IL NATALE NERO

di crazybulma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La strega che ama il Natale ***
Capitolo 2: *** Non ha speranze con lei! ***
Capitolo 3: *** La moglie dell'eroe ***
Capitolo 4: *** Scomparsi (1° parte) ***
Capitolo 5: *** Scomparsi (2° parte) ***
Capitolo 6: *** Il rimorso di Gohan ***
Capitolo 7: *** Il passato di C18 ***
Capitolo 8: *** L'orgoglio di Vegeta ***
Capitolo 9: *** La pace dei cuori ***



Capitolo 1
*** La strega che ama il Natale ***


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- 1° parte -
La strega che ama il Natale


A volte il destino ha bisogno di una piccola spinta.
Pochi lo sapevano meglio di Armès, una piccola e vecchia strega che si divertiva a ficcare il naso nelle faccende altrui. Il suo cuore era buono, un cuore d'oro a detta di molti, e diventava particolarmente gentile durante il periodo che precedeva il Natale.
Armès amava il Natale, così come amava i rospi, le fiabe, il cioccolato e le sue pozioni magiche. E detestava l'idea che ci fossero delle persone infelici durante quella festività meravigliosa.
"Insomma, il Natale dovrebbe essere un momento di gioia, di pace, di pura... magia!" pensava la vecchietta, trotterellando da una parte all'altra del suo piccolo castello.
Quel giorno, Armès si apprestava ad eseguire il rituale che ripeteva ogni anno: prese un bacile in metallo e lo posò con riguardo sulla credenza, insieme ad un secchio colmo d'acqua.
Dopo aver chiuso la porta del castello a chiave, riempì il bacile fino all'orlo e pronunciò una formula arcana.

"Anima, alito, esci di bocca
Grida, oh infelice, che l'aria ti sciacqua
Magica mano di strega ti tocca
Vieni dal buio, esci dall'acqua!"


Dapprima la superficie dell'acqua rimase immobile, poi lentamente prese a cambiare: la luce del sole si mischiò con l'ombra fino a formare un riflesso che non era più il suo.
"Chi è?" fece Armès con un respiro profondo. Si sporse in avanti, fissando attentamente l'acqua... la sua vista non era più quella di una volta, ma non lo avrebbe mai ammesso.
"E' una donna!" esclamò infine, osservando il volto infelice di Bulma Briefs.

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A Bulma era sempre piaciuto il Natale e l'atmosfera che si creava attorno a questo evento. Stavolta però non riusciva a sopportarlo e si sentiva a disagio.
"Cos'è questa malinconia e questa perenne ansia? Forse è perchè tutti sono felici, mentre io... in realtà... non lo sono. Forse è questo a darmi fastidio ed un po' di invidia. O forse è perchè non sono più una bambina che aspetta l'arrivo di Babbo Natale, bensì una donna che deve affrontare la sua paura più grande." pensava, guardando fuori dalla finestra.
Mentre tutti si preparavano alle feste natalizie,
mentre tutti affollavano le strade del centro in una affannosa ricerca di regali inutili, e mentre tutti pensavano alle laude mangiate e ai brindisi che avrebbe dovuto affrontare, Bulma Briefs stava soffrendo.

"Donna..."
Una voce la ridestò da quei pensieri, e Bulma si voltò verso l'uomo che l'aveva chiamata. Era Vegeta, la persona che amava con tutto il suo cuore...
...la persona che non aveva mai ricambiato quel sentimento.
"La navicella che ti ho chiesto è pronta?" domandò il saiyan, evitando di incrociare il suo sguardo. Bulma singhiozzò, cercando di trattenersi dal piangere: c'era un limite a quello che una donna innamorata poteva sopportare, e quel limite stava per essere solcato.
"Non è ancora pronta, Vegeta. Prima... prima vorrei che tu ci pensassi bene. Sei davvero deciso ad andartene in giro per lo spazio? E che farai? Sterminerai gli altri pianeti come facevi un tempo?"
Vegeta sbuffò, sempre evitando di guardarla negli occhi. "Quello che farò non ti riguarda. Tu non puoi capire..."
"MA VORREI CAPIRE, VEGETA!" urlò Bulma raddrizzandosi e sollevando il mento con orgoglio. Si avvicinò all'uomo e gli prese le mani tra le sue. "Vorrei tanto capire quello che stai provando, ma tu non vuoi aprirti a me! So che sei sconvolto dalla morte di Goku, come lo siamo tutti, però..."
"KAKAROTH NON C'ENTRA! NON MI INTERESSA UN ACCIDENTE DI LUI!" la interruppe Vegeta all'improvviso, accalorandosi. Bulma si morse il labbro inferiore, allontanandosi di un passo. Lo stava perdendo...
"Prepara quella navicella! Voglio stare solo, ho bisogno di pensare e per farlo devo stare il più lontano possibile da voi terrestri..." ringhiò a bassa voce.
Bulma prese un profondo respiro e fece un ultimo tentativo. "Perchè non resti con me e Trunks? Almeno per Natale... Per me è importante che tu ci sia."
Vegeta incrociò le braccia, e stringendo gli occhi disse "Le vostre stupide feste terrestri non mi hanno mai interessato, lo sai bene...."
Bulma annuì, aspettò che Vegeta si allontanasse, ed infine pianse in silenzio.


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"Povera ragazza!" sospirò Armès, ammirando il bellissimo volto di Bulma bagnato dalle lacrime. Decise che lei sarebbe stata una delle persone che avrebbe aiutato. Aveva bisogno di un tocco di magia per salvare il proprio amore!
La vecchietta mescolò l'acqua del bacile, lasciando svanire l'immagine di Bulma, e si apprestò a ripetere la formula per scoprire quale altra persona avrebbe passato un Natale infelice.


- Continua -

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Capitolo 2
*** Non ha speranze con lei! ***


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- 2° parte -
Non ha speranze con lei!

Crilin contava le poche monete che gli erano rimaste nel portafoglio, mentre passeggiava a capo chino per le vie affollate di un grosso centro commerciale. La gente era frenetica attorno a lui, e solitamente anche Crilin veniva contagiato da quella splendida atmosfera di festa. Ma trovava un po' triste il fatto che il Natale fosse diventato, con l'andare del tempo, la festa dei commercianti: i tabelloni pubblicitari davanti a lui dimostravano chiaramente che il Natale veniva festeggiato solo per spillare i soldi della gente. Lo spendere era un comandamento, di sentimento c'era ben poco, e Crilin si sentiva quasi obbligato a fare regali.
Aveva già comprato un pensiero per Maestro Muten, per la Tartaruga, e per Oolong e gli mancava solo da prendere qualcosa per Yamcha.
Raggiunse l'uscita del centro commerciale con diversi sacchetti in mano, e notò immediatamente, dall'altra parte della strada, la ragazza più bella che avesse mai incontrato nella sua vita.

Facendo ricorso a tutto il suo coraggio, il ragazzo si avvicinò a lei con il terremoto nel cuore e le gambe tremanti. Anche la ragazza, vedendolo, lo riconobbe subito e rimase ferma a fissarlo con quegli occhi di ghiaccio tanto freddi quanto belli.
"Buonasera, C18. Anche tu da queste parti... che coincidenza!" la salutò Crilin timidamente.
"Già..." si limitò a rispondere il cyborg, guardandolo dall'alto al basso.
Crilin notò che la ragazza indossava gli stessi abiti di quando si erano salutati l'ultima volta, al palazzo del Supremo. Inoltre aveva il volto più pallido del solito e l'aria infreddolita e stanca.
"Ma tu... Sbaglio o non hai un posto dove stare?" azzardò a chiederle, timidamente.
C18 storse il naso, e si voltò a fissare una vetrina di un negozio, dicendo "Non ti riguarda."
Crilin protestò "C-certo che mi riguarda! Siamo a dicembre, fa un freddo terribile. Nessuno dovrebbe dormire per strada!"
"Dimentichi che sono un cyborg..." aggiunse la ragazza abbozzando un lieve sorriso di scherno.
Crilin strinse le spalle "Per me sei solo una ragazza che non ha un tetto sopra la testa." Si guardò i piedi, non sapendo come formulare la sua proposta. Prese un respiro profondo ed infine alzò di nuovo lo sguardo per fronteggiare la donna dei suoi sogni "Perchè non vieni a stare da me? A casa del Maestro Muten, intendo. E' piccola, ma per te ci sarebbe una stanza molto comoda... Credimi, ti troverai bene!"

C18 rimase a bocca aperta per qualche istante, ma presto riprese la sua espressione di sempre, distaccata e disgustata. "Tu sei matto. Non ti rendi proprio conto? Fino a poco tempo fa ci facevamo la guerra, e adesso mi inviti a vivere nella tua stessa casa!"
"Esatto" ribadì Crilin, per nulla impressionato dalle sue parole.
Lei sembrò colpita dalla determinazione del ragazzo, che ora aveva lo stesso sguardo del giorno in cui distrusse il controller per l'autodistruzione sotto i suoi occhi. "Che tipo!" rise poi, ed aggiunse "D'accordo. Accetto la tua proposta... Non può essere tanto male dopotutto."
"Evviva!" esultò Crilin. Non poteva credere di essere riuscito a convincerla, era davvero stupito di sé stesso.
"...Ma non farti illusioni. Il fatto che vivremo insieme non significa che voglio avere a che fare con te!" sbottò C18 all'improvviso, facendo crollare le speranze del ragazzo come un castello di carte al vento.


La Kame House era stata addobbata, in occasione del vicino Natale, da luci multicolori e ghirlande rosse, ed un piccolo albero di Natale era stato eretto nella spiaggia.
Quando Crilin e C18 fecero il loro ingresso in casa, furono immediatamente tentati di scappare via: il maestro Muten ballava seminudo al centro della sala, con una bottiglia di vino in mano, mentre Yamcha, Oolong e Pual ridevano e battevano le mani al ritmo di una musica natalizia che fuoriusciva ad altissimo volume da una piccola radio.
"Ehy! Scusate se interrompo la festa!" urlò Crilin cercando di farsi notare dagli amici. Yamcha spense la radiolina e Muten cadde per terra col fondoschiena in aria, visibilmente sbronzo. "Bentornato Crilin, chi è la tua bella amichetta? Hic! E' moooolto carina, anche se io preferisco le donne... un po' più formose! Hic!"
Crilin arrossì mentre C18 incrociava le braccia, imbronciata.
"Non la riconosci, Maestro? E' C18!"
Calò il silenzio più totale.
Poco dopo Oolong lanciò un urlo e si nascose sotto il tavolo, e Yamcha si mise in posizione di attacco urlando "Perchè diavolo l'hai portata qui? HAI PERSO LA TESTA?"
Crilin avrebbe voluto dire che, sì, aveva perso la testa per lei, ma rimase zitto e immobile.
"A quanto pare la mia presenza non è gradita. Come immaginavo... Me ne vado!" disse C18 con disinvoltura, ma Crilin le bloccò l'uscita. "No, aspetta! E' normale che siano un po' intimoriti, ma questo non significa che non puoi restare... dico bene, Maestro?" disse lui, guardando speranzoso Muten. Il vecchio annuì "Da quando Lunch se n'è andata con TenShinHan non abbiamo più avuto una presenza femminile in casa. Se sai cucinare e pulire la casa, sarai la benvenuta."
C18 ringraziò Muten con un sorriso appena accennato. "Vieni, ti mostro la tua stanza!" esclamò Crilin contento, facendole strada.

"E' molto piccola..." mormorò C18 con un po' di delusione.
"Sì, lo so... M-mi... Mi dispiace!" si scusò Crilin, abbassando il capo.
La ragazza si sedette sul letto e rise vedendo la faccia abbattuta del giovane. "Non ti devi scusare, scemo. Anzi... ti ringrazio." disse a bassa voce.
Crilin rialzò la testa di scatto, rosso in volto. "Non mi ringraziare, è il minimo!" rise imbarazzato. Ma C18 scosse il capo "Sei stato l'unico a preoccuparsi per me. E sei anche l'unico a non avere paura di me. Quindi grazie."
Crilin le sorrise, le diede la buonanotte, ed uscì dalla stanza felice come non mai: il suo cuore era gonfio di gioia e di amore. Saltellò fischiettando verso l'albero di Natale e ci mise i regali che aveva comprato al centro commerciale.
"Credo che dovrò prenderne uno in più" disse chiudendo gli occhi ed immaginando una fantasiosa scena in cui C18 lo ringraziava per il dono con un grosso bacio.
Sempre più felice si diresse verso la sua camera da letto, ma si fermò sull'uscio quando sentì Yamcha fare il suo nome, nella camera adiacente.
"Crilin è veramente cotto. Se l'è persino portata in casa, quel mostro!"
"Ooh, andiamo! Non può essere poi così cattiva!" fece Oolong.
"Ti dico che lo è! Io ho conosciuto la potenza dei cyborg sulla mia pelle, devi credermi. Quella ci fa fuori tutti..." continuò Yamcha con voce grave. "E comunque Crilin non ha nessuna speranza con lei, non ti pare?"
Oolong ridacchiò "Sì! Hai proprio ragione! Una così non potrebbe mai interessarsi a Lui."

Crilin provò una fortissima delusione, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Si buttò sul suo futon e cercò di dormire, ma le parole di Yamcha e Oolong continuavano a tormentarlo. Non era ferito dal fatto che i suoi due amici avessero sparlato di lui, anche se ci era rimasto un po' male. La cosa che più lo faceva soffrire era il fatto che dopotutto... loro... avevano ragione.
Perchè mai una ragazza bella, forte e affascinante come C18 avrebbe dovuto provare interesse per un piccoletto senza naso e con la testa pelata?


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La strega Armès era molto colpita. Non era solita guardare nell'acqua e vedere un uomo soffrire per Amore, solitamente apparivano solo donne. "Crilin è un ragazzo generoso e leale, ed è anche molto innamorato. Ha bisogno del mio aiuto almeno quanto Bulma Briefs." pensò ad alta voce, sfregando le mani.
Ora non restava che scoprire la terza ed ultima persona che avrebbe fatto parte del Gioco.


- Continua -

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Capitolo 3
*** La moglie dell'eroe ***


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- 3° parte -
La moglie dell'eroe

Non fu la sveglia a destare Chichi, ma il rumore della pioggia che gocciolava lungo la grondaia: quel ritmico e incessante tintinnio le rimbombava nelle orecchie.
Sollevò le coperte, si trascinò a fatica fuori dal letto e andò alla finestra, dove scostò le tendine e brontolò.
Passò le dita sul vetro come a voler eliminare le gocce d'acqua che colavano sulla superficie esterna.
"Come hai potuto farmi questo, Goku?" chiese rivolta al cielo grigio e cupo.
Sospirando, tornò a gettarsi sul letto e affondò il viso sul cuscino di piume.
"Accidenti! C'è una sola cosa peggiore del diventare vedova: esserlo per la seconda volta."
Chichi aveva perso suo marito più di una volta, ma in questa occasione si sentiva più sperduta e sola che mai.
Nessuno si preoccupava per lei, nemmeno suo figlio Gohan. Tutti la conoscevano come una donna forte e dal carattere autoritario, ma chi l'avesse vista ora, pallida e stanca sul suo letto, non l'avrebbe riconosciuta. Nessuno avrebbe mai associato simili debolezze ad una donna determinata ed energica come Chichi.

Lei sapeva che era poco saggio da parte sua, ma si sentiva totalmente incapace di accettare la morte di suo marito ed il fatto che la vita andava avanti anche senza di lui. "Sapevo a cosa andavo incontro decidendo di sposare Goku. Sapevo che sarei diventata la moglie dell'Eroe che avrebbe salvato il mondo più di una volta... a costo della propria vita..." mormorò triste.
Cominciò a vagare nella sua stanza, a toccare le sue cose, e più di una volta si trovò con le lacrime agli occhi senza una ragione precisa.
La donna singhiozzò al ricordo del primo incontro con Goku. E ricordava ancora il nervosismo di rincontrarlo al Torneo di Arti Marziali... Si era chiesta se quel bambino così forte e generoso che aveva conosciuto da piccola fosse diventato col tempo un uomo pieno di sé, ed era rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che Goku era ancora il tipo amabile e altruista di sempre.
Il resto era storia. D'improvviso si sentì così vecchia! E non a causa del tempo che passava, bensì per la sofferenza opprimente che provava nel cuore.


La casa era silenziosa quando scese al piano inferiore, non c'erano segni di attività, tranne i suoni ovattati che provenivano dalla camera di Gohan.
"Con Goku succedeva sempre qualcosa" ricordò Chichi con un sorriso. "Ora invece la casa è fin troppo tranquilla..."
Aprì la porta della camera di suo figlio e lo vide, allungato sul tappeto e con il mento tra le mani, intento a studiare di prima mattina.
"Ciao Gohan! Sei già sui libri, che bravo!" gli sorrise, fiera.
Il ragazzino si voltò verso sua madre e le sorrise di rimando "Oh, mamma! Ho sentito di nuovo papà, stamattina. Mi ha detto che si sta divertendo un mondo nell'aldilà!" esclamò gioioso.
Il volto di Chichi si rabbuiò all'istante. Serrò le labbra talmente forte da farle diventare bianche, e strinse i pugni con rabbia. Come al solito Goku si era fatto sentire con suo figlio... ma con Lei? Perchè Lei non riusciva a sentirlo? Perchè Gohan, e persino i suoi amici, avevano affermato di aver sentito la presenza di Goku dall'aldilà, mentre l'unica cosa che avvertiva Chichi era la sua mancanza?


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Armès abbandonò il bacile d'acqua e si sedette vicino al caminetto acceso. Ripensò alle tre persone che aveva visto e decise che avrebbe regalato loro il Natale più bello della loro vita. Ovviamente per farlo aveva bisogno della collaborazione di coloro che erano, quasi involontariamente, causa di tanta tristezza.
"Chissà se Vegeta, C18 e Gohan capiranno.
Chissà se riusciranno a vedere oltre i propri occhi,
e a percepire la sofferenza che la loro cecità ha creato!"
La strega afferrò una campanella di Natale, la statuina di un presepe ed un ramoscello di abete. Li gettò tra le fiamme splendenti del fuoco, e cominciò il rito del Natale Nero intonando una filastrocca.

"Una donna piange per un uomo che ha saputo solo farle male.
Le ci vuol l'aiuto del magico e affamato albero di Natale!
Un ragazzo generoso e leale, ma col cuore in collasso,
come il pezzo di un presepe io lo farò diventare basso!
Ha perso tutto la giovane vedova, non è felice e non è più tanto bella.
Dovrò rapirla e poi salvarla con il festoso suono della campanella!"


- Continua -

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Capitolo 4
*** Scomparsi (1° parte) ***


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- 4° capitolo -
Scomparsi (1° parte)


Il mattino seguente Bulma si svegliò presto e, come sempre, non scese subito dal letto. Rimase sveglia, comodamente adagiata contro il cuscino, a pensare. Era il suo momento preferito della giornata: rilassata e allo stesso tempo attenta, faceva piani, si preparava agli impegni che l'attendevano, consultava l'agenda sempre fitta di appuntamenti...
Ma quella mattina tutti i suoi pensieri erano concentrati su Vegeta e sulla sfida che lui rappresentava: non era affatto intenzionata a costruire la navicella che aveva richiesto e a lasciarlo partire così, senza avergli prima dichiarato e dimostrato il suo amore per lui. E comunque voleva averlo accanto il giorno di Natale, o avrebbe avuto le lacrime agli occhi durante tutto il cenone. Si sentì in colpa, avrebbe voluto essere forte come la sua amica Chichi che riusciva sempre a tirare avanti anche senza suo marito, mentre invece lei non riusciva nemmeno ad immaginare la sua vita senza quel saiyan testardo e introverso.

L'umore di Bulma migliorò lievemente quando, raggiunto il salone, scoprì suo padre intento a decorare l'Albero di Natale. Il piccolo Trunks era seduto ai suoi piedi e giocava con gli addobbi natalizi, ridendo divertito.
*Oh, Trunks... Se soltanto tuo padre riuscisse ad amarti quanto ti amo io!* pensò Bulma andando incontro al bambino e prendendolo tra le braccia.
"Tesoro! Ti sei svegliata, finalmente!" esclamò il dottor Briefs.
"Ciao, papà. Ma non devi andare in laboratorio, oggi?" mormorò Bulma, senza staccare un attimo gli occhi dal suo bambino.
Il dottor Briefs si grattò il capo e disse "Volevo sistemare l'albero di Natale. Però ora si è fatto tardi..."
Bulma annuì e gli sorrise "Non preoccuparti, ora penserò io a Trunks e alle decorazioni. La casa sarà splendida per il giorno del cenone!" Cercò di mostrarsi entusiasta ma il tono della sua voce la tradì.
Quando suo padre si fu allontanato, Bulma poggiò Trunks dentro la cesta delle decorazioni ed osservò l'Albero di Natale, non sapendo da dove cominciare.
"Invece di perdere tempo a fissare un albero, perchè non vai a costruire quello che ti ho chiesto?" bofonchiò Bulma intrattenendo suo figlio con una buffa imitazione di Vegeta. Scoppiò a ridere e Trunks fece altrettanto.
"Tuo padre non riesce a pensare ad altro che a quella stupida navicella..." mormorò poi la donna, con un sorriso triste e il cuore sanguinante dalla delusione.
Era così amareggiata e assorta nei suoi pensieri, da non rendersi conto che l'Albero di Natale si stava gonfiando dietro alle sue spalle. Quando finalmente si voltò verso l'abete, rimase a bocca aperta per il terrore.
"Oh, ma che diamine..." L'albero era, in pochi istanti, cresciuto tanto da toccare il soffitto; Bulma si gettò a prendere Trunks in braccio, per poi indietreggiare spaventata.
"Deve essere senz'altro un brutto scherzo..." disse la donna, stringendo il suo piccolo. D'improvviso l'albero di Natale balzò in avanti spalancando i rami, quasi fossero una grande bocca. Bulma lanciò un grido e lasciò cadere Trunks nella speranza di salvarlo, mentre veniva inghiottita dal gigantesco abete.
Si agitò cercando di divincolarsi dalla stretta dei rami, e si fece strada pungendosi e graffiandosi la pelle. Finalmente riuscì a trovare una via d'uscita da quella trappola infernale, e quando cadde sul pavimento si accorse di non essere più nel salotto di casa sua.

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"La colazione è pronta!"
C18 era sveglia quando vide Crilin, fermo davanti alla porta della sua camera, con una camicetta a maniche corte e semplici pantaloni di cotone.
La ragazza bofonchiò qualcosa, si alzò dal letto e seguì il ragazzo in cucina, con addosso solo la vestaglia da notte.
Erano tutti riuniti attorno al tavolo, con le facce ancora un po' stordite dal sonno.
Presto i quattro uomini di casa si lanciarono in una fitta conversazione piena di allusioni a persone, luoghi e avvenimenti che non significavano nulla per C18.
Lei rimase in silenzio, sentendosi come un'intrusa; eppure le piaceva ascoltare Crilin, osservare come riuscisse a rendere interessante qualsiasi argomento, anche il più banale. Lui cercò varie volte di includerla nella conversazione, ma lei pareva in grado di fornire solo risposte a monosillabi.
Dopo l'abbondante colazione, Yamcha, Oolong e Muten andarono in spiaggia lasciando C18 e Crilin da soli.
"Devo finire di preparare il presepe. Ti va di darmi una mano?" chiese lui.
"Il presepe? Non so neanche di che parli... Non mi interessa." rispose la ragazza fissando il vuoto.
Crilin non disse altro e semplicemente si mise al lavoro, sistemando le statuette ed il muschio. Quando il silenzio si fece troppo soffocante per entrambi, il ragazzo mormorò "So che ti può sembrare sciocco, ma è una tradizione. Ma immagino che tu non abbia mai avuto un Natale felice, ho indovinato?"
C18 si irrigidì a disagio, la sua usuale reazione di fronte a qualcuno che non riusciva a capire. "Io non l'ho mai festeggiato."
Crilin la fissò interdetto. Poi disse "Bèh, poco importa. Ti prometto che il tuo primo, vero Natale sarà indimenticabile! Bulma ha organizzato un grande cenone, ci divertiremo! Ovviamente sei invitata..."
Notando il lampo di diffidenza che le induriva gli occhi, Crilin capì. Evidentemente C18 non aveva mai ricevuto in vita sua un aiuto disinteressato e non riusciva nemmeno a immaginare che questo potesse succedere. Un giorno forse se ne sarebbe convinta, pensò il ragazzo con un sospiro profondo.
Calò di nuovo il silenzio. Cos'altro poteva dirle? Quali parole, quali gesti avrebbero avuto effetto su di lei? D'improvviso il ricordo delle parole di Yamcha gli tornarono alla mente... Era inconcepibile che potesse esserci qualcosa tra una donna come C18 ed un uomo come lui, così vulnerabile e così inadeguato. Si strinse nelle spalle e si fece piccolo piccolo.
Si fece davvero piccolo piccolo, nel senso che incominciò a rimpicciolire rapidamente! C18 aveva lo sguardo perso ad osservare l'alba, fuori dalla finestra, e quando si voltò verso Crilin non lo trovò. "Ma dov'è sparito? Eppure era qui un attimo fa... Quello scemo!" si lamentò sbuffando.
Crilin urlò con tutte le sue forze, ma non riuscì a farsi sentire: era diventato piccolo come una statuina del presepe! "Ma che razza di stregoneria è mai questa? Come posso essere diventato tanto piccolo?" mormorò il giovane disperato. Fece un giro intorno alle statuine del presepe, finché non notò una strana luce, proveniente da una delle capanne di legno. Si avvicinò alla porticina, e quando l'aprì si ritrovò in un posto a lui completamente sconosciuto.

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Chichi era affaccendata tra i fornelli, intenta a preparare una bella colazione a suo figlio. Gohan aveva bisogno di energie per affrontare una nuova giornata di intenso studio, pensò la donna con orgoglio.
Tuttavia dovette sedersi un attimo, e lasciar perdere la cucina, quando avvertì delle basse fitte al ventre. Non era la prima volta che succedeva, negli ultimi giorni aveva avuto un continuo senso di nausea... Lei aveva associato quelle fitte al fatto che fosse ancora addolorata per la morte di Goku, ma la realtà era un'altra: Chichi aspettava un bambino. Tuttavia non poteva ancora saperlo e così continuava la sua vita di sempre, totalmente ignara del dono fattole da suo marito prima di morire.
Quando il dolore su passato, Chichi lasciò le pentole sul fuoco e uscì in giardino a stendere i panni.
Aveva smesso di piovere, notò la donna con sollievo. Ma rabbrividì quando un'improvvisa folata di vento gelido la colpì.
"Devo sbrigarmi a rientrare in casa o mi beccherò un malanno!" disse cominciando a stendere le lenzuola.

Poi lo sentì.
Un leggero suonare di campanelli ed una roca risata sconcertarono Chichi, che alzò il capo verso il cielo in cerca della sorgente di tali rumori.
Uno leggero grido le sfuggì dalle labbra quando intravide una slitta, trainata da renne, attraversare le nuvole. "Questo è impossibile!" esclamò atterrita.
Babbo Natale rideva sinistro e guidava la slitta che sembrava venire diritto verso di lei...
Chichi lasciò cadere il cesto con i panni, e fu costretta a tapparsi le orecchie quando il suono delle campanelle divenne talmente assordante da stordirla.
Presto la donna cadde sull'erbetta gelata del giardino, e perse i sensi.
Non si accorse che Babbo Natale l'aveva raccolta e poggiata su un morbido sedile della sua slitta, portandola via con sé.
Qualche minuto dopo si sarebbe risvegliata in un luogo sconosciuto e magico.



- Continua -


Note dell'autrice: Un ringraziamento a tutti coloro che stanno seguendo la mia fanfic, commentando e incoraggiandomi come sempre a continuare. Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto!
 

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Capitolo 5
*** Scomparsi (2° parte) ***


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- 5° capitolo -
Scomparsi (2° parte)

"Crilin! Chichi! Anche voi qui?" Bulma non sapeva se essere più sorpresa per l'improvvisa compagnia dei suoi due amici, o per il fatto che si trovava nel salone di un vecchio castello.
Anche Crilin sembrò confuso e spaesato. "Io non ne so nulla! Giuro. Ho aperto quella porta... la porta di una capanna del mio presepe, e..."
"Il tuo presepe?" disse Bulma, incredula.
Chichi se ne stava seduta sul freddo pavimento di pietra, pallida come un cencio. "Lo trovi così assurdo, Bulma? E se ti dicessi che io sono stata rapita da... Babbo Natale?"
I tre si guardarono negli occhi senza più dire una parola, un po' storditi dagli ultimi avvenimenti e dal forte profumo d'incenso che aleggiava nella stanza.
Dopo un po' di esitazione, Armés si decise a fare il suo ingresso nel salone. "Benvenuti, miei cari!"
I presenti si voltarono verso di lei, e la fissarono in modo truce. Lei alzò le mani in segno di pace e si affrettò a dire "Mi dispiace aver usato dei metodi tanto bruschi per portarvi fin qui, ma non avevo altra scelta... questa è la magia del Natale!"
"E tu... chi saresti?" domandò Crilin.
Armès scosse il capo. "Non ha importanza chi sono. Quello che importa in questo momento è il PERCHE' voi siate qua..."
Bulma rise nervosa. "Già, è proprio quello che vorremmo sapere!"
Armès passeggiò avanti e indietro, col capo chino e le braccia incrociate dietro la schiena. Poi si fermò proprio davanti a Bulma, fissandola con una tale intensità che quasi sembrò leggerle dentro. "Tu sei qui, cara ragazza, perchè stai perdendo l'uomo che ami. Vorresti convincerlo a restare, ma lui è inavvicinabile e chiuso."
Armès riprese a camminare per la sala, e di nuovo si fermò, stavolta dinnanzi a Crilin. Lui arrossì sotto quello sguardo indagatore e profondo. "Ti hanno dato del pazzo, dell'illuso, dell'incosciente. Ma le tue sono buone intenzioni, Crilin. Sei un ragazzo generoso e forte e per questo meriti l'Amore di C18"
"C18!?" esclamarono Chichi e Bulma nello stesso istante.
Crilin sorrise, imbarazzato. "Ebbene sì, siete le uniche che ancora non lo sapevano... ho preso una cotta per lei. Non ricambiata, purtroppo..."
Armès annuì, e si avvicinò a Chichi. "E infine tu, Chichi, sei qui perchè sono molte le cose che non sai e le cose che non vuoi vedere. Sei accecata dal dolore per la morte di tuo marito e non ti rendi conto che hai ancora qualcosa di molto importante da fare."
La moglie di Goku strinse gli occhi, mormorando "Non so di che parli..."
Armès le disse che era ancora troppo presto per saperlo, poi si avvicinò ad un enorme specchio polveroso situato ad un angolo della stanza.
"Ora vedremo come se la caveranno Vegeta, Gohan e C18!" disse allegra la vecchietta, trascinando lo specchio al centro del salone.
"Intendi dire che con questo specchio possiamo vedere quello che stanno facendo loro in questo momento?" domandò Bulma, curiosa e affascinata. Ma Armès scosse il capo. "Non solo! Potremo leggere anche i loro pensieri. Se lo desidereranno abbastanza intensamente, riusciranno a raggiungervi."
I tre avrebbero voluto continuare a farle domande, ma le parole morirono nelle loro bocche, spalancate all'improvviso per lo stupore: lo specchio aveva preso a splendere e al suo interno tutto era luce, un'aurea pulsante simile al cuore della fiamma di una candela.


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Anche quel giorno Vegeta si era rinchiuso all'interno della Gravity Room. Insolitamente, però, non si stava allenando: era immobile e con lo sguardo perso nel vuoto davanti al controller della gravità.
Non poteva smettere di pensare al suo destino, a quello che era accaduto negli ultimi anni della sua vita, e a quello che avrebbe dovuto fare.
Non riusciva a ricordare un periodo della sua vita in cui non si fosse sentito in guerra con il mondo: quel nero e intenso sentimento, sempre presente, faceva parte di lui come il colore degli occhi e dei capelli, ed era l'unica cosa che lo tenesse in vita. Era rimasto sulla Terra allo solo scopo di sconfiggere Kakaroth, di dimostrargli la sua superiorità, e la sua ira era cresciuta col tempo.
"Ma alla fine ho perso. Ora che senso ha continuare a vivere?" domandò a sè stesso, stringendo i pugni.
Decise che l'unica cosa da fare ora era andare via da quel pianeta, ricominciare a viaggiare nello spazio alla ricerca di un nuovo nemico da combattere, qualcun altro con cui confrontarsi... adesso che il suo più grande rivale era morto.
Uscì dalla camera gravitazionale intenzionato a parlare con Bulma. L'avrebbe costretta con la forza a costruirgli quella dannata navicella, dato che le buone maniere non erano servite con lei. Già, nulla sembrava funzionare con quella testarda, pensò Vegeta con un leggero sorriso. Lei era l'unica che era riuscita a tenergli testa in tutti quegli anni, e molte volte aveva dimostrato di essere persino più forte di lui.
Si concentrò per avvertire la sua presenza all'interno della casa, ma non ci riuscì. Questo era molto strano... Raggiunse il salotto di fretta, e vide la signora Briefs con in braccio il piccolo Trunks che piangeva incessantemente.
"Dov'è Bulma?" chiese seccato. La donna si voltò verso di lui "Oooh, ciao Vegeta! Bulma non c'è, ha lasciato Trunks qui e non mi ha detto nulla. Chissà dov'è andata..."
Vegeta si sentì sempre più nervoso, oltre che preoccupato. Quella stupida si portava il suo moccioso dappertutto, anche nelle occasioni meno opportune. Riprovò a concentrarsi, ma non sentiva il suo Ki da nessuna parte e presto la disperazione lo assalì. Desiderò rivederla con tutte le sue forze. Così chiuse gli occhi e quando li riaprì non era più all'interno della Capsule Coorporation, ma in un'immensa distesa innevata.

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"Mi è venuta proprio voglia di una bella bibita fresca!" esclamò Yamcha rientrando nella KameHouse, dopo essersi allenato per qualche minuto in spiaggia.
Lanciò un'occhiataccia a C18, mentre afferrava una lattina di the freddo dal frigorifero. "Che hai da guardare?" disse la ragazza con disprezzo.
"Nulla. Mi stavo solo chiedendo dov'è andato Crilin..."
"Ed io che ne so? Era qui un attimo fa. Poi non l'ho più visto." C18 incrociò le braccia, e distolse lo sguardo da Yamcha. Lui fece un rapido giro della casa, cercando Crilin, e quando non lo trovò si innervosì.
"Ho guardato ovunque! Si può sapere cosa gli hai fatto, eh? Non lo avrai mica ucciso?" esclamò timoroso.
C18 scattò in piedi, sulla difensiva. "Non essere ridicolo! Non ucciderei mai Crilin!"
"Non ti credo. Sei pur sempre il cyborg del perfido dottor Gelo, gli altri lo avranno dimenticato ma io no! Se hai fatto del male al mio amico, giuro che..."
In quel momento entrarono anche Muten e Oolong, richiamati dalle loro grida. "Che diamine sta succedendo?" domandò il maestro delle tartarughe guardando prima l'uno poi l'altra.
"Crilin è scomparso!" annunciò Yamcha. "E scommetto che è tutta colpa di questo mostro!" disse indicando C18. Lei indietreggiò, sentendosi ferita per quella totale mancanza di rispetto e di fiducia, e provando una fortissima nostalgia per Crilin, l'unico essere, in tutta la Terra, ad averle dato una seconda chance.
"Non dire sciocchezze, Yamcha..." lo ammonì il maestro Muten, mostrando tutta la sua calma e saggezza. Ma C18 sorprese tutti, dicendo "No! Forse l'idiota non ha tutti i torti. Forse Crilin... se n'è davvero andato per colpa mia, per qualcosa che ho fatto o detto... Non lo so. Io non sono molto brava in... queste cose."
"Cosa intendi con... queste cose?" domandò Oolong facendosi avanti. C18 non rispose e solo Muten capì le parole della ragazza: stava dicendo che non sapeva come comportarsi nelle faccende d'Amore.
"Cielo! Guardate!" strillò Yamcha, quando si rese conto che C18 stava diventando trasparante. I tre le si avvicinarono, chiedendole cosa le stesse succedendo, ma lei non badava a loro, persa com'era nel dubbio di aver detto qualcosa di sbagliato a Crilin. Ben presto, di C18, non ci fu più alcuna traccia.

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Gohan se ne stava chiuso nella sua cameretta e guardava fuori dalla finestra con malinconia. Per lui e sua madre non ci sarebbe stato Natale quell'anno: niente clima di festa familiare, niente aroma di biscotti fatti in casa, niente cori natalizi e nemmeno l'albero decorato.
Dalla morte di Goku, Chichi sembrava aver perso interesse per qualsiasi cosa e Gohan poteva ben capire che non avesse voglia di festeggiare nulla, anche se questo lo rendeva infelice. La sua mente vagò all'ultimo Natale trascorso, quando suo padre era ancora in vita... Ridendo, ricordò la faccia di Chichi quando Goku le aveva dato, come regalo, un vestito di almeno tre taglie più grandi. Lei si era offesa tantissimo per il fatto che suo marito la considerasse così grassa, e gli aveva tenuto il broncio per tutta la sera. Ma ora quei momenti felici erano passati, e non restava che il silenzio in una casa vuota e incolore.
D'improvviso Gohan avvertì un intenso odore di bruciato. Si alzò di scatto dalla sedia, spalancò la porta della sua camera e si precipitò in cucina, dove tutto era oscurato da un nero fumo.
"Oh, cielo! Cos'ha combinato la mamma?" esclamò Gohan correndo a spegnere i fornelli ed aprendo porte e finestre per scacciare via il fumo. Com'era possibile che sua madre avesse dimenticato la colazione nel fuoco? Non era da lei. Non avvertendo la sua presenza in casa, Gohan suppose che probabilmente era uscita a far compere o a trovare qualche sua amica.
Tornò in camera sua e lasciò scorrere il tempo, mentre un brutto presentimento si faceva strada nel suo cuore. Dopo un po' non resistette più e prese in mano il telefono. Chiamò prima alla Capsule Coorporation, e la voce squillante della signora Briefs rispose dall'altra parte della cornetta. Gli disse che Chichi non era venuta a trovare Bulma, e che sia lei che Vegeta erano scomparsi nel nulla. L'ansia di Gohan crebbe, e con le dita tramanti digitò il numero di telefono della KameHouse.
"Maestro Muten! Mia madre è sparita, non riesco a trovarla da nessuna parte. Dimmi che è lì con te..."
"Sta' calmo, ragazzo!" rispose Muten, cercando di nascondere la sua stessa preoccupazione. "Certo che è proprio strano..."
Gohan impallidì, stringendo la cornetta del telefono fin quasi a romperla. "C-cosa? Cosa è strano?"
"Anche Crilin è introvabile. E... C18 è svanita poco fa davanti ai nostri occhi." confessò Muten con tono grave. Gohan si disperò "Oh, no! E' tutta colpa mia! Mamma stava passando un brutto momento ed io... invece di starle vicino..."
"Non può essere colpa tua, ci deve essere senza dubbio un valido motivo per giustificare tutte queste sparizioni... Gohan? Ehi, Gohan, sei ancora lì?"
Ma nessuno rispose. Anche Gohan era riuscito, senza saperlo, a teletrasportarsi in una valle ricoperta di neve.


- Continua -

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Capitolo 6
*** Il rimorso di Gohan ***


Nuova pagina 2



- 6° capitolo -
Il rimorso di Gohan

NdA: Alcune frasi di questo capitolo sono tratte dalle puntate 181 - 187 - 188 di Dragon Ball Z. Buona lettura!


*Io avevo desiderato rivedere Bulma e non questa specie di robot. Al diavolo!* pensò Vegeta quando si ritrovò faccia a faccia con C18. Si guardarono in cagnesco, giacché non era mai corso buon sangue tra di loro: C18 non gli aveva mai perdonato di aver aiutato Cell ad assorbirla, e Vegeta non le aveva mai perdonato l'umiliazione subita durante il loro ultimo combattimento. *Quella volta mi ruppe entrambe le braccia. Che vergogna! Ma se dovessimo combattere ora certamente sarei io a vincere, sono migliorato notevolmente da allora...* I due si fissarono a lungo, con odio, finché non comparve anche Gohan davanti a loro.
"Eh? Dove sono?" disse lui guardandosi attorno.
"Il piccolo Gohan!" esclamò C18 sorpresa.
"Sapete dov'è mia madre? Vegeta, tu l'hai vista? Vi prego, ditemi dov'è mia madre!" fece lui, agitato e preoccupato. Sia Vegeta che C18 scrollarono le spalle, non capendo nulla di quella faccenda, e per la prima volta cercarono di indovinare in quale posto si trovavano.
Il cielo era buio, privo di stelle, e le uniche luci ad illuminare quella valle innevata provenivano da alcuni alberi decorati a festa. Faceva freddo, molto freddo, e le loro gambe affondavano nella neve fin sopra le ginocchia. Poi una voce lontana li raggiunse, e tutti e tre sobbalzarono nel sentirla.
"Ci siete riusciti, complimenti!"
"Chi sei? Fatti vedere!" ordinò C18.
"Cos'è che siamo riusciti a fare?" chiese invece Gohan pacatamente, non percependo alcuna minaccia.
"Avete desiderato le persone scomparse così ardentemente da riuscire a teletrasportarvi qui, vicino a loro..." rispose la voce allegra di Armès.
"Quindi mamma è qui, da qualche parte!" esultò Gohan felice.
"Avanti! Dimmi dov'è la donna!" ringhiò Vegeta, riferendosi a Bulma.
"Se volete salvare le persone che amate, dovete prima salvare voi stessi. Per questo ora affronterete i vostri incubi peggiori, le vostre paure più segrete, ciò che vi tormenta... Ciò che non vi permette di trascorrere un Natale sereno al fianco dei vostri cari."

Nello stesso istante, Crilin, Bulma e Chichi ascoltavano in silenzio le parole di Armès, senza staccare un attimo lo sguardo dall'enorme specchio magico. Bulma poteva leggere la mente di Vegeta, col cuore che batteva all'impazzata ogni volta che il suo pensiero volava a lei. Crilin invece era stupefatto ed emozionato per il fatto che C18 si trovasse in quella situazione solo perchè aveva desiderato rivedere lui... E Chichi tremava, preoccupata per suo figlio e per la difficile prova che avrebbe dovuto affrontare. "Non possiamo andare ad abbracciarli?" domandò quindi alla strega.
"Non ancora, cara. Ti consiglio di stare a guardare, ora, perchè scoprirai cose di tuo figlio che mai avresti immaginato. Lui sarà il primo." disse Armès posizionandosi di fronte allo specchio e concentrandosi per raggiungere la mente di Gohan.
Quasi immediatamente il ragazzino cadde a terra, con gli occhi spalancati, come immerso in uno stato di trance. Vegeta e C18 lo fissarono sconvolti, chiedendosi quale stregoneria lo avesse colpito.


***********************************************************

Che mi succede? Mi sembra di essere caduto in un sonno profondo, non sento nulla... Non c'è più nulla intorno a me.
Ciao, Gohan...
Ancora quella voce! Cosa vuoi da me?
Io? Niente. Voglio solo riportarti dove tutto ha avuto principio.

FLASH!


Ah! Dove mi trovo? Un attimo fa era tutto buio ed ora... sento l'odore della polvere, vedo il colore del sangue, sento il vento gelido penetrarmi delle ossa. Che mi hai fatto?
Siamo dentro ai tuoi ricordi. Siamo dentro ai tuoi incubi.
Cell è vivo! Papà è vivo! Stanno combattendo... ma allora.. questo è il Cell Game! Ora mio padre si è fermato e fissa il nemico diritto negli occhi.
"Hai vinto tu. Io mi arrendo Cell! Finalmente ho capito quanto sei forte, ed era questo che mi interessava sapere..."
Ricordo la mia confusione in quei momenti. Io non capivo, non riuscivo a capacitarmi del fatto che mio padre, il mio Eroe, gettasse la spugna davanti ad un nemico. Non si era mai arreso prima.

"Ma non illuderti Cell. C'è un altro concorrente che aspetta il suo turno. Sono sicuro che ti batterà"
Ti sbagliavi.
"Non esiste nessuno più forte di lui."
Ti sbagliavi, papà.
"E' giunta la tua ora, Cell! Tra poco sarai tu ad arrenderti... Non ho dubbi su chi vincerà, perchè mi fido di lui come di nessun altro essere al mondo."
Si fidava di me. Ed io l'ho tradito con la mia arroganza.
"Vieni. Ora tocca a te, Gohan!"
Si è voltato verso di me, con il solito sorriso caldo, calmo e gentile. Viene verso di me e mi dice che posso farcela. Perchè ne è così convinto? Io non sono come lui. Io non sono un vero saiyan, un maniaco del combattimento, un amante della guerra... Perchè tutti dimenticano che io sono un terrestre, prima ancora che un saiyan?

Non hai mai amato combattere, piccolo Gohan.
Mai. La sola idea di poter ferire o uccidere qualcuno mi fa stare male.
Però sei sempre stato costretto a farlo.
Era mia dovere, per mantenere la pace.
Ma eri così piccolo...
Il mio maestro e mio padre hanno sempre creduto in me.
E questo ti faceva piacere?
Molto. Ma io odiavo, e odio ancora, quel mio potere che loro ammiravano tanto.
Però anche tu bramavi la pace.
Ma a quale prezzo? Mio padre ha dovuto pagare, ed invece della pace ora sento solo una grande solitudine.
Guardati. Quello sei tu, mentre combatti contro di Cell.
No. Non sono io.
Ma certo che eri tu, hai sfoderato una grinta micidiale.
Non ero in me, ero troppo arrabbiato ed incapace di ragionare, dopo che Cell ha distrutto C16. Ero... un'altra persona.
Eri tu, Gohan. Prima accetterai questa verità, prima ti libererai dal rimorso che ti sta divorando l'anima.

"NON C'E' PIU' TEMPO, FIGLIOLO! DEVI DARGLI IL COLPO DI GRAZIA!"
"Vuoi che gli dia... il colpo di grazia? NO! Neanche per sogno, papà! Quel brutto mostro merita una fine lenta e dolorosa!"

No. Quelle parole non possono essere uscite dalle mie labbra. Quello non sono io.

"GOHAN! MA CHE STAI DICENDO? ASCOLTAMI, TU SEI L'UNICO TRA NOI CHE PUO' DISTRUGGERE QUEL MOSTRO. SE NON LO FAI ORA TE NE POTRAI PENTIRE!"
Mio padre aveva ragione, ma io ero come sordo... non potevo sentire nulla, tranne il mio disgusto per Cell. Sono stato così irresponsabile! E poi... Poi è stato davvero troppo tardi per rimediare. Mio padre ha pagato con la vita per i miei errori.

"Gohan... Hai combattuto in modo impeccabile. Bravo! Mi raccomando, devi dire alla mamma che mi dispiace tanto. Sono stato troppo egoista con lei, l'ho fatta soffrire. In bocca al lupo, figliolo!"
"OH, NO! NO... PAPAAAAAAAAAA'!"

************************************************

Gohan pianse disperato, il dolore era ancora vivo e intenso.
"Allora è così che è andata..." disse Chichi, in piedi davanti a suo figlio. Lui si asciugò le lacrime, e alzò lo sguardo. "Mamma! Ma... hai visto tutto?"
Bulma, Crilin ed Armès si allontanarono dai due, pur restando ad ascoltare da poco lontano. Il salone del castello era immerso nel silenzio più profondo, mentre madre e figlio si fissavano negli occhi senza dire una parola.
"Ora ho capito. Perchè non mi avevi raccontato che..."
"Quando sono tornato a casa, a comunicarti la morte di papà, io... Io non ho avuto il coraggio di dirti la verità. Non sapevo come spiegarti che ero stato io a causare la morte di papà."
Chichi non disse niente, e Gohan sentì il dolore crescere insieme al rimpianto. "E' colpa mia. L'ho ucciso con la mia arroganza e il mio odio. Ora, se tu non mi volessi più bene, se tu non mi volessi più considerare tuo figlio... Io ti capirei."
Ma con sua enorme sorpresa, Chichi si era gettata su di lui stringendolo forte tra le sue braccia.
"Non dire sciocchezze! Tu sarai sempre il mio adorato bambino..." mormorò la donna tra le lacrime.
"Ma... non sei arrabbiata con me?" domandò Gohan con un po' di esitazione.
"No. Ricorda che sei stato tu a salvare il pianeta da Cell, hai salvato migliaia di vite e, anche se non sei riuscito ad evitare che tuo padre ci lasciasse... noi non dobbiamo essere più tristi. Hai capito, Gohan?" disse Chichi, afferrando suo figlio per le spalle e fissandolo con intensità.
"Tuo padre avrebbe voluto vederci vivere serenamente, ed è per questo motivo che si è sacrificato per noi... Da ora in poi dovrai raccontarmi tutto, promettilo. Qualsiasi cosa ti tormenti, qualsiasi cosa ti faccia soffrire, verrai a parlarne con me, va bene?"
Gohan annuì, e aggiunse "Ma solo ad una condizione: tu dovrai fare altrettanto con me. E' inutile che cerchi di fare la dura a tutti i costi, io non ci casco!"
La donna sorrise, stringendo nuovamente suo figlio in un tenero abbraccio.
Armès tossicchiò appena, richiamando la loro attenzione. "Scusate tanto, potremo andare avanti? Il vostro amico Crilin ha una certa... faccenda da risolvere con una bella biondina!"



- Continua -

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Capitolo 7
*** Il passato di C18 ***


Nuova pagina 2



- 7° capitolo -
Il passato di C18

NdA: Alcune frasi di questo capitolo sono tratte dalle puntate 158 e 193 di Dragon Ball Z. Buona lettura!


Lì dove prima giaceva il corpo privo di sensi di Gohan, ora c'era solo un lieve affossamento nella neve ma nulla di più.
"E' scomparso! E' svenuto, e poi è scomparso!" fece atterrita C18.
"Credi succederà la stessa cosa anche a noi?" domandò Vegeta, cercando di mascherare il suo timore.
"Io non lo so. Non ci capisco più nulla! Ah..." C18 barcollò un poco, colta da un improvviso dolore: la testa le fischiava ed era come se qualcuno stesse cercando di penetrare nella sua mente.
Vegeta rimase immobile, fissando il cyborg con orrore. "Io sarò il prossimo..." sussurrò, mentre vedeva la ragazza chiudere gli occhi e cadere a terra.

***********************************************************

C18... è forse un nome, questo?
Chi sei? E cosa te importa del mio nome?
Mi piacerebbe sapere se ne hai mai avuto un altro...
Non me lo ricordo. In realtà non ricordo nulla della mia infanzia, della mia vita passata.
Il tempo scorre, il tempo passa, il tempo fluisce attorno a noi come un inarrestabile vento dell’esistenza. La memoria è un modo per ritrovarci e per scoprire chi siamo, chi eravamo, quale cammino abbiamo percorso. Non puoi aver rimosso ogni ricordo...

FLASH!

Non capisco... Che razza di posto è questo? Sembra l'interno di una vecchia capanna, e ci sono delle persone che pare non riescano a vedermi... Sono forse diventata invisibile?
Seduta in un angolo del pavimento coperto di paglia c'è una bambina. Tiene stretta una bambola di stracci, e sembra sul punto di scoppiare in lacrime. Poi c'è un bimbo in piedi, di fronte ad un letto sporco e cedevole. Tiene per mano una donna pallidissima e madida di sudore... Probabilmente ha la febbre.
"Non piangere, figliolo. Sapevi che questo momento sarebbe giunto."
"Non parlare, mamma! Riposa, e cerca di riprenderti..."
Questa voce! La riconosco... quel bambino è mio fratello!
La donna viene assalita da un improvviso attacco di tosse, e poco dopo vomita sulle coperte. "Oh, no! Mamma!" urla C17, mentre la bambina resta completamente pietrificata a quello spettacolo. Io so bene cosa sta provando...
"Prenditi cura di tua sorella, tesoro mio. Fallo per la tua povera mamma..." La donna chiude gli occhi, mentre sussurra le sue ultime parole. C17 lascia la sua mano e corre ad abbracciarmi. Entrambi siamo in preda a lacrime e singhiozzi quando la porta della cascina si spalanca, ed un'ombra oscura ci viene incontro.
NO! NON AVVICINARTI A LORO! LASCIALI STARE!
E' inutile. Non mi sente, sono davvero invisibile ai loro occhi...
L'uomo si china di fronte ai due bambini, e sogghigna in maniera sinistra. "Ora siete soli. Ma potete venire con me, se volete... Ho un grande e spazioso laboratorio, pieno di giochi meravigliosi!"
"Davvero?!" chiede C17, dimenticando per un attimo il cadavere della madre che giace alle sue spalle. "Davvero!" risponde il dottor Gelo.
"Non gli credere, fratellino. Ha la faccia cattiva!" dice la mia piccola copia.
"Stavate piangendo, vero? Siete tristi in questo momento?" domanda lui, e i due bambini fanno cenno di sì con la testa. "Bhè, se verrete con me vi farò diventare forti e coraggiosi. Sarete invincibili! Non soffrirete mai più..."

Poi cos'è successo?
Lui ci ha presi con sé, e ci ha usati! Ha fatto su di noi tutti gli esperimenti che voleva, e per quanto cercassimo di ribellarci e fuggire, nulla sembrava funzionare contro quel pazzo. Ma sto cercando di rimuovere dalla mia mente quegli anni di tortura.
Hai avuto una vita difficile. Per questo credi di aver perso tutta la tua umanità?
Ma certo che l'ho persa. Ora sono un cyborg. Sono il prodotto di anni ed anni di geniale crudeltà.
Ma un cyborg non può provare dei sentimenti?
Credo di... no.
Però tu provi dei sentimenti per il dottor Gelo?
Sì. Provo odio e rancore.
Provi dei sentimenti per C17?

Sì. Provo Affetto. C'è un legame speciale tra di noi. Siamo gemelli...
Provi dei sentimenti per Crilin?
No! Non lo so.
Non ne sei sicura?
Io... credo di provare... Gratitudine.
Solo questo? Dovresti scavare più a fondo nel tuo cuore.

FLASH!

E ora? Dove mi hai portata? A che gioco stai giocando?
Non ricordi questo posto? Guarda bene...
Ma quest'isola... è il luogo in cui Cell mi ha assorbita! Eccolo, è intento a parlare con quel maledetto di Vegeta. Mi sembra passata un'eternità da quel giorno, ed invece è trascorso così poco tempo... Poi vedo Crilin. Ha gettato a terra il telecomando per la disattivazione, ed il suo sguardo è così disperato e furioso mentre lo disintegra con un colpo netto.

"Te ne devi andare via da qui! Va dove vuoi, ma non devi farti prendere da Cell. Su, sbrigati! Ti prego!"
"Ma che ti prende? Perchè hai rotto il telecomando? Quella era la tua unica possibilità di distruggermi per sempre..."
"Ecco... io non lo so..."

Non avevo capito cosa provava per me, anche se avrei dovuto immaginarlo. Quel gesto, quel piccolo ma significativo gesto, mi aveva salvato la vita a rischio della sua... Ora lo so. Quella era la sua più grande dimostrazione di affetto per me.

La sua più grande dimostrazione di affetto? E che mi dici del desiderio che ha espresso davanti al Drago delle sette sfere?

"Ecco! Io ho un desiderio. Ti è possibile trasformare completamente i cyborg C17 e C18 in esseri umani, Drago ShenLong?"
"Questo non posso farlo. Mi dispiace ma la vostra richiesta va oltre i miei poteri..."

Cosa gli era venuto in mente? Ammetto che, forse... mi sarebbe piaciuto diventare una terrestre qualsiasi! Tutta questa forza a cosa mi può servire ora che non ho più nulla da combattere, tranne che i miei ricordi e il mio passato?

"Senti, ho un'altra richiesta. Non puoi almeno togliere il dispositivo autodistruggente installato nei corpi dei due cyborg, per favore?"
"Certo. Questo posso farlo... Ho esaudito il desiderio, il dispositivo è stato tolto!"

Che sollievo in corpo, quando quel peso fu rimosso. Crilin aveva fatto tutto quello per me. Per me. Gli dispiaceva che avessi una bomba dentro. Gli dispiaceva per me, e ancora oggi si preoccupa per me, mi ha offerto un posto dove stare e tutta la sua dolcezza e gentilezza.

Nessuno aveva mai fatto tanto per te?
Nessuno mai. Sono sempre stata solo uno strumento di terrore, un giocattolo nelle mani di un folle.
Sei ancora giovane e bella, hai davanti a te tutta una vita per ricominciare.
Ma cosa ho fatto io per meritare tutto questo affetto?
Non c'è un perchè all'Amore.
Però... io non sono pronta.

************************************************

"Non importa..." disse Crilin, tendendole una mano. Lei si guardò attorno, spaesata, poi afferrò la mano di Crilin che l'aiutò a rimettersi in piedi.
"Ciao, testa pelata!" gli disse con un sorriso. "Hai... sentito ogni cosa?"
"Già. Mi dispiace per te, devi aver passato dei momenti terribili..." mormorò Crilin, senza guardarla in volto.
C18 tirò su col naso, ancora sconvolta e addolorata per quell'improvviso salto nel passato. "Smettila. Devi smetterla di dispiacerti per me!" gli urlò contro, incrociando le braccia con insolenza.
Crilin sospirò infelice: a quanto pareva, nemmeno la strega Armès era stata d'aiuto per un caso disperato come il suo, pensò affranto.
Ma C18, notando la sua espressione così triste, mormorò "Scusami. Tu sei sempre... così buono con me, ed io non faccio altro che essere sgarbata. Non te lo meriti."
"Non devi sentirti obbligata ad essere gentile!" si affrettò a dire Crilin, agitando le braccia.
Lei gli rivolse il suo più dolce sorriso. "No! Da ora in poi cercherò di trattarti con più riguardo. Te lo prometto!" Crilin dovette trattenersi dall'urlare di felicità, e si voltò verso ChiChi, Bulma e Armès, strizzando l'occhio.
"Senti..." disse poi C18, costringendolo a voltarsi nuovamente verso di lei. "Sì?"
"E' ancora valido l'invito per la festa di Natale?" domandò la ragazza in un sussurro talmente debole che Crilin la sentì a malapena.


- Continua -

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Capitolo 8
*** L'orgoglio di Vegeta ***


Nuova pagina 2



- 8° capitolo -
L'orgoglio di Vegeta

NdA: Alcune frasi di questo capitolo sono tratte dalle puntate 107 e 189 di Dragon Ball Z. Buona lettura!

Armès se ne stava ferma ormai da parecchi minuti davanti al grande specchio, e fissava la tremolante immagine di Vegeta; era rimasta colpita da quella oscura bellezza e soprattutto dalla impenetrabile barriera che il guerriero era riuscito a creare tra la sua mente e il mondo intero. Alla fine abbassò le braccia e la testa, e gemette. "Mi spiace. Non ce la faccio."
"In che senso non ce la fai?" esclamò Crilin, sorpreso.
"Non ci riesco. Si rifiuta di farsi leggere nel pensiero." rispose la strega, accigliata.
Bulma si voltò di schiena e si passò la manica sugli occhi, vergognandosi che i suoi amici la vedessero piangere come una mocciosa. Sapeva che Vegeta aveva bisogno di lei, proprio come lei aveva bisogno di lui... ma allora perchè si comportava così? Perchè doveva essere sempre tutto così complicato con lui?
"Se posso darle un consiglio, Signora strega, forse è meglio che lasci perdere..." borbottò Crilin.
"Vegeta è troppo testardo ed orgoglioso per permettere a qualcuno di penetrare nei suoi pensieri! E nel caso in cui Lei ci riuscisse, dopo lui verrebbe qui ad ucciderci tutti!" aggiunse Chichi accalorata.
"Oh, suvvia. Non esagerate! E comunque... Non rinuncerò mai, la mia magia è più forte di quel suo testone alieno!" protestò la vecchietta, indispettita. "Ho tenuto Vegeta per ultimo proprio perchè sapevo che sarebbe stata la sfida più difficile, ed anche la più divertente..."
"Trova divertente tutto questo?" chiese Bulma, con il volto sciupato e sofferente. "Segua il consiglio di Crilin e lasci perdere. Lui non si aprirà tanto facilmente come hanno fatto Gohan e C18."
"Però con te Lui ha aperto il suo cuore, non è vero?" ribatté Armès maliziosa.
Bulma scosse il capo, e con un sospiro disse "Una sola volta. Poi si è chiuso a riccio, come sempre."
La vecchia strega si sentì molto dispiaciuta per quella donna, e questo la incoraggiò a ritentare. Fece ricorso a tutta la sua esperienza nell'arte magica e cominciò a mormorare una breve cantilena che fece correre i brividi lungo la schiena dei presenti... finché finalmente, attraverso lo specchio magico, vide Vegeta cadere all'indietro come un pupazzo rotto.

***********************************************************

Sei proprio un testardo, Vegeta!
Maledetta! Cosa mi hai fatto? E come ci sei riuscita?
Stai calmo... Voglio solo aiutarti. So che questo è un periodo molto difficile per te.
Ho avuto momenti peggiori. Ma che ne hai fatto del cyborg e del moccioso di Kakaroth?
Stanno bene, e anche tu ti sentirai meglio quando avremo finito ed avrai messo chiarezza nel tuo cuore.

FLASH!

"Ehi, Vegeta!"
Chi mi chiama? Oh, no! Non è possibile!
Napa?! Credevo di averlo ucciso molto tempo fa... Come può essere ancora qui, davanti a me?
"Vegeta! Dobbiamo andare, Freezer ci ha ordinato di sterminare tutta la popolazione di questo pianeta entro oggi. Te ne sei forse dimenticato?"
Freezer? Ma anche Freezer è morto. E' stato fatto a pezzi da Trunks! Dev'essere tutto un brutto sogno...
"Insomma, che ti prende? Perchè te ne stai lì impalato? Andiamo o no?"
Annuisco, e lo seguo. Che altro dovrei fare? Non capisco nulla di quello che mi sta accadendo, e non credo nemmeno di conoscere questo posto.
"Napa, dove siamo? Che pianeta è questo?"
"E' il pianeta Bluemm, te l'ho già detto dieci volte da quando siamo arrivati. Oh, ecco! Lo scouter indica delle presenze oltre quella valle. Sei pronto, amico? Non vedo l'ora di fare una carneficina!"
Napa ride, io mi limito a seguirlo su per la collina. Ci sono delle persone, almeno un centinaio, e i loro volti impallidiscono dal terrore non appena ci vedono arrivare...
"Bene, bene, bene!" mormora Napa minaccioso, aumentando leggermente la sua forza combattiva. "Aspetta, Napa! Perchè dobbiamo farlo? Solo perchè ce lo ha ordinato Freezer, quel dannato mostro?" Non so perchè reagisco così, ma non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo devo spezzare queste vite.
"Certo che lo facciamo perchè ce l'ha ordinato lui. Vuoi forse disobbedire ad una sua volontà? E comunque è sempre divertente scatenare un po' della nostra energia!"
Sì, probabilmente un tempo avrei provato anch'io un certo 'divertimento', ma ora...
Napa comincia il suo sterminio, senza alcuna pietà, ed io riesco solo a rimanere impietrito a fissare il sangue delle vittime scorrere a fiumi lungo l'erba. Una donna si avvicina a me, temeraria. Tiene in braccio un bambino piccolo e mi implora di risparmiare lei e suo figlio... i suoi occhi sono azzurri, proprio come quelli di Bulma. Io sto per risponderle, ma Napa spunta alle sue spalle e disintegra sia lei che il suo bambino.

FLASH!

E' questo che vuoi? Vuoi tornare a vagare per lo spazio a seminare il terrore, come facevi un tempo?
Ancora tu! Cosa mi hai fatto? Perchè ho vissuto un'esperienza simile?
Volevo dimostrarti che sei cambiato molto. Uccidere delle persone indifese e deboli non ti avrebbe dato alcun piacere, dico bene?
Lasciami stare! Tu non sai un accidente di me!
Vivere sulla Terra per così tanto tempo ti ha trasformato... Hai molta più umanità di quando eri un mercenario al servizio di Freezer, a causa dell'influenza che i terrestri hanno avuto su di te.

FLASH!

"E tu bel fusto? Che intenzioni hai?"
Bulma! C'è Bulma davanti a me, ed è circondata da namecciani.
Sì, ricordo bene quel giorno: era da poco tornato in vita, grazie alle sfere del Drago, e lei mi stava invitando ad andare a casa sua.
"Non ti unisci al gruppo? Guarda che qui gli alberghi sono un po' cari... Io cucino benissimo, sai! Ti potrai abbuffare, così recupererai le forze perdute!"

Ti aveva rivolto un sorriso così caldo e aperto che ti eri sentito sciogliere, non è così?
Mi ero sentito come... ipnotizzato. Non ero abituato a fidarmi della gente, eppure con lei è stato subito diverso.
E sei rimasto con lei per anni... Bulma si è presa cura di te senza chiedere nulla in cambio. Cosa ti ha tormentato in quei momenti?
Io non riuscivo a capire. Perchè quella donna ci teneva tanto ad aiutarmi? Nessuno aveva mai alzato un dito per me, nessuno si era mai curato di quel che facessi. L'idea che qualcuno potesse essere semplicemente contento di aiutare un altro essere mi era totalmente estranea.

FLASH!

Basta! Smettila di giocare a tele-trasportarmi da un posto all'altro! Non ti sopporto più! Ma... non può essere vero! Questo è il campo del Cell Game! Ci sono tutti... Trunks, Gohan, Piccolo, e quegli altri imbecilli terrestri... C'è anche Testa Pelata che tiene in braccio il cyborg 18. La polvere si è alzata attorno a noi ed un fortissimo vento freddo ci ha investiti all'improvviso... Tutti sbarriamo gli occhi non appena percepiamo una forza combattiva tremenda. Tutti ci chiediamo come possa essere possibile, e speriamo che si tratti solo di un incubo.
Poi... un fascio di luce. E' troppo veloce, troppo inaspettato, e nessuno di noi riesce a reagire. La stessa tecnica di Freezer, quella che mi aveva tolto la vita sul pianeta Nameck, è stata usata ora da Cell per uccidere mio figlio!

Io non ho potuto fare niente... NIENTE, per evitare che accadesse. Non sono riuscito a impedire che quel raggio lo colpisse, non sono riuscito a salvarlo, e nemmeno a vendicarlo sebbene io ci abbia provato. Invece, Kakaroth... lui aveva dato la sua vita per salvare Gohan e tutti i terrestri. Ancora una volta si era dimostrato un eroe e ancora una volta è stato superiore a me.

Come ti sei sentito?
Come avrei dovuto sentirmi, secondo te? Non solo la morte si era presa ingiustamente il mio più grande nemico...
Il tuo unico amico...
... ma dopo, non contenta, aveva preso anche mio figlio.
E ti sei reso conto di quanto entrambi fossero importanti per te?
Solo dopo che sono morti davanti ai miei occhi.
E dopo tutto questo, perchè non riesci ancora ad accettare il fatto che anche tu sei capace di Amare?
E tu perchè non riesci a farti gli affari tuoi?
Sebbene ti sia difficile ammetterlo,
sebbene tenterai di negarlo all'infinito per colpa del tuo ostinato orgoglio,
e sebbene ciò ti possa sembrare impossibile...
Tu ami, e sei amato.


************************************************

Vegeta sollevò lo sguardo e si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata "Bulma!"
Per un lungo, incredibile minuto rimasero semplicemente a guardarsi negli occhi. Vegeta era toccato profondamente da tutta la pena che Bulma si era data per causa sua, e non poteva fare a meno di divorarla con lo sguardo. Avrebbe voluto dirle che era la donna più bella che avesse mai visto, ma sulle sue labbra quelle parole gli parevano banali e assurde. Così si limitò a guardarla.

"Credo che dovremo eclissarci..." disse Crilin a bassa voce.
"Neanche per sogno, voglio restare a vedere!" protestò Armès mentre C18 e Gohan la trascinavano via.
"Ti sei già impicciata abbastanza, non credi?" le disse Chichi, severa.

Non appena gli altri sparirono dalla sala, Vegeta e Bulma si mossero nello stesso momento: lo spazio tra loro si restrinse, poi scomparve, e divisero un lungo bacio.
"Allora... hai deciso di restare?" Quelle parole le uscirono dalla bocca in un disperato sussurro.
"No." rispose lui con voce roca. "Passerò il Natale con te, era quello che volevi. Poi, però, partirò."
Vegeta sapeva che in quel momento le aveva spezzato il cuore, e rimase piacevolmente sorpreso quando vide Bulma ridere piano. "Lo avrei dovuto immaginare. D'accordo. E' già tanto averti con me durante le feste, e non ti chiederò più nient'altro. Devo accettare la tua decisione, e lo farò. Perchè ti amo."
Quella dichiarazione lo straziò. Non avrebbe desiderato altro che attirarla a sé, stringerla e non lasciarla mai più, ma cercò di aggrapparsi a quel poco autocontrollo che gli era rimasto e la allontanò da sé.
Proprio come aveva sempre fatto.


- Continua -

Nda: Oh oh oh! Vi eravate immaginati un bel finale sdolcinato, vero? Ebbene no, in un capitolo che parla di Vegeta non mi è sembrato appropriato <_<
Un ringraziamento speciale al mio adorato Samaun, a Nihal91, Kiby912, CamyllaSsj5, Roby_chan, Mila, Mascia, ciuiciui, Vegeta83, Puccina e tutti coloro che mi stanno lasciando così tanti bei commenti *-* graziegraziegrazie! Non perdetevi l'ultimo capitolo, ci sarà il cenone di Natale e... qualche sorpresa!

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Capitolo 9
*** La pace dei cuori ***


Nuova pagina 2



- Ultimo capitolo -
La pace dei cuori

Quella notte la Capsule Coorporation era un tripudio di risate e chiacchiere, accompagnate dal continuo picchiettio delle forchette sui piatti. Crilin pensò di non aver mai visto così tanto cibo in vita sua, mentre si serviva di un po' di tutto. C18 si era voluta sedere al suo fianco, evidentemente intimorita dal fatto di trovarsi lì, in mezzo a tutte quelle persone che fino a poco tempo fa aveva considerato suoi nemici. Ed ora, invece, ecco che veniva trattata come se il passato non fosse mai esistito, come se Lei fosse una di loro...
"C18, mi passi il sale per favore?"
"C18, vuoi altro arrosto? Non fare complimenti!"
"C18, hai un abito stupendo, ti sta proprio bene!"

La ragazza si sentiva smarrita, eppure incredibilmente felice, e sapeva bene che doveva tutto questo a Crilin, e non riusciva a liberarsi dal timore che il sogno finisse rapidamente, così com'era cominciato.

Intanto, un ubriaco maestro Muten aveva cominciato a cantare a squarciagola una filastrocca giapponese, suscitando le risate incessanti dei presenti.
"Oh, Muten! Insomma! Smettila di bere! Ragazzi, toglietegli la bottiglia dalle mani!" ordinò Bulma, e Oolong obbedì subito tentando di allontanare il maestro dal vino.
"Guai a te! Non mi allontanerete mai da questo piacere, è il più buono del moooondo... Ne vuoi un po', Vegeta?" il vecchietto si allungò a versare del vino nel bicchiere di Vegeta, che non lo degnò di uno sguardo.
Il saiyan era visibilmente arrabbiato per tutto quel trambusto, ma anche piacevolmente sazio dopo tutto quel che aveva mangiato. Senza pensarci troppo, buttò giù il vino in un sorso solo. Fu sorpreso nel sentire una sensazione intensa, calda e dolce pervadere tutto il suo corpo. Lanciò un'occhiata furtiva a Bulma: quella sera indossava un elegante vestito di seta rosa, i capelli azzurri erano acconciati in morbidi riccioli e due pendenti di diamanti le ornavano le orecchie. Vegeta non aveva mai visto nulla di così meraviglioso in vita sua, era come una visione.

"Ehy, ragazzi! Vedo che vi state divertendo!"
Una voce, tanto familiare quanto cara, raggiunse i presenti che immediatamente tacquero e smisero di mangiare.
Chichi balzò in piedi, rovesciando la sedia per terra. "GOKU! Sei tu?"
"Sì, tesoro. Sono proprio io. Sto comunicando con voi grazie a Re Kaioh... Ci tenevo ad essere con voi in questa serata di festa!" rispose la voce dall'aldilà.
"Ciao, papà!" disse Gohan, emozionato e felice. Anche gli altri lo salutarono e gli parlarono. Solo Vegeta se ne rimase zitto ed imbronciato, bevendo un altro bicchiere di vino.
"Io... è la prima volta che ti sento, Goku. La prima, da quando te ne sei andato..." si lamentò Chichi, sforzandosi di suonare arrabbiata con lui.
"Mi dispiace. Hai perfettamente ragione, ma vedi... non è una cosa normale poter parlare con i vivi. Io devo ringraziare Re Kaioh che ogni tanto me ne da la possibilità, ma in teoria non dovrei farlo. Mi capisci?"
Chichi non rispose, e Gohan andò a prenderle la mano, gentilmente.
"Ad ogni modo, non essere triste. Presto avrai una piccola copia di me in casa, e non sentirai più di tanto la mia mancanza... Ho ragione?" fece enigmatico Goku.
"Cosa... cosa stai dicendo?" domandò Yamcha, confuso.
"Hai ragione, amore mio..." disse Chichi, sorridendo e accarezzandosi il ventre.
"Allora... arrivederci, amici miei! E Buon Natale!"
D'improvviso calò il silenzio, e tutti fissarono Chichi interrogativi. Lei guardò tutti, uno per uno, soffermandosi infine sul piccolo Gohan.
"Ve l'avrei detto a momenti. Sono stata dal dottore ieri mattina e... mi ha detto che aspetto un bambino. Un altro maschietto"
Tutti corsero ad abbracciarla e a congratularsi con lei, eccetto Vegeta che a momenti si strozzava, e Gohan che rimase immobile, con la mascella a toccare terra.



"Su, dai! Basta mangiare! Dobbiamo scartare i regali..." fece Bulma, alzandosi da tavola ed avviandosi verso l'enorme albero di Natale circondato da centinaia di pacchetti regalo. Gli altri la seguirono di corsa, ridendo eccitati... Tutti tranne C18 che rimase seduta sul suo posto, con un'espressione infelice in volto. Crilin se ne accorse e timidamente le domandò "Non vieni?"
"Perchè dovrei?! Dovete scambiarvi i regali che vi siete fatti, no?" bofonchiò lei, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
"Certo, ma... devi venire anche tu. Ci sono dei regali anche per te!" spiegò Crilin, come se ciò fosse la cosa più normale del mondo. C18 rimase a bocca aperta, e si alzò lentamente dalla sua sedia. "Mi prendi in giro?"
"Certo che no!" si affrettò a dire Crilin. "Ti abbiamo davvero comprato dei regali! E comunque... Oh!" Il ragazzo alzò la testa e si rese conto che c'era un ramoscello di vischio sopra le loro teste. Riabbassò il capo e guardò C18 negli occhi: non erano più duri e sospettosi, ma caldi e languidi. Lei gli strinse forte la mano, poi si sporse in avanti e lo baciò sulla guancia, vicinissimo alla bocca.
Durò poco, ma abbastanza da fargli assaporare il suo profumo delicato e la morbidezza delle sue labbra...
"Andiamo, piccoletto. Spero tu mi abbia comprato qualcosa di veramente costoso!"


A fine serata, dopo numerosi saluti e convenevoli, Bulma era esausta ma decise che avrebbe messo un po' di ordine in casa prima di scivolare nel letto. Stava andando in cucina quando si accorse che Vegeta era sdraiato nel divano, con gli occhi leggermente socchiusi come se fosse sul punto di addormentarsi. Si fermò ad osservarlo: era estremamente affascinante in quella posa rilassata, con la camicia aperta a scoprire i muscoli abbronzati ed il viso lievemente arrossato per la piccola sbronza di quella sera.
"Sei arrabbiata con me?" disse lui all'improvviso, facendola sobbalzare.
Lei si portò una mano al cuore, spaventata... aveva creduto davvero che stesse dormendo!
"Mi stai lasciando sola, un'altra volta! Certo che sono arrabbiata!" esplose lei, frustrata, evitando il suo sguardo. "Tu e il tuo maledetto ego!" aggiunse poi, facendo per allontanarsi.
"Io non sono l'uomo giusto per te" mormorò poi Vegeta, con una calma che non gli apparteneva.
"Sei ubriaco. Non sai quello che dici..." rispose Bulma, quasi più per convincere sé stessa che non lui. Ma Vegeta scosse il capo, socchiudendo nuovamente gli occhi.
"Tu hai tanto da dare, ed io non ho nulla da offrirti in cambio. Tutto quello che ho è un passato oscuro e devastato da dolore e morte... Quello che non sai di me potrebbe riempire questa stanza".
"Non me ne importa, Vegeta! Non mi importa di nulla!" ribatté lei, ostinata, quasi sul punto di mettersi a piangere.
"Trova qualcun altro di cui innamorarti, Bulma. Qualcuno che possa prendersi cura di te e del moccioso..." continuò Vegeta, con lo stesso tono serio e rassegnato.
"Qualcuno come Yamcha?" fece lei, sorpresa per quello che lui le stava dicendo.
Vegeta storse il naso sentendo quel nome odiato. "Devono pur esserci degli altri pretendenti!"
"Oh, accidenti a te, Vegeta!" brontolò Bulma, chinandosi su di lui. Affondò le mani fra i suoi capelli corvini e lo baciò.
"No!" si oppose lui afferrandole il polso. "Basta così" le mormorò.
Bulma lo fissò stupita e nei suoi occhi lesse un dolore che la ferì. "Perchè?" gli chiese a testa alta.
"Perchè meriti di meglio" Aveva pronunciato quelle parole odiandole, odiando la verità.
"Non c'è nessuno migliore di te!" replicò Bulma, convinta. Lo sguardo nei suoi occhi azzurri era forte e profondo come il mare e Vegeta abbassò le palpebre per cancellare quello che vi aveva letto.
Ed infine abbandonò la sua lotta. Tutti i sentimenti che si era sforzato di soffocare in quelle settimane esplosero al tocco delle sue labbra con appassionante intensità. Premette la sua bocca contro la sua sapendo che, per quanto avesse vissuto, non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei.

*********************************************


Armès decise che per oggi aveva visto abbastanza. Mentre svuotava il calderone d'acqua, la strega sentì il portone di casa sbattere, e forti risate riecheggiarono per il castello.
"ARMES! SEI SEMPRE LA SOLITA RITARDATARIA!"
"LA FESTA DI NATALE STA PER COMINCIARE, SBRIGATI!"
Armès si affrettò a raggiungere le sue amiche streghe nell'atrio, e le vide tutte vestite a festa e sorridenti. Loro la presero a braccetto trascinandola all'esterno ove lievi fiocchi di neve avevano cominciato a scendere dolcemente dal cielo notturno.
"Potevi darti una passata di trucco... Ti si vedono tutte le tue brutte rugherugose!" la schernì la strega Michelle.
"Povera Armès, hai una faccia! Chissà che vita noiosa, sempre sola soletta in quel tuo oscuro castello..." disse un'altra strega, chiamata Isabelle.
Armès sogghignò sotto i baffi. Negli ultimi giorni aveva salvato un amore, fatto nascere una nuova coppia, e ridato la voglia di vivere ad una giovane vedova.
"Eh, sì! Proprio una grande, grande noia!"



-
THE END -

Buone feste a tutti, spero che possiate passare un Natale splendido come quello dei personaggi della mia fanfic, e come quello che passerò io accanto alle persone che amo.
Alla prossima!!

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