Vaniglia

di bik90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Cena ***
Capitolo 3: *** Genitori e figli ***
Capitolo 4: *** Sorprese ***
Capitolo 5: *** Pensieri e decisioni ***
Capitolo 6: *** Ultima cena ***
Capitolo 7: *** Sofferenze ***
Capitolo 8: *** Muri e ostinazioni ***
Capitolo 9: *** L'incidente ***
Capitolo 10: *** Tra coma e realtà ***
Capitolo 11: *** Scariche elettriche ***
Capitolo 12: *** Risveglio ***
Capitolo 13: *** Sprazzi di ricordi ***
Capitolo 14: *** Incubi notturni ***
Capitolo 15: *** Dolcezza ***
Capitolo 16: *** Scoperte ***
Capitolo 17: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


 
Era trascorso un anno, un anno da quando tutte le Hime avevano chiuso i conti col Principe d’Ossidiana, un anno da quando le loro vite erano potute ricominciare. Tutte avevano trovato un proprio equilibrio ed erano finalmente felici. Mai e Tate continuavano la loro relazione, Mikoto era sempre la solita bambina affamata, Midori era perennemente alla ricerca dell’avventura, Yukino era il nuovo presidente del comitato studentesco e continuava ad essere la migliore amica di un’Haruka energica che non era cambiata affatto nonostante l’università, Natsuki e Shizuru proseguivano il loro rapporto in modo tranquillo. La diciassettenne dai capelli mori non credeva che il futuro le avesse riservato una simile gioia, Shizuru era una ragazza eccezionale che la rendeva felice per ogni piccola cosa. Continuava a vivere nello stesso appartamento con Mai e Mikoto mentre l’altra aveva dovuto cambiare alloggio per avvicinarsi maggiormente all’università. Con il ben volere della famiglia Fujino aveva deciso di iscriversi ad Economia e Commercio per poter essere in grado, nel futuro, di prendere il controllo dell’impero finanziario del padre. Stava procedendo tutto nel migliore dei modi.
 
<< Natsuki! >> urlò Mai come al solito entrando nella stanza dell’amica senza bussare.
La trovò che stava ancora dormendo.
<< Forza! >> continuò la ragazza dai capelli rossi togliendole le coperte << O faremo tardi a scuola! >>.
<< Mai! >> gridò l’altra svegliandosi << Quante volte ti ho detto che non devi entrare in camera mia? >>.
<< Scusa, scusa! >> si affrettò a ribattere l’amica ridendo.
Ogni mattina era sempre la stessa storia, era diventata un po’ la loro routine quotidiana senza la quale non potevano iniziare la giornata.
<< Mai >> disse Mikoto affacciandosi << Ho fame >>.
<< Mikoto, hai già fatto colazione e i panini che ti ho preparato li devi portare a scuola, altrimenti finisci che ti mangi il banco >>.
<< Ma io… >>.
<< Niente scuse, tra poco scendiamo quindi non divorare nulla! >> le rispose Mai spingendola fuori la stanza. Si voltò verso Natsuki che sbadigliava << E tu sbrigati, ti do dieci minuti altrimenti ti faccio uscire solo con quell’intimo che hai addosso che per la cronaca ti sta benissimo. È un regalo di Shizuru? >>.
Le strizzò l’occhio ridendo mentre l’amica le lanciava contro un cuscino.
<< Mikoto, allora ti passo a prendere fuori la scuola >> disse Mai mentre camminavano tutte e tre vicine mentre si avvicinavano alla scuola della ragazzina << Sei preparata per l’interrogazione di storia? >>.
La bambina annuì col capo chino e lo stomaco che brontolava. Natsuki, che le stava accanto, rise e guardò davanti a sé scorgendo un ragazzo che le stava salutando con la mano.
<< Mai, c’è Tate >> disse indicandolo con l’indice e contraccambiando il gesto.
In quel momento le squillò il cellulare. Sorrise nel leggere il numero sul display.
<< Ehi, buongiorno >> salutò attivando la conversazione.
<< Ciao piccola >> disse Shizuru dall’altra parte del telefono << Arrivata a scuola? >>.
<< Ancora no, abbiamo appena lasciato Mikoto >> rispose Natsuki << Come mai già sveglia? Non hai lezione alle dieci? >>.
<< Sì, ma volevo sentirti e poi ne approfitto per studiare >>.
<< Sei proprio una brava ragazza >> la canzonò la diciassettenne ridendo mentre camminava. Salutò con un cenno del capo Tate che le aveva raggiunte << Mi domando come fai a stare con un tipo come me >>.
<< Lo sai, mi piacciono i casi disperati! >> ribatté prontamente l’altra ragazza ridendo.
<< Shizuru! >> esclamò Natsuki.
<< Pranziamo insieme? >> chiese improvvisamente la diciannovenne cambiando argomento << Ti passo a prendere a scuola? >>.
<< Okay, ma questa volta decido io cosa mangiare! >> rispose la mora ricordando che l’ultima volta Shizuru le aveva messo sotto il naso pesce arrosto.
Sentì la sua risata cristallina dall’altra parte e il suo cuore si riempì di gioia.
<< Va bene, va bene >> si affrettò a dire Shizuru <>.
<< Anch’io >> disse Natsuki attaccando o infilando il cellulare nella tasca dell’uniforme scolastica.
Si voltò verso la coppietta che si teneva a circa tre passi di distanza da lei e sorrise.
<< Mai, non ci sono per pranzo >>.
<< Che peccato, volevo provare a cucinare ravioli di carne >> rispose la ragazza avvicinandosi senza smettere di tenere per mano Tate.
<< Sarà per la prossima volta >> ribatté Natsuki mettendosi accanto a lei.
<< Come va, Kuga? >> le domandò il ragazzo con un mezzo sorriso << Anche oggi a scuola? Shizuru ti ha proprio messo in riga >>.
Lei gli scoccò una sola occhiata prima di fargli la linguaccia.
<< E tu non credi che queste battute siano un po’ vecchie?  È un anno ormai che rigo dritto >>.
<< E devi continuare così! >> rispose Mai abbracciandola e ridendo, sapendo bene di far arrossire l’amica che era sempre restia ad esternare i suoi sentimenti.
Nell’incontrare gli occhi della cosa compagna di stanza, le passarono davanti tutti i momenti che avevano vissuto insieme. Era passato tanto tempo, eppure per loro erano sempre ben presenti. Avevano pianto, si erano sentite sconfitte ma poi ne erano uscite vincitrici e ora potevano ridere e comportarsi come tutte le ragazze della loro età. Natsuki aveva ormai abbandonato quel suo atteggiamento aggressivo e freddo che usava con chiunque provasse ad avvicinarsi; Shizuru le aveva fatto comprendere che l’amore era un sentimento bellissimo e che tutto l’odio provato fino a quel momento dovesse trovare pace. Una pace che era arrivata solo con la consapevolezza e la stabilità della loro relazione. Aveva abbandonato la vendetta per un qualcosa di più bello e più grande che la avvolgeva per non lasciarla mai andare. Il suo rapportarsi verso il mondo era cambiato, era solare e allegra; finalmente si era lasciata alle spalle tutto quello che le era successo. La morte della madre le appariva come un fatto molto triste ma non viveva più per scoprire chi c’era dietro quell’omicidio; ormai aveva avuto le sue informazioni e ne era, per così dire, soddisfatta. La diciannovenne le aveva donato una nuova ragione di vivere e, anche se all’inizio era stata un po’ restia ad accettarlo, alla fine non aveva potuto mentire a se stessa. I sentimenti che la ragazza aveva pazientemente risvegliato chiedevano di essere lasciati liberi di manifestarsi e lei non aveva fatto altro che viverli. L’amore che provava per lei era infinito; il solo pensiero che tra poche ore l’avrebbe rivista la faceva sorridere. Nonostante gli impegni di entrambe e soprattutto della più grande che frequentava l’università, riuscivano a vedersi molto spesso. Il padre di Shizuru le aveva perfino comprato una piccola utilitaria affinché fosse avvantaggiata negli spostamenti mentre lei possedeva sempre la sua Ducati, anche se al momento era dal meccanico per qualche controllo. Senza la moto era come se le mancasse una parte di sé e per questo aveva pregato l’uomo di fare tutto il prima possibile. Ricordava quel giorno, Shizuru ne aveva riso molto durante la cena e anche dopo, mentre guardavano un film.
<< Quel sorriso sornione ti dona proprio >> disse Mai mentre entravano a scuola sorridendo a sua volta.
Natsuki arrossì violentemente a quelle parole abbassando lo sguardo e accelerando.
Tate scoppiò in una sonora risata e fu rimproverato immediatamente dalla sua ragazza con una sola occhiata. Nessuno, a suo dire, poteva prendere in giro la sua amica; nessuno tranne lei, ovviamente. Finalmente stavano vivendo una vita normale, una vita che tutti avevano sperato di poter finalmente avere, una vita che spettava loro di diritto dopo tutto quello che avevano fatto per salvare il mondo. Anche se non voleva vantarsi, doveva ammettere che erano state brave. Quella battaglia di un anno fa aveva fatto scoprire a tutte le Hime qual era la persona più importante nella loro vita. Era stato così che lei aveva compreso il profondo amore che provava per Tate e che Natsuki aveva accettato i grandi sentimenti di Shizuru per lei. Erano morte e rinate insieme, il loro legame si era solo potuto intensificare ulteriormente. Fino a quel momento non aveva mai pensato che ci potesse essere qualcun altro più importante di Takumi. Quella rivelazione le aveva fatto perdere il respiro per l’intensità ma subito dopo si era affrettata a combattere per coloro che amava. E ora, che le sue uniche preoccupazioni erano la scuola e lo shopping, le sembrava che ognuno aveva avuto quel che meritava. Suo fratello stava bene, l’operazione era stata un successo ed era tornato a scuola assieme all’instancabile Akira che aveva smesso di indossare abiti maschili al posto di quelli, sicuramente più adatti, femminili. Anche per loro si era aperto un periodo felice; l’angoscia della malattia era scomparsa per sempre e, a parte qualche controllo a scadenza semestrale, non dovevano più vedere nessun medico. Anche Takumi, come la sorella, poteva dedicarsi alle attività che preferiva senza angosciarsi per quello che sarebbe potuto succedere. Si era iscritto al corso di nuoto e a quello di calcio nonostante i consigli di Tate di seguirlo nello sport in cui era un maestro. Mai guardò il suo ragazzo e gli diede un bacio sulla guancia prima di sedersi al banco davanti al suo. Anche per lui la sofferenza era finita e il dolore che aveva provato quando si era reso conto di non amare più Shio era lentamente scomparso soprattutto nel momento in cui la ragazzina aveva smesso di assillarlo e si era accontentata dell’affetto che poteva donarle come la sua sorellina ma niente di più oltre a quello. Il resto era solo per Mai. Natsuki guardò la coppia e sperò che non diventassero patetici come Akane e il suo ragazzo. Non riusciva proprio a comprendere come si potesse lasciarsi andare a simili comportamenti in pubblico. Lei era molto più riservata; delle volte arrossiva semplicemente se Shizuru le prendeva la mano o le sfiorava una guancia. Questo fatto divertiva molto l’altra ragazza che delle volte lo faceva apposta solo per poter vedere la sua reazione. Infatti, ancora non era stata pronta a farsi presentare ai suoi genitori. Da come glieli aveva descritti la diciannovenne, erano due persone molto importanti e in vista, appartenenti all’alta società di Kyoto che non avevano nulla a che spartire con un tipo come lei. Per istinto sapeva che sarebbero rimasti almeno sorpresi dalla scelta della loro unica figlia che avevano educato nelle migliori scuole. La campanella suonò mettendo fine ai suoi pensieri. Si sedette al suo posto, accanto a Mai e prese una matita in mano iniziando a giocherellarci. La professoressa di letteratura non tardò ad arrivare.

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Capitolo 2
*** Cena ***


<< Finalmente! >> esclamò Natuki alzandosi in piedi e stiracchiandosi << Credevo di non farcela! >>.
Mai rise mentre riponeva nello zaino i libri di matematica. Doveva ammettere che le lezioni sui logaritmi non erano particolarmente facili ma apprezzava che l’amica si stesse impegnando tanto. Lentamente tutti i ragazzi iniziarono a sciamare fuori l’aula e anche la diciassettenne si affrettò ad unirsi a loro. Gettò una veloce occhiata alla rossa che le fece un cenno della mano.
<< Vai, vai >> le disse Mai comprendendo << Sicuramente Shizuru ti starà aspettando >>.
<< Grazie, Mai >> rispose l’altra sorridendo << Ci vediamo a casa! Ciao Yuhichi >>.
<< Kuga attenda a non essere troppo gentile >> scherzò il ragazzo che stava aspettando la ragazza dai capelli rossi.
Una linguaccia fu tutto quello che gli diede Natsuki prima di scappare via.
Fuori la scuola, non ci mise molto nell’individuare la macchina grigia di Shizuru. Corse verso di lei e si infilò dentro.
<< Ciao >> le disse appena ebbe richiuso lo sportello alle sue spalle.
L’altra ragazza si allungò leggermente verso di lei per darle un breve bacio.
<< Come è andata oggi? >> le domandò mentre metteva in moto.
<< Uff >> iniziò la mora sollevando gli occhi al cielo e sbuffando << I logaritmi sono una palla tremenda >>.
Shizuru rise inserendo la seconda e abbassando il volume della musica; poi le posò una mano sul ginocchio. Sentì Natsuki rabbrividire e ne fu felice. Sentir fremere quella ragazza del piacere che solo lei poteva donarle, la faceva sentire al settimo cielo. L’amava, l’aveva sempre amata e non era stato facile per lei fingere di essere solo un’amica e finalmente Natsuki non solo aveva accettato i suoi sentimenti ma li corrispondeva. Era quasi un anno che stavano insieme, che non doveva più angosciarsi con pensieri poco puliti sul suo conto perché poteva trovarla sempre al suo fianco. L’amore era un sentimento che faceva girare la testa e perdere l’orientamento e lei, per quella ragazza dagli occhi verdi, l’aveva completamente smarrito. Per Natsuki avrebbe fatto qualunque cosa.
<< Ancora non ti sei messa la cintura? >> le chiese improvvisamente notando che l’altra stava seduta scompostamente sul sedile.
La diciasettenne non si curò di nascondere il suo disappunto.
<< Rivoglio la mia Ducati >> disse << Lì non servono cinture di sicurezza >>.
<< Più tempo trascorrerai lontano da quell’affare e più io mi sentirò tranquilla >> ribatté Shizuru svoltando a destra << Devo ricordarti io perché è dal meccanico la tua moto? >>.
<< Un piccolo controllo >> rispose caparbiamente Natsuki guardando fuori dal finestrino.
<< Per favore, Natsuki >> affermò la diciannovenne prendendole la mano << Non fare più cose azzardate come la settimana scorsa >>.
<< Ma quello mi è venuto addosso! >> esclamò la mora.
<< Stavi sorpassando in curva ed è un miracolo che tu non ti sia fatta niente >>.
La diciassettenne non rispose, sapeva che era vero ma si rifiutava di ammetterlo.
<< Per favore >>.
<< Okay, ma piantala con questa lagna! >>.
Entrambe si ritrovarono a ridere. Era bello stare con la persona che si amava, si provavano dei sentimenti unici anche solo nel chiacchierare.
<< Allora dove pranziamo? >> domandò Shizuru ferma ad un semaforo e aumentando la presa sul ginocchio dell’altra.
Guardò negli occhi la sua ragazza e sorrise nel leggervi il suo stesso desiderio. Senza dire nulla guidò verso il suo appartamento.
Shizuru occupava l’ultima abitazione di una grande e carina palazzina. Tutti i condomini tenevano fiori e piante fuori i balconi e si assicuravano che il proprio pianerottolo fosse sempre ben pulito. Era molto vicino all’università ed era per quello principalmente che il padre della ragazza dai capelli castani glielo sovvenzionava. Come al solito, ci teneva che la figlia avesse il massimo in tutto.
<< Vediamo se indovino di cosa hai voglia >> disse Shizuru ridendo mentre infilava la chiave nella toppa.
Natsuki l’abbracciò baciandola nel momento in cui la porta si aprì. Caddero in avanti sul morbido tappeto del salone. La diciannovenne sorrise. Le piaceva quel lato che l’altra teneva accuratamente nascosto per rivelarlo solo a lei, ogni volta era come una nuova scoperta. Lentamente le sbottonò l’uniforme scolastica che indossava e la baciò ripetutamente sul collo completamente dimentica di ogni altra cosa. Si tolse il giubbotto accorgendosi che il suo cellulare stava squillando. Scosse impercettibilmente il capo; chiunque fosse, avrebbe dovuto aspettare. Si mise sopra il corpo di Natsuki senza pesare su di lei, capovolgendo la situazione iniziale. La diciassettenne la fissava con quel suo solito rossore sulle guance che a lei piaceva tanto mentre le accarezzava il morbido petto.
<< Shizuru… >> iniziò imbarazzata come la prima volta.
<< Shhhh… >> le rispose la ragazza più grande chinandosi su quel corpo che sapeva regalarle una moltitudine di sensazioni diverse.
<< Ti amo >>.
Shizuru non le rispose impegnata a toglierle prima il reggiseno per poi scendere verso il basso. Sentì l’altra ragazza sobbalzare e i primi brividi iniziarono a scuoterla. Sapeva che li stava provando anche Natsuki. Adorava quel suo essere ogni volta imbarazzata, quel suo provare vergogna per qualunque minima cosa, spogliarla e osservare le reazioni del suo corpo. Amava tutto di lei, si era innamorata di lei fin dalla prima volta che l’aveva vista, fin dal primo sguardo che le aveva lanciato intimandole di starle lontano. Ma lei si era caparbiamente avvicinata e alla fine era riuscita a sciogliere la lastra di ghiaccio che Natsuki si era creata intorno. Sentirla gemere e sussultare sotto di lei, sotto le sue dita che sapeva muovere bene nell’intimità dell’altra, era fonte di un infinito piacere. Sapeva quali erano i punti da toccare per farla stare bene ma non lo faceva subito; prima voleva godersi quel corpo che, in un certo senso, apparteneva solo a lei. Continuò a baciala e a stimolarla per un tempo che a Natsuki parve infinito. Ormai aveva capito che all’altra piaceva portarla al limite senza permetterle di arrivare alla fine per poi ricominciare e glielo lasciava fare. Dopo tutto quello che aveva fatto per lei si meritava qualche piccola e innocente rivincita. Sorrise sollevandosi leggermente per poterla baciare.
<< Le tue labbra >> disse sottovoce << Sanno di vaniglia >>.
 
<< Già te ne vuoi andare? >> domandò Shizuru notando che Natsuki si stava rivestendo.
Si mise di lato per poterla osservare e con un dito le accarezzò la nuda schiena. L’altra ragazza rabbrividì mentre si voltava verso di lei. Le sorrise dandole un bacio sulle labbra.
<< Mai ha detto di tornare per cena >> rispose << Perché non vieni anche tu? >>.
Shizuru le sorrise e stava per risponderle quando il suo cellulare iniziò a squillare. Prendendolo in mano scoprì che era il padre. In fretta si alzò in piedi e cercò qualcosa per coprirsi. Fece un segno alla sua compagna e Natsuki comprese che sarebbe andata nell’altra stanza a parlare. La osservò allontanarsi e ne ammirò le forme a malapena coperte dall’intimo. Tornò pochi minuti dopo. Abbracciò la diciasettenne baciandola sul collo e con la lingua seguì il contorno dell’orecchio destro.
<< Dai Shizuru, rischiamo di fare tardi >> le disse la mora allontanandola leggermente e includendola nella cena anche se l’altra non le aveva ancora dato una risposta.
<< Faccio una doccia e andiamo >>.
 
Mai non fu sorpresa della presenza di Shizuru; a casa loro c’era sempre qualcun altro oltre a loro tre e per questo cucinava di più. Quella sera poi, c’erano anche Reito e Tate.
<< Scusa per l’intrusione Mai >> si scusò la diciannovenne entrando e salutando tutti i presenti.
<< Oh, nessuno problema >> rispose la rossa che indossava un grembiule molto colorato << Mancavate solo voi >>.
Ordinò a Natsuki di aiutarla nel fare le portate e Mikoto iniziò ad urlare che voleva quella più grande. Tutti risero.
<< Come va l’università, Reito? >> domandò Shizuru che era seduta accanto al ragazzo.
Reito si concesse un ampio sorriso prima di rispondere. Era entrato a Medicina dopo una lunga preparazione e, anche se non se ne vantava, era molto orgoglioso dei risultati che stava avendo.
<< Bene, è dura >> disse << Ma mi piace >>.
<< Natsuki >> affermò improvvisamente Mai mentre mangiavano cercando gli occhi dell’amica << Ti escono tutti gli esercizi di matematica? Perché a me il numero… >> le morirono le parole in gola nel notare che Natsuki era notevolmente arrossita e teneva lo sguardo basso << …non… non li hai fatti? >>.
<< Non… proprio… >> rispose la mora sperando che quella conversazione finisse in fretta << Avevo intenzione di copiarli da te dopo cena >>.
<< Che cosa hai fatto tutto il pomeriggio se non ha studiato? >> chiese Mikoto che tra i presenti era l’unica che ancora non aveva capito.
Il volto di Natsuki prese letteralmente fuoco mentre desiderava sprofondare in una voragine sotto i suoi piedi.
<< Ho aiutato Natsuki in un’altra materia oggi, Mikoto >> rispose Shizuru sperando di trarre d’impaccio la sua ragazza e prendendole una mano sotto il tavolo leggermente divertita dalla situazione che si era creata.
Ormai non era un segreto per nessuno la sua relazione con Natsuki anche se la più piccola non aveva inteso i segnali che si scambiavano le due.
<< In quale materia? >>.
A quella domanda Reito e Tate scoppiarono a ridere di gusto di fronte all’ingenuità della ragazzina.
<< Diciamo che quando sarai grande potrai studiarla anche tu >> disse Tate facendo l’occhiolino a una Natsuki sempre più rossa.
Dopo quella battuta la cena proseguì tranquillamente chiacchierando del più e del meno e Reito fu il primo a congedarsi dopo aver promesso alla sorella che il giorno successivo sarebbero andati a prendere un gelato gigantesco. Natsuki e Shizuru si chiusero nella stanza della mora mentre Mai portava a letto Mikoto e salutava Tate.
<< Finalmente, non sopportavo più tutti quegli sguardi addosso >>.
Shizuru sorrise prendendole entrambe le mani e spingendola a sedersi accanto a lei sul letto. Le accarezzò una guancia e gliela baciò.
<< Non voglio farti stare sveglia fino a tardi >> disse premurosamente la diciannovenne << Domani devi andare a scuola >>.
Natsuki la abbracciò. Erano questo suo essere così premurosa con lei che le piaceva. Le attenzioni che le donava la faceva sentire speciale.
<< Grazie >> le sussurrò in un orecchio sorridendo << Ti amo >>.
Shiruzu le passò una mano tra i lunghi capelli scuri sorridendo a sua volta. Ormai glielo diceva come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se tutto quello che avevano affrontato fosse solo un lontano ricordo. Quel presente le piaceva troppo per anche solo pensare minimamente di lasciarselo sfuggire.
<< Domani ho lezione da mezzogiorno alle cinque >> continuò la diciannovenne.
<< Ci vediamo dopo? >> chiese innocentemente Natsuki che non riusciva più a stare nemmeno un giorno senza di lei.
L’altra le baciò quelle morbide labbra in segno di risposta intrecciando le dita con le sue.
<< Credo di amarti troppo >>.
Il sorriso della diciassettenne le scaldò il cuore.

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Capitolo 3
*** Genitori e figli ***


Quella era esattamente ciò che poteva definirsi una giornata storta. Tutto era iniziato male fin dal mattino, da quando Mikoto le aveva rovesciato la colazione addosso e a scuola la situazione non era migliorata. La professoressa di matematica l’aveva interrogata alla lavagna, poi era stata la volta di quella di chimica. Sbuffò pesantemente pensando che Shizuru sarebbe rimasta dispiaciuta dei suoi voti. Ci teneva che andasse bene a scuola, desiderava che anche lei si iscrivesse all’università una volta finito il liceo. Anche se non le aveva mai risposto, il solo pensiero di trascorrere altri cinque anni sui libri le faceva venire i brividi. Non era quello che voleva, avrebbe preferito indubbiamente di più poter dedicarsi alla sua moto che stava trascurando. La sua ragazza le proibiva di correre e fare cose a suo dire azzardate, l’unica volta che si era permessa di disubbidirle aveva avuto quel piccolo incidente. Si passò una mano tra i capelli e guardò fuori dalla finestra. Era finito ormai il tempo in cui correva via dalle lezioni per combattere un Orphan e doveva chiedere a Shizuru d’inventare una nuova e fantasiosa scusa. Istintivamente chiuse la mano a pugno pensando al suo Child, Duran. Con lui aveva condiviso molto e ancora adesso, quando il suo ricordo si affacciava nella mente, provava una certa nostalgia. Le mancava; le mancavano quelle sensazioni che le procuravano nello stringere le sue due pistole, nel sentir crescere dentro di sé un crescendo di energia che delle volte le faceva perdere il fiato, nel comandare il lupo meccanico di fare strage dei loro nemici. Alcune volte aveva ancora l’esigenza di fare qualcosa di simile e allora saltava sulla sua moto e si recava al poligono a sparare. Dopo tutte l’esperienza che fatto contro gli Orphan, era diventata un’eccellente tiratrice, centrava sempre il bersaglio nonostante le difficoltà che aggiungeva col tempo. Se Shizuru non la trovava, sapeva dove cercarla. All’inizio era stato difficile, era stata male nel non avere più il suo migliore amico accanto e diverse volte si era ritrovata a urlare il suo nome nel cuore della notte nel vano tentativo di richiamarlo a sé. Shizuru era stata molto paziente con lei, aveva compreso il disagio che stava vivendo e l’aveva aiutata come poteva. Lentamente, e focalizzando la sua attenzione su cose più importanti, era riuscita a riprendersi anche se un enorme vuoto, non ancora colmato, la avvolgeva.
<< Ehi tutto okay, Natsuki? >> le chiese improvvisamente Mai notando che l’amica non si muoveva e teneva lo sguardo fisso sul vetro della finestra.
La campanella dell’intervallo era suonata da alcuni secondi e tutti gli studenti si precipitarono nel cortile. Le si mise davanti e cercò i suoi occhi sorridendo. Ogni volta rimaneva colpita da quel verde intenso. Natsuki arrossì leggermente abbassando leggermente il capo mentre posava la penna che aveva in mano sul banco.
<< Niente >> rispose.
<< Avevi una faccia >> costatò l’amica facendo un lungo sorso dal suo succo di frutta << Che stavi pensando? >>.
L’altra si alzò in piedi sentendosi imbarazza a parlare di quel leggero malessere che provava. Si guardò intorno per essere certa che nessuno la stesse ascoltando.
<< Ti capita mai di pensare a Kagutsuchi? >> chiese sottovoce.
Quella domanda spiazzò per pochi istanti la ragazza dai capelli rossi ma poi sorrise con gentilezza.
<< Spesso >> rispose << Anche se è passato tanto tempo >>.
Natsuki si limitò ad annuire.
<< E’ normale, Natsuki >> continuò Mai con suo solito tono << Hanno fatto parte di noi, hanno occupato un posto speciale nei nostri cuori. Non potremmo mai dimenticarli >>.
<< Delle volte mi manca così tanto >>.
La diciasettenne le accarezzò dolcemente una guancia scendendo fino alla spalla per stringerla saldamente. Per Natsuki era stato molto più difficile di lei staccarsi dal suo passato e soprattutto da Duran, non riusciva a immaginare cosa avesse provato l’ultima volta che l’amica aveva visto il suo Child. La ragazza dai capelli scuri aveva avuto un legame fortissimo con il lupo meccanico, erano vissuti insieme e in simbiosi per parecchi anni. Anche per lei l’abbandono da parte della fenice era stato terribile ma nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che aveva provato l’altra. Sapeva che era stato difficile ma credeva che grazie a Shizuru fosse riuscita a voltare pagina.
<< E’ giusto che sia così >> le disse << Andrà sempre meglio però, vedrai. Le ferite si cicatrizzano >>.
Per la prima volta Natsuki sorrise lieta delle sue parole. Mai era sempre riuscita a farla sentire meglio con poche e semplici parole. Si domandò quale dono possedesse quella ragazza che le stava di fronte e che con pazienza le era stata accanto esattamente come Shizuru.
Il suono della seconda campanella fece rientrare nelle rispettive classi tutti gli studenti che si affrettarono a terminare la propria sigaretta o a gettare nei cestini i rifiuti delle merende. L’arrivo della professoressa di arte fece comprendere agli alunni che era arrivato il momento di riprendere.
 
Shizuru aveva terminato le prime due ore di lezione e si stava recando nella prossima aula, quando il suo cellulare squillò. Nel leggere il numero del padre, si chiese cosa fosse successo. Attivò la conversazione restò in silenzio ascoltando quello che le diceva il genitore. Il tono era sempre lo stesso, leggermente distaccato com’era solito dei membri della famiglia Fujino. Quando le chiese di tornare a casa il prima serata, non riuscì a nascondere la sua sorpresa. Non vedeva i suoi genitori da parecchi mesi e non sentiva, sinceramente, il bisogno di rivederli. Nella sua vita stava andando tutto bene; l’università, Natsuki, finalmente tutto aveva un senso. L’equilibrio che si era faticosamente creato le piaceva e amava quello che le dava. Nonostante i suoi dubbi, però, non riuscì a far cambiare idea al padre che, anzi, aveva insistito parecchio per rivederla. Così alla fine, si era arresa e aveva promesso che sarebbe partita dopo le lezioni. Attaccò sbuffando leggermente approfittando del fatto che non la stesse guardando nessuno. Poi riprese il suo cellulare e compose il numero di Natsuki gettando una breve occhiata all’orologio da polso. La ragazza doveva essere uscita da poco da scuola.
<< Ciao Shizuru! >> la salutò la mora contenta di sentirla << Sei a lezione? >>.
La diciannovenne sorrise nel sentire la sua voce.
<< Tra poco vado, tu tutto bene a scuola? >>.
<< Abbastanza >> rispose evasivamente l’altra mentre camminava sul marciapiede leggermente distaccata da Mai, Tate e Mikoto.
<< Devo dirti una cosa Natsuki >> le disse senza troppi giri di parole << Ha telefonato mio padre e vuole vedermi >>.
<< Beh, non… >>.
<< Parto nel pomeriggio alla fine delle lezioni >>.
<< Cosa? >> esclamò la ragazza dagli occhi verdi << Perché così presto? >>.
<< Perché mi ha fatto delle pressioni per andare il prima possibile >> spiegò Shizuru << Vuole parlarmi >>.
<< E quando torni? >>.
La diciannovenne non rispose subito, nemmeno lei lo sapeva.
<< Perché non vieni con me? >> le chiese improvvisamente. Parecchie volte aveva chiesto alla ragazza di conoscere i suoi genitori ma lei si era sempre rifiutata. Non era ancora pronta.
<< Shizuru… io… >> iniziò Natsuki visibilmente a disagio per quella proposta.
<< Okay, ho capito >> tagliò corto la ragazza dai capelli castani senza curarsi di nascondere la sua delusione.
<< Mi dispiace >> disse l’altra << Ma non me la sento ancora >>.
<< Ho capito, non fa niente. Ci sentiamo più tardi, va bene? Devo proprio scappare adesso >>.
<< Va bene, ti amo >>.
<< Anch’io >>.
Shizuru chiuse la conversazione sospirando e sperò che per lei non ci fosse nessuna cattiva notizia.
 
Era arrivata da poco a casa Fujino, una grande villa che sin da bambina aveva visto come troppo grande per le tre sole persone che rappresentavano la sua famiglia. Quella era la dimora della sua casata da generazioni e lei chiudeva la linea di discendenza. Un giorno, tutto il patrimonio familiare sarebbe giunto nelle sue mani e lei intendeva amministrarlo saggiamente come suo padre. Per questo si era iscritta a Economia e Commercio ed entrambi i suoi genitori erano stati felici della sua scelta. Chiuse gli occhi per un solo istante prima di entrare. Come aveva immaginato, Misaki, la cameriera che un tempo doveva dedicarsi solo a lei, le venne incontro sorridendo. La abbracciò felice di vederla.
<< Ciao Misaki >> disse salutandola.
<< Signorina Fujino, che piacere rivederla! >> esclamò l’altra sorridendola << Ormai è davvero una donna bellissima >>.
<< Grazie ma non c’è bisogno di riempirmi di complimenti ogni volta che torno a casa! >> rispose la diciannovenne consegnandole il cappotto che indossava << Mio padre e mia madre? >>.
<< Sono in salotto, la stanno attendendo >>.
 Shizuru attraversò il lungo corridoio respirando quell’odore di lavanda che a sua madre piaceva molto e si ritrovò a sorridere. In fondo tornare a casa dopo mesi di assenza, era una bella sensazione. Appena entrò nella stanza il calore che sprigionava il camino acceso la investì. I suoi genitori erano seduti sul divano di pelle ad angolo di fronte al focolare e le davano le spalle. Nel sentirla arrivare si voltarono entrambi sorridendo. La diciannovenne fece qualche passo avanti e immediatamente percepì una leggera tensione dipinta sul volto della donna. Al contrario del padre, che sapeva sempre comportarsi in modo impeccabile in ogni situazione, lei non era mai stata capace di nascondere i suoi veri sentimenti. In questo, Shizuru somigliava molto al grande uomo d’affari, da lui aveva imparato che, quasi sempre, mostrare i suoi desideri e le sue passioni fin da subito era sbagliato. Occorreva farsi vedere disinteressati prima di manifestare ciò che si provava veramente. Era ciò che aveva fatto con Natsuki e alla fine la ragazza era arrivata ad accettare ciò che provava per lei.
<< Ciao Shizuru >> disse la donna alzandosi in piedi e avvicinandosi alla figlia per abbracciarla << Fatto buon viaggio? >>.
<< Abbastanza, sono contenta di rivedervi >>.
<< Anche per noi siamo contenti >> rispose la madre gettando una breve occhiata al marito.
Quel gesto non passò inosservato agli occhi della diciannovenne. Guardò il padre con aria vagamente interrogativa ma il signor Fujino le sorrise amabilmente.
<< L’università, Shizuru? >> le chiese << Ti piace? >>.
<< Molto, studio cose interessanti e spero di essere una degna erede del patrimonio di famiglia >>.
Il sorriso dell’uomo si allargò ancor di più. Sua figlia era sempre stata molto matura e consapevole del ruolo che un giorno avrebbe occupato. Crescendo gli aveva dimostrato varie volte quanto il suo giudizio fosse importante per lei. Sicuramente anche stavolta sarebbe stato così.
<< Adesso ceniamo >> disse la madre scuotendo leggermente il campanello per richiamare l’attenzione della servitù << Certamente sarai stanca per il viaggio, ti ho già fatto preparare la tua vecchia stanza >>.
Shizuru sorrise inclinando lievemente il capo e annuì. Aveva notato che la grande tavola era già stata apparecchiata. Mangiarono in silenzio, chiacchierando del più e del meno, di questioni d’affari e di imprese che il padre della diciannovenne aveva intenzione di assimilare nella propria. Shizuru non poteva fare a meno di chiedersi per quale motivo l’uomo l’aveva fatta tornare in fretta e furia a casa se poi andava tutto bene e non c’erano problemi che la riguardassero. Quando fu servito il dolce, la ragazza dai capelli castani pensò che quello era il preferito di Natsuki. Semplicemente pensare il suo nome la fece sorridere. Involontariamente si ritrovò a stringere sotto il tavolo il cellulare sentendo il bisogno di sentirla. Forse era stata un po’ troppo dura con lei quando aveva rifiutato di accompagnarla dai suoi genitori. Immaginava che non fosse facile avere a che fare con due figure molto importanti per lei, due persone che per la diciassettenne simboleggiavano solo dolore. Avrebbe dovuto chiederle scusa quanto prima e farle capire che non ce l’aveva con Natsuki. Le credeva quando le diceva che prima o poi l’avrebbe accontentata. Suo padre si alzò in piedi decretando la fine della cena. Sia la moglie che la figlia lo imitarono.
<< Avrei piacere se domani venissi a lavoro con me, Shizuru >> le disse guardandola.
La ragazza annuì pensando che a Natsuki non sarebbe proprio andato bene questo prolungamento della sua visita ai genitori.
Detto questo si congedò per andare a fumare un sigaro in terrazza.
<< Padre >> affermò Shizuru raggiungendolo dopo aver salutato la madre che andava a letto << Per telefono mi era sembrato di capire che volesse parlarmi >>.
Prima di rispondere, il signor Fujino aspirò ampie boccate di fumo.
<< E’ così >> rispose semplicemente guardando il cielo stellato e limpido << Domani avremo tutto il tempo per farlo. Adesso va pure a riposarti >>.
Le diede un bacio sulla fronte come faceva sempre quando era bambina.
<< Ah, Shizuru >> le disse prima che si allontanasse troppo per essere sentito << Sono davvero orgoglioso di te >>.
 
Stesa sul letto dove per tanti anni aveva dormito, Shizuru fissava il soffitto e immaginava il corpo di Natsuki con indosso solo l’intimo. Quell’immagine le fece scuotere il corpo da mille brividi lungo la schiena. Era assurdo che una sola persona avesse tutte quell’importanza per lei eppure era sempre stato così. Ancor prima di comprendere ciò che la legava a quella ragazza dagli occhi verdi, Shizuru si era sentita attratta da Natsuki i cui modi gelidi l’avevano spinta a continuare a stare vicino. Prese il cellulare in mano e compose il suo numero. Guardò le foto e i premi che stavano appollaiati sulle mensole della sua stanza e sorrise. Era sempre stata una bambina molto intelligente e sveglia che aveva frequentato le migliori scuole e ancora adesso la sua università era molto prestigiosa. I suoi genitori erano fieri di lei e l’avevano sempre spinta a dare il massimo. Figlia unica, com’era presagibile sia il padre che la madre l’avevano riempita di attenzioni senza viziarla per farle comprendere da subito che quello che le veniva dato era perché lo meritava. E lei li aveva sempre ricompensati con ottimi voti e un comportamento impeccabile soprattutto davanti amici e parenti lontani. Era sempre stata elogiata da tutti e forse proprio per questo, la prima volta che vide degli occhi che non erano adoranti nei suoi confronti, se ne era sentita attratta. Si girò a pancia in giù e fisso la scrivania mentre il cellulare continuava a squillare. Tutto in quella camera le ricordava la prima volta che aveva portato Natsuki in quella casa.
 
<< Sei sicura che non ci sia nessuno? >> le aveva domandato Natsuki mentre l’altra ragazza faceva scattare la serratura della porta principale dell’enorme maniero.
Shizuru le aveva sorriso invitandola ad entrare.
<< Te l’ho detto >>le aveva risposto baciandole una mano << I miei sono fuori per lavoro e la servitù è stata mandata a casa. Siamo solo noi >>.
Quando la madre le aveva comunicato che sarebbero stati fuori città per una settimana, aveva subito deciso di cogliere al volo l’occasione. Natsuki le aveva detto di non essere pronta a conoscere i suoi genitori, non di non poter vedere la cosa dove aveva vissuto per tanti anni.
<< E’ bellissimo qui >> aveva costatato la diciassettenne guardandosi intorno.
Non aveva mai visto un atrio così grande, era almeno la metà dell’appartamento che divideva con Mai e Mikoto.
<< Ti piace? >> le aveva chiesto Shizuru accarezzandole una ciocca di capelli.
<< Tu hai vissuto qui e non ti sei mai persa? >> aveva iniziato a canzonarla la mora correndo per il maniero curiosa di vedere le altre stanze.
<< Scema! >> aveva risposto la diciannovenne cercando di bloccarla.
Alla fine era riuscita a fermarla in cucina. L’aveva abbracciata spostandola verso la parete e aveva iniziato a baciarla sul collo. Immediatamente il corpo di Natsuki aveva reagito a quei tocchi delicati.
<< Adesso non ti muovi più? >> le aveva sussurrato in un orecchio la più grande mentre le passava una mano tra i lunghi capelli scuri.
La ragazza dagli occhi verdi in tutta risposta le diede un bacio carico di passione. Shizuru aveva iniziato delicatamente a massaggiarle la pancia attraverso il tessuto della camicia salendo lentamente verso il seno. I gemiti dell’altra la inebriavano. Le aveva messo una gamba tra le sue per costringerla a tenerle leggermente divaricate e le aveva aperto i primi bottoni. Le aveva passato le mani su quella candida pelle mentre Natsuki le accarezzava i capelli.
<< Voglio fare l’amore con te >> le aveva detto Shizuru in un soffio.
Sentiva il respiro caldo della diciassettenne solleticarle il collo e non poteva non eccitarsi. Le aveva tolto la camicia per accarezzarle la schiena nuda. Natsuki tremava sotto le sue mani e non riusciva a parlare. Stare con la diciannovenne le faceva sempre quell’effetto. Una scarica elettrica le aveva attraversato il corpo quando aveva sentito l’altra insinuare le dita sotto il jeans senza slacciarlo.
<< Natsuki…. >> aveva sussurrato la più grande iniziando ad accarezzarla tra le gambe.
Sentiva distintamente il desiderio della sua ragazza e desiderava appagarla. Velocemente le aveva sfilato il jeans facendola rimanere in intimo. Natsuki l’aveva abbracciata gemendo il suo nome. Si erano guardate negli occhi per un solo istante.
<< Anch’io voglio fare l’amore con te >> le aveva risposto finalmente la diciassettenne accarezzandole con la lingua il padiglione auricolare.
Shizuru l’aveva sollevata e fatta sedere tra il piano cottura e il lavello. Natsuki le aveva sfilato la maglia e aperto la zip della gonna che indossava. Sapeva che anche Shizuru provava le sue stesse sensazioni e voleva che fosse l’unica a godere del piacere che poteva regalarle. Lentamente la cucina si era riempita di gemiti e sospiri.
<< Shizuru… >> aveva detto la ragazza dagli occhi verdi fermandosi.
L’altra l’aveva fissata con aria interrogativa.
<< Andiamo in camera tua >> aveva continuato Natsuki << Io voglio sentirti e vederti nella tua stanza, nel luogo dove hai dormito e dove dormirai ancora. Ogni volta che sarai qui penserai a me e a quello che abbiamo fatto >>.
La diciannovenne le aveva sorriso comprendendo a pieno il senso di quelle parole. L’aveva aiutata a scendere e a piedi nudi e stringendo la sua mano l’aveva guidato al piano superiore.

 
Natsuki aveva ragione, era esattamente quello che era accaduto nel tornare a dormire nella sua stanza. Ogni oggetto le parlava di ciò che avevano vissuto quella notte.
La mattina non era ancora sorta quando Shizuru era già sveglia. Non sapeva perché ma uno strano senso d’inquietudine l’aveva avvolta e adesso non desiderava altro che sapere cosa volesse il padre da lei e poter finalmente tornare dalla sua amata Natsuki. L’aveva chiamata la sera precedente e, nello scusarsi per il suo comportamento, aveva scoperto che anche l’altra aveva pronunciato le sue stesse parole. Entrambe erano state in pena senza che ce ne fosse bisogno e questo le aveva fatte ridere. La loro intesa era perfetta. Nel dirle che ancora non sapeva quando sarebbe tornata, aveva sentito una nota di tristezza nella voce della diciassettenne e questo fatto l’aveva addolorata. Anche lei desiderava tornare da lei per poterla nuovamente abbracciare e coccolare.
Si fece una doccia e scese giù per la colazione. Com’era prevedibile, i suoi genitori erano già a tavola e la stavano attendendo. La ragazza sorrise e salutò mentre si sedeva.
<< Dormito bene? >> le chiese la donna premurosamente.
Shizuru annuì.
<< Bene, quando hai finito andiamo >> le disse suo padre bevendo il suo caffè.
 
Per tutta la mattina la diciannovenne fu impegnata con l’uomo in colloqui vari con persone importati e azionisti. Era la prima volta per lei che il padre la portò con sé per chiederle dei consigli su come agire e per mostrarle come lavorava. La ragazza fu all’altezza delle sue aspettative, rispondendo alle sue domande come avrebbe detto lui. Era piacevolmente sorpreso dalle sue parole e dai discorsi su come incrementare la produttività. Anche lui ci stava pensando e il fatto che fosse stata sua figlia la prima a parlarne ai suoi soci gli fece comprendere che presto sarebbe stata pronta a subentrare al suo posto.  A ora di pranzo tornarono a casa dove li attendeva la moglie e per tutta la durata del pasto non fece altro che elogiarla. Shizuru era leggermente imbarazzata dai complimenti dell’uomo, non era abituata eppure le facevano piacere. Quando terminarono, sua madre chiese alla servitù di servire il caffè sul divano. A quelle parole la diciannovenne comprese che era arrivato il momento di parlare del motivo che aveva spinto il padre a farla tornare. I due coniugi si sedettero l’uno accanto all’altro mentre lei preferì sistemarsi davanti a loro su una poltrona. Ringraziò quando la cameriera le porse la sua tazzina e girò varie volte il cucchiaino all’interno, anche se non ce n’era bisogno. I suoi genitori la fissavano sorseggiando appena il loro caffè.
<< Shizuru >> iniziò l’uomo rompendo il silenzio che si era creato e posando la tazzina vuota sul basso tavolino << E’ inutile che ti dica che per noi la tua omosessualità non è mai stato un problema >>.
A quelle parole il cuore della diciannovenne perse un colpo. Non aveva mai parlato di quell’argomento con i suoi genitori, non aveva mai sentito il bisogno di farlo visto che, quando l’aveva compreso lei, sua madre e suo padre parevano che l’avessero saputo già da prima. Sorrise mentre annuiva appena senza parlare. Adesso si sentiva alquanto a disagio.
<< Per e tuo padre non è mai cambiato nulla. Sei sempre stata speciale, fin da bambina >> le disse dolcemente la donna << Per questo non ti abbiamo fatto delle pressioni sul presentarci la persona che ti sta affiancando da un po’ di tempo >>.
È questo il problema?, pensò Shizuru guardandoli alternativamente, Il non avervi presentato Natsuki?
<< Ci rendiamo conto che non è una cosa naturale e per il tuo bene noi abbiamo raccolto delle informazioni >> concluse il padre tirando fuori dalla tasca interna della giacca una busta di carta gialla.
<< Cosa? >> ripeté incredula la ragazza dai capelli castani.
Non riusciva a credere che i suoi genitori avessero fatto una cosa del genere. Strinse le mani a pugno che stavano tremando. Vide l’uomo aprire la busta e leggere alcuni fogli.
<< Natsuki Kuga >> disse senza alcuna emozione nella voce << Diciassettenne orfana di madre da undici anni. Il signor Kuga vive in America dal giorno dell’incidente, pare che si sia risposato e abbia un figlio >> fece una pausa per guardare la figlia.
<< Cosa c’entra tutto questo con lei? >> chiese Shizuru ingoiando un groppo di saliva.
<< Ci sono termini qui che hanno usato per descriverla che non sto qui a ripetere. Il suo curriculum scolastico è disastroso, è considerata una piccola teppista, una persona da cui tenersi alla larga >>.
<< Non voglio ascoltare queste cose su di lei! >> esclamò la diciannovenne con le lacrime agli occhi << Non avreste dovuto fare questo! >>.
<< Lo abbiamo fatto per te, Shizuru >> rispose sua madre << Questa ragazza non è degna di starti accanto. Puoi e devi avere di meglio >>.
<< Sei sempre stata una ragazza generosa; abbiamo compreso che hai compiuto un atto di pietà nei suoi confronti ma ora è arrivato il momento di smetterla >>.
La diciannovenne sentì una morsa gelida all’altezza dello stomaco comprendendo dove volessero arrivare i suoi genitori.
<< Io non posso smettere >> affermò con sincerità sperando di riuscire a far capire loro quello che provava per quella ragazza << La mia non è stata pietà nei suoi confronti. Io la amo e non posso lasciarla. Lei è tutta la mia vita >>.
Suo padre scosse il capo.
<< Adesso, forse può sembrarti così, ma vedrai che quando… >>.
<< Non succederà quello che pensi! >> urlò Shizuru indignata da quello che stava per dire l’uomo << Io non lascerò Natsuki perché me lo state chiedendo! >>.
Senza aspettare risposta scappò in camera sua mentre le prime lacrime a lungo represse le solcavano il volto.
Perché mi avete fatto questo?, si domandava incessantemente.
 
Il cellulare squillava ormai da parecchio tempo ma Natsuki non aveva voglia di voltarsi e rispondere. Era notte fonda e stava dormendo beatamente. Quando comprese che non avrebbe smesso finché non si fosse decisa a rispondere, lo cercò a tentoni sul comodino e attivò la conversazione senza nemmeno guardare chi fosse.
<< Pronto? >> chiese assonnata.
Dall’altra parte Shizuru sorrise sentendo la sua voce.
<< Ciao Natsuki >> le disse sottovoce.
<< Sh… Shizuru? >> chiese incredula la diciassettenne aprendo gli occhi di scatto e mettendosi seduta sul letto << Che cosa… >>.
<< Scusa >> iniziò la diciannovenne cercando di reprimere le lacrime << Non volevo svegliarti ma… >>.
<< Dove sei? >>.
<< Sotto casa >>.
<< Arrivo subito >>.
Passarono pochi minuti prima che Shizuru potesse vedere la figura esile di Natsuki avvicinarsi all’auto. Le scappò un sospiro di sollievo mentre l’altra ragazza apriva lo sportello e s’infilava dentro.
<< Shizuru, cosa è successo? >> le domandò immediatamente comprendendo che dove essere accaduto qualcosa alla sua compagna.
La diciannovenne invece di rispondere la abbracciò affondando il volto tra i suoi capelli scuri e respirando il suo odore familiare. Strinse il tessuto della sua uniforme quasi come un'ancora di salvezza. Aveva bisogno di sentirla. Era andata immediatamente via dalla casa dei suoi genitori, delusa e amareggiata dal comportamento e dalle parole che le erano state dette. Mai avrebbe creduto che sua madre e suo padre sarebbero arrivati a chiederle una cosa del genere. Per lei Natsuki era la cosa più importante e mai vi avrebbe rinunciato, non dopo tutto quello che aveva sofferto per poter arrivare a quel punto con lei. Aveva vagato a lungo con la macchina senza una meta, non volendo tornare a casa e alla fine si era decisa a chiamare l’unica persona che in quel momento desiderava sentire e vedere.
<< Shizuru? >>.
<< Adesso va tutto bene >> rispose finalmente la più grande senza smettere di tenerla stretta contro di sé << Dimmi solo che mi ami >>.
Natsuki a quelle parole sorrise scostandola da lei leggermente per poterla guardare negli occhi. Le asciugò le lacrime con la punta delle dita e le diede un bacio a fior di labbra.
<< Certo che ti amo >> le disse sfiorandole con la bocca l’orecchio sinistro << Ti amo più della mia stessa vita >>.

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Capitolo 4
*** Sorprese ***


Era trascorsa una settimana da quell’episodio e Shizuru non ne aveva mai fatto parola con Natsuki. Non voleva che si angosciasse anche lei come era accaduto alla diciannovenne. Da quel giorno aveva cercato di tornare ad essere quella di sempre ma non era facile cancellare le parole del padre dalla sua mente anche se le era chiaro che mai avrebbe potuto lasciare la ragazza dagli occhi verdi. Anzi, da quella notte la cercava sempre più spesso; sentiva il bisogno di averla vicina, di poterla sfiorare, di sentire la sua voce. E Natsuki aveva compreso la sua necessità e cercava di supportarla come meglio poteva, nonostante non sapesse cosa le fosse successo. Non voleva per nessun motivo costringerla a fare qualcosa che non desiderava e si limitava ad aspettare il momento migliore. Prima o poi si sarebbe sentita pronta, ne era sicura. Trascorreva spesso la notte da lei dormendo semplicemente l’una accanto all’altra o delle volte chiacchierando sul futuro fino a tardi. Entrambe godevano della presenza dell’altra, di quel contatto che troppo Shizuru aveva solo immaginato prima che si trasformasse in vero.
Natsuki era appena uscita da poligono quando il suo cellulare aveva iniziato a squillare. Non poteva essere la sua ragazza perché era a lezione a quell’ora. Lesse il nome sul display e si affrettò a rispondere.
<< Finito di puntare una pistola contro sagome di cartone? >> le chiese la voce familiare dell’amica.
La mora sorrise appena passandosi le dita dell’altra mano tra i lunghi capelli.
<< Appena uscita >> rispose attraversando la strada.
<< Bene! >> esclamò Mai con una gioia che fece tremare leggermente Natsuki << Allora puoi accompagnarmi a fare dei giri? >>.
Prima di parlare, le labbra dell’altra si lasciarono scappare un breve sospiro.
<< Adesso? Ma ho bisogno di una doccia e… >>.
<< Niente scuse! >> disse prontamente la diciassettenne dai capelli rossi << Ci vediamo tra un quarto d’ora, ho delle cose importanti da fare >>.
<< E non puoi farti accompagnare da Tate? >> provò a dire Natsuki sentendosi messa alle strette.
<< Assolutamente no! >> rispose Mai come se l’amica avesse appena detto una bestemmia.
Senza aspettare risposta, attaccò prima che la ragazza dagli occhi verdi inventasse una fantasiosa scusa per evitare l’appuntamento.
Spero che non sia come l’ultima volta, pensò Natsuki infilando il cellulare in tasca e avvicinandosi alla fermata dell’autobus ricordando le tre ore trascorse in giro per negozi per poi non comprare niente. Scosse il capo mentre si fermava leggermente distaccata dal resto del piccolo gruppo che aspettava il mezzo di trasporto pubblico. Odiava prendere autobus e metro ma per fortuna doveva pazientare solo un altro giorno. L’indomani, dopo la scuola, sarebbe passata dal meccanico per riprendere finalmente la sua moto e avrebbe detto addio a quegli insopportabili orari che le facevano mancare l’aria. Salì cercando un posto lontano dagli altri e si infilò l’ipod nelle orecchie. Il tragitto per arrivare all’appuntamento con Mai non fu lungo anche se, quando scese, la rossa la stava già aspettando. Appena la vide le andò incontro radiosa.
<< Cos’è tutta questa felicità, Mai? >> le domandò con un pizzico d’ironia la mora.
<< Andiamo! >> rispose invece l’amica tirandola per la manica dell’uniforme scolastica.
<< Ma cos’è che devi fare precisamente? >>.
<< Tra due giorni sarà un anno che io e Tate stiamo insieme e volevo comprarmi un vestito nuovo per l’occasione! Mi porta a cena fuori >>.
Natsuki la guardò inarcando il sopracciglio destro.
<< Oh, andiamo Natsuki! >> esclamò l’altra << Non dirmi che tu e Shizuru non festeggiate! >>.
Il volto dell’amica divenne immediatamente rosso.
<< Non le hai mai fatto un regalo? >>.
<< Ma io pensavo che non ci fosse bisogno di queste cose e soprattutto di ricordare delle stupide date! >> si difese Natsuki voltando lo sguardo dall’altra parte.
<< Ma Natsuki! Come puoi pensare una cosa del genere? Anche se non Shizuru non è un tipo fiscale, credo che le farebbe piacere ricevere un regalo ogni tanto. Non deve esserci per forza un’occasione particolare >> Si guardarono per un attimo negli occhi prima di proseguire << Dai, ci penso io! >>.
La prese per mano costringendola a seguirla nonostante i lamenti iniziali dell’altra.
Girarono per le strade della città per diverse ore, entrando in vari negozi e provando molti abiti. Ma se Mai trovò quasi subito ciò che cercava, per Natsuki non fu altrettanto facile. Ogni volta che l’amica la invitava a indossare qualcosa, lei la fissava inarcando il sopracciglio per farle comprendere la sua disapprovazione. Anche se aveva provato a dissuaderla, Mai era convinta che dovesse comprare un vestito da indossare in un’occasione speciale. Quando le aveva domandato il senso di quell’acquisto era toccato all’amica guardarla torva e si era dovuta accontentare di seguirla.
<< Questo, Natsuki! >> esclamò improvvisamente la ragazza dai capelli rossi indicando un vestito in vetrina << Questo è perfetto! >>.
L’altra l’aveva guardato e in effetti dovette ammettere che era davvero bello. Si era sentita afferrare sottobraccio dall’amica prima di entrare.
<< Ma sei sicura Mai? >> le aveva chiesto mentre chiedevano dell’abito ad una commessa.
<< Certo, sono sicura che ti starà benissimo >> le rispose con un sorriso.
Natsuki lo prese dalle mani della donna che glielo porgeva e sospirò mentre lo osservava. Forse per lei era troppo complicato. Dopo le insistenze di Mai, entrò in camerino e lo indossò. Rimase senza fiato nel guardarsi allo specchio e divenne rossa come un pomodoro quando l’amica spalancò la tendina per poterla osservare. Emise un lungo fischio di approvazione.
<< Caspita Natsuki! >> esclamò felice << Ti sta d’incanto >>.
<< Grazie >> rispose la mora continuando ad arrossire e tenendo lo sguardo basso.
Non era abituata a vestire qualcosa di diverso dalla tenuta scolastica o da un abbigliamento composto da jeans e felpe. In un certo senso si sentiva a disagio. Alzò leggermente gli occhi per rivedersi allo specchio e di nuovo rimase di stucco. Il vestito nero era molto elegante con un ampio scollo che le lasciava scoperta la schiena e uno spacco laterale che le arrivava molto sopra il ginocchio. Per parecchi secondi restò a fissarsi immobile. Le maniche erano dei semplici volant di raso che riprendevano l’orlo del vestito. Ovviamente occorreva una scarpa adatta.
<< Ancora ci stai pensando? >> la rimproverò Mai.
<< Piantala Mai! Mi hai trascinato in giro a fare shopping e adesso mi vuoi convincere a comprare questo vestito! >>.
<< Secondo me a Shizuru piacerà molto >> le disse l’altra con uno sguardo sornione.
<< Dici? >>.
Quella domanda fece scoppiare a ridere la rossa che dovette piegarsi leggermente in avanti prima di riprendere il controllo.
<< Ma allora ti interessa fare bella figura con lei! >> esclamò tra le risa << Non sei totalmente di ghiaccio come sembra >>.
<< Se avessi ancora il potere di evocare di Duran adesso ti farei sbranare da lui! >>.
<< Allora lo compri? >>.
<< Va bene! >>.
 
<< Shizuru! >> urlò Natsuki appena vide la ragazza uscire dall’università e facendole segno con la mano.
La diciannovenne si congedò dal gruppo con quale stava parlando e si avvicinò sorridendole. Era raro che Natsuki si recasse alla sua facoltà e per questo doveva approfittarne. La abbracciò dandole un bacio sulla guancia.
<< Allora, che ne pensi? >>.
Solo dopo quella domanda la ragazza dai capelli castani notò la moto che la diciassettenne doveva aver appena ritirato dal meccanico. Ebbe una stretta al cuore.
<< E’ perfetta, non trovi? >>.
<< Sì >> rispose infine << Sei felice di poter tornare a cavalcarla? >>.
<< Ovvio! >> disse Natsuki lanciandole uno dei due caschi integrali che aveva in mano << Andiamo a provarla! >>.
Nonostante il dubbio iniziale, Shizuru si lasciò convincere da quel sorriso radioso che le rivolse la sua compagna. Salirono e la pregò di non avere colpi di testa.
<< Com’è andata oggi all’università? >> le chiese Natsuki mentre superava un’auto.
<< Natsuki per favore rispetta il codice stradale >> le disse la più grande aggrappandosi ancor più saldamente a lei.
<< Avanti non fare la fifona e rispondi! >>.
<< Ho incontrato Haruka e Yukino >> iniziò Shizuru.
<< Ah sì? È sempre la solita? >> domandò la mora senza guardarla.
Anche se non poteva vederla, la diciannovenne asserì col capo.
<< Mi ha praticamente messo in guardia dal laurearmi prima di lei! >>.
Entrambe risero.
<< Le hai detto che se si avvicina di nuovo a te con questo tono gliele suono di santa ragione? >> domandò Natsuki cercando un posto dove parcheggiare.
Sentì la presa di Shizuru aumentare sul suo corpo mentre affondava il volto tra i suoi capelli.
<< Mi proteggeresti da chiunque? >>.
<< Mi sembra scontato, tu sei mia! >>.
Quelle parole fecero sorridere l’universitaria che, appena mise piede a terra, le diede un bacio sulle labbra come se volesse ringraziarla.
Si sedettero su una panchina e Natsuki le prese entrambe le mani.
<< Ho una sorpresa per te >> le disse senza riuscire a trattenersi e sorridendole.
Shizuru la guardò con aria interrogativa e stava per domandarle qualcosa ma le dita dell’altra che si posavano sulle sue labbra la bloccarono.
<< Non posso dirti nulla >> le sussurrò mentre gliele accarezzava dolcemente << Altrimenti non sarebbe più una sorpresa! >>.
La più grande le baciò le punte delle dita con amore.
<< Domani sera >> continuò Natsuki sempre più enigmatica << Domani sera verrò da te alle otto >>.
<< Non mi dai nemmeno un indizio? >>.
La mora le diede un bacio sul collo.
<< Credo che ti piacerà >>.
 
Anche se si era imposta di resistere fino al giorno seguente, Natsuki non riusciva a mettersi a letto. Girava e rigirava per la sua stanza mentre le altre due ragazze con le quali divideva l’appartamento si erano già messe a dormire. Non si era mai sentita in quello stato. Aprì l’anta dell’armadio e tirò fuori l’abito appeso alla stampella sorridendo. A Shizuru sarebbe piaciuto e poi aveva un’altra sorpresa da darle, una cosa che non aveva mostrato nemmeno a Mai. L’aveva acquistato quel giorno prima di aspettare la sua ragazza fuori l’università. Appena lo aveva visto aveva compreso che sarebbe stato quello il regalo perfetto per lei. Ripose il vestito e aprì un cassetto della scrivania prendendo tra le mani un astuccio di velluto rosso. Le era costato un po’, doveva ammetterlo, ma per Shizuru avrebbe fatto questo ed altro. E poi quelli erano i soldi che le inviava suo padre per pulirsi la coscienza. Come li spendeva erano affari suoi. L’aprì con dita tremanti rivelando un braccialetto d’oro bianco punteggiato da ametiste. In un piccolo spazio dietro la maglia era riuscita a farci incidere una sola parola. Vaniglia. Il suo sorriso si allargò ancor di più sapendo che la sua compagna avrebbe compreso a cosa si riferiva. Richiuse il cofanetto e si sedette sul letto poggiando il mento sulle ginocchia e prendendosi le gambe con le braccia. Mai aveva ragione; organizzare qualcosa per la persona più importante era una sensazione che la inebriava e la rendeva felice. Soprattutto se ricordava tutto quello che la diciannovenne aveva fatto per lei da quando l’aveva conosciuta. Prese in mano il cellulare e scorse la lista dei messaggi sospirando. L’eccitazione le impediva di pensare ad altro. Respirò profondamente cercando di calmarsi mentre cercava il suo orologio da polso. Forse non era ancora troppo tardi per farle una visita. A quel pensiero si alzò di scatto dal materasso come una molla e infilò il giubbotto scuro poggiato sulla sedia. Tirò la zip fino su e mise il telefonino nella tasca. Si guardò per un attimo allo specchio sorridendo prima uscire.
 
Shizuru aveva studiato fino a tardi quel giorno e solo alzando la testa dai libri si era accorta che era ora di cena. Sbadigliò sentendosi molto stanca. Chiuse gli occhi per un secondo appoggiandosi contro lo schienale della sedia e si stiracchiò pensando che avrebbe gradito molto la presenza di Natsuki accanto a lei in quel momento. Era curiosa di sapere cosa avesse in riserbo per il giorno seguente. Dalle sue parole era trapelata chiaramente l’eccitazione e la contentezza. Le venne da sorridere mentre si alzava e apriva il frigorifero.
Domani devo assolutamente fare la spesa, pensò notando che dentro non c’era praticamente più nulla. Per quella sera si sarebbe accontentata di un semplice panino ma per domani aveva intenzione di preparare qualcosa di speciale per Natsuki. Guardò l’orologio attaccato alla parete pensando che a quell’ora stava probabilmente cenando. L’avrebbe chiamata più tardi per augurarle la buonanotte. Improvvisamente qualcuno bussò alla sua porta. Velocemente indossò la sua vestaglia pensando che fosse per l’ennesima volta il vicino che le chiedeva l’apribottiglie. Scosse leggermente il capo abbozzando un sorriso mentre domandava chi fosse e sbirciando dall’occhiolino magico. Il suo cuore si fermò quando riconobbe nell’alta figura suo padre.
<< Sono io, Shizuru >>.
La diciannovenne fece scattare la serratura della porta prima di aprire e cercò di nascondere il suo turbamento per quella visita improvvisa.
<< A cosa devo il piacere di… >> iniziò mentre l’uomo entrava a grandi passi nella casa.
Non aveva più sentito i suoi genitori da quando le avevano chiesto di lasciare Natsuki. Da quel momento aveva deciso che sarebbe stato meglio allentare i rapporti per evitare di tornare su un argomento a suo parere chiuso.
<< Spero di non averti disturbata >> le disse il padre col suo solito tono gentile e rivolgendole un sorriso mentre si toglieva il soprabito.
Shizuru contraccambiò facendogli un cenno con la mano.
<< Stavo per cenare, ho studiato fino ad ora >> rispose credendo che fosse tutto tornato normale tra loro.
<< Sarò molto veloce Shizuru, non preoccuparti. Ho solo una richiesta da farti >>.
L’universitaria ascoltò in silenzio ciò che aveva da dirle e, sin dalle prime parole, lacrime calde le rigarono il volto. Iniziò ad urlare contro di lui, cosa che credeva non sarebbe mai stata capace di fare ma in quel momento la ragione l’aveva abbandonata completamente. Anche l’uomo alzò il tono della voce diventando rosso in volto e minacciandola di cancellarla dall’eredità Fujino se non le avesse ubbidito. Nessuno dei due poteva sospettare minimamente che dietro la porta di casa una terza persona li stesse ascoltando.

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Capitolo 5
*** Pensieri e decisioni ***


Natsuki era rimasta completamente senza parole quando aveva sentito le urla provenire dall’appartamento di Shizuru. Con curiosità si era avvicinata e aveva iniziato ad origliare. Le voci appartenevano ad una donna ed un uomo. Le riconobbe immediatamente come appartenenti a Shizuru e suo padre. Ascoltò con l’orecchio appoggiato sulla porta sentendo i battiti del suo cuore accelerare via via che il tempo passava. Stavano litigando animatamente e per colpa sua. L’uomo minacciava la diciannovenne di estrometterla non solo dall’eredità della famiglia ma da qualunque altra cosa se non avesse lasciato la diciassettenne. Si sarebbe ritrovata senza un soldo e senza nessuno su cui contare. Non avrebbe più potuto frequentare quella prestigiosa università, non avrebbe più potuto permettersi quell’appartamento per non parlare del calo che avrebbe subito il suo stile di vita. Shizuru aveva prontamente ribattuto che non le interessava nulla della ricchezza e del soldi e che Natsuki era la cosa più importante. Nel sentir dire quelle parole la ragazza dagli occhi verdi aveva iniziato a piangere mentre si portava una mano sul cuore. Per lei la diciannovenne era pronta a rinunciare a tutto. Il padre allora tornò all’attacco ricordandole che allora avrebbe perso anche l’appoggio dei suoi genitori, una delle cose a cui teneva di più. Aveva sentito Shizuru piangere, lo aveva capito dai singhiozzi e dai gemiti che la ragazza si era lasciata sfuggire. Le sue lacrime erano aumentate staccandosi dalla porta. Non voleva più ascoltare, le faceva troppo male. Fissò per qualche secondo la parete che la separava dalla persona che amava e l’attimo dopo corse via senza riuscire a fermare i lucciconi. Salì a bordo della sua moto e partì. A lungo girò a vuoto per la città; senza meta, senza riuscire a pensare, senza capire dove si trovava. Non smetteva di piangere e a ripensare a ciò che aveva sentito; un dolore lancinante le attraversava il petto da parte a parte come una lancia. Varie volte non si era fermata al semaforo rosso rischiando un incidente e tutte le volte si era limitata a rispondere alle accuse degli automobilisti con una semplice alzata del dito medio. Sapeva che avevano ragione, eppure non riusciva a parlare. Aveva appena scoperto che i genitori della persona che amava non l’accettavano ma, anzi, le avevano posto un ultimatum. Se avesse perso tutto, sarebbe stata solo colpa sua. Si fermò sul ciglio del lungomare e si tolse il casco integrale alla ricerca di aria. Osservò il mare che luccicava sotto la luce della luna e si increspava leggermente vicino gli scoglia respirando profondamente. Non avrebbe permesso a Shizuru di perdere tutto quello per cui aveva strenuamente combattuto, per cui fin da bambina aveva lottato per sentirsi all’altezza. Non se lo sarebbe mai perdonata. Per la diciannovenne l’appoggio della sua famiglia era sempre stato importante; tutto quello che aveva fatto, lo aveva fatto per loro e per sentirsi pronta un giorno a prendere le redini dell’impero finanziario del padre. Anche la scelta dell’università si era basata su questa previsione futura. Portarle via tutto questo non sarebbe stato giusto. Non sarebbe stata così egoista nei suoi confronti. Qualche anno fa non le sarebbe importato niente degli altri ma ora Shizuru rappresentava tutto il suo mondo. Ingoiò un groppo di saliva cercando di rallentare i battiti del suo cuore. Si passò una mano tra i capelli per calmarsi e chiuse per un attimo gli occhi. L’amava troppo per permetterle di sacrificarsi ancora per lei, questa volta sarebbe toccato a lei. Strinse con entrambe le mani la balaustra così tanto da far sbiancare le nocche e sanguinare le falangi mentre un senso di rabbia la invadeva. Urlò per cercare di smaltire il rancore nei confronti dei genitori della diciannovenne.
<< Duran! >> gridò desiderando poter stringere ancora una volta le sue pistole e vedere gli occhi del suo Child << Duran! >>.
Ma Duran non sarebbe arrivato, quel senso di potenza che le trasmetteva l’aveva abbandonata da molto tempo ormai.
<< Duran! >> continuò incapace di dire altro << Perché? >>.
Si accasciò al suono contemplandosi le dita insanguinate e gemendo per la sofferenza che provava. Riprese a piangere come quando aveva sei anni e sua madre era appena morta. Il dolore era lo stesso di undici anni fa. Prima Saeko, poi Duran e ora Shizuru. Quella era la sua maledizione, restare sola per sempre. La sua felicità era solo effimera e si sentì stupida per aver creduto che potesse durare in eterno.
<< Shizuru… >> sussurrò con un filo di voce talmente debole da essere udito solo da se stessa << …mi dispiace così tanto… >>.
Per quella ragazza era pronta a sacrificarsi, a cedere la sua felicità in cambio di quella dell’altra, a soffrire in silenzio. Lentamente dentro di lei si fece strada l’unica cosa che poteva fare per salvare Shizuru, l’unica via praticabile. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, se voleva che la felicità dell’universitaria non andasse in fumo doveva mantenere quel segreto solo per sé. Era la cosa migliore da fare. Un leggero sorriso le increspò le labbra pensando al cambiamento che nell’arco di un anno aveva subito. Shizuru aveva compiuto su di lei un vero e proprio miracolo e lei adesso l’avrebbe ripagata per tutto quello che aveva fatto. Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, si sarebbe limitata a restare ai margini della sua vita e ad osservarla da lontano come un semplice spettatore. Ma avrebbe vegliato continuamente su quella ragazza restando nell’ombra, senza parlarle. Forse all’inizio non sarebbe stato facile per lei; probabilmente non avrebbe compreso il motivo del suo gesto e ne avrebbe sofferto. Poi, però, il dolore per quella perdita sarebbe passato e si sarebbe rifatta una vita, sarebbe tornata a ridere e a scherzare, avrebbe conosciuto qualcuno d’importante e che sarebbe andato bene per la sua famiglia. Forse si sarebbe sposata. Quella consapevolezza la ferì come non avrebbe mai immaginato. Stava per dire addio alla persona più importante della sua vita.
Da quando sono diventata così altruista?, pensò con un filo d’ironia.
Si rialzò in piedi leggermente stordita da quelle considerazioni sulla sua vita. Barcollò per qualche istante e dovette appoggiarsi alla ringhiera per mantenersi in equilibrio.
Lo faccio per te Shizuru, continuò guardando la luna, Per te e nessun altra. Solo per te mi getterei tra le fiamme.
Una leggera brezza prese a soffiarle sul volto scompigliandole i capelli.
<< Mamma… >> bisbigliò sentendo il bisogno di pronunciare quella parola << …sono cresciuta anch’io… >>.
 
Era tornata a casa che albeggiava. Nell’entrare nell’appartamento aveva gettato per terra il suo casco integrale con un moto di rabbia dimentica delle sue coinquiline. Quando si ricordò di loro, Mai fece capolino dalla stanza che divideva con Mikoto.
<< Ehi >> la salutò stropicciandosi gli occhi per l’improvvisa sveglia << Dove… >>.
<< Scusami >> la interruppe la mora voltandosi per evitare che l’amica potesse guardarla in faccia << Non volevo svegliarti >>.
Mai sorrise leggermente.
<< Sei stata da Shizuru? >>.
Nel sentir pronunciare quel nome, il cuore di Natsuki ebbe un salto.
<< S… sì >> rispose dopo un attimo di esitazione << Ma non mi sento troppo bene, per questo sono tornata >>.
<< Non avrei mica preso la febbre, Natsuki? >> le chiese la rossa come al solito premurosa.
<< No, non credo ma non mi sento bene lo stesso. Oggi non verrò a scuola >>.
Si mosse verso la sua stanza evitando lo sguardo di Mai.
<< Vuoi che ti cucini qualcosa? >>.
A quella richiesta, la diciassettenne dagli occhi verdi non riuscì a non sorridere.
<< No, ma grazie lo stesso >> rispose chiudendo la porta della camera alle sue spalle.
Aveva molte cose a cui pensare.
 

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Capitolo 6
*** Ultima cena ***


Per tutto il giorno Natsuki evitò di rispondere alle chiamate di Shizuru. Non era pronta a sentirla, temeva che il tono della sua voce tradisse le sue parole. Sapeva che in quel modo l’avrebbe fatta preoccupare ma aveva già preparato una buona scusa. Trascorse l’intera giornata nella sua stanza ripetendosi le stesse cose finché non persero significato alle sue orecchie. Aveva deciso che avrebbe regalato un’ultima ma importante sera al loro rapporto. Sarebbe stato l’ultimo atto della loro relazione e voleva che fosse tutto speciale. Prese dalla custodia il braccialetto che aveva intenzione di regalarle e sospirò. Quello lo avrebbe conservato lei, non aveva il coraggio di donarglielo sapendo come si sarebbe comporta dopo. Almeno quella sofferenza doveva risparmiargliela. Lo strinse tra le mani mentre una lacrima solitaria le solcava il volto. L’avrebbe custodito lei per sempre come un ricordo e ogni volta che avrebbe letto quella parola incisa dietro avrebbe sorriso pensando a ciò che aveva fatto per lei. Con quei pensieri lo ripose nell’astuccio e lo nascose nell’ultimo cassetto della sua scrivania tra vecchi quaderni e vari fogli spiegazzati. Nessuno avrebbe dovuto trovarlo, nemmeno per caso. Si gettò sul letto allargando le braccia e osservò il bianco soffitto. Doveva essere forte per lei, affinché Shizuru potesse avere dalla vita tutto ciò che meritava. Il suo sacrificio sarebbe servito a regalarle la vita che tutti volevano per lei, la degna vita dei grandi Fujino che avevano creato dal nulla un immenso impero finanziario. Natsuki non era nessuno per impedirle di diventare questo. Improvvisamente le palpebre divennero pesanti e una gran stanchezza l’avvolse. Sbadigliò una sola volta prima di addormentarsi. Sognò di passeggiare mano nella mano con Shizuru camminando su un ponte per attraversare un grande fiume che scorreva al contrario. Natsuki aveva notato quella diversità ma era troppo contenta della presenza dell’altra per prestarvi la giusta attenzione. Si sentiva così felice che la diciannovenne nonostante l’out out dei suoi genitori avesse scelto di restarle accanto. Le sorrise una sola volta prima che la ragazza dai capelli castani le lasciasse la mano per poggiare i gomiti sulla balaustra e osservare il corso del fiume.
<< Sei felice Natsuki? >> le domandò senza guardarla.
L’altra annuì energicamente affiancandola.
<< E me lo chiedi? Mi sei rimasta vicino >>.
<< Sei una persona egoista >>.
Quelle parole ebbero l’effetto di uno schiaffo in pieno volto.
<< Per te ho dovuto rinunciare a tutto; alla mia famiglia, all’università, ai miei amici, ai miei sogni, alle mie aspettative per il futuro, alla mia eredità nel campo finanziario. Credi che io sia felice? >>.
Natsuki guardò la figura che le dava le spalle sentendosi un verme.
Come poteva essere felice dopo tutte quelle rinunce?
<< Shizuru, io… >> provò a dire ma le parole le morirono in gola quando vide che la diciannovenne si stava allontanando << …aspetta! >>.
La sua ragazza, però, non si voltò indietro nemmeno una volta camminando sempre più veloce e lasciandola sola.
<< Shizuru… >> sussurrò Natsuki mentre tutto intorno a lei diventava nero << Shizuru, mi dispiace! >>.
Ancor prima che potesse rendersene conto, il ponte sotto i suoi piedi franò facendola precipitare nelle acque gelide del fiume.
<< No! >> urlò la diciassettenne svegliandosi di botto dall’incubo che aveva avuto e sentendo tutto il corpo essere scosso dai brividi di paura.
Respirò profondamente per calmarsi varie volte e solo alla fine si decise a riaprire gli occhi per accertarsi di trovarsi ancora nel suo letto.
È stato solo un sogno, si disse mettendosi seduta al centro del materasso con le gambe incrociate.
Si passò una mano tra i capelli mentre si domandava se fosse una premonizione nel caso in cui non avesse agito come doveva.
Da quando Natsuki Kuga è così superstiziosa?, si chiese con una nota ironica e un leggero sorriso.
In quel momento il suo cellulare iniziò a squillare. Era Shizuru. Fece un respiro profondo prima di attivare la conversazione.
<< Natsuki, ma che fine hai fatto? >> domandò senza nemmeno darle il tempo di salutarla.
<< Ciao Shizuru >> le disse la diciassettenne cercando di apparire normale << Scusami ma è da stamattina che non mi sento bene, non sono riuscita neanche ad andare a scuola >>.
<< Hai la febbre? >>.
<< No >>.
<< Vengo da te subito >> affermò Shizuru preoccupata.
<< Non ce n’è bisogno! >> esclamò l’altra << Sto meglio adesso >>.
<< Ti sento strana >> rispose la più grande dall’altra parte del telefono.
<< Ma che strana! >> disse Natsuki provando a ridere << E poi stasera ti ho promesso una sorpresa >>.
<< Forse dovremmo rimandare allora >>.
<< No! >> ripeté la ragazza dagli occhi verdi arrossendo subito dopo rendendosi conto d’aver esagerato << Ho già organizzato tutto >> aggiunse cercando di motivare la sua esclamazione.
<< Ah sì? >> chiese Shizuru divertita << Allora non c’è niente che possa fare? >>.
<< Essere pronta alle otto >>.
<< Okay, hai vinto. A più tardi, ti amo >>.
<< Ti amo anch’io >> rispose Natsuki chiudendo la conversazione << E’ per questo che lo faccio >>.
 
Natsuki aveva pensato davvero a tutto, Shizuru era rimasta piacevolmente sorpresa. Non pensava che quella ragazza fosse il tipo di persona che si dedicasse a simili particolari. Alle otto era arrivato il catering con il preciso ordine di preparare la tavola e la cena. La diciassettenne aveva richiesto esplicitamente i suoi piatti preferiti e poi era stata la volta del fioraio. Per lei, Natsuki aveva ordinato e pagato cinquanta rose rosse e aveva pregato il corriere di disporle lui stesso nell’appartamento affinché Shiruzu non si dovesse preoccupare di niente.
Infine era arrivata.
Le aveva citofonato con una leggera titubanza iniziale e nell’aspettare l’ascensore per arrivare all’ultimo piano aveva sentito distintamente i battiti del suo cuore riempierle le orecchie come se fosse l’unico suono. Anche se si ripeteva di restare calma perché sarebbe andato tutto bene, un senso d’angoscia le aveva lo stesso stretto lo stomaco. Le porte si erano aperte mentre era ancora immersa nei suoi pensieri ed era quasi sobbalzata nel sentire la voce della diciannovenne. Alzò lo sguardo timidamente verso di lei comprendendo di essere diventata rossa. Shizuru la guardava allibita riconoscendo a stento nella figura ferma fuori l’ascensore la sua Natsuki. Indossava un lungo vestito nero con le spalline e un prominente spacco laterale che lasciava poco spazio all’immaginazione. Una piccola fascia dello stesso colore le cingeva la vita sotto il seno mettendolo in evidenza con grazia mentre la schiena era completamente nuda. Ai piedi calzava un paio di sandali dal tacco vertiginoso per i suoi gusti, almeno otto centimetri, di velluto e dello stesso colore dell’abito. I suoi capelli, solitamente lasciato sciolti sulle spalle, erano alzati in una acconciatura che Shizuru indovinò essere opera di Mai. Ingioiò un groppo di saliva mentre si inumidiva le labbra. Quella vista l’aveva lasciata completamente senza parole. La osservava in silenzio diventare rossa per l’imbarazzo e alla fine abbassare gli occhi sulla punta delle scarpe.
<< Natsuki… >> iniziò muovendo un passo verso di lei sorridendole << …sei… sei semplicemente incantevole… >>.
<< Grazie… >> rispose la ragazza dagli occhi verdi
Le sfiorò una mano e quel semplice contatto fece rabbrividire la diciassettenne. Si diedero un leggero bacio prima di entrare.
<< Hai pensato davvero a tutto >> costatò Shizuru facendo un gesto con la mano che racchiudeva l’intera casa.
<< Non va bene? >> chiese Natsuki preoccupata di aver sbagliato qualcosa.
Il sorriso dell’altra le fece comprendere che tutti i suoi dubbi erano infondati. La abbracciò godendo del profumo della sua pelle e le baciò il collo.
<< Va tutto bene, non c’è bisogno di essere tesa. È tutto perfetto, come te >>.
Natsuki si guardò intorno lasciandosi inebriare dall’odore che emanavano le rose sistemate nei vasi sui mobili. Erano davvero tante, doveva ammetterlo. Sorrise nell’incontrare lo sguardo dell’altra. Lentamente l’imbarazzo iniziale stava svanendo per far posto a quella familiare sensazione che la invadeva ogni volta che era con la ragazza. Aveva condiviso molto insieme ma mai sarebbe arrivata a pensare che sarebbe potuto succedere una cosa simile. Presero posto intorno al tavolo del salone, adeguatamente apparecchiato per l’occasione. Due candele accese rendevano l’atmosfera romantica.
<< Cosa festeggiamo? >> chiese Shizuru mentre cenavano.
Per poco a Natsuki non scappò la posata di mano. La guardò cercando di apparire tranquilla e le sorrise sollevando appena il bicchiere.
<< Nulla di particolare >> rispose << Volevo solo che questa serata fosse indimenticabile per te >>.
<< Ci sei riuscita perfettamente >>.
Fece un brindisi a quella cena e, quando terminarono, Shizuru si alzò per sparecchiare. Con una mano Natsuki la bloccò per darle un bacio. A quel gesto il cuore di entrambe accelerò mentre intrecciavano le loro dita.
<< Ti amo ogni giorno di più, Natsuki >> sussurrò la diciannovenne con ardore.
L’altra non rispose limitandosi a baciarla. Se si fosse fermata per parlare sarebbe scoppiata in lacrime. Shizuru la abbracciò con calore accarezzandole la schiena nuda e lentamente arrivarono nella camera da letto. La ragazza dagli occhi verdi si fece stendere sul morbido materasso e osservò l’altra che la sovrastava. Sussultò quando, senza smettere di staccare lo sguardo da lei, sentì le sue mano che si insinuavano sotto il vestito. La diciannovenne si chinò sul corpo di Natsuki baciandola.
<< Inauguriamo il vestito nuovo? >> chiese con una nota ironica nella voce << Mi sembra pronto all’uso >> aggiunse riferendosi all’ampio spacco laterale che le permetteva di arrivare ai suoi slip con facilità.
La diciassettenne le sorrise abbracciandola.
<< Stanotte puoi fare tutto quello che desideri con me >>.
Quelle parole incentivarono l’universitaria che cercò freneticamente la cerniera dell’abito per aprirlo. Natsuki non disse nulla comprendendo quando fosse forte il suo desiderio in quel momento. Aveva fatto tutto quello solo per Shizuru e quest’ultima parte, fare l’amore, completava la serata. Voleva sentirla sul suo corpo, desiderava che il suo odore le impregnasse le narici e che la facesse sentire totalmente sua. Avrebbe custodito il ricordo di quella notte con gelosia e con cura nel suo cuore. Una lacrima le girò il volto pensando a quello che da lì a poche ore avrebbe dovuto fare ma velocemente la scacciò. Preferiva non pensare a nulla ma godersi semplicemente quei pochi momenti che le rimanevano con l’unica persona che amava. Era sicura che nessun’altra sarebbe mai potuta essere con la sua Shizuru.
 
Non sapeva che ora fosse con certezza ma sicuramente era molto tardi. Shizuru le dormiva accanto con un sorriso beato sul volto, un sorriso che Natsuki avrebbe desiderato fosse solo per lei. Scosse leggermente il capo mentre una ciocca di capelli le ricadeva sul volto nel muovere il collo dall’altra parte. Shizuru glieli aveva sciolti dicendole che le piacevano molto di più liberi. Sorrise nel darle un leggero bacio su una guancia e si alzò in piedi. Quella ragazza aveva il potere di farle privare sensazioni mai sentite prima come l’accelerazione del cuore. Si posò una mano sul petto ascoltandolo battere. Shizuru era coperta da un semplice lenzuolo di cotone che le metteva in evidenza le forme del suo splendido corpo. Lentamente e senza fare rumore iniziò a vestirsi. Non voleva svegliarla, sarebbe stato tutto più complicato. Si avvicinò alla sua scrivania per prendere un foglio e una penna. Con un dolore che le lacerava l’anima iniziò a scrivere le frasi che si era già preparata imponendosi di non piangere.
Lo stai facendo per lei, un giorno capirà.
Piegò il foglio a metà posandolo sul comodino sotto il suo cellulare e allungò una mano per poterla sfiorare ancora un’ultima volta. A quel tocco, Shizuru si mosse.
<< Ti amo, Natsuki… >> sussurrò nel sonno.
La ragazza dagli occhi verdi rimase per qualche secondo immobile per essere sicura di non averla svegliata e alla fine uscì dalla sua stanza. Aprì la porta di casa in silenzio e si guardò intorno. Desiderava portare via con sé ogni particolare di quel posto dove era stata felice. Con un peso sul cuore e un nodo d’angoscia allo stomaco, andò via. Il suono della serratura che scattava le fece prendere coscienza del fatto di averle appena detto addio.

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Capitolo 7
*** Sofferenze ***


Mai aveva notato una strana tristezza sul volto dell’amica che non accennava ad andare via fin dal quando si era svegliata. Una sola occhiata di Natsuki le aveva fatto comprendere di non farle nessun tipo di domanda. Eppure la sera precedente l’aveva aiutata a prepararsi per andare a cena con Shizuru e sembrava felice. Cosa poteva essere successo? Anche durante il tragitto fino al liceo e poi durante le lezioni e l’intervallo, la ragazza dagli occhi verdi si era ostinata nel suo silenzio. Ormai era giunta alla conclusione che avesse litigato con la diciannovenne e a giudicare dalla sua espressione doveva essere una cosa seria. Quando era suonata la campanella finale, Natsuki si era preparata lo zaino ed era corsa giù senza nemmeno aspettarla.
<< Natsuki! >> esclamò Mai esasperata dal suo comportamento e correndole dietro << Natsuki, aspettami! >>.
La trovò immobile davanti al cancello che fissava un punto davanti a sé. Le mani stringevano spasmodicamente una delle due spalline dello zaino mentre per un solo attimo si morse il labbro inferiore. Mai le si mise accanto senza essere degnata di uno sguardo. Si voltò nella direzione in cui stava guardando l’amica e vide Shizuru avanzare tra la folla a grandi passi. Posò i suoi occhi prima su una e poi sull’altra comprendendo che era meglio allontanarsi. Fece qualche passo indietro dopo aver salutato gentilmente la diciannovenne.
<< Ciao >> le disse Natsuki non appena le fu vicina distogliendo lo sguardo dai suoi grandi occhi scuri.
<< Si può sapere che cosa sta succedendo? >> domandò la più grande cercando di non mettersi a urlare e porgendole in malo modo il biglietto spiegazzato che le aveva scritto << Che significa questo? >>.
Natsuki dovette respirare profondamente prima di rispondere. Cercò di assumere l’aria più strafottente possibile prima di guardarla.
<< Non sai leggere? >> le chiese inarcando il sopracciglio destro.
Lo schiaffo che le arrivò dopo quella domanda fu talmente veloce da non riuscire a vedere da quale mano era partito. Sentì la parte colpita pulsare dolorosamente.
<< Guardami >>.
La sua voce era dura eppure Natsuki sentì distintamente una nota di angoscia. Ubbidì e nell’incontrare quegli occhi che aveva sempre visto ridenti sarebbe volentieri scoppiata a piangere. Dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non cedere, cadere ai suoi piedi e chiederle scusa.
<< Se è uno scherzo, non è divertente! >>.
Con la coda dell’occhio, la diciassettenne vide che si erano avvicinate a Mai anche Mikoto e Nao. Un moto di rabbia la scosse comprendendo che il trio stava ascoltando la sua conversazione con Shizuru. Nelle tasche della divisa scolastica strinse le mani a pugno così forte che le unghie si conficcarono nei palmi.
<< Non lo è >> rispose asciutta.
<< Voglio una spiegazione, Natsuki! >> urlò la diciottenne con le lacrime agli occhi << Ieri andava tutto bene e poi stamattina trovo questo biglietto scritto di tuo pugno con cui mi lasci? >>.
Le parole cariche di sofferenza di Shizuru ebbero l’effetto di una doccia gelata sul corpo dell’altra. Si sentì scuotere da un moto di disgusto nei propri confronti. Avrebbe voluto mettersi urlare e invece rimase in silenzio a cercare di sostenere il suo sguardo. Se ci fosse riuscita, forse sarebbe riuscita anche a mentirle meglio.
<< Mi dispiace >>.
<< Ti dispiace?! >> ripeté Shizuru accartocciando il foglio di carta e gettandolo per terra. Alzò il braccio nell’atto di colpirla ma di fronte alla paura che attraversò gli occhi di Natsuki per un attimo si fermò << Perché mi stai facendo questo? Cosa è successo? >>.
Lo faccio per te, Shizuru.
<< Io non ti amo più >>.
Quelle cinque parole sembrarono aspirare tutta l’aria che c’era intorno a loro. Il volto della diciannovenne fu solcato da innumerevoli lacrime mentre Natsuki fu costretta ad abbassare gli occhi. Non sopportava quella vista, era troppo dolorosa. Le passò accanto per superarla e quando Shizuru le prese una mano per fermarla, tutto il suo corpo fu scosso da innumerevoli brividi.
<< Lasciami >> le disse cercando di apparire glaciale.
<< Natsuki… >>.
<< Ho detto che devi lasciarmi! >> le urlò la diciassettenne non riuscendo a trattenere la sua frustrazione e la rabbia che la invadeva << Non ti amo più, è chiaro? Cos’altro devo spiegarti? Non voglio più stare con te. Non cercarmi, cancellami dalla tua vita ed io farò in modo di non incrociare il tuo sguardo nemmeno per caso >>.
<< Natsuki… >>.
Si liberò dalla sua stretta con uno strattone brusco e iniziò a correre il più lontano possibile nonostante le grida di Mai che la invitavano a fermarsi.
Ti amo, Shizuru.
 
Correva a cavallo della sua moto senza rispettare il limite di velocità. Se in quel momento fosse morta, non le sarebbe importato. Il dolore la ubriacava rendendola incapace di pensare lucidamente.
Ma cosa ho fatto?, si ripeteva incessantemente col cuore in gola mentre sussultava per la sofferenza, Come ho potuto farle una cosa del genere?
Provava sdegno per se stessa e per le parole che le aveva rivolto. Si portò una mano sul cuore come se stesse sanguinando. Si disse per l’ennesima volta che lo stava facendo per farle avere il futuro che meritava, affinché non fosse costretta a fare delle rinunce di cui poi si sarebbe pentita. Alla fine si fermò in uno spiazzo solitario cementato. Si tolse il casco integrale gettandolo via con rabbia e si accasciò in ginocchio urlando per la frustrazione. Lo sentì schiantarsi contro lontano da lei e andare in mille pezzi.
<< Perché? >> gridò a pieni polmoni alzando gli occhi verso il cielo << Perché? Duran! >>.
Aveva voglia di mandare in frantumi qualcosa, esattamente come il casco.
<< Mamma, perché? >> continuò mentre il ricordo della madre le tornava alla mente << Io l’amo! L’amo! >>.
Ma ovviamente nessuno le rispose. Sentì il desiderio di stringere nuovamente le sue pistole e di sparare contro qualcuno o qualcosa, qualunque cosa sarebbe andata bene. Appoggiò la schiena contro la sua moto e sospirò sentendo altre lacrime, oltre a quelle che aveva versato fino a quel momento, scivolare sulle guance.
<< Shizuru… >> sussurrò allungando una mano come se fosse presente davanti ai suoi occhi e potesse afferrarla << …fa male… >>.
Era come se il suo cuore stesse per scoppiare per il dolore. Per l’ennesima volta desiderò poter avere il suo potere di Hime, quel senso di potenza che la inebriava e la faceva sentire invincibile. Sarebbe stata la sua unica felicità in quel momento.
<< Duran, dove sei? >> riprese a urlare con nuovo vigore << Torna da me! Duran! Ho bisogno di te  Duran! Duran! >>.
In quel momento iniziò a piovere. I primi goccioloni la colpirono sul volto con una tale forza da farla tremare. Rimase immobile mentre la pioggia le bagnava gli abiti, la pelle e i capelli. Sentiva freddo eppure si lasciava bagnare cercando una sorta di purificazione che tanto bramava. Dopo un tempo che le parve infinito si rialzò. L’uniforme scolastica era completamente fradicia e appesantita dall’acqua, i capelli le si erano incollati al volto. Guardò una sola volta il cielo plumbeo che non accennava a schiarirsi e si rimise in moto senza casco. Guidò rischiando varie volte di fare un incidente a causa della vista appannata sia dalla pioggia che dalle lacrime ma alla fine riuscì ad arrivare al suo appartamento. La voglia di sprofondare in una voragine in quel lasso di tempo era solo aumentata.
 
<< Non riesco a credere che sia successo veramente >> disse Mai rivolta a Tate mentre gli versava una tazza di tè.
<< Avrei voluto esserci >> rispose il ragazzo facendole l’occhiolino.
L’occhiata che le lanciò la diciassettenne gli fece comprendere che era meglio non scherzare in quel momento con lei. Scrollò le spalle e le sorrise.
<< Vedrai che non è grave come sembra >> aggiunse cercando di minimizzare.
<< Vorrei tanto che fosse così >> rispose la rossa gettando l’ennesimo sguardo alla lettera che aveva raccolto da terra quando Shizuru l’aveva gettata via. Aveva sperato che non fosse suo ma quella era chiaramente la sua scrittura.
Le si era stretto il cuore nel vedere quella scena con la diciannovenne in lacrime e Natsuki che fingeva di essere così fredda nei suoi confronti. Si passò le dita sulle tempie mentre si sedeva e soffiava sulla sua bevanda per farla raffreddare. Tate le prese una mano stringendola.
<< Cerca di non angosciarti >> le disse baciandogliela.
Mai sorrise a quel gesto.
<< Sono preoccupata, Tate >> affermò con una nota triste << Natsuki finalmente era felice, si era lasciata alle spalle tutti gli avvenimenti sventurati della sua vita e si stava godendo il suo rapporto con Shizuru. Era riuscita finalmente ad accettare i sentimenti della Fujino per lei e a contraccambiarli >>.
Il ragazzo si alzò in piedi abbracciandola da dietro e le diede un bacio sulla guancia. Gli dispiaceva vederla preoccupata in quel modo per l’amica, sapeva quanto Mai si sentisse legata a quella ragazza problematica e come l’avesse aiutata a venire fuori dal vortice di rabbia che l’avvolgeva.
<< Ti voglio bene, Mai >> le sussurrò in un orecchio stringendola << Credo di amarti ancora di più quando ti preoccupi per gli altri >>.
La diciassettenne stava per rispondere quando la porta di casa si aprì lasciando entrare una Natsuki bagnata come un pulcino.
<< Natsuki! >> esclamò l’amica scattando in piedi.
La mora le gettò una sola occhiata mentre si toglieva le scarpe e con un cenno del capo salutò entrambi.
<< Kuga, hai dimenticato l’ombrello? >> la canzonò il ragazzo col suo solito tono.
Un’occhiata fredda e distante fece comprendere a Tate che era meglio evitare le battute.
<< Se ti sento fiatare di nuovo ti uccido >>.
Il ragazzo guardò Mai ingoiando un groppo di saliva.
<< Tate stava giusto andando via, Natsuki >> affermò la rossa facendo dei cenni col capo all’altro.
<< Oh, si certo >> rispose il diciassettenne alzandosi in piedi e dando un bacio sulla guancia alla sua ragazza << Ci sentiamo >>.
<< Io sono in bagno >> disse la mora senza degnare d’attenzione nessuno dei due e attraversando il corridoio per sbattere poi la porta alle sue spalle.
In fretta Mai congedò Tate per dedicarsi completamente all’amica. Bussò varie volte chiamandola ma dall’altra parte non ricevette risposta. Natsuki si era chiusa a chiave e la stava deliberatamente ignorando.
<< Natsuki, ti prego non fare così! >>.
La mora non si preoccupò di risponderle e per farle capire che doveva smettere mise a correre l’acqua sotto la doccia mentre si spogliava.
Perdonami Mai, pensò lasciando che il getto caldo la colpisse con violenza, Ma devo farlo.
 

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Capitolo 8
*** Muri e ostinazioni ***


Natsuki si era imposta di ignorare ed evitare accuratamente l’amica. Per questo aveva ripreso a chiudersi a chiave in camera, a non rispondere al cellulare, a non andare a scuola. Era stato facile tornare ad essere quella di prima, era come se quel lato della sua persona fosse finalmente tornato per restare per sempre. Ricadere nelle vecchie abitudini era stato semplice e ricominciare ad odiare il mondo che la circondava anche. Detestava chiunque fosse felice perché a lei quella felicità era stata negata e i suoi occhi guardavano ciò che la circondava con un misto di freddezza e distacco. Perfino Mai non riusciva a scalfire la corazza che si era creata, una sola occhiata bastava per farle comprendere di starle alla larga. Molte volte aveva provato a parlare con lei per farla aprire e sfogare ma aveva sempre incontrato una barriera d’acciaio. Natsuki non si era mai lasciata scappare una parola su quello che desiderava sapere la rossa indisponendosi anche nella semplice conversazione quotidiana. Sempre più spesso usciva la sera per poi tornare in piena notte ubriaca oppure all’alba. Aveva ricominciato a saltare le lezioni con assiduità e a nulla erano valse le minacce dell’altra diciassettenne di farle trovare la porta della sua stanza senza la serratura. La mattina faceva finta di non udirle andare via e cercava di non farsi trovare mai per ora di pranzo. Non riusciva a restare in quella casa per troppo tempo. Tutta la sua vita stava diventando un vero inferno e si rifugiava nel fumo e nell’alcool per cercare di dimenticare. Mai non riusciva a controllarla, le sfuggiva tra le mani come l’acqua di una sorgente, gelida ma allo stesso tempo ambita.
<< Natsuki >>.
La voce della rossa la riscosse dai suoi pensieri mentre gettava per terra il suo zaino. Alzò appena gli occhi mentre tutto le vorticava intorno. Non sapeva che ora fosse ma di certo era troppo presto per andare a scuola.
<< I professori sono tutti molto preoccupati per te >>.
Una sonora risata accolse le sue parole.
<< Dovrei sentirmi onorata? >>.
<< Perché ti comporti così? >> domandò l’amica vedendola barcollare.
<< Non sono affari tuoi >> le rispose freddamente Natsuki.
Quella era l’ennesima volta che tornava all’alba completamente strafatta.
<< Ti sei messa anche a fumare marjuana? >> esclamò inorridita Mai che si era avvicinata per aiutarla.
L’amica si liberò con uno strattone dalla sua presa.
<< Si può sapere cosa cazzo te ne fotte? >>.
<< Io ti voglio bene! >>.
<< Beh, non me frega niente! >> affermò la mora sbattendo la porta della sua stanza, divenuta un’isola di pace fuori dal mondo.
Solo quando era sola si permetteva di piangere, la solitudine era diventata la sua migliore amica in quei momenti. Scoppiò in lacrime coprendosi il volto e appoggiando la schiena contro la porta mentre scivolava per terra. Odiava quello stato in cui era, in cui non riusciva a ragionare lucidamente, in cui l’unico suo desiderio era quello di chiamare Shizuru. Per questo preferiva bere e fumare fino ad arrivare allo stato d’incoscienza e dimenticare quello che la circondava. Se si fosse fermata a riflettere, tutto quello che aveva faticosamente costruito, sarebbe andato in frantumi. Sapeva che non avrebbe continuato in quel modo in eterno ma ora era l’unica cosa che le veniva in mente. Dal suo punto di vista, allontanarsi dalle persone che le avevano dimostrato affetto, era la cosa migliore che potesse fare. Sollevò lo sguardo verso la sua scrivania aggrappandosi al termosifone per rimettersi in piedi. Dall’altra parte del muro, Mai aveva smesso di gridare. Si avvicinò al letto per sedersi e posò gli occhi sulla foto che aveva sul comodino che ritraeva lei e Shizuru un giorno che erano andate al mare. Quei giorni di felicità non sarebbero più tornati. Per la rabbia scaraventò il porta ritratto per terra ferendosi la mano col vetro rotto quando si rese conto di ciò che aveva fatto e aveva provato a raccogliere i frammenti.
Vaffanculo, pensò vedendo il sangue che si allargava sul palmo.
Tamponò la ferita mentre si stendeva sul materasso. L’attimo dopo l’incoscienza dovuta all’erba che aveva fumato fece il suo effetto, facendola addormentare.
 
Trascorsero in questo modo due settimane, due settimane in cui Mai ancora non si era ancora arresa a cercare di parlare con Natsuki e in cui l’altra la evitava con ostinazione. Era perfino arrivata al punto di non ritirarsi a casa la sera. Avrebbe voluto tornare al suo vecchio appartamento ma l’amica l’aveva convinta diverso tempo prima ad affittarlo ad alcuni studenti e, nei pochi momenti in cui manteneva una certa lucidità, si rendeva conto che non poteva piombare lì completamente ubriaca farneticando frasi senza senso. In quel periodo era andata a scuola solo due giorni. I professori non sapevano come spiegarsi quel repentino comportamento e le lettere disciplinari che le inviavano a casa non sortivano l’effetto sperato. La diciassettenne si era completamente lasciata andare; rispondeva male a chiunque provasse a rivolgere la parola, guidava con spericolatezza la sua moto, beveva e fumava senza riserve. Un paio di volte aveva perfino fatto a botte in un bar scoprendo quasi con sollievo di avere ancora intatte tutte le sue abilità e la sua agilità. Una volta tornò a casa con lividi ed escoriazioni e Mai, nel vederla in quello stato, la costrinse ad andare in ospedale dove la medicarono e scoprirono che si era lussata una spalla. All’uscita incontrò per la prima volta Shizuru. Non ci mise molto a comprendere che era stata la ragazza dai capelli rossi a chiamarla. Nel vederla il suo cuore perse un colpo ed ebbe voglia di correre verso di lei per abbracciarla. Le mancava l’odore della sua pelle e il sapore delle sue labbra. Respirò profondamente cercando di darsi un tono e le passò accanto quasi senza salutarla.
<< Natsuki >> disse semplicemente la diciannovenne.
Quell’unica parola bastò a bloccarla e a farle trattenere il fiato. La mano di Shizuru sfiorò la sua.
<< Non devo dare conto a te di quello che faccio >> rispose rabbiosamente la diciassettenne passando oltre.
<< Sono tutti in pena per te, smetti di comportarti così >>.
Natsuki sentì distintamente le lacrime formarsi agli angoli degli occhi nel sentire il suono triste della sua voce. L’altra si voltò per poterla guardare e, nonostante la grande sofferenza che provava, abbozzò un sorriso.
<< I lividi non ti donano per niente >>.
La mora arrossì anche se si era imposta di non farlo.
<< Smettila di fare la carina con me, ci siamo lasciate. Dovresti odiarmi >>.
Shizuru inclinò leggermente la testa come di solito faceva quando stava per farle la ramanzina. Vederla in quello stato le faceva male, era tornata a chiudersi a riccio e a non far entrare nessuno nei suoi pensieri. Aveva creduto che la vecchia Natsuki fosse scomparsa e invece si era sbagliata. Quando aveva ricevuto la telefonata di Mai nemmeno un’ora fa, si era precipitata in ospedale col cuore che le batteva in gola, preoccupata per quella ragazza per la quale avrebbe dato la vita. Quelle due settimane senza di lei erano state un incubo, aveva creduto di impazzire. Desiderava che Natsuki la chiamasse, che le dicesse di aver sbagliato, di essere stata una sciocca ma non era mai accaduto. L’aveva lasciata senza una spiegazione, anche se voleva ancora averla, aveva compreso che il modo migliore per ottenerla non era la forza come stava facendo Mai. Quella tecnica avrebbe solo contribuito a farla continuare nella sua ostinazione.
<< Io non ti odio, Natsuki >> le disse infine con un sospiro e una tristezza infinita negli occhi << Non potrei mai riuscire ad odiarti perché, anche così, io continuo ad amarti. Questo sentimento che mi stringe il cuore non può cessare da un momento all’altro e sono sicura che anche per te è lo stesso. Non posso credere che la mia Natsuki abbia smesso di amarmi da un giorno all’altro, che tutto quello che hai fatto per me sia stato privo di importanza. In quegli occhi dove tante volte mi sono persa leggo ancora i tuoi sentimenti. Cosa c’è, Natsuki? Che cosa ti ha spinto a compiere un simile gesto? Cos’è che ti spinge a comportarti così? >>.
Nel parlare aveva fatto un passo avanti mentre la diciassettenne era indietreggiata con terrore. Temeva di cedere, di non tenere fede alla sua promessa, di rivelarle che non aveva mai smesso di amarla. Per un solo attimo pensò di raccontarle la verità, di dirle che aveva ascoltato la conversazione avuta col padre e che aveva deciso di farsi da parte per impedirle di scegliere ma l’attimo dopo il sogno che aveva fatto la fulminò fermando tutti i suoi pensieri. Un sorriso amaro le increspò le labbra.
<< Non è successo niente >> mentì << Sei tu che straparli. Dici cose senza senso, te ne rendi conto? Io non ti amo più, forse non ti ho mai amata e non riesci ad accettarlo. Devi lasciarmi stare, Shizuru. Non puoi credere davvero di tenermi legata a te per sempre con un sentimento che io ho smesso di provare. Finiscila e mettiti l’anima in pace. Quello che abbiamo condiviso non tornerà più >>.
Sapeva di averla ferita, era esattamente ciò che voleva. A stento aveva riconosciuto la sua voce mentre diceva quelle cose e si era meravigliata di come fosse riuscita a formulare simili frasi. L’aveva guardata con tutta la durezza di cui era capace e aveva visto il suo sorriso svanire lentamente. Quel gesto l’aveva ferita come la fredda lama di un coltello. Fu costretta a distogliere lo sguardo e a guardare il cemento della strada.
<< Mi dispiace… >> sussurrò girandosi per non vedere la sua reazione a quelle parole.
Come era ormai abituata a fare, iniziò a correre con il suono della voce di Shizuru che la chiamava nelle orecchie.

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Capitolo 9
*** L'incidente ***


Era notte quando il suo cellulare iniziò a squillare. Natsuki lo prese leggendo il numero sulle schermo. Erano ore che si dondolava su un’altalena per bambini senza sapere cosa fare. Si sentiva uno straccio e la lussazione alla spalla le faceva provare dolore quando muoveva il braccio. Odiava quello che aveva fatto e odiava se stessa per la sofferenza gratuita che aveva dato alla persona più importante della sua vita. Desiderava scomparire.
<< Che cosa vuoi Nao? >> domandò attivando la conversazione.
<< Ehi Kuga >> disse la ragazzina urlando per emergere dal vociare del locale in cui si trovava << Dove sei? >>.
<< Non sono affari tuoi >> rispose gelida.
<< Oh avanti, con me non attacca >> ribatté la più piccola sorridendo << Perché non ti unisci a me? Potrebbe essere l’occasione giusta per dimenticare finalmente quella psicopatica della tua ragazza >>.
<< Shizuru non è psicopatica! >> esclamò Natsuki scattando in piedi.
Approfittando del fatto che non potesse vederla, Nao sollevò gli occhi al cielo.
<< Senti se vuoi venire bene altrimenti attaccati al tuo dolore da quattro soldi e al tuo senso di colpa >>.
Per un attimo la diciassettenne rimase in silenzio colpita dalle sue parole. Si domandò come facesse quella ragazzina a comprendere tutto senza parlare con nessuno.
<< Okay >> rispose infine guardando la sua moto parcheggiata poco lontano << Sto arrivando >>.
 
<< Portamene un’altra >> disse Natsuki posando sul vassoio di un cameriere di passaggio l’ennesimo boccale vuoto.
<< Ci stai proprio dando dentro >> costatò Nao con un mezzo sorriso.
Sapeva che la diciassettenne beveva spesso ma non credeva che riuscisse a sopportare così tanto alcool nel corpo. Quella era la quinta pinta che terminava.
<< Fatti gli affari tuoi >>.
<< Okay, calmati! >> esclamò la più piccola divertita << L’hai lasciata tu, dovrebbe essere lei a stare male. Come mai invece sei tu lo straccio? >>.
<< Io la amo! >>.
Nao rise di gusto. Quando l’aveva invitata ad ubriacarsi, aveva calcolato che prima o poi avrebbe iniziato a parlare. Ed era esattamente dove voleva condurla.
<< La ami? >> iniziò a canzonarla << E perché l’hai lasciata? >>.
Natsuki la fissò con una tale intensità che Nao credette fosse tornata lucida.
<< Non son affari tuoi >> disse dopo aver fatto un lungo sorso della birra scura che il cameriere le aveva portato.
Nonostante fosse fradicia, continuava a ostinarsi nel suo silenzio.
<< Ti farebbe bene sfogarti >>.
<< Piantala, non ti racconterò perché ho lasciato Shizuru >>.
Nao alzò le mani ridendo.
<< Okay, non mi interessa. Lo dicevo per te >>.
<< Raccontalo a qualcun altro! >> affermò Natsuki continuando a bere. Si guardò intorno per qualche secondo prima di alzarsi in piedi << Me ne vado >> aggiunse infilando il giubbotto e poggiando sul tavolo una manciata di banconote senza curarsi di contarle.
<< Ehi, non credi di aver bevuto troppo per guidare la tua moto? >>.
<< Non ti riguarda >>.
L’altra si limitò a scuotere il capo.
<< Come vuoi >> le rispose senza provare a fermarla.
Se desiderava così ardentemente farsi male non sarebbe stata di certo lei a impedirglielo. La osservò allontanarsi barcollante fuori il locale e il rombo di un motore le fece capire che era partita.
 
La amo più di qualunque altra cosa, pensò Natsuki mentre sfrecciava sulla strada asfaltata.
La luce dei lampioni illuminava il percorso e i suoi pensieri.
Cosa puoi saperne tu, Nao? Hai provato a farmi ubriacare per parlare e ti sei ritrovata con un pugno di mosche.
Sbatté varie volte le palpebre per cercare di mettere a fuoco gli oggetti davanti a sé. Delle volte le sembrava che le scomparissero e ricomparissero davanti ad intermittenza. Scosse il capo.
Non sono ubriaca, altrimenti non sarei riuscita a trattenermi dal parlare.
Fece una brusca svolta per evitare un gatto che era sbucato all’improvviso dal ciglio della strada.
<< Vaffanculo! >> gridò voltandosi indietro e non riuscendo più a trattenere le lacrime << Vaffanculo mondo! >>.
Tornò a guardare avanti e il volante le sfuggì per un solo secondo dalle mani. Invase la corsia opposta nell’attimo in cui stava passando un camion. L’uomo alla guida non riuscì ad evitare l’impatto. Natsuki vide l’enorme bestia di ferro e metalli simili avvicinarsi a lei ad una velocità spaventosa. Ebbe paura eppure non urlò, non ci riuscì. Un dolore fortissimo la lacerò facendole chiudere gli occhi. Si sentì sbalzare lontano e cadere pesantemente a terra. Provò ad alzarsi ma scoprì di non riuscirci. Desiderava togliersi il casco e vedere cosa era successo, poter essere d’aiuto, spiegare che le dispiaceva aver procurato quell’incidente e di non preoccuparsi perché lei stava bene. Pensò alla sua moto e al danno che aveva appena procurato. Shizuru l’avrebbe sgridata, già se l’immaginava mentre in un letto d’ospedale le sequestrava il suo mezzo di trasporto con quel suo mezzo sorrisetto che tanto adorava vedere. Poi il ricordo di ciò che aveva fatto la fece tremare. La diciannovenne non sarebbe andata da lei, non le avrebbe rivolto dolci parole, non l’avrebbe sgridata per il suo comportamento. Lei l’aveva lasciata, le aveva detto addio, le aveva detto di starle lontana. Lacrime calde le rigarono il volto e solo allora si rese conto di stare piangendo e gemendo prima di scivolare nel baratro dell’incoscienza che tanto la chiamava a sé.
 
Mai stava uscendo dall’ospedale assieme a Tate. Quella sera le era scivolato un bicchiere di mano e si era procurata un taglio di media grandezza al palmo destro. Anche se non ce n’era veramente bisogno, il ragazzo aveva insistito affinché lo facesse controllare a qualcuno di più competente.
<< Te l’avevo detto che non occorreva nessun punto >> disse Mai agitando la mano fasciata davanti il volto del diciassettenne.
L’altro sorrise.
<< Meglio essere prudenti, non credi? >>.
Anche la ragazza sorrise abbracciandolo. Si diedero un leggero bacio.
<< Cosa desideri per cena? >> gli chiese dolcemente.
Tate guardò l’orologio.
<< Credo che per cenare sia un po’ tardi, che ne pensi di un gelato? >>.
Mai stava per rispondere quando improvvisamente le porte si spalancarono per far entrare un codice rosso. I paramedici correvano verso la sala operatoria dando le prime spiegazioni ai medici che li affiancavano. Alla ragazza dai capelli rossi tremarono le gambe nel riconoscere nella ragazza stesa sul lettino, la sua amica.
<< Natsuki! >> gridò correndo verso di lei e iniziando a piangere.
<< La conosce? >>.
<< Dividiamo l’appartamento, lei è mia amica! >>.
<< La sua amica è in condizioni critiche, ha avuto uno scontro frontale con un camion >> le spiegò uno dei paramedici fermandosi e impedendole di seguire la barella << I medici faranno il possibile per lei >>.
<< E’ in pericolo di… >>.
Non riusciva nemmeno a pronunciare quella parola. Sentì la presa salda di Tate stringerle le mani ed ebbe un sussulto.
<< E’ molto grave, ha perso molto sangue in seguito a delle emorragie e durante il tragitto abbiamo riscontrato fratture e traumi >>.
Mai si coprì la bocca cercando l’abbraccio del ragazzo. Era assurdo, non poteva credere che Natsuki fosse ridotta in quello stato; non lei che aveva sempre lottato.
<< Natsuki è forte >> le sussurrò in un orecchio facendola sedere su una sedia << Ce la farà anche stavolta >>.
Le sorrise per infonderle coraggio.
<< Dobbiamo chiamare Shizuru >> affermò risolutamente.
<< Aspetta, Mai… >>.
<< No, ha il diritto di sapere che la persona che ama è in ospedale! >>.
La diciassettenne era sull’orlo di una crisi isterica, la cosa migliore era assecondarla. Tate le fece un leggero cenno con la testa.
<< Fa’ quello che senti di fare >>.
Mezz’ora dopo Shizuru era accanto a lei. La telefonata che le aveva fatto la rossa, l’aveva fatta scattare dal letto in meno di due secondi. In fretta aveva indossato le prime cose che aveva trovato e si era infilata nella sua auto. Mentre guidava, aveva continuato a ripetersi che sarebbe andato tutto bene, che Natsuki non l’avrebbe mai abbandonata, che aveva affrontato cose peggiori di un banale incidente. Perché era di quello che si tratta, solo uno stupido incidente. Mai aveva sicuramente esagerato, magari si trattava solo di un graffio, uno di quelli che la ragazza dagli occhi verdi collezionava. Aveva sorriso istericamente mentre parcheggiava.
Questa volta Natsuki puoi anche sognarti quella maledetta due ruote. Te la faccio rottamare.
Quando era entrata, però, l’espressione dei due ragazzi in sala d’aspetto le avevano fatto comprendere che la situazione era più grave di quanto avesse pensato.
<< Ancora non ci hanno detto niente >> disse Mai in preda all’ansia << Sono tre quarti d’ora che siamo qui >>.
<< Lei… >> provò a dire Shizuru ma la sua voce si dissipò per far posto alle lacrime.
<< Lei ce la farà Shizuru >> la consolò Tate che cercava di mantenere la testa << La tua Kuga ha la pelle dura >>.
A quella affermazione, Shizuru sorrise. Anche se Natsuki l’aveva lasciata, ancora continuavano a considerarla come la sua ragazza.
Trascorsero diverse ore nel più assoluto silenzio, ognuno era immerso nei propri pensieri e ricordi che non desiderava condividere con nessuno. Shizuru si domandava come fosse arrivata a quel punto, Mai pregava che Natsuki ce la facesse anche stavolta, Tate sperava di tornare presto a prenderla in giro. Presero un caffè mentre il tempo scorreva e ancora nessuno si faceva vedere.
<< Se non esce qualcuno entro cinque minuti, entro e mi faccio sentire >> esordì Mai accartocciando il proprio bicchiere di carta e gettandolo nel cestino.
In quel momento un medico si avvicinò al trio. Shizuru si alzò in piedi col cuore che le batteva all’impazzata seguita dalla ragazza dai capelli rossi e il suo ragazzo.
<< Allora? >> chiese impaziente.
<< Ci sono dei parenti da poter contattare? >>.
Mai e Shizuru si guardarono con aria interrogativa prima di scuotere il capo.
<< Sua madre è morta… >> iniziò la rossa.
<< …e suo padre vive in America >> concluse la diciannovenne.
L’uomo si limitò ad annuire mentre apriva la cartella della paziente.
<< La vostra amica ha avuto un grave trauma toracico ed una forte emorragia. Il casco che indossava durante l’impatto non è bastato ad evitare una frattura, seppur minima, del cranio. Siamo riusciti a fermare il sangue… >>.
<< Allora è fuori pericolo? >> chiese Mai che non riusciva più a trattenersi.
Aveva bisogno di una bella notizia.
Il medico esitò per qualche istante che bastarono a far capire a tutti e tre che non era così.
<< E’ entrata in coma durante l’operazione >>.

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Capitolo 10
*** Tra coma e realtà ***


<< Natsuki, su svegliati >>.
La ragazza aprì gli occhi e all’inizio vide tutto bianco intorno a lei, un bianco che le dava fastidio alla vista. Provò a voltarsi ma quel colore era ovunque.
<< Non fare così Natsuki >>.
Quella voce… possibile?
<< Mamma? >> chiese titubante.
In quel momento tutto si fece nitido e quel bianco opprimente scomparve. Vide la figura di una donna avvicinarsi e tenderle la mano mentre le sorrideva dolcemente. Natsuki l’afferrò saldamente e improvvisamente si ritrovò in una valle meravigliosa. Si guardò intorno spaesata senza sapere cosa dire. Campi sterminati di un verde brillante, corsi d’acqua limpida, alberi e fiori che emanavano un odore gradevole.
<< Se non chiudi la bocca, ci entreranno le mosche >> le disse una voce familiare.
Si voltò di scatto scoprendo alle sue spalle il volto di sua madre. Una strana felicità l’invase nel poter tornare a vederla. Si gettò verso di lei per abbracciarla e nello stringerla scoprì che aveva lo stesso odore che ricordava.
<< Mamma… credevo… >> farfugliò tra le lacrime.
La donna le accarezzò i capelli come faceva quando era bambina.
<< Va tutto bene, Natsuki >> rispose << Non angosciarti >>.
La diciassettenne sollevò gli occhi verso il suo viso. Era davvero lei. Iniziò a piangere senza volerlo. Stava per dire qualcosa quando un ululato la distolse dai suoi pensieri. Nel girarsi, vide il suo Child in piedi che la fissava con i suoi grandi occhi rossi.
<< Duran! >> esclamò correndo nella sua direzione << E’ fantastico, Duran! >>.
Credeva che il cuore le stesse per scoppiare dalla felicità. Si chinò su di lui per accarezzargli la testa e il contatto con il freddo metallo le fece provare una sensazione familiare. Sorrise di nuovo come non le capitava da tanto tempo mentre la madre le si avvicinava da dietro. Si rialzò provando un leggero giramento di testa e sentì la mano della donna posarsi sulla sua spalla. Respirò profondamente una sola volta.
<< Se chiudo gli occhi tutto questo finirà? >> chiese quasi con timore.
<< Prova >>.
Natsuki ubbidì e quando riaprì le palpebre era tutto come prima. Duran era accovacciato ai suoi piedi e la fissava e Saeko era sempre alle sue spalle. Sorrise.
Si sentiva felice.
 
Shizuru era rimasta agghiacciata da quella parola e aveva sentito il cuore fermarsi. Si era piegata sulle gambe scoppiando in lacrime mentre il dolore le attanagliava lo stomaco. Con la coda dell’occhio vide Mai abbracciare Tate piangendo alla ricerca di un’ancora di salvezza cui aggrapparsi. La sua era appena affondata portandosi con sé tutta la gioia. Fu costretta a respirare profondamente varie volte prima di riuscire a calmarsi. Era come se improvvisamente tutta l’aria presente nella stanza fosse stata risucchiata. Il ragazzo l’aiutò a rialzarsi mentre la diciassettenne chiedeva se fosse possibile vederla. L’uomo rispose che l’avevano sistemata in terapia intensiva e che potevano entrare solo uno per volta almeno per il primo periodo. Sulle sue condizioni ancora non poteva sbilanciarsi troppo ma indubbiamente se avesse superato la prima notte che era la più critica, allora si sarebbero potute fare supposizioni future. Per il momento la cosa che premeva maggiormente al medico era che si stabilizzasse. Li condusse attraverso un lungo corridoio illuminato artificialmente e si fermò di fronte ad una porta chiusa ordinando di indossare le apposite mascherine e i camici per proteggere il paziente da eventuali batteri e microbi che avrebbero potuto portare. La prima a entrare fu Shizuru che credeva che non avrebbe retto allo shock di vedere Natsuki in quello stato. Infatti, quando aprì la porta fu investita da un forte odore di disinfettante e il primo suono che udì fu il bip della macchina che monitorava i battiti cardiaci della ragazza. Dovette appoggiarsi al comodino per non cadere a terra e ricominciare a piangere. Natsuki era distesa al centro del letto, immobile, cerea, con gli occhi chiusi come se dormisse e le braccia ai lati del corpo. Le si avvicinò lentamente, sperando ad ogni passo che quello fosse solo un incubo ma quando le sfiorò una mano sobbalzò comprendendo che quella era la realtà. Sussultò mentre si sedeva accanto al letto. Le strinse le dita trovandole fredde e se le portò alla bocca per baciale.
<< Natsuki… >> sussurrò tra le lacrime << Natsuki, ti prego apri gli occhi >> gemette appoggiando una guancia sul dorso della mano che stringeva tra le sue << Avanti Natsuki, non farmi preoccupare inutilmente. Lo so che non sarà quest’incidente a fermarti, a farti smettere di andare in moto, a correre e a rispondere male a tutti quelli che ti parlano quindi sbrigati >> dovette asciugarsi gli occhi prima di continuare << Sbrigati, Natsuki perché io senza di te sono persa. Tu sei tutto il mio mondo, lo sei sempre stata e lo rimarrai finché il mio cuore batterà. Non puoi lasciarmi, piccola, non ti permetto di andartene in questo modo. Ci sono tante cose che ancora dobbiamo fare insieme, ti ricordi quando ne parlavamo? Il tuo diploma, la mia laurea, i viaggi… Credi che io mi sia dimenticata? Avanti, non fare la solita pigrona >>.
Cercava di metterlo sul lato ironico ma alle sue stesse orecchie quelle parole suonavano ridicole.
<< Devi lottare come hai sempre fatto, non fermarti adesso. Io ti amo troppo >>.
Detto, si chinò su di lei e le diede un bacio sulla fronte.
<< Ti amo >> le ripeté gemendo.
 
Natsuki aveva sentito qualcosa di strano sfiorarle la fronte mentre un insolito calore le invadeva il corpo. L’aveva toccata ma non aveva trovato niente e quella sensazione pochi secondi dopo scomparve. Cos’era stato? Aveva alzato gli occhi verso quel cielo limpido e privo di nuvole scrollando le spalle e sorridendo. Non era importante, non si era mai sentita così bene prima d’allora.
<< Duran! >> chiamò facendo apparire le sue pistole dal nulla.
Immediatamente il suo Child le fu accanto. Sua madre le aveva spiegato che in quel posto ogni cosa che semplicemente immaginava, poteva materializzarsi. Non c’erano limiti alla fantasia ed era padrona di fare quello che voleva.
<< Mamma, guardami! >> urlò subito dopo rivolta alla donna che stava leggendo un libro all’ombra di un albero.
Saeko alzò gli occhi dalla pagina sorridendole. Natsuki tornò a fissare avanti a sé concentrandosi e pochi attimi dopo apparve di fronte a lei e a Duran un Orphan. La diciassettenne l’aveva creato dai suoi ricordi di Hime. Sorrise mentre il mostro avanzava. Non sparava ad un Orphan da molto tempo e questo era il momento buono per ricominciare. Non poteva capitarle nulla di male, lei era padrona di quello che immaginava. Si fidava delle parole di sua madre e per questo aveva deciso di provare. Le aveva detto che non avrebbe provato dolore, che lì la sofferenza non l’avrebbe raggiunta e lei desiderava ardentemente crederle, ne aveva bisogno. Osservò il mostro camminare verso di lei con aria minacciosa mentre invocava le sue pistole. Duran si mise in piedi al suo fianco. Gli gettò una veloce occhiata sorridendo e sentendo l’adrenalina scuoterle il corpo. Le era mancata quella sensazione.
<< Duran carica le pallottole d’argento! >> ordinò alzando in alto il braccio destro.
Sparò verso l’Orphan muovendosi velocemente per non essere colpita dai suoi lunghi tentacoli. Finalmente si sentiva completa, niente e nessuno avrebbero potuto rovinare quello che aveva creato. Il suo Child scagliò i suoi colpi sul nemico colpendolo al petto e, dopo un altro colpo della ragazza dagli occhi verdi, si accasciò a terra privo di vita. Natsuki soffiò sulla canna delle sue due pistole con fare di superiorità mentre la sua mente faceva scomparire il corpo dell’Orphan appena ucciso. Era stato semplice. Fece svanire in uno scintillio anche le sue armi e si chinò su Duran per ringraziarlo dell’aiuto; poi si voltò verso la madre che era stata ad osservarla. Amava sentirsi ammirata da qualcuno, la faceva sentire importante. Camminò nella sua direzione e le si sedette accanto. Saeko iniziò ad accarezzarle i capelli come se avesse cinque anni.
<< Sei stata brava >> si complimentò con la figlia << Ma non è una novità per me, ti ho sempre osservata >>.
Natsuki la guardò mentre desiderava una tavoletta di cioccolata al latte. Aveva appena formulato quel pensiero, quando se la ritrovò tra le mani. Sorrise, era divertente.
<< Mi hai sempre osservata? >> ripeté la diciassettenne tra un boccone e l’altro.
Saeko annuì, spostando leggermente gli occhiali da vista sul naso.
<< Quando eri un’Hime, quando combattevi perché avevi un obiettivo. Non ho mai smesso di restarti accanto anche se non fisicamente >>.
<< E’ per questo che invece adesso mi stai accanto e posso vederti? >> chiese Natsuki con una nota di tristezza nella voce << Sono morta? >>.
A sorpresa la donna le diede un baco sulla fronte.
<< E’ di questo che hai paura? >> disse << No, non sei morta Natsuki >>.
La ragazza sorrise a quelle parole sentendosi rincuorata. Si alzò in piedi sorridendo verso il sole splendente. Immaginò la sua moto e una pista su cui correre. Nel riaprire gli occhi, scoprì che era già divenuto tutto reale. Tra le mani fece apparire un casco integrale blu elettrico dello stesso colore della moto. Saltò in groppa già pregustando il brivido della velocità. Strinse il manubrio. Stava per mettere in moto quando una fitta la colse all’altezza delle tempie. Si bloccò chinandosi leggermente in avanti e trattenendo il respiro. Chiuse gli occhi per qualche secondo e vide uno sfrecciare di lampioni davanti a sé. Sentì un rombo di motori lontano e le arrivò alle narici la puzza di pneumatico bruciato. Riaprì le palpebre con forza, spalancandole fino a farsi male. Respirò profondamente per far tornare a battere normalmente il cuore. Scosse il capo con forza per scacciare ciò che aveva visto. Una sensazione negativa l’aveva invasa e desiderava farla sparire il prima possibile. Non voleva essere triste; era con sua madre e con Duran; le due cose più importanti della sua vita. Si scostò una ciocca di capelli dal volto e accese il motore. Immediatamente il frastuono dei propulsori le riempì le orecchie permettendole di non pensare più niente. Partì con foga aspettando che il vento le scompigliasse i capelli e, anche se non ne comprese il motivo, calde lacrime iniziarono a rigarle il volto. 

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Capitolo 11
*** Scariche elettriche ***


Shizuru non riusciva a credere che Natsuki fosse veramente in quello stato, si rifiutava di accettare la gravità della situazione e si consumava in quella stanza d’ospedale. Erano trascorse quasi tre settimane dalla notte dell’incidente e non si avevano novità. Quando la voce si era sparsa, tutti erano andati a trovarla anche se non era servito a migliorare la sua condizione. I medici avevano detto che, adesso che il suo stato fisico si era stabilizzato, sentire la presenza di coloro che conosceva l’avrebbe aiutata. Per questo la diciannovenne trascorreva intere giornate nella sua camera, tenendole la mano e raccontandole la sua giornata. Era convinta che prima o poi avrebbe rivisto il colore dei suoi occhi. Molte volte Mai aveva provato a farla andare via anche solo per mangiare qualcosa e farsi una doccia ma Shizuru si era sempre rifiutata di allontanarsi più del necessario da quella ragazza che racchiudeva tutto il suo mondo. Aveva smesso di andare all’università e di studiare, il suo unico desiderio era restare accanto a Natsuki aspettando che si svegliasse. L’amava troppo per poter accettare il suo stato di coma. Piangeva spesso perché non riusciva a farne a meno, perché voleva che la diciassettenne le sorridesse ancora una volta, che le dimostrasse un gesto d’affetto nei suoi confronti, che le parlasse dolcemente come quando facevano l’amore. Si rifiutava anche solo di pensare che la cosa migliore della sua vita non si sarebbe più alzata da quel letto. I dottori non si sbilanciavano mai troppo a riguardo, erano tentennanti, nemmeno loro avevano risposte certe da offrire a quella ragazza che con le lacrime agli occhi domandava ogni giorno quando la diciassettenne si sarebbe svegliata. Per lei era un’estrema sofferenza sentirla così lontana da sé, doversi accontentare di stringerla la mano e di portarsela al viso ricordando tutti i momenti che avevano trascorso insieme. Si erano promesse che mai niente le avrebbe divise e invece qualcosa che poteva farlo c’era. Si era occupata lei delle pratiche da sbrigare per i danni causati al camion e all’autista, per fortuna rimasto illeso nello scontro, ed era andata a ritirare di persona ciò che restava della sua moto. Senza pensarci troppo aveva dato il permesso affinché fosse rottamata con l’unico pensiero che, appena Natsuki si fosse svegliata, non l’avrebbe mai persa di vista un solo istante. Aveva fiducia nelle capacità della mora di riaprire i suoi grandi occhi verdi e di dimostrare come nemmeno il coma potesse fermare una persona col suo carattere. Forte e indomabile come nessun altro. Aveva riposto tutta la sua vita in quelle fragili mani che adesso teneva tra le sue come se si potessero spezzare da un momento all’altro e si rifiutava di riprendersela. Per questo era sempre da lei e non se ne andava finché non erano gli infermieri a cacciarla. Anche Mai andava spesso a trovare Natsuki assieme a Tate o a Mikoto che sembrava essere profondamente turbata da quello che era accaduto alla ragazza. Entrambe le due giovani donne restavano in silenzio di fronte a quella figura inerme e si immergevano nei propri pensieri. Alla rossa spezzava il cuore vedere la diciannovenne ridotta in uno stato di assoluto rilascio. Le voleva bene e per questo non sopportava di osservarla mentre si ripiegava sempre di più nel suo dolore. Col trascorrere dei giorni era diventata l’ombra di se stessa, con un sorriso triste stampato sul volto che non accennava a scomparire e due occhi che trasmettevano solo un’infinita malinconia. Ogni volta che Mai li incontrava, si sarebbe messa volentieri a piangere. Riusciva solo lontanamente a immaginare cosa stesse provando Shizuru in quelle settimane; se fosse capitato a Tate, probabilmente il dolore sarebbe stato insopportabile. Lei cercava di starle accanto, di supportarla come poteva; la invitava spesso a cena, le faceva compagnia ma la più grande rifiutava ogni attenzione da parte sue con estrema gentilezza. La solitudine e la presenza di Natsuki erano diventate le uniche sue compagne ed era triste dirlo ma preferiva restare sola. Anche Haruka e Yukino erano andate a trovare la diciassettenne e avevano lasciato sull’armadietto della ragazza un grande mazzo di fiori con un biglietto attaccato ad una foglia. La bionda aveva cercato di comportarsi normalmente ma tutti i presenti avevano notato il suo cambiamento in quella circostanza. Avendo saputo dell’incidente, era stato più che doveroso fare una visita in ospedale, non solo per il passato che le univa, ma soprattutto per vedere Shizuru che volutamente ignorava chiamare e messaggi da parte di chiunque. Per la diciannovenne era come se avesse perso una parte di sé talmente si sentiva legata a Natsuki. Nonostante le parole gentili e rassicuranti di Yukino, Reito e Midori, appena informata, si era precipitata da loro, lei non riusciva a sentirsi meglio. Dentro di sé era fermamente convinta che la diciassettenne si sarebbe risvegliata, ne era fermamente convinta; eppure i giorni si susseguivano tutti uguali e non c’erano cambiamenti che la rincuorassero. Lentamente si stava consumando.
<< Natsuki >> ripeteva ogni volta che rimaneva da sola con la ragazza << Natsuki, adesso è venuto il momento di aprire gli occhi. Fuori c’è il sole ed è una bellissima giornata. Se non ti svegli, ti perderai tutto. Stiamo andando incontro alla primavera, le prime rondini sono già arrivate e l’aria è più calda. Ricordi tutte le volte che ti stendevi sull’erba del giardino della scuola ad osservare le nuvole? Quando non ti trovavo in classe, sapevo dove cercarti. All’inizio i tuoi modi erano bruschi e scostanti, le tue occhiate gelide, tuttavia sono state tutte queste cose che mi hanno attratto verso di te come una calamita. Credo di essermi innamorata di te al primo colpo, lo sai vero? Te l’avrò detto tante di quelle volte da farti venire il mal di testa! >> rise leggermente << E adesso, che fai? Hai il coraggio di lasciarmi da sola? E poi ti piacerebbe davvero passare tutta la tua vita qui, in ospedale? Che fine faranno tutte le cose che ti piacciono tanto? >>.
<< Sta lottando per tornare >> disse una voce alle sue spalle.
Shizuru si voltò scoprendo Mai. Sorrise con la sua solita gentilezza.
<< Natsuki non ha intenzione di abbandonarci, dobbiamo solo avere pazienza >> continuò la rossa.
Le due ragazze si fissarono negli occhi per pochi istanti, entrambe cercando di credere alle parole che avevano appena pronunciato. Improvvisamente il rumore della macchina che monitorava il cuore della diciassettenne dagli occhi verdi le fece voltare simultaneamente nella stessa direzione. Guardarono lo schermo e vi videro una lunga linea piatta di colore verde disegnata. Shizuru si portò le mani al viso mentre comprendeva cosa significava mentre Mai cercava qualcuno che potesse aiutarle. Tornò con un medico e un paio di infermieri che si precipitarono ad assistere la malata.
<< Forza, portatemi le piastre! >> urlò il dottore riconoscendo immediatamente l’arresto cardiaco. Sbottonò con foga il pigiama che indossava Natsuki per avere un contatto diretto con la sua pelle << Carica! >>.
La prima scarica elettrica non sortì l’effetto desiderato. Il cuore della paziente non reagì allo stimolo.
<< Natsuki, ti prego… >> sussurrò Shizuru piangendo di fronte a quello spettacolo.
<< Di nuovo! >> affermò l’uomo << Libera! >>.
Il corpo della diciassettenne sobbalzò per l’intensità ma ancora la macchina non smetteva di suonare. Mai stringeva il corpo della diciannovenne che altrimenti si sarebbe accasciato a terra e piangeva.
Non farlo Natsuki, si ripeteva, Non ci lasciare.
Il terzo tentativo fu quello che riuscì a far battere il cuore della ragazza dai capelli scuri. La linea verde tornò a disegnare strane onde sullo schermo che indicavano l’attività del muscolo cardiaco. Ad entrambe le ragazze sfuggì un sospiro di sollievo mentre le infermiere sistemavano il pigiama della diciassettenne e la coprivano con il lenzuolo. Mai riuscì perfino a sorridere. Shizuru si precipitò dal medico fuori la stanza per avere delle informazioni e quello che le disse confermò i suoi timori.
<< Ha avuto un arresto cardiaco >> le spiegò l’uomo mentre si puliva le lenti degli occhiali << Purtroppo in queste condizioni succede che il cuore possa cedere >>.
<< Quante possibilità ci sono che si risvegli? >>.
Il cuore di Shizuru perse un colpo in quei pochi attimi attendendo una risposta. Il medico la guardò cercando di soppesare quanto dolore quella ragazza che gli stava parlando era in grado di sopportare. L’aveva vista spesso al capezzale della diciassettenne piangere e pregare che si riprendesse. Pensò che la verità fosse l’unica via che avesse e che gli fosse imposta dalla sua professione.
<< Più passa il tempo e più le possibilità si assottigliano >> disse infine chinando il capo per non incontrare gli occhi della diciannovenne.
 
Natsuki si sentiva bene. Correva con la sua moto immaginando e facendo diventare reali sentieri e percorsi che mettevano alla prova la sua abilità di motociclista. Duran le stava accanto come un fedele compagno, per troppo tempo aveva desiderato poter sentire la sua presenza e adesso, vederlo, la rincuorava. Alla fine, esausta, si era fermata ed era scesa stendendosi sul prato. Sentì il grosso lupo metallico mettersi vicino a lei. voltò gli occhi per poterlo guardare e ne fu lieta. Si alzò sugli avambracci e lo fissò negli occhi rossi.
<< Ho creduto di non poterti più rivedere >> gli disse << E ne ho avuto paura >>.
Rimase per pochi attimi in silenzio mentre le fischiavano le orecchie. Si sdraiò a pancia sotto godendo del calore del sole e in quel momento un dolore fortissimo la colse all’altezza del petto. Si portò una mano al cuore come se fosse stata improvvisamente ferita mettendosi a carponi.
<< Che cosa… >> provò a dire mentre un sudore freddo le scivolava sul volto.
Le sembrava che potesse scoppiare da un momento all’altro. Sentì uno strano rumore avvolgerla.
TUM, TUM, TUM.
<< Cos’è? >> gridò in preda al panico.
<< Ti stanno richiamando, Natsuki >> le rispose la madre apparendo improvvisamente al suo fianco. Si chinò sulla figlia posandole una mano sulla spalla.
<< Che… che significa? >> chiese la ragazza alzando gli occhi per incontrare quelli della donna. Respirava a fatica e in bocca aveva uno strano sapore.
Saeko le sorrise come se volesse rassicurarla.
<< Stanno cercando di mandarti via da qui >>.
<< Cosa? >> esclamò Natsuki cercando aria << No! >> guardò Duran che la fissava immobile << Non voglio andarmene! Fammi restare, mamma! >>.
<< Sicura di voler restare? Non c’è nessuno che vorresti rivedere? >>.
La diciassettenne scosse il capo mentre cadeva a terra e voltava il volto verso il cielo. Il dolore era fortissimo e non ne capiva il motivo. Era come se una scarica elettrica la attraversasse.
<< Se vuoi restare davvero >> continuò Saeko sempre vicina alla figlia << Allora devi resistere Natsuki. Lotta contro quella forza che ti ha avvolta, contro il desiderio di perdere i sensi, cerca di restare sveglia. Se ti addormenti non potrai più tornare >>.
Vide sua figlia ingoiare un groppo di saliva e ubbidirle. Si fidava di quella donna. Chiuse gli occhi e si concentrò. Voleva restare con sua madre e Duran, perché c’era qualcuno che invece stava provando ad allontanarla? Avrebbe resistito con tutte le sue forze.
Nessuno mi farà andare via, pensò stringendo i denti.
Le prime immagini che le attraversarono la mente credette d’averle create da sola ma poi si accorse che erano indipendenti dalla sua volontà. Vide molte cose apparentemente senza senso, molti volti di ragazzi che le sorridevano e la chiamavano. Chi erano? Non li conosceva. Ce n’era una con i capelli rossi che non smetteva di ridere di fronte a lei e le diceva che doveva sbrigarsi altrimenti avrebbe fatto tardi a scuola. In cambio le avrebbe preparato per pranzo qualunque cosa desiderasse. Una strana sensazione di familiarità e di calore l’avvolse mentre osservava quella figura energica. Vide anche una bambina che seguiva come un cagnolino la rossa e chiedeva incessantemente del cibo mentre l’altra glielo rifiutava. Doveva essere davvero affamata. Le sembrò una scena divertente.  Scorse altre facce ma furono talmente veloci da non riuscire a focalizzarli bene. Poi le immagini smisero di ruotarle intorno e scomparvero per far posto ad una sola, la più luminosa ai suoi occhi. Dovette socchiuderli mentre guardava. All’inizio vide solo una mano che si muoveva fluidamente e lentamente anche il resto. Era il corpo di una ragazza nuda avvolto in un bianco lenzuolo steso su un letto sfatto. Il volto non riusciva a vederlo, era in penombra ma, quando parlò, mille brividi la scossero. Pronunciò solo il suo nome, nient’altro, eppure lo disse in modo diverso dagli altri, come non aveva mai sentito. Avrebbe potuto ascoltarla in eterno, la faceva sentire bene. Continuava a chiamarla e a lei parve di conoscerla, di sapere chi fosse, anche se non ricordava il suo nome. Era strano. Desiderava rispondere al suo richiamo ma non sapeva cosa dire, non riusciva a dare un nome e un viso a quel corpo così seducente. Una fitta la colse all’altezza dello stomaco. Perché le faceva male non contraccambiare le sue parole? Perché soffriva nel non arrivare a lei per stringerla? Inghiottì un altro groppo di saliva sentendosi come incompleta. Desiderava parlare con quella figura, farle sapere che era lì, che poteva smettere di chiamarla ma non un suono uscì dalla sua bocca. Improvvisamente l’immagine scomparve e nel tornare ad aprire gli occhi, si sentì triste. Le venne voglia di piangere mentre sua madre l’aiutava a mettersi seduta e l’abbracciava.
<< Ce l’hai fatta >> le disse sollevata di vederla.
Natsuki si cullò per qualche secondo tra le sue braccia respirando profondamente varie volte. Il dolore fisico era scomparso, la donna aveva detto la verità anche se non si sentiva meglio.
<< Sh… Shizuru… >> fu l’unica parola che pronunciò scoppiando in lacrime.
Ora ricordava tutto.

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Capitolo 12
*** Risveglio ***


<< Cos’è questo posto? >>.
Saeko la fissò mentre inforcava gli occhiali.
<< Non ti piace più? >> le domandò a sua volta << L’hai creato tu >>.
Natsuki fece qualche passo verso la riva di un fiume che scorreva placidamente e si specchiò nelle sue acque limpide. Da quando aveva riaperto gli occhi, tutto le appariva per quello che era realmente; nient’altro che un’illusione. Un’illusione felice doveva ammetterlo. Per questo si era rifugiata lì quando tutto andava a rotoli nella sua vita. Un lieve sorriso increspò le sue labbra.
<< Che cosa mi è successo? >> chiese col cuore in gola.
La donna sorrise.
<< Hai chiesto tu di poter stare ancora noi e la tua mente ha fatto il resto >>.
<< E allora perché non c’è anche Shizuru? >>.
<< Non è lei che hai invocato quando stavi male e urlavi per quello che eri costretta a fare. Chiamavi Duran, lo imploravi di tornare, e me. Chiedevi di poter trascorrere anche solo un minuto con noi. Per questo siamo qui. Tu hai realizzato quest’oasi di pace e ci hai racchiuso in un posto dove potessimo ancora stare tutti insieme >>.
<< Senza di lei io sono incompleta >> affermò la diciassettenne stringendo i pugni e abbassando lo sguardo << Come posso restare sapendo che non la rivedrò più? >>.
Una lacrima solitaria le rigò la guancia destra mentre si affrettava a scacciarla con la mano. Si voltò verso Saeko e Duran sentendo una profonda malinconia invaderla.
<< Devo andare da lei >>.
<< Se te ne vai, non potrai più rivederci. Resteremo solo un ricordo, te ne rendi conto vero Natsuki? >>.
Quelle parole bloccarono la diciassettenne che aveva fatto pochi passi. Tornò a guardare sua madre mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
<< Perché devo scegliere? >> chiese in preda all’angoscia.
<< Perché noi siamo morti, figlia mia >> rispose la madre avvicinandosi. La tenne stretta tra le sue braccia prima di continuare << E i morti non possono mischiarsi con i vivi. Tu hai attuato un miracolo, creando con la sola forza della mente, tutto questo e ci è stato permesso stare insieme ancora una volta. Insieme come non lo siamo mai stati. Sei stata brava e sarò sempre fiera di te qualunque sia la tua scelta >>.
Natsuki si sciolse dal suo abbraccio per poterla guardare. Non avrebbe mai dimenticato quello che era successo, il tempo trascorso con sua madre e col suo Child l’avrebbe portato nel cuore.
<< Devo andare da lei >> ripeté mentre il volto di Shizuru faceva capolinea tra i suoi ricordi << E’ la cosa più importante >>.
Solo per te sto facendo tutto questo, pensò.
Saeko annuì sorridendole.
<< Lo so, conosco bene i tuoi sentimenti per quella ragazza >> disse << Ma la risalita da questo posto non sarà facile, Natsuki. La tua volontà non dovrà sgretolarsi altrimenti rischierai di restare imprigionata qui per sempre >>.
La ragazza la guardò senza capire.
<< Pensavo di poter fare tutto quello che volevo >>.
<< Più passa il tempo e più le radici di ciò che hai creato si allungano e si saldano fermamente al terreno. Non è semplice, anche se ho fiducia in te e so che ce la farai a tornare dalla tua Shizuru >>.
L’ultima frase fece arrossire la figlia che chinò leggermente il capo.
<< Quanto tempo… saranno trascorsi si e no, forse… >>.
<< Il tempo non scorre allo stesso modo >> le spiegò Saeko andandole in aiuto << Per questo devi sbrigarti se è davvero quello che vuoi. Resta ancorata a ciò che desideri perché in questa traversata potresti rischiare di perderlo, potresti rischiare di non ricordare più niente >>.
Natsuki guardò la madre con aria decisa.
<< Non potrei mai dimenticarmi di lei >> rispose << Adesso sono pronta a tornare >>.
Solo dopo quella frase si rese conto che quello era un nuovo addio.
<< Allora va >> le disse la donna << E ricorda sempre perché lo fai >>.
Si abbracciarono per l’ultima volta; poi Natsuki si avvicinò a Duran posando la mano sulla sua testa.
<< Siamo stati bene insieme, amico mio >> iniziò capendo che presto avrebbe pianto nuovamente << Abbiamo fatto del bene, abbiamo salvato il mondo. Non possiamo proprio lamentarci >> sorrise tristemente << Sei stato il mio unico amico per anni, la cosa più importante della mia vita e abbiamo condiviso momenti unici. Li ricorderò per sempre ma ora devo andare, Duran. Ti voglio bene >>.
Lo abbracciò, poggiando la testa sul suo freddo collo mentre le prime lacrime le scorrevano sul viso e, solo dopo parecchi secondi, si rimise in piedi pronta ad mettersi in viaggio. A guidarla era la ferma convinzione che presto l’avrebbe rivista.
 
Dall’incidente erano trascorsi due mesi e Shizuru era dimagrita in modo impressionante a furia di restare attaccata a quel letto d’ospedale. Molti avevano iniziato a desistere ma lei no, lei era ostinata e credeva fermamente che prima o poi la diciassettenne si sarebbe risvegliata. Subito dopo la sua caparbietà, seguiva quella di Mai che non aveva mai preso in considerazione l’idea che l’amica potesse non riprendersi più. Conosceva Natsuki e sapeva che, proprio quando meno se lo sarebbero aspettati, avrebbe riaperto gli occhi prendendo in giro coloro che non speravano nella sua guarigione.
<< Perché non vai a prendere un caffè? Sto io qui >> disse la rossa alla diciannovenne arrivando in compagnia di Mikoto.
La ragazza dai capelli castani annuì alzandosi da quella sedia di plastica che spesso era stata anche il suo giaciglio. Si stiracchiò per pochi attimi controllando l’ora al suo orologio da polso. Le tre del pomeriggio, non si accorta che già fosse trascorso tutto quel tempo da quando era arrivata. In effetti, da quando Natsuki era entrata in coma, molte cose avevano perso importanza per lei a partire dall’università e dallo studio. Di fronte allo stato di salute della diciassettenne niente poteva competere. Desiderava essere lì quando si fosse svegliata, voleva essere la prima a stringerle la mano e a darle il bentornato. Scese al piano inferiore e si avvicinò alle macchinette. Dalla tasca del jeans tirò fuori pochi spicci e iniziò a contarli. Nel tornare ad alzare lo sguardo incrociò quello di Nao.
<< Nao >> disse sorridendole sorpresa dalla sua presenza. In due mesi non era mai andata a trovare Natsuki in ospedale << Piacere di vederti >>.
<< Ciao Shizuru >> contraccambiò la più piccola senza nessun tono in particolare << Credo di essermi persa, dove si trova la tua fidanzata? >>.
<< Al piano di sopra >> rispose la diciannovenne già snervata dal suo solito comportamento da menefreghista.
<< Grazie, non vedo Natsuki dal giorno dell’incidente e mi è sembrato doveroso vedere se dopo due mesi ha intenzione di alzarsi da quel letto >>.
Shizuru rimase per qualche istante immobile prima di afferrare la ragazza e sbatterla contro il muro più vicino.
<< Ehi, ma che diavolo… >> provò a dire Nao.
<< Hai visto Natsuki il giorno in cui ha avuto l’incidente? >> ripeté << Perché non l’hai detto? Dove? >>.
<< Me lo sarò dimenticato! >> esclamò l’altra provando a dimenarsi dalla sua presa. Ricordava bene cos’era capace di fare Shizuru quando perdeva il controllo, soprattutto se si trattava della diciassettenne dagli occhi verdi, e non desiderava ripetere l’esperienza << Adesso lasciami! E poi voi non stavate più insieme quindi non vedo perché avrei dovuto dirti che l’avevo incontrata quella notte! >>.
A quelle parole la presa della più grande s’intensificò.
<< Natsuki era con te quando si è ubriacata? Mi stai dicendo che, dopo aver bevuto insieme, l’hai lasciata andare in moto da sola? È tutta colpa tua quindi se ha avuto quell’incidente? >>.
<< Shizuru, mi fai male… >>.
Le cose sarebbero sicuramente peggiorate se in quel momento un’infermiera non si fosse avvicinata dicendo alla ragazza dai capelli castani di salire subito in camera di Natsuki.
 
Mai stava ordinando a Mikoto di non fare troppo rumore mentre erano lì, in cambio le avrebbe cucinato il suo piatto preferito per cena, e non si accorse subito del leggero movimento delle dita della mano di Natsuki. Fu la più piccola a indicargliele leggermente titubante. Nel voltarsi, la diciassettenne dai capelli rossi sentì il cuore esploderle per la felicità. In fretta scattò in piedi andando a cercare un medico. Quando tornò, era chiaramente visibile che la diciassettenne dagli occhi verdi si stava risvegliando. Sorrise felice per quello che stava accadendo. Finalmente. Il dottore si era avvicinato alla ragazza sollevandole il polso e tastandolo mentre contava i battiti; poi si allontanò da lei e fece segno a Mai.
<< La cosa migliore è che veda dei volti familiari al suo risveglio >>.
La rossa annuì energicamente sedendosi sul bordo del letto.
<< Natsuki… >> iniziò a chiamarla << Forza, Natsuki… >>.
Dovette attendere pochi secondi prima di incontrare lo sguardo dell’amica. Il suo cuore perse un battito nel tornare a vedere quel verde intenso. Dovette resistere alla tentazione di saltarle al collo ed abbracciarla e si limitò a stringerle una mano.
<< Ciao Natsuki >> le disse con le lacrime agli occhi.
La mora la fissava senza dire nulla. Sbatté varie volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco per bene ciò che la circondava. Aprì la bocca una sola volta ma non ne uscì alcun suono.
<< Tranquilla, Natsuki >> s’intromise il medico notando la sua difficoltà << E’ normale avere dei problemi all’inizio ad articolare le parole. Dovrai riabituarti con calma, nessuno ti porta fretta >>.
Accese una pila portatile e controllò la dilatazione delle sue pupille. Era buona. Le fece un sorriso posandole una mano sulla spalla, col cuore più leggero. Quella ragazza era davvero una lottatrice. Ripose la piccola torcia nella tasca del camice e scrisse qualcosa sulla sua cartella.
<< All’inizio sentirsi stanchi è normale quindi non affaticatela troppo. Ripasserò più tardi con la terapia da iniziare domani. Vedrai Natsuki, presto tornerai quella di sempre >>.
Uscì lasciandole sole.
<< Oh Natsuki >> disse Mai asciugandosi le lacrime << Sono… sono così felice… >>.
Le accarezzò una guancia mentre l’altra ragazza restava in silenzio limitandosi a guardarla. Alzò il braccio verso di lei e la rossa si chinò per lasciarsi sfiorare. Era troppo contenta di sapere che la sua amica stava bene.
<< Natsuki >> iniziò Mikoto alle sue spalle << Ma non hai fame? >>.
Quella domanda fece ridere Mai. La più piccola era sempre la solita.
<< Mikoto, mangerai stasera >> le rispose.
<< Tu… tutti… >> disse improvvisamente la mora sforzandosi di parlare << Mi ch… chiamate… >>.
<< Non c’è bisogno che ti sforzi, Natsuki >> si affrettò a ribattere Mai << Hai sentito quello che ha detto il medico, non bisogna portare fretta >>.
La ragazza dagli occhi verdi scosse il capo mentre una lacrima le solcava la guancia.
<< Tu… >> riprese iniziando a sudare << …chi sei? >>.
A quelle parole Mai si sentì travolgere da una sensazione di gelo. Non era possibile.
<< Sono Mai, Natsuki >> disse cercando di mantenere la calma << Non ti ricordi di me? >>.
Vedere l’amica scuotere il capo fu come una doccia fredda.
<< E lei >> continuò indicando la ragazzina che era con loro << Lei è Mikoto, te la ricordi? >>.
Di nuovo Natsuki scosse la testa. Mai sentì mancarle il terreno sotto i piedi e un senso d’angoscia le afferrò lo stomaco.
<< Cosa ricordi? >>.
La diciassettenne abbassò gli occhi sulle mani che giacevano inermi in grembo e iniziò a piangere.
<< Non… niente… >> rispose << Io… mi chiamo… Natsuki? >>.
A causa di quella conversazione aveva la fronte imperlata di sudore e si sentiva stanchissima. Appoggiò il capo sul cuscino respirando profondamente. Mai gliela asciugò con un fazzoletto di stoffa cercando di sorridere per non metterla in agitazione.
<< Tranquilla >> le sussurrò abbracciandola << Ti ricorderai di noi, ne sono sicura >>.
La sentì gemere tra le sue braccia e ne ebbe una pena infinita. Le accarezzò i capelli per cercare di calmarla e le diede un bacio sulla guancia. Stava per pronunciare altre parole di consolazione masi bloccò nel sentirla di nuovo parlare.
<< Lei… >> disse Natsuki alzando il dito indice.
Una strana sensazione di calore l’avvolse e le fece abbozzare un leggero sorriso.
Mai si voltò nella direzione della porta e vide Shizuru in piedi sulla soglia che piangeva.
 
Shizuru era corsa al piano superiore col cuore che batteva a mille nel petto. Aveva lasciato perdere la rabbia nei confronti di Nao per quello che aveva fatto mentre un unico pensiero le martellava la mente. Natsuki si stava svegliando. Fece più in fretta possibile e, quando fu fuori la camera, dovette fare un respiro profondo per calmarsi. Aprì la porta senza fare rumore e fece un passo avanti. Quello che vide le bloccò il respiro per l’intensità mentre le prime lacrime le rigavano le guance. Natsuki era sveglia e stava seduta sul letto. Non poteva credere che fosse vero. Quando si accorse della sua presenza, le aveva sorriso indicandola con un dito. Lei contraccambiò sentendosi improvvisamente leggera. Dopo quel solo sorriso sarebbe anche potuta morire. Avanzò con passo incerto mentre la diciassettenne non smetteva di tenere il braccio alzato nella sua direzione.
È tutto vero!, pensò con una nota isterica avvicinandosi.
Mai si alzò affinché potesse prendere il suo posto. Shizuru si sedette di fronte a Natsuki trattenendo il fiato e s’impose di restare calma. Dopo tutto quel tempo la stava finalmente guardando negli occhi. Le prese quella mano che fino a poco prima l’aveva indicata e gliela strinse. Nonostante l’inconsapevolezza della ragazza dai capelli scuri, quello che riuscì a trasmetterle nel sentire che stava contraccambiando il gesto fu indescrivibile per lei.
<< Finalmente >> disse semplicemente usando un tono di voce calmo che però veniva tradito dall’emozione che provava. Con la mano libera le accarezzò il volto. Natsuki le asciugò le lacrime capendo che, anche se non ricordava il motivo, quella ragazza doveva essere importante per lei. L’aveva compreso fin dal primo attimo che l’aveva vista. La sentì fremere sotto le sue dita.
<< Tu… >> disse la diciassettenne posandole una mano sul cuore << …vaniglia… >>.

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Capitolo 13
*** Sprazzi di ricordi ***


Shizuru e Mai avevano parlato a lungo con il medico che aveva in cura Natsuki ma non servì a farle stare meglio. Avevano ricevuto soprattutto risposte vaghe. Era normale che, dopo un lungo periodo di coma, la ragazza avesse delle amnesie, anche totali ma questo di solito non era per sempre. Spesso, con l’aiuto di medici ma soprattutto di coloro che la conoscevano, il paziente tornava a ricordare tutto della propria vita. Purtroppo non c’era un tempo preciso, era un cammino individuale e molto dipendeva dalla volontà della persona di voler far tornare a galla anche i ricordi più dolorosi che l’avevano segnata. Questo preoccupava principalmente Shizuru mentre guardava Natsuki dormire. La sua vita era stata disseminata di eventi tragici, se inconsciamente decidesse di preferire lo stato in cui si trovava? Non avrebbe più ricordato il loro amore. Il solo pensiero di una simile eventualità la faceva tremare. Lei voleva starle accanto, voleva che tornasse a ricordare, voleva tornare ad amarla. Se avesse pianto, avrebbe asciugato le sue lacrime; se avesse sofferto, l’avrebbe consolata. Per quella ragazza ci sarebbe sempre stata. Si rendeva conto che non poteva essere lei a prendere una simile decisione ma l’amava così tanto che, adesso che si era finalmente svegliata, non l’avrebbe più lasciata andare. Desiderava essere la sua ombra, seguire la sua terapia, aiutarla finché non avesse ricordato cosa avevano condiviso. In quel momento era come una bambina piccola che aveva bisogno di apprendere nuovamente le basi della vita e dello stare insieme. Aveva fiducia in lei che aveva affrontato il tunnel del coma solo per tornare a rivederla. Il pensiero di ciò che le aveva detto la fece sorridere. Non poteva essere un caso, c’era qualcosa che aveva sentito dentro di sé che l’aveva spinta a sorriderle e a dirle quell’unica parola per entrambe importantissima. Il suo inconscio aveva portato a galla qualcosa semplicemente nel vederla; era convinta che lentamente la sua presenza sarebbe servita a ricordare ulteriormente. Bastavano pochi gesti, qualche parola, un atteggiamento abituale per far scattare un ricordo. Il medico aveva detto di portarle degli effetti personali della ragazza, delle foto e oggetti cui era particolarmente affezionata. Sarebbero serviti sicuramente. Con questo incarico, Mai era andata via carica di allegria da trasmettere all’amica il giorno dopo. Era convinta che si trattasse solo di una condizione temporanea. Sarebbe tornata la mattina del giorno dopo e avrebbe portato tutto il necessario insieme anche a qualche amico. Sicuramente sarebbe stato d’aiuto. Shizuru invece preferì restare con Natsuki quella notte; disse che desiderava essere sicura che non ci fossero problemi ma in realtà voleva semplicemente starle accanto da sola e osservarla come stava facendo ora. Le sfiorò la fronte con una mano sorridendo dolcemente di fronte a quel volto. Ascoltò il suo respiro calmo e regolare provando il forte desiderio di baciarla, di tornare a sentire il sapore e l’odore della sua pelle. Era tornata, non aveva mai dubitato che non lo facesse e sarebbe riuscita a superare anche quell’ostacolo. A sorpresa la diciassettenne aprì gli occhi svegliandosi.
<< Scusami >> iniziò Shizuru accarezzandole i capelli per farla riaddormentare << Non volevo >>.
<< Sei qui? >> chiese Natsuki osservandola.
La diciannovenne le sorrise. Nell’arco di qualche ora la sua parlata già stava migliorando.
<< Non me ne vado >> le rispose toccandole il naso << Resto qui con te, vuoi? >>.
L’altra si limitò ad annuire. Quando era con quella ragazza, si sentiva in un certo senso protetta e al sicuro. Era strano come le suscitasse simili sensazioni. Ebbe il desiderio di sentire il calore che le trasmetteva la sua mano, ma non lo disse. Le pareva che quegli occhi sapessero leggerle l’anima e si sentiva a disagio per consapevolezza di non saperlo fare lei. Voltò gli occhi verso la finestra per osservare la luna e sospirò. Le era stato spiegato quello che era accaduto, dell’incidente stradale che aveva avuto, del coma durato due mesi, di come lentamente avrebbe ricordato tutta la sua vita. Quella ragazza si era presentata, le aveva detto il suo nome e alle sue orecchie era suonato familiare, anche se non riusciva a ricordare per quale motivo. L’altra, quella dai capelli rossi che si chiamava Mai, le aveva detto che aveva vegliato su di lei per tutto quel tempo attendendo il suo risveglio. Si portò un dito sulle labbra pensando alla sensazione che aveva provato nel vederla sulla soglia della porta della camera. Era una percezione dolce, che la faceva sorridere ancora adesso. Aveva detto quella parola che le sembrava si adattasse a quello che sentiva. Vaniglia; non sapeva nemmeno che sapore avesse la vaniglia, perché l’aveva detta? E perché lei le aveva sorriso dopo che l’aveva pronunciata? Le venne mal di testa con tutte quelle domande senza risposta.
<< Perché? >>.
Shizuru fissò la sua nuca senza comprendere. Dal tono della sua voce si sentiva chiaramente che era spaventata. Si alzò dalla sedia sulla quale aveva dormito spesso e si mise sul bordo del letto. Vide le prime lacrime luccicare sul volto della ragazza per pochi attimi prima di scomparire nell’incavo del collo. Sentì una fitta al cuore mentre cercava le sue mani.
<< Non piangere, Natsuki >> le disse, anche se la ragazza continuava a non guardarla << Non è colpa tua se non ricordi, tutti ti aiuteranno. Io per prima >>.
La diciassettenne aumentò la presa in un bisogno disperato di aiuto.
<< Sono… sono cattiva? >> domandò tra le lacrime.
Quella richiesta fu simile ad una doccia fredda. Possibile che…
<< No >> si affrettò a rispondere << Come puoi pensare una cosa del genere! >>.
Le prese il viso per voltarlo nella sua direzione.
<< E allora dove… dove… dove sono i… miei genitori? >>.
Ecco il punto; il bisogno di sentire l’affetto genitoriale in un momento del genere. Avrebbe compensato anche a quella mancanza, qualunque cosa per lei. Senza pensarci troppo si stese al suo fianco stringendola.
<< Non ci pensare, Natsuki >> le sussurrò in un orecchio << Ci sono io qui con te e ti prometto che non andrò da nessuna parte. Ti fidi di quello che ti dico? >>.
<< Sì >>.
Sentiva la sincerità nelle sue parole. Se non le fosse importato niente, non l’avrebbe trovata seduta accanto al suo letto. Shizuru le diede un bacio tra i capelli e uno sul collo godendo del calore che inconsapevolmente le trasmetteva.
Se solo ricordassi, Natsuki…
<< Adesso dormi, io veglierò su di te >>.
 
Il mattino successivo le infermiere servirono su un vassoio la sua prima colazione dopo mesi di alimentazione artificiale. Doveva ricominciare ad assimilare cibi solidi. La diciassettenne fissò il cibo e poi le donne che uscivano dalla stanza. Allontanò il vassoio da sé con la poca forza che aveva e si rannicchiò contro la spalliera del letto.
<< Cosa c’è Natsuki? >> chiese Shizuru entrando e avvicinandosi preoccupata.
La diciannovenne era tornata a casa per farsi una doccia veloce e cambiarsi. L’altra ragazza la guardò come se fosse la sua ancora di salvezza con i suoi grandi occhi verdi, ma non disse nulla. Shizuru le accarezzò i capelli per farla rilassare dopo averla abbracciata.
<< Sono qui, Natsuki >> continuò dolcemente << Sta tranquilla >> le sembrava che fosse un piccolo lupetto spaventato << Devi fare colazione ora >>.
La diciassettenne scosse il capo.
<< Non la voglio >> disse con un filo di voce.
<< Il tuo stomaco ha bisogno di riabituarsi ai cibi solidi >> rispose la più grande << Su, fa uno sforzo >>.
Di nuovo la ragazza si rifiutò. Shizuru prese il vassoio e glielo avvicinò. Non comprendeva quale fosse il problema. Natsuki fissò il contenuto e, nell’incontrare gli occhi della diciannovenne arrossì improvvisamente. L’altra sentì il cuore fare un salto di gioia per quel suo atteggiamento.
<< Non.. >> iniziò timidamente la ragazza dai capelli scuri << …non so cosa… fare >>.
Alzò timidamente lo sguardo verso di lei e la vide sorridere.
<< Ti insegno io >> le rispose con calma.
Aprì la bustina delle posate monouso e tirò fuori il coltello per spalmare la marmellata sulle fette biscottate. Le diede in mano la prima affinché la mordesse, ma pochi attimi dopo le cadde a terra rompendosi. Natsuki osservò il volo che fece e quell’immagine si sovrappose ad un’altra. Per pochi istanti vide pararsi di fronte a lei un enorme mostro di metallo e acciaio e alle sue orecchie arrivo il suono di uno scontro frontale.
<< No! >> urlò raccogliendosi in posizione fetale e chiudendo gli occhi.
<< Natsuki >> disse Shizuru che si era avvicinata per stringerla. Dovette aspettare ancora qualche secondo prima di vederla aprire gli occhi. Le sorrise nuovamente dandole un bacio sulla fronte << Va tutto bene, hai ricordato qualcosa? >>.
Dalla sua faccia, e da come aveva reagito, aveva compreso che non era niente di bello. Natsuki la fissava in silenzio, con occhi pieni di paura.
<< Non fa niente, me lo dirai un’altra volta >>.
Le porse la tazza di latte aiutandola a bere. All’inizio si soffocò ma poi andò meglio. Le piacevano le attenzioni che aveva Shizuru per lei, la facevano sentire importante. Sentiva di non avere nessun altro a parte lei.
<< Io ho solo te? >> chiese improvvisamente mentre la diciannovenne gettava la fetta biscottata caduta nel cestino.
Quella domanda bloccò per qualche istante l’altra che dovette respirare profondamente prima di tornare a guardarla. Le aveva già detto quelle parole, in un’altra occasione e non in forma interrogativa. La sua era stata un’affermazione che l’aveva fatta sentire al settimo cielo. Si voltò verso la diciassettenne trattenendo a stento le lacrime.
<< No >> fu costretta rispondere << Ci sono anche altre persone che ti vogliono bene >>.
Natsuki abbozzò un sorriso.
<< Grazie per esserci tu, allora >>.
Shizuru avrebbe tanto voluto baciarla sentendosi bruciare d’amore per quella ragazza che, anche in quello stato, riusciva a farla sentire unica e importante. Si mosse verso di lei quando improvvisamente la porta si aprì facendo entrare Mai, Reito e Tate.
<< Buongiorno >> salutò allegramente Mai << Come stai, Natsuki? >>.
La diciassettenne invece di rispondere fissava i nuovi arrivati.
<< Loro sono tuoi amici >> continuò la rossa presentandoli << Reito e Tate. Sono venuti per aiutarti a ricordare >>.
<< Ciao Kuga >> la salutò come al solito Tate.
Quella parola fulminò Natsuki.
<< Ehi Kuga >>.
<< Come andiamo, Kuga? >>.
<< Kuga! >>.
<< Inizia a correre Kuga! >>.
Durò pochi secondi ma bastarono alla ragazza.
<< Ricordo questo nome >> mormorò cercando altri ricordi. Purtroppo non ne arrivarono. Sorrise << Non è la prima volta che mi chiami così >>.
Tutti sorrisero a quelle parole e Shizuru la abbracciò, sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. Era tutto vero, i medici avevano ragione; avrebbe ricordato davvero. La ragazza si sentì invogliata da quel piccolo progresso e si mise seduta attendendo che un altro miracolo accadesse alla sua mente. Mai posò sul suo letto una grande busta di carta con le cose che aveva portato da casa. Nell’aprire la porta della sua stanza che era rimasta chiusa per due mesi, si era sentita un po’ come un’intrusa all’inizio, ma poi quella sensazione era scomparsa per far posto al suo obiettivo primario. Aiutare l’amica. Natsuki mise entrambe le mani nel sacchetto e tirò fuori un pupazzo a forma di cane. Tutti i presenti trattennero il respiro nel vederlo. Era il peluche che la diciassettenne conservava, l’unico oggetto forse della sua infanzia. La rossa l’aveva preso sapendo quanto fosse importante per lei. Gettò una breve occhiata a Shizuru che invece fissava Natsuki e cercò la mano di Tate da stringere. La diciasettenne guardò a lungo quel pupazzo dopo averlo poggiato sul materasso.
<< E’ mio? >> chiese alzando gli occhi sulla diciannovenne.
Nel vederla annuire lo prese in mano. Toccò il collare dello stesso materiale del cane e fu come se ebbe una visione del passato.
<< Non posso permettere che continuino a fare del male alle Hime >>.
Di chi era quella voce?
<< Natsuki, vieni >>.
Vide se stessa bambina stringere con le lacrime agli occhi quel peluche, prendere per mano la donna che aveva parlato ma che era rimasta nell’ombra e allontanarsi.
Non si rese conto d’averlo gettato contro la parete e di stare piangendo. Immediatamente le braccia di Shizuru la circondarono eppure questa volta non bastarono a farla sentire meglio. Una sensazione di gelo si era impossessata di lei. Nascose il volto tra le mani mentre le immagini continuavano.
Era seduta sul sedile posteriore di una macchina che sfrecciava a gran velocità sulla strada bagnata. Dietro di lei qualcosa o qualcuno la inseguiva.
<< Tranquilla, Natsuki >>.
Di nuovo quella voce; poi lo stridere degli pneumatici sul cemento.
Un senso di paura, un urlo atroce, il freddo dovuto all’acqua e infine il silenzio.
<< Basta! >> urlò la mora continuando a versare lacrime.
A quelle parole Mai si chinò su di lei sorridendole.
<< Va bene, Natsuki >> le disse << Adesso andiamo via >> le diede un bacio sulla fronte per cercare di confortarla << Sei stata bravissima >>.
Quando rimase solo Shizuru, la diciassettenne si voltò dalla parte del muro raggomitolandosi in posizione fetale.
<< Ehi, ti va di parlare con me? >>.
Natsuki scosse il capo asciugandosi gli occhi.
 << Che cosa hai visto? >>.
<< Niente >>.
Non voglio più ricordare.
 

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Capitolo 14
*** Incubi notturni ***


Shizuru quella notte non riusciva a dormire. Continuava a fissare il volto di Natsuki che dopo molte fatiche finalmente dormiva. Quella per lei era stata una lunga giornata; aveva iniziato a ricordare, poi c’era stata la fisioterapia e infine alcuni test neurologici. La mattina del giorno dopo avrebbe incontrato per la prima volta la logopedista per qualche seduta. Ancora non sapeva quale ricordo le avesse fatto scattare quel peluche dall’apparenza così innocuo, si era sempre rifiutata di parlargliene.
Parla con me Natsuki, pensò stringendo il pupazzo contro il suo corpo, Permettimi di spiegarti ciò che hai visto. Io voglio aiutarti.
Una lacrima le solcò la guancia sinistra mentre la rivedeva sorridere a Tate mentre ricordava tutte le volte che l’aveva chiamata per cognome. Era stato fantastico. La sentì agitarsi nel sonno, probabilmente stava sognando. Con la punta delle dita le sfiorò la fronte scostandole una ciocca di capelli.
Non allontanarti di nuovo da me, avrebbe voluto dirle, Ti amo troppo. Cerca di ricordare il nostro amore.
 
Natsuki si era chiusa letteralmente a riccio verso tutti, quello che aveva visto quella mattina non le era piaciuto e le aveva messo addosso non solo tristezza, ma anche un senso di malinconia. Se ricordare significava soffrire, allora lei preferiva non farlo. Ormai si era convinta di non essere una brava persona, nonostante Shizuru le avesse detto il contrario. Quella ragazza le stava sempre accanto, sentiva di provare qualcosa di molto più forte di qualunque altro sentimento. Sapeva che non era la stessa cosa che sentiva per Mai. Le era stata dietro per tutto giorno, l’aveva incoraggiata ad iniziare la fisioterapia e le aveva varie volte sussurrato di non avere paura di sollevarsi dalla sedia a rotelle. Il medico le aveva detto che per incominciare bastavano pochi passi ma lei si era rifiutata di ripetere già il secondo tornando a sedersi a causa di un forte senso di nausea che l’aveva invasa con violenza. Il giorno dopo avrebbe dovuto riprovare. Quando poi era scesa la notte e tentacoli di tenebre si erano allungati nella sua stanza, aveva guardato la diciannovenne cercando un appiglio e l’altra le aveva bisbigliato che avrebbe trascorso accanto a lei tutte le notti che desiderava. In effetti, temeva il buio e ciò che ne veniva, aveva paura di avere di nuovo dei ricordi spiacevoli. Si era chiesta se nella sua vita ci fossero stati momenti di gioia, ma non aveva domandato niente all’altra. Qualcosa le diceva che non avrebbe potuto dirle altro che sì. L’aveva abbracciata per farla addormentare e lei si era cullata tra quelle braccia senza farsi più domande. Il sonno l’aveva colta quasi subito così come il sogno. Era in piedi su una scogliera mentre osservava il mare che si infrangeva con forza contro di essa. Pioveva e non aveva un ombrello per ripararsi, poteva sentire distintamente le gocce d’acqua bagnarle i capelli e scivolare sotto l’impermeabile che indossava. Teneva le mani in tasca e provava un grande senso di rabbia verso il mondo.
<< Mi dispiace per tua madre, era una brava persona >>.
La voce di un uomo, carica di dolore alle sue spalle non le era parsa nuova e non l’aveva spaventata. Non si era voltata continuando a fissare i fiori che aveva gettato in acqua poco prima.
<< Che cosa vuoi? >>.
<< Volevo solo sapere come stavi. C’eri anche tu in quella macchina, sono felice di vedere che sei viva  e stai bene>>.
Un lieve sorriso aveva increspato le labbra della ragazza.
<< Devo vendicarla >>.
Natsuki si svegliò improvvisamente rendendosi conto d’essere sudata e di aver urlato. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre si aggrappava con tutte le sue forze al corpo di Shizuru. Continuò a piangere, anche se avrebbe voluto fermarsi e solo dopo un tempo che le parve infinito alzò il suo viso su quello della diciannovenne. Alla luce dell’astro notturno le parve meraviglioso.
<< Shizuru… >> iniziò mentre altre lacrime facevano capolino sul suo volto << Mia madre… >>.
Sentì la presa della ragazza dai capelli castani aumentare.
<< Lei… lei è morta? >>.
Shizuru si sentì attraversare da una fitta a quella domanda. Guardò la diciassettenne negli occhi e comprese che non poteva mentirle. Non l’avrebbe aiutata.
<< Sì >> rispose infine poggiando il mento sulla sua testa per poterla stringere ancor di più.
Avvertì le mani di Natsuki dietro la schiena stringere il tessuto della sua maglia con forza. Le diede un bacio tra i capelli.
Mi dispiace così tanto piccola, pensò con le lacrime agli occhi, Se solo riuscissi a ricordare le cose belle che hai fatto.
<< Non voglio più ricordare >>.
Quelle parole appena sussurrate la fecero tremare. Sentì il cuore smettere di pulsare mentre si staccava leggermente da lei per guardarla. Le asciugò gli occhi cercando di sorridere.
<< Natsuki… >>.
<< No >> disse la diciassettenne senza lasciarla finire << Fa male >>.
<< Ma tu non puoi arrenderti >>.
Non ora, non dopo tutta questa lotta per tornare da me, avrebbe voluto aggiungere.
<< Tu non sai come mi sento! >> esclamò la mora ricominciando a piangere << Non so chi sono, non ricordo chi sei tu, non ho idea di cosa ho fatto in questi diciassette anni! Ho solo degli sprazzi… >> chinò il capo verso le mani in grembo << …che non mi aiutano ma mi fanno solo stare male! Non li voglio! Vorrei un po’ di pace >>.
Si staccò da lei rimettendosi sdraiata e voltandosi dall’altra parte. La mano di Shizuru si posò delicatamente sul suo ventre.
<< Per favore >> disse Natsuki senza guardarla << Non costringermi a farlo >>.
 
Dopo quello che le aveva detto Natsuki, Shizuru era tornata a casa. Si era spogliata ed era entrata nella vasca per farsi una doccia. Per molto tempo lasciò che il getto d’acqua calda le colpisse il volto e che mescolasse le sue lacrime con le gocce.
Non ce la faccio più, pensò accasciandosi, Questo è l’inferno.
Iniziò a piangere, non sapeva più nemmeno lei quante volte era successo da due mesi a quella parte. Odiava quella sua fragilità.
Vorrei solo riuscire a stare meglio, si disse dopo essere uscita dal bagno.
Si recò nella sua stanza dove tante notti aveva dormito con Natsuki.
La vita è ingiusta.
Si sedette sul materasso senza curarsi dei capelli bagnati che gocciolavano ancora acqua. Si stese, anche se indossava solo l’asciugamano e si passò un dito sulle labbra.
Mi manchi così tanto, continuò a pensare fissando il soffitto, Se solo potessi ricordare quello che ci unisce.
Stava ancora pensando a Natsuki quando si addormentò.
 
Fu svegliata dal suono del suo cellulare. Per un attimo pensò di non rispondere, di lasciare che squillasse ma poi il pensiero di Natsuki la fece scattare come una molla. Tornò in cucina, dove l’aveva lasciato e trattenne il respiro mentre leggeva sul display il numero dell’ospedale.
<< Pronto? >>.
<< Signorina Fujino? >>.
Era la voce di una donna. Si ricordò di quando aveva lasciato il suo numero di cellulare da contattare in caso di necessità. Sentì il cuore saltarle in gola.
<< Sì, sono io >> rispose cercando di mantenere la calma << Ci… ci sono problemi? >>.
<< Venga subito per favore >>.
 
Shizuru si era letteralmente fiondata in ospedale e quasi spalancò la porta della stanza di Natsuki per entrare. Si meravigliò non poco di trovarla seduta sul letto e allo stesso tempo ne fu sollevata. Il suo cuore tornò a battere normalmente.
<< Natsuki? >> domandò inarcando leggermente il sopracciglio.
La ragazza alzò gli occhi verso di lei. Solo in quel momento la diciannovenne notò un’infermiera nella stanza che stava controllando la flebo dell’altra.
<< Si è rifiutata di mangiare e di andare a fare terapia >> spiegò la donna guardando Shizuru.
La ragazza dai capelli castani si limitò annuire facendole capire che ci avrebbe pensato lei. Aspettò di essere sola prima di avvicinarsi a Natsuki e sedersi accanto a lei sul letto. La diciassettenne era tornata ad abbassare lo sguardo e a tenere poggiata la fronte contro le ginocchia.
<< Facciamo i capricci, Natsuki? >> le chiese dolcemente la più grande.
Prese tra le dita una ciocca di capelli e gliela accarezzò sentendola rabbrividire. Sorrise mentre la ragazza dagli occhi verdi si ostinava nel suo silenzio.
<< Natsuki >> continuò accarezzandole la schiena.
<< Mi fai il solletico >>.
<< Allora guardami! >> esclamò Shizuru. Aspettò di vedere quel colore meraviglioso degli occhi e le sorrise << Perché oggi fai i capricci? >>.
<< Non ho voglia di fare niente >>.
<< E’ successo qualcosa? >>.
La paura attraversò per un attimo lo sguardo della mora.
<< Io… >>.
Natsuki sentiva un bisogno disperato di parlarne qualcuno e l’unica di cui si fidasse abbastanza era Shizuru. Sentiva qualcosa di veramente grande per quella ragazza dai modi gentili che la spingeva a chiederle aiuto.
<< Ho visto i mostri >> ammise alla fine cercando il suo abbraccio << Ho visto… >> scosse il capo << Io non voglio ricordare queste cose, sono brutte! >>.
Era spaventata, la diciannovenne lo comprese subito, ma non sapeva come aiutarla. Era ancora troppo presto per rivelarle la sua esperienza di Hime e soprattutto quello che aveva fatto lei al suo rifiuto. Se avesse potuto, avrebbe cancellato quel periodo dalla sua mente per sempre. Si rendeva conto che, prima o poi, che volesse o meno, anche quello sarebbe venuto fuori. Per questo desiderava ancor di più restarle accanto. Le aveva preso una mano baciandogliela e sentì distintamente che l’altra stava fremendo al suo tocco. Anche con quella amnesia, non poteva negare cosa le diceva il suo cuore. Anche in quello stato, la stava amando.
<< Natsuki >> iniziò con calma << Ci sono tante cose che vorrei dirti in questo momento, ma non posso. È ancora troppo presto, mi capisci? >> aveva aspettato di vederla annuire prima di continuare << Nessuno può dire di aver avuto una vita priva di incidenti o dolore e tu più di tutti. Hai sofferto tanto nei tuoi diciassette anni di vita, non si può negare, ma sei anche riuscita a superarlo, a guardare avanti, a tornare a sorridere. Sei una persona eccezionale, Natsuki, dico sul serio e ti prego di credermi >> le poggiò una mano sul cuore ascoltandolo battere << Noi due abbiamo condiviso molte cose insieme, solo noi due. Ti ho visto la prima volta fuori il giardino del liceo che avresti frequentato da lì a qualche giorno, mi davi le spalle e… >>.
<< …e stavo per strappare un fiore >> disse la diciassettenne ricordando quell’incontro. Una lacrima le rigò la guancia e nell’incontrare lo sguardo di Shizuru, vide che stava piangendo. L’abbracciò << Mi ricordo quel giorno, ero arrabbiata con tutti e tu… tu mi hai detto di lasciarlo stare affinché tutti potessero godere della sua bellezza. Shizuru, me lo ricordo! >>.
Alla diciannovenne mancavano le parole per esprimere la gioia che provava in quel momento. La sua Natsuki si era appena ricordata di un qualcosa che avevano vissuto insieme.
Ce la stai facendo, pensò sorridendole, E ce la farai anche se farà male. Io sarò con te.

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Capitolo 15
*** Dolcezza ***


Natsuki faceva enormi progressi con la riabilitazione; a distanza di dieci giorni dal suo risveglio parlava normalmente e camminava con l’aiuto delle stampelle. Il suo stato fisico era regolare e tutti i medici si complimentavano con lei per ogni miglioramento. Ormai si parlava di dimetterla tra un paio di giorni. I suoi amici erano felici per la diciassettenne perché finalmente sarebbe tornata a casa e avrebbe ricominciato la sua vita dal punto in cui l’aveva lasciata. Mai non parlava d’altro con chiunque; era contenta che Natsuki uscisse dall’ospedale e Mikoto ogni volta che andava a trovarla le domandava sempre qual era la prima cosa che avrebbe mangiato una volta fuori da quella struttura. La ragazza dagli occhi verdi sorrideva ma non rispondeva mai alle molte domande che le venivano fatte. Sentiva di voler bene a quella ragazza dai capelli rossi e aveva iniziato a ricordare qualcosa su di lei e sui momenti che avevano vissuto insieme, ed era proprio questo il punto. Anche se non ne aveva mai parlato con nessuno, Natsuki frequentemente vedeva sprazzi del suo passato. Ciò che ricordava, però, non le piaceva affatto. C’era sempre dolore attorno a lei e un forte senso di rabbia la invadeva sentendosi impotente. Per questo aveva preferito fare finta che non fosse mai successo niente e negava ogni volta che le si domandava qualcosa a riguardo. Nel suo trascorso doveva esserci stato qualcosa di veramente brutto. Con Shizuru, invece, i suoi sentimenti erano contrastanti. Quando era con lei, sentiva che niente di male poteva succederle, anche se un senso d’angoscia spesso s’impossessava della diciassettenne. Vedeva chiaramente il dolore e la sofferenza negli occhi della diciannovenne e desiderava ardentemente fare qualcosa, qualunque cosa, per vederla felice. Provava delle sensazioni uniche quando le stava accanto, non le accadeva con nessun altro e capiva che la cosa era reciproca.
Cos’è che mi lega a te in questo modo?, avrebbe voluto chiederle Natsuki ogni volta che l’altra la sfiorava o le parlava dolcemente.
La paura, però, di ricordare eventi spiacevoli la bloccava facendole proferire il suo stato d’incoscienza. Le piaceva farsi cullare dalle sue braccia e adorava tutte le attenzioni che riceveva da Shizuru. Le pareva di essere il suo unico pensiero.
<< A cosa stai pensando? >> le chiese improvvisamente la ragazza dai capelli castani legati in un’alta coda sorridendole e risvegliandola dai suoi pensieri.
Natsuki arrossì violentemente abbassando lo sguardo mentre alzava le braccia. Shizuru la stava aiutando a cambiarsi quella mattina.
<< Niente >> mormorò sentendosi a disagio comprendendo che la stava osservando mentre indossava solo il reggiseno e lo slip.
La diciannovenne le diede un bacio sulla guancia.
<< Oh, avanti. Non farti pregare >>.
<< Shizuru, baka! >>.
Si guardarono per pochi istanti negli occhi senza sapere cosa dire. Era passato molto tempo dall’ultima volta che Natsuki l’aveva chiamata in quel modo. Alla più grande vennero le lacrime agli occhi nel comprendere che l’altra ragazza aveva ricordato un piccolo pezzo della loro vita insieme.
<< Non piangere, Shizuru >> si affrettò ad aggiungere la più piccola allungando una mano verso di lei. Le faceva male vederla triste << Scusami >>.
Ma Shizuru scosse il capo sorridendo prendendole entrambe le mani e stringendole.
<< Non scusarti mai >> le rispose con la sua solita gentilezza << Non tu, Natsuki >>.
<< Io te lo dicevo spesso, vero? >> chiese timidamente la diciassettenne guardandola negli occhi. La vide annuire << Però in tono scherzoso. Me lo ricordo questo >>.
<< Sono convinta che presto ricorderai anche il resto >>.
Shizuru osservò l’ombra della paura attraversare il volto di Natsuki a quelle parole mentre chinava nuovamente il capo. Perché si bloccava in quel modo ogni volta che prendeva l’argomento?
<< Ho paura >> ammise infine la diciassettenne evitando di guardarla e sentendo distintamente gli occhi dell’altra che la fissavano << Paura di quello che vedo ogni volta. La mia vita… quanto dolore ho causato? >> la mano della più grande le sfiorò una guancia << Ho paura di ricordare il male che ti ho fatto >>.
<< Natsuki… >>.
La ragazza dai capelli scuri alzò timidamente gli occhi verdi verso di lei.
<< Non voglio, Shizuru. Mia madre è morta per causa mia; non voglio più far soffrire nessuno. Io devo proteggerti >>.
La diciannovenne le sorrise anche con le lacrime agli occhi. Nonostante i suoi pochi e confusi ricordi, sentiva quel sentimento per lei. Era bellissimo. Le diede un bacio sulla fronte assaporando la sua pelle.
<< Non devi proteggermi da te, Natsuki >> le rispose << Tu non hai mai fatto niente di male. Fin da bambina ti sei trovata in situazioni più grandi di te e sei dovuta crescere in fretta. Tua madre è morta in un incidente stradale, tu eri molto piccola. Non devi dartene la colpa, non sarebbe giusto >>.
La diciassettenne guardò fuori dalla finestra e respirò profondamente.
<< Perché sento tutto questo per te? Perché sei l’unica che mi fa questo effetto? >>.
Shizuru sperò che non la guardasse in quel momento poiché due grosse lacrime le erano scivolate sulle guance.
<< Te l’ho detto >> disse asciugandosi gli occhi << Siamo sempre state molto… >>.
<< …molto unite, lo so >> concluse Natsuki al posto suo. Era incredibile come riuscisse a comprendere cosa le stesse per dire << Ma io… non lo so… sento qualcosa di forte >>.
Si guardarono finalmente e la ragazza dagli occhi verdi le sorrise come non faceva da molto tempo. Per poter vedere di nuovo quel sorriso Shizuru avrebbe affrontato i peggiori deserti e i più freddi ghiacciai. Solo per lei, sarebbe morta senza rimpianti. Le accarezzò una ciocca di capelli avvicinandola al volto per poterla sfiorare con le labbra.
Ti amo!, avrebbe voluto urlarle.
<< Ti prego, Natsuki >> affermò infine << Ricordati di me! >>.
Senza darle il tempo di rispondere l’abbracciò stretta sentendola trattenere il respiro e avvicinò la sua bocca a quella dell’altra. Non riusciva più a resistete. Le loro labbra erano a pochi centimetri; Shizuru sentiva chiaramente il respiro caldo e leggermente affannoso di Natsuki, quel fiato che tante volte le aveva stuzzicato il collo e che l’aveva mandata in estasi. Stava per baciarla, quando il ricordo del primo bacio che le aveva dato dopo averla salvata da Nao la fulminò. Si morse il labbro inferiore sentendo la rabbia invaderla. Non poteva farlo, non di nuovo. Non poteva far soffrire nuovamente la persona più importante della sua vita, non se lo sarebbe mai perdonato. All’ultimo momento le diede un bacio leggero sulla guancia, a poca distanza dalla sua bocca. Sentì la diciassettenne tornare a respirare normalmente mentre affondava il volto nell’incavo del suo collo. I capelli scuri della ragazza le solleticarono il viso. Natsuki la tenne stretta respirando quel profumo che non le era nuovo e, per la prima volta da quando si era svegliata, fu lei ad accarezzare il corpo della più grande che era alla ricerca di protezione. Non disse nulla sul suo comportamento, finalmente comprendeva quanto doveva essere stato difficile per lei essere quella forte che donava aiuto quando, invece, era la prima ad averne bisogno.
<< Shizuru, va tutto bene >> le sussurrò godendo del calore che anche in quella situazione le trasmetteva l’altra << Desideravi che mi risvegliassi dal coma e l’ho fatto, esaudirei qualunque tuo desiderio >>.
Capì d’aver già pronunciato per quella ragazza dall’apparenza forte e sicura di sé quella frase e il suo cuore si scaldò sentendo il calore che ne derivava.
Non c’era stato solo dolore nel suo passato.
 
Natsuki fissava il soffitto della sua stanza d’ospedale. Shizuru era andata ad una lezione universitaria, era stata lei stessa che l’aveva spinta ad allontanarsi comprendendo che era importante che continuasse il suo cammino di studi. Ricordava che era molto brava a scuola e che col suo carattere dolce e sensibile riusciva a farsi ben volere da tutti. Lei sarebbe stata bene anche senza la diciannovenne per qualche ora. Sorrise mentre pensava a quanto fosse importante per lei adesso. Guardò gli abiti che indossava, era la sua divisa scolastica che le aveva portato Mai. Appena l’aveva vista, si era ricordata di quei colori e di come lei di solito usasse mettere una felpa col cappuccio sotto. Inutile dire che la rossa le era saltata al collo a quelle parole, felice dei suoi miglioramenti. Doveva volerle molto bene se era così contenta. Pochi minuti dopo le era arrivata la notizia delle sue dimissioni dall’ospedale. Poteva uscire in giornata. A quella notizia, Mai si era offerta di sbrigare le pratiche che occorreva firmare e si era allontanata dalla stanza lasciandola sola. A Natsuki, quella novità fece uno strano effetto. Non si era mai mossa dall’ospedale e adesso i medici le avevano detto che era pronta a tornare a casa. Ricordava qualcosa di quell’appartamento che divideva con la rossa e con Mikoto ma niente di molto approfondito. Aveva paura di poter avere altri ricordi negativi, la sola idea la faceva tremare come una foglia. Desiderò avere Shizuru al suo fianco in quel momento semplicemente per poter stringere la sua mano. Ciò che era successo poche ore prima la fece sorridere mentre si accarezzava le labbra col dito indice. Ancora riusciva a sentire il suo fiato sulla bocca. Era una sensazione gradevole, che la faceva sentire bene, che le procurava un senso di vuoto allo stomaco. Vaniglia. Non sapeva per quale motivo quella parola le frullava in continuazione nella mente. Doveva essere importante, era stata la prima che aveva pronunciato quando l’aveva rivista.
<< Vaniglia… >> ripeté come se così facendo potesse darle un senso.
Si mise a sedere sul letto prendendo le sue stampelle. Se per il linguaggio e le funzioni vitali il suo corpo aveva reagito bene agli stimoli esterni, la stessa cosa non poteva dire per le sue gambe. Aveva ancora bisogno di un appiglio per camminare. I medici le avevano assicurato, però, che, se avesse continuato in quel modo, nell’arco di una settimana poteva finalmente buttarle. E lei desiderava davvero poterlo fare. Si mise in piedi sentendo un leggero giramento di testa e si guardò le mani appoggiate alle stampelle. In quel momento ricordò le numerose volte in cui aveva impugnato, non una ma due piccole pistole. Le scene si susseguivano davanti ai suoi occhi e lei poteva solo fare da spettatrice. Vide se stessa in molte occasioni sfoderare le armi e sparare con una fierezza nello sguardo che non si aspettava mentre dall’altra parte urla atroci si susseguivano velocemente. Colpiva con forza bruta esseri che rimanevano nell’ombra, che non riusciva a vedere ma che gridavano per il dolore che lei procurava loro. Natsuki osservava quelle scene che si rincorrevano e alla fine una sola parola uscì dalle sue labbra nel vedere un grosso lupo dagli occhi rossi e le zanne sfoderate quasi con orgoglio.
<< Duran! >>.

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Capitolo 16
*** Scoperte ***


<< Ecco, Natsuki >> disse Mai aprendo la porta di casa << Siamo arrivate >>.
Le aveva fatto un cenno con la mano per invitarla ad entrare. La diciassettenne esitò leggermente e dovette fare un respiro profondo prima di trovare il coraggio di muovere quei pochi passi che la separavano dall’amica. Da quando aveva visto quel lupo, Duran, non aveva più parlato temendo che, se l’avesse fatto, quei ricordi sarebbero tornati a torturarla. La paura era stata più forte. Il rumore della serratura che scattava alle sue spalle le fece comprendere si essere entrata. Si guardò intorno col cuore in gola mentre un odore familiare le arrivava alle narici. Aspirò varie volte prima di parlare.
<< Questo è… >> iniziò lentamente cercando gli occhi di Mai << …buono >>.
La rossa le sorrise abbracciandola.
<< Hai sempre cucinato tu per me e Mikoto >> continuò la diciassettenne ricordando i pranzi e le cene che si erano susseguite attorno al tavolo che vedeva << Non solo per noi ma anche per Tate e Midori e Reito… >> si fermò di colpo mentre diverse scene si sovrapponevano tra loro << …e Shizuru… >>.
Poteva vedere distintamente coloro che si erano seduti a mangiare intorno alla tavola, le pareva un film muto. Ridevano, scherzavano, si prendevano in giro, urlavano, si aiutavano a vicenda. Sembravano felici, lei sembrava felice. Si osservava mentre schizzava Mai con l’acqua con cui doveva lavare i piatti, mentre correva cercando di farsi ridare da Mikoto il suo ramen, mentre prendeva la mano di Shizuru quando non la vedeva nessuno. Anche la diciannovenne era contenta, le sorrideva spesso e l’abbracciava con calore. Ingoiò un groppo di saliva sentendo un calore improvviso salirle su tutto il corpo. Si passò una mano sulle guance sentendole bruciare. Non capiva perché quella ragazza le facesse quell’effetto. Non smise di guardare quelle immagini finché non scomparvero davanti ai suoi occhi. Altri ricordi si sovrapposero a quelli appena trascorsi, vide se stessa e Mai in ginocchio che bisbigliavano come se temessero d’essere ascoltate e una grossa figura animalesca sbucare dall’ombra. Era di nuovo quel lupo, quello che lei aveva chiamato Duran. Vederlo in tutta la sua fierezza, la fece tremare. Era stupendo e, al tempo stesso, incuteva timore. Improvvisamente perse l’equilibrio cadendo per terra.
<< Natsuki, stai bene? >> le chiese Mai aiutandola a rimettersi in piedi.
Solo in quel momento la mora si rese conto d’essere sudata e di avere il fiato corto. Respirò profondamente e la respinse con un gesto della mano.
<< Sì >> rispose semplicemente << Ho bisogno di sedermi >>.
La rossa avrebbe voluto aiutarla ma Natsuki non glielo permise. Con uno sforzo che le parve enorme, si sistemò sul divano del salone e cercò di riprendere il controllo del suo corpo. Mai la osservò con un misto di felicità a apprensione per quella ragazza che nemmeno in quello stato chiedeva aiuto. Aveva ricordato; l’aveva capito dal suo sguardo, da quegli occhi che si erano spalancati mentre fissavano il tavolino basso dove mangiavano e il resto dell’arredo. Si chiese come mai non volesse parlarne con lei. Quando era ancora nella sua stanza d’ospedale, l’aveva sentita urlare il nome del suo Child e l’aveva trovata in preda ai suoi ricordi che non aveva voluto condividere con l’amica. Forse con Shizuru si sarebbe confidata. Si ritrovò a scuotere il capo mentre la osservava fissare la parete di fronte. Aveva creduto che non l’avrebbe più rivista aggirarsi per quella casa e invece la diciassettenne dai capelli scuri aveva sorpreso positivamente tutti. Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando il suo cellulare iniziò a squillare. Lo prese dalla tasca del jeans e sorrise nuovamente.
<< Ciao Shizuru >> disse.
A quelle parole Natsuki si voltò verso di lei quasi di scatto.
<< Mai, ho trovato ora le tue chiamate e letto i tuoi sms. Allora è vero? >>.
La rossa annuì anche se non poteva essere vista.
<< Sì, è tornata a casa >>.
Il sorriso di Shizuru si allargò sul volto mentre usciva dall’università.
<< Come sta andando? Cos’ha ricordato? >>.
La diciassettenne esitò leggermente a quelle domande. Non sapeva se fosse opportuno rivelarle d’aver sentito urlare l’amica il nome di Duran soprattutto perché non aveva idea di cos’altro avesse rammendato. Guardò Natsuki che non aveva mai smesso di osservarla.
<< Sta andando tutto bene >> rispose evasivamente.
<< Me la passeresti? >>.
<< Vuoi parlare con lei? >> ripeté Mai aspettando una risposta da parte della mora. La vide scuotere il capo e abbassare lo sguardo << Mi spiace, Shizuru ma si è addormentata sul divano. Ti faccio richiamare appena si sveglia, okay? >>.
<< Oh, si certo >> rispose la diciannovenne senza mascherare la sua delusione << Grazie >>.
Mai riattaccò avvicinandosi all’amica.
<< Perché non vuoi parlare con lei? >> le domandò posandole una mano tra i capelli. Natsuki non la guardò mentre poggiava il mento sulle ginocchia. Non voleva ammettere che le mancava e allo stesso tempo aveva timore d’incontrarla. Le aveva fatto una promessa, le era venuta dal cuore, l’aveva sentita sbocciare direttamente da un angolo nascosto che portava un profumo dolce; nessuno l’aveva costretta a farla, aveva sentito le parole uscire dalle sue labbra senza poter essere fermate e si era sentita bene e appagata dopo, ma adesso temeva di portarla a termine. Le avrebbe chiesto di sforzarsi di ricordare il suo passato, d’impegnarsi di più, di rammentare ciò che le era successo. E lei non voleva farlo, era terrorizzata solo all’idea di rivedere di nuovo quei mostri che volevano farle del male. 
<< Sono affari miei >> aveva risposto con un modo di stizza.
Mai, invece di arrabbiarsi, le sorrise chinandosi sulle ginocchia per poterla guardare negli occhi.
<< Natsuki, non devi proteggerti da nessuno. Noi tutti ti vogliamo un gran bene, soprattutto Shizuru. Lei per te farebbe davvero qualunque cosa >>.
La diciassettenne si sentì in colpa per il suo comportamento e le sue parole.
<< Scusa Mai >> disse sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi << Mi dispiace… >>.
L’altra la abbracciò per farle capire che non ce l’aveva con lei.
<< Cos’è che ti turba? Prima tu ed io parlavamo spesso >>.
<< Cosa devo fare, Mai? >>. 
<< Solo quello che ti dice il tuo cuore. Sei innamorata, Natsuki? >>.
<< Credo di sì >>.
<< L’ho visto, Mai >> disse la mora guardandola negli occhi << Ricordo che mi sei stata vicina parecchie volte >> fece una pausa prendendo coraggio << Allora dimmi, chi è Duran? >>.
 
Natsuki fissava il soffitto del salone con una mano sulla fronte e con l’altra lanciava una pallina da tennis contro la parete. Sentiva il rimbalzo e, con una prontezza che non credeva di possedere, la riprendeva prima che la colpisse il volto. Era veloce, non si aspettava di essere così brava e aveva scoperto che anche nel suo passato lo era stata. Era notte fonda ormai, le strade erano deserte e da lontano sentiva solo il latrato di un cane. Sospirò mentre continuava il suo gioco ripetitivo. Non era voluta entrare nella sua stanza, non aveva trovato il coraggio di farlo nonostante le tante e continue frasi di Mai per convincerla. Si era adattata a sistemarsi sul divano ma non riusciva a dormire; ripensava alle parole dell’amica dopo quella domanda. Era stata vaga a riguardo, troppo vaga e in conclusione non le aveva detto nulla di veramente concreto. Mai non era stata propensa alle spiegazioni, si era incartata varie volte e alla fine aveva lasciato perdere limitandosi a sorriderle. Lei non aveva insistito oltre comprendendo che sarebbe stato inutile. Era frustrata per lo stato della sua mente e provava rabbia per coloro che non le dicevano la verità. Shizuru per prima. Sapeva che c’era qualcosa che le nascondeva, lo sentiva distintamente ogni volta che le era vicina, che le sfiorava il volto, che l’abbracciava, che le sorrideva. Quando la guardava negli occhi, sentiva il suo sguardo urlare un dolore muto che non conosceva e che forse non voleva nemmeno comprendere. La figura della diciannovenne la faceva stare bene eppure ciò che non le diceva la inquietava. Soprattutto perché si trattava di lei. Strinse per qualche secondo la pallina da tennis prima di rilanciarla mentre si mordeva il labbro inferiore. 
Duran, pensò, Cosa sei veramente?
Improvvisamente lo vide nuovamente. Si mise a sedere mentre osservava quel ricordo. Era come se la stesse veramente guardando negli occhi. Inghiottì un groppo di saliva e allungò una mano quando lo vide scomparire. Nella sua mente, un urlo squarciò il silenzio della notte. Si prese la testa con entrambe le mani mentre le prime immagini accompagnavano le grida.
Due mostri si stavano affrontando davanti a lei. Erano enormi; quello in difficoltà era verde mentre l’altro, nettamente più forte, era viola.
<< Finiscilo >>.
Solo una parola che l’aveva fatta tremare. Si era voltata verso quella voce scoprendo Shizuru.
<< Shizuru, non farlo! >> aveva detto la Natsuki del ricordo.
<< Lo faccio per te >>.
In quel momento il mostro verde era scomparso in uno sfavillare di luccichii.
<< Haruka, no! >>.
Era tornata a guardare avanti a sé accorgendosi che erano presenti anche Yukino e Haruka. 
La bionda era carponi per terra e si teneva il petto con una mano come se da potesse scoppiarle. Aveva rivolto poche parole all’amica china su di lei, consegnandole una fascia, e poi era scomparsa allo stesso modo del mostro. L’orrore era dipinto sul volto di tutte.
<< Kiyohime, andiamo >> aveva detto semplicemente Shizuru allontanandosi e lasciando le tre sole.
Natsuki era rimasta esterrefatta da ciò che aveva visto. Shizuru aveva ucciso Haruka, era scomparsa davanti ai suoi occhi mentre le parole che aveva pronunciato le risuonavano nella mente. Involontariamente iniziò a piangere. Eppure le due ragazze erano andate a trovarla in ospedale, si erano presentate a lei con la speranza che potesse ricordarle. Si prese la testa con entrambe le mani. Che cosa stava succedendo? Stava impazzendo? La sua mente giocava con lei prendendola in giro? Possibile che quelli non erano ricordi ma solo frutto della sua immaginazione? 
<< Lo faccio per te >>.
Chiuse gli occhi reprimendo un singhiozzo e stringendo tra le braccia il cuscino. 
Shizuru, pensò toccandosi il cuore, Che cosa hai fatto?
Si asciugò il volto alzandosi in piedi. Non poteva più restare in quella casa, desiderava stare da sola e poter riflettere in pace. Voleva allontanarsi da quel posto che minacciava di farla vaneggiare. Cercando di fare meno rumore possibile con le stampelle, indossò il suo giubbotto, aprì la porta e uscì.
 
<< Come? >> esclamò Shizuru scendendo dall’auto e avvicinandosi a Mai in piedi davanti al portone della palazzina << Come hai fatto a non sentire nulla? >>.
La diciannovenne era nettamente nervosa. Guardò il suo orologio per l’ennesima volta e sospirò. Le quattro del mattino. Quando la diciassettenne dai capelli rossi le aveva telefonato per dirle che Natsuki non era più in casa, credeva che stesse scherzando. E invece era tutto vero.
<< Ti ho chiamato appena mi sono accorta che era scomparsa >> rispose Mai abbassando lo sguardo.
<< Ha le stampelle, possibile che tu non abbia sentito nessun rumore? >>.
La rossa fu costretta a scuotere il capo.
<< Mi sono alzata per prendere un bicchiere d’acqua e non l’ho trovata da nessuna parte >>.
Shizuru diede un pugno d’impotenza contro lo sportello della sua macchina.
Dove sei Natsuki?, si chiese.
<< Dove può essere andata? >> chiese Mai col cuore in gola.
Shizuru scosse il capo; poi aprì la portiera dell’auto infilandosi dentro.
<< Vado a cercarla >> disse non sapendo cosa fare.
L’altra annuì.
<< Ah Shizuru! >> esclamò la rossa posando una mano sul finestrino << Mi ha chiesto di Duran >>.
<< E tu? >>.
<< Io… >> iniziò Mai << Io… non sapevo se… >>.
Merda, pensò la diciannovenne mettendo in moto e partendo senza aspettare altro. Mentre viaggiava sentiva distintamente il cuore martellarle nella mente. Si domandò quando quell’incubo sarebbe finalmente finito.
 
Natsuki sedeva al primo banco della prima aula che aveva trovato vuota e osservava la lavagna pulita davanti a sé. Da quando era andata via da casa di Mai, non si era mossa dalla scuola. A guidarla erano stati i suoi ricordi e il suo desiderio di dare un senso a ciò che vedeva. Aveva sentito che la cosa giusta era entrare lì e, senza pensarci due volte, si era arrampicata sul cancello chiuso per calarsi dall’altra parte. Con sua sorpresa, era riuscita a lasciare le stampelle all’entrata mentre lei proseguiva. Accarezzò il legno del banco sorridendo appena. Frequentava la stessa classe di Mai e Tate, lo ricordava esattamente come aveva ricordato il percorso che faceva con l’amica dal loro appartamento a piedi. Aveva visto la sua moto e aveva sentito la felicità che provava quando la guidava.
Sarò ancora in grado di farlo?, si chiese guardandosi entrambe le mani.
<< Natsuki >>.
Quella voce la fece sobbalzare. Alzò gli occhi verso la porta e vide una figura nell’ombra. Tornò a guardare avanti a sé mentre l’altra avanzava.
<< Sapevo che saresti stata la prima a trovarmi >> disse con un mezzo sorriso sulle labbra.
Era convinta che Shizuru ci sarebbe riuscita; loro due condividevano qualcosa di unico.
<< Oh, Natsuki >> disse la più grande non sapendo se sentirsi sollevata o meno << Perché sei venuta qui a quest’ora? >>.
La diciassettenne la guardò fissando i suoi grandi occhi verdi su quelli dell’altra ragazza. 
<< Che cosa provi per me, Shizuru? >>.
La domanda era secca, senza troppi giri di parole e quel suo essere diretta mise i brividi a Shizuru.
<< Che… >> provò a temporeggiare << …cosa significa questa domanda? >>.
Natsuki si alzò in piedi e, con stupore, camminò senza problemi fino alla finestra.
<< Ho visto cosa hai fatto >> iniziò la ragazza dai lunghi capelli scuri << Tu hai ucciso Haruka >>.
Quelle parole furono come una coltellata in pieno petto per Shizuru.
<< E lo hai fatto per me >>.
Un fascio di luce di un’auto di passaggio le illuminò il volto nell’attimo in cui si voltò verso la diciannovenne che la guardava impietrita.
<< Ma Haruka è viva >> continuò Natsuki << E’ venuta in ospedale con Yukino >> fece un respiro profondo << Che cosa sta succedendo, Shizuru? Sto diventando pazza? >>.
Una lacrima le scivolò sulla guancia prima che riuscisse a scacciarla.
La ragazza dai capelli castani le si avvicinò sentendo il forte desiderio di abbracciarla e di farla nuovamente sua. Non riuscì a resistere.
<< No >> le rispose aggrappandosi a quel corpo che aveva temuto di perdere tante volte << Non stai impazzendo, Natsuki >>.
Sentì la diciassettenne allontanarla per poterla fissare negli occhi.
<< Cosa significa? >> chiese con uno sguardo colmo di paura.
Shizuru decise di non mentirle, non l’avrebbe aiutata.
<< E’ vero >> disse distogliendo per un attimo gli occhi da lei << Quello che ricordi è tutto vero, la tua mente non ti sta ingannando Natsuki. Quando eravamo Hime, ho ucciso delle persone durante il Carnival ed è stato un grave errore farlo. È stato un periodo della mia vita tremendo che ancora mi fa male ricordare. Non voglio mentirti, ho sbagliato ma avevo perso totalmente il controllo di me stessa. È difficile da spiegare quello che è successo un anno fa. Noi tutte avevano un Child e… >>.
<< Duran >> mormorò la diciassettenne incominciando ad associare i suoi ricordi a ciò che Shizuru le stava dicendo << Il mio Duran >>.
La diciannovenne annuì. 
<< E’ stato difficile per tutte affrontare il Carnival e la minaccia del Principe d’Ossidiana… >>.
Di nuovo Natsuki la interruppe.
<< Reito >> disse questa volta con sicurezza << Era lui il Principe d’Ossidiana. Ha seminato tanto dolore tra noi, ci ha messo l’una contro l’altra, ci ha costretto a combattere e infine… >> la sua voce fu rotta dal pianto che non riusciva più a trattenere. Si coprì il volto con entrambe le mani piegandosi sulle gambe << Noi due… >>.
Shizuru la strinse piangendo anche lei mentre ricordava ciò che era successo.
<< Questa scuola è crollata, i nostri Child si sono sfidati… e tu Shizuru… tu hai sofferto così tanto… >>.
La diciassettenne vedeva chiaramente davanti a lei ciò che la più grande aveva fatto in suo nome, come si era macchiata le mani del sangue di altre persone, di come pensasse di essere nel giusto, di come quello fosse il suo modo di proteggerla, di come fosse morte e risorte insieme. Insieme…unite in un unico destino, quasi una sola persona con una sola anima. Shizuru la tenne abbracciata per un tempo che nessuna delle due seppe quantificare sentendosi più leggera ora che Natsuki aveva ricordato il loro passato di Hime e non la stava rifiutando per quello che aveva fatto.
<< E’ stata colpa mia, Shizuru >>.
Si guardarono negli occhi.
<< Io ti ho indotto a comportarti in quel modo assurdo, è stata tutta colpa mia. Sono una persona orrenda >>.
Le scostò una ciocca di capelli dal viso e la diciannovenne le baciò la mano.
<< Oh, Natsuki non è vero >> rispose l’altra sfiorandole le guance bagnate di lacrime << Il mio amore per te è immenso, non mi sarei mai innamorata di una persona orrenda. Tu non lo sei >>.
Poggiò la fronte sulla sua godendo di quella liberazione. Sorrise nel vederglielo fare.
<< Ero innamorata di te, vero? >>.
Shizuru annuì senza smettere di guardarla.
<< Per questo ho sempre sentito qualcosa di così forte e profondo? >>.
Di nuovo la diciannovenne asserì col capo e credette quasi di sognare quando sentì il sapore familiare delle labbra della mora sulle sue. Chiuse gli occhi lasciandosi ad andare a quel bacio troppo a lungo desiderato e sperò che quel momento non finisse mai.
Ti amo, Natsuki.

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Capitolo 17
*** Fine ***


Erano trascorsi giorni da quando Shizuru aveva riportato a casa Natsuki dopo quel bacio, giorni in cui la diciassettenne dagli occhi verdi cercava di evitare la più grande. Aveva trovato il coraggio di tornare a vivere nella sua stanza, di affrontare il doloroso ricordo di Duran e di sua madre eppure Mai aveva compreso che c’era qualcos’altro che ancora turbava l’amica. Il fatto stesso di essere così restia a restare da sola Shizuru lo dimostrava. La osservava tutto il giorno compiere gesti e faccende di qualunque entità e in apparenza sembrava che stesse tornando tutto alla normalità, anche se non aveva avuto il coraggio di domandarle cosa la facesse stare male. Temeva che Natsuki si chiudesse a riccio nei suoi confronti che aveva già fatto altre volte. Durante la notte, spesso l’aveva sentita piangere e aveva sentito il bisogno di farle sentire il suo sostegno ma poi si era fermata preferendo che quel conforto fosse Shizuru a donarglielo. La diciannovenne le telefonava sempre ed andava a trovarla a casa e Mai vedeva chiaramente quanto soffrisse per l’apparente freddezza con cui veniva trattata da parte della mora. Natsuki cercava sempre di tenere accanto a sé la rossa e delle volte era arrivata addirittura a mettere scuse per non vederla. Nessuno capiva perché si comportasse in quel modo e tutti soffrivano per quel suo comportamento. La ragazza dagli occhi verdi sapeva di sbagliare, in lei il fuoco dell’amore nei confronti di Shizuru bruciava ardentemente e il suo unico desiderio era quello di poter trascorrere tutta la sua vita con lei ma era bloccata, bloccata da una grande paura. Non ricordava nulla dei sentimenti che provava prima dell’incidente. Sentiva qualcosa di veramente forte e autentico che, nonostante la perdita di memoria, aveva continuato a sopravvivere lasciandole solo delle sensazioni. Si chiedeva cosa la bloccasse dall’ultimo passo e un unico pensiero la sfiorava: il fatto che ci fossero anche lì dei ricordi negativi. Stava male all’idea che anche quella volta fosse riuscita a far soffrire una persona gentile come quella ragazza. Lei si era presa cura di lei in un modo così dolce da farla tremare, le aveva fatto riscoprire lentamente i suoi sentimenti semplicemente standole accanto, aiutandola ad uscire dal coma e a tornare ad una vita normale. L’aveva baciata perché aveva sentito quel trasporto verso di lei, perché aveva creduto che le fosse dovuto dopo tanto tempo e aveva sperato di riuscire a vedere un qualunque segno del passato. Era stato dolce, voluto, bello ma nient’altro. Natsuki non riusciva a ricordare.
Cos’è che mi impedisce di riavere i miei ricordi con te, si domandò la diciassettenne dopo aver sentito l’altra ragazza e averle detto che aveva un forte mal di testa.
Un’altra menzogna, un’altra sofferenza.
Perché mi stai così dietro? Cos’ho di così magico che ti fa rimanere al mio fianco?
Le aveva detto di amarla, di averla sempre amata ma lei, anche se si sforzava, non rammentava nulla. Si basava su ciò che sentiva quando l’altra le era vicina, sui brividi che aveva quando la sfiorava, quando col suo fiato le solleticava l’orecchio ed era tutto meraviglioso. Con nessun altro stava così bene come con lei. Ogni volta che la guardava, credeva di perdersi nel suo sorriso, nel suono delicato della sua voce, nei suoi gesti e nel suo modo di atteggiarsi quando la sfiorava con una mano. Comprendeva di provare le stesse cose che diceva Shizuru, quei sentimenti erano troppo forti per poter essere solo una semplice amicizia; lo sapeva e al tempo stesso era frustata all’idea di non sapere tutto quello che avevano condiviso. Le pareva di essere divisa a metà e che quella metà contenesse un qualcosa di talmente marcio da bloccarla.
Preferisco morire piuttosto che farle ancora del male. Non merita tutto questo dolore per me.
Non si accorse che Mai, attraverso lo spiraglio della porta, la stava osservando con uno strano sorriso. Velocemente uscì sul balconcino della sua stanza e compose il numero di Shizuru.
<< Non angosciarti >> le disse semplicemente quando la diciannovenne le rispose << Ti prometto che andrà tutto bene! Vieni tra dieci minuti>>.
Riagganciò prima che potesse dire qualcosa e rientrò fiondandosi nella stanza di Natsuki. La diciassettenne la guardò con aria interrogativa senza alzarsi dal letto dove era sdraiata.
<< Natsuki! >> esclamò iniziando ad aprire il suo armadio << Forza Natsuki, devi fare la valigia! >>.
La mora continuò a fissarla senza parlare.
<< Che… che cosa stai facendo? >> domandò infine.
<< Non hai sentito? >> rispose la rossa con felicità << Avanti alzati! Oggi arriva Takumi >>.
Natsuki inarcò il sopracciglio destro. Ricordava il fratello minore di Mai.
<< E io cosa c’entro? >>.
<< Non puoi stare qui >> sentenziò l’amica << Non posso starti dietro adeguatamente >>.
<< Io sono autonoma! >> urlò la mora diventando rossa << E poi dove dovrei andare a sbattere? Questa è la mia stanza! >>.
<< Andrai da Shizuru per qualche giorno >> affermò Mai continuando a prepararle lo zaino << Sta venendo a prenderti >>.
<< Cosa? Ma io… >>.
<< Oh avanti, vai a cambiarti! >>.
La prese per un braccio tirandola per farla alzare.
<< Mai, veramente… >>.
Il suono del citofono la interruppe.
<< Deve essere lei >> disse la rossa << Mettiti le scarpe, forza >>.
La lasciò sola mentre andava ad aprire. Natsuki si sedette sul letto e sospirò. Andare qualche giorno da lei...
Saremmo solo io e te.
Si passò una mano sul cuore ascoltandolo battere; poi si chinò per infilare le scarpe sentendo le voci delle ragazze parlare in cucina. Quando uscì, arrossì nell’incontrare gli occhi di Shizuru. Chinò il capo avanzando e stringendo la spallina dello zaino.
<< Ciao Shizuru >> le disse.
La diciannovenne le sorrise sfiorandole una mano.
<< Ciao >> rispose << Ancora mal di testa? >>.
<< Sì >> mentì la ragazza.
<< Allora noi andiamo >> disse la più grande rivolgendosi a Mai e prendendo la borsa della mora per aiutarla.
La rossa le strizzò l’occhio in segno d’intesa approfittando del fatto che Natsuki non la stesse guardando e le salutò con un grosso sorriso.
<< Ci sentiamo ragazze! >>.
Scesero in silenzio e si misero in auto. Shizuru accese il motore cercando di apparire disinvolta ma in realtà aveva il cuore che le martellava nelle orecchie. Inghiottì un groppo di saliva.
<< Mi spiace doverti disturbare >> mormorò Natsuki.
La diciannovenne la guardò e le accarezzò una guancia sorridendola. La vide socchiudere gli occhi come per assaporare al meglio quel gesto e il muscolo cardiaco le saltò in gola. Le prese una mano baciandola.
<< Tu non mi disturbi mai >> rispose.
Guidò fino al suo appartamento. Per tutto il tragitto, la mora cercò di non incrociare mai il suo sguardo e non disse niente. Shizuru avvertiva la distanza che cercava di frapporre tra loro e se ne domandava il motivo. Aveva compreso sin da subito le intenzioni di Mai e ne aveva gioito. Trascorrere qualche giorno con Natsuki, non chiedeva di meglio. Non aveva ancora compreso come classificare il tipo di rapporto che intercorreva con la diciassettenne in quel momento, ma desiderava poter tornare a godere del suo corpo e del suo cuore. Il fatto che lei reagisse in quel modo le metteva angoscia e ansia che sperava di dissolvere presto. Si rendeva conto che poteva risultare difficile per la mora ammettere di provare qualcosa per una donna, però non poteva mentire ai suoi sentimenti. Parcheggiò sotto la palazzina e scesero.
<< Ricordi il mio appartamento? >>.
Nel vederla scuotere il capo non poté fare a meno di sentirsi triste. Prese il mazzo di chiavi ed entrarono.
Fin dal primo passo che Natsuki compì all’interno della casa, ebbe l’impressione che l’ambiente le fosse familiare. Si guardò intorno sorridendo come una bambina.
<< Io… >> iniziò con le lacrime agli occhi. Cercò lo sguardo di Shizuru e andò ad abbracciarla << …quante volte ho dormito qui, eh Shizuru? >>.
Sentì il corpo della diciannovenne irrigidirsi leggermente.
Ricordava quel posto, lì si era sentita veramente amata e protetta.
Tornò a guardare l’arredo mentre intrecciava le sue dita a quelle di Shizuru. Non voleva distanziarla da lei, desiderava sentirla vicina in quel momento. Ne aveva bisogno.
<< Qui c’erano cinquanta rose rosse >> iniziò vedendo davanti a lei com’era nel suo ricordo << Erano ovunque e… abbiamo cenato >>.
Lasciò la mano della diciannovenne per camminare seguendo la scia dei suoi pensieri. Shizuru le andò dietro comprendendo ciò che stava ricordando.
<< Eri bellissima ed io ti amavo tanto… così tanto che per te sarei potuta morire… >> accarezzò con un dito la superficie liscia del tavolo << …quella sera doveva essere tutto perfetto, solo per te doveva esserlo. Ricordo il mio cuore battere forte e come mi facevi arrossire ogni volta che mi guardavi. Sei sempre stata la cosa più importante per me ed il mio unico desiderio era renderti felice come quel giorno. Mi sorridevi spesso contenta >>.
Si erano sorrise mentre l’universitaria si era avvicinata e lei.
<< Natsuki >> disse semplicemente accarezzandole il volto.
<< Sei una persona eccezionale, Shizuru >> affermò la diciassettenne << Hai scelto me quando avresti potuto avere chiunque altra >>.
<< Ho scelto te perché ti amo >>.
Frammenti di ciò che avevano condiviso le attraversavano la mente e si sentiva riempire da quella sensazione che tante notti l’aveva solo sfiorata. Shizuru le posò le mani sul bacino facendole una leggera pressione per farla sedere sul tavolo. Natsuki ubbidì completamente rapita dai suoi occhi. La baciò mentre rivedeva le tante volte in cui l’aveva fatto, non aveva mai dimenticato quel sapore delicato che molte volte aveva inconsciamente desiderato. Le labbra della diciannovenne scesero sul suo collo. Non riusciva più a resistere, voleva fare l’amore con lei. Basta aspettare. Con le mani s’intrufolò sotto la maglietta sentendola gemere quando iniziò ad accarezzarle la pelle.
<< Shizuru… >> sussurrò Natsuki in balia dei suoi baci.
<< Voglio aiutarti a ricordare >> si giustificò la più grande. Voleva sentirla di nuovo sua, voleva che gemesse sotto le sue mani, voleva che pronunciasse il suo nome mentre raggiungeva l’apice del piacere. Le sbottonò l’uniforme senza smettere di formare una scia su quella pallida carnagione. Senza togliere il reggiseno, iniziò a massaggiarle il petto sentendo i capezzoli indurirsi sotto il tessuto che la separava da loro.
<< …abbiamo fatto… abbiamo fatto l’amore anche quella volta… >> bisbigliò la diciassettenne.
<< Non serve parlare adesso >> le rispose dolcemente Shizuru che aveva sognato quel momento tutte le notti da due mesi a quella parte. Una parte di sé temeva che Natsuki ricordasse d’averla lasciata e che si allontanasse nuovamente da lei. Non avrebbe retto di nuovo ad un suo rifiuto. Fece scivolare le spalline del reggiseno per poter avere campo libero con i suoi seni. Iniziò a mordicchiare il destro mentre stringeva tra l’indice e il pollice l’altro.
<< …ti ho detto di amarti… >>.
La diciassettenne aveva bisogno di dare voce ai suoi ricordi, di sentire che erano veri e non solo frutto della sua immaginazione ed eccitazione.
<< Amami adesso >> disse Shizuru catturandole sue labbra in un lungo bacio << Io ti amo, Natsuki >>.
La fece stendere sul tavolo mentre le apriva la cerniera della gonna. La sentì sussultare e alzò gli occhi per osservarle il volto. Stava piangendo. Il suo cuore perse un battito a quelle lacrime. Si chinò su di lei e con la lingua gliele asciugò.
Ti prego Natsuki, pensò, Non farmi questo.
<< …io ti ho lasciata… >> sussurrò la mora voltando il capo << …quella notte io ti ho lasciata dopo aver fatto l’amore… >>.
<< Va tutto bene, Natsuki >> si affrettò a dire Shizuru accarezzandole i capelli << Non fa niente >>.
La desiderava troppo in quel momento. Riprese a baciarla ma la diciassettenne si sottrasse alla sua presa. Scese dal tavolo senza smettere di piangere.
<< …ti ho scritto un biglietto, l’ho messo sul comodino della tua stanza e me ne sono andata. Ricordo quello che ho fatto, sono stata così cattiva con te! >>.
Si portò le mani alla bocca per coprirla. Il dolore di quella notte si stava riversando sul suo corpo e la stava travolgendo.
<< Natsuki… >>.
<< Non possiamo Shizuru, non possiamo stare insieme! >>.
I ricordi di ciò che aveva visto e sentito le stavano riaffiorando in mente. Rammentava per quale motivo aveva agito in quel modo.
<< Perché? >> chiese la diciannovenne in preda al terrore << Hai detto di amarmi >>.
<< Io non posso essere la causa della distruzione della tua vita! >> esclamò Natsuki incapace di trattenersi << Non posso essere io a farti estromettere dalla tua eredità, dal patrimonio di famiglia, dall’affetto dei tuoi genitori. Non ti chiederei mai un simile sacrificio >>.
Si accasciò per terra mentre l’altra la guardava con aria interrogativa.
<< Come sai queste cose? >> domandò col cuore in gola.
<< Io… >> Natsuki esitò comprendendo d’aver detto troppo << Io non posso… >>.
Shizuru le prese il volto con entrambe le mani per costringerla a guardarla.
<< Come puoi essere a conoscenza della discussione tra… >>.
Le parole le morirono in gola quando vide la diciassettenne chinare il capo e gli occhi e comprese.
<< Non volevo origliare >> rispose Natsuki vergognandosi << E’ capitato per caso. Per questo io non potevo chiederti di rinunciare alla tua vita solo per me. Non ne vale la pena, Shizuru >>.
<< E’ per questo che mi hai lasciata? >>.
La ragazza dai capelli scuri si ostinava a non alzare lo sguardo.
<< Non volevo farti del male, lo giuro! >> esclamò con slancio sincero dopo un attimo di silenzio << Te lo giuro Shizuru! >>.
Aveva le lacrime agli e singhiozzava. Si chiuse su se stessa come se dovesse proteggersi da qualcosa e chiuse gli occhi senza smettere di piangere. Le braccia della diciannovenne che la circondavano le infusero un piacevole calore. Si strofinò le palpebre mentre la sentiva accarezzarle i capelli con dolcezza. Non sembrava arrabbiata per quello che aveva scoperto. Nell’incontrare il suo sguardo si accorse che stava sorridendo.
<< E’ per questo che ti amo, Natsuki >> le disse baciandola sulla guancia << Ti amo per questo tuo senso di sacrificio verso gli altri, per questa tua generosità, per questo tuo grande cuore. Non potrei mai innamorarmi di qualcun altro perché non potrebbe nemmeno lontanamente uguagliarti >> le poggiò una mano sul cuore << Per te, solo per te, io sarei disposta a rinunciare a tutto ciò che mi ha donato la mia famiglia >>.
Natsuki scosse il capo.
<< Non potrei mai chiederti una cosa del genere. Non sarebbe giusto >>.
Shizuru l’aveva baciata a fior di labbra impedendole di continuare a parlare inutilmente e poggiò la sua guancia su quella della diciassettenne. La strinse a sé sorridendo, sentendosi finalmente felice. Ora aveva capito cosa era successo a Natsuki, cosa l’aveva spinta a comportarsi in quel modo e a dirle tutte quelle bugie. Era finito, non le avrebbe più mentito.
<< Non posso permettermi di perderti >> le sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra << Credi che io ti lascerò andare così facilmente? Non posso dimenticarti >>.
Quelle parole folgorarono la mente della mora che spalancò gli occhi.
<< Non potrei mai dimenticarmi di lei >>.
La allontanò leggermente da sé senza smettere di fissarla.
<< Il coma >> iniziò passandosi una mano sulle tempie << Quando ero in coma ti ho vista. Sei stata tu che mi hai indicato la via da seguire per uscire, la tua voce mi ha guidata. Non potevo restare un altro minuto lontana dalla mia ragazza, non l’avrei sopportato >> le sorrise raggiante << E’ stato merito tuo se mi sono svegliata. Non mi hai mai abbandonata, ho sentito la tua presenza in ogni momento e alla fine sei stata la mia luce >>.
La abbracciò affondando il volto nel petto della ragazza.
<< Ti amo, Shizuru >> le sussurrò.
La diciannovenne la strinse baciandola tra i capelli.
<< Bentornata, amore mio >> le disse pensando che finalmente ciò che aveva più sperato si era avverato << Bentornata >> le alzò il volto per poterla guardare nei suoi grandi occhi verdi e vi lesse la felicità per quei sentimenti rinati ma allo stesso tempo la paura per ciò che avrebbero fatto i suoi genitori se avessero continuato la loro relazione. Le sorrise << Non preoccuparti, non succederà niente che tu non voglia >>.
<< Ma come… >> iniziò la diciassettenne.
Shizuru le mise un dito sulle labbra impedendole di continuare. Le accarezzò il volto soffermandosi sul suo profilo delicato.
<< Mio nonno >> spiegò dissipando tutti i suoi dubbi << Detiene le azioni di maggioranza dell’azienda di famiglia. Senza il suo consenso, mio padre non può nemmeno pensare di estromettermi dalla società e, per evitare che possa avere colpi di testa, essendo la sua unica nipote, mi è già stata assegnata la parte di mio nonno. Finché non sarò in grado di provvedere autonomamente alle mie quote, le gestirà lui per mio conto. Non c’è niente da temere >> le diede un bacio incapace di resistere << Se solo avessi minimamente sospettato che avessi scoperto questa spiacevole situazione, ti avrei spiegato ogni cosa evitando di farti agire impulsivamente come tuo solito >> poggiò la testa sul suo petto e sospirò << Mi dispiace >>.
Natsuki la abbracciò respirando il suo odore e le accarezzò il collo. Adesso ricordava tutto; ogni cosa della sua vita era tornata al suo posto, ogni ricordo era nuovamente suo. Appoggiò il mento sulla sua testa e per diversi minuti restarono immobili, ascoltando il battito dei loro cuori. Nulla impediva loro di amarsi finalmente, nessuno ostacolo si profilava sulla strada che avevano scelto.
<< Shizuru >> disse infine la diciassettenne mentre un sorriso leggero le increspava le labbra << Dobbiamo fare una cosa >>.
La ragazza dai capelli castani sollevò appena gli occhi per poterla guardare. Natsuki la baciò sulla fronte alzandosi in piedi.
<< Andiamo >> continuò porgendole una mano << Dobbiamo tornare a casa mia >>.
L’altra la afferrò saldamente imitandola senza comprendere. La mora le sorrise e la condusse fuori dall’appartamento.
<< Nessuna domanda >> affermò con una nota divertita.
Si misero in macchina e fecero il tragitto al contrario. Quando entrarono, la casa era deserta. Natsuki si diresse con decisione nella sua stanza seguita dalla diciannovenne.
<< Natsuki >> iniziò la più grande << Mi spieghi cosa… >>.
Ma la diciassettenne le poggiò un dito sulla bocca per farla tacere. Indugiò ancora per qualche secondo prima di voltarsi e chinarsi sulla scrivania. Con risoluzione aprì l’ultimo tiretto e iniziò a frugare all’interno. Alla fine tirò fuori un astuccio di velluto blu. Shizuru sentì il cuore saltarle in gola a quella vista e le prime lacrime si formarono agli angoli degli occhi.
<< Volevo donartelo quella sera ma poi ho deciso di custodirlo io come un ricordo di ciò che avevamo vissuto >>.
Le sorrise porgendoglielo. La diciannovenne lo prese con mani tremanti e l’aprì.
<< Oh, Natsuki >> disse iniziando a piangere << E’ bellissimo >>.
La baciò con ardore, come avrebbe voluto farlo tante volte da quando si era risvegliata.
<< Voltalo >>.
Shizuru ubbidì e l’attimo dopo le gettò le braccia al collo.
Vaniglia; quella semplice parola aveva permesso a Natsuki di tornare da lei, di non mollare, di non lasciarsi andare all’apparente felicità che aveva provato durante il coma. Aveva permesso che ancora una volta potessero stare insieme.
<< Grazie >> sussurrò toccandole la punta del naso col suo << Ti amo >>.
La diciassettenne sorrise.
<< Sei tu che hai permesso tutto questo. Ringrazia la tua testardaggine >>.

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