiede se mai sarà colmata, per lui quel ragazzo è come un automa che si rifiuta di provare sentimenti e punta soltanto alla perfezione, nella mente gli sono stati inculcati troppi concetti crudeli e malvagi per essere lavati via tanto facilmente.

Ma d’altronde cosa può aspettarsi? Che improvvisamente gli racconti del suo passato, delle sue emozioni, di quello che ha dovuto affrontare e si sfoghi con lui lasciando andare tutto il dolore che si è tenuto dentro per anni?

 

Arrivati in camera prende il passamontagna e una divisa anonima per non essere riconosciuto assieme a delle lenti colorate in modo da nascondere anche il colore degli occhi, è un professionista dopotutto non può permettersi nessun errore, nemmeno nel caso remoto in cui al buio riuscissero a catturare qualche fotogramma dell’evasione.

-Allora…- Inizia prendendo una mappa dell’edificio –Una volta uscito di qui prenderai le scale di servizio fino alle cucine che a quest’ora dovrebbero essere deserte, esci dalla porta sul retro e passando per le zone in ombra corri fino al cancello, l’ho programmato per aprirsi con un pulsante che premerò io stesso, in strada vieni verso il vicolo a destra, ti farò evadere con la macchina come ti avevo preannunciato… purtroppo non possiamo usare la pista degli elicotteri perché è illuminata e se ti vedesse qualcuno e riuscisse a prenderti sarebbe un bel casino, tutto chiaro?-

-Si…-

-Bene, Roy aspetta dieci minuti prima di gridare per il corridoio che hai perso il prigioniero, non andare da nessuno, un contatto diretto sarebbe sospetto-

-Ricevuto-

-Non devi preoccuparti di niente matricoletta non hanno l’ordine di sparare perché gli servi, proveranno solo a correrti dietro ma con dieci minuti di vantaggio anche tu puoi farcela no? Mi raccomando passa per le zone in ombra altrimenti si attiveranno i sensori e ti troverai tanti bei doberman affamati alle calcagna e cerca di passare inosservato e…-

-Ho capito passo per le scale di servizio e la porta sul retro della cucina non sono stupido…-

-Lo spero-

Sibilò acidamente incamminandosi verso la porta –Hai 15 minuti a partire da adesso vedi di non farti ammazzare…-

Alphonse ci rimane un po’ sorpreso chiedendosi se il significato sia: Sono preoccupato per la tua incolumità.

Oppure: Spetta a me ammazzarti quindi non lasciare questa soddisfazione ad altri.

“Sicuramente la seconda…” pensa sconsolato, però non è certo questo il momento di mettersi a riflettere su certe cose: scuotendo la testa lancia uno sguardo e un sorriso a Roy e si lancia verso la porta cercando di fare meno rumore possibile.

Sulla moquette i suoi passi hanno un suono ovattato ma cerca comunque di restare nelle zone meno popolate e così appena incontra un accesso alle scale di servizio lo imbocca con il cuore che batte a mille nel petto come se volesse uscire fuori e darsela a gambe.

 

Intanto Edward bello tranquillo sul sedile dell’auto tiene le orecchie tese per avvertire ogni possibile cambiamento nel piano, rumori di proiettili, grida… ma fortunatamente dopo qualche minuto la matricoletta lo raggiunge quasi cadendo tra un bidone e l’altro salendo sulla vettura accaldato e con un fiatone da record.

-Sei davvero… un incapace- Che poteva aspettarsi? Un “Bravo bel lavoro”? Nha… non sarebbe nel suo stile di ghiacciolo distaccato.

-L’importante è che ce l’ho fatta no? Muoviti per carità-

-D’accordo d’accordo…-

Mette a moto sfrecciando sull’asfalto ad una tale velocità che il più giovane viene spinto sul sedile e le ruote stridono, deve avere davvero tanta fretta di liberarsi di lui se supera ogni limite di velocità, forse sarebbe disposto persino a mettere sotto qualcuno.

-Allora… che farete adesso?-

-Credi per caso di essere diventato il mio confidente? Non ti riguarda quello che deciderò di fare…-

-Ma perché devi essere così insopportabile?! Sto cercando di stabilire un contatto e tu che fai? Mi respingi, mi freddi con il tuo stupido sarcasmo, senti non lo so quello che ti hanno fatto in quella gabbia di matti e capisco che possa essere stato traumatico ma tu ora hai me, te ne rendi conto?! Hai un fratello, una famiglia, se solo volessi potresti vivere una vita normale e invece…! io non ti capisco davvero…-

-Non occorre che tu mi capisca…-

Edward non vede l’ora di arrivare a quella stupida azienda per lasciarlo là e scappare via il più lontano possibile e non vederlo mai più, tiene duro stringendo i denti e il volante tentato di accostare la macchina e sbatterlo fuori a calci ma la spia perfetta porta sempre a termine i suoi lavori e non inizierà proprio ora a mostrarsi sensibile a quelle seccanti parole.

-Portami in quell’istituto…-

Decreta il più giovane con la convinzione negli occhi: Vuole capire, vedere con i propri occhi ciò che ha terrorizzato l’animo del fratello per tutti questi anni segnandolo a tal punto.

-No-

-Perché?-

-Perché ho detto che ti avrei fatto evadere e che ti avrei riportato indietro non che ci saremmo fatti una gita-

-Voglio capire, voglio vederlo con i miei occhi…-

Improvvisamente la macchina si ferma facendolo quasi cadere in avanti, sposta lo sguardo sul conducente che però è freddo come al solito mentre probabilmente sta bruciando dentro.

-Lo capisci che non è un gioco? Cosa vorresti vedere in quell’inferno? La morte in faccia? Se è così ficcati una pistola in bocca e premi il grilletto… e ora scendi siamo arrivati-

Non sarebbe mai tornato in quel posto, dopotutto se una persona riesce a scappare da una trappola non va certamente a rimetterci il piede sopra… e così farà lui: E’ sopravvissuto, è riuscito ad uscire da quell’inferno e diventare la spia perfetta, non tornerà indietro… non vuole farlo.

-Sappi che io ci andrò comunque in quel posto… non mi arrenderò-

-Fa come ti pare, se vuoi rovinarti la vita va pure… se sei una persona intelligente invece mi darai ascolto, uscirai da questo casino e tornerai a fare il poliziotto buono e ingenuo-

-No io mi assumerò la responsabilità delle mie scelte e andrò a vedere coi miei occhi quello che ti ha reso un insensibile-

Scende dalla macchina arrabbiato sbattendo lo sportello, tanto Edward non gli avrebbe nemmeno risposto e infatti riparte senza degnarlo nemmeno di un ultimo saluto, lasciandolo lì vicino l’entrata segreta dell’agenzia sfrecciando nella notte come se qualcuno lo stesse inseguendo, come se la fuga non fosse finita.

 

 

Il mattino seguente Alphonse Elric apre gli occhi con un obbiettivo all’ordine del giorno e non uno qualsiasi, non si tratta di sventare una rapina in banca, di catturare qualche spacciatore o criminale di basso livello.

Questa mattina non darà nemmeno la caccia a suo fratello, alla spia perfetta cercando di dimostrare qualcosa, no… non gli correrà dietro cercando di smentire le sue credenze, cercando l’affetto che mai gli ha dimostrato, implorando più confidenza e affetto reciproco… questa mattina prenderà il toro per le corna e visto che chiedere al diretto interessato non sembra sortire alcun effetto salirà alla fonte dei problemi e li farà suoi, cercando di capire veramente ciò che si cela nell’animo surgelato di Edward Elric.

Dopo essersi preparato a passo svelto si dirige verso l’ufficio del capo per chiedere l’indirizzo di questo istituto o “Inferno” come lo chiamano lui e suo fratello.

-Signore…- Bussa senza aspettare una risposta entrando a passo sicuro per fermarsi di fronte la scrivania del superiore che lo osserva stupito.

-Elric… sono felice che tu sia riuscito a uscire illeso da questa avventura-

-No signore, Edward mi ha lasciato andare… non gli era permesso di uccidermi e visto che non sembra avere molta simpatia per me si è semplicemente sbarazzato di un peso inutile-

-Tipico… dovresti ritenerti fortunato…-

-Lo so signore, ma vorrei avanzare una richiesta:Vede io non mi arrenderò fino a che non riuscirò a capire meglio quel ragazzo e visto che per me è un libro chiuso o meglio una cassaforte di una banca svizzera… voglio recarmi nell’istituto dove è cresciuto-

-Sei impazzito Elric?-

Sembra sconvolto da una tale determinazione come se fosse deciso a buttarsi in un burrone o farsi processare, come se andasse incontro a morte certa con la testa alta non rendendosi nemmeno conto di quello che sta facendo.

-Ho chiesto anche a lui di accompagnarmi ma non ne ha voluto sapere, ha detto che se volevo vedere la morte in faccia potevo anche ammazzarmi, come se fosse più sensato-

-E lo è, faresti meglio ad ascoltarlo, quel posto non è adatto a te… non immagini nemmeno cosa si cela al suo interno…-

-Ma voglio saperlo… mi permetta di visitarlo, di dare un’occhiata, convinca qualcuno…-

-Elric non serve che io smuova le acque, basta mostrare il distintivo dell’agenzia e saranno tutti ai tuoi ordini là dentro…-

-Bene allora mi permetta di andare, le assicuro signore che se vacillerò, andrò via, non mi tratterrò oltre… voglio capirlo, voglio capire cosa lo turba, voglio capire il suo passato perché credo che capendolo potrò anche aiutarlo a superarlo-

-Non puoi fare niente per lui Elric… ha passato sedici anni là dentro le cose non cambieranno tanto facilmente-

Scuotendo la testa tira un sospiro forse rassegnato forse indeciso… ma andando indietro con la sedia fruga nei cassetti cercando un piccolo cartoncino bianco, lo posa sulla scrivania e con la penna segna un indirizzo sconosciuto e strettamente confidenziale.

Forse nella speranza che cambi davvero qualcosa, forse Alphonse Elric non possiede il gene della spia ma possiede le capacità per cambiare le cose.

-Che non cada in mani sbagliate, brucialo una volta arrivato-

-Si signore… la ringrazio-

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Capitolo 12
*** Cap.12 ***


Alphonse Elric a bordo della sua auto sfreccia sulla strada completamente deserta guardando di tanto in tanto il paesaggio roccioso fuori dal finestrino: Non si sarebbe mai aspettato un ambiente così tetro e spoglio, per almeno un due o tre kilometri non ci sono altro che montagne, valli sconfinate senza un’anima viva e piante secche.

Dopotutto chi mai verrebbe di sua spontanea volontà in questo luogo dimenticato da Dio? Sarà stato scelto appositamente per la sua posizione e per la poca affluenza come sede di un istituto maligno.

Una volta arrivato a destinazione parcheggia la vettura abbastanza distante dal cancello d’entrata e si avvicina iniziando a guardarsi intorno: Più che un istituto sembra una prigione, ci sono imponenti muri con del filo spinato in cima e dei recinti elettrici che a suo dire sarebbero più adatti per dei cavalli, non per dei bambini.

Non si preannuncia stimolante la sua visita, ma tira un sospiro d’incoraggiamento e prima che i soldati a guardia dell’entrata lo tramortiscano mostra il distintivo.

-Sono un’agente… dovrei visitare la struttura-

-Si signore- Sembrano automi, all’unisono si voltano sbattendo i tacchi degli stivali per aprirgli il cancello elettrico e lasciarlo passare. –Qualcuno la accompagnerà, buona permanenza signore-

“Se tutti qui si comportano come degli automi credo di aver già capito quale sia il problema di Edward: Mancanza di contatti Umani!”

Tira dritto senza mai voltarsi indietro, sente il cancello richiudersi e un brivido gli percorre la schiena. Una volta entrato nella struttura viene accolto da un uomo esile dai grandi occhiali che sembrano coprire occhi spiritati.

-Salve io sono Shou tucker…-

-Alphonse Elric…-

Sembra sorpreso a sentire nuovamente quel cognome.

-Oh Elric… lei però non ha il gene…-

-No sono un agente comune…-

-Benissimo… mi segua prego le mostro la struttura…-

Gesticolando a non finire lo precede lungo un corridoio interamente grigio, strano che non ci siano colori, forme o disegni in un istituto di bambini.

-Avrei una domanda signor Tucker: E’ possibile che il gene si ripresenti più volte nella stessa famiglia?-

-E’ impossibile, il gene compare un'unica volta, in tutto l’anno si prelevano solo un centinaio di neonati aventi il gene in tutto il mondo-

-Quindi vuole dirmi che in tutto il mondo più o meno cento piccoli vengono strappati dalle braccia della loro mamma ogni anno?-

Il tono usato è molto duro, cerca di trasmettere lo sconcerto e la rabbia che prova per quegli esperimenti disumani e il dolore che è sicuro abbia provato sua madre nel vedersi portare via il bambino che aveva amato e nutrito per nove mesi di gestazione, che viveva in empatia con lei come un’unica cosa.

-Esatto…-

-Quale sarebbe lo scopo di tutto ciò?-

-Nel corso degli anni selezioniamo con dure prove i bambini che dimostrano di avere maggiore capacità di adattamento, spirito di iniziativa, forza e determinazione… alla scopo di creare una spia praticamente perfetta-

-E questo titolo va alla persona che resiste ad ogni prova senza mai essere scartata?-

-Ancora esatto…- Si ferma di fronte ad una porta grigia anch’essa, dalla serratura ermetica, per impedire a chiunque di uscire. –Prego questa è la sala degli addestramenti-

Una volta entrato si trova davanti ad una piccola balconata di metallo dove i bambini probabilmente vengono osservati, si sporge quanto basta per vedere dei ragazzini di forse dieci, undici anni maneggiare pistole come al poligono di tiro e combattere con vere lance, mentre alla parete sono appesi altri tipi di arma tagliente o da fuoco che sia.

-Voi fate combattere questi ragazzini con armi vere? Potrebbero ferirsi…-

Sconcertato si volta per chiedere spiegazioni al signor Tucker che non sembra poi sbalordito come lui.

-E’ l’obbiettivo delle prove: rimanere illeso, sono combattimenti che talvolta possono sfociare nel mortale… non siamo in un parco giochi signor Elric qui addestriamo spie non pargoli indifesi-

-Quindi lei lascerebbe davvero che un bambino morisse?-

-Sono cose che capitano in questo campo-

-E le famiglie? Avete sottratto questi bambini ai loro genitori per mandarli a morire?!-

-Signor Elric lei dovrebbe sapere che alla famiglia non è più permesso avere contatti, interferisce con la loro crescita… una volta varcati quei cancelli i soggetti perdono la loro identità, per noi sono numerati per anno e ordine di nascita e gli viene subito insegnato ciò per cui sono stati creati-

-Loro non sono stati creati, sono nati… sono il frutto di un padre e di una madre, vuole dire che i bambini non sanno di avere dei genitori e una famiglia che li cerca?-

-Non è nostro obbiettivo far chiarezza nel loro passato, gli viene insegnato a combattere perché non hanno altra scelta, o combattono o muoiono, col corso degli anni si otterrà come lei avrà sicuramente notato un'unica e perfetta spia-

No… quella conversazione ai limiti della logica non stava avvenendo, si rifiuta di credere che tutto ciò abbia veramente un senso per qualcuno: Combattere o morire, non sono concetti che si possono insegnare ad un bambino spaventato.

-Insinuate in loro soltanto paura e insicurezza rendendoli delle macchine da combattimento prive di emozione! Come può questo essere giusto?!-

Erano loro ad aver insinuato tutte quelle stupidaggini nella testa di suo fratello, a renderlo così freddo e distaccato, calcolatore, una perfetta spia che vive per uccidere o per essere uccisa.

-E’ semplice istruire dei ragazzini convinti di essere stati creati per un unico scopo, più che bambini spaventati che piangono e vogliono la mamma, il concetto di famiglia non esiste in questo istituto, i bambini non sanno assolutamente da dove vengono, non hanno legami di parentela, vivono per sopravvivere…-

-Non ha senso!-

-Tutto ha un senso signor Elric, dipende dai punti di vista, per noi questo metodo è efficace…-

-Che cosa dite ai bambini se iniziano a porsi delle domande sulla loro nascita?-

-Sono nati qui, non hanno alcuno scopo se non quello di combattere e sopravvivere… sarebbe inutile per loro ricercare un’eventuale famiglia, perché nessuno li ha mai amati veramente, altrimenti non sarebbero qui, le pare?-

Queste parole fecero scattare un moto d’ira irrefrenabile in Alphonse, ora aveva capito qual’era il problema di suo fratello, il motivo di tanta freddezza, il perché fosse così distaccato nei suoi confronti: Per sedici anni della sua vita gli avevano inculcato nel cervello solo concetti orribili e crudeli, aveva combattuto per la sua vita e non conosceva altra via d’uscita e non si sarebbe mai fidato di nessuno all’infuori di se stesso poiché secondo gli insegnamenti di quell’istituto, nessuno lo avrebbe mai amato veramente, la sua famiglia lo aveva abbandonato a quel destino crudele.

-Non è vero, all’infuori di queste mura hanno una famiglia che li aspetta e che li piange ogni singolo giorno, non può inculcare nel cervello di questi ragazzini simili cattiverie!-

-Sembra che lei prenda la cosa da un punto di vista strettamente personale signor Elric… mi dica, ha conosciuto suo fratello?-

-Si che l’ho conosciuto, mi rifiuta con tutto se stesso-

-Prevedibile, dopotutto cosa può aspettarsi signor Elric? Lei non c’era quando era qui, nessuno era al suo fianco quando si trovava a combattere tra la vita e la morte, nessuno lo rassicurava con parole dolci, se è vivo non è di certo per merito suo-

-Come può accusarmi di qualcosa che io neanche sapevo?! Ho passato anni alla sua ricerca e se avessi saputo prima di questa condizione sarei accorso immediatamente, anche i miei genitori l’avrebbero fatto-

-Non avrete mai un vero e proprio rapporto, si è trovato qui, solo, per sedici anni, cresciuto come tutti gli altri con il mio metodo, per lui non esiste nemmeno, la sua famiglia lo ha abbandonato in questo istituto crudele, come può pensare che la rispetterà mai o le vorrà addirittura bene?-

-Ma io ci sono adesso e sto cercando di rimediare a quello che lei ha fatto- Sporgendosi verso la balconata osservò quei bambini lottare tra di loro con una tale crudeltà da spiazzarlo –Li guardi, non sono armi né tanto meno i suoi giocattoli, sono dei bambini, costretti a ferirsi vicendevolmente, gli state insegnando cose sbagliate e nel corso degli anni si ritroveranno a non provare sentimenti, a non avere rapporti umani... anche colui o colei che resisterà fino all’ultimo, sarà morto, dentro- D’un tratto attirò la sua attenzione un bambino, bassino coi capelli biondi fino alle spalle e grandi occhi color nocciola, se ne stava isolato in un angolo dell’enorme camerata, non combatteva contro nessuno e dal suo sguardo spaurito s’intravedeva soltanto un’immensa tristezza.

-Quello è il numero 20, prelevato il 0708 in un paesino del sud, suo fratello era esattamente identico, aveva la paura negli occhi liquidi di timore, era solo un bambino confuso e pieno di incertezze, piccolo ed indifeso…-

Stentava a credere a quello che sentiva, suo fratello anni fa era come quel bambino? Eppure a vederlo adesso non si direbbe affatto, così freddo e orgoglioso.

Come quell’ometto, terrorizzato, con gli occhi pieni di lacrime alle quali impediva di scendere forse per paura di esprimere i propri sentimenti visto che lì era considerata una cosa sbagliata o per evitare di mostrarsi debole agli occhi dei propri compagni che intanto si scannavano tra loro.

-Come ha fatto a ridurlo ciò che è adesso…?-

Si girò verso Tucker che come un serpente gli sussurrava all’orecchio parole malefiche.

-E’ stata un’unica certezza, quella che nessuno mai l’avrebbe salvato, a nessuno importava che lui soffrisse o che fosse solo in mezzo alle tenebre, ha dovuto per forza prendere coscienza della propria condizione e lottare per se stesso, lei non era qui signor Elric, l’ha lasciato solo ed è per questo che mai se la sentirà di stringere un legame con lei, e la stessa cosa accadrà a quel bambino, o prenderà la situazione in mano e lotterà per la sua vita o morirà-

No, quelle parole non avevano alcun senso logico, non poteva credere a ciò che stava sentendo, era lo stesso trattamento che era stato riservato a suo fratello ed ora riusciva finalmente a capire cosa gli divorasse l’animo in quel modo: Non era forte ed orgoglioso, ma insicuro, debole ed indifeso, glielo si leggeva negli occhi ogni qual volta parlava di famiglia o si arrabbiava con lui, come il giorno prima nella sua stanza… aveva paura di stringere un rapporto, paura di mostrarsi fragile davanti a lui.

Edward Elric non era fatto d’acciaio.

Bensì di cristallo.

-Mi dica signor Elric, qualcuno verrà mai a salvare quel bambino? Qualcuno lo porterà via da questo istituto? Crescerà qui, secondo i miei metodi, può darsi che abbia qualche speranza di uscirne vivo… oppure morirà, ma nessuno avrà pietà di lui-

-Lo sa signor Tucker…- Il ghigno di quell’essere spregevole iniziava ad infastidirlo, era lui la causa di tutto, colui che aveva rovinato suo fratello e che gli aveva inculcato tutte quelle stronzate in testa da quando era nato, lo odiava, sentiva di detestarlo come mai aveva detestato qualcuno. –Lei è un grandissimo bastardo- Non seppe con quale forza riuscì a farlo ma gli mollò un pugno sul naso, il più forte che avesse mai dato a qualcuno, vide del sangue sgorgare a fiotti ma quella fu la prima volta che non se ne pentì –Questo è per mio fratello e per quel bambino- Tirò fuori le manette d’ordinanza che per fortuna aveva portato con sé e inchiodò quel perfido individuo alla ringhiera per prendere tempo, con un salto scese dalla balconata e si affrettò verso l’angolo dove quel bambino aveva alzato lo sguardo su di lui spaventato.

-Non preoccuparti, ti porto via di qui-

Gli sorrise rassicurandolo, lo prese in braccio e tornò indietro scavalcando Tucker che intanto cercava di liberarsi, gridava contro di lui e contro le guardie che impegnate nell’infliggere dolore chissà dove non accorrevano in suo aiuto.

Fuggì e per la prima volta si sentì vivo, non come quando combatteva contro suo fratello ostinato a dimostrargli qualcosa, ma come quando ci si leva un peso enorme dal petto, un senso di colpevolezza.

Una volta giunto al cancello d’entrata le due guardie vedendolo con un bambino in braccio provarono a fermarlo ma schivando il loro attacco riuscì a respingerli verso la rete elettrica e dopo il contatto caddero atterra svenuti.

Montò in macchina tranquillamente, facendo sedere il piccolo sul sedile accanto al suo per poi allacciargli bene la cintura.

 

 

Edward intanto si trovava nei campi d’allenamento dell’agenzia, cercava di schiarirsi le idee correndo, tenendosi informa, facendo esercizio fisico duro ed estenuante, doveva riuscire ad ogni costo a cancellare quella petulante matricoletta dal suo cervello.

Da quando era arrivata nella sua vita non aveva fatto altro che intromettersi e cercare la parte più umana di lui, era fin troppo ostinato, testardo e dannatamente arrogante.

Non lo sopportava, pensava forse che dopo tanti anni di sofferenza vissuta in solitudine gli sarebbe per caso caduto tra le braccia?

Era sempre stato da solo nell’affrontare i pericoli e gli ostacoli che il mondo gli metteva davanti e non avrebbe mai permesso ad un novellino di cambiarlo, di manovrarlo come un burattino.

Non poteva imporsi nella sua vita, non l’avrebbe mai accettato.

Il sudore gli imperlava la fronte, incollandogli i capelli ai lati del viso, i suoi occhi bruciavano come fiamme vive e il battito del suo cuore non accennava a diminuire mentre si faceva strada tra sterpaglie e terra continuando la sua corsa.

La coda di cavallo sbatteva sulla schiena in un ritmo regolare, però si vide costretto a fermarsi dato che nella sua tasca il telefono aveva iniziato a vibrare.

Pensò subito a Roy, quello scocciatore che tuttavia amava come mai aveva amato qualcuno nella sua vita, era strano ma lui era l’unica persona con cui si era aperto parzialmente, poiché nei suoi occhi mai leggeva rimprovero, ma sempre tenero affetto e amore.

Però dovette ricredersi, era un numero a lui sconosciuto…

-Pronto?-

Rispose con un leggero affanno nella voce fermandosi sulla radice scoperta e alta di un grosso albero.

-Salve numero 7, avrei bisogno di te per una questione davvero importante, vedi mi trovo in città per rivendicare qualcosa che mi appartiene, se potresti rientrare in agenzia te ne sarei grato così ti illustro la situazione-

Nel sentire quella voce ebbe un tremito e sentì freddo, brividi su tutto il corpo che per poco lo fecero vacillare.

-Signor Tucker… da quanto tempo- Cercò di regolare il tono della voce per non mostrare la propria insicurezza –Non so se lei è stato informato nella sua lontana posizione ma mi sono trasferito ad un’altra agenzia-

Sentì delle risa dall’altra parte –Oh lo so, sono fiero della tua indole ribelle ed individualista, mi trovo proprio nella tua attuale agenzia ora, nella tua stanza in compagnia del tuo compagno d’armi-

Per qualche secondo non sentì più nulla poi però qualcun altro prese a parlare.

-Ed, dice la verità, si tratta di una cosa importante dovresti tornare-

Era Roy, si trovava davvero nelle vicinanze allora.

-Sto arrivando, qualche minuto e ci sono-

-Ti aspettiamo-

Riagganciò la telefonata e sebbene le gambe sembravano essersi fatte molli, si fece forza e avanzò a passo deciso verso l’agenzia poco distante dal campo d’addestramento, con una bruttissima sensazione nelle viscere.

 

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Capitolo 13
*** Cap.13 ***


Il sole quel pomeriggio era alto nel cielo senza nemmeno una nuvola, perfetto rifletteva i propri raggi sull’erba di un parco poco distante dalla periferia cittadina dove Alphonse si era recato per stare lontano dal trambusto che aveva creato nel centro di addestramento, era certo che di lì a poco Tucker avrebbe smosso mari e monti per scovarlo, non sembrava il tipo che passava sopra ad una cosa del genere e poi se tra i comuni cittadini si sarebbe saputa la verità ci sarebbero state rivolte e disordini sociali.

Inoltre non voleva che quel bambino venisse riportato in quell’istituto malvagio e tanto meno dovesse subire le conseguenze di una sua scelta.

Forse la sua mente vedeva il tutto come una seconda opportunità: Riparare a ciò che in passato non aveva potuto fare, portare via suo fratello, salvarlo da quella oscurità opprimente.

Il piccolo, che aveva soprannominato Jamie, si divertiva davvero tanto all’aria aperta, possedeva una curiosità impressionante per qualsiasi cosa i suoi occhi incontrassero, sembrava vedesse il mondo ora per la prima volta.

La cosa gli riempiva il cuore di gioia, in più aveva chiamato sua madre che naturalmente era più esperta di lui su come crescere un bambino e poteva essere una cosa positiva anche per lui avere accanto una figura femminile.

Ora seduti su una panchina osservavano Jamie guardarsi intorno ed esplorare con lo sguardo attento, si era premunito di spiegare anche a lui la situazione, forse un normale bambino mai l’avrebbe capita eppure lui si, aveva capito ogni cosa e stava imparando a conoscere non solo il mondo ma anche colui che l’aveva portato via da quel luogo di tristezza, gli piaceva Alphonse, era diverso dagli adulti a cui era abituato.

-E’ una cosa assurda…-

Sussurrò Trisha al suo fianco, addolorata ma anche molto arrabbiata.

Per anni aveva immaginato come potesse essere quel bambino che le era stato portato via, per anni aveva sognato di recuperarlo e crescerlo, amarlo e donargli tutto ciò di cui avesse avuto bisogno.

Sentire ora il trattamento che veniva riservato a quei bambini la terrorizzava, poiché tante altri madri vivevano il suo stesso tormento eppure non erano a conoscenza dei fatti, restavano all’oscuro non potendo neanche immaginare che i loro piccoli rischiavano la vita e combattevano giorno dopo giorno per gli ideali di un folle.

Ma soprattutto sapere che suo figlio ne aveva risentito, le trasmetteva una rabbia infinita.

-Lo so mamma, ne parlerò sicuramente con lui…-

Si riferiva ad Edward, dopo ciò che aveva saputo, non poteva tacere certamente, lo avrebbe preso a calci per aver creduto a quelle emerite stronzate che gli venivano raccontate.

-Tu almeno puoi farlo, io non ho niente… eppure è anche mio figlio-

Non aveva tempo ora per piangersi addosso, né per sognare il volto del suo primogenito o il momento in cui l’avrebbe potuto abbracciare, era soltanto arrabbiata, non con lui bensì con il governo e quell’assurda agenzia che invece di proteggerli, li teneva all’oscuro e feriva.

-Posso farti sentire la sua voce…-

Alphonse con un sorriso tirò fuori il cellulare e andrò sotto la voce: Edward (Irritante e perfetta Spia).

-Hai il suo numero?-

-Se fosse stato per lui col cavolo, l’ho preso dal cellulare di… un suo amico- Aveva tralasciato il racconto di lui e Roy… non erano cose che doveva dire.

Avviò la chiamata, entrambi sentirono il cuore martellare nel petto ad ogni squillo che faceva il telefono.

Poi rispose –Pronto?-

-Noi due dobbiamo parlare-

Edward dall’altra parte si pentì amaramente di aver risposto al cellulare: Quel ragazzino stava sempre in mezzo!

-Lo stiamo facendo, taglia corto ho da fare-

-Non provarci neanche, non mi terrai fuori questa volta, sono stato nell’istituto-

Dall’altra parte silenzio per qualche secondo.

-Si mi hanno informato, ora sequestri ragazzini?-

-Non ho sequestrato proprio nessuno, semmai ho salvato un bambino, non sai quanto soffrisse là dentro e combattevano con delle armi vere, non potevo lasciarlo lì-

-Lo so perfettamente cosa accade in quel posto, ma Tucker ora è sulle tue tracce-

-Come fai a saperlo?-

-Indovina un po’, chissà come mi ha rintracciato-

-E cosa diavolo vuole da te?-

-Come spiegartelo mmmh, vuole che io ti uccida e riporti il bambino da lui, per farla breve-

Alphonse rimase qualche istante paralizzato e anche Trisha ebbe un fremito.

-Lo sai che tutto ciò che ti hanno raccontato là dentro è stronzata bella e buona vero? Non farai mica sul serio, non pensi a quello che hai patito tu?! Non puoi consegnarglielo!-

-Vuoi smettere di parlare a vanvera…? Non ho mai detto che avrei assecondato le richieste di quel folle, tu pensa a nascondere il ragazzino, il resto lo faccio io-

-No no no cosa diavolo hai in mente? Non escludermi!-

-Fa come ho detto e basta… io e Tucker abbiamo un conto in sospeso da oltre sedici anni-

-Aspetta un secondo che vuoi dire?! Non vorrai metterti contro quel folle!-

-E’ una mia battaglia non la tua, pensa a quel bambino e a starmi lontano, ho solo intenzione di chiudere la faccenda una volta per tutte…-

-N-no io ti aiuto-

-Ho detto che devi starne fuori! Vuoi immolarti al sacrificio come un povero idiota per caso?! Io sono la spia perfetta, questa cosa riguarda soltanto me ergo ci penserò io!-

Si sentirono i freni di una macchina stridere sull’asfalto in modo acuto.

-Dove sei…?-

-Nel posto in cui tutto ha avuto inizio-

-Questo intendevi con “Ho da fare”?! Ti sei ribellato agli ordini di Tucker e ora gli dai battaglia?!-

-Pensa a te stesso, a me ci penso io-

Riattaccò quella telefonata che altrimenti sarebbe stata infinita, Alphonse non sentì più nulla e si preoccupò come non mai, non sapeva ciò che si erano detti Edward e Tucker ma era certo che non si era trattato certo di una rimpatriata.

-Cosa vuole fare?- Si preoccupò Trisha alzandosi dalla panchina, come suo figlio che in preda al panico non sapeva che fare.

-Credo che sia andato all’istituto-

-Che cosa? E per quale motivo, che intenzioni ha?-

-Tucker, lo scienziato a capo del folle progetto della spia perfetta, colui che l’ha cresciuto secondo i suoi folli ideali, lo ha contattato per riportare Jamie indietro e uccidere me… ma qualcosa è andato storto, perché adesso Edward è in cerca di vendetta-

-Si è rifiutato di eseguire gli ordini, mi sembra una cosa buona no?-

-Per Jamie e per me lo è, per lui non ne ho idea…- Doveva correre in suo soccorso, aiutarlo ad affrontare i fantasmi del passato e questa volta non sarebbe stato da solo, non l’avrebbe abbandonato.

-Andiamo da lui-

Esclamò la donna decisa, da parte sua mai avrebbe lasciato suo figlio da solo ed ora che aveva l’occasione di conoscerlo e fargli sentire ciò che provava, non si sarebbe tirata indietro, era arrivato il momento di opporsi, come non aveva potuto fare anni addietro.

-No è pericoloso, rimani con Jamie, io andrò ad aiutarlo-

-Non se ne parla nemmeno Alphonse, io verrò con te… non preoccuparti per Jamie può sempre stare con il nostro vicino di casa, Hughes, vedrai che si divertirà-

-D’accordo ma muoviamoci, e tu non scendi dalla macchina-

 

Quella mattina…

 

Nella stanza d’albergo regnava il più completo silenzio, Roy Mustang sedeva in salotto con gli scienziati folli che avevano manipolato per anni il suo Edward, li detestava con tutto se stesso eppure in quelle circostanze non poteva che portargli rispetto e aspettare che il biondo si facesse vivo, per cacciarli tutti a calci.

Dopo qualche minuto, come aveva promesso al telefono rincasò, sudato ma a suo dire sempre e comunque affascinante, tranquillamente si sedette al suo fianco senza salutare i suoi ex maestri o per meglio dire sadici bastardi carcerieri.

-E’ un piacere vederti numero 7-

Disse Tucker con un sorriso malvagio.

-Il mio nome è Edward dottore e piuttosto che questi inutili convenevoli preferirei ascoltare altro-

-Dritto al punto, bé allora ti accontento, poche ore fa Alphonse Elric si è introdotto nel nostro istituto-

-E…?-

Era freddo e distaccato, non voleva mostrare alcun segno di vacillamento davanti all’uomo che più odiava sulla faccia della terra, colui che aveva trasformato la sua infanzia in un inferno e che gli aveva rovinato la vita.

-E’ riuscito a sottrarci qualcosa, uno dei soggetti-

Sul suo viso apparve un’espressione di puro disprezzo, ma non poteva esprimersi molto bene visto che il movimento dei muscoli facciali gli causava dolore al naso, coperto con una medicazione, evidentemente storto e rotto.

-Non vedo come la cosa possa importarmi-

Dentro però gioiva, dopotutto quell’inutile matricoletta non era poi tanto smidollata come credeva e i segni sul viso di Tucker gli davano un’immensa soddisfazione: Quanto aveva desiderato poterlo fare lui.

-Ebbene la richiesta che vorrei farti è questa: Riportami il ragazzino, a lui voglio pensarci io, Alphonse puoi ucciderlo come vuoi-

Ghignò nel più meschino dei modi, credendo di poter fare leva sul suo rancore, seppellito per anni e anni, alla voglia di vendetta che mai aveva dimostrato.

-Non lo farò-

Roy ebbe un piccolo sussulto mentre il compagno al suo fianco sembrava perfettamente deciso, lanciava occhiate infuocate all’uomo che gli stava seduto di fronte, le conseguenze di un rifiuto non sembravano sfiorarlo nemmeno.

-Che cosa?-

-Ha capito bene, io non lo farò-

L’altro non sembrava d’altronde preparato ad un rifiuto, pensava di avere la situazione in pugno, istigare i due fratelli l’uno contro l’altro e affermare una delle sue più importanti teorie: Le spie che lui creava erano perfette, non avevo sentimenti che potessero ostacolarle.

-Ma quel ragazzo è tuo nemico, non dimenticare chi è e chi sei tu soprattutto!-

-Io? Mi avete sempre considerato un numero, mai una persona, io non esisto, tuttavia lui si, non lo ucciderò-

-Ti fai venire scrupoli di coscienza?! Non è ciò che ti ho insegnato!!-

-Lei non mi ha insegnato proprio un bel niente, ci mettevate soltanto in mano delle armi incitandoci al combattimento, i vostri concetti sono del tutto sbagliati e il suo metodo non è da meno, è una pura dimostrazione di ignoranza e crudeltà, ciò significa che non riporterò neanche quel bambino-

Per un attimo gli occhiali spessi di Tucker scivolarono dal naso mostrando i suoi occhi piccoli e furiosi, si alzò in piedi di scatto brandendo un tagliacarte.

-Tu razza di ingrato!-

-Questo è il trattamento che lei merita-

Il biondino si vide sfrecciare davanti il tagliacarte e lo bloccò con estrema facilità tenendolo stretto in un pugno mentre lo scienziato cercava di abbassarlo verso il suo volto, si squadravano, l’uno in piedi di fronte all’altro.

-Io ti ho creato e posso anche distruggerti non te lo dimenticare-

Sibilò aumentando la stretta, che però non mise assolutamente in difficoltà Edward.

-Proprio perché mi ha creato dovrebbe sapere ciò di cui sono capace, lei non se lo dimentichi… stia attento a quel che fa Tucker-

Quelle semplici parole lo fecero demordere, i colleghi alle sue spalle non si azzardarono ad alzare nemmeno un dito in sua difesa, tutti avevano paura di Edward, mai avrebbero rischiato la vita mettendosi contro di lui.

Lasciò la presa sul taglia carte che cadde a terra bagnato del sangue del ragazzo che però sembrava indifferente a ciò, aveva soltanto un taglio sul palmo della mano avendolo fermato senza alcuna protezione.

-La voglio fuori di qui, ora, prima che ci pensi personalmente-

Gli uomini a quel chiaro invito si alzarono e insieme, Tucker compreso se ne andarono.

-Tutto ok?-

Chiese premurosamente Roy una volta rimasti soli, l’altro si voltò verso di lui e sorrise debolmente rilassandosi, finalmente.

-Si-

-Hai fatto la cosa giusta-

-Eppure non mi sento bene per niente…-

Notando che dalla mano colava ancora sangue il moro si alzò prendendo un piccolo kit per il pronto soccorso, con cui iniziò a medicargliela.

-Qualsiasi cosa tu decida di fare va bene-

-Voglio chiudere i conti Roy…-

-Allora fallo, ci sono io con te non sei mica solo-

Finita la medicazione gli baciò la mano visto che stringendola avrebbe sentito male.

-No, devo farlo da solo…-

-Ne sei più che sicuro…?-

Gli accarezzò delicatamente una guancia avvicinandosi al suo viso, dagli occhi non più tristi ma ardenti di un fuoco più vivo del sole.

-Si, è ora di fargli assaggiare la sua stessa medicina-

[Angolino Autrice]

E rieccomi :) questa volta ho aggiornato abbastanza presto, non vi ho fatto aspettare... xD 

bé, che dire, a meno che non mi venga qualche brillante idea, direi che siamo agli sgoccioli.

Edward contro Tucker u.u finalmente la nostra spia perfetta affronta il proprio passato... come finirà?

Riuscirà ad avere un normale rapporto anche con la sua famiglia? :) 

si vedrà tutto nella battaglia finale ù.u 

spero vi piaccia questo capitolo ^_^ 

Fatemi sapere! Così posso aggiornare in fretta ^_^ 

Un ringraziamento speciale a:

Melanie7997

Per la bella recensione :) anche io ho gioito scrivendo quella scena *-* era ora che Al facesse il duro, e Tucker si sarebbe meritato un bel pugno anche da Ed, però fa niente, lui si sfogherà ben bene tra poco ^^

Un bacione a tutti :)
Alla prossima

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Capitolo 14
*** Cap.14 ***


L’auto sfrecciava velocemente sull’asfalto alzando polvere al suo passaggio e piccoli sassi sulla strada di campagna, deserta e silenziosa come non ci si aspetterebbe da un luogo malvagio.

Alphonse Elric sapeva di violare gran parte delle norme stradali ma in quel momento non poteva assolutamente pensare di comportarsi da bravo cittadino, poiché suo fratello rischiava la pelle in quell’istituto dove lo avevano crudelmente cresciuto, cercava vendetta dopo più di sedici anni e chissà se sarebbe riuscito ad ottenerla.

Non lo spaventava la sua resistenza fisica, dopotutto stava parlando della spia perfetta, era sopravvissuto sicuramente a peggio… ciò che lo preoccupava era la resistenza psicologica che avrebbe potuto dimostrare in quella situazione.

Immergersi in un passato così traumatico troppo in fretta, forse gli avrebbe causato dei danni, indebolendolo, rendendolo un facile bersaglio.

E poi, voleva proteggerlo, anche se non ne aveva bisogno, anche se non l’avrebbe mai ammesso nella sua vita, anche se non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, doveva fargli sentire la propria presenza, almeno questa volta, doveva esserci, lì, al suo fianco.

-Così… è stato qui, per sedici anni-

Sussurrò sua madre stringendo le mani tra loro, frustrata.

-Si-

-Ho sempre pensato che qui ci fossero soltanto boschi e valli deserte… e invece mio figlio era qui, neanche così lontano da me-

-Mi dispiace tanto mamma, anche io non ne avevo idea… ma ora non lo lascerò solo tanto facilmente, è un tipo testardo ed orgoglioso che mai accetterà apertamente l’aiuto di qualcuno… però devo esserci-

-Ma perché?! Perché non vuole aiuto?-

-Devi capire che… è stato solo per sedici anni, ha badato a se stesso senza pesare su nessuno, ha combattuto letteralmente per la propria vita… e anche se odio ammetterlo, Tucker ha ragione, è normale che non mi voglia intorno, io non ci sono mai stato per lui…-

-Ma noi non ne avevamo idea…!-

-Lo so, per questo adesso che sappiamo, devo dimostrargli che una persona non nasce da sola, che ha una famiglia alle spalle a sostenerla… sai, quando parlavo di famiglia, non riuscivo a spiegarmi la sua espressione, è una persona estremamente intelligente però… ci sono lacune affettive che non ha mai colmato… quando alla fine mi ha detto che non sa neanche cosa sia una famiglia, o come ci si senta ad avere dei genitori, mi sono sentito andare il cuore a pezzi…-

-E’ orribile, non avrei mai immaginato che un ragazzo potesse avere una simile mancanza nella propria vita-

Non c’erano parole per descrivere ciò che entrambi si portavano dentro, ciò che sentissero in quel momento, però quando l’istituto spiccò dritto davanti ai loro occhi nel loro cuore si fece strada una decisione: Non si sarebbero tirati indietro, non in quel momento.

Il minore accostò la macchina, al fianco di una ferrari nera scintillante quanto un penny.

-E’ la sua-

Iniziò a guardarsi intorno, ma evidentemente la spia perfetta era già entrata tra le fila nemiche visto che il cancello era distrutto e la rete elettrica disattivata, intorno c’era comunque silenzio e le guardie sembravano essere scomparse.

-Entro, resta qua mamma…-

Tirò fuori la pistola d’ordinanza sperando di tutto cuore che in quell’occasione fosse sufficiente, anche se tra quelle mura poteva accadere tranquillamente l’imprevedibile.

-No, io vengo con te Al, l’hai detto anche tu dopotutto… non lo possiamo lasciare da solo di nuovo, ciò include anche me-

Il figlio minore rimase ad osservarla per pochi secondi decidendo sul da farsi: Non era una scelta facile, non voleva mettere la sua vita in pericolo eppure nei suoi occhi si leggeva l’innato desiderio di partecipare, la speranza di ritrovare quel figlio che aveva perso, riappacificarsi con lui, dirgli tante cose che si era tenuta dentro per anni.

-E va bene ma stai dietro di me-

Sbuffò e insieme si incamminarono verso la struttura, più silenziosa che mai.

Una volta dentro ciò che vide non era proprio preavviso di qualcosa di buono: Ogni guardia, ogni carceriere di quella folle postazione era già a terra, forse soltanto tramortito visto che non vide tracce di sangue...

Edward era già stato lì, poco male però visto che gli aveva spianato la strada permettendogli di raggiungerlo più facilmente.

-Okay, ora sono sicuro che la loro non è sicuramente stata una rimpatriata, qualcosa lo ha scosso… fino ad ora era rimasto soltanto in un’apparente indifferenza, sembrava che facesse finta di nulla e continuasse a vivere la sua “vita” se così possiamo chiamarla, Tucker deve aver combinato qualcosa…-

Proseguirono per tutto il corridoio, e intorno il silenzio era padrone, non incontrarono nemmeno una guardia, una minima resistenza, però invece di sentirsi meglio, Alphonse era preoccupato.

Se suo fratello aveva fatto questo, qualcosa dentro di lui era scattato, qualcosa lo aveva spinto sulla vendetta, sulla rabbia…

Non osava immaginare cosa avrebbe trovato…

Mentre i minuti passavano, girarono l’intero istituto e la solita scena gli si parava davanti, ma dei due interessati non c’era alcuna traccia.

Finché non arrivarono in una grande stanza, vuota, sembrava un campo per il combattimento ma al lato di un grande spiazzo si trovavano alcuni macchinari che non aveva mai visto prima.

Giunti al centro, come due animali indifesi vennero intrappolati da una gabbia elettrica che calò su di loro fin troppo velocemente.

-Ma che diavolo…!?-

Aldilà della sbarre elettriche videro apparire dal nulla, niente di meno che l’uomo più odioso dell’intero universo, colui a cui era riservato tutto il suo disprezzo e sicuramente anche quello di suo fratello.

-Tu maledetto…!!-

Si trattenne dal tentare di sfondare la gabbia, visto che quell’essere non aspettava altro che questo: La soddisfazione di vederlo come un’animale in gabbia, che si dimenava ringhiando.

-Guarda guarda, io veramente mi aspettavo qualcun altro… ma so accontentarmi-

-Non prendermi in giro, so che lui è qui, dimmi dov’è!!-

-Anche io so che è qui, eppure ancora non si fa vedere… ma ho pensato che catturando il fratellino tanto ingenuo e la madre che non ha mai conosciuto, si sarebbe fatto vivo-

Tucker ghignò in modo perfido iniziando a guardarsi intorno, come se Edward sarebbe sbucato di lì a poco da una delle vetrate, da un angolo, una colonna nel buio, per salvare la sua famiglia.

-Non è uno sciocco, non si lancerà in un combattimento senza essere preparato, tu non puoi sconfiggerlo e lo sai, per questo usi questi sporchi ricatti!-

-Io non ho paura proprio di nessuno, che si faccia avanti!!- Iniziò a gridare contro il nulla –Avanti! Spia perfetta! Mostrami cosa hai imparato personalmente!-

Parve anche arrabbiarsi, le vene sul suo collo si gonfiarono e divenne rosso in viso, tutto il sangue gli stava fluendo in testa e non era una cosa buona: Una persona dominata dalla propria rabbia cosa avrebbe mai potuto concludere?

Alphonse e Trisha rimasero in silenzio, lasciandolo solo con la sua follia, finché però un rumore metallico giunse alle orecchie dei tre e la gabbia cadde a pezzi, insieme alle sbarre che si disattivarono ai loro piedi.

Voltandosi incontrarono gli occhi dorati che avevano aspettato per tanto, il volto coperto dal solito passamontagna della divisa, lasciava libera la treccia libera sulla schiena.

Aveva conficcato un tubo in uno dei macchinari facendo saltare il legame con quella trappola.

-Ti stavo aspettando-

Malignò Tucker guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure scure.

-Ho notato- Disse Edward avanzando nella stanza, mentre con un gesto toglieva il passamontagna rivelando il proprio volto incorniciato da lucenti capelli biondi tirati indietro per comodità. –Non ho mai sopportato le persone così esagerate…-

-Tsk, razza di ingrato!-

L’uomo non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, l’unica arma che possedeva era il ricatto e la spia lo aveva già smontato troppo facilmente, di lottare poi neanche se ne parlava, avrebbe perso ancor prima di iniziare.

-Volevi che ti mostrassi ciò che ho imparato no? Guardati intorno, nessuno verrà ad aiutarti, neanche i tuoi così detti allievi dell’ultimo anno, ci ho già pensato io-

-Li hai sconfitti tutti…?!-

-Cosa avevi promesso loro? Di diventare la nuova spia perfetta? Di poter uscire da qui…? Sei patetico-

-Come osi rivolgerti a me in questo modo?!-

-E’ la verità, ti circondi di persone che tu ritieni in grado di proteggerti, mentre fai loro soltanto del male, ma cosa farai adesso? Non c’è nessuno qui per te, sei solo-

Sembrava che in quelle parole volesse esprimere ciò che lui stesso aveva provato in quegli anni, rinchiuso in quell’istituto malvagio, era lui ad essere solo prima, nessuno lo avrebbe mai protetto.

Ora la cosa si era capovolta, finalmente era lui a guardare Tucker dall’alto in basso, senza sentirsi una cavia da laboratorio.

Non era più lui quello debole, fragile ed indifeso… completamente solo.

-Io non sarò mai solo, creerò spie perfette, spie che siano al mio fianco-

-Questa pazzia finisce qui, non ci sarà nessuna spia perfetta in futuro, hai perso Tucker-

L’uomo scoppiò a ridere in modo incontrollato, mentre invece l’espressione di Edward era incredibilmente seria, lo guardava soltanto come si guarda un povero folle.

-Se io ho perso, tu verrai giù con me non dimenticarlo-

Alphonse a quelle parole intervenne nel loro discorso affiancando il fratello.

-Te lo puoi scordare, non sei in grado di fare un bel niente!-

-Ah… allora non hai mai fatto parola con nessuno, del progetto DSP-

-Che diavolo sarebbe questo progetto?!-

Chiese Alphonse rivolgendosi ad entrambi, Tucker sorrideva in modo sadico e soddisfatto, Edward sembrava sapere ciò di cui stava parlando però non avrebbe mai voluto rivelarlo a qualcuno.

-Vedi, Alphonse Elric- Iniziò Tucker –Il CSP è il progetto Creazione di una Spia Perfetta, ma come dire, una volta terminato i soggetti finivano sempre con il ribellarsi a noi, allora è stato creato il Progetto DSP, come un’eventuale piano B nel caso in cui la spia perfetta dovesse ribellarsi-

-E cosa sarebbe questo DSP?-

-Distruzione della Spia Perfetta- Rispose Edward senza scomporsi, sapeva perfettamente di rientrare in quel progetto, e di correre un rischio più grande di lui, ma non sembrava importargli.

-E in cosa consiste?-

-Ogni spia perfetta ha dentro di sé una specie di detonatore, che può essere attivato in qualsiasi momento-

Continuò sempre Edward.

Mentre Alphonse a quelle parole sentì il cuore perdere un battito, e Trisha rimasta in silenzio fino ad ora non era da meno, ciò voleva dire soltanto una cosa: Tucker attivando quel detonatore avrebbe ucciso Edward.

Non poteva essere possibile, aveva ritrovato suo fratello e rischiava di perderlo nuovamente, per sempre questa volta.

-Che cosa?! No non può essere possibile, perché non me l’hai mai detto?!-

-Non era una cosa che ti riguardasse, comunque è tutto apposto- Si rivolse a Tucker –Non intendo arrendermi, detonatore o meno-

L’uomo rise ancora –Sapevo che non sarebbe stato un ostacolo per te… eppure, come puoi vedere, ho preso le mie precauzioni-

Indicò con un gesto fluido della mano un tabellone su cui erano scandite ore, minuti e secondi: Il tempo che avrebbe impiegato il detonatore ad attivarsi.

-L’hai attivato! Maledetto bastardo!-

Gridò Alphonse lanciandosi su di lui per sferrargli un altro pugno sul naso che lo fece cadere a terra come un mucchietto d’ossa, dal proseguire lo fermò la mano di Edward trattenendolo con facilità, mentre le lacrime al lato degli occhi lottavano per sgorgare.

-Che c’è?! Come puoi restare impassibile dopo che lui…!-

-Calmati- Sussurrò il biondo –Questa non è la tua battaglia-

-Si che lo è!- Gridò cercando di liberarsi dalla sua stretta –Tu sei mio fratello lo vuoi capire?! Mi riguarda eccome questa cosa!!-

Edward lasciò di botto la presa facendolo quasi sbilanciare, era sorpreso, glielo si leggeva in volto, non avrebbe mai creduto che quell’irritante ragazzino ce l’avesse così a cuore, che lottasse per lui mettendo la propria vita a repentaglio.

-Ma non implica il fatto che tu debba morire…-

-Non te n’è mai fregato niente e adesso ti preoccupi per me?!-

-Dannazione e poi sarei io quello che non capisce…!-

-Che vuoi dire…?-

Il biondo fece un respiro profondo alzando qualche ciuffo ribelle di capelli che gli era andato davanti agli occhi.

-Era una facciata, mi è sempre importato, per questo volevo tenerti lontano, da me e da questo posto… sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non mi aspettavo che ti intestardissi tanto nel volermi ostacolare-

-Sei un idiota, e non sai cos’è una famiglia… io sono qui per aiutarti e non per metterti i bastoni tra le ruote, un modo per disinnescarlo ci deve essere, smetti di lottare e troviamolo insieme…-

Gli tese la mano, quella era la volta giusta, sarebbero finalmente tornati ad essere una famiglia, unita e felice.

-Va fuori, sistemo Tucker e arrivo…-

Disse tranquillamente, e Alphonse voleva credergli, così si incamminò verso l’uscita, con l’intenzione di lasciare qualche minuto a sua madre, che fino ad ora per il timore non aveva detto nulla.

La donna si avvicinò a Edward con le lacrime agli occhi, era più alta e il biondo volle ricordarla in ogni dettaglio, imprimendo la sua immagine nel cervello.

Lo abbracciò stretto baciandogli la fronte bagnandola con qualche lacrima.

-Ti ho sempre amato… sempre-

Edward sentì un grosso peso sciogliersi nel suo cuore e quasi era sul punto di piangere anche lui, ma non era quello il momento adatto, doveva fare qualcosa di più importante.

-Anche io…-

Confessò, poi la donna si allontanò seguendo il figlio più piccolo.

La porta metallica si chiuse in un sonoro tonfo e la spia perfetta la bloccò dall’interno senza dire nulla.

-Non sei un bravo bugiardo…-

Disse Tucker, lanciando uno sguardo al tabellone: 00.59.00

-Mi basta che siano al sicuro…-

Dallo stivale tirò fuori la solita pistola puntandola alla testa dell’uomo, ancora a terra, come l’insetto insignificante che era.

-Ho vinto, tu morirai con me-

-Non credo Tucker, ora qualcosa per cui vivere ce l’ho, a differenza tua…-

Nel silenzio di quella stanza premette il grilletto liberandosi dell’unico fantasma che era rimasto nella sua anima macchiata di nero.

Era rimasto solo, solo con un quasi cadavere immerso in una pozza di sangue scarlatta, che tendeva a spandersi a terra in silenzio.

Decise che per quel giorno sarebbe bastato così… ormai non contava più nulla, non disattivò l’uscita per raggiungere suo fratello e sua madre, bensì si diresse verso la terrazza, la torre più alta dell’istituto guardando di sotto, attraverso quegli spessi vetri.

Non pensava di essere rimasto lì per così tanto, ma il sole era già scomparso oltre l’orizzonte, era uno scenario perfetto per la sua fine.

L’edificio era circondato da auto della sua ex agenzia, riuscì a vedere Alphonse che si agitava nel prendere coscienza che la porta era stata bloccata e che quindi nessuno sarebbe mai uscito.

Sua madre, preoccupata cercava di rassicurarlo.

Il suo ex capo cercava degli esplosivi per crearsi un’entrata e raggiungerlo.

Tirò fuori il cellulare, guardando quanto tempo gli restasse ancora: 00.30.04

Trenta minuti appena.

Gli dispiaceva aver mentito ad Alphonse, ma non avrebbe messo a repentaglio la sua vita per una cosa inutile, forse lì sotto lo stava già maledicendo per non averlo raggiunto, o stava maledicendo se stesso per avergli creduto.

Poi qualcuno arrivò alle sue spalle, voltandosi incontrò due occhi più neri della notte che lo osservavano, non arrabbiati, non dispiaciuti, ma con amore, solo quello.

-Cosa credi di fare? Il detonatore è attivo e neanche mi chiami-

Si avvicinò prendendogli il viso tra le mani, delicatamente.

-Perché sei qui razza di idiota…? Non voglio che tu muoia con me…-

-Ma tu non morirai-

-Anche io vorrei crederlo, sai non è il massimo, proprio adesso che ho trovato una specie di equilibrio nella mia vita, ma non c’è altra scelta-

-Ma che dici, stupido…- Si avvicinò al suo viso baciandogli una gota, osservando i suoi occhi deliziosamente lucidi, ma troppo orgogliosi per lasciarsi andare.

-Non ho il tempo per cercare di disattivarlo, non so neanche com’è fatto, è l’unico tipo di bomba di cui non so niente…-

-Io qualcosa so sulle bombe, se non possiamo disinnescarla, prendiamola e lanciamola più lontano possibile, dove esploderà senza far del male a te-

-Non posso, non la vedo… taglierei alla cieca-

-Dimmi dov’è…-

Gli prese la mano sussurrandogli all’orecchio, doveva fidarsi di qualcun altro che non fosse lui.

-Non abbiamo tempo…-

-Dimmelo Ed… fidati di me, la toglierò-

-Rischi di morire con me… va via, per favore-

Parlavano sussurrando, labbra su labbra a pochi centimetri, finché il moro non lo baciò prima castamente, ma poi si unirono come se fosse l’ultima volta, in un bacio dolce e profondo.

-Fidati di me…-

La spia perfetta guardò nuovamente il telefonino: 0.10.01

-Hai dieci minuti… pensi di farcela?-

-Si-

-D’accordo…- Prese un respiro profondo –Mi fido di te-

Tolse l’elastico dalla treccia legando i capelli in una coda alta per scoprire la nuca, dove più in basso la pelle era poco arrossata.

-Che bastardi-

Sibilò il più grande, quel punto, così delicato lo avrebbe ucciso all’istante, in pratica la testa sarebbe stata la prima cosa a saltare.

Tirò fuori un coltellino e lentamente individuando i bordi del piccolo cip esplosivo iniziò a tagliare.

-Dimmi se ti faccio male…-

-Non importa…- Strinse i denti per cercare di sopportare –Non c’è tempo per le premure fallo e basta-

-Tranquillo, ho quasi fatto…-

Vide nella carne quel piccolo oggetto lampeggiante, tirando fuori delle pinzette cercò di estrarlo facendo la massima attenzione.

-Ah…!-

-L’ho preso Ed tranquillo, è quasi finita…-

Era un momento di estrema tensione e precisione, quando finalmente con le pinzette riuscì a toglierlo mostrandolo al ragazzo.

-Ce l’hai fatta…-

-Ce l’abbiamo fatta…-

Sorrise sollevato, strappandosi la manica della camicia per legarla attorno al collo del biondo, in un tentativo di fermare il sangue.

-Non preoccuparti, in agenzia medicheranno il tutto…-

-Tienila sulla ferita senza fiatare…-

-Va bene, ora lascia quel piccolo bastardo e andiamo via-

Roy lasciò il cip a terra e insieme si avviarono verso l’uscita: Un buco nel soffitto che aveva creato pur di raggiungerlo.

Lì un elicottero li caricò allontanandosi.

Intanto per strada…

 

-Quel idiota! Mi ha mentito!-

Sbraitava Alphonse in preda alla rabbia.

-L’ha fatto per proteggervi-

Sentì una voce alle sue spalle: Il suo capo.

-Si però… adesso morirà lui, e ha anche chiuso le porte!-

-Non credo… sentiremo ancora parlare di lui-

Sorridendo, sollevato anche lui, alzò il mento del giovane Elric perché guardasse un elicottero che si allontanava, dell’agenzia nemica.

-Dice che è lì? Che stanno cercando un modo per salvarlo?-

-Edward è tutto fuorché prevedibile… ma non morirà, lo rivedrai-

-E allora perché non mi ha raggiunto qui?!-

-Per non essere arrestato… è scaltro dopotutto-

Insieme guardarono quell’elicottero allontanarsi, senza sapere chi fosse a bordo, poi però pochi secondi dopo la torre più alta di quell’istituto malvagio esplose e crollò sull’intera struttura che finì divorata dalle fiamme.

[Angolino Autrice]

Ta-daaan ^^ ecco la più folle autrice della storia xD che ve ne pare del chappy?? E' il mio preferito ùwù 

c'erano tante cose che avrei voluto fare, ma alla fine ho scelto questa.... nn so xke, mi ispirava di più xD 

Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso chap :) spero che vi piaccia anche questo:

Melanie7997

 HaChiElriC


Ormai siamo agli sgoccioli :) penso che un ultimo capitolo come prologo ci stia ù.u
Fatemi sapere :) un bacione a tutti!!!!!

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Capitolo 15
*** Cap.15 ***


 

 

Alphonse Elric era a dir poco arrabbiato, dopo l’esplosione dell’istituto, Tucker fu dato automaticamente per disperso, ma tutti ovviamente sapevano che era morto per mano di suo fratello o al massimo era rimasto intrappolato tra le macerie.

La cosa lo sollevava e non per essere sadico, però quell’uomo aveva fatto soffrire milioni, se non miliardi di persone senza battere ciglio e in fondo era ora che pagasse per i crimini commessi.

Ciò che però gli dava più fastidio, era il fatto che non gli avevano permesso di muoversi dopo l’accaduto, secondo il capo aveva bisogno di fare qualche esame medico per accertarsi della sua buona salute ma lui sapeva benissimo che era una scusa, per permettere a suo fratello di svignarsela chissà dove.

Perché sarebbe subito partito all’inseguimento di quell’elicottero se non fosse stato trattenuto!

Però, una cosa buona c’era… Edward aveva fatto scappare tutti i ragazzini presenti nella struttura e ora l’agenzia si preoccupava di ritrovare la loro famiglia e riportarli a casa, dalla famiglia che sicuramente li attendeva.

Ora capiva, quell’inguaribile testardo in fondo non era cattivo, forse non lo voleva dare a vedere… ma lui lo aveva capito.

Le parole che gli aveva detto lì dentro le avrebbe ricordate per sempre, testimoniavano il fatto che fosse cambiato, magari lo avrebbe trattato anche meglio, senza chiamarlo matricoletta o sminuirlo o farlo infuriare.

-Stai pensando a lui vero…?-

Chiese Trisha risvegliandolo dai suoi pensieri, era rimasta al suo fianco per tutta la nottata.

-Si, chissà dov’è quell’imbecille-

Borbottò.

-Vedrai che si farà vivo…-

-Lo spero, non può scaricarmi così!-

-Ti ha mentito a fin di bene, sono sicura che quello che ha detto però non era una bugia…-

-Si questo lo penso anche io…-

Cercò di alzarsi dal letto per cambiarsi, visto che le infermiere gli avevano fatto indossare un camice bianco che gli lasciava scoperto il di dietro, per di più…

Quando uscì con i suoi vestiti, trovò una persona: Il suo capo, ultimamente più presente che mai.

-Come stai Elric?-

Chiese sedendosi su una delle piccole poltrone presenti nella sua stanzetta d’ospedale.

-Benissimo, ieri e anche oggi…-

L’uomo rise capendo ciò a cui alludeva il ragazzo, le analisi forzate come diversivo tanto per tenerlo occupato.

-Mi fa piacere-

-Di lui non c’è traccia…?-

Chiese debolmente sedendosi al suo fianco.

-E’ vivo, ne sono certo…-

Ma parve rassicurare più che altro se stesso.

Poi una voce scandì le zone circostanti dall’altoparlante:
“Attenzione, una porche nera sta per essere rimossa, si prega il proprietario di recarsi nel parcheggio”

-Capo, ma non è la sua macchina…?-

L’uomo si alzò di scatto allarmato ma al contempo confuso.

-Non credo di aver parcheggiato su divieto di sosta… ma è meglio che controlli-

Uscì di corsa dalla stanza affrettandosi verso il parcheggio.

Ma il giovane Elric sapeva bene di chi poteva essere stata quell’idea, forse si illudeva ma aveva qualcosa di familiare.

-Vado a prenderti da mangiare allora-

Si propose Trisha amorevolmente uscendo a sua volta dalla stanzetta, eppure intorno c’era qualcosa di fin troppo strano…

Infatti pochi secondi dopo, bussò sullo stipite della porta aperta l’unica persona di cui stava seriamente sentendo la mancanza, per quanto fosse irritante.

-Ti faccio uscire da quel postaccio e ti ritrovo comunque in ospedale?-

Con aria da finto esasperato, Edward entrò sorridendogli sghembo.

-Senti chi parla, se non ricordo male l’ultima volta che ti ho visto stavi per saltare in aria… che hai combinato?-

Non che non fosse felice di vederlo, anzi tutto il contrario.

-Roy ha tolto l’esplosivo con un coltellino… e ho qualche punto che lo dimostra-

Si massaggiò delicatamente il collo dietro i capelli che per questa volta aveva lasciato sciolti, lisci e perfetti sulle spalle.

-Deve essere stato doloroso…-

-Più che altro mi preoccupavo che non saltasse in aria con me… quell’idiota-

-Mmh…-

Mugolò Al assumendo un’espressione sospetta ma allo stesso tempo compiaciuta, prendendo il giornale sul comodino.

-Che c’è…?- Chiese Edward.

-Ricordi tutti i furti che ci sono stati…? Pare che i gioielli siano tornati al loro posto… che strano-

Lo stava provocando deliberatamente! Sapeva benissimo che erano stati lui e Roy a fare tutto, accompagnati da qualche complice, e chissà perché erano tornati sui loro passi… che la spia perfetta si fosse messa una mano sulla coscienza?

-Si è strano, si tratta di un ladro smidollato…-

Scaricò tutta la colpa su Roy facendo finta di nulla.

-Se lo dici tu… ma comunque, ora che farai?-

-Che intendi…?-

-Continuerai a stare nell’altra agenzia… o posso sperare che torni con noi?-

Dopotutto ormai i crimini commessi erano stati risolti, e magari con un po’ di lavori socialmente utili se la sarebbe scampata, anche se dubitava del fatto che si abbassasse a tanto.

-Mmh… direi nessuna delle due-

Infatti…

-Cosa?!-

Si scandalizzò il minore… bé almeno ci aveva provato.

-Già, la spia perfetta non è più in servizio-

-C-che?!-

Come sarebbe che non era più in servizio?

-Come devo spiegartelo?! Ho lasciato l’incarico, ho mollato l’agenzia, non sono più una spia-

-M-ma… e adesso che farai?!-

-Non lo so… mi dedicherò a recuperare il tempo perso-

Fece con un’alzata di spalle indifferente.

-Questo vuol dire che starai più tempo con me…?-

Chiese speranzoso.

-Ho detto recuperare il tempo perso, non impiccarmi con un laccio da scarpe…-

-Fa pure lo spiritoso, ma quello che mi hai detto là dentro non me lo dimentico-

Incrociò le braccia al petto con aria sostenuta.

-Sono stato addestrato a mentire, ergo, quando mento neanche te ne accorgi-

-Io so che non stavi mentendo, punto!-

-Se vuoi crederlo…-

-Si lo credo!-

-Bene-

Sorrise continuando con quel suo modo di fare da presa in giro.

-Dove andrai…?-

Chiese, nella speranza che comunque rimanesse nei paraggi, per continuare a vederlo.

-Non ho ancora deciso…-

-E Roy?-

-Verrà con me ovviamente, ma lui vuole rimanere una spia-

-Sospetto che tu non voglia dirmi dove siete diretti…-

Lo fulminò con un’occhiataccia.

-Nah… perché non dovrei dirtelo?-

-Perché ti seguirei…!-

-Bé allora è deciso, tu non saprai niente-

-Non ti azzardare!! Devi dirmelo!-

-Non credo proprio, hai altro a cui pensare… quel ragazzino, la tua vita…-

-Dillo: Non mi vuoi tra i piedi-

-Lo hai detto tu non io, sia chiaro… ma se proprio ci tieni, si è così-

Sorrise innocentemente prendendo il cellulare per scrivere un sms veloce a Roy.

-Ho il tuo numero, non mi scappi-

-Ah si? Spiacente il telefonino è rimasto nella torre, che è andata distrutta…- Attimo di commozione per tutti i soldi che aveva speso per quel dannato telefono e, anche per la ferrari andata ugualmente persa –Questo è nuovo e anche il numero-

-Dammelo-

-No-

-Bé almeno dimmi che ti farai sentire…!-

Il biondo si alzò e teatralmente posò una mano sulla spalla del ragazzo, immensamente più alto di lui, messi a confronto.

-Pratica un po’ di autoconvinzione…-

-La stessa cosa che fai tu con la tua altezza?-

Lo provocò squadrandolo nel suo metro e cinquanta, rialzato solo grazie agli stivali con una leggera zeppa.

-Così non ti aiuti…-

-Non importa… vorrà dire che me ne farò una ragione, posso accompagnarti fuori, così saluto anche Roy?-

Strano, si stava arrendendo senza scassare esageratamente le scatole…era un comportamento fin troppo insolito.

-Se ci tieni…-

Insieme si incamminarono verso il parcheggio, in silenzio, cosa che tra quei due non c’era mai stata, di solito a regnare erano insulti e provocazioni.

Fuori c’era il moro che con un grande sorriso, a bordo di uno scintillante fuori strada metallizzato salutò entrambi felice di poter rivedere anche Alphonse.

-Chi te l’ha fatto fare a salvargli le penne?-

Chiese subito il minore funereo.

-Lui avrebbe fatto lo stesso per me-

Si giustificò scoccando un’occhiata al biondo per riceverne conferma.

-Ovvio che l’avrei fatto…- Rispose guardandolo per la prima volta in sua presenza dolcemente, come due veri innamorati.

-Che teneri…- Malignò il ragazzo avvicinandosi al moro per tirarlo alla sua altezza per il colletto della camicia –Dimmi dove andate, quel perfido non ha fiatato-

Sibilò minaccioso.

-Spiacente, ma se te lo dico mi ammazza… ci faremo sentire-

-Tu di sicuro, lui non penso proprio-

Edward si intromise tra lo scambio di battute dei due spingendo all’interno dell’auto la spia più grande, che nel frattempo si sentiva alla stregua di un giocattolo.

-Bene, ora che vi siete salutati, possiamo andare-

Il biondino fece per aggirare l’auto e montare, ma la mano del minore sul suo polso lo fermò.

-Che c’è?- Chiese voltandosi verso il ragazzo che sembrava guardarlo con occhi indecifrabili, da una parte teneri ed indifesi, gli occhi di chi non vuole separarsi dal fratello che ha appena ritrovato, dall’altra occhi decisi, infuocati.

-Non ti lascerò andare così facilmente… non adesso-

Era come se si fossero incontrati la sera addietro per la prima volta, finalmente il loro rapporto aveva fatto un notevole passo avanti, Edward gli aveva parlato con sincerità, lo aveva protetto e anche se non amava ammetterlo si era aperto notevolmente nei suoi confronti capendo che forse avere un fratello non era poi così male.

-Che cosa vuoi ancora?-

Lo fulminò con lo sguardo.

-Che resti…-

Il biondo sbuffò non sapendo come tirarsi fuori da quel casino, ecco, si ritrovò a pensare che se fosse giunto alla decisione di ritirarsi, prima di conoscere quell’idiota di fratello minore, sarebbe stato più facile, avrebbe benissimo potuto fare i propri comodi senza una petulante palla al piede.

-Ascolta…- Iniziò cercando di essere più delicato possibile –Ora come ora, ho solo voglia di lasciarmi tutto alle spalle e prendermi una bella vacanza… posso?- Marcò quell’ultima parola trasmettendo un desiderio abbastanza forte di gridare al mondo: Sono stato rinchiuso per sedici anni in un istituto maligno, ho passato una vita d’inferno, senza amici né famiglia, uccidendo e spargendo sangue ovunque… posso prendermi un po’ di riposo o è chiedere troppo?!?!

-Si che puoi, ne hai tutto il diritto… però non voglio che tu sparisca… che ti dimentichi anche di me-

Mirò dritto al cuore cercando di farlo sentire almeno un po’ in colpa, ma doveva giocarsele bene le sue carte per farlo restare al suo fianco, lo voleva con tutto se stesso!

-Tu occupati di quel ragazzino e della tua vita…-

Ci teneva a regalare al bambino di cui aveva sentito parlare un’infanzia felice, ora che era in tempo… poiché lui non ne aveva avuta una e ne portava addosso i segni.

-Ma anche tu ne fai parte… e io voglio fare parte della tua-

Roy intanto li osservava tifando segretamente per Alphonse, secondo lui era indispensabile per il suo fagiolino riallacciare i rapporti con la propria famiglia, per costruirsi una nuova e normale vita e poi quel ragazzo era anche simpatico e ci teneva tanto a Edward.

L’interessato sbuffò nuovamente fin troppo combattuto.

Mentre Alphonse aspettava una sua decisione, sperando in un ripensamento con tutto se stesso.

-Se lo dici a qualcuno ti ammazzo chiaro?- Chiese del tutto serio, prima di guardarsi intorno per assicurarsi che nessuno li stesse osservando, oltre Roy.

-Cosa dovrei--?

Improvvisamente il maggiore lo abbracciò superando ogni sua più rosea aspettativa, insomma chi l’avrebbe mai detto? Eppure fu felice di stringerlo a sé per la prima volta da quando si erano incontrati.

E anche se non avrebbe voluto separarsi da lui fu costretto a lasciarlo, altrimenti si sarebbe beccato un bel pugno.

-Non me ne andrò va bene? Mi prenderò solo una piccola vacanza di... due settimane o giù di lì e poi torno-

-Sul serio?-
-Si-

-Non stai mentendo vero?-

-No-

-E chi mi dice che tu non stia mentendo adess—

-Non sto mentendo punto! Fidati per l’amor del cielo-

-Va bene, ti darò un po’ di fiducia… ma se non torni ti vengo a cercare-

Minacciò godendosi a pieno l’espressione del più grande, che quasi sbiancò.

-Oh no non sia mai, torno in tempo non temere-

-Allora ci vediamo-

-Ci vediamo-

Infine si strinsero la mano e si salutarono definitivamente.

Dopo che il fuori strada fu lontano dalla sua vista si ritrovò a rimpiangere il calore di suo fratello, che poco prima aveva tra le braccia, il suo profumo e la sensazione dei suoi capelli morbidi sulla pelle.

Sperava davvero che mantenesse la promessa, altrimenti nessuno lo avrebbe fermato dal corrergli dietro.

 

 

 

3 Settimane dopo.

 

 

Alphonse passeggiava tranquillamente intorno al parco della città, immerso totalmente nei suoi pensieri che non avevano smesso, neanche per un giorno di roteare intorno all’immagine di suo fratello.

Forse era la vicinanza di Jamie a fargli questo effetto, non avevano potuto riportarlo alla sua famiglia poiché non ne aveva una, purtroppo i suoi unici parenti erano deceduti così all’unanimità avevano deciso di adottarlo, in un certo senso, e a sua madre piaceva tantissimo, sembrava un modo per recuperare il tempo perso con il suo primo figlio ed era contenta che il piccolo non fosse destinato ad avere la stessa vita di una spia, ma che fosse un bambino normale, come tanti altri.

Anche se il così detto gene alle volte si faceva notare, non sapevano se dipendesse da questo, ma era strabiliante quanto fosse intelligente già in tenera età, agile e forte.

E andavano davvero d’accordo, come se avesse un fratellino più piccolo, era una bella cosa… eppure continuava a mancargli quel rompiscatole del più grande.

Erano già passate tre settimane, senza nemmeno una chiamata.

 

Nel frattempo Trisha seduta su una panchina vegliava silenziosamente sul piccolo biondino, che giocava tranquillo all’aria aperta in quella fortunatamente soleggiava giornata.

Sentì improvvisamente il rombo del motore di una macchina abbastanza grande, un fuoristrada forse, accostare sul marciapiede vicino.

E pochi secondi dopo inquadrò la figurina all’apparenza esile di Edward, coi lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, a coprire una piccola garza dietro il collo.

Dopo aver salutato il conducente si voltò incamminandosi verso la panchina, dove la donna già se la rideva per la gioia di rivederlo.

-Al non ha fatto altro che parlare di te in queste settimane-

-Pensavo di trovarlo qui…-

Quando fu abbastanza vicino Trisha lo abbracciò nuovamente per salutarlo e dargli il bentornato, sperando che non si allontanasse ancora, avevano così tante cose da fare insieme, da recuperare…

-Si, è andato a farsi un giro…-

Il biondino sospirò da una parte sollevato, almeno aveva un po’ di tempo da godersi in santa pace senza alcuna sfuriata, dall’altra si chiedeva quando mai quell’idiota avrebbe imparato a rilassarsi, senza arrovellarsi il cervello con i suoi pensieri contorti.

-No… sta tornando… e sembra arrabbiato- Disse notando una figura dirigersi verso di loro a passo spedito, peggio di un treno.

E infatti era Alphonse ma non parve accorgersi della presenza del fratello, almeno non a primo impatto.

-Basta adesso vado a cercarlo!-

Sbraitava, prendendo la giacca con rabbia, quasi fosse uno straccio.

-A cercare chi…?-

I due sorrisero tra loro complici, chiedendosi quando se ne sarebbe accorto.

-Quell’imbe—Si voltò rabbioso, poi però incontrando gli occhi dorati che tanto aveva immaginato e sognato in quei giorni, le parole gli morirono in gola –Sei qui…-

E la rabbia finalmente calò del tutto dal suo fragile organismo.

-Già, sai com’è, io le mantengo le promesse-

Era così diverso da come se lo ricordava, o forse dipendeva dal fatto di vederlo per la prima volta in un contesto normale.

I capelli biondi sciolti sulle spalle, lucenti e lisci, i grandi occhi dorati sereni e vivaci, la pelle un po’ abbronzata –forse i due piccioncini si erano regalati una fuga romantica in una località tropicale- i soliti jeans stretti, stivali e un maglioncino.

-Meglio così…-

Sorrise anche lui abbracciandolo, tenendolo nuovamente stretto al petto, ed era una sensazione piacevole avere quel contatto che tanto aveva sognato, peccato che Edward non si facesse abbracciare spesso…

-Si… ora vedi di non strillare quando ti darò questa notizia, altrimenti riparto chiaro?-

Minacciò con aria superiore, non volendo sentire alcuno schiamazzo da fratello minore.

-Okay… posso provarci, dipende dal genere di notizia-

-Roy… ha comprato una casa, qui, in città-

Sussurrò temendo una reazione esagerata, che parve non arrivare immediatamente, ma il tempo di comprendere quelle parole e Alphonse esplose come una teiera dalla felicità.

-Sul serio? Allora staremo più tempo insieme! E faremo tutto quello che non abbiamo mai potuto fare… tipo… andare a pesca! E fare un pigiama party tra fratelli, e passare le feste insieme e—

-Meglio se stavo zitto…-

Si pentì spegnendo automaticamente il cervello, in modo da non essere costretto ad ascoltare tutte quelle inutili e frivole chiacchiere.

Poi un ometto biondo sgambettò verso di loro, guardandoli attentamente, studiandoli, per poi sorridere.

-Tu sei Edward!-

Lo indicò gioioso, il biondo più grande si abbassò alla sua altezza, come mai prima aveva avuto occasione di fare e ricambiò il sorriso.

-Si-

-Io sono Jamie, Alphonse non smetteva mai di parlare di te, per questo ti conosco-

-Alphonse a volte sa essere pesante-

Lo fulminò con lo sguardo, vedendolo ridere come se avesse fatto una battuta.

-Non sei più una spia…?-

Chiese il piccolo incuriosito: Nell’istituto gli avevano insegnato che essere una spia era il fine ultimo, la meta che soltanto uno di loro avrebbe raggiunto, essere la spia perfetta, prevalere su tutti.

-No, non è una bella cosa-

-E perché…?-

-Perché… non esiste una spia perfetta, nessun essere umano è perfetto, capisci? La cosa più bella che tu possa fare, è essere un bambino normale-

-Si Alphonse me l’ha raccontato che fanno gli altri bambini, e tu che farai adesso?-

Era sorprendente quanto fosse intelligente quel bambino, capiva perfettamente la situazione e forse era l’unico in grado di comprendere in parte ciò che Edward si teneva dentro.

-Mentre tu farai il bambino normale, io farò l’adulto normale…-

-Capito-

Gli tese la mano per batterla con la sua, prima il biondo non capì non avendo mai fatto una cosa del genere, poi assecondò battendo il cinque col bambino.

-A proposito…- Interruppe Alphonse con un sorriso, osservato da Edward che intanto di alzava –Ti ricordi la tua matricola?-

-La matricola…?-

-Si, il numero, non so come lo chiami tu, il coso con cui vi riconoscevate tra spie in quel postaccio-

-Ah… il nome-

-Un numero non è un nome…-

-Va al punto, che vuoi sapere? Era 7…-

-No tutta la matricola…-

-030299n°07…-

-E per caso… vuol dire…-

-E’ la data e l’ordine di nascita, sono stato il settimo a nascere nel 1899, precisamente il 3 Febbraio-

Iniziava a spazientirsi con tutti quei dannati giri di parole inutili, quel bamboccio stava tramando qualcosa…

-Devo dedurre che non sai che giorno è oggi…?-

-Arriva al punto-

Lo fulminò.

-Tanti auguri...-

Voleva riabbracciarlo, ma per quel giorno se n’erano dati troppi di abbracci.

-E che c’è da festeggiare…?-

Aveva sempre visto il suo compleanno come una data da maledire, altro che una bella ricorrenza, ergo non l’aveva mai festeggiato.

-Che sei qui, d’ora in poi si festeggia-

-Come ti pare…-

Fece per voltarsi e farsi una passeggiata per il parco ma venne prontamente seguito dal minore che zompettandogli a fianco non accennava a lasciarlo in pace.

E sarebbero stati tanti i giorni come quello…!

-Sei tornato freddo nei miei confronti! Che c’è, qualche altro esplosivo?-

-Melodrammatico…-

-Posso sperare in qualche atto di gentilezza da parte tua? O affetto…?-

Il biondo si girò sorridendogli, il vento intanto sferzava gli alberi e i suoi capelli.

-Grazie… Al-

Gli costò immensamente dire quelle parole, ma almeno il minore si placò e insieme continuarono a camminare per tutto il parco, parlando e scherzando.

 

Il giorno seguente, Roy inaugurò la casa nuova con un Birra party, al quale parteciparono tutti i suoi amici e anche qualche bella ragazza semi nuda, la cosa inutile a dire fece arrabbiare Edward, che se la prese col compagno spaccando più di qualche bottiglia per corrergli dietro, qua e là, come quando si erano conosciuti e come praticamente ogni giorno della loro vita assieme.

Alphonse li visitò molto spesso, visto che la casa, una bella villetta nel verde, era nello stesso quartiere dell’abitazione di sua madre, qualche isolato più in là.

Edward lentamente si abituò alla sua presenza iniziando a costruire un rapporto fraterno, e non mancarono gesti d’affetto tra loro, anche se rari e a volte del tutto inaspettati.

Trisha passò davvero molto tempo con il suo primogenito recuperando per così dire il tempo perso, tra madre e figlio.

Il padre per continui viaggi di lavoro non si fece sentire molto spesso, e tra i due non c’era certo amore e tolleranza… non si sopportarono fin da subito.

Jamie continuò ad essere un normale bambino, campione della squadra d’atletica della sua scuola e studente modello, crebbe senza conoscere le difficoltà che invece avevano afflitto Edward, nella totale armonia e tranquillità.

E dopo qualche mese, finalmente, Alphonse convinse il fratello a rincontrare il suo ex capo… i due rimasero tutto il giorno nell’ufficio di quest’ultimo a parlare di chissà cosa, ma al termine della chiacchierata entrambi sembravano più leggeri e soprattutto sereni.

E così, Alphonse trovò il fratello che tanto cercava… e Edward la famiglia che non aveva mai avuto, ma solo sognato.

E vissero tutti felici e contenti :)

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