Chasing the Sun.

di Sasotta
(/viewuser.php?uid=144053)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chasing the Sun. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - I'm better ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - So much better now. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - I see The light, touch the light. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - We're together now. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - I'm better, so much better now. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Look to the skies. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Give me life. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - We're together now. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - We've only just begun. ***



Capitolo 1
*** Chasing the Sun. ***






< Ti ho già detto quanto sei carina stasera? > mi sussurrò all’orecchio Nathan.

Appoggiò leggero una mano sulla mia schiena, che avevo deliberatamente lasciato scoperta grazie allo scollo
del mio vestito, che arrivava più o meno fin sopra le fossette di venere.

< Almeno duecento volte, Sykes! > sottolineai, continuando a guardarmi allo specchio e aggrappandomi alla sua
camicia, che gli stava favolosamente bene.

< Beh, non sono comunque abbastanza adeguate per farti capire quanto sei bella, Bea. > sorrise, abbassando lo
sguardo e guardando subito dopo il nostro riflesso.

< Come siamo teneri stasera… che, hai bevuto la pozione dei complimenti? > mi strinsi leggermente a lui, sogghignando.

< Sì, e credo che mi abbia fuso il cervello! > allibì.

Risi, di fronte alla sua faccia da tipo permaloso quale era.

< Dài Nate, come te la prendi! > esclamai sorniona.

< Ma sì, per una volta che tento di essere carino tu mi prendi per il culo. > si lagnò, senza però staccarsi da me.

< Lo faccio apposta perché so come reagisci, cretino! > lo punzecchiai su un fianco.

< E poi, ammettilo, ti piace quando ti prendo in giro così… > continuai, vedendo che non replicava.

< Può essere… > farfugliò, ridendo.

< Mi piaci tu, questo sì. > ammise, girandosi a guardarmi con quei suoi occhi limpidi.

< Oh, davvero? > dissi maliziosamente, circondando il suo collo con le mie braccia.

Mi sorrise, posando le sue mani sui miei fianchi ed avvicinandosi a me.

< Uh, uh. > annuì.

Che diamine. Si stava pericolosamente avvicinando a me.

< Nate, non dovremmo… > iniziai a dire, senza avere però buoni risultati, dato che Nathan era arrivato fino a
sfiorarmi le labbra.

< Shh. > sussurrò, lambendomi il labbro inferiore con la lingua e succhiandolo.

< C’è tempo. > farfugliò ancora, prima di posare totalmente le sue labbra sulle mie e sconvolgermi i sensi.

Spostai una mano tra i suoi capelli, stranamente ricci e liberi quella sera, senza che ci fosse un cappellino
o una cuffia a nasconderli e a schiacciarli.

Adoravo quando li lasciava così, ribelli, che accompagnavano una leggera barbetta incolta.
Sapeva mandarmi KO in un solo istante, non appena lo vedevo.

Continuai a baciarlo e, presa dalla bramosia e dalla voglia di averlo, lasciai che le nostre lingue si sfiorassero,
leggere e giocose.

Sorrisi quando, strusciandomi contro di lui, lo sentii gemere.

< Ti prego… > ansimò, stringendo la stoffa leggera del mio vestito.

< Svegliati. > ordinò, con voce seria.

Lo guardai confusa, non capendo perché mi avesse detto così.

< Svegliati. > continuò.

***


Aprii gli occhi, sussultando quando vidi il mio unico riflesso allo specchio.

< Menomale, mi stavo preoccupando amore! > Max mi diede un bacio sulla fronte e una piccola carezza,
guardandomi negli occhi.

< Hai fatto ancora la sonnambula stanotte. Ti sei fermata qui in piedi davanti allo specchio però… > chiarì, spostandomi
una ciocca di capelli da davanti al viso.

< E’ da un po’ che fai così. Mi sa che dovrò portarti dal dottore… > disse, scostandosi da me ed andando verso il comò,
dove c’era il cellulare.

< Non vorrei che ti buttassi giù dal balcone una di queste sere. Non si sa mai! > mi sorrise, componendo il numero.

Non riuscivo più a capire da che parte fossi girata. Ero così persa nel mio sogno che l’avevo quasi scambiato per la realtà.

Ma poi tutto mi riaffiorò alla mente.

Ero fidanzata con lui, Max George, uno dei cinque cantanti della band più in voga del momento: i The Wanted.

Ed ero anche segretamente innamorata di uno dei suoi compagni, Nathan Sykes.

Segretamente per modo di dire, da adesso… probabilmente.

Mi sentivo male. Se avessi pronunciato il suo nome mentre sognavo?

< Tesoro, ho parlato per caso, nel sonno? > domandai, incrociando le dita e sperando di essere stata zitta.

Mi fece cenno di no col dito, iniziando a parlare col dottore, che aveva risposto alla chiamata.

Sospirai di sollievo.

Non dovevo continuare così, facendo sogni così reali e, soprattutto, eccitanti.

E poi fare questo a Max, che teneva a me più di qualsiasi altra cosa!? Sarebbe stato sbagliato. Sbagliatissimo, anzi.

Ci stavamo per sposare, che diamine, non potevo correre dietro ad un altro ragazzo solo perché mi attraeva.

Perché avevo delle idee senza un briciolo di buonsenso!?

Io lo amavo. Non avevo mai amato nessun altro come avevo amato Max.
Ma, nonostante provassi questo per lui, amavo Nathan molto di più.

< Niente dottore per adesso, è fuori città! > mi distolse dai miei pensieri.

< Oh, va bene! > esclamai, senza dare a vedere quanto fossi contenta.

< Ti vedo pensierosa… > mi sussurrò, abbracciandomi da dietro.

< Hai fatto un sogno strano? > mi domandò, curioso, stampandomi poi un bacio dolce sulla guancia.

< Oh, sì sì, un sognaccio. > risposi, sventolando stizzita la mano per far capire che non mi andava di parlarne, e
accarezzando subito dopo la sua.

< Ti annoierei. > mentii, sperando che non volesse saperne niente.

< Tu non mi annoi mai amore, dovresti saperlo. > appoggiò la sua bocca sul mio collo, lasciandomi una scia
umida di baci.

Chiusi gli occhi, catapultata di nuovo nel mio sogno, che avrei voluto fosse reale.

***


< Ti prego… > Nathan era ancora lì, accanto a me, che stringeva tra le mani un lembo del mio abito.

< Io ti voglio più di qualsiasi altra cosa. > bisbigliò mentre, abbassandomi una spallina per carezzarmi una spalla,
mi fece venire la pelle d’oca.

< No. > lo zittii.

< Sono io a volerti più di qualsiasi altra cosa. >

***


Mi scivolò una lacrima, sapendo di essere di nuovo con Max, immersa nel suo amore.



Hei, Hei, Hei!
Sì, questa OS non ha assolutamente senso, ma dopotutto anche io non sono normale,
quindi la pubblico, sperando che non mi prendiate per scema xD
Ok,detto questo...io sono perdutamente innamorata sia di Max che Nate, - anche
degli altri, eh! Ma loro due in particolare - perchè....sono assolutamente alsdhhgflkfvgfj in tutto
e per tutto! :33
Sono veramente fissata con questi 5 giovanotti! :) E non vedo l'ora che arrivino qui
in Italia! e DEVONO arrivare.
:)
Ringrazio in anticipo le buone anime che leggeranno o recensiranno questa piccola e strana cosa
che ho creato, e ringrazio anche la mia Beta che qui conoscete come Chara , che è una gran donna! :D
Dopo ciò, vi saluto! Mi pare di aver detto tutto tutto! :)
Tantissimi Baci! <3
Sara :D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - I'm better ***







Ero sdraiata sul letto a pensare. Sposarmi; diamine, cosa mi era saltato in mente?

Già fidanzarmi era stato un grande sbaglio, ed ora stavo facendo un altro passo ancora più lungo della mia gamba.

Il solo pensare che il giorno dopo avrei camminato verso l’altare, con Max e tutti i 500 invitati che mi fissavano, mi faceva
saltare il cuore in gola…ed inoltre ci sarebbe stato anche Nathan, con i suoi immancabili occhi meravigliosi fissi su di me, che
sicuramente mi avrebbero mozzato il fiato.

Mi misi a sedere; cosa avevo fatto di sbagliato per meritarmi questo? Cosa avevo fatto per ritrovarmi innamorata di due persone
nello stesso momento?

Di due amici, oltretutto. Se avessi rivelato i miei sentimenti a Nathan avrei anche potuto rovinare l’amicizia che c’era tra lui e
Max…o peggio, dividere il gruppo.

L’immagine delle loro fan inferocite che inveivano contro di me mi attraversò la mente per qualche secondo.

No, non potevo farlo. Avrei sconvolto l’intera esistenza di tutti.

Sentii bussare alla porta, e subito guardai l’orologio. Le 2 e mezza; chi poteva essere a quell’ora della notte?

Scattai in piedi ed afferrai velocemente la canottiera che avevo lanciato sulla sedia.

Buttai un occhio sul mio vestito da sposa che torreggiava sull’armadio, ed il suo bagliore bianco mi fece venire la pelle d’oca.
Non appena l’avevo indossato, la prima volta, me ne ero perdutamente innamorata: il corpetto ricamato mi faceva risaltare la forma
del seno, e lungo i fianchi scendevano dolcemente delle balze, che mettevano in evidenza le mie curve; uno splendido abito a sirena,
come avevo sempre sognato.

Bussarono alla porta un’ altra volta, più insistentemente. Quasi inciampai nella moquette, per arrivare alla porta velocemente.

Senza nemmeno chiedere chi fosse aprii, e rimasi interdetta.

Doveva sicuramente essere un altro dei miei stupidi sogni.

< Non puoi sposarti. > Nathan entrò in casa, guardandomi dritto negli occhi.

< Cosa? > dissi basita, sperando di svegliarmi da un momento all’altro.

Non accadde nulla.

< Non puoi sposarti. Non voglio. > ripeté una seconda volta, prendendomi una mano e stringendomela con decisione.

Sbattei gli occhi più volte, ma lui non voleva andarsene. Che fosse la realtà?

< Nathan…io > tentai di dire, ma mi interruppe.

< Io ti amo. So che è pazzesco. Ma…ma io non posso sopportare tutto questo. > si fermò, come se dovesse prendere fiato.

< So che è tardi, so che tu sei innamorata di Max, so che sto anche per rovinare la nostra amicizia ma… > si zittì dopo che io
posai il mio indice sulle sue labbra morbide.

< Io sono innamorata di te da quando ti ho conosciuto, Nathan James Sykes. > sorrisi quando notai i suoi occhi limpidi illuminarsi.

< Ti ho sognato tutte le notti, da quel dannato giorno. > mi sentii come libera, sciolta dall’enorme peso che mi portavo sulle
spalle da fin troppo tempo.

< Io…Io credevo… > sembrava incerto e, dopo aver boccheggiato un paio di volte, inspirò profondamente.

Capii immediatamente a cosa stava pensando.

< Amo Max. Gli voglio un mondo di bene. > una lacrima mi scese lungo la guancia, arrivando fino all’angolo della mia bocca,
che la catturò.

< Ma quello che provo per te > feci un passo verso di lui e gli appoggiai una mano sul petto.

Ansimava.

< Quello vince su tutto. > chiusi gli occhi e mi avvicinai pericolosamente al suo viso.

Il mio cuore stava letteralmente correndo fuori dal mio petto. Il sangue veniva pompato così velocemente che mi vennero i brividi.

Non era un sogno. Era tutto vero. Queste parole continuavano a vorticare nella mia mente, senza lasciarmi stare per un attimo.

Quando sentii il suo respiro sulle mie labbra, pensai di svenire.

Le sue labbra toccarono le mie e, come un fulmine che durante una tempesta colpisce un albero, buttandolo a terra incenerito,
io sentii l’elettricità attraversarmi il cuore, facendolo vibrare e battere velocemente.

Le farfalle iniziarono a volteggiarmi nello stomaco, e mi sentii quasi sollevata da terra, come se potessi toccare il cielo con un dito.

Mi passò una mano tra i capelli, accarezzandomi la nuca ed attirandomi ancora di più a sé.

Quando mi morse il labbro inferiore, andai completamente KO; lasciai che le nostre lingue si rincorressero, e mi avvinghiai alla
sua maglietta, tentata come non mai di strappargliela via e buttarla sul pavimento.

Mi colse di sorpresa quando fu lui a togliersela, guardandomi con così tanta malizia da farmi impazzire.

< Non puoi farmi questo. > sussurrai a fior di labbra non appena riuscii a distogliere gli occhi dal suo petto.

< Non sono io quello in mutande e canottiera. > sorrise, avvicinandosi ancora per baciarmi.

Lo bloccai, leccandomi le labbra umide e sorridendo a mia volta.

Presi i lembi della mia canotta e me la sfilai, rimanendo in reggiseno e slip.

< Rimediamo subito. > risi, lasciandomi abbracciare e inebriare dal suo profumo sconvolgente.

Mi lasciai cadere sul letto, che avevamo ormai raggiunto senza esserci staccati un attimo.

< Sei sicura? > mi sussurrò ad un orecchio, quando si sdraiò sopra di me, mentre con una mano portava delicatamente dei ciuffi
di capelli che avevo sul viso dietro le orecchie.

La sua dolcezza mi stupiva sempre di più. Ero ancora incredula; mi ero completamente lasciata andare, ero uscita dagli
schemi…mi ero liberata dalla gabbia.

Guardai di nuovo le sue iridi, luminose e profonde come due pozzi d’acqua che riflettono la luce della luna in una sera d’estate.

Gli occhi che mi avevano fatto sentire male ogni volta che li avevo trovati fissi su di me, ogni volta che lui mi guardava.

< Sì, sono sicura. > gli diedi un leggero bacio sul naso, prima di tornare a fissarlo.

< Ti amo. > esclamò, prima di tornare a baciarmi e a farmi perdere completamente quel poco di lucidità che mi rimaneva.

 




Saaalve :33
Sono tonata!! :) Dopo tre mesi, ma sono tornata! :)
Ebbene sì, quella che doveva essere una One-Shot si è trasformata in una long! :)
Ho già scritto tutta la trama, quindi non dovrei metterci molto tempo a pubblicare i capitoli! :)
Sono stata felicissima delle recensioni che avete lasciato al primo capitolo, e spero che questo secondo
sia degno delle vostre aspettative! :)
Non so davvero come ringraziarvi! Siete state carinissime! *w*
Bene, vedo di non annoiarvi ulteriormente!
Un grazie enorme! :) E un grande abbraccio alla mia Beta Chara ! :)
Senza di lei non saprei come fare!!!
Un saluto! Al prossimo capitolo!
Sara :D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - So much better now. ***







Stavo per farlo; scoppiare in lacrime e scappare.

Non sarebbe stato poi tanto difficile muovere i piedi verso la porta ed abbassare la maniglia, urlando a squarciagola appena uscita.

Certo, non sarebbe stato difficile se non fossi stata nel bel mezzo del mio matrimonio.

< Sei bellissima! > Disse Natalie, guardandomi con gli occhi lucidi.

< Quanto vorrei essere io a sposarmi. > sospiró.

Guardai mia sorella asciugarsi la leggera lacrima che le aveva appena rigato una guancia.
Sorrisi gentilmente.

< Sono sicura che sarai al mio posto molto presto > le risposi falsamente entusiasta.

< Oh, lo spero tanto. > ridacchió, tentando di non fare vedere che era commossa.

< Posso chiederti una cosa Bea? > chiese, guardandomi dritta negli occhi.

La preoccupazione inizió ad Invadermi, e involontariamente mi portai le unghie verso la bocca, iniziando a mordicchiarle.

< Certo che puoi! > esclamai, nascondendo il più possibile la mia agitazione.

Boccheggió un paio di volte prima di parlare.

< Cosa hai intenzione di fare con Nathan? > chiese diretta, senza troppi giri di parole.

Mi venne un groppo alla gola appena lo nominò.

< Sarà meglio che ci dirigiamo verso la porta. È quasi ora. > osservai dando un' occhiata all'orologio appeso sulla parete alle sue
spalle, tentando di sviare il discorso.

< Bea. Stamattina mi hai svegliata in lacrime perché sei ancora innamorata di lui. Ho il bisogno di sapere se sei sicura della scelta
che stai per fare.>

Quasi mi esplose il cuore nel torace.
Iniziai a respirare come una forsennata, agitando le mani.

< Io...io non lo so. > sospirai, ricacciando indietro le lacrime e mordendomi la lingua.

< Ascoltami...tutta la tua vita è collegata a questo matrimonio. Si tratta di prendere la via giusta. > disse, appoggiando una mano
sulla mia spalla.

Il respiro mi si fece ancora più affannato.

< Tesoro, Max è pazzo di te. state insieme da una vita, e questa mi sembra già una grande dimostrazione. > sussurró, circondandomi
con le braccia.

< Ma chi mi dice che questa situazione durerà? Come faccio a scegliere tra due cose che amo? > strinsi i denti, tentando di bloccare i
singhiozzi.
 

Bussarono alla porta, e mia sorella si staccó bruscamente da me, senza più rispondermi.

Odiava farsi vedere in versione 'dolce sorella'.
 

Inspirai profondamente tentando i calmarmi, mentre lei andó ad aprire.
 

< Nathan...> sillabó, con una leggera alterazione della voce.
 

< Me ne stavo giusto andando...per caso hai visto il mio ragazzo? > prese la prima scusa che gli passó per la testa, e sgusció fuori
dalla porta.

Eravamo soli...finalmente.
Non avevo fatto altro che pensare a lui tutta la mattina...al momento in cui l'avrei rivisto.
 

< Ciao... > mi sorrise, leggermente rosso in viso dall'imbarazzo.

< Hei > me ne uscii con la miglior voce che potevo fare, asciugando frettolosamente con le dita la lacrima che mi stava scivolando
verso la guancia.

< Stai...stai benissimo. > fece un cenno con la mano per indicare il mio vestito.

< Vederlo su di te è tutta un'altra cosa. Quell'armadio non gli dava tanta bellezza.> disse cordiale.

< Grazie. > arrossii.

Mi sembrava di essere immersa nel ghiaccio; sentivo gelo ovunque.
Nell'aria, sulla pelle, sotto la pelle. Eravamo freddi e distaccati; freddi dopo la notte infuocata che avevamo passato.

< Bea, senti...Non voglio che quello che è successo ieri condizioni la tua scelta. > sussurró tutto d'un fiato, mangiandosi anche
alcune parole, tanta era l'agitazione.

< Io accetteró la tua decisione, qualsiasi essa sia. ma so anche che... > gli si incrinó la voce, ed intravidi uno strano luccichio
nei suoi occhi.
 

< Se sei qui, c'è un motivo...e quel motivo non sono io. > abbassó lo sguardo, rompendo quel contatto visivo che speravo
durasse per sempre.
 

< Nate... > quali erano le parole? Cosa potevo dirgli in quel momento che avrei voluto non venisse mai.
 

< Credo che sposare Max sia la scelta migliore...anche sei io ti a... > mi bloccai.

Volevo sposare Max nonostante quello che provavo per Nate superava qualsiasi sentimento. Non potevo dirgli che lo amavo.
 

< Io ti voglio un mondo di bene. > finii di dire, impaurita dal dolore che in quel momento mi avvolgeva.
 

< Te l'ho detto. Io appoggio ogni tua scelta. > si avvicinó a me, cingendomi in un abbraccio.

Un gesto inaspettato che mi fece sciogliere.
Scossa da un fremito, gli cinsi il collo con le braccia, scoppiando a piangere ininterrottamente.
 

< Ehi, no. > si staccò, prendendomi il viso tra le mani ed asciugando ogni lacrima con i pollici.

< Tra noi non cambia nulla.> mi guardó dritto negli occhi, sorridendo.
 

< NULLA. > replicò, lasciandomi subito dopo un bacio sulla fronte.
 

< Ora chiamo tua sorella! Non voglio farti sposare col naso tutto rosso! > rise, dandomi uno sbuffetto.
Si diresse verso la porta.

Non volevo se ne andasse. Volevo rimanesse con me per sempre.
 

< Nathan! > lo feci voltare.
 

< Grazie di esistere. > sussurrai, guardando quei suoi occhi tanto belli.

Notai uno strano sguardo. Tristezza.
Ne ero certa.

Il suo sorriso si era spento appena aveva varcato la porta.

***


Era il momento; il momento che in teoria una ragazza aspetta da tutta la vita: stavo per raggiungere il mio sposo.

Mentre la marcia nuziale iniziava a riempire la chiesa, mi guardai attorno.

Max, affiancato da Nathan e agli altri tre membri dei The Wanted, mi attendeva voltato, con un sorriso radioso stampato
sulla faccia; gli occhi lucidi e il respiro affannato.


Fu in quel momento che capii.
Stavo facendo la scelta giusta, andava bene così.
Era quella la direzione in cui dovevo andare.
 

Accompagnata all'altare da mia sorella, finalmente lo raggiunsi.

Prese tra le dita il leggero velo che mi ricopriva il viso, e lo portò dietro, sulle mie spalle.

Gli sorrisi.
Era così bello guardarlo, tutto agitato e in smoking...un miscuglio perfetto.
 

Appena prima di girarci verso il prete, che ormai aveva già iniziato, scorsi lo sguardo di Nate.
 

Anche lui mi notò.
Sorrise pacato, distogliendo poi i suoi occhi dai miei.

Sembrava contento, ma si sa...a volte l'apparenza inganna.

Mi si strinse il cuore; volevo stringerlo ancora, baciarlo, consolarlo...volevo, ma mi voltai.
 

< E vuoi tu, Beatrice Halliwell, prendere il qui presente Maximillian Alberto George come tuo legittimo sposo, per amarlo e onorarlo,
in salute e in malattia, finchè morte non vi separi? > domandó il prete, osservandomi severo.
 

Inspirai profondamente.

Era ora di scegliere; Era l'ultima possibilità.
 

< Lo voglio. >




Saaaalve gente!! :)
Ed ecco il capitolo 3!!!
Che dire!? Pensavo di metterci di più a scriverlo, ed invece in una settimana è uscito!
Sì, so che una settimana è tanto, e un capitolo potrei scriverlo in un giorno se volessi, ma la
scuola mi prende un sacco, e mi porta via l'ispirazione...lo dico sempre io che la scuola porta
problemi u.u
Beh, spero che questo matrimonio vi sia piaciuto! Eh sì, Bea ha una vita
mooooolto incasinata...mi sa fin troppo!!! Aspettatevi di tutto!!xD
Vi mando un bacio e un abbraccio!
Un GRAZIE enorme a chi ha messo questa storia nelle preferite/seguite/ricordate, a chi ha recensito,
o anche solamente a chi ha letto!! Mi fa un piacere immenso!
Un grazie speciale alla mia Beta Chara - taaanto amore <3 - e beh, credo di aver finito!!!
Alla prossima!!
Sara :D

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - I see The light, touch the light. ***







Un dolce aroma acre risvegliò i miei sensi.
 
Avevo il capo sprofondato nel cuscino, e sentivo un piccolo martello uccidermi la testa.

Annusai un altro paio di volte l'aria, boccheggiando a causa del palato impastato ancora dal sonno, ed accorgendomi del
profondo senso di nausea che stava iniziando ad arrivare.
 
Mi misi a sedere.
Dio, che avevo fatto per ridurmi a quel modo?

< Buongiorno. > Notai Max accanto alla porta, meravigliosamente in boxer; un piacere per i miei occhi.

< Buongiorno a te. > sorrisi, accorgendomi di essere rimasta a dormire in lingerie, coperta soltanto sulle gambe da un leggero
lenzuolo candido, che mi teneva in un caldo e piacevole tepore.

Si avvicinò cauto, sbadigliando e grattandosi la testa con una mano, mentre con l'altra mi porgeva un'enorme tazza di porcellana fumante.

< E’ caffè. Ho pensato che ne avresti avuto bisogno quanto me. Ho il cervello che mi sta esplodendo nel cranio. > esclamò a bassa voce,
lasciandomi un umido bacio sulle labbra e coricandosi pronao accanto a me, con il viso rivolto dalla mia parte; gli occhi chiusi.

Ecco cos'era quel profumo...caffè!

< Non mi ricordo nulla. > mugugnai, incrociando le gambe e portandomi alle labbra il bordo della tazza.

< Oh, io sì. > mi guardò bramoso, con un sorriso stampato sulle labbra, percorrendo con gli occhi lucidi le parti del mio corpo non coperte.

Bevvi un sorso.

< Ho varie immagini di te stesa sul pavimento...immagini davvero nitide. > sussurrò, spostandosi e sedendosi dietro di me.
 
Appoggiò il suo petto contro la mia schiena, iniziando subito dopo a lasciarmi dei dolci baci sul collo e dietro le orecchie, mentre con le
mani faceva dei leggeri massaggi alle mie spalle.

Chiusi gli occhi, percorsa da brividi per tutta la colonna vertebrale.
Il mio stomaco iniziò a formicolare, come se al di sotto della mia pelle delle farfalle avessero preso a rincorrersi freneticamente.
 
< Ancora non ci credo che siamo sposati > sussurrai, accarezzandogli una guancia e girandomi un poco, per guardarlo negli occhi.
 
Lo sguardo mi cadde però sul pavimento.
Bottiglie; bottiglie ovunque sulla moquette chiara.

< Quella moquette era bianca una volta. > dissi, notando l'enorme chiazza rossa che c'era appena sotto una bottiglia di vino.

< La puliremo. Come puliremo tutto questo casino. > continuò, abbracciandomi ed indicando con la testa un po' più in lontananza; una
lampada in mille pezzi, e il divano rovesciato.

< Cha caspita abbiamo combinato? > schizzai, balzando in piedi per avvicinarmi e guardare meglio il disastro.

Mi accucciai a terra, scoprendo sotto un cuscino, finito anche lui sul pavimento nella baraonda che a quanto pare avevamo causato, una
bottiglia di Whisky.

Un flash; un secondo. Ricordai tutto.



Appoggiata con la testa sull’addome di Max, osservavo dal basso i suoi lineamenti, la sua corta barbetta che adoravo. Come quella di Nathan.
 
< Credo che dovremmo smettere! > Max mi guardò con un enorme sorriso da ebete stampato sulla faccia, strappandomi dalle mani la
bottiglia di Whisky che avevo scolato per metà e bevendone anche lui un sorso.
 
< Assolutamente no! > scoppiai a ridere, alzandomi e mettendomi a gattoni, tentando di riprendere quella meravigliosa bottiglia che
sembrava mi stesse chiamando.
 
< Voglio bere, bere, bere! > esclamai eccitata, emettendo un ghigno da stupida quando caddi sul pavimento.
 
Non riuscivo neanche a rimanere seduta, tanto avevo bevuto.
 
< Amore, sei ubriaca persa, lo sai vero? > disse raggiungendomi a terra, iniziando a percorrere con dei teneri baci le mie braccia, per
giungere fino all’incavo della mia spalla, al collo…
 
< Io? Ma no! > sussurrai sarcastica, percorsa da brividi lungo tutto il corpo.
 
< Non sono ubriaca. > continuai poi a ridere, tentando di rimettermi nuovamente in piedi.

< Sono solo felice di averti sposato amore mio! > ci provai un'ultima volta, aggrappandomi con una mano al filo della lampada di cristallo
che pendeva dal tavolino che avevo di fronte a me.
Quando tirai la lampada cadde, spaccandosi in mille pezzi.

< Birichina, vieni qui! > Max mi prese per un polso, trascinandomi e facendomi cadere sopra di lui; il mio viso a due centimetri dal suo.

< Ho fatto un disastro! > piagnucolai isterica, cominciando a baciarlo tra una parola e l'altra.

< Sono una bambina cattiva. > dissi, pensando in un breve momento di lucidità a Nathan; ero stata cattiva, ma soprattutto crudele, con lui.

< Ma sei anche la mia bambina preferita. > ghignò, mettendosi a sedere con me sopra di lui.

< E questo vestito bianco...mi fa letteralmente impazzire. > mi sussurrò, avvicinandosi alle mie labbra e leccandomi il labbro inferiore con una
lentezza tale da farmi sentire un gelato che si scioglie.

 Risposi con un morso, attirandolo a me con la cravatta, che quasi stavo lacerando con le unghie.

< Levamelo. > gli ordinai, scendendo con le mani sul suo petto e slacciandogli i bottoni della camicia.

< Credo che quello che ho qui sotto sarà altrettanto di tuo gradimento... > sillabai maliziosa, godendomi la sua faccia accaldata dall'emozione.

Proprio come mi aspettavo, si mosse, alzandosi e prendendomi in braccio di peso.
 
Iniziammo a spogliarci, nonostante anche i nostri occhi avessero avuto la loro parte, e finimmo sul divano, come catturati da un raptus; ad ogni
bacio passionale e spinto, se ne alternava uno lento, accompagnato da carezze e lunghi respiri.

< Tu...mi vuoi davvero morto. > pronunciò col fiato corto, guardando il reggiseno di pizzo e raso bianco che mi accarezzava lieve il seno.

Mi avventai ancora una volta su di lui, spingendolo verso lo schienale con così tanta forza che ci feci ribaltare, insieme al divano.

Scoppiammo a ridere, rendendoci conto di essere davvero troppo ubriachi.
 
Era la nostra notte di nozze, la notte più importante, e probabilmente non ci saremmo neanche ricordati di tutto quel casino.
 
E a me, andava bene così. Dovevo dimenticare; dimenticare tutto quel casino che avevo in testa.




Buondì a tutta la TWfanmily! :)
Sono in ritardo di due giorni nella pubblicazione, e giuro che non capiterà più!
Purtroppo sono stata male, e non ero in condizioni di ricopiare tutto il capitolo sul pc e pubblicarlo...
Ma ora sto meglio, e il capitolo è qui! :)
Spero che vi piaccia, e che non deluda le vostre aspettative!
*incrocia le dita*
Un grandissimo, enorme, mega GRAZIE a tutte le persone che hanno messo questa storia nelle
preferite/seguite/ricordate, a quelle che hanno recensito, e a quelle che leggono semplicemente! :)
Siete meravigliosamente fantastiche!
Un abbraccio e un bacione alla mia Beta, Chara , che è essenziale! Se avete del tempo libero vi consiglio
di passare a leggere le sue storie, perchè sono indescrivibilmente uniche. Non ve ne pentirete ;)
Ancora, ancora, e mille volte grazie!!!
Ok, ho finito!! :D
Un bacione e alla prossima!
La vostra Sara, un po' malaticcia e col naso rosso a causa del raffreddore :D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 - We're together now. ***







Erano più di due settimane che non pensavo a Nathan...ed era ormai un mese che non lo vedevo.
 
Ed all'improvviso, un paio di giorni prima, Max se ne era uscito dicendomi:
< Amore, Nate ci ha invitati a cena! Vuole presentarci la sua nuova ragazza. >

Quasi mi ero strozzata con la mia stessa saliva nel tentativo di rispondergli.
 
Ma poi era tornato lui.
 
Il pensiero fisso che mi ero lasciata, speravo per sempre, alle spalle 15 giorni prima.


mio marito mi richiamò dai miei pensieri;


< Sei pronta? > fece capolino dalla porta e mi guardò sorridendo, sistemandosi la giacca sulle spalle.


< Sì! > gli sorrisi a mia volta, guardandomi allo specchio che avevo di fronte.
 
Avevo scelto un vestito sobrio, senza esagerare, esattamente come facevo di solito: un vestitino nero e
bianco che cadeva perfettamente sui miei fianchi.
 
Ormai era inutile tentare di fare colpo, dovevo abbandonare l'idea di poter avere una storia con lui.
 
Nathan ora era fidanzato, io ero sposata, e di certo non ero il suo primo pensiero.
Ma ero il primo pensiero di Max, e dovevo rispettarlo. Dovevo farmi da parte, ritirarmi.
 
Caso chiuso.


< Stai benissimo. > lui mi venne incontro a braccia aperte, ed io non potei fare altro che rifugiarmi in
quell'abbraccio caldo e confortevole, capace di portarmi fin sulla luna.


< Anche tu stai benissimo. > gli sussurrai appena prima di baciarlo.


Adoravo i suoi baci tanto quanto i suoi abbracci.


Avevo uno sfarfallio continuo alla bocca dello stomaco, la tachicardia a mille e il respiro accelerato.
 
Un mix di sensazioni e emozioni indescrivibili che... avevo provato anche con Nathan.
Diamine.
Finivo sempre per pensare a lui.


< Anche se le tue scarpe non mi piacciono! > contestai, ridendo e mordendogli il labbro inferiore, ma
mi allontanai subito dopo per afferrare il golfino di cotone nero che mi stava porgendo.
 
Dovevo assolutamente smetterla, pensare ad altro.
 
 Non potevo continuare a rovinarmi, andando sempre con la mente a cercare… lo sapevo.
 Lo stavo facendo di nuovo.


< Grazie! > disse sarcastico ed osservandomi sornione.
 
< Ma adesso andiamo, se no Baby Nate ci prende a botte! > mi accarezzò una guancia, prima di prendermi
per mano e accompagnarmi verso l'uscita.


Nathan. Nathan. Nathan.
Ancora e ancora Nathan.

Max parcheggiò a pochi isolati di distanza dall'appartamento di Nate, tamburellando le dita sul volante di
pelle e finendo di canticchiare una canzone che stava passando alla radio.


< Max, qui c'è divieto di sosta. > gli feci notare, osservando il cartello rosso e blu che troneggiava sopra
un palo, non lontano da noi.


< Cavolo. Senza occhiali non vedo proprio nulla. > sorrise, guardandomi dolcemente.


< Dovremmo andare a comprarne un paio di scorta, così se te li dimentichi li hai in macchina! > proposi, riattaccando
la cintura di sicurezza che qualche secondo prima mi ero tolta.


< Buona idea tesoro! > mi diede un buffetto sul naso e poi continuò.
 
< Inizia ad andare, io parcheggio e vi raggiungo! > incitò, ed io acconsentii, anche se a malincuore.
 
Affrontare l’incubo - o il sogno - della mia vita, da sola inoltre, era come buttarmi a capofitto giù da un burrone,
sperando di riuscire ad afferrare un ramo o un sasso per fermare la caduta, un appiglio per poter evitare di spiaccicarmi
sul suolo, senza vita…
 
Scesi lentamente dalla macchina, con le gambe che tremavano come budini dall’ansia; chiusi con uno scatto forte la
portiera, dando un’occhiata veloce a Max e girandomi di spalle.
 
 Uno, due, tre respiri profondi ed iniziai a mettere un piede davanti all’altro, abbandonandomi al tic-tac dei miei tacchi
e stringendomi addosso il golfino.
 
Londra era fredda quella sera; l’ideale, per la situazione in cui mi stavo andando a cacciare.
 
Arrivai davanti all’appartamento bianco: le luci brillavano dietro le grandi vetrate che davano sul piccolo giardino ormai
sfiorito, e osservai le ombre che ballavano riflesse sui vetri.
 
 Ombre che si allontanavano e si avvicinavano, ad intermittenza… immaginai la ragazza di Nate: poteva essere il mio
opposto, oppure la mia copia perfetta.
 
Sarebbe anche potuto succedere che l’avrei trovata simpatica, una volta conosciuta, che saremmo diventate amiche per la
pelle e avremmo iniziato a scambiarci loschi segreti sui nostri ragazzi… certo, io con doppie informazioni su Nathan: le mie e le sue.
 
Percorso il vialetto con l’ansia e l’irritazione a mille bussai alla porta, ed il leggero mormorio che ero riuscita ad intercettare
dietro di essa si spense, come quando stai guardando un film in televisione e nel momento clou salta la luce, interrompendo
il discorso che probabilmente fa capire tutto il film.
Boccheggiai, sentendo dei passi avvicinarsi.
 
Rumore di tacchi, come quelli che avevo prodotto io poco prima arrivando lì.
 
La prima cosa che vidi furono due gambe mozzafiato; lunghe, belle, lucide.
 
Poi vidi un vestito striminzito, aderente, nero, con altrettante striminzite tette, in confronto alle mie.
 
E poi il caschetto biondo che incorniciava il viso di una ragazza eterea, quasi come una dea.
 
Una modella; si era scelto una modella, dannazione.
 
< Ciao, tu devi essere Bea!! Nathan mi ha parlato tanto di te! > mi sorrise graziosa, spostandosi verso lo stipite della porta
per farmi passare.
 
< Prego, entra pure! > mi invitò ad entrare, osservandomi dall’alto - dopotutto, con quei tacchi dodici mi poteva guardare
solo e soltanto da quella prospettiva - al basso con un sopracciglio inarcato e la bocca rosea leggermente arricciata.
 
Sussurrai un grazie, estremamente a disagio e abbattuta.
 
Mi ero proprio andata a cacciare in una pessima situazione.
 
< Max non c’è? > domandò perplessa, guardando alle mie spalle prima di sbattere e chiudere a chiave quella che
probabilmente era stata la mia unica possibilità di uscita.
 
< Sta cercando parcheggio… > risposi, lanciando poi la sassata.
 
< E Nathan? > la osservai, mentre le sue lunghe dita affusolate con le unghie laccate di un rosa pallido quanto la mia
faccia in quel momento puntarono verso l’alto.
 
< E’ andato un attimo in camera, ma arriva subito! > le sue labbra si spalancarono in un perfetto sorriso che sembrava quasi
emanare luce, tanto erano bianchi i suoi denti.
 
< Che stupida, non mi sono ancora presentata! Sono Jeanette, piacere! > mi pose la mano, ed io la guardai ambiguamente.
 
Quella stretta di mano poteva avere due fini: guerra o pace.
 
Ed io la strinsi, con forza.
 
Era guerra.




Buon pomeriggio TWfanmily! :)
Ecco a voi questo famigerato, quinto capitolo! (?) Spero vi sia piaciuto quanto gli altri! :33
Piccolo sondaggio: Anche a voi EFP in questi giorni faceva strani scherzi? Ho fatto
un po' di fatica a connettermi, e per questo ho ritardato più del dovuto l'aggiornamento...tra l'altro
dovevo - e devo - lasciare giù un sacco di recensioni e aggiornare. Insomma, mi stavo arrabbiando xD
Poi, seconda parte del sondaggio: Avete visto quel figherrimo video di I Found You?? Sono ancora mezza
morta, ahah! ( Tra l'altro Jeanette me l'ero un po' immaginata come la ragazza del video
xD non so perchè, era destino! lol )
Vabbè, basta annoiarvi! :33 La smetto!
Un superGRAZIE alle bellissime persone che leggono questa storia, che la mettono nelle preferite/seguite/ricordate
(che sono aumentate un sacco **) e che la recensiscono! :'D siete davvero fantastiche, mi fate venire tanta voglia di
scrivere! :)
E poi un altro megaGRAZIE alla Giuls, nonchè Chara, che è bellerrima! (?) <3 Taaanto Love!
Ok, finalmente ho finito! :) ( grazie se avete letto fino a qui :D)
Taantissimi bacioni! <3
Al prossimo capitolo! :D
Vostra, Sara! 

ps. Se vi va di aggiungermi, su Twittah  sono Sara_Amo114 :D



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 - I'm better, so much better now. ***







< Bea! >

Quasi mi venne un infarto, e con un salto strinsi con più forza la mano di Jeanette, lasciandola subito dopo aver notato lo
sguardo glaciale di lei.

< Nathan, ciao! > il cuore mi uscì volando dal petto, battendo all'impazzata, con fare irruento, sbattendo quasi contro la
cassa toracica...era davvero un'emozione incontrollabile.

Lo osservai; un piede su uno scalino e l'altro poggiato su quello più in alto, con la mano che stringeva forte la barra laccata di
bianco che seguiva le scale, e un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all'altro.
 
Era elegante, quasi quanto al mio matrimonio.

Era fantastico, cavolo.

Scese le scale velocemente per venirmi a salutare, e quando mi fu vicino mi abbracciò; il respiro, che già era flebile e poco
controllato, mi si mozzò del tutto.
 
Toccavo il cielo con un dito, anzi, con la mano intera.

< Mi sei mancata. > mi sussurrò impercettibile all'orecchio, staccandosi da me subito dopo e dando un'occhiata a Jeanette,
forse per controllare se lo avesse sentito...di certo lo sguardo iracondo di lei lo scombussolò, perché mi lasciò lì impalata,
allontanandosi per andare vicino a lei.

Mi sentivo talmente scomoda in quella situazione, talmente a disagio.

Soprattutto appena lui le passò un braccio intorno alla vita.

Certo, prima mi dici che ti sono mancata e poi appena la padrona tira il guinzaglio le scodinzoli dietro...coerente Nathan,
davvero coerente.

Dopo un minuto interminabile di silenzio, di sguardi, Max suonò il campanello, e Jeanette, con lo stesso sorriso col quale
mi aveva accolto, si affrettò ad aprire.
 
Sospirai di sollievo, di rabbia e di ansia.

E poi sorrisi anch'io, nascondendo tutti quei pensieri e continuando a ripetermi nella mente 'è solo una serata, è solo
una serata'.


***

Si poteva dire che, nonostante l'inizio disastroso, la cena fu ottima e la compagnia anche, escludendo le frecciatine di quell'oca
senza ritegno, e nel complesso mi stavo divertendo...strano a dirsi.

< E quindi ho deciso di dedicarmi alle sfilate, anche se in foto vengo decisamente meglio! > blaterò Jeanette, sistemandosi con una
carezza il caschetto biondo cotonato e guardandomi con aria di superiorità.

< Ma per favore! > bisbigliai, alzando un sopracciglio e guardandola di sbieco. Mi sentì.

< Cosa hai detto, tesoro? > calcò sull'ultima parola, giusto per fare intendere a tutti quanto non ci sopportassimo e facessimo finta di
andare d'amore e d'accordo come vecchiette pettegole.

< Ho detto che devo andare in bagno! > codarda. Ero un codarda.

Mi alzai, guardando gli occhi sprizzanti d'odio di lei e subito dopo gli occhi tristi e complici di Nate.
 
Mi aveva sentita, ne ero certa.

< Stai bene, amore? > mi chiese Max, dolce e amorevole come sempre, accarezzandomi la mano.

No, non stavo bene, effettivamente.
 
Da quando ero arrivata mi era salita una strana nausea, che non mi aveva abbandonata neanche per un secondo.

< Sì, ho solo bisogno del bagno. > meglio non farlo preoccupare; sorrisi e mi diressi verso le scale, contando gli scalini che pian piano
stavo salendo.
 
Fu lì che mi sentii veramente male, tanto da dover correre con la mano sulla bocca per evitare di vomitare sul pavimento.
 
Raggiunta la tavoletta mi lasciai cadere sulle ginocchia, rimettendo anche l'anima.
 
C'era qualcosa che non andava, me lo sentivo.
 
Sussultando ancora per l'agitazione di poco prima, mossi la mano per afferrare il rotolo di carta igienica che, in teoria, era sempre stato
nell'apposito contenitore lì a fianco.
 
La mano rimase nel vuoto, penzolante.
 
Mi alzai debole, con poca voglia, ed iniziai a frugare nei cassetti, ad aprire ante e a tastare sui ripiani, alla ricerca di uno stramaledetto
qualcosa per pulirmi le labbra.
 
Aprii l'ultimo cassettone di fianco al lavandino, e mi ritrovai in mano una scatola di tampax.

Quindi Jeanette si era anche momentaneamente trasferita a casa di Nathan. Brava, molto brava.

Osservai di nuovo la scatoletta di cartone rosa, ritrovandomi a pensare a quanto fossero scomodi gli assorbenti interni, e...da quanto
tempo non ne mettevo uno.
 
Era passato più di un mese dal mio ultimo ciclo, e non mi era mai capitato che le mestruazioni mi arrivassero in ritardo.

Erano sempre state puntuali come un orologio svizzero, mai state irregolari persino nei primi mesi.

< Oddio. > sussurrai sbarrando gli occhi, sentendo arrivare un'ennesima ondata di nausea mista ad ansia.

< Oddio. > ripetei, boccheggiando e sentendo il cuore battermi forte, come una treno senza freni.
 
Potevo… essere incinta.
 
Mi sentii crollare il mondo addosso; una cascata di sassi dal cielo, un muro che cade, un terremoto, un uragano, uno tsunami.
 
Ero scossa fino al midollo, traumatizzata ed immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.
 
Guardai il mio viso pallido riflesso allo specchio: sembravo scavata, con delle  enormi borse sotto agli occhi, anch’essi ridotti a due piccole
fessure con segni rossastri tutt’ intorno, tanto per darmi ancora di più un’aria da pazza psicopatica.
 
Tremando, riposi di nuovo, molto lentamente, quella dannata scatoletta nel cassetto, sbattendolo per chiuderlo.
 
Feci un salto quando bussarono alla porta.
 
Sperai con tutto il mio cuore che non fosse Nathan.
 
< Amore, stai bene? > chiese Max, con tono preoccupato.
 
Grazie a Dio, era lui.
 
Tirai lo sciacquone del water, facendo finta di nulla.
 
< Benissimo. > mi affrettai, aprendo l’acqua del lavandino e lavandomi la bocca e le mani.
 
< Sto bene. > provai a sembrare un po’ più convincente, non potevo tradirmi con la voce.
 
Mi pizzicai le guance, facendole imporporare.
 
Dipingendomi sul viso uno sguardo felice, sospirai ed aprii, sorridendo a mio marito come se nulla fosse accaduto.




Buonsalve TWFanmily! :)
Ed il sesto capitolo, è pubblicato! :D
Ci ho messo un po' di più perchè dovevo pensare un po' a come far procedere la cena...
il finale è traumatico persino per me.  D:
La nostra Bea è una dall'animo debole, come già sapete. Pensa che tutto vada bene, ma poi si fa crollare il mondo addosso,
e si trova sempre sull'orlo di un precipizio. Eeh, ma questo è nulla, confronto a quello che arriverà! xD
Sarà un casino totale!
Ok, penso di avervi annoiate abbastanza, e spero di non avervi fatto scappare via a gambe levate per questo "indizio" (?) sul
proseguimento della storia! xD
Mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, e che vi sia piaciuto come gli altri!
Vi ringrazio davvero tanto per tutte le recensioni e i commenti fantastici che mi avete lasciato!
Ringrazio le persone meravigliose che mettono questa mia strana creazione nelle preferite/seguite/ricordate
o le persone che si fermano solamente a leggere! Il vostro supporto è essenziale!
E poi ringrazio la Giuls, ovvero Chara, che è finalmente riuscita a vedere i suoi idoli! ** <3
Tanto Amore! <3 <3
Vi mando un abbraccio enorme enorme e un bacione!
Al settimo capitolo! ;)
Sara :)

Ps. Se vi va di sclerare un po' con me sui ragazzi, su twitter sono @Sara_Amo114 ;)





Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Look to the skies. ***







Era un più.
Quel dannato simbolo era un più.
Ed io non sapevo se essere contenta o triste. Anzi, spaventata più che triste.


Come avrei potuto dirlo a Max? Qual era l'approccio ideale per una cosa del genere?


Mi sedetti sulla tavoletta con una mano infilata nei capelli scompigliati e l'altra sospesa per aria, impegnata a tenere ferma
quella strisciolina inutile ma allo stesso tempo significativa ed essenziale.


Rimandare il fatto di qualche giorno era da escludere.
 
Non solo mi sarei sentita in colpa e una codarda, ma Max si sarebbe arrabbiato a morte con me perché non gliene avevo
parlato immediatamente.
 
Non me l’avrebbe mai perdonato.
 
Sospirai profondamente, tentando di calmare l’ansia che mi attanagliava lo stomaco da ormai un’intera giornata.


Avrei dovuto prepararmi il discorso prima, così forse sarebbe stato più facile discuterne… o meglio, sarebbe stato più facile
per me immaginare ogni sua possibile reazione.


Lo stomaco iniziò di nuovo a saltellare e a contorcersi, come se ballasse il tango. Un tango triste e depresso, ma allo stesso
tempo pieno di passione e felicità.


Mi sentivo quasi come un frullatore: tritavo un insieme di sentimenti ed emozioni tra loro contrastanti, creando un milkshake
dal sapore confuso, dall'odore acre e dalla consistenza grumosa.
 
Ora ero felice, ora ero triste. Ora mi sentivo sollevata, ora mi sentivo con l’umore sotto i piedi.


Quando sentii sbattere la porta d'ingresso e la voce dolce di Max dire < Amore ho una bellissima notizia! > mi alzai di scatto
buttando tutto nel cestino dell'immondizia ed uscendo dal bagno, sbattendo con il mignolino del piede sinistro sullo stipite del
mobiletto sporgente, che si trovava  accanto all'interruttore della luce.


< Maledizione! > cacciai un urlo, mantenendo l'equilibrio mentre saltellavo su un piede... quello era un segno, diamine.
 
Un brutto, bruttissimo segno.
 
Appoggiai il piede a terra, mordendomi il labbro.
Possibile che sapevo fare solo danni?
 
< Tutto bene? > mi rimbombò nelle orecchie la sua voce; ma in quel momento pensavo a tutto,  tranne che a rispondergli.
 
< Bea? > continuò, chiamandomi con un tono più alto.
 
< Dove sei? > domandò ancora, velocizzando la camminata.
 
Ora, oltre alla voce, sentivo rimbombare anche i suoi passi; quei passi che si avvicinavano alla porta, che in quel momento non
riuscivo ad aprire, come se avessi paura di toccare il pomello, come se mi potessi bruciare.
 
Quando me lo ritrovai di fronte, quasi mi venne voglia di superarlo e uscire da quella situazione così scomoda… un’altra da
aggiungere alle tante che mi ero lasciata alla spalle.
 
< Ciao! > sussultai, pronunciando quelle poche sillabe e sentendomi fremere.
 
< Eccoti! Non hai sentito che ti chiamavo? > inclinò la testa da un lato, guardandomi con uno sguardo tanto dolce da farmi sciogliere,
come era capace di fare ogni volta, senza distinzioni.
 
Boccheggiai, scavando nella mente e tentando di rispondergli; le uniche parole che trovai furono “devi dirglielo”.
 
Lui scrollò la testa, senza neanche attendere una mia risposta.
 
< Oh, non importa! > mi guardò con occhi scintillanti, prendendomi il viso tra le mani e lasciandomi un leggero bacio sulle labbra,
prima di staccarsi e ridere, felice.
 
< L’hanno prossimo saremo in giro per il mondo! Faremo un bellissimo World Tour! > esclamò entusiasta, con sguardo sognante.
 
< Io e i ragazzi non aspettavamo altro! Ci credi? Sarà fantastico! > continuò, ridendo ancora ed accarezzandomi veloce una guancia.
 
Gli si dipinse in volto un punto di domanda; corrucciò la fronte con fare interrogativo.
 
Si aspettava una mia risposta, una mia reazione. Qualsiasi cosa. Ma io non riuscivo a fare altro che pensare a noi,
pensare a… lui. O forse lei.
 
Dio, non ce la facevo più.
 
< Sono incinta. > sussurrai, guardandolo dritto negli occhi speranzosa, ansiosa, arrabbiata, felice.
 
Ma non ci fu nessun guizzo, nessuna scintilla. Solo due pozzi profondi.
 
< Oh. > disse, abbassando la testa e osservando la punta delle sue scarpe.
 
Un tuffo al cuore.
 
< Non… > presi fiato; stavo malissimo.
 
< Non sei felice? > mi morsi un labbro, abbassandomi e cercando il suo sguardo, che purtroppo non incrociai.
 
Ci fu un immenso silenzio: erano passati secondi? Minuti? Non ne avevo la più pallida idea.
 
< E’ strano… per me, intendo. Cioè… cazzo. > balbettò finalmente, grattandosi la testa rasata e continuando a boccheggiare anche
dopo aver parlato.
 
< Ma non prendevi la pillola? > sbottò, agitato come non l’avevo mai visto.
 
Si stava materializzando. Quel brutto pensiero che mi ero obbligata a cacciare via si stava materializzando davanti ai miei occhi.
 
Volevo risvegliarmi da quel brutto sogno, da quell’incubo pieno di ombre, di riflessi scuri. Se fino a due secondi prima ero in bilico su
un bivio, ora stavo precipitando totalmente di sotto, nel vuoto.
 
< Ma davvero? > mi stizzii, incrociando le braccia sotto il mio seno e scrutandolo con disappunto.
 
< E’ solo questo che sai dire!? Se prendevo la pillola o no? > ero arrabbiata come non mai, furiosa.
 
Mi veniva voglia di schiaffeggiarlo fino a quando le mani non mi avrebbero fatto male, mi veniva voglia di urlare a squarciagola “Salvami!”
mentre precipitavo nel buio.
 
< Sì cazzo, è solo questo che posso dire. Ero felice e mi hai buttato il morale sotto terra. > stava gridando.
 
 Per la prima volta in tutta la mia vita, stavo ascoltando Max gridare; in faccia a me, tra l‘altro.
 
< Sei un fottuto egoista. Sai pensare solo a te stesso. > dissi, mentre le lacrime iniziarono calde e lente a scivolarmi lungo le guance,
ricadendo poi sul colletto della mia felpa, che mi aveva regalato lui, oltretutto.
 
< No, qui l’egoista sei tu. Mi hai distrutto la vita, e neanche te ne sei resa conto! > mi rispose lui, ad alta voce, puntandomi contro il
suo dito accusatore.
 
< Ti ho sopportata per tutto questo tempo; tu e i tuoi cavolo di cambi d’umore, la tua ansia e i tuoi rimorsi! E ora questo. > i suoi occhi
avvamparono d’odio.
 
Rimasi basita. Stava scherzando, vero? Era uno scherzo, di sicuro. Ora si sarebbe messo a ridere e mi avrebbe detto che era un’altra
delle sue finte, che era felice come non mai e che non vedeva l’ora di diventare padre, che non aspettava altro.
 
< Me ne vado. > disse invece, voltandosi e dandomi le spalle.
 
Non potevo crederci. Era… così surreale.
 
Lo rincorsi, avvinghiandomi alla manica della sua maglietta e strattonandolo indietro.
 
< Te ne vai? Dove? > singhiozzai, tirandolo ancora.
 
Stava succedendo, stava succedendo.
 
< Via da qui. Via da te. > concluse, staccando la mia mano dalla sua t-shirt con fare brusco.
 
Aprii la porta e, senza nemmeno guardarmi, uscii velocemente di casa… forse per sempre.
 
< E il bambino? Il 
NOSTRO bambino? > gli gridai con tutta la voce che riuscii a tirare fuori.
 
Chiusi gli occhi, pregando ed aspettando una sua risposta.
 
Il motore della sua macchina si accese in lontananza.
 
Mi buttai a terra, le ginocchia sul freddo pavimento, con le mani sulla bocca, a coprire i sussulti.
 
< E’ successo. E’ successo. > tremai.




Saaaalve TWfanmily! C:
Oddio, adesso verrete a casa mia e mi ucciderete! Me lo sento! D:
So che siete rimaste sconvolte da questo capitolo, e non capite che diamine è saltato
in mente a Max...cioè, lasciare lì Bea...diamine, sono sconvolta anche io!
E' stato un parto scrivere questo capitolo...ogni volta che aprivo il file mi saliva l'ansia e mi veniva
da piangere perchè mi immedesimavo in Bea, e stavo malissimo. Molte volte chiudevo tutto perchè
avevo anche paura di quello che avreste detto voi, e mi dicevo "Meglio pensarci un po' di più" xD
E questo è il risultato! Il tristissimo capitolo 7! D'ora in poi lo chiamerò così, è deciso! :S
Detto questo, spero di non avervi fatto cadere le braccia (?) e di non avervi annoiate, e spero
che questo 'tristissimo capitolo 7' vi sia piaciuto, nonostante tutto!! ;)
Il prossimo capitolo sarà meglio, niente ansia! Ci sarà Nathan! (Spoiler xD)
Bene donne, vado!
Vi ringrazio TANTO TANTISSIMO (?) per la vostra gentilezza! Mi lasciate tante recensioni carinissime
e io sono felicissima che questa storia continui a piacervi!
Ringrazio MOLTISSIMO, inoltre, chi a messo questa ff tra le sue preferite/seguite/ricordate, chi ha letto solamente, e
quella santa donna della Beta, Chara , che spero non mi prenda a botte per le recensioni in ritardo! (tra l'altro, se
avete tempo e voglia, passate da lei, perchè scrive in modo jkdgshkjdfkjgdskjfh C: )
Bene, oddio, quanto è lunga questa nota! Mi eclisso, attendendo le vostre botte! xD
Un bacione enorme, e alla prossima! <3
Lova ya! <3
Vostra, Sara! :D


ps. ODDIOO COS'HA DETTO SEEV NELLA TWITCAAM! STO MALEEE!!!!
pps. Se vi va, su twittah sono @Sara_Amo114  ;)





 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Give me life. ***







Me ne stavo di fronte alla porta con lo sguardo basso, inginocchiata e indecisa.

Dovevo parlare con qualcuno, e quel qualcuno poteva essere solo Nathan.

Probabilmente anche lui mi avrebbe allontanata, se ne sarebbe andato...non potevo rischiare ancora, sarebbe stato
troppo sopportare un peso del genere sul mio cuore.

Cosa dovevo fare? Uscire di casa e provare, o stare lì, probabilmente pentendomi per tutto il resto della mia misera
esistenza?

Non potevo, non dovevo...perderlo.

Dio, come poteva la mia vita essere incasinata a tal punto?

E se poi Max fosse tornato? E se non mi avesse trovata in casa?


No. Non mi sarei mossa da lì.


Mi alzai, facendo un paio di passi per allontanarmi dalla porta e cacciando indietro le lacrime, torturandomi il labbro
con foga, tanto da renderlo rosso e bollente.


Mi trascinai, debole dal pianto che mi aveva scosso fino a quel momento, verso il divano, lasciandomi sprofondare tra
i cuscini morbidi e ricominciando a singhiozzare.
 
Mi sentivo davvero in difficoltà, come un uccellino che cade dal nido e non sa volare.
 
Iniziai di nuovo a singhiozzare, pensando a tutto ciò che era accaduto in meno di dieci minuti.
 
Ero persa, persa, persa.
 
Vidi con la coda dell’occhio un luccichio dietro la finestra, due fari che puntavano dritto verso di me; rumore di ruote
che frenano.
 
< Max! > urlai eccitata, alzandomi e correndo ad aprire la porta; ero sicura che sarebbe tornato indietro, pentito.
 
Ma, quando aprii la porta, non fu Max la persona che mi ritrovai davanti.
 
< Nathan… > mi portai una mano sulla bocca, tentando invano di coprire i singhiozzi che di nuovo stavano prendendo
il sopravvento su di me.
 
Lui mi fissò incredulo, increspando la bocca in una linea sottile per poi socchiuderla.
 
Portò la sua mano verso la mia guancia, indugiando qualche secondo prima di accarezzarla ed asciugarmi con il pollice
le lacrime che mi bagnavano il viso, riversandosi sulle mie labbra, ancora rosse.
 
< Bea, che succede? > domandò dolcemente, osservandomi nello stesso momento in modo preoccupato.
 
Io non ero brava come lui a nascondere con il solo sguardo le mie emozioni.
 
Non riuscii a trattenermi; gli afferrai i lembi del giaccotto di pelle aperto e mi accoccolai tra le sue braccia, piangendo
sommessamente, senza riuscire a smettere.


Come aveva capito che avevo bisogno di lui? Si era presentato nonostante non sapesse nulla...


Mi lasciò continuare, massaggiandomi la schiena e lasciandomi dei teneri baci sui capelli.


< Va tutto bene. Non piangere. > sussurrò ad ogni bacio; mi calmai, dopo qualche minuto.


Mi sentii dannatamente in colpa, osservando la grossa macchia sulla sua maglietta non appena mi staccai da lui.


Lui mi sorrise un'altra volta, forse avendo capito dal mio sguardo ciò a cui stavo pensando... come per scusarmi.


Mi diressi di nuovo verso il divano, dove mi lasciai cadere un'altra volta, sconsolata.
 
Agguantai un cuscino, aspettando che mi raggiungesse.


Chiuse la porta e poi mi si sedette accanto, lasciandomi appoggiare la testa sulla sua spalla.


Mi sentivo già meglio, insieme a lui.
 
< Sei più tranquilla? > domandò passandomi un braccio sopra le spalle e accarezzandomi un ginocchio con la mano libera.


Tirai su col naso.


< Sì, grazie. > sospirai, un po' più convinta.


< È successo qualcosa con Max, vero? > chiese poi, accendendo un fuoco sulla mia pelle non appena nominò quel nome.


Rimasi in silenzio, per paura. Si sarebbe arrabbiato, ne ero certa.


< Sì > risposi infine, sentendo ancora le lacrime pungere.


< È che... > balbettai, prima di inspirare profondamente.


< Se ne è andato perché gli ho detto di essere incinta. > dissi stizzita, tutto d'un fiato, aspettandomi anche in questo
caso una sua qualsiasi reazione.


< Oh. > rimase basito.


'Oh' era un'esclamazione così alla moda tra i The Wanted?
Prima Max e poi Nathan. Che duo.


Vide la mia espressione corrucciata, gli occhi gonfi e lucidi... scosse la testa.


< Cosa!? > esplose poi, alzandosi imbufalito.


< Se n'è andato per questo!? > era paonazzo, furioso.
Continuava a muovere le mani davanti a sé, stringendole a pugno ogni tanto.
 
Abbassai la testa, guardandomi le braccia che mi ricadevano lungo i fianchi, pesanti.


< Lo vado a prendere. Cazzo. > ringhiò, indietreggiando.
 
< No! > lo bloccai, trattenendogli la mano.
 
< Non cambierebbe nulla. > borbottai a bassa voce, osservandolo rendendomi conto di nuovo di quanto fosse bello.
 
 Con tutto quello che era successo nell’ultimo periodo, i miei sogni non lo raffiguravano più allo stesso modo di prima…
 
< Magari sì. E’ tuo marito, non può andarsene così! > appoggiò la sua fronte sulla mia, di punto in bianco, facendo
toccare anche i nostri nasi.
 
Era così… vicino.
E profumato.
E bello.
 
Chiusi le palpebre.
 
Era il diavolo tentatore. Il serpente che mi provocava e mi incitava a mangiare la mela.
E io me la sarei tenuta per me, non l’avrei fatta assaggiare a qualcun altro.
 
< Io non l’avrei fatto. > sospirò, portando una mano sotto il mio mento, facendomi sollevare il viso per guardarlo dritto
negli occhi, cosa che mi ero imposta di non fare fino a quel momento.
 
< Lo so… > ansimai. La sua bocca era così… invitante.
 
< Bea, non dirlo in quel modo… > gli si spezzò la voce in gola.
 
Non riuscivo a resistere. Sentivo il suo respiro vicino, che andava a ritmo col mio, e tutta la mente mi si annebbiò.
 
Mi avventai sulle sue labbra, baciandogliele, mordendogliele. Le nostre lingue ballavano insieme, all’unisono.
 
E poi mi passò per la mente un lampo.
Un susseguirsi di immagini, di colori, di pensieri, di profumi.
 
Eravamo io e Nate, in camera mia, la notte prima del matrimonio…
 
E capii tutto.




Buonasera a tutta la TWfanmily!
Sono in ritardoo, sono in ritardoo, lalalalala. (?) Si, sono anche fuori di melone...
Bene, come vi avevo promesso, questo è un capitolo Bathan! :D
Tra l'altro, Bea capisce di chi è il bambino! Non può confermarlo, ma il
'bacio rivelatore' di Nathan glielo fa intuire!
ahah Bea ha anche gli svarioni, poverina! xD mi butta giù un sacco scrivere
di tutta questa tristezza...anche se poi arriva SuperNathan che mi rallegra! **
AAAAAAAH, QUEL RAGAZZO! Penso che se me lo ritrovassi davanti sverrei. Anzi, togliamo quel
penso u.u
L'altra volta mi è uscita una nota lunghissima, non voglio annoiarvi a morte di nuovo! :\
Sooo...
GRAZIE UN MILIONE DI VOLTE a tutte voi, che leggete, che mettete nelle preferite/seguite/ricordate,
che recensite questa storia! Siete davvero fantastiche, e sono davvero contenta di scrivere per voi, e
soprattutto, che vi piaccia ciò che scrivo!:33
Un GRAZIE enorme alla Giuls, ovvero Chara, nonchè la mia Beta! - e, no, non scrivo quello che mi hai detto
di scrivere xD -
Vi mando un bacione e un abbraccio immenso! :)
Ci si vede al prossimo capitolo! - preparatevi! :) -
la vostra Sara! C:


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 - We're together now. ***






POV MAX


Parcheggiai l’auto accanto al marciapiede e mi diressi verso il vialetto ancora con la rabbia addosso.

Non potevo credere a ciò che mi aveva appena detto Bea… un bambino! Dio, proprio ora!?

Andarmene era sicuramente la scelta migliore; non ero pronto a tutto questo.

La mia carriera stava appena per decollare ed io non potevo permettermi di rovinare tutto… sia a me che ai ragazzi.

Lei era importante, ma non quanto loro, non quanto la mia voce.

Bussai fragorosamente alla porta, aspettando che Nathan aprisse.

Avevamo un appuntamento a casa mia, ma là c’era stata la discussione, c’era Bea; dovevo dirgli che era saltato tutto.

< Max? > Jeanette, dopo aver aperto, mi guardò con aria stupita.

< Ciao. > la salutai frettolosamente, socchiudendo gli occhi.

Rimasi a bocca aperta di fronte alla grande scollatura presente sul suo vestitino.

Come diamine aveva fatto Nate a trovarsi una bomba come quella!?

Scossi la testa, riprendendomi.

< Dov’è Nathan? > chiesi brusco, entrando senza nemmeno chiedere il permesso e distogliendo lo sguardo dal suo.

< Non mi nominare quel cretino. > arricciò le labbra gonfie di rossetto e poi continuò il suo discorso.

< Io me ne sto andando… ci siamo appena lasciati. > si lagnò, lisciando le pieghe del vestito striminzito e dirigendosi
verso una valigia zebrata aperta sopra il tavolo della sala.

< Cosa!? > grugnii, disattento e senza interesse. Non me ne importava nulla, anzi, ero quasi contento che si fossero lasciati,
ma Jeanette era così logorroica, talmente chiacchierona e pronta a sparare stupidaggini. Era meglio che se ne stesse zitta.

< Hai capito bene! > mi sorrise maliziosamente, lanciandomi uno sguardo infuocato.

< Beh, e lui dov’è? > domandai, improvvisamente più attento.

< Dovevamo vederci a casa mia ma… > la osservai chinarsi; tutto quel ben di dio visibile…inspirai a fondo.

< E’ successo un casino. > finii di dire, con non so quale forza.

Si irrigidì di punto in bianco.

< Allora è vero! E’ andato da lei! > esclamo esterrefatta e con rabbia, aggrottando la fronte.

Era davvero sensuale, anche così.

< Da lei chi? > ero perplesso… dove cavolo doveva essere se non a ubriacarsi in un bar disperso in un qualche vicolo di Londra!?

< Da Bea, cretino! Non ti sei mai accorto di come si mangiano con gli occhi quei due? > sbuffò, appoggiandosi una mano sul
fianco e stringendo un lembo di tessuto del vestito, che aderì ancora di più al suo corpo.

Boccheggiai.

< Continuava a parlarmi di lei! > ringhiò tra i denti, senza aspettare nemmeno una mia risposta.

< E Bea di qua, e Bea di là… > sventolò la mano libera più volte di fronte a sé, con stizza.

< Mi stai dicendo che Bea e Nathan hanno una storia? > sollevai un sopracciglio e mi avvicinai finalmente a lei.

Ero incredulo, accigliato, ed estremamente, estremamente eccitato.

< Tesoro, benvenuto nel mio mondo! > ridacchiò.

Non sembrava per niente a disagio.

< Sai, non credo… è troppo strano! E poi Bea è pazza di me. > le risposi, sorridendo per la sua risata tanto squillante e attraente.

< Per me non è strano. In ogni caso, non m’importa. > mi si avvicinò, sculettando e illuminandosi con un sorriso talmente provocatorio
da attirarmi come una calamita.

< Se loro si possono divertire… > afferrò il colletto della mia giacca di jeans, tirandomi verso di lei.

Il suo corpo curvilineo e prosperoso attaccato al mio.

Sussultai.

< Possiamo farlo anche noi. > mi sussurrò a fior di labbra, trascinandomi poi verso il divano.

Al diamine tutto.

Ero libero.

***

 
POV NATHAN.


 
Quando riaprii gli occhi notai il suo sguardo perso nel vuoto.

Osservai il leggero sorriso che aleggiava sulle sue perfette labbra leggermente rosse per il bacio che aveva
appena travolto entrambi.

Sentivo ancora dei dolci e deliziosi brividi percorrermi la schiena, la stessa sensazione liberatoria ed estremamente
meravigliosa che mi avvolgeva non appena mettevo piede su di un palco ed iniziavo a cantare con l’anima, insieme ai ragazzi.

Sì, Bea sapeva lasciarmi la stessa impronta di tutto ciò, le stesse sensazioni che mi completavano.

< Bea, stai bene? > le domandai, preoccupato dai suoi occhi stranamente vacui.

Non si era ancora mossa; era rimasta esattamente immobile e respirava appena, impercettibilmente.

Accarezzai lievemente una sua guancia col dorso della mano, avendo quasi paura di rovinare la sua pelle candida e leggermente
colorata di rosso.

Rosso passione, rosso sangue, rosso amore.

Iniziai a preoccuparmi davvero, non avendo nessuna reazione da parte sua.

Era come bloccata, in trance.

< Bea. > la richiamai con un velo di agitazione nella voce.

Forse fu proprio quella leggera incrinatura a smuoverla da quella posa strana e vuota, poiché il suo sorriso si allargò, splendendo.

Guardai la sua mano spostarsi lentamente dai fianchi, finendo poi ad appoggiarsi sulla sua pancia; finalmente i suoi occhi si illuminarono
e si posarono sui miei.

Una scossa mi attraversò il corpo, mentre la mia mente vagava.

Noi due, il matrimonio tra lei e Max, il bambino…NOI.

Eravamo fatti per stare insieme, e questo bambino, il NOSTRO bambino, era la cosa migliore che potesse mai capitarci.

La attirai a me e la strinsi, abbracciandola e cercando di farle capire quanto avevo bisogno di lei, del nostro amore, del suo calore sulla
mia pelle e del bambino.

Perché lo sapevo ora, lo sentivo… era nostro; il nostro legame stabile e indissolubile, che non si sarebbe spezzato mai.
Vicini o lontani che fossimo.

< Nathan… no. > sussurrò lei; le sue braccia di nuovo lungo i fianchi.

Il mondo mi crollò addosso, mentre lentamente la lasciai libera dal mio abbraccio. Mi rabbuiai.

< E’ complicato, lo so… ma dobbiamo provarci > la consolai dolcemente, asciugandole con il pollice una delle tante lacrime che avevano
nuovamente cominciato a rigarle il viso.

< Ti prego Nathan… soffro già troppo. Non posso farmi > si morse il labbro inferiore, bloccando un singhiozzo.

< e farti questo > indietreggiò, allontanandosi dal mio tocco.

< Non capisco Bea…qual è il problema? > mi avvicinai ancora a lei, imperterrito.

Non poteva farsi questo, non poteva continuare a soffrire per proteggere gli altri.

Iniziò a tremare davanti ai miei occhi, ed io mi sentivo inerme. Non riuscivo a capire, e lei invece voleva che lo facessi, che la capissi.

< Ti prego, non volermene. > disse flebilmente tra i singhiozzi, dirigendosi poi verso la porta d’ingresso.

< Ti amo. > un sussurro, un singhiozzo.

La osservai mentre si allontanava sotto la pioggia, nel buio della strada illuminata solo da pochi lampioni.

< Bea! > Gridai con tutto il fiato che riuscii a tirare fuori.

< Bea! > non si voltò.



Salve a tutta la TWfanmily!!!
Scrivo oggi, che è una giornata da "Fine del mondo" xD
Prima di tutto volevo davvero scusarmi per questo obrobrioso ed enorme ritardo, ma davvero,
non riuscivo a trovare il tempo e la voglia di copiare tutto il capitolo da foglio a pc (?), causa scuola, causa me,
causa casino che ho in testa in questo periodo! Insomma, vi chiedo perdono, ed è meglio che la smetto qui, sennò
vi viene voglia di venirmi a prendere a casa e picchiarmi! xD
Allora, volevo dire solo due cose riguardo al capitolo e poi chiudo qui, perchè conoscendomi la tirerei per le lunghe!! xD
Ho voluto scrivere dai due punti di vista dei due uomini superfighi per farvi capire un po' quello che passa per la loro testa! :D
Volevo anche mostrarvi come vedono Bea...se avete notato Max pensa che non valga quanto la sua carriera e i ragazzi, mentre per
Nathan è completamente l'opposto! Insomma, spero di avervi fatto capire tutto ciò!
Passo ai saluti e ai ringraziamenti!!! Devo smetterla di fare note così lunghe ahahah xD
Bien, un ringraziamento va a tutte voi che, nonostante i miei ritardi, continuano a leggere questi capitoli!!
Siete davvero fantastiche!! *__* non so come farei senza di voi!!!!
Grazie a chi mette la mia storia nelle preferite/seguite/ricordate, grazie a chi legge, e a chi recensisce!! Non saprò mai come
ringraziarvi!!!
Ringrazio molto la mia Beta, Chara, che mi sta sempre vicina nonostante la mia pazzia e la mia pesantezza, e volevo fare un
saluto speciale alla Vì, nonchè Vii TW , che sta scrivendo una storia KJLAHDVGJSH
Bien, un bacione enorme enorme enorme a tutta la TWfanmily!!!
Alla prossima!
Sara C:

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 - We've only just begun. ***






Non c’era stato nessun cambiamento; tutto era così monotono che mi sembrava di rimanere uguale: stessa faccia scavata,
stesso viso triste e pallido, nascosto all’ombra di un sorriso spento.
 
Solo il mio corpo risultava in metamorfosi.
 
Ormai anche l’ottavo mese era passato ed io ero sempre sola, senza niente da dire o da fare; passavo le giornate a guardare
un punto fisso nel vuoto, a ricordarmi quanto la mia vita fosse ormai senza speranza, persa totalmente.
 
Anche io ero persa.
 
 Vorticavo in quel caos nero senza meta da fin troppo tempo e ormai l’uscita per me era diventata introvabile.
 
< Bea, vuoi del tè? Tutto bene? > Natalie fece capolino sulla porta con una tazza fumante in mano e si avvicinò al divano su cui
ero seduta, squadrandomi impaurita e allo stesso tempo con circospezione.
 
Facevo ribrezzo anche a lei, ne ero sicura; mi osservava sempre con quegli occhi pieni di pietà e compatimento che mi facevano
disprezzare ancora di più ciò che era rimasto della vecchia Bea, della vecchia me.
 
Socchiusi gli occhi, guardandola sedersi di fianco a me.
 
< Sì, grazie. > le presi velocemente la tazza dalle mani, portandomela alle labbra e scottandomi non appena deglutii.
 
< Dannazione. > borbottai, mordendomi la lingua per non pensarci.
 
< Attenta… è bollente. > mi avvertì, troppo tardi.
 
< Ho notato. > la fulminai, e lei sospirò.
 
Si stava sicuramente preparando mentalmente qualche discorsetto.
Quella era la sua espressione da “Ora dobbiamo parlare”, ed era la cosa più irritante di questo mondo.
 
< Senti, non vorrei mai affrontare questo argomento, davvero, so quanto ti faccia soffrire ma… sei al nono mese ormai, è ora di
iniziare a pensare a… > mi appoggiò una mano sulla gamba, ed io la fulminai.
 
< Non voglio discuterne, Natalie. Non voglio parlarne mai più. > le dissi stizzita, interrompendola e facendola ammutolire.
 
Non volevo parlarne, non volevo rispolverare ancora ed ancora l’argomento; volevo soltanto abbandonare il mio passato e vivere
il futuro con il mio bambino, senza dover rimasticare brutti ricordi.
 
< Ascoltami bene, testa calda che non sei altro. > sbottò severa, stringendo la presa sul mio ginocchio e facendomi male.
 
< Tra poco partorirai e, se non ti muovi a risolvere qualcosa, che sia con Nathan o con Max non importa, la decisione spetta solo
e soltanto a te, il tuo bambino crescerà senza un padre. > le sue labbra tremarono sull’ultima parola.
 
< E noi due sappiamo bene cosa voglia dire non avere una persona a cui fare riferimento nel momento del bisogno. > continuò,
mantenendo lo sguardo fisso su di me fino a trapassarmi l’anima con i suoi occhi lucidi e facendomi sentire ulteriormente crudele e stupida.
 
< Ci sono io. Io lo aiuterò, se avrà bisogno. Non ha bisogno di un padre. > le spostai la mano con fare arrabbiato.
 
< E papà non c‘è più da tanto, è inutile che di metti a frignare. > mi sedetti a gambe incrociate, accoccolandomi e proteggendo la
mia pancia, ormai grossa e ingombrante.
 
< Ma perché Bea, perché fai così? > la sua voce si incrinò leggermente e si morse un labbro.
 
< Perché ci avrei rovinati. Avrei rovinato Nathan, la sua vita, la sua gioia… > respirai profondamente.
 
< Avrei rovinato il nostro rapporto esattamente come ho fatto con Max e il nostro matrimonio. > provai ad impedirmi di piangere ma,
nonostante tutto, le lacrime iniziarono a scendermi grosse e amare lungo le guance.
 
Le asciugai frettolosamente con la manica del mio maglione slabbrato e tirai su col naso.
 
< L’ho fatto per lui, per noi. > sussurrai, nervosa e in collera con me stessa.
 
< Devo essere forte per tutti. > inevitabilmente cominciai a singhiozzare.
 
< Mi fa male, male da morire. Non puoi nemmeno immaginare il dolore che sento… ma devo farlo! Devo proteggerci! > mi coprii il viso
con le mani, imbarazzata e distrutta da tutte quelle confessioni, lasciandomi abbracciare da mia sorella, che piangeva con me.
 
Mi cullò tra le sue braccia, sussurrandomi continuamente frasi come “Va tutto bene, va bene così.”,
“Non volevo, scusami, ti prego.”.
 
Ma niente andava bene nella mia testa.
 
Il mio pensiero tornava, come ormai accadeva ogni giorno ed ogni notte da più di nove mesi, a quegli occhi improvvisamente cupi e grigi,
uccisi dalla tristezza; lo sguardo vuoto e spento, perso, pieno di sofferenza.
 
< L’ho fatto per noi, Nathan. L’ho fatto per noi. >




Buonasera TWFanmily!!! :D
IT'S WANTED WEDNESDAAAAAAAY!!!
E mi sono decisa a pubblicare!!! :)
Lo so, sono in super-mega-iper ritardo con la pubblicazione T.T
Vi giuro, mi dispiace :'( non capiterà più un ritardo così ritardoso come questo (?), ve lo
prometto! *si mette una mano sul cuore*
Ebbene, passo al capitolo...questo è l'ultimo così triste e malinconico, ma era importante per
me farvi capire perchè Bea ha agito in quel modo, quando ha lasciato Nathan una seconda volta... :)
Spero di aver reso l'idea! Tipo che mi sono messa quasi a piangere mentre scrivevo...ed ero a scuola! xD
ma vaaaabbè! :D Passo ai saluti e la chiudo qui, se no inizio a parlare/scrivere e nessuno mi ferma più!!AHAH :D
Bien, saluto tutte voi, che mi sopportate, che leggete questa storia, la mettete nelle preferite/seguite/ricordate e
recensite!! Mi aiutate davvero tanto! Senza il vostro sostegno, non riuscirei a scrivere con così tanta passione
e piacere...insomma, davvero, grazie! :) di tutto!!
Ringrazio come sempre la mia Beta Chara , e mando un saluto alla Virgi!! :D
Vi mando un grandissimo bacio e vi abbraccio forte forte!!!
Al prossimo capitolo!!!!! (preparateviiii!!!! ) HAHAHA ;)
Vostra,
Sara C:

PS
- Se avete tempo e voglia, mi piacerebbe ricevere un vostro parere su una One-Shot che ho scritto recentemente!
E' su Jay - non Jay cantante, ma Jay ballerino :D - e un nuovo personaggio! ;) insomma, se vi va, vi lascio il link
qui di fianco :D Let me love you. <----   fatemi sapere che ne pensate ;)
PPS- Sempre se vi va, aggiungetemi su twittah :D sono @Sara_Amo114 :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1040524