We meet again among the stars. (Sospesa temporaneamente)

di Minari OppaRi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’estate in cui t’incontrai ***
Capitolo 2: *** Avevo dunque trovato un amico? ***
Capitolo 3: *** Il mare cristallino ***
Capitolo 4: *** Posto speciale ***
Capitolo 5: *** Ciò che il cuore rigetta ***
Capitolo 6: *** Quando mente e cuore non vogliono collaborare. ***



Capitolo 1
*** L’estate in cui t’incontrai ***


Non posso ancora crederci.
Anche dopo tutto questo tempo io non posso ancora credere che tu sia sparito dalla mia vita.
Se solo quell’estate non fosse mai arrivata…
 

-----
 

L’estate era appena iniziata e io ero in vacanza con i miei in Toscana, per essere più preciso ero a Livorno. Non che la cosa mi entusiasmasse molto, io preferivo stare in città o chiuso nella mia camera.
Simone, muoviti. Il mare non aspetta
Certo mamma, il mare infatti stava solo aspettando me. Ma cerchiamo di essere seri per una volta. Risposi con un grugnito disinteressato osservando lo schermo del mio cellulare.
-Ancora niente- pensai sospirando.
Tanto valeva andare a sto cavolo di mare, giusto per passare il tempo.
Presi dei pantaloncini blu, iniziando lentamente a cambiarmi. Faceva fin troppo caldo e questo mi dava sui nervi.
“Simone, cavolo. Sei lentissimo”
Ci mancava pure mia sorella Alice ad innervosirmi di più.
Non che la odiassi ma la sua presenza m’irritava parecchio. Forse perché se la tirava troppo per via del suo fisico mozzafiato.
Lunghi e lisci capelli biondi e due occhi verdi limpidi come zaffiri.
Curve sinuose, un corpo slanciato e alto e beh, meglio se non aggiungevo altro.
Alice non rompere. Io a differenza tua non ho fretta di andare in spiaggia per rimorchiare la prima persona che passa
Di sicuro la offesi, perché vidi una sua venetta pulsare.
“Bravo. Parla cosi a tutte le ragazze e vedrai che nessuna te la darà”
Dopo quella sua ultima frecciatina(?) se ne andò sbattendo la porta.
Mi guardai allo specchio. E’ vero, nessuna ragazza ci sarebbe mai stata con me. Insomma, non ero mica un modello.
Non ero granché alto e la mia pelle lattea faceva ridere. Avevo dei capelli corti biondi sempre arruffati e i miei occhi azzurri erano sempre nascosti da alcuni ciuffi.
Mi misi velocemente una camicia a maniche lunghe, sempre per nascondere la mia pelle imbarazzante e tornai dalla mia famiglia.
Il mare non era molto distante, anzi, ci volevano solo dieci minuti a piedi.
Sentite. Io vado a farmi un giro, ci troviamo dopo in hotel
L’idea di dover camminare con i miei genitori mi faceva rabbrividire e poi non volevo ascoltare le chiacchere di mia sorella su quanto fosse carina e su come tutti i ragazzi cadessero ai suoi piedi.
“Bravo, bravo. Vattene che non voglio avere uno sfigato intorno”
Ignorando Alice iniziai lentamente a camminare per la strada della città. Non conoscevo bene il posto, l’estati precedenti rimanevo sempre chiuso in camera a giocare col computer e quindi non avevo avuto la possibilità di orientarmi.
-Che tristezza. Devo vagabondare in queste strade sconosciute senza uno straccio di amico-
Non avevo amici ma questa è una storia che preferivo non ricordare. Svoltai molti angoli, non facevo altro che andare a destra e a sinistra senza una meta precisa. Presi il mio iPod, mettendo a massimo volume “Dame Reggaeton” di Dj Mastro, io adoravo quel genere di musica ma sembrava che tutte le persone che avevo intorno invece non l’apprezzassero. Bah, tanto ognuno aveva i suoi gusti, non potevo criticare nessuno.
Svoltai l’angolo andando a sbattere contro dei ragazzi che erano forse il triplo di me. Ottimo, la giornata iniziava solo a migliorare.
Ah, scusatemi
I due mi guardarono piuttosto male e quello più grosso mi prese per il colletto, sbattendomi contro il muro.
Non riuscii a trattenere un gemito di dolore. Purtroppo io ero uno dal corpo molto sensibile.
“Guarda, guarda. Una faccia nuova. Chi cavolo sei, mocciosetto? E da dove vieni?”
M-mi chiamo Simone Locatelli e…e vengo da Bergamo
“Oh ma guarda un Lombardo. Si da il caso che quelli come te ci stiano sulle scatole”
I due iniziarono a ridere. Ma che cavolo c’era di divertente?
Quel colosso alzò un pugno, intento a darmele di santa ragione. Ero nei guai fino al collo. Chi cavolo mi avrebbe salvato?
Maledizione, maledizione. Avrei dovuto imparare a difendermi quando ne avevo occasione. Perché cavolo avevo dovuto abbandonare il corso di Karate?
Chiusi gli occhi per evitare di guardare la mia fine dritta in faccia. Il sangue mi si stava congelando nelle vene e avevo sempre più paura addosso.
Hey, non lo toccate!”
Di chi era quella voce? E perché io non sentivo più la stretta al mio colletto? Ma domanda ancora più grande, perché non sentivo dolore?
Aprii lentamente gli occhi, ammirando la scena più incredibile di tutta la mia vita.
Un ragazzo, forse di tre centimetri più alto di me, era riuscito a mettere in fuga quei due colossi. Se era un sogno, per favore nessuno doveva svegliarmi.
Il ragazzo si girò verso di me e mi tese la mano.
Va tutto bene?”
Mi chiese sorridendo.
Cazzo. Quel suo sorriso era fottutamente bello. 

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Capitolo 2
*** Avevo dunque trovato un amico? ***


Ero ancora fermo ad osservare il mio salvatore, incapace di riuscire a fare qualsiasi altra cosa.
Dai, prendi la mia mano. Non voglio mica farti male
La sua voce era cosi calma e delicata, come se cercasse di trasmettermi tranquillità. Ma non era la sua voce l’unica cosa di lui che mi aveva attirato. I suoi capelli neri erano poco più corti dei miei e riuscivo perfettamente a vedere due profondi occhi marroni.
Dopo diversi secondi gli presi la mano, rimettendomi in una posizione più o meno eretta. La schiena mi faceva un male cane.
Sei nuovo di qui, vero? Dovresti stare attento alle persone che incontri
Iniziò a ridere. Cos’è mi stava prendendo in giro? Lasciai velocemente la sua mano, guardandolo in cagnesco.
Non avevo mica bisogno del tuo aiuto. Me la sarei cavata benissimo anche da solo
Si, certo. Orgoglio del cavolo. Anche un bambino avrebbe capito che quei due mi avrebbero spaccato la faccia in due secondi.
Dici davvero? Allora se vuoi richiamo qui quei due
M-ma che cazzo dici? Non ci provare neanche!”
Dai, scherzo. Se lo facessi poi dovrei salvarti di nuovo
Non riuscii a ribattere. Mi limitai ad arrossire, vergognandomi in silenzio della mia evidente debolezza fisica.
Comunque io mi chiamo Josh. Josh Carrara.”
Ah, io sono Simone Locatelli
Josh iniziò lentamente a girarmi intorno. Ma che cavolo aveva da guardare? Mi toccò la schiena e io dovetti trattenere un gemito di dolore.
O-oi! Ma che cavolo fai?”
Ignorando la mia domanda, mi prese per il polso iniziando velocemente a correre. Volevo rapirmi, per caso? Iniziai a dimenarmi, cercando di liberarmi dalla sua presa. Tutto inutile. Era nettamente più forte di me.
Dovevo quindi farmi trascinare chissà dove.

 
Dopo cinque minuti di corsa, arrivammo davanti ad una piccola casetta bianca. Sembrava piuttosto vecchia e magari era pure pericolante. Non ditemi che dovevamo entrare li dentro!
S-senti, Josh. Io dovrei tornare al mio albergo
Non mi ascoltava. Aiuto, cosa voleva farmi?
Mi trascinò dentro e mi costrinse a sedermi su una sedia. Iniziavo a sentirmi sempre più agitato.
La stoffa della mia camicia iniziò ad alzarsi. Sentivo i suoi polpastrelli toccarmi la schiena. Erano cosi caldi, cosi rilassanti…..no, un secondo! Ma che diavolo stavo pensando? Dovevo andarmene da li! Quello poteva essere un maniaco e io ero in grave pericolo.
Qualcosa di freddo si posò sulla mia pelle, proprio sul punto dove mi faceva più male.
Ecco. Con un po’ di ghiaccio ti passerà
Ghiaccio? Passerà? M-ma che cavolo?
Ho notato che ti sei fatto male. Certo, forse avrei dovuto dirtelo invece di portarti qui con la forza. Chissà che avrai pensato
Ridacchiò.
Lui voleva solo aiutarmi e io invece avevo pensato che fosse un maniaco. Oddio, quanto mi sentivo idiota in quel momento. Si ma anche lui poteva avvisarmi invece di farmi prendere quello spavento!
Ah…beh, non ho pensato niente di male
Meglio se non gli dicevo la verità. Sarei passato per un tipo davvero strano.
Girai lo sguardo verso di lui, guardandolo attentamente. I suoi occhi erano concentrati solo sulla mia schiena e questo mi faceva sentire a disagio. Non me ne ero accorto ma la sua pelle era davvero abbronzata. Doveva essere uno che stava molto sotto il sole. In confronto a me era davvero un bel ragazzo. Chissà quante ragazze erano già cadute ai suoi piedi.
I nostri sguardi s’incrociarono per diversi secondi. Perché mi sentivo a disagio? Il mio stomaco si stava contorcendo. Josh mi sorrise e il mio cuore iniziò a battere con forza. Ma che diavolo mi stava succedendo? Era il caldo? Si, doveva per forza essere quello.
Bene. Ti fa ancora male?”
La sua voce interruppe i miei pensieri. Non sentivo più dolore.  
No. Sto bene…grazie
Arrossii, iniziando a giocare con una ciocca di capelli. Non ero abituato a ringraziare le persone. Ero un tipo abbastanza orgoglioso.
Prego.”
Si limitò a rispondermi, staccando il ghiaccio dalla mia pelle. Mi alzai sospirando. Era meglio se me ne andavo. Ma…quale strada dovevo fare?
Ehm….Come faccio a tornare indietro?”
Gli chiesi al limite dell’imbarazzo. Se si fosse messo a ridere non gli avrei dato torto.
Se vuoi ti posso accompagnare io
Lo faresti davvero?”
Ma certo.”
Di nuovo quel suo sorriso spensierato. Era incredibile come fosse cosi tanto gentile con un perfetto sconosciuto come me.
Uscimmo da casa sua e ci rimettemmo a camminare, l’uno accanto all’altro. Mi guardavo intorno piuttosto nervoso. Sinceramente avevo paura di ritrovarmi di nuovo i due colossi davanti agli occhi.
Sta tranquillo. Ettore e Salvo non sono cosi stupidi da venire ad attaccare briga con te se ti sono accanto.”
Siete amici?”
Non potevano di sicuro essere suoi amici. Insomma, lui era un bravo ragazzo non come quelli là.
Diciamo che ho avuto a che fare con loro più volte ma non li trovo simpatici
Tirai un sospiro di sollievo. Per fortuna non avrei corso rischi standogli accanto.
Senti. Come si chiama il tuo hotel?”
Hotel del Mare se non mi sbaglio
Perfetto. So dov’è.”
Ottimo. Gli sorrisi per ringraziarlo. Rimase con uno sguardo sorpreso per qualche secondo poi anche lui mi sorrise.
Ed ecco che il mio cuore accelerò di un battito.
Domani rivediamoci.”
E di un altro battito.
Sento che mi divertirò molto in tua compagnia
E di un altro battito ancora.
Il caldo mi stava davvero dando alla testa.
O era la camminata che stavo facendo a farmi battere il cuore.
Si, erano di sicuro il caldo e la stanchezza.
D’accordo. Per me va bene
Risposi, tenendo lo sguardo sulla strada.
Ci faremo un bel bagno in mare, ok? Tu dovrai solo aspettarmi in spiaggia
Annuii abbastanza convinto. Magari sarei pure riuscito a divertirmi.
 

Arrivammo davanti al mio albergo dopo una ventina di minuti. La strada non era difficile da memorizzare, avrei ritrovato sempre la strada.
Quindi ci vediamo domani, Simone
Si. Alle dieci, ok?”
Josh mi sorrise e salutandomi con un cenno della mano iniziò velocemente a correre via. Sembrava abbastanza di fretta. Forse aveva qualche impegno e io l’avevo scomodato ad accompagnarmi. Ah, che pensieri inutili che mi stavo facendo.
Non sembra male…come inizio vacanza
Alzai lo sguardo verso il cielo. Il sole stava per tramontare e io non ero ancora nella mia stanza.
Un record!
Ma ormai era meglio se andavo a riposare. Ero un pochino stanco e stranamente avevo perso la voglia di starmene a giocare col computer.
Salii al secondo piano e notai che nessuno era ancora tornato in camera. Bah, meglio. Nessuno mi avrebbe disturbato.
Mi gettai sul letto, fissando il soffitto. Il silenzio che mi circondava era rilassante. Avrei potuto far riposare le mie orecchie prima che Alice tornasse a fare casino con tutte le sue chiacchere.
Presi il mio cellulare.
Mentre ero con Josh non l’avevo minimamente guardato ed era strano. Osservavo sempre lo schermo, con la speranza di aver ricevuto una chiamata o anche solo un messaggio.
Sospirai.
-Messaggi ricevuti: 0
-Chiamate ricevute: 0
Tutto come al solito, insomma.
Chiusi gli occhi, stringendo appena i pugni. Chissà se anche il ragazzo era come tutti gli altri. Eppure sembrava una brava persona. Le risposte alle mie domande le avrei avuto il giorno dopo.
 
 
 
La mattina dopo iniziò nel peggiore dei modi come al solito. Mia sorella non smise un solo secondo di raccontarmi le sue conquiste del giorno prima, ma perché non poteva lasciarmi tranquillo almeno per dieci minuti?
Mi misi dei bermuda blu e una t-shirt bianca. Anche se molto riluttante, dovevo per forza fare la strada per la spiaggia con la mia famiglia. Speravo davvero che Josh ci fosse, altrimenti se l’avessi rivisto lo avrei preso a pugni.
“Oh, quindi lo sfigato oggi viene con noi? Non voglio fargli da babysitter”
Se solo non fosse stata più grande di me di tre anni, le avrei fatto vedere io chi era lo sfigato.
Ho diciotto anni, Alice. Non ho bisogno di una balia incompetente come te
Ah, le mie frecciatine la colpivano sempre. Un punto a mio favore.
Iniziammo a camminare e io iniziai a guardarmi intorno. Infondo Livorno non era male come posto. Certo, essendo abituato solo alle strade di Bergamo per me quel posto era abbastanza strano e insolito ma ci avrei fatto presto l’abitudine.
Per tutta la strada dovetti sopportare le lamentele di Alice su quante facesse caldo e sul rischio che il trucco le colasse. Mamma mia che razza di discorsi. Non la sopportavo.
Ma tutto quel fastidio venne ricompensato appena vidi il mare. Era limpido e….e magnifico!
Mi tolsi la maglietta, fiondandomi subito sulla spiaggia. Ok, forse per una volta la vista del mare poteva battere la bellezza della mia buia camera.
Hey, Simone! Sono qui!”
Mi fermai di scatto. La sua voce. Era lui!
Corsi subito da lui, salutandolo con la mano.
E’ da molto che sei qui?”
No. Sono arrivato da poco
Il suo sorriso era più raggiante del giorno prima ma non fu quello ad attirare la mia attenzione.
Era davanti ai miei occhi senza maglietta, scoprendo il suo muscoloso petto abbronzato. Io davvero non ero al suo livello. Portai le mani al petto, in un inutile tentativo di coprire la mia pelle lattea ed esile.
Hey, che hai da coprirti?”
Josh mi prese le braccia ridendo. Ma non rideva della mia pelle, rideva per via del mio comportamento.
Eh? Ah…n-niente
Mi misi a ridere anche io. Che scemo che ero. Lui era un ragazzo come me, cosa gliene sarebbe mai importato?
Delle ragazze ci passarono accanto e si misero a ridere. Non ci voleva molto a capirne il motivo. Le sentivo benissimo mentre facevano commenti poco graditi su di me.
Abbassai lo sguardo, tremendamente imbarazzato. Forse non era una buona idea stare li con il ragazzo. Insomma, gli avrei fatto fare una brutta figura.
Hey…senti. Non sarebbe meglio se andassi in giro con qualcun altro?”
Azzardai a dirgli, tentando un sorriso.
Lui mi guardò confuso, non riuscendo lontanamente a capire il perché della mia domanda.
Perché dovrei farlo? Ti do fastidio per caso?”
Scossi la testa. Fastidio? Ma come gli passava in mente un idea simile?
Insomma, guardami. Le ragazze ti riderebbero dietro se ti vedessero con me
Era per quello che odiavo andare al mare o stare con le persone. Che persona stupida che ero, eh?
E allora? Dovrebbe importarmene qualcosa?”
Sgranai gli occhi.
Non poteva averlo detto davvero.
Io posso andare in giro con chi mi pare e piace. E poi non m’importa di quello che pensano delle oche starnazzanti che guardano solo l’aspetto fisico. Io sono libero di stare con un mio amico.”
Amico? Io per lui ero…un amico?
Alzai appena lo sguardo, vedendo di nuovo quel suo sorriso ammaliatore. Era la prima persona che mi diceva cose del genere.
Amico…?”
Si. Perché io e te siamo già amici
Non sapevo se mettermi a piangere per la gioia o sorridergli per la felicità. 

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Capitolo 3
*** Il mare cristallino ***


Ci conoscevamo da solo un giorno ed eravamo già amici, era una cosa strana ma mi riempiva di gioia.
Il mio primo amico!
Io e Josh eravamo seduti in riva al mare, osservavamo le onde che si frastagliavano contro gli scogli restando in silenzio. Non sapevo cosa dire e nemmeno che cosa fare. Insomma, come compagnia io ero davvero pessimo.
Qualcosa non va?”
Sussultai a quella sua domanda, girando appena il viso verso di lui.
N-no, va tutto bene
Ti da fastidio che io ti consideri mio amico?”
Sgranai gli occhi. Fastidio? Certo che pensava sempre male. Ero al settimo cielo altro che fastidio!
No. Anzi, sono molto contento. Sai, tu sei…”
Indugiai a continuare la mia frase. Parlare dell’argomento “amici” per me era sempre doloroso. Feci un respiro profondo avanzando un lieve sorriso.
“….il mio primo amico
Lo vidi sussultare e questo mi costrinse ad abbassare lo sguardo. Patetico, vero?
Simone…io…”
La sua voce calma era bassa, forse più del solito ma teneva un intonazione dolce.
La sua mano si appoggiò sulla mi guancia, alzandomi il viso e portandolo verso il suo. Sorrideva con dolcezza. Il mio cuore iniziò a battere furiosamente e le mie gote andarono a fuoco.
Sono davvero onorato di essere il tuo primo amico. Non ti deluderò
No, quel ragazzo non poteva essere davvero cosi gentile. Era di sicuro un sogno. Chiusi gli occhi per diversi secondi e riaprendoli trovai di nuovo davanti a me quei suoi occhi marroni che mi scrutavano. No, non era un sogno. Era tutto reale.
Josh…”
“Visto che non rimorchi le ragazze hai deciso di passare all’altra sponda?”
E un intruso arrivò nel mio sogno. L’intruso peggiore che si potesse avere. Mia sorella!
Voltai lo sguardo verso di lei.
Il suo bikini rosso fin troppo ridotto stava facendo sbavare tutti i ragazzi che la stavano seguendo.
Josh abbassò la mano, fissando Alice e poi me.
La conosci?”
Io annuii. Per mia sfortuna si, la conoscevo.
E’ mia sorella
Lei si mise una mano sul fianco, sorridendo in modo fin troppo arrogante per i miei gusti.
“Oggi sei voluto venire con noi perché volevi vedere il tuo fidanzatino, eh? Ma che cosa romantica”
Il ragazzo accanto a me abbassò lo sguardo mordendosi nervosamente le labbra.
“Oppure è stata questa checca qui a contagiarti?”
Ah no! Quello non lo doveva dire! Mi alzai, agitando un pugno davanti a lei.
Senti un po’, gallina da quattro soldi! Su di me puoi dire tutto quel cazzo che ti pare ma non ti permetto di sputare offese contro Josh!”
Alice e Josh mi guardarono sconvolti. Anche io mi stupii di me stesso. Era la prima volta che mi arrabbiavo in quel modo.
Il ragazzo mi prese il braccio sorridendo e scuotendo la testa.
Calmati. Guarda che non mi sono mica offeso
Era troppo buono.
Ma Josh…”
Lui si alzò mettendosi davanti a mia sorella.
Ti chiedo di non dire queste cose. Io e Simone siamo solo amici e poi dovresti essere più carina nei confronti di tuo fratello
Fece una leggera risata. Io non capii. Come faceva a mantenere la calma in una situazione del genere?
Alice brontolò qualcosa a bassa voce e batté in ritirata seguita dalla sua schiera di ragazzi sbavanti. Josh si voltò verso di me sorridendomi.
Con la calma si risolve tutto.”
Io annuii imbarazzato. La mia era stata davvero una scenata spiacevole da guardare.
Però….ti ringrazio. Difendendomi mi hai reso davvero felice
Di nuovo quel suo bellissimo sorriso che per l’ennesima volta fece sussultare il mio cuore. Il caldo non la smetteva di farmi brutti scherzi.
Scossi la testa cercando di scordare quegli assurdi pensieri.
Certo che tua sorella riesce davvero ad incantare tutti
Già. Se la tira troppo e questo mi da sui nervi
Il ragazzo mi punzecchiò una guancia ridendo.
Però le vuoi bene, no?”
Io arrossii annuendo lievemente con la testa. Odiavo doverlo ammettere ma infondo infondo io ci tenevo a mia sorella.
Un tempo andavamo molto d’accordo ma poi si è rovinato tutto. Neanche io so bene come.”
Forse perché eravamo cresciuti e il tempo degli scherzi era finito. Alice si allontanò lentamente da me e col tempo iniziammo a litigare, anche per i motivi più stupidi. Se dovevo essere sincero mi mancavano quei tempi.
Perché non mi parli un po’ di te?”
La sua domanda mi fece sussultare. Parlare di me? Perché gli era venuta in mente un idea simile? Insomma, io non ero interessante.
M-ma io sono davvero noioso.”
E io voglio sapere di te. Sei mio amico e io voglio conoscere ogni cosa che ti riguarda
Mai in vita mia avevo incontrato un ragazzo come lui. Giocai lentamente con delle ciocche dei miei capelli ormai in preda all’imbarazzo.
Beh…io…ecco…sono un ragazzo come gli altri. Non ho amici e per questo resto sempre chiuso in camera mia. Adoro il gelato, soprattutto se è alla panna e poi mi piace leggere
Ecco tutto quello che c’era da sapere su di me.
Noioso.
Non capisco perché tu non abbia amici. Sei un bravo ragazzo. E poi….”
La sua mano tornò sul mio viso, alzandomi i ciuffi biondi che nascondevano i miei occhi.
I tuoi occhi azzurri sono davvero belli rilassanti. Le ragazze dovrebbero cadere ai tuoi piedi
La pelle lattea del mio viso preso colore. Diventò rossa accesa. Rossa d’imbarazzo. Come faceva a dire quelle cose cosi tranquillamente?
Non sapevo come rispondere. Le parole non volevano uscirmi dalla bocca.
Se vuoi posso parlarti di me
Ridacchiò, prendendomi le guance e iniziando a tirarle allegramente.
Sapere di lui? In effetti anche io desideravo conoscere qualcosa del mio nuovo amico.
Annuii tentando un qualcosa che sembrava un sorriso.
Allora, sono uno sportivo nato, pratico tutti i tipi di sport e non per vantarmi sono bravissimo in tutto. Ho un po’ di amici ma ci esco poco, passo la maggior parte del tempo a fare qualche lavoretto in giro. Adoro leggere anche io, specialmente se si parla di libri sull’astronomia
Astronomia? Vuoi diventare un astronomo?”
Lui scosse la testa sorridendo.
Voglio diventare un astronauta
Rimasi sorpreso. Un astronauta? Era un lavoro davvero complicato. Studiare fin troppa matematica, sapere tutto sui pezzi, la fisica e altre cose che non sapevo.
E’ un desiderio arduo
Lo so ma non mi tiro indietro. Io adoro le stelle e le voglio vedere da vicino
Sorrisi. Mi batteva davvero in tutto. Anche io avevo un desiderio che volevo realizzare ad ogni costo ma rispetto al suo il mio poteva sembrare una bazzecola.
Ragazzi come te ce ne sono davvero pochi, sai?”
Lo vidi arrossire leggermente. Cosa avevo detto di cosi imbarazzante?
Alzò un pugno verso di me ridacchiando.
Continuiamo ad andare d’accordo, amico.”
Battei il mio pugno sul suo sorridendo. Era davvero unico.
Si, amico.”
La sua presenza mi rilassava e una cosa in particolare di lui mi affascinava.
La sua calma.
Il suo carattere cristallino. Cristallino come il mare che avevo davanti agli occhi.
Josh mi diede una pacca sulla spalla.
Ora devo andare
Cosa? Di già? Il tempo era passato fin troppo velocemente.
Ci potremo vedere domani?”
Chiesi iniziando a giocare nervosamente con le mani.
Ovvio che si. E domani ti porterò nel mio posto speciale
Posto speciale? La cosa m’incuriosiva parecchio.
Ma perché proprio a me? Insomma, siamo amici ma non ci conosciamo da molto
Questo è un segreto.”
La mia curiosità crebbe ancora di più. Non sopportavo che le cose mi fossero nascoste. Gonfiai le guance cercando di fargli capire che mi ero offeso.
Lui rise e con un cenno veloce della mano mi salutò, correndo via.
Rimasi imbambolato a vedere la sua figura allontanarsi da me. Una sensazione di abbandono e di tristezza mi assalì all’improvviso. Scossi la testa. Certo che ero davvero strano.
Mi rimisi la maglietta sospirando. Visto che Josh se n’era andato non avevo più motivo per stare a petto nudo. Potevo evitare di essere di nuovo preso in giro dalle passanti.
Alzai lo sguardo verso il cielo. Il posto speciale di Josh, eh? Chissà qual era. La mia curiosità sarebbe stata premiata il giorno seguente. 

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Capitolo 4
*** Posto speciale ***


Dopo essermi separato da Josh ero rimasto per molto tempo fermo a guardare il mare mentre cercavo di immaginare quale potesse essere il suo posto speciale.
Casa sua?
Nah, c’era poco di speciale in una casa.
Un vicolo?
Se fosse stato un maniaco potrebbe anche essere stata un idea giusta.
Dovevo collegare bene le informazioni. Allora, voleva fare l’astronauta, lavorava in giro, era parecchio abbronzato e adorava leggere.
Un osservatorio? Una biblioteca?
Ipotesi da tenere in considerazione ma non credevo proprio che fossero giuste.
Il suo letto?
Ah, sarebbe stato perfetto….no, un momento! Ma che cavolo pensavo?!?
Il caldo mi giocava di nuovo brutti scherzi.
 
Quella notte non riuscii nemmeno per un secondo a dormire. Forse ero solo troppo impaziente o forse ero tremendamente turbato dalle parole di Josh.
-I tuoi occhi azzurri sono davvero belli rilassanti-
Era la prima volta che qualcuno mi faceva i complimenti per i miei occhi.
Le mie guance si colorarono immediatamente di rosso.
Mi spostai i ciuffi biondi, guardando attentamente l’immagine dei miei occhi riflessi nello specchio che avevo davanti.
“Dovrei tenerli scoperti”
Sorrisi.
Da quando avevo incontrato il ragazzo mi sentivo…come dire..
Più vivo?
Un giorno con lui mi aveva reso felice.
Non riuscivo ad immaginare come sarei stato dopo aver passato con lui un intera estate.
Mi stesi, chiudendo gli occhi.
Poche ore e l’avrei visto di nuovo e avrei anche scoperto qual era il suo posto speciale.
 
La mattina presto mi recai in spiaggia dove aspettavo con impazienza l’arrivo del mio nuovo amico.
Non ci eravamo accordati sull’orario e sul luogo d’incontro e per questo avevo piuttosto paura di non trovarlo.
Quel giorno indossavo una maglietta senza maniche bianca, quasi trasparente, dei bermuda rossi e un cappello bianco che tenevo costantemente girato per evitare che i capelli mi coprissero gli occhi.
Il sole picchiava in modo incredibile, se non avessi fatto attenzione di sicuro avrei preso un insolazione.
“Simone!!”
Sussultai.
Josh!
Mi girai verso la voce e lo vidi mentre correva verso di me.
I suoi capelli neri sembravano quasi cullati dal vento e la sua pelle abbronzata risplendeva sotto quell’abbagliante sole.
Era a torso nudo, e questo mi mozzò il fiato, indossava dei pantaloncini neri che gli arrivavano appena sotto le ginocchia e sulla guancia sinistra aveva un piccolo cerotto.
Un cerotto?
Cosa?!?
Mi fiondai subito da lui.
Che cavolo si era fatto?
Qualcuno l’aveva picchiato?
“Josh, perché hai quel cerotto? Ti hanno picchiato? In quanti erano? Ti hanno ferito da altre parti? Dobbiamo andare all’ospedale?”
Ero andato completamente in panico.
Sembravo quasi una mamma alle prese con un bambino piccolo.
Josh in un primo momento sembrava confuso ma subito si sciolse in una fragorosa risata.
“Sta tranquillo. Mi ha solo graffiato un gattino, niente di grave”
Tirai un sospiro di sollievo.
Per fortuna non era niente di grave.
“Certo che ti preoccupi tanto per poco”
“S-scusa tanto! Ho solo avuto paura che qualcuno ti avesse fatto del male”
“Ma che tenero”
Incrociai le braccia al petto arrossendo lievemente. Mi sentivo preso in giro.
Le sue mani si posarono sulle mie guance e iniziarono a tirarle.
“Dai, non essere imbronciato. Sei più carino se sorridi”
C-carino?
Avevo sentito bene?
“E poi…”
Dalle guance spostò le mani sulla mia fronte.
“Vedo che oggi i tuoi bei occhi sono ben visibili”
Diventai ancora più rosso.
Perché quel ragazzo riusciva ad imbarazzarmi anche con poco?
“S-senti…non siamo qui per parlare. Devi portarmi nel tuo posto speciale”
Bofonchiai cercando di sostenere il suo sguardo. I suoi occhi erano fin troppo intensi.
No, di nuovo quel suo sorriso tremendamente dolce.
“Sei curioso, eh?”
“S-solo un pochino”
Bugia.
Ero maledettamente curioso.
Dannato orgoglio.
“Ti ci porto subito anche se questo non sarebbe l’orario più adatto”
La sua mano scivolò nella mia e le nostre dita s’intrecciarono.
Un forte calore iniziò a salirmi dal basso ventre. Era una sensazione mai provata in vita mia.
“P-perché….mi stai tenendo per mano?”
Per qualche secondo il ragazzo restò in silenzio, come se non avesse sentito la mia domanda.
Quei secondi mi sembrarono un eternità.
Il mio cuore non smetteva di battere velocemente.
“Perché non voglio perderti”
Ed ecco come con una semplice frase il mio cuore iniziò ad andare sempre più veloce.
“M-maddai, guarda che non sono un bambino. Queste strade sono facili da imparare”
“Disse il ragazzo che il primo giorno in cui venne qui si perse e per poco rischiava di non tornare più al suo hotel”
Accidenti.
Uno a zero per lui.
Si mise a ridere.
Una risata alla quale decisi di unirmi anche io.
 
Iniziammo a camminare, anzi, per meglio dire iniziai a farmi trascinare da Josh.
La sua presa era molto salda, sembrava davvero che avesse la paura di perdermi da qualche parte.
Iniziai a guardare la sua schiena.
Era fin troppo grande. Eppure io e lui avevamo la stessa età.
Mi sentii quasi un bambino in confronto a lui.
Istintivamente strinsi con forza la sua mano.
“Simone, che c’è?”
“E-eh? Cosa? N-niente, tranquillo”
Di nuovo altri secondi di totale silenzio.
Maledizione che ansia!
“Non devi metterti a confronto con me”
Le sue parole mi fecero sussultare.
“Tu sei tu e vai benissimo cosi come sei”
Diventai rosso per l’ennesima volta in quella mattinata.
Era riuscito a capire cosa stessi pensando.
Incredibile.
Lasciai che un sorriso comparì sul mio volto e mi limitai ad annuire.
“Senti, ora chiudi gli occhi”
“Cosa? E perché?”
“Voglio che sia una sorpresa. Ah, e non devi sbirciare altrimenti mi arrabbio”
Feci subito come mi aveva detto. Per quanto mi sarebbe piaciuto vederlo arrabbiato avevo deciso di evitare di disubbidire.
Mi lasciai guidare da lui, tenendo ben stretta la sua mano.
 
Dopo forse una decina di minuti lo sentii fermarsi.
Eravamo quindi arrivati?
“Puoi aprire gli occhi ora”
Finalmente la mia curiosità sarebbe stata premiata.
Il letto.
Il letto.
Il letto!
Doveva essere il letto!
No, un secondo, dovevo lasciare da parte quei cavolo di pensieri.
Aprii lentamente gli occhi rimanendo senza fiato.
Eravamo su una piccola collinetta dove si estendeva un enorme campo di fiori. Potevo sentire il vento fresco colpirmi delicatamente il viso.
“E’…meraviglioso”
“Già…vengo qui ogni volta che ho bisogno di stare solo o di pensare. C’è una grande pace e al tramonto lo spettacolo è sensazionale”
Ci sedemmo tutti e due sull’erba, ammirando il bellissimo paesaggio che ci circondava.
“Sei la prima persona che porto qui”
Il mio cuore iniziò di nuovo a battere velocemente.
Voltai il viso verso il suo e lo guardai con un enorme sorriso stampato in faccia.
“Grazie di avermici portato”
Ero davvero felice.
Ma in quel momento c’era un'altra sorpresa per me.
In un lasso di tempo molto breve le labbra di Josh si ritrovarono sulle mie.
Mi stava baciando..
No.
Un secondo.
Ma che cavolo stava succedendo?!? 


{ Chiedo scusa per il mio enorme ritardo, ma sapete com'è quando l'ispirazione non colpisce ^^"' Comunque, spero davvero che questa capitolo vi piaccia <3 }

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Capitolo 5
*** Ciò che il cuore rigetta ***


Le labbra di Josh erano ancora incollate alle mie.
Non avevo la forza di interrompere quel contatto o più semplicemente non volevo che smettesse.
La mia mente era andata nel panico più totale ma dovevo sforzarmi di riordinare le idee.
Primo:
Un ragazzo mi stava baciando.
Secondo:
Quel bacio mi stava maledettamente piacendo.
Terzo:
Io ero ragazzo e mi stava piacendo?!?
Spinsi via Josh, guardandolo terrorizzato.
“Simone…che c’è?”
“Q-questo dovrei chiederlo io a te! C-che diavolo ti è saltato in mente?”
Mi strofinai con forza le labbra, come per cancellare la sensazione delle labbra del ragazzo.
I suoi occhi non la smettevano di scrutarmi e questo mi procurava un forte senso di inquietudine.
“Era solo un bacio”
“S-solo un bacio?!? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?”
Urlai, alzandomi di scatto.
Quella sua risposta mi aveva profondamente irritato. Quello era il mio primo bacio!
“Mi spieghi perché l’hai fatto?”
Josh si alzò, sorridendomi dolcemente come se nulla fosse successo.
“Perché tu mi piaci”
In quel momento il mondo intorno a me sembrava essere sparito. Le sue parole mi stavano rimbombando nella mente.
Io scossi la testa mentre i miei occhi pizzicavano.
“No…no…no!”
Corsi via in preda alla più totale disperazione.
Sentivo alle mie spalle la sua voce che mi chiamava con insistenza.
Le mie guance ormai erano rigate da una marea di lacrime amare.
Il mio primo amico era gay e si era innamorato di me.
Non che avessi qualcosa contro i gay ma tutte quelle strane sensazioni era nuove per me e ne ero spaventato.
Le mie gambe si muovevano da sole, non sapevo dove stavo andando ma non potevo tornare da lui.
Non potevo tornare indietro spaventato com’ero.
Vidi in vicinanza il mio hotel.
Fortunatamente ero riuscito a ritrovare la strada senza neanche accorgermene.
Aumentai la velocità, finendo ancora per urtare diverse persone.
In quel momento non m’importava nemmeno di fermarmi a chiedere scusa.
“Brutto idiota, fermati!”
Era la voce di mia sorella.
Mi prese per il braccio, arrestando la mia corsa.
“Ma che diavolo fai? Vuoi smettere di fare l’idiota?”
Restavo zitto con lo sguardo incollato a terra.
Continuavo a piangere, sperando che tutto quello fosse stato solo un brutto sogno da quale mi sarei svegliato presto.
“S-stai piangendo. M-ma che è successo?”
Con forza mi liberai dalla sua presa.
“Fatti gli affari tuoi!”
Urlai, rifugiandomi nella mia stanza.
Mi buttai sul letto, stringendo il cuscino al viso.
Volevo qualcosa che impedisse di far vedere le mie lacrime, qualcosa che evitasse di far udire a chiunque i miei singhiozzi.
Sentii la porta aprirsi ma non alzai il viso.
In quelle condizioni nessuno mi doveva vedere.
“Simone, che hai?”
Alice sembrava preoccupata per me.
Mi dava un enorme senso di nostalgia.
“Non ho niente…”
Bofonchiai, stringendo ancora più forte il cuscino al mio viso.
Mia sorella mi tolse il mio unico muro di difesa, guardandomi negli occhi.
“Non cercare di fregarmi”
Strinsi i pugni.
“Che diavolo te ne importa? Sto piangendo e sono fatti miei! Se vuoi ridere di me fallo pure ma non cercare di comportarti come un amorevole sorella!”
Urlai quelle parole con rabbia, disprezzo e tristezza.
La sua risposta fu un sonoro schiaffo dritto dritto sulla mia guancia.
“Io sono tua sorella, stupido. Certo, non facciamo altro che litigare ma voglio ricordarti che io a te ci tengo!”
La guardai confuso e abbastanza sorpreso.
Mi fece ricordare quando eravamo piccoli e contavamo sempre uno sull’altro.
Feci un leggero sorriso, massaggiandomi la guancia dolorante.
“Hai ragione. Scusa”
Lei si sedette accanto a me, iniziando lentamente ad accarezzami i capelli.
“Mi vuoi raccontare cos’è successo?”
Restai in silenzio per diversi secondi cercando di capire qual era la cosa giusta da fare.
Raccontarle tutto e rischiare di essere preso in giro o tacere ed affogare nel mio dolore?
Feci un respiro profondo e la guardai.
Dire la verità era sempre un ottima soluzione.
“Josh….Josh mi ha baciato..”
In un primo momento mi sembrò sconvolta ma non disse nulla.
“E….ha detto che io gli piaccio”
Appoggiai la testa sulle mie ginocchia, trattenendomi dallo scoppiare a piangere un'altra volta.
“Io…io non ci capisco niente. Sono confuso, ho la testa che mi scoppia e il cuore che non la smette di battere come un matto. Ho paura di provare per lui un sentimento che va oltre l’amicizia. Ho paura e non so cosa fare”
Sentivo ogni mia difesa cadere e lasciarmi scoperto e vulnerabile.
Per anni avevo cercato di chiudere il mio cuore, per evitare di piangere per qualcuno.
Alice mi strinse a sé, accarezzandomi dolcemente la testa.
“Cerca di stare calmo e ragiona”
La faceva facile lei.
Per me era un enorme problema.
“Senti il tuo cuore. Senti cosa dice e ragiona.”
Alzai lo sguardo verso di lei, rimanendo stupito dal suo sorriso dolce.
“Quel ragazzo non mi piaceva fin dalla prima volta che l’ho visto. Lo sapevo che ti avrebbe fatto del male”
Brontolò, asciugandomi le lacrime.
“Ascolta, per quanto quel tipo mi dia sui nervi se ti piace devo per forza darti una mano”
Sorrisi.
Era incredibile come mia sorella in verità potesse essere cosi gentile.
Era tornata quella di un tempo.
Misi una mano sul mio cuore facendo un altro profondo respiro.
“Il mio cuore…non sa cosa fare. Sembra rigettare i miei sentimenti”
Sussurrai io, guardando a terra.
“Dagli tempo. Essere innamorati è qualcosa di complicato”
Annuii.
 Era la prima volta che provavo sentimenti simili all’amore e non sapevo davvero come comportarmi. 

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Capitolo 6
*** Quando mente e cuore non vogliono collaborare. ***


Ero chiuso nella mia camera ormai da un paio di giorno, tenevo sempre lo sguardo basso e non parlavo con nessuno.
Cercavo di riflettere, di fare chiarezza sui miei sentimenti ma sembrava tutto inutile.
La mia mente non dava cenno di volersi attivare e il mio cuore invece restava in silenzio.
Appoggiai la testa sulle ginocchia, facendo diversi respiri profondi.
Josh era venuto molte volte a cercarmi, ma tutte le volte mia sorella non gli aveva dato il permesso d’incontrami.
Mi sentivo solo e amareggiato.
Non avrei mai creduto che il solo non poterlo vedere per qualche ora mi facesse male.
Mi alzai dal letto, togliendomi la maglietta e gettandola in un angolo.
Una doccia fredda, ecco cosa mi ci voleva.
Entrai nel bagno, togliendomi anche i pantaloncini e mettendoli sopra una sedia.
Mi guardai all’enorme specchio che avevo attaccato al muro e sospirai.
La mia pelle aveva stranamente iniziato a prendere colore ma non mi ritenevo soddisfatto del risultato.
Appoggiai una mano sul freddo vetro, tenendo lo sguardo fisso sui miei occhi riflessi.
L’immagine però rifletteva qualcun altro.
Qualcuno che in quel preciso istante avrei voluto avere accanto.
Gli occhi marroni di Josh mi attiravano, le sue labbra mi seducevano.
Avvicinai il viso al suo, finendo per colpire con la testa il vetro.
“Maledizione…adesso pure le allucinazioni”
Brontolai, massaggiandomi la testa dolorante.
Fortuna che non c’era nessuno.
Tolsi i boxer, entrando nella doccia e facendo scendere l’acqua.
Alzai il viso, chiudendo gli occhi.
Il freddo mi colpiva, togliendomi tutte le sensazioni di calore che fino a quel momento avevo provato.
“Che diavolo provo…?”
Borbottai, appoggiando la testa contro il muro.
Io non ero mai stato innamorato.
Non avevo mai avuto un amico.
Non capivo la differenza tra amore e amicizia.
Non sapevo cosa rispondere a quel mi piaci che mi aveva completamente scombussolato la mente.
Chiusi l’acqua, uscendo e mettendomi addosso un accappatoio.
In quei giorni non ero riuscito a dormire decentemente nemmeno per un secondo.
Ero stanco, confuso e amareggiato.
Accesi lo stereo, stendendomi sul letto.
 
-Più cerco di non pensarci
E più invece ci penso.
Più cerco di non volerti
E più ti voglio!!
Ma cosa posso fare
Se qui tutto mi parla di te.
Tutto mi parla di te.- (*)

 
Sbuffai.
Anche le canzoni ci si mettevano per confondermi ancora di più.
Mi guardai intorno e posai lo sguardo sul mio cellulare.
-Non capisco perché tu non abbia amici. Sei un bravo ragazzo.-
Spostai subito gli occhi su qualcos’altro.
Il mio capello.
-Vedo che oggi i tuoi bei occhi sono ben visibili-
Scossi la testa.
Ogni cosa che avevo intorno mi stava ricordando le sue parole.
La sua voce.
Dovevo andarmene da quella camera.
Presi dei vestiti a caso mettendomeli di tutta fretta.
Fare una passeggiata mi sarebbe stata d’aiuto.
Il vento fresco e l’odore salmastro del mare mi avrebbero fatto ragionare.
Chiusi a chiave ed uscì dall’albergo.
Era pomeriggio inoltrato e il sole era coperto da alcune nuvole nere.
Presi a camminare lentamente, guardando l’asfalto grigio sotto i piedi.
Grigio come il mio umore.
Cercavo ancora una risposta ma nessuno voleva darmela.
Il cervello diceva di scappare da lui.
Il cuore mi diceva di stare con lui.
Due cose contraddittorie che non mi aiutavano a fare una scelta.
Cos’era lui per me?
Un semplice amico?
Il primo amore?
Chissà.
Immerso nei miei pensieri arrivai in spiaggia.
Non c’era praticamente nessuno, come se tutti avessero voluto assecondare il mio desiderio di restare solo.
Presi una manciata di sabbia, vedendo come con il vento i granelli volavano via.
“Cosa devo fare…?”
Sospirai mentre dal cielo iniziarono a scendere alcune gocce di pioggia.
“Sapevo che ti avrei trovato qui….”
Quella voce mi fece raggelare il sangue nelle vene.
Mi voltai, ammirando di nuovo il suo dolce sorriso.
I suoi occhi s’incatenarono ai miei.
“Josh…”
Dissi in un sussurro.
Il mio cuore prese a battere veloce e mi diceva di andare da lui, abbracciarlo e gustare di nuovo il sapore delle sue labbra.
“Simone…”
Fece un passo verso di me e li il mio cervello riprese a funzionare.
Indietreggiai lentamente, scuotendo la testa.
Dovevo scappare.
Corsi via, mentre la pioggia scendeva sempre più forte.
“Simone! Aspetta!”
Con uno scatto fulmineo mi prese il braccio, costringendomi a guardarlo.
“Lasciami! Lasciami andare!”
Mi dimenai con forza.
Le sue labbra si ritrovarono sulle mie, in gesto intento a farmi tacere.
“Perché scappi? Sono io”
“E’ proprio perché sei tu che scappo!”
Abbassai lo sguardo mentre tutto il mio corpo tremava.
L’avevo davanti ai miei occhi ma non avevo una risposta da dargli.
“I miei baci non significano niente per te?”
Sussultai a quella domanda, torturandomi il labbro inferiore.
“Non lo so….è tutto cosi confuso..”
Josh mi alzò il viso, tentando un sorriso rassicurante.
“Tu mi piaci. Sono innamorato di te”
Le mie gote andarono in fiamme.
Un forte calore mi pervase.
“P-perché? Ci conosciamo neanche da una settimana!”
“Bisogna dare un perché all’amore?”
Non riuscii a rispondere.
“E’ vero….è poco che ci conosciamo ma io…so di essere innamorato profondamente di te. Mi piace il tuo sorriso, i tuoi occhi cosi profondi che fanno un baffo al mare cristallino, la tua pelle cosi lattea e candida che aspetta solo di essere morsa, i tuoi capelli biondi, la tua voce cosi dolce…insomma, tutto di te mi ha conquistato”
Mentre diceva quelle parole era arrossito ma il suo sguardo mostrava tutta la sue fermezza e la sua risolutezza.
“Josh…io….io…non ci capisco niente…”
Le mie lacrime si stavano mischiando alla pioggia.
Non avevo il coraggio di dire altro.
“Voglio stare con te, Simone. Lo voglio davvero”
Ogni sua parole sembrava piena di dolcezza ma in quel momento mi sembravano come delle coltellate nel petto.
Mi staccai da lui, scuotendo la testa.
“Smettila di dirlo…ti prego..”
“No, non voglio smettere. Potrò sembrarti un egoista ma io voglio conoscere i tuoi sentimenti”
I miei sentimenti?
Come potevo dirli a lui quando nemmeno io li conoscevo?
Strinsi i pugni.
“Josh. Io…io ti chiedo di aspettare. Ora come ora…io…non so cosa provo”
Lui annuì.
Mi accarezzò piano i capelli e con un sorriso molto triste si girò.
“Ti do tre giorni….Ci rivedremo qui”
Dette quelle parole lo vidi andare via.
E forse, stava andando via con un pezzo del mio cuore. 



(*) Strofa di Tutto mi parla di te di Falco Gabry.

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