Il gioco degli inafferrabili

di Mitsuki91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel buio ***
Capitolo 2: *** Ragazzo-verde ***
Capitolo 3: *** Secondo turno di gioco ***
Capitolo 4: *** Un passo verso di te ***
Capitolo 5: *** Felicità e tenebre ***
Capitolo 6: *** Un passo... Verso di me?! ***
Capitolo 7: *** Sorpresa! ***
Capitolo 8: *** Compiti di Trasfigurazione ***
Capitolo 9: *** Rivelazione ***
Capitolo 10: *** Gesto ***
Capitolo 11: *** Attenzioni ***
Capitolo 12: *** Primo giorno di vacanza ***
Capitolo 13: *** Confessioni ***
Capitolo 14: *** Regali di Natale ***
Capitolo 15: *** Dichiarazione - Epilogo ***
Capitolo 16: *** Il punto di vista di Tom ***



Capitolo 1
*** Nel buio ***


 Ciao a tutti! XD
La mia mente mi fa paura, ho postato tre nuove storie nel giro di un giorno o..o
Come al solito, questa storia nasce da ciò che ho sognato stanotte… Non penso che verrà eccessivamente lunga ma non prometto niente XD va in base alle idee e all’umore del momento…
E dunque, che dire? XD cercherò di mantenere Tom il più possibile fedele a Tom… O meglio, all’idea che mi sono fatta io di lui XD per inciso, lo vedo come un ragazzo estremamente fragile che ha scelto la via del male e della grandezza per una sorta di ‘rivalsa’ contro i genitori… Un finto forte insomma, come i bulli che fanno i bulli appunto per mascherare la loro vera natura. Beh, spero che possiate apprezzarlo anche così! XD
Il punto di vista comunque non sarà il suo ma quello di una ragazza… Ci tenevo ad essere più chiara possibile comunque XD
Buona lettura! =)
Recensite in tanti! XD

Presentazione:
Negli anni di Hogwarts di Tom Riddle un gruppo di ragazzi, chiamati ‘gli inafferrabili’, si divertono con uno strano gioco: ‘rapiscono’ due ignari studenti nelle ore serali e li rinchiudono misteriosamente in una stanza completamente buia, senza porte né finestre.
Le regole sono semplici: non svelare la propria identità finché non si è fatta amicizia con lo studente sconosciuto.
Obiettivo del gioco? Favorire la conoscenza di persone che, altrimenti, non avrebbero neppure saputo dell’esistenza dell’altro.
***
Eva era una simpatica ragazza di quindici anni, altezza media, lunghi capelli castani mossi e occhi azzurri. Non era brutta e per questo molti ragazzi le facevano la corte, ma lei rifiutava tutti poiché aveva un segreto inconfessabile: era totalmente e irrimediabilmente innamorata di Tom Riddle.


Nel buio

Eva era una simpatica ragazza di quindici anni, altezza media, lunghi capelli castani mossi e occhi azzurri. Non era brutta e per questo molti ragazzi le facevano la corte, ma lei rifiutava tutti poiché aveva un segreto inconfessabile: era totalmente e irrimediabilmente innamorata di Tom Riddle.
Non ne era attratta come le altre ragazze solo per la bellezza; dentro di sé custodiva gelosamente il ricordo del loro primo incontro: il suo primo viaggio sull’espresso per Hogwarts la vedeva nervosa e meravigliata insieme, lei che veniva da una famiglia babbana, così dopo aver chiacchierato con qualche ragazza nel suo stesso scompartimento decise di fare una passeggiata per non esplodere dall’emozione e cercare di rilassarsi. Stava per entrare in bagno quando, dalla porta socchiusa, vide un ragazzino della sua stessa età rannicchiato in un angolo.
Piangeva.
Cercava di fare il meno rumore possibile ma i singhiozzi erano ben udibili ed Eva, certa di non dover disturbare un momento così intimo, si eclissò silenziosamente e tornò al suo scompartimento.
Negli anni vide quello stesso ragazzino crescere, circondarsi di persone, diventare affascinante… Eppure qualcosa non la convinceva. Era più che certa che i sorrisi che rivolgesse alla gente e i suoi modi gentili fossero finti e non poteva far altro che chiedersi cosa nascondesse mai nel cuore un ragazzo che durante il primo viaggio verso Hogwarts si era chiuso in un bagno a piangere.
La sua curiosità divenne ossessione e la sua ossessione divenne una cotta: fu così che Tom Riddle iniziò ad occupare il centro dei suoi pensieri.
“Tu chi pensi che colpiranno quest’anno gli inafferrabili?” le chiese la sua migliore amica e compagna di casa, Annie.
“Oddio spero non me. Lo sai anche te no? Sono terrorizzata dal buio.” disse Eva, sistemandosi la cravatta blu e nera della divisa che aveva appena indossato.
Annie scoppiò a ridere.
“Seriamente, penso che esageri. Non posso credere che veramente ti metti a piangere come una bambina se solo si spengono le luci!”
“Ma l’hai visto con i tuoi occhi!” ribatté lei, piccata.
“Comunque siamo arrivate.”
Scesero dal treno e si misero a cercare una carrozza. Eva scorse Tom nella folla e il suo cuore sussultò, ma Annie la trascinò decisa da un’altra parte e lei rimase sconsolata a guardare il ragazzo salire a bordo di una carrozza, come al solito circondato dal gruppetto di amici che pendevano dalle sue labbra.
“Ancora non te lo sei tirato via dalla testa?!” chiese Annie, vedendo in che direzione andava il suo sguardo.
“Che posso farci? Ho una cotta, non si cura con due mesi di vacanza.”
“Permesso… Scusate.” nella loro carrozza si aggiunsero Beth e Daniel, la coppia più salda della scuola.
“Ohilà, compagne di dormitorio!” le salutò Beth.
“Ciao promessi sposi.” rispose Eva pigramente.
“Che hai da essere di malumore la prima sera? Fra poco c’è il banchetto!”
“Oh, ha solo visto Tom come al solito circondato da altre persone.” rispose Annie.
Eva le lanciò un’occhiataccia.
“Ancora ti perdi dietro a lui?” intervenne Daniel “Lascia stare quella Serpe… Non fa per te. Puoi avere decine di ragazzi migliori…”
Eva sbuffò e i suoi amici lasciarono perdere.
Il banchetto d’inizio anno fu stupendo come al solito e ben presto i tre amici si ritrovarono nella torre di Corvonero, sbadigliando dal sonno.
“A domani!” si salutarono, poi lasciarono Daniel con gli altri ragazzi e loro tre salirono verso il dormitorio, dove trovarono le altre due compagne già addormentate.
Le settimane trascorsero lente e frenetiche insieme, Eva si abituò presto al ritmo delle lezioni e fu sconsolata di constatare che avrebbero seguito con i Serpeverde soltanto Pozioni e Trasfigurazione. Poteva vedere Tom poche volte, esclusi i rari momenti dove lo beccava nei corridoi o a pranzo, ma come a voler compensare passava tutto il tempo osservandolo in adorazione e cercando di capire cosa nascondesse dietro quegli occhi neri e profondi.
Aveva già provato, negli anni precedenti, ad avvicinarsi a lui ma tutti i tentativi erano miseramente falliti. Tom non si ricordava nemmeno il suo nome.
Aveva in qualche modo imparato a farsene una ragione e, pur sperando che lui si accorgesse di lei, aveva smesso di rendersi ridicola e viveva lasciando semplicemente scorrere il tempo, accontentandosi di osservarlo da lontano. Almeno fino a che Annie non l’avesse convinta a provarci di nuovo, per poi dirle “te l’avevo detto” dopo l’ennesima figuraccia.
Eva stava tornando in sala comune dopo essersi attardata in biblioteca a finire il tema di Difesa contro le arti oscure quando qualcosa la colpì, e perse i sensi.
Si risvegliò ma aprendo gli occhi non vide altro che nero. Li richiuse e li riaprì, come ad avere conferma, e si ritrovò di nuovo avvolta nelle tenebre. Prese a tremare.
“C-c’è qualcuno?” chiese, sull’orlo delle lacrime.
Sentì qualcosa muoversi e cacciò un piccolo urlo.

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Capitolo 2
*** Ragazzo-verde ***


Ragazzi scusatemi! D=
Nel capitolo precedente ho chiamato l’amica di Eva sia “Abbie” che “Annie”… Il vero nome è Annie! D= ora ho corretto… Segnalatemi altri errori se li vedete…
Comunque vi lascio il nuovo capitolo! =D
(PS= non so se si è capito, ma il gioco non si esaurisce in una volta sola… Gli ignari giocatori vengono rapiti più e più volte, finché i misteriosi inafferrabili lo ritengono opportuno… E ovviamente non ci sono giorni fissi o scadenze regolari, altrimenti gli studenti si saprebbero difendere… E’ tutta una sorpresa! ;) )
Invito tutti a recensire! =) se metteste anche la storia nelle seguite/ricordate/preferite ecc mi fareste un favore! XD
Buona lettura =)


Ragazzo-verde

“Stai zitta! Si può sapere dove siamo?” le rispose una voce dura.
“C-credo ci ab-biano sc-scelto per il g-gioco.” cercò di dire Eva, terrorizzata dal buio che la circondava.
“D-dove sei?” chiese ancora.
“Qui.”
Eva andò verso destra, gattonando e tremando come non mai, cercando di ricacciare indietro la lacrime. Trovò quella che sembrava una mano e la strinse.
“S-scusa. Ho p-paura del buio.” si giustificò, cercando di tranquillizzarsi a quel contatto.
“Chi sei?” chiese il ragazzo misterioso, dopo una pausa.
“Non conosci le regole?” Eva si era tranquillizzata un po’ sapendo di non essere sola, ma le tenebre continuavano a terrorizzarla. Chiuse gli occhi, sperando che aiutasse.
“Non dobbiamo rivelare la nostra identità prima di fare amicizia.”
Sentì il ragazzo sbuffare.
“Che cavolata. Mi hanno pure preso la bacchetta.” il tono era duro, come se meditasse di fargliela pagare. Ma nessuno sapeva chi fossero gli inafferrabili.
“Ce la ridaranno.”
Restarono in silenzio per un po’.
“P-possiamo parlare?” l’ansia era di nuovo cresciuta, Eva cercò di deglutire per scacciare le lacrime ormai prossime e strinse ancora più forte il dorso della mano dello sconosciuto.
“Perché mai? Non m’interessa conoscerti. Prima o poi ci tireranno fuori.”
Freddo, duro, tagliente.
“Te l’ho detto, il buio mi s-spaventa. Se parlo mi d-distraggo.”
Altra lunga pausa.
“Anche a me il buio fa paura.” il tono di voce era diverso, sussurrato, come se stesse confessando un grande segreto.
Eva cercò qualcosa da dire.
“Quindi… Che mi dici? Come ti trovi ad H-Hogwarts?”
“Bene.”
“Per me è stata una sorpresa… Non sapevo di essere una strega e…”
“Sei figlia di babbani?”
“Sì, e tu?”
“Mi pare non dovessimo svelare troppe cose sulla nostra identità.”
Altra lunga pausa.
“Hai ragione.” ammise infine Eva “Come posso chiamarti?”
“Non posso dirti il mio nome o sbaglio?” lo sconosciuto sembrava seccato.
“No però potresti dirmi un soprannome… Tu puoi chiamarmi Micchan se ti va. Deriva da Mitsuki, la protagonista di un manga che ho letto.”
Silenzio. Eva tremava sempre di più e con la mano libera si teneva la testa, gli occhi sempre chiusi, rannicchiata su sé stessa.
“Non ho soprannomi.” disse infine il ragazzo.
“Fammi pensare… Ci sono.” replicò Eva.
Facendosi coraggio si avvicinò a quello che credeva essere il collo del tizio, urtando contro la mascella con la testa e scusandosi. Appoggiò il naso alla sua pelle e annusò.
“Sai di verde.” disse infine, annusando ancora un po’.
“Il verde non è un odore.” rispose lui.
“Lo so ma… Per me è l’odore che si sente nei boschi, sai no? Gli alberi, le foglie, l’erba, l’umidità… Io lo chiamo odore di verde.”
“Resta il fatto che non è un odore.”
“Ti chiamerò ragazzo-verde.”
Ragazzo-verde stette zitto un po’.
“Fai come credi.” si arrese poi.
Ancora silenzio.
“Fra quanto credi che arriveranno?”
“Non ne ho idea. Dobbiamo solo aspettare giusto?”
“Giusto.”
Silenzio.
Eva stava per dire qualcosa quando si sentì un rumore strano, come un cigolio.
Cacciò un urlo e si rannicchiò su sé stessa, poi non sentì più nulla.
Si svegliò sdraiata sul pavimento di un’aula vuota, la bacchetta in grembo. Si alzò un po’ frastornata e uscì, scoprendo di trovarsi a pochi passi dalla torre di Crovonero.
Entrò in sala comune ancora scossa, e Annie le venne incontro.
“Che fine hai fatto?! Il coprifuoco è passato da un pezzo. Se ti beccavano fuori sai quanti guai passavi?!”
“Credo…” iniziò Eva confusa, guardando l’amica.
“Per quanto sono sparita?” chiese poi.
“Ah non ne ho idea. Io e gli altri ti abbiamo lasciato in biblioteca più di un'ora fa. Che è successo?” Annie vide che Eva sembrava sconvolta.
“Sono stata rapita. Merlino Annie mi hanno scelta per il gioco! Sono morta di paura!”
“Coooosaaa?!”
“Ho bisogno di stendermi.”
“Vieni, andiamo su… Mi devi raccontare tutto!”

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Capitolo 3
*** Secondo turno di gioco ***


Buongiorno a tutti! XD
Ecco qua il nuovo capitolo della storia di Eva…
Spero che vi possa piacere! =D
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito tutti a recensire! =D
Buona lettura ;)


Secondo turno di gioco

Annie non fece alto che urlare per tutta la durata del racconto, super eccitata.
“Eva Eva Eva! Lo sai che significa?! Hai l’opportunità di conoscere un ragazzo meraviglioso e lasciarti quella Serpe di Tom alle spalle!”
“Come come?!” esclamò lei, stupita “Dovrei lasciar perdere Tom, il che sarebbe comunque impossibile, per un ragazzo scostante con cui mi hanno scelto di far giocare… Ma t’immagini se poi è un cesso?! E in ogni caso non posso certo dimenticarmi della mia super-mega cotta!”
“Oh andiamo… Ma non è intrigante il potere del buio?”
“No. Fa solo paura.” Eva, che mentre raccontava si era messa il pigiama, si mise a letto dando le spalle all’amica.
“Oh insomma…” sbuffò Annie “In ogni caso non vedo perché non potresti dimenticarti di Tom. Voglio dire, neppure ti guarda! Non sa neanche chi sei!”
Ovviamente la sua amica sapeva come colpirla per farla stare male.
“Non capisco neanche come tu abbia fatto ad interessarti a lui.” concluse.
“… Mi piace e basta.” cercò di tagliar corto Eva. Non aveva detto a nessuno di come l’aveva visto piangere da solo, cinque anni prima… Le sembrava di violare un segreto intimo, un segreto che li univa.
“E’ un bel ragazzo, è intelligente… Ma seriamente, a me fa un po’ paura.”
“Ora basta ok? Buonanotte.”
Annie la guardò intensamente, piegando leggermente la testa, poi si arrese e si mise a letto pure lei.
Il giorno dopo le due  informarono Beth e Daniel dell’accaduto ed entrambi rimasero shokkati, entusiasti che l’amica fosse stata scelta per il gioco.
Passarono tutte le lezioni a chiedersi chi fosse il misterioso ragazzo, tanto che vennero puniti dalla professoressa Gaiamens con dei compiti supplementari. Il giorno dopo Eva venne lasciata sola a finire i compiti in biblioteca, così quello dopo ancora, notando che gli amici si inventavano scuse folli. Stava per arrabbiarsi di brutto quando si rese conto che probabilmente faceva tutta parte di un piano per aiutare gli inafferrabili e i rimproveri le morirono in gola, sostituiti dall’ansia di svegliarsi ancora nel buio.
Nel frattempo continuava a guardare Tom durante le lezioni che condividevano, ma naturalmente lui la ignorava. Stava per ridiscendere in un enorme vortice di depressione, come le era accaduto quell’estate stando lontana da lui.
Forse avevano ragione gli altri, forse doveva smettere di amarlo.
Eppure…
Eppure il suo cuore non faceva altro che sussultare quando se lo trovava a portata di vista. Eppure non faceva altro che sognare di baciarlo, la notte, o di stringerlo a sé… Sognava di svelare la verità dietro quegli occhi sempre freddi e dietro quel pianto di un bambino.
Sognava che lui l’amasse.
Si diede della stupida mentre per l’ennesima volta si ritrovava a tornare da sola in sala comune.
Accidenti, non poteva credere di essere così irrimediabilmente cotta! Forse avrebbe dovuto…
Non riuscì a formulare il pensiero perché le tenebre la avvolsero.
Si risvegliò di nuovo immersa nell’oscurità. Sbatté gli occhi due o tre volte, per accertarsi della situazione, poi prese a tremare.
“D-dove sei?” chiese.
“Qui.” le rispose la solita voce fredda.
Eva strisciò verso la voce e incontrò qualcosa. Con le mani tremanti si accorse che doveva essere un ginocchio alzato, e gli si appoggiò contro.
“S-sei ancora tu?”
“E tu sei ancora tu?” rispose il ragazzo, annoiato.
“Ragazzo-verde?”
“Micchan?”
“Ok ok.” disse Eva, cercando di tenere aperti gli occhi e di vedere qualcosa in quella oscurità. Si arrese quasi subito e li richiuse, stringendosi contro il ginocchio.
“Scusa, devo stendere le gambe. Ti spiace?”
“S-scusa. D-Dammi la mano per favore.”
Il ragazzo allungò una mano urtandole il fianco e lei la strinse, rannicchiandosi di nuovo su sé stessa mentre gli lasciava andare le gambe.
“Grazie.” sospirò lei, appena appena più tranquilla.
Un attimo di silenzio.
“Beh? Che mi racconti?” chiese ragazzo verde.
“… Mi piacerebbe sapere chi sei.” rispose Eva, mentre nella mente gli passavano tutte le possibilità elencate da Annie.
“Ma non si può, giusto? O forse mi ritieni già tuo amico?” ribatté il ragazzo, con tono pesantemente sarcastico.
“Lo so, non si può. Però…”
Eva si fece forza e si lasciò andare, cercando con la mano libera il volto di ragazzo-verde.
Sbagliò di qualche centimetro e si ritrovò sul petto, quindi risalì. Lo tastò un po’, timidamente, cercando di non fargli male.
“Cha fai?” chiese lui, indispettito.
“Ti osservo.” rispose lei.
Lineamenti sottili, naso ben dritto, niente occhiali, capelli di lunghezza media. Lunghe ciglia. Beh, non sembrava male; almeno non aveva i brufoli.
“Ora tocca a te.”
Dopo una piccola pausa sentì delle dite gelide toccarle una guancia. Si fece esplorare e il ragazzo fu molto delicato. Toccò mento, labbra, naso e occhi, poi scese ad accarezzarle i lunghi capelli.
“E adesso?” chiese infine, togliendo la mano dalla sua schiena.
“Adesso parlami, o morirò di paura.”
Ci fu un’altra piccola pausa.
“Non so che dirti.”
“Potresti dirmi il tuo stato di sangue. Non penso che sia molto rilevante ai fini dell’identità, e poi io te l’ho detto.”
“Perché sei così interessata?”
“Non m’interessa. Il buio mi terrorizza, pensavo all’ultima volta che siam stati qui e quello di cui abbiam parlato.” Eva prese a tremare un po’ più forte.
“Non lo so.” disse infine il ragazzo, dopo una lunga pausa “Sono orfano, non so chi siano i miei genitori.”
“Oh.” disse Eva, poi sorprendendo anche sé stessa gli lasciò la mano e si alzò per abbracciarlo.
“Capisco cosa provi. Sono un’orfana anch’io.”
“Ma che…” mormorò il ragazzo. Anche se fosse stato infastidito dal contatto non lo diede a vedere, ma non ricambiò la stretta.
“Mi avevi detto di essere figlia di babbani.” l’accusò lui. O meglio, il suo tono sapeva di accusa.
“Sì, mio padre era un imprenditore e mia madre una casalinga. Sono morti qualche anno fa, poco prima che fossi ammessa ad Hogwarts, in un incidente d’auto. Capisco come ti senti, è dura non avere più una famiglia.”
Una piccola pausa.
“Non l’ho mai avuta.” sussurrò ragazzo-verde, come se stesse rivelando un grande segreto.
“Allora è ancora più triste. Ora come ora vivo da una zia bisbetica che non ha mai voluto figli e che m’ha sempre mal sopportato. E’ la mia unica parente e la mia tutrice, ma non si sente il calore della famiglia. Ti capisco.” lo strinse a sé ancora un po’ poi lo lasciò andare, cercando di nuovo la sua mano e rannicchiandosi su sé stessa.
“Il calore di una famiglia…” sussurrò lui, come sovrappensiero.
Restarono in silenzio ancora un po’.
“A che pensi?” chiese ragazzo-verde.
“A-al ragazzo che m-mi piace.” rispose Eva, cercando di controllare il tremito. Di sicuro lui l’avvertiva, tramite la mano che gli stringeva.
Il ragazzo sbuffò.
“Scommetto che come al solito sarà un tipo belloccio che non ricambia i tuoi sentimenti.”
“Non è vero!” urlò lei “Cioè sì, è vero, ma non mi piace perché è bello…”
“E per cosa, sentiamo? Tutte le ragazze sono uguali. Superficiali allo stesso modo. Anche i ragazzi eh. Tutti a correre dietro all’ideale di perfezione… Che è ben altro.”
Eva rifletté un momento. Era il caso di confidarsi con uno sconosciuto? Quando non aveva voluto dire neppure ai suoi amici il vero motivo per cui le piaceva Tom Riddle? Però questo ragazzo non sapeva mica di chi parlava…
“Quando avevo undici anni” iniziò “Ero come tutti sull’Espresso di Hogwarts, eccitata e felice all’idea di venire in questa scuola. Stavo facendo una passeggiata sul treno e poi… L’ho visto.”
“Mi stai parlando di un colpo di fulmine? Non credo mica a queste sciocchezze.”
“No.” rispose Eva, scuotendo la testa anche se lui non poteva vederla “No, l’ho visto piangere. In bagno, rannicchiato in un angolo.”
Silenzio.
“Ti ha fatto pena insomma.” ragazzo-verde sembrava arrabbiato.
“No. Mi ha incuriosito, ma credevo di non dover disturbare un momento simile… Poi l’ho rivisto ad Hogwarts naturalmente, l’ho visto crescere… Sembrava un’altra persona. Sempre freddo, distante, falso con le persone che gli stanno accanto… Io vorrei tanto capire che cosa nasconde nel cuore… Me ne sono innamorata pian piano, grazie a questa domanda.”
“Cosa nasconde nel cuore…” sussurrò il ragazzo.
Altro silenzio.
“E tu? Ti piace qualcuno?”
Un attimo di pausa.
“No. Le ragazze e i ragazzi non m’interessano.”
“Come sarebbe?” chiese Eva.
“Sarebbe quello che ho detto.”
“Ma non è possibile. Non sei attratto da nessuno?!”
“Esatto.”
Silenzio.
“Chi è comunque?” chiese ragazzo-verde, con un tono tranquillo
“Chi?”
“Il ragazzo che ti piace.”
Pausa.
“Non posso dirtelo.” rispose infine Eva.
“Perché?” chiese lui, sorpreso.
“Non sarebbe giusto. Ti ho raccontato il motivo per cui mi sono innamorata di lui, è un episodio che credo ritenga abbastanza imbarazzante… Non posso tradirlo così.”
“E che cosa tradiresti scusa?!” il ragazzo era sempre più stupito.
“L’immagine di sé che si è costruito in questi anni.” rispose Eva “Sarà pure sbagliata, posso non condividerla, posso non essere nessuno per lui… Ma se lui vuole dare questa idea di sé avrà i suoi motivi, chi sono io per sbandierare in giro cosa fece anni fa nel bagno del treno?”
“Senza offesa.” aggiunse “Non è che non mi fidi di te… O meglio, non ti conosco neanche, ovvio che non mi fidi di te. Potresti andarlo a dire in giro.”
Sempre silenzio.
Dopo quelle che parvero ore, ma che erano solo lunghissimi minuti, si sentì il cigolio dell’altra volta.
Eva urlò, strinse forte la mano di ragazzo-verde e poi perse i sensi.
Si risvegliò nella solita aula abbandonata, la bacchetta in grembo, e si diresse ancora tremante verso la torre di Corvonero.

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Capitolo 4
*** Un passo verso di te ***


Ma buonasera lettori! =D
Sto davvero messa male per questa storia, ho voglia di scrivere tutto subito >..<
Quindi vi regalo un nuovo capitolo XD
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito a recensire! ;) ringraziando anche chi già lo fa =)
Buona lettura =)


Un passo verso di te

Eva aveva raccontato tutto ad Annie, Beth e Daniel, eccetto la parte che riguardava Tom.
I tre sembravano persino più eccitati di lei e volevano a tutti i costi sapere chi fosse il ragazzo misterioso. Erano così noiosi che Eva decise di saltare un giorno di scuola, giorno in cui avrebbe potuto rivedere per un’ora intera il suo adorato Tom.
Ma i suoi amici le facevano davvero saltare i nervi.
“Ma sei impazzita?!” chiese Annie “Questo è l’anno dei G. U. F. O.! Non puoi saltare le lezioni a meno che tu non stia morendo.”
“Senti vai, farai tardi. Davvero, non ve l’ho detto prima per non farvi preoccupare ma ho un po’ di mal di stomaco.”
“Un po’ di mal di stomaco non giustifica…”
“Andiamo Annie, lasciala riposare.” intervenne Beth “Dopotutto lo sai che non è una vera Corvonero.”
Annie sbuffò e s’incamminò con Beth fuori dal dormitorio.
“Gnè gnè non sono una vera Corvonero.” si lamentò Eva borbottando “Solo perché non muoio sui libri. Però sono intelligente comunque.”
Decise di concedersi una lunga doccia rilassante, ma ogni minuto che passava sotto l’acqua le veniva in mente che poteva essere ad osservare Tom da lontano. I suoi lineamenti delicati, i suoi occhi scuri e profondi, le sue labbra sottili… Ok basta, doveva stopparsi.
Uscì dalla doccia e si asciugò in fretta.
Saltò il pranzo, decisa com’era a non vedere le sue amiche, e si mise a fare i compiti tanto per far qualcosa.
Alle sei di sera aveva una fame enorme e la tristezza in persona a starle addosso, così scese sperando di incrociare Tom in qualche corridoio. Ovviamente il destino era crudele e non glielo fece vedere neppure a cena, mentre Beth si sforzava di parlarle ed Annie si chiudeva nel mutismo di quando era arrabbiata.
Il giorno dopo però sembrava tutto dimenticato e l’amica continuò a chiacchierare allegramente con lei mentre scendevano nei sotterranei per la lezione del professor Lumacorno. Eva non la stava neanche a sentire da quanto fremeva d’impazienza. Finalmente avrebbe visto il suo Tom.
“Ehi, hai sentito quello che ho appena detto?!”
“Mh? No, scusa. Dicevi?”
Annie sbuffò.
“Dicevo che potresti chiedere gli appunti di Trasfigurazione a Riddle.”
Eva si gelò sul posto.
“E perché mai?! Sarebbe solo l’ennesima figuraccia…”
“Eddai, provaci!”
Annie informò Beth del suo piano geniale e le due passarono la lezione a convincere l’amica. Così, quando suonò la campanella, Eva si avvicinò tremante al banco di Tom Riddle, che stava finendo di metter via le sue cose.
“Ehm.” iniziò, incerta “Riddle?”
Tom alzò il suo sguardo annoiato su di lei.
“Mi chiedevo se… Se potessi prestarmi gli appunti di Trasfigurazione di ieri. Sai, sono stata male e…”
“Tu sei una Corvonero.” la interruppe lui. Il suo sguardo era diverso, non più annoiato: come se la stesse studiando.
“I Corvonero sono i secchioni della scuola, come mai vuoi i miei appunti? Scommetto che i tuoi amichetti saranno ben felici di aiutarti.”
Eccola, gelata in un attimo. Una nuova figura di cacca da aggiungere alle precedenti.
Questa volta però qualcosa dentro di lei si ribellò.
Accidenti, impazziva davvero d’amore per un ragazzo simile?!
Le sue guancie si tinsero di rosso.
“Tom Riddle, tu sei lo studente migliore di tutta la scuola, persino più bravo di alcuni alunni del settimo anno. I miei compagni saranno pure dei Corvonero, ma perché dovrei accontentarmi di avere degli appunti mediocri quando posso avere il meglio?” non sapeva neanche da dove gli fosse uscito il coraggio di dire quelle frasi, né da dove fossero uscite le frasi stesse.
Tom la studiò per qualche minuto, assottigliando gli occhi, poi si girò e prese un quaderno da dentro la borsa.
“Li rivoglio domani.” disse solo.
Eva non poteva ancora credere alla sua fortuna.
“C-certo.” balbettò, più rossa che mai, poi corse fuori dall’aula dove le amiche l’aspettavano con le sue cose, il quaderno stretto al petto.
“Ce l’hai fatta.” non era una domanda, ma un’affermazione. Annie strabuzzò gli occhi vedendo il piccolo quaderno che Eva stringeva a sé.
“Andiamo… Via di qui, prima che esca…” riuscì a dire, per poi correre su per le scale.
“Ehi, la tua borsa!” le urlò dietro Beth, cercando di raggiungerla.
Passò tutto il resto della giornata in uno strano stato d’irrequietezza e alla fine delle lezioni si fiondò nella torre di Corvonero. Si mise seduta a gambe incrociate sul letto e poi tirò fuori dalla borsa in quaderno di Tom, con estrema delicatezza.
La copertina era grigia, rigida. Lo aprì piano e cominciò a sfogliarlo, pagina per pagina, fermandosi ad ammirare la sua scrittura.
Era sottile, spigolosa, elegante. Nessuna cancellatura, nessuna sbavatura, nessun disegnino sui bordi o altra cosa che non fossero appunti.
Proprio come si aspettava da Tom Riddle.
Trovò la lezione del giorno precedente ed iniziò a ricopiarla, meticolosamente.
Una volta finito riprese in mano il piccolo quaderno e se lo avvicinò al viso. Inspirò forte e sentì odore di fogli ed inchiostro, mescolato a qualcos’altro, un odore che poteva essere solo di Tom, estraneo e in qualche modo famigliare…
“Hai saltato la cena Eva!” la rimproverò Annie, quando salì in camera. La trovò sdraiata nel letto che sfogliava le pagine del quaderno e alzò gli occhi al cielo.
“La nostra principessa dei Corvi ha di meglio da fare che mangiare.” sghignazzò Beth, chiudendo la porta.
“Ancora non ci credo.” Eva sembrava in estasi.
“Ehi sveglia! Ti ha prestato un quaderno, non dichiarato amore eterno!”
Eva e Beth fulminarono l’amica con uno sguardo.
“Certo che sei proprio incoraggiante eh! Lasciala almeno sognare.” disse Beh, buttandosi sul letto.
“C’è bisogno di un po’ di realtà, non di fantasia.” ribatté Annie.
Per tutta risposta Eva chiuse le tende del baldacchino.

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Capitolo 5
*** Felicità e tenebre ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo! =D
Come andranno le cose fra Eva ed il ragazzo-verde? E fra Eva e Tom Riddle?! Riuscirà a conquistarne il cuore, alla fine?
Ok ok, basta introduzioni XD
Godetevi il capitolo! =D
Ringrazio tutti quelli che han messo la storia nelle seguite/ricordate/preferite e chi recensisce, invito a fare altrettanto! *--*
Buona lettura =)


Felicità e tenebre

La mattina dopo Eva si rese conto che, anche se Tom le aveva prestato gli appunti, non le aveva neppure chiesto il nome e quindi si sarebbe dimenticato di lei.
Era decisa a fare in modo che ciò non accadesse, perciò prese un pezzo di pergamena e scrisse un biglietto.

Grazie mille per gli appunti Riddle!
Mi sono stati molto utili.
Non avevo torto, sei il migliore.
Eva

In effetti era parecchio stupido ma alla ragazza non veniva in mente nient’altro, così lasciò asciugare l’inchiostro (verificò ben tre volte che fosse realmente asciutto, non voleva in alcun modo compromettere gli appunti di Tom) e lo infilò nell’ultima pagina scritta del quaderno.
Scese a colazione con le altre ma prima di andarsi a sedere al tavolo si avviò, di nuovo tremante, vero le Serpi.
Molti si zittirono vedendola e parecchi ammutolirono quando si fermò proprio dietro a Riddle. Lui si girò e la guardò interrogativo, così lei tirò fuori il suo quaderno dalla borsa.
“Grazie.” disse “Erano abbastanza esaustivi.”
Tom prese il quaderno e gli diede le spalle per metterlo in borsa, così lei arrossì e letteralmente scappò a gambe levate. Per tutta la durata della colazione evitò di guardare verso il tavolo di Serpeverde, ma Beth le faceva il resoconto.
“Stavano parlando tutti con Riddle lanciandoti strane occhiate, ma lui li ha zittiti con un solo gesto della mano. Ora ha ripreso a mangiare. Il gruppetto dei suoi amici ti guarda sospettoso. C’è anche un piccolo gruppo di ragazze che ti guarda con sguardo omicida. Oh, io starei attenta fossi in te.”
Il che non era particolarmente rincuorante.
Avrebbe voluto tenersi molto di più il quaderno, il realtà bastava anche solo un foglio, una parola… Ma non poteva certo strappare la perfezione e in ogni caso Tom se ne sarebbe accorto. Poi come l’avrebbe giudicata? Una maniaca? In effetti a volte era quello che si sentiva.
Passarono ancora parecchi giorni senza che succedesse nulla di eclatante. Tom non venne mai a parlarle né diede segno di aver letto il biglietto, la ignorò come al solito e come al solito lei si accontentò di osservarlo da lontano.
Poi una sera venne rapita di nuovo.
Aprì gli occhi, certa di trovare solo tenebre.
“R-ragazzo v-verde?” sussurrò.
“Qui.” gli rispose lui, annoiato.
Eva cercò di avvicinarsi. Il ragazzo le porse la mano e lei la strinse.
“Ma io dico, non hanno niente di meglio da fare che rinchiuderci in un posto simile?” sembrava arrabbiato.
“E’ s-solo un gioco.” disse Eva.
“Cos’è, li difendi pure?”
“Fra p-poco finirà. S-si stancheranno.”
Silenzio.
“Non è che tu li conosci, vero?”
“N-no!” esclamò lei “E poi ti p-pare che mi farei rinchiudere q-qui?!”
“Ma li hai difesi.” il tono era duro, freddo, ghiacciato “Non sarai una leale Grifondoro per caso?!”
“No!” rispose lei “Dove lo vedi il coraggio in me?”
Come a sottolineare la cosa gli strinse di più la mano, mentre cercava di smettere di tremare.
“Potresti fingere.” disse lui, acido.
“E tu chi sei per usare quel tono? Non sarai forse una Serpe, vero?!”
Silenzio.
“Oh no, ho indovinato. Sei una Serpe vero?”
Pausa.
“Sì esatto.”
Il cuore di Eva sussultò un attimo. Se era una Serpe, poteva conoscere Tom… Poteva farla avvicinare a lui…
“Comunque non sto fingendo.” disse piano, rannicchiandosi sempre di più su sé stessa.
“E io come faccio a saperlo?” eccolo, il tono indisponente.
“I miei sono morti in un incidente d’auto.”
“E allora?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ero in macchina con loro.” Eva non sapeva neanche perché lo stesse raccontando. Vivide le immagini di quella terribile notte si fecero strada nella sua mente, mentre lei cercava solo di tenerle lontane.
“Siamo usciti fuori strada, l’auto si è ribaltata ed è finita in un fosso. Era notte, non c’era la luna. Era buio.”
Deglutì, cercando di trattenere le lacrime. Non aveva confidato quella cosa a nessuno, neanche ad Annie e Beth. Perché ne parlava proprio con uno sconosciuto?!
“Avevo male dappertutto e chiamavo senza sosta i miei genitori, ma loro non mi rispondevano. Erano… Erano morti sul colpo, capisci? Passarono ore prima che ci trovassero. Ore. In compagnia di due cadaveri, nel buio più assoluto.”
Deglutì un’altra volta ma le lacrime strabordarono, Eva prese a tremare come non mai e allora fece una cosa al tempo stesso molto stupida e necessaria: si avvicinò al ragazzo-verde e gli si strinse al petto, alla ricerca di un abbraccio.
Lui s’irrigidì e non fece nulla.
Eva pianse, pianse per un sacco di tempo mentre cercava disperatamente di dimenticare quei momenti, quel male, il gocciolio del sangue che cadeva, la sensazione di essere sola, abbandonata…
Dopo un po’ smise e si sentì svuotata come non mai.
Stava per staccarsi quando con la mano libera il ragazzo-verde le cinse le spalle.
“Non mi hai ancora detto in che casa stai.”
Eva non sapeva se volesse cambiare argomento o sé stesse solo cercando di aiutarla, ma lo ringraziò mentalmente.
“C-corvonero.” balbettò.
Un attimo di silenzio.
“Sei una secchiona allora.”
Eva sbuffò.
“Non per forza noi di Corvonero siamo secchioni. Io, ad esempio, sono sì intelligente ma sono anche estremamente pigra. Passare ore e ore sui libri per me è… Noioso.”
Sentì il ragazzo ridacchiare.
“Sarebbe come a dire che voi Serpeverdi siete tutti malvagi, o maghi oscuri…”
Pausa.
“Come procede la tua cotta?” chiese poi lui.
Eva sospirò.
“Mi ha prestato gli appunti.” disse in un tono sognante. Quasi si dimenticò di dove stava tanto era dolce quel ricordo dentro di sé.
“Ma davvero?” il tono di ragazzo-verde sembrava divertito.
“Già.”
Poi si sentì un cigolio ed Eva urlò come al solito. Ma erano solo venuti a prenderli.
Infatti la ragazza si risvegliò nell’aula abbandonata, la bacchetta in grembo, e si diresse leggera con il ricordo degli appunti di Tom verso la torre di Corvonero.

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Capitolo 6
*** Un passo... Verso di me?! ***


Buongiorno a tutti! XD
La storia come potete vedere mi ha preso moltissimo, vado al ritmo di un aggiornamento al giorno! XD
Beh comunque non abituatevi troppo bene perché fra poco rinizia l’università ed io sarò di nuovo piena di cose da fare… Comunque volevo annunciarvi che la storia non sarà lunghissima (dovrebbero essere meno di venti capitoli ad occhio e croce) ma continuerà in un’altra storia, che poi continuerà in un’altra storia ancora… (quest’ultima è ancora bene da definire XD)
Bene, non ho nulla da aggiungere! XD
Ringrazio come sempre chi mi segue/ricorda/preferisce ed invito a recensire! =)
Buona lettura =)


Un passo… Verso di me?!

Eva raccontò alle sue migliori amiche quello che era successo, omettendo ovviamente il ricordo della morte dei suoi genitori.
“Accidenti, una Serpe!” esclamò Annie “Allora forse può aiutarti davvero ad avvicinarti a Riddle!”
“Già!” rispose Eva, entusiasta come non mai.
“Potrebbe persino conoscerlo!”
“Devo scoprire chi è!”
Le due andarono avanti così per un bel po’ e Beth rimase ad osservarle.
“Ragazze…” sussurrò infine.
“Che c’è?!” esclamarono loro, entrambe eccitate, voltandosi verso di lei.
“Non avete pensato che… Che potrebbe anche essere lui stesso Tom Riddle?”
Eva si gelò.
“No… Non è possibile.” rispose, sussurrando.
“Perché no?” esclamò Annie, che si era ripresa in fretta dalla sorpresa.
“Perché… Perché… Insomma, me l’avrebbe già detto no?! Gli ho praticamente detto che mi piaceva!”
Le due amiche ridacchiarono.
“Io sto parlando seriamente! Dimenticate forse che si tratta di Tom? Tom Riddle?! Di sicuro mi avrebbe detto che sono una scocciatura, di lasciargli la mano, cioè non che mi faccia piacere ma ormai ho capito che con lui non ho speranze, eppure…” la voce le morì in gola.
“Oh tesoro.” disse Beth, avvicinandosi ed abbracciandola.
Il giorno dopo andarono a lezione come al solito ed Eva era impaziente che arrivasse la quarta ora, Trasfigurazione, per vedere il suo adorato Tom. Dire ad alta voce quello che ormai era un dato di fatto l’aveva sorpresa, perché si era sempre tenuta tutto dentro, ma una volta riassestato il suo cuore era riuscita di nuovo a seppellire quelle parole e a non farci più caso. Non si sentiva, quindi, sconfitta o delusa… Solo in attesa.
E l’attesa fu vana, Tom Riddle non si presentò a lezione.
Dai mormorii dei suoi compagni Eva intuì che stava bene fino a due secondi prima, quindi un’incredibile tristezza la pervase. Che avesse saltato la lezione per colpa sua? Si era accorta che continuava a guardarlo e gli dava fastidio?
Che presunzione.
Non poteva essere di certo lei a smuovere il cuore di Tom, figurarsi avere il potere di fargli saltare un’intera lezione. A lui, il mago più dotato di tutta Hogwarts. Probabilmente aveva avuto un contrattempo.
“Ehi, vedi di seguire!” le sussurrò all’orecchio Annie, dato che lei si era lasciata prendere dallo sconforto.
Eva si riscosse e decise che il modo migliore per riprendersi dalla delusione era non pensarci affatto, quindi si concentrò sulle parole del professor Silente.
Purtroppo la lezione non durò in eterno e, pur continuando a prestare molta attenzione durante le altre, non poté impedirsi di pensare a Tom nei vari intervalli. Si sentiva tristissima, e per quanto lo cercasse non lo vide mai.
Si avviò così sconfitta all’ora di cena, dopo essere stata convinta da Beth e Annie ad andarci.
“Insomma, non ti puoi ridurre così solo perché non lo vedi un giorno! Come fai la domenica, sentiamo?!”
“… Lo vedo a colazione, pranzo e cena.”
Annie alzò gli occhi al cielo.
“Beh, si dà il caso che potresti vederlo anche stasera, quindi zitta e vieni a mangiare.”
Eva quindi non disse nulla ed entrò nella Sala Grande. Diede di sfuggita un’occhiata al tavolo delle Serpi e non lo vide, quindi innalzò la giornata a giornata peggiore dell’anno. Si sedette al solito posto e stava per iniziare a mangiare, svogliatamente, quando qualcuno tossicchiò proprio dietro di lei.
“Ehm ehm.”
Si girò e probabilmente si slogò la mascella vedendo Tom Riddle che la guardava. Si affrettò a chiudere la bocca mentre lui diceva: “Non so se hai notato, ma non c’ero a Trasfigurazione. Non è che gentilmente mi presteresti gli appunti, Eva?”
Pronunciò il suo nome mettendoci una particolare enfasi ed Eva arrossì come non mai.
Se l’era ricordato.
“C-certo.” balbettò confusa, mentre Tom alzava un sopracciglio.
Eva fu quasi certa di vedere un lampo di divertimento nei suoi occhi e quasi si mise a piangere dall’emozione.
Aveva appena illuminato gli occhi di Tom, quegli occhi così inespressivi e gelidi.
Come ci fosse riuscita ancora non lo sapeva ma nella sua testa prese a ringraziare ogni singola personalità nota che le veniva in mente.
Si girò e prese il suo quaderno di Trasfigurazione, mettendolo fra le mani di Tom.
Le sue tremavano leggermente.
“Grazie.” sussurrò lui, prima di girarsi ed andare in direzione del tavolo di Serpeverde, sempre con la luce divertita negli occhi.
Appena si fu allontanato abbastanza Annie e Beth presero ad urlare e la sommersero con degli abbracci soffocanti. Daniel la guardava con la bocca spalancata e un cucchiaio di piselli sospeso a mezz’aria.
Eva era semplicemente basita. Ancora non si capacitava del fatto che Tom fosse venuta da lei, lei, a chiederle di ricambiare il favore fatto. Ringraziò mentalmente Annie per averla spronata ad avere attenzione in classe e con sollievo pensò al fatto di non essere una di quelle adolescenti che riempivano il bordo dei fogli con il nome della persona amata. Non osò pensare all’imbarazzo in caso contrario.
Fu solo quando ormai era sola nel letto, mentre tutte le altre già dormivano, che quella sorta d’incredulità apatica lasciò il posto all’emozione.
Tom Riddle le aveva chiesto gli appunti, era venuto a parlarle al tavolo di Corvonero, i suoi occhi si erano illuminati di divertimento mentre la guardava.
Forse non era vero, dopotutto, che non fosse in grado di smuovere il suo cuore.

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Capitolo 7
*** Sorpresa! ***


Devo seriamente dire di essere sorpresa da me stessa, dato che sto continuando ininterrottamente a scrivere da giorni e giorni…
Questa storia mi ha preso proprio tanto! XD
Beh, che altro dire? Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda e soprattutto chi recensisce, invito a fare altrettanto! *--*
Buona lettura! =)


Sorpresa!

Eva scese a colazione il giorno dopo leggera leggera: sembrava quasi volare da quanto era contenta.
Le sue due amiche non facevano altro che scambiarsi sorrisoni dietro le sue spalle, ma dopo un po’ ovviamente Annie dovette rovinare tutto.
“Però beh… Vedi di non montarti la testa ok?”
Eva si sentì come se qualcuno avesse bucato il suo palloncino di felicità, facendolo scoppiare tutto d’un colpo.
“Voglio dire… E’ vero, è stato insolito per un tipo come Riddle… Ma non dimenticare che parliamo pur sempre di appunti.”
Beth sbuffò.
“Annie, sei deprimente. Lasciala stare, non vedi com’è felice?”
“Come ero felice, vorrai dire.” rispose Eva, mettendo il muso.
Beth lanciò ad Annie un’occhiataccia ma Eva non se la prese più di tanto con l’amica. Sapeva che era una delle sue caratteristiche principali quella di dire sempre la verità e di non fare viaggi nella fantasia ed era una dote che, seppur fastidiosa all’inizio, alla fine si rivelava utile.
“Beh penso che lo risarai fra poco. Riddle sta venendo verso di te.”
Eva quasi si slogò il collo per cercare di vederlo.
“Ti ringrazio per gli appunti, li ho trovati molto… Esaustivi.” disse quando si fu avvicinato abbastanza, porgendole il quaderno.
Eva lo prese con mani tremanti e lo osservò mentre si allontanava, diretto al tavolo delle Serpi. Quando vide che si sedette dandole la schiena si rigirò verso le sue due amiche e si portò il quaderno al viso, inspirando. Non c’era nessun odore insolito, eppure… Eppure era stato tra le sue mani. Qualcosa di suo toccato dalle mani di Tom.
Fermò certi pensieri prima che potessero prendere un’altra forma e pian piano aprì il quaderno, sfogliandolo. Non ci trovò niente, nessun bigliettino, nessuna scritta, niente. Ma nonostante ciò il palloncino di felicità si era rigonfiato a dismisura e ora le sembrava di fluttuare leggera nel cielo.
Riuscì a sopportare persino tutta la giornata scolastica, durante la quale non aveva lezione in comune con Tom, ed aveva l’intenzione di andare a dormire presto con il quaderno di Trasfigurazione stretto al petto per sognare il suo principe che piano piano stava diventando reale.
Nei giorni seguenti la felicità scemò lasciandole comunque un senso di soddisfazione. Continuò a guardare Tom da lontano mentre Annie e Beth le dicevano di farsi sotto, che era la sua grande occasione, che non poteva farsela sfuggire. Ma Eva si sentì improvvisamente timida, le mancava il coraggio e non riusciva neppure ad andargli vicino senza arrossire violentemente.
Il diciassette novembre la soddisfazione lasciò il posto all’ansia, nel giorno dell’anniversario della morte dei suoi genitori. Le sue amiche ormai sapevano che diventava intrattabile e la lasciavano in pace, mentre Eva si chiudeva in un broncio e in un mutismo ostinato che neppure la vista di Tom sapeva scalfire.
Gli inafferrabili decisero di rapirla un’altra volta proprio quella sera e lei non poté far altro che maledirli mentalmente quando si svegliò di nuovo avvolta dal buio.
“T-ti prego.” disse solo, le lacrime che colavano già.
“Qui.” le rispose la solita voce.
Eva strisciò fino a trovare il ragazzo e senza nemmeno pensare gli si strinse al petto.
Sentì ragazzo-verde irrigidirsi mentre lei piangeva tutte le sue lacrime, terrorizzata come non mai dal buio che la circondava.
“Che succede?” le chiese lui, un po’ indispettito.
“O-oggi” cercò di dire lei, fra un singhiozzo e l’altro “E’-è l’an-nniversario d-della m-morte dei m-miei.”
“S-scusa.” aggiunse poi, staccandosi da lui e riafferrandogli la mano, chiudendosi come non mai su sé stessa.
Silenzio.
Dopo un po’ il ragazzo le lasciò la mano e lei si sentì perduta, tanto che dalla bocca le uscì un gemito di disperazione.
Non durò nemmeno un secondo che sentì la sue mani sulla schiena, a cercarle i fianchi.
“Staccati.” disse lui, ma sembrava un ordine.
Eva cercò con tutte le sue forze di lasciare le ginocchia a cui si era stretta e si tirò un po’ su. Il ragazzo-verde, inaspettatamente, la sollevò e la prese in braccio.
Eva sentì le sue gambe che la sostenevano e le braccia che la cingevano, e si strinse di nuovo a lui buttandogli le braccia dietro il collo.
Pianse ancora per parecchio tempo, poi alla fine si calmò, complice anche l’odore rassicurante del ragazzo.
“A cosa pensi?” le chiese lui sussurrando, mentre con una mano le accarezzava i capelli e giocava ad annodarseli al dito.
Lei restò zitta per un po’.
“Non è una cosa molto bella.” rispose infine.
“Dimmela.” secco, duro. Come prima, il tono sembrava quello di un ordine.
Eva sospirò.
“Penso che… Per quanto tu sia una brava persona, preferire che fossero altre le braccia che mi stringono.”
“Il ragazzo che ti piace?”
“Esatto.”
Ancora una piccola pausa.
“Chi ti dice che non sia io?” disse infine.
Eva s’irrigidì e cercò di allontanarsi dal ragazzo per quanto possibile, dato che le sue braccia ancora la stringevano.
“Non sono scherzi da fare.” disse, acida.
Ci fu un’altra pausa.
“Ho salvato la bacchetta.”
“Come?” chiese Eva, stupita.
“Ho detto che ho salvato la bacchetta. Ho fatto credere a tutti di averla dimenticata in biblioteca, mi sono persino procurato una bacchetta falsa apposta e l’ho lasciata là davvero. Speravo di ingannarli, e ci sono riuscito.”
“Vuoi dire che hai la bacchetta qui, con te?!”
“Esatto.” disse.
Le lasciò un attimo i capelli ed Eva sentì un rumore di stoffa spostata. Probabilmente stava prendendo la bacchetta.
Lumus.” sussurrò infine.
Eva aveva gli occhi chiusi, come sempre quando si trovava in quel posto, ed aspettò che la luce la filtrasse da sotto le palpebre prima di aprirli.
Quasi svenne.
Tom Riddle era a due centimetri dal suo viso, inconfondibile, con la luce divertita negli occhi che aspettava impaziente di osservare la sua reazione. E la stava tenendo in braccio. La stava abbracciando.
“Merlino.” sussurrò, prima di ributtargli le braccia al collo e stringerlo a sé.
Lo sentì irrigidirsi un attimo, di sicuro per la sorpresa, poi si rilassò.
Lei cercò di assimilare tutto: il braccio che la stringeva, la forma del suo corpo, l’odore del suo collo. Quell’odore ormai famigliare che aveva il potere di calmarla un po’ in quelle tenebre assolute.
Lo sentì ridacchiare e si staccò solo per vederlo: era bello, bellissimo, impossibile, l’espressione del volto aperta in una risata vera, una risata che non consisteva solo nel sollevare gli angoli della bocca ma che la spalancava ed illuminava anche gli occhi.
Eva sentì un sacco di emozioni contrastanti nascere in lei mentre Tom si ricompose.
“Che dici, esploriamo il posto?”
“C-certo.” rispose, quasi senza fiato.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Dopo di te, Eva.” la prese in giro lui e lei avvampò, ricordandosi di essergli praticamente seduta addosso.
Si alzò e lo stesso fece lui.
Fecero il giro della stanza illuminando le pareti, il pavimento ed il soffitto, ma non trovarono altro che muro. Nessuna porta né finestra, come avevano sospettato.
“Ma non è possibile.” disse Eva.
“Forse…” iniziò Tom, controllando l’ennesimo pezzo di muro, quando lo strano cigolio si fece di nuovo sentire. Davanti ai loro occhi qualcosa cambio: si stava materializzando una porta strana, piena di strani aggeggi di metallo che giravano.
“Giù!” le disse Tom, spegnendo la bacchetta e trascinandola per una mano.
Eva urlò per il buio improvviso e poi non sentì più niente, risvegliandosi come al solito nell’aula vuota accanto alla torre di Corvonero, la bacchetta in grembo.

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Capitolo 8
*** Compiti di Trasfigurazione ***


Buon primo maggio a tutti! XD
Cosa c’è di meglio per festeggiare che un nuovo capitolo?! XD
Ringrazio sempre chi mi segue/ricorda/preferisce e recensisce, invito a fare altrettanto! =D
Buona lettura =)


Compiti di Trasfigurazione

“Eva?! Come… Stai?” le chiese Annie, titubante, vedendola entrare in Sala Comune.
“Sono stata rapita?” chiese lei, ancora incredula.
Beth e Annie si scambiarono un’occhiata eloquente.
“Credo di sì… Insomma sei sparita per un’ora…”
“C’è qualcosa che non va?”
Solo allora Eva si ricordò che era l’anniversario della morte dei suoi genitori e che per questo le sue amiche sembravano così esitanti. Stranamente il pensiero non la turbò: altro si agitava confuso nella sua mente e soprattutto nel suo cuore.
“Non è un sogno vero?!” esclamò all’improvviso, prendendo Annie per la veste “Sono stata rapita giusto?! E’ da inizio anno che vengo rapita, non me lo sono immaginata no?!”
Annie sembrava terrorizzata, Beth era a disagio.
“Sì Eva… E’ tutto vero.” le rispose quest’ultima.
“Ma che diavolo…?” cercò d’intervenire Annie.
Eva si lasciò andare e cadde su una poltrona, senza forze, tenendosi la testa fra le mani.
“Santo Merlino.” disse solo.
“Eva che succede?!”
“Avevi ragione.” la ragazza guardò Beth negli occhi.
“Su che cosa?” chiese lei, evidentemente perplessa.
“Sulla sua identità. Era lui Beth, era lui!” esclamò, facendo voltare un paio di primini ritardatari.
“COOOOSAAA?!” esclamarono le due amiche all’unisono.
Eva raccontò loro della serata appena trascorsa.
L’urlo che ne seguì svegliò praticamente tutto il dormitorio.
Il giorno dopo la ragazza si alzò ancora con un senso di irrealtà addosso. Le sue amiche le diedero il buongiorno con degli enormi sorrisi e lei rispose debolmente.
“Beh, adesso sai che non sono solo appunti!” esclamò Annie, allegra.
Se lo diceva lei voleva dire che il mondo si era appena capovolto.
Tuttavia Tom non diede segni di riconoscerla, non le andò a parlare, rimase circondato dai suoi amichetti e tenne gli occhi ‘spenti’. Eva sentì di dover fare il primo passo e stavolta il coraggio non le mancava: Merlino, l’aveva tenuta tra le braccia!
Così dopo la fine delle lezioni lo seguì. Era sempre circondato dalle Serpi ed Eva esitò un attimo. Poi si disse che non le importava e lo chiamò.
“Tom!”
Tutti ammutolirono e si girarono a guardarla, lui per ultimo. Il suo sguardo era gelido.
“Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi per nome?” sibilò, cattivo.
Eva incassò il colpo ma non cedette.
“Oh, mi scusi signor Riddle. Così va meglio?” disse sarcastica, socchiudendo gli occhi.
Un lampo di divertimenti passò sul volto di Tom.
“Che vuoi, Eva?” chiese.
“Chi ti ha dato il permesso di chiamarmi per nome?” gli fece il verso lei, dura.
Il piccolo gruppetto attorno a Tom sembrò trattenere il fiato come una persona unica. Guardavano alternativamente lei e Riddle, e i loro sguardi sembravano… Terrorizzati. Come se si aspettassero che la punisse da un momento all’altro, per quell’affronto.
Invece gli angoli della bocca di Tom si curvarono appena, cercando di trattenere il sorriso, e il divertimento s’impossessò ancora una volta dei suoi occhi. Questo fece ben sperare ad Eva, che faticò non poco a mantenere la maschera di durezza, mentre dentro ribolliva di sollievo e felicità.
“Mi scusi, signorina White.” le rispose.
“Potrei scambiare due parole con lei, Riddle? In privato.” continuò Eva, alzando un sopracciglio ed indicando con un cenno del capo le Serpi che lo circondavano e che erano rimaste ammutolite.
Tom si girò e con un gesto della mano li invitò ad andare senza di lui. Loro non fiatarono e s’incamminarono, ma non si tolsero l’espressione di sorpresa dal volto.
“Che deve dirmi, signorina White?” chiese poi lui, estremamente divertito, quando rimasero soli.
“Volevo chiederle se le andava di fare i compiti di Trasfigurazione insieme ma non mi sembra più il caso, signor Riddle.” rispose Eva, per poi voltarsi dandogli la schiena.
Stava per andarsene quando Tom la superò, sussurrandole: “Alle cinque in biblioteca, e sia puntuale signorina White.”
Eva aspettò che sparisse oltre l’angolo del corridoio e poi prese a saltellare felice, la maschera di durezza subito sostituita da un’espressione zuccherosa.
Si fiondò verso la torre di Corvonero per cambiarsi, dato che erano già le quattro e mezza, e mentre si vestiva raccontò l’accaduto alle due amiche che le fecero gli auguri.
A cinque alle cinque era già in biblioteca, la borsa con i libri stretta al petto. Entrò piano e lo vide, circondato da tutti i suoi amichetti.
Ma bene. Le aveva lanciato una sfida.
Come se niente fosse gli si sedette proprio di fronte. Ovviamente tutti alzarono lo sguardo verso di lei e poi guardarono Tom, a disagio.
“Sei in anticipo.” osservò lui, vedendola.
“La prego cortesemente di darmi del ‘lei’. In ogni caso, se non sbaglio dobbiamo fare un tema… Ha già preso i libri occorrenti per la ricerca o devo farlo io, signor Riddle?” disse Eva, tirando fuori i piuma, inchiostro e dei fogli di pergamena.
“Come può notare sono già sul tavolo, signorina White.” rispose lui, sempre divertito.
Passarono così il tempo, facendo il tema ognuno per i fatti propri e scambiandosi la parola solo per chiedere cortesemente di passarsi dei libri, o per verificare una notizia letta. Gli altri, che in genere erano abbastanza rumorosi anche in biblioteca, erano ammutoliti, come sotto shock.
Dopo circa un’ora Eva finì il suo tema, quindi si alzò e con un: “Arrivederci signor Riddle; signori.” si congedò.
Aveva quasi varcato la porta quando pensò di sentirlo ridacchiare e sorrise, soddisfatta.

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Capitolo 9
*** Rivelazione ***


Buonasera a tutti u.u
Ecco qui il prossimo capitolo… Che ne pensate? Il ‘caro’ Tom sta emergendo…
Ringrazio chi mi segue/preferisce/ricorda ed invito a recensire! =)
Buona lettura =)


Rivelazione

Venne rapita un’altra volta.
Eva aprì gli occhi e si ritrovò nel buio, terrorizzata come sempre.
“T-Tom!” chiamò.
“Ma come, niente più formalità, Eva?” rispose lui, marcando il suo nome, la voce ancora divertita.
Lei gli si avvicinò e gli si buttò al collo.
Lui, paziente, la prese in braccio come la volta precedente e la fece accomodare sulle sue gambe, iniziando poi a giocare con i suoi capelli.
Eva si strinse a lui e sentendo il suo odore riuscì a tranquillizzarsi. Come aveva fatto a non capire prima che era lui?! Quel profumo non poteva essere che suo.
“Dunque, che mi racconti?” le chiese Tom.
“Che sei uno stronzo, Tom Riddle.”
Lui ridacchiò e la strinse appena appena più forte.
“E sei anche maledettamente bello.” sospirò lei.
“Ma come? Mica non ti piacevano i tipi belli e impossibili?” continuò lui, sempre estremamente divertito.
“Non ho detto che non mi piacciono, ho detto che non mi piacciono solo perché belli.” rispose lei, piccata.
“Ah no? E per cosa allora?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Voglio conoscerti, Tom.” rispose infine Eva “Voglio sapere tutto di te.”
Il ragazzo s’irrigidì appena.
“Questo non è possibile.” disse infine, la voce d’un tratto dura e fredda.
Eva si scostò leggermente per guardarlo in faccia, anche se ovviamente non poteva vederlo.
“Perché no?” chiese, ferita.
“Nessuno può conoscermi veramente.”
“Stai facendo la vittima?! Della serie ‘nessuno mi capisce’?!”
“Certo che no.”
“E allora cosa?!”
Ci fu un lungo silenzio.
“Ci sono delle cose che non sai di me, Eva, cose che non ti piacerebbe affatto sapere.”
“Fammi un esempio.” stavolta era lei ad avere la voce fredda e dura.
Altra piccola pausa.
“Sono un ragazzo cattivo.” disse infine lui.
“Questo si era capito. Ti ho appena dato dello stronzo!”
“No, non è questo. O meglio, non è solo questo.”
“E allora cosa?!” Eva era esasperata. Come poteva stare lì con lui, così vicina, senza che lui volesse aprirsi?! Che senso avevano allora quelle coccole inesperte, il suo metterla alla prova?! Il tenersela vicina al buio, l’allontanarla alla luce.
“Il fatto, Eva, è che io non sono in grado di amare.” ammise lui.
“C-come?” la ragazza era rimasta shokkata. Com’era possibile? Tutti sanno amare.
“Nessuno me l’ha insegnato. Sono cresciuto solo, in un orfanotrofio, sentendomi sempre superiore agli altri per via delle cose che sapevo fare… Per via della mia magia. Ero cattivo, li spaventavo…” la voce di Tom fremette un attimo “E sono sempre stato convinto di bastare a me stesso. Io non amo, Eva. L’amore è per i deboli. Io non sono debole, e quindi non sono neanche in grado di amare.”
Era un’assurdità.
Come poteva credere davvero in certe sciocchezze?
“Ma questo non…” iniziò.
“Cosa? Non è vero? Sia quel che sia, è quello che sono. Non ho mai amato nessuno e mai amerò.”
Eva non lo aveva mai sentito così distante.
Persino prima, quando era da sola a guardarlo da lontano, si sentiva più vicina di ora che gli stava fra le braccia.
Cos’era allora lei per lui? Un gioco? E i suoi occhi, che aveva illuminato di divertimento giusto il giorno prima, che significavano?
Nulla, assolutamente nulla.
Mi ha rifiutato, pensò la ragazza, mi ha rifiutato definitivamente, non c’è più niente da fare. Ecco perché sto così male.
Prima che potesse aprir bocca, prima che potesse mettersi a piangere o urlare, prima che potesse fare qualsiasi cosa il solito cigolio famigliare si fece sentire e lei non vide più niente.
Si ritrovò di nuovo nell’aula vuota affianco alla torre di Crovonero, ma stavolta non era pervasa da un senso di irrealtà: era tutto vero, Tom Riddle aveva ammesso che mai e poi mai si sarebbe innamorato, e quindi per lei non c’erano più speranze.

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Capitolo 10
*** Gesto ***


Buonasera a tutti lettori e lettrici! XD
Ecco qua il prossimo capitolo… E’ un capitolo che ritengo decisivo u.u
Vorrei far notare che in fondo ci sono delle note per spiegare TUTTO il mio modo di vedere Tom, e il punto di vista di Tom stesso nei vari capitoli (per i prossimi lo metterò sotto ogni capitolo pubblicato XD e alla fine raccoglierò tutto il materiale e dopo l’epilogo pubblicherò un’ulteriore capitolo che racchiude tutto, sistemando questo e gli altri XD). E’ la cosa più lunga che io abbia scritto finora (non spaventatevi! XD) ma consiglio di leggerla se volete comprendere appieno il mio punto di vista… E i comportamenti di Tom nella ff XD
Beh, vi lascio alla storia, ringraziando come al solito le seguite/preferite/ricordate… E chi mi recensisce! *--* Invito a fare altrettanto! =D
Buona lettura =)


Gesto

Eva sembrava spenta, apatica. Morta.
Non aveva detto alle sue amiche cosa era successo, ma loro avevano intuito abbastanza da non insistere.
Si trascinava così, lo sguardo basso e un’espressione indecifrabile sul volto. Non cercava più Tom, non s’illuminava più vedendolo… Si era come estraniata dal suo stesso cuore: se lui non amava, non lo avrebbe fatto neanche lei.
I giorni passarono lenti e grigi, diventando settimane.
Annie e Beth erano preoccupate: Eva tardava a riprendersi, aveva perso il sorriso e insieme ad esso la voglia di fare qualsiasi cosa, fosse gioco o studio.
Decisero di aspettare fino all’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze: se per allora l’amica non si fosse ripresa sarebbero andate direttamente da Riddle a chiedergli spiegazioni ed, eventualmente, strozzarlo con le loro mani.
Era quindi l’ultimo giorno di lezioni e le ragazze si stavano avviando verso l’aula di Trasfigurazione.
Una volta girato l’angolo Annie e Beth si bloccarono, vedendo l’esile figura di Tom Riddle in attesa, il ragazzo appoggiato ad una colonna davanti all’aula. Era solo, senza il solito gruppetto di Serpi a circondarlo.
“Eva.” disse, vedendo la ragazza che lo stava ignorando.
Lei si fermò ad un passo da lui.
“Che vuoi?” chiese lei, la voce spenta.
“Parlami.” il tono era duro.
“Non ho niente da dirti.” disse lei.
“Non è vero. Guardami.”
Ancora come se stesse dando un ordine.
La ragazza tenne il volto basso.
Nel frattempo gli studenti iniziarono ad arrivare, compreso il gruppetto che di solito accerchiava Tom.
“Accidenti Eva, che mi tocca fare!” esclamò lui, furente, prendendola per la vita e sollevandola.
La borsa con i libri, che era appoggiata sulla spalla della ragazza, cadde a terra con un tonfo mentre Eva spalancava gli occhi, sorpresa. Tom Riddle la strinse a sé per poi andarsene, incurante degli sguardi di tutti i presenti.
Eva si aggrappò alle vesti del ragazzo per non perdere l’equilibrio e fissò le sue amiche, che le ricambiarono lo sguardo assolutamente incredulo.
Tom la portò in un’aula vuota poco distante, chiuse la porta colpendola con un fianco, si avvicinò ad un banco e la lasciò andare.
“Insomma!” iniziò, sempre più arrabbiato “Fino a qualche settimana fa eri tutta zuccherosa, mi osservavi, cercavi di avvicinarti a me in ogni modo, dicevi di essere innamorata di me e tutte queste belle cose. E ora che hai?!”
Eva continuava ad osservarlo, incredula. Tom era fuori di sé, il volto paonazzo, gli occhi che lanciavano lampi furiosi.
“Non mi cerchi più con lo sguardo, non mi parli più, sembra che non t’importi più niente! Cos’erano, solo bugie?!”
Improvvisamente Eva scoppiò a ridere, una risata allegra e forte, talmente forte che dovette tenersi le costole.
“Ma cosa…?” fece Tom, confuso.
Poi due lacrime spuntarono dagli occhi della ragazza, che si mise una mano sulla bocca. Si avvicinò a Tom e gli afferrò la veste, appoggiando la testa sul suo petto, fra le mani. Grosse lacrime iniziarono a colarle giù per le guance e finirono per terra.
“… Non è vero…” sussurrò.
“Che cosa?” chiese Tom, sempre più sbalordito dalla strana reazione della ragazza.
“Non è vero che non sei in grado di amare…” rispose lei, alzando appena il tono di voce.
Eva chiuse gli occhi, continuando a piangere lacrime silenziose. Erano lacrime di gioia, di sollievo. Ecco che, alla fine, arrivava a conoscere quel ragazzo meglio ancora di quanto lui conoscesse sé stesso…
Tom Riddle era furioso che lei non gli dedicasse le solite attenzioni, perché? Aveva paura che lei avesse mentito, come mai?
Era geloso.
Geloso in modo egoista, eccessivo, rigido… Ma era geloso. Dell’affetto che lei provava per lui.


Noticine dell’autrice – non tanto ‘ine’ XD
Il punto di vista di Tom
Ok, dato che una persona ha espresso dubbi – assolutamente fondati – sul personaggio di Tom, ed io stessa ho notato che non si capisce molto il suo punto di vista (purtroppo non potevo farlo vedere subito, per via del fatto che non potevo svelare che fosse lui il ragazzo del gioco, ed inserirlo a metà storia mi pare ‘brutto’…) ho deciso di raccontarvi brevemente come lo vedo, soprattutto ai fini di questa storia.
Racconterò quindi come è maturato, con una doverosa premessa: ho ritenuto di fare in modo di evitare che non potesse amare perché concepito sotto l’effetto dell’amortentia, come avete potuto notare nel capitolo precedente è una sua libera scelta. Questo perché io credo molto che il contesto formi la maggior parte della persona: se Merope avesse continuato a dare la pozione a Tom Riddle senior senza che nessuno se ne accorgesse Tom sarebbe cresciuto in una famiglia unita e amorevole (per quanto può esserlo un padre ‘drogato’, ma va beh) e, conoscendo direttamente l’amore e l’affetto, avrebbe evitato di diventare quello che poi è stato.
Partiamo dall’inizio.
Tom Riddle, fino ad una certa età almeno (6-7 anni) era un bambino normale.
Giocava con gli altri tranquillamente e, appena comprese cosa significasse realmente essere orfano, s’intristì. Voleva i suoi genitori, sognava che suo padre – dato che sapeva che la madre era morta – venisse a prenderlo, piangeva come tutti.
Poi, appena si rese conto dei suoi poteri e di saper parlare con i serpenti, ebbe una sorta d’illuminazione: era diverso dagli altri, speciale… Si allenò isolandosi un po’ da tutti, vedendo come poteva controllare quella nuova parte di sé. Nello stesso tempo realizzò che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderlo, che era inutile sperare e piangersi addosso; in ogni caso lui non avrebbe più avuto bisogno di nessuno dato quello che sapeva fare. Nello stesso periodo giurò a sé stesso che sarebbe stato forte, superiore, che non avrebbe più pianto… Ed iniziò ad odiare i bambini che ancora lo facevano, di notte. Presto iniziò a sentirli piangere anche nei suoi sogni, nei suoi incubi, ed il suo odio crebbe di molto…
Alcuni cercavano ancora di avvicinarlo ma lui si isolava sempre più spesso, convinto del fatto di essere speciale e quindi superiore a loro, disgustato dalla loro debolezza. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che, al di là delle chiacchiere che facevano alle sue spalle e di cui non gli importava nulla, sentì che la maggior parte di loro lo compativa, cercando di capirlo da lontano. Lui, che aveva la magia in corpo ed era diverso, compatito da quelle nullità?!? Non lo accettò ed iniziò a punirli, a spaventarli, a mostrargli quello che credeva la sua vera natura… E riuscì ad ottenere timore e rispetto, nessuno lo contraddiceva più. Secondo il suo punto di vista l’ordine era stato ristabilito, lui si era dimostrato superiore (come doveva essere) ed era felice di sapere quanto fosse potente.
Complice del fatto che associava la debolezza ai pianti notturni dei compagni, che invocavano i genitori, si fece strada in lui la convinzione che l’amore rendesse deboli, che bisognava contare solo sulle proprie forze, che era patetico affidarsi a qualcun altro…
Poi Silente venne a spiegargli che era un mago, come molti altri, e che quindi i suoi poteri non avevano nulla di speciale. Lo odiò, in quel momento, lo odiò anche perché lo costrinse a scusarsi, perché si dimostrò più forte di lui. Ma non volle comunque dargli la soddisfazione di farsi accompagnare a Diagon Alley: come al solito sapeva badare a sé stesso e non aveva bisogni di nessuno.
Ciò non toglie che Tom non fosse una macchina, era un essere umano come tutti, e aveva dei momenti di debolezza… Uno l’ha visto proprio Eva durante il loro primo viaggio in treno. Ma ogni volta il ragazzino si dava dello stupido e si riprometteva che non sarebbe mai più accaduto, lui era forte, il migliore…
Ne era così convinto che s’impegnò al massimo nello studio, tralasciando il resto. Gliel’avrebbe fatta vedere, a Silente come a tutti loro, che pensavano che fosse solo un mago come un altro… Molto dotato, ma nulla di speciale.
Ben presto scoprì che il suo potere di parlare con i serpenti era si Salazar Serpeverde, uno dei 4 fondatori di Hogwarts e capo della sua casa… Da lì nacque l’ossessione di cercare le sue origini, di vedere se potesse essere un suo discendente… Ed ovviamente la cosa accrebbe in modo esponenziale il suo sentirsi speciale, unico.
Inizialmente i compagni tentarono di avvicinarlo, ma lui non se ne curava, ritenendoli indegni come tutti. Quando ormai la maggior parte di loro ci aveva rinunciato e aveva iniziato a compatirlo, chiedendosi cosa mai fosse successo a quel ‘povero’ ragazzo per trattare la gente così, Tom si arrabbiò di nuovo e di nuovo sentì il dovere di dargli una lezione. Sapeva di dover stare attento – Silente lo teneva d’occhio, e lui non ci teneva a finire espulso: aveva ancora troppo da imparare – e così usò il serpentese e la sua abilità negli incantesimi, accettando e proponendo ‘innocenti’ sfide a duello alla gente (anche a ragazzi più grandi di lui) e vincendo sempre. Si guadagno così nuovamente il rispetto ed il timore della gente.
Nel frattempo scoprì e s’immerse nelle Arti Oscure: una branca della magia che l’aveva affascinato perché permetteva di ottenere il controllo delle persone, così iniziò a studiarla di nascosto… Perché ovviamente doveva mantenere davanti agli occhi dei professori un comportamento impeccabile, ammaliarli per non far intendere la sue intenzioni e i suoi sogni oscuri. Ci riuscì, ovviamente, tanto che venne persino nominato Prefetto al quinto anno.
Non dimentichiamoci però che Tom è comunque un adolescente… Un adolescente con idee forti e ben precise, ma pur sempre in crescita… E tutti sappiamo che l’adolescenza è un’età difficile dove maturando possiamo arrivare anche a cambiare noi stessi.
Vi è qualche altro piccolo dettaglio. Ora come ora il ‘mio’ Tom non è per niente interessato ad ottenere l’immortalità: ancora non sa che era la madre ad essere una strega (presto si arrenderà all’evidenza che di suo padre non c’è traccia ad Hogwarts) e quindi non vede la sua morte come una debolezza… Io sono convinta che questa ossessione subentri in un secondo momento (sempre se non si fosse messa di mezzo Eva XD), ovvero quando scopre che la madre è una strega e si rende conto che quindi l’avere poteri magici non lo salvi dalla morte… Si convincerà a cercare quindi notizie su come rendersi immortale e s’imbatterà negli Horcrux (XD) – tutto questo ovviamente prescinde dalla mia ff che lo farà ‘deviare’ dal suo percorso originario XD
Altra cosa: lui non odia i babbani, non vuole la purezza del sangue ecc… Almeno non in questo momento. Come ho detto li considera creature indegne di considerazione, deboli (alla pari degli elfi domestici) perciò credo che l’odio sarebbe immotivato. Credo che inizi ad odiare dopo aver assassinato suo padre e suo nonno… Si sono presi gioco di una strega, lo hanno abbandonato, in quel momento riemerge il bambino timido che chiamava i genitori nella notte… E questo non riesce a sopportarlo. Inoltre capirà che è una buona motivazione per indurre altra gente a seguirlo senza circuirla troppo, nel senso: andando tutti dietro ad un ideale comune gli altri si convinceranno ad obbedirgli senza esitazione senza dover essere soggetti alla maledizione Imperius o cose simili… Ed è inoltre un ottimo ‘trampolino di lancio’ per emergere, per rendere noto il suo nome – pardon, soprannome XD – e per essere così temuto… Per dimostrare il suo essere speciale. Anche questa parte della storia viene sconvolta da Eva, ovviamente non vi posso anticipare niente, però spero che andando avanti possiate capire… Ed apprezzare lo stesso questo Tom un po’ diverso dal solito >..<

Ecco che quindi ora passo ad analizzare le sensazioni di Tom capitolo per capitolo, sperando che siate riusciti a capire il suo pensiero e le sue emozioni (in caso contrario ditemelo). Finora mi sembra anche di averlo mantenuto abbastanza IC… Vediamo come si evolve il suo pensiero:
_ Capitolo uno: Nel buio
  Beh qui Tom praticamente non appare, quindi non ho niente da dire XD
_ Capitolo due: Ragazzo-verde
Qui si vede che Tom è parecchio scostante u.u Eva lo prende per mano e la cosa lo spiazza lasciandolo profondamente turbato: finora nessuno aveva mai osato fare una cosa del genere… Nessuno lo toccava. E’ rimasto talmente sorpreso che non ha fatto nulla per evitare il contatto stesso. Noterete spesso questa caratteristica: s’irrigidisce, non riesce a reagire. Insomma, è una novità per lui! XD Pure quando Eva l’annusa… Credo che sia rimasto confuso e spiazzato, si è sentito impossibilitato a reagire e si è spaventato per questo. Per il soprannome… Forse aveva già in mente di farsi chiamare Lord Voldemort ma ancora non ha usato questo nome, neppure con i suoi ‘amichetti’ (XD) quindi perché mai una sconosciuta dovrebbe conoscerlo? Il fatto poi che lei associ il verde ad un colore lo fa irritare: è una persona logica, tutto ciò che va fuori dall’ordinario (a meno che non sia lui stesso ad emergere XD) lo infastidisce. Ma preferisce non litigare perché tanto non ne varrebbe la pena. Non sa neanche chi ha di fronte! E non gli interessa minimamente. Ha chiesto se Eva è figlia di babbani non perché provi odio verso di loro: perché lo lascia spiazzato che da creature tanto insulse possa nascere una strega… Anche se ovviamente ritiene Eva solo una creatura dotata di poteri magici e nulla più, certamente non degna di essere considerata al pari di lui. C’è un’altra cosa in questo capitolo: Eva piange. Si lamenta, nel buio, ne ha paura… E cerca di trarne consolazione da un contatto fisico: Tom la detesta fin dal primo istante per questo, gli ricorda i suoi incubi, i bambini che invocano i genitori nella notte… Altro dettaglio: gli hanno preso la bacchetta, è una cosa che non tollera… Credo che sia abbastanza potente da produrre magia anche senza, se necessario, ma essere privati della bacchetta… E’ un oltraggio per lui. E poi non conosce le regole del gioco, nonostante tutti le sappiano: indicatore di una vita sociale nulla, se non per il gruppetto che lo circonda ammirato e portandogli rispetto (e che di certo non si mette a chiacchierare del più e del meno con lui).
_ Capitolo tre: Secondo turno di gioco
Tom dà spontaneamente la mano ad Eva. Penso che ci abbia riflettuto molto, in quei giorni di ‘pausa’, di certo che qualcuno lo toccasse è stata una strana sensazione… Vuole capirne di più (non a caso è il più intelligente della scuola, vede un nuovo fenomeno e cerca di scoprire da dove ha origine e come controllarlo u.u) quindi si risottopone allo stesso esperimento. E’ comunque troppo ‘presto’ per un contatto più approfondito: lo stesso fatto che Eva gli sia stretta al ginocchio (che non è che sia chissà che come zona XD) gli ha dato fastidio e non ha esitato a scrollarsela di dosso (XD)
Permane sempre il suo caratteraccio… Poi Eva cerca di farsi un’idea di com’è fatto toccandolo: anche qui ritorna la sua incapacità di reagire alla vicinanza… E l’irritazione per il fatto che la ragazza abbia detto “Ti osservo” invece che “Ti tocco”. Inizia a mostrare i primi segnali di curiosità per Eva, per il fatto che fa cose inaspettate e dice e pensa cose ancora più illogiche (profumo di verde e “ti osservo”) e quindi ricambia il gesto. In ogni caso per lui lei non è altro che un oggetto: un oggetto singolare, che non si comporta come dovrebbe e che ha intenzione di studiare. Inizia pian piano anche ad aprirsi, senza quasi rendersene conto… Non che riveli una cosa molto importante per sé e comunque certe persone lo sanno già (sospetto che Lumacorno abbia detto ai membri del Lumaclub, che si mostravano particolarmente irritati verso la presenza del ragazzo che non dava confidenza a nessuno, le origini di Tom… Così loro hanno iniziato a compatirlo. E lui si è arrabbiato XD), ma quello che lo spiazza è ancora una volta la reazione di Eva. Lei lo abbraccia, lo stringe a sé… E per un singolo istante Tom pensa all’abbraccio di una madre. Credo che non si perdoni per questo… Per quell’attimo di debolezza… Così cerca di distrarsi pensando a ciò che gli aveva detto la giovane prima e, trovandolo incoerente, esige delle spiegazioni. L’irritazione del fatto che lei ha detto di capirlo, pur non conoscendolo affatto, si mescola a quel “calore della famiglia” che non ha mai provato… Con la sensazione di prima e quelle parole per un attimo ricade in un momento di debolezza. Si dà dello stupido e cerca di andare avanti con la conversazione.
Quando Eva parla di lui, beh… Capisce di essere lui. In quel momento la odia, per averlo visto in quella situazione… Ma la risposta che gli dà lei, alla domanda “chi è?”, lo spiazza. Com’è possibile che lei lo stesse ‘proteggendo’, non volendolo ‘screditare’, quando lui non sa nemmeno chi è? E’ sempre più incuriosito dal modo di ragionare della ragazza.
_ Capitolo quattro: Un passo verso di te
Eheheheh… Eva gli chiede gli appunti. La prima cosa che nota Tom è che potrebbe corrispondere alla descrizione che si è fatto nella testa dopo averla toccata. Però decide che non è abbastanza, che servono maggiori prove… Quindi cerca di tirar fuori lo strano modo di ragionare della ragazza. E lei non lo delude, dandogli al contempo una spiegazione che rispecchia in pieno il suo pensiero: avere sempre il meglio per sé. E’ abituato a certe scene da parte delle compagne – sa di essere affascinante – nonostante non le sopporti, ma quando le tratta male in genere loro se ne vanno con la coda tra le gambe. E poi o ci riprovano con lui o iniziano a sparlargli alle spalle, sputando veleno. Ci è abituato e non gli dà alcun fastidio. Eva invece non si fa mettere i piedi in testa… La ragazza lo incuriosisce sempre di più. Deve capire se è lei e decide di darle gli appunti.
_ Capitolo cinque: Felicità e tenebre
Tom non sa che farsene del biglietto di Eva e se la ride pensando al fatto che la ragazza è cotta di lui. Come le altre, ma nello stesso tempo diversa. Non ha alcun interesse per andarle a parlare, deve prima aspettare di avere la conferma definitiva… Ammira il fatto che sia andata davanti a tutti, al tavolo delle Serpi, per ridargli gli appunti: non ha aspettato di beccarlo solo (o almeno meno accompagnato XD) in qualche angolo sperduto di scuola, o a fine lezione come quando li ha chiesti… Ha dimostrato un po’ di coraggio. La battuta sui Grifondoro serviva per accertarsi della Casa della ragazza… Per la storia degli appunti XD ed infatti trova conferma ai suoi sospetti. E in un altro modo gli dà anche modo di verificare cosa provi Eva veramente… Capisce così da cosa deriva la sua paura del buio, in un certo senso può anche comprenderla (più che altro comprende che dev’essere brutto rimanere in macchina per ore con i cadaveri dei genitori. Non prova pena per lei o compassione o quant’altro… Solo della curiosità XD). Ancora una volta rimane stupito del fatto che la ragazza cerchi il contatto fisico come consolazione, da uno sconosciuto poi! Non lo capisce. La sensazione che gli trasmette Eva è strana, quando si stringe a lui. In un certo senso il suo pianto non gli dà più fastidio, anche se non sa spiegarsi il perché. Lo pensa in un modo diverso… Sempre un segno di debolezza, ma anche un modo per affrontare le cose. Lei si sfoga piangendo, l’ha capito, la fa stare meglio. Non come i pianti ossessivi dei bambini che invocano inutilmente il ritorno dei genitori: Eva sa che non torneranno e piange solo per l’orrore che è stata costretta a subire. Una volta finito può riniziare da capo come se nulla fosse. Come se concedendosi un momento per sé stessa poi torni più forte di prima, come la fenice che rinasce dalla cenere: e non si costringe ad evitare il mondo o a mettersi una maschera, vive appieno. Tom trattiene Eva quando sta per staccarsi come a trattenere questa consapevolezza. Modi diversi di affrontare la vita e la solitudine. E’ comunque una stretta fredda, non un abbraccio, non so quanto si è colto dal capitolo… Le ultime domande sono ovviamente rivolte a sincerarsi dell’identità della ragazza, ed ovviamente Tom capisce che è lei Eva.
_ Capitolo sei: Un passo verso… Di me?!
Ovviamente Tom si diverte a prenderla in giro. Inoltre avere qualcosa scritto da lei lo aiuta a capire come è fatta: non sono una studiosa della psicologia della scrittura quindi non so esattamente dirvi come scrive la nostra cara Eva, ma in linea di massimo me la immagino ordinata (lasciando magari perdere quando non ha voglia di seguire o iniziando a scrivere in maniera un po’ più confusa). E, come detto nel capitolo, non è una di quelle adolescenti che pasticciano il quaderno con nomi e cuoricini XD
_ Capitolo sette: Sorpresa!
Tom capisce subito che c’è qualcosa di diverso quando Eva gli si butta addosso (XD) e come al solito non sa come reagire al contatto. Cerca di capirne i motivi e, appena li scopre, fa un gesto che lo coglie di sorpresa (iniziamo a vedere che il suo corpo prende il sopravvento sulla sua mente XD): se la prende in braccio. Il gesto lo lascia perplesso e poi si dà tutta una serie di giustificazioni: avere il controllo del contatto, far vedere di essere il più forte (potendo controllare o meno la paura di Eva)… Beh e poi le svela la sua identità, prendendosi di nuovo gioco di lei XD le fa letteralmente fumare il cervello XD poverina! XD e anche lei fa un gesto che non si aspetta: non lo accusa di avergli mentito (avendo capito che è lui che le piace), non cerca di negare i suoi sentimenti… Gli si ributta al collo come se niente fosse, anzi, come ad assaporare meglio quel momento. La cosa è così insolita che non può fare a meno di ridere, e rimaste lui stesso meravigliato da quel suono… Da molto tempo non rideva più. Per non piangere, per non soffrire, ha rinchiuso tutti i suoi sentimenti per lasciare spazio solo all’avidità di sapere e al potere. Ora si rende conto che qualcosa gli è mancato.
_ Capitolo otto: Compiti di Trasfigurazione
Ecco che Eva va da lui… Tom proprio non se l’aspetta. Ovviamente cerca ancora di studiarne le reazioni, ma la ragazza non sembra per nulla intimidita dal suo sguardo ghiacciato (che ha fatto scappare tutti quelli che l’hanno incrociato finora) ed anzi, ribatte stando al suo gioco. Tom… Si diverte XD si diverte nel provocarla… Ed ammira la faccia tosta di quella ragazza che non solo non si fa spaventare da lui e dal suo seguito ma anzi ribatte! Le lancia ovviamente una sfida in tutto questo… Sfida che Eva supera brillantemente u.u
_ Capitolo nove: Rivelazione
Ovviamente Tom si sta ancora divertendo con Eva, almeno all’inizio… Poi la ragazza dice che vuole conoscerlo. Ecco che tutto d’un tratto il vecchio Riddle ritorna, il Riddle che non aveva bisogno di nessuno e che aveva chiuso il suo cuore… In un lampo riflette sulla sua situazione con Eva e cerca di ribadire le convinzioni che si è costruito in una vita: non ama e non amerà mai. Farsi conoscere da lei? Certo che no… Lui non può divulgare in giro i suoi segreti, qualsiasi cosa nelle mani sbagliate diventa un’arma… Eva potrebbe rivelarsi pericolosa… Ribadendo ad alta voce ciò in cui crede non solo lo comunica alla ragazza, ma lo ricorda in primis a sé stesso. Si era lasciato andare, per un attimo, fatto distrarre… Non deve più accadere.
_ Capitolo dieci: Gesto
Mh. Qui Tom sperimenta un altro tipo di emozione, un’emozione che non ha mai provato e che non riesce a comprendere. E’ vero, non sopporta l’indifferenza poiché vuole spiccare ed essere superiore a tutti… E si sa, uno spettacolo senza pubblico non si può neanche chiamare tale. D’altra parte è consapevole che non tutti sanno chi sia lui (già all’interno della scuola, figurarsi fuori!) e che ogni cosa deve venire a suo tempo, presto la gente inizierà a temerlo e anzi, non devono neppure collegarlo a Tom Riddle… Un nome tanto banale… Perciò diciamo che non è nella fase dove è ossessionato a dar spettacolo. Anzi, c’è comunque sempre Silente da tenere d’occhio e quindi non può permettersi mosse molto azzardate. Però… Eva che lo ignora lo fa imbufalire (XD) e come detto non ne capisce il motivo. Fa un gesto plateale, è vero, ma la ragazza l’ha portato all’esasperazione… E sinceramente pensa di potersi permettere quello che vuole (finché sta nella legalità XD) e capisce da sé che è un gesto che farà spettegolare ma non di certo alimentare sensazioni sinistre sul suo conto. Sostanzialmente se ne frega, è troppo arrabbiato con Eva XD Poi lei fa una cosa che simpaticamente definirei ‘gesto da manga’ (parole prese in prestito da Lugiggia XD): una frase dritta al cuore. “Non è vero che non sei in grado di amare…” dice, e a Tom crolla letteralmente il mondo addosso. Strane sensazioni lo pervadono: rabbia, perché come può credere una ragazzina di conoscerlo meglio di lui stesso? confusione, perché se avesse ragione e fosse tutto sbagliato? riconferma dei propri ideali, poi di nuovo crollo. Ma in fondo, che ne sapeva lui di che cosa fosse veramente l’amore? Nessuno l’aveva mai amato, tutti l’avevano lasciato solo. O meglio, si era isolato. Un tempo, un tempo tanto remoto da essere quasi un sogno, aveva avuto degli amici. Non ricordava bene la sensazione, ma era come… Un sostenersi a vicenda. Quindi come poteva condannare, o odiare, qualcosa che non aveva mai sperimentato? Sarebbe stato come… Come evitare di imparare un incantesimo perché non lo riteneva utile, non preparare una pozione perché troppo complicata, andare in palestra solo per fare gli addominali e non rinforzare le gambe (LOL lo so la battuta fa schifo ma prendetela così com’è XD). Io lo vedo come il capitolo decisivo. Tom ammette di aver qualcosa da imparare, una sfida potremmo dire, ammette di essere ignorante su questo aspetto della vita e, grazie alla sua avidità di sapere e al suo voler essere sempre il primo in tutto, si decide a rimediare. Non sa da che parte iniziare, non sa come si fa, non ci sono istruzioni in giro: ma un modo lo troverà di certo. Non si sarebbe fatto sconfiggere da così poco.


Ecco, per ora è tutto XD Spero di avervi chiarito che passa per la testa del nostro Tom… Se lo trovate incoerente, non di vostro gusto, troppo poco oscuro (lui XD), poco chiaro (la spiegazione XD XD XD)… Potete dirmelo, potete contestarmi, potete non seguire più la storia ecc ecc… Ma questo rimane il mio personalissimo modo di vedere le cose e non cambierà XD
Fatemi sapere! =D
PS= grammatica portami via ma stasera non ho proprio la testa per rileggere sto papiro. E’ più lungo del capitolo stesso! XD se ci sono errori chiedo gentilmente di segnalarmeli… Così rimedierò! >..<

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Capitolo 11
*** Attenzioni ***


Buonasera a tutti coloro che mi leggono! u.u
Ecco qui il prossimo capitolo, le cose si affrettano lo so XD non uccidetemi per questo XD XD XD
Vi lascio al capitolo, ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda... Invito a recensire! =D
Buona lettura =)


Attenzioni

“… Siamo in ritardo, il professor Silente ci punirà. Andiamo?” disse infine lui.
“Certo.” rispose lei, alzandosi e asciugandosi le lacrime.
Guardò Tom e gli fece un enorme sorriso, un sorriso colmo d’affetto e di amore.
Lui la prese per mano e la condusse fuori dall’aula.
La porta era ovviamente chiusa. Tom bussò e una voce disse “Avanti.”, così entrarono.
“Ci scusi per il ritardo, professore.” disse lui, il tono incolore come al solito.
“Per quanto possa scusarvi non posso ignorare il fatto, signor Riddle, pertanto toglierò a lei e alla signorina White cinque punti ciascuno. Ora andate a sedervi.”
Eva non ci poté giurare, ma le parve di aver visto un lampo di soddisfazione negli occhi del professore.
Tom la lasciò andare per prendere posto vicino ad Abraxas Malfoy, come al solito, e solo allora Eva si rese conto che si erano tenuti per mano tutto il tempo, e soprattutto sotto gli occhi di tutta la classe.
Si avvicinò piano ad Annie, che la guardava stralunata e con un sacco di interrogativi.
Non ci fu comunque tempo di spiegare la situazione alle amiche, perché dovettero fare i bagagli per il giorno dopo. Eva sarebbe rimasta a scuola come tutti gli anni: non poteva sopportare di stare un giorno di più del dovuto con Emily, la zia e tutrice che non l’aveva mai voluta veramente.
“Vi racconto tutto appena tornate!” disse alle amiche salutandole la mattina dopo nel salone d’ingresso.
“Dovrai spiegarci parecchie cose!” le rispose Annie, sovrastando il rumore.
“Fai buone vacanze!” le disse Beth, abbracciandola “Mi spiace non averti potuto invitare quest’anno!”
“Figurati, starò benissimo qui ad Hogwarts.” rispose lei, per poi salutare Daniel e gli altri compagni.
Quando se ne furono andati salì pigramente in sala comune, senza sapere bene cosa fare. Si mise a fare un po’ di compiti, poi li lasciò da parte per leggersi un libro.
Scese a pranzo a mezzogiorno e si rese conto che erano rimasti davvero pochi nella scuola: una decina in tutto, della sua casa solo un ragazzo più grande che doveva affrontare i M. A. G. O.
Non vide Tom ma sapeva che era da qualche parte: non se ne tornava mai a casa per le vacanze ed ora lei sapeva il perché. Doveva essere deprimente passare il Natale in un orfanotrofio, molto meglio Hogwarts.
Non lo vide neppure a cena, dopo aver passato un pomeriggio infruttuoso all’insegna dell’ozio, ed iniziò a deprimersi. Non fece a tempo però a metabolizzare quella sensazione, perché si stava avvicinando la sera, e lei era rimasta da sola.
Il nervosismo s’impadronì di lei mentre cercava di far di tutto per distrarsi.
Si prese una mezz’ora buona per fare la doccia e asciugarsi i capelli.
Si mise il pigiama e rifece il letto, già perfetto.
Si sedette sul materasso ed iniziò a leggere un libro.
Accese tutte le luci e non solo quella che teneva sempre sul comodino.
Camminò nervosamente per la stanza, cercando di cantare per coprire il silenzio.
Alla fine si arrese e decise di scendere il Sala Comune, dove avrebbe trovato sicuramente qualcosa da fare e dove ci sarebbe stato il fuoco del camino a tenerle compagnia.
Arrivata all’ultimo gradino alzò gli occhi e rimase stupefatta, paralizzata con il piede per aria.
“Era ora. Pensavo di doverti venire a cercare su.”
Tom Riddle la stava guardando, comodamente seduto sul divano più largo della Sala Comune.
“Co… Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?” chiese lei, incredula.
“Beh voi non avete una parola d’ordine, ma un indovinello da risolvere... Dimentichi che sono lo studente più intelligente di tutta la scuola. In quanto al perché… Mi pareva di aver capito che non sopporti il buio e la solitudine, e sono partiti praticamente tutti quest’anno… Ma se vuoi me ne vado.”
Eva avvampò.
“No, non andartene.”
“Allora vieni qui, non restare lì impalata.”
Solo allora, mentre si avvicinava al divano, la ragazza si accorse che Tom indossava un vecchio pigiama grigio sotto la vestaglia.
Si sedette rigidamente poco distante da lui e lo guardò, intimidita.
Lui ridacchiò, poi allungò un braccio e l’attirò a sé.
“Vieni qui.” disse, dolce.
Eva non poteva credere che fosse vero… Eppure stava succedendo. Finalmente si rilassò, si girò e si strinse a lui. Tom poggiò la testa sui suoi capelli.
“Buona notte.” sussurrò.
“Notte.” rispose Eva, al settimo cielo.


Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom in questo capitolo u.u
_ Capitolo undici: Attenzioni
Così il nostro bel Tom decide di iniziare dalle basi la sua ricerca sull’amore u.u Sa che Eva ha dei punti deboli, decide di vedere che succede se l’aiuta a sconfiggerli u.u o meglio se l’appoggia nell’affrontarli u.u … So che sto correndo troppo XD però non ci posso fare niente, nel mio sogno è andata proprio così, che devo fare? XD spero che possiate apprezzare anche questo Tom XD inoltre… Notare che  Tom cerchi il contatto u.u penso che abbia capito che non gli dispiaccia affatto XD e si inizia ad addolcire per seguire il “protocollo” (non dimentichiamoci che sta facendo una ricerca XD XD XD XD XD). Però scommetto che sotto sotto non si sente proprio obbligato u.u Ecco, per questo capitolo è tutto XD

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Capitolo 12
*** Primo giorno di vacanza ***


Buonasera a tutti!
Parto con una ‘brutta’ notizia… Da lunedì prossimo fino a venerdì sarò in vacanza! Perciò niente aggiornamenti… So che vi lascio ad un passo dalla fine (si può dire, capitolo 12 su 15 >..<) però… Abbiate pazienza! Tornerò carica e magari con anche qualcosa di già scritto (tutto è nella mente ma da scrivere hai voglia =..=), tutto per voi! =D
Ringrazio come sempre chi mi segue/preferisce/ricorda e chi mi recensisce… Invito a recensire! =D
Buona lettura =)


Primo giorno di vacanza

Eva si svegliò immersa nel profumo di verde, l’odore dei boschi e della natura.
L’odore di Tom.
“Buongiorno.” le disse una voce divertita.
“Mmmmh…” mormorò lei.
Sbatté le palpebre due volte poi alzò il viso, trovando quello del ragazzo che amava a pochi centimetri dal suo.
Era sicuramente un sogno, non poteva aver davvero dormito con Tom Riddle. Così, come in ogni sogno che si rispetti, gli buttò senza esitazione le braccia al collo e poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo.
Tom s’irrigidì tutto, poi la prese per le spalle e l’allontanò da sé, con delicatezza.
“Sai… Non mi sembra il caso, di prima mattina. Voglio dire, non ti sei neancora lavata i denti.” cercò di sdrammatizzare ma si vedeva che era rimasto perplesso, in difficoltà.
Eva sbatté le palpebre un’altra volta e si ricordò tutto: no, non era un sogno.
Avvampò.
“Oh santo Merlino!” esclamò “Mi spiace, pensavo fosse un sogno ed io…”
Tom scoppiò a ridere di gusto e le sue scuse si persero nel suono di quella risata.
“Senti…” disse poi lei “Non so te, ma io devo andare in bagno.”
“Anche io.”
Tom continuava a sorridere.
“Oh beh allora… Vieni, saliamo su…”
Lo prese per mano e lo portò nel suo dormitorio.
“Prima le signore.” disse Tom, quando Eva guardò alternativamente lui e la porta.
Si fiondò in bagno e cercò di fare il prima possibile, sciacquandosi anche la faccia e lavandosi i denti.
Uscì e trovò Tom seduto sul suo letto, che osservava tutto ciò che lo circondava.
Poi fu il suo turno di aspettare.
“Beh, io vado.” disse, una volta uscito.
Eva lo guardò persa.
“Non ho portato né lo spazzolino né i vestiti, sai.” continuò divertito “Per stasera rimedieremo. Nel frattempo… Ci vediamo a colazione fra mezz’ora?”
La ragazza si sentì al settimo cielo quando Tom disse ‘per stasera rimedieremo’. Voleva dire che avrebbero replicato? Non vedeva l’ora.
L’accompagnò fino all’ingresso della Sala Comune.
Tom stava per uscire quando Eva, istintivamente, gli afferrò una manica. Si girò perplesso e vide la ragazza esitare, poi… Lei lo strinse in un abbraccio.
Eva lo sentì dapprima irrigidirsi, colto di sorpresa, e poi lasciarsi andare. Ricambiò brevemente la stretta e poi se ne andò.
Quando scese per fare colazione lo trovò già seduto al tavolo dei Serpeverde, così si avvicinò.
Fu strano e bello insieme.
“Ora che si fa?” gli chiese, allegra, quando finirono di mangiare.
“Compiti?”
“Ma siamo in vacanza!”
“Meglio portarsi avanti, così poi ci divertiremo alla fine.”
“Uffa… Però il pomeriggio una partita a Spara-schiocco non ce la toglie nessuno.”
“Non ci ho mai giocato, lo sai?”
“Che cosa?! Come fai ad essere in questa scuola da cinque anni e non aver mai giocato a Spara-schiocco?!”
Tom alzò le spalle.
“Non ne vedevo l’utilità.” rispose semplicemente.
Passarono così tutta la mattinata in biblioteca, portandosi avanti con i compiti. All’ora di pranzo Eva era esausta, non ne poteva più.
Entrarono nella Sala Grande e lei esitò: tavolo dei Corvonero o tavolo dei Serpeverde?
Il professor Silente arrivò alle loro spalle e disse: “Oh, ma è un vero spreco che ci siano così tanti posti per così poche persone non è vero?”
Tom ed Eva lo fissarono.
“Ah, professor Dippet! Preside, converrà con me che continuare così per tutta la durata delle vacanze è scomodo… Che ne dice di creare un tavolo unico?”
“Mi sembra una fantastica idea, Albus!” rispose il preside, e con qualche colpo di bacchetta fecero sparire le tavolate ed apparire un piccolo tavolino rotondo al centro della sala.
“Così sembra di essere ad una delle mie cene, Albus!” esclamò il professor Lumacorno, andandosi a sedere.
“Ah Tom, sei qui! Forza, vieni! Purtroppo quest’anno siamo troppo pochi per tenere la tradizionale festa della Vigilia, ma ne organizzerò una alla fine delle vacanze!”
Tom la prese per mano ed andò a sedersi accanto al professore.
Fu una giornata piacevole, piacevolissima.
Eva era sempre con Tom, si sentiva vicina a lui più che mai… E voleva che il giorno finisse solo per passare un’altra notte assieme.
“Devo andare, devo fare la ronda.” disse il ragazzo, dopo cena.
“Che?” chiese lei.
“Sono un Prefetto. Devo pattugliare i corridoi, Eva.”
“Oh.”
“… Vuoi accompagnarmi?”
“Posso?” chiese, incredula.
“Beh, farò parecchio tardi. Non vuoi restare sola ad aspettarmi, di notte, no?”
“Certo che no. Ma se ci vede un professore…”
“Sei con me, Eva. Nessuno dirà niente.”
“Allora ok.”
Tom la prese per mano uscendo dalla Sala Grande e la portò nei sotterranei.
“Dove stiamo…?” iniziò Eva.
“Devo cambiarmi prima, faccio un salto nel dormitorio.”
Si fermarono davanti ad una spessa parete di pietra. Tom disse la parola d’ordine e il muro scivolò, formando un’apertura.
“Benvenuta nel regno delle Serpi.”
Tom sorrise, trascinandola dentro.

Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo dodici: Primo giorno di vacanza
Non credo ci sia molto da dire… Tom continua a studiare l’amore u.u e si diverte pure XD il bacio l’ha spiazzato, vedete… Come all’inizio, bisogna procedere per gradi, tutto in una volta non va bene XD ora si è abituato al contatto fisico, questo è… Troppo XD e notate come ancora s’irrigidisca se lo colgano di sorpresa (l’abbraccio di Eva XD), non è abituato a ‘seguire regole non sue’… Non avere il controllo degli eventi (bacio e abbraccio) lo spaventa u.u E nello stesso tempo… Eheheheheh parliamo pur sempre di un adolescente di quindici anni =..= qualche reazione avrà pure lui no? XD Non penso gli disgusti quello che sta provando XD

E con questo è tutto anche per oggi! XD

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Capitolo 13
*** Confessioni ***


Buonasera a tutti u.u
Eccomi qui di ritorno dalle vacanze con un nuovo capitolo fresco fresco… Ma voi siete state cattive! è.é una sola recensione per il capitolo precedente?! Vabbè che non succedeva nulla di che, ma comunque… Voglio che recuperiate ragazze, forza ù.ù XD
Bene, ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda e recensisce… Invito a recensire!!
Ed ora… Buona lettura =)


Confessioni

Subito Eva pensò che il posto fosse inquietante. Dal vetro che si apriva in fondo alla Sala Comune entrava una luce verde, malsana. Un’ombra passò veloce ed Eva sussultò, stringendosi al braccio di Tom.
“Siamo sotto al lago. Ogni tanto passano degli avvicini, alcune volte vediamo pure la piovra gigante.”
“… A me fa inquietudine.”
“Si era capito.”
Eva notò ancora il lampo divertito negli occhi scuri del ragazzo, mentre l’accompagnava di sopra.
“Ci metto un secondo, aspettami.” disse, prendendo la divisa e chiudendosi in bagno.
La ragazza si avvicinò al letto di Tom, sedendosi timorosa. Alzò il cuscino e vide il pigiama perfettamente ripiegato sotto. Si guardò in giro ma non c’era molto a parte il baule e un piccolo comodino. Era tutto così… Spoglio. Ovviamente gli altri ragazzi se n’erano andati e avevano portato tutte le loro cose con sé.
Eva vide un’altra ombra passare dietro le finestre della stanza e sentì un’irrequietudine pervaderla. Si alzò, poi si risedette. Si alzò un’altra volta e si avvicinò al comodino accanto al letto di Tom.
Aprì il primo cassetto e lo richiuse, rossissima in faccia: era quello della biancheria.
Aprì il secondo cassetto e vi trovò solo qualche piuma d’oca abbandonata e boccette d’inchiostro finite… E un quaderno.
La ragazza lo prese in mano e constatò che no, non era un quaderno, bensì un diario. La copertina era rigida e nera. Lo aprì e lo sfogliò, ma non c’era scritto niente, neppure un appunto o un disegnino.
“Che cosa stai facendo?” la voce fredda e dura di Tom la spaventò, facendola sobbalzare.
“Ehm… Nulla.” disse lei, chiudendo il diario e rimettendolo in fretta nel cassetto.
“Guardami.” era un ordine.
Eva lo guardò, profondamente imbarazzata.
“Negli occhi.”
La ragazza si sentiva sotto esame. Tom la scrutava come se volesse carpirne ogni pensiero ed il suo sguardo la spaventò come non mai, perché aveva il potere di gelarle il sangue nelle vene.
“La prossima volta che vuoi sapere qualcosa di me, Eva, basta chiedere.” disse infine, un po’ più tranquillo.
Lei colse con un attimo di ritardo quelle parole.
“Davvero?” chiese, seguendolo giù per le scale “Posso chiederti tutto quello che voglio?”
Lui si voltò e le sorrise.
“Naturalmente.”
Aveva fatto passi da giganti, lo sapeva già, ma solo ora se ne rese pienamente conto. Tom Riddle non l’avrebbe più rifiutata dicendo che non sapeva amare, non l’avrebbe più tenuta all’oscuro rifiutandosi di rispondere alle sue domande… Le stava dando fiducia. Si stava aprendo, con lei.
“Allora dimmi tutto.”
Tom alzò un sopracciglio.
“Sii più precisa.”
“Tutto quello posso sapere su di te.”
Il ragazzo si fece pensieroso.
“C’è una cosa” disse infine “Una cosa che già altri sanno, ma che è una sorta di segreto, che mi ha fatto cercare delle risposte…”
“Cosa?”
Tom la guardò e la prese per mano.
“Non ti spaventerai?”
“Lo giuro.”
Nulla poteva più spaventarla, non con il ragazzo che amava al suo fianco. Voleva conoscerlo, in ogni espressione, in ogni gesto, in ogni sfumatura.
“So parlare con i serpenti.” sussurrò.
Eva rimase un po’ sorpresa, ma strinse rassicurante la sua mano.
“Davvero? Ma non era una caratteristica esclusiva di…”
“Salazar Serpeverde, sì.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Quindi sei un discendente di Serpeverde in persona?!”
“Non lo so. Ho fatto delle ricerche… Infruttuose. Ho cercato se ci fosse un Riddle in praticamente tutti i tomi della biblioteca e non, ho cercato il nome che  ho ereditato da mio padre ovunque, ma senza risultato.”
“… Quindi?”
“Quindi sono giunto alla conclusione che mio padre non fosse altro che un semplice babbano.”
Tom sembrava arrabbiato, quasi furente.
“… E adesso?”
“Adesso… Concentrerò le mie ricerche sul mio secondo nome: stando a quello che mi han detto in orfanotrofio mia madre disse che era il nome di suo padre, ovvero mio nonno.”
“Hai un secondo nome?! Aspè… Tua madre disse? Che fine ha fatto?”
“Mia madre è morta poco dopo avermi dato alla luce. Sono nato in quell’orfanotrofio.”
“… Mi spiace.” disse Eva, accarezzandogli una guancia.
Lui la guardò stupito per un attimo, poi si ricompose.
“Il mio secondo nome comunque è Orvoloson.”
“E’ particolare! Di sicuro troveremo qualcosa su di lui, se è stato un mago.”
“Troveremo?”
“Certo che sì! Ti aiuterò, cosa credi?”
Tom la guardò di nuovo stupito, mentre dentro di lei cresceva la determinazione. Aveva un’occasione, un’occasione unica!
Gli sarebbe stata accanto, la ricerca li avrebbe legati indissolubilmente e lei avrebbe trovato le risposte, con lui. Al suo fianco, così come doveva essere.
Tom ridacchiò.
“Eva, sei una ragazza proprio strana!”
“Eh?! Ma perché?!”
Continuarono a chiacchierare del più e del meno finendo la ronda, poi tornarono un attimo nei sotterranei dove Tom prese pigiama, vestiti di ricambio e lo spazzolino.
Salirono quindi alla torre di Crovonero ed entrarono nel dormitorio di Eva.
Si cambiarono in bagno, a turno, e quando la ragazza uscì trovò Tom già sdraiato sotto le coperte.
“Vieni qui.” le disse, e lei fu ben felice di raggiungerlo.
“Domani mi toccherà subire un’altra aggressione?” chiese il ragazzo, divertito.
Eva avvampò.
“Che?! Cercherò di evitare! Ma se per caso non ci riesco sappi che non sono in me appena alzata!”
“Certo certo, ogni scusa è buona per saltare addosso a Tom Riddle, il ragazzo più bello e intelligente di tutta Hogwarts.” rispose lui, divertito come non mai.
“Ma smettila!”
Continuarono così per un po’ finché non si addormentarono, stretti in un abbraccio.


Noticine dell’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo dodici: Confessioni
Si capisce che Tom le ha letto nella mente u.u per un momento ha pensato che fosse una ragazza da temere, che l’avesse avvicinato in qualche modo per spiarlo, trovare cose su di lui, ha pensato persino che si fosse fatta rapire apposta con lui… E poi si è ricreduto u.u Eva è profondamente “pulita” e stava solo cercando di distrarsi dall’inquietudine che le metteva il posto u.u Ovviamente Tom ancora non si fidava di lei, come di nessuno… Per questo deve leggerle la mente. Ci vorrà un po’ di tempo prima che capisca che Eva è perfetta per lui (<3)… Almeno ora sa che tutte le sue azioni sono innocenti u.u quindi non ha nemmeno problemi ad aprirsi con lei, insomma come dire sa che non lo tradirebbe mai… E che se dovesse farlo ci sarebbero dei cambiamenti nel suo carattere, e lui agirebbe di conseguenza u.u Pooooi… Tom è abituato ad agire da solo, o a dare ordini, che Eva si offra spontaneamente di aiutarlo (nell’anno dei G. U. F. O., non dimentichiamoci che l’istruzione è importante! XD … Soprattutto per un secchione come Tom XD) lo spiazza un po’ XD e poi nulla u.u cerca di fare il divertente e basta u.u e si è scoperto non proprio indifferente al fascino di dormire con una ragazza… Eheheheheheheheh… Come direbbe qualcuno… Vizioso! XD

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Capitolo 14
*** Regali di Natale ***


Buonasera a tutti, o prodi lettori! u.u
(sì, sono andata fuori di testa XD)
Questo capitolo… Mi piace un sacco! XD Eheheheheh… Immagino capirete il perché leggendo… XD XD XD
Non vi voglio anticipare nulla, quindi…
Ringrazio come al solito chi mi segue/preferisce/ricorda e recensisce… Invito a recensire in tanti!! =D =D =D
Avviso che questo è il penultimo capitolo, però… La storia continuerà, non temete =..=
Buona lettura! =D


Regali di Natale

La vigilia di Natale passò in fretta.
Durante la notte aveva nevicato, così Tom ed Eva uscirono un po’ fuori, dopo un’abbondante e calda colazione, e la ragazza lo bombardò di palle di neve finché lui non si decise a ricambiare. Si divertirono come matti e risero fino a non avere più fiato.
Rientrarono e si separarono giusto il tempo di fare la doccia, per poi ritrovarsi a pranzo. Il pomeriggio passò più tranquillo, all’insegna di giochi come gli scacchi magici e spara-schiocco.
Il cenone fu qualcosa di grandioso: tutti uniti nell’intimità di quel piccolo tavolo rotondo, studenti e professori parlarono abbandonando i formalismi, come vecchi amici che si ritrovano dopo anni. Mangiarono un sacco, raccontarono barzellette e scoppiarono i petardi magici, divertendosi con i buffi cappelli e gli altri strani oggetti che ne uscivano fuori. Ad un certo punto della serata Eva riuscì pure a mettere in testa a Tom una sorta di turbante con in cima un nido di uccello e un canarino, vivo, all’interno. Il ragazzo strinse un po’ gli occhi, come se fosse sul punto di arrabbiarsi, poi sentì la risata di Eva e lasciò perdere.
Tornarono nella torre di Corvonero che era mezzanotte passata: i festeggiamenti sembravano non finire mai e dovettero attendere che l’altro studente rimasto della Casa se ne andasse a dormire, per non rischiare di essere scoperti.
S’infilarono a letto ancora allegri ed Eva si strinse felicemente a Tom, addormentandosi quasi subito.
La mattina dopo si svegliò molto tardi, sbadigliando tanto da slogarsi la mascella.
“Buon Natale dormigliona.” la salutò Tom.
“B-b-buon Natale anche a te.” rispose, ancora mezza addormentata.
Poi, dopo due secondi, si tirò a sedere lanciando un piccolo grido di gioia.
“E’ Natale, è Natale!”
“Non ti facevo così allegra.” disse Tom, sorridendo.
“Ma è Natale! Oh, è sempre stata la mia festa preferita!”
Gli occhi le brillavano.
“Ma davvero?”
Prima che potesse rispondere un gufo beccò al vetro della finestra. Eva si alzò e prese la busta che le porse il pennuto, tornando a risedersi sul letto.
“Di chi è il regalo?”
“Oh, mia zia Emily.” rispose lei, il tono improvvisamente spento.
“Cinquanta sterline… Neanche un biglietto.”
Eva sbuffò.
“Come se fossero soldi suoi… Non vedo l’ora di essere maggiorenne per non lasciare in mano tutto a quella megera…”
Poi vide i pacchetti ai piedi del letto e si rianimò, chiudendo la busta e la banconota ricevuta in un cassetto.
Annie le aveva regalato una sciarpa, Beth e Daniel un assortimento di dolci da far invidia a Mielandia.
“E adesso tocca al tuo regalo!” esclamò allegra, rivolgendosi a Tom.
“Come?” fece lui.
“Ti ho preso un regalo, aspè…”
Si alzò e tirò fuori dal baule un pacchetto morbido, tornando poi a sedersi sul letto.
Tom lo aprì, visibilmente sorpreso.
“… Un pigiama.”
Era bello, verde e argento come i colori della sua casa.
“E’ tradizione della famiglia White regalare un pigiama nuovo ogni Natale.” disse Eva, tutta seria.
Tom scoppiò a ridere, poi le fece un ampio sorriso.
“E’ bellissimo, grazie.”
“Contenta che ti piaccia!” rispose lei, sorridendo a sua volta.
“Anche io ho un regalo per te.”
“Davvero?!”
Eva era al settimo cielo, non si aspettava proprio che lui ricambiasse. Cercò di sbirciare dietro la sua schiena ma non vide nessun pacchetto.
“Eva.” la chiamò lui, dolcemente.
La ragazza alzò lo sguardo, Tom aveva un’espressione indecifrabile. Gli mise due dita sotto il mento, poi l’attirò a sé, posando le sue labbra su quelle di lei.
Non fu affatto un bacio dolce e casto: Tom forzò la sua bocca senza che lei nemmeno se ne rendesse conto e, dopo il primo momento di stupore, Eva si lasciò andare.
Era frenetico, impaziente, avido di sentirla: sebbene la ragazza non avesse esperienza in fatto di baci capì che anche lui era inesperto. Goffo nei movimenti ma bramoso di quel contatto che tanto a lungo lei aveva sognato.
Si separarono dopo alcuni minuti ed Eva aprì piano gli occhi, guardandolo.
“Tom…” sussurrò, ma non fece in tempo a dire altro che le loro labbra si trovarono ancora.
Tom la stringeva a sé, una mano nei suoi capelli e l’altra sulla sua schiena, avido.
Eva non poté far altro che abbandonarsi a quel contatto, allacciando le sua braccia dietro il suo collo.
Si staccarono ancora e si ripresero, e così ancora e ancora.
Alla fine Tom poggiò la sua fronte su quella della ragazza.
“… Non mi ero ancora lavata i denti.” disse lei.
Entrambi scoppiarono a ridere ed Eva pensò che quello era stato in assoluto il Natale migliore della sua vita.


Noticine d’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo quattordici: Regali di Natale
Ammetto che mi piace FESS questo capitolo (hihihihihi… PS= FESS vuol dire “tanto” in bresciano. Non sono bresciana, ma me l’ha attaccato una mia amica! XD). Torniamo al nostro Tom u.u Nn ce lo vedevo a fare a palle di neve spontaneamente XD ma Eva è così insistente… Alla fine scopre che, lasciandosi andare un po’, ci si diverte di più XD e anche la storia del cappello… Fosse stato qualcun altro non avrebbe mai osato, e Tom l’avrebbe incenerito all’istante XD ma Eva… Eva è diversa u.u lei PUO’ u.u Può letteralmente tutto… Eheheheh… Non lo ammette ancora e forse non lo farà mai, ma è evidente che gli è entrate nel cuore u.u Il Natale… Ah, Tom non si aspetta tutto quell’entusiasmo… Per lui è un giorno come un altro u.u ma Eva è così felice che non può che esserlo anche lui u.u Eheheheheheh… Non si aspettava proprio neanche il regalo, cioè nessuno gli ha mai regalato niente… Al massimo qualcosa all’orfanotrofio che non era per lui, ma per tutti i bambini… E invece ora ha qualcosa di veramente suo. E gliel’ha dato Eva.
E adesso… Veniamo alla parte interessante =..= eheheheheheh lo so che non ve l’aspettavate… Ma considerate Tom un’adolescente che sta scoprendo tutte queste sensazioni nuove, così… Belle… E il bacio che Eva gli ha dato l’ha spiazzato, e lui ne ha sentito parlare dai suoi compagni ma non gli era mai interessato per davvero, ma ora… Ora ha Eva. E vuole provare. Tutto, con lei. E si sente improvvisamente felice (hihihihihi…) o meglio, emozionato… Insomma, un primo bacio, non so se l’abbiamo dato tutti qui, qualcuno saprà pure come ci si sente no? XD anche solo ad immaginarlo… Ed ovviamente non è nel carattere di Tom essere gentile, e non vuole fingere proprio per questo: Eva nella sua testa ormai è SUA, e può fare quello che gli pare u.u e lei ovviamente si lascia fare XD mica è scema XD Ho comunque cercato di mettere il carattere di Tom qui dentro… Che dite, ci sono riuscita? XD

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Capitolo 15
*** Dichiarazione - Epilogo ***


E con questo… Si conclude la mia piccola avventura.
Buonasera a tutto il popolo di EFP!
Buonasera soprattutto a chi mi segue/preferisce/ricorda!
E con questo… Siamo giunti alla fine u.u
Ad una mezza fine XD
La storia continuerà… Con un titolo diverso u.u XD
Intanto godetevi questo e… Fatemi sapere che ne pensate! =D Recensiteeeeeeeeeee!!!! =D =D =D
PS= in contemporanea a questo ultimo capitolo pubblicherò in un capitolo riassuntivo tutti i vari punti di vista di Tom… E’ roba che avete già letto! XD Ma la volevo “sistemata”… Poi la sistemerò anche nei vecchi capitoli…
Buona lettura! =D


Dichiarazione

“Tom, mio caro ragazzo… Sbaglio o fra poco è il tuo compleanno?”
Il professor Lumacorno fece un enorme sorriso all’indirizzo del giovane ed Eva quasi si strozzò con il succo di zucca.
“Sì, è il trentun dicembre… Eva, che hai?” chiese, dandola pacche sulla schiena.
Il professore di Pozioni ridacchiò.
“Mi sa che la tua ragazza non ne era al corrente!”
Eva per poco svenne. Sembravano davvero una coppia?! Da quanto?! Non avevano mai messo le cose in chiaro, in quel senso, e la ragazza pensò che fosse ora di farlo.
Tom non rispose e questo lasciò un dubbio nella mente di Eva: non aveva risposto per non ammetterlo? Almeno non aveva negato.
“Che hai?” ripeté lui.
“Non me l’avevi detto!” esclamò lei.
“Ecco, per l’appunto.” continuò a ridacchiare il professore.
“Non mi sembrava importante.”
“Come no?! Il giorno in cui sei nato?! Ma scherzi?!”
Tom sembrava perplesso.
“Se per te il compleanno è così importante…” sussurrò “Tu, quando sei nata?”
“Il tredici marzo. Ma non è questo il punto!”
Continuarono a battibeccare tutto il pranzo, ed Eva riuscì solo a pensare che aveva meno di una settimana per trovare un regalo fantastico. Non ce l’avrebbe mai fatta.
Così i giorni passarono e la ragazza iniziò ad avere un’idea. Poteva unire l’utile al dilettevole, anche se in fondo in fondo aveva paura…
Il trentun dicembre arrivò in fretta ed Eva augurò il buon compleanno a Tom già di prima mattina.
“Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Tom, tanti auguri a te! Finalmente sedicenne! Ancora un anno e poi ci sarà la libertà!”
Tom non poté far altro che ridere e scompigliarle i capelli.
“Tu sei tutta matta.” disse, sorridendo.
“Senti… Stasera vorrei, ecco… Dormiamo da te?” chiese lei, torturando le lenzuola.
“Da me?”
Tom sembrava spiazzato.
“Sì, insomma… Dai Serpeverde.”
“Come mai?”
Eva lo guardò dritto negli occhi, arrossendo.
“Voglio poter stare con te nel luogo dove stai tu di solito. Voglio essere io a venire da te, e non il contrario.”
Tom sorrise.
“Come credi, Eva.”
Passarono una giornata all’insegna del divertimento, uscendo di nuovo a giocare nella neve.
A cena gli elfi, avvertiti forse dal professor Lumacorno, prepararono un’enorme torta e tutti fecero gli auguri a Tom. Insieme al suo compleanno festeggiarono anche l’ultimo dell’anno, brindando a mezzanotte e divertendosi quasi come a Natale.
Per le due Eva e Tom scesero le scale che portavano ai sotterranei.
La festa aveva lasciato addosso alla ragazza degli strascichi di allegria, che si spensero velocemente mentre il nervosismo e l’indecisione crescevano. Arrivarono nel dormitorio e si cambiarono, pronti per andare a letto.
“Tom.” disse nervosamente Eva.
“Che c’è?” chiese lui, paziente.
“Devo darti ancora il mio regalo di compleanno.”
Lui la guardò, come ad incoraggiarla.
Lei gli porse una lettera imbustata, poi arrossì violentemente ed esclamò: “Vado in bagno! Tu leggila!”
Tom la guardò perplesso e poi aprì la busta.

Caro Tom,
Forse ti chiederai perché ti scrivo una lettera quando stiamo insieme praticamente tutto il giorno, ma la verità è che sono più timida di quel che credi.
La prima volta che ho ti ho confessato i miei sentimenti eravamo chiusi in quella stanza buia ed io ero mezza morta di paura, per non parlare del fatto che ignorassi che fossi proprio tu il ragazzo che avevo accanto e a cui stringevo la mano.
Quando ti ho chiesto gli appunti, quel giorno a lezione, e tu sei stato così freddo con me… Qualcosa dentro di me si è ribellata. Forse non te lo ricorderai neanche, ma sono anni che cerco di avvicinarti ed anni che tu mi geli semplicemente con il tuo sguardo, o con delle parole di ghiaccio. Ma quel giorno no, mi dissi, quel giorno non saresti riuscito a ferirmi. La mia bocca si è mossa da sola e, incredibilmente, quelle parole dure che ti ho rivolto hanno fatto la differenza.
Mi sentivo felice, felice come non mai… Per quel semplice contatto fra di noi.
Poi tu hai cercato me e credevo che non fosse vero.
Poi ho scoperto la tua vera identità e ho capito che allora non dovevo più arrendermi, ma solo andare avanti. Avrei fatto breccia nel tuo cuore, ne ero convita, ci sarei riuscita.
E tu hai mandato tutto in frantumi quando siamo stati rapiti l’ultima volta.
‘Non sono in grado di amare, l’amore per i deboli ed io non sono debole’.
Questo mi hai detto, con queste parole mi hai ferito. Non ne comprendevo il senso… Non ne ho mai compreso il senso.
Ma dopo hai fatto un gesto, così, davanti a tutti. Eri arrabbiato, eri… Geloso, in qualche modo.
Io l’ho capito, così come ho capito che, sebbene la tua mente dicesse una cosa, il tuo cuore stava già andando da un’altra parte.
Hai iniziato a prenderti cura di me, abbiamo iniziato a dormire insieme… Ed io ero sempre più felice.
Mi hai baciata ed io ho creduto di poter toccare l’apice della felicità stessa.
Ma c’è una cosa, Tom, una cosa che ancora oggi mi tormenta: quali sono i tuoi sentimenti?
Nel giorno del tuo sedicesimo compleanno vorrei avere una risposta, vorrei capire se sono sogni e illusioni oppure se è tutta realtà…
E vorrei farti un dono, un dono di cui hai già usufruito e che continuerà ad essere tuo nonostante quello che mi risponderai.
Io ti dono il mio cuore, Tom Orvoloson Riddle.
Ti amo,
Eva.

Eva era appoggiata alla porta del bagno, terrorizzata e in ansia come non mai.
Sentì bussare.
“Eva.” sussurrò Tom.
“Eva, puoi uscire.”
Lei si fece forza, poi aprì la porta, non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Tom la strinse a sé come non aveva mai fatto.
“Eva, io ho sempre creduto di essere solo al mondo e… Beh, lo ero. Sono cresciuto in un orfanotrofio, in mezzo ad altri bambini tristi… Li sentivo piangere, nella notte, e mi convincevo di essere più forte di loro.
Non lo ero, ma i miei poteri strani, che scoprii poco alla volta, me ne diedero una sorta di conferma: iniziai a tormentarli, far loro dei dispetti, rubare delle cose… Chi erano loro, piccole creature inferiori, che popolavano i miei incubi piangendo ed urlando ‘mamma’ e ‘papà’? Nessuna mamma e nessun papà sarebbe mai venuto a prenderli. Nessuna mamma e nessun papà sarebbe mai venuto a prendere me. Era solo da sciocchi crederci ancora, e sperare…
Fu allora, credo, che iniziai a temere l’oscurità. Nell’oscurità loro piangevano, nell’oscurità diventavano incubi.
Poi il professor Silente venne a spiegarmi quello che ero in realtà, mi disse di Hogwarts. Scoprì le mie malefatte e mi disse di fare ammenda, che certi comportamenti non erano tollerati. Mi scusai freddamente, convinto comunque della mia superiorità ma intimorito da quel mago più grande di me. Ero avido, avido di sapere, volevo diventare come lui per poi piegarlo e sottometterlo, come tutti coloro che si fossero messi sul mio cammino… Il mio animo era corrotto.
Mi chiese se avevo bisogno di aiuto per comprare le cose scolastiche ed io rifiutai. Non avevo bisogno di nessuno. Non avrei mai avuto bisogno di nessuno, mai. Io ero più forte.
Sciocchezze.
L’hai visto anche tu sul treno, no? Col tempo ho imparato a reprimere ogni accenno di debolezza… In fondo, con che coraggio gli altri s’interessavano a me? Con che coraggio pretendevano di essermi amici, di volermi bene addirittura… A me, un essere rifiutato dalla stessa madre e dallo stesso padre, un essere speciale costretto a crescere nelle grigie mura di un orfanotrofio babbano, in mezzo a quella gente così insulsa…
Volevo essere il migliore, e lo diventai. Freddo, astuto, calcolatore. Intelligente.
Quando scoprii che il potere di parlare con i serpenti era di Salazar Serpeverde in persona questo non fece che crescere la mia autostima. Mostrai il mio talento ai compagni che ancora cercavano di conoscermi, di starmi accanto, e loro, come previsto, s’impressionarono.
Iniziarono a mostrarmi rispetto.
Cercai tracce del mio passato qua ad Hogwarts, come già sai, ma nessun Riddle sembrava averci mai messo piede.
Poi sei arrivata tu.
Un’altra ragazza che piangeva nel buio, come i miei incubi. Ho iniziato a detestarti già solo per questo. Eri così infinitamente… Debole. Piangevi, non solo piangevi davanti ad un sconosciuto, ma per di più cercavi di trarre consolazione da un contatto fisico! Nessuno mi aveva mai toccato prima d’ora.
Poi scoprii quanto fossimo simili, sotto certi punti di vista, eppure profondamente diversi… Orfani entrambi, entrambi con dei poteri fra la gente normale, entrambi spaventati.
Eppure tu avevi reagito diversamente. Tu sognavi ancora che mamma e papà venissero a prenderti nonostante sapessi che fossero morti, sognavi il calore di una famiglia…
Non ti comprendevo.
Ammetto di essere stato curioso, quando sei venuta a chiedermi gli appunti… Eri forse tu quella ragazza? Da quello che avevo sentito sì, potevi essere… E poi mi avevi appena confessato i tuoi sentimenti per me.
Però dovevo metterti alla prova.
Di solito le ragazze a cui rispondo male fuggono con la coda tra le gambe, mortificate, chiedendosi cosa possano aver fatto di sbagliato… Non mi sono mai curato delle ferite inferte alla gente, anzi: non erano altro che un ulteriore segno di superiorità nei loro confronti.
Ma tu mi hai sorpreso.
Non solo mi hai risposto a tono, ma hai pure toccato, per così dire, un tasto giusto.
‘Perché dovrei accontentarmi di appunti mediocri, quando posso avere i migliori?’
Rispettava esattamente la mia linea di pensiero. Cercare sempre il meglio, per me.
Così mi sono incuriosito, e di lì a poco ho trovato conferma del fatto che fossi veramente tu quella ragazza.
Quando ti ho confessato la mia vera posizione riguardo ai sentimenti… Beh, tu sei cambiata. Ed io mi sono stupito ad osservarti, a chiedermi perché tutto d’un tratto m’ignorassi…
Di solito le reazioni di una ragazza scaricata da me sono due: o ci riprovano o iniziano a parlar male alle mie spalle. Ma tu non stavi facendo niente di questo, semplicemente… Non ero più al centro della tua attenzione. E la cosa mi faceva infuriare.
Poi hai detto quella frase… Hai detto ‘non è vero che non sei in grado di amare’. Lì per lì non ho capito. Com’era possibile? Io non conosco l’amore. Io non conosco la debolezza dei sentimenti.
Ho iniziato a pormi delle domande… Era giusta la mia visione della vita? L’amore rendeva davvero deboli? Ma poi, come facevo a dirlo con certezza non avendo mai amato nessuno?
Ancora non mi sono risposto, Eva.
Ancora non so che cosa sia l’amore.
Però… Mi fa felice vederti ridere, mi sorprendi, mi mostri un lato delle cose – e della vita – che non avrei mai visto da solo.
Non lo so che cosa sia… Voglio solo rimanerti vicino.
Ora si può dire che anche tu mi conosca completamente.
Mi vuoi donare ancora il tuo cuore?”
Eva aveva ascoltato tutto, in silenzio.
Alla fine, pensò, sei stato tu a donarmi il tuo cuore, Tom.
Alzò le braccia e lo strinse a sé.
“Certamente. Io sono tua, e tua per sempre. Ti aiuterò a cercare le risposte.”
“Non ti fa paura il fatto che io sia così… Malvagio?” chiese lui, cercando la parola giusta senza trovarla.
“Tu non sei malvagio, Tom. Tu hai solo creduto di esserlo, e ti sei costruito quell’immagine addosso. Io so chi sei veramente.”
Tom si staccò da lei e la prese in braccio, portandola verso il letto. La fece sedere e poi la baciò con passione.
“Eva.” sussurrava, fra un bacio e l’altro “Eva.”
“Sono qui Tom.” disse lei, quando si ritrovarono sdraiati, abbracciati.
“… Sai, ho sempre detestato il nome Tom.” disse lui, cullandola.
“Come mai?” chiese lei.
“E’ un nome così… Comune. Ordinario.”
Eva ridacchiò, poi si sciolse dall’abbraccio e si puntellò sui gomiti, per guardarlo in faccia.
“I nomi sono solo nomi, Tom. Quello che importa veramente sono le persone. Il loro cuore.” disse, appoggiandogli una mano sul petto.
“Tu sei speciale, Tom, e non solo perché sei estremamente intelligente o hai dei poteri magici. Tu sei speciale perché sei tu.”
Tom sorrise e la strinse a sé.
“Grazie.” sussurrò, così piano che Eva non fu sicura di averlo sentito veramente.
“Quindi, ora, posso stare con te?” chiese lei, stringendolo.
“Per tutto il tempo che vorrai.” ripose lui, ricambiando l’abbraccio.


Epilogo

Albus Silente si avviò felice verso il suo ufficio. Aveva visto Tom Riddle cambiare lentamente, venire avvicinato da Eva e rimanerne impressionato. Da quel primo giorno di ritardo in aula a loro due che scendevano le scale verso i sotterranei, mano nella mano, quella sera stessa.
Era soddisfatto, estremamente soddisfatto.
Aprì la porta del suo ufficio e vide un ragazzo in piedi ad aspettarlo.
“Professore.” lo salutò.
Albus si sedette alla scrivania, salutando lo studente.
“Cosa ci fai qui a quest’ora?” chiese.
“Mi chiedevo cosa dobbiamo fare con Tom… Ed Eva.”
“Hai visto da te come vanno le cose, no?”
“Sì, ho visto. Quindi…”
“Quindi ritengo che sia giunto il momento di concentrarsi su altri studenti. Ora se non ti spiace vorrei andare a letto, è molto tardi ed io…”
“Sì, mi spiace averla disturbata professore.” lo studente stava per andarsene quando Albus lo trattenne.
“Ah, ragazzo… Avverti tu gli altri al ritorno delle vacanze, ok?”
“Sarà fatto.”
“E prova a cercare i prossimi studenti… Portami dei nomi.”
“Come desidera. Buona notte professore.”
“Buona notte!” rispose allegro Albus.
Sì, era decisamente stata la scelta giusta quella di mettere Tom in coppia con Eva…Da tempo pensava che al ragazzo servisse qualcuno che lo facesse cambiare, ma era stato così indeciso sulla persona…
Albus sospirò, appoggiando il mento sulle dita incrociate, pensando alla prossima coppia da poter usare nel gioco degli inafferrabili, di cui era l’ideatore.


Piccole noticine d’autrice:
Il punto di vista di Tom
_ Capitolo quindici: Dichiarazione – Epilogo
Eh qui… Beh… Non credo ci sia molto da spiegare il punto di vista di Tom. Ammette tutto lui stesso… Si apre con Eva. Si è innamorato, anche se ancora non lo sa… La lettera di Eva l’ha colpito. Insomma… Lui sapeva già i suoi sentimenti, le stava prestando parecchie attenzioni, quale ragazza avrebbe “rovinato tutto” chiedendo una conferma? Chi mai avrebbe rischiato di sentirsi rifiutata da Tom dopo tutte quelle attenzioni, dopo che lui le ha già detto che non sa amare? Ma Eva non si arrende. Vuole sapere. E Tom non lo ammette, non lo capisce, ma è innamorato. Eheheheheh… E questa è la fine u.u
Piccolo PS per l’epilogo… Mi pareva strano che solo dei ragazzi, senza l’appoggio di un insegnante almeno, riuscissero a rapire ignari studenti… Senza che questi potessero anticiparli… E chi meglio del mago più brillante del secolo per aiutarli? u.u inoltre mi sembra l’uomo ideale Silente… Lui si è fatto corrompere da Gellert, ora cerca invece di salvare delle anime che giudica, come dire, “problematiche”. Che ne pensate? u.u

Ragazze e ragazzi, anche quest’avventura è finita… Ma per poco: ci sarà SICURAMENTE una continuazione, ho già in mente trama e tutto… Si tratta solo di scrivere u.u il “problema” è che da adesso fino a luglio sarò PIENA d’esami (ed inoltre devo finire di scrivere altre due storie che ho già iniziato) quindi non so né quando mi metterò a scrivere né ogni quanto ci saranno gli eventuali aggiornamenti…
Voi mi aspetterete, vero? *sigh*
Siete lettori affezionati, giusto? *occhioni dolci*
Prometto che la prossima storia sarà più lunga e più intrigante! E se volete un’anticipazione… Non dimenticate che quest’anno, il quinto, è stata aperta la Camera dei Segreti… Eheheheheheh u.u Credevate che me ne fossi dimenticata? XD
Voglio UN SACCO di commenti! =D Fatemi sapere che ne pensate di questa fine! Anche chi non ha mai commentato ma mi ha seguito in silenzio, magari…
Grazie a tutti, un bacione, senza di voi non ce l’avrei mai fatta! =D

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Capitolo 16
*** Il punto di vista di Tom ***


Ragazzuoli e ragazzuole mie… Questo capitolo è un riassunto di tutti i punti di vista di Tom (un copia-incolla di quello che avete già letto insomma XD) e se lo state visualizzando vi avviso che l’ultimo capitolo è quello prima di questo… Quindi tornate indietro e leggete! =D e commentate! =D
Questo capitolo come avevo già avvertito lo posto solo per avere più “chiarezza”… Sistemerò anche i vari punti di vista nei capitoli precedenti ^-^
… Quindi correte! XD tornate indietro e godetevi l’epilogo! XD


Il punto di vista di Tom

Ok, dato che una persona ha espresso dubbi – assolutamente fondati – sul personaggio di Tom, ed io stessa ho notato che non si capisce molto il suo punto di vista (purtroppo non potevo farlo vedere subito, per via del fatto che non potevo svelare che fosse lui il ragazzo del gioco, ed inserirlo a metà storia mi pare ‘brutto’…) ho deciso di raccontarvi brevemente come lo vedo, soprattutto ai fini di questa storia.
Racconterò quindi come è maturato, con una doverosa premessa: ho ritenuto di fare in modo di evitare che non potesse amare perché concepito sotto l’effetto dell’amortentia, come avete potuto notare nel capitolo precedente è una sua libera scelta. Questo perché io credo molto che il contesto formi la maggior parte della persona: se Merope avesse continuato a dare la pozione a Tom Riddle senior senza che nessuno se ne accorgesse Tom sarebbe cresciuto in una famiglia unita e amorevole (per quanto può esserlo un padre ‘drogato’, ma va beh) e, conoscendo direttamente l’amore e l’affetto, avrebbe evitato di diventare quello che poi è stato.
Partiamo dall’inizio.
Tom Riddle, fino ad una certa età almeno (6-7 anni) era un bambino normale.
Giocava con gli altri tranquillamente e, appena comprese cosa significasse realmente essere orfano, s’intristì. Voleva i suoi genitori, sognava che suo padre – dato che sapeva che la madre era morta – venisse a prenderlo, piangeva come tutti.
Poi, appena si rese conto dei suoi poteri e di saper parlare con i serpenti, ebbe una sorta d’illuminazione: era diverso dagli altri, speciale… Si allenò isolandosi un po’ da tutti, vedendo come poteva controllare quella nuova parte di sé. Nello stesso tempo realizzò che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderlo, che era inutile sperare e piangersi addosso; in ogni caso lui non avrebbe più avuto bisogno di nessuno dato quello che sapeva fare. Nello stesso periodo giurò a sé stesso che sarebbe stato forte, superiore, che non avrebbe più pianto… Ed iniziò ad odiare i bambini che ancora lo facevano, di notte. Presto iniziò a sentirli piangere anche nei suoi sogni, nei suoi incubi, ed il suo odio crebbe di molto…
Alcuni cercavano ancora di avvicinarlo ma lui si isolava sempre più spesso, convinto del fatto di essere speciale e quindi superiore a loro, disgustato dalla loro debolezza. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che, al di là delle chiacchiere che facevano alle sue spalle e di cui non gli importava nulla, sentì che la maggior parte di loro lo compativa, cercando di capirlo da lontano. Lui, che aveva la magia in corpo ed era diverso, compatito da quelle nullità?!? Non lo accettò ed iniziò a punirli, a spaventarli, a mostrargli quello che credeva la sua vera natura… E riuscì ad ottenere timore e rispetto, nessuno lo contraddiceva più. Secondo il suo punto di vista l’ordine era stato ristabilito, lui si era dimostrato superiore (come doveva essere) ed era felice di sapere quanto fosse potente.
Complice del fatto che associava la debolezza ai pianti notturni dei compagni, che invocavano i genitori, si fece strada in lui la convinzione che l’amore rendesse deboli, che bisognava contare solo sulle proprie forze, che era patetico affidarsi a qualcun altro…
Poi Silente venne a spiegargli che era un mago, come molti altri, e che quindi i suoi poteri non avevano nulla di speciale. Lo odiò, in quel momento, lo odiò anche perché lo costrinse a scusarsi, perché si dimostrò più forte di lui. Ma non volle comunque dargli la soddisfazione di farsi accompagnare a Diagon Alley: come al solito sapeva badare a sé stesso e non aveva bisogni di nessuno.
Ciò non toglie che Tom non fosse una macchina, era un essere umano come tutti, e aveva dei momenti di debolezza… Uno l’ha visto proprio Eva durante il loro primo viaggio in treno. Ma ogni volta il ragazzino si dava dello stupido e si riprometteva che non sarebbe mai più accaduto, lui era forte, il migliore…
Ne era così convinto che s’impegnò al massimo nello studio, tralasciando il resto. Gliel’avrebbe fatta vedere, a Silente come a tutti loro, che pensavano che fosse solo un mago come un altro… Molto dotato, ma nulla di speciale.
Ben presto scoprì che il suo potere di parlare con i serpenti era si Salazar Serpeverde, uno dei 4 fondatori di Hogwarts e capo della sua casa… Da lì nacque l’ossessione di cercare le sue origini, di vedere se potesse essere un suo discendente… Ed ovviamente la cosa accrebbe in modo esponenziale il suo sentirsi speciale, unico.
Inizialmente i compagni tentarono di avvicinarlo, ma lui non se ne curava, ritenendoli indegni come tutti. Quando ormai la maggior parte di loro ci aveva rinunciato e aveva iniziato a compatirlo, chiedendosi cosa mai fosse successo a quel ‘povero’ ragazzo per trattare la gente così, Tom si arrabbiò di nuovo e di nuovo sentì il dovere di dargli una lezione. Sapeva di dover stare attento – Silente lo teneva d’occhio, e lui non ci teneva a finire espulso: aveva ancora troppo da imparare – e così usò il serpentese e la sua abilità negli incantesimi, accettando e proponendo ‘innocenti’ sfide a duello alla gente (anche a ragazzi più grandi di lui) e vincendo sempre. Si guadagno così nuovamente il rispetto ed il timore della gente.
Nel frattempo scoprì e s’immerse nelle Arti Oscure: una branca della magia che l’aveva affascinato perché permetteva di ottenere il controllo delle persone, così iniziò a studiarla di nascosto… Perché ovviamente doveva mantenere davanti agli occhi dei professori un comportamento impeccabile, ammaliarli per non far intendere la sue intenzioni e i suoi sogni oscuri. Ci riuscì, ovviamente, tanto che venne persino nominato Prefetto al quinto anno.
Non dimentichiamoci però che Tom è comunque un adolescente… Un adolescente con idee forti e ben precise, ma pur sempre in crescita… E tutti sappiamo che l’adolescenza è un’età difficile dove maturando possiamo arrivare anche a cambiare noi stessi.
Vi è qualche altro piccolo dettaglio. Ora come ora il ‘mio’ Tom non è per niente interessato ad ottenere l’immortalità: ancora non sa che era la madre ad essere una strega (presto si arrenderà all’evidenza che di suo padre non c’è traccia ad Hogwarts) e quindi non vede la sua morte come una debolezza… Io sono convinta che questa ossessione subentri in un secondo momento (sempre se non si fosse messa di mezzo Eva XD), ovvero quando scopre che la madre è una strega e si rende conto che quindi l’avere poteri magici non lo salvi dalla morte… Si convincerà a cercare quindi notizie su come rendersi immortale e s’imbatterà negli Horcrux (XD) – tutto questo ovviamente prescinde dalla mia ff che lo farà ‘deviare’ dal suo percorso originario XD
Altra cosa: lui non odia i babbani, non vuole la purezza del sangue ecc… Almeno non in questo momento. Come ho detto li considera creature indegne di considerazione, deboli (alla pari degli elfi domestici) perciò credo che l’odio sarebbe immotivato. Credo che inizi ad odiare dopo aver assassinato suo padre e suo nonno… Si sono presi gioco di una strega, lo hanno abbandonato, in quel momento riemerge il bambino timido che chiamava i genitori nella notte… E questo non riesce a sopportarlo. Inoltre capirà che è una buona motivazione per indurre altra gente a seguirlo senza circuirla troppo, nel senso: andando tutti dietro ad un ideale comune gli altri si convinceranno ad obbedirgli senza esitazione senza dover essere soggetti alla maledizione Imperius o cose simili… Ed è inoltre un ottimo ‘trampolino di lancio’ per emergere, per rendere noto il suo nome – pardon, soprannome XD – e per essere così temuto… Per dimostrare il suo essere speciale. Anche questa parte della storia viene sconvolta da Eva, ovviamente non vi posso anticipare niente, però spero che andando avanti possiate capire… Ed apprezzare lo stesso questo Tom un po’ diverso dal solito >..<

Ecco che quindi ora passo ad analizzare le sensazioni di Tom capitolo per capitolo, sperando che siate riusciti a capire il suo pensiero e le sue emozioni (in caso contrario ditemelo). Finora mi sembra anche di averlo mantenuto abbastanza IC… Vediamo come si evolve il suo pensiero:
_ Capitolo uno: Nel buio
  Beh qui Tom praticamente non appare, quindi non ho niente da dire XD
_ Capitolo due: Ragazzo-verde
Qui si vede che Tom è parecchio scostante u.u Eva lo prende per mano e la cosa lo spiazza lasciandolo profondamente turbato: finora nessuno aveva mai osato fare una cosa del genere… Nessuno lo toccava. E’ rimasto talmente sorpreso che non ha fatto nulla per evitare il contatto stesso. Noterete spesso questa caratteristica: s’irrigidisce, non riesce a reagire. Insomma, è una novità per lui! XD Pure quando Eva l’annusa… Credo che sia rimasto confuso e spiazzato, si è sentito impossibilitato a reagire e si è spaventato per questo. Per il soprannome… Forse aveva già in mente di farsi chiamare Lord Voldemort ma ancora non ha usato questo nome, neppure con i suoi ‘amichetti’ (XD) quindi perché mai una sconosciuta dovrebbe conoscerlo? Il fatto poi che lei associ il verde ad un colore lo fa irritare: è una persona logica, tutto ciò che va fuori dall’ordinario (a meno che non sia lui stesso ad emergere XD) lo infastidisce. Ma preferisce non litigare perché tanto non ne varrebbe la pena. Non sa neanche chi ha di fronte! E non gli interessa minimamente. Ha chiesto se Eva è figlia di babbani non perché provi odio verso di loro: perché lo lascia spiazzato che da creature tanto insulse possa nascere una strega… Anche se ovviamente ritiene Eva solo una creatura dotata di poteri magici e nulla più, certamente non degna di essere considerata al pari di lui. C’è un’altra cosa in questo capitolo: Eva piange. Si lamenta, nel buio, ne ha paura… E cerca di trarne consolazione da un contatto fisico: Tom la detesta fin dal primo istante per questo, gli ricorda i suoi incubi, i bambini che invocano i genitori nella notte… Altro dettaglio: gli hanno preso la bacchetta, è una cosa che non tollera… Credo che sia abbastanza potente da produrre magia anche senza, se necessario, ma essere privati della bacchetta… E’ un oltraggio per lui. E poi non conosce le regole del gioco, nonostante tutti le sappiano: indicatore di una vita sociale nulla, se non per il gruppetto che lo circonda ammirato e portandogli rispetto (e che di certo non si mette a chiacchierare del più e del meno con lui).
_ Capitolo tre: Secondo turno di gioco
Tom dà spontaneamente la mano ad Eva. Penso che ci abbia riflettuto molto, in quei giorni di ‘pausa’, di certo che qualcuno lo toccasse è stata una strana sensazione… Vuole capirne di più (non a caso è il più intelligente della scuola, vede un nuovo fenomeno e cerca di scoprire da dove ha origine e come controllarlo u.u) quindi si risottopone allo stesso esperimento. E’ comunque troppo ‘presto’ per un contatto più approfondito: lo stesso fatto che Eva gli sia stretta al ginocchio (che non è che sia chissà che come zona XD) gli ha dato fastidio e non ha esitato a scrollarsela di dosso (XD)
Permane sempre il suo caratteraccio… Poi Eva cerca di farsi un’idea di com’è fatto toccandolo: anche qui ritorna la sua incapacità di reagire alla vicinanza… E l’irritazione per il fatto che la ragazza abbia detto “Ti osservo” invece che “Ti tocco”. Inizia a mostrare i primi segnali di curiosità per Eva, per il fatto che fa cose inaspettate e dice e pensa cose ancora più illogiche (profumo di verde e “ti osservo”) e quindi ricambia il gesto. In ogni caso per lui lei non è altro che un oggetto: un oggetto singolare, che non si comporta come dovrebbe e che ha intenzione di studiare. Inizia pian piano anche ad aprirsi, senza quasi rendersene conto… Non che riveli una cosa molto importante per sé e comunque certe persone lo sanno già (sospetto che Lumacorno abbia detto ai membri del Lumaclub, che si mostravano particolarmente irritati verso la presenza del ragazzo che non dava confidenza a nessuno, le origini di Tom… Così loro hanno iniziato a compatirlo. E lui si è arrabbiato XD), ma quello che lo spiazza è ancora una volta la reazione di Eva. Lei lo abbraccia, lo stringe a sé… E per un singolo istante Tom pensa all’abbraccio di una madre. Credo che non si perdoni per questo… Per quell’attimo di debolezza… Così cerca di distrarsi pensando a ciò che gli aveva detto la giovane prima e, trovandolo incoerente, esige delle spiegazioni. L’irritazione del fatto che lei ha detto di capirlo, pur non conoscendolo affatto, si mescola a quel “calore della famiglia” che non ha mai provato… Con la sensazione di prima e quelle parole per un attimo ricade in un momento di debolezza. Si dà dello stupido e cerca di andare avanti con la conversazione.
Quando Eva parla di lui, beh… Capisce di essere lui. In quel momento la odia, per averlo visto in quella situazione… Ma la risposta che gli dà lei, alla domanda “chi è?”, lo spiazza. Com’è possibile che lei lo stesse ‘proteggendo’, non volendolo ‘screditare’, quando lui non sa nemmeno chi è? E’ sempre più incuriosito dal modo di ragionare della ragazza.
_ Capitolo quattro: Un passo verso di te
Eheheheh… Eva gli chiede gli appunti. La prima cosa che nota Tom è che potrebbe corrispondere alla descrizione che si è fatto nella testa dopo averla toccata. Però decide che non è abbastanza, che servono maggiori prove… Quindi cerca di tirar fuori lo strano modo di ragionare della ragazza. E lei non lo delude, dandogli al contempo una spiegazione che rispecchia in pieno il suo pensiero: avere sempre il meglio per sé. E’ abituato a certe scene da parte delle compagne – sa di essere affascinante – nonostante non le sopporti, ma quando le tratta male in genere loro se ne vanno con la coda tra le gambe. E poi o ci riprovano con lui o iniziano a sparlargli alle spalle, sputando veleno. Ci è abituato e non gli dà alcun fastidio. Eva invece non si fa mettere i piedi in testa… La ragazza lo incuriosisce sempre di più. Deve capire se è lei e decide di darle gli appunti.
_ Capitolo cinque: Felicità e tenebre
Tom non sa che farsene del biglietto di Eva e se la ride pensando al fatto che la ragazza è cotta di lui. Come le altre, ma nello stesso tempo diversa. Non ha alcun interesse per andarle a parlare, deve prima aspettare di avere la conferma definitiva… Ammira il fatto che sia andata davanti a tutti, al tavolo delle Serpi, per ridargli gli appunti: non ha aspettato di beccarlo solo (o almeno meno accompagnato XD) in qualche angolo sperduto di scuola, o a fine lezione come quando li ha chiesti… Ha dimostrato un po’ di coraggio. La battuta sui Grifondoro serviva per accertarsi della Casa della ragazza… Per la storia degli appunti XD ed infatti trova conferma ai suoi sospetti. E in un altro modo gli dà anche modo di verificare cosa provi Eva veramente… Capisce così da cosa deriva la sua paura del buio, in un certo senso può anche comprenderla (più che altro comprende che dev’essere brutto rimanere in macchina per ore con i cadaveri dei genitori. Non prova pena per lei o compassione o quant’altro… Solo della curiosità XD). Ancora una volta rimane stupito del fatto che la ragazza cerchi il contatto fisico come consolazione, da uno sconosciuto poi! Non lo capisce. La sensazione che gli trasmette Eva è strana, quando si stringe a lui. In un certo senso il suo pianto non gli dà più fastidio, anche se non sa spiegarsi il perché. Lo pensa in un modo diverso… Sempre un segno di debolezza, ma anche un modo per affrontare le cose. Lei si sfoga piangendo, l’ha capito, la fa stare meglio. Non come i pianti ossessivi dei bambini che invocano inutilmente il ritorno dei genitori: Eva sa che non torneranno e piange solo per l’orrore che è stata costretta a subire. Una volta finito può riniziare da capo come se nulla fosse. Come se concedendosi un momento per sé stessa poi torni più forte di prima, come la fenice che rinasce dalla cenere: e non si costringe ad evitare il mondo o a mettersi una maschera, vive appieno. Tom trattiene Eva quando sta per staccarsi come a trattenere questa consapevolezza. Modi diversi di affrontare la vita e la solitudine. E’ comunque una stretta fredda, non un abbraccio, non so quanto si è colto dal capitolo… Le ultime domande sono ovviamente rivolte a sincerarsi dell’identità della ragazza, ed ovviamente Tom capisce che è lei Eva.
_ Capitolo sei: Un passo verso… Di me?!
Ovviamente Tom si diverte a prenderla in giro. Inoltre avere qualcosa scritto da lei lo aiuta a capire come è fatta: non sono una studiosa della psicologia della scrittura quindi non so esattamente dirvi come scrive la nostra cara Eva, ma in linea di massimo me la immagino ordinata (lasciando magari perdere quando non ha voglia di seguire o iniziando a scrivere in maniera un po’ più confusa). E, come detto nel capitolo, non è una di quelle adolescenti che pasticciano il quaderno con nomi e cuoricini XD
_ Capitolo sette: Sorpresa!
Tom capisce subito che c’è qualcosa di diverso quando Eva gli si butta addosso (XD) e come al solito non sa come reagire al contatto. Cerca di capirne i motivi e, appena li scopre, fa un gesto che lo coglie di sorpresa (iniziamo a vedere che il suo corpo prende il sopravvento sulla sua mente XD): se la prende in braccio. Il gesto lo lascia perplesso e poi si dà tutta una serie di giustificazioni: avere il controllo del contatto, far vedere di essere il più forte (potendo controllare o meno la paura di Eva)… Beh e poi le svela la sua identità, prendendosi di nuovo gioco di lei XD le fa letteralmente fumare il cervello XD poverina! XD e anche lei fa un gesto che non si aspetta: non lo accusa di avergli mentito (avendo capito che è lui che le piace), non cerca di negare i suoi sentimenti… Gli si ributta al collo come se niente fosse, anzi, come ad assaporare meglio quel momento. La cosa è così insolita che non può fare a meno di ridere, e rimaste lui stesso meravigliato da quel suono… Da molto tempo non rideva più. Per non piangere, per non soffrire, ha rinchiuso tutti i suoi sentimenti per lasciare spazio solo all’avidità di sapere e al potere. Ora si rende conto che qualcosa gli è mancato.
_ Capitolo otto: Compiti di Trasfigurazione
Ecco che Eva va da lui… Tom proprio non se l’aspetta. Ovviamente cerca ancora di studiarne le reazioni, ma la ragazza non sembra per nulla intimidita dal suo sguardo ghiacciato (che ha fatto scappare tutti quelli che l’hanno incrociato finora) ed anzi, ribatte stando al suo gioco. Tom… Si diverte XD si diverte nel provocarla… Ed ammira la faccia tosta di quella ragazza che non solo non si fa spaventare da lui e dal suo seguito ma anzi ribatte! Le lancia ovviamente una sfida in tutto questo… Sfida che Eva supera brillantemente u.u
_ Capitolo nove: Rivelazione
Ovviamente Tom si sta ancora divertendo con Eva, almeno all’inizio… Poi la ragazza dice che vuole conoscerlo. Ecco che tutto d’un tratto il vecchio Riddle ritorna, il Riddle che non aveva bisogno di nessuno e che aveva chiuso il suo cuore… In un lampo riflette sulla sua situazione con Eva e cerca di ribadire le convinzioni che si è costruito in una vita: non ama e non amerà mai. Farsi conoscere da lei? Certo che no… Lui non può divulgare in giro i suoi segreti, qualsiasi cosa nelle mani sbagliate diventa un’arma… Eva potrebbe rivelarsi pericolosa… Ribadendo ad alta voce ciò in cui crede non solo lo comunica alla ragazza, ma lo ricorda in primis a sé stesso. Si era lasciato andare, per un attimo, fatto distrarre… Non deve più accadere.
_ Capitolo dieci: Gesto
Mh. Qui Tom sperimenta un altro tipo di emozione, un’emozione che non ha mai provato e che non riesce a comprendere. E’ vero, non sopporta l’indifferenza poiché vuole spiccare ed essere superiore a tutti… E si sa, uno spettacolo senza pubblico non si può neanche chiamare tale. D’altra parte è consapevole che non tutti sanno chi sia lui (già all’interno della scuola, figurarsi fuori!) e che ogni cosa deve venire a suo tempo, presto la gente inizierà a temerlo e anzi, non devono neppure collegarlo a Tom Riddle… Un nome tanto banale… Perciò diciamo che non è nella fase dove è ossessionato a dar spettacolo. Anzi, c’è comunque sempre Silente da tenere d’occhio e quindi non può permettersi mosse molto azzardate. Però… Eva che lo ignora lo fa imbufalire (XD) e come detto non ne capisce il motivo. Fa un gesto plateale, è vero, ma la ragazza l’ha portato all’esasperazione… E sinceramente pensa di potersi permettere quello che vuole (finché sta nella legalità XD) e capisce da sé che è un gesto che farà spettegolare ma non di certo alimentare sensazioni sinistre sul suo conto. Sostanzialmente se ne frega, è troppo arrabbiato con Eva XD Poi lei fa una cosa che simpaticamente definirei ‘gesto da manga’ (parole prese in prestito da Lugiggia XD): una frase dritta al cuore. “Non è vero che non sei in grado di amare…” dice, e a Tom crolla letteralmente il mondo addosso. Strane sensazioni lo pervadono: rabbia, perché come può credere una ragazzina di conoscerlo meglio di lui stesso? confusione, perché se avesse ragione e fosse tutto sbagliato? riconferma dei propri ideali, poi di nuovo crollo. Ma in fondo, che ne sapeva lui di che cosa fosse veramente l’amore? Nessuno l’aveva mai amato, tutti l’avevano lasciato solo. O meglio, si era isolato. Un tempo, un tempo tanto remoto da essere quasi un sogno, aveva avuto degli amici. Non ricordava bene la sensazione, ma era come… Un sostenersi a vicenda. Quindi come poteva condannare, o odiare, qualcosa che non aveva mai sperimentato? Sarebbe stato come… Come evitare di imparare un incantesimo perché non lo riteneva utile, non preparare una pozione perché troppo complicata, andare in palestra solo per fare gli addominali e non rinforzare le gambe (LOL lo so la battuta fa schifo ma prendetela così com’è XD). Io lo vedo come il capitolo decisivo. Tom ammette di aver qualcosa da imparare, una sfida potremmo dire, ammette di essere ignorante su questo aspetto della vita e, grazie alla sua avidità di sapere e al suo voler essere sempre il primo in tutto, si decide a rimediare. Non sa da che parte iniziare, non sa come si fa, non ci sono istruzioni in giro: ma un modo lo troverà di certo. Non si sarebbe fatto sconfiggere da così poco.
_ Capitolo undici: Attenzioni
Così il nostro bel Tom decide di iniziare dalle basi la sua ricerca sull’amore u.u Sa che Eva ha dei punti deboli, decide di vedere che succede se l’aiuta a sconfiggerli u.u o meglio se l’appoggia nell’affrontarli u.u … So che sto correndo troppo XD però non ci posso fare niente, nel mio sogno è andata proprio così, che devo fare? XD spero che possiate apprezzare anche questo Tom XD inoltre… Notare che  Tom cerchi il contatto u.u penso che abbia capito che non gli dispiaccia affatto XD e si inizia ad addolcire per seguire il “protocollo” (non dimentichiamoci che sta facendo una ricerca XD XD XD XD XD). Però scommetto che sotto sotto non si sente proprio obbligato u.u Ecco, per questo capitolo è tutto XD
_ Capitolo dodici: Primo giorno di vacanza
Non credo ci sia molto da dire… Tom continua a studiare l’amore u.u e si diverte pure XD il bacio l’ha spiazzato, vedete… Come all’inizio, bisogna procedere per gradi, tutto in una volta non va bene XD ora si è abituato al contatto fisico, questo è… Troppo XD e notate come ancora s’irrigidisca se lo colgano di sorpresa (l’abbraccio di Eva XD), non è abituato a ‘seguire regole non sue’… Non avere il controllo degli eventi (bacio e abbraccio) lo spaventa u.u E nello stesso tempo… Eheheheheh parliamo pur sempre di un adolescente di quindici anni =..= qualche reazione avrà pure lui no? XD Non penso gli disgusti quello che sta provando XD
_ Capitolo tredici: Confessioni
Si capisce che Tom le ha letto nella mente u.u per un momento ha pensato che fosse una ragazza da temere, che l’avesse avvicinato in qualche modo per spiarlo, trovare cose su di lui, ha pensato persino che si fosse fatta rapire apposta con lui… E poi si è ricreduto u.u Eva è profondamente “pulita” e stava solo cercando di distrarsi dall’inquietudine che le metteva il posto u.u Ovviamente Tom ancora non si fidava di lei, come di nessuno… Per questo deve leggerle la mente. Ci vorrà un po’ di tempo prima che capisca che Eva è perfetta per lui (<3)… Almeno ora sa che tutte le sue azioni sono innocenti u.u quindi non ha nemmeno problemi ad aprirsi con lei, insomma come dire sa che non lo tradirebbe mai… E che se dovesse farlo ci sarebbero dei cambiamenti nel suo carattere, e lui agirebbe di conseguenza u.u Pooooi… Tom è abituato ad agire da solo, o a dare ordini, che Eva si offra spontaneamente di aiutarlo (nell’anno dei G. U. F. O., non dimentichiamoci che l’istruzione è importante! XD … Soprattutto per un secchione come Tom XD) lo spiazza un po’ XD E poi nulla u.u cerca di fare il divertente e basta u.u e si è scoperto non proprio indifferente al fascino di dormire con una ragazza… Eheheheheheheheh… Come direbbe qualcuno… Vizioso! XD
_ Capitolo quattordici: Regali di Natale
Ammetto che mi piace FESS questo capitolo (hihihihihi… PS= FESS vuol dire “tanto” in bresciano. Non sono bresciana, ma me l’ha attaccato una mia amica! XD). Torniamo al nostro Tom u.u Nn ce lo vedevo a fare a palle di neve spontaneamente XD ma Eva è così insistente… Alla fine scopre che, lasciandosi andare un po’, ci si diverte di più XD e anche la storia del cappello… Fosse stato qualcun altro non avrebbe mai osato, e Tom l’avrebbe incenerito all’istante XD ma Eva… Eva è diversa u.u lei PUO’ u.u Può letteralmente tutto… Eheheheh… Non lo ammette ancora e forse non lo farà mai, ma è evidente che gli è entrate nel cuore u.u Il Natale… Ah, Tom non si aspetta tutto quell’entusiasmo… Per lui è un giorno come un altro u.u ma Eva è così felice che non può che esserlo anche lui u.u Eheheheheheh… Non si aspettava proprio neanche il regalo, cioè nessuno gli ha mai regalato niente… Al massimo qualcosa all’orfanotrofio che non era per lui, ma per tutti i bambini… E invece ora ha qualcosa di veramente suo. E gliel’ha dato Eva.
E adesso… Veniamo alla parte interessante =..= eheheheheheh lo so che non ve l’aspettavate… Ma considerate Tom un’adolescente che sta scoprendo tutte queste sensazioni nuove, così… Belle… E il bacio che Eva gli ha dato l’ha spiazzato, e lui ne ha sentito parlare dai suoi compagni ma non gli era mai interessato per davvero, ma ora… Ora ha Eva. E vuole provare. Tutto, con lei. E si sente improvvisamente felice (hihihihihi…) o meglio, emozionato… Insomma, un primo bacio, non so se l’abbiamo dato tutti qui, qualcuno saprà pure come ci si sente no? XD anche solo ad immaginarlo… Ed ovviamente non è nel carattere di Tom essere gentile, e non vuole fingere proprio per questo: Eva nella sua testa ormai è SUA, e può fare quello che gli pare u.u e lei ovviamente si lascia fare XD mica è scema XD Ho comunque cercato di mettere il carattere di Tom qui dentro… Che dite, ci sono riuscita? XD
_ Capitolo quindici: Dichiarazione – Epilogo
Eh qui… Beh… Non credo ci sia molto da spiegare il punto di vista di Tom. Ammette tutto lui stesso… Si apre con Eva. Si è innamorato, anche se ancora non lo sa… La lettera di Eva l’ha colpito. Insomma… Lui sapeva già i suoi sentimenti, le stava prestando parecchie attenzioni, quale ragazza avrebbe “rovinato tutto” chiedendo una conferma? Chi mai avrebbe rischiato di sentirsi rifiutata da Tom dopo tutte quelle attenzioni, dopo che lui le ha già detto che non sa amare? Ma Eva non si arrende. Vuole sapere. E Tom non lo ammette, non lo capisce, ma è innamorato. Eheheheheh… E questa è la fine u.u
Piccolo PS per l’epilogo… Mi pareva strano che solo dei ragazzi, senza l’appoggio di un insegnante almeno, riuscissero a rapire ignari studenti… Senza che questi potessero anticiparli… E chi meglio del mago più brillante del secolo per aiutarli? u.u inoltre mi sembra l’uomo ideale Silente… Lui si è fatto corrompere da Gellert, ora cerca invece di salvare delle anime che giudica, come dire, “problematiche”. Che ne pensate? u.u


Ecco, per ora è tutto XD Spero di avervi chiarito che passa per la testa del nostro Tom… Se lo trovate incoerente, non di vostro gusto, troppo poco oscuro (lui XD), poco chiaro (la spiegazione XD XD XD)… Potete dirmelo, potete contestarmi, potete non seguire più la storia ecc ecc… Ma questo rimane il mio personalissimo modo di vedere le cose e non cambierà XD
Fatemi sapere! =D
PS= grammatica portami via ma stasera non ho proprio la testa per rileggere sto papiro. E’ più lungo del capitolo stesso! XD se ci sono errori chiedo gentilmente di segnalarmeli… Così rimedierò! >..<

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