Fallen Angel

di gcesare89
(/viewuser.php?uid=43535)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** e tu saresti...? ***
Capitolo 3: *** L'amico del nonno ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE ***


Buongiorno lettori. Quella che vi voglio raccontare è una storia, anzi la mia storia. Si può dire che questa vicenda ha inizio quando ancora non venivano contati gli anni, ma andiamo per gradi e spostiamoci più avanti nel tempo prima di ricominciare da capo.

 

Italia, primi anni 2000,

 

compito per domani “descrivi la tua famiglia”

“Ma che roba da elementari” sbuffò Laura, tuttavia non poteva non fare quel compito, già la sua media scolastica non era altissima , non poteva permettersi di disobbedire agli insegnanti. “Se devo iniziare a raccontare della mia famiglia, bisogna necessariamente che io parta dal mio caro nonno. Il suo nome è Gianni. Ha combattuto come partigiano alla fine della seconda guerra mondiale, poi ha girato un po' il modo a caccia di avventure prima di stabilirsi qui e sposare mia nonna. Dopo un paio d'anni di matrimonio nacque mio padre Filippo e da mio padre, che al contrario del nonno, non ebbe mai alcun desiderio di avventura, nacqui io...”

“No non va bene” gettò la biro nervosamente sul tavolo, “non c'è nulla di interessante da raccontare”

Alle spalle comparì il nonno, un vecchietto di ottantasei anni: “Cosa c'è cara?”. “Niente nonno, ho problemi con questo tema, non trovo nulla di interessante da scrivere. A parte la guerra e il tuo periodo in giro, che tra parentesi non racconti a nessuno, cosa c'è da dire su un noioso banchiere come papà e su un'arida assicuratrice come mamma?”. Il buon uomo aggrottò le sopracciglia “Vedi nipote spesso è dalla terra meno nobile che nascono i fiori più deliziosi, come te Laura”

La ragazza arrossì e pensò che forse aveva offeso suo nonno con quelle parole, tuttavia una carezza dell'uomo la rassicurò “.Laura sei destinata a grandi imprese, ricordatelo”. Ogni tanto, fin da quando era più piccola il nonno le diceva questa frase, ma non ci aveva mai creduto in fondo ...e si sbagliava , ah quanto si sbagliava! Ma questo l'avrebbe capito solo in futuro. “Si, certo nonno, grandi cose, peccato che la professoressa non sia d'accordo”. L'uomo rise e la felicità del nonno contagiò Laura che rise a sua volta. “D'accordo nipote, ti lascio ai tuoi compiti”. “Grazie nonno” rispose la ragazza.

Gianni si voltò e salì le scale che portavano alla sua stanza. Mentre si avviava a riposare sentì una fitta al cuore. “Non adesso ti prego,” sussurrò Gianni, la fitta passò e l'uomo riprese a respirare normalmente, raggiunse la sua camera ,guardò la foto dell'amata moglie e quella della famiglia al completo. Poi prese in mano una vecchia foto strappata a metà scattata al termine della guerra, “Stai arrivando eh” si sdraiò e fece il suo riposino.

Quella sera la famiglia XXX si sedette a tavola al completo a mangiare la cena .

“Laura hai fatto i tuoi compiti?” chiese la signora Beatrice“si mamma, anche il tema sulla famiglia” detto ciò diede un'occhiata al nonno che ricambiò lo sguardo. “Papà come è andata la giornata?” chiese Laura. “Tutto bene cara” e a te mamma “bene ,nulla da segnalare”. Finita la cena il vecchio Gianni si alzò “Bene, voi giovani continuate pure, io vado a dormire, che sono vecchio” . “Vuole una mano signor Gianni” chiese la donna, “no grazie Beatrice, sono vecchio, ma me la cavo da solo” e si diresse in camera dove si distese e addormentò quasi subito.

Si svegliò in piena notte e notò una sagoma che si intravvedeva sull'albero di fronte alla finestra . “E così sei arrivato. ” commentò Gianni: “Sì, sono qui”, rispose la figura in ombra “Vuoi dire che il momento è arrivato?”. L'ombra non rispose, ma il silenzio venne interpretato dall'uomo come un assenso. “Quando avverrà?” riprese. “Non ti preoccupare, prima che succeda ci rivedremo” asserì la misteriosa figura. “Mi atterrò a quanto stabilito e parlerò alla famiglia domani”. disse Gianni “Non avrei mai voluto che arrivasse quel giorno” replicò l'interlocutore. “Non preoccuparti amico mio, ne ero consapevole, sono stato felice, e grazie a te, so che lei resterà al sicuro, ora lasciami riposare”. L'ombra saltò giù dall'albero e si dileguò. Gianni aveva più paura di quello che voleva far credere, tuttavia sapeva che non era ancora finita e che tutto questo doveva accadere perchè il Bene trionfasse. Con questo pensiero nel cuore cadde nel sonno.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** e tu saresti...? ***


Ore 6.30

“Buongiorno e benvenuti a tutti pazzi per RDS...”

“Oddio è già ora” commentò Laura, spense quella stramaledetta radio, strizzò gli occhi tolse, le coperte e si alzò ancora tutta assonnata. Dopo essersi preparata, scese in cucina a fare colazione.

La famiglia era già tutta presente al tavolo. “Buongiorno a tutti” disse la ragazza. “Buongiorno” risposero gli altri. Filippo stava leggendo il giornale e aveva un'espressione quanto mai accigliata” “Che c'è pa'?” “lo spread è salito ancora?” domandò la figlia “Ma no stupida, stavo leggendo è che c'è stato un altro omicidio perpetrato con le solite modalità incluso lo smembramento di cadavere” e poi aggiunse: “una volta queste cose non succedevano.” “Già” interruppe il nonno, “una volta la gente moriva perchè c'era la guerra, figliolo, non parlare di cose che non conosci, e poi..” aggiunse per stemperare la tensione creatasi “...sono l'unico che può parlare dei bei tempi andati”. La battuta ottenne l'effetto sperato da Gianni e si cambiò argomento. Ad un certo punto squillò il telefono, e Beatrice si alzò e andò nell'altra stanza per rispondere. Raggiunse il telefono e aprì la conversazione. dopo pochi istanti i commensali. sentirono queste parole “Ah si glielo passo subito”, dopo di che aggiunse... “...signor Gianni è per lei”. Il nonno andò a rispondere. La conversazione andava piuttosto per le lunghe, così Laura decise di alzarsi dal tavolo perchè non voleva perdere il pullman per andare a scuola, almeno non oggi, non dopo la fatica fatta per rendere quel maledetto tema sulla famiglia minimamente interessante. “Ciao, io scappo”, prese lo zaino e si avviò verso la porta. Appena giunta alla stazione, Laura salì sul pullman, timbrò il biglietto e si sedette al proprio posto. Quel pullman era lo stesso di tutti gli altri giorni e l'avrebbe portata al liceo classico locale situato in una vecchia costruzione che si reggeva in piedi a malapena e che doveva essere una sede provvisoria, ma era così da cinquant'anni. Già il liceo, croce e delizia dei giovani, più croce che delizia a dire il vero, o almeno così la pensava la ragazza. Abbiamo già detto come la media di Laura non fosse così esaltante, ma almeno c'erano i compagni di classe, e soprattutto c'era Andrea il “fidanzato ufficiale” ma non troppo della ragazza. Come tutti i giorni entrò, nell'edificio si diresse verso la propria aula, la classe II A. Ecco entrare la professoressa di latino e greco antico, una donna tanto attempata che, secondo Laura, era possibile che le guerre puniche le avesse viste in prima persona. “Oggi interroghiamo a sorteggio...”, Laura come tutti i compagni abbassò la testa sul banco, come se quel gesto istintivo avesse potuto proteggerla dalla famigerata tombola dei numeri, che qualcuno sosteneva essere “truccata” per fare uscire i soliti nomi, utilizzata dalla professoressa per chiamare gli studenti alla cattedra. Come se il destino avesse giocato un brutto scherzo, il numero estratto fu il 3, che corrispondeva esattamente a Laura Bergamaschi. La ragazza si alzò dal posto e procedette verso la cattedra come un condannato a morte si incammina verso la forca. “Bene” esordì la professoressa con un ghigno quasi diabolico. “Apri il libro a pagina 85, leggi e traduci.” “Si, certo” pensò Laura “come se lo sapessi fare”, tuttavia ostentava sicurezza, e iniziò a declamare il celebre brano ciceroniano “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra...” già leggendo Laura pregustava il sapore del quattro che avrebbe preso sicuramente, ma quella mattina il destino aveva in serbo tutt'altro per lei. Si udì una mano bussare alla porta. “Avanti” disse scocciata la professoressa con aria insofferente, espressione che cambiò in un millisecondo quando vide che a bussare era il signor preside, un uomo piccolo e magro, che aveva con sé un ragazzo alto e muscoloso che reggeva una borsa da ginnastica. Gli studenti si alzarono tutti in piedi,non perchè lo volessero o perchè sentissero l'autorità dell'ometto, ma perchè più di una volta erano stati ripresi perchè non si erano alzati all'ingresso del preside. La coreografia funzionò e il preside entrò con un'espressione assai felice perchè la sua autorità veniva confermata dagli studenti. “Vi presento Dante Celestini, si è appena trasferito qui, confido che sappiate come accoglierlo. “Va precisato che, a differenza di come è rappresentato negli sceneggiati televisivi statunitensi, l'ingresso di un nuovo alunno in una scuola non viene mai accolto dagli studenti né con particolare astio, né con particolare entusiasmo, ma nel massimo dell'indifferenza almeno fino a quando il soggetto non si sarà aggregato a questo o a quel gruppo,cosa che prima o poi accade. Presentato l'alunno e fatte le solite raccomandazioni, il preside uscì dall'aula. “Vuoi dire qualcosa?” chiese la professoressa al nuovo arrivato. Laura pregava che avesse molte cose da raccontare in modo da rimandare la condanna a morte e i compagni speravano che parlasse così da perdere altro tempo. “Mi chiamo Dante e mi sono trasferito qui da Roma, perchè mio nonno non riesce ad occuparsi più di me. Oggi conoscerò la famiglia che mi ospiterà per questo periodo. Che altro dire? Spero di conoscervi meglio e che voi conosciate meglio me”. Detto ciò si accomodò al primo banco libero“un po' scarsina la presentazione” pensò Laura “ma la timidezza è comprensibile” , poi è così...No, non ci doveva pensare. Lei era fidanzata e nessuno l'avrebbe distratta dal proposito di stare per sempre con Andrea, o almeno ne era convinta. “Vai al posto tu” ringhiò la professoressa verso Laura ”e vediamo se il nuovo arrivato traduce meglio di te, anche se tradurre peggio è quasi impossibile”. Come al solito la professoressa sapeva come mettere a proprio agio gli studenti. Dante si alzò con le mani dietro la schiena e con aria indifferente, posò il suo sguardo sulla miracolata Laura e lei fece altrettanto. “Prendi pure il libro di questa sfaticata” riprese il mastino dalle sembianze umane. Laura gli porse il libro. “Grazie” disse dolcemente il ragazzo. “No grazie a te” ribadì Laura arrossendo. “Se abbiamo finito con i ringraziamenti direi che è ora di tradurre Marco Tulio.” La classe scoppiò a ridere perchè la professoressa chiamava per nome Cicerone, probabilmente era stato il suo primo ragazzo, cosa plausibile, vista la veneranda età della donna. Uno sguardo minaccioso calmò le risate. “Su avanti muoviamoci.” Dante lesse in perfetta pronuncia latina e tradusse senza mostrare un minimo di difficoltà o incertezza. Finito il brano la professoressa era estasiata. “Ecco marmaglia dovete tutti imparare a tradurre così”. La classe iniziava a non sopportare Dante che tornò a posto. “Tornando a noi signorina Bergamaschi... “ DRIN il suono della campanella salvò Laura dell'ennesima insufficienza. La donna si alzò e usci dalla classe visibilmente irritata per non essere riuscita a mettere Laura in croce. Questa tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò a Dante per ringraziarlo dell'intervento. “Mi hai salvato la vita grazie, comunque io sono Laura” allungò la mano verso il giovane che fece altrettanto e disse: “Dante”. “Oddio , è così calda e morbida” pensò la ragazza, “no non incominciare...sei impegnata “ continuò tra sé. Un'ombra arrivò da dietro “io sono Andrea e io e Laura stiamo insieme” disse il ragazzo scandendo a chiare lettere l'ultima parte della frase. “Che Andrea abbia percepito il mio disagio? Aiuto!” pensò la ragazza. “Non c'è tempo per queste cose ora abbiamo educazione fisica” rifletté e per sua fortuna arrivò il professore. L'uomo era molto più giovane della professoressa di latino e aveva dai trenta ai quarant'anni. “Salve ragazzi, giornata dura con la professoressa Rossi eh?” poi aggiunse: “Oggi si fa lezione in cortile”. L'esultanza della classe fu grande, bisogna infatti tenere conto che la palestra del liceo assomigliava più ad uno stanzino delle scope che ad una palestra vera e propria . Fu così che le ragazze si avviarono verso gli “spogliatoi” ovvero uno sgabuzzino vicino alla palestra, mentre i ragazzi si cambiavano in classe ,visto che non c'erano altri posti. Dante ebbe la fortuna di aver portato con sè una tuta di ricambio così da poter fare attività. “Ehi Ciciarone “ disse Roberto, vedi di non fare troppo il fenomeno”. “Dici a me? Mi spiace è solo che mi viene semplice tradurre”. “Ok, ma non farci fare brutta figura” “e vedi anche di tenere occhi e sopratutto mani a posto “ aggiunse Andrea “Prego?” si irritò Dante. “Non fare il coglione, ho visto come la guardi e NON MI PIACE” disse Andrea. Dante non fece neppure un cenno. “Parlo di Laura “ aggiunse Andrea per rendere più chiaro il concetto. “No guarda non hai capito, io intendevo solo evitare che quella poveretta venisse umiliata“. Non era vero, ma in quel momento neanche lui lo sapeva, infatti il solo pensiero che aveva in mente era che aveva una missione e doveva completarla, il resto era un contorno. Dopo essersi cambiati i ragazzi uscirono uno ad uno e con Dante in fondo si diressero verso il cortile.

Le ragazze arrivarono subito dopo, ma Laura non si era cambiata, Andrea si avvicinò a lei e le diede un tenero bacio dicendole “augurami buona fortuna”. La ragazza si accomodò sullo scalino che separava l'ingresso dal cortile e osservò gli altri che correvano. Finito il riscaldamento il professore disse che era ora di giocare a pallavolo, sport molto in voga durante le lezioni di educazione fisica . Vennero formate le squadre e, guarda caso, Andrea e Dante si trovarono uno contro l'altro. Appena toccò ad Andrea servire questo puntò su Dante e schiacciò il più forte possibile, se non che Dante, senza che si sforzasse troppo, riuscì non solo a ricevere, ma anche a rimandare la palla in campo avversario con una velocità tale da non essere nemmeno vista dagli avversari. Manco a dirlo, la squadra di Dante si aggiudicò il match e il nuovo alunno fu portato in trionfo dalla squadra. Andrea, visibilmente arrabbiato, fece un gesto sportivo e strinse la mano all'avversario . “La prossima volta vincerò io” puntualizzò, si diresse verso Laura e l'abbracciò, scena che Dante osservò scrupolosamente fino a che sentì il fischietto del prof che indicava che la lezione era finita. Era finita anche la scuola, cosa che fece molto piacere a Dante non abituato alle gelosie giovanili. La classe si cambiò in fretta e si diresse all'uscita dell'edificio .

Laura si incamminò vero la fermata insieme ad Andrea che espresse alla ragazza tutti i dubbi riguardanti il nuovo arrivato. “Sei geloso?” chiese infine Laura. “Di quello li, ma no è solo che ti ha messo gli occhi addosso“. “Oh il mio gelosone! non ti preoccupare io amo solo te”. Una misteriosa figura aveva osservato tutta la scena dalla cima di un albero. Arrivati alla fermata dell'autobus Laura notò la presenza di Dante, ma per non irritare il ragazzo non disse niente. Tutti e tre scesero alla stessa fermata e a quel punto non era più possibile per Laura fingere di ignorare il ragazzo, tuttavia temeva la reazione del fidanzato. Per sua fortuna fu Andrea ad attaccare bottone con Dante: “wei Fenomeno dove vai?”: “In via Mazzini 43, dalla famiglia che mi ospita” rispose Dante tranquillamente. Laura trasecolò: “Non è possibile, quello è il numero della casa dei miei!” che “diavolo sta succedendo?” A dire il vero Dante non fu affatto sorpreso della notizia e il perché lo sapremo presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'amico del nonno ***


Buongiorno lettori sono L'AUTORE (eheh mi è sempre piaciuto scriverlo), mi spiace non aver aggiornato prima, ma l'università ha fagocitato tutte le mie energie, e tra un po' ne prenderà ancora di più. il che vuol dire ancora 2/3 capitoli e poi sparirò a causa degli esami. Comunque... dove eravamo rimasti? Ah si ora ricordo...

 

capitolo 3. L'amico di nonno

Laura rimase sbigottita dalla notizia. Chi era questo ragazzo? Che cosa voleva dalla sua famiglia? Laura prese il suo cellulare e chiamò a casa. Dopo pochi minuti di conversazione con la madre terminò la chiamata e disse : “Ok tutto a posto”. Per capire tutta questa storia dobbiamo tornare un attimo indietro e riferirci alla telefonata ricevuta dal signor Gianni.

Dopo che Laura era uscita di casa, il nonno aveva finito la sua telefonata. Entrato in cucina aveva spiegato al figlio e alla nuora il perchè della chiamata. “Vedete figlioli, era il mio caro amico Dante, il compagno d'armi di cui ti raccontavo sempre quando eri piccolo. L'uomo che durante una battaglia mi salvò la vita.” Filippo aveva sentito molte volte quel racconto e da ragazzo si era dispiaciuto di non aver mai potuto conoscere l'uomo a cui il padre doveva la vita, ma non era mai stato possibile in quanto l'uomo si era trasferito a Roma dove aveva messo su famiglia. A quanto riferiva Gianni, ora era lui ad aver bisogno dell'amico fraterno in quanto Dante stava male e non poteva più occuparsi del nipote rimasto orfano anni prima e per questo chiedeva all'amico se era disposto ad ospitarlo per un periodo di tempo a casa sua.

Bisogna sapere che, prima di trasferirsi presso la casa del figlio, il signor Gianni aveva abitato nell'appartamento adiacente con la moglie, sistemazione che aveva deciso di abbandonare una volta rimasto vedovo. L'appartamento in questione era rimasto vuoto e ben poteva ospitare il nipote dell'amico che ne aveva bisogno. Filippo, anche se non era del tutto convinto di ospitare un ragazzo da solo vicino a casa, non potè far a meno di accettare la decisione del padre ,in quanto Gianni rimaneva l'unico proprietario dell'immobile. Secondo le informazioni ricevute dall'amico, il nipote sarebbe dovuto arrivare quel pomeriggio e in seguito sarebbero arrivate anche tutte le sue cose. Gianni aveva poi assicurato che il ragazzo era un tipo a posto e che avrebbe economicamente contribuito alle spese dello stabile, cosa che sicuramente aveva fatto piacere a Filippo. Il ragazzo in questione ovviamente era Dante (a quanto pare il nome che aveva era in onore del nonno) che però aveva deciso di recarsi sin dalla mattina a scuola. Chiarita la questione con quella telefonata alla madre, Laura e Andrea si sentirono sollevati, o meglio Laura era sollevata mentre Andrea iniziava a pensare a tutte le controindicazioni che c'erano ad avere quel fenomeno nell'appartamento vicino a quello della sua ragazza. Arrivati di fronte all'abitazione, dopo aver salutato calorosamente Andrea, Laura aprì la porta e disse alla madre: “Guarda che cosa ho trovato per strada, mi ha seguito fino a qui, possiamo tenerlo?” Dante non sembrava per niente contento dell'ironia di Laura tuttavia non lo diede a vedere. Si presentò alla signora che aveva deciso di rimanere a casa dal lavoro per accogliere il nuovo arrivato in modo dignitoso e controllare che non fosse a prima vista un balordo. Dopo le presentazioni di rito Dante espresse il desiderio di conoscere Gianni di cui il nonno aveva parlato così tanto. Fu così accompagnato al piano superiore nella stanza del nonno. Laura bussò educatamente e chiese il permesso di entrare. “Vieni pure cara” disse Gianni. Laura entrò seguita da Dante.

Il nonno era sdraiato sul letto a riposare, i due ragazzi si avvicinarono.

Vedendo Dante l'espressione di Gianni cambiò in un misto di gioia e tristezza. “Piacere, Dante” disse il ragazzo “Mio nonno mi ha parlato così tanto di Lei”

Spero ti abbia detto cose belle ,” rispose Gianni con un sorriso.

Senti Laura, mi porteresti dell'acqua?” chiese il nonno

Certo nonno” rispose la nipote.

Grazie, ti voglio bene ricordatelo”

Laura si apprestò a portare al nonno l'acqua senza chiedersi perchè il nonno le aveva detto così. Gianni e Dante rimasero dunque da soli.

Mi raccomando trattala bene” disse Gianni.

Non ti preoccupare” rispose Dante ridendo”

Certo che sei rimasto come una volta” ribattè il vecchio

Anche tu” disse il ragazzo.

Gianni rise, ma subito dopo si fece serio: “E così è arrivato il momento. Va bene, non ho rimpianti, grazie di tutto. Sono sicuro che ci rincontreremo, non fallirai, ricordatelo, non fallirai. Fammi solo un favore proteggi la mia famiglia”. Detto questo alzò il braccio per dare una carezza a Dante, ma il braccio di Gianni ricadde sul corpo. Dante versò una lacrima, ma aveva deciso che doveva continuare la missione anche se ciò significava continuare a recitare e ad ingannare tutti. Così urlò “Laura aiuto tuo nonno non si muove più.” Laura e la madre si precipitarono nella stanza, la signora chiamò il 118, ma anche i medici non potettero far altro che constatare la morte dell'uomo. Dopo poco tempo arrivò anche Filippo che circondato dall'affetto della famiglia e da Dante pianse la morte del padre .

Il giorno dopo furono celebrate le esequie. Laura e Dante decisero di fermarsi presso la tomba dell'uomo e mentre Laura piangeva Dante pensò “Te lo prometto, proteggerò la tua famiglia e un giorno ci rincontreremo”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1044143