Le Cronache di Arda - Ardo Nyárë

di Estel91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è sempre Speranza ***
Capitolo 2: *** Nuove certezze ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 4: *** L'ora della verità ***
Capitolo 5: *** Errori ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Vicini a Mordor ***
Capitolo 8: *** Quando ogni altra luce si spegne ***
Capitolo 9: *** Tra le tue braccia ***
Capitolo 10: *** Amore per sempre ***
Capitolo 11: *** Sulla strada per Rohan - parte 1 ***
Capitolo 12: *** Sulla strada per Rohan - parte 2 ***
Capitolo 13: *** Momenti ***
Capitolo 14: *** Nuove sensazioni ***
Capitolo 15: *** La guerra si avvicina ***
Capitolo 16: *** Nuove Speranze ***
Capitolo 17: *** Nuove certezze ***
Capitolo 18: *** Di nuovo in cammino - parte 1 ***
Capitolo 19: *** Di nuovo in cammino - parte 2 ***
Capitolo 20: *** La scacchiera è pronta ***
Capitolo 21: *** A destinazione ***
Capitolo 22: *** E così ha inizio - parte 1 ***
Capitolo 23: *** E così ha inizio - parte 2 ***



Capitolo 1
*** C'è sempre Speranza ***


CAPITOLO I
 
C’è sempre Speranza
 
<< Merry…>>  Il piccolo Hobbit, sentendosi chiamare, si voltò e raggiunse la voce che aveva appena sussurrato il suo nome, quella di Aragorn.
<< Mi faresti un favore, piccolo amico? >> Chiese, titubante  ed esausto. Esausto, si, così si sentiva, erano giorni che non riusciva a mangiare nulla, erano notti che non dormiva. Ci aveva provato a chiudere gli occhi, ma quell’immagine tornava sempre alla luce nella sua mente, e iniziava a stare male.. Così ci aveva rinunciato, concedendosi solo qualche minuto di riposo pomeridiano, ma ora sentiva di essere al limite. Il suo corpo mortale, era al limite.  Da quando lui non c’era più era vuoto. Da quanto non aveva più sue notizie? Da quanto aveva in mente di partire per Isengard da solo? E per fare che cosa? Non poteva essere sicuro che lo avessero portato li, non del tutto almeno. E di certo, se si fosse sbagliato non sarebbe tornato comunque vivo. Gandalf aveva ragione.
<< Capisco quello che provi, ma non possiamo rischiare così tanto, per una singola persona. E’ forte, resisterà. >> Aveva detto. No, non aveva ragione. Non del tutto almeno, non se si trattava di lui. Con le mani appoggiate sulle ginocchia, mentre vedeva Merry aspettare che gli parlasse, chiuse gli occhi e rivide quella scena.
 
“Stavano procedendo verso il Fosso di Helm, assieme ai Rohirrim, così che potessero trovare rifugio e protezione per l’imminente guerra che avrebbe avuto luogo di lì a poco contro gli orchetti di Saruman. Legolas li precedeva, come era solito fare, era l’unico Elfo li in mezzo, e la sua vista poteva vedere cose che sfuggono all’occhio mortale… stavano ridendo, scherzando con la nipote del Re, non sembrava esattamente il preludio di una guerra a vedersi. Poi, ad un tratto, un grido.
<< I Mannari, ci attaccano!!! >> Legolas li aveva visti, ed aveva iniziato a scagliare frecce a destra e a sinistra e diamine, non sbagliava un colpo.
<< Porta le donne e i bambini nelle grotte, Eowyn!!! >> Ordinò il Re, e nel frattempo tutti i cavalieri, si dirigevano verso il punto in cui si stava già svolgendo la battaglia.
Aragorn combatteva, ma il suo occhio era sempre puntato su di lui, non lo perdeva di vista un attimo. Era un ottimo guerriero, lo sapeva, lui stesso finiva sempre con il perdere quando si sfidavano a duello. Ma era una cosa che non riusciva a controllare, doveva vederlo e sapere che stava bene… Poi il buio. Uno di quei cagnacci gli corse incontro, disarcionandolo dal cavallo, ma riuscì a rialzarsi in tempo per vedere che tutto un gruppo di immonde creature si stava  aggrovigliato attorno al suo Elfo e stavano cercando di disarmarlo. Voleva raggiungerlo, proteggerlo, dirgli che lo amava, come non aveva mai avuto il coraggio di fare, ma non fu veloce abbastanza. Una di quelle creature ripugnanti lo colpì alla gamba, impedendogli di raggiungerlo, e lo vide, mentre lo colpivano, sotto i suoi occhi, e lo portavano via. E svenne. In quel momento perse i sensi, come se una parte di se gli fosse stata strappata. Si svegliò al Fosso di Helm, steso su di una branda, con la gamba fasciata. Aprì gli occhi di colpo, come per verificare se fosse stato un brutto sogno. I suoi occhi vagarono per la sala, ma lui non c’era. Fino a quando Gimli si avvicinò a lui, con aria delusa, di chi deve annunciare una scomparsa.
<< Lui dov’è? >> Chiese, timoroso, ma consapevole della risposta. Anche Gandalf e Teoden si erano avvicinati.
<< Lo hanno preso. Credo lo abbiano portato a Isengard, visto che gli orchetti provenivano da li, ma non ne siamo sicuri. Ad ogni modo, non possiamo agire ora, non possiamo rischiare così tanto. Siamo numero esiguo, avremo sicuramente la peggio. Lui non vorrebbe questo. >> Era stato Gandalf a parlare, e il suo tono non ammetteva replica.
<< Dunque lo lasciamo morire? Basta? Finito? Lo lasciamo al suo destino???? >> Aragorn si era alzato di colpo, non sentiva nemmeno dolore alla gamba, perché quello che sentiva nel cuore era maggiore.
. << Capisco quello che provi, Aragorn, ma non possiamo rischiare così tanto, per una singola persona. E’ forte, resisterà. >>
<< Resisterà?? In mano a Saruman, potrebbe torturarlo, o ucciderlo.. Ero convinto che la cmpagnia sarebbe esistita fino a quando saremmo stati fedeli l’uno all’altro!!!!! >> Stava urlando. Era fuori di se, perché proprio lui?? Che vorrà proprio da lui??
<< Così è deciso, Aragorn. Per il momento non c’è nulla che possiamo fare. Non possiamo cedere al suo gioco. >> Questa volta era stato il Re a parlare.
<< Non è un gioco!!!!!!! >> E con quest’ultimo grido se n’era andato.
 
 
<< Grampasso?>> La voce di Merry, che lo aveva destato da quel ricordo, mentre una lacrima gli bagnava il viso.
<< Merry, sai dirmi dove è stato nascosto il palantìr? >> Domanda secca.
<< Si, io…. Ho visto Gandalf mentre lo nascondeva per evitare che a qualcuno venisse un’altra brillante idea come quella che è venuta a Pipino, ma perché?? >>
<< Mi occorre ora, Merry. Fidati, e non dire niente a nessuno per favore, mostrami dove si trova. >> Gli disse co estrema cautela, per non spaventarlo più di quanto non lo fosse già.
<< Ma Gandalf ha detto che è pericoloso. >> Suggerì, ma sapeva che non sarebbe servito a dissuaderlo.
<< Lo so ciò che dice Gandalf, Merry. Ma devo assolutamente averlo, è importante, non matterei mai nei guai nessuno. Ti prego. >> Merry, lesse disperazione in quegli occhi, e si chiedeva che avrebbe fatto lui al suo posto.
<< Seguimi. Ma non facciamoci vedere. >> Si, voleva aiutarlo, si fidava di quell’uomo, come quando lo aveva conosciuto a Brea, si era subito fidato di lui. Un sorriso stanco incurvò le labbra dell’uomo a quelle parole.
Percorsero le scale interne che conducono alle segrete, fino a quando arrivarono dinnanzi ad una porta piccola e stretta, in legno. Merry la apri e indicò uno scaranno, sul quale giaceva un involucro rotondo.
<< Eccolo. Stai attento. Spero tu sappia ciò che stai facendo. >>
<< Grazie, amico mio, non dire niente, ti prego. >>
Merry fece un cenno con la testa, pregando i Valar di aver fatto una cosa giusta, e sperando che non facesse sciocchezze. Si richiuse la porta alle spalle e torno da dove era venuto.
Aragorn osservò per un istante l’involucro, poi si inginocchiò e scoprì la sfera.
<< Sto arrivando Legolas, tieni duro. >> Disse tra sé e sé, mentre allungava la mano verso il palantìr.  

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Capitolo 2
*** Nuove certezze ***


CAPITOLO II
 
Nuove certezze
 
<< Sto arrivando Legolas, tieni duro.>> Disse tra sé e sé, mentre allungava la mano verso il palantìr.
Sapeva che fosse molto pericoloso usare l’antica pietra veggente, ma sapeva anche che non c’era altro modo. Doveva agire da solo, si, da solo. Si augurava che poi, gli altri avrebbero capito i suoi motivi.
<< Ma se non hai nemmeno il coraggio di ammetterlo a te stesso, come puoi pretendere che capiscano loro?>> si era detto. Poi, si passò una mano tra i capelli, deciso a non perdere altro tempo di quel tempo che per Legolas poteva essere fatale, e sollevò la nera sfera dallo scaranno su cui era posta, avvicinandola a sé. Era fredda al tatto. Sembrava una sfera qualunque. Poi tutto in una volta si scaldò, quasi scottandogli la mano, ma non la gettò via, strinse i denti, perché doveva dimostrare all’Oscuro Signore che lui era più forte, più forte di Isildur, che non avrebbe ceduto ne ora, ne mai, ne a lui, ne a nessun altro. Un lampo di fuoco comparve all’interno della sfera, e poi la sua voce nella testa.
<< Non puoi nasconderti, io ti vedo!!!>> Talmente forte da stordire, era completamente isolato, non sentiva altro che quella voce, che gli vibrava all’interno. Poi, aprì gli occhi, fissandoli nell’occhio di Sauron che aveva occupato l’intero palantìr.
<< A lungo mi hai dato la caccia!! A lungo ti ho sfuggito!! Ma non intendo fuggire più ora, se è questo che vuoi, se è la mia morte che ti preme avere, mi avrai, ma prima dimmi dov’è!!! Dove lo nascondi??>> Aveva paura di fare quella domanda, non sapeva nemmeno se fosse ancora vivo, o quali terribili cose avessero potuto fargli. Ma sapeva anche che l’unica vera ragione di tutto, l’unica cosa alla quale l’Oscuro Signore mirava, oltre a rientrare in possesso del suo Anello per riavvolgere il mondo con una seconda oscurità, era la sua fine, così da cancellare per sempre la stirpe di Elendil, E l’occhio….. rispose. Non a parole, ma con immagini, un susseguirsi di immagini tipo fotogrammi, e lo vide. Vide quella splendida creatura, il guerriero, il Principe, colui che possedeva il suo cuore da sempre, incatenato ad una parete di nuda roccia  che doveva essere una cella, si disse, seminudo, i suoi bellissimi occhi colore del cielo all’imbrunire, spalancati nel vuoto, davanti a sé, come rivolti in una silenziosa preghiera.. Aveva ferite in tutto il corpo, la sua candida pelle non risplendeva più… La sua luce non splendeva più, Legolas si stava spegnendo. Poi l’immagine, come era arrivata, sparì, e Aragorn potè sentire chiaramente nella sua testa delle grida.. le sue. Grida terribili, il sangue gli si gelò nelle vene, e poi la sua voce.. sottile e calda, sussurrava il suo nome…
<< Estel.. Estel dove sei…>> In quel momento un brivido gli percorse la schiena, quel nome con il quale lui lo chiamava sempre…. La Speranza.….. Poi di nuovo la voce baritonale dell’Oscuro Signore.
<< Sta sopportando tutto con grande forza, chissà quanto ancora resisterà. Lui è mio!!!>>
<< Dimmi dove si trova e scambierò la sua vita con la mia.>> Aveva parlato senza pensarci, di getto, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non perderlo. Ma prima gli avrebbe detto che lo amava. Prima di lasciarlo andare gli avrebbe detto che lo amava. A volte si perdeva a pensare ai momenti felici e di scherzi, quando si prendevano per mano, in quei momenti era sicuro che lui sapesse. Non occorrevano parole tra di loro, era tutto talmente naturale…. Si accarezzavano, si baciavano anche, in una consapevolezza senza confini. Forse glielo aveva già letto negli occhi… Ma il suo pensiero fu interrotto da un’altra immagine che comparve nella sfera, la fortezza di Barad – dur, a Mordor, ecco, era li che lo avevano portato. Questo non era che un tacito accordo, pensò, un attimo prima di gettare a terra la sfera, che rotolò via, andando a scivolare ai piedi di Merry, che era fermo sulla soglia della porta aperta della stanza. Fece per raccoglierla.
<> Aragorn si alzò e con il panno tra le mani raccolse il palantìr da per terra e lo ripose, avvolto, sullo scaranno dove stava prima del suo arrivo.
<< Ti è stato d’aiuto?>> Chiese lo Hobbit.
<< Più di quanto immagini. Grazie, piccolo amico, se non fosse stato per te ora non saprei ciò che invece so, di dover fare.>> gli prese la mano tra le sue, inginocchiandosi alla sua altezza.
<> Aggiunse, rialzandosi, e guardandolo negli occhi.
<< Addio, messere Hobbit, abbi cura di Pipino, lo rivedrai, ne sono sicuro. Mi raccomando.>> Si diresse verso il corridoio che conduceva alle scale dalle quali era venuto, superando Merry.
<< Portami con te, Aragorn.>> Disse, a voce bassa, il mezzuomo, onde evitare che lo sentissero dal piano di sotto.
Aragorn si fermò senza voltarsi.
<< Ma che cosa dici, non posso farti rischiare così tanto. E poi ti ho già detto che non ritornerò.>>
<> Voleva segiurlo, perché non aveva potuto fare nulla per Pipino quando era successo, era dovuto stare in disparte senza poter fare niente, e ora lui si trovava a Gondor, e non voleva accadesse una seconda volta, non voleva restare in disparte di nuovo, perché in fondo, anche lui faceva parte di questo mondo ma soprattutto della Compagnia.
<< Legolas tornerà.. Io… No.>> sentiva di poter essere sincero con lui, fino in fondo, non lo avrebbe mai tradito, ne era sicuro.
Merry iniziava a comprendere…. Gli si parò davanti per poterlo vedere in volto, sbarrandogli la strada.
<< Cosa…. Tu vuoi.. No, deve esserci un altro modo, lo sai!!! Non farlo, permettimi di venire con te, troveremo un altro modo!!!>> Aveva quasi le lacrime agli occhi, non accettava che finisse così. Aveva capito da tempo che si amavano, così come anche gli altri, e non capiva come mai non glielo avesse ancora rivelato, ma per discrezione aveva sempre fatto finta di niente. Ed era sicuro che Legolas ricambiasse in pieno.
Aragorn non seppe resistere nel vedere l’amico preoccuparsi così, e decise di portarlo con se, poi avrebbe trovato il modo di farlo tornare indietro... E poi sarebbe stato meglio nel sapere che c’era qualcuno insieme al suo Elfo.
<< D’accordo, ti porto con me. Ma mi devi promettere una cosa… Se ti dico di fuggire, tu fuggirai.. Se ti dico di nasconderti, ti nasconderai.. e se ti dirò di lasciarmi li e tornare con Legolas.. Mi lascerai li e tornerai. Promettilo, Merry.>>
Merry avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto dirgli che potevano combattere, ma non sarebbe servito.
<< Te lo prometto.>> Disse, sorridendo e camminando verso di lui, affiancandolo.
Sarebbe stato un viaggio nemmeno troppo lungo, pensò Aragorn, visto che avrebbero potuto usare un cavallo solo, sapeva già quale strada prendere, e si sarebbero fermati solamente per permettere al cavallo di riposare. Era già tutto chiaro nella sua mente, ma si sa, talvolta le cose non vanno come ci si aspetta, la vita può sorprenderti in tutto quel che fai, anche quando meno te lo aspetti. E talvolta, sono le cose che cerchiamo, che vengono da noi… Alzò gli occhi dal pavimento e li fissò in quelli del piccolo Hobbit:
<< Bene, allora.. Va di sotto a fare i bagagli. Partiamo al calar della notte. >>  

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Capitolo 3
*** Di nuovo insieme ***


Ciauuuuu!! Ho deciso di mettere subito anche il terzo capitolo perché poi la prossima volta volevo aggiornare insieme il quarto e quinto capitolo!!! Poi capirete il perché!! Grazie mille a chi legge…. Estel
 
CAPITOLO III
Di nuovo insieme
 
<< Bene, allora.. Va di sotto a fare i bagagli. Partiamo al calar della notte. >>
Non era sicuro di star facendo la cosa giusta. Ma come poteva Gandalf accettare una cosa simile senza lottare? Come poteva restare fermo senza fare niente, se non pregare?
Dopo la cena al palazzo di Meduseld, attese che tutti, o quasi, si ritirassero in riposo, e poi andò a cercare Merry, e lo condusse giù alle stalle, dove lo fece salire su Brego, prima di salirvi lui stesso. Legò la sacca contenente qualche provvista, perché si sa, gli Hobbit hanno sempre fame, alla sella del cavallo, assieme alle spade, e fece per spronare il cavallo al galoppo.
<< Non starai pensando di buttarti nella mischia da solo vero Ramingo? >> Era Gimli il Nano, compagno di tante battaglie. Sembrava pronto per partire, aveva indossato il suo elmo e impugnato la sua inseparabile ascia.
<< Non questa volta, Gimli. Devo andare da solo. >> Era bello sapere che il Nano lo capiva, ma sapeva ciò che lo aspettava, e che probabilmente, non avrebbe fatto neanche in tempo a spiegare.
<< Non ci provare!! Sarai anche l’erede di Isildur ma non sei ancora Re!!! La Compagnia continuerà ad esistere fino a quando saremo fedeli l’uno all’altro. Lo hai detto tu stesso. Quindi, o nobil’uomo, con o senza la tua accondiscendenza, io verrò con te.. anzi, con voi. >> Aveva detto, lanciando un’occhiata allo Hobbit, che non poteva fare a meno di sorridere per via della sua voce dura ma in grado di portare conforto anche se ci si trovava ad un passo dalla morte. Sapeva che nulla lo avrebbe fatto desistere, perché quando un Nano si mette in testa una cosa è così, quindi non potè fare altro che sorridere a sua volta, mentre le sue parole si facevano strada nella sua mente… << ………..ma non sei ancora Re!!! >>. Era sempre stato al corrente delle sue vere origini, poiché Elrond non gliel’aveva mai tenuto nascosto, ed era anche consapevole di ciò che un giorno, avrebbe comportato, ossia, il trono di Gondor. Elrond aveva sempre cercato di spingerlo verso Arwen, ma lui non l’aveva mai amata.. Inizialmente si era sentito attratto da lei, ma poi si era reso conto di amare il suo amico Legolas,  e aveva preferito allontanarla prima che la cosa andasse oltre, e che potesse soffrire più del necessario… Così era partita per i Porti Grigi, per raggiungere sua madre. Fu in quel momento che sentì il bisogno di ripetere quella frase che aveva già pronunciato molto tempo prima, quando dovevano andare alla ricerca degli Huruk che avevano rapito gli Hobbit… << Andiamo a caccia di orchi! >>. E con questo augurio, in qualche modo di buon auspicio, partirono  verso Mordor, senza sapere che qualcuno, aveva osservato tutta la scena, dall’alto della torre vedetta. Era Gandalf, e un grande sorriso incurvava le sue labbra… << Che i Valar ti proteggano, Aragorn, figlio di Arathorn. >>  E come se niente fosse stato, ripercorse a ritroso il suo cammino, e rientrò a palazzo fischiettando, e fumando la sua pipa.
 
Viaggiarono fino al nuovo giorno, facendo solo qualche sosta per fare riposare i cavalli, proseguendo fino al tramonto successivo attraverso la via di Anorien, i Monti Bianchi, costeggiando l’Entalluvio per fare in modo che i cavalli potessero bere, e si fermarono per la notte in una radura fitta ma accogliente. Lui non aveva dormito molto, aveva fatto la guardia assieme a Gimli dandogli il cambio fino all’alba, e dopo una veloce colazione si erano rimessi in viaggio. Cavalcarono poi fino a  raggiungere Minas Tirith, dove furono accolti dal Sovrintendente Faramir, fratello di Boromir e successore di suo padre Denethor. Li, incontrarono anche Pipino, Guardia della Cittadella, che si fece raccontare ogni cosa per filo e per segno dal suo parente. Il giorno dopo, Aragorn decise che era il momento di ripartire,  dicendo a Merry che avrebbe potuto fermarsi li, se lo desiderava.
<< I due mezzuomini sono sulla via verso Mordor, li ho visti due giorni fa, nel Pelargir, sulle rive dell’Anduin, dicevano di essere diretti alle Paludi Morte, così gli ho consigliato il passaggio per Osgiliath lungo la via di Harad e ho avvisato i miei uomini, li accompagna quella creatura errante dalla doppia personalità. Non sono sicuro ci si possa fidare. >> Disse Faramir, nel far intendere all’altro uomo la gravità della cosa.
<< Vicino all’Anduin hai detto? Non comprendo… attraverso le Paludi allungano la strada, portano alla strada attraverso la catena del Morgai… E poi c’è… >> Ma non fece in tempo a completare la frase, perchè qualcuno la completò al suo posto.
<< Il valico di Cirith Ungol!!!! >> Fù Pipino a parlare. Nei suoi occhi, la paura.
<< Ne sei sicuro, Pipino? Sai che cosa significa se quello che dici è vero?? >> Aragorn sentiva una strana agitazione, farsi strada dentro di se.
<< Li vuole uccidere!!! Vuole l’anello, è solo questo che gli importa!!! Li vuole morti!! Li ucciderà!! >> Lo Hobbit stava urlando….
<< Dobbiamo andare subito, forse siamo ancora in tempo, camminano lenti, e si fermano ogni giorno al calare del sole per riposare, siamo ancora in tempo!! >> Faramir sarebbe partito anche subito, lasciando trono e città, ma non voleva finisse così, che l’Oscuro Signore si riprendesse ciò che è suo. Voleva riuscire laddove il suo amato fratello aveva fallito.
<< E cosa facciamo con Legolas? Non possiamo abbandonarlo, io non lo abbandono!! >> Aragorn tremava, non voleva essere costretto a scegliere, anche perché lo sapeva, avrebbe scelto lui… avrebbe sempre scelto lui…. Non voleva dover scegliere tra colui che amava e i suoi amici, e la riuscita della loro missione.
<<  Nessuno abbandonerà nessuno. >> Una voce conosciuta alle loro spalle, che li fece voltare tutti di scatto, quasi nessuno riusciva a crederci…
<< Gandalf!!! Quando sei arrivato??>> i due Hobbit gli corsero incontro, vedendo, ora, uno spiraglio di luce.
Aragorn rimase li, impietrito, non riusciva a spiegarsi come fosse possibile, Gandalf sapeva, aveva sempre saputo, eppure era stato irremovibile… fino a quel momento.
<< Sei in ritardo. >> gli disse, avvicinandosi e restando ad un passo da lui.
<< Lo dissi già a Frodo Baggins, e ora lo dico anche a te. Uno stregone non è mai in ritardo. Arriva precisamente quando intende farlo. >> Finì la frase con un sorriso, portando una mano sulla sua spalla destra, e  lo vide spostare gli occhi, superarlo con lo sguardo, perdendosi e sembrava essere convinto di stare sognando.
Era bellissimo, pur essendo un po’ malconcio, a causa dei giorni di prigionia, ma era comunque meraviglioso, e i suoi occhi.. ancora più blu, più intensi e profondi, guardavano lui, come non lo avevano mai fatto.
<< Legolas >> Fu un sussurro, che nessuno poteva aver udito, eccetto lui. Lo guardava attonito, come incapace di fare o dire qualsiasi altra cosa che non fosse guardarlo.
<< Sono qui. >> Una risposta monosillabica, ma così piena di significato da superare un poema.
<< Oh, Aragorn, vorrai perdonarmi se ti ho anticipato, ma abbiamo ricevuto delle visite che non ci aspettavamo, subito dopo che siete partiti, e se tu avessi prestato ascolto alle mie parole e non avessi agito con la tua solita impulsività, ora saremmo tutti a Rohan. Fatto sta che Faramir ha ragione.  >> Gandalf lo scosse da quel sogno in cui era caduto, e corse ad abbracciare forte l’Elfo, deciso a non lasciarlo mai più solo.
<< Credo che abbiate bisogno di riposare, Mithrandir. >> fu Faramir a rompere il silenzio in cui tutti erano piombati osservando i due.
<< Ecco, siamo un po’ tanti, I Signori della Luce, hanno inviato un esercito dal Bosco d’Oro, in aiuto al  Principe del Reame Boscoso, e…. siamo tutti qui. Ma non possiamo tardare, domani, partiamo per Mordorn in cerca di Frodo e Sam. >> Disse Gandalf, sorridendo.
<< Dunque è tutto vero. >> Disse Faramir, più come consapevolezza che come domanda.
<< Andate ora, c’è spazio a sufficienza per tutti gli amici e alleati di ogni razza nel mio palazzo, riposate. >>
<< Seguimi, abbiamo tanto di cui parlare. >> Disse poi il Ramingo, rivolgendosi a Legolas e allontanandosi dagli altri, portando l’Elfo con se, impaziente di dirgli tutto, di dirgli una volta per tutte che lo amava.
 

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Capitolo 4
*** L'ora della verità ***



CAPITOLO IV
 
L’ora della verità
 
 << Seguimi, abbiamo tanto di cui parlare. >> disse poi il Ramingo, allontanandosi dagli altri e portando Legolas con se, impaziente di dirgli tutto, di dirgli una volta per tutte che lo amava. Lo condusse nella stanza che Faramir gli aveva assegnato, richiudendo la porta alle proprie spalle, ma restando nell’atrio della grande camera appoggiato ad essa, come per paura di svegliarsi, che fosse solo un sogno.
<< Perdonami. >> disse poi, abbassando lo sguardo, aveva paura che l’altro fosse in collera con lui.
<< Per che cosa stai chiedendo il mio perdono? >> chiese l’Elfo, desiderava solo correre da lui e abbracciarlo, ma non era sicuro di poterlo fare, non prima di aver udito le sue ragioni.
<< Ero li.. e non sono riuscito ad impedire che ti prendessero. Ero li eppure è successo… Tu sei stato al mio fianco in tante battaglie e mi hai sempre guardato le spalle, mi hai salvato la vita innumerevoli volte, ma io non sono riuscito a farlo. Ho lasciato che succedesse. >> Il tono di voce era distante e tremante, sembrava stesse per piangere.
<< Non è colpa tua, Estel. Non potevi fare niente, eravamo solo pochi soldati contro un intero branco, nessuno poteva. Non ci aspettavamo certamente di essere attaccati, ci hanno colto alla sprovvista, ed ora smetti di compiangerti, e dimmi piuttosto perché siamo qui. >> Non voleva forzarlo, ma era impaziente di sentirglielo dire…. Strinse i pugni lungo i fianchi, per impedirsi di muoversi verso di lui. L’uomo alzo lo sguardo di colpo a quella frase detta con tanta determinazione, fissando gli occhi nei suoi e avvicinandosi a lui e buttandosi tra le sue braccia.
<< Ho avuto paura di perderti, non sapevo dov’eri e che cosa ti stavano facendo, stavo venendo a Mordor, avrei sfidato Sauron in persona e ti avrei liberato perché io ti amo, e farei qualsiasi cosa per te…. Da sempre… Per sempre. >>  A quelle parole, Legolas sorrise felice, finalmente aveva trovato il coraggio di rivelargli quello che lui aveva scorto nei suoi occhi già da molto molto tempo prima.
<< Perdonami, perdonami Legolas, per non aver trovato prima il coraggio per dirtelo… Solo ora ho capito quanto fosse importante, perché ho temuto di perderti. >> Si stava avvicinando sempre di più a lui, quasi fosse calamitato dalle sue labbra. Con un sorriso immenso e luminoso, come quelli che solo lui sapeva regalargli, lo guardò diritto negli occhi.
<< Non c’è niente da perdonare, Estel. >> E finalmente posò le labbra sulle sue. (Alleluiaaaaaaaaa)
Era deciso a non lasciarlo più andare questa volta e quello in realtà, non era il loro primo bacio, ma era il loro prima bacio con la consapevolezza di voler diventare amanti. Anche nei periodi della sua giovinezza, in cui Aragorn si assentava da Rivendell per passare del tempo a Gondor, a contatto con la sua razza, il loro pensiero rimaneva sempre costante, rivolto l’uno verso l’altro, perché per loro non esisteva il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.   Dopo un lungo momento cominciarono a sentirsi pervasi dall’eccitazione, ed Aragorn iniziò a privarlo dei vestiti, uno dopo l’altro con lentezza, spingendolo verso il grande letto e stranamente era incredibilmente sicuro di ciò che stava facendo, mentre giusto una mezz’ora prima non avrebbe avuto nemmeno il coraggio di dirgli che lo amava…. Dapprima con titubanza, ma subito dopo con più audacia, l’Elfo prese ad imitare il compagno, fin che rimasero entrambi nudi, l’uno sotto gli occhi dell’altro, l’uno sotto l’altro. Le mani iniziarono a esplorare ed accarezzare, le labbra a baciare, fino al momento in cui l’eccitazione divenne insopportabile per entrambi, e nella notte consumarono il loro amore. Senza irruenza, senza fretta, come se fosse la cosa più normale del mondo da fare, come se non avessero mai fatto altro. Poi rimasero cosi, l’uno sull’altro, senza volersi staccare, come se non ci fosse bisogno di aggiungere altro.
<< L’ho desiderato per anni. >> disse l’uomo, accarezzando i lunghi capelli dell’Elfo.
<< Potevi farlo prima, allora. Io non te lo avrei certamente impedito. >> Rispose, prendendo ad accarezzargli le spalle a sua volta.
<< I tempi non erano ancora maturi, ora lo sono. >>
<< E lo saranno per sempre. Ti amo, e voglio passare la vita con te, Estel. >>   *.*
<< Baciami… >> Lo interruppe Aragorn, perché quelle parole erano state dette ma tra loro era tutto chiaro, lo era sempre stato e non occorreva aggiungere altro. Non era importante se un giorno lui sarebbe dovuto diventare re, non era importante se un giorno Legolas avrebbe dovuto sostituire suo padre, non adesso. Avrebbero trovato il modo per stare insieme. Ora c’era spazio solo per loro e per il loro amore al presente, poi dopo la guerra sarebbe arrivato il momento di parlare con Elrond e Thranduil. Già, la guerra, fu il pensiero che pervase la mente dell’uomo quando il baciò fini.
<< Dobbiamo andare da Frodo, è in pericolo, dobbiamo partire domani all’alba. Partirò con Gandalf, Gimli e Faramir, se vorrà seguirci, tu tornerai ad Edoras con Merry e gli Elfi di Lothlorièn. >> Non voleva rischiare nuovamente di perderlo, non dopo che finalmente era riuscito a farlo Suo.
<< Perché dovrei tornare ad Edoras, non ha senso, io vengo con voi, ti ho già detto che voglio passare la vita con te, breve o lunga che sia non m’importa, questo lo decideranno i Valar. >> Rispose Legolas, staccandosi leggermente dal compagno, come scottato da quella proposta che sapeva tanto di decisione già presa.
<< Sei ancora debole, Legolas, ti reggi a malapena in piedi, hai bisogno di cure, non puoi seguirmi in queste condizioni, è pericoloso, ci avvicineremo molto al Nero Cancello e potremmo imbatterci in un gruppo di orchetti… Non ho intenzione di perderti nuovamente. Tornerò te lo prometto, tornerò a prenderti. Come quando mi allontanavo per andare a Gondor, ricordi? Mi facevi promettere di tornare, e io sono sempre tornato. >> Sorrideva, mentre ricordava i tempi passati.
<< Lasciami rimanere qui a Gondor. Ti aspetterò qui insieme agli Hobbit. >> Non sapeva perché lo aveva detto, forse in qualche modo si sarebbe sentito meno distante.
<< E sia. Tornerò a prenderti e quando tutto sarà finito non ti lascerò mai più. >> Disse, dandogli un dolce bacio sulla fronte prima che si addormentassero entrambi con il sorriso.
 
Quando Aragorn aprì gli occhi capì che stava per arrivare l’alba perché la luce che entrava dalla finestra era rossiccia. Voltò il viso, e vide Legolas girato su di un fianco che gli dava le spalle, e lentamente coprì quella brevissima distanza che li divideva cingendogli il torace con il braccio destro e posando la mano all’altezza del cuore, passando il braccio sinistro sotto il suo collo e facendolo scorrere lungo quello che l’Elfo teneva steso davanti a se… Fino ad intrecciare le dita con le sue. Per un lungo attimo chiuse gli occhi perdendosi nel profumo dei suoi capelli, fino a quando sentì Legolas stringergli la mano e allora si rialzò leggermente per vedere se era sveglio, e vide che aveva gli occhi aperti.. non sapeva dire se fosse sveglio o stesse riposando alla maniera elfica che così tante volte si era perso ad ammirare. Si lasciò nuovamente andare sul cuscino e lo strinse di più a se, ma l’Elfo si girò nel suo abbraccio poggiando il viso nel suo collo e cingendoglielo con le braccia… non sembrava sveglio. Ora che erano pienamente in contatto, l’uomo non potè fare a meno di ricordare la sera precedente in cui si erano amati per la prima volta, e l’eccitazione cominciò a prendere possesso di lui che iniziò a muoversi lentamente contro il compagno. Dopo qualche minuto, incapace di trattenersi oltre si spostò sopra il compagno ed iniziò a baciargli il collo, mentre quello si svegliò un po’ stupito inizialmente, ma rispondendo subito ai movimenti del compagno…. Gli avrebbe permesso qualsiasi cosa preso com’era da questa nuova situazione. Dopo pochi istanti l’uomo inziò a penetrarlo lentamente mentre Anor iniziava a sorgere sorridente, benedicendo la loro unione.
 

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Capitolo 5
*** Errori ***


CAPITOLO V
 
Errori
 
…… Anor iniziava a sorgere sorridente, benedicendo
la loro unione.
 
Osservando una carta avevano deciso di prendere la via delle Paludi Morte anche loro, per accorciare la
 strada, sperando di non arrivare troppo tardi.
Passarono ai saluti, Faramir lasciò la reggenza al suo Primo Cavaliere ordinando ai suoi soldati di partire
 subito insieme agli Elfi per Rohan dove si trovavano i loro alleati, Gandalf diede istruzioni al capitano dei Galadhrim, Haldir, di attendere il loro ritorno ad Edoras per combattere quella che sarebbe dovuta essere l’ultima guerra, Merry e Pipino sarebbero rimasti a Gondor insieme a Legolas che aveva faticosissimamente accettato di farsi curare fino al loro ritorno, per poi recarsi a Rohan insieme.
<< Nel giro di 5 o 6 giorni dovremmo essere di ritorno…. >> Disse Aragorn, abbracciandolo prima di partire assieme a Gandalf, Faramir, gli Elfi Rumil e Orophin che volevano essere loro d’aiuto e Gimli, per mordor.
<< Ti aspetterò ma ti prego stai attento, ha mille trappole l’Oscuro signore ed è incredibilmente facile cadervi. >> Era preoccupato ma si fidava di lui. Lo avrebbe atteso, nonostante desiderasse seguirlo, ma era vero, non era in condizioni di combattere e tantomeno di difendersi.
<< Non entreremo a Mordor direttamente, ci passeremo solo attorno, sperando che non sia troppo tardi. >>
Non lo diceva solo per rassicurarlo, lui sarebbe tornato in un modo o nell’altro come aveva sempre fatto.
<< Restate lungo il fiume… Non è ben chiaro il perché ma loro evitano il fiume… >> Disse Legolas, prima di vederlo sparire con gli altri, dopo aver fatto un cenno con la testa.
 
Viaggiarono per tre giorni costeggiando il Grande Fiume fino a quando fu possibile, attraversarono le Paludi e cominciarono a salire. Roccia, roccia e ancora roccia, rispondeva Orophin quando gli chiedevano che cosa vedessero i suoi occhi, sembrava interminabile quella ripa scoscesa, ma di Frodo nessuna traccia…
<< Ci fermiamo qui per la notte… >> Era stato Gandalf a parlare, non voleva far trapelare niente, ma anche lui si chiedeva come mai ancora non avessero trovato nient’altro che la nuda roccia sul loro cammino. A quest’ora avrebbero già dovuto trovarli per quella via.
<< Siamo sicuri di essere sulla strada giusta, Mithrandìr?>>
<< Si, Faramir, sono passati per forza di qua, ma a quanto pare sono più veloci di quanto pensassimo. >> Rispose onestamente, cercando però di nascondere la preoccupazione che invece avvertiva farsi strada nel suo cuore.
<<  Avremo già dovuto incontrarli però, non credi? Insomma, quanto possono essere veloci due Hobbit su di una montagna maledetta come questa? >> Chiese Aragorn, cominciava ad innervosirsi.
<< Dimentichi che sono giudati da qualcuno che conosce questi cunicoli meglio delle sue tasche, Aragorn, non posiamo sapere quali loschi piano abbia in mente. Possiamo solo continuare a cercarli e con un po’ di fortuna forse… >> Ma l’Istaro non riuscì a terminare la frase che venne interrotto bruscamente dall’esplosione di nervi del ramingo.
<< Non parlare di fortuna, non parlare di fortuna a me Gandalf, non so nemmeno dove stia di casa la fortuna!!! E’ una pazzia, non saremo mai dovuti partire, stiamo facendo un favore al nemico!!!! >> Era furibondo, e Faramir dovette afferrarlo per le spalle per cercare di calmarlo.
<< Non è il tuo cuore a parlare, Aragorn figlio di Arathorn, ma la stanchezza e la distanza, e tu sai a cosa mi riferisco. Ora va a riposare e riordina le idee che all’alba ci rimettiamo in marcia. >> Rispose lo Stregone, mantenendo quel tono calmo e pacato di sempre. Aragorn non rispose, si limitò a scansare Faramir da se e ad allontanarsi dal gruppo per sedersi in un angolo meno scosceso. Stava guardando davanti a se, la figura slanciata di Rumil di Lorièn che guardava immobile l’orizzonte. Per un lungo attimo si soffermò ad osservare i suoi lunghi capelli biondi mossi dal vento, ed i tratti eleganti del suo viso, molto diversi da quelli dei suoi fratelli. Avrebbe tanto desiderato vedere un altro Elfo dai capelli biondi davanti a se, e questo pensiero lo fece rabbrividire passandosi le mani sul viso. Non potè controllare la sua mente che prese a vagare e ricordare i suoi occhi blu che sembravano sempre sapere ciò che stai per dire prima ancora che tu lo dica, il suo sorriso, le sue labbra sulle sue, ed il suo corpo che tremava sotto al suo… Iniziò a sentire dei brividi lungo la schiena e si impose di smetterla di pensarci, ma fu distolto da quei pensieri proprio da Rumil, che si era accorto di essere osservato, e non poteva di certo sapere che in realtà l’uomo non stesse pensando a lui….
<< Qualcosa non va, Estel? >> Aveva una voce molto sensuale, ed era anche molto bello.
<< Pensieri.. E la fiammella della Speranza che diventa sempre più piccola. >> Rispose distrattamente, spostando gli occhi su di lui. In quel momento si trovò ad osservare le fattezze del suo corpo in un modo che sapeva essere sbagliato, ma era sempre il pensiero di Legolas a trasportarlo. Abbassò gli occhi.
<< Come puoi pronunciare queste parole tu, che della Speranza porti il nome? >> Disse l’Elfo, prendendo il suo mento tra le dita per fargli rialzare gli occhi. C’era dolcezza nella sua voce.
<< Forse vi siete sbagliati… Non sono degno di portare questo nome. >> Rispose, stupito dal gesto di quello, e sentì di doversi allontanare da lui perché ogni volta che incrociava il suo sguardo vedeva il suo Elfo, e aveva sentito un brivido a quel minimo contatti con le sue dita.
<< Perdonami, è meglio che vada… >> Ma non fece in tempo ad alzarsi che l’Elfo lo blocco di nuovo a terra tenedolo saldamente per un braccio.
<< Resta…. Ti farebbe bene distrarti…. Posso aiutarti io, se lo desideri… >> E con quelle parole si sedette sulle sue cosce bloccandogli ogni movimento di fuga, ma aveva scorto il desiderio nei suoi occhi e sapeva che non si sarebbe allontanato.
<< No, non è il caso Rumil, credimi è meglio se… >> Ma le parole gli morirono in gola quando l’Elfo prese ad armaggiare con gli alamari della sua tunnica per slacciarla. Voleva fermarlo, ma le immagini del corpo di Legolas continuavano ad annebbiargli la ragione, e senza rendersene conto portò le mani tra i capelli di Rumil percependone la stessa morbidezza… e fece scendere le mani sul suo collo accarezzandone la pelle. Come la tunica fu aperta l’Elfo cominciò a toccare il suo petto forte, e gli cinse il collo con le braccia posando le labbra sulle sue… Senza più controllo, l’uomo lo strinse a se ed approfondì quel bacio, come rapito dalla creatura sopra di lui, incapace di rendersi conto che quello che aveva tra le braccia non era il suo Elfo. Gli tolse i vestiti quasi con violenza, impaziente di toccare quella pelle che aveva rinchiuso la sua ragione in un remoto angolino del suo essere. Quando furono completamente senza veli, l’uomo invertì le posizioni mettendo l’Elfo schiena a terra sussurrando quelle parole mentre si accomodava tra le sue gambe
<< Sei mio, sei mio Legolas, Sei mio……….. >> L’Elfo spalancò gli occhi a quelle parole, ma li richiuse quando senti l’uomo dentro di se, a lui non importava a chi stesse pensando, era soltanto un amante di una notte per lui.
 
Quando si svegliò alle prime luci dell’alba, non capiva dove si trovasse, sentiva solo l’Elfo sopra di se e i suoi capelli che gli solleticavano il braccio. Poi un lampo di ragione gli riportò alla mente ciò che era accaduto, come dei flash, e vide il bel viso di Rumil sotto di se stravolto dal piacere che lui gli stava dando. Come se avesse appena preso consapevolezza di ciò che aveva fatto, si scostò velocemente da lui rivestendosi e correndo via mentre sussurrava..
<< Valar, che cosa ho fatto…. >>  Aveva le lacrime agli occhi, proprio perchè si rendeva conto che era stato bello… proprio perché non si era accorto che in realtà non era lui.
<< Dove eri finito? Dobbiamo partire, sai dov’è Rumil? >> La voce di Orophin, non si era nemmeno reso conto di essere giunto dove si trovavano gli altri mentre camminava.
<< Estel? >> Lo richiamò dai suoi pensieri, sembrava sconvolto.
<< Si, io.. l’ho visto poco distante che stava… stava controllando la zona, si. >> Sembrava spaventato.
<< Va tutto bene? Sembri finito sotto i piedi di un’Olifante… >> Scherzò Faramir.
<< Si sto bene. Andiamo, non c’è tempo da perdere. >> Disse l’uomo, forzandosi di dimenticare.
 
>> >> >> >> >> >> >> >>
 
 
<< Ci siamo. La scala Tortuossssssa!! >> La voce stridula di Smeagol risuonava nell’aria vuota.
<< E ora che si fa? >> Chiese Sam, che non si fidava affatto di lui anche se li stava aiutando, d’altronde non sarebbero mai riusciti ad arrivare sin li da soli.
<< Sssaliamo, finche non arriviamo… alla galleria!! >>
<< Che cosa c’è nella galleria? >> Era strano, pensò Sam. Il suo volto deformato cambiava espressione ogni volta che nominava quella galleria, sempre che si potessero decifrare le sue espressioni.
<< Ssssporcizia di orchi, loro vengono qui qualche volta. >> Rispose.
<< Forza, Padron Frodo, saliamo. >>  disse Sam, guardandolo con quel suo sguardo rassicurante per fargli comprendere ancora una volta che non era solo.

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Capitolo 6
*** Incubi ***


CAPITOLO VI

Incubi
 
<< Si sto bene. Andiamo, non c’è tempo da perdere. >> Disse l’uomo, forzandosi di dimenticare.
 
Si rimisero subito in marcia, appena l’Elfo li raggiunse. Attraversarono il Morannon camminando abbastanza veloci, Gandalf stava capofila mentre gli Elfi li precedevano per scrutare in lontananza, i due uomini stavano dietro in compagnia di Gimli.
<< Sei silenzioso oggi… Insomma…. Più del solito. >> Azzardò Faramir, pur sapendo che l’uomo evitava sempre di esporre i suoi problemi, ma non riusciva davvero a comprendere questo suo cambiamento di umore improvviso, fino alla sera prima era stato l’uomo impulsivo di sempre. Aragorn continuava a pensare a ciò che era successo, non riusciva a pensare a nient’altro e cercava in tutti i modi di evitare Rumil.
<< Eccoli, devono essere loro!! >> La voce di Orophin gli impedì di rispondere, presero a correre nella direzione in cui si trovava l’Elfo.
<< Sicuro? Cosa vedi?? >> Chiese Gandalf.
<< Si devono essere loro, due bambini ai miei occhi, e una creatura errante che si muove su quattro zampe li accompagna… >> Erano davvero molto distanti, solamente un Elfo poteva vederli.
<< Sono loro! Sono loro!! >> Esclamò Faramir.
<< Forza allora, distano un giorno da noi, possiamo raggiungerli! >> Confermò Orophin.
Così, con un po’ più di forza di volontà si rimisero in viaggio aumentando il passo, superando le cime ad est, con Orophin che non li perse di vista un solo attimo fino a quando li vide entrare in una rientranza nella parete rocciosa simile ad una grotta, probabilmente per passare la notte, così si fermarono a loro volta.
<< Riposeremo solo qualche ora, poi ci rimettiamo in cammino e precediamo il loro risveglio. Così facendo, per mezzodì dovremo raggiungerli. >> Informò Gandalf, mentre tutti stavano liberandosi delle armi per coricarsi.
<< E che facciamo quando li raggiungiamo? >> Domandò Rumil, mentre cercava in ogni modo di attirare l’attenzione del ramingo su di se.
<< Beh semplice. Gli darò istruzioni su una via più sicura da prendere e allontaniamo quella creatura che trama  a loro insaputa. >> Rispose Gandalf, riempendo la sua pipa di erba del Decumano.
<< Io ho…. Bisogno di stare da solo. Sarò qui tra un paio d’ore. >> Disse Aragorn, incamminandosi dalla parte opposta. Nessuno dei presenti ci fece troppo caso.
<< E tu dove vai? >> Chiese Orophin al fratello avvicinandosi a lui, che si stava incamminando a sua volta nella stessa direzione che aveva preso il ramingo.
<< A fare la guardia. Ho forse bisogno del tuo permesso per allontanarmi? >> Rispose acido Rumil, che non andava per niente d’accordo con il fratello, perchè era convinto che Haldir, che era stato sempre il suo punto di riferimento, lo preferisse a lui.
<< Certo che no. Solo non credere che io sia uno stupido. >> Disse il maggiore, sciogliendo la lunga treccia che teneva uniti i suoi bei capelli biondo cenere.
<< Non so di cosa tu stia parlando. >> Rispose Rumil voltando il viso dalla parte opposta per non incontrare il suo sguardo. A quelle parole, Orophin si avvicinò a lui prendendolo per un braccio.
<< Non credere che non me ne sia accorto, l’ho letto nei suoi occhi stamattina stessa. E ho letto anche dell’altro. Non giocare con lui, faresti solo del male a Legolas!! >> Mantenne la voce bassa, per evitare che qualcun altro sentisse.
<< Non m’importa a chi pensa mentre mi sta sopra, e poi non mi pare di averlo costretto in alcun modo… anzi, avresti dovuto vedere in che modo mi ha tolto i vestiti di dosso. >> Si giustificò Rumil soddisfatto, liberandosi dalla presa del fratello.
<< Lo sai come sono i mortali, Rumil, si corrompono facilmente e sono deboli, ed Estel non è da meno.. Sarà anche cresciuto con noi ma resta pur sempre uno stolto mortale con tutti i difetti della sua stirpe! Ne stai approfittando! Stai approfittando della debolezza del suo cuore in questo momento difficile, e cosa ancor più orribile, stai facendo del male a Legolas, il tuo amico Legolas!! Riflettici Rumil… >>
<< Legolas sarà anche il figlio di Sire Thranduil, ma non è il mio Principe, e se non sa tenersi stretto quello stolto mortale non è affar mio, fratello, non credi? >>
<< Fa attenzione. Solo questo. Non ne vale la pena causare tanto dolore solo per avere uno spasso per qualche sera. Cosa direbbe Haldir se ti vedesse adesso, ci hai pensato? >> Quella era l’unica tattica con cui Orophin sapeva di poter ottenere qualcosa da lui.
<< Non glielo dirai, non glielo dirai!!! Non sono affari tuoi quello che faccio della mia vita Orophin, stanne fuori! >> Rumil si stava alterando dopo che era stato toccato nel suo tasto dolente.
<< E invece sono affari miei visto che sei mio fratello e sono affari miei visto che si tratta dei mei amici!! Comunque va… fa pure, poi non dire che non ti avevo avvisato…. quando sarai nei guai non venir a piangere da me poi!! >> Orophin si era stufato, fatti suoi se non voleva ascoltarlo, gli dispiaceva solo per Legolas che era suo amico e per Aragorn che cascava nella sua rete d’incantatore di serpenti con tanta facilità. Voltò quindi le spalle ed andò a coricarsi vicino agli altri guardando il fratello sparire nella direzione opposta.
 
<< >> << >> << >> << >> << >> << >> << >> << >> 
 
<< Estel no!! >>
<< Un sogno, era solo un sogno…. >> Si disse Legolas lasciandosi cadere sui cuscini dopo essersi svegliato di soprassalto, nella stanza della casa di guarigione dove si era recato per farsi curare. Si portò una mano sulla fronte per ritrovare la calma, ma non riusciva a smettere di pensare a quel sogno che lo aveva fatto svegliare in quel modo….  un susseguirsi di immagini confuso e continuo che pareva derivare
direttamente dal rincorrersi dei suoi pensieri. (Grazie Ene per questa frase!! )
“ Mentre tutti gli altri stavano riposando, Aragorn, il suo Aragorn stava passando la notte assieme a Rumil… aveva udito le sue parole tra i sospiri << Sei mio, sei mio Legolas, sei mio…. >>. E lui li osservava da fuori impotente, senza poter fare nulla….”
Si voltò su di un fianco mentre una lacrima gli scendeva dagli occhi blu…
<< Ho avuto paura di perderti, non sapevo dov’eri e che cosa ti stavano facendo, stavo venendo a Mordor, avrei sfidato Sauron in persona e ti avrei liberato perché io ti amo, e farei qualsiasi cosa per te…. Da sempre… Per sempre. >>
Un’altra lacrima prese a stessa strada della prima….
<< I tempi non erano ancora maturi, ora lo sono. >>
<< E lo saranno per sempre. Ti amo, e voglio passare la vita con te, Estel. >>  
<< Baciami… >>
Si alzò di colpo dalla branda, e si avvicino al catino con l’acqua per sciacquarsi il viso. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Gli era già successo di fare dei sogni in passato e si erano sempre rivelati veritieri.
<< No.. lui non lo farebbe mai… lui mi ama!!!! >> Disse ribaltando a terra il catino con l’acqua. E mentre osservava l’acqua espandersi sul pavimento della stanza avvertì un fortissimo impulso di uscire così com’era e raggiungerlo sulle montagne, ma non poteva, non per via delle ferite che oramai erano quasi completamente guarite, ma per il semplice fatto che non li avrebbe mai raggiunti… Così, tornò a coricarsi con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Estel…. Torna presto… ho bisogno di te. >>
 

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Capitolo 7
*** Vicini a Mordor ***


CAPITOLO VII

Vicini a Mordor
 
<< Estel…. Torna presto… ho bisogno di te. >>
 
Aragorn si era seduto con i gomiti sulle ginocchia, deciso a dimenticare l’errore commesso, ma soprattutto deciso a non commetterne altri. Dopo tutta la fatica che aveva fatto per rivelare a Legolas i suoi sentimenti non voleva e non poteva perderlo così.
<< L’aria è densa questa sera. E’ in arrivo una tempesta. >> Rumil comparve qualche attimo dopo da dietro una roccia un po’ più sporgente delle altre e si sedette di fianco a lui.
<< Saremo molto presto di ritorno, e tu non dirai una sola parola a nessuno. Non è vero? >> chiese l’uomo fissandolo intensamente come se non avesse udito ciò che l’altro gli aveva appena detto, e non specificando a che cosa era riferita la sua domanda.
<< Se ti riferisci al tuo Principe…. Potrei farlo, sai? Sarebbe divertente vedere la sua faccia mentre gli racconto come il suo uomo si sia dimenticato in fretta di lui e con che ardore mi abbia… amato. Ma per tua fortuna non sono uno stupido e non sono in cerca di guai quindi…. Forse non lo farò. In ogni caso…. Dipende da te…. Ma non negare che ti è piaciuto. >> (Scusami Aragorn ma te lo meriti… ) disse l’Elfo, prendendosi gioco di lui e della sua premura.
<< E’ stato un errore. Uno stupido momento di debolezza. Ma non si ripeterà stanne certo. Presto torneremo a Gondor e sarà come se niente sia accaduto. Ah, e inoltre.. io non ti ho… amato. >> Aragorn sembrava voler convincere se stesso piuttosto che l’altro.
<< Suvvia Estel, ti è servito per scaricare la tensione…. E leggo nei tuoi che lo vorresti rifare. >> A quelle parole Aragorn si alzò da terra allontanandosi da lui come se fosse stato scottato da lava incandescente. Rumil si alzò a sua volta avvicinandolo da dietro e iniziando a massaggiargli le spalle.
<< Che cosa fai, smetti. >> Disse il ramingo con tono deciso. Lo disse, certo, ma non mosse un solo passo per allontanarsi da lui. Era troppa la voglia di poter avere di nuovo Legolas e il suo corpo si rifiutava di obbedire. Per di più, il fatto che anche Rumil fosse un’ Elfo biondo e anche molto bello ( nesssssuno è bello come Legolas!!!!!!!!!!!!!!!!!! n.d. alterego di Estel ) di sicuro non aiutava.
<< Rilassari… Fin che non ritorni da lui… posso aiutarti io… >> Disse Rumil nel suo orecchio, la voce calda e provocante. Aragorn iniziò a sentire brividi lungo tutto il corpo e purtroppo, saliva anche l’eccitazione sotto le abili mani dell’Elfo.
<< Smetti.. Non… >> Cercò di replicare, ma non riuscì a terminare la frase, quando l’Elfo iniziò a posare delicati baci sul suo collo. Aveva ceduto di nuovo. Il suo corpo stava per cedere nuovamente, poi un ultimo barlume di ragione, e si voltò su se stesso spingendo via Rumil che andò a sbattere contro la parete rocciosa poco distante da loro.
<< Senti, non so cosa tu abbia in mente, ma non posso, cerca di capire… >> Gli disse.
<< I tuoi occhi non dicono la stessa cosa che hanno appena detto le tue labbra. >> Replicò l’Elfo, avvicinandosi nuovamente a lui muovendosi molto sinuosamente.
<< Non è il mio cuore a comandare i pensieri che vedi nei miei occhi. Solo il mio corpo. E la frustrazione. >> Spiegò l’uomo. Tremava.
<< A me non importa ciò che dice il tuo cuore, m’importa solo ciò che dice il tuo corpo, e il tuo corpo mi vuole di nuovo. >> Con queste parole, Rumil prese l’uomo per le spalle e lo portò contro la parete rocciosa, ma senza forzarlo, ed aderendo al suo corpo posando le labbra sulle sue ed iniziando a muoversi contro di lui. Il ramingo rimase spiazzato da quell’assalto inaspettato, ma doveva fare qualcosa altrimenti non avrebbe resistito a lungo.
<< Lascia libero il tuo corpo… >> Sussurò Rumil, posando la mano sulla sua eccitazione e muovendola lentamente. L’uomo chiuse gli occhi senza poter far nulla… Non lo voleva ma il suo corpo non ignorava certo quelle provocazioni e si sentiva cedere e scivolare nell’oblio sempre più velocemente senza trovare nessun appiglio a cui aggrapparsi. L’Elfo, vedendo l’arrendevolezza del suo corpo nonostante egli si rifiutasse osò di più poggiandosi totalmente a lui e facendo in modo di toccarlo ovunque. Ma questa volta non cedette alla lussuria. Di nuovo, il mortale stava lasciando vincere la sua debolezza, di nuovo si stava mostrando per quello che era in natura. Un mortale. Fu un flash, e rivide i suoi occhi blu, ma questa volta erano velati dalle lacrime.
<< No!! Vai via Rumil… >> Disse, allontanandolo da se con uno spintone.
<< Sei solo uno sciocco mortale!! >> Sbuffò, arreso.
<< Vai via. Siamo amici e non voglio fare cose di cui potrei pentirmi… Di cui mi sto già pentendo. >>
<< Bene. Non mi lascia altra scelta, Estel. E chiamami quando dovrai spiegare al tuo principe ciò che io gli racconterò perché non voglio perdermi lo spettacolo. >> E con quelle parole si allontanò da quel punto.
Un lieve sorriso comparve sulle labbra dell’uomo in quel momento, perché era riuscito a non cedere alle debolezze del suo corpo. E un giorno forse ci avrebbe ripensato ridendo, magari assieme al suo Elfo, poichè non un semplice mortale egli era…. Ma un mortale cresciuto dagli Elfi. Avrebbe dovuto fare i conti con i suoi errori però, perché anche se Rumil non facesse veramente quello che aveva intenzione di fare.. lo avrebbe letto nei suoi occhi, comunque.

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<< Non puoi più aiutarmi, Sam. Torna a casa. >> Frodo pronunciò queste parole guardandolo direttamente negli occhi.
<< Padron Frodo non direte sul serio… >> L’unico pensiero che Sam riuscì ad articolare in quegli istanti fu che quel Gollum aveva vinto. Era riuscito a mettersi tra di loro e nessuno mai ci era riuscito.
<< Torna a casa. >> Il gelo in quella voce. E con questa frase girò le spalle lasciandolo li da solo. Aveva frainteso tutto, tutto. Lui voleva solo aiutarlo, voleva portare l’Anello per un po’, non voleva di certo tenerlo per se.
Chiuse gli occhi, e per un attimo avvertì il profumo dell’erba della Contea, il rumore che l’acqua dei ruscelli provocava contro i sassolini… il frusciare del vento, ed il calore del sole, i canti, le feste e il pensiero che tutto questo sarebbe potuto scomparire per sempre.
 
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<< Mithrandìr, si stanno allontanando! >> Gridò Orophin, svegliando tutti i presenti.
<< Come? Si stanno allontanando? Svelto, cerca Aragorn, dobbiamo muoverci subito, o li perderemo. >> disse Gandalf. Non erano passate che poche ore da quando si erano fermati, avevano riposato poco. Quando Orophin trovò l’uomo non gli ci volle molto per capire ciò che doveva essere successo a causa del fratello, ma ora iniziava ad avere dei dubbi sulla fede. Fattosta che non avevano il tempo di mettersi a discutere nuovamente. Così decise di fare finta di niente, richiamandoli semplicemente ed esortandoli a riprendere la marcia. Tornarono dagli altri e subito si rimisero in cammino.
Arrivati lungo un viottolo stretto stretto, risultava difficile proseguire a passo spedito quindi Gandalf propose una scorciatoia attraverso un passo un tempo abitato, avrebbero potuto incontrare qualche orchetto sulla loro strada ma non c’era altra scelta.
<< Prendiamo questo sentiero, è pericoloso ma dovrebbe portare proprio sulla loro strada. >> suggerì l’Istaro, che da molti anni vagava su quelle terre, e conosceva la maggior parte delle vie.
<< Fai strada. >> Disse Faramir. E proseguirono prestando attenzione ad ogni suono che sentivano.
 

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Capitolo 8
*** Quando ogni altra luce si spegne ***


CAPITOLO VIII

Quando ogni altra luce si spegne
 
<< Fai strada. >> Disse Faramir. E proseguirono prestando attenzione ad ogni suono che sentivano.
 
Lungo tutta  la strada rimasero in silenzio, quasi che avessero paura di disturbarsi l’un l’altro. Aragorn si sentiva perso, non capiva più quello che stava facendo, di una cosa soltanto era certo per il momento, doveva trovare Frodo. Continuarono a camminare fino a quando si trovarono proprio davanti all’entrata della famigerata caverna che Pipino aveva nominato con tanta apprensione e che spaventava tanto tutti. Ma di Frodo non c’era traccia. Ne di lui ne del suo passaggio, fino a quando i suoi occhi non furono attirati da qualcosa che luccicava in lontananza, in fondo alla galleria.
<< Entriamo e state allerta. Strane creature alloggiano qui. >> Disse Gandalf, senza scendere nei particolari onde evitare di preoccuparli ancora di più di quanto già non lo fossero.
<< Dicono che una creatura orrenda viva qui, un ragno enorme e nero, che intrappola gli sventurati passeggeri nella sua tela per poi mangiarli. >> Disse Faramir rivolto allo Stregone che nel frattempo aveva già varcato la soglia.
<< Si, è così. Shelob, la chiamano. >> rispose con noncuranza, quasi si stesse parlando di un cucciolo indifeso invece che di un grosso ragno assassino.
<< Voglio usare un po’ più di luce… >> Disse poi, passando la mano destra sull’estremità del suo bastone che da sempre lo accompagnava, che si illuminò come se avesse acceso una piccola candela al suo interno. All’interno della caverna era buio, fatta eccezione per qualche spiraglio di luce che entrava da piccole fessure nel soffitto di pietra. Era umido  e l’aria era densa, veniva quasi difficil respirare. Le pareti larghe, erano ricoperte di ragnatele così come il pavimento, e ogni tanto, impigliato tra di esse si trovava qualche osso di creature sfortunate che erano passate di li.
<< Qualcuno ne è mai uscito? >> chiese Aragorn, mentre puntava a quella cosa che si faceva sempre più vicina mano a mano che avanzavano.
<< Non so risponderti… >> Disse Gandalf.
<< Beh, un “ no ” sarebbe stato grave. Andiamo. >> Esortò il ramingo sorridendo lievemente, oramai vicinissimo al luccichio. Quando arrivarono in fondo si fermarono e Aragorn raccolse la cosa luccicante, che sembrava una specie di ampolla agli occhi di Faramir. Nel momento stesso in cui le sue dita sfiorarono l’oggetto luminoso, questo assunse una tonalità più sgargiante emettendo un forte bagliore e tutto attorno a lui assunse contorni indefiniti, il viso sorridente di Dama Galadriel gli apparve di fronte.
 
“”Sembrava un ricordo, un ricordo rimasto nascosto nella sua memoria per troppo tempo. Poi un altro bagliore improvviso e accecante, e riconobbe subito gli alberi del Bosco Atro, in una calda giornata di primavera… fiori coloratissimi e profumati ricoprivano verdi prati, e il canto degli uccellini riempiva l’aria. Vide un ragazzino dai capelli castani correre felice, dell’età di 12 anni circa… era lui.. vide se stesso negli anni della sua gioventù, quando si recava spesso li in visita con Sire Elrond. E…. cominciò a capire. Quello era il giorno in cui lo aveva conosciuto. Sulle scale che conducevano all’entrata del palazzo di Sire Thranduil, c’era Legolas. Rallentò allora la sua corsa fino a fermarsi, contrariamente al suo cuore che invece accelerò i battiti a quella visione… era bellissimo, indossava una tunica di raso di un azzurro tenue, con i pantaloni dello stesso colore.. i suoi capelli biondi risplendevano al sole e i suoi occhi blu cobalto lo fissavano.
“Questo dev’essere un sogno.” Pensò. Poi tutto divenne sfocato e un’altra immagine si sovrappose alla prima………………………
 Questa volta era a Granburrone, seduto con la schiena poggiata al fusto di un albero mentre accarezzava i capelli di Legolas che si era completamente appoggiato a lui e sorrideva felice. Aveva circa sui 20 anni.
E come ultima immagine, la Dama gli mostrò la notte in cui era arrivato a Gondor, quando gli aveva rivelato il suo amore………………….
<< Ero li.. e non sono riuscito ad impedire che ti prendessero. Ero li eppure è successo… Tu sei stato al mio fianco in tante battaglie e mi hai sempre guardato le spalle, mi hai salvato la vita innumerevoli volte, ma io non sono riuscito a farlo. Ho lasciato che succedesse. >>
<< Ho avuto paura di perderti, non sapevo dov’eri e che cosa ti stavano facendo, stavo venendo a Mordor, avrei sfidato Sauron in persona e ti avrei liberato perché io ti amo, e farei qualsiasi cosa per te…. Da sempre… Per sempre. >> 
<< Perdonami, perdonami Legolas, per non aver trovato prima il coraggio per dirtelo… Solo ora ho capito quanto fosse importante, perché ho temuto di perderti. >>
La prima volta in cui avevano fatto l’amore. La prima volta in cui lui aveva fatto veramente l’amore.
<< L’ho desiderato per anni. >>
<< Potevi farlo prima, allora. Io non te lo avrei certamente impedito. >>
<< Ti amo, e voglio passare la vita con te, Estel. >>  
<< Baciami… >>
Poi tutto scomparve, insieme a Galadriel che gli rivolse un ultimo sorriso. Sentì la sua voce nella testa.
<< Non è troppo tardi.. Puoi ancora fare la scelta giusta. >>
<< Cosa devo fare?? >> Chiese alla voce che stava diventando un sussurro, come se si stesse allontanado.
<< Guarda dentro il tuo cuore, Estel. >> “”
 
Tutto tornò come prima. L’ampolla perse la sua luce ed il liquido in essa contenuto si spense. Rimase attonito, spaesato, mentre una lacrima gli scendeva dagli occhi.
<< Questa è la Luce di Earendil. La Dama della Luce la donò a Frodo quando ci fermammo a Lothlòrien. Perché si trova qui?? >> Chiese Orophin riportandolo al prsente, con un tono disperato all’ Istaro prendendola dalla mano di Aragorn, e porgendogliela. Intanto anche gli altri si erano avvicinati.
<< Perché è già stato qui. >> Rispose.
<< Aragorn? >>
<< Vuoi dire che… Siamo arrivati troppo tardi? >> Chiese Aragorn, ma non ottenne risposta. Cos’era quel dolore che sentiva?
<< Gandalf… >>
<< Si avvicina. >> disse. E dopo pochi secondi, avvertirono uno spostamento d’aria improvviso e tutti si voltarono verso il fondo della galleria, da dove provenivano quegli strani rumori. Qualcosa stava venendo verso di loro. Gli uomini sfoderarono le spade e gli Elfi impugnarono gli archi e dopo pochi momenti comparve quella massa informe e nera che iniziò a colpire a destra e a manca con il suo enorme pungiglione. Era una battaglia in cui nessuno riusciva ad avere la meglio, le numerose frecce scagliate dagli Elfi sembravano non causargli dolore alcuno, solo Gandalf riusciva a farlo indietreggiare e ad allontanarlo con il potere luminoso del suo bastone. Tentarono di fuggire lungo un corridoio stretto e dal soffitto aperto, che conduceva fuori dalla galleria, in uno spiazzo roccioso, ma quel mostro fu più veloce e gli si parò davanti, imprigionando Aragorn con le zampre anteriori.
<< Aragorn!! >> Gridò Faramir, mentre con un fendente deciso gli tranciava di netto due zampe, ma non fu sufficiente, Gandalf lo fece desistere con la magia del suo bastone, e lo fece indietreggiare, mentre Rumil lo colpiva mortalmente all’addome con più frecce, e gli uomini lo spingevano indietro fino a farlo cadere in un precipizio lungo la montagna sulla quale, ora si trovavano.
 
<< Sei ferito. >> Constatò Rumil, guardando Aragorn, quando il polverone sollevato scomparve.
<< E’ solo un graffio. >> Si scansò velocemente da lui, non riusciva nemmeno a sostenere il suo sguardo, non dopo i ricordi che la Dama della Luce gli aveva riportato alla mente.
<< State tutti bene? >> chiese Faramir appena li raggiunse Assieme a Gandalf e Gimli.
<< Dov’è Orophin?? >> Chiese Rumil, non vedendolo arrivare.
<< Mastro Elfo!! >> Chiamo Gimli.
<< Venite qui!!! L’ho trovato!!! >> La voce dell’Elfo proveniva da dietro una serie di massi che formavano una piccola conca riparata nella parete rocciosa.
Quando lo raggiunsero, il respiro venne loro a mancare…..
<< Frodo….. >> Sussurrò Gandalf, abbassando gli occhi dove c’era l’Elfo e abbandonando per la prima volta quel tono di voce sereno e sicuro che era solito tenere. 

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Capitolo 9
*** Tra le tue braccia ***


CAPITOLO IX
 
Tra le tue braccia
 
<< Frodo….. >> Sussurrò Gandalf, abbassando gli occhi dove c’era l’Elfo e abbandonando per la prima volta quel tono di voce sereno e sicuro che era solito tenere.
 
Era steso a terra inerme, con gli occhi spalancati e sembrava morto. Era pallido e molto freddo.
<< E’ morto? Siamo arrivati troppo tardi!! E’ tutto finito!! >> Aragorn gridava.
<< E ora che facciamo?? >> Chiese il sovrintendente di Gondor, con una nota di panico nella voce.
<< Non è morto!! E’ vivo… Alla vecchia Shelob piace fare così, li addormenta per poi sfamarsi a suo piacimento… Si sveglierà tra un paio d’ore… >> Chiarì Gandalf mentre gli posava una mano sulla fronte.
<< E l’Anello.. dov’è l’anello? >>  chiese Aragorn, quasi temendo la risposta.
<< Al sicuro. >> Asserì Gandalf, percependo la sagoma dell’Anello sotto i suoi vestiti.
 
Attesero che si svegliasse da quella specie di sonno. Quando riprese conoscenza, Gandalf gli chiese di Sam, e lui gli riferì che se n’era andato, era tornato a casa dopo che lui lo aveva cacciato perché era stato così stupido….. Ma non poteva sapere che lo avrebbe incontrato di nuovo lungo il suo cammino.
 Il suo racconto fu molto lungo, narrò tutti i fatti che erano accaduti da quando si erano separati dopo il soggiorno a Lorièn fino al momento in cui varcò la soglia della galleria; raccontò di come lui e Sam avessero incontrato Gollum e di come si era lasciato abbindolare dalle sue false promesse… raccontò di come si era lasciato raggirare e di come avesse allontanato Sam. Dopo alcune ore, quando lo Hobbit si riprese del tutto, Gandalf gli spiegò la via più breve per giungere alla Montagna di Fuoco, mostrandogli eventuali pericoli, e Aragorn gli restituì l’ampolla, dono della Dama della luce.
<< Dunque, il nostro compito qui è terminato. Un altro assai più difficile ci attende ora. La guerra. >> Disse, mentre tutti si preparavano a partire lungo la via del ritorno.
<< Vi devo la vita. Se solo Sam fosse qui… >> Terminò Frodo, che avrebbe voluto dire molte altre cose.
<< Lo rivedrai, lo rivedrai Frodo, figlio di Drogo. >> Asserì lo Stregone.
E si misero in marcia.. tutti con una rinnovata Speranza nel cuore, eccetto Aragorn, che doveva ancora affrontare l’ostacolo più difficile.
Il viaggio di ritorno fino a Gondor fu quasi breve… quando non si cerca niente, quando non si ha niente a cui badare…. Il tempo scorre in fretta. Da quel loro ultimo diverbio, Rumil non si era più avvicinato a lui, ne aveva tentato di parlargli.
“Sto tornando da te, Legolas… “ continuava a pensare… mai, nemmeno per un secondo il suo pensiero si allontanò da lui, ne da ciò che sarebbe accaduto quando sarebbe venuto a sapere.
“ Che cosa penserà di me? Che cosa farà? “ Erano le domande che continuava a porsi.
 
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Palazzo reale, Minas Tirith
 
Legolas lo raggiunse visibilmente scosso. Si fermò a pochi passi da lui e non disse una parola… lo guardò semplicemente negli occhi. Come da sempre aveva imparato a fere.. perché tra loro non erano mai servite le parole.
<< E’ la verità? >> Chiese con un filo di voce.
… dimmi di no. Ti prego dimmi che è solo uno scherzo di cattivo gusto.
<< Legolas… >> L’uomo intuì che doveva aver parlato con Rumil.
… come faccio a dirlo se leggo nei tuoi occhi quella sessa disperazione che alberga nel mio cuore.
<< No, non dire niente. Non occorre che tu dica niente. Solo si o no. >>
… non aggiungere altro.. dimmi di no e poi stringimi a te… solo di questo ho bisogno.
 Il suo sguardo blu ora era duro, sembrava una bellissima statua di cera. Non un’emozione compariva sul suo viso. Niente di niente. Come se stesse dialogando con un estraneo. Perché era proprio così che in quel momento lo vedeva. Non Estel il suo amico, compagno, amante, non Estel la sua Speranza, ma qualcuno a cui non sapeva dare un nome, qualcuno che lui non riconosceva.
<< Si. Ero confuso e…. spaventato, mi sentivo solo, credevo fossi tu…. !! >>
… pensavo a te, solo a te!! E’ stata una debolezza!
Quasi non comprendeva il senso delle sue stesse parole…. Cosa significa credevo fossi tu?? Non sapeva perché lo aveva detto, le parole gli erano uscite da sole come se non le controllasse.
<< Credevi fossi io????????? Credevi fossi io?????????? Cosa significa credevi che fossi io?????? Cosa??? >>
… chi sei tu?? Chi sei diventato?? Dov’è la mia Speranza??
Legolas non ci vedeva più dalla rabbia… quella scusa poi era ridicola…
<< Non lo so, io non lo so, io ti amo, è stato uno sbaglio, non ho mai smesso di pensare a te nemmeno per un secondo…. Io…. >>
… Io ti amo. Sei la sola persona che conta per me… come fare per fartelo capire adesso…
Ma si bloccò, incapace di aggiungere altro.
<< Cosa Aragorn????? >> intervenne l’Elfo.
…Tu cosa???? Che cosa è cambiato??
<< Niente. Hai ragione, sono solo patetiche scuse le mie. Non posso giustificarmi ai tuoi occhi…. >>
… Ti prego abbracciami, dimmi che mi ami e non guardarmi con quegl ’occhi…
A quelle parole Legolas girò su se stesso e corse via.
<< Aspetta… ti prego ascolta… >>
… Ascoltami… guarda nei miei occhi come hai sempre fatto…
Lo rincorse fermandolo. Lo afferrò per un braccio.
<< Che cosa devo ascoltare ancora? Vattene… vattene e non tornare mai più!!! Ti odio!!! >>
… Fallo. Fallo Aragorn abbracciami e baciami e non ascoltarmi. Perché è la rabbia che mi fa parlare adesso, e non mi permette di ascoltarti…
Gli aveva urlato quelle parole in faccia, Estel non l’aveva mai visto così privo di contegno, ma la rabbia era troppa e non riusciva a contenerla… a quelle parole, Aragorn si sentì come trafitto dalla sua stessa lama, perché infondo la colpa era solo sua.. di tutto.
<< Va bene ma almeno ascolta ciò che ho da dire. Se vuoi che me ne vada hai ragione, e anche se dovessi morire per la tua lontananza lo farò perché infondo è ciò che merito. Ma ascoltami prima… >>
… Ti prego dimmi che vuoi che resti, potrei morire lontano da te… senza sapere che cosa fai, che cosa pensi… Senza poterti toccare, senza poter baciare le tue labbra ogni istante della mia misera vita…
Lasciò il suo braccio. Legolas non si voltò perché non ce l’avrebbe fatta a guardarlo negli occhi… aveva una voglia incontrollabile di stringerlo a se ma non poteva. Non dopo ciò che era successo.
<< Sono diverso dall’uomo che pensavi che fossi... e so anche che oramai niente al mondo cancellerà i miei errori. Ho cercato di essere quell’uomo, di essere quello che tutti voi volevate che fossi ma… ma è stato inutile.. e ho fallito. E sai una cosa, la cosa che più mi fa male, non è il gesto che ho fatto… ma il fatto che ho ferito proprio te che hai sempre creduto in me, che…….. io non avrei mai voluto ingannarti…  Amore mio ascoltami… vorrei chiederti di perdonarmi ma so di non poterlo pretendere..… ma voglio che tu sappia che il dolore che nascondo in me è… insopportabile. E se mi chiedi di andarmene lo farò.. anche se non so dove andrò perché non vedo un futuro… non ho un futuro.. senza di te… vorrei il tuo perdono… vorrei stringerti e dirti che non è successo nulla ma non posso farlo…  >>
… E muoio….. Lontano da te muoio… 
E se ne andò, incapace di terminare… le lacrime scendevano rapide mentre sparì lungo il corridoio del palazzo.
 
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Legolas era nella sua stanza, aveva preparato i bagagli per partire per Rohan l’indomani mattina. Avrebbe portato a termine la missione e poi sarebbe tornato a Bosco Atro lasciandosi tutto alle spalle.
Era accanto ad un mobile di legno scuro e antico, un catino pieno d’acqua stava al centro. Il Principe si stava lavando con un panno morbido e osservando l’acqua incresparsi aveva notato che per uno strano gioco di luci del tramonto e riflessi della finestra, la sua immagine era riflessa a metà…. Proprio in quel momento sentì bussare alla porta. Non seppe spiegarsi perché ma sapeva chi fosse… lo sentiva… come sentiva che gli mancava la propria metà. Si infilò una vestaglia chiudendola in vita e andò alla porta. Come la aprì si trovò davanti Aragorn vestito con i suoi abiti da ramingo. *.*
<< Sono venuto a salutar…. >> Ma non finì la frase, perché l’Elfo lo trascinò nella stanza chiudendo forte la porta con la mano e posando le labbra sulle sue.
<< Legolas…. >> Disse l’uomo con gli occhi sbarrati appena si separarono.
<< Sono qui, Estel. >> Rispose Legolas, poggiando una mano sul suo cuore.
<< Dove sono sempre stato.. E dove sarò per sempre…. >>
<< Ma.. perché… >> chiese l’uomo incredulo.
<< Perché non può essere diversamente…. Guarda. >> Lo portò vicino al catino dell’acqua dove ora si vedeva riflessa un’ immagine intera composta da due metà che combaciavano perfettamente…. 
 

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Capitolo 10
*** Amore per sempre ***


CAPITOLO X
 
Amore per sempre   
(rating rosso)
 
<< Perché non può essere diversamente…. Guarda. >> Lo portò vicino al catino dell’acqua dove ora si vedeva riflessa un’ immagine intera composta da due metà che combaciavano perfettamente…. 
 
<< Baciami…. Non resisto più senza le tue labbra… >> Sussurrò a quel punto il ramingo posando le mani sui suoi fianchi.
<< Ha detto… Che lo hai amato… >> Disse l’Elfo abbassando lo sguardo, ancora faceva fatica a lasciarsi andare completamente.
<< No.. Non potevo amarlo… Posso amare solo te.. >> Rispose l’uomo, aprendo il laccio che teneva chiusa la vestaglia di Legolas e portando le mani sotto di essa, direttamente sulla pelle. *.*
<< Dimostramelo. >> Disse, con un tono a metà tra l’arrabbiato e il confuso.
Aragorn non rispose, fece scivolare completamente l’abito dalle sue spalle e prese a baciarlo spingendolo verso il letto. Sentiva il bisogno di averlo, e non come aveva avuto Rumil o chiunque altro, ma come poteva avere soltanto lui…. Sentiva il bisogno di quel calore che nessun’altro avrebbe potuto infondergli.
<< Valar... ti amo così tanto… >> Continuava a ripetere quelle frasi come perso in un incantesimo, come se ogni altra cosa all’infuori di lui avesse perso la propria importanza. Niente Anello, niente Oscuro Signore, niente necessità di tornare a Rohan per la guerra imminente..
<< Se dipendesse solo da me, ti farei preparare un cavallo, perché tu possa ritornare a casa, ad aspettare il mio ritorno. >> A quella frase che voleva essere una prova d’amore, l’Elfo sgrano gli occhi allontanando subito l’uomo da se, e alzandosi di colpo dal letto sul quale si trovavano ora distesi tra baci e carezze. Raccolse la vestaglia da terra e indossandola si avvicinò alla grande finestra che illuminava la stanza.
<< No, perché fai così, non privarmi del tuo calore ancora una volta, che cosa ho fatto? >> chiese l’uomo, che si era sentito improvvisamente perso senza il suo corpo sotto al suo.
<< Vorresti che tornassi a casa ad aspettarti in modo che tu possa divertirti nuovamente con lui? O con altri??? Ti ricordo che non sono stato io a privarti del mio calore, anzi, hai fatto in fretta ad adeguarti a quanto ho sentito. >> Si era voltato verso di lui adesso. A quelle frasi taglienti, Aragorn si alzò dal letto e lo raggiunse fronteggiandolo.
<< Non ce la faccio. Non so se posso ancora fidarmi di te…. In ogni tua parola sento…. Non riesco a guardare i tuoi occhi perché vedo… vedo… >> Disse Legolas sospirando e appoggiandosi completamente a lui nonostante le sue parole esprimessero solo dolore.
<< Guardami. >>  Un sussurro all’orecchio che fece tremare il suo corpo.
<< Guardami… avanti. >> Un altro brivido.
<< Non…. >> Tentò di replicare, ma senza successo.
<< Legolas.. guardami… ma non negli occhi. Ci sono molti modi per guardare qualcuno. E qualcuno di cui mi fido e di cui sono sicuro ti fidi anche tu mi ha consigliato di guardare dentro il mio cuore, quando mi sentivo perso e avevo smarrito la retta via. Fallo anche tu.. guarda dentro il mio cuore. >> E prese a baciare il suo orecchio, camminando lentamente verso il letto che avevano abbandonato poco prima. Quando vi arrivò lo fece distendere nuovamente e notò che teneva gli occhi chiusi, quasi avesse paura di incrociare i suoi veramente. Gli tolse l’abito e fece lo stesso con i suoi prima di ricoprirlo con il suo corpo che altro non desiderava di farsi avvolgere dal suo.
<< Lasciati amare… lascia che ti mostri che ne sono capace… >> Sussurri continui che si ripetevano mentre l’eccitazione di entrambi saliva alle stelle, prese ad accarezzare la sua eccitazione dolcemente, ascoltando rapito i sospiri della creatura che si contorceva sotto di lui. Con una mano gli accarezzò il fianco e poi le cosce aprendole lentamente, teneramente, nonostante la sua eccitazione pulsasse quasi dolorosamente contro la sua. Si chinò a baciarlo, e fu felice di sentire la risposta bramosa del compagno che gli stringeva i capelli con una mano e sfiorava le natiche con l'altra. L’Elfo allargò le lunghe gambe, e fermò la sua mano, facendogli capire ciò che desiderava.
<< Adesso… >> sospirò poi, aprendo finalmente gli occhi.
Incapace di resistere oltre, l’uomo lo penetrò in un'unica spinta, fermandosi subito per poi iniziare a spingersi in lui, mentre il respiro gli si spezzava i n gola, soffocato da ondate di piacere che lo pervadevano ad ogni movimento. Legolas gridava il suo nome, ancora e ancora, tentò di parlare, di pronunciare il nome del compagno mentre sentiva esplodere quel desiderio che lo stava bruciando, ma i movimenti frenetici  no glielo permettevano, scandendo i suoi gemiti.Si lasciò sfuggire un grido soffocato contro il collo del ramingo quando esplose ma continuò a stringere il suo corpo. Iniziò ad accarezzargli la schiena fino a quando il respiro di entrambi tornò regolare e solo allora lo lasciò permettendogli di stendersi al suo fianco.
<< Vorrei amarti e proteggerti, ed invece mi ritrovo di nuovo a doverti chiedere perdono. >> Disse Aragorn con un filo di voce.
<< Adesso riposa. Dobbiamo affrontare ancora molte cose e la prima di queste è il viaggio per Rohan. >> Rispose Legolas che non voleva più parlare dell’accaduto. Ma una strana rabbia improvvisa si stava impadronendo di lui.
<< Valar…. >> Disse l’uomo prima di stringerlo nuovamente a se più forte, fino a quando l’Elfo lo scansò quasi con violenza alzandosi dal letto e recuperando alla cieca i suoi abiti.
<< Cosa accade? >>
<< Devo fare una cosa. Riposa, tornerò presto e al sorgere del sole mi troverai al tuo fianco. >> Afferrò velocemente uno dei suoi pugnali senza degnarlo di uno sguardo, e dirigendosi alla porta.
<< A che cosa ti serve quello? Resta qui, non andare via!! >> Disse, facendo per alzarsi dal letto.
<< Fidati di me Estel, resta qui e riposa. Tornerò presto te lo prometto. >> Il tono che aveva usato era dolce, al contrario dei suoi occhi, che non ammettevano replica alcuna.
<< Non fare sciocchezze… Ma se mi chiedi di fidarmi, d’accordo. >> Si rimise coricato ma senza smettere di guardarlo.
<< Melin le, Estel. (Ti amo) >> Disse, prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire dietro di essa.
<< Melin le, Legolas >>
 
 

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Capitolo 11
*** Sulla strada per Rohan - parte 1 ***


CAPITOLO XI

Sulla strada per Rohan – parte 1
 
<< Melin le, Estel. (Ti amo) >> Disse, prima di chiudersi la porta alle spalle e sparire dietro di essa.
<< Melin le, Legolas >>
 
 
Percorse il corridoio a grandi passi, senza sapere bene dove fosse diretto ed ignorando gli sguardi perplessi della gente che incontrava, puntati sul pugnale che teneva in mano. Raggiunse il grande atrio del Palazzo e si diresse all’esterno dove la sua vista acuta aveva già potuto scorgere il soggetto delle sue ansie, che se ne stava tranquillo a chiacchierare con il fratello che non era partito per Rohan, aveva preferito aspettare il loro ritorno per rendere più sicuro il viaggio. I due Elfi restarono alcuni attimi interdetti nel vederlo arrivare dritto davanti a loro con quell’arma in pugno.
<< Principe, qualcosa non va? >> Chiese Haldir, cercando di comprendere il motivo di tale agitazione che si poteva chiaramente scorgere nei suoi occhi e in tutto il suo essere. Legolas non gli diede peso e senza più controllo, afferrò il più giovane sbattendolo violentemente contro l’Albero Bianco.
<< Che cosa fai??? >> Gridò, non aspettandosi un gesto del genere da lui.
<< Avrei dovuto farlo prima, ma non riuscivo a capacitarmene!! >> Quelle parole erano come veleno ma non riusciva a trattenerle. Gli puntò la lama del pugnale alla gola. (suspance J)
<< Legolas! Sei uscito di senno!!! Cosa significa tutto questo?? >> chiese Haldir che assisteva alla scena con gli occhi sbarrati per il comportamento all’apparenza sconsiderato del Principe.
<< Ah e così…. Non hai detto niente, dunque… >> Disse Legolas allentando un po’ la stretta su di lui e allontanando un poco la lama. Ora un sorrisino soddisfatto gli incurvava le labbra.
<< che cosa?? Che cosa non mi hai detto?? >> Chiese Haldir guardando il fratello.
<< Che.. >> Legolas si interruppe di colpo dal narrare quella burrascosa vicenda.
<< Raccontaglielo tu, Rumil…. Digli ciò che hai fatto… Racconta al tuo caro fratello di come hai approfittato di Aragorn in un momento di sventura e debolezza, e quando ha veramente capito ti sei vendicato venendo a raccontarmelo……… >> (permettimi di dissentire: non ha approfittato, anzi!! *Legolas fulmina Estel con lo sguardo* Va bene va bene sto zitta… continua pure!! )
<< Smettila!! >> Gridò l’Elfo visibilmente in panico.
<< E’…. E’ la verità, Rumil? >>
<< No… Smettila vattene, vattene via!!! Lasciami  vattene!! Vai da quel mortale e lasciami in pace!! >>  Con una spinta allontanò Legolas da se. Haldir guardava entrambi incredulo, era come se non capisse ciò che stava succedendo. Prese Rumil per le braccia e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
<< E’ la verità Rumil? >> Ripetè, ignorando Legolas che aveva incrociato le braccia al petto.
<< Si… ma non è come credi, lui… lui è stato più che partecipe!! >> Uno sguardo più tagliente di una lama.
<< Non dovevi farlo!!! E’ solo un mortale, lo sai quale effetto possiamo avere su di loro!! Sei forse impazzito? Hai dimenticato le parole di Sire Celeborn?? >> 
<< No, certo che no!! E’ stato un… un errore… >> Non sapeva quale scusa inventare per non apparire colpevole davanti all’amato fratello, ma visto che era stato costretto ad ammettere non restava che optare per la via più semplice.
<< Un errore…. Hai messo a rischio la riuscita della nostra missione, ne risponderai al nostro Signore…. >>
<< Che sta succedendo qui? Non mi sembra il momento più adatto per una disputa tra fratelli. >> La voce saggia di Gandalf fece cessare le grida.
<< Mithrandir! Vengo incriminato di false accuse, quando, al di là di questi confini la guerra incombe!!!! >> Inveì Rumil tentando di volgere la cosa a suo favore. (si arrampica sugli specchi)
<< Non è il caso di mettersi a gridare. >> Rispose, per placare quelle folli reazioni.
<< Se grido è colpa sua!! >> Disse, indicando Legolas.
<< Pagherai per questo affronto!! >> Replicò il Principe tentando di afferrarlo.
<< Ora basta. Smettetela tutti quanti. Siete guerrieri elfici eppure vi ritrovo a strillare come donnette furiose. Lasciate in disparte ogni diatriba e concentratevi sulla guerra. Domani all’alba partiamo per Rohan. Vedete di essere preparati. >> E con queste parole si voltò tornando sui suoi passi.
“Ma come fa ad arrivare sempre nel momento giusto?” Pensò Haldir.
<< Mithrandìr ha ragione. Ci penseremo in un momento più opportuno. >> Disse, andandosene a sua volta senza degnare il fratello di uno sguardo.
<< Haldir !! >> Lo chiamò.
L’Elfo si voltò e fisso gli occhi chiari nei suoi senza dire una parola….
….Mi hai deluso, ancora una volta….
Avrebbe voluto dire. Ma non disse nulla e si allontanò.
 
Legolas tornò nella stanza dove qualche tempo prima aveva lasciato Aragorn ed entrò senza fare il minimo rumore. Si tolse i vestiti e posò il lungo pugnale sul tavolo. Invece di andare a coricarsi accanto a lui si avvicinò dal lato opposto e vide il volto del ramingo addormentato e rilassato…. Si perse a fissarlo e spostò una ciocca dei capelli castani che gli ricadeva sul viso.
<< Estel… >> Sussurrò semplicemente.
 
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Sauron stava osservando intensamente il suo Palantìr nella stanza più alta della sua fortezza di Barad-dûr, il suo unico collegamento con il mondo esterno. La stanza aveva le pareti fatte di piastre di roccia irregolari e del nero più intenso che riflettevano il suo riflesso distorto.
Si avvicinò alla finestra e guardò all’esterno. La fabbrica degli orchetti. Urla, fuoco, sangue, rocce. Orchi. Rimase impassibile, non una smorfia coloriva il suo viso. Poi si voltò di scatto uscendo da quello stato comatoso per via di alcuno colpi forti alla porta.
<< Entra. >>
Un grosso orco nero entrò nella stanza e si fermò vicino al piccolo tavolo in attesa di ordini. L’Oscuro signore si diresse verso una incavatura nella roccia della parete che conteneva un piccolo scrigno da cui vi estrasse una freccia.
<< Colpiscilo con questa. La trasformazione avverrà in breve tempo e sarà in mio potere. Sarà lui la chiave della vittoria, quando combatterà i suoi stessi compagni. >>
<< Ma Mio Signore loro si sono ritrovati. >>
<< Non è importante. Tutto sta andando secondo i piani, la visione ha funzionato e ha perso fiducia in lui. E’ il momento giusto ora che è debole. >>
<< Si, mio Signore. >> L’ Huruk abbassò il capo in segno di reverenza, e prese la freccia.
<< Partiranno all’alba. E ora va, muovetevi!! >>
<< E gli Elfi? Cosa dobbiamo fare con loro? >>
Alzò un braccio portandosi dietro le spalle quella cascata di capelli mossi, lucidi e neri, che ricadevano ora sulla schiena, fino ai fianchi. Occhi rossi come il fuoco e pelle molto pallida, a causa dei lunghi secoli passati senza che il Sole. Era una delle creature più antiche della Terra di mezzo, se non la più antica.
<< Uccideteli tutti. >>

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Capitolo 12
*** Sulla strada per Rohan - parte 2 ***


Devo dire una cosa che con mia enorme sorpresa mi sono accorta di non aver ancora detto: ringrazio Reira74 per il suggerimento del titolo!!!! Grazie Reira!!!!
E ringrazio anche le persone che mi stanno seguendo in questo mio delirio quali Enedhil, Helin68, Nil, Reira e Echadwen…. E tutti gli altri!! Grazie grazie grazie!!!!!!
PS: Con l'arrivo dell'estate ho meno tempo da dedicare alla stesura per via del mio lavoro quindi.... posterò un capitolo per volta, magari più spesso!!! :)
 
CAPITOLO XII

Sulla strada per Rohan – parte 2

(rating rosso)
 
<< Uccideteli tutti. >>
 
 
“Uccideteli tutti” fu la sua ultima parola, prima di incurvare le labbra in un sorriso compiaciuto e superbo. L’Huruk lasciò la stanza dopo un leggero cenno del capo in segno d’intesa.
 
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L’esercito formato da uomini, Elfi, un nano scorbutico e i due Hobbit più coraggiosi dell’intera Terra di Mezzo, si mise in marcia alle prime luci dell’alba. Non era lunga la distanza da percorrere ma dovevano farlo in fretta….. la guerra incombeva su tutti loro. Marciarono per un lungo tempo senza fermarsi fino a quando la stanchezza ebbe il sopravvento sui mortali. Si accamparono sulla sponda orientale di un guado per far abbeverare i cavalli e dissetarsi loro stessi. Rumil non aveva più proferito parola dopo l’accesa diatriba della sera precedente e Legolas iniziava a chiedersi se aveva fatto la cosa giusta…. Ma la rabbia era stata accecante e non aveva resistito. Anche se questo gesto altro non aveva fatto che contribuire a metterlo in cattiva luce agli occhi del fratello. Quei  pensieri lo accompagnarono per tutto il viaggio, e continuava a pensare che non era solo colpa sua, in fin dei conti… non l’aveva certo costretto a farlo. Per un attimo o aveva pervaso l’idea di scusarsi con lui. Infine la sua imperitura e millenaria saggezza ebbe il sopravvento ancora una volta e decise di mettere a tacere il suo spirito in onore della guerra che li attendeva. Un altro passo falso avrebbe significato turbare gli animi ancora di più di quanto in realtà, non lo fossero già. Gli uomini si addormentarono tutti tranne uno…. Aragorn era sveglio, e si muoveva verso di lui, ora seduto alla base di un grosso albero dalle foglie marroni.
<< C’è qualcosa che ti turba? >> Chiese all’amico/amante sedendosi accanto a lui e cercando subito la sua mano con la propria per stringerla.
<< Nulla. Il pensiero della guerra forse… >> Sussurrò, appoggiando la testa sulla sua spalla che vista la vicinanza ristretta alla quale si trovavano, poteva facilmente raggiungere.
<< E’ normale, ma….. hai combattuto più battaglie tu di quante tutti questi uomini insieme potranno mai combatterne nella loro vita. >> Tentò di sdrammatizzare con quella battuta, ma non gli veniva molto bene… fingere non gli era mai riuscito molto bene. (Non sei l’unico)
<< E questo che cosa significa? Ogni battaglia e a se così come ogni evento. >> Rispose rialzando la testa e guardandolo negli occhi.
<< Perché non usi questo tempo per riposare.. >> Cambiò discorso Aragorn, posandogli un leggero bacio a fior di labbra e riportando la sua testa dove si trovava prima con una dolce carezza e nel fare questo, gli sfiorò l’estremità dell’orecchio, e lo sentì sussultare contro il proprio braccio….. *0*
Non potè reprimere un sorriso ripetendo il gesto ma questa volta dall’altra parte.
Un lieve sospiro.
Ancora.
Ancora un sospito.
Di nuovo.
Un nuovo sospiro più forte.
Ancora una volta.
Un gemito.
<< Smetti. >> Disse l’Elfo riaprendo stancamente le palpebre che aveva subito chiuso.
<< Ti va di fare un bagno?? >> Chiese l’uomo alzandosi di colpo e guardando verso il torrente poco distante, ma distante abbastanza da non essere visti.
<< Ora? Ma…… >>
<< Ma?? >> Chiese impaziente. (E chi non lo sarebbe?? ^0^)
<< Ma è troppo vicino e non tutti stanno dormendo. >> Disse Legolas indicando il gruppo di Elfi che stava chiacchierando a bassa voce.
<< E’ vicino abbastanza, ma altrettanto lontano. >> E con quelle parole si avviò verso l’acqua.
L’Elfo cercò di ragionare in un primo momento ma l’attrazione fu più forte e si ritrovò a seguirlo in men che non si dica….. (Estel lo spinge verso il lago) si tolse i vestiti guardandosi indietro per l’ultima volta e si immerse nell’acqua limpida quanto i suoi occhi, raggiungendolo. Subito l’uomo gli cinse la vita tirandolo seduto sopra di se e catturando le sue labbra con un bacio infuocato. Legolas rispose con audacia chiudendo una mano tra i suoi capelli come a non voler più lasciarlo andare…. Fece scorrere l’altra sul suo petto fino ad arrivare a ciò che aveva sentito sotto di se e muovendo la mano in quel punto fin da subito. Aragorn inizio a gemere incontrollatamente, troppo eccitato per reprimere l’istinto..
<< Fermo…. >> Sussurrò ad un tratto bloccando la mano impaziente con la propria e portandosela alle labbra per baciarla, portandola poi dietro il suo collo, in un palese invito a cingerlo. Lo sollevò un poco e penetrò in lui con una lentezza davvero esasperante per non provocargli dolore. Consumarono la loro passione lentamente e restarono a lungo abbracciati sulla riva fino a quando Aragorn iniziò a lasciarsi andare alla stanchezza….
<< Ti stai addormentando… >> Disse Legolas con un sorriso pieno d’amore.
<< No. >> Rispose l’uomo tenendo gli occhi semichiusi con il volto nascosto nel suo collo.
<< Resta con me, non lasciarmi mai senza la tua luce. >> Legolas non capiva se stesse sognando o se fosse lucido però quelle parole gli piacevano lo stesso….. *.*
<< Shh… usciamo adesso così potrai coricarti. >>
<< Mmm…. Solo se mi stringerai fino a domattina. >>
<< Forza… >> Uscirono, si rivestirono e si coricarono entrambi vicino all’albero dal quale erano partiti. Legolas lo guardava dormire, lo accarezzava, posava delicati e piccoli baci sul suo viso ogni tanto… sarebbe potuto rimanere così per sempre……………. Con lui.
 
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< 
 
<< Ci attaccano!! Ci attaccano!!!!!!! >>
Spade.
Urla.
E sangue.
Provenienti dal nulla, tutte attorno a loro. Aragorn si sveglia per il frastuono ma non ha il tempo di ragionare ne di muovere un muscolo che si ritrova in mezzo a una battaglia.
Sono stati attaccati. Aveva sentito Legolas chiamarlo ma pensava di stare ancora sognando, invece….
Non c'era un solo rumore fino ad un attimo prima, ed ora infuria una battaglia.
Aragorn si guarda attorno perso, sente l'elsa della spada in mano e vede L’elfo vicino a lui scagliare frecce ad una velocità davvero impressionante.
Accanto a lui ci sono Elfi e Uomini che stanno combattendo ferocemente un gruppo per niente esiguo di Orchi.
“Ma quando è iniziata la battaglia?” Non se ne è reso conto.
D'istinto comincia a combattere e scaglia fendenti.
I rumori giungono indistinti alle sue orecchie mortali e la visuale è offuscata ma riesce a difendersi e cerca Legolas con gli occhi.
Lo vide, stava bene. Questo è l’importante. Stava combattendo.
Punta gli occhi davanti a se e intravede un po’ in lontananza un gruppetto di orchi separati dagli altri quasi vinti dagli Elfi, oramai. Ma uno di loro è ancora in piedi. Un Huruk grosso, nero e terribile cammina lento in mezzo alla folla, verso di lui. Come se la battaglia che lo circonda non lo scalfisca nemmeno.
Si sta…. Sta venendo verso di lui ma non riesce a fare nulla, sta combattendo.
Si ferma.
E’ vicino, troppo vicino.
Armeggia con la faretra e ne estrae una lunga freccia nera, ma sembra diversa dalle altre che normalmente usano. Lo stelo è bianco.
Punta l’arco verso Legolas.
Gli si gela il sangue nelle vene.
Incontra il suo sguardo cristallino.
Lui non può difendersi ne ha 3 addosso.
Aragorn sente il suo corpo muoversi di volontà propria verso il suo Elfo elo abbraccia poco prima che l’orco scagli la freccia.
E’ stato colpito, riapre gli occhi e cade in ginocchio.
Si.. questa volta cel’ha fatta…. Lo ha salvato………………………………… cade in ginocchio.
<< No!! Aragorn!! >> Grida Legolas. E intanto la battaglia continua, ma riesce a trascinarlo lontano abbastanza, si addentra nel bosco, lo stringe a se. Il suo corpo ferito inizia a tremare. Senza perdere la calma, Legolas lo poggia delicatamente a terra e con un colpo deciso e forte estrae la freccia dalla sua schiena, poco più sotto della spalla sinistra.
<< Resta con me, resta con me, resta con me, resta con me…. >> sussurra piano, stringendolo forte a se e cercando di tamponare la ferita.
 
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<< Noooooooooooooooooooooo >> Un grido si leva dalla fortezza di Barad – dur. Lui osserva sempre, osserva tutto, e aveva osservato tutta la battaglia dalla sua Sfera.
<< Maledetto mortale!!!!!!!!!! >> L’ira è incontrollabile, comincia a distruggere tutto ciò che si trova nella stanza più alta e nascosta della torre, quella ove lui solo vi ha l’accesso. 
Ma ad un tratto si ferma. Spalanca gli occhi…. Si gira e raggiunge presto il palantìr, mettendoci le mani sopra. Ancora quel ghigno ad increspargli le labbra scure, mentre guarda le immagini susseguirsi ininterrottamente. Può voler dire una cosa soltanto
<< Hai fatto la tua scelta. Porterò la cosa a mio vantaggio. >>
 

 
 

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Capitolo 13
*** Momenti ***


CAPITOLO XIII

Momenti
 
<< Hai fatto la tua scelta. Porterò la cosa a mio vantaggio. >>
 
 
Aprì gli occhi molto lentamente. Il calore del sole scaldava la sua pelle nuda. Una leggera brezza gli muoveva i capelli sul viso e non sentiva quasi più dolore. Aragorn si svegliò su di una branda cercando di mettersi sui gomiti per guardarsi attorno ma non ci riuscì e ricadde pesantemente sul materasso sottile.
<< Che cosa fai!! Fermo non muoverti!! >> L’unica voce che avrebbe voluto sentire in quel momento la sentì…. Quella apprensiva di Legolas.
<< Dove… sono? >> Chiese quando gli fu subito vicino e con una mano gli toccò la fronte.
<< La febbre è sparita…. Siamo stati attaccati ricordi? La freccia… ti ha quasi trafitto il cuore…. >>  Tutto gli tornò alla mente e vide di nuovo quell’orrenda creatura che voleva colpire Legolas e lui che si era fiondato sul suo corpo per salvarlo.. già.. Legolas.
<< Tu stai bene? >> Chiese con voce allarmata appena gli tornò alla mente quel particolare.
<< Si. >> Appena un sussurro, appena udibile.
<< Legolas…. >>
<< Perché l’hai fatto? >> Una domanda soffiata fuori velocemente con voce dura.
<< Perché l’hai fatto???? >> Urlava.
<< Legolas io…. Volevo salvarti, non posso vivere senza di te, ti viene così difficile comprenderlo?? >> sapeva che avrebbe avuto una reazione del genere.
<< Mettendo a rischio la tua stessa vita?? Hai rischiato di morire Estel!! >> Continuava ad urlare.
……..ed io sarei morto con te………
Senza dire nulla, l’uomo lo strinse a se cercando di fargli comprendere il motivo che lo aveva spinto a compiere quel gesto, l’amore.
 
<<>><<>><<>><<>><<>><<>><<>><<>><<>><<>><<>> 
 
I giorni passavano a Rohan, arrivarono alleati da ogni dove per combattere l’ultima grande guerra contro l’Oscuro Signore. Aragorn era quasi completamente guarito grazie alle sapienti cure di Gandalf e di Legolas che non lo lasciava mai un momento. Ma qualcosa… qualcosa non andava. Si sentiva strano, quasi leggero. La ferita si era quasi completamente rimarginata ma aveva un colore scuro, segno di avvelenamento, diceva Gandalf ma non ne presentava i sintomi così non ci avevano dato importanza.
Uno di quei giorni, mentre si allenava con la spada assieme a Legolas sentì davvero di essere diverso. Era molto più veloce e scattante del solito, quasi non avvertisse il peso del suo corpo, cosa comune solo per gli Elfi.
<< Da dove viene tutta questa audacia? >> chiese Legolas che cercava di riprendere fiato. Normalmente non aveva nessuna difficoltà a scontrarsi con lui  e aveva quasi sempre la meglio. Ma questa volta sembrava davvero più forte e veloce del solito.
<< Non so risponderti, forse, le cure mi hanno rinvigorito. >> Rispose l’uomo senza dar segno di preoccupazione, cosa che invece cominciava ad avvertire nel profondo, ma non voleva far capire a Legolas che in realtà ne era ben consapevole. Ma la sua voce lo tradiva.
<< Decine di uomini vengono colpiti in battaglia, eppure nessuno di loro acquista potenza e rapidità con le cure. >> Aveva sentito una nota di timore nella sua voce e si avvicinò a lui.
<< Sto bene. >> Asserì Aragorn, mentre l’Elfo si avvicinava a lui.
<< Lo vedo… troppo bene… e questo non è normale……… Ma cos’anno i tuoi occhi? >> Chiese Legolas, con un’espressione spaventata sul viso, prendendo il suo volto tra le mani.
<< Cosa…. >> Ma non riuscì a terminare la frase che venne trascinato via da Legolas e portato fino alla sua stanza davanti ad un grande specchio. Come vi fu davanti poté vedere il suo riflesso e vide ciò che aveva angustiato il compagno qualche secondo prima. Le iridi stavano assumendo una tonalità simile al giallo, e le pupille erano quasi totalmente ridotte nonostante la poca luce che illuminava quella camera.
<< Ma che…. Cosa succede? >> Disse incredulo.
<< Fammi.. fammi vedere la ferita. >> Disse Legolas, la paura dipinta sul suo volto.
<< No! >> Disse Aragorn quadi ad alta voce, reazione decisamente fuori luogo.
<< Fammi vedere ho detto. E’ evidente che qualcosa non va!!! >> Tentò di alzargli la camicia ma senza successo, perché l’uomo lo spinse via facendolo cadere a terra.
<< Legolas.. che cosa ho fatto…. Perdonami io…. Io non so cosa mi sia successo…. >> disse Aragorn mortificato, non riusciva a comprendere perché avesse reagito così senza motivo. Ma ciò che più gli causò dolore fu lo sguardo di Legolas, il suo Legolas, sembrava avesse di fronte un mostro.
<< Gandalf. Devi vedere Gandalf, e subito. >> disse l’Elfo rialzandosi.
<< Cosa è stato?? >> Un suono si era udito provenire dall’esterno, sembrava un corno.
<< Non è il corno degli orchi!! >> Disse Legolas uscendo di corsa dalla stanza e dirigendosi verso l’esterno seguito da Aragorn.
Un esercito di 10000 uomini riempiva l’ingresso della corte del palazzo.
Nel frattempo anche Haldir, Rumil e altri Elfi erano corsi sul posto richiamati dal suono del corno. Pochi secondi dopo, fecero capolino anche Eomer, nipote del Re, Gandalf, Gimli e molti Rohirrim.
<< Chiama il Re. >> Disse Eomer al suo secondo in comando.
L’imponente esercito era capitanato da un giovane alto e davvero molto affascinante da cui tutti rimasero profondamente colpiti. Aveva grandi occhi di un colore tra l’azzurro – grigio  e il verdeacqua, profondi, talmente profondi che sembrava potesse arrivare fino infondo all’anima con un solo sguardo; i suoi occhi ricordavano i flutti dell’acqua nei quali era facile ed inevitabile perdersi. Capelli castani e lievemente ondulati incorniciavano il suo viso perfetto, e scendevano giù fin sotto le spalle; aveva un volto di una bellezza eterea, quasi irreale, un vero incanto per gli occhi. Aveva la pelle leggermente dorata e un fisico scolpito; no, decisamente non sembrava figlio di questo mondo. Ogni suo piccolo gesto, dal più anonimo sguardo, al solare sorriso  che metteva in risalto i denti bianchi, risultava estremamente sensuale e provocante. Ma la prima cosa che attirava gli sguardi sul suo viso erano  le labbra piene, rosee e molto carnose che altro non facevano se non invitare ad essere baciate. Semplicemente impossibile resistergli. Cosa che certamente non sfuggì a Rumil, che per un lungo momento non riuscì a distogliere lo sguardo da lui, come del resto, la maggior parte dei presenti. Aragorn, Eomer e tutti i soldati, gli Elfi e persino Haldir, rimase stregato da tanta bellezza e perfezione che scaturiva da quel giovane mortale.
<< E chi è costui che giunge qui in quest’ora tarda con il suo esercito? >> Fu Aragorn a rompere il silenzio che si era creato.. Quasi fossero tutti caduti in contemplazione. I presenti guardarono stupiti l’uomo, perché si poteva percepire nervosismo allo stato puro nella sua voce.
<< Narya, figlio di Nenya è il mio nome, e in molti mi conoscono come Narya il Grande. Siamo uomini dell’ Enedwaith, e per conto di mio padre il Re, veniamo in soccorso di coloro che un tempo ci aiutarono sancendo un ‘alleanza. Siamo qui per onorarla, questa alleanza. >> Esordì, con voce limpida e soave che riempì la grande corte, rivolto ad Aragorn, ma ance agli altri.
 << Benvenuto Narya il Grande. Siete più che benvenuti. >> Disse il Re, facendo segno con un braccio al bel comandante di seguirlo. Prima di incamminarsi verso la direzione presa dal Re, il giovane si voltò e fisso i grandi occhi cristallini prima in quelli di Rumil, che per tutto il tempo aveva sentito su di se,  e poi in quelli di Legolas, che fin da subito aveva attirato la sua attenzione in particolar modo. Si passò una mano tra i capelli, e con un piccolo ma estremamente  provocante sorriso si diresse verso il salone d’ingresso del palazzo di Meduseld, mentre Aragorn iniziava a percepire distintamente dentro di se, forse per la prima volta, un nuovo sentimento fino ad allora sconosciuto: La gelosia.

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Capitolo 14
*** Nuove sensazioni ***


CAPITOLO XIV
 
Nuove sensazioni

 
…………….. mentre Aragorn iniziava a percepire distintamente dentro di se, forse per la prima volta, un nuovo sentimento fino ad allora sconosciuto: La gelosia
 
 
Il capitano restò a colloqui con il Re per un lungo momento in una delle sue stanze. Poco più di un’ora dopo essersi ritirati per discutere in privato, uscirono dalla stanza e il sovrano fece chiamare a raccolta tutti i condottieri dei vari eserciti presenti, per comunicare loro le decisioni prese. Legolas, Aragorn, Haldir, Gandalf, Eomer, Faramir, persino Gimli e gli Hobbit vennero richiamati adunata in qualità di rappresentanti dei loro popoli, e la breve riunione ebbe luogo. Legolas ed Aragorn giunsero per ultimi e sederono sui seggi rimasti vuoti.
Per tutta la riunione, Narya tenne lo sguardo fisso su Legolas che gli sedeva di fronte senza sbattere ciglio. L’Elfo, dal canto suo, non riusciva a mostrarsi indifferente, nonostante cercasse di carpire ogni informazione utile che il Re stava riportando dalla discussione privata avuta con il capitano dei nuovi arrivati. Spiegò che sarebbe stato più saggio trasferirsi alla fortezza del Fosso di Helm, nelle quali mura, nessun nemico era mai riuscito ad aprire una breccia, raccontò di come i nuovi alleati avessero già combattuto guerre simili contro gli orchetti e di come avevano sempre avuto la meglio. Si sentiva prigioniero di quello sguardo, quasi incatenato a qualcosa di indefinito che lo scuoteva dal profondo, ma la cosa che più lo lasciava interdetto era che lui non voleva, sentiva di non volersene privare.
Cosa c’è in questo giovane che mi attira così tanto? Cosa vuole dirmi? Perché continua a fissarmi? ” erano le domande che continuavano a ripetersi nella sua mente.
 
Terminata la riunione, tutti si alzarono parlottando tra loro, e solo allora, dopo che si furono alzati Aragorn, che aveva assistito a tutto lo scambio di sguardi, potè avvicinarsi nuovamente a Legolas. Avrebbe voluto parlare con quel ragazzo.
“E per dire che cosa?? Smetti di fissarlo così? ” Si portò una mano alla fronte mentre si rendeva conto dell’assurdità di quei pensieri.
<< Il Re dice che sono ottimi guerrieri e che in passato si sono mostrati leali e giusti. >> Disse in tono canzonatorio, appena rimase solo con lui all’interno della sala che oramai tutti avevano lasciato.
<< Perché avverto ironia nelle tue parole, Estel? >>
<< Nessuna ironia. >> Puntualizzò, con tono serio, questa volta.
<< Qualunque alleato può fare la differenza in questo momento, Aragorn. Non possiamo permetterci inutili pregiudizi. Sei molto saggio, e so che non ti lascerai sviare da futili inconvenevoli.>> Gli mise una mano sulla spalla e poi lasciò la stanza dirigendosi all’esterno del palazzo di Meduseld. Aragorn si affacciò sull’uscio e osservò rapido la situazione: c’era chi beveva e scherzava in compagnia, chi chiacchierava tranquillamente, e chi uscì all’esterno del palazzo per ammirare la splendida luna piena che illuminava il cielo. Vide Narya che scrutava firtivo Legolas avvicinarsi a grandi passi alla balconata all’esterno, lo vide seguirlo dapprima solo con lo sguardo, poi di persona. Incrociò le braccia al petto, chiedendosi come dovesse agire, se fidarsi si lui o parlargli delle sue ansie.
 
Era appoggiato al parapetto con i gomiti e teneva gli occhi chiusi.
<< Dunque siete voi il figlio di Sire Thranduil. >> Chiese Narya, avvicinandosi al principe del Reame Boscoso. Trasalì, non aspettandosi di udire quella voce.
<< Conoscete mio padre? >> In quel momento si rese conto di quanto fosse bello e affascinante.
<< Si. Un tempo combattemmo insieme e conducemmo i nostri popoli verso la libertà insieme. >> Asserì il comandante, facendosi più vicino. Legolas avvertì qualcosa di strano sulla sua pelle alla vicinanza di quel ragazzo. Non seppe spiegarsi il perché.
<< E’ un onore, combattere al fianco di un membro della tua Casata Reale ancora una volta. >> Aggiunse, facendo un sorriso e cambiando tono confidenziale come se avesse inteso che l’altro stava per chiederglielo.
<< Chi sei tu? >> Chiese il principe. Si stupì subito dopo di aver fatto una domanda simile, ma non era riuscito a controllarsi, gli era sfuggita. Il giovane sorrise e posò una mano sulla sua.
<< Non temermi, Legolas di Bosco Atro, poiché in me non vi è nulla di malvagio. >> Accorciò la distanza rendendola quasi inesistente. Qualcosa lo spingeva verso di lui, quelle labbra… lo tentavano come mai prima gli era successo. Le loro labbra si toccarono. Calde e morbide, le loro labbra si erano sfiorate per un lungo istante.
<< Legolas, devo parlarti, subito. >> La voce tremante di Aragorn. Fece uno scatto all’indietro distanziandosi il più possibile perché si sentiva come un bambino colto in fallo.
<< A presto, principe. >> Disse il giovane capitano superandoli.
Ad un tratto Legolas spalancò gli occhi come in preda ad un silenzioso panico. Si ricordò di un particolare al quale non aveva dato peso pochi secondi prima ma che non aveva apparente spiegazione.
<< Aspetta. >> disse fermando il giovane che si voltò subito verso di lui.
<< Tu menti. Dici di aver combattuto con mio padre ma è una menzogna. >> Disse, accorciando notevolmente, ancora una volta e sotto gli occhi attoniti di Aragorn, le distanze.
<< Non c’era menzogna nelle mie parole, principe. Non vedo il motivo per il quale dovrei mentirti. >> Rispose, calmo e pacato.
<< Non puoi aver combattuto con lui.. tu… tu… Sei troppo giovane!! Sei poco più di un ragazzo!! A quell’epoca dovevi essere poco più che in fasce!! O forse non eri neanc’ ora venuto al mondo!! Com’è possibile? >>
Narya non rispose, fece un sorriso dei suoi e poi si voltò procedendo verso la direzione che aveva intrapreso poco prima.
<< Aspetta! >> Fece eco Legolas.
“Nel bosco tra due ore”.
La sua voce nella testa.
Si portò le mani alle orecchie per comprendere da dove fosse venuta.
Si, era la sua voce e solo lui aveva potuto udirla.
Si voltò osservando Aragorn, come per accertarsi che non avesse sentito. Era fermo con un braccio piegato su un fianco e l’altro poggiato al parapetto.
Si, solo lui l’aveva sentita.
E no, non era un semplice uomo quello.
Di questo ora, ne era sicuro.

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Capitolo 15
*** La guerra si avvicina ***


CAPITOLO XV
 
La guerra si avvicina
 
Si, solo lui l’aveva sentita.
E no, non era un semplice uomo quello.
Di questo ora, ne era sicuro.

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Flashback

<< Legolas, devo parlarti, subito. >> Qualcosa gli era scattato dentro come una molla quando lo aveva visto così vicino al giovane.
 
<< Vorrei tanto sapere cosa ti prende, Aragorn. >> Disse Legolas avvicinandosi nuovamente a lui dopo che il capitano se ne fu andato.
 
<< Vorrei saperlo anche io. >>
 
<< E’ la ferita vero? Il veleno….. >>
 
<< Gandalf dice che non c’è da preoccuparsi. >> Lo interruppe.
 
<< Dice molte cose. Sei… strano. >> 
 
<< Io.. non so cosa stia succedendo!!! E’ come se… >> Si prese la testa tra le mani.
 
<< Che cosa sto diventando?? >> La voce ridotta ad u sussurro.
 
<< Ma che dici.. che cosa dici?? >> Stava vaneggiando, Legolas cominciava a temere veramente.
 
<< Smetti e non toccarmi!! >> Disse a denti stretti, colpendo con la propria la man dell’amico che stava per posarsi sul suo braccio.
 
<< Estel tu stai male, devi vedere Gandalf dannazione!! >> Non ottenne nessuna risposta ne nessuna reazione. Lo vide solo abbassare lo sguardo.
 
<< Rispondimi!! >>
Accadde una cosa senza precedenti. Aragorn sfoderò la spada e scagliò un potente fendente contro Legolas, che solo grazie ai suoi sensi elfici altamente sviluppati, riuscì istantaneamente ad afferrare i suoi pugnali e fermare la spada.
 
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<< Dalla cima di Barad – dur il suo occhio guarda incessantemente. Ma non è ancora così potente da essere immune dalla paura, il dubbio lo corrode più che mai.. poiché la voce gli è giunta. L’erede di Numenor è ancora vivo. Sauron lo teme, Legolas. Teme ciò che è diventato, e colpirà svelto e spietato il mondo degli uomini. La guerra è in arrivo. >> Disse Gandalf, saggio come pochi.
 
<< Dobbiamo difenderci da soli. >> Asserì Narya, mentre un brusio si levava tra i presenti.
 
<< E cosa facciamo con lui? >> Chiese Legolas con voce supplicante.
 
<< Un’ombra incombe sul suo cuore. Ora ha la mente incatenata, è un vecchio trucco di Sauron, la sua presa su di lui è ora molto forte. Ma se pur lui è abile, noi abbiamo un vantaggio: l’Anello resta nascosto. Ancora non mi è chiaro che cosa abbia voluto creare ma…  Non avrà alcun rivale. Non ci riconoscerà. >> Disse, poggiando una mano sulla sua spalla. Era come se con quelle ultime tre parole avesse voluto dirgli molto di più di quanto in realtà avesse fatto.
<< Ma si riprenderà?? Dovrà pur esserci un modo per…. >> Non riuscì a terminare la frase perché la voce si era spenta in gola.
 
<< Temo che l’unico rimedio per liberare il suo spirito… sia la morte. >> Disse Gandalf.
L’elfo chiuse gli occhi e cadde in ginocchio in preda allo sconforto. Poi li riaprì di colpo.
 
<< Mai. >> Asserì, e lasciò la sala, dirigendosi nella stanza in cui Aragorn stava riposando.

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Capitolo 16
*** Nuove Speranze ***


CAPITOLO XVI
 
Nuove Speranze
 
 
<< Mai. >> Asserì, e lasciò la sala, dirigendosi nella stanza in cui Aragorn stava riposando.
 
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<< Dobbiamo partire. Dobbiamo recarci al Fosso di Helm .  Saranno qui in meno di due giorni. >> La voce che fece voltare Legolas, che se ne stava appoggiato alla parete assorto in chissà quali pensieri.
 
<< Chi sei tu? >> Chiese il principe senza guardarlo, ignorando del tutto la sua affermazione precedente.
 
<< Te l’ho detto. Mio padre è il re dell’Enedwaith. Io e i miei uomini siamo orgogliosi di combattere al fianco degli Elfi ancora una volta. >> Disse, posando una mano sulla sua spalla.
 
<< Chi sei. >> Legolas ripetè quella domanda evidentemente non soddisfatto della risposta ottenuta.
 
<< Quanti anni hai? Non sei un semplice uomo non è vero?? >> 
 
A quella nuova domanda, che esigeva una risposta vera, questa volta si voltò di scatto raggiungendo il parapetto della balconata sulla quale si trovavano e l’elfo lo seguì; estrasse un piccolo pugnale che teneva alla cintola sotto gli occhi curiosi di Legolas e poggiò la mano destra sul marmo. Alzò il pugnale e colpì la propria mano, ma non una goccia di sangue uscì da quella che doveva essere una ferita. La sua pelle, bianca e perfetta non riportò alcun segno ne alcuna cicatrice. Legolas spalancò gli occhi incredulo alla vista di quell’atto, forse adesso era ancor più confuso! Indietreggiò di due passi giustamente spaventato…. Ma chi poteva essere quella creatura? O meglio cosa poteva essere?
 
<< Non temere, principe. Credo che una dimostrazione pratica serva più di tante parole. >> Disse il giovane abbozzando un sorriso, come se avesse appena compiuto il gesto più naturale del mondo.
 
<< Che… che cosa sei? >> Chiese questi, impietrito.
 
<< Ti basti sapere che una potente maledizione grava da secoli sulla mia stirpe. Vago su questa Terra da molto prima di te. >> disse con sguardo grave, ma tenendo gli occhi fissi in lontananza, quasi rivedesse ricordi lontani.
 
<< Nessuno può ferirti. >> Rispose Legolas rilassandosi, comprendendo che infondo, il giovane non era obbligato a rispondere ad ogni sua domanda.
 
<< Non fisicamente. Ma talvolta, le ferite dell’anima nuocciono di più di quelle del corpo. Ma perché mai lo dico ad un Elfo? Voi potete morire per il dolore. >> Disse, avvicinandosi a lui.
<< Sai molte cose su di noi, Narya figlio di Nenya. >> Disse il principe, annullando le distanze.
 
<< Ne so abbastanza. C’è sangue Elfico nella mia famiglia. >>
Un silenzio profondo susseguì quello scambio di battute, un silenzio in cui entrambi comprendevano il silenzio dell’altro.
Fu il giovane capitano a romperlo.
 
<< Tu e il ramingo, siete amanti, vero? >> Chiese senza dare troppa attenzione al discorso.
 
<< Si. >> Rispose semplicemente il principe, mentre una profonda malinconia si faceva strada nel suo cuore.
 
<< Ho già visto sortilegi come quello. >> Disse ad un tratto, attirando completamente l’attenzione dell’ Elfo.
 
<< E.. e sai come curarlo? Esiste una cura? Dimmelo ti prego!!! >> Disse quasi urlando, e mettendo una mano sulla sua.
 
<< C’è un modo… ma non  è semplice. >> Disse serio, voltando lo sguardo verso Legolas alle ultime quattro parole.
 
<< Farei qualsiasi cosa. Dimmelo…. Ti prego…. >> Aveva quasi le lacrime agli occhi, una nuova Speranza stava per accendersi. Avrebbe fatto di tutto…. Pur di salvarlo.
 
<< Il suo spirito è incatenato dal maleficio, ed è molto molto potente. Nessuna medicina elfica può curarlo…. Ma c’è un popolo, un popolo dimenticato da tutti che vive ai confini con le terre di Angmar. Essi praticano la magia. >> Spiegò il capitano.
 
<< Angmar… Stregoni? >>
 
<< No, spettri. Ne vivi, ne morti. Ma esigono sempre qualcosa in cambio, non è semplice. Per non dire che potrebbero non ascoltare….. >> Confessò il giovane, quasi pentito di aver indirizzato l’elfo su quella perigliosa via.
 
<< Deve pur esserci un modo. Tu li conosci? Vieni con me!! >> Disse risoluto  Legolas.
 
<< E abbandonare i miei uomini? Non posso. E non li conosco, mio padre mi raccontava di loro ma… non li conosco. Un tempo sono stati preziosi alleati dei miei Padri… non so dirti altro. Si nascondono, vivono tra le montagne, e non amano le creature di Luce come te! Cosa ti fa pensare che ti concederebbero il loro favore? >> Il ragazzo aveva preso a camminare avanti e indietro con le mani dietro la schiena, le sue sembravano riflessioni ad alta voce.
 
<< Partiamo adesso. Se dici che sono stati vostri alleati magari potrebbero…. >>
 
<< Tu non vuoi proprio capire vero? Non è gente che si compra facilmente! E anche se fosse possibile, la guerra incombe, le donne e i bambini sono già partiti per le grotte. E tu vuoi che abbandoni i miei uomini a meno di due giorni dalla battaglia? >> 
Legolas iniziò a seguirlo, cercando i suoi occhi con i propri.

<< Nomina il tuo secondo in comando, capitano. Torneremo prima della fine! Io  non lo lascerò morire!! Se c’è anche una remota speranza che questa gente possa aiutarmi, lo farò. Non so bene chi tu sia, ma il mio cuore mi dice che posso fidarmi di te .Non puoi tirarti indietro ora, dopo avermi dato una Speranza!! >> Fermò i suoi passi prendendogli le braccia.

Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono,
Narya potè leggere il dolore, e una rinnovata luce di Speranza negli occhi del principe.
Poteva lui negargliela?
Poteva abbandonarlo dopo avergli rivelato quelle cose?

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Capitolo 17
*** Nuove certezze ***


CAPITOLO XVII

 
Nuove certezze
 
 
………..Narya potè leggere il dolore, e una rinnovata luce di Speranza negli occhi del principe. Poteva lui negargliela?
Poteva abbandonarlo dopo avergli rivelato quelle cose?
 
 
Fece un sospiro, incapace di distogliere lo sguardo dal viso dell’Elfo di fronte a lui. Alzò una mano ed andò ad accarezzare il suo bel viso, come a volerlo rassicurare con la sua presenza.
 
<< Sei bellissimo, principe Legolas. In poche occasioni ho veduto una luce potente ed abbagliante come la tua. >> Sussurrò poi, continuando ad accarezzarlo. Egli socchiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella confortante carezza, ne aveva veramente bisogno….. non riuscendo ad aggiungere niente di più, porto la sua mano destra sulla sua che stava ancora sul suo viso, e la strinse forte, facendo sussultare il giovane.
 
<< Vieni con me…. >> quella richiesta sussurrata sulle sue labbra, tanto erano vicini.
 
<< Non posso…. >> Disse il giovane, non resistendo al fortissimo impulso di baciare quelle labbra invitanti che stavano già sulle sue.
 
<< Ti prego…. Sei l’unico che possa aiutarmi…. >> Un altro bacio, questa volta un poco più profondo.
 
<< Non fare così. >> Disse il giovane capitano, scendendo con le labbra poco sotto la sua bocca, fino alla gola.
 
<< Come posso resisterti… >> Aggiunse poi, scendendo sul suo candido collo.
 
<< Cominci ad essere meno sicuro di te, capitano. >>  Asserì l’Elfo, completamente preso da quelle attenzioni.
 
<< Sono pur sempre un Uomo… maledetto… ma pur sempre un uomo. >>  Sussurrò il giovane, discostandosi un poco.
 
<< Quale crimine può aver commesso una creatura come te per meritare di essere maledetto? >> Chiese poi Legolas, non riuscendo a fare a meno di interessarsi a lui e a ciò che gli aveva rivelato.
 
 
<< Non io.. i miei avi. >> Sussurrò roco al suo orecchio.
 
<< E qual è questo malfatto che ha spinto qualcuno a maledirvi? Cosa nascondi? >>
A quell’ennesima domanda sul proprio conto, Narya tornò ad appoggiarsi alla balaustra del balcone.
 
<< Fai troppe domande, Legolas, figlio di Thranduil. Ciò che ti ho rivelato, ti deve bastare. >> Tono che non ammetteva repliche e sguardo serio.
 
<< Lo scoprirò, Narya, lo scoprirò…. Ma non adesso. Vieni con me, aiutami a salvarlo. >>  
 
<< Perché ti interessa tanto? >> Chiese, incurante della seconda parte della sua affermazione. >>
 
Legolas non seppe rispondere, non seppe dare un nome a quella sorta di legame che avvertiva per l’altro.
Si limitò a ripetere  << Vieni con me… >>
 
Oramai privo di qualsivoglia forza di rifiutare, il giovane fissò gli occhi chiari nei suoi e annuì senza proferir parola.
Quello sguardo e quel tacito assenso erano più che sufficienti per far intendere all’altro la propria decisione.
 
L’Elfo, all’intesa gli mise la mano destra sulla spalla mormorando..
 
<< Hanno le. >>
Aveva volutamente parlato nella sua lingua, sicuro che questi avrebbe capito.
 
 

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Capitolo 18
*** Di nuovo in cammino - parte 1 ***



CAPITOLO XVIII
 
 
Di nuovo in cammino  - parte 1
 
 
……………..Avevavolutamente parlato nella sua lingua, sicuro che questi avrebbe capito.
 
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Decise di partire assieme all’Elfo, ma di notte, in modo da non creare troppo trambusto. Gran parte della popolazione di Rohan si trovava già al sicuro tra le possenti mura del fosso di Helm, e altri si preparavano a partire. Non diede spiegazioni a nessuno dei suoi soldati, solo al suo secondo in comando disse che aveva delle questioni importanti da svolgere, e che sarebbe tornato prima che la guerra avesse inizio. Impossibile da farsi, ma qualcosa doveva pur dire…. Si poteva udire un gran vociferare nell’accampamento appena fuori dalle mura.
“ Il capitano se ne va, perché proprio adesso? ”
“ Ci abbandona prima della guerra, che significa? ”
“ Dove va il capitano? ”
Udiva sommessamente tutte quelle voci, ma le ignorava, mentre un profondo dolore si faceva strada nel suo cuore, e poteva udire anche il suo secondo, rispondere a tutti con la stessa frase:
Dobbiamo fidarci di lui come sempre. Tornerà prima della battaglia ” 
Ma già sapeva che non sarebbe mai tornato in tempo.
Che cosa avrebbero pensato di lui?
Non era convinto che quella fosse la scelta giusta da fare ma sentiva di non poter abbandonare Legolas, poteva aiutarlo…. O forse voleva aiutarlo.
 
Lo stesso fece l’Elfo, recandosi nella stanza dove Aragorn si trovava e posandogli un delicato bacio sulla fronte. Stentava a riconoscerlo. Non aveva parlato a nessuno, nemmeno ai suoi congiunti di dove stava per recarsi, convinto che non avrebbero capito. Questa volta aveva scelto di evitare persino il saggio consiglio di Gandalf, troppo preso da quell’avvenimento, troppo intento a porre fine al suo tormento, per concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fosse la vita di Aragorn. Aragorn e nessun’altro.
Aragorn e nient’altro.
Non sentiva i rumori provenienti dall’esterno, non vedeva i movimenti, le luci dei fuochi accesi, nessun ché, giungeva ai suoi sensi.
Non si accorse nemmeno della figura incappucciata che lo stava spiando da dietro un architrave, mentre rinfoderava i suoi lunghi pugnali e raccoglieva il suo arco.
 
 
 
Raggiunse il giovane e si misero in cammino.
 
Inizialmente galopparono velocemente fino a raggiungere l’Isen, poi rallentarono fino a fermarsi e scesero, per dirigersi in un punto particolarmente basso e agevole che entrambi conoscevano bene, in cui era facile riuscire a guadarlo, e raggiungere l’Antica via Sud, che li avrebbe condotti fino al reame di Angmar. Certo era molto esposta, senza nessun cespuglio o albero dietro cui nascondersi, ma attraversare le Montagne Nebbiose sarebbe stato un cammino tropo lungo, e di tempo ne avevano poco.
Legolas si avvicinò al compagno di viaggio, tenendo stretto il suo animale per le briglie.
 
<< Dovremo giungere in fretta, salvo interferenze da parte di qualche nemico. >> Disse, senza cercare il suo sguardo.
 
<< Certo, la via attraverso le Montagne sarebbe stata più sicura, ma non altrettanto veloce, per non dire che avremmo dovuto proseguire a piede. Non abbiamo tutto questo tempo. >> Rispose serio, guardando avanti.
 
<< Grazie di essere qui. >> A quelle parole sussurrate con tanta dolcezza, Narya si fermò quasi, e fissò quello sguardo di cristallo. Non fece altro che un piccolo sorriso, ma il suo cuore urlava, avrebbe voluto dirgli così tante cose…..
 
<< Però non mi hai detto chi sei, mentre invece tu sai molto di me e della mia famiglia. Sei sleale........ >> concluse il principe, con uno di quei suoi sorrisi ai quali è impossibile resistere.
 
Quando udì quelle parole, ancora una volta centrate sulla sua persona, il giovane si fermò, erano orami prossimi al fiume. Legò il cavallo ad un sottile tronco li vicino e vide Legolas imitarlo; si appoggiò ad un frassino. 
 
E il giovane capitano cominciò a raccontare……………………………………………………………………………
 
<< Correva la Seconda Era, durante la guerra contro Sauron. Inizialmente il mio popolo se ne stava in disparte, indisturbato, tra le colline della nostra Terra. Non siamo mai stati un popolo invadente, ne propenso alla guerra. Certo, ci siamo sempre difesi, ma non abbiamo mai usato la guerra come sfregio, come invece erano soliti fare altri popoli poco distanti da noi.
Ma poi giunse all’orecchio del Re del mio popolo di quel tempo una voce, che diceva che uno ad uno i popoli liberi della Terra di Mezzo stavano cadendo sotto il volere dell’Anello e dell’Oscuro Signore di Mordor. Quando venne saldata l’ultima alleanza tra Uomini ed Elfi, nell’anno 3431 in cui Gil- galad e Elendil marciarono verso Imladris,  il Re del mio popolo decise di allearsi con il Re di Gondor, suo amico, e di scendere in battaglia insieme. 
Nell’ anno 3434 l’esercito dell’Alleanza traversò le Montagne Nebbiose e ci furono la battaglia di Dagorland e la sconfitta di Sauron. Subito dopo decisero di assediare Barad – dur.
Come ben sai, nell’anno 3441 Sauron fu nuovamente e definitivamente sconfitto da quella che oggi chiamiamo Antica Alleanza, ove Elendil e Gil – galad perirono in combattimento. Isildur prese direttamente da lui l’Unico Anello e Sauron scomparve e gli Schiavi dell’ Anello svanirono nelle ombre. E fu alla fine della Seconda Era che Mildor, Re del mio popolo venne incolpato di tradimento. Fu Isildur a parlare, il quale cuore era già totalmente oscurato e corrotto dalla menzogna e dalla sete di potere che l’Unico gli infondeva. >>
 
<< Cosa disse? >>  Chiese l’Elfo, più interessato che mai.
 
<< Mildor, tentò di convincere Isildur a disfarsi dell’Anello, era stato da sempre amico di suo padre, e non voleva vedere il figlio di Elendil consumarsi e avvizirsi sotto il potere malefico del fardello. Per un periodo rimase a Gondor e non lo perdeva mai di vista. Finchè Isildur cominciò a percepirlo come una minaccia, e allora lo bandì, insieme a tutto il mio popolo e fummo maledetti, la mia stirpe fu maledetta. >> Il capitano abbassò lo sguardo e ci fu un attimo di silenzio subito interrotto da un fin troppo curioso Legolas.
 
<< Qual è questa maledizione? Se comporta solo il non poter essere ferito non… >> 
Fu subito interrotto.
 
<< Non possiamo morire. Siamo Uomini immortali…. per quanto questo possa sembrare un’ utopia. Uomini condannati alla vita eterna e a vedere tutte le persone che amiamo invecchiare, e morire. Per questo abbiamo deciso di interrompere la dinastia. Non ci sarà nessun’altro dopo di me. >>
 Poteva scorgere profonda tristezza negli occhi del ragazzo.
 
<< Ma no, non è possibile!! Non potete fare una cosa del genere… e’ ingiusto!! Tu…. Lui… Non- avete- fatto- niente!!!! >> Scandì rigorosamente le ultime parole…
Perché si sentiva così apprensivo nei confronti di quel giovane al quale era toccata una sorte tanto crudele?
Perché il cuore gli batteva così forte??
 
<<  Quindi tu…. Quanti anni hai? >> Chiese poi Legolas, avvicinandosi a lui.
 
<< Mildor… è mio nonno, Legolas. Te l’ho detto…. Sono più vecchio di te, principe.>> Rispose il giovane con un dolce sorriso, prendendo l’Elfo per i fianchi e stringendolo a se.
 
<< Esiste un modo per liberarvi? >> Chiese in un sussurro l’Elfo, guardando le sue labbra.
 
<< Solo un membro della sua stirpe può farlo. Disse che avremo dovuto dimostrare fedeltà alla sua casata, e allora lui avrebbe ritenuto il tradimento ripagato… >>
Incapace di resistere ancora gli diede un bacio, e poi un altro.
Le mani dell’Elfo tra i suoi capelli che lo stringevano a se.
All’inizio erano baci casti, leggeri e a fior di labbra ma in men che non si dica diventarono passionali e voraci……. Legolas si ritrovò sbattuto contro quello stesso albero con le mani del giovane che scendevano sulla sua schiena, e poi in avanti sul petto, slacciavano ora la sua verde tunica in fretta. Avrebbe voluto fermarlo ma non ci riusciva, non poteva negare di averlo desiderato.
 
<< No… non posso farlo. >> Disse però il principe, sussurrandogli quelle parole sulle labbra, come se non si rendesse cono di quanto fosse provocante e sensuale.
 
<< E allora non tentarmi in questo modo!!! >> Disse il giovane, frustrato, allontanandolo bruscamente da se.
 
<< Perdonami. >> Disse poi, quando si rese conto di aver usato modi poco gentili, passandosi una mano tra i capelli.
 
<< No, è colpa mia. >> Legolas cercava di controllava quelle emozioni che lo avevano scosso. Poi d’improvviso, un lampo attraversò la sua mente e lo fece voltare velocemente verso il ragazzo che ancora cercava di riprendere fiato.

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Capitolo 19
*** Di nuovo in cammino - parte 2 ***


CAPITOLO XIX


Di nuovo in cammino – parte 2


<< No, è colpa mia. >> Legolas cercava di controllava quelle emozioni che lo avevano scosso. Poi d’improvviso, un lampo attraversò la sua mente e lo fece voltare velocemente verso il ragazzo che ancora cercava di riprendere fiato.


<< Un membro della sua stirpe? >> chiese, quasi urlando e cercando frettolosamente il suo sguardo.

<< Sai che si fa fatica a seguire i tuoi ragionamenti alle volte, Elfo? >> disse il giovane scherzosamente, non afferrando però il senso delle sue parole.

<< Hai detto che un membro della sua stirpe può spezzare la maledizione?? >> chiese nuovamente, avvicinandosi ancora a lui e afferrando i lembi della sua tunica sul petto, come fanno i bambini quando desiderano ottenere attenzione.

<< Dove vuoi arrivare. >> chiese il capitano con aria grave, cambiando totalmente espressione e stringendo un poco, ma senza fargli male, i suoi esili polsi, ancora fermi sul suo petto.

<< Aragorn è l’erede di Isildur e di Elendil!! Lui lo farebbe, potrebbe liberarvi, potrebbe restituirti quella pace che tanto anela il tuo cuore!! >> Legolas non si accorse di aver terminato la frase al singolare, quasi non si rendesse conto che in realtà, gli importava di quel ragazzo venuto dall’ovest.

<< Vedo che ci sei arrivato, alla fine, Elfo. >> rispose Narya, con una calma ancora una volta in contrasto con le sue reazioni precedenti.

<< Ma tu…. Tu lo sapevi già non è vero? Dunque è per questo che cerchi di aiutarmi? >>  disse l’Elfo, con un moto di rammarico in fondo alla voce.

<< Sei stato tu a chiedermi di accompagnarti in questo viaggio. Io ti ho solo indicato la via. >> asserì semplicemente, slegando il suo cavallo nero e rimettendosi in cammino, sicuro che neanche il compagno avvertisse il bisogno di riposare, perché dopotutto, non erano mortali.

A quell’ennesima noncurante risposta, Legolas lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e a scosse debolmente la testa in segno di negazione, in segno di resa. Altro non potè fare, che impugnare a

sua volta le redini del bianco destriero che lo accompagnava e seguire il giovane che era già sparito al di là del fiume Isen.  

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Rohan, fortezza del Fosso di Helm.

Tutto era pronto per la battaglia che si sarebbe tenuta di li a poco. Gli Elfi cominciavano a chiedersi dove fosse il loro principe, e così anche gli uomini, già scossi e inquietati dall’aria di desolazione che si respirava dentro e fuori dalle mura. Ma qualcuno aveva capito… qualcuno a cui non servivano parole, ne tantomeno spiegazioni.
Gandalf se ne stava li, appoggiato alla balaustra di pietra. In una mano reggeva la sua fedele pipa, e nell’altra il bastone bianco. Scrutava cupo l’orizzonte, quasi dovesse aspettarsi da un momento all’altro di sentire suonare i corni.

<< Non ci sono più stelle. E’ giunta l’ora? >> disse il mezz’uomo che lo aveva raggiunto, appoggiandosi a sua volta all’alta balconata.

<< Sì. >>  lo Stregone prese un’altra boccata dalla pipa creando una nuvola di fumo davanti a se.
<< Che silenzio. >> commentò Pipino.


<< È il respiro profondo prima del balzo.>> spiegò l’Istaro

<< Non voglio trovarmi in una battaglia, ma aspettare sull'orlo di una che non posso evitare è ancora peggio. C'è qualche Speranza, Gandalf, per Frodo di riuscire nella missione? >>

<< Non c'è mai stata molta speranza. Solo quella di uno sciocco. Il nostro Nemico è pronto. Tutte le sue forze, radunate. Non solo Orchi, ma anche Uomini, legioni di Haradrim dal Sud, mercenari dalla costa. Tutti risponderanno all'appello di Mordor. >> ci fu una breve pausa di silenzio in cui entrambi osservarono attentamente la nuvola nera che sembrava avanzare velocemente, dal firmamento divenuto oramai privo di Stelle.

<< Sarà la fine di questo mondo, per come lo conosciamo noi. Qui il colpo di martello cadrà con più violenza. Se il trombatorrione verrà preso, se la guarnigione cadrà, l'ultima difesa di questa Città sarà annientata. >> aggiunse poi, quasi avesse percepito la tacita domanda dello Hobbit.

<< Ma abbiamo lo Stregone Bianco. Questo varrà pure qualcosa. >> disse Pipino sorridendo alzando lo sguardo verso di lui, poi, non ricevendo alcuna risposta

<< Gandalf? >>

<< Sauron deve ancora rivelare il suo servo più micidiale, colui che condurrà alla guerra gli eserciti di Mordor. Colui che, come dicono, nessun Uomo vivente può uccidere. Il Re degli Stregoni di Angmar. Tu lo hai già incontrato. Ha pugnalato Frodo a Colle Vento. >> rispose, facendo intendere al mezz’uomo che non sarebbe valso abbastanza dal momento in cui forze molto più potenti, si sarebbero presto rivelate.

Pipino strinse gli occhi, ricordando l’accaduto perfettamente, come fosse stato solo il giorno appena trascorso.  

<< E’ il Signore dei Nazgul, il più potente dei Nove. Minas Morgul è la sua tana. >>
Proseguì l’Istaro, si poteva avvertire un’insolita preoccupazione nella sua voce.

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Capitolo 20
*** La scacchiera è pronta ***


CAPITOLO XX

 

La scacchiera è pronta (rating R)

 

 

<< E’ il Signore dei Nazgul, il più potente dei Nove. Minas Morgul è la sua tana. >>  Proseguì l’Istaro, si poteva avvertire un’insolita preoccupazione nella sua voce.

 

<< Infine ci siamo. La grande battaglia del nostro tempo. La scacchiera è pronta. Le pedine si muovono. >> Concluse poi, scrutando il paesaggio dinnanzi a se, oscurato da una coltre di nuvole, nebbia e fumo, che altro non era che il presagio di ciò che la natura si preparava ad affrontare.

<< E’ la fine. >> Aggiunse il piccolo Hobbit, che si allungava per poter guardare al di là della balaustra.

<< No.. non la fine. La morte non è che l’inizio di un’altra vita. Ma non disperare, giovane Peregrino Tuc! Le circostanza sono gravi, ma tuttavia un aiuto giungerà a noi! >>

<< Cosa vuoi dire? >> Chiese lo Hobbit, sforzandosi di comprendere le parole dell’amico.

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L’acqua non era fredda, ma tiepida ed invitante. Con le mani passava l’acqua su tutto il suo corpo partendo dal collo, e spostando i lunghi capelli da un lato, le spalle, e in avanti, giù fino alle gambe….. Non poteva certo sapere che il suo compagno di viaggio lo stava osservando e di tanto in tanto sospirava, nell’ammirare la perfezione e la cura che dedicava alle azioni.

Uscì dall’acqua indossando i suoi vestiti e raccogliendo i lunghi capelli con le mani, per privarli dell’acqua in eccesso. Nel fare ciò s’incammino verso il punto in cui aveva lasciato il suo accompagnatore, poco distante, dietro gli alberi, ma si sorprese di non trovarlo disteso accanto al fuoco, come lo aveva lasciato. Avvertì una presenza alle spalle e s’irrigidì appena, per poi rilassarsi subito dopo quando vide il ragazzo comparire da dietro un cespuglio.

<< Credevo stessi dormendo. >> Disse, continuando a districare i propri capelli con le mani.

<< Credevo volessi scappare. >> Rincalzò subito l’altro, con quell’aria di sfida nella voce che lo caratterizzava.

<< Manca poco oramai. Avrei fatto tutta questa strada per tornare a mani vuote? >> Sorrise, il principe, un po’ turbato perché non avevano più riparlato dopo quel breve scontro verbale.

Il capitano venuto dall’ovest, non capì la sua ultima frase, troppo preso da lui, e da tutto ciò che rappresentava.

 

E in pochi, brevissimi attimi fu lì ,tra le sue mani, e l’idea di poterlo avere tutto per se era incredibilmente suadente.

La sua mano destra bloccò i sottili polsi costringendolo alla resa, e la sinistra s’insinuò  tra i fili d’oro che erano i suoi capelli; poi tornò a fissare l’elfo, a guardarlo severo, vide i suoi bellissimi occhi blu spalancati, ma non ci fece caso perché oramai la lussuria lo aveva accecato.
Legolas non stava cercando di liberarsi dalla sua presa………..  
Per fortuna però, che la sua mente non era debole come quella dei mortali, e quando sentì piano piano la lucidità tornare nella tua mente, realizzò cosa gli era passato per la testa solo qualche secondo prima, e sentì verso se stesso, un moto di disgusto.

Fece per dire qualcosa, per allontanarsi ma la bocca del giovane fu subito sulla sua, senza dargli il tempo di pensare, fare o dire qualsiasi cosa. I baci divennero sempre più veloci e continui, le mani del giovane lo stringevano a se con fare possessivo e senza sosta alcuna, e ora poteva sentire chiaramente qualcosa preme contro il tuo ventre; inizialmente non capì di cosa si tratta, così abbassò lo sguardo in quella direzione con le guance rosse e la sua faccia sorpresa mentre si accorse del rigonfiamento dei pantaloni del ragazzo, il quale ora cercava di riportare lo sguardo di Legolas su di se, per confermare, con un’occhiata carica di desiderio, l’effetto che la sua vicinanza stava avendo in quei giorni su di lui.


Narya, vide Legolas guardarlo stupito, i suoi occhi ancora una volta sgranati, le sue guance rosse e i suoi magnifici capelli biondi sparsi sul petto e le spalle…. Quella visione fece perdere totalmente il controllo al ragazzo, sarebbe stata troppo per qualsiasi mortale…..

Lo baciò intensamente e riuscì a percepire che per l’Elfo era lo stesso. Quei lunghi giorni di vicinanza forzata non avevano fatto altro incrementare l’attrazione che provavano l’uno per l’altro. Quando si separarono per respirare tutto sembrò fermarsi….

Il mortale cominciò lentamente a slacciare la sua casacca verde scoprendo il suo petto asciutto e candido, incontrando di nuovo le sue labbra come una calamita, e senza neanche rendersene conto si ritrovò a cospargere di baci quell’incantevole visone che era il suo collo.
A quelle attenzioni si contorse leggermente di piacere e il suo respiro si fece subito irregolare; quasi non si rese conto che il giovane lo stava portando a terra con se, sotto di se, e non senti le sue mani intente a svestirlo, se ne accorse solo quando percepì l’aria fredda sella sera sulla pelle che si mischiava alle sensazioni che gli provocavano le sue labbra, che bollenti lo tempestavano di baci, le senti scendere lentamente di lato e baciare ripetutamente l’orecchio sensibile. Velocemente, il ragazzo gli tolse i pantaloni e poi si tolse i suoi e rimasero completamente nudi; inizò ad accarezzare lentamente la sua erezione sentendolo gemere vicino al suo orecchio, non resisteva più, voleva farlo suo.
Sentì subito le sue lunghe gambe avvinghiarsi alla sua vita, che lo stringevano dolcemente.
La magia che si era creata era qualcosa di inaspettato, fuori luogo quasi, ora la sua lingua chiedeva il permesso di entrare sfiorando delicatamente le sue labbra, che si dischiusero subito assecondandolo, le loro lingue danzavano con naturalezza, come se finora non avessero mai fatto altro nella vita, come se non aspettassero altro che rincontrare la propria gemella.

 

Dopo aver percorso tutto il suo fisico perfetto con la mano, la fece giungere a destinazione, e cominciò a prepararlo delicatamente, all’inizio lo sentì irrigidirsi, così si fermò, finché lo senti rilassarsi, e iniziare a sospirare e gemere sotto il suo tocco. Ormai sicuro di averlo preparato adeguatamente sfilò delicatamente le dita, e si preparò a farlo suo.
Lo vide tremare leggermente, Legolas non aprì mai gli occhi, quasi temesse che fosse tutto reale, e non potè leggere nei suoi un profondo sentimento….. cosi cominciò a spingere lentamente e sentì le sue braccia stringersi alla sua schiena, mentre gettava la testa all’indietro.
Soffriva, soffriva per il dolore che gli stava facendo provare, voleva solo amarlo e fargli sentire tutto ciò che aveva trattenuto per tutti quei giorni….

Oramai ne era sicuro, si era innamorato di lui.

Lo baciò con passione e sentì il suo bacino muoversi e iniziò a spingere lentamente poi sempre più veloce, lo sentì gemere per quel piacere che lui e solo lui gli stava facendo provare in quel momento…..
L’Elfo iniziò ad inarcare la schiena sopraffatto dal piacere e stringendo forte le larghe spalle del suo amante.
Raggiunsero l’estasi insieme, in una danza lenta e dolce, come il sentimento che li accompagnava. Ciò che ne segui fu un bacio pieno di dolcezza. Ma Narya non potè fare a meno di notare che gli occhi ora aperti di Legolas vennero sopraffatti da un senso di preoccupazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** A destinazione ***


CAPITOLO XXI
 
A destinazione

 
 
………Ma Narya non potè fare a meno di notare che gli occhi ora aperti di Legolas vennero sopraffatti da un senso di preoccupazione….

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Al Fosso di Helm, tutti erano pervasi da un senso di eccitazione e sgomento allo stesso tempo. Gandalf, passeggiava pensieroso con le mani dietro la schiena e lo sguardo vacuo…. Alzò lo sguardo e vide qualcuno di bassa statura avvicinarsi. Gimli, il nano, che era solito essere burbero e schietto, teneva la testa bassa, e nei suoi occhi un po’ segnati dal tempo, c’era un’immensa tristezza.

<< Peggiora ogni giorno di più. Al calar del sole di domani sera saranno qui. Che ne sarà di noi? >> Chiese il nano, cercando conforto nella saggezza Stregone Bianco.

<< Non ricorda nemmeno il suo nome. Nemmeno il più saggio può dirlo. Non si può sapere dove il destino ci condurrà. >> Si era fermato e ora stava seduto su di una panca in legno, destinata alle sentinelle quando non erano in garitta.

<< Aragorn è forte!! Ha sconfitto mali peggiori!! Mastro Elfo se n’è andato senza dire nulla, ad un giorno dalla battaglia!! >> Gridò il nano, quasi più per sfogo che per rabbia.

<< Dicono che se n’è andato perchè non c’è Speranza. >> Una voce sottile pur essendo maschile, che faceva intendere la giovine età del nuovo arrivato.

Seguì un minuto di silenzio, in cui i due sul luogo, si voltarono verso la voce. Un ragazzino, dai capelli lunghi, reggeva una spada e la teneva bassa.

<< Come ti chiami? >> chiese Gandalf, rivolto al ragazzo

<< Halet, figlio di Hama, mio Signore. Dicono che non passeremo la notte, dicono che non c’è Speranza. >> Rispose il ragazzino

Gandalf  prese la spada dalla sua mano e la osservò per un momento, poi si abbassò alla sua altezza e glie la restituì, posando una mano sulla sua spalla.

<< E’ una buona spada. Halet, figlio di Hama… c’è sempre Speranza. >>

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<< Hai pensato cosa dire? >> Chiese il mortale, affiancandosi all’Elfo.

<< La verità. Dirò loro la verità. >> Disse semplicemente Legolas, in realtà sapeva che non sarebbe stato facile convincere quel popolo dimenticato dai Valar a prestar loro aiuto.

A Quelle parole, il ragazzo sgranò gli occhi, volgendo lo sguardo su Legolas e fisssandolo come se si aspettasse chissà quale risposta. << E qual è la verità, Legolas? >>

<< La verità…. >> Tentò di dire il principe, completamente investito da quello sguardo chiaro che sembrava potesse leggere l’anima

<< E’… la verità è.. che mi stai soltanto usando per arrivare a raggiungere i tuoi scopi. >> Proseguì poi, abbassando lo sguardo e maledicendosi per averlo detto.

<< Non so di cosa tu stia parlando. >> Asserì Narya, con un insolito tremolio nella voce.

<< Lo sai benissimo invece. Lo hai detto tu stesso. >> Adesso il biondo principe gli stava davanti.

Dopo una brevissima risata silenziosa, il ragazzo strinse le labbra muovendole un poco, come era solito fare quando voleva dire cose che non dovevano esser dette.

<< Credi davvero che io ti abbia seguito solo per convincere il tuo ramingo che siamo degni del suo perdono? Credi davvero che m’importi qualcosa? >>

<< Non vedo altri motivi!! >> Concluse l’Elfo ad alta voce, aprendo un poco le braccia nel dire quella frase.

Narya si passò una mano tra i capelli e mise l’altra sul proprio fianco, continuando ad osservare l’Elfo che sembrava deluso, quasi amareggiato da quella che era convinto essere la verità.

<< Hai pensato, anche solo per un momento…. A quali potrebbero essere le conseguenze? Se come dici, il TUO Aragorn dovesse fare ciò che pensi, cosa credi succederebbe a me, alla mia stirpe? Ci hai pensato, Legolas?? Ci hai pensato anche solo per un istante?? >> Senza volere usò un tono sprezzante nel sottolineare la sua appartenenza al mortale in questione.

<< Sareste liberi!! Liberi da questo vostro destino ingiusto! E tu te ne andrai e non farai più ritorno!! >> ammise l’Elfo facendo intendere all’altro che ciò lo spaventava.

<< Lo sai, hai proprio ragione. Hai ragione, non tornerò mai più. >> Fece una breve pausa abbassando lo sguardo dopo aver detto questa frase.

<< Sarò morto!! Tutti noi lo saremo!! Ecco perché non tornerò più!! >>  Urlò poi con quanto più fiato aveva in corpo, tanto che avrebbe potuto tirare un esercito di orchetti, qualora fossero stati nelle vicinanze.

<< Cosa significa? >> Chiese il principe, basito da quella frase e dalla conseguente reazione.

<< Che siamo mortali, principe. Hai mai visto un mortale con 7000 inverni sulle spalle? Egli lo sapeva. Qualora qualcuno ci avesse liberati saremo morti. E’ quasi divertente, non trovi? La nostra unica via di salvezza non è che ciò che non possiamo avere… la morte. >> Concluse con un sorrisino nervoso e rassegnato allo stesso tempo.

<< Io.. non sapevo…. >> Disse Legolas, senza parole, si diede dello stupido per non averci pensato subito.

<< Ma sai una cosa, sono pronto ad accettarlo. Come lo è tutta la mia stirpe maledetta. Sappiamo da tempo che prima o poi accadrà. E’ solo questione di tempo prima che accada…… >>  

Mentre pronunciava queste parole, si rese conto che erano giunti a destinazione, ad Angmar, presso i monti Erenbrulli.

<< Tieni il cappuccio ben calato sul viso. Qui, gli elfi non sono ben accetti. >>

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Capitolo 22
*** E così ha inizio - parte 1 ***


CAPITOLO XXII

 
E così ha inizio – parte 1

 
<< Tieni il cappuccio ben calato sul viso. Qui, gli Elfi non sono ben accetti. >>
 
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Si accasciò stanco ai piedi di un albero, quando un suono scosse i cespugli, destandolo all’improvviso. Sentiva passi veloci. Un battere incessante che faceva tremare il suolo.
Sguainò in fretta il lungo pugnale. Erano molti passi, troppi. Haldir, si allontanò in fretta avvicinandosi ai soldati e agli elfi urlando più che poteva.


<< Gli orchi! >>
 
 Il grido di Haldir risuonò tra le mura della fortezza e la sua corsa veloce era seguita da quella degli orchi, che si avvicinavano con le lance e le spade alzate, pronti a colpire qualunque uomo, elfo, nano gli si fosse parato davanti.

<< E così ha inizio. >> Sentenziò Gandalf, che primo fra tutti percepì la venuta del nemico.

Gli elfi di Lòrien tesero le orecchie sentendo il richiamo del loro capitano.
Quando stavano per essere raggiunti, tutti erano già in posizione oltre le mura, con gli archi tesi, le spade sguainate. Gli uomini videro gli Elfi scagliare le frecce all’unisono, combattere e non con altrettanto tempismo e grazia, presero le spade portandosi dietro di loro. I Rohirrim erano già pronti sul posto.
Tutti cercavano di sfuggire le frecce nere degli orchi, tutti gli elfi, bellissime creature eleganti anche in quel momento, agirono veloci, leggeri, come farfalle che volano nel firmamento. Rapidamente le mani presero con precisione le frecce e contemporaneamente la prima riga aveva gli archi già tesi.

I cavalieri di Rohan non avevano il loro stesso udito e la loro stessa precisione e attesero che gli orchi uscissero allo scoperto.
Gli elfi scagliarono una seconda ondata di frecce al secondo grido del loro fiero condottiero.

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I due arrivati camminavano in mezzo alla gente di quel villaggio semplice e ben costruito. Il fumo usciva dai comignoli e le donne erano per lo più impegnate a stendere i panni e a richiamare i figli scalmanati. C’era chi conduceva un carretto di legno con qualche provvista, e chi invece sorreggeva un calice e parlava una lingua a loro sconosciuta con i viandanti.
Il cielo era grigio, non c’era il sole, ma solo delle nuvole che correvano veloci, ed una leggera brezza che scompigliava i capelli. Narya notò che la gente continuava a fissarli e si zittiva mano a mano che si facevano avanti… Legolas teneva lo sguardo fisso a terra benché si sentisse osservato e schernito da tutti.

<< Chi siete, e che cosa cercate? >> Chiese quello che sembrava un uomo, ma dall’aria per niente minacciosa.

<< Non siamo nemici, cerchiamo consiglio dal vostro re. >> Rispose il capitano, prima che Legolas potesse dire qualsiasi cosa.

<< Narya, figlio di Nenya, è il mio nome. >> Inizialmente, l’uomo si mostrò distaccato e diffidente, ma all’udire i nomi pronunciati dal ragazzo cambiò espressione, la gente intorno a loro si mise a sussurrare creando un fitto brusio udibile solo da orecchie elfiche.

L’uomo distolse lo sguardo da lui lo posò sulla figura incappucciata al suo fianco.

<< Vorremmo incontrare il tuo re, adesso. >> disse poi, mettendosi davanti a Legolas, quando si accorse che gli occhi dell’uomo stavano diventando troppo insistenti.
 
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<< Dobbiamo ritirarci, dobbiamo ritirarci! >> Il grido di Eomer, tuonò alle orecchie del re di Rohan, che si fermò per un momento, osservando la scena, di sotto, al livello più basso, in cui la maggior parte dei suoi uomini stavano combattendo. Gli orchi erano veramente numerosi, non si aspettava un tale esercito.

Dall’ alto poteva vedere un numero spropositato di armature nere, con fiaccole accese e lance sguainate che colpivano, uccidevano. I soldati e gli Elfi erano in netta minoranza, e stavano indietreggiando spasmodicamente verso le mura, costretti, dai continui attacchi.

<< Mio re! Devi dare l’ordine! >> Di nuovo la voce del nipote lo riportò alla realtà, e comprese che non aveva altra scelta.

<< Porta via i tuoi uomini! >> rispose, e con un cenno del capo, Eomer gridò la ritirata agli Eorlingas.

<< Faramir! Ritiriamoci nella fortezza! Porta via i tuoi uomini! >> Gridò poi, in direzione del sovrintendente di Gondor che si trovava sotto le mura. Questi alzò il capo, e riportò subito il messaggio agli uomini, che presero subito ad entrare nelle mura.

Si accorse, tuttavia, che gli elfi stavano ancora combattendo, così cercò con gli occhi il loro capitano, finchè non lo intravide sul piano più alto della fortezza, aveva appena trafitto un orchetto con la sua lunga lama.

<< Haldir!! Ritiriamoci! Nella fortezza! >> nonostante la discreta lontananza, grazie al suo fine udito, il capitano dei Galadhrim aveva capito e fece cenno di assenso in direzione dell’uomo che gli aveva parlato.

<< Nambarad! Nambarad! (alla fortezza) >> Gridò verso gli Elfi. Si voltò di scatto per assicurarsi che tutti avessero capito, ma proprio in quell’istante dovette parare un fendente di un Huruk che era sopraggiunto alle sue spalle, che lo colpì con una tale intensità da farlo ricadere sulle ginocchia.

<< Haldir!! >> Gridò Faramir, che stava “osservando” la scena dal basso, senza pensarci ancora si precipitò verso l’Elfo, percorrendo a grandi falcate la stretta scalinata che conduceva al livello superiore, combattendo nel frattempo, gli orchi che gli si paravano davanti.
 
 Un’altra bestia giunse sul posto, e si scagliò contro Haldir che non fece in tempo a girarsi e venne colpito al fianco. Si accasciò a terra, reggendo ancora in mano il suo valente pugnale.

<< No, Haldir! >> ancora una grido del sovrintendente di Gondor che era quasi giunto in suo soccorso, ma continuava ad essere ostacolato dai nemici, quasi non volessero che egli potesse raggiungerlo, quasi capissero, l’importanza che questo poteva avere.

Ma con una forza che non sapeva di possedere, tagliò di netto la testa dell’ Huruk che gli si era parato davanti, raggiungendo finalmente l’Elfo, e trapassando con la propria spada l’orco che stava per colpire Haldir sulla testa, salvandogli la vita. Girando su se stesso, colpì poi anche la bestia che gli stava davanti, facendola cadere al suolo, cadavere.

<< Haldir!! >> Fece appena in tempo ad afferrare l’Elfo che si accasciò contro di lui, privo di sensi. Ma potè subito constatare che la ferita era superficiale, sicuramente, con qualche cura si sarebbe salvato. 


 


 

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Capitolo 23
*** E così ha inizio - parte 2 ***


CAPITOLO XXIII

E così ha inizio – parte 2

…………..Ma potè subito constatare che la ferita era superficiale, sicuramente, con qualche cura si sarebbe salvato.  

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<< Seguitemi. >> Disse l’uomo prima di incamminarsi verso l’imponente palazzo sopra ad una collina che si poteva vedere anche da li.
Nessuno sapeva cosa aspettarsi, ne tantomeno cosa avrebbero detto… ma oramai, giunti fin li sarebbe stato impossibile tornare indietro. Legolas lo sapeva, sentiva quel peso sul cuore del quale doveva, voleva liberarsi, ma allo stesso temeva per la sorte del giovane capitano.

Con questi pensieri, senza nemmeno rendersene conto giunse al palazzo, nella grande sala. L’uomo fece loro cenno di aspettare di fronte alla grande porta. Lo osservarono entrare, affiancarsi all’uomo che doveva essere il sovrano e bisbigliare qualcosa al suo orecchio.
Il re teneva lo sguardo basso e la gamba accavallata, ma ad un certo punto alzò lo sguardo di colpo e sembrò fissare i due avventurieri oltre la porta. Si, l’uomo doveva aver detto il suo nome, pensò Narya.

<< Vieni avanti. >> Disse quindi, rivolto al ragazzo, come se non avesse nemmeno visto che non era giunto li da solo.
Così fecero.

Ma prima che arrivassero al suo cospetto, Narya mormorò all’Elfo al suo fianco << Non parlare. >> senza voltarsi, sicuro che egli avrebbe comunque udito.

<< Salute, mio Signore. Vengo da molto lontano, in cerca del vostro consiglio e del vostro aiuto. >> Disse spontaneo, come se fosse normale amministrazione per lui, trovarsi tra quella gente.

Il sovrano si alzò dallo scranno andando loro incontro e salutandolo amichevolmente.
<< Benvenuto, figlio di Nenya. Ti manda tuo padre, non è vero? >>

Segui un secondo di silenzio, poi rispose
<< Si, mi manda mio padre. Mi manda a chiedervi il vostro aiuto. >>

Legolas alzò gli occhi di colpo, guardando il ragazzo e cercando una muta spiegazione nelle sue false parole.
<< Gli ho mai negato qualcosa? >> chiese il re, facendo cenno al giovane di seguirlo.

<< No, mio Signore. Lui conosce la vostra lealtà, e anche io. >> Rispose.

Il sovrano li condusse in una piccola stanza in cui vi era un lungo tavolo gremito di carte e mappe. Legolas si chiuse la porta alle spalle con un forte rumore, e fu allora che il re portò la sua attenzione su di lui.

<< Chi ti accompagna, figlio di Nenya? >> chiese, avvicinandosi a lui leggermente.
L’Elfo abbassò lo sguardo, tentando di nascondere il volto alla vista dell’uomo, ma fu tutto inutile perché egli mise una mano sulla sua testa abbassando bruscamente il cappuccio che lo teneva celato al suo sguardo.

<< Un Elfo? Hai portato un Elfo nel mio palazzo? >> disse il sovrano con tono nervoso, sembrava disprezzo, quello che c’era nella sua voce.

<< Questo è Legolas del Reame Boscoso. Lo manda suo padre Thranduil, affinché gli concediate il vostro favore. >> Rispose prontamente.
Il re fece qualche passo veloce avanti e indietro davanti al tavolo poi si fermò davanti al ragazzo fissandolo freddamente.

<< E perché mai dovrei concedere il mio favore a questi esseri traditori del loro sangue? >> Legolas non capiva il motivo di tanta rabbia ne tantomeno di quelle affermazioni cattive, ma comprese che parlando avrebbe solo peggiorato la situazione.

<< Sono nostri alleati in questa guerra. Necessitiamo del vostro aiuto, scendete in battaglia assieme a noi! >> A quelle parole l’Elfo rimase sbalordito, avrebbe voluto chiedergli cosa stesse facendo, chiedere il perché di tutta quella rabbia e di quello scambio di frasi dal quale era completamente estraneo, non comprendendone la ragione.

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Pioggia.

La pioggia non aveva ancora cessato di cadere sopra le loro teste.
<< Trattienili! >> Urlò Faramir.

<< Quanto tempo ti occorre? >> Chiese il nipote del re, le mura non sarebbero mai cedute.

<< Il tempo che puoi darmi! >>
Gli Huruk erano troppi, nonostante l’esiguo esercito formato da uomini ed elfi si fosse dimostrato più che all’ altezza della situazione, erano un numero troppo superiore per essere sconfitti.

Il boato immenso creato dall’incessante sbattere degli orchi contro il portone rimbombava nelle loro orecchie, non vi era tempo per pensare, per riflettere.

<< Non c’è un’altra via per le donne e i bambini, per uscire dalle grotte?? >> La voce di Faramir, che manteneva salda la difesa delle mura. Non ottenne risposta.

<< Non c’è un’altra via? >> Chiese di nuovo, incalzando, e attirando l’attenzione del re che era stato ferito ad una spalla e se ne stava appoggiato contro il muro con lo sguardo basso.

<< C'è un passaggio. Conduce alle montagne. Ma non andranno lontano. Gli Uruk-hai sono troppi.>> rispose Eomer con voce preoccupara.

<< Che le donne e i bambini si dirigano al valico tra le montagne! E barricate l'entrata!>> Faramir si diresse nuovamente verso il portone ma la voce del re lo fece trasalire.

<< Quanta morte... cosa possono gli uomini contro un odio così scellerato? Dove sono il cavallo e il cavaliere? Dov'è il corno che suonavo? Sono passati come la pioggia sulle montagne. Come il vento nei prati. I giorni sono calati a Ovest... dietro le colline... nell'ombra. >> Nei suoi occhi la sconfitta.

Il sovrintendente di Gondor si affiancò a lui posandogli una mano sulla spalla.

<< Vieni fuori con me. Affrontiamoli a cavallo. >> Segui un secondo di di silenzio in cui si poteva udire il tumulto proveniente dall’esterno e le voci degli uomini che continuavano a contrastare l’avanzata imperturbabile delle bestie di Saruman.

<< Per la morte e la gloria.>> Disse poi, girandosi verso il giovane condottiero.

<< Per Rohan, per il tuo popolo. >> Aggiunse Faramir, mentre Eomer si avvicinava a loro.

<< Il sole sta sorgendo. >> Asserì quest’ultimo, e i 3 si voltarono verso la piccola finestrina in alto, dalla quale cominciavano ad entrare i primi raggi di Anor, dell’alba.

<< Sì. Sì. Il corno di Helm, Mandimartello, suonerà nel Fosso un'ultima volta.>>

<< Fa che questa sia l'ora... in cui sguainiamo le spade insieme. >>

<< Feroci atti, sveglia. Non per collera, non per rovina o la rossa aurora >> Con quelle parole di buon auspicio, il re e i due condottieri montarono a cavallo, le spade sguainate, a dirigersi verso la porta.

<< Feroci atti, sveglia. Non per collera, non per rovina o la rossa aurora! Forza, Eorlingas! Aaah!>>

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