Una ragione di vita

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultima spiaggia ***
Capitolo 2: *** Questione di priorità ***
Capitolo 3: *** Cercando di capirsi ***
Capitolo 4: *** Quando qualcosa si spezza ***
Capitolo 5: *** L'unica forza ***



Capitolo 1
*** L'ultima spiaggia ***


AUTORE: Akane 
TITOLO: Una ragione di vita
RATING: giallo
GENERE: azione, sentimentale
TIPO: slash, what if?
PAIRING: DeanXCastiel (Destiel)
NOTE: partecipante al contest The kingdom of WhatIf su Supernatural dove sono arrivata seconda. E se Castiel non fosse andato con Crowley ed anzi avrebbe veramente chiesto aiuto a Dean come era lì per fare? Ebbene, vediamolo. Ovviamente siamo sempre all’interno di una DeanXCastiel anche se c’è un evidente cenno a delle mire sinistre di Crowley per il bell’angioletto. Ho voluto concentrarmi molto su tutte le evoluzioni varie incontrate, sui passaggi e sulle modalità dei cambiamenti importanti. Mi sarebbe piaciuto dilungarmi molto di più, mostrare anche cosa succede dopo il finale che ho scritto, come vanno avanti le cose, scrivere altre scene che ho dovuto escludere, però avevo limiti di lunghezza ed ho dovuto tagliare più di quello che avessi voluto. Comunque spero che piaccia lo stesso. Penso potrei fare un seguito per approfondire... Buona lettura. Baci Akane

UNA RAGIONE DI VITA



CAPITOLO I:

L’ULTIMA SPIAGGIA

Era stremato, non lo era mai stato tanto in vita sua e la sua esistenza non era certo quella di un umano.
Dopo averne passate molte, la convinzione che di peggio non potesse esserci l’aveva reso incauto, probabilmente. O magari si era fondamentalmente trattato di una speranza.
Avevano faticosamente e con sacrifici importanti salvato il mondo, fermato l’apocalisse, rinchiuso di nuovo Lucifero e reso innocuo anche Michael. Poteva essere considerata una bella vittoria se non fosse stato per il particolare che era andato tutto a scapito di Sam che era finito nella gabbia per imprigionare Lucifero.
Poteva essere insensibile davanti a tutto ciò che i due ragazzi avevano fatto per quella causa?
Certo, in gioco c’era stato il mondo e la salvezza di tutti, avevano agito per un bene più grande del loro personale, ma ugualmente quanto, quanto avevano dato?
Forse troppo e perfino lui che in tutta quella vicenda vi era entrato esordendo con le prediche sui sacrifici di pochi per arrivare al benessere di molti, alla fine si era chiesto se tutto quello fosse comunque giusto.
Convinto che di peggio non ci potesse più essere, scontrarsi con la dura realtà del Paradiso, un Paradiso in subbuglio pieno di guerre interne per la supremazia dello stesso, era stato davvero difficile.
Incredibile, per lui, che aveva capito qual era la via giusta.
L’autogestione, lo scegliere ognuno da soli cosa fare senza seguire degli ordini prestabiliti da qualcuno che ragionava con la propria mente.
Era andato tutto molto più in fretta di quello che avesse previsto e non aveva avuto nemmeno tempo di capire cosa fosse successo a Sam quando l’aveva faticosamente fatto uscire dalla gabbia.
L’aveva riportato in vita per ricompensare il grosso sacrificio e le molte sofferenze di Sam e Dean ma poi quando, una volta libero, non era andato da suo fratello, non aveva saputo interpretare quel gesto strano ed anomalo.
Poi, semplicemente, non ne aveva avuto nemmeno il tempo.
Tutto troppo veloce ed incalzante, pericoloso, importante.
Realizzare che Raphael avrebbe instaurato non solo una dittatura pericolosa per tutti ma che avrebbe riaperto la gabbia per liberare Lucifero e Michael e riprendere con l’Apocalisse, buttando al vento tutti i molti sacrifici di Sam e Dean, l’aveva fortemente destabilizzato.
Ci aveva provato con tutte le sue forze, l’aveva fatto stringendo i denti e lottando ma non era stato sufficiente.
Aver giurato a sé stesso che non avrebbe più tormentato quei due ragazzi non era stato molto d’aiuto.
Alla fine come poteva farcela da solo?
Come poteva vincere Raphael che ad ogni scontro non lo uccideva per un soffio?
Castiel non pensò a Sam nemmeno per un istante, non lo contemplò e fu puramente un fattore istintivo. Sam era strano, era vero, e ne aveva passate anche più di Dean dentro quella gabbia, torturato da Lucifero e Michael, ma non era quello. Non era per quello che non aveva pensato a lui, o meglio non erano questi i termini corretti.
Castiel era andato da Dean, era quello il punto.
Non aveva preferito uno all’altro, aveva solo pensato a chi era più legato. Gli era venuto spontaneo e naturale andare da lui come ai vecchi tempi, come un po’ aveva sempre fatto da quando si erano conosciuti.
Dean gli aveva insegnato molto, dato molto, insieme avevano risolto molti guai e poteva dire che era grazie a lui se aveva capito meglio gli uomini ed i sentimenti terreni. Aveva capito che certe cose erano più forti della grazia divina, che c’erano ragioni per cui valeva la pena morire e sacrificarsi anche se altri non le vedevano come tali.
Aveva capito per cosa si poteva rischiare tutto.
Si era avvicinato alla definizione di amore nel modo in cui lo concepivano gli uomini e solo ripensare a lui gli faceva capire quanto forti e potenti fossero i sentimenti delle persone.
Di Dean.
Era andato da lui confuso e vinto, esasperato, disperato. Non aveva mai provato una cosa simile perché era vero che nel clou della battaglia precedente le cose erano state forse sommariamente peggiori, ma era altrettanto vero che l’avevano affrontata insieme. Lui, Sam, Dean e Bobby. Non l’aveva affrontata da solo ed anche se lui era un angelo ed era più forte di loro, aveva dei poteri, sapeva cose che a loro non era concesso conoscere… anche se c’erano mille ragioni per non sentirsi più sollevati nel condividere un fardello simile con dei semplici umani, alla fine era stato proprio così.
Ed ora, da solo, non sapeva proprio più cosa fare.
Non poteva nemmeno arrendersi e lasciare che tutte le sofferenze dei suoi amici andassero perdute per colpa di un folle arcangelo esaltato.
Vederlo spento a fingere una vita pseudo normale con una donna di cui un tempo era stato innamorato, accanto ad un bambino che magari in casi normali avrebbe potuto considerare figlio, gli aveva stretto il cuore.
Faticava già così, a rimettere insieme i pezzi della sua vita distrutta.
Faticava come non mai ad andare avanti senza più problemi apocalittici imminenti… come poteva chiedergli di affondare di nuovo insieme, come un tempo?
Con Sam che era sparito e non si capiva cosa gli fosse successo…
Proprio in quel momento, mentre si stava decidendo a rendersi visibile e a parlargli comunque, la sensazione sgradevole e la puzza tipica di demone lo bloccò istantaneamente. Ancora prima di voltarsi seppe di chi si trattava.
Crowley.
Era dagli eventi catastrofici legati a Lucifero che non si era più fatto vivo ed onestamente aveva sperato potesse continuare così.
Quel reietto assurdo.
- Ah Castiel… l’Angelo del Giovedì. Non è proprio giornata, eh? - Disse scanzonato Crowley come probabilmente era in ogni istante della sua vita. Castiel l’osservò mentre più in là Dean continuava a raccogliere le foglie dal giardino senza vederli e sentirli. La sensazione sgradevole che Castiel ebbe fu subito un allarme che lo mise in guardia. Innanzitutto non era decisamente positivo che girasse intorno a Dean.
- Che ci fai qui? - Chiese col suo tono basso e freddo.
- Voglio aiutarti ad aiutarmi, così ci aiutiamo a vicenda! - Anche questi giochi di parole umoristici erano tipici suoi, come sempre. Castiel per un momento si perse ma in ogni caso una cosa era chiara. Non andava bene avere a che fare con lui, né parlarci, né lasciarlo lì dov’era Dean un minuto di più.
Era un demone e della peggiore specie. Di quelli forti, purtroppo, e subdoli. Che sapevano usare il loro cervello per il male più bieco.
- Parla chiaro. - Esordì comunque per capire per lo meno cosa volesse. Che volesse qualcosa era già grave di suo, almeno avere idea di cosa fosse per combatterlo era sicuramente saggio.
- Voglio discutere di una piccola proposta d’affari, tutto qui. -
- Vuoi fare un accordo? Con me? - Castiel lo capì al volo ed in un attimo gli fu chiaro che probabilmente così come lui in Paradiso aveva problemi di guerre interne per la supremazia del comando, anche lui all’Inferno doveva averne. Questo però non vedeva come poteva interessargli… erano un angelo ed un demone, in fondo. Poteva ricordarselo, prima di venire a cercarlo, no?
Era davvero assurdo anche solo pensarlo…
- Sono un angelo, razza di idiota. Non ho un’anima da vendere! - Ovviamente ragionò con logica inoppugnabile partendo dalla cosa basilare. Lui in quanto demone faceva patti in cambio di anime, Castiel era un angelo e non ne aveva. Questo era il primo punto da considerare per fargli capire quanto assurdo fosse fare un accordo con lui. Poi c’era la questione che erano nemici primi.
- Ma è proprio questo il punto, no? - Disse Crowley apparentemente consapevole già di tutto ed aspettandosi ogni sua singola risposta. Aveva davvero in mente qualcosa di preciso e Castiel se ne stizzì, in ogni caso non sarebbe finita bene, lui era una razza strisciante e malefica, non avrebbe mai portato nulla di positivo. Mai. - Cioè tutto quello che importa è l’anima. Alla fine tutto riporta alle anime, non è vero? -
- Ma di che diavolo stai parlando? - Ora cominciava a stufarsi e di suo era un essere molto paziente, in realtà.
Crowley cominciò il primo affondo, si capiva ci teneva a convincerlo, qualunque cosa avesse in mente.
- Sto parlando della testa di Raphael, sto parlando del lieto fine per tutti noi e qualsiasi doppio senso è voluto. - Dean ci sarebbe arrivato subito. Anche Sam, insomma chiunque. A quale fosse quel doppio senso. Che Crowley avesse sempre avuto un debole per Castiel era evidente da un po’ ma a quanto pareva l’unico a non accorgersene era l’ingenuo angelo. L’unico ostacolo erano le loro razze d’appartenenza e l’odio istintivo e profondo che Castiel provava per l’altro in quanto demone ma non solo. Era Crowley stesso che ne aveva fatte troppe a Dean e agli altri. Dean soprattutto. O meglio. Dean era colui che in fondo gli interessava sopra tutti. - Dai. Solo due chiacchiere. - Proseguì vedendo che Castiel non aveva colto doppi sensi, non ci si poteva divertire molto con lui… o forse era proprio questo il bello. Gli si poteva dire un sacco di cose, lui ne coglieva la metà, solo il senso più evidente.
- Non m’interessa parlare con te. - rispose Castiel incorruttibile. Era proprio per partito preso, qualunque cosa avesse avuto da dirgli lui era Crowley, un demone. Stop. Non serviva altro per scegliere.
- Perché no? Sono molto interessante, io! - Fece l’altro ironico convinto che non poteva rifiutarsi, che chiunque sarebbe venuto anche solo per curiosità. Tanto più che quell’essere era davvero disperato.
Crowley conosceva bene Castiel, per quanto tutto d’un pezzo fosse, antecedeva sempre il bene collettivo a sé e alle proprie preferenze personali. Certo non gli era simpatico, lo sapeva, però avere un allarme rosso in Paradiso doveva renderlo più incauto, non era possibile che non lo fosse. Era messo male, dannazione, come poteva non venire con lui ad ascoltare la proposta?
Oltretutto era sempre un piacere continuare ad usare i doppi sensi che poi comunque non venivano mai colti dall’altro. Poteva fargli tutte le dichiarazioni che voleva, tanto era lo stesso.
A Crowley non dispiaceva affatto Castiel, era un tipo divertente e a lui piacevano i tipi divertenti. Era disposto a passar sopra anche al suo enorme difetto di razza…
Peccato che Castiel era tutto l’opposto e, voltatosi a guardare Dean dietro di loro ignaro di tutto, non ebbe più dubbi. Non che ne avesse mai avuti, quello era un maledetto demone.
- Vattene, non intendo ripeterlo. Non ti ascolterò mai, nemmeno per un istante. Non abbiamo niente di che spartire, io e te. E se ti rivedo di nuovo intorno a Dean non sarò così calmo. - Fu incisivo ed inamovibile, non avrebbe mai ceduto e con sguardo gelido lo vide svanire con sommo sollievo.
Combattere anche con lui proprio in quel momento sarebbe stato impensabile, almeno un probabile problema, forse, l’aveva risolto.
Tornato a Dean, lo vide finire con le foglie e proprio nel momento in cui stava per rientrare, Castiel si decise.
Sarebbe stata dura ed orrenda di sicuro, ma era giusto. Doveva.
O meglio… non sapeva cos’altro fare ed anche se gli aveva chiesto mille sacrifici, lui era ormai tutto ciò che gli era rimasto.
Il fruscio che Dean sentì sarebbe stato familiare se non fosse rimasto in astinenza da molto.
Quanto tempo era che non lo vedeva? Che non si faceva vivo?
Fu strano per lui sentirlo e percepirlo immediatamente. Gli era di spalle, non lo vedeva ma non ebbe dubbi che fosse lui.
O forse ci sperava.
Fu la cosa più incredibile di quegli ultimi tempi poiché nella somma piatta e grigia della sua vita falsamente normale, sentire l’unico collegamento rimasto con la sua vita precedente da cui cercava di separarsi definitivamente, lo fece tornare per un momento alla luce.
Un momento.
Poi, voltandosi e vedendolo, tornò a ricordare il resto.
Castiel equivaleva a perdita, per lui, ed anche se d’istinto era stato stranamente bello sentirlo di nuovo, ora capiva quanto atroce era rivederlo.
Ricordare Sam non gli faceva mai bene.
- Cass… - Eppure gli venne spontaneo chiamarlo così. S’incupì e s’irrigidì, ma rimase ad osservarlo sperando non fosse una visione e che… bè, poi non sapeva nemmeno lui cosa sperare. Lo capì in un secondo momento e con amarezza lo precedette facendo cadere il sacco di foglie raccolte: - Ci sono di nuovo casini? - Non sapeva se sperare di sì o di no.
Stava provando a cambiare vita e ad uscire da quello che faceva prima e sostanzialmente perché gli procurava troppo dolore, era sempre tutto troppo legato a Sam… ma a volte gli faceva più male sforzarsi di cambiare vita…
Castiel si dispiacque con sincerità per quell’ombra sul suo viso e non seppe come sentirsi circa quella reazione. Ci aveva preso, in realtà. C’erano problemi.
- Mi dispiace, non sarei mai venuto da te se non sapessi che altro fare. - Sapeva che anche solo chiedergli di aiutarlo era un prezzo già alto per Dean.
- Ho cambiato vita, non voglio più avere niente a che fare con quelle cose… arrangiatevi, dannazione! - Replicò stizzito istintivamente voltandogli le spalle.
Eppure non voleva risentire di nuovo quel fruscio che gli indicava se ne era andato.
Sperava rimanesse lì.
Era una lotta atroce, da un lato voleva rimettersi in pista, dall’altro era arrabbiato, incazzato nero. Perché era quella strada che comunque voleva profondamente ad averlo rovinato tanto.
Come poteva rimettersi dentro così, semplicemente?
Castiel rimase un attimo interdetto, non sapeva cosa fare. Aveva ragione, però come fare?
- Hai ragione, non volevo venire. - Disse sinceramente ed in un sussurro non osando avvicinarsi. Dean si voltò di scatto allargando le braccia, l’espressione contratta dall’esasperazione, gli occhi segnati, pallido e sciupato.
- E allora perché diavolo sei venuto lo stesso? - Rovinava tutto. Tutti i suoi sforzi di annegare nel grigiore di una falsa normalità. Falsa in quanto non sarebbe mai stata reale.
Castiel mostrò per un istante esitazione e mortificazione. Non voleva farlo nemmeno lui, Dean lo capì e questo lo calmò, infatti si avvicinò per evitare lo sentissero. Ora che lo vedeva meglio era anche più doloroso stargli davanti. E faticoso. Molto.
- Cosa succede, sentiamo! - Perché era sempre stato più forte di lui. Non voleva ma voleva. Era ciò per cui era nato, quella vita, tutto quello che aveva conosciuto, in fondo.
- Raphael vuole prendere il comando del Paradiso. Se lo farà riaprirà la gabbia per far riprendere l’Apocalisse. - E questo era un motivo abbastanza grande per tornare da lui, dopotutto.
Dean lo capì. Dean capì tutto. In un angolo razionale di sé sapeva perché venire da lui era giusto, sapeva perché era importante, perché Castiel non aveva avuto scelta.
- Sai cosa significa. - Disse per non infierire usando ulteriori parole. Era un riguardo, quello che gli stava usando in quel momento? Dean se lo chiese. Che lui ricordasse, non ne era capace. Non distingueva il dolore umano… da quando era così attento?
Sospirò strofinandosi il viso.
Quanto era faticoso comunque.
Sam. Il sacrificio di Sam. Come poteva essere vano se lasciava che quel bastardo semplicemente riaprisse tutto?
Girandosi per raccogliersi un istante sentì un forte bisogno di annegare nell’alcool ma quando la mano di Castiel gli toccò il braccio provò un istantaneo ed insolito senso di sollievo, come se avesse usato qualcuno dei suoi poteri. Si voltò e lo guardò con la sua mano ancora sul proprio braccio. Poteva andare bene così, forse. Perché lui era Castiel, si era sacrificato tanto anche lui, l’aveva aiutato in tutti i modi, si era fidato nonostante la sua natura, era andato contro la sua specie, si era ribellato per aiutarlo.
Insomma, era Castiel… era una delle creature che aveva fatto di più per lui, in fondo… e a parte questo… a parte questo se erano riusciti a vivere fino a quel punto, lui e Sam, lo doveva all‘angelo. Anche se ora, ad essere vivo, era solo uno dei due.
- Non devi se non vuoi, è solo che non sapevo dove sbattere la testa e prima dell’inevitabile fine volevo andarmene con la coscienza a posto. Volevo sapere d’aver davvero fatto tutto il possibile. - Un possibile che non avrebbe mai contemplato Crowley.
Questo fu il colpo di grazia per Dean che, sciogliendosi, fece crollare il muro e tutte le sue difese. Non sorrise, non si distese, rimase teso e cupo ma con un che di sconfitto. Eppure dentro di sé era anche contento di tornare a quella vita. Nonostante tutto ciò che gli aveva tolto.
- Non te ne andrai così facilmente. Dai, qualcosa troveremo. - Ma una gioia simile Castiel seppe di non averla mai provata e non se ne capacitò perché in realtà non era una vittoria su Raphael, non era esattamente nulla. Allora perché essere così contenti di riavere Dean accanto?
Dimentico di tutto e di tutti, anche di Sam stesso, strinse la presa sul suo braccio ed inavvertitamente gli trasmise il suo stato d’animo. Stato d’animo che scosse Dean lasciandolo proverbialmente senza parole.
Questi infatti lo guardò sentendosi inaspettatamente contento, semplicemente, e capì quanto il suo aiuto significasse per lui. Anzi, si corresse. Capì quanto lui stesso significasse per Castiel.
Ovviamente qualcosa che solo lui comprese e che l’angelo non ebbe mai chiaro in quanto puro sentimento terreno.
Questo lo fece sorridere appena, si sentiva strano all’idea di essere tanto importante per lui. Era bello ed euforico ma soprattutto… come poteva dire?
Soprattutto vitale, in un certo senso.
Forse a queste condizioni, in questo modo, la vita di prima non era più una nemica oscena.
Forse, con lui, sarebbe potuta essere diversa, sopportabile… vivibile.

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Capitolo 2
*** Questione di priorità ***


*Ecco un altro capitolo, siccome è già scritta indicativamente ne metterò uno a settimana. Oggi vediamo il piano prendere forma, il modo diverso di affrontare il pericolo di Dean e Castiel. E c'è da dire... ma perchè diavolo anche nella serie originale non hanno fatto così? Comunque poi arriva la scintilla, Castiel che ragione da angelo usando metodi da umani è una specie di chicca. Dean non ce l'ha facile con uno così. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO II:

QUESTIONE DI PRIORITA’

Per Dean fu più facile del previsto tornare in quel mondo che aveva abbandonato con rancore e astio.
La prima cosa che aveva fatto era rispolverare la sua adorata Impala, l’aveva tenuta ferma e coperta come per tenere lontano da sé una vita passata e remota ma non aveva mai avuto il coraggio di buttarla.
La seconda cosa era stata cercare Bobby.
Quando li aveva rivisti era stato strano per tutti essere lì sempre in tre ma senza Sam.
L’espressione di Bobby era stata strana senza ombra di dubbio, come se sapesse qualcosa in più di Dean e si chiedesse se anche Castiel la sapesse, ma essendoci sempre di mezzo il ragazzo non ebbero mai tempo di parlare e confrontarsi.
L’angelo era comunque serafico, capire cosa sapeva e non sapeva era praticamente impossibile.
Quando cominciarono a parlare di un piano di battaglia per il problema di Castiel, questi aveva subito posto il problema in termini di ‘non ho abbastanza potere per battere Raphael’ e di conseguenza ‘come posso diventare più forte?’, ma Dean che ragionava diversamente, ovvero come un ragazzo abituato ad usare la forza più che la testa e la furbizia, aveva immediatamente risposto con facilità al quesito:
- Che te ne frega di ottenere più potere? Non c’è un genio della lampada a disposizione. - Qua Castiel aveva provato ad introdurre il punto che i geni esistevano ma che avevano troppi contro a favore del loro utilizzo, Dean era andato oltre zittendolo in fretta. - Pensa piuttosto a come liberarti di Raphael! - Ma non si era espresso bene e Castiel aveva infatti logicamente risposto:
- Se non ho più potere non vedo come sia possibile! -
Dean a questo punto aveva ripreso spazientito e seccato, il suo tasso d’impazienza in tutto quel periodo era scemato parecchio…
- Ma non sei mica il solo a poter uccidere un arcangelo! Ne abbiamo già affrontati e mi risulta che non sia impossibile! Per te che sei un angelo minore sarà impossibile, ma noi non siamo angeli! Bisogna solo trovare il sistema giusto! Usare qualche trappola anti angelo e cose simili, insomma… non sarà impossibile! - L’aveva messa molto più semplice di quel che Castiel sapeva era, ma vedere la situazione da quella prospettiva l’aveva effettivamente tranquillizzato.
- Ma dobbiamo trovarle, queste trappole… - Dean si spompò, ecco il solito pessimista!
- Ci arrivo anche io a questo, ma intanto abbiamo l’impostazione giusta! Come pensi di trovare più potere, scusa? - Chiese poi con un lampo che gli faceva tornare alla mente la sua obiezione iniziale. Castiel che non trovava niente di sbagliato nel rispondere con sincerità esprimendo la verità, rispose:
- Ci sono vari modi ma tutti uno più illegale dell’altro, per noi angeli. - Questo fece ridere Dean chissà per quale motivo, poi commentò spontaneo:
- Integerrimo fino alla fine! - Castiel però lo demolì con la sua solita onestà tetra:
- Sarei arrivato anche a quello se non fossi venuto da te o se mi avessi respinto. - Dean spense il suo sorriso e lo guardò stupito chiedendosi se quello fosse veramente il suo Cass… decise di non indagare consapevole di ciò che la sofferenza ed il dolore poteva far fare. Lui stesso di cose indicibili ne aveva fatte ed altre non era arrivato solo grazie a chi glielo aveva impedito, non certo per coscienza.
- Si arrivano a certi livelli dove semplicemente non ce la fai. - Commentò poi parlando più a sé stesso che all’altro.
Castiel si dispiacque per i ricordi sicuramente dolorosi che gli aveva rimembrato, quindi distraendosi col richiamo di pericolo in Paradiso capì che quelle piacevoli conversazioni di rimpatrio sarebbero dovute essere messe da parte.
- Scusa ma devo andare… - Dean si drizzò a fissarlo apprensivo in evidente contrarietà. Castial si fermò un attimo prima di volatilizzarsi capendo, chissà come mai, che tipo di sentimento albergasse ora nel suo amico. Accennò ad un vago sorriso, non ne faceva molti, quindi allungò la mano e gli sfiorò il braccio come aveva fatto prima, provando ad infondergli un po’ di leggerezza interiore. Era una cosa da angeli che però non aveva mai pensato potesse essere utile agli umani… ora, dopo aver vissuto tanto con loro, cominciava a ricredersi. Non gli piaceva quell’espressione scura sul viso di Dean.
- Tornerò presto, ma non posso lasciare il Paradiso così a lungo… intanto pensate a quel piano… - Bobby, che nel frattempo era sparito al piano inferiore di casa sua alla ricerca di qualche libro utile, salì in tempo per vedere Castiel dissolversi e Dean combattuto con sé stesso fra la preoccupazione ed il sollievo.
Doveva avergli fatto qualcosa, quell’angelo, se lo spiegò solo così, ma si guardò bene dall’approfondire, c’erano cose molto più importanti di cui parlare.
Come ad esempio la sua decisione di tornare in campo.
Che non sapesse niente di Sam era evidente ma voleva capire perché e soprattutto se Castiel ne era a conoscenza. Era strano pensare che quell’angelo non sapesse del misterioso ed insolito ritorno di Sam e del gruppo con cui cacciava. Lui non aveva voluto averne niente a che fare ma naturalmente solo per poter indagare meglio sul ritorno di due che mai e poi mai sarebbero dovuti essere lì.
Ora sembrava che le cose si stessero decisamente muovendo, bisognava capire se fosse positivo o negativo.


Si scontrò presto con la dura realtà.
Fra il dire ed il fare c’era di mezzo decisamente più di quel che avrebbe pensato e seppure di arme anti angeli ce n’erano, al momento non ne erano provvisti e pur trovandole restava il problema principale. Come potevano riuscire ad avvicinare tanto Raphael da ucciderlo senza venir uccisi per primi?
Non era per niente facile e brancolando fra malumori ed insofferenze continue le cose peggiorarono esponenzialmente quando Castiel gli arrivò fra capo e collo, quasi letteralmente, in condizioni a dir poco pietose.
- Cass! - Esclamò allargando le braccia in tempo per prenderlo prima che cadesse a terra.
Un’ondata di gelo interiore lo bloccò istantaneamente mentre se lo caricava istintivamente sulla spalla e lo trascinava nel divano di Bobby che al momento non c’era nemmeno, via per ricerche. - Che diavolo… -
Castiel, davvero provato, non riuscì a rispondere subito troppo concentrato sul respirare e sul sopportare il dolore di quel corpo umano che lo stava mettendo a dura prova.
Dean, inginocchiato davanti a lui, si chiese cosa potesse fare… il tramite di Castiel sanguinava parecchio e non sapeva come si curavano gli angeli, perché non si rigenerava da solo?
L’idea che potesse star così per sempre lo rese come un leone in gabbia e vedendo che non gli rispondeva, lo prese per il braccio e lo scosse per farlo reagire. Non poteva essere tornato a fare quella vita solo per quello…
- Rispondi, che diavolo è successo? È stato Raphael? Dannazione, Cass! Guarisciti! Non stare così! - Oltretutto sembrava sul punto di trapassare perché aspetto fisico malmesso a parte, non si muoveva e non parlava, stava con gli occhi chiusi steso ad aspettare e respirare a fatica. Aveva una cera davvero brutta.
Su quel contatto, l’angelo riaprì gli occhi e spostando lo sguardo blu su quello altrettanto chiaro di Dean, vide la sua evidente preoccupazione e si trovò di nuovo a fare quel suo vago cenno di sorriso.
- E’ bello vederti reagire di nuovo… - Dean ne rimase spiazzato. Su tutte le cose che poteva dirgli, quella di certo non era fra quelle che si sarebbe aspettato.
- Cosa ti prende? - Fece allora Dean avvicinandosi per sentirlo meglio, magari aveva capito male.
Castiel decise dunque di prendergli la mano che gli artigliava il braccio per evitare che glielo staccasse, in quel gesto cercò di risollevargli l’animo capendo che a Dean piaceva, ma privo di forze non ci riuscì, così rimasero semplicemente in quel modo ad osservarsi.
- Quando sono tornato da te eri molto depresso… pensavo non saresti tornato il Dean di sempre. Quello che ho conosciuto. Impaziente ed impulsivo. -
Dean, spiazzato da quelle sue parole, capì solo che ora parlava meglio e prendendo un fazzoletto dalla tasca cominciò a passarglielo sul viso per pulirlo dal sangue. I movimenti seccati, sembrava arrabbiato.
- Perché sei arrabbiato? - Cominciava a capire le modalità umane ma Dean spesso era ancora un mistero, forse gli piaceva  tanto per questo.
Gli pulì l’angolo della bocca e poi il mento.
- Perché non mi piace quando ti riduci così. - Si sentì come quando era alle prese con le ferite di Sam. Fu sgradevole tornare indietro a quel modo ma Castiel capì si trattava di un problema molto più profondo di quanto apparisse e fermandogli la mano che gli procurava più dolore per i movimenti poco delicati, disse cominciando a rigenerarsi con molta lentezza.
- Guarirò. Lentamente ma guarirò. Comunque molto più in fretta di voi umani. Per recuperare le energie perse nell’ultima battaglia mi ci vorrà un po’, ma poi potrò tornare. - Non era molto confortevole, Dean non si sollevò e rimase, sia pure fermo con la mano nella sua, di nuovo, a fissarlo contrariato.
- Non sono tornato a fare questa vita per perdere le persone a cui tengo. - Fu uno scatto involontario di eccessiva sincerità. Dean l’avrebbe definito sentimentalismo, ma Castiel ne rimase colpito.
- Tieni a me? - Ora che erano in fase conversativa e che avevano tempo perché doveva riprendersi, poteva dedicarsi meglio a lui. Dean arrossì imbarazzato, detestava fare quei discorsi e parlare di sé in questi termini. Far capire cosa provava, come si sentiva, non erano cose che gli venivano mai bene. Fece per staccarsi da lui e piantarlo in asso, ma la mano gli fu trattenuta dalla sua, così rimase inginocchiato accanto al divano a fissarlo torvo.
- Lo devi per forza chiedere? -
- E’ un doppio senso? - Fece ricordandosi improvvisamente le conversazioni rare con Crowley.
Dean si distrasse ed alzò un sopracciglio:
- E tu che ne sai dei doppi sensi? Mi risulta che non li sai cogliere! -
- Crowley ne usa spesso ma non so mai di cosa parli… - Dean riuscì anche a ridere a capire a cosa si riferisse.
- Crowley è un pervertito! - Il che era perfettamente vero, ma questo non faceva capire all’angelo cosa intendesse.
- Cosa intende coi doppi sensi? -
Dean ormai era apertamente divertito e rilassato seppure fosse in una posizione poco consona a due che erano solo amici. Castiel per non farlo andare via continuava a tenergli la mano, non aveva idea che lo faceva per uno scambio non invasivo di energie ed accelerare il proprio processo di guarigione.
- Gli piaci! Credo sia un po’ nella natura dei demoni. O meglio, di norma vi odiate ma penso che ci sia una sorta di invidia, dietro, e di conseguenza si può dire che ad alcuni demoni piacciono alcuni angeli. Dovrebbe essere così, che diavolo ne so! Era Sam quello bravo in questi discorsi! - Dean tagliò corto ma Castiel seriamente interessato all’argomento, si girò meglio sul divano per osservarlo più comodo. Era un discorso interessante.
- Dici che dietro all’odio e all’invidia si nasconda qualcos’altro di profondo? -
- E’ sempre così! Solo tu ragioni in modo logico e lineare… i demoni soprattutto sono contorti e subdoli, non c’è mai da credere solo a quel che dicono. - Su quello era d’accordo.
- Ed io piacerei a Crowley? - Tornò sul punto iniziale e Dean cercò di nuovo di liberarsi, stavano finendo in un campo minato, conosceva Castiel e sapeva quale sarebbe stata la domanda successiva…
- Che ne so, chiedilo a lui! - Cercò di tagliare in modo da poter cambiare argomento, però doveva ammettere che al di là dei discorsi strani ed anomali, era anche bello stare lì così. Meno traumatico del previsto. Forse era l’effetto che facevano gli angeli. Quelli che gli piacevano. Si corresse. Lui era l’unico angelo che gli piaceva, non aveva metri di paragone. In ogni caso la chiave di questi pensieri veloci era proprio quella.
Che gli piaceva Castiel.
Ma soprattutto ci teneva, ci teneva come non mai e forse perché era rimasto uno dei pochi. O forse il solo dopo Bobby, ma Bobby era come un padre.
Cose troppo complesse e fastidiose a cui pensare, per lui, in un momento simile.
- Quando lo rivedo! - Dean sgranò subito gli occhi drizzando le antenne!
- L’hai visto di recente? -
- Sì, prima che andassi da te. Voleva propormi qualcosa per questa storia di Raphael. Se mi avessi mandato via penso che l’avrei richiamato per ascoltarlo… ero davvero… - Dean però non lo fece finire e artigliandogli la mano a sua volta lo strattonò seccato alzando la voce:
- Dannazione, non dirlo nemmeno per scherzo! -
- Io non scherzo mai. - Funereo.
Era decisamente vero!
- Non andare mai da lui, in nessun caso, anche se dovessi morire! Quel bastardo ci ha portato via troppe cose! - Asserì infatti poi Dean cupo, spompandosi. Al solo pensare a tutte le colpe che quel demone maledetto aveva, gli veniva male e Castiel dispiaciuto per quel suo stato, cercò di usare i residui della propria energia per risollevargli l’animo. Ci riuscì solo in parte, quindi usò il metodo umano. Lo carezzò.
Fu come staccare una spina per metterne un’altra.
Dean si fermò e lo guardò stupito senza mascherare la sua espressività, era sempre fin troppo spontaneo per non far capire cosa pensava.
Castiel si chiese lo stesso come mai lo guardasse in quel modo, quindi non ci fece molto caso e continuò scendendo dalla guancia al collo, era caldo e gli pareva quasi che rabbrividisse.
Su una cosa era sicuro, comunque. Gli stava piacendo.
Contento di averlo allietato in qualche modo facendolo stare meglio, ripensò al suo dolore e a Crowley.
Poteva sembrare davvero affidabile, a volte, se voleva. Ma Dean aveva ragione, come poteva dimenticare tutto quello che aveva fatto a tutti loro?
- Mi dispiace per tutto. - E quel tutto per Castiel comprendeva anche il discorso di Sam, diede infatti erroneamente per scontato che sapesse qualcosa, che Sam fosse venuto da lui e si fossero parlati. Diede per scontato molte cose e pensando che fossero fra quelle che intristivano e appesantivano tanto Dean, non volle mettere il dito nella piaga. Stando con lui aveva capito che il ragazzo non voleva parlare di certe cose e che non poteva forzarlo.
Dean sospirò contro la sua mano e piegò la testa come per venire incontro alla sua carezza.
Era calda, non avrebbe mai pensato potesse esserlo, vedeva Castiel come una creatura piuttosto fredda ed incapace di trasmettere emozioni. E di provarle, anche.
Ma forse, se ne rendeva conto solo ora, si era sbagliato.
- Come se fosse colpa tua… - Borbottò Dean chiudendo gli occhi all’idea di che cosa era successo e a cosa si riferiva. Naturalmente suo fratello in gabbia con Lucifero e Michael. - Mi manca… e non pensavo potesse essere fino a questo punto, dannazione… ma ho provato di tutto e… - La voce, un sussurro quasi inudibile e spento, gli morì in gola incapace di proseguire oltre in quel discorso atroce. Castiel, ancora una volta, credette di capire. E, ancora una volta, fraintese in quanto il suo modo di ragionare era completamente diverso da quello di un uomo.
Però capì che Dean stava di nuovo molto male e pensando che quella piccola carezza terrena non potesse essergli più sufficiente e non potendo usare i metodi da angeli per creare sollievo interiore a qualcuno, ripensò a ciò che c’era oltre le carezze. Cose sempre da umani.
Solitamente, si diceva, funzionavano. Magari…
Non ci pensò oltre, non aveva nemmeno effettiva coscienza di quello che stava per fare. Per questo lo fece, altrimenti non si sarebbe mai azzardato.
Tirandosi su sul gomito, con una certa sicurezza sorprendente, si sporse fino a raggiungere le sue labbra, quindi sempre tenendolo dietro al collo, sulla nuca, dove i suoi capelli biondi erano corti, lo baciò come ricordava facevano le persone.
Unì le labbra alle sue, si fece cogliere da quella piacevole sensazione di calore e poi gliele aprì con delicatezza ma decisione andandogli incontro con la lingua. Lo sentì immobile, quasi raggelato, pensò che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato ma proseguì e quando le lingue si incontrarono, dopo un primo momento di titubanza, Dean reagì andandogli incontro.
Nessuno avrebbe potuto dire cosa quel bacio aveva fatto scattare in lui, era solo inoppugnabile che in condizioni normali non l’avrebbe mai accettato né tanto meno ricambiato. Fu per questo che si capì il livello di straniamento interiore di Dean.
Da parte sua dopo il primo shock per quel gesto, non capì più niente. Solo che era piacevole, bello, che finalmente si sentiva meglio, più leggero e per assurdo caldo. Caldo dentro e non più freddo e gelido.
Quindi si lasciò andare.
Solo che se ci avesse riflettuto meglio, la storia sarebbe stata diversa, ma se avesse riflettuto non sarebbe stato nemmeno Dean.
Quando si separarono, erano entrambi storditi da ciò che era successo e che avevano provato, realizzarono quanto bello era stato dai brividi che continuarono ad avere ed improvvisamente Castiel fu pervaso da un’immediata sensazione d’energia pura, come se Dean gliene avesse donata un po’.
Pensò d’aver inavvertitamente sfruttato alcuni dei punti di contatto e di scambio d’energia e si disse che dopotutto non poteva essere così brutto visto come si sentivano entrambi.
Rimasero ad osservarsi da vicino, a respirarsi a vicenda e mentre Castiel aveva tanti pensieri uno più razionale dell’altro, Dean stava cadendo in un panico ancor più profondo.
“Dannazione, mi è pure piaciuto!”
Cosa inaudita, per lui, ovviamente.
Alzatosi in piedi, sfuggì dalla sua presa confortevole e piacevole e nel caos più totale, senza dire niente altro, se ne andò in perfetto silenzio, troppo scosso per fare il solito casino che avrebbe dovuto.
Era evidente che l’aveva baciato. Per quale arcano motivo non lo capiva ma non importava. L’aveva baciato ed ora lui era nella merda perché gli era piaciuto, era stato bene e avrebbe pure voluto rifarlo.
Castiel, confuso non meno di lui, si chiese perché se gli aveva fatto bene e gli era piaciuto -e ne era certo, lo sentiva- dovesse reagire così ed andarsene. Ma non gli chiese nulla avendo ormai capito di Dean anche quando aveva bisogno di stare da solo.
Sarebbe stato un discorso solo rimandato.

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Capitolo 3
*** Cercando di capirsi ***


CAPITOLO III:
CERCANDO DI CAPIRSI

Dean si prese del tempo per pensare al bacio e a cosa aveva provato, come si era sentito, ma non gli fu di molto aiuto poiché in realtà non era un tipo riflessivo. Ci si metteva e poi si annoiava subito, la conseguenza era un affrontare di petto la situazione che gli creava problemi. O fingere che non esistessero problemi.
Castiel si era appena ripreso quando si vide arrivare Dean come una furia con tutta l’insana intenzione di picchiarlo.
Non lo fece solo perché si ricordava cosa significava farlo… l’angelo, infatti, aveva la cattiva abitudine di irrobustire parecchio il suo tramite e renderlo una roccia.
- Che c’è? - Chiese Castiel candido non sapendo proprio perché sembrava fumare di rabbia.
- Che c’è, mi chiedi? Che c’è? Cazzo Castiel, mi hai baciato e pensi che possa passare via così come niente? - Ora stava alzando la voce concitato, ci avrebbe messo poco a gridare e saltargli comunque addosso. Castiel rimase immobile mentre Dean continuava a camminare su e giù come un forsennato.
Dal nulla di poco prima, quello era un gran cambiamento, c’era da rimanerne storditi di quei suoi sbalzi degni di una donna incinta.
- Perché te la prendi tanto? - Chiese piano e semplicistico. Davvero era sincero quando glielo chiedeva.
Dean sgranò gli occhi furioso, fece una gran fatica a non colpirlo, quella volta.
- Perché, mi chiedi? - Si girò passandosi le mani sul viso, poi tornò verso di lui e sempre con gesti plateali delle braccia, rispose: - Perché per te non avrà significato nulla! Non sapevi nemmeno cosa facevi, forse! - Castiel non era del tutto d’accordo ma l’umano era lui…
- Volevo consolarti, ti ho visto sofferente e non avendo i miei poteri per alleviarti in alcun modo, ho usato i vostri metodi. - Ovvio e logico, che c’era da spiegare?
- Appunto! - Per Dean era proprio quello il punto infatti!
- Cosa? - Era come un escalation destinata a peggiorare e non avevano idea di quanto.
- Tu non sai cosa hai fatto! Ti sei ricordato che noi ci baciamo per procurarci piacere a vicenda e l’hai fatto come per te sarebbe stato un conforto di qualunque altro tipo! - Era scandalizzato per il fatto che Castiel non ci arrivasse, ma sapeva quanto distante da lui fosse, dal suo modo di essere, di vivere, di agire, di ragionare… e questo lo mandava ulteriormente in bestia.
- Spiegamelo, allora… pensavo di aver fatto una cosa buona. Mi sembrava ti fosse piaciuto, ti ho sentito chiaramente stare meglio… - A volte Dean dimenticava quella sua dote empatica… probabilmente perché, pur avendola, sembrava non usarla mai!
Continuava a non capirlo comunque anche se sentiva ciò che provava.
Era davvero snervante!
- Cass, mi hai baciato e fra di noi queste cose si fanno solo se si provano dei sentimenti di un certo tipo, come affetto profondo o amore. Oppure per scambiarsi piacere reciproco! -
- Era esattamente quello che volevo! - Dean si allontanò di nuovo, voleva sbattere la testa sul muro, gli pareva di impazzire.
- Non capisci il senso di piacere reciproco! Tu volevi consolarmi tipo una pacca sulla spalla! Quello sarebbe stato appropriato per quel che volevi fare! Baciare un altro è… - Ma Castiel non lo fece finire, con la sua calma e flemma gli si avvicinò e senza scomporsi, replicò piano:
- Sei tu che non capisci. È proprio questo che volevo. Darti piacere vero, come a voi umani succede di provare in seguito a quel tipo di scambi fisici. E poi perché ci sono dei sentimenti di mezzo. - Dean era comunque convinto che non sapesse cosa stava dicendo, non mise in discussione un istante che stesse sragionando, che credesse di sapere e che invece non fosse proprio così.
- Non lo capirai mai, sei un angelo in un corpo umano! Il tuo tramite ti trasmette le sensazioni fisiche ma tu non le sai tradurre, capire, concepire… volevi consolarmi come un amico, il bacio si usa fra fidanzati o comunque due persone che hanno tutt’altro rapporto. Uno più profondo… - Nel cercare di spiegarglielo, si impappinò e decidendo di mandarlo a quel paese tagliò corto. Detestava parlare di quelle cose sdolcinate. Insomma, si poteva spiegare perché ci si baciava?
- Per me sei tu che non capisci. Ma comunque perché ti arrabbi tanto? Se per te ho solo sbagliato non ti sembra esagerato prendertela tanto? - Dean si fermò all’istante di colpo, smise di camminare come un forsennato e smise di gridare e parlare.
Smise anche di respirare.
Da quando era tanto sveglio?
Lo fissò sperando di vederlo sparire, che ricevesse il bat-segnale e che lo mollasse sul più bello, lo sperò ma non fu realizzato. In compenso Castiel si avvicinò ancora e lui indietreggiò di riflesso. Era un incubo! Voleva tornare alla falsa vita di prima fintamente normale, nel suo grigiore deprimente.
- Sono sicuro ti fosse piaciuto, che fossi stato meglio. Che avesse funzionato. Perché ti arrabbi tanto? - Dean a quel punto, messo con le spalle al muro in più di un senso, si ribellò e venne allo scoperto. Detestava essere messo all’angolo, doveva cercare di attaccare in qualche modo ma si vide solo come una persona abbattuta che si faceva calpestare ulteriormente. Questa era l’immagine che lui aveva di sé stesso.
Nella realtà era tutt’altra cosa… era solo una persona stufa di fingere che le cose andassero in un certo modo quando invece era tutt’altro.
- Mi arrabbio perché non doveva piacermi, non dovevo sentirmi così bene ma è successo e per te poi non ha significato un cazzo e la cosa mi manda fottutamente in bestia! Ma tu non potrai mai capire nemmeno questo! Dannazione, perché sei venuto? Non potevi arrangiarti? Ho dato tutto a te, al Cielo, al Mondo intero! Perché continuate a venire e rivoluzionarmi l’esistenza? A prendermi tutto e ad affondarmi? Non mi era rimasto niente altro che questo, forse, e te lo stai prendendo… perché? Perché, cazzo? - Lo sfogo partì inderogabile e quando si rese conto di aver tirato fuori tutto ed anche oltre, si fermò girandosi verso il muro per colpirlo con un pugno con rabbia. Castiel capì subito che stava male dentro e dispiaciuto agì nel migliore dei modi per il momento che stava vivendo.
Lo prese per le spalle e lo girò obbligandolo ad affondare il viso sul suo collo. Gli mise la mano nella nuca e se lo tenne a sé con fermezza e forza senza distoglierlo da sé, senza dargli la possibilità di scappare.
Perché tutto quello ora?
Dean non aveva più forze, era troppo prosciugato e Castiel forse non stava capendo di nuovo cosa stava facendo, probabilmente l’abbracciava perché aveva visto gli umani farlo… perché ci teneva tanto ad aiutarlo? Prima veniva a distruggergli la vita e poi faceva di tutto per tirarlo su con risultati tremendi?
Ma mentre era fra le sue braccia d’acciaio che non gli permettevano d’allontanarsi, si sentì immediatamente meglio e capì che probabilmente gli erano tornati i poteri.
Sospirò rilassandosi contro di lui prendendogli i lembi dell’impermeabile.
Era comunque la cosa più bella che da molto tempo a quella parte provava.
Chiuse gli occhi e ingoiò il nodo che voleva uscire. Non sapeva perché non aveva usato prima quei trucchetti, probabilmente aveva creduto inutile un uso simile dei suoi poteri. In realtà gli sembrava l’unico uso corretto che potesse farne…
Sospirò stanco e sconfitto, comunque una cosa rimaneva, dopo quella tempesta nella nebbia, e non poteva più negarlo.
Castiel era diventato tutto, per lui, e non solo. Era decisamente più di un amico.
Era molto di più.
- Mi manca una ragione di vita. Ora che non c’è più Sam non so per cosa combattere. Prima era sempre lui che mi dava un motivo per cui combattere, combinando qualche guaio… ora che sono rimasto solo… ora non capisco più per cosa dovrei andare avanti… e mi sto aggrappando a te perché vorrei che tu fossi questa ragione di vita. Ma non è giusto nemmeno questo. - Non si rese conto di avere tutto ciò dentro, non ci aveva nemmeno mai pensato, non aveva creduto di essere a quel punto.
Castiel parve non sorprendersi e nemmeno offendersi, continuò a tenerlo a sé con una sorprendente delicatezza mentre Dean capiva cosa significava essere abbracciato ad un angelo.
Era davvero sorprendente, tutto quello… dopo ciò che aveva passato era pazzesco riuscire a provare cose simili.
- Ma perché dici che non c’è più? - Ora qualcosa non gli tornava più. Se prima poteva aver interpretato male una serie di cose, ora era diverso. Ora c’era davvero qualcosa che non andava.
Dean si staccò, seppure a malincuore, da quell’abbraccio confortevole e guardandolo stralunato, chiedendosi se lo stesse prendendo in giro, disse pensando di essere in un incubo:
- Perché è morto, che diavolo dici? È in quella dannata gabbia con Lucifero e Michael… - Non ebbe tempo di finire, Castiel tirò subito le somme realizzando che quello che gli era parso un comportamento strano di Sam, appena l’aveva riportato in vita, lo era stato davvero.
- Non si è mai fatto vivo? - Dean credette che lo prendesse in giro e fece l’aria mezza sorridente.
- Mi prendi per il culo? - Tutto si sospese in quel momento. L’istante prima della risposta di Castiel. Come se comunque in cuor suo sapesse che da lì in poi sarebbe scoppiato il putiferio.
- Dean, io ho riportato fuori Sam da parecchio tempo… pensavo sarebbe venuto da te… non l’ha mai fatto? -
Dean gli avrebbe voluto dire ‘e dove pensi l’abbia nascosto?’ ma fu ammazzato nell’immediato, incapace di ragionare e parlare rimase immobile a fissarlo ripetendosi le sue parole.
Voleva gridare, voleva strepitare, correre fuori a cercare suo fratello, voleva chiedere spiegazioni ma in quel momento voleva solo capire perché mai Castiel fosse così dannatamente assurdo.
Non solo l’incapacità di mentire ma anche di capire cosa fosse rilevante dirgli!
Come diavolo gli era saltato in mente di non dirgli niente?
Cosa aveva pensato nel momento in cui aveva agito?
Non l’avrebbe mai capito, mai.
- No che non si è fatto vivo… perché cazzo pensavi fossi così fottutamente depresso, porca puttana? - Ecco che il ruggito cominciava a levarsi dal leone in gabbia. Ecco che la bestia si stava per scatenare. Castiel fece un passo indietro per lasciargli tempi e spazi di reazione, poi gli rispose con calma incapace di agitarsi.
- Pensavo aveste preso strade diverse, vi è successo in passato. Non sono mai stato capace di capirvi quindi non volevo mettermi in mezzo, avevo altro a cui pensare, cosa più importanti e… - Dean scattò furioso prendendolo per il bavero dell’impermeabile, quindi strattonandolo con forza, gridò rabbioso:
- PIU’ IMPORTANTI, PORCA PUTTANA? PIU’ IMPORTANTI DI CAPIRE PERCHE’ QUELLO CHE HA SALVATO IL MONDO E’ STRANO E NON E’ VENUTO DA SUO FRATELLO APPENA TORNATO VIVO? - Ma quando lo gridò lo comprese per la prima volta e staccandosi cominciò a camminare come un forsennato, angosciato ed agitato. Doveva pensare e non ci riusciva, non era bravo in quello.
- Perché diavolo non si è fatto vivo? Cosa significa? Tu lo riporti in vita e lui non viene da me in tutto questo tempo? Cazzo! E tu perché non mi hai mai detto niente, in questo tempo? Hai aspettato una probabile seconda fine per tornare da me? Ma ti è mai interessato qualcosa di me? Castiel, dannazione, dì qualcosa! - Ma lui non aveva nemmeno idea da cosa cominciare e a cosa rispondere. Partì dall’ultima domanda e lo fece con la sua classica placidità, senza scomporsi:
- Certo che mi importa di te. Ho fatto tutto questo per te! Te l’ho riportato in vita ed ho cercato di lasciarti in pace per permetterti di ricostruirti e riprenderti, vivere la tua vita senza i soliti problemi… ho cercato di resistere finchè ho potuto e solo per te, non certo perché non mi interessi. Come puoi dire questo, Dean? - Per lui era inconcepibile essere messo in dubbio e Dean si compiacque della sua risposta e del suo stato d’animo. Anche se non lo dimostrava era chiaro che era agitato e contrariato. Almeno per una volta lo era lui.
- Allora spiegami perché Sam non è venuto da me! Cos’è, convinto di dovermi proteggere facendomi fare la vita sana e normale? Come se potessi… cazzo, sono stato più infelice in questi mesi che in tutta la vita che abbiamo passato fra un sacco di pericoli e problemi! -
Castiel ora era tornato a capire la metà delle cose che diceva ma si concentrò sul punto nodale della questione, lieto che forse avesse capito le sue ragioni e che non ce l’avesse con lui.
- Non so perché si comporta così, volevo lasciarvi in pace e così mi sono occupato di altro, del Paradiso che mi ha dato subito problemi. Mi dispiace, avrei voluto vegliare meglio ma… - Dean sospirò scuotendo sconsolato il capo, abbassò le braccia e si fermò. Era stanco di prendersela sempre, gridare ed infuriarsi. Era stanco e basta.
- Tu sei un angelo ed hai le tue priorità. Hai già fatto tanto. Troppo, per essere uno della tua specie. So che sei diverso dai tuoi simili e per questo comunque mi piaci e… boh, ho solo bisogno di un po’ di tempo. E di trovare Sam. Trovamelo mentre io penso a come sbarazzarmi di Raphael, va! Fa questo per me! - Dean pensava veramente che fosse il metodo più veloce ma non glielo chiese per quello, stava cercando di stare solo e farlo andar via. In poco tempo era successo troppo, non ce la faceva più, stava per scoppiare, ne era certo.
Doveva solo riprendersi e tornare lucido.
Nonché capire che diavolo fosse successo, specie con lui.
E poi suo fratello era vivo, era strano, forse stava male ma era vivo… insomma, in un attimo era cambiato tutto. Aveva bisogno di tempo per capirlo e crederci, per rendersene conto.
Per assecondare le cose.
Fu così che Castiel senza congedarsi né nulla lo prese alla lettera come sempre. Certamente trovare un irrintracciabile persona non sarebbe stato facile, ma di tempo Dean ne aveva un disperato bisogno.
E lo ebbe.
Fin quasi ad impazzire, in effetti.

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Capitolo 4
*** Quando qualcosa si spezza ***


CAPITOLO IV:
QUANDO QUALCOSA SI SPEZZA

Dean per un momento si trovò anche a non parlare più a Bobby, infuriato col fatto che sapeva tutto di Sam e che gli aveva imposto di non farsi vivo per lasciargli vivere una vita normale con Lisa e Ben.
Non ci aveva proprio più visto, come potevano tutti credere che per lui potesse essere meglio vivere senza suo fratello? Senza saperlo vivo sano e salvo? Che concezione di protezione e salvezza avevano?
E di felicità?
Nessuno sapeva com’era la felicità altrimenti non avrebbero mai fatto quella scelta.
Con Raphael brancolò nel buio in modo piuttosto equo che con tutto il resto, era da solo e non sapeva dove sbattere la testa, era incapace di trovare una qualunque effettiva soluzione su qualche fronte e l’assenza di Castiel ai suoi richiami per essere aggiornato riguardo Sam, non l’aiutò affatto.
Voleva andare lui stesso a cercarli e mandare al diavolo Raphael, voleva occuparsi di quel che voleva e non di quel che doveva ed oltretutto lo preoccupava che Castiel non rispondesse. Quando lo chiamava correva subito, non c’era mai stata una volta che non era venuto ad un suo richiamo.
Mai.
La sensazione che fosse successo qualcosa di brutto ad entrambi l’assillava e se per Sam l’idea era di non poterlo rivedere dopo che era tornato in vita, di non poterlo massacrare di botte per la sua decisione di merda di escluderlo, per Castiel era diverso. Era molto diverso.
Aveva il semplice terrore di perderlo e di meglio non seppe fare nell’angosciarsi dietro alle sue mancate apparizioni.
Perché non tornava da lui? Con quel Raphael dannato alle calcagna che cercava di farlo fuori con tanto impegno come poteva stare tranquillo ad aspettare?
Doveva assolutamente procurarsi un’arma per angeli potente che potesse funzionare con un arcangelo. Il pugnale normale non funzionava con loro, sapeva come metterlo in trappola momentaneamente ma per ucciderlo la storia era ben diversa.
Preso male in quelle ennesime considerazioni, diede insofferente un pugno al muro per scaricare la rabbia accumulata.
Non sapeva nemmeno decifrare ciò che provava per Castiel e cosa voleva da lui, se lo vedeva come un rimpiazzo di Sam o cosa, ma in ogni cosa, qualunque cosa fosse, voleva che tornasse e non gli succedesse nulla.
Castiel era sempre stato la sua colonna, il suo sostegno, una certezza inamovibile. Lui c’era sempre, in ogni modo, ed era sempre con lui. Capitava che lo facesse arrabbiare, che fosse pesante però alla fine era sempre su di lui che poteva principalmente contare.
Non poteva fare a meno di lui.
Aveva vissuto quel pallido tentativo di vita senza Sam e praticamente senza tutti sempre nella speranza di poter comunque rivedere almeno Castiel. Almeno lui, si diceva, ma non aveva avuto il coraggio di chiamarlo. Per dirgli cosa? E poi che figura avrebbe fatto? Quello debole che non sapeva cosa voleva… però aveva avuto la consapevolezza che ora lui stava tenendo tutto sotto controllo e che il loro sacrificio non era stato vano.
Castiel era troppo importante, punto e basta.
“E perché cazzo non viene più, ora?”
Quando se lo chiese per l’ennesima volta, la porta di casa di Bobby si spalancò con un botto sonoro e lui scese convinto che fosse l’ennesima catastrofe imminente.
Quando vide la scena si trovò semplicemente agghiacciato, non avrebbe immaginato quanto catastrofica era effettivamente quella situazione.
- Cass… - Ma il secondo nome non fu in grado di dirlo.
Solo che, naturalmente, chiedersi perché erano passati dalla porta e non si erano volatilizzati come Castiel faceva sempre, sarebbe stato idiota viste le condizioni dell’angelo.
Di nuovo e forse peggio.
Peggio perché si sosteneva a qualcuno, ma non ad uno qualunque… si sosteneva a…
- Ciao Dean. - Disse l’altro. A quel punto, immobile a qualche metro da loro, la sua voce emise un suono, Dean stesso non capì cosa aveva detto, forse il suo nome, finalmente.
- Sam… allora ci sei davvero… - Sì, qualcosa l’aveva detto ma incapace di provare gioia, fu subito sbattuto in un abisso buio per via di ciò che reggeva sotto braccio suo fratello.
Un fratello in splendida forma. Troppo, per essere uno scampato dall’inferno e da delle torture assurde.
E poi che vita doveva aver vissuto lì in quell’anno separato da lui?
Le domande non finirono mai ma la visione di Castiel sanguinante e privo di sensi, immobile sorretto da uno strano Sam, lo congelò all’istante mentre una scarica di mille volt lo attraversava.
Ritrovare suo fratello perdendo Castiel no, questo non avrebbe mai potuto reggerlo.
Mai.
Potendo si sarebbe rinchiuso altrove, in una fantasia perfetta e felice dove la sua vita con Lisa e Ben era perfetta e funzionava a meraviglia, dove lui non doveva fingere di stare bene per non preoccuparli, dove non c’erano problemi, passati atroci da dimenticare, anime martoriate, cuori infranti.
Però si trovò a prendere immediatamente Castiel e a capire che oltre ad essere privo di sensi era anche dannatamente freddo. Si chiese se fosse normale per un angelo poi si ricordò che un angelo non era comunque normale in nessun caso ed il panico lo avvolse mentre si trovava a liberare il pensiero più incendiante ed incontenibile di tutti.
“Non può morire, ci tengo troppo, dannazione! Ci tengo in un modo fottutamente imbarazzante! Non può morire, non può…”
Proseguì come in una litania, quasi, sperando che quel desiderio si trasformasse in preghiera e che venisse ascoltato.
Chiese, probabilmente, cosa fosse successo e, probabilmente, Sam rispose che era stata colpa di Crowley, ma non capì il resto della spiegazione fin troppo calma.
A quel punto, mentre Dean impazziva per capire come aiutare Castiel e chiamava Bobby affinchè tornasse immediatamente, fulminò Sam con lo sguardo capendo con matematica certezza che in lui davvero qualcosa non andava perché che in una situazione tanto grave lui rimanesse così calmo e freddo non esisteva proprio.
E la bomba atomica esplose.
- Perche’ diavolo non ti sei fatto vivo, si può sapere, dannazione? -
- Ho visto che facevi la tua vita, che non eri più un cacciatore e pensavo che per te fosse meglio così. -
- Come cazzo ti salta in mente che io preferisca crederti all’Inferno nelle mani di Lucifero? -
- L’ho fatto per proteggerti, non volevo che tornassi a correre tutti quei rischi! So bene quanto è difficile uscire dalla vita che facciamo noi e vedendo che ci eri riuscito… -
- RIUSCITO?! RIUSCITO?! LO CHIAMI RIUSCIRE AD USCIRE DALLA VITA DEI CACCIATORI, QUELLO CHE FACEVO? SPROFONDAVO NEL BUIO PIU’ ATROCE GIORNO DOPO GIORNO PERCHE’ TU NON C’ERI PIU’ ED ADESSO MI VIENI A DIRE CHE C’ERI E CHE TI SEMBRAVA RIUSCISSI A VIVERE BENE SENZA DI TE?! CAZZO, SAM! MA MI CONOSCI? -
- Non gridare, Cass… -
- E NON DIRMI DI NON GRIDARE, DANNAZIONE! COME FACCIO SE MI DICI CAGATE DEL GENERE?! -
- Capisco che tu sia arrabbiato ma io speravo che tu stessi meglio senza di me… -
A quel punto Dean non ci vide più e dopo le parole e le urla partì un pugno, incapace di trattenersi anche in virtù di tutta la sua calma che gli stava mostrando. Come poteva mantenersi così composto e dire quelle stronzate assolute? Come osava?
Sam incassò il colpo senza dimostrare nemmeno un briciolo di dolore o sorpresa, certo non capiva perché se la prendesse tanto ma non sembrava turbato da nulla.
- VATTENE ALLORA SE PENSI CHE IO STIA MEGLIO SENZA DI TE! FA QUEL DIAVOLO CHE CREDI, DANNAZIONE! PER QUANTO MI RIGUARDA ABBIAMO CHIUSO! - Gli sarebbe bruciato sempre troppo la consapevolezza di tutti quei mesi passati nella sofferenza a piangere suo fratello che invece era vivo e se ne era semplicemente sbattuto di lui. Non poteva che vederla così e quando Bobby tornò riuscì a litigare di nuovo anche con lui.
Dean non se ne andò solo perché a quel punto era graniticamente convinto che gli rimanesse solo Castiel, in tutta quella schifosissima storia, e mentre l’uomo più grande si prodigava in silenzio per cercare di salvarlo e capire cosa gli fosse successo, lui camminava su e giù incessantemente per la casa. Sembrava una tigre in gabbia, furioso come non mai, incapace di stare fermo, fremeva per sfogare i nervi con forza e distruzione. Voleva rompere qualcosa ma almeno rivedere Castiel sveglio gli avrebbe fatto bene.
Certo che anche lui aveva delle colpe ma sostanzialmente non si era mai aspettato nulla di che da lui perché era un angelo e loro avevano altre priorità, erano diversi da loro, ragionavano in modo incomprensibile… tutto quello che aveva fatto, ed era sempre stato molto, era stato una sorpresa, non si era mai aspettato niente dall’angelo. Per questo quando faceva qualcosa di idiota lo giustificava dicendo ‘cose da angeli!’
O forse ora la pensava così perché le azioni di Sam e Bobby erano state di gran lunga peggiori.
Nel pensare peste e corna su tutto e tutti e nel pregare in contemporanea che Castiel si salvasse, sapendo che stava ormai diventando la sua unica ragione di vita poiché l’unica giusta ed incrollabile, uscì non potendo più rimanere lì con le mani in mano ad impazzire dietro ai pensieri.
- Un colpevole c’è ed è quel bastardo di Crowley, su questo non si discute! - Così dicendo andò fuori alla sua ricerca.
Il collegamento per lui fu chiaro… prima che Castiel venisse da lui a chiedergli aiuto, il capo dell’Inferno aveva cercato di proporgli qualcosa, ergo aveva qualcosa in mente e quando lui ne aveva, non c’era da stare al sicuro e tranquilli. Quando poi Sam fra le molte cose aveva detto che era stato Crowley a ridurre Castiel in quello stato, era stato confuso ma chiaro al tempo stesso. La dinamica dell’incidente non l’aveva avuta precisa in mente ma gli bastava sapere che centrava quel maledetto demone.
Era ora di farlo fuori una volta per tutte… dopo tutti quelli che gli aveva tolto, tutti quelli che aveva ferito, non poteva toccare Castiel. Adesso basta.

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Capitolo 5
*** L'unica forza ***


*Ecco l'ultimo capitolo. In realtà lascia tutto in sospeso ma non esattamente perchè è intuibile come procede ora, la situazione di Sam si riunisce a quella della serie originale, Castiel invece non farebbe nulla di quel casino del Purgatorio e quindi non decadrebbe, però diciamo che mi serviva tempo per elaborare un seguito ed avendo limiti di spazio, ho dovuto farla finire qua. Però ho promesso un seguito perchè vorrei scrivere una bella long fic come si deve su di loro. Pensavo di cogliere l'occasione per farlo con questa. Allora è un saluto, una sospensione, diciamo. Ci ritroveremo con altre fic su questa splendida serie e su questa coppia che amo troppo. Quindi spero che fin qua vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito per leggerne altre mie in futuro. Grazie a chi ha letto e commentato. Buona lettura. Baci Akane

CAPITOLO V:

L’UNICA FORZA

Fu non poco sorpreso di trovarselo davanti, come aveva imparato a trovare le tracce demoniache così bene era un mistero, poi si ricredette… poteva anche aver seguito Sam e poi a sua volta quell’impiastro di suo nonno, per arrivare a lui.
Magari non aveva nemmeno avuto idea di che cosa stava facendo per la gran parte del tempo in cui l’aveva fatto, chi poteva dirlo.
Non gli interessava. Ora aveva quella seccatura di Dean Winchester e voleva solo toglierlo di mezzo. Non gli sarebbe stata di alcuna utilità. Già aver a che fare con Sam senz’anima non lo lasciava tranquillo, ma del resto lui in quelle condizioni gli era stato spesso utile. Non faceva domande, faceva quello che suo nonno gli diceva e considerando che Samuel rispondeva alle sue direttive, c’era da divertirsi, talvolta.
Però Dean era un altro conto, era quello più ostico e pericoloso, visto che la sua bella anima splendente l’aveva ancora!
Sospirando seccato si mise su la sua tipica maschera d’imperturbabilità e senza scoraggiarsi od allarmarsi, gli comparì davanti per impedirgli di proseguire nel covo in cui era giunto e buttargli conseguentemente tutti i preziosi piani all’aria.
Gli sarebbe mancato solo questo.
- Cosa diavolo hai fatto a tutti? - Ruggì Dean. Crowley sospirò con aria di sufficienza, poi con una luce malefica rispose senza scomporsi, prendendosi gioco di lui:
- Sii più preciso, di cose ne ho fatte molte a molti! A chi e a cosa ti riferisci di preciso? -
Dean non pareva capace di reggerlo, solitamente l’ironia per rispondergli a tono la usava ma se era particolarmente arrabbiato no. Ora doveva essere furioso.
- A Sam e Castiel! E poi chi diavolo è quello che sembra mio nonno? È morto da anni, non può essere lui! - Fu particolarmente sintetico e Crowley con delusione rimase immobile a sbarrargli la strada. Non doveva andare oltre. Le mani in tasca in apparente tranquillità, in realtà era molto attento alle sue mosse, non doveva sottovalutare quel piantagrane.
- Per quanto riguarda il tuo caro nonno sorridi, è proprio lui! Mi sentivo buono e ho deciso di regalargli una seconda vita, non sono stato gentile? E poi dicono che sono una bestia! - Dean sospirò impaziente avanzando con l’arma che possedeva, il famoso coltello anti demone. Probabilmente Crowley era un pezzo troppo grosso affinchè funzionasse un metodo così facile, ma doveva almeno provarci, non ce la faceva più.
- Tu non fai mai niente senza motivo, non prendermi in giro! Dimmi subito cos’hai in mente! - Crowley sogghignò gelido:
- Pensi davvero che verrei a dirlo a te? E perché di grazia? - Dean ringhiò qualcosa di incomprensibile per poi riprovarci sempre più esasperato. Era combattuto fra il bisogno di sapere e quello di attaccarlo ed ucciderlo. Era comunque anche consapevole che da quell’incontro non poteva sperare di ottenere niente di più di un dialogo, gli doleva ammetterlo ma quel demone era troppo forte.
- Cosa hai fatto a Sam? Perché è così strano? Quello non è mio fratello, è solo uno identico a lui! - Crowley per un momento si chiese se potesse dirglielo, dopotutto non sarebbe stato male ammazzarlo con una rivelazione simile, vederlo spezzarsi e soffrire davanti ai suoi occhi solo nel dirgli che non aveva un’anima… però poi sarebbe stato troppo facile. A lui piaceva torturare gli altri, lui soprattutto.
- Potrei svelarti cosa succede a Sam solo in virtù di un bell’accordo. Altrimenti non sprecarti a farmi altre domande che non rispondo senza il mio avvocato! - Per un momento l’idea dell’avvocato del diavolo parve addirittura comica ad entrambi solo che mentre Crowley ridacchiò maleficamente a quella specie di battuta geniale, Dean non ne poteva più di quell’umorismo da quattro soldi. Non aveva proprio voglia di ridere…
- Castiel! Dimmi di lui! - Non prendeva nemmeno in considerazione l’idea dell’accordo, per un momento il demone ci aveva sperato ma alla fine fu distratto da quella domanda.
- Castiel? Cosa vuoi sapere di lui? - Era strano che glielo chiedesse… non lo vedeva da quando l’aveva mandato via per parlare con quell’umano da strapazzo. E la cosa, naturalmente, l’aveva irritato parecchio!
- Me lo chiedi anche? L’hai ridotto in fin di vita! Giuro che se muore un modo per farti fuori lo trovo, dannazione! - Dean era avanzato in poche falcate, furioso all’idea di essere preso in giro proprio su Castiel, quindi Crowley non si mosse, non tirò fuori le mani e non apparve allarmato ma smise di sghignazzare, si fece particolarmente serio e cupo, Dean così vicino a lui capì che era una questione di mosse. Se avesse alzato il pugnale tentando l’attacco Crowley non si sarebbe più limitato a quel dialogo indolore ma soprattutto capì, ed i suoi occhi scuri parvero due buchi neri, che era vero quello che gli stava per dire.
- Qualcuno ti sta prendendo in giro ed io cercherei seriamente di capire cosa succede al tuo fratellino, Dean, perché io non ho toccato il tuo caro e dolce angioletto. Non gli farei mai del male. Ovvio, nei limiti del possibile. Se mi attacca sono ahimè costretto a rispondere a tono, ma fin’ora c’è stata questa specie di pacifica e lontana convivenza. Ognuno a risolvere i propri problemi. Non ha voluto il mio aiuto, abbiamo preso strade diverso. Non ho niente da dire su di lui. E soprattutto, se non intendi fare un patto con me, ti invito ad andartene prima che il mio umore cambi e decida di ucciderti. - Aveva cambiato idea su due piedi. Quando l’aveva visto aveva subito pensato di farlo fuori ma parlandoci aveva capito che tenerlo vivo in quel momento, in mezzo a tutti i guai che aveva e con suo fratello in quelle condizioni, sarebbe stato decisamente meglio.
Dean però non percepì quello come un saggio consiglio e all’idea che lui sapesse tutto e glielo tacesse, il sangue gli andò alla testa quindi senza più capacità di ragionare, lo prese per il bavero della giacca e puntandogli il coltello alla gola osò ringhiargli contro minaccioso e fuori di sé, seriamente intenzionato a minacciarlo in quel modo:
- Dimmi subito cos’ha mio fratello! Cosa diavolo gli hai fatto, dannazione! Non puoi insinuare che abbia fatto lui del male a Castiel e cavartela così! -
Ma il demone divenne ancora più oscuro e gelido in quella specie di sorriso vuoto e agghiacciante, infatti mormorando un inquietante: - Oh, invece posso eccome. - lo prese a sua volta ma per il collo e stringendo lo alzò senza pietà.
Dean avrebbe urlato di dolore se non fosse per il fiato mozzato, non riusciva nemmeno ad emettere una sillaba, in un attimo le forze l’abbandonarono finchè non mollò il pugnale a terra. Disarmato e nelle sue mani pensò, nel dolore che ormai annebbiava la mente, che forse sarebbe stata la volta buona. Smettere.
Smettere tutto non era poi così male.
Che se la vedessero gli altri, per quel maledetto mondo corrotto e pieno di problemi e gente insensibile. Che se la vedessero gli altri per… ma proprio quando stava per lasciarsi andare definitivamente, il pensiero che avrebbe abbandonato anche Castiel lo fece tornare attivo ma sarebbe stato tardi.
Lo sarebbe stato veramente se una forza senza pari, sovrannaturale ed incalcolabile, non avesse fatto volare via Crowley come fosse un fuscello.
Nel volo lo mollò e si ritrovò a terra a tossire e cercare di riprendersi, si tenne il collo dolorante e quando le forze lentamente gli tornarono, alzò il capo mentre del trambusto intorno a lui annunciava una battaglia che poteva anche essere fra titani, per l’energia che sentiva tuonargli tutt’intorno.
Non credette comunque ai suoi occhi, quando lo vide. Non ci credette.
Essere in mezzo ad una battaglia di alti livelli come quella non era piacevole per nessuno, ma esserlo fra Castiel e Crowley ancor meno.
I due erano uno al lato opposto dell’altro e l’angelo in forma smagliante, luminoso più del solito, continuava a tirare sfere di luce contro Crowley che, di rimando, gli spediva contro quelle di tenebre.
Sembravano seriamente intenzionati e mettere la parola fine al loro divario e Dean si stupì per un momento perché i due non si erano mai affrontati così direttamente, avevano sempre cercato di evitare ma soprattutto… soprattutto dove la stava tirando fuori, quella forza?
Non avrebbe mai pensato ne avesse tanta, non l’aveva mai usata a quei livelli, specie non dopo essersi ribellato al Cielo. E poi l’aveva lasciato in fin di vita, cosa gli aveva fatto, Bobby?
- Dean! Vieni via da lì! - Disse Castiel senza urlare, non se lo immaginava a farlo nemmeno in un caso del genere.
Dean lo fece, si alzò e corse via abbassato in modo da non intercettare i loro colpi magici. Quando fu dietro Castiel poté occhieggiarlo meglio. Sembrava davvero diverso e prima di capire come fosse possibile, non poté che sentire una gioia incontaminata salire da dentro, dopo lo stupore iniziale. Era vivo, stava bene, era venuto da lui.
Solo Crowley che conosceva Castiel meglio di quel che poteva sembrare, capiva quanto strano fosse quel suo attacco diretto ed improvviso. Non era da lui cominciare uno scontro simile se non c’era un motivo preciso. Farlo solo per proteggere qualcuno a cui teneva non era sufficiente a meno che non fosse talmente importante da spingerlo ad un gesto così estremo.
E comunque da dove l’aveva tirata fuori quella forza?
Quando Dean intravide nell’ombra una figura a lui familiare, un lampo gli fece capire.
Balthazar, uno degli angeli che si erano ribellati al Paradiso ed ai suoi simili ma che non si erano uniti a Lucifero e ai demoni. Faceva i suoi loschi affari e Castiel gli aveva insegnato a diffidare anche se talvolta gli era stato vagamente utile per alcune vicende. Aveva capito che avevano un certo rapporto, una volta dovevano essere stati compagni ma ora non più.
Doveva essere intervenuto in extremis per aiutarlo e probabilmente era riuscito a dargli la forza necessaria per affrontare Crowley, oltre che per salvarsi.
- Non è sufficiente. - Disse Crowley vedendo che quello, seppure splendente e di una potenza incredibile, era il suo limite di forza. Castiel parve non turbarsi, come se già lo sapesse. Allungò una mano dietro di sé, verso Dean, proprio quella che non usava per sprigionare la sua luce che andava a tenere a bada il demone.
I due esseri non si staccavano gli occhi di dosso e Crowley all’ultimo la vide, quello strano balenio in quelli chiari di Castiel. Lo vide. Era quello di uno che gliel’aveva fatta, che era riuscito esattamente laddove aveva voluto.
Quando Dean si sentì afferrare da lui, poco dopo l’udì rispondere con fredda pacatezza:
- Ho quello che mi interessa. - Dopo di questo, con una sfera particolarmente grande e forte che tenne occupato Crowley, svanì insieme a Dean.

Fu silenzio subito dopo.
Niente rumori, niente sfere d’energia volanti, niente luci accecanti e colpi d’urto.
Fu tutto calmo e Dean aprì gli occhi sentendo ancora la mano di Castiel tenerlo per il braccio. Non aveva idea di dove l’avesse portato, non conosceva quel posto, sembrava un vecchio magazzino abbandonato lontano dal mondo. Probabilmente un posto sicuro.
Prese solo un respiro, poi guardò l’angelo che lo ricambiava per assicurarsi che stesse bene. Rimaneva sempre lui, il Castiel composto ed impassibile, però si capiva che aveva fatto tutto quello per lui ed ora, solo ora, a Dean era chiaro. Aveva accettato l’aiuto di quell’essere discutibile solo perché così avrebbe potuto salvarlo.
Se fosse finita male si sarebbe sentito in colpa per sempre e probabilmente sarebbe stata la volta buona che l’avrebbe fatta finita, dopo tutti i duri colpi subiti; la perdita di Castiel non poteva reggerla.
- Hai rischiato tanto! - Disse domando a stento l’istinto di abbracciarlo. Sarebbe stato stupido ed imbarazzante però lo voleva. Averlo lì vivo dopo che aveva rischiato di perderlo era difficile da reggere.
- Anche tu. - Rispose Castiel lasciandogli il braccio e guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Dean non seppe cosa ribattere a riguardo, aveva ragione, si era esposto per salvarsi.
- E’ stato Balthazar a darti tutta quella forza? - Non sapeva come ma era l’unica spiegazione. Castiel annuì senza mutare espressione, forse non sapeva nemmeno come si faceva.
- Non intendo rifarlo, è illegale quello che mi ha proposto. Ho accettato solo perché eri tu. Vedi di non ritrovarti in pericolo! - Come se potesse deciderlo da solo. Bè, in realtà in certi casi sì e Castiel pareva conoscerlo bene se gli diceva una cosa simile.
Dean comunque voleva saperne di più.
- Come ha fatto a darti tutto quel potere? -
- Anime. Ha accumulato un bel po’ di anime e sono fonte pura di potere per noi angeli. Anche per i demoni, comunque. - Dean capì da solo perché non era un buon metodo per diventare più forti e capì che doveva essergli costato accettare quel favore dall’angelo decaduto. Capì che l’aveva fatto per lui e capì che anche se in apparenza sembrava non dimostrare niente per lui, in realtà provava eccome. Ora era chiaro come la luce del sole quanto ci tenesse e non riusciva proprio a non sentire un assurdo ed imbarazzante calore interiore. Ancora un po’ e si sarebbe sentito talmente ubriaco da saltargli addosso! Lo stava rendendo troppo felice, sapere che lo ricambiava.
Un momento. Lo ricambiava?
Si diede del pazzo ma fu distratto da quel che Castiel stava dicendo.
- A proposito di anime. Temo che Sam sia senza la sua. Non ho potuto testarlo ma quando l’ho trovato ho capito che aveva qualcosa di strano, ho cercato di frugarlo ma non me l’ha permesso e mi ha ridotto in quello stato servendosi di un mostro che suo nonno studia per conto di Crowley! -
Come gli diede quelle informazioni gravi, agghiaccianti ed importanti con tanta tranquillità, come se fossero normali e per niente preoccupanti, fece ridere istericamente Dean che poi a braccia aperte e fare plateale, sbottò:
- E tu mi dici una cosa simile così, come niente? Quante altre cose sono successe mentre mi infangavo in una falsa vita perfetta, di grazia? No, perché a questo punto potrebbe essere successo la fine del mondo senza che nessuno lo ritenga necessario dirmelo! - Castiel ora era in difficoltà perché non capiva dove fosse il problema e cosa intendesse, lo faceva diventare matto con i suoi strani sensi di parole!
- No, nessuna fine del mondo o non saremmo qua. Qual è il problema? -
Dean sgranò ancora gli occhi e andandogli davanti si prese il viso fra le mani e poi si mise a gesticolare come un invasato, non ce la faceva più, era una continua situazione assurda ed esasperante:
- Qual è il problema, mi chiedi? Cass, sembri Sam! Mi ha detto la stessa cosa quando ti ha portato da me! Non ne posso più di voi che… - ma a quello si fermò leggendo quel lampo che gli era passato nella mente usando quelle parole.
Castiel parve pensare alla stessa cosa ed infatti lo precedette:
- Lo vedi che è proprio l’anima? Se lui sembra me ed io non ho un’anima perché sono un angelo, la logica vuole che… - Dean sbuffò, non sapeva se essere sollevato di sapere il motivo per cui suo fratello era strano ed insensibile oppure più preoccupato visto quanto grave effettivamente era.
- Come è possibile? -
- Intanto dovremmo accertarcene ma temo sia così. Poi… bè, potrebbe essere rimasta fra le mani di Lucifero che la stava torturando. Quando ho aperto la gabbia non ho avuto tempo per assicurarmi che fosse tutto a posto ed è stato un miracolo che io ci sia riuscito senza far uscire anche Lucifero o Michael. E mi dispiace per Adam, però è impensabile per me riaprirla, ora come ora. - Dean cominciò a camminare per l’ampio spazio del magazzino, aveva bisogno di pensare e respirare, oltre che calmarsi.
- Cosa possiamo fare, allora? Mio fratello non può restare senz’anima! Ti ha attaccato! Si serve di… di mostri? - Chiese conferma, poi registrò il resto: - E nostro nonno lavora per Crowley?! Ma siamo impazziti? - Sembrava non saper se ridere o piangere, alla fine decise di sedersi a terra per calmarsi, si prese il viso fra le mani e cercò di placare i propri istinti. La testa gli esplodeva e l’euforia provocata da Castiel e dal suo ritorno ora era nel mare di preoccupazioni che riguardavano suo fratello e suo nonno e quel maledetto demone. E poi c’era Raphael, c’era… sempre qualcosa di grave, sempre qualcosa che cercava di affondarlo, sempre qualcuno che non lo lasciava mai in pace. Pace… come poteva agognare alla pace?
Castiel lo vide accasciarsi a terra come se qualcuno gli avesse staccato i fili e si preoccupò.
- Stai male? - Non lo capiva, erano troppo diversi ed anche se a volte ci era andato vicino a tradurre vagamente le sue sparate od i suoi comportamenti, per lui Dean rimaneva sostanzialmente un mistero e più si impegnava ad essergli vicino e capirlo e aiutarlo, più gli sembrava di peggiorare la situazione. Ma era troppo, troppo importante per lui quel ragazzo. Non avrebbe mai mollato, non poteva, era fuori discussione.
Qualunque cosa avesse e volesse fare, sarebbe sempre stato dalla sua parte, disposto a tutto per lui.
Solo per lui.
E questo l’aveva sempre ampiamente dimostrato in molti modi, a cominciare dalla prima volta che si era ribellato al paradiso e ai suoi simili, sempre per lui.
Aveva qualcosa quel ragazzo che l’attirava, come una forza gravitazionale. Non sapeva tradurla bene, dovevano essere sentimenti da umani e probabilmente lui ora li provava perché era stato tanto con loro. Con Dean.
Dean scosse la testa ma non l’alzò. Rimase a terra senza forze, allora si avvicinò e si chinò a sua volta.
Accucciato davanti a lui pareva una persona normale, Dean alzò lo sguardo e lo vide. Gli sembrava più interiormente vicino eppure era sempre lui. Forse… forse era diverso per il fatto che voleva aiutarlo.
- Risolveremo con Sam. Troveremo un modo per riavere la sua anima. Io non posso tornare ma ci sarà un modo di sicuro. Vedrai. Se per te è tanto importante, risolveremo anche questo. - E gli parve assurdamente dolce anche se non lo era stato, ai fatti, perché sapeva che non era capace di esserlo. Non conosceva inclinazioni però quando diceva certe cose… quando faceva certe cose… e come un treno in corsa a Dean tornò in mente il bacio e quella specie di dichiarazione goffa. Sorrise. Forse era sincero, forse provava davvero delle cose tipiche da umani ma non sapeva bene come gestirle e tradurle.
Castiel si sentì sollevato nel vederlo così, quindi gli carezzò la guancia potendo ora recargli sollievo coi suoi poteri.
Dean si sentì subito come dimagrito di venti chili, senza un masso enorme sulle spalle; e caldo. Di nuovo caldo. Comunque aveva lui, almeno non l’aveva tradito. Non l’aveva mai fatto, gli era sempre rimasto accanto, l’aveva sempre aiutato. Almeno lui.
Fu così che senza più pensarci, senza più riflettere e resistere si tese verso di lui e annullò la breve distanza baciandolo. Le sue labbra erano fredde ma comunque morbide e le schiuse per permettergli di fondersi alle proprie. Si vennero incontro come se l’angelo ormai già sapesse ed imparasse in fretta.
Era l’unico su cui poteva contare, che non lo deludeva mai, che gli era sempre vicino, che non lo lasciava. Che stava con lui sempre e comunque.
E l’unico che lui, ormai, voleva. L’unico.
Sentì una scarica elettrica quando le loro lingue si intrecciarono e gli sembrò come se un alone di pace e tranquillità l’avvolgesse. Chiudendo gli occhi ed abbandonandosi a quel bacio, vide la luce invece che il solito buio e si sentì immediatamente dipendente da quelle sensazioni positive ed inebrianti, da lui e da quel che provava.
Capì che non avrebbe più potuto fare a meno di Castiel e sentì con sicurezza assoluta che anche per lui sarebbe stato la stessa cosa, solo magari dimostrata e gestita in modo diversa.
Ma se almeno lui era dalla sua parte, Dean in quel momento ne fu sicuro, sarebbe potuto andare avanti in quella nuova guerra ed in quella vita di sempre, coi soliti problemi apocalittici legati a suo fratello ed al mondo.
Con Castiel dalla sua poteva pensare di farcela e qualunque sarebbe stata la prossima battaglia, semplicemente l’avrebbe affrontata purchè con lui.

FINE

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