La Classe

di Sweetheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Prof. ***
Capitolo 2: *** LA FIGLIA DEL MEDICO ***
Capitolo 3: *** IL FIGLIO DELL'AVVOCATO ***
Capitolo 4: *** LA FIGLIA DELLA PROSTITUTA ***
Capitolo 5: *** IL FIGLIO DELL'OPERAIO ***



Capitolo 1
*** La Prof. ***


Chiudi la porta, non fai rumore,
non vuoi svegliare qualcuno per te,
che ti vesti veloce e scivoli via,
nell’alba che ancora ha da venire.
Tre o quattro libri, stretti a una cinghia,
la borsa di cuoio costa di più,
ben che rimanga nel suo negozio
finché non sarai insegnante di ruolo.

Vai dal fornaio e compri un croissant,
unico lusso della giornata,
vai alla fermata e prendi il tram,
otto B per via Lamascese.
Chissà cosa pensano loro di te,
i tuoi alunni poco più giovani,
chissà se ridono del tuo accento strano,
chissà se capiscono mentre spieghi:
“Carmina non dant panem, nec munera”
Chissà se sanno che a studiar così tanto
Si finisce a dormire in un convitto di suore,
seicento chilometri lontano da casa,
lontano dal cuore che chiami famiglia.

Marco, se mi telefoni, di giorno,
sorrido, e dico che sto bene
e lo credo;
Di notte, l’assenza di voi
Bagna il cuscino di salata nostalgia,
che mi costringe a ricordarvi a memoria,
Amori miei.

Simone, fa’ il bravo con papà,
che mamma torna presto
e ti porta un bel regalo

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Capitolo 2
*** LA FIGLIA DEL MEDICO ***


Mi piace aprire l’armadio della mamma, così grande, così pieno del profumo di lei, impregnato nei sui vestiti da signora grande. Dentro l’armadio di mamma, attaccato allo sportello, c’è uno specchio grandissimo, altissimo, dove mi posso vedere tutta. Ma è uno specchio rotto: appare la figura di una ragazza, che non conosco, non la mia. Un’ immagine più alta anche della mamma.

La mamma è grande, io sono piccola. Anche tutti i miei compagni di classe sono grandi, e studiano cose difficili piene di numeri, piene di parole complesse. Se non ripetono bene queste cose difficili, la prof si arrabbia e li sgrida. La mia prof, invece, non si arrabbia mai con me. Sorride sempre, ha pazienza se non mi va la merenda e mi accompagna in bagno tutte le volte che voglio, senza fiatare. Mi aiuta a colorare dentro ai margini del foglio e, a volte, mi fa vedere delle stanghe e delle serpentine che gli altri chiamano lettere, ma che per me sono solamente disegni minuziosi di menti nevrotiche. Una delle tante stranezze di grandi. Molte sono le cose di loro che non capisco, e loro lo sanno, se lo sussurrano, sospirando. Non capisco perché Gabriele tratta così male l’Anna e perché lei non dice a nessuno quanto ne soffre. Non capisco perché gli altri, tra loro, sono spesso seri, quasi tristi di vivere, e perché solo con me sorridono sempre. Forse perché sono carina? Io non lo so se lo sia, ma lo dicono tutti: “E pensare che è così bella con quel viso perfetto, con quegli occhioni verdi… Avrebbe potuto fare la fotomodella, avrebbe potuto…”

Però il lavoro che mi sarebbe piaciuto di più, se fossi stata grande, sarebbe stato fare la mamma.
Anche lì l’aspetto è importante: la mamma è sempre la più bella del mondo. Mi piacciono i bambini, tantissimo, passo gran parte del tempo ad accudire le mie bambole… Tante volte ho sognato che la mamma mi facesse un fratellino, così le preparavo tante cose buone nella mia cucinetta, in modo che lei mangiasse tanto e le venisse la pancia grossa. Così magari sarebbe stata più felice, senza dover badare solo a me tutto il giorno. Perché adesso la mamma è triste. Anche se è così brava a curare le malattie degli altri, lei si fa sempre male, e invece di curarsi inizia a piangere. Così mi sembra anche lei piccolina come me, e le bacio le mani, perché con un bacino passa ogni bua. In quei momenti è talmente piccina che sembra appena nata, allora la faccio giocare con me: io faccio la mamma, lei la figlia. La faccio sedere fra le sue sorelline, le preparo la pappa, la copro con la copertina. Ha smesso di piangere un’altra volta. Sembra davvero una delle mie bamboline: ciglia lunghe, bocca rossa, capelli biondi… solo gli occhi sono molto più stanchi, aridi. Ma sarei una pazza se pensassi che qualcosa davvero possa cambiare.

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Capitolo 3
*** IL FIGLIO DELL'AVVOCATO ***


“C’è chi è più fortunato,
ma se l’è poi meritato,
e noi due siamo tra questi,
o mio caro Gabriele.”
Ciò diceva l’avvocato
al suo solo amato figlio,
custodito ed esibito
come un quadro o un orologio:
Bello sano e bravo a scuola,
tutto tale e quale al padre,
da tener ben separato
dal contagio della gente.
“stai lontano di meschini,
non sai quanti ne ho strappati
dalle accuse più infamanti
ben fondate, in verità.
Non macchiarti dei peccati,
lasciaglieli in massa a loro,
e poi guardali dall’alto,
il diritto ce l’hai tutto.”
“Papà lo sai che a scuola c’è
La figlia di una prostituta?
Faccio sempre ciò che dici,
La tratto come quel che è.”
L’avvocato strinse il volto,
lo guardò e pensò serio:
“E’ in classe con Gabriele
Una tal minaccia in erba!”
Si rivolse al figlio amato,
lo fissò negli occhi neri,
“Lascia stare, gioia mia,
fa’ come non esistesse:
La più brutta razza quella,
nata per sfasciar famiglie.”

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Capitolo 4
*** LA FIGLIA DELLA PROSTITUTA ***


LA FIGLIA DELLA PROSTITUTA
A volte mi chiedevo se mai avessi avuto una percentuale di colpa in tutto questo, o perlomeno qualcosa che lo potesse giustificare.
All’inizio i problemi non li avevo tanto con i miei coetanei, ma con i loro genitori: o mi evitavano o mi facevano dei penosi sorrisini, spinti da chissà quale moto di misericordia. I bambini, invece, erano ancora talmente piccoli da non aver ancora assorbito le superstizioni dei grandi: stavo insieme a loro senza nessuna discriminazione e,se si litigava, non c’era pietà che li astenesse dal fare a botte tutti contro tutti!
Come dice sempre la mamma, si nasce liberi e si diventa schiavi nel giro di breve. Così, già dalle elementari, adulti dalla mente sbagliata avevano già plagiato quasi tutti i ragazzini della mia classe. Ogni giorno che passava, uno sguardo in più che mi si appiccicava addosso.
Più andai avanti più le cose peggiorarono, ovviamente. La mamma mi ripeteva sempre:- Va’ a testa alta, tu non hai colpa! La colpa l’ho avuta io, ma sono riuscita a riscattarmi. Facile parlare, per gli altri: se hai fame davvero, o fai di tutto per campare o sei un santo, e voli in Paradiso.-
Aveva ragione, lei, che dal fondo era riuscita a risalire. Mi diceva sempre che ero stata io la scossa che l’aveva convinta a cambiare. Voleva un futuro degno della sua unica figlia, e si diede da fare per raggiungere questo scopo. Non fu facile, visti i precedenti; comunque, riuscì a ottenere un posto come commessa in un negozio, che le permetteva di guadagnarsi giusto l’indispensabile per due persone econome come noi. Non cercavamo la ricchezza, cercavamo la dignità. Ma è difficile sentirsi dignitosi quando hai tutta la classe che ti guarda di sottecchi.
Poi c’erano quelli come Gabriele, il figlio dell’avvocato. Se si limitava a parlarmi dietro, come facevano tutti gli altri, ero la ragazza più felice del mondo; ma la maggior parte delle volte fioccavano battutine, apprezzamenti volgari, scritte oscene sul mio banco e sul mio zaino, con accanto scritto: “Prestazioni alte a prezzi modici”. Non mancarono i deficienti che chiamarono davvero.
Una volta tentò addirittura di baciarmi, davanti a tutti gli altri, immobilizzandomi e dicendo: “Dai, che poi ti offro un caffè...”. Mi divincolai e corsi via, prima che potessi cedere al pianto. Liberi si nasce, schiavi si diventa. Ecco cosa mi era sempre stato detto. Secondo questo criterio, Gabriele doveva essere così per colpa del padre, uomo orribile. Ma ero sicura che sapesse che stava sbagliando. Tutti si rendono conto se stanno facendo qualcosa di veramente brutto, non c’è scusa che tenga. Mentre facevo queste considerazioni, caddi anche io nel peccato: odio, odio purissimo mai provato prima, mi spinse ad immaginare per lui ogni male. Così, consapevole di stare diventando anch’io una persona mediocre, non riuscii nemmeno ad approfondire il rapporto con le uniche due persone che, lì dentro, mi volevano bene: Giada e Lorenzo. Giada sapeva tante cose, ma non ne era consapevole. Lorenzo invece guardava ciò che è concesso conoscere alla gente comune con occhi diversi. Lui non vedeva in me una mela marcia a prescindere, vedeva una persona, in tutta la sua essenza. Avevo sempre immaginato così il mio uomo ideale, io che non ero mai stata con nessuno… Ma avevo paura di avvicinarmi troppo a lui, di contagiarlo con il mio odio. Non potevo correre questo rischio.

Poi il padre di Gabriele morì.
Un infarto lo portò via a quarantanove anni e dieci mesi: suo figlio sedicenne rimase nelle mani della sola madre, donna davvero incapace di prendere qualsiasi decisione importante. Cercai di provare di provare una qualche pietà, ma non ci riuscii. Non andai nemmeno al funerale. Per un attimo ci godetti. Schiava delle mie passioni, sfiorai addirittura il peccato più imperdonabile: continuare a sbagliare consapevolmente.

Poi arrivò la lettera. La mamma mi disse non me l’aveva mai raccontato perché non voleva che li odiassi ancora di più.
In poche parole, ero figlia illegittima dell’ Avvocato Ascanio Pedretti. Naturalmente lui sapeva di essere mio padre, ma non sarebbe mai stato così poco disumano da riconoscermi. Per lui ero solo uno sbaglio sopravvissuto più di nove mesi.
Poi, da bravo calcolatore, a un certo punto l’Avvocato deve aver sentito il bisogno di assicurarsi un posto in paradiso. Pensò alla via più facile: mi intestò più di metà eredità. Tanto, da morto, non avrebbe dovuto renderne conto a nessuno.
Durante la lettura del testamento, posso giurarlo, Gabriele pensò una maledizione così grave che mi giunse forte e chiara, anche senza parole; ma non era rivolta a me. L’unica cosa che suo padre avrebbe potuto lasciargli, ovvero i beni materiali, erano in gran parte in mano a sua sorella, figlia di una prostituta.
Gabriele non si è più fatto vedere. Si dice che abbia avuto dei problemi con la droga e con la giustizia, e che sua madre abbia lasciato parecchi debiti in giro, per potergli pagare un buon avvocato che, comunque, avendo una coscienza, non riuscì strapparlo da quelle accuse così pesanti.
Ciò che è rimasto a me è talmente tanto che non so ancora che farmene. Di sicuro servirà a garantire un futuro sereno a me e a mia madre, in fondo ce lo siamo meritate. Quello di cui sono sicura è che ora vengo vista in modo diverso, quasi con ossequio. Mi dispiace che ancora la gente mormori. Anche se su un’altra lunghezza d’onda. “Niente male, per essere la figlia di un puttaniere”.

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Capitolo 5
*** IL FIGLIO DELL'OPERAIO ***


IL FIGLIO DELL’OPERAIO

Lorenzo,
sai bene che a volte scrivere le cose è più facile che dirle, così ho pensato di lasciarti questo biglietto: quando lo leggerai, io sarò già al lavoro da due o tre ore.
Studia, studia figlio mio. Non solo a scuola, studia ovunque: interessati a tutto, non rimanere alla conoscenza superficiale delle cose. Impara per onorare te stesso, libera più che puoi la tua intelligenza dalle catene del non sapere, capirai tanto del mondo, riuscirai a dare un senso a questa vita. Progetta cose grandi, ma sii consapevole ch non è detto che si avvereranno: ti servirà ad eliminare i sogni inutili e a difendere con ancora più grinta quelli cui tieni davvero.

Quando ieri sera mi hai detto di avere superato a pieni voti il test d’ammissione sono rimasto un po’ freddo, lo ammetto. Le cose grandi e improvvise si assimilano un po’ per volta. D’altra parte, non avevo bisogno di questa conferma per capire quanto vale il mio ragazzo.
Hai di certo avuto più opportunità di me, che non ho potuto studiare, ma hai dimostrato di essertele meritate tutte. La mia stima nei tuoi confronti non sarebbe meno tenace nemmeno se tu non avessi fatto tutto ciò che hai fatto; ma è obiettivamente vero che sei proprio in gamba. Non molti altri dei tuoi compagni avrebbero avuto la stessa costanza a scuola, nel lavoro, tra la gente. Restando umili. Non perdere mai la tua semplicità, è il segreto per avere successo nella vita: non sto parlando di denaro o di fama, sto parlando di realizzazione, che puoi raggiungere in infiniti modi. Come ho fatto io, del resto.

Non negarti nulla di ciò che ritieni essere giusto, tenta. Tenta di arrivare al tuo massimo, tenta di chiedere aiuto nel momento del bisogno, tenta di conquistare quella ragazza, Anna, di cui parli sempre. Non pensare che lei sia troppo per te, sono convinto che anche lei non si faccia avanti per timore di deluderti, in qualche modo. Ma non è così che funziona. Due come voi non possono danneggiarsi l’un l’altra, ma solo arricchirsi a vicenda.
Un’ultima cosa: non invidiare nessuno, ma soprattutto fa’ in modo che nessuno invidi te. La vita è impegnativa, non facciamola diventare difficile.

Ti voglio tanto, tanto bene.

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