I dreamed of you

di Princess of Dark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Solo un sogno? ***
Capitolo 3: *** 3. Un caffé ***
Capitolo 4: *** 4.Chiacchierate amichevoli ***
Capitolo 5: *** 5. Attrice per caso ***
Capitolo 6: *** 6.Si va in scena! ***
Capitolo 7: *** 7.Finalmente single! ***
Capitolo 8: *** 8.With a kiss I die ***
Capitolo 9: *** 9.Incomprensioni ***
Capitolo 10: *** 10. Game Over ***
Capitolo 11: *** 11. Ricominciare... ***
Capitolo 12: *** 12.Vamos a la playa! ***
Capitolo 13: *** 13. Il gossip prende vita ***
Capitolo 14: *** 14. Fine del lavoro! ***
Capitolo 15: *** 15. Smettiamola di fingere ***
Capitolo 16: *** 16. Aspettando la Premiere! ***
Capitolo 17: *** 17. Premiere con i fiocchi! ***
Capitolo 18: *** 18. Arriva l'inverno! ***
Capitolo 19: *** 19. Giornata con i piccoli Depp ***
Capitolo 20: *** 20. Un vecchio amico ***
Capitolo 21: *** 21. Cupido e l'aria di Natale! ***
Capitolo 22: *** 22. Happy Christmas and happy new year! ***
Capitolo 23: *** 23. Inaspettati cambiamenti ***
Capitolo 24: *** 24. Parole amare ***
Capitolo 25: *** 25.Ti sono vicina ***
Capitolo 26: *** 26. Non siamo così soli ***
Capitolo 27: *** 27. Parole di mamma ***
Capitolo 28: *** 28. Togliamo i sogni dai cassetti e apriamo gli armadi! ***
Capitolo 29: *** 29. Benvenuto, Willy! ***
Capitolo 30: *** La fine del racconto non coincide con la fine di un amore! ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


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BOOKTRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=rLHOJc3yhPM


Ciao! Io mi chiamo Ginevra.
Voi però chiamatemi Gin.
Il mio nome fa schifo, lo so, ma non è stata una mia scelta: è stata Denise ad impormelo.
Dice sempre che faccio emergere la parte di se stessa che lei tenta di celare dietro il suo visetto d’angelo. Seh! Le piacerebbe farmi stare zitta!
Chi sono io? oh, sorr … la vocina interiore di Denise ovviamente!! La voce che sentite ora non è quella con cui parlo ma quella con cui penso. Avete presente la vocina interiore che urla l’opposto di quello che vorreste fare? Quella che dice sempre la verità anche quando cercate di nasconderla a voi stessi? Voi pensate che io sia lontana, ma non lo sono per niente!
Nulla è lontano perché un pianeta, se visto da abbastanza vicino, diventa una città. Una città diventa l’interno di una casa. Un uomo che dorme e sogna nel suo letto, se lo guardate bene, diventa Johnny Depp...!
Lo so, lo so, ora vi direte “che vuole questa qui?!” oppure “quando ci lascia leggere in pace la storia su quel figo della madonna?!” Vi lascio subito, volevo solo ricordarvi che io sarò la vocina “malefica”di Denise, quella scritta in corsivo. Dopo aver ringraziato Santa Betty Sue Palmer e San John Christopher More Depp Senior per aver spento la tv quella sera e aver scopato -ops, a volte mi lascio un po’ andare eheh- vi auguro buona lettura! ^_____^  
 




Beeene =) finalmente eccomi qui a scrivere la mia prima ff su Johnny Depp. *applausi* hahaha scherzi a parte, davvero non c’è un aggettivo che possa descrivere quanto amo Johnny Depp, non esiste un termine per spiegare la sua assoluta perfezione!!
Il prologo è solamente un pezzo introduttivo per scherzarci su, ma la storia non sarà così, non preoccupatevi! Il racconto sarà tutto da sconvolgere e presto la protagonista, Denise, incontrerà il suo amato Johnny *-*
Spero di avervi incuriosite un po’, io sto già scrivendo il loro incontro (che carini che sono *-*)
Un bacio a tutte le mie favolose Deppendent…!!
P.S. prima di lasciarvi volevo mettere in chiaro che NON intendo offendere tutte le persone famose che citerò, anzi, mi scuso con loro se sono stata costretta a trascinarli in questa pazzia! Proviene tutto dalla mia pura fantasia!!

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Capitolo 2
*** 2. Solo un sogno? ***


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Sono Denise Depp.
No, non sono sua figlia, né sua sorella, non ho il suo sangue nelle mie vene, Depp non è il mio vero cognome. Io sono ... sua moglie.
Ora vi starete chiedendo come ho fato io a sposare Johnny Depp, ma vi dirò che nella vita ci vuole anche un po' di fortuna e ora vi racconto come la fortuna ha bussato alla porta della MIA vita ...In realtà è stato Johnny Depp a bussare alla mia porta ma... ogni cosa al suo tempo!


Marylin esaminò il livido sul mio zigomo e mi guardò interrogativa. La ragazza aveva capelli neri e occhi nocciola scrutatori, capaci ci cogliere i più insignificanti dettagli e di fornire la conclusione giusta alle sue ipotesi come Sherlock Holmes. E ci azzeccava sempre! Oltre ad essere la mia collega di lavoro, era anche la mia migliore amica. Da sempre. Marylin era la classica amica che ti sollevava il morale che, se eri triste, si presentava sotto casa tua con dieci chili di gelato al triplo cioccolato e un paio di film strappalacrime. “per piangere ancora di più” diceva lei scherzosa. Beh, allora essere tristi era davvero un’ottima scusa per divorare gelato con lei!
<< cos’hai fatto? >> sussurrò lei, esaminando il luogo del delitto.
<< uhm … niente. >> borbottai, assorta tra le cartacce che il mio capo mi aveva consegnato. Lavoravo come assistente per il caporedattore Michael Bonfire. Philip Grodowich era a capo della famosissima rivista locale "Tell me". Certo, la mia aspirazione era il giornalismo ma, avendo bruciato l'unica opportunità quando fallii con l'intervista ad un calciatore, mi avevano messo a sistemare cartacce e occuparmi della stampa dei giornali. Beh, almeno ero il supervisore di qualcosa!
<< quel bastardo ti ha messo di nuovo le mani addosso? >> ringhiò furiosa. Eccola lì Sherlock, stavolta senza l’aiuto del suo collega Watson. E stavolta aveva indovinato al primo colpo. Capitava raramente che il mio fidanzato -quasi marito- mi mettesse le mani addosso, ma ieri gli avevo chiesto una pausa di riflessione, stavo per lasciarlo e lui mi ha mollato uno schiaffo. Sfiorai l'anello che portavo al dito, quello che mi aveva regalato Fred un po' di tempo fa.
<< ottima deduzione dottor Holmes. Le suggerirei però di esaminare prima tutte le possibilità: la sua conclusione è un po’ avventata. >> la presi in giro, iniziando a sistemare le grosse pile di fogli che andavano negli archivi. Lei in cambio mi si parò davanti, i pugni sui fianchi.
<< non te la scampi, signorina. >> suonò lei. Alzai gli occhi al cielo.
<< è stato solo uno schiaffo. >> sussurrai, sotto il suo sguardo penetrante.
<< uno schiaffo di qua, un pugno di là … deve smetterla. >>
<< sono stata io a provocarlo. >>
<< sì, brava, difendilo pure ora. >>
Brava, difendilo pure. Deficiente!
Non hai il diritto di insultarmi.
Ti stai insultando da sola. Per mia sfortuna, io sono frutto della tua immaginazione,cara.

Repressi la vocina insopportabile di Ginevra e fissai di nuovo Marylin.
<< ok, stasera ce ne usciamo. >> mi rincuorò lei.
<< non lo so se Fred ... >> mormorai a mezza voce. Marylin stette sul punto di aprir bocca e sputare fuori qualche parola, poi sospirò e si voltò.
Non trovi sia carino da parte sua preoccuparsi per te? Forse dovresti ringraziarla, ogni tanto …
Stavolta hai proprio ragione, Gin.
<< ehi, Mary? >>
<< uhm? >>
<< grazie. >> sorrisi. Lei ricambiò con un sorriso a trecentocinquantadue denti.
<< di niente. Ora sbrigati: i fogli non si sistemano negli archivi da soli. >> scherzò. Risi, pensando ai fogli con le gambe che –imprecando sotto voce- si riponevano autonomamente negli archivi. Che bella cosa sarebbe stata!!!
Ero un po’ stanca, ma non abbastanza da no affrontare Fred. E stasera pareva più comprensivo, forse mi avrebbe lasciata andare stavolta.
A ballare in una discoteca?! Non illuderti, bocconcino!!
Ah, non rovinare i miei piani!
Sono solo realista, Den.
Non devo per forza dirgli che vado a ballare. Gli dico che esco con Marylin, niente di più.
Uhm …
<< ciao, Fred. >> sorrisi, andandogli incontro. Lui ricambiò con un bacio sulle mie labbra. << come è andato il lavoro? >>
<< la solita rottura. Tu? >>
<< niente di particolare. >> sorrise, baciandomi il collo. Ricambiai e stetti sul punto di cambiare idea riguardo alla serata. Ricambiai velocemente idea.
<< ti dispiace se oggi esco con Marylin? È da tanto tempo che non chiacchieriamo un po’ … >> azzardai, cercando di farla sembrare la cosa più innocua del mondo. Lui mi fissò perplesso.
<< certo, vai pure. >> sorrise calmo. Lo fissai sorpresa.
<< davvero non ti dispiace …? >>
<< no, divertiti. Avrei preferito fare altro con te ma… vedrò la partita di football>> sussurrò, infilando le mani sotto la mia maglia. Risi.
<< quando vengo ti prometto che ci divertiamo …>> gli sussurrai all’orecchio.
<< uhm … farò il conto alla rovescia. >> disse con voce rauca, stringendo il mio seno nella sua grossa mano. Risi e corsi a vestirmi. Certo, ero meravigliata, ma non mi sarebbe dispiaciuto restare lì con lui: Fred scopava da Dio!!
Si può sapere cosa vuoi fare?
Non ho il diritto di avere le mie indecisioni?!
I commenti inutili di Ginevra. L’odiosa Ginevra.
Hai dimenticato che posso sentirti? Risi tra me e me. Indossai dei pantaloni neri, un top argentato con la scollatura a V e tacchi neri. Mi coprii con il mio cappotto e stampai un bacio sulla guancia di Fred, lasciandogli il segno del rossetto.
<< sei bellissima. >>
<< grazie. >> sorrisi, avviandomi alla porta.
<< ti amo! >> urlò lui, mentre uscivo di casa. Non so cosa mi trattenne dal rispondergli, ma quel “ti amo” mi fece rabbrividire. Quel “ti amo” non ebbe una mia risposta. Mi avviai alla disco, dove mi aspettava Marylin, riflettendo ancora su come fosse stato calmo.
Troppo calmo.
Non voglio sentirti per il resto della serata, chiaro?!
Se lo scopre sono uccelli senza zucchero.
Eh?
Cazzi amari.
Ginevra! Smettila di fare la pessimista e fammi divertire.

Anche Marylin fu molto sorpresa dal comportamento di Fred, a volte le persone ci sorprendono sempre! Mi buttai subito nella pista da ballo, dopo aver bevuto un paio di drink alcolici. Passarono le prime due ore.
<< se bevo un altro bicchiere mi ubriaco! >> risi con Marylin, poi la lasciai per andare in bagno a rinfrescarmi. Era piacevole il tocco dell’acqua fredda sulla mia fronte, sul mio collo sudato. Sentii due mani afferrarmi i fianchi con violenza e mi voltai di scatto. Sbiancai.
Merda. Gin …?
Cosa c’è?
Sono ora gli –ehm- “uccelli senza zucchero” a cui ti riferivi prima?
Secondo te?
Secondo me sì.
Ti sei risposta da sola.
Dagli occhi di Fred sembravano spuntare tante lingue di fuoco, il suo naso pareva emettere fumo come un toro infuriato.
<< cosa cazzo ci fai qui?! >> urlò, tenendomi per i polsi. Sentii la sua pressione sulle ossa.
<< te l’avevo detto che uscivo con Marylin. >>
<< ma non mi avevi detto che andavi a fare la puttana in una discoteca! >>
<< stavo solo ballando. >> replicai, chiudendo gli occhi intimorita. Mi aspettavo uno schiaffo, invece sentii le sue mani alla zip dei pantaloni. << Fred … >> sussurrai, guardandomi intorno.
<< ti voglio. >> ringhiò, come se fosse un suo diritto, strappando la maglia quanto bastava per scoprirmi il seno.
<< Fred, non ora … >>
<< zitta. >>
<< torniamo a casa, ok? Lì staremo meglio … >>
<< no! >> borbottò, sfilandomi anche lo slip. Trattenni un gemito, quando lui iniziò a muoversi violentemente, con rabbia e con desiderio smanioso in me.
<< ti prego … >> sussurrai aggrappata alla sua schiena, ma non venni ascoltata. Quando ebbe finito mi mollò uno schiaffo sonoro e mi guardò schifato, riabbottonandosi i pantaloni.
<< ti rivoglio a casa. >> minacciò, scomparendo. Scoppiai in un fiume di lacrime, neanche Ginevra si permise di parlare. Mi ricoprii e decisi di tornare veramente a casa. Marylin avrebbe capito.
Uscii di corsa dal locale, dopo aver bevuto almeno altri tre super alcolici per la disperazione. La testa mi scoppiava. Cavolo, Denise, hai fatto ubriacare pure me! Borbottò Ginevra.
Muori. Pensai. Bene, mi insultavo da sola! Ma ero ubriaca, mi era concesso!! Mi raggomitolai seduta su un muretto, nel parcheggio disabitato della discoteca, aspettando un taxi. Non volevo guardare il mio braccio pieno di lividi che mi aveva lasciato, né avevo osservato il mio volto, colpito nello stesso punto due giorni di seguito.
<< stai bene? >> sentii una voce calda, probabilmente di un uomo forte e robusto. Non mi degnai neanche di sollevare lo sguardo.
<< come vuoi che stia?! >> borbottai.
<< beh, stai piangendo e … ti ho osservato stasera, hai bevuto davvero tanto. >>
Non ti sembra familiare questa voce, Den?
Non lo so …

<< non avevi niente di meglio da fare che guardare una scema come me? >>
<< non so se sei scema perché non ti conosco, ma ti assicuro che sei una cosa bella da guardare. >>
<< ma smettila. >> borbottai ringhiando.
<< vuoi che ti accompagni a casa? >>
<< i piedi ce li ho. >>
<< lo vedo. >> disse ironico. << ma credo sia meglio accompagnarti. >>
<< stai tentando di portarmi a letto anche tu?! >> esclamai fuori di me, sollevando lo sguardo verso quella voce apparentemente familiare.
CAZZO.
Davanti a me la perfetta figura dell’uomo della mia vita, il mix di fascino, passione, intrigo e bellezza divina. Scusate se non lo descriverò a lungo, ma non hanno inventato le parole adatte a lui, però se dico il vostro nome, potete immaginare COME mi sentivo in quel momento, capirete già tutto senza bisogno di troppe parole. JOHNNY DEPP ERA DI FRONTE A ME.
<< certo che no! >> esclamò lui sorpreso. Beh, vi lascio immaginare la mia espressione da ebete, i capelli sconvolti come se avessi infilato un dito nella presa della corrente elettrica, occhi lucidi per le lacrime, rossetto sbavato, mascara che rigava le mie guance, la maglia che Fred mi aveva praticamente strappato, ed ora avrei anche notato un filo di bava che pendeva dalla mia bocca. Lo osservavo come in estasi.
Deniiiiseeee!! Ginevra chiama Denise dal pianeta Terraaaa!
Ssssh, zitta!! Sto sognando, non mi svegliare che ti ammazzo.
Non stai sognando. Stai facendo solo una pessima figura.
Davvero quello che ho avanti è…è…è…?
Johnny Depp.
Sì! Cioè no! Non può essere!
Si invece, e faresti meglio a fare qualcosa. Il suo sguardo è MOLTO perplesso.
<< stai bene …? >> osò lui. Sbattei le ciglia, osservando di nuovo quella assoluta perfezione.
<< sì, no, cioè … tu …? >> sussurrai, senza fiato per continuare. Mi porse una mano.
<< mi chiamo Johnny. >> si presentò.
Ma vah? Mister Volpe!! Come se non lo sapessimo!!
<< lo so chi sei … tu … sei quel Johnny? >>
<< dipende a quale Johnny ti riferisci. >> ridacchiò lui.
<< John Christopher Depp II …? >> scherzai. Lui sorrise.
<< mi sa che sono proprio io ad avere questo stupido nome. >>
<< non è affatto stupido. >> bofonchiai testarda. Lui sorrise. IL SUO SORRISO.
OH DIAMINE!! Smettila di sorridere che sarei capace di saltarti addosso anche in queste condizioni!!
Cercai di assumere un comportamento il più normale possibile, il che era praticamente una cosa IMpossibile.
La sua mano era ancora in cerca della mia, per una presentazione cortese. La strinsi.
<< Denise. >> sussurrai a bassa voce. IL SUO TOCCO.
Non laverò mai più questa mano. Quant’è vero che mi chiamo Denise!!!
Do’h … che botta di culo.
Lui fissò perplesso la mia mano e sfiorò con il pollice il livido sul dorso. Il suo sguardo era interrogativo, ma non osò chiedere.
<< devi tornare a casa? >>
non urgentemente, Fred può andare a farsi fottere: possiamo restare insieme se ti va …
Uhm, magari ha voglia di presentarci anche il principe Albert …
Ginevra, sei piccolina per queste cose, vai via!
Sese! Ti piacerebbe levarmi di torno!
<< sì … >> mormorai contrariata, pensando a tutt’altra risposta.
<< sicura di volerci ritornare? >> continuò. Scossi il capo, poi annuii non del tutto convinta. Facendo di nuovo la figura dell’idiota. << di taxi non ne passano molti, posso darti un passaggio? >>
<< ma no, non voglio crearti problemi, io … >>
<< non mi crei nessun problema. Vieni. >> disse dolcemente, come se stesse parlando ad una bambina. Guardai il suo tre tatuato sulla sua mano e mi lasciai condurre verso la sua auto.
E che auto!! Osservò Ginevra. Ora ero in totale imbarazzo: immaginate di stare sedute in un auto nera con vetri scuri, mezze ubriache e struccate, maglietta strappata, seduta accanto a Johnny Depp in carne ed ossa con lo chauffeur che ci guardava interrogativi, badando ora alla strada davanti, ora a noi due. Non parlammo molto. In realtà morivo di fargli un milione di domande, avrei dovuto farmi fare un autografo magari. E stavo consumando l’unica possibilità che avevo, sempre che questo fosse vero e non un sogno. Non so cos’era meglio: incontrare sul serio Johnny Depp o  sognare di essere stata violentata da Fred. Beh, se fosse stato un sogno, ora Fred non mi starebbe aspettando … Trasalii e Johnny se ne accorse, mantenendo però la sua discrezione.
Sto collassando sul serio làlàlà …
Ginevra …

<< abito qui. >> sussurrai, arrivando alla mia abitazione. L’autista si fermò e scesi. Mi voltai verso Johnny. Possibilità numero 1: chiedigli l’autografo. Possibilità numero 2: chiedigli il numero di telefono o magari un appuntamento con la scusa di ringraziarlo. Possibilità numero 3: proponiti di ringraziarlo in un altro modo
Scegli la tre! Scegli la tre! Scegli la tre! Ripeteva Ginevra.
<< uhm … grazie mille. >> sussurrai.
<< è stato un piacere, miss. >> sorrise lui, imitando una voce incredibilmente Sparrowiana, facendo un cenno con la mano sul capo. OH DIO. Mi allontanai dall’auto e mi diressi in casa. Non è giusto! Non hai scelto nessuna delle tre possibilità che avevi elencato!
Oh, Gin, sono stata una stupida. Me lo sono lasciata scappare!!!
Idiota.
Quando lo dirò a Marylin! Chi sa cosa dirà!!
Idiota.
La smetti di ripetere la stessa cosa?!
Non è colpa mia se sei un idiota!! Te lo sei lasciata scappare in questo modo!
Sì, perché secondo te Johnny Depp avrebbe dato importanza ad una come me?!
Ti ha offerto un passaggio … e non dimenticare che aveva detto che eri bella da osservare.
Niente film mentali: Johnny è conosciuto anche per la sua gentilezza. Ecco. È stato solo gentile.
Come si vede che non ne capisci nulla di uomini, mia cara! Ecco perché a venticinque anni–nel fiore della giovinezza- ti ritrovi già con un anello al dito e uno psicopatico da sposare!
A proposito di psicopatico …
Tirai un sospiro di sollievo quando vidi Fred, steso sul letto, che dormiva profondamente. Ebbi il tempo di farmi una doccia, poi mi infilai sotto le coperte e ripensai al mio incontro. Era tutt’altro che diverso da come me lo aspettavo. E lui … oh, quant’era bello da vicino!!! Il mio cuore saltava qualche battito ripensando a come mi aveva sorriso, a come mi aveva sfiorato la mano. Ripensai infelice alla mia grandissima figuraccia.
Signori e signore … Ladies and gentleman … la campionessa mondiale delle figuraccie!!!
Tadaaan! !Grazie per la splendida presentazione, Gin.
Oh, non c’è di che …
Buonanotte.
Buonanotte, idiota.

 
 
 
Eccomi qui ^.^ susu che ve ne pare? Non vi ho fatto aspettare molto per farli incontrare altrimenti sarebbe diventato troppo noioso … beh, ora non possiamo dire ancora niente di questi due fighi qui, si sono solo conosciuti e … Denise non era nei suoi momenti migliori xD è stato troppo bello mettersi nei suoi panni: i pensieri di Ginevra sono comparsi velocemente davanti allo schermo del pc: diciamo che Ginevra pensa come la penso io lol Anyway spero di pubblicare presto il prossimo capitolo, però ho bisogno di voiiiii … siete molto importanti quindi fatevi sentire!! Ricevo con molto piacere i suggerimenti e le segnalazioni di eventuali errori, anzi, ve ne sono grata se mi avvisate se ci fate caso: mi aiutate solo a migliorare!! che ve ne pare anche del mini-blend per il POV di Denise? io la trovo molto carina *.* Ora vi lascio in pace xD!
Saluti di cuore, di fiori e di quadri.
Di picche no perché nessuno vorrebbe mai prenderne un due :P



 

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Capitolo 3
*** 3. Un caffé ***


<< Mi dispiace>>, borbottò Fred, osservando i lividi sul mio polso.
<< non è nulla>>, mormorai fredda, ritraendomi istintivamente dal suo tocco. Lui mi afferrò la mano insistentemente e me la baciò.
<< davvero, non volevo. Mi sono comportato uno schifo. >>
<< beh, potevi risparmiartelo. >>
<< avevo bevuto. >> si scusò lui. Annuii e guardai la sveglia.
<< fa niente. Ora alzati pigrone, altrimenti farai tardi al lavoro. >> sorrisi, coprendomi col lenzuolo. Lui sospirò e si alzò velocemente. Dopo mezz’ora mi venne a salutare e poi andò via, lasciandomi dormire ancora un po’. La porta bussò due volte di seguito e cacciai la testa fuori dalle coperte, assonnata.
Buongiornooo svegliati dai!
Ma tu non hai mai sonno?!
Il mattino ha l’oro in bocca!
Piantala.
Inciampai nelle coperte che avevo gettato alla rinfusa al lato del letto matrimoniale e mi diressi in cucina ciondolando come uno zombie. Effettivamente lo sembravo!! La porta bussò di nuovo insistentemente.
<< arrivo!! >> sbraitai. Doveva sicuramente essere Fred che aveva dimenticato qualcosa come al solito. << Fred … >> aprii la porta e sgranai gli occhi. Di certo non avrei MAI e dico MAI immaginato che davanti mi sarei ritrovata un Johnny Depp con una camicia grigio chiaro e un paio di jeans strappati, il suo cappello spettacolare e gli occhiali dalle lenti azzurre davanti ai suoi occhi scuri. Sobbalzai e gli chiusi la porta in faccia. Tutto ciò in un nanosecondo. Paralizzata, fissavo l’orologio che segnava le nove circa, sperando che Ginevra mi desse un suggerimento.
Che cosa vorresti fare, scusa?!
Non lo so! È praticamente fuori casa mia.
E gli hai appena sbattuto la porta in faccia.
Ma guarda in che condizioni sono!!!
Sì, ma intanto lui sta aspettando dall’altra parte della porta.
Sbuffai e riaprii la porta, con un sorrisetto imbarazzato. Lui fece scorrere il suo sguardo sul mio corpo. Fortunatamente, non avevo indossato il mio pigiama con le farfalle colorate ma le mie condizioni non erano -ehm- delle migliori. Indossavo solo le mie mutandine nere semplici e una lunga canottiera nera a bretelle, tra cui una spallina era abbassata. Praticamente ero nuda davanti a Jack Sparrow.
Almeno hai un bel fisico. Suonò Ginevra, che poi ero io mentre tentavo di auto-incoraggiarmi.
<< ehm … non volevo svegliarti. >> sorrise lui maldestro. Sbattei le ciglia, ancora incredula che stesse parlando con me.
<< non … preoccuparti. Ero già sveglia. >> sorrisi. Bugiarda.
<< passavo di qui e … volevo restituirti una cosa. >> disse, porgendomi un portafogli rosso di pelle, dove avevo tutti i miei documenti. Sgranai gli occhi. << ti deve essere caduto ieri sera in auto … >>
<< oh, sì, grazie! >> allungai la mano per afferrarlo ma lui indietreggiò, costringendomi ad avanzare. Si tirò indietro.
<< te lo restituisco solo se accetti di venire a prendere un caffè con me. >> sorrise spavaldo. Lo fissai.
Ma se me lo dici in questo modo, puoi anche tenertelo il portafogli!!
Un colpo di vento fece chiudere di botto la porta dietro di noi, facendoci saltare. Sgranai gli occhi e tirai un sospiro.
<< merda. >> sussurrai a bassa voce, trattenendomi dall’imprecare come un camionista infuriato.
<< non hai le chiavi immagino. >> disse lui divertito. Lo fissai negli occhi.
<< esatto. >>
E ora?! << devo andare da mia madre: lei dovrebbe averne una copia. >> dissi convinta.
<< ehm …? >>
<< che c’è? >>
<< vuoi andarci così? >> disse divertito, scorrendo nuovamente lo sguardo sul mio corpo mentre mi indicava.
Oh, scusami, avevo dimenticato di essere mezza nuda.
<< certo che no. >> dissi amara. Mi posizionai davanti alla mia casa, fissando la finestra più in basso. Lo sentii avvicinarsi a me e rabbrividii quando la sua mano sfiorò il mio braccio.
Ok, Denise, stai calma. Una soluzione c’è. Ci deve essere per forza.
Io l’ho trovata!!
Ti adoooro! Qual è?
Cosa ci guadagno se te lo dico?
Ehm… il caffè che mi ha offerto Johnny?
Ma quello lo ha offerto a te, non a me!
Sì, ma tu verrai con me.
Affare fatto.
<< dobbiamo entrare dalla finestra. >> sorrisi, dopo aver appreso l’idea di Ginevra. Lui mi fissò, alzando un sopracciglio.
<< dobbiamo? >>. Arrossii all’istante.
<< uh … sì. È colpa tua se sono rimasta fuori. Ed è colpa tua anche se mi prendo un raffreddore. Perciò sei in dovere di aiutarmi. >> sorrisi. Lui mi guardò prima di scoppiare a ridere.
<< e cosa avrò in cambio? >> sussurrò sensuale, tipicamente Sparrowiano.
<< ehm … la mia compagnia? >>
<< cosa dovrei fare io? >>
<< arrampicarti fino alla finestra. Basta mettere i piedi sul muretto e poi sulla ringhiera>>. Lui rise ancora.
<< scordatelo! Ho cinquant’anni suonati e vuoi che mi metta a fare spiderman?! >>
<< non ne hai compiuti neanche quarantanove! >> ribattei.
<< non sono lontani …>>
<< il nove giugno è ancora lontano. >>
<< sai anche quando sono nato? >> si chiese divertito.
Eccola qui un’altra figura di merda.
Wow, hai l’incredibile capacità di accumularne una dietro l’altra! Se restassi una giornata intera con lui, probabilmente potrebbe scrivere un romanzo comico di mille pagine sulle tue figuracce!!

<< visto che sei vecchio, allora aiuta a fare salire me. >> scherzai. Lui sorrise.
<< vecchio, eh? >> borbottò, prima di avvicinarsi a me e unire le mani per farmi salire con i piedi.
Non vorrei rovinarle, le tue splendide manine *-*
Den, sali e basta.
Mi arrampicai velocemente, per paura di fargli male e riuscii ad aprire con un paio di colpi la finestra semichiusa. Mi precipitai all’interno della casa e dopo un po’ andai ad aprirgli la porta. Sospirai.
<< ce l’ho fatta. >> sorrisi.
<< allora? Ci sei per il caffè? >> chiese ancora. Oggi era giornata di festa al lavoro: cos’avevo di meglio da fare?
<< ok. Vieni, entra … >>
Sì, lo sto invitando a casa mia. Ora può fare tutto quello che vuole.
Tutto, tutto, tutto?
TUTTO.
Lui esitò un attimo poi entrò in casa, guardandosi attorno. <> sorrisi euforica. Indossai di fretta e furia dei jeans chiari, converse fucsia dello stesso colore della maglia a mezze maniche. ( non faceva molto caldo ma non si sa mai…con Johnny Depp vicino rischi di andare in iperventilazione!!)
Ginevraaaaa sto per uscire con Johnny Depp!
Stronza!
Cosa devo fare? Se faccio qualche altra figuraccia?
Beh, dopo che ti ha vista in mutande mentre scavalcavi la finestra…non credo che tu possa andare peggio.
Tornai di sotto, dove Johnny si era accomodato sulla poltrona, sfogliando la rivista che avevo letto la settimana scorsa. Ovviamente c’era lui sulla copertina: compravo SOLO riviste dove c’era lui. Mi guardò divertito e io arrossii.
<< questo cuoricino qui è venuto un po’ maluccio … >> osservò indicando uno dei tanti cuoricini che avevo disegnato intorno alla sua faccia e al suo nome. Ok, non ero semplicemente arrostita, ero come un pomodoro maturo. Se mi sarei messa accanto ad un semaforo, le auto si sarebbero fermate e avrebbero perfino aspettato che diventassi verde!! Ma come sei simpatica, Denise … borbottò Ginevra con sarcasmo. Gli strappai la rivista dalle mani.
<< mi esercitavo. >> borbottai.
<< a far cuoricini? >> continuò lui, alzando un sopracciglio con scetticismo. Ci provava gusto a mettermi in imbarazzo?
<< sì. Non posso esercitarmi a disegnare cuori? >>
<< certo. >> ridacchiò lui. Poi notò un’altra cosa che non doveva affatto notare. Il mio “angolo personale” dove avevo raccolto tutti e dico TUTTI i film di Johnny Depp. Lui, incuriosito e con il sorriso divertito sul volto, si avvicinò alla vetrinetta e scrutò i dvd.
<< wow. >> sussurrò. Mi portai una mano alla fronte e sperai che non aprisse l’anta del mobile. Avevo un suo poster enorme. Un Johnny Depp steso sul letto mezzo nudo. E lui, senza neanche chiedere il permesso, aprì l’armadietto e scoppiò in una fragorosa risata. Corsi immediatamente a chiudere lo sportello e spinsi Johnny, ancora ridente, verso l’uscita della casa.
<< ok, ora andiamo prima che mi fai fare qualche altra figuraccia! Nessuno ti ha insegnato a rispettare la privacy?! >> dissi, a metà tra un tono serio e un tono scherzoso. Lui mi fissò.
<< ehi, mi riguardava! C’erano tutti i miei film lì dentro! >> disse sorpreso, cercando di smettere di ridere. Lo fissai.
<< sei davvero così sorpreso? >> Uscimmo di casa mentre io cercavo di nascondermi tra i miei capelli biondi. Ennesima figuraccia. Questa era grossa.
Eh sì, quella potevi risparmiarla …
Johnny mi fece cenno di entrare in un bar all’angolo, dove aveva già pagato il proprietario per non spargere notizia che c’era lui.
<< già sapevi che avrei accettato?! >> esclamò sorpresa. Lui si sfiorò i baffi, cosa che mi fece molto morire.
<< beh, in effetti, nessuna avrebbe resistito al mio fascino … >> sussurrò di nuovo con l’impertinenza di Jack Sparrow.
<< ah, sentite questa! Non ci metto niente ad andare via! >> scherzai, alzandomi dal tavolo attorno al quale ci eravamo seduti. Lui mi afferrò per un polso.
<< non ci metto niente a spargere la voce che hai poster di me nudo. In effetti, avrei un’intervista tra qualche giorno … >> mi provocò. Lo fissai.
<< non eri nudo. >>
borbottai, prima di risedermi di nuovo di fronte a lui.
<< sì invece. >>
<< no! Vuoi saperlo meglio di me che guardo quella foto da un anno intero?! >> esclamai. Johnny mi guardò serio ed io mi accorsi di aver fatto un’altra figura di cacca. Ora probabilmente starà pensando che sono una sua psicopatica e depravata fan.
Tutti lo avrebbero pensato nei suoi panni!
<< ok, ora starai pensando che sono una psicopatica, depravata fan pazza di te. >> sussurrai imbarazzata, chinando il capo sulle mie mani intrecciate sul tavolo. Lui rise.
<< non lo stavo affatto pensando. >> borbottò serio. Sollevai lo sguardo.
<< ah, no? >> Lui scosse il capo.
<< pensavo che sei una ragazza un po’ … strana. >>
<< strana? >>
<< beh, cosa dovrei pensare? Vengo ad invitarti per un caffè e ti trovo in mutande chiusa fuori alla porta, scopro che disegni cuoricini sulle riviste con la mia faccia e hai un poster dove io sono nudo. In effetti, ora che ci penso … dovrei concludere che sei una psicopatica depravata. >> scherzò. Risi anche io. Johnny era proprio simpatico! Ordinammo due caffè.
<< mettici un goccino di rum dentro. >> sorrise Johnny. Il cameriere annuì perplesso e andò via. Lo guardai disgustata.
<< il rum nel caffè?! >>
<< il rum sta bene ovunque. Non esiste un caffè migliore di quello con rum. >> sorrise. Risi.
<< dovrei farti assaggiare il caffè napoletano, allora. >>
<< napoletano? >> ripeté perplesso. Annuii.
<< quello è vero caffè. >>
<< Di dove sei? >> chiese lui affascinato, guardandomi come se fossi un alieno.
<< Si dice “napoletano” perché è caratteristico di Napoli, una città italiana…>>
<< Ah, quindi sei italiana?>>
<< no, mia madre ha origini napoletane. Mio padre è americano al cento per cento. >> sorrisi.
<< interessante. >> sussurrò lui inumidendosi le labbra con la lingua.
Oh *-* così muoio!
Ti faccio compagnia!!

I due caffè arrivarono subito.
<< vuoi assaggiare? >> mi chiese sorridendo. Scossi il capo.
<< ah no … non mi piace molto il rum. >> ammisi.
<< non potremmo mai andare d’accordo, allora. >>
<< in realtà non reggo molto bene l’alcool. >>
<< è questione di abitudine. >> disse, facendo spallucce. Decisi di non aggiungere commenti a riguardo. << di cosa di occupi, oltre ad essere un’arrampicatrice di case, collezionista di cd e poster porno e disegnatrice di cuoricini? >> scherzò.
Sorrisi, facendogli la linguaccia. << lavoro per una rivista di gossip locale … “Tell Me” non so se la conosci. >> lo informai. Lui annuì.
<< mi avete beccato in flagrante un po’ di tempo fa, forse l’anno scorso, dopo aver preso a pugni un giornalista... >> borbottò freddo.
<< oh, io non lavoravo ancora per quella rivista: sto con loro solo da sei mesi. >> mi affrettai a precisare.
<< devi fare anche tu il grande passo? >> chiese infine, dopo un grande silenzio. Lo guardai confusa e lui mi indicò l’anello al dito.
Merda. Ho troncato ogni speranza di provarci con lui.
Perché? Ci stava provando con te prima?!
No.
Appunto.
Uff …

Fissai l’anello di fidanzamento che Fred mi aveva regalato.
<< uhm … io … credo di sì. >> mormorai. Lui mi scrutò ancora.
<< beh, non mi sembri molto felice per una che sta per sposarsi. >> osservò. Il mio volto cambiò decisamente espressione.
<< non lo so se mi sposo. >>
<< ansia pre-matrimoniale? >> mi prese in giro. Sorrisi amara.
<< ti è mai capitato di amare tanto una persona e poi il giorno dopo di non amarla più? >> sussurrai. Johnny sembrava adatto per dare consigli, dopo tutte le storie d’amore che aveva concluso.
<< sì. >> sussurrò.
<< questo è ciò che mi sta succedendo: a volte lo amo, a volte no. >> borbottai. Lui mi fissò, quasi come faceva Marylin prima di giungere alla sua ipotesi alla Sherlock Holmes.
<< ti consiglio solo di pensarci bene: una volta che ti sei sposata bisogna fare un casino con il divorzio! Invece ora puoi sempre cambiare idea e lasciarlo. >> commentò. Dopo la sua esperienza con Vanessa Paradis, lui poteva parlarne.
<< il tuo matrimonio non è andato a gonfie vele, vero? >> dissi ad un tratto. Lui non rispose, fissando la tazzina vuota del caffè. << scusa!! Non volevo essere invadente, mi disp- >>
<< tranquilla, non è niente. >> sorrise lui. << il matrimonio è una cosa facile per i primi anni poi … i difetti dell’altro emergono uno dopo l’altro. Per questo bisogna scegliere bene. >> sussurrò.
Tranquillo, tu NON hai difetti! Annuii abbozzando un sorriso e il cellulare squillò con una musichetta assordante che attirò l’attenzione delle persone più vicine a noi. Mi affrettai a rispondere.
<< Marylin? >>
<< Den, dove sei? Ho provato a chiamarti a casa ma non risponde nessuno! >>
Sì, è che sono al bar a prendere un caffè con Johnny Depp.
<< sono … con un amico. >> mormorai, fissando Johnny che sorrideva.
<< chi è?! Oh, Dio, non ne sapevo niente? Ci sei finita a letto ieri sera?! >> la sua voce squillante arrivò fino agli orecchi di Johnny ed io alzai gli occhi al cielo.
<< Mary! Non farti i film mentali, stiamo solo prendendo un caffè. >>
<< oh, qui la cosa diventa interessante. Quando torni voglio TUTTI i particolari. >> risi.
<< ok, a dopo. >>
Johnny sorrise.
<< chi è questa Marylin? Tua sorella? >> chiese curioso.
<< peggio: è la mia migliore amica. >>
<< sembra simpatica. >> osservò.
<< un po’ … esuberante. >> commentai. Il cellulare squillò di nuovo e vidi il nome di Fred sul display. Feci un respiro profondo, facendo segno a Johnny di non fiatare.
<< Fred? >>
<< amore, volevo avvisarti che tra un quarto d’ora torno a casa: ho preso un permesso per l’uscita anticipata così andiamo a fare un giro … >>
<< Oh… perfetto. Ti aspetto! >> esclamai sorpresa, staccando la chiamata. << cazzo. >> sussurrai a denti stretti, alzandomi di scatto dalla sedia. << scusa, sono nei guai fino al collo: devo andare! >> esclamai, senza capire nulla, senza sfruttare l’occasione per salutarlo con un bacio e organizzare un altro appuntamento. Lui non capì nulla, travolto dalla mia agitazione.
<< aspetta! Il … >> non terminò la frase perché ero già praticamente fuori casa mia.
Avrei preferito che andasse diversamente, però … meglio di niente.
Sì, brava, ritieniti fortunata ad averlo anche solo visto da vicino!





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<< aspetta! Il … >> Denise si scaraventò fuori dal locale, buttando all’aria il cameriere con due tazze di cioccolato caldo. << …portafogli. >> aggiunsi sottovoce, un po’ deluso.
Denise si voltò solo per mezzo secondo, giusto il tempo di guardare il cameriere furioso che si ripuliva dalla cioccolata, borbottando qualcosa ad alta voce che dovevano somigliare a delle scuse.
Quella ragazza era davvero strana! Beh, avevo pensato di chiederle un altro incontro amichevole ma non mi ha neanche dato il tempo di salutarla! Sfiorai il portafogli in pelle rossa: non avevo osato ficcarmi nei suoi affari, anche se ora la tentazione era molto forte.
Magari guardo solo la foto …
No, Johnny, l’occhio cade! A te non darebbe fastidio?
Sì, hai ragione, lasciamo perdere.
Mi alzai dal tavolo e pagai i caffè, donando una mancia al cameriere, poi mi avviai alla mia auto, accendendo un sigaro.
Mi ero sorpreso a scoprire che Denise fosse una mia fan e la cosa non mi dispiaceva affatto. Lei, poi, era così sfacciata, così schietta, divertente, un libro aperto per me: quei lividi sul suo braccio gliel’aveva fatti sicuramente quel Fred. Non sapevo perché ma già lo odiavo. E quando l’ho vista praticamente quasi nuda … oh Dio, Denise era una ricompensa per i tuoi occhi stanchi con quei suoi occhioni chiari, i capelli biondo-castano scombussolati, labbra sottili e un corpo che, wow, era da togliere il fiato. Diciamo che Denise era una ragazza da scoprire. Diciamo che ne ero molto tentato.
Quasi dimenticai che a un paio d’ore di traffico c’era Vanessa ad aspettarmi, con il suo muso lungo perché ero uscito senza avvisarla, perché avevo spento il cellulare per non essere disturbato. Avrei usato la scusa che non potevamo discuterne perché davanti c’erano i nostri figli. Era brutto usarli come scusa, ma almeno me li sarei goduti per il resto della giornata!
<< daddy! >> esclamò Jack, buttandosi tra le mie braccia.
<< my little man! >> esclamai, gettando il cappello sul divano in pelle per accogliere calorosamente il mio piccolo ometto.
<< ho imparato a combattere con la spada! Come fai tu! Vuoi combattere con me? >> chiese lui entusiasta. Sorrisi.
<< il capitano Jack Sparrow ne sarebbe molto lieto, trésor. Vado subito a chiamarlo. >> sorrisi, correndo nella sua camera e afferrando la spada di plastica che usavamo per giocare.
<< a noi due, mon pirate! >>
<< stavolta ti uccido, mauvais! >>
<< brutto a chi, eh?! >> mi scaraventai su di lui, facendogli il solletico. Il piccolo Jack si buttò a terra, contorcendosi dalle risate, poi mi pugnalò e finsi di stramazzare a terra.
<< dad? >> esitò lui, dopo un lungo silenzio. Aspettai che si avvicinasse, poi aprii lentamente un occhio e tornai a fargli il solletico. Vidi comparire sulla soglia della camera anche Lily Rose, poggiata alla porta che ci guardava con una strana espressione, masticando un chewing gum.
<< bonsoir, papa. >> squillò lei, venendomi accanto.
<< tutto bene? >> le chiesi e lei annuì.
<< a scuola? >>
<< niente di nuovo. >>
<< c’è qualcosa che non va? Ti vedo triste. >> sussurrai, accarezzandola. Lei mi gettò le braccia al collo e scoppiò in lacrime. Il cuore mi si chiuse in una morsa: non c’è cosa peggiore del vedere i propri figli essere tristi, soprattutto quando si è consapevoli che la colpa è la propria.
<< cos’è successo, princesse? >>
<< la mamma ti vuole. >> borbottò lei, staccandosi dal mio abbraccio. Il cuore mi si attanagliò.
<< Jack, continua a combattere con tua sorella, torno subito. >>
<< non sono un po’ troppo grande per giocare ai pirati con Jack?! >> brontolò lei. La guardai perplesso.
<< non si è mai troppo grandi per giocare con il proprio fratello, Lily>> sorrisi, prima di essere cacciato via con uno sbuffo sonoro. Vanessa era poggiata contro il frigorifero della cucina, evidentemente mi stava aspettando davvero.
<< almeno i tuoi figli li hai salutati. >>
<< ciao. >> sorrisi, avvicinandomi a lei per darle un bacio. Lei poggiò le mani sul mio petto e mi fece indietreggiare.
<< dove sei stato? >>
<< in giro per affari … >>
<< che tipo di “affari”? >>, insistette, mimando con le dita delle virgolette in aria.
<< Vane, per favore, non cominciare con il solito interrogatorio! >> mi lamentai.
<< sei sparito per tutto il giorno e hai spento il cellulare! >>
<< era scarico. >>
<< sì, certo. >> borbottò lei, versandosi del vino nel grosso calice. I suoi occhi trapelavano collera.
<< è tanto importante questo per te? Perché non ceniamo serenamente una volta ogni tanto? >> sussurrai.
<< in questa casa non c’è più serenità, stupide! Persino Lily si è accorta di noi due, Johnny, come pretendi che io possa fingere di star bene?! >> sbraitò.
<< sssh! Non urlare, cazzo! >> sbraitai, urlando anche io. Ed è buffo urlare di non urlare. << Vanessa, non mi pare che io ti abbia mai tradita, maltrattata, insultata, abbandonata o altro, giusto? >> ringhiai. Lei non fiatò, fissandomi. << esatto. Quindi non c’è bisogno di essere così gelosa e smaniosa nei miei confronti. Sono quattordici anni che stiamo insieme, abbiamo messo al mondo due figli e ancora non ti fidi di me? Je t’aime, quindi finiamola con queste ragazzate. >> mormorai, accarezzandole il viso. Lei mi fissò, mi accarezzò le guance e mi stampò un bacio.
<< dì ai bambini che è pronto in tavola. >> sussurrò lei. Sorrisi, felice di aver evitato una discussione che non avevo voglia di portare avanti quella sera. Jack tornò in cucina in lacrime, prima che potessi andare da lui.
<< Jack! >> urlò Lily dietro, correndo verso di lui. Li guardai.
<< uhm? >>
<< Lily dice che tu non sei un pirata! E che Jack Sparrow non esiste! >> mugolò.
<< forse perché è la verità. >> intervenne Lily Rose. Le lanciai un’occhiataccia di rimprovero: non capivo perché oggi era così acida. << ai bambini si raccontano un mucchio di menzogne. Quella di babbo Natale l’ho fatta passare ma questo è troppo! >>
<< Rose, è solo un bambino. >> la ammonì Vanessa.
<< è abbastanza intelligente per capire che suo padre è stato pagato per fare la parte del pirata. >>
<< non è vero! Papà è un pirata! E adesso ti ucciderà! >> esclamò Jack. Sospirai.
<< ok, ok, basta così. >> Lo presi tra le braccia. << vedi, Jack … Lily sta diventando grande, e i grandi non credono più a babbo Natale o agli altri personaggi fantastici. Ma io ti assicuro che Jack Sparrow c’è. >> sorrisi. Gli occhi del bambino si illuminarono.
<< hai visto?! Lo sapevo! Lo sapevo che esiste! >> esclamò felice, saltellando di qua e di la.
Lily Rose si rifugiò nella sua camera subito dopo la cena.
<< secondo me dovresti parlarle. >> suggerì Vanessa.
<< perché ce l’ha con me stasera? >>. Lei fece spallucce. Buttai giù mezzo bicchiere di vino rosso, poi bussai alla sua camera.
<< non accetto pirati. Se vuoi entrare, fallo in qualità di padre. >> borbottò. La guardai spiazzato.
<< ok, allora vado a posare le spade ed entro. >> scherzai, entrando. Lei sorrise amara e mi fece spazio sul suo letto fucsia e arancio chiaro. Mi sedetti accanto a lei, sfiorandole le ginocchia.
<< ora ci possiamo fare una bella chiacchierata, no? >> sorrisi. Lei annuì.
<< scusa per prima. >> mugolò lei. << è che … a volte sono invidiosa di Jack perché lui è così ingenuo, vive in un mondo bellissimo, fatto di favole e … sono stata una stupide. Je ne voulais pas. >> confessò, con le lacrime agli occhi. La accarezzai.
<< la nonna Betty Sue mi diceva sempre “Buon giorno Colombo!” per ricordarmi che l'America è già stata scoperta e che i sogni sono molto lontani dalla realtà. È giusto che i bambini crescano con le favole e che imparino da soli a distinguere dalle favole la verità. E non c’è motivo di essere invidiosi dei bambini, Lily. Tu per me sei ancora una bambina: se ti manca tanto quel mondo fantastico, posso leggerti un favola o recitarti un pezzo del mio copione. Voglio che tu sia felice, amour. >> le dissi. Lei sorrise.
<< forse per le favole sono veramente un po’ troppo grande. >> ridacchiò.
<< tu e la mamma … volete lasciarvi? >> disse tristemente. Sgranai gli occhi.
<< non pensare mai una simile sciocchezza!! Amo voi e vostra madre più di me stesso. >> la rincuorai. Lei sorrise serena mentre mi alzavo e le rimboccavo le coperte. << sei troppo grande anche per il bacio della buona notte? >> le chiesi, dopo aver spento la luce.
<< Questo mai! >> esclamò lei, reclamando quel bacio come se fosse un suo diritto. Le stampai il bacio sulla fronte.
<< bonne nuit. >>
<< bonne nuit, capitan Sparrow. >> sussurrò Lily Rose, sbadigliando. Avrei voluto dare la buona notte anche a Jack, ma lui già dormiva. Gli diedi comunque un bacio prima di andare anche io a letto. Sfido chiunque a dire che la mia non è una vita felice.
Però se ci fosse qualcuna al posto di Vanessa tipo … Denise …
Eh, no, Johnny!! Quella lì non la conosci nemmeno. Io amo mia moglie. E devo ringraziarla per avermi regalato Jack e Lily.
Era solo un’osservazione.
Non sono gradite osservazioni di questo genere ora.



Eccomi qui ;) fiùùù può sembrare banale ma ci ho messo davvero tanto con questo capitolo!! ci tenevo a far fare tante figuracce a Denise ù.ù *risatina malefica* Ci tenevo anche a descrivere qualche scenetta a casa Depp, perché secondo me Johnny è davvero un padre così premuroso e dolce...quasi quasi mi dispiace scompigliare tutto *-* ma no! infondo, non è copa mia se Vanessa e Johnny non vanno d'accordo ultimamente!! *mi faccio un'altra risata malefica* ringrazio questa Depp-endent che mi ha recensita per prima:
meligarry grazie mille, fa sempre piacere ricevere apprezzamenti e ti prometto che non ti deluderò!! Aspetto anche voi altre con i vostri commenti! P.S l'immagine per il POV di Johnny non si vede benissimo, anche se è bello ugualmente, provvederò appena posso!! Un bacione zuccherato, caramellato, fruttato e al cioccolato da parte di Johnny Depp per voi <3

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Capitolo 4
*** 4.Chiacchierate amichevoli ***


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<< cooosa? >> il volto di Marylin cambiò colore dieci volte, come una di quelle grosse palle da discoteche, mentre ascoltava per la terza volta con la bocca aperta che gli arrivava a terra, gli occhi spalancati come un gufo. Risi. << no, non ci credo! Dai, non prendermi per il culo! >>
<< Marylin, non ti sto prendendo in giro!! Te lo giuro sulla mia vita: ero con Johnny Depp! >> esclamai come una matta.
<< voglio le prove. >> disse con lo sguardo sospettoso.
<< non ce l’ho. Però lui ha il mio portafogli! >>
<< stai dando a Johnny Depp del ladro?! >> risi.
<< quando avrò le prove … te ne pentirai. >> dissi minacciosa, con tono scherzoso.
<< niente fotomontaggi cara: ti sgamo subito. >>
<< affare fatto. >> ridacchiai. Ero felice perché avevo sicuramente l’occasione di rivederlo: ieri, nella fretta, mi sono scaraventata fuori dal bar senza neanche salutarlo. E lui non mi aveva ancora restituito il portafogli. Dovevo solo tenermi pronta per un altro eventuale appuntamento. La porta bussò mentre io e Fred eravamo sul divano, mentre vedevamo un film con un nome impronunciabile, verso le cinque del pomeriggio.
<< vai ad aprire tu? >> borbottò Fred pigramente. Annuii, mi sistemai i capelli e corsi alla porta.
Sorpresaaaa!Ed ecco qui Johnny Depp in tutta la sua figacciosità!! Johnny mi sorrise, io feci cenno di star zitto. << no, non c’è nessun Jordan: ha sbagliato casa. >> urlai per farmi sentire da Fred, lanciandogli rapidamente un'occhiata per controllare che non stesse venendo qui da noi.
<< sono capitato nel momento sbagliato? >> sussurrò lui. Annuii anche se tutto quello che volevo fare era assolutamente il contrario.
<< ti raggiungo tra un’ora allo stesso bar di ieri. >> aggiunsi poi, sottovoce. Lui mi fece un occhiolino -cosa che mi fece moolto sciogliere- poi se ne andò.
<< chi era? >>
<< un tizio che cercava un certo “Jordan” >> mormorai.
<< starò fuori stanotte. >>
<< dove? >>
<< lavoro fuori: non mi conviene tornare a casa. Dormirò in un albergo e tornerò domani pomeriggio. >> disse lui frettoloso. Annuii perplessa. Hai la casa a disposizione, cherie!
Sì, ora organizzo un festino che ne dici?!
Per me va bene, a patto che inviti JohnnY.
Lo aiutai a preparare le valige e incredibilmente ce la feci per essere pronta alle sei. Anzi, erano le sei e mezza. Che ne dici? Se n’è già andato?
I vip non amano aspettare: è già passata mezz’ora dal tuo appuntamento.
Cazzo, cazzo! Giuro che mi metto a correre per strada.
Si come no!
Mi misi sul serio a correre, arrivando di corsa al bar. Aprii la porta e mi scontrai con qualcuno. Sentii un rumore assordante di tazzine e un uomo cadde su di me, facendomi finire con la schiena a terra. Alzai lo sguardo per vedere il cameriere rosso in viso. Sobbalzai.
<< oh, Dio! Scusami! Non volevo, non ti ho visto e … >>
<< non fa nulla. >> borbottò lui adirato, alzandosi e andando via. Restai a fissarlo.
<< vuole restare lì tutto il tempo, madame? >> un Johnny Depp con il gel tra i capelli mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi. Sorrisi e accettai l’aiuto.
<< scusa: sono in ritardo. >>
<< è solo mezz’ora, no problem. >> sorrise, accarezzandomi la spalla per scrollarmi di dosso qualche granello di polvere. Arrossii, ripensando alla caduta sotto i suoi occhi. Che figura! Johnny era proprio una calamita: attirava soltanto figuracce quando ero con lui!! E questo non era giusto: non credo che  Kate, Winona o Vanessa siano mai cadute davanti a Johnny. E non credo neanche che abbiano mai fatto tutte quelle figuracce di ieri. No, non ero portata per frequentare vip.
<< andiamo a fare una passeggiata? Il tizio che hai steso per la seconda volta è alquanto infuriato. >> ridacchiò. Lo guardai dispiaciuta, abbozzando un sorriso.
<< sono mortificata. >> mi scusai ancora con il cameriere, poi uscimmo fuori. Lo osservai indossare il cappuccio della felpa nera, occhiali scuri e una grossa sciarpa che lo copriva fino al mento.
<< non hai caldo? >> lo guardai perplessa.
<< non ho scelte. >>
<< non è che con un paio di occhiali più grandi passi inosservato eh … >> osservò. Lui mi fissò.
<< ah, no? >> chiese deluso. Scossi il capo ridendo.
<< e poi … non riesco a guardarti negli occhi così. >>
<< désolé. >> sussurrò, togliendoseli. Sorrisi e lasciai che mi accompagnasse alla sua auto. Sgranai gli occhi.
<< porca vacca! >> esclamai.
<< non vi facevo così volgare, cherie. >> mi prese in giro.
<< allora non mi conoscete affatto, mister Depp. >> ridemmo ancora. Poi improvvisamente cademmo in un silenzio imbarazzante.
<< dove … dove si apre il finestrino? >> mormorai, guardando perplessa i mille tasti. Ne premetti uno a caso.
<< no! Non lì! >> esclamò. Il carrellino che serviva per poggiare le bibite scattò e mi colpì una mano.
<< porc- ahia! >> esclamai, tirandola di nuovo indietro. Lui rise e pigiò un pulsantino colorato, facendo abbassare il finestrino. Johnny parcheggiò l’auto, affidando le chiavi al guardiano con qualche banconota.
<< madame. >> mi invitò, porgendomi il braccio. Sorrisi e feci una piccola corsetta per raggiungerlo e mettermi sotto al suo braccio. Johnny mi aveva portato in una specie di bosco, però diceva ci fosse una cosa meravigliosa più in là.
<< suppongo che sai molte cose di me, quindi parlami un po’ di te … >> accennò lui. Alzai lo sguardo sorpresa e arrossii.
<< oh … ehm … cosa vuoi sapere? >>
<< non so … cosa ti piace fare? >>
<< scrivere. Sin da ragazzina ho avuto la passione per la scrittura: c’è chi si sfoga col canto, chi con la musica, chi con la danza. A me piace scrivere per liberarmi dalle mie emozioni. Però è da un po’ di tempo che non lo faccio più. >>
<< perché? È una cosa così interessante … >> sorrise e mi guardò interessato sul serio.
<< tu credi? >>
<< certo. Ti ci vedo come poetessa. >>
<< ah io… non … non scrivo poesie. >>
<< oh… e cosa allora? >>
<< di tutto, racconti di tutti i tipi. Sono molto varia. >> ridacchiai.
<< e non hai mai pensato di pubblicarne uno? Magari fai successo. >> lo fissai.
<< non ci ho mai pensato, in realtà. Ma non credo che fosse il mio destino. >> mormorai, sedendomi sul grosso masso di pietra, tra gli alberi. Lui si sedette ai miei piedi, sull’erba, poi poggiò un braccio sul mio ginocchio e alzò il capo per guardarmi.
<< e qual è il tuo destino? >> sussurrò malizioso. Feci spallucce, iniziando a torturare in mille pezzi una foglia secca.
<< se lo sapessi non ci sarebbe gusto nel vivere la vita. Ma mi aspetto qualcosa di meraviglioso. Non so, magari il successo con il lavoro, la felicità con una famiglia …>>
<< con l’amore? >> m’interruppe lui. Era bello sentirsi ascoltati, e Johnny non era come le altre star che volevano le attenzioni su se stesse: Johnny le attenzioni le dava senza chiedere nulla in cambio. Non si mostrava annoiato quando gli parlavo, anzi, mi guardava affascinato.
<< l’amore? Cos’è l’amore? >> sorrisi malinconica. Lui fissò davanti a noi il lago enorme e fece spallucce.
<< sarei un ipocrita a darti dei consigli, sono la persona meno raccomandabile per questo: sto rischiando di mandare a rotoli una relazione di quattordici anni. >> bofonchiò. << ma tu … non provi amore? Stai per sposarti: credo che quello che provi per Fred –o come si chiama- sia amore. >> commentò. Le sue parole mi attraversarono lo stomaco come delle lame. No, quello che provavo per Fred non è amore, non è quel sentimento che sognano le bambine fin da piccole in attesa del principe azzurro. L'amore non è sentirsi in dovere di dare qualcosa ma offrire senza neanche accorgersene. E se invece l'amore è questo, allora è una grandissima fregatura. Scossi il capo.
<< Quello per Fred non è amore, non è un cavolo! Io non voglio sposarlo! >> esclamai, lanciando via quello stupido anello. Mi sedetti di nuovo sul masso e raccolsi il volto tra le mani. Sentii quelle morbide di Johnny sfiorare la mia pelle.
<< Denise … >> sussurrò. << nessuno ti obbliga a sposarlo. >>
<< invece sì! Non ho via d’uscita e … ogni volta che provo a lasciarlo lui crede che stia scherzando o si arrabbia. >> Johnny sospirò.
<< posso farti una domanda personale, Den? >>
<< certo. >>
<< ti mette le mani addosso? >> il mio volto cambiò colore.
<< non->>
<< dimmi la verità. >> mi ammonì ancora prima che gli mentissi. Chinai il capo e deglutii: non credo che servisse dire di si. Lui allora si alzò e calciò forte una pietra.
<< che bastardo! >> esclamò. Sussultai e lo fissai sorpresa: i suoi occhi erano davvero arrabbiati e preoccupati per me.
<< Joh->>
<< mi hai dato un altro motivo per odiarlo. Posso farlo sbattere in galera. >> ringhiò.
<< non voglio che si faccia la galera! >> esclamai sorpresa. Lui mi fissò, poi si passò una mano tra i capelli e si sedette affianco a me.
<< forse ho esagerato un po’.>> sorrise amaro, poi sfiorò il mio polso pieno di lividi. << Non deve azzardarsi neanche a sfiorati quel verme! È un gran figlio de le pute! >> esclamò. Lo guardai negli occhi.
<< sì. È un figlio di puttana. >> sussurrai. Lui mi scostò i capelli dal volto.
<< quella sera … quando ti incontrai per la prima volta … era stato lui? >> annuii ancora.
<< Non gli avevo detto dove andavo. Deve avermi seguito perché me lo sono trovata nel bagno del locale. Era completamente fuori di sé e …>> Johnny notò la tensione con ci raccontavo ciò e mi fece cenno di smettere.
<< ok, ho capito. >> sussurrò.
Mi sentii un po’ meglio dopo aver fatto quella chiacchierata e Johnny sembrava mio amico da una vita. Inoltre, si era comportato in modo molto strano.
è geloso, Den!
Ma dai!
Cavolo, ha detto di odiare Fred!
Anche io avrei odiato una donna che maltrattasse Johnny.
Ma a te Johnny piace!!
Ma stà zitta! Il mio è un amore “platonico” lo amavo anche prima di conoscerlo. Non è che ne sono veramente innamorata, mi piace come recita ed è bello: tutto qui.
Puoi ingannare gli altri, non te stessa, cherie. E davanti agli occhi hai Johnny Depp nella sua figacciosità mentre fa il geloso: cosa assolutamente da non perdere!!!
<< vieni. >> sorrise lui, prendendomi per mano. Mi portò nel posto meraviglioso   di cui parlava ed era veramente qualcosa di sensazionale: il prato non era verde, ma era diventato rosso per via dei papaveri, bianco per le margherite, gialli e arancioni per i garofani e i tulipani, c’erano anche tante macchie azzurrine e fucsia, poi le sfumature di viola qua e la. Al di là del prato c’era un lungo ponte sospeso sul lago al quale era collegato un edificio dall’aspetto campagnolo: tetto di paglia, travi di legno. Sui bordi del lago crescevano spighe e frumento, la radura era circondata poi da querce e betulle.
<< che cosa fantastica la natura. >> sussurrai.
<< è un peccato che qui ci debbano costruire un centro commerciale. >> osservò lui amaro. Sgranai gli occhi. <
< dovranno passare sul mio corpo! Non possono fare una cosa del genere! >> lui rise.
<< rilassati, stavo scherzando. >>
<< scemo. >> borbottai. Lui sorrise. << questo lo rivuoi? >> mormorò. Osservai l’anello tra le sue mani: Fred avrebbe potuto reagire male se sapesse che l’avevo buttato via. Allungai la mano e lui me lo infilò al dito. Rabbrividii, vivendo quasi la scena dello scambio degli anelli nunziali.
Se se!ti piacerebbe!
A chi non piacerebbe?!
Sorry, Johnny è un po’ impegnato …
Vaff…!?!?!?
<< ti va di cenare? >> sorrise.
<< dobbiamo già andare via da questo spettacolo? >>
<< no: lo guarderemo da laggiù. >> disse indicandomi la casa. In realtà, quello era un ristorante. Un cameriere ci fece sedere ad un tavolo accanto alla finestra e verso del vino nei calici, dicendo di ritornare per le ordinazioni. Johnny parve assorto nel menù e ne approfittai per prendere il cellulare. Il clic dalla fotocamera del cellulare lo fece sobbalzare. Mi guardò perplesso e io sorrisi.
<< scusa: la mia amica non ci crede che ci siamo conosciuti. >> lui sorrise.
<< potevi almeno avvisarmi: mi sarei messo in posa.>> scherzò lui.
<< so che fare le foto non ti piace molto …>>
<< a maggior ragione avresti dovuto chiedermelo. >> borbottò. Lo fissai.
<< posso farti una foto? >> lui scoppiò in una fragorosa risata ed io gli feci un’altra foto: era bellissimo con la sua risata naturale. Lui si bloccò all’istante, sorpreso.
<< scusa. >> arrossii per la seconda volta. << è che così la foto è troppo bella. >> aggiunsi. Lui prese il suo cellulare e mi fece una foto. Sobbalzai.
<< ora siamo pari. >> sussurrò, guardando la foto sorridendo. Lo guardai sorpresa, poi arrossii. Il cameriere ci servì e restammo a mangiare in silenzio.
<< prima di affrontare quell’argomento, stavi parlando di cosa ti piaceva … >> accennò.
<< uhm, già. >>
<< allora? Hai qualche altra passione oltre che per la scrittura? >>
<< mi sarebbe piaciuto diventare un’attrice, sai? >> ridacchiai. Lui sorrisi interessato e anche un po’ divertito.
<< ah, si? Beh, in questo campo sono un po’ più esperto. >>
<< Ho iniziato a recitare da piccola per le recite scolastiche, poi mi sono esibita per spettacoli a livello agonistico in tutto il mio paese. Ho partecipato anche ad un breve film, però non ha avuto molto successo. Tutti mi ripetevano che ero nata per fare l’attrice, anche se –sinceramente- non credo di saper fingere bene. >> lui sorrise.
<< ho già in mente qualcosa … >> sussurrò tra sé e sé.
<< cosa? >>
<< uhm, niente, sciocchezze. >> sorrise. Durante il ritorno, parlammo di musica e ci ritrovammo ad avere gli stessi gusti.
<< buonanotte. >> sorrise, mentre scendevo dall’auto.
<< Johnny? >>
<< uhm? >>
<< ti dispiace ehm … restituirmi il portafogli? >> arrossii. Lui rise.
<< ma certo! Sai, mi ci stavo affezionando. >> scherzò, frugando nella sua tasca per estrarne il mio borsellino rosso. << Den? >> mi voltai.
<< beh, ora che non ho più la scusa del borsellino … ti dispiace se ci vedessimo un giorno di questi? >>
<< è un appuntamento? >> sussurrai. Lui rise.
<< sono un uomo serio, miss: sono già impegnato. >> sussurrò malizioso. Annuii arrossendo.
<< uhm, giusto, io … stavo scherzando. >> sorrisi.
<< arrivederci, allora. >> sorrise lui, prima di andare via. Rimasi lì come un idiota, scombussolata.
Testa di cazzo. Sono un’idiota! Che figuraccia che ho fatto!
Su, Denise, almeno le tue figuracce stanno dimezzando di numero giorno dopo giorno.
è un progresso no?
Ti stai abituando all’idea di avercelo affianc-
No, non mi ci abituerò mai!! 


Ciao stelle del cielo! La terra vi saluta! (cit.Willy Wonka xD)
Questo capitolo è stato creato per riempire un "buco" perché il prossimo capitolo segnerà una svolta per la vita di Denise. E non mi riferisco soltanto al nsotro amato Johnny *-*
Wow, come speravo, tutte stanno iniziando ad odiarlo questo Fred...neanche io ne posso più di questo *******!!!!! intanto Johnny è proprio dolcino in questo capitoloooo :P tanto da far venire il diabete, ma ne sarà valsa la pena!! Ahaha, non mi voglio dilungare, passo subito con i ringraziamenti di queste stelle:  
thegreenlady   la figacciosità *-* ahaha alla fine l'ho usata u.u era proprio il termine che cercavo per Ginevra!! ahahaah  è merito è èèè era proprio il termine che cercavo per Ginevra  er
 meligarry  le figuracce di Denise sono pazzesche, non so se esista una persona capace di fare tutte queste figuracce!!! 
MikiruH grazie per il prezioso suggerimento!alla fine ho deciso di modificarlo il prologo e tagliare quella scena di Fred e Denise: era fin troppo drammatica!! Il tuo consiglio è stato importantissimo!! 
 Shadow_chan l'entusiasmo nelle storie è la chiave di tutto!! La vocina di Gin è un vero e proprio personaggio per alleggerire il racconto e farlo sembrare più divertente: chi vorrebbe leggere qualcosa di noioso?
Siete specialissime, ragazze, fa sempre piacere ricevere dei pareri e voi siete le fan migliori del mondo *-* Come promesso, eccovi la pubblicità...
Passate tutti da queste meraviglie qui che ho citato sopra!! Ora che ho svolto il mio dovere....mi rimetto subito a scrivere!!
Vi ripeto che il prossimo capitolo sarà pieno di sorprese....Continuo quando arrivo a 3 recensioni su questo capitolo u.u Fate presto che voglio pubblicare la bombaaaa!!! xD Alla prossima Depp-puntata!! xD
  sssss

 
  

  gra






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Capitolo 5
*** 5. Attrice per caso ***


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Di certo Johnny mi aveva piantata quella sera. Era passata una settimana intera senza che lui si facesse vivo. Beh, il suo scopo era restituirmi il borsellino. E l’aveva fatto. Per quale motivo doveva tornare da me? E perché io ci ero rimasta così male? Cavolo, dovevo saperlo!! Il mio idolo è improvvisamente comparso e poi … puff! Improvvisamente anche sparito. E io sono ancora in uno stato confusionale: riuscivo a stento a credere che l’avessi davvero incontrato e ancora speravo di non risvegliarmi da quel sogno.
Ginevra, questa è colpa tua!
Miiia?!?
Sì! È solo colpa tua! Mi hai illuso!
Non è vero!!
Oh, Gin, devi assecondarmi. Sono nella fase in cui la persona si arrabbia con se stessa e si da della stupida. Tu sei me stessa, quindi …
Non voglio sorbirmi tutte le tue lamentele, Denise!! È andata così, l’hai visto, hai anche le sue foto sul cellulare, quindi stop: la vita va avanti.
Hai ragione.
Afferrai la mia borsa bianca a fiori rosa e panna, poi mi piazzai davanti allo specchio nell’atrio, come ero abituata a fare. Decisi di osare con un rossetto rosso brillante, acceso e vivo come il colore del sangue. Non osavo metterlo quasi mai perché non mi piaceva essere appariscente, ma oggi mi sentivo in vena di osare, di essere guardata. Uscii di casa, mi misi un paio di occhiali dai vetri scuri come i vip, il vestito che svolazzava sulle mie ginocchia. Avevo intenzione di andare da Marylin, che ancora non ci credeva e si era anche un po’ arrabbiata con me perché credeva che la stessi prendendo in giro! Agitai il cellulare davanti ai suoi occhi, lei fissava incredula le foto che avevo rubato a Johnny.
<< accetto le tue scuse. >> sorrisi vittoriosa. Lei mi strappò il cellulare dalle mani.
<< oh mio Dio!! Quello è veramente Johnny Depp! Hai conosciuto Johnny Depp! >> iniziò a sclerare non poco, ma immaginatevi nei suoi panni poverina!
La poverina sarai tu quando ti obbligherà a raccontarle ogni minimo particolare!
<< voglio sapere tutto. Ogni vostra parola. >> sorrise lei maliziosa, mentre già si sistemava comoda sulla sedia per ascoltare curiosa. Sospirai.
<< mettiti comoda perché sarà una storia lunga. Ma non sarà pensante: è così ricca di figuracce che ti scompiscerai dalle risate. >> dissi con ironia. E fu così che ci mettemmo a parlare fino alle cinque e mezza del pomeriggio. La salutai, poi decisi di passare in lavanderia per ritirare una giacca di Fred che avevo dimenticato lì da alcuni giorni. Presi una scorciatoia, avanzando in un vicoletto piuttosto buio e disabitato. Sentii dei rumori provenire dalle mie spalle e mi voltai più di una volta. Avete presente quella strana sensazione che qualcuno vi stesse osservando?
Gin, questa sensazione non mi piace.
Neanche a me …
Dovrei scappare?
Si, come no! Con quelle zeppe al piedi inciampi al primo passo.
Secondo te chi è?
Non sono una veggente.
Ho paura!
Fai finta di nulla …
Ok. Calma Denise, calma.
Decisi di non voltarmi più indietro. Ad un tratto sentii due mani premere contro la mia bocca, trascinandomi contro il petto di un uomo vestito di scuro. Il cuore mi salì letteralmente in gola.
Cazzo. Cercai di divincolarmi, agitandomi e iniziando al urlare, ma la mano mi permetteva a stento di respirare. Il braccio mi circondò il collo.
<< sssh … stai buona. >> ringhiò una voce calda, incredibilmente sensuale.
Non ti ricorda qualcuno?
No, non è la voce di Fred … almeno credo.

<< cosa diavolo vuoi da me?! >> esitai. Le gambe mi tremavano, il cuore batteva forte.
<< tu stai zitta, al resto ci penso io. >> borbottò. << Karl! Porta la puttana sul furgone! >> ordinò poi. Impallidii.
<< cosa hai detto?! >> ringhiai, voltandomi per vedere per la prima volta il suo volto. Era impossibile perché era completamene coperto da una mascherina nera, un cappello scuro e vestiti neri. E anche l’altro, che mi venne incontro, era lo stesso.
<< muoviti. >> borbottò l’altro. Cosa dovevo fare?
Devo scappare?
E dove vai? Il vicolo è cieco e l’unica uscita è quella dove è parcheggiato il furgoncino di quei tizi.
Proverò a scavalcarli.
Guardai i due, poi scattai subito, precipitandomi verso l’uscita urlando aiuto.
<< ehi, dove vai! Fermati! >> l’uomo mi raggiunse e mi puntò una pistola contro la tempia.
<< fai un’altra cazzata e dirai addio alla tua carriera perfetta. >> sussurrò al mio orecchio. Rabbrividii.
Secondo me mi ha scambiata per qualcun’altra.
<< deve esserci un errore! Io non vi conosco! >> esclamai, terrorizzata, senza muovermi, con lo sguardo incollato al dito poggiato sul grilletto.
<< oh, sì che lo sai. E noi sappiamo chi sei, stronza. >> L’uomo mi strattonò.
<< lei viene con me: tu pensa a guidare e non farti beccare dalla polizia. >> intervenne il primo uomo, facendomi cadere gli occhiali che si ruppero in mille pezzi.
<< io non vengo da nessuna parte. Voglio i vostri nomi! >> esclamai arrabbiata. I due si guardarono negli occhi e risero. Mollai un pugno a quello più vicino a me, lui si ritrasse e si portò la mano alla bocca, borbottando qualcosa.
<< stoooop! >> urlò qualcuno. Mi guardai intorno.
Fa che sia un carabiniere, ti prego, fa che sia un carabiniere! Un uomo calvo con una serie di fogli in mano, occhiali sulla punta del naso, un maglione verde scorciato di maniche si avvicinò a noi, seguito da alcuni uomini in divisa blu con grosse telecamere.
<< se tagliamo la scena del pugno è perfetto! >> esclamò l’uomo, guardandomi sorridendo. Lo fissai perplesso.
<< cosa …? >> sussurrai senza parole. Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, mentre un paio di uomini andarono incontro all’uomo che avevo colpito.
<< aspettate! Cos’è questa? Una specie di candid camera? O sono su scherzi a parte? >> borbottai, guardando tanti operai sbucare dal vicoletto.
<< una specie ... >> sorrise il primo uomo, togliendosi la mascherina. E indovinate un po’ chi era? … Brave! Johnny Depp. Sgranai gli occhi.
<< sei un bastardo! Mi hai fatto prendere uno spavento!!! Il tuo è stato davvero uno scherzo di cattivo gusto! Idiota! >> sbraitai furiosa, sfogando la mia tensione.
<< ehi, calma, calma … >> sussurrò lui, aggrottando la fronte.
<< mi hai fatto prendere a pugni anche uno degli operai! >> esclamai, andando vicino all’uomo ancora mascherato. << scusami, non volevo … mi sono spaventata! Ti ho fatto male? >>
<< era da un po’ che non ricevevo un pugno. >> ridacchiò, togliendosi la maschera. Sbiancai nuovamente. Guardando l’uomo davanti a me.
OH CRISTO SIGNORE BENEDETTO DA NAZARETH!
No, è impossibile, c’è …
OH MADRE!
 
<< sei una tipa violenta: suppongo che mi è andata bene per aver ricevuto solo un pugno. >> sorrise Orlando Bloom. Eh sì, ragazze … davanti a me c’era anche il bellissimo, bravissimo, divinissimo Orlando Bloom e non aggiungo altro. Anzi, aggiungo che l’avevo appena preso a pugni.
<< benvenuta nel cast, Denise. >> sorrise l’uomo calvo di prima. Io, ancora per metà sconvolta e per metà terrorizzata, sbattei le ciglia.
<< ho bisogno di qualcuno che mi spieghi la situazione. >> sussurrai. Johnny si avvicinò a me.
<< stiamo lavorando ad un nuovo film che Robert sta girando e ci serviva un’attrice giovane e necessariamente bionda. Ho pensato che a te piaceva recitare e così ho proposto di inserirti nel cast. >> l’uomo calvo, Robert, lo interruppe. << anziché avvisarti, ho pensato di fare la scena al momento: risulterà essere più realistico e devo ammettere che sei stata grandiosa! La scena è venuta perfetta, tu hai recitato proprio come in un film d’azione. Certo, i dialoghi non erano esattamente come quelli del copione, ma Johnny e Orlando sono stati bravissimi a improvvisare. Tu sarai la nuova stella e questo sarà il più bel film che abbia mai fatto! >> esclamò lui entusiasta. Scoppiai a ridere per lo shock.
<< quindi … io dovrei essere l’attrice di questo film? >>
<< la protagonista con esattezza. >> sorrise Johnny spavaldo.
<< sarà un piacere averti con noi. >> aggiunse Robert.
<< se continua a dare pugni io non la voglio! Annullo il mio contratto! >> urlò Orlando. Scoppiammo tutti a ridere.
<< se non mi fai arrabbiare, non sono pericolosa. >> scherzai.
<< starò attento. >> sorrise lui. Il suo sorriso era mozzafiato, gente!
<< allora? >> sorrise Johnny. Lo fissai.
<< io … ho bisogno di riflettere. >> mormorai.
Ma cosa cavolo devi riflettere, Den?! Un tizio ti sta dando al possibilità di recitare al fianco di Johnny Depp e Orlando Bloom e diventare una star! Sfilerai sul red carpet accanto a loro e tu dici pure che devi pensare?!
Gin! Vuoi stare un po’ zitta?! Sta succedendo così in fretta, non ci sto capendo nulla!!

<< chiama questo numero appena decidi. >> sorrise Robert, porgendomi un bigliettino scarabocchiato.
<< andiamo ragazzi, abbiamo una nuova scena da sistemare! >> esclamò l’uomo, dando già per scontato che io avrei accettato. Tutti se ne andarono, ma Johnny rimase con me.
<< e tu? >>
<< ti ho visto abbastanza scossa, non me la sono sentita di lasciarti da sola. >> disse preoccupato.  
<< mi dispiace per gli occhiali: te li ricomprerò. >> osservò, raccogliendo i vetri rotti.
<< oh, non preoccuparti, erano già graffiati. >>
<< andiamo a prendere un caffè? Ti spiegherò tutto con calma. >>
<< diciamo che me lo devi per avermi chiamato puttana. >> sorrisi spavalda. Lui rise.
<< I’m sorry, stavo solo recitando. >> Ci sedemmo al tavolo di un bar e ordinammo due caffè.
<< uno con rum. >> dissi io al cameriere.
<< esatto. >> sorrise Johnny. Ci fu un’occhiata di complicità. Cavolo, mi sembrava di conoscerlo da anni!
<< allora … da dove cominciamo? >>
<< da come ti è saltato in mente di farmi crepare dallo spavento! Giuro che non mi ero accorta che era una messa in scena: sei stato bravo a recitare. >> osservai. Lui si toccò i baffi.
<< beh, se non lo fossi non sarei famoso oggi. >> risi.
<< e poi … c’è … non mi aspettavo di trovare Orlando Bloom dietro quella maschera! Cavolo, non era così l’incontro ideale con il mio idolo! >> esclamai. Lui mi fissò.
<< mi hai già sostituito? >> sussurrò. Scossi il capo.
<< oh no, tu sei il mio idolo in assoluto. Orlando viene dopo. >> sorrisi.
<< mi piace occupare il primo posto nel tuo cuore. >> sorrise malizioso. Arrossii.
<< non esagerare … >> accennai. Lui rise e sorseggiò il suo caffè.
<< non avevi detto di sognare di diventare un’attrice? >>
<< quelli erano i sogni che facevano tutte le ragazzine, Joh. >>
<< e non ti va di coronarli veramente quei sogni? >> sospirai.
<< non lo so, non mi sento all’altezza. Cioè tu hai recitato fino a dora con attrici bravissime: Penelope Cruz, Angelina Jolie, Keira Knightley, e potrei continuare all’infinito. Io mi sento un incapace. >> mormorai a testa bassa. Sentii la sua mano sollevarmi il mento.
<< smettila di buttarti giù. Come puoi dirlo se non hai mai provato a farlo? Robert già ti ama e sono sicurissimo che sei molto brava. >> sussurrò. Lo guardai e sorrisi.
<< io … sono tentata ma … il mio lavoro? >>
<< licenziati: semplice, no? >>
<< e se poi non voglio recitare più dove lo trovo un altro lavoro?! >>
<< Denise come la fai lunga!! Ascolta, ci sono solo quattro cose che non puoi recuperare nella vita: il sasso dopo averlo lanciato, la parola dopo averla detta, il tempo dopo che è passato e l'occasione dopo averla persa. Quindi non perdere quest’occasione. Se poi non ti piacerà e non vorrai continuare, lascerai tutto e mi assumerò io la responsabilità di ciò. Ok? >>
<< ok. >> mormorai perplessa.
<< allora adesso prendi quel dannato telefono e chiama Robert. >> borbottò, porgendomi il cellulare. Lui rise dicendo “lo sapevo che avresti accettato!”. Sembrava veramente felice. Johnny mi sorrise.
<< non vedo l’ora di iniziare. >>
<< non mi ci far pensare che già mi sento male! >> esclamai spaventata. Lui rise, poi restò a fissarmi per un lungo periodo di tempo. Attraverso il riflesso sul bicchiere di vetro vidi che il rossetto era restato ancora intatto e iniziai a sentirmi non a mio agio. Lui sorrise.
<< ti sta bene il rossetto rosso. >> mormorò. Il mio volto diventò del colore del rossetto.
<< dici? >> lui annuì.
<< sei molto bella già di tuo: il rossetto rosso ti rende ancora più sexy. >> sussurrò. Il mio respirò si fermò. Risi nervosamente.
<< non sono per niente sexy e non potrò mai esserlo! Sono la tipica ragazza che si macchia un abito elegante o che rischia di cadere con i tacchi al piede e che impreca come un camionista se si arrabbia. >> scherzai. Lui ridacchiò.
<< è proprio per questo che sei sexy. >> mormorò. Sorseggiai un po’ d’acqua.
<< l’hai mai fatto con uno che conosci da poco? >> chiese ad un tratto. Tossii e per poco non gli sputai l’acqua che avevo in bocca. Deglutii e lo fissai perplessa.
<< me ne vergogno terribilmente, ma una volta l’ho fatto con uno di cui non conoscevo neanche il nome: ero ubriaca fradicia. >> ridacchiai.
<< ti capisco. >> sorrise. E certo, se non mi capiva lui chi poteva farlo??!
<< poi le altre volte sono state tutte storie più o meno serie … >> lui annuì.
<< e se ne sei solo attratta? Ci andresti a letto con uno di cui sei attratta? >>
<< sì. >> sorrisi. Lui annuì di nuovo.
<< e con uno come me? >> borbottò infine. Lo fissai.
<< mi stai chiedendo se mi piacerebbe andare a letto con te? >> dissi ad un fiato. Lui non rispose, continuando a fissarmi senza battere ciglio, senza pudore. COSA cavolo gli dico ora?!
La verità!!
No! Sarebbe troppo imbarazzante!
A me pare che voglia fare qualcosa di più imbarazzante …
Smettila!
Dai, vuole solo farti conoscere il Principe Albert finalmente!

<< sei proprio senza pudore, mister Depp! >> esclamai, buttandola sullo scherzo. Lui rise.
<< cosa c’entra il pudore? Devi solo rispondere si o no. >>
<< e se rispondessi si? >> sussurrai. Lui sorrise, abbassando lo sguardo.
<< se rispondi si non succede assolutamente nulla: avrai solo risposto alla mia domanda. >>
<< non voglio risponderti. >>
<< come vuoi. A me non sembra così difficile rispondere. >> sorrise malizioso. Lo fissai.
<< perché? Tu sapresti rispondere? >>
<< sì. >>
<< e cosa risponderesti? >> dissi involontariamente. Non ero neanche sicura di volerlo sapere.
<< sì. >> sussurrò. Sussultai.
Oooooolèèèèè!!! Johnny Depp andrebbe volentieri a letto con te! Canzonò Ginevra, che poi era la parte cattiva di me che gioiva della risposta di Johnny.
<< però forse prima di portarti a letto ti bacerei. >> sorrise. Ci fu un silenzio molto imbarazzante e la situazione si stava facendo seria e davvero insostenibile.
<< spero tu stia scherzando. >> borbottai, alzandomi dal tavolo. Lui mi afferrò per una mano.
<< dove vai? >>
<< a casa. >> borbottai. Lui si parò davanti a me.
<< e se ti costringessi a restare? >> mi sussurrò, avvicinandosi a me.
<< non lo farai. >> dissi freddamente, ansiosa di allontanarmi da lui, che mi lasciò andare. Ok, forse ero stata un po’ esagerata ma infondo era stato lui ad esagerare un po’ troppo!! Tanto l’avrei rivisto il giorno dopo, e quello dopo ancora, e lui mi avrebbe abbracciato per la foto della premiére e tante simili cose. Ma ora non ce la facevo a restare con lui e non potei fare altro che chiamare Marylin e sfogarmi con lei che ovviamente mi diede della “ragazza con un culo (fortuna) esagerato”. Fred quella sera ritornò più tardi, mentre dormivo. Lo sentii arrivare e infilarsi sotto la doccia. Scesi di sotto e afferrai la sua giacca per sistemarla. Il cappotto lasciava una scia di profumo femminile, probabilmente Dior perché l’avevo regalato alla mamma e lei lo metteva sempre e ne avevo riconosciuto l’aroma. Di chi cavolo era quel profumo?! Il cellulare vibrò per un secondo, e lessi l’arrivo di un messaggio.
<< buona notte, amore. >> lessi a bassa voce. Sgranai gli occhi. << no. Questo è troppo. >> ringhiai, quasi stritolando il cellulare nelle mie mani. Mi sentii terribilmente presa in giro in quel momento, mentre le verità facevano in mille pezzi le mie certezze. Lui uscì dalla doccia.
<< amore sei tu? >> mi chiese. Sussultai e posai di nuovo il telefono nella sua tasca.
<< sì, ti ho sentito arrivare. >> mormorai.
<< c’era tanto traffico e ho fatto più tardi. >>
<< sì, certo. >> mormorai, trattenendo una lacrima. << vado a letto. >> Lui si avvicinò a me per baciarmi.
<< domani inizio a recitare. >> lo informai. Lui mi fissò. << recitare? >>
<< sì. Mi hanno offerto di recitare come protagonista per un film. >>
<< chi te l’ha offerto? >>
<< ho incontrato per caso un uomo che mi ha proposto di recitare nel suo nuovo film. Pare ci sia anche Johnny Depp! >> esclamai. Lui mi fissò.
<< chi è questo? Come l’hai incontrato? Non mi hai detto nulla! >> ringhiò. Lo scrutai.
<< te lo sto appena dicendo, Fred. >>
<< è necessario andarci? >>
<< oh, sì che lo è: è un ottima occasione per emergere. >> mi scostai e andai a dormire. La rabbia mi ribolliva dentro. Stronzo, bastardo, sporco traditore del cazzo!
Calma Den, non ne vale la pena.
Mi ha preso in giro quello stronzo! Crede che io sia stupida!!
Su, non è quello che volevi?: un’occasione per lasciarlo.
è un bastardo. Se lo perdono ti do il permesso di uccidermi.
Oh, no, niente suicidi per favore!
Non comanderà lui su quest’altra mia scelta. Che gli piaccia o no io reciterò.
Brava, fatti valere!

 


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Ok, sono stato uno scemo. Cosa mi era saltato in mente?! Metterla in imbarazzo in quel modo! Me la potevo pure risparmiare: già era imbarazzata quando le avevo detto che era sexy – e fin lì un complimento poteva starci bene- ma quella domanda … e poi la risposta che le avevo dato io! Ora penserà che sono solo un malato, depravato psicopatico ultraquarantenne e non vorrà più vedermi. Vanessa mi distrasse dal mio monologo interiore, accarezzandomi il petto con le sue dita perennemente fredde.
<< Vane … hai le dita ghiacciate! >> esclamai. Lei si rigirò nel letto, poi mi baciò.
<< tutto ok al lavoro? >> annuii.
<< e quel film? Avevi detto che avrei potuto recitare io la parte della protagonista se non si trovava un’attrice adatta al ruolo … >>
<< sì, ehm, l’hanno trovata. >> mormorai.
<< peccato. Sarebbe stato bello recitare insieme per una volta. >>
<< già. >>
<< perché sei così freddo, Joh? >> mormorò, mettendosi a cavalcioni sopra di me. La guardai negli occhi, accarezzandola. << non vuoi farlo? >> mormorò infine. Sospirai.
<< scusa è che … sono molto stanco. >> lei tornò accanto a me.
<< si vede che hai avuto parecchio da fare con la nuova attrice … quanti anni ha? >>
<< poco meno di trenta … >>
<< carne fresca, eh? >> borbottò lei da zitella acida. Sbuffai.
<< ma dai, smettila! >>
<< se, bonne nuit. >> ringhiò.
<< bonne nuit, mon amour. >> mormorai. E il pensiero di Denise non mi fece chiudere occhio, a giudicare dalle occhiaie che mi ritrovai il mattino dopo.


Eccomi :) sooorpresaaa!! Che ne pensate allora? Denise ha avuto una bella fortuna ad entrare così nel mondo dello spettacolo...perché a me non mi rapisce mai Orlando Bloom o Johnny Depp?! uffa .__. chi lo sa tutte quelle figuracce che combinerà shuashua :P Dal prossimmo capitolo inizierò a girare il film *-* Non aggiungo altro, passo alla pubblicità-ringraziamenti:
Disneyana benvenuta anche a te nel partito anti-Fred ahahah mi fa sempre piacere ricevere nuove Depp-endent :3
PiccolaStellaSenzaMeta grazie anche a te e a te: Levineisabitch_  !!!
 Lady_Bathory  tu e le tue promesse... ahahah fai pure con calma! Ginevra è proprio un personaggio e serve un po' per "allegerire" la cosa xD
Luned Moon grazie mille anche per i tuoi suggerimenti, il prologo lo modificherò di sicuro, sto pensando proprio di tagliarlo perché è inutile!! sei stata molto importante :3 
   Beth96  ho corretto la frase come hai detto tu, grazie per avermela fatta notare!! :D Il mondo dovrebbe essere pieno di ragazze con la tua allegria ;) benvenuta anche a te nel partito anti-Fred, Denise sta già mostrando i primi segni di ribellione, hai visto? :P    
 MikiruH anche tu sei molto dolce :3 grazie tante mi fa piacere che tu sia curiosa della mia storia :D prendiamolo pure a parole a quel dannato Fred *censura* ahahah ;) 
 meligarry ciao di nuovo :D tantissime grazie anche a te per i complimenti, spero di essere all'altezza anche per i prossimi capitoli! 
 thegreenlady signori e signore....l'inventrice della figacciosità!! ahahah, ogni capitolo dove non comparirà Fred immagino sia il tuo preferito e poverino il cameriere del caffè xD spero che anche questo capitolo coccoloso ti sia piaciuto :3 (Fred nn compare molto u.u)
Credo di non aver mancato nessuno, ricordate di passare dalle mie stelle e...
Alla prossima Depp-puntata!!
P.S raga, scusatemi se vi farò aspettare un po' per il prossimo capitolo, spero di riuscirlo a pubblicare presto ma in questo periodo la scuola mi sta uccidendo con le ultime verifiche, e poi mi sono anche iscritta a un paio di concorsi, quindi sto lavorando su quelle storie ^^ prometto che mi farò perdonare u.u
Baci!  

  si
  ch

  

   
    

   fddfdede anche

 
  

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Capitolo 6
*** 6.Si va in scena! ***


WARNING: scusate l’interruzione belli :D volevo solo avvisarvi che ho deciso di scrivere qualche battuta per il film che gireranno (eh sì, mi sono cimentata in una “storia nella storia” u.u). Quindi quando recitano, le battute sono in corsivo e quando vengono interrotti (tipo dal regista, o qualche commento di Denise, ecc.) sarà nel carattere normale. Inoltre, la storia sarà narrata senza punti di vista, in terza persona. Ah,sì, ahimè ma Ginevra andrà a farsi un giretto! La narrazione avviene nel modo in cui recitano gli attori. Buona lettura e deliziatevi ^^

<< ok, Mary, cosa cavolo devo fare ora?! >>
<< e lo domandi a me?! L’unico mestiere che ho fatto è stato la cassiera e commessa prima della segretaria! Che ne so io di recitazione?! >> Marylin mi osservava andare avanti e indietro per la stanza.
<< cosa gli dico a Johnny quando lo vedo?! >>
<< gli chiedi scusa per essere andata via in quel modo. >> suggerì. La guardai e annuii.
<< giusto. >>
<< e poi? >> aggiunsi.
<< poi cosa? >>
<< cosa faccio quando … o mio Dio mi sono scordata che c’è anche Orlando Bloom! Io muoio: più di tre minuti non ci resisto con quei due messi insieme! >>
<< come ti invidio: l’hai incontrato un giorno qualunque ed ora grazie a lui diventerai una star e consocerai tutte quelle persone famose! >> sospirò Marylin. La guardai.
<< te li presenterò, don’t worry. >>
<< a che ora devi andare via? >>
<< Robert mi ha detto che sarebbe passata un’auto  alle … oh cazzo manca solo mezz’ora!!! >> urlai, gettandomi con la testa nell’armadio. << cosa cavolo si indossa per recitare?! >>
<< beh, credo che nel film i costumi te li danno loro … >> accennò.
<< giusto. >> sussurrai. Lei sorrise.
<< rilassati: andrà tutto bene. >> mormorò.
<< certo, speriamo di non fare più di dieci figuracce. Della serie che cado o sbaglio tutto e … oh, non ci voglio nemmeno pensare!! >>
<< ecco e fai bene: non pensarci. Ora ti lascio preparare: ci risentiamo. >>
<< ciao, tresor. >>
<< uh, ti stai già “francesizzando”. >> mi prese in giro. Gli feci una linguaccia. << in bocca al lupo! >> mi urlò prima di uscire.
<< crepi! >> ricambiai. L’auto bussò puntuale. Mi guardai allo specchio e decisi di rimettermi quel rossetto rosso. Per qualche stupido motivo  me lo rimisi: forse essere più “sexy” serviva. Maledissi la mia inesperienza.
Ci sarà Johnny ad aiutarti, rilassati!
Solo il pensiero che ci sarà Johnny non mi fa rilassare!
Allora pensa ad Orlando Bloom …
Ancora peggio! No, così non va, devo calmarmi!
<< ciao. >> sorrisi all’autista che ricambiò con un sorriso cortese e mi condusse negli Studios. Ora immaginate durante il tragitto le contorsioni del mio stomaco e il mio battito cardiaco fuori controllo. Per immedesimarvi nei miei panni occorre solo pensare che stavo per entrare nell’ambiente dove sarei dovuta diventare famosa, recitare accanto a Johnny e Orlando, evitare di fare figuracce. L’ultima mi spaventava più di tutte. In effetti anche la prima, la seconda e la terza cosa mi spaventano!!
<< da questa parte. >> mormorò un uomo, dopo avermi condotta all’interno dell’edificio. Aprì la porta e venni accecata da una luce biancastra. In realtà l’intera camera era bianca. Alcuni uomini vestiti in nero stavano iniziando a montare le telecamere e tutti gli aggeggi vari. Una mano mi afferrò e sobbalzai. Un volto di donna mi sorrise. Doveva avere circa una trentina d’anni, aveva capelli rossi legati con una coda, occhi color nocciola e una spruzzata di lentiggini sul viso che la rendevano simpatica.  << tu devi essere Denise. >>
<< e-esatto … >> mormorai.
<< io sono Nicoletta, ma chiamami Nicky. Sono la truccatrice. Vieni con me che ti mostro un po’ la situazione. >> mi disse sorridendo. Sorrisi impacciata e mi fece fare il giro dello studio.
<< qui è dove dovrete girare alcune scene del film. Quelle montature laggiù sono la chiave di tutto: non hai idea di quanto debbano essere bravi con quegli aggeggi! >> esclamò.
<< già. >> mormorai. Mi condusse fuori, in un lungo corridoio.
<< in quel corridoio opposto ci sono tutti i vostri camerini, quindi noi andremo per quest’altro qui … >> Aprì una delle tante porticine e fui sommersa dai mille colori. << questi sono i costumi: non credo che verranno più utilizzati ma li conserviamo comunque. >>
<< ne comprate di nuovi per ogni film? >>
<< ovviamente! >> rise. Mi condusse poi davanti ad un’altra porta. << quando uscirai da qui sarai un’altra persona: qui verrete truccati. >> sorrise aprendo la porta. Un gruppetto di persone discuteva in fondo. Distinsi i riccioli di Orlando e il capo calvo di Robert.
<< Denise! Benvenuta nel mio -o meglio- nostro regno! >> esclamò ridendo.
<< Nicoletta ti ha fatto fare una paronimica degli studios? >>
<< le ho mostrato le cose più importanti. Chi deve truccarsi per primo? >> urlò, allontanandosi. Orlando mi venne vicino.
<< ciao. >> sorrise. Ricambiai con un sorriso da ebete.
<< ciao. >> mormorai.
<< che te ne pare? >>
<< non mi sento molto a mio agio. >> sospirai.
<< ci farai l’abitudine, non preoccuparti. >> sorrise, poi guardai il suo volto con maggiore attenzione. << quel livido … te l’ho fatto io? >>
<< già. >>
<< oh, mi dispiace tantissimo io->>
<< lo copriremo con un po’ di trucco. Orlando è un uomo forte. >> lo prese in giro un’altra donna, posizionandosi tra di noi e poggiando una mano sulla spalla di Orlando. E volete sapere chi è la donna? Keira Knightley in carne ed ossa.
<< io sono Keira, piacere di conoscerti. >> sorrise infine.
<< piacere mio!! Oh, non ci posso credere! Reciterai anche tu? >>
<< certo. Robert ha voluto riunire il “trio” dei Pirati. >> risero.
<< sei pronta per entrare nel mondo dello spettacolo? >>
<< non proprio … recitare al fianco di attori bravissimi come voi è un’impresa! Non ho mai fatto una cosa del genere. >>
<< oh, non preoccuparti: se ci è riuscito Orlando ci riuscirai anche tu. >> squittì la ragazza.
<< stronza! >> rise Orlando, iniziandole a fare il solletico. Si misero a correre per tutta la stanza, ridendo ed urlando. Il rapporto che era nato tra di loro sembrava quasi di fratellanza. Mi piaceva pensare che alla fine anche io avrei avuto quel tipo di rapporto con loro. Forse.
<< tranquilla è una cosa normale: sono peggio di due bambini. >> un’altra donna mi venne vicino.
<< sono Charlene. >> mi sorrise.
<< mi chiamo Denise. >> la donna era alta, aveva lunghi capelli castani che ricadevano in boccoli eleganti, ciglia lunghe e occhi color miele da cerbiatta, un seno prosperoso e bei lineamenti. A confronto, io mi sembravo una ragazzina da pochi mesi sviluppata, quando si inizia a ingrassare a dismisura e le forme non sono ancora ben definite. Una schifezza insomma.
<< vieni, ti presento gli altri. >> sorrise, trascinandomi quasi fuori dalla sala per il trucco. << Charlene! Il tuo compito nel film è di rapire Keira, non Denise! Perciò restituiscimela che la devo ancora truccare! >> esclamò Nicky. Lei rise e mi guardò.
<< ahimè, ti tocca andare sotto i suoi pennelli. >> risi e mi avvicinai a lei. << chiudi gli occhi, non muovere la bocca, non tremare con le palpebre: devi essere perfetta. >> mugolò Nicky entusiasta.
<< ok. >> risi, sistemandomi sulla sedia.
<< Johnny dov’è?! Non è ancora arrivato? >> chiese Charlene.
<< no. >>
<< possibile che faccia tardi anche il primo giorno di riprese?! >> sbraitò Robert. Nell’aria si respirava un clima sereno e agitato insieme: tutti erano euforici e un po’ nervosi, ma continuavano a scherzare e ridere come se niente fosse. Chi andava di qua, chi andava di la, qualcuno rideva, qualcuno correva, altri si truccavano, altri sfilavano per farsi dare suggerimenti sull’abito da mettere. La porta si spalancò e Johnny, con il fiatone, si catapultò tra la folla
. << scusatemi! Vanessa ha la febbre e ho dovuto accompagnare io i miei figli. >> passò velocemente accanto a me, senza vedermi e si tolse il giubbotto.
<< Johnny, sei tutto sudato. >> mormorò Charlene, accarezzandolo. In quel momento avrei voluto ucciderla.  
Con un cannone!
Ma che cannone?! Direttamente a mani nude …
Come siamo sadiche!!

<< ok, è l’ora di gossip. >> ridacchiò Nicky divertita, stendendomi un velo di cipria sul volto.
<< tra Charlene e Johnny c’è stato del tenero un po’ di tempo fa … >>
<< del tenero? >> ripetei.
<< sì. Un bacio e tanto sesso. Almeno così lei mi ha raccontato, vantandosene. >> aggiunse. 
<< quanto la invidio. >> sospirai. Lei rise.
<< già. >> credevo di aver parlato con Ginevra e invece l’avevo detto ad alta voce! Prima figuraccia, anche se piccola, anche se solo con Nicky, di cui potevo fidarmi già ciecamente e lo sapevo.
<< però Johnny non ha voluto continuare e hanno deciso di far finta che non sia successo nulla, anche se lei è ancora convinta che Johnny sia innamorato di lei. Povera illusa! >> disse ridacchiando. La voce di Johnny risuonò.
<< Denise non è venuta? >> mormorò.
<< è qui il gioiellino, Joh, don’t worry. >> sorrise Nicoletta. Aprii solo un occhio e lo guardai dallo specchio. Gli feci un cenno con la mano e lui mi sorrise.
<< siediti sulla sedia accanto: tra poco passo a te. >>  aggiunse la donna. Si allontanò per prendere altri cosmetici. Lui sorrise.
<< temevo non venissi più dopo quello che è successo ieri … >> accennò sorridendo.
<< nella vita ci sono solo quattro cose che non puoi recuperare nella vita: il sasso dopo averlo lanciato, la parola dopo averla detta, il tempo dopo che è passato e l'occasione dopo averla persa. >> sorrisi, recitando le sue stesse parole. Non avrei perso quell’occasione per una cosa così banale.
<< ti devo delle scuse. >> mormorò.
<< scuse accettate. >> sorrisi. Lui mi fissò.
<< ho esagerato un po’, forse un po’ troppo, non ho più fatto caso a quello che dicevo, non volevo metterti così in imbarazzo. >>
<< anche la mia è stata una reazione un po’ esagerata, non preoccuparti. >> mormorai. Lui mi fissò.
<< ti sta bene il rosa corallo. >> disse infine. Risi.
<< non ricominciare! >> rise anche lui. Keira e Orlando ci vennero vicino.
<< temevamo non arrivassi. >> sorrise Keira.
<< per tua sfortuna, eccomi qua. >> disse Johnny e risero. Johnny aveva un bellissimo rapporto anche con loro due, a giudicare il modo in cui ora scherzavano tutti e tre. Li invidiavo, li invidiavo parecchio. Mi fecero indossare un abito azzurro e bianco, poi mi legarono un grembiule bianco in vita e una ragazza mi sistemò i capelli in uno chignon scombussolato.
<< io cado. Io cado. Io cado. >> mormorai a bassa voce, temendo di cadere con quei tacchi al piede. Keira rise.
<< tranquilla: una volta sono caduta anche io. >>
<< davvero? >>
<< certo! Può capitare!  E non aver paura di sbagliare o di dimenticare una battuta: anche noi che siamo più esperti sbagliamo e ci dimentichiamo le parti! Io, Johnny e Orlando a volte ci mettiamo una giornata intera per recitare un piccolo pezzo! >> esclamò. Sorrisi.
<< ok, ora sono un po’ più calma. >> sospirai. Robert mi diede il copione.
<< questo te lo porti a casa e lo impari fino a pagina sette. Regola numero uno: non deve leggerlo nessuno. Seguimi e ti spiego cosa dovrai fare. >>
<< Robert … non mi hanno detto che avrei dovuto imparare già il copione: come facciamo a girare la prima scena se non so cosa dire?! >>
<< lo so, lo so. Non preoccuparti, ci penso io. >> sorrise, poi mi fece cenno di avvicinarsi al gruppo di persone. Una donna e due uomini precisamente.
<< sono i miei assistenti: Lara, Manuel e Gregor. >>
<< piacere di conoscervi. >> sorrisi. Johnny iniziò a parlare con Manuel su come doveva muoversi sulla scena, lo stesso fecero gli altri e quindi toccava anche a me. L’ uomo di colore, Gregor, mi fu accanto.
<< tu interpreterai Helen. Helen lavora come barista nel locale di sua madre, suo padre invece è il capo di un’associazione segreta, di cui fanno parte delle spie chiamate “falchi”. Un giorno Helen incontra Lucas, interpretato da Johnny, che lavora per i servizi segreti. >>
<< tipo agenti 007? >> sorrisi, interrompendolo. 
<< esatto. >> rise Gregor. << Lucas deve rapire Helen per chiedere un riscatto a suo padre: la chiave per accedere alle cassaforti dove sono contenuti dei codici per altre cassaforti dove ci sono tanti, tanti soldi. Quindi lui la seduce e con l’inganno la fa innamorare di lui per rapirla. Helen si innamora, viene rapita, però Lucas viene catturato dai falchi del padre di Helen. Lei lo viene a sapere, scappa e lo libera. Alla fine lei scopre che anche Lucas la ama, così decidono di allearsi, rubano le chiavi e i codici, prendono i soldi e se ne vanno alle Bahamas per sposarsi e vissero tutti felici e contenti. Tadan. >> sorrise l’uomo di colore. Risi.  
<< è una bella storia! E Orlando, Keira, e Charlene? Che ruolo hanno? >>
<< oh, ti ho raccontato la trama molto brevemente, non ci ho messo tutti i dettagli: Orlando è  l’alleato di Lucas che si è innamorato di Helen e l’aiuta a scappare per andare a salvarlo. Keira è il capo della banca che Lucas vuole rapinare, Charlene fa parte dei falchi, ma in realtà è una spia perché fornisce indicazioni a Lucas. >> annuii perplessa.
<< wow. E io cosa dovrei fare ora? >> mormorai un po’ spaventata a dir la verità.
<< allora, il film inizia con Johnny che sta organizzando il piano di rapimento con i suoi alleati, quindi comparirà lui nel primo periodo. Poi quando entrerai in scena, sarai qui –dietro al bancone- >> disse, mettendosi dietro ad un bancone di un finto bar allestito.  << dovrai solo dire “arrivo!” quando un signore ti chiamerà, poi fingi di prendere delle ordinazioni e torni dietro al bancone, prendi un caffè e lo porti al signore. A quel punto, mentre torni dietro al tuo bancone, entra Lucas e tu rimani praticamente paralizzata: i vostri occhi si incontreranno e sarà tutto così magico per te … >> sussurrò con enfasi. Rabbrividii.  << dopodiché, lui si siederà al bancone e ordinerà un caffè. Tu devi fare la parte dell’imbambolata, infatti mentre stai per portargli il caffè lo rovesci sulla sua giacca. Tu ti scusi ripetutamente e cerchi di ripulirlo con uno straccio, poi gliene servi un altro. Lui ti chiederà il nome e tu balbetti il tuo. Fine prima scena. >> disse ad un fiato. Sbattei le palpebre, cercando di ricordare la prima azione. << ce la farai. >> sorrise. Johnny mi venne vicino.
<< sei pronta, Helen? >> sorrise, poggiandomi un berrettino da barista sul capo. Orlando alzò il pollice e mi sorrise. Sorrisi e li guardai allontanarsi. 
<< in scena tra dieci secondi! >> urlò Robert. Tutti i macchinari si puntarono su Johnny che stava seduto ad un tavolo con alcune carte, circondato dal suo braccio destro, Karl (Orlando) e altri uomini.
<< tre … due … uno … azione! >> urlò Robert. Keira si posizionò al mio fianco e mi sorrise.

<< la Banca dei Falchi contiene miliardi di dollari. Questo lo sapevate ragazzi? >> iniziò Johnny, aspirando il fumo del suo sigaro.
<< pensavamo fosse una leggenda, capo. >> sussurrò un uomo dall’aria stanca. Lucas rise.
<< i soldi sono reali, Roland. E ho un piano. >>
<< cos’hai inventato stavolta? >>mormorò Orlando, dall’altro lato della stanza, completamente in disparte dal resto del gruppo. Sedeva sul bordo di una sedia, dondolandosi, con i piedi poggiati ad un tavolo fradicio del loro nascondiglio, giocherellando con un coltellino che lanciava in aria e poi afferrava con una sola mano.
Lanciò di nuovo il coltellino, poi Orlando sbagliò la presa e cadde a terra. << stoooop! >> urlò il regista. Scoppiarono a ridere.
<< mi è scivolato dalle mani! >> esclamò lui, cercando scuse.
<< hai le mani fatte di ricotta, dai! >> urlò Keira, prendendolo in giro.
<< ti sfido a lanciare un coltellino e a riprenderlo con una sola mano: potrei amputarmela! >> replicò. Ridemmo ancora.
<< ok, riproviamo! Tre … due … uno … azione! >>

<< cos’hai inventato stavolta? >> mormorò Karl (Orlando), lanciando il coltellino in aria. Quando ritornò indietro, lui lo riuscì ad afferrare, poi cadde.
<< stop! >> urlò Robert. << ce l’avevo quasi fatta! >> esclamò ridendo. Ragazze, Orlando che rideva era uno
spettacolo da non perdere! Ripeterono la cosa altre due volte, prima che Orlando riuscisse a prendere il coltellino.

<< io non invento: metto solo insieme i miei neuroni per farne buon uso. Dovresti fare lo stesso. >> borbottò Lucas. Karl si alzò dalla sedia e gli andò vicino. << allora? >>
<< per accedere alle casseforti occorrono dei codici: sono custoditi all’interno della cassaforte dei falchi. >>
<< le spie di Halfred Row? >>
<< sì. Halfred Row ha una figlia: Herin Row … >>
<< STOP!>>
<< lo so, lo so, ho sbagliato il nome! >> ridacchiò Johnny. << come cavolo ti chiami?! >> esclamò poi, guardandomi. << Helen! >> risi. << oh, giusto! Ricominciamo allora! >> sorrise lui.
<< Helen. >> sussurrò, come per tenerselo a mente. << AZIONE!>> urlò Robert. Guardai Johnny recitare così divinamente: sembrava quasi di stare davanti ad uno schermo a guardare il film e invece ero “dietro le quinte” e io dovevo interpretare la protagonista con lui.

<< sì. Halfred Row ha una figlia: Her … Helen Row.>>Robert li interruppe di nuovo.
<< l’avevo ricordato però! >> esclamò Johnny ridacchiando. Ricominciarono.

<< sì. Halfred Row ha una figlia: Helen Row. Rapiremo sua figlia e chiederemo il riscatto: elementare no? >>
<< dopo aver ottenuto i codici la restituiamo? >> chiese Karl.
<< ho sentito dire in giro che è una bella ragazza …>>aggiunse maliziosamente. Lucas rise.
<< allora faremo della pollastrella ciò che vogliamo. >> sussurrò e tutti gli uomini si misero a ridere.
<< Stop! Perfetto! >> esclamò Robert. Tirarono un sospiro di sollievo. << Denise, tocca a te entrare in scena! >>
<< cosa … già io? >> sussultai, impaurita. E dire impaurita era un eufemismo: mi stavo letteralmente facendo addosso. Orlando mi venne vicino.
<< coraggio: non aver paura di sbagliare … come hai visto, ci scherziamo tutti su e Robert ha una pazienza incredibile. >> m’incoraggio. Sorrisi e mi posizionai esattamente dove mi avevano detto. Gregor impiegò qualche minuto in più per spiegarmi più minuziosamente cosa fare. Mentre facevano il conto alla rovescia, il mio cuore batteva all’impazzata. << azione! >> urlò Robert.

<< signorina? >> chiese un uomo dall’aspetto raffinato, alzando un braccio. Helen alzò il capo, asciugandosi la fronte. << arrivo! >> urlò con una vocina stridula. << stop! >>sprofondai. << cosa ho sbagliato? Sono una frana vero? Non ce la posso fare! >> esclamai.
<< hai detto solo una parola, Den! Rilassati. Devi sembrare più indaffarata: un po’ come quando stai lavorando e il tuo capo ti chiede un caffè, tu come rispondi?>>
<< incazzata. >> mormorai.
<< ecco brava: incazzati. >> sorrise Robert. Annuii sorridendo.

<< arrivo! >>esclamò Helen con enfasi. Afferrò un blocchetto e camminò fino al tavolino allestito.
<< un caffè amaro. >> ordinò. Helen annuì e si voltò per tornare indietro. La porta si aprì e Lucas fece il suo ingresso, col capo chino, un cappello e un cappotto scuro e misterioso. Helen lo guardò velocemente, poi tornò al lavoro.
<< stoop! >> Johnny ed io ci fermammo all’istante. << Denise, devi guardare Johnny negli occhi, non devi evitarlo: deve essere un momento magico per te perché ci sarà il tuo “colpo di fulmine”. >>
<< uhm … >>
<< fai finta di vedere il tuo idolo preferito. >> mi suggerì. È questo il punto: non ce la faccio a sostenere lo sguardo di Johnny: è troppo imbarazzante.
<< azione! >>

Helen lo guardò negli occhi,Lucas incrociò il suo sguardo e per lei fu la fine. Per molti fu la fine. Rimase immobile al centro della sala mentre lui prendeva posto accanto al bancone. Helen restò a fissarlo, poi tornò al bancone e servì il caffè al cliente.
<< un caffè. >> borbottò Lucas.
<< come … come lo vuole? >> mormorò Helen.
<< non importa: basta che ci sia caffeina.>>
<< se non ci fosse caffeina non lo chiameremo “caffè”. >> osservò e lo fece ridere.
<< la coca cola non contiene cocaina. >> replicò. Helen lo fissò.
<< immagino di no. >> mormorò, preparando il caffè. << ecco … >> sorrise, porgendogli il caffè.
<< ehm … Helen? >>
<< sì? >>
<< potresti gentilmente rovesciarmi il caffè addosso come quanto richiesto nel copione? >> scherzò Lucas.
<< esattoooo! È così che dovrebbe essere! >> esclamò Robert e scoppiammo tutti a ridere. Johnny era capace di fare battutine anche mentre recitava: era davvero sorprendente vedere come si era già impossessato bene del suo personaggio.
<< devo rovesciarti il caffè addosso? >> mormorai.
<< esattamente: devi far finta di inciampare e rovesciare il caffè sulla giacca. >> commentò Robert. Annuii.
<< ci provo. >>

<< ecc- >> Helen inciampò e sporse il braccio in avanti, facendo rovesciare tutto il caffè sulla giacca di Lucas che sobbalzò. << oh! Mi scusi! Sono mortificata non era mia intenzione … >> Helen corse accanto all’uomo e si inginocchiò per cercare di ripulirgli la giacca. I loro sguardi si incrociarono di nuovo.
 << se per avere le sue graziose mani addosso devo versarmi del caffè … allora, la prego, lo rifaccia. >> sussurrò Lucas, sfiorandole le mani.

Il suo commento malizioso ed estremamente romantico mi fece arrossire di colpo e scoppiai a ridere.
<< scusatemi! >> esclamai, iniziando a ridere. Johnny mi guardò divertito.
<< lo so che ho fatto una faccia da maniaco, però non è colpa mia. >> mormorò. Lo fissai, prima di scoppiare di nuovo a ridere.
<< no … ahhaha … ricominci-ahahah-amo.>>

Helen arrossì di colpo e si alzò lentamente. << le preparo un altro caffè. >> mormorò in imbarazzo, poi gli servì il suo caffè liscio.
<< posso sapere il suo nome? >> sussurrò Lucas.
<< Helen. >>
<< io sono Lucas. >> sussurrò, sorseggiando il suo caffè. Estrasse delle monete per pagare il conto e si alzò.
<< spero di rivederla. >> disse infine, facendo un cenno col cappello, poi scomparve, uscendo dal locale. Era lei la ragazza da rapire. Ed Helen era rimasta ancora imbambolata ed affascinata. Karl gli venne incontro.
<< allora? >> chiese curioso.
<< nessuna fanciulla sa resistermi, Karl. La gallinella sta cuocendo nel suo brodo. >> sorrise, accendendosi un sigaro.
<< STOOP! >>urlò Robert. Ci furono una serie di applausi e alla fine anche noi protagonisti applaudimmo.
<< sublime! >> aggiunse il regista, complimentandosi. << è venuta perfetta! >>
<< bravissimi! >> esclamò Keira, complimentandosi con Johnny e Orlando, poi mi venne vicino.
<< ce l’hai fatta! >> sorrise abbracciandomi.
<< sto ancora tremando. >> sussurrai, stringendola. Keira era davvero affettuosa e amichevole come se fosse una sorella. Orlando ci raggiunse.
<< allora, gallinella, non è stato tanto difficile vero? >> sorrise. Feci spallucce.
<< credo che mi ci abituerò. >>
<< allora resterai? >> sorrise Johnny, circondandomi la vita con un braccio. Sobbalzai.
<< credo di … sì. >> balbettai.
<< stupendo! >> esclamò felice.
<< ti sei fatta mille problemi e invece sei stata bravissima: non scherzavi quando dicevi di cavartela con la recitazione. Sei proprio nata per fare l’attrice! >> sorrisi imbarazzata.
<< che ne dite di una bella cena per festeggiare l’inizio delle riprese? >> propose Robert.
<< ci vorrà una bella tavolata per starci tutti. >> osservò Johnny scherzando. Nicoletta mi venne vicino.
<< ti ho visto recitare: sei bravissima! E poi, scusa se sono un po’ inopportuna, ma tu e Johnny siete bellissimi insieme! >> esclamò. Sbiancai.
<< io e Johnny … non … non stiamo insieme. >>
<< lo so, ma se lo foste, sareste proprio carini! >> rise, accompagnandomi al mio camerino. Mi sentii davvero una star con il camerino con il mio nome in una stellina brillanti nata. Il camerino era piccolo ma carino: un bagno piccolo e una stanza con un enorme specchio di fronte la scrivania con la sedia, dei cassettoni e due divanetti fucsia. Mi tolsi il vestito da barista e indossai di nuovo i miei abiti. Anche Johnny e gli altri si svestirono e si struccarono.
<< avrai uno chauffeur che ti accompagnerà a casa ora. >> sorrise Johnny.
<< ti passo a prendere alle otto per la cena. >> mi sussurrò all’orecchio.
<< la mia prima cena di lavoro. Wow. >> sorrisi. Alla guida c’era lo stesso uomo di questa mattina.
<< come ti chiami? >>
<< Charlie, signorina. >>
<< signorina?! Chiamami Denise! Non sono ancora diventata così famosa e rispettata e poi … se sei il mio autista personale ci deve essere feeling tra noi. >> sorrisi. Lui rise. << ok. >>  


Eccomi qua...fiùùù! Finalmente ce l'ho fatta! Vi imploro perdono per avervi fatto attendere così tanto e per avervi fatto partorire nell'attesa!
La scuola è finalmente finita e questo vuol dire una sola cosa: scrivere, scrivere e scrivere. Questa storia, ovviamente! Inoltre, sto partecipando ad alcuni concorsi (stanno andando a gonfie vele ^^) e mi sto impegnando al massimo per poter vincere, quindi ammetto di non aver dedicato molto tempo a questa storia, ultimamente. Ma giuro che ho intenzione di rimediare! u.u
Innanzitutto ...che ve ne pare di questo capitolo? Spero che non l'abbiate trovato noioso, ho voluto solo inserire qualche scena sul set per dare un po' l'idea "dell'aria lavorativa" che si respira tra le nostre piccole star. Quanto vorrei stare al posto di Denise oh mamma!! *-*
Vi prometto che il prossimo capitolo sarà più ricco di scene "intraprendenti" e più intime ;) oh, e ricco di sorprese, come sempre!!
Beh, è con questo capitolino -anzi- "capitolone" xD che voglio lasciarvi, sperando di non farvi attendere ancora troppo a lungo! Tranquille, ho già quasi finito il prossimo capitolo e conto di pubblicarlo il più presto possibile!! Fortunatamente per voi, vi lascio andare con una bellissima e sicuramente graditissima sorpresa:  c Fortunatamente per voi
  chc  ci tenevo a fare gli auguri al nostro Johnny, anche se su EFP l'ho fatto un po' in ritardo >.< ....

AUGURI E BUON COMPLEANNO *-* Chi l'ha detto che la perfezione non esiste? Esiste eccome e tu ne sei la prova:
+49, ma tu rimani sempre così fottutamente bello.


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Capitolo 7
*** 7.Finalmente single! ***


Beh, chiamai immediatamente Marylin. << vieni di corsa! >> esclamai al cellulare. Il campanello bussò.
Wow, in soli cinque minuti! Questa è venuta veramente di corsa! Lei mi abbracciò forte.
<< sono la migliore amica della superstar! >> esclamò. Risi. << com’è andata? >>
<< devo raccontarti tutto per filo e per segno! >> dissi entusiasta. E così feci.
<< caspita, deve essere proprio bello vivere in quell’ambiente, vero? >>
<< già. Mi sembra di stare in un sogno! Mi sento anche io importante frequentandoli: ho una cena con loro stasera. >> sorrisi. Lei sgranò gli occhi.
<< una cena con Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightely, e->>
<< calmati! >> risi.
<< che fortuna! >> esclamò lei.
<< avevo detto che te li avrei presentati: ti va di venire a cena con noi? Saranno felici di conoscerti, sono simpaticissimi! >>
<< mmh, non ne dubito … magari un’altra volta … questa è la tua giornata, Den. >>
<< ma … >>
<< però posso sempre aiutarti a scegliere cosa mettere: in fatto di moda sono infallibile e un’attrice che si rispetti deve essere invidiata anche per il suo aspetto. >> sorrise. Alla fine mi fece indossare un lungo abito blu scuro, mi aiutò a truccarmi di bluetto e mi tirai un po’ su i capelli, poi indossai le scarpe alte almeno dieci centimetri.
<< è una giornata intera che uso tacchi! >> esclamai.
<< ti ci devi abituare eheh …>>
Questo è il prezzo da pagare per diventare famosa, gallinella.
Anche tu così, no!
Hai sentito quando Orlando ti ha chiamato così? *-*
Sì! Stavo morendo!
Presi la borsa dello stesso colore del vestito, poi Marylin mi passò il rossetto rosso. Lo fissai esitante.
<< tutte le persone famose lo mettono. >>
<< Johnny ieri mi ha detto che con il rossetto rosso sono sexy. >>
<< OH MIO DIO! Allora non ti faccio uscire di qui senza averlo messo! Wow, quel figaccione là mi sa che si è infatuato … >> risi, e misi il rossetto rosso. Marylin mi abbracciò forte.
<< buona fortuna, Den. Sono felicissima per te: ci voleva qualcosa di nuovo. Sempre dietro a quello stronzo di Fred quando invece puoi sfruttare al tua bellezza e la tua giovinezza! >>
<< non mi parlare di Fred … >> ringhiai.
<< cos’è successo? >>
<< quel bastardo ha un’altra! Ho letto il suo messaggio! E poi osa pure dirmi cosa fare! Quel->> Marylin mi salvò dal mare di bestemmie che la mia bocca stava per pronunciare.
<< ora non ci pensare. Non lasciarti rovinare la serata: ne riparleremo domani. >> mi salutò e andò via. Sorrisi: Marylin era proprio l’amica perfetta, una benedizione, il mio angelo custode. Se non fossi dovuta andare alla cena, sarebbe andata a comprare il soliti chili di gelato al triplo cioccolato, anche se forse non avrei pianto per Fred. Johnny bussò il clacson e salii in macchina, una grossa auto nera dai finestrini scuri, anche se prima del film nessuno avrebbe visto che la protagonista sarei stata io.
<< madame, mi sa che avete sbagliato: il paradiso è da quell’altra parte. >> sorrise lui, indicando il cielo. Arrossii.
<< scemo. >> Lui mi guardò e sorrise.
<< sei davvero un incanto. >>
<< grazie. >> sorrisi. Lui mi scrutò, prendendo una sigaretta.
<< hai messo di nuovo il rossetto rosso. >> osservò sorridendo, prima che il suo volto sbiadisse in una nuvoletta di fumo.
<< Marylin mi ha obbligato a metterlo. >> ridemmo.
<< la tua migliore amica? >>
<< già. Qualche giorno ve la presenterò. >>
<< sono il suo idolo? >> scherzò. Risi.
<< purtroppo per te, sì. >>
<< allora sarà un piacere conoscerla. >>
<< dove ci aspettano gli altri? >>
<< alla Baia del Capitano. >>
<< e cos’è? >>
<< un ristorante sul lungomare. >>
<< figo il nome. >> lui rise.
<< già. È figo. >>
<< che te ne pare dei nostri colleghi? >> mi chiese.
<< sono tutti molto simpatici. Anche se devo ammettere che quella Charlene è un po’ non-so-che. >>
<< uhm … Charlene. >> borbottò amaro. Sorrisi.
<< sì, proprio lei. Avete molto feeling voi due … >> accennai maliziosa.
<< che vuoi dire? >>
<< uhm, niente. >>
<< il tuo tono era malizioso. A cosa ti riferivi? >> insistette. Ridacchiai.
<< corrono voci su voi due … >>
<< ah … Nicky ti ha già informato sui pettegolezzi? >> mi chiese scherzoso.
<< un bacio e tanto sesso. >> riferii.<< almeno così mi ha detto. >> aggiunsi. Lui si fermò al semaforo rosso.
<< già. E ha tralasciato l’alcool. Un bacio, tanto sesso e TANTO alcool. >> corresse. Risi.
<< non usare l’alcool come scusa! >> esclamai.
<< non la sto usando come scusa! Lo ammetto: sono stato a letto con Charlene. Ma è stato un grande errore. >>
<< perché? >>
<< perché quell’isterica ora crede che ne sia innamorato! >> risi e lui finì col ridere con me.
<< forse perché lei si è innamorata di te … >>
<< come fai ad innamorarti di una persona andandoci solo a letto? >>
<< beh, potrebbe essersi innamorata prima che voi due->>
<< perché dovrebbe essersi innamorata di me?! Cosa ci trova? Ci conosciamo solo nell’ambito lavorativo. >>
<< Johnny, che grande cazzata che hai detto. >> sospirai. Lui mi fissò.
<< cosa ho detto? >>
<< perché dovrebbe essersi innamorata di me?! Cosa ci trova? >> ripetei, imitando la sua voce con tono scherzoso. Ridemmo.
<< e perché è una cazzata? >> io sospirai ancora.
<< lascia perdere. Non capiresti. >>
<< mmh … voi donne siete tutte strane. >> scherzò. << e Fred? Lo sa che avresti iniziato a recitare? >>
<< sì. >> sussurrai.
<< e …? >>
<< non l’ha presa molto bene. Ma non m’interessa cosa pensa quello stronzo! >> ringhiai. Lui mi fissò.
<< da come ne parli, il matrimonio non sta andando a gonfie vele … >>
<< non ho intenzione di parlarne. Vuoi sentirmi bestemmiare come un camionista?! >> lui scoppiò a ridere. 
<< certo che no, si rovinerebbe la tua immagine. >> mi prese in giro. Risi.
<< e tu con Vanessa? >> lui mugolò qualcosa.
<< è una cosa assillante, Den, ti giuro! Sta diventando impossibile convivere sotto lo stesso tetto. >> sospirai.
<< ti capisco. >>
<< non lo so, è come se fosse svanito l’interesse … e pure me ne vergogno perché sono quattordici anni insieme, due figli, io ho quasi cinquant’anni e … a volte è come se facessi delle ragazzate. >> ammise. Lo guardai: mi faceva piacere che lui si stesse sfogando con me, come se fossimo buoni amici. Ma volevo veramente essergli un’amica?
<< non sono ragazzate, Joh. E poi ci sono milioni di coppie che divorziano: anche loro sono tutti ragazzini allora? Se non c’è più amore, è finita. >>
<< mi piace la tua determinazione. >> sorrise. Arrivammo sulla spiaggia.
<< ciao! >> esclamò Keira, saltellando e agitando la mano. Indossava un vestito lungo bianco con una sorta di fiore nero alla scollatura e delle scarpe nere col tacco. Con lei c’erano già Orlando, Robert, Charlene, Nicky, Lara, Manuel e Gregor con altra gente che non avevo ancora avuto il tempo di conoscere.
<< buonasera, ragazzi. >> sorrisi. Johnny salutò insieme a me.
<< complimenti, gallinella. >> sussurrò Orlando al mio orecchio, squadrandomi da capo a piedi. Risi.
<< smettila di chiamarmi così! >>
<< no! È divertente! >> rise.
<< ricordi cosa ho detto riguardo al fatto che non dovevi farmi arrabbiare? >>
<< no, per carità! Ne porto ancora i segni! >> esclamò e ridemmo. Charlene mi venne vicino con un insuperabile vestito scollato e uno spacco laterale.
<< ciao! >> esclamò, sorridendo. Ricambiai, poi Robert mi venne vicino.
<< visto che Orlando ti può chiamare gallinella, lo farò anche io. Sarai la mia gallinella dalle uova d’oro! >>
<< mi raccomando però: trovale un bel gallo. >> scherzò Keira. Ridemmo, poi entrammo dentro per la cena. Notammo che c’erano tutti tranne Keira e Orlando.
<< dove sono finiti? >> i due entrarono ridendo a crepapelle, lei aveva l’aria un po’ scombussolata, lui piangeva dalle risate.
<< cosa …? >> sussurrò Johnny.
<< Keira è caduta! >> esclamò Orlando. << sembravi una palla! >> aggiunse. Lei rise e lo spinse un po’ e ben presto contagiò tutti. Un cameriere prese le nostre ordinazioni. Johnny si sedette affianco a me, di fronte c’erano Orlando e Keira. Arrossii quando incrociai un paio di volte il suo sguardo.
<< mi passate la salsa piccante? >> esclamò Keira. Gliela porsi.
<< portate qui il vino! >> rise Robert, versandone un po’ a Charlene.
<< ne bevi? >> mi chiese Orlando, ed io allungai il bicchiere per ricevere il vino rosso. Anche Johnny ne bevve, dopo avergli lanciato un’occhiataccia. Ci furono molti discorsi messi insieme, aperti e non conclusi, risate e battutine, qualche volta discorsi seri, ma il silenzio sembrò proprio non accostare intorno alla nostra tavola: spruzzavano energia da tutti i pori! Robert prese una macchina fotografica.
<< immortaliamo questo momento! >> esclamò, iniziando a fare una quantità enorme di fotografie.
<< posso farvi una foto? >> sorrisi, scattando una foto al “trio” di Orlando, Johnny e Keira. Mi piacevano un casino tutti e tre! Quando uscimmo, Keira si tolse subito le scarpe e immerse i piedi nell’acqua.
<< è ancora calda. >> sussurrò. La seguii e per un po’ ci lasciarono da sole.
<< ho visto le occhiate che vi siete scambiati tu e Orlando … >> accennò lei. Risi imbarazzata.
<< ma no! Lo conosco appena! È molto simpatico. >>
<< e con Johnny invece? >> sorrise lei. Arrossii.
<< con Johnny cosa? >> borbottai nervosa. Lei ridacchiò.
<< guarda che l’ho capito che ti piace. >> sussurrò.
<< Johnny è il mio idolo, nient’altro. >> mentii.
<< non c’è niente di male … credo che Johnny abbia bisogno di una ragazza solare e dolce come te: ultimamente è sempre nervoso per mezzo di quella civetta di Vanessa! E poi, io lo conosco da anni ormai e … ti guardai in un modo diverso da come guarda gli altri. Gli brillano gli occhi quando gli parli, come fai a non accorgertene? >> restai senza parole.
<< io … non vorrei sbagliarmi. >> mormorai. Si sentì un gran caos e delle voci confuse. Johnny ci venne vicino.
<< dobbiamo andare via: sono arrivati dei giornalisti. I camerieri li stanno intrattenendo, dobbiamo sbrigarci. >> disse frettoloso, trascinandoci in auto scure. Alla fine, dopo qualche saluto frettoloso, Johnny si propose per riaccompagnarmi. Cercai di notare il bagliore nei suoi occhi come aveva detto Keira, ma io non ne vedevo traccia. Forse mi stava prendendo in giro?
<< piaciuta la tua prima serata da star? >> ridacchiò, accendendo una sigaretta. Risi anche io.
<< tantissimo! Temevo di non sentirmi a mio agio e invece … quasi dimenticavo di essere circondata da vip! >> lui rise ancora e fermò la macchina sotto al mio palazzo. Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi lui spense la sigaretta.
<< allora … buonanotte. >> sussurrò, avvicinandosi lentamente a me. Così vicino da sentire il suo respiro.
<< buonanotte. >> sussurrai, sottraendomi al bacio e scappando praticamente via. Richiusi la porta alle mie spalle e sospirai. Fred spuntò dalla porta.
<< ti sembra questo il modo di scomparire?! Ti ho cercata ovunque, sei un’irresponsabile! >> sbraitò lui. Lo ignorai, avanzando lungo il corridoio.
<< ascoltami! >> continuò.
<< cosa vuoi?! >>
<< dove sei stata? >>
<< con i miei colleghi di lavoro. >>
<< c’era anche quel Johnny? >>
<< sì. >>
<< credo proprio che non uscirai più con loro. >> mi minacciò. Sgranai gli occhi.
<< non hai nessun diritto di impedirmelo! >>
<< invece sì, perché sarò tuo marito! >> ringhiò, stringendomi forte il polso, tanto da farmi male. Mi scostai.
<< sempre se vorrò sposarti, Fred. >> sussurrai.
<< cosa vuoi dire? >>
<< voglio dire che ti lascio! Mi hai rotto le scatole con la tua gelosia isterica, le tue minacce, i tuoi divieti, il tuo carattere di merda! E non venirmi a dire che mi ami perché lo so che hai un’altra! Ma chi vuoi prendere per culo?! Sei solo un bastardo traditore! >> con tutta la mia rabbia, iniziai a dare sfogo alla mia ira.
<< basta: me ne vado! >> ringhiai, afferrando la borsa, poi mi voltai verso di lui. << anzi, questa è casa mia, quello che se ne deve andare sei tu: quando torno non voglio trovarti qui. >> ringhiai, dopo avergli lanciato l’anello di fidanzamento contro. Uscii correndo di casa, senza dargli tempo di reagire in qualsiasi modo. Afferrai il copione che mi aveva dato Robert e lessi velocemente i numeri di cellulare dei miei colleghi, sul retro del foglio. Composi il numero sul cellulare. <
<< Hello? >>
<< Johnny … per favore, dove sei? >> dissi singhiozzando.
<< cos’è successo? >> la sua voce era preoccupatissima e allarmata.
<< ti spiegherò tutto. >>
<< arrivo. >> Johnny arrivò con un taxi, si fermò di fronte a me, scese dalla macchina e mi abbracciò di scatto. Scoppiai in lacrime, stringendo forte la sua maglia. Lui mi accarezzò i capelli.
<< Denise … >> sussurrò. Mi trascinò con sé nell’auto, poi diede un indirizzo all’uomo che guidava e non fece altro che stringermi, offrendomi la sua spalla come conforto.

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Vederla in quello stato mi si spezzava il cuore. Avevo appena lasciato la macchina per prendere il taxi, avevo chiamato Vanessa per avvisarla che sarei restato a dormire in un hotel per questioni di lavoro, stavo per scendere dal taxi, quando il cellulare squillò. Avevo pagato il taxista il triplo per farlo andare più veloce, superando il limite a lui permesso. Non sapevo se chiederle qualcosa, parlare io o aspettare che lo facesse lei. Intanto la condussi fino all’hotel dove avrei dovuto alloggiare e, anche se lei si rifiutò, alla fine la feci entrare in camera mia. La feci sedere sul divano. I suoi occhi arrossati mi guardarono, aveva smesso di piangere da qualche minuto e ora si mordeva il labbro.
<< non avrei voluto disturbarti ma … non sapevo chi chiamare, sei la prima persona che mi è venuta in mente. >> si scusò. Le strinsi le mani.
<< hai fatto bene a chiamarmi. Ti va di parlarne? >> lei annuì.
<< quello stronzo mi tradiva, ti rendi conto?! E dovevo anche sentirmi dire che sarei diventata sua moglie! >>
<< bastardo. Solo un gay poteva pensare di tradirti.  >> ringhiai furioso.
<< stasera ha iniziato a farmi le sue scenate di gelosia, non voleva che io ti vedessi, non voleva che io facessi questo tipo di lavoro. Mi sono stufata, Johnny. Era da un pezzo che volevo lasciarlo, che non ne potevo più di lui e dei suoi comportamenti. Stanotte l’ho cacciato. >> ringhiò amara. Sembrava che le sue parole cacciassero veleno mentre ne parlava. La fissai, cercando le parole giuste da dire.
<< quell’uomo non ti merita Denise. Devi cercare una persona che sia felice per te, per ogni tuo successo, non che ti impedisca di realizzare i tuoi sogni. Ti sei tolta un sassolino dalla scarpa: sei ancora giovane e sei una bella ragazza, troverai quello giusto. >> mormorai, ardendo dentro. mi premeva che quello giusto non potessi essere io: avrei voluto stringerla per sempre, dirle che c’ero io ad amarla, che non aveva bisogno di quel lurido e schifoso verme. Lei mi fissò, poi si alzò.
<< hai qualcosa di forte in frigo? >> mi chiese. La fissai perplesso.
<< ho del rum, ma ricordo che mi dicesti che non lo gradivi molt->>
<< andrà benissimo. >> mi interruppe. Mi seguì mentre lo prendevo dal mini frigo. Afferrai un bicchierino.
<< non credo servirà. >> mormorò, strappandomi la bottiglia di mano. Rimasi a guardarla sorpreso, mentre attaccava la bocca all’orlo della bottiglia e ne beveva un po’.
<< vuoi ubriacarti? >> dissi, accennando una risatina. Lei mi sorrise.
<< voglio solo dimenticare quest’ultimo quarto d’ora che ha rovinato la mia giornata perfetta. >> si stese sul divano e mi porse la bottiglia. Scossi il capo.
<< se mi fai ubriacare pure a me chi ti farà da balia? >> scherzai, bevendone un po’. Lei rise. Erano passati solo cinque minuti ma, ricordando che lei non reggeva bene l’alcool, dedussi che era già ubriaca.
<< lo sia perché questa giornata è stata perfetta? >> mormorò.
<< perché? >>
<< perché ci sei stato tu per tutto il tempo, Johnny. >> sussurrò, ricominciando a bere. Il mio battito accelerò e rimpiansi tanto di avergli dato quella bottiglia di rum. L’aveva detto perché era ubriaca o lo pensava davvero? Ad ogni modo, le avrei detto la mia, tanto non avrebbe ricordato domani!
<< anche tu rendi le mie giornate perfette, Denise. >>
<< se ti avessi baciato prima, ora non sarei così ubriaca … o forse sì … >> disse ridendo. La guardai un po’ deluso, no: non poteva pensarlo davvero, lo diceva solo perché era ubriaca. Le tolsi la bottiglia dalle mani.
<< è tardi, ora dormi. >> quasi le imposi di dormire. << vuoi il letto? >>
<< no: voglio restare qui. >> mormorò.
<< sicura che->>
<< ho detto no! >> esclamò ridendo. Sospirai e spensi la luce. Impiegai mezz’ora circa sotto la doccia, poi infilai il pigiama e andai a letto dopo aver dato un occhiata a Denise. Mi sdraiai, fissando il soffitto. Passò un’ora e io non riuscivo proprio a chiudere occhio!
Sobbalzai al rumore della porta socchiusa. La figura di Denise spuntò sulla soglia.
<< ti prometto che mi faccio piccola,piccola. >> sussurrò, implorandomi. La fissai.
<< cosa? >> lei si avvicinò.
<< non occuperò molto spazio. >> mormorò, infilandosi sotto le coperte accanto a me, prima che io potessi aprire bocca. Se prima avevo qualche speranza di chiudere occhio e riposare, ora potevo benissimamente dire addio a quel pensiero, con Denise accanto.

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La testa mi faceva un gran male. Deglutii e mi parve di sentire ancora sulla lingua il sapore del rum. Mi voltai dall’altro lato e vidi Johnny dormire profondamente. Quella notte non aveva chiuso occhio: lo sentivo agitarsi e alzarsi in continuazione dal letto. Che nottata di cacca!
Chiamala di cacca, stai a dormire accanto a lui!
Ginevra!! Sei tornata! Devo ammettere che mi sei mancata …
Non volevo rovinarti la tua giornata lavorativa, né la tua cena e poi … avrei voluto commentare quel “quasi bacio” con Johnny ma poi non mi è sembrato opportuno dopo il litigio con Fred e ho lasciato che ti ubriacassi.
Non ci credo! Ora Johnny penserà che sono un’alcolizzata.
Ma dai! Sapessi com’è stato gentile con te ieri sera …
Lo so, me lo ricordo. E ricordo anche che mi ha detto che rendevo le sue giornate perfette.
Si è innamorato.
Anche io Ginevra! Ho paura di essermi innamorata veramente di lui. Anche se non fosse Johnny Depp, anche se avesse i capelli blu e si chiamerebbe Tom, io mi sarei innamorata di lui.
Mi voltai verso di lui e osservai il suo volto angelico mentre dormiva. Mi alzai dal letto, traballante, per andare ad aprire la porta. Una cameriera aveva appena bussato per la colazione. Io la ringraziai e presi il vassoio con la colazione, lo poggiai sul comodino della stanza ed aprii le tende che non facevano filtrare la luce del sole. Johnny parve agitarsi, sospirò un paio di volte e aprì lentamente gli occhi. Maledettamente bello anche appena sveglio. Gli sorrisi, lui mi guardò ancora confuso e mezzo addormentato, poi sprofondò nel cuscino
. << no, per favore! Lasciami dormire! >> mormorò, coprendosi fin sopra il naso con la coperta, gli andai vicino e gli scostai la coperta ridendo.
<< svegliaa! >> cantilenai. Lui mi afferrò un braccio e mi bloccò sul letto. Sentii le sue mani iniziare a solleticarmi i fianchi. Iniziai a ridere.
<< no, per favore! Ti prego, smettila! >> urlai, dimenandomi per liberarmi dalle sue mani, ridendo fino alle lacrime. Lui rise e mi lasciò andare dopo altre mie suppliche. Ci guardammo negli occhi.
<< io ti ho portato la colazione e tu ricambi con un solletico torturante?! >> dissi, fingendomi ferita. Lui mi sorrise.
<< mi sa che sei ancora ubriaca … >> accennò. Arrossii di colpo.
<< scusami tanto per essermi intrufolata così nel tuo letto e … dimentica! Non ero io quella di ieri sera! >>
<< tranquilla. >> sorrise lui. << eri ubriaca quando ti ho visto per la prima volta. >> aggiunse.
<< eppure mi hai colpito da subito. >> lo fissai perplessa.
<< uhm, sono molto più sexy quando mi ubriaco, vero? >> scherzai, decidendo di buttarla sullo scherzo per nascondere l’imbarazzo.
<< uhm … domanda difficile. Sei carina anche quando sei sobria e quando arrossisci al posto di ubriacarti. >> Sorrisi. Il cellulare squillò ed io sobbalzai.
<< è il tuo? >> mi chiese lui. Annuii e risposi. Il mio capo di lavoro stava sbraitando perché ero in ritardo. Staccai la chiamata.
<< non sono questa mattina le riprese, vero? >>
<< iniziano alle tre. >>
<< perfetto! Ci vediamo oggi, allora! >>
<< mi lasci da solo a fare colazione? >> sorrise lui. Lo fissai e afferrai un croissant.
<< buona giornata. >> farfugliai a bocca piena. Uscii udendo le sue risate. Chiamai un taxi e arrivai di corsa all’ufficio. Col fiatone, sistemai la borsa sulla scrivania.
<< scusa, ho avuto un contrattempo! >> boccheggiai, rivolta al mio capo. L’uomo calvo e tozzo mi guardò furioso.
<< come al solito, Denise! Io non ho nessun obbligo di farti lavorare! Se continui di questo passo ti licenzio! >> urlò. Tutti si voltarono a guardarmi e la rabbia iniziò a percorrere le mie vene.
<< sai, Michael, credo che sarò proprio io a licenziarmi. >> ringhiai con una calma snervante. Afferrai la mia borsa e mi alzai dalla poltroncina blu.
<< la prossima volta che mi vedrai, sarà su una rivista di gossip o forse in televisione. >> sorrisi orgogliosa.
<< cos-?!>>
<< tieniti aggiornato sui nuovi film, caro! >> risi, uscendo dalla stanza. Feci cenno a Marylin che mi raggiunse subito. Queste sono le soddisfazioni della vita!
<< ti sei appena licenziata o me lo sono immaginata?! >>
<< mmh … la prima. >> sorrisi, entrando in un bar.
<< coooosa?! >>
<< ah, Marylin, prima o poi l’avrei dovuto fare: ho un film su cui lavorare. Oggi mi si è solo presentata l’occasione. >> le spiegai. Lei sorrise. << ho lasciato Fred. >> mormorai dopo una pausa. Il suo volto cambiò colore.
<< stai scherzando?! >>
<< no! >> esclamai, raccontandole quanto era successo la sera precedente.
<< finalmente. Lo sai che non mi era mai piaciuto. >> disse lei sollevata.
<< ho paura di tornare a casa però. >> ammisi.
<< resta da me: c’è una stanza in più. >>
<< ma no, non voglio darti fastidio e poi->>
<< smettila! Quando mai mi hai dato fastidio?! >> esclamò, frugando nelle tasche.
<< ecco: ora è anche casa tua. >> sorrise, porgendomi le chiavi. Sorrisi anche io e ci fu un abbraccio smielato.
<< sei la migliore, Mary. >> sussurrai.
<< ora torno a lavoro, io non ho un film da fare. Ci vediamo a casa per il pranzo! >> sorrise, andando via. Decisi di ringraziarla con il suo piatto preferito: le lasagne.
Che fameee!!! Quando tornò mi guardò con aria interrogativa.
<< oh, Dio, riconosco quest’odore! >> esclamò, gettandosi in cucina dove ci aspettava il piatto di lasagne. << credo che ti terrò con me per tutta la vita. >> disse con un sorriso a cinquantadue denti. Io spazzolai tutto più in fretta, poi le dissi che avrei dovuto “studiare”. Mi rinchiusi nella sua camera degli ospiti che ora era diventata mia, poi mi sdraiai sul letto e iniziai a leggerlo. Avrei dovuto impararlo tutto in meno di due ore. Perfetto!
Studia su, altrimenti ti bocciano!
Sì, e poi mi fanno ripetere l’anno? Tzh …
La porta si aprì e la chioma riccia di Marylin fece capolino.
<< madame, la disturbo? >> sorrise, entrando. Feci cenno di venire accanto a me.
<< ti ascoltavo mentre parlavi da sola: sembravi una pazza! >> ridacchiò. Risi anch’io.
<< posso dare un’occhiata? >>
<< no! >>
<< daaaaiii >> mormorò strascicando le lettere come un bambino quando cerca di commuovere la madre. Risi scuotendo il capo.
<< non mi è permesso farlo! >>
<< non lo dico a nessuno! >> la guardai negli occhi e provai grande tenerezza. Lei fece scorrere lo sguardo sul copione, poi si immerse in una lettura più attenta.
<< oh Dio, che sballo! Wow! Dovresti fare la spia?! >> le strappai il copione dalle mani.
<< esatto. Basta così ora! Guarderai il film come tutti gli altri se sei curiosa! >> la presi in giro.
<< ehi, guarda che ti caccio di casa! >>
<< ci vai a perdere tu: presto qui fuori sarà pieno di giornalisti e tu potresti finire sui giornali con me. >> sorrisi e lei mi lanciò un cuscino addosso. Urlai e scoppiò una vera e propria battaglia con tanto di piume sparse dappertutto.
Ma guardati, sembri una gallina!
Sai, Gin, ti lancerei un cuscino anche a te!



Eccomi qua :D
Che ve ne pare di questo nuovo capitolo? A parte la dolcezza infinita di Johnny (che non manca mai *-*) Denise ha deciso di cambiare finalmente le cose: si è fatta rispettare dal suo ex-capo e dal suo ex-fidanzato. Si si, perché per la gioia di tutte voi Fred potrà finalmente andare a fan...tasticare altrove !!! xD
Non voglio dilungarmi ancora, quindi ne approfitto per ringraziare loro:
meligarry e MikiruH        che mi hanno seguita dal primo capitolo e che amano e apprezzano le mie creazioni ^^ grazie davvero!! 
Scusatemi se è poco, ma non ho proprio il tempo!!
Vi farò sapere al più presto con i prossimi i capitoli, quelli di "svolta" per la loro relazione!!
Bacioniii!!
  e  !
 

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Capitolo 8
*** 8.With a kiss I die ***


 Mi preparai alle mie prove, Mary mi avvisò di Charlie che era già venuto a prendermi.
<< beh, buon lavoro. >>
<< grazie, a dopo! >> esclamai, uscendo. Per poco non caddi ed entrai ridendo nella macchina.
<< oh cavolo! >> anche Charlie scoppiò a ridere. << tutto bene, signorina? >>
<< ti ho già detto che devi chiamarmi Denise! >>
<< sì, certo, Denise. >>
Entrai correndo negli Studios. La maggior parte delle persone era già lì a rilassarsi. << non sono in ritardo, vero? >>
<< puntualissima! >> esclamò Robert, venendomi incontro. << ho studiato tutto a memoria: oggi sono prontissima. >> sorrisi.
Orlando mi venne vicino e mi coprì gli occhi. << Jo … Orlando? >> lui mi spuntò davanti sorridendo.  
<< stavi per scambiarmi per Johnny! >> esclamò lui, fingendosi offeso. Risi, stringendogli le mani. << ma no! Le mani di Johnny sono più grandi delle tue. >>
<< le conosci bene? >> sussurrò. Lo guardai e arrossii, lui rise. << Keira? Dov’è? >>
<< oh, è a truccarsi. Faresti meglio ad andare a prepararti anche tu. >>
<< sì, capitano. >> borbottai camuffando la voce, portandomi una mano alla fronte. Lui rise e si allontanò. Quelle riprese cominciarono un po’ male a causa di alcuni problemi tecnici, poi tutto si sistemò e iniziai a recitare con Orlando, dimenticando la mia battuta iniziale. Cercai quindi di improvvisare.

<< Karl, credo che dovremmo liberare Lucas. Lui … è stato preso. Lo uccideranno! >>

Orlando mi fissò un po’ perplesso perché la mia battuta non diceva proprio così, poi capì al volo e continuò come se nulla fosse.

<< Hai ragione. Ma cosa possiamo fare? >> sussurrò l’uomo, andando avanti e dietro.
<< Ripetere la scena, magari? >>


<< Stooop! Denise! >> urlò Robert. Lo guardai imbarazzata.
<< Non ricordavo più niente!>> esclamai, cercando di scusarmi, poi mi voltai verso Orlando.
<< cavolo, non potevi suggerirmi?! >>
<< non posso suggerirti se stiamo girando il film! Ti immagini il mio personaggio che nel film dice le mie e pure le tue battute? >> ridacchiò Orlando.
Nel film, a quanto pare, Karl e Helen iniziano ad avere feeling e lui se ne innamora. E lo dimostra.

Karl si avvicinò sempre di più ad Helen, seduta sul grosso muro di fronte a lui. Le cinse i fianchi, poi tentò di baciarla.

<< ma che fai?! >> esclamai, distaccandomi da Orlando. Stava … stava per baciarmi?!
<< cosa ti prende, Denise? >> chiese Robert spazientito. << non hai letto il copione? >>
<< non credevo che con il punto *manifestazione d’amore*  intendevi un bacio. Pensavo ad una dichiarazione, una carezza, niente di più … >> dissi di getto.
Charlene scoppiò in una risata, come se avessi detto una sciocchezza per lei. << cara, fa parte del mestiere, cosa vuoi che sia un bacio? >> sussurrò, parlando sempre con quel suo tono perennemente sensuale ed erotico che mi faceva saltare i nervi. Qual era il suo obiettivo? Far impazzire gli uomini del set? Mi chiesi perché Robert l’avesse scelta … aveva “corteggiato” pure lui?
<< sarà una cosa veloce. >> sorrise Orlando, senza imbarazzo. Effettivamente sì, era una cosa normale nei film.
<< veloce un corno! Deve essere passionale perché gli spettatori devono credere che Helen sia innamorata di Karl. Lucas è un effetto a sorpresa! >> disse entusiasta. Sospirai e lo fissai negli occhi. << a stampo, solo con le labbra: fingiamo un bacio “passionale” come vuole Robert, senza lingua. >> borbottai. Lui alzò gli occhi al cielo. << senza lingua. >> cantilenò come una promessa. Riprendemmo le riprese ed in quel momento non capii più nulla. Sentivo solo le labbra sensuali e carnose di Orlando spingere sulle mie. Non ero innamorata di Orlando, ma quel bacio mi stava piacendo un casino ed il cuore mi batteva forte lo stesso. Ed effettivamente, il bacio stava piacendo pure ad Orlando, visto che sentii la sua lingua intrecciarsi alla mia anche se aveva promesso di non farlo. A questo punto, mi lasciai baciare ancora, anche se sentivo lo sguardo pesante del cast su di noi. Ma quello di Johnny pesava trecento chili in più di tutti. Quando lui staccò le labbra dalle mie, e Robert urlò “stoop” la prima cosa che feci fu incrociare lo sguardo di Johnny. Era strano, molto strano, il modo in cui mi guardava, le mascelle serrate, gli occhi socchiusi, le mani che si intrecciavano gesticolando freneticamente. Mi leccai istintivamente il labbro, cosa che lo fece imbestialire: così gli avevo fatto capire che il bacio con Orlando mi era piaciuto? Lo vidi scomparire nei camerini e tornai a fissare Orlando.
<< sei uno sporco bugiardo! Avevi promesso di non baciarmi con la lingua! >> sussurrai per non farmi sentire dagli altri, in tono scherzoso. Lui rise. << scusa, è stato istintivo. Però … sei brava a baciare. >> mi prese in giro. Gli diedi un colpetto alla spalla e lui ridacchiò. Finimmo con le riprese, poi andai da Johnny: non l’avevo più rivisto fino ad allora.
Bussai alla porta del suo camerino. << entra. >> borbottò lui. Esitai un attimo, prima di avvicinarmi a lui.
Oh, oh …
Secondo te è arrabbiato?
Non l’ho mai visto così nero!
Gli poggiai la mano sulla spalla. Lui sospirò. << cosa c’è che non va? >> gli sorrisi. Lui mi guardò attraverso lo specchio. << nulla. È tutto ok. >>
<< uhm? >>
<< davvero. >> borbottò, fingendo un sorrisetto, poi alzandosi per uscire.
<< non mi piace essere presa in giro, Johnny. >>
<< neanche a me. >> ringhiò, dopo avermi guardato ed essere andato via sbattendo la porta.
Ma che gli prende?!
è chiaro, Den, gli ha dato fastidio il bacio.
Ma faceva parte del mio lavoro!
Però dici la verità: quel bacio si è trasformato in qualcosa di più …
Ma io non amo Orlando. È Johnny che voglio.
E allora fai presto! Sveglia ragazza, tu le piaci, vagli incontro e bacialo!
Sei impazzita?!
Uscii dagli Studios, diretta verso la macchina con cui Charlie mi avrebbe riportata a casa. Mi sentii chiamare e Johnny mi corse incontro. Si fermò di fronte a me con il fiatone e mi strinse le mani.
<< ti va di cenare insieme? >> disse ad un fiato. Lo guardai perplessa.
<< e c’è bisogno di correre per venirmelo a dire? >> Lui sbuffò.
<< senti, sono già abbastanza nervoso e ho fatto una corsa chilometrica per venire da te … potresti darmi una risposta? >> mormorò. Lo fissai ancora più dubbiosa.
<< dovrei prenderti a schiaffi per i tuoi sbalzi di umore! Prima mi mandi a quel paese, poi mi vuoi invitare a cena, poi  torni a fare l’antipatico: decidi quale parte di te vorresti essere stasera. >> borbottai. Lui mi fissò e mi carezzò una guancia. << sono fatto così, non posso scegliere un bel niente: avanti, prendimi a schiaffi, sarai la ragazza che ha schiaffeggiato Johnny Depp. >> disse con una punta di ironia. Ci notai anche un po’ di superbia e mi aveva fatto innervosire parecchio. Beh, lo schiaffo partì, anche se non forte. Lo guardai sorpresa.
<< oh Dio! >> esclamai, poi gli sfiorai la guancia che avevo leggermente colpito. Lui mi sorrise.
<< ora però ci vieni a cena con me? >> sussurrò quasi in una lagna. Risi. << mi dispiace, non so neanche io come abbia potuto farlo: mi hai provocato parecchio. >> mormorai. Lui rise e mi prese la mano, poi la baciò.
<< se per avere le sue graziose mani addosso devo essere schiaffeggiato … allora, la prego, lo rifaccia. >> sussurrò, recitando una delle parti del nostro film e cambiandola leggermente di parole. << scemo. >> risi e lui con me. Mi condusse nella sua auto, poi accese una sigaretta.
<< devi per forza fumare?! >>
<< lo faccio da quarant’anni, miss. >> sorrise, aspirando il fumo. Alzai lo sguardo al cielo.
<< ah lo so, hai lasciato una dichiarazione idiota tempo fa … >>
<< dichiarazione idiota? >>
<< del tipo che avevi perso la verginità a quattordici anni … volevi fare lo spaccone? >>
<< nient’affatto! >>
<< volevi fare lo spaccone. >> conclusi, fingendomi seria. Lui rise ancora. Mi condusse fino a un ristorantino tranquillo dalle luci soft di un bluetto come nei night club.
<< è bello qui. >> sorrisi. << ci venivo spesso prima … >>
<< e perché non ci vieni più? >>
<< qui fanno della carne davvero ottima, io ordinerò quella. Tu? >> sorrise, sedendosi al tavolo dopo avermi fatto sedere. << qualsiasi cosa di commestibile. >>
<< allora ne prendiamo due. Sono ottime. >> mi fece l’occhiolino e io lo fissai. << che c’è? >>
<< stai evitando la mia domanda. >>
<< quale domanda? >> disse in tono scherzoso.
<< puoi sul serio non prendermi in giro una volta tanto?! Per una volta puoi rispondere seriamente ad una mia domanda? >> dissi arrabbiata. Lui mi fissò.
<< tempo fa mi sono scopata l’ex proprietaria del locale. Va bene così? È questo che volevi sapere? >> disse amaro. Lo fissai perplessa. << almeno sei stato sincero. >> sospirai, iniziando a mangiare. Lui scosse il capo.
<< ogni tanto sì … >>
<< e visto che sei in vena di essere sincero, mi dici anche cosa ti è preso oggi durante le riprese? >> lui sospirò e mi fissò.
<< non lo so neanche io di preciso: mi sono incazzato, punto. >>
<< perché? >>
<< perché … perché avrei dato qualsiasi cosa per essere al posto di Orlando. L’ho invidiato tanto in quel momento e … avrei voluto a prenderlo a pugni. Ecco tutto. >> mormorò. Lo guardai: così sembrava un bambino incollerito e molto tenero. << è stato solo per lavoro, Joh. >>
<< lo so, infatti sono stato uno stupido. Sono anni che faccio questo mestiere, lo so. >> borbottò. Sorrisi.
<< a me … a me non piace Orlando. >> sussurrai infine, arrossendo. Lui mi guardò. << ah no? >> scossi il capo.
<< io … sono sentimentalmente confusa in questo periodo. >> sorrisi infine. Lui mi sorrise di conseguenza.
<< fai presto a finire di mangiare: ho una sorpresa per te. >> sussurrò. Dopo aver cenato, lui mi oscurò improvvisamente la vista, bendandomi. Risi.
<< ora dovrai fidarti di me. >> mi sussurrò all’orecchio.
Impossibile non fidarsi di te, Johnnino!
Che brutto soprannome, Gin! Joh è più elegante.

<< dove mi porti? >>
<< ti ho già detto che è una sorpresa, altrimenti non ti avrei bendato. >> borbottò. Mi prese una mano e sentii il mio cuore accelerare. Salii in macchina e scesi dopo un breve periodo di tempo. Sentivo il fruscio dell’acqua, la freschezza della notte e l’aria di salsedine lasciavano intuire che eravamo vicini al mare.
<< aspetta. Non ti muovere che ti aiuto a salire. >> disse entusiasta. Sentii la sua mano scivolare lentamente dalla mia e sentirlo battere i piedi su qualcosa dal rumore della plastica. Sentii le sue mani affondare nei miei fianchi e sussultai, sperando che Johnny non l’avesse notato. Lui mi fece salire su quella che doveva essere una barca, a giudicare dal modo in cui oscillava. << ora posso togliermi la benda? >> azzardai. << no! >> esclamò lui. Lo sentii armeggiare con qualcosa mentre iniziavamo a muoverci. << ci vuole tempo? >>
<< sii paziente. >>
<< ok. >> sorrisi eccitata. Ginevra, secondo te dove mi sta portando?
Se lo sapessi, te l’avrei detto per rovinarti la sorpresa.
Sei così crudele!
Faccio parte di te, cara.
Tu non puoi dare una sbirciatina?
Sì che posso, ma Johnnino si incazza dopo.
Non chiamarlo così.
Se tu mi hai dato un soprannome, anche io posso chiamarvi come mi pare.
Non è il momento di litigare.
Ecco brava, quindi sii paziente e aspetta.
Muoio dalla curiosità!!
Magari ti bacia … sarebbe una cosa romanticissima!
Fin troppo.
La barca si fermò dopo circa dieci minuti. << è successo qualcosa? >>
<< vuoi stare un po’ tranquilla?! >> ridacchiò lui, senza perdere la pazienza. Sospirai, poi lo sentii sfiorarmi i capelli e sciogliermi la fascia. << tadan >> canticchiò lui. Sgranai gli occhi per restare un tempo indefinito a bocca aperta, senza fiato. In realtà non era una barca ma un pedalò; era abbastanza grande per trasportare fino a cinque persone, tutto in legno leccato bianco e azzurro. Eravamo circondati d’acqua scura come il petrolio che faceva un suono piacevole e rilassante. In lontananza le luci del porto e quella enorme del faro che però non arrivava fino ad illuminare noi. Il cielo era di un blu scuro per poi sfumare verso l’orizzonte in un bluetto cobalto, leggermente più chiaro. La luna era piena, in alto nel cielo senza nuvole, che emetteva un bagliore biancastro. Infine, tutto il cielo era ricoperto da un manto di stelle piccole e brillanti come diamanti.
<< Joh … è … sono senza parole. >> sussurrai. Lui si sedette più vicino a me e mi sorrise.
<< e allora non parlare. >> sussurrò, fissando le mie labbra e accarezzando la mia guancia. Lo sentii avvicinarsi a me lentamente, fino a quando non sentii il suo fiato calmo e regolare sulle mie labbra. Beato lui che riusciva a respirare in questo momento! Io avevo ripreso a respirare solo per un secondo, dopo aver staccato gli occhi dal cielo per guardarlo di nuovo. E quello era bastato a mozzarmi nuovamente il fiato. Lo vidi chiudere gli occhi e feci lo stesso. Tra rose e fior, nasce l’amor! Canticchiò Ginevra, imitando una bambina piccola.
Non ti permetterò di rovinarmi questo momento!
Dei rumori ci fecero sobbalzare e ci staccammo bruscamente, senza baciarci, senza sfiorarci neanche le labbra. Rivolgemmo gli occhi al cielo per guardare i fuochi d’artificio. Feci una risatina nervosa, cercando di rilassarmi e nascondere l’imbarazzo.
<< hai previsto anche questi? >> chiesi sorridendo, fissando il cielo tingersi di mille colori come una bambina. << no. Diciamo che questi sono un regalo offertoci dal destino. >> ridacchiò.

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L’avevo veramente lasciata senza parole, ed era esattamente quello il mio scopo. Mi sentivo felice in quel momento perché lei era felice. Era proprio questo che mi piaceva di Denise: lei era come una bambina, sorpresa da qualsiasi cosa. È una ragazza semplice, che apprezza i piccoli gesti -anche se il mio non è stato così piccolo-. Poi avevo sentito l’adrenalina percorrermi le vene come una scarica elettrica e ho desiderato di baciarla. Quello era il momento giusto, me lo sentivo. E mi ero compiaciuto notando l’effetto che le avevo fatto: probabilmente il nostro bacio non sarebbe durato a lungo perché lei stava trattenendo il fiato! Ma poi il destino ha deciso di non farmi assaggiare la sua bocca. Fissai i suoi lunghi capelli e il suo viso che diveniva colorato ogni volta che i fuochi d’artificio scoppiavano colorati. Durarono ancora qualche minuto, poi lei chinò il capo. L’avevo messa in imbarazzo? Avevo forse sbagliato? << tutto … ok? >> mormorai, scoprendo di essere anch’io imbarazzato.  Lei mi guardò e giuro di aver visto un bagliore nei suoi occhi. << siamo lontani dalla riva? >>
<< abbastanza. >>
<< mmh. >> borbottò. << questo ti preoccupa? >> borbottai, accendendo una sigaretta. Lei scosse il capo.
<< entro quanto dobbiamo restituirlo il pedalò? >>
<< quando vogliamo. È tuo. >> mormorai, facendo spallucce. Lei sgranò gli occhi. << cooosa?! Mi hai comprato un pedalò?!! >> esclamò raddrizzandosi.
<< sì … >> sussurrai indeciso. Lei rise, poi mi guardò seria.
<< perché? >>
<< non lo so: non ti piace? >>
<< sì, è stupendo. Ma non voglio che tu debba comprarmi per forza delle cose, Joh. I tuoi soldi non mi interessano, non p in questo modo che mi stupirai. >> sussurrò amara. La guardai perplesso, inspirando il fumo e cacciandolo dal naso. << non volevo darti quest’impressione. L’ho comprato perché mi andava di farlo, non per fare lo spaccone con te. >> lei mi fissò esitante poi sorrise. << vabbè, posso fare qualche eccezione. >> ridacchiò ed io la seguii. Denise si ricompose e tornò a fissare l’acqua. << mi è venuta una voglia folle. >> sorrise maliziosa. Sussultai.
No, Johnny, non quella voglia lì …
<< sarebbe? >> lei si allungò per immergere una mano nell’acqua.
<< è ancora calda. Voglio fare un bagno! >>esclamò vivace, togliendosi le scarpe. Risi e la vidi tuffarsi senza pensarci su, senza fregarsene, con tutti i vestiti. Era bella anche per la sua spensieratezza che sollevava anche me. Vidi spuntare la sua testa bionda mentre boccheggiava per recuperare fiato. Si scostò i capelli bagnati dal volto, poi mi guardò sorridendo.
<< è stupendo … >> sussurrò, chiudendo gli occhi e rilassandosi. Cercai di non immaginare i suoi vestiti addosso tutti bagnati, distogliendo lo sguardo. Sentii degli schizzi bagnarmi e mi voltai ridendo. << vieni anche tu! >> esclamò ridendo, implorandomi con gli occhi. Poi si tappò il naso e scomparve sott’acqua. Fissai il punto esatto dove era sparita, attendendo che tornasse a galla. In verità passò più tempo di quanto mi aspettassi. Spensi la sigaretta, gettando il mozzicone in acqua.
<< Denise? >> esitai, chiamandola un paio di volte. << Denise?! >> stavolta urlai, guardando avanti a me. Niente, nemmeno l’ombra di lei. Venni travolto dal panico, poi mi misi all’in piedi, mi sfilai la giacca e mi tuffai immediatamente in acqua, cercandola preoccupato. Vidi le sue gambe che si muovevano energicamente, i gomiti poggiati sul pedalò. Evitai di guardare il suo corpo e le afferrai i fianchi. Lei urlò, poi rise. << Den! >> esclamai, riprendendo fiato dopo lo spavento.
<< ti sei messo paura, eh? >> ridacchiò. Sgranai gli occhi.
<< c’è … tu eri qui, alle mie spalle, mentre mi preoccupavo per te?! >> esclamai. Rise.
<< cosa ti è saltato in mente?! Mi sono seriamente spaventato, ti sei comportato come una bambina! >> sbraitai. Lei mi fissò.
<< cosa ti aspetti da me? Forse in confronto a te lo sono: non è colpa mia se ho la metà degli anni tuoi. >> borbottò infastidita, tuffandosi nuovamente sott’acqua. Serrai le mascelle.
IDIOTA. Sono stato un idiota. Ho programmato questa bella serata e poi … la rovino così? No!
Mi immersi di nuovo per cercarla, per chiederle immediatamente scusa, per spiegarle tutto. Lei era poggiata dalla parte opposta, guardando la luna. Mi posizionai alle sue spalle e le accarezzai un braccio. Lei abbassò lo sguardo e fissò il braccio, poi si voltò verso di me.
<< Den, scusami io->> mi bloccò, poggiando un dito sulle mie labbra. Lei afferrò il colletto della mia camicia bagnata e mi trascinò quasi violentemente più vicino a lei. Poggiai le mani sul bordo del pedalò, lei era tra lo spazio creato tra le mie mani, con la schiena rivolta verso il legno della barchetta. Ci guardammo negli occhi e ne lessi la vivacità, la malizia. Non era arrabbiata con me, lo leggevo nel suo sguardo. Una piccola goccia d’acqua scivolò sulla fronte, poi sulla guancia ed io la asciugai, anche se il suo volto era bagnato. Lei mi sorrise, io sentii che il momento era finalmente arrivato. Mi avvicinai alle sue labbra, notando con piacere che lei era calma, rilassata, come se tutto fosse stato programmato. Avevo solo paura di baciarla in un modo che non le piaceva. Oh, Dio, sembravo un ragazzino alle prese delle prime armi, ancora con la favola del “primo bacio”. Poi decisi di togliermi tutti quei pensieri inutili e alla fine la baciai, mentre lei mi gettava le mani al collo.

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GINEVRAAA! Presto, inizia a chiamare il 118!!!
Le labbra di Johnny erano ancora più morbide di quanto immaginassi. La mia lingua si fuse con la sua e assaporai il suo sapore, misto alla salsedine e al tabacco della sigaretta che aveva fumato un po’ prima. Misi le mani tra i suoi capelli bagnati, sentendo il suo profumo. Sembrava davvero di stare in un sogno, ero eccitata come se una scarica elettrica mi avesse percorso le vene.
<< i vecchietti mi piacciono. >> sussurrai e lui rise. Intrecciai le gambe attorno alle sue e sentii la sua eccitazione. Mi venne quasi da ridere, ma in quel momento non potevo permettermi di rovinare tutto. Lui mi sollevò, afferrandomi con le braccia sotto i glutei e facendomi sedere sul pedalò, poi sentii lo scroscio dell’acqua e anche lui -con un abile salto- salì sul pedalò sollevandosi sulle braccia. Si inginocchiò sopra di me, cercando il mio sguardo, ma io lo evitai e desiderai nuovamente le sue labbra. Lui mi accontentò e notai il suo piacere quando gli morsi il labbro inferiore. Improvvisamente, sorprendentemente, desiderai qualcosa in più e infilai le mani sotto la sua camicia bagnata. Entrambi ci eravamo trattenuti troppo a lungo e ora desideravamo rimediare. Lui divagò con la sua bocca dalla mascella al mio collo, per poi finire sul mio petto. Poi improvvisamente si fermò, proprio quando stava per sbottonarmi il reggiseno. << no … >> sussurrò, guardandomi negli occhi.
<< scusami, ma ora no. >> aggiunse. Lo fissai perplessa, poi mi poggiai sui gomiti. << no problem. >> sorrisi. L’imbarazzo ora era svanito, come se baciare Johnny fosse diventata un’abitudine. Lui mi fissò, poi sorrise.
<< ti posso baciare ancora? >> sussurrò. Io sorrisi e lo “costrinsi” a baciarmi, buttandomi letteralmente tra le sue braccia con una violenza da farlo cadere all’indietro di schiena all’urto. Mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui e lui rise, scostando i capelli dal mio viso per guardarmi meglio.
<< se continui così affonda. >> osservò divertito. Lo fissai. << almeno affonderà per una buona causa. >> sussurrai, poi arrossii. Lui mi sorrise.
Il principe Albert reclama i suoi diritti! Lo senti?!
Gin!! 

<< Denise … ti dispiace toglierti … da … ? >> sussurrò lui, leggermente imbarazzato. Era così tenero! Sorrisi maliziosa e mi avvicinai al suo orecchio. << no. >> sussurrai, baciandogli la guancia come avevo sognato di fare da quelli che sembravano secoli. Lui sorrise e mi afferrò per i fianchi.
<< a mali estremi, estremi rimedi. >> ridacchiò lui, scostandomi dal suo corpo. << ehi! >> risi e lo abbracciai.
<< sei davvero così geloso? >> gli chiesi divertita. Lui annuì. << anche se non lo do a vedere molto spesso, sì. Sono estremamente possessivo. >>
<< anche io. >> sussurrai. Rivolsi di nuovo lo sguardo alla luna, poi mi strizzai i capelli.
<< inizio a sentire freddo. >> dissi rabbrividendo. Con i vestiti così umidi, di sicuro un raffreddore era assicurato. Lui si alzò facendo barcollare il pedalò, poi aprì una cassetta di legno e ne estrasse un plaid  di lana colorata.
<< hai pensato proprio a tutto, eh? >> sorrisi. << se prendi un raffreddore, sarà colpa mia. Non voglio questo peso. >> scherzò. Mi sfilai la maglia e lui rimase immobile.
<< che fai? >> sussurrò sorpreso.
<< con i vestiti bagnati rischio proprio la bronchite, altro che raffreddore! >> esclamai, sfilando anche i pantaloni. Il suo sguardo scivolò sul mio corpo ancora umido, ma non m’importava: mi aveva già visto in mutande! Il nostro primo caffè fu proprio una figuraccia! Lui si avvicinò a me e mi avvolse nella coperta. Mi sentii per un attimo come Lily-Rose: mi sentivo proprio sua figlia. Johnny doveva essere davvero il padre più premuroso del mondo! << prenderai anche tu un raffreddore se resti così. >> osservai, sfilandogli la camicia.
<< ok, mum. >> mi prese in giro, poi tolse i pantaloni e ci sdraiammo a fissare le stelle, sotto le coperte. Con un Johnny Depp in mutande. E non mi sembrava ancora vero stare con lui, averlo baciato, essere mezzi nudi a condividere una coperta su una barca in mezzo al mare osservando le stelle. Sbadigliai e poggiai la testa sul suo petto, accoccolandomi.
<< bonne nuit, moi chérie. >> sussurrò lui. << buonanotte. >> sorrisi, chiudendo gli occhi. Mi rilassai tra le sue braccia, mentre venivamo cullati dalle onde.

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Ora dormiva, accoccolata tra le mie braccia come una bambina indifesa, stanca della grande giornata. Era stata davvero una grande giornata. Stringendola, ripensai ai suoi baci così trasportanti, passionali ed erotici. Denise doveva anche essersi accorta di quanto ero eccitato e … stavo per fare l’amore con lei. Ma poi improvvisamente mi sono vergognato come un ladro ad essermi spinto così oltre con lei, mentre mi comparivano davanti le immagini dei miei figli e di Vanessa. Di tradire Vanessa non me ne importava: l’avevo già fatto da tempo e il nostro amore era finito molto tempo prima. Comunque Denise non l’ha presa male, anzi, è stata molto comprensiva e discreta come sempre.
Oramai ero completamente, perdutamente innamorato di lei.

Tadaaan! Sono stata cattiva a far finire il capitolo qui? :P Finalmente Johnny e Denise hanno deciso di darselo un bacetto!! (magari sarebbe potuto diventare più di un bacetto...eh ma ci sono voluti otto capitolo per farli baciare, credevate che facevano tutto insieme?! u.u) Ahaha, beh, non c'è molto da dire in questo capitolo...A parte lo strano comportamento di Orlando (?), quindi passo ai ringraziamenti:
grazie alle nostre "new entry": edge   e BeccaDaiCapelliRossi  e  alla mia stalker Depp-endent _H i k a r u  che hanno letto ad un fiato questa storia e l'hanno apprezzata!!
Alla mia carissima thegreenlady  che, tra il fidanzatino (u.u) e le amiche, è riuscita a trovare un buco di tempo per colorare di verde e di allegria l'ultimo capitolo, ti voglio bene ^^;
A S_baker94 che è tornata a leggere questa storiella e mi ha fatto tantissimi complimeti ;
E infine, grazie a MikiruH  che è sempre presente in qualsiasi capitolo, in qualsiasi storia, qualsiasi idiozia che pubblico...Sei sempre così solare e allegra, le tue recensioni sono una cosa sacra per me! E poi...sei molto pucciosa e ho deciso di fare una cosa pucciosissima come te per ricambiare e ringraziarti ancora....QUESTO CAPITOLO LO DEDICO A TE!! Ti voglio bene <3
Ho citato quelli che hanno recensito il capitolo precedente, come faccio sempre, ma non smetto di ringraziare quelli che hanno recensito i vecchi capitoli dal 1 al 6. E grazie anche alle tantissime persone che hanno messo questa storia tra le ricordate,preferite e seguite e a quelli che leggono senza lasciare traccia (?)...siete voi che mi fate venire la voglia di prendere carta e penna!!
Che dire, vi lascio con un forte bacione....Alla prossimaaaaa!! <3


  che mi  che;;

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Capitolo 9
*** 9.Incomprensioni ***


Aprii gli occhi e li richiusi un paio di volte prima di svegliarmi del tutto. Sospirai e mi stiracchiai, poi cercai Johnny e lo vidi sul bordo del pedalò, coni piedi immersi nell’acqua che parlava a telefono.
<< Jack! Comment allez-vous?Refroidir! Et Lily? No,no … ok, je t’aime aussi!>> Johnny staccò la chiamata e si voltò per sorridermi.
<< bon jour. >> mi sussurrò.
<< buon giorno. >> farfugliai, sedendomi accanto a lui e immergendo i piedi nell’acqua ghiacciata. Lui si avvicinò a me per darmi un bacio, ma io lo respinsi con una mano.
<< no. >> borbottai e lui mi guardò confuso.
Cosa diavolo fai?! La vocina di Ginevra risuonò nella mia testa. Osservai i suoi grandi occhi scuri e confusi che chiedevano spiegazioni.
<< ti ho sentito parlare al telefono … >> accennai. Lui sorrise.
<< sì, era mio figlio.>>
<< vedi io … mi sento in colpa, Johnny. Non credo di voler continuare questa cosa. >>
<< in colpa? E perché mai?>> disse lui scettico. Sospirai, sfiorandogli le dita.
<< sembrate così felici … non voglio fare la scombina-famiglie!>>
<< come se fossimo ancora una famiglia.>> commentò lui, alzando lo sguardo al cielo.
<< io e Vanessa non stiamo più bene insieme e questo era prima che ti conoscessi. Poi sei arrivata tu e … ho desiderato molte volte che fossi proprio tu la madre dei miei figli: saremmo stati una famiglia fantastica. Non so cosa mi ha attratto di te, ma è dal primo giorno che ti ho vista che … cavolo, ho cinquant’anni e mi sembro ancora un ragazzino alle prime armi con l’amore. Come se non avessi già abbastanza di storielle alle mie spalle! >> esclamò quasi irritato. Lo fissai perplessa.
<< che vuoi dire? >>
<< che non so mai come devo comportarmi con te. Sono sempre riuscito a controllarmi in qualsiasi situazione ma basta un tuo sguardo e … PUFF! Svanisce tutto il mio auto-controllo.>> disse ridacchiando isterico. Sorrisi anche io e mi appoggiai alla sua spalla.
<< se solo penso che quella notte che ti ho vista io ero andato lì per ubriacarmi! Avevo litigato per l’ennesima volta con Vanessa e avevo giurato di non ritornare più a casa. >> ad un trattò scoppiò a ridere.
<< sei sempre stata una ragazza spontanea e simpatica, eri e sei ancora impacciata ma questo ti rende terribilmente bella: arrossisci se ti faccio un complimento, abbassi il capo se ti accorgi che ti sto guardando, ti allontani quando non ce la fai più a sostenere la situazione. È per questo che mi piaci. >> mormorò, accendendo una sigaretta. << ehi? >>
<< mmh?>>
<< fino ad ora ho parlato solo io. Dimmi qualcosa almeno. >>
<< cosa ho da dirti, Johnny? Il mio idolo si presenta all’improvviso davanti a me e ora so che ricambia il mio amore: ho paura che questo non sia reale. Ho paura e basta. >> sussurrai. Ad un tratto divenne cupo e serrò le mascelle.
<< forse hai ragione: non dovremmo. Inoltre, lavoriamo anche insieme e poi … no, ho due figli e tu hai la metà dei miei anni. Non posso più usarti per colmare il vuoto di Vanessa. >> sospirò. Mi alzai di scatto.
<< quindi mi hai usata?!>> esclamai adirata.
<< cos…?>>
<< non voglio sentir altro! Avevi trovato la ragazzina da prendere in giro, eh? Se solo penso che per un secondo ti ho creduto innamorato! >> Johnny non fiatò: stavo dicendo la verità? Scossi il capo.
<< mi hai usata per rimpiazzarmi? Pensavi che avessi potuto prendere il posto di lei?>> ringhiai.
<< forse … sono molto confuso, Den, cerca di capirmi. >> sospirò. Sbuffai, guardando al di là dell’acqua.
<< puoi riaccompagnarmi a casa? >> mormorai infastidita.
<< come vuoi. >> rispose freddo.

Ovviamente restai l’intera mattinata a parlarne con Marylin, raccontandole tutti i dettagli, poi Charlie mi venne a prendere per andare agli Studios. Charlene mi squadrò, senza salutarmi e Keira mi venne vicino.
<< oh ciao! >> esclamò.
<< cosa è successo a Charlene? >>
<< è così da tutta la mattina. >> borbottò lei, facendo spallucce.
<< tu, piuttosto, mi sembri arrabbiata: cos’è successo?>>
<< oh, nulla. >> borbottai. Johnny entrò dopo un po’ di tempo. Stavolta mi riuscì davvero difficile recitare insieme a lui, e soprattutto baciarlo per girare la scena del film. Robert continuava a sbraitare che il nostro bacio era “freddo” e poco coinvolgente e così avevamo passato il tempo a baciarci.
E chiamalo lavoro questo!
Lo odio, lo odio con tutta me stessa.
Ripetilo ancora una volta: non ti credo!
Sì, lo odio!
Lo ami.
Forse, ma lo odio di più.
Orlando mi venne vicino e mi sfiorò un braccio. Sussultai, immersa nei miei pensieri e lui mi scrutò perplesso.
<< ehi piccola, mi sembri sovrappensiero oggi.>> mormorò, cercando di analizzare il mio umore. Lo fissai: Orlando, con i suoi occhi dolci, mi sapeva tanto di amico su cui poter contare in qualunque situazione. Lo abbracciai di scatto, iniziando a singhiozzare. Era la prima volta che piangevo per Johnny. Orlando mi tenne stretta e mi accarezzò i capelli.
<< chi ti ha fatto questo, Denise?>> disse preoccupato.
<< lo odio.>> ringhiai amara, stringendo forte la sua camicia. Lui sospirò. << ok, credo di aver capito. Sai … Johnny a volte agisce senza pensarci su: è molto istintivo. Qualsiasi cosa ti abbia detto, vedrai che non è così e tornerà per chiederti scusa.>> sussurrò. Scossi il capo.
<< non m’interessa. Voglio solo andare a casa e dimenticare questo fine settimana.>> borbottai, tirandomi su. Lui mi sfiorò una guancia. << non mi va di lasciarti andare in questo stato. Che ne dici se ce ne andiamo a bare qualcosa fuori? Magari ti sollevo un po’ il morale …>> sorrise, facendomi l’occhiolino. Abbozzai un sorriso.
<< ok, forse è meglio …>>
<< prima però devo passare a casa per cambiarmi la camicia …>> osservò, sfiorando la stoffa bagnata dalle mie lacrime. Risi e lui con me, poi mi porse il braccio e ci avviammo verso la sua auto. Per ora l’ultima cosa che volevo vedere era Johnny: avevo solo bisogno di divertirmi un po’. Orlando mi condusse nel suo appartamento.
<< ci metto un secondo. >> sorrise, scomparendo in una stanza. Era carino e confortevole, anche abbastanza illuminato, ma puzzava di chiuso: Orlando probabilmente non c’era mai in casa. Il suo telefono iniziò a vibrare, così lo afferrai dal tavolino in legno e andai verso la sua camera per portarglielo.
<< ehy, il cellular…>> sgranai gli occhi e sussultai. Avevo appena fatto una grande figura di merda dinanzi a Orlando in mutande. Boxer a strisce bianche e nere per l’esattezza. Lui si voltò noncurante, afferrando una maglia grigia. << uhm?>>
<< oh, scusa, credevo fossi vestito e …>> lui scoppiò in una fragorosa risata.
<< non preoccuparti. Almeno non mi hai visto indossare i boxer con i delfini…>> accennò divertito. Scoppiai a ridere. << indossi mutande con i delfini?!non ci credo! >> esclamai. Lui si abbassò un po’ e frugò nel cassetto, poi mi mostrò i suoi boxer blu con i delfini azzurri.
Ooh secondo me starebbe d’incanto anche con quelli...
Già … ma che sto dicendo?!
Scoppiai nuovamente a ridere.
<< in verità me li ha regalati Keira al mio compleanno…>> accennò. Alzai un sopracciglio.
<< ti ha regalato dei boxer?>> esitai, mordendomi il labbro per evitare di ridere ancora. Lui arrossì all’istante e ridacchiò. << già, organizzarono uno scherzo!>> esclamò e ridemmo ancora, poi lui si infilò i pantaloni. Che sconsiderata: ero rimasta lì anche se avevo visto che era in mutande! Devo dire che avevo sottovalutato i muscoli di Orlando: aveva davvero un fisichetto niente male!
Niente male? NIENTE MALE?! Oh santo, fortuna che hai Johnny per la testa, quindi te la do buona per questa volta … ha un fisico da paura.
Non.Ho.Johnny. Per la testa.
Quando ti vedrò baciare Orlando di tua spontanea volontà, e non per recitare, allora mi convincerai.
Razza di vocina senza cervello! Ma chi ti ha creata? Stavo benissimo anche quando non c’eri!
<< a cosa pensi, Den? >> mi sorrise, infilandosi la maglia molto aderente. Scossi il capo.
<< uhm, nulla. >> sorrisi goffa. Tornai nel salone principale e, al lato del divano in stoffa grezza, qualcosa catturò la mia attenzione e la afferrai. Orlando guardò le mutandine dimensione mini azzurre tutte merlettate e sgranò gli occhi, poi arrossì.
<< e questa … è un altro regalo? >> chiesi divertita. Lui mi guardò imbarazzato.
<< l' avrà scordata Kei…>> si fermò all’istante e iniziò a tossire per chiudere lì la frase. Spalancai la bocca che mi arrivò a terra dalla sorpresa.
<< ti sei scopato Keira?! >> esclamai di getto, senza preoccuparmi di abbassare il tono di voce. Lui si portò una mano alla testa e si grattò, chiudendo un occhio e storcendo la bocca.
<< no … cioè si, non proprio …>> mormorò. Lo fissai con un sorrisetto sghembo. << ok, va bene, ieri sera l’ho invitata a bere qualcosa da me e…>> accennò. Risi.
<< questa sarebbe un’ottima notizia bomba per i giornali di gossip…>> ridacchiai. Sul suo volto si dipinse un aria preoccupata.
<< non vorrai mica dirlo ai giornali?>> disse amaro.
<< ehi, per chi mi hai preso? Non c’è niente di male, cioè, l’avevo capito che vi piacevate …>> accennai. Lui si rilassò e sorrise.
<< tu … tu credi che io le piaccia? >> mormorò. Annuii.
<< certe cose si intuiscono tra donne e Keira ha occhi solo per te, Orly.>> dissi, facendogli l’occhiolino.
<< non chiamarmi in quel modo! >> esclamò e scoppiammo a ridere.
<< e con Johnny? >> azzardò. Abbassai lo sguardo.
<< con Johnny niente.>> ringhiai. << ci siamo baciati, ma lui mi ha solamente usata come rimpiazzo per Vanessa. >> dissi delusa. Orlando mi sfiorò la guancia.
<< vedrai che le cose si sistemano.>>, sorrise ed io annuii poco convinta. Orlando era la dolcezza fatta persona. Mi condusse fuori dall’appartamento e chiuse la porta. Si fermò di colpo.
<< non scendiamo dalla porta principale: sento delle voci. >> sussurrò, affacciandosi verso la finestra che dava sulla strada. C’erano soltanto un mucchio di ragazzine in calore che aspettavano qualcuno fuori al palazzo. Una di quelle alzò lo sguardo verso di noi e si mise ad urlare, indicandoci. Iniziarono ad urlare il nome di Orlando, iniziando a pregarlo di uscire fuori. Lui si nascose immediatamente e alzò gli occhi al cielo.
<< oh Dio!>> esclamò, crollando contro il muro con aria avvilita. Risi.
<< vi piace essere popolari? Queste sono le conseguenze da pagare.>> sorrisi, facendogli l’occhiolino, poi lo tirai per un braccio costringendolo ad alzarsi.
<< dai, sono solo quattro o cinque ragazzine. Alla prima gli fai un sorriso, ad una l’occhiolino, conta che c’è sempre una che sviene … ed ecco fatto. Non voglio restare chiusa dentro al palazzo ad aspettare che si stanchino e, credimi, non cederanno facilmente. >> lui mi fissò perplesso.
<< uhm, ok … se però vogliono togliermi i vestiti di dosso, intervieni.>> borbottò, scendendo le scale. E come previsto, bastarono qualche autografo e qualche occhiatina dolce per accontentarle e riuscire a scappare da loro. Accese l’aria condizionata e mi guardò, mettendo in moto.
<< dove la porto, signorina?>>, mi sorrise. “su una stella” sarebbe stata la risposta, se proprio volevamo imitare Jack e Rose.
<< prima avevo pensato ad ubriacarmi ma … sono già su di morale. Voglio divertirmi. >> sorrisi maligna. Lui ricambiò. << sei paurosa?>>
<< cosa?>>
<< hai mai fatto il giro della morte? >> ridacchiò lui. Sgranai gli occhi. << neanche per sogno farò quella giostra!>> esclamai e lui rise.
<< stasera sarà la tua prima volta. >> disse deciso, accelerando.
Ci trovammo così dinanzi al famoso giro della morte. Una sorta di montagne russe infernali che non avrei fatto neanche se mi avessero pagata milioni di euro.
<< muoviti, altrimenti non ci sarà più posto! >> esclamò Orlando, correndo per prenotare una di quelle macchinine. Mi fermai di colpo, osservando la struttura gigantesca.
<< io non ci salgo su quel coso, Orlando!>> obiettai. << dai, sbrigati!>>
<< non ci provare neanche a convincermi!>> Lui mi guardò negli occhi.
<< non ti piacerebbe un po’ di adrenalina? Dopo tutto quello che è successo, questo è il modo migliore per scaricare un po’ di tensione. Faccio sempre un giro qui sopra quando sono arrabbiato, triste o pensieroso. L’adrenalina porta al divertimento e quindi alla felicità. >> sorrise. Sospirai.
<< se morirò d’infarto, sappi che il mio fantasma ti torturerà a vita.>> ringhiai minacciosa, afferrando il biglietto da inserire nell’apposita cassetta. Passarono minuti che sembrarono secoli prima che la macchina avviasse la giostra.
<< rilassati o finirai per staccarla la sbarra di sicurezza!>> esclamò ridendo ed io allentai la presa sulla sbarra. Non erano tanto le salite vertiginose che mi facevano paura, neanche le curve mozzafiato o le discese che ti lasciavano i polmoni senza aria, ma era proprio il giro della morte che mi terrorizzava: non capii niente, in un attimo mi ritrovai a testa in giù. Sentivo solo le mie urla e le risate di Orlando.
<< Orlando! Quando metto piede a terra ti giuro che ti spacco la faccia! Te ne farò pentire!>> urlavo io intanto, pregando che la giostra tornasse a camminare riportandomi in una posizione decente. Finalmente il giro finì e barcollando mi avviai all’uscita, ancora scossa. Ma ero invasa dall’adrenalina.
<< allora? Che te ne pare? >> rise Orlando, sistemandosi i capelli. Lo guardai furiosa.
<< che me ne pare?! CHE ME NE PARE?! Volevi farmi morire! >> esclamai scossa. Lui rise e mi circondò la vita con un braccio.
<< facciamo qualcosa di più rilassante? >> mi propose, indicandomi la ruota panoramica. Sorrisi e annuii. Prendemmo posto sui sediolini e la ruota partì.
<< non avrai paura anche di questa?>> mi prese in giro.
<< no, questa mi piace.>> borbottai, facendogli una linguaccia. << si vede tutta la città. È bellissimo soprattutto a quest’ora: di notte sembra magico.>> osservò lui, alzandosi all’in piedi.
<< siediti, è pericoloso.>> mormorai preoccupata. << naah!>>
<< per favore, mi stai facendo prendere un tocco al cuore!>> lui rise.
<< siediti su quel cazzo di sediolino! >> esclamai agitata. Eravamo arrivati nel punto più alto del giro quando un rumore ci fece sobbalzare e la cabina vene scossa. Orlando, che era ancora all’in piedi, cadde su di me e ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza. Allungò il viso solo un po’ per sfiorarmi le labbra ed io lo allontanai con una spinta leggerissima.
<< che cosa fai?!>> dissi stizzita e ancora un po’ scossa. Lui si mise a sedere e parve confuso.
<< scusami, non volevo. Sarà ancora l’adrenalina che ho accumulato prima. >> sorrise imbarazzato. Lo guardai perplessa, poi fissai il basso.
<< perché si è fermata?>>
<< non lo so …>>
<< oh, Dio! Non voglio morire così!>> esclamai. Sono sempre stata una tipa ansiosa ed essere a parecchi metri sopra il suolo, sospesa su una giostra … non è una delle situazioni migliori!
<< non preoccuparti, vedrai che sistemano tutto.>> disse, con tono calmo.
<< come fai ad essere calmo?! Siamo ancora giovani per morire! Tu hai un figlio da crescere, io vorrei provare la sensazione di averne uno!>> ormai stavo andando fuori di me e iniziavo a dire cose senza un senso logico, ma l’ansia stava crescendo sempre di più e mi innervosiva il fare così tranquillo di Orlando. << Den … fai un bel respiro e rilassati. >>
<< non ci riesco! >> urlai, fissando il basso in attesa che riaccendessero il macchinario. Lui si alzò per sedersi accanto a me. Mi afferrò le mani e mi guardò negli occhi.
<< hai già studiato il copione per la scena che dobbiamo girare domani?>> mi chiese.
Stiamo per morire e mi chiede se ho studiato il copione?!
Ti ho voluta bene, Den.
Annuii.
<< che ne dici di ripeterle un po’? almeno ti distrai.>> mi sorrise e iniziammo a recitare qualche battuta. Il macchinario riprese a funzionare e la giostra iniziò lentamente a girare. Tirai un respiro di sollievo e mi poggiai al petto di Orlando.
<< meno male!>> sospirai. << grazie. >> lui mi sorrise in risposta.
<< ok, credo che per questa sera tu abbia avuto abbastanza batticuori … mangiamo qualcosa?>> propose, guardandomi divertito.
<< come minimo mi devi comprare una pizza più grossa della mia faccia! Me lo devi! >> esclamai ed uscimmo dal lunapark ridendo. Il cellulare di Orlando squillò e lui si affrettò a rispondere.
<< Hello?>> lo guardai e sorrisi, mentre lui assumeva una strana espressione.
<< ehy, don’t worry! She’s with me!>> esclamò ridendo. Aveva detto “ehy, non preoccuparti! Lei è con me!” ma a chi l’aveva detto? Mi porse il cellulare.
<< chi è?>> borbottai. << il tuo fidanzatino.>> disse ironico. Trattenni il respiro.
<< non voglio parlarci.>> ringhiai. Lui alzò gli occhi al cielo. << tieni.>> borbottò, mettendomelo fra le mani.
Coraggio, Denise, non fare la bambina!
Non voglio parlargli, lo capisci?! Solo sentirla la sua voce mi fa venire la voglia di urlare!
Metti quel dannato cellulare vicino all’orecchio e comportati da donna matura.
<< pronto?>> mormorai. Lo sentii sospirare.
<< Denise, cavolo, temevo fossi sparita!>> esclamò lui. Ok, questo mi stava confondendo.
<< infatti devi far conto che io sia sparita.>> borbottai amara.
<< ti ho cercata addirittura a casa, ma la tua amica Marylin mi ha detto che non eri tornata e … mi sono solo preoccupato per te: stavi piuttosto male l’ultima volta che ti ho visto e temevo avessi fatto qualche pazzia.>> mi spiegò. Risi.
<< qualche pazzia? Per te? Non ne vale la pena.>> non sapevo neanche io da dove prendevo quelle parole così cattive che ora arrivavano all’orecchio di Johnny. Dopo un lungo silenzio, parlò di nuovo.
<< hai ragione, ho sbagliato ad interessarmi a te. Ciao. >> disse cupo, staccando la chiamata. Ok, l’avevo fatto incazzare.
<< riprenditi il cellulare prima che gli faccia fare un volo fino ai Caraibi.>> ringhiai. Lui mi fissò perplesso.
<< perché lo hai trattato in quel modo? Credo sia stato carino da parte sua preoccuparsi per te…>> accennò. Scossi il capo.
<< ora ti spiego come stanno le cose: Johnny ha ammesso di essere confuso riguardo ai suoi sentimenti ed ha ammesso che io ero solo un rimpiazzo, la ragazzina giusta per riempire il “vuoto” lasciato da Vanessa. E non dirmi che non è così, perché lui l’ha ammesso.>> dissi amara. Orlando non fiatò e mi condusse nella pizzeria più vicina.
<< cosa prendi?>>
<< una margherita semplice, anche se mi si è chiuso lo stomaco. >> borbottai acida.
<< non esagerare!>> sorrise lui, ordinando due pizze. Mangiammo, poi lui mi accompagnò fino sotto casa. Alzai lo sguardo verso la finestra illuminata dell’appartamento mio e di Marylin: lei doveva essere rimasta sveglia ad aspettarmi. Per ringraziarla, avrei fatto qualcosa anche se l’avrei scossa parecchio!
<< Orlando … vuoi salire a prendere un caffè? Quello della pizzeria faceva schifo.>> sorrisi. Lui mi scrutò, poi sorrise.
<< va bene. >> disse, scendendo anche lui dalla macchina. Bussai il campanello con Orlando alle mie spalle: quella doveva essere una bella sorpresa!
Spero solo che Mary non abbia già indossato il suo pigiama con le mucche rosa: mi avrebbe uccisa!
E invece no, indossava ancora una tuta di ginnastica nera super attillata, di quelle che indossava sempre, e una canotta semplice fucsia. A parte le pantofole con i coniglietti, era abbastanza decente per una presentazione!
<< Denise! Finalmente! Sono stata così in pensiero … sapessi che è successo!>> esclamò ad un fiato. Io risi e mi scostai per lasciarle vedere Orlando.
<< Mary, hai già fatto il caffè? Orlando si unisce a noi stasera. >> sorrisi, facendolo entrare. Ok, voi cosa fareste se la vostra amica vi presentasse Orlando Bloom dopo un paio d’ore della conoscenza di Johnny Depp?
Ecco, lei era esattamente così: occhi sbarrati, bocca che arrivò fino al pavimento, braccia penzoloni, volto impallidito. Orlando, con indifferenza, entrò nell’appartamento e le sorrise.
<< piacere di conoscerti, tu devi essere Marylin, giusto?>> la ragazza sbatté le palpebre e annuì in uno stato di trance irrecuperabile. Non osavo immaginare come si era comportata con Johnny davanti, ma non era niente di meno esuberante e ridicolo! Io risi e mi sfilai le scarpe col tacco.
<< mi conosci? >> mormorò lei e Orlando annuì.
<< tutti agli Studios conoscono la famosa “migliore amica” di Denise: lei parla continuamente di te. >>
<< oh…>> sorrise lei, guardandomi. Ricambiai, piombando sul divano. Orlando si guardò attorno, incuriosito.
<< siediti pure, vado a fare il caffè…>> accennai, alzandomi.
<< lo faccio io, non preoccuparti! >> esclamò Marylin.
<< tu resta a fargli compagnia: avete l’occasione di conoscervi, no?>> sorrisi maliziosa, scomparendo in cucina. Però riuscivo comunque a sentirli ed interagire nei loro discorsi. Gli servii il caffè e mi sedetti con loro.
<< questo è decisamente migliore.>> sussurrò Orlando, sorseggiando dalla tazza. Marylin non gli staccava gli occhi di dosso.
<< lo sai che questo pazzo mi ha fatto fare il giro della morte?!>> esclamai ad un tratto.
<< lo so, me l’ha raccontato!>> scoppiammo a ridere. Ben presto Marylin iniziò ad essere se stessa, anche perché le riusciva facile e Orlando non era il tipo da mettere in imbarazzo.
<< ragazze, ora devo andare.>> disse lui amaro, guardando l’orologio che segnava l’una di notte.
<< oh, certo.>> lo accompagnammo alla porta.
<< ci vediamo domani al lavoro. >> mormorò Orlando, poi si rivolse a Mary.
<< è stato un piacere conoscerti, dolcezza. >> sorrise, facendogli l’occhiolino. Marylin arrossì.
<< anche per me! Sono una tua grande fan, sai?>>
<< ne sono onorato. Qualche volta vieni anche tu alle riprese: sarai un ospite speciale. >> sorrise.
<< grazie per il caffè.>> ci salutammo, poi lo raggiunsi nelle scale e gli lasciai un bacio sulla guancia.
<< grazie per questa serata: sei un vero amico.>>
<< mi ha fatto piacere tirarti su di morale.>> ricambiò con un sorriso, scomparendo nel nulla. Ritornando nell’appartamento, Marylin era tornata scioccata come prima.
<< Dovrei ucciderti, signorina Denise Depp!!>> esclamò a metà tra lo scherzo e la furia totale. La guardai perplessa. << mi spedisci a casa un Johnny Depp mentre divoravo dei popcorn, un Johnny Depp tutto preoccupato per te e super sexy, poi dopo due ore ti presenti a casa con Orlando Bloom?! Ma dico, volevi farmi crepare questa sera?>> esclamò isterica. Risi.
<< Orlando è simpaticissimo, vero? Ci tenevo a farvi conoscere…>> spiegai e lei sorrise.
<< quell’uomo è … è…>>
<< impegnato. >> conclusi amara e lei mi guardò storto. Mi sfilai la gonna senza badare a lei e anche la maglia, fuggendo sotto la doccia.
<< e Johnny? Cosa voleva?>>
<< oh, ho fatto una figura di merda colossale con lui! Quando ho aperto la porta, di certo non mi aspettavo di trovarmi LUI davanti! Si è presentato gentilmente –lui sapeva chi sono- ed io l’ho fatto entrare. Gli ho anche offerto dei popcorn!! Che stupida! Lui poi mi ha chiesto di te e quando gli ho detto che non sapevo dove fossi, lui si è alzato, si è preso una manciata di popcorn, mi ha ringraziata ed è andato via facendomi un occhiolino. Cosa diavolo gli hai fatto?>> nel frattempo che lei faceva tutto il suo monologo, sfogandosi, uscii dalla doccia.
<< non gli ho fatto proprio niente, Mary. Lo sai com’è andata tra di noi: ero il suo rimpiazzo e a me non piace essere presa in giro. >> stavolta iniziai a sfogarmi io e restammo a chiacchierare fino a quando i nostri occhi non si chiudevano da soli per il sonno.



Ciao a tutti ;)
Vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare più del solito con questo capitolo e di certo far litigare Denise e Johnny non vi ha sollevate di morale, vero?
Ok, sono nei guai fino al collo ^^' però scusa non poteva andare mica tutto rose e fiori? u.u se no la storia finiva qui ed io mi diverto troppo con questi due non posso abbandonarli ahah >.<
Almeno abbiamo analizzato più a fondo Orlando...che ve ne pare di lui? a me sembra innocente..."sembra"?! O.o
E Marylin? si è trovata a casa i suoi due idoli tutti nel giro di qualche ora xD (perché Johnny Depp non viene a mangiare i miei popcorn?! Sono più buoni!! ù.ù)
Beh, io intanto inizio con i ringraziamenti:
Thanks a _H i k a r u  che porva particolare simpatia per Robert xD (è ricco sfondato ed è felicemente single...lo vuoi?? Ti inserisco nella storia se vuoi u.u)
thegreenlady sei tornataaa *O* Non credo che ti lasceremo sposare Johnny, mia cara, anche se non sei gelosa...noi invece lo siamo! u.u  mi fa piacere che tu ti stia appassiona
  s   edge mi fa piacere che tu ti stia appassionando a questa storia: lo abbiamo capito che ti piacciono le cose smielate tra JOhnny e Denise ahaha (anche a me :O)
 meligarry non so davvero come ringraziarti, mi hai seguito fin dal primo capitolo ed ora siamo già qui... *lacrimuccia che scende* anche io adoro i POV i di Johnny e sì...lo amiamo quando fa il geloso *-*
 Aishia e sono contenta che anche tu ti stia interessando alla storia, mi fa felice ricevere sempre più persone che mi seguono!! grazie mille per i complimenti u.u V
  mi vaVabbè e poi c'è lei...MikiruH               che non ci sono parole per descrivere, semplicemente stupenda *-* Se le mie recensioni, per te, sono un raggio di sole...tu per me sei il sole intero!! Sei unica u.u  
Vi voglio bene ragazze!!
Vi lascio così, ringraziando chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate, chi ha recensito e chi non ha voluto farlo...GRAZIE GRAZIE GRAZIE siete fantastici!!
P.S se fate un salto nel Prologo, ho aggiunto una gif di JOhnny che manda un bacino: io l'ho adorato troppo!!! Ma quant'è carino? *-*
Sappiate che quel bacino presente nel prologo, alla fine del mio commento, è dedicato a tutte voi!!
Alla prossima, la vostra Princess of Dark <3


  che

  che

   ch


 

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Capitolo 10
*** 10. Game Over ***



Prima di iniziare, sappiate che non potete osare uccidermi (credetemi, vorrete farlo dopo aver letto questo capitolo xD) perchè sono armata! *guarda la penna blu nella mano destra e il giravite in quella sinistra* (?) Non vi arrabbiate tanto eh, ^^'
Ho inserito anche una novità! Date il benvenuto al POV DI ORLANDO *-*

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Aprii gli occhi, disturbato dalla luce del sole. Ma c’era qualche altra cosa che mi aveva svegliato: la musichetta infernale del mio cellulare. Sbuffai, tirando via le coperte e mi alzai per afferrarlo.
<< Hello?>>
<< Orlando! Ma dove cavolo sei?! Avevi detto che saresti passato a prendere tuo figlio!>> sbraitò una donna, più furiosa di un cane quando gli togli l’osso da bocca, così forte che dovetti allontanare un po’ il cellulare dall’orecchio.
<< mi hai svegliato.>> borbottai sbadigliando.
<< Sei un irresponsabile! Ma come ho fatto a fare un figlio con te?! Muoviti! >> Miranda staccò la chiamata.
Se il buon giorno si vede dal mattino, questa sarà una giornata di merda.
Guardai l’orologio: segnava le otto e cinque. Ma cosa cavolo voleva quella a quest’ora?!
Mi feci una doccia e mi vestii, poi mi piombai subito a casa della mia ex moglie, se così si poteva definire. Guardare quella donna furiosa che mi aveva aperto la porta mi spinse a farmi una domanda: perché l’avevo sposata? Dovevo essere ubriaco, talmente ubriaco da aver fatto affogare il mio stomaco nell’alcool: non c’era altra spiegazione.
<< finalmente il signorino si è deciso. >> ringhiò, porgendomi mio figlio. La guardai storto, poi fissai il suo mini abito nero super scollato. << dove diamine devi andare?>> le chiesi curioso. Lei sbuffò, porgendomi con insistenza Flynn tra le braccia. Un uomo spuntò dalla porta e si affacciò.
<< Miranda? Possiamo andare ora?!>> l’uomo, poco più basso di me, dai capelli rasati e occhi neri, tutto muscoli e niente cervello, mi fissò abbastanza spazientito. Sembrava Mastrolindo: quello della pubblicità dello sgrassatore. Vedendolo, i miei occhi si velarono dall’ira.
<< cosa cazzo ci fa questo nella stessa casa di mio figlio?!>> ringhiai. L’uomo si fece avanti minaccioso, ma Miranda lo fermò. << Aron, ci penso io. Tu va di là.>>
<< gli spacco la faccia a quello.>> borbottò, prima di scomparire. Adesso Miranda mi guardava un po’ turbata, nulla a vedere con la mia furia.
<< mi hai chiamato perché dovevi sbarazzarti di Flynn?>> dissi amaro.
<< ma che dici?! Solo che se non arrivavi in fretta, non potevo scendere.>>
<< giusto, perché ora i figli sono d’intralcio, vero?>> borbottai, afferrando lo zainetto con l’occorrente per il bambino.
<< fate attenzione!>> urlò la donna.
<< non sprecare fiato, Mir: ti servirà per urlare quando sarai a letto con quello lì.>> ringhiai, salendo in macchina. Misi in moto e andai il più lontano possibili da quella casa: avrei voluto tanto non portarcelo più mio figlio. Non ce la facevo neanche solo a pensare che lei sarebbe stata a letto con quel Mastrolindo, non che mi interessasse cosa facesse. Quella non era una donna, era solo una macchina del sesso. Ecco perché l’avevo sposata. Il piccolo Flynn mi guardava perplesso, seduto sul sediolino con un espressione impaurita sul volto, forse a causa delle nostre urla. Gli sorrisi.
<< hai ragione, non ti ho neanche dato un bacio, ometto!>> gli stampai un grosso bacio sulla guancia e lui sorrise, iniziando ad agitarsi. Gli allacciai meglio la cintura.
<< non ti muovere. Oggi dovrai venire al lavoro con me: se tua madre mi avesse avvisato prima, avrei potuto prendermi un giorno di festa. Ma quando finiamo ti porto a mangiare un gelato, ok?>> gli dissi, guardandolo con la coda dell’occhio.
<< va bene. >> mormorò con la sua voce squillante. Sorrisi ancora.
<< ti farò conoscere le persone meravigliose con cui lavoro.>>
<< già lo conosco zio Johnny.>> disse lui. Risi.
<< non mi riferivo a lui.>> sospirai. << si chiama Keira. È una ragazza molto simpatica e divertente, ed è anche molto bella. Sono sicuro che ti piacerà.>> mormorai. Lui restò a fissarmi.
<< bella?>>
<< sì, è bellissima. Ma tu sei ancora troppo piccolo per capire queste cose.>> ridacchiai, scompigliandogli i capelli. Flynn rise.
<< poi c’è anche Denise: è perfetta, vedrai.>>
<< è bella anche lei?>> mi chiese ad un tratto. Lo guardai sorpreso e sorrisi. << sì, è bella pure lei.>> mormorai.
<< e chi è la tua fidanzata?>> ridacchiò malizioso. Gli rivolsi lo sguardo, fissandolo perplesso prima di scoppiare a ridere. << ehy, che cosa ne vuoi capire tu?>>
<< voglio sapere chi piace al mio papà!>> ribatté. << nessuna, amore mio. Ci sei solo tu nel mio cuoricino, ok?>>
<< ok. >> sorrise Flynn. Arrivai di corsa agli Studios: tra Miranda e il traffico avevo un ora di ritardo sulle spalle.
<< scusate il ritardo! Ho avuto un imprevisto. >> dissi con il fiatone, facendo cenno a Flynn di non muoversi. Robert con gli operai si voltarono a fissarmi. Denise sorrise e mi venne vicino mentre sistemavo le mie cose.
<< chi è questo bambino?>> chiese lei, guardandolo. << è mio figlio. >> risi. Lei sgranò gli occhi.
<< ma quant’è cariiiino!>> esclamò, andandogli vicino. Si inginocchiò per raggiungere la sua altezza e gli sorrise.
<< ciao! Io sono Denise. Tu devi essere Flynn, vero?>> il bambino annuì imbarazzato. Keira spuntò dalla porta con un occhio mezzo truccato e l’altro no.
<< Flynn!>> esclamò lei andandogli incontro. Mio figlio la guardò in modo strano ed io mi divertii ad osservare la scena da lontano. Keira lo conosceva già, ma lui non poteva ricordarla: aveva solo un anno allora.
<< ciao.>> mormorò imbarazzato. << mamma mia quanto sei cresciuto! Bello come il papà! >> sorrise.
<< grazie.>> sussurrò Flynn. << non ti ricordi di me? Sono Keira.>> si presentò.
<< papà ha detto che sei bellissima.>> esclamò ad un tratto, come se ebbe avuto un’illuminazione a sentire il suo nome. Tutto il cast del film, compreso gli operai, scoppiarono a ridere: mi aveva appena fatto fare una figura di merda. Tossii imbarazzato e Keira mi rivolse uno sguardo, come a ringraziarmi. Abbassai il capo e Denise mi venne vicino ridendo. << i bambini sono la bocca della verità, Orlando. >> sghignazzò. Flynn corse verso il suo papà. << dov’è zio Johnny?>> mormorò, come se avesse tanta voglia di vederlo. Già, Johnny, mi aveva fatto preoccupare parecchio ieri sera: di solito fa sempre stronzate quando si incazza e ieri non era dell’umore giusto per andare a dormire sobrio. Robert tossì.
<< i tecnici hanno sentito dei rumori provenire dalla sua cabina: sarà già arrivato prima di noi.>> ipotizzò Robert. Speravo fosse così, ma cosa ci faceva nella sua cabina?

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Sinceramente, preferisco che ci rimanga nella sua cabina.
Non ti è ancora passato il malumore, eh?
E’ quando sento pronunciare il suo nome che mi viene il malumore.
Tutti fecero finta di niente, preparando ciò che occorreva per girare la prossima scena. Ormai mezzo film era stato girato, ora toccava alla scena in cui Lucas si dichiarava ad Helen. La scena d’amore. Ma come avrei potuto realizzare una scena d’amore che avrei voluto trasformare in una scena di violenza? Ci starebbero bene il commissario Rex e Montalbano qui: l’assassino sono io, la vittima è Johnny. Tutto è perfetto!
Nicoletta mi truccò.
<< Charlene è scomparsa … dovevo sistemarle il trucco pure a lei!>> sbuffò la ragazza, passandomi un velo di rossetto. Deglutii e lei mi guardò sorridendo.
<< con Johnny tutto…>>
<< male.>> terminai, alzandomi dalla sedia per vestirmi. Nicky non osò chiedermi di più, o ci sarebbe scappato un morto in più, a giudicare dalla mia espressione furiosa. Indossai gli abiti giusti e finalmente eravamo pronti. Stavo chiacchierando con Keira della nuova moda dei colori fluorescenti, quando Johnny uscì dal suo camerino in uno stato pietoso. E dietro di lui c’era Charlene, altrettanto malridotta. E c’era poco da intuire lì: li guardammo tutti basiti. Lui aveva una camicia stracciata addosso, capelli scombussolati e delle borse che parevano valige sotto i suoi occhi rossi, Charlene aveva i capelli tutti arruffati, la bretella del reggiseno fuori posto, il trucco sbavato. Piombò il silenzio totale in scena: nessuno si aspettava questo né da Johnny né da lei. Johnny ci fissò.
<< cosa c’è?>> mormorò ad Orlando, perplesso. Sembrava essere sceso dalle nuvole!
<< sei uno stronzo. >> sussurrò Orlando, incredulo.
<< papà …>> mormorò Flynn spaventato, tirandolo per un braccio. Keira lo afferrò.
<< vieni con me…>> accennò, sottraendolo dalle mani di Charlene che volevano abbracciarlo.
<< sei una puttana.>> ringhiò Keira, allontanandosi per evitare di far assistere il bambino alla scena.
Ok, Orlando e Keira li avevano insultati ed io … come dovevo sentirmi ora?! Johnny mi fissò, come ad aspettare che gli andassi vicino: cosa pretendeva ora? Ma in realtà mi avvicinai, abbastanza da sentire il profumo forte di Charlene sui suoi vestiti.
<< hai ancora in suo rossetto sul collo. Mi fai schifo. >> ringhiai, poggiando un dito sul collo e mostrandogli la macchia rossa di rossetto. Lui mi fissò e scoppiò a ridere. I miei nervi non sono mai stati così saldi ma … ora erano proprio a fior di pelle: odiavo quanto la gente mi rideva in faccia e Johnny sembrava proprio divertirsi. Un operaio, che non aveva assistito alla scena, si avvicinò a noi.
<< è tutto pronto per girare la scena.>>, informò. Robert, ancora scosso, annuì impercettibilmente e ci provammo. Ma Johnny era fuori di sé, Charlene in uno stato “post-sesso sfrenato”, io mi ero rifiutata di continuare a recitare con lui, tutti non erano del giusto umore. Ad un tratto Robert interruppe tutto.
<< Charlene, Johnny … andate a casa a riposare, siete ubriachi fradici. Non possiamo girare in questo stato.>> borbottò scoraggiato, togliendosi le cuffie e alzandosi dalla sua sedia rossa sbiadita. Sbuffai, afferrando le mie cose e andai a cambiarmi gli abiti. Nicoletta mi venne vicino.
<< che schifo … Charlene è proprio …>>
<< non m’interessa, Nicky. Spero solo che Johnny se ne sia andato: sono incazzata nera.>> ringhiai. In quel momento, subito dopo Keira, entrò Charlene che mi guardò con aria di superiorità e sorrise maliziosa, uno di quei sorrisetti compiaciuti.
<< perché hai quella faccia, Denise?>> rise lei. Cosa voleva fare? Provocarmi?
<< vaffanculo.>> ringhiai, passandole accanto. Lei mi afferrò per un braccio.
<< Johnny scopa da Dio.>> sussurrò al mio orecchio, prima che me la scrollassi di dosso con un gesto brusco. Passai accanto ad Orlando, ignorandolo.
<< Deni…>>
<< questo è troppo.>> ringhiai, ignorando anche Johnny che se ne stava a fumare la sua sigaretta in uno stato di ebbrezza molto elevato. Ma quanto aveva bevuto?!
<< Den, aspetta!>> esclamò Keira, correndo. Orlando la guardò.
<< vado io, non preoccuparti.>>
<< ma papà! Mi avevi promesso che mi avresti comprato un gelato.>> mormorò Flynn deluso. Orlando guardò Keira confuso, non sapendo che fare. La donna sorrise.
<< infatti papà adesso ti comprerà un gelato a quattro gusti, come piace a te. Orlando, vai con tuo figlio: ci penso io. >> disse la ragazza, porgendogli il figlio.
<< grazie.>> sussurrò Orlando. Dopo uno scambio di occhi dolci, Keira si precipitò da Robert per chiedermi se mi avesse vista.
Charlie mi aspettava già con la sua macchina: io entrai furiosamente e sbuffai.
<< vai al Night, per favore.>> dissi con un tono autoritario che non era da me usare. Charlie mi guardò perplesso, ma non osò chiedere nulla e mi accontentò. La prima cosa che feci, arrivata alla discoteca, fu di sedermi al bancone bar. Il barista, un uomo tutto piercing con due occhi azzurri che spiccavano in mezzo a quelle luci colorate, mi sorrise.
<< cosa ti do, bellezza?>> sussurrò. Lo fissai. << qual è la cosa più forte che hai?>>
<< sicuramente il Crazy Aperol. >> rise maligno. Una ragazza si avvicinò.
<< oh, no, te lo sconsiglio: l’ultima volta che l’ho bevuto ho ballato nuda sui tavoli. E’ peggio della droga quella roba!>> esclamò, accendendo una sigaretta. Guardai l’uomo in segno di sfida.
<< dammene uno doppio.>> mormorai. L’uomo mi guardò perplesso, prima di obbedire. Mi guardò buttare giù quella roba e sorrise.
<< questa deve essere per forza una delusione d’amore.>> ipotizzò. Risi, mentre notavo che la musica assordante mi stava letteralmente facendo scoppiare in cervello, come se l’udito si fosse amplificato.
<< delusione d’amore? Ok, Johnny Depp mi ha baciata, ma non esageriamo.>> borbottai, fingendo. La stessa donna di prima mi guardò e scoppiò a ridere.
<< mi sa che sei già sotto l’effetto dell’alcool. Vieni a ballare? >> rise lei.
<< mi dispiace, non mi reggo neanche in piedi. Magari bevo un altro di questo e ti raggiungo.>> mormorai, mentre la vista si annebbiava già al secondo bicchiere. Quella volta in hotel con Johnny mi ero ubriacata con un po’di rum, figuriamoci ora! Sentii due braccia morbide che sfiorarono le mie, strappandomi il terzo drink dalle mani. Cercai di voltarmi per vedere chi fosse e la testa mi girò: a stento riuscivo a tenere gli occhi aperti.
<< Denise, dai, torniamo a casa.>> sussurrò Keira preoccupata. Scossi il capo, tornando ad afferrare il bicchiere. Il barista ci fissò.
<< ehy, io ti conosco… tu sei…>>
<< sssh, per favore! Sì, sono io ma non dirlo a nessuno.>> mormorò Keira allarmata. L’uomo sgranò gli occhi e posò i bicchieri, facendo il giro del bancone per venire da noi.
<< sono onorato di incontrarti! Sei molto brava a recitare e …>>
<< sì, ok, ma non sono nei momenti migliori per fare conoscenze…>> disse seccata, cercando di sorreggermi.
<< ti aiuto. Hai una macchina?>>
<< Sì, è parcheggiata fuori.>> Il barista mi prese tra le sue braccia e mi condusse fino alla macchina dove Keira e Robert mi aspettavano. Lei dovette fargli un autografo e pagarlo per il silenzio: sarebbe stato uno scandalo, soprattutto all’uscita del film, sapere che erano in quella discoteca. Di sicuro avrebbe compromesso il mio futuro come attrice. Ma anche Johnny si ubriacava, e lo pagano ancora milioni di euro.
<< come ci è finita qua dentro?!>>
<< Charlie mi ha detto che aveva chiesto di essere portata qui. Guarda in che stato si è ridotta!>>
<< e ci credo! Oggi è stato uno shock per tutti …>> commentò l’uomo. Ci fermammo sotto il palazzo di Marylin e con l’aiuto di Keira e Robert arrivai alla porta dell’appartamento. Marylin sgranò gli occhi e mi guardò sconvolta e incredula, poi fissò i miei accompagnatori.
<< tu sei …>>
<< Keira Knightley, lui è Robert, il regista.>> si presentò.
<< è un onore conoscervi. Ma … cos’è successo a Denise?>> ora il suo volto era preoccupato. Entrai in casa e mi stesi sul divano.
<< quello stronzo. >> ringhiai, prima di sprofondare nel sonno, anche se sentivo ancora le loro voci. Marylin li aveva fatti accomodare e aveva offerto loro un caffè.
<< Denise mi aveva già parlato del suo litigio con Johnny …>> annuì Mary preoccupata. Keira annuì.
<< lui però l’ha combinata grossa! Ci stavamo preparando per girare la scena del film quando Johnny e Charlene escono dalla stessa cabina –piuttosto malconci e ubriachi- con indifferenza. E lì non ci voleva una palla magica per capire che avevano avuto modo di divertirsi …>> disse amara. Robert scosse il capo.
<< non me lo aspettavo: non è da Charlene!>>
<< NON E’ DA CHARLENE?! Quella è solo una stronza, Robert! E Johnny non è da meno. C’era già stato qualcosa tra loro in passato: Johnny era ubriaco come al solito e Charlene invece si è convinta che da quel giorno lui si fosse innamorato di lei. E lei ha voluto fare un dispetto a Denise perché ne era gelosa.>> borbottò Keira. Aprii gli occhi. << gelosa di cosa?! Io e Johnny non siamo mai stati insieme.>> borbottai, alzandomi. Un giramento di testa mi mise di nuovo a sedere.
<< ehy, Den, ti accompagno al tuo letto …>> accennò Marylin, accompagnandomi alla camera. Ritornò in cucina.
<< grazie per esservi presa cura di lei: non oso immaginare cosa le sarebbe potuto succedere stasera.>>
<< meglio non pensarci! Mi dispiace esserci conosciute in questo modo … spero avremmo occasione di rivederci.>> sorrise Keira, abbracciandola affettuosamente. Robert sorrise.
<< ehy, io sono il regista: posso darti il permesso di assistere a qualche ripresa. E hai un posto in prima fila alla premiere.>>
<< oh, grazie mille!>> esclamò Marylin, poi li salutò. La sentii che mi bagnava la fronte con uno straccio umido e freddo.
<< oh, Denise, perché ti sei ubriacata in questo modo? E per cosa poi? Le persone famose sono così: non tengono conto dei sentimenti degli altri, sono esseri egocentrici e presuntuosi, pensano solo a se stessi.>>
<< Johnny … avrei giurato che non fosse così.>> sussurrai sul dormiveglia, sentendo una lacrima che rigava il volto. Marylin mi abbracciò.
<< coraggio, Den, non puoi affogare nell’alcool tutte le cazzate che fa lui.>> mormorò decisa.
<< avrei voluto affogarci io stessa, Mary.>>
<< non dire così. Ora pensa a riposarti: domani starai meglio.>> mi sorrise e chiuse la finestra, ammazzando l’ultimo spiraglio di vento che mi faceva rabbrividire.
E mai come quella sera, desiderai le braccia forti e calde di Johnny.
Era da masochisti, lo so, desiderare ciò che ti fa male. Io lo odiavo, ero terribilmente arrabbiata con lui, avrei voluto prenderlo a schiaffi eppure … la prima cosa che avrei fatto in questo momento, se ce l’avessi avuto davanti, sarebbe stata di baciarlo. Era durato troppo poco, l’avevo baciato poche volte. Ne volevo ancora. Ma ero ubriaca, per questo dicevo tutte queste sciocchezze, doveva essere per questo.

Sentivo il profumo del caffè che Marylin aveva preparato da pochi minuti, mi alzai dal letto e la testa mi girò.
Certo che stavolta hai esagerato parecchio!!Sul serio, avresti potuto ballare pure tu nuda su un tavolo!
Non ero in me, ieri sera.
Invece sì, prima che tu buttassi giù un Crazy Aperol doppio!

<< come ti senti?>> mi chiese la ragazza, fissandomi preoccupata.
<< una schifezza.>> borbottai, sorseggiando dalla tazzina di caffè che mi aveva offerto. Non ci furono molte parole, anche perché Marylin capiva pienamente ciò che stava succedendo e non intendeva insistere con  le sue prediche e le sue morali. Decisi di fare una bella doccia fredda che mi fece sentire molto meglio, poi  arrivò una chiamata. Marylin, ancora scioccata, mi porse il cellulare.
<< sì?>>
<< Den! Come stai? Keira mi ha raccontato tutto …>> la voce preoccupata di Orlando mi fece sentire meglio.
<< ho fatto la figura dell’alcolizzata.>> mormorai. << capita a tutti. >> rise lui. Dopo una chiacchierata al telefono, anche Keira si interessò a me e mi chiamò. Poi avvisai a Robert che non sarei venuta quella giornata al lavoro: dovevo smaltire la sbornia del giorno prima.
<< tanto non avremmo lavorato comunque: Johnny non si è presentato neanche per ritirare il nuovo copione … come avremmo girato la scena senza che lui avesse imparato le parti?!>>
Passare l’intera giornata a dormire e poltrire sulla poltrona non era il massimo, ma era quello di cui avevo bisogno. Marylin, da buon’amica aveva persino fatto ritardo al lavoro per assistermi e così avevo deciso di ringraziarla con un piatto gigante di lasagne che lei apprezzò molto. Per il pomeriggio, restammo a guardare la tv con un barattolo da cinque chili di gelato sulle ginocchia.
<< ho incontrato Fred per strada stamani …>> accennò lei. Sgranai gli occhi: solo a sentir pronunciare quel nome mi si accendeva dentro uno strano fastidio, misto alla paura e all’ira. Sì, ero ancora arrabbiata anche se non era da me portare rancore. Ma mi sarei aspettato delle scuse.
<< ah si?>> mormorai, fingendomi disinteressata. Marylin annuì.
<< mi ha chiesto di te.>>
<< cosa ha chiesto?>>
<< beh, come stavi, se vivevi ancora con me, se stavi con Johnny, se lavoravi ancora per il film…>>
<< ti ha fatto un interrogatorio! E tu cosa hai risposto?>> chiesi allarmata.
<< come ultima cosa, mi ha chiesto se ora eri felice. Gli ho detto di sì e me ne sono andata.>> mormorò Marylin. Accennai una risatina malinconica. << che grande balla.>> mormorai. Mary mi guardò e mi strinse le mani.
<< dovresti esserlo, Den. Che t’importa di Johnny? Pensa al tuo futuro: hai una carriera straordinaria davanti a te, degli amici famosi che ti vogliono bene e … me.>> sussurrò. La guardai e la abbracciai.
<< ti voglio bene, Mary.>>
<< anch’io. Anche se puzzi ancora di alcool.>> ridacchiò lei. << ehy!>> esclamai, strappandole il gelato dalle mani.
<< restituiscimi il barattolo IMMEDIATAMENTE!>> esclamò, affondando il cucchiaio nel gelato. Ridemmo e con uno sguardo ringraziai Marylin. Aveva ragione: dovevo essere felice, anche se in quel momento ero solo “allegra”: Perché l’allegria dura poco, la felicità molto di più.
La vita dovrebbe essere più come un videogioco:
Accendi la console, e appena il gioco della tua vita comincia puoi scegliere la modalità: facile, normale o difficile. Sarebbe bello, vero?
Poi c'è il tutorial che ti insegna a giocare. Invece nella vita reale impari tutto da solo, impari le regole del gioco a tue spese.
Pulsantiera + per muoverti. Hai campo libero, ti muovi e vai dove vuoi quando vuoi, decidi da subito tu cosa farne del tuo destino. E' così anche nella realtà? No.
Tasto “select” per le opzioni. Cambi la difficoltà, ricontrolli gli obiettivi raggiunti, aggiungi/rimuovi effetti audio e video, in pratica hai il pieno controllo dei tuoi sensi e della tua testa. Solo quando sei un ammasso di pixel succede.
Tasti “L” ed “R” per cambiare la visuale: potresti guardare cosa succede dietro di te, se c'è un nemico, provi a vedere le cose da un'altra angolazione. Invece c'è gente che riesce a stento a guardare dinnanzi a sé.
Tasto “start” per mettere pausa. Molte volte ci vorrebbe e personalmente lo userei a dismisura. Per fermarti un attimo, dire "aspetta, ora come vado avanti?", pensare a come agire per non sbagliare, fare la mossa giusta che ti porterà alla vittoria. Fare una pausa, sarebbe necessario ma non ci è concesso. Il tempo scorre inesorabilmente e il cammino si riempie sempre di più di difficoltà che messe tutte assieme sono insormontabili, ci sovrastano.
Tasto “A” per saltare. Già, saltare. Tutte le insidie, i problemi. Premi A e salti, superi tutto, ti lasci quell'ostacolo alle spalle soddisfatto d'essere andato avanti. Prosegui il gioco e ti dimentichi persino che c'era. Invece no, qui sul pianeta Terra quando provi a saltare un tronco, quello si fa più grande e ci inciampi su.
Tasto “B” per la retromarcia. Già, per tornare indietro e rimediare.
Tasto “X” per attaccare. Attaccare chiunque ti faccia del male, qualunque nemico che non ti va che rimanga nel gioco, nella tua vita, e togliertelo per sempre dalla vista.
Infine, tasto “Y” per la mossa speciale. Quella di cui hai bisogno, che è disponibile dopo che hai accumulato una certa dose di energia. Ma risolve tutti i problemi che hai in quel momento, concedendoti di continuare il tuo gioco senza quella preoccupazione che ti attanagliava. Qui esistono solo i miracoli, di simili a questo, e non se ne è ancora verificata l'esistenza certa.
E poi vabbè, quando fai Game Over puoi sempre ricominciare da capo, in poche parole è impossibile che tu perda: hai infinite possibilità di arrivare al tuo obiettivo e tutto il tempo che vuoi per riuscirvi.
E quando il gioco finisce, finisce sempre bene e pace sia. Magari ne cominci uno nuovo.
Ma dico io, il tasto “maledizione, fatemi entrare in questo videogioco!” non c'è mai?!?



Eccomi >.< Quasi quasi ho paura a leggere le vostre recensioni...xD
Se pensavate che Johnny, nel precedente capitolo, era stato cattivone...ora è proprio da insultare >.< Povera Denise!!
E Orly? Che ne pensate della narrazione dal suo punto di vista? Anche Miranda è stata una @###@**!!
Presto mi farò perdonare, vi chiedo solo di non insultarmi così tanto v.v
Passiamo ai ringraziamenti:
Un applauso alla new- entry jekikika96  !! Sono felice che ci siano nuove persone che si interessano alla mia ff *-*
BeccaDaiCapelliRossi  che è ricomparsa *-* credevo di averti smarrita tra un aggiornamento e l’altro xD
E poi a MikiruH , meligarry, Aishia, edge  (che tra l'altro mi ha preceduta con la gif u.u e mi ha dichiarato guerra u.u), _H i k a r u e thegreenlady  ...SIETE STUPENDOSISSIME *Q*
Da notare, oggi è 23-07… questa storia è stata iniziata per gioco il 23-03 ed ora…sono già 4 mesi che scrivo a questa meravigliosa storia *-* sono comossa! Quindi, per il nostro mesiversario della pubblicazione della storia (?) voglio farvi un regalo che serve anche un po’ a farmi perdonare per quello che sta succedendo ai nostri protagonisti….
Grazie per avermi sostenuta già per 4 mesi!! <3



Prendetevi questo meraviglioso Johnny con la sua espressione sconsolata (tipo la vostra dopo aver letto il pasticcio che ha combinato Johnny xD) Image and video hosting by TinyPic

seguita da una stupendosissima risata che pagherei per vederla da vicino *-* Image and video hosting by TinyPic

Scusatemi è che...ora che ho scoperto questo sito zeppo di gif, vi torturerò con le sue immagini in movimento *W*
Ops, quasi dimenticavo... Siete nel mio cuore!! Image and video hosting by TinyPic

E in quello di Johnny!! (le sue mani *-*) <3

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Capitolo 11
*** 11. Ricominciare... ***



Ok, avrei voluto aspettare un'altro po' per tenervi sulle spine (come sono cattiva °-°) ma non ce la faccio più ad aspettare: non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo!! Anche perché sto ricominciando a scrivere senza sosta su questa storia (mi ero fermata, con il terrore che l'ispirazione mi avesse abbandonata, ma come può passarmi l'ispirazione con Johnny?)... Ve lo dico in anticipo: se soffrite di cuore, non potete leggere questo capitolo, ho cambiato l'immagine POV di Johnny e mi sentirei in colpa se vi venisse un'infarto!! U.u Detto questo, ci vediamo più giù... Buona lettura!! ^__^

 

Marylin insistette affinché venisse con me, per tenermi sottocontrollo nel caso in cui mi fossi sentita male. La presentai al mio autista Charlie e la condussi agli Studios. Nicoletta mi venne incontro.
<< Denise! Come stai?>> mormorò preoccupata. Sorrisi. << bene. Voglio presentarti la mia migliore amica.>> accennai. Marylin si guardava intorno, osservando i grossi macchinari.
<< Mary!>> la chiamai e lei ci venne vicino. << lei è la truccatrice, Nicky. Lei è Marylin.>> si strinsero la mano e sorrisero.
<< che ne dici se la portiamo a fare un giro panoramico? Come quello che mi hai fatto fare la prima volta tu.>> proposi e Nicky sorrise, prendendomi sotto braccio.
<< allora, Marylin, voglio innanzitutto farti vedere il mio regno.>> ridacchiò, conducendola nell’enorme sala trucco. Marylin sgranò gli occhi e si guardò attorno, guardando gli specchi, i profumi e la grande varietà di cosmetici di tutti i tipi. Altro che regno di Nicky: quello era proprio il regno di Mary!
<< è pazzesco!>> esclamò, toccando un po’ tutto. Nicky rise e la condusse nella sala costumi.
<< qui sono conservati tutti i costumi dei vecchi film e dei prossimi.>> la informò. Marylin scomparve nell’enorme stand di costumi e uscì con un abitino nero super scollato da prostituta tra le mani.
<< ti prego, dimmi che Denise dovrà indossare questo per il suo film!>> esclamò. << no.>> borbottai facendole una linguaccia e scoppiarono a ridere. Camminammo lungo i corridoi dove c’erano i nostri camerini, fino ad arrivare nella sala registrazione, quella zeppa di macchinari, operai laboriosi, regista sbraitante e attori nervosi. Orlando, con un enorme sorriso, si avvicinò a noi.
<< hai portato Marylin sul set!>> esclamò sorpreso. Robert si avvicinò.
<< che piacere vederti! Speravo saresti venuta anche tu … capiti a pennello!>> esclamò Robert, tirandola per un braccio. Marylin, sorpresa, mi guardò come per chiedere aiuto.
E ci credo! Questa povera ragazza si trova nel mondo che ha sempre sognato così all’improvviso!
Risi. << ehy, Robert, calma!>> esclamai. Keira sentì le nostre risate.
<< Maaary! Che sorpresa! Sei venuta ad aiutarci?>> sorrise Keira, stampandole un bacio sulla guancia.
<< ehm … io … in cosa dovrei aiutarvi?>> balbettò sempre più confusa. In verità con ci capivo molto neanche io.
Robert rise. << ci serve una ragazza per una piccola parte del nostro film. Visto che sei amica di Denise, avevamo pensato di concederti l’onore di comparire in una scena del mio film.>> spiegò. << COSA?!>> esclamammo all’unisono io e Marylin. Ma forse lei era un po’ più incredula di me! Keira sorrise.
<< averti nel cast è una cosa bellissima! Sei simpaticissima!>> sorrise lei. Marylin era scioccata.
<< allora qualche sera organizziamo una bella cenetta per festeggiare? Abbiamo lavorato troppo in questi giorni!>> esclamò Robert che ADORAVA festeggiare.
<< ma Mary non ha ancora risposto.>> sorrise Orlando, accarezzandole il braccio. Lei sussultò e ci fissò.
<< certo che sì!>> esclamò ridendo. Ci furono chiacchiere troppo vivaci per un po’, poi tutti iniziammo a diventare di cattivo umore gradualmente. L’aria che si respirava diventò nervosa: Johnny era in ritardo di ben due ore e mezzo.
<< quell’uomo! Non lo capisco più … non è che Chalene gli ha fatto bere qualcosa di strano?!>> sbraitò Robert.
<< se non fosse che mi farebbe guadagnare un sacco di soldi, l’avrei sbattuto fuori dal cast dal un bel pezzo!>> aggiunse. << deficiente!>> e ancora. << provate a ricontattarlo!>>. Insomma, non era una bella situazione e alla fine decidemmo di andare a casa. Marylin si gettò su divano e fissò il soffitto.
<< Denise?>> sussurrò.
<< Mmmh?>>
<< sto sognando?>> mi chiese con naturalezza ed io risi. Lei allora si tirò su e mi fissò.
<< dico sul serio. E’ impossibile che, dopo aver “conosciuto” Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, il regista, mi sia offerto anche un posto di lavoro nel tuo film!>> esclamò ad un fiato. Sorrisi.
<< perché è impossibile? E’ successo anche a me: fino a pochi mesi fa ero l’infelice promessa sposa di Fred! Anche io ho pensato ma fosse impossibile, ma eccomi qua: la protagonista del prossimo film di Robert.>> sorrisi. Marylin sospirò.
<< farò una piccola parte tutta per me e Robert ha detto che, se sarò brava, mi prenderà nel cast del prossimo film.>> disse entusiasta. Sorrisi e la abbracciai.
<< sono così felice per te! Non sapevi quanto era torturante, per me che ho sempre condiviso tutto con te, non poter condividere anche quest’esperienza magnifica.>> il nostro abbraccio durò un tempo che parve interminabile. Mi staccai dall’abbraccio.
<< festeggiamo con una bella pizza?>> proposi e lei annuì ridendo.
<< preparati allora: stasera ci divertiamo!>>
<< niente alcool però!>> scherzò lei, come un avvertimento. Risi. << niente alcool.>>
 
Il giorno dopo, Marylin venne con me alle prove: anche se non era il suo turno di recitare ed aveva solo una piccola parte, faceva pur sempre ufficialmente parte del cast e doveva assistere anche lei!
Stavolta Johnny decise di “degnarci” con la sua presenza per le riprese e sembrava in ottima forma.
<< finalmente ti sei fatto vivo!>> esclamò Orlando, dandogli una pacca sulla spalla. Lui ridacchiò.
<< non ero nella mia forma migliore ieri.>> sorrise e ci rivolse uno sguardo. Guardo perplesso Marylin che già era andata in iperventilazione: ci aveva avuto poco a che fare con Johnny in questi giorni e non si era ancora abituata all’idea che l’avrebbe visto almeno dodici ore su ventiquattro.
<< tu sei Marylin, giusto?>> sorrise lui. La ragazza annuì.
<< è la new entry del cast, Joh. Sarà lei a fare la comparsa della scena ventidue.>> disse Robert orgoglioso. Johnny abbozzò un inchino.
<< sarà un piacere lavorare con te.>> Marylin rise. << anche per me.>> mormorò. Johnny si avvicinò a me e esitò.
<< ciao …>> accennò. Lo fissai infastidita. << ciao.>> borbottai.
<< come stai?>>
<< abbastanza bene, grazie.>> feci un sorriso forzato, segno di evidente fastidio, e me ne andai. Mi venne in mente la canzone di Tiziano Ferro, la differenza tra me e te, quando dice : "e poi mi chiedi come sto e il tuo sorriso spegne i tormenti...!"
E le domande a stare bene, a stare male a torturati, chiederti perchéééèééé continuò Ginvera. Lui mi fissò perplesso e lo vidi parlottare con Mary. Non sapevo perché ma mi dava fastidio.
Si chiama gelosia, mia cara.
Gelosa? E di cosa?
Che domanda stupida …!
Aaah, piantala con le tue stronzate Ginevra.
Non sono stronzate: io sono il tuo inconscio, so cose che tu non sai. Dico ciò che è a metà tra il tuo cuore e la tua ragione.
Sì, ora mi serviva pure l’intermediario tra cuore e mente!

Fai la spiritosa tu …
<< ok, iniziamo a girare!>> esclamò Robert, accomodandosi. Marylin si mise al fianco di Orlando e Keira entrò in scena, iniziando a recitare con Charlene.


<< e cosa sei venuta a fare qui, Karol?>> ringhiò furiosa la donna dai capelli biondi, mettendosi in posizione di difesa. L’altra, Karol, sorrise rilassata
<< potrei farti la stessa domanda.>>
<< questo è il mio posto.>>
<< anche il mio.>>
<< ci hai traditi per dire tutto a Lucas! Sei passata dalla sua parte, ora questo non è più il tuo posto.>> ringhiò la bionda. Karol afferrò la sua pistola dal fodero, ma l’altra con un calcio la colpì sul braccio.


<< stooooop! No!>> urlò Robert e Marylin lo fissò quasi spaventata. Keira sbuffò.
<< lo so, lo so. Non ho centrato.>>
<< devi dare un calcio alla pistola per disarmarla, non a lei!>>
Ci riprovarono, ma stavolta il calcio andò a vuoto.
<< vuoi riempirmi di calci, prima di riuscire a girare bene la scena?>> rise Charlene. Io restai a guardarla storto, senza accennare ad una risatina.
Finalmente, alla quarta prova, ci riuscì.

Karol assestò un altro calcio all’altra, poi un pugno ed improvvisamente la bionda cadde a terra.

Scoppiammo tutti a ridere.
<< Charlene mi ha messo uno sgambetto!>> si lagnò lei, scherzosa. << non è vero!>> rise l’altra.
<< Keira, dacci un taglio! Non sei portata per le scene d’azione.>> osservò Orlando, prendendola in giro. Keira gli fece una linguaccia e, alla faccia sua, le riuscì bene tutta la scena.
<< Denise, tocca a te. Orlando, preparati. Oh, e … Marylin, prova a fare anche tu questa scena.>>
<< ma … non è la scena che mi è stata assegnata.>> Robert sorrise. << lo so: non ne vuoi pure un’altra?>> Marylin sorrise e quasi lo baciò per ringraziarlo. << cosa devo fare?>> sorrise euforica.
<< tu sei la ragazza che ha visto Helen fuggire per salvare Lucas: devi andare proprio da lui e riferirgli che Helen lo sta venendo a salvare.>> spiegò Manuel, l’addetto alle “spiegazioni”, l’unico che conosceva perfettamente il copione a memoria dopo il regista. Marylin si preparò e fu pronta a girare la scena con me. Condividere anche la stessa scena era una cosa bellissima ed ancora più divertente da fare insieme. Soprattutto ora che lei era la pivellina ed io, dopo tutto questo lavoro, stavo diventando un’esperta.

La giovane ragazza si nascose dietro al grosso albero e …

<< stop!>>
<< cosa c’è?>> mormorò Marylin, intimorita. Robert le si avvicinò. << devi sporgerti dall’altro lato dell’albero: è qui che compare Helen.>> le sussurrò gentilmente e riprendemmo a girare la scena.

La ragazza corse, perdendo di vista Helen, e riuscì finalmente ad arrivare nelle prigioni sotterranee, dove Lucas giocherellava con un filo arrugginito. La donna si accostò alla sua cella, con il fiatone.

<< Marylin, sembra che tu stia avendo un attacco d’asma! E’ solo un fiatone!>> scoppiammo a ridere, compreso Johnny che se ne stava rinchiuso nella “cella” fatta di plastica.
<< capisco che sei emozionata, ma non farti venire infarti.>> ridacchiò Johnny. Marylin rise.
<< avrei voluto vedere te, il primo giorno di lavoro!>> esclamò e si ricompose per girare la scena.

<< mmh? E tu chi saresti?>> borbottò Lucas, scrutando la ragazza.
<< non importa chi sono. Helen sta venendo per tirarti fuori di qui: devi far in como dd…>>


Marylin si fermò e fece una pernacchia, nuova fonte di risate.
<< mi hai fatto un pernacchio?!>> esclamò Johnny fingendosi offeso. Marylin rise.
<< scusate, mi si è impappinata la lingua!>> mormorò.

<< e perché mi stai aiutando?>> chiese l’uomo sospettoso.
<< non sto aiutando te, ma Helen. Sono una amica. Ora fai come ti ho detto e fate attenzione.>>
<< si ma …>>
<< Lucas, trattala bene.>> mormorò la ragazza, guardandolo fisso negli occhi come se volesse che Lucas lo promettesse.


<< stoop! Perfetto! Quanta passione che ci hai messo, Marylin!>> esclamò Robert. Lei sorrise imbarazzata e mi guardò sorridendo. Quando recitava, sembrava stesse parlando con Johnny riferendosi a me.
<< Denise, cambiati in fretta che giriamo la tua scena! Orlando sei pronto??>>
<< si, signore!>> esclamò lui, posizionandosi sulla scena.

Karl, con una spinta, fecce scavalcare il muro in mattoni a Helen che corse subito verso la cella mentre Karl distraeva le guardie. Ci impiegò tempo, correndo furiosamente e guardando a destra e sinistra per trovare una cella dove vi era un corpo umano. Alla fine trovò Lucas, seduto sulla brandina con le gambe penzoloni. Si guardarono negli occhi.
<< muoviti, vieni qua!>> sussurrò Helen. Lucas obbedì e si accovacciò esattamente come lei. Dalle sbarre allungò una mano e accarezzò la sua.
<< Helen, perché sei venuta?>>


<< Denise, cavolo, vuoi dire la tua parte?!>> esclamò Robert, facendomi sobbalzare. Mi guardai attorno, incrociando nuovamente lo sguardo di Johnny che mi accarezzava ancora la mano. Mi ero forse incantata guardandolo? Non ce la facevo a recitare con lui, proprio non ce la facevo.
<< scusa, ripartiamo.>>

<< sono venuta per liberarti da qui.>>
<< sì, ma perché? Stai mettendo in pericolo la tua vita.>>
<< e che vita è senza di te?>> sussurrò Helen, tra la fretta e furia, riuscendo ad aprire la serratura della prigione.
<< muovetevi, forza!>> esclamò Karl, guardandosi attorno e Lucas gli andò vicino.


Stavo per aprire bocca per dire la mia battuta, quando si spense la luce di colpo. Sussultai e si sentirono delle voci. << cos’è successo?>> squittì Keira.
<< è saltata la corrente …>> intervenne Robert con tono seccato.
<< adesso vediamo di risolvere tutto!>> esclamò un operai.
<< porca vacca inculata da un cammello! Muovetevi!>> ok, ora Robert stava seriamente andando fuori di sé, imprecando ad alta voce, suscitando anche qualche risatina.
Ad un tratto, sentii il calore di qualcuno e delle labbra poggiarsi sulle mie. Chi poteva essere? Avevo gli occhi sbarrati ma era completamente buio e non riuscivo a distinguere la sagoma: gli unici presenti accanto a me quando c’era ancora la luce erano Orlando e Johnny, che recitavano tra di loro. Ma avrei riconosciuto il sapore di quelle labbra tra mille. Quel sapore di tabacco e menta messo insieme, quel modo della sua lingua di giocare con la mia stuzzicandomi, la stessa grandezza della bocca, la stessa dolcezza e morbidezza e contemporaneamente la stessa passione. Tutto mi riconduceva soltanto a Johnny. Quel bacio sapeva troppo di una cosa che si era desiderata a lungo senza ottenerla, ed ora si stava riscattando: era carico di desiderio che solo Johnny poteva avere. Allungai le mani verso di lui e, quasi a constatare se fosse veramente chi speravo, gli misi una mano tra i capelli. Erano suoi: anche al buio riconoscevo i suoi capelli setosi e morbidi come la seta tra le mie dita. Le mie mani passarono sul suo volto, che iniziai ad accarezzare. Ed era suo anche quel neo leggermente rialzato che iniziai a sfiorare alla base del collo. Sentii la pressione delle sue mani sui miei fianchi, mentre mi tirava di più a sé. Tutte quella confusione, rumori indistinti, urla furiose di Robert che aveva perso la pellicola della registrazione che avevamo appena fatto, sembrò essere lontana. C’eravamo solo io, lui e le nostre labbra, come se il mondo ci ruotasse attorno. Per me era come se fosse un secondo “primo bacio” con Johnny: era stato altrettanto magico come il primo, anche essendo il secondo. Le luci si riaccesero di colpo, ma ci fu un silenzio tombale. Ovviamente, tutti ci guardavano perplessi e divertiti mentre ci baciavamo. Johnny staccò solo di poco le sue labbra dalle mie, ma continuò comunque a sfiorarle. Aprii gli occhi ma vidi che lui li teneva ancora chiusi. Mi aveva baciato ad occhi chiusi, nonostante fosse stato buio. Poi li aprì ed ebbi la sensazione di cadere nel vuoto, incrociando di nuovo il suo sguardo caldo e penetrante, capace di perforarmi anche l’anima. Poi si udirono risate, applausi, urla e battutine in proposito provenienti dall’intero cast e perfino gli operai.
<< finalmente vi siete decisi a fare pace!>> esclamò Keira.
<< io voglio essere il vostro testimone di nozze.>> riprese Orlando.
<< evvivaaaa!>> risero gli altri. Tranne Charlene, ma in quel momento veniva snobbata da tutti. Johnny accennò un sorriso leggero, senza staccare lo sguardo dal mio. Abbassai il capo e sgusciai fuori dal suo abbraccio, correndo via.
Perché diamine stai scappando via, Denise?!
Crede di poter risolvere tutto con un bacio? Si sbaglia di grosso!
Torna indietro o te ne pentirai presto. Coraggio, non essere così maledettamente orgogliosa e testarda.
Non mi farò usare di nuovo.
Ma intanto, se eravate soli, te lo saresti scopato!
L’ha fatto Charlene, dimmi perché non potrei io.
Lui si precipitò fuori, cercandomi con lo sguardo mentre mi dirigevo verso il parcheggio.
<< Denise!>> urlò, ma io lo ignorai. All’improvviso, sentii dietro la nuca del collo il suo respiro irregolare per un eventuale corsa e mi afferrò per un braccio. << la smetti di sfuggirmi?!>>
<< ti sto evitando, non lo hai notato?>> ringhiai. Lui mi strinse le spalle.
<< ascolta, sono stato uno stronzo, lo so, ed ho sbagliato completamente tattica con te. L’altra volta, agli Studios, io e Charlene non abbiamo fatto proprio nulla. >>
<< “Johnny scopa da Dio”>> ripetei la frase della donna, imitando goffamente la sua voce. Lui scosse il capo.
<< non è vero! Non abbiamo fatto sesso.>>
<< e a chi vuoi raccontarlo?! Non ci crederebbe nessuno la dentro: ti hanno visto. E poi non m’interessano le tue relazioni, Johnny!>> sbraitai, con le lacrime agli occhi, sapendo di mentire prima di tutto a me stessa.
<< invece devi saperlo cosa è successo! È vero, ci siamo baciati ma … ero mezzo ubriaco. In realtà ero completamente ubriaco. Ero rimasto agli Studios per riflettere e Charlene mi è venuta vicino: ho iniziato a sfogarmi con lei, a parlarci e lei mi ha proposto di bere qualcosa. Ci siamo ubriacati entrambi e ci siamo addormentati lì, punto. Quando lei ha provato a tirarmi giù i pantaloni l’ho respinta, Den, anche se avevo perso la lucidità. Charlene ti ha raccontato una cazzata o è rimasta ancorata all’ultimo rapporto che abbiamo avuto due anni fa. Dopo quella sera mi sono sentito una schifezza: mi sento in colpa per come ti ho trattata, per come tu l’abbia presa: tu non meriti tutto questo.>> mormorò deciso. Eccolo: ora mi avrebbe detto che io ero troppo per lui, che ero troppo giovane, che avevo bisogno di fare le mie esperienze e vivere la mia vita, che dovevo trovare un uomo che mi apprezzasse sul serio, insomma, le solite cazzate che si dicono per piantare in asso una donna.
<< io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco tutto. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso. È solo questo quello che voglio.>> sussurrai, scuotendo il capo.
<< io ti amo, Denise. Per quanto io cerchi di negarlo a me stesso, ti amo. E nessuno cambierà i miei sentimenti per te. Se prima ero terribilmente confuso su cosa dovessi fare, adesso so di voler stare solo con te. Ora dimmi pure quanto sono stato un bastardo, ti capirò e accetterò le tue scelte.>> sussurrò con enfasi e mi parve di vedere i suoi occhi lucidi brillare. Lo guardai negli occhi e sospirai, mordendomi il labbro. Le sue parole … a cosa dovevo credere?
<< è proprio questo il guaio, Johnny. Per quanto tu sia un bastardo, è proprio per questo che mi piaci. >> mormorai col capo chino, fissando la punta delle mie scarpe. Johnny mi portò a sé quasi con violenza e mi strinse al suo petto, poi mi sollevò furiosamente il mento per baciarmi. E stavolta non fu un bacio lungo e sdolcinato: mi lasciava una serie di baci a stampo sfuggenti sulle labbra, circa uno al secondo. Non riuscivo neanche ad assaporarlo che lui staccava le labbra, non riuscivo neanche a capire che le aveva staccate dalle mie, che subito me le ritrovavo incollate su di me. E dalla bocca divagò alla mia mascella, al mio collo, la mia spalla. Risi. << Johnny! >> esclamai, quando mi sollevò da terra e mi baciò con la stessa violenza, ma questa volta i baci duravano qualche secondo di più. Provai un grande senso di liberazione: la grande emozione di amare incondizionatamente, liberamente. Lo amavo e non avrei più dovuto nasconderlo a lui, a Marylin, Orlando, Keira e tutti gli altri, ma soprattutto non avrei più dovuto nasconderlo a me stessa. Anche se una parte di me (Ginevra) già sapeva la verità, ma quella parte era chiamata inconscio ed è sinonimo di irrazionale, impulsivo, istintivo, subcosciente. Poterlo abbracciare e stringerlo così forte senza avere paura di amarlo era come essere in Paradiso. Si può andare in Paradiso anche senza morire.


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Le avevo detto tutto ad un fiato e avevo avuto paura che quel tutto non fosse bastato. Avete presente proprio quando tutto sembra niente? Ecco, era così.
Ho temuto che alla fine non mi avesse creduto, che mi avesse ancora insultato e che fosse andata via. Ma quello sbaglio, per perdonarlo a me stesso, dovevo farmelo perdonare da lei. Ed ora sentivo di avere l’anima in pace, un senso di liberazione come quando hai una sete tremenda e bevi dell’acqua fredda. Mi aveva sorriso, a capo chino, e mi aveva assolto dalle mie pene. Sentirla dire di sì è stato come essere investiti dall’adrenalina: desiderarla violentemente non era mai stato da me ma in quel momento mi disperai perché aveva un corpo così grande e meraviglioso ed io una sola piccola bocca. Tutta quella confusione accumulata in quei giorni, partendo dal nostro primo bacio, era stata contenuta in me fin troppo: da quel bacio avevo iniziato a pensare troppo agli altri, poco a me stesso e per niente a NOI. Poi le ho detto un mucchio di cazzate che l’hanno offesa, mi sono ubriacato ed ho finito col peggiorare la situazione, creando un enorme equivoco. Ma qui non c’erano equivoci: ora era il nostro momento, nostro e basta. Potevo dirle “ti amo” senza avere timore, senza nasconderlo a Vanessa, ai miei figli, ai giornali, ai miei amici, a lei e a me stesso.
Staccai le mie labbra dalle sue, per vederla negli occhi, per baciarla anche solo con lo sguardo. Lei sbatté le ciglia con calma: ora che ci eravamo chiariti, avevamo anche una sorta di pace interiore che ci faceva rimanere tranquilli, nonostante fossimo in balia alle nostre passioni ed io avrei voluto spogliarla anche lì in quel momento. Denise mi afferrò una mano e me la baciò, proprio dove avevo il tatuaggio, poi mi tirò più verso di sé e si ancorò al mio petto. Era bello che fosse lei a stringermi, a lasciar perdere le parole. 


Eccomi qua ^^
Finalmente ecco il capitolo che tutte aspettavate!! Neanche io ce la facevo più a farli stare litigati, anche perché non vedo l'ora di pubblicare tutte le dolcezze di Johnny *.*
Andando per ordine, ve lo aspettavate che anche Marylin trovasse la voro lì? xD Era il modo migliore per evitare che Denise l'abbandonasse: se questa diavoleria mi fosse saltata in mente, non me lo sarei perdonata!! E Robert che bestemmia? Mi fa troppo morire quest'uomo qui ahah >.< Diciamo che è proprio destino che stiano insieme: appena se n'è andata la corrente, zacchete! Pensavate fosse Orly? =P Che dolcezza!! E le parole che si dicono dopo, poi? Quanto possonoe ssere dolci?
Alla fine Johnny non è stato un traditore al cento per cento: Charlene le aveva mentito!!! Sooorpresaaa *O*
A parte l'immagine strafiga (me ne sono innamorata) e la troppa dolcezza di questo pov di Johnny, passo a ringraziare: 
_H i k a r u puntuale come sempre a recensire e farmi complimenti e che vuole trasformarsi in Barnabas Collins :3 spero di aver risposto almeno a qualcuna delle due domande xD
, pu Miss_Riddle Starkey  Spero di aver risposto almeno a qualcuna delle tue domande xD La tua scorsa recensione è stata molto bella: mi hai fatto riflettere sul serio sui valori della vita e su tutto ciò che ci circonda...
edge      che deve prendere gli appunti per riscrivere le citazione delle recensioni xD Quando parlavi della pubblicità della Hugo Boss, non avevo capito a che ti riferivi perché non l'avevo ancora vista...DOVEVATE VEDERMI NEL LETTO IN PIENA NOTTE QUANDO HO VISTO ORLANDO BLOOM IN TV >.< STAVO LETTERALMENTE DELIRANDOOO AHAH xD
meligarry  Che sta seriamente pensando di fabbricare pupazzetti tenerosi di Orlando ed il suo piccolo Flynn *O* ( a me ne dai uno per omaggio vero? ^^)
BeccaDaiCapelliRossi  Orlando sarà uno di quei personaggi che bisognerà dedicargli un capitolo intero per capire cos'ha in mente, altro che pov! xD mi fa piacere che tu continui a seguire la mia storia ^^
Aishia    L'ho dovuto fare, ma alla fine Denise ha riavuto ciò che voleva, no? E' bello che tu t sia appassionata così tanto a questa storia da provare tenerezza *-*
thegreenlady    (stavo appunto cercando di capire chi sono i due tizi nella tua immagine del profilo e ne approfitto per chiedertelo xD) Sei sempre in ritardo ma sai sempre come farti perdonare con le tue stupendissime recensioni *-* <3
MikiruH    Che tutti già sanno quanto ami e non c'è bisogno di altre parole <3
Vi voglio bene *-*
Grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite e ricordate...vi sarei molto grata se la metteste anche tra i preferiti u.u sempre se vi piace, è ovvio!! Ho notato con piacevole sorpresa che la mia storia è a ottimo punto nella classifica di quelle più popolari: questo tutto grazie a voi!!
Inoltre, voglio scusarmi in anticipo se non pubblicherò così tanto frequentemente (avrete notato che sono già in ritardo con questo capitolo... ^^') ma questa è l'estate e ultimamente sono in buoni rapporti con il mare....tra l'altro dovrò anche partire per le vacanze agli inizi di agosto, quindi mi sto impegnando per scrivere i prossimi capitoli: almeno vi lascerò con quelli durante la mia assenza ^^
Ora che con questo capitolo non mi sento più in colpa, Vi lascio con questa meravigliosa gif del nostro capitano preferito:



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Capitolo 12
*** 12.Vamos a la playa! ***



Ciao a tutti!! Voglio scusarmi per il mio piccolo ritardo e annunciarvi che questo capitolo è un po' più lunghetto degli altri ^^ ma in fondo è quello che volevate, no? :3
Ci vediamo di sotto!!


Era come se fossimo tornati bambini: dopo la lite, ci tenevamo un po’ il broncio e poi tornavamo a fare la pace come se nulla fosse accaduto. In quei momenti mi sembrava sul serio di essere dei bambini così ingenui da cadere nelle “trappole” dell’amore.
Bleah, mi stai facendo voltare lo stomaco!
Sei solo invidiosa!
Ma piantala!
Può darsi che troverai un Ginevro adatto a te…
Puoi chiedere a Johnny se ne ha uno? Ti prego, ti prego, ti prego!
Togli gli occhi da Johnny. Tutto ciò che è suo, appartiene anche a me.
E quand’è che avete fatto questa comunione dei beni?
Trovati un altro Ginevro e non rompermi. Ma perché sto a parlarti?!


<< E così ti è bastata la sua lingua per farvi rimettere insieme …>> mi prese in giro Marylin e Orlando rise. Sbuffai, facendogli una linguaccia.
<< piantatela!>> esclamai ridendo. Keira ci venne vicino e mi prese per mano.
<< ho bisogno di te …>> accennò, facendomi un occhiolino. Mi condusse nell’altra stanza e mi sorrise amara.
<< cosa c’è?>>
<< oh, nulla.>> sorrise lei, come se non fosse realmente accaduto nulla.
<< perché mi hai tirato in disparte allora?>>
<< perché … volevo lasciare da soli Orlando e Marylin.>> sorrise maliziosa. La guardai sorpresa.
<< eh?>> dissi con un sottile filo di voce che uscì strozzato dalla mia bocca. Lei fece un risolino.
<< sembra che Orlando sia interessato a lei, e anche Marylin starebbe benissimo con lui: sto solo cercando di aiutare un mio amico!>> esclamò sorridendo. La fissai perplessa: davvero Keira stava cercando di creare la giusta situazione tra Orlando e Marylin? E Orlando? Gli piaceva sul serio Mary?! Feci per aprire bocca, ma la richiusi immediatamente, ingoiando l’aria che avevo imboccato. All’improvviso mi sentii infastidita, come se mi avessero preso in giro: credevo che a Keira piacesse Orlando! E che a Orlando piacesse Keira. Non mi aveva mai detto che ad Orlando piacesse Marylin. Mary poi? Non mi aveva detto di essere interessata a lui!!
Stai sclerando …
Lo so!

<< mmh …>> mormorai, andando via. Aprii la porta ed andai a sbattere contro qualcuno.
Se il petto liscio e perfetto di Johnny si può definire “qualcuno” ok …
<< oh …>> mormorai imbarazzata, spostandomi più a destra per uscire e andare via. Mi afferrò una mano e mi fece voltare. Osservai i suoi occhi scuri e intensi.
<< mi stai evitando?>> mormorò perplesso. Lo scrutai.
<< no!>> dissi sorpresa: come gli veniva in mente?
<< mi sei passata accanto e mi hai ignorato …>> si scusò lui.
<< voi attori soffrite tutti di egocentrismo, eh? Non è che ti sto per forza evitando se non ti saluto!>> esclamai isterica.
<< non è egocentrismo: si chiama educazione al mio paese!>> ribatté incredulo. Stavo per ribattere qualcosa, quando Orlando parlò prima di me.
<< non vorrete tornare a litigare di nuovo?!>> disse scettico con un po’ d’ironia. Lo guardai sottecchi, lui mi fissò e si allargò un sorriso. Scoppiammo a ridere.
<< certo che no! Ne ho abbastanza di litigi!>> esclamò Johnny, abbracciandomi. Mi strinsi a lui, chiudendo gli occhi per sentire tutto il suo profumo.
<< l’amore non è bello se non è litigarello ….>> cantilenò Keira sorridendo. Marylin sorrise.
<< andiamo via …>> sussurrò lei, trascinandosi dietro Orlando e Keira per lasciarci da soli. Johnny si abbassò per darmi un bacio sul naso.
<< cosa ci posso fare se mi fai incazzare?>> sorrise lui divertito. Ridacchiai.
<< sapessi quante cose mi fanno incazzare di te, Johnny …>> sospirai. Alzò un sopracciglio.
<< e sentiamo … quali cose?>>
<< ecco, anche questo: il tuo sorrisetto malizioso.>> borbottai. Lui aggrottò la fronte.
<< ti fa arrabbiare il mio sorriso?>> ripeté perplessa. Lo fissai.
<< sì. Perché quando sorridi non capisco più nulla, come se il mondo ti ruotasse attorno. Mi sento in uno stato confusionale e questo mi fa incazzare. >> borbottai, fingendo di essere seria. Lui rise, afferrandomi per la vita.
<< allora sorriderò all’infinito perché –numero uno- mi piace la tua espressione confusa e –numero due- sei più sexy quando ti arrabbi.>> mi sussurrò all’orecchio.
<< fuck.>> borbottai e ridemmo.
<< avevo pensato di fare qualcosa di divertente per rilassarci un po’, con tutto questo lavoro e questo stress!>> annuii.
<< e cosa proponi?>> chiesi curiosa e divertita. Lui ci pensò su e poi mi sorrise.
<< ti piace il mare?>>
<< lo adoro!>>
<< perfetto: domani non ci saremo per nessuno allora>> mi sorrise, facendomi l’occhiolino. Annuii ridendo. In quel momento, passò Charlene che ci guardò furtivamente e avanzò il passo sperando di passare inosservata. Per la prima volta, voleva che NON la guardasse.
<< Charlene … noi dovremmo parlare.>> la chiamò Johnny, facendola trasalire. Il cuore mi si fermò in gola: non mi aspettavo che la chiamasse e la cosa mi stava già dando parecchio fastidio. Charlene ci guardò ancora ed esitò prima di venirci incontro a testa bassa.
<< cosa vuoi?>> mormorò. Johnny le sollevò il viso con due dita e potemmo vedere i suoi occhi lucidi.
<< perché hai fatto tutto questo?>> sussurrò lui. Charlene serrò le mascelle e con un buffo mandò via la sua mano.
<< perché ti amo, cavolo! Possibile che tu non l’abbia ancora capito?! L’ho fatto perché sono stata terribilmente gelosa di una ragazzina che è venuta così all’improvviso e ti ha “stregato” mentre io da anni cerco di attirarti a me! Ho sbagliato, lo so, ma ho agito d’istinto. Volevo che tu fossi mio.>> disse con enfasi, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo viso. Non avevamo la forza di parlare.
<< beh … possiamo dimenticare questo episodio. Non ti porterò rancore Charlene, possiamo tornare come prima.>> proposi sorridendo con amarezza. Lei scosse il capo.
<< se “come prima” intendi che io devo amarlo e soffrire mentre devo vedervi insieme … no: non ce la faccio. Io me ne vado.>> sussurrò, andando via.
<< Charlene, cosa dici?! >> esclamò Johnny, correndole dietro.
<< non puoi lasciare il film, rifletti! Dai!>>
<< oh oh …>> sussurrò Nicky, che stava origliando insieme a Keira e gli altri. Sospirai e guardai Johnny negli occhi. Lui si morse un labbro.
<< cosa dovrei fare io ora?>> mi chiese esasperato. Feci spallucce.
<< non puoi fare niente.>> 
<< mi sento in colpa: mi dispiace che lei soffra per me.>> ammise ed io gli andai vicino per accarezzarlo dolcemente.
<< si è innamorata della persona sbagliata, Joh. Questo fa tanto male, ma si dimentica.>> mormorai. Lui sospirò e mi prese tra le braccia, ispirando sonoramente come se mi stesse annusando da cane.
<< non troverei in nessun’altra quello che hai tu, Den.>> mormorò, baciandomi i capelli. Sorrisi amara.
Le puntai un cucchiaio di legno contro, quello con cui stavo cucinando e la fissai in cagnesco.
<< ok, sputa il rospo.>> ringhiai. Marylin mi squadrò perplessa.
<< stai bene?>> mormorò. Alzai gli occhi al cielo.
<< tu e Orlando …>>
<< io e Orlando cosa?!>> esclamò lei scocciata. Sbuffai.
<< ti piace?>> mormorai. Lei fece spallucce.
<< no, non direi. Orlando è un uomo bellissimo, è stato il mio attore preferito per un bel po’, ed è anche simpatico, ma non ne sono innamorata! E poi, scusa, ma ce lo vedo meglio con Keira: sono troppo carini>> esclamò sorridendo.
<< già.>> sorrisi. Ok, Marylin o non è interessata a Orlando o ha saputo mentire benissimo, il che è quasi improbabile, anche se ora fa l’attrice! Ora che il rapporto con Johnny era tornato rose e fiori, volevo vederci chiaro anche in quello degli altri: volevo che anche gli altri fossero felici.
<< non oso immaginare la sfuriata che farà Robert quando Charlene gli dirà che si ritira!>> ridacchiò infine Marylin. Risi anche io all’idea.
<< hai visto quella che dichiarazione che ha fatto?! Johnny si è sentito in colpa dopo!>>. Marylin fece spallucce e io le sorrisi.
<< domani non ci sarò … però mi dispiace che tu rimanga da sola …>> accennai.
<< dove vai?>>
<< Johnny vuole portarmi al mare.>>
<< e cosa aspetti?! Non so, forse mi organizzo e resto con Keira: lei deve continuare con le riprese e credo che le farò compagnia.>> mi informò. Sorrisi.
<< va bene.>>

Misi nell’enorme borsa da spiaggia in paglia un costume a due pezzi con dei fiori colorati e indossai una vestina bianca e un grosso capello di paglia gialla che avevo voluto mettere per scherzo. Spazzolai i capelli, misi un velo di lipgloss e mascara poi, quando Johnny mi venne a prendere, scesi di casa dopo aver dato un bacio sulla guancia a Marylin.
<< bon jour!>> esclamai, salendo in macchina. << vamos a la playa?>> rise lui, partendo. Mi fissò.
<< quanto sei adorabile con questo cappello.>> ridacchiò, abbassandomi la visiera. Risi, sistemandomelo sul capo. Avete presente quella dose di adrenalina e gioia quando dovete –per esempio- partire e vi siete appena messi in viaggio? Beh, io ero felice di andare al mare con Johnny ed ero entusiasta all’idea di passare una giornata in totale relax con il mio fidanzato. Accesi lo stereo e iniziai a canticchiare, muovendomi al ritmo di musica. Johnny guidava, guardandomi ogni tanto, con un sorriso divertito sulle labbra e socchiudendo gli occhi ogni volta che aspirava fumo dalla sigaretta. Era dannatamente sexy il modo in cui cacciava fuori il fumo. Oramai ce lo avevo davanti da mesi, era il mio fidanzato, e ancora dovevo farmi capace di ciò, ancora non mi ero abituata a simile bellezza accanto a me.
Vamos a la playa, a mi me gusta bailar!
Ginevra!! Anche tu di buon umore oggi?
Se lo sei tu, sì! Qui tutti mi reclamano e sentono la mia mancanza! [In particolare mi hanno detto di salutare Miki, ma sssh non ditelo a Denise u.u]
Sai, sono felice: finalmente possiamo fare una cosa normale che fanno tutti i fidanzatini!
Mmmh … intendi dire che vorrai startene sdraiata tutta la giornata sotto l’ombrellone o in acqua avvinghiati a sbaciucchiarvi?
Ma no! E poi, non possiamo dare spettacolo … ora che ci penso, qualcuno potrebbe accorgersi di noi: potremmo uscire sui giornali! Oh, no, speriamo che i paparazzi e giornalisti non ci rovinano la nostra giornata romantica!
Non gli conviene affatto! O dovranno vedersela con ME.
E con una ragazza tutta incazzata come ME.
Oh, credo che invece andranno via a gambe levate!!
<< sei diventata improvvisamente silenziosa  …>> sorrise lui, gettando la cenere della sigaretta fuori dal finestrino. Scossi il capo e lo fissai.
Gin! Mi fai distrarre!
Chiedo venia, madame!
<< stavo pensando … se ti riconoscono?>>
<< e allora?>> sorrise lui. Feci spallucce. << beh … giornalisti, paparazzi, non so … se poi …>>
<< nessuno rovinerà la nostra giornata, mon amour.>> sussurrò, baciandomi lievemente sulle labbra.
<< mmh …>> mormorai. Lui sorrise e riprese a fumare la sua sigaretta. Ci mettemmo quasi un ora in più del previsto, dato il traffico che c’era oggi, ma finalmente arrivammo in quello che Johnny aveva definito “angolo di Paradiso”
<< vengo sempre qui quando ho voglia di prendere un po’ di sole e respirare aria pulita >>, mi sorrise, afferrando un paio di borse che ci eravamo portati dietro. Un signore sui quarant’anni si avvicinò a noi e sorrise, mostrando i suoi denti ingialliti dal fumo.
<< Johnny! Welcome! How are you?>> sorrise, dandogli una pacca sulla spalla.
<< fine! Hey, we want to stay…>>
<< don’t worry. >> sorrise facendogli l’occhiolino.
<< tank you.>> ricambiò Johnny. << your girl is very beautiful.>> sorrise poi, baciandomi la mano prima di scomparire. Lo guardai perplessa.
<< lui è il migliore se si vuole un po’ di privacy …>> mi spiegò.
<< è il proprietario della spiaggia?>>
<< già. Mi ha assicurato che non ci disturberà nessuno.>> mi prese per mano e mi condusse verso la riva. Un uomo di colore aveva già sistemato il nostro ombrellone e due lettini. Johnny gli diede una mancia e lui andò via.
<< fa già un caldo pazzesco!>> osservai, posando a terra la mia borsa. Dopotutto, era quasi mezzogiorno!
<< e allora andiamo a rinfrescarci!>> esclamò lui, prendendomi tra le sue braccia e correndo verso il mare. Il mio cappello svolazzò all’indietro sulla sabbia ed io mi dimenai.
<< Johnny, no!>> urlai ridendo, un istante prima che lui mi buttasse sott’acqua.
<< eh, no, non la passi liscia!>> Riemersi subito e lo vidi correre via ridendo, ma riuscii comunque ad afferrarlo per il bordo dei pantaloni –sì, e stata la prima cosa che ho afferrato- e lo tirai all’indietro facendolo cadere in acqua. Risi e lui con me, afferrandomi per la vita e tirandomi verso il suo petto.
<< can I kiss you?>> mi sussurrò. << yes, please.>> mormorai, fissando le sue labbra. “posso baciarti?”, mi aveva chiesto, e non volevo mica rispondere di no! Mi portò alle sue labbra, lasciandomi tanti piccoli baci a stampo, con la lingua che non riusciva a farla intrecciare con la mia. E questo mi faceva impazzire, quindi misi una mano tra i suoi capelli e lo feci restare fermo, mentre lo baciavo.
<< sei salato>> osservai, facendo una smorfia. Lui rise e si sporse per tornare a baciarmi, ma gli misi un dito sulle labbra.
<< facciamo a chi arriva prima all’ombrellone?>> ridacchiai entusiasta, sgattaiolando via prima che lui potesse rifiutare. Nuotai fino alla riva e iniziai a correre il più veloce possibile. Johnny mi stava alle calcagna.
<< prima!>> urlai, cantando vittoria e iniziando a improvvisare un balletto. Johnny mi raggiunse con il fiatone.
<< non vale! Sei partita prima e poi … ho cinquant’anni, piccolina, non me lo posso più permettere.>> stramazzò sul lettino ed io lo osservai divertita, ridendo. Lo fissai per un bel po’ e vidi che non si muoveva, non dava segni di vita.
Oh ca…spiterina! Controlla cos’ha idiota!
Gin, devo stare calma. Oh merda, sembra che non respiri!
<< Johnny?>> mi avvicinai a lui per constatare se respirasse e non sentii nulla. Pareva morto.
Non lo pensare neanche!!  Mi sedetti accanto a lui e lo osservai confusa. Ad un tratto le sue mani mi afferrarono per i fianchi e lui emise uno strano verso, iniziando a farmi il solletico. Risi, dimenandomi.
<< vaffanculo! Mi hai fatto morire dallo spavento!>> esclamai, dandogli una gomitata. Lui rise. Dovevo aspettarmelo: dopotutto, era un attore e questa era una cosa che non dovevo mai dimenticarlo quando ero insieme a lui. Sapeva maledettamente fingere bene. Mi guardò divertito. Era così stupendamente sexy con i vestiti bagnati addosso, una visione paradisiaca. Il suo sguardo scivolò sul mio corpo: il mio vestito bagnato –e per di più bianco.- era diventato trasparente, ed io non avevo indossato il pezzo di sopra del costume. Che imbarazzo!
<< sai dove sono le cabine?>> mormorai, cercando di evitare che mi guardasse arrossire. Lui sorrise pacato.
<< devi fare il giro della spiaggia, non ti conviene. Ho per sbaglio ho notato che non indossi il costume: potresti metterlo qui.>> mi disse malizioso.
<< devo spogliarmi davanti a te?>> dissi terrorizzata, come una stupida ragazzina alle armi con le prime “esperienze”. Lui rise spontaneamente.
<< non mi dispiacerebbe, ma non voglio fare scandali: per quanto siano discreti qui, c’è sempre gente.>> sorrise. Arrossii e abbassai il capo, lui mi scostò un ciuffo di capelli dagli occhi.
<< con quanti uomini sei stata, prima di Fred?>> mi chiese spontaneamente.
Eh certo! Con quella grande figura di merda che hai fatto, starà ipotizzando pure che sei vergine!
<< due o tre …>> accennai. Due con precisione: uno e Fred. Lui annuì.
<< oh Dio, una ragazzina sarebbe stata più disinvolta di me in questo momento.>> sospirai ridacchiando, nascondendo il mio viso arrossato tra le mani.
<< già.>> borbottò lui. Mi scoprii il volto e lo guardai incredula.
<< grazie, eh!>> esclamai, fingendomi offesa. << che c’è? Cercavo di sdrammatizzare! Dai prendi il costume, ti copro con un asciugamano.>> sorrise. Era una delle cose che mi piaceva di più di Johnny: mi tirava sempre fuori dalle situazioni imbarazzanti “sdrammatizzando”. Afferrò un grosso asciugamano e mi avvolse, così mi sfilai il vestito e indossai il pezzo di sopra del costume colorato. Lui mi strinse ancora più forte. Sentivo la pressione delle sue mani sul mio corpo ed era favoloso, più bollente del sole rovente di mezzogiorno. Incrociò il mio sguardo e mi sollevò.
<< pronta per un altro bagno?>> rise, ritornando a correre per buttarmi in acqua.
<< mettimi giù! No!>> esclamai, ripetendo la scena di prima. << non ho ancora messo il pezzo di sotto!>> esclamai e lui si fermò di colpo, mettendomi giù in riva al mare, ancora arrotolata nel suo asciugamano.
<< ok, per lo stesso motivo di prima ti lascio andare. Per stavolta.>>
<< per non fare scandali?>> chiesi e lui annuì.
<< fregato!>> esclamai ridendo e liberandomi dall’asciugamano per spingerlo in acqua. Riemerse e iniziò a schizzarmi.
<< brutta bugiarda!>> esclamò, iniziando a galleggiare sull’acqua come un morto. Passarono diversi minuti.
<< eh, no, risparmia il fiato! Non ci ricasco!>> esclamai e lui si tirò su ridendo, poi mi guardò da lontano. Ero un po’ imbarazzata perché non mi aveva mai visto in costume, mi sentivo quasi nuda. Lui distolse lo sguardo e uscì dall’acqua.
<< mi dai due minuti di tregua per togliermi almeno i vestiti di dosso?>> disse ridacchiando, sfilandosi i pantaloni e la giacca. Mi sorprese a guardarlo e mi voltai di scatto.
<< che c’è?>> mi chiese ridendo. << oh … io …n-niente …>>
<< puoi anche voltarti, non sono mica in mutande! Poi se ti faccio così schifo da non potermi neanche guardare, mi rivesto …>> disse ironico.
Denise, giuro che se per colpa tua si riveste TI UCCIDO. E non credo che lo farò solo io …
Ennesima figuraccia. Mi voltai lentamente ed osservai il suo petto liscio, la sua pelle leggermente abbronzata e il suo costume a boxer blu scuro.
<< non mi fai schifo!>> esclamai con troppa sincerità. << è già un passo avanti.>> sorrise lui sempre ironico, mettendosi una mano tra i capelli per smuoverli.
<< vuoi restare lì imbambolata come una statua tutto il giorno o mi ridai la mia Denise?>> disse noncurante, continuando a sistemarsi i suoi capelli scuri. Sobbalzai.
<< la tua Denise?>> lo stuzzicai, stendendo l’asciugamano sul lettino accanto al suo, in direzione del sole. Lui mi fissò in segno di sfida.
<< già. La mia Denise. La conosci per caso? Forse l’ho buttata in acqua e ho dimenticato di ripescarla …>> scherzò ed io gli diedi un buffo sulla pancia.
<< ahia!>> esclamò lui scherzando. << così impari.>> borbottai, stendendomi con il viso verso il sole.
Il tepore del sole sulla pelle bagnata è una sensazione magnifica. Se resti ben concentrata si può sentire come le cellule della pelle assorbano i raggi ultravioletti con brama. Mi voltai verso di lui, steso al sole come me a godersi il sole.
<< ehy, non è che ti bruci?>> osservò lui. Misi una mano davanti agli occhi e lo guardai.
<< ho scordato la protezione solare.>> dissi, ricordandomi. Lui si alzò dal lettino.
<< dovrei avercela io in borsa … sempre se Vanessa non l’ha tolta …>> accennò, iniziando a frugare nella borsa. Estrasse una bottiglietta arancione e sorrise, tornando a sedersi. Lo sentii spalmarla sulle spalle e sussultai. Mi lasciò tanti piccoli baci sul collo, mentre passò a stendere la crema solare sulla mia schiena. Chiusi gli occhi sospirando, mentre le sue mani viaggiavano avide lungo il mio corpo. Mi circondò con un abbraccio, passandomi le mani sporche di crema sul ventre in un moto circolatorio. Sorrisi quando la sua bocca arrivò all’angolo della mia. Era tutto così terribilmente erotico in quel momento.
<< vivi ancora con Vanessa?>> dissi ad un tratto, rovinando l’incantesimo di quel bacio che stava per darmi. Aprì gli occhi lentamente e si allontanò da me.
<< non ci siamo lasciati, non ancora. Per lei è come se tutto fosse normale.>> spiegò ed io annuii amara.
<< e quando verrà a sapere di noi? O hai intenzione di farmi fare l’amante? No, perché se è così io non vo->>
<< smettila.>> sussurrò lui dolcemente, dandomi un bacio sulla guancia. << non sei neanche lontanamente la mia amante. Fai conto che io non sia impegnato.>> mormorò. Mi scostai da lui per guardarlo negli occhi.
<< ti sto parlando seriamente.>> borbottai e lui assunse un espressione più seria.
<< Denise, sto solo aspettando il momento giusto. Per ora voglio far passare questo periodo: una volta che sarà uscito il film, le dirò tutto. Non è facile per me, non so neanche che reazione potrebbero avere lei e i miei figli.>> mi disse con amarezza. Abbassai lo sguardo.
<< ti avevo promesso che niente avrebbe rovinato la nostra giornata, quindi che ne dici di chiudere qui l’argomento?>> mi sorrise ed io annuii. << ok, scusa.>> mormorai, lasciandogli un lieve bacio sulla bocca.
<< dai, adesso te la spalmo anche a te, altrimenti avrai un invecchiamento della pelle precoce: se ti si accartoccia la pelle mi farai schifo sul serio.>> scherzai. Lui mi afferrò per i fianchi.
<< chiudi quella boccaccia.>> borbottò, baciandomi. Risi e iniziai a ricoprirlo di crema. Mi avvicinai al suo collo e sentii il profumo della crema mescolato a quello della salsedine e a quello di Johnny. Un mix favoloso.
<< che ne dici di pranzare? Ho una fame!>> mi propose lui ed io annuii. Si mise gli infradito e prese la borsa con i cellulari e il portafogli, poi mi circondò la vita con un braccio e ci incamminammo nel ristorantino della spiaggia. Ordinammo un piatto di pasta e due gelati, poi tornammo in spiaggia. Lui girò il lettino e occupò tutta l’ombra dell’ombrellone.
<< vieni accanto a me: fa male stare sotto il sole a quest’ora.>> mormorò, facendomi spazio. Sorrisi e corsi accanto a lui, sdraiandomi.
<< sai, Johnny, devi essere un padre davvero premuroso.>> ipotizzai all’improvviso. Lui sorrise.
<< grazie.>> commentò. Mi strinsi forte a lui, baciandogli il petto e chiusi gli occhi. Non dormivo mai in spiaggia, non mi riusciva, ma lì tra il calore delle sue braccia, a stomaco pieno, con il suono del mare che mi sussurrava all’orecchio, era impossibile non dormire. Anche Johnny si era addormentato, stringendomi tra le sue braccia, e quando mi svegliai lo trovai che respirava lievemente con il labbro inferiore che sporgeva un po’. Era adorabile così. Mi morsi il labbro e mi alzai lentamente per evitare di svegliarlo, poi presi la macchina fotografica dalla borsa e gli scattai una fotografia. Mi ero preoccupata di togliere il flash per non svegliarlo, ma il “clic” mi tradì e lui aprì prima un occhio e poi l’altro, sorridendo.
<< ehy, questa si chiama azione di lucro.>> scherzò con la voce ancora impastata di sonno, iniziandosi a muovere. Risi, riguardando la foto: era adorabile sul serio. Lui si alzò e si stiracchiò.
<< che ore sono?>>
<< le quattro.>> Afferrò la macchina fotografica e mi inquadrò. Risi, coprendomi.
<< che fai?>>
<< voglio farti una foto! Dai, sorridi!>> esclamò. Tolsi le mani dal volto e poggiai un dito sulle labbra, poi sorrisi e mi misi in posa. Lui mi scattò la foto. Mi ripresi la macchina fotografica e mi rimisi accanto a lui, poi cliccai il pulsante di scatto e facemmo una foto insieme. Mi baciò una spalla.
<< facciamo un altro bagno? Sei peggio di una stufa: mi hai fatto sudare.>> osservò ed io ridacchiai, arrossendo. Ci incamminammo verso il mare e mi immersi subito con un tuffo, riemergendo un paio di metri più in là. Dall’altra parte, anche Johnny era appena riemerso dall’acqua e stava rabbrividendo.
<< hai freddo?>> sorrisi. Lui annuì.
<< ho bisogno della mia stufa personale.>> scherzò, allargando le braccia. Gli feci una smorfia e lo circondai con un abbraccio e lui andò sott’acqua, trascinandomi con sé. Incontrai la sua bocca, poi le sue mani che mi accarezzavano le gambe, palpandomi il sedere. Riaffiorammo per prendere aria e gli morsi il labbro, conducendo le sue mani sui miei seni.
<< non ho mai fatto l’amore in acqua.>> sussurrai sulle sue labbra. Lui si staccò da me e mi guardò in modo strano.  << Denise stai calma, non correre …>> mormorò lui.
<< e chi sta correndo?>> dissi ironica, gettandogli le mani al collo. Lui mi sfiorò le braccia.
<< voglio fare le cose con calma con te. Tutte le mie precedenti relazioni sono nate tutte quante a causa di una scopata. Sei la prima che amo senza farci sesso. Non voglio rovinare tutto.>> confessò. Lo guardai perplessa.
<< intendi dire che n->>
<< non ho detto di no. Ma non ora.>> mi interruppe. Lo guardai e sorrisi. << come vuoi.>> mormorai e lui sorrise. << ma sia ben chiaro che quando a settant’anni arriverai tutto sorridente e mi dirai felice “è arrivato il momento giusto”, io non avrò la minima intenzione di fare sesso con un vecchio decrepito. >> aggiunsi fingendomi seria. Lui rise, schizzandomi. Anche se non condividevo al cento per cento i suoi pensieri, io non avevo di certo fretta: se non sarebbe successo oggi, sarebbe accaduto domani o l’altro giorno ancora. Johnny era un uomo e non poteva resistere per sempre. I gabbiani ci volarono quasi sopra la testa e noi alzammo lo sguardo verso il cielo.
<< deve essere bello essere un gabbiano: volare libero nel cielo, andare ovunque si voglia …>> osservai.
<< mmh, ma un gabbiano non è abbastanza intelligente da andare dove tu vorresti andare. Lui cerca cibo, punto.>> commentò. Lo guardai e lo attirai a me, i nostri nasi si sfiorarono e si sfregarono, giocando. Uscimmo dall’acqua e ci avviammo sotto l’ombrellone. Johnny prese il cappello che mi era volato via stamattina e lo poggiò sulla sabbia accanto le borse, poi mi coprì con un asciugamano e si tamponò i capelli. Mi stesi al sole per far asciugare il costume e Johnny si mise sopra di me all’improvviso. Aprii di scatto e gli occhi ed incrociai i suoi ardenti e intensi. Mi accarezzò la guancia, bagnandomi con i suoi capelli ancora gocciolanti. Prese a baciarmi sulla mascella, iniziando a mordicchiarmi la guancia, stuzzicandomi. Misi una mano tra i suoi capelli e chiusi gli occhi.
<< non hai cambiato idea, vero?>> dissi amara. << no.>> ridacchiò lui, guardandomi divertito. Allungò la lingua e mi sfiorò la punta del naso, poi sorrise e si alzò da me, sedendosi sul suo lettino. Dopo circa mezz’ora al sole fummo asciutti. Erano quasi le sei oramai, Johnny fumava una sigaretta osservando l’orizzonte. Avevamo già sistemato tutto nelle borse e indossato i nostri vestiti. Lui prese il cappello di paglia e me lo mise in testa, alzando un po’ di sabbia che mi andò a finire sul viso. Feci una smorfia, tossendo. Lui rise.
<< sorry.>> sussurrò, scrollandomi la sabbia che era uscita dal cappello dalle spalle. Ci rimettemmo in macchina e Johnny accese l’ennesima sigaretta.
<< sono sfinita >>, sussurrai, sprofondando nel sediolino. Lui sorrise.
<< a chi lo dici! Sei parecchio stancante, lo sai?>> ridemmo e arrivammo nel giro di due ore –sempre per il solito traffico- a casa mia.
<< sicura che non vuoi cenare con me?>>
<< no, davvero, grazie lo stesso. Voglio solo fare una doccia e mettermi al letto. Ci vediamo domani a lavoro.>> gli diedi un bacio a stampo sulle labbra.

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<< bonne nuit>> sussurrai sorridendo, aspettando che chiudesse la porta di casa dietro di sé. Misi in moto e gettai il mozzicone della sigaretta, dirigendomi verso casa. La giornata con Denise è stata stupenda, con lei c’era da sentirsi almeno con vent’anni in meno sulle spalle! Avrò fatto la cosa giusta oggi? E pensare che Denise … voleva fare l’amore con me. So che me ne pentirò.
Te ne stai già pentendo!
Già.
Non volevo neanche pensare al giorno in cui avrei dovuto lasciare Vanessa: mi spaventava troppo questa cosa. Ma Denise in fondo ha ragione, così le ho solo dimostrato che lei per me non è abbastanza. Spero che capisca la mia situazione.
<< dad!>> esclamò Jack, venendomi incontro. Barcollai all’indietro quando mi saltò letteralmente addosso. Risi.
<< hi, Jack. Come stai?>> gli arruffai i capelli come se fosse un cane e avanzai dentro casa per posare la borsa.
<< vieni a giocare con il nuovo videogioco che mi ha comprato mamma?>> mi chiese speranzoso. Lo scrutai perplesso.
<< vado a fare una doccia e sono subito da te.>> gli sorrisi e lui andò via esultando. Lo vidi riposizionarsi davanti allo schermo della tv con il joystick tra le mani.
<< Jakie, non stare così attaccato alla tv: dopo avrai bisogno degli occhiali!>> lo rimproverai, prendendolo per i fianchi e sollevandolo per farlo sedere un metro più lontano.
<< ma non ci vedo da così lontano!>> ribatté. << ecco. Stai già diventando cieco.>> borbottai con sarcasmo nero.
<< così dovrò portare una benda come i pirati!>> esclamò lui entusiasta. Alzai gli occhi al cielo e sospirai. Vanessa mi venne vicino e mi sorrise, dandomi un bacio.
<< tutto bene a lavoro, oggi?>> mi sussurrò. << è stato piuttosto stancate. Vado a fare una doccia.>> mentii. Fingere era il mio mestiere, ma mi pesava terribilmente. Mi sentivo un verme a doverle raccontare delle bugie: non mi è mai piaciuto dover nascondere le cose. Lily uscì dal bagno con un vestitino corto fin sopra le ginocchia e i capelli tirati in una coda. Aveva anche del trucco, lo vedevo scintillare sulle sue palpebre.
<< dove devi andare?>> chiesi perplesso.
<< ciao papà>> sorrise lei forzando un sorriso ruffiano. Lo conoscevo fin troppo quel sorriso ingannatore.
<< dove devi andare?>> ripetei con insistenza. << una festa.>>
<< e ci vai così?>> le chiesi scettico. Volteggiò su se stessa. << sì. Non ti piace?>> mi chiese con innocenza. Risi.
<< sei bellissima, ma non è affatto adatto.>>
<< perché no?>>
<< hai soltanto tredici anni! Questo vestito è troppo corto, troppo stretto, troppo tutto.>> borbottai.
<< dai papà! È una festa!>>
<< questo non significa che tu debba uscire nuda.>>
<< esagerato!>>
<< toglilo.>> le ordinai secco. Lei mise il broncio. << no.>>
<< Lily, togli quel vestito per favore. Avrai tempo per indossarlo …>>
<< solo per stavolta, ti prego!>>
<< Lily Rose vuoi per caso restare qui a casa stasera?>> la ricattai con un sorriso apparentemente innocente.
<< uffa!>> borbottò, richiudendosi nel bagno. << e togli anche il novanta per cento del trucco che hai messo. Ma tua madre ti ha vista?!>>
<< Johnny, sei troppo severo …>> mi richiamò Vanessa che sensuale scivolò accanto a me, mettendomi una mano su una spalla.
<< io troppo severo?! Ma per favore!>> accennai una risatina. Vanessa sospirò. << è una bambina …>>
<< appunto.>>
<< anche io alla sua età mi mettevo il rossetto di nascosto, Joh. Che ne vuoi capire tu?>> rise lei.
<< con tutte queste cose che si sentono in giro, non ce la mando mia figlia ad una festa con quel vestitino così corto.>> borbottai testardo. Lily uscì con addosso un vestitino più lungo e mi guardò speranzosa. Sorrisi.
<< questo è perfetto.>>
<< meno male! Temevo mi avresti chiesto di indossare un burka!>> scherzò.
<< l’idea non è male …>>
<< papà!>>
<< scherzavo! E di chi è questa festa?>>
<< un amico di classe …>> accennò lei e vidi un sorrisetto malizioso spuntare sul suo volto.
<< amico?>> ripetei, alzando un sopracciglio. << quanto “amico”?>>
<< non te lo dirò mai.>> rise lei afferrando una borsetta.
<< vieni a prendermi dopo mezzanotte?>> mi sorrise infine. Stavolta fui io a ridere.
<< alle dieci andrà benissimo.>>
<< ma sono già le otto!>>
<< allora dieci e mezza.>>
<< mamma! Ma perché devi fare sempre mille storie?!>> sbuffò adirata. Vanessa alzò gli occhi al cielo.
<< mezzanotte in punto.>> sorrise la donna, promettendolo a nostra figlia.
<< undici!>> replicai.
<< dai papà! La mamma ha detto che a mezzanotte va bene!>>
<< non è la mamma quella che verrà a prenderti e quindi non decide lei.>> mi meravigliai della mia frase pessimamente maschilista. Lily mi guardò arrabbiata, Vanessa pure. Non so quale delle due cose doveva spaventarmi di più.
<< undici e mezzo va bene?>> ritentai ancora. Lily alla fine si arrese.
<< se vieni più presto, giuro che faccio finta di non conoscerti.>> mi minacciò. Risi e gli diedi un bacio, prima che andasse via sull’auto della sua amichetta di scuola. Guardai Vanessa.
<< che caratterino! Chissà da chi ha preso …>> osservai scherzoso. La donna sospirò.
<< sta crescendo, Johnny. E tu non vuoi ammetterlo.>> mi sorrise, baciandomi il collo. Già, era difficile dover pensare che Lily ormai era entrata nel mondo degli adolescenti, mi fa piuttosto paura il suo futuro. Jack ritornò in cucina.
<< papà, allora? Vieni a giocare con me?>> mi richiese. Alzai di nuovo gli occhi al cielo e sprofondai sul divano.
<< pietà! Chiedo solo cinque minuti di pausa.>> sospirai. Vanessa si avvicinò a Jack.
<< papà è appena tornato da lavoro, dagli altri dieci minuti, ok?>>
Mi gettai nella cabina doccia sotto l’acqua calda. Avevo un gran mal di testa, ma forse era stata colpa mia: troppa confusione in questo mio cuore. Sebbene Vanessa si sforzi di essere dolce con tutti, non riuscirà a ristabilire il rapporto che c’era prima. Non finché Denise occupava la mia mente ogni singolo momento. Uscii dal bagno ancora in accappatoio e mi ritrovai Jack sorridente fuori alla porta.
<< sono passati dieci minuti. Ora vieni a giocare?>> disse per l’ennesima volta. Alzai gli occhi al cielo e scoppiai a ridere. Finché non mi sarei seduto a giocare accanto a lui, non mi avrebbe dato tregua.
<< come in! >>sorrisi, trascinandolo tra mille baci, solletico e le sue risatine verso la tv collegata alla nuova playstation.


Rieccomi :D
Che ve ne pare di questo nuovo capitolo? So sempre come farmi perdonare, eh? u.u
Charlene si è dichiarata ... -_- ma a noi che ce ne frega?! ahah, vi dico solo di non sottovalutarla: avete già visto di cosa è capace... :P
E Orlando? Voi ci credete a lui insieme a Marylin? Keira fa di tutto per farli mettere insieme....forse lei è innamorata di un altro? Chi lo sa >.<
Una giornata in spiaggia così ci voleva proprio: ho sempre desiderato di scriverla!! Non sembrano due piccioncini innamorati? :O E voi siete d'accordo con tutto ciò che ha detto Johnny? Che dolcino *^*
Ho deciso di mettere anche il suo POV per avere un po' chiari i suoi pensieri e poi a tutte è piaciuto il pezzo che ho scritto in uno dei vecchi capitoli, così ho deciso di inserirne un altro piccolino: Johnny però ha ragione e tutti i padri sono così con i figli >.< Infondo, chi non ha paura e non si preoccupa per i propri figli?
Passo subito ai ringraziamenti...
Grazie alla "new entry" che mi ha sorpreso con le sue tante recensioni ad un fiato, sono felice che mi seguano sempre più fan Depp-endent!: Lennon_ e anche all'altra new entry wonderwall   chec 
Poi alle mie "lettrici di fiducia" che recensiscono ogni mio capitolo: meligarry , edge , _H i k a r u , Aishia , a jekikika96 , thegreenlady e la mia carissima      MikiruH   ! (visto che Gin ti è così tanto cara, ti ho dedicato un pensierino nella storia da parte sua u.u)
Scusate se ho dimenticato qualcuna: ho la testa altrovve ora xD Tantissime grazie a tutti quelli che la seguono, che la mettono tra i preferiti, seguite, ricordate e soprattuto a chi recensisce!! Vah, grazie anche a chi legge senza lasciare traccia u.u  
*Da notare che ho pubblicato il giorno 7 e sono esattamente 5 mesi che sono iscritta qui su EFP... non credevo che in così poco tempo si potesse raggiungere tale felicità! *-*
Detto questo, ora vi lascio.... magari vi faccio qualche piccola sorpresina nel prossimo capitolo (ci sto già lavorando u.u)
Ma prima volevo ricordarvi di passare a dare un occhiata anche qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1186338&i=1 è una sorta di sogno che ho fatto che riguarda questa storia xD
Vi lascio con delle foto, al posto della gif: visto che siamo nell'atmosfera del mare....beccatevi tanti Johnny Depp in costume u.u

  e la e,  !! che ho pubblicato di nuovo  c*h*

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Vabbè qui non è in costume, ma è mezzo nudo, quindi fa lo stesso *^*
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Capitolo 13
*** 13. Il gossip prende vita ***



Prima di leggere il capitolo ho una notizia bomba da darviiiiiiii *-*
STO PER SVENIREEEEEEEE ♥ ♥ ♥ ♥ GUARDATE COSA HO LETTO: Firenze - Per ora sono solo indiscrezioni, ma sembra che Johnny Depp sia in procinto di realizzare il progetto che aveva in cantiere già da qualche anno: girare un film con la sua casa di produzione, Infinitum Nihil, su Dante Alighieri dal titolo "In the Hand of Dante". In quel caso nel 2013 l'amatissimo attore americano dovrebbe trascorrere un po' di tempo in Italia, tra Firenze e Palermo. L'ipotesi che Depp sia pronto è l'ammontare del compenso che riceverà per girare il quinto film della saga Disney "Pirati dei Caraibi", 60 milioni di dollari (90 di euro), con cui potrà affrontare sia le spese di separazione dalla compagna (Vanessa Paradis) che le riprese della nuova pellicola. Il film è ispirato al romanzo di Nick Tosches, di cui Johnny ha già acquistato i diritti cinematografici da anni, e per l'adattamento si era rivolto un a nno fa al regista Julian Schnabel. La storia lega tre personaggi di epoche diverse: il mafioso siciliano Louie ritrova un manoscritto di Dante Alighieri, che potrebbe essere l'originale della Divina Commedia, e Nick Tosches è incaricato di verificarne l'autenticità. Ambientato tra il XIV secolo e l'autunno del 2001, un altro luogo dove dovrebbero essere girate le scene del film è Pertosa (in provincia di Salerno). Le due epoche si intrecciano: dopo aver scritto la Commedia Dante fa per la prima volta un viaggio in Sicilia; Tosches, suo critico, viene contattato da alcuni mercanti per verificare l'autenticità di un manoscritto trovato nei sotterranei di una biblioteca vaticana. OH DIO JOHNNY IN ITALIAAAAAA!!! Io inizio a mettere da parte i soldi per fare il viaggio da sola, nel caso in cui i miei non vogliano accompagnarmi... Oh mamma, se viene potrò vedere Johnny Depp *-* non ci credo, non ci credo!!! Ok, dopo questo, vi lascio alla lettura xD

<< cioè … ti ha detto veramente così?!>> Marylin sgranò gli occhi e scoppiò a ridere. Alzai gli occhi al cielo e ridacchiai anche io.
<< non so cos’abbia in mente di preciso, ma ha detto che non voleva rovinare tutto con una scopata.>> mormorai. Marylin mi fissò perplessa.
<< che grande cazzata! Ho sempre pensato che il sesso fortificasse un rapporto.>>
<< probabilmente non per Johnny. E poi io non ho fretta.>> feci spallucce, affondando col cucchiaio nel gelato.
<< mi fa piacere che ieri ti sia divertita.>> mormorò Marylin infine. << e tu? Cos’hai fatto?>>
<< sono uscita a fare una passeggiata con Charlie …>> accennò. Sgranai gli occhi e per poco non mi strozzai con il gelato.
<< eeeh? >> mi uscì una vocina stridula, mentre posai il cucchiaio nel gelato per l’ultima volta. << brutta stronza perché non me lo hai detto?!>> risi e lei con me.
<< e che devo dirti? Ero uscita per farmi accompagnare alla sala prove e lui mi ha chiesto se mi andava di fare un giro con lui, visto che a te non serviva per tutto il giorno …>> accennò.
<< e …?>>
<< “e” cosa? E niente, mi ha portato un po’ in giro e abbiamo mangiato una pizza insieme.>>
<< e ti piace?>> sorrisi maliziosa e lei si morse il labbro inferiore.
<< è molto carino. E dolce. >>
<< e ti piace.>> conclusi e lei rise imbarazzata. << ma no! Io non l->>
<< vedrò di sponsorizzarti!>> esclamai ridendo, poi afferrai la mia borsa e il copione.
<< tu non vieni?>>
<< devo sistemare alcune cose con il mio vecchio lavoro … divertiti!>> mi fece l’occhiolino ed io annuii sorridendo. << dagliele di santa ragione a quel deficiente del mio ex capo! E portagli i miei saluti!>> risi.
Charlie era già di sotto, al solito orario. << ciao Charlie!>>
<< ciao Den. Tutto ok?>> mi sorrise. Mi sedetti e iniziai a scrutarlo. Charlie non aveva la pelle nera ma mulatta, dei lineamenti delicati e delle labbra grosse come canotti che facevano venire voglia di baciare. Lui mi guardò un paio di volte, distogliendo lo sguardo.
<< perché mi fissi?>>
<< stavo cercando di capire se sei l’uomo ideale per Marylin.>> dissi schietta. Lui accennò un sorrisetto e avrei giurato che fosse arrossito anche se non si poteva vedere.
<< oh, Mary, ehm … e quindi?>>
<< si può fare.>> annuii decisa. Lui rise. << credi … credi che possa piacerle?>>
<< certo, me lo ha detto lei che sei molto carino …>> accennai. Lui sgranò gli occhi.
<< devi aiutarmi.>> disse infine. << in cosa?>>
<< con Marylin … non so proprio da dove cominciare, vorrei provarci con lei ma …>>
<< portala al cinema: lo adora. E i popcorn zuccherati ancora di più.>> gli dissi. Lui sorrise.
<< vedrò di trovare un po’ di tempo tra una pausa e l’altra …>>
<< domani è sabato: prenditi il giorno di festa, chiederò a Johnny di venirmi a prendere.>> gli sorrisi.
<< grazie mille, Denise!>> esclamò. Arrivammo nel parcheggio degli Studios. C’era tantissima gente lì fuori che barricava l’ingresso, due camioncini blu scuro, uomini con delle telecamere e qualche agente di polizia. Riconobbi la testa calva di Robert e scesi dall’auto.
<< cosa succede?>> Charlie mi prese una mano. << meglio che resti qui.>>
<< non preoccuparti. Vieni con me.>> ci dirigemmo proprio verso quella folla e, al centro di quella baraonda, c’erano giornalisti che avevano “intrappolato” Keira e Orlando, mentre Robert rifiutava di rivelare qualche particolare sul film che stavamo girando. Ma la maggior parte della folla era concentrata su Johnny Depp. E accanto a lui c’era Vanessa Paradis. Sgranai gli occhi e il sangue mi si raggelò nelle vene, mi faceva uno strano effetto vedere quella donna che abbracciava Johnny. In realtà era la gelosia a mordermi dentro, mescolata a un po’ di rabbia che non fa mai male. Mi morsi un labbro e mi limitai ad osservare.
<< Vanessa, come va la vita sentimentale con Johnny? Sta girando un nuovo film, è difficile riuscire a mantenere unita la famiglia?>> chiese un uomo con il microfono.
<< oh, no, Johnny è un padre e uomo eccezionale: dopo una giornata di faticoso lavoro trova sempre il tempo di stare con i nostri bambini e con me.>> sorrise la donna, mostrando il suo spazio evidente tra i denti. Lo abbracciò, passandogli una mano sul petto.
<< e lei, signor Depp? Sa dirci qualcosa riguardo al film che uscirà a breve?>> riprese. Johnny si mise una mano tra i capelli.
<< venite a guardare il film, no?>> li provocò sorridendo. Se Vanessa amava stare al centro dell’attenzione per mostrarsi con Johnny, lui invece non vedeva l’ora di liberarsi da quegli uomini. Si voltò e incrociò il mio sguardo, facendo una smorfia. Sospirai: mi sentivo davvero una canaglia, sporca, traditrice, amante, rovina famiglie. Johnny fu distratto dai flash e un minuto dopo dei giornalisti si dedicarono a me.
<< e lei? Fa parte del nuovo cast?>> chiese una donna dall’aria formale, ansiosa di divorare news per il suo lavoro.
<< sì.>> mormorai. << in che settore lavorerà?>>
<< sono la protagonista.>> dissi spontanea. Volevo quasi vendicarmi, ci tenevo a far sentire a Vanessa che lavoravo accanto a Johnny ogni giorno. In un attimo mi sentii mancare il respiro, tutta quella gente mi stava sul collo, piombarono a bizzeffe come i piccioni quando lanci una misera mollichina di pane. Flash di macchine fotografiche, microfoni e telecamere ovunque.
<< signori, buona sera. In diretta dagli Studios abbiamo un’esclusiva: la donna che reciterà accanto alla stella del cinema, Johnny Depp, è qui con noi e ci ha appena riferito che sarà proprio lei la protagonista del prossimo film.>> accennò, poi iniziò a farmi un milione di domande.
<< scusate, permesso … scusate …>> Johnny si fece spazio tra la gente e mi prese per mano, trascinandomi da quella balia di gente smaniosa di avere novità.
<< cos’è successo all’improvviso?>> chiesi confusa.
<< non dovevi rivelare che sarai tu la protagonista. Ora non ti lasceranno libera fino a quando non sapranno chi sei.>> sospirò, portandomi all’interno della sala registrazioni. Abbassai il capo.
<< scusatemi tanto se non sono pratica di queste cose, mister Depp. Vai da lei, ti starà cercando. >> commentai amara. Lui mi sollevò il mento e mi guardò negli occhi.
<< ti giuro che non lo sapevo: è venuta qui da sola.>>
<< non m’interessa. Quella lì vuole dimostrare a tutti che è tua moglie e continua a stringerti in quel modo che … oh, ma che sto dicendo?!>> borbottai, cercando di andare via. Johnny mi afferrò per una mano e mi diede un bacio rassicurante.
<< vorrei tanto uscire da qui e baciarti davanti a quelle telecamere, Denise. Prometto che un giorno lo farò.>>  mi sussurrò. Sorrisi e mi allontanai per andare nei camerini. Quel giorno i lavori iniziarono con quasi due ore di ritardo.
<< fanculo pure ai giornalisti! Non l’hanno capito che se non ci lasciano in pace non gli daremo il film neanche tra un anno!>> sbraitò Robert, armeggiando con un copione.
<< giriamo!>> urlò irritato. Corremmo subito e obbedimmo: era meglio non farlo aspettare oltre.

<< Cosa vorrai fare con tutti quei soldi, Lucas, una volta rubati?>> sorrise Helen. Lucas le prese il viso dalle nelle mani.
<< scappiamo lonta->> scoppiò a ridere.


<< scusami, mi viene da ridere.>> esclamò Johnny, ridendo a crepapelle. Risi con lui, poi ci ricomponemmo e riprendemmo a girare. Non riuscimmo neanche a girare per i primi dieci secondi perché Johnny, dopo aver guardato negli occhi, rise di nuovo.
<< Johnny!>> esclamai.
<< continuate a girare, sta venendo benissimo!>> esclamò, continuando a recitare.
<< bella registrazione, eh?>>
<< altroché!>>
<< stoooop!! >> urlò Robert e ridemmo ancora.
<< ricominciamo. Stavolta verrà perfetto.>>> promise Johnny. Mi afferrò di nuovo le mani come previsto dal copione e stavolta scoppiai io a ridere, seguita da Johnny.
<< è stata lei a cominciare!>> esclamò indicandomi e Robert rise con gli altri. Quella scena la provammo venti volte ma ci bloccavamo sempre nello stesso punto. Mi sedetti sulla sedia e mi asciugai le lacrime dalle risate.
<< non riesco proprio a guardarlo, non ce la faccio! Come la mettiamo?>> mi lagnai mordendomi le labbra per non scoppiare di nuovo a ridere.
<< ok, Orlando, vieni tu … questi due c’hanno il mal d’amore oggi …>> commentò Robert. Johnny gli tirò il copione appresso e ridemmo. 
<< oggi non ci veniva proprio bene quella scena, eh?>> sorrise Johnny, uscendo dagli Studios per accompagnarmi alla macchina.
<< amore! Ti ho aspettato!>> esclamò … Vanessa.
Sta ancora qui questa sorta di oca quadrupede?!
Adesso la faccio andare via io a furia di calci nel sedere, Gin, non preoccuparti.
Da vicino è ancora più odiosa.
E gelosa.

<< che sorpresa …>> accennò Johnny, seriamente sorpreso. Che cosa ironica! Vanessa mi rivolse un’occhiataccia e mi sorrise sfacciata.
<< ciao, io sono Vanessa, la fidanzata di Johnny. Tu devi essere …?>>
<< Denise.>> mi presentai a testa alta. << la collega di Johnny.>> sorrisi precisando. Lei fece una smorfia.
<< sei tu la protagonista? Caspita, Robert ha davvero bei gusti in fatto di ragazze.>> sorrise.
Se cerca di incantarmi con un complimento, si sbaglia di grosso. Johnny si portò una mano dietro la testa, non sapendo che fare.
<< già. È molto brava anche a recitare.>> sorrise, fingendosi indifferente. Vanessa lo fulminò all’istante.
<< “anche”?! perché? In cos’altro è brava?>> ringhiò, poi si accorse che la fissavo e accennò un sorrisetto. Questa è posseduta. Mi fa paura.
Ma guarda con che razza di pazza scatenata ha fatto dei figli!

<< andiamo amore? Jack e Lily ti stanno aspettando a casa …>> mormorò. Johnny mi guardò come a dirmi “scusa” .  << certo. Dove hai la macchina?>>
<< ciao Danyse!>> esclamò. << Denise.>> la corressi in un ringhio e lei sorrise, andando via, stretta al braccio di Johnny come una piovra gigante. Keira mi venne vicino e mi sfiorò un braccio.
<< quanto è odiosa quella donna.>> ringhiai a denti stretti. Keira sospirò.
<< eh già … non so tra lei e Charlene chi è peggio …>> commentò e a solo sentir pronunciare il nome di quell’altra vipera il mio umore fu del tutto nero.
Appena fui a casa, raccontai tutto a Marylin che incredula non la smetteva di fissarmi.
<< non ci credo!>>
<< ti dico di sì! E secondo me quella era verde dalla gelosia!>> borbottai ancora nervosa. Il cellulare mi squillò.
<< Den, sono io, Johnny.>>
<< Johnny, dimmi …>> accennai con il cuore in gola. La sua voce per telefono era così sexy …
<< mi ha appena chiamato Robert: ha organizzato il set fotografico per il film. Domani ti passo a prendere io e andiamo direttamente agli studi fotografici.>>
<< set fotografico?>> mormorai perplessa. << ti spiego meglio domani.>>
<< e Vanessa non sarà gelosa?>> lo stuzzicai con sarcasmo. << smettila.>> borbottò irritato. Effettivamente, ero irritante così, me ne rendevo conto da sola ma non ci potevo fare niente.
<< Johnny? Avec vous parlez?>> sentii la voce di Vanessa che lo chiamava e una voce di bambino.
<< Ora devo andare.>>
<< ciao.>> mormorai tristemente e lui agganciò. Sbuffai e Marylin mi fissò perplessa.
<< preparati: domani dobbiamo fare un set fotografico sul film.>>
<< siiii!>> esclamò Marylin iniziando a saltellare entusiasta. Questa cosa avrebbe dovuto entusiasmare parecchio anche me, ma non ero proprio dell’umore giusto per mettermi a saltellare.
<< io prendo altri dieci chili di gelato …>> sospirai melodrammatica e Marylin si piazzò davanti al freezer con un espressione corrucciata.
<< di questo passo metterai su dieci chili e al posto di un agente segreto ci sarà la versione Helen balena. Non abbiamo girato il film “Pinocchio”.>> disse sarcastica. Scoppiai a ridere, optando per un bel bicchiere d’acqua fresca.

Non avevo idea di cosa avrei dovuto indossare, ma immaginai che probabilmente loro mi avrebbero dato gli abiti giusti. La mia inesperienza era giustificata: non avevo mai fatto nulla di simile. Le urla di Marylin mi fecero trasalire.
<< Denise! Corri immediatamente qui!>> esclamò e mi piombai in cucina, credendo che Marylin si trovasse in difficoltà con qualcosa … la trovai seduta su una sedia con la bocca e gli occhi spalancati mentre stringeva il telecomando della tv nella mano destra. Lanciai uno sguardo di sfuggita allo schermo della televisione e poi ne rivolsi un secondo, quando mi accorsi che c’ero io sullo schermo. Gossip Cinema era il canale. La mia mascella arrivò a terra talmente che avevo spalancato la bocca per lo stupore e alzai il volume, sentendo una voce da donna.
<< dopo aver ascoltato l’intervista, siamo sicuri che è proprio lei la protagonista che lavorerà nel nuovo film di Robert Crawford. Il regista non ha voluto motivare del perché abbinare una principiante ad un attore come Johnny Depp: riuscirà ad essere all’altezza del suo compito? Oh, e cos’è quella stretta di mano? Rimettiamola per favore>>. Sul grande schermo della tv apparve il momento in cui Johnny mi aveva preso per mano per “trascinarmi in salvo” da quella baraonda. L’immagine della donna apparve sullo schermo.
<< si sta accendendo forse una nuova fiamma per Depp?>>. Concluse così il programma. Intanto io mi ero accasciata sul divano accanto, facendomi aria con la mano, impallidita e sconvolta. Non avevo neanche iniziato e già i giornali e il gossip mi avevano distrutta.
<< non ci credo …>> sussurrai sconvolta.
Cos’hai da sconvolgerti, Denise?
Che figuraccia che ho fatto in tv! Oh Dio, quando lo vedranno i miei genitori! E Vanessa? E Johnny?! Sarà incazzato nero!
Ma che te frega! Non è successo nulla, dai!
La fai facile tu! Tanto non c’è la tua faccia in televisione. E poi come si permette quella troietta da quattro soldi?! “Riuscirà ad essere all’altezza del suo compito?” ma guarda un po’ a questa!
Stai calma, Den.

<< non ho parole, sul serio>>, dissi infine e Marylin mi guardò preoccupata.
<< stanno già sospettando di voi … e poi, chi si crede di essere?! Come si permette di chiamarti principiante?>> la calma di Marylin svanì pian piano per lasciare posto alla stizza. L’ultima cosa che ora mi serviva.
<< ne discuteremo insieme a Johnny e agli altri. Non voglio neanche immaginare al sua faccia, quella di Vanessa e tanto meno quella di Robert!>> esclamai senza ironia ma che fece comunque ridere Marylin, forse solo al pensiero della faccia di Robert quando avrebbe saputo che avevano sputtanato il suo film.
Aprii lo sportello della macchina scura di Johnny e un tanfo di fumo e tabacco mi invase le narici, dandomi il voltastomaco. C’era tantissima cenere lì e rimasugli di sigarette nel posacenere dell’auto, mentre un’altra la teneva lui tra le labbra e la fumava freneticamente. Guardava in avanti pensieroso e non mi degnò neanche di uno sguardo quando salii in macchina. Lui mise in moto e iniziò a sfrecciare sulla via deserta. Avvertii subito la  freddezza tra di noi, come quando litigavamo, ma noi ci eravamo lasciati tranquillamente l’ultima volta che ci eravamo visti. Non aveva aperto bocca, non aveva sorriso come faceva sempre, non mi aveva scrutata come adoravo essere guardata.
<< hai visto la tv stamattina?>> accennai, per parlare. Questo era uno degli argomenti che di sicuro non avrebbero giovato la situazione e resa più allegra.
<< l’hanno vista praticamente tutti>> borbottò. Mi morsi il labbro. << e … Vanessa? Cos’ha detto?>> azzardai. Sapevo che non era quello il tasto che dovevo toccare, se volevo alleviare la situazione, ma non potei fare a meno di chiederglielo e non mi spaventava la reazione che avrebbe potuto avere. Non si mosse si un millimetro, continuando a buttare cenere da tutte le parti.
<< dormiva ancora per fortuna. Ho quasi paura di tornare a casa stasera. Spero che non lo trasmettano una seconda volta>>, borbottò duro. Restai alcuni minuti in un silenzio straziante ma dentro di me sentivo la rivoluzione. Perché mi trattava così?
<< si può sapere perché ce l’hai con me? Non sono stata di sicuro io a chiamare i giornalisti e chiedere di mettere tutto sulla tv!>> esplosi, alzando forse un po’ troppo la voce. Lui finalmente mi degnò di uno sguardo, poi frenò e fece qualche secondo di pausa prima di voltarsi e prendere il mio viso tra le mani.
<< non sono arrabbiato con te, Den. Perché dovrei? Solo che mi innervosiscono queste situazioni>>, mi spiegò. Le sue mani tastarono il mio corpo e mi premettero le guance, scompigliandomi i capelli.
<< Denise, non dobbiamo permetterci di farci rovinare>> sussurrò con tono straziato, passando alle mie labbra prima di  guardarmi con aria sincera.
<< la nostra situazione è complicata, ma se vogliamo stare insieme dovremmo sopportare moto di più che questo. I gossip ci uccideranno, diranno menzogne e ancora menzogne, inventeranno scopate e baci che non sono mai esistiti perché loro vivono così. Dobbiamo essere forti, sopportare insieme tutto questo e infischiarcene>>, disse con foga, senza prendere fiato. Lo guardai negli occhi e abbozzai un sorriso felice.
<< non sono abituata a tutto questo, Johnny>> mormorai a capo chino.
<< perdonami se non l’ho capito da subito. Ero incazzato più con me stesso che non te.>>
<< andiamo sul set e stendiamoli tutti>> gli sussurrai all’orecchio e lui scoppiò a ridere. Ero felice che finalmente il suo sorriso era tornato ad illuminargli il volto come sempre. Arrivammo sul set fotografico per l’orario stabilito e Robert ci venne incontro allarmato.
<< avete visto la tv stamattina?!>> dall’occhiata che gli lanciammo, non ebbe bisogno di altre parole per capirlo.
<< dopo il set avrò un intervista. Ho deciso di svelare qualcosa sul nuovo film: almeno avranno qualcosa da dire e non manderanno tutto a puttane prima che esca nelle sale! E poi … come cavolo si permettono di chiamarti principiante?!>>
<< forse perché lo sono?>> sussurrai ironica. Lui mi fissò e accennò un sorrisetto. << ti sottovaluti, figliola.>> sussurrò. Nicky ci venne incontro con Marylin.
<< ehy, tu sei qui!>> esclamai sorridente.
<< oh, muovetevi! Siete gli unici che non ho ancora messo sotto i ferri!>> esclamò Nicky. Johnny la guardò spaventato. << oh ... oh …>> sussurrò ed io risi, trascinandolo quasi con forza verso la sala trucco.
<< Johnny! Temevamo che Vanessa non ti avesse voluto far uscire …>> commentò sarcastico. Keira trattenne una risatina e Johnny gli lanciò qualcosa addosso.
<< in effetti questa potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo …>>
<< non mi mancherai>>, borbottò indifferente. Ridemmo e ci sedemmo per farci dare una sistematina da Nicoletta, dopodiché andammo nell’altra sala degli Studios dove avevano montato luci e macchine fotografiche e un gruppo di uomini montava uno sfondo bianco. Robert ci venne incontro.
<< scatteremo prima delle foto riguardo al film, poi inizieremo con quelle normali … oh, Denise, tu devi fare un vero e proprio set individuale.>> disse Robert noncurante. Sgranai gli occhi.
<< eeeeh?>> sussurrai con voce strozzata. Robert mi mise una mano sulla spalla. << tesoro, quando digiteranno il tuo nome su Internet dovranno vedere una sfilza di fotografie: devono sapere chi sei.>> mi spiegò gentilmente. Annuii confusa.
<< non sono molto fotogenica …>> accennai arrossendo. Robert mi scrutò perplesso. << porca vacca, questo è un problema>> disse con una serietà tale che fece ridere tutti quanti.
<< ok, è tutto pronto?>> urlò in cerca di conferme. Indossammo i nostri abiti, poi seguimmo i fotografi sul palco che avevano montato.
<< iniziamo con la presentazione del film … ok, non vi muovete!>> un uomo ci aiutò a metterci nella posa giusta. In quel momento, stranamente, mi rilassai e Robert mi fece i complimenti: era proprio così che dovevo essere … naturale!
<< perfetta, un’altra!>> esclamò ancora e cambiammo posa. Ne facemmo tre, prima di cambiare di nuovo posizione.
<< no, non così! Incrociate i piedi e sporgete il viso più in avanti!>> sbraitò il fotografo.
<< così?>> mormorai, sporgendomi verso di lui. Purtroppo lui fece lo stesso e quindi vi lascio immaginare …
<< ahia!>> esclamai portandomi la mano alla fronte. Johnny si toccò il naso, chiudendo gli occhi, poi controllò se gli fosse uscito del sangue.
<< non credevo avessi la testa così dura!>> ribatté seccato, prima di scoppiare a ridere insieme a me e agli altri, che stavano già ridendo a lacrimoni.
<< oddio … Sarà meglio per voi che non vi crescerà un bernoccolo: le foto devono essere completate entro oggi!>> esclamò Robert cercando di apparire duro tra una risata e l’altra.
<< così si sbava tutta la matita!>> squittì Nicoletta, ammonendoci. << ok, dai, ricominciamo…>> accennò lui, poi si fermò di colpo e mi puntò un dito contro.
<< stai buona.>> borbottò. Mi morsi il labbro per non scoppiare di nuovo a ridere e ci mettemmo in posa per la prossima foto. Feci rumore cercando di trattenere la risata e Johnny iniziare a fare lo stesso, prima di scoppiare di nuovo a ridere. Il fotografo ci guardò divertito.
<< per fortuna abbiamo finito con voi due, per ora. Keira, Orlando!>> i due salirono sul palco e iniziarono a fare una serie di fotografie. Johnny intanto era andato in bagno per sciacquarsi la faccia ed io lo seguii.
<< Johnny? È tutto ok?>> mormorai, affacciandomi dalla porta. Lui mi guardò con un occhio chiuso e l’altro aperto mentre si sciacquava. Notai alcune macchioline di sangue sulla sua mano.
<< Oh Dio, scusami!>> esclamai correndogli incontro. Gli presi il viso tra le mani, cercando di vedere se si fosse fatto molto male. Lui si scostò.
<< mi hai picchiato a sangue, Den. Se verrò male nelle prossime foto, me la paghi.>> scherzò. Risi.
<< è impossibile che tu venga male nelle foto.>> ribattei. Lui mi scrutò. << è qui che ti sei fatta male…?>> allungò due dita ed io mi ritrassi con un mugolio.
<< immagino di si.>> sorrise. << beh, di certo sei la prima persona che mi prende a testate.>> aggiunse ed io risi, poi gli stampai un leggero bacio sulle labbra. Lo sentii sorridere mentre premeva più forte il mio corpo contro il suo, intrecciando le mani dietro la mia schiena. Mi staccai dal suo viso e gli diedi un piccolo bacio sul naso. << ora guarirà più in fretta>> sorrisi.
<< lo spero per te. Altrimenti ti prenderò a morsi …>> sussurrò lui, baciandomi e mordicchiandomi il labbro. Era un gesto che mi piaceva un sacco e anche a lui piaceva parecchio: mugolava sempre dal piacere quando lo facevo. Quando ritornammo in studio, stavano tutti ridendo a crepapelle, Marylin era stesa a terra sul palco del set e piangeva dalle risa. Seguita da Orlando e Keira che si contorcevano dal ridere accanto a lei.
<< cos’è successo?>> risi anch’io. << Orlando … stava per cadere e si è tirato tutta la montatura appresso!>> esclamò. Beh … eravamo proprio parecchio sfortunati oggi!! Ma si combinavano sempre tutti quei casini quando si girava un film? Immagino di si … non poteva essere tutto perfetto, no?
<< Denise, Johnny, venite tutti qui che facciamo la foto del gruppo attori!>> Facemmo una foto gruppo attori, poi gruppo di sceneggiatura, trucchi e costumi.
<< Ehy, io voglio una foto con il regista!>> esclamai decisa, puntandogli un dito contro. Tutti quanti si voltarono di scatto verso Robert, che sbatté le ciglia e ci guardò allarmato.
<< oh, no, non lo pensate!>> rise lui, scuotendo il capo. << tu hai obbligato noi a farci delle foto, noi obblighiamo te.>> sorrisi divertita. << vi licenzio!>> minacciò, guardandoci avanzare verso di lui.
<< ah, si?>> rise Orlando. << all’attacco!>> esclamai ridendo e lo trascinammo sul set. Alla fine fu meglio per lui convincersi a fare le foto e, tra mille altre risate per le sue battutine, riuscimmo a fare una foto tutti insieme. Ne feci un’altra da sola con lui, poi anche gli altri. Mi fermai.
<< un momento! Posso chiedervi un favore?>>
<< cosa?>>
<< posso fare una foto con la mia migliore amica?>> mormorai, puntando il dito verso Marylin. Lei sgranò gli occhi e mi saltò letteralmente addosso, soffocandomi con il suo abbraccio.
<< ti adoro, Den.>> sussurrò. In quel momento il fotografo ci scattò la foto.
<< sublime!>> esclamò e noi ci voltammo perplesse. << questa foto …. È la personificazione dell’amicizia: è stupenda! Sono un genio!>> esclamò. Ridemmo e stampai un bacio sulla guancia di Marylin.
<< anche io voglio una fotografia con le mie amiche!>> esclamò Keira, affiancandoci.
<< sorridete!>> esclamò il fotografo. Keira cacciò la lingua da fuori e noi la copiammo, poi ci mettemmo a ridere e il fotografo ci fece un’altra foto spontanea.
<< oh, Johnny! Abbiamo dimenticato la scena finale del bacio!>> esclamò Robert ad un tratto.
<< eeeh?>> esclamammo stupiti io e Johnny all’unisono. Robert ci guardò scettico e il fotografo sorrise.
<< ok, datevi un bel bacio appassionante.>> ridacchiò. Orlando spinse Johnny dietro la schiena per buttarlo addosso a me. Mi tenne per le braccia, mentre bruciava Orlando con lo sguardo. Sapevo quanto a Johnny dessero fastidio le smancerie in luogo pubblico, soprattutto davanti a tutti. Soprattutto davanti a tutti che sapevano di Vanessa, ma sapevano anche di noi due. Johnny sospirò e chiuse gli occhi, poi poggiò le labbra sulle mie e il flash ci abbagliò. Aprii gli occhi e vidi Robert fare l’occhiolino a Keira e Orlando, in segno d’intesa.
<< e dov’è la lingua?! Che razza di bacio è questo? Siamo alle elementari?>> ci prese in giro. In poche parole, ci fece ripetere quel bacio dieci volte. Johnny li guardò seccato.
<< andate tutti al diavolo!>> esclamò irritato, poi mi afferrò e mi sorprese con un bacio. Un bacio vero, non programmato per mettersi in posa davanti all’obiettivo. In quel momento, mi avrebbe dato quel bacio ovunque. Un altro flash.
<< eccellente!>>
<< la personificazione dell’amore?>> gli suggerii io, scherzando e lui rise. Dopo circa un’altra ora, tutti poterono riposarsi. Tranne me. Dovevo fare il set individuale!
<< oh, è necessario? Non sono fotogenica!>>
<< scherzi, vero?! Vieni un incanto nelle foto!>> ribatté l’uomo con la macchina fotografica alle calcagna.
<< sono d’accordo!>> squittì Johnny sorridente. << anche noi!>> esclamò Keira a nome di tutti. Risi, sentendo di essere già diventata rossa pomodoro.
Le successive ore furono qualcosa di inspiegabile: il fotografo mi aveva fotografato su un enorme divano, con vari completini addosso, con un ventilatore gigante davanti che mi faceva svolazzare la gonna e i capelli, con un grosso cappello di paglia e addirittura in costume. Era stato imbarazzante all’inizio, ma loro erano ormai la mia seconda famiglia e ho finito con il divertirmi. Era divertente soprattutto quando il fotografo gridava “ti voglio più sorridente, più seria!” oppure “devi essere più aggressiva: sei una pantera, ricordalo” e ancora “più hot, più glamour” insomma … cose da far uscire pazzi! Quando uscimmo dagli Studios, ero praticamente distrutta.
<< complimenti alla mia pantera.>> mi sussurrò Johnny, abbracciandomi da dietro e mordicchiandomi il labbro.
<< mi fai compagnia stasera?>> sussurrai maliziosa. Lui mi scrutò perplesso. << perché vuoi graffiare proprio me? Mi hai già fatto male abbastanza!>> borbottò, toccandosi il naso. Risi e sfiorai il suo naso col mio.
<< non graffio, te lo prometto.>> sussurrai, guardandolo con aria innocente. Lui rise ancora.
<< non m’inganni. Vai in letargo vah…>> gli diedi una spinta leggera.
<< vaffanculo, Johnny!>>, borbottai. Lui rise e mi prese tra le braccia, facendomi volteggiare.
<< sono alle prese con una ragazzina e la sua guerra con gli ormoni.>> commentò. Lo fissai scettica.
<< ripeto: vaffanculo, Johnny!>>
<< sei sola stasera?>> sussurrò infine. Alzai un sopracciglio. << no, sorry.>> sorrisi maligna. Lui alzò gli occhi al cielo e mi accompagnò alla macchina.
<< mi sa che quell’altra là si è svegliata da un po’ dal letargo: deve aver già visto la tv. Buona fortuna!>> canticchiai, prendendolo in giro. Lui fece un sorriso sornione e guardò la mia macchina allontanarsi.
<< tutto bene sul set?>> sorrise Charlie, guardandomi dallo specchietto. Annuii. << alla grande!>>

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Erano andati quasi tutti via, oramai. Johnny e Denise mi avevano appena salutato ed erano andati via. Li avevo visti abbracciarsi, ridere, scherzare, sbaciucchiarsi come due piccioncini. Non avevo mai visto Johnny così, erano anni che non sorrideva sull’amore e invece Denise è venuta come un angelo per riportargli la felicità. Sì, perché Johnny con Denise era felice, lo si leggeva nei suoi occhi, si vedeva benissimo il bagliore nel suo sguardo quando la guardava. Voler bene a Johnny viene naturale, ma amarlo è diverso e credo che Denise l’abbia capito.
Ero terribilmente felice per lui! La mia vita sentimentale? Beh … la mia stava andando praticamente a rotoli! Con Miranda oramai era una storia archiviata, avevamo in comune solo in nostro piccolo Flynn. Ma ero innamorato, e questo bastava a darmi una speranza. Le mani di Keira sulle mie spalle mi fecero sussultare. Lei mi sorrise e si sedette sulle scale accanto a me.
<< cosa ci fai qui fuori solo soletto?>>, mi sorrise. Amavo il suo sorriso: era qualcosa di così meraviglioso, illuminava quando tutto intorno a te era buio. Perfetto.
<< pensavo …>>
<< mmh … e sei sicuro che quei pensieri ti facciano bene?>> sussurrò. La guardai negli occhi. << sì. Mi fanno più che bene.>> sorrisi.
<< e allora a cosa pensavi?>>
<< a te.>> non la sentii fiatare, quindi mi voltai per osservare che reazione avesse avuto. Lei, ad occhi sgranati, mi fissava sorpresa. La scrutai in tutta la perfezione, soffermandomi sulle sue labbra così sensuali. Abbozzò un sorriso e abbassò il capo, in imbarazzo. Mi avvicinai a lei, facendole sollevare il volto con una mano, poi la baciai.
<< Orlando … cosa …?>> si staccò da me e mi fissò torva. << cosa stai facendo?>> mormorò confusa.
<< mi sono accorto di essere innamorato di te, Keira. Da tempo oramai. Non ce la faccio più a vivere in una semplice amicizia.>> confessai. Keira abbassò il capo e si morse il labbro, tipico di quando prende una decisione. Speravo che questa decisione fosse positiva anche per me, per noi.
<< se mi ritrovo sotto casa Miranda, come la mettiamo?>> sorrise infine. Risi.
<< aaah, per questo genere di cose sarà meglio chiedere a Denise e Johnny…>> rise anche lei, poi mi si gettò al collo, facendomi barcollare. Mi baciò, poi passò la sua bocca sulla mia nuca e mi sussurrò all’orecchio.
<< dormiamo insieme stasera?>> mi chiese con un tono di voce innocente e malizioso. La guardai negli occhi.
<< stasera? Facciamo ora.>>
<< non è troppo presto per dormire?>> rise Keira. Mi alzai e le diedi una mano per aiutarla ad alzarsi.
<< perché? Tu vuoi dormire?>> chiesi perplesso. Lei ridacchiò e mi abbraccio di nuovo.
<< ti amo.>> mi sussurrò. Quelle parole mi fecero vibrare pure l’anima, sentivo il mondo ruotarci improvvisamente attorno. << anche io, tu non sai quanto.>> mormorai, tenendola stretta a me. Non me la sarei fatta più sfuggire, non stavolta.


Ehmm...ciao!! *mi nascondo dietro al pc* non mi menate vero? T.T Scusatemi se vi ho fatto aspettare così a lungo!! L'estate è estate che ci posso fare? u.u
E poi oggi è il mio compleanno (lo sto dicendo al mondo intero, ma brava xD) quindi sposso fare quello che mi pare :P
Che ne dite di questo capitoluccio? Finalmente abbiamo fatto un po' di chiarezza con tutte queste questioni di cuore!! Charlie con Marylin, Orlando con Keira, Johnny e Denise... ehehe non vi aspettate tre storielle tutte rose e fiori però >.< Meglio non parlare di un Johnny Depp che non cade in tentazione e non si decide ad andare a letto con Denise -.-
Anche il gossip sta entrando lentamente nella vita privata dei due piccioncini e vedrete che farà grossi, grossissimi danni!!! *si tappa la bocca* conservo il fiato per spegnere le candeline e non vi dico nulla vah... *xxx*
Mi sono divertita un mondo a scrivere anche la scena delle foto: secondo me i film vengono girati proprio con tutta questa allegria e disastri e questa è una cosa che mi affascina!
[Povero Johnny per la testata] *tosse*
Bene, vi prometto che il prossimo capitolo verrà pubblicato presto u.u anche perché qui ho carta che scottaaaaa *menti perverse accendetevi* :P
Vi lascio con un Johnny Depp che vuole prendervi a morsi...non ho tempo per commentare tutte le vostre recensioni perché devo uscire a festeggiare u.u però ovviamente vi cito perché siete veramente la mia forza *-* Quindi grazie a...  
VesnaElisea thegreenlady          meligarry   Aishia        _H i k a r u    edge      mrs_gallagher       credo di non aver dimenticato nessuno ^^ e comunque, ringrazio voi e tutti quanti in generale.... sono felicissima che la storia vi piaccia!! Non mi abbandonate T.Toh, quasi dimenticavo! Ho pubblicato una nuova one-shot su Johnny riguardo ad un mio nuovo sogno *W* se volete darci un occhiata, questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1230850 e non dimenticatevi l'altra mia ff su Jack Sparrow *Capitan Jack Sparrow se permettete* ecco qui:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1204657&i=1 
A proposito di Pirati dei Caraibi: JOHNNY DEPP HA FIRMATO IL CONTRATTO PER IL RUOLO DI JACK SPARROW IN "PIRATI DEI CARAIBI 5" *-* Io ho fatto i salti di gioia quando ho saputo della notizia, anche perché lo Amo :O voi siete felici? :D
Beh, ora vi lascio veramente *gongola perché la mamma le ha regalato il dvd di Dark Shadows* e mi regalo questo Johnny Depp che mi fa gli auguri di buon compleanno con una rosa*-*
Ve lo regalo pure a voi vah...    e natural


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Scusatemi, non c'entro niente lo so, però ci tenevo a farvi leggere questa cosa: http://johnnydepp.forumcommunity.net/?t=52102547#entry362774170 .Questa ragazza malata di leucemia ha avuto il regalo di assistere alle riprese di Dark Shadow e incontrare Tim Burton e Johnny Depp e qui lei lo racconta. Sinceramente, ammetto che mi sono emozionata. Con questo episodio possiamo riflettere a lungo: innanzitutto manderei a quel paese tutte quelle persone che dicono che Johnny Depp è un montato! Cavolo, Johnny è la persona più altruista e generosa che io possa mai conoscere, è un uomo con un enorme cuore d'oro ed io lo amo anche per questo. E anche solo con questo gesto, si può capire quanto sia buono. Mi sono emozionata tantissimo sia perché Johnny ha fatto qualcosa di grande, sia perché mi fa molto piacere per questa ragazza. Mentre leggevo mi immaginavo al suo posto: non ha usato molte parole per descrivere tutto, ha detto solo che è stato "perfetto".
Perché è così, in quel momento credo si rimanga senza parole per descrivere una tale cosa, credo che "perfetto" sia l'aggettivo più giusto ecco.
E ora chiamatemi deficiente, idiota, cretina che si attacca con una celebrità che non incontrerà mai nella sua vita, ma quest'uomo per me rappresenta veramente qualcosa di grande, un punto di riferimento. Proprio come per quella ragazza, Johnny è per me qualcosa che mi aiuta a tenere duro e a lottare quando sento che non ce la farò.
Vi consiglio di leggere, è molto bello!! Con affetto, Princess <3  

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Capitolo 14
*** 14. Fine del lavoro! ***


«Ok, ora sono sinceramente sorpresa», risi isterica, quando Keira e Orlando ci dissero di essersi ufficialmente fidanzati. «Io già lo sapevo», sorrise Johnny, dandogli una pacca sulla spalla. «Fai soffrire la piccola Keira e finisci a fettine, Orlando», aggiunse spavaldo. Keira lo fissò scettica, alzando un sopracciglio.
«Non credo che avrò bisogno del tuo aiuto, Johnny. Sono una donna forte io», disse lei fiera. Ridemmo.
«Sono così felice per voi!», esclamò Marylin. «Mai confondere il lavoro con l’amore, intesi?», borbottò Robert e Orlando alzò gli occhi al cielo.
«Sissignore», mormorò con voce monotona. «Giriamo l’ultima scena?», sorrise infine. Ci guardammo negli occhi e annuimmo, prima di rimetterci al lavoro.
Per quella giornata finimmo intorno alle sei, come previsto: recitammo con una serietà professionale che non credevo avessimo, non ripetemmo più di due volte la stessa scena, non ci lasciammo scappare risatine o battutine. Mi dava tutto una grande malinconia: oggi sarebbe stato il nostro ultimo giorno di riprese. Mi sarebbe mancato molto tutto questo: svegliarsi presto per ripassare il copione, sorbirsi tutte le prediche di Nicoletta per non far sciogliere il trucco, sentir sbraitare Robert come un cavallo furioso quando i macchinari non venivano montati alla perfezione. C’erano stati i nostri giorni “no”, quelli in cui la cosa migliore era stata di andare a casa a riposarsi, poi c’erano stati i giorni “sì” nei quali avevamo messo su il film ma senza fatica, perché mescolavamo tutto alle risate. Mi sarebbe mancato anche tutto quel tempo che non avrei più passato con Orlando e Keira, con lo stesso Robert e tutti gli altri attori che avevo conosciuto lì. Dovevo ringraziare solo Johnny se oggi ero questa persona.
«Ok, stoop!». Ci rilassammo, togliendoci dal palco montato per girare l’ultima parte. Johnny e Orlando stavano mormorando qualcosa, quando sentii il rumore di qualcuno che si tirava su col naso. Ci voltammo tutti e vedemmo Robert con gli occhi lucidi, sulla sua sedia rossa e una piccola cassetta tra le mani. Sgranai gli occhi e gli andai più vicino.
«Non … non immaginate quanto sia soddisfacente vedere il proprio lavoro portato a termine», mormorò con un groppo alla gola. Sospirai e gli misi una mano sulla spalla, accarezzandolo dolcemente. Mi accostarono tutti gli altri pian piano.
«Questa … è stata un esperienza bellissima, ragazzi. Mi sono divertito un mondo con voi», accennò. «Certo mi avete anche fatto incazzare» borbottò aspro e noi scoppiammo a ridere. «Ma devo ringraziarvi. Tutto il nostro impegno è qui … in questa misera cassetta». Abbassai il capo, ma solo per non dare a vedere agli altri che mi ero commossa.
Ehy, stai piangendo cherie!
Ma va? È sempre stato il mio punto debole!
«Denise», mi chiamò sorpreso, abbozzando una risatina. Lo fissai negli occhi e lo abbracciai forte prima di tirarmi su e guardare i miei colleghi uno ad uno.
«Sono io che devo ringraziare voi. Tutto questo … è stato come un sogno per me: non immaginavo che non giorno avrei fatto l’attrice. E … conoscervi è stato il regalo più grande. Mi sono divertita tantissimo con voi, ho fatto nuove esperienze e non smetterò mai di ringraziarvi per questo. Fino a poco tempo fa ero la ragazzina che aveva accantonato i suoi sogni, racimolava qualche soldo accumulando cartacce del suo capo e stava per diventare l’infelice moglie di un pazzo», mormorai.
«Questo non lo sapevo …», sussurrò Orlando, prima di essere interrotto da una gomitata di Keira. Mi morsi il labbro.
«Devo ringraziare te, Robert, per avermi dato l’opportunità di cambiare la mia vita», sussurrai afferrandogli la mano. «Ho sempre creduto in te, tesoro», sorrise commosso. Ricambiai, cercando di asciugarmi le lacrime.
«E te, Marylin, per avermi sopportata fin da quando sono nata!». Ridemmo. «Voi, che mi avete sempre tirata su di morale e sostenuta». Orlando e Keira sorrisero.
«Ma soprattutto, devo ringraziare te, Johnny. Per avermi trasformata nella donna che ora sono, per avermi fatta innamorare di te», mormorai. Johnny mi guardò pietrificato, con un espressione sorpresa sul volto.
«Ah, vieni qui, mon amour», mi sussurrò lui, stringendomi forte al suo petto. Diedi sfogo alle mie lacrime di gioia, commozione, ansia e quant’altro.
«Sssh … sei più bella quando sorridi, Den», mormorò al mio orecchio, poi mi sollevò il volto e mi asciugò le lacrime. «Scusami, mi sono lasciata trascinare dalle emozioni», sorrisi. Anche Keira singhiozzò e noi ci voltammo verso di lei che, con occhi lucidi, ci sorrise. La abbracciai forte.
«Ehy, noi continueremo a vederci, anche senza film», mormorò. Feci cenno a Marylin di unirsi all’abbraccio. Un rumore di tacchi ci distrasse e ci voltammo verso l’ingresso dove Charlene, con uno sguardo stanco, entrò lentamente. Fummo tutti molto meravigliati nel vederla arrivare: dopo aver girato le sue parti aveva detto di volersene andare via e infatti nessuno l’aveva più rivista da allora.
«Io, più che ringraziarvi, devo scusarmi con voi», accennò, avanzando per mettersi al cento dell’attenzione. La fissammo in attesa che continuasse.
«Sono molto pentita, avrei tanto voluto instaurare con voi quello stesso tipo di rapporto che vedo si è creato tra voi. Sono stata una sciocca: me ne sono andata via per colpa del mio maledetto orgoglio. Più di tutte, devo chiedere scusa a te, Denise, per averti offesa e odiata e invidiata. Spero accetterai le mie scuse». La fissai mentre chinava il capo in segno di arresa, come un cane bastonato. La guardai sorpresa, prima di sorridere.
«è tutto ok, capita a chiunque di sbagliare. Chi sono io per decidere chi è meritevole del perdono e chi no?», mormorai. Lei alzò di scatto il capo e sorrise sollevata. Robert tossì.
«Vogliamo spendere quest’ultimo giorno di lavoro in un mare di lacrime?!», borbottò infine. «Certo che no!»
«Bene. Oh, io ho già raccolto una serie di spezzoni “dietro le quinte” che inserirò alla fine del film, assieme ai vostri errori. Spero non vi arrabbierete», ridacchiò.
«C’è qualcosa che può compromettere il mio matrimonio, Rob?», intervenne Johnny. Robert si morse il labbro.
«Cavolo, devo eliminare la scena del vostro bacio!», ringhiò. Annuii e al contrario Johnny scosse il capo.
«No. Falla restare», mormorò. Mi voltai verso di lui. «Cosa?!»
«Fidati», mi sorrise. A quel sorriso, non seppi replicare.
Del resto, il tuo ultimo neurone ti ha fatto “ciao” appena hai incrociato la sua bocca …
Anche prima direi, Gin.


Il nostro lavoro era finito: Robert doveva solo sistemare alcune cose con gli scenografi, poi il film sarebbe uscito, avremmo fatto una marea di interviste e ci sarebbe stata la premiere. Nel frattempo, avevamo un po’ di tempo libero per riposarci. Marylin e Charlie ne avevano approfittato subito per uscire un po’ insieme e Johnny era passato da casa mia per invitarmi a prendere un caffè.Ora se ne stava sdraiato sul divano con i piedi incrociati, sfogliando la rivista sulla quale ero apparsa. I gossip si erano dati da fare, ma l’unica cosa che avevano ottenuto sui miei conti, erano le mie foto.
«Hai mai pensato di posare per una rivista porno?», scherzò divertito, mostrando apprezzamento.
«E tu mi lasceresti fare una rivista porno?», ridacchiai scettica, mettendomi a cavalcioni su di lui che continuava a sfogliare noncurante il giornale.
«Si … però ne farei fare solo una copia per me», sorrise guardandomi da sopra il foglio della rivista. Gli diedi un buffetto e lui rise.
«E hai bisogno di una rivista per vedermi nuda?», lo stuzzicai, abbassandomi su di lui. Johnny si alzò leggermente per baciarmi e accarezzarmi, sfiorandomi i fianchi.
«Devo pregarti per fare l’amore con te?», sussurrai e lui mi guardò malizioso.
«Tu inizia a pregare …», rise, alzandosi dal divano. «Sei terribilmente noioso!», gli urlai dietro scherzando e tirandogli un cuscino. Rise.
«Vogliamo andarlo a prendere o no questo caffè?», ridacchiò. «No, sono in astinenza», borbottai, fingendomi offesa e mettendo su il broncio con le braccia incrociate al petto.
«E cosa c’entra il caffè con il sesso?», rise ancora. Lo fissai ad occhi socchiusi. «Sono due cose che mi fanno salire lo stress», borbottai.
«Mi hai dato un altro motivo per non portarti a letto, piccolina», mi stuzzicò, tirandomi a dosso il cuscino che gli avevo lanciato io prima. Risi.
«Ma smettila! Inizio a pensare che tu abbia paura di non essere all’altezza di soddisfarmi, mister Depp», sussurrai maliziosa, alzandomi e andando pian piano verso di lui. Si passò una mano tra i capelli e fece come quando pensava o era dubbioso.
«Ti farò cambiare idea, carina», mi sussurrò. «Quando?», sorrisi a trentadue denti. Rise, rovesciando indietro il capo.
«Quando avrai imparato a tenere sotto controllo i tuoi ormoni», borbottò allontanandosi. Alzai un sopracciglio.
«Allora stai giocando, eh? Più io insisto e più tu ti trattieni, ora ho capito! Bene. Vuoi la guerra, Johnny? Non immagini quanto io sia decisa a vincerla», gli puntai un dito contro e sorrisi maliziosa. Lui mi guardò divertito.
«E voglio un caffè corretto. E mi comprerai anche una pizza perché ho fame», borbottai, quasi come se lo pretendessi, come se me lo dovesse. Lui rise e afferrò il suo giubbotto, assieme al cellulare e alle chiavi della macchina.
«Questo non era incluso nel patto!», replicò, prima di afferrarmi per la vita e baciarmi il collo.
«Ma tu non hai mai voglia, Joh?». Quella domanda mi sfuggì dalla bocca senza che me ne accorgessi e arrossii come un pomodoro. Lui ridacchiò.
«Non credo che ti risponderò a questa domanda», mormorò divertito. Sbuffai, precipitandomi con la testa nell’armadio per cercare qualcosa di comodo da mettere. Johnny mi osservava curioso, poggiato al muro accanto a me.
«Davvero vuoi mettere quelli?», borbottò scettico, indicando i miei jeans chiari. Alzai un sopracciglio. «Cos’hanno che non va?»
«Assolutamente nulla, ma secondo me è meglio questo …», accennò lui, allungando le mani per afferrare un vestito elegante blu con delle perline lungo lo scollo a V, che avevo indossato al matrimonio di mia cugina e avevo messo in disparte. Scoppiai a ridere.
«Perché devo vestirmi così elegante per andare a mangiare una pizza?», borbottai. Lui mi porse l’abito con insistenza.
«Perché forse non andiamo a mangiare solo “una pizza”», sorrise con un accento tipico di Jack Sparrow.
«Non mi piace il cibo cinese», replicai e lui rise. «Neanche a me». Lo vidi scomparire dalla stanza e così fissai a malincuore i miei comodissimi e carissimi jeans.
Come non detto …
è il prezzo del successo, cara.
Mi sorrise compiaciuto quando mi vide uscire con quell’abito.
«Non è giusto che tu puoi girare tranquillamente nei tuoi comodi jeans mentre io devo mettermi in ridicolo», bofonchiai, uscendo di casa dopo aver avvisato Marylin che avrei fatto tardi con un biglietto.
«Forse non ti sei accorta di quanto tu sia bella», replicò lasciandomi un lieve bacio sulla punta del naso. Ci mettemmo due ore per arrivare nel posto “segreto” e tra un chiacchiera e l’altra, scendemmo dall’auto. Eravamo in una specie di boschetto disabitato, tanto che rimpiansi per non aver messo le mie scarpette da ginnastica al posto dei tacchi.
Come la fai lunga, dai! Ti sta portando fuori a cena, non a fare la guerra, non lamentarti!
Forse hai ragione … ma non c’era bisogno di farmi vestire così per un … picnic!
Nah, i picnic non sono cose da ricconi!
Facemmo qualche passo prima di sbucare dal boschetto su un enorme lago. La mia bocca si spalancò e sgranai gi occhi dalla meraviglia dinanzi a quello spettacolo: un ponte illuminato da lampioni  attraversava il lago, ai suoi lati erano montate delle luci artificiali azzurre, fucsia e gialle, così da far diventare l’acqua colorata che scorreva davanti, riflettendo tutti i colori nell’acqua. Sembrava essere uscito da una fiaba.
Ma dove li caccia questi posti meravigliosi?!
I soldi fanno miracoli …
«è mozzafiato», sussurrai, guardandomi intorno. Avevo fame, ma sarei rimasta lì per tutto il tempo a contemplare il panorama. Lui mi prese per mano, osservando dalla mia stessa parte e sorridendo. «Sono felice che ti piaccia». Mi strinsi a lui, desiderosa di buttarmi in quell’acqua multicolori.
«Che ne dici di andare a mangiare?», mi sussurrò infine, divertito. Sobbalzai e lo guardai, ridendo, poi mi misi sotto al suo braccio e mi condusse lungo quel ponte, arrivando in un locale illuminato dallo stesso colore delle luci dell’acqua.
«Questa sera … ostriche e champagne!», esclamò lui, versandomi da bere. Afferrai il bicchiere e ne bevvi un sorso.
«Ehm … non mi piacciono le ostriche», ammisi a bassa voce. Lui mi scrutò sotto i suoi occhiali. «Aah, devi rovinare sempre tutto», borbottò prima di sorridere. Arrossii e lui mi fece l’occhiolino, allungando il suo bicchiere in attesa di un brindisi.
«A cosa brindiamo?». Feci spallucce. «A … alla buona sorte del mio primo film», sorrisi. Lui mi scrutò.
«Non sei per niente romantica a volte, sai»
«Volevi brindare all’amore?», lo punzecchiai. «Qualcosa del genere …»
«Avanti, dici la tua battutina da copione», lo presi in giro, fingendomi annoiata. Lui mi fissò perplesso e alzò gli occhi al cielo.
«Viva il lavoro!», esclamò ironico e risi, facendo tintinnare il bicchiere contro il suono. «E viva l’amore», aggiunsi in un sussurro, assaggiando quel buon vino. La cameriera –mezza stordita per l’ospite d’onore- tossì e catturò la nostra attenzione.
«Volete ordinare?», sussurrò arrossendo appena Johnny le rivolse lo sguardo e sorrise. Iniziò a parlare francese appena capì che anche lei era di lì e la cosa mi iniziò ad irritare, quando all’improvviso scoppiarono a ridere. Era un po’ come se mi stessero parlando alle spalle!
La ammazzo. Anzi no, la affogo nei miei dieci centilitri di champagne. Tanto la sua testa è lunga e secca come un o stuzzicadenti: entra bene nel bicchiere.
«Non dovrei chiederlo, anche perché il capo mi ha ordinato di non infastidirvi, ma … puoi farmi un autografo?», mormorò infine, in una lingua che finalmente riuscivo a capire anche io. Johnny sospirò.
«Mi dispiace, ora no. Sono con…»
«Andiamo Johnny, cosa sarà mai un autografo? Non hai mica bevuto così tanto da esserti scordato il nome?», lo presi in giro amorevolmente. Loro risero e alla fine Johnny le fece l’autografo. A Jessica, con affetto da Johnny.
Bleah.
Quando se ne andò, gli lanciai un occhiataccia. «Sembravate parecchio affini …», accennai. Lui sorrise.
«Veniva dalla stessa città natale di Vanessa»,mi disse. «Capisco», borbottai.
«Scusami», mormorò un secondo più tardi, accorgendosi da solo del proprio errore. Sorrisi amara.
«Spero per te che tu abbia ordinato qualcosa di buono, Depp, altrimenti inizierò a divorare prima i tavoli, poi staccherò a morsi la testa della francesina», sorrisi maliziosa. Johnny fece una strana smorfia e fece finta di alzarsi per andare via spaventato. Risi, tirandolo per la maglia e costringendolo a rimanere fermo sulla sedia. Intrecciò le dita nelle mie.
Per fortuna, ordinò delle prelibatezze: come se conoscesse i miei gusti, ordinò i miei piatti preferiti, evitando quelli che odiavo. Tra cui le ostriche.
«Dovresti assaggiarle invece, sono squisite», mormorò a bocca piena. Scossi il capo decisa. «Non ci penso neanche! Sono crude e … molle e … bleah!», borbottai. «Invece scommetto che se le assaggi ti piacciono»
«No!», risi io. Lui mi fissò negli occhi. «Un solo boccone, fallo per me», sorrise malizioso, porgendomi il mollusco tra le dita. Come poter resistere a quegli occhioni imploranti? Avrei ingoiato anche lucertole vive.
Non esageriamo!!!
Allungai il viso verso di lui e lasciai che m’imboccasse. A primo impatto mi venne quasi da vomitare per la sensazione molliccia, ma il sapore era buono. Lui sorrise.
«Allora?»
«Mmmh … è molle, ma è buono», sorrisi masticando. Lui sorrise compiaciuto, guardandomi sorseggiare lo champagne. Due violinisti e un tizio con la chitarra ci vennero vicino e iniziarono a canticchiare qualcosa in francese. Risi meravigliata e lui con me.
«La chitarra è un po’ scordata, amico», gli sussurrò dopo all’orecchio. Il chitarrista lo guardò perplesso e lo ringraziò per il consiglio. Dopo il dessert, mi riempì nuovamente il bicchiere. Mi sentivo già un po’ sballata, ma ancora sobria e lucida di mente.
«Vuoi farmi ubriacare?», risi io e lui con me. «Sarebbe divertente»
«Non per me», mormorai. «Aspettami qui». Lui si alzò dalla tavola e scomparve per qualche minuto, probabilmente per pagare il conto, poi tornò da me.
«Ti va di fare una passeggiata?», sorrise, aiutandomi ad alzarmi. Prima di uscire, afferrò la bottiglia nuova di champagne che aveva ordinato e ci incamminammo. Passeggiammo nuovamente sul ponte.
«Queste scarpe infernali mi stanno ammazzando i piedi», sospirai. «Toglile allora». Lo guardai perplessa, prima di sorridere sorniona e sfilarmi le scarpe. Avanzammo ancora, tornando verso il boschetto e ci stendemmo sull’erba, con lo sguardo rivolto al cielo.
«Chissà quanti miliardi di stelle ci sono lassù …», mormorai, fissando l’immensità del cielo costellato da puntini luminosi. «Proviamo a contarle», accennò lui.
«E da dove iniziamo?», risi. Lui mi puntò un dito contro. «Uno …», accennò ed io arrossii. Poteva sembrare banale sentirsi dire che sei una stella, ma detto da lui tutto era molto diverso. Magari avresti preso a schiaffi un ragazzo qualsiasi che ti fa battute del tipo “quando sei scesa dal paradiso ti sei fatta male?” e cose del genere, ma se Johnny mi avesse detto esattamente così, avrebbe fatto lo stesso un altro effetto. Johnny puntò il dito al cielo.
«Due … tre … quattro …», sussurrò. Ad un tratto si mise a sedere e mi sfiorò la mano. Mi sollevai anche io e abbassai il capo sulle nostre mani.
«Cinque …», sussurrò infine, posandomi sul palmo una catenina con un piccolo ciondolo a forma di stellina, composta da brillanti. Sgranai gli occhi e sorrisi, sfiorando il gioiello.
«Johnny …», sussurrai e lui inclinò il capo da un lato per osservarmi meglio. «Non posso accettarlo», sussurrai scuotendo il capo. Lui roteò gli occhi annoiato, poi se la riprese e si posizionò alle mie spalle, allacciandola al collo. Tornò a fissarmi.
«Ora sei ancora più luminosa», scherzò. Mi sfiorai ancora il ciondolo e sorrisi. «Grazie, è bellissima», mormorai imbarazzata e lui sorrise compiaciuto, voltandosi e afferrando la bottiglia per il collo. La stappò e lo champagne fuoriuscì.
«Cazzo!», esclamò ridendo, sentendosi avvilito, poi accostò la bocca e si bagnò tutto nella speranza di far smettere. Risi, togliendogli la bottiglia dalle mani.
«Attenzione che esc-», accostò velocemente la bottiglia alle mie labbra per farmi bere prima che fuoriuscisse di nuovo e dovemmo svuotare mezza bottiglia per poterla posare tranquillamente. Risi e lui mi sorprese con un bacio.
«I love you», sussurrò al mio orecchio, facendomi rabbrividire. «I love you too», sorrisi io, cercando di nuovo le sue labbra.

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«Ehm … vuoi salire a prendere un caffè?», sorrisi impacciata, seduta immobile sul sedile della sua auto. Che cosa stupida, lo avevamo preso appena dieci minuti fa! Oh Dio ero la reginetta delle figuracce: perché non ero così disinvolta come Denise negli appuntamenti?! Lui sorrise.
«Accetto volentieri». Lo condussi fino alla porta dell’appartamento e lo feci entrare.
«Spero che Denise non abbia lasciato tutto sottosopra …», mormorai nervosa e lui rise. «Non importa. Ah, credo che questo te l’abbia lasciato lei …». Charlie mi porse un bigliettino e, una volta letto, appresi che Denise sarebbe tornata molto tardi. Il che significava che non sarebbe affatto tornata, a giudicare dalla faccina con la linguetta che mi aveva lasciato alla fine.
«Lei è con Johnny», mormorai. Charlie annuì e iniziò a guardarsi intorno incuriosito. Io feci lo stesso: non sapevo cosa fare, immobile a pochi passi da lui. Tamburellai nervosamente le dita sul braccio sinistro che tenevo al petto: l’imbarazzo che c’era tra di noi era palpabile, quasi come se pesasse nell’aria, la tensione era alle stelle. E ora? Cosa avrei fatto? Cosa dovevo dirgli? Charlie tossì, infilandosi le mani in tasca imbarazzato, e mi distrasse dai miei pensieri. Lo guardai perplessa.
«Oh … ehm … ma certo, il caffè!», esclamai svampita, voltandomi per fuggire via in cucina. Potevo solo sperare in un colpo di fortuna e trovarlo addormentato stanco morto sul divano. Charlie mi afferrò per una mano, facendomi voltare.
«Lascia stare il caffè, Marylin», mi sussurrò sulle labbra come se fosse un dolce rimprovero, prima di baciarmi. Tutto quello che ci fu dopo fu in uno stato confusionale direttamente proporzionale ai miei battiti, il che era una cosa mostruosa, visto che il mio cuore andava a mille battiti al secondo. Adoravo le sue labbra così grosse e morbide, così come le sue mani che avevano preso ad accarezzarmi. Intrecciando le lingue,cademmo sul divano, o forse ci sedemmo normalmente. Ora, nella nostra nudità, si era sciolto l’imbarazzo per cedere posto al desiderio. Sapevo che lui mi voleva esattamente quanto io volessi lui e per questo mi liberò con rapidità e quasi con violenza dei miei ultimi indumenti, imitando quel gesto che avevo fatto io poco prima. Rovesciai il capo all’indietro quando mi percorse il collo con le sue labbra, sentendo le sue mani bollenti ovunque. Ansimai e sospirai quando entrò in me e mai come in quel momento mi accorsi di amarlo. Charlie era di poche parole, ma sapeva cosa fare al momento giusto.

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Keira mi lanciò un altro popcorn dall’alto ed io sobbalzai. Ero rannicchiato sul pavimento con le spalle al divano sul quale lei sedeva a gambe incrociate, con addosso la mia maglietta grigia che aveva usato a mo’ di vestito e una ciotola immensa blu piena di popcorn. Aveva legato i capelli disordinatamente con l’aiuto di una matita di legno senza punta e l’avevo già presa amorevolmente in giro per i suoi calzini leopardati. Dopo esserci dati alla pazza gioia a “disfare il letto” avevamo deciso di vedere una di quelle registrazioni delle vacanze che avevamo passato insieme con i nostri amici, ma probabilmente si era annoiata già da una buona mezz’ora,a giudicare dalla quantità di popcorn sparsi sul pavimento. Quando mi voltai di nuovo lei rise divertita. Mi sollevai, scrollandomi di dosso le briciole e la guardai divertito.
«Sei proprio una bambina, Keira», borbottai. Lei rise maliziosa, contagiando anche me. Presi una manciata di popcorn e glieli tirai addosso.
«Ehy!»
«Si chiama autodifesa», borbottai, scansandomi un altro pop volante. «Ma i poppy sono miei», replicò. Mi avvicinai a lei, affondando le ginocchia nel divano.
«Allora anche questa è mia», sussurrai, sfilandole la maglia. Lei rise, baciandomi il collo ripetutamente. Le sue labbra salate dai popcorn erano irresistibili ogni volta di più. Lei sgusciò via dal mio abbraccio per masticare altri popcorn e la cosa mi lasciò perplesso: come poteva pensare a mangiare in un momento simile? Sospirai, tirandomi su e lei mi fece cenno di aprire la bocca, gioendo quando fece “canestro” con un popcorn.
«Vediamo cosa sai fare tu», risi io. Il primo colpo le riuscì bene, il secondo no, probabilmente perché ne avevo tirati tre contemporaneamente. Lei mi guardò con espressione corrucciata, afferrando di nuovo la mia maglia per coprirsi. Scomparve in cucina, ritornando con due birre già stappate.
«Sei un ubriacona», borbottai, osservandola bere. Lei mi fece una linguaccia e il telefonò squillò. Keira afferrò per prima il mio cellulare, facendo una strana smorfia quando me lo porse.
«La tua ex», mi avvertì. Alzai gli occhi al cielo, annoiato. «Oh, no!». Risposi.
«Orlando?? Ti ho chiamato tre volte, ma dove sei?!»
«A casa …», accennai perplesso. «Flynn vuole vederti».
«Miranda, è l’una di notte …», le feci notare, dopo aver osservato anche io l’orologio. La sentii sospirare.
Ok, mi hai scoperta. Volevo solo sentire la tua voce …». Non potevo credere alle sue parole: non ci volevo credere.
«Eh?»
«Mi manchi, Orlando. Da morire».Keira sgranò gli occhi. «Non ci credo!», esclamò furiosa, scattando all’in piedi. La guardai preoccupato, non sapendo che dire o che fare. Avrei volentieri attaccato il telefono.
«Chi è con te?», bofonchiò Miranda. Keira mi strappò il cellulare dalle mani.«Sono la sua ragazza, stronza. Esci una volta per tutte dalla vita di Orlando! Vi siete lasciati, è finita, non rompere più le scatole». Le attaccò il cellulare in faccia, prima di posarlo bruscamente sul tavolo. Mi alzai e lei mi fulminò con lo sguardo.
«E tu perché non le hai detto niente?! La lasciavi parlare senza che-». La afferrai e le presi il viso tra le mani, costringendola a guardarmi.
«Ehy, Keira, guardami. Non c’è bisogno di essere gelosa, la nostra storia è finita. Amo te», le sussurrai. La sentii rilassarsi man mano che la accarezzavo e alla fine si sciolse nel mio abbraccio in cerca di conforto. Chiuse gli occhi ed io le baciai il capo. 

*compare misteriosamente*
Si, lo so, mi prenderei a schiaffi da sola ma non è colpa mia!!!Mi dispiace tantissimo! Ho avuto il pc rotto, quindi appeno l'ho aggiustato mi sono dava da fare per scrivere un nuovo capitolo tra un contest e l'altro... ho sudato tutta la giornata per scrivere questo e devo dire che alla fine ne sono abbastanza soddisfatta u.u forse mi sarebbe piaciuto approfondire di più su Marylin ma non ho proprio tempo, perdonatemi!!!
Bene... il lavoro è finito sul set, ci stava proprio bene una scenetta commovente *-* che carucci!!! Scusatemi se ho fatto comparire Charlene: ha comunque preso parte del film, non potevo farla scomparire!! o forse sì... ahaah >.<
Per il resto, ho voluto descrivere una serata di "pausa" dal lavoro passata nei vari modi dalle nostre 3 coppiette :D
Johnny me lo mangerei a morsi volentieri dopo quelle dolcezze e quel bel regalo :3
Orlando pure :3
Ahahah alla fine mi sono detta "ma tutti lo fanno tranne loro?! e che cazz...arola!!" xD Pazienza, amici, pazienza!!
Ho inserito il pov Marylin che ne dite?? :D lei è un attrice di nome Antoinette Nikprelaj ed è stata una delle sirene di Pirati dei Caraibi 4: mi piaceva tantissimo e l'ho messa u.u
Oh, non sono stata in grado di descrivere il panorama di luci di Johnny e Denise, però questa è l'immagine, che si commenta da sola:
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E questo è il regalino che le fa Johnny ^^
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Non ho tempo per i ringraziamenti, provvederò a sistemare meglio domani, però non rinuncio a ringraziare di cuore le persone che mi seguono, che hanno recensito il vecchio capitolo e gli altri, vi adoro *-*
Alla prossima, Princess <3

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Capitolo 15
*** 15. Smettiamola di fingere ***


 
«Sono l’unica a non aver scopato ieri?!», scherzai suscitando le risa di Keira e Marylin, dopo che anche loro ebbero fatto il resoconto della loro “giornata libera”.
«Io ne andrei fiera, dolcezza», sussurrò Johnny passandomi accanto e facendomi l’occhiolino, andando frettolosamente verso Robert che lo aveva chiamato.
Che figura di merda!!
«Quant’è bello!», esclamò Mary, sfiorando la stella che avevo al collo. «Oh, questo è il regalo di cui parlavi?», sorrise Keira ed io annuii. Le risate di Charlene, Nicky e Orlando ci distrassero. Keira li fulminò con lo sguardo.
«Quella troia deve solo provarci ad avvicinarsi a lui», bofonchiò minacciosa. Io e Mary scoppiammo di nuovo a ridere e lei ci fissò perplessa. Johnny, alla fine, fu di nuovo accanto a noi. Intrecciò con naturalezza le dita tra le mie e ci sorrise.
«Venite su, Robert ci sta aspettando per guardare com’è venuto il film», disse entusiasta.
«L’hanno già montato?!»
«Pare di sì …». Prendemmo posto davanti allo schermo che Robert aveva fatto montare dai tecnici e fissammo davanti a noi, in attesa che comparissero le immagini. Partì la musichetta della sigla, poi la scena si aprì con l’immagine di Johnny, o meglio Lucas. Della serie “film di Johnny Depp, che guardi solo perché c’è Johnny Depp, che inizia splendidamente con l’immagine di Johnny Depp”. Qualche tempo fa, sarei collassata già dinanzi al televisore. Johnny, imbarazzato, si portò la mano alla fronte quando accennammo ad una risatina. Gli diedi una leggera gomitata.
«Cosa c’è?»
«Odio guardare i miei film. Sembro un idiota», borbottò. «Fidati, non lo sei. Altrimenti non saresti così schifosamente ricco», replicai e lui ridacchiò. Tornai con gli occhi sullo schermo: ora ero comparsa anche io e solo allora mi resi conto di quanto avesse ragione Johnny. Era terribilmente imbarazzante e, in più, sembravo veramente un’idiota. Ma alla fine, quando vennero i titoli di coda, fu una vera e propria soddisfazione leggere il proprio nome sotto quello di Johnny. Il mio era un sogno che si stava realizzando e ancora non potevo crederci: avevo fatto un film.
«Che emozione», sussurrò Marylin sorridendo. «Già. Sono davvero orgogliosa di noi», ricambiai con un altro sorriso. Il film terminò, poi ci fu una piccola musichetta e si aprì di nuovo la scena con Keira, Orlando e me che facevamo le linguacce alla telecamera. Scoppiammo a ridere.
«Robert! Avevi promesso di non metterla!», replicai ridendo, fissando ora Marylin che rovesciava tutta l’acqua a terra e Orlando che stava cadendo. Poi ci fu un breve spezzone mentre ci truccavamo, mentre recitavamo e … come non mettere le imprecazioni di Robert? Ci presero in giro quando apparve la scena del bacio mio e di Johnny ed io abbassai il capo imbarazzata, mentre lui si girava intorno altrettanto a disagio.
«Sei sicuro di voler tenere questa scena Joh? Posso tagliarla …»
«No, Robert, tienila pure».
«Tanto quando uscirà al cinema questa parte non ci sarà. Dovranno aspettare di poter acquistare il dvd per vedere l’opzione “dietro le quinte”», spiegò ancora Robert e lui annuì. Restammo ancora a parlare del film e di tutte le figuracce che avevamo fatto, prima che Robert ci richiamasse per l’attenzione. Ci distribuì delle buste bianche. Lo guardai perplessa, scrutando la busta sigillata.
«Ti conviene aprirla a casa, a meno che non vuoi farti rapinare», mi sorrise con un occhiolino.
La busta pagaaaaaa!!!!Ecco ciò che aspettavamo!
Non essere materialista, Gin.
Chissà quanti soldi ci sono!! Milioni, milioni, milioni!
 
«Ora che la “parte noiosa” è stata fatta, dobbiamo solo goderci tutti i complimenti e la fama: tenetevi pronti per la premiere della prossima settimana», sorrise Robert. Sprofondai.
«La settimana prossima ci sarà la premiere?!»
«Già … non vedo l’ora!»
«Oh Dio!»
«Sono già in ansia!».
I successivi giorni furono un continuo alternarsi di “alti e bassi”, giorni “si” e giorni “no”: spesso sentivo un nodo alla gola e mi mancava dovermi alzare presto, mettere il copione in borsa e andare a recitare, altri giorni pensavo che era tutto finito e che ora arrivava il momento in cui il mondo mi avrebbe conosciuta. La cosa che mi metteva di più in ansia: sarebbero stati clementi con me?
«Oh santo cielo, Denise, dimmi che non è un sogno!», esclamò Marylin incredula, dopo aver aperto la sua busta paga.
«Sono ricca!», urlò ancora, iniziando a saltellare per tutta la casa. Risi ed aprii la mia. Presto inizia a seguirla, non riuscendo nemmeno a contarli tutti in una mano.
«Non ho mai visto così tanti soldi in vita mia, Mary», ammisi in un sussurro. Lei rise. «Sai cosa significa questo?», accennò con un sorrisetto malefico. La fissai per un secondo prima di sorridere maligna anch’io.
«Che ce ne andiamo a fare shopping sfrenato come fanno tutti i vip?», le risposi.
«Esatto!», ridemmo. Il cellulare mi squillò. «Chi è?»
«Amore, preparati. Abbiamo un intervista»
«O-ok …», staccai la chiamata e incrociai lo sguardo curioso di Marylin. «Chi era?»
«Johnny. Devo fare un intervista»
«Spacca tutto allora!», mi sussurrò per incoraggiarmi. Risi.
«Mi ha chiamata amore…», sussurrai ancora con un sorriso ebete sulle labbra. Marylin alzò gli occhi al cielo.
«Ti ci abituerai… ora muoviti o farai tardi». Corsi sotto la doccia, poi mi infilai un comodo pantalone nero e una maglia fucsia e nera, mi aggiustai i capelli e dopo una rapida occhiata allo specchio scesi di casa, dove Johnny mi aspettava nella sua macchina scura. Mi sorrise, osservandomi mentre salivo e richiudevo lo sportello, poi mise in moto. Restammo per qualche minuto in silenzio.
«Un bacio per salutarmi potresti anche darmelo …», mormorò infine, fingendosi offeso. Lo fissai scettica. «Potresti anche darmelo tu, per esempio», replicai scherzosamente. Johnny azionò le quattro frecce e si accostò sulla destra della strada, frenando. Tolse le mani dal manubrio per poggiarle sulla mia vita, prima di precipitarsi sulla mia bocca. Sorrisi, stringendolo a me, mordicchiandogli il labbro come piaceva a lui. Mugolò, facendo scivolare le sue labbra sulla mascella e sul collo. Staccò le labbra con un sonoro schiocco e mi guardò negli occhi intensamente, poi sorrise e mi sfiorò la guancia, prima di accendere nuovamente il motore e rimettersi sulla corsia.
«Johnny …?»
«Mmmh?»
«Cosa devo dire?»
«Quello che ti pare. Ricorda sempre che sei tu quella che dirige l’intera intervista: sei libera di non rispondere alle domande che ti vengono poste o di fare giri di parole per evitarle», mi spiegò. Annuii agitata e lui mi sorrise per rassicurarmi.
Una giovane donna dai capelli biondi ci aspettava, armata di carta, penna e una borsa gigante che portava a tracolla.
«Buonasera signor Depp», sorrise lei, mostrando la sua dentatura perfetta. Johnny strinse la mano della donna, poi mi fece spazio.
«Buonasera signorina Jackson», aggiunse e le sorrisi, salutandola. «Accomodiamoci qui …». Ci fece cenno di sederci al tavolo di quel piccolo locale e ci guardò sorridendo.
«Possiamo darci del tu?»
«Tranquillamente»
«Allora … quando uscirà questo nuovo film? Sappiamo che l’avete già concluso da qualche giorno ...», accennò la donna curiosa. Johnny annuì.
«Sì, è già finito. Uscirà a breve, perché la settimana prossima ci sarà la premiere del film a New York»
«E tu, Denise, parlaci di te … da dove vieni?»
«Beh … sono italo-americana con precisione: nata in Italia e vissuta lì per i primi due anni e poi mi sono trasferita qui in America. Mia madre è napoletana, mio padre viene da Las Vegas»
«E hai già avuto esperienze teatrali? Come hai conosciuto il regista e come hai fatto ad entrare nel cast?». Sorrisi, mordendomi il labbro. Avevo paura di dire la cosa sbagliata e far andare tutto a rotoli.
«Questo è il primo “vero film” in cui recito, a dir la verità. Come ho conosciuto Robert?», accennai una risatina. «Ehm … è un aneddoto divertente: me ne stavo per i fatti miei, camminando per andare al lavoro, quando all’improvviso spuntano Orlando e Johnny travestiti da rapinatori e mi puntano una pistola contro, iniziando a recitare. Io ero seriamente spaventata, ma ho reagito, cercando di fuggire. Robert è stato impressionato da questa mia cosa e ha deciso che ero perfetta per il suo nuovo film d’azione e da lì poi è iniziato tutto …»
«Quindi è stato un po’ un colpo di fortuna …»
«Nella vita ci vuole sempre fortuna», sorrisi.
«E com’è stato recitare accanto ad attori come Johnny o Orlando? Deve essersi istaurato un rapporto tra di voi …»
«Sì, ecco, in effetti … quando lavori con le stesse persone tutti i giorni, per forza ci istauri un legame e alla fine ti ci affezioni. Si può dire che Orlando, così come Keira o lo stesso Robert e gli altri, siano i miei migliori amici oramai. Abbiamo condiviso parecchie cose, credo sia giusto riconoscerli come tali», mormorai.
«Recitare al fianco di Johnny è stata la migliore esperienza della mia vita» ammisi, sorridendo. Johnny sorrise di conseguenza. «È una meravigliosa presenza, è enigmatico e affascinante e anche molto simpatico: un vero artista, seriamente intelligente e incredibilmente sensibile. Tutti sul set lo rispettano e lo apprezzano, il che la dice lunga su un attore. Certe volte questo è un lavoro massacrante e il livello di stress che tutti percepiscono è intenso: il clima che si respira non è sempre sereno e se uno di noi è nervoso, lo diventano pure gli altri. Ma questo non influisce su Johnny. Sembra che abbia il tempo di guardare tutti negli occhi e sorridere: è una cosa di lui che mi piace e che apprezzo», aggiunsi. Johnny mi guardò seriamente sorpreso, prima di sorridere, mentre la giornalista prendeva appunti e registrava la voce.
«Johnny, ora dicci la tua opinione», sorrise lei. Lui rise, fissandomi. «Denise è davvero in gamba: sia sul lavoro che nella vita di tutti i giorni. Il fatto che sia sempre così solare, disponibile con tutti, sincera e simpatica influisce molto su tutti noi che le siamo vicino. È un ottima amica, se vogliamo parlare sotto questo punto di vista, perché è capace di restare lì ad ascoltare i tuoi problemi anche per ore intere e non ti giudica mai. E poi, sinceramente, sono felice che Robert abbia fatto la sua “scoperta” perché è davvero bravissima a recitare»
«Ci accenni un po’ a cosa andremo incontro, vedendo questo film?». Johnny si sfiorò i baffi, accavallando le gambe.
«Ecco … è un film dove l’azione e l’amore si intrecciano e nessuna delle due passa mai in secondo piano. Il mio personaggio sembra estremamente duro e calcolatore ma alla fine si ritroverà nei pasticci per colpa di Helen: si innamora di lei e perde completamente i sensi. Un po’ come capita a noi, no?», ridemmo.
«L’amore? Si vocifera molto su di voi, soprattutto in quest’ultimo periodo …», accennò enigmatica. Johnny mi salvò, rispondendo al posto mio.
«Noi guadagniamo recitando, c’è gente che invece guadagna vociferando»
«E voi potete smentire le voci che corrono? Si dice che abbiate un flirt …»
«Spesso fate confusione tra amore e amicizia, voi della televisione. Tra me e Denise c’è un buon rapporto di amicizia, al di là del fatto che siamo colleghi di lavoro»
«Quindi tu e Vanessa non avete chiuso?»
«Certo che no!»
«E tu, Denise, ci risulta che sei stata per un periodo di tempo con un uomo di nome Fred …». Al solo nome di quel verme mi vennero in mente mille episodi precedenti, episodi che era meglio non ricordare.
«Lui fa parte del passato»
«Vi siete lasciati perché amavi un’altra persona?». Mi sorpresi di come la donna volesse sempre alludere alla relazione che avevo con Johnny.
«No», risi io. «Ci siamo lasciati semplicemente perché non eravamo fatti per stare insieme», aggiunsi.
«Per ora abbiamo finito qui, spero siate disponibili per un ulteriore intervista dopo la premiere»
«Vedremo», sorrise Johnny mentre ci alzavamo. Stringemmo al mano della donna, poi ci allontanammo. Tirai un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi quando mi infilai nella sua macchina.
«Temevo di non reggere un’altra domanda», borbottai e lui fece una smorfia. «Che impertinente»
«Hai notato come volesse far ricadere ogni cosa su una nostra probabile relazione?!», replicai sorpresa. Lui sorrise.
«La prossima intervista sarà ben diversa …», accennò. «Perché?»
«Fidati». Osservai davanti a noi l’autostrada, collegando che stesse andando dalla parte opposta dalla mia casa.
«Dove stiamo andando, Joh?»
«Scusami, non te l’avevo chiesto: ti va di accompagnarmi a fare un tatuaggio?», mi sorrise. Sgranai gli occhi e il mio volto s’illuminò.
«Certamente! E cosa di devi tatuare?», chiesi curiosa, poiché ogni tatuaggio aveva un suo significato.
«Vedrai …»
L’uomo dai capelli scuri sorrise allegramente appena lo vide entrare nel suo studio.
«Johnny! Sei venuto per quel lavoretto?», ridacchiò e iniziarono a parlare in un francese così veloce che non capii nulla.
«Lei non può entrare, mi dispiace», disse infine. Lo scrutai perplessa, poi sorrisi. «Non fa niente, aspetterò qui», sorrisi sedendomi sulla poltroncina.
«Ci metteremo solo qualche minuto», sussurrò lui, entrando nell’altra stanza. Sfogliai una rivista di moda, curiosa di vedere quale sarebbe stato il prossimo tatuaggio di Johnny. Li conoscevo tutti e sapevo anche cosa significavano e un nuovo tatuaggio per Johnny voleva dire un nuovo episodio importante della sua vita. Era un evento da non perdere! Uscirono dalla stanza ridendo e lui aveva il polso fasciato.
«Tutto ok?», mormorai preoccupata e lui annuì sorridendo, salutando l’uomo e portandomi di nuovo alla macchina. Lo guardai in attesa.
«Avanti, voglio vedere il tatuaggio!», esclamai entusiasta.
«Questi tatuaggi rappresentano la mia vita, la pelle è il mio diario segreto, lo sai?»
«Certo. Ogni tatuaggio ha un suo significato»
«Ci sarai anche tu Den, in questo mio diario. E il tuo nome è proprio qui» sussurrò, sciogliendosi al benda e mostrandomi il tatuaggio. Era una piccola scritta elegante a inchiostro nero con il mio nome, inciso proprio sul polso destro. Il cuore saltò di qualche battito e sgranai gli occhi meravigliata.
«Johnny …», mormorai sorpresa, senza parole. Lui sorrise.
«L’ho fatto tatuare qui, perché basta poggiare le dita sul tuo nome per sentire il battito del cuore attraverso la vena. Perché sei tu a farmi battere il cuore», sussurrò, accarezzandomi il viso, prima di baciarmi lievemente le labbra.
«Voglio farlo anch’io», dissi infine e lui mi scrutò perplesso. «Cosa?»
«Dai, accompagnami. Anch’io voglio tatuarmi il tuo nome, nello stesso posto»
«Fa un po’ male …»
«Se l’hai fatto tu, posso farlo anche io», dissi decisa. Lui sorrise, tornando indietro e accompagnandomi di nuovo nella sala.
«Di nuovo qui?», rise l’uomo. «Voglio lo stesso tatuaggio di Johnny», sorrisi felice. Lui ci scrutò, poi ci fece accomodare nella stanza.
«Ora ho un po’ paura», sussurrai, quando vidi l’enorme ago con l’inchiostro. Johnny rise e mi strinse l’altra mano, sfiorandola dolcemente.
Non avrei mai immaginato di portare il nome di Johnny Depp tatuato per sempre sulla pelle. Quell’inchiostro nero era come se avesse qualcosa di mistico, come se legasse i nostri cuori. Quel tatuaggio era un legame che si era istaurato tra me e Johnny.
«Ora sistemerò le ultime cose e grideremo al mondo quanto ci amiamo», sorrise ironico. Risi, credendo che stesse scherzando.
«Sono serio», aggiunse.
«E come vuoi sistemare le cose?». Johnny sospirò, guardando di fronte a sé.
«Sono pronto. Dirò tutto a Vanessa», mormorò a capo chino. «Eeeh?», la voce mi uscì come uno stridulo che non tradì la mia sorpresa.
«Sembravo un’idiota stamattina quando riprovavo la scena davanti allo specchio. So quello che le devo dire. Così faccio solo del male a te, a lei e ai miei figli: devo essere sincero con loro, anche se forse dopo mi odieranno», mormorò amaro.
«I tuoi figlio non ti odieranno, Joh. Sei un padre eccezionale, anzi, quando saranno più grandi e capiranno… ti ringrazieranno per aver detto loro la verità».
 
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Le parole mi rimbombavano nella testa. Da un lato ero ancora frastornato per i baci di Denise, dall’altro mi invase una paura tale che mi fece vergognare. Di cosa avevo paura? Di far soffrire le persone a causa mia. Sicuramente Vanessa inculcherà qualche sciocchezza nelle teste di quelle povere creature. Oh Dio, mandamela buona!!
«Sono a casa», mormorai con un tono di voce che già tradiva le mie emozioni.
«Ciao», sorrise Vanessa, venendomi incontro e aiutandomi a sfilare il cappotto. C’era troppo silenzio in quella casa: dov’erano le due piccole pesti?
«Jack e Lily?», borbottai. «Sono dai nonni. Non so perché ma hanno insistito tanto per passare lì il fine settimana…». Sospirai. Meglio: sarebbe stato più facile riuscire a parlare senza che un paio di occhi dolci ti scrutasse e una chioma bionda ti analizzasse interiormente.
«Cos’hai Johnny? Sembri strano… non ti senti bene?». Vanessa mi circondò con un abbraccio. Tempo fa mi aveva portato calore nel profondo del cuore, ma dopo Denise il suo tocco portava gelo fin dentro le ossa. Mi staccai leggermente.
«Dobbiamo parlare…»
«Ma certo! Vai a fare una bella doccia calda, poi ne discuteremo davanti a un bel piatto di pasta», mi fece l’occhiolino. Scossi il capo.
«No, è una cosa che devo dirti ora». Vanessa restò immobile al mio ringhio, scrutandomi perplessa e forse un po’ troppo spaventata.
«Ti ascolto», borbottò con freddezza. Sospirai, raccogliendo tutta la forza che c’era in me, scacciando le immagini della famigliola felice che eravamo stati fino a qualche tempo fa. Dunque… da cosa iniziava il mio discorso? Cosa dovevo dire? Com’era possibile che avevo dimenticato completamente tutto?
«Sei stata l’inizio di una nuova vita, Vane, e non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Mi hai regalato la gioia di tue angeli e grazie a voi sono diventato un uomo migliore», accennai, fissandola negli occhi. il suo sorriso malinconico venne celato.
«Ho l’impressione che ci sia un “ma”…», mormorò lei. Annuii amaramente.
«Lei… è arrivata improvvisamente. Me ne sono innamorato», sussurrai, sentendomi la persona più ridicola e vile su questo mondo. Non seppi interpretare quella strana espressione di Vanessa: era rimasta immobile a fissarmi, con occhi spalancati e lo sguardo fisso verso me ma allo stesso tempo nel vuoto. Era scioccata o forse non voleva crederci, chi lo sa, ma non aprì bocca e ne approfittai per parlarne.
«Stare insieme a lei dopo di te mi fa impazzire: sento come se tu riuscissi a darmi solo freddo dopo il suo sole. Ho provato a starle lontano ma non ci riesco. Non so cosa mi sia successo ma da tempo vive dentro me e non posso più nasconderlo. È da un po’ di tempo che sto bene solo insieme a lei, non ti sento come sento lei. Vanessa, questa storia deve finire: non è più amore. Mi sono innamorato di nuovo e non voglio continuare a fingere, sarei troppo egoista pretendere di avere tutto: non è giusto per te restare così e non lo è nemmeno per i nostri figli». Lo dissi ad un fiato, tutto, urlando quello che avevo nel cuore. Lei si morse un labbro come faceva quando era arrabbiata ma i suoi occhi, più che rabbia, esprimevano soltanto odio. Una lacrima le rigò una guancia.
«Ti prego, non fare così», sussurrai, allungando il viso per asciugarle la lacrima. Si scostò.
«Non mi toccare», ringhiò gelida. «Non so proprio cosa ti sia passato per la mente, Johnny. Non sono mai stata niente per te? Come puoi buttare all’aria quattordici anni di relazione per un’altra? E i nostri figli? Non pensi che potrebbero rimanerci male? Cosa dirò quando mi chiederanno di te, eh, Johnny? Sei sempre stato un bambino, e sì, sei un egoista. Pensi sempre e solo a te stesso, a quello che per te va meglio. Non ti sei minimamente curato del fatto che qui ci fossero tre persone a volerti bene», ringhiò. Quelle parole, sputate contro di me con foga, facevano più male di mille pugnalate allo stomaco.
«Parlerò anche con Jack e Lily. Glielo spiegherò io»
«Il problema non è questo, Johnny! Come faranno a crescere senza un padre?!»
«Loro ce l’hanno un padre. E continuerò a farlo fino alla morte, questo non c’entra nulla con la nostra separazione», replicai amaro. Lei annuì, asciugandosi le lacrime.
«Chi è lei?», borbottò. «Già lo sai…»
«Denise… è quella puttanella… stai mandando all’aria una famiglia per colpa di una ragazzina!», urlò.
«Non è colpa di Denise, la cosa riguarda me»
«Sì, bravo, difendila pure adesso…». Incrociò le braccia al petto, fissandomi con occhi infuocati, arrossati dalle lacrime che si asciugava appena le rigavano il viso.
«Ascoltami, non so neanche io come sia successo, forse non eravamo destinati a stare insieme… non siamo di certo i primi che si lasciano! Ho preferito fare così, è meglio per tutti, credimi: non potevo continuare a stare con lei e mentire voi». Vanessa annuì, mordendosi il labbro.
«Perfetto. Ho capito. Ti sei innamorato e mi stai piantando per darti alla pazza gioia a letto con quella. Ma l’avevo capito da un po’, sai, che non eri più lo stesso. Neanche io voglio continuare a stare con te, voglio un uomo che riesca ad apprezzare la donna che ha al suo fianco. Questa non è più casa tua Johnny, vai via». Vanessa tremava dalla collera, cercando di sembrare indifferente quando invece aveva una tempesta dentro di lei.
«Non dobbiamo per forza salutarci in questo modo: ai nostri figli farebbe bene vederci ancora uniti. N on fare così…»
«Mi hai appena mollato per un’altra, non potrei neanche essere arrabbiata ora?!» sbraitò.
«Certo, hai ragione»
«Ora vai via…»
«Mi farò sentire per parlare con Jack e Lily…», accennai con un sospiro malinconico. Un secondo dopo la porta si richiuse con violenza alle mie spalle. Vanessa non era una tipa che faceva sciocchezze quando si arrabbiava, potevo stare tranquillo. Dovevo solo pensare che avevo fatto la cosa giusta per tutti quanti.



Ciao! Come va?? ^^
Beh, inutile che sto qui a scusarmi per il mostruoso ritardo, tanto lo faccio sempre xD La scuola già sta pressando troppo per i miei gusti, magari se occupano mi velocizzo un po' u.u
Allora....questo capitolo può risultare fondamentale per il tirngolo Vanessa-Johnny-Denise. Che ne pensate? Oh, se credete di esservi tolta dalle scatole Vanessa in questo modo...vi sbagliate di grosso!! Non sono così scontata e superficiale u.u
Il prossimo capitolo sarà una bomba, prometto!! Non per raccontarvi tutto altrimenti non c'è sfizio, ma la premiere e vicina e...oh, fan**lo ve lo dico: Johnny e Denise si "divertiranno" molto....:P
Ringrazio come sempre le mie amatissime fan (?) che dal primo all'ultimo capitolo mi hanno apprezzata e sostenuta, e poi a quelle che con affanno leggono tutto ad un fiato (perché sono sempre 15 capitoli eh! O.O) e quindi grazie per aver speso il vostro tempo a leggere e recensire!!!
Beh, ci vediamo!! Non vi prometto nulla, perché non so quanto tempo ci metterò a completare la mia "bomba" già scritta per metà u.u
Bacioni, Princess <3





 

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Capitolo 16
*** 16. Aspettando la Premiere! ***


Il telefono, dopo aver bussato a vuoto per due giorni e mezzo, alla fine si degnò di farmi mettere in contatto con Johnny.
«Hello?», mormorò con la voce impastata di sonno. Bene, ora non riconosceva neanche più il mio numero!
«Johnny dove cavolo sei finito?!»
«Chi sei?», farfugliò, mugolando qualcosa. Ebbi una fitta al cuore, senza sapere se dovessi essere arrabbiata con lui o semplicemente felice perché non era cosciente di quello che faceva.
«Sono due giorni che non mi rispondi!»
«Hai una voce familiare, bellezza», rise. Contai almeno fino a cinque per non perdere la calma. Era ubriaco, completamente ubriaco, sicuramente ubriaco.
«Ci stai provando con me e non sai neanche chi sono: mi sarei arrabbiata con te se non fosse che sei ubriaco. Dopo quello che avevi intenzione di fare credevo che… che ti fosse capitato qualcosa e…»
«Non mi sono ubriacato e non ho spaccato niente, dopo che mi sono lasciato con Vanessa, se è quello che volevi sapere», borbottò con amarezza. Restai in silenzio, ringraziando il Signore, ma Johnny sentì il mio sospiro di sollievo.
«Cioè… forse ieri sera ho bevuto un po’ troppo ma sono rimasto nel letto, senza fare danni»
«E… come stai? Non hai una bella voce…»
«Mi sento solo», disse a un tratto. «Non so neanche io cosa voglio. Ho bisogno di te, Denise», sussurrò, tossendo. Il cuore mi salì alla gola: ora improvvisamente sapeva con chi stava parlando al telefono? Gli ero tornata in mente?
«Dimmi dove ti trovi di preciso»
«Mi sono fatto accompagnare da Charlie in un hotel fuori città… lui sa dov’è»
«Non muoverti, sto arrivando». Neanche il tempo di sentire la sua risposta, che subito mi ero infilata le scarpe e avevo avvertito Mary con un bigliettino, fiondandomi nell’auto di Charlie che arrivò dopo pochi minuti dalla mia chiamata.
«Mi accompagni da Johnny?», sussurrai preoccupata. Lui annuì.
«Non aveva una bella cera quando mi ha chiesto di portarlo all’hotel…»
«Dimmi che non era ubriaco, ti prego!», sussurrai e lui scosse il capo.
«Ubriaco no, ma sembrava stesse per cadere a pezzi». Sospirai, precipitandomi fuori dall’auto senza neanche ringraziare Charlie quando si fermò. Stanza duecentocinque, mi aveva detto un signore sui cinquant’anni alla reception. Bussai la porta violentemente una, due, tre volte, senza sentire alcun rumore di passi.
«Oh Santo…», bussai ancora. «Johnny! Sono io, apri!», esclamai. Maledizione anche a quell’uomo che non aveva voluto darmi le chiavi! Fanculo alla “privacy” di cui aveva parlato.
Poi finalmente la porta si aprì lentamente, senza lasciar intravedere la figura di Johnny. Non aspettai un altro secondo, piombando in camera e richiudendo con un calcio la porta. Johnny non aveva per niente una bella cera. Indossava solo un pantalone blu scuro di un pigiama, aveva il petto nudo che metteva in mostra i suoi molteplici tatuaggi, i capelli scombussolati come se non li avesse pettinati da anni, il volto pallido e due occhi scuri spenti.
«Denise», sussurrò con tono di voce straziato, afferrandomi per un braccio. Quasi con violenza mi strinse al suo petto e mi abbracciò forte. Mi strinsi a lui, circondata dalle sue braccia e lui affondò il volto nei miei capelli, annusandomi come un cane. Tremava, lo sentivo, era lì immobile che tremava. Mai come adesso avevo visto Johnny così. Mi faceva un male dell’anima sentirlo così fragile, anche se stavo bene nel suo abbraccio. Quando mi staccai da lui, notai che aveva gli occhi lucidi e arrossati.
«Joh», sussurrai sorpresa, sfiorandogli la guancia con la mia mano. Lui abbassò il capo e si sedette sul bordo del letto, mentre io me ne stavo lì, a pochi metri da lui, a fissarlo perplessa e preoccupata.
«Ho fallito, Den. Faccio schifo in tutto», mormorò, piegando i gomiti sulle ginocchia e poggiando la testa sui palmi delle mani, nascondendomi il suo volto.
«Ma cos-»
«Le mie relazioni vanno sempre tutte in frantumi. Ho appena concluso una storia durata quattordici anni e due figli. Ho conosciuto il sapore della droga, dell’alcool, ogni tipo di cosa che mi facesse male, ma non ho mai provato un dolore così forte. Volevo essere il padre migliore del mondo, volevo che i miei figli mi apprezzassero e che fossero fieri di me e invece… ho rovinato tutto. Che cazzo, non ne faccio una buona! Mi odieranno», ringhiò. Restai in silenzio qualche minuto, a un certo punto ebbi l’impressione che una piccola lacrima fosse scesa giù a bagnare il suo pantalone, ma quando mi avvicinai e lo guardai, mi accorsi che non stava piangendo: tratteneva ancora le lacrime, arrossando i suoi occhi perfetti. Feci poggiare la sua testa al mio seno come se fossi una madre che sta consolando suo figlio. Mi cinse i fianchi con un abbraccio, sprofondando nel suo petto ed io gli accarezzai i capelli.
«Non hai mai sbagliato con i tuoi figli: hai sempre fatto ciò che ritenevi giusto per il loro bene. La tua vita è concentrata su di loro, li pensi ventiquattro ore il giorno. Sei già il padre migliore del mondo: dimmi dove hai fallito, Joh. Li ami più della tua vita stessa e per lo stesso strano motivo loro amano te: non hai mai fatto nulla che potesse nuocerli, i tuoi figli non hanno motivo di odiarti», replicai amaramente.
«E riguardo alle tue relazioni… beh, spero per noi che tu riesca a far andare la nostra a gonfie vele, Capitano», sorrisi ironica e lui si lasciò sfuggire una risatina, sollevando il capo. Gli sorrisi ancora, stampandogli un bacio a fior di labbra.
«Scotti parecchio: devi avere la febbre», mormorai, accostando la sua fronte accaldata alla mia guancia. «Da quanto non bevi qualcosa che non contenga un elevato tasso di alcool?», aggiunsi bofonchiando. Lui mi guardò accigliato.
«Ehy, sai che sono ancora mezzo ubriaco: non dovresti farmi queste domande così complesse», bofonchiò ironico. Alzai gli occhi al cielo e aprii il frigorifero della stanza. Una sola bottiglia d’acqua. C’era solamente UNA bottiglia d’acqua. Se escludiamo le altre venti di rum, birra e vodka.
«Queste le facciamo portare indietro…», accennai. Lui mi guardò contrariato e fu sul punto di dire qualcosa, poi sospirò e annuì. Composi il numero della hall e dopo un quarto d’ora il cameriere venne con qualche altra bottiglia d’acqua, due bistecche e un termometro su mia richiesta. Ci augurò buon appetito, portandosi via le venti o trenta bottiglie che avevano riempito per due giorni il minifrigo di Johnny.
«Alzati da quel letto, sono tre giorni che stai lì. Coraggio, vieni a mangiare», sorrisi. In quel momento, anche se non mi sentivo al massimo dell’allegria, cercavo di sembrare tale: tutto quello di cui aveva bisogno Johnny era un sorriso, una persona che gli sollevasse il morale. Solo io potevo farlo.  Lui mugolò qualcosa, accasciandosi sul letto con la pancia all’aria.
«Non ho fame…», mormorò lamentoso. Posai i piatti sul tavolino e lo guardai storto, poi mi ricordai di dover sorridere e mi avvicinai a lui.
«Sicuramente non hai toccato cibo: devi rimetterti in forze»
«Mangerò domani, te lo prometto», sorrise sornione. Mi sedetti accanto a lui, affondando nel materasso. Gli misi una mano sul petto, riempiendo il suo viso di baci. Afferrai il termometro e dopo qualche minuto vidi la barra di mercurio segnare i trentotto gradi.
«Coraggio, devi essere un capitano forte e in forma: la settimana prossima avremo parecchio da fare», sussurrai. Lui mi guardò e sospirò.
«Ok», mormorò, afferrando una maglia blu come il pantalone. Se la infilò e si sedette al tavolo, di fronte a me. Lo osservai mangiare controvoglia, ma non oppose altra resistenza, finendo la bistecca velocemente. Sorrisi, inclinando la testa di lato e osservandolo.
«Cosa c’è?», mormorò a bocca piena, mandando giù l’ultimo boccone. Feci spallucce.
«Mi piace prendermi cura di te. Mi fai venir voglia di diventare madre», ammisi, distogliendo lo sguardo imbarazzata. Lui rise.
«Un bambino un po’ troppo cresciuto, per i miei gusti: la cicogna avrà fatto qualche giro di troppo cercando la casa in cui lasciarmi», scherzò ed io risi. Ci fu una lunga pausa di silenzio.
«I bambini piccoli a volte sono anche una gran seccatura, lo sai?», disse infine, sorridendo, guadagnandosi il mio sguardo fisso su di lui, in attesa che continuasse. «Sono dispensatori di cacca, te lo assicuro», aggiunse e risi ancora.
«Beh, ci sei passato anche tu, giusto?», sorrisi divertita. Lui annuì faticosamente.
«Lily è stata la mia prima esperienza in questo campo: il suo primo anno di vita è stato il più pesante. La cosa che odiavo di più erano i pianti nel bel mezzo della notte: c’erano tempi in cui avevo poche ore libere per dormire, prima di tornare a girare i film e la sua vocina stridula in pieno sonno era terribile. Stavo diventando matto», rise lui al ricordo. «Però un figlio è la cosa più meravigliosa che potesse capitare. Augurerei a tutte le persone del mondo di avere un simile dono: è la forma di felicità più grande che ci sia». Concluse con un sorso d’acqua, poi mi fissò come se si aspettasse che dicessi qualcosa. Abbassai il capo.
«Non ho mai considerato l’idea di avere un figlio. Nel senso che l’ho fantasticato, ma poi ho lasciato passare. Un giorno ne vorrò uno, forse», sussurrai. Gli occhi di Johnny s’illuminarono.
E indovina chi sarà il padre…?
Oh, giusto, non ci avevo pensato! Johnny… padre dei miei figli… Johnny è il padre migliore del mondo: voglio che il padre dei miei figli sia come Johnny.

«Un giorno…», sussurrò lui, sbadigliando. Guardai l’orologio che segnava quasi le undici e mezzo.
«Spero tu abbia intenzione di rimanere…»
«Se per te non è un problema dividere il letto con me…», accennai sorridendo e lui rise, avvicinandosi a me.
«Meglio così: ti avrei comunque costretta a restare», sussurrò al mio orecchio, baciandomi.
Mi sfilai i jeans che mi soffocavano e mi misi sotto le coperte. Non era nei miei piani dormire in mutande con Johnny, ma quei pantaloni mi stavano facendo scoppiare sul serio!
«Bonne nuit», sussurrò lui, affondando la testa nel cuscino. Sospirai profondamente, già sulla soglia dei sogni.
«Ci sto prendendo gusto a ordinare da mangiare», sorrisi, ringraziando il cameriere e guardando Johnny che sorrideva, ancora mezzo addormentato, con una mano dietro la testa, immerso nelle coperte fino al petto.
«Scommetto la mia testa che hai ordinato crossaint alla nutella», sussurrò scrutandomi.
«Sono poco originale, eh?», commentai amara. Lui rise, tirandosi su. Il sole mattutino illuminava la stanza, in particolare un fascio di luce batteva sul nostro letto e faceva risplendere Johnny che, confuso, mi osservava andargli vicino. Gli infilai letteralmente la punta del cornetto in bocca e lui emise uno strano verso, cacciando l’aria dalle narici e facendo spargere tutto lo zucchero a velo in una nuvoletta bianca. Risi e lui mandò giù il primo boccone, guardandomi divertito.
«Credo che mangerò da solo, prima che tu mi faccia strozzare», rise, afferrando il crossaint. Lo osservai mentre in un gesto terribilmente sexy si leccava le labbra piene di cioccolato. Distolsi lo sguardo imbarazzata dai miei stessi pensieri, tossendo e nascondendomi nei miei capelli scompigliati dalle sue mani.
«Controlliamo se è scesa la febbre… ti vedo già meglio»
«Oh, grazie»
«Beh, ho spero… domani avremo la partenza per la premiere», sorrisi.
«Oh cavolo…»
«Trentasei e mezzo. Il mio lavoro da infermiera è finito». Lui sorrise e annuì.
«Credo che sto per sentirmi male… aiuto, infermiera! Se non mi baci muoio!», esclamò, fingendo uno svenimento. Risi, gettandomi sulle sue labbra che sapevano ancora di cioccolato.
«Che salvataggio», osservò e allargò le braccia, invitandomi ad accoccolarmi sul suo petto. Così feci, sfregando la guancia contro il suo tessuto caldo come una gattina in cerca di coccole.
«Devi solo dire “miao” e poi sembri sul serio un gatto», mi prese in giro, solleticandomi con la punta del naso.
«Miao», mormorai io, facendolo scoppiare a ridere. Ci rivestimmo, poi io lo guardai e decisi di dirgli ciò che mi frullava in testa da un’oretta.
«Sai, Joh, sono curiosa di ritornare alla mia vecchia casa…», accennai e lui mi fissò perplesso. «Chissà se Fred se n’è andato, dopo che gliel’ho chiesto»
«Se ti va, possiamo andarci subito», mi propose.
Fu una bella sensazione tornare nella propria vera casa: Fred l’aveva lasciata come gli avevo ordinato di fare, era esattamente tutto uguale a prima, escludendo dei piatti che non si era curato di mettere a posto e un calzino che probabilmente aveva dimenticato.
«Questo probabilmente ha tenuto lontano i topi con la sua puzza», scherzò, tenendo disgustato il calzino tra l’indice e il medio. Risi, porgendogli il cestino a mo’ di canestro.
«Centro!», esclamò, dopo aver centrato il secchio nerastro.
«Mi sembra di essere tornata alla mia vecchia vita: il mio letto, il divano, l’angolo “dvd”…», accennai, osservando la vetrinetta dove avevo conservati più di cinquanta dvd, tutti di Johnny. Lui mi cinse la vita da dietro.
«Nella tua vecchia vita, io non c’ero», ribatté in un sussurro. Mi voltai, sfiorandogli le labbra con le dita.
«Ma ci sei nella mia vita futura. Il passato non conta nulla, non serve a niente, il futuro invece rivela il mio destino. E nel mio destino ci sarai tu», replicai accennando un sorrisetto.  Mi baciò la punta del naso, poi mi staccai da lui, volteggiando fino alla vetrinetta. Johnny aprì lo sportello e osservò il suo poster, quello che avevo attaccato e che era stato fonte di enorme imbarazzo.
«Oh, questo mi mancava!», esclamò ridendo. Risi anch’io, arrossendo imbarazzata. «Ricordi la questione “fan depravata che conserva le mie foto nude”?», aggiunse divertito. Sorrisi.
«Certo! Mi hai ricattata quel giorno…»
«Sono cose che si fanno per guadagnarsi un caffè in compagnia della ragazza più bella del mondo»
«Smettila», risi. Le riviste con i cuoricini erano ancora poggiate lì sulla poltrona e Johnny sorrise anche di quelle.
«Per non parlare di quando mi hai fatto fare spiderman: sono stata costretta a entrare dalla finestra perché tu mi avevi fatta chiudere fuori!»
«E volevi recuperare le chiavi in mutande», aggiunse divertito. Ridemmo ancora, poi lui si sedette su una poltrona e mi fissò con un sorriso di beatitudine stampato in faccia.
«Sembra che ti conosca da sempre: abbiamo condiviso tanto come se fossimo sempre stati insieme. Credo che sia anche questo l’amore: sentirsi a casa propria nella casa dell’altro. Per me, in questa casa, aleggiano i nostri ricordi», ammise.
«Johnny?»
«Mmmh?»
«Beh… ora che sei un “senzatetto”, che ne dici di… di vivere insieme qui?», accennai. L’idea di stare insieme in questa casa era magnifica, mi frullava in testa da quando c’eravamo messi insieme a dir la verità. Lui mi fissò sorpreso.
«Cioè, intendo dopo la premiere quando avremo un po’ di pace… io vorrei tornare a vivere qui, anche per lasciare un po’ di intimità a Marylin e Charlie, e visto che non puoi tornare a casa di Vanessa io avevo pensa che f-»
«Mi sembra un’ottima idea», sorrise, senza lasciarmi terminare la frase. Sorrisi, gettandomi su di lui.
«Solo una cosa: vorrei cambiare il letto»
«Perché?». Lo guardai, abbassando il capo. «Perché in quel letto ho fatto l’amore con Fred. Non voglio più dormirci», ammisi.
«Allora lo faremo in mille pezzi e lo useremo per accendere il fuoco del camino», mi sussurrò all’orecchio ed io risi.
 
«Ehy, Mary, io torno a casa mia», le dissi mentre lei sgranocchiava dei cereali per colazione. Sgranò gli occhi.
«Eeeh?»
«Ieri ci sono stata con Johnny… mi è venuta una nostalgia enorme: ho voglia di tornare a fare una vita regolare. E poi voglio anche dare spazio a te e Charlie… Johnny verrà a stare con me, visto che non deve più tornare con Vanessa», le spiegai. Lei mi scrutò alla Sharlock Holmes, poi fece spallucce.
«Ehy, se ti stai creando questi problemi per me e Charlie non devi preoccuparti: sai benissimo che è un piacere stare con te, non mi pesa affatto! Anzi, è stato il nostro sogno da ragazzine poter condividere la stessa casa. Se poi è per i motivi che hai detto prima… allora fai pure: anche a me rende felice sapere che puoi tornare alle tue vecchie abitudini. E soprattutto che Johnny è libero di stare con te». Mi fece un occhiolino ed io la abbracciai.
«Grazie per tutto quello che hai fatto, Marylin»
«Ma scherzi?». Mi diede un pizzicotto affettuoso ed io urlai, ridendo.
«Hai già preparato le valige?»
«Già… questa sera partiamo…», sospirai. «Sarà meglio che mi affretti», aggiunsi ridendo. Con l’aiuto di Charlie, trasportai le valige con le mie cose dalla casa di Marylin alla mia vecchia e in qualche modo nuova casa.
«Non ho mai preso l’aereo… oh Dio sento che sto per morire…», accennai nervosamente, guardandomi intorno. In aeroporto nessuno sembrava far caso a noi: o andavano troppo di fretta o il “travestimento” dei miei amici celebri stava funzionando. Orlando mi scrutò sotto i suoi occhiali scuri che lo rendevano irriconoscibile con un cappuccio di una felpa grigia.
«Non preoccuparti, non è nulla. Ricordi quando ti ho fatto provare il giro della morte?», mi sorrise. Impallidii al solo pensiero di quella giostra infernale e lui rise della mia espressione. «Naah, dimentica ciò che ho detto: l’aereo è peggio», aggiunse.
Ok, mi sto sentendo male sul serio!
«La smetti di spaventarla?!», esclamò Keira, dandogli un buffetto dietro la nuca. Orlando le diede un pizzicotto affettuoso, poi le afferrò il viso tra le mani e la baciò mentre rideva. Johnny infilò la mano nella mia.
«Te l’avrò ripetuto un milione di volte ieri sera: tranquilla, neanche te ne accorgerai che sei su un aereo. Io lo trovo persino divertente», mi sorrise, baciandomi la mano. Robert e la sua troupe arrivarono assieme a Charlene e fummo al completo. Dopo aver posato i nostri bagagli salimmo sull’aereo e prendemmo posto. Il mio cuore stava letteralmente balzando fuori dal petto! Ma fu questione di pochi minuti, se non di secondi: dopo il vuoto allo stomaco del decollo, sembrò sul serio di essere fermi. Se poi non pensavo che…
«Siamo sospesi in aria», mormorai ansiosa, guardando impaurita Johnny che roteò gli occhi e allungò il braccio per stringermi.
«Pessima idea la scelta del posto vicino al finestrino», disse divertito, guardando fuori. Mi voltai e osservai praticamente il nulla intorno a me.
«Oh Dio…». Sprofondai nelle viscere del mio sediolino, cercando di rilassarmi. Non fu un viaggio piuttosto lungo, tanto che arrivammo a New York prima che io morissi d’infarto su quel dannato aereo.
«La prossima volta prendo il treno», bofonchiai, dopo che Orlando mi aveva preso in giro per la seconda volta. I taxi ci aspettavano già all’uscita dell’aeroporto e ci portarono all’hotel nel quale dovevamo alloggiare per il fine settimana. Era qualcosa di normale, giusto per non dare troppo nell’occhio. Questo mi sollevò, perché non ero abituata a tutti quei lussi e forse non mi sarei sentita a mio agio in un luogo tutto di oro e cristalli!
La stanza per due persone era piccola e confortevole, c’era l’indispensabile per un paio di notti da passare fuori casa. Mi gettai sul letto.
«Che stanchezza», farfugliai, chiudendo gli occhi. Johnny si voltò a guardarmi.
«Potrai dormire… dopo aver disfatto le valige», ridacchiò.
 
«Domani pomeriggio c’è la premiere», mi ricordò Johnny, nel letto accanto a me. Mi strinsi al suo petto.
«Ho una fifa tremenda. Ho paura di sembrare stupida e di non essere all’altezza: il mio futuro dipende da come mi presenterò alla gente»
«Smettila di pensare continuamente al tuo futuro. E poi, nessuno è mai morto per una premiere: fai sogni tranquilli». Mi baciò il capo e attraverso le sue labbra mi infuse tutta la sua serenità.
Domani c’era la premiere.
Domani c’era la premiere.
Domani c’era la premiere.
La mia mente non poteva far altro che pensare che domani c’era la premiere.




Sono magicamente ricomparsa xD
Dopo il suggerimento della mia carissima Aishia, ho lavato il computer con l'acqua santa!! Odio quando si rompe il pc e per questo non ho potuto aggiornare -.-
Comunque, vi avevo promesso che ci sarebbe stata la "scena" che tutte voi state aspettando da secoli, ma purtroppo non l'ho potuta inserire altrimenti il capitolo sarebbe diventato un romanzo lungo quanto la divina commedia!!!
Un bacione alle mie care lettrici che continuano a seguirmi, non smetterò mai di ringraziarvi...
Spero vi sia piaciuto, aspetto vostri commenti!!!
P.S non vi saprei dire quando aggiornerò, ma tenete conto che con il trimestre ho un paio di mesi per dare il meglio di me a scuola e, credetemi, la scuola mi sta rubando veramente tutto il mio tempo libero!
A presto <3

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Capitolo 17
*** 17. Premiere con i fiocchi! ***


Un attimino prima di iniziare u.u : 100 recensioni, wow, ragazze sono senza parole!! Grazie con cuore davvero!! <3
Ah, questo è un pensierino per la mia 100a recensione u.u Spero ti piaccia!!


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La porta si spalancò, facendoci sobbalzare. Johnny ed io aprimmo gli occhi, fissando perplessi Marylin e Keira che ridevano, scostando le tende per far entrare la luce accecante del sole.
«Ma cos-?»
«Siete ancora a dormire?!», esclamò Marylin scettica. Keira tirò di peso Johnny -in mutande- fuori dal letto.
«Ma che diavolo…?!»
«Mi dispiace molto, Joh, ma Denise deve prepararsi», borbottò.
«Certo, ok, fatemi almeno vestire…», farfugliò assonnato e confuso. Recuperò i suoi vestiti e mi stampò un bacio a fior di labbra.
«Ti lascio nelle mani di queste due pazze», scherzò, andando via. Mi coprii con le coperte fin sopra la fronte, sbadigliando. Marylin mi scoprì.
«Coraggio, alzati! Dobbiamo andare al centro estetico: oggi c’è la premiere», mi ricordò. Al solo pensiero, mi venne un gran mal di pancia.
«Credo di avere la febbre: trovate una sosia!», esclamai.
«Non ci provare!», replicò Keira ridendo. «Ci sono passata anch’io!». Mi fecero vestire velocemente e, senza neanche fare colazione, ci mettemmo nell’auto che portava al salone di bellezza nel centro della città.
«Cosa cavolo ci andate a fare lì dentro? Siete già bellissime», sorrise Charlie facendoci un occhiolino. Marylin gli stampò un lieve bacio sulle labbra.
«Ti chiamo appena finiamo»
«A dopo», le sorrise.
La mattinata fu un susseguirsi di coccole che ogni donna sognerebbe: saune, massaggi, trattamenti di bellezza, manicure, pedicure, cerette ed ogni cosa che nessuna s’immaginerebbe neanche, accompagnata dalle piacevoli chiacchiere tra amiche e le nuove riviste di moda.
Oh, non ti dimenticare quel figo del massaggiatore!!
Quello che abbiamo invitato alla premiere?
Sì! Siete delle puttanelle, sapete? Siete tutte e tre fidanzate!

Occhio non vede, cuore non duole!!
Fino a poco tempo fa Johnny Depp lo vedevi dal binocolo e ora non ti basta nemmeno…
Eh, no, non ho detto che non mi basta! Non mi stancherò mai di lui!
Almeno non fino a quando non hai raggiunto il tuo obiettivo…
Quale?
Portartelo a letto!

«La nostra stilista ci aspetta in un ristorantino dove andremo a pranzare», accennò Keira sorridente.
«Ho una fame! Non mi avete neanche fatto fare colazione!», esclamai e loro risero.
«Tu e Johnny dormite sempre insieme?», sussurrò Keira curiosa. Mary sapeva già tutto, non c’era bisogno di chiederlo. «Beh… da quando Vanessa l’ha cacciato di casa. Sarebbe un controsenso farlo andare in albergo quando ha una fidanzata sola soletta a casa», sorrisi ruffiana. Anche loro risero e arrivammo nel ristorantino che Keira aveva prenotato per le tredici.
«Sorpresa», cantilenò la ragazza quando Nicoletta ci sorrise, sventolando la mano. Sgranai gli occhi e le corsi incontro, abbracciandola.
«Nicky!», esclamai felice, stringendola. «Sei sempre più bella, Den! Non ti aspettavi di ritrovarmi qui?», scherzò.
«In realtà no, ma sono felicissima!»
«Ho pensato già a tutto: l’abito, le scarpe, il trucco, gli accessori… Ehy, abbiamo finito di lavorare insieme un po’ di tempo fa, ma sarò sempre io la tua stilista personale», mi fece una linguaccia ed io risi. «Oh, lei è mia sorella Jennifer», aggiunse, indicando una biondina poco distante da noi che ci fissava in compagnia di un’altra.
«L’altra è nostra cugina Sabrina», ci informò e ce le presentò quando ci furono accanto.
«Per noi è un onore conoscervi», squittì la bionda.
«Mary, Jennifer sarà la tua personal stilist. Sabrina quella di Keira. Sono nuove nel settore, per questo ho voluto dare loro una “spinta” nel campo del lavoro. Vi assicuro che hanno talento da vendere!», esclamò.
«Non ne dubitiamo!».
Fu un pomeriggio allegro e tranquillo, passato in piacevole compagnia tra ragazze. Ero felice e sollevata che Nicky fosse qui per darci una mano: era stata una delle persone con cui avevo legato parecchio durante le riprese e avevo ormai la completa fiducia nelle sue indiscutibili potenzialità. Anche le altre due si mostrarono molto simpatiche: Jennifer conosceva cinque lingue diverse e si divertiva a parlare in modo che non potessimo capirla, Sabrina era ottima a raccontare le barzellette.
Arrivammo nuovamente all’hotel per prepararci: anche Charlie fu sorpreso di vedere Nicoletta. Passeggiamo per il lungo corridoio fino a quando non ci guardammo negli occhi, dovendo separarci.
«Ok, qualsiasi cosa succeda, io sono sempre al più bella», sussurrò Keira puntandoci un dito contro. Ridemmo.
«A dopo!». Nicky entrò nella mia camera e si guardò attorno.
«Scusami per la confusione, mi hanno tirato le coperte di dosso e non mi hanno neanche dato il tempo di rifare il letto! Pensa che hanno trascinato via Johnny in mutande», risi nervosa, mordendomi il labbro. Il solo pensiero di dovermi preparare per la premiere mi metteva terribilmente in ansia. Nicky afferrò il suo borsone e iniziò a mettere sul tavolino le cose necessarie per prepararmi. Io la guardai, continuando a torturarmi le mani.
«Ok, direi che possiamo cominciare. Tra un po’ il fattorino ci porta l’abito», sorrise e mi scrutò perplessa. «Il tuo viso non rivela affatto una giornata di massaggi: sei troppo ansiosa, Den», sussurrò.
«Scusami, non posso farci niente», mormorai. Lei sorrise dolcemente e mi fece cenno di sedermi sulla sedia.
«Adesso chiacchiereremo un po’ così pensi ad altro»
«Ok». Mi sedetti di fronte a lei e chiusi gli occhi, lasciando che mi passasse la crema idratante.
«Credo che non ti metterò molto fondotinta: hai una bellissima colorazione del viso», sorrise.
«È da questa mattina che non vedo Johnny», sospirai, chiedendomi cosa stesse facendo.
«La storia del tatuaggio… è molto romantica!», esclamò. Guardai di scatto il suo nome inciso sul mio polso e sorrisi, ricordandomi quella splendida giornata.
«Johnny è un tesoro. A volte… a volte mi chiedo se lo merito davvero, se faccio parte di questo mondo, del suo mondo», confessai.
«Denise! Non ho mai visto una coppia più bella di voi due e poi –sinceramente- tu fai ovviamente parte di questo mondo: sei una star, tesoro!», esclamò imitando un accento francese che la rendeva buffa. Risi. «E Charlene? Non l’ho più vista in giro!»
«Sai che non l’ho vista neanche io? Credo sia venuta alla premiere soltanto perché era obbligata a farlo: dopo quello che è successo… io sono stata disposta a perdonarla, Johnny lo stesso, ma pare proprio che sia lei a non voler perdonare se stessa: ho provato più volte a tornare ai rapporti di prima ma è più fredda di un ghiacciolo»
«Secondo me non le va ancora giù il fatto che Johnny sia caduto ai tuoi piedi», ridacchiò ed io con lei.
«Jennifer e Sabrina sono molto simpatiche», cambiai improvvisamente argomento. «La nostra famiglia non ha difficoltà a socializzare», scherzò.
«Questo è un ottimo pregio», commentai.
«E Robert?»
«Non ho visto neanche lui! Credo che lo rivedrò direttamente alla premiere!»
«Quell’uomo è uno svitato», rise, allontanandosi per guardarmi. «Apri gli occhi e sorridi», mi ordinò e così feci. «Sei un capolavoro!», esclamò infine, battendo le mani. Mi guardai allo specchio: Nicky mi aveva truccato di argento con le sfumature di rosa, avevo le guance rosate e un rossetto color salmone che oscillava tra il rosa e il rosso.
«Ti ho truccata di rosa perché sarà il colore del tuo abito», mi fece l’occhiolino ed io annuii. Non l’avevo visto, ma mi aveva assicurato che mi sarebbe piaciuto e che sarei stata terribilmente sexy. Bussarono alla porta e Nicoletta corse ad aprire, richiudendo con un grosso pacco tra le mani.
«Ed ecco il tuo vestito», sorrise Nicky, mostrandomi un favoloso abito principesco rosa pesca. Era fasciato sul corpetto, decorato da brillantini che sembravano piccoli diamanti –e forse lo erano-, corto fin sopra le ginocchia avanti e lungo indietro.
«Oh Dio, non ho mai visto un vestito così favoloso!», esclamai entusiasta.
«Ora però devi metterlo», ridacchiò. Sgranai gli occhi.
«Eh no! Io quello lo rompo ancora prima di uscire da questa stana! Questo vestito è troppo bello per me»
«Smettila di farti i complimenti e vieni qui: ti aiuto», bofonchiò. Lo indossai con il suo aiuto, poi misi le scarpe argentate tutte brillantinate, per richiamare i brillanti del vestito.
«Attenzione a non sporcare tutto con il mascara!», esclamò.
«Oh Dio, l’ho sporcato?! Mi sono tolta tutto il trucco?! Non c’è più tempo per sistemarlo di nuovo! Oh Dio sono già le sette di sera!». Ok, stavo iniziando a sclerare, ma capitemi: mancava poco più di un’ora!
«Smettila!», esclamò, coprendo le mie urla. «Sul serio, Denise, basta: ti verrà un infarto prima che tu possa mettere piede sul tappeto rosso. Vuoi trasformare questo evento in una catastrofe? Vuoi farti conoscere morta al tuo pubblico?», disse sarcastica.
«Certo che no», biascicai, alzandomi lo strascico dell’abito per andare verso il grande specchio. I capelli erano rimasti sciolti perché Nicky diceva che erano bellissimi così, semplici e naturali. Indossai i gioielli e finalmente mi guardai allo specchio…
Oh Dio non sono io quella!
Wow!
Non mi ero mai sentita così bella, avevo appena scoperto che quel colore mi donava! Brillavo come una stella, mi sentivo una vera principessa, sapevo di essere degna di un red carpet.
«Sei bellissima», sorrise Nicky soddisfatta. Si udirono dei fischi e mi voltai, incrociando lo sguardo compiaciuto di Orlando, già in giacca e cravatta. C’era da ammettere che Orlando conservava il suo fascino in smoking!
«Wow, da quale favola sei uscita?», mi sorrise, baciandomi la mano. Sorrisi imbarazzata. «Sul serio, sei incantevole», mi fece l’occhiolino.
«Grazie, anche tu sei impeccabile», ridacchiai, sistemandogli la cravatta. «Hai visto Johnny?»
«Si sta preparando: ci mette più tempo per ingioiellarsi che per posare alla premiere», scherzò e ridemmo.
«Keira è pronta?»
«Vado subito a sbirciare», sussurrò enigmatico, facendomi un occhiolino furbo e scomparendo. Risi, guardando Nicoletta.
«Sono proprio soddisfatta del mio lavoro», sorrise.
«Qual è il mio lato migliore per le foto?»
«Sei stupenda in tutti i lati, tesoro! Sei una delle poche donne ad avere un viso simmetrico: non hai un lato migliore», mi disse ed io sospirai. «Ora vado ad indossare anch’io qualcosa di decente: ci vediamo alla premiere», anche lei scomparve sorridendo, lasciando da sola in stanza. C’era talmente tanto silenzio che si sentivano i miei respiri agitati e il mio martellare del cuore in petto indecentemente. Approfittai di quel poco di tempo “libero” per riflettere e rilassarmi. Pensare a Johnny mi fece stare meglio: sebbene questa era la premiere del mio primo film in assoluto ed era una cosa molto importante per me sapevo che al fianco di Johnny mi sarei sentita al sicuro, anche se la paura di spezzare un tacco, cadere e scucire il vestito non abbandona la mente nemmeno di una donna che da anni fa questo genere di cose. La porta si aprì e il mio angelo fece ingresso. Indossava uno splendido completo blu: pantaloni blu notte, una camicia scura sotto il panciotto e la giacca dello stesso colore del pantalone. Si era curato anche quel suo pizzetto di barba e quei baffi che adoravo così tanto. Era divino, nel suo stravagante modo di vestirsi, era veramente divino. Lo fissai e lui fissò me, nessuno dei due fiatò per prima. Guardai i suoi occhi scuri sotto gli occhiali –adoravo anche quelli- in attesa che dicesse qualcosa. Ma lui continuava a fissarmi imbambolato, immobile come una statua. Ad un certo punto aprì la bocca e sussurrò qualcosa in francese o americano o probabilmente tutte e due insieme.
«Allora?», mormorai perplessa. Lui mi scrutò ancora e alla fine sorrise.
«Così mi farai sfiguare, cherie, sei divina», sussurrò, venendomi incontro. Mi prese per una mano e mi fece volteggiare. Risi, prima di finire confusamente tra le sue braccia, stretta al suo petto. «Ti ho mai detto quanto tu sia bella?», aggiunse a fior di labbra.
«Mmmh… ed io ti ho mai detto quanto tu sia sexy?», sussurrai con un tono un po’ per prenderlo in giro.
«Ma smettila», rise, scostandosi ed io lo fissai convinta.
«Dico sul serio!», replicai. Afferrai la borsetta d’argento e guardai l’orologio: erano le sette e mezza di sera. Fissai nuovamente Johnny –bello come il sole- e gli andai vicino, sistemandogli il colletto della camicia scomposto. Lessi una strana espressione nel suo volto, ma già sapevo cos’era: eppure, un uomo con decine e decine di premiere alle spalle era ancora nervoso.
«Sei agitato?»
«No», borbottò, mentendo spudoratamente.
«Joh, in quanto attore, ti facevo più convincente a dire bugie…», scherzai, sfiorandogli il viso liscio. Lui sfregò dolcemente il suo naso contro la mia guancia quasi come un gattino che chiede attenzioni e calore.
«Avrò fatto una cinquantina di premiere ma, sì, sono un po’ agitato. E tu? Non sei emozionata? Sembra che Nicky sia riuscita a calmarti… sentivo le vostre urla dall’altra parte dell’albergo», ridacchiò. Abbassai il capo e sorrisi.
«Se sono emozionata? Oh Dio, Johnny, il cuore mi batte all’impazzata anche se sto cercando di nasconderlo: vorrei essere abbastanza donna e contegnosa da non sembrare una ragazzina che si lascia travolgere dalla sua euforia, incapace di trattenere le proprie emozioni», gli spiegai, fissando il basso. Lui mi afferrò le mani.
«Ma trattenere le proprie emozioni è una cosa assolutamente sbagliata! E tutti ti adorano euforica, così come sei e ti hanno conosciuta. Ed io ti amo proprio perché sei te stessa sempre: non cercare di essere un’altra persona proprio questa sera, tutti devono avere l’onore di conoscere a vera Denise», mormorò in un sussurro. Sorrisi sollevata.
«Se si spezza un tacco e sto per cadere, tu mi afferri al volo, vero?», dissi infine sospirando agitata. Lui alzò gli occhi al cielo.
«Ma certo, anzi, cadremo insieme. E poi non preoccuparti: ci sarà un red carpet a terra pulitissimo che non ti farà sporcare l’abito», mi prese in giro ed io risi, dandogli una leggera pacca sulla spalla mentre lui mi afferrava per la vita, uscendo dalla stanza per dirigerci sul retro dove ci aspettavano gli altri.
«Ehi mettimi giù che peso!», esclamai, tenendomi stretta a lui.
«Non così tanto»
«Dai! Che dopo ti faranno male tutte le cose. Non hai più l’età per queste ragazzate, nonnino», lo presi in giro. Lui mi guardò in segno di sfida, sfoderando un’enigmatica espressione tipica di Jack Sparrow.
«Ringrazia il fatto che non abbiamo abbastanza tempo, ragazzina», mi minacciò e lo guardai divertita, baciandogli il collo.
Perché non ero così ansiosa?
Beh, potreste capirlo anche da voi, se solo avreste potuto provare la tranquillità interiore che Johnny infondeva ad ogni suo sguardo e sorriso.
«Oh Dio, Denise!», squittì Marylin, venendoci incontro. Johnny mi fece poggiare i piedi a terra e mi voltai verso la donna che doveva essere la mia migliore amica.
Quella è Marylin?!
Oh Dio i bei vestiti fanno miracoli!
Sfoggiava un bellissimo abito blu elettrico che scendeva lungo e morbido lungo i fianchi, nascondendoli, e la parte superiore in una fascia incrociata metteva in evidenzia il suo seno prosperoso, era più alta di una quindicina di centimetri grazie ai tacchi neri. Aveva alzato i suoi capelli castani e raccolti in uno chignon decorato da una treccia, aveva del trucco marroncino leggero sugli occhi e un rossetto corallo sulle labbra. Sì, Marylin era assolutamente divina.
«Mary! Sei bellissima!», esclamai quasi commossa, abbracciandola.
«Mi sono persa qualcosa?». La dea della bellezza arrivò nel piccolo cortile e la fissammo meravigliati. Aveva un abito dorato e lungo che aderiva lungo i fianchi mettendo in evidenzia il suo corpo perfetto e una generosa scollatura del pezzo superiore incrociato anche grazie ad una specie di cintura sotto il seno. Aveva il trucco dorato e un lipgloss lucente e  tagliato i capelli in un caschetto.
«Ho deciso di dare una puntatina ai capelli», sorrise, scrollandoseli.
«Sei favolosa!»
«Anche voi!»
«Porca vacca queste sono le mie stelle?!». Mi voltai al suono di quella voce: non poteva essere altro che quella di Robert!
«Robert!», esclamai, correndogli incontro per abbracciarlo.
«Eh eh, sei incantevole Den»
«Grazie mille»
«Complimenti», sorrise Charlene, venendomi vicino. Aveva addosso un bellissimo e raffinato abito rosa pallido decorato da brillantini più scuri dello stesso colore delle scarpe. Solo a guardare tanta bellezza, ti sentivi una racchia. L’invidia era naturale quando ti accostavi a lei. Ma oggi no, oggi mi sentivo all’altezza della situazione. Magari emotivamente avevo bisogno di altri dieci anni, ma il mio aspetto mi permetteva di fare bella figura accanto a Johnny.
«Ti dona molto», le sorrisi, abbracciando anche lei. Sorrise, poi mi voltai verso gli uomini.
«Abbiamo finito con gli abbracci?», farfugliò Orlando annoiato.
«Abbracciamoci anche noi allora!», esclamò Johnny, cogliendo di sorpresa Orlando con un abbraccio. Ridemmo.
«Ok, direi che è ora di andare…», accennò Robert. Ci dividemmo in varie macchine e Johnny ed io entrammo nella nostra. Ci furono diversi attimi di silenzio, io cercavo di immaginare cosa ci potesse essere la fuori. Il fatto di non averne la minima idea era ciò che mi spaventava di più. Trasalii quando Johnny poggiò la sua mano calda sulla mia e me la strinse in segno di conforto, poi se la portò alla bocca e la sfiorò, solleticandomi con i suoi baffi.
«Cosa dovrò aspettarmi lì fuori?», mormorai. Sorrise.
«Ti piacerà da morire: flash, paparazzi, giornalisti, telecamere, fan scatenati… ti faranno sentire la persona più importante dell’universo», mormorò. Mi morsi il labbro.
«Coraggio Denise, caccia fuori le palle», sospirai, cercando di darmi coraggio.
«No, forse quelle ti conviene tenerle dentro…», bofonchiò Johnny prima che scoppiassimo a ridere –autista a me sconosciuto compreso-. L’auto si fermò e in quell’istante esatto il mio cuore raddoppiò i battiti. Un uomo grande e grosso come una montagna in giacca con un paio di occhiali scuri ci fece cenno di scendere.
«Lui è Fred, il nostro bodyguard», sorrise Johnny.
«Piacere», sorrisi, allungando la mano e lui sorrise, baciandomela.
«Venite con me». Notai con la coda dell’occhio Keira e Orlando, poi Charlene, Marylin, Robert  e gli altri seguirci. Saremmo dovuti entrare prima noi, eravamo i protagonisti.
Tutto quel buio si trasformò in una confusione totale: sfiorammo il tappeto rosso e venni invasa da migliaia di flash e urla, tanto che sbattei le palpebre più volte e feci un passo indietro. In realtà avrei voluto mettermi a correre e scappare via! Johnny mi posò una mano sulla schiena e mi sussurrò qualcosa in francese che non capii. A volte dimenticava che io non ero Vanessa e che non conoscevo bene quella lingua?! La pressione sulla mia schiena mi fece comunque avanzare dinanzi a quella gente che guardai per la prima volta…
Eravamo all’inizio del red carpet, dietro di noi l’enorme cartellone con la foto del film, ai lati i nostri bodyguard che assicuravano la giusta distanza dalle alte transenne. Alzai lo sguardo verso la marea di gente che ci circondava urlante: giornalisti che cercavano di attirare la nostra attenzione, tipi con grosse telecamere sulle spalle, flash che stavano seriamente compromettendo la mia vista, gente che urlava i nostri nomi nella speranza che potessimo avvicinarci, ragazzine in preda ad una crisi ormonale che continuavano a gridare “Johnny ti amo!”. Un po’ di tempo fa mi sarei catalogata in una di quelle!
«Ehi, va tutto bene?», mi sussurrò Johnny e con tutto quel casino quasi non riuscii a sentirlo. Finalmente qualcosa che non sia francese!
Non è il momento di mettersi a pensare a queste piccolezze, Denise. Sarà agitato pure lui: non ti sembra strano?
Sì, l’avevo notato…
Cosa starà tramando?

«Credo che mi abituerò», sorrisi nervosa, fissando l’obiettivo dinanzi a noi.
«Johnny! Come on! Vieni qui!»
«Johnny!»
«C’è Bloom con la Knightley!»
«Concedeteci un’intervista!». Un fotografo ebbe il permesso speciale per superare le transenne e avvicinarsi a scattare le fotografie della premiere.
«Signorina Cooper, sorrida», mi suggerì l’uomo divertito, inginocchiandosi e maneggiando quell’aggeggio. Dopo un paio di scatti, mi sentii già a mio agio e quasi quasi mi stavo pure divertendo, iniziando a posare davanti alla fotocamera. Mi sentivo la persona più popolare e ricercata di questo mondo. Feci alcuni scatti accanto a Johnny, poi con il regista Robert e gli altri miei colleghi. Johnny mi prese per mano.
«Ti stanno chiamando Den, non li senti?», sorrise divertita, indicandomi la folla. In effetti, stavano urlando proprio il mio nome. Osservai le espressioni curiose e ammiranti degli altri mentre sventolavano carta e penna in attesa di un autografo.
«Dai, comportati come se non fosse nulla», m’incoraggiò mentre ci dirigevamo in fondo.
«Ehy, how are you?», sorrise Johnny, afferrando carta e penna e firmando.
«Denise! Mi fai un’autografo?». Afferrai carta e penna e sorrisi alla ragazzina.
«Come ti chiami?»
«Come te», sorrise lei entusiasta. Ricambiai.
«Perfetto! Allora portiamo onore al nostro nome», le feci un occhiolino e ridemmo. Dopo il primo, persi il conto delle centinaia di autografi che firmai, incassando ogni volta complimenti del tipo “sei bellissima” e “ti ammiro molto” o “sei in gamba come attrice!” e ancora “che fortuna che hai!”. Insomma… non credevo potessi fare questo effetto alla gente: mi aspettavo i pomodori addosso e invece mi stavano facendo dei complimenti, urlavano il mio nome, mi apprezzavano. Non c’erano parole per descriverlo, era semplicemente da brividi, un’emozione indescrivibile sul serio. Mi voltai per guardare gli altri: tutti erano impegnati con le fotografie o con gli autografi. Keira e Orlando finirono la loro intervista e… indovina un po’? Si stavano dirigendo verso di noi!
«Mr Depp? Signorina Cooper?», sussurrò un uomo con una grossa telecamera. Johnny si voltò e sorrise, salutando, mentre una donna con il microfono si avvicinava a noi.
«Siamo qui in diretta da New York, per la premiere del nuovo film di Robert Springfield, con i nostri protagonisti: Johnny Depp e la nuova stella Denise Cooper. Johnny, raccontaci com’è stato lavorare al fianco di Denise», lo incalzò. Johnny mi guardò e sorrise, nei suoi occhi lessi tutta quella dolcezza che sapeva offrire: sapevo già che mi sarei messa a piangere dalla commozione e Nicoletta mi avrebbe spezzato le gambe per aver rovinato il suo trucco!
«Ho apprezzato molto l’idea di Robert di assumere nuovi attori e permettere loro di emergere. Denise era un talento nascosto: ha una grande capacità espressiva, non trova difficoltà a calarsi nella sua parte. Sul set abbiamo respirato tutti la sua aria sempre allegra e volenterosa di fare! È una ragazza molto ambiziosa e credo che questa debba essere la caratteristica di ognuno: puntare sempre in alto». Mi morsi il labbro, ordinando a me stessa di non scoppiare in lacrime.
«Denise, com’è stato per lei lavorare accanto a Johnny ed entrare nel mondo dello spettacolo?». La telecamera venne puntata su di me. Decisi di iniziare con un sorriso, schiarendomi la voce.
«Beh… inutile parlare di Johnny, sanno tutti che è bravo», dissi ironica e lui accennò una risatina. «Tutto questo è… magico. Johnny mi ha aiutato in quei periodi di “crisi” in cui volevo abbandonare tutto e tornare dietro una scrivania di un ufficio: oltre ad essere stato un perfetto collega è anche un ottimo amico. Lui… è sempre pronto a darti una mano anche quando sa che forse non può farlo. Lo trovo una persona carismatica, è il simpaticone del set». Ridemmo e presi un attimo fiato.
«Non ho mai creduto di poter arrivare così in alto, fare l’attrice era il mio sogno nel cassetto da quando avevo sei anni», sorrisi infine.
«Si vocifera molto su voi due: le riviste di gossip hanno azzardato ad un vostro flirt…», accennò. Sbiancai e il mio cuore mandò a quel paese la giornalista. Perché tutti volevano andare a parare sempre lì?! Johnny ridacchiò.
«Tutti quanti continuano ad interessarsi alla nostra vita privata. Volete sapere al verità?», disse sarcastico. Johnny, noncurante della marea di riflettori puntati su di noi, afferrò velocemente il mio viso e mi baciò. Mi baciò davanti a un milione e mezzo di spettatori. Non capii nulla, il sapore di Johnny si confuse con i “click” delle macchine fotografie e il sussultare di tutti gli altri. Si fermarono tutti, si zittirono e si immobilizzarono per guardarci. Staccò le labbra lentamente dalle mie e in quel momento riprese il fitto chiacchiericcio degli altri, oltre ai paparazzi e ai giornalisti che avevano già iniziato a farci un altro milione domande. La testa mi girava ed ebbi l’impressione di stare per cadere. Johnny ignorò tutti, fissando poi la telecamera che permetteva la trasmissione in tv.
«Sì, lei è la mia fidanzata», disse, rispondendo alle domande di tutti in una sola volta, con quella affermazione.
Cosa diavolo sta combinando quel deficiente?!
Oh mio Dio, Ginevra…

Avevano ottenuto quel che volevano: iniziarono a fare qualche domanda sulla storia precedente con Vanessa e poi arrivarono alla conclusione che stavamo insieme già da un po’. Non osai neanche immaginare le prime pagine sulle riviste di gossip che ci avrebbero riservato!
Dunque… che ore erano? Oh, mezzanotte meno cinque. Avevamo fatto le foto, firmato gli autografi, fatto l’intervista e il “bacio-scandalo”: potevamo andarcene. Salutammo per l’ultima volta il pubblico e scomparimmo nel vicoletto da dove eravamo apparsi. Mi fermai all’istante, ora che potevamo tornare a parlare liberamente senza mille occhi puntati addosso.
«Mi spieghi che cosa ti è passato per la testa?!», urlai infine, osservandolo da lontano mentre si accendeva la sigaretta. Alzò lo sguardo verso di me e scoppiò a ridere, avvicinandosi lentamente. Ispirò, buttandomi poi tutto il fumo in faccia. Voltai la faccia infastidita e lui mi prese per il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi, ridendo ancora.
«Sei ubriaco?», mormorai contrariata.
«Sono felice, è molto diverso», sussurrò, iniziando a baciarmi sul naso, sulla guancia, sulle labbra. «Era da un po’ che mi passava per la mente di farlo»
«Ecco perché avevi quella strana espressione…», accennai amara. «E domani non lamentarti se ci ritroveremo sulle prime pagine dei giornali o in tv!», aggiunsi.
«Allora non l’hai capito! Non me ne frega, è esattamente quello che voglio! La mi storia con Vanessa è finita già da un po’ e non mi va che gli altri ti vedano solo come mia “collega”. Voglio che tutti sappiano che stiamo insieme, che ti amo». Mi scostò un ciuffo di capelli dal viso accaldato. «Siamo ufficialmente fidanzati», aggiunse.
«Ufficialmente… fidanzati?», ripetei sorpresa. Lui fece spallucce.
«Sì, lo so, ho fatto tutto io, per-» Fermai il suo fiume di parole con un bacio. Il cuore mi batteva forte, in quel momento sentii di amarlo più di ogni altra cosa al mondo. Altro che ubriaco, la sua era solo una manifestazione d’amore: voleva far sapere a tutto il mondo che stavamo insieme.
«L’auto ci aspetta», sorrise, voltandosi poi alla nostra destra e cogliendo di sorpresa un paparazzo che ci stava scattando delle fotografie.
«Siamo stati tre ore e mezza lì fuori, non ti è bastato per scattare delle foto?!», borbottò Johnny seccato, facendolo scappare via. Risi.
«E così avete dimostrato a tutti quegli invidiosi l’amore vero…», ci prese in giro Orlando, spuntando dal vicoletto. Marylin mi corse incontro abbracciandomi.
«Vi presento la mia fidanzata», disse Johnny soddisfatto, afferrandomi per la vita e baciandomi. Lo strinsi forte a me.
«Dovevate vedere le facce stupite di tutti quanti!», rise Marylin, seguita da Keira e Orlando.
«Alla giornalista per poco con cadeva il microfono da mano!», aggiunse Keira. Ridemmo anche noi e Robert ci fissò perplesso, avvicinandosi a noi.
«Ma siete impazziti?! Razza di… geni», terminò la sua imprecazione in un sorriso, abbracciandoci. «Finalmente ce l’avete fatta! Ora non vi dovete più nascondere. E grazie a voi manderanno in onda talmente tante volte la premiere del mio film che… oh Dio altro che fama!», rise, dando una pacca sulla spalla di Orlando che gli stava più vicino.
«Io non c’entro nulla!», esclamò Orlando scherzando.
«Avresti dovuto fare lo stesso con Keira», replicò l’uomo.
«Ah, si vede che non segui il gossip, Rob: l’hanno capito, ne parlano già tutti! Abbiamo dato conferma nell’intervista»
«Bisogna festeggiare!», esclamò Charlie, stappando lo champagne. Charlene distribuì i bicchieri e brindammo tra una risata e l’altra dopodiché ci mettemmo in auto per tornare all’hotel.
«Sei stata bravissima: i fan ti hanno adorato e ti sei comportata come se facessi questo da sempre»
«Non sono neanche inciampata», aggiunsi e Johnny scosse il capo sorridendo. Sospirai. «Non credevo sarebbe andata così divinamente. Non vedo l’ora di farne un’altra!»
«Vacci piano, gioia», rise Johnny, giocando con i boccoli dei miei capelli. Salimmo di corsa in stanza passando dal retro (all’entrata principale c’erano milioni di giornalisti che avevano saputo dove alloggiavamo). Mi gettai sul letto, sospirando ad occhi chiusi.
«Non vedo l’ora di buttarmi sotto la doccia. Chi va per primo?». Mi alzai e fissai Johnny che afferrava un asciugamano e la poggiava sul letto, togliendosi gli occhiali.
«Vai prima tu, ho intenzione di rimanerci per una buona ora», sussurrai e lui rise, scomparendo nel bagno. Osservai l’orologio che segnava l’una meno dieci, poi m concentrai sul ticchettio dell’orologio. A quell’ora tutto era silenzioso e faceva venire veramente sonno: quando Johnny se ne andava, piombava il silenzio più totale. Sentii lo scrosciare dell’acqua quasi con violenza: Johnny aveva aperto i rubinetti della doccia ed io potevo sentirli bene, visto che … visto che aveva lasciato aperta la porta del bagno a pochi passi dalla camera da letto! Feci qualche passo indietro e vidi la sagoma scura e indefinita di Johnny che si scuoteva i capelli, canticchiando qualcosa sotto la doccia. Era un paradiso: avete presente quando arriva la fatidica domanda “qual è il tuo ultimo desiderio prima di morire?” oh beh, io avrei risposto “fai aprire di colpo quell’anta della doccia. Non so, un colpo di vento, lui che dimentica che ci sono ed esce fuori credendo di essere solo, qualsiasi cosa”. Ecco a cosa mi portava quella mia mente contorta in quel momento, vedendolo assaporare quei minuti di relax.
Mmmh… guarda un po’ cosa c’è sul lettone matrimoniale!! Lanciai lo sguardo dove Gin mi aveva “indicato”.
Ha scordato gli asciugamani! OH MAMMA. E ora dovrei portarglieli?
Sei impazzita?! Hai la possibilità di vedere Johnnino nudo e vuoi portargli “l’arma” per coprirsi?
Beh, sì…
Questo si chiama masochismo, cherìe. E tu impazzirai.
Guardai di nuovo esitante l’asciugamano con il marchio dell’hotel, poi i miei occhi fissarono la mia figura allo specchio dinanzi a me. Indossavo ancora quell’abito, i capelli leggermente scombinati ricadevano ancoralisci fino alla schiena, la matita nera era leggermente sbavata ai lati e i brillantini iniziavano ad irritarmi gli occhi. Ero carina tutto sommato, anche in questo stato, anche col pensiero pervertito che mi ronzava in testa come una zanzara fastidiosa che non è soddisfatta fino a quando non avrà avuto il suo sangue. La ragazza dello specchio fece scivolare prima una spallina, poi l’altra del vestito che con un fruscio cadde a terra gonfiandosi come un palloncino. Sfilai i miei tacchi a spillo e feci scivolare giù le calze autoreggenti. Slacciai il reggiseno in pizzo bianco che vennero accompagnati dai miei slip. Dinanzi a me, la mia figura nuda. Cosa stavo facendo? Cosa mi aveva spinta a farlo? Beh, quella stessa arcana forza mi stava spingendo ad avanzare verso il bagno. Varcai la soglia e mi invase un odore forte di bagnoschiuma al muschio bianco. Il mio preferito. Ma senz’altro riuscivo a distinguere l’odore di Johnny. Lui non mi aveva sentita, anche perché continuava ancora a lavarsi tranquillamente. Un fremito percorse il mio corpo e mi spinse ad andare avanti, facendo scorrere l’anta della cabina doccia. La prima cosa che vidi, furono le spalle robuste di Johnny che, sorpreso, si voltò di scatto. Sotto il getto d’acqua, era ancora più terribilmente sexy. Insomma… immaginatevelo un Johnny Depp nudo, bagnato sotto la doccia. Ora potevo anche morire felicemente. Il suo sguardo perplesso e confuso scivolò velocemente sul mio corpo, soffermandosi sui miei seni. Poi, quasi come se se ne fosse vergognato, sbatté le ciglia e tornò a fissarmi.
«Denise…», mi sussurrò sorpreso, come in cerca di spiegazioni, immobile sotto il getto d’acqua. Un sorriso maligno e malizioso si dipinse sulla mia bocca e feci un passo verso di lui, entrando anche io nella cabina doccia e richiudendo l’anta dietro di me. In realtà non era così piccola come sembrava, poteva starci benissimo anche un’altra persona. Ma eravamo solo io e lui ora. Sussultai all’impatto con l’acqua che iniziò a bagnarmi.
«Den, io…»
«Sssh», lo zittii, premendogli due dita sulle labbra. «Direi che abbiamo aspettato fin troppo, Johnny», sussurrai in tono quasi straziato, avvicinandomi alle sue labbra per strappargli un bacio. Lui parve restare irrigidito.
Ma è gay o cosa?! Esclamò Ginevra.
Ma lo sentii anche trattenere il respiro quando affondai le mie labbra sul suo collo. Era gratificante sentire che neanche lui respirava, che ero proprio io a togliergli il fiato. Sulla lingua avevo il sapore del bagnoschiuma, le narici erano pervase dal suo dolce odore. Johnny sapeva di Johnny, punto. Rimase ancora lì immobile, ancora più irrigidito quando allungai verso il basso e lo sfiorai proprio . Questo parve scatenare una strana reazione in lui, eccitato abbastanza da promettere una notte di sesso appagante. Ma non era quello che volevo, non ora, non solo sesso. Le sue grosse mani che avevano il segno degli anni trascorsi si strinsero attorno ai miei fianchi. Neanche avevo fatto caso all’acqua che mi aveva completamente bagnata e che si era fatta leggermente più fredda, eccitandolo ancora di più. Johnny si sciolse come un cubetto di ghiaccio al sole e da rigido come un tronco d’albero iniziò a diventare terribilmente erotico. Cercò bramoso le mie labbra, poi succhiò la pelle del mio collo lasciandomi lievi rossori sulla pelle, nel frattempo che stringeva il mio seno con la sua grossa mano. Mi solleticò un po’ con gli anelli ma non osai fargli togliere la mano di lì, pregandolo di aggiungere anche l’altra, conducendola proprio al mio seno. Poi staccò bruscamente le mani e si fermò un attimo per guardarmi negli occhi. I suoi erano diventati più cupi e scuri, intensi di desiderio, quel desiderio che avevamo soffocato dentro di noi per molto tempo, cedendo il posto alla razionalità e alla ragione. Ma ora poteva anche andare a farsi fottere la ragione. Sì, stavo diventato anche scurrile ora che lo volevo. Lui mi sorrise compiaciuto e mi afferrò per i glutei, sollevandomi per far combaciare il suo inguine al mio. Allungai la mano per afferrare il rubinetto e girarlo. L’acqua era diventata decisamente più fredda ora. Sibilò divertito all’impatto con l’acqua, facendomi poggiare al muro, l’unico lato della cabina non circondato dalla plastica e sussultai all’impatto con le mattonelle fredde poi poggiò le mani ai lati della mia testa sulle mattonelle. Per restare in equilibrio, avvolsi le mie gambe attorno alla sua vita. Lo sentivo, pulsante e fremente, quasi impaziente. Lui divaricò ancora di più le mie gambe e si fece spazio con una mano, iniziando ad accarezzarmi. Un gemito sfuggì dalla mia bocca, un qualcosa che lo spinse a continuare. Inarcai la schiena, spingendo le spalle ancora di più contro il muro freddo, avvolgendo le mani attorno al suo collo e tra i suoi capelli bagnati. Tolse le mani, solo per potermi sollevare meglio e permettere l’accesso al suo “principe Albert”. Non potei fare a meno di sussultare e gemere, stringendomi forte a lui e posando lievi baci sulla sua spalla, aggrappata alla sua schiena come un koala.
«Den… ise», sussurrò lui tra un gemito e l’altro, mentre i suoi movimenti diventavano sempre più veloci e incontrollabili, così come i nostri respiri. Poi sentii le vibrazioni dentro me, una strana sensazione mi invase e lo sentii rallentare, fino ad uscire da me. Lo amavo ancora di più quando sussurrava in quel modo il mio nome, facendomi rabbrividire. L’impatto dell’acqua gelida con la nostra pelle rovente era sensazionale. Crollai letteralmente, le gambe cedettero a quell’orgasmo paradisiaco, tanto che sarei finita col muso a terra se Johnny non mi avesse sostenuta per i fianchi. Sentii le sue gambe tremolare un po’, poi uscì dalla cabina con me ancora avvinghiata attorno alla sua vita. Tornò a baciarmi il collo e lo vidi sorridere.
«Cosa c’è?», mormorai perplessa, ancora scossa per la sconvolgente sensazione. Lui mi accarezzò e sorrise.
«Non ti avevo mai vista così…»
«Affamata?», suggerii maliziosa. Lui annuì ridendo. Mi avvicinai al suo orecchio, mordendogli leggermente il lobo. «Però io non mi sazio facilmente, Johnny. Sei troppo vecchio per il secondo round?», lo presi in giro, soffiandogli all’orecchio. Sapevo che questo lo faceva eccitare, l’avevo constatato qualche giorno fa.
«Troppo vecchio, eh? Ti farò pentire di averlo detto, novellina», sussurrò malizioso, portandomi alla stanza accanto, la stanza da letto. Mi adagiò delicatamente sul letto: se prima era stato sesso passionale e quasi violento, il “secondo round” sarebbe stato romanticissimo, conoscevo Johnny. Iniziò a sfiorarmi le caviglie e lasciò scie bollenti con la sua bocca, iniziando ora a baciarmi l’interno coscia. Gettai il capo all’indietro, respirando affannosamente, tirandogli leggermente i capelli. Lui sollevò il capo per incrociare il mio sguardo. Gli sorrisi e lui ricambiò, salendo con le labbra al mio ventre. Con la lingua iniziò a disegnare piccoli cerchietti attorno all’ombelico, poi tornò giù e risalì in un gioco infernale. Sospirai, tirandolo verso di me e lui si posizionò proprio con il viso all’altezza del mio. Gli sfiorai le braccia, poi le spalle e la schiena, scendendo fino ai glutei. Accennammo una risatina ed io mi sedetti a cavalcioni sopra di lui. Ora potevo vederlo io dall’alto, potevo deliziarmi della sua espressione mentre lo provocavo. Iniziai a sfiorarlo di proposito, stuzzicandolo mentre accarezzando il suo petto con le labbra. Ansimò due volte prima che mi afferrasse per i fianchi e mi facesse stendere di schiena. Si fece forza con le sue braccia robuste ed entrò dentro me. Affondò con la testa nel mio collo e mi solleticò con la lingua. Anche quando faceva l’amore, non la smetteva di stuzzicarmi. Mi strinsi a lui, circondandogli la schiena già sudata con le mie mani che scivolavano continuamente su e giù, accarezzandolo lievemente. Poi il ritmo divenne gradualmente più veloce, così come divennero più frequente i nostri gemiti che presto diventarono urla. Ok, non era nella mia natura urlare, con Fred non lo facevo mai, ma con Johnny era diverso. Con lui TUTTO era diverso. Poi di nuovo raggiungemmo il culmine, ormai non ero più me stessa e anche Johnny sembrava fuori di sé.
«Joh…», sussurrai. Incrociai il suo sguardo, la sua fronte era imperlata di sudore, le guance arrossate. Poi crollò all’improvviso sopra di me, si adagiò sui miei seni e mi strinse forte. Accarezzai i suoi capelli ancora bagnati per la doccia. Johnny mi stava abbracciando ed io lo strinsi altrettanto forte, ora sembrava un bambino indifeso tra le mie braccia.
«Ti amo, Denise. Ti amo sul serio», sussurrò con tono mozzato dal respiro ancora affannato. Mi scostai per poterlo guardare e lui si tirò su.

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Lei mi guardò negli occhi. I suoi erano diventati più scuri e profondi, penetranti e così sensuali. In realtà era tutta bellissima: le sue guance accaldate, il suo volto sudato, la sua pelle profumata sotto la mia, il suo corpo che avevo desiderato così a lungo. Ed ora era tra le mie braccia, eppure avevo ancora paura di perderla. Paura che avrei ancora sbagliato con lei e che l’avrei fatta soffrire. Era l’ultima cose che volevo ora. Lei mi scostò quel tanto da potersi sdraiare sui gomiti.
«Questo periodo è stato confusionale, ma ti prometto che d’ora in poi andrò meglio, Den. Ci metterò tutta la mia buona volontà per essere perfetto», mormorai. Lei accennò un sorriso amaro, sfiorandomi la guancia.
«Non voglio che tu sia perfetto, Johnny. Mi piaci così come sei. Sei già perfetto, come ti immaginavo fino a pochi mesi fa», sussurrò, avvicinandosi a me per baciarmi.
La amavo. La desideravo per sempre. La volevo sposare.
Mi tirai un po’ più su e le sorrisi. «Sposami Denise», le sussurrai. Lei mi guardò perplessa, prima di scoppiare a ridere.
«Certo, un giorno ti sposerò», mormorò, baciandomi e accarezzandomi con il sorriso sulle labbra. Non aveva preso seriamente in considerazione la mia proposta, credeva che stessi scherzando. Ma forse ero stato parecchio azzardato anche io, c’era ancora una vita intera davanti.
«Perché hai voluto aspettare così tanto, Joh, ora puoi spiegarmelo?», sussurrò curiosa. Alzai gli occhi al cielo.
«Volevo… volevo capire che tipo di rapporto era il nostro: avevo paura che fosse solo attrazione fisica. Ma invece ho capito di andare oltre al sesso, perché provo sul serio qualcosa per te»
«Se non fossi entrata nella doccia… avremmo dormito?», rise maliziosa. Le sfiorai il braccio e lei si poggiò sul mio petto.
«Probabilmente», ridacchiai, sistemando le coperte. Averla lì tra le mie braccia, stretta nel mio stesso letto era ciò che avevo inconsciamente sempre desiderato. Sospirò soddisfatta.
«Eh sì, è stata proprio una bella giornata»
«Hai chiuso la porta a chiave, vero?»
«Sì, perché?»
«Non vorrei che Keira e Mary mi tirassero di nuovo giù dal letto domani mattina», scherzai fissando il soffitto e la sentii ridere. Sfiorò la mia caviglia con il suo piede, accavallando la gamba sulla mia. La accarezzai, solleticandola con le punta delle dita. Lei rise ancora, scostandosi leggermente, poi sbadigliò.
«Buonanotte», sussurrai, scostandogli i capelli dal viso.
«’Notte», farfugliò, nascondendosi nel mio petto.
Questa notte sarebbe potuta durare anche per sempre. 

Ho aggiornato ho aggiornato ho aggiornato *-* Non ci credo!!! xD
Beh, scusatemi il mega-capitolo, ora potete ben comprendere perché vi ho fatto aspettare così a lungo u.u di certo non potevo partorire questo splendore in una sola volta!! (lo so, la superbia è un peccato, faremo una piccola eccezione per stavolta).... ne è valsa la pena? Coraggio voglio sapere cosa ne pensate perché ho l'impressione che la prima parte sia un po' noiosa e ripetitiva o forse sono io che sto cercando il pelo nell'uovo >.<"
Finalmente questa benedetta di premiere è arrivata, Johnny ha fatto uno scandalo perfetto e soprattutto... si sono dati alla pazza gioia nel disfare le lenzuola!!!! *O*
Avrei mille cose da dire, ma allo stesso tempo non riesco ad esprimermi a parole:
grazie all'infinito a te, Aishia, per avermi fatto superare il classico "blocco dello scrittore" e per avermi sostenuta, così come ringrazio tutti gli altri per aver seguito fin qui questa storia (siete troppi, prima o poi però vi citerò tutti u.u) oddio sto parlando come se la storia fosse finita!! Nonono non ci penso prorpio a farla già finire ù.ù
Avete saputo che Johnny e Amber sono in crisi? :3 a me quella lì sta sulle...scatole ecco u.u E poi volete sapere perché sono in crisi?! Ho letto che Amber ha approfittato di Johnny per far crescere la sua fama e per soldi. Ma porca vacca (poi uno dice che divento come Robert!) ditemi come si fa a pensare ai soldi quando si è accanto a Johnny. ditemi COME?!?! -.-""
Beh, scusate il piccolo sfogo, consoliamo telepaticamente il nostro Johnny perchè noi lo amiamo aldilà dei beni materiali ù.ù
Che dire, mi sono tolta un bel peso a pubblicare questo capitolo, aspetto vostri commenti!!
Vi lascio con alcune foto per spassarci :3 Bacioni Princess <3
 


Questo è il vestito e le scarpe che Denise ha indossato ;)
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Ops, sono riuscita a procurarmi la foto di Johnny di questa premiere ù.ù

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E queste sono -in ordine- Keira, Marylin e Charlene! Sono divinamente belle tutte e tre >.<
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E in ultimo.... Johnny e Robert!!! :3 Morivo senza poter dare un volto al nostro caro regista xD
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Capitolo 18
*** 18. Arriva l'inverno! ***


Bip bip bip!
 
«Pronto?». Sentii la voce assonnata di Johnny poco distante da me e mi rigirai tra le lenzuola fredde: Johnny doveva essere già fuori dal letto. Sospirai, aprendo leggermente gli occhi. Mi dava le spalle con il viso verso la finestra, si stava abbottonando la camicia con le mani mentre teneva fermo il cellulare sulla spalla con l’orecchio.
«Uh cosa vuoi?», disse un secondo dopo, afferrando i pantaloni che non aveva ancora indossato.
E potrebbe anche non indossarli: è uno dei pochi che può permetterselo!!
Sono d’accordo con te, Ginevra!

Dopo un paio di tentativi realizzò che non sarebbe riuscito ad infilarli senza l’aiuto delle mani e gettò il pantalone nero sulla sedia, ritornando ad afferrare il cellulare con le mani. Mi voltai per vedere l’ora: sette e quarantacinque. E come mai Johnny era già sveglio?!
 
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Denise, per fortuna, stava probabilmente dormendo ancora. Era iniziato tutto così magicamente: avevo aperto gli occhi e –per la prima volta- mi ero trovato dinanzi la donna che desideravo da tempo come mia. L’avevo osservata a lungo: il suo viso angelico mentre dormiva, i suoi capelli arruffati, il suo corpo nudo sotto le coperte che si sollevavano leggermente ad ogni suo respiro. Era stata una vera tortura alzarsi da quel letto ma il lavoro chiama. Stavo anche riflettendo su una bella sorpresa da fare a Denise al suo risveglio, magari potevo improvvisarle una colazione senza l’aiuto di uno chef che l’avrebbe servita già bella e fatta. Poi arriva una chiamata: conoscevo quel numero a memoria, ma feci ugualmente finta di non sapere di chi fosse.
Megasfuriata di Vanessa tra tre… due… uno…
«Sei un bastardo! Johnny io lo sapevo! Ma cosa ti passa per la testa?! Mettersi con una ragazzina… sei già su tutti i giornali, non fanno altro che parlare di voi e sono appena le otto di mattina! Ora inizieranno a rompere le scatole a me e ai miei figli e ci butterai nella merda. E poi mi spieghi cosa cazzo ci hai trovato in lei? E voglio sapere anche cos’ha che io non ho o che non ti abbia mai dato! Quando mi hai lasciata non mi avevi detto che l’avevi fatto per scoparti quella troia!». Feci una smorfia, allontanando leggermente il mio cellulare dall’orecchio per risparmiarmi al volo quattro o cinque insulti –stavolta in francese-. Ma con che razza di mostro in forma umana ero restato gli ultimi quattordici anni?!
«Uno: se sono sui giornali è un mio problema e di certo i miei figli non saranno MAI nella merda. Due: non hai il diritto di parlare di lei in questo modo né devo darti delle spiegazioni. Ho quarantanove anni e credo di essere abbastanza grande per fare quello che cavolo mi pare!», esclamai, abbassando poi la voce per non far svegliare Denise.
«Questa me la paghi, Johnny»
«La mia vita non di riguarda più. Ho fatto le mie scelte, lo so ho sbagliato ad essere arrivato a farle così tardi e mi dispiace ma-»
«I tuoi figli cosa penseranno di te quando l’avranno saputo?!»
«Jack e Lily non c’entrano nulla in questa storia e non metterli in mezzo! Spiegherò loro come stanno le cose…»
«Vous êtes juste égoïste!». Staccò la chiamata. Dunque, dando una rinfrescatina al mio francese… sei solo un egoista, uhm, me lo aspettavo che se ne sarebbe uscita con un esclamazione del genere. Posai il cellulare sul tavolo e sbuffai voltandomi verso Denise. Mi guardava accigliata, seduta in mezzo al letto con il seno coperto dal lenzuolo, seguendomi con lo sguardo mentre mi sedevo accanto a lei.
 
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Era Vanessa.
Quella grandissima… brava donna!
«Cosa voleva?», farfugliai confusa. Lui si sedette con le ginocchia sul letto, affondandoci.
«Solo ricattarmi un po’», sorrise, stampandomi un bacio sulla fronte. «Mi dispiace di averti svegliata»
«Ma perché sei già vestito a quest’ora?»
«Sono le otto, principessa!», esclamò ironico. Lo guardai, ancora confusa o forse solo a causa del sonno. Sentii le sue mani scavalcare le coperte per poi posarsi sui miei fianchi. Johnny si avvicinò con il suo corpo a me, cospargendomi di baci sul collo e sulle spalle. Il paradiso, quello era il paradiso.
«Il lavoro mi ha tirato giù dal letto. Sarei rimasto volentieri accanto a te», sussurrò ancora con il viso sul mio collo. Risi, riportando il suo viso davanti al mio per guardarlo negli occhi.
«Lavoro?»
«Un colloquio con Robert e alcuni produttori… non ho idea di cosa sia, Rob si ha detto che me l’avrebbe spiegato più tardi»
«E mi lasci da sola?». Ok, dopo avergli fatto la mia faccina coccolosa migliore, lo ammetto, sono una stronza. Lui mi guardò esitante.
«E chi ti molla più», farfugliò, accarezzandomi il volto. «Sarò qui per pranzare insieme», aggiunse. Annuii poco convinta.
«Ok, buona fortuna allora». Uscì da quella stanza portandosi dietro una scia di profumo maschile. Sospirai, trovandomi in quella camera gigante da sola. Mi alzai dal letto e mi infilai sotto alla doccia. Quasi mi parve di sentire ancora le mani di Johnny su di me. Chiusi gli occhi, lasciandomi coccolare dall’acqua calda e il bagnoschiuma alla lavanda. Le sue labbra, la sua stessa pelle contro la mia. Non avevo mai fatto l’amore così divinamente, c’era da ammetterlo. Sospirai, rivestendomi ed incontrando Keira e Marylin per i corridoi.
«Ehi buongiorno»
«’Giorno ragazze!»
«Dove vai di tutta fretta?», sorrise Keira.
«In realtà non sono di fretta… pensavo di andare a casa mia per sistemare alcune cose… Ho intenzione di ricominciare da capo: nuova vita, nuova casa!», esclamai e loro risero.
«Hai bisogno di una mano?»
«Non preoccuparti, magari ti faccio uno squillo», le feci l’occhiolino e chiesi gentilmente un taxi alla reception dell’hotel.
«Le conviene usare di nuovo l’uscita sul retro, miss Cooper: ci sono ancora una marea di giornalisti qui fuori», m’intimò l’uomo. L’idea di stare lì in mezzo ai flash da sola senza Johnny che poteva aiutarmi di spaventò ed annuii frettolosamente, seguendo il consiglio del signore. Presi il taxi e andai alla mia dolce casa, quella che tra poco sarebbe diventata anche la casa di Johnny. La serratura scattò ed entrai. Uno strano odore di fumo aleggiava lì dentro rendendo l’aria irrespirabile. Tossii leggermente, avendo lo strano presentimento che qualcosa fosse andato storto. E c’era anche una maglia maschile sulla poltrona che non era mia.
Oh Dio ti prego fa che non sia quello che penso…
Purtroppo le alternative non sono molte, Gin.
«Cosa cazzo ci fai qui?», ringhai, vedendo comparire Fred a petto nudo in cucina. Lui sorrise, noncurante, squadrandomi.
«I soldi e la popolarità ti hanno resa ancora più bella, tesoro»
«Non chiamarmi tesoro». Era sorprendente quanto mi facesse innervosire il solo fatto di avercelo davanti. Era strano, avrei preferito non vederlo per il resto dei miei giorni. Alzò gli occhi al cielo, avanzando spavaldo verso di me come se fosse ancora in suo potere farlo.
«Questa è casa mia, Fred», aggiunsi. Lui sorrise afferrando la maglia e allargando il collo per infilarsela.
«Lo so. Avevo solo nostalgia…»
«Dovevi pensarci prima, mi dispiace»
«Andiamo, Den, ricominciamo tutto da zero: facciamo finta che non sia successo nulla. Ti amo più della mia vita, non è questo che conta?», sussurrò avvicinandosi a me a grossi passi. Trattenni il respiro quando poggiò la mano sul mio viso. Scossi il capo, scostandola da me.
«No, non conta invece. Era destino Fred, da quando te ne sei andato dalla mia vita… sono la donna più felice del mondo. Ho trovato nuovi amici che non mi fanno sentire sola, un lavoro che mi ha reso senz’altro ricca e popolare ma –cosa più importate di tutti- mi fa star bene! E poi… ho incontrato l’uomo della mia vita. Ora, con lui, posso dire di essere felice. Con te non lo ero». Fred scoppiò a ridere.
«Guardati: prima non eri così. Frequentare quella gente ti ha cambiata: quanto stavi con me eri una ragazza semplice, quella che volevo sposare»
«La ragazza alla quale avevi messo l’anello al dito era solamente spaventata», sussurrai a voce bassa, con le lacrime agli occhi. «Era solo una stupida ragazza che si era accontentata di ciò che la vita poteva offrirle». Lui restò immobile a fissarmi, scuotendo il capo e infilandosi una mano nei pantaloni. Estrasse l’anello di fidanzamento, quello che gli avevo sbattuto in faccia dopo averlo lasciato. Mi afferrò con forza la mano, infilandomelo di nuovo.
«Questo l’ho tenuto conservato per te, nonostante tutto. Sono disposto a cancellare gli errori che hai fatto…»
«Che IO ho fatto?! Io?! Ma sentitelo! Non sono stata io a scoparmi un altro mentre stavo per sposarmi, Fred!». Non disse nulla, non aveva niente da dire, non POTEVA dir nulla perché non c’erano scuse.
«Sì, ma tu mi hai lasciato per stare con quello lì… Johnny…»
«Io ti ho lasciata per una mia dignità personale. Johnny non c’entra nulla»
«Te lo sei scopato?», disse amaramente.
«Sì», risposi orgogliosa, in segno di sfida. Di nuovo non disse nulla.
«Bene», tossì. «E ora… sei felice? Intendo… di aver approfittato di lui, di aver rovinato la sua famiglia». Si stava rivolgendo a Johnny, ovviamente. Il fatto era che lui non aveva manco il diritto di citare il suo nome. E la cosa mi stava dando sui nervi!
«Cosa c’entra ora?!». Si voltò e allungò la mano verso il tavolo, afferrando una rivista.
«Leggi attentamente…». La prima pagina di copertina ci raffigurava. Mentre ci baciavamo. Grandioso!!
Cosa ti aspettavi Denise?! Era prevedibile, idiota!
E volete sapere cosa c’era scritto?...
“ULTIMISSIME: Sembra che il famoso sex simbol americano, Johnny Depp, sia caduto nella trappola di un diavolo tentatore: la bellissima Denise Cooper. Pare che la relazione con la sua nuova fiamma sia iniziata sul set, quando Depp era ancora assieme a Vanessa Paradis. Ma Johnny è solo ceduto agli occhi dolci di una donna che cerca fama o si può parlare di vero amore? I fan la adorano, Vanessa un po’ meno. Cosa ne sarà della famiglia Depp?”. Sospirai, trattenendo le lacrime.
Coraggio Denise, Johnny l’aveva detto che avrebbero cominciato a parlare tutti… vogliono solo farti crollare. Devi esser forte. Che te ne frega di quello che pensano?? Mi sfilai l’anello che mi aveva infilato.
«Sai, non capisco dove tu voglia andare a parare ma non ho intenzione di sentire ancora i tuoi insulti o le tue insensate richieste. Tutto questo rancore lo trovo anche inutile, perciò restituiscimi le chiavi dell’appartamento, vai via e fatti una vita come sto cercando di fare anch’io», mormorai con tono smorzato da un groppo alla gola, mettendogli l’anello tra le mani. Fred scoppiò a ridere.
«Tranquilla, non mi ritroverai più a casa tua. Ma non credere che sia  così facile liberarsi dell’uomo con cui hai condiviso per anni la tua vita», mormorò quasi con tono minaccioso. Scagliò bruscamente le chiavi sul tavolo, afferrò il giubbino e scomparve, sbattendo la porta alle sue spalle quando uscì. La casa tremò. Crollai sul divano, sospirando con una mano alla fronte e andai a pagina tre, quella dedicata al nostro scoop. Due parole mi lodavano di quà, tre mi screditavano di là… non sapevano neanche loro che posizione prendere! Foto, foto e ancora foto, commenti su commenti, interviste e pezzi della nostra vita immortalati in una pagina di giornale. Come si permettevano di osservare e commentare la mia vita? Che ne sapevano loro di quello che era successo?. Occhi dolci di una donna che cerca fama… davvero starei con Johnny per la popolarità? E a cosa mi servirebbe?!
Stupido mondo. Mi tirai su, facendomi coraggio, buttai il giornale nella pattumiera, spalancai tutte le finestre per far prendere aria alla casa. Cambiai le lenzuola, diedi una sistematina in giro, mi soffermai con un sorriso malinconico all’angolino “di Johnny”. Come poteva non essere amore? Accennai una risatina, afferrando una foto di Johnny che quando ero ragazzina avevo cosparso di baci rossi col rossetto. Cavolo, la vita non poteva offrirmi di meglio ed io ero con il broncio? Questo era da ingrati!
«Posso…?». Una voce mi fece trasalire, mi voltai, ancora accovacciata a terra, e sorrisi a Johnny. «Mary mi ha detto che eri passata di qui», aggiunse. Annuii, tirandomi su, sistemando tutto come prima.
«Cos’è quella faccia triste, tesoro?»
«Hai dato un’occhiata ai giornali?»
«Si», disse ridendo. Mi afferrò per le braccia e mi portò all’altezza del suo viso. «Sei il mio diavolo tentatore», aggiunse divertito. Sorrisi anch’io, stretta a lui. Johnny non ci aveva dato peso?
«Mmh… così dicono», farfugliai mordicchiando le sue labbra.
«L’hai presa piuttosto bene…», accennò sorpreso.
«In realtà prima stavo peggio», ammisi ridendo. «Ma ho visto che tu…»
«Ci sono abituato. Tu lasciali parlare, a noi non importa nulla di quello che pensa la gente. Tra un paio di settimane saremo la coppia più bella del mondo!», esclamò entusiasta. Ridacchiai, sentendo le sue mani sul mio collo per scostarmi i capelli. Stavo per aprir bocca ma ingoiai di nuovo l’aria che avevo preso, sospirando. Volevo dirgli di Fred, ma decisi che era meglio non farlo: non volevo rovinare una splendida giornata!
«Pranziamo fuori?», mi propose lui. Lo guardai perplessa.
«In realtà… preferisco non uscire», mormorai a testa bassa. Mi diressi in cucina, sperando che ci fosse qualcosa. Pasta, sale, olio, passata di pomodoro, salsicce.
«Ti va di mangiare delle pennette al sugo fresco?», sorrisi, mostrandogli i pomodori. Lui rise, scorciandosi le maniche. «Mmh ti do una mano». Mettemmo la pentola sul fuoco e iniziammo a cucinare.
«Ah, ma… cos’hai fatto poi questa mattina?»
«C’erano alcune cose che dovevo sistemare con Robert, nulla d’importante… mi ha fatto perdere mezza giornata davanti ad un caffè a parlare del più e del meno», sorrise, assaggiando con la punta delle dita il sugo. «Dov’è il sale?»
«Nella dispensa, in alto a destra»
«Ricevuto capitano!». Risi.
«Quando hai imparato a cucinare?»
«Parecchio tempo fa… c’è stato un periodo di tempo, dopo la mia relazione con… Winona… in cui cucinare mi rilassava», mi spiegò. Annuii.
«L’hai più rivista lei?»
«No, da anni ormai», borbottò, facendo spallucce. Un lampo di fece sobbalzare, seguito da un tuono. Spensi il fuoco e mi affacciai dalla finestra.
«Cavolo qui si sta preparando una bella tempesta», osservai. Johnny schioccò la lingua.
«Merda. Stamattina ho fatto lavare la macchina!», bofonchiò contrariato. Stesi la tovaglia sul tavolo e iniziammo a mangiare. La finestra si spalancò di colpo e la pioggia insistente iniziò ad entrare dentro.
«Ma cos-?». Corsi a richiuderla prima di tornarmi a sedere. «L’inverno sta arrivando», sospirai malinconica.
«Ah… la mia stagione preferita», sorrise.
«Io odio l’inverno. Tutta questa pioggia, freddo, neve…»
«Però quando sei a casa, sotto le coperte, e fuori piove è bellissimo», commentò. Finimmo di pranzare, sparecchiammo e ci fiondammo sul divano con tanto di coperta, cuscini e telecomando. Strinsi le gambe al petto e Johnny ci avvolse con il suo abbraccio.
«Che sonno», farfugliai ad occhi socchiusi mentre facevo zapping con i canali.
«Aspetta… ferma un attimo!». Il canale ventisei stava trasmettendo “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna”
«Aaah! Oddio da quanto tempo non lo vedo!», esclamai entusiasta. Johnny si portò una mano alla fronte e sospirò.
«Oh no, per favore», sussurrò implorante. Risi, rifiutando ogni esitazione a cambiare canale. Alla fine ci addormentammo. Quando aprii gli occhi ero avvolta dalle coperte. Johnny mi sorrise, seduto al tavolo con un giornale tra le mani.
«Mi sono preso la libertà di preparare un po’ di cioccolata calda: era nella dispensa», mi fece l’occhiolino.
«Ottima idea», sorrisi sbadigliando. Pioveva a dirotto, oramai. Così tanto che se si sussurrava qualcosa, non la si poteva sentire per il rumore della pioggia. La grandine picchiettava contro il vetro della finestra che Johnny aveva appena richiuso. Indossava una maglia a mezze maniche e mi chiesi come facesse a non sentire freddo: aveva addosso una maglia a lunghe maniche io!
«Certo che un freddo così di questi tempi non si è mai visto…», sussurrai, sfregandomi energeticamente  le braccia con le mani, raggomitolata sul divano. Lui si voltò e mi venne vicino.
«Hai freddo?»
«Un po’», mormorai. Mi fu accanto in un secondo e si gettò addosso a me.
«Ti scaldo io», mi sussurrò all’orecchio, mettendosi carponi sopra di me. Risi, attirandolo verso il basso per farmi baciare e lui stramazzò su di me, ridendo prima di baciarmi. Con fatica riuscì a sfilarmi la maglia.
«Se continui di questo passo, per l’inverno dovrò passare i primi dieci minuti a spogliarti, prima di fare l’amore con te», scherzò, baciandomi il collo. Mugolai qualcosa contro le sue labbra ma non mi ascoltò, continuando a baciarmi dappertutto.
«Mmh… amore… Joh?!». Finalmente si fermò per guardarmi dritto negli occhi, quegli occhi che luccicavano quando era eccitato. «Non la senti questa puzza di… bruciato?». Annusò l’aria e piccole rughe comparvero sulla sua fronte aggrottata.
«La cioccolata!», esclamò ad un tratto, staccandosi bruscamente da me. Scomparve in cucina ed io rimasi immobile, perplessa, seminuda. Non avevo mai odiato la cioccolata come ora. Ritornò con un sorriso sornione.
«L’ho recuperata in tempo», mi comunicò. Risi, stringendomi le gambe al petto, lanciandogli uno sguardo carico di malizia.
«Sì ma… ora non m’interessa della cioccolata», sussurrai imbarazzata. Lui mi si avvicinò, mordendo la mia guancia mentre mi abbassava anche i pantaloni. Le mie mani scivolarono nei suoi jeans e lui si ritrasse gemendo.
«Hai le mani ghiacciate!», si lamentò.
«Ops…», sussurrai divertita, spogliandolo.
Credetemi, nessuna tempesta può portare freddo quando si è tra le braccia di Johnny. Mi accoccolai al suo petto e lui mi sorrise, accarezzandomi le braccia.
«La cioccolata però ora la voglio», farfugliai infine e lui rise, infilandosi i boxer e scomparendo in cucina per tornare con due tazze di cioccolata calda. Feci un primo sorso, anche se quella non si poteva proprio definire cioccolata: sapeva più di bruciato che di cacao! Anche lui l’assaggiò, poi mi guardò.
«Fa schifo eh?». Lo guardai esitante, senza dir nulla. Si alzò e afferrò il cellulare. «Chiamiamo il bar», sorrise, facendomi l’occhiolino. Risi, afferrando i miei vestiti. Lui mi incenerì con lo sguardo.
«Non osare rivestirti», sussurrò, puntandomi un dito contro.
«Parlè!», esclamai, alzando le mani in alto in segna di arresa. Scoppiammo di nuovo a ridere.



Ok, dopo aver pubblicato questo DISASTROSO capitolo, mi ritiro in un angolino a meditare...
Consideratelo un capitolo di transizione (ogni tanto ci devono stare questi cosi inutili xD) l'ho dovuto pubblicare solo per Fred v.v
A me non piace per niente, sarà che non succede nulla in particolare ma...non vi convince >.<" In realtà dovevo pubblicarlo assieme ad un'altro pezzo ma dopo risultava di essere eccessivamente LUNGO e non era il caso xD Però pubblicherò presto il prossimo capitolo perché è già pronto!! E vi prometto che sarà cariniissimo :3
Se volete insultarmi fatelo pure, lo so che questo capitolo fa schifo! sarà anche colpa dell'amore u.u
A proposito... un ringraziamento particolare vaalla mia cara Aishia che mi ha sopportato le mie crisi ^^' grazie mille sei una psicologa coi fiocchi<3
E grazie anche a voi altri che continuate a seguire questa sotria....105 recensioni... è un sogno :')

Bacii :*



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Capitolo 19
*** 19. Giornata con i piccoli Depp ***


«No, non posso tenerli, devo lavorare!», borbottai spazientito, entrando in casa. Un odore di caffè m’investì e riempii i polmoni di quell’aroma, posando il cappotto sul divano del soggiorno.
«Non me ne frega, Joh, li vai a prendere a scuola e te li porti da te! Ho da fare questa sera»
«Vanes-». Quella vipera della mia ex staccò la chiamata, lasciandomi in sospeso. La chioma bionda di Denise fece capolino dalla cucina e lei mi sorrise.
«C’è qualcosa che non va?», mormorò preoccupata. Mi avvicinai a lei per salutarla con un bacio a stampo.
«Niente che non si possa risolvere. Devo solo organizzarmi meglio…»
«E… cosa voleva Vanessa da te?», mormorò infine a testa bassa. Doveva avermi sentito parlare e non era da escludere che le avesse dato fastidio.
«Vuole che tenga i miei figli per il resto della giornata. Il problema è che devo lavorare fino a stasera e non so proprio come fare!», esclamai, passandomi un amano tra i capelli. Lei mi scrutò, passandosi la lingua sulle labbra.
«Perché non li porti qui?», disse infine. La guardai sorpreso.
«Eh?»
«Ma sì! Preparo anche per loro! Dopo la scuola portali». La guardai esitante, valutando se fosse una cosa giusta. I miei figli l’avrebbero accettata? Sarebbero stati bene insieme senza di me?
«Non è una cattiva idea», annuii infine. Lei sorrise, afferrando il mio cappello e mettendomelo in testa, poi mi spinse verso la porta d’ingresso. 
«Vai, su, e portami i tuoi pargoletti», rise entusiasta. Risi anch’io, afferrando al volo la giacca prima di andar via.
Denise era davvero la mia salvezza. Forse se la cavava bene con i bambini…

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Mentre con le mani mescolavo il sugo nella pentola, tenevo appoggiato il cellulare all’orecchio stringendolo con la spalla destra.
«Secondo te gli piace la salsa?», mormorai, al telefono con Marylin già da una buona mezz’ora.
«A tutti i bambini piace la salsa, Den», replicò lei.
«E cosa metto vicino agli hamburger?»
«Patatine fritte, ovviamente!»
«Giusto», risi, infornando le patate. Sospirai, sedendomi al tavolo per una breve pausa nell’attesa che si cuocesse il sugo.
«Tra quanto tempo arrivano?». Guardai l’orologio che segnava le tredici.
«Tra mezz’ora saranno qui. Oh Dio! Questa è l’occasione giusta per presentarmi a loro: se non gli piaccio?», sospirai, alzandomi per sistemare la tovaglia nella sala da pranzo.
«Denise, sei sempre piaciuta ai bambini»
«Ma Lily è grande oramai: se Vanessa le avesse già fatto il lavaggio del cervello su me e Johnny? Potrebbe insultarmi e dirmi che sono la causa della rovina della sua famiglia!»
«Denise, piantala di fare la catastrofica! Nelle peggiori delle situazioni, la sera ritornerà Johnny e sistemerà tutto: credo che sappia come prendere i figli…». Sorrisi, Marylin era davvero un’ottima medicina ed era capace sempre di tirarmi su di morale e incoraggiarmi.
«Sì, hai ragione». Il forno iniziò a fumare e socchiusi si occhi per cercare di capire cosa stesse succedendo. «Oh cielo le patatine! Mary ti devo salutare!», esclamai allarmata.
«Certo. Non credo ti ameranno se servi loro dei carboni», rise. Recuperai appena in tempo le patatine e misi a cuocere gli hamburger nel frattempo che si cuoceva la pasta. Preparai la tavola e si fece in un lampo la fatidica ora X. Il campanello bussò ed io restai a fissare immobile la porta di casa, con il cuore in gola.
Coraggio, sono solo dei moccio setti da tenere a bada.
Ricordati che puoi fare un altro passo nel cuore di Johnny se anche loro ti adoreranno…
Ora sì che mi sento più calma, Gin.
Sentii delle voci, poi aprii la porta e mi ritrovai con Johnny che teneva una mano che accarezzava i capelli del piccolo Jack e l’altra mano sulla spalla di Lily.
«Ciao», sorrisi cordialmente, scrutandoli. I due, a loro volta, mi fissarono. Jack era in assoluto quello più identico alla madre tra i due mentre la biondina aveva molti più tratti in comune con Johnny. Erano due bambini adorabili, da prendere a morsi!
«Coraggio», sussurrò Johnny, spingendoli leggermente in avanti. Jack indietreggiò di nuovo e strinse il braccio di Johnny, insicuro.
Beh, forse è normale che si senta insicuro, in fondo non mi conosce…
E allora presentati, stupida!
«Io mi chiamo Denise. Voi dovete essere Lily e Jack, vero?», continuai, abbassandomi per arrivare all’altezza del bambino.
«Sì», sussurrò lui imbarazzato. «Che ne dite di entrare? Vi ho preparato un pranzo con i fiocchi: presto, prima che si raffreddi», sorrisi, facendoli entrare in casa. I due si guardarono intorno incuriositi ed io tornai con lo sguardo verso Johnny che sospirò.
«Per qualsiasi cosa, chiamami. Lily non ti darà problemi. Se Jack inizia a fare il monello ricattalo e digli che lo metterò in punizione quando torno», mi suggerì ed io risi.
«Stai tranquillo», mormorai.
«Non  saprei cosa fare senza di te. Grazie mille», sussurrò e si avvicinò per darmi un bacio.
«Johnny!», esclamai indietreggiando. Lui lanciò un’occhiata ai bambini e sorrise imbarazzato.
«Scusami l’avevo dimenticato. Ci vediamo stasera». Con un occhiolino andò via, lasciandomi con i famosi piccoli Depp.
«Appoggiate gli zaini lì e correte a lavarvi le mani»
«Ehm… dov’è il bagno?». Lily parlò per la prima volta e mostrai loro dov’era il bagno.
«Spero che vi piacciano gli hamburger», sorrisi infine, facendoli sedere a tavola.
«Hamburger?! Li adoro!», esclamò Jack entusiasta e Lily rise. «Jack mangerebbe hamburger tutti i giorni». Risi anche io, sedendomi a tavola con loro.
«Puoi versarmi un po’ d’acqua?», mormorò Jack, ingozzandosi di pasta.
«Sì, però magia piano che tuo padre mi uccide se ti faccio morire». Ridemmo. Ci fu qualche minuto di silenzio imbarazzante, nonostante fossi solo con due bambine.
Coraggio Ginevra, caccia un argomento qualsiasi… di cosa dobbiamo parlare ora?!
Qualsiasi cosa va bene!

«Allora… com’è andata la scuola oggi?»
Complimenti per la scelta dell’argomento, davvero…
Ero a corto di idee!
«Non è stata una giornata pesante… a parte le due ore di matematica: la odio!», esclamò Lily-Rose. Sospirai.
«Anch’io non avevo un buon rapporto con la matematica. Soprattutto con la geometria…»
«Esattamente! La mia stessa situazione!», sorrise.
«Io invece sono bravissimo in tutto. Pensa che oggi ho disegnato la mia famiglia ed ho avuto dieci», intervenne Jack soddisfatto. Lily mandò giù un altro boccone e alzò gli occhi al cielo.
«Deve essere stato faticossissimo, Jack», disse ironica.
«Volete vederlo?», chiese speranzoso. «Ok», risi. Il bambino si alzò dalla sedia con un balzo e corse a frugare nel suo zaino, estraendone un foglio. Dovetti trattenermi dal ridere quando osservai accanto alla figura della madre, il disegno di quello che doveva essere un pirata.
«Ah! Lo sai che mio padre fa il pirata?», aggiunse fiero ed io sorrisi.
«Certo che lo so. Chi non conosce Jack Sparrow?», risposi, restituendogli il disegno. Lily sorrise divertita, scombinandogli i capelli. Servii loro gli hamburger con le patatine fritte.
«Hai del ketchup?»
«Certo»
«Urrah!», esclamò Jack, infilando sulla forchetta tre patatine e spalancando la bocca. Sorrisi soddisfatta: almeno il pranzo gli era piaciuto.
«Ho visto il film nel quale hai recitato con papà», accennò Lily senza aggiungere altro. Sbiancai, ripensando alle scene dei baci che ci eravamo scambiati. Questa era la fine, era la fine sul serio!
«Sei molto brava, complimenti», aggiunse. Tirai un sospiro di sollievo.
«Ti ringrazio. Mi sono divertita parecchio a recitare»
«Anche io voglio fare l’attrice da grande», sorrise Lily, inzuppando la punta della patatina nella salsa rossa.
«E tu cosa vuoi fare da grande, Jack?». Il bambino mi guardò esitante.
«Il pirata!», esclamò. Lily si portò una mano alla fronte.
«Credo che questo lavoro per papi non vada molto bene… Jack sembra essere completamente impazzito. Non so se lo faccia apposta o crede davvero che papà sia un pirata…», accennò divertita ma con un po’ di amarezza. Risi.
«Io credo che lo faccia apposta», sussurrai con un occhiolino.
«Che cosa?», mormorò Jack.
«Niente», dicemmo all’unisono io e Lily, prima di guardarci negli occhi e ridere.
«Ok, ora datemi mezz’ora per ripulire tutto. Fate come se foste a casa vostra», mi alzai, iniziando a sparecchiare.
«Hai un tv?»
«Jack, Denise non vive sulla Luna! Chi non ha una televisione?», borbottò sarcastica.
«Il telecomando è sul divano», gli sorrisi e lui si tuffò sopra al sofà, premendo il bottone verde del telecomando. Mi ritrovai Lily dietro di me con il suo piatto in mano.
«Ti aiuto», si propose.
«Non ce n’è bisogno, vai pure a vedere al tv con tuo fratello», sorrisi. Lei scosse il capo cocciutamente.
«Mamma e papà mi hanno insegnato che quando si può bisogna sempre dare una mano. E soprattutto quando si è ospiti a casa di qualcun altro», replicò.
«O-ok», balbettai sorpresa. «Allora aiutami ad asciugare i piatti», aggiunsi. Lily si mise accanto a me ad asciugare con uno strofinaccio tutto quello che lavavo.
«Posso farti una domanda?»
«Dimmi»
«Devo chiederti un consiglio un uno che mi piace…», accennò imbarazzata.  «Prometti di non dirlo a papà?», sussurrò. Mi portai una mano al cuore. «Giuro», sorrisi e lei con me.
«Quando ci siamo fidanzati la nostra amica si è ingelosita ed ha iniziato a farmi mille dispetti. Alla fine si è presa il mio ragazzo ma a me piace ancora! Come posso fare per riconquistarlo?»
«Che cattiva!», esclamai.
«Che troia», mi corresse lei. La guardai sorpresa, ridacchiando. «Ben detto»
«Oh, non dire neanche questo a papà! Dice che sembro un maschiaccio e non vuole che dica le parolacce»
«Il tuo papà è una bella seccatura!», esclamai scherzosamente.
«Puoi dirlo forte! Soprattutto quando non si fa gli affari suoi, vuole sapere continuamente con chi parlo o esco e vuole decidere cosa devo indossare», borbottò.
«Mio padre era anche peggio, non preoccuparti»
«Non credo ce ne siano peggio di papà», replicò lei. «Anche se credo che sia il migliore, senza offesa», aggiunse e io le sorrisi.
«Beh… se ti ha lasciata vuol dire che non ti ha voluta abbastanza bene. Ti do un consiglio per esperienza, tesoro, lasciali andare tutti quanti!», esclamai. Riposi le pentole nel mobile.
«Non sento Jack…», accennai, asciugandomi le mani. Mi sporsi per buttare un occhio al divano e lo vidi dormire spaparanzato lì sopra con il foglio tra le braccia e il braccio penzoloni.
«Jack che si addormenta? È impossibile…», sussurrò Lily-Rose meravigliata. «Di solito non sta un minuto fermo fino a mezzanotte», aggiunse sorridendo. Mi avvicinai a lui e lo sistemai meglio, sfilandogli il foglio tra le mani. Osservai ancora il disegno di Vanessa, Lily e Johnny vestito da pirata, provando in quel momento una grande tenerezza.
«Jack è quello che soffre di più, secondo me. È ancora troppo piccolo per capire», intervenne Lily, osservandolo mentre mi affiancava.
«Lo immagino»
«I miei hanno detto che semplicemente hanno scoperto di non amarsi. Non so se è normale che l’amore finisca da un giorno all’altro, ma forse è possibile», disse amaramente. La guardai, accarezzandole i capelli.
«Da un giorno all’altro no, ma con il tempo sì», commentai. Lily fece spallucce.
«Io l’ho accettato, forse era anche meglio: non facevano altro che litigare. Spesso era la mamma che iniziava, papà è più il tipo che cerca di togliere occasioni per iniziare a battibeccare… a dir la verità, per me è come se non fosse cambiato nulla: vedo comunque quasi tutti i giorni papà», mi spiegò.
«La cosa che devi sempre ricordare è che, anche se la storia con tua madre è finita, voi sarete per sempre nel suo cuore e vi amerà per tutta la vita», mormorai. Sorrise.
«Lo so, ce lo ripete di continuo», ridacchiò, poi tornò a fissare Jack. «Forse a Jack manca un po’ di più perché la sera prima giocava con papà a fare i pirati. A volte la mamma prende il suo posto, ma lui si mette a piangere e dice che papà è più bravo a giocare con la spada», aggiunse amaramente. Il cuore si stava completamente sciogliendo a quelle parole.
«Però papà trova sempre il modo di sistemare le cose: infatti ogni volta che ci viene a prendere non risparmia mai il loro duello», rise. «Dovresti vederli!». Sorrisi anche io.
«Però mi piaci», aggiunse squadrandomi curiosa. «Come nuova fidanzata di papà, intendo». Il sangue mi si raggelò nelle vene, la guardai immobile.
«Eh?», sussurrai sorpresa e lei sorrise furba.
«Lo so che tu e papà state insieme! Capisco che ora lui dovrà farsi una nuova vita e mi fa piacere che sei tu e non un’altra», spiegò. Abbassai il capo, sospirando. Questa poteva essere l’occasione giusta per chiarire le cose con lei.
«Sai, Lily, mi dispiace molto per quello che è successo. Io non volevo di certo che i tuoi genitori…»
«Tranquilla, non penso che tu sia una sfascia famiglie come dicono sui giornali», sorrise Lily. «Quegli idioti dicono così perché non sanno cosa succede realmente. Era tra loro che non funzionava, tu non c’entri». Era incredibile il modo di pensare così moderno di Lily: aveva dodici anni e parlava come se ne avesse venti!
«Ci tenevo a dirtelo», sorrisi. Jack mormorò qualcosa, rigirandosi.  «Lasciamolo dormire», sussurrai, allontanandomi da lui con Lily accanto.
«Com’è bello il tuo smalto», sorrise, afferrando la mia mano per ammirare le unghie rosso matto.
«Vuoi metterlo anche tu?»
«Papà me lo farebbe togliere subito»
«E perché?»
«Da troppo nell’occhio»
«Ah, ci parlo io con tuo padre, mettiti comoda!», esclamai, prendendo lo smalto. Ci sedemmo e inizia a stendere lo smalto scarlatto sulle sue unghia curate e perfette.
«Da quanto tempo vi conoscete tu e papà?», mi chiese ad un tratto.
«Ehm… da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme… più o meno», mormorai e lei annuì.
«Mi aveva già parlato di te, sai?»
«Davvero?», dissi sorpresa, soffiando sulla mano destra per velocizzare l’asciugatura. Lei annuì.
«Gli chiesi com’era andata la sua giornata lavorativa e lui mi parlò di una nuova attrice in gamba di nome Denise», sorrise. Dopo quasi due ore, nel frattempo che Lily ed io avevamo fatto il nostro trattamento di bellezza, Jack si svegliò venendoci vicino. Lo guardai sorridere con i capelli scombussolati e ridemmo, mentre Lily cercava di sistemarli con una mano.
«Sei un dormiglione», sorrisi e lui con me. «Cos’è questa puzza?», borbottò.
«Lo smalto»
«Hai messo lo smalto rosso! Lo dico a papà!», esclamò ridacchiando.
«Zitto tu e non fare lo spione», scherzai sussurrando e poggiandogli un dito sulle labbra.
«Dovete fare i compiti?»
«Io no»
«Neanch’io». Annuii, guardando l’orologio che segnava le quattro e trenta.
«Vogliamo preparare una torta per merenda?», proposi.
«Siiii!», esclamò Jack, iniziando a saltellare di nuovo. Risi, ordinando di stare buono accanto a me.
«Ok. Lily pesa lo zucchero: cinquecento grammi precisi. Tu invece predi la frusta e inizia a girare le uova», sorrisi.
«Agli ordini», sorrisero in coro. Prendemmo tutto l’occorrente e, con il mio aiuto, iniziammo a preparare un panettone al cioccolato.
«No Jack, attenzione che schizza dappertut-». Jack azionò il frullino, facendo schizzare la farina dappertutto. Glielo tolsi dalle mani mentre lui rideva sotto una nuvoletta bianca. Risi anche io quando riemerse coni capelli bianchi. Lily glieli scrollò, sollevando una nuova nuvoletta di farina.
«Sei un disastro», lo prese in giro.
«Posso prendere un altro pezzo di cioccolata?». Lo fissai e annuii. «Solo un altro altrimenti non ce la facciamo per la torta!». Lo buttò giù in un sol boccone.
«Sei un golosone», ridemmo. Versammo il liquido nella teglia e la infornammo. Jack si mise con la sedia accanto al forno.
«Ci vuole un po’ per cuocerla: potresti bruciarti»
«No, resto qui ad aspettare»
«Come vuoi». Ripulii alla meglio tutto quel disordine sotto lo sguardo divertito di Lily.
«Non abbiamo mai fatto una torta con la mamma», disse Jack infine.
«Ah no?»
«Lei ha sempre da fare e quando ha un po’ di tempo libero, litiga con papà, diventa di cattivo umore e non vuole fare più nulla», concluse amaro. Cercai le parole giuste e alla fine gli accarezzai la guancia.
«Però ne abbiamo fatta una insieme, oggi. La faremo assaggiare anche a papà stasera», sorrisi e il suo viso s’illuminò.
«Che bello!», esclamò, saltando giù dalla sedia. Dopo aver passato l’ultima mezz’ora chiedendo di continuo “è pronta?”, lo intrattenni giocando con la carte da gioco fino a quando non fu davvero pronta.
«Mmmh che odorino!», esclamò Lily.
«Tu vai via, non la puoi mangiare sennò ingrassi», borbottò e lei rise.
«Se io sono grassa, tu sei un salsicciotto», borbottò, dandogli un affettuoso pizzicotto.
«Mettiamo lo zucchero a velo?», gli chiesi. Inutile descrivere il caos che fece Jack con quello zucchero a velo… proprio non riusciva a capire che non doveva respirare con il naso sullo zucchero perché si spargeva dappertutto.
«Adesso possiamo mangiarla?», chiese ansioso. Gli tagliai una grossa fetta.
«Ecco. Ora puoi mangiarla», risi, tagliandone una a Lily e un’altra a me.
«Mmmh è venuta buonissima!», esclamò Lily-Rose.
«Uh uh», farfugliò Jack a bocca piena. Riempii loro i bicchieri di succo di frutta.
«Siamo stati piuttosto bravi, no?», sorrisi.
«Posso averne un’altra?»
«Ti verrà un mal di pancia tremendo», osservò Lily dopo un po’, quando era già alla terza fetta.
«Coraggio, sono già le sette, devo iniziare a preparare la cena: tra un po’ arriva papà». Mentre loro iniziarono a giocare, corsi a preparare la cena e attendemmo che Johnny tornasse. Erano le venti e trenta quando il campanello bussò.
«Papà!», esclamò Jack, balzando all’in piedi e affiancandomi con Lily mentre aprivo la porta. Johnny ci sorrise, entrando in casa.
«Campione! Come state?», sorrise, abbracciando affettuosamente Jack e dando un bacio a Lily-Rose.
«Benissimo! Ci siamo divertiti tanto!», esclamò lui.
«Hai fatto il bravo?»
«Sì». Johnny mi guardò perplesso ed io sorrisi, annuendo.
«Sono stati due angioletti», risi. «Ora sedetevi: è pronta la cena». Ci riunimmo di nuovo attorno alla tavola e mi meravigliai di essere così emozionata e felice. Johnny, i suoi figli ed io: vedevo così allegramente la mia futura famiglia quando anche i miei figli si sarebbero seduti attorno alla tavola e avremmo cenato insieme.
«Com’è andata?», gli chiesi e lui sospirò. «Ho parlato con Tim…», farfugliò a bocca piena.
«Come sta zio Tim?», intervenne Lily, divenendo improvvisamente ansiosa.
«Chi? Quello pazzo?», borbottò Jack confuso.
«Non è pazzo!», replicò Lily e Johnny scoppiò a ridere, guardando poi la mia espressione confusa.
«Jack ha pensato da sempre che Tim Burton fosse un pazzo», mi spiegò e sgranai gli occhi meravigliata. Ero con Johnny da molto, ma non avevo mai conosciuto di persona Tim, il suo migliore amico. «Forse non ha tutti i torti», aggiunse divertito.
«Qualche giorno dovrai presentarmelo: è un mito», sorrisi speranzosa.
«Non è vero, è solo un pazzo», borbottò ancora Jack, tracannando la coca cola ad un fiato.
«Te lo farò conoscere. Sai, vuole girare un altro film…»
«Davvero?», sorrise Lily e Johnny annuì.
«Dopo Darkshadows, ha deciso di optare per qualcosa di questo genere. Per ora non si sa ancora niente ma ha serie intenzioni», ci informò.
«Sarebbe bellissimo», mormorai e lui annuì, sorseggiando dell’acqua.
«Voi invece cos’avete fatto? Sono stato in pensiero tutto il giorno, mi aspettavo di vedere la casa sottosopra», scherzò.
«Davvero è così tremendo?», risi.
«Anche peggio», borbottò Lily, beccandosi un pizzicotto.
«Denise è una bravissima cuoca», aggiunse il piccoletto.
«Questo lo vedo», annuì il padre mandando giù l’ultimo boccone. Sorrisi.
«E abbiamo fatto anche una torta! La vuoi assaggiare? Dove l’hai messa, Denise?». Jack balzò giù dalla sedia e Johnny gli fece cenno di sedersi.
«Finisci prima di mangiare, Jack», lo ammonì dolcemente. Il bambino ubbidì all’istante, tornando immobile sulla sedia, poi riprese a sorridere quando mi alzai e tornai con la torta.
«Ecco qui. Anche i tuoi figli sono ottimi cuochi, sai?», sorrisi, tagliando una fetta ciascuno. I baffi di Johnny si riempirono di zucchero a velo e mi trattenni dall’impulso di avvicinarmi per baciarlo. Era terribile dovergli resistere!
«Lo sai che Lily si è pitturata le unghie?», cantilenò infine, beccandosi un’occhiataccia dalla sorella.
«Fatti gli affari tuoi!», borbottò e incrociò lo sguardo perplesso del padre.
«Credo anche di sapere di chi è la colpa…», accennò, rivolgendomi un’occhiataccia. Risi, facendogli una linguaccia.
«Cosa c’è di male in un po’ di smalto?»
«È troppo vistoso…», farfugliò e Lily sbuffò, roteando gli occhi. «E non sbuffare», aggiunse scettico.
«Lily è abbastanza grande per mettere un po’ di smalto colorato», replicai.
«Ma…»
«Zitto. E non fare il padre rompiscatole», lo presi in giro e lui scoppiò a ridere, sorvolando sulla cosa.
«Ehy, Jack, hai fatto vedere il tuo disegno a papà?», sussurrai dolcemente.
«Lo stavo dimenticando!», esclamò il bambino, correndo immediatamente per afferrare il disegno dallo zaino e mostrarlo al padre. Johnny sorrise divertito.
«Uhm, è bellissimo». Gli stampò un bacio sulla fronte. Jack sbadigliò.
«Hai sonno?». Il bambino annuì. «Ti riaccompagno presto a casa: è dalle sei di questa mattina che non chiudi occhio»
«Ma se ha dormito per tre ore!», esclamò Lily.
«Jack ha dormito?», sussurrò l’uomo sorpreso, poi mi fissò. «Credo che tu gli faccia bene, Den», rise. Si alzò dalla tavola e afferrò Jack, prendendolo tra le sue braccia.
«Andiamo dalla mamma a dormire», gli sussurrò all’orecchio dolcemente. «Salutate Denise», aggiunse. Il piccoletto corse verso di me, buttandosi tra le mie braccia e stampandomi un grosso bacio sulla guancia.
«Ciao Denise»
«Ciao piccoletto», sorrisi. Anche Lily mi salutò, ringraziandomi per chissà cosa.
«Tornerete a trovarmi, vero?», esclamai, agitando la mano mentre salivano in macchina. Johnny mi sorrise e mise in moto.
Fiù… anche questa è andata bene.
Puoi dirlo forte, Gin!

Sussultai, sentendo un fruscio di lenzuola che si scostavano accanto a me.
«Sssh… sono io». Le braccia di Johnny mi avvolsero e lui mi baciò la fronte. Confusa, allungai le mani verso di lui, non riuscendo più a capire tra le lenzuola dove finisse lui e iniziassi io. Aprii gli occhi osservandolo sorridere nell’oscurità. Sistemò la coperta per coprirmi bene e poggiò il capo sul palmo della mano, osservandomi.
«Cosa c’è?», farfugliai assonnata, mentre lui mi accarezzava il volto.
«Grazie», sussurrò. «I miei figli sono molto contenti di averti conosciuta, sono stati benissimo»
«Per me è lo stesso. Sono delle creature adorabili», sorrisi, intrecciando le dita tra le sue. «Sai cos’ho notato?», aggiunsi.
«Cosa?»
«Tu e Vanessa gli date tutto l’amore di cui hanno bisogno. A differenza degli altri bambini che hanno i genitori separati, a Jack e Lily non manca nulla. Forse i miei avrebbero dovuto prendere esempio…», accennai amara, fissando il soffitto.
«I tuoi… sono separati?», accennò insicuro.
«Non credo di avertene mai parlato», commentai, tornando a fissarlo.
«No, infatti»
«Avevo più o meno quattordici anni… dopo aver trascorso gli ultimi anni a litigare continuamente, finalmente capirono che non erano fatti l’uno per l’altra. Mio padre se ne andò e da allora non l’ho visto molto spesso. Non era il tipo di persona fatto per la famiglia, anzi, non era proprio tagliato neanche per fare il padre. Ci vedevamo di Natale, al mio compleanno, poi spariva per mesi interi… Mi rende felice sapere che i tuoi figli non sentiranno mai il bisogno di avere una presenza maschile accanto: sei un padre perfetto». Lui mi accarezzò, stampandomi lievi baci sulla fronte. «Vorrei tanto che i miei figli, un giorno, non avessero mai questo tipo di problema che ho avuto io. Sai, credo che sarò una buona madre, mi piacciono i bambini e… devo confessarti che oggi con i tuoi figli ho fatto finta che fossero miei»
«Denise?»
«Mmmh?»
«Voglio essere io il padre perfetto dei tuoi figli». Le sue parole mi fecero trasalire, lo guardai di scatto.
«Dici sul serio?», mormorai sorpresa e lui annuì, prendendo il mio volto tra le sue mani.
«Non sono mai stato così serio in vita mia. È con te che voglio vivere il resto della mia vita e… credo che un giorno arriveranno anche dei figli perché mi è sembrato di capire che ne vuoi». Distolsi lo sguardo imbarazzata.
«Certo… dicevo in generale io… non ho mai pensato seriamente ad avere un figlio e tu ne hai già due e…»
«Proviamoci», mi propose.
«Eh?». Un sussurro strozzato mi uscì dalla gola, il mio cuore iniziò a battere più forte per l’agitazione, il respiro era mozzato dalla meraviglia. Mi sorrise.
«Proviamoci. Ora. Voglio darti un figlio», ripeté con decisione. Scoppiai a ridere.
«Hai bevuto?», mormorai.
«No», borbottò cupo. Ci furono diversi attimi di silenzio.
«Un figlio è una cosa importante. Hai già i tuoi doveri, non voglio accollarti anche i miei-»
«Non mi accolli proprio nulla. Anche io lo voglio», replicò, sussurrandomi all’orecchio. «Condividere un altro figlio con te è la cosa che desidero di più al mondo», aggiunse. Il mio cuore si riempì di gioia a tal punto che sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Non se questa è la cosa giusta: potrei non esserne capace e…»
«Ti ho vista stasera con i bambini. E li hai trattati con così tanto amore che non hanno fatto altro che ripetermi quanto sei fantastica. Anche tu sei pronta, lo so», sorrise. Deglutii, cercando di mandar giù quel groppo alla gola che non mi faceva respirare bene.
«E tu vorresti assumerti la responsabilità di mio figlio?», gli chiesi sorridendo.
«Nostro figlio», mi corresse, baciandomi il collo. Percorse i miei fianchi, sollevandomi la vestina e adagiandosi su di me. Incollai la mia bocca alla sua sentendo tutto il suo calore, stringendolo forte a me.
Tutto quello che sarebbe accaduto dopo, era solo un enorme dettaglio.
 


Finalmente ho trovato un buco di tempo per aggiornare la storia...avrei voluto aspettare un altro po' visto che le recensioni sono calate di colpo (perché? D:) ma non resistevo v.v
Adoro tantissimo i pargoletti di Johnny e non potevo non inserire un bel capitolo su di loro! Vi piace il rapporto che ho creato tra Denise e la famigliola Depp? *W*
Scappo, ho un mucchio di cose da fare ma non prima di aver ringraziado Aishia e freud in love per le recensioni <3
Fatevi sentireeee e a presto!!!

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Capitolo 20
*** 20. Un vecchio amico ***


Sentivo le dita dei piedi ghiacciate, mi allungai in cerca di un corpo caldo al quale avvinghiarmi trovando le coperte gelide. Sospirai, rivoltandomi nel letto e allungando una mano per tastare il materasso vuoto. Sentii un leggero fischiettare e aprii lentamente gli occhi, giusto il tempo di vedere Johnny seminudo, con un misero asciugamano legato in vita e un altro sulle spalle con il quale si asciugava i capelli e il volto per metà coperto dalla schiuma da barba. Mi guardò sorridente.
«Razza di pirata da quattro soldi! Fuori dal letto pelandrona, Sparrow non ti paga per poltrire!», esclamò imitando la voce di un rozzo pirata, tutt’altro che Sparrow, mentre si avvicinava al mio letto. Scoppiai a ridere, mettendo la testa sotto il cuscino.
«Non hai sentito bene?», continuò il suo gioco, affondando con le ginocchia nel materasso per sporgersi verso di me e iniziare con un torturante solletico. Scoppiai a ridere di nuovo, dimenandomi e contorcendomi nella speranza di potermi liberare dalle sue mani che mi provocavano un fastidioso formicolio sui fianchi.
«Basta!», urlai, con i polmoni che mi facevano male dalle risate. «Parlè!», dissi ancora. Johnny si arrestò di colpo.
«Oh, se la metti così… ora hai il diritto di con-». Approfittai quei pochi secondi di tregua per colpirlo con il cuscino e lo presi alla sprovvista, facendolo cadere all’indietro.
«Giochi sporco!». Scoppiò a ridere ma nel frattempo mi ero messa già a cavalcioni su di lui e tenevo premuto il cuscino sulla sua faccia. Lui tossì e fece degli strani versi, simili al soffocamento, poi crollò e non si mosse. Lo scrutai perplessa, notando che aveva smesso di respirare. Oddio hai ucciso il capitano! Questa la pagherai cara! Sollevai leggermente il cuscino per dare un’occhiata e in quel momento Johnny diede un urlo, facendo urlare pure me. Scoppiammo a ridere e lui si gettò su di me, come se volesse mordermi. Mi bloccò i polsi e mi immobilizzò.
«Hai compiuto un attentato al capitano… questo è ammutinamento!», esclamò, iniziando a solleticarmi pure il collo. Risi ancora, guardandolo negli occhi.
«Ora devo spalmarmi di nuovo la schiuma», bofonchiò. «E hai venti minuti per prepararti, bocconcino», sussurrò, lasciandomi andare. Mi tirai su, osservandolo perplessa.
«Per andare dove?»
«Voglio presentarti una persona speciale». Solo questo mi disse, non volle aggiungere altro, costringendomi a buttarmi sotto la doccia.
«Ti dispiace se entro anch’io per finirmi di radere? Altrimenti non ce la faremo in tempo…»
«E’ una domanda retorica?», sorrisi, facendogli l’occhiolino. Mi chiusi nella cabina doccia e feci scorrere l’acqua calda dal rubinetto, sospirando, cercando di ignorare Johnny dall’altra parte del bagno che si radeva con ancora addosso quell’asciugamanino. Tutto questo mi dava l’impressione di una felice coppietta sposata. Non mi sarebbe dispiaciuto, Johnny era l’uomo della mia vita: un eterno bambino che ha sempre voglia di giocare. E si poteva desiderare un risveglio migliore? Lo sentii risciacquarsi ed andare nell’altra stanza, richiudendo la porta del bagno. Non seppi dire quanto tempo impiegai sotto l’acqua.
«Ok, sono quasi pronta! Dammi solo altri cinque minuti!», esclamai con un asciugamano che mi fasciava dal seno fino sopra le cosce. Johnny si voltò verso di me saltellando mentre si infilava i jeans.
Mmh boxer blu a righi bianchi…
Ginevra?!

«Ci hai messo un’eternità e non sei nemmeno pronta?!»
«Cinque minuti!», ribattei, cercando sotto i letti il reggiseno che Johnny ieri sera mi aveva strappato di dosso. Lui rise sventolandoli davanti ai miei occhi. Allungai la mano per afferrarli ma lui tirò il braccio indietro.
«Johnny!», squittii, saltellando per arrivare al braccio che aveva alzato in alto. Lui rise, avvicinandosi alle mie labbra. In realtà si stava annusando! Affondò il viso nel collo, sospirando, baciandomi poi la spalla nuda.
«Mmh… credevo che il profumo dei fiori fosse il mio preferito. Poi ho scoperto la tua pelle», mi guardò negli occhi giusto perché lo divertiva vedermi arrossire. «Se non fosse che siamo in mostruoso ritardo, ti avrei già strappato da dosso l’asciugamano», sussurrò, staccandosi da me.
«Fino a poco tempo fa potevo pure passarti davanti nuda, non mi avresti toccata», lo presi in giro ridendo. Mi osservò scettico.
«E tu ci hai provato a passarmi nuda davanti?», mi stuzzicò. Scossi il capo, strappandogli dalle mani il MIO reggiseno.
«Non andavi di fretta, mr Depp?». Guardò l’orologio, poi imprecò in francese come adoravo io. Infilai in fretta e furia dei jeans color grigio ghiaccio e una maglia di cotone caldo rosa antico: eravamo agli ultimi di novembre e il freddo iniziava a farsi sentire! Mi spazzolai i capelli e aprii la borsa del trucco. Johnny me la tolse dalle mani, legando una sciarpa attorno al collo e mettendomi un cappottino nero sulle spalle.
«Ti trucchi in macchina andiamo», farfugliò. Confusa, annuii.
Ehi, dimentichi qualcosa…
E cosa?! Non ci sto capendo nulla!
Guarda i tuoi piedi…

Con i calzini. Stavo uscendo con i calzini!
«Le scarpe!», esclamai, tornando indietro prima che richiudesse la porta dietro di sé. Johnny mi guardò e scoppiò a ridere, osservandomi mentre infilavo un paio di scarpe modello Hogan. Johnny mi osservava divertito mentre tentavo di mettere un rossetto rosato sulle labbra, io lo ignorai, mettendo a posto tutto nella mia grande borsa di pelle.
«Dove ci aspetta questa “persona speciale”?»
«Al “Break and coffee”»
«Mmh non lo conosco»
«Lo immaginavo», sorrise, azionando le quattro frecce e svoltando a sinistra. Ci vollero altri venti minuti prima di arrivare.
Io sono un po’ in ansia a dir la verità…
Ah Denise al massimo è uno dei suoi compagni d’infanzia… o peggio ancora i suoi genitori!
Eeeh?! Hai ragione! Oh Dio spero di no, me l’avrebbe detto se avesse voluto presentarmi i suoi genitori, no? Non può presentarmeli di sorpresa… insomma… doveva chiedermi se ero d’accordo e…
Stai sclerlando.

«Prego madame», sorrise, facendomi spazio per farmi entrare nel locale. Era una piccola caffetteria in stile rustico, con gente discreta, occupata in tutt’altre cose che fissarci e iniziare a dare di matto. Johnny mi prese per mano conducendomi all’unico tavolo vuoto in fondo. Un momento… non era vuoto! C’era un tizio seduto nell’angolino, a testa china, con un paio di occhiali scuri e una chioma riccioluta. Avrei riconosciuto ovunque QUELLA chioma riccioluta. Mi bloccai a pochi passi dal tavolo con il cuore in gola, gli occhi sgranati e il cervello incapace di connettere.
«Quello… è…»
«…Tim!», esclamò Johnny, andandogli incontro. L’uomo lo guardò e sorrise luminosamente, alzandosi dalla sedia e allargando le braccia per accoglierlo.
«Come stai vecchio mio!», esclamò ridendo, dandogli una pacca sulla spalla.
«Mai stato meglio».
Si, vabbè, sto sognando. Ecco perché stava andando tutto a meraviglia…! Non può essere lui…
Sì è lui.
No che non lo è!
Credo di si
E invec- «Tu sei Denise, giusto?». Tim Burton stava parlando con me, mi fissava sorridente in attesa di una risposta.
«Eh? S-sì», farfugliai. Oh, andiamo Denise! Sei o non sei una star di Hollywood che ha recitato nel film con più incassi dell’anno accanto a Johnny Depp?! Comportati da tale!
«Piacere di conoscerti»
«Il piacere è mio, signor Burton», sorrisi. Lui mi guardò perplesso.
«Diamine, chiamami Tim!», esclamò sorpreso. «Venite, sediamoci. Ho ordinato già tre caffè perché il cameriere mi stava pressando», ci informò. Johnny alzò un indice e Tim lo fermò prima che potesse dire qualcosa.
«Sì, Johnny, a te con il solito goccettino di rum»
«Perfetto!»
«Sei un ubriacone», rise Burton. Scoppiammo a ridere e il cameriere ci servì il caffè.
«Gentilmente, se ci può portare tre… Tim, hai fatto colazione?»
«Ce l’ho ancora sullo stomaco, tesoro»
«Grande, perché io ho fame! Allora due di quei croissant in vetrina…»
«Certo signore», il cameriere annuì e scomparve, ritornando con due grossi cornetti alla crema. Johnny me ne mise uno davanti, addentando il suo. Tim ci guardò sorridente, come se stesse pensando a qualcosa.
«Allora… cosa ti ha portato a venire qui, Tim?», farfugliò Johnny con la bocca piena.
«Mi sono dovuto precipitare di corsa con il primo aereo! Già sentivo parlare di voi due ma non mi avevi detto niente e pensavo si trattasse di un’altra stupida voce, poi è successo quel che è successo alla premiere, ho visto la splendida coppia che formate in quel film, ho letto i gossip, le interviste, e… mi sono detto “fammi andare a vedere che stanno combinando questi due”!», esclamò, facendomi scoppiare a ridere con la sua espressione buffa.
«Volevo spiegartelo da vicino», si scusò Johnny.
«Dovremmo farci una bella chiacchierata…», accennò, facendomi poi l’occhiolino. «Allora, Denise, sei tu la malcapitata che dovrà sopportare l’artrite di Johnny?», continuò. Risi ancora.
«A quanto pare…»
«Ehi!», rise Johnny.
«Sono dispiaciuto per non essere potuto venire alla premiere, avrei voluto esserci ma Helena era malata e non potevo lasciarla da sola con due pesti». Giusto, Helena, la grande Helena Bonham Carter. Stentavo ancora a credere che ero seduta al tavolo con il mitico Tim! Ed era pure parecchio simpatico!
«Non preoccuparti. Ti sdebiterai», gli fece l’occhiolino Johnny. Tim sorseggiò l’ultima goccia del suo caffè.
«In effetti… devo chiedervi una cosa», farfugliò esitante. Johnny lo guardò ad occhi socchiusi.
«Avanti, smettila di dire cazzate e rivela il vero motivo della tua visita», lo prese in giro.
«Non erano cazzate!», bofonchiò. Tornò a fissarci. «Avete progetti per il 2013?», ci chiese. Io e Johnny ci guardammo negli occhi, entrambi non avevamo capito cosa voleva sapere.
«Avere dei figli, sposarci, farci un paio di vacanze…», sorrise ironico sapendo che non era quello che Tim voleva sapere. Lui alzò gli occhi al cielo.
«Ho riguardato più volte il film e… devo dire che mi avete sorpreso. Ci tenevo a farti i complimenti di persona Denise, sei eccezionale. E poi siete una coppia fantastica insieme! La donna giusta per Johnny direi: è quello che cercavo. Mi servite assolutamente nel mio prossimo film» «Eh?», sussurrammo Johnny ed io contemporaneamente. Tim ci scrutò perplesso.
«Che c’è?!», borbottò.
«Quale film stai architettando?», sorrise Johnny interessato, poggiandosi con il mento sulle dita intrecciate delle mani.
«Ti avevo accennato qualcosa tempo fa a riguardo… che ne dici di una ragazzina che va a vivere col padre in un vecchio casolare e trova un grosso specchio nel quale è incisa una data e un nome. Di notte accadono strani eventi –che poi decideremo in seguito, sono dettagli- e questa ragazza vede riflesso nello specchio il fantasma. Lei viene a sapere la maledizione che si trova in quella casa e decide di sacrificarsi per fare riposare in pace il fantasma. Così la maledizione viene sciolta grazie all’amore vero bla bla bla, lei muore e il fantasma… pure», ci mostrò un sorriso a trentadue denti. Lo guardai scettica. «Che ne pensate?»
«Mmh perché invece non fai reincarnare il fantasma in umano, sempre grazie all’amore vero e bla bla bla, senza farci scappare nessun morto?», proposi. Lui mi scrutò, sfiorandosi il mento.
«Direi che è un’ottima idea!», esclamò ridendo per la felicità.
«E che ruolo dovremmo fare?»
«Beh, ovviamente, tu sei la ragazzina e Johnny il fantasma! Allora siete dei nostri?»
«Ehi un momento!», esclamò Johnny. «Quando dovrebbero iniziare le riprese?»
«Febbraio. Per settembre/ottobre potrebbe anche uscire già un film, se tutto va bene». Johnny mi prese una mano e mi guardò negli occhi.
«Ehi, te la senti di vivere un’altra avventura?», sussurrò.
«Non vedo l’ora», sorrisi.
«Accettiamo». A quelle parole, gli occhi di Tim s’illuminarono dalla gioia.
«Sarà spettacolare!», disse entusiasta. Era bello vedere uomini adulti e vaccinati con lo stesso entusiasmo di un bambino. Ci furono diversi minuti di silenzio.
«Anche se ti confesso che ci sono rimasto un po’ male… insomma, hai infranto ogni mia speranza di poter conquistare Johnny e portarmelo a letto!», farfugliò infine, puntandomi un dito contro.
«Oh, Tim, non preoccuparti di questo: rimarrai sempre il mio primo amore», replicò Johnny, facendogli prima un occhiolino e passandosi poi la lingua sul labbro superiore. Ridemmo ancora poi si sentì il suono di un cellulare. Tim frugò tra le tasche, estraendone un mattoncino simile ad un cellulare.
«Al passo coi tempi, eh Tim?», rise Johnny.
«Fanculo Joh», borbottò non riuscendo a far smettere di suonare il cellulare.
«Ehi!», esclamò infine, alzandosi dal tavolo e iniziando a gesticolare mentre si allontanava di qualche metro. Sorridemmo, osservandolo da lontano.
«Potevi dirmelo che si trattava di lui», dissi infine.
«Avresti iniziato a dare di matto», rise ed io gli feci una linguaccia.
«Non avrei mai immaginato di dover lavorare per lui», sussurrai infine, un po’ in ansia già al solo pensiero.
«Ci divertiremo un mondo, credimi, Tim è un pagliaccio»
«Avete un bel rapporto»
«Ci conosciamo da una vita», sussurrò, sorridendo come se stesse ricordando qualcosa. «Il bello è che potremmo lavorare ancora insieme», aggiunse, avvicinandosi a me per posare le labbra sulle mie. Adoravo quando le faceva schioccare in quel modo, ricongiungendole mentre accarezzava con la punta della lingua le labbra prima di cercare la mia. Un Tim improvvisamente di fretta ci fece distrarre.
«Devo scappare: il mestiere più impegnativo è quello del genitore, cari ragazzi», sospirò, afferrando il giubbino.
«Chi meglio di me può capirti?», rise Johnny.
«Ci rivedremo per firmare delle inutili cartacce formali. Per ora non diremo niente ai giornali, voglio passare in Natale in santa pace: renderemo tutto ufficiale a gennaio. È stato un immenso piacere incontrarvi», disse sparando quelle parole a raffica ad una velocità mostruosa. Mi alzai per salutarlo con due baci a destra e a sinistra, Johnny gli mandò un bacio scherzoso e Tim andò via ridendo. Con il sorriso sulle labbra, lo vidi sparire fuori dal locale. Lui mi guardò, accarezzandomi il viso.
«Devo subito dirlo a Marylin», dissi entusiasta. «Non ci crederà!». Johnny rise, alzandosi dal tavolo e facendomi strada verso l’uscita dopo aver lasciato una mancia generosa –a quanto pare- visto che il cameriere ci augurò di vivere non cento, bensì duecento anni!


Temevo di non farcela per la fine dell'anno ed invece ecco qui il capitolo come omaggio di "capodanno" (?) non ho mai aggiornato così velocemente xD
La scena di Denise che la la lotta con Johnny pieno di schiuma da barba -scusate l'indecenza- dovevo assolutamente metterla perché è troppo fkjahighajnkasnkbhka *Q* ed ovviamente è comparso il nostro carissimo e mitico Tim Burton! Non so se sono stata in grado di interpretarlo al meglio e descriverlo folle e affettuoso come immagino io, ma spero di essermi fatta capire un po' e di avervi reso l'idea ^^' La trama del film l'ho presa da una stroiella che ho scritto "a quattro mani" con la mia migliore amica per una specie di concorso (ho fatto emozionare pure la prof xD) quindi non ci fate caso xD se mi viene la genialità (?) la pubblico :)
Devo ringraziarvi tantissimo per tutto il sostegno che mi avete dato durante questi mesi: 134 recensioni, 134 bandierine verdi...per me questo è già un sogno *-*
Con tanto impegno mi ero messa a fare copia e incolla di tutti i vostri nomi per citarvi ma per sbaglio ho cancellato tutto e ora mi scoccio di rifarlo .__. però chiunque legga queste parole, sappia che è dedicato anche a lei: GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Vi lascio con l'augurio di un indimenticabile fine 2012 e un magico inizio del nuovo anno (gli auguri sono anche da parte di JOhnny, gli faccio da portavoce visto che è qui accanto a me u.u)
Beh visto che siamo in tema con Burton vi lascio le immagini di quello che per me è uno dei più bei capolavori del trio Burton/Depp/Bonham Carter!
Bacioni!


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Capitolo 21
*** 21. Cupido e l'aria di Natale! ***


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Denise aveva di nuovo lasciato aperto il rubinetto della doccia sicuramente. Sentivo dal letto lo scrosciare dell’acqua già da un bel po’ e sapevo che lei era già uscita di casa da un’oretta. Mi aveva detto frettolosamente cosa doveva comprare uscendo di casa mentre ero ancora mezzo addormentato e mi accorsi di non aver prestato attenzione alle sue parole perché non ricordavo cosa aveva detto. E aveva lasciato l’acqua scorrere. Mi alzai di scatto dal suo letto, che era diventato ormai il nostro e mi precipitai verso il bagno.
«Shit», borbottai, chiudendo il rubinetto prima che l’acqua uscisse fuori dall’acqua riempita fino all’orlo. Per fortuna non era arrivata ancora a bagnare il pavimento! Tolsi il tappo e il gorgoglio dell’acqua che veniva risucchiata mi fece pensare un po’ al brontolare di uno stomaco vuoto. Denise era la solita svampita!
Appena conosciuta, mi era parsa l’idea che fosse una ragazza fin troppo precisina, una di quelle con le quali non sarei mai andato d’accordo ma mi ero sbagliato di brutto: la nostra convivenza mi aveva dato modo di capire quanto Denise vivesse spesso con la testa fra le nuvole. E mi piaceva. Certo, forse era un po’ colpa mia perché la distraevo spesso da quello che faceva: mi piaceva guardarla alle prese con i fornelli e lei puntualmente si accorgeva della mia presenza, si voltava e iniziava a parlarmi mezza arrossita fino a quando non le facevo notare che dietro di lei stava bruciando tutto. Mi lavai la faccia con acqua fredda, l’unica che potesse svegliarmi completamente dopo Denise, e andai in cucina. Sorrisi all’istante, trovando un angolo di tavolo già apparecchiato per la colazione e un bigliettino che diceva “I love you!” anche se –a giudicare dalla grafia- era stato scritto di fretta. Immaginavo Denise che, mentre infilava velocemente il suo cappotto, si preoccupava di quella piccola dolcezza: non potevo lamentarmi, trovava sempre il tempo per ogni cosa che mi riguardasse. Immerso nei miei pensieri su cosa regalare a Denise per il Natale, masticavo lentamente. Il cellulare squillò, facendomi sobbalzare e risposi, senza badare al numero sul display.
«Hello?»
«Amore sei sveglio?», allontanai leggermente il cellulare dall’orecchio facendo una smorfia, prima di sorridere e appoggiarlo di nuovo, ascoltando le parole confuse di Denise che stava camminando piuttosto velocemente –visto il fiatone che aveva-. «Ah, menomale, mi sarebbe dispiaciuto se avresti trovato la colazione fredda!»
«Grazie»
«Perdonami, sono scappata come una ladra dal letto ma avevo fatto tardi!», esclamò, facendomi ridere.
«Eh già, dovrai farti perdonare»
«In realtà speravo che la colazione servisse a quello…», farfugliò, facendomi ridere di nuovo.
«Sì, ma il mio risveglio non è stato dei migliori: se arrivavo venti secondi più tardi a quest’ora il bagno sarebbe allagato…»
«Perc… oddio la vasca!», esclamò all’improvviso, facendomi allontanare di nuovo il cellulare dall’orecchio per il suo tono di voce troppo alto. Tra trent’anni oltre ad essere un vecchio pazzo sarei diventato anche sordo!
«Sei una smemorata», la accusai dolcemente.
«Oh ma non preoccuparti, non mi dimentico mai le cose importanti», sussurrò abbassando la voce. Aggrottai la fronte.
«Mmh… elencami tutti i tatuaggi che ho», al presi in giro, quasi a volerla sfidare. Di certo non mi sarei mai aspettato che non mi lasciasse neanche finire la frase che attaccasse con le parole.
«Sul braccio destro la scritta “wino forever” e la testa di un nativo americano, hai tre rettangoli sull’indice e un numero 3, un punto interrogativo sulla caviglia, un cuore con il nome di tua madre, un triangolo rovesciato, il nome di tua figlia sul petto, quello di Jack con un uccello che vola, tre cuori rossi, un marinaio e una donna vestita da cameriera, un corvo, un cranio, tre puntini che per me sono insignificanti ma tanto non mi ascolterai mai, una serie di “linee” che non capirò mai cosa significhino, una chiave-scheletro, un piccolo chitarrista, una z capovolta e… mi pare di averli detti tutti! Johnny? Ci sei?», scoppiò a ridere.
«Sì», farfugliai confuso. Non che credessi che Denise fosse superficiale, solo che sinceramente non mi aspettavo che notasse ogni dettaglio di me, perfino tre piccoli puntini!
«Ne ho mancato qualcuno?», mormorò.
«Uno dei più importanti direi»
«E quando hai fatto un nuovo tatuaggio?!?»
«Un po’ di tempo fa… insieme a te». Ci furono diversi secondi di silenzio.
«Oh… il mio nome», sussurrò dolcemente. Immaginai di vederla arrossire adorabilmente.
«Lo dici come se ne fossi dispiaciuta»
«Non l’avevo dimenticato, l’avevo soltanto scartato»
«Questo è l’errore che ti costerà caro stasera», mormorai, prima che scoppiassimo a ridere.
«Devo staccare, non riuscirò a pagare con tre buste in una mano e il cellulare nell’altra. Tu esci?»
«Mmh non ne ho idea. Ti richiamo io». Sentii il suo schioccare di un bacio dall’altra parte del telefono e poi staccò. Con un mezzo sorriso da ebete sulle labbra posai il cellulare. Tornò a squillare dopo meno di cinque minuti.
«Amore?»
«Tesoro!», la voce di Tim mi fece scoppiare a ridere.
«Vecchia volpe!»
«Porca miseria è un’ora che hai il telefono occupato!»
«Perdonami», dissi scherzosamente, prendendolo in giro. «Cosa ti serve?»
«Spero che tu conosca un buon autista…»
«Ne ho uno in gamba», sorrisi, cercando tra le cartacce di Denise il numero di Charlie.  «Spero che Denis… ah eccolo! Segnati questo numero». Lo sentii afferrare un foglio di carta e gli dettai il numero.
«Sei la mia salvezza, Joh, grazie!»
«Di nulla», risi, staccando la chiamata.
 

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«E così ci voleva un’offerta di lavoro da Tim Burton per fare una telefonata… non ci vediamo dalla premiere, da quando sei diventata “Miss Depp” sei scomparsa!», la presi in giro anche se Denise sapeva che scherzando dicevo quasi sempre quello che pensavo. Afferrai cuscino che avevo sul divano accanto a me, portandomelo al grembo per appoggiarci il braccio sinistro.
«Lo so, Mary, sono un disastro! È stato tutto così confusionale in quest’ultimo periodo! Senti… perché non ci vediamo? Mi fa male l’orecchio sono tre ore e mezza che parliamo». Scoppiai a ridere del suo entusiasmo, in fondo ero felicissima per lei.
«Va bene. Ci vediamo al solito posto tra un paio d’ore»
«Un paio d’ore? Cos’hai da fare?»
«Devo aspettare che torni Charlie dal lavoro»
«Ah ho capito! E con lui come va?»
«Ne parliamo da vicino», sussurrai a testa bassa, portandomi le mani al ventre con un sorriso. Sentii lo schiocco di un bacio e Denise staccò la chiamata.
«Amore sono a casa!». La voce di Charlie mi fece sobbalzare e lui comparve sull’uscio del salone.
«Ehi», sorrisi, scostando il cuscino arancione e alzandomi dal divano. Mi afferrò per i fianchi, stampandomi un grosso bacio.
«Ho una magnifica notizia», sorrise entusiasta, staccandosi da me. «Indovina un po’ chi è il mio prossimo cliente?»
«Mmh?»
«Helena Bonham Carter»,  esclamò. Sgranai gli occhi e gli gettai le mani al collo.
«Ma è bellissimo!», gli risposi con voce strozzata. «Oh Dio devi farmela conoscere!». Lui rise, allontanandosi per potermi vedere meglio.
«Ah, ti ho portato quello che mi avevi chiesto», farfugliò cercando qualcosa nella tasca destra del suo giubbotto. Charlie sorrise della mia espressione da bambina quando vidi la cioccolata.
«Oh ti adoro!», squittii, strappandogli letteralmente dalle mani una tavoletta di cioccolato alle nocciole, il mio preferito. Lui scoppiò a ridere.
«Sai, credo che inizierai a sfruttarmi con la scusa delle tue voglie da donna incinta», sorrise, scostandomi un ciuffo di capelli dal volto e sfiorandomi il ventre mentre addentavo la cioccolata.
«Ehi, io dovrò portare il fagotto qui dentro per nove mesi! Devo mettermi in forze», farfugliai a bocca piena. Lui mi diede un bacio sul naso.
«Abbiamo ancora un albero di Natale da montare», sorrise.
«Devo vedermi con Denise: lo faremo domani, promesso!»
«Tanto non la passi liscia! Ah, lei sa già qualcosa? Del matrimonio… e del bambino…»
«Daremo l’annuncio al momento giusto. Si vede che sono incinta?». Mi allontanai e mi misi di profilo per farmi vedere da Charlie. «Siamo solo a due settimane, per fortuna non si vede ancora nulla. Spero che Den non se ne accorga», sorrisi ancora.
«Ti accompagno?»
«Non preoccuparti, ho un appuntamento al bar dietro l’angolo: ci metterò due minuti», gli dissi, mentre mettevo un cappellino di lana in testa per proteggermi dal freddo e il mio cappottino nero. «Non starò via molto»
«Ti aspetto per cena. E salutami Denise!». Feci l’occhiolino al mio futuro marito ed afferrai il cellulare, uscendo di casa.
Nel giro di un paio di mesi, la mia vita era radicalmente cambiata: avevo partecipato ad un film che mi permetteva di poter vivere agiatamente senza dover lavorare per un bel po’ di tempo, avevo conosciuto Charlie per caso ed ora aspettavo da lui un figlio: la settimana scorsa avevo scoperto di essere rimasta incinta e sentivo ancora i brividi già per la schiena, timorosa che si trattasse soltanto di un bel sogno. Tra qualche mese –noi stavamo pensando verso marzo- sarei diventata la moglie dell’uomo che amavo e la mia vita sarebbe stata finalmente perfetta. Potevo dare il merito a Denise, che mi aveva fatto conoscere Charlie, o alla fortuna che aveva deciso di bussare alla mia porta o a chissà quale santo in Paradiso che aveva pensato di farmi un regalo!
Denise, splendida come sempre anche se oggi lo era particolarmente, era ferma davanti alla cornetteria, camuffata con un capello e uno sciarpone di lana grigia e un cappottino beige come gli stivali firmati. Guess sicuramente, Denise adorava quella marca. Se ne stava dritta sul marciapiede, con le mani nelle tasche del cappotto e qualche busta appesa al polso ed emetteva il piccolo vapore a causa dell’aria gelida contro il suo alito caldo: quando eravamo piccole fingevamo che stessimo fumando, era una cosa che tutti i bambini fanno! Appena mi vide sorrise e iniziò a correre fino a raggiungermi, abbracciandomi forte fino a farmi mancare il respiro.
«Da quanto tempo!»
«Mi sei mancata»
«Ti trovo benissimo»
«Anche tu sei sempre più bella!»
«Prendiamo qualcosa?»
«Ho ancora tra le mani la cioccolata di Charlie, però ok». Ridemmo ed entrammo nel piccolo bar specializzato in cioccolate calde e goloserie varie. Ci sedemmo ad un tavolo, tra i più appartati, e ci scambiammo degli sguardi per qualche secondo, restando in silenzio. Era chiaro che tutte e due stavamo guardando l’altra e i cambiamenti che aveva avuto. Anche Denise era cambiata parecchio, c’era da ammetterlo: prima era una femminuccia pelle e ossa –mia nonna credeva ancora che fosse anoressica- mentre adesso era più “piena”, sembrava che le siano cresciute perfino le tette! Aveva dei fianchi degni di una donna e finalmente un po’ di carne da toccare per la felicità di Johnny! Ma mi soffermai di più sul suo volto: sorrideva, con gli occhi e con la bocca. Aveva le guance rosate e il naso lievemente arrossato per il freddo che la rendevano adorabile e un paio di occhi che spruzzavano salute, allegria e felicità da ogni poro. Stare con Johnny le faceva bene: quando era con Fred sebbene dicesse di essere felice vedevo sempre un paio di occhi spenti e un’aria stanca, per non parlare di quando le metteva le mani addosso… adesso invece era bella come un bocciolo di rosa, sapevo che Johnny la trattava come una regina e non c’era bisogno di chiederle “stai bene?” perché lo si leggeva negli occhi che era tra le persone più felici del mondo.
«Allora… avrei così tante cose da dirti… anche se te l’ho già dette quasi tutte per telefono», rise lei, affondando nella tazza di cioccolata calda e panna che avevamo ordinato. Presi anch’io la mia.
«Dette è un eufemismo, Den… non mi hai fatto capire nulla!», esclamai ridendo. Lo sapevo cosa mi sarebbe spettato e ben presto arrivò: iniziò a sparare una serie di parole a raffica iniziando a parlare di Tim Burton, della sua proposta di lavoro, di Fred e del loro ultimo incontro, per poi spostarsi su Vanessa, i suoi figli, su Johnny… quasi stavo per dirle tutto sul mio matrimonio e sul mio bambino, ma decisi che dovevo farlo in un altro momento, quando c’era anche Charlie con me.
«Ti trovo messa bene, Mary. Hai messo su qualche chilo!», notò. Trasalii, guardandola smarrita per un secondo.
«O-oh sì… sai, la nullafacenza», sorrisi imbarazzata: a mentire ero sempre stata una frana e soprattutto non riuscivo a dire bugie a lei che mi conosceva da una vita.
«Che ne dici di fare un giro? Hanno già messo tutte le luci di Natale è stupendo!»
«Ottima idea». Ci ritrovammo a camminare a braccetto per le strade di quel piccolo paesino. Il Natale era una di quei periodi dell’anno che mi piacevano di più: sarà che avevo vissuto queste settimane sempre con l’idea dell’essere più “buoni” ma mi piaceva quell’atmosfera natalizia. Per le strade tanta gente che svaligiava i negozi per i regali e i supermercati per il grande cenone, i signori vestiti da babbo natale che scampanellavano un campanaccio, musichette natalizie dagli impianti stereo, luci e addobbi ovunque: passeggiare in questi luoghi magici metteva allegria, il cuore pareva alleggerirsi.
«Erano mesi che non facevamo una cosa “normale” come questa…»
«Hai proprio ragione, Marylin. Mi mancava chiacchierare con te, vedere film insieme, mangiare popcorn, vedersi tutti i giorni e…»
«Ehi, perché dici così?! Possiamo ancora farlo!», esclamai sorridendo. Denise mi guardò e i suoi occhi brillarono, forse perché erano lucidi.
«Chiedimi se sono felice», sussurrò.
«Sei felice?», mormorai perplessa. Lei mi abbracciò di scatto e sospirò, stretta a me.
«Sì. Felicissima»
«Anche io, tesoro», sussurrai, stringendola con un sorriso sulle labbra.
«Sai, è che… sento di non meritare tutta questa felicità! Il lavoro va a meraviglia e mi si aprono sempre nuove porte, ho l’amica migliore del mondo, Johnny mi fa sentire una principessa e vuole avere un figlio da me». Sgranai gli occhi e in quel momento vidi un altro bagliore nei suoi.
«Un figlio?!». Denise scoppiò a ridere.
«Sì… beh… dopo che Lily e Jack sono venuti quel giorno da me… Johnny mi ha detto che vorrebbe che io fossi la madre dei suoi figli. Vuole condividere un figlio con me. E ci abbiamo provato», dissi a testa bassa.
«…e?»
«Ah, non facevamo veramente sul serio. Abbiamo fatto sesso e basta», concluse.
«Ti ricordi quando ti lamentavi perché Johnny non voleva farlo?», dissi all’improvviso scoppiando a ridere. Lei mi fece una linguaccia.
«Non era per niente divertente. Anche perché mi sono persa un Johnny nudo che ce l’ha-»
«Non m’interessa!», la interruppi. «Quello di Charlie mi basta», aggiunsi maliziosa. Denise rise ancora.
«Non te l’avrei detto comunque», farfugliò orgogliosa. «E Keira? L’hai più rivista?»
«L’ultima volta che l’hai vista anche tu…»
«Caspita, chi lo sa che ha combinato con Orlando!»
«Ah quei due si sposeranno»
«Non credo proprio», rise Denise. «Ce li vedo più per la convivenza»
«Mmh a meno che non aspettano un bambino», azzardai, curiosa di vedere la risposta di Denise. Lei mi guardò perplessa.
«Sì, ma quello è un caso particolare», farfugliò alzando le spalle.
«Mmh potremo puntare su una bella tutina come regalo di natale allora», scherzai.
«Keira ci ucciderebbe!», esclamò, stringendosi sotto il mio braccio. «Oh accompagnami un secondo in libreria!», aggiunse due secondi dopo trascinandomi in un negozietto piccolo zeppo di libri. Mi distrassi un secondo, allontanandomi per cercare il reparto dei libri gialli tenendo a mente che Denise si era fermata al reparto opposto e vagai con lo sguardo tra i veri testi. Ero decisamente nella sezione sbagliata, ma di sicuro una nella quale mi ci sarei ritrovata molto spesso: i bambini. Afferrai un libro spesso un paio di dita con un pancione di donna incinta sulla copertina che non avevo potuto fare a meno di sfogliare. Passarono diversi minuti, mentre leggevo qualche riga presa a caso dalla pagina numero 107.
«Cosa stai facendo con quel libro?!», squittì Denise, spuntando con la sua chioma bionda alle mie spalle. Sobbalzai e chiusi di scatto il libro, guardandomi attorno spaesata. Incontrai lo sguardo perplesso di Denise.
«Oh ehm… io… se comprassimo questo a Keira?», la buttai sullo scherzo e Denise rise, afferrando poi la copertina tra le mani. Parve incantarsi su quell’immagine che aveva stregato già me, conservava un sorriso affascinato sulle labbra e sospirava, sfiorando quel pancione sulla carta. Avrei pagato qualsiasi cosa per sapere a cosa stesse pensando, quasi mi venne il dubbio che fosse incinta anche lei. Ma non era da Denise nascondermi le cose, lei non ci riusciva a tenersi dentro questi segreti grossi quanto una casa. A tre piani, con piscina, giardino e vista panoramica aggiungerei!
«Secondo te com’è sentirsi un bambino dentro?», sussurrò, continuando ad analizzare l’immagine. La guardai smarrita per qualche secondo, prima di sorridere a disagio. In realtà, io non sentivo un granché, erano solo due settimane e il bambino doveva essere grande quanto un fagiolo immagino. Ed è difficile sentirsi un fagiolo dentro!
«Appena sarò incinta te lo dirò», risi e lei mi guardò scettica.
«E chi te l’ha detto che non diventerò mamma prima io?!»
«Ah, fidati, credo che farò prima di te», sorrisi maliziosa, come chi sta per fare una scommessa sapendo già che la vittoria è nel suo pugno. Denise posò distrattamente il libro e, dopo aver pagato quello che aveva scelto, uscimmo dal negozio.
«Cos’hai pensato di fare per natale e capodanno?»
«In realtà volevo proporvi di festeggiare l’ultimo dell’anno assieme: è il nostro primo anno da “vip” e dico che dobbiamo ASSOLUTAMENTE festeggiarlo! A casa mia: tu e Charlie, Keira e Orlando e sarebbe magnifico anche se venisse Tim! Ho già in mente cosa cucinare!», esclamò felice.
«Sembri entusiasta», risi. «Mi sembra un’ottima idea».
«Per Natale invece… è da un po’ che ci penso su e… voglio far visita a mia madre», sussurrò a testa bassa. La guardai negli occhi mentre si sedeva per riprendere fiato su una panchina, leggendovi tanta malinconia. Denise non amava parlare della sua famiglia, io stessa conoscevo poco di loro: a volte avevo l’impressione che si vergognasse di loro, altre volte che semplicemente non la ritenesse una famiglia e non voleva parlarne. Ero a conoscenza del fatto che i suoi si separarono quando aveva quattordici anni, ricordo a malapena il volto di suo padre: il classico bastardo.
«Sono due anni che non vedo mia madre. E ho perso il conto degli anni senza un padre. Mi mancano, Mary. Vorrei solo sapere se stanno bene, se hanno bisogno di qualcosa, insomma… ho bisogno di loro! Mi sono promessa che per l’anno nuovo non avrei avuto più vecchi rancori: voglio sbarazzarmi di questa inutile situazione», sospirò, facendo grosse pause tra una frase e l’altra. Le poggiai la mia mano sulla sua e le sorrisi per confortarla quando incrociò il mio sguardo. «Ah, avrò tempo per piagnucolare», sorrise un secondo dopo alzandosi dalla panchina e sistemandosi il cappotto. Denise faceva spesso così: cercava di sdrammatizzare con qualche battutina o con un sorriso finto di apparente leggerezza.
«Si sta facendo tardi… ho lasciato Johnny tutta la giornata da solo!»
«A chi lo dici! Charlie mi aspetta per la cena»
«Allora ci dobbiamo salutare qui»
«Ci sentiamo!». La vidi sparire dietro l’angolo, dopo avermi fatto un occhiolino e uno di quei suoi bei sorrisi.
 
 

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«Che ne dici di questo?». La voce di Keira mi distrasse, facendomi sollevare lo sguardo dalla rivista che sfogliavo distrattamente per ingannare il tempo. Scrutai l’abito blu elettrico che fasciava il corpo sensazionale di lei che volteggiava su se stessa per farsi ammirare da ogni angolo. La sua schiena era scoperta e il contorno merlettato attirava l’attenzione tra i suoi seni. Alzai un sopracciglio, scettico, ancora con la gamba destra su quella sinistra, seduto sulla poltroncina di quel negozietto nel quale Keira mi aveva costretto a passare mezza giornata. “Solo dieci minuti”, mi aveva detto, ed io inconsapevolmente avevo accettato…
«Troppo scollato», farfugliai annoiato, tornando alla mia “accurata” lettura della rivista. Keira me la strappò dalle mani e incrociò le braccia, con un’espressione corrucciata sul volto.
«Che c’è?», farfugliai confuso.
«Puoi smettere di guardare queste troie sulle riviste e starmi un attimo a sentire?!», esclamò ed io ringraziai il cielo perché non c’era nessun cliente al momento. Scoppiai a ridere.
«Uno: non c’è neanche l’ombra di una donna su quella rivista. Due: ti ho già prestato attenzione e ti ho dato il mio parere, anche se a quanto pare è inutile visto che hai comunque comprato gli altri due che avevo scartato»
«Infatti», sorrise malvagia. «Lo compro», aggiunse, rivolto all’uomo dietro alla casa che era già pronto a battere i numeri sulla cassa nera.
«Ma Kei-». Rietrò nello spogliatoio, richiudendo la tendina e provocando un suono metallico, prima che potessi replicare.
«Le donne… sono tutte uguali», rise quello, osservandoci divertito. Sospirai avvicinandomi a lui, mettendo mano al portafoglio che tra poco avrebbe cominciato a piangere. «Vuole un caffè?»
«Ristretto per favore», borbottai esausto. Rise ancora, porgendomi un bicchierino di plastica. «Ha anche un po’ di camomilla? Sa, per quando uscirà dallo spogliatoio…», sussurrai ironico.
«Ti ho sentito!», esclamò Keira dallo spogliatoio, facendomi trasalire. Di nuovo scoppiò a ridere.
«Non so se vorrei essere in lei con una furia simile nel letto…», sussurrò l’uomo al mio orecchio per non farsi sentire, mentre la osservavamo uscire dal camerino.
«Mmh graffia come una tigre», mormorai compiaciuto, prima che si avvicinasse.
«Avete finito di confabulare?!», borbottò, dandomi un buffetto dietro la testa. Risi, afferrando le due grosse buste e uscendo, dopo aver salutato e ringraziato l’uomo.
Cosa negativa: Keira era mezza incazzata.
Cosa positiva: almeno eravamo usciti da là dentro!
«Sul serio non ti piacciono i vestiti che ho preso?», mormorò lei qualche minuto dopo, mentre aspettavamo l’ascensore.
«Amore, ti sta bene anche uno straccio addosso, mi concedi di essere geloso che gli altri ti guardino?!». Scoppiò a ridere e il campanello ci avvertì che l’ascensore era libero. Entrammo e prememmo il pulsante del codice.
«E poi… a me piaci senza vestiti», aggiunsi, sfiorandole le braccia con le mani mentre baciavo il suo collo nudo che sapeva ancora di Chanel n°5. Ridacchiò, ritraendosi quando soffiai sulla sua pelle per farle il solletico. L’ascensore bussò di nuovo e le porte di aprirono dinanzi al nostro appartamento.
«Che ne dici di un bel bagno caldo?», sussurrò Keira al mio orecchio, mentre tentavo distrattamente di infilare le chiavi nella serratura.
«Dico che dobbiamo aspettare troppo tempo», farfugliai sulle sue labbra, afferrandola per la vita e richiudendo la porta alle mie spalle con un calcio. Mi baciò, con tutta quella furia che avevo descritto all’uomo di quel negozio, lasciando cadere distrattamente le buste mentre la portavo al nostro angolo di paradiso.
Prossima destinazione: letto!
 



Ciao! Avevo voglia di pubblicare un nuovo capitolo e così eccomi di nuovo qui... ebbene sì, questo è il classico "capitolo di passaggio che non serve a un ciufolo e probabilmente fa schifo" non me ne vogliate, ma ogni tanto ci devono sta xD L'idea era quella di farvi avere un po' una panoramica delle vite che stanno passando le nostre coppiette innamorate e come Cupido stia lavorando bene u.u
Aishia mi sta rompendo le scatole perché vuole un bambino, non so che reazione avrà quando saprà che è Marylin ad aspettare e non Denise ù.ù Non so, ma io per ora ce lo vedo meglio così!! Insomma...non è ancora il momento giusto per i passi importanti di Johnny e Denise >.<"
Mi è mancata un po' anche Ginevra, prometto che ce ne sarà tantiiiissima nel prossimo "episodio" D:
Spero di non avervi annoiate!! Ah un'ultima cosa: non ce la facevo a non dare un volto a Charlie e così per lui ho scelto.... Will Smith *-* Ok, lo so, tutti quelli boni scelgo ma che ci posso fare se me li immagino così?! A me Will piace un casino *O* e con la sua foto, vi lascio! Alla prossima!! <3


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Capitolo 22
*** 22. Happy Christmas and happy new year! ***


I vetri appannati per il gelo mi facevano distinguere a malapena il vialetto sulla nostra destra, circondato da qualche centimetro di neve candida.
 «Per favore, torniamo in dietro», sussurrai a testa basta, ricacciando dietro le lacrime che non volevano saperne di stare al loro posto. Johnny frenò bruscamente e la cenere della sigaretta andò a finire sui suoi pantaloni neri. Mi guardò incredulo, con la bocca spalancata in una smorfia di stupore. Soltanto quando alzai lo sguardo notai i suoi occhi che cercavano una spiegazione. Scossi il capo.
«Ma… eravamo quasi arrivati…»
«Non ce la faccio. Non mi sento pronta», scossi il capo, asciugando frettolosamente la prima lacrima. Johnny mi guardava con la stessa espressione di prima: ancora non aveva capito perché –arrivata quasi sotto casa di mia madre- volessi tornare indietro.
«Cosa c’è?», mormorò due secondi dopo, sistemandosi sul sediolino mentre si scrollava la cenere da dosso.
«Io… ho paura che sarà lei a non voler perdonare me», farfugliai. Mi scostò un ciuffo di capelli, accarezzandomi il volto.
«Un genitore non riesce a non perdonare un figlio», mi disse, ed io gli credevo perché chi meglio di lui poteva saperlo.
«Volevo togliermi questo peso ma… non mi sento ancora sicura per poterlo fare. Quando arriverà il momento giusto andrò da lei, le chiederò scusa e… ci sarai tu. Ti presenterò», sussurrai con decisione. Vidi una strana espressione sul volto di Johnny, qualcosa simile al terrore puro di qualsiasi ragazzino che sta per conoscere i genitori della sua ragazza. La sua mano strinse la mia e sentii tutto il suo calore.
«Saprai da sola quando verrà il momento giusto. Sai che ti dico? Ora andiamo a comprare un grosso albero di natale», mi fece l’occhiolino, ingranando la marcia. Risi, osservandolo, mentre quel triste viale che mi aveva provocato una fitta allo stomaco diventava un puntino sempre più lontano.
«Mi stai trattando come se fossi una bambina», mugolai due secondi dopo. Lui alzò un sopracciglio, scettico.
«Ah si?», borbottò sarcastico, prendendomi in giro. Gli diedi una pacca sulla spalla e la macchina sbandò verso sinistra per qualche istante, mentre ridevamo.
L’albero di natale. Lo trovavo la cosa più bella, una delle tante che mi piacevano di più. Il mio non aveva mai superato il metro e trenta ed era di plastica mentre ora Johnny stava scrutando un fusto di due metri esposto fuori e parlottava circa gli addobbi con il negoziante. Io, che ero rimasta a fissare alcune statuette luccicanti raffiguranti degli angeli, mi voltai quando lui mi chiamò.
«Che ne dici di questo?», sorrise infine, indicando l’albero enorme davanti a sé con un sorriso gigante. Uscii fuori dal negozio, affondando i piedi sulla neve fredda e candida, per affiancare i due uomini. Alzai il capo per guardarne la sommità e Johnny scrollò della neve da uno dei rami verdi.
«Non sarà troppo… grande?», mormorai perplessa. In realtà morivo dalla voglia di comprare un albero gigante come quello: l’avevo visto fare molte volte nei film, avevo sognato spesso anche io di divertirmi ad addobbarlo con una scala.
«Nient’affatto! Ho preso le misure dal pavimento al soffitto di casa: ci entra perfettamente!». Il sorriso mi si allargò sul volto.
«È  stupendo!», esclamai. Due minuti dopo un furgoncino ci seguiva per portare l’albero a casa assieme a dei bustoni con le decorazioni. Entrammo in casa e ci aiutò a sistemarlo, poi se ne andò dopo averlo pagato. Johnny si posizionò ad un paio di metri di fronte all’albero e mise le mani sui fianchi.
«Ora ci tocca addobbarlo», sospirò a metà tra lo sconcertato e il divertito.
«Io vado a fare una bella cioccolata…», accennai ma lui mi prese per un braccio e mi puntò un dito contro.
«Tu invece non vai da nessuna parte! Non farò da solo tutta la fatica», borbottò scherzoso. Risi, gettandomi su di lui e facendolo barcollare. Mi diede un bacio affettuoso sulla tempia prima di allontanarsi per aprire gli scatoloni. Tirò fuori una serie di lampadine luminose, dei festoni argentati e delle buste di palline rosse e dorate.
«Guarda un po’ che mi tocca fare alla mia età», bofonchiò mentre saliva sulla scala in legno per arrivare in cima e sistemare le luci. Dalla parte opposta salii io per montarci la grossa stella.
«Un po’ di esercizio ti fa bene altrimenti ti viene l’artrite», lo presi in giro, arrivando ad essere della sua altezza. Lui mi fissò in tono minaccioso.
«Aspetta che abbia finito di sistemare l’albero e che abbia rimesso il piede a terra», sussurrò, afferrandomi per il mento prima di lasciarci un lieve bacio. Risi, canticchiando mentre facevo su e giù per appendere le palline.
«Mantieni un po’ qui», bofonchiai, appendendo attorno al collo di Johnny uno di quei festoni. «Ti dona», aggiunsi divertita.
«Smettila e passami quei cosi lì!», esclamò ridendo. Tra le varie scatole notai una custodia rigida che Johnny aveva preso dalla sua auto e portato in casa. Con curiosità la aprii e guardai sorpresa la chitarra all’interno. Guardai la schiena di Johnny che, dandomi le spalle, borbottava qualcosa in francese perché non riusciva a sistemare come voleva le lucine. Afferrai la chitarra per il manico, mi sedetti sul divano e sfiorai le corde che iniziarono a vibrare. Johnny si voltò e mi vide con la sua chitarra tra le mani. Sorrise.
«Ehi, Joh?»
«Mmh?»
«Mi suoni qualcosa?», chiesi guardandolo curiosa e speranzosa mentre scendeva e si avvicinava a me. Rise imbarazzato.
«Magari un’altra volta…»
«Dai! Non ti ho mai sentito suonare!», lo implorai con voce lamentosa da bambina, guardandolo implorante con il muso inferiore sporgente. «e neanche cantare», aggiunsi.
«Io non canto!», esclamò ridendo di nuovo, mentre si sedeva accanto a me e afferrava lo strumento.
«E ti aspetti che me la beva? Lo so che sei bravo a farlo!»
«Solo un pezzo», farfugliò, iniziando a sfiorare le corde sottili. Johnny era un maestro del recitare così come era un mago della musica. Chiusi gli occhi, poggiandomi alla sua spalla e dedicando all’ascolto attento di quella melodia così perfetta. Iniziò a canticchiare qualcosa che a dir la verità non conoscevo, ma aprii di scatto gli occhi per guardarlo in volto. Lui mi sorrise, continuando a cantare mentre sfiorava le corde. Risi, iniziando a canticchiare con lui, una volta appreso il semplice ritmo e le parole ripetitive.
«Mmh dovremmo pensare di esibirci insieme se falliremo nel cinema», scherzò Johnny, posando la chitarra di lato.
«Uhm-uhm», farfugliai, giocando con il lembo della sua camicia.
«Ah, Denise, lo conosco quello sguardo!», esclamò quasi spaventato.
«Davvero?», sussurrai, avvicinandomi sempre di più alle sue labbra mentre allungavo le mani verso le sue parti basse. «Non credo proprio!», esclamai infine, sgattaiolando via di corsa e lasciandolo con un bacio sospeso a mezz’aria. Da lontano, osservavo la sua espressione confusa e ridevo. Lui si leccò le labbra e mi guardò sorridendo scetticamente.
«Invece penso di sì», replicò, alzandosi dal divano e divorando la distanza tra di noi con grandi passi. Risi, gettandomi tra le sue braccia ancor prima che fosse lui ad afferrare me, baciandolo.
«Grazie», farfugliai. «Mi hai reso ancora una volta felice»
«Stavo per dire la stessa cosa», sussurrò mentre mi stringeva al petto.
Tra un po’ vomito zucchero. Tutti avrebbero dato ragione a Ginevra.
 
 
«Sopresa!», esclamarono Keira e Marylin quando aprii il campanello di casa. Risi, abbracciando prima Mary e poi Keira per qualche secondo in più.
«Oh Dio, da quanto tempo», sussurrai ad occhi chiusi, stringendola.
«Mi sei mancata!!». La tosse di Orlando ci fece separare e corsi ad abbracciare anche lui.
«Come stai?»
«A meraviglia, tesoro», mi fece l’occhiolino.
«Charlie!». Due secondi dopo ero anche tra le braccia di quello che un tempo era il mio autista personale nonché amico fidato. Ci era voluto il cenone di capodanno per riunirci, ma alla fine ce l’avevamo fatta. Dopo aver passato uno splendido natale in compagnia di Johnny e dei suoi bambini, avevamo deciso di festeggiare insieme la fine del 2012 così: avevamo invitato per il cenone Marylin e Charlie, Keira e Orlando, Tim e Helena con i loro figli. Helena non avevo ancora avuto modo di conoscerla, ma ci sarebbe stato molto tempo anche per quello e non vedevo l’ora di incontrarla. Keira mi fece i complimenti per il mio vestitino da cocktail rosso, prettamente natalizio, ed io notai che anche lei indossava un bel vestito blu. Marylin stava già iniziando a delirare perché aveva appreso che tra poco sarebbero arrivati gli altri ospiti e non vedeva l’ora di conoscere il suo regista preferito. Charlie, Orlando e Johnny stavano già parlottando tra di loro, era da tanto tempo che non si vedevano. Charlie lo ringraziò per avergli messo buona parola per Tim, Johnny sorrise.
«Wow! Quest’albero è magnifico!», esclamò Marylin a bocca aperta dinanzi all’abete illuminato.
«Un regalo di Johnny», sorrisi, accostandola. Keira ci raccontò che mentre lei e Orlando addobbavano il loro ci erano cascati sopra e avevano dovuto rifarlo daccapo. In pochi minuti l’allegria in quella casa era alle stelle, assieme alla confusione ovviamente. Mentre ancora ridevamo immaginando Keira e Orlando avvolti tra i festoni stiracchiati sull’albero di natale, il campanello bussò. Stavolta, stranamente, piombò il silenzio assoluto. Charlie stava già lavorando per Tim da una settimana, quindi si era abituato a lui, Keira e Orlando non lo conoscevano molto bene ma parevano comunque tenere sotto controllo la situazione, io invece ero un po’ nervosa perché avevo incontrato Tim una sola volta, Marylin stava invece per morire con un infarto. L’unico che sembrava a proprio agio era Johnny che, posato un bicchiere di vino bianco, stava per andare ad aprire con un bel sorriso sulle labbra per l’arrivo dei suoi migliori amici. A passi svelti arrivai accanto a Johnny per accogliere gli ospiti in casa mia. Spuntò la chioma riccioluta di Tim e poi il suo volto sorridente, tenendo le mani poggiate sulle spalle di un ragazzino di circa dieci anni mentre la sua bambina più piccola, dell’età di cinque anni, era tra le braccia della compagna. Helena aveva i capelli vaporosi lasciati liberi sulle spalle e un trucco leggero che esaltava il suo profilo. Un bel sorriso luminoso accompagnava un elegante gesto dell’alzarsi un po’ la gonna per avanzare.
«Ehi!», esclamò Johnny, abbracciando Tim, dando due baci ad Helena e due pizzicotti affettuosi ai figli. Restai a fissarli con un sorriso da ebete sul volto.
«Ciao Denise, è bello rivederti! Ti trovo in forma», mi fece l’occhiolino Tim, abbracciandomi affettuosamente.
«Anch’io ti trovo bene», risi.
«Ti presento i miei angioletti: Billy Ray e Nall»
«Ciao!», esclamai, accovacciandomi per essere all’altezza del bambino che mi sorrise imbarazzato.
«Mi chiamo Nell», squittì invece la bambina, attirando la mia attenzione. Osservai la piccolina dall’aria così dolce, con la punta del nasino e le guance arrossate dal freddo.
«Lei invece è la mia colombella: Helena»
«Tim!», rise la donna ed io con lei.
«È un onore per me conoscerti, non sai quanto ti ammiro!», esclamai entusiasta.
«Ah che tesoro! Già mi piaci», sorrise.
«Volete restare lì fuori?», borbottò Johnny e la famigliola entrò in casa, lasciando il gelo di quella serata fuori dalle quattro mura.
«Buonasera!», esclamò Orlando e anche gli altri li salutarono.
«Ehi, voi due, lo sapete che avete un’altra fan qui?», esclamai, mentre Marylin mi dava una gomitata.
«Questo è un sogno», squittì lei entusiasta, quando le strinsero la mano amichevolmente.
«Mettetevi a tavola che inizio a servire», sorrisi, scomparendo in cucina. Sentii il chiacchiericcio confuso in salotto, distinguendo la voce profonda di Tim e quella a trombetta di Keira, poi quella di Marylin ed Helena che parlavano.
«Posso darti una mano?». Johnny mi venne incontro, con le mani nelle tasche.
«No, tranquillo, ce la faccio», sorrisi.
«Sicura?»
«Sì! torna di la», borbottai, spingendo scherzosamente Johnny fino al salotto. Dopo due secondi lo sentii ridere assieme agli altri contemporaneamente, probabilmente perché Tim aveva raccontato una delle sue barzellette.
«Ehi, serve un aiuto?». Mi sorpresi ad avere accanto Helena che si scorciò le maniche e afferrò due piatti.
«Posa immediatamente! Sei un’ospite, non azzardarti a mettere piede in questa cucina», scherzai. Rise, facendomi una linguaccia mentre tornava di là e alla fine finì con l’aiutarmi a portare i piatti in tavola.
«Ho sperato a lungo in una ragazza come te per Johnny», mi confessò, mentre prendeva una bottiglia di vino rosso dal frigorifero. La guardai con curiosità. «Ci sono state talmente tante persone inutili e dannose nella vita di Johnny… dopo Vanessa, il mio timore e quello di Tim era che perdesse la testa per un’altra stronza», disse schietta. Accennai un sorriso divertita.
«Uhm, lo faccio rigare dritto, tranquilla»
«Ne sono sicura», mi fece l’occhiolino. «Bisogna trattarli con il battipanni questi maschiacci», aggiunse mentre servivamo gli ultimi piatti.
«Dio è squisito», farfugliò Tim a bocca piena. Erano passate le undici, le ore volavano quando si stava bene! Tutto quello che avevo sempre desiderato: tanta gente a cui volevo bene e che mi volevano bene attorno ad un’unica tavola per festeggiare. Tutti quanti avevamo la giuste dose di allegria che aleggiava nella stanza. Nell sonnecchiava già da un’ora sul divano con il segno del rossetto di sua madre sulla guancia, Billy Ray era incollato accanto a lei con lo sguardo sul display del videogame.
«Ragazzi, prima che venga la mezzanotte devo farvi un annuncio», sospirò Marylin alzandosi all’improvviso dalla sedia, mentre stavamo sgranocchiando degli stuzzichini. Ci zittimmo tutti quanti, confusi e curiosi. Charlie sorrise e si alzò per afferrare la sua mano. Marylin mi guardò negli occhi e in quel momento non seppi cosa leggere. Per la prima volta, dopo vent’anni, non sapevo cosa le passasse per la testa e la cosa quasi mi diede fastidio. La ragazza sorrise.
«Io è Charlie aspettiamo un bambino. Ci sposeremo a marzo», sussurrò. Quelle parole mi investirono come una doccia gelata. Era stato d’effetto a tutti, ma non quanto a me. La mia migliore amica stava per diventare mamma? La mia migliore amica che si sposava? Sentii una fitta al cuore mentre sentivo scivolare giù lacrime di gioia e commozione.
«Santo Cielo Mary!», esclamai, abbracciandola forte, ancora più forte. Lei rise, stringendomi. «Sono strafelicissima per te», aggiunsi, mordendomi le labbra per frenare le lacrime. Sentimmo un altro paio di mani e di braccia, quelle di Keira che aveva istaurato con Marylin un rapporto speciale. Johnny, Orlando e Tim invece si congratularono con Charlie, poi quando ci fummo staccate ci s”scambiammo” per qualche secondo e feci i miei auguri anche al futuro papà.
«Che bella notizia!»
«Direte così, poi voglio vedervi tra qualche anno», farfugliò Tim.
«Ma piantala! Non c’è cosa più bella di un figlio», sorrise Johnny. «Sono d’accordo», annuì Orlando sorridente. Come se non fossimo già così felici, iniziammo a parlare di Marylin e Charlie, dei loro progetti, del loro futuro. Io osservavo quella donna dinanzi a me che rideva stretta al suo ragazzo e non potevo fare a meno di pensare a quella bambina con due codini dagli elastici colorati che picchiava sempre i bambini che mi rubavano le bambole per dispetto, quella ragazzina che dopo dieci anni continuava a difendermi da quel bastardo di Fred e quelli della sua razza, quella donna che ancora dieci anni dopo mi aveva sostenuta come una sorella maggiore nelle scelte difficili della mia vita. Lei, una delle persone più importanti, stava per costruirsi una propria famiglia. Lei, che aveva sempre detto di non volersi sposare per dare spazio alla carriera, stava per diventando una madre di famiglia. Se ci ripensavo, mi venivano i brividi.
«Perché non me l’hai detto prima?», sussurrai sorpresa, quando mi disse che non se n’era accorta questo giorno.
«Volevo farvi una sorpresa: avevo già programmato di annunciarlo oggi», sorrise.
«Ecco perché leggevi quel libro sui bambini in biblioteca!», borbottai e due secondi dopo la stavo già abbracciando di nuovo. Provavo anche un po’ di invidia nei suoi confronti ma senza alcuna cattiveria, io che avevo in mente di avere un figlio da Johnny.
Mezzanotte meno due.
Johnny mi aiutò a prendere i bicchieri per il brindisi, ci alzammo tutti all’in piedi e ci mettemmo vicini: Orlando circondava da dietro i fianchi di Keira, Charlie stringeva Marylin per le spalle, Helena e Tim erano l’una accanto all’altro con i loro pargoletti tra le braccia e si guardavano negli occhi come due piccioncini al loro primo appuntamento, Johnny mi stringeva la mano, sfiorandomi i capelli col mento. Iniziammo il conto alla rovescia, partendo da quindici.
In quella manciata di secondi mi passò davanti tutto il mio 2012: dalla proposta di matrimonio di Fred, all’incontro con Johnny, il mio primo giorno di lavoro, il primo bacio con lui, i nostri litigi, il supporto dei miei amici, lo scontro con Vanessa –che non era ancora del tutto terminato-, Lily e Jack, la nostra prima volta in quell’albergo, l’incontro con Tim, il nuovo albero di natale… avevo fatto tesoro di tutte queste esperienze e le ricordavo come se fosse ieri.
Ti sei scordata di me!
Cinque secondi.
Quest’anno è stato il più bello di tutta la mia vita, forse lo ricorderò per sempre. Quasi mi veniva da piangere, ma in quel momento bisognava festeggiare, di lacrime ce n’erano state e ce ne sarebbero state già abbastanza. Ringraziavo Dio per avermi dato la possibilità di costruirmi i castelli in aria che mi ero fatta, ringraziavo Johnny che stringeva la mia mano a volermi dire “Non ti lascerò mai, anche se gli anni passeranno incommensurabilmente”.
Due secondi.
Un secondo.
Stapparono due bottiglie di champagne che avevano portato i nostri ospiti e urlammo felici. Euforica, mi guardai intorno per iniziare a dispensare gli auguri. Incontrai gli occhi di Johnny, poi mi attirò a sé e mi baciò impetuosamente stringendomi forte.
«Buon anno nuovo, amore mio», sussurrò al mio orecchio. Lo baciai ancora.
«Buon anno nuovo», sorrisi. I successivi cinque minuti furono un caotico susseguirsi di abbracci, baci e parole, poi ognuno prese un calice di champagne e brindammo al nuovo anno. Sarebbe stato meraviglioso, me lo sentivo. Un nuovo anno ricco di emozioni mi attendeva.
Quando andarono tutti via, la casa si svuotò di qualsiasi suono. Io ero sfinita dopo aver cucinato così tanto, Johnny pure desiderava il suo letto e lo leggevo nei suoi occhi. Ci guardammo, immobili nel bel mezzo della casa, tutto sottosopra. Avrei pulito domani mattina. Lui mi sorrise e mi porse la mano, io ricambiai e mi avvicinai fino a incastrare le dita nelle sue. Mi trascinò dolcemente nella nostra camera da letto.
«È stata una bellissima serata»
«È stato un bellissimo anno», mi corresse lui sorridendo, osservando la mia schiena nuda. Gli stavo dando le spalle per sfilarmi il vestito e infilare il pigiamone extralarge. Le sue mani si posarono bollenti sui miei fianchi mentre infilavo le maniche. Sussultai, accennando una risatina e lui mi baciò il collo, massaggiandomi le spalle e scorrendo lungo le mie braccia sfilandomi le maniche del pigiama.
«Davvero vuoi passare la prima notte di questo nuovo anno dormendo?», sussurrò al mio orecchio. Fissando un punto nel buio davanti a me, sorrisi impercettibilmente, concentrandomi sulle labbra di Johnny sulla mia pelle e i suoi baffi che mi solleticavano.
«Puoi farmi cambiare idea», mormorai ingenuamente, prima di voltarmi e gettarmi sulle sue labbra. Affondai le mani tra i suoi capelli, arruffandoli, mentre mi stringeva per far aderire il mio seno al suo petto. Mi abbassai a giocare con l’orlo dei suoi pantaloni prima di tirarli giù. Lo sentii ridere, mentre mi spingeva sul letto e mi faceva adagiare al cuscino.
«Dimmi che mi vuoi, Den, ho bisogno di sentirmelo dire», sussurrò rauco con la bocca incollata sulla mascella, massaggiandomi la coscia. Sorpresa dalle sue parole e travolta dalla voglia, boccheggiai per trovare le parole giuste. Non uscirono.
«No, non ne hai bisogno. Perché è passato un anno ma ti voglio ancora, ti desidero con tutta me stessa come dal primo giorno che ti incontrai», farfugliai. Lo vidi sorridere anche nel buio, perché i suoi occhi brillarono, un secondo prima che entrasse dentro di me e mi facesse di nuovo sua.
 



Ci ho messo un po' di tempo sorry xD
In realt mi ero un po' rotta di tutta quest'aria natalizia in pieno gennaio/quasi febbraio >.<" Ma si sono messa al pari con i tempi: per Denise e Johnny il capitolo finisce al 1 gennaio 2013! cercherò di andare al pari passo coi tempi xD
Lo so che vi siete rotte con tutti sti momenti di gioia, questo capitolo era necessario ed è venuto contro la mia volontà più lungo del previso, dato che doveva essere solamente un pezzettino per poi passare a narrare i fatti interessanti u.u
Però vi prometto che nel prossimo cpaitolo avremmo un po' di azione e - per la felicità di tutte- un bel po' di guai!! Dopo questo periodo di stabilità ci vuole proprio qualcosa per smuovere le acque u.u *confessa che aveva pensato di far finire la storia qui ma Ginevra è comporsa con un fucile per scacciare quei maligni pensieri*
Spero di non avervi annoiate e ovviamente un enorme GRAZIE a tutte... a presto! <3 P.S Visto che siamo nella tematica del natale, ho trovato questa foto che mi fa morire dal ridere :') e anche sbavare ovviamente!!! spero che piaccia anche a voii u.u


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Capitolo 23
*** 23. Inaspettati cambiamenti ***


«Mmh chiudi quelle dannate finestre, Johnny!», esclamai anche se la cosa mi uscì più come una minaccia, mentre mi tiravo le coperte fin sopra il naso e affondavo il viso nel cuscino. Lo sentii ridacchiare.
«Svegliati dai! Devo dirti una cosa importante»
«Ti ascolto…», farfugliai, mentendo spudoratamente mentre mi rigiravo nelle coperte calde. Sentii la pressione del corpo di Johnny sul materasso e due secondi dopo era su di me. Iniziò a solleticarmi il braccio, poi i fianchi, facendomi venire quasi il prurito.
«Sei insopportabile! Aspetta che tu ti metta a dormire stanco e giuro che non ti lascerò chiudere occhio», lo minacciai scehrzosa, alzandomi dal cuscino e mettendomi a sedere. Lo osservai con i suoi pantaloni scuri e la camicia ancora sbottonata.
Dovrei essermi abituata a vedere Johnny nudo, oramai! Perché mi fa sempre questo effetto?!
Si chiama figacciosità, e la sua rende veramente malati…
«A cosa pensi?». Mi fece sobbalzare. Incontrai i suoi occhi scuri e allungai la mano verso di lui, osservando nuovamente che era vestito per uscire.
«Dove stai andando?»
«Mi dispiace averti svegliata… volevo avvertirti che starò fuori stasera», mormorò, mentre io gli abbottonavo con dolcezza la camicia. Mi bloccai.
«Eh? E cosa devi fare?»
«Vanessa mi ha convocato per firmare alcune carte… sempre riguardo al divorzio… in Francia. Non ce la farò a ritornare per stasera, prenderò il volo di ritorno domani mattina». Si allontanò per afferrare una giacca scura mentre io, con la bocca aperta in un espressione spiazzata, me ne stavo immobile lì.
Johnny. In Francia. Da Vanessa. Fuori anche per la notte… ordinai a me stessa di non collegare tra loro quei pezzi di frase che avevo sentito. Non dovevo assolutamente pensare a male.
«Devi incontrarti con lei?», farfugliai a testa bassa, mentre mi dava le spalle.
«Devo purtroppo. Voglio sistemare una volta per tutte queste cose in sospeso…», continuò, parlando anche se ora era in un’altra stanza. Aggrottai la fronte, allungandomi per afferrare la vestaglia, poi mi alzai dal letto e la infilai, legando la cintura di raso in vita mentre camminavo.
«Ed è necessario?»
«Sì, ma… non devi… preoccuparti», farfugliò con lo spazzolino in bocca. Restammo in silenzio fino a quando non finì di lavarsi i denti. Rimasi immobile poggiata contro la porta a fissarlo mentre indossava i suoi bracciali. Non dico che non credevo a ciò che dicesse, ma non mi andava affatto a genio l’idea che dovesse incontrare di nuovo Vanessa. E che io ero a chilometri di distanza da loro.
Uh, potrà approfittarsene per saltargli addosso: farebbe di tutto pur di farti un dispetto, visto quanto ti odia!
Sei di conforto, Ginevra!! La medicina giusta…

Velocemente andò in cucina, afferrò i suoi occhiali e un borsello con i suoi documenti. Lo seguii e quasi mi aspettai che –in tutta fretta- si scordasse anche di salutarmi.
«Dove dormirai? Da lei?»
«Sei impazzita?! Prenoterò una stanza». Si avviò verso la porta. «Sarò di ritorno entro ventiquattro ore. Ti chiamerò appena arriverò. Ti ho anche lasciato la carta di credito e…»
«Non ho bisogno dei tuoi soldi», tagliai corto con orgoglio. Lui si fermò proprio mentre stava per mettere il piede fuori e si voltò lentamente verso di me.
«Ti sei arrabbiata?», sospirò.
«No», mentii, a testa bassa. Lui però sapeva riconoscere le mie bugie. Si avvicinò a me e mi afferrò il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Ah no? Non provare ad imbrogliarmi», sorrise. «Capisco che ti possa dare fastidio ma –credimi- è solo una questione legale. Neanche io ho voglia di rivederla»
«Lo so, è solo che…»
«Che…? Hai paura che mi salti addosso e che mi venga la nostalgia? Non essere sciocca, Denise», sussurrò ancora, scrollandomi le spalle. «Ora è conte che voglio una famiglia». Sorrisi amaramente, infondo non c’era nulla di male. Andava solo a firmare delle stupide cartacce per un giudice.
«Hai mai pensato di potermi perdere?», sussurrai a testa bassa, risparmiandomi la sua espressione meravigliata.
«Vabbè che sono disordinato ma non credo di riuscire a perdere una persona», sussurrò ed io sorrisi.
«Scemo»
«Ti chiamo appena arrivo»
«Ti amo». Mi lasciò un lieve bacio sulle labbra e vidi il suo sorriso solo per me, prima che la porta si richiudesse, dividendoci.
Ah, e come la fai tragica! Si tratta solo di un giorno!
E di una notte…
E cosa ti spaventa?!
Mi da fastidio che sia con Vanessa, ecco tutto. Ma lo so che Johnny non ha cattive intenzioni.
Perciò smettila di frignare e di fare scene melodrammatiche… neanche sul Titanic si sono salutati per l’ultima volta in questo modo!

 
Narrazione in terza persona
 
«Ricordi cosa devi dire?», chiese ancora una volta la donna, versandosi un po’ di vino rosso in un calice di vetro.
«Mi hai fatto ripetere le battute cento volte. Non dimenticarti che è soltanto una ragazzina, so cavarmela con le bugie»
«Se qualcosa va storto, se qualcuno ti scopre…»
«Non preoccuparti», tagliò corto l’uomo mentre infilava il giubbino. «So come trattarla». Vanessa, alle sue spalle, si contorceva, tamburellando nervosamente le dita sulla superficie in legno, mentre guardava il calice di vino rosso poggiato sul tavolo accanto alla bottiglia scura e si divertiva a rigirarselo tra le mani.
«Devi sbrigarti però, se Johnny torna prima di domani mattina siamo fottuti»
«Fidati di me», sussurrò ancora lui, sorridendole. La donna sospirò, annuendo, mentre metteva mano al suo borsellino.
«Questo è l’anticipo. Il resto lo avrai quando ci sarà la foto che voglio sui giornali», borbottò. «E se fallisci non presentarti qui per chiedere comunque il resto: dipende tutto da te». L’uomo spalancò gli occhi meravigliato e afferrò avidamente i soldi, contandoli, ridendo felicemente perché non ne aveva mai visti tanti tutti assieme.
«Ti faccio sapere presto»
«J'espère que»
«E io invece che ruolo ho in questo giochetto?», si lagnò Charlene annoiata, accavallando le sue lunghe gambe mentre accendeva un sigaro e disperdeva il fumo nella stanza.
«Tu arrivi dopo, tesoro, e darai il colpo di grazia», le fece l’occhiolino ridendo.
«Quanto sono maligne le donne, quando decidono di riprendersi il proprio uomo», osservò e sul volto della donna apparve un sorriso maligno, mentre beveva dal calice che Vanessa le aveva offerto.
 
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Il campanello della porta bussò una seconda volta, mentre mettevo le lenzuola nella lavatrice. La prima volta mi dissi che mi ero sbagliata, ma qualcuno aveva insistito. Chi poteva essere?
Johnny che ha cambiato idea…
Come ti piace illudermi, vero?

Dopo essermi tirata giù la maglia e aver aggiustato i capelli aprii la porta, ed ebbi tanta voglia di richiuderla, se non fosse che Fred aveva -per precauzione- messo un piede già dentro. Astuto da parte sua. Restai a fissarlo perplessa, trattenendo per qualche secondo il respiro e dicendo a me stessa che dovevo fingere che non fosse mai accaduto nulla: volevo in qualche modo annientare il rancore che avevo per lui, per potermi permettere di vivere meglio e senza amarezze.
«Cosa c’è?», dissi infine con un tono di voce alquanto neutro.
«Mi dispiace, non sarei voluto venire qui…», accennò. Alzai un sopracciglio.
«Ti ci hanno costretto?», chiesi sarcastica.
«Non proprio, diciamo che sono costretto: ho dimenticato alcune cose che mi appartengono un po’ di tempo fa e solo ora mi ricordo che non le avevo prese prima di andarmene»
«Qui non c’è più niente di tuo, ho messo la casa a nuovo e non ho trovato nulla… l’avrai perse», mormorai, indietreggiando nella speranza che andasse via con l’anima in pace. Ma invece fece un passo in avanti per entrare.
«Ci metto due secondi! Avevo una specie di nascondiglio segreto, non mi sorprende che tu non l’abbia trovato…», accennò con una risatina. Lo squadrai: aveva un paio di jeans chiarissimi, un giubbotto scuro, un paio di occhiali tra i capelli come li portava a volte Johnny e un bel rolex sul polso.
Chissà con quali soldi l’ha comprato…
Non mi sarei meravigliata se avessi trovato una tasca segreta nel divano o un cassetto nascosto nell’armadio, ne avevo già scoperti due di posti simili anche se c’erano soltanto cartacce inutili e un paio di riviste pornografiche. Sospirai ed annuii leggermente.
«Sbrigati, ho da fare»
«Grazie!». Piombò in casa come se fosse ancora sua, spiazzandomi. In quel momento mi parve di vedere un piccolo bagliore, come se fosse un flash, e alzai gli occhi al cielo. Era carico di nuvoloni, probabilmente sarebbe venuto a piovere: forse era stato un lampo. Quando tornai alla realtà e feci per avanzare verso l’altra camera, Fred ritornò di tutta fretta.
«No, non c’è niente… forse hai ragione, l’avrò perso», disse amaramente, uscendo fuori di casa. Lo seguii anche io con curiosità, meravigliandomi del fatto che non aveva detto una parola sulla nostra relazione o che non aveva osato prendere iniziative di nessun genere. Si era forse rassegnato e si stava facendo un’altra vita? Lo speravo con tutto il cuore!
«Cosa cercavi?», gli chiesi, mentre uscivo nel giardino.
«Alcuni documenti importanti… andrò in banca per farmeli rifare, scusami se ti ho disturbata». Si avvicinò a me e mi strinse forte, prima di baciarmi.
Avevo parlato troppo in fretta.
Dopo un attimo di confusione, appurai che ero lì a baciarmi con il mio ex fidanzato mentre Johnny era su un aereo. Mi staccai bruscamente da lui e lo guardai negli occhi.
«Ma che cazzo fai?!», sbraitai.
«au revoir», rise, mentre correva via. Ritornai furiosa in casa, sbattendo la porta e facendo vibrare le pareti.
Stupida, stupida, stupida! Ma allora stava fingendo?! O era solo un pretesto? O forse l’istinto? Oh Dio ho baciato Fred…!
E il povero Johnny è sempre il cornuto della situazione…
Sprofondai sul divano, accesi la radio a tutto volume, sperando che avrei dimenticato presto la cosa e mi diedi da fare.
Facciamo finta che non sia successo niente…
Era da tanto che non rimanevo da sola: abitavo prima con i miei genitori, poi Fred, poi Marylin e infine Johnny. Mangiare al tavolo da sola, nel silenzio più assoluto, con un po’ di tovaglia improvvisata mi sapeva troppo strano.
Che depressione…
Il cellulare mi squillò e quando vidi il numero di Johnny mi tornò il sorriso.
«Amore? Tutto bene?»
«Sì, sono già arrivato da un po’… e tu?»
«Mangiavo… c’è una malinconia incredibile senza di te», sussurrai con un mezzo sospiro, infilzando una pennetta e portandola alla bocca.
«Non voglio neanche immaginare la malinconia che sentirò stasera in un letto da solo…», farfugliò lui. «Oggi spiccio quella faccenda così ritorno il più presto possibile», aggiunse sollevato, mentre mettevo un altro boccone sulla forchetta.
«Mmh a meno che Vanessa non ti leghi e ti costringa a restare», farfugliai a bocca piena e lo sentii ridere.
«Ti lascio mangiare, ti richiamo»
«Un bacio». Appena che la voce di Johnny non riecheggiò di più nelle mie orecchie e nella mia testa, la solitudine ritornò con il suo fastidioso ticchettio dell’orologio: a fine giornata l’avrei spaccato!
Nel pomeriggio decisi di uscire un po’ per prendere una boccata d’aria. Mi fermai a comprare alcune cose al supermercato per il giorno dopo e mi sorpresi quando la cassiera mi chiese un autografo e una foto, prima di farmi domande a raffica su Johnny. Sorridevo, rispondendo a tutte le loro curiosità perché anche io tempo fa avrei dato un occhio per chiedere a Vanessa le abitudini del mio attore preferito. Mi chiese le cose più improbabili: quale piatto preferisse, quale profumo mettesse di solito, se gli piaceva guardare film dell’orrore, se la notte russasse. Concluse dicendo “sei molto fortunata”, con un sospiro. Ora avevo il suo numero, sarebbe stata la prima ad avere un posto esclusivo alla premiere del nostro prossimo film: fan come lei sono fantastici.
Passai anche accanto all’edicola per comprare una rivista femminile, quelle tipo Metropolitan o VanityFair che avevano moda, ricette di cucina, curiosità, temi di attualità e persino delle storielle per passare il tempo.
«Merda», sussurrai, sgranando gli occhi e fermandomi di fronte allo stand pieno zeppo di giornali con la mia foto. Mentre mi baciavo con Fred. Con la scritta megagigante “un altro tradimento per Johnny”. Sentii la pressione salirmi e il sangue ribollire nelle vene, il mondo mi cadde addosso. Era tutta colpa di Fred, l’avrei voluto prendere a pugni. Mi abbassai il cappuccio per non farmi riconoscere dall’edicolante.
«Scusi, quando sono arrivate queste riviste?», sussurrai tentando di camuffare la voce. Il vecchietto mi scrutò.
«Verso le tre, signorina»
«Quante copie ne sono state distribuite?»
«Circa duecento in ogni paesino», rise lui. «Le consiglio di comprarlo: è un esclusiva in edizione limitata!»
«Mi dia tutte le copie che ha», borbottai, mettendo mano al portafogli: per fortuna avevo portato “qualcosa”.
«Ma…»
«Occorrono più di trecento euro?»
«Mi sono rimaste solo cento copie: sono centocinquanta euro», sussurrò sorpreso. Eh certo che era sorpreso: quale pazzo comprava cento copie della stessa cosa?!
«Grazie», farfugliai, pagando, una volta che ebbe messo tutte le riviste in quattro buste pesanti come il piombo. Dovevo far sparire tutto quello che potevo. Mi avvicinai al cassonetto più vicino e buttai le buste, ripetendo l’operazione per svariate volte fino a sentirmi esausta.
«Ma che cazzo hai fatto?!», esclamò Marylin dall’altra parte del cellulare. «Keira e Orlando mi hanno chiamata come dei pazzi!»
«Oh scusate tanto se quel pezzo di… mmh! Mi ha imbrogliata!», sbraitai, attirando l’attenzione di qualche passante mentre aprivo la porta di casa. La richiusi e mi gettai sul divano, completamente sfinita.
«Stamattina è venuto dicendo che doveva prendere alcune cose… mi hanno fotografata mentre parlavamo, mentre entrava in casa… poi mi ha baciata improvvisamente e loro hanno “immortalato il momento”. Paparazzi di merda». Ora si spiegava il flash…
«Secondo te Fred l’ha fatto apposta?»
«L’avranno pure pagato…», dissi amaramente. «Ho comprato centinaia e centinaia di queste riviste per farle sparire dalla circolazione…»
«Lo sai che è inutile, vero? Sei uscita già su tre tipi di giornali sparsi per tutto il mondo, in televisione, su YouGossip e sulla rete!»
«Anche su internet?!»
«Accendi la tv al canale venticinque…». Non lo feci, sapevo già cosa avrei trovato. Si stavano inventando che Johnny aveva litigato con me ed era andato via e io mi ero lasciata consolare da Fred. Meschini.
«Non la trovi una combinazione il fatto che Johnny va via e Fred viene dopo un paio di ore?», disse infine Marylin. Sgranai gli occhi.
«Tu pensi che…»
«Che…?»
«Johnny mi ha voluto mettere alla prova?!»
«Denise sei pazza?!», sentii esclamare dal cellulare ed io sbuffai. «Un’ora e sono da te»
«Ma no, non prendere freddo che-»
«Il bambino prende il raffreddore?», concluse Marylin sarcastica, prima di ridere e staccare la chiamata.
Il cellulare squillò nuovamente, proprio mentre stavo parlando con Mary su Johnny.
«Pronto?»
«Denise?». Il suo tono di voce non era dei più allegri come sempre…
«Uhm, dimmi»
«Sei a casa?»
«Sì…»
«Dovremmo parlare». Il suo tono mi fece intendere che aveva già capito tutto e il panico iniziò a divorarmi.
«Johnny mi dispiace tantissimo, non è stata una mia intenzione e i giornal-»
«Ne parliamo da vicino. Buona notte». Staccò la chiamata: più freddo e distaccato di così non si poteva. Guardai Marylin e sospirai.
«Si è incazzato. Lo conosco troppo bene. E ora che faccio?!», piagnucolai, stringendomi al cuscinetto morbido del divano. Alzò gli occhi in cielo.
«Tutto si sistemerà, vedrai… quando parlerete e Johnny avrà ascoltato la versione dei fatti tutto si chiarirà», sussurrò, afferrando la sua borsa per spostarla e farsi posto accanto a me. Qualcosa cadde dal suo interno e raccolsi un piccolo pacchetto blu e bianco con delle striscioline verdi.
«Cos’è?», chiesi curiosa, rigirandomelo tra le mani.
«Ecco dov’era!», esclamò lei sorpresa, strappandolo dalla mia presa. «L’avevo comprato per vedere se ero incinta, poi ho dimenticato che l’avevo messo in questa borsa…», mi spiegò. Glielo strappai nuovamente dalle mani.
«E come si usa?»
«Sei incinta anche tu?», rise ed io con lei.
«Dai! È per curiosità!»
«Ci sono tutte le istruzioni. Tienilo tu, potrebbe servirti dopo che tu e Joh avete fatto pace…», sussurrò facendomi l’occhiolino.
«Scema», risi, non accorgendomi che me l’aveva messo nella tasca della felpa. Mentre lei guardava uno dei nostri film preferiti –Neverland per la precisione- andai in bagno.
Ho bevuto più acqua di cento cammelli messi assieme oggi!
Mi accorsi del pacchettino e lo aprii curiosa. La stessa curiosità mi portò a fare quel test.
Tirai un sospiro ad occhi chiusi, poi li aprii lentamente e guardai tra le mie mani l’oggettino.
Una piccola lucina verde.
Positivo?!
Il mio cuore salì fino alla gola e tremai violentemente. Sentii le mie gambe cedere come se pesassi dieci quintali e la testa mi girò. Mi sostenetti con le mani al lavandino in marmo bianco, annaspando. La vista mi si annebbiò, vedevo tutto bianco intorno a me e non riuscivo più a respirare.
«Mary!», esclamai con voce spezzata dai singhiozzi. La porta si aprì di scatto e lei impallidì.
«Denise!», urlò, venendomi incontro e sostenendomi mentre stavo per accasciarmi a terra. Afferrò uno dei miei profumi più forti e me lo mise sotto il naso per evitare che svenissi e in poco tempo riuscii a riprendere fiato. Marylin mi accarezzò, poi mi aiutò ad alzarmi e mi fece sdraiare sul divano in pelle della cucina, bagnandomi la fronte con una pezza umida.
«Ehy, va meglio?», mormorò lei, guardandomi preoccupata. Annuii, ma i miei occhi ci stavano già chiudendo.
«Den, oddio, mi hai fatto prendere uno spavento! Tieni, prendi questo», m’infilò in bocca un pezzo di cioccolata ancor prima che riuscissi ad aprire gli occhi. Tossii mandando giù la cioccolata al latte e osservando Marylin che si portava i suoi capelli ondeggianti su un lato, squadrandomi perplessa. Cercai di alzarmi, ma un forte capogiro me lo impedì categoricamente. Lei sospirò e attese qualche minuto prima che potessi alzarmi e riprendere conoscenza. Mi misi a sedere riavviandomi i capelli.
«E questo?», mormorò lei infine, porgendomi il test di gravidanza. Ebbi un’altra fitta allo stomaco quando vidi la lucina lampeggiante. Aprii la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono.
«Puoi andare un secondo in farmacia?», sussurrai con voce roca.
«Eh?»
«Comprane altri due», mormorai. Lei mi guardò perplessa e sospirò, posando l’oggettino sul divano per afferrare la sua borsa in pelle marrone e scendere.
«Vado a vedere se quella all’angolo è ancora aperta. Vengo subito», mormorò. Fissai dinanzi a me il dipinto di un paesaggio di campagna al tramonto e in qualche modo riuscì ad infondermi un po’ di tranquillità. La stessa tranquillità che svanì quando il mio sguardo si posò sulla lucina lampeggiante. Afferrai il test e lo scrutai.
«Perché sei verde?», sussurrai con fare misterioso. «Perché?», continuai, come se l’oggetto potesse realmente sentirmi o rispondermi.
Deve essere per forza rotto…
Ovviamente…
Dai, è impossibile che sia incinta!

Il suono del campanello mi fece sobbalzare. Marylin spuntò sull’uscio di casa e richiuse la porta dietro di sé.
«Tieni», mormorò confusa, porgendomi due pacchetti bianchi e rosa. Li afferrai ansiosa e corsi immediatamente in bagno per rifare il test.
Primo: verde.
Non. E’. Possibile.
Sbuffai e trattenni le lacrime di isteria, afferrando lo scatolino del terzo test.
«Rosso, rosso, rosso», sussurrai ad occhi chiusi.
La luce sul display non era mai stata così verde.
«Marylin…?», mormorai ma lei riuscì comunque a sentirmi, probabilmente mi stava spiando da dietro la porta, visto che arrivò in mezzo secondo.
«Che colore vedi?», le chiesi, speranzosa. Lei scrutò entrambi i test.
«Verd-... OH MIO DIO», si portò le mani alla bocca e sgranò gli occhi, incredula.
«Sento che sto per svenire di nuovo…», mormorai intimorita.
«Come lo dirai a Johnny?», mormorò lei infine, a testa bassa, mentre tornavo in cucina per mettermi a sedere, tamburellando le dita sulla superficie di legno.
«Non sono incinta», replicai in un ringhio. Lei rise senza divertimento.
«Quei test segnano verde! Aspetti un bambino!»
«Smettila!», urlai. Marylin ammutolì e non ci parlammo per qualche minuto, tipico di quando litigavamo, anche se ora non era un litigio vero e proprio. Mi sedetti sulla sedia accanto e scoppiai in lacrime.
«Non può essere», singhiozzai e un secondo dopo venni avvolta dalle braccia piccole e calde della mia migliore amica. Mi accarezzò, cullandomi dolcemente, poi mi guardò negli occhi e mi tirai su, asciugandomi le lacrime con un fazzoletto che mi aveva offerto.
«Quanto tempo segna lì sopra?», mi chiese. Feci spallucce e afferrai il test.
«Due settimane», ne lessi. Lei sgranò gli occhi e si trattenne dal dire qualcosa.
«Quindi è sicuro che è di Johnny», commentò. La guardai perplessa, sbattendo le ciglia un paio di volte di seguito.
«Eh certo, di chi se no?», dissi amaramente. Lei mi guardò: probabilmente vedeva di fronte a sé una donna in piena crisi in trance, impaurita ed isterica. Mi misi una mano tra i capelli. «Ed ora cosa dico a Johnny?», mormorai sospirando, cercando di tenere a freno le emozioni. In realtà poteva sembrare che non ne avessi, quasi non mi rendevo conto di quello che succedeva: non sentivo il bambino dentro e questo mi faceva pensare quasi che fosse soltanto un sogno, che non fosse la realtà.
«Perché ti preoccupi tanto? Sbaglio o Johnny voleva dei figli?», mormorò lei senza capire. E come poteva capire qualcosa che non avevo compreso bene neanche io?
«Sì, ma… hai dimenticato che lui è incazzato con me perché c’è la mia foto sui giornali mentre mi bacio con Fred?», dissi amara. Marylin fece per dire qualcosa, ma poi si trattenne.
«Quel pezzo di merda deve sempre rovinare tutto», ringhiò alla fine.
«Perché non me ne sono accorta prima che succedesse tutto questo casino?», sospirai io in tono lamentoso. Mary mi mise una mano sulla spalla per conforto.
«Ho paura», sussurrai infine, mentre le lacrime tornavano a scendere. Marylin mi sorrise e in quel sorriso ci vedevo già tutta la sua maternità.
«Lo so. Anche io. Siamo ancora una volta nella stessa situazione: credo proprio che possiamo aiutarci a vicenda, no?», sussurrò. Sorrisi anche io, abbracciandola. «Resto da te stanotte? Rimarrai da sola e…»
«No, non preoccuparti. E poi… ho bisogno di riflettere», ammisi, ringraziandola e lei andò via, lasciandomi dopo avermi sorriso di nuovo.
«Questo figlio… sarà qualcosa di meraviglioso per te», sussurrò lei.
Richiusi la porta ed andai in camera. Mi spogliai e, prima di infilare il pigiama caldo, guardai la mia figura nuda allo specchio. Poggiai una mano sul ventre e mi sorpresi del fatto che stavo sorridendo, con una strana espressione da imbambolata sul volto.
Non posso ancora credere che sia vero, che qui dentro ci sia mio figlio. Mi misi di traverso, ovviamente non si vedeva nulla: era troppo presto perfino per i primi sintomi, anche se tra poco sarebbero arrivati sicuramente.
Un bambino. Nel mio ventre c’era un essere vivente, un cuore che batteva, qualcosa di piccolo come un fagiolo o forse anche di più.
E Johnny? Sarebbe stato felice di tutto ciò? Pensavo già al momento in cui gliel’avrei detto, mentre immaginavo che piangesse dalla felicità. Scoppiai improvvisamente a piangere, travolta da mille sensazioni e sentimenti: il pentimento per aver dubitato in primo momento l’esistenza di mio figlio, la paura per tutto ciò che sarebbe venuto dopo, il timore di non essere all’altezza di questo compito, l’ansia che Johnny non accettasse questo bambino, la felicità per il dono che la vita mi aveva fatto. Se c’era una cosa che non avevo mai avuto e che avevo sempre desiderato… quella era la famiglia.
E quella notte, sebbene il letto fosse per metà freddo e l’unico corpo che giaceva era il mio, per la prima volta, non mi sentii sola senza Johnny. Ora c’era lui, il mio bambino. Tutto il resto sarebbe stato fantastico.
Se è femmina voglio che si chiami Ginevra!
Manco morta!! Se sarà una femminuccia, voglio chiamarla Sharon.
Johnny impazzirà dalla gioia!

 



Imperdonabilmente in ritardo... sono stata poca attiva a causa di alcuni problemi di connessione... ma ora sono tornata!! :D
Dunque dunque... non so com'è sembrata la narrazione in terza persona era qualcosa di diverso no? xD
E spero anche di non essere stata banale nell'aggiungere un'altra gravidanza: ho sempre voluto che Denise e Johnny avessero un bambino!! Peccato che ora lui sia incazzato... xD
Non mi dilungo, altrimenti vi rivelo il resto, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi e sostenermi.
Un caloroso abbraccio, Princess ;)


P.S se vi va, potete passare a quest'altra storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1553470&i=1
E' un esperimento a quattro mani mio e della mia cara Aishia
:D

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Capitolo 24
*** 24. Parole amare ***


Non fatevi ingannare dalla barretta a destra che segna un capitolo infinito, è lungo come tutti gli altri niente di più, niente di meno, sembra molto più lungo perché ho cambiato stile e ingrandito molto la scrittura u.u Ora si legge meglio, no?
P.S questo capitolo mi piace tantissimo, poi scoprirete perché *-* Buona lettura!!



Erano le quattro del pomeriggio quando Johnny arrivò. Mi aveva avvisato con un breve messaggio che l’aereo aveva ritardato il suo volo ad un paio di ore senza aggiungere troppe dolcezze se non un “buona giornata” più cordiale che affettuoso.
«Ciao!», esclamai quando fu fuori dalla porta. Mi buttai tra le sue braccia senza rifletterci, dimenticando che doveva avercela a morte con me. Ma me lo diede subito in mente quando le sue mani si poggiarono leggere e fredde sui miei fianchi e capii tutto, staccandomi da lui. Entrò in casa senza aprire bocca e poi scagliò una delle tante riviste che avevo visto in giro che mi raffigurava assieme a Fred.
«Io parto per un solo fottutissimo giorno e tu ti metti a fare tutto questo?», borbottò amaro e i suoi occhi brillarono dalla collera. Restai a fissarlo qualche secondo, tintinnante, prima di aprir bocca.
«Posso spiegarti…», farfugliai a testa bassa. Pessima mossa, tipica di chi aveva fatto veramente qualcosa e cercava scuse.
«Infatti mi aspetto delle spiegazioni. Non sono abbastanza per te?», aggiunse in un sussurro. Risi isterica, scuotendo il capo.
«E’ stato tutto un malinteso!», replicai, non trovando le parole giuste per spiegargli com’erano andate veramente le cose.
«Un malinteso? Ora ti dico io come sono andate le cose: te la sei presa perché sono partito per incontrarmi con Vanessa e hai ben pensato di farmi un dispetto. Oppure semplicemente si è presentato fuori dalla tua porta – e sono venuto a sapere che non è la prima volta e non me l’avevi mai detto- e ti si è riaccesa la “passione”. L’hai fatto dormire pure nelle mie lenzuola, stanotte?», ringhiò, avvicinandosi minacciosamente a me. I suoi occhi scintillarono dalla collera, indietreggiai intimorita.
«Ti rendi conto di quello che stai dicendo?», alzai la voce, ferita. Era stato un grosso errore non dirgli nulla quando, tempo fa, Fred venne da me a chiedermi di tornare insieme.
«Me ne rendo conto eccome!»
«Ti stai sbagliando! Lascia che ti spieghi come sono andate le cose e…»
«No, non voglio ascoltare altre bugie. Basta. Cazzo, Denise, stava andando tutto bene!», esclamò isterico, passandosi una mano tra i capelli. I suoi occhi ora erano lucidi, doveva sentirsi una merda: lui pensava che l’avevo tradito. E ora chi glielo diceva che non l’avrei tradito per nessuno al mondo?
«E continuerà ad andare tutto bene infatti! Perché tra me e Fred non c’è stato assolutamente nulla»
«Ti avevo dato tutta la mia fiducia, poi giro un po’ alla larga e passo per il cornuto della situazione per tutto il mondo. E questo non mi sta bene, non dopo tutto quello che ho potuto darti», disse ancora, riprendendosi il suo borsello che aveva appoggiato sul tavolo. «Quando ti sarai schiarita le idee e saprai ciò che vuoi…»
«So già cosa voglio: una vita felice»
«Senza di me però», sussurrò prima di aprire di nuovo la porta di casa.
«Non puoi andare via!», replicai sgranando gli occhi.
«Non ha senso restare: se mi hai amato è stato amore, se hai giocato… beh, fa un po’ male. Adesso però lasciami andare, mi passerà». Mi morsi un labbro: Johnny non aveva voluto ascoltare la mia versione, aveva sempre detto che quelli lì dicevano un mare di stronzate per fare soldi e ora si era limitato alla bugia dei giornali. Stava per uscire di casa e chissà per quanto tempo sarebbe rimasto incazzato: doveva sapere che aspettavo un figlio.
«Sono incinta», sussurrai infine. Si fermò sull’uscio di porta e il silenzio piombò tra di noi. A testa china, stava pensando e quelli mi parvero attimi interminabili.
Ti prego, dici qualcosa!
Si voltò di nuovo e, sempre con i suoi occhi lucidi, mi guardò.
«Hai sbagliato tattica. Parlavo seriamente quando dicevo che volevo una famiglia con te, probabilmente non è la stessa cosa che vuoi tu…. Bel modo di convincermi a restare», mormorò deluso, prima di andare via sbattendo la porta.
Mi portai le mani alla bocca, crollando sul pavimento con la schiena poggiata alla porta e scoppiai in lacrime. Mi ero cacciata in un grosso casino: un casino che non avevo creato io e che mi sarebbe costato ugualmente molto caro. Mi sentivo male, avevo quello stupido groppo alla gola che non mi faceva buttar giù la mia stessa saliva, quella morsa che mi stringeva lo stomaco e mi attanagliava il cuore togliendomi il respiro, lacrime che non smettevano di scendere copiose sulle mie guance mentre mi passavo le mani tra i capelli, tenendomi la testa. Mi aveva mollata e aveva creduto che avessi detto la bugia del bambino solo per farlo restare: se credeva che potessi fare questo voleva dire che Johnny non mi conosceva affatto.
 
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Rimasi ancora lì in macchina, davanti alla sua casa, osservando dinanzi a me i vetri dell’auto che si bagnavano per la pioggia.
Stavo uno schifo, mi sentivo uno stupido. Forse le avevo dato troppa fiducia, forse ero stato troppo sicuro di me, credevo di conoscerla bene e invece mi ero ritrovato davanti una persona che non era più quella di cui mi ero innamorato. “Sono incinta”, mi aveva detto. Un tempo le avrei creduto, ci sarei cascato, mi sarebbe piaciuto, ma per fortuna avevo aperto gli occhi. Che cos’erano stati tutti quei momenti passati insieme? Soltanto una tattica per avere un po’ di fama? Che colpo meschino. Ed io ci ero cascato in pieno: avevo mandato a monte la mia famiglia per nulla.
Le mie labbra tremarono violentemente e la cenere della sigaretta che tenevo tra le labbra mi finì sulla giacca. Diedi un colpo al manubrio, ringhiando, prima di poggiarti la fronte sopra e serrare gli occhi.
Piangevo come un bambino.
Che razza di uomo ero? Dopotutto, era soltanto una delle mie stronzate, un’altra storia andata a male. Ma la amavo, era tutto perfetto, lei era perfetta.
Alzai lo sguardo e mi tirai su, cercai di ingoiare quel groppo alla gola senza riuscirci: un po’ di alcool questa sera mi avrebbe aiutato. Ingranai la marcia e andai dritto, veloce come un fulmine. Pregai che spuntasse improvvisamente un albero davanti a me, che mi ci schiantassi contro. Fanculo a tutti.
 
 
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«Mi dispiace tantissimo, tesoro», sospirò Marylin, abbracciandomi forte mentre mi faceva sedere sul suo divano. Charlie mi guardò preoccupato e dispiaciuto mentre cercavo di smettere di piangere.
«Hai provato a dirgli come sono andate le cose?», disse lui.
«Non ha voluto neanche sentirmi! È venuto, mi ha insultata e se n’è andato», ringhiai, stringendo un cuscino con foga.
«E non gli hai detto del bambino? Magari camb-»
«Ha creduto che fosse una bugia per convincerlo a non andar via», dissi a testa bassa e più pronunciavo quelle parole, più mi sentivo male.
«Come ha potuto non crederti?! Ma a che cazzo pensava?! Ora vado a parlargli io». Charlie si alzò di scatto dalla sedia e afferrò la giacca, Marylin lo guardò preoccupata.
«No! Charlie, per favore, torna qui», lo pregai.
«Voglio solo spiegargli come sono andate le cose»
«Non ha creduto me, non crederà neanche agli altri. E se non ha fiducia in me… cazzi suoi!», ringhiai, alzandomi dalla poltrona.
«Dove vai?», squittì Marylin quando mi vide aprire la porta d’ingresso.
«A trovare una persona», dissi tetra, pensando già alla faccia di Fred nera per i miei cazzotti.
“Per favore, fermala”, sentii sussurrare prima che andassi via. Due secondi dopo, Charlie mi correva dietro.
«Denise! Fermati, Den! Non fare cosa insensate!»
«Devo sapere perché l’ha fatto… devo guardarlo negli occhi mentre mi spiega tutto», ringhiai, mettendomi nella macchina di Charlie. Lui mi si accostò ma misi la sicura.
«Per favore, apri!», mi implorò, tentando invano di aprire lo sportello.
«Te la riporto senza un graffio», gli promisi, ingranando la marcia e facendo slittare le ruote sull’asfalto ghiacciato prima di partire.
«Oh Santo Cielo! Mary!», urlò Charlie, portandosi una mano alla testa mentre mi vedeva sparire.
Se ora avessi dovuto scrivere su un bel diario segreto come mi sentivo, non avrei saputo farlo: ringraziai il cielo di non avercene uno. Era accaduto tutto ieri sera, mi ero sentita uno schifo, non avevo chiuso occhio tutta la notte e avevo sperato che parlarne con Mary mi avrebbe fatto star meglio: mi sbagliavo, perché più ne parlavo e più mi rendevo conto di quanto fosse grave la situazione. Non volevo rinunciare a Johnny, non potevo lasciarlo andare via. Il dolore si era trasformato in rabbia pensando a Fred: faceva meno male dare la colpa a qualcuno, tirarsi indietro, dire “non è dipeso da me” piuttosto che “è stata colpa mia, potevo far andare tutto diversamente”. Per sua sfortuna ricordavo ad occhi chiusi la sua vecchia casa, dalla strada che spuntava sulla campagna del sindaco, i bidoni sempre colmi di spazzatura, i cani randagi che si aggiravano per quei quartieri, a quella piccola schiera di case gialline circondate da terreno incolto. Scesi dalla macchina furiosa e percorsi il piccolo vialetto che portava all’entrata, poi bussai con dei violenti colpi alla porta.
«Un attimo, ho sentito, un attimo!», sentii dire, mentre qualcuno si avvicinava alla porta. Venne ad aprirmi mezzo nudo, con un asciugamani sulle spalle con il quale si stava tamponando i capelli scuri, un accappatoio e delle pantofole blu scuro. Mi guardò sorpreso con quell’espressione di chi ha visto un fantasma, senza aprire bocca. Forse aveva visto il diavolo in persona fuori dalla sua porta. La prima cosa che feci, fu dargli uno schiaffo sonoro con tutta la forza che avevo, come sognavo di darglielo da tempo.
«Ma che cazzo fai?!», esclamò, guardandomi come se fossi un alieno, massaggiandosi la guancia arrossata.
«Mi fai schifo», ringhiai, spingendolo per il petto e facendolo indietreggiare per poter entrare anch’io in casa. «Ora voglio che tu mi spieghi ogni singola cosa», aggiunsi, puntandogli un dito contro.
«Di che cosa stai parlando?», rise scettico.
«Chi ti ha mandato? Eh?»
«Non capisco…», farfugliò. Afferrai il giornale dalla borsa e glielo sbattei addosso.
«Questo forse ti può schiarire le idee»
«Ah… hai visto? Ci hanno beccati», ridacchiò. Strappai la carta, strattonandolo per l’accappatoio.
«Chi. Ti. Ha. Mandato?», ripetei, scandendo le parole. Lui si staccò da me, dandomi poi le spalle.
«Non ho nulla da dirti, tesoro, torna a casa prima che prendi l’acquazzone», disse noncurante, versandosi un po’ di vino in un bicchiere. Mi misi le mani sui fianchi.
«Maledico quel giorno di merda che ti incontrai», sussurrai, avvicinandomi a lui. «Mi hai rovinato la vita, non hai fatto altro che crearmi problemi», aggiunsi.
«Quanto ti hanno dato? Per quante migliaia di euro ti hanno comprato per questo lavoro sporco?!», urlai, afferrandogli i lembi dell’asciugamano.
«Io ti strozzo, Fred, giuro che lo faccio», minacciai e in quell’attimo non mi riconobbi più neanche io. Era la rabbia, la collera, il dolore per tutto quello che per colpa sua era successo a guidarmi.
«Tu sei matta», sussurrò impaurito, strappandomi l’asciugamano dalle mani. «Vattene o chiamo la polizia»
«L’unica persona che doveva chiamare la polizia qui ero io, quando mi hai messo le mani addosso la prima volta. Sei un verme, la razza più disgustosa sulla faccia della terra», sussurrai accecata dalla rabbia, infilando le mani nella borsa.
«Tieni! È per questi che venderesti l’anima al diavolo! Tienili!», urlai, gettandogli contro banconote di denaro come se fosse un barbone, come se fossero delle pietre che potessero ferirlo. «Hai bisogno di fare queste stronzate perché non sarai mai nessuno. Sarai sempre la riserva, la seconda scelta, quello che verrà mollato per un altro, che verrà pagato come un criminale per fare il lavoro sporco. E solo così potrai vedere uno spicciolo, perché non sarai mai capace di guadagnarteli con la tua pelle. Ucciditi», gli sussurrai a fior di labbra, infilandogli le banconote nell’accappatoio. Quelle parole erano veleno, rancore, rabbia, odio allo stato puro, avrei voluto ucciderlo con le mie stesse mani per vederlo soffrire e sussurrare pietà: sarei andata all’inferno per aver provato simili sentimenti. «E giusto perché non ti ho creato ancora nessun danno…», accennai sorridendo malignamente, avvicinandomi ad uno dei vasi colmi di fiori. Lo presi e lo gettai a terra, godendo del suono dei mille pezzi in frantumi del secondo, poi del terzo e infine della bottiglia di vino che schizzò sporcando il tessuto del divano.
«Presentati ancora una volta davanti casa mia, davanti a questi occhi… e ti giuro che la prossima volta non ci sarà il vino, ma il tuo sangue qua terra», minacciai, sbattendo la porta alle mie spalle mentre andavo via.
Mi rimisi in macchina e sospirai soddisfatta, guardando dinanzi a me e accorgendomi che sorridevo. Avrei voluto registrare la scena e riguardare mille volte la sua espressione impaurita: non aveva aperto bocca, guardandomi ad occhi sbarrati.
Dici che ho esagerato?
Mmm… nah, infondo gli hai risparmiato la vita!
Carina la minaccia del sangue, eh?
Sembrava un misto tra un thriller e un film dell’orrore. E tu eri a metà tra un serial killer e una posseduta.
Il diavolo in persona, Ginevra, sono stata il diavolo in persona.

«La tua bambolina è parcheggiata giù», risi a Charlie, lanciandogli contro le chiavi. Mi scaraventai sul divano, sorridendo. Al di là del fatto che Johnny mi aveva piantata, mi ero tolta una grande soddisfazione. Avevo un bel piano in mente e quello era stato il mio primo grande passo.
E quale sarebbe il tuo piano? Uccidere tutti?
Potrei pensarci… In realtà pensavo a qualcosa del tipo “corri e recupera tutto finché sei in tempo”
Oh… suona bene…
La questione Fred è andata, credo che dopo questa non lo vedrò per una ventina d’anni. Ora scopro chi c’è dietro questa faccenda –anche se ho già qualche idea- e recupero Johnny. Voglio un lieto fine per questa storia.
Marylin e Charlie mi guardarono sorpresi e spaventati contemporaneamente.
«Denise? Ti senti bene?», farfugliò Marylin, avvicinandosi con cautela.
«Mai stata meglio!», esclamai, chiudendo gli occhi per rilassarmi.
«Non ti sei ubriacata, vero? Fa male al bambino se…»
«Sono lucida, tesoro, non preoccuparti», farfugliai alzando gli occhi al cielo prima di guardarli di nuovo.
«Hai la faccia di una che ha ammazzato qualcuno ed ora si sente soddisfatta per essersi tolta da mezzo l’ingombro», azzardò Charlie, scrutandomi. Scoppiai a ridere.
«Ci hai quasi azzeccato»
«Perché sei così felice? Non avrai mica fatto…»
«Non ho ucciso nessuno, state tranquilli», borbottai, tornando seria. Davvero facevo così paura? Davvero ero così incazzata da far credere che stavo andando ad ammazzare qualcuno?
Sì…
«Ho solamente chiesto a Fred chi l’avesse mandato. Ma non me l’ha voluto dire. Così ho iniziato ad insultarlo. Sai, ora mi vergogno un po’: ero completamente fuori di me, un’altra persona! Sputavo quelle parole con così tanta rabbia e odio che… non voglio più essere così. Gli ho lanciato contro dei soldi, dicendogli che non era nessuno, che sarebbe stato sempre la scelta di qualcun altro. Poi gli ho stretto l’asciugamano intorno al collo e ho minacciato di strozzarlo: l’ho fatto per finta, giusto per fare scena e spaventarlo», scoppiai a ridere. «E ci sono riuscita! Gli ho minacciato che se l’avrei rivisto avrei sparso il suo sangue. Poi gli ho rotto un paio di cosette…», feci spallucce. «Volevo solo essere sicura che uscisse definitivamente fuori dalla mia vita». Marylin e Charlie si guardarono negli occhi diversi secondi, prima che scoppiassero a ridere.
«Oh Dio, volevo vedere la faccia di Fred!», rise Marylin.
«Dovevi vederlo mentre gli minacciavo di ucciderlo! Voleva chiamare la polizia!»
«Almeno te lo sei tolta dalle scatole»
«Scusami se prima ti ho “rubato” la macchina», mormorai a testa bassa.
«Ti perdono… solo se non me l’hai sfasciata», scherzò e ridemmo.
Tornai a casa e la prima cosa che feci fu chiamarlo. Non ce la facevo.
«Ti avevo detto di lasciarmi stare»
«Hanno pagato Fred per venire da me. È stata tutta una messinscena, come puoi essere così stupido da non capirlo?!»
«L’unica cosa di stupido che non ho capito è che non sei mai stata del tutto sincera con me! Sai benissimo quanto ci tenga alla fiducia in un rapporto»
«Ti prego, ritorna. Devo parlarti. Ci sono così tante cose che ho da dirti e…»
«Non m’interessa»
«Dove sei ora?»
«A casa, ed è qui che resterò, perciò non perdere tempo»
«Ma qui ci sono le tue cose e-»
«Passerò a prenderle qualche giorno di questi…»
«Non fare così, sei ingiusto. Non merito di essere trattata in questo modo»
«Ah, Denise attacca prima che io possa iniziare a dirti cose davvero cattive, per favore»
«Ti amo»
«Smettila. È finita, che ti piaccia o no. Tutte le storie troppo perfette finiscono. Rassegnati». Un “bip” mi fece caprie che aveva staccato la chiamata. La felicità temporanea per essermi liberata di Fred svanì come la rabbia, lasciando posto nuovamente al dolore. Se mi sentivo bene dopo averlo insultato? No, avrei potuto anche ammazzarlo ma nulla mi avrebbe portato indietro nel tempo o avrebbe fatto cambiare idea a Johnny.
 
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Forse era stata una pessima idea ritornare ma volevo prendere le mie cose e non lasciare più traccia di me: sarebbe stato più facile per lei dimenticare senza che aprisse gli armadi e trovasse le mie camice, mi avrebbe lasciato anche più spazio per continuare a vivere la mia vita. Dovevo partire, andare lontano su un’isola deserta dove i giornali, i paparazzi, le chiamate, la gente non potevano raggiungermi. Cosa c’era di male nel volersene stare da soli a riflettere, in santa pace, nella più totale solitudine?
Infilai le chiavi nella toppa, dovevo ricordarmi di lasciargliele prima di andare via, ed entrai nella casa buia, sperando che non si svegliasse. A passi lenti, mi mossi con cautela fino alla sua stanza. Dormiva al centro del letto, con il solito braccio pendente come faceva di solito quando era agitata: quanti schiaffi che mi ero preso quelle notti! Mi accostai e osservai il suo volto, incorniciato dai suoi capelli chiari e arruffati. Sembrava un angelo, era dannatamente bella e questo mi faceva ancora più male. La coperta si alzava lentamente assieme al suo petto ogni volta che respirava debolmente per poi abbassarsi quando cacciava fuori l’aria. Perché? Avrei potuto essere ancora accanto a lei, accarezzarla, godermi il profumo della sua pelle. Non la meritavo? Era lei che non meritava me? Era stato bello sentirla, guardarla anche solo da lontano, tenerle le mani. Perché la vita era stata così ingiusta? Distolsi lo sguardo, togliendomi dalla faccia quel maledetto sorriso estasiato che era comparso in quei pochi secondi e aprii l’armadio, mettendo caoticamente i vestiti nel borsone gigante. Richiusi tutto e mi voltai nuovamente verso di lei: probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei rivista, forse sarei partito per mai più ritornare. Dopotutto, non avevo più motivo di restare in questa cittadina, non aveva senso. Non avrei portato nessuna traccia dentro me di lei, in modo da non avere nulla da rimuovere: non sarebbe stata più la mia realtà, i miei pensieri, la mia quotidianità. Raccolsi tutta la mia forza e, con le lacrime agli occhi, le diedi le spalle, lasciando la stanza da letto. Con un foglio le scrissi un messaggio: forse la mia scrittura sarebbe stata indecifrabile perché non ci vedevo un granché al buio…
“Scusami se sono entrato in casa tua come un ladro, è stato meglio così. Non accadrà più: ti ho lasciato la copia delle chiavi sul tavolo. Parto, vado lontano perché qui non ho più niente da fare. Non cercarmi, non provare neanche a chiamarmi perché probabilmente al tuo risveglio avrò già gettato via la scheda telefonica. Spero che tu possa avere una vita serena e trovare un uomo che ti doni tutto quello che non ho saputo darti io. Johnny”. Lasciai le chiavi sul tavolo, come le avevo scritto nel messaggio, e quasi di corsa mi affrettai a lasciare quella casa. Non mi voltai indietro, mi avrebbe fatto male la violenza con la quale mi avrebbero investito i ricordi.
Richiusi la porta, caricai la borsa in macchina e partii. Avrei ricordato questa città come la casa di uno dei miei più grandi amori, l’avrei ricordata quando con gli occhi appannati dalle lacrime fuggivo via da essa. Ma dopotutto, era meglio così.

 




Eee ciao xD Avete capito perché mi piace?? Sì, qui in pratica Denise manda a fanchiappe Fred ù.ù non immaginate che soddisfazione scrivere questa scena, ragazze!!
Purtroppo le cose non sembrano essere più semplici per i due: abbiamo una Denise incazzata nera e disperata e un Johnny ancora innamorato che sembra quasi costretto a lasciarla andare. Il finale mi fa commuovere : '( E la scena di Denise che parte in quinta per andare da Fred invece mi fa ridere tantissimo xD
Beh, dette queste due o tre stupidaggini non ho nulla da chiarire, il capitolo mi pare piuttosto semplice, quindi vi lascio ai vostri commenti con la speranza che vi sia piaciuto!
A presto, Princess <3


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Capitolo 25
*** 25.Ti sono vicina ***


Niente, il suo cellulare sembrava essere morto: forse aveva veramente gettato via la scheda. Era stato qui, aveva preso tutto ed era andato via ed io non me n’ero accorta! Se solo mi fossi svegliata… ora era troppo tardi: era andato via, chissà dove, e non potevo rintracciarlo. Con l’amaro in bocca fissai l’armadio vuoto, quello che un tempo era zeppo dei suoi strambi vestiti che metteva alla rinfusa. Era stato qui senza lasciare traccia di sé.
Quel giorno Keira e Orlando avrebbero dovuto accompagnarmi per un’intervista: mi avevano contattato ed io avevo accettato. Tutti dovevano sapere la verità, dovevo chiarire ogni equivoco. Magari Johnny avrebbe letto e avrebbe capito…
«A te ha detto qualcosa? Hai idea di dove possa essere andato?», gli chiesi speranzosa, ma Orlando scosse il capo.
«Mi spiace, non parliamo da un po’…»
«Johnny è sempre stato molto impulsivo: vedrai che dopo un po’ impazzirà senza di te e ritornerà. Avete già litigato in precedenza e avete fatto pace. E poi, ora c’è anche il piccoletto qui», sorrise Keira che si era appena ripresa dallo shock dopo aver detto loro che ero incinta. E che Johnny non ci aveva creduto.
«Lo spero», sospirai, entrando nella sala dove la giornalista mi aspettava.
«Buongiorno», sorrise, facendomi accomodare sulla poltrona, offrendo poi a me e ai miei due amici una tazza di caffè che accettammo volentieri.
«Beh, se ha accettato di presentarsi all’intervista significa che vuole darci informazioni su quanto è accaduto qualche giorno fa…», accennò lei un po’ insicura. Annuii, accavallando le gambe.
«Prenda bene appunti e scriva sull’articolo tutto quello che dico, senza cambiare una virgola», le ordinai minacciosa e lei annuì entusiasta: cosa c’era di meglio di un’intervista pulita pulita? «Johnny era andato in Francia per chiarire alcune cose riguardo al suo divorzio con l’ex moglie, non era vero che avevamo litigato. Il mio ex mi si è presentato davanti casa dicendo che cercava dei documenti che aveva scordato in casa e… così l’ho fatto entrare, per riprenderli. Quando è uscito, mi ha detto che non ha trovato nulla –ovviamente, perché era soltanto una bugia- e mi ha baciata. Credo proprio che qualcuno l’abbia pagato per farlo. Beh, quello che è successo dopo potete immaginarlo tutti: anche io al posto di Johnny mi sarei arrabbiata, gli do tutte le ragioni del mondo e mi piacerebbe che adesso credesse a quello che sto dicendo, non a ciò che ha visto e letto pochi giorni fa. Perché questa è la verità», sussurrai con foga. Davanti a me, la donna scriveva come una forsennata, magari pensando “con questa cosa qui faccio soldi a palate!”. Eh certo, io soffrivo come un cane e gli altri ci guadagnavano.
«Quindi ora lei e mister Depp avete litigato?»
«Spero sia una cosa temporanea. Non ho più niente da dire, la ringrazio», sorrisi, buttando giù il groppo alla gola e salutando la giornalista prima che potesse farmi altre domande.
«Quasi temevo che avresti detto a tutti che aspettavi un bambino da lui! Se, come hai detto tu, Johnny non ci ha creduto poteva pensare che avevi mentito per buttare del fango su di lui…»
«Tutto questo mi sembra assurdo», sospirai mentre Orlando mi stringeva la mano.
«Se vuoi, provo a parlarci io»
«E come? Il suo cellulare è morto»
«Possiamo provare a rintracciarlo», insistette.
«Forse Tim sa dov’è!», esclamò Keira. E ovviamente, parlando del diavolo spuntano le corna: Tim ed Helena sembrarono alquanto preoccupati per la situazione. Li invitai a bare un caffè da me e spiegai ancora una volta come erano andate veramente le cose, senza tralasciare alcun dettaglio, neanche la minaccia a morte di Fred con la quale ero riuscita a strappargli un sorriso.
«Come può quello stupido pensare questo di te? Solo un pazzo non ci crederebbe!»
«Hai scordato che Johnny è mezzo pazzo, amore», sospirò Helena, sfiorandogli un braccio. Tim mi guardò negli occhi, poggiando il mento sulle dita incrociate e fissando un punto nel vuoto davanti a sé.
«Se non lo fermiamo, questa storia degenererà in qualcosa di disastroso. E Johnny si pentirà amaramente per tutto questo casino: cazzo, tra nove mesi verrà fuori un baby Depp e lui crede ancora che sia uno scherzo!», esclamò, strappandomi un sorriso. Mi alzai dalla sedia, iniziando a camminare nervosamente avanti e dietro.
«Quello che più mi fa male è che… come può aver dubitato di me? Non avrei mai mentito su ciò che sapevo fosse più importante per lui!». Mi specchiai nei vetri, passandomi una mano sulla pancia.
«Io abortisco», sospirai infine. Tim sputò il caffè e tossì, guardandomi contrariato, Helena sussultò.
«Scherzi vero?»
«No». Sospirai. «Voi non potete capire ma… non immaginate quanto sia terrorizzata. Non posso crescere un figlio da sola: pensavo che se avessi avuto una persona come Johnny accanto forse ce l’avrei fatta, infondo, lui ha già avuto due bambini e un pizzico di esperienza in più a me. Ma io… cosa farò quando sarà nato? Come mi difenderò da tutti i paparazzi che mi tartasseranno, chiedendosi se è veramente figlio suo? E cosa gli dirò quando si farà grande e mi chiederà chi sia suo padre e dove sia?». Helena, poggiando la mano sulla mia, poté notare che tremavo.
«Ma non sei sola, cara. Ci siamo io e Tim, Keira, Marylin, Orlando, Charlie e tutti i tuoi fan che ti sosterranno», mi sussurrò.
«Mio figlio ha bisogno di un padre, non dei miei fan», replicai decisa.
«E l’avrà. Dovessi arrivare in capo al mondo, ho nove mesi per trovare quel deficiente e farlo tornare qui tirandolo per le orecchie!», esclamò Tim deciso, alzandosi dalla sedia. Scoppiammo a ridere. «Un figlio è una benedizione. Forse, se è venuto in questo momento, è destino che sia così. Lo troverò e gli parlerò, te lo prometto», mi sussurrò, prendendo le mie mani e sorridendo. I suoi occhi scuri mi infusero tanta di quella sicurezza che mi sentii meglio. C’era qualcosa dentro me che stava crescendo e si diramava in tutte le vene.
«Che cos’è questa cosa allo stomaco che mi sta facendo sentire meglio ora?», sorrisi in un sussurro.
«Si chiama speranza», disse, schioccandomi un bacio affettuoso sulla guancia. «Mi farò sentire appena avrò notizie».
Appena tornai ad essere sola, riempii la vasca di acqua bollente e mi ci immersi.
«Scusami, piccolino, se ancora una volta ho sperato che tu non fossi reale. Forse perché ho tanta paura. Di solito ho sentito dire in giro che una madre ama suo figlio anche se è ancora nella sua pancia e non è ancora ben formato… Io invece non so se ti amo, ecco, l’ho detto. E mi sento in colpa per questo, perché sento che non sarò una madre perfetta. In questo momento sento che l’amore che provo per tuo padre è più grande perfino di te. Dio, ma che sto dicendo?!», scoppiai in lacrime. «Sei il risultato del nostro amore, tu sei un “baby Depp” come dice Tim, e sarai la luce dei miei occhi ed io la tua», sussurrai ancora.
«Mi stai facendo parlare da sola, vedi? Sono già diventata matta», dissi ridendo amaramente. «Chissà se puoi sentirmi».

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Un mese dopo…

Caraibi. Il paradiso terrestre. Niente confusione, niente luci artificiali, niente suoni di clacson, niente gente. Solo tranquillità, mare, sole, ragazze che ti accolgono calorosamente in bichini e musica orientale.
«Le porto una bibita fresca, signore?». Mi portai la mano alla fronte per ripararmi dal sole e socchiusi gli occhi, guardando di fronte a me un’allegra ragazza con un costume arancione come il fiore che portava nei suoi capelli, biondi come quelli di Denise.
Denise.
Era passato un mese e l’unica cosa dalla quale non ero riuscito a separarmi era il suo ricordo; bastava una chioma bionda oramai per farmela tornare in mente, come una tortura.
«Sì, grazie», le sorrisi mentre lei si allontanava con un sorriso malizioso sulle labbra, facendo oscillare il pareo bianco sui fianchi quando si muoveva. Ritornò con un grosso bicchiere di vetro con chissà cosa dentro mischiato al ghiaccio. La ringraziai e tornai a stendermi al sole, godendomi la bellissima sensazione della pelle che pizzicava sotto i suoi raggi caldi.
Avevo passato gli ultimi tempi al mare, godendomi la tranquillità, senza lo stress dei paparazzi e giornali. Sono una volta mi avevano beccato, mentre prendevo l’aereo, poi per fortuna persero le mie tracce. Non avevo sentito nessuno: né Tim, Helena, Orlando, Denise, Vanessa. Di tanto in tanto rimettevo la scheda nel telefono per chiamare i miei bambini, come mi stava capitando adesso. Appena accesi il cellulare mi comparvero una sfilza di messaggi di segreteria: tra queste, sessanta chiamate di Tim, trentacinque di Orlando, quaranta di Marylin, due di Denise. Da quando le avevo scritto di non chiamarmi, aveva sul serio smesso di farlo. Composi il loro numero e venni preceduto da una chiamata prima che potessi premere il tasto verde. Mi portai il cellulare all’orecchio, senza badare a chi mi avesse cercato.
«Hello?»
«Oh questo è un miracolo! Porca vacca, Johnny, dove cazzo sei?!»
«Tim», sospirai, portandomi una mano alla fronte.
«Sì, sono io e non fingere di essere felice di sentirmi»
«Non sto dicendo nulla», risi, attendendo che parlasse di nuovo mentre si sedevo sul bordo del lettino sdraio e facevo cenno alle ragazze di abbassare il tono della musica.
«Dove sei?»
«In vacanza»
«Oh, ma dai, credevo stessi lavorando! Sul serio, dove ti trovi?»
«Che t’importa, Tim?!»
«La situazione qui non è delle migliori», si lamentò. Fissai dinanzi a me il mare, dandomi coraggio per pronunciare quelle parole d’obbligo tra amici.
«Cos’è successo?»
«Ti stai comportando come un bambino…»
«Ah, se mi hai chiamato per farmi la predica puoi anche risparmiare il fiato»
«Denise sta male!»
«Non è un mio problema!»
«E invece sì! Cazzo, aspetti un figlio da lei!», urlò adirato. Trattenni il fiato.
«Ti sei lasciato contagiare anche tu, ora? Non vorrai credere a tutte le stronzate che si sentono in giro…», borbottai, giocherellando con il ghiaccio nel bicchiere che si stava sciogliendo.
«Sono riuscito a contattarti, se entro quarant’otto ore non sei qui faccio rintracciare la chiamata e vengo fino in capo al mondo», minacciò.
«E perché ti scomodi tanto?», risi divertito.
«Perché, sicuramente l’hai dimenticato, ma avevamo un contratto: a quest’ora dovresti essere con il culo su una sedia a girare la scena del mio film insieme a Denise piuttosto che su un’isoletta dei Caraibi a prendere il sole», bofonchiò.
«E come fai a sapere che sono ai Caraibi?!». Mi guardai intorno e per un attimo temetti che me lo ritrovassi dietro le spalle: non era da escludere, Tim sarebbe stato capace di tutto.
«Come se non ti conoscessi abbastanza, Johnny… pensaci, ok?», disse staccando la chiamata. Fissai il display ancora illuminato e sbuffai, scagliandolo sulla sdraio.
«Le va di…»
«No», ringhiai, stroncando con un gesto netto una qualsiasi proposta dalla biondina che si era nuovamente avvicinata a me. Mi allontanai, avviandomi a grandi passi verso l’hotel accanto alla spiaggia nel quale alloggiavo.
«Mi porta una bottiglia di liquore in camera?», chiesi al cameriere, mentre salivo le scale ancora in gran fretta.
«Che cosa preferisce?», mi chiese, sporgendosi dal bancone e urlando per farsi sentire prima che andassi via.
«Qualsiasi cosa che sia forte e mi faccia dormire per un paio di giorni di fila!», esclamai senza voltarmi indietro e affondando nell’immenso letto della stanza, troppo grande per una sola persona. Chiusi gli occhi, infastidito dalla troppa luce che filtrava e sospirai.
“Cazzo, aspetti un figlio da lei” … le parole di Tim mi rimbombavano nella testa facendomi da eco. E se fosse vero? Cosa dovevo fare? Tim non si lasciava ingannare facilmente… o Denise era una brava mentitrice.
«Tutte stronzate», borbottai furioso, gettandomi sotto l’acqua fredda della doccia.

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Due settimane dopo…
 
«So dov’è!», esclamò Tim, facendo sbattere con vigore una serie di fogli sul tavolo del bar, facendoci sobbalzare. Marylin ed io lo guardammo perplesse. «Sono riuscito a rintracciarlo». Sputai il caffè che stavo bevendo e tossii, pulendomi poi con il fazzoletto che Mary mi aveva dato.
«Eh?», sussurrai con voce strozzata.
«Quel bastardo quando ha saputo che avevo scoperto che era ai Caraibi ha cambiato posto! Ora è il California: grazie all’aiuto degli agenti dell’FBI abbiamo localizzato la sua posizione per mezzo del cellulare che accende ogni paia di giorni. Mi sono informato fino ad arrivare a sapere l’indirizzo dell’hotel nel quale sta alloggiando», sorrise furbamente.
«Wow», sorrise Marylin meravigliata. «Sei peggio di un investigatore segreto», aggiunse e ridemmo. Ripresi a bere il mio caffè.
«Quanti ne hai bevuti da stamattina?!». Incrociai gli occhi scuri di Tim.
«Uhm… è il secondo…», farfugliai confusa.
«Direi che può bastare così», sorrise, strappandomi la tazzina dalle mani. Lo guardai confusa, sorridendogli.
«Perché stiamo facendo tutto questo? Se non vuole ritornare che se ne stia in California, ai Caraibi o dove diavolo si trova», dissi amaramente. «Non capisco perché dobbiamo costringerlo»
«Non voglio costringerlo: voglio solo fargli aprire gli occhi, farlo ragionare. Se solo vedesse con i suoi occhi la realtà delle cose…», accennò, sedendosi accanto a noi e dando un morso alla sua brioche. «E poi, avevamo un film da girare! Ora è saltato tutto…»
«Mi dispiace»
«Uhm, sarà per l’anno prossimo. Nel frattempo sto pensando di attuare l’altro mio progetto. Devo solo sostituire il tecnico e contattare il cast», farfugliò a bocca piena. «Mmh! Mary mi servi assolutamente!»
«Io? E per che cosa?»
«Per il film, per cosa se no?»
«Come posso esserti utile?»
«Ho guardato meglio la tua parte nel film di Robert… te la cavi, vorrei provare ad inserirti nel mio nuovo progetto», borbottò. Il volto di Mary si illuminò e lo abbracciò di scatto.
«Sarebbe fantastico!», squittì.
«Poi discuteremo dei dettagli», le fece l’occhiolino, sorseggiando il MIO caffè.
«Dai, sbrigati, abbiamo l’appuntamento dal dottore!»
«Uhm, vi accompagno?»
«No, non preoccuparti. Ti faccio sapere se è maschio o femmina», gli feci un occhiolino, allontanandomi dal tavolo dopo che Tim ebbe insistito sul pagare il conto. Quella di Mary era una bella femminuccia, ora che ero arrivata al terzo mese potevo sapere anche io come fosse il mio bambino. Quella situazione così surreale stava diventando sempre più normale per me, con l’aiuto dei miei amici avevo superato la fase del “voglio abortire” ed ero passata a “mio figlio sarà la persona più fortunata del mondo”.
 
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Guardai Denise e sorrisi. Voleva far vedere che era tranquilla, che per lei era tutto normale, che non aveva paura e mostrarsi indifferente ma non ci stava riuscendo. Potevo percepire il suo nervosismo, potevo anche capirlo. Tamburellava le dita nervosamente sul bordo della sedia, accavallando le gambe e alternandole ogni due minuti. Poi si alzava, faceva il giro della stanza, fissava fuori dalla finestra e tornava a sedersi, per poi rialzarsi. Sospirò, seduta accanto a me e si portò istintivamente le mani al ventre, rizzandosi rigidamente sulla sedia. Si voltò lentamente verso di me, con gli occhi sbarrati e lucidi e l’espressione sconvolta.
«Cosa c’è?», mormorai preoccupata.
«L’ho sentito», sussurrò flebilmente. «Si è mosso», aggiunse con un sorrisetto sulle labbra prima di scoppiare a piangere. La abbracciai forte, stringendola a me. Dovevo aggiustare la situazione: avrei preso l’ecografia di Denise e l’avrei spedita dritta a Johnny. Solo così poteva crederci.
«Il prossimo?». Mi ci volle qualche secondo prima che Denise si sollevasse dalla sedia ed entrasse nello studio medico. Un uomo dai folti baffi bianchi ci sorrise, facendo cenno di accomodarci.
«Abbiamo delle superstar qui», rise lui, salutandoci. «Come va?»
«Molto bene, la ringrazio»
«Chi tra le due ha la prenotazione». La indicai e l’uomo le disse di stendersi sul lettino.
«Si sono sentite molte voci su te e Johnny…»
«Possiamo non parlarne ora?», bofonchiò amaramente. Lui rise.
«Ma certo, scusa la mia invadenza»
«Si figuri»
«Lei crede che sia un maschio o una femmina?», le sorrise, mentre le spalmava un gel sul ventre.
«Uhm… non saprei… ho il presentimento che sia un maschio», sorrise, rivolgendomi un’occhiata spaventata. Le sorrisi per rassicurarla.
«Presumo che sia il suo primo figlio, vero?». Lei annuì. «Ok, da ora in poi la aiuterò io», sorrise l’uomo, poggiando un affare sulla pancia di Denise. Rise mentre lei, con gli occhi lucidi, fissava lo schermo che mostrava l’ecografia.
«Guardate qui che spettacolo… questa è la testa, le manine, le gambe…», ci indicò. «Il suo intuito materno era giusto, è un bel maschietto», aggiunse sorridendo. Denise scoppiò in lacrime di gioia nell’esatto momento in cui corsi ad abbracciarla.
«Sono così emozionata»
«Non immagini quanto sia bello vederlo lì nello schermo e… oh Dio». Anche il dottore ci sorrise e mentre Denise si ricomponeva gli sussurrai, senza farmi ascoltare da lei, di farmi una copia dell’ecografia che stava già stampando e mettendo in una cartellina.
«Ci vediamo tra un mese, cara»
«La ringrazio». Uscimmo fuori e Denise iniziò a starnazzare, saltellando dall’entusiasmo e chiedendomi di accompagnarla a prendere una cioccolata calda. Nascosi le “prove” nella borsa ed entrammo in un bar, non prima di aver inviato un messaggio a Tim:
 
Devi assolutamente darmi l’indirizzo di Johnny! Ci vediamo stasera al Flaubert Coffee: non dirlo a Denise, è urgente!
Sorrisi, guardando Denise felice come non l’avevo mai vista nelle ultime sei settimane: quel bambino le faceva veramente bene e presto anche Johnny l’avrebbe visto.
 
«Ora basta», sospirai, dinanzi alla busta da spedire con l’indirizzo di Johnny. Dentro c’era l’ecografia di Denise con tanto di firma del medico, date e accertamenti: le prove ora ce le avrebbe avute. Presi un foglio di carta e scrissi un biglietto:
“Era diventato quasi tutto perfetto, sembrava essere scomparso ogni difetto.
Cancella il passato! Ricordi quando insieme a lei vedevi un mondo migliore? Denise non è diversa da come la conosci, ha sempre detto la verità e qui dentro ci sono le prove: non è che non ci credi, forse non vuoi crederci. Non essere vigliacco, ti reputiamo un uomo in gamba.
Quando siete insieme vi vedo sempre felice, passate dall'Inferno al Paradiso! Ritorna da lei: quella donna tra i suoi baci ci ha messo la voce del cuore. Marylin.”
«Ora è pronta per essere inviata», sorrisi compiaciuta, consegnandola a Charlie, già pronto per uscire. «Tra qualche giorno in quella casa tornerà ad esserci allegria e spensieratezza», aggiunsi, augurandomi che così sarebbe accaduto e che non mi sarei beccata soltanto una partaccia: Denise di sicuro non sarebbe stata d’accordo perché, orgogliosa com’era, diceva che doveva essere Johnny a tornare se ne avesse sentito il bisogno.
Ma, a volte, ci vuole la mano di cupido per unire due cuori!
Come si dice? Chi non risica, non rosica.

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Da quando aveva iniziato a muoversi dentro di me, a farsi sentire, lo amavo. Era un maschietto, ora potevo anche fantasticare sul nome da dargli. Era un’emozione indescrivibile, un qualcosa che solo chi aveva provato poteva capire veramente. Al compleanno di Orlando, avevo dato anche a loro l’annuncio e avevano iniziato ad accarezzare la mia pancia parlando al piccoletto come se fosse già uno di loro. Al suo compleanno c’era anche Charlene e le sue parole mi torturavano ancora, rimbombandomi nelle orecchie:

È colpa sua se ora la notte non dormi più: ti tratta male e tu continui a pensarlo: so come ti senti, ci sono passata anche io. È inutile fare di nuovo pace, non ci sperare: non cadere più nelle sue parole! E non piangere: le lacrime ora non servono, lui non le merita. Denise, è un uomo, se ti spoglia è solo per fare l'amore, nel petto non ce l'ha un cuore: non si innamora mai di nessuna veramente, le sue storie finiscono tutte male. Questa storia ti fa solo soffrire. E non dire che non sei nessuna senza di lui: se continui così non vivrai più! Senza fartelo capire è riuscito ad imbrogliarti, raccontandoti mille bugie: è bello, ricco e famoso, per lui sei stata solo un'avventura per distrarsi dalla noia del lavoro. Scappa via lontano, sei ancora giovane per trovare l'uomo giusto, ce la farai. Ascolta il mio consiglio, te lo sto dicendo con il cuore!

Non sapevo come pesare quelle parole, quanta verità attribuirgli.

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«C’è posta per voi, signore»
«Per me?», farfugliai confuso, bloccandomi dinanzi alla reception accanto alla quale ero passato per andare in camera e fissai davanti a me l’uomo in divisa che apriva una cassetta metallica.
«Ecco a lei»
«Deve esserci un errore», risi, osservando la grossa busta giallina che lui mi stava porgendo.
«No, signore. Mister Depp c’è scritto qui. C’è l’indirizzo del nostro hotel e voi siete l’unico con questo nome ad alloggiarvi», disse con tono di voce deciso.
«Mmh, ok», borbottai, afferrando la busta e salendo fino alla mia camera. Sospirai, scagliando la busta sul tavolo e accendendo lo stereo. Non m’importava chi fosse: probabilmente qualche altro giornalista che mi chiedeva di fare una chiacchierata o qualcuno che si divertiva a seguirmi. Niente per cui valeva la pena di sprecare tempo. Mi gettai sotto la doccia, dopo aver ordinato la cena in camera, poi infilai un accappatoio e mi stesi sul letto, accendendo la tv.
Hai intenzione di continuare a vivere così?
Eh? E perché non dovrei?
Sei patetico. Hai cinquant’anni, una carriera alle spalle, e ti metti a poltrire su un letto della California. E metti da parte quel dannato orgoglio!
Ho bisogno di tempo.
Giusto il tempo di perderla per sempre?
Sbuffai, mettendomi un cuscino sulla faccia nella speranza di soffocare quei pensieri.
«Vai via, vai via, vai via!», sussurrai in tono straziato, affondando nel cuscino.
Per quanto tu possa stare lontano, non smetterai mai di pensarla.
Smettila di ricordarmela!
«Maledizione!», ringhiai, gettando il cuscino a terra. Un rumore mi fece sobbalzare.
«Servizio in camera!». Wow, più veloci del solito!
Aprii la porta, presi il vassoio, diedi la mancia al cameriere e mi sedetti sulla tavola, dove c’era ancora la busta. Addentai un pezzo di carne, aprendola incuriosito.
Today Hospital.
Mi rigirai la busta tra le mani, assicurandomi che ci fosse il mio nome. Magari poteva esserci un errore di battitura: John Cristopher Depp II. Ahimè, ero proprio io. Un bigliettino cadde, svolazzando fino al mio piatto e lo aprii, assieme ad una cartellina biancastra.
Scrutai le fotografie in bianco e nero e mi ci volle un attimo prima di riconoscere cos’era veramente: un ventre. Era l’ecografia di un ventre. Avevo già visto quel tipo di immagini.
Strabuzzai gli occhi, guardando meglio le immagini in bianco e nero: notai il piccolo capo di un bambino e le sue manine strette in due pugni. Spalancai la bocca e di scatto aprii il bigliettino, leggendone il contenuto.
«Merda», sussurrai ad occhi sgranati, buttando la sedia a terra quando mi alzai. Afferrai un paio di pantaloni, una maglia e corsi verso l’aeroporto più vicino.

 

Non è da me aggiornare tutte queste cose assieme ma non stavo più nella pelle: diciamocelo chiaramente, si dorme meglio la notte sapendo che i due piccioncini stanno bene! u.u
Capitolo abbastanza lungo, anche se non è chissà che... a livello di contenuto Denise ha scoperto che il bambino è un maschietto! *^* Un "baby Depp" come lo chiama Tim xD
E poi, grazie a Marylin (che vita sarebbe senza amici come lei?!?) Johnny finalmente ha aperto gli occhi!! E...si precipita a prendere un aereo u.u non mi sono dilungata, non ho scrito altro per lasciare un po' di suspance: il prossimo capitolo si aprirà con il pov Johnny e finalmente capiremo cosa gli è successo in tutto questo tempo e cosa ha intenzione di fare!!
Troverà Denise a braccia aperte?? Conoscendo il suo carattere orgoglioso, non penso proprio ù.ù *Non spoilerare, stupida!!*
Ehm... vi lascio con un bel grazie di cuore per tutto questo, non immaginavo che le mie stupidaggini potessero arrivare così lontano a tal punto da essere una delle storie più popolari ^^'
A presto :*

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Capitolo 26
*** 26. Non siamo così soli ***


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Coglione.
Ero stato un coglione.
Come avevo fatto ad arrivare fino a questo punto?! Con quale coraggio stavo andando da lei, ora?
Conoscendo Denise, mi avrebbe sbattuto la porta in faccia. Anzi, a quanto pareva non la conoscevo più, quindi nutrivo ancora la speranza di poterla riabbracciare.
Correvo come una furia, non avevo avuto neanche la pazienza di aspettare un taxi, avevo dimenticato in aeroporto le valige, ma non m’importava più nulla: niente era più importante di quelle carte che stringevo ancora tra le mani.
Le avevo subito riconosciute quelle immagini in bianco e nero, ricordavo come se fosse ieri quando Vanessa, con gli occhi lucidi, mi aveva abbracciato e mi aveva messo tra le mani le immagini di Lily nel suo ventre. Ed io, come un bambino, avevo pianto. Simile felicità si poteva provare solamente in quei momenti e poi rimaneva per tutta la vita. L’avevo provata ancora una volta, con Jack, ed ora vedevo davanti agli occhi l’immagine di quello che dubitavo fosse mio figlio.
Quella cosa era stava crescendo dentro di lei.
Quella cosa ci aveva separato.
Ora, quella cosa, che era anche mio figlio.
Il petto mi faceva male, probabilmente perché i miei polmoni vecchi e divorati dal fumo non ce la facevano più e il mio povero cuore non ne voleva saperne più di sostenere quella corsa, ma c’era qualcosa che andava oltre il dolore fisico, qualcosa che faceva ancora più male: il pentimento.
Tutto quel miscuglio di sensazioni ed emozioni si mescolava irreversibilmente:
Pentimento, tanto pentimento. Per non averle creduto, per averle dato della bugiarda, per averla ignorata, trattata male, abbandonata.
Rabbia. Il mio cuore era avvolto da un rovo di spine che lo facevano sanguinare. L’avevo lasciata da sola per tre fottutissimi lunghi, pessimi, torturanti mesi, da sola ad affrontare le sue paure, da sola senza il mio appoggio nelle sue scelte.
Paura. Tremavo al solo pensiero che non mi avrebbe voluto rivedere, che stavolta fosse stata lei a non voler ascoltare me, come avevo fatto io. Avevo paura che non fossi più in tempo per sistemare tutto, che non avrei potuto continuare a far parte del suo presente e futuro ma che sarei diventato un pezzo del passato da archiviare.
Agitazione. Dovevo arrivare in fretta, dovevo vederla, parlarle, abbracciarla, baciarla. Doveva sapere cosa mi era successo.
Ero stata una pecorella smarrita ed ora avevo ritrovato la strada.

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Solo un matto poteva venirmi a trovare alle due di notte.
E il matto in questione era l’ultimo della lista dei miei sospettati.
Appena aprii la porta, mi trovai davanti una figura alta e alzai lo sguardo per vedere l’uomo in viso, incrociando un paio di occhi scuri.
Come una doccia gelata, venni travolta da mille miliardi di emozioni indefinite quando vidi Johnny dinanzi a me. Sgranai gli occhi, trattenni il respiro e rimasi immobile, quasi impaurita, a fissarlo.
Dopo tutto il tempo che era passato, abbracciarlo sarebbe stata la cosa più bella. Ma le gambe mi impedivano di muovermi ed ero restata lì impalata ad aspettare chissà cosa. Ad aspettare lui, come avevo fatto per tutto questo tempo. Serrai le mascelle e il mio sguardo divenne gelido; cercai di anestetizzare la rabbia.
Il suo sguardo si posò subito sul rigonfiamento della mia pancia e, quando vide con i suoi occhi la realtà che gli avevo urlato più volte contro, crollò. Nel vero senso della parola, cadde carponi, in ginocchio per terra, sconfortato, esausto, con il capo chino da cane bastonato.
«Dimmi solo se vuoi sbattermi o no la porta in faccia», disse con voce rotta, fissando ancora in basso.
Ero veramente combattuta: se una parte di me mi gridava di buttarmi tra le sue braccia, l’altra mi imponeva di chiudergli veramente la porta in faccia. Proprio non c’era una piccola vocina che mi desse una soluzione, a metà tra le due cose: toccava solo a me decidere. Chiudere la porta davanti ai suoi occhi avrebbe significato tenerlo fuori dalla mia casa ma soprattutto dalla mia vita: volevo veramente fare a meno di lui per sempre?
Silenziosamente, mi sedetti sulla scalinata per essere della sua altezza e, mantenendo un espressione indifferente, continuai a fissarlo in attesa che parlasse.
«Grazie», mi sussurrò.
«Guardami negli occhi», lo richiamai con amarezza. Lui scosse il capo.
«Non ce la faccio. Mi vergogno troppo», confessò. Una risatina sarcastica mi sfuggì dalla bocca.
«Sei patetico»
«Non pensavo che…»
«Ti stessi dicendo la verità? Cosa ti ha fatto cambiare idea?». Mi rispose porgendomi delle carte e incrociò finalmente il mio sguardo. Le scrutai, osservando poi l’ecografia che avevo fatto poco tempo fa. Chiusi gli occhi e cercai di inghiottire il groppo alla gola.
«Ti servivano delle prove materiali per credere?», sussurrai addolorata e lui annuì impercettibilmente.
«Sì. Le volevo. Sono stato investito da quelle parole in un momento di furia, con una velocità tale da non credere. E ci ho riflettuto, tu non immagini quanto. Speravo che fosse tutto vero e falso allo stesso tempo: ho avuto paura, non ho voluto crederci»
«Tu hai avuto paura? E non hai pensato a quello che avrei dovuto andare incontro io?! Mi hai lasciata da sola in una casa con un bambino, Johnny! Ed io non sapevo nemmeno cosa fare! Se non fosse stato per Tim, Marylin e gli altri l’avrei già perso. Ho avuto paura anche io, ma ho affrontato con maturità la realtà. E la cosa più terribile è stato di averlo dovuto fare senza di te!», gli urlai contro, con rabbia e dolore, ma anche con rimorso, mentre gli occhi si velarono di lacrime.
«Lo sappiamo entrambi che sei più forte di me»
«Non dovrebbe essere così»
«Lo è», rispose prontamente, quasi ringhiando. Incrociai ancora i suoi occhi scuri e cercai di leggervi dentro qualcosa. In quel momento, mi riusciva davvero difficile farlo.
«Ho sentito che in fondo sono ancora in tempo per rimediare», aggiunse, infilandosi la mano in tasca. «E so che ho scelto il momento peggiore per chiederti una delle cose per le quali mi ero preparato a lungo e che volevo fare già da tempo. Ma se dobbiamo crescere insieme nostro figlio, voglio sapere se c’è ancora amore. Per questo te lo chiedo ora, così: vuoi sposarmi?». Sentii le mie mani fredde tra quelle bollenti di Johnny mentre cercavo di rimanere lucida dopo le sue parole. Lo guardai sorpresa, in quel momento mi sentivo come una pietra di un fiume sulla quale scorreva l’acqua rimanendo impassibile. C’era ancora qualcosa che mi ostacolava, che mi impediva di provare determinate emozioni, ma nonostante ciò non avevo mai avuto dubbi su cosa farne della mia vita. Mai, e dico mai, avrei rinunciato a lui, qualsiasi cosa mi avrebbe fatto.
Deglutii e tirai un sospiro sonoro, incrociando uno sguardo che stavolta riuscii ad interpretare: era nervoso, timoroso della mia risposta perché non glie avevo ancora fatto un sorriso gridando “sì”.
E di sorrisi, per ora, non ce ne sarebbero stati.
Mi accostai tanto quanto bastava per sentire il suo calore e finalmente potei poggiarmi sul suo petto. Lo abbracciai lentamente, stringendo la sua maglia tra le mani che avevo intrecciato dietro la sua schiena e affondai nel suo petto, godendomi le sue braccia muscolose che si strinsero di scatto, quasi soffocandomi, per paura che potessi scappare via. Affondò il viso nei miei capelli, odorandoli, mentre mi tastava per vedere se fossi reale. Dopo tutto quel tempo, mi sentivo di nuovo al sicuro, protetta da tutto e tutti. Una parte di me era ritornata per completarmi.
«Oh Dio, non puoi farmi questo», sussurrai ad occhi chiusi, mordendomi un labbro, mentre mi stringevo a lui. «Sei terribilmente ingiusto, perché sai che non potrei mai dirti di no», aggiunsi, riempiendomi i polmoni del suo profumo.
«Lo prendo come un sì?», mormorò lui. Mi staccai per guardarlo negli occhi.
«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?», sorrisi, scherzando.
«Non è una cosa che mi capita di fare tutti i giorni», rispose lui, ricambiando il sorriso.
«Sì, voglio sposarti, voglio che il mio sogno di famiglia perfetta si realizzi», mormorai e le sue labbra si posarono immediatamente sulle mie. Roventi, morbide, erotiche, come le ricordavo, come le sognavo ogni notte incollate nuovamente sulle mie: non potevo chiedere di meglio. Si staccò da me per afferrarmi la mano e infilarmi un anello al dito e finalmente quel groppo alla gola scese e quella barriera di cemento crollò, permettendomi di provare di nuovo quei sentimenti che avevo cercato di esternare: amore e felicità, allo stato puro. Mi gettai nuovamente tra le sue braccia e lui si sollevò, trascinandomi dentro casa e, più precisamente, nella camera da letto.
«Cancelliamo quello che è successo, ricominciamo da zero», sussurrò sulle mie labbra, strappandomi la camicia da dosso.
«No. Ricominciamo da tre», sorrisi, conducendo la sua mano sulla mia pancia. Vidi i suoi occhi brillare come due stelle e un sorriso paradisiaco dipingersi felicemente sul volto del mio futuro marito.


Mi sto seriamente rendendo conto di quanto questo capitolo sia vicino alla fine... non può essere! Non dopo che ho appena pubblicato l'ultimo capitolo dell'altra mai storia preferita :'((
Vabbè, tornando alla storia, mi sono divertita un mondo a sentirvi implorare di farli fare pace *risata malefica* ma è stato ancroa più bello ricongiungerli *^*
Spero che vi sia piaciuto, ho poco tempo, scusate se vi ho "arronzato" xD
A presto!! :*
 

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Capitolo 27
*** 27. Parole di mamma ***


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Mi divertii a percorrere il profilo del suo viso con le dita, accarezzandola delicatamente. La guardai dormire profondamente e mi tirai su per poterla osservare meglio e lei sospirò, accostandosi a me e stringendosi al mio petto. Sorrisi, le accarezzai i capelli, le bacia il capo e chiusi anche io gli occhi. Ora capivo perché avevo passato così tante notti insonni ultimamente: Denise era la sola cosa che poteva farmi stare bene. Sentire il calore del suo corpo, il profumo della sua pelle, il suono del suo respiro era ciò che desideravo più di ogni altra cosa. Presi a baciare la sua guancia, accarezzandole le braccia, pensando che sarebbe stata per sempre mia. Quella donna semplice, piccola e minuta conteneva il mio universo intero, la mia felicità: nel suo ventre c’era nostro figlio, nella sua anima la mia. Come ero stato così stupido da pensare che avrei potuto rinunciare a lei?

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Aprii gli occhi e venni travolta dai baci di Johnny che mi frastornarono, togliendomi il respiro per qualche secondo.
«Buongiorno», mi sussurrò e ricambiai con un sorriso languido, avvinghiandomi al suo petto nudo e godendomi il suo profumo.
«Temevo fossi un sogno», farfugliai ancora stordita e assonnata, richiudendo gli occhi. Lo sentii ridere, mentre tornava ad accarezzarmi i capelli.
«Stavo pensando…», accennò e io sollevai il capo per poterlo guardare. «Lui è un maschio, giusto?», disse infine. Lo guardai perplessa per qualche secondo prima di capire ciò che mi stava dicendo.
«Oh… uhm… sì», farfugliai confusa. Lui sorrise ancora.
«Hai già pensato a come chiamarlo?»
«Speravo di farlo con te», gli sorrisi, iniziando a giocherellare sul suo petto, disegnando tanti piccoli cerchietti. Mi cinse per le spalle, iniziando a sfiorarmi le braccia. «A te che nome piace?»
«Non saprei», mormorò lui. «Io ancora non ci credo… è passato così tanto tempo dall’ultima volta che…»
«…che hai passato le notti in bianco a cambiare pannolini puzzolenti?», gli suggerii ridendo e lui con me.
«Quello lo farai tu, mammina!», borbottò.
«Sei tu quello che ha già avuto due figli!»
«Non è una scusa valida», sussurrò sulle mie labbra, accarezzando poi il mio ventre. «David, Michael, Robert... ce ne sono tanti di nomi carini», aggiunse, tornando a fissare il soffitto. Mi stiracchiai, sbadigliando.
«Ci penseremo tra un paio di mesi», farfugliai, rigirandomi nel letto.
«Ma io voglio già chiamarlo con un nome!»
«Chiamalo Baby Depp per ora», dissi, prima di scoppiare a ridere. «Tim lo chiama così», aggiunsi.
«Davvero?», rise lui. Ci furono alcuni minuti di silenzio. «Non ho mai ascoltato ciò che avevi da dire, riguardo quello che è successo…»
«Non avevi detto che volevi ricominciare da capo?», lo canzonai e lui si poggiò con la testa su un palmo della mano per fissarmi meglio.
«Sì, ma voglio sapere la verità», insistette. Sospirai, scostandogli un ciuffo adorabile di capelli.
«Non c’è nulla da sapere, Joh. Fred e Vanessa si erano messi d’accordo per mandare all’aria il nostro futuro», dissi amaramente, sorridendo anche perché non c’erano affatto riusciti. Johnny s’irrigidì.
«E cosa c’entra Vanessa in tutto questo?!»
«Ha pagato Fred per farlo venire qui e farsi fotografare dai paparazzi», borbottai, alzando gli occhi al cielo. Johnny, come se veramente non ne sapesse nulla, sgranò gli occhi sorpreso.
«Che puttana», sussurrò incredulo ed io risi, allacciando le dita intorno al suo collo ed attirandolo alle mie labbra. «Non sarai come lei tra una decina d’anni, vero?»
«Mmh e chi lo sa se diventerò una mogliettina gelosa», sussurrai al suo orecchio, divertita. Rise di gusto.
 
«Lo sapevo che tutto si sarebbe sistemato», sorrise Marylin, abbracciandomi.
«Anche se ci hai messo il tuo zampino…», accennai e lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
«Scusami, gli ho inviato quei documenti di nascosto ma… sapevo che con quelli sarebbe sicuramente tornato», mi spiegò, lanciando un’occhiata a Johnny che stava parlando con Charlie nel parcheggio. «Dove state andando?», aggiunse ed io sospirai.
«Da mia madre. Aspetto un bambino e presto mi sposerò, direi che è ora di presentarle i-»
«Cosa?! Ti sposi?»
«Sì»
«E quando avevi pensato di dirmelo, stronza!», esclamò e ridemmo, prima che mi circondasse con un enorme abbraccio. «Sono felicissima per te», aggiunse.
«Ti voglio bene».
 
Tornai in quel vicolo in periferia della città, quello nel quale ero stata raramente negli ultimi anni. Venni investita da un brivido di paura nel ritrovarmi davanti a quella porta di legno laccato. Johnny mi aveva dato un bacio e aveva detto che mi avrebbe aspettato fuori ed io avevo annuito, bussando il campanello della porta di mia madre.
Sono ancora in tempo per scappare.
Affronta i fantasmi del passato, per una buona volta!
Forse è meglio lasciarli dove sono questi fantasmi…
Stai per sposarti, per diventare madre… lei lo deve sapere.
Ogni mandata della chiave nella toppa era un tocco al cuore e quando la porta si aprì temetti di morire d’infarto. Una donna dai capelli biondi e arruffati venne ad aprire: indossava una maglia viola prugna un paio di taglie più grandi della sua, un pantalone nero e si ripuliva le mani con uno strofinaccio da cucina malridotto, fissandomi con la bocca socchiusa e gli occhi sbarrati. Questa era mia madre, la donna che amava trascurarsi, che detestava il trucco e qualsiasi altra cosa che potesse mettere in risalto la bellezza femminile.
«Denise?», sussurrò, come se avesse paura che non fossi io.
«Ciao mamma», sorrisi malinconica, sentendo il nodo alla gola attorcigliarsi intorno alle tonsille e soffocarmi. Lei tentennò per qualche secondo, poi sospirò e si gettò tra le mie braccia.
«Non posso credere che sei qui», sussurrò tra un singhiozzo e l’altro che io dovetti sforzarmi di non crollare anch’io. Se iniziavo a piangere, era la fine e  non ce l’avrei fatta a dire tutto ciò che avevo sulla punta della lingua da giorni.
«Ho parecchie cose da dirti», mormorai timorosa, rigida come una mazza da biliardo. Lei mi sorrise e spalancò la porta di casa, accogliendomi.

“Sarò felice di spalancare di nuovo la porta di casa davanti ai tuoi occhi, Denise, il giorno che cambierai idea e ritornerai: non ce la farò a portarti rancore.”

Queste erano le parole che aveva detto tempo fa, l’ultima volta che ci eravamo viste. E così era stato: mi stava accogliendo di nuovo in casa sua. Lanciò lo strofinaccio sulla tavola della cucina e richiuse la porta alle mie spalle. Mi persi nei ricordi, guardandomi attorno: aveva cambiato il colore delle tende, comprato un nuovo centrino sul tavolo, ma tutto il resto era rimasto uguale, perfino quella radio antica che non funzionava da decenni ma che non aveva mai avuto il coraggio di buttare era ancora lì, come ricordavo.
«Siediti», mi disse, accompagnandomi al tavolo e sedendosi poi di fronte a me. Accennai un sorriso forzato, con il capo chino, avvertendo la pressione del suo sguardo curioso su di me. Lei non riusciva a contenere tutta la contentezza e lo si vedeva nei suoi gesti, nelle sue mani tremanti, mentre io me ne stavo immobile con lo sguardo da cane bastonato. Non riuscivo a guardarla negli occhi, mi sentivo la persona più meschina del mondo e me ne vergognavo. Sussultai quando sentii il calore della sua mano sulla mia e incrociai i suoi occhi lucidi e tremolanti. Da dove potevo iniziare?
«Ho saputo che te la stai cavando piuttosto bene», iniziò lei, vedendo che non riuscivo a parlare. Annuii lentamente e sorrisi. «Marylin come sta?»
«Bene. Tra un po’ si sposa», mormorai e un velo di stupore si tinse sul suo volto.
«La piccola Mary si sposa?», sussurrò sorridendo: aveva considerato Marylin un po’ come sua figlia.
«Aspetta un bambino», aggiunsi, aumentando il suo grado di “sorpresa”.
«Che bella notizia», rise lei dopo qualche minuto, congiungendo le mani come se volesse pregare. «E tu?», aggiunse dopo.
«Sono capitate molte cose anche a me», sorrisi amaramente, pensando a Johnny che aspettava già da quasi mezz’ora lì fuori. Ma l’avevo avvertito che ci avrei messo tempo: “tutta la giornata, se vuoi” mi aveva risposto lui sorridendomi.
«Lo so, anche se non ero presente ho seguito la tua nuova carriera. Ho visto il film e letto i giornali… non potevo crederci che avessi rotto con Fred e poi… Johnny Depp… e…»
«Partiamo dal principio», risi io.
Anche la mamma è una fan, non lo dimentichiamo.
Altrimenti da chi avrei preso le mie fissazioni?!

«Fred mi tradiva, non eravamo fatti l’uno per l’altro senza giri di parole. È stato meglio così, perché se penso a tutto quello che ha fatto mi viene un dolore allo stomaco e un istinto omicida», ringhiai, gesticolando. Lei sorrise, annuendo.
«Non mi è mai piaciuto fino in fondo»
«Dovevo darti ascolto, quando mi dicesti che non era un tipo affidabile», mormorai annuendo. Mi scostai un ciuffo di capelli. «Johnny l’ho incontrato un po’ per caso, a dir la verità. La mia è stata una vera e propria “botta di culo”». Scoppiammo a ridere. «E poi… beh, mi ha dato modo di entrare nello spettacolo»
«E com’è stato? Insomma… io ho solamente visto nello schermo una bellissima donna che recitava accanto a Johnny Depp in una maniera assurdamente perfetta!»
«Duro lavoro, mamma, non lo immagini neanche», risi, sospirando poi malinconicamente: quanto mi mancavano quelle giornate insieme a Nicoletta e Keira, le battutina di Orlando, le imprecazioni di Robert, anche quei sguardi un po’ invidiosi di Charlene. «Dovevo imparare le battute a memoria e ripeterle in continuazione fino a quando la scena non era perfetta», sorrisi.
«Sarà stato divertente», ridacchiò e mi parve di vedere una ragazzina di sedici anni al posto di mia madre. «E… come ci sei arrivata ai giornaletti scandalistici con Depp?», aggiunse ridendo furbamente. Arrossii e mi morsi il labbro imbarazzata.
«Johnny è sempre stato così divertente, mi ha aiutato nei miei momenti di crisi con Fred, mi è stato vicino… mi ha regalato un sogno, mamma, e me ne sono innamorata», sussurrai senza più imbarazzo: era la pura verità.
«E… lui?», azzardò.
«Ha chiesto di sposarmi», sorrisi, attendendo una sua reazione. Balzò dalla sedia e diede un urlo, due secondi prima di venirmi incontro e stringermi, investendomi del suo profumo alla liquirizia che non avevo sentito prima. La sentii piangere di nuovo.
«La mia piccolina», sussurrò, stringendomi forte. «Quanto ho desiderato che ci fosse qualcuno a renderti finalmente felice, tesoro mio».
«Abbiamo deciso di sposarci anche perché… aspetto un bambino». E dopo quella mia affermazione, scoppiai anche io in lacrime.
«Lo so che non sono stata una buona madre, Denise, ma se mi permetti vorrò essere una buona nonna. Ho sbagliato, ti ho trascurata, sei stata male e ne ho pagato le conseguenze perché alla fine sei andata via… non sai quanto sono stata male, tesoro. Perché ecco… avere un figlio è la cosa più bella del mondo e quindi io-»
«Mamma», la interruppi, afferrando le sue mani e stringendole. «Lasciamo alle spalle il passato. Neanche io sono stata una figlia modello: possiamo ricominciare», sussurrai, buttando giù il groppo alla gola.
«Ti voglio bene»
«Sono felice di aver chiarito tutto: avrei dovuto farlo prima. Te ne voglio tanto anche io», mormorai. Mi diede un grosso bacio sulla fronte e poi mi guardò negli occhi.
«Ma ora… devo presentarti il mio futuro marito», sorrisi, alzandomi dalla sedia. Mi lasciai alle spalle mia madre con l’espressione imbambolata e andai a chiamare Johnny.
«Tutto bene?», sussurrò preoccupato, guardandomi, asciugandomi l'ultima lacrima che era scivolata giù lungo la mia guancia e lasciandomi una carezza con la sua mano grossa e calda. Sorrisi e annuii.
«Tranquillo, sono lacrime di gioia», mormorai. «Vieni a conoscere mia madre?». Lo trascinai senza attendere una risposta su per le scale, avvertendo la stretta della sua mano farsi più forte.
e lo portai dinanzi agli occhi di mia madre.
«Oh Dio», sussurrò con un gridolino soffocato.
«Mamma, ti presento il mio futuro maritino», ridacchiai.
«Piacere di conoscerla», sorrise Johnny, afferrando la mano che gli aveva offerto e baciandola gentilmente. Accennò una risatina e le ci volle qualche minuto per riprendersi.
Quando fummo davanti un caffè bollente, si schiarì la voce.
«Mettiamo le cose in chiaro: non mi interessa che hai quasi la mia stessa età e sorvolo anche la differenza di anni con Denise, ma se la fai soffrire e se la vostra storia finisce come tutte le altre che ti porti alle spalle, non me ne frega che ti chiami Johnny Depp e ti faccio tornare un ragazzino», minacciò, seppure risultò essere un po' acida e troppo invadente sulla sua vita privata, seppure con fare scherzoso. Lui la guardò sorpreso per qualche secondo, poi rise.
«Mi farebbe un grande piacere se mi togliesse qualche anno», bofonchiò facendola scoppiare a ridere.
«Ah, beato chi si ascolta!», esclamò.
Iniziarono a parlare vivamente, quasi mi tagliarono fuori dal discorso: dal nuovo film, al suo lavoro, ai piatti preferiti, gli hobby, la Francia. Ridevano e scherzavano come vecchi amici ed io restavo a guardarli sorridendo. Avevo l’anima in pace, ora che anche questa era sistemata: mio figlio doveva nascere in un ambiente sereno e per fortuna ora lo era. Sorridendo, passavo dal viso di Johnny a quello della mia mamma, sentendo il mio cuore scoppiare d’amore. Sarei stata una madre anche io, sarei stata esattamente come era la mia: perfetta.
Due ore dopo, stavano sul serio parlando di come cambiare pannolini.
«Potresti esercitarti sulle tue vecchie bambole», disse lei, facendo ridacchiare Johnny.
«Spero che tu non faccia sul serio, mamma», mormorai imbarazzatissima, mettendomi una mano alla fronte e cercando di nascondere il mio viso tra i capelli.




Yes, Ho aggiornato! *^* Non ho riguardato perfettamente ma avevo fretta di pubblicare; era da un po' che non lo facevo e nei prossimi giorni forse non avrei potuto quindi... beh, ecco tutto u.u
Grazie a chi ha avuto la pazienza di aspettare tanto! Spero condividiate le mie scelte: ho deciso di inserirla la mammina perché Denise stava male già da troppo tempo e deve essere tutto perfetto u.u
Scusate, ma no ho molto tempo (vado ad una festa e lo so che non vi interessa u.u) ahah quindi...
Un bacione :*

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Capitolo 28
*** 28. Togliamo i sogni dai cassetti e apriamo gli armadi! ***


Nda: Questo è il mio regalo per Pasqua, mi sono affrettata a pubblicarlo perché non so quando potrò connettermi con tutte queste feste e non volevo far passare molto tempo ;)
Ho dato un'occhiata a tutta la gente che mi segue: siete davvero fanstastici! 176 recensioni *-* riuscirò ad arrivare a 200? :O E chi lo sa, è il mio obiettivo quindi aiutatemii u.u
Buona lettura!



«Sai, stavo pensando a quello che mi hai detto», disse lui, sollevando il suo capo per guardarmi negli occhi.
«Mmh», feci io, passando una mano tra i suoi folti capelli, appoggiata ad una pila di tre cuscini sul letto.
«Perché Vanessa e Fred avrebbero fatto tutto questo?», mormorò, mettendosi in piedi di fronte a me. «Sapevano che le nostre storie erano finite: che senso ha farci avere i giornali contro?», continuò, afferrando la sua giacca.
«Dove vai?», dissi, sollevandomi e guardandolo confusa.
«Devo parlare con lei, Den, odio lasciare le cose in sospeso senza chiarimenti», mi disse deciso, afferrando poi il mio mento e lasciandomi dei piccoli baci.
«Non fare omicidi», scherzai, venendo lasciata da sola nella mia camera con le risate di Johnny che mi rimbombavano ancora in testa. Non avrei commesso di nuovo l’errore di arrabbiarmi, se lui andava a casa di Vanessa. Era giusto che chiarissero anche questo, anche se ciò riguardava me e il mio bambino.

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«Oh, ciao», mi fece Vanessa in tono neutrale e aria indifferente come se si aspettasse di trovarmi già lì, squadrandomi. Io, in piedi davanti alla porta di quella che un tempo era stata la mia casa, la fissai.
«Devo parlarti», tagliai corto. Vanessa, consapevolmente, abbassò il capo e annuì, facendomi spazio per farmi entrare in casa.
«I bambini non ci sono?», le chiesi, guardandomi intorno: mi sarebbe dispiaciuto che avessero assistito ancora una volta ad un nostro litigio. Vivevano ancora in quella favola nella quale credevano che dopo il divorzio c’era l’amicizia, credevano ancora che io e la loro mamma ci amassimo ancora.
«Sono a scuola», tagliò corto, poggiandosi poi al muro e serrando le braccia al petto, come se fosse lei l’offesa della situazione. Mi sedetti e mi fissai le dita intrecciate, sospirando, estraendo poi una sigaretta dal pacchetto con mano tremante e portandomela alle labbra.
«Perché?», sussurrai, mordendomi le labbra, senza guardarla negli occhi. Vanessa non parlò, la sua risposta non giunse alle mie orecchie.
«Perché?», insistetti, ispirando il fumo della sigaretta, alzando il capo e osservando i suoi occhi arrossati.
«Perché ti amo», sussurrò flebilmente, asciugandosi con il dorso della mano quella lacrima che stava segnando la sua guancia pallida. Mi alzai e iniziai a cercare qualche parola adatta da dirle.
Dunque… come si diceva ad una donna, in modo gentile ovviamente, che era tutto finito? Che il proprio marito amava un’altra?
«Ed è qui che sbagli. Non devi», dissi freddamente, deglutendo. Lei annuì.
«Lo sapevo che era diventato difficile, ma pensavo che io ti sarei bastata», mormorò, mordendosi il labbro inferiore. «È terribile addormentarsi da soli, è terribile sapere che sei felice anche senza di me», sibilò tra i denti, serrando le mascelle, mentre le sue lacrime scendevano senza far alcun rumore, come fosse solamente pioggia.
«Non cambieranno le cose, ormai è finita, Vane: devi capirlo e rassegnarti»
«La fai facile tu!», ringhiò, facendo dondolare le proprie braccia lungo i fianchi. «Qualunque cosa il destino ci avesse potuto riservare, mi immaginavo il resto della mia vita sdraiata a letto accanto a te, chiacchierando abbracciati»
«Mi dispiace»
«Questo è tutto quello che sai dire? Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace… eh no, dispiace a me. Perché la fregatura è questa: quando fai bene agli altri, ne fai più di ogni altra cosa al mondo. Ma quando fai male… pure»
«Lo so, ed è per questo che è ho pensato fosse meglio lasciarci! Puoi trovare di meglio»
«Tu hai trovato un rimpiazzo, non ti costa nulla dimenticare»
«Ma non l’ho dimenticato, Vanessa! Sarei matto se lo facessi! Non posso scordare quattordici anni di felicità, quattordici anni in cui ti ho amata come nessun’altra. Ricordi cosa ti dicevo sempre? “Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle cose che non vuoi provare”.Sarò forse egoista a chiederti di dimenticare ma almeno cerca di superarlo»
«E come?!», mormorò. «Non sai quanto mi fa male vedervi insieme, sapere che lei ti avrà al posto mio, sapere che magari lei potrà spezzarti il cuore»
«Non lo farà», tagliai corto, serrando le mascelle e picchiettando il tizzone della sigaretta nel posacenere mezzo pieno. «Non può»
«Che significa?»
«Che nessuno dei due avrà via di uscita in questa storia», accennai, afferrando poi le sue mani. «Le ho chiesto di sposarmi». Sgranò gli occhi, trattenne il fiato e restò a fissarmi come se avesse visto un fantasma. Faceva male persino a me dirglielo, ma forse era meglio che lo sapesse da me ora che domani dalla stampa.
«Allora è proprio vero», mormorò a testa bassa, tirando su col naso e asciugandosi l’ultima lacrima. «Vuoi una nuova famiglia»
«Ho comunque due figli qui, da te, Denise e il bambino saranno solo un’altra parte di me», borbottai, allontanandomi e afferrando gli occhiali da sole che avevo poggiato sul tavolo.
«Il bambino?», ripeté lentamente, avendo paura di ogni mia possibile risposta. Scossi il capo.
«Non chiedere, Vane, ti farebbe solo più male sentire le mie risposte»
«Okay, va bene, è giusto che abbiate anche un bambino», disse lei con una calma apparente che nascondeva dentro di sé la terza guerra mondiale. «Porgi le mie scuse a Denise per quello che è successo ed esci da questa casa, Johnny», mormorò, serrando le mascelle e guardandomi con occhi di fuoco.
«Mi dispiace», mormorai ancora una volta, avanzando verso la porta, senza riuscire a fare a meno di pronunciare quelle parole che la facevano stare ancora più male. Restare ora sarebbe stato inutile, così come sarebbe stato inutile consolarla: il dolore l’avrebbe resa più forte, l’avrei soltanto potuta illudere. «Ti ho amata», aggiunsi. Volevo che lo sapesse, che fosse consapevole del fatto che era stata importante. Mi richiusi la porta alle spalle e rimasi lì dietro in silenzio per qualche secondo. Forse mi aspettavo un pianto isterico, forse il rumore dei vetri e dei piatti che andavano in frantumi. Sentii invece della musica provenire dal suo stereo ad alto volume e lei che canticchiava. La musica però non riusciva comunque a nascondere i suoi singhiozzi.
Perdonami anche per questo.
Mi misi in macchina e corsi via. Avevo bisogno di una buona tazza di caffè con un buon amico.
Tim fu puntuale a quell’incontro, da buon amico altruista si sedette di fronte a me al tavolo del bar con il suo caffè e ascoltò pazientemente il mio sfogo, senza interrompere il mio fiume di parole. Solo quando mi accorsi che non aveva aperto bocca, mi fermai e lo guardai in cerca di qualche parola utile e preziosa. Lui scosse il capo e sorrise amaramente.
«Sei troppo masochista Johnny», mi accusò. «Il mondo non gira nel verso che preferisci», aggiunse, affondando nella sua tazza. Sospirai, accendendo la quinta sigaretta.
«Mi sento in colpa»
«Vanessa è una donna forte. E anche abbastanza intelligente da capire la stronzata che ha fatto, sorridere ai tuoi figli ed andare avanti»
«Questo lo so»
«Quindi ora alza il tuo culo dalla sedia e torna da tua moglie e il tuo bambino. Te ne saranno grati loro e anche i tuoi polmoni», borbottò, strappandomi da mano la sigaretta. Lo guardai corrucciato, poi gli sorrisi.
«Grazie Tim»
«Salutami Denise».

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«Ehi, Den, véstiti ed esci: ti aspetto in macchina». Sobbalzai quando Johnny piombò in casa e lo guardai perplessa.
«Dove andiamo?»
«Abbiamo un intervista tra mezz’ora»
«Un… intervista…», ripetei, mettendomi in piedi e fissandolo perplessa. «Ma…»
«Ma?»
«Così vedranno che… ecco… aspettiamo un bambino»
«Appunto», rise lui, avvicinandosi a me e allacciando le mani dietro la mia schiena. «Non pensi sia ora di far sapere al mondo questa magnifica notizia?», sussurrò, sfiorandomi amorevolmente la punta del naso. Risi.
«Dammi solo dieci minuti»
«Spero che non durino come tutte le altre volte che mi hai chiesto “SOLO” dieci minuti, perché non abbiamo tutta la giornata!», esclamò, prendendomi in giro, uscendo di casa.
Per ripicca, ci misi veramente soltanto dieci minuti ad orologio.
«Hai parlato con Vanessa?», gli chiesi, dopo averlo osservato a lungo in silenzio. Lui, senza staccare gli occhi dalla strada davanti a sé, annuì.
«Per un attimo, avevo sperato che ci lasciassimo pacificamente»
«Ti ha urlato contro quanto facciamo schifo?», ipotizzai amaramente.
«No», sospirò. «Ti porge le sue scuse»
«Eh?», squittii meravigliata, facendo forse una strana espressione, ma lui non disse più nulla, rimanendo della stessa espressione seria. Sospirai, poggiando la mano sulla sua in segno di conforto. Lui si voltò e mi sorrise.
«Lo sai, vero, che farò di tutto per renderti felice?», mormorai.
«Lo sai, vero, che basta il tuo sorriso a rendermi felice?», replicò lui, sfiorandomi la guancia. Sorrisi.
«Pensa a guidare, dai», scherzai, facendo cenno alla strada davanti. Lui rise, tornando a fissare davanti a sé.
«Quindi… aspetta un bambino?», ripeté la donna con un taccuino in mano e gli occhi sgranati, fissi sulla mia pancia, e l’espressione incredula sul volto. Johnny ed io scoppiammo a ridere.
«Con questa nostra dichiarazione farà soldi a palate», le feci l’occhiolino e anche lei rise, segnando qualcosa sulla sua agendina.
«E… se posso permettermi, il figlio è di Johnny o di Fred?». Ci furono diversi secondi di silenzio. Io, incredula per la sua sfacciataggine, alzai un sopracciglio e fissai scettica Johnny.
«Mmh, potrei essere ancora dubitante ma purtroppo ho le prove che porterà il mio cognome», scherzò lui, strappandoci un’altra risata.
«Avete già pensato ad un nome?»
«Per ora no, non pensavo fosse così difficile farlo», sorrisi, inclinando la testa di lato.
«Il regista Tim Burton ci aveva accennato un po’ di tempo fa, in un’intervista, che avreste fatto parte del suo nuovo film… cosa ne sarà del progetto?»
«Tim è stato molto gentile a rinviare il progetto: per ora sta lavorando ad un altro film e, appena finirà, procederemo con quello del contratto», sorrise Johnny, precedendomi nella risposta perché non sapevo cosa dire.
«Vostro figlio farà anche lui l’attore, il musicista, o cosa?». Ridemmo ancora.
«Senz’altro gli insegnerò a suonare», rispose Johnny sorridendo.
«Ed io a cucinare», aggiunsi scherzosa. «Potrebbe diventare un ottimo chef». Sorrisi, guardai Johnny e immaginai come sarebbero state, in futuro, le loro lezioni di chitarra.
Come una quindicenne, sognai ad occhi aperti la mia futura famiglia: nel mese di agosto con il sole che sta per tramontare, Johnny seduto sugli scalini del giardino fuori la nostra casa e il piccolo Depp seduto sulle sue gambe a strimpellare e scordare le corde della sua chitarra, mentre io portavo loro una bibita fresca. Avrei sentito per mesi le imprecazioni di Johnny per tutte le corde inutilizzabili, le note stonate di nostro figlio, le loro voci cantare vecchie canzoni.
«Denise?», mi richiamò Johnny.
«Eh?». Incrociai gli occhi scuri della giornalista e ricordai dov’ero. «Scusate, riflettevo», aggiunsi imbarazzata.
«Dicevo, vi piacerebbe se vostro figli diventasse una star di Hollywood?»
«Io sinceramente non lo preferirei: ho sempre voluto tenere alla larga i miei figli da quel mondo… è un posto ingannevole, ci sono troppi soldi, troppa vodka, troppe tentazioni. Non è la strada giusta da seguire», borbottò Johnny.
«Spero proprio che non venga fuori ubriacone come il padre», farfugliai, cercando di essere seria. Quando Johnny mi guardò scettico, non potei far a meno di ridere, strascinandomi dietro le risate degli altri due.
Per quella giornata, ci beccammo parecchi titoli sui giornali, in rete, in tv:
“La coppia più bella del mondo”
“Pannolini e risate per la nuova famiglia Depp”
“Johnny Depp ritorna felice”
“Denise Cooper ha trovato l’amore”
“Johnny e Denise: sposi novelli”

Sì, avevamo deciso di dire anche del nostro matrimonio, avevamo deciso di sposarci dopo la nascita di Baby Depp, anche perché la pancia cresceva e non ci sarebbero più bastati tre mesi per organizzare tutto.

«Sai a cosa pensavo, stamattina, durante l’intervista?», sorrisi, affondando nel cuscino e riuscendo a trovare nell’oscurità il volto di Johnny.
«Cosa?»
«A quando il bambino sarà abbastanza grande per imparare a suonare, alle giornate d’estate che scorreranno veloci, a quando vi guarderò seduta in giardino a strimpellare note.
Baby Depp ti romperà un paio di volte la chitarra, tu imprecherai in francese per non farti capire da lui –pensi che non sia istruttivo insegnargli delle parolacce- e uscirai di corsa a comprarne una nuova. Vi sentirò cantare per tutta la giornata, fino a quando non lo chiamerò per il bagno. E allora lui inizierà a fare storie, come tutti i bambini, perché non vuole andare a lavarsi. E tu gli prometterai che lo porterai al lavoro con te il giorno dopo, a vedere le nuove imprese di Jack Sparrow, se non mi avrebbe fatta arrabbiare.
Poi, la sera, faremo la gara a chi deve impossessarsi per primo del telecomando, faremo vincere lui e dovremmo sorbirci la stessa puntata dei Puffi o dei Barbapapà. E la notte, aspetteremo che si sia addormentato per poter fare l’amore, sperando che non ci interrompa sul più bello chiedendoci di dormire nel lettone», sussurrai, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione. Lui sorrideva beatamente.
«Raccontami di nuovo questa favola della buonanotte», sussurrò al mio orecchio. «Ripetimela ogni sera, fammela imparare a memoria perché voglio che un giorno sia tutto vero».


FINE!




Prima che vi viene un collasso... scherzavoooo :3 ahaha ci siete cascate? u.u Volevo solo vedere che effetto faceva la parola alla fine della storia... wow, ho i brividi!
In effetti, poteva essere un finale perfetto, non vi nascondo che ci ho pensato: direi che è venuto il momento di iniziare a pensare ad un finale ;)
Vi anicipo però che non sarà il prossimo capitolo: ho intenzione di far arrivare la storia a 30 capitoli ù.ù (e nessuno esclude che possano essercene anche degli altri)
Per quanto riguarda questo capitolo, avrei voluto essere più dura con Vanessa, ma non ce l'ho fatta: alla fine ho pensato che non c'è peggior cosa che vedere gli altri "felici senza di me" e quindi... beh, scusate la scena melodrammatica xD
La frase “Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle cose che non vuoi provare" è veramente una citazione di Johnny: oltre ad essere un attore e musicista, è anche un poeta *-*
Direi che ho finito qui: spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro buone vacanze di pasqua.
Non mangiate troppa cioccolata! :3

     
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Capitolo 29
*** 29. Benvenuto, Willy! ***


«Mmh, a quanto pare Vanessa è riuscita a trovare pace», commentò Johnny, seduto sulla sedia sdraio in giardino con le gambe accavallate, leggendo un giornale di gossip con volto accigliato e interessato.
«E da quando in quando leggi giornali di gossip?», lo presi in giro ridendo, mettendomi una mano sotto il pancione che negli ultimi mesi era cresciuto a dismisura e emettendo un verso di fatica per sedermi. Lui mi fece spazio, scostandosi leggermente, e mi permise di vedere la pagina che stava leggendo. In primo piano, una bella foto di Vanessa che baciava un uomo dai capelli brizzolati e la scritta “Il nuovo amore di Paradis”. Non potei fare a meno di scoppiare a ridere dopo aver letto l’intero articolo.
«Sai, sono contenta per lei»
«A chi lo dici! Non riuscivo a dormire la notte dai sensi di colpa», borbottò, scagliando il giornale sul tavolino e stiracchiandosi.
«Mary e Charlie saranno da noi questa sera», lo informai. «Ho dovuto pregare mia madre di fare altrettanto: non avrei sopportato le sue chiacchiere tutta la giornata», sospirai. Lui rise.
«La gravidanza di rende così cattiva?»
«Preferisci le mie crisi isteriche di pianto?», lo ricattai, alzando un sopracciglio.
«Parlè!», esclamò lui sgranando gli occhi e alzando le mani in segno di arresa. Risi e gli diedi un pizzicotto affettuoso sulle guance.
«E tu hai avvisato Tim?»
«Puntuali per le nove». Annuii.
Erano passati mesi da quando eravamo tornati insieme, Johnny aveva lasciato Vanessa ed affrontato il tema del “fratellino in arrivo” con i suoi figli –Jack si era messo a correre per tutta la casa urlando felicemente di avere finalmente un marinaio in più nella sua ciurma-.
Ero entrata nell’ottavo mese da pochi giorni: avevo messo su parecchi chili, i vestiti non mi entravano più e la mia pancia sembrava una mongolfiera che mi impediva quasi di muovermi; era diventato faticoso sostenere il peso, dormire di lato e non potersi guardare la punta delle scarpe.
Marylin aveva partorito circa un mese fa e la piccola Ester aveva preso tutto dai genitori: era una splendida bimba dalla carnagione del colore del latte e caffè con un paio di occhi enormi e un bel sorrisetto birbante. Un giorno mi avrebbe chiamata “zia Denise”: era un patto che Mary ed io facemmo quando eravamo delle ragazzine e intendevamo rispettarlo. Anche lei non vedeva l’ora di diventare “zia Mary”!
La mamma mi veniva a trovare due/tre volte alla settimana, anche quattro se Johnny era troppo impegnato col lavoro: mi aiutava a cucinare, con le faccende domestiche, mi teneva compagnia, in poco tempo avevamo recuperato gli anni persi, gettandoci il passato alle spalle.
Tim ed Helena spesso venivano nei fine settimana e pranzavamo insieme: erano diventati anche un po’ i miei migliori amici, oltre a quelli di Johnny. Venivano da noi, ci aiutavano, ci parlavano dei nuovi film e le nuove idee contorte che Tim stava pianificando e nella maggior parte le nostre conversazioni finivano in risate.
Per quanto riguarda Keira e Orlando, avevamo perso un po’ i contatti da quando sono partiti per la Spagna: dopo aver girato lì un film, avevano comprato casa ed ora erano ben lontani da noi. Ci sentivamo comunque per telefono ed avevano promesso che ci sarebbero stati quando Baby Depp sarebbe venuto al mondo: anche loro pretendevano di essere chiamati “zii”.
Johnny aveva preso parte a diversi incontri per organizzarsi sul nuovo film: Pirati dei Caraibi 5. Non era ancora sicuro chi lo avesse girato, ma lui aveva già firmato il contratto dicendo che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a Jack Sparrow.
E, cosa più fantastica, Johnny mi aveva regalato una casa nuova. Sì, c’è chi regala un anello, un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini… Johnny mi aveva bendata e portata dinanzi alla nostra reggia: una di quelle tipiche villette americane enormi, ad un solo piano, bianche con il tetto in legno, due bagni, una cucina, una stanza da letto e altre due camere (per ora, una era di Baby Depp e una per gli ospiti), un soggiorno e un enorme giardino. Con il prato verde, la piscina infossata e le sedie sdraio, come io avevo sognato molte volte. Era una casa grandiosa, molto luminosa, profumata grazie ai fiori delle aiuole sotto le finestre.
A causa della mia gravidanza, avevamo deciso di sposarci dopo il parto, magari quando il piccolo si sarebbe fatto un po’ più grande da essere lasciato solo con la nonna. Johnny aveva detto che questo doveva essere un regalo di nozze, ma non gli pareva sensato andarci a vivere dopo un anno dalla nascita del bambino!
Qui, tra un po’, ci sarebbe stata tutta la nostra famiglia.
Okay, dopo aver fatto il riassunto della tua meravigliosa vita e quella dei tuoi parenti… vuoi controllare la pentola sul fuoco?!
Oddio la pentola!

«La pentola!», esclamai all’improvviso, alzandomi di botto dalla sdraio.
«Calmati, l’ho tolta io», farfugliò Johnny, alzandosi i suoi occhiali da sole e infilandoli tra i suoi folti capelli. Sospirai sollevata.
«Cosa farei senza di te?»
«A volte me lo chiedo anch’io», farfugliò, prendendomi in giro. Sorrisi, sfilandomi gli infradito e poggiando i piedi sull’erba calda.
Era piena estate, il sole aveva battuto per tutto il giorno e stava per tramontare. Adoravo mettermi accanto a Johnny ad ammirarlo in tutte le sue striature arancioni e rosse mentre spariva dietro quegli alberi in lontananza.
«Papà? Quando arriva zio Tim?». Jack, con in mano una macchinina colorata, spuntò dal soggiorno. Avevo quasi dimenticato i figli di Johnny di là a giocare. Oddio, Lily Rose era abbastanza cresciuta per giocare e se ne stava al telefono con chissà chi mentre Jack giocava!
«Tra un po’, tesoro. Vieni qui». Johnny posò definitivamente il giornale e diede qualche colpo sulle sue gambe. Il bambino fece un enorme sorriso e con una corsa si fiondò sulle gambe del padre che borbottò qualcosa ridendo. Incontrai gli occhi scuri del bambino.
«Ho pensato al nome del mio fratellino», disse infine.
«Davvero? Perfetto!», sorrisi, accostandomi a lui e arruffandogli i capelli.
«Sandokan!», esclamò ad un colpo. Scoppiammo a ridere e guardai Johnny negli occhi.
«La piccola tigre della Malesia: a me piace!», scherzai.
«Sì, come no, anche se pensato a qualcosa tipo Clark o Peter Parker», replicò scherzoso. Non che il nome di spiderman facesse schifo, quand’ero piccola dicevo di volermi sposare con qualcuno di nome Peter!
«Perché invece non lo chiamate Benjamin? O Aron, Steve, Thomas», intervenne Lily, scrollandosi i capelli e raggiungendoci in giardino dopo aver infilato il suo cellulare nella tasca degli shorts di jeans. Sgranai gli occhi.
«Mi piace!», esclamai entusiasta, facendo sobbalzare il piccolo.
«Benjamin?», mi chiese Johnny perplesso.
«No, Thomas», replicai.
«Perché non lo chiamate William? Il diminutivo è Willy! Come Willy Wonka, papà!», replicò Jack. Johnny sorrise furbamente.
«Jack Sparrow e Willy Wonka: il mio prossimo figlio lo chiamerò Sweeney!», esclamò ridendo facendo ridere anche me.
«Lo sai che non è male come idea? Il piccolo Willy… mi piace!», replicai.
«Anche a me!»
«E a me!». Solo Johnny non parlava, fisso e pensieroso in un punto indefinito nel vuoto. Restammo a guardarlo, vedendolo poi sorridere.
«William Depp?», chiese infine. Annuimmo tutti e in quel momento anche il piccolo diede un calcio. Sussultai, portandomi la mano alla pancia.
«Credo che piaccia anche a lui», sorrisi, mordendomi il labbro.
«Voglio sentire, voglio sentire!», esclamò Jack entusiasta, scendendo dalle gambe di suo padre e fiondandosi su di me, porgendo poi l’orecchio sul ventre e attendendo fino a quando Willy non decise di accontentarlo.
La mamma, nonostante glielo avessi ripetuto mille volte questa mattina, venne comunque un’ora prima e mi aiutò con la cena. Avremmo cenato in giardino: si stava da dio dopo le otto, quando smetteva di fare così caldo e diventava una di quelle piacevoli serate d’estate da portare nel cuore per tutta la vita.
Aveva sviluppato un bel rapporto anche con i figli di Johnny, che l’adoravano come se fosse veramente sua nonna.
“è perché mia madre non li lascia mangiare tutte queste schifezze!”, rideva sempre Johnny e, cavolo, aveva proprio ragione. Willy sarebbe diventato il bambino più viziato di questa terra grazie a nonna Emily!
«Uh, sono arrivati!», esclamò nonna Emily, affacciandosi dalla finestra. Anche io intravidi la testa riccioluta di Tim che parcheggiava sul retro e sentii la voce di Helena. Jack corse ad aprire e attese impazientemente che arrivassero.
«Buonasera!», esclamarono e portarono, come sempre, una buona dose di allegria.
William Depp, detto “Willy”. Piacque a tutti l’idea di prendere il nome di uno dei personaggi più amati interpretati da Johnny, dopo quello di Jack Sparrow che aveva già come omonimo Jack Depp.
Willy. Il piccolo Willy sembrava essere anche lui felice di questa nuova casa, questa nuova famiglia, questa nuova vita.


E fu così che William Depp nacque il 3 settembre, a cavallo tra l’estate e l’autunno, quando ci si può permettere di continuare a vestirsi a bretelle e andare al mare.
Era tutto previsto, ero già da due giorni in ospedale e, alle cinque del pomeriggio, lo sentii e capii che era pronto per venire al mondo.
Ora, questo si può definire la “parte traumatica” di ogni donna ma, credetemi, non è assolutamente vero. Certo, non era stato piacevole restare in travaglio per circa due ore, ma Johnny mi aveva dato la mano tutto il tempo e Willy era così impaziente di uscire che c’era voluto poco tempo e fatica.

«Coraggio, Den, ancora una volta»
«Avanti, signorina, è quasi fuori!»
«Respiri ancora!». Tirai un sospiro e strinsi così forte la mano di Johnny da poterla stritolare mentre dall’altro lato sentivo la mamma sussurrarmi qualcosa di incoraggiamento. Urlai, stringendo i denti e serrando gli occhi, fino a sentire delle urla disperate di un bambino.
Il pianto più bello del mondo.
Aprii di scatto gli occhi e mi sentii finalmente come svuotata. La prima cosa che vidi furono gli occhi di Johnny scuri, lucidi, preoccupati e troppo ansiosi.
«Amore… ssh, è tutto finito», mi sussurrò, chinandosi su di me e stampandomi dei baci sulla fronte. Come se ci fossimo scordati di Willy, ci dedicammo delle attenzioni che mi parvero nuove. Johnny vedeva forse qualcuno di diverso davanti a sé? Non più una ragazzina, non più la sua ragazza. Aveva davanti a sé la madre di suo figlio. Le urla del bambino ci distrassero.
«Come sta? Voglio vederlo!», sussurrai flebilmente, scostandomi e cercando di sollevarmi.
«Resta dove sei», mi ammonì la mamma, per poi voltarsi verso i tre uomini in camice bianco che ci davano le spalle. Il bambino non la smetteva di piangere.
«Dottore?», mormorò Johnny con voce tremante. Quello più alto si girò e ci sorrise, venendoci incontro con un fagottino tra le mani.
«I nostri più sinceri auguri per William», ci sorrise, porgendolo poi tra le mie mani.
«Willy», precisai.
«Vi lascio soli», sorrisero i dottori, dopo avermi dato il mio bambino. E anche la mamma, capendo probabilmente le mie emozioni, andò via con loro.
Venni travolta da tutte quelle emozioni che non sapevo neanche esistessero: avevo tra le mie mani un essere vivente che io stesso avevo dato alla vita, dotato di calore proprio che ora riscaldava il mio corpo. Willy aveva smesso di piangere, la sua pelle ancora arrossata era avvolta da un panno bianco, la sua manina piccola come quella di un bambolotto era accostata alla sua bocca e ad occhi chiusi se ne stava immobile tra le braccia di sua madre. La mia lacrima bagnò il panno che circondava Willy e mi tirai su, accostando mio figlio al viso e odorando la sua pelle: l’odore più bello del mondo, giuro. Gemette, contorcendosi un po’, prima di tornare tranquillo. Sorrisi, lo guardai ancora, capii di amarlo davvero più di me stessa.
In quel momento, avrei dato la vita per quel fagottino.
Johnny era rimasto quasi in disparte a fissarci con un volto da ebete sul viso e gli occhi ancora più lucidi per l’emozione. Ci stava concedendo con grande generosità quegli attimi solo miei e suoi, rimanendo distaccato.
«Papà?», sussurrai infine, sollevando lo sguardo verso di lui. Scattò all’istante, irrigidendosi. «Che ne dici di dare un benvenuto al piccolo Willy?», aggiunsi sorridendo. Lui, impacciato come se fosse alle prime armi con un qualcosa più piccolo di un metro, si accostò, allungò le mani tremanti e le poggiò su Willy, circondandolo con delicatezza tale come se avesse paura di fargli del male. Il bambino gemette di nuovo, distendendosi.
«Ehy, piccoletto», sussurrò dolcemente Johnny, sfiorandogli la guancia con un dito mentre si sedeva accanto a me.
«È bellissimo, vero?», sorrisi, restando a guardarli, concedendo a Johnny quegli istanti che prima aveva donato lui a me. C’era silenzio, un meraviglioso silenzio scandito dai respiri di un piccoletto.
«Bellissimo», mormorò Johnny, senza riuscire a staccare gli occhi da Willy, «ti somiglia tanto», aggiunse. La porta si spalancò all’istante, facendoci sobbalzare.
«Non avevo smesso di piangere per due ore di fila, quando partorii te», sorrise la mamma, entrando in stanza. Due secondi dopo mi strinse forte, accarezzandomi, e giurai di aver sentito anche un suo singhiozzo che però frenò in tempo.
«Tantissimi auguri, cari», aggiunse, guardandoci e sorridendoci. «Sappiate che qualsiasi cosa sono sempre qui per aiutarvi»
«Lo so, mamma»
«Grazie, Emily»
«E ora dov’è il mio nipotino?», disse all’improvviso, prima di strappare Willy dalle braccia di Johnny che, sinceramente sorpreso, si trovò le mani vuote e una donna sulla cinquantina che continuava a canticchiare delle stupide canzoncine ad un bambino nato da un’ora che, sicuramente, non la capiva né la vedeva.
«Volevate farci aspettare ancora tanto?!», esclamò Keira isterica, irrompendo nella stanza.
«Keira!», sussurrò qualcun altro per rimproverarla. Ridemmo e allungai le braccia verso di lei per attendere un suo abbraccio.
«Quanto mi sei mancata!», sorrisi, stringendola forte.
«Ci siamo precipitati sul primo aereo quando Johnny ha dato la notizia del travaglio»
«Orlando!»
«Tantissimi auguri!». Diede una pacca sulla spalla di Johnny, mi porse un grosso mazzo di fiori rosa, poi i due si accostarono al bambino.
«Oh Dio, che polpettone!», esclamò entusiasta. «Posso tenerlo?»
«Certo», rise Johnny, porgendole il bambino. Come avrebbe potuto dire di no a Keira in quel momento, entusiasta e speranzosa com’era?
«Beh, a questo punto, possiamo entrare anche noi?». Alzammo lo sguardo verso Marylin che entrò seguita da Charlie con Ester tra le braccia che stringeva una grossa confezione regalo.
«Tesoro! Augurissimi», mi sussurrò lei, stringendomi forte. Poi guardò Johnny ed abbracciò anche lui.
«E il piccoletto?»
«Tra le grinfie di Keira e Orlando», risi.
«Oh, il piccolo Willly! Vieni dalla zia!», sussurrò dolcemente, prendendo Willy e iniziando a coccolarlo e dondolarlo, facendo strane facce e vocine assurde.
«Ho portato un po’ di gente, spero che i dottori non ci caccino», rise Tim entrando improvvisamente in stanza. Assieme a lui Helena e i piccoli Billy Ray e Nall, facendo entrare anche Jack e Lily con una miriade di palloncini e nastri azzurri che riempirono la stanza come una festa di compleanno.
«Papà!», esclamò Jack, saltando gli addosso. «Dov’è Willy? Sta bene? Quando posso giocare con lui?»
«Lo voglio vedere!». Johnny accontentò i due, mostrandogli il loro fratellino. Li guardai, osservando le loro facce entusiaste. Ancora non riuscivo a capacitarmi dell’idea che avessero accettato tutto così serenamente e tranquillamente.
«Tantissimi auguri, Denise», mi abbracciò Helena.
«Sono felice per te», sorrise Tim.
«Grazie ragazzi», sorrisi, abbracciandoli.
«Oh, ma sai che no-»
«Cosa succede qua dentro?!». Un infermiere irruppe in camera e guardò allibito il numero di persona all’interno della piccola stanza: dunque, riepilogando… Io, Willy e Johnny più i suoi figli, la mamma, Tim, Helena e i loro due pargoletti, Keira e Orlando, Marylin, Charlie e Ester…
«Uscite fuori, cortesemente», borbottò innervosito, facendo un cenno brusco di lasciare la stanza e impigliandosi nei nastri che palloncini. Stizzito, agitò le mani per liberandosene, facendoli spostare per tutto il pavimento. Ci trattenemmo dal ridere.
«Volevamo solo vedere il piccoletto», borbottò Keira indignata.
«Gli orari di visite non sono questi. Potrete tornare domani. E non tutti insieme»
«Mi dispiace, ma questa è la mia famiglia», replicai, alzando un sopracciglio.
«Non finisce qui», scherzò Keira, puntandogli un dito contro. Il dottore la guardò perplesso mentre si portava dietro tutti quanti verso l’uscita. Mamma diede un ultimo bacio a Willy e me lo porse nuovamente, salutandomi con un dolce sorriso.
L’infermiere si portò il bambino per dei controlli, dicendomi che presto me l’avrebbe riportato per farlo mangiare e mi raccomandò di riposare.
«Hai bisogno di qualcosa?», sussurrò Johnny, accarezzandomi. Sorrisi, adagiandomi sul cuscino e sospirando affaticata.
«Che fatica», farfugliai.
«Sei la donna più forte che abbia mai conosciuto», mi sorrise, baciandomi.
«Non vedo l’ora di poterlo tenere di nuovo tra le braccia, Joh»
«Sì. Anch’io». Si staccò da me e sistemò le coperte. «Ora riposati, ti sveglierò quando tornerà il dottore».
Ma come si può pretendere di dormire in un momento del genere? Come si poteva quando avresti desiderato passare ore a guardare tuo figlio e strapazzarlo di coccole?
Povero bambino... starà sicuramente meglio con zia Ginevra!




*Stappa lo champagne*
BENVENUTO WILLY!!
Ahaha stavate iniziando a temere che avrei finito la storia senza la nascita del piccoletto, così eccovi accontentate! :3
Non so se sono riuscita a descrivere esattamente tutti gli stati d'animo dei genitori (per quanto possa provare a calarmi nei loro panni, non ho ancora avuto modo di provare ad essere madre in prima persona xD) e la successiva confusione dei "festeggiamenti"... non so se mi convince il capitolo, quindi spero che piaccia almeno un po' a voi :/
Triste notizia: molto, molto probabilmente quello prossimo sarà l'ultimo capitolo (potrebbe anche essercene ancora un altro come epilogo non ho deciso >.<) eh, sì, purtroppo siamo quasi alla fine *scoppia a piangere*
ma ora non anguistiamoci, abbiamo ancora un bel po' da goderci e un nuovo arrivato da festeggiare :D:D
Ho deciso di chiamarlo Willy perché Willy Wonka è stato il primo personaggio che ho amato di Johnny: ricordo come fosse ieri il giorno in cui lo vidi e lo amai per la prima volta *^* quindi, beh, questo è il mio piccolo contributo ai miei ricordi di infanzia e un rigraziamento a Johnny (mi faccio i regali da sola, avete notato? :O)
Volete farmelo anche voi un regalo?? continuate a seguirmi e recensire come avete sempre fatto, perché siete grandiose!!
Ancora un bacio, Princess :)

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Capitolo 30
*** La fine del racconto non coincide con la fine di un amore! ***


Note dell'autrice: Ragazze, preparate i fazzoletti!! ahahahah xD
                              No, seriamente, prendere un pacchetto di fazzoletti e mettetevelo vicino.




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Aprii gli occhi quando mi accorsi che nel letto accanto a me non c’era nessuno. Li strabuzzai, cercando di distinguere l’immagine di Denise nel buio. L’orologio segnava le due e un quarto: era ancora notte fonda. Alle mie orecchie arrivava uno strano suono, simile ad un sussurro cantato. Mi alzai, facendo attenzione a non far rumore, e andai in cucina dove avevo visto la luce accesa.
Facendo in modo che Denise non si accorgesse della mia presenza, osservai il profilo del suo viso stanco e pallido, incorniciato dai capelli più arruffati del solito che le ricadevano disordinatamente sulle spalle. Muoveva le labbra lentamente, cantando qualcosa così a bassa voce da sembrare una perfetta ninnananna e, con un seno scoperto, allattava il piccolo Willy che se ne stava beato tra le braccia calde di sua madre.
Avrei voluto avere un telecomando, mettere pausa, sedermi comodamente e osservare la scena per tutto il tempo che mi sarebbe servito ad abituarmi all’idea che Denise era diventata un’altra persona: essere diventata madre l’aveva cambiata di sicuro, avevo visto in lei quel cambiamento di maturità che non desideravo facesse anche lei perché mi piaceva così com’era. Ma, con quella sua maturità di mamma, era ancora più dannatamente mia. Ed io volevo sposarla.
Alzò di scattò la testa e, a giudicare dall’espressione che fece, le avevo messo paura.
«Oh dio, Johnny, non mi comparire mai più così all’improvviso!», sussurrò, sospirando mentre si poggiava una mano sul cuore. Sorrisi, avvicinandomi a lei.
«In realtà ero qui da molto»
«Oh, non me n’ero accorta», si limitò a dire, tornando con il capo chino sul suo bambino. E ci credo, come poteva accorgersene, presa com’era dal piccoletto? Quasi ero geloso di quella cosetta grande poco più di una mia pantofola che aveva portato via l’attenzione e il sonno di Denise, e io ero diventato solamente un dettaglio della sua giornata.
«Perché non torni a letto? È prestissimo», disse infine, ricordando di nuovo che ero davanti a lei. Feci spallucce, accostandomi a William e sfiorandogli la guancia rosea.
«Ti sta rubando sonno e fantasia questo qui, eh?», scherzai, passando poi ad accarezzare lei. «Ti aspetto di là», aggiunsi, vedendola annuire. Non ero sicuro che sarei riuscito veramente ad aspettarla senza addormentarmi, ma mi misi comunque al letto e chiusi gli occhi.
Sentii Willy piangere e quel suono mi risuonò ormai familiare alle orecchie: sembravano secoli che non si riusciva più a dormire beatamente. Denise, accanto a me, mugugnò qualcosa e si rigirò nel letto, stringendosi al mio petto, e allora capii che non avevo solamente chiuso gli occhi ma erano passate probabilmente delle ore. Tre con precisione, una volta visto l’orologio segnare le cinque e mezza. Denise sbuffò e la sentii muoversi di scatto come un cane che corre al fischio del suo padrone.
«No. Dormi pure, vado io», dissi, mettendole un braccio sul fianco per evitare che scendesse dal letto. Mi guardò titubante nell’oscurità.
«Sicuro che…»
«Torna a dormire», le sussurrai, sorridendo anche se non poteva vedermi.
«Accetto solo perché sono sfinita», sospirò, sprofondando di nuovo nel cuscino. Sapevo però che non si sarebbe data pace fino a quando non avrebbe sentito Willy smettere di piangere, quindi mi affrettai a prendere il piccoletto tra le braccia.
«Sssh, perché non facciamo riposare un po’ la mamma?», sussurrai, portandomelo al petto e iniziando a dondolarlo. Willy sembrò mugolare qualcosa, prima di fare silenzio. Allora mi sedetti sul divano e iniziai a sussurrargli una vecchia ninnananna in francese che cantavo sempre a Jack, quando aveva l’età di William.

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Li trovai entrambi sul divano, accoccolati e stretti come un koala al suo albero. Mi scappò un sorriso e, facendo attenzione a non far rumore, iniziai a fare il caffè senza staccare lo sguardo dai miei due tesori. Forse ultimamente avevo un po’ trascurato Johnny, me ne rendevo conto, e lui faceva sempre tantissimo per me senza farmelo pesare e semplicemente a volte lo faceva anche segretamente per non farmelo notare. Era il tipo di persona che voleva aiutarti per stare bene prima di tutto con se stesso.
«Buongiorno», sorrisi, quando iniziò a guardarmi perplesso, ancora mezzo addormentato sul divano. Lui sbadigliò e si accorse di avere William sullo stomaco. Gli sorrise, prendendolo tra le braccia e adagiandolo sul divano al suo posto.
«Dio, mi sento uno straccio», bofonchiò, stiracchiandosi e passandosi una mano sul collo che muoveva a destra e sinistra con una smorfia di dolore.
«Scusami, se me ne fossi accorta che ti eri addormentato qui sopra ti avrei svegliato per farti tornare al letto», dissi, assaggiando se il caffè fosse abbastanza zuccherato.
«Uhm… tanto ultimamente la mia presenza a letto non conta più», farfugliò con tono scherzoso, anche se sapevo che diceva la verità. Sospirai, asciugandomi le mani e mettendomi di fronte a lui, intento a infilarsi la maglia del pigiama.
«Lo so che in questi giorni ti ho trascurato e sono così dispiaciuta del fatto che la sera non troviamo mai un po’ di tempo per una chiacchierata perché subito crollo e-»
«Scherzi?», tagliò corto lui con aria stranita, venendomi vicino. «Non c’è bisogno che mi dimostri che mi ami: lo so e basta»
«Sì, ma a volte le persone hanno bisogno di sentirselo dire, di avere dimostrazioni d’amore»
«Mi dimostri tutto l’amore di questo mondo, Denise! E poi, quello che stai facendo lo fai per Willy: lui è la più grande dimostrazione d’amore che avessi potuto farmi», mi sussurrò, baciandomi la punta del naso.
«Stasera. Voglio una serata tutta per noi: prometto che non mi addormento», sorrisi maliziosa.
«Uhm», sospirò lui, chiudendo gli occhi e giocando a sfiorarmi le labbra. «Mi assicurerò che tu mantenga la parola». Willy iniziò a piangere e Johnny si staccò da me, alzando gli occhi al cielo.
«Buongiorno, piccolo guastafeste!», esclamò lui, prendendo il piccoletto e stringendolo tra le braccia.
 
L’orologio segnava le 23.10 e Willy finalmente si era addormentato, sentivo dalla camera da letto i suoni della tv che aveva acceso Johnny ed io avevo appena finito di fare una doccia. Non avevo indossato il solito pigiamone rosa anti-stupro che voleva stare a significare “Johnny, stanotte stammi alla larga e lasciami dormire in pace perché sono stanca morta”, in realtà, avevo addosso ancora l’accappatoio.
Entrai silenziosamente nella stanza e Johnny, con gli occhi fissi sulla tv, non mi sentì entrare. Gli misi le mani davanti agli occhi, facendolo sobbalzare e mettendomi dietro alla sua schiena.
Risi e le sue mani si poggiarono sulle mie.
«Indovina chi sono?», sussurrai al suo orecchio divertita.
«Mmh… vediamo… la tipa con il pigiamone rosa confetto e un paio di borse come valige sotto agli occhi?», scherzò ed io risi ancora.
«Sbagliato»
«Allora…», accennò, poggiando le mani sulla mia caviglia e facendole risalire lungo la mia coscia nuda. «Mmh… niente pigiamone», constatò scherzoso, continuando maliziosamente a sfiorarmi fino al arrivare al mio fianco,
«Niente pigiamone», ripetei io soddisfatta.
«Eri carina anche in versione coniglietto pasquale», bofonchiò lui, «ma, sì, ti preferisco così», aggiunse, girandosi di scatto verso di me e scoprendosi gli occhi. Risi quando si precipitò su di me e cercò le mie labbra avidamente ed io strinsi le gambe attorno al suo bacino, passandogli le mani sotto il tessuto del suo pigiama. Con furia afferrai i lembi del pezzo di sopra e lo scaraventai nella parte opposta della camera, sospirando con un bel sorriso stampato in viso. Mi baciò il collo e mi accarezzò, mentre con l’altra mano stava sciogliendo il laccio che teneva fermo l’accappatoio.
Strinsi il mio corpo nudo contro il suo, desiderando il contatto con la sua pelle e lo vidi sorridere. Ormai mi ero abituata a lui, non ero più imbarazzata se mi vedeva nuda anche quando non facevamo l’amore: Johnny conosceva bene ogni centimetro del mio corpo almeno quanto conoscevo bene io il suo.
Mi piacevano così tanto quei momenti in cui nessuno diceva più una parola e si sentivano solamente i nostri sospiri, quei momenti così perfetti che nessuno poteva rovinare.
Finì di spogliarsi, prima di afferrarmi saldamente per i fianchi e entrare in me per farmi di nuovo sua. Gemetti, affondando nell’incavo della sua spalla e stringendomi di più a lui.
Ci amammo come soltanto in quei momenti due persone possono amarsi, possono essere consapevoli di quanto l’uno non possa fare a meno dell’altro.
Pochi minuti dopo, rotolò sul fianco e mi permise di poggiarmi sul suo petto bollente. La sua mano prese ad accarezzarmi i capelli con dolcezza.
«Dovresti promettere più spesso»
«Ora però ti dispiace se metto il pigiamone rosa?», mormorai e lui scoppiò a ridere, baciandomi la spalla.
«Non ti serve. Ti riscaldo io».
 
Cinque anni dopo…

«Rieccoci a casa!», esclamò Johnny ad alta voce, richiudendo la porta d’ingresso alle sue spalle. Alzai lo sguardo dall’insalata che stavo lavando e lo guardai entrare assieme a Willy che tutto impolverato mi veniva incontro e stava per appiccicare le sue manacce sporche contro il tavolo che avevo lucidato solo mezz’ora fa.
«Marylin, ti devo lasciare, a dopo!», affrettai a dire, chiudendo con un gesto il telefonino che tenevo tra l’orecchio e la spalla. «Aaah! Togli subito le manacce!», esclamai scherzosa, puntandogli contro il mestolo. William scattò, ritirandosi le mani e portandosele dietro la schiena. Mi guardò con i suoi occhietti scuri ed innocenti, identici a quelli di Joh.
«Fila a fare la doccia, è quasi pronto»
«Ma sono pulito!»
«Sì, brillante come un diamante», bofonchiai sarcastica. «Vai», aggiunsi ridendo. Lui sbuffò, girando i tacchi per andare verso il bagno, poi si fermò di colpo e si voltò di nuovo verso di me.
«Mamma! Lo sai che ho battuto due volte Jack Sparrow?», sorrise vittorioso.
«Ah si?»
«Capitan Jack Sparrow», borbottò Johnny, poggiando il giubbotto sullo schienale della poltrona e venendomi incontro per salutarmi con un bacio. Vidi con la coda dell’occhio Willy che si copriva gli occhi con le mani.
«Che schifo! Vi baciate sempre!», borbottò.
«Senti questo monello…», accennò Johnny, afferrandolo per la vita e iniziando a fargli il solletico. Willy urlò, iniziando a dimenarsi come un matto.
«Johnny! Le scarpe sono piene di… terreno», finii una frase in un sussurro, perché lui l’aveva già sollevato in aria e combinato un macello ed ora stava rincorrendo suo figlio per tutta la casa, spargendo il terreno dappertutto.
Ecco cosa succede, Denise, a mandare tuo marito e tuo figlio al parco giochi!
Alcuni minuti dopo, quando misi la cena in tavola, andai a chiamarli in giardino.
Li trovai seduti vicino sul gradino che portava all’interno della casa, chinati entrambi su una chitarra che Johnny teneva tra le mani. Era la scena che avevo sempre sognato, quella che tanto tempo fa credevo non potesse mai realizzarsi ed ora stava accadendo dinanzi a me: un brivido mi percorse la schiena e quasi ebbi paura di quella bellissima sensazione che mi attraversava, la sensazione di essere felice.
«No, non così», aveva mormorato Johnny dopo l’ennesima nota stonata di William. Gli prese una mano e la poggiò su una delle corde. «Prova con questa», aggiunse con dolcezza, facendogli pizzicare la corda.
«Questa è venuta bene! Mamma, è venuta bene!», esclamò, voltandosi per corrermi incontro e accorgendosi che ero già lì. Risi, prendendolo tra le mie braccia.
«Sei stato bravissimo»
«Il piccoletto ci sa fare», aggiunse Johnny sorridente, alzandosi con in mano la chitarra.
«Se è per questo, ha preso tutto da te», farfugliai io, fingendomi imbronciata.
«Eh no, ha preso anche da te, carina», accennò, mostrandomi la sua maglia grigia con delle chiazze blu. «Tuo figlio mi ha di nuovo sporcato con i pennarelli, è un pasticcione proprio come te!», sottolineò, urlando più forte per farsi sentire. Io, mentre entravo in casa, risi senza voltarmi.
«Numero uno: sono io che ti lavo le magliette! Numero due: la mogliettina pasticciona prepara da mangiare e potrebbe decidere di farti rimanere digiuno stasera!», minacciai scherzosa, esortando Willy a prendere posto a tavola.
«La mamma ha ragione», obiettò Willy facendo penzolare le gambe dalla grossa sedia, osservando Johnny sedersi di fronte a lui.
«Grazie, Willy, tutti alleati contro di me, eh?», sorrise Johnny. Mi sedetti anche io a tavola.
«Lo dice solo perché non vuole rimanere senza cena», risi e finimmo di cenare, parlando del film per il quale Tim ci stava tormentando.
Sì, quello del fantasma innamorato e roba simile…
Sì, quello che era stato interrotto perché Johnny ed io ci eravamo lasciati…
Sì, quello che era stato nuovamente interrotto per la nascita di Willy.
Ora però Tim non voleva più sentir ragioni: voleva assolutamente “girare questo cazzo di film in cantiere già da troppo”, secondo queste sue testuali parole.
«Uhm, e quindi quando iniziamo?», sorrisi entusiasta. La mia carriera lavorativa era iniziata e finita con quell’unico film a cura di Robert: erano accadute parecchie cose e l’essere ancora con Johnny non mi aveva fatto perdere popolarità, ma… se doveva essere il mio lavoro, almeno volevo farlo! Volevo provare di nuovo la gratificante sensazione di sentirmi elogiare per la splendida parte che avevo recitato.
«Sono riuscito a posticiparlo solamente di quindici giorni: il tempo che ci occorre prima di ritornare»
«Dove dovete andare?», intervenne Willy interrompendo suo padre, guardandoci con il volto stanco e assonnato.
«Dovrai restare per un po’ con nonna Emily, tesoro», sorrisi io, alzandomi per andargli incontro. «Su, fila a letto che veniamo subito a darti la buona notte», aggiunsi sorridendo, baciandogli una guancia.
«Con nonna Emily? E perché?», borbottò, prima di sfoggiare un enorme sorriso che nascondeva tutto l’entusiasmo possibile (ecco cosa succede a riempire i bambini di caramelle e troppe coccole!!). Johnny si alzò e ci venne vicino.
«Perché io e tua madre abbiamo una luna di miele in sospeso», sussurrò lui, aspettando che andasse via nella sua camera per afferrarmi per un braccio, stringermi a sé e baciarmi.
Ci eravamo sposati qualche mese dopo la nascita di Willy ma avevamo dovuto rimandare all’infinito la nostra luna di miele perché William era troppo piccolo per essere lasciato solo. Ora che aveva l’età giusta per restare solo con la nonna, potevamo finalmente concederci una settimana romantica prima di ricominciare la nostra frenetica vita tra lavoro, feste, lezioni di chitarra, interviste e paparazzi.
«Mi vuoi dire una buona volta dove andiamo?», risi io, staccandomi leggermente da lui e guardandolo negli occhi, ancora con le mani attorno al suo collo.
«Assolutamente no», sussurrò lui. «È una sorpresa», aggiunse, tornando sulle mie labbra.
Era la cosa che più mi piaceva di Johnny, il sapermi sorprendere sempre e comunque.

Quando mi disse “ti amo” per la prima volta non riuscii a rispondergli, a dirgli “ti amo anch’io”: l’emozione era talmente intensa, il cuore mi batteva così forte che anche se volevo urlarglielo non ci riuscivo.
E da quel momento capii che lo amavo davvero.
Le parole più belle, quelle più sincere, sono quelle che ti muoiono in gola, che fanno fatica ad uscire fuori da bocca.
Ed ancora oggi, a distanza di anni, lo guardo e a volte non riesco a dirglielo.
Ma ormai lui mi conosce così bene che gli basta guardarmi per dirmi “ti amo anch’io”.

**Fine**




Avevo detto che ci sarebbe stato l'epilogo, ma ho preferito non dilungarmi così tanto v.v
Tutto è iniziato il 23-04-2012, quel pomeriggio che mi venne la pazza idea di buttarmi anche io nella scrittura del mio attore preferito. Fissavo la pagina bianca di word, avevo le idee confuse, non sapevo cosa avrei scritto e se avrei continuato a farlo, ma soprattutto non sapevo che mi avrebbe donato così tanta felicità.
Oggi invece è il 18-04-2013, mancano 5 giorni ad un anno: sono passati già 360 giorni eppure mi sembra ieri quando entusiasta avevo ricevuto la mia prima recensione. quella di FIREFREEDOM  con precisione....
e poi tutto è venuto così naturale: era diventata una droga, un abitudine, un luogo in cui potermi rifugiare, il momento in cui mettevo da parte tutte le mie preoccupazioni e scrivevo, scrivevo, scrivevo. Pensate quello che volete -e magari penserete anche che è una cosa stupida- ma è difficile per me ora accettare il fatto che sia finito.
Lo so, dovrei essere felice, e credetemi lo sono perché finalmente sono riuscita a portare a termire il mio lavoro! Però vi confesso che mi mancherà non scrivere più di Denise, Johnny e tutti gli altri con il pensiero di "dover aggiornare".
E' stato davvero bello, questa storia segna tutto il mio amore per questo grand'uomo di Johnny e sono felice che anche voi abbiate apprezzato Johnny (ho conosciuto alcune che hanno iniziato ad amare Depp grazie a questa storia xD) e soprattutto abbiate apprezzato questa storia, abbiate apprezzato ME.
Quindi, per l'ultima volta, voglio ringraziare tutte voi, una ad una dovete sentirvi essere chiamate tutte in causa: chi ha letto i primi capitoli e poi mi ha abbandonato (?), chi è arrivata alla fine e si è data da fare per recuperare quelli già pubblicati da tempo, chi invece pazientemente mi ha ascoltato e consigliato, chi mi ha seguito dal primo all'ultimo capitolo e li ha recensiti tutti e 30, chi l'ha inserita tra le preferite e, perché no, anche i lettori anonimi che mi hanno comunque dato il loro sostegno con telepatia (?) xD
E' soltanto grazie a voi che sono arrivata fin qui, quindi veramente GRAZIE col cuore, mi avete veramente reso orgogliosa del mio "lavoro"!

Beh, come dice il titolo del mio ultimo capitolo, la fine di un racconto non coincide con la fine di un amore! Quindi non escludo che potrebbe venirmi la nostalgia e potrei pubblicare qualche oneshot su di loro o, perché no, un'altra storia di quaranta capitoli!! xD
Nel frattempo, mi prenderò una pausa (che poi tanto pausa non è perché ho aperto tante storie -.-) e...ah, quasi dimenticavo! Spero di non avervi deluse avendo saltato la parte del matrimonio: se non l'avete capito io odio descrivere i matrimoni xD quindi, in assoluta sincerità, ho preferito saltare. però sto lavorando forse ad una songfic sul loro matirmonio sulle note della canzone di Nesli che si intitola "ti sposerò": se non la conoscete andatela a sentire!! e ovviamente pensate a Den e Joh u.u
Un affettuoso bacione,
Princess .*

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P.S u.u se sentite la mia mancanza ("ma chi ti pensa?!" direte voi, ma fa niente u.u) potete comunque seguire la storia che sto scrivendo su Johnny: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1572113&i=1
e quella a quattro mani con la mia Aishia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1553470&i=1
Se avete voglia di farvi quattro risate, leggete i sogni assurdi che ho fatto su Johnny e che ho (ovviamente) pubblicato qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1186338&i=1
e, se vi piace Jack Sparrow, il mio capolavoro sui Pirati dei Caraibi: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1204657&i=1
Lo so, si chiama pubblicità, ma faremo finta di nulla u.u <3



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