Londra,
1888
Quella mattina Petticoat Lane
brulicava di gente più del
solito. Era giorno di mercato, venditori e venditrici si sgolavano,
protendendosi verso la folla che come un fiume in piena attraversava
confusamente le strette viuzze tra i banchi e le tende dove vi era
esposta la
merce. Rumorose donnone palpavano frutta e verdura, distinti signori
passeggiavano tra i banchi antiquati dei librai, in cerca un un buon
affare.
Un giovane dalle folte sopracciglia
cespugliose sporche di
fuliggine e l’espressione corrucciata si faceva strada tra la
gente a testa
bassa, osservando attentamente quel groviglio di piedi e seguendone
quasi
ipnotizzato il rumoroso scalpiccìo. Intento a conformare il
suo passo cadenzato
con quello frettoloso della folla, improvvisamente urtò un
ignaro passante, che
al contrario di lui era dedito a rimirare il cielo, altezzosa nappa
all’insù.
<< By
Jove!
Fate più attenzione a dove guardate! >>
borbottò sistemandosi l’attillato
panciotto, allontanandosi incespicando.
Il ragazzo era ormai lontano
dall’uomo, e si stava rigirando
soddisfatto tra le mani qualcosa di luccicante: un enorme orologio da
taschino
placcato in oro. lo pulì accuratamente con la manica della
sdrucita giacca
marrone, e con un movimento furtivo se lo infilò nuovamente
in tasca.
Adesso aveva abbastanza
dignità da poter camminare anche lui
a testa alta: la refurtiva della mattinata, oltre al cipollone,
comprendeva ben
tre candidi fazzoletti ricamati ed un portafoglio vuoto. Ergo,
O'Bannion
quella
sera non avrebbe avvuto di che lamentarsi, e lo avrebbe ricompensato
lautamente. Magari con una doppia razione di salsiccia, o
permettendogli di
andare a spassarsela con Goldie. Si leccò le labbra pensando
ad entrambe le
cose.
Imboccando la via d’uscita
dal mercato a passo svelto, pensò
che le cose stavano andando finalmente per il verso giusto. Ne aveva
fatta di
strada da quando era arrivato a Londra dalla campagna, scarpinando per
chilometri nel fango. Ripensava a quel lungo viaggio durato settimane
con
amarezza, ma stava lentamente cominciando a dimenticarsene, a
dimenticarsi
della stanchezza e del dolore così come del volto di sua
madre.
Era stato separato da sua madre anni
prima. L’ultimo ricordo
che aveva di lei era quello di una donna dai capelli rossi urlante, dal
volto
paonazzo e dagli occhi verdi accecati dalla rabbia, ma pregni di quel
luccicare
acquoso dovuto al troppo whisky. Era stata portata via dai Bobbies
mentre si
trovava chiusa in stanza in compagnia dell’ennesimo
energumeno dall’alito
fetido. Lui era rimasto a guardare nascosto in un mobile della cucina,
senza
che i poliziotti potessero vederlo. Mentre gli ufficiali di polizia
lottavano
per tenere ferma sua madre, l’uomo se la svignava dalla
finestra con i calzoni
ancora abbassati, lasciando come pagamento uno dei suoi stivali. Non
seppe più
nulla di sua madre.
Non riusciva a ricordare per quanto
tempo era rimasto
rannicchiato nel buio ad aspettare che accadesse qualcosa, quando era
stato
svegliato –in realtà non ricordava se stesse
dormendo o se avesse semplicemente
smesso di pensare- da delle voci fastidiose. Altri Bobbies ed un
panciuto uomo
dal cappello a tricorno lo avevano tirato fuori dal suo nascondiglio
senza
tante cerimonie, ed il grassone lo aveva condotto fuori di casa e,
strattonandolo per chissà quanto, lo aveva portato
all’orfanotrofio.
Il soggiorno al St. Mary Orphan
Asylum era durato qualche
mese, perchè quando divenne stanco delle percosse, del poco
cibo e
d’intrecciare la canapa scappò nella notte per mai
più farvi ritorno.
Con tutta l’audacia che un
bambino poteva possedere, aveva
attraversato per miglia la campagna inglese ed era finalmente arrivato
a
Londra. Lì, implorando la gente per un tozzo di pane e
grattando alle porte per
un sorso d’acqua come un vecchio cane rognoso; era stato
soccorso da due
ragazzini poco più grandi di lui, che indossavano i suoi
stessi
vestiti sporchi e
rattoppati ma che avevano l’aria scaltra e la pancia piena.
Erano i ragazzi di
Sean O'Bannion. Probabilmente, se non avesse incontrato quei
ladruncoli, e se
il
vecchio irlandese non l’avesse preso sotto la sua ala, non
sarebbe mai
diventato un “allegeritore di tasche”. Sicuramente
sarebbe morto di fame sui
freddi gradini di una chiesa.
Perciò poteva ritenersi
più che felice della sua situazione
al momento.
Fischiettò
annoiato that made me love Mary
the Rose of Tralee,
facendo roteare attorno al dito la catenella del pesante orologio;
allentando
il passo, ormai sicuro di essere abbastanza lontano dal luogo del
delitto,
quando...
<< Al ladro! Al ladro!
Fermate il ladro! >>
Il giovane trasalì.
Shit.
I Bobbies.
Roteò gli occhi ed emise
un grugnito disgustato. Erano
troppo vicini, se fosse scappato avrebbe attirato la loro attenzione.
Così
sgattaiolò in un vicolo e si coprì il viso
lentigginoso con le falde della
giacca di due taglie più grande, sperando e pregando di non
venire scoperto
scomodando la Vergine Maria, Gesù Cristo, Padre, Figlio e
Spirito Santo, la sua
buona stella e Satana.
<< Bloody
Hell,
fermiamoci un attimo! >> sentì ansimare
<< Sei proprio sicuro che
sia passato di qua? Non c’è anima viva!
>> continuò la voce.
<< Non
c’è anima viva! Non c’è anima
viva, mi dice!
Peste e corna Jenkins, hai visto o non hai visto il ragazzetto che
camminava
ciondolando, e che si è andato a ficcare in uno di questi
vicoli puzzolenti
della malora? Erà lì, ti dico, è stato
veloce ma io l’ho visto, la canaglia!
>> rispose una seconda voce altrettando affaticata.
<< Ma Bloch, io non ho
visto nulla! Smettiamola
d’inseguire fantasmi, ed andiamo a farci una pinta!
>> ribattè sognante
la prima voce.
<< UNA PINTA!? UNA
PINTA!? Te la dò io la pinta, se
non pensi a fare il tuo lavoro! >> urlò
intervallata da rauchi colpi di
tosse il Bobby che sembrava guidare l’azione.
<< Però... sai che ti dico,
Jenkins? La tua non è affatto una cattiva idea, no affatto.
Il ladro sarà ormai
lontano, e poi quel giovanotto, anche guardandolo da una certa
distanza, non mi
è parso avesse proprio l’aria da delinquente.
Dopotutto Lord Seymour ha
descritto il ladro come una canaglia dai capelli selvaggi, le
sopracciglia come
spazzole ed i denti alquanto sporgenti. Un individuo losco del genere
si
sarebbe beccato anche a distanza. Non vi pare, eh, Jenkins? Non ho
forse
ragione? >>
Il povero Jenkins dette ragione al
suo compare, ed insieme
si allontanarono per raggiungere il pub più vicino.
Intanto il ragazzo contemplava il suo
riflesso in una
sordida pozzanghera con aria offesa. L’identikit del vecchio
rimbambito non gli
rendeva certo giustizia: era giovane, ben sviluppato, dai lineamenti
delicati.
Un naso piccolo ed un po’ a punta, due grandi occhi verdi e
denti ancora dritti
e sani. Forse aveva appena la fronte un po’ troppo spaziosa,
i capelli un po’
troppo irsuti, e le sopracciglia decisamente troppo grandi. Ma le
ragazze di
Whitechapel non si erano mai lamentate, anzi, lo guardavano in modo
diverso.
Era consapevole del fatto che anche quelle che non erano alla sua
portata gli
riservavano talvolta sguardi più intensi e voluttuosi
rispetto a quelli con cui
adescavano gli altri uomini.
Rasente il muro uscì dal
vicolo, ed emettendo un sospiro di
sollievo scivolò a terrà con un tonfo.
That was
close.
Proprio mentre stava per alzarsi e
tornare a confondersi tra
la folla, vide passare per quella strada deserta qualcosa che lo
lasciò
sbalordito per un momento.
Due gentiluomini passeggiavano
chiacchierando, entrambi
muniti di bastone da passeggio e cappello a cilindro. Uno dei due era
piuttosto
anonimo, e sembrava pendere dalle labbra dell’altro.
Quest’ultimo era colui che
il ragazzo non aveva potuto fare a meno di notare: indossava una
camicia
floscia con collo rovesciato e un’ampia cravatta di un
inusuale color verde,
calzoncini di seta nera e calze di seta ed una giubba di velluto.
Appuntato al
petto portava un grande giglio bianco. Non aveva mai visto niente di
più
ridicolo, sembrava quasi un valletto troppo cresciuto al quale si erano
ristretti gli abiti addosso. In effetti l’uomo abbigliato in
quella maniera
assurda era piuttosto alto e robusto; ed il suo compagno quasi
scompariva
dietro di lui.
Gli passarono davanti con fare snob,
ed il ragazzo, un po’
perchè era curioso di sapere qualcosa un più su
quel bizzaro dandy, un po’
perchè desiderava spillare qualche penny ai due;
afferrò il bavero della
rendigote del tizio più basso, e con il suo sgraziato
accento del cockney
chiese:
<< Alms,
Alms, my
lords! >>
L’uomo si
affrettò a strappargli di mano la stoffa della
redingote, schifato. Subito però si dette un contegno, e
guardò implorante il
suo amico.
<< Oh, povero ragazzo!
Così giovane e già per le
strade a mendicare! >> disse compassionevole
<< Non avremmo
qualcosa per lui, mon ami? Io non
ho
un soldo, ma a te sono rimaste giusto duecento ghinee, n’est
pas? >>
L’altro alzò gli
occhi al cielo.
<< Proprio questo stavo
per dirti >> sbuffò
<< io non dono denaro ai miserabili come questo ragazzo,
semplicemente
perchè non riesco a provare compassione per loro. Tu avresti
volentieri privato
il portafogli dei tuoi ultimi spiccioli per questo cencioso ragazzino
perchè
mosso da compassione, io invece non riesco a provare questo sentimento
per
qualcuno che come me non sia un artista. Ecco, se questo ragazzo fosse
un
artista con il quale la vita è stata ingiusta, potrei
addirittura piangere per
lui. Invece cos’è questo bambinetto troppo
cresciuto, se non un altro dei tanti
ladruncoli che Londra rigurgita? >>
L’amico, il francese,
adesso guardava il gigante con
ammirazione.
Il ragazzo non aveva capito una
parola dell’elaborato
discorso del pagliaccio, eppure qualcosa nella voce melodiosa e calda
di
quell’uomo vi aveva scorto un che di accattivante che gli
aveva impedito di
venire subito alle mani.
Quella specie di dandy
però adesso si era inginocchiato
davanti a lui, e lo guardava dritto negli occhi. Le labbra carnose
erano chiuse
in un sorriso enigmatico ed i capelli scuri portati lunghi ed
arricciati gli
ricadevano sulle gote rilassate.
Non sapeva bene se mettersi a ridere
o meno. Aveva una testa
enorme ed una figura grottesca. Eppure i suoi occhi erano profondi e
magnetici.
<< Sentito, ragazzo?
>> sussurrò << non
possiamo darti quello che chiedi. Il mio amico, come suo solito,
è senza il
becco di un quattrino, e tu non riesci proprio a stimolarmi. Forse...
se fossi
appena un po’ più bello... >>
Il giovane spalancò gli
occhi indignato.
<< Ti sei offeso,
giovanotto? Davvero singolare
>> disse interessato,e con una flaccida mano guantata gli
sollevò il
mento. Il ragazzo era come pietrificato. Poteva tirargli un pugno, ma
rimase ad
aspettare, studiando le intenzioni dell’uomo.
Se si fosse avvicinato di
più gli avrebbe aperto la testa in
due.
<< Attore
>> sentenziò con fare superbo. Al
ragazzo sfuggì un “cosa” divertito.
<< Dovresti fare
l’attore. Non sei brutto, sei
soltanto povero. Hai dei begli occhi, e dei lineamenti quasi femminei.
Potresti
diventare un attore, ed io potrei darti quello che vuoi. Potrei provare
compassione per la tua misera situazione, se solo tu facessi qualcosa
per quei
vestiti. E per quest’odore. Oh, e soprattutto per queste
antiestetiche
sopracciglia >>
Detto questo gli sorrise
boriosamente, si alzò, prese sotto
braccio il francese e si allontanò senza nemmeno gettare uno
sguardo
sull’attonito ragazzo.
Una volta che i due furono lontani,
il ragazzo si alzò
barcollando come un ubriaco, tenendosi la pancia dalle risa. I suoi
amici non
gli avrebbero mai creduto, eppure avrebbe fatto sbellicare
l’intera combriccola
di O’Bannion con quella storiella.
Ormai immerso nuovamente tra la
folla, gli balenò in testa
un’idea bislacca che mai prima d’ora aveva
accarezzato.
Arthur Kirkland, attore.
Suonava bene.
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