Love Dream

di Zerottina_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 2: *** Indifferente ***



Capitolo 1
*** Sogno o son desta? ***


Era un giorno come gli altri, ero in macchina con mia madre e stavo andando all’allenamento di pallavolo. Dovevamo portare anche Billy con noi perché doveva fare dei vaccini. Stavamo percorrendo la strada che porta a Valdottavo passando però da San Graziano,quando con assoluto stupore vidi lui,Damiano, l’oggetto dei miei sogni a torso nudo tutto sudato che veniva correndo verso la macchina. Mia madre abbassò il finestrino e lui disse: “Per favore,potete accompagnarmi a casa? Si è fermata la macchina a mio padre e abbiamo cercato di spingerla ma non ci siamo riusciti!”. Ero letteralmente senza parole,che fortuna! Mia madre gli disse:”Ma tuo papà?” e lui rispose:”È andato a cercare qualcuno che gli facesse ripartire la macchina,ma mi ha detto che se trovavo qualcuno che mi accompagnava a casa,di andare..” 
Mia madre annuì e lui salì in macchina,nei posti dietro accanto a me,perché davanti c’era Billy. Così tornammo indietro di fretta e arrivammo a casa mia. La mia mamma mi disse:
-”Accompagnalo a casa tu,perché visto il tempo si metterà a piovere da un momento all’altro,devo andare a cogliere i panni.” Annuii e così ci mettemmo a correre a perdifiato lungo la piccola strada tortuosa. Eravamo quasi arrivati al piazzale, quando iniziò a piovere forte e corremmo ancora per arrivare sotto la tettoia di casa sua. Con il fiatone riuscii a dirgli:
-”Io vado..”
-”No!” mi disse lui sfiorandomi la mano. Arrossii. “aspetta,vieni un attimo in casa che ti do una maglia asciutta,la tua è tutta bagnata..”
-”Ok” risposi farfugliando sia per l’imbarazzo, sia per il freddo. Entrai in casa sua,che in quel momento era deserta. Mi fece cenno di seguirlo,e percorremmo un piccolo corridoio,aprì una porta sulla sinistra ed entrò,io rimasi timidamente all’entrata troppo confusa da quella situazione per poter entrare in camera sua.
-”Se vuoi puoi entrare” mi disse Damiano facendomi un gran sorriso “Solo che c’è un gran casino nella mia stanza!”
-”Beh,non credo solo nella tua,pure nella mia c’è un gran casino!” gli risposi sorridendo. Ridemmo e lui aprì un cassettone e prese la felpa bordeaux che addosso a lui stava da Dio! Me la porse e disse:
-”Il bagno è nella porta di fronte,fai pure come se fossi a casa tua..”
-”Ok,grazie” gli risposi timidamente e mi diressi verso il bagno. Questa situazione era davvero seccante per me,ci avevo parlato solo un paio di volte e non lo conoscevo per niente. Ma ora ero sola in casa sua e cosa potevo fare? Decisi di arrendermi alla situazione e mi cambiai. Mi concessi un paio di minuti davanti allo specchio per prepararmi al fatto che ad aspettarmi c’era il protagonista dei miei sogni, ma stavolta era la pura realtà! Appena uscita dal bagno,mi affacciai alla porta di camera sua ma non lo vidi,così ripercorsi il corridoio e mi ritrovai  nel salotto e, seduto sul divano c’era lui. Rimasi in piedi come una stupida,sentendomi a disagio. Damiano mi disse:
-”Siediti pure capo!” per un momento rimasi piacevolmente sorpresa da quelle parole. Mi aveva chiamato “capo”? oddio,mi dissi. Non ti mettere a ridere come una stupida,calmati.
-”Grazie..” gli risposi sorridendo. Mi sedetti vicino a lui in silenzio,non sapendo cosa dire. C’era un silenzio imbarazzante. L’unico suono che si riusciva a percepire erano i nostri respiri lenti. Avrei tanto voluto trovare un argomento di cui parlare,ma lo conoscevo talmente poco! Alla fine fu lui a rompere il ghiaccio.
-”Emh..come ti va la scuola?” mi disse,piuttosto imbarazzato.
-”Quest’anno la mia media si è un pochino abbassata,la seconda superiore è difficile! e tu?”
-”Io sono una frana,soprattutto a matematica! Non ne hai idea!!”
-”Anche io a matematica sono una frana nel modo più totale!” gli dissi ridendo.
-”Ahahah.. Allora sono felice di non essere l’unico!” mi disse sorridendo. Si avvicinò a me,sfiorandomi la mano con la sua. In quel momento il mio cuore iniziò a battere veloce,abbassai lo sguardo,rossa di vergogna. La sua mano prese il mio viso e dolcemente lo alzò su. Deglutii,mentre il cuore mi martellava nel petto. Le nostre labbra si avvicinarono. Chiusi gli occhi,aspettando quel bacio che avevo atteso per tanto tempo. Ma qualcuno bussò alla porta. Damiano sobbalzò a quel rumore e mi lasciò andare.
-”Chi è?” disse alzandosi in piedi
-”Sono Alessandra,la mamma di Emily” rispose la voce preoccupata di mia madre. Cazzo.
Damiano le aprì la porta,mentre io mi ero già alzata in piedi,barcollando.
-”Mamma..” dissi imbarazzata
-”Oh,sei qui. Stava piovendo a dirotto e ho visto che non tornavi più a casa,cosi sono venuta a cercarti..”
Quand’è che avrebbe capito che non avevo più 5 anni?
-”Ehm..allora andiamo a casa..” dissi avanzando verso la porta. Non lo fissai nemmeno per un secondo,mi limitai a salutarlo.
-”Ciao..” gli dissi,forse un po’ triste.
-”Ciao” mi rispose lui altrettanto,con un filo di voce.
 
 
Una volta tornata a casa,dissi a mia madre che dovevo fare dei compiti per il giorno seguente anche se in verità non avevo niente da fare. Avevo bisogno di stare sola per riflettere su quello che era accaduto prima.  Mi sedetti sul letto,incrociando le gambe. Avevo ancora addosso la sua felpa. Profumava di lui,del suo profumo. Mi strinsi in quel capo,aspirando quel meraviglioso odore. Ero ancora troppo confusa. Era successo davvero,oppure era solo un sogno?

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Capitolo 2
*** Indifferente ***


Quella notte non riuscivo a prendere sonno. Troppi erano i pensieri che mi affollavano la testa. Le sue mani che sfioravano il mio viso,quel sorriso meraviglioso. Guardai l’orologio sul comodino. Segnava le 23.00. Solo poche ore e l’avrei rivisto l’indomani sul pullman. Solo a quel pensiero,presi sonno e mi addormentai.
 
 
La sveglia suonò,risvegliandomi dal sonno. Mi preparai in fretta,indossando un paio di jeans e una maxi maglia  e truccandomi gli occhi con la matita nera e un tocco di mascara. Ero eccitata all’idea di rivederlo. Tra noi le cose sarebbero cambiate dopo ciò che era successo ieri?
Dopo aver inghiottito la colazione,uscii di casa e mi diressi alla fermata dell’autobus. Il vento mi sferzava i capelli,rabbrividii dal freddo. Il pullman arrivò e io salii. La prossima fermata era la sua. Lo vidi in lontananza,ed il cuore cominciò a battere veloce,la portiera si aprì e lui salì. Ero molto imbarazzata,non sapevo davvero cosa fare. Alla fine,con il sorriso sulle labbra lo salutai con un cenno della mano. Lui si fermò un secondo e mi guardò confuso,poi senza pronunciare una parola si andò a sedere nei posti in fondo. Rimasi atterrita. Perché era così indifferente? Trattenni le lacrime,sentendomi il mondo cadere addosso.
 
 
Entrai in classe,posai lo zaino sul banchino. Arrivò Rebecca tutta allegra.
-”Buongiorno Emy!” mi disse sorridendo “Andiamo in 3D a vedere se c’è?”
-”No..” risposi,tenendo la testa bassa.
-”Come mai?”
-”Non ne ho voglia..” risposi triste.
-”Sei strana oggi,va tutto bene?” disse preoccupata 
-”Si,sono solo stanca..” risposi. La campanella suonò,liberandomi così dalla tortura di mentire. Rebecca si sedette accanto a me,e frugando nella borsa,prese il libro di spagnolo. Entrò il professore,un uomo già di una certa età grassottello e pelato.
-”Buenos Dìas!” ci disse,con uno strano sorriso in volto.
-”Ma cos’ha oggi?” mi disse Rebecca sussurrando
-”Boh..” risposi  “forse si sarà trovato una ragazza..”
-”Ma chi lo vuole?” disse ridendo e per un momento ritrovai anch’io il sorriso. Nonostante il dolore mi togliesse il respiro. Tre ore dopo suonò la ricreazione e Rebecca mi costrinse a uscire,prendendomi per un braccio.
-”Daii Emy,andiamo! Mi devi accompagnare a prendere la merenda!” esclamò Rebecca.
-”Uff..e va bene..” risposi. Scendemmo le scale per andare al primo piano,dove di solito c’erano le macchinette sempre stracolme di merende. Ma stavolta non fu così.
-”Accidenti,ci tocca scendere al piano terra.” disse Rebecca “Almeno vedrai D no?”
Sentire pronunciare anche solo la sua iniziale mi fece molto male.
-”Si..” riuscii a rispondere,sbuffando. Scendemmo fino al piano terra,già in lontananza riuscivo a distinguere la sua figura. Abbassai lo sguardo. Non appena arrivai alle macchinette,lui si voltò un attimo a guardarmi poi riprese a chiacchierare con i suoi amici. Come se non esistessi.
 

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