Enemy Spies di Alex Simon (/viewuser.php?uid=70548)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap.4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** Cap.6 ***
Capitolo 7: *** Cap.7 ***
Capitolo 8: *** Cap.8 ***
Capitolo 9: *** Cap.9 ***
Capitolo 10: *** Cap.10 ***
Capitolo 11: *** Cap.11 ***
Capitolo 12: *** Cap.12 ***
Capitolo 13: *** Cap.13 ***
Capitolo 14: *** Cap.14 ***
Capitolo 15: *** Cap.15 ***
Capitolo 1 *** Cap.1 ***
E' una
giornata abbastanza grigia a Central City, la pioggia scende copiosa da
tutta la notte e nonostante sia già mattina, non sembra
voler smettere o lasciare spazio al sole.
Nel suo letto un giovane
dai capelli lunghi e biondi, dorme ancora profondamente anche se la
sveglia suona ormai da minuti.
-Nii-san... alzati!-
Lo chiama il fratello
minore, già vestito e con due tazze di caffè in
mano una delle quali destinate al maggiore.
Apre finalmente gli
occhi dorati stiracchiandosi alla grande per poi bere qualche sorso
della bevanda bollente e spegnere la sveglia.
-A che ora dobbiamo
essere lì?-
Chiede alzandosi e
iniziando a vestirsi: Entrambi indossano un'inoforme, che fa molto
"Agente segreto", un maglione nero, pantaloni neri, stivali, e una
cinta munita di fondina per la pistola e altri accessori.
-Il capo ci aspetta nel
suo ufficio tra dieci minuti esatti, sai che non dobbiamo tardare!-
Sorride maliziosamente
alludendo al loro lavoro: I fratelli Elric non sono solo comuni
ragazzi, ma sono agenti segreti in incognito, la loro seconda vita
è nascosta a tutti per la sicurezza e danno la caccia ai
criminali, giorno e notte.
-Andiamo!-
Infine lega i capelli in
una coda di cavallo alta ed esce di corsa seguito da suo fratello,
salgono in macchina guidando verso un tunnel "senza uscita", ma quando
lo imboccano e arrivano alla fine, attivano un passaggio segreto che li
conduce all'interno dell'Agenzia di spionaggio per cui lavorano.
-Cinque minuti!-
Esclama allarmato
Alphonse iniziando a correre verso l'ufficio del capo, Edward
è sempre stato un'agente praticamente perfetto ed
è il così detto: Cocchino del capo.
Il quale lo considera
non solo il miglior agente che ha, ma anche il figlio che avrebbe
voluto avere.
Lo chiama sempre per
nome, nonostante chiami chiunque per cognome persino suo fratello, che
è semplicemente "Elric".
-Elric...-
Saluta infatti il capo
una volta che il minore è entrato nel suo ufficio,
facendogli segno di accomodarsi su una delle due poltrone, per poi
continuare.
-Dov'è...-
Ma non termina la frase
perchè il maggiore con molta nonchalance varca la soglia
chiudendosi la porta alle spalle.
-Oh eccoti qui Ed!!-
Lo accoglie in modo
totalmente diverso, sembrerebbe proprio suo padre, con le braccia
aperte e un enorme sorriso sul volto, mentre lo abbraccia quasi
stritolandolo.
-Il mio ragazzo!! E'
stato un caso difficile?-
Chiede mettendogli un
braccio dietro le spalle sotto lo sguardo timido di Al: lui
è stato salutato e accolto in modo così glaciale,
formale al massimo.
-Abbastanza facile...
dei ragazzini che spacciano droga non sono all'altezza delle mie
potenzialità-
-Non ne avevo dubbi! Tu
sei sempre il migliore!-
Dopo una fragorosa
risata però si fa serio, anche troppo.
-Per questo ho chiamato
voi...-
E con quel "Voi" intende
"Te Edward", presume il minore restando seduto in disparte.
-Abbiamo un grosso
problema tra le mani... ladri di diamanti, può sembrare
banale ma il problema è che testimoni e sospettati sono
stati uccisi e le prove scomparse...-
Alphonse è
molto stupito, non gli è mai capitato un criminale
così astuto da riuscire ad eliminare tutti i loro appigli,
deve essere di sicuro un professionista.
-Siamo arrivati alla
conclusione... che deve essere di sicuro uno di noi! Solo un'agente
può avere una preparazione così perfetta, solo
uno di noi può accedere a tutte le informazioni e le liste
nel sistema-
Si volta verso la
finestra accigliandosi, sentirsi impotente è una brutta
sensazione ma soprattutto il fatto di essere stato tradito, lui, il
capo dell'azienda, da uno dei suoi.
-In altre parole abbiamo
una talpa... vuole che la scoviamo?-
Edward invece non si
scompone più di tanto, è una spia da
più tempo del fratello e bene o male non è il
primo caso che gli si presenta davanti.
-Scova e distruggi...
questa è la vostra missione-
Sibila minacciosamente,
per il traditori non è stata mai dimostrata la minima
pietà, e anche in questo caso sarà
così.
-Lasci fare a noi...
troveremo la talpa e la distruggeremo, tutto sarà coperto
secondo la procedura, nessuno oserà pensare al tradimento
dopo-
Sorride allo stesso modo
del superiore, senza alcuna pietà però non
dimostra la stessa frustrazione... la cosa semplicemente non lo tocca e
perdere un compagno non gli dispiace.
Dopotutto è
il suo lavoro e uccidere i traditori ne fa parte, infatti
infliggerà a quella persona una sofferenza senza fine e ci
godrà infinitamente, perchè lui è il
miglior agente: Guarda le cose da un punto di vista oggettivo senza
lasciarsi trasportare dai sentimenti.
-Conto su di voi, potete
andare-
Alphonse si alza e
insieme a suo fratello dopo aver fatto un breve inchino esce dalla
stanza, si chiede però perchè è stato
chiamato visto che è evidente che sarà Edward a
risolvere il caso come sempre, prendersi tutti gli elogi e affermarsi
ancora una volta come il migliore, la sua collaborazione dopotutto non
è necessaria.
-Nii-san... tu hai
qualche sospetto?-
Inizia il minore mentre
carica la pistola del fratello, sono al poligono di tiro e Edward si
sta allenando come ogni giorno, non solo è il miglior agente
ma anche il miglior tiratore e viene anche scelto per le missioni
difficili, dove alcuni tiratori scelti devono appostarsi in punti
strategigi ed eliminare il soggetto senza essere visti.
La cosa gli riesce
sempre perfettamente... come tutto del resto.
-Non saprei, devo
indagare... ma ricorda che questa faccenda deve rimanere tra noi, se
qualcuno lo scoprisse, a maggior ragione quella persona, potrebbe
ingannarci e nascondere ulteriormente le sue tracce- Prende l'arma
puntandola verso la figura molto distante dalla sua postazione -E non
possiamo permettere che ciò accada...-
E con un sorriso perfido
spara un colpo centrando perfettamente la figura, proprio nel centro.
-Si lo so... anche io
inizierò ad indagare-
Non è geloso
della perfezione del suo Nii-san... è una spia da molto
più tempo, moltissimo, in pratica è stato scelto
fin dalla nascita ed è stato addestrato segretamente da quel
momento.
I suoi genitori gli
raccontavano di lui, ma non lo aveva mai incontrato prima di qualche
mese fa, preso alla nascita, allontanato totalmente dalla propria
famiglia e addestrato per diventare una spia perfetta.
In realtà non
lo avrebbe mai conosciuto se non si fosse messo in testa di diventare
un agente segreto, appositamente per incontrarlo, sapeva solo questo di
lui.
Ma ovviamente tra i due
corre una differenza abissale... Edward è una spia perfetta,
Alphonse una spia per scelta... non è stato addestrato fin
dalla nascita, non è stato trovato nessun talento
particolare in lui... ma se vivere nell'anonimato serve a stare al
fianco del fratello che non ha mai potuto incontrare... allora va bene.
-Nii-san, stavo
pensando... perchè non... torniamo a casa per Natale?-
Chiede timidamente dopo
una lunga pausa, essendo cresciuto nell'istituto per formazione di
spie, Edward non ha mai incontrato nessun suo parente oltre ad
Alphonse, che poi lo ha cercato di sua iniziativa, e trovato per puro
caso.
Edward però
sospira e toglie gli occhiali trasparenti protettivi, rivolgendogli uno
sguardo... confuso.
-Cosa sarebbe questo
Natale adesso...?-
E' l'ennesima volta che
il minore se ne esce con qualcosa che lui non conosce... come le
vacanze di pasqua o le vacanze estive, le feste in generale e altre
cose.
-Non dirmi che non lo
hai mai festeggiato! Nii-san... vuoi dire che non conosci Babbo Natale?
Il 25 Dicembre? Non c'è bambino che non lo aspetti con
impazienza!!-
E' meno di un anno che
si conoscono, e Alphonse ha già avuto modo di conoscere le
lacune infantili di suo fratello, ma non sono lacune intellettuali,
perchè è dotato di un'intelligenza sopra ogni
limite... più che altro è come se... non avesse
avuto un'infanzia al di fuori degli addestramenti e delle lezioni
particolari, riservate alle giovani spie.
-Tu non hai capito
com'è stata la mia infanzia credo...- Gli sfugge una risata
mentre rimette gli occhiali puntando il bersaglio -Questo è
quello che faccio fin da quando ne ho ricordi: resistenza fisica,
destrezza con le armi, combattimenti, missioni mortali... molti dei
miei compagni sono morti subito, di certo non c'era spazio per...
ridicole Feste-
-Ma tutto ciò
è... orribile!-
Però
l'espressione del maggiore non cambia.
-Per me è
sempre stata la normalità... ma comunque, la risposta
è no-
Dopo aver centrato
più e più volte il punto più
difficile, ormai stanco della perfezione finite le altre munizioni posa
la pistola e leva gli occhiali protettivi andando a cambiare la sagoma
bucherellata.
-Dai Nii-san... io torno
a casa per le vacanze... vieni-
Cerca di convincerlo ma
non sembra esserci verso, per il maggiore non esiste altro che
l'agenzia e il suo lavoro, ma soprattutto la nuova missione che gli
è stata assegnata.
-Non ho il minimo
interesse a venire con te... e poi devo lavorare-
Lo congeda in fretta
uscendo dalla stanza per dirigersi alla mensa centrale, per indagare
fin da subito.
Ma Alphonse non molla e
continua a seguirlo con ostinazione, sa bene che sua madre soffre molto
per questo: Lui ha avuto l'opportunità di conoscere suo
fratello... mentre lei non lo vede da quando è nato...
strappatole dalle braccia subito, ritenendolo "Uno dei prescelti".
E ovviamente sente molto
la sua mancanza e si sente frustrata perchè solo Alphonse
torna a farle visita... il maggiore mai... anche se il fratello cerca
di convincerlo.
Ed è questa
la cosa che fa più male, sapere che tuo figlio non torna a
casa di sua spontanea volontà.
Mentre suo padre ha
sviluppato una specie di rabbia, un rifiuto nei confronti del
primogenito, come se pensasse: Lui non vuole tornare, perchè
non ci considera la sua famiglia essendo cresciuto altrove... allora mi
comporterò di conseguenza.
E ignora tutta la
faccenda, ostinandosi a pensare di avere soltanto un figlio.
Quando arrivano alla
mensa Edward si ferma sulla balconata in alto, osservando attentamente
tutti i presenti.
-Non lo capirai mai in
questo modo...-
Gli fa notare
affiancandolo l'altro: come fa a capire chi sia sospetto in questo
modo? Semplicemente osservando?
-Invece si... guarda per
esempio le matricole, la loro agitazione è lampante... sanno
benissimo che almeno la metà di loro non arriverà
alla fine dell'anno, e non si ritrovano in questo posto. Poi ci sono
quelli del secondo anno, i così detti: sopravvissuti,
pensano di essere al sicuro adesso ma non sanno quanto sbagliano...
anche loro sono a rischio-
Sembra sapere
perfettamente tutto quello che passa per la testa degli altri, e
effettivamente ha ragione... le matricole non fanno altro che
bisbigliare e guardarsi intorno, sono tesi come un pezzo di legno.
Mentre quelli del secondo anno di accademia hanno un atteggiamento
superiore e lo dimostrano palesemente, si sentono i Re del mondo.
-Nii-san anche io sono
una matricola eppure sono ancora vivo... e perchè i ragazzi
del secondo non dovrebbero essere al sicuro?-
In un certo senso questo
suo atteggiamento freddo e distaccato lo irrita.
-Vedi Al, c'è
una differenza tra voi e me... io sono stato addestrato fin da subito
mentre le matricole iniziano l'accademia a qualsiasi età,
perchè non sono tra i "Prescelti", io sono già
una spia a tutti gli effetti... voi dovete ancora imparare molto e
cercare di sopravvivere sarà la sfida più
grande...-
-Perchè?-
-Ti basti sapere
questo... io sono l'unica spia rimasta del mio anno... tutti i miei
compagni, pur essendo stati Prescelti sono morti, e avevano subito un
duro addestramento... mentre voi matricole, quanto durerete ancora? Se
anche i migliori, sono caduti?-
I Prescelti vengono
prelevati, allevati in un certo modo e addestrati rigidamente, per
prepararli alla vita dura che li aspetta.
Essere uccisi non
è impossibile per loro... però si suppone sia
l'ultima cosa che possa accadere.
Le matricole invece
hanno più probabilità di morire, iniziando la
loro vita da spie a qualsiasi età, senza nessuna
preparazione, senza essere stati cresciuti in un certo modo.
Ecco perchè
Edward è considerato la spia perfetta e viene ammirato da
tutti, lui è l'unico rimasto...
-Be' io
sopravviverò! Non sottovalutarmi-
Esclama divertendo il
maggiore che sorride, alla sua ostinazione così ingenua.
-Lo spero per te...-
E continua ad osservare,
senza mostrare altri sentimenti... come se perdere il suo unico
fratello, ritrovato da poco non lo toccasse.
Poi però dopo
diversi minuti di silenzio, si volta incamminandosi verso l'uscita con
un sorrisetto furbo.
-Che c'è, hai
visto qualcosa?-
Chiede il minore non
capendo che cosa gli sia preso.
-Resta qui, potrebbe
essere pericoloso... per una matricola-
Si lascia sfuggire una
risatina canzonatoria e scompare nell'ombra definitivamente.
Riuscirà mai
a capire la complessità che avvolge suo fratello...?
[Angolino Autrice]
^___^ eccomi qui, sono sempre io! (_Titti_) ma ho cambiato Nik XD spero
di non avervi confusi u.u
Questa fic è nata guardando un film *-* sarà
piuttosto corta veramente... O.o ma sempre bellissima ù.u
Lasciatemi un commento e ditemi che ne pensate *___* spero piaccia
anche a voi ^-^
|
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Capitolo 2 *** Cap.2 ***
Come un
leone che osserva la preda, Edward passeggia ancora intorno alla mensa
tenendo lo sguardo dorato su un suo "Collega" in particolare,
seguendolo attentamente.
Gli è
bastato uno sguardo per fondare un sospetto, e da brava spia deve
assicurarsi che sia reale e in quale altro modo se non seguendolo
aspettando che faccia un passo falso?
Infatti quando il
soggetto esce dalla mensa non lo perde d'occhio nascondendosi
nell'ombra, fino a che la sua vittima ignara di essere pedinata, senza
alcun sospetto entra nella stanza dei file.
"E la trappola
è scattata..."
Pensa socchiudendo gli
occhi: E' tutto così facile, così prevedibile che
alla fine è stato noioso, si aspettava un po' più
di azione.
Quando entra nella
stanza bussa persino sulla porta, per rendere il tutto più
movimentato: Il ragazzo si volta colto sul fatto, con le mani negli
schedari delle prove, nei suoi occhi il terrore è leggibile
e senza perdere altro tempo molla tutto e salta giu dalla finestra
cercando di scappare.
-E' tutto inutile...-
sorride perfido prendendo il congegno per la comunicazione dalla sua
cintura -Sto inseguendo il colpevole, mi servono rinforzi...-
E in un attimo arriva
la risposta, proprio dal suo capo.
-Procedi! Di chi si
tratta Edward?-
-Cercate Envy... l'ho
beccato con le mani negli archivi e appena mi ha visto è
scappato, cercate di metterlo alle strette al resto ci penso io-
E chiude la
conversazione correndo fuori dalla stanza.
Pochi minuti dopo Envy
corre per le strade deserte della città cercando riparo, un
posto dove nascondersi prima che lo catturino, almeno per cercare la
verità, quella che stava per raggiungere prima che entrasse
Mr. Super Spia.
Ma in un attimo le
volanti della polizia e gli elicotteri dell'azienda gli sono alle
costole, circondandolo interamente senza dargli una via di scampo.
I suoi capelli corvini
si muovono al vento selvaggi, mossi anche dalle pale dell'elicottero
sopra di lui che gli punta l'occhio di bue addosso.
-Envy fermati, sei
circondato! Sei accusato di tradimento, furto e diversi omicidi!-
Sente la voce del capo
al megafono e corre verso questa, perchè lui è
innocente e vorrebbe spiegare perchè è scappato,
quello che stava cercando nell'archivio e i suoi sospetti, quelli che
lo hanno spinto a fare questo.
-Mi lasci spiegare! Io
non sono un traditore...!-
Ma non riesce a
sovrastare il baccano e nessuno lo sente... nessuno è
disposto ad ascoltarlo, nemmeno il capo che senza indugiare alza una
mano: Segno per i tiratori... di sparare.
Ed è
l'ultima cosa che vede, poi soltanto buio.
Una morte veloce, un
proiettile che gli attraversa la testa dritto e veloce come una freccia
appuntita.
Soltanto una persona
è in grado di sparare in modo così preciso, senza
nemmeno essere visto: Edward.
Anche lui infine
è stato ucciso, come tutti gli altri testimoni indesiderati.
Se solo gli avessero
dato la possibilità di spiegare allora le cose sarebbero
andate in modo diverso, non sarebbe stato lui a morire.
Ma il vero traditore.
-Ottimo lavoro come
sempre Edward-
Si complimenta il capo
seduto dietro la sua scrivania, con un gran sorriso finalmente
sollevato ora che la faccenda del traditore è stata chiusa e
l'azienda è di nuovo sicura.
-E' stato facile... ma
aspetti a complimentarsi, sospetto che Envy avesse dei complici...-
Edward invece non
sembra sollevato, incrocia le braccia al petto guardando seriamente il
superiore, al suo fianco come sempre c'è Alphonse ma non
dice niente.
-Effettivamente lui
aveva degli alibi per le serate dei furti, dunque... hai altri
sospetti?-
Si massaggia la barba
pensieroso, cercando di capire a sua volta chi possa essere la seconda
talpa.
-Per ora no... ma ci
lavorerò-
Assicura sorridendo:
nessuno può sfuggirgli, troverà il secondo topo e
se ce ne sono di più anche loro, li sterminerà
tutti, per la sicurezza e la felicità della sua casa.
-Perfetto è
tutto nelle tue mani! Mentre per te Elric avrei un altro incarico...-
Si rivolge al minore
dei due, sorpreso perchè questo significa...
-C-Come? Mi solleva da
questo...?-
-Esatto, Edward basta
e avanza dopotutto... tu ti occuperai di altro-
Fa scivolare sulla
scrivania una cartella contenente il suo prossimo incarico, il ragazzo
la apre iniziando a leggere ancora stupito: E' qualcosa di dannatamente
facile, come se lui non fosse in grado di fare altro.
-Devo... arrestare
questa spacciatrice Russa? Solo questo?-
Edward gli lancia
un'occhiata alzando un sopracciglio, come per dire: Che cosa ti
aspetti? Sei ancora una matricola e sono queste le cose di cui ti devi
occupare, il lavoro importante lascialo a chi ci sa fare.
-Esatto, sappiamo con
certezza che domani sera si troverà nel ristorante sulla
quattordicesima, per parlare con un suo acquirente, vai e prendila! E
porta con te anche una squadra, così non avrà via
di fuga-
-D'accordo...-
Sussurra ancora mezzo
sotto shock, è un lavoro così semplice:
Circondare un locare e catturare la spacciatrice che cena al suo
interno... non è niente di speciale, non è
all'altezza delle sue possibilità... è un
lavoretto da pivelli!
-Bene potete andare...
Edward, tienimi aggiornato su quello che succede, Elric, cattura quella
spacciatrice, non sono ammessi errori ricorda-
Deve sempre parlargli
con tutta la freddezza che è capace di mostrare... prima
solare con il suo adorato Edward, poi improvvisamente si fa glaciale
ricordandogli che: Non sono ammessi errori, o riesci o sei fuori in
altre parole.
-Si signore-
Rispondono all'unisono
uscendo dalla stanza dopo il solito breve inchino rispettoso.
-Coraggio, ce la puoi
fare!-
Il biondo gli da una
pacca sulla spalla sorridendo, sicuramente felice per aver dimostrato
la sua superiorità ancora una volta, l'ennesima,
nascondendolo alla propria ombra.
-Certo... anche tu
riuscirai a risolvere il problema-
-Ma questo
è ovvio... ti consiglio però di stare attento,
hanno sempre un asso nella manica quei tipi... porta più
armi-
E gli da le spalle
incamminandosi verso la propria stanza, o meglio la sua "Casa"...
è cresciuto qui e la ragione per cui non vuole far ritorno
nella vera casa con lui... è anche perchè non ci
si troverebbe e non la considera tale.
-Pronto...?-
Lo squillare
incessante di un telefono fa eco nella piccola stanza vuota, a
rispondere è una figura sconosciuta seduta dietro una
scrivania.
-Così anche
un'altro testimone è morto...-
La voce camuffata
dall'altra parte passa subito al punto.
-Esatto, e come lui
tutti gli altri...-
Sorride sadicamente
prendendo una pistola e rigirandosela un po' tra le mani.
-Perfetto...-
Dopodichè
la telefonata viene chiusa e la stanza misteriosa torna ad essere vuota.
Però...
nella sala delle intercettazioni Alphonse non ha abbandonato del tutto
la faccenda e sta cercando di capire da dove è partita la
chiamata, però i due non gli hanno dato modo di scoprirlo
perchè l'hanno chiusa troppo in fretta.
-Accidenti...-
Frustrato vorrebbe
dimostrare a tutti quanto vale, dando un aiuto prezioso a suo fratello
e aiutandolo a risolvere il caso, così da poter essere
considerati un Duo e non "Edward la Super Spia e la piccola Matricola
che gli va dietro".
Quando esce
però, forse per una coincidenza incontra proprio suo
fratello... che dopo il rapporto al capo era scomparso misteriosamente
nella sua stanza.
-Che stavi facendo
lì dentro?-
Chiede sospettoso, e
il minore si preoccupa, non vorrebbe mai che suo fratello sospettasse
di lui e lo giudicasse male.
-Oh niente, ho
intercettato una chiamata... di un probabile sospettato...-
Edward si sorprende
abbandonando i sospetti.
-E... hai scoperto
qualcosa?-
E' davvero raro
vederlo così sorpreso... quasi preoccupato.
-No... per ora niente,
come mai così preoccupato?-
E adesso è
il minore che si insospettisce al suo atteggiamento, ma in men che non
si dica il maggiore torna normale accigliandosi.
-Tsk, devi solo starne
fuori! Punto uno: Me ne sto occupando io! Punto due: Significa che devi
lasciarmi fare senza intrometterti! E poi una matricola come te
è un facile bersaglio, non giocare con il fuoco!-
E arrabbiato senza
aspettare una risposta marcia dalla parte opposta alla sua, non
sopporta che qualcuno indaghi su qualcosa di sua competenza, e
soprattutto che una stupida matricola voglia darsi arie con qualcosa
che non la riguarda, che per di più è
infinitamente più grande e potrebbe ucciderlo in un secondo.
"Si è
arrabbiato...? Volevo solo aiutarlo..."
[Angolino Autrice]
^___^ Ed eccoci finalmente con il secondo capitolo... chi ha capito
qualcosa? XD
Io non dico niente sennò lo capite subito XD Ma se
già lo avete intuito u.u va bene.
XD
Ringrazio:
Chiby
Rie_chan
lightdragon91
Per le recensioni allo scorso capitolo ^_^
Eeeh questa fic mi piace u.u perchè c'è
più passione tra Ed e Roy e anche perchè Ed fa un
po' il cattivo ragazzo XD
U.U bien... vi saluto, ogni mia parola potrebbe essere di troppo XD
u.ù indagate anche voi *-* bye byeeee
|
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Capitolo 3 *** Cap.3 ***
Dopo quella "Litigata"
con suo fratello, Alphonse ha deciso di aspettarlo nel suo appartamento
per fare pace e scusarsi.
Se lo ha fatto
arrabbiare non era assolutamente sua intenzione e poi devono ancora
imparare a conoscersi, la prossima volta di certo non
invaderà il suo "territorio" se lo infastidisce.
E' di sicuro un
tipetto orgoglioso che non vuole nessun tipo di aiuto, essere
indipendente, ammirato e venerato da tutti è quello che ha
raggiunto da solo, essere la più abile spia... lo ha fatto
da solo.
-Ed... insomma,
Edward... cioè Nii-san, mi dispiace se...-
E come un fesso gira
per il suo studio avanti e indietro, cercando di formulare delle scuse
decenti.
-S-Se vuoi fare da
solo... insomma non volevo offenderti! O... farti sentire... debole-
Ma le scarta tutte,
non ha mai avuto questo tipo di problema con lui... anzi pensandoci
bene da quando si sono conosciuti... non hanno ancora raggiunto un
rapporto al di fuori del lavoro.
Edward è
così... devoto a quello che fa, così orgoglioso,
così rispettoso delle regole.
Non vuole nemmeno
tornare a casa con lui per questo... non dovrebbe sperare
così tanto di vederlo farsi più affettuoso e
sensibile.
Si lascia cadere sulla
poltrona nera dietro la scrivania in legno cosparsa di fogli, e
inevitabilmente gli cade l'occhio su uno di questi, anzi su molti.
-Ma questi... sono
tutti i luoghi che sono stati svaliggiati: sistemi d'allarme, i tipi di
cassaforte, le piantine...-
Li guarda
attentamente, trovando tra l'altro anche le foto degli oggetti che sono
stati rubati.
-Starà
indagando molto a fondo...-
Ma quando sente la
porta d'entrata aprirsi si affretta ad uscire dalla stanza: se Edward
lo trovasse là dentro a ficcanasare tra le sue cose, si
arrabbierebbe ancora di più.
Quando poi svolta
l'angolo che porta all'ingresso si ritrova una pistola puntata alla
testa.
-Ed sono io! Mettila
via!-
Esclama dopo un quasi
infarto, il biondo dopo averlo riconosciuto accende la luce e toglie il
passamontagna che usano i tiratori scelti per non essere riconosciuti,
riponendo l'arma.
-E tu che diavolo ci
fai qui?!-
Lo rimprovera subito,
evidentemente trovarsi qualcuno nel proprio appartamento a notte
fonda... gli da molto fastidio.
-Ecco so che
è un'ora indecente ma... ti ho aspettato perchè
volevo scusarmi... non avrei dovuto impicciarmi, il caso e tuo e
quindi...-
-Ho capito, puoi
andare-
Lo congeda subito
senza nemmeno dare una risposta... normale, come: Accetto le tue
scuse... o Non fa niente...
-T-tutto qui...? Solo
"Ho capito"?-
Edward scioglie i
lunghi capelli davanti lo specchio mettendoli davanti le spalle per poi
andare in bagno per cambiarsi.
-Che altro ti
aspettavi?-
Poco dopo esce con
indosso il suo pigiama, prende la pistola e la mette sotto il cuscino:
Per essere pronto a qualsiasi evenienza.
-N-Niente... allora
vado... buona notte-
Un po' deluso lascia
l'abitazione del fratello dirigendosi alla propria: alla fine del
corridoio.
La sera dopo...
Alphonse cammina verso
il ristorante dove deve catturare la spacciatrice russa, non si
è vestito da spia ma semplicemente da ragazzo comune, per
non essere riconosciuto.
E lo stesso ha
consigliato di fare anche a tutti gli altri, ritenendola la cosa
migliore, visto che comunque sia dovranno circondare il ristorante e
bene o male verranno visti.
Quando entra inizia a
guardarsi intorno e si apposta in disparte quando individua la ragazza,
tenendola d'occhio.
Sta parlando con
un'uomo dall'aspetto losco, mentre entrambi bevono alcolici senza
sosta, se si ubriaca sarà molto più semplice
catturarla.
"Meglio aspettare che
il ristorante si sfolli un po' o verranno coinvolti dei civili..."
E poi se lascia andare
avanti le loro bevute sarà tutto molto semplice, e magari
riuscirà a catturare anche il suo cliente.
I tiratori sono ai
loro posti pronti per eseguire l'ordine che gli verrà dato,
dentro e fuori il locale, non ha nessuna via di fufa e non ci sono
possibilità di fuga per lei.
Ma dopo circa un'ora o
giu di lì si alza andando in bagno per rinfrescarsi,
lasciando il cliente da solo... che poco dopo guarda il suo telefonino
e si alza dirigendosi anche lui verso il bagno.
"Che strano..."
Pensa la spia
così decide di andare a controllare ma quando sta per aprire
la porta la corrente in tutto il ristorante salta.
-Accidenti!!-
Afferra il congegno
per le comunicazioni e invia un messaggio a tutta la squadra.
-Muoversi Muoversi!
Stanno scappando, fermateli!!-
In qualche modo devono
essersi accorti di loro, Edward aveva proprio ragione a dire che questi
tipi hanno sempre un asso nella manica e ne sanno una più
del diavolo.
Non doveva aspettare
per catturarla, avrebbe dovuto far evaquare la zona e intrappolarla
come un topo.
Ma adesso è
troppo tardi per pensarci, si affretta a raggiungerla prendendo la
pistola e caricandola.
Dentro ormai non
c'è traccia di loro e se sono fuori, verranno catturati
senza alcun dubbio... infatti arrivato in una strada deserta sente le
armi dei suoi che vengono caricate e poco distante da lui... la
spacciatrice.
-Voi vermi siete
ovunque!!-
Lo accusa rabbiosa con
quel suo accento in parte rovinato e confuso dalla sigaretta che tiene
stretta tra i denti, sulle labbra rosse infuocate.
-Noi vermi non ti
daremmo la caccia se tu fossi una normale ragazza... e non una
pericolosa criminale, nonchè spacciatrice-
Lei con disgusto e
furia sputa la sigaretta a terra pestandola con il tacco digrignando i
denti, non può finire così... non può
permettersi di essere catturata, non adesso.
-Se mi lasci andare...
ti darò la soluzione-
Dice calmandosi un po'
arrivata di già alle promesse, pur di essere lasciata libera.
-Tu non hai nulla che
possa interessarmi e comunque stiano le cose non accetterei mai-
Tira fuori la pistola
puntandogliela addosso, l'ordine prevede anche di ucciderla se oppone
resistenza o se le cose si mettono male.
-Davvero...? Non ti
interessa sapere chi dei vostri è un traditore?-
Sorride maliziosa
tentandolo, non sa che cosa fare... e per un attimo esita.
-N-No... lo scopriremo
da soli...-
-Lui è
troppo in gamba per essere scoperto... non ci arriverete mai... per
questo fa tesoro di quello che sto per dire: La spia traditrice
è l'ultima persona che ti verrebbe in mente...
è...!-
E prima di pronunciare
il nome un proiettile le attraversa la testa, dritto e preciso come
solo Edward sa fare, infatti quando il suo corpo cade sull'asfalto
rivela quello del biondo... con la pistola ancora fumante tra le mani.
-Perchè hai
esitato!? Stavi per fidarti di una sua menzogna?!-
Ma perchè
si trova qui...? Insomma come lui vuole lavorare da solo senza
intromissioni ai suoi casi, dovrebbe lasciare questa libertà
anche ad altri invece di seguirli.
-N-No... io...-
-Sei davvero
un'incapace! Stavi per lasciarla andare per una bugia!-
Ben presto a loro si
aggiungono le volanti che portano via il corpo, e fanno il verbale di
quello che è accaduto.
Alphonse
però pensa davvero che suo fratello è troppo
sconvolto... come se quella ragazza stesse per dire qualcosa di
terribile... che lo riguarda.
Altrimenti
perchè quella reazione?
-Ma Nii-san ti prego
lasciami spiegare...-
-No-
Si volta senza
lasciarlo avvicinare, entrando in macchina per poi partire velocemente
per tornarsene a casa.
Alphonse per tutta la
notte è stato tormentato da pensieri praticamente
impossibili... insomma sono cose assurde che però legate
assieme potrebbe avere un senso ed essere addirittura collegate con suo
fratello.
-Pensandoci bene... a
Envy non è stata concessa la possibilità di
giustificarsi... e quando stava per dire qualcosa Edward lo ha ucciso,
stessa cosa ieri, con quella spacciatrice... Edward uccide persone, che
hanno qualcosa di importante da dire... ma perchè?-
Ragiona rigirandosi
tra le coperte.
-Quando sono uscito
dalla stanza delle intercettazzioni... era così sorpreso, e
gli ha dato molto fastidio che io lavorassi sul suo caso... come se
solo lui potesse farlo, per paura che qualcuno scopra qualcosa in
più... forse qualcosa di troppo-
E in un attimo gli
tornano in mente le carte sulla sua scrivania: I luoghi, le
combinazioni, le cassaforti, i sistemi di allarme, il bottino... lui
non stava soltanto lavorando al caso.
-Edward!-
Chiama entrando
nell'appartamento del fratello, deve essere sicuramente qui visto che
non lo ha trovato da nessun'altra parte e ha bisogno di parlargli.
-Oh eccoti-
E' seduto sul divano
mentre legge altri rapporti sul suo caso, studiandoli con estrema
attenzione.
-Dobbiamo parlare di
qualcosa... di molto importante-
Il biondo alza gli
occhi dai fogli mettendoli per un attimo da parte, sempre con quello
sguardo sospettoso.
-Edward... non sono
solo coincidenze vero?-
Rimane in piedi pronto
a schivare un eventuale attacco visto che quello che sta per dire...
potrebbe risultare: incriminante.
-Di che cosa stai
parlando?-
Ma lo sa benissimo,
solo che non vuole ancora scoprire tutte le carte, non prima di essere
certo che le informazioni che possiede Alphonse siano importanti.
-Tutte quelle
vittime... all'inizio non avevano nulla in comune, ma poi hai ucciso
Envy-
-E allora? Cosa
c'entra adesso? Era un traditore, dovevo farlo-
-Non era solo
questo... prima di morire stava per dire qualcosa di molto importante,
qualcosa che nessuno sapeva... oltre te, visto che lo hai eliminato
senza esitazione prima che si capisse qualcosa-
A questo punto il
biondo sorride, consapevole di essere stato scoperto anche se la cosa
che lo... infastidisce, è il fatto di essere stato scoperto
proprio da lui, un'insulsa matricola.
-Continua...-
-Hai detto che aveva
dei complici... e avevi ragione, uno di loro era la spacciatrice che tu
hai ucciso, sempre quando stava per rivelare qualcosa di importante,
entrambi prima di morire volevano confessare evidentemente ma tu lo hai
impedito-
Perchè? Se
lo è chiesto molte volte, perchè Edward ha
impedito loro di confessare?
E tutte quelle volte
conosceva la risposta... ma semplicemente non voleva accettarla e
trovarne una diversa magari.
-E perchè
l'ho impedito... dillo-
E' stranamente calmo,
anche troppo, forse perchè è sicuro di essere
superiore e che comunque vadano le cose riuscirà a scappare.
-P-Perchè...
perchè... tutti questi crimini, l'occultamento delle
prove... l'omicidio dei testimoni... e persino degli alleati
criminali... è opera tua, e nessuno lo avrebbe mai capito,
perchè è tutto troppo perfetto...-
Quasi si mette a
piangere, non vuole credere che il amato fratello ritrovato da
così poco... sia il colpevole...
-Tradito dalla mia
perfezione... hai qualche domanda?-
Sorride divertito
anche se l'altro ha le lacrime agli occhi.
-Si... tralasciando
con chi sei in combutta... e dove si trovino i diamanti...
perchè lo hai fatto? Tu ami tanto essere la spia perfetta...-
-Tsk, sono cresciuto
in questo stupido mondo... forse dopo anni di prigionia ho sentito il
bisogno di cambiare, di non eseguire gli ordini e pensare solo a me-
Si alza ma non
abbandona il suo sorriso.
-Devi aver sofferto
molto... senza una famiglia... senza amici... in un certo senso posso
capire-
Il biondo
però a queste parole si mette a ridere tirando fuori la
pistola, caricandola e puntandogliela contro.
-Bene Mr.
compassione... dopo questo non potrò lasciarti andare sai?
Te lo avevo detto no...? Non giocare con il fuoco, stanne fuori...
eppure tu non mi hai ascoltato, che bambino testardo-
Il minore rimane a dir
poco perplesso: Edward sarebbe disposto davvero ad eliminarlo...
persino lui, che è la sua unica famiglia... ma evidentemente
questo per lui non vuol dire nulla.
-Io sono tuo
fratello... non significa niente?-
-Non essere
ridicolo... non ho mai voluto conoscerti, ma visto che sei entrato
nell'agenzia sono stato costretto, non era meglio rimanere nel
distretto?-
Queste parole...
così crudeli, lo lasciano sconvolto e quasi disperato.
-Cos'è
quella faccia? Ti sei finalmente svegliato dal tuo sogno ad occhi
aperti? Sai ucciderti non è così interessante
dopotutto... prova a prendermi-
Spara un colpo verso
il contatore facendo scattare la corrente in tutto l'appartamento,
danneggiando l'impianto poi scatta in tutto l'edificio lasciandogli via
libera per scappare.
-Accidenti...-
Alphonse cerca il
telefono e quando lo trova finalmente riesce a chiamare il capo.
-Signore ho una brutta
notizia... non ci giro intorno: Il traditore è Edward... e
sta scappando-
Dall'altra parte
c'è soltanto silenzio... deve essere un brutto colpo perdere
il suo miglior agente, il figlio che avrebbe sempre voluto avere.
-...D'accordo... ci
pensiamo noi, inseguilo-
Ma è questo
che deve fare, impedire al male di diffondersi e bloccarlo... anche se
significa mettersi contro un caro amico.
[Angolino Autrice]
U.U... bene bene bene, la spia perfetta è anche un criminale
perfetto che notizia xD
Anche se si capiva un po' ^^ no? Chi altri poteva essere per
nascondersi così bene?
Ma ora passiamo alle buone notizie, nel prossimo capitolo
c'è anche Roy ^O^ E vedremo che ruolo ha lui ù.u
ehehehe...!
Ringrazio:
lightdragon91
Chiby
Rie_chan
Per le recensioni allo scorso capitolo ^__^
Eccovi la risposta u-ù in questa mi diverto a fare Edduccio
cattivo u.u insomma tocca sempre ad Al XD adesso è il suo
turno! E' pure giusto xD
Bene ci sentiamo nel prossimo Baci!!!!!
|
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Capitolo 4 *** Cap.4 ***
Dopo
aver lanciato una sfida al suo caro fratellino, ovvero quella di
riuscire a prenderlo, Edward è riuscito a scappare e si
è diretto al molo dove ha appuntamento con qualcuno, che lo
aiuterà a scappare.
-Finalmente, pensavo
ti avessero preso-
Esclama con un sorriso
canzonatorio un uomo a bordo di un motoscafo, capelli neri e occhi
dello stesso colore conosciuto come: Roy Mustang, una delle spie
nemiche, ma non per Edward.
-Anche io sono felice
di vederti-
Salta su senza
pensarci due volte avvicinandosi a lui per stampargli un bacio sulle
labbra, non solo è in combutta con il nemico... ma ha una
relazione segreta con questo.
-I diamanti sono al
sicuro non preoccuparti...-
Ricambia il bacio
affrettandosi a prendere le chiavi per partire, anche se vorrebbe
dilettarsi in ben altre cose in compagnia del biondo.
-Pensa a portarmi via
da qui, mi staranno già alle costole...-
Sussurra prendendogli
il colletto della camicia nera, la loro sembra essere una storia molto
passionale e intensa, basta notare come si guardano e quello che fanno.
-Ai suoi ordini,
vostra altezza-
Mette in moto e
distraendosi a malincuore dal bel visino della sua spia preferita, e
anche da altro... pensa a guidare: sarà una lunga notte,
visto che fino a che non varcheranno il confine saranno soggetti alla
cattura.
-Non fare lo spiritoso
e pensa ad accelerare, fanno le cose sul serio...-
Lo ammonisce
bonariamente sorridendo, per poi prendersi una coperta nella valigia
dietro, è successo tutto così in fretta... se lo
sarebbe aspettato un po' più tardi e in quel caso avrebbe
avuto le valigie pronte, ma è andata come è
andata ormai.
-Anche noi siamo due
spie e tu sei la spia perfetta, sai sparare con estrema precisione,
affrontare qualsiasi situazione, combattere alla perfezione... credimi
ci penseranno due volte prima di mettersi contro di noi-
Lo rassicura
sorridendo vittorioso, osservandolo mentre si addormenta teneramente
avvolto nella grande coperta.
Deve essere molto
stanco... quindi meglio non disturbarlo, almeno fino a che non saranno
arrivati a destinazione o al massimo se si trovano qualcuno dietro,
cosa molto improbabile.
La mattina seguente
quando il biondo apre gli occhi non si trova davanti il cielo azzurro,
come invece si aspettava, essendosi addormentato su un motoscafo.
Ma al contrario un
soffitto, ed è in una stanza, sdraiato su di un grande letto
matrimoniale dalle candide lenzuola.
Vicino c'è
una gigantesca finestra che lascia vedere il bosco da cui è
circondata l'abitazione, ma non è "primitiva", nella stanza
in cui si trova c'è un televisore gigante e per quanto
è grande, c'è anche un salotto.
Finito di ispezionare
con lo sguardo si volta dall'altra parte del letto dove c'è
Roy ancora beatamente addormentato, ma fregandosene lo sveglia
scuotendolo un po'.
-Ehi dove siamo?-
Chiede, lui si
stiracchia e si mette seduto dando un bacio sulla guancia al biondino,
per dargli il buongiorno.
-Su un'isola... questa
villa è nostra proprietà ed è ben
nascosta, quindi qui saremo al sicuro per un po'-
Si sente sollevato dal
saperlo, e si rilassa tornando a sdraiarsi.
-E i nostri
inseguitori?-
-Possibile che non ti
sei accorto di niente? Quando siamo arrivati ho impiantato una bomba
sul motoscafo e l'ho lasciato andare a largo... penseranno che siamo
morti a quest'ora-
Ride immaginandosi la
scena.
-Quando non troveranno
i nostri corpi se ne accorgeranno e verranno a cercarci, e noi? Siamo
bloccati qui! Che bella pensata!-
Lo rimprovera
iniziando ad arrabbiarsi, ma l'espressione del moro lo smentisce e lo
calma un po'.
-Non è
così...?-
-No, verrà
a prenderci un elicottero e ce ne andremo definitivamente, nemmeno il
tempo di accorgersi del nostro inganno che noi saremo già
belli che lontani-
Edward sorride e
decide di premiarlo con un bel bacio, tanto perchè per una
volta ha usato decentemente il cervello.
-Preparati, con le
cose che abbiamo rubato ci rifaremo una vita, una bella vita! Solo io e
te!-
Gli carezza una
guancia sorridendo dopodichè si alza scostando le coperte e
inizia a vestirsi.
-Dobbiamo
già andare?-
Allora anche il biondo
fa lo stesso seguendolo fuori dalla villa, che non hanno potuto nemmeno
godersi per mancanza di tempo.
-Esatto, vedrai avremo
tanto tempo per stare insieme, ma adesso dobbiamo pensare alle cose
serie-
Con un binocolo inizia
ad osservare il mare, constatando che all'orizzonte non c'è
nessuna nave, nemmeno la più piccola traccia, nonostante sia
tarda mattinata.
-Saranno ancora
impegnati con la nostra "Morte"-
Edward ride
immaginando la scena del suo ex capo che piange come una fontana, sia
per il tradimento sia per la sua finta morte, sarà una
disdetta per lui perdere un "Figlio".
-Ancora niente?-
Varie squadre di
recupero stanno ispezionando l'area intorno a loro, dove è
stato trovato il motoscafo, o almeno ciò che ne rimane.
-Nessuna traccia,
soltanto rottami-
Alphonse annuisce e si
dirige dal suo capo, seduto sulla ringhiera della nave con sguardo
afflitto, depresso per la grave perdita.
-Signore... non sono
qui-
Lo informa
dispiaciuto, ma in fin dai conti tutti lo sapevano: Edward non
è uno stupido e non può essere morto
così facilmente, tra l'altro è stato addestrato a
disattivare le bombe.
-Ma certo che no,
Edward è intelligente... ci ha solo fatto perdere tempo,
quello necessario per allontanarsi-
Passa una mano tra i
capelli esasperato, stressato al massimo, depresso... è
ridotto proprio uno straccio per farla breve.
-Dove potrebbe essere
andato...?-
-Lascia stare,
è troppo tardi! Ormai avrà già
oltrepassato le acque internazionali, non abbiamo potere-
-Noi però
siamo alleati della maggior parte dei paesi... possono darci una mano!
Lo prenderanno loro!-
E' l'unico che non ha
perso la speranza di riprendere il fuggitivo, dopotutto è
stato risparmiato proprio per la sfida... altrimenti sarebbe morto da
un pezzo.
-Ti ripeto che Edward
non è stupido! Si sarà alleato con uno dei nostri
nemici... è impossibile prenderlo-
L'uomo inizia a
spazzientirsi, così si alza per andare a prendersi un
caffè, anche se nemmeno il più caldo dei liquidi
riuscirebbe a scaldargli le viscere al momento.
-Signore aspetti...-
Decide di seguirlo per continuare la conversazione, deciso a catturare
Edward, spia perfetta o non e convincere anche l'uomo della
possibilità che ciò accada.
-So che per lei Edward
era come un figlio! E capisco che sia addolorato in questo momento...
ma dobbiamo svolgere il nostro dovere-
Gli ricorda:
Dopottutto quando ha assegnato il compito di catturare il traditore a
Edward, non gli è importato di chi potesse trattarsi doveva
pagare per quello che aveva fatto, ma evidentemente non si aspettava
fosse proprio lui... in questo caso le cose sono cambiate, gli importa
eccome.
-Elric... tu non
capisci, Edward per me non era soltanto la spia perfetta o un'agente
insostituibile... io non riuscirò mai, mai ad odiarlo o
punirlo!- Spiega sorseggiando il caffè amaro, come il suo
animo anche se al ricordo di vecchi avvenimenti gli scappa un sorriso
triste e nostalgico -Era così... indifeso e piccolo... chi
avrebbe mai pensato che un bambino così sarebbe diventato il
numero uno? E' stato costretto ad imparare le cose necessarie per
essere una spia... per sopravvivere nell'ambiente, ed è
rimasto soltanto lui, il numero 7- Quando le spie scelte entrano
nell'azienda non portano il loro nome, anche perchè
strappati fin da subito dalle braccia dei loro genitori non ne hanno
uno, così gli vengono assegnati dei numeri.
Il biondo lo lascia
continuare intuendo che per lui sfogarsi un po' deve essere davvero
liberatorio.
-Lo ammiravo
perchè viveva nell'oscurità di questo mondo fatto
di assasini, e criminali ma brillava costantemente di luce propria...
mi sbagliavo, forse è lui quello che ha sofferto di
più per questa condizione, è difficile per le
spie scelte. Uccidono e condannano... nessun contatto umano, nessuna
famiglia... sono io quello da punire... Edward non ha colpe-
A suo parere ha
soltanto bisogno di evadere, scappare da quello che gli fa male anche
se non lo da a vedere, sentirsi libero e apprezzato.
-Pensavo che
accettarti nell'azienda gli avrebbe fatto bene, nella storia non ci
sono mai state spie imparentate, si evitano assolutamente questi
contatti... ma mi sbagliavo come sempre, l'effimera illusione che
potesse considerarmi un padre... anche quella era sbagliata
evidentemente.-
Tiene davvero tanto a
Edward, così tanto da desiderare di essere considerato un
padre da lui e questo rende il colpo ancora più duro e
difficile da mandar giu.
E Alphonse continua ad
ascoltare non sapendo che cosa dire, tutto sarebbe falso... non
può capire davvero quello che sta provando il superiore.
-Ma io non smetto di
considerarlo mio figlio, o almeno quello che non ho mai avuto, gli ho
dato un nome, una casa e ammetto di averlo sempre prediletto su
tutti... non ci posso fare niente, ho tentato di vederlo come "Uno dei
tanti" ma non ci sono riuscito... io non posso punirlo, è
mio figlio e per me sarà sempre nel bene o nel male il solo
e l'unico-
[Angolino Autrice]
Ta-Ta-Ta-Taaaaan XD eccoci qua con la sorprendente rivelazione
u.ù eh già già, il super boss
crollasse il mondo ma Edward lo adora sempre e comunque, spia
cattiva... spia buona... non fa differenza XD
Ringrazio:
ValeXAnime:
grazie sono felice che ti piaccia ^_^ ora non so quanto
durerà, anche perchè appena ho un'idea x un
capitolo cerco di inserirla xD diciamo che dipende da quello che mi
viene in testa.
Per le ipotesi, Edward è davvero cattivo, non considera
davvero minimamente Al, è un criminale assetato di potere e
d'amore XD ahhaaha, ma chissà... potrebbe esserci una svolta
^-^
Per la seconda invece, hai indovinato ^^ il Boss adora Edward qualsiasi
cosa faccia... vedremo cs accadrà ^-^
Comunque, visto che siamo in periodo scolastico e non ho la certezza di
poter aggiornare puntualmente, preparo dei capitoli prima almeno da
poterlo fare sempre e cmq xD compiti o non u.ù
^_^ grazie per la recensione e per i complimenti!!! Un bacio!
Chiby
Rie_chan: ehehhhehehe XD brava lo hai capito! Però
mi duole dirti che Ed è davvero cattivo, nessuna finzione.
Non glie ne frega niente di Al.... nè del suo ex capo, di
nessuno. Ma niente paura, potrebbe sempre cambiare questa cosa
ù-u chissà che mi dirà la mia mente
malata XD eheheh, ma passando alle cose serie *-* la tua di ficci??? x3
non dirmi che la scuola ti impedisce di continuare, sarebbe un vero
peccato... dannata scuola è-é ehehehe, fammi
sapere ^_^ baci Nee-san!!!
Ed eccoci alla fine di questo super chap xD non so voi ma il boss mi ha
fatto un po' pena... (ma se scrivi tu...) sisi lo so XD ma poverino
è questa la sua parte, Edward può pure
incendiargli casa... lui starà sempre lì a
lodarlo e amarlo.
Ma niente paura u.u la fic non finisce qui, solo perchè lui
copre tt le malefatte del diavoletto XD c'è Sempre Al deciso
a prenderlo! Approvazione o non del capo u-ù
Bene ci sentiamo al prossimo baci a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
:)
|
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Capitolo 5 *** Cap.5 ***
Alphonse
dopo aver ascoltato parola per parola, quello che aveva da dire il suo
capo si è convinto di due cose: 1. Non può
contare sul suo aiuto nè su quello di qualsiasi altra spia
alle sue dipendenze, ovviamente bloccherà tutto per coprire
il suo pupillo nel bene e nel male per quanto questo possa essere
doloroso. E 2. dovrà fare tutto da solo e segretamente per
non rimetterci il posto, dopotutto sfruttare le informazioni
dell'azienda in quanto spia gli sarà utile.
Ma prima di tutto deve
pensare come Edward per riuscire a bloccare le sue mosse: Su uno dei
rottami del motoscafo c'era il logo dell'azienda di spie nemica dunque,
di sicuro si è alleato con loro, ma quell'aggeggio era
lì pronto per lui... o qualcuno lo aiutato a scappare? La
seconda ipotesi è più attendibile, non
può aver scaricato un motoscafo da solo e altrettanto
velocemente averci piazzato una bomba sopra.
Aveva uno o
più complici... si sono fermati su qualche isoletta per
attuare il loro piano, non possono certo essere rimasti in alto mare.
Ma credere che siano
ancora lì o di rintracciare il posto è
un'illusione, non ce la farebbe mai e poi mai da solo...
Dove...? Dove
può essere andato?!
Ostelli, Hotel,
Autogrill... tutti controllati!
Intanto in un ritrovo
sotterraneo per criminali Edward è alla sua seconda birra,
accompagnato da Roy che non è da meno in quanto alcolici.
Le luci della
discoteca lo accecano a tratti, i fumi sono nauseanti e la confusione
eccessiva: Ma cosa ci si può aspettare da un buco per
criminali ricercati?
Riunisce spacciatori,
assassini, ladri, insomma la crema della società dei bassi
fondi, loschi individui che a nessuno piacerebbe incontrare in un
vicolo buio.
Puoi trovare tutto
quello che ti serve: droga, divertimento, armi di ogni genere e
qualsiasi altro prodotto illegale.
Qui le regole non
esistono come la legalità e il rispetto per gli altri, o
mangi o vieni mangiato così funziona.
-Perchè
siamo in mezzo alla feccia?-
Chiede Edward
sbattendo la bottiglia sul bancone nervosamente.
-Per nasconderci, tra
poco verranno a prenderci e andremo via-
Roy sembra essersi
ambientato perfettamente, non si mette a fare a botte con bottiglie
mezze spaccate ma non è nervoso come il suo compagno che
considera tutto ciò un'insulto alla sua intelligenza.
-Che schifo di
posto...-
Borbotta girando sullo
sgabbello per guardare qualcosa di diverso delle bottiglie vecchie di
un secolo su una mensola sgangherata.
Alphonse ha deciso di
pensare come Edward per riuscire a catturarlo, ma lui non è
una spia perfetta e non ha anni di esperienza alle spalle.
Però tutto sommato è riuscito a mettere su un
buon piano.
Gira per le strede
buie in cerca di un criminale, anche il più patetico e
debole... qualsiasi.
Quando vede un uomo
dall'aspetto trasandato cercare di vendere armi illegali sente di aver
vinto la lotteria.
-Mani in alto!-
Esclama sentendosi
così potente e sicuro di se' quando punta la sua fedele
pistola e quello sorpreso cerca di scappare ma inciampa su uno dei suoi
rottami.
-T-Ti prego... io non
ho fatto niente, questa roba era già qui! Sono solo un
povero barbone capitato nel posto sbagliato...-
Sarebbe stato
credibile se non avesse tentato di scappare, o se non fosse stato visto
cercare disperatamente di vendere qualcosa.
-Questa è
una delle più patetiche scuse che io abbia mai sentito...
sai non mettiamo la sedia elettrica in funzione da molto tempo adesso
che ci penso...-
Meschino gonfia il
reato a più non posso per spaventare il povero disgraziato
che quasi trema convulsamente per la fifa.
-Ti dirò
tutto quello che vuoi!! Non mandarmi sulla sedia elettrica!!-
Arrivando ad
inginocchiarsi ai suoi piedi come fosse un Dio.
-Be' prendere un pesce
piccolo come te non è proprio un gran che...-
A dirla tutta non glie
ne frega proprio niente, tanto meno all'agenzia che solitamente si
occupa di grandi criminali e non la sottospecie.
-B-Be' qui vicino
c'è un deposito sotterraneo abbandonato! Dove si nascondono
la maggior parte dei malviventi...!-
Seconda vincita alla
lotteria! Questa sera non sarà lui ad andare sulla sedia
elettrica, questa sera... prenderà uno dei pesci grossi!
-Roy... quando
dovrebbero venire a prenderci...?-
Intanto la
così detta spia perfetta continua ad annoiarsi terribilmente
circondato da criminali, se così si può dire che
non arriverebbero al suo livello nemmeno con una scala chilometrica.
-Tra poco Ed... tra
poco-
Gli ripete per
l'ennesima volta stappando l'ennesima birra con aria indifferente.
-Ho il sospetto che tu
non abbia proprio richiesto aiuto, e che verranno a prenderci solo
quando tu ti sarai divertito abbastanza-
Inizia a spazientirsi
e con aria nervosetta gli toglie la bottiglia di mano tentato di
spaccargliela in testa.
-...-
Silenzio che afferma
la sua teoria.
-Meglio che scappi...
mi hai fatto restare tutto questo tempo qui in mezzo alla feccia
più disgustosa, perchè tu dovevi scolarti sei
bottiglie di birra?!-
Digrigna i denti
pregando per il moro che sia tutta una grossa bugia, e che il loro
passaggio arrivi all'istante con un kit di pronto soccorso
possibilmente.
-Non volevi
rilassarti...?-
Scende dallo sgabbello
con movimenti lenti ed incerti, sorridendo come un'ebete.
-Sempre la solita
storia, sei un'egoista! Un idiota! Un uomo... morto!-
Rovescia il contenuto
della bottiglia a terra e finalmente riesce a romperla per usare il
vetro scheggiato come arma.
-E-Ed... ragiona... tu
non vuoi farlo...-
Indietreggia cercando
di calmare l'animo del biondo che tutt'altro è in preda ad
una tempesta che non accenna a terminare.
-Oh si che voglio...
non scapperai-
Non
scapperà alla spia perfetta, e tanto meno alla sua furia.
A salvarlo quando
tutto sembrava perso però arriva qualcuno, aldilà
della folla che allarmata da chissà cosa corre verso
l'uscita più vicina.
-Ma che...?-
Molla la bottiglia a
terra e si volta verso colui o colei che ha interrotto l'unico momento
divertente della sua serata.
-Andiamo via anche noi
Ed, è una spia... ti starà cercando!-
Sì,
Alphonse è stato fortunato perchè seguendo le
indicazioni del presunto barbone ha trovato non solo il ritrovo
sotterraneo dei criminali ma quello che cercava.
-Quella non
è una spia è una matricola!- Sorridendo afferra
la sua pistola e con un colpo di polso la carica preparandosi al vero
divertimento -Sta giu e osserva come lavorano i professionisti!-
In quanto a livello di
preparazione nessuno batte Edward, nemmeno Roy che più che
spia sembra un cattivo ragazzo che gioca con le armi, ma quando il
gioco si fa duro batte in ritirata per salvare la pelle.
Il biondino minore si
guarda intorno non sapendo di essere già individuato e in
pericolo perchè sotto il mirino di Ed.
-Ma guarda chi si
vede- Risata canzonatoria -La Matricola!-
Edward su uno degli
spalti in alto protetto da ringhiere laccate di grigio attira
l'attenzione di Alphonse che senza perdere tempo, sapendo con chi ha a
che fare sfodera l'arma.
-Sei in arresto!
Tradimento, Molteplici omicidi, Occultamento di prove...-
-Sisi conosco la lista
e conosco i miei diritti, peccato che non chiamerò un
avvocato nè finirò in prigione!-
Mostra la sua arma
molto più potente di quella dell'altro, che nemmeno hanno
iniziato e già è in svantaggio.
-Arrendersi non ti
sembra un'alternativa più corretta? Finirai comunque col
sedere per terra!-
-Guarda come tremo...
avanti moccioso fammi vedere! Mostrami come mi metti "Col sedere per
terra"!-
Con un'acrobazia degna
di un circo salta giu volteggiando in aria, per poi atterrare in piedi
alle spalle del ragazzo per puntargli la pistola alla testa.
-Ti dico una cosa
ragazzino...- Lo avvicina afferrandogli una spalla per parlargli
all'orecchio -Io, non finisco mai con il sedere per terra...- Dopodiche
senza dargli il tempo di reagire in alcun modo lo spinge a terra e
spara ad uno dei tubi, più precisamente quello che porta i
fumogeni all'interno della stanza.
-Sarai anche la spia
perfetta ma sei stupido!- Esclama Alphonse rialzandosi -Questa stanza
tra poco diventerà zona tossica per l'eccesso di questa
roba, e noi siamo bloccati qui nel caso non lo avessi notato!-
La cosa
però non tange il biondo che del tutto indifferente sorride
mettendolo nuovamente nel sacco.
-Noi? Non esiste un
"Noi", magari il "Tu" si!-
Effettua un'uscita
strategica: Coperto dai fumi è impossibile vederlo mentre
esce dal sotterraneo raggiungendo il moro che lo aspetta con la
macchina pronta per darsi alla fuga.
[...]
-Elric che ti
è saltato in mente?!-
Praticamente per
miracolo è riuscito ad uscire dal sotterraneo pieno di fumi
tossici ed insopportabili, ma quando è tornato in azienda lo
ha accolto un capo molto, molto arrabbiato.
-Io... volevo...-
Come gli spiega che
voleva arrestare il suo adoratissimo Edward? Anche se non è
più una spia alleata, e non è presente riesce
sempre ad oscurarlo davanti al suo superiore.
-Lascia stare, che non
si ripeta mai più! Edward non è alla tua portata,
poteva benissimo ucciderti dovresti ritenerti fortunato per essere
ancora vivo!-
Ovvio lui riesce in
tutto e come sempre deve elogiarlo, quasi fosse un Dio sceso in terra e
tutti quelli che lo circondano non siano degni nemmeno di guardarlo.
-Ma lui... mi ha
risparmiato per la sfida!-
Cerca comunque di
spiegare la situazione, potrà sembrare infantile attenersi
ad una stupida competizione per molti già persa in
partenza... ma vuole vincere, vuole dimostrare di essere più
bravo e vorrebbe sentire mormorare nei corridoi: "Quella è
la spia che ha sconfitto Edward! La nuova Super Spia Perfetta!".
-Quale sfida...?-
-Mi ha risparmiato
perchè... mi ha sfidato, devo riuscire a catturarlo! Non
importa come, io devo dimostrargli di non essere solo una sciocca
matricola!-
L'uomo sospira
scuotendo il capo.
-Elric si sta soltanto
divertendo con te, non riuscirai mai a ferirlo figuriamoci prenderlo,
è troppo forte, intelligente, furbo... mira a qualcosa di
più basso-
Si come gli stupidi
casi che gli affida: Spacciatori, criminali minori e furti
superficiali... non sono cose di cui si occupa una spia!
Vuole essere come le
spie dei film, avere una bella macchina nera brillante, una tuta
indistruttibile, fare acrobazie in ogni momento, saper usare le armi...
e catturare i criminali più scaltri e pericolosi!
-Mi dispiace signore,
ma devo contraddirla- Si alza con un'espressione decisa delle proprie
opinioni sul volto, espressione che non ammette repliche -Io lo
prenderò, e può star certo che se lo
ritroverà ancora qui ma in manette!-
[Angolino Autrice]
Ta-Ta-Ta-Taaaaaaan XD ecco il colpo di scena!
Me lo sono proprio immaginato Alphonse che scorta Edward nell'ufficio
del capo, ammanettato e sconfitto u.u chissà se
succederà davvero... u.ù mmmh, vedremo ^_^
I Ringraziamenti!
ValeXAnime:
eh già già il capo è un po' troppo
possessivo vero? XD non smette nemmeno di sminuire il povero Al u.u ci
credo che questo poveraccio glie lo vuole portare in manette XD tanto
per dire: Ecco hai visto?! x3 anche io so combinare qualcosa!!
Hahahah :) cooomunque, per rispondere alla tua domanda ^_^ io vado al
liceo, umanistico per la precisione XD e ci caricano di compitiiiii
ç___ç solo domani devo farmi 2 interrogazioni,
mercoledì un'altra e giovedì anche... T^T
Ma le fic u.u nn le abbandonerò mai *-*
^_^ ci si sente nel prossimo!!!!!!!!!!!! baci :D
Chiby
Rie_chan: eeeeeeeeeeeehi nee-saaan XD hai proprio ragione U_U
quasi quasi dò una bella missione a Ed e Roy, *-*
distruzione scuole!!!! yeeeeeeeeah XD ahahahaha non falliranno *-*
Ma oltrepassando gli scleri... XD Il boss non è Hohenheim...
non so nemmeno io chi è o-ò è un boss
e basta u.u perchè nei pg di fma... nn ci vedo nessuno a
fare questa parte xD
Comunque *-* come va con la tua ficccy??? voglio proprio leggere
qualcosa di bello ^____^ fammi sapere quando aggiorni, xke sai... io ho
sempre la testa fra le nuvole XD ahahaha.
Un bacio :D al prossimo!!!
|
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Capitolo 6 *** Cap.6 ***
Quando
Edward apre gli occhi il mattino successivo, la prima cosa che nota
è la luce chiara del sole che illumina la stanza e le
braccia dell'amato che lo stringono al petto caldo.
Roy ovviamente dorme
ancora con un'espressione così meravigliosamente infantile e
beata sul volto, la bocca semi aperta segno che starà
sognando qualcosa che apprezza.
L'orologio segna le
undici e mezzo, nessuno gli corre dietro in quella stanza che
è tutta loro, nell'azienda nemica di cui adesso fa parte non
deve preoccuparsi di niente, nessuno può disturbarli.
Si concede qualche
altro minuto di riposo accoccolandosi di più sul petto del
compagno, tirandosi le coperte profumate sopra il naso.
Alphonse non passa una
mattinata così pacifica al contrario, sta impazzendo per
rintracciarlo e trovare anche il minimo indizio.
Si alza sempre
prestissimo e spende tutto il suo tempo sul suo scopo principale, non
gli fa bene ma se lo è ripromesso, è il gioco a
cui lo ha sfidato Edward e deve davvero, assolutamente metterlo col
sedere per terra una volta per tutte!
-Maledizione...!
Un'azienda più segreta non c'è!!-
Sta cercando sui loro
registri il modo di contattare almeno l'azienda di spionaggio nemica,
anche solo per sapere dove si trova... almeno da organizzare
un'improvvisata che nemmeno Mr. Perfezione si aspetta!
-Mmh... pensa
Alphonse, dove andresti se fossi Edward? A nascondermi nell'azienda
nemica intoccabile ovvio... ma se non capisco dove si trova
è tutto inutile!!-
Sbatte il pugno sulla
scrivania piena zeppa di carte e cartine, quando la porta si apre
interrompendo il suo delirio.
-Se proprio vuoi
saperlo... non è così nascosta- Il Boss entra
nella stanza iniziando ad osservare le varie carte come se davvero
volesse anche lui acciuffare Edward -E' quel gigantesco Hotel in
centro... o almeno questa è la loro copertura-
-Perchè
proprio un'Hotel? E' troppo semplice...-
Loro sono nascosti nel
migliore dei luoghi, aldilà di una galleria apparentemente
in disuso! Con porte nascoste e passaggi sotterranei!
-Sono stati furbi...
nessuno li ha mai attaccati, perchè tutte le spie proteggono
i cittadini e se attaccassero l'azienda nemica in pieno centro la vita
di questi sarebbe in pericolo...-
Le varie aziende, per
quanto concorrenti nemiche hanno una cosa in comune: I cittadini,
devono proteggerli ad ogni costo evitando ogni possibile coinvolgimento.
Il motivo della loro
competizione è lo stato, ognuna vorrebbe essere la
prescelta, la numero uno o la più considerata negli affari
nazionali.
-Perchè me
lo sta dicendo...? Se riuscissi ad introdurmi al suo interno e prendere
Edward...-
-Tu sai che qualsiasi
cosa accada io lascierei libero Edward, però vorrei soltanto
parlargli un'ultima volta...-
Nei suoi occhi non
c'è più la scintilla di entusiasmo che aveva
quando parlava con il biondo, è scomparsa completamente da
quando il suo animo è in "Lutto".
Qualche ora dopo...
Anche se di tempo ne
è passato parecchio i due sono ancora sotto le coperte,
entrambi svegli senza la minima voglia di alzarsi.
Mentre il telefono sul
comodino squilla incessantemente, senza attirare la ben che minima
attenzione.
-Non dovremmo...-
Tenta di sussurrare
Edward vittima delle coccole mattutine.
-Ma dai vorranno solo
comunicarci qualche scemenza... lascia stare-
Il solito Roy pigro
che invece non dovrebbe dire queste cose, visto che la telefonata di
emergenza non si riferisce mai a "scemenze".
-Ma smettila scemo...-
Lo scosta con un
braccio tendendo l'altro sulla cornetta per prenderla e rispondere, ma
proprio quando ce la sta per fare questo cessa di fare rumore.
-Ah accidenti... e se
era importante?-
Si lamenta mettendosi
seduto.
-Non lo era te lo dico
io...-
Gli assicura, funziona
sempre così: Roy è quello che è
nell'agezia da più tempo e lui quindi ha sempre ragione,
peccato sia tutto falso.
La telefonata voleva
avvertirli dell'arrivo di un'ospite molto importante, un nemico che
potrebbe infastidirli non poco.
-Appunto
perchè lo dici tu volevo rispondere!-
Gli lancia un cuscino
con tutta la forza che ha, così da farlo sbilanciare e
cadere a terra in un bel tonfo.
-Sei sempre
così amorevole!-
Sbotta sarcasticamente
levandosi il cuscino dalla faccia, a dispetto il biondo sorride in modo
angelico restando seduto con le coperte in grembo e altri cuscini alle
spalle.
-Già... lui
è sempre un amore vero?- Ma non è Edward a
parlare e nemmeno Roy, bensì un ragazzetto biondo sulla
porta che tiene in mano una bella pistola carica -Soprattutto quando mi
ha mollato nel sotterraneo tossico...!-
Entrambi restano
sorpresi: Come hanno fatto a non accorgersi di nulla...?
Roy con una faccia da
ebete con ancora il cuscino in mano, Edward invece subito si irrita
fulminando l'ospite con lo sguardo e di conseguenza anche il moro.
-Visto che dovevamo
rispondere al telefono razza di mentecatto?!- Altra cuscinata che lo
manda al tappeto -E tu, non ti hanno insegnato a bussare?!-
-E a te a non lanciare
i cuscini come fossero bombe a mano!?-
Risponde Roy al posto
di Alphonse rimettendo l'ennesimo cuscino sul letto.
-Adesso non c'entra!-
-C'entra eccome!-
-Che ragazzino...-
-Io non lancio
cannonate!!-
La spia decide di
intervenire non vedendo una fine nella discussione tra i due.
-Ehm... come dire, io
sarei venuto ad arrestarvi... quando avete finito-
Ed mette da parte Roy
per un po' tornando a fulminare il ragazzino.
-Ehm... come dire, io
sarei impegnato!-
-Ehm... come dire, a
me non importa!-
-Bene...- Sibila
arrabbiandosi seriamente, quella che era inziata come una giornata
pacifica è appena andata in pezzi.
-Lo hai voluto tu...-
Prende la pistola nascosta come sempre nel letto e si alza caricandola,
pronto per dar battaglia.
-Non sai quanto mi fai
paura con il pigiama... sto tremando-
Non ha paura e tanto
meno si lascia intimorire, è deciso a combattere per
arrestarlo, umiliarlo e portarlo come un trofeo davanti al suo capo: Un
trofero per la precisione, in pigiama e con i capelli in disordine.
-Se tu avessi scelto
un'ora più decente!-
Ma invece di
combattere perdono tempo a strillarsi addosso come dei bambini.
-Ehm... sono le due
del pomeriggio!-
Ora in cui non si
dovrebbe essere in pigiama ancora sotto le coperte, a lanciarsi cuscini
con il proprio amante.
-Smettila con questo
"Ehm" mi da fastidio! E poi io ho bisogno di riposare, e detta
francamente anche tu... hai certe occhiaie da panda che sono tutto
dire!-
Anche quando
è in pigiama, con i capelli spettinati ed è stato
scoperto a letto con il suo così detto "Compagno d'armi"
riesce a trovare la battutina per deriderlo, incredibile!
-Oh scusa se io di
notte lavoro invece di andare a letto con un mio collega!-
Ecco la molla che fa
scattare la calma di Edward che va a farsi benedire, nessuno
può giudicare la sua storia di intensa passione cone quel
citrullo che sta ancora per terra!
Fa la ruota con una
mano tanto per essere esibizionista e quando sta per rimettere piede a
terra, calcia l'arma di Alphonse scaraventandola lontano, questo
trovatosi improvvisamente disarmato non riesce a difendersi e si
ritrova con le spalle letteralmente al muro, intrappolato da questo e
da Edward che gli punta la pistola alla gola.
-Sei nella posizione
di giudicarmi matricoletta? Non ci metto niente a farti saltare quella
cosa indefinita che chiami cervello!-
-Non sapevo fossi
così sensibile sull'argomento... approposito- Afferra il
vaso pieno d'acqua sul tavolinetto vicino rovesciandolo velocemente sul
viso del biondo -Così ti svegli un po'!-
-Piccolo...!-
Riesce a sfuggirgli
così e afferrare una stecca per difendersi almeno
decentemente.
-Eh no, qui sei tu
quello...-
Un proiettile che
sfiora la sua testa lo mette a tacere prima del tempo.
-Non ti azzardare,
quello era un'avvertimento!-
-Uh sensibile anche
sull'altezza... sai ti sto conoscendo più adesso che prima!-
Cerca di colpirlo con
la stecca ma il biondo l'afferra con una mano e la spezza con disprezzo
tanto per levargli l'unica arma che era riuscito a procurarsi.
-Io mi pento di non
averti conficcato un proiettile in testa fin da subito! Ma si
può rimediare...-
Trionfante crede di
sparare e riuscire ad ucciderlo una volta per tutte, ma
chissà per quale miracolo Alphonse riesce a sfuggirgli e
visto che quello era l'ultimo proiettile riesce ad inchiodarlo al muro
per mettergli le manette.
-Ma che idiota... non
si mettono così le manette, fai esercizio bimbo!-
Il biondo ovviamente
non vuole finire in prigione nè tanto meno essere arrestato
da una matricola, così gli sferra un calcio allo stomaco
buttandolo per terra.
-Sei peggio di una
spina nel fianco accidenti!-
Alphonse per il dolore
non riesce ad alzarsi, e tutto intorno a lui inzia a diventare confuso,
persino quello che dice Edward non risulta chiaro ma la sua faccia
esprime tutto, lo guarda dall'alto verso il basso assistendo
indifferente come al solito, alla sua perdita di sensi.
[Angolino Autrice]
^_^ eccoci qui con il nuovo chappy!!!
Scusate le scene un po' demenziali... ma dopo tutte quelle seeeerie
°-° mi ci voleva XD per sdrammatizzare un pochino ^_^.
Come sempre ringrazio:
La Fantastica ^.-
ValeXAnime:
si Ed è un pochettino esibizionista XD come si
è visto anche in questo capitolo, e fare entrate ed uscite
in grande stile gli piace ùwù. Come piace anche a
me XD
Anche se vabbe' qui Al lo ha scoperto cn Roy... x3 che figura XD
^_^ cmq, sarebbe piaciuto anche a me andare all'artistico x3 un solo
inconveniente XD sono una skiappa in tecnica, e da casa dista troppo...
u.u sn anche pigra... nn ho voglia di alzarmi presto XD
E l'età è solo un numero U_U io mentalmente ne
avrò 5 di anni ahhaahahah XD
ma basta scleri ^_^ ci sentiamo nel prossimo! Baci!
E La mia Favolosa Nee-san ^.-
Chiby
Rie_chan: :) sono contenta continui a piacerti Nee-san, ma io
voglio il chap della tua di fic :3 che è tanto tanto tanto
bella... e pucciolosa, *-* e c'è Edduccio puccio
conigliuccio...! (sto leggermente
fuori oggi). XD ma vbb nn è una novità XD
^_^ ci sentiamo nel prossimo! Sempre se non mi portano via con la
camicia di forza °-°
mmmh.... potrebbe accadere XD
Cercherò di evitarlo ^_^
Baci Ciau :3
|
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Capitolo 7 *** Cap.7 ***
Quando Alphonse
riprende i sensi quello che sente è un fortissimo mal di
testa e un'altrettanto acuto dolore allo stomaco.
Al momento ricorda a
malapena quello che sia successo, ma sa per certo che Edward
è la causa di tutto, ricorda la sua epressione indifferente
e la perdita di coscienza che gli ha portato tutta la confusione
attuale.
Intorno a lui
c'è solo silenzio almeno da quel che può capire,
sembra lo abbiamo lasciato da solo, non che faccia differenza
perchè i suoi polsi sono legati in modo anche troppo stretto
impedendogli qualsiasi movimento.
-Ma guarda la
matricola si è svegliata finalmente...-
Riconosce la voce
divertita di Edward poco distante da lui, e sicuramente sta sorridendo
per averlo messo in difficoltà.
-Che diavolo mi avete
fatto?!-
Chiede restando nella
stessa posizione, non sapendo dove voltarsi per rivolgere lo sguardo
furioso.
-Mi pare ovvio, sei
nostro ostaggio!-
Risponde con tono
allegro, imitando un conduttore televisivo che conferma la risposta
esatta di un concorrente.
-Sai io ero
contrario... mi sarei semplicemente sbarazzato di te, ma qualcuno ha
voluto essere gentile!-
Si riferisce all'altra
spia di nome Roy, cambiando atteggiamento come se gli fosse stato fatto
un dispetto nel risparmiarlo, infatti si arrabbia.
-Io ero anche
contrario alla benda...-
Questa volta a parlare
è qualcuno alle sue spalle, molto vicino a giudicare dal
tono della voce, che porta le mani calde e forti dietro la sua nuca
sciogliendo la benda nera per permettergli una visuale più
chiara.
-Tu non sei adatto a
fare la spia... sei troppo buono-
Commenta acidamente il
biondo, che come adesso può vedere è seduto sulla
finestra davanti a lui quasi si fosse auto-messo in punizione per stare
lontano dal traditore.
-Vedrai che ci
ricaviamo qualcosa...-
Cerca di fargli
cambiare idea andando a sedersi tranquillamente sul letto vicino.
Sembra davvero
più tranquillo, lo ha risparmiato e non ha perennemente
stampata in faccia quell'espressione da cattivo dei film...
è quasi una persona normale.
-E' una matricoletta!
che vuoi guadagnarci?!-
-Devi sempre
contraddirmi?!-
-Chi aveva ragione sul
furto dei diamanti...?-
-Tu...-
-Appunto!-
Sembra divertirsi un
mondo a contraddirlo, ma il moro anche se è una spia meno
esperta e si ritrova sconfitto in molti ambiti... gli vuole davvero
bene e si vede.
-Perchè non
mi lasciate andare e la facciamo finita...?-
Interviene il minore
dei tre sperando di non assistere ad un'altra delle loro infantili
litigate.
-Infatti! Slegalo, non
lo voglio qui!-
Ribatte Edward
alzandosi evidentemente irritato dalla sua presenza.
-Facciamo
così... chiamo il capo e glie lo chiedo!-
Decide Roy tirando in
ballo qualcuno di esterno alla vicenda, per non passare dalla parte del
torto e così alza la cornetta del telefono, compone il
numero e resta in attesa di una risposta.
Mentre Edward sorride
già vittorioso, convinto di ricevere l'appoggio del nuovo
capo che ha la fama di essere spietato con le spie nemiche e con gli
intrusi, che non tollera nella manierà più
assoluta.
-Si signore, certo
signore, come vuole lei-
Ma questa volta
qualcosa deve essere cambiato perchè è Roy a
sorridere soddisfatto e a riagganciare lentamente la cornetta del
telefono, sotto lo sguardo del compagno che lentamente cambia.
-Mi appoggia,
sarà nostro ostaggio fino a nuovo ordine-
Afferma incrociando le
braccia al petto, ma non comprende la gravità delle parole
appena dette: Se c'è qualcosa che pochi hanno fatto
è sfidare Edward, e quei pochi be'... diciamo che sono
andati in un posto migliore.
-D'accordo... ne sono
felice-
Ma in quel sorriso
apparentemente rilassato c'è qualcosa di strano che fa
arretrare il moro.
-Meglio correre...-
Osserva capendo che
Edward non è per niente felice anzi molto probabilmente deve
temere per la sua vita, così inizia a scappare e nel mentre
afferra qualsiasi arma che possa finire tra le adorabili manine del
biondo.
-Illuso...- Ma non
serve a niente perchè il caro biondino ne tira fuori una
dallo stivale -Vadi come c'intendiamo...? Sarà un piacere
averti tra noi-
Gli sorride sempre in
quel modo strano, come se si trattenesse dall'ucciderlo nella maniera
più lenta e dolorosa conosciuta dall'uomo, ma visto che non
può farlo si lancia all'inseguimento del compagno scomparso
nell'altra stanza.
Alphonse non riesce a
sentire altro che rumori confusi e imprecazioni nelle ore successive e
si chiede che cos'abbia mai fatto di male per finire con due tali
squilibrati, che di notte si amano e di giorno si combattono... chi li
capisce è davvero, davvero bravo.
Così resta
su quella sedia a fissare il vuoto ed ascoltare i loro battibbecchi
infantili fino a che non cessano finalmente di fare casino e decidono
di tornare indietro.
-Bene è
tutto chiarito-
Esclama Edward
rientrando fresco come una rosa nella stanza, per poi buttare all'aria
la pistola per sedersi sul divano rosso.
Seguito da un Roy
sfiancato per la corsa e per la fatica fatta, nello schivare
proiettili, mobili e cocci di ogni genere che invece si lascia cadere a
peso morto sul letto.
-Ribadisco, chi vi
capisce è molto bravo! Ma tu lo ami si o no?!-
Chiede Alphonse,
perchè a quanto gli risulta due persone che si amano davvero
e decidono di fuggire per stare insieme, non si minacciano di morte
certa e non usano le armi in una discussione accesa.
-Non sono affari che
ti riguardano moccioso-
Risponde acidamente il
biondo fulminandolo con un'occhiataccia, quando Roy decide di
riprendersi e sedersi composto per ascoltare.
-Allora per te
è normale puntargli una pistola contro, inseguirlo,
minacciarlo e giocare al tiro a bersaglio con lui, la persona che in
teoria dovresti amare!-
Non si fa intimorire
di certo e continua a rispondere convinto di ciò che dice,
anche se non conosce il rapporto che hanno i due.
-Sai ascoltare le tue
chiacchiere sconnesse mi fa venire il mal di testa!- Si alza irritato
non rispondendo nemmeno alla domanda postagli da Alphonse, forse la
ignora o forse non vuole proprio aggiungere altro -Vado al poligono di
tiro!-
Annuncia troncando il
discorso per poi uscire dalla stanza con passo deciso, osservato
tuttavia dal moro.
-Ma non resti qui con
me?!-
Chiede infatti
alludendo al fatto che dovrebbero controllare l'ostaggio insieme, anche
se non gli dispiacerebbe la compagnia di Edward.
Ma al biondo non
sembra importare poi molto... si volta e mentre chiude le porte
sussurra qualcosa con sorriso poco rassicurante -Tu sei stato buono, tu
hai chiamato il capo e quindi tu baderai a lui! Io non voglio proprio
entrare in questa buffonata!-.
Cosa che lascia spazio
all'immaginazione, ma Roy sa bene che cosa significa: Se Edward resta
nella stanza ancora cinque minuti tutta questa faccenda
andrà a finire con l'occultamento di un cadavere, e la
solita frase per consolare i parenti addolorati: "Si è
battuto per lo stato e per ciò in cui credeva, è
stato un'eroe", ma nessuno lascerà trapelare che in
realtà: Ucciso per aver irritato Edward.
....
Ormai i due sono soli
da un po' di tempo nel totale silenzio: Alphonse riflette e si pente di
quell'attimo in cui ha pensato di poter arrestare Edward tutto da solo,
quindi della sua arroganza e stupido orgoglio, non li
ascolterà più in futuro questo è poco
ma sicuro.
Roy si pettina
maniacalmente i capelli fischiettando un motivetto indefinito,
tranquillo e rilassato in una situazione che per molti sarebbe
difficile.
-Tu lo ami invece...?-
Chiede di punto in
bianco il prigioniero rompendo il silenzio per lui imbarazzante,
tornando al discorso lasciato in sospeso con il fratello visto che
è proprio curioso di ascoltare una risposta decente.
-Cosa? Se amo Ed...?
Ovviamente-
Risponde con un'alzata
di spalle facendola facile, la domanda poi non è critica per
lui: Ama Edward con tutto se stesso e non c'è un
perchè... non è qualcosa di definibile il motivo
per cui lo ama.
-Ma... è
scorbutico, ricorre troppo spesso alle armi, è...-
-E' Ed... tu ancora
non lo conosci-
Lo interrompe
assumendo uno sguardo differente dal solito quasi sognante, mentre
pensa a tutti i momenti passati assieme al biondo e a tutte le emozioni
provate.
-Quel che so mi basta
per affermare che una persona così... irritante non
potrà mai starmi simpatica!-
Il moro ridacchia alla
sua infantile testardaggine, e si avvicina sedendosi sul letto per
tentare almeno di approfondire il discorso.
-Credo che per rendere
la convivenza più pacifica sia meglio parlarti un po' di
quello... che dovrebbe essere tuo fratello no?-
Non ce lo vede a fare
l'adulto comprensivo e paziente, ma si calma e resta in ascolto
incuriosito.
-Figurati se a lui
importa di essere mio fratello...-
Sussurra sconsolato,
perchè sperava davvero di incontrare suo fratello e di avere
un rapporto fantastico con lui, per rimediare a tutti gli anni persi e
alle cose che non hanno potuto mai fare assieme come una famiglia... e
invece.
-Gli importa invece, e
molto... anzi soffre moltissimo per questo, il fatto è che
devi capire che lui è stato cresciuto in modo differente che
per molti potrebbe benissimo essere considerato crudele. Prova a
metterti nei suoi panni piuttosto-
A queste parole
abbassa un po' le arie e decide di provarci davvero ed ascoltare ogni
singola parola della storia che Roy Mustang inizia a raccontare...
quella di Edward.
[Angolino Autrice]
ç_ç già mi vengono le lacrime agli
occhi... preparate i fazzoletti perchè il capitolo che ho in
mente vi farà buttare acqua come delle fontane...
Edduccio mio TOT Cioè nostro X°D excuse me xD
cmq ^_^ ringrazio chi mi ha recensita lo scorso cap ^-^ adesso non ho
tempo ma prometto che appena posso risponderò alle
recensioni ù-ù con l'apposito programma xD il
fatto è che dmn ho un compito.... - -
però dovevo aggiornare visto che sn in ritardo XD
^_^ scusatemi, prometto di non farvi penare molto!
ehheheheh, al prossimo :D
Bye Bye!!!
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Capitolo 8 *** Cap.8 ***
Ogni giorno qui
è maledettamente identico al precedente, i cambiamenti
sembrano severamente vietati come i contatti umani perchè
qui siamo nell'istituto per la formazione delle spie: Dove neonati
strappati alle amorevoli braccia dei genitori e dalla culla ancora
calda, sono ritenuti avvantaggiati per questo sporco lavoro, in quanto
possessori del cosìdetto "Gene della spia".
E' un posto
sconosciuto agli occhi del mondo per la sua crudeltà...
perchè qui ogni giorno vengono falciate vite su vite nella
più totale indifferenza, vengono selezionati e messi alla
prova bambini innocenti ed inconsapevoli senza alcuna colpa.
In questo ambiente
è cresciuta la spia perfetta che conosciamo, e si
può anche dire che è proprio in questo spregevole
posto che il suo destino è stato scritto.
Edward non
è semplicemente la spia perfetta... ma è l'unico
del suo anno che è sopravvissuto all'istituto di formazione.
...
Anche i corridoi di
quell'ala spaventosa sono tetri e senza uno spiraglio di luce, nessuna
finestra o minima apertura... l'oscurità invade ogni
passante opprimendo anche la sua mente.
L'unico raggio di sole
al momento è la chioma bionda di un ragazzetto, che cammina
con cautela per raggiungere la propria stanza.
Bisogna stare attenti,
ogni minuto ed ogni ora costituiscono una prova... alla quale o
sopravvivi o vieni dimenticato e lasciato indietro come tutti quelli
prima di te.
Passo dopo passo sta
per arrivare a destinazione ma non per questo si rilassa o smette di
guardarsi intorno discretamente con i grandi occhi dorati, spaventati e
teneri come quelli di un ragazzetto della sua età... ma
diversi, sono gli occhi di qualcuno che deve lottare per sopravvivere,
gli occhi dell'assassino che non vorrebbe essere.
Ma cosa può
farci dopotutto? Non può cambiare le cose e anche se
uccidere sembra sbagliato è quello che gli hanno insegnato e
quello che deve fare... perchè è una spia e
perchè vuole vivere non cadere indietro ed essere
dimenticato.
...
Le campane suonano e
non è un buon segno, visto che sta ad indicare la morte di
un'altro... suonano come non hanno mai suonato prima, non è
uno ma sono più ragazzi...
Il gracchiare dei
corvi poi è ancora più inquietante, siamo nel
periodo invernale e gli alberi ormai spogli e terrificanti vengono
ricoperti dalla neve.
A Edward piace la
neve, perchè è candida e fresca... è
buona.
I viali sono rocciosi,
gli alberi cattivi e scheletrici, i cespugli pungenti... ma la neve no,
lei resta sempre candida e bella anche quando si posa su di loro
cercando di coprire i difetti che li caratterizzano.
Tutto sembra
più bello coperto da tutti quei piccoli fiocchetti bianchi,
ma non lui... no Edward anche se ne viene coperto non sembra
più bello... perchè ciò che non va
bene sta dentro.
I suoi occhi dorati e
i suoi capelli biondi sono belli ma ingannano gli altri,
perchè si tratta dell'aspetto fisico.
Se solo qualcuno
riuscisse a vedere cos'ha dentro ne rimarrebbe disgustato: Uccidere o
venire ucciso e seppellito in una buca fangosa non riconosciuta, questo
fa Edward uccide per vivere nella speranza di vedere un giorno un
futuro più bello... come la neve che è bella
veramente, non finge di esserlo.
...
Così ogni
mattina mentre cammina verso il campo di addestramento, pistola e armi
a portata di mano, si ferma almeno cinque minuti per farsi coprire
dalla candida neve che scende dal cielo come un angelo... che non gli
darà la sua benedizione, non ad un'assassino.
Anche se piange e si
pente davvero di quello che è costretto a fare, nessuno
sarà buono con lui, nessuno gli farà una carezza
per consolare il suo animo macchiato perchè anche quelle
lacrime sono ardenti come il fuoco dell'inferno e sciolgono la neve
candida sulla guancia.
Come se non avesse il
diritto di essere felice e trovare la benedizione di una cosa bella
nella sua vita torturata da spinosi omicidi, dal sangue innocente di
cui si macchia le mani giorno per giorno, e anche se prova a lavarlo
con il sapone non basta... resta nell'animo e nella coscienza ormai
martoriata, ormai sfinita.
...
Ma non può
arrendersi e crollare proprio ora sotto i sensi di colpa che lo
torturano, altrimenti farebbe la fine di tutti gli altri suoi compagni:
uccisi o puniti per essersi ribellati e non aver rispettato gli ordini.
Non vuole sopportare
quella morte orribile: Li chiudono in un'arena coperta da una
gigantesca gabbia metallica e poi i tiratori scelti devono sparare
senza esitazione... ed è sicuro che li prenderanno, almeno
una ventina di proiettili tutti insieme conficcati nella carne di quei
poveri ragazzi trattati come bambole di plastica indifese.
E il resto delle spie
scelte deve stare fuori dall'arena sugli spalti e assistere alla
punizione, così che non passi per la testa di nessuno la
ribellione.
...
E lui resta
lì seduto senza la forza di alzarsi e gridare, di fermare
quello scempio, solo le lacrime hanno il coraggio di scendere per conto
proprio rigandogli le guancie, la gola e l'uniforme.
...
6 anni dopo.
Inginocchiato sulla
terra sporca guarda il suo ultimo compagno, il numero 5: Un ragazzo
più giovane di lui di un anno scarso, dai capelli biondi
come il sole e gli occhi azzurri.
Condannato alla
punizione per essersi ribellato ad un preciso ordine: Uccidere un
compagno, o meglio un amico prezioso.
-Perchè...?-
Sussurra con le
lacrime che lottano per uscire dai suoi occhi dorati ormai vuoti per
tutti gli anni trascorsi in quell'istituto disumano.
-E' meglio
così... non potevo ucciderlo e tu lo sai benissimo-
Meglio la morte che
uccidere un amico anche se adesso...
-Ma ora
sarà compito mio uccidere te!-
A questo punto le
lacrime scendono senza alcun controllo, tanto che sarebbe tentato di
rifiutare a sua volta l'ordine ed essere ucciso.
-Fallo, e non tirarti
indietro! Continua a vivere per tutti noi e diventa una delle migliori
spie che questo paese abbia mai avuto il coraggio di vantare...!-
...
Il giorno successivo
entra per l'ultima volta in quell'arena mostruosa, ma come tiratore
scelto il cui compito è togliere la vita ad un suo amico e
fedele compagno.
Ma c'è
qualcosa di strano: l'arena è piena di novellini, non
c'è l'ombra di spie scelte più vecchie
nè tanto meno dei tiratori scelti che dovrebbero
accompagnarlo.
-Che sta succedendo?-
Istintivamente fa un
passo indietro spaventato dalla realtà che si trova davanti,
possibile che sia rimasto soltanto lui?!
-Ora numero 7 e non
sbagliare...-
Sente la voce del capo
alle sue spalle, così si volta non nascondendo la sua rabbia.
-Perchè ci
sono solo io? Dove sono tutti gli altri tiratori scelti? E
perchè lo spalto assegnato alla mia classe è
vuoto...?-
-Perchè
erano dei deboli! Ci sei solo tu e sarai l'unico a sparare...-
Si avvicina posando le
grandi mani sulle spalle del biondino, con un sorriso che non gli aveva
mai visto, come felice -Tu, l'unica Spia Perfetta!-
...
Roy sospira sconsolato
finendo il racconto che ha visibilmente scosso il minore, che a fatica
riesce a parlare.
-Così
Edward rispettò la promessa fatta al suo amico, lo uccise
con un solo colpo che gli trapassò il cranio,
morì sul colpo-
Alphonse boccheggia
cercando di formulare almeno una frase, una supposizione.
-Uno solo e
morì sul colpo... immagino abbia voluto rendere il tutto
meno doloroso possibile-
Lo immagina impugnare
l'arma e calarsi il passa montagna con il simbolo dell'istituto sul
viso, uccidere il suo amico ed affermarsi come spia perfetta... come da
promessa.
-Esatto... ora
però ti spiego perchè Edward si comporta in
questo modo con te e cerca di ascoltare attentamente-
...
Era una notte fredda
quando Alphonse si presentò davanti al capo dell'agenzia che
insieme ad un gruppo di volanti della polizia circondava un'individuo,
per la precisione un terrorista che minacciava di farsi esplodere in
nome del suo dio e in quello in cui credeva.
-Oh sei qui Elric!-
Lo accolse con un
sorriso solare, non adatto alla situazione in cui si trovavano ma a lui
sembrava non importare.
-Salve signore...-
Salutò con
rispetto porgendogli la mano.
Alphonse
però non sospettava nemmeno di essere osservato da due occhi
dorati, dall'alto di un'edificio: Gli occhi di Edward che subito lo
aveva riconosciuto come glie lo aveva descritto il capo.
-Che idiota...-
Sibilò caricando l'arma e aggiustando il mirino, pronto per
fare il suo dovere -Lui una famiglia ce l'ha... conduce una vita
normale, allora perchè la sta buttando al vento
così?!-
Puntò il
bersaglio come aveva fatto innumerevoli volte prima di allora e
sparò: Un solo colpo che trapassò la testa di
quel terrorista con estrema precisione.
-Le sue mani, sono
così candide e innocenti... perchè vuole
macchiarle per qualcosa di così inutile?! Conoscere me, tsk
che idiozia-
Si alzò e
con la fune nera in dotazione con la divisa scese senza farsi notare da
nessuno dall'edificio incamminandosi verso i due che ancora parlavano.
-Un'assassino... un
criminale...- Pensava ma poi un idea lo fulminò e decise che
suo fratello non avrebbe avuto il suo stesso destino, perchè
lui lo costringerà ad arrendersi ed andare via.
-Edward eccoti qua!-
Si voltarono verso di
lui e intanto si tolse il passamontagna per mostrare il suo volto al
ragazzino, i cui occhi già lo esaminavano in ogni dettaglio.
-Piacere io sono...-
Tentò in
vano di presentarsi, cosa che agli occhi di Edward sembrò
molto dolce ma il suo obbiettivo era cacciarlo da quel mondo per
metterlo in salvo... percui...
-Alphonse Elric,
maggiorenne, spia per scelta... matricola facilmente rimpiazzabile, lo
so-
Ghiacciato in un colpo
solo!
-M-Ma...-
Balbettò
incredulo, cercando di aggiungere che era anche suo fratello... non
solo una matricola debole e inesperta.
-Abbiamo un legame di
sangue? Si so anche questo... vedi di non morire d'accordo? Ti saluto!-
E ancora una volta lo
ghiaccia facendolo rimanere di stucco, e lui che pensava che sarebbe
andato tutto bene e che il loro rapporto sarebbe stato splendido!
...
-Vuoi dire che
è così antipatico con me per questo?!-
Adesso che ha saputo
la verità non può non arrabbiarsi ed eruttare
come un vulcano!
-Si, vuole che tu ti
arrenda-
Roy invece sorride
tutto tranquillo, divertito poi dal loro primo incontro.
-Mai!-
Si riufita
categoricamente, anche conoscendo le volontà di suo
fratello, non gli importa anzi lo affronterà in un discorso
faccia a faccia.
-Sei libero di fare
quello che vuoi, per adesso però... ti racconto
qualcos'altro? Per esempio, il più grande nemico di Ed
è il latte- Conta ciò che dice sulle dita -Non
fare commenti sulla sua altezza se non vuoi finire male... e vediamo...-
-Raccontami come vi
siete conosciuti!-
La domanda lo stupisce
un po', ma è sempre un bellissimo ricordo e raccontarlo non
gli crea nessun disturbo.
-D'accordo!-
[Angolino Autrice]
Eccovi parte del passato del nostro Ed... ç-ç
spero di non avrevi rattristati molto u.u ma con la scena del primo
incontro tra i due spero di aver rimediato XD Cioè io mi
sono proprio immaginata Al congelato come un iceberg ahahahaha XD
povero picciulo ci è rimasto proprio male per non dire
un'altra cosa!!
hihihihi, e nel prossimo :3 tante romanticherie... il primo incontro
tra Ed e Roy!!! XD
Posso anticiparvi che si vedrà una bella parte del carattere
di Roy ùwù la parte di donnaiolo XD e quella di
don giovanni XD
See You Later!!!!!
E Buon 2011 a Tutti!!!!!!!!!!!!!! :D
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Capitolo 9 *** Cap.9 ***
Roy
Mustang nelle vesti di un'abile
ladro corre a perdifiato per tutta l'agenzia di spionaggio nemica
cercando di non farsi prendere dalle insignificanti matricolette che
gli hanno messo alle calcagna, ma soprattutto cerca di mettere in
salvo il bottino appena rubato.
Sembrava
un'impresa più difficile
prendere un diamante grosso quanto la sua testa e riuscire a scappare
senza rimetterci la pelle e invece sembra che l'abbiano proprio
sottovalutato.
Come
se poi quelli fossero alla sua
altezza, credono di fermarlo abbassando il portellone principale che
porta ad una delle uscite ma non prevedono certo una sua astuta
scivolata su un fianco che gli permette di arrivare dall'altra parte
e lasciarseli dietro come tanti idioti.
E
dire che nell'edificio dovrebbe
essere presente anche la misteriosa Spia Perfetta che non ha ancora
avuto l'onore di conoscere ed ingannare.
Forse
non dovrebbe pensare certe
cose di una persona che nemmeno conosce e già sottovaluta
con il
solito atteggiamento da presuntuoso.
-E
loro sarebbero spie...?-
Sbuffa
guardando il portellone
chiuso e l'uscita dritta davanti a se' aperta e disponibile per lui.
-Loro
no... ma io si-
Sente
una voce beffarda e
stranamente divertita, una voce che si sta prendendo gioco di lui
senza alcun ritegno.
-Chi
ti credi di essere?!-
Si
guarda intorno ma non riesce a
vederne il proprietario che però generoso salta
giù da un angolo
buio della stanza atterrando come un felino aggraziato davanti ai
suoi occhi stupefatti.
-Mi
presento, io sono Edward e sono
la spia perfetta-
Sembra
un avvertimento a tirarsi
indietro e scappare fin che ne ha la possibilità, ma
ciò che lo
ferma è ben altro.
Si
trova davanti ad un vero e
proprio angelo: Occhi dorati dal taglio felino, lunghi capelli biondi
raccolti in una coda di cavallo ed un fisico niente male.
-Io
sono Roy Mustang...-
Gli
tende la mano sfoggiando il
solito sorriso da donnaiolo che questa volta vale proprio la pena di
usare davanti ad una tale bellezza.
Il
biondo fissa per un momento la
sua mano ma sorride in modo per niente rassicurante con un che di
falso, e si avvicina stringendola.
Ma
Roy troppo occupato a perdersi
nei suoi occhi non si rende conto che la stretta va via via ad
aumentare e in men che non si dica si ritrova con la faccia a terra,
bloccato in una morsa dolorosissima.
-Fa
male...?-
Chiede
il biondo sopra di lui.
Si
è sbagliato nel giudicarlo come
un angelo dolce ed attraente, Edward può anche averne
l'aspetto ma
dentro è invaso dalla crudeltà e dalla freddezza.
-Si
molto, p-potresti cortesemente
scansarti?-
Se
non fosse troppo orgoglioso a
quest'ora starebbe già strillando per il dolore.
-Certo,
e tu potresti cortesemente
darmi quel diamante?-
Come
se ci fosse bisogno di
chiedere, tra l'altro glie l'ha già tolto di mano.
-Ma
certo tesoro prendilo...-
Anche
se sente tutte le ossa
spaccarsi non può fare a meno di essere attratto da lui,
anche da
quel suo lato crudele e sadico.
-Bene,
è stato un piacere Roy
Mustang-
Allora
il biondo decide di alzarsi e
lasciargli il suo spazio per agonizzare a terra in santa pace, ed
allontanarsi con il diamante.
D'altra
parte il moro nel vederlo
sparire dietro la porta d'acciaio con quella sua camminata sicura e
quel suo sorriso soddisfatto ha capito: Avrebbe domato la Spia
Perfetta e l'avrebbe fatta sua.
...
-Questa
è stata la prima volta che
ci siamo incontrati e anche la prima volta che mi ha quasi
ammazzato...-
Roy
sorride al ricordo non proprio
pacifico del loro primo incontro, ciò che lo rende felice
non è il
dolore provato bensì la consapevolezza di amarlo d'allora,
dalla
prima volta che ha incontrato i suoi occhi dorati.
-Il
tuo amore non sembra molto
corrisposto...-
Osserva
Alphonse.
-Io
lo amo da quel giorno, ma... ci
è voluto un po' per essere corrisposto a dire il vero. Ma
non mi
sono mai arreso, mi sono sempre intrufolato dentro per trovarlo e
corteggiarlo spudoratamente!- Si lascia sfuggire una risata -Anche se
mi sono quasi beccato parecchi proiettili da parte sua e diverse
minacce... e... be' ti racconto di quella volta in cui è
stato
geloso!-
...
Come
suo solito ormai Roy passeggia
indisturbato per i corridoi dell'agenzia nemica di spie, cercando di
attirare l'attenzione di un particolare soggetto.
Ha
intrappolato le matricole e messo
in crisi la maggior parte dei nemici dunque quando arriva Edward per
prenderlo a calci e cacciarlo per l'ennesima volta?
Perché
è questa la sua parte
preferita.
-Non
ti stai introducendo qua dentro
un po' troppo spesso...?-
E
finalmente l'oggetto dei suoi
desideri svolta l'angolo appoggiandosi al muro con aria annoiata,
perché lo caccerà facilmente cercando di non
badare a tutte le
scemenze che dice sull'amore e su una loro possibile storia.
-Non
sei felice? Io faccio tutto
questo per stare con te... Ma Cherì-
Ecco
come questa, l'ennesima
frasetta sdolcinata e l'ennesimo nomignolo zuccheroso: Cucciolo,
Tesoro, Cherì, Dear... ma non gli si blocca mai il bottone
della
fantasia per cose stupide?!
-E
a me tocca sbatterti fuori a
calci... scegli, o te ne vai da solo o ti faccio fare un volo dalla
finestra!!-
Non
c'è mai stato qualcuno capace
di urtarlo fino a questo punto, eppure tutto ha una sua prima volta.
-Preferisco
correre se tu sei
d'accordo Ed...-
Inizia
a correre nella direzione
opposta inseguito come al solito dal biondo più che furioso.
-Chi
ti ha dato il permesso di
chiamarmi Ed!?-
Dopo
un po' arrivano davanti
all'ufficio delle segretarie dell'agenzia, popolato solo da una
ragazza che cerca di raccattare carte e cartine ed uscire ma fa prima
Mustang che con la solita aria da donnaiolo cerca di infastidire la
spia.
-Oh
salve bella signorina le serve
una mano?-
Lei
non risponde spaventata
dall'uniforme dell'altro che non appartiene evidentemente alla stessa
agenzia bensì a quella nemica, e poi non è solita
ad assecondare
certe futili galanterie.
-No
non le serve niente!-
Piomba
nella stanza come un uragano
il biondino che fa cenno alla ragazza di uscire in fretta per
rimanere da solo con l'intruso.
Lei
esegue e corre via sui tacchi a
spillo cercando di non inciampare ma soprattutto di non perdersi
qualche carta per strada.
-Oh
andiamo non sarai mica geloso-
Il
moro con il solito sorriso
beffardo si volta incrociando le braccia al petto, davanti
all'evidente rabbia della spia o forse sarebbe più corretto
dire
all'evidente gelosia che prova.
-Io
geloso ma non farmi ridere
donnaiolo da quattro soldi!-
Anche
se a dire il vero ricevere
tutte quelle attenzioni gli piace e vederlo civettare con un'altra
non è proprio nei suoi piani, perché potrebbe
perdere lui e la sua
dannata invadenza.
-Non
preoccuparti Cherie il mio
cuore batte solo per te!-
Se
avesse avuto a portata di mano
una rosa l'avrebbe già usata ma deve accontentarsi di un
sorriso e
un gesto teatrale con la mano.
Ma
Edward non ci fa caso e ricambia
il sorriso con qualcosa in mente, sicuramente qualcosa di losco e non
proprio piacevole.
-Ora
voglio farti vedere io una
cosa... Cheri-
Tira
fuori una mascherina bianca
come quelle che usano i pompieri negli ambienti tossici e pericolosi,
per non essere storditi da vari gas.
-Che...
stai facendo?-
Si
guarda intorno non capendo le sue
intenzioni, ma dai bocchettoni dell'aria condizionata pian piano esce
un gas di un insolito color lilla e simultaneamente inizia a non
sentirsi bene.
-Buonanotte
Cheri...-
L'ultima
cosa che vede prima di
perdere i sensi è lui: Bellissimo e allo stesso tempo
crudele.
…
-E
poi cos'è successo?-
Alphonse
rimane sempre più stupito
dalla tenacia di Roy, che ha continuato a corteggiare Edward anche se
veniva respinto in continuazione e trattato male e cacciato...
-Sono
finito in prigione...-
Ecco,
anche dopo che l'ha fatto
finire in prigione!
-E
tu hai continuato ad amarlo...-
-Si,
ma devo dirti che la prigione
non è stata poi così male... lui doveva
controllarmi molto spesso e
non potevo chiedere di meglio... così con il passare dei
giorni ci
siamo conosciuti meglio ed è nato qualcosa-
Però
si vede costretto a tacere
sentendo la porta d'ingresso chiudersi segno che Edward è
tornato...
-E
poi l'ho fatto evadere con un
elicottero svizzero!-
E
che ha anche sentito tutto.
Entra
nella stanza appoggiandosi
allo stipite della porta per guardare i due che formano proprio un
bel quadretto di “amici”.
-E
ha aperto la porta usando solo
due forcine per capelli...-
Continua
Roy.
-Perché
solo io ero in possesso
delle chiavi della cella e sarebbe stato fin troppo ovvio...serviva
lo scasso-
Alphonse
avverte la complicità tra
i due nel raccontare come sono andate le cose e pensa che dopotutto
si amino per davvero.
-Comunque
Roy mi ha raccontato del
perché sei così freddo con me! E sappi che io non
mi ritirerò e
non mi lascerò intimorire da te!-
Il
maggiore sembra indifferente al
suo atteggiamento, ma sospirando mette insieme qualche parolina per
rispondere.
-Be'
forse prima era così... volevo
intimorirti per cacciarti dall'agenzia ma adesso sinceramente mi sei
davvero antipatico, fa quello che vuoi ma non starmi tra i piedi!-
I
due ci rimangono di sasso mentre
la spia perfetta senza degnarli di uno sguardo si reca nell'altra
stanza per farsi un bagno caldo e riflettere su alcune cose.
Angolino
autrice:
Scusate
l'immenso ritardo ma il documento di testo è partito e ho
dovuto provvedere a sostituirlo XD poi la scuola e tutto il resto e il
tempo scarseggiava -.- così oggi mi sn decisa a finire il
chap e postarlo :) Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso cap xD
Spero
vi piaccia Bye Bye!!! =3
|
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Capitolo 10 *** Cap.10 ***
Edward
lentamente si immerge nella vasca da bagno
lasciando che il calore rilassi i suoi poveri muscoli tesi e doloranti,
concedendosi almeno qualche minuto soltanto per se' e per i pensieri
che gli
affollano la mente, tutti indirizzati al ragazzino che si è
ritrovato
prigioniero nell'altra stanza.
Scivola lentamente con
la schiena verso il fondo bagnandosi i capelli, cosa dovrebbe fare?
Ucciderlo o
liberarsi semplicemente di lui...?
Non sopporta la sua
presenza e tanto meno come faccia combutta con il suo uomo, insomma non
è
geloso per carità però lui e Roy prima facevano
tante cose piacevoli che adesso
non possono fare con un minorenne tra i piedi... e poi non ci sarebbe
la stessa
atmosfera.
Deve tornare nel mondo
che gli piace tanto, quello che ha scelto.
Loro invece devono
scappare in una località paradisiaca da soli, con un bel
bottino in spalla e
tanti saluti alla vita stressante e a tutti i loro nemici.
Deve sparire...
altrimenti non avrà mai la vita che vuole, quella che sta
progettando con Roy
da tantissimo tempo.
Li farà arrestare,
appena ne avrà l'occasione lo farà su questo non
c'è alcun dubbio.
E' solo un traditore,
una persona che conquista la tua fiducia e poi ti pugnala alle spalle
per
diventare la nuova “spia perfetta”, ma quel ruolo
non glie lo toglie nessuno!
Ha sudato per averlo, si è sacrificato, ha scalato una
montagna infinitamente
più grossa di lui e non ci rinuncerà per colpa di
una matricola arrivista!
…
Alcuni minuti dopo
decide di uscire dalla
vasca, visto che l'acqua non è più
così piacevole ormai diventata tiepida.
Si
asciuga, si mette il pigiama e spazzola i capelli
tamponandoli con l'asciugamano blu lì vicino.
Poi silenziosamente
rientra nella stanza dove i due ancora parlano di cose che nemmeno
vuole
sentire e sotto il loro sguardo si siede ancora sulla panca foderata
sotto la
finestra.
Piccoli puntini bianchi
scendono dalle nuvole grigie coprendo ogni cosa sotto di loro come un
lenzuolo
candido e pulito.
Strano, di solito non
nevica così facilmente...
Sarà un segno del
destino che proprio oggi debba assistere a quella scesa angelica,
proprio lui
che di angelico ha ben poco.
E' l'ennesima
punizione per essere un assassino, l'ennesima macchia candida che
coprirà il
suo cuore oscuro e rimarrà lì ancora per molto...
come tutte le altre, si
faranno compagnia.
-Tutto okay Ed?-
Chiede Roy
improvvisamente preoccupato sapendo bene quali pensieri stiano
attraversando la
mente dell'altro e l'angoscia che lentamente si sta facendo spazio in
lui, come
del resto ogni volta che il suo sguardo incontra la neve.
-Sta nevicando-
Risponde senza un tono
preciso nella voce, una semplice informazione.
-Si lo vedo...-
Roy abbassa la testa
sapendo che per quella sera sarebbe stato meglio lasciarlo ai suoi
pensieri,
senza intromettersi troppo.
Anche Alphonse del
resto avendo ascoltato la storia decide di avere lo stesso rispetto per
il
fratello e tacere in attesa che quei quattro fiocchi di candida purezza
smettano di cadere dal cielo.
…
Il giorno seguente la
neve viene sciolta dai
caldi raggi del sole, che contribuisce a dissolvere anche ogni ricordo
legato
ad essa.
Alphonse e Roy sono
seduti in mensa mentre fanno colazione e parlano del più e
del meno.
Quella mattina quando
si sono svegliati Edward era già uscito diretto
chissà dove e non gli aveva
nemmeno lasciato un biglietto o qualcosa di simile, era del tutto
sparito senza
lasciare traccia.
Non che la sera
precedente fosse stato semplice farlo rimanere nella stanza, avrebbe
voluto
dormire fuori, forse sentendosi a disagio per la presenza del
prigioniero che
gli aveva tolto anche quel più piccolo ritaglio di vita
normale ed intima che
era riuscito a ricavare con il suo compagno.
-E' colpa mia se è
così schivo con te...?-
Domanda difatti
Alphonse in parte dispiaciuto per essersi in qualche modo intromesso
nella loro
relazione.
-Non è colpa tua, vedi
ha una mente molto complessa, è cresciuto in un campo di
addestramento per
spie, ha visto morire i suoi amici e magari mentre tu avevi accanto una
famiglia lui non sa cosa significhi andare a scuola, uscire con gli
amici,
rincasare e trovare i tuoi genitori ad aspettarti... il che lo ha reso
freddo
ed incapace di confidarsi con le persone visto che gli è
stato sempre insegnato
che i sentimenti come ogni emozione umana sono sbagliati, con me ha un
legame
speciale e non è sempre teso e pronto all'impossibile... sa
di potersi
rilassare e distendere i nervi perché nessuno lo
attaccherà improvvisamente, la
nostra intimità è paragonabile ad un luogo
fisico, all'interno del quale può
lasciarsi andare ed essere se stesso, fidarsi, provare emozioni,
ridere...-
-E visto che io sono
una persona estranea a questa vostra intimità è
come se si sentisse invaso, per
questo è sempre distante e teso con me, ed è
anche per questo che non ha mai
voluto affrontare l'argomento “Famiglia”-
-Non si fida
abbastanza per parlartene... non prenderla sul personale, nessuno lo
conosce
davvero-
-Anche se non me lo
dice, posso immaginare che si sia sentito davvero malissimo in
quell'istituto
tra la vita e la morte senza poter contare sull'appoggio di nessuno,
senza una
figura di riferimento a proteggerlo, a confortarlo...-
-A volte per esempio i
bambini piccoli accendono la luce notturna per cacciare i mostri dalle
loro
camerette, chiamano la mamma e il papà, dormono con loro per
sentirsi al
sicuro... tutto questo gli è mancato, anche le
più piccole ed insignificanti
attenzioni, la luce notturna, una carezza, un abbraccio, un
incoraggiamento...
non penserà mai come te o me, nella sua mente è
sempre stato da solo dalla più
tenera età e l'unica persona su cui ha sempre potuto contare
è se stesso-
-Ho capito... però
questi istituti non dovrebbero esistere... sono campi di sterminio per
bambini
innocenti, li usano come se fossero cavie e alla fine li rovinano,
è come se ti
rendessero incapace di essere umano-
-Il loro scopo è
creare una macchina perfetta non un essere umano-
Alphonse sente dentro
di sé un moto di compassione e tenerezza, sta conoscendo
più ora la vita di suo
fratello che prima quando si ostinava a volergli stare accanto e
scoprire tutto
di lui, per compensare l'assenza negli anni.
Non riesce ad
immaginare un bambino, piccolo, indifeso ed innocente rinchiuso in
quell'istituto malvagio dopo essere stato strappato dalle braccia della
propria
madre, non riesce a vedere suo fratello, ora così forte e
presuntuoso e sì
anche irritante nei panni del bambino che una volta era.
-Ehi voi due, cos'è
quest'aria da funerale...?-
Alzando gli occhi dal
piatto incontra quelli dorati dell'interessato arrivato come un
fantasma.
-Oh ciao Ed- Si sbriga
a rispondere Roy per non insospettirlo -Nulla sai solita aria tra
prigioniero e
sequestratore, dove sei stato tu piuttosto? Hai già
mangiato?-
-Mi sono alzato presto
per allenarmi un po' sul nuovo percorso, all'alba è meno
affollato e si sta più
tranquilli, dopodiché ho fatto una doccia, qualche tiro al
poligono e stavo
progettando una fuga strategica, insomma la solita routine-
-Una fuga
strategica...?-
Chiedono in coro i due
non capendo cosa stia macchinando la mente cospiratrice del ragazzo.
-Si, vi spiegherò
tutto in camera, alzatevi-
Ordina lapidario con
un tono che non ammette alcuna replica, nemmeno un versetto minuscolo,
così
entrambi si alzano e lo seguono restando in silenzio fino a che
entranti
nell'appartamento il biondo chiude la porta ermeticamente e si siede
sul letto.
-Allora... cosa
intendevi con fuga strategica?-
Come due bravi
cagnolini si accomodano sul tappeto ai suoi piedi curiosi di sapere.
-Mi sono stufato di
averti tra i piedi e visto che il signor spia buona non mi
permetterebbe di
ucciderti, dobbiamo fingere che riesca a scappare-
Ecco di cosa si
trattava, la tolleranza di Edward la spia perfetta ha raggiunto il suo
limite
dopo nemmeno 24 ore quindi per il bene di tutti è meglio
dargli ascolto se non
ci si vuole trovare in un incidente mondiale.
-Che cosa...? Scusami
ma non verrebbe messa a repentaglio la tua reputazione di spia perfetta
se io
scappassi sotto il tuo controllo?-
-Si ed è per questo
che diremo che era il turno di Roy-
Spiega con
disinvoltura accennando un leggero sorriso.
-Ma perché il mio?
Così mi fai passare per un incapace-
-Ed è quello che
sei...comunque io ufficialmente sarò “in
missione”, tu matricoletta scapperai
fino al cancello d'entrata dove io manometterò i sistemi di
allarme e ti
lascerò uscire, ti nasconderai nell'area di sosta per
elicotteri e jet, a quel
punto arrivo io con il volto coperto e una bellissima e velocissima
Ferrari e
ti riporterò all'azienda, domande?-
-Perché fai tutto
questo? Perché non riesci ad accettarmi e provare almeno ad
avere un rapporto
diverso con me? E' da quando ti conosco che sei schivo, freddo,
distaccato,
calcolatore... non è così che si comportano i
fratelli, forse tu non lo sai ma
te lo voglio dire io, ci si vuole bene in una famiglia, ci si da una
mano gli
uni con gli altri, ci si protegge... perché non provi a
comportarti da essere
umano per una volta? Io sono tuo fratello, l'unico contatto che hai con
la tua
famiglia, in caso lo avessi dimenticato tu ne hai una come tutti ma la
stai
solo allontanando...-
Per qualche secondo
Edward sembra senza parole, nei suoi occhi dorati si poteva cogliere un
minimo
di insicurezza, solo per un piccolissimo istante la spia perfetta ha
vacillato... ma poi fa un respiro profondo e riordina i pensieri
cancellando le
parole appena udite.
-Tu sparisci dalla mia
vista oggi stesso, fine della discussione-
Molto lentamente si
alza e lascia la stanza con disinvoltura, fingendo di non essere stato
sfiorato
da quelle parole che invece hanno concesso a vecchie ferite di tornare
alla
luce, di sanguinare e fare nuovamente male.
[Angolino Autrice]
So che è passata una vita dall'ultima
volta che ho aggiornato... non tiratemi i pomodori u.u ma la mancanza
di recensioni e la mancanza di ispirazione hanno contribuito a farmi
accantonare questa fic.
Comunque adesso credo di aver ritrovato una buona
pista e cercherò di portare a termine il tutto senza farvi
aspettare molto.
Vorrei ringraziare:
Chiby
Rie_chan
ValeXAnime
Per la pazienza ^^ scusate ragazze cercherò di portare a
termine la fic ora che ho l'ispirazione dalla mia parte, spero
continuerete a seguirmi ^^
Un bacione
Alex
|
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Capitolo 11 *** Cap.11 ***
Il vento fresco della
sera sfiora il delicato viso di un angelo caduto e solitario sul tetto
di un
gigantesco edificio, scruta le stelle, le persone sotto i suoi piedi e
ciò che
lo circonda con occhi assenti e immersi in milioni di frammenti di vita.
…
Flashback
Tutto è silente
intorno, quando scende la notte all'accademia gli animi si placano
perché è
nelle tenebre che si trova sicurezza.
Quando la luna brilla
nel cielo stellato tutti sono nelle rispettive camere per riposare e
gioire per
essere arrivati a quel momento... poiché molti purtroppo
vedono il sole sorgere
ma non lo vedono tramontare, falciati senza pietà dalle
prove che ogni giorno esaminanol'intelligenza
del singolo individuo, la sua tenacia, la forza, la determinazione e la
sua
mente, su questa ci si pone una sola domanda: Cadrà col
tempo che passa, o
resterà in piedi?
Molti cadono,
soprattutto dal punto di vista psicologico, diventano eccessivamente
paranoici,
non riescono a dormire, sono sfiniti e spaventati... troppo per
sopravvivere.
E' il caso del
compagno di stanza di Edward, o al tempo: Numero 7.
Una sera tornando in
camera dopo aver superato l'ennesimo test di resistenza fisica il
biondino si
prepara velocemente per andare a dormire visto che la sveglia la
mattina
seguente suonerà all'alba, deve essere in forma per
affrontare un nuovo giorno.
Nella stanza non c'è
luce ma non importa perché chi è vissuto
nell'ombra fin dall'infanzia è
abituato a farne a meno.
Quando si sdraia sul
letto, accanto a quello del compagno nota che è ancora
vestito, rannicchiato a
terra con le gambe al petto.
-Ehi... che succede?-
Sussurrò scansando i
capelli biondi a caschetto fino alle spalle dietro l'orecchio per
vederlo
meglio.
-Oggi... durante la
pausa mensa siamo andati aldilà del recinto-
Il campo era chiuso
per impedire la fuga dei suoi prigionieri e non da una rete o muro
qualsiasi ma
da un recinto elettrico che solo a guardarlo ti metteva i brividi.
-Cosa...? Ma è
impossibile oltrepassarlo-
-Abbiamo scavato una
buca... e ci siamo accorti che, tutto ciò che ci viene
raccontato qui non è
affatto vero, c'era un grande prato verde, non c'erano percorsi ad
ostacoli né
malvagità... era tutto così luminoso e pieno
d'amore e c'erano delle donne
adulte con dei bambini, senza uniforme o armi, non sembravano
spaventati,
giocavano e ridevano... il mondo al di fuori non è il posto
orribile che ci
viene descritto... e io mi chiedo se...-
-Se...?-
-Se anche io prima di
arrivare qui, avessi una donna sempre con me, una
“mamma”-
-Cosa...?-
Alle orecchie di un
bambino rinchiuso fin dalla nascita queste parole non hanno
significato, cos'è
una “Mamma”, cos'è quel posto
così diverso dal campo che gli stava descrivendo?
-Si, le chiamavano
così... pensaci un attimo, noi da dove veniamo?
Perché siamo qui... è davvero
la realtà quella ci circonda?-
…
Fine Flashback
Non diede molto peso a
quella conversazione lasciandola in sospeso, ma il giorno seguente il
suo
compagno di stanza sparì ma a differenza di altri non
morì sotto i suoi occhi,
non aveva la certezza che avesse lasciato questo mondo, non lo vide
più e
basta...
Fu allora che pensò a
quella conversazione prendendola sul serio e con gli anni ottenne
diverse
certezze.
I bambini non vengono
in qualche modo creati, ma nascono,
allora perché lui era lì da solo,
qualcuno lo aveva forse portato via
dalla sua famiglia?
Perché doveva
attraversare l'inferno in solitudine quando un essere umano non nasce
mai da
solo...? E se aveva una famiglia, dov'era?
Lo stavano cercando o
lo avevano abbandonato spontaneamente?
…
-Ecco dov'eri-
Alle sue orecchie
giunge la voce di Alphonse, appena entrato dalla porta metallica che da
sul
tetto, dove lui è seduto.
-Che cosa vuoi? Ti ho
già detto che non ti voglio tra i piedi-
-Ti devo delle scuse e
vorrei che tu fossi sincero con me, non accettarle solo per farmi
andare via,
sono stato duro prima ma dovevo dirtelo, ti sarò sembrato
privo di tatto... insomma
Roy mi ha raccontato dell'istituto dove sei stato cresciuto...-
-Cosa? Appena lo vedo
gli spacco il naso... brutto idiota-
-Non sentirti esposto
o vulnerabile o addirittura debole, io non so niente di te e quel poco
che ho
appreso me l'ha spiegato Roy... sei un libro chiuso ermeticamente e non
vorrei
questo, ti puoi fidare di me-
-Oh ma certo, adesso
ti do le chiavi magiche per accedere ai miei pensieri più
profondi e al mio
crudele passato-
Disse sarcasticamente.
-Non devi raccontarmi
per forza... non voglio compatirti se è ciò che
pensi, voglio capire...-
-Capire che cosa? E'
un istituto dove fin dalla nascita vengono cresciute potenziali spie,
sono
malvagi, ogni giorno è una sfida, muore tantissima gente, ne
rimane solo uno e
bla bla bla... fine del racconto-
Alphonse si siede al
suo fianco cercando di non fare caso ai modi per deviare il discorso
dell'altro.
-Quando eri lì...
sentivi il bisogno di avere una famiglia accanto?-
-Io non sapevo nemmeno
cosa fosse una famiglia, non lo so tutt'ora e non lo voglio nemmeno
sapere, i
bambini lì dentro non sanno cosa sia una mamma o un
papà... per quanto ne sanno
sono nati all'interno dell'istituto, quando lotti per la tua vita non
ti fai
domande del genere-
-Mi dispiace che tu
non abbia mai avuto nessuno a fianco... deve essere stato terribile-
-Finiscila con le
frasi melensi... perché non sei scappato piuttosto?-
-Perché non c'eri tu a
disattivarmi sistemi d'allarme e a portarmi via...-
-Ho spiegato a Roy come
fare...-
-Ma lui non ci riesce-
-Ovvio è un
deficiente... ci penso io muoviti-
Senza aggiungere altro
si alza precedendolo giù per le scale che li avrebbero
portati al piano di
sotto dove avrebbe potuto preparare la fuga.
Alphonse dopo un po’
di incertezza decide di seguirlo in silenzio, sente ancora una certa
distanza
tra loro e si chiede se mai sarà colmata, per lui quel
ragazzo è come un automa
che si rifiuta di provare sentimenti e punta soltanto alla perfezione,
nella
mente gli sono stati inculcati troppi concetti crudeli e malvagi per
essere
lavati via tanto facilmente.
Ma d’altronde cosa può
aspettarsi? Che improvvisamente gli racconti del suo passato, delle sue
emozioni, di quello che ha dovuto affrontare e si sfoghi con lui
lasciando
andare tutto il dolore che si è tenuto dentro per anni?
Arrivati in camera
prende il passamontagna e una divisa anonima per non essere
riconosciuto
assieme a delle lenti colorate in modo da nascondere anche il colore
degli
occhi, è un professionista dopotutto non può
permettersi nessun errore, nemmeno
nel caso remoto in cui al buio riuscissero a catturare qualche
fotogramma
dell’evasione.
-Allora…- Inizia
prendendo una mappa dell’edificio –Una volta uscito
di qui prenderai le scale
di servizio fino alle cucine che a quest’ora dovrebbero
essere deserte, esci
dalla porta sul retro e passando per le zone in ombra corri fino al
cancello,
l’ho programmato per aprirsi con un pulsante che
premerò io stesso, in strada
vieni verso il vicolo a destra, ti farò evadere con la
macchina come ti avevo
preannunciato… purtroppo non possiamo usare la pista degli
elicotteri perché è
illuminata e se ti vedesse qualcuno e riuscisse a prenderti sarebbe un
bel
casino, tutto chiaro?-
-Si…-
-Bene, Roy aspetta
dieci minuti prima di gridare per il corridoio che hai perso il
prigioniero,
non andare da nessuno, un contatto diretto sarebbe sospetto-
-Ricevuto-
-Non devi preoccuparti
di niente matricoletta non hanno l’ordine di sparare
perché gli servi,
proveranno solo a correrti dietro ma con dieci minuti di vantaggio
anche tu
puoi farcela no? Mi raccomando passa per le zone in ombra altrimenti si
attiveranno i sensori e ti troverai tanti bei doberman affamati alle
calcagna e
cerca di passare inosservato e…-
-Ho capito passo per
le scale di servizio e la porta sul retro della cucina non sono
stupido…-
-Lo spero-
Sibilò acidamente
incamminandosi verso la porta –Hai 15 minuti a partire da
adesso vedi di non
farti ammazzare…-
Alphonse ci rimane un
po’ sorpreso chiedendosi se il significato sia: Sono
preoccupato per la tua
incolumità.
Oppure: Spetta a me
ammazzarti quindi non lasciare questa soddisfazione ad altri.
“Sicuramente la
seconda…” pensa sconsolato, però non
è certo questo il momento di mettersi a
riflettere su certe cose: scuotendo la testa lancia uno sguardo e un
sorriso a
Roy e si lancia verso la porta cercando di fare meno rumore possibile.
Sulla moquette i suoi
passi hanno un suono ovattato ma cerca comunque di restare nelle zone
meno
popolate e così appena incontra un accesso alle scale di
servizio lo imbocca
con il cuore che batte a mille nel petto come se volesse uscire fuori e
darsela
a gambe.
…
Intanto Edward bello
tranquillo sul sedile dell’auto tiene le orecchie tese per
avvertire ogni
possibile cambiamento nel piano, rumori di proiettili,
grida… ma fortunatamente
dopo qualche minuto la matricoletta lo raggiunge quasi cadendo tra un
bidone e
l’altro salendo sulla vettura accaldato e con un fiatone da
record.
-Sei davvero… un
incapace- Che poteva aspettarsi? Un “Bravo bel
lavoro”? Nha… non sarebbe nel
suo stile di ghiacciolo distaccato.
-L’importante è che ce
l’ho fatta no? Muoviti per carità-
-D’accordo
d’accordo…-
Mette a moto
sfrecciando sull’asfalto ad una tale velocità che
il più giovane viene spinto
sul sedile e le ruote stridono, deve avere davvero tanta fretta di
liberarsi di
lui se supera ogni limite di velocità, forse sarebbe
disposto persino a mettere
sotto qualcuno.
-Allora… che farete
adesso?-
-Credi per caso di
essere diventato il mio confidente? Non ti riguarda quello che
deciderò di
fare…-
-Ma perché devi essere
così insopportabile?! Sto cercando di stabilire un contatto
e tu che fai? Mi
respingi, mi freddi con il tuo stupido sarcasmo, senti non lo so quello
che ti
hanno fatto in quella gabbia di matti e capisco che possa essere stato
traumatico ma tu ora hai me, te ne rendi conto?! Hai un fratello, una
famiglia,
se solo volessi potresti vivere una vita normale e invece…!
io non ti capisco
davvero…-
-Non occorre che tu mi
capisca…-
Edward non vede l’ora
di arrivare a quella stupida azienda per lasciarlo là e
scappare via il più
lontano possibile e non vederlo mai più, tiene duro
stringendo i denti e il
volante tentato di accostare la macchina e sbatterlo fuori a calci ma
la spia
perfetta porta sempre a termine i suoi lavori e non inizierà
proprio ora a mostrarsi
sensibile a quelle seccanti parole.
-Portami in
quell’istituto…-
Decreta il più giovane
con la convinzione negli occhi: Vuole capire, vedere con i propri occhi
ciò che
ha terrorizzato l’animo del fratello per tutti questi anni
segnandolo a tal
punto.
-No-
-Perché?-
-Perché ho detto che
ti avrei fatto evadere e che ti avrei riportato indietro non che ci
saremmo
fatti una gita-
-Voglio capire, voglio
vederlo con i miei occhi…-
Improvvisamente la
macchina si ferma facendolo quasi cadere in avanti, sposta lo sguardo
sul
conducente che però è freddo come al solito
mentre probabilmente sta bruciando
dentro.
-Lo capisci che non è
un gioco? Cosa vorresti vedere in quell’inferno? La morte in
faccia? Se è così
ficcati una pistola in bocca e premi il grilletto… e ora
scendi siamo arrivati-
Non sarebbe mai
tornato in quel posto, dopotutto se una persona riesce a scappare da
una
trappola non va certamente a rimetterci il piede sopra… e
così farà lui: E’
sopravvissuto, è riuscito ad uscire da
quell’inferno e diventare la spia
perfetta, non tornerà indietro… non vuole farlo.
-Sappi che io ci andrò
comunque in quel posto… non mi arrenderò-
-Fa come ti pare, se
vuoi rovinarti la vita va pure… se sei una persona
intelligente invece mi darai
ascolto, uscirai da questo casino e tornerai a fare il poliziotto buono
e
ingenuo-
-No io mi assumerò la
responsabilità delle mie scelte e andrò a vedere
coi miei occhi quello che ti
ha reso un insensibile-
Scende dalla macchina
arrabbiato sbattendo lo sportello, tanto Edward non gli avrebbe nemmeno
risposto e infatti riparte senza degnarlo nemmeno di un ultimo saluto,
lasciandolo lì vicino l’entrata segreta
dell’agenzia sfrecciando nella notte
come se qualcuno lo stesse inseguendo, come se la fuga non fosse finita.
…
Il mattino seguente
Alphonse Elric apre gli occhi con un obbiettivo all’ordine
del giorno e non uno
qualsiasi, non si tratta di sventare una rapina in banca, di catturare
qualche
spacciatore o criminale di basso livello.
Questa mattina non
darà nemmeno la caccia a suo fratello, alla spia perfetta
cercando di
dimostrare qualcosa, no… non gli correrà dietro
cercando di smentire le sue
credenze, cercando l’affetto che mai gli ha dimostrato,
implorando più
confidenza e affetto reciproco… questa mattina
prenderà il toro per le corna e
visto che chiedere al diretto interessato non sembra sortire alcun
effetto
salirà alla fonte dei problemi e li farà suoi,
cercando di capire veramente ciò
che si cela nell’animo surgelato di Edward Elric.
Dopo essersi preparato
a passo svelto si dirige verso l’ufficio del capo per
chiedere l’indirizzo di
questo istituto o “Inferno” come lo chiamano lui e
suo fratello.
-Signore…- Bussa senza
aspettare una risposta entrando a passo sicuro per fermarsi di fronte
la
scrivania del superiore che lo osserva stupito.
-Elric… sono felice
che tu sia riuscito a uscire illeso da questa avventura-
-No signore, Edward mi
ha lasciato andare… non gli era permesso di uccidermi e
visto che non sembra
avere molta simpatia per me si è semplicemente sbarazzato di
un peso inutile-
-Tipico… dovresti
ritenerti fortunato…-
-Lo so signore, ma
vorrei avanzare una richiesta:Vede io non mi arrenderò fino
a che non riuscirò
a capire meglio quel ragazzo e visto che per me è un libro
chiuso o meglio una
cassaforte di una banca svizzera… voglio recarmi
nell’istituto dove è
cresciuto-
-Sei impazzito Elric?-
Sembra sconvolto da
una tale determinazione come se fosse deciso a buttarsi in un burrone o
farsi
processare, come se andasse incontro a morte certa con la testa alta
non
rendendosi nemmeno conto di quello che sta facendo.
-Ho chiesto anche a
lui di accompagnarmi ma non ne ha voluto sapere, ha detto che se volevo
vedere
la morte in faccia potevo anche ammazzarmi, come se fosse
più sensato-
-E lo è, faresti
meglio ad ascoltarlo, quel posto non è adatto a
te… non immagini nemmeno cosa
si cela al suo interno…-
-Ma voglio saperlo… mi
permetta di visitarlo, di dare un’occhiata, convinca
qualcuno…-
-Elric non serve che
io smuova le acque, basta mostrare il distintivo dell’agenzia
e saranno tutti
ai tuoi ordini là dentro…-
-Bene allora mi
permetta di andare, le assicuro signore che se vacillerò,
andrò via, non mi
tratterrò oltre… voglio capirlo, voglio capire
cosa lo turba, voglio capire il
suo passato perché credo che capendolo potrò
anche aiutarlo a superarlo-
-Non puoi fare niente
per lui Elric… ha passato sedici anni là dentro
le cose non cambieranno tanto
facilmente-
Scuotendo la testa
tira un sospiro forse rassegnato forse indeciso… ma andando
indietro con la
sedia fruga nei cassetti cercando un piccolo cartoncino bianco, lo posa
sulla
scrivania e con la penna segna un indirizzo sconosciuto e strettamente
confidenziale.
Forse nella speranza
che cambi davvero qualcosa, forse Alphonse Elric non possiede il gene
della
spia ma possiede le capacità per cambiare le cose.
-Che non cada in mani
sbagliate, brucialo una volta arrivato-
-Si signore… la
ringrazio-
|
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Capitolo 12 *** Cap.12 ***
Alphonse Elric a bordo
della sua auto sfreccia sulla strada completamente deserta guardando di
tanto
in tanto il paesaggio roccioso fuori dal finestrino: Non si sarebbe mai
aspettato un ambiente così tetro e spoglio, per almeno un
due o tre kilometri
non ci sono altro che montagne, valli sconfinate senza
un’anima viva e piante
secche.
Dopotutto chi mai
verrebbe di sua spontanea volontà in questo luogo
dimenticato da Dio? Sarà
stato scelto appositamente per la sua posizione e per la poca affluenza
come
sede di un istituto maligno.
Una volta arrivato a
destinazione parcheggia la vettura abbastanza distante dal cancello
d’entrata e
si avvicina iniziando a guardarsi intorno: Più che un
istituto sembra una
prigione, ci sono imponenti muri con del filo spinato in cima e dei
recinti
elettrici che a suo dire sarebbero più adatti per dei
cavalli, non per dei
bambini.
Non si preannuncia
stimolante la sua visita, ma tira un sospiro
d’incoraggiamento e prima che i
soldati a guardia dell’entrata lo tramortiscano mostra il
distintivo.
-Sono un’agente…
dovrei visitare la struttura-
-Si signore- Sembrano
automi, all’unisono si voltano sbattendo i tacchi degli
stivali per aprirgli il
cancello elettrico e lasciarlo passare. –Qualcuno la
accompagnerà, buona
permanenza signore-
“Se tutti qui si
comportano come degli automi credo di aver già capito quale
sia il problema di
Edward: Mancanza di contatti Umani!”
Tira dritto senza mai
voltarsi indietro, sente il cancello richiudersi e un brivido gli
percorre la
schiena. Una volta entrato nella struttura viene accolto da un uomo
esile dai
grandi occhiali che sembrano coprire occhi spiritati.
-Salve io sono Shou
tucker…-
-Alphonse Elric…-
Sembra sorpreso a
sentire nuovamente quel cognome.
-Oh Elric… lei però
non ha il gene…-
-No sono un agente
comune…-
-Benissimo… mi segua
prego le mostro la struttura…-
Gesticolando a non
finire lo precede lungo un corridoio interamente grigio, strano che non
ci
siano colori, forme o disegni in un istituto di bambini.
-Avrei una domanda
signor Tucker: E’ possibile che il gene si ripresenti
più volte nella stessa
famiglia?-
-E’ impossibile, il
gene compare un'unica volta, in tutto l’anno si prelevano
solo un centinaio di
neonati aventi il gene in tutto il mondo-
-Quindi vuole dirmi
che in tutto il mondo più o meno cento piccoli vengono
strappati dalle braccia
della loro mamma ogni anno?-
Il tono usato è molto
duro, cerca di trasmettere lo sconcerto e la rabbia che prova per
quegli
esperimenti disumani e il dolore che è sicuro abbia provato
sua madre nel
vedersi portare via il bambino che aveva amato e nutrito per nove mesi
di
gestazione, che viveva in empatia con lei come un’unica cosa.
-Esatto…-
-Quale sarebbe lo
scopo di tutto ciò?-
-Nel corso degli anni
selezioniamo con dure prove i bambini che dimostrano di avere maggiore
capacità
di adattamento, spirito di iniziativa, forza e
determinazione… alla scopo di
creare una spia praticamente perfetta-
-E questo titolo va
alla persona che resiste ad ogni prova senza mai essere scartata?-
-Ancora esatto…- Si
ferma di fronte ad una porta grigia anch’essa, dalla
serratura ermetica, per
impedire a chiunque di uscire. –Prego questa è la
sala degli addestramenti-
Una volta entrato si
trova davanti ad una piccola balconata di metallo dove i bambini
probabilmente
vengono osservati, si sporge quanto basta per vedere dei ragazzini di
forse dieci,
undici anni maneggiare pistole come al poligono di tiro e combattere
con vere
lance, mentre alla parete sono appesi altri tipi di arma tagliente o da
fuoco
che sia.
-Voi fate combattere
questi ragazzini con armi vere? Potrebbero ferirsi…-
Sconcertato si volta
per chiedere spiegazioni al signor Tucker che non sembra poi sbalordito
come
lui.
-E’ l’obbiettivo delle
prove: rimanere illeso, sono combattimenti che talvolta possono
sfociare nel
mortale… non siamo in un parco giochi signor Elric qui
addestriamo spie non
pargoli indifesi-
-Quindi lei lascerebbe
davvero che un bambino morisse?-
-Sono cose che
capitano in questo campo-
-E le famiglie? Avete
sottratto questi bambini ai loro genitori per mandarli a morire?!-
-Signor Elric lei
dovrebbe sapere che alla famiglia non è più
permesso avere contatti,
interferisce con la loro crescita… una volta varcati quei
cancelli i soggetti
perdono la loro identità, per noi sono numerati per anno e
ordine di nascita e
gli viene subito insegnato ciò per cui sono stati creati-
-Loro non sono stati
creati, sono nati… sono il frutto di un padre e di una
madre, vuole dire che i
bambini non sanno di avere dei genitori e una famiglia che li cerca?-
-Non è nostro
obbiettivo far chiarezza nel loro passato, gli viene insegnato a
combattere
perché non hanno altra scelta, o combattono o muoiono, col
corso degli anni si
otterrà come lei avrà sicuramente notato un'unica
e perfetta spia-
No… quella
conversazione ai limiti della logica non stava avvenendo, si rifiuta di
credere
che tutto ciò abbia veramente un senso per qualcuno:
Combattere o morire, non
sono concetti che si possono insegnare ad un bambino spaventato.
-Insinuate in loro
soltanto paura e insicurezza rendendoli delle macchine da combattimento
prive
di emozione! Come può questo essere giusto?!-
Erano loro ad aver
insinuato tutte quelle stupidaggini nella testa di suo fratello, a
renderlo
così freddo e distaccato, calcolatore, una perfetta spia che
vive per uccidere
o per essere uccisa.
-E’ semplice istruire
dei ragazzini convinti di essere stati creati per un unico scopo,
più che
bambini spaventati che piangono e vogliono la mamma, il concetto di
famiglia
non esiste in questo istituto, i bambini non sanno assolutamente da
dove
vengono, non hanno legami di parentela, vivono per
sopravvivere…-
-Non ha senso!-
-Tutto ha un senso
signor Elric, dipende dai punti di vista, per noi questo metodo
è efficace…-
-Che cosa dite ai
bambini se iniziano a porsi delle domande sulla loro nascita?-
-Sono nati qui, non
hanno alcuno scopo se non quello di combattere e
sopravvivere… sarebbe inutile
per loro ricercare un’eventuale famiglia, perché
nessuno li ha mai amati
veramente, altrimenti non sarebbero qui, le pare?-
Queste parole fecero
scattare un moto d’ira irrefrenabile in Alphonse, ora aveva
capito qual’era il
problema di suo fratello, il motivo di tanta freddezza, il
perché fosse così
distaccato nei suoi confronti: Per sedici anni della sua vita gli
avevano
inculcato nel cervello solo concetti orribili e crudeli, aveva
combattuto per
la sua vita e non conosceva altra via d’uscita e non si
sarebbe mai fidato di
nessuno all’infuori di se stesso poiché secondo
gli insegnamenti di
quell’istituto, nessuno lo avrebbe mai amato veramente, la
sua famiglia lo
aveva abbandonato a quel destino crudele.
-Non è vero,
all’infuori di queste mura hanno una famiglia che li aspetta
e che li piange
ogni singolo giorno, non può inculcare nel cervello di
questi ragazzini simili
cattiverie!-
-Sembra che lei prenda
la cosa da un punto di vista strettamente personale signor
Elric… mi dica, ha
conosciuto suo fratello?-
-Si che l’ho
conosciuto, mi rifiuta con tutto se stesso-
-Prevedibile,
dopotutto cosa può aspettarsi signor Elric? Lei non
c’era quando era qui,
nessuno era al suo fianco quando si trovava a combattere tra la vita e
la
morte, nessuno lo rassicurava con parole dolci, se è vivo
non è di certo per
merito suo-
-Come può accusarmi di
qualcosa che io neanche sapevo?! Ho passato anni alla sua ricerca e se
avessi
saputo prima di questa condizione sarei accorso immediatamente, anche i
miei
genitori l’avrebbero fatto-
-Non avrete mai un
vero e proprio rapporto, si è trovato qui, solo, per sedici
anni, cresciuto
come tutti gli altri con il mio metodo, per lui non esiste nemmeno, la
sua
famiglia lo ha abbandonato in questo istituto crudele, come
può pensare che la
rispetterà mai o le vorrà addirittura bene?-
-Ma io ci sono adesso
e sto cercando di rimediare a quello che lei ha fatto- Sporgendosi
verso la
balconata osservò quei bambini lottare tra di loro con una
tale crudeltà da
spiazzarlo –Li guardi, non sono armi né tanto meno
i suoi giocattoli, sono dei
bambini, costretti a ferirsi vicendevolmente, gli state insegnando cose
sbagliate e nel corso degli anni si ritroveranno a non provare
sentimenti, a
non avere rapporti umani... anche colui o colei che
resisterà fino all’ultimo,
sarà morto, dentro- D’un tratto attirò
la sua attenzione un bambino, bassino
coi capelli biondi fino alle spalle e grandi occhi color nocciola, se
ne stava
isolato in un angolo dell’enorme camerata, non combatteva
contro nessuno e dal
suo sguardo spaurito s’intravedeva soltanto
un’immensa tristezza.
-Quello è il numero
20, prelevato il 0708 in un paesino del sud, suo fratello era
esattamente
identico, aveva la paura negli occhi liquidi di timore, era solo un
bambino
confuso e pieno di incertezze, piccolo ed indifeso…-
Stentava a credere a
quello che sentiva, suo fratello anni fa era come quel bambino? Eppure
a
vederlo adesso non si direbbe affatto, così freddo e
orgoglioso.
Come quell’ometto,
terrorizzato, con gli occhi pieni di lacrime alle quali impediva di
scendere
forse per paura di esprimere i propri sentimenti visto che
lì era considerata
una cosa sbagliata o per evitare di mostrarsi debole agli occhi dei
propri
compagni che intanto si scannavano tra loro.
-Come ha fatto a
ridurlo ciò che è adesso…?-
Si girò verso Tucker
che come un serpente gli sussurrava all’orecchio parole
malefiche.
-E’ stata un’unica
certezza, quella che nessuno mai l’avrebbe salvato, a nessuno
importava che lui
soffrisse o che fosse solo in mezzo alle tenebre, ha dovuto per forza
prendere
coscienza della propria condizione e lottare per se stesso, lei non era
qui
signor Elric, l’ha lasciato solo ed è per questo
che mai se la sentirà di
stringere un legame con lei, e la stessa cosa accadrà a quel
bambino, o
prenderà la situazione in mano e lotterà per la
sua vita o morirà-
No, quelle parole non avevano
alcun senso logico, non poteva credere a ciò che stava
sentendo, era lo stesso
trattamento che era stato riservato a suo fratello ed ora riusciva
finalmente a
capire cosa gli divorasse l’animo in quel modo: Non era forte
ed orgoglioso, ma
insicuro, debole ed indifeso, glielo si leggeva negli occhi ogni qual
volta
parlava di famiglia o si arrabbiava con lui, come il giorno prima nella
sua
stanza… aveva paura di stringere un rapporto, paura di
mostrarsi fragile
davanti a lui.
Edward Elric non era
fatto d’acciaio.
Bensì di cristallo.
-Mi dica signor Elric,
qualcuno verrà mai a salvare quel bambino? Qualcuno lo
porterà via da questo
istituto? Crescerà qui, secondo i miei metodi,
può darsi che abbia qualche
speranza di uscirne vivo… oppure morirà, ma
nessuno avrà pietà di lui-
-Lo sa signor Tucker…-
Il ghigno di quell’essere spregevole iniziava ad
infastidirlo, era lui la causa
di tutto, colui che aveva rovinato suo fratello e che gli aveva
inculcato tutte
quelle stronzate in testa da quando era nato, lo odiava, sentiva di
detestarlo
come mai aveva detestato qualcuno. –Lei è un
grandissimo bastardo- Non seppe
con quale forza riuscì a farlo ma gli mollò un
pugno sul naso, il più forte che
avesse mai dato a qualcuno, vide del sangue sgorgare a fiotti ma quella
fu la
prima volta che non se ne pentì –Questo
è per mio fratello e per quel bambino-
Tirò fuori le manette d’ordinanza che per fortuna
aveva portato con sé e
inchiodò quel perfido individuo alla ringhiera per prendere
tempo, con un salto
scese dalla balconata e si affrettò verso l’angolo
dove quel bambino aveva
alzato lo sguardo su di lui spaventato.
-Non preoccuparti, ti
porto via di qui-
Gli sorrise
rassicurandolo, lo prese in braccio e tornò indietro
scavalcando Tucker che
intanto cercava di liberarsi, gridava contro di lui e contro le guardie
che
impegnate nell’infliggere dolore chissà dove non
accorrevano in suo aiuto.
Fuggì e per la prima
volta si sentì vivo, non come quando combatteva contro suo
fratello ostinato a
dimostrargli qualcosa, ma come quando ci si leva un peso enorme dal
petto, un
senso di colpevolezza.
Una volta giunto al
cancello d’entrata le due guardie vedendolo con un bambino in
braccio provarono
a fermarlo ma schivando il loro attacco riuscì a respingerli
verso la rete
elettrica e dopo il contatto caddero atterra svenuti.
Montò in macchina
tranquillamente, facendo sedere il piccolo sul sedile accanto al suo
per poi
allacciargli bene la cintura.
…
Edward intanto si
trovava nei campi d’allenamento dell’agenzia,
cercava di schiarirsi le idee
correndo, tenendosi informa, facendo esercizio fisico duro ed
estenuante,
doveva riuscire ad ogni costo a cancellare quella petulante
matricoletta dal
suo cervello.
Da quando era arrivata
nella sua vita non aveva fatto altro che intromettersi e cercare la
parte più
umana di lui, era fin troppo ostinato, testardo e dannatamente
arrogante.
Non lo sopportava,
pensava forse che dopo tanti anni di sofferenza vissuta in solitudine
gli
sarebbe per caso caduto tra le braccia?
Era sempre stato da
solo nell’affrontare i pericoli e gli ostacoli che il mondo
gli metteva davanti
e non avrebbe mai permesso ad un novellino di cambiarlo, di manovrarlo
come un
burattino.
Non poteva imporsi
nella sua vita, non l’avrebbe mai accettato.
Il sudore gli
imperlava la fronte, incollandogli i capelli ai lati del viso, i suoi
occhi
bruciavano come fiamme vive e il battito del suo cuore non accennava a
diminuire mentre si faceva strada tra sterpaglie e terra continuando la
sua
corsa.
La coda di cavallo
sbatteva sulla schiena in un ritmo regolare, però si vide
costretto a fermarsi
dato che nella sua tasca il telefono aveva iniziato a vibrare.
Pensò subito a Roy,
quello scocciatore che tuttavia amava come mai aveva amato qualcuno
nella sua
vita, era strano ma lui era l’unica persona con cui si era
aperto parzialmente,
poiché nei suoi occhi mai leggeva rimprovero, ma sempre
tenero affetto e amore.
Però dovette
ricredersi, era un numero a lui sconosciuto…
-Pronto?-
Rispose con un leggero
affanno nella voce fermandosi sulla radice scoperta e alta di un grosso
albero.
-Salve numero 7, avrei
bisogno di te per una questione davvero importante, vedi mi trovo in
città per
rivendicare qualcosa che mi appartiene, se potresti rientrare in
agenzia te ne
sarei grato così ti illustro la situazione-
Nel sentire quella
voce ebbe un tremito e sentì freddo, brividi su tutto il
corpo che per poco lo
fecero vacillare.
-Signor Tucker… da
quanto tempo- Cercò di regolare il tono della voce per non
mostrare la propria
insicurezza –Non so se lei è stato informato nella
sua lontana posizione ma mi
sono trasferito ad un’altra agenzia-
Sentì delle risa dall’altra
parte –Oh lo so, sono fiero della tua indole ribelle ed
individualista, mi
trovo proprio nella tua attuale agenzia ora, nella tua stanza in
compagnia del
tuo compagno d’armi-
Per qualche secondo
non sentì più nulla poi però qualcun
altro prese a parlare.
-Ed, dice la verità,
si tratta di una cosa importante dovresti tornare-
Era Roy, si trovava
davvero nelle vicinanze allora.
-Sto arrivando,
qualche minuto e ci sono-
-Ti aspettiamo-
Riagganciò la
telefonata e sebbene le gambe sembravano essersi fatte molli, si fece
forza e
avanzò a passo deciso verso l’agenzia poco
distante dal campo d’addestramento,
con una bruttissima sensazione nelle viscere.
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Capitolo 13 *** Cap.13 ***
Il
sole quel
pomeriggio era alto nel cielo senza nemmeno una nuvola, perfetto
rifletteva i
propri raggi sull’erba di un parco poco distante dalla
periferia cittadina dove
Alphonse si era recato per stare lontano dal trambusto che aveva creato
nel
centro di addestramento, era certo che di lì a poco Tucker
avrebbe smosso mari
e monti per scovarlo, non sembrava il tipo che passava sopra ad una
cosa del
genere e poi se tra i comuni cittadini si sarebbe saputa la
verità ci sarebbero
state rivolte e disordini sociali.
Inoltre
non voleva che
quel bambino venisse riportato in quell’istituto malvagio e
tanto meno dovesse
subire le conseguenze di una sua scelta.
Forse
la sua mente
vedeva il tutto come una seconda opportunità: Riparare a
ciò che in passato non
aveva potuto fare, portare via suo fratello, salvarlo da quella
oscurità
opprimente.
Il
piccolo, che aveva
soprannominato Jamie, si divertiva davvero tanto all’aria
aperta, possedeva una
curiosità impressionante per qualsiasi cosa i suoi occhi
incontrassero,
sembrava vedesse il mondo ora per la prima volta.
La
cosa gli riempiva
il cuore di gioia, in più aveva chiamato sua madre che
naturalmente era più
esperta di lui su come crescere un bambino e poteva essere una cosa
positiva
anche per lui avere accanto una figura femminile.
Ora
seduti su una
panchina osservavano Jamie guardarsi intorno ed esplorare con lo
sguardo
attento, si era premunito di spiegare anche a lui la situazione, forse
un
normale bambino mai l’avrebbe capita eppure lui si, aveva
capito ogni cosa e
stava imparando a conoscere non solo il mondo ma anche colui che
l’aveva
portato via da quel luogo di tristezza, gli piaceva Alphonse, era
diverso dagli
adulti a cui era abituato.
-E’
una cosa assurda…-
Sussurrò
Trisha al suo
fianco, addolorata ma anche molto arrabbiata.
Per
anni aveva
immaginato come potesse essere quel bambino che le era stato portato
via, per
anni aveva sognato di recuperarlo e crescerlo, amarlo e donargli tutto
ciò di
cui avesse avuto bisogno.
Sentire
ora il
trattamento che veniva riservato a quei bambini la terrorizzava,
poiché tante
altri madri vivevano il suo stesso tormento eppure non erano a
conoscenza dei
fatti, restavano all’oscuro non potendo neanche immaginare
che i loro piccoli
rischiavano la vita e combattevano giorno dopo giorno per gli ideali di
un
folle.
Ma
soprattutto sapere
che suo figlio ne aveva risentito, le trasmetteva una rabbia infinita.
-Lo
so mamma, ne parlerò
sicuramente con lui…-
Si
riferiva ad Edward,
dopo ciò che aveva saputo, non poteva tacere certamente, lo
avrebbe preso a
calci per aver creduto a quelle emerite stronzate che gli venivano
raccontate.
-Tu
almeno puoi farlo,
io non ho niente… eppure è anche mio figlio-
Non
aveva tempo ora
per piangersi addosso, né per sognare il volto del suo
primogenito o il momento
in cui l’avrebbe potuto abbracciare, era soltanto arrabbiata,
non con lui bensì
con il governo e quell’assurda agenzia che invece di
proteggerli, li teneva
all’oscuro e feriva.
-Posso
farti sentire
la sua voce…-
Alphonse
con un
sorriso tirò fuori il cellulare e andrò sotto la
voce: Edward (Irritante e
perfetta Spia).
-Hai
il suo numero?-
-Se
fosse stato per
lui col cavolo, l’ho preso dal cellulare di… un
suo amico- Aveva tralasciato il
racconto di lui e Roy… non erano cose che doveva dire.
Avviò
la chiamata,
entrambi sentirono il cuore martellare nel petto ad ogni squillo che
faceva il
telefono.
Poi
rispose –Pronto?-
-Noi
due dobbiamo
parlare-
Edward
dall’altra
parte si pentì amaramente di aver risposto al cellulare:
Quel ragazzino stava
sempre in mezzo!
-Lo
stiamo facendo,
taglia corto ho da fare-
-Non
provarci neanche,
non mi terrai fuori questa volta, sono stato nell’istituto-
Dall’altra
parte
silenzio per qualche secondo.
-Si
mi hanno
informato, ora sequestri ragazzini?-
-Non
ho sequestrato
proprio nessuno, semmai ho salvato un bambino, non sai quanto soffrisse
là
dentro e combattevano con delle armi vere, non potevo lasciarlo
lì-
-Lo
so perfettamente
cosa accade in quel posto, ma Tucker ora è sulle tue tracce-
-Come
fai a saperlo?-
-Indovina
un po’,
chissà come mi ha rintracciato-
-E
cosa diavolo vuole
da te?-
-Come
spiegartelo
mmmh, vuole che io ti uccida e riporti il bambino da lui, per farla
breve-
Alphonse
rimase
qualche istante paralizzato e anche Trisha ebbe un fremito.
-Lo
sai che tutto ciò
che ti hanno raccontato là dentro è stronzata
bella e buona vero? Non farai
mica sul serio, non pensi a quello che hai patito tu?! Non puoi
consegnarglielo!-
-Vuoi
smettere di
parlare a vanvera…? Non ho mai detto che avrei assecondato
le richieste di quel
folle, tu pensa a nascondere il ragazzino, il resto lo faccio io-
-No
no no cosa diavolo
hai in mente? Non escludermi!-
-Fa
come ho detto e
basta… io e Tucker abbiamo un conto in sospeso da oltre
sedici anni-
-Aspetta
un secondo
che vuoi dire?! Non vorrai metterti contro quel folle!-
-E’
una mia battaglia
non la tua, pensa a quel bambino e a starmi lontano, ho solo intenzione
di
chiudere la faccenda una volta per tutte…-
-N-no
io ti aiuto-
-Ho
detto che devi
starne fuori! Vuoi immolarti al sacrificio come un povero idiota per
caso?! Io
sono la spia perfetta, questa cosa riguarda soltanto me ergo ci
penserò io!-
Si
sentirono i freni
di una macchina stridere sull’asfalto in modo acuto.
-Dove
sei…?-
-Nel
posto in cui
tutto ha avuto inizio-
-Questo
intendevi con
“Ho da fare”?! Ti sei ribellato agli ordini di
Tucker e ora gli dai
battaglia?!-
-Pensa
a te stesso, a
me ci penso io-
Riattaccò
quella
telefonata che altrimenti sarebbe stata infinita, Alphonse non
sentì più nulla e
si preoccupò come non mai, non sapeva ciò che si
erano detti Edward e Tucker ma
era certo che non si era trattato certo di una rimpatriata.
-Cosa
vuole fare?- Si
preoccupò Trisha alzandosi dalla panchina, come suo figlio
che in preda al
panico non sapeva che fare.
-Credo
che sia andato
all’istituto-
-Che
cosa? E per quale
motivo, che intenzioni ha?-
-Tucker,
lo scienziato
a capo del folle progetto della spia perfetta, colui che l’ha
cresciuto secondo
i suoi folli ideali, lo ha contattato per riportare Jamie indietro e
uccidere
me… ma qualcosa è andato storto,
perché adesso Edward è in cerca di vendetta-
-Si
è rifiutato di
eseguire gli ordini, mi sembra una cosa buona no?-
-Per
Jamie e per me lo
è, per lui non ne ho idea…- Doveva correre in suo
soccorso, aiutarlo ad
affrontare i fantasmi del passato e questa volta non sarebbe stato da
solo, non
l’avrebbe abbandonato.
-Andiamo
da lui-
Esclamò
la donna
decisa, da parte sua mai avrebbe lasciato suo figlio da solo ed ora che
aveva
l’occasione di conoscerlo e fargli sentire ciò che
provava, non si sarebbe
tirata indietro, era arrivato il momento di opporsi, come non aveva
potuto fare
anni addietro.
-No
è pericoloso,
rimani con Jamie, io andrò ad aiutarlo-
-Non
se ne parla
nemmeno Alphonse, io verrò con te… non
preoccuparti per Jamie può sempre stare
con il nostro vicino di casa, Hughes, vedrai che si
divertirà-
-D’accordo
ma
muoviamoci, e tu non scendi dalla macchina-
…
Quella
mattina…
Nella
stanza d’albergo
regnava il più completo silenzio, Roy Mustang sedeva in
salotto con gli
scienziati folli che avevano manipolato per anni il suo Edward, li
detestava
con tutto se stesso eppure in quelle circostanze non poteva che
portargli
rispetto e aspettare che il biondo si facesse vivo, per cacciarli tutti
a
calci.
Dopo
qualche minuto,
come aveva promesso al telefono rincasò, sudato ma a suo
dire sempre e comunque
affascinante, tranquillamente si sedette al suo fianco senza salutare i
suoi ex
maestri o per meglio dire sadici bastardi carcerieri.
-E’
un piacere vederti
numero 7-
Disse
Tucker con un
sorriso malvagio.
-Il
mio nome è Edward
dottore e piuttosto che questi inutili convenevoli preferirei ascoltare
altro-
-Dritto
al punto, bé
allora ti accontento, poche ore fa Alphonse Elric si è
introdotto nel nostro
istituto-
-E…?-
Era
freddo e
distaccato, non voleva mostrare alcun segno di vacillamento davanti
all’uomo
che più odiava sulla faccia della terra, colui che aveva
trasformato la sua
infanzia in un inferno e che gli aveva rovinato la vita.
-E’
riuscito a
sottrarci qualcosa, uno dei soggetti-
Sul
suo viso apparve
un’espressione di puro disprezzo, ma non poteva esprimersi
molto bene visto che
il movimento dei muscoli facciali gli causava dolore al naso, coperto
con una
medicazione, evidentemente storto e rotto.
-Non
vedo come la cosa
possa importarmi-
Dentro
però gioiva,
dopotutto quell’inutile matricoletta non era poi tanto
smidollata come credeva
e i segni sul viso di Tucker gli davano un’immensa
soddisfazione: Quanto aveva
desiderato poterlo fare lui.
-Ebbene
la richiesta
che vorrei farti è questa: Riportami il ragazzino, a lui
voglio pensarci io,
Alphonse puoi ucciderlo come vuoi-
Ghignò
nel più
meschino dei modi, credendo di poter fare leva sul suo rancore,
seppellito per
anni e anni, alla voglia di vendetta che mai aveva dimostrato.
-Non
lo farò-
Roy
ebbe un piccolo
sussulto mentre il compagno al suo fianco sembrava perfettamente
deciso,
lanciava occhiate infuocate all’uomo che gli stava seduto di
fronte, le
conseguenze di un rifiuto non sembravano sfiorarlo nemmeno.
-Che
cosa?-
-Ha
capito bene, io
non lo farò-
L’altro
non sembrava
d’altronde preparato ad un rifiuto, pensava di avere la
situazione in pugno,
istigare i due fratelli l’uno contro l’altro e
affermare una delle sue più
importanti teorie: Le spie che lui creava erano perfette, non avevo
sentimenti
che potessero ostacolarle.
-Ma
quel ragazzo è tuo
nemico, non dimenticare chi è e chi sei tu soprattutto!-
-Io?
Mi avete sempre
considerato un numero, mai una persona, io non esisto, tuttavia lui si,
non lo
ucciderò-
-Ti
fai venire
scrupoli di coscienza?! Non è ciò che ti ho
insegnato!!-
-Lei
non mi ha
insegnato proprio un bel niente, ci mettevate soltanto in mano delle
armi
incitandoci al combattimento, i vostri concetti sono del tutto
sbagliati e il
suo metodo non è da meno, è una pura
dimostrazione di ignoranza e crudeltà, ciò
significa che non riporterò neanche quel bambino-
Per
un attimo gli
occhiali spessi di Tucker scivolarono dal naso mostrando i suoi occhi
piccoli e
furiosi, si alzò in piedi di scatto brandendo un tagliacarte.
-Tu
razza di ingrato!-
-Questo
è il
trattamento che lei merita-
Il
biondino si vide
sfrecciare davanti il tagliacarte e lo bloccò con estrema
facilità tenendolo
stretto in un pugno mentre lo scienziato cercava di abbassarlo verso il
suo
volto, si squadravano, l’uno in piedi di fronte
all’altro.
-Io
ti ho creato e
posso anche distruggerti non te lo dimenticare-
Sibilò
aumentando la
stretta, che però non mise assolutamente in
difficoltà Edward.
-Proprio
perché mi ha
creato dovrebbe sapere ciò di cui sono capace, lei non se lo
dimentichi… stia
attento a quel che fa Tucker-
Quelle
semplici parole
lo fecero demordere, i colleghi alle sue spalle non si azzardarono ad
alzare
nemmeno un dito in sua difesa, tutti avevano paura di Edward, mai
avrebbero
rischiato la vita mettendosi contro di lui.
Lasciò
la presa sul
taglia carte che cadde a terra bagnato del sangue del ragazzo che
però sembrava
indifferente a ciò, aveva soltanto un taglio sul palmo della
mano avendolo
fermato senza alcuna protezione.
-La
voglio fuori di
qui, ora, prima che ci pensi personalmente-
Gli
uomini a quel
chiaro invito si alzarono e insieme, Tucker compreso se ne andarono.
-Tutto
ok?-
Chiese
premurosamente
Roy una volta rimasti soli, l’altro si voltò verso
di lui e sorrise debolmente
rilassandosi, finalmente.
-Si-
-Hai
fatto la cosa
giusta-
-Eppure
non mi sento
bene per niente…-
Notando
che dalla mano
colava ancora sangue il moro si alzò prendendo un piccolo
kit per il pronto
soccorso, con cui iniziò a medicargliela.
-Qualsiasi
cosa tu
decida di fare va bene-
-Voglio
chiudere i
conti Roy…-
-Allora
fallo, ci sono
io con te non sei mica solo-
Finita
la medicazione
gli baciò la mano visto che stringendola avrebbe sentito
male.
-No,
devo farlo da
solo…-
-Ne
sei più che
sicuro…?-
Gli
accarezzò
delicatamente una guancia avvicinandosi al suo viso, dagli occhi non
più tristi
ma ardenti di un fuoco più vivo del sole.
-Si,
è ora di fargli
assaggiare la sua stessa medicina-
[Angolino Autrice]
E rieccomi :) questa volta ho
aggiornato abbastanza presto, non vi ho fatto aspettare... xD
bé, che dire, a meno che
non mi venga qualche brillante idea, direi che siamo agli sgoccioli.
Edward contro Tucker u.u finalmente
la nostra spia perfetta affronta il proprio passato... come
finirà?
Riuscirà ad avere un
normale rapporto anche con la sua famiglia? :)
si vedrà tutto nella
battaglia finale ù.u
spero vi piaccia questo capitolo
^_^
Fatemi sapere! Così posso
aggiornare in fretta ^_^
Un ringraziamento speciale a:
Melanie7997
Per la bella recensione :) anche io ho gioito scrivendo quella scena
*-* era ora che Al facesse il duro, e Tucker si sarebbe meritato un bel
pugno anche da Ed, però fa niente, lui si
sfogherà ben bene tra poco ^^
Un bacione a tutti :)
Alla prossima
|
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Capitolo 14 *** Cap.14 ***
L’auto
sfrecciava
velocemente sull’asfalto alzando polvere al suo passaggio e
piccoli sassi sulla
strada di campagna, deserta e silenziosa come non ci si aspetterebbe da
un
luogo malvagio.
Alphonse
Elric sapeva
di violare gran parte delle norme stradali ma in quel momento non
poteva
assolutamente pensare di comportarsi da bravo cittadino,
poiché suo fratello
rischiava la pelle in quell’istituto dove lo avevano
crudelmente cresciuto,
cercava vendetta dopo più di sedici anni e chissà
se sarebbe riuscito ad
ottenerla.
Non
lo spaventava la
sua resistenza fisica, dopotutto stava parlando della spia perfetta,
era
sopravvissuto sicuramente a peggio… ciò che lo
preoccupava era la resistenza
psicologica che avrebbe potuto dimostrare in quella situazione.
Immergersi
in un passato
così traumatico troppo in fretta, forse gli avrebbe causato
dei danni,
indebolendolo, rendendolo un facile bersaglio.
E
poi, voleva
proteggerlo, anche se non ne aveva bisogno, anche se non
l’avrebbe mai ammesso
nella sua vita, anche se non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, doveva
fargli
sentire la propria presenza, almeno questa volta, doveva esserci,
lì, al suo
fianco.
-Così…
è stato qui,
per sedici anni-
Sussurrò
sua madre
stringendo le mani tra loro, frustrata.
-Si-
-Ho
sempre pensato che
qui ci fossero soltanto boschi e valli deserte… e invece mio
figlio era qui,
neanche così lontano da me-
-Mi
dispiace tanto
mamma, anche io non ne avevo idea… ma ora non lo
lascerò solo tanto facilmente,
è un tipo testardo ed orgoglioso che mai
accetterà apertamente l’aiuto di
qualcuno… però devo esserci-
-Ma
perché?! Perché
non vuole aiuto?-
-Devi
capire che… è
stato solo per sedici anni, ha badato a se stesso senza pesare su
nessuno, ha
combattuto letteralmente per la propria vita… e anche se
odio ammetterlo,
Tucker ha ragione, è normale che non mi voglia intorno, io
non ci sono mai
stato per lui…-
-Ma
noi non ne avevamo
idea…!-
-Lo
so, per questo
adesso che sappiamo, devo dimostrargli che una persona non nasce da
sola, che
ha una famiglia alle spalle a sostenerla… sai, quando
parlavo di famiglia, non
riuscivo a spiegarmi la sua espressione, è una persona
estremamente
intelligente però… ci sono lacune affettive che
non ha mai colmato… quando alla
fine mi ha detto che non sa neanche cosa sia una famiglia, o come ci si
senta
ad avere dei genitori, mi sono sentito andare il cuore a
pezzi…-
-E’
orribile, non
avrei mai immaginato che un ragazzo potesse avere una simile mancanza
nella
propria vita-
Non
c’erano parole per
descrivere ciò che entrambi si portavano dentro,
ciò che sentissero in quel
momento, però quando l’istituto spiccò
dritto davanti ai loro occhi nel loro
cuore si fece strada una decisione: Non si sarebbero tirati indietro,
non in
quel momento.
Il
minore accostò la
macchina, al fianco di una ferrari nera scintillante quanto un penny.
-E’
la sua-
Iniziò
a guardarsi
intorno, ma evidentemente la spia perfetta era già entrata
tra le fila nemiche
visto che il cancello era distrutto e la rete elettrica disattivata,
intorno
c’era comunque silenzio e le guardie sembravano essere
scomparse.
-Entro,
resta qua
mamma…-
Tirò
fuori la pistola
d’ordinanza sperando di tutto cuore che in
quell’occasione fosse sufficiente,
anche se tra quelle mura poteva accadere tranquillamente
l’imprevedibile.
-No,
io vengo con te
Al, l’hai detto anche tu dopotutto… non lo
possiamo lasciare da solo di nuovo,
ciò include anche me-
Il
figlio minore
rimase ad osservarla per pochi secondi decidendo sul da farsi: Non era
una
scelta facile, non voleva mettere la sua vita in pericolo eppure nei
suoi occhi
si leggeva l’innato desiderio di partecipare, la speranza di
ritrovare quel
figlio che aveva perso, riappacificarsi con lui, dirgli tante cose che
si era
tenuta dentro per anni.
-E
va bene ma stai
dietro di me-
Sbuffò
e insieme si
incamminarono verso la struttura, più silenziosa che mai.
Una
volta dentro ciò
che vide non era proprio preavviso di qualcosa di buono: Ogni guardia,
ogni
carceriere di quella folle postazione era già a terra, forse
soltanto
tramortito visto che non vide tracce di sangue...
Edward
era già stato
lì, poco male però visto che gli aveva spianato
la strada permettendogli di
raggiungerlo più facilmente.
-Okay,
ora sono sicuro
che la loro non è sicuramente stata una rimpatriata,
qualcosa lo ha scosso…
fino ad ora era rimasto soltanto in un’apparente
indifferenza, sembrava che
facesse finta di nulla e continuasse a vivere la sua
“vita” se così possiamo
chiamarla, Tucker deve aver combinato qualcosa…-
Proseguirono
per tutto
il corridoio, e intorno il silenzio era padrone, non incontrarono
nemmeno una
guardia, una minima resistenza, però invece di sentirsi
meglio, Alphonse era
preoccupato.
Se
suo fratello aveva
fatto questo, qualcosa dentro di lui era scattato, qualcosa lo aveva
spinto
sulla vendetta, sulla rabbia…
Non
osava immaginare
cosa avrebbe trovato…
Mentre
i minuti
passavano, girarono l’intero istituto e la solita scena gli
si parava davanti,
ma dei due interessati non c’era alcuna traccia.
Finché
non arrivarono
in una grande stanza, vuota, sembrava un campo per il combattimento ma
al lato
di un grande spiazzo si trovavano alcuni macchinari che non aveva mai
visto
prima.
Giunti
al centro, come
due animali indifesi vennero intrappolati da una gabbia elettrica che
calò su
di loro fin troppo velocemente.
-Ma
che diavolo…!?-
Aldilà
della sbarre
elettriche videro apparire dal nulla, niente di meno che
l’uomo più odioso
dell’intero universo, colui a cui era riservato tutto il suo
disprezzo e
sicuramente anche quello di suo fratello.
-Tu
maledetto…!!-
Si
trattenne dal
tentare di sfondare la gabbia, visto che quell’essere non
aspettava altro che
questo: La soddisfazione di vederlo come un’animale in
gabbia, che si dimenava
ringhiando.
-Guarda
guarda, io
veramente mi aspettavo qualcun altro… ma so accontentarmi-
-Non
prendermi in
giro, so che lui è qui, dimmi dov’è!!-
-Anche
io so che è
qui, eppure ancora non si fa vedere… ma ho pensato che
catturando il fratellino
tanto ingenuo e la madre che non ha mai conosciuto, si sarebbe fatto
vivo-
Tucker
ghignò in modo
perfido iniziando a guardarsi intorno, come se Edward sarebbe sbucato
di lì a
poco da una delle vetrate, da un angolo, una colonna nel buio, per
salvare la
sua famiglia.
-Non
è uno sciocco,
non si lancerà in un combattimento senza essere preparato,
tu non puoi
sconfiggerlo e lo sai, per questo usi questi sporchi ricatti!-
-Io
non ho paura
proprio di nessuno, che si faccia avanti!!- Iniziò a gridare
contro il nulla
–Avanti! Spia perfetta! Mostrami cosa hai imparato
personalmente!-
Parve
anche
arrabbiarsi, le vene sul suo collo si gonfiarono e divenne rosso in
viso, tutto
il sangue gli stava fluendo in testa e non era una cosa buona: Una
persona
dominata dalla propria rabbia cosa avrebbe mai potuto concludere?
Alphonse
e Trisha
rimasero in silenzio, lasciandolo solo con la sua follia,
finché però un rumore
metallico giunse alle orecchie dei tre e la gabbia cadde a pezzi,
insieme alle
sbarre che si disattivarono ai loro piedi.
Voltandosi
incontrarono gli occhi dorati che avevano aspettato per tanto, il volto
coperto
dal solito passamontagna della divisa, lasciava libera la treccia
libera sulla
schiena.
Aveva
conficcato un
tubo in uno dei macchinari facendo saltare il legame con quella
trappola.
-Ti
stavo aspettando-
Malignò
Tucker
guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure scure.
-Ho
notato- Disse
Edward avanzando nella stanza, mentre con un gesto toglieva il
passamontagna
rivelando il proprio volto incorniciato da lucenti capelli biondi
tirati
indietro per comodità. –Non ho mai sopportato le
persone così esagerate…-
-Tsk,
razza di
ingrato!-
L’uomo
non aveva idea
di cosa avrebbe dovuto fare, l’unica arma che possedeva era
il ricatto e la
spia lo aveva già smontato troppo facilmente, di lottare poi
neanche se ne
parlava, avrebbe perso ancor prima di iniziare.
-Volevi
che ti
mostrassi ciò che ho imparato no? Guardati intorno, nessuno
verrà ad aiutarti,
neanche i tuoi così detti allievi dell’ultimo
anno, ci ho già pensato io-
-Li
hai sconfitti
tutti…?!-
-Cosa
avevi promesso
loro? Di diventare la nuova spia perfetta? Di poter uscire da
qui…? Sei
patetico-
-Come
osi rivolgerti a
me in questo modo?!-
-E’
la verità, ti
circondi di persone che tu ritieni in grado di proteggerti, mentre fai
loro
soltanto del male, ma cosa farai adesso? Non c’è
nessuno qui per te, sei solo-
Sembrava
che in quelle
parole volesse esprimere ciò che lui stesso aveva provato in
quegli anni,
rinchiuso in quell’istituto malvagio, era lui ad essere solo
prima, nessuno lo
avrebbe mai protetto.
Ora
la cosa si era
capovolta, finalmente era lui a guardare Tucker dall’alto in
basso, senza
sentirsi una cavia da laboratorio.
Non
era più lui quello
debole, fragile ed indifeso… completamente solo.
-Io
non sarò mai solo,
creerò spie perfette, spie che siano al mio fianco-
-Questa
pazzia finisce
qui, non ci sarà nessuna spia perfetta in futuro, hai perso
Tucker-
L’uomo
scoppiò a
ridere in modo incontrollato, mentre invece l’espressione di
Edward era
incredibilmente seria, lo guardava soltanto come si guarda un povero
folle.
-Se
io ho perso, tu
verrai giù con me non dimenticarlo-
Alphonse
a quelle
parole intervenne nel loro discorso affiancando il fratello.
-Te
lo puoi scordare,
non sei in grado di fare un bel niente!-
-Ah…
allora non hai
mai fatto parola con nessuno, del progetto DSP-
-Che
diavolo sarebbe
questo progetto?!-
Chiese
Alphonse
rivolgendosi ad entrambi, Tucker sorrideva in modo sadico e
soddisfatto, Edward
sembrava sapere ciò di cui stava parlando però
non avrebbe mai voluto rivelarlo
a qualcuno.
-Vedi,
Alphonse Elric-
Iniziò Tucker –Il CSP è il progetto
Creazione di una Spia Perfetta, ma come
dire, una volta terminato i soggetti finivano sempre con il ribellarsi
a noi,
allora è stato creato il Progetto DSP, come
un’eventuale piano B nel caso in
cui la spia perfetta dovesse ribellarsi-
-E
cosa sarebbe questo
DSP?-
-Distruzione
della
Spia Perfetta- Rispose Edward senza scomporsi, sapeva perfettamente di
rientrare in quel progetto, e di correre un rischio più
grande di lui, ma non
sembrava importargli.
-E
in cosa consiste?-
-Ogni
spia perfetta ha
dentro di sé una specie di detonatore, che può
essere attivato in qualsiasi
momento-
Continuò
sempre
Edward.
Mentre
Alphonse a
quelle parole sentì il cuore perdere un battito, e Trisha
rimasta in silenzio
fino ad ora non era da meno, ciò voleva dire soltanto una
cosa: Tucker
attivando quel detonatore avrebbe ucciso Edward.
Non
poteva essere
possibile, aveva ritrovato suo fratello e rischiava di perderlo
nuovamente, per
sempre questa volta.
-Che
cosa?! No non può
essere possibile, perché non me l’hai mai detto?!-
-Non
era una cosa che
ti riguardasse, comunque è tutto apposto- Si rivolse a
Tucker –Non intendo
arrendermi, detonatore o meno-
L’uomo
rise ancora
–Sapevo che non sarebbe stato un ostacolo per te…
eppure, come puoi vedere, ho
preso le mie precauzioni-
Indicò
con un gesto
fluido della mano un tabellone su cui erano scandite ore, minuti e
secondi: Il
tempo che avrebbe impiegato il detonatore ad attivarsi.
-L’hai
attivato!
Maledetto bastardo!-
Gridò
Alphonse
lanciandosi su di lui per sferrargli un altro pugno sul naso che lo
fece cadere
a terra come un mucchietto d’ossa, dal proseguire lo
fermò la mano di Edward
trattenendolo con facilità, mentre le lacrime al lato degli
occhi lottavano per
sgorgare.
-Che
c’è?! Come puoi
restare impassibile dopo che lui…!-
-Calmati-
Sussurrò il
biondo –Questa non è la tua battaglia-
-Si
che lo è!- Gridò
cercando di liberarsi dalla sua stretta –Tu sei mio fratello
lo vuoi capire?!
Mi riguarda eccome questa cosa!!-
Edward
lasciò di botto
la presa facendolo quasi sbilanciare, era sorpreso, glielo si leggeva
in volto,
non avrebbe mai creduto che quell’irritante ragazzino ce
l’avesse così a cuore,
che lottasse per lui mettendo la propria vita a repentaglio.
-Ma
non implica il
fatto che tu debba morire…-
-Non
te n’è mai
fregato niente e adesso ti preoccupi per me?!-
-Dannazione
e poi
sarei io quello che non capisce…!-
-Che
vuoi dire…?-
Il
biondo fece un
respiro profondo alzando qualche ciuffo ribelle di capelli che gli era
andato
davanti agli occhi.
-Era
una facciata, mi
è sempre importato, per questo volevo tenerti lontano, da me
e da questo posto…
sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non mi aspettavo che ti
intestardissi tanto nel volermi ostacolare-
-Sei
un idiota, e non
sai cos’è una famiglia… io sono qui per
aiutarti e non per metterti i bastoni
tra le ruote, un modo per disinnescarlo ci deve essere, smetti di
lottare e
troviamolo insieme…-
Gli
tese la mano,
quella era la volta giusta, sarebbero finalmente tornati ad essere una
famiglia, unita e felice.
-Va
fuori, sistemo
Tucker e arrivo…-
Disse
tranquillamente,
e Alphonse voleva credergli, così si incamminò
verso l’uscita, con l’intenzione
di lasciare qualche minuto a sua madre, che fino ad ora per il timore
non aveva
detto nulla.
La
donna si avvicinò a
Edward con le lacrime agli occhi, era più alta e il biondo
volle ricordarla in
ogni dettaglio, imprimendo la sua immagine nel cervello.
Lo
abbracciò stretto
baciandogli la fronte bagnandola con qualche lacrima.
-Ti
ho sempre amato…
sempre-
Edward
sentì un grosso
peso sciogliersi nel suo cuore e quasi era sul punto di piangere anche
lui, ma
non era quello il momento adatto, doveva fare qualcosa di
più importante.
-Anche
io…-
Confessò,
poi la donna
si allontanò seguendo il figlio più piccolo.
La
porta metallica si
chiuse in un sonoro tonfo e la spia perfetta la bloccò
dall’interno senza dire
nulla.
-Non
sei un bravo
bugiardo…-
Disse
Tucker, lanciando
uno sguardo al tabellone: 00.59.00
-Mi
basta che siano al
sicuro…-
Dallo
stivale tirò
fuori la solita pistola puntandola alla testa dell’uomo,
ancora a terra, come
l’insetto insignificante che era.
-Ho
vinto, tu morirai
con me-
-Non
credo Tucker, ora
qualcosa per cui vivere ce l’ho, a differenza tua…-
Nel
silenzio di quella
stanza premette il grilletto liberandosi dell’unico fantasma
che era rimasto
nella sua anima macchiata di nero.
Era
rimasto solo, solo
con un quasi cadavere immerso in una pozza di sangue scarlatta, che
tendeva a
spandersi a terra in silenzio.
Decise
che per quel
giorno sarebbe bastato così… ormai non contava
più nulla, non disattivò
l’uscita per raggiungere suo fratello e sua madre,
bensì si diresse verso la
terrazza, la torre più alta dell’istituto
guardando di sotto, attraverso quegli
spessi vetri.
Non
pensava di essere
rimasto lì per così tanto, ma il sole era
già scomparso oltre l’orizzonte, era
uno scenario perfetto per la sua fine.
L’edificio
era
circondato da auto della sua ex agenzia, riuscì a vedere
Alphonse che si
agitava nel prendere coscienza che la porta era stata bloccata e che
quindi
nessuno sarebbe mai uscito.
Sua
madre, preoccupata
cercava di rassicurarlo.
Il
suo ex capo cercava
degli esplosivi per crearsi un’entrata e raggiungerlo.
Tirò
fuori il
cellulare, guardando quanto tempo gli restasse ancora: 00.30.04
Trenta
minuti appena.
Gli
dispiaceva aver
mentito ad Alphonse, ma non avrebbe messo a repentaglio la sua vita per
una
cosa inutile, forse lì sotto lo stava già
maledicendo per non averlo raggiunto,
o stava maledicendo se stesso per avergli creduto.
Poi
qualcuno arrivò
alle sue spalle, voltandosi incontrò due occhi
più neri della notte che lo
osservavano, non arrabbiati, non dispiaciuti, ma con amore, solo quello.
-Cosa
credi di fare? Il
detonatore è attivo e neanche mi chiami-
Si
avvicinò
prendendogli il viso tra le mani, delicatamente.
-Perché
sei qui razza
di idiota…? Non voglio che tu muoia con me…-
-Ma
tu non morirai-
-Anche
io vorrei
crederlo, sai non è il massimo, proprio adesso che ho
trovato una specie di
equilibrio nella mia vita, ma non c’è altra scelta-
-Ma
che dici,
stupido…- Si avvicinò al suo viso baciandogli una
gota, osservando i suoi occhi
deliziosamente lucidi, ma troppo orgogliosi per lasciarsi andare.
-Non
ho il tempo per
cercare di disattivarlo, non so neanche com’è
fatto, è l’unico tipo di bomba di
cui non so niente…-
-Io
qualcosa so sulle
bombe, se non possiamo disinnescarla, prendiamola e lanciamola
più lontano
possibile, dove esploderà senza far del male a te-
-Non
posso, non la
vedo… taglierei alla cieca-
-Dimmi
dov’è…-
Gli
prese la mano
sussurrandogli all’orecchio, doveva fidarsi di qualcun altro
che non fosse lui.
-Non
abbiamo tempo…-
-Dimmelo
Ed… fidati di
me, la toglierò-
-Rischi
di morire con
me… va via, per favore-
Parlavano
sussurrando,
labbra su labbra a pochi centimetri, finché il moro non lo
baciò prima
castamente, ma poi si unirono come se fosse l’ultima volta,
in un bacio dolce e
profondo.
-Fidati
di me…-
La
spia perfetta
guardò nuovamente il telefonino: 0.10.01
-Hai
dieci minuti…
pensi di farcela?-
-Si-
-D’accordo…-
Prese un
respiro profondo –Mi fido di te-
Tolse
l’elastico dalla
treccia legando i capelli in una coda alta per scoprire la nuca, dove
più in
basso la pelle era poco arrossata.
-Che
bastardi-
Sibilò
il più grande,
quel punto, così delicato lo avrebbe ucciso
all’istante, in pratica la testa
sarebbe stata la prima cosa a saltare.
Tirò
fuori un
coltellino e lentamente individuando i bordi del piccolo cip esplosivo
iniziò a
tagliare.
-Dimmi
se ti faccio
male…-
-Non
importa…- Strinse
i denti per cercare di sopportare –Non
c’è tempo per le premure fallo e basta-
-Tranquillo,
ho quasi
fatto…-
Vide
nella carne quel
piccolo oggetto lampeggiante, tirando fuori delle pinzette
cercò di estrarlo
facendo la massima attenzione.
-Ah…!-
-L’ho
preso Ed
tranquillo, è quasi finita…-
Era
un momento di
estrema tensione e precisione, quando finalmente con le pinzette
riuscì a
toglierlo mostrandolo al ragazzo.
-Ce
l’hai fatta…-
-Ce
l’abbiamo fatta…-
Sorrise
sollevato,
strappandosi la manica della camicia per legarla attorno al collo del
biondo,
in un tentativo di fermare il sangue.
-Non
preoccuparti, in
agenzia medicheranno il tutto…-
-Tienila
sulla ferita
senza fiatare…-
-Va
bene, ora lascia
quel piccolo bastardo e andiamo via-
Roy
lasciò il cip a
terra e insieme si avviarono verso l’uscita: Un buco nel
soffitto che aveva
creato pur di raggiungerlo.
Lì
un elicottero li
caricò allontanandosi.
Intanto
per strada…
-Quel
idiota! Mi ha
mentito!-
Sbraitava
Alphonse in
preda alla rabbia.
-L’ha
fatto per
proteggervi-
Sentì
una voce alle
sue spalle: Il suo capo.
-Si
però… adesso
morirà lui, e ha anche chiuso le porte!-
-Non
credo… sentiremo
ancora parlare di lui-
Sorridendo,
sollevato
anche lui, alzò il mento del giovane Elric perché
guardasse un elicottero che
si allontanava, dell’agenzia nemica.
-Dice
che è lì? Che
stanno cercando un modo per salvarlo?-
-Edward
è tutto
fuorché prevedibile… ma non morirà, lo
rivedrai-
-E
allora perché non
mi ha raggiunto qui?!-
-Per
non essere
arrestato… è scaltro dopotutto-
Insieme
guardarono
quell’elicottero allontanarsi, senza sapere chi fosse a
bordo, poi però pochi
secondi dopo la torre più alta di quell’istituto
malvagio esplose e crollò
sull’intera struttura che finì divorata dalle
fiamme.
[Angolino Autrice]
Ta-daaan ^^ ecco la più
folle autrice della storia xD che ve ne pare del chappy?? E' il mio
preferito ùwù
c'erano tante cose che avrei voluto
fare, ma alla fine ho scelto questa.... nn so xke, mi ispirava di
più xD
Ringrazio chi mi ha recensito lo
scorso chap :) spero che vi piaccia anche questo:
Melanie7997
HaChiElriC
Ormai siamo agli sgoccioli :) penso che un ultimo capitolo come prologo
ci stia ù.u
Fatemi sapere :) un bacione a tutti!!!!!
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 ***
Alphonse
Elric era a
dir poco arrabbiato, dopo l’esplosione
dell’istituto, Tucker fu dato
automaticamente per disperso, ma tutti ovviamente sapevano che era
morto per
mano di suo fratello o al massimo era rimasto intrappolato tra le
macerie.
La
cosa lo sollevava e
non per essere sadico, però quell’uomo aveva fatto
soffrire milioni, se non
miliardi di persone senza battere ciglio e in fondo era ora che pagasse
per i
crimini commessi.
Ciò
che però gli dava
più fastidio, era il fatto che non gli avevano permesso di
muoversi dopo
l’accaduto, secondo il capo aveva bisogno di fare qualche
esame medico per
accertarsi della sua buona salute ma lui sapeva benissimo che era una
scusa,
per permettere a suo fratello di svignarsela chissà dove.
Perché
sarebbe subito
partito all’inseguimento di quell’elicottero se non
fosse stato trattenuto!
Però,
una cosa buona
c’era… Edward aveva fatto scappare tutti i
ragazzini presenti nella struttura e
ora l’agenzia si preoccupava di ritrovare la loro famiglia e
riportarli a casa,
dalla famiglia che sicuramente li attendeva.
Ora
capiva,
quell’inguaribile testardo in fondo non era cattivo, forse
non lo voleva dare a
vedere… ma lui lo aveva capito.
Le
parole che gli
aveva detto lì dentro le avrebbe ricordate per sempre,
testimoniavano il fatto
che fosse cambiato, magari lo avrebbe trattato anche meglio, senza
chiamarlo
matricoletta o sminuirlo o farlo infuriare.
-Stai
pensando a lui
vero…?-
Chiese
Trisha
risvegliandolo dai suoi pensieri, era rimasta al suo fianco per tutta
la
nottata.
-Si,
chissà dov’è
quell’imbecille-
Borbottò.
-Vedrai
che si farà
vivo…-
-Lo
spero, non può
scaricarmi così!-
-Ti
ha mentito a fin
di bene, sono sicura che quello che ha detto però non era
una bugia…-
-Si
questo lo penso
anche io…-
Cercò
di alzarsi dal
letto per cambiarsi, visto che le infermiere gli avevano fatto
indossare un
camice bianco che gli lasciava scoperto il di dietro, per di
più…
Quando
uscì con i suoi
vestiti, trovò una persona: Il suo capo, ultimamente
più presente che mai.
-Come
stai Elric?-
Chiese
sedendosi su
una delle piccole poltrone presenti nella sua stanzetta
d’ospedale.
-Benissimo,
ieri e
anche oggi…-
L’uomo
rise capendo
ciò a cui alludeva il ragazzo, le analisi forzate come
diversivo tanto per
tenerlo occupato.
-Mi
fa piacere-
-Di
lui non c’è
traccia…?-
Chiese
debolmente
sedendosi al suo fianco.
-E’
vivo, ne sono
certo…-
Ma
parve rassicurare
più che altro se stesso.
Poi
una voce scandì le
zone circostanti dall’altoparlante:
“Attenzione, una porche nera sta per essere rimossa, si prega
il proprietario
di recarsi nel parcheggio”
-Capo,
ma non è la sua
macchina…?-
L’uomo
si alzò di
scatto allarmato ma al contempo confuso.
-Non
credo di aver
parcheggiato su divieto di sosta… ma è meglio che
controlli-
Uscì
di corsa dalla
stanza affrettandosi verso il parcheggio.
Ma
il giovane Elric sapeva
bene di chi poteva essere stata quell’idea, forse si illudeva
ma aveva qualcosa
di familiare.
-Vado
a prenderti da
mangiare allora-
Si
propose Trisha
amorevolmente uscendo a sua volta dalla stanzetta, eppure intorno
c’era
qualcosa di fin troppo strano…
Infatti
pochi secondi
dopo, bussò sullo stipite della porta aperta
l’unica persona di cui stava
seriamente sentendo la mancanza, per quanto fosse irritante.
-Ti
faccio uscire da
quel postaccio e ti ritrovo comunque in ospedale?-
Con
aria da finto
esasperato, Edward entrò sorridendogli sghembo.
-Senti
chi parla, se
non ricordo male l’ultima volta che ti ho visto stavi per
saltare in aria… che
hai combinato?-
Non
che non fosse
felice di vederlo, anzi tutto il contrario.
-Roy
ha tolto
l’esplosivo con un coltellino… e ho qualche punto
che lo dimostra-
Si
massaggiò
delicatamente il collo dietro i capelli che per questa volta aveva
lasciato
sciolti, lisci e perfetti sulle spalle.
-Deve
essere stato
doloroso…-
-Più
che altro mi
preoccupavo che non saltasse in aria con me…
quell’idiota-
-Mmh…-
Mugolò
Al assumendo
un’espressione sospetta ma allo stesso tempo compiaciuta,
prendendo il giornale
sul comodino.
-Che
c’è…?- Chiese
Edward.
-Ricordi
tutti i furti
che ci sono stati…? Pare che i gioielli siano tornati al
loro posto… che
strano-
Lo
stava provocando
deliberatamente! Sapeva benissimo che erano stati lui e Roy a fare
tutto,
accompagnati da qualche complice, e chissà perché
erano tornati sui loro passi…
che la spia perfetta si fosse messa una mano sulla coscienza?
-Si
è strano, si
tratta di un ladro smidollato…-
Scaricò
tutta la colpa
su Roy facendo finta di nulla.
-Se
lo dici tu… ma
comunque, ora che farai?-
-Che
intendi…?-
-Continuerai
a stare
nell’altra agenzia… o posso sperare che torni con
noi?-
Dopotutto
ormai i
crimini commessi erano stati risolti, e magari con un po’ di
lavori socialmente
utili se la sarebbe scampata, anche se dubitava del fatto che si
abbassasse a
tanto.
-Mmh…
direi nessuna
delle due-
Infatti…
-Cosa?!-
Si
scandalizzò il
minore… bé almeno ci aveva provato.
-Già,
la spia perfetta
non è più in servizio-
-C-che?!-
Come
sarebbe che non
era più in servizio?
-Come
devo
spiegartelo?! Ho lasciato l’incarico, ho mollato
l’agenzia, non sono più una
spia-
-M-ma…
e adesso che
farai?!-
-Non
lo so… mi
dedicherò a recuperare il tempo perso-
Fece
con un’alzata di
spalle indifferente.
-Questo
vuol dire che
starai più tempo con me…?-
Chiese
speranzoso.
-Ho
detto recuperare
il tempo perso, non impiccarmi con un laccio da scarpe…-
-Fa
pure lo spiritoso,
ma quello che mi hai detto là dentro non me lo dimentico-
Incrociò
le braccia al
petto con aria sostenuta.
-Sono
stato addestrato
a mentire, ergo, quando mento neanche te ne accorgi-
-Io
so che non stavi
mentendo, punto!-
-Se
vuoi crederlo…-
-Si
lo credo!-
-Bene-
Sorrise
continuando
con quel suo modo di fare da presa in giro.
-Dove
andrai…?-
Chiese,
nella speranza
che comunque rimanesse nei paraggi, per continuare a vederlo.
-Non
ho ancora
deciso…-
-E
Roy?-
-Verrà
con me
ovviamente, ma lui vuole rimanere una spia-
-Sospetto
che tu non
voglia dirmi dove siete diretti…-
Lo
fulminò con
un’occhiataccia.
-Nah…
perché non
dovrei dirtelo?-
-Perché
ti seguirei…!-
-Bé
allora è deciso,
tu non saprai niente-
-Non
ti azzardare!!
Devi dirmelo!-
-Non
credo proprio,
hai altro a cui pensare… quel ragazzino, la tua
vita…-
-Dillo:
Non mi vuoi
tra i piedi-
-Lo
hai detto tu non
io, sia chiaro… ma se proprio ci tieni, si è
così-
Sorrise
innocentemente
prendendo il cellulare per scrivere un sms veloce a Roy.
-Ho
il tuo numero, non
mi scappi-
-Ah
si? Spiacente il
telefonino è rimasto nella torre, che è andata
distrutta…- Attimo di commozione
per tutti i soldi che aveva speso per quel dannato telefono e, anche
per la
ferrari andata ugualmente persa –Questo è nuovo e
anche il numero-
-Dammelo-
-No-
-Bé
almeno dimmi che
ti farai sentire…!-
Il
biondo si alzò e
teatralmente posò una mano sulla spalla del ragazzo,
immensamente più alto di
lui, messi a confronto.
-Pratica
un po’ di
autoconvinzione…-
-La
stessa cosa che fai
tu con la tua altezza?-
Lo
provocò
squadrandolo nel suo metro e cinquanta, rialzato solo grazie agli
stivali con
una leggera zeppa.
-Così
non ti aiuti…-
-Non
importa… vorrà
dire che me ne farò una ragione, posso accompagnarti fuori,
così saluto anche
Roy?-
Strano,
si stava
arrendendo senza scassare esageratamente le scatole…era un
comportamento fin
troppo insolito.
-Se
ci tieni…-
Insieme
si
incamminarono verso il parcheggio, in silenzio, cosa che tra quei due
non c’era
mai stata, di solito a regnare erano insulti e provocazioni.
Fuori
c’era il moro
che con un grande sorriso, a bordo di uno scintillante fuori strada
metallizzato salutò entrambi felice di poter rivedere anche
Alphonse.
-Chi
te l’ha fatto
fare a salvargli le penne?-
Chiese
subito il
minore funereo.
-Lui
avrebbe fatto lo
stesso per me-
Si
giustificò
scoccando un’occhiata al biondo per riceverne conferma.
-Ovvio
che l’avrei
fatto…- Rispose guardandolo per la prima volta in sua
presenza dolcemente, come
due veri innamorati.
-Che
teneri…- Malignò il
ragazzo avvicinandosi al moro per tirarlo alla sua altezza per il
colletto
della camicia –Dimmi dove andate, quel perfido non ha fiatato-
Sibilò
minaccioso.
-Spiacente,
ma se te
lo dico mi ammazza… ci faremo sentire-
-Tu
di sicuro, lui non
penso proprio-
Edward
si intromise
tra lo scambio di battute dei due spingendo all’interno
dell’auto la spia più
grande, che nel frattempo si sentiva alla stregua di un giocattolo.
-Bene,
ora che vi
siete salutati, possiamo andare-
Il
biondino fece per
aggirare l’auto e montare, ma la mano del minore sul suo
polso lo fermò.
-Che
c’è?- Chiese
voltandosi verso il ragazzo che sembrava guardarlo con occhi
indecifrabili, da
una parte teneri ed indifesi, gli occhi di chi non vuole separarsi dal
fratello
che ha appena ritrovato, dall’altra occhi decisi, infuocati.
-Non
ti lascerò andare
così facilmente… non adesso-
Era
come se si fossero
incontrati la sera addietro per la prima volta, finalmente il loro
rapporto
aveva fatto un notevole passo avanti, Edward gli aveva parlato con
sincerità,
lo aveva protetto e anche se non amava ammetterlo si era aperto
notevolmente
nei suoi confronti capendo che forse avere un fratello non era poi
così male.
-Che
cosa vuoi
ancora?-
Lo
fulminò con lo
sguardo.
-Che
resti…-
Il
biondo sbuffò non
sapendo come tirarsi fuori da quel casino, ecco, si ritrovò
a pensare che se
fosse giunto alla decisione di ritirarsi, prima di conoscere
quell’idiota di
fratello minore, sarebbe stato più facile, avrebbe benissimo
potuto fare i
propri comodi senza una petulante palla al piede.
-Ascolta…-
Iniziò
cercando di essere più delicato possibile –Ora
come ora, ho solo voglia di
lasciarmi tutto alle spalle e prendermi una bella vacanza…
posso?- Marcò
quell’ultima parola trasmettendo un desiderio abbastanza
forte di gridare al
mondo: Sono stato rinchiuso per sedici anni in un istituto maligno, ho
passato
una vita d’inferno, senza amici né famiglia,
uccidendo e spargendo sangue
ovunque… posso prendermi un po’ di riposo o
è chiedere troppo?!?!
-Si
che puoi, ne hai
tutto il diritto… però non voglio che tu
sparisca… che ti dimentichi anche di
me-
Mirò
dritto al cuore
cercando di farlo sentire almeno un po’ in colpa, ma doveva
giocarsele bene le
sue carte per farlo restare al suo fianco, lo voleva con tutto se
stesso!
-Tu
occupati di quel
ragazzino e della tua vita…-
Ci
teneva a regalare
al bambino di cui aveva sentito parlare un’infanzia felice,
ora che era in
tempo… poiché lui non ne aveva avuta una e ne
portava addosso i segni.
-Ma
anche tu ne fai
parte… e io voglio fare parte della tua-
Roy
intanto li
osservava tifando segretamente per Alphonse, secondo lui era
indispensabile per
il suo fagiolino riallacciare i rapporti con la propria famiglia, per
costruirsi una nuova e normale vita e poi quel ragazzo era anche
simpatico e ci
teneva tanto a Edward.
L’interessato
sbuffò
nuovamente fin troppo combattuto.
Mentre
Alphonse
aspettava una sua decisione, sperando in un ripensamento con tutto se
stesso.
-Se
lo dici a qualcuno
ti ammazzo chiaro?- Chiese del tutto serio, prima di guardarsi intorno
per
assicurarsi che nessuno li stesse osservando, oltre Roy.
-Cosa
dovrei--?
Improvvisamente
il
maggiore lo abbracciò superando ogni sua più
rosea aspettativa, insomma chi
l’avrebbe mai detto? Eppure fu felice di stringerlo a
sé per la prima volta da
quando si erano incontrati.
E
anche se non avrebbe
voluto separarsi da lui fu costretto a lasciarlo, altrimenti si sarebbe
beccato
un bel pugno.
-Non
me ne andrò va
bene? Mi prenderò solo una piccola vacanza di... due
settimane o giù di lì e
poi torno-
-Sul
serio?-
-Si-
-Non
stai mentendo
vero?-
-No-
-E
chi mi dice che tu
non stia mentendo adess—
-Non
sto mentendo
punto! Fidati per l’amor del cielo-
-Va
bene, ti darò un
po’ di fiducia… ma se non torni ti vengo a cercare-
Minacciò
godendosi a
pieno l’espressione del più grande, che quasi
sbiancò.
-Oh
no non sia mai,
torno in tempo non temere-
-Allora
ci vediamo-
-Ci
vediamo-
Infine
si strinsero la
mano e si salutarono definitivamente.
Dopo
che il fuori
strada fu lontano dalla sua vista si ritrovò a rimpiangere
il calore di suo
fratello, che poco prima aveva tra le braccia, il suo profumo e la
sensazione
dei suoi capelli morbidi sulla pelle.
Sperava
davvero che
mantenesse la promessa, altrimenti nessuno lo avrebbe fermato dal
corrergli
dietro.
…
3
Settimane dopo.
Alphonse
passeggiava
tranquillamente intorno al parco della città, immerso
totalmente nei suoi
pensieri che non avevano smesso, neanche per un giorno di roteare
intorno
all’immagine di suo fratello.
Forse
era la vicinanza
di Jamie a fargli questo effetto, non avevano potuto riportarlo alla
sua
famiglia poiché non ne aveva una, purtroppo i suoi unici
parenti erano deceduti
così all’unanimità avevano deciso di
adottarlo, in un certo senso, e a sua
madre piaceva tantissimo, sembrava un modo per recuperare il tempo
perso con il
suo primo figlio ed era contenta che il piccolo non fosse destinato ad
avere la
stessa vita di una spia, ma che fosse un bambino normale, come tanti
altri.
Anche
se il così detto
gene alle volte si faceva notare, non sapevano se dipendesse da questo,
ma era
strabiliante quanto fosse intelligente già in tenera
età, agile e forte.
E
andavano davvero
d’accordo, come se avesse un fratellino più
piccolo, era una bella cosa… eppure
continuava a mancargli quel rompiscatole del più grande.
Erano
già passate tre
settimane, senza nemmeno una chiamata.
Nel
frattempo Trisha
seduta su una panchina vegliava silenziosamente sul piccolo biondino,
che
giocava tranquillo all’aria aperta in quella fortunatamente
soleggiava
giornata.
Sentì
improvvisamente
il rombo del motore di una macchina abbastanza grande, un fuoristrada
forse,
accostare sul marciapiede vicino.
E
pochi secondi dopo
inquadrò la figurina all’apparenza esile di
Edward, coi lunghi capelli biondi
sciolti sulle spalle, a coprire una piccola garza dietro il collo.
Dopo
aver salutato il
conducente si voltò incamminandosi verso la panchina, dove
la donna già se la
rideva per la gioia di rivederlo.
-Al
non ha fatto altro
che parlare di te in queste settimane-
-Pensavo
di trovarlo
qui…-
Quando
fu abbastanza
vicino Trisha lo abbracciò nuovamente per salutarlo e dargli
il bentornato,
sperando che non si allontanasse ancora, avevano così tante
cose da fare
insieme, da recuperare…
-Si,
è andato a farsi
un giro…-
Il
biondino sospirò da
una parte sollevato, almeno aveva un po’ di tempo da godersi
in santa pace
senza alcuna sfuriata, dall’altra si chiedeva quando mai
quell’idiota avrebbe
imparato a rilassarsi, senza arrovellarsi il cervello con i suoi
pensieri
contorti.
-No…
sta tornando… e
sembra arrabbiato- Disse notando una figura dirigersi verso di loro a
passo
spedito, peggio di un treno.
E
infatti era Alphonse
ma non parve accorgersi della presenza del fratello, almeno non a primo
impatto.
-Basta
adesso vado a
cercarlo!-
Sbraitava,
prendendo
la giacca con rabbia, quasi fosse uno straccio.
-A
cercare chi…?-
I
due sorrisero tra
loro complici, chiedendosi quando se ne sarebbe accorto.
-Quell’imbe—Si
voltò
rabbioso, poi però incontrando gli occhi dorati che tanto
aveva immaginato e
sognato in quei giorni, le parole gli morirono in gola –Sei
qui…-
E
la rabbia finalmente
calò del tutto dal suo fragile organismo.
-Già,
sai com’è, io le
mantengo le promesse-
Era
così diverso da come
se lo ricordava, o forse dipendeva dal fatto di vederlo per la prima
volta in
un contesto normale.
I
capelli biondi
sciolti sulle spalle, lucenti e lisci, i grandi occhi dorati sereni e
vivaci,
la pelle un po’ abbronzata –forse i due piccioncini
si erano regalati una fuga
romantica in una località tropicale- i soliti jeans stretti,
stivali e un
maglioncino.
-Meglio
così…-
Sorrise
anche lui
abbracciandolo, tenendolo nuovamente stretto al petto, ed era una
sensazione
piacevole avere quel contatto che tanto aveva sognato, peccato che
Edward non
si facesse abbracciare spesso…
-Si…
ora vedi di non
strillare quando ti darò questa notizia, altrimenti riparto
chiaro?-
Minacciò
con aria
superiore, non volendo sentire alcuno schiamazzo da fratello minore.
-Okay…
posso provarci,
dipende dal genere di notizia-
-Roy…
ha comprato una
casa, qui, in città-
Sussurrò
temendo una
reazione esagerata, che parve non arrivare immediatamente, ma il tempo
di
comprendere quelle parole e Alphonse esplose come una teiera dalla
felicità.
-Sul
serio? Allora
staremo più tempo insieme! E faremo tutto quello che non
abbiamo mai potuto
fare… tipo… andare a pesca! E fare un pigiama
party tra fratelli, e passare le
feste insieme e—
-Meglio
se stavo
zitto…-
Si
pentì spegnendo
automaticamente il cervello, in modo da non essere costretto ad
ascoltare tutte
quelle inutili e frivole chiacchiere.
Poi
un ometto biondo
sgambettò verso di loro, guardandoli attentamente,
studiandoli, per poi
sorridere.
-Tu
sei Edward!-
Lo
indicò gioioso, il
biondo più grande si abbassò alla sua altezza,
come mai prima aveva avuto
occasione di fare e ricambiò il sorriso.
-Si-
-Io
sono Jamie,
Alphonse non smetteva mai di parlare di te, per questo ti conosco-
-Alphonse
a volte sa
essere pesante-
Lo
fulminò con lo
sguardo, vedendolo ridere come se avesse fatto una battuta.
-Non
sei più una
spia…?-
Chiese
il piccolo
incuriosito: Nell’istituto gli avevano insegnato che essere
una spia era il
fine ultimo, la meta che soltanto uno di loro avrebbe raggiunto, essere
la spia
perfetta, prevalere su tutti.
-No,
non è una bella
cosa-
-E
perché…?-
-Perché…
non esiste
una spia perfetta, nessun essere umano è perfetto, capisci?
La cosa più bella
che tu possa fare, è essere un bambino normale-
-Si
Alphonse me l’ha
raccontato che fanno gli altri bambini, e tu che farai adesso?-
Era
sorprendente
quanto fosse intelligente quel bambino, capiva perfettamente la
situazione e
forse era l’unico in grado di comprendere in parte
ciò che Edward si teneva
dentro.
-Mentre
tu farai il bambino
normale, io farò l’adulto normale…-
-Capito-
Gli
tese la mano per
batterla con la sua, prima il biondo non capì non avendo mai
fatto una cosa del
genere, poi assecondò battendo il cinque col bambino.
-A
proposito…-
Interruppe Alphonse con un sorriso, osservato da Edward che intanto di
alzava
–Ti ricordi la tua matricola?-
-La
matricola…?-
-Si,
il numero, non so
come lo chiami tu, il coso con cui vi riconoscevate tra spie in quel
postaccio-
-Ah…
il nome-
-Un
numero non è un
nome…-
-Va
al punto, che vuoi
sapere? Era 7…-
-No
tutta la
matricola…-
-030299n°07…-
-E
per caso… vuol
dire…-
-E’
la data e l’ordine
di nascita, sono stato il settimo a nascere nel 1899, precisamente il 3
Febbraio-
Iniziava
a
spazientirsi con tutti quei dannati giri di parole inutili, quel
bamboccio
stava tramando qualcosa…
-Devo
dedurre che non
sai che giorno è oggi…?-
-Arriva
al punto-
Lo
fulminò.
-Tanti
auguri...-
Voleva
riabbracciarlo,
ma per quel giorno se n’erano dati troppi di abbracci.
-E
che c’è da
festeggiare…?-
Aveva
sempre visto il
suo compleanno come una data da maledire, altro che una bella
ricorrenza, ergo
non l’aveva mai festeggiato.
-Che
sei qui, d’ora in
poi si festeggia-
-Come
ti pare…-
Fece
per voltarsi e
farsi una passeggiata per il parco ma venne prontamente seguito dal
minore che
zompettandogli a fianco non accennava a lasciarlo in pace.
E
sarebbero stati
tanti i giorni come quello…!
-Sei
tornato freddo
nei miei confronti! Che c’è, qualche altro
esplosivo?-
-Melodrammatico…-
-Posso
sperare in
qualche atto di gentilezza da parte tua? O affetto…?-
Il
biondo si girò
sorridendogli, il vento intanto sferzava gli alberi e i suoi capelli.
-Grazie…
Al-
Gli
costò immensamente
dire quelle parole, ma almeno il minore si placò e insieme
continuarono a
camminare per tutto il parco, parlando e scherzando.
Il
giorno seguente,
Roy inaugurò la casa nuova con un Birra party, al quale
parteciparono tutti i
suoi amici e anche qualche bella ragazza semi nuda, la cosa inutile a
dire fece
arrabbiare Edward, che se la prese col compagno spaccando
più di qualche
bottiglia per corrergli dietro, qua e là, come quando si
erano conosciuti e
come praticamente ogni giorno della loro vita assieme.
Alphonse
li visitò molto
spesso, visto che la casa, una bella villetta nel verde, era nello
stesso
quartiere dell’abitazione di sua madre, qualche isolato
più in là.
Edward
lentamente si
abituò alla sua presenza iniziando a costruire un rapporto
fraterno, e non
mancarono gesti d’affetto tra loro, anche se rari e a volte
del tutto
inaspettati.
Trisha
passò davvero
molto tempo con il suo primogenito recuperando per così dire
il tempo perso,
tra madre e figlio.
Il
padre per continui
viaggi di lavoro non si fece sentire molto spesso, e tra i due non
c’era certo
amore e tolleranza… non si sopportarono fin da subito.
Jamie
continuò ad
essere un normale bambino, campione della squadra d’atletica
della sua scuola e
studente modello, crebbe senza conoscere le difficoltà che
invece avevano
afflitto Edward, nella totale armonia e tranquillità.
E
dopo qualche mese,
finalmente, Alphonse convinse il fratello a rincontrare il suo ex
capo… i due
rimasero tutto il giorno nell’ufficio di
quest’ultimo a parlare di chissà cosa,
ma al termine della chiacchierata entrambi sembravano più
leggeri e soprattutto
sereni.
E
così, Alphonse trovò
il fratello che tanto cercava… e Edward la famiglia che non
aveva mai avuto, ma
solo sognato.
E
vissero tutti felici
e contenti :)
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