November rain

di Lemma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***



Capitolo 1
*** Uno ***



Ormai ero rimasta sola, la mia famiglia era caduta a pezzi e mia nonna, l’unica persona su cui potevo veramente contare ci aveva lasciati da poco.
Erano già tre giorni che vivevo a Los Angeles, in quella casa che lei aveva comprato per le vacanze, ma che adesso era una delle poche cose in mio possesso; i soldi c’erano, ma molti erano andati nel cercare di curarla, evidentemente qualcuno lassù non voleva che le cose si sistemassero.
Ero cresciuta in Svizzera francese, dove la mia vita si divideva fra musica e pattinaggio, ma non durò a lungo, con i litigi, le morti ecc… tutto cadde a pezzi e ora l’unica persona che mi era vicina non c’era più.
Quel giorno mi ero assopita sul divano della villetta quando qualcuno bussò alla porta, era una ragazza non molto più grande di me, ci misi un attimo, ma quando vidi suo marito, la riconobbi, lui era mio fratello.
Avevamo smesso di parlarci dopo il suo fidanzamento e ora lui era li, lei non era fatta per lui, l’avrei ripetuto mille volte, e ora era lì a farmi storie perché voleva quella casa, sosteneva che appartenesse a mio fratello e che dovevo levarmi di torno.
Lui ebbe il buon senso di non parlare, anzi mi guardò come per scusarsi, ma non riuscii ad aprir bocca se non per mandarla a quel paese; chiusi la porta, presi il mio giubbotto e uscii dal retro per fuggire, fuggire da cosa però? Semplice, dalla realtà della mia vita.
Cercai di svagarmi sul ghiaccio, ma niente; presi la mia borsa con i pattini e inizia a vagare, senza meta nella fredda aria di novembre, mi sentivo vuota, senza senso e non trovavo un motivo per andare avanti.
La pioggia cominciò a scendere fredda, mi guardai intorno, ero in un quartiere di quelli al quale ci si raccomanda di stare alla larga, normalmente avrei cambiato strada, ma non in quel momento. Tutto sembrava deserto, forse per la pioggia, ma alla fine trovai un ragazzo seduto su dei gradini e intento a rollarsi una canna.
La vocina dentro di me che mi diceva di starne alla larga ormai non aveva più senso, mi sedetti vicino a lui. Lo inquadrai subito, rocker, probabilmente musicista, capelli scuri e occhi che rispecchiavano un qualcosa di buono in lui; lui alzò gli occhi, mi guardò quasi stralunato, in effetti non ero il genere di ragazza che gira in quei posti, ma poi parlò “ne vuoi una?” disse indicando la canna, rimasi in silenzio e lui continuò “prima volta?”, questa volta gli risposi “Ehm si, cioè io non mi faccio, ma ecco, be, grazie lo stesso”, mi fissò negli occhi tirando la prima boccata “secondo me un tiro ti farebbe bene” me la porse ed io lo imitai ancora incredula di quello che stavo facendo, lui mi porse la mano mentre fumavo e disse “comunque io sono Izzy, brutta giornata eh?”, Izzy, ecco il nome dello sconosciuto, “Già, io sono Michelle, ma chiamami Michy”.
Parlammo incuranti della pioggia per diverso tempo finchè non mi propose di andare a far serata in un locale li vicino per dimenticare lo schifo che ero finita per raccontargli; “Sai Izzy, in genere direi di no, ma ci vediamo lì alle nove, ok?”, mi sorrise, poi mi alzai e tornai a casa pensando che quello strano chitarrista che conoscevo da due ore si e no, era l’unico con cui mi fossi confidata dalla morte di mia nonna.
Arrivata dovetti cedere e ospitare mio fratello e sua moglie, ma mi limitai a dirgli un semplice “ok”, non volevo troppe storie, così mi cambiai e andai al locale dove avevo appuntamento.
Izzy era simpatico, e mi aveva raccontato tutto sulla band in cui suonava, avevano un nome tipo “Guns N’ Roses”. Il tempo volò e forse bevvi un po’ troppo, fatto sta che alla fine dormii sul divano di quello strano, ma cordiale ragazzo.
Mi scoppiava la testa e non capivo bene dove ero, so solo che quando mi svegliai uno strano ragazzo biondo, sicuramente punk, mi fissava seduto su una poltrona; mi stropicciai gli occhi e non era più davanti a me, ma comparve Izzy con una bella tazza di caffè, me la porse e lo ringraziai di cuore; mi misi seduta anche se ero un poì indolenzita “Allora, dormito bene?”, neanche mi ricordavo come ero arrivata lì, figuriamoci se non dormivo, “come un sasso e sicuramente meglio che in quella casa, grazie!”, sorrise così cercai di chiedergli del biondo “Ah si, lui era uno della band, doveva venire a prendere ehm delle cose”, droga, sicuro pensai, ma non gli diedi troppa importanza mentre ne diedi alle parole che seguirono “Senti, stasera noi suoniamo, che ne dici di venire nel backstage con me? Così ti presento anche il biondo” fece l’occhiolino, non vedevo perché no, lo ringrazia ancora prendendo il pass, gli chiesi se potevo offrirgli qualcosa a pranzo per sdebitarmi, ma mi disse che aveva le prove, così mi diede appuntamento a quella sera.
 

 

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Capitolo 2
*** Due ***


Non ero mai stata ad una festa del genere, loro erano dei veri casinisti e presto si creò un casino assurdo on quell’appartamento in cui mi ero svegliata quella mattina. Mi scoppiava la testa così uscii sul balcone per fumarmi una sigaretta in pace, ma il mio accendino non era d’accordo, fu all’improvviso che una fiammella si accese, alzai gli occhi e fui incatenata dallo sguardo felino del bassista, non feci in tempo a parlare che Duff esordì con un “scusa”, lo guardai interrogatica e lui continuò “scusa se stamattina ti stavo osservando, ti sarò sembrato un po’ scortese”, che strano ragazzo, “in realtà lo sei sembrato di più evitandomi questa sera”, io cercavo di rimanere impassibile, ma quel ragazzo era così bello e continuava a fissarmi senza parlare, così provai a interrompere quel silenzio imbarazzante “grazie per l’accendino”, lui sembrava stesse pensando a qualcosa, poi mi chiese “stai con Izzy?”, rimasi spiazzata, ma mi affrettai a rispondere che era solo un amico; lui aveva un sorriso sghembo mozzafiato e continuò “Be, che ne dici di un caffè domani? Almeno mi faccio perdonare per essere così sgarbato”, sottolineò la parola sgarbato con un sorrisetto malizioso, mi prese alla vita e mi baciò, fu un semplice bacio a stampo poi scomparve con un “A domani, alle quattro, alla caffetteria di Bill”, io ancora in trance feci sì con la testa, rientrai e cercai di uscire quando mi si parò davanti Axl, ubriaco e con aria cattiva mi disse “sta lontana dal biondo, se rovini la band sei morta” e mi passò un dito sulla gola per dare più enfasi alla frase quando Slash barcollando lo prese per il collo, mi guardò e biascicò un “Hey Honey!”, Axl iniziò poi una sclerata per qualche motivo, io salutai Izzy e andai a casa.
Mentre tornavo però una figura alta e magra mi si parò davanti dondolante, era lui, Duff e sembrava davvero conciato male, mi si accasciò addosso e siccome eravamo più vicini a casa mia che di Izzy decisi di trascinarlo lì e di farlo dormire sul divano non potevo lasciarlo per strada in quelle condizioni. Arrivati scoprii che quelle sanguisughe se ne erano andate da casa mia, anche se dal biglietto che avevano lasciato sapevo che erano ancora a LA.
Scaricai Duff sul divano, ma in quel momento riprese coscienza e mi scaraventò a terra con lui, forse sul divano sarebbe caduto troppe volte, così mi rassegnai e lo aiutai ad arrivare al mio letto, ero esausta e quando lo lasciai mi sdraiai accanto a lui addormentandomi nel suo abbraccio.
 
Avevo sognato tutto, ero ancora a Vevey con mia nonna e tutto andava bene, ma no, no era questo il sogno ed ero veramente a Los Angeles; mi svegliai di colpo, Duff era ancora tra le braccia di Morfeo, alcool e droga erano una brutta bestia, la sera prima quel povero ragazzo sembrava completamente assente.
Andai in cucina a preparare del caffè, stavo sclerando con la caffettiera e mangiando una ciambella, quando qualcosa mi fece prendere un colpo, o’ meglio, qualcuno! Il biondino silenziosamente era arrivato alle mie spasse e mi aveva sussurrato all’orecchio “buongiorno”.
“Cazzo Duff, vuoi uccidermi o’ cosa?!” lui era piegato in due dalle risate e non smetteva, aggiungeva solo qualche “scusa”, ma ero così ridicola? Be avevo in faccia lo zucchero della ciambella che stavo mangiando, o’ meglio sul naso, ma non ci stavo pensando, anzi stavo sclerando, penso che lui lo capì perché smise di ridere e si avvicinò sempre di più “scusa Michy, ma sei così buffa con lo zucchero in faccia” mise un dito sul mio naso per poi leccarselo, “No, ma fai pure Duff, vuoi direttamente leccarmi il naso magari?!” io ero mezza sclerata ancora, ma lui sorrideva come un ebete avvicinandosi pericolosamente, il suo sguardò incatenò il mio e continuando a ridere mi baciò il naso per poi arrivare alle labbra. Si staccò poco dopo lasciandomi in uno stato di trance, perse la mia ciambella e mangiucchiando disse “Ah a proposito, scusa per il bacio di ieri, ero ubriaco”, ritornai sulla terra spaesata, ma riuscii a dirgli “E questo?!”, lui si mise la mano fra i capelli ossigenati, rise e disse “nha, questo era voluto! Grazie per l’ospitalità”, dicendo questo e strizzando l’occhio uscì di casa scomparendo.
Ma guarda te! Quel ragazzo era davvero strano con la S maiuscola e anche i suoi amici, da quanto avevo visto, lo erano, forse avrei dovuto lasciarli perdere e continuare la mia vita, noiosa vita e poi il sorriso mi era tornato grazie a loro, cosa dovevo fare?!
Quella vicenda mi lasciò scombussolate, finchè non decisi di andare dove Duff mi aveva dato appuntamento la sera prima.
 Guardai l’orologio del locale, pensai che fosse in ritardo, ma il tempo passò e di lui nessuna traccia. 

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Capitolo 3
*** Tre ***


Piccolo avviso: questo capitolo è dal punto di vista di Duff, capiterà anche nel prossimo l'alternarsi dei due protagonisti che narrano la storia. Buona lettura ;)

“Duff! Duff! Cazzo McKagan, ti vuoi muovere?!?!” senza dubbio era Slash con le sue solite maniere molto delicate, “Arrivo Hudson. Che buoi?” risposi seccato, aprii la porta e quasi non mi beccai un pugno in faccia dall’irruenza con cui stava bussando il mio amico; entrò e si buttò sul divano rubando i popcorn a Steven, che ci rimase male, e cominciò a mangiare “Hey! I miei popcorn!!” le proteste di Steven continuarono, “Cazzo Slash, che volevi con tutta quella fretta?” gli chiesi mentre lui e Steve erano ormai passati a rollarsi una canna, “Ah si, bravo McKagan che me lo hai ricordato! Muovetevi a prepararvi, Axl è convinto che dobbiamo provare oggi” “Cosa?! Ma è mai possibile che quella prima donna sclerata debba sempre fare ciò che gli pare e piace?!”
Steven rideva come un bambino, era anche riuscito a riempire l’amico riccio con i suoi adorati popcorn, Slash poi mi intimò di muovermi dicendo che aveva lasciato Clyde con Axl e Izzy e senza lasciarmi il tempo di protestare mi trascino in quel cavolo di garage.
Il tempo passò inutilmente, io con la testa da un’altra parte non combinavo un cavolo, non capivo come, ma quella ragazza dall’accento straniero non mi usciva dalla testa; dopo una sclerata di Axl perché si era ritrovato con uno smile disegnato su una spalla con un pennarello indelebile, che Izzy aveva dato a Steven per farsi due risate; finalmente le prove finirono.
Svelto uscii di lì, ma Izzy non voleva lasciarmi andare “Dai Mckagan, vieni a far serata con noi!”, ormai era tardi, ma se mi muovevo probabilmente l’avrei trovata ancora lì, “Lasciami in pace Stradlin, ti ho già detto che ho altro da fare!” ed eccolo che mi guardava come quando voleva scoprire qualcosa “che caratterino, amico! Vabbè vai dalla tua donna, ma sappi che quella è troppo su per te, appartenete a due mondi diversi”, mi aveva fatto proprio sclerare, ma siccome non ero come Axl lo lasciai lì e andai via.
Quando arrivai da Bill, lei però non era più lì; guardai l’orologio, due ore di ritardo, perfetto quei cazzoni mi avevano fatto fare troppo tardi, o’ forse non era nemmeno venuta, forse aveva ragione Izzy, in fondo avevo visto la sua casa, niente a che vedere con quel buco che condividevo con i ragazzi.
Tornai a casa, l’aria di novembre era fredda, ma non ci badai e andai per la mia strada. La mattina seguente iniziò con le mie povere scarpe vittime del pennarello di Steve, cercò di nasconderle, ma mi bastò un’occhiata per capirlo, ed Izzy rideva beato con la sua sigaretta in bocca; i miei amici erano come i miei fratello, ma ogni tanto mi mandavano al manicomio!
Passò qualche giorno, ma alla fine decisi che Izzy non poteva avere sempre ragione, così andai verso casa di Michelle, bussai e mi si parò davanti un ragazzo, capelli scuri e aria incazzata, mi squadrò, evidentemente il mio look punk non gli andava troppo a genio, poi mi chiuse la porta in faccia dicendo “hai sbagliato casa, vattene!”
Ma chi era quello? Che fine aveva fatto Michelle? O’ forse quello era il suo ragazzo? Anche lui aveva un accento particolare, forse aveva ragione quel coglione di Stradlin.
Pensando ciò mi allontanai senza riuscire a smettere di pensare a lei “cazzo Duff! Torna in te! Fai l’uomo!” quella voce dentro di me sapeva che di solito non ero così, fuggii dai miei pensieri sotto a un cielo grigio che minacciava temporale e andare da Bill a prendermi una ciambella.
Mentre mangiavo quella delizia, fuori dalla caffetteria, la vidi, sembrava diversa, mentre quando l’avevo vista le prime volte il suo look conservava qualcosa che le dava l’aria da brava ragazza che non filerebbe mai un rocker, questa volta quel qualcosa non c’era.
Uscii di corsa, ma feci in tempo a vedere solo il fruscio dei suoi capelli scompigliati mentre saliva su un autobus.

Grazie a giadix e rocketqueen91 che hanno messo la storia tra le seguite e ovviamente a chi la legge :D vi avviso già che è corta, ma ha già un continuo

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Capitolo 4
*** Quattro ***


Avviso: dove ci sono due righe di spazio cambia il personaggio che narra, in questo caso è Duff-Michelle-Duff. Buona lettura ;)

 Nel frattempo, mentre fissavo l’angolo nel quale era scomparso quell’autobus, iniziò anche a piovere, “fantastico” pensai ironicamente, ma rimasi ancora lì finché la voce di una ragazza mi risvegliò “Ehy biondino, che ci fai sotto la pioggia? Ti serve aiuto?”, continuai a fissare il vuoto, ma le risposi “No, ehm si, insomma bo, sai dove va il 18b?”, se ne andò indicandomi una tabella alla fermata, che stupido! Non ci avevo pensato! Feci scorrere il dito sulla lista fino al 18b, era diretto all LA Forum e a quel punto non ci misi troppo ad avere una risposta, infatti la città era piena di volantini, quella sera c’era i concerto dei Van Halen; sapevo che non l’avrei trovata mai in quel casino, ma salii comunque sul pullman successivo, infondo un bel concerto non mi avrebbe fatto male, sempre se fossi riuscito ad entrare.
 

Nonostante avessi preso l’abitudine di andare sempre a quella caffetteria non avevo più visto Duff, erano ormai passate due settimane, quando mio fratello bussò alla porta nuovamente ed io presi il mio biglietto per il concerto dei Van Halen di quella sera e me ne andai. Non mi fermai alla caffetteria, tanto ormai avevo perso le speranze, anche se ogni volta che uscivo di casa speravo di ritrovarmi quello spilungone davanti, ma ero proprio ridicola, insomma non lo conoscevo neanche, sapevo ben poco di lui e non me lo toglievo dalla testa, ma quella sera avevo il giusto svago, le magiche dita di Eddie mi avrebbero fatto dimenticare tutto semplicemente pizzicando quelle sei corde.

 
“Cazzo Adler, ma sei deficiente del tutto o’ cosa? I bambini non nascono sotto i cavoli!” la voce di Rose impegnato in una delle sue sclerate mi fece tornare con i piedi per terra “e neanche li porta la cicogna” c’era anche Slash, quelle erano la sua voce e la sua risata, ma come avevi fatto a dimenticarmi? Era ovvio che la “serata” quella sera sarebbe stato il concerto dei Van Halen, erano veramente una grandissima band, e io mi ero dimenticato che suonavano quel giorno! Andai verso di loro e fu Steven il primo a vedermi, in quanto Axl era impegnato a sclerare, Slash a ridere e Izzy a fare il bel tenebroso con la sua sigarettina in bocca e gli occhi fissi nel vuoto o’ da un’altra parte, ma tanto le ragazze carine gliele fragavano poi Axl e Slash da sotto il naso, ma tornando alla nostra storia, “be ecco, io, i miei genitori non me la raccontavano giusta!” aveva messo su il suo broncio da bambinone “ma uff, ehy guardate, c’è Duff! Allora si è ricordato! Izzy mi devi una birra!”, evidentemente avevano scommesso su di me ed ora Adler si gongolava per la vittoria, forse la sua unica vittoria, non c’era che dire, era davvero un bambino troppo cresciuto, ma nonostante combinasse un mucchio di guai facendo esasperare quella prima donna isterica del nostro cantante, riusciva sempre a riportare il sorriso, anche se le corde del mio povero basso la settimana prima erano decisamente NON d’accordo con questo, stavano meglio come corde che come braccialetti di un batterista cittadino onorario dell’isola che non c’è! Ma non ci si poteva arrabbiare troppo con lui.

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Capitolo 5
*** Cinque ***


 “hallelujah! Pensavamo non saresti più venuto” Axl aveva dato un attimo di tregua all’altro biondo, “be avevo da fare” “si? E cosa? Sentiamo” ed ecco avvicinarsi un interrogatorio alla Rose, ma non gli diedi retta, guardandomi intorno e costatando che c’era davvero tantissima gente; per un attimo l’entusiasmo provocato da quelle voci famigliari svanì, ma non feci in tempo a pensare che il bel tenebroso finalmente decise di cagarci, mentre gli altri discutevano di strane cose, sentii Slash accennare a dei dinosauri, ma Izzy si aavicino a me “Ehy McKagan, sei ancora dietro a cercare la tua biondina?”, io lo guardai sinceramente stupito “e tu come fai a sapere che è qui?” ecco le parole che mi tradirono, “oh forse perché è passata in mezzo alla folla poco fa, aveva un pass al collo” e mi indicò un gruppo davanti ad un’entrata dell LA Forum, senza neanche accorgermene stavo già correndo lasciandomi alle spalle Izzy con un’espressione rassegnata; corsi cercando di pensare a cosa dirle, cosa fare e a come avrebbe reagito, quando andai a sbattere contro un muro, o’ almeno era quella l’impressione, infatti era un uomo, un gigantesco buttafuori, era addirittura più alto di me, poi non so come, forse gli risposi in modo arrogante quando mi chiese il pass, ma so solo che andò a finire in una scazzottata dove io ebbi la peggio.
Persi addirittura i sensi e spaesato poi mi ritrovai davanti la faccia di Stradlin, “ottimo” pensai “ci mancava anche la predica di sto saputello!”, ma non fu così, mi tese una mano per farmi alzare e ridendo di gusto disse “sei cambiato McKagan”. Ecco ancora peggio, mi ero umiliato davanti ai ragazzi, che certe scene non le dimenticavano facilmente, ma anche sta volta mi sbagliavo, erano intenti a farsi i fatti loro, tranne Slash che mi guardava allucinato “sono stati gli omini blu, vero? Ce l’hanno con i chitarristi, ma non credevo anche con i bassisti, ci vogliono uccidere per conquistare il mondo!” e iniziò a guardarsi in giro provocandomi una risata spontanea.
Il concerto inizò, fu un gran concerto, fantastico, anche se io, con un occhio nero e appoggiato al mio amico Izzy, cercavo in mezzo alla folla una figura ben precisa, ed eccola finalmente, qualche fila più avanti lei era lì.
 

Anche i Guns erano lì quasi al completo, li avevo visti tutti tranne Duff che da quanto mi aveva detto Izzy gli aveva dato buca per una cosa che aveva definito più importante, ma nemmeno lui lo sapeva, chissà probabilmente era a letto con la solita ragazza di passaggio. “Ciao, io sono Lisa e tu?”, la voce cordiale di una ragazza mi allontanò da quei pensieri che mi stavano rattristando “io sono Michelle” e da lì iniziammo a parlare, in poco tempo scoprii che era molto simpatica e anche lei stava a Los Angeles da poco; con lei entrai nel backstage, entrambe eravamo eccitatissime perché avremmo incontrato quello che era già una leggenda della chitarre, Eddie Van Halen!
Fu un’esperienza indimenticabile, Eddie ci regalò anche qualche plettro, so che un plettro non è chissà cosa, ma covolo, erano di Eddie Van Halen!



Questo era il penultimo capitolo, ma la storia non finisce qui, c'è un continuo ;) Grazie a tutti quelli che leggono ^.^

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Capitolo 6
*** Sei ***


 Come due bambine il giorno di Natale io e Lisa andammo in prima fila a saltare e cantare, a volte quasi con le lacrime agli occhi per le mille emozioni, ci tremavano ancora le mani dal backstage, era una delle serate più belle della mia vita, ma nonostante tutto sentivo che mancava qualcosa per renderla perfetta, ero sola! È vero c’era Lisa accanto a me e altre migliaia di persone, ma ero sola, pensandoci tutto si fermò all’improvviso, la gente intorno a me saltava seguendo le note della band sul palco ed io ero lì impalata, mi bruciavano gli occhi e la sensazione di cadere nel vuoto mi invase.
“Ehy” esclamai un po’ assente quando una mano mi si posò sulla spalla destra spingendomi, mi girai lentamente, guardai negli occhi il ragazzo a cui apparteneva quella mano, mi sorrise, io non dissi niente e di colpo lo abbracciai in lacrime, lui ricambiò l’abbraccio. Fra le sue braccia mi sembrò di passare un’eternità, infine mi allontanò asciugandomi le lacrime con le sue dita, ma poi me ne accorsi, era conciato male, aveva un occhio nero e gonfio “ma cosa hai fatto?!” mi sorrise ancora prima di rispondermi “niente, ho cercato di seguire una ragazza nel backstage senza pass” i nostri occhi erano incatenati, quel verde quasi felino era unico, “ma perché?” mi riavvicinò a lui, le nostre labbra quasi si sfioravano “perché quella ragazza si è impossessata dei miei sogni” i millimetri che ci separavano ormai erano pochi, sentivo il cuore battere forte quando “Ed ecco McKagan che parla da frocietto” conoscevamo entrambi quella voce, mi girai incazzata e tirai un pugno sul naso di Axl che subito si ammutolì vedendo il suo sangue, io mi rigirai verso un Duff a dir poco stupito, aveva anche la bocca aperte; feci finta di niente e dissi “allora, l’hai trovata alla fine questa ragazza?” il suo sorrisetto sghembo mozzafiato non tardò a comparire, mi prese fra le se braccia, ed eccolo finalmente, il nostro primo vero bacio.
Quando le nostre labbra si staccarono le note di Love walks in risuonavano per tutto l’LA Forum; ora non ero più sola e quella era diventata finalmente una serata perfetta che avrebbe fatto invidia ai sogni per quanto tutto era stupendo.
Dopo aver promesso alla mia nuova amica Lisa che l’avrei chiamata, io e Duff uscimmo dall’LA Forum mano nella mano incuranti delle fredde goccioline di pioggia, infondo se non fosse stato per quella fredda pioggia di novembre non avrei mai incontrato Duff, lasciandomi alle spalle quelle giornate depresse per cominciare a frequentare veramente quel gruppo di folli.
 

Niente dura per sempre, nemmeno la fredda pioggia di novembre.


 

Inizialemente questo era nato per essere il finale e in effetti è la fine di "november rain", ma siccome sono stata diciamo convinta a continuare esiste un seguito, non è lungo ed è in due parti, la prossima è "welcome to the jungle" e il tutto si concluderà definitivamente con "Lullaby of paradise city".  Grazie a tutti, spero vi sia piaciuto ^.^
 

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