If it hurts this much, then it must be love.

di JaseyRae_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My heart stops when you look at me. ***
Capitolo 2: *** And I just can't look, it's killing me. ***
Capitolo 3: *** I let you in again, to get under my skin. ***
Capitolo 4: *** No matter how angry and sad you can make me... ***
Capitolo 5: *** It should be me. ***
Capitolo 6: *** If we could only turn back time. ***
Capitolo 7: *** They say we're different, but they don't know nothing at all. ***
Capitolo 8: *** Before you came in my life, I missed you so bad. ***
Capitolo 9: *** We gotta fight for this love. ***
Capitolo 10: *** It's hard to look right at you baby. ***
Capitolo 11: *** Don't wanna be without you. ***
Capitolo 12: *** you are my one, and only. ***
Capitolo 13: *** Forever and a day. ***



Capitolo 1
*** My heart stops when you look at me. ***


NB: Questa FF nasce dall'idea di questa OS : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=980953&i=1. Ho deciso di continuarla e di trasformarla in una FF vera e propria, perciò il primo capitolo sarà appunto quello della One shot che ho già postato. Sono stata ispirata da questo video e da questa canzone, principalmente *-* http://www.youtube.com/watch?v=cqIYGUhI6uc Se leggete il tutto con la canzone sotto è ancora meglio u.u Beh, buona lettura!

***

 

La neve continuava a scendere lenta e delicata, si appoggiava su Londra dolcemente, ed adoravo trattenermi dietro alla finestra ad osservarla.
Mi donava quel senso di tranquillità assoluta, la tranquillità di cui avevo bisogno, quella di cui non ero padrone da troppo tempo.
‘Louie’ il mio cuore prese a fare le capriole, lo stomaco sembrava un mare in tempesta.
‘Harry’ mi voltai, pronto a ritrovarmelo davanti, pronto all’ennesima coltellata.
La sua bellezza mi toglieva il respiro ogni volta, i suoi occhi avevano una luce particolare, brillavano così forte da uccidermi.
I ricci perfetti gli contornavano il viso, la bocca contratta in una smorfia. Mi fissava.
‘Hai detto che volevi parlarmi, no?’ Mi cinse i fianchi, chiusi gli occhi. Non potevo guardarlo ancora una volta, o non ce l’avrei fatta. Mi divincolai dalla sua presa, tornai alla finestra.
La neve continuava a cadere delicata, non riusciva a mettermi tranquillità addosso stavolta, però.
‘Louis, che succede?’ Mi aveva chiamato Louis. Non aveva usato alcun nomignolo dolce o amorevole, era preoccupato.
‘Ehi, parla con me’ lo sentii avanzare, raggiungermi alla finestra. Mi morsi il labbro inferiore, come potevo farlo? Eppure era la cosa giusta, la cosa giusta.
‘Harry, noi non possiamo stare insieme’ dissi tutto d’un fiato. Chiusi di nuovo gli occhi, cercai di scacciare la brutta sensazione che stavo provando. Non volevo guardarlo in viso, non volevo incontrare il suo sguardo triste, mi avrebbe ucciso il doppio.
‘Che stai dicendo, Louis? Noi ci amiamo’ lo sentii sibilare. Spalancai gli occhi e con tutto il coraggio del mondo lo guardai in faccia. Aveva un’espressione triste, deglutì rumorosamente. Era un bambino indifeso, inerme, senza forze. Gli sfiorai la mano, che lui ritrasse velocemente.
‘Vedi, Harry. E’ difficile… Se questa cosa uscisse fuori, cosa succederebbe? Non possiamo permettercelo. Dobbiamo chiuderla qui, provare a vederci sotto un’altra luce.’ Silenzio.
‘Harry, di qualcosa…’ Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, avrei voluto abbracciarlo, avrei voluto baciarlo ed affondare le mani nei suoi ricci morbidi, avrei voluto dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma non era così. Non quella volta. Dovevamo dimenticarci, tenerci a distanza, tornare ad essere Louis ed Harry, migliori amici, fratelli, niente di più.
Si voltò, ora mi dava le spalle, continuavo a fissargli la schiena, il maglione bianco lavorato, i ricci che gli scivolavano perfetti sulla nuca, incapace di fare qualsiasi gesto. Allungai la mano e gli sfiorai il collo, il contatto con la sua pelle mi diede i brividi. Quella sarebbe stata l’ultima volta. ‘Harry, di qualcosa. Sai anche tu che è meglio per tutti, sai che è la cosa giusta…’ sussurrai, mentre ritiravo la mano, e lui si scrollava di dosso il mio tocco.
‘Cosa c’è di sbagliato in noi, Louis? Tu non capisci che va bene essere come siamo. Non lo capisci, vero? Questa non è la tua scelta, questa è la scelta degli altri. Sai anche tu che questo non è il meglio, per noi’. Lanciai un’occhiata oltre la finestra, era tutto bianco, piatto, calmo. Il mio stomaco continuava a contorcersi, come se una mandria d’elefanti stesse correndo avanti e indietro, lì dentro. Riuscivo a sentire il cuore che faceva male. Aveva ragione Harry, quello non era il meglio per noi. Ma questo non cambiava le cose.
‘Mi dispiace, mi dispiace Hazza’ ‘Non chiamarmi così’ disse, prima di lanciarmi un’occhiata liquida ed uscire di scatto dalla stanza.
Mi lasciai cadere sul divano, pesantemente, non come la neve che scendeva delicata.



Ps: Recensite, anche negativamente u.u Grazie in anticipo :3

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Capitolo 2
*** And I just can't look, it's killing me. ***


Il campanello suonò di nuovo, insistente.
‘Harry, vai ad aprire tu’ esordì Liam, lanciandomi un cuscino in piena faccia.
Mi alzai controvoglia, e sbuffai. Era la sera di Natale, il cibo in tavola abbondava, la musica riempiva la stanza, aspettavamo i nostri ospiti.
Mi sistemai con cura il papillon rosso, aprii la porta.
Eleanor.
‘Ciao piccolo Harry’ mi salutò, dandomi un buffetto sulla guancia. ‘Mi fai entrare?’ aggiunse. Ero immobile difronte alla porta aperta, bloccato.
‘Ehm, s-si, entra pure Eleanor’ mi scavalcò velocemente, salutando tutta la gente che riempiva il salone. Rimasi vicino alla porta, dopo averla chiusa, di nuovo immobile.
Osservavo ogni passo di Eleanor, la vedevo sorridere a tutti, salutare gli altri con enormi abbracci e baci sulle guance.
Louis era seduto sul divano, la guardava sorridente. Le fece cenno di sedersi accanto a lui, le passò un braccio dietro la schiena, poi un bacio.
Il mio cuore sussultò quando vidi la mano di Eleanor che s’intrecciava a quella di Louis. Deglutii il groppo enorme che avevo in gola, a fatica.
Non riuscivo a muovermi, i miei piedi sembravano incollati al pavimento. Continuavo a tenere gli occhi fissi su Louis, i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso perfetto.
Si accorse del mio sguardo pesante su di lui, per un attimo i nostri occhi sembrarono incollarsi; mi sorrise debolmente, poi abbassò lo sguardo.
Trovai la forza di andarmene, imboccai le scale ed entrai in camera mia.
Mi sedetti sul letto, di nuovo immobile, con lo sguardo incollato al muro
Era passato un mese da quando Louis mi aveva lasciato andare.
Non eravamo più gli stessi, da quel giorno. Niente più scherzi fra di noi, niente più battute idiote, niente strani sguardi, niente più sotterfugi, niente più incontri segreti.
Sospirai profondamente. Mi mancava. Io amavo Louis. Lo amavo con tutto il cuore, e guardarlo sapendo di non poterlo più avere mi uccideva.
La porta della mia stanza si aprì di scatto.
‘Louis’ sbottai stupito.
Si chiuse la porta alle spalle, rimase lì, immobile.
Aveva su il mio maglione bianco, quello lavorato. Tremavo.
‘Dovresti tornare giù, Eleanor si preoccuperà’ dissi, distogliendo lo sguardo.
‘Sono venuto solo a dirti che siamo pronti per cenare’ sorrise.
 ‘Louis, ti prego…’ mi avvicinai alla finestra, dandogli le spalle. ‘Potevi mandare Niall a chiamarmi’ sbottai, ‘sarebbe stato meglio’ conclusi.
Si avvicinò, sfiorandomi la mano. ‘Non possiamo stare insieme, ricordi?’ interruppi il contatto.
‘Lo so’ sussurrò. ‘E’ tutta colpa mia’.
Mi sfiorò la guancia, mi stava toccando, di nuovo. Senza che me ne potessi accorgere ritrovai le sue labbra contro le mie. Un contatto leggero, delicato.
I brividi mi percorsero tutto il corpo, le farfalle nello stomaco si liberarono dalla presa in cui erano intrappolate da troppo tempo.
Chiusi gli occhi, non mi ritrassi.
‘Ragazzi?’ Eleanor spezzò quel momento magico, bussando alla porta.
Louis si staccò di botto, mi guardò tristemente negli occhi, mi accarezzò i capelli.
‘Arriviamo, amore’ disse. Lo disse mentre i suoi occhi erano ancora nei miei.
Amore. Il mio cuore si spaccò, di nuovo.
Aprì la porta ed uscì, intrecciando la sua mano a quella di Eleanor, e schioccandole un bacio sulle labbra.

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Capitolo 3
*** I let you in again, to get under my skin. ***


«Lie in this empty bed, with this aching head, you left me here this morning, now I can’t remember why I let you in again, to get under my skin and every time you disappear I remember how I look for you but I can't see your face…»

 

***
 
 
Lo spicchio di sole che entrava dalla finestra mi svegliò, lentamente aprii gli occhi e mi guardai intorno.
Non capivo dov’ero, cosa stessi facendo, non riconoscevo le lenzuola bianche che mi coprivano fino al mento. Mi poggiai sui gomiti e la figura esile alla mia destra mi ricordò tutto.
Mi poggiai sul fianco, feci piano, non volevo si svegliasse.
Lo guardai dormire, sembrava davvero un angelo.
Il viso era rilassato, sembrava quasi stesse sorridendo. ‘Chissà cosa sta sognando’ mi chiesi, ma non lo dissi ad alta voce.
Gli accarezzai i capelli, dolcemente. Un tocco quasi impercettibile. Volevo avere ancora un contatto con lui, volevo sentire che era lì, era lì sul serio, accanto a me.
Poggiai la testa sul cuscino, rimanendo rivolto verso di lui.
Aprì gli occhi, dolcemente. Sembravano due smeraldi, luccicanti, pieni di vita.
Mi guardava fisso, allungò una mano e mi sfiorò la guancia.
‘Buongiorno, Harry’ gli dissi.
Poggiai la mano sulla sua, ancora sulla mia guancia.
Mi dava i brividi ogni volta il contatto con la sua pelle.
Sembrava un bambino debole, avevo voglia d’abbracciarlo, e lo feci. Lo strinsi a me, così forte da togliergli il respiro.
‘Louie, mi soffochi, Louie!’ esclamò, ridendo. Mi allontanò delicatamente, stampandomi un bacio sulle labbra.
Continuavo a fissarlo, non era giusto.
Non era giusto il modo in cui stavamo vivendo, il modo in cui io ci stavo costringendo a vivere.
‘Harry, mi dispiace’ dissi. La voce mi uscì debole, non riuscivo a trovare la forza in quelle situazioni.
‘Cosa, Lou?’ sorrise. Il sorriso più dolce del mondo.
‘Il modo in cui ti sto costringendo a vivere… sono mesi che andiamo avanti così. Io sgattaiolo nella tua stanza, dico bugie ad Eleanor, ti faccio del male quando sei costretto a vederci insieme’.
Abbassai lo sguardo, mi morsi il labbro inferiore e chiusi gli occhi.
Non potevo guardarlo negli occhi, nel momento in cui mi avrebbe detto addio.
Ma non lo fece.
‘Io ti amo, Louis’ disse soltanto.
Mi sfiorò la guancia, di nuovo. Di nuovo brividi.
Mi alzai di scatto, per afferrargli la nuca ed avvicinare il suo viso al mio. Lo baciai, un bacio lungo, lento, un bacio vero.
Un bacio pieno di tutte le parole che non sarei mai riuscito a dirgli, un bacio pieno di tutto l’amore che non sarei mai riuscito a dimostrargli. Un bacio che si portava via tutto il dolore che gli stavo causando.
‘Ti amo anch’io, Harry’ gli dissi, nel momento in cui le nostre labbra si separarono.
Sorrise. Non aggiunse altro, sorrise e basta. Gli sorrisi di riflesso.
Il mio telefono prese a squillare, non avevo voglia di rispondere.
‘Rispondi, Lou’ m’incoraggiò lui.
Afferrai il telefono sul comodino. Eleanor.
‘Devo andare, Harry’ gli scompigliai i capelli.
Mi sorrise, ancora.
 

Ringrazio tutte le persone che recensiscono, quelle che hanno inserito la storia nelle seguite, nelle preferite, nelle ricordate *-*
Continuate a recensire, ho bisogno di sapere cosa ne pensate u.u Grazie mille, siete tutte dolcissime. <3

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Capitolo 4
*** No matter how angry and sad you can make me... ***


‘No matter how angry and sad you can make me, it wouldn’t change a thing.’
 

Rimanevo a fissare il letto vuoto ogni mattina, quando Louis mi lasciava solo, fuggiva senza lasciare traccia.
Mi appoggiavo al suo cuscino, appena si chiudeva la porta alle spalle, cercavo di riempirmi i polmoni del suo profumo, ma non era mai abbastanza.
Ero solo, lui era fra le braccia di Eleanor, e sapevamo entrambi che quello non era il suo posto.
Non dicevo nulla, me ne stavo in silenzio e non gli ponevo mai domande. Volevo godermi il tempo che avevamo a disposizione al meglio.
Quando se ne andava, quando lasciava la stanza e mi rimaneva solo il silenzio e l’assenza, le domande mi tormentavano.
‘Come fai a mentire, Louis?’Mi dicevo sempre.
‘Come fai a guardarla negli occhi?’
Poi lui tornava, ed io non dicevo niente.
Mi faceva arrabbiare, mi faceva del male, ma non m’importava.Tutto il dolore non avrebbe cambiato le cose, mi sarei ritrovato a pezzi ma non lo avrei mai lasciato andare via da me.
Ero determinato a tenermelo stretto, a qualsiasi prezzo.
E’ così che si sta quando si ama?Mi domandavo.
Si soffre, si soffoca, si annega, si annaspa, ci si affanna, ma non importa.
Non importa quanto faccia male, si tiene duro. Il cuore stringe, si spezza, si ferma, esplode, ma non importa.
Scendevo a fare colazione e c’era Liam ai fornelli, Niall e Zayn seduti al tavolo. Quando non era fuori a fare colazione, trovavo anche Louis.
Non traspariva niente, eravamo così bravi a fingere, io e Tommo.
‘Com’è che non porti ragazze a casa da un po’, Styles?’ sbottò Zayn ridendo, una mattina.
‘Non mi va, voglio stare tranquillo’ dissi. Il biscotto che stavo inzuppando nel latte si spezzò, mi affrettai a recuperarlo col cucchiaino, impaziente di troncare il discorso.
Louis era accanto a me, mi guardava con la coda dell’occhio. Sorrideva.
‘Beh, fa lo stesso, oggi viene a trovarmi un’amica… Le ho chiesto di portarsi dietro qualche altra ragazza. Oggi niente tranquillità, Styles’ rise ancora.
Non potevo tirarmi indietro. Non poteva uscire niente di tutta quella storia. Dovevo comportarmi come l’Harry di sempre, e l’Harry di sempre non avrebbe mai rifiutato.
‘Oh, bene’ dissi soltanto.
Mi voltai di scatto verso Louis. Il suo viso era teso.
‘Vado a cambiarmi’ sbottò arrabbiato.
Lo seguii su per le scale, uscendo dalla cucina indisturbato, mentre gli altri erano intenti a proseguire il discorso.
‘Louie’feci gli scalini due a due, ‘Tommo!’ mi chiusi la porta della sua stanza alle spalle.
Era immobile, sul letto.
‘Ora capisci come mi sento’ dissi.
Mi guardava, stavolta era lui a sembrare un bambino, con le spalle curve ed il viso triste.
‘Devo vedermi con Eleanor’ se ne uscì di colpo.
Afferrò il cappotto dalla sedia, mi lanciò un ultimo sguardo e se ne andò.
Mi aveva lasciato solo, un’altra volta. 

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Capitolo 5
*** It should be me. ***


Rideva.
Amavo vederlo ridere, solitamente, ma quel pomeriggio lo odiavo.
Odiavo il suono della sua risata ed il modo in cui rideva ad ogni sua battuta.
‘Harry, vuoi ballare?’ gli chiese lei, tendendogli la mano. Harry era seduto sul divano in pelle bianca, quello in salotto. Era colmo di gente, stavamo dando una specie di festa, i paparazzi si erano appostati fuori ad ogni porta, avevamo invitato i nostri amici. Ed in particolare Zayn, aveva invitato le sue famose amiche.
Io ero poco più in la, seduto accanto ad Eleanor, che mi torturava la mano.
‘Certo, Jas’ rispose Harry, afferrandole la mano e trascinandola sulla pista che avevamo improvvisato nel salone.
Mi lanciò un’occhiata mentre s’allontanava, distolsi lo sguardo.
La rabbia mi stava divorando, ma come potevo anche solo avercela con lui?
Era esattamente ciò che stavo facendo io, da mesi. Mi vedeva con Eleanor praticamente ogni giorno, e se non doveva “godersi” la scena dal vivo si ritrovava foto sparse su giornali e siti internet.
‘Balliamo, Louie?’
‘Non mi va, Els’
Senza pensarci, sfilai la mia mano dalla sua e mi ritrovai a braccia conserte a fissare Harry al centro della stanza.
Jasmine gli aveva buttato le braccia al collo, lui le cingeva i fianchi e buttava indietro la testa ogni volta che scoppiava in una risata.
Vaffanculo, Harrypensai.
‘Louis?’ Eleanor mi distolse dai pensieri.
‘Mh?’
‘Vado a prendere da bere, a quanto pare hai ben altro a cui pensare’ sbottò, e si avviò in cucina.
Jasmine era tremendamente vicina al viso di Harry. Tremavo.
Rimasi incollato allo schienale del divano, immobile, consapevole che da un momento all’altro, un qualsiasi gesto di Harry mi avrebbe ucciso.
 
-Harry’s POV
Ballavo con Jas al centro del salone, mi aveva buttato le braccia al collo ed io le cingevo i fianchi.
Mi guardava con quegli occhi azzurri che avrebbero fatto impazzire qualsiasi ragazzo, ma non me.
Louis mi fissava, era seduto sul divano, non diceva una parola. Le braccia conserte, il viso imbronciato.
Capisci cosa sento?Pensavo, ogni volta che gli buttavo gli occhi addosso.
‘Vado un attimo in bagno, Jas, ti dispiace?’
‘Ti aspetto qui’ mi rispose, con un sorriso perfetto, di quelli che dovrebbero farti sentire mille farfalle svolazzarti nello stomaco. Ecco, non sentivo nemmeno quelle.
Mi avviai verso il bagno, ma prima che potessi chiudermi la porta alle spalle entrò Louis.
Mi spinse con forza verso il muro, chiudendo la porta a chiave.
Mi guardò negli occhi, intensamente. I suoi occhi azzurri mi facevano impazzire. Il suo sorriso perfetto mi faceva sentire le farfalle.
Mi guardava, non diceva una parola.
‘Louis…’
Mi baciò, un bacio violento, potente, forte.
La sua mano erano fra i miei capelli, si muoveva veloce, mi faceva male.
Con l’altra stringeva il colletto della mia camicia, dandomi dei colpetti di tanto in tanto.
Il suo corpo premeva con forza contro il mio, iniziavo a sentire il respiro che mancava.
Mi divincolai dalla sua presa, si allontanò e mi diede le spalle.
Ero frastornato, non capivo il perché del suo gesto.
‘La delicatezza non è il tuo forte, uh?’ dissi, per sdrammatizzare.
Il cuore mi batteva a mille, ero spaventato.
Spaventato da Louis.
‘Mi fai paura, Lou’ dissi dolcemente.
Si voltò di scatto e mi guardò ancora negli occhi. Impazzii di nuovo.
‘C’è che non ce la faccio più. Dovrei essere io quello che balla con te al centro del salone e ti butta le braccia al collo. Dovrei essere io quello che ti fa ridere e quello che si avvicina troppo al tuo viso. Sto impazzendo, Harry’.
‘Allora capisci cosa sento…’
‘Lo capisco’ mi disse, accarezzandomi una guancia.
Nei suoi occhi non c’era più la rabbia di qualche minuto prima, era tornato il Louis dolce di sempre, quello che amavo.
‘Io voglio stare con te, alla luce del sole, Harry’ disse.
Al suono di quelle parole mi sembrò di sentire il cuore tremare, e poi sciogliersi.
‘E’ una scelta importante, Lou’ gli accarezzai i capelli. ‘Sai che io sono pronto. Lo sono sempre stato’ conclusi.
Lo guardai negli occhi, ancora dolcemente.
Lo sapevamo entrambi, era la scelta giusta.
Lo sapevamo entrambi, era arrivato il momento: eravamo pronti

grazie a chi recensisce e a chi segue la storia, mi fa molto piacere *-* gradirei avere più recensioni però, per sapere cosa ne pensa la gente ç_ç Grazie a chi recensirà, a chi leggerà, a chiunque insomma u.u
-Fede

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Capitolo 6
*** If we could only turn back time. ***


‘Eleanor, ci sei?’ spinsi delicatamente la porta del suo appartamento, la lasciava sempre leggermente socchiusa quando sapeva che dovevamo vederci.
‘Sono in camera, Lou, aspettami in cucina, c’è il thè sul tavolo’ urlò dalla stanza accanto.
Mi sedetti, sul tavolo la solita tovaglia rossa ricamata, appoggiata una tazza di thè fumante.
Mi veniva da vomitare. Scansai la tazza, anche solo l’odore del thè mi dava fastidio, in quel momento.
Agitavo le mani, non riuscivo a stare fermo. Il cellulare vibrò, un messaggio.
‘Andrà tutto bene’. Harry. Sorrisi. Ma non riuscirono a calmarmi nemmeno le sue parole.
‘Ciao, amore’ esordì Eleanor entrando in cucina, cercando di stamparmi un bacio sulle labbra.
‘Eleanor, no’ sbottai, ritraendomi, ancora più agitato.
‘Cos’hai in questi giorni? Sei così scontante’ sbuffò, afferrando la sua tazza di thè e bevendone un sorso. ‘E bevi quel thè, altrimenti si fredda. Ci ho messo il latte, come piace a te’ mi avvicinò la tazza. La scansai di nuovo.
‘Diamine, Louis. Mi fai venire voglia di mandarti a quel paese’ sbuffò di nuovo.
‘Eleanor, sono giorni che ti dico che abbiamo bisogno di parlare… E’ una cosa seria’ mi alzai, le mani intrecciate dietro alla testa, sospirai profondamente.
‘Parla, cazzo’ s’irrigidì.
‘Siediti, per favore’ la pregai, con voce dolce.
Dove avrei trovato le parole? Ma soprattutto, dove avrei trovato il coraggio?
‘C’è un’altra, vero?’ poggiò la tazza sul tavolo. Le sue mani tremavano. Cercai di stringerne una fra le mie, ma si ritrasse violentemente. Rimasi immobile davanti a lei.
‘No Els. O meglio, forse… non proprio’ mi schiarii la voce. I suoi occhi si fecero lucidi, ma fece del suo meglio per ricacciare indietro le lacrime. Veniva da piangere anche a me, ma la imitai, cercando di scacciare via qualsiasi tipo di emozione mi stesse tormentando lo stomaco, gli occhi, il cuore, le budella.
‘Vedi, El… sono uno stronzo’ sospirai. ‘Non ho avuto il coraggio, fino ad ora, di dirti che… sono innamorato di…’ Iniziò a singhiozzare, ancor prima di farmi finire la frase.
‘Harry?’ la sua voce era rotta dal pianto.
Rimasi di sasso, provavo a parlare ma non ci riuscivo. Le parole rimanevano incastrate in gola, poi tornavano giù nella pancia, cercavo di buttarle fuori ma non mi davano ascolto.
Feci solo un cenno con la testa, ed emisi un flebile ‘si’.
Le lacrime mi pizzicavano gli occhi, stavolta non le trattenni, imitai di nuovo Eleanor, e le lasciai uscire con tutta la forza che avevo in corpo.
Era ferma, immobile sulla sedia, così fragile e piccola. Le accarezzai una guancia.
‘Odiami quanto vuoi, Eleanor. Credimi, non avrei mai voluto farti del male…’ piangevamo insieme.
‘Lo sapevo, Lou.’ Disse alzandosi, si asciugò il viso con la manica del maglione.
‘Lo sapevo. Lo capivo dal modo in cui vi guardavate, dal modo in cui… tutto, Louis. Non so nemmeno come ho fatto ad andare avanti, così. Avrei voluto dirtelo, avrei voluto dirti ‘sei libero di amare chi vuoi’, ma non avevo la forza di lasciarti andare… non ce l’ho nemmeno ora, ma è giusto così’, Disse.
Mi dava le spalle, come avevo potuto?
Io ed Eleanor stavamo insieme da anni. ‘L’amore della tua vita’, mi dicevano tutti. Lo scrivevano persino sui giornali. L’avevo letto e sentito dire talmente tante volte che avevo finito per crederci. Ma ne ero sicuro, l’avevo amata davvero. Prima di Harry, prima di avere la certezza, prima di essere consapevole di ciò che sono davvero.
‘Ti ho amata davvero, Els. Credimi’ le dissi avvicinandomi, afferrandola per un braccio, costringendola a girarsi, a guardarmi.
Scoppiò di nuovo a piangere, mi si gettò addosso, una scarica di pugni sul mio petto, la lasciai fare.
‘Vattene, Louis’ sbottò poi, allontanandosi di nuovo. ‘Vattene’ ribadì.
Mi avviai verso la porta, piangevo ancora. Era incredibile, rivedevo gli anni passati con lei davanti agli occhi, mi sentivo un perfetto stronzo. Probabilmente ero un perfetto stronzo.
‘Lou?’ mi richiamò, prima che potessi chiudermi la porta alle spalle, prima che potessi lasciare tutto il dolore lì dentro, prima che potessi abbandonare il mio senso di colpa, le mie bugie, i miei sbagli.
‘Si?’ mi voltai, per la prima volta da quand’avevo messo piede in casa sua, ci guardammo negli occhi. Ricominciò a piangere, senza singhiozzi stavolta. Un pianto liberatorio, silenzioso.
‘Non ti odio. Non ti odierei mai’ disse debolmente.
‘Grazie’ le risposi. ‘Perdonami, Eleanor’ aggiunsi, prima di uscire, e lo feci più in fretta che potei, ansioso di lasciarmi tutto alle spalle… anche se sarebbe stato impossibile.


Nessuno recensisce, ma vi amo lo stesso u.u hahah :3

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Capitolo 7
*** They say we're different, but they don't know nothing at all. ***


‘Sei stato fantastico, là fuori’ dissi rivolgendomi a Louis, mentre ci avviavamo verso il camerino.
‘Cavolo, è stato stupendo, abbiamo spaccato’ rispose, asciugandosi le gocce di sudore che gli scivolavano sul viso. Mi sorrise, cercò la mia mano per sfiorarla.
‘Ragazzi, finitela’ ci fulminò con lo sguardo Marco, il nostro manager.
Mi voltai di scatto, era dietro di noi, fissava le nostre mani troppo vicine.
‘Sul serio. Non inmezzo alla gente’ sbottò, arrabbiato.
‘Che problema c’è, Marco?’ dissi. Più amareggiato che arrabbiato, più deluso che altro.
Louis era immobile vicino a me, incapace di far uscire la voce, di dire parole, di parlare. Non reagiva.
‘Il problema è che agli occhi della gente voi, dovete sembrare normali. Non abbiamo bisogno di questi problemi’ disse, marcando la parola ‘normali’.
‘Cos’avremmo di anormale, Marco? Sentiamo, spiegamelo’ sbottai. Louis ritrasse la mano, allontanandola dalla mia ed infilandola in tasca frettolosamente. ‘Lascia stare, Harry’ disse, col viso teso, preoccupato. Gli lanciai un’occhiata infuriata, lo incenerii.
Iniziavamo ad alzare la voce, le persone intorno a noi si voltarono a guardarci.
‘Andiamo, Harry. Finiscila’ disse lui, tornando con lo sguardo sulle scartoffie che teneva in mano.
‘Finiscila tu, Marco. Finitela voi, sono stufo di sentirmi dire chi devo essere, cosa devo essere. Sono così, non mi puoi cambiare’ risposi.
Silenzio, nessuno parlava. Guardai Louis, avrei voluto sentirlo dire qualcosa, avrei voluto sentirlo difendere ciò che eravamo.
Lo guardavo e percepivo la sua debolezza, sapevo che avrebbe potuto spezzarsi da un istante all’altro, sapevo che se qualcuno gli avesse gettato addosso altre parole pesanti lo avrebbero schiacciato.
Cercavo di avere la forza per entrambi, in certi casi. Mi caricavo sulle spalle pesi doppi, e certe volte non riuscivo a sostenerli.
Louis sembrò leggermi nel pensiero, prese un respiro, lungo e profondo. Sembrò riempirsi di tutta la forza che non aveva, sembrò cercarla in ogni angolo, in ogni spicchio d’aria che ci circondava.
Noi siamo così, non ci puoi cambiare’ disse solo, citando le mie parole. Ma lo disse con tutta la fermezza del mondo, niente voce che tremava, niente sguardo perso, niente di niente. Il mio cuore prese a battere troppo forte, gli rivolsi uno sguardo colmo di gratitudine.
Mi afferrò per un braccio, trascinandomi nel camerino, mentre Marco teneva ancora il suo sguardo disgustato addosso a noi.
Louis sbattè la porta, rumorosamente. Si lasciò cadere sul divano, accanto a Liam. Appoggiò la testa sul bracciolo, lo sguardo perso, appiccicato al muro, non traspariva niente.
‘Va tutto bene, Louis’ gli sussurrai, inginocchiandomi davanti al divano.
Liam ci guardava, con quel suo sguardo tenero e pieno di premura.
Appoggiò una mano sul polpaccio di Louis, mi guardava fisso.
‘Andrà tutto bene, ve lo prometto’ disse, aprendosi in un sorriso dolce.
‘Niente potrà spezzarci, nemmeno questo. Sapete che noi siamo con voi’ cercò gli sguardi d’approvazione di Zayn e Niall, che non tardarono ad arrivare. Si strinsero intorno a Louis vicino al divano, le loro mani sulle nostre spalle volevano dirci siamo con voi.
Sentivo il cuore che non reggeva più, straboccava.
Non piangevo spesso, ma quella volta sapevo di non riuscire a resistere. Le lacrime iniziarono a scendere giù, rotolavano sulle guance, le lasciavo fare, indisturbate, mi bagnavano il viso, si schiantavano sul pavimento senza alcun rumore.
Louis alzò leggermente la testa, ora mi guardava con uno sguardo pieno di tutto. I suoi occhi erano lì e mi dicevano non ti lascerò solo, saremo io e te, insieme, contro tutto questo.
Continuavo a piangere, sempre più forte, ora singhiozzavo. Mi lasciai cadere sul pavimento, la mano di Louis intrecciata alla mia, la presenza degli altri che mi confortava.
Sarebbe andato tutto bene, lo sentivo.
Lasciai che le lacrime scendessero ancora, portando via con se tutto il peso che mi portavo dentro. In quel momento lo sentii, in quel momento lo capii: se faceva così male, non poteva che essere amore.


Volevo solo precisare che in questa storia ci sto mettendo anima e corpo, sul serio. Ho scritto un sacco di Fan fiction fin'ora -non parlo solo di 1D- ma non ne ho mai sentita nessuna così tanto. Quando scrivo le cose mi vengono di getto, non butto giù idee prima o cose varie. E' per questo che vi sono particolarmente legata, e se l'apprezzate, sappiate che vi apprezzo a prescindere. Grazie. <3

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Capitolo 8
*** Before you came in my life, I missed you so bad. ***


Ero seduto sul piano della cucina, bevevo il mio bicchiere di latte coi miei biscotti preferiti.
Avevo congedato gli altri poco prima, volevo starmene un attimo da solo, volevo parlare con me stesso.
Fissavo il vuoto, riflettendo. Ricordai la prima volta in cui avevo capito di essere attratto da Harry.
Eravamo nella sua dependance, io e lui sul divano, gli altri tutt’intorno. Eravamo a contatto, e mi sorpresi a fissarlo più volte. Mi sorpresi ad arrossire quando mi guardava un po’ troppo, sorpresi il mio cuore che accelerava ogni volta che mi sfiorava in qualsiasi modo. Lo guardavo aggiustarsi i capelli, fare i suoi soliti gesti, mi accorgevo di provare qualcosa, sul serio.
Io ed Eleanor stavamo già insieme quando ne ebbi la consapevolezza.
Un giorno, eravamo in cucina, proprio dove mi trovavo adesso, io ed Harry.
Lui si preparava un panino, io sgranocchiavo qualcosa qua e là. Lo osservavo mentre era concentrato a tagliare il pane, mi avvicinai.
‘Che c’è, Louis?’ chiese, sentendosi osservato.
‘Niente, Harry’ tagliai corto.
Avevo una paura terribile, avevo paura dei miei sentimenti, avevo paura di ciò che stavo provando, avevo paura della reazione che avrebbe avuto Harry se avesse saputo. Avevo paura della reazione che avrebbero avuto tutti, se avessero saputo. Sospirai.
‘Forse, qualcosa c’è’ ripresi ‘ed ho bisogno di parlarne con qualcuno’ finii.
Ero certo che Harry non avrebbe ricambiato. Ne ero certo perché era sempre pieno di ragazze, una sera con una, la sera dopo con l’altra. Non avrebbe potuto essere possibile, lui non fingeva. Ero io quello che stava fingendo con Eleanor, nessuno lo sospettava, persino lei. Ero bravissimo a fare finta di provare qualcosa per lei, ero bravissimo a fare finta di essere quello che non ero. Era una cosa orribile, eppure continuavo a farlo. Lo facevo perché non avrei potuto permettere che tutto si rovinasse, si sgretolasse. La nostra immagine, il nostro gruppo. Me stesso. Non volevo sentirmi rifiutato, non volevo sentirmi discriminato. Volevo continuare ad essere amato da tutti, non avrei sopportato le conseguenze, non ce l’avrei fatta. E allora continuavo a tenere Harry ad una distanza di sicurezza, continuavo a ripetermi che io ero ancora innamorato di Eleanor.
Forse non mi avrebbe accettato, forse mi avrebbe odiato, ma dovevo dirglielo. Avevo bisogno di liberarmi di quel peso che mi schiacciava lo stomaco, che mi riempiva la testa, che mi tormentava ogni giorno.
‘Io sono diverso, Harry’ buttai fuori.
Smise di fare ciò che stava facendo, mi guardò fisso.
‘Diverso?’ domandò, confuso.
‘Diverso, Harry. Non sono quello che tutti voi credete.’
‘Che vuoi dire?’ continuava a non capire, io continuavo a non spiegarmi. La paura cresceva.
‘Sono gay, Harry’ chiusi gli occhi, come se il non guardarlo mi avrebbe evitato di sentire la sua risposta.
Ma lui non parlò. Fu un silenzio lunghissimo, e fui costretto a riaprire gli occhi per guardare la sua espressione.
Harry era difronte a me, mi guardava con un espressione indecifrabile. Sembrava sconvolto, ma non avrei saputo dire se negativamente.
‘Harry?’ lo incitai.
‘Ed Eleanor?’ disse soltanto.
‘Lei non sa niente. Non posso permettermi di rovinare tutto’.
‘Rovinare cosa, Louis? Se continui così, rovinerai solo te stesso, morirai tenendoti dentro questo peso, non accettandoti. Non è giusto, per nessuno’ sospirò.
La sua reazione mi sorprese. Non capivo cosa pensasse.
‘Lo so che non è giusto, e mi faccio schifo. Ma come faccio? Devo trovare il coraggio’ dissi.
‘E trovalo, allora’ disse, ritornando al suo panino, sembrava arrabbiato.
‘Harry?’ richiamai la sua attenzione, ancora.
‘Che c’è, Louis?’ era imbronciato.
‘Non è tutto. Beh, insomma… c’è qualcuno che mi piace, ed ovviamente non è Eleanor’ risi nervosamente. Mi fulminò con lo sguardo. Non capivo.
‘Mi piaci tu, Harry’ dissi tutto d’un fiato. Non chiusi gli occhi quella volta, volevo guardare l’espressione del suo viso, volevo assistere alla sua reazione.
Si bloccò, tutto ad un tratto. La paura mi pervase tutto ad un tratto, iniziai a tremare. Avevo rovinato tutto, ‘complimenti, Tomlinson’ mi dissi.
Chinò la testa di lato, per potermi guardare. Gli scappò un sorriso.
‘Harry, dio, che cazzo significa?’ sbuffai. Non parlava, rideva. Avrei voluto colpirlo in testa con qualcosa di pesante, in quel momento.
‘Rido perché… oh Tommo, provo la stessa cosa’ disse.
La morsa che mi stringeva il cuore si allentò, il peso sullo stomaco sembrò sparire quasi del tutto. Mi sentivo leggero.
Harry mi guardava ancora con la testa chinata, mi avvicinai e lo baciai dolcemente.
I nostri incontri ‘segreti’ i sotterfugi, le bugie, iniziò tutto da li.
‘Louis, non sali?’ Harry mi distolse dai pensieri, sbucando dalla porta della cucina.
‘Arrivo’ dissi saltando giù dal piano ed appoggiando il bicchiere, ormai vuoto, nel lavandino.
Mi aspettava sullo stipite della porta, gli afferrai la mano e salimmo insieme.
‘Sai una cosa, Harry?’ gli dissi, quando avevamo raggiunto la metà delle scale. Si fermò, mi lanciò un’occhiata interrogativa.
‘Rifarei tutto, sin dall’inizio. Te lo giuro’.

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Capitolo 9
*** We gotta fight for this love. ***


Mi uccideva. Mi uccideva dover fingere che andasse tutto bene, quando non era così.
‘Alla luce del sole’, aveva detto Louis, ma stavamo vivendo alla luce del sole solo per metà.
Soltanto le persone più vicine a noi sapevano di me e Tommo, e fra queste soltanto poche ci accettavano davvero. Forse soltanto i ragazzi ed i nostri genitori lo facevano sul serio.
‘Mantenete le distanze in pubblico, niente deve uscire fuori’ ci ripetevano sempre.
Louis mi guardava negli occhi e cacciava via il dolore ogni volta, ricambiavo il suo sguardo e gli sorridevo.
Dovevo ancora avere la forza per entrambi.
Louis era il più grande, ma era il più debole. Era così fragile che spesso avevo paura di vederlo cadere e non ritrovare più la forza per rialzarsi. Allora mi rimboccavo le maniche e gli tendevo la mano, lo aiutavo a rimettersi in piedi, gli facevo forza.
‘Grazie, Harry’ mi diceva sempre, accarezzandomi la guancia.
I suoi occhi azzurri pieni di tristezza mi distruggevano ogni volta, ma io ero quello forte, giusto? Io dovevo reggere il peso per tutti e due, e sarebbe andato tutto bene.
‘Harry, so che è difficile, smettila di fare finta che non sei esausto’ mi ripeteva ogni sera.
‘Dobbiamo combattere, Louis. Combattere, capisci?’ gli dicevo, mentre mi accoccolavo nel letto accanto a lui. Mi stringeva forte, e spariva tutto. I pesi che mi portavo dietro si alleggerivano, diventava tutto semplice, capivo all’istante perché ne valesse la pena.
Mi facevo piccolo, e lui mi accarezzava i capelli, la schiena, mi stringeva le mani. Ci addormentavamo sfiniti l’uno accanto all’altro, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Svegliarmi accanto a Louis la mattina era la cosa più bella.
Lo guardavo negli occhi e mi dicevo ‘combatteremo anche oggi, vero?’, mi rimettevo in piedi e mi ripetevo che sarebbe andato tutto bene.
‘L’amore vince su tutto, Harry’ mi diceva sempre mia madre.
‘Proprio su tutto, mamma? Anche su tutto questo?’ piangevo. Le lacrime mi inondavano il viso e non c’era niente che potesse fermarle. ‘Fa troppo male, mamma. Lo capisci, vero? Non è giusto.’ Mi stringeva forte e un po’ del dolore scivolava via.
Pensavo spesso che mollare sarebbe stata la soluzione migliore. Ma non era così, dovevamo stringere i denti ed andare avanti.
Ne vale la pena Harold, lo credi anche tu, non è vero?’ mi disse dolcemente Louis un pomeriggio, mentre ci avviavamo ad una delle decine di signin session che ci tenevano impegnati in quei giorni.
Mi si avvicinò mentre avanzavamo nel corridoio, si aggrappò alla manica della mia giacca. Quel gesto m’intenerì da morire, quasi scoppiai a piangere davanti a tutti. Deglutii, ricacciai indietro le lacrime.
L’amore vince su tutto, Lou’ gli accarezzai la mano che stringeva forte la mia giacca blu scuro.
Sospirò, si mordeva il labbro inferiore, tremava.
‘Andiamo Tommo, abbiamo da fare’ chinai la testa da un lato, volevo baciarlo, stringerlo forte, e non potevo. Era giusto, tutto questo?
Marco era qualche passo avanti a noi, ci guardava, infuriato.
‘Datevi una mossa, vi aspettano’ sembrava quasi un ordine. Probabilmente lo era. Mi scrollai di dosso tutta la negatività che mi portavo dietro, sospirai. Incitai Louis a scavalcare il tendone blu.
‘Dai, Lou’ sorrisi teneramente. Gli altri erano già seduti al tavolo, centinaia di persone deliravano ed erano lì solo per noi.
‘Non possiamo mollare, Tommo. Lo capisci, vero?’ gli dissi passandogli accanto, mentre prendevo il mio posto dietro al tavolo. Annuì, i suoi occhi erano pieni di gioia, pieni di cose belle. ‘Si, è così’ rispose.
Avremmo continuato a combattere, ce l’avremmo fatta. Quella era la nostra vita, non avremmo potuto rinunciare per nulla al mondo.



Mi fa strapiacere che 12 persone abbiano messo questa storia nelle seguite, e mi fa ancora più piacere che le recensioni siano tutte positive. <3 ma vi prego, mi piacerebbe tantissimo avere tante recensioni, ho molte visite e pochissimi commenti ç_ç Grazie a chi lo farà <3
ps: seguitemi su twitter @HannahJane182 :3

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Capitolo 10
*** It's hard to look right at you baby. ***


Era così bello stare insieme, quando intorno non c’erano barriere a trattenerci.
La cioccolata calda nel bar all’angolo, io con doppia panna, Harry addirittura senza zucchero.
Il thè delle cinque insieme, seduti al tavolo della nostra casa a Londra, io con il latte, Harry col limone.
Le passeggiate al parco nascosto dietro casa.
Gli scherzi stupidi, le battute idiote, la gelosia.
Ogni signin era una tortura. Le ragazze guardavano Harry come se volessero mangiarselo con gli occhi. C’erano quelle sfacciate, poi. Oh, avrei voluto scavalcare il tavolo e prenderle per i capelli, a volte.
‘Harry, questo è il mio numero’ frase che veniva riproposta più volte.
Rimanevo con gli occhi appiccicati al libretto di turno che stavo autografando, sentivo Harry ridere. Si divertiva a sapere che ero geloso.
‘Geloso di che, Lou? Non mi piacciono mica le ragazze’ sbottava sempre, ogni volta che glielo ripetevo.
‘E poi, se è per questo, anche io dovrei essere geloso. Siamo pari, no?’ rideva.
Si apriva in quei suoi sorrisi perfetti, mi facevano tremare. Sentivo le gambe che diventavano gelatina, non mi sorreggevano più.
Com’era possibile, dopo tutto quel tempo?
Ogni sorriso di Harry mi colpiva in pieno petto, come fosse il primo.
Il modo in cui si sistemava i capelli, poi.
‘Sei talmente bello’ gli ripetevo spesso.
‘Smettila, Tommo’ arrossiva.
Era così fragile e forte allo stesso tempo. Vulnerabile, ma sapeva resistere. Non si lasciava abbattere, Harold.
Potevano colpirlo mille tempeste, uragani, piogge violente. Soffriva, ma non mollava. Riparava spesso anche me, mi proteggeva.
Eravamo così diversi, tanto diversi da arrivare a completarci. Era il pezzo che mi mancava, c’incastravamo perfettamente.
Gli opposti s’attraggono, ed io ed Harry ne eravamo l’esempio perfetto.
‘Sei la miglior cosa che mi sia mai capitata, Harold’ me ne uscii una sera.
Eravamo sulla spiaggia al tramonto, in una delle tante tappe Americane di quel periodo.
Sedevamo sulla sabbia, Harry davanti a me, lo stringevo forte. Guardavamo verso il mare, era perfetto.
Ruotò la testa per riuscire a guardarmi negli occhi, la brezza leggera gli scuoteva i riccioli e gli scopriva il viso. I suoi occhi verde smeraldo luccicavano, erano persino più belli del mare che ci s’apriva difronte.
‘Lo sai cosa significhi per me, vero?’ rispose.
La sua tenerezza mi si appiccicava addosso ogni volta, mi etrava dentro, s’incastrava sottopelle.
Il mio Harold.
‘Non riesco a crederci, a volte. Non riesco a credere che le cose siano davvero così, non riesco a credere che sono riuscito ad averti, non riesco a credere di poter amare in modo così forte, Harry. Ogni tanto ho paura che il cuore mi scoppi. Ti guardo e provo cose che non ho mai provato, in vita mia. E’ tutto talmente bello che spesso ho paura possa finire da un momento all’altro, che possa spezzarsi ogni cosa, che le mura che ci siamo costruiti intorno ci crollino addosso. Non sopporterei di ritrovarmi fra le macerie. Non ce la farei’. Sospirai.
‘In quel caso raccoglieremmo i pezzi e li rimetteremmo insieme, non è vero?’ rispose in un sorriso.
Mille sensazioni tutte insieme, pelle d’oca.
‘Dovremo attraversare ancora mille cose, Lou. Dovremo uscire completamente allo scoperto, quando chi ci sta intorno ce lo permetterà. Promettimi che mi terrai la mano, ancora. Promettimelo, solo questo’.
Il suo viso si fece improvvisamente cupo, pensieroso.
Gli accarezzai i riccioli morbidi, era tornato l’Harold fragile. Toccava a me, ora, raccogliere il masso e togliere il peso.
‘Ti terrei la mano anche se dovessimo attraversare la strada più difficile e dolorosa del mondo, Hazza’.
Mi guardò intensamente e la tristezza nei suoi occhi, sparì.
‘Allora lo sai, quanto vali per me’ disse.
Annuii, guardandolo negli occhi, a fondo.
C’era il mio mondo, lì dentro. Le mie paure, le mie certezze, le mie insicurezze, le mie cose belle, stavano tutte lì dentro.
‘Mi basterà guardarlo negli occhi quando la forza mi scivolerà via dalle mani’, pensai.
Bastava solo guardarlo negli occhi, e sarebbe stato tutto perfetto, sempre.

Ciaaao bella gente! Volevo ringraziarvi -ancora- perchè leggete/seguite/preferite la mia storia, anche se recensite poco u.u ed io ho davvero bisogno di recensioni, per capire dove devo migliorarmi/cambiare qualcosa ç_ç Recensite, vi prego :3
seguitemi su twitter - @HannahJane182

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Capitolo 11
*** Don't wanna be without you. ***


“If we could only have this life, for one more day…”
 
 ‘No, non potete più vivere insieme, le voci in giro sono tante’ ripetè Marco, mentre io e Louis lo guardavamo perplessi.
‘Stai scherzando, vero? Non stai dicendo sul serio, giusto?’ disse Louis, agitato. Camminava avanti e indietro fra il divano ed il tavolo da pranzo, con le braccia incrociate dietro la testa. ‘Non ti rendi conto del male che ci fate, ogni volta’ si lasciò cadere sul divano.
Io ero inchiodato al pavimento, non riuscivo a muovere un muscolo. Era come se stessi osservando una scena dall’esterno, una scena di cui non facevo parte.
‘Non capisco dove sia il problema, Marco. Io ed Harry ci amiamo, è così difficile da accettare? Sarebbe così strano lasciar uscire fuori questa ‘notizia’?’ continuò Louis. Nella sua voce c’era rabbia, come tutte le volte che si affrontava questo discorso con le persone che volevano ostacolarci. Ma stavolta era diverso. Ci stavano separando, ci stavano allontanando.
Sentii il cuore squarciarsi, quando realizzai. Rimasi ancora paralizzato, gli occhi appiccicati a Louis.
‘Oh diamine, siete due idioti, non capite quanto problemi comporterebbe una schifezza simile’ rispose Marco, disgustato.
‘E’ assurdo, ci trattate in questo modo e noi continuiamo a tenere duro… sappiate che lo facciamo soltanto per chi ci supporta, loro sono l’unica ragione’.
Sembravano essersi invertiti i nostri ruoli: Louis che andava contro Marco, ci difendeva, continuava a sostenerci. Per la prima volta fui incapace di reagire; lasciai che le parole mi travolgessero, mi si buttassero addosso, mi scavalcassero facendo male. Non dissi nulla, ancora una volta.
Marco si voltò verso di me. ‘Ti ho già trovato un appartamento, non molto lontano da qui. Ti piacerà, inizia a preparare le tue cose, domani portiamo tutto li’. Un colpo al cuore.
‘Domani?’ parlai per la prima volta, dopo ore.
‘Domani, Harry’ sbottò Marco scocciato, avvicinandosi alla porta. ‘Passo per le undici, fatti trovare pronto’ s’infilò il cappotto ed uscì, chiudendo violentemente la porta.
Tutte le sensazioni più brutte del mondo mi pervasero.
Non era giusto, non potevano farci questo.
Non capivano che ci stavano strappando con troppa forza, faceva male.
‘Non credevo sarebbero arrivati a questo punto’ la voce di Louis mi raggiunse alle spalle.
‘Non lo credevo nemmeno io, Lou’.
Silenzio.
‘Non riesco nemmeno a voltarmi, credimi… guardarti mi farebbe troppo male, non riuscirei a lasciarti andare’ strinsi i pugni.
Sentii i suoi passi, mi raggiunse.
‘Ti prego Louis, non rendere tutto più difficile’
‘Ti prego, Harry, guardami…’ la sua voce era triste.
‘Come faccio a guardarti? Lo sai anche tu, non riusciremmo a combattere oltre, Tommo…’ non avrei mai voluto dire quelle parole. Non avrei mai voluto farlo, sapevo che avrei ferito Louis irreparabilmente. Ma, nel momento in cui le dissi a voce alta, ferii anche me stesso. Mi feci del male, mi sarei voluto picchiare, mi maledissi mille volte.
‘Non credi più in noi, Harold?’ sospirò. ‘Non dovremmo mollare proprio ora, lo sai?’
‘Lo so, Louis,  lo so…’ sospirai.
Mi abbracciò da dietro, mi strinse fortissimo.
Quando eravamo a contatto provavo le sensazioni più belle del mondo. Mi sentivo a casa, mi sentivo protetto, mi sentivo amato.
Come avrei fatto a rinunciare a tutto questo?
Come avrei fatto a rinunciare ai suoi occhi, alle sue parole, ai suoi gesti?
Sentivo già la tristezza di un letto vuoto la mattina.
Mi sarebbe mancato persino il suo disordine, mi sarebbero mancati i suoi scherzi fastidiosi, mi sarebbe mancata la positività di Louis.
Svegliarmi con lui accanto mi faceva iniziare le giornate in modo diverso.
‘Sarà meglio che vada a preparare le mie cose, Lou’ dissi, cercando di usare il tono di voce più dolce che potessi.
Allentò la presa e mi lasciò sgattaiolare via, corsi su per le scale, preparai le mie cose in lacrime.

 
 
-Louis’ Pov-
La poca luce che filtrava dalla finestra mi costrinse ad aprire gli occhi, controvoglia.
Non capii subito cos’era la sensazione di tristezza che m’invadeva quel mattino, poi realizzai.
La parte destra del letto era vuota. Le lenzuola perfettamente intatte, il suo profumo non c’era.
Mi alzai di scatto, infilai le pantofole.
Ai piedi del letto c’era qualche suo maglione impilato, mi accucciai. C’era un biglietto, sopra.
‘Non smetterò mai di amarti, Louis. E’ una promessa. –H xx’
Sorrisi.
Mi mancava già, terribilmente.
 

 

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Capitolo 12
*** you are my one, and only. ***


Era passato un mese.
Trentuno giorni in cui io ed Harry eravamo stati lontani, senza sguardi né parole.
Avevamo avuto del tempo per riposarci, a casa, con le nostre famiglie.
Prendevo in mano il telefono ogni sera, componevo il numero e non chiamavo mai.
Non mi ero arreso, no.
Mi mancava ogni giorno di più, sentivo il respiro mancarmi, spesso.
“Come sta?” chiedevo agli altri, quando li sentivo.
“Perché non lo chiami, Lou?” sbottò Liam all’altro capo del telefono, un giorno. “I giorni passano, tra poco dovremo ripartire… non credi che state solo complicando le cose?” aggiunse.
“Quando mai sono state facili per noi, le cose?” ribattei.
“Se lo ami, non lasciarlo andare, Tommo. Ci vediamo la prossima settimana” mi congedò. Papà Liam, era sempre il più saggio, sapeva sempre cosa dire. Sospirai.
Mi buttavo sul divano e pensavo al tempo che avevamo passato insieme. Harry tirava fuori il meglio di me, come nessun altro avrebbe mai saputo fare. Harry m’insegnava ad amare ogni giorno, m’insegnava a migliorarmi.
“Sono un Tommo migliore, con te” gli dicevo spesso, in un sorriso, mentre eravamo abbracciati, mentre facevamo gli idioti e ci tiravamo i cuscini addosso.
Mi spettinava i capelli e si mordeva il labbro, poi mi guardava intensamente. Quando mi guardava in quel modo voleva dirmi qualcosa, qualcosa di sentito.  “Non so come farei, senza di te” disse l’ultima volta.
Ed ora come fai, senza di me, Harold? Perché io ti giuro che non lo so, pensavo mentre tormentavo il bracciolo del divano.
I giorni passavano ed anche il thè col latte delle 5 che mi preparava mia madre, mi ricordava Harry.
I giorni passavano e quella mattina presi la valigia e salutai la mia famiglia. Il sole padroneggiava debole, scaldava a malapena. Il furgoncino che ci avrebbe portato all’aereoporto si fermò davanti casa, mi voltai un’ultima volta per salutare mia madre, ancora alla finestra, con gli occhi lucidi.
“Salta su!” urlò Zayn affacciandosi dal finestrino, e salutando calorosamente mia madre con un cenno della mano, seguito dagli altri.
“Buon viaggio, cuccioli” rispose lei, spalancando la finestra.
“Mamma, ti prego!” le urlai contro.
Il mio cuore prese ad accelerare, nello stomaco le acrobazie più strane. Cos’avrei fatto appena me lo sarei ritrovato davanti?
Sistemai la valigia nel portabagagli, scorsi i ricci di Harold appiccicati al finestrino.
Montai, mi avevano lasciato il posto accanto a lui.
Quanto mi erano mancati.
Quanto mi era mancato.
Si mosse appena, il suo profumo mi avvolse.
Notai che aveva al collo la collana che gli avevo regalato mesi prima.
“Così non ti dimentichi di me”. Mi aveva abbracciato e l’aveva messa subito addosso. “Finchè ce l’avrò su, saprai che sei con me” rispose.
Ce l’aveva ancora, il mio cuore sussultò.
“Ciao, Harry” lo salutai per ultimo. Lui si passò una mano fra i capelli. “Ciao, Lou” tormentava con la mano la collana.
Gli altri scherzavano, fingendo d’ignorarci, mentre noi ci guardavamo in silenzio. Gli indicai la collana con un cenno della testa. “Sono ancora con te?” dissi.
Silenzio.
Si mordeva il labbro, mi guardava intensamente. Brutto segno.
Dovetti fare un respiro profondo, l’ansia mi stava divorando.
“Sei sempre stato con me, Tommo” disse finalmente, con quell’espressione seria che spesso mi spaventava.
“Mi sei mancato” aggiunse.
Mi sciolsi, al suono di quelle parole.
“Mi sei mancato anche tu” risposi.
Incontrai i suoi occhi verdi, fu uno scontro violento, inaspettato. Mi ci buttai dentro, però, senza paura. Mi sentii vivo; si, da quel momento, ne fui certo: ricominciai a vivere.

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Capitolo 13
*** Forever and a day. ***


“Ci ho riflettuto” se ne uscì un giorno Louis, mentre ci cambiavamo in camerino. “Dobbiamo dire tutto, Harry. Tirare fuori questa cosa, una volta per tutte…” sospirò.
“Sai che non ce lo permetterebbero mai, Lou” ribattei, scettico.
“E a noi che importa? Riflettici, Harry. Siamo noi i protagonisti di tutto questo, è noi che ama la gente. Siamo più forti di tutto il resto” si chinò ad allacciarsi le scarpe, evitai di guardarlo in viso. Forse aveva ragione Louis, ma io avevo una paura tremenda. Paura di perdere tutto quello che avevamo, paura di veder crollare tutto ciò che avevamo costruito in un solo secondo. I One Direction erano la mia vita, non avrei mai sopportato di vedere tutto cadere a pezzi.
Lasciammo cadere il discorso, ci fiondammo sul palco, lì dove riuscivo a dimenticare tutto, dove mi sentivo libero di essere ciò che ero.
Non riprendemmo più il discorso nei giorni successivi, ma io continuavo a pensarci.
Spesso, quand’eravamo a tavola, prendevo fiato, avrei voluto cominciare un discorso del tipo ‘Io e Louis vogliamo dichiararci, e mettere fine a tutte le chiacchiere’ ma il coraggio mi mancava, ingoiavo tutte le parole e tornavo a fare silenzio.
“Ci ho riflettuto anche io, Lou” dissi una notte, mentre eravamo a letto.
C’era solo la luna ad illuminare un po’ la stanza, scorgevo la figura di Louis muoversi nel buio. “Su cosa, Harold?” rispose, con la voce assonnata mentre si stropicciava gli occhi. Forse si stava per addormentare, mi scappò da ridere pensando che beccavo sempre i momenti meno opportuni per parlare delle cose più importanti.
Mi poggiai su un fianco, per poterlo guardare.
“Sul fatto di uscire fuori… di dire tutto” dissi.
“E cos’hai pensato?” rispose, mentre si girava verso di me, eravamo l’uno difronte all’altro, nel buio della nostra stanza. Non potevo vederlo bene, ma immaginavo il suo viso tendersi e rilassarsi, riuscivo ad immaginare persino le sue espressioni. Conoscevo Louis meglio di quanto conoscessi me stesso. Sapevo che in quel momento era quasi terrorizzato, aveva paura di ciò che stessi per dirgli.
“Ho pensato che infondo ce la possiamo fare” dissi in un sorriso. Ero convinto che anche se non potesse scorgere perfettamente la mia espressione, sapeva che stessi sorridendo, lo avrebbe percepito dal mio tono di voce.
Allungò una mano e mi accarezzò i riccioli, scese sulla guancia, mi solleticò il collo. Risi, mi sentivo un bambino in quel momento.
“Noi ci amiamo, Louis. Il nostro è un amore vero… è andato oltre troppe cose. Ne ho la certezza, possiamo farcela” conclusi.
“Cos’ha detto Zayn, l’altro giorno? ‘Se l’amore è vero può andare oltre qualsiasi cosa’, no?” sorrideva anche lui.
Cercai la sua mano sotto la coperta, la strinsi forte.
Pochi giorni dopo i giornali erano pieni di nostre foto.
Il managment ci dava addosso e cercava mille modi per trovare riparo ad una situazione scomoda, secondo loro.
Le menzioni su twitter erano milioni, tutti volevano sapere.
Andammo avanti per settimane in quel modo, ma ne valse la pena.
Io e Louis potevamo uscire per strada tenendoci per mano. Potevamo guardarci senza la paura di essere fraintesi, potevamo vivere liberamente la nostra storia.
Ce l’avevamo fatta, avevamo lottato per mesi, che si erano trasformati in anni. Nessuno era riuscito a fermarci, a separarci, ad allontanarci.
Di una cosa ero sicuro: quello che sentivo dentro quando ero vicino a Louis, quando mi sfiorava, quando mi guardava e sorrideva, quando facevamo l’amore, non l’avevo mai provato con nessuno prima di allora.
Louis era speciale. L’avevo sempre saputo, dalla prima volta che mi si era avvicinato e tendendomi la mano si era presentato.
Louis era la mia metà. Louis era tutto ciò che mi mancava per sentirmi completo, Louis era tutto ciò che mi bastava per essere felice.
“Sali” mi disse un giorno, prendendomi per mano ed invitandomi a salire in macchina.
“Abbiamo un giorno di riposo, ti porto al mare” disse, sorridente.
Il sole splendeva, era una giornata magnifica, respirai a pieni polmoni e mi sentii felice.
“Divertitevi, e godetevi la libertà” disse Zayn affacciandosi dalla porta, seguito dagli altri due. Sorridevano, erano felici anche loro.
Gli corsi incontro, abbracciandoli tutti e tre. “Vi amo, ragazzi” dissi.
“Li ami?” sbottò Louis in un finto tono arrabbiato, alle mie spalle. Gli altri scoppiarono a ridere “Vi voglio bene” dissi, fra le risa.
Raggiunsi Louis in macchina, mise in moto e partimmo.
Era una decappottabile, il vento mi scompigliava i capelli e si portava via tutte le cose negative che mi avevano tenuto prigioniero per mesi.
Mi sentii davvero libero, mi aggrappai alla mano di Louis sul cambio, sentii una scossa. Mi guardò, un altro sguardo pieno di tutto.
“ti amo tanto” gli dissi.
Ti amerò per sempre, Louis’ pensai.
Avremmo attraversato tutte le tempeste, tutti gli uragani, tutti i temporali del mondo. Sempre insieme. Sempre per mano.
Sempre io e Louis. Era il nostro destino.


Okay, questa ff è giunta al termine. Ringrazio chiunque abbia letto, recensito, seguito, preferito questa storia. Io ci ho messo il cuore, e spero voi siate riusciti a percepirlo. :)
Grazie di cuore.

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