Another Hogwarts story

di NadyaTompsett
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° anno - Incontro sull'Espresso ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - NEMICI DELL'EREDE TEMETE ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Pietrificato ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Lettere e rimproveri ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - La fine del primo anno ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Biglietti per il Quidditch ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - La Coppa del Mondo di Quiddicth ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Stai flirtando con lui o con me? ***



Capitolo 1
*** 1° anno - Incontro sull'Espresso ***


1° ANNO – INCONTRO SULL'ESPRESSO
 
Primo settembre, binario 9¾.
“Mamma... io non...”
Una piccola, timida Cloe si teneva stretta alla madre, il volto rigato dalle lacrime: per la prima volta in vita sua aveva un papà, un papà che le voleva bene, un papà che l'aveva ospitata in casa sua con sua madre.
Per la prima volta in vita sua si sarebbe trovata sola, senza la compagnia di sua madre, unico punto di riferimento che aveva avuto per undici anni prima che Alan Tompsett ospitasse le due in casa sua.
Sarebbe andata ad Hogwarts, non avrebbe mai più rivisto nessuno dei suoi amici Babbani con i quali aveva frequentato le scuole elementari a Glasgow. Ci sarebbe stato James con lei, James Tompsett, il fratellastro maggiore, un Serpeverde che non faceva altro che guardarla in malo modo ad ogni occasione.
Susie McKinley si inginocchiò di fronte alla bambina, mentre Alan cercava con lo sguardo suo figlio James, probabilmente già sul treno senza averlo salutato.
“Cloe tesoro, ti scriverò ogni giorno. E potrai tornare a casa per Natale, questo lo sai benissimo. Avrai tanti nuovi amici, imparerai un sacco di incantesimi...”
“Ma io non voglio stare con i maghi!” esclamò con forza la bambina.
Alan la osservò un momento, prima di accarezzarle il viso candido:
“Cloe, i maghi non sono poi tanto diversi dai babbani, sai? L'unica differenza è che noi abbiamo delle bacchette magiche con cui possiamo fare un sacco di cose. Ma credo di poter dire che siamo simpatici quanto loro.” commentò con una leggere risatina.
La biondina tenne lo sguardo puntato sul viso abbronzato del padre, prima di assumere un'espressione vagamente rassegnata ed annuire debolmente.
Susie le sorrise incoraggiante, prima di farle segno di salire sul treno.
“E poi c'è sempre Haley!” le ricordò Alan: “Vi conoscete ancora poco, ma è pur sempre tua cugina. Sono certo che vorrà passare un sacco di tempo con te.” la rassicurò.
La madre di Cloe fece per accennare ad un saluto, ma quello che disse fu sovrastato da un forte fischio della locomotiva che si avviava.
Gli sportelli del treno si chiusero di colpo e la bambina dovette mettersi in punto di piedi per guardare fuori dal finestrino e salutare con un frettoloso gesto della mano i genitori.
Quei pochi istanti parvero interminabili, mentre qualcosa pareva stringersi attorno al cuore di Cloe, la quale quella mattina non avrebbe voluto saperne di allontanarsi in quel modo da sua madre... e l'uomo che finalmente poteva chiamare papà.
Il treno seguì la curva dei binari, e così la banchina sparì alla vista della piccola Cloe che si adagiò per un momento alla parete tremolante del treno.
Passò un minuto, o forse due, poi la ragazzina si mise in cerca della cugina. La trovò, finalmente, in una delle ultime carrozze.
Aprì la porta dello scompartimento, con un gesto deciso ed un sorriso stampato in viso.
“Ciao Haley, posso sedermi qui con te?” domandò, ma un ragazzo dai riccioli castani seduto di fronte ad Haley rivolse un'occhiata tremenda a Cloe.
“No, noi qui non ti vogliamo.”
James Tompsett, il fratello di Cloe, la stava cacciando in quel modo dalla scompartimento.
“Non fare lo scemo, James!” replicò la giovane Sanders parecchio stizzita per via del comportamento del cugino: “Cloe può restare, e si può sedere dove le pare!”
Ma Cloe era rimasta immobile sulla porta dello scompartimento:
“No, me ne vado.” replicò subito dopo, prima di richiudersi la porta dello scompartimento alla spalle e riavviarsi lungo il corridoio con espressione triste ed il passo svelto.
Sentì i due cugini battibeccare, e le voci di altre due ragazzine, probabilmente la bionda e la rossa che aveva visto sedute con i due, intromettersi un paio di volte, poi le voci dei quattro si persero nella confusione dei diversi scompartimenti.
Arrivò nell'ultimo scompartimento del treno: era completamente vuoto, ad eccezione di un ragazzino, probabilmente anche lui del primo anno, seduto accanto al finestrino.
Aveva un aspetto molto fragile, era pallido e mingherlino, tanto che Cloe pensò che potesse bastare un soffio di vento per farlo volare a terra.
Aprì la porta con un gesto incerto ed osservò la reazione del ragazzino con attenzione:
“Posso sedermi qui?” domandò, indicando il posto di fronte a lui.
Il giovane alzò lo sguardo su di lei: parve osservarla a lungo prima di rispondere con un timido e molto debole:
“Sì, certo.”
Cloe andò a prendere posto: una delle prime cose che notò del ragazzino, furono i suoi occhi scuri e praticamente impenetrabili. Aveva un'espressione triste in volto, come se si sentisse una sorta di incompreso o addirittura spaesato, come se fosse stato catapultato lì e quel mondo gli fosse del tutto estraneo.
Cloe si schiarì un poco la voce, prima di parlare.
“Mi chiamo Cloe, Cloe Tompsett. Tu chi sei?” gli chiese.
“Victor Craine.” rispose lui, con lo stesso tono timido di prima e la voce bassa, tanto che Cloe lo sentì a stento sopra lo sferragliare del treno.
“Sei del primo anno? È la tua prima volta ad Hogwarts?” provò ad insistere la ragazzina.
Victor annuì, mentre le sue guance assumevano un leggero colorito rossastro.
“Io... i miei non sono Maghi. Non so ancora niente di Hogwarts.” si decise a dire.
Sul viso di Cloe comparve immediatamente un'espressione entusiasta.
“Sei cresciuto con i Babbani?” domandò eccitata.
“Sì.” rispose lui, leggermente intimidito dal tono di lei.
“Ma è fantastico! Anche io sono cresciuta con i Babbani, anche se la mia mamma è una strega. Io sono cresciuta a Glasgow, ma mi sono trasferita nel Suffolk da qualche mese, e tu?”
“Io sono cresciuto vicino a Edimburgo.”
“Accidenti, anche tu scozzese... mi sa che ci siamo mancati di poco!” ridacchiò Cloe, decisamente entusiasta per quella conoscenza.
Mentre parlavano, Victor parve rilassarsi di ora in ora, finchè finalmente verso sera riuscì a mantenere un certo dialogo con la sua nuova amica.
Le raccontò del suo entusiasmo per l'aver ricevuto la lettera di Hogwarts, ma anche di come suo padre lo avesse squadrato da capo a piedi quando il professor Silente in persona aveva spiegato all'uomo e alla madre di Victor che il loro unico figlio fosse un mago e che sarebbe cresciuto come tale.
Cloe lo guardò con un leggero velo di tristezza in viso.
“Oh... a tuo padre non piace la Magia?” domandò.
Per un momento, a Cloe parve di vedere un luccichio di rabbia negli occhi del ragazzino.
“A mio padre non piace niente che vada contro quello che è lui.”
 
La stazione di Hogsmeade, l'attraversamento del lago sulle barche...
Cloe e Victor restarono l'uno vicino all'altra per tutto il tempo, venendo poi raggiunti da Haley Sanders, la cugina di Cloe, ed altre due ragazzine, una dai lunghi capelli biondi di nome Luna Lovegood ed una dai capelli rossi, Ginny Weasley.
“Io ho sentito un ragazzo parlare di... Case. Di cosa si tratta?” domandò Victor, senza riuscire a nascondere un leggero timore nel suo tono.
“Oh, ci sono quattro case qui a Hogwarts.” prese a spiegargli Haley con fare saccente: “Corvonero, Grifondoro, Tassorosso e Serpeverde. In ognuna di queste ci finiscono persone con diverse caratteristiche... o talenti che dir si voglia.”
“Ma come veniamo divisi in queste case?” replicò Victor all'istante: “Dobbiamo superare dei test, o...”
“C'è la cerimonia dello Smistamento. Il Cappello Parlante deciderà in quale casa metterci.” cercò di rassicurarlo Ginny, ma purtroppo il ragazzino parve ancor più confuso di prima.
“Probabilmente ci smista a seconda di quanti Gorgosprizzi abbiamo in testa.” intervenne la ragazzina di nome Luna, con aria leggermente sognante.
Cloe si voltò a fissarla aggrottando la fronte:
“Che cos'è un... Gorgocoso?” domandò, sicura di aver frainteso le parole di Luna.
“Ti entrano nella testa e ti confondono le idee.” rispose lei con lo stesso tono, mimando il gesto di qualcosa di invisibile che le svolazzava attorno alle orecchie.
Victor la fissò sollevando un sopracciglio: nemmeno lui sembrava ritenere credibili le teorie della Lovegood.
Nell'ingresso della scuola, li accolse una strega dall'aspetto severo: si presentò come Minerva McGranitt, la Vicepreside di Hogwarts ed insegnante di Trasfigurazione.
Victor pareva decisamente spaesata in quel posto, e Cloe poteva capirlo: per lo meno lei aveva sempre saputo dell'esistenza di Hogwarts, ma lui era cresciuto credendo che la magia fosse solo un'invenzione per le favole da leggere ai bambini prima di andare a letto.
Vennero condotti nella Sala Grande, dove quattro lunghi tavoli già occupati da una moltitudine di studenti li attendevano, ed ogni ragazzo presente in sala li osservò uno ad uno, mettendoli ancor più a disagio.
Uno sgabello ed un vecchio cappello da infilare in testa: era questa la “prova” da superare per essere smistati in una delle quattro case. Cloe percepì un leggero sobbalzo da parte di Victor quando il Cappello Parlante prese a cantare, aprendo così la cerimonia dello smistamento.
“Ma com'è possibile?” sussurrò quasi terrorizzato.
Haley gli sorrise incoraggiante al suo fianco, tirandogli leggermente una manica e facendolo chinare leggermente per potergli spiegare qualcosa sulla storia di come Godric Grifondoro avesse imposto un Incantesimo su quel cappello.
Il ragazzo fu uno dei primi a venire chiamato per lo smistamento, e il cappello quasi non lo aveva ancora toccato che già aveva urlato a tutta la sala “Corvonero!”, facendo così in modo che il tavolo ad una delle due estremità della sala desse in grida di giubilo per il giovane membro della loro Casata.
Cloe non potè sapere che nel momento in cui toccò a lei mettere in testa il cappello, il giovane figlio di Babbani aveva tenuto le dita incrociate nella speranza di averla come compagna di Casa, ma così non fu: Cloe andò ad unirsi al tavolo dei Grifondoro, accanto ad un ragazzo dai capelli corvini e gli occhiali tondi ed altri tre giovani dai capelli rossi come quelli di Ginny, che un attimo dopo corse ad abbracciare Cloe con enorme entusiasmo.
Victor quasi non si accorse di avere accanto e di fronte a sé Haley e la giovane Lovegood e non si rese nemmeno del tutto conto di quanto fosse incredibilmente gustosa la cucina di Hogwarts: la sua prima vera amica era già, in qualche modo, lontana da lui.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - NEMICI DELL'EREDE TEMETE ***


Erano ormai passate diverse settimane dall'arrivo a Hogwarts dei giovani Victor, Cloe, Haley, Luna e Ginny. Ormai si orientavano piuttosto bene tra le diverse aree del castello. Le lezioni e lo svolgimento dei compiti li teneva impegnati per la maggior parte del tempo, tanto che Victor sembrava seriamente intenzionato a farsi portare una brandina in biblioteca per stabilirsi definitivamente lì anche per la notte.
Il giovane Corvonero sembrava non far altro che leggere, era completamente immerso in questo nuovo mondo che ora era anche suo e non vedeva l'ora di conoscere sempre più cose.
Cloe a volte restava a fargli compagnia o spiegargli qualche concetto molto semplice che forse a lui ancora sfuggiva. essendo cresciuto in un ambiente del tutto privo di magia.
 
“Allock è un imbecille!” esclamò Haley, raggiungendo i quattro amici in biblioteca.
Cloe, che stava sfogliando il suo libro di pozioni con espressione decisamente svogliata, sollevò lo sguardo sulla cugina.
“Che ha fatto?” domandò.
“L'ho incontrato fuori dalla Sala Grande” iniziò a spiegare: “e si è proposto di accompagnarmi in biblioteca. Siamo arrivati al corridoio del secondo piano e ha sentito dei tumori nel bagno delle ragazze... così ha deciso di mollarmi da sola nel corridoio dove ieri sera hanno pietrificato Mrs. Purr.” concluse, ancora leggermente scossa.
Victor ebbe un improvviso, veloce fremito, che a Cloe non sfuggì.
“Stai tranquillo.” lo rassicurò: “Probabilmente è stato solo uno scherzo di pessimo gusto di qualche imbecille del Serpeverde.” commentò.
Victor le rivolse lo sguardo, dando in una risatina nervosa:
“Ti riferisci a tuo fratello ed il suo amico?” domandò: “Come si chiama? Ah sì... Gardner.” concluse con espressione seccata.
Haley diede in uno sbuffo nervoso.
“Oh, avanti. James non sarà un Santo, e nemmeno un genio, ma non è da lui fare una cosa del genere.” commentò.
Ci fu un attimo di silenzio, poi non poté trattenersi dall'aggiungere: “senza contare il fatto che non credo nemmeno sia in grado di pietrificare qualcosa.”
Luna e Cloe ridacchiarono alla battuta di Haley, ma Victor e Ginny rimasero comunque turbati.
“Ma chi è questo... Erede?” domandò il ragazzo.
“L'Erede di Salazar Serpeverde.” gli rispose Luna, col suo tono sognante.
Ginny si voltò a fissarla.
“E tu che ne sai?” domandò con un tono stranamente agitato, a causa del quale Haley la fissò per diversi secondi.
Luna fissò la libreria di fronte a sé e prese a raccontare una storia che aveva a che fare con Salazar Serpeverde, un famigerato Erede, una camera nascosta, un mostro con il compito di uccidere tutti i figli di Babbani presenti a Hogwarts ed una morta avvenuta cinquant'anni prima, esattamente quando la camera era stata aperta per la prima volta.
Ginny rimase in silenzio, con lo sguardo basso. Quando Luna ebbe finito di raccontare e gli altri non avevano ancora avuto il tempo di commentare, la rossa trascinò con sè la Corvonero, con la scusa di avere bisogno di un bagno.
A Victor tremavano le mani, e Cloe era certa che non avrebbe mosso un solo passo da lì senza essere accompagnato da qualcuno.
“Victor, suo padre è il direttore del Cavillo!” esclamò Haley, notando l'espressione angosciata del ragazzo: “Hai idea del mucchio di idiozie che quella ragazza ha in testa?”
“Hai idea di come certi Serpeverde mi abbiano già squadrato da capo a piedi?” replicò Victor, chiaramente nervoso e spaventato.
“Victor, ascolta.” esclamò Cloe, posando una mano su quelle del compagno: “Ieri era la sera di Halloween, qualche povero imbecille ha soltanto voluto spaventare tutta la scuola. Sarà stato un Serpeverde, questo è poco ma sicuro, probabilmente dell'ultimo anno, visto che l'Incantesimo su Mrs. Purr sembra sia stato fatto molto bene.” commentò.
Victor restò in silenzio qualche secondo, poi puntò lo sguardo su Cloe e si trovò a commentare con durezza: “Sì, ma tu non sei una figlia di Babbani, tu non hai niente di cui avere paura.”
“I miei genitori sono Auror.” replicò la ragazzina, costringendo il Corvonero a continuare a fissarla: “Sono cacciatori di Maghi Oscuri, difendono i Babbani. Per la gente che discrimina quelli come te, i miei sono considerati dei traditori del sangue, io rischio quasi quanto te.”
“Ma...” Victor rimase per un attimo come interdetto: “Non ha senso. Tu sei una strega, i tuoi sono entrambi maghi...”
“Ma siamo amici dei Babbani.” rispose Haley al posto della cugina, dato che anche per la sua famiglia valeva la stessa cosa: “A certi Purosangue questa cosa non piace affatto.”
“Purosangue?” domandò ancora Victor, chiaramente ancora poco afferrato sull'argomento.
“Sì, quelli che discendono da famiglie di soli Maghi.” spiegò Haley, indicando se stessa e la cugina: “Tu per loro sei... un...” non riuscì a dirlo.
“Mezzosangue.” concluse Cloe a bassa voce, per poi aggiungere con tono più deciso: “Se mai qualcuno dovesse chiamarti in quel modo avvisami, lo faccio secco.”
Victor le sorrise istintivamente, arrossendo un po’.
Haley guardò i due con intensità, per poi deviare leggermente il discorso.
“Ad ogni modo quella della Camera dei Segreti è soltanto una leggenda.” tornò a dire: “Mio padre mi ha detto che non esiste alcuna prova della sua esistenza, è solo uno dei tanti misteri di Hogwarts, probabilmente una storia raccontata per giustificare qualcosa accaduto anni fa.”
“Come la morte di una persona?” replicò il ragazzo, che non aveva dimenticato una sola parola del racconto di Luna.
Cloe sollevò le spalle, anche se con leggera esitazione.
“Forse c'è stato un incidente. Gli omicidi non avvengono solo per mano di mostri usciti da una camera nascosta e comandati da un tizio che discende da qualcuno morto secoli fa.” commentò, quasi a voler mettere fine a quella discussione.
Haley annuì alle sue parole, ma Victor restò nuovamente fermo ed in silenzio: sapeva che Cloe ed Haley avrebbero fatto di tutto per tranquillizzarlo, ma la questione pareva toccarlo troppo da vicino e nulla al mondo gli avrebbe fatto smettere di pensare che la sua attuale posizione, un giorno, non sarebbe stata più così spiacevole.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Pietrificato ***


Passarono ancora diverse settimane, durante le quali il carico di studio degli studenti del primo anno aumentò lievemente.
Persino le vacanze di Natale erano ormai una sorta di vago e lontano ricordo, durante il quale Cloe quasi tutti gli studenti erano tornati a casa dalle loro famiglie. Uno dei pochi ragazzi del primo anno rimasti ad Hogwarts era stato proprio Victor, il quale aveva spiegato la situazione a Cloe e le altre dicendo di voler sfruttare al massimo la biblioteca per alcune ricerche.
La biondina del Grifondoro, però, aveva ormai intuito che qualcosa nel rapporto tra Victor e i suoi genitori non andava: non intendeva fare domande, per lo meno non ora dato che si conoscevano solo da pochi mesi.
Le due cugine mantennero una fitta corrispondenza con il ragazzo durante la loro assenza dalla scuola, tanto che quasi gli scrivevano una lettera al giorno.
 
***
 
Era ormai febbraio inoltrato e i cinque ragazzi stavano in biblioteca a finire i compiti.
“Domani giocherete contro il Tassorosso, vero?” domandò una sognante Luna, rivolta più che altro a Cloe, la quale stava dimostrando una spropositata passione per il Quidditch.
“Già, non vedo l'ora!” esclamò la biondina: “Penso che Harry non avrà molte difficoltà a prendere il Boccino. Non voglio sembrare una che si monta la testa, ma in fin dei conti... i Tassorosso sono un po' scarsi.”
“Pensi che l'anno prossimo tenterai di entrare nella squadra?” le chiese Haley, mentre scarabocchiava un appunto in un angolo della sua pergamena.
La cugina sollevò le spalle.
In quel momento varcarono la soglia della biblioteca i due individui che i cinque ragazzi evitavano più volentieri in tutta Hogwarts: James Tompsett e Duncan Gardner.
Parvero non notare subito i cinque ragazzi del primo anno, difatti si diressero verso la Sezione Proibita.
Victor li seguì con lo sguardo:
“Cosa pensano di poter fare? Loro lì non ci possono entrare.” commentò con disprezzo.
“A meno che non abbiano l'autorizzazione di un insegnante.” intervenne Haley.
“Esiste un insegnante così idiota da autorizzare due come quelli ad entrare in una sezione dove sono custoditi dei libri sulla magia oscura?” domandò Victor sollevando un sopracciglio: l'istante successivo, Gilderoy Allock comparve sulla soglia della biblioteca, quasi in risposta alla domanda del giovane Corvonero.
Le quattro ragazze spostarono lo sguardo dal professore a Victor con espressione divertita, ed infine lui ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca cercando di non fare troppo rumore.
Le quattro ragazze non fecero nemmeno in tempo a rendersene conto: Duncan e James parvero spuntare dal nulla alle spalle di Victor, posandogli le mani sulle spalle.
“Oh oh, il piccolo Corvonero si diverte.” commentò Duncan guardando Victor con un sorrisetto malevolo e quasi ridendo di lui.
“Poverino, lasciamo che si diverta ancora per un po', che ne dici Duncan?” disse James lasciando cadere la borsa sugli appunti del ragazzo.
Victor li fissò entrambi nervosamente, senza muovere un solo muscolo.
Haley, al contrario, rivolse loro un'occhiata tremenda e soffiò:
“Non avete niente di meglio da fare? Perchè non ve la prendete con qualcuno della vostra casa, piuttosto?”
James ridacchiò, cercando comunque di non farsi sentire, dato che Madama Pince era nei paraggi.
“No scusa, ma spiegami poi dove starebbe il divertimento: nessuno toccherà mai un Serpeverde, per lo meno non ora, e la sua è l'unica casa dove ancora non hanno pietrificato nessuno.” commentò divertito.
Victor rabbrividì abbassando velocemente lo sguardo: dopo quanto accaduto a Colin Canon e a quel ragazzo di Tassorosso, Justin, la sua paura era aumentata a dismisura.
Anche Ginny assunse un leggero colorito pallido alle parole di James, ma nessuno parve farci molto caso.
Alle parole del fratellastro, Cloe scattò in piedi, puntandogli un dito contro.
“Falla finita, chiaro? Non sei divertente.” ringhiò.
“Ehy, rilassati, stavamo solo scherza...” fece per dirle Duncan, ma James la fissò con disgusto e replicò:
“Qualcuno ti ha forse chiesto di intervenire? Non mi risulta. Siediti e 'sta zitta, io me la prendo con Craine quanto e come mi pare: lui è solo un Mezzosangue.”
A Victor presero a tremare la mani per il nervoso.
Duncan parve capire che la situazione stava per precipitare da un momento all'altro, ma non poté far nulla per fermare Cloe quando disse:
“Non mi pare che la tua posizione sia tanto migliore della sua, James. O devo ricordarti che tua madre è una Babbana?”
Accadde tutto in un attimo: James, in uno scatto d'ira, scavalcò il tavolo che separava lui e Cloe con un balzo e l'afferrò per il colletto della camicia.
“James no!” urlò Duncan colto dal panico, arrivandogli alle spalle e trattenendolo.
Victor estrasse la bacchetta e la puntò alla gola di James, mentre Haley si metteva tra i due, cercando di calmare entrambi.
Luna e Ginny si accertarono che Cloe stesse bene, fissando poi James con aria scossa.
“Che succede qui?!”
Una più che infuriata Madama Pince comparve davanti ai ragazzi.
“Niente.” replicò una spaventatissima Haley: “Niente, è stato solo... un malinteso, sì.” balbettò.
La bibliotecaria scrutò tutto con aria torva, notando ovviamente la bacchetta sguainata di Victor, Cloe che si massaggiava il collo e Duncan che doveva tenere fermo James.
“Fuori di qui prima che decida di spedirvi dai direttori delle vostre Case.” li minacciò.
I due Serpeverde non se lo fecero ripetere: raccolsero le loro cose lanciando un'ultima occhiata colma di disprezzo ai cinque primini e se ne andarono subito.
Ginny, Luna ed Haley tirarono un sospiro di sollievo.
“Che cosa ti è saltato in mente?” domandò Haley alla cugina, una volta ritrovata la forza di parlare.
Cloe posò lo sguardo su Victor:
“Lo ha chiamato Mezzosangue.” rispose, come se questo dovesse bastare per risolvere la questione.
Il Corvonero guardò Cloe, arrossendo un poco.
“Non... non avresti dovuto. Hai rischiato di farti mettere le mani addosso.”
“E tu gli hai puntato contro la bacchetta.” gli fece notare Cloe.
Victor fissò la sua bacchetta, come accorgendosi solo in quel momento di averla ancora in mano e la ripose un attimo dopo.
Luna si lasciò sfuggire una risatina, così gli altri quattro la fissarono leggermente interdetti.
“Tanto per la cronaca, che cosa speravi di fargli? Non conosciamo nessun tipo di maledizione o simili.” commentò, forse quasi volesse giustificare la sua risatina.
Victor scrollò le spalle:
“Mi sarebbe bastato fargli uscire un po' di sangue dal naso.”
Ai cinque ragazzi servirono diversi minuti prima di calmarsi del tutto: alla fine si diressero nella Sala Grande, dato che era quasi l'ora di cena e poco meno di un paio d'ore più tardi si diressero verso i loro dormitori, accordandosi di ritrovarsi nell'ingresso il mattino successivo, per andare insieme allo stadio di Quidditch e seguire la partita.
 
“Sì... ma dov'è Victor?”
Cloe percorreva a grandi passi il cortile d'ingresso della scuola. Si sentirono in lontananza i rintocchi della torre dell'orologio: ancora mezzora e sarebbe cominciata la partita.
“Aveva detto di voler andare a cercare una cosa in bibliote...” cercò di spiegare Haley, ma la reazione di Cloe fu uno sbuffo sonoro, chiaro segno che non gliene fregava un bel niente delle infinite ricerche del ragazzo, in quel momento.
“E Ginny?” s'intromise Luna.
La biondina del Grifondoro scrollò il capo: “Quando stavo uscendo dal dormitorio ha detto di non sentirsi bene, ha deciso di non venire a vedere la partita.” spiegò.
Haley si guardò attorno quasi saltellando sul posto, decisamente impaziente.
Cloe fissò il suo orologio da polso:
“Va bene, io vado in biblioteca a prenderlo. Pregate per la sua anima, perchè quando l'avrò trovato lo ucciderò a mani nude, prima di trascinarlo allo stadio.” commentò.
Si diresse velocemente nell'ingresso, prima che le due Corvonero potessero avere il tempo di commentare, ed era già con un piede sulla scalinata principale che vide la professoressa McGranitt correre di corsa nell'ingresso.
“Signorina Tompsett!” la chiamò con aria scossa.
Cloe le si avvicinò , leggermente incuriosita da quel comportamento della donna.
“Sì?” domandò.
“Non si muova da qui. Anzi, no...” commentò, parecchio agitata: “Trovi le signorine Sanders, Lovegood e Weasley ed aspettatemi davanti all'infermeria, c'è una cosa di cui devo parlarvi.”
“La signorina Weasley non si è sentita bene...” stava per dire Cloe, ma la professoressa McGranitt si era già avviata nel cortile.
Un attimo dopo Cloe vide Haley e Luna correrle incontro.
“Ma che succede?” domandò Haley preoccupata.
Cloe scrollò le spalle, con la sua stessa espressione.
“Non ne ho idea. Mi ha detto di andare con voi davanti all'infermeria.” spiegò.
Fecero come la McGranitt aveva detto, fissandosi poi l'un l'altra con espressione nervosa mentre il tempo passava e loro restavano lì fuori ad aspettare.
Alla fine, videro la professoressa arrivare quasi a passo di corsa, seguita da un Harry Potter ed un Ron Weasley agitati quasi quanto le tre ragazzine.
“Venite.” disse la professoressa McGranitt aprendo le porte dell'infermeria e facendoli entrare.
“Vi devo chiedere di... non spaventarvi, per quanto possibile. Abbiamo ritenuto opportuno informarvi dell'accaduto e...”
“Oh mio Dio, Victor!” sussurrò Cloe trattenendo il fiato con orrore.
In uno dei letti, poco distante da quella che poi avrebbe notato essere Hermione Granger, Victor Craine giaceva pietrificato, con un'espressione decisamente spaventata sul viso.
Lei, Haley, Luna, Ron ed Harry si radunarono assieme attorno ai due letti, incapaci di dire qualcosa. La professoressa McGranitt decise di lasciarli soli, non avendo idea di quali parole poter usare per cercare di consolarli o rassicurarli sul fatto che comunque si sarebbero ripresi.
Arrivò l'ora di pranzo, prima che i ragazzi si decidessero a lasciare l'infermeria: Cloe fu l'ultima ad uscire da lì, una volta resasi conto di essere rimasta del tutto sola.
Accarezzò il viso dell'amico alzandosi in piedi, chiedendogli perdono sottovoce per aver inveito contro di lui solo poche ore prima.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Lettere e rimproveri ***


Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere la mia storia :)
Se volete lasciare qualche recensione anche per delle critiche di qualsiasi genere sono ben accette, mi fa piacere che qualcuno possa avere qualcosa da dire su come scrivo e cosa racconto!

"Cara mamma,

        questa settimana è successa una cosa terribile: Victor Craine, l'amico di cui ti ho tanto parlato, è stato pietrificato.

Mi sono sentita malissimo quando l'ho visto immobile sul letto dell'Infermeria: mi sento in colpa per quanto accaduto. Lui era preoccupato per quello che stava succedendo perché i suoi genitori sono Babbani, ma io e Haley gli avevamo detto di non avere paura, che a lui non sarebbe successo...

mamma, perché si sta verificando tutto questo? È vera la storia sulla Camera dei Segreti?

Ieri Silente è stato allontanato da Hogwarts e ho sentito dire che il guardiacaccia, Hagrid, è stato portato ad Azkaban.

Inizio ad avere davvero tanta paura, nessuno sa chi ci sia dietro questi attentati.

Comincio a pensare che possa succedere qualcosa anche a me ed Haley. Lo so che noi due abbiamo solo sangue magico, ma tu, papà Alan e gli zii Misha e Luke siete tutti Auror, e io lo so bene che a quelli a cui non piacciono i Babbani non piacciono nemmeno gli Auror!

Come se non bastasse, James e un suo amico del Serpeverde, Duncan Gardner, non fanno altro che provocarci e prenderci in giro, l'hanno fatto specialmente con Victor dopo quanto accaduto ad Halloween.

Lo so che è orribile da parte mia pensare una cosa del genere, ma comincio a sospettare che lui possa essere coinvolto in questa faccenda orribile!

Mamma, se questa situazione dovesse continuare, i professori parlano di chiudere la scuola. Io non voglio non poter restare a Hogwarts, e credo che tanti altri ragazzi la pensino come me.

Spero solo che tutto si possa risolvere nel migliore dei modi e presto.

Mi manchi tanto, con affetto

                               la tua Cloe.”

 

Susie McKinley, la madre di Cloe, rilesse la lettera della figlia numerose volte.

Che cosa si poteva dire ad una figlia tanto spaventata per qualcosa che non si sapeva nemmeno se fosse una leggenda o la realtà?

Sentì dei rumori nell'ingresso ed intuì che Alan era appena rientrato in casa.

“Alan?” lo chiamò, senza poter nascondere un forte tono preoccupato nella voce.

L'uomo si affacciò nella piccola sala levandosi la giacca: era stanco e aveva avuto una giornata pesante, perciò non si accorse immediatamente del fatto che Susie fosse spaventata per qualcosa.

“Cloe mi ha mandato questa.” disse alzandosi dal divano e porgendo la lettera ad Alan.

Lui la prese, leggendo attentamente parola per parola. Sgranò gli occhi diverse volte ed altrettante aggrottò le sopracciglia. Alla fine riconsegnò la lettera a Susie, scuotendo il capo.

“Lo sai chi è stato a far mandar via Silente?” domandò in maniera retorica, rispondendo da solo appena un istante dopo: “Quel viscido, schifoso approfittatore parassita di Lucius Malfoy.” ringhiò con evidente rabbia.

Il suo sguardo cadde su una foto del figlio appoggiata sulla mensola accanto alla porta.

“Dubito che James possa essere coinvolto in questa storia.” commentò: “Ma nel caso in cui lo fosse, giuro che non gliela faccio passare liscia.” aggiunse con determinazione.

Susie sospirò: sapeva bene di non piacere a quel ragazzo, ma era comunque portata a volerlo difendere, nel caso di un'accusa del genere.

“Cloe è solo spaventata, avrà certamente...”

“Ma James non si deve permettere di ridere della sua paura o dello stato di sangue di chiunque dei suoi compagni!” sbraitò Alan.

Si allontanò da Susie dirigendosi verso la scala che portava al piano di sopra.

“Scriverò una lettera a James. Se non vuole capire che non si deve permettere di comportarsi in un certo modo, allora provvederò a farglielo capire quest'estate con altre maniere!” decretò sparendo nella camera da letto.

Susie rimase nel piccolo salotto, chiedendosi se avesse fatto bene a far leggere ad Alan le parole di Cloe.

Tornò a sedersi sul divano, prendendosi la testa fra le mani: quel James detestava lei e Cloe per essere entrate così velocemente e prepotentemente nella sua vita e nella sua casa. Susie era decisamente l'ultima persona che voleva peggiorare ulteriormente la relazione fra il ragazzo e suo padre, ma non poteva nemmeno ignorare un sospetto di quel genere, specie dato il fatto che il ragazzo non dava mai notizie di sé al padre personalmente. Ma Alan e Susie apprendevano le sue malefatte solo tramite le lettere di Cloe e i Sanders.

Le ci volle diverso tempo prima di riuscire a scrivere qualcosa di confortante in risposta alla lettera della figlia, anche se non sapeva quanto avrebbero potuto fare le sue parole.

***

Da diversi giorni, specie dopo quanto accaduto a Victor, un altro ragazzo si era avvicinato al quartetto di amiche del primo anno: Frederick Sanders, un Tassorosso cugino del padre di Haley, Lookwood Sanders.

Dall'alto del terzo anno, sperava di poter consolare le giovani ragazze sconvolte.

“Quella roba, la Pozione di Mandragola...” stava borbottando quel pomeriggio, ai piedi di una grande quercia poco distante dal Lago Nero: “Ormai è quasi pronta. È solo questione di giorni prima che i ragazzi pietrificati si riprendano.”

Ginny Weasley non era con loro nemmeno quel pomeriggio: non riuscivano a spiegarsi perchè da quando era stato colpito Victor, la ragazzina li evitasse ormai praticamente in qualunque momento.

“Ma Fred!” protestò Haley con una certa forza: “Anche se loro si riprendono, questo dannato Erede ed il suo stupido, schifosissimo mostro continueranno ad aggredire i figli di Babbani!”

“Specialmente ora che hanno mandato via Silente.” aggiunse Cloe con aria afflitta.

Luna parve riemergere dal suo mondo popolato da Nargilli e Gorgosprizzi, ma lo fece solo per dire: “Oh, ma per favore. Silente da giovane detestava i Babbani, è solo negli ultimi trenta o quaranta anni che si è messo a difenderli a spada tratta.”

La risposta che ottenne dai tre cugini, fu semplicemente un esasperato “Non dire fesserie.”

La biondina distolse lo sguardo dai tre, puntandolo fra gli alti rami, probabilmente nella speranza di intravedere tra questi un rarissimo esemplare di Riccio corno Schiattoso.

Cloe abbassò lo sguardo, scuotendo il capo lentamente con l'espressione triste che ormai la caratterizzava da diversi giorni a quella parte.

“Non sarebbe mai dovuto succedere niente di tutto questo.” commentò prendendosi il volto tra le mani.

Fred le posò una mano sulla spalla, sorridendole per cercare di incoraggiarla:

“Cloe, vedrai. Prenderanno il responsabile, andrà tutto bene.” le disse.

La biondina del Grifondoro scoppiò in lacrime, per la prima volta davanti ai suoi compagni.

“Avevamo detto a Victor che a lui non sarebbe successo nulla!” esclamò fra i singhiozzi.

Haley le si avvicinò cingendole le spalle con le sue braccia.

“Cloe, calmati!” esclamò, allarmata nel vederla tanto sconvolta: “Tu non avresti comunque potuto farci nulla. Victor sa che lo avremmo difeso, se ci fosse stato possibile, ma non potevamo prevedere che sarebbe successo proprio a lui!”

Ci vollero diversi minuti prima di riuscire a calmare Cloe quanto bastava per far sì che smettesse di tremare a causa dei forti singhiozzi.

“Sentite, tra quasi un mese torneremo a casa.” riprese Fred: “Forse durante l'estate gli insegnanti potrebbero scoprire qualcosa e risolvere la situazione... magari chiederanno aiuto agli Auror!”

“E se non ci riuscissero?” replicò Cloe asciugandosi gli occhi.

Haley la fissò malamente, quasi spazientita:

“Piantala di fare la pessimista!” la rimproverò nella speranza di vederla reagire.

Restarono nel parco del castello a discutere ancora per un po', prima di decidere di rientrare per la cena, dato che era ormai tardi.

Fu solo per via dell'orario se non si stupirono – o per lo meno non molto – di trovare la Sala Grande completamente vuota.

“Ma che cosa...” fece per dire Fred, quando una voce alle loro spalle li fece sobbalzare.

“Sanders, Tompsett, Lovegood!” sbraitò Severus Piton avvicinandosi ai quattro ragazzi con passo veloce.

“Professore, ma...” Haley cercò di fare una domanda, ma Piton la guardò in maniera talmente terrificante che la ragazzina chiuse la bocca e agli altri tre non passò neanche per l'anticamera del cervello di dire qualcosa.

“Credevo che la professoressa McGranitt fosse stata chiara nel dire a tutti gli studenti di rientrare immediatamente nei loro dormitori.” ringhiò Piton.

“Ma noi non la sapeva...” fece per replicare Luna, ma fu nuovamente interrotta.

“Bene, ora lo sapete!” esclamò il professore con rabbia: “Quindi filate nei vostri dormitori e non lasciateli fino a nuovo ordine.”

Fece una brevissima pausa: “E ognuno di voi farà perdere dieci punti a testa alla propria Casa.”

Senza dire un'altra parola e senza nemmeno salutarsi, i quattro ragazzi sgattaiolarono verso la scalinata principale nel momento in cui sentirono le clessidre dei punti della quattro Case tintinnare.

Varcando il ritratto della Signora Grassa, Cloe si chiese che cosa stesse accadendo, e non le ci volle molto per notare che Harry Potter e Ginny e Ronald Weasley quella sera non si trovavano nella Torre di Grifondoro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - La fine del primo anno ***


Quando il mattino successivo Cloe si svegliò, si ritrovò sola nel dormitorio. Era sabato mattina e non c'erano lezioni, perciò se la prese con comodo.

Fu solo quando ebbe terminato di vestirsi che la porta della stanza si aprì ed entrò Ginny Weasley: aveva un'espressione stanca e sconvolta, ma in qualche modo trovò la forza di sorridere alla compagna, anche se era un sorriso teso ed incerto.

“Dove sei finita ieri sera?” le domandò Cloe, ricambiando il sorriso in segno di saluto.

Ginny scosse lentamente il capo avvicinandosi al suo letto ed abbandonandosi su di esso.

“E' una lunga storia.” esordì: “Preferirei raccontarti tutto con calma più tardi. Ti va se ci vediamo dopo pranzo?” le propose.

Cloe parve incerta sul momento, ma alla fine accettò la proposta di Ginny: mentre usciva dal dormitorio, vide la rossa appoggiare la testa sul cuscino, probabilmente cadendo in un profondo sonno un attimo dopo.

 

E così accadde: la due Grifondoro, insieme ad Haley e Luna, pranzarono velocemente nella Sala Grande, poi si diressero nel parco del castello per poter chiacchierare.

Ginny raccontò loro tutto quanto: del diario che aveva trovato fra i suoi libri, di come aveva cominciato a confidarsi con “qualcuno”, delle sue strane perdite di memoria, degli attentati e di come era finita nella Camera dei Segreti.

Seguì qualche minuto di silenzio alle parole di Ginny: fu Haley a decidere di romperlo.

“Ma è terribile.” sussurrò sconvolta scuotendo il capo lentamente: “Ginny, perché non ne hai parlato con un insegnante? Avrebbero potuto aiutarti.” le fece notare, mantenendo comunque un tono gentile.

Ginny abbassò lo sguardo mentre le venivano gli occhi lucidi:

“Io ho avuto paura... Non sapevo cosa fare, non ricordavo nulla di quello che facevo mentre la gente veniva aggredita! Quando è successo a Victor...”

“Non ci devi alcuna spiegazione.” la interruppe Cloe posandole una mano sulla spalla: “E' tutto okay. La Pozione di Mandragola è quasi pronta, quindi nessuno si è fatto male sul serio.” la consolò.

Cercarono di consolare Ginny il più possibile, per non farla sentire in colpa o responsabile per quanto accaduto.

“Haley! Cloe!”

La voce di Fred giunse alle spalle delle quattro ragazze, forte e chiara.

“Che succede?” domandò Haley allarmata, vedendolo arrivare di corsa.

Lui arrivò a pochi passi da loro, fermandosi e tenendosi il fianco con il fiatone. Sollevò poi lo sguardo con un sorriso:

“Hanno appena dato la pozione di Mandragola a Victor. Si sta svegliando.”

Ginny diede istintivamente in un enorme sorriso, mentre Cloe ed Haley davano in esclamazioni di gioia: Luna sorrise, ma sembrò comunque immersa nel suo solito mondo.

Non persero tempo, e le quattro amiche si avviarono in fretta verso l'infermeria.

Arrivati lì davanti, Cloe fissò le porte di questa, non sapendo che cosa aspettarsi: li avrebbero lasciati entrare o dovevano aspettare che fosse Victor a venire loro incontro?

La risposta arrivò un attimo dopo, quando le porte si spalancarono ed il giovane Corvonero uscì dall'infermeria.

Il ragazzo fissò tutti attentamente per diversi secondi, poi diede in un enorme sorriso correndo ad abbracciarli.

“Oh, Victor!” esclamò Cloe stringendolo forte a sé: “Sono così felice che tu stia bene...”

“A dire il vero credo sia un po' denutrito.” commentò Fred con una risatina, dando una pacca sulla spalla al Corvonero.

Victor abbozzò un sorrisetto rivolgendo la sguardo su tutti i presenti:

“In effetti credo di aver bisogno di un bel banchetto... e anche di un bagno caldo.” commentò con leggero imbarazzo.

Si incamminarono assieme verso la sala comune del Corvonero, mentre Victor poneva domande su cosa fosse accaduto in quelle settimane durante la sua assenza: preferirono rimandare la spiegazione su quanto accaduto a Ginny.

“Ci vediamo al banchetto.” salutò infine, rivolto a Cloe, Ginny e Fred mentre si avviava con Haley e Luna verso la loro sala comune.

“Non so se avrò il coraggio di dirglielo.” confessò Ginny a Cloe, dopo che anche Fred si fu allontanato da loro.

La biondina le posò una mano sulla spalla.

“Lo faremo insieme... e Victor capirà, non è stata colpa tua.” cercò di rassicurarla con un sorriso, pur sapendo che a Ginny sarebbe servito tempo prima che accettasse quanto accaduto.

 

***

 

“Beh, per fortuna il responsabile alla fine è stato preso.”

Victor stava beatamente sgranocchiando la testa di una Cioccorana, ignaro del fatto che la ragazza dai capelli rossi seduta accanto a lui, nonché Ginny Weasley, in quel momento si stava sentendo terribilmente in colpa per tutti gli attentati avvenuti durante quell'anno scolastico.

“Sì... sì, per fortuna.” commentò Haley con tono poco convinto, forse nella speranza che il suo tono dissuadesse Victor dall'insistere su quell'argomento.

Luna e Fred non erano con loro quattro: il Tassorosso aveva preferito passare il viaggio di ritorno a casa con alcuni suoi compagni di Casata, mentre la ragazza era probabilmente impegnata nella sua solita ricerca di Ricciocorni Schiattosi o creature del genere.

“E' stata anche una fortuna per te che Silente abbia deciso di annullare tutti gli esami di fine anno.” ridacchiò Cloe cercando di risollevare il morale generale.

Ginny diede in una risata quasi trionfale, mentre Victor abbozzava un risolino nervoso:

“Beh, mi auguro che noi malcapitati avremmo comunque ricevuto delle facilitazioni... voglio dire, ci siamo persi metà delle lezioni!” protestò.

Haley aggrottò per un attimo la fronte e parve cercare il coraggio di porre una domanda a Victor, cosa che fece un attimo dopo.

“Victor, come... come pensi che l'abbiano presa i tuoi? Voglio dire, loro non sono Maghi e a te è capitata una cosa davvero spiacevole. Immagino che saranno preoccupatissimi, potrebbero non voler farti tornare ad Hog...”

“Mio padre ci deve solo provare!” la interruppe Victor con espressione quasi furente.

Tenne lo sguardo puntato sul volto di Haley con aria severa, forse senza nemmeno rendersi del tutto conto che stava mettendo a disagio l'amica.

“Non hai idea di come abbia reagito quando l'anno scorso ho ricevuto la mia lettera per Hogwarts... era disgustato.”

Abbassò lo sguardo con espressione a sua volta disgustata e rimase in silenzio per quasi mezzo minuto.

Le tre ragazze non osarono profferire parola, mentre l'unico rumore era lo sferragliare del treno.

“Spero che Silente o la McGranitt abbiano spiegato come stavano le cose e che non c'è niente di cui preoccuparsi sul serio, d'ora in poi.”

“Beh, ma mica possono impedirti di tornare a scuola... no?” Ginny si rivolse ad Haley e Cloe, cercando il loro sostegno alle sue parole.

Cloe sollevò le spalle, senza sapere esattamente cosa dire: un Babbano poteva davvero impedire al figlio Mago di tornare a Hogwarts?

Haley, al contrario, parve avere una risposta pronta, come sempre.

“No che non possono farlo!” esclamò con tono quasi indignato: “Silente o comunque il Ministero non permetterà una cosa del genere!”

Cloe e Ginny parvero convincersi delle argomentazioni, per quanto scarse, di Haley, dando così in un sorriso incoraggiante rivolto a Victor.

Il ragazzo parve rimuginare sulla parole della compagna di casa, poi abbozzò un sorrisetto rassicurato.

Seguì qualche istante di silenzio, poi all'improvviso Victor parve riscuotersi, assumendo un'espressione allarmata:

“Cloe, dov'è tuo fratello James? Lui e il suo amichetto Duncan... non mi è nemmeno parso di vederli stamattina sul binario. Non che negli ultimi giorni sia stato molto attento a dove si trovassero.”

Cloe arricciò le labbra:

“Non ne ho idea. Personalmente spero abbiano perso il treno.” commentò acida.

Haley la guardò senza riuscire a trattenere un risolino.

“Non dovresti prendertela così tanto con James.” commentò, sperando di non ricevere un'occhiataccia da parte della cugina: “E' solo un po'... sì insomma, essere finito a Serpeverde deve avergli dato alla testa, ecco.” aggiunse quasi a mo' di scusa, scrollando le spalle.

Cloe evitò di risponderle, in quanto sapeva che se lo avesse fatto avrebbe probabilmente insultato la cugina per aver difeso quell'idiota di James, nonché uno stupido Serpeverde che aveva passato metà dell'anno a prendersi gioco di lei e Victor.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Biglietti per il Quidditch ***


Era ormai passato un anno da quando Cloe era tornata a casa dopo il suo primo anno ad Hogwarts e James aveva ricevuto dal padre una strigliata incredibile per via delle sue prese in giro al povero Victor Craine.

La situazione non era di certo migliorata nel corso dell'ultimo anno trascorso, e il Serpeverde di casa Tompsett diventava ogni giorno più insofferente ai rimproveri del padre.

“Dannazione, mi chiedo dove abbiamo sbagliato con te io e tua madre.” si lasciò sfuggire Alan quella mattina, dopo che James aveva sbraitato dal piano di sopra che non aveva intenzione di passare il suo compleanno alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch.

Cloe stava uscendo in quel momento dal bagno, quando sentì il fratello sussurrare con rabbia: “Stai parlando di quella schifosa Babbana?”

La giovane Grifondoro arrivò al piano di sotto osservando il padre che era andato a sedersi sul divano con una mano sulla fronte.

Cloe preferì trattenersi dal chiedere se l'uomo avesse davvero trovato i biglietti della finale, notando anche l'espressione ansiosa della madre, comparsa in quel momento sulla porta della cucina.

Ci furono diversi istanti di silenzio, finché non suonò il campanello: suonò diverse volte e con insistenza.

Alan sollevò lo sguardo storcendo il naso e corrugando la fronte.

Si alzò dal divano ed andò nell'ingresso ad aprire la porta.

“Ciao Riccioli d'Oro.” lo sentirono dire in una risatina divertita.

Cloe sentì suo zio Luke mormorare un qualche insulto rivolto ad Alan.

“Ciao Luke.” salutò Susie, la madre di Cloe, con un sorriso rivolto al cognato di Alan.

“Ehi, ciao bella donna!” esclamò Luke ricambiando il sorriso di Susie.

Cloe diede in una risatina vedendo il padre arrivare alle spalle dello zio con espressione contrariata e tirargli un buffetto sulla testa.

“Piantala di fare il cascamorto con tutte le bionde che vedi, Sanders.” finse di rimproverarlo: “L'unica che sei riuscito a fregare è stata mia sorella... e ci scommetto che comunque è successo contro la sua volontà.” concluse.

Cloe sapeva bene che il tono del padre era decisamente scherzoso, ma nemmeno poteva sapere che anni prima, quando Luke aveva combinato il guaio di mettere incinta Misha e per poco non l'aveva mollata da sola, Alan era arrivato a un solo passo dall'uccidere il conte Sanders a mani nude.

Quando Alan gli ebbe voltato le spalle, Luke gli fece la linguaccia.

“Posso offrirti qualcosa, Luke?” domandò gentilmente Susie spedendo la padella che stava strofinando in cucina, con l'uso di un Incantesimo.

“Che cosa sei venuto a chiedermi, Sanders?” chiese a sua volta Alan, prima che il cognato avesse il tempo di rispondere a Susie: “Che cos'hai combinato, questa volta?”

Luke si passò nervosamente una mano tra i riccioli biondi: Cloe intuì che era nervoso, probabilmente nei guai, e voleva un aiuto da Alan. La biondina finì col chiedersi se il tutto si fosse concluso con una sfuriata o semplicemente con Alan che si sarebbe fatto quattro risate alla faccia di Luke.

“Ieri sera ho perso una scommessa...” mormorò Luke arrossendo violentemente e in un sussurro appena udibile.

Cloe e Susie lo fissarono in attesa del seguito della storia: ma questo non venne.

Alan fissò il cognato per diversi secondi, poi scoppiò a ridere in maniera incredibilmente fragorosa, tanto che lo videro avvicinarsi al divano per potersi sorreggere.

Luke sollevò un sopracciglio a quella reazione.

“Per la sottana di Morgana.” sussurrò sconcertato: “Grazie per il sostegno morale, Alan.” commentò stizzito incrociando le braccia sul petto.

Ad Alan lacrimavano gli occhi tanto stava ridendo. Riuscì a calmarsi abbastanza per poter commentare tra vari risolini: “Per la barba di Merlino... Luke, ti prego... dimmi che non sei tu quel deficiente... che si è giocato... i biglietti per la finale.”

Qui le parole di Alan furono nuovamente soffocate da un suo scoppio di risate.

Cloe vide Luke diventare ancor più rosso, con un'espressione in viso tale che sembrava stesse desiderando di sparire in quel momento dalla faccia della terra.

“Cosa?!” esclamò Susie sbarrando gli occhi: “Stai parlando dei biglietti che Amos Diggory ha venduto ad Arthur Weasley?”

Alan rise, se possibile, ancora più forte, cadendo in ginocchio sul tappeto.

Cloe sollevò un sopracciglio vedendo il padre ridotto in quel modo.

Senza farsi sentire, James si era affacciato sulle scale per cercare di capire cosa stesse accadendo nella piccola sala.

“Oh Merlino, Sanders!” esclamò infine Alan, riuscendo a calmarsi: “Sei veramente uno sfigato! Ma chi te l'ha fatto fare? Abbiamo impiegato tre mesi per procurarci quei biglietti...”

“Oh, Amos mi ha fatto bere!” protestò Luke, sperando che quell'argomentazione valesse qualcosa come scusa.

Alan scosse il capo, trattenendosi dal ridere nuovamente di lui:

“E quindi? Che cosa pensi che possa fare io?” gli chiese allargando le braccia.

Luke fissò Alan in viso con espressione tra lo speranzoso e la supplica:

“Tu lavori al Ministero da più tempo di me, magari conosci qualcuno...” mormorò.

A Cloe parve persino che lo zio stesse tentando di fare gli occhioni dolci, ma la cosa non parve funzionare con Alan.

“Ma ti pare?” gli rispose: “Adesso è impossibile, lo sai. Mancano solo due settimane alla partita.” gli fece notare.

Luke assunse un'espressione decisamente sconfortata:

“La mia Haley ci teneva così tanto...” mugugnò, quasi piagnucolando.

Susie e Cloe si guardarono, rivolgendo poi lo sguardo su Alan: sentendo nominare la nipote, sicuramente qualcosa si era smosso dentro di lui.

Tompsett senior sbuffò sonoramente, sollevando lo sguardo verso il soffitto: con la coda dell'occhio, notò James ritrarsi sul pianerottolo per non essere visto dal padre mentre curiosava.

Alan aggrottò la fronte, poi tornò a rivolgersi a Luke con una strana espressione:

“Sai, credo di avere un biglietto in più almeno per lei... James ha deciso di non venire.” disse, con un chiaro tono di sfida al colpo sordo che si era appena sentito contro la porta al piano di sopra.

“Oh, davvero?!” esclamò Luke senza essersi accorto di nulla.

Susie aggrottò le sopracciglia:

“Alan, non lo trovo giusto.” commentò in tono severo: “Non devi trattarlo così, piuttosto rinuncio al mio biglietto... lo sai che non mi piace andare allo stadio.” disse.

“No.” replicò in fretta Alan, quasi con forza: “L'ha deciso lui, quindi resterà a casa.” concluse.

Luke capì che c'era qualcosa che non andava per il verso giusto, ma non potè dire nulla perchè Alan proseguì:

“Haley verrà con noi a vedere la Coppa del Mondo.” concluse con uno strano sospiro rassegnato.

Il voltò di Luke si trasformò in una frazione di secondo: sembrò di vedere un bambino che riceve il suo giocattolo preferito per Natale.

“Oh, grazie Alan!” esclamò euforico: “Come potrò mai sdebitarmi?”

Alan lo fissò sollevando un sopracciglio e Luke capì che era meglio levare le tende prima che il cognato cambiasse idea.

“No.” commentò Susie quando Luke fu uscito di casa, incrociando le braccia sul petto e scuotendo il capo lentamente: “Mi dispiace Alan, ma Haley verrà al mio posto, non al posto di James.” disse con determinazione.

In quella, il Serpeverde scese le scale:

“Non disturbatevi troppo per me.” commentò con una punta di disprezzo: “Duncan mi ha appena mandato un gufo, suo padre vuole che vada con loro.” annunciò, come se quell'ultimo invito ponesse fine alla discussione.

Alan si voltò ad osservarlo con espressione confusa e spiazzata.

“Ma... James, avevi detto di non voler venire. E poi è il tuo compleanno!” protestò: “Non vuoi passarlo con la tua famiglia?”

James lo fissò con espressione annoiata, per poi commentare:

“Grazie, no. Preferisco di gran lunga passarlo con il mio migliore amico.”

Alan rimase a fissare il figlio come interdetto.

Susie non seppe cosa poter dire, così si diresse in cucina con l'intento di far bollire l'acqua per il the.

“Oh sì, vai con il tuo amichetto Duncan.” lo provocò Cloe.

Fissò il fratello duramente:

“Ci sarà anche il suo paparino, no? Così tirerà su anche te come un degno Mangiamorte!” esclamò sprezzante.

Susie richiamò immediatamente la figlia, mentre James le rispondeva con un gesto volgare.

Alan, seduto sul divano di pelle nera, guardò il figlio con aria di rimprovero:

“A dire il vero volevo farti una sorpresa.” gli disse: “Avevo un biglietto in più da parte per Duncan... è quello che ora è di Haley.” gli spiegò.

James rimase a fissarlo a bocca aperta.

“Quindi... quindi ora c'è un biglietto in più?” domandò il ragazzo spiazzato, rendendosi conto un attimo dopo di aver fatto una domanda stupida.

Alan sollevò un sopracciglio fissando il figlio.

“Vedo che hai già deciso di tuo senza interpellare nessuno come sempre. I miei complimenti, James.” commentò con tono sarcastico.

 

“Cloe, vieni un po' qui.” ridacchiò Alan.

James era in camera al piano di sopra da circa mezzora.

“Che c'è papà?” domandò la biondina riemergendo dalla cucina, dove si era rifugiata ad aiutare la madre a preparare la cena.

“Che mi dici del tuo amico, Victor.” le chiese: “A lui piace il Quidditch?”

“Beh, non molto.” ammise la ragazzina sollevando le spalle, senza capire al volo quali fossero le intenzioni del padre.

Alan finse di aggrottare la fronte.

“E quindi... pensi che non gli farebbe piacere venire con noi alla Coppa del Mondo?” domandò.

Cloe si illuminò in viso, spalancando la bocca con stupore.

“Dici davvero?!” esclamò eccitata.

Il padre le sorrise in risposta.

“è fantastico! Gli manderò subito un gufo e...”

Cloe era già corsa a metà delle scale, quando si fermò abbassando il capo.

Alan la osservò avvicinandosi.

“Che cosa succede?” le chiese con tono preoccupato.

“Victor non verrà.” mormorò Cloe in risposta: “A suo padre non piace la Magia, non vorrà farlo venire con dei Maghi a vedere una partita di Quidditch.”

Alan si morse il labbro con espressione nervosa, sospirando.

“Potrei provare a parlarci io, con suo padre.” propose dopo una breve esitazione.

Cloe lo fissò con espressione poco convinta e un po' preoccupata al tempo stesso.

“Gli scriverò una lettera.” disse infine la ragazzina: “Vedremo.”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - La Coppa del Mondo di Quiddicth ***


Voglio ringraziare tutti coloro che continuano a seguire la mia FF :)

 

Arrivarono al campeggio.

Susie, la madre di Cloe, alla fine aveva deciso di cedere il suo biglietto a Luke, mentre Alan aveva dovuto scagliare un Incantesimo Confundus sul padre di Victor per fare in modo che l'uomo non impedisse al figlio di andare  con loro a vedere la finale di Coppa del Mondo di Quidditch: all'allegra compagnia, si era aggiunto anche Fred Sanders, cugino di Luke e compagno ad Hogwarts dei ragazzi.

“E poi sono io l'irresponsabile eh, Tompsett?” fece per rimproverarlo Luke mentre entravano nella loro tenda.

“Ma 'sta zitto, Sanders!” ribatté Alan tirandogli uno spintone.

Cloe ed Haley corsero ai loro letti: quando il giorno prima era stata montata la tenda in giardino per controllarne lo stato, le due ragazze si erano accuratamente scelte i loro spazi.

“Signor Tompsett...”

Victor si era trattenuto nell'ingresso, evidentemente intimidito dalle dimensioni interne della tenda.

Alan si voltò verso il ragazzo sentendosi chiamare: gli si avvicinò con un sorriso incoraggiante, dandogli una poderosa pacca sulla spalla.

“Chiamami pure Alan, ragazzo.” gli disse.

“Alan.” si corresse allora Victor, prima di proseguire: “E' sicuro che non correrà alcun guaio per l'Incantesimo che ha fatto a mio padre? Voglio dire, le sono molto grato per avermi portato con voi, ma...”

“Ha davvero Confuso un Babbano?” esclamò Fred con una risatina, riemergendo dallo spazio della tenda adibito alla cucina: “E io che credevo che Luke stesse solo dicendo stupidaggini come suo solito...” aggiunse con tono ammirato rivolgendosi ancora ad Alan.

“Sì beh, tuo cugino farebbe meglio a farsi gli affari suo...” stava commentando Alan quando si sentì Luke esclamare: “Tranquillo Vincent!”

Ridacchiò gaio mentre si affiancava ad Alan:

“Il vecchio Tompsett se la cava sempre, in qualche modo.” commentò.

“Il vecchio Tompsett?” ripeté Alan con espressione omicida dipinta sul volto.

“Si chiama Victor.” intervenne Cloe apparendo accanto allo zio con espressione contrariata e le braccia incrociate sul petto.

Haley, vicino a quelle che erano le camere, fece un cenno col capo a Victor e al cugino:

“Dai forza, venite a sistemare le vostre cose.”

 

“Viktor Krum!”

“Cosa?”

“Il Cercatore bulgaro, ha appena diciassette anni, frequenta ancora Durmstrang.” si mise a spiegare Cloe a Victor.

Stavano salendo le gradinate fino ai posti a loro assegnati, così le due cugine avevano deciso di delucidare l'amico sui componenti delle due squadre avversarie.

“Durmstrang?” chiese Victor: “L'Accademia di Magia... tedesca?”

Annuendo, Cloe si voltò in direzione del padre per ricevere a sua volta una conferma: notò però che l'uomo stava allungando il collo oltre le gradinate, probabilmente nella speranza di intravedere James in quella moltitudine di persone.

Con delusione, la ragazza proseguì la sua conversazione con Victor, facendo finta di nulla.

 

***

 

“Tompsett, Gardner!”

Una voce decisamente famigliare richiamò l'attenzione dei due amici.

James si voltò nella direzione in cui si era sentito chiamare trattenendo quasi a fatica un'espressione leggermente seccata.

“Ehilà, Malfoy!” lo salutò Duncan, ricambiando il saluto con poco entusiasmo.

Draco diede in uno dei suoi tipici sorrisetti di circostanza, mentre squadrava James da capo a piedi.

“Non mi aspettavo di vederti qui, Tompsett.” commentò: “Mi era parso di capire che non te ne fregasse molto del Quidditch.”

James si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo, dissimulandolo poi con un sospiro piuttosto intenso.

“Diciamo solo che Duncan e suo padre mi hanno proposto un ottimo diversivo alla noiosa estate che stavo trascorrendo a casa mia.” commentò.

Draco allungò istantaneamente lo sguardo oltre le spalle dei due compagni di casata.

“Non sono venuti anche i tuoi?” chiese dimostrando, come suo solito, un'assoluta mancanza di tatto e voglia di farsi gli affari propri.

Per fortuna di James, in quel momento il padre di Duncan arrivò alle loro spalle, richiamandoli per andare a sedersi prima che iniziasse la partita.

“Beh, ci vediamo Malfoy.” lo salutò Duncan, strattonando poi James per la manica della felpa, allontanandosi velocemente.

 

“Ah ah! Lo dicevo io che l'Irlanda vinceva!”

Duncan esultava appena fuori dallo stadio, mentre camminava fra le tende del campeggio, già immerso nel buio.

James, dal canto suo, non sembrava altrettanto entusiasta.

“Sì beh... hanno giocato bene.” si limitò a commentare quando notò che il signor Gardner lo stava squadrando da capo a piedi.

Duncan si stiracchiò accanto all'amico.

“Ho una fame...” commentò, lanciando un'occhiata di sbieco al padre, probabilmente nella speranza che questo gli dicesse dove, come e quando procurarsi qualcosa da mangiare appena tornati nella loro tenda.

Il signor Gardner, però, sembrava più interessato a fissare di continuo il suo orologio da taschino.

Duncan diede in uno sbuffo sonoro, capendo che il padre non lo stava minimamente ascoltando.

“Va bene papà, noi torniamo alla tenda.” commentò infine, afferrando James per un braccio.

“No, Duncan.” lo fermò il padre con espressione quasi annoiata.

Estrasse la sua bacchetta ed evocò una vecchia scarpa da tennis, consegnandola al figlio.

“Questa è una Passaporta.” gli disse: “Ora tu e James tornerete a casa. Dì a tua madre che arriverò fra un paio d'ore al massimo.” si limitò a commentare.

Duncan e James fissarono la scarpa con la stessa espressione confusa, sollevando entrambi un sopracciglio: sollevarono poi lo sguardo sul signor Gardner.

“Ma papà... non restiamo al campeggio? Abbiamo montato la tenda apposta, pensavo che...” fece per replicare Duncan, ma al padre bastò una sola occhiata per farlo tacere.

“Ho cambiato idea.” rispose: “E' meglio che tu e James torniate a casa adesso, io ho alcune faccende da sbrigare con qualche collega del Ministero...”

La sua frase rimase sul vago, ma James fu quasi del tutto sicuro che non si trattasse delle scommesse che aveva fatto il pomeriggio con un paio di Maghi dall'aria seria e poco cortese.

Duncan scrollò le spalle e sembrò non cogliere i pensieri di James.

“D'accordo, a più tardi allora.” commentò avviandosi con James, dopo che anche questo ebbe rivolto un breve saluto all'uomo.

I due Serpeverde camminarono l'uno accanto all'altro per qualche minuto.

“Tuo padre mi sembrava un po' strano.” esordì James senza perdersi in troppi, inutili giri di parole.

Duncan lo fissò con vago interesse.

“L'ho visto parlare un paio di volte con Lucius Malfoy mentre ce ne andavamo dallo stadio.” commentò vago: “Penso si tratti di...”

Aspettò prima di concludere la frase, facendolo solo nel momento in cui si ritrovarono in un luogo un po' più appartato:

“Penso si tratti di qualcosa che riguarda il Marchio. Sai, erano entrambi Mangiamorte quando il Signore Oscuro era al potere.”

Si guardò attorno, attento che nessuno si facesse troppo vicino per poterli sentire.

James lo fissava con occhi sgranati: certo, aveva sempre saputo che il padre di Duncan era un Mangiamorte, e se Voldemort non fosse caduto anche Duncan lo sarebbe certamente diventato un giorno, ma non credeva che ne parlassero ancora così liberamente, specie dopo tanti anni, quando ormai tutti credevano decisamente e finalmente sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

“Ti spiegherò tutto a casa.” concluse Duncan osservando la sua espressione.

“James!” esclamò un attimo dopo attirando l'attenzione dell'amico sulla Passaporta, che ora era di un intenso color azzurro.

James fece appena in tempo a posarvici sopra la mano quando si sentì strattonare: qualche istante più tardi, si ritrovò nell'ampio atrio centrale di un antico maniero.

 

***   

 

Luke ed Alan sedevano al tavolo cantando vecchie canzoni popolari mentre Cloe, Haley, Victor e Fred sedevano sui letti delle due ragazze, discutendo ancora della partita.

Victor allungò il collo in direzione dei genitori di Haley e Cloe.

“Perchè ridono e cantano in quel modo?” domandò sollevando un sopracciglio con espressione poco rassicurata.

Haley ridacchiò a sua volta mentre Cloe rispondeva:

“Fanno sempre così quando esagerano un po' troppo con l'Idromele.”

“E anche quelle Veela all'inizio della partita non devono aver contribuito molto alla loro sanità mentale.” scherzò Fred sbirciando a sua volta in direzione dei due uomini.

In quella, sentirono Luke intonare “Odo l'eroe”.

“Haley, tuo padre è davvero messo male.” commentò Fred fissandola con aria da compatimento.

Lei fece roteare gli occhi con espressione decisamente spazientita.

“Ringrazia che non gli sia ancora venuto in mente di raccontarci una delle fiabe di Beda per metterci a letto.” commentò.

Cloe e Fred scoppiarono in una fragorosa risata, mentre Victor inclinò la testa di lato fissando Haley senza capire.

“Fiabe di Beda?” domandò incuriosito.

Haley e Fred lo fissarono sgranando gli occhi.

“Non conosci Beda il Bardo?!” esclamarono all'unisono sconvolti.

“Beda chi?” ripetè Victor sgranando gli occhi a sua volta.

Cloe sbuffò.

“Ma ovvio che non l'ha mai sentito nominare, lui è cresciuto con i Babbani!” cercò di far riflettere gli altri due: “Lui conosce altre fiabe, non ha nemmeno la più vaga idea delle nostre.” spiegò.

“Mi stai dicendo che avete delle fiabe per soli bambini Maghi?” domandò Victor, nello stesso momento in cui Fred replicava con un:

“I Babbani non hanno mai sentito le storie di Beda?”

Cloe, però, non potè rispondere a nessuna delle due domande: all'esterno della tenda, si sentì un improvviso, fragoroso scoppio.

Sembrava che fosse esploso qualcosa, e ne ebbero una prima conferma sentendo le urla terrorizzate di alcune persone lì fuori.

Luke e Alan, improvvisamente lucidi, scattarono in piedi sfoderando le loro bacchette.

“Restate qui dentro, non muovetevi.” ordinò loro Alan allarmato, uscendo dalla tenda a passo di corsa, al seguito di Luke.

I quattro ragazzi si strinsero l'un l'altro con espressioni decisamente sconvolte.

“Ma che cavolo succede?” esclamò Fred guardandosi attorno, mentre nuove esplosioni e nuove grida li facevano rabbrividire.

Passarono soltanto un paio di minuti, che ai ragazzi parvero secoli, poi Luke rientrò nella tenda, pallido in viso.

“Fuori. Fuori di qui, immediatamente. Correte a prendere una Passaporta, non voltatevi indietro.” ordinò loro.

Afferrò Fred per un braccio, trascinandolo insieme agli altri tre all'uscita della tenda.

“Dovete andare a Somerleyton Hall, a casa di mio padre Artemis, intesi?” disse al cugino, con espressione chiaramente sconvolta.

Fred annuì, prendendo poi Cloe per mano e trascinando anche gli altri due fuori dalla tenda insieme a sé e Cloe.

Videro parecchie tende in fiamme, ma come era stato loro ordinato da Luke non si voltarono nemmeno una volta a guardare. Corsero per decine e decine di metri, fino ad individuare alcuni Maghi del Ministero addetti al trasporto con le Passaporte.

“Spiacente ragazzi, dovrete aspettare!” urlò loro uno di quegli uomini, bloccando loro il passaggio, mentre un'intera famiglia di Maghi, con ben cinque figli al seguito si accalcava attorno ad una pala da giardino.

“Che cosa?!” sbraitò Fred di rimando: “Non se ne parla, ci lasci passare, dobbiamo prendere una dannata Passaporta!” protestò.

“No ragazzo, abbiamo delle priorità!” rispose l'uomo furente.

“Priorità di cui a mio padre Archibald Sanders non interessa proprio un bel fico secco!” urlò in risposta Fred.

Le sue parole, parvero improvvisamente sortire un certo effetto sul Mago e su alcuni dei presenti.

“Tu sei Frederick Sanders?” domandò ora con tono più calmo.

“Sì, e loro sono... miei cugini.” sentenziò Fred, dandosi un leggero contegno.

I Maghi lì presenti si fecero un paio di cenni di intesa, finchè i quattro si ritrovarono una bottiglia di plastica fra le mani.

“Al mio 3.” li avvertì il Mago quando i quattro ebbero posato le mani sulla Passaporta.

“1... 2...”

Il 3 nemmeno lo sentirono.

Vorticarono per qualche secondo, poi caddero a terra, nell'erba.

Rialzandosi dolorosamente, Cloe notò di essere circondata da alte siepi.

“Beh... Victor, Cloe...” esordì Fred ripulendosi le mani sui pantaloni strappati per via della caduta.

“Tu non hai bisogno che ti spieghi dove siamo.” commentò rivolto ad Haley: “Benvenuti nel labirinto di Somerleyton Hall.” ridacchiò infine rivolto agli altri due.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Ritorno a Hogwarts ***


Cloe, Haley e Victor sedevano nello stesso scompartimento, sfogliando il numero di quel giorno del Profeta:
“ma li prenderanno, vero?” domandò Victor, forse per la cinquantesima volta dopo quanto avvenuto alla Coppa del Mondo di Quidditch.
Da quando era comparso il Marchio, il giovane Corvonero era palesemente scosso.
“papà dice che forse si è trattato solo di qualche idiota fanatico.” cercò di rassicurarlo Cloe: “voldemort è caduto anni fa, lo sappiamo tutti. Non credo che i Mangiamorte abbiano serie intenzioni di tornare alla ribalta dopo tanti anni, è un comportamento da veri codardi.”
Tornò a sfogliare il giornale, come se nulla fosse, mentre la cugina si accertava che Victor restasse calmo.
“cloe ha ragione, anche mio padre pensa che non dobbiamo preoccuparci davvero di quello che è successo.” commentò Haley, annuendo con il suo solito fare saccente.
Victor teneva lo sguardo basso, tormentandosi le unghie, finchè non si decise a sollevare lo sguardo e commentare con voce tremante:
“dite davvero che non si ripeterà quello che è successo quando Voldemort era potente?”
Il Corvonero era vistosamente preoccupato: “voi lo sapete meglio di me, se accadesse una cosa del genere, io e gli altri figli di Babbani saremmo i primi a sparire dalla circolazione... non credo di voler rinunciare a Hogwarts.”
Cloe alzò lo sguardo sull'amico: non osò dirgli che il "non frequentare Hogwarts" sarebbe stato l'ultimo dei problemi nel caso di un ritorno di Voldemort.
Chiuse il giornale appoggiandolo sul sedile accanto a sè:
“smettila di preoccuparti, Victor.” gli disse con un sorriso gentile: “sono sicura che non ci dobbiamo più preoccupare di Voldemort. E' morto anni fa, lo sappiamo tutti, non credo sia il caso di agitarsi tanto perchè qualche stupido fanatico ha rievocato il suo Marchio dopo più di dieci anni.”
Victor fissò Cloe per qualche momento ancora, poi abbassò lo sguardo: non perchè si fosse convinto del discorso dell'amica, ma perchè non sapeva bene come poter ribattere e spiegare le sue preoccupazioni in proposito.
Il viaggio verso Hogwarts continuò in maniera piuttosto noiosa, anche se tranquillo: per fortuna, questa volta il treno non venne fermato a metà del tragitto dai dissennatori che perquisivano ogni scompartimento in cerca di Sirius Black, come era accaduto l'anno prima.
“credete che possa essersi trattato di Black?” domandò all'improvviso Victor, proprio nel momento in cui superarono il ponte sul quale il treno era stato fermato l'anno precedente: “intendo il Marchio. Era il braccio destro di Voi-sapete...”
“chiamalo per nome.” lo interruppe Cloe: “dovremmo smettere di averne così tanta paura, e poi non vedo perchè bisognerebbe temere addirittura un nome inventato.” commentò quasi con severità.
Victor sospirò, prima di pronunciare quel nome: “voldemort. Era il braccio destro di Voldemort e l'estate scorsa è riuscito a scappare. Secondo me è stato lui ad evocare il Marchio nero alla Coppa del Mondo.”
Haley scosse il capo con forza:
“victor, sii ragionevole! E' probabilmente il Mago più ricercato di tutti i tempi, dopo Voldemort. E' assurda solo l'idea che possa essere arrivato alla Coppa del Mondo senza essere visto da nessuno ed andarsene completamente indisturbato.”
“trovo molto più probabile che sia stato il padre di Duncan Gardern.” si intromise Cloe, senza dare molto peso alle sue parole, guardando fuori dal finestrino.
I due Corvonero si voltarono a fissarla, stupiti: certo, probabilmente l'avevano pensato entrambi, ma nessuno dei due aveva osato esprimere un tale sospetto. In fin dei conti, si trattava sempre di un'accusa molto pesante, e tutti sapevano bene che James, il fratello di Cloe, aveva passato alcuni giorni in compagnia dei Gardner dopo l'accaduto.
I tre rimasero in silenzio per un pò, evitando accuratamente quell'argomento che sicuramente tormentava tutti e tre: quando ripresero a parlare, fu solo per decidere dove andare a cambiarsi prima dell'arrivo a Hogwarts.

La notizia del Torneo Tremaghi ed il successivo arrivo delle Accademie di Beauxbatons e Durmstrang aveva letteralmente lasciato a bocca aperta tutti gli studenti di Hogwarts: i ragazzi a causa della presenza di un paio di mezze Veela fra le ragazze di Beauxbatons, e le ragazze per la presenza del campione di Quidditch Viktor Krum tra gli studenti dell'accademia di Durmstrang.
“ma è proprio il cercatore bulgaro?” domandò incredulo Victor, quando riuscì ad incrociare Cloe appena fuori dalla Sala Grande, prima che entrambe le case venissero costrette ad andare nei loro dormitori.
La biondina del Grifondoro annuì a dir poco entusiasta, mentre veniva presa sottobraccio da Ginny Weasley che la trascinava su per la scalinata principale.
James Tompsett superò i ragazzi, dirigendosi da tutt'altra parte rispetto ai sotterranei, dove si trovava la Sala Comune del Serpeverde: decise che avrebbe gironzolato per un pò nei corridoi del castello, prima che scattasse l'ora del coprifuoco.
Il Torneo Tremaghi: forse ne aveva sentito parlare da suo padre, che da giovane aveva preso parte a uno degli ultimi che si era svolto nelle tre scuole. Sapeva che era stato abolito in quanto troppo pericoloso, dal momento che spesso molti dei partecipanti al torneo perdevano la vita in una delle prove. Provò a riflettere sul perchè il Torneo fosse stato reintegrato: chissà, forse c'era un sovrannumero di nuove generazioni e quindi era meglio far fuori qualcuno. Ridacchiando tra sè per quell'idea tanto idiota, James svoltò nel corridoio alla sua destra, mani in tasca e sguardo basso, finchè non si accorse di un'altra presenza davanti a lui.
Restò diversi secondi a bocca aperta: una ragazza, con la divisa di Beauxbatons, lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle in eleganti boccoli dai riflessi argentei, occhi verde smeraldo, gambe lunghe... un fisico praticamente perfetto.
Il Serpeverde si vide costretto a scrollare il capo e sbattere ripetutamente le ciglia, credendo di essere caduto improvvisamente in un bellissimo sogno.
“salut.” esordì la giovane con un sorriso angelico.
James aggrottò la fronte: “cosa?” ribattè, non avendo capito cosa la ragazza avesse detto.
Lei diede in una risatina leggera, scuotendo i bei riccioli biondi e muovendo alcuni passi verso James: erano praticamente alti uguali, ma dai lineamenti del viso James intuì che la ragazza aveva almeno due o tre anni più di lui.
“sei uno studonte di Hogvàrts?” gli domandò con un fortissimo accento francese.
James continuò a fissarla, impalato e con espressione decisamente stordita.
“s.. sì.” balbettò deglutendo a fatica.
“potresti jentilmonte indicarmi dove si trova la Sala Gronde?” gli domandò con un largo sorriso, sbattendo le lunghe ciglia.
“ehm...” James cercò un appiglio alle sue spalle, pregando con tutto se stesso di riuscire a restare in piedi e mantenere un certo autocontrollo davanti alla ragazza:
“sì, certo... devi... devi andare...” continuò a balbettare confuso, guardandosi attorno.
Individuò finalmente il corridoio che portava alla scalinata principale: lo indicò con un gesto eloquente.
“di là, e... c'è il ritratto di una vecchia che gioca a scacchi, devi girare a destra...” le disse, rendendosi finalmente conto di avere assunto una sfumatura bordeaux da qualche minuto.
Lei gli sorrise oltrepassandolo ed ammiccandogli.
“merçi beaucoup.” commentò osservandolo dall'alto in basso, mentre si allontanava nella direzione indicata.
Quando ebbe dato ormai le spalle a James, il ragazzo la sentì commentare: “scerto che fanno proprio dei bei garçon ici in Gran Bretagne.”
Il Serpeverde arrossì ancora di più, se possibile, accelerando improvvisamente il passo e decidendo di tornare all'istante nella sua Sala Comune.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Stai flirtando con lui o con me? ***


Erano passati ormai mesi dall'inizio dell'anno, da quando a Hogwarts erano arrivate le accademie di Beauxbatons e Durmstrang, e l'intero castello era in subbuglio per il fatto che anche Harry Potter stesse partecipando al torneo, nonostante Hogwarts aveva già Cedric Diggory come campione e Potter era ancora minorenne.

Le uscite a Hogsmeade solitamente erano un'occasione imperdibile per tutti gli studenti... tutti, a meno che non si avessero impegni migliori. In un'aula vuota nel dipartimento di Trasfigurazione, due giovani studenti sedevano sui banchi da qualche minuto.

Emilie Delacour, cugina della campionessa di Beauxbatons, ridacchiava giocherellando con la cravatta del Serpeverde:

“Mi avevano detto che voi inglesi non eravate tonto focosi... mais non ponsavo anche i jovani Serpevorde.” commentò, mentre si chinava su James dandogli un languido bacio sul collo.

Il ragazzo era in evidente difficoltà: stava praticamente sudando freddo, cercando di controllarsi mentre la giovane Veela lo faceva letteralmente impazzire.

Mugugnò qualcosa, che assomigliava molto ad un “Emilie ti prego, non adesso.”

“Shh.” Emilie gli posò delicatamente un dito sulle labbra. Lo baciò con dolcezza, e a quel punto James cadde in uno stato di beato oblio, ricambiando il bacio di Emilie con la stessa dolcezza.

Si stese sui banchi allineati, a pancia in su, mentre Emilie si stendeva dolcemente sul suo corpo. Affondò una mano nei suoi lunghi capelli dai riflessi argentei, mentre lei faceva a sua volta scivolare una mano sul petto di James, sbottonandogli lentamente la camicia.

Lui percorse con dolcezza tutta la schiena di Emilie, continuando a baciarla con passione crescente: arrivò fino alla gonna della divisa della francese e, anche se con estremo imbarazzo, gliela sollevò leggermente, facendo scivolare la mano sotto di essa.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, il cuore di entrambi che batteva all'impazzata in vista del nuovo vortice di emozioni che avrebbe potuto avvolgerli da un momento all'altro.

Lei gli sorrise, accarezzandogli il volto, quasi invitandolo a proseguire: James la baciò, mentre la sua mano...

“Però!” esclamò una voce divertita nella stanza: “I Serpeverde diventano sempre più precoci ogni anno che passa.”

“PIX!!” urlò James terrorizzato, scattando a sedere così all'improvviso che per poco Emilie non volò giù dai banchi.

Il Serpeverde vide la Veela portarsi una mano sulla bocca, a sua volta spaventata probabilmente solo all'idea di quello che il Poltergeist avrebbe potuto raccontare in giro per la scuola.

Lo spirito diede in una forte risata, quasi assordante in quello spazio chiuso:

“Eh, Tompsy Tompsettino, dovresti trovare dei luoghi meno frequentati per fare certe cosucce con le ragazze.” commentò divertito.

James arrossì violentemente, abbassando lo sguardo e cercando con la coda dell'occhio un sostegno da parte di Emilie.

Lei, presa dal panico, sbattè gli occhioni verdi molte volte, quasi sul punto di scoppiare in lacrime:

“Oh ti prego, non dirlo a nessuno. Noi non stavamo fasciondo nionte!” esclamò supplichevole.

Che il suo fascino Veela potesse sortire qualche effetto persino su un Poltergeist?

James inclinò la testa di lato, incuriosito dalla reazione dello spiritello: sembrava quasi smarrito nel vedere Emilie così disperata.

“Beh, Pix di solito lo direbbe a chiunque... ma oggi mi sento meno cattivo del solito.” borbottò Pix, facendo quasi tirare un sospiro di sollievo al Serpeverde.

“Senti, farò qualsiasi cosa purché tu non vada a dire niente in giro.” commentò James, con lo stesso tono disperato di Emilie.

Pix lo guardò, con il viso ora illuminato da un sorrisetto malvagio:

“Proprio qualsiasi qualsiasi?” domandò con tono demoniaco.

James dovette riflettere bene su cosa stava facendo:

“Diciamo nei limiti del possibile, Pix.” commentò.

Lo spiritello rimase chiaramente deluso, con una smorfia dipinta sul volto.

“Ringrazia la tua amichetta che io non voglia fare il cattivo oggi.” sussurrò rabbioso, per poi andarsene dalla classe attraverso la porta chiusa.

James stava chiaramente avvampando, quando incrociò lo sguardo di Emilie.

“Forse è meglio che io torni nel mio dormitorio.” le disse con espressione afflitta: era chiaro che uno dei più bei momenti che avrebbero mai potuto trascorrere tra le mura di Hogwarts era appena stato interrotto da uno stupido spiritello impiccione.

Lei annuì, senza guardarlo in viso, probabilmente a sua volta in evidente imbarazzo.

“Oui, meglio che torni alla mia carrozza.” convenne annuendo gravemente.

Uscirono così dalla classe: James si richiuse la porta alle spalle, seguendo la ragazza a capo chino. Non si era accorto di avere la camicia sbottonata, la cravatta allentata e mezza penzolante, i capelli completamente scompigliati e numerosi segni di rossetto sul collo: nella penombra della stanza, nemmeno Emilie si era accorta di avere i capelli in evidente disordine ed un enorme succhiotto alla base del collo.

Stavano per dirsi qualcosa, quando dei passi decisi sopraggiunsero alle loro spalle ed una voce bassa e minacciosa fece rabbrividire James ancor più dell'apparizione di Pix nell'aula.

“Tompsett...” il tono mellifluo del professor Piton non prometteva nulla di buono.

Squadrò il ragazzo ed Emilie da capo a piedi, soffermandosi sui capelli di lei e gli evidenti segni di rossetto sul collo del Serpeverde.

“Noto con mio disappunto che le uscite ad Hogsmeade sembrano non essere più così tanto apprezzate negli ultimi tempi. Non trovate?” domandò con il suo solito tono lento e la voce bassa.

James si sentiva ogni secondo che passava sempre più a disagio, e cercò invano di darsi una sistemata alla camicia e alla cravatta: inavvertitamente, incrociò lo sguardo di Piton, il quale parve fulminarlo con lo sguardo.

Non disse nulla per qualche secondo, così i due ragazzi fecero per voltarsi ed allontanarsi:

“Tompsett... venti punti in meno per Serpeverde.” decretò con tono glaciale.

James deglutì, intuendo di averla scampata bella:

“Sì signore.” disse allontanandosi un attimo dopo, senza provare ad opporre la minima obiezione.

Incrociò lo sguardo di Emilie, ed alla fine del corridoio i due presero direzioni diverse.

 

***

 

“Mais... Emilie!”

Martin Chevalier, il miglior amico della giovane Veela francese, sedeva con lei davanti al lago di Hogwarts.

La ragazza gli aveva appena raccontato quanto accaduto solo poche ore prima, e lui non sapeva se esserne sconvolto o raccogliere il maggior numero di informazioni per poter fare prossimamente del gossip insieme a Lediane, l'altra loro più cara amica.

Lei si coprì il viso con le mani, incredibilmente imbarazzata.

“E ponso che il suo professeur abbia capito tutto quonto!” esclamò sconvolta.

Lui sospirò scrollando leggermente il capo, posandole poi una mano sulla spalla.

“Cherie, non ti preoccupare. Probabilmonte non dirà nionte a Madame Maxime, altrimonti ti avrebbe portato immediatement nell'uffiscio di Silonte, non credi?” le fece notare.

Lei provò a sorridergli, ma non era affatto convinta delle parole dell'amico.

“Sono stata una stupida, Martin.” concluse Emilie con aria afflitta: “James mi piasce sul serio, mais forse non avrei dovuto... sì, insomma, l'ho un po' spinto ad arrivore a tonto. Povero petit, si vedeva lontano un chilometrò che era in imbarasso, eppure non ho smesso di...”

“Oui, sci arrivo da solo.” concluse Martin con una leggera risatina imbarazzata: “Mais in fin dei conti, vous non avete... insomma, fatto rien, vrais?” le chiese con sguardo quasi preoccupato.

Non aveva mai sentito la sua amica parlare in quel modo di un ragazzo: era chiaro che fosse davvero innamorata, e l'idea di una Emilie Delacour innamorata... era capace di fare qualsiasi cosa con un ragazzo.

Lei assunse una sfumatura di bordeaux forse mai raggiunta prima da un essere umano:

“No no!” esclamò spalancando gli occhioni verdi con espressione allarmata: “Mais sei matto, Martin? Non avremmo mai potuto là dentro!”

Ma al ragazzo bastò un'occhiata di sfuggita per capire che se non fosse stato per l'arrivo del Poltergeist, il racconto dell'amica a quel punto sarebbe stato ben diverso.

Le sorrise con dolcezza:

“Vien ici.” le disse allungandole una mano sulle spalle.

La strinse forte a sé, dandole un delicato bacio sulla fronte:

“Spero per toi che avrete modo di... beh oui, trovare un posto più adatto e un altro momanto.” ridacchiò dolcemente.

Lei gli sorrise di rimando, scompigliandogli poi i capelli: fu solo allora che i due si accorsero di non essere soli.

James Tompsett era sopraggiunto solo qualche istante prima, e non si era perso le loro carinerie reciproche. Emilie lo guardò spalancando gli occhi, intuendo dallo sguardo innervosito del ragazzo che lui aveva frainteso tutto.

“James, aspetta!” fece per esclamare, quando il Serpeverde le voltò le spalle, ripercorrendo il parco del castello a grandi passi.

Sentì Emilie alle sue spalle rincorrerlo e lui affrettò il passo mettendosi a correre a sua volta: probabilmente non era mai stato così veloce prima d'ora.

Arrivò fino al sotterraneo del Serpeverde, quando lei riuscì a raggiungerlo e strattonarlo per la manica del mantello.

“Che cosa vuoi?!” le urlò dietro lui con rabbia, nonostante il fiato per la lunga corsa appena fatta: “Per poco noi due non ci ritroviamo a fare... tu-sai-cosa e poi ti vedo fra le braccia di un altro?!”

“Ragazzo, che maniere!” protestò il quadro di un vecchio mago seduto dietro ad una scrivania.

Emilie cercò di trattenerlo:

“James non capisci, Martin è soulement un amico.” gli disse con sguardo supplichevole.

“Amico? Amico?!” ripetè James, incredulo che Emilie potesse avere tanto fegato nel mentire: “Io non do baci sulla fronte alle mie amiche!” protestò con forza.

“James, lui non prova nessun interesse per moi!” gli rispose Emilie, alzando a sua volta il tono di voce.

“Ah certo, sei una Veela e a lui non gliene frega niente di te! Mi credi così cretino?!”

“James, a Martin io non interesso... semmai è mio fratello quello che gli interessa.” si ritrovò a dire Emilie, per poi portarsi una mano sulla bocca.

Certo, chiunque avrebbe sospettato questa cosa di Martin alla prima occhiata, ma dirlo così apertamente forse non era stato molto carino da parte di Emilie.

James stava per ribattere nuovamente con forza, quando rimase allibito alle parole di Emilie.

“Oh.” fece infine, abbassando la voce e cogliendo il punto della situazione: “Quindi voi siete solo...?”

“Amis.” concluse Emilie per lui annuendo lentamente.

Tra i due calò un silenzio carico di imbarazzo, e fu solo dopo qualche minuto che la ragazza si decise ad interromperlo:

“Vuoi venire al ballo del Ceppo con moi?”

James la guardò, sgranando gli occhi incredulo, sentendosi avvampare all'istante:

“Al... al ballo?” ripetè balbettando.

Lei annuì con un sorriso carico di emozione.

Lui diede in un sorriso ebete: “Oui... cioè, sì!” rispose infine con entusiasmo.

Si guardarono sorridendo, poi si avvicinarono l'uno all'altra scambiandosi numerosi baci appassionati.

Emilie lo guardò negli occhi con dolcezza:

“Alors... vado a dire a Martin che ho un chevalier pour il ballo.” gli disse in un sussurro emozionato.

James ridacchiò in maniera alquanto rimbambita:

“Sì... vai. Magari io lo racconto a Duncan.” commentò, forse più rivolto a se stesso che alla giovane francese, la quale dopo l'ennesimo luminoso sorriso si allontanò con passo elegante.

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