Inaspettata

di MonyMOFO
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Can you change yourself, please? ***
Capitolo 3: *** Hi, Goku! ***
Capitolo 4: *** You are the same! ***
Capitolo 5: *** Nice ass, baby. (Part 1) ***
Capitolo 6: *** Nice ass, baby. (Part 2) ***
Capitolo 7: *** L'accordo. ***
Capitolo 8: *** Sasha ***
Capitolo 9: *** L'appuntamento ***
Capitolo 10: *** Goodbye, pride. ***
Capitolo 11: *** Hello, Japan! ***
Capitolo 12: *** She is back. ***
Capitolo 13: *** Intrecci ***
Capitolo 14: *** Problems, Problems, Problems. ***



Capitolo 1
*** Intro ***


ok!!! Settembre 2012

«Ciao! Siamo Jared…
- e Brook. Momentaneamente siamo
occupati...
- molto occupati...
- sì! Quindi lasciateci un messaggio dopo il BIP...

- BIIIP
- Ahahahah Non il BIP di Jared però, ma questo…»


BIIIP


«Jay! Jay! Rispondi! Lo so che sei in casa! Adesso ci siamo stancati del tuo comportamento immaturo e vigliacco. Sto arrivando lì con
Vicki a prenderti. Ti porto da uno psicologo. E’ passato un mese, è ora che ti dai una mossa, devi reagire, cominciando col cambiare il messaggio della segreteria telefonica. Ti do 10 minuti per vestirti e renderti presentabile. Tagliati quella barba, sei pessimo. DIECI MINUTI. Non uno di più! Ciao!»

BIIIP

Agosto 2011 (Un anno prima)

«Il temporale di ieri non ha spaventato i nostri amici ascoltatori, vero Jack?» - «Esatto Lindsay! Sembra che abbiano comunque deciso di partire per le vacanze. Siamo in pieno agosto e sono solo le 7 di mattina, ma le autostrade sono già bloccate dalle code kilometriche di gente che ha deciso di rischiare e passare una settimana fuori città» - «Che ne dici invece di cominciare la nostra giornata lavorativa con una bellissima canzone di Jennifer Lopez per svegliarci un po’?» - «Amo quella ragazza!» - «Ami la sua musica o il suo sedere fratello?» - «Entrambe le cose ahah su Radio L.A., Jennifer Lopez feat. Lil Wayne - I'm Into You!»


“Alza, alza!” – “Non mi sembra il caso Jay. Stai guidando e siamo in coda. Hai bisogno di concentrazione” – “Ma smettila Shan, stiamo andando a 20 km-h e Jennifer Lopez non sarà motivo della mia distrazione! E smettila di picchiettare quel dito sull’iPhone, mi irriti!” – “Ragazzi! Fa caldo, ho sete, mi scappa da pisciare e sono stanco. Mi fareste il favore di evitare di litigare almeno oggi? Grazie!”.
Incasinati. Ecco cosa eravamo. Tra poche ore avevamo un concerto di beneficenza a Los Angeles per il popolo di Haiti e non avevamo calcolato che partire oggi sarebbe stato un suicidio. Come un tic, picchiettavo le dita sul volante del mio nuovissimo suv, comprato per capriccio, per dare fastidio a mio fratello Shannon che si sentiva un figo solo per poter guidare un macchinone di grossa cilindrata. Il sole era bollente e l’aria condizionata serviva ben poco, sulla strada regnava il caos, clac-son assordanti, persone infuriate, bambini urlanti.

BOOOOM

“Complimenti Jared!”, Shan cominciò a battermi le mani con ironia. “Avresti potuto fare di meglio buddy, magari la prossima volta spaccagli anche l’altro fanale!” – “Tomo, per favore, non metterti pure tu, mi sono distratto ok?”. Senza rendermene conto mi ero scontrato con un’altra automobile di fronte a me, anche se sembrava che l’autista non se ne fosse accorto ma un picchiettare sul finestrino del mio suv mi fece capire che l’uomo se ne era reso conto eccome…anzi, la donna…
“Goku, scendi immediatamente dalla tua macchina!”
 “Ok ok! Ma stai calma! Non è successo nulla di grave!”.
Aprii la portiera e mi trovai di fronte una ragazza molto arrabbiata. Indossava una abito floreale sul rosso e sul giallo abbinato a delle infradito dello stesso colore. I capelli biondi si appoggiavano sulle spalle e la frangia le copriva un occhio, lasciando ben in vista l’altro che si mescolava tra un colore grigio e azzurro. Sexy, insomma.
“Dormivi per caso?”, chiese furiosa incrociando le braccia.
“Scusami“, risposi grattandandomi la testa .
“No no accidenti, tu sei quello lì….sì..il cantante…come diavolo ti chiami?”
“Jared Leto…”
“Ecco, Leto, pretendo che tu mi ripaghi i danni della mia auto. E se prendo una multa perché i fari non mi funzionano sappi che ti manderò a casa il conto!”-
Dietro di me sentii sghignazzare i miei compagni di viaggio e mi voltai per lanciare ad entrambi un’occhiataccia.
“Senti, mi dispiace. Il caldo mi ha dato alla testa, sto guidando da ore e…”
“Non mi interessa – mi interruppe la ragazza – voglio solo che mi ripaghi i danni e che la mia macchina ritorni come prima!”, si mise a fissarmi
sempre con le braccia conserte e con atteggiamento altezzoso.
“Sei molto sgarbata, sai?”, la ragazza spalancò la bocca e si tolse gli occhiali da sole dalla testa per poi indossarli. Con uno scatto veloce se ne andò e la vidi avvicinarsi alla sua auto. Shannon con il labiale mi domandò cosa stesse succedendo. “Non lo so!” bisbigliai. La ragazza finalmente tornò indietro con un telefono tra le mani.
“Ah, vuoi il mio numero?” chiesi sarcastico.
“No, sto chiamando la polizia!”, spalancai gli occhi.
“Cosa?! Ma tu sei pazza! Con tutto questo casino credi che la polizia venga qua solo per un fanale rotto?”
“Sì, se il maresciallo è mio padre!”, disse arrabbiata avvicinando il telefono all’orecchio.
“Ok, senti. Ti bastano 50 dollari?”
“Tze, tirchio..”, Tomo mi fece un segno con la mano per farmi capire di sganciarne di più.
“Cento?” – “Affare fatto!” rispose rubandomi le banconote di mano. Le osservò per un po’ e sorridendomi disse:”Me lo fai un autografo?”
“Stai scherzando?”
“Devo chiamare mio padre?”.
Incasinato e incazzato. Ecco come era il mio umore ora.
Quella ragazza era sexy tanto quanto irritante.

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Capitolo 2
*** Can you change yourself, please? ***


perfetto! "30 milioni di dollari?! E' inaccettabile!"
"Lo so Shannon, quelli della EMI ci avevano avvertito. Credevo che ce l'avremmo potuta fare..."
"Fratello, sei Jared Leto, ok. Ma non sei l'onnipotente che può permettersi di fare tutto!".
Mi buttai sul divano e mi misi le mani nei capelli, poi socchiusi gli occhi. Sapevo che non stava andando come speravamo, ma arrivare fino a beccarci una denuncia non era una cosa che ci aspettavamo. Immaginavo che avrebbero preso provvedimenti, ma non di questo genere. "Che figli di puttana..", mugugnai. Presi il cuscino bianco appoggiato di fianco a me sul poggiabraccio del divano e lo strinsi forte, non lo stavo usando come sorta di protezione, ma come sfogo. Lo stringevo sempre più forte per cacciare tutta la rabbia, ma non ce la feci a resistere e lanciai il cuscino contro la parete.
"AAAAAAARG", urlai.
"Oh bene, che duro che è mio fratello. Piuttosto che chiamare qualcuno e risolvere sta situazione, pensa a sfogare la rabbia...lanciando cuscini!", commentò Shannon standosene senza far niente appoggiato al tavolo con le braccia conserte. Mi alzai frettoloso e andai verso di lui:"Cosa cazzo posso fare eh? Shannon dimmelo tu. Quando arriverà un momento di felicità anche per noi? Guarda in faccia la realtà. Siamo nella merda. Dove li prendiamo tutti quei soldi? Gli album che abbiamo fatto fino ad ora non servono a pagare nemmeno la metà di quella somma". Picchiai una mano sul tavolo facendo sobbalzare mio fratello, poi scansai la sedia e mi ci sedetti. "E' finita..." aggiunsi poi.
Shannon si sedette di fianco a me e mi poggiò una mano sulla spalla:"Che cazzo dici eh bro? Da quando ti rassegni così? Sei impazzito o cosa? Abbiamo bisogno di un avvocato, cominciano col cercarne uno bravo che ci possa aiutare ad uscire da questa situazione di merda!".
Annuii.

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"Brook Kasia Taylor! Vieni immediatamente qui!".
Sbuffai. Sicuramente mio padre aveva scoperto della grossa cifra che avevo speso la settimana prima a 3rd Street Promenade a S.Monica. Ma quello era l'ultimo dei miei problemi. Dovevo riuscire a farmi mandare alla festa di compleanno di un 'mio amico': Eddy Martin.
Eddy aveva 23 anni, era il figlio di un collega di mio padre. I nostri corrispettivi genitori non sapevano che  noi avevamo una relazione già da un paio di mesi, avevamo deciso di tenere nascosta la storia perchè suo padre non andava molto d'accordo col mio e se solo la mia famiglia fosse venuta a sapere di questa relazione, la mia vita sarebbe diventata un schifo. Ero già controllata da due uomini che solitamente vengono chiamati Gorilla, ma io li chiamavo Rompicoglioni. Mi stavano addosso sempre e riferivano tutto a mio padre, io e Eddy ci stavamo chiedendo come ancora non fossero venuti a sapere della nostra storia.
"Muoviti!"
"Arrivo, papà, arrivo!", mi alzai dal letto lasciando l'iPhone sul comodino di fianco e scappai al piano di sotto dal 'capo'. Scesi frettolosamente le scale legandomi nel frattempo i miei capelli lunghi e biondi.
"Eccomi!", mio padre era seduto in capo al tavolo  con i gomiti poggiati sopra e le mani racchiuse tra di loro in un pugno. Mia madre, seduta di fianco a lui, sorseggiava un thè caldo, che solo lei riusciva a bere con il caldo pazzesco che faceva. Mi sedetti di fronte a lei e mio padre fece scorrere un foglio sotto al mio naso.
"Beh? Cos'è?" chiesi confusa.
"Hai speso 2.500 dollari in un'ora e mezza. Ti sembra un atteggiamento consono?"
"Da quando i soldi sono un problema?", chiesi senza distorgliere il mio sguardo dal suo. Sì, ero una ragazza viziata, ma non era di certo colpa mia.
"Santo cielo Brook, hai 25 anni. E' ora di mettere la testa a posto, di trovarti un lavoro, un compagno di vita!", urlò infuriato picchiando una mano sul tavolo.
"George calmati. L'ultima volta sei finito all'ospedale, ricordi?", lo tranquillizzò mia madre.
"Brooky, tesoro, papà ha ragione - continuò lei il discorso - non puoi passare il resto della tua vita spendendo i NOSTRI soldi in abiti costosi e in manicure..."
"Mamma, VOI mi avete cresciuta così e VOI mi avete dato una carta di credito da poter utilizzare dove e quando voglio!"
"E adesso siamo NOI che ti chiediamo di cominciare a capire che il denaro ha un certo valore. Hai un grande senso degli affari, perchè non apri un'attività? Sei laureata e sei anche una ragazza tosta..".
Mia madre. Ancora mi chiedevo come mio padre non avesse ancora capito che la maggior parte delle assenze serali erano causate dalle cene di lavoro che erano del tutto inventate. Tradiva mio padre e tutti lo sapevano, ma lui era come se avesse delle fette di prosciutto di fronte agli occhi, oppure vedeva, ma fingeva di non sapere nulla anche di fronte all'evidenza.
"Signor George, mi scusi se la interrompo, c'è al telefono un certo Irving Azoff, vuole urgentemente parlare con lei...".
"Proseguiremo dopo!", disse mio padre alzandosi e andandose verso il suo studio, seguito dal nostro maggiordomo.
Spostai la sedia e mi alzai anche io:"Ah mamma, stasera c'è la festa di compleanno di un amico. Torno tardi!", rimisi la sedia composta sotto al tavolo.
"Tu non vai da nessuna parte!", ribattè lei alzandosi di colpo e facendo rovesciare un po' di thè sul tavolo. Mi bloccai per qualche istante a fissarla negli occhi. Ultimamente io e lei non andavamo molto d'accordo, anche se di fronte a mio padre fingevamo il contrario. Un mese prima aveva avuto un infarto, e ci eravamo messe d'accordo di farlo preoccupare il meno possibile.
"E perchè? Spiegami perchè te puoi fare tardi con le tue cene di lavoro, mentre io non posso...", incrociai le braccia.
"Perchè...perchè te lo proibisco. Sono tua madre!".
Mi scappò un ghigno e abbassai la testa:"Da quando te ne importa di me? Dici che io penso solo a come spendere i soldi, tu invece pensi solo a come spillarli alla gente, soprattutto a quel Josh Darren. Non sei corretta mamma. E sei una sgualdrina. Io almeno non vado a letto con uomini diversi ogni settimana per guadagnarmi quattro spiccioli. Predichi bene ma razzoli male, eh?". Nel giro di pochi secondi mi ritrovai la guancia in fiamme, mia madre mi diede un forte schiaffo. Erano anni che non mi piacchiava, l'ultimo schiaffo risaliva all'età di 5 anni, quando misi il lassativo nel bicchiere di coca-cola del nonno, che ora riposa in pace da tre anni. Ho sempre pensato che a portarlo via da noi non fosse stato l'ictus, ma la sua voglia di non rivedere più sua figlia che passò gli anni della sua gioventù a incasinargli la vita.
"Che succede?", domandò mio padre che fece capolino in salotto con ancora il cellulare tra le mani. Alzai lo sguardo e fissai mia madre, massaggiandomi la mascella ancora arrossata per lo schiaffo.
"Avete litigato?", il 'capo' tentò di capirci qualcosa.
"Le ho chiesto se potevo andare alla festa di compleanno di un amico, lei me l'ha proibito e l'ho presa a parole..", risposi cercando di svincolare il vero motivo dello schiaffo ricevuto.
"Non ci siamo. Con questo aneddoto ho avuto la conferma di aver fatto bene ad accettare il nuovo caso con il cliente che mi ha appena chiamato", disse sedendosi di nuovo al SUO posto e sfogliando dei moduli.
"Cioè?", chiese mia madre.
"Mi ha chiamato il signor Irving Azoff, manager di una band di successo che hanno appena appreso la notizia di essere stati denunciati dalla loro casa discografica, la EMI...devono pagare una somma di denaro, una specie di multa, per poter risolvere la cosa. Purtroppo non hanno abbastanza denaro da offrire e stanno cercando un modo per..."
"Salvarsi il culo!", continuai io.
"Brooky, cos'è questo linguaggio scurrile?!", mi riprese mia madre, ancora piena dalla rabbia per le mie parole di prima.
"Ha ragione nostra figlia - si intromise mio padre - è un caso tanto particolare quanto altrettanto importante. Se riusciamo a risolverlo, mi farò una grande notorietà e tu Brokkina potrai comprare la tanto desiderata casa alle Maldive...", corsi verso di lui per abbracciarlo ma mi bloccò alzando la mano e puntando il suo dito indice verso il cielo:"MA... - aggiunse - ad un solo compromesso. Tu, Brook, mi dovrai aiutare!".
Spalancai gli occhi. Aiutarlo? Io? Non avevo mai fatto l'avvocato e tantomeno avevo studiato a scuola per diventarlo. A cosa stavo andando incontro? Da quando per comprarmi una cosa, mi ricattava in questo modo?
"Beh, in cosa devo aiutarti?", chiesi spiegazioni. Mio padre accese una sigaretta:
"Dato che hai un grande senso degli affari, dovrai farti venire in mente qualche idea per far guadagnare a questa band abbastanza soldi per poter pagare, chiamiamolo così, il loro debito..".
"Non è difficile. Essendo una rock band avranno già abbastanza soldi messi da parte, quanto devono pagare?"
"Trenta - millioni - di - dollari.."
Mi appoggiai al tavolo, mi venne quasi un mezzo infarto. Con quei soldi io mi sarei potuta rifare l'armadio per un anno intero:"Oh. Merda.", dissi solo.
"Già!", confermò mio padre.

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Capitolo 3
*** Hi, Goku! ***


Einstein Ciao a tutti :D comincio col dirvi che in questa FF parlerò della causa dei 30 Milioni di dollari e che non tutto quello che leggerete è vero, perchè, a dir la verità, c'ho capito ben poco bwahahahaha, solo che come idea mi piaceva troppo ù_ù
*E' scema*
Seppur all'inizio io abbia messo 'Anno 2011', questa storia è ambientanta più o meno nel 20042005, quando l'album This Is War ancora non era stato pubblicato ma era già comunque nella testolina dei nostri tre cari animaletti da cortile *w* teneri loro! Quindi se qualcosa non corrisponde al vero, beh, io vi ho avvertiti ù_ù
Che antipatica sta Brook nè?! D:
Buona Lettura!
Mony


«Bentornati a Radio L.A., anche oggi a farci compagnia ci sono 40° all'esterno. Un ottimo tempo per fare un tuffo in piscina o perchè no, una nuotata in un mare pulito e limpido» - «Lindsay dimentichi di dire che in queste giornate di caldo soffocante, ci starebbero benissimo anche dei Festival come quello che inizierà questo venerdì, l'Highfield Festival 2011 in Germania che ospiteranno pezzi grossi come Foo Fighters, Panic! At The Disco, Rise Against, Yellowcard, Skunk Anansie e tanti altri...» - «Esatto Jack, approposito di Foo Fighters, ho voglia di ascoltare il nuovo singolo 'Wasting Light'...».


Erano 15 minuti che stavo seduto sulla poltrona nera di pelle, sentivo i pantaloni appiccicati alle natiche perchè in quell'ufficio regnava un caldo pazzesco. Di fronte a me, una grossa parete a vetrata mi faceva scorgere il traffico immenso di macchine che percorrevano la Freeway 405 alla velocità della luce. Ero seduto sulla destra di Shannon e sulla sinistra di Tomo. Il primo, faceva tremare la sua gamba, segno di nervosismo. Il secondo non toglieva gli occhi dal BlackBerry. Guardai l'avvocato Taylor allentare un po' la sua cravatta bordoux abbinata ad una camicia bianca. Era l'unica persona che vidi quel giorno senza una giacca addosso, forse perchè si era reso conto pure lui che in quella stanza c'era un'afa da far paura. A farci compagnia solo i dj della radio, che Shannon ascoltava con attenzione.
"Io...non so come scusarmi",  interruppe il silenzio l'avvocato.
"Non importa..", rispose mio fratello. Tomo era assente con la testa.
"E' la mia nuova assistente ed è il suo primo giorno di lavoro. Probabilmente non ha calcolato ancora bene il tempo d'impiego per arrivare fino a qui partendo da casa..."
"Bel modo per iniziare", mi lamentai.
Shannon mi diede una gomitata. Sapeva che la mia pazienza era limitata, e che mi innervosivo facilmente.
Ero alterato, infastidito, seccato. Avevo sempre amato collaborare con gente organizzata e precisa, e quella persona che avrei dovuto conoscere 15 minuti prima, mi aveva già fatto perdere la voglia di lavorarci insieme.
"Si è rotta l'aria condizionata..", ci avvertì Taylor.
"Ho notato", risposi. Seguito da un'occhiataccia di mio fratello.
Ad un certo punto la porta si spalancò e l'avvocato si alzò in piedi:"Dove eri finita, Brook?", mi voltai e gli occhi mi uscirono dalle orbite quando vidi entrare quella ragazza sommersa da borse e sacchetti.
"Mi sono fatta passare tutta la Rodeo Drive, c'erano ottimi sconti, non potevo di certo...", non finì la frase e fece cadere tutte le borse in terra.
"Goku?!", disse stupita.
Non poteva andarmi peggio la giornata, la mia 'salvatrice', la mia 'donna degli affari' era quella tipa tutta matta che avevo incontrato il giorno prima e che mi aveva spillato 100 dollari in meno di mezzo minuto.
"No. Io con lei non collaboro. Me ne vado..", dissi alzandomi dalla poltrona in pelle.
"Jared!", Tomo sembrava essersi svegliato e mi corse incontro bloccandomi la porta.
"Non stiamo giocando. E' importante. Dobbiamo saltar fuori da questo casino!".
Sospirai.
"Hey, sia chiaro, non sei TU quello che non vuole collaborare con me, ma sono IO che non voglio", disse la ragazza incrociando le braccia e guardandomi con aria di sfida.
"Senti...emm...bambinella, inutile dirti che sei irritante, credo di avertelo già fatto capire. Nn ti preoccupare, non ti voglio al mio fianco. Sia mai che ti si spezzi un'unghia e me la mettessi sul conto...", mi difesi poi risedendomi comodo.
La ragazza si mise alla scrivania, dalla parte dell'avvocato, e ci si appoggiò sopra avvicinandosi a me il più possibile:"Tesoro, il tuo problema è che hai paura a collaborare con me perchè so tenerti testa..", sogghignò contenta della sua 'uscita'.
"Brookina smettila!", urlò il signor Taylor.
Brookina? Da quando il titolare chiama per diminutivo la dipendente? Il richiamo sembrò funzionare, la ragazza si spostò dalla scrivania e smise di padroneggiare.
"Papy ha cominciato lui!", rispose guardandomi e sorridendomi.
"Papy? - domandai confuso - sei....sei pure bugiarda!", le urlai contro alzandomi di scatto dalla sedia. "Mi avevi detto che tuo padre era un maresciallo!"
"Ancora con questa storia Brookina? Ti avevo chiesto il favore di smetterla!"
"Mi stava molestando", si giustificò con tutta calma.
"Mio fratello non stava molestando nessuno, e per favore, possiamo cominciare a parlare di lavoro? Tra un'ora avrei un appuntamento!", grazie a Dio mio fratello sapeva sempre come risolvere la situazione. Mi risedetti per l'ennesima volta comodo sulla sedia e così fecero tutti.
"Bene. Sono contento che abbiate chiarito..", cominciò Taylor.
"Chiarito cosa? L'unica cosa chiara qua sono i capelli di sua figlia!", sbottai. La ragazza si accarezzò i suoi capelli lisci e biondi, che si appoggiavano sulle spalle. Solo allora, feci caso al vestitino mozziafiato che indossava. Mi era difficile ammetterlo, era molto sexy. Ovviamente, orgoglioso com'ero, non gliel'avrei mai detto.
"Brookina mi prendi per favore i fascicoli lì in basso?".
Brook si chinò voltandoci le spalle e gli occhi mi caddero sul sedere sodo che lei non perdeva tempo a sventolarmi davanti. Un colpo di tosse da parte dell'avvocato mi distrasse, e notai che pure gli altri due miei compagni stavano puntando il suo sedere.
"Ecco papy!"
"Tesoro, ti chiedo anche il favore di indossare abiti più adeguati la prossima volta...", abbassai lo sgaurdo dall'imbarazzo. Insomma, ero pur sempre un uomo, avevo i miei alti e bassi.
"Ricapitolando - proseguì Taylor - mentre stavate per registrare il terzo album, la vostra, ora ex, casa discografica EMI, vi fece causa perchè nel giro di nove anni, durata del contratto che voi stessi avevate firmato, non avete realizzato almeno 5 album concordati con la major come avevate prestabilito e quindi vi stanno richiedendo un risarcimento dei danni...correggetemi se sbaglio.."
"E' tutto corretto", rispose Shannon.
"Quei figli di puttana vogliono trenta milioni di dollari, pur sapendo benissimo che noi in questi pochi anni non siamo riusciti a ricavare molto, dato che il primo album non è andato come speravamo", continuai io.
"Ma leggo qua, a quanto mi dice il vostro manager, che il secondo album, 'A Beautiful Lie' è andato molto bene!"
"Sì, è andato molto bene, ma il giusto per pagare la realizzazione di un nuovo album e pagarci lo studio di registrazione..", chiarii.
L'avvocato cominciò a sfogliare i moduli che aveva richiesto prima alla figlia. Il mio sguardo finì su di lei. Sembrava annoiata, come se di quel lavoro le importasse poco. Si osservava le unghie e sembrava non ascoltare nemmeno.
"Dovete trovare un accordo con la EMI", disse. Suo padre la guardò.
"Cioè?", chiese.
Brook puntò il dito a Shannon:"Che t-shirt indossi?", domandò a mio fratello.
"Led Zeppelin.."
"Che diavolo c'entra ora? Potresti smettere di parlare di abiti per un minuto?", scoppiai.
"Stai zitto, Goku. Fammi lavorare!"
"Andiamo bro. Smettila...". Era irritante il fatto che Shannon difendesse la cafona.
"Dicevo, tu la indossi perchè sei fan della band giusto?"
"Giusto.."
"Non capisco dove vuoi arrivare...", commentai ormai al limite del nervoso.
"La pianti di interrompermi, idiota?!?", saltò in piedi di scatto e mi venne a due passi dal viso. Indietreggiai quasi spaventato.
"Così va meglio, stavo spiegando, che potreste cominciare e fare soldi, creando un sito tutto vostro e mettendo in vendita vostre t-shirt. Secondo me andrebbero a ruba...e potreste mettervi d'accordo con la EMI, il 50% dei ricavati va a voi, l'altro 50% vanno a loro...pian pianetto paghereste il vostro debito...", concluse soddisfatta.
"E' un genio!", si complimentò con lei Tomo. La ragazza si diede un po' di arie, mentre il padre le accarezzava la schiena come segno di soddisfazione.
"Genio? Il genio è Einstein. Non lei..", blaterai.
"Bene, prima che questi due ricominciano ad attaccarsi come cane e gatto, io vi saluto. Ho un appuntamento", mio fratello si alzò e diede la mano all'avvocato, poi prese quella di Brook e la baciò:"E' stato un piacere!", le fece l'occhiolino. "Anche per me!".
Mi alzai anche io e salutai il signor Taylor, senza degnare di uno sguardo sua figlia.
"Ci sentiamo per telefono Jared. Ok?" - "Certo, Taylor. La ringrazio!" - "Chiamami George! E dammi del tu." - "Con piacere!", risposi dandogli la mano anche io.
Finalmente era tutto finito. Mii bastava solo andare a casa e suonare un po' la mia chitarra.

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Capitolo 4
*** You are the same! ***


Litigio "Non capisco cosa avesse di così importante da dirci, stavo scrivendo un canzone!"
"Insomma Jared, stai sempre a lamentarti. Sembri una donna mestruata!", sbraitò mio fratello.
Sbuffai e guardai fuori dal finestrino. Pioveva. Mi misi ad osservare due gocce di pioggia gareggiare sul vetro, ma nessuna di loro vinse, si incrociarono e diventarono una cosa sola. Un po' come l'amore. Quando trovi l'anima gemella, si diventa un'unica persona. Mi mancava amare, ero appena uscito da una storia seria, ma mi promisi che quella sarebbe stata l'ultima.
"Andiamooo! Pezzo di merda!!", Shannon mi svegliò dai miei pensieri. Mi spostai un po' in avanti per vedere cosa fosse successo.
"C'è la coda. Di nuovo. Odio il traffico!", si lamentò.
Passammo una buona mezz'ora in colonna, meno di quel che pensassimo.
Entrai nello stesso ufficio in cui ero stato il giorno prima, eravamo stati chiamati da Brook in persona, ci aveva avvertiti di avere avuto un'idea e che ce l'avrebbe spiegata oggi.
La vidi dall'altra parte della scrivania. Seduto sulla poltroncina c'era un ragazzo con di fronte un pc portatile, mentre lei stava in piedi al suo fianco, quasi appicciccata. Indossava una canottiera bianca un po' scollata, lasciava intravedere il seno prosperoso, e in testa portava un foulard che raccoglieva i capelli.
Quando ci vide fece un grosso sorriso, si allontanò dal ragazzo e si avvicinò a noi.
"Ciao Tomo!", gli diede due baci sulla guancia.
"Ciao Shannon!", stessa cosa fece con lui, poi si rimise vicino al giovane.
"Sedetevi...", disse. I miei compagni si sedettero subito, io mi appoggiai alla porta. La ragazza mise le mani sulla scrivania e mi fissò:
"Beh? Hai una malattia alle natiche che impedisce di farti sedere?", vidi tutti e tre i ragazzi nella stanza sghigniazzare.
"Oh, la dolce Brook si è accorta della mia presenza...", commentai staccandomi dalla parete e avvicinadomi a lei. Era così fastidiosamente...sexy. Più mi trattava male e più mi veniva voglia di portarmela a letto. Ma proprio per questione di orgoglio, non l'avrei mai fatto.
"Va bene. Stai pure in piedi se sei più comodo. Vorrà dire che la sedia la userò per poggiarci sopra la mia borsa nuova di Prada...", e così fece. Andò a prendere la borsa da terra, si trascinò la sedia vicino a lei dietro la scrivania e ci poggiò sopra la borsa. Poi mi guardò con soddisfazione. <>, pensai. Mi riappoggiai alla parete e lei prima di cominciare a parlare mi buttò uno sguardo, uno di quelli che significava:<>.
"Il mio amico, Mark, è stato così carino e gentile, da stare sveglio tutta notte e aprire un vostro sito per poter vendere la merce..", spiegò. Ci avrei scommesso l'oro che per fargli aprire quel sito così velocemente, lei aveva aperto le sue gambe. Sorrisi sotto i baffi. Cosa si arrivava a fare per guadagnare un po' di stima da noi.
"Signori, This Is The Hive", disse voltando il pc portatile verso di noi.
"Fico!", urlò entusista Shannon.
"Wooo, forte!", commentò Tomo. Si voltarono verso di me, ma la mia risposta fu...silenzio assoluto. Aveva avuto una buona idea, va bene, ma questo non sarebbe servito per riuscire a pagare tutti i nostri debiti.
"Qui ci potrete mettere di tutto. Foto personali, video, interviste, pezzi di articoli di giornale. Sarà una figata! E tutti voi dovrete iscrivervi su Twitter. Dovete rimanere in contatto con i fan, farvi conoscere un po' di più. Dovete ricominciare a farvi notare, e non a rimanere in penombra come state facendo ora!". Ma chi si credeva di essere? Pensava di sapere tutto lei. Si atteggiava come se fosse una prima donna, non la sopportavo proprio.
Tutto d'un tratto la porta si spalancò e nella stanza entrò una donna alta, magra, molto elegante con un cappello vistoso fatto di paglia. Barcollava e rideva da sola.
"Broook!", disse camminando a stento e appoggiandosi ad un armadietto. Era ubriaca. Brook si alzò veloce e corse da lei:"Scusatemi...", ci disse, e trascinò la donna fuori.
"Chi era?", chiesi al ragazzo. "Sua madre..", mi rispose.


Parcheggiai la macchina in garage, finalmente smise di piovere anche se guardando il cielo si capiva che da lì a poco sarebbe arrivato un altro bel temporale.
"Jay, sai per caso il nome di quella bella figa?", mi chiese mio fratello. Tomo cominciò a ridere.
"Ti riferisci a Lindsay?", domandai confuso.
"Aaaaah già! E' la mia ragazza!", scossi la testa e chiusi la macchina a chiave. "Divertente!", replicai.
"Amore!" urlò Shannon. "Amore un cazzo!", sbraitò lei. Guai in vista. Scappai in casa seguito da Tomo.
Gettai la borsa a tracolla sul divano e corsi in salotto, verso la mia scrivania.
"Non è mio!", sentii urlare Shannon che entrò con la sua fidanzata in casa. "Credimi. Avrei preferito che fosse stato tuo il perizoma!", rispose lei. Li vidi salire al piano di sopra e guardai Tomo divertito. "Scommettiamo 10 dollari che finiranno per scopare?", proposi. "Umm...stiamo parlando di 'ritrovamento di mutandine da donna non appartenenti a lei'...io scommetto 10 dollari che se ne va infuriata da quella stanza!", entrambi appoggiammo 10 dollari sulla scrivania.
"Stiamo parlando di Shannon, l'animale del sesso..."
"Già, ma qualche volta fallisce anche lui...si può sapere cosa stai cercando?".
Smisi di frugare nel cassetto e lo guardai:"Il numero di un altro avvocato...", poi tornai a cercare.
"Cosa? Stai scherzando? L'avvocato Taylor è il più bravo della zona..", sbuffai.
"Non sopporto sua figlia. E' una famiglia di matti. Brook si atteggia da prima donna...sua madre è un'ubriacona!", Tomo si avvicinò a me e chiuse di colpo il cassetto:"Il fatto è che siete uguali. Volete essere i primi in tutto. Volete farvi notare...e cercate di dare il meglio di voi sul lavoro. Cazzo Jared, stiamo parlando del nostro futuro, quella ragazza è tutto ciò che ci serve per poter continuare a sognare!". Lindsay sbattè la porta della camera di Shannon e la vidi scendere dalle scale incazzata. "Lind sei tornata presto dalla radio, cosa..." non finii la frase, mi interruppe:"Vaffanculo Jared!", urlò e nel momento in cui aprì la porta Tomo prese i 20 dollari sul tavolo e si incamminò:"Linday lasciala aperta, la chiudo io...", disse guardandomi negli occhi e lasciandomi solo nella stanza.

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Capitolo 5
*** Nice ass, baby. (Part 1) ***


bloccati Allora, ringrazio caramente chi mi ha lasciato una recensione *--* e chi mi ha messo nelle 'seguite' e tra i 'preferiti', mi ha fatto molto piacere.
Questo capitolo pensavo di scriverlo domani sera, dato che sarò bloccata a casa. Ma mentre mi stavo guardando per la milionesima volta il film 'Thirteen', mi sono soffermata su una canzone di sottofondo che ascoltavo a ripetizione quando avevo circa 16 anni. Ho bloccato il film e l'ho scaricata. Me la sono assapporata tutta con gli occhi chiusi e la mia testa pian piano ha dato vita a questo capitolo, quindi...cambio di programma del venerdì sera. La canzone è 'Overdrive' di 'Katy Rose'. La troverete nella seconda parte di questo capitolo. Buona Lettura. 
Mony :3

Fui svegliato dal'aroma di caffè provenire dalla cucina, strofinai gli occhi e mi stiracchiai buttando le braccia verso l'alto, poi guardai fuori dalla finestra e vidi il sole. Non poteva cominciare meglio la giornata! Misi le infradito e mi sfilai la maglietta sudata, quella notte doveva aver fatto un caldo bestiale, oppure ero io che ne soffrivo un po' troppo. Mi appollaiai alla finestra e vidi la città deserta. Possibile che quando non avevo nulla da fare non c'era traccia nemmeno di mezza macchina? Era come se facessero apposta, come se volessero tutti mettermi i bastoni tra le ruote.
Scossi la testa e decisi di scendere. Mi fermai sul bancone a isola in cucina e presi una tazza di caffè avanzato da Shannon qualche minuto prima. "Buongiorno!", dissi sorseggiandone un po'.
"'Giorno", anche lui bevve un goccio del suo caffè e continuò a leggere il quotidiano.
"Notte in bianco?", chiesi sedendomi di fronte a lui.
"Lindsay quando vuole sa essere proprio una stronza! Abbiamo litigato al telefono tutta notte!", commentò chiudendo il giornale e appoggiandolo sul bancone.
"Ti credo, l'hai tradita!
"Non l'ho tradita!", sbuffò.
"Allora quel perizoma era tuo?", ridacchiai.
"No, insomma va bene, l'ho tradita. Ero ubriaco", si alzò dalla sedia e si diresse verso le scale:"Vado a cambiarmi, ho deciso che farò un giro in moto!", poi si dileguò nel piano di sopra.
Mi alzai e infilai le tazzine sporche nel lavabo e vedendo il sole splendente, decisi di prendere la mia cabriolè che non usavo da molto e di fare un giro per le strade di Los Angeles a guardare le ragazze correre e fare allenamento fisico nella zona di mare. Scattai in camera mia e indossai dei pantaloni comodi a cavallo basso e una maglietta bianca con schizzi azzurri, poi misi il mio solito gel nei capelli, lavai i denti e fui pronto.
"Shannon io esco!", non ricevetti risposta, allora attaccai un post-it sul frigorifero.
«Sono andato a fare un giro con la mia macchina, ci vediamo all'ora di cena».
Uscii frettolosamente e misi in moto l'auto. Destinazione? Casuale. Avevo bisogno di sfogo. Sì. Quella brutta situazione in cui ci eravamo cacciati non mi faceva chiudere occhio e ogni giorno di più entravo in guerra con me stesso. Tutto quello che mi stava succedendo mi rendeva una persona diversa. Più scontroso, più insicuro, più pessimista.
Mi fermai due secondi a comprare tre bottigliette d'acqua, con quel caldo mi sarebbero servite. Nel momento in cui risalii sulla mia auto incrociai con lo sguardo Brooke.
Anche lei mi vide, ma come se niente fosse voltò lo sguardo dall'altra parte e mi passò di fianco facendo finta di non conoscermi mentre con le sue mani sorreggeva delle borse pesanti. Accesi la macchina e andando a passo d'uomo mi affiancai:"Bel culo!", dissi. "PORCO!" gridò lei. Accelerai ma poi frenai di colpo, nello specchietto retrovisore riuscii a vedere la ragazza col culo a terra, così parcheggiai in fretta e furia vicino al marciapiede e andai da lei.
"Hey tutto bene?", le porsi la mano e lei stranamente non rifiutò l'aiuto.
Fu un attimo, di fronte allo sguardo esterefatto della gente cominciò a prendermi a schiaffi e io mi riparai con le mie stesse mani. "ahi, ohi, ma che diavolo...ahai, mi fai male!", lei continuò senza sosta.
"Sei - un - porco - schifoso" disse tra una sberla e l'altra.
"Ok, ok. Me l'hai fatta pagare, ora smettila però cazzo!", miracolosamente si calmò.
"Sei una bestia!", commentai sistemandomi la maglia. Lei si chinò e mi sventolò in faccia la sua scarpa.
"La vedi?? La vedi questa? Mi hai rotto il tacco! Ti stavo rincorrendo e sono caduta. Mi è costata un casino sai? E' una Gucci!", sbraitò.
"E' solo un tacco, lo riattacchi! E poi solo a te può venire in mente di inseguire a piedi una macchina...", cercai di farla calmare.
"Solo un tacco? E' IL tacco, guarda al suo interno, guarda!", mi risventolò di nuovo davanti la scarpa.
"Ci stanno guardando tutti...."
"Non me ne frega. Ti ho detto di gurdare. Poi ripetimi che è solo un tacco, se ne hai il coraggio!", osservai bene quel maledetto tacco trasparente e all'interno vidi scritto il suo nome.
"Non ci credo....", risposi.
"Belle vero?", chiese lei con soddisfazione.
"Mai vista una cosa così...squallida!", cominciai a ridere. Brooke si rimise la scarpa e se ne andò via con foga e zoppicando per la grossa differenza di altezza tra un tacco e l'altro.
"Dove vai?", chiesi ancora trattenendo le risa. Brooke non mi calcolò di striscio. La inseguii e mi affiancai.
"Cosa vuoi?", chiese lei arrabbiata.
"Ti do un passaggio, non puoi tornartene a casa così, ti fai solo del male...", lei continuò a camminare senza nemmeno guardarmi.
"Ok, allora, dato che non te ne importa nulla del mio aiuto...beh...ti saluto. Ritorno a fare quello che stavo facendo prima...", misi le mani dietro la nuca e camminai indietreggiando:"Ciao!", dissi poi. La vidi fermarsi, si voltò a guardarmi con uno sguardo malefico, come se mi volesse ammazzare da un momento all'altro.
"Cosa stavi facendo prima? Stavi andando per le vie di Los Angeles a fare il porco con le ragazze?", saltò sulla mia auto e sbattè la portiera. Scossi la testa e salii anche io.
"Certo che se il tuo carattere fosse bello tanto quanto il tuo culo...", dissi. Lei si voltò incazzata verso di me:"Vuoi che ti infilo l'altro tacco dove sai tu?!".
"Mamma mia, che lunatica...", mi immersi nella colonna formatasi per colpa del semaforo. Picchiettai le dita sul volante e tra noi due non ci fu nemmeno una parola. Diciamo che la situazione era alquanto imbarazzante, passammo una buona mezz'ora senza parlarci e quando in un momento mi voltai per osservarla vidi che era immersa nei suoi pensieri guardando da tutt'altra parte e feci cadere i miei occhi sulle sue gambe lunghe, liscie e lucenti. Due gran belle gambe, feci appena in tempo a voltarmi che si girò pure lei a fissarmi:"Mi stavi guardando le gambe?", chiese. Non le sfuggiva proprio nulla.
"Scherzi?", non la guardavo nemmeno negli occhi.
"Non mentire. Ti ho visto!", non risposi.
"Non potete fare a meno del sesso vuoi uomini, è come l'ossigeno per voi, senza morireste!", mi stava irritando.
"Tu senti il bisogno di comprarti un paio di scarpe nuove ogni giorno, io ho bisogno di scopare. E mi sembra una cosa del tutto normale", mi giustificai.
"Certo, uno che pensa al sesso ogni minuto è normale, quindi io che non ci penso sono anormale?", feci un'espressione confusa.
"Ma che cazzo stai dicendo? Non ho mai detto questo. Con te non riesco a parlare, capisci tutto il contrario di ciò che dico, adesso ti lascio a casa, mi ringrazi per il passaggio e bye bye, ci vediamo domani e fingiamo di non esserci visti oggi, ok?", rimase in fissa a guardarmi, come se fosse dispiaciuta per le mie parole, poi riprese a parlare:"Stavo QUASI per cambiare idea su di te, ho pensato prima:«Uh, ma che carino, mi da un passaggio a casa, allora non è poi così male». Invece, mi hai dato un passaggio solo per avere un punto a tuo favore e per convincermi a scopare?", incrociò le braccia.
"Vedi che ho ragione? Non capisci. Non capisci un cazzo, mi vien voglia di piantarti qua, in mezzo al niente. Sulla statale....", tutto d'un tratto la macchina si fermò.
"Lo fai davvero?", chiese lei spaventata. "Riaccendi la macchina e non fare lo stronzo, dai Goku. Non è divertente...".
Uscii dalla macchina senza aprire la portiera, la scavalcai.
"MERDA!" urlai calciando un sasso. Brooke scese.
"JARED IL GIOCO E' BELLO QUANDO DURA POCO. ADESSO TU SALI IN MACCHINA, LA RIACCENDI E MI PORTI A CASA. CHIARO?!", urlò. Mi misi le mani nei capelli.
"Vuoi stare zitta? Non sto scherzando, la macchina si è davvero fermata!". Aprii il cofano e osservai il fumo uscire.
"PORCA PUTTANA!", urlai incazzato. Ritornai sulla macchina e presi il BlackBerry:"Chiamo un carro attrezzi!".
"Sei un imbranato e anche imbecille!", urlò lei appoggiandosi alla macchina dandomi le spalle.
"Ah, sarebbe colpa mia adesso? Credi che sia stato io a sputtanare il motore?"
"Questa macchina è da demolire, fa cagare!"
"Fa cagare?! E' comodissima e non mi ha mai dato problemi, evidentemente gli stai sulle palle!", il telefono del carro attrezzi cominciò a suonare.
«Pronto Billy, sono Jared. Avrei un problema, sono bloccato sulla....ah, sei in ferie?....hai proprio chiuso la carrozzeria?...Ok, grazie....»
, riagganciai. Il sole mi stava cuocendo e vidi Brooke allontanarsi. "Allora?", mi chiese.
"L'unica carrozzeria che conosco è chiusa...", lei allargò le braccia e le fece ricadere.
"Cerca su google...", come sempre, aveva avuto un'idea geniale.
"L'avevo già pensato io!"
"Sì, come no...", mormorò.
Dopo 4 chiamate, constatai che tutti erano in ferie, beh, avevano anche ragione, eravamo in piena estate.
"Chiamo Shannon...", dissi mentre Brooke si era seduta nel prato all'ombra e stava sudando.
E mio fratello non rispose, probabilmente in moto non sentiva.
"Ultimo tentativo...Tomo!"
«Hey Tomo! Dove sei?...ah, in Croazia? Ti stai divertendo?...bene...no ti ho chiamato solo per ricordarti l'appuntamento di domani...cazzo ci fai in Croazia un giorno solo?..vabbè ciao!», la mia compagna di viaggi sbuffò.
"Tu non conosci nessuno? Andiamo, avrai un milione di amici...", abbassò lo sguardo e rispose a stento:"Non conosco nessuno. E mio padre è fuori città". Bene. Pensai. Bloccato con una ragazza carina ma insopportabile, sotto al sole cuocente.
"Che ne dici se ci spostassimo più in là, dove ci sono quegli alberi? C'è meno sole e dovrebbe fare meno caldo...", dissi.
Brooke annuì e si alzò. Mi sembrava triste. O forse era solo accaldata. Presi le bottigliette d'acqua e la ragazza mi seguì, presi la strada per il sentiero e arrivammo in una radura. Mi sedetti sotto ad un albero e mi scolai mettà bottiglietta d'acqua.
"Non ti siedi?", le chiesi. Si girò verso di me.
"Chi verrà a prenderci?"
"Appena Shannon vedrà la mia chiamata, ci contatterà. Porta pazienza..."
"La pazienza richiede molta pratica", rispose lei sedendosi sotto all'altro albero.
"E tu sembra che non abbia fatta mai...", cacciai fuori la lingua.
"Stronzo!", mi lanciò la bottiglia.
Passò un'ora e Shannon non chiamò ancora, provai a contattarlo io ma niente. Non rispondeva mai.
Quella giornata non sarebbe mai finita.

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Capitolo 6
*** Nice ass, baby. (Part 2) ***


Eddy "Non se ne parla!"
"Brooke  è solo un pezzettino di strada, è mezzo km!"
"Tu spiegami come posso camminare con un tacco rotto!", urlò lei infuriata.
"Dammi qua", presi la sua scarpa ancora intatta e con aggressività le staccai anche l'altro tacco:"Ora puoi camminare"
"Ma tu....MA SEI PAZZO?!?! SONO DELLA GUCCI, HAI PRESENTE? SAI QUANTO COSTANO LE COSE DELLA GUCCI? LA COLPA E' TUTTA TUA! SE NON TI FOSSI AVVICINATO E NON MI..."
"Avessi fatto un complimento? Voi donne siete incomprensibili. Volete sempre i complimenti da noi uomini e quando ve li facciamo vi lamentate.."
"Il tuo non era un complimento! Era un commento da pervertito!", si avvicinò a me a pochi centimetri dal viso.
"Magari la prossima volta indossi un bel paio di Converse, che ne dici? I vestiti che indossi ora di solito si vedono a delle feste..."
"Ma come ti permetti di venire a dirmi come mi devo vestire? Proprio tu che ora indossi un paio di pantaloni a cavallo basso che non c'entrano un cazzo con quella camicia bianca a macchie azzurre, hai avuto problemi con la lavatrice per caso?", mi guardò disgustata.
"Questo sono io. Mi piace creare la moda.."
"E allora questa sono io..." disse indicandosi con due mani - "Non mi piace creare la moda, ma amo seguirla. Non tutti sono come te...per fortuna!".
Sbuffai e dal nervosismo scolai tutta la bottiglietta d'acqua. Brooke si girò dall'altra parte senza fiatare. Mi voltava la schiena.
"Va bene. Allora tu stai qui, io vado a mangiare qualcosa...", le dissi. Lei fece spallucce.
"Se si ferma qualche macchina non avvicinarti. Stanno cercando un serial killer. E se vedi qualche serpente non attaccarlo altrimenti poi lui attacca te...".
Lei si girò:"Non ci sono i serpenti a Los Angeles..", incrociò le braccia.
"Questo lo dici te, un po' di tempo fa, un uomo perse l'uso del braccio e gli venne amputato per colpa di un serpente, ed era qua in questa zona, è stato terrificante...", Brooke fingendo di non aver paura si avvicinò piano a me.
"Per non parlare dei lupi che circolano ad ogni ora del giorno...", sogghignai.
"E' tanto lontana la locanda dove vorresti andare a mangiare?", chiese terrorizzata.
"Facendo un piccolo calcolo dovrebbe essere circa un quarto d'ora di camminata, massimo 20 minuti...".
Lei cominciò a camminare e sorridendo la seguii.

"Attenta, c'è un lupo!"
"AAAAAAAAAAAAAAAAAH", mi si attaccò addosso e cominciai a ridere come un cretino.
"Sei una cagasotto!", continuai a ridere.
"E tu sei uno stronzo!", mi diede un pugno sul petto.
"Ma secondo te esistono veramente i lupi qui a Los Angeles?!", mi fermai per continuare a ridere.
"Certo, a meno che quello dietro di te non sia un peluche...", mi voltai di scatto.
"Divertente...", risposi.
"Oh, vedi quel ragazzo laggiù, prima era un lupo. Dovrebbe essero un licantropo. Si è trasformato!", cominciò a ridere e la seguii pure io.
"Era buono il pranzo laggiù!", disse poi dopo aver smesso di ridere.
"Ci ritorneremo!"
"Senti un po', ma Shannon si è fatto sentire?".
Presi il BlackBerry dalla tasca e trovai due chiamate perse e un sms da parte sua.
"No...niente...", mentii. Stavo bene con lei, e questo nostro rapporto di amore-odio mi stava facendo piacere sempre di più quella ragazza, così tanto sicura di sè ma con tanti problemi da affrontare. Leggevo nei suoi occhi che non tutto era perfetto nella sua vita, anzi, la sua vita non era perfetta. Proprio come la mia.
Ritornammo al posto di prima e ci sedemmo su una roccia di fronte ad un precipizio, poi raccolsi un sasso a terra e alzandomi cominciai a farlo saltare tra una mano e l'altra.
"Non ti avvicinare, è pericoloso..", si preoccupò lei.
"Prendi una roccia a tua scelta o un masso, a seconda di quanto è grande il problema, e gettalo nel precipizio. E quando lo lanci fai un urlo grutturale. Il guerriero che c'è in te, lo spirito guerriero dentro di te. E come lo lanci, urla e lascia andare questo aspetto di chi sei, o qualcosa nella vita che ti affligge e buttalo alle spalle."
Brooke si alzò e raccolse un masso da terra:"Non ti facevo così intelligente...quando non parli di sesso sei simpatico..."
"Hai comunque sempre un bel culo"
"E tu sei comunque sempre un imbecille...". Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e quando tentai di baciarla si allontanò.
"Scusa..", dissi.
"Sai Jared, non ti ho detto la verità..."
"Riguardo a cosa?" chiesi confuso.
"In realtà c'era una persona che potevo chiamare che poteva venire a prenderci...ma volevo passare una giornata con qualcuno di diverso. Qualcuno che non ho ancora deluso...", abbassò lo sguardo e in quel momento l'unica cosa che mi venne voglia di fare fu abbracciarla.
"Quella persona è il mio ragazzo...", sciolsi un po' la presa.
"Mi spiace...non volevo...baciarti..."
"Ma non mi ha baciata...."
"Ci ho provato però...mi sento così...stupido...", le voltai le spalle grattandomi la testa.
"Shannon mi ha chiamato due volte e mi ha lasciato un messaggio dicendomi che non aveva sentito le mie chiamate e che era libero per parlare...".
Brooke sorrise. Sì, lo fece davvero. Stavo già pensando ad una via di fuga, mi sarei aspettato uno schiaffo o una lotta con lei, invece la sua unica 'arma' fu un semplice e bellissimo sorriso.
"Sai Brooke, è correndo il rischio del fallimento, delle delusioni e delle disillusioni che si cresce. L'importante è che non cessi di credere a te stessa e a quello che puoi fare. The Belivers, così si chiamano i fan dei 30 Seconds To Mars. Loro credono in qualcosa, ma tu?"
"Io credo che potrei diventare una persona migliore, vorrei essere una soddisfazione per la gente che lavora con me e per chi mi sta attorno".
Ci sedemmo entrambi sul prato:"Deve soddisfare te stessa, non gli altri".
Un clacson interruppe il nostro dialogo, mi voltai e vidi un enorme macchina con i vetri oscurati accostarsi.
"E' il mio ragazzo, è venuto a prenderci, gli ho mandato un sms mezz'ora fa, vieni!".

Mi sedetti sui sedili posteriori, al centro. In macchina regnava il silenzio assoluto, si sentiva solo il rumore dei tasti del mio BlackBerry.
"Così sei un cantante...", il fidanzato di Brooke ruppe il ghiaccio, ci scambiammo uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
"Così dicono...", risposi stando sulle mie.
"Disoccupato però. Non ti si vede da anni in giro".
"Eddy!" lo richiamò Brooke.
"Stiamo registrando il nuovo album", cercai di rimanere calmo.
"Con quali soldi se non ne avete per pagare la EMI?"
"Adesso basta Eddy, smettila. Stai facendo il maleducato!", Brooke lo interruppe.
"Non ti preoccapare, solitamente non do retta alle persone che portano occhiali da sole anche quando il tempo è uggioso, significa che hanno qualcosa da nascondere...", guardai fuori dal finestrino e vidi il cielo oscurarsi.
"Io non ho nulla da nascondere, non farti mettere idee strane in testa da questo, capito amore?", scossi la testa. Ma che razzo di fidanzato si era trovata? Meritava di meglio, beh, non di certo me, ma di certo qualcuno meno ignorante di quell'Eddy.
"Cantiamo?", propose la ragazza. La macchina fu sommersa dalle note della canzone 'Overdrive' di Katy Rose.
"No!", risposi.
"Eddai!", Brooke si voltò a guardarmi. "Sei tu il cantante qui!"
"No!", ridissi.
"Va bene, comincio io!".
Prese una penna sul cruscotto e cominciò a cantare a squarciagola come se fosse una vera cantante, si dimenava e muoveva la testa a raffica tanto da farmi arrivare il profumo del suo shampoo. Mi venne da sorridere a vederla così. Quella canzone aveva messo di buon umore sia lei che me, tanto che cominciai a fingere di suonare la chitarra. "Ci voleva mio fratello per la batteria!", dissi urlando. Eddy spense la radio.
"Perchè?", chiese Brooke con in mano ancora la penna mentre guardava delusa il fidanzato.
"Siete ridicoli.."
"Ma ci stavamo divertendo!", si giustificò lei.
"Sentite, lasciatemi qui. Mio fratello sta venendo a prendermi...", non era vero. Ma non ne potevo più di stare in auto con quel tizio. Mi stava venendo voglia di prenderlo e dargli tanti pungi in faccia.
"Sei sicuro?", mi domandò lei.
"Certo!", ci sorridemmo.
Eddy accostò e mi lascio di fronte ad un bar.
"Ci vediamo domani!", mi salutò Brooke con la mano. Ricambiai con un sorriso e vidi la macchina sparire di fronte ai miei occhi.

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Capitolo 7
*** L'accordo. ***


L'accordo Rieccomi :D vi avverto già che è corto, noioso e serio ù_ù si parla di lavoro qua, a differenza dell'altro capitolo che erano tutti presi dal cazzeggio. Torno a ripete che niente di tutto ciò che scrivo corrisponde al vero (Ma va!), anzi, un pochino forse sì o.O vabbè, sono parecchio confusa pure io! Scappo ad aggiornare l'altra FF..maròòò come sono presa ò_ò
Grazie a chi è passato, e grazie anche a chi ha lasciato un segno (tipo i cani che pisciano sui tronchi degli alberi per dire:"Heilà, Fuffi, sono passato!" LOOL sto male ç__ç capitemi, oggi è il 17 Agosto, due mesi fa stavo davanti a quei tre coglionazzi! Chiudo la parentesi sennò continuo a scrivere, sono logorroica, I know...sono anche poliglotta :D vabbè chiudo).
Buona Lettura!!
xoxo
Mony


"Shannon sto perdendo la pezienza, te lo dico per l'ultima volta, smettila!".
Mio fratello smise di infastidire Tomo e si sedette composto sulla sedia. Brooke borbottando prese posto dietro la scrivania.
"Mi sembra di lavorare con tre poppanti!", ammise mentre tentava di sistemare dei fogli in un faldone.
"Tre? Due vorrai dire. Io che c'entro?"
"Credimi, a volte lo sei anche tu Jared!"
Mi sistemai la t-shirt indossata un po' troppo in fretta.
"Prima di essere interrotta per la milionesima volta dal vostro amico, stavo dicendo che è arrivata l'ora di lavorare sodo. Basta scampagnate in moto...", prima di finire la frase fu interrotta da mio fratello.
"Cosa? Io ho bisogno dei miei spazi e andare in moto mi aiuta a distrarmi dai problemi, soprattutto questo della causa con la EMI!", sbuffò.
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sembrò non avere ascoltato una sola parola detta da Shannon.
"...niente più fuitine di un giorno in Croazia dalla fidanzata...", continuò inerme.
"No ti prego, io Vicki ho bisogno di vederla. Sai cosa significa stare lontano dalla propria dolce metà?"
Brooke sospirò:"Tomo, io ti capisco. Ma non è vendendo qualche t-shirt sullo store che potete pagarvi la causa...", si alzò e passò dall'altra parte della scrivania, dove c'eravamo noi, e ci si appoggiò incrociando le braccia.
"Lo so che avete anche delle vite private, ma dal momento in cui avete firmato il contratto con la EMI sapevate che sareste potuti diventare famosi e che, una volta diventati celebri, la privacy è la prima cosa a cui si rinuncia. Ora c'è di mezzo il vostro futuro ragazzi.Poi scusatemi, senza offesa, non siete più ragazzini e quindi per voi sarà ancora più difficile provare a riscuotere grande successo in ogni parte del mondo...". Stavolta appoggiò le mani alla scrivania sempre rimanendo appoggiata di spalle.
"In europa abbiamo avuto grande successo con l'album 'A Beautiful Lie'..", commentai.
"Sì, hai ragione. Ma prova ad andare in un paese europeo e chiedere di cantarti una canzone dell'album. Non ti canteranno mai Battle Of One o A Modern Myth...ma solo i singoli più famosi..."
"Sì che lo faranno. Pochi. Ma lo faranno", dissi serio.
"Appunto. E' quel 'pochi' il problema. Vi servono soldi Jared..", fu schietta.
"A che punto vuoi arrivare?", sapevo che in quella sua testa matta, vagava una buona idea.
"Dovete completare l'album nuovo e partire per una tournèe...per una lunga tournèe, giusto per riuscire a racimolare la cifra da pagare alla EMI. Ho parlato con loro oggi. Mi hanno detto che la mia idea è perfetta. Che stavolta si aspettano più collaborazione da parte vostra. E' l'ultima chance questa ragazzi...".
Gurdai mio fratello che di conseguenza guardò me e Tomo. Immaginavo che sarebbe stata dura rimanere in viaggio e lontano da casa per molto tempo. Ma in qualche modo dovevamo sistemare quel grosso problema, e prima l'avremmo fatto, meglio sarebbe stato.
"In quanto tempo dobbiamo finire di registrare l'album?", chiesi preoccupato.
Brooke bevve un goccio d'acqua dalla bottiglia appoggiata sulla sua scrivania:
"Quattro mesi, a partire da adesso"
"Per Dicembre?"
Lei annuì:"Fareste un bel regalo di Natale agli Echelon. So che è brutto dover far pagare i vostri debiti ai fan, ma guardatela da questo lato: siete una famiglia, voi aiutate loro con la vostra musica, e non sono parole mie, ho avuto modo di parlare con alcuni di loro. E gli Echelon aiuteranno voi ad assicurarvi un futuro migliore...".
Ci fu uno sguardo intenso tra di noi, che lei distaccò subito e con freddezza ritornò a sedersi dall'altro lato della scrivania.
"Allora? Firmate l'accordo?", chiese poi a tutti noi.
"Sì!", rispose deciso Tomo.
Shannon cominciò a dondolarsi sulla sedia, aspettai prima una sua risposta.
"D'accordo...", rispose continuando a dondolarsi, poi gli sguardi furono puntati su di me.
"Prenoti tu la sala di registrazione?", chiesi a Brooke. Lei sorrise:
"L'ho già prenotata per domani. Alle 2 pm. Sapevo che di voi potevo fidarmi", sorrise di nuovo.
"Domani? No cazzo, ci sono i Simpson!", esclamò mio fratello.
"Shannon!", lo richiamai all'ordine.
"Non ti preoccupare Jared, non c'è problema...", continuò la ragazza.
"Ah no?", mio fratello rimase stupìto quanto noi.
"Dovremo fare un casting!", tutti noi la guardammo.
"In che senso scusa?", domandai confuso.
"Beh, secondo voi faremmo bella figura a dire che abbiamo ritardato con la consegna dell'album perchè uno dei componenti doveva guardare i Simpson? Scegliamo un altro batterista ed eviteremo la brutta figura..."
Shannon si ribaltò all'indietro con la sedia poi si rialzò in fretta sistemandosi gli abiti:
"Che cosa? Ma dico, ma sei pazza?!", urlò.
"Per Dio Shannon, hai 40 anni e preferisci rimanere di fronte alla tv a vedere i cartoni animati?!". Io e Tomo cominciammo a ridere.
"Senza il consenso del manager non puoi cacciarmi", rispose Shannon seccato.
Brooke si avvicinò a due centimetri dal viso di Shannon:"A me il consenso lo darebbe eccome..", rispose slacciandosi il primo bottone della camicia.
"Va bene, domani. Alle 2 pm. ci vediamo in sala di registrazione", sbuffò.
Brooke sogghignò. Quella ragazza ci sapeva fare!

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Capitolo 8
*** Sasha ***


Litigio «Buon pomeriggio Jack! Hai preso il sole ieri? Ti vedo abbronzato!» - «No Lindsay, sono andato a fare una passeggiata in bicicletta con i miei figli e questo è il risultato» - «Beh, potrei dire che sei diventato QUASI bello...ahah» - «Mi fai sempre troppi complimenti ahaha. Ma cominciamo a lavorare. Cari ascoltatori, come stanno proseguendo le vostre vacanze? Avete saputo della notizia riguardo i Thirty Seconds To Mars? Dilla tu Lind, sarai sicuramente più informata di me» - «Preparatevi ad un Natale strepitoso. Se vi piace pattinare sul ghiaccio potrete provare a danzare sopra le note del nuovo album in arrivo di questa nota band che sembra essere ritornata alla ribalta» - «Esatto! Avete sentito bene! Jared Leto e i suoi compagni d'avventura stanno partorendo un nuovo disco in uscita per Dicembre!» - «Approposito di parto...tua moglie a che punto è?» - «Manca poco Lindsay, molto poco. Tra circa un mese casa mia sarà invasa di nuovo da pannolini e biberon. Anzi, visto che a mia moglie piacciono molto i Linkin Park, voglio dedicarle una canzone, In The End».


L'idea che già la notizia del nuovo album stava facendo il giro del mondo, mi preoccupò. Solitamente non mi spaventava nulla, ma sapere che avevo a disposizione così poco tempo per incidere l'album era una cosa che mi non mi faceva dormire la notte.
Fortunatamente i testi li avevo già scritti, e metà album era già stato registrato, anche se, qualcosa non mi convinceva e avrei fatto sicuramente qualche modifica, anche se minima.
Parcheggiai l'auto vicino al marciapiede e scesi diretto in un bar per prendermi un caffè prima di andare in sala di registrazione. Shannon e Tomo erano andati prima per poter sistemare gli strumenti.
Aprii la porta del bar e fortunatamente dentro vidi poca gente. Non che odiassi stare in mezzo al casino, ma solo, quel giorno, avevo poca voglia di contatti.
"Buongiorno, cosa le porto?", mi chiese in barman una volta accomodatomi al bancone.
"Un caffè, grazie", il signore annuì.
Mi voltai verso la tv e in quel momento stavano dando di nuovo la notizia del nuovo album. Per quanto ancora avrei dovuto vedere quella news?
"Uscirà un album stupendo, ne sono certa", una voce femminile mi entrò nelle orecchie. Mi voltai di scatto e mi ritrovai di fronte una ragazza stupenda, con capelli neri e lunghi. Stava sorseggiando un thè fresco.
"Ovviamente..", risposi con un ghigno. Mi consegnarono il caffè.
La ragazza bevve un altro goccio di thè e seguii il movimento delle labbra poggiarsi sul bicchiere per poi ricevere nella sua calda bocca la bevanda. Deglutii.
"Hai sempre avuto un grande carisma. Mi piacciono gli uomini simpatici e sicuri di sè". Si voltò con lo sgabellino verso di me e gli occhi mi caddero sulle sue gambe accavallate snelle e liscie con ai piedi delle decoltè laccate nere.
"Piacere Sasha", allungò la mano e la incrociai con la mia.
"Inutile dirti chi sono, credo che tu già lo sappia...", entrambi sorridemmo.
"Non sono fan della tua band a dire la verità, mia madre sì. Ti segue dai tempi di My-So called-Life".
"Scusami, e quanti anni avrebbe tua madre?", chiesi sorpreso.
"Lei 43, io 27. Mi ha avuta all'età di 16 anni. Diciamo che il pomeriggio, mentre io facevo il mio sonnellino, lei non si perdeva nemmeno una puntata di quel telefilm. Non nascondo che stavi proprio bene a quei tempi. Eri un ragazzo attraente..."
"Ora non lo sono più?"
La ragazza si rigirò verso il bancone con lo sgabello e rise imbarazzata, notai un po' di rossore sul suo viso.
"Mi hai messa K.O. Jared".
Mi scappò un sorriso. Amavo le ragazze timide e amavo anche vederle imbarazzate.
"Quindi..la risposta alla mia domanda?", insistetti.
Sasha scese dallo sgabello e si avvicinò alla cassa per pagare il suo thè:
"Sembri carino", passò la banconota al barman distogliendo lo sguardo da me.
Buttai già tutto d'un sorso il mio caffè e mi avvicinai a lei per pagare anche io il mio conto:
"Sembro?"
La fanciulla rimise il portafoglio nella sua mini borsa poi i suoi occhi incrociarono i miei:
"Apparentemente sembri carino, ma non ti conosco. Non lo so se lo sei veramente..."
Fece per andarsene, pagai il mio caffè e le corsi dietro.
Una volta usciti dal bar le bloccai la strada.
"Fidati, sono più che carino. Stasera te lo dimostrerò!", mi guardò sorpresa.
"Stasera?"
"Sì, alle 9 pm. Incontriamoci di nuovo qua. Devo scappare allo studio di registrazione. Sono in ritardo", le urlai andando verso la mia auto.
Lei rimase bloccata di fronte alla porta del bar reggendosi la borsa sulla spalla.
"Ci sarai?", urlai prima di salire sul mezzo. Sasha fece spallucce:
"Ho altra scelta?", rise.
Accennai un no con la testa e dopo averle fatto l'occhiolino salii e partii per raggiungere gli altri.

Fui talemente felice di quell'incontro che passai in una pasticceria e presi dei pasticcini al cioccolato da regalare a Brooke per ringraziarla del grande lavoro che stava facendo. Ogni volta parcheggiare da quelle parti era una tortura. Soprattutto in quell'orario in cui tutti stavano lavorando e occupavano i posti con le loro auto.
Fortunatamente qualcuno mi lasciò libero il suo parcheggio e con due sole manovre ci entrai.
Chiusi la portiera con il cip del telecomando e tenendo nella mano sinistra i pasticcini avvolti da una pellicola trasparente attraversai la strada.
Una volta arrivato dall'altro lato mi fermai di fronte all'entrata dello studio e tirai un sospiro di sollievo. L'incontro con quella ragazza mi aveva messo di buon umore. Feci per entrare ma mi scontrai con una persona, con grande agilità riuscii a salvare i pasticcini:
"Toh, chi si rivede..."
Alzai lo sguardo e vidi Eddy di fronte a me con addosso sempre i suoi occhiali da sole a lenti scure:
"Che ci fai qui?" chiesi seccato.
"Me ne sto andando. Sai, Brooke è molto nervosa per il tuo ritardo. Meglio evitarla quando sta così...", sogghignò.
"Bene, non ti voglio tra i piedi..", cominciai a salire sulle scale e correndo feci la prima rampa.
"Leto, sai qual'è la cosa buffa? - Mi fermai e mi voltai a guardarlo - Che io quei 30 Milioni di dollari ce li ho. Potrei andare alla EMI, pagare il debito e chiedere di lasciarvi in pace..."
Nell'udire quelle parole cominciò a salirmi il nervoso, perchè rovinarmi una giornata che era partita bene?
"Eddy, non ho bisogno della tua carità. Sai qual'è la cosa buffa, per me, invece? Che il mio futuro ha un nome: Thirty Seconds To Mars. Il tuo? Martin. Il cognome di tuo padre. Sì, perchè tu non sei e non sarai nessuno, solo quello che prenderà in eredità tutto ciò che appartiene ora a tuo padre. Che triste verità, eh?".
Colpito e affondato. Eddy si riempì di rabbia e aprì la porta, ma prima rispose alla mia provocazione:
"Ti rovinerò, Leto. Lo giuro".
Sogghignai:"Lo vederemo.."
"Ah, per il tuo sapere, Brooke è allergica al cioccolato..", e chiuse la porta alle sue spalle.
Salìì frettolosamente l'ultima rampa di scale e mi catapultai nello studio, dove vi trovai dall'altra parte del vetro Shannon e Tomo che provavano i loro strumenti, e seduta sulla poltroncina vicino al mixer, Brooke affiancata al fonico e ad una ragazza bionda dagli occhi chiari.
Appena mi vide corse subito da me.
"Pasticcini. Per ringraziarti!", le porsi il vassoio che lei prese con cautela.
"Sei in ritardo. Abbiamo la sala a disposizione solo per altri 45 minuti!"
"Scusami, ho incontrato Eddy sulle scale e mi sono fermato a parlare. Ti chiedo un favore, non fargli mettere più piede qui dentro", dissi appoggiando la tracolla su una sedia.
Vidi Brooke spalancare gli occhi, mentre io mi avviai dall'altra parte del vetro dove c'era la band.
"Jared, è il mio ragazzo, come faccio a dirgli di rimanere fuori da qua dato che si è offerto di prestarci la somma per pagare la sala di registrazione? Sai com'è, non avete abbastanza fondi!"
La fissai imbambolato:"Cosa hai detto? Eddy ha pagato l'affitto della sala di registrazione?"
"Sì, Jared, sono soldi che gli ridarete uan volta concluso tutto"
"CHE CAZZO HAI FATTO? IO CON QUELLO NON VOGLIO AVERE NIENTE A CHE FARE! NON VEDI COME MI TRATTA? MI ODIA, E IO ODIO LUI. FA IL GENTILE SOLO PERCHE' VUOLE CHE TU LO VEDA COME TALE. MA E' SOLO UN COGLIONE!", urlai talmente forte che Shannon e Tomo smisero di provare gli strumenti e ci fissarono entrambi.
"SEMBRA CHE TI ODI PERCHE' E' GELOSO. E' IL MIO RAGAZZO. E' NORMALE CHE LO SIA VEDENDOMI CIROCONDATA DA RAGAZZA BELLI E TALENTUOSI COME VOI!", anche lei alzò la voce.
"VEDI DI RISOLVERE QUESTO TUO PROBLEMA. PERCHE' QUELLO CI ROVINERA'"
"MIO PROBLEMA? NO, CARO. IL PROBLEMA E' SOLO TUO. I MIEI PROBLEMI SONO BEN ALTRI, SAI COM'E'...SONO UMANA ANCHE IO!"
"BENE. RIDAGLI LA SOMMA INDIETRO. ANNULLIAMO LA REGISTRAZIONE DELL'ALBUM. CHIAMO UN ALTRO AVVOCATO!"
"BENE!", urlò lei.
"BENE!", replicai io.
"Hey...", Shannon provò ad apire bocca.
"STAI ZITTO!", urlammo io e Brooke all'unisono.
"ME NE VADO", Brooke prese la borsa e fece per aprire la porta, ma poi tornò indietro:
"Lì ti ho messo il pranzo. Ti ho preso un hamburger. Fammi un favore. Ficcatelo su per il culo!"
"Wow. Sei molto deliziosa quando fai così, sai?", continuai ad urlare mentre lei ritornava nell'altra sala per uscire.
"La sai una cosa? Sono vegano!", presi l'hamburger e lo gettai nella spazzatura. Vidi la ragazza urlare dalla rabbia dall'altra parte del vetro e prendendo il vassoio di pasticcini al cioccolato corse verso di me, per un momento mi spaventai. Pensai che volesse lanciarmelo contro.
"La sai una cosa?? Sono allergica al cioccolato!", gettò il vassoio nel cestino poi con foga uscì dalla porta.
Rimasi fisso a guardare l'uscita di quella stanza appoggiandomi al pianoforte, e mio fratello mi passò di fianco e mi lanciò un'occhiataccia, poi andò anche lui verso l'uscita e abbandonò la stanza.
"Me ne vado a che io prima che dica qualche stronzata di cui possa pentirmene...", disse Tomo. Anche lui insieme al fonico se ne andò.
"I figli di puttana meritano di bruciare!", urlai.
Rimase solo la ragazza bionda che si avvicinò con cautela a me.
"E tu chi sei?", chiesi.
"Sono Emma. Quella che teoricamente dovrebbe essere la tua segretaria. Praticamente...non lo so...".
"Sono stato uno stronzo, vero?"
Lei annuì.

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Capitolo 9
*** L'appuntamento ***


Appuntamento Ed eccomi!!! Scusate per i vari errori nel capitolo precedente ma non avevo riletto -.- tanto anche se dovessi rileggere non li vedrei tutti -.-
Vabbò, buona lettura!!
xoxo Mony



"Dove vai?"
Mi voltai e vidi Shannon appoggiato allo stipite della porta con una sigaretta tra le mani.
"Esco"
"Ma va! Vai da Brooke?"
Finii di sistemarmi i capelli con il gel, sistemai la t-shirt e buttai uno sguardo a mio fratello che aspettava ancora la risposta alla sua domanda. Poi staccai il BlackBerry dalla carica:
"No..."
Shannon stavolta entrò in camera:"Allora con chi stai uscendo?"
Sbuffai.
"Shannon fatti gli affari tuoi!", presi le chiavi della macchina sulla scrivania e uscii dalla stanza sorpassando mio fratello.
"Stai sbagliando Jared. Stai rovinando tutto. Domani ci andrai tu da George a dirgli che non lo vuoi più come avvocato..."
Alzai la mano per salutare, non avevo voglia di discutere. Non ero dell'umore adatto. Anzi, a dir la verità ero arrabbiato con il mio orgoglio che non mi dava la forza di dire:«Hey, avete ragione, sto sbagliando», purtroppo avevo sempre avuto questo difetto.
"...e poi volevo dirti anche...che io e Tomo abbiamo deciso di non continuare ad incidere il disco..."
Mi bloccai a metà corridoio e strinsi più forte le chiavi della macchina, mi salì una rabbia che avrei voluto liberarmene tirando un pugno a mio fratello, ma questo mi avrebbe incasinato ancora di più.
"Non potete...", dissi voltandomi verso di lui.
"Perchè no? Tu hai scelto di annullare la causa con George, puoi decidere solo tu cosa farne del nostro futuro?"
"Così mettete in mezzo gli Echelon..."
"Come possiamo lavorare su un album se non fai altro che lamentarti di tutto 24 ore su 24? Non sei concentrato, questa porterà a fare un disco di merda..."
"Ne parliamo domani...", dissi rivoltandogli le spalle.
"Sì, bravo. Fuggi come fai sempre. Risolvi così i tuoi problemi. Fregandotene!", sentii la sua voce sempre più lontano e poi venni accolto dallo sbattere di una porta.
Sobbalzai. Questa volta l'avevo fatta grossa.

"Anche io ieri ho avuto una giornata di merda!", mi disse Sashia accomodandosi sul divanetto del pub scelto da lei.
Indossava un abito rosso che faceva spiccare la sua chioma nera. A differenza di quel pomeriggio, stavolta erano ricci i suoi capelli. Ai piedi aveva un paio di decoltè dello stesso colore del vestito e non potei notare il tatuaggio sul piede sinistro che non avevo visto qualche ora prima al bar. Mi accomodai di fianco a lei che puntualmente accavallò le gambe.
"Bel tatuaggio...", commentai.
"Bello vero? Il mio secondo nome è Stella. Quindi, quale altro tatuaggio poteva rappresentarmi meglio se non una stella?", sorrise alzando il piede per mostrarmelo meglio.
"Ti dona molta, hai un bel piede", lei mi sorrise imbarazzata.
"Sei un feticista?", chiese ridendo.
"A dir la verità no, solitamente non guardo i piedi delle donne. Mi è caduto l'occhio sul tuo per il tatuaggio! Vieni spesso in questo bar?"
"Spesso è troppo poco, sai, è mio..."
Spalancai gli occhi, così giovane e aveva già un'attività così faticosa da portare avanti?
"Stai scherzando?"
Cominciò a ridere:"Mai stata così seria. Dovresti vedere la tua faccia!!", la sua risata mi convolse tanto che scoppiai pure io.
"Beh potresti anche ben capire, sei così giovane ed hai già un bar!"
"Vieni con me...", Sasha si alzò e mi prese per mano trascinandomi tra tavoli con gente che beveva a dismisura e che ballava senza imbarazzo.
La ragazza spinse la porta che dava sul retro e mi ritrovai nel magazzino.
"Dove stiamo andando?", lei si mise a ridere e posizionando un dito sulla bocca mi fece segno di tacere.
Era molto strana come ragazza. Quello stesso pomeriggio si era imbarazzata per una mia domanda alquanto stupida e qualche ora dopo mi confidò di essere la proprietaria di un bar? La timidezza le era passata.
Continuava a trascinarmi tra scaffali con scorte di birra e vari cibi confezionati poi sfilò da uno scatolone una bottiglia di vodka e si appoggiò al muro.
Cominciò a sorseggiare dalla bottiglia guardandomi intensamente negli occhi.
"Come hai fatto a togliere il tappo?", chiesi stupito.
"Sssssh fai piano!"
"Perchè?!". abbassai il tono di voce.
Bevve un altro sorso e se ne rovesciò un po' addosso.
"Perchè ti stavo prendendo per il culo. Questo pub non è mio!", si coprì la bocca con una mano per evitare che la sentissero ridere.
"Che cos...?!", non finìì la frase, Sasha mi trascinò a sè e mi baciò infilandomi senza indugiare la lingua in bocca.
Sapeva di vodka alla fragola. Mh, buona. Le infilai anche io la lingua in bocca e assaporai per bene quello che le era rimasto dell'alcolico.
Si abbassò gli spallini dell'abito e a quella visione spalancai gli occhi e mi staccai velocemente.
"Che fai?!", chiesi sempre mantendendo la voce bassa.
"Voglio scopare...non lo vuoi pure tu?"
Beh, ad una richiesta del genere come potevo tirarmi indietro? Poi sarebbe stata un'ottima conclusione dei serata. Una scopata era proprio quello che mi ci voleva.
La presi in braccio e la appoggiai sul frigorifero infilandole di nuovo la lingua in bocca. Lei mi slacciò la camicia e cominciò ad accarezzarmi il petto. Le carezze poi diventarono graffi, la mia eccitazione si stava facendo sentire. Mi staccai dalle sue labbra carnose e le abbassai le mutandine, poi abbassai la cerniera lampo dei jeans e liberai la mia erezione. Non ci misi molto e glielo infilai dentro. Sasha appoggiandosi saldamente al frigor,  incurvò la schiena e buttò la testa all'indietro mentre io cominciai a leccarle il collo con la punta della lingua. Le sue mani poi finirono una nei miei capelli, l'altra sulla mia schiena. Mi liberai della camicia e cominciai a spingere.
"Il preservativo...", dissi ansiamando.
"Prendo la pillola..."
Mi sentii molto più sicuro, presi le sue gambe e gliele feci incrociare attorno alla mia vita poi con le mie mani le abbassai il vestito e dopo averle strizzato il seno, glielo baciai fino ad arrivare a succhiarle i capezzoli per farla eccitare di più.
Dopo essere arrivato all'altezza del suo viso, gli infilai di nuovo la lingua in bocca, ma uno sbattere di porta mi fece sobbalzare.
Entrambi ci girammo verso l'entrata del magazzino:
"Oh merda!", urlò Sasha.
Le raccolsi le mutandine da terra e gliele riconsegnai, frettolosamente lei ri rialzo le spalline del vestito, la aiutai a scendere dal frigorifero e raccolsi la mia camicia da terra.
"Hey Owen, come è andata ieri sera con quella ragazza?", una voce maschile echeggiò nella stanza. Senza far rumore trascinai la ragazza dietro ad uno scaffale più a destra e le feci il gesto di stare zitta.
"Naaa niente da fare...", rispose il collega.
"Non te la sei scopata nemmeno stavolta? Amico, uscite già da un mese e avete solo limonato, c'è qualcosa che non va!", sentii il ragazzo aprire uno scatolone.
"Non sono tutti come te Jacob, io le ragazze le corteggio, le faccio innamorare,  mi ci fidanzo e poi me le porto a letto!".
Guardai Sasha che fece un'espressione per dire:"Apperò!".
"Che c'entra? Io mica le tratto male. Quando scelgo la preda la scelgo giusta. Se la tipa vuole farsi trattare come un'usa e getta, perchè rifiutare?"
"Quelle si chiamano troie. Le riconosci perchè te la danno subito già dalla prima sera!".
Anche stavolta il mio sgaurdò finì su quello della ragazza che dalla rabbia per la frase appena sentita stava per aggredire il ragazzo. Insomma, sentirsi dare della troia non è poi così bello.
"Trovata! Era l'ultima...che strano...mi era sembrato di averne ordinate settimana scorsa di vodka alla fragola...vabbè...andiamo Owen!".
Sentimmo dei passi e poi di nuovo lo sbattere della porta. Entrambi tirammo un sospiro di sollievo.
"Vieni!", mi trascinò fuori dalla porta sul retro
"Tu sei fuori!!!", dissi ridendo.
"Pensa se ci avessero beccato mentre scopavamo!"
"Dio, mi è successo solo con mio fratello una volta. Avevo 16 anni e lui entrò in camera, mi beccò con una mia compagna di classe. Quando sentimmo i passi di mia madre che stava salendo le scale, Shannon corse fuori e le urlò:"Mamma, voglio un cane!", era una settimana che le rompeva le scatole con quella storia. Mia madre si infuriò talmente tanto che lo trascinò per le orecchie al piano di sotto e andò con lui al mercato a comprargli un cagnolino di peluche! Dovevi vedere la sua faccia...", scoppiammo entrambi a ridere.
"Sono curiosa di conoscerlo Shannon..."
"Non ora...abbiamo lasciato qualcosa in sospeso prima...", dissi spingendola contro il muro e baciandole il collo.
"Sei pazzo? Potrebbe vederci qualcuno!"
"Ho imparato da te mia cara!", la guardai negli occhi e lei abbassò lo sguardo.
"Che c'è? Non vuoi?"
"No, è che sei così bello..."
Le sorrisi e poggiai le mie labbra sottili sulle sue carnose.
Le infilai una mano sotto la maglietta, ma un colpo di tosse mi fermò.
Mi voltai e vidi Eddy mano nella mano con Brooke.
"Mi sento meglio ora che so che hai una ragazza. Almeno lasci stare la mia Brooke...", sogghignò il ragazzo.
Mi avvicinai a lui a pochi centimetri dal viso:"Vattene prima che ti faccia del male..."
"Dai, fammi del male, aspetto solo questo...".
Voltai il mio sguardo verso Brooke e la vidi spaventata con le braccia conserte. Mi fissava preoccupata.
"Day Jared andiamo...lascia perdere...", Sasha mi prese per mano e mi trascinò.
"Buona serata Leto!", Eddy mi guardò sventolando una mano mentre l'altra riprendeva quella di Brooke.

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Capitolo 10
*** Goodbye, pride. ***


Capitolo Guidavo sulla Sunset Boulevard in compagnia solo di me stesso e dei miei pensieri. Il sole scottava e sentivo bruciare la mia pelle bianca. Seppur fosse piena estate non amavo andare al mare, anche se non avevo nulla da fare trovavo sempre una scusa per non andarci. Trovavo patetiche quelle persone che spendevano il tempo prezioso della loro vita standosene sdraiati su un lettino a prendere il sole quando magari da qualche altra parte del mondo o dello stato stesso, un soldato combatteva per la libertà e per salvare la patria.
Come sempre, quel giorno era trafficato, ormai me ne ero fatto una ragione di vita. Picchiettavo con le dita sul volante un ritmo per una possibile nuova canzone. Quando mi capitava di avere nella testa qualche pezzo, prendevo il BlackBerry e ne registravo il ritmo. Feci così anche quel giorno. Maledii il rumore del traffico che non mi fece fare un buon lavoro con la registrazione così pensai di rinunciarci e di tentare di tenerlo salvato nella mia testolina.
Ancora non credevo di aver fatto una scelta del genere quella sera, chiarendomi con Shannon. Certo, mio fratello a volte poteva risultare ancora un po' infantile, ma sapeva del fatto suo.
Semaforo rosso.
Se avessi svoltato a destra sarei stato ancora in tempo per scappare, ma se avessi svoltato a sinistra sarebbe cambiata la mia vita e il mio orgoglio sarebbe andato a puttane.
Semaforo verde.
Era tempo di evadere dalle grinfie di un nome. Sapevo che non era un gioco. Sarebbe stato un nuovo inizio.
Ridicolo il fatto che un semaforo potesse cambiarti un destino.
Avrei forse dovuto lasciare fare al fato.
No, non avevo mai creduto al fato, ma nel morale della favola sì. Era arrivato il tempo di pagare.
"Sai che sta arrivando grazie a te, Eddy", bonfonchiai da solo.
Il clacson incessante delle macchine dietro di me mi fecero svegliare dai miei pensieri.
Misi la freccia sinistra e sgommando, svoltai.

Bel Air Road.
Passai sotto ad un arco e mi ritrovai circondato da alberi e prati. Sembrava quasi una zona di campagna. L'umidità era al top e il caldo diventava sempre più insopportabile, mentre tentai di indossare i miei occhiali da sole con una mano scorsi sul lato destro della strada un'enorme villone:"Tze...manco fosse il principe William", dissi sarcastico.
Parcheggiai l'auto in una zona di terriccio creando un grande polverone facendo ogni qualsiasi manovra. Spensi il motore e mi slacciai la cintura di sicurezza. Presi tra le mani il BlackBerry e scesi dalla macchina trovandomi faccia a faccia con un signore palesemente incazzato.
"Signor Martin molto arrabbiato se vede macchina qua",disse.
"E tu saresti?" chiesi irritato.
"Abdul signore".
"Senti Abdul, la mia macchina resta qua. Con il signor Martin ci parlerò io, ok?". Puntai il mio sguardo nel suo e dopo qualche secondo di assoluto silenzio l'egiziano parlò di nuovo:"Se io lasciare macchina qua signor Martin licenziare me. Io avere famiglia da mantenere. Otto figli, cinque nipoti e tre mogli".
Alzai il sopracciglio. Una uomo normale non riesce a sopportare un moglie, figuriamoci tre!!
"Prendi - gli diedi le chiavi della macchina – spostala tu. Ma prova a fare un solo segno sulla macchina e le tue mogli saranno vedove".
"Sì signore", esclamò Abdul tenendo stretto a sè le chiavi.
"Ah, ti regalo anche questi. Ti eviteranno meno ore di lavoro in futuro", da lontano gli lanciai dei preservativi.
"Signore..."
"Che cosa c'è ora Abdulà? Non ti bastano? Ti capisco, sono pochi anche per me…"
"Abdul mi chiamo. Io volere solo dire che Signor Martin abitare da quella parte"
L'egiziano indicò una specie di super reggia hollywoodiana che mi lasciò a bocca aperta. Quanto poteva essere schifosamente ricco quel Martin? Cominciò a pulsarmi una vena nel collo dalla rabbia.
"Holy shit... - esclamai a voce alta - e in quella villa lì dietro chi ci abita?”, chiesi curioso.
Io non potere parlare di questo. Sono spiacente”, si inchinò e se ne andò.
Bene, Eddy Martin custodiva un segreto. Un segreto che avrei scoperto. Non l’avrebbe fatta franca, qualsiasi elemento mi sarebbe servito per rovinarlo.
Mi avvicinai ad un portone gigante. Alzai il naso verso all’insù e vi vidi scritto un cartello:
Avv. Edward Martin
Sogghignai. Non feci in tempo a bussare che venni accolto da una signora bassa e paffuta. Spalancò la porta, fece un inchino e se ne andò lasciandomi da solo in quell’immensa casa arredata in stile 900.
Ai lati due scale portavano al piano di sopra, dove si poteva vedere un balcone immenso colorato di colore oro. All’improvviso si sporse Eddy.
Jared… - disse bevendo poi un sorso di spumante – è un piacere rivederti…”, e scoppiò in una risata isterica.
Edward… - risposi, vedendolo ammiccare uno sguardo da ‘chiamami ancora così e ti massacro’ – non è lo stesso per me, ma sopravviverò”.
Vedo che l’ironia non ti manca mai…”, commentò scendendo le scale poste sulla mia destra.
Diciamo che sono un uomo completo”, sorrisi beffardo.
EVELINE”, urlò poi lui arrivato ormai alla fine della rampa. La signora che prima mi aprì la porta corse da me e con voce roca mi disse:”Mi segua”. Quella signora era spaventatissima. Quello stronzo doveva essere un dittatore di merda, una scena del genere l’avevo vista solo nei film. Si vedeva lontano un miglio che quella donna non stava bene ed era alquanto spaventata.
Mi accomodai su un divano in pelle posto in un immenso salotto. Di fronte a me vi era un tavolino di vetro con appoggiati sopra due bicchieri e un vino molto costoso. Sulla mia sinistra si faceva spazio un bellissimo caminetto visibilmente inutilizzato da anni.
Eddy si sedette di fronte a me.
EVELINE”, urlò di nuovo con tono grezzo e maleducato.
Ancora una volta, la signora si avvicinò a lui timida ed impacciata tenendosi le mani intrecciate tra loro di fronte sul suo ventre:”Mi dica signore”.
Quante volte le ho detto di farmi trovare il vino pronto nel bicchiere quando ci sono ospiti?
Mi dispiace signore, provvedo subito a…
Ora non lo voglio più. Ci prepari un caffè. E lo faccia decentemente dato che l’ultima volta l’ho dovuto gettare!
Sì signore!”, rispose Eveline andandosene quatta quatta.
Pensano di prendere soldi standosene con le mani in mano”, disse poi rivolgendosi a me. Mi venne addosso una grande rabbia. Possibile che non provasse vergogna a trattare una donna in quella maniera?
L’hai trattata malissimo”, commentai.
Tze, sei venuto qui a fare il buon samaritano o a parlare di lavoro?
Semplicemente, non mi piace il modo in cui hai trattato quella donna…”.
Eddy mi sorrise beffardo:”Ah sì? EVELINE!
Per l’ennesima volta la signora tornò da noi.
Il qui presente, Jared Leto, dice che la tratto male. E’ così?”, completò la frase con un sorriso.
No signore”. Eveline mi guardò.
Visto? Ora sei tranquillo? Possiamo parlare di quella cosa? Vada pure Eveline…
Comincio subito col dirti che tra noi non ci sarà nessun rapporto al di là del lavoro..
Rise. “Non sono gay Leto, e se lo fossi, guardarei altrove
Stronzo. Feci finta di farmi scivolare addosso la provocazione.
E aggiungo che lo sto facendo solo per la mia band, per i miei fans e per il futuro dei Thirty Seconds To Mars
E se ti dicessi che…ci ho ripensato?”. Doppiamente stronzo.
Beh – mi alzai – vorrà dire che Brook diventerà disoccupata. Tolgo il disturbo”, gli voltai le spalle.
Aspetta
Colpito e affondato. Sogghignai senza farmi vedere.
Anche lui si alzò e mi venne vicino.
Va bene. Ma facciamo un accordo
Mi rivoltai verso di lui.
Tu lascerai stare la mia ragazza, io ti pagherò la sala di registrazione, se in tutto questo lasso di tempo non l’avrai toccata nemmeno con un dito, non dovrai nemmeno ridarmi indietro i soldi.
Eddy, ancora non l’hai capita che della tua carità non me ne faccio nulla? Ti sto chiedendo solo di anticiparmi una somma, non ho in mente di fare accordi con te. Decidi: o mi presti i soldi e te li rendo una volta iniziato il tour, o finisco qua la registrazione e dici addio al lavoro per Brook.
Eveline entrò nella stanza e appoggiò le due tazzine di caffè sul tavolino poi se ne andò silenziosamente.
Eddy rosicò per qualche secondo, poi rispose:”Va bene. Mettiamola così. Ti aiuterò. Ma tocca la mia ragazza con un solo dito e ti rovinerò Jared Leto. Non rovinerò solo la tua carriera ma anche la tua vita. Ora non è più un accordo, è un ricatto. Va meglio?”
Bevvi frettolosamente il caffè lasciato da Eveline e poi contrattaccai:”Vedremo, Edward Martin”. Poi me ne andai dalla stanza raggiungendo la porta d’uscita.
Venni seguito da Eveline che mi aprì la porta:”Arrivederci signor Leto”, mi disse.
Arrivederci Eveline, il caffè era molto buono”, risposi buttando il mio sguardo su Eddy che scosse la testa e se ne andò al piano di sopra.
E se vuole un consiglio, se ne vada da qua”, bisbigliai.
Con quale soldi potrò continuare a vivere?
Farò il possibile per aiutarla
Mi sorrise e mi chiuse la porta alle spalle.
Vidi in lontananza Abdul che si annoiava standosene seduto su una sedia di legno fuori dal cancello, andai da lui e lo chiamai picchiettando sulla sua spalla.
Tornato già indietro?”, mi chiese.
Feci un respiro profondo:
Desideravo andarmene fin dal primo minuto”, e gli poggiai la mano sulla spalla.
Signore, cosa sono questi?”, mi sventolò i preservativi di fronte al naso. Strabuzzai gli occhi.
Come cosa sono?! Dei preservativi!
Aaaah”, capìì dallo sguardo che non ne conosceva l’esistenza prima di averli avuto tra le sue mani.
Servono per non far rimanere incinta la donna durante l’atto sessuale..”, spiegai.
Abdul osservò per bene quell’involucro di carta che teneva tra le sue mani.
Funziona davvero?
Io non ho figli, ti basta questa testimonianza?”.
Mi fissò dal basso verso l’alto.
Mi fido!” rispose ridandomi le chiavi della macchina e si trascinandosi poi di nuovo verso la sua sedia.
Indossai i miei occhiali da sole e ritornai alla mia auto.

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Capitolo 11
*** Hello, Japan! ***


ok Ciaoooo :3 fa frrrrrreddo!!! Maremma maiala!!!! Come state?! Sto aggiornando più spesso,a vete notato? Allora, voelvo solo avvertirvi che Abdul non esiste più. Nel senso che Abdul è diventato Genpaku ed è di origine giapponese, non più egiziana. Mi è venuta un'idea pazzesca in mente arrrrrrrrw (?) ok...sto male...vi lascio alla lettura. Ringarzio chi ha recensito, much love!! *--* a chi mi ha messa nelle seguite e a chi semplicemente passa di qua a leggere senza lasciare traccia! Mi fa piacere ugualemente!! Questo capitolo mi sembra noiosetto, l'ho scritto in DUE giorni, cosa strana per me perchè di solito ci metto un'ora massimo due!! Buona lettura :3
xx Mony



«Benvenuti a Radio L.A...bzzzz...oggi abbiamo tante sorprese per i nostri…bzzzz…in tanti ci avete chiesto…bzzzz….e noi abbiamo fatto delle ricerche…bzzzz…»


BOOOOOM

Shannon tirò un pugno alla radio della macchina. La giornata era già partita male, eravamo appena scesi dall’aereo e quella che doveva essere una vacanza rilassante era diventata una vacanza da manicomio, fin da quando vidi arrivare Eddy in aeroporto sventolare come un idiota il SUO biglietto del volo.
Shannon, piantala”, intimai.
Che razza di radio è questa? Come fa a non prendere Radio L.A.?!”, si lamentò.
Sbuffai di fronte all’ignoranza di mio fratello che stava seduto davanti insieme al tassista alquanto incazzato e innervosito dal rumore fastidioso emesso dal canale radio non funzionante.
Forse perché tuo fratello ha avuto l’idea geniale di trascinarci a Kyoto, in Giappone…”, brontolò Brooke.
Sentite ragazzi, non continuate con questa storia. Io ho proposto, stava a voi decidere se accettare o no di seguirmi in viaggio. L’ho fatto apposta, cosicchè possiate trovare pace e serenità con voi stessi ma anche con tutto il resto del gruppo”.
Silenzio.
Un fottuto silenzio che mi innervosiva parecchio. Non facevano altro che rinfacciarmi il fatto di averli trascinati in viaggio quando la mia era stata  solo una proposta che Genpaku mi aveva fatto vagare per la testa.
A dir la verità lui non aveva detto nulla per convincermi, solo, volevo fargli rivedere la famiglia approfittandone per farmi visitare anche il posto.
Di lì a poco attraversammo un ponte situato sopra il fiume Katsura e il panorama che ci si presentò di fronte fu paradisiaco.

***

Mi fanno male i piedi
Stavamo passeggiando da solo due ore e giustamente le lamentele da parte di Brooke non potevano mancare. Avevamo deciso di visitare subito la città, sperando che l’aria giapponese potesse portare ispirazione per la finitura dell’album e magari anche un po’ di pace tra la band e i collaboratori.
 "Ci siamo persi...", sbuffò Tomo.
"Non ci siamo persi, so dove siamo! Conosco Kyoto come le mie tasche!", brontolai. Una cosa che odiavo era quando le persone mi contraddicevano.
"Non sembrava, prima, quando di fronte al 'Tempio Daisen-in', insistevi a dire che era il 'Tempio di Byodoin' quando c'era un cartello grande quanto il culo di Beth Ditto con scritto il nome corretto..." ribattè Eddy.
Sospirai.
"Mi sono confuso, ci sono una marea di templi qui, è facile confodersi! E tu stai zitto, che non dovevi nemmeno esserci in questo viaggio. Dovevamo essere solo io, Tomo, Vicki, Shannon e Brooke!", continuai a camminare per le vie di Kyoto seguito dal gruppo.
In realtà, non sapevo dove mi trovavo e dove mi portava quel sentiero.
"Seriamente, tu pensavi che ti lasciassi in affidamento la mia ragazza?", rise.
Lo odiavo. Doveva solo ringraziare Dio che uccidere fosse illegale, altrimenti sarebbe già diventato il 'concime' per i giardini del Tempio di Katsura, perchè lo avrei sicuramente fatto a pezzettini e nascosto in posti in cui nessuno l'avrebbe ritrovato.
Ok, stavo degenerando.
"Affidamento? Mi sembra tanto di essere un cane!", si lamentò Brooke.
"Dio, la smettete di litigare?! Mi avete fatto venire il mal di testa! Eddy, per favore, chiama Genpaku e facci venire a prendere!", urlò Shannon preso dall'esasperazione.
"Perchè non l'hai proposto prima?"
"Brooke, forse perchè il qui presente Jared Joseph Leto diceva di essere una bussola vivente! Sembrava fosse esperto del Giappone, invece nemmeno lui sa dove siamo e non vuole ammetterlo! Conosco troppo bene mio fratello!".
Shannon si sedette su una pietra  posta sul lato del sentiero fatto di ciottoli e detriti, appoggiò lo zaino in terra di fronte a lui, tirò fuori una bottiglia d'acqua e ne bevve un sorso.
"ADESSO BASTA!"
Ci voltammo tutti verso Tomo, lui, che non lo vedevi mai perdere la pazienza, e se la perdeva, si limitava a borbottare a voce bassa.
"Avevamo deciso di fare questo viaggio per staccare i pensieri dal guaio in cui ci siamo cacciati. Ci eravamo promessi che sarebbe stata una vacanza meravigliosa, indimenticabile. Che ci saremmo divertiti e avremmo conosciuto ogni minima cosa di questa bellissima città. Che avremmo visitato ogni tempio esistente e che avremmo pranzato e cenato tutti insieme come dei veri amici. Ma è dall'Lax a Los Angeles che non fate altro che bisticciare e mandarvi frecciatine. Se continuerete così io e Vicki ce ne andremo per conto nostro a visitare Kyoto", la fidanzata di fianco a lui, annuì, tenendo la sua mano saldata a quello che ormai era diventato il salvatore del viaggio.
Dopo alcuni minuti di silenzio, dove tutti, compreso il mio BlackBerry, ci sentimmo delle vere merde, borbottai un:"Chiama Genpaku" a Eddy mantenendo un tono di voce distaccato.
Il ragazzo sfilò l'iPhone dalla tasca dei jeans e si allontanò per poter parlare tranquillamente al telefono.
Tomo mi si avvicinò e appoggiandomi una mano dietro la schiena mi scansò lontano dagli altri:"Fallo per me. Fallo per la band. Sopportalo", mi disse con un filo di voce per non farsi sentire.
"Come faccio a sopportarlo se lui si rende insopportabile? Che ci fa qui? Chi l'ha invitato? Era una cosa di lavoro..."
"Allora anche Vicki che ci fa qui? Jared, l'avrà sicuramente invitato Brooke, è il suo fidanzato, ne aveva il diritto...e poi ormai anche lui è legato a noi con quell'accordo che avete fatto..."
"Diritto? Accordo? Voi dovete capire che tra me e lui non ci sono mai stati accordi, si è trattato solo di un fottuto favore..."
"Non riuscirai mai, vero, a dirlo? Non uscirà mai la parola 'Grazie' dalla tua bocca?", bisbigliò Tomo guardandomi negli occhi.
"Ha detto che ha capito dove siamo, arriva tra 20 minuti, restiamo qua fermi ad aspettarlo!", Eddy interruppe il nostro dialogo.
"Provaci Jay, so che puoi farcela...", continuò Tomo prima di raggiungere di nuovo gli altri:"Grazie Eddy", urlò, poi si voltò a fissarmi:"Vedi? E' facile...", concluse poi il chitarrista.

***

"Come avere fatto a venire qua a piedi?", chiese incredulo Genpaku.
"E' colpa mia - ribattei - credevo di essere sulla via giusta per i Giardini Zen...".
"Ma giardini di Zen essere là!"
Indicò un punto nel nulla, tutti ci portammo dove si era posizionato lui, e rimanemmo esterefatti vedendo il paesaggio che ci si piantò di fronte.
Tanti puntini colorati rendevano una meraviglia quella che doveva essere Kyoto vista dall'alto. "Wow!", dissi sorridendo. In quel momento mi sentivo uno straniero in una terra straniera.
"Ecco perchè mi facevano male i piedi, guarda dove ci hai portati, è bellissimo!", disse Brooke. Non riuscii a distogliere lo sguardo da quel paradiso, che mi avrebbe aiutato a definire i testi delle canzoni per il nuovo album.
Camminammo per un'altra mezz'ora e finalmente raggiungemmo i Giardini Zen.
All'apparenza non erano nulla di speciale, ma i racconti di Genpaku li resero fantastici.
"La ghiaia rappresenta l'oceano e le pietre rappresentano le isole del Giappone - spiegò - Le rocce formano parte del kanji per cuore o mente".
"Cos'è il kanji?", chiesi curioso.
"Sono caratteri di scrittura cinesi utilizzati anche in Giappone signore".
"Dove c'è la ghiaia, è il punto in cui meditano i monaci?", domandò anche Eddy, interessato quanto me.
"No. I monaci meditare solo al chiuso, di fronte a muro o in centro in una stanza. Se tu vedere foto di monaci giapponesi meditare su giardini di ghiaia essere delle messe in scena".
"Scusi, ma le Geisha dove sono?", tutti ci voltammo verso Shannon. Possibile che dovesse pensare alle donne 24 ore su 24?
Dopo un lungo pomeriggio passato a visitare templi e giardini vari, ci ritrovammo tutti seduti attorno ad un tavolo a cenare come dei veri amici. Genpaku ci avrebbe presentato la sua famiglia numerosa anche se tutti i componenti stavano ritardando ad arrivare.
Sto perdendo la pazienza”, borbottai. Il mio stomaco non faceva altro che brontolare e la presenza di Eddy mi irritava sempre di più. Mentre tutto il gruppo se ne stava seduto su un cuscino, lui, se ne era presi due. Mi buttò addosso uno sguardo veloce, e capendo che lo stavo osservando, mise un braccio sulle spalle di Brooke, che prese la mano del fidanzato nella sua. Credeva di farmi ingelosire, quando a me di lei non me ne fregava proprio un emerito cazzo. Solo che in qualche modo lui aveva capito che ci stavo provando con lei, e sapendo che la cosa gli dava molto fastidio, ci godevo a farlo ingelosire.
Eccoli!”, urlò Tomo vedendo arrivare Genpaku insieme alla sua famiglia.
Era difficile crederci, ma solo loro popolavano il ristorante. Genpaku arrivò affiancato da una donna con in braccio un bambino che doveva avere all'incirca 1 anno. Alla vista di quel piccolo bebè, Brooke si alzò velocemente e si avvicinò a salutarlo regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli. No, se state pensando che la ragazza mi piacesse, vi state sbagliando di grosso. Sì, era proprio una bella femmina, ma non era il mio genere. Il mio unico scopo di quella vacanza ormai era diventato quello di far incazzare Edward Martin e con la mia intelligenza non avrei fatto fatica.
Lei è moglie numero tre: Fumiko” - “Ah emm..ciao Fumiko”, dissi porgendole la mano, mi accorsi solo dopo di esserne stato l'unico imbecille, mi guardai attorno e vidi tutti inchinarsi di fronte a lei.
Idiota, loro non si salutano dandosi la mano! - mi corresse Eddy -  fortuna che il 'sotuttoio' qui eri tu!”, mi allontanai imbarazzato. Ok, quella volta mi aveva messo ko, ma sarebbe stata l'unica.
E questi essere miei figli, le femmine: Hanako, Hoshi, Isako, Izumi, Juri e poi i maschi, il più piccolo essere Hisaki e questo grande uomo essere Izumo. Hoshi essere sposata e avere cinque figli. Ma adesso essere dai nonni”, finì la presentazione.
Non possiamo numerare anche loro come le mogli?”, chiesi. Genpaku  rise. E io che credevo di avere fatto una battuta squallida.
Certo che sfornano figli come i conigli qua!”, mi bisbigliò Shannon, gli tirai una gomitata, se l'avessero sentito avrebbe fatto di nuovo una figura di merda come quel pomeriggio stesso.
Ci sedemmo tutti insieme, formammo una bella tavolata. Partimmo col mangiare l'antipasto, che si chiamava Chawan Mushi, che era una crema a base di uova e brodo dashi (brodo leggero di pesce), guarnita con verdure, foglie di spinaci o funghi, pollo, gamberi o altro. Si prepara nelle apposite tazzine con coperchio e si cuoce al vapore. Si serve caldissimo e si mangia con un cucchiaino. Ovviamente chiesi di evitare il pollo.
E finimmo con mangiare il dole Yōkan, un dessert gelatinoso composto da pasta di fagioli rossi e zucchero. Viene venduto solitamente a cubetti e ce ne sono due tipi: il neri yōkan e il mizu yōkan; quest’ultimo è fatto con più acqua del normale e viene spesso congelato, ragion per cui è comunemente consumato in estate.
Lo Yōkan a volte contiene castagne a pezzi, cachi, azuki, patate dolci, fichi e molti altri ingredienti. Per me una schifezza, per Shannon, una bontà, tanto che divorò il suo, quello di Tomo e quello di Vicki.
Finito di cenare ci salutammo tutti:“Genpaku mi è venuto un dubbio. O sono io che data la stanchezza non so più contare, o i tuoi figli sono veramente sette. Ne manca uno?”, colsi di sorpresa l'uomo. Che mi rispose solo con un:”La mia seconda figlia è in America, con moglie numero uno”, e mi salutò inchinandosi.
Aveva avuto un comportamento abbastanza misterioso, avrei messo anche lui sull'agenda delle 'cose da scoprire', oltre al fatto di sapere chi abitasse nella villa di fronte alla casa di Eddy.
Ognuno andò in camera sua, io decisi di andarci dopo, prima pensai di fare un giro turistico per l'hotel che fin da quando avevo messo il piede quello stesso pomeriggio mi aveva incuriosito.
Scelsi di passare a visitare la hall, ma prima di scendere le scale mi soffermai a guardare fuori sul terrazzino un'ombra simile molto al fisico di Shannon, man mano che mi avvicinavo alla porta vedevo quella figura somigliare sempre di più a mio fratello, infatti era lui...con Brooke. Che diavolo ci facevano insieme? Mi nascosi dietro ad un pilastro e osservai la scena. La ragazza accarezzava la guancia a mio fratello.
Non deve saperlo nessuno, ok?”, disse lui.
Puoi fidarti di me”.
Se mio fratello venisse a saperlo sarei morto. Non voglio che si alteri ulteriormente
Stai tranquillo”.
Le sorrise.
Il cuore cominciò a battermi forte. Ero geloso? No, forse mi dava solo fastidio che lui pensò alla mia stessa idea di far incazzare Eddy, perchè anche lui lo odiava. Certo.
Ci vediamo domani!”, disse lei.
Grazie, senza di te sarei rovinato”.
Vidi mio fratello allontanarsi e mi nascosi bene senza farmi vedere, poi, una volta andatosene, sbucai fuori io e mi avvicinai a Brooke.
Ma bene...cosa vedono i miei occhi di ghiaccio....”, lanciai la frecciatina.
Che ci fai qui?”, chiese irritata la ragazza.
Passavo di qua..e ho visto tutto...
La donna si mise una mano in faccia in segno di arresa:”Jared non dirgli nulla, era affranto..
Affranto? Sapevo che non era un uomo fedele, ma non mi piace vedere Lindsay essere trattata così...
La ragazza alzò il sopracciglio:”Che cosa c'entra adesso Lindsay?”, incrociò le braccia e notai un sacchetto pieno di ghiaccio nella sua mano sinistra.
Cos'è quello?
Un sacchetto pieno di ghiaccio, non mi sembra difficile da capire...
Aspetta...e perchè ce l'hai in mano?
“Cos'è? Una puntata di C.I.A. Miami? Ti hanno preso per una parte?”.
Sorrisi. “No, spiegami perchè ce l'hai in mano!
Sbuffò.”Non avevi mica visto tutto?
Sì, ma credo di avere frainteso...
Shannon ha chiesto ad una cameriera se fosse una Geisha, credendo di farle un complimento e non sapendo che Geisha significhi prostituta e così si è beccato un ceffone in faccia. Si vergognava troppo a venire da te a chiedere aiuto, così, l'ha chiesto a me!”.
Cercai di trattenermi dal ridere, ma non ce la feci e scoppiai.
Che c'è di così divertente? C'è rimasto malissimo,sai?!
Il fatto è che...io credevo...insomma...”, non riuscivo nemmeno a parlare per colpa dell'attacco di ridarella che mi era preso.
Anche Brooke non resistette e mi seguì a ruota:”Non dirmi che pensavi ci stessimo frequentando segretamente?”, io annuii con la testa.
Beh, è così...”. Smisi di ridere di botto, tanto che cominciai a tossire.
Idiota, ti sto prendendo in giro!”, e cominciò anche lei a ridere a crepapelle. Poi ricominciai pure io.
Non dirglielo che sai questa cosa, sai, è un tipo abbastanza orgoglioso. Sarebbe in imbarazzo a sapere che suo fratello sappia di avere avuto un due di picche da una ragazza...
Conosco l'elemento... - commentai – dov'è Eddy?
“Al telefono con suo padre, quando stanno al telefono preferisco allontanarmi perchè...entrambe le nostre famiglie non sanno che io e lui abbiamo una storia...
Ah sì?
BINGO. 

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Capitolo 12
*** She is back. ***


ok Bene, ecco il nuovo capitolo. Vi ringrazio tanto, tanto, tanto, tanto, tanto, tantissimo per il supporto. Mi avete dato la forza di continuare, veramente! Il mio problema è che per ogni capitolo riesco a raggiungere i 100 lettori in almeno due giorni, e quando ho visto che questo non era arrivato nemmeno arrivato ai 60 mi sono preoccupata T__T infatti solitamente pubblico quando vedo di aver raggiunto almeno i 100, lo so che è una cagata, ma mi invoglia di più a scrivere l'idea che tanta gente legga, e penso che sia così anche per voi no?
Ho cancellato 'il capitolo' con la domanda perchè mi dava fastidio messo lì così, non so come ringraziarvi perchè mi avete scritto in tante, e molte di voi avendo scritto solo poche parole, mi sono arrivate privatamente in posta, sappiate che ho apprezzato anche i vostri messagg dai vi lascio alla lettura!! P.S. Questo capitolo è un po' corto, lo so T__T ma volevo finirlo così ù_ù #Bastarda
xx Mony  :) 


Eddy sbattè la ragazza contro al muro e le strinse una mano al collo. Lei cominciò a divincolarsi e tentò di urlare, ma l’uomo inferocito le mise l’altra mano sulla bocca e la zittì in tempo.
Te l’avevo detto che se non mi avessi ascoltato mi sarei arrabbiato…”, le sussurrò nell’orecchio. Ancora una volta la ragazza tentò di liberarsi dalle grinfie di quell’uomo cattivo, ma il tutto fu inutile.
Adesso ti leverò la mano dalla bocca, se emetti un solo piccolo e misero grido, ti taglio la gola".
Levò la mano dal collo e sfilò dal taschino della giacca un piccolo coltellino.
La ragazza cominciò a respirare affannosamente e dai suoi occhi sgorgarono delle lacrime.
Tze…non crederai di farmi tenerezza piangendo? Te l’avevo detto, no? Ti avevo avvertita che se non mi avessi fatto avere i testi delle nuove canzoni, ti avrei fatto del male…”, Eddy fece un sorriso beffardo e levò la mano dalla bocca della sua preda.
Io…ho provato...”, sussurrò a malapena la povera vittima.
Ti avevo di FARE, non di PROVARE. Hai troppo un bel faccino per poterti farti del male. Sei una piccola bastarda. Più ti guardo e più voglio scopare con te. Spogliati!”, le urlò spingendola sul letto.
Di nuovo,  la ragazza cominciò a piangere.
Oh, no no no no. Non devi piangere. Sei bellissima – gli disse lui sedendosi al suo fianco e spostandole i capelli dal viso – scusami se ti ho trattata male. Adesso faremo l’amore e mi perdonerai. Non è così?”, le prese il viso e lo fece girare verso il suo, costringendo la donna a guardarlo negli occhi.
Avvicinò il suo viso a quello di lei, e cominciò a baciarla appassionatamente, si staccò  solo un attimo, giusto il tempo di poter appoggiare sul comidino vicino al letto il coltellino che fino a qualche minuto prima stava puntando alla gola della fanciulla.
Poi la fece sdraiare sul letto e le slacciò la camicetta, ma appena lei tentò di levargli le mani di dosso, Eddy le tirò un ceffone in faccia facendola voltare dall’altra parte.
Sei un bastardo”, disse con le poche forze rimaste.
Non ti ho chiesto un parere. Non voglio sapere quello che pensi di me. Ora zitta e scopa”, gli rimise una mano sulla bocca e rompendo i bottoni della camicetta si ritrovò di fronte la ragazza con addosso un reggiseno nero di pizzo.
Ho bisogno di usare entrambi le mie mani, non costringermi a occuparti la bocca in un altro modo. Anche se, a dirti la verità, non mi dispiacerebbe”.
Lasciò libera di nuovo la bocca candida della vittima, portò entrambe le sue mani sulla gonna e gliela sfilò lanciandola sul pavimento.
Si avvicinò al suo viso e la baciò. La baciò con forza e con passione. L’uomo era ormai molto eccitato e la ragazza non aveva altra scelta.
Poco dopo si ritrovò penetrata da Eddy, che spingeva il suo membro con violenza dentro la sua cavità e gemeva rumorosamente senza preoccuparsi minimamente di poterle farle del male.

Finalmente la ragazza fu liberata da quell’uomo pazzo, che nonostante tutto doveva anche ringraziare.
Appoggiò la mano sul pomello della porta tenendo nella mano destra la sua giacca di pelle preferita, che per niente  e nessuno al mondo l’avrebbe mai mollata.
Portami-i-testi”, le disse prima di farle abbandonare la stanza. Lei gli lanciò uno sguardo arrabbiato e se ne andò sbattendo la porta.

***

Ce la stavo facendo. Sapevo che il giappone sarebbe stato per me una fonte di ispirazione. Erano le nove di mattina e mi ero seduto da poco al tavolino nella hall munito di penna e carta, e stavo scrivendo quella che doveva essere l’introduzione del nuovo album. Picchiettavo il dito sul legno per riuscire a capirne il ritmo e man mano che mi veniva in mente un pezzo lo scrivevo. Avevo già buttato giù qualche idea, a casa avevo lasciato scritti sul mio quadernetto i testi di 5 canzoni, li avevo letti e riletti e alla fine ci avevo scritto in fondo alla pagina un gigante ‘OK’ di color rosso.
Buongiorno!”, Brooke entrò nella hall con in mano un croissant e un cappuccino.
Buongiorno a te. Anche qua fanno colazione con quella roba?
La ragazza si accomodò di fronte a me al tavolino:”Quella roba?”, ripetè mangiando la punta della briosche.
Molto meglio un buon caffè
No grazie”, rispose buttando un occhio sul foglio. “Cosa stai facendo?
Sto scrivendo il testo di una canzone”, la guardai sorseggiare il cappuccino e quando finì si lecco le labbra per levarsi la schiuma. Gli levai gli occhi di dosso.
Leggimelo”, appoggiò la tazza sul tavolo e diede un morso alla sua colazione.
Beh, ti avverto che non ho ancora avuto modo di rileggerla. L’ho buttata giù adesso, così, come mi è venuta. Quindi non badare a errori vari
Ok, sono tutt’orecchie”, ridiede un morso alla briosche.

Time to escape
the clutches of a name,
No this is not a game,
It’s just a new beginning
I don’t believe in fate
but the bottom line,
It’s time to pay,
You know you’ve got it coming.
This is war!


Ovviamente ci vuole la base musicale, e prima di cantare vorrei  essere accompagnato da Shannon e da qualche effetto sonoro che farà Tomo. Il ‘This is war’ finale dovrà essere un urlo liberatorio, deve diventare la parte principale della canzone.
Brooke mi guardò senza accennare una parola, non continuò nemmeno a mangiare la sua colazione.
Beh? Fa tanto schifo?
E’…bellissima…”, riuscì solo a dirmi questo.
Ma?..
Niente ‘ma’…mi piace…dobbiamo chiamare Shannon e Tomo e cominciare a buttarne giù la base musicale!”.
Bene, leggevo in lei la voglia di combattere. Di fare uscire qualcosa di buono. Di creare l’album dell’anno insieme a noi.
Dobbiamo chiedere a Eddy di prenotare la sala registrazione tutti i giorni settimana prossima…”, dissi irritato.
Sì, certo..”, sembrò poco convinta.
Che c’è? Dove è Eddy?
E dove è secondo te? Quando non sto con lui..
Sta al telefono col padre - finii la frase – è un po’ irritante che si porti il lavoro anche in vacanza…
Anche tu stai lavorando in vacanza..
Sì ma almeno io calcolo mio fratello e i miei amici…”, Brooke parve abbastanza infastidita, infatti si alzò e prese tra le mani il cappuccino e la metà rimasta della sua briosche.
Dove vai?
Perché devi sempre rovinare tutto? Ogni volta con te finisco sempre di irritarmi. Chi sei tu per venire a farmi la ramanzina su chi devo o non devo frequentare? Vogliamo parlare di te? Quella ragazza con cui stavi allegramente scopando fuori dal locale settimana scorsa, dove è?
Mi alzai anche io e mi avvicinai a lei:”Sai cosa penso? Che quell’Eddy non sia adatto a te. Apri quei cazzo di occhi e cerca di vedere come ti tratta. Quella ragazza è stata solo da una botta e via…”
Forse per te, ma non per lei…voltati”.
Mi girai e vidi dietro di me Sasha, con tra le mani un giubbetto di pelle tutto stropicciato.
Sasha…”, dissi a voce bassa.
Ho interrotto qualcosa?”, chiese con un sorriso sulle labbra.
No”, urlammo all’unisono io e Brooke, quest’ultima mi passò di fianco e se andò dalla hall.

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Capitolo 13
*** Intrecci ***


ooook "Eddy se gli chiedo di farmi alloggiare per un po' a casa sua, capirà che sarò stata io quella a rubare i testi..."
"Allora mandiamo Genpaku a casa sua, così la colpa la prenderà lui..."
"Non lo fare. Non tirare in mezzo a questa storia mio padre..."
"Allora trova una soluzione. Io voglio quei testi. Voglio Bruciarli. Eliminarli. Farli sparire. In modo che debba riscrivere tutto e faccia ritardare l'uscita dell'album...o addirittura non farlo uscire proprio. Voglio rovinargli la vita!"

"Pronta?", Sasha riagganciò il telefono e si voltò sorridendomi. Avevo appena fatto sesso con lei, era la prima volta che mi capitava di andare a letto con la stessa persona due volte di seguito dopo la storia conclusa con la mia ex.
Mi ero promesso di non innamorarmi più, nessuno meritava me e io non meritavo nessuno, a mio parere.
"Dove andiamo?", mi diede un bacio sulle labbra.
"A visitare la città!"
"E poi?", mi abbracciò appoggiando il suo viso al mio petto. Le baciai la testa.
"Coccole?"
"Non vedo l'ora", rispose guardandomi negli occhi. Quegli occhi che solo in quel momento mi accorsi essere a mandorla.
"Facciamo che prima esco io e poi mi raggiungi? Sai..."
"Non vuoi far nascere gossip...", finì lei.
Sorrisi:"Esatto, conosci i giornali no? Allargano sempre le cose!"
"Allora tu vai, io mi sistemo meglio i capelli e arrivo!".
La ribaciai sulle labbra e uscii dalla stanza.
Non avevo proprio idea di cosa stavo facendo, sapevo solo di avere avuto i brividi quando qualche minuto prima di fare sesso mi disse che era venuta fin qua perchè teneva a me e perchè mi aveva pensato sempre dal nostro ultimo incontro.
Non avevo intenzione di cominciare una nuova storia, ma mai dire dire mai...e soprattutto...meglio evitare di andare contro a ciò che ti dice il cuore!
Arrivai nella hall e ne approfittai per prendere un cocktail pomeridiano, non che mi piacesse bere, solo che mi sarebbe servito per riprendermi un po'.
"Jared Leto: regista, musicista, attore, manager part-time e artista grafico...pazzesco - Eddy chiuse violentemente il giornale - fai davvero tutte queste cose?". Si alzò dal divanetto e prima di venirmi incontro lanciò la rivista sul tavolino in vetro.
"Sparisci - dalla - mia - vista", gli dissi digrignando i denti.
"Sennò cosa fai?", mi provocò.
Lo presi per il colletto della camicia e lo scaraventai contro al muro:"Smettila di importunarmi".
"Avanti, tirami un pugno, Leto", disse mantendendo sempre il suo sorriso da stronzo.
Strinsi ancora di più la presa:"Non hai altro da fare, Edward? Devi starmi sempre addosso?", sputai le parole come lame taglienti.
"Non hai capito che non mi fai paura? Chissà cosa penseranno...come si chiamano...ah sì, gli Echelon, quando verranno a sapere del vostro debito, del vostro problema", parlò con fatica.
"Non ci provare, non ti azzardare a dire nulla a qualche fottuto giornale. Non farlo, o ti ammazzo. Lo faccio, sai?".
"Jared...", mollai la presa e mi voltai. Sasha mi stava fissando impaurita e poco dopo arrivarono nella hall anche Shannon e Tomo.
Eddy si sistemò il colletto della camicia e riprese il giornale sul tavolino:"Chissà che bell'articolo uscirà!", urlò prima di abbandonare la stanza.
"Bastardo", sussurrai.
"Quale articolo?", mi chiese Shannon mentre mangiava un panino.
"Sul nuovo cd!", mentii. Lui e Tomo non dovevano assolutamente sapere quello che stava succedendo tra me e Eddy, se fosse uscito anche questo problema l'armonia sarebbe andata a puttane. Sentii un tocco caldo sul mio braccio e mi accorsi che Sasha ci aveva appoggiato sopra una mano per trascinarmi via.
"Che succede, Jared?", chiese preoccupata.
Mi voltai a guardare se i miei amici erano lontani e dissi la verità:"Ho dei seri problemi con Eddy, abbiamo dato il via ad una specie di guerra"
"Ti va di parlarmene...da soli?".
Guardai i miei compagni e li vidi impegnati a parlare con un cameriere:"Ragazzi", li chiamai.
Shannon arrivò in meno di mezzo minuto, per forza, stavo in compagnia di una bella donna. Tomo lo seguì poco dopo, prima salutò il cameriere e lo ringraziò per qualcosa.
"Lei è Sasha", presentai la ragazza ad entrambi.
"Piacere Shannon"
"Tomo, piacere"
"Io vado a pranzo con lei, credo che starò via tutto il giorno. Gireremo anche la città!"
"Va bene, divertitevi!", disse Tomo.
"Un momento...dove hai trovato questa Geis...", bloccai mio fratello in tempo.
"Bro, non è quello che pensi tu, è un'amica!", il batterista sbuffò.
"Ok, ciao! Passate una buona giornata!".
Appoggiai una mano dietro la schiena della ragazza e la trascinai fuori.


"Così tuo fratello è fissato con le Geisha...", mi chiese assaporando i suoi spaghetti.
"Non capisco il perchè. Ha una bella fidanzata a Los Angeles che lo ama"
"Evidentemente lui non prova gli stessi sentimenti", si pulì la bocca.
"Non è mai stato innamorato, credo nn sappia ancora riconoscere il sesso dall'amore", bevvi un sorso d'acqua.
"E tu invece? Li sai riconoscere?", smise di mangiare e mi fissò negli occhi.
Il locale che avevamo scelto aveva pochi clienti, riuscivamo a stare tranquilli a parlare senza essere disturbati.
Avevamo scelto di sederci ai tavoli bassi, poggiandoci su un cuscino, ogni tavolo era molto distante dall'altro perciò si poteva discutere senza aver paura di essere sentiti.
"", risposi semplicemente.
"Anche io" - replicò - cosa sta succedendo con quel ragazzo? Sbaglio, o è lo stesso che abbiamo incontrato al nostro primo appuntamento fuori dal pub?"
"Esatto, si chiama Edward Martin, è il fidanzato della ragazza che mi sta aiutando con la causa. Sono nella merda fino al collo. La EMI ci ha denunciati perchè non abbiamo fatto un tot di album richiesti. Ora siamo giunti ad un accordo. Dobbiamo pubblicare l'album entro dicembre e andare in tournèe, per un bel po'...", dissi tutto d'un fiato.
"E se non ce la farete?"
"Addio 30 Seconds To Mars".
"E perchè lo stavi prendendo per il collo prima?", continuò a mangiare. Io lasciai il mio Ramen senza carne di maiale a metà.
"Perchè mi ricatta, vuole mettere sui giornali questo mio problema. Dato che gli articoli parlano tutti bene di me, vuole mettermi in cattiva luce"
"E fallo anche tu, no?"
"E come?"
"Non hai elementi a disposizone per rovinarlo?".
Presi tra le mani il tappo di una bottiglia e cominciai a giocarci. In realtà una cosa c'era. Ma se l'avessi fatto avrei incasinato anche Brooke. Rivelare all'avvocato la relazione tra la figlia e il peggior nemico.
"Una cosa ci sarebbe", sogghignai.
"Bene", rispose la ragazza regalandomi poi un sorriso.
"Andiamo a fare un giro?"
Lei annuì.
Andai a pagare e ci avviammo per le vie di Kyoto. Sasha mi prese la mano, mi voltai a guardarla e mi sorrise:"Ti da fastidio se...", chiese imbarazzata.
"No..", strisi la sua mano più forte alla mia. Quella ragazza era spettacolare. E non conoscevo nemmeno nulla di lei. Era un bene?
"Sasha, da dove vieni tu?", allentò un po' la presa della mia mano.
"Io...ho origini giapponesi a dir la verità. Mia madre è americana, mio padre Giapponese".
Strabuzzai gli occhi:"E dove sono i tuoi genitori adesso?"
"In America, ovvio. Qui avevano un ristorante, ma è fallito. Così si sono trasferiti a Chicago e ora vivono lì", abbassò lo sguardo. Come se fosse imbarazzata della sua storia, come se ne provasse vergogna.
"E tu che ci fai a Los Angeles?"
"Faccio la modella, a tempo perso. Poi trovo ogni tanto qualche lavoretto qua e là. Ma perchè parliamo di me? Dimmi un po', quanti anni hai?", mi passò davanti e mi trascinò in un giardino spettacolare con tantissimi fiori.
"Non te lo dico", cacciai furi la lingua.
"Tanto lo so, volevo solo veder se avevi le palle di dirmelo!", stavolta cacciò fuori lei la lingua.
"Vieni qua", mi costrinse a seguirla.
"Ma dove mi porti? Conosci bene questi posti?"
"Leto, mio padre è giapponese, ci vengo da una vita qua", si appoggiò ad un muro e prendendomi per la maglia mi tirò a sè.
"Vuoi farlo qui?", chiesi titubante.
Questa ragazza era proprio pazza, in tutti i sensi. Quel posto era nascosto, ma non era poi così deserto. Se solo uno di quei bambini che prima giocavano a palla...ne perdevano il controllo, ci avrebbero visti.
Si appoggiò ad un muretto con dei dipinti strani e poi mi infilò la lingua in bocca.
"Tu sei pazza", le sussurrai sorridendo e andai a baciarle il collo.
"E' noioso farlo solo nel letto. Poi mi piace il rischio"
"Questo me l'hai già detto", dissi sfilandole un seno dal vestito di seta e palpandoglielo fino a farla ansimare.
Le passai la punta della lingua sul collo, facendola scorrere fino al seno che pochi minuti prima stavo palpando. Nel frattempo sentivo la sua mano ravanare nei miei jeans. Mi bloccai.
"Ma vuoi farlo sul serio?", domandai fin troppo accaldato.
"Sei scemo? Vuoi che mi fermi? Sono troppo eccitata!", con la mano destra spinse la mia testa contro la sua e mi infilò di nuovo la lingua in bocca, mentre ormai l'altra sua mano giocherellava nei jeans.
Riuscì a farmeli scivolare a terra e tirò fuori la mia erezione dai boxer.
"Aspetta", la presi e la feci appoggiare su un tavolino in plastica.
"Vedo che ti sei convinto", sorride sarcastica.
"Come posso fermarmi dinnanzi ad una donna così bella e mezza nuda"
Lei si mise a ridere e mi abbarcciò. Sì, mi abbracciò. Quel gesto mi fece venire i brividi. Da quanto non ricevevo un abbraccio del genere? Che mi stava succedendo?
Le tolsi le mutandine e la penetrai, lei cominciò ad accarezzarmi i capelli, poi fece scorrere l'altra mano sul mio petto, fino a farmi scorrere un solo dito sui fianchi. Sobbalzai.
"Mh, ho trovato il tuo punto debole", rise.
"Stronza, adesso trovo io il tuo!", cominciai a sfilarle del tutto l'abito ma lei ebbe una reazione strana.
"No, non togliermi il vestito", ma fu troppo tardi, l'abito scivolò e notai dei lividi sul suo addome.
"Cosa hai fatto lì?", mi sfilai da lei e cominciai a rivestirmi. Anche lei velocemente si risistemò.
"Sono caduta", si vestì senza guardarmi negli occhi.
"Non dirmi stronzate. Guardarmi negli occhi e dimmi chi cazzo è stato a farti del male!", mi rimisi la maglietta.
"Ho detto che sono caduta, Jared", mi urlò in faccia dopo aver raccolto la borsa.
"E allora perchè scappi? Perchè non volevi mostrarmi il tuo corpo? Ecco perchè. Ecco perchè prima hai insistito tanto nel non fartela leccare. Non volevi farmi vedere i lividi"
"Che cazzo dici, Jared? Non sono come tutte le tue puttanelle le quali eseguono tutti i tuoi ordini a letto, io non sono nessuna di loro. Io, sono diversa", Si mise la borsa sulla spalla e mi abbandonò da solo in quell'angolo sperduto di Kyoto. Tirai un calcio al tavolo in plastica dove qualche minuto prima ci stavamo amando. Che cazzo mi stava nascondendo? Qual'era la verità? Chi era veramente?

Arrivò la sera, passai il pomeriggio chiuso nella mia stanza dell'hotel a scrivere canzoni. A una avevo dato il titolo 'Closer To The Edge', sì, ero vicino al limite della sopportazione. Avevo deciso di scrivere una mail da inviare al padre di Brooke per avvertirlo della relazione della figlia con Eddy, ma sapevo che stavo andando incontro al mio futuro. Così facendo Brooke si sarebbe incazzata con me e addio cd, addio carriera.
Che cosa fare? Che cosa fare accidenti? Mi strofinai gli occhi, avevo passato troppo tempo di fronte al pc.
Per distrarmi uscìì dalla stanza e decisi di scendere a prendere qualcosa da mangiare, avevo saltato pure la cena ed era da quel primo pomeriggio che non sentivo Sasha, che cosa mi stava nascondendo? Era palese che quei lividi non potesse averseli fatti cadendo. Erano lividi di violenza. Qualcuno l'aveva picchiata, ma chi? Perchè non voleva dirmelo? Perchè non voleva farsi aiutare?
"Hey!", troppo preso dai pensieri non mi accorsi della presenza di Brooke che stava percorrendo lo stesso corridioio ma in direzione inversa.
"Ciao Brooke..", la ragazza si sistemò meglio la borsa sulla spalla.
"Ascolta, ti va di..parlare? Volevo scusarmi per oggi..."
Infilai le mani nelle tasche e le sorrisi:"Va bene, andiamo sul terrazzo?", lei annuì.
Percorremmo in silenzio il pezzettino di corridoio e io aprii per primo la porta facendola passare.
Entrambi ci appoggiammo al muretto e guardammo Kyoto illuminata di notte.
"Eddy è al telefono?", chiesi.
Brooke si drizzò sulla schiena mentre io mi appoggiai con i gomiti sul muretto.
"Ma va? Come l'hai indovinato?", rise, facendo scorrere entrambe le mani sul cemento su cui si era appoggiata.
"Perchè non gliene parli? Digli che ti infastidisce..."
"Non è così semplice. E' molto attaccato al suo lavoro. Sai com'è...è un avvocato. Ad ogni causa prende molti soldi, e le occasioni non può farsele sfuggire...", si voltò a guardarmi negli occhi.
"E tu, invece? Come va con quella ragazza asiatica?"
Sospirai:"Male, abbiamo litigato", Brooke abbassò la testa e la scosse.
"Ma come? State insieme da quanto? Un mese?"
"A dir la verità da...ieri...", la bionda spalancò la bocca.
"Dici sul serio?"
Stavolta mi voltai verso di lei e mi appoggiai solo su un braccio:"Sì, è pazza, lo sai? Tutto ciò che le passa per la testa lo fa"
"Un po' come te, Jared Leto. E perchè avete litigato?"
"Argomento delicato"
Tutto d'un tratto mi venne un'idea geniale. Sicuramente Sasha a me non avrebbe raccontato i suoi problemi, ma ad una donna forse avrebbe svelato il mistero.
"Sasha ha dei lividi sul corpo, lividi di..violenza. Non so se violenza sessuale o semplice pestaggio...", Brooke portò una mano alla bocca:"Oh mio Dio, e chi è stato?"
"Non lo so - mi sfregai di nuovo gli occhi - è per questo che abbiamo litigato. Non vuole dirmelo. Insiste nel dire che è caduta. Ma è evidente che non sono lividi di caduta. Brooke, tu sei donna, tra donne ci si parla, ci si confida...non puoi..."
"Jared, so cosa stai per dire...non credo di poterlo fare", si allontanò dal muretto e la seguii.
"Perchè?", chiesi rimettendo le mani in tasca.
"Perchè non la conosco e lei non conosce me. Come può confidare una cosa così privata ad una sconosciuta?"
"Diventate amiche"
La vedevo dura. Due donne con due caratteri differenti diventare amiche? Ma Brooke era molto intelligente, sapevo che ce l'avrebbe fatta a farle sputare la verità.
"Jared, ci tieni veramente così tanto?"
"Non è il fatto di tenerci, il problema è che una donna viene picchiata da un uomo...", la fissai negli occhi. Ero andato a lei vicino...troppo vicino. Ma si scansò.
"Vedrò cosa fare, ok?"
Bene. Ora come potevo inviare quella E-mail a suo padre e sputtanarle la vita quando le avevo appena chiesto un favore così grosso? Dovevo solo scegliere a questo punto. Sputtanare la mia carriera...o la sua vita?
"Grazie", dissi.
"Prego", sorrise.
"Posso farti una domanda?", mi guardò curiosa e annuì.
"Se tu avessi una pistola ed una sola pallottola. Se fossi in pericolo di vita e fossi obbligata a sparare quella pallottola ad una persona a te cara per difenderti, cosa faresti? Mireresti il suo cuore o punteresti la pistola alla tua tempia?".
"Sparerei la pallottola nell'aria e getterei la pistola"
"Nel senso che...non faresti nulla?", fece spallucce.
"No, lascerei in mano tutto al fato, chi lo sa che magari mi possa salvare comunque senza mettere in pericolo altre persone?"
"Intendi dire che cercheresti di trovare un'altra soluzione?"
"Esatto, che non faccia male ad entrambi".
Sapevo che avrebbe avuto una soluzione. Questa ragazza cominciava veramente a piacermi.
"Perchè questa domanda?"
"Volevo solo un consiglio..."
"E ti sono stata utile?"
"Molto", le sorrisi.
Ad un certo punto sentimmo un urlo provenire da sotto la terrazza, ci affacciammo entrambi preoccupati e vedemmo mio fratello sfregarsi una guancia e una ragazza fuggire via.
"Non ci credo...un'altra volta...", sbuffò Brooke.
Cominciai a ridere:"Ma perchè è così cretino?"
"Vado in suo soccorso, ovviamente, come sempre, tu non ne sai nulla", mi fece l'occhiolino.
Alzai le mani:"Puoi fidarti di me"
"Ciao Jared..", Brooke si avvicinò e mi accarezzò la guancia. Non so per quale motivo lo fece, non ci stavo capendo molto. So solo che il mio fottuto istinto non seguì quello che la mia testa mi disse e pian pianetto mi avvicinai a lei, poggiando le mie labbra sulle sue.
Misi il braccio destro sulla sua schiena e l'avvicinai, lei socchiuse gli occhi e la sua mano, quella che prima mi stava accarezzando, si bloccò sul mio viso.
"Lo sapevo che non dovevo venire. Lo sapevo". Una voce ci interruppe. Ci voltammo e trovai di fronte a noi Sasha.
"Sasha fammi spiegare...", mi staccai da Brooke e andai da lei.
"Lascia il mio braccio Jared", non riuscii a mollare la presa, non volevo farla scappare come quel pomeriggio.
"LASCIAMI!", urlò strattonandomi e liberandosi dalla mia presa.
Aprì la porta e fuggì via.
"Vai da lei, Jared", mi disse Brooke.
Non me lo feci ripetere due volte e la raggiunsi nel corridoio.
"Sasha aspetta", la rincorsi.
Lei si bloccò e si voltò verso di me:"Ero venuta per scusarmi, mi sono sentita per tutto il pomeriggio una merda...e ti ritrovo tra le braccia di quella", disse piangendo.
Mi avvicinai a lei e la presi tra le mie braccia:"Scusami", riuscii a dire solo quello.
"Lasciami!", ancora una volta si liberò dalla mia presa.
"Vuoi scopartela, vero?"
"No!", forse avrei dovuto dire la verità.
"Però la ami"
"No!", un'altra bugia. Non capivo come fosse possibile, ma ormai la cosa era palese. L'amavo. Sì, amavo Brooke. Ed era passato solo un mese. Come c'ero riuscito? Io che mi ero promesso di non farlo accadere più?
"Allora perchè la stavi baciando?"
"Sono stata io", ci girammo e vedemmo Brooke.
"Gli stavo confidando che la mia relazione con Eddy non stava andando bene e mi sono fatta prendere dal momento. Lui non c'entra nulla, ho fatto tutto io"

*Pensieri di Brooke*

Fu l'unica cosa che mi venne in mente di fare. Non dovevo accettare quel bacio. Anche se era una cosa che ormai volevo da tempo. Probabilmente se l'avessi detto a qualcuno mi avrebbe presa per pazza, ma mi ero innamorata di Jared Leto.
Passai di fianco ai ragazzi e li lasciai soli. Se Eddy fosse venuto a sapere di tutto questo casino, mi avrebbe presa a botte. Come era già accaduto circa un mese prima, quando decisi di lasciarlo. Quando Jared mi confidò di aver visto quei lividi sul corpo di Sasha, mi venne la pelle d'oca. Entrai nell'ascensore e quando mi trovai di fronte allo specchio alzai la t-shirt e osservai quei lividi che man man che passava il tempo stavano scomparendo.
Quando le porte si aprirono abbassai velocemente la maglia e fece capolino Shannon con una mano appoggiata alla guancia.
"Shan..."
"Sì, è successo di nuovo. Non capsico. Qua mi odiano tutte"
"Fammi vedere", gli tolsi la mano dalla guancia e notai un po' di rossore.
"Usciamo da qua e andiamo a chiedere un po' di ghiaccio".
Poco dopo mi ritrovai Shannon Leto seduto sulla sedia in uno stato di depressione, mentre reggeva una sacca di ghiaccio.
"Perchè non lasci Lindsay? Insomma, è palese che non ti piaccia più", gli dissi sedendomi sul tavolo e facendo dondolare le gambe.
Il batterista sbuffò.
"Le avevo precisato che non volevo una storia seria, l'avevo avvertita. Ma lei ci si è buttata a capofitto e ora mi sta appiccicata, sempre!"
"E' innamorata Shannon e se non ricambi il sentimento devi lasciarla...a meno che tu sia sicur che prima o poi te ne innamorerai pure tu...".
Shannon appoggiò il ghiaccio sul tavolo.
"Mi è andato via il rossore?", scesi dal tavolo e mi avvicinai.
"No, è passato. O meglio, c'è n'è ancora un po' ma è rimasto per il freddo del ghiaccio".
Il ragazzo appoggiò un gomito sul tavolo, ci poggiò la testa e cominciò a sbuffare.
"Ma è possibile? Non le ho chiesto di andarci a letto. Ho solo provato a baciarla. Sembra così difficile qua prendersi un cazzo di bacio!"
Mi fece troppa tenerezza, mi avvicinai a lui e gli diedi un leggero bacio sulle labbra. Shannon rimase spiazzato.
"Dormirai tranquillo ora? Ti voglio bene, imbecille!", presi la mia borsa sul tavolo e feci per abbandonare la stanza.
"Brooke", mi voltai.
"Grazie!", sorrisi.
"Magari la prossima volta ti dirò che una ragazza si è rifiutata di venire a letto con me", cacciò furi la lingua.
"Scordatelo Shannon, se succederà, ti dovrai consolare con una sega!", stavolta cacciai io fuori una lingua.
Una volta uscita dalla stanza, mi appoggiai alla porta e sospirai.

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Capitolo 14
*** Problems, Problems, Problems. ***


novo!

Ooooooooooooops!! Sono-in-un-fottutissimo-ritardo DD: credo che conosciate anche voi il blocco dello scrittore, no?! Ecco, mi è successo :D ma ora credo, anzi penso, che mi sia tornata l'ispirazione. Questo capitolo è cortino ma almeno vi sazio un po' per l'assenza.
Chiedo di nuovo perdono!!
P.S. La frase finale l'ho modificata un pochino!
xoxo Mony

Uscii dal bagno con addosso la mia vestaglia di seta, tolsi i braccialetti e li appoggiai sul comodino, poi mi infilai sotto le coperte. Osservai Eddy alla scrivania, concentrato a scrivere qualcosa. Se fosse venuto a sapere che quella sera avevo baciato Jared, mi avrebbe massacrata di botte, di nuovo. Mi sedetti comoda e presi tra le mani un giornale di gossip per leggere le ultime novità.
"Dove sei stata tutto questo tempo?", mi domandò il ragazzo senza nemmeno guardarmi in faccia.
"In giro per Kyoto", risposi osservandolo mentre lui con menefreghismo continuava a scrivere su quel maledetto pc.
"Sei stata con Jared Leto?", stavolta si voltò.
"No, la mia vita non gira intorno a lui, sai? Siamo legati solo professionalmente"
"Voglio che voi due vi vediate solo quando ci sono io presente", blaterò.
"E perchè mai? Non ti fidi di me?"
"Non mi fido di lui", chiuse con un colpo il pc e dopo essersi alzato dalla sedia si avvicinò a me.
"Non fidarti di quell'uomo. E' un bugiardo traditore. Ti sta solo usando per guadagnare soldi e successo. Fa tanto il dolce con te ma in realtà non è la tua amicizia quello che vuole", si sedette sul letto di fianco a me.
"Ma cosa stai dicendo? Da quando ti accanisci così con le persone? Eddy, non sei più la persona che ho conosciuto all'università. Sei scortese, dici che mi sta usando, ma almeno lui quando gli parlo mi guarda negli occhi e mi dedica attenzione", Eddy alzò lo sguardo dall'iPhone e mi tirò uno schiaffo.
Mi massaggiai la mandibola e da uno dei miei occhi sgorgò una lacrima.
"Scusa", disse lui. Mi alzai velocemente dal letto e mi chiusi in bagno.
Il ragazzo cominciò a bussare alla porta urlandomi di uscire:"Ti ho chiesto scusa, esci subito!" - "Vattene Eddy", urlai piangendo.
Mi sedetti appoggiando la schiena alla porta. Non ne potevo più di quella situazione. Quando lo conobbi un anno prima era una persona del tutto diversa. Mi trattava come una principessa e mai si era permesso di alzare le mani. Da quando aveva cominciato a lavorare per il padre era diventato ossessionato dela sua professione ed era sempre nervoso.
Mi alzai e riaprii la porta, mi catapultai velocemente vicino all'armadio e presi la valigia, la lanciai sul letto e cominciai a riempirla con i miei abiti.
"Che cazzo fai eh?", urlò Eddy tentando di portare via dalle mie mani la valigia.
"Non ti sopporto più, me ne torno a Los Angeles!", urlai tra le lacrime.
Il ragazzo mi prese per il collo e mi scaraventò contro la parete:"Tu non vai da nessuna parte...", mi disse digrignando i denti. Mi divincolai tentando di staccare la sua mano dal mio collo ma lui era troppo forte e io troppo debole. Provai a dirgli di lasciarmi ma le parole non mi uscivano di bocca.
"Hai ancora in mente di andartene?", mi chiese. Accennai un no con la testa e mi lasciò libera.
"Sei un bastardo", sussurrai a stento massaggiandomi il collo.
"Fai un altro passo falso e per te sarà la fine", mi diede una spinta e finii sul letto mentre lui tornò al pc.
Tutta questa situazione stava degenerando e dovevo fare qualcosa, dovevo trovare una soluzione e anche presto.

 
Mi svegliai bruscamente dal sonno profondo, qualcuno bussò violentemente alla mia porta e solo dopo aver sentito urlare il mio nome capii che era mio fratello.
"Porca puttana, svegliati Jared, è urgente!" - "Arrivo!", urlai.
Mi stiracchiai per qualche secondo gettando le braccia all'aria e molto lentamente mi accinsi a scendere dal letto e ad andare ad aprire la porta.
Non feci in tempo ad aprire che Shannon si precipitò nella mia stanza sventolando un giornale.
"Siamo nella merda bro!", disse agitato.
"Cos'è successo?"
"Qualcuno ha messo un articolo su questo giornale spiegando del nostro problema con la causa...".
Sogghignai. Non aveva perso tempo quel figlio di puttana. Rubai il giornale dalle mani di mio fratello e cercai velocemente l'articolo.
"Chi cazzo è stato?!", urlò il batterista. Lo zittii alzando una mano, stavo leggendo l'articolo e quel bastardo non si era risparmiato su nulla:"...La rockband 'Thirty Seconds To Mars' si risveglia da un lungo letargo dopo essere venuti alla conoscienza di essere stati denunciati dalla EMI", lessi a voce alta.
"E' stato Eddy...", dissi. Shannon mi guardò perplesso.
"Eddy?"
"Siamo in lotta. Non capisco perchè, si è accanito contro di me e sta facendo tutto per rovinarmi"
"E perchè non me l'hai detto subito?"
"Perchè volevo risolvere da solo il problema"
Shannon sbuffò:"Jared, te l'ho già detto che non sei l'onnipotente. Appena quelli della EMI leggeranno l'articolo si incazzeranno. Dobbiamo trovare una soluzione".
Tutto d'un tratto fui interrotto dal suono del mio BlackBerry e sullo shcermo lessi il nome del manager:"Ommerda...è il Manager..."
"Sarà venuto sicuramente a conoscenza di questa cosa, sai che le notizie girano in fretta. Rispondi rimanendo tranquillo".
Seguii il consiglio di mio fratello:
"Pronto?"
"Cosa cazzo avete combinato? Tornate subito a Los Angeles, dobbiamo risolvere questo casino, SUBITO! Altrimenti potete dire addio alla tournèe e alla pubblicazione del cd!"
"Ok, ok. Prenotiamo il primo volo e arriviamo..."
Guardai Shannon e lo vidi preoccupato. Si sdraiò sul letto tenendo a penzoloni le gambe e nel frattempo si massaggiò la testa.
"Vedete di trovare anche una soluzione a questa cazzo di situazione!", mi riagganciò il telefono in faccia.

 

Los Angeles, ore 9 am.

Stiamo parlando della EMI. Quello che hanno in mente di fare loro è farti spendere soldi e torturarti. Non è una casa discografica tradizionale. Non è da persone che operano regole tradizionali della casa discografica. Sono gente che possiedono la società e anche il potere. Stanno solo cercando un modo per prendere soldi e pensano di fottere la gente facendo pagare debiti, finchè non scopriranno la verità, cioè che esiste anche gente più potente di loro pur non possedendo niente. Ma questa articolo… – il manager sventolò il giornale con il gossip riguardo la causa – …non doveva esserci. Dovevamo fare tutto al buio senza che nessuno sapesse nulla. Non sono più così ottimista come prima”.
Andiamo, non è un cazzo di articolo che ci fa mandare all’aria tutto. Gli Echelon capiranno, dove sta il problema? Non abbiamo rubato e nemmeno ucciso nessuno”, dissi avvicinandomi di più a lui dall’altra parte della scrivania.
Certo, sono d’accordo. Ma la gente penserà..
Mi alzai interrompendolo:”La gente, la gente, la gente…lo vuoi capire che a me della gente non me ne fotte un emerito cazzo? Possono dire tutto quello che vogliono riguardo a me e al mio futuro, io so cosa sono in grado di fare e ti dico che questo album uscirà e che risolveremo questa causa!
E se non andrà come pensi tu? Cosa farai?
Mi risedetti:”Mi trasferirò in Brasile  e venderò scarpe”.
Il manager sogghignò scuotendo la testa.


Scappai dal Giappone in fretta e furia lasciando gli altri là, dovevo assolutamente risolvere questo problema, ma appena parcheggiai l'auto nel vialetto trovai  Sasha  di fronte alla  porta di casa mia. Chiusi la portiera col cip e mi avvicinai. 
Jared…”, fece in tempo solo a dire il mio nome e scoppiò a piangere.
Che sta succedendo? Vieni dentro”, dissi trascinandola in casa.
Una volta dentro l’abbracciai forte. Per piangere così doveva essere successo qualcosa di veramente brutto.
Jared stai attento, quello ti ammazza”, sputò fuori.
Chi?!
Eddy”. Mi si bloccò il respiro.


Ciao! Sono Jared, sono un regista, sono un musicista, sono un attore, sono un manager part-time, sono un artista grafico. Faccio scarabocchi, sono conosciuto per come sapevo ballare e mi piace fare lunghe escursioni. Che giornata. Che giornata. Sarebbe potuta andare peggio: un'etichetta discografica avrebbe potuto dirci di fotterci e qualcuno avrebbe potuto minacciarmi di morte.
Dimenticavo, è successo.

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