Il gioco degli inafferrabili di Mitsuki91 (/viewuser.php?uid=158486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel buio ***
Capitolo 2: *** Ragazzo-verde ***
Capitolo 3: *** Secondo turno di gioco ***
Capitolo 4: *** Un passo verso di te ***
Capitolo 5: *** Felicità e tenebre ***
Capitolo 6: *** Un passo... Verso di me?! ***
Capitolo 7: *** Sorpresa! ***
Capitolo 8: *** Compiti di Trasfigurazione ***
Capitolo 9: *** Rivelazione ***
Capitolo 10: *** Gesto ***
Capitolo 11: *** Attenzioni ***
Capitolo 12: *** Primo giorno di vacanza ***
Capitolo 13: *** Confessioni ***
Capitolo 14: *** Regali di Natale ***
Capitolo 15: *** Dichiarazione - Epilogo ***
Capitolo 16: *** Il punto di vista di Tom ***
Capitolo 1 *** Nel buio ***
Ciao a tutti! XD
La mia mente mi fa paura, ho postato tre nuove storie nel
giro di un giorno o..o
Come al solito, questa storia nasce da ciò che ho sognato
stanotte… Non penso che verrà eccessivamente lunga ma non prometto niente XD va
in base alle idee e all’umore del momento…
E dunque, che dire? XD cercherò di mantenere Tom il più
possibile fedele a Tom… O meglio, all’idea che mi sono fatta io di lui XD per
inciso, lo vedo come un ragazzo estremamente fragile che ha scelto la via del
male e della grandezza per una sorta di ‘rivalsa’ contro i genitori… Un finto
forte insomma, come i bulli che fanno i bulli appunto per mascherare la loro
vera natura. Beh, spero che possiate apprezzarlo anche così! XD
Il punto di vista comunque non sarà il suo ma quello di una
ragazza… Ci tenevo ad essere più chiara possibile comunque XD
Buona lettura! =)
Recensite in tanti! XD
Presentazione:
Negli anni di Hogwarts di Tom Riddle
un gruppo di ragazzi, chiamati ‘gli inafferrabili’, si divertono con uno strano
gioco: ‘rapiscono’ due ignari studenti nelle ore serali e li rinchiudono
misteriosamente in una stanza completamente buia, senza porte né finestre.
Le regole sono semplici: non svelare
la propria identità finché non si è fatta amicizia con lo studente sconosciuto.
Obiettivo del gioco? Favorire la
conoscenza di persone che, altrimenti, non avrebbero neppure saputo
dell’esistenza dell’altro.
***
Eva era una simpatica ragazza di
quindici anni, altezza media, lunghi capelli castani mossi e occhi azzurri. Non
era brutta e per questo molti ragazzi le facevano la corte, ma lei rifiutava
tutti poiché aveva un segreto inconfessabile: era totalmente e irrimediabilmente
innamorata di Tom Riddle.
Nel buio
Eva era una simpatica ragazza di
quindici anni, altezza media, lunghi capelli castani mossi e occhi azzurri. Non
era brutta e per questo molti ragazzi le facevano la corte, ma lei rifiutava
tutti poiché aveva un segreto inconfessabile: era totalmente e
irrimediabilmente innamorata di Tom Riddle.
Non ne era attratta come le altre
ragazze solo per la bellezza; dentro di sé custodiva gelosamente il ricordo del
loro primo incontro: il suo primo viaggio sull’espresso per Hogwarts la vedeva
nervosa e meravigliata insieme, lei che veniva da una famiglia babbana, così
dopo aver chiacchierato con qualche ragazza nel suo stesso scompartimento
decise di fare una passeggiata per non esplodere dall’emozione e cercare di rilassarsi.
Stava per entrare in bagno quando, dalla porta socchiusa, vide un ragazzino
della sua stessa età rannicchiato in un angolo.
Piangeva.
Cercava di fare il meno rumore
possibile ma i singhiozzi erano ben udibili ed Eva, certa di non dover
disturbare un momento così intimo, si eclissò silenziosamente e tornò al suo
scompartimento.
Negli anni vide quello stesso
ragazzino crescere, circondarsi di persone, diventare affascinante… Eppure
qualcosa non la convinceva. Era più che certa che i sorrisi che rivolgesse alla
gente e i suoi modi gentili fossero finti e non poteva far altro che chiedersi
cosa nascondesse mai nel cuore un ragazzo che durante il primo viaggio verso
Hogwarts si era chiuso in un bagno a piangere.
La sua curiosità divenne ossessione e
la sua ossessione divenne una cotta: fu così che Tom Riddle iniziò ad occupare
il centro dei suoi pensieri.
“Tu chi pensi che colpiranno
quest’anno gli inafferrabili?” le chiese la sua migliore amica e compagna di
casa, Annie.
“Oddio spero non me. Lo sai anche te
no? Sono terrorizzata dal buio.” disse Eva, sistemandosi la cravatta blu e nera
della divisa che aveva appena indossato.
Annie scoppiò a ridere.
“Seriamente, penso che esageri. Non
posso credere che veramente ti metti a piangere come una bambina se solo si
spengono le luci!”
“Ma l’hai visto con i tuoi occhi!”
ribatté lei, piccata.
“Comunque siamo arrivate.”
Scesero dal treno e si misero a cercare
una carrozza. Eva scorse Tom nella folla e il suo cuore sussultò, ma Annie la
trascinò decisa da un’altra parte e lei rimase sconsolata a guardare il ragazzo
salire a bordo di una carrozza, come al solito circondato dal gruppetto di
amici che pendevano dalle sue labbra.
“Ancora non te lo sei tirato via
dalla testa?!” chiese Annie, vedendo in che direzione andava il suo sguardo.
“Che posso farci? Ho una cotta, non
si cura con due mesi di vacanza.”
“Permesso… Scusate.” nella loro
carrozza si aggiunsero Beth e Daniel, la coppia più salda della scuola.
“Ohilà, compagne di dormitorio!” le
salutò Beth.
“Ciao promessi sposi.” rispose Eva
pigramente.
“Che hai da essere di malumore la
prima sera? Fra poco c’è il banchetto!”
“Oh, ha solo visto Tom come al solito
circondato da altre persone.” rispose Annie.
Eva le lanciò un’occhiataccia.
“Ancora ti perdi dietro a lui?”
intervenne Daniel “Lascia stare quella Serpe… Non fa per te. Puoi avere decine
di ragazzi migliori…”
Eva sbuffò e i suoi amici lasciarono
perdere.
Il banchetto d’inizio anno fu
stupendo come al solito e ben presto i tre amici si ritrovarono nella torre di
Corvonero, sbadigliando dal sonno.
“A domani!” si salutarono, poi
lasciarono Daniel con gli altri ragazzi e loro tre salirono verso il
dormitorio, dove trovarono le altre due compagne già addormentate.
Le settimane trascorsero lente e
frenetiche insieme, Eva si abituò presto al ritmo delle lezioni e fu sconsolata
di constatare che avrebbero seguito con i Serpeverde soltanto Pozioni e
Trasfigurazione. Poteva vedere Tom poche volte, esclusi i rari momenti dove lo
beccava nei corridoi o a pranzo, ma come a voler compensare passava tutto il
tempo osservandolo in adorazione e cercando di capire cosa nascondesse dietro
quegli occhi neri e profondi.
Aveva già provato, negli anni
precedenti, ad avvicinarsi a lui ma tutti i tentativi erano miseramente
falliti. Tom non si ricordava nemmeno il suo nome.
Aveva in qualche modo imparato a
farsene una ragione e, pur sperando che lui si accorgesse di lei, aveva smesso
di rendersi ridicola e viveva lasciando semplicemente scorrere il tempo,
accontentandosi di osservarlo da lontano. Almeno fino a che Annie non l’avesse
convinta a provarci di nuovo, per poi dirle “te l’avevo detto” dopo l’ennesima
figuraccia.
Eva stava tornando in sala comune
dopo essersi attardata in biblioteca a finire il tema di Difesa contro le arti
oscure quando qualcosa la colpì, e perse i sensi.
Si risvegliò ma aprendo gli occhi non
vide altro che nero. Li richiuse e li riaprì, come ad avere conferma, e si
ritrovò di nuovo avvolta nelle tenebre. Prese a tremare.
“C-c’è qualcuno?” chiese, sull’orlo
delle lacrime.
Sentì qualcosa muoversi e cacciò un
piccolo urlo.
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Capitolo 2 *** Ragazzo-verde ***
Ragazzi scusatemi! D=
Nel capitolo precedente ho chiamato l’amica di Eva sia
“Abbie” che “Annie”… Il vero nome è Annie! D= ora ho corretto… Segnalatemi altri
errori se li vedete…
Comunque vi lascio il nuovo capitolo! =D
(PS= non so se si è capito, ma il gioco non si esaurisce in
una volta sola… Gli ignari giocatori vengono rapiti più e più volte, finché i
misteriosi inafferrabili lo ritengono opportuno… E ovviamente non ci sono
giorni fissi o scadenze regolari, altrimenti gli studenti si saprebbero difendere…
E’ tutta una sorpresa! ;) )
Invito tutti a recensire! =) se metteste anche la storia
nelle seguite/ricordate/preferite ecc mi fareste un favore! XD
Buona lettura =)
Ragazzo-verde
“Stai zitta! Si può sapere dove
siamo?” le rispose una voce dura.
“C-credo ci ab-biano sc-scelto per il
g-gioco.” cercò di dire Eva, terrorizzata dal buio che la circondava.
“D-dove sei?” chiese ancora.
“Qui.”
Eva andò verso destra, gattonando e
tremando come non mai, cercando di ricacciare indietro la lacrime. Trovò quella
che sembrava una mano e la strinse.
“S-scusa. Ho p-paura del buio.” si
giustificò, cercando di tranquillizzarsi a quel contatto.
“Chi sei?” chiese il ragazzo
misterioso, dopo una pausa.
“Non conosci le regole?” Eva si era
tranquillizzata un po’ sapendo di non essere sola, ma le tenebre continuavano a
terrorizzarla. Chiuse gli occhi, sperando che aiutasse.
“Non dobbiamo rivelare la nostra
identità prima di fare amicizia.”
Sentì il ragazzo sbuffare.
“Che cavolata. Mi hanno pure preso la
bacchetta.” il tono era duro, come se meditasse di fargliela pagare. Ma nessuno
sapeva chi fossero gli inafferrabili.
“Ce la ridaranno.”
Restarono in silenzio per un po’.
“P-possiamo parlare?” l’ansia era di
nuovo cresciuta, Eva cercò di deglutire per scacciare le lacrime ormai prossime
e strinse ancora più forte il dorso della mano dello sconosciuto.
“Perché mai? Non m’interessa
conoscerti. Prima o poi ci tireranno fuori.”
Freddo, duro, tagliente.
“Te l’ho detto, il buio mi
s-spaventa. Se parlo mi d-distraggo.”
Altra lunga pausa.
“Anche a me il buio fa paura.” il
tono di voce era diverso, sussurrato, come se stesse confessando un grande
segreto.
Eva cercò qualcosa da dire.
“Quindi… Che mi dici? Come ti trovi
ad H-Hogwarts?”
“Bene.”
“Per me è stata una sorpresa… Non
sapevo di essere una strega e…”
“Sei figlia di babbani?”
“Sì, e tu?”
“Mi pare non dovessimo svelare troppe
cose sulla nostra identità.”
Altra lunga pausa.
“Hai ragione.” ammise infine Eva “Come
posso chiamarti?”
“Non posso dirti il mio nome o
sbaglio?” lo sconosciuto sembrava seccato.
“No però potresti dirmi un
soprannome… Tu puoi chiamarmi Micchan se ti va. Deriva da Mitsuki, la
protagonista di un manga che ho letto.”
Silenzio. Eva tremava sempre di più e
con la mano libera si teneva la testa, gli occhi sempre chiusi, rannicchiata su
sé stessa.
“Non ho soprannomi.” disse infine il
ragazzo.
“Fammi pensare… Ci sono.” replicò
Eva.
Facendosi coraggio si avvicinò a
quello che credeva essere il collo del tizio, urtando contro la mascella con la
testa e scusandosi. Appoggiò il naso alla sua pelle e annusò.
“Sai di verde.” disse infine,
annusando ancora un po’.
“Il verde non è un odore.” rispose
lui.
“Lo so ma… Per me è l’odore che si
sente nei boschi, sai no? Gli alberi, le foglie, l’erba, l’umidità… Io lo
chiamo odore di verde.”
“Resta il fatto che non è un odore.”
“Ti chiamerò ragazzo-verde.”
Ragazzo-verde stette zitto un po’.
“Fai come credi.” si arrese poi.
Ancora silenzio.
“Fra quanto credi che arriveranno?”
“Non ne ho idea. Dobbiamo solo
aspettare giusto?”
“Giusto.”
Silenzio.
Eva stava per dire qualcosa quando si
sentì un rumore strano, come un cigolio.
Cacciò un urlo e si rannicchiò su sé
stessa, poi non sentì più nulla.
Si svegliò sdraiata sul pavimento di
un’aula vuota, la bacchetta in grembo. Si alzò un po’ frastornata e uscì,
scoprendo di trovarsi a pochi passi dalla torre di Crovonero.
Entrò in sala comune ancora scossa, e
Annie le venne incontro.
“Che fine hai fatto?! Il coprifuoco è
passato da un pezzo. Se ti beccavano fuori sai quanti guai passavi?!”
“Credo…” iniziò Eva confusa,
guardando l’amica.
“Per quanto sono sparita?” chiese
poi.
“Ah non ne ho idea. Io e gli altri ti
abbiamo lasciato in biblioteca più di un'ora fa. Che è successo?” Annie vide che Eva sembrava
sconvolta.
“Sono stata rapita. Merlino Annie mi
hanno scelta per il gioco! Sono morta di paura!”
“Coooosaaa?!”
“Ho bisogno di stendermi.”
“Vieni, andiamo su… Mi devi
raccontare tutto!”
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Capitolo 3 *** Secondo turno di gioco ***
Buongiorno a tutti! XD
Ecco qua il nuovo capitolo della storia di Eva…
Spero che vi possa piacere! =D
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito tutti a
recensire! =D
Buona lettura ;)
Secondo turno di gioco
Annie non fece alto che urlare per tutta
la durata del racconto, super eccitata.
“Eva Eva Eva! Lo sai che significa?!
Hai l’opportunità di conoscere un ragazzo meraviglioso e lasciarti quella Serpe
di Tom alle spalle!”
“Come come?!” esclamò lei, stupita
“Dovrei lasciar perdere Tom, il che sarebbe comunque impossibile, per un
ragazzo scostante con cui mi hanno scelto di far giocare… Ma t’immagini se poi
è un cesso?! E in ogni caso non posso certo dimenticarmi della mia super-mega
cotta!”
“Oh andiamo… Ma non è intrigante il
potere del buio?”
“No. Fa solo paura.” Eva, che mentre
raccontava si era messa il pigiama, si mise a letto dando le spalle all’amica.
“Oh insomma…” sbuffò Annie “In ogni
caso non vedo perché non potresti dimenticarti di Tom. Voglio dire, neppure ti
guarda! Non sa neanche chi sei!”
Ovviamente la sua amica sapeva come
colpirla per farla stare male.
“Non capisco neanche come tu abbia
fatto ad interessarti a lui.” concluse.
“… Mi piace e basta.” cercò di
tagliar corto Eva. Non aveva detto a nessuno di come l’aveva visto piangere da
solo, cinque anni prima… Le sembrava di violare un segreto intimo, un segreto
che li univa.
“E’ un bel ragazzo, è intelligente…
Ma seriamente, a me fa un po’ paura.”
“Ora basta ok? Buonanotte.”
Annie la guardò intensamente,
piegando leggermente la testa, poi si arrese e si mise a letto pure lei.
Il giorno dopo le due informarono Beth e Daniel dell’accaduto ed
entrambi rimasero shokkati, entusiasti che l’amica fosse stata scelta per il
gioco.
Passarono tutte le lezioni a
chiedersi chi fosse il misterioso ragazzo, tanto che vennero puniti dalla
professoressa Gaiamens con dei compiti supplementari. Il giorno dopo Eva venne
lasciata sola a finire i compiti in biblioteca, così quello dopo ancora,
notando che gli amici si inventavano scuse folli. Stava per arrabbiarsi di
brutto quando si rese conto che probabilmente faceva tutta parte di un piano
per aiutare gli inafferrabili e i rimproveri le morirono in gola, sostituiti
dall’ansia di svegliarsi ancora nel buio.
Nel frattempo continuava a guardare
Tom durante le lezioni che condividevano, ma naturalmente lui la ignorava.
Stava per ridiscendere in un enorme vortice di depressione, come le era
accaduto quell’estate stando lontana da lui.
Forse avevano ragione gli altri,
forse doveva smettere di amarlo.
Eppure…
Eppure il suo cuore non faceva altro
che sussultare quando se lo trovava a portata di vista. Eppure non faceva altro
che sognare di baciarlo, la notte, o di stringerlo a sé… Sognava di svelare la
verità dietro quegli occhi sempre freddi e dietro quel pianto di un bambino.
Sognava che lui l’amasse.
Si diede della stupida mentre per
l’ennesima volta si ritrovava a tornare da sola in sala comune.
Accidenti, non poteva credere di
essere così irrimediabilmente cotta! Forse avrebbe dovuto…
Non riuscì a formulare il pensiero
perché le tenebre la avvolsero.
Si risvegliò di nuovo immersa
nell’oscurità. Sbatté gli occhi due o tre volte, per accertarsi della
situazione, poi prese a tremare.
“D-dove sei?” chiese.
“Qui.” le rispose la solita voce
fredda.
Eva strisciò verso la voce e incontrò
qualcosa. Con le mani tremanti si accorse che doveva essere un ginocchio
alzato, e gli si appoggiò contro.
“S-sei ancora tu?”
“E tu sei ancora tu?” rispose il
ragazzo, annoiato.
“Ragazzo-verde?”
“Micchan?”
“Ok ok.” disse Eva, cercando di tenere
aperti gli occhi e di vedere qualcosa in quella oscurità. Si arrese quasi
subito e li richiuse, stringendosi contro il ginocchio.
“Scusa, devo stendere le gambe. Ti
spiace?”
“S-scusa. D-Dammi la mano per
favore.”
Il ragazzo allungò una mano urtandole
il fianco e lei la strinse, rannicchiandosi di nuovo su sé stessa mentre gli
lasciava andare le gambe.
“Grazie.” sospirò lei, appena appena
più tranquilla.
Un attimo di silenzio.
“Beh? Che mi racconti?” chiese
ragazzo verde.
“… Mi piacerebbe sapere chi sei.”
rispose Eva, mentre nella mente gli passavano tutte le possibilità elencate da
Annie.
“Ma non si può, giusto? O forse mi
ritieni già tuo amico?” ribatté il ragazzo, con tono pesantemente sarcastico.
“Lo so, non si può. Però…”
Eva si fece forza e si lasciò andare,
cercando con la mano libera il volto di ragazzo-verde.
Sbagliò di qualche centimetro e si
ritrovò sul petto, quindi risalì. Lo tastò un po’, timidamente, cercando di non
fargli male.
“Cha fai?” chiese lui, indispettito.
“Ti osservo.” rispose lei.
Lineamenti sottili, naso ben dritto,
niente occhiali, capelli di lunghezza media. Lunghe ciglia. Beh, non sembrava
male; almeno non aveva i brufoli.
“Ora tocca a te.”
Dopo una piccola pausa sentì delle
dite gelide toccarle una guancia. Si fece esplorare e il ragazzo fu molto
delicato. Toccò mento, labbra, naso e occhi, poi scese ad accarezzarle i lunghi
capelli.
“E adesso?” chiese infine, togliendo
la mano dalla sua schiena.
“Adesso parlami, o morirò di paura.”
Ci fu un’altra piccola pausa.
“Non so che dirti.”
“Potresti dirmi il tuo stato di
sangue. Non penso che sia molto rilevante ai fini dell’identità, e poi io te
l’ho detto.”
“Perché sei così interessata?”
“Non m’interessa. Il buio mi
terrorizza, pensavo all’ultima volta che siam stati qui e quello di cui abbiam
parlato.” Eva prese a tremare un po’ più forte.
“Non lo so.” disse infine il ragazzo,
dopo una lunga pausa “Sono orfano, non so chi siano i miei genitori.”
“Oh.” disse Eva, poi sorprendendo
anche sé stessa gli lasciò la mano e si alzò per abbracciarlo.
“Capisco cosa provi. Sono un’orfana
anch’io.”
“Ma che…” mormorò il ragazzo. Anche
se fosse stato infastidito dal contatto non lo diede a vedere, ma non ricambiò
la stretta.
“Mi avevi detto di essere figlia di
babbani.” l’accusò lui. O meglio, il suo tono sapeva di accusa.
“Sì, mio padre era un imprenditore e
mia madre una casalinga. Sono morti qualche anno fa, poco prima che fossi
ammessa ad Hogwarts, in un incidente d’auto. Capisco come ti senti, è dura non
avere più una famiglia.”
Una piccola pausa.
“Non l’ho mai avuta.” sussurrò
ragazzo-verde, come se stesse rivelando un grande segreto.
“Allora è ancora più triste. Ora come
ora vivo da una zia bisbetica che non ha mai voluto figli e che m’ha sempre mal
sopportato. E’ la mia unica parente e la mia tutrice, ma non si sente il calore
della famiglia. Ti capisco.” lo strinse a sé ancora un po’ poi lo lasciò
andare, cercando di nuovo la sua mano e rannicchiandosi su sé stessa.
“Il calore di una famiglia…” sussurrò
lui, come sovrappensiero.
Restarono in silenzio ancora un po’.
“A che pensi?” chiese ragazzo-verde.
“A-al ragazzo che m-mi piace.”
rispose Eva, cercando di controllare il tremito. Di sicuro lui l’avvertiva,
tramite la mano che gli stringeva.
Il ragazzo sbuffò.
“Scommetto che come al solito sarà un
tipo belloccio che non ricambia i tuoi sentimenti.”
“Non è vero!” urlò lei “Cioè sì, è
vero, ma non mi piace perché è bello…”
“E per cosa, sentiamo? Tutte le
ragazze sono uguali. Superficiali allo stesso modo. Anche i ragazzi eh. Tutti a
correre dietro all’ideale di perfezione… Che è ben altro.”
Eva rifletté un momento. Era il caso
di confidarsi con uno sconosciuto? Quando non aveva voluto dire neppure ai suoi
amici il vero motivo per cui le piaceva Tom Riddle? Però questo ragazzo non
sapeva mica di chi parlava…
“Quando avevo undici anni” iniziò
“Ero come tutti sull’Espresso di Hogwarts, eccitata e felice all’idea di venire
in questa scuola. Stavo facendo una passeggiata sul treno e poi… L’ho visto.”
“Mi stai parlando di un colpo di
fulmine? Non credo mica a queste sciocchezze.”
“No.” rispose Eva, scuotendo la testa
anche se lui non poteva vederla “No, l’ho visto piangere. In bagno,
rannicchiato in un angolo.”
Silenzio.
“Ti ha fatto pena insomma.”
ragazzo-verde sembrava arrabbiato.
“No. Mi ha incuriosito, ma credevo di
non dover disturbare un momento simile… Poi l’ho rivisto ad Hogwarts
naturalmente, l’ho visto crescere… Sembrava un’altra persona. Sempre freddo,
distante, falso con le persone che gli stanno accanto… Io vorrei tanto capire
che cosa nasconde nel cuore… Me ne sono innamorata pian piano, grazie a questa
domanda.”
“Cosa nasconde nel cuore…” sussurrò
il ragazzo.
Altro silenzio.
“E tu? Ti piace qualcuno?”
Un attimo di pausa.
“No. Le ragazze e i ragazzi non
m’interessano.”
“Come sarebbe?” chiese Eva.
“Sarebbe quello che ho detto.”
“Ma non è possibile. Non sei attratto
da nessuno?!”
“Esatto.”
Silenzio.
“Chi è comunque?” chiese
ragazzo-verde, con un tono tranquillo
“Chi?”
“Il ragazzo che ti piace.”
Pausa.
“Non posso dirtelo.” rispose infine
Eva.
“Perché?” chiese lui, sorpreso.
“Non sarebbe giusto. Ti ho raccontato
il motivo per cui mi sono innamorata di lui, è un episodio che credo ritenga
abbastanza imbarazzante… Non posso tradirlo così.”
“E che cosa tradiresti scusa?!” il
ragazzo era sempre più stupito.
“L’immagine di sé che si è costruito
in questi anni.” rispose Eva “Sarà pure sbagliata, posso non condividerla,
posso non essere nessuno per lui… Ma se lui vuole dare questa idea di sé avrà i
suoi motivi, chi sono io per sbandierare in giro cosa fece anni fa nel bagno
del treno?”
“Senza offesa.” aggiunse “Non è che
non mi fidi di te… O meglio, non ti conosco neanche, ovvio che non mi fidi di
te. Potresti andarlo a dire in giro.”
Sempre silenzio.
Dopo quelle che parvero ore, ma che
erano solo lunghissimi minuti, si sentì il cigolio dell’altra volta.
Eva urlò, strinse forte la mano di
ragazzo-verde e poi perse i sensi.
Si risvegliò nella solita aula
abbandonata, la bacchetta in grembo, e si diresse ancora tremante verso la
torre di Corvonero.
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Capitolo 4 *** Un passo verso di te ***
Ma buonasera lettori! =D
Sto davvero messa male per questa storia, ho voglia di
scrivere tutto subito >..<
Quindi vi regalo un nuovo capitolo XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito a
recensire! ;) ringraziando anche chi già lo fa =)
Buona lettura =)
Un passo verso di te
Eva aveva raccontato tutto ad Annie,
Beth e Daniel, eccetto la parte che riguardava Tom.
I tre sembravano persino più eccitati
di lei e volevano a tutti i costi sapere chi fosse il ragazzo misterioso. Erano
così noiosi che Eva decise di saltare un giorno di scuola, giorno in cui
avrebbe potuto rivedere per un’ora intera il suo adorato Tom.
Ma i suoi amici le facevano davvero
saltare i nervi.
“Ma sei impazzita?!” chiese Annie
“Questo è l’anno dei G. U. F. O.! Non puoi saltare le lezioni a meno che tu non
stia morendo.”
“Senti vai, farai tardi. Davvero, non
ve l’ho detto prima per non farvi preoccupare ma ho un po’ di mal di stomaco.”
“Un po’ di mal di stomaco non
giustifica…”
“Andiamo Annie, lasciala riposare.”
intervenne Beth “Dopotutto lo sai che non è una vera Corvonero.”
Annie sbuffò e s’incamminò con Beth
fuori dal dormitorio.
“Gnè gnè non sono una vera
Corvonero.” si lamentò Eva borbottando “Solo perché non muoio sui libri. Però
sono intelligente comunque.”
Decise di concedersi una lunga doccia
rilassante, ma ogni minuto che passava sotto l’acqua le veniva in mente che
poteva essere ad osservare Tom da lontano. I suoi lineamenti delicati, i suoi
occhi scuri e profondi, le sue labbra sottili… Ok basta, doveva stopparsi.
Uscì dalla doccia e si asciugò in
fretta.
Saltò il pranzo, decisa com’era a non
vedere le sue amiche, e si mise a fare i compiti tanto per far qualcosa.
Alle sei di sera aveva una fame
enorme e la tristezza in persona a starle addosso, così scese sperando di
incrociare Tom in qualche corridoio. Ovviamente il destino era crudele e non
glielo fece vedere neppure a cena, mentre Beth si sforzava di parlarle ed Annie
si chiudeva nel mutismo di quando era arrabbiata.
Il giorno dopo però sembrava tutto
dimenticato e l’amica continuò a chiacchierare allegramente con lei mentre
scendevano nei sotterranei per la lezione del professor Lumacorno. Eva non la
stava neanche a sentire da quanto fremeva d’impazienza. Finalmente avrebbe
visto il suo Tom.
“Ehi, hai sentito quello che ho appena
detto?!”
“Mh? No, scusa. Dicevi?”
Annie sbuffò.
“Dicevo che potresti chiedere gli
appunti di Trasfigurazione a Riddle.”
Eva si gelò sul posto.
“E perché mai?! Sarebbe solo
l’ennesima figuraccia…”
“Eddai, provaci!”
Annie informò Beth del suo piano
geniale e le due passarono la lezione a convincere l’amica. Così, quando suonò
la campanella, Eva si avvicinò tremante al banco di Tom Riddle, che stava
finendo di metter via le sue cose.
“Ehm.” iniziò, incerta “Riddle?”
Tom alzò il suo sguardo annoiato su
di lei.
“Mi chiedevo se… Se potessi prestarmi
gli appunti di Trasfigurazione di ieri. Sai, sono stata male e…”
“Tu sei una Corvonero.” la interruppe
lui. Il suo sguardo era diverso, non più annoiato: come se la stesse studiando.
“I Corvonero sono i secchioni della
scuola, come mai vuoi i miei appunti? Scommetto che i tuoi amichetti saranno
ben felici di aiutarti.”
Eccola, gelata in un attimo. Una
nuova figura di cacca da aggiungere alle precedenti.
Questa volta però qualcosa dentro di
lei si ribellò.
Accidenti, impazziva davvero d’amore
per un ragazzo simile?!
Le sue guancie si tinsero di rosso.
“Tom Riddle, tu sei lo studente
migliore di tutta la scuola, persino più bravo di alcuni alunni del settimo
anno. I miei compagni saranno pure dei Corvonero, ma perché dovrei
accontentarmi di avere degli appunti mediocri quando posso avere il meglio?”
non sapeva neanche da dove gli fosse uscito il coraggio di dire quelle frasi,
né da dove fossero uscite le frasi stesse.
Tom la studiò per qualche minuto,
assottigliando gli occhi, poi si girò e prese un quaderno da dentro la borsa.
“Li rivoglio domani.” disse solo.
Eva non poteva ancora credere alla
sua fortuna.
“C-certo.” balbettò, più rossa che
mai, poi corse fuori dall’aula dove le amiche l’aspettavano con le sue cose, il
quaderno stretto al petto.
“Ce l’hai fatta.” non era una
domanda, ma un’affermazione. Annie strabuzzò gli occhi vedendo il piccolo
quaderno che Eva stringeva a sé.
“Andiamo… Via di qui, prima che
esca…” riuscì a dire, per poi correre su per le scale.
“Ehi, la tua borsa!” le urlò dietro
Beth, cercando di raggiungerla.
Passò tutto il resto della giornata
in uno strano stato d’irrequietezza e alla fine delle lezioni si fiondò nella
torre di Corvonero. Si mise seduta a gambe incrociate sul letto e poi tirò fuori
dalla borsa in quaderno di Tom, con estrema delicatezza.
La copertina era grigia, rigida. Lo
aprì piano e cominciò a sfogliarlo, pagina per pagina, fermandosi ad ammirare
la sua scrittura.
Era sottile, spigolosa, elegante.
Nessuna cancellatura, nessuna sbavatura, nessun disegnino sui bordi o altra
cosa che non fossero appunti.
Proprio come si aspettava da Tom
Riddle.
Trovò la lezione del giorno
precedente ed iniziò a ricopiarla, meticolosamente.
Una volta finito riprese in mano il
piccolo quaderno e se lo avvicinò al viso. Inspirò forte e sentì odore di fogli
ed inchiostro, mescolato a qualcos’altro, un odore che poteva essere solo di
Tom, estraneo e in qualche modo famigliare…
“Hai saltato la cena Eva!” la
rimproverò Annie, quando salì in camera. La trovò sdraiata nel letto che
sfogliava le pagine del quaderno e alzò gli occhi al cielo.
“La nostra principessa dei Corvi ha
di meglio da fare che mangiare.” sghignazzò Beth, chiudendo la porta.
“Ancora non ci credo.” Eva sembrava
in estasi.
“Ehi sveglia! Ti ha prestato un
quaderno, non dichiarato amore eterno!”
Eva e Beth fulminarono l’amica con
uno sguardo.
“Certo che sei proprio incoraggiante
eh! Lasciala almeno sognare.” disse Beh, buttandosi sul letto.
“C’è bisogno di un po’ di realtà, non
di fantasia.” ribatté Annie.
Per tutta risposta Eva chiuse le
tende del baldacchino.
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Capitolo 5 *** Felicità e tenebre ***
Eccomi qui con un nuovo capitolo! =D
Come andranno le cose fra Eva ed il ragazzo-verde? E fra Eva e
Tom Riddle?! Riuscirà a conquistarne il cuore, alla fine?
Ok ok, basta introduzioni XD
Godetevi il capitolo! =D
Ringrazio tutti quelli che han messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite
e chi recensisce, invito a fare altrettanto! *--*
Buona lettura =)
Felicità e tenebre
La mattina dopo Eva si rese conto
che, anche se Tom le aveva prestato gli appunti, non le aveva neppure chiesto
il nome e quindi si sarebbe dimenticato di lei.
Era decisa a fare in modo che ciò non
accadesse, perciò prese un pezzo di pergamena e scrisse un biglietto.
Grazie mille per gli appunti Riddle!
Mi sono stati molto utili.
Non avevo torto, sei il migliore.
Eva
In effetti era parecchio stupido ma
alla ragazza non veniva in mente nient’altro, così lasciò asciugare
l’inchiostro (verificò ben tre volte che fosse realmente asciutto, non voleva
in alcun modo compromettere gli appunti di Tom) e lo infilò nell’ultima pagina scritta
del quaderno.
Scese a colazione con le altre ma
prima di andarsi a sedere al tavolo si avviò, di nuovo tremante, vero le Serpi.
Molti si zittirono vedendola e
parecchi ammutolirono quando si fermò proprio dietro a Riddle. Lui si girò e la
guardò interrogativo, così lei tirò fuori il suo quaderno dalla borsa.
“Grazie.” disse “Erano abbastanza
esaustivi.”
Tom prese il quaderno e gli diede le
spalle per metterlo in borsa, così lei arrossì e letteralmente scappò a gambe
levate. Per tutta la durata della colazione evitò di guardare verso il tavolo
di Serpeverde, ma Beth le faceva il resoconto.
“Stavano parlando tutti con Riddle
lanciandoti strane occhiate, ma lui li ha zittiti con un solo gesto della mano.
Ora ha ripreso a mangiare. Il gruppetto dei suoi amici ti guarda sospettoso.
C’è anche un piccolo gruppo di ragazze che ti guarda con sguardo omicida. Oh,
io starei attenta fossi in te.”
Il che non era particolarmente
rincuorante.
Avrebbe voluto tenersi molto di più
il quaderno, il realtà bastava anche solo un foglio, una parola… Ma non poteva
certo strappare la perfezione e in ogni caso Tom se ne sarebbe accorto. Poi
come l’avrebbe giudicata? Una maniaca? In effetti a volte era quello che si
sentiva.
Passarono ancora parecchi giorni
senza che succedesse nulla di eclatante. Tom non venne mai a parlarle né diede
segno di aver letto il biglietto, la ignorò come al solito e come al solito lei
si accontentò di osservarlo da lontano.
Poi una sera venne rapita di nuovo.
Aprì gli occhi, certa di trovare solo
tenebre.
“R-ragazzo v-verde?” sussurrò.
“Qui.” gli rispose lui, annoiato.
Eva cercò di avvicinarsi. Il ragazzo
le porse la mano e lei la strinse.
“Ma io dico, non hanno niente di
meglio da fare che rinchiuderci in un posto simile?” sembrava arrabbiato.
“E’ s-solo un gioco.” disse Eva.
“Cos’è, li difendi pure?”
“Fra p-poco finirà. S-si
stancheranno.”
Silenzio.
“Non è che tu li conosci, vero?”
“N-no!” esclamò lei “E poi ti p-pare
che mi farei rinchiudere q-qui?!”
“Ma li hai difesi.” il tono era duro,
freddo, ghiacciato “Non sarai una leale Grifondoro per caso?!”
“No!” rispose lei “Dove lo vedi il
coraggio in me?”
Come a sottolineare la cosa gli
strinse di più la mano, mentre cercava di smettere di tremare.
“Potresti fingere.” disse lui, acido.
“E tu chi sei per usare quel tono?
Non sarai forse una Serpe, vero?!”
Silenzio.
“Oh no, ho indovinato. Sei una Serpe
vero?”
Pausa.
“Sì esatto.”
Il cuore di Eva sussultò un attimo.
Se era una Serpe, poteva conoscere Tom… Poteva farla avvicinare a lui…
“Comunque non sto fingendo.” disse
piano, rannicchiandosi sempre di più su sé stessa.
“E io come faccio a saperlo?” eccolo,
il tono indisponente.
“I miei sono morti in un incidente
d’auto.”
“E allora?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ero in macchina con loro.” Eva non
sapeva neanche perché lo stesse raccontando. Vivide le immagini di quella
terribile notte si fecero strada nella sua mente, mentre lei cercava solo di
tenerle lontane.
“Siamo usciti fuori strada, l’auto si
è ribaltata ed è finita in un fosso. Era notte, non c’era la luna. Era buio.”
Deglutì, cercando di trattenere le
lacrime. Non aveva confidato quella cosa a nessuno, neanche ad Annie e Beth.
Perché ne parlava proprio con uno sconosciuto?!
“Avevo male dappertutto e chiamavo
senza sosta i miei genitori, ma loro non mi rispondevano. Erano… Erano morti
sul colpo, capisci? Passarono ore prima che ci trovassero. Ore. In compagnia di
due cadaveri, nel buio più assoluto.”
Deglutì un’altra volta ma le lacrime
strabordarono, Eva prese a tremare come non mai e allora fece una cosa al tempo
stesso molto stupida e necessaria: si avvicinò al ragazzo-verde e gli si
strinse al petto, alla ricerca di un abbraccio.
Lui s’irrigidì e non fece nulla.
Eva pianse, pianse per un sacco di
tempo mentre cercava disperatamente di dimenticare quei momenti, quel male, il
gocciolio del sangue che cadeva, la sensazione di essere sola, abbandonata…
Dopo un po’ smise e si sentì svuotata
come non mai.
Stava per staccarsi quando con la
mano libera il ragazzo-verde le cinse le spalle.
“Non mi hai ancora detto in che casa
stai.”
Eva non sapeva se volesse cambiare
argomento o sé stesse solo cercando di aiutarla, ma lo ringraziò mentalmente.
“C-corvonero.” balbettò.
Un attimo di silenzio.
“Sei una secchiona allora.”
Eva sbuffò.
“Non per forza noi di Corvonero siamo
secchioni. Io, ad esempio, sono sì intelligente ma sono anche estremamente
pigra. Passare ore e ore sui libri per me è… Noioso.”
Sentì il ragazzo ridacchiare.
“Sarebbe come a dire che voi
Serpeverdi siete tutti malvagi, o maghi oscuri…”
Pausa.
“Come procede la tua cotta?” chiese
poi lui.
Eva sospirò.
“Mi ha prestato gli appunti.” disse
in un tono sognante. Quasi si dimenticò di dove stava tanto era dolce quel
ricordo dentro di sé.
“Ma davvero?” il tono di
ragazzo-verde sembrava divertito.
“Già.”
Poi si sentì un cigolio ed Eva urlò
come al solito. Ma erano solo venuti a prenderli.
Infatti la ragazza si risvegliò
nell’aula abbandonata, la bacchetta in grembo, e si diresse leggera con il
ricordo degli appunti di Tom verso la torre di Corvonero.
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Capitolo 6 *** Un passo... Verso di me?! ***
Buongiorno a tutti! XD
La storia come potete vedere mi ha preso moltissimo, vado al
ritmo di un aggiornamento al giorno! XD
Beh comunque non abituatevi troppo bene perché fra poco
rinizia l’università ed io sarò di nuovo piena di cose da fare… Comunque volevo
annunciarvi che la storia non sarà lunghissima (dovrebbero essere meno di venti
capitoli ad occhio e croce) ma continuerà in un’altra storia, che poi
continuerà in un’altra storia ancora… (quest’ultima è ancora bene da definire
XD)
Bene, non ho nulla da aggiungere! XD
Ringrazio come sempre chi mi segue/ricorda/preferisce ed
invito a recensire! =)
Buona lettura =)
Un passo… Verso di me?!
Eva raccontò alle sue migliori amiche
quello che era successo, omettendo ovviamente il ricordo della morte dei suoi
genitori.
“Accidenti, una Serpe!” esclamò Annie
“Allora forse può aiutarti davvero ad avvicinarti a Riddle!”
“Già!” rispose Eva, entusiasta come
non mai.
“Potrebbe persino conoscerlo!”
“Devo scoprire chi è!”
Le due andarono avanti così per un
bel po’ e Beth rimase ad osservarle.
“Ragazze…” sussurrò infine.
“Che c’è?!” esclamarono loro,
entrambe eccitate, voltandosi verso di lei.
“Non avete pensato che… Che potrebbe
anche essere lui stesso Tom Riddle?”
Eva si gelò.
“No… Non è possibile.” rispose,
sussurrando.
“Perché no?” esclamò Annie, che si
era ripresa in fretta dalla sorpresa.
“Perché… Perché… Insomma, me
l’avrebbe già detto no?! Gli ho praticamente detto che mi piaceva!”
Le due amiche ridacchiarono.
“Io sto parlando seriamente!
Dimenticate forse che si tratta di Tom? Tom Riddle?! Di sicuro mi avrebbe detto
che sono una scocciatura, di lasciargli la mano, cioè non che mi faccia piacere
ma ormai ho capito che con lui non ho speranze, eppure…” la voce le morì in
gola.
“Oh tesoro.” disse Beth,
avvicinandosi ed abbracciandola.
Il giorno dopo andarono a lezione
come al solito ed Eva era impaziente che arrivasse la quarta ora,
Trasfigurazione, per vedere il suo adorato Tom. Dire ad alta voce quello che
ormai era un dato di fatto l’aveva sorpresa, perché si era sempre tenuta tutto
dentro, ma una volta riassestato il suo cuore era riuscita di nuovo a
seppellire quelle parole e a non farci più caso. Non si sentiva, quindi,
sconfitta o delusa… Solo in attesa.
E l’attesa fu vana, Tom Riddle non si
presentò a lezione.
Dai mormorii dei suoi compagni Eva
intuì che stava bene fino a due secondi prima, quindi un’incredibile tristezza
la pervase. Che avesse saltato la lezione per colpa sua? Si era accorta che
continuava a guardarlo e gli dava fastidio?
Che presunzione.
Non poteva essere di certo lei a
smuovere il cuore di Tom, figurarsi avere il potere di fargli saltare un’intera
lezione. A lui, il mago più dotato di tutta Hogwarts. Probabilmente aveva avuto
un contrattempo.
“Ehi, vedi di seguire!” le sussurrò
all’orecchio Annie, dato che lei si era lasciata prendere dallo sconforto.
Eva si riscosse e decise che il modo
migliore per riprendersi dalla delusione era non pensarci affatto, quindi si
concentrò sulle parole del professor Silente.
Purtroppo la lezione non durò in eterno
e, pur continuando a prestare molta attenzione durante le altre, non poté
impedirsi di pensare a Tom nei vari intervalli. Si sentiva tristissima, e per
quanto lo cercasse non lo vide mai.
Si avviò così sconfitta all’ora di
cena, dopo essere stata convinta da Beth e Annie ad andarci.
“Insomma, non ti puoi ridurre così
solo perché non lo vedi un giorno! Come fai la domenica, sentiamo?!”
“… Lo vedo a colazione, pranzo e
cena.”
Annie alzò gli occhi al cielo.
“Beh, si dà il caso che potresti
vederlo anche stasera, quindi zitta e vieni a mangiare.”
Eva quindi non disse nulla ed entrò
nella Sala Grande. Diede di sfuggita un’occhiata al tavolo delle Serpi e non lo
vide, quindi innalzò la giornata a giornata peggiore dell’anno. Si sedette al
solito posto e stava per iniziare a mangiare, svogliatamente, quando qualcuno
tossicchiò proprio dietro di lei.
“Ehm ehm.”
Si girò e probabilmente si slogò la
mascella vedendo Tom Riddle che la guardava. Si affrettò a chiudere la bocca
mentre lui diceva: “Non so se hai notato, ma non c’ero a Trasfigurazione. Non è
che gentilmente mi presteresti gli appunti, Eva?”
Pronunciò il suo nome mettendoci una
particolare enfasi ed Eva arrossì come non mai.
Se l’era ricordato.
“C-certo.” balbettò confusa, mentre
Tom alzava un sopracciglio.
Eva fu quasi certa di vedere un lampo
di divertimento nei suoi occhi e quasi si mise a piangere dall’emozione.
Aveva appena illuminato gli occhi di
Tom, quegli occhi così inespressivi e gelidi.
Come ci fosse riuscita ancora non lo
sapeva ma nella sua testa prese a ringraziare ogni singola personalità nota che
le veniva in mente.
Si girò e prese il suo quaderno di
Trasfigurazione, mettendolo fra le mani di Tom.
Le sue tremavano leggermente.
“Grazie.” sussurrò lui, prima di
girarsi ed andare in direzione del tavolo di Serpeverde, sempre con la luce
divertita negli occhi.
Appena si fu allontanato abbastanza
Annie e Beth presero ad urlare e la sommersero con degli abbracci soffocanti.
Daniel la guardava con la bocca spalancata e un cucchiaio di piselli sospeso a
mezz’aria.
Eva era semplicemente basita. Ancora
non si capacitava del fatto che Tom fosse venuta da lei, lei, a chiederle di ricambiare il favore fatto. Ringraziò
mentalmente Annie per averla spronata ad avere attenzione in classe e con
sollievo pensò al fatto di non essere una di quelle adolescenti che riempivano
il bordo dei fogli con il nome della persona amata. Non osò pensare
all’imbarazzo in caso contrario.
Fu solo quando ormai era sola nel
letto, mentre tutte le altre già dormivano, che quella sorta d’incredulità
apatica lasciò il posto all’emozione.
Tom Riddle le aveva chiesto gli
appunti, era venuto a parlarle al tavolo di Corvonero, i suoi occhi si erano
illuminati di divertimento mentre la guardava.
Forse non era vero, dopotutto, che
non fosse in grado di smuovere il suo cuore.
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Capitolo 7 *** Sorpresa! ***
Devo seriamente dire di essere sorpresa da me stessa, dato che
sto continuando ininterrottamente a scrivere da giorni e giorni…
Questa storia mi ha preso proprio tanto! XD
Beh, che altro dire? Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda
e soprattutto chi recensisce, invito a fare altrettanto! *--*
Buona lettura! =)
Sorpresa!
Eva scese a colazione il giorno dopo
leggera leggera: sembrava quasi volare da quanto era contenta.
Le sue due amiche non facevano altro
che scambiarsi sorrisoni dietro le sue spalle, ma dopo un po’ ovviamente Annie
dovette rovinare tutto.
“Però beh… Vedi di non montarti la
testa ok?”
Eva si sentì come se qualcuno avesse
bucato il suo palloncino di felicità, facendolo scoppiare tutto d’un colpo.
“Voglio dire… E’ vero, è stato
insolito per un tipo come Riddle… Ma non dimenticare che parliamo pur sempre di
appunti.”
Beth sbuffò.
“Annie, sei deprimente. Lasciala
stare, non vedi com’è felice?”
“Come ero felice, vorrai dire.” rispose Eva, mettendo il muso.
Beth lanciò ad Annie un’occhiataccia
ma Eva non se la prese più di tanto con l’amica. Sapeva che era una delle sue
caratteristiche principali quella di dire sempre la verità e di non fare viaggi
nella fantasia ed era una dote che, seppur fastidiosa all’inizio, alla fine si
rivelava utile.
“Beh penso che lo risarai fra poco.
Riddle sta venendo verso di te.”
Eva quasi si slogò il collo per
cercare di vederlo.
“Ti ringrazio per gli appunti, li ho
trovati molto… Esaustivi.” disse quando si fu avvicinato abbastanza, porgendole
il quaderno.
Eva lo prese con mani tremanti e lo
osservò mentre si allontanava, diretto al tavolo delle Serpi. Quando vide che
si sedette dandole la schiena si rigirò verso le sue due amiche e si portò il
quaderno al viso, inspirando. Non c’era nessun odore insolito, eppure… Eppure
era stato tra le sue mani. Qualcosa di suo toccato dalle mani di Tom.
Fermò certi pensieri prima che
potessero prendere un’altra forma e pian piano aprì il quaderno, sfogliandolo.
Non ci trovò niente, nessun bigliettino, nessuna scritta, niente. Ma nonostante
ciò il palloncino di felicità si era rigonfiato a dismisura e ora le sembrava
di fluttuare leggera nel cielo.
Riuscì a sopportare persino tutta la
giornata scolastica, durante la quale non aveva lezione in comune con Tom, ed
aveva l’intenzione di andare a dormire presto con il quaderno di
Trasfigurazione stretto al petto per sognare il suo principe che piano piano
stava diventando reale.
Nei giorni seguenti la felicità scemò
lasciandole comunque un senso di soddisfazione. Continuò a guardare Tom da
lontano mentre Annie e Beth le dicevano di farsi sotto, che era la sua grande
occasione, che non poteva farsela sfuggire. Ma Eva si sentì improvvisamente
timida, le mancava il coraggio e non riusciva neppure ad andargli vicino senza
arrossire violentemente.
Il diciassette novembre la
soddisfazione lasciò il posto all’ansia, nel giorno dell’anniversario della
morte dei suoi genitori. Le sue amiche ormai sapevano che diventava
intrattabile e la lasciavano in pace, mentre Eva si chiudeva in un broncio e in
un mutismo ostinato che neppure la vista di Tom sapeva scalfire.
Gli inafferrabili decisero di rapirla
un’altra volta proprio quella sera e lei non poté far altro che maledirli
mentalmente quando si svegliò di nuovo avvolta dal buio.
“T-ti prego.” disse solo, le lacrime
che colavano già.
“Qui.” le rispose la solita voce.
Eva strisciò fino a trovare il
ragazzo e senza nemmeno pensare gli si strinse al petto.
Sentì ragazzo-verde irrigidirsi
mentre lei piangeva tutte le sue lacrime, terrorizzata come non mai dal buio
che la circondava.
“Che succede?” le chiese lui, un po’
indispettito.
“O-oggi” cercò di dire lei, fra un
singhiozzo e l’altro “E’-è l’an-nniversario d-della m-morte dei m-miei.”
“S-scusa.” aggiunse poi, staccandosi
da lui e riafferrandogli la mano, chiudendosi come non mai su sé stessa.
Silenzio.
Dopo un po’ il ragazzo le lasciò la
mano e lei si sentì perduta, tanto che dalla bocca le uscì un gemito di
disperazione.
Non durò nemmeno un secondo che sentì
la sue mani sulla schiena, a cercarle i fianchi.
“Staccati.” disse lui, ma sembrava un
ordine.
Eva cercò con tutte le sue forze di
lasciare le ginocchia a cui si era stretta e si tirò un po’ su. Il ragazzo-verde,
inaspettatamente, la sollevò e la prese in braccio.
Eva sentì le sue gambe che la
sostenevano e le braccia che la cingevano, e si strinse di nuovo a lui
buttandogli le braccia dietro il collo.
Pianse ancora per parecchio tempo,
poi alla fine si calmò, complice anche l’odore rassicurante del ragazzo.
“A cosa pensi?” le chiese lui
sussurrando, mentre con una mano le accarezzava i capelli e giocava ad annodarseli
al dito.
Lei restò zitta per un po’.
“Non è una cosa molto bella.” rispose
infine.
“Dimmela.” secco, duro. Come prima,
il tono sembrava quello di un ordine.
Eva sospirò.
“Penso che… Per quanto tu sia una
brava persona, preferire che fossero altre le braccia che mi stringono.”
“Il ragazzo che ti piace?”
“Esatto.”
Ancora una piccola pausa.
“Chi ti dice che non sia io?” disse
infine.
Eva s’irrigidì e cercò di
allontanarsi dal ragazzo per quanto possibile, dato che le sue braccia ancora
la stringevano.
“Non sono scherzi da fare.” disse,
acida.
Ci fu un’altra pausa.
“Ho salvato la bacchetta.”
“Come?” chiese Eva, stupita.
“Ho detto che ho salvato la
bacchetta. Ho fatto credere a tutti di averla dimenticata in biblioteca, mi
sono persino procurato una bacchetta falsa apposta e l’ho lasciata là davvero.
Speravo di ingannarli, e ci sono riuscito.”
“Vuoi dire che hai la bacchetta qui,
con te?!”
“Esatto.” disse.
Le lasciò un attimo i capelli ed Eva
sentì un rumore di stoffa spostata. Probabilmente stava prendendo la bacchetta.
“Lumus.”
sussurrò infine.
Eva aveva gli occhi chiusi, come
sempre quando si trovava in quel posto, ed aspettò che la luce la filtrasse da
sotto le palpebre prima di aprirli.
Quasi svenne.
Tom Riddle era a due centimetri dal
suo viso, inconfondibile, con la luce divertita negli occhi che aspettava
impaziente di osservare la sua reazione. E la stava tenendo in braccio. La
stava abbracciando.
“Merlino.” sussurrò, prima di
ributtargli le braccia al collo e stringerlo a sé.
Lo sentì irrigidirsi un attimo, di
sicuro per la sorpresa, poi si rilassò.
Lei cercò di assimilare tutto: il braccio che la stringeva, la
forma del suo corpo, l’odore del suo collo. Quell’odore ormai famigliare che
aveva il potere di calmarla un po’ in quelle tenebre assolute.
Lo sentì ridacchiare e si staccò solo
per vederlo: era bello, bellissimo, impossibile, l’espressione del volto aperta
in una risata vera, una risata che
non consisteva solo nel sollevare gli angoli della bocca ma che la spalancava
ed illuminava anche gli occhi.
Eva sentì un sacco di emozioni
contrastanti nascere in lei mentre Tom si ricompose.
“Che dici, esploriamo il posto?”
“C-certo.” rispose, quasi senza
fiato.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Dopo di te, Eva.” la prese in giro
lui e lei avvampò, ricordandosi di essergli praticamente seduta addosso.
Si alzò e lo stesso fece lui.
Fecero il giro della stanza
illuminando le pareti, il pavimento ed il soffitto, ma non trovarono altro che
muro. Nessuna porta né finestra, come avevano sospettato.
“Ma non è possibile.” disse Eva.
“Forse…” iniziò Tom, controllando
l’ennesimo pezzo di muro, quando lo strano cigolio si fece di nuovo sentire.
Davanti ai loro occhi qualcosa cambio: si stava materializzando una porta
strana, piena di strani aggeggi di metallo che giravano.
“Giù!” le disse Tom, spegnendo la
bacchetta e trascinandola per una mano.
Eva urlò per il buio improvviso e poi
non sentì più niente, risvegliandosi come al solito nell’aula vuota accanto
alla torre di Corvonero, la bacchetta in grembo.
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Capitolo 8 *** Compiti di Trasfigurazione ***
Buon primo maggio a tutti! XD
Cosa c’è di meglio per festeggiare che un nuovo capitolo?! XD
Ringrazio sempre chi mi segue/ricorda/preferisce e recensisce,
invito a fare altrettanto! =D
Buona lettura =)
Compiti di Trasfigurazione
“Eva?! Come… Stai?” le chiese Annie,
titubante, vedendola entrare in Sala Comune.
“Sono stata rapita?” chiese lei,
ancora incredula.
Beth e Annie si scambiarono
un’occhiata eloquente.
“Credo di sì… Insomma sei sparita per
un’ora…”
“C’è qualcosa che non va?”
Solo allora Eva si ricordò che era
l’anniversario della morte dei suoi genitori e che per questo le sue amiche
sembravano così esitanti. Stranamente il pensiero non la turbò: altro si
agitava confuso nella sua mente e soprattutto nel suo cuore.
“Non è un sogno vero?!” esclamò
all’improvviso, prendendo Annie per la veste “Sono stata rapita giusto?! E’ da
inizio anno che vengo rapita, non me lo sono immaginata no?!”
Annie sembrava terrorizzata, Beth era
a disagio.
“Sì Eva… E’ tutto vero.” le rispose
quest’ultima.
“Ma che diavolo…?” cercò
d’intervenire Annie.
Eva si lasciò andare e cadde su una
poltrona, senza forze, tenendosi la testa fra le mani.
“Santo Merlino.” disse solo.
“Eva che succede?!”
“Avevi ragione.” la ragazza guardò Beth
negli occhi.
“Su che cosa?” chiese lei,
evidentemente perplessa.
“Sulla sua identità. Era lui Beth,
era lui!” esclamò, facendo voltare un paio di primini ritardatari.
“COOOOSAAA?!” esclamarono le due
amiche all’unisono.
Eva raccontò loro della serata appena
trascorsa.
L’urlo che ne seguì svegliò
praticamente tutto il dormitorio.
Il giorno dopo la ragazza si alzò
ancora con un senso di irrealtà addosso. Le sue amiche le diedero il buongiorno
con degli enormi sorrisi e lei rispose debolmente.
“Beh, adesso sai che non sono solo
appunti!” esclamò Annie, allegra.
Se lo diceva lei voleva dire che il
mondo si era appena capovolto.
Tuttavia Tom non diede segni di
riconoscerla, non le andò a parlare, rimase circondato dai suoi amichetti e
tenne gli occhi ‘spenti’. Eva sentì di dover fare il primo passo e stavolta il
coraggio non le mancava: Merlino, l’aveva tenuta tra le braccia!
Così dopo la fine delle lezioni lo
seguì. Era sempre circondato dalle Serpi ed Eva esitò un attimo. Poi si disse
che non le importava e lo chiamò.
“Tom!”
Tutti ammutolirono e si girarono a
guardarla, lui per ultimo. Il suo sguardo era gelido.
“Chi ti ha dato il permesso di
chiamarmi per nome?” sibilò, cattivo.
Eva incassò il colpo ma non cedette.
“Oh, mi scusi signor Riddle. Così va
meglio?” disse sarcastica, socchiudendo gli occhi.
Un lampo di divertimenti passò sul
volto di Tom.
“Che vuoi, Eva?” chiese.
“Chi ti ha dato il permesso di
chiamarmi per nome?” gli fece il verso lei, dura.
Il piccolo gruppetto attorno a Tom
sembrò trattenere il fiato come una persona unica. Guardavano alternativamente
lei e Riddle, e i loro sguardi sembravano… Terrorizzati. Come se si
aspettassero che la punisse da un momento all’altro, per quell’affronto.
Invece gli angoli della bocca di Tom
si curvarono appena, cercando di trattenere il sorriso, e il divertimento
s’impossessò ancora una volta dei suoi occhi. Questo fece ben sperare ad Eva,
che faticò non poco a mantenere la maschera di durezza, mentre dentro ribolliva
di sollievo e felicità.
“Mi scusi, signorina White.” le
rispose.
“Potrei scambiare due parole con lei,
Riddle? In privato.” continuò Eva, alzando un sopracciglio ed indicando con un
cenno del capo le Serpi che lo circondavano e che erano rimaste ammutolite.
Tom si girò e con un gesto della mano
li invitò ad andare senza di lui. Loro non fiatarono e s’incamminarono, ma non
si tolsero l’espressione di sorpresa dal volto.
“Che deve dirmi, signorina White?”
chiese poi lui, estremamente divertito, quando rimasero soli.
“Volevo chiederle se le andava di fare
i compiti di Trasfigurazione insieme ma non mi sembra più il caso, signor
Riddle.” rispose Eva, per poi voltarsi dandogli la schiena.
Stava per andarsene quando Tom la
superò, sussurrandole: “Alle cinque in biblioteca, e sia puntuale signorina
White.”
Eva aspettò che sparisse oltre
l’angolo del corridoio e poi prese a saltellare felice, la maschera di durezza
subito sostituita da un’espressione zuccherosa.
Si fiondò verso la torre di Corvonero
per cambiarsi, dato che erano già le quattro e mezza, e mentre si vestiva
raccontò l’accaduto alle due amiche che le fecero gli auguri.
A cinque alle cinque era già in
biblioteca, la borsa con i libri stretta al petto. Entrò piano e lo vide,
circondato da tutti i suoi amichetti.
Ma bene. Le aveva lanciato una sfida.
Come se niente fosse gli si sedette
proprio di fronte. Ovviamente tutti alzarono lo sguardo verso di lei e poi
guardarono Tom, a disagio.
“Sei in anticipo.” osservò lui,
vedendola.
“La prego cortesemente di darmi del
‘lei’. In ogni caso, se non sbaglio dobbiamo fare un tema… Ha già preso i libri
occorrenti per la ricerca o devo farlo io, signor Riddle?” disse Eva, tirando
fuori i piuma, inchiostro e dei fogli di pergamena.
“Come può notare sono già sul tavolo,
signorina White.” rispose lui, sempre divertito.
Passarono così il tempo, facendo il
tema ognuno per i fatti propri e scambiandosi la parola solo per chiedere
cortesemente di passarsi dei libri, o per verificare una notizia letta. Gli
altri, che in genere erano abbastanza rumorosi anche in biblioteca, erano
ammutoliti, come sotto shock.
Dopo circa un’ora Eva finì il suo
tema, quindi si alzò e con un: “Arrivederci signor Riddle; signori.” si
congedò.
Aveva quasi varcato la porta quando
pensò di sentirlo ridacchiare e sorrise, soddisfatta.
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Capitolo 9 *** Rivelazione ***
Buonasera a tutti u.u
Ecco qui il prossimo capitolo… Che ne pensate? Il ‘caro’ Tom
sta emergendo…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito a
recensire! =)
Buona lettura =)
Rivelazione
Venne rapita un’altra volta.
Eva aprì gli occhi e si ritrovò nel
buio, terrorizzata come sempre.
“T-Tom!” chiamò.
“Ma come, niente più formalità, Eva?” rispose lui, marcando il suo nome,
la voce ancora divertita.
Lei gli si avvicinò e gli si buttò al
collo.
Lui, paziente, la prese in braccio
come la volta precedente e la fece accomodare sulle sue gambe, iniziando poi a
giocare con i suoi capelli.
Eva si strinse a lui e sentendo il
suo odore riuscì a tranquillizzarsi. Come aveva fatto a non capire prima che
era lui?! Quel profumo non poteva essere che suo.
“Dunque, che mi racconti?” le chiese
Tom.
“Che sei uno stronzo, Tom Riddle.”
Lui ridacchiò e la strinse appena
appena più forte.
“E sei anche maledettamente bello.”
sospirò lei.
“Ma come? Mica non ti piacevano i
tipi belli e impossibili?” continuò lui, sempre estremamente divertito.
“Non ho detto che non mi piacciono, ho
detto che non mi piacciono solo perché
belli.” rispose lei, piccata.
“Ah no? E per cosa allora?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Voglio conoscerti, Tom.” rispose
infine Eva “Voglio sapere tutto di te.”
Il ragazzo s’irrigidì appena.
“Questo non è possibile.” disse
infine, la voce d’un tratto dura e fredda.
Eva si scostò leggermente per
guardarlo in faccia, anche se ovviamente non poteva vederlo.
“Perché no?” chiese, ferita.
“Nessuno può conoscermi veramente.”
“Stai facendo la vittima?! Della
serie ‘nessuno mi capisce’?!”
“Certo che no.”
“E allora cosa?!”
Ci fu un lungo silenzio.
“Ci sono delle cose che non sai di
me, Eva, cose che non ti piacerebbe affatto sapere.”
“Fammi un esempio.” stavolta era lei
ad avere la voce fredda e dura.
Altra piccola pausa.
“Sono un ragazzo cattivo.” disse
infine lui.
“Questo si era capito. Ti ho appena
dato dello stronzo!”
“No, non è questo. O meglio, non è
solo questo.”
“E allora cosa?!” Eva era esasperata.
Come poteva stare lì con lui, così vicina,
senza che lui volesse aprirsi?! Che senso avevano allora quelle coccole
inesperte, il suo metterla alla prova?! Il tenersela vicina al buio,
l’allontanarla alla luce.
“Il fatto, Eva, è che io non sono in
grado di amare.” ammise lui.
“C-come?” la ragazza era rimasta
shokkata. Com’era possibile? Tutti sanno amare.
“Nessuno me l’ha insegnato. Sono
cresciuto solo, in un orfanotrofio, sentendomi sempre superiore agli altri per
via delle cose che sapevo fare… Per via della mia magia. Ero cattivo, li
spaventavo…” la voce di Tom fremette un attimo “E sono sempre stato convinto di
bastare a me stesso. Io non amo, Eva. L’amore è per i deboli. Io non sono
debole, e quindi non sono neanche in grado di amare.”
Era un’assurdità.
Come poteva credere davvero in certe sciocchezze?
“Ma questo non…” iniziò.
“Cosa? Non è vero? Sia quel che sia,
è quello che sono. Non ho mai amato nessuno e mai amerò.”
Eva non lo aveva mai sentito così
distante.
Persino prima, quando era da sola a
guardarlo da lontano, si sentiva più vicina di ora che gli stava fra le
braccia.
Cos’era allora lei per lui? Un gioco?
E i suoi occhi, che aveva illuminato di divertimento giusto il giorno prima,
che significavano?
Nulla, assolutamente nulla.
Mi ha rifiutato,
pensò la ragazza, mi ha rifiutato
definitivamente, non c’è più niente da fare. Ecco perché sto così male.
Prima che potesse aprir bocca, prima
che potesse mettersi a piangere o urlare, prima che potesse fare qualsiasi cosa
il solito cigolio famigliare si fece sentire e lei non vide più niente.
Si ritrovò di nuovo nell’aula vuota
affianco alla torre di Crovonero, ma stavolta non era pervasa da un senso di
irrealtà: era tutto vero, Tom Riddle aveva ammesso che mai e poi mai si sarebbe
innamorato, e quindi per lei non c’erano più speranze.
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Capitolo 10 *** Gesto ***
Buonasera a tutti lettori e lettrici! XD
Ecco qua il prossimo capitolo… E’ un capitolo che ritengo
decisivo u.u
Vorrei far notare che in fondo ci sono delle note per spiegare
TUTTO il mio modo di vedere Tom, e il punto di vista di Tom stesso nei vari
capitoli (per i prossimi lo metterò sotto ogni capitolo pubblicato XD e alla
fine raccoglierò tutto il materiale e dopo l’epilogo pubblicherò un’ulteriore
capitolo che racchiude tutto, sistemando questo e gli altri XD). E’ la cosa più
lunga che io abbia scritto finora (non spaventatevi! XD) ma consiglio di
leggerla se volete comprendere appieno il mio punto di vista… E i comportamenti
di Tom nella ff XD
Beh, vi lascio alla storia, ringraziando come al solito le
seguite/preferite/ricordate… E chi mi recensisce! *--* Invito a fare altrettanto!
=D
Buona lettura =)
Gesto
Eva sembrava spenta, apatica. Morta.
Non aveva detto alle sue amiche cosa
era successo, ma loro avevano intuito abbastanza da non insistere.
Si trascinava così, lo sguardo basso
e un’espressione indecifrabile sul volto. Non cercava più Tom, non s’illuminava
più vedendolo… Si era come estraniata dal suo stesso cuore: se lui non amava,
non lo avrebbe fatto neanche lei.
I giorni passarono lenti e grigi,
diventando settimane.
Annie e Beth erano preoccupate: Eva
tardava a riprendersi, aveva perso il sorriso e insieme ad esso la voglia di
fare qualsiasi cosa, fosse gioco o studio.
Decisero di aspettare fino all’ultimo
giorno di scuola prima delle vacanze: se per allora l’amica non si fosse
ripresa sarebbero andate direttamente da Riddle a chiedergli spiegazioni ed,
eventualmente, strozzarlo con le loro mani.
Era quindi l’ultimo giorno di lezioni
e le ragazze si stavano avviando verso l’aula di Trasfigurazione.
Una volta girato l’angolo Annie e
Beth si bloccarono, vedendo l’esile figura di Tom Riddle in attesa, il ragazzo
appoggiato ad una colonna davanti all’aula. Era solo, senza il solito gruppetto
di Serpi a circondarlo.
“Eva.” disse, vedendo la ragazza che
lo stava ignorando.
Lei si fermò ad un passo da lui.
“Che vuoi?” chiese lei, la voce
spenta.
“Parlami.” il tono era duro.
“Non ho niente da dirti.” disse lei.
“Non è vero. Guardami.”
Ancora come se stesse dando un
ordine.
La ragazza tenne il volto basso.
Nel frattempo gli studenti iniziarono
ad arrivare, compreso il gruppetto che di solito accerchiava Tom.
“Accidenti Eva, che mi tocca fare!”
esclamò lui, furente, prendendola per la vita e sollevandola.
La borsa con i libri, che era
appoggiata sulla spalla della ragazza, cadde a terra con un tonfo mentre Eva
spalancava gli occhi, sorpresa. Tom Riddle la strinse a sé per poi andarsene,
incurante degli sguardi di tutti i presenti.
Eva si aggrappò alle vesti del
ragazzo per non perdere l’equilibrio e fissò le sue amiche, che le ricambiarono
lo sguardo assolutamente incredulo.
Tom la portò in un’aula vuota poco
distante, chiuse la porta colpendola con un fianco, si avvicinò ad un banco e
la lasciò andare.
“Insomma!” iniziò, sempre più
arrabbiato “Fino a qualche settimana fa eri tutta zuccherosa, mi osservavi, cercavi
di avvicinarti a me in ogni modo, dicevi di essere innamorata di me e tutte
queste belle cose. E ora che hai?!”
Eva continuava ad osservarlo,
incredula. Tom era fuori di sé, il volto paonazzo, gli occhi che lanciavano
lampi furiosi.
“Non mi cerchi più con lo sguardo,
non mi parli più, sembra che non t’importi più niente! Cos’erano, solo bugie?!”
Improvvisamente Eva scoppiò a ridere,
una risata allegra e forte, talmente forte che dovette tenersi le costole.
“Ma cosa…?” fece Tom, confuso.
Poi due lacrime spuntarono dagli
occhi della ragazza, che si mise una mano sulla bocca. Si avvicinò a Tom e gli
afferrò la veste, appoggiando la testa sul suo petto, fra le mani. Grosse
lacrime iniziarono a colarle giù per le guance e finirono per terra.
“… Non è vero…” sussurrò.
“Che cosa?” chiese Tom, sempre più
sbalordito dalla strana reazione della ragazza.
“Non è vero che non sei in grado di
amare…” rispose lei, alzando appena il tono di voce.
Eva chiuse gli occhi, continuando a
piangere lacrime silenziose. Erano lacrime di gioia, di sollievo. Ecco che,
alla fine, arrivava a conoscere quel ragazzo meglio ancora di quanto lui
conoscesse sé stesso…
Tom Riddle era furioso che lei non
gli dedicasse le solite attenzioni, perché? Aveva paura che lei avesse mentito,
come mai?
Era geloso.
Geloso in modo egoista, eccessivo,
rigido… Ma era geloso. Dell’affetto che lei provava per lui.
Noticine dell’autrice – non tanto ‘ine’ XD
Il punto di vista di Tom
Ok, dato che una persona ha espresso
dubbi – assolutamente fondati – sul personaggio di Tom, ed io stessa ho notato
che non si capisce molto il suo punto di vista (purtroppo non potevo farlo
vedere subito, per via del fatto che non potevo svelare che fosse lui il
ragazzo del gioco, ed inserirlo a metà storia mi pare ‘brutto’…) ho deciso di
raccontarvi brevemente come lo vedo, soprattutto ai fini di questa storia.
Racconterò quindi come è maturato,
con una doverosa premessa: ho ritenuto di fare in modo di evitare che non
potesse amare perché concepito sotto l’effetto dell’amortentia, come avete
potuto notare nel capitolo precedente è una sua libera scelta. Questo perché io
credo molto che il contesto formi la maggior parte della persona: se Merope
avesse continuato a dare la pozione a Tom Riddle senior senza che nessuno se ne
accorgesse Tom sarebbe cresciuto in una famiglia unita e amorevole (per quanto
può esserlo un padre ‘drogato’, ma va beh) e, conoscendo direttamente l’amore e
l’affetto, avrebbe evitato di diventare quello che poi è stato.
Partiamo dall’inizio.
Tom Riddle, fino ad una certa età
almeno (6-7 anni) era un bambino normale.
Giocava con gli altri tranquillamente
e, appena comprese cosa significasse realmente essere orfano, s’intristì.
Voleva i suoi genitori, sognava che suo padre – dato che sapeva che la madre
era morta – venisse a prenderlo, piangeva come tutti.
Poi, appena si rese conto dei suoi
poteri e di saper parlare con i serpenti, ebbe una sorta d’illuminazione: era
diverso dagli altri, speciale… Si allenò isolandosi un po’ da tutti, vedendo
come poteva controllare quella nuova parte di sé. Nello stesso tempo realizzò
che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderlo, che era inutile sperare e
piangersi addosso; in ogni caso lui non avrebbe più avuto bisogno di nessuno
dato quello che sapeva fare. Nello stesso periodo giurò a sé stesso che sarebbe
stato forte, superiore, che non avrebbe più pianto… Ed iniziò ad odiare i
bambini che ancora lo facevano, di notte. Presto iniziò a sentirli piangere
anche nei suoi sogni, nei suoi incubi, ed il suo odio crebbe di molto…
Alcuni cercavano ancora di
avvicinarlo ma lui si isolava sempre più spesso, convinto del fatto di essere
speciale e quindi superiore a loro, disgustato dalla loro debolezza. Ma la
goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che, al di là delle chiacchiere
che facevano alle sue spalle e di cui non gli importava nulla, sentì che la
maggior parte di loro lo compativa, cercando di capirlo da lontano. Lui, che
aveva la magia in corpo ed era diverso, compatito da quelle nullità?!? Non lo
accettò ed iniziò a punirli, a spaventarli, a mostrargli quello che credeva la
sua vera natura… E riuscì ad ottenere timore e rispetto, nessuno lo
contraddiceva più. Secondo il suo punto di vista l’ordine era stato
ristabilito, lui si era dimostrato superiore (come doveva essere) ed era felice
di sapere quanto fosse potente.
Complice del fatto che associava la
debolezza ai pianti notturni dei compagni, che invocavano i genitori, si fece
strada in lui la convinzione che l’amore rendesse deboli, che bisognava contare
solo sulle proprie forze, che era patetico affidarsi a qualcun altro…
Poi Silente venne a spiegargli che
era un mago, come molti altri, e che quindi i suoi poteri non avevano nulla di
speciale. Lo odiò, in quel momento, lo odiò anche perché lo costrinse a
scusarsi, perché si dimostrò più forte di lui. Ma non volle comunque dargli la
soddisfazione di farsi accompagnare a Diagon Alley: come al solito sapeva
badare a sé stesso e non aveva bisogni di nessuno.
Ciò non toglie che Tom non fosse una
macchina, era un essere umano come tutti, e aveva dei momenti di debolezza… Uno
l’ha visto proprio Eva durante il loro primo viaggio in treno. Ma ogni volta il
ragazzino si dava dello stupido e si riprometteva che non sarebbe mai più
accaduto, lui era forte, il migliore…
Ne era così convinto che s’impegnò al
massimo nello studio, tralasciando il resto. Gliel’avrebbe fatta vedere, a
Silente come a tutti loro, che pensavano che fosse solo un mago come un altro…
Molto dotato, ma nulla di speciale.
Ben presto scoprì che il suo potere
di parlare con i serpenti era si Salazar Serpeverde, uno dei 4 fondatori di
Hogwarts e capo della sua casa… Da lì nacque l’ossessione di cercare le sue
origini, di vedere se potesse essere un suo discendente… Ed ovviamente la cosa
accrebbe in modo esponenziale il suo sentirsi speciale, unico.
Inizialmente i compagni tentarono di
avvicinarlo, ma lui non se ne curava, ritenendoli indegni come tutti. Quando
ormai la maggior parte di loro ci aveva rinunciato e aveva iniziato a
compatirlo, chiedendosi cosa mai fosse successo a quel ‘povero’ ragazzo per
trattare la gente così, Tom si arrabbiò di nuovo e di nuovo sentì il dovere di
dargli una lezione. Sapeva di dover stare attento – Silente lo teneva d’occhio,
e lui non ci teneva a finire espulso: aveva ancora troppo da imparare – e così
usò il serpentese e la sua abilità negli incantesimi, accettando e proponendo
‘innocenti’ sfide a duello alla gente (anche a ragazzi più grandi di lui) e
vincendo sempre. Si guadagno così nuovamente il rispetto ed il timore della
gente.
Nel frattempo scoprì e s’immerse
nelle Arti Oscure: una branca della magia che l’aveva affascinato perché
permetteva di ottenere il controllo delle persone, così iniziò a studiarla di
nascosto… Perché ovviamente doveva mantenere davanti agli occhi dei professori
un comportamento impeccabile, ammaliarli per non far intendere la sue
intenzioni e i suoi sogni oscuri. Ci riuscì, ovviamente, tanto che venne
persino nominato Prefetto al quinto anno.
Non dimentichiamoci però che Tom è
comunque un adolescente… Un adolescente con idee forti e ben precise, ma pur
sempre in crescita… E tutti sappiamo che l’adolescenza è un’età difficile dove
maturando possiamo arrivare anche a cambiare noi stessi.
Vi è qualche altro piccolo dettaglio.
Ora come ora il ‘mio’ Tom non è per niente interessato ad ottenere
l’immortalità: ancora non sa che era la madre ad essere una strega (presto si
arrenderà all’evidenza che di suo padre non c’è traccia ad Hogwarts) e quindi
non vede la sua morte come una debolezza… Io sono convinta che questa
ossessione subentri in un secondo momento (sempre se non si fosse messa di
mezzo Eva XD), ovvero quando scopre che la madre è una strega e si rende conto
che quindi l’avere poteri magici non lo salvi dalla morte… Si convincerà a
cercare quindi notizie su come rendersi immortale e s’imbatterà negli Horcrux
(XD) – tutto questo ovviamente prescinde dalla mia ff che lo farà ‘deviare’ dal
suo percorso originario XD
Altra cosa: lui non odia i babbani,
non vuole la purezza del sangue ecc… Almeno non in questo momento. Come ho
detto li considera creature indegne di considerazione, deboli (alla pari degli
elfi domestici) perciò credo che l’odio sarebbe immotivato. Credo che inizi ad
odiare dopo aver assassinato suo padre e suo nonno… Si sono presi gioco di una
strega, lo hanno abbandonato, in quel momento riemerge il bambino timido che
chiamava i genitori nella notte… E questo non riesce a sopportarlo. Inoltre
capirà che è una buona motivazione per indurre altra gente a seguirlo senza
circuirla troppo, nel senso: andando tutti dietro ad un ideale comune gli altri
si convinceranno ad obbedirgli senza esitazione senza dover essere soggetti
alla maledizione Imperius o cose simili… Ed è inoltre un ottimo ‘trampolino di
lancio’ per emergere, per rendere noto il suo nome – pardon, soprannome XD – e
per essere così temuto… Per dimostrare il suo essere speciale. Anche questa
parte della storia viene sconvolta da Eva, ovviamente non vi posso anticipare
niente, però spero che andando avanti possiate capire… Ed apprezzare lo stesso
questo Tom un po’ diverso dal solito >..<
Ecco che quindi ora passo ad
analizzare le sensazioni di Tom capitolo per capitolo, sperando che siate
riusciti a capire il suo pensiero e le sue emozioni (in caso contrario
ditemelo). Finora mi sembra anche di averlo mantenuto abbastanza IC… Vediamo
come si evolve il suo pensiero:
_ Capitolo uno: Nel buio
Beh
qui Tom praticamente non appare, quindi non ho niente da dire XD
_ Capitolo due: Ragazzo-verde
Qui si
vede che Tom è parecchio scostante u.u Eva lo prende per mano e la cosa lo
spiazza lasciandolo profondamente turbato: finora nessuno aveva mai osato fare
una cosa del genere… Nessuno lo toccava. E’ rimasto talmente sorpreso che non
ha fatto nulla per evitare il contatto stesso. Noterete spesso questa caratteristica:
s’irrigidisce, non riesce a reagire. Insomma, è una novità per lui! XD Pure
quando Eva l’annusa… Credo che sia rimasto confuso e spiazzato, si è sentito
impossibilitato a reagire e si è spaventato per questo. Per il soprannome…
Forse aveva già in mente di farsi chiamare Lord Voldemort ma ancora non ha
usato questo nome, neppure con i suoi ‘amichetti’ (XD) quindi perché mai una
sconosciuta dovrebbe conoscerlo? Il fatto poi che lei associ il verde ad un
colore lo fa irritare: è una persona logica, tutto ciò che va fuori
dall’ordinario (a meno che non sia lui stesso ad emergere XD) lo infastidisce.
Ma preferisce non litigare perché tanto non ne varrebbe la pena. Non sa neanche
chi ha di fronte! E non gli interessa minimamente. Ha chiesto se Eva è figlia
di babbani non perché provi odio verso di loro: perché lo lascia spiazzato che
da creature tanto insulse possa nascere una strega… Anche se ovviamente ritiene
Eva solo una creatura dotata di poteri magici e nulla più, certamente non degna
di essere considerata al pari di lui. C’è un’altra cosa in questo capitolo: Eva
piange. Si lamenta, nel buio, ne ha paura… E cerca di trarne consolazione da un
contatto fisico: Tom la detesta fin dal primo istante per questo, gli ricorda i
suoi incubi, i bambini che invocano i genitori nella notte… Altro dettaglio:
gli hanno preso la bacchetta, è una cosa che non tollera… Credo che sia
abbastanza potente da produrre magia anche senza, se necessario, ma essere
privati della bacchetta… E’ un oltraggio per lui. E poi non conosce le regole
del gioco, nonostante tutti le sappiano: indicatore di una vita sociale nulla,
se non per il gruppetto che lo circonda ammirato e portandogli rispetto (e che
di certo non si mette a chiacchierare del più e del meno con lui).
_ Capitolo tre: Secondo turno di gioco
Tom dà
spontaneamente la mano ad Eva. Penso che ci abbia riflettuto molto, in quei
giorni di ‘pausa’, di certo che qualcuno lo toccasse è stata una strana
sensazione… Vuole capirne di più (non a caso è il più intelligente della
scuola, vede un nuovo fenomeno e cerca di scoprire da dove ha origine e come
controllarlo u.u) quindi si risottopone allo stesso esperimento. E’ comunque
troppo ‘presto’ per un contatto più approfondito: lo stesso fatto che Eva gli
sia stretta al ginocchio (che non è che sia chissà che come zona XD) gli ha
dato fastidio e non ha esitato a scrollarsela di dosso (XD)
Permane
sempre il suo caratteraccio… Poi Eva cerca di farsi un’idea di com’è fatto
toccandolo: anche qui ritorna la sua incapacità di reagire alla vicinanza… E
l’irritazione per il fatto che la ragazza abbia detto “Ti osservo” invece che
“Ti tocco”. Inizia a mostrare i primi segnali di curiosità per Eva, per il
fatto che fa cose inaspettate e dice e pensa cose ancora più illogiche (profumo
di verde e “ti osservo”) e quindi ricambia il gesto. In ogni caso per lui lei
non è altro che un oggetto: un oggetto singolare, che non si comporta come
dovrebbe e che ha intenzione di studiare. Inizia pian piano anche ad aprirsi,
senza quasi rendersene conto… Non che riveli una cosa molto importante per sé e
comunque certe persone lo sanno già (sospetto che Lumacorno abbia detto ai
membri del Lumaclub, che si mostravano particolarmente irritati verso la
presenza del ragazzo che non dava confidenza a nessuno, le origini di Tom… Così
loro hanno iniziato a compatirlo. E lui si è arrabbiato XD), ma quello che lo
spiazza è ancora una volta la reazione di Eva. Lei lo abbraccia, lo stringe a
sé… E per un singolo istante Tom pensa all’abbraccio di una madre. Credo che non
si perdoni per questo… Per quell’attimo di debolezza… Così cerca di distrarsi
pensando a ciò che gli aveva detto la giovane prima e, trovandolo incoerente,
esige delle spiegazioni. L’irritazione del fatto che lei ha detto di capirlo,
pur non conoscendolo affatto, si mescola a quel “calore della famiglia” che non
ha mai provato… Con la sensazione di prima e quelle parole per un attimo ricade
in un momento di debolezza. Si dà dello stupido e cerca di andare avanti con la
conversazione.
Quando
Eva parla di lui, beh… Capisce di essere lui. In quel momento la odia, per
averlo visto in quella situazione… Ma la risposta che gli dà lei, alla domanda
“chi è?”, lo spiazza. Com’è possibile che lei lo stesse ‘proteggendo’, non
volendolo ‘screditare’, quando lui non sa nemmeno chi è? E’ sempre più
incuriosito dal modo di ragionare della ragazza.
_ Capitolo quattro: Un passo verso di te
Eheheheh…
Eva gli chiede gli appunti. La prima cosa che nota Tom è che potrebbe
corrispondere alla descrizione che si è fatto nella testa dopo averla toccata.
Però decide che non è abbastanza, che servono maggiori prove… Quindi cerca di
tirar fuori lo strano modo di ragionare della ragazza. E lei non lo delude,
dandogli al contempo una spiegazione che rispecchia in pieno il suo pensiero: avere
sempre il meglio per sé. E’ abituato a certe scene da parte delle compagne – sa
di essere affascinante – nonostante non le sopporti, ma quando le tratta male
in genere loro se ne vanno con la coda tra le gambe. E poi o ci riprovano con
lui o iniziano a sparlargli alle spalle, sputando veleno. Ci è abituato e non
gli dà alcun fastidio. Eva invece non si fa mettere i piedi in testa… La
ragazza lo incuriosisce sempre di più. Deve capire se è lei e decide di darle
gli appunti.
_ Capitolo cinque: Felicità e tenebre
Tom non
sa che farsene del biglietto di Eva e se la ride pensando al fatto che la
ragazza è cotta di lui. Come le altre, ma nello stesso tempo diversa. Non ha
alcun interesse per andarle a parlare, deve prima aspettare di avere la
conferma definitiva… Ammira il fatto che sia andata davanti a tutti, al tavolo
delle Serpi, per ridargli gli appunti: non ha aspettato di beccarlo solo (o
almeno meno accompagnato XD) in qualche angolo sperduto di scuola, o a fine
lezione come quando li ha chiesti… Ha dimostrato un po’ di coraggio. La battuta
sui Grifondoro serviva per accertarsi della Casa della ragazza… Per la storia
degli appunti XD ed infatti trova conferma ai suoi sospetti. E in un altro modo
gli dà anche modo di verificare cosa provi Eva veramente… Capisce così da cosa
deriva la sua paura del buio, in un certo senso può anche comprenderla (più che
altro comprende che dev’essere brutto rimanere in macchina per ore con i
cadaveri dei genitori. Non prova pena per lei o compassione o quant’altro… Solo
della curiosità XD). Ancora una volta rimane stupito del fatto che la ragazza
cerchi il contatto fisico come consolazione, da uno sconosciuto poi! Non lo
capisce. La sensazione che gli trasmette Eva è strana, quando si stringe a lui.
In un certo senso il suo pianto non gli dà più fastidio, anche se non sa
spiegarsi il perché. Lo pensa in un modo diverso… Sempre un segno di debolezza,
ma anche un modo per affrontare le cose. Lei si sfoga piangendo, l’ha capito,
la fa stare meglio. Non come i pianti ossessivi dei bambini che invocano
inutilmente il ritorno dei genitori: Eva sa che non torneranno e piange solo
per l’orrore che è stata costretta a subire. Una volta finito può riniziare da
capo come se nulla fosse. Come se concedendosi un momento per sé stessa poi torni
più forte di prima, come la fenice che rinasce dalla cenere: e non si costringe
ad evitare il mondo o a mettersi una maschera, vive appieno. Tom trattiene Eva
quando sta per staccarsi come a trattenere questa consapevolezza. Modi diversi
di affrontare la vita e la solitudine. E’ comunque una stretta fredda, non un
abbraccio, non so quanto si è colto dal capitolo… Le ultime domande sono
ovviamente rivolte a sincerarsi dell’identità della ragazza, ed ovviamente Tom
capisce che è lei Eva.
_ Capitolo sei: Un passo verso… Di me?!
Ovviamente
Tom si diverte a prenderla in giro. Inoltre avere qualcosa scritto da lei lo
aiuta a capire come è fatta: non sono una studiosa della psicologia della
scrittura quindi non so esattamente dirvi come scrive la nostra cara Eva, ma in
linea di massimo me la immagino ordinata (lasciando magari perdere quando non
ha voglia di seguire o iniziando a scrivere in maniera un po’ più confusa). E,
come detto nel capitolo, non è una di quelle adolescenti che pasticciano il
quaderno con nomi e cuoricini XD
_ Capitolo sette: Sorpresa!
Tom
capisce subito che c’è qualcosa di diverso quando Eva gli si butta addosso (XD)
e come al solito non sa come reagire al contatto. Cerca di capirne i motivi e,
appena li scopre, fa un gesto che lo coglie di sorpresa (iniziamo a vedere che
il suo corpo prende il sopravvento sulla sua mente XD): se la prende in
braccio. Il gesto lo lascia perplesso e poi si dà tutta una serie di
giustificazioni: avere il controllo del contatto, far vedere di essere il più forte
(potendo controllare o meno la paura di Eva)… Beh e poi le svela la sua
identità, prendendosi di nuovo gioco di lei XD le fa letteralmente fumare il
cervello XD poverina! XD e anche lei fa un gesto che non si aspetta: non lo
accusa di avergli mentito (avendo capito che è lui che le piace), non cerca di
negare i suoi sentimenti… Gli si ributta al collo come se niente fosse, anzi,
come ad assaporare meglio quel momento. La cosa è così insolita che non può
fare a meno di ridere, e rimaste lui stesso meravigliato da quel suono… Da
molto tempo non rideva più. Per non piangere, per non soffrire, ha rinchiuso
tutti i suoi sentimenti per lasciare spazio solo all’avidità di sapere e al
potere. Ora si rende conto che qualcosa gli è mancato.
_ Capitolo otto: Compiti di Trasfigurazione
Ecco che
Eva va da lui… Tom proprio non se l’aspetta. Ovviamente cerca ancora di
studiarne le reazioni, ma la ragazza non sembra per nulla intimidita dal suo
sguardo ghiacciato (che ha fatto scappare tutti quelli che l’hanno incrociato finora)
ed anzi, ribatte stando al suo gioco. Tom… Si diverte XD si diverte nel
provocarla… Ed ammira la faccia tosta di quella ragazza che non solo non si fa
spaventare da lui e dal suo seguito ma anzi ribatte! Le lancia ovviamente una
sfida in tutto questo… Sfida che Eva supera brillantemente u.u
_ Capitolo nove: Rivelazione
Ovviamente
Tom si sta ancora divertendo con Eva, almeno all’inizio… Poi la ragazza dice
che vuole conoscerlo. Ecco che tutto d’un tratto il vecchio Riddle ritorna, il
Riddle che non aveva bisogno di nessuno e che aveva chiuso il suo cuore… In un
lampo riflette sulla sua situazione con Eva e cerca di ribadire le convinzioni
che si è costruito in una vita: non ama e non amerà mai. Farsi conoscere da
lei? Certo che no… Lui non può divulgare in giro i suoi segreti, qualsiasi cosa
nelle mani sbagliate diventa un’arma… Eva potrebbe rivelarsi pericolosa…
Ribadendo ad alta voce ciò in cui crede non solo lo comunica alla ragazza, ma
lo ricorda in primis a sé stesso. Si era lasciato andare, per un attimo, fatto
distrarre… Non deve più accadere.
_ Capitolo dieci: Gesto
Mh. Qui
Tom sperimenta un altro tipo di emozione, un’emozione che non ha mai provato e
che non riesce a comprendere. E’ vero, non sopporta l’indifferenza poiché vuole
spiccare ed essere superiore a tutti… E si sa, uno spettacolo senza pubblico
non si può neanche chiamare tale. D’altra parte è consapevole che non tutti
sanno chi sia lui (già all’interno della scuola, figurarsi fuori!) e che ogni
cosa deve venire a suo tempo, presto la gente inizierà a temerlo e anzi, non
devono neppure collegarlo a Tom Riddle… Un nome tanto banale… Perciò diciamo
che non è nella fase dove è ossessionato a dar spettacolo. Anzi, c’è comunque
sempre Silente da tenere d’occhio e quindi non può permettersi mosse molto
azzardate. Però… Eva che lo ignora lo fa imbufalire (XD) e come detto non ne
capisce il motivo. Fa un gesto plateale, è vero, ma la ragazza l’ha portato
all’esasperazione… E sinceramente pensa di potersi permettere quello che vuole
(finché sta nella legalità XD) e capisce da sé che è un gesto che farà
spettegolare ma non di certo alimentare sensazioni sinistre sul suo conto.
Sostanzialmente se ne frega, è troppo arrabbiato con Eva XD Poi lei fa una cosa
che simpaticamente definirei ‘gesto da manga’ (parole prese in prestito da
Lugiggia XD): una frase dritta al cuore. “Non è vero che non sei in grado di
amare…” dice, e a Tom crolla letteralmente il mondo addosso. Strane sensazioni
lo pervadono: rabbia, perché come può credere una ragazzina di conoscerlo
meglio di lui stesso? confusione, perché se avesse ragione e fosse tutto
sbagliato? riconferma dei propri ideali, poi di nuovo crollo. Ma in fondo, che
ne sapeva lui di che cosa fosse veramente l’amore? Nessuno l’aveva mai amato,
tutti l’avevano lasciato solo. O meglio, si era isolato. Un tempo, un tempo
tanto remoto da essere quasi un sogno, aveva avuto degli amici. Non ricordava
bene la sensazione, ma era come… Un sostenersi a vicenda. Quindi come poteva
condannare, o odiare, qualcosa che non aveva mai sperimentato? Sarebbe stato
come… Come evitare di imparare un incantesimo perché non lo riteneva utile, non
preparare una pozione perché troppo complicata, andare in palestra solo per
fare gli addominali e non rinforzare le gambe (LOL lo so la battuta fa schifo
ma prendetela così com’è XD). Io lo vedo come il capitolo decisivo. Tom ammette
di aver qualcosa da imparare, una sfida potremmo dire, ammette di essere
ignorante su questo aspetto della vita e, grazie alla sua avidità di sapere e
al suo voler essere sempre il primo in tutto, si decide a rimediare. Non sa da
che parte iniziare, non sa come si fa, non ci sono istruzioni in giro: ma un
modo lo troverà di certo. Non si sarebbe fatto sconfiggere da così poco.
Ecco, per ora è tutto XD Spero di
avervi chiarito che passa per la testa del nostro Tom… Se lo trovate
incoerente, non di vostro gusto, troppo poco oscuro (lui XD), poco chiaro (la
spiegazione XD XD XD)… Potete dirmelo, potete contestarmi, potete non seguire
più la storia ecc ecc… Ma questo rimane il mio personalissimo modo di vedere le
cose e non cambierà XD
Fatemi sapere! =D
PS= grammatica portami via ma stasera
non ho proprio la testa per rileggere sto papiro. E’ più lungo del capitolo
stesso! XD se ci sono errori chiedo gentilmente di segnalarmeli… Così
rimedierò! >..<
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Capitolo 11 *** Attenzioni ***
Buonasera a tutti coloro che mi leggono! u.u
Ecco qui il prossimo capitolo, le cose si affrettano lo so XD
non uccidetemi per questo XD XD XD
Vi lascio al capitolo, ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda...
Invito a recensire! =D
Buona lettura =)
Attenzioni
“… Siamo in ritardo, il professor
Silente ci punirà. Andiamo?” disse infine lui.
“Certo.” rispose lei, alzandosi e
asciugandosi le lacrime.
Guardò Tom e gli fece un enorme
sorriso, un sorriso colmo d’affetto e di amore.
Lui la prese per mano e la condusse
fuori dall’aula.
La porta era ovviamente chiusa. Tom
bussò e una voce disse “Avanti.”, così entrarono.
“Ci scusi per il ritardo,
professore.” disse lui, il tono incolore come al solito.
“Per quanto possa scusarvi non posso
ignorare il fatto, signor Riddle, pertanto toglierò a lei e alla signorina
White cinque punti ciascuno. Ora andate a sedervi.”
Eva non ci poté giurare, ma le parve
di aver visto un lampo di soddisfazione negli occhi del professore.
Tom la lasciò andare per prendere posto
vicino ad Abraxas Malfoy, come al solito, e solo allora Eva si rese conto che
si erano tenuti per mano tutto il tempo, e soprattutto sotto gli occhi di tutta
la classe.
Si avvicinò piano ad Annie, che la
guardava stralunata e con un sacco di interrogativi.
Non ci fu comunque tempo di spiegare
la situazione alle amiche, perché dovettero fare i bagagli per il giorno dopo.
Eva sarebbe rimasta a scuola come tutti gli anni: non poteva sopportare di
stare un giorno di più del dovuto con Emily, la zia e tutrice che non l’aveva
mai voluta veramente.
“Vi racconto tutto appena tornate!”
disse alle amiche salutandole la mattina dopo nel salone d’ingresso.
“Dovrai spiegarci parecchie cose!” le
rispose Annie, sovrastando il rumore.
“Fai buone vacanze!” le disse Beth,
abbracciandola “Mi spiace non averti potuto invitare quest’anno!”
“Figurati, starò benissimo qui ad
Hogwarts.” rispose lei, per poi salutare Daniel e gli altri compagni.
Quando se ne furono andati salì
pigramente in sala comune, senza sapere bene cosa fare. Si mise a fare un po’
di compiti, poi li lasciò da parte per leggersi un libro.
Scese a pranzo a mezzogiorno e si
rese conto che erano rimasti davvero pochi nella scuola: una decina in tutto,
della sua casa solo un ragazzo più grande che doveva affrontare i M. A. G. O.
Non vide Tom ma sapeva che era da
qualche parte: non se ne tornava mai a casa per le vacanze ed ora lei sapeva il
perché. Doveva essere deprimente passare il Natale in un orfanotrofio, molto
meglio Hogwarts.
Non lo vide neppure a cena, dopo aver
passato un pomeriggio infruttuoso all’insegna dell’ozio, ed iniziò a
deprimersi. Non fece a tempo però a metabolizzare quella sensazione, perché si
stava avvicinando la sera, e lei era rimasta da sola.
Il nervosismo s’impadronì di lei
mentre cercava di far di tutto per distrarsi.
Si prese una mezz’ora buona per fare
la doccia e asciugarsi i capelli.
Si mise il pigiama e rifece il letto,
già perfetto.
Si sedette sul materasso ed iniziò a
leggere un libro.
Accese tutte le luci e non solo
quella che teneva sempre sul comodino.
Camminò nervosamente per la stanza,
cercando di cantare per coprire il silenzio.
Alla fine si arrese e decise di
scendere il Sala Comune, dove avrebbe trovato sicuramente qualcosa da fare e
dove ci sarebbe stato il fuoco del camino a tenerle compagnia.
Arrivata all’ultimo gradino alzò gli
occhi e rimase stupefatta, paralizzata con il piede per aria.
“Era ora. Pensavo di doverti venire a
cercare su.”
Tom Riddle la stava guardando,
comodamente seduto sul divano più largo della Sala Comune.
“Co… Che ci fai qui? Come hai fatto
ad entrare?” chiese lei, incredula.
“Beh voi non avete una parola
d’ordine, ma un indovinello da risolvere... Dimentichi che sono lo studente più
intelligente di tutta la scuola. In quanto al perché… Mi pareva di aver capito
che non sopporti il buio e la solitudine, e sono partiti praticamente tutti
quest’anno… Ma se vuoi me ne vado.”
Eva avvampò.
“No, non andartene.”
“Allora vieni qui, non restare lì
impalata.”
Solo allora, mentre si avvicinava al
divano, la ragazza si accorse che Tom indossava un vecchio pigiama grigio sotto
la vestaglia.
Si sedette rigidamente poco distante
da lui e lo guardò, intimidita.
Lui ridacchiò, poi allungò un braccio
e l’attirò a sé.
“Vieni qui.” disse, dolce.
Eva non poteva credere che fosse
vero… Eppure stava succedendo. Finalmente si rilassò, si girò e si strinse a
lui. Tom poggiò la testa sui suoi capelli.
“Buona notte.” sussurrò.
“Notte.” rispose Eva, al settimo
cielo.
Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom in questo capitolo u.u
_ Capitolo undici: Attenzioni
Così il
nostro bel Tom decide di iniziare dalle basi la sua ricerca sull’amore u.u Sa
che Eva ha dei punti deboli, decide di vedere che succede se l’aiuta a
sconfiggerli u.u o meglio se l’appoggia nell’affrontarli u.u … So che sto
correndo troppo XD però non ci posso fare niente, nel mio sogno è andata
proprio così, che devo fare? XD spero che possiate apprezzare anche questo Tom
XD inoltre… Notare che Tom cerchi il
contatto u.u penso che abbia capito che non gli dispiaccia affatto XD e si
inizia ad addolcire per seguire il “protocollo” (non dimentichiamoci che sta
facendo una ricerca XD XD XD XD XD). Però scommetto che sotto sotto non si
sente proprio obbligato u.u Ecco, per questo capitolo è tutto XD
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Capitolo 12 *** Primo giorno di vacanza ***
Buonasera a tutti!
Parto con una ‘brutta’ notizia… Da lunedì prossimo fino a
venerdì sarò in vacanza! Perciò niente aggiornamenti… So che vi lascio ad un
passo dalla fine (si può dire, capitolo 12 su 15 >..<) però… Abbiate pazienza!
Tornerò carica e magari con anche qualcosa di già scritto (tutto è nella mente
ma da scrivere hai voglia =..=), tutto per voi! =D
Ringrazio come sempre chi mi segue/preferisce/ricorda e chi mi
recensisce… Invito a recensire! =D
Buona lettura =)
Primo giorno di vacanza
Eva si svegliò immersa nel profumo di
verde, l’odore dei boschi e della natura.
L’odore di Tom.
“Buongiorno.” le disse una voce
divertita.
“Mmmmh…” mormorò lei.
Sbatté le palpebre due volte poi alzò
il viso, trovando quello del ragazzo che amava a pochi centimetri dal suo.
Era sicuramente un sogno, non poteva
aver davvero dormito con Tom Riddle. Così, come in ogni sogno che si rispetti,
gli buttò senza esitazione le braccia al collo e poggiò le sue labbra su quelle
del ragazzo.
Tom s’irrigidì tutto, poi la prese per
le spalle e l’allontanò da sé, con delicatezza.
“Sai… Non mi sembra il caso, di prima
mattina. Voglio dire, non ti sei neancora lavata i denti.” cercò di
sdrammatizzare ma si vedeva che era rimasto perplesso, in difficoltà.
Eva sbatté le palpebre un’altra volta
e si ricordò tutto: no, non era un sogno.
Avvampò.
“Oh santo Merlino!” esclamò “Mi
spiace, pensavo fosse un sogno ed io…”
Tom scoppiò a ridere di gusto e le
sue scuse si persero nel suono di quella risata.
“Senti…” disse poi lei “Non so te, ma
io devo andare in bagno.”
“Anche io.”
Tom continuava a sorridere.
“Oh beh allora… Vieni, saliamo su…”
Lo prese per mano e lo portò nel suo
dormitorio.
“Prima le signore.” disse Tom, quando
Eva guardò alternativamente lui e la porta.
Si fiondò in bagno e cercò di fare il
prima possibile, sciacquandosi anche la faccia e lavandosi i denti.
Uscì e trovò Tom seduto sul suo
letto, che osservava tutto ciò che lo circondava.
Poi fu il suo turno di aspettare.
“Beh, io vado.” disse, una volta
uscito.
Eva lo guardò persa.
“Non ho portato né lo spazzolino né i
vestiti, sai.” continuò divertito “Per stasera rimedieremo. Nel frattempo… Ci
vediamo a colazione fra mezz’ora?”
La ragazza si sentì al settimo cielo
quando Tom disse ‘per stasera rimedieremo’. Voleva dire che avrebbero
replicato? Non vedeva l’ora.
L’accompagnò fino all’ingresso della
Sala Comune.
Tom stava per uscire quando Eva,
istintivamente, gli afferrò una manica. Si girò perplesso e vide la ragazza
esitare, poi… Lei lo strinse in un abbraccio.
Eva lo sentì dapprima irrigidirsi,
colto di sorpresa, e poi lasciarsi andare. Ricambiò brevemente la stretta e poi
se ne andò.
Quando scese per fare colazione lo
trovò già seduto al tavolo dei Serpeverde, così si avvicinò.
Fu strano e bello insieme.
“Ora che si fa?” gli chiese, allegra,
quando finirono di mangiare.
“Compiti?”
“Ma siamo in vacanza!”
“Meglio portarsi avanti, così poi ci
divertiremo alla fine.”
“Uffa… Però il pomeriggio una partita
a Spara-schiocco non ce la toglie nessuno.”
“Non ci ho mai giocato, lo sai?”
“Che cosa?! Come fai ad essere in
questa scuola da cinque anni e non aver mai giocato a Spara-schiocco?!”
Tom alzò le spalle.
“Non ne vedevo l’utilità.” rispose
semplicemente.
Passarono così tutta la mattinata in
biblioteca, portandosi avanti con i compiti. All’ora di pranzo Eva era esausta,
non ne poteva più.
Entrarono nella Sala Grande e lei
esitò: tavolo dei Corvonero o tavolo dei Serpeverde?
Il professor Silente arrivò alle loro
spalle e disse: “Oh, ma è un vero spreco che ci siano così tanti posti per così
poche persone non è vero?”
Tom ed Eva lo fissarono.
“Ah, professor Dippet! Preside,
converrà con me che continuare così per tutta la durata delle vacanze è
scomodo… Che ne dice di creare un tavolo unico?”
“Mi sembra una fantastica idea,
Albus!” rispose il preside, e con qualche colpo di bacchetta fecero sparire le
tavolate ed apparire un piccolo tavolino rotondo al centro della sala.
“Così sembra di essere ad una delle
mie cene, Albus!” esclamò il professor Lumacorno, andandosi a sedere.
“Ah Tom, sei qui! Forza, vieni!
Purtroppo quest’anno siamo troppo pochi per tenere la tradizionale festa della
Vigilia, ma ne organizzerò una alla fine delle vacanze!”
Tom la prese per mano ed andò a
sedersi accanto al professore.
Fu una giornata piacevole,
piacevolissima.
Eva era sempre con Tom, si sentiva
vicina a lui più che mai… E voleva che il giorno finisse solo per passare
un’altra notte assieme.
“Devo andare, devo fare la ronda.”
disse il ragazzo, dopo cena.
“Che?” chiese lei.
“Sono un Prefetto. Devo pattugliare i
corridoi, Eva.”
“Oh.”
“… Vuoi accompagnarmi?”
“Posso?” chiese, incredula.
“Beh, farò parecchio tardi. Non vuoi
restare sola ad aspettarmi, di notte, no?”
“Certo che no. Ma se ci vede un
professore…”
“Sei con me, Eva. Nessuno dirà
niente.”
“Allora ok.”
Tom la prese per mano uscendo dalla
Sala Grande e la portò nei sotterranei.
“Dove stiamo…?” iniziò Eva.
“Devo cambiarmi prima, faccio un
salto nel dormitorio.”
Si fermarono davanti ad una spessa
parete di pietra. Tom disse la parola d’ordine e il muro scivolò, formando
un’apertura.
“Benvenuta nel regno delle Serpi.”
Tom sorrise, trascinandola dentro.
Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo dodici: Primo giorno di vacanza
Non credo
ci sia molto da dire… Tom continua a studiare l’amore u.u e si diverte pure XD
il bacio l’ha spiazzato, vedete… Come all’inizio, bisogna procedere per gradi,
tutto in una volta non va bene XD ora si è abituato al contatto fisico, questo
è… Troppo XD e notate come ancora s’irrigidisca se lo colgano di sorpresa
(l’abbraccio di Eva XD), non è abituato a ‘seguire regole non sue’… Non avere
il controllo degli eventi (bacio e abbraccio) lo spaventa u.u E nello stesso
tempo… Eheheheheh parliamo pur sempre di un adolescente di quindici anni =..=
qualche reazione avrà pure lui no? XD Non penso gli disgusti quello che sta
provando XD
E con questo è tutto anche per oggi!
XD
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Capitolo 13 *** Confessioni ***
Buonasera a tutti u.u
Eccomi qui di ritorno dalle vacanze con un nuovo capitolo
fresco fresco… Ma voi siete state cattive! è.é una sola recensione per il
capitolo precedente?! Vabbè che non succedeva nulla di che, ma comunque… Voglio
che recuperiate ragazze, forza ù.ù XD
Bene, ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda
e recensisce… Invito a recensire!!
Ed ora… Buona lettura =)
Confessioni
Subito Eva pensò che il posto fosse
inquietante. Dal vetro che si apriva in fondo alla Sala Comune entrava una luce
verde, malsana. Un’ombra passò veloce ed Eva sussultò, stringendosi al braccio
di Tom.
“Siamo sotto al lago. Ogni tanto
passano degli avvicini, alcune volte vediamo pure la piovra gigante.”
“… A me fa inquietudine.”
“Si era capito.”
Eva notò ancora il lampo divertito
negli occhi scuri del ragazzo, mentre l’accompagnava di sopra.
“Ci metto un secondo, aspettami.”
disse, prendendo la divisa e chiudendosi in bagno.
La ragazza si avvicinò al letto di
Tom, sedendosi timorosa. Alzò il cuscino e vide il pigiama perfettamente
ripiegato sotto. Si guardò in giro ma non c’era molto a parte il baule e un
piccolo comodino. Era tutto così… Spoglio. Ovviamente gli altri ragazzi se
n’erano andati e avevano portato tutte le loro cose con sé.
Eva vide un’altra ombra passare
dietro le finestre della stanza e sentì un’irrequietudine pervaderla. Si alzò,
poi si risedette. Si alzò un’altra volta e si avvicinò al comodino accanto al
letto di Tom.
Aprì il primo cassetto e lo richiuse,
rossissima in faccia: era quello della biancheria.
Aprì il secondo cassetto e vi trovò
solo qualche piuma d’oca abbandonata e boccette d’inchiostro finite… E un
quaderno.
La ragazza lo prese in mano e
constatò che no, non era un quaderno, bensì un diario. La copertina era rigida
e nera. Lo aprì e lo sfogliò, ma non c’era scritto niente, neppure un appunto o
un disegnino.
“Che cosa stai facendo?” la voce
fredda e dura di Tom la spaventò, facendola sobbalzare.
“Ehm… Nulla.” disse lei, chiudendo il
diario e rimettendolo in fretta nel cassetto.
“Guardami.” era un ordine.
Eva lo guardò, profondamente
imbarazzata.
“Negli occhi.”
La ragazza si sentiva sotto esame.
Tom la scrutava come se volesse carpirne ogni pensiero ed il suo sguardo la
spaventò come non mai, perché aveva il potere di gelarle il sangue nelle vene.
“La prossima volta che vuoi sapere
qualcosa di me, Eva, basta chiedere.” disse infine, un po’ più tranquillo.
Lei colse con un attimo di ritardo
quelle parole.
“Davvero?” chiese, seguendolo giù per
le scale “Posso chiederti tutto quello che voglio?”
Lui si voltò e le sorrise.
“Naturalmente.”
Aveva fatto passi da giganti, lo
sapeva già, ma solo ora se ne rese pienamente conto. Tom Riddle non l’avrebbe
più rifiutata dicendo che non sapeva amare, non l’avrebbe più tenuta all’oscuro
rifiutandosi di rispondere alle sue domande… Le stava dando fiducia. Si stava
aprendo, con lei.
“Allora dimmi tutto.”
Tom alzò un sopracciglio.
“Sii più precisa.”
“Tutto quello posso sapere su di te.”
Il ragazzo si fece pensieroso.
“C’è una cosa” disse infine “Una cosa
che già altri sanno, ma che è una sorta di segreto, che mi ha fatto cercare
delle risposte…”
“Cosa?”
Tom la guardò e la prese per mano.
“Non ti spaventerai?”
“Lo giuro.”
Nulla poteva più spaventarla, non con
il ragazzo che amava al suo fianco. Voleva conoscerlo, in ogni espressione, in
ogni gesto, in ogni sfumatura.
“So parlare con i serpenti.”
sussurrò.
Eva rimase un po’ sorpresa, ma
strinse rassicurante la sua mano.
“Davvero? Ma non era una
caratteristica esclusiva di…”
“Salazar Serpeverde, sì.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Quindi sei un discendente di
Serpeverde in persona?!”
“Non lo so. Ho fatto delle ricerche…
Infruttuose. Ho cercato se ci fosse un Riddle in praticamente tutti i tomi
della biblioteca e non, ho cercato il nome che
ho ereditato da mio padre ovunque, ma senza risultato.”
“… Quindi?”
“Quindi sono giunto alla conclusione
che mio padre non fosse altro che un semplice babbano.”
Tom sembrava arrabbiato, quasi
furente.
“… E adesso?”
“Adesso… Concentrerò le mie ricerche
sul mio secondo nome: stando a quello che mi han detto in orfanotrofio mia
madre disse che era il nome di suo padre, ovvero mio nonno.”
“Hai un secondo nome?! Aspè… Tua
madre disse? Che fine ha fatto?”
“Mia madre è morta poco dopo avermi
dato alla luce. Sono nato in quell’orfanotrofio.”
“… Mi spiace.” disse Eva,
accarezzandogli una guancia.
Lui la guardò stupito per un attimo,
poi si ricompose.
“Il mio secondo nome comunque è
Orvoloson.”
“E’ particolare! Di sicuro troveremo
qualcosa su di lui, se è stato un mago.”
“Troveremo?”
“Certo che sì! Ti aiuterò, cosa
credi?”
Tom la guardò di nuovo stupito,
mentre dentro di lei cresceva la determinazione. Aveva un’occasione,
un’occasione unica!
Gli sarebbe stata accanto, la ricerca
li avrebbe legati indissolubilmente e lei avrebbe trovato le risposte, con lui.
Al suo fianco, così come doveva essere.
Tom ridacchiò.
“Eva, sei una ragazza proprio
strana!”
“Eh?! Ma perché?!”
Continuarono a chiacchierare del più
e del meno finendo la ronda, poi tornarono un attimo nei sotterranei dove Tom
prese pigiama, vestiti di ricambio e lo spazzolino.
Salirono quindi alla torre di
Crovonero ed entrarono nel dormitorio di Eva.
Si cambiarono in bagno, a turno, e
quando la ragazza uscì trovò Tom già sdraiato sotto le coperte.
“Vieni qui.” le disse, e lei fu ben
felice di raggiungerlo.
“Domani mi toccherà subire un’altra
aggressione?” chiese il ragazzo, divertito.
Eva avvampò.
“Che?! Cercherò di evitare! Ma se per
caso non ci riesco sappi che non sono in me appena alzata!”
“Certo certo, ogni scusa è buona per
saltare addosso a Tom Riddle, il ragazzo più bello e intelligente di tutta
Hogwarts.” rispose lui, divertito come non mai.
“Ma smettila!”
Continuarono così per un po’ finché
non si addormentarono, stretti in un abbraccio.
Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo dodici: Confessioni
Si
capisce che Tom le ha letto nella mente u.u per un momento ha pensato che fosse
una ragazza da temere, che l’avesse avvicinato in qualche modo per spiarlo, trovare
cose su di lui, ha pensato persino che si fosse fatta rapire apposta con lui… E
poi si è ricreduto u.u Eva è profondamente “pulita” e stava solo cercando di
distrarsi dall’inquietudine che le metteva il posto u.u Ovviamente Tom ancora
non si fidava di lei, come di nessuno… Per questo deve leggerle la mente. Ci
vorrà un po’ di tempo prima che capisca che Eva è perfetta per lui (<3)… Almeno
ora sa che tutte le sue azioni sono innocenti u.u quindi non ha nemmeno problemi
ad aprirsi con lei, insomma come dire sa che non lo tradirebbe mai… E che se
dovesse farlo ci sarebbero dei cambiamenti nel suo carattere, e lui agirebbe di
conseguenza u.u Pooooi… Tom è abituato ad agire da solo, o a dare ordini, che
Eva si offra spontaneamente di aiutarlo (nell’anno dei G. U. F. O., non
dimentichiamoci che l’istruzione è importante! XD … Soprattutto per un
secchione come Tom XD) lo spiazza un po’ XD e poi nulla u.u cerca di fare il
divertente e basta u.u e si è scoperto non proprio indifferente al fascino di
dormire con una ragazza… Eheheheheheheheh… Come direbbe qualcuno… Vizioso! XD
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Capitolo 14 *** Regali di Natale ***
Buonasera a tutti, o prodi lettori! u.u
(sì, sono andata fuori di testa XD)
Questo capitolo… Mi piace un sacco! XD Eheheheheh… Immagino
capirete il perché leggendo… XD XD XD
Non vi voglio anticipare nulla, quindi…
Ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda e
recensisce… Invito a recensire in tanti!! =D =D =D
Avviso che questo è il penultimo capitolo, però… La storia
continuerà, non temete =..=
Buona lettura! =D
Regali di Natale
La vigilia di Natale passò in fretta.
Durante la notte aveva nevicato, così
Tom ed Eva uscirono un po’ fuori, dopo un’abbondante e calda colazione, e la
ragazza lo bombardò di palle di neve finché lui non si decise a ricambiare. Si
divertirono come matti e risero fino a non avere più fiato.
Rientrarono e si separarono giusto il
tempo di fare la doccia, per poi ritrovarsi a pranzo. Il pomeriggio passò più
tranquillo, all’insegna di giochi come gli scacchi magici e spara-schiocco.
Il cenone fu qualcosa di grandioso:
tutti uniti nell’intimità di quel piccolo tavolo rotondo, studenti e professori
parlarono abbandonando i formalismi, come vecchi amici che si ritrovano dopo
anni. Mangiarono un sacco, raccontarono barzellette e scoppiarono i petardi
magici, divertendosi con i buffi cappelli e gli altri strani oggetti che ne uscivano
fuori. Ad un certo punto della serata Eva riuscì pure a mettere in testa a Tom
una sorta di turbante con in cima un nido di uccello e un canarino, vivo,
all’interno. Il ragazzo strinse un po’ gli occhi, come se fosse sul punto di
arrabbiarsi, poi sentì la risata di Eva e lasciò perdere.
Tornarono nella torre di Corvonero
che era mezzanotte passata: i festeggiamenti sembravano non finire mai e
dovettero attendere che l’altro studente rimasto della Casa se ne andasse a
dormire, per non rischiare di essere scoperti.
S’infilarono a letto ancora allegri
ed Eva si strinse felicemente a Tom, addormentandosi quasi subito.
La mattina dopo si svegliò molto
tardi, sbadigliando tanto da slogarsi la mascella.
“Buon Natale dormigliona.” la salutò
Tom.
“B-b-buon Natale anche a te.”
rispose, ancora mezza addormentata.
Poi, dopo due secondi, si tirò a
sedere lanciando un piccolo grido di gioia.
“E’ Natale, è Natale!”
“Non ti facevo così allegra.” disse
Tom, sorridendo.
“Ma è Natale! Oh, è sempre stata la
mia festa preferita!”
Gli occhi le brillavano.
“Ma davvero?”
Prima che potesse rispondere un gufo
beccò al vetro della finestra. Eva si alzò e prese la busta che le porse il
pennuto, tornando a risedersi sul letto.
“Di chi è il regalo?”
“Oh, mia zia Emily.” rispose lei, il
tono improvvisamente spento.
“Cinquanta sterline… Neanche un
biglietto.”
Eva sbuffò.
“Come se fossero soldi suoi… Non vedo
l’ora di essere maggiorenne per non lasciare in mano tutto a quella megera…”
Poi vide i pacchetti ai piedi del
letto e si rianimò, chiudendo la busta e la banconota ricevuta in un cassetto.
Annie le aveva regalato una sciarpa,
Beth e Daniel un assortimento di dolci da far invidia a Mielandia.
“E adesso tocca al tuo regalo!”
esclamò allegra, rivolgendosi a Tom.
“Come?” fece lui.
“Ti ho preso un regalo, aspè…”
Si alzò e tirò fuori dal baule un
pacchetto morbido, tornando poi a sedersi sul letto.
Tom lo aprì, visibilmente sorpreso.
“… Un pigiama.”
Era bello, verde e argento come i
colori della sua casa.
“E’ tradizione della famiglia White
regalare un pigiama nuovo ogni Natale.” disse Eva, tutta seria.
Tom scoppiò a ridere, poi le fece un
ampio sorriso.
“E’ bellissimo, grazie.”
“Contenta che ti piaccia!” rispose
lei, sorridendo a sua volta.
“Anche io ho un regalo per te.”
“Davvero?!”
Eva era al settimo cielo, non si
aspettava proprio che lui ricambiasse. Cercò di sbirciare dietro la sua schiena
ma non vide nessun pacchetto.
“Eva.” la chiamò lui, dolcemente.
La ragazza alzò lo sguardo, Tom aveva
un’espressione indecifrabile. Gli mise due dita sotto il mento, poi l’attirò a
sé, posando le sue labbra su quelle di lei.
Non fu affatto un bacio dolce e
casto: Tom forzò la sua bocca senza che lei nemmeno se ne rendesse conto e,
dopo il primo momento di stupore, Eva si lasciò andare.
Era frenetico, impaziente, avido di
sentirla: sebbene la ragazza non avesse esperienza in fatto di baci capì che
anche lui era inesperto. Goffo nei movimenti ma bramoso di quel contatto che
tanto a lungo lei aveva sognato.
Si separarono dopo alcuni minuti ed
Eva aprì piano gli occhi, guardandolo.
“Tom…” sussurrò, ma non fece in tempo
a dire altro che le loro labbra si trovarono ancora.
Tom la stringeva a sé, una mano nei
suoi capelli e l’altra sulla sua schiena, avido.
Eva non poté far altro che
abbandonarsi a quel contatto, allacciando le sua braccia dietro il suo collo.
Si staccarono ancora e si ripresero,
e così ancora e ancora.
Alla fine Tom poggiò la sua fronte su
quella della ragazza.
“… Non mi ero ancora lavata i denti.”
disse lei.
Entrambi scoppiarono a ridere ed Eva
pensò che quello era stato in assoluto il Natale migliore della sua vita.
Noticine d’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo quattordici: Regali di Natale
Ammetto
che mi piace FESS questo capitolo (hihihihihi… PS= FESS vuol dire “tanto” in
bresciano. Non sono bresciana, ma me l’ha attaccato una mia amica! XD).
Torniamo al nostro Tom u.u Nn ce lo vedevo a fare a palle di neve
spontaneamente XD ma Eva è così insistente… Alla fine scopre che, lasciandosi
andare un po’, ci si diverte di più XD e anche la storia del cappello… Fosse
stato qualcun altro non avrebbe mai osato, e Tom l’avrebbe incenerito
all’istante XD ma Eva… Eva è diversa u.u lei PUO’ u.u Può letteralmente tutto…
Eheheheh… Non lo ammette ancora e forse non lo farà mai, ma è evidente che gli
è entrate nel cuore u.u Il Natale… Ah, Tom non si aspetta tutto
quell’entusiasmo… Per lui è un giorno come un altro u.u ma Eva è così felice
che non può che esserlo anche lui u.u Eheheheheheh… Non si aspettava proprio
neanche il regalo, cioè nessuno gli ha mai regalato niente… Al massimo qualcosa
all’orfanotrofio che non era per lui, ma per tutti i bambini… E invece ora ha
qualcosa di veramente suo. E gliel’ha dato Eva.
E adesso…
Veniamo alla parte interessante =..= eheheheheheh lo so che non ve l’aspettavate…
Ma considerate Tom un’adolescente che sta scoprendo tutte queste sensazioni
nuove, così… Belle… E il bacio che Eva gli ha dato l’ha spiazzato, e lui ne ha
sentito parlare dai suoi compagni ma non gli era mai interessato per davvero,
ma ora… Ora ha Eva. E vuole provare. Tutto, con lei. E si sente improvvisamente
felice (hihihihihi…) o meglio, emozionato… Insomma, un primo bacio, non so se
l’abbiamo dato tutti qui, qualcuno saprà pure come ci si sente no? XD anche
solo ad immaginarlo… Ed ovviamente non è nel carattere di Tom essere gentile, e
non vuole fingere proprio per questo: Eva nella sua testa ormai è SUA, e può
fare quello che gli pare u.u e lei ovviamente si lascia fare XD mica è scema XD
Ho comunque cercato di mettere il carattere di Tom qui dentro… Che dite, ci
sono riuscita? XD
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Capitolo 15 *** Dichiarazione - Epilogo ***
E con questo… Si conclude la mia piccola avventura.
…
Buonasera a tutto il popolo di EFP!
Buonasera soprattutto a chi mi segue/preferisce/ricorda!
E con questo… Siamo giunti alla fine u.u
Ad una mezza fine XD
La storia continuerà… Con un titolo diverso u.u XD
Intanto godetevi questo e… Fatemi sapere che ne pensate! =D
Recensiteeeeeeeeeee!!!! =D =D =D
PS= in contemporanea a questo ultimo capitolo pubblicherò in
un capitolo riassuntivo tutti i vari punti di vista di Tom… E’ roba che avete
già letto! XD Ma la volevo “sistemata”… Poi la sistemerò anche nei vecchi
capitoli…
Buona lettura! =D
Dichiarazione
“Tom, mio caro ragazzo… Sbaglio o fra
poco è il tuo compleanno?”
Il professor Lumacorno fece un enorme
sorriso all’indirizzo del giovane ed Eva quasi si strozzò con il succo di
zucca.
“Sì, è il trentun dicembre… Eva, che
hai?” chiese, dandola pacche sulla schiena.
Il professore di Pozioni ridacchiò.
“Mi sa che la tua ragazza non ne era
al corrente!”
Eva per poco svenne. Sembravano
davvero una coppia?! Da quanto?! Non avevano mai messo le cose in chiaro, in
quel senso, e la ragazza pensò che fosse ora di farlo.
Tom non rispose e questo lasciò un
dubbio nella mente di Eva: non aveva risposto per non ammetterlo? Almeno non
aveva negato.
“Che hai?” ripeté lui.
“Non me l’avevi detto!” esclamò lei.
“Ecco, per l’appunto.” continuò a
ridacchiare il professore.
“Non mi sembrava importante.”
“Come no?! Il giorno in cui sei
nato?! Ma scherzi?!”
Tom sembrava perplesso.
“Se per te il compleanno è così
importante…” sussurrò “Tu, quando sei nata?”
“Il tredici marzo. Ma non è questo il
punto!”
Continuarono a battibeccare tutto il
pranzo, ed Eva riuscì solo a pensare che aveva meno di una settimana per
trovare un regalo fantastico. Non ce l’avrebbe mai fatta.
Così i giorni passarono e la ragazza
iniziò ad avere un’idea. Poteva unire l’utile al dilettevole, anche se in fondo
in fondo aveva paura…
Il trentun dicembre arrivò in fretta
ed Eva augurò il buon compleanno a Tom già di prima mattina.
“Tanti auguri a te! Tanti auguri a
te! Tanti auguri a Tom, tanti auguri a te! Finalmente sedicenne! Ancora un anno
e poi ci sarà la libertà!”
Tom non poté far altro che ridere e
scompigliarle i capelli.
“Tu sei tutta matta.” disse,
sorridendo.
“Senti… Stasera vorrei, ecco…
Dormiamo da te?” chiese lei, torturando le lenzuola.
“Da me?”
Tom sembrava spiazzato.
“Sì, insomma… Dai Serpeverde.”
“Come mai?”
Eva lo guardò dritto negli occhi,
arrossendo.
“Voglio poter stare con te nel luogo
dove stai tu di solito. Voglio essere io a venire da te, e non il contrario.”
Tom sorrise.
“Come credi, Eva.”
Passarono una giornata all’insegna
del divertimento, uscendo di nuovo a giocare nella neve.
A cena gli elfi, avvertiti forse dal
professor Lumacorno, prepararono un’enorme torta e tutti fecero gli auguri a
Tom. Insieme al suo compleanno festeggiarono anche l’ultimo dell’anno,
brindando a mezzanotte e divertendosi quasi come a Natale.
Per le due Eva e Tom scesero le scale
che portavano ai sotterranei.
La festa aveva lasciato addosso alla
ragazza degli strascichi di allegria, che si spensero velocemente mentre il
nervosismo e l’indecisione crescevano. Arrivarono nel dormitorio e si
cambiarono, pronti per andare a letto.
“Tom.” disse nervosamente Eva.
“Che c’è?” chiese lui, paziente.
“Devo darti ancora il mio regalo di
compleanno.”
Lui la guardò, come ad incoraggiarla.
Lei gli porse una lettera imbustata,
poi arrossì violentemente ed esclamò: “Vado in bagno! Tu leggila!”
Tom la guardò perplesso e poi aprì la
busta.
Caro Tom,
Forse ti chiederai perché ti scrivo una lettera quando stiamo insieme praticamente
tutto il giorno, ma la verità è che sono più timida di quel che credi.
La prima volta che ho ti ho confessato i miei sentimenti eravamo chiusi
in quella stanza buia ed io ero mezza morta di paura, per non parlare del fatto
che ignorassi che fossi proprio tu il ragazzo che avevo accanto e a cui
stringevo la mano.
Quando ti ho chiesto gli appunti, quel giorno a lezione, e tu sei stato
così freddo con me… Qualcosa dentro di me si è ribellata. Forse non te lo ricorderai
neanche, ma sono anni che cerco di avvicinarti ed anni che tu mi geli
semplicemente con il tuo sguardo, o con delle parole di ghiaccio. Ma quel
giorno no, mi dissi, quel giorno non saresti riuscito a ferirmi. La mia bocca
si è mossa da sola e, incredibilmente, quelle parole dure che ti ho rivolto
hanno fatto la differenza.
Mi sentivo felice, felice come non mai… Per quel semplice contatto fra di
noi.
Poi tu hai cercato me e credevo che non fosse vero.
Poi ho scoperto la tua vera identità e ho capito che allora non dovevo
più arrendermi, ma solo andare avanti. Avrei fatto breccia nel tuo cuore, ne
ero convita, ci sarei riuscita.
E tu hai mandato tutto in frantumi quando siamo stati rapiti l’ultima
volta.
‘Non sono in grado di amare, l’amore per i deboli ed io non sono debole’.
Questo mi hai detto, con queste parole mi hai ferito. Non ne comprendevo
il senso… Non ne ho mai compreso il senso.
Ma dopo hai fatto un gesto, così, davanti a tutti. Eri arrabbiato, eri… Geloso,
in qualche modo.
Io l’ho capito, così come ho capito che, sebbene la tua mente dicesse una
cosa, il tuo cuore stava già andando da un’altra parte.
Hai iniziato a prenderti cura di me, abbiamo iniziato a dormire insieme…
Ed io ero sempre più felice.
Mi hai baciata ed io ho creduto di poter toccare l’apice della felicità
stessa.
Ma c’è una cosa, Tom, una cosa che ancora oggi mi tormenta: quali sono i
tuoi sentimenti?
Nel giorno del tuo sedicesimo compleanno vorrei avere una risposta, vorrei
capire se sono sogni e illusioni oppure se è tutta realtà…
E vorrei farti un dono, un dono di cui hai già usufruito e che continuerà
ad essere tuo nonostante quello che mi risponderai.
Io ti dono il mio cuore, Tom Orvoloson Riddle.
Ti amo,
Eva.
Eva era appoggiata alla porta del
bagno, terrorizzata e in ansia come non mai.
Sentì bussare.
“Eva.” sussurrò Tom.
“Eva, puoi uscire.”
Lei si fece forza, poi aprì la porta,
non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Tom la strinse a sé come non aveva
mai fatto.
“Eva, io ho sempre creduto di essere
solo al mondo e… Beh, lo ero. Sono cresciuto in un orfanotrofio, in mezzo ad
altri bambini tristi… Li sentivo piangere, nella notte, e mi convincevo di
essere più forte di loro.
Non lo ero, ma i miei poteri strani,
che scoprii poco alla volta, me ne diedero una sorta di conferma: iniziai a
tormentarli, far loro dei dispetti, rubare delle cose… Chi erano loro, piccole
creature inferiori, che popolavano i miei incubi piangendo ed urlando ‘mamma’ e
‘papà’? Nessuna mamma e nessun papà sarebbe mai venuto a prenderli. Nessuna
mamma e nessun papà sarebbe mai venuto a prendere me. Era solo da sciocchi crederci ancora, e sperare…
Fu allora, credo, che iniziai a
temere l’oscurità. Nell’oscurità loro piangevano, nell’oscurità diventavano
incubi.
Poi il professor Silente venne a
spiegarmi quello che ero in realtà, mi disse di Hogwarts. Scoprì le mie
malefatte e mi disse di fare ammenda, che certi comportamenti non erano
tollerati. Mi scusai freddamente, convinto comunque della mia superiorità ma
intimorito da quel mago più grande di me. Ero avido, avido di sapere, volevo
diventare come lui per poi piegarlo e sottometterlo, come tutti coloro che si
fossero messi sul mio cammino… Il mio animo era corrotto.
Mi chiese se avevo bisogno di aiuto
per comprare le cose scolastiche ed io rifiutai. Non avevo bisogno di nessuno.
Non avrei mai avuto bisogno di nessuno, mai. Io ero più forte.
Sciocchezze.
L’hai visto anche tu sul treno, no?
Col tempo ho imparato a reprimere ogni accenno di debolezza… In fondo, con che
coraggio gli altri s’interessavano a me? Con che coraggio pretendevano di
essermi amici, di volermi bene addirittura… A me, un essere rifiutato dalla
stessa madre e dallo stesso padre, un essere speciale costretto a crescere
nelle grigie mura di un orfanotrofio babbano, in mezzo a quella gente così
insulsa…
Volevo essere il migliore, e lo
diventai. Freddo, astuto, calcolatore. Intelligente.
Quando scoprii che il potere di
parlare con i serpenti era di Salazar Serpeverde in persona questo non fece che
crescere la mia autostima. Mostrai il mio talento ai compagni che ancora
cercavano di conoscermi, di starmi accanto, e loro, come previsto,
s’impressionarono.
Iniziarono a mostrarmi rispetto.
Cercai tracce del mio passato qua ad
Hogwarts, come già sai, ma nessun Riddle sembrava averci mai messo piede.
Poi sei arrivata tu.
Un’altra ragazza che piangeva nel
buio, come i miei incubi. Ho iniziato a detestarti già solo per questo. Eri
così infinitamente… Debole. Piangevi, non solo piangevi davanti ad un
sconosciuto, ma per di più cercavi di trarre consolazione da un contatto
fisico! Nessuno mi aveva mai toccato prima d’ora.
Poi scoprii quanto fossimo simili,
sotto certi punti di vista, eppure profondamente diversi… Orfani entrambi,
entrambi con dei poteri fra la gente normale, entrambi spaventati.
Eppure tu avevi reagito diversamente.
Tu sognavi ancora che mamma e papà venissero a prenderti nonostante sapessi che
fossero morti, sognavi il calore di una famiglia…
Non ti comprendevo.
Ammetto di essere stato curioso,
quando sei venuta a chiedermi gli appunti… Eri forse tu quella ragazza? Da
quello che avevo sentito sì, potevi essere… E poi mi avevi appena confessato i
tuoi sentimenti per me.
Però dovevo metterti alla prova.
Di solito le ragazze a cui rispondo
male fuggono con la coda tra le gambe, mortificate, chiedendosi cosa possano
aver fatto di sbagliato… Non mi sono mai curato delle ferite inferte alla
gente, anzi: non erano altro che un ulteriore segno di superiorità nei loro
confronti.
Ma tu mi hai sorpreso.
Non solo mi hai risposto a tono, ma
hai pure toccato, per così dire, un tasto giusto.
‘Perché dovrei accontentarmi di
appunti mediocri, quando posso avere i migliori?’
Rispettava esattamente la mia linea
di pensiero. Cercare sempre il meglio, per me.
Così mi sono incuriosito, e di lì a
poco ho trovato conferma del fatto che fossi veramente tu quella ragazza.
Quando ti ho confessato la mia vera
posizione riguardo ai sentimenti… Beh, tu sei cambiata. Ed io mi sono stupito
ad osservarti, a chiedermi perché tutto d’un tratto m’ignorassi…
Di solito le reazioni di una ragazza
scaricata da me sono due: o ci riprovano o iniziano a parlar male alle mie
spalle. Ma tu non stavi facendo niente di questo, semplicemente… Non ero più al
centro della tua attenzione. E la cosa mi faceva infuriare.
Poi hai detto quella frase… Hai detto
‘non è vero che non sei in grado di amare’. Lì per lì non ho capito. Com’era
possibile? Io non conosco l’amore. Io non conosco la debolezza dei sentimenti.
Ho iniziato a pormi delle domande…
Era giusta la mia visione della vita? L’amore rendeva davvero deboli? Ma poi,
come facevo a dirlo con certezza non avendo mai amato nessuno?
Ancora non mi sono risposto, Eva.
Ancora non so che cosa sia l’amore.
Però… Mi fa felice vederti ridere, mi
sorprendi, mi mostri un lato delle cose – e della vita – che non avrei mai
visto da solo.
Non lo so che cosa sia… Voglio solo
rimanerti vicino.
Ora si può dire che anche tu mi
conosca completamente.
Mi vuoi donare ancora il tuo cuore?”
Eva aveva ascoltato tutto, in
silenzio.
Alla fine,
pensò, sei stato tu a donarmi il tuo
cuore, Tom.
Alzò le braccia e lo strinse a sé.
“Certamente. Io sono tua, e tua per
sempre. Ti aiuterò a cercare le risposte.”
“Non ti fa paura il fatto che io sia
così… Malvagio?” chiese lui, cercando la parola giusta senza trovarla.
“Tu non sei malvagio, Tom. Tu hai
solo creduto di esserlo, e ti sei costruito quell’immagine addosso. Io so chi
sei veramente.”
Tom si staccò da lei e la prese in
braccio, portandola verso il letto. La fece sedere e poi la baciò con passione.
“Eva.” sussurrava, fra un bacio e
l’altro “Eva.”
“Sono qui Tom.” disse lei, quando si
ritrovarono sdraiati, abbracciati.
“… Sai, ho sempre detestato il nome
Tom.” disse lui, cullandola.
“Come mai?” chiese lei.
“E’ un nome così… Comune. Ordinario.”
Eva ridacchiò, poi si sciolse dall’abbraccio
e si puntellò sui gomiti, per guardarlo in faccia.
“I nomi sono solo nomi, Tom. Quello
che importa veramente sono le persone. Il loro cuore.” disse, appoggiandogli
una mano sul petto.
“Tu sei speciale, Tom, e non solo
perché sei estremamente intelligente o hai dei poteri magici. Tu sei speciale
perché sei tu.”
Tom sorrise e la strinse a sé.
“Grazie.” sussurrò, così piano che
Eva non fu sicura di averlo sentito veramente.
“Quindi, ora, posso stare con te?”
chiese lei, stringendolo.
“Per tutto il tempo che vorrai.”
ripose lui, ricambiando l’abbraccio.
Epilogo
Albus Silente si avviò felice verso
il suo ufficio. Aveva visto Tom Riddle cambiare lentamente, venire avvicinato
da Eva e rimanerne impressionato. Da quel primo giorno di ritardo in aula a
loro due che scendevano le scale verso i sotterranei, mano nella mano, quella
sera stessa.
Era soddisfatto, estremamente
soddisfatto.
Aprì la porta del suo ufficio e vide
un ragazzo in piedi ad aspettarlo.
“Professore.” lo salutò.
Albus si sedette alla scrivania,
salutando lo studente.
“Cosa ci fai qui a quest’ora?”
chiese.
“Mi chiedevo cosa dobbiamo fare con
Tom… Ed Eva.”
“Hai visto da te come vanno le cose,
no?”
“Sì, ho visto. Quindi…”
“Quindi ritengo che sia giunto il
momento di concentrarsi su altri studenti. Ora se non ti spiace vorrei andare a
letto, è molto tardi ed io…”
“Sì, mi spiace averla disturbata
professore.” lo studente stava per andarsene quando Albus lo trattenne.
“Ah, ragazzo… Avverti tu gli altri al
ritorno delle vacanze, ok?”
“Sarà fatto.”
“E prova a cercare i prossimi
studenti… Portami dei nomi.”
“Come desidera. Buona notte
professore.”
“Buona notte!” rispose allegro Albus.
Sì, era decisamente stata la scelta
giusta quella di mettere Tom in coppia con Eva…Da tempo pensava che al ragazzo
servisse qualcuno che lo facesse cambiare, ma era stato così indeciso sulla
persona…
Albus sospirò, appoggiando il mento
sulle dita incrociate, pensando alla prossima coppia da poter usare nel gioco
degli inafferrabili, di cui era l’ideatore.
Piccole noticine d’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo quindici: Dichiarazione – Epilogo
Eh qui…
Beh… Non credo ci sia molto da spiegare il punto di vista di Tom. Ammette tutto
lui stesso… Si apre con Eva. Si è innamorato, anche se ancora non lo sa… La lettera
di Eva l’ha colpito. Insomma… Lui sapeva già i suoi sentimenti, le stava
prestando parecchie attenzioni, quale ragazza avrebbe “rovinato tutto”
chiedendo una conferma? Chi mai avrebbe rischiato di sentirsi rifiutata da Tom
dopo tutte quelle attenzioni, dopo che lui le ha già detto che non sa amare? Ma
Eva non si arrende. Vuole sapere. E Tom non lo ammette, non lo capisce, ma è
innamorato. Eheheheheh… E questa è la fine u.u
Piccolo
PS per l’epilogo… Mi pareva strano che solo dei ragazzi, senza l’appoggio di un
insegnante almeno, riuscissero a rapire ignari studenti… Senza che questi
potessero anticiparli… E chi meglio del mago più brillante del secolo per
aiutarli? u.u inoltre mi sembra l’uomo ideale Silente… Lui si è fatto
corrompere da Gellert, ora cerca invece di salvare delle anime che giudica,
come dire, “problematiche”. Che ne pensate? u.u
Ragazze e ragazzi, anche quest’avventura è finita… Ma per
poco: ci sarà SICURAMENTE una continuazione, ho già in mente trama e tutto… Si
tratta solo di scrivere u.u il “problema” è che da adesso fino a luglio sarò
PIENA d’esami (ed inoltre devo finire di scrivere altre due storie che ho già
iniziato) quindi non so né quando mi metterò a scrivere né ogni quanto ci
saranno gli eventuali aggiornamenti…
Voi mi aspetterete, vero? *sigh*
Siete lettori affezionati, giusto? *occhioni dolci*
Prometto che la prossima storia sarà più lunga e più
intrigante! E se volete un’anticipazione… Non dimenticate che quest’anno, il
quinto, è stata aperta la Camera dei Segreti… Eheheheheheh u.u Credevate che me
ne fossi dimenticata? XD
Voglio UN SACCO di commenti! =D Fatemi sapere che ne pensate
di questa fine! Anche chi non ha mai commentato ma mi ha seguito in silenzio,
magari…
Grazie a tutti, un bacione, senza di voi non ce l’avrei mai
fatta! =D
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Capitolo 16 *** Il punto di vista di Tom ***
Ragazzuoli e ragazzuole mie… Questo capitolo è un riassunto di
tutti i punti di vista di Tom (un copia-incolla di quello che avete già letto insomma
XD) e se lo state visualizzando vi avviso che l’ultimo capitolo è quello prima
di questo… Quindi tornate indietro e leggete! =D e commentate! =D
Questo capitolo come avevo già avvertito lo posto solo per
avere più “chiarezza”… Sistemerò anche i vari punti di vista nei capitoli precedenti
^-^
… Quindi correte! XD tornate indietro e godetevi l’epilogo! XD
Il punto di vista di Tom
Ok, dato che una persona ha espresso
dubbi – assolutamente fondati – sul personaggio di Tom, ed io stessa ho notato
che non si capisce molto il suo punto di vista (purtroppo non potevo farlo
vedere subito, per via del fatto che non potevo svelare che fosse lui il
ragazzo del gioco, ed inserirlo a metà storia mi pare ‘brutto’…) ho deciso di
raccontarvi brevemente come lo vedo, soprattutto ai fini di questa storia.
Racconterò quindi come è maturato,
con una doverosa premessa: ho ritenuto di fare in modo di evitare che non
potesse amare perché concepito sotto l’effetto dell’amortentia, come avete
potuto notare nel capitolo precedente è una sua libera scelta. Questo perché io
credo molto che il contesto formi la maggior parte della persona: se Merope
avesse continuato a dare la pozione a Tom Riddle senior senza che nessuno se ne
accorgesse Tom sarebbe cresciuto in una famiglia unita e amorevole (per quanto
può esserlo un padre ‘drogato’, ma va beh) e, conoscendo direttamente l’amore e
l’affetto, avrebbe evitato di diventare quello che poi è stato.
Partiamo dall’inizio.
Tom Riddle, fino ad una certa età
almeno (6-7 anni) era un bambino normale.
Giocava con gli altri tranquillamente
e, appena comprese cosa significasse realmente essere orfano, s’intristì.
Voleva i suoi genitori, sognava che suo padre – dato che sapeva che la madre
era morta – venisse a prenderlo, piangeva come tutti.
Poi, appena si rese conto dei suoi
poteri e di saper parlare con i serpenti, ebbe una sorta d’illuminazione: era
diverso dagli altri, speciale… Si allenò isolandosi un po’ da tutti, vedendo
come poteva controllare quella nuova parte di sé. Nello stesso tempo realizzò
che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderlo, che era inutile sperare e
piangersi addosso; in ogni caso lui non avrebbe più avuto bisogno di nessuno
dato quello che sapeva fare. Nello stesso periodo giurò a sé stesso che sarebbe
stato forte, superiore, che non avrebbe più pianto… Ed iniziò ad odiare i
bambini che ancora lo facevano, di notte. Presto iniziò a sentirli piangere
anche nei suoi sogni, nei suoi incubi, ed il suo odio crebbe di molto…
Alcuni cercavano ancora di
avvicinarlo ma lui si isolava sempre più spesso, convinto del fatto di essere
speciale e quindi superiore a loro, disgustato dalla loro debolezza. Ma la
goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che, al di là delle chiacchiere
che facevano alle sue spalle e di cui non gli importava nulla, sentì che la
maggior parte di loro lo compativa, cercando di capirlo da lontano. Lui, che
aveva la magia in corpo ed era diverso, compatito da quelle nullità?!? Non lo
accettò ed iniziò a punirli, a spaventarli, a mostrargli quello che credeva la
sua vera natura… E riuscì ad ottenere timore e rispetto, nessuno lo contraddiceva
più. Secondo il suo punto di vista l’ordine era stato ristabilito, lui si era
dimostrato superiore (come doveva essere) ed era felice di sapere quanto fosse
potente.
Complice del fatto che associava la
debolezza ai pianti notturni dei compagni, che invocavano i genitori, si fece
strada in lui la convinzione che l’amore rendesse deboli, che bisognava contare
solo sulle proprie forze, che era patetico affidarsi a qualcun altro…
Poi Silente venne a spiegargli che
era un mago, come molti altri, e che quindi i suoi poteri non avevano nulla di
speciale. Lo odiò, in quel momento, lo odiò anche perché lo costrinse a
scusarsi, perché si dimostrò più forte di lui. Ma non volle comunque dargli la
soddisfazione di farsi accompagnare a Diagon Alley: come al solito sapeva
badare a sé stesso e non aveva bisogni di nessuno.
Ciò non toglie che Tom non fosse una
macchina, era un essere umano come tutti, e aveva dei momenti di debolezza… Uno
l’ha visto proprio Eva durante il loro primo viaggio in treno. Ma ogni volta il
ragazzino si dava dello stupido e si riprometteva che non sarebbe mai più
accaduto, lui era forte, il migliore…
Ne era così convinto che s’impegnò al
massimo nello studio, tralasciando il resto. Gliel’avrebbe fatta vedere, a
Silente come a tutti loro, che pensavano che fosse solo un mago come un altro…
Molto dotato, ma nulla di speciale.
Ben presto scoprì che il suo potere
di parlare con i serpenti era si Salazar Serpeverde, uno dei 4 fondatori di
Hogwarts e capo della sua casa… Da lì nacque l’ossessione di cercare le sue
origini, di vedere se potesse essere un suo discendente… Ed ovviamente la cosa
accrebbe in modo esponenziale il suo sentirsi speciale, unico.
Inizialmente i compagni tentarono di
avvicinarlo, ma lui non se ne curava, ritenendoli indegni come tutti. Quando
ormai la maggior parte di loro ci aveva rinunciato e aveva iniziato a
compatirlo, chiedendosi cosa mai fosse successo a quel ‘povero’ ragazzo per
trattare la gente così, Tom si arrabbiò di nuovo e di nuovo sentì il dovere di
dargli una lezione. Sapeva di dover stare attento – Silente lo teneva d’occhio,
e lui non ci teneva a finire espulso: aveva ancora troppo da imparare – e così
usò il serpentese e la sua abilità negli incantesimi, accettando e proponendo
‘innocenti’ sfide a duello alla gente (anche a ragazzi più grandi di lui) e
vincendo sempre. Si guadagno così nuovamente il rispetto ed il timore della
gente.
Nel frattempo scoprì e s’immerse
nelle Arti Oscure: una branca della magia che l’aveva affascinato perché
permetteva di ottenere il controllo delle persone, così iniziò a studiarla di
nascosto… Perché ovviamente doveva mantenere davanti agli occhi dei professori
un comportamento impeccabile, ammaliarli per non far intendere la sue
intenzioni e i suoi sogni oscuri. Ci riuscì, ovviamente, tanto che venne
persino nominato Prefetto al quinto anno.
Non dimentichiamoci però che Tom è
comunque un adolescente… Un adolescente con idee forti e ben precise, ma pur
sempre in crescita… E tutti sappiamo che l’adolescenza è un’età difficile dove
maturando possiamo arrivare anche a cambiare noi stessi.
Vi è qualche altro piccolo dettaglio.
Ora come ora il ‘mio’ Tom non è per niente interessato ad ottenere l’immortalità:
ancora non sa che era la madre ad essere una strega (presto si arrenderà
all’evidenza che di suo padre non c’è traccia ad Hogwarts) e quindi non vede la
sua morte come una debolezza… Io sono convinta che questa ossessione subentri
in un secondo momento (sempre se non si fosse messa di mezzo Eva XD), ovvero
quando scopre che la madre è una strega e si rende conto che quindi l’avere poteri
magici non lo salvi dalla morte… Si convincerà a cercare quindi notizie su come
rendersi immortale e s’imbatterà negli Horcrux (XD) – tutto questo ovviamente
prescinde dalla mia ff che lo farà ‘deviare’ dal suo percorso originario XD
Altra cosa: lui non odia i babbani,
non vuole la purezza del sangue ecc… Almeno non in questo momento. Come ho
detto li considera creature indegne di considerazione, deboli (alla pari degli
elfi domestici) perciò credo che l’odio sarebbe immotivato. Credo che inizi ad
odiare dopo aver assassinato suo padre e suo nonno… Si sono presi gioco di una
strega, lo hanno abbandonato, in quel momento riemerge il bambino timido che
chiamava i genitori nella notte… E questo non riesce a sopportarlo. Inoltre
capirà che è una buona motivazione per indurre altra gente a seguirlo senza
circuirla troppo, nel senso: andando tutti dietro ad un ideale comune gli altri
si convinceranno ad obbedirgli senza esitazione senza dover essere soggetti
alla maledizione Imperius o cose simili… Ed è inoltre un ottimo ‘trampolino di
lancio’ per emergere, per rendere noto il suo nome – pardon, soprannome XD – e
per essere così temuto… Per dimostrare il suo essere speciale. Anche questa
parte della storia viene sconvolta da Eva, ovviamente non vi posso anticipare
niente, però spero che andando avanti possiate capire… Ed apprezzare lo stesso
questo Tom un po’ diverso dal solito >..<
Ecco che quindi ora passo ad
analizzare le sensazioni di Tom capitolo per capitolo, sperando che siate
riusciti a capire il suo pensiero e le sue emozioni (in caso contrario
ditemelo). Finora mi sembra anche di averlo mantenuto abbastanza IC… Vediamo
come si evolve il suo pensiero:
_ Capitolo uno: Nel buio
Beh
qui Tom praticamente non appare, quindi non ho niente da dire XD
_ Capitolo due: Ragazzo-verde
Qui si
vede che Tom è parecchio scostante u.u Eva lo prende per mano e la cosa lo
spiazza lasciandolo profondamente turbato: finora nessuno aveva mai osato fare
una cosa del genere… Nessuno lo toccava. E’ rimasto talmente sorpreso che non
ha fatto nulla per evitare il contatto stesso. Noterete spesso questa
caratteristica: s’irrigidisce, non riesce a reagire. Insomma, è una novità per
lui! XD Pure quando Eva l’annusa… Credo che sia rimasto confuso e spiazzato, si
è sentito impossibilitato a reagire e si è spaventato per questo. Per il
soprannome… Forse aveva già in mente di farsi chiamare Lord Voldemort ma ancora
non ha usato questo nome, neppure con i suoi ‘amichetti’ (XD) quindi perché mai
una sconosciuta dovrebbe conoscerlo? Il fatto poi che lei associ il verde ad un
colore lo fa irritare: è una persona logica, tutto ciò che va fuori
dall’ordinario (a meno che non sia lui stesso ad emergere XD) lo infastidisce.
Ma preferisce non litigare perché tanto non ne varrebbe la pena. Non sa neanche
chi ha di fronte! E non gli interessa minimamente. Ha chiesto se Eva è figlia
di babbani non perché provi odio verso di loro: perché lo lascia spiazzato che
da creature tanto insulse possa nascere una strega… Anche se ovviamente ritiene
Eva solo una creatura dotata di poteri magici e nulla più, certamente non degna
di essere considerata al pari di lui. C’è un’altra cosa in questo capitolo: Eva
piange. Si lamenta, nel buio, ne ha paura… E cerca di trarne consolazione da un
contatto fisico: Tom la detesta fin dal primo istante per questo, gli ricorda i
suoi incubi, i bambini che invocano i genitori nella notte… Altro dettaglio:
gli hanno preso la bacchetta, è una cosa che non tollera… Credo che sia
abbastanza potente da produrre magia anche senza, se necessario, ma essere
privati della bacchetta… E’ un oltraggio per lui. E poi non conosce le regole
del gioco, nonostante tutti le sappiano: indicatore di una vita sociale nulla,
se non per il gruppetto che lo circonda ammirato e portandogli rispetto (e che
di certo non si mette a chiacchierare del più e del meno con lui).
_ Capitolo tre: Secondo turno di gioco
Tom dà
spontaneamente la mano ad Eva. Penso che ci abbia riflettuto molto, in quei
giorni di ‘pausa’, di certo che qualcuno lo toccasse è stata una strana
sensazione… Vuole capirne di più (non a caso è il più intelligente della
scuola, vede un nuovo fenomeno e cerca di scoprire da dove ha origine e come
controllarlo u.u) quindi si risottopone allo stesso esperimento. E’ comunque
troppo ‘presto’ per un contatto più approfondito: lo stesso fatto che Eva gli
sia stretta al ginocchio (che non è che sia chissà che come zona XD) gli ha
dato fastidio e non ha esitato a scrollarsela di dosso (XD)
Permane
sempre il suo caratteraccio… Poi Eva cerca di farsi un’idea di com’è fatto
toccandolo: anche qui ritorna la sua incapacità di reagire alla vicinanza… E
l’irritazione per il fatto che la ragazza abbia detto “Ti osservo” invece che
“Ti tocco”. Inizia a mostrare i primi segnali di curiosità per Eva, per il
fatto che fa cose inaspettate e dice e pensa cose ancora più illogiche (profumo
di verde e “ti osservo”) e quindi ricambia il gesto. In ogni caso per lui lei
non è altro che un oggetto: un oggetto singolare, che non si comporta come
dovrebbe e che ha intenzione di studiare. Inizia pian piano anche ad aprirsi,
senza quasi rendersene conto… Non che riveli una cosa molto importante per sé e
comunque certe persone lo sanno già (sospetto che Lumacorno abbia detto ai
membri del Lumaclub, che si mostravano particolarmente irritati verso la
presenza del ragazzo che non dava confidenza a nessuno, le origini di Tom… Così
loro hanno iniziato a compatirlo. E lui si è arrabbiato XD), ma quello che lo
spiazza è ancora una volta la reazione di Eva. Lei lo abbraccia, lo stringe a
sé… E per un singolo istante Tom pensa all’abbraccio di una madre. Credo che
non si perdoni per questo… Per quell’attimo di debolezza… Così cerca di distrarsi
pensando a ciò che gli aveva detto la giovane prima e, trovandolo incoerente,
esige delle spiegazioni. L’irritazione del fatto che lei ha detto di capirlo,
pur non conoscendolo affatto, si mescola a quel “calore della famiglia” che non
ha mai provato… Con la sensazione di prima e quelle parole per un attimo ricade
in un momento di debolezza. Si dà dello stupido e cerca di andare avanti con la
conversazione.
Quando
Eva parla di lui, beh… Capisce di essere lui. In quel momento la odia, per
averlo visto in quella situazione… Ma la risposta che gli dà lei, alla domanda
“chi è?”, lo spiazza. Com’è possibile che lei lo stesse ‘proteggendo’, non
volendolo ‘screditare’, quando lui non sa nemmeno chi è? E’ sempre più
incuriosito dal modo di ragionare della ragazza.
_ Capitolo quattro: Un passo verso di te
Eheheheh…
Eva gli chiede gli appunti. La prima cosa che nota Tom è che potrebbe
corrispondere alla descrizione che si è fatto nella testa dopo averla toccata.
Però decide che non è abbastanza, che servono maggiori prove… Quindi cerca di
tirar fuori lo strano modo di ragionare della ragazza. E lei non lo delude,
dandogli al contempo una spiegazione che rispecchia in pieno il suo pensiero:
avere sempre il meglio per sé. E’ abituato a certe scene da parte delle
compagne – sa di essere affascinante – nonostante non le sopporti, ma quando le
tratta male in genere loro se ne vanno con la coda tra le gambe. E poi o ci
riprovano con lui o iniziano a sparlargli alle spalle, sputando veleno. Ci è
abituato e non gli dà alcun fastidio. Eva invece non si fa mettere i piedi in
testa… La ragazza lo incuriosisce sempre di più. Deve capire se è lei e decide
di darle gli appunti.
_ Capitolo cinque: Felicità e tenebre
Tom non
sa che farsene del biglietto di Eva e se la ride pensando al fatto che la
ragazza è cotta di lui. Come le altre, ma nello stesso tempo diversa. Non ha
alcun interesse per andarle a parlare, deve prima aspettare di avere la
conferma definitiva… Ammira il fatto che sia andata davanti a tutti, al tavolo
delle Serpi, per ridargli gli appunti: non ha aspettato di beccarlo solo (o
almeno meno accompagnato XD) in qualche angolo sperduto di scuola, o a fine
lezione come quando li ha chiesti… Ha dimostrato un po’ di coraggio. La battuta
sui Grifondoro serviva per accertarsi della Casa della ragazza… Per la storia
degli appunti XD ed infatti trova conferma ai suoi sospetti. E in un altro modo
gli dà anche modo di verificare cosa provi Eva veramente… Capisce così da cosa
deriva la sua paura del buio, in un certo senso può anche comprenderla (più che
altro comprende che dev’essere brutto rimanere in macchina per ore con i
cadaveri dei genitori. Non prova pena per lei o compassione o quant’altro… Solo
della curiosità XD). Ancora una volta rimane stupito del fatto che la ragazza
cerchi il contatto fisico come consolazione, da uno sconosciuto poi! Non lo
capisce. La sensazione che gli trasmette Eva è strana, quando si stringe a lui.
In un certo senso il suo pianto non gli dà più fastidio, anche se non sa
spiegarsi il perché. Lo pensa in un modo diverso… Sempre un segno di debolezza,
ma anche un modo per affrontare le cose. Lei si sfoga piangendo, l’ha capito,
la fa stare meglio. Non come i pianti ossessivi dei bambini che invocano
inutilmente il ritorno dei genitori: Eva sa che non torneranno e piange solo
per l’orrore che è stata costretta a subire. Una volta finito può riniziare da
capo come se nulla fosse. Come se concedendosi un momento per sé stessa poi
torni più forte di prima, come la fenice che rinasce dalla cenere: e non si
costringe ad evitare il mondo o a mettersi una maschera, vive appieno. Tom
trattiene Eva quando sta per staccarsi come a trattenere questa consapevolezza.
Modi diversi di affrontare la vita e la solitudine. E’ comunque una stretta
fredda, non un abbraccio, non so quanto si è colto dal capitolo… Le ultime
domande sono ovviamente rivolte a sincerarsi dell’identità della ragazza, ed
ovviamente Tom capisce che è lei Eva.
_ Capitolo sei: Un passo verso… Di me?!
Ovviamente
Tom si diverte a prenderla in giro. Inoltre avere qualcosa scritto da lei lo
aiuta a capire come è fatta: non sono una studiosa della psicologia della
scrittura quindi non so esattamente dirvi come scrive la nostra cara Eva, ma in
linea di massimo me la immagino ordinata (lasciando magari perdere quando non
ha voglia di seguire o iniziando a scrivere in maniera un po’ più confusa). E,
come detto nel capitolo, non è una di quelle adolescenti che pasticciano il
quaderno con nomi e cuoricini XD
_ Capitolo sette: Sorpresa!
Tom
capisce subito che c’è qualcosa di diverso quando Eva gli si butta addosso (XD)
e come al solito non sa come reagire al contatto. Cerca di capirne i motivi e,
appena li scopre, fa un gesto che lo coglie di sorpresa (iniziamo a vedere che
il suo corpo prende il sopravvento sulla sua mente XD): se la prende in
braccio. Il gesto lo lascia perplesso e poi si dà tutta una serie di
giustificazioni: avere il controllo del contatto, far vedere di essere il più
forte (potendo controllare o meno la paura di Eva)… Beh e poi le svela la sua
identità, prendendosi di nuovo gioco di lei XD le fa letteralmente fumare il
cervello XD poverina! XD e anche lei fa un gesto che non si aspetta: non lo
accusa di avergli mentito (avendo capito che è lui che le piace), non cerca di
negare i suoi sentimenti… Gli si ributta al collo come se niente fosse, anzi,
come ad assaporare meglio quel momento. La cosa è così insolita che non può
fare a meno di ridere, e rimaste lui stesso meravigliato da quel suono… Da
molto tempo non rideva più. Per non piangere, per non soffrire, ha rinchiuso
tutti i suoi sentimenti per lasciare spazio solo all’avidità di sapere e al
potere. Ora si rende conto che qualcosa gli è mancato.
_ Capitolo otto: Compiti di Trasfigurazione
Ecco che
Eva va da lui… Tom proprio non se l’aspetta. Ovviamente cerca ancora di
studiarne le reazioni, ma la ragazza non sembra per nulla intimidita dal suo
sguardo ghiacciato (che ha fatto scappare tutti quelli che l’hanno incrociato
finora) ed anzi, ribatte stando al suo gioco. Tom… Si diverte XD si diverte nel
provocarla… Ed ammira la faccia tosta di quella ragazza che non solo non si fa
spaventare da lui e dal suo seguito ma anzi ribatte! Le lancia ovviamente una
sfida in tutto questo… Sfida che Eva supera brillantemente u.u
_ Capitolo nove: Rivelazione
Ovviamente
Tom si sta ancora divertendo con Eva, almeno all’inizio… Poi la ragazza dice che
vuole conoscerlo. Ecco che tutto d’un tratto il vecchio Riddle ritorna, il
Riddle che non aveva bisogno di nessuno e che aveva chiuso il suo cuore… In un
lampo riflette sulla sua situazione con Eva e cerca di ribadire le convinzioni
che si è costruito in una vita: non ama e non amerà mai. Farsi conoscere da
lei? Certo che no… Lui non può divulgare in giro i suoi segreti, qualsiasi cosa
nelle mani sbagliate diventa un’arma… Eva potrebbe rivelarsi pericolosa…
Ribadendo ad alta voce ciò in cui crede non solo lo comunica alla ragazza, ma
lo ricorda in primis a sé stesso. Si era lasciato andare, per un attimo, fatto
distrarre… Non deve più accadere.
_ Capitolo dieci: Gesto
Mh. Qui
Tom sperimenta un altro tipo di emozione, un’emozione che non ha mai provato e
che non riesce a comprendere. E’ vero, non sopporta l’indifferenza poiché vuole
spiccare ed essere superiore a tutti… E si sa, uno spettacolo senza pubblico
non si può neanche chiamare tale. D’altra parte è consapevole che non tutti
sanno chi sia lui (già all’interno della scuola, figurarsi fuori!) e che ogni
cosa deve venire a suo tempo, presto la gente inizierà a temerlo e anzi, non
devono neppure collegarlo a Tom Riddle… Un nome tanto banale… Perciò diciamo
che non è nella fase dove è ossessionato a dar spettacolo. Anzi, c’è comunque
sempre Silente da tenere d’occhio e quindi non può permettersi mosse molto
azzardate. Però… Eva che lo ignora lo fa imbufalire (XD) e come detto non ne
capisce il motivo. Fa un gesto plateale, è vero, ma la ragazza l’ha portato
all’esasperazione… E sinceramente pensa di potersi permettere quello che vuole
(finché sta nella legalità XD) e capisce da sé che è un gesto che farà
spettegolare ma non di certo alimentare sensazioni sinistre sul suo conto.
Sostanzialmente se ne frega, è troppo arrabbiato con Eva XD Poi lei fa una cosa
che simpaticamente definirei ‘gesto da manga’ (parole prese in prestito da
Lugiggia XD): una frase dritta al cuore. “Non è vero che non sei in grado di
amare…” dice, e a Tom crolla letteralmente il mondo addosso. Strane sensazioni
lo pervadono: rabbia, perché come può credere una ragazzina di conoscerlo
meglio di lui stesso? confusione, perché se avesse ragione e fosse tutto
sbagliato? riconferma dei propri ideali, poi di nuovo crollo. Ma in fondo, che
ne sapeva lui di che cosa fosse veramente l’amore? Nessuno l’aveva mai amato,
tutti l’avevano lasciato solo. O meglio, si era isolato. Un tempo, un tempo
tanto remoto da essere quasi un sogno, aveva avuto degli amici. Non ricordava
bene la sensazione, ma era come… Un sostenersi a vicenda. Quindi come poteva
condannare, o odiare, qualcosa che non aveva mai sperimentato? Sarebbe stato
come… Come evitare di imparare un incantesimo perché non lo riteneva utile, non
preparare una pozione perché troppo complicata, andare in palestra solo per
fare gli addominali e non rinforzare le gambe (LOL lo so la battuta fa schifo
ma prendetela così com’è XD). Io lo vedo come il capitolo decisivo. Tom ammette
di aver qualcosa da imparare, una sfida potremmo dire, ammette di essere
ignorante su questo aspetto della vita e, grazie alla sua avidità di sapere e
al suo voler essere sempre il primo in tutto, si decide a rimediare. Non sa da
che parte iniziare, non sa come si fa, non ci sono istruzioni in giro: ma un
modo lo troverà di certo. Non si sarebbe fatto sconfiggere da così poco.
_ Capitolo undici: Attenzioni
Così il
nostro bel Tom decide di iniziare dalle basi la sua ricerca sull’amore u.u Sa
che Eva ha dei punti deboli, decide di vedere che succede se l’aiuta a
sconfiggerli u.u o meglio se l’appoggia nell’affrontarli u.u … So che sto
correndo troppo XD però non ci posso fare niente, nel mio sogno è andata
proprio così, che devo fare? XD spero che possiate apprezzare anche questo Tom
XD inoltre… Notare che Tom cerchi il
contatto u.u penso che abbia capito che non gli dispiaccia affatto XD e si
inizia ad addolcire per seguire il “protocollo” (non dimentichiamoci che sta
facendo una ricerca XD XD XD XD XD). Però scommetto che sotto sotto non si
sente proprio obbligato u.u Ecco, per questo capitolo è tutto XD
_ Capitolo dodici: Primo giorno di vacanza
Non credo ci sia molto da dire… Tom continua a studiare
l’amore u.u e si diverte pure XD il bacio l’ha spiazzato, vedete… Come
all’inizio, bisogna procedere per gradi, tutto in una volta non va bene XD ora
si è abituato al contatto fisico, questo è… Troppo XD e notate come ancora
s’irrigidisca se lo colgano di sorpresa (l’abbraccio di Eva XD), non è abituato
a ‘seguire regole non sue’… Non avere il controllo degli eventi (bacio e
abbraccio) lo spaventa u.u E nello stesso tempo… Eheheheheh parliamo pur sempre
di un adolescente di quindici anni =..= qualche reazione avrà pure lui no? XD
Non penso gli disgusti quello che sta provando XD
_ Capitolo tredici: Confessioni
Si
capisce che Tom le ha letto nella mente u.u per un momento ha pensato che fosse
una ragazza da temere, che l’avesse avvicinato in qualche modo per spiarlo,
trovare cose su di lui, ha pensato persino che si fosse fatta rapire apposta
con lui… E poi si è ricreduto u.u Eva è profondamente “pulita” e stava solo
cercando di distrarsi dall’inquietudine che le metteva il posto u.u Ovviamente
Tom ancora non si fidava di lei, come di nessuno… Per questo deve leggerle la
mente. Ci vorrà un po’ di tempo prima che capisca che Eva è perfetta per lui
(<3)… Almeno ora sa che tutte le sue azioni sono innocenti u.u quindi non ha
nemmeno problemi ad aprirsi con lei, insomma come dire sa che non lo tradirebbe
mai… E che se dovesse farlo ci sarebbero dei cambiamenti nel suo carattere, e
lui agirebbe di conseguenza u.u Pooooi… Tom è abituato ad agire da solo, o a
dare ordini, che Eva si offra spontaneamente di aiutarlo (nell’anno dei G. U.
F. O., non dimentichiamoci che l’istruzione è importante! XD … Soprattutto per
un secchione come Tom XD) lo spiazza un po’ XD E poi nulla u.u cerca di fare il
divertente e basta u.u e si è scoperto non proprio indifferente al fascino di
dormire con una ragazza… Eheheheheheheheh… Come direbbe qualcuno… Vizioso! XD
_ Capitolo quattordici: Regali di Natale
Ammetto
che mi piace FESS questo capitolo (hihihihihi… PS= FESS vuol dire “tanto” in
bresciano. Non sono bresciana, ma me l’ha attaccato una mia amica! XD).
Torniamo al nostro Tom u.u Nn ce lo vedevo a fare a palle di neve
spontaneamente XD ma Eva è così insistente… Alla fine scopre che, lasciandosi
andare un po’, ci si diverte di più XD e anche la storia del cappello… Fosse
stato qualcun altro non avrebbe mai osato, e Tom l’avrebbe incenerito
all’istante XD ma Eva… Eva è diversa u.u lei PUO’ u.u Può letteralmente tutto…
Eheheheh… Non lo ammette ancora e forse non lo farà mai, ma è evidente che gli
è entrate nel cuore u.u Il Natale… Ah, Tom non si aspetta tutto
quell’entusiasmo… Per lui è un giorno come un altro u.u ma Eva è così felice
che non può che esserlo anche lui u.u Eheheheheheh… Non si aspettava proprio
neanche il regalo, cioè nessuno gli ha mai regalato niente… Al massimo qualcosa
all’orfanotrofio che non era per lui, ma per tutti i bambini… E invece ora ha
qualcosa di veramente suo. E gliel’ha dato Eva.
E adesso…
Veniamo alla parte interessante =..= eheheheheheh lo so che non ve
l’aspettavate… Ma considerate Tom un’adolescente che sta scoprendo tutte queste
sensazioni nuove, così… Belle… E il bacio che Eva gli ha dato l’ha spiazzato, e
lui ne ha sentito parlare dai suoi compagni ma non gli era mai interessato per
davvero, ma ora… Ora ha Eva. E vuole provare. Tutto, con lei. E si sente
improvvisamente felice (hihihihihi…) o meglio, emozionato… Insomma, un primo
bacio, non so se l’abbiamo dato tutti qui, qualcuno saprà pure come ci si sente
no? XD anche solo ad immaginarlo… Ed ovviamente non è nel carattere di Tom
essere gentile, e non vuole fingere proprio per questo: Eva nella sua testa
ormai è SUA, e può fare quello che gli pare u.u e lei ovviamente si lascia fare
XD mica è scema XD Ho comunque cercato di mettere il carattere di Tom qui
dentro… Che dite, ci sono riuscita? XD
_ Capitolo quindici: Dichiarazione – Epilogo
Eh qui…
Beh… Non credo ci sia molto da spiegare il punto di vista di Tom. Ammette tutto
lui stesso… Si apre con Eva. Si è innamorato, anche se ancora non lo sa… La
lettera di Eva l’ha colpito. Insomma… Lui sapeva già i suoi sentimenti, le
stava prestando parecchie attenzioni, quale ragazza avrebbe “rovinato tutto”
chiedendo una conferma? Chi mai avrebbe rischiato di sentirsi rifiutata da Tom
dopo tutte quelle attenzioni, dopo che lui le ha già detto che non sa amare? Ma
Eva non si arrende. Vuole sapere. E Tom non lo ammette, non lo capisce, ma è
innamorato. Eheheheheh… E questa è la fine u.u
Piccolo PS
per l’epilogo… Mi pareva strano che solo dei ragazzi, senza l’appoggio di un
insegnante almeno, riuscissero a rapire ignari studenti… Senza che questi
potessero anticiparli… E chi meglio del mago più brillante del secolo per
aiutarli? u.u inoltre mi sembra l’uomo ideale Silente… Lui si è fatto
corrompere da Gellert, ora cerca invece di salvare delle anime che giudica,
come dire, “problematiche”. Che ne pensate? u.u
Ecco, per ora è tutto XD Spero di
avervi chiarito che passa per la testa del nostro Tom… Se lo trovate
incoerente, non di vostro gusto, troppo poco oscuro (lui XD), poco chiaro (la
spiegazione XD XD XD)… Potete dirmelo, potete contestarmi, potete non seguire
più la storia ecc ecc… Ma questo rimane il mio personalissimo modo di vedere le
cose e non cambierà XD
Fatemi sapere! =D
PS= grammatica portami via ma stasera
non ho proprio la testa per rileggere sto papiro. E’ più lungo del capitolo
stesso! XD se ci sono errori chiedo gentilmente di segnalarmeli… Così
rimedierò! >..<
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