music sends me crazy, but you are the soul of it.

di kittensaraj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter 1 ***
Capitolo 2: *** chapter 2. ***
Capitolo 3: *** chapter 3. ***
Capitolo 4: *** chapter 4. ***
Capitolo 5: *** chapter 5. ***
Capitolo 6: *** chapter 6. ***
Capitolo 7: *** chapter 7. ***



Capitolo 1
*** chapter 1 ***


 

 

 

 

 

    Capitolo 1

 

 

 

 

Stavo mettendo in ordine il mio armadietto scolastico, ad un tratto arrivò la mia amica Jessica dietro di me:

«Che combini sorella?» mi chiese con tono entusiasta.

«Niente di che, sistemo questo manicomio!» risposi.

Sì, il mio armadietto era un manicomio; era nel disordine più totale.

Straboccava di libri di tutte le materie e bigliettini con sopra scritto frasi di canzoni.

«Che mi racconti?» le domandai sbuffando per la fatica.

«C'è uno nuovo nella nostra classe, è arrivato oggi!» mi rispose sorridendo.

«Veramente? Lo sappiamo il nome?»

«No, ma lo scopriremo in classe insieme»

A quel punto suonò la campanella della prima ora.

Io e Jessica di solito quando suonava quella campanella eravamo svogliate, non volevamo entrare in quella stramaledetta aula.

La chiamavamo 'l'aula della tortura'.

Quella mattina invece eravamo entusiaste, perché avremmo conosciuto un nuovo compagno.

 

**********

 

Eravamo sedute vicine e ci facevamo delle ipotesi su come poteva essere il nuovo compagno, la prof spiegava tranquilla ma non ce ne fregavamo, tanto erano cose che aveva già spiegato centinaia di volte ma lei non se ne rendeva conto.

Ad un tratto bussò qualcuno alla porta, era il bidello con un foglio in mano.

La prof. volle per se tutta la nostra attenzione e ci disse:

«Ragazzi stamattina si aggiungerà alla nostra classe un nuovo compagno, è venuto fin qui dal Canada e rimarrà con noi tutto l'anno.»

Cinque minuti di introduzione, i nostri compagni stavano dormendo sul banco, ma finalmente la nostra prof. rivelò il suo nome e lo fece entrare.

Si chiamava Justin.

Justin Bieber.

La prima cosa che notai fu il cappello come quello di Jessica, forse lei non lo notò nemmeno era troppo concentrata a non distrarsi.

Gli unici  banchi vuoti erano quelli dietro di noi e di conseguenza lui si sedette dietro di noi.

Appena la prof. tornò a spiegare non ci girammo verso di lui, m ala prof. ci vide e ci richiamò e quindi fummo costrette a girarci e seguire la sua noiosissima spiegazione per la millesima volta.

 

 

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Capitolo 2
*** chapter 2. ***


 

 

 

 

 

 

    Capitolo 2

 

 

 

 

Finalmente suonò la campanella dell'intervallo e tutti noi andammo fuori nel corridoio per divertirci.

Io e Jessica volevamo conoscere il nostro nuovo compagno, lui però sembrava infastidito da noi…

«Ciao, piacere di conoscerti, io sono Jessica e lei è la mia amica Sara!» la mia amica sembrava molto entusiasta di avere un nuovo compagno, era molto altruista e le piaceva conoscere persone nuove, io invece ero un pochino più timida…

«Ciao, come va?» mi limitai a chiedergli.

«Sono un po stanco per il lungo viaggio che ho fatto, comunque piacere di conoscervi.»

Si sentiva dal tono di voce che era molto stanco.

«Tranquillo dopo avrai tutto il tempo per riposare, con il professore di scienze puoi dormire tutta l'ora» gli risposi.

«Veramente?»

«Certo! Dormono tutti se poi ti vede basta che tu dica la verità e  lui non ti dice niente, anzi, ad un nostro compagno disse di continuare a dormire AHAHAHAH»

«Noo!»

«E invece sì!»

ci mettemmo a ridere tutti e tre come pazzi, come amici di vecchia data.

«Allora, vieni dal Canada, com'è?» chiese Jessica a Justin.

«È meraviglioso, ci siete mai sate?»

io e la mia compagna iniziammo a scuotere la testa da destra a sinistra.

«Peccato, se un in estate ci ritorno vi porterò con me, che ne dite?»

Jessica e io ci guardammo nei occhi per consultarci, come se facendo così  fosse come un gesto di telepatia, poi ci girammo nuovamente verso Justin e accettammo con entusiasmo.

 

 

**********

 

 

In classe nell'ora di scienze Justin si era addormentato, sembrava un angelo sceso dal cielo,mi girai per osservarlo meglio per confermare che stesse dormendo sogni felici, tutto apposto.

Dopo qualche minuto mi sentii toccare la spalla e mi voltai di scatto per vedere chi fosse, era Justin.

«Che succede?» gli chiesi

«Che ore sono?» mi rispose con tono assonnato

«Mancano quindici minuti alla fine dell'ora»

«Uff, ok grazie.»

Fu così che tornò a testa bassa per ricominciare a dormire o almeno così pensavo, in realtà si appoggiò solamente al banco senza riaddormentarsi.

 

 

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Capitolo 3
*** chapter 3. ***


 

 

 

 

 

 

 

    Capitolo 3

 

 

 

 

Finalmente arrivò l'ultima ora della settimana e uscimmo tutti dalla scuola.

Ad un tratto mi sentii afferrare un braccio, mi voltai.

«Justin!» esclamai.

Jessica che era vicino a me si voltò di scatto come me.

«Sara, volevo chiederti una cosa, siccome sono appena arrivato in questa città volevo chiederti se questo pomeriggio mi potessi fare da guida»

di compiti avevamo poco da fare e potevamo farli benissimo il giorno dopo.

«Ma certo che ti farò da guida turistica ahahah» affermai scherzandoci sopra.

«Fantastico, grazie! Jessica verrai anche tu vero?» le chiese.

«Mi spiace, questo pomeriggio non posso ho gli allenamenti di pallavolo, sarà per un'altra volta.» rispose con tono dispiaciuto.

«Ok Justin, allora ci vediamo oggi al parco?» chiesi

«Ok, ci vediamo oggi davanti al parco, ti aspetto»

«Contaci!»

ci salutammo e prendemmo entrambi strade diverse.

 

**********

Le 15.

Uscii di casa e andai al parco.

In mezzo al parco c'era un laghetto con pesci e tartarughe, mi piaceva andare lì ad osservarli nella pace più assoluta.

A quell'ora non c'era nessuno, neanche una persona che desse da mangiare ai pesci, se avessi avuto qualcosa da mangiare l'avrei fatto io ma sfortunatamente non avevo niente con me.

Justin non si faceva ancora vivo quindi presi il mio iphone, attaccai le cuffie e cliccai su riproduzione casuale.

Avevo la musica così alta che non sentii che Justin era arrivato e mi stava fissando perplesso.

Stoppai la musica e mi tolsi immediatamente le cuffie.

«Ccciao Justin!» lo salutai con un gran sorriso, invece di arrossire io sorridevo per la vergogna era una cosa da coglioni ed io ero perseguitata da questa cosa.

«Hey Sara, allora iniziamo il nostro giro?» mi disse contraccambiando il sorriso.

«Certo!» gli risposi con tono amichevole.

 

**********

 

«E adesso dove mi porti?» mi chiese leccandosi i baffi alla vista del suo gelato.

Gli avevo mostrato tutto il centro della città, avevamo parlato molto, io di tutto ciò che ci circondava e della sua storia e ovviamente anche di me, lui sembrava davvero molto interessato a quello che dicevo e mi dava molte informazioni sul Canada e dalla sua città, mi parlava di lui e della sua famiglia e io ricambiavo il suo interesse.

«Mi hai detto che ti piace la musica no? E allora ti porto nel mio negozio preferito.»

Non avevo mai portato nessuno dei miei amici con me in quel negozio a parte Jessica e portarci Justin mi sembrava una buona idea.

«Eccoci siamo arrivati» gli dissi con voce squillante.

ogni giorno ero dentro quel negozio per acquistare cd e ascoltare musica, era la cosa più bella del mondo.

Entrati dentro Justin sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta e mi disse

«Wow! È enorme!»

«Sì questo, ma non hai ancora visto le altre stanze!» esclamai sorridendo.

«Ci sono altre stanze?» mi chiese sbalordito

«Sì, altre cinque.» risposi

«Ma questo negozio è un centro commerciale non un negozio normale.» mi disse

Io scoppiai a ridere e lo presi per la mano trascinandolo al primo scompartimento di cd.

«Qui ci sono le novità, tutti i nuovi cd appena usciti, da questa parte gli italiani e dall'altra gli stranieri»

poi gli spiegai che gli scompartimenti andavano per anno e con questo meccanismo di 'italiani-stranieri'.

Così ci dividemmo per vedere i cd.

John, il proprietario del negozio era lì al suo posto dietro al bancone con degli scatoloni da smistare, si accorse di me e mi salutò e io ricambia.

Ci conoscevamo da circa due anni e stavamo a ore dentro il suo negozio a parlare di musica.

Tutto questo era meraviglioso.

Ad un tratto mi sentii chiamare da Justin che voleva farmi vedere dei cd.

 

**********

 

Uscimmo da l negozio verso le 17:15 con due piccole buste che contenevano 3 cd l'una.

Dopotutto da quel negozio non si usciva mai a mani vuote.

«Che ne dici vuoi venire a casa mia così vedi tutti i cd che ho?» gli chiesi.

«Mi farebbe piacere!» mi rispose entusiasta.

«Benissimo, andiamo!» 

così ci incamminammo verso casa mia.

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Capitolo 4
*** chapter 4. ***


 

 

 

 

 

 

    Capitolo 4

 

 

 

 

Abitavo in una villetta in fondo ad una via nella pace più assoluta con un giardino meraviglioso.

Mentre camminavamo per la via Justin mi indicò casa sua, era nella mia stessa strada, sulla curva, abitavamo vicini, devo dire che questa cosa mi rendeva abbastanza felice perché 

non avrei più dovuto andare a scuola da sola.

Arrivati a casa mia, entrammo e lui mi disse «Wow, bella casa!», gli sorrisi e lo ringraziai.

Ad un tratto sbucò mia madre, pensai «Oh no, Dio ti prego non farle dire cose imbarazzanti».

Cominciò a parlare: «Tesoro, sei già tornata!» sì di solito tornavo verso le 18 e 30 per non sentirla parlare da sola o vederla pulire in continuazione.

«Sì, mamma, questo è il mio amico Justin, si è appena trasferito nella casa sulla curva.» le disse tagliando corto.

«Oh, piacere di conoscerti, Sara di solito non porta mai nessuno a casa nostra l'unica è Jessica»  disse con tono squillante.

E ti pareva che non lo dicesse, mi limitai a fare un mezzo sorriso.

«Vabbè torno in giardino che papà ha bisogno di una mano.»

Quando se ne andò, feci un sospiro di sollievo e Justin mi disse «Gentile tua madre»

«Sarà anche gentile ma quando ci si mette è una rompi balle» risposi.

«Come la mia insomma» ribatté lui.

Ci mettemmo a ridere.

«Vieni ti mostro la mia stanza» dissi.

Salimmo le scale e entrammo in camera mia.

La mia camera era viola con dei disegni sulle pareti bianchi, un enorme scaffale pieno di gadget e cd che prendeva quasi una parete completa, un grande balcone che si affacciava sul giardino e le 

cose normali che una persona ha di solito in una stanza.

Justin si mise a scrutare ogni singolo gadget e cd.

Gli sembrava di sognare, ogni cosa che toccava sembrava che non fosse reale.

Il guanto con i brillantini che pulivo ogni giorno splendeva alla luce del sole che entrava dalla finestra, mi girai verso il giradischi. 

«Ehi Justin, ti va di ascoltare qualcosa?» gli chiesi.

«Se posso scegliere io si» mi rispose con aria scherzosa

«Certo, ma non c'è molta scelta dovrai accontentarti di un solo artista»risposi con un mezzo sorriso

«Immagino» 

Quella dopotutto era la risposta giusta visto che i cd per il giradischi e tutti i gadget riguardavano solo di Michael Jackson.

Lo vidi afferrare il cd di Thriller e selezionare The Girl Is Mine.

«Ohh, vedo che lo sai manovrare»  gli dissi stupita.

Qui in giro non se ne vedano persone capaci di usarne uno tutti i giorni, io invece lo uso spesso visto che ho i cd che ascolto sempre per il giradischi, ma lì belli in esposizione ci sono anche in versione normale.

«Sì, a casa ne abbiamo uno simile» mi sorrise

«Ahh, perché proprio questa canzone?» gli chiesi

«Non so» mi rispose alzando le spalle.

«Cosa c'è dietro quella porta?» mi domandò indicando una porta socchiusa.

Cavolo, avevo dimenticato di chiuderla!

Calmati Sara, stai calma di lui puoi fidarti fagliela vedere.

«Suoni qualche strumento?» domandai

«Sì, anche troppi, perché?'» ballo alle ciance ce lo porto.

«Vieni ti faccio vedere»

Nessuno aveva mai visto quella stanza, solo Jessica ovvio, era una sala di registrazione vera e propria.

«Sei la prima persona che conosco che ha una sala di incisione in casa» rimase impassibile.

«Si, è abbastanza rara questa cosa»  risposi annuendo

«Sai suonare tutta questa roba?» rispose sfiorando il piano

«Flauto e chitarra, però mi piacerebbe imparare a suonare il piano, mio padre non ha ancora avuto il tempo di insegnarmi» 

«Canti?»

eccola lì, la domanda che non sopporto e che non so mai che rispondere.

«A volte» risposi sperando che funzionasse

«A volte non è una risposta» si mise seduto al piano scoprendo la tastiera

Mi avvicinai al piano.

«Sai suonarlo?» gli chiesi incuriosita

«Sì, se vuoi posso insegnarti» mi rispose sorridendo

«Veramente?»

«Certo, se tu vuoi...»

Non esitai per un un secondo e gli risposi di sì

«Bene! che ne dici del martedì e del giovedì pomeriggio verso le cinque?»

«Perfetto!»

Guardò il suo orologio e si alzò dal piano dicendomi «Devo andare.»

Lo accompagnai alla porta e ci salutammo.

Mi abbracciò e mi dette un semplice bacio sulla guancia e se ne andò.

Chiusi la porta e rimasi immobile.

Era la prima volta che il mio viso diventava rosso come le fiamme.

 

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hoooola!           

innanzitutto grazie a tutti per le visualizzazioni ai capitoli precedenti :3

ho già pronto il capitolo 5 da postare, lo posterò fine settimana penso (:

mi raccomando ditemi cosa ne pensate con qualche recensione

 

 

con tanto amore

una foca azzurra.

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Capitolo 5
*** chapter 5. ***


 

 

 

 

 

 

    Capitolo 5

 

 

 

 

A cena mia madre e mio padre mi fecero domande su di lui e sulla giornata insieme.

Alla domanda 'c'è qualcosa tra voi' di mia madre e alla mia risposta 'ci siamo conosciuti solo oggi' lei continuava con il suo 'sicura?'.

Per fortuna c'era mio padre che le disse di smetterla e mi chiese se almeno a lui avevo fatto vedere la sala musica, al mio sì un sorriso gli illuminò il volto e questo mi rese felice viste le rare volte in cui l'ho visto sorridere così.

Mio padre è un musicista, lui mi ha trasmesso questa cosa della musica.

Posso dire che la musica è la mia vita.

Ogni rumore è musica, un insieme di rumori fanno una melodia e mio padre su questo è d'accordo con me.

«Papa, due giorni a settimana ti ritroverai Justin tra i piedi perché viene a darmi lezione di piano» gli dissi.

«Ahh, sa suonarlo! Molto bene, che giorni?»mi chiese sorpreso.

«Il martedì e il giovedì verso le cinque» risposi

«Lo sai che voglio conoscerlo vero?».

Mio padre, chiunque fosse appassionato di musica o sapesse suonare uno strumento doveva conoscerlo.

«Certo, giovedì te lo faccio conoscere!» esclamai con un sorriso.

 

**********

 

Erano le 10 e stavo nella mia sala incisione con la mia chitarra provando per millesima volta a scrivere qualcosa, nada.

Non riuscivo proprio a scrivere niente, le uniche cose che avevo scritto erano delle frasi per una canzone anni fa, solo a ripensarci mi viene da ridere perché la provavo con qualsiasi arrangiamento di canzoni ma faceva sempre schifo.

A quel punto la gettai nel cestino e non ne volli più sapere.

Ad un tratto entrò mio padre chiedendomi «Stai ancora cercando di comporre qualcosa?»

mi dice sempre che le idee vengono quando meno te lo aspetti, ma io sto aspettando da anni e ancora nulla.

«Sì ma come sempre..»

esclamammo insieme il 'nada' finale della mia frase ormai tipico.

«Canzoncina?»  mi domandò.

annuii, ogni sera io e mio padre cantavamo una canzone e la registravamo a turno.

Non mi vergognavo di cantare davanti a lui e né davanti a Jessica.

«Che canzone?»  mi chiese con lo sguardo su quella fila di pulsanti e rotelle dove io non ci capivo nulla.

«Darlin di Avril Lavigne» risposi eccitata di cantare.

Mi apparse il testo su tablet che avevo davanti a me, mi misi le cuffie, partì la musica e cominciai a cantare.

Finita la canzone andai da lui che con un sorriso mi disse «Bel lavoro!'»,

«Grazie pà, ora tocca a te che ti metto?» risposi

«Quando, Quando, Quando di Michael Bublé »

Quella canzone mi rilassava tantissimo e con la sua voce ancora di più.

Finimmo alle 11 e subito mi disse «Adesso di corsa a letto!»

«Agli ordini generale!» risposi con una mossa da soldato.

«Hai fatto la cartella?» mi chiese

«Certo!» 

«Bene!» 

Mi dette un bacio in fronte e mi gettai sotto le coperte sapendo che il giorno dopo sarebbe stata una nuova avventura.

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holaaaaaa :3

in questo capitolo il nostro ciastin sta a casa  nell'idromassaggio (?)

nel prossimo capitolo sarà presente fidatevi uu

 

in questi giorni sto avendo un flirt con un delfino viola, la prossima volta ve lo presento

pace e amore

una foca azzurra.

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Capitolo 6
*** chapter 6. ***


 

 

 

 

 

    Capitolo 6

 

 

 

 

La mattina seguente mi svegliai alle sette un quarto, prima del solito,strano, quel giorno mi sentivo in forma, avevo voglia di vedere la mia classe ma soprattutto Jessica e Justin.

Aprii l'armadio e mi ci buttai dentro, dopo poco uscii con una maglietta bianca e un paio di jeans blu.

Scesi le scale e i miei genitori stavano giù al tavolo.

Mio padre con il suo giornale sulla musica con il suo succo e i suoi tre pancakes alzò lo sguardo e mi disse «Buongiorno principessa, dormito bene?» , era di buon umore, sembrava una cosa strana ma quando io ero di buon umore lo era anche lui, era una cosa strana ma forse tra musicisti e anche parenti é così, questo pensiero mi perseguitava spesso.

«Certo papà e tu?» risposi sfoderando un sorriso a 32 denti.

«Benissimo, oggi vado al negozio di musica vuoi venire?» «Certo!»;

quel negozio era il mio preferito dopo quello di John.

«Puoi portare anche il tuo amico se vuoi»mi disse prendendo in mano il suo succo

«Si, sono sicura che accetterà» dissi alzandomi dalla sedia dirigendomi verso lo zaino.

Ad un tratto suonò il campanello, mia madre andò ad aprire. 

Qualche minuto più tardi mi trovai Justin davanti agli occhi con un sorriso stampato sulle faccia.

«Ciao!» esclamai contenta di vederlo balzando in piedi.

«Stavo per venirti a prendere io» continuai

«Buongiorno, andiamo!?» mi disse.

«Certo»  risposi.

Salutai i miei e presi la mia adorata giacca nera.

Mentre ci incamminavamo verso la scuola gli chiesi di venire al negozio insieme a me, un sorriso si illuminò sulle sue labbra.

 

**********

 

Io e mio padre stavamo andando a casa di Justin a prenderlo.

«Siamo arrivati!» esclamai scendendo dalla macchina per andare a citofonare,

suonai e Justin mi rispose subito «Un secondo e arrivo!»

«Ti aspettiamo!» esclamai.

Dopo qualche minuto Justin uscì dalla porta.

«Scusami, sono in ritardo» disse con il fiatone

«3 minuti io non lo chiamerei ritardo, non preoccuparti sali in macchina» dissi tranquillizzandolo

Ci sedemmo sui sedili posteriori.

«Ciao Justin» lo salutò mio padre

«Salve» ribatté lui

«Dammi del tu; ok? Chiamami Jimmy» a mio padre non piaceva essere trattato come un signore, aveva solo trentacinque anni.

«Contaci!» rispose Justin.

 

Arrivati al negozio mio padre ci disse «Non fate macelli e non perdetevi ok?»

«Si signore!» risposi

Entrati presi Justin per un braccio e lo trascinai al reparto chitarre, era immenso.

«Cavolo, ma tu conosci solo i posti più magnifici e immensi del mondo?» mi disse affascinato da tutte quelle chitarre

«Diciamo di sì, puoi provarle se vuoi» risposi

Le scrutammo quasi tutte, erano favolose, tutte di diversi colori

«Ehi, ci sono anche i pianoforti?» chiese

«Ovvio, sono al piano di sopra» risposi

«Andiamo?» gli brillavano gli occhi

«Certo!» 

Mi girai e mi diressi verso le scale con Justin dietro di me.

Si diresse verso un piano e tirò fuori dei fogli.

Si mise seduto e iniziò a suonare, cominciò a cantare.

Aveva una voce bellissima, mi faceva sciogliere il cuore.

Lo guardavo incantata, la canzone era bellissima

"Baby take my open heart and all it offers cause this is as unconditional as it'll ever get

you ain't seen nothing yet i won't ever hesitate to give you more

cause baby you smile i smile"

Quando ebbe finite di suonare mi disse «Ti piace?», «Moltissimo, l'hai scritta tu?» sorrisi.

«Sì» disse contraccambiando il sorriso.

Raccolse lo spartito e me lo porse, si alzò e si avvicinò a me.

«Che devo farci con questa?» chiesi

«Questa canzone l'ho scritta pensando a te, mi sembra giusto dartelo» rispose.

«Pensando a me?» non capivo

Mi guardava fisso negli occhi, ad un certo punto mise la sua mano destra dietro il mio collo, si avvicinò a me e mi baciò.

Rimasi immobile con quei due fogli in mano con gli occhi sgranati su di lui.

Si staccò e sentimmo mio padre dire «Ragazzi é ora di andare!», pensai "Dio fa che non ci abbia visto".

Arrivati alla macchina salii sul sedile accanto a quello di mio padre, accompagnammo Justin a casa e l'ultima cosa che pensai fu "Devo raccontarlo a Jessica".

 

 

 

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hei!

prima di tutto, grazie per le visualizzazioni ai capitoli precedenti, sono davvero contenta!

in questo capitolo voglio vedere almeno due recensioni oppure il prossimo capitolo ritarderà uu

il delfino viola mi aspetta in spiaggia ve lo saluto, byeee

 

una foca azzurra.

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Capitolo 7
*** chapter 7. ***


 

 

 

 

 

 

    Capitolo 7

 

 

 

Entrata in casa salii velocemente le scale e chiusi alle mie spalle la porta della mia camera, gettai a terra la borsa e mi buttai a pancia in giù sul letto con il computer acceso.

Aprii skype e per fortuna Jessica era in linea.

«Ehi Jessie perché non eri a scuola oggi?» decisi di iniziare con qualcosa di più leggero per non farla preoccupare.

«Ho un po di influenza, niente di preoccupante» rispose.

«Ohhh, capisco…» dissi.

«MMM… qualcosa non quadra, che succede?» mi chiese con aria perplessa.

«Beh oggi io e mio padre siamo andati al negozio di musica e con noi é venuto pure Justin…» mi fermai.

«Embé? Raccontami tutto!» disse entusiasta

«Ha…ha…ha scritto una canzone per me suonandomela al piano e poi…»

«E poi?» domandò incuriosita.

«Mi ha baciata.» dissi sospirando, era come se tre secondi prima un masso mi stesse sopprimendo.

«Oh. Mio. Dio.» era rimasta a bocca aperta, come dubitarla.

Sapevo che dopo quella risposta avrebbe iniziato a saltellare come una pazza eccitata e a chiedere ogni dettaglio.

«Santissimi numi e dimmi, le sue labbra come sono?» le brillavano gli occhi.

Ero come impietrita, non sapevo che rispondere, ero in preda al panico ma presi un respiro e mi sciolsi, diventai come una cioccolata calda con panna e marshmallow.

«Sono così morbide che tra poco mi ci perdevo, poi sai, é arrivato mio padre…»

«Oh cavolo, vi ha visti?» chiese preoccupata.

«Non lo so, io credo di no.» risposi.

«Ahi ahi, e se vi ha visti?»

«Sono morta.»

 

**********

 

Scesi al piano di sotto per la cena c'era un silenzio di tomba, cosa strana perché di solito i miei parlano della loro giornata a quell'ora.

Mi sedetti sulla sedia e la cena si svolse nel completo silenzio.

Arrivati al dessert mio padre mi disse «Perché quando siamo usciti dal negozio non hai detto una parola, non é da te non salutare le persone?»

 «Mi é sfuggito» una delle mie balle.

«Io e tua madre ne abbiamo parlato, il ragazzo é carino e dolce, ma vi conoscete da poco…»

«Io non centro niente ha fatto tutto lui e..» dissi velocemente

«Conoscilo più a fondo e puoi portarlo a casa quante volte vuoi, pure a cena»

Ero un po scioccata per questa cosa, non era una cosa che succedeva spesso in casa mia, anzi non era mai successa.

«Dai, ora vai a dormire che é tardi» disse papà

«Subito, 'notte!»

Aprii la porta di camera mia, mi preparai per andare a dormire e ad un tratto sentii un rumore.

Rimasi in silenzio per un po, poi mi avvicinai alla finestra e l'aprii

«Justin, che ci fai qui a quest'ora?!»chiesi con tono basso a suon di urlo

«Volevo sapere se tuo padre aveva visto la scena e il resoconto» rispose

«Sono viva anche se lui ha visto la scena e ha detto che se ci conosciamo più a fondo puoi venire quante volte vuoi»

«Mi fa piacere che sei viva, sei bellissima» mi disse

«ahahah grazie, buonanotte!»

«Notte bellezza, fai dolci songni»

Se ne andò via di corsa, chiusi la finestra e lo osservai mentre svoltava l'angolo.

Mi rannicchiai sotto le coperte dopo quello che era successo oggi,con il sorriso stampato sulle labbra.

 

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salve bella genteeeee

scusate l'eccessivo ritardo ma stavo lavorando ad altre fan fiction, di cui il primo capitolo di una ho appena pubblicato, mi piacerebbe tanto se la seguisse 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1247932&i=1
GRAZIE PER LE VISUALIZZAZIONI AGLI ALTRI CAPITOLI, SIETE MERAVIGLIOSI 

 

spero che anche questo capitolo abbi molte visualizzazioni, grazie di nuovo

 

s.

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