Want Your Body. Need Your Body. Need Your Love

di Keepy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di un'idillio ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***



Capitolo 1
*** La fine di un'idillio ***


Erik e Delisha

Delisha stava correndo per il piccolo corridoio in pietra viva che portava ai sotterranei. Doveva fare in fretta, se qualcuno avesse visto la principessa nei bassifondi del castello, avrebbe informato il padre.
In più quella era l'ultima sera che aveva per godersi la compagnia di Lein. Poi lui sarebbe partito per la guerra, e chissà quando lei l'avrebbe rivisto.
Mentre correva, avrebbe voluto tanto strappare il suo meraviglioso vestito. Era azzurro e avorio, ricolmo di ghirigori e decorazioni varie che salivano fino al corpetto stretto che delineava la sua formosa figura. Ma le sottane che aveva indossato, lo rendevano ampio e vaporoso e riempivano il già piccolo corridoio, impedendole di essere veloce quanto avrebbe voluto.
Inoltre doveva fare molta attenzione a non sbagliare e prendere un'altra strada. Tra la mancanza di finestre e le rare torce accese, arrivare nella cella vuota, in un angolo sperduto dei sotterranei, era una vera impresa.
Più andava avanti, più il cuore le batteva. L'oscurità celava molti punti nei corridoi, ma ormai sapeva la strada a memoria. Sentiva l'umido delle pareti ricordarle la prima volta che ci era scesa con Lein, quando aveva ricevuto i suoi primi baci. Quella sera però, dovevano andare oltre. Assolutamente. Delisha non aveva idea se avrebbero avuto altre possibilità. In più lei lo amava così tanto.
Avrebbe sposato lui, se il suo migliore amico, Erik, non fosse stato di una dinastia più ricca. Se Erik non ci fosse stato, lei, la figlia del Re, sarebbe andata in sposa a Lein. Invece Erik c'era.
E non solo la sua esistenza aveva rovinato le possibilità di un matrimonio felice con il suo grande amore. Ma Erik era anche un maleducato, arrogante, maschilista, estremamente bello e fin troppo consapevole di esserlo. Delisha si costrinse a non pensarci. Stava per vedere Lein. Stava per perdersi tra le sue braccia e immergersi nella consapevolezza totale che lei era sua! A quest'ultimo pensiero, un gran bel sorriso luminoso le decorò le labbra. Camminava, la sua pelle mulatta prendeva uno strano ma magico bagliore alla fioca luce delle torce, mentre i suoi capelli, di un castano intenso e scuro, si confondevano tra un ricciolo e un altro nell'oscurità. Non poteva vederli, ma ne era sicura: con quelle luci, i suoi occhi solitamente nocciola, stavano risplendendo come l'oro più prezioso. Si sentiva bellissima. Prese un lungo respiro. Era arrivata. La porta che chiudeva i sotterranei, era socchiusa. Come sapeva di doverla trovare. L'aprì pian piano. Era tutto buio, e non si sentiva niente se non qualche scricchiolio dovuto ai piccoli roditori, abitanti di quelle stanze. Di solito Lein accendeva qualche torcia. Perché era tutto buio? Prima di immergersi completamente nell'oscurità, Delisha staccò una torcia dal muro accanto alla porta ed entrò. Iniziò a camminare verso la zona più sperduta di quel luogo. Era una piccola cella, mai utilizzata per condannare o rilegare qualcuno. Era la cella di Delisha e Lein. Dove si erano baciati per la prima volta, dove passavano le mattine d'estate e le notti d'inverno a baciarsi. Ma Delisha lo aveva fatto capire a Lein. Voleva di più, voleva lui in tutto e per tutto. Ma dov'era?
Delisha iniziò a chiamare debolmente il suo nome. « Lein? ».
La luce della torcia si andava via via spegnendo ma ancora un barlume di fuoco le impediva di sprofondare nel buio. Sentì qualcosa muoversi.
« Lein, sei tu? ». Nessuna risposta. « Lein! » chiamò in tono più deciso.
« Delisha...» disse una voce. In un primo momento, Delisha fu sollevata. La voce era maschile, rude e dura. Poi però...
« Lein non verrà » disse. Delisha riconobbe quella voce. « Erik ...» sussurrò, indecisa se mostrare tutto il suo disprezzo o tenerlo per sé. Sentì una mano sulla spalla nuda. Si voltò di scatto e quell'ultimo bagliore illuminò il viso etereo di Erik. I capelli erano lisci e biondi, retti quanto smossi dal volto con la mascella dura. Splendevano sotto ogni luce, e anche quella piccola fiaccola bastava per farlo sembrare un dio greco. Gli occhi erano sicuramente i più belli e impertinenti del reame, di uno smeraldo brillante e puro senza alcuna imperfezione. Le labbra erano sottili e troppo spesso, per i gusti di Delisha, curvate in un sorriso maligno. E anche se era bello come una divinità greca, anche se i suoi occhi ripagavano di ogni male al mondo, la crudeltà che mostrava nel sorriso bastava per far disinnamorare Delisha. Sapendo tra l'altro come combatteva...
Questo era il suo problema: un curriculum da guerriero del tutto invidiabile per chiunque. Aveva affrontato cento battaglie, se non di più. Aveva ucciso migliaia di soldati, sempre tra i migliori dei vari popoli, e ne era sempre uscito come l'eroe del nostro regno. Per questo tutti lo adoravano. Per questo il padre di Delisha, il Re August, desiderava averlo nella sua famiglia con tutte le sue forze e con ogni mezzo possibile, anche dando in sposa sua figlia.
Infatti loro si erano sposati. Quel giorno era il giorno del loro matrimonio. La cerimonia era già finita da un pezzo e i festeggiamenti continuavano dalle tre del pomeriggio, sebbene in quel momento già la luna delle nove serali stava decorando un cielo ancora poco stellato.
« Delisha, questo vestito ti dona immensamente » disse Erik con la voce soave e così densa da potersela spalmare addosso. Delisha accennò timidamente ad un grazie, che provocò un sorriso da parte di Erik. « Non devi vergognarti. Sono tuo marito, Delisha », ovviamente Erik disse il tutto con un moto di orgoglio interiore, che fece accapponare la pelle della principessa. Delisha abbassò lo sguardo e Erik le prese la torcia dalle mani, appendendola in un muro vicino. Quando si voltò, Delisha si trovò costretta ad ammirare il suo corpo. L'abito che Erik aveva indossato per il matrimonio, era probabilmente già riposto in una scatola che non sarebbe stata riaperta mai più. In quel momento indossava un paio di pantaloni verdi e larghi, macchiati in un punto di vino, il petto era lasciato nudo e tutto ciò che lo decorava, a parte gli addominali che erano il risultato di anni di allenamenti forzati e durissimi, era il suo anello matrimoniale legato in una catenella d'oro. Notò l'intensità con cui Delisha fissava quell'inutile, odioso cerchietto d'oro e se ne compiacque. Lo prese tra le dita e iniziò a giocherellarci, per poi avvicinarsi a poco a poco, a sua moglie. « Che dovevi fare qui con Lein? » chiese poi di punto in bianco. E questo stava a dimostrare quanto fosse stronzo. Lui sapeva quello che c'era tra Delisha e Lein, ma voleva sentirselo dire, voleva ricordarle che lei era una donna sposata e che non era sposata con Lein. Ma Delisha non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta. « Dovevo parlargli di te » sussurrò incerta. Erik corrugò per un attimo la fronte, un attimo impercettibile per quasi chiunque, quasi però. Delisha lo conosceva, dopotutto. Sapeva di averlo colto di sorpresa e questa cosa la rendeva leggermente meno a disagio. « Di me? » chiese, mentre metteva una mano su una spalla nuda di Delisha, ed iniziava a rotearla lentamente, massaggiando la pelle calda e dorata. Delisha si voltò verso quella mano, sentendo ritornare l'imbarazzo, ma un dito la prese per il mento, girandole il volto. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Erik, sapeva cosa sarebbe successo di lì a un secondo. Erik si chinò lentamente, senza distogliere lo sguardo da quello di Delisha. Poggiò le labbra sottili e delicate su quelle carnose e invitanti della principessa, lasciandola in dubbio.
Doveva ritirarsi?
Lui era suo marito.
Si, ma lei non lo amava.
Ma lui lo sapeva.
Erik fece scendere la mano che prima era sulla spalla, lungo la schiena di Delisha mentre l'altra mano ancora le accarezzava il mento. Allora Delisha trovò la forza di alzare le mani e poggiarle sul suo petto per distanziarlo. Se fosse stata una buona idea l'avrebbe deciso in seguito.
« Cosa Dovevi dire a Lein, Delisha? ». Dannazione, ora avrebbe dovuto inventarsi una scusa, e recitarla anche bene, benché quelle scuse fossero solo una formalità. Delisha guardò Erik, i suoi occhi erano così intensi. Per un secondo scordò di detestarlo, pensando a come il bacio di poco prima era stato delicato e dolce e intenso.
«Sono sicura che in battaglia ti scorderesti della tua nuova moglie, e quindi avevo intenzione di chiedere a Lein di mandare lettere per farmi sapere di te, era un'idea così malvagia?» disse Delisha. Con un'innocenza fasulla, che non sapeva di possedere e che fece sorridere Erik. Tutto il volto di quest'ultimo sorrideva, gli occhi brillavano, le guance erano di un tono più roseo e la bocca era chiusa e arcuata in un sorriso semplice che Delisha non era abituata a vedergli.
Erik e lei continuarono a guadarsi l'un l'altro, mentre Delisha prendeva coscienza di avere ancora le mani sul petto muscolo e liscio di Erik. Era sicuramente un uomo bellissimo, da tutti i punti di vista, chiunque l'avrebbe potuto desiderare, anche lei, in qualche modo.
Erik posò le sue mani sulla schiena di Delisha, stringendola a sé. «Un nobile gesto da parte tua, amor mio. Ma credimi...» a quel punto Delisha pensava che Erik avrebbe detto una delle sue frasi da Don Giovanni, tipo “non mi scorderei mai di te” oppure “lascia che sia io a incontrarti di notte in posti appartati”, invece disse «Non hai assoluto bisogno di Lein». Quelle parole furono per lei benzina sul fuoco. Fu come se risvegliarsi da un brutto, bruttissimo stato di trance, senza sapere quando vi fosse caduta. Lei era lì per un motivo, per Lein! Dov'era finito? E perché al suo posto c'era Erik?!
Anche il fantasma del sorriso innocente di poco prima, era sparito dal volto di Erik. Era ritornata quella maschera di compostezza e prova di forza che lo rendeva leggendario tra i guerrieri.
«Dov'è?» chiese Delisha.
«A pascolare il gregge».
«Erik, dov'è?».
«Spero a cercarsi una moglie tutta sua, perché io non sono tipo da condividere» disse Erik con uno sguardo che avrebbe gelato il sangue nelle vene se solo avesse voluto. Delisha strinse le mani sulle spalle di Erik, badando a non far scorrere le lacrime che volevano scendere. «Ti prego, sta bene?» disse. E forse una lacrima riuscì a scappare perché Erik le posò una mano sulla guancia, carezzandola lentamente, con una nascosta aria d'arresa. «Mi rendi così debole» disse Erik in un sussurro. Si chinò poggiando la fronte su quella di Delisha, e per un attimo sembrarono condividere il dolore. Delisha mise una mano sotto la guancia di Erik, e mentre diceva lui «L'hai ucciso?», il calore proveniente dal contatto con il viso di Erik, le provocò un brivido lungo la schiena.
«Non è morto» disse Erik semplicemente. Prese la mano di Delisha dal polso e l'abbasso fino ai fianchi dove iniziò a stringere la mano.
Delisha si rese conto che sembravano sul procinto di ballare, mano nella mano, e mano sulla spalla. L'altra mano di Erik, poggiava lungo il fianco di Delisha, ed in un modo o nell'altro, lei non capì come, Erik la teneva stretta a sé mentre le loro labbra si incontravano in un bacio lungo e intenso. Il mondo iniziò a girare, solo loro due rimasero fermi, immobili in quell'antro di paradiso che era il bacio. Le loro lingue si legarono per un istante di perdizione, che bastò a farli andare avanti per seguire il piacere.
Giusto il tempo di prendere fiato, Delisha si staccò e guardò inorridita il mondo che riprendeva a fermarsi. Come aveva potuto? Lei che amava Lein, lo aveva tradito con il suo migliore amico? Che il suo migliore amico fosse suo marito, era irrilevante. Il problema era un altro, era quell'attrazione che lei e Erik provavano l'una per l'altro. Non si poteva negare, non più. Cosa avrebbe detto Lein? Come si sarebbe comportata? Sarebbe più riuscita a guardarlo negli occhi senza provare vergogna per se stessa? E se in guerra, Erik si fosse vantato di sua moglie? Cosa avrebbe detto Lein? Ci avrebbe creduto? Avrebbe fatto a botte con il suo migliore amico, con la certezza più assoluta di perdere ma con un moto di orgoglio che lo avrebbe portato alla morte? O si sarebbe fidato di Delisha e avrebbe riso dei racconti di Erik, come fossero i buoni amici che tutti nel regno credevano?
Delisha fece qualche passo indietro. Guardando a terra. E quando Erik fece per avvicinarsi, lei scappò. Riprese a correre per gli stretti corridoi del castello, mentre si allontanava dal ricordo del suo tradimento. Avrebbe voluto incontrare Lein e baciarlo, e chiedergli scusa anche se probabilmente lui non avrebbe capito, ma comunque scusarsi e fargli capire che lui era il primo nel suo cuore, nonostante il matrimonio con un altro, fargli capire che Lein era l'unico che volesse sposare, l'unico con cui voler avere dei figli, l'unico con cui desiderare condividere il letto matrimoniale.
Quando finalmente arrivò all'atrio del grande castello, il padre le venne incontro. «Figlia mia! Dove sei stata? E perché hai un'aria così triste? Hai per caso pianto?» disse con la voce profonda e calorosa che dimostrava il suo immenso amore per la figlia. «Si padre, ho pianto. Ma dalla gioia, era tanto che aspettavo questo giorno» disse Delisha, in un moto di amore verso il padre. Gli andò incontro e l'abbracciò, e anche lui ricambiò l'abbraccio amorevole. Voleva tornare piccola, farsi cullare dalla sua balia, giocare alla regina sul trono con gli amici d'infanzia. Un'altra lacrima le rigò il viso, i suoi amici d'infanzia erano i figli della balia, Alinette e Norce, e poi i figli dei primi guerrieri. E i primi guerrieri erano due, e anche i loro figli erano due, Erik e Lein. Si conoscevano da così tanto tempo, da quando erano in fasce. Delisha era praticamente cresciuta con loro. Amando la storia e la filosofia con Lein, e scoprendo il piacere della caccia e la brama di vittoria che regalava la guerra con Erik. Oh si, infondo era così divertente stare con loro due un tempo. Ma da troppi anni ormai, l'amicizia tra Lein ed Erik era diventata di sola facciata. Da quando il Re aveva nominato Erik come miglior guerriero del regno e quindi, come mio sposo designato. La sera in cui era stato deciso, Lein era furibondo con Erik. Si era messo ad urlargli contro, davanti a Delisha. Che non avrebbe mai scordato quelle scene. Il volto di Lein rosso dalla rabbai, così come quello di Erik che invece cercava di contenersi. Lein che lo sfidava a duello nel bosco. Erik che impugnava la spada e Lein che gli diceva a mani nude. Allora Delisha che li seguiva nel bosco, e le lacrime quando Lein, con solo pochi colpi andati buoni, era finito a terra con un occhio nero, il naso rotto e un labbro spaccato. E infine Erik che si inginocchiava vicino al suo “amico” e gli diceva di non avere potere decisionale sulle volontà del Re. Poi come ultimo ricordo, lei che veniva chiamata dal padre da lontano e se ne doveva andare, senza poter più aiutare Lein.
Il padre diede a Delisha qualche pacca sulla spalla. «Su, Delisha. Non hai motivo di piangere, capisco la tua gioia ma un po' di contegno. Cosa direbbe tuo marito se ti vedesse piangere? Le lacrime non ti donano» scherzò il padre. «Oh, padre...» sussurrò Delisha. Poi con grazia si staccò, e l'ormai vecchio Re le diede un bacio sulla fronte. La prese per mano e la portò fuori, dove dovette fingere di essere la donna più felice del mondo, durante i festeggiamenti che ancora si dilungavano.
Quando tornò in camera era l'una di notte. La sua nuova camera.. Quella matrimoniale, con appesi alle pareti ritratti di lei, ritratti di Erik, e ritratti della famiglia reale. Iniziò a spogliarsi, levando il vestito che tanto adorava. Rimase in intimo con corpetto e mutandine. Si diresse verso la sola finestra della stanza, che dava sul bosco. Il cielo era ricco di diamanti, senza nemmeno una nuvola che tentasse invano di oscurarlo. Anche il bosco, nella sua oscurità, aveva un ché di maestoso e di fiero.
Prese un lungo respiro. L'aria era fresca e frizzante, l'odore di festeggiamenti, di vino, di selvaggina, non aveva rovinato quel naturale profumo di pace e armonia.
Non aveva visto Lein. Alla festa, aveva chiesto qualcosa in giro, ma i più rispondevano dicendo che si era dileguato all'inizio della serata.
Delisha sentì la porta aprirsi e seppe che era Erik. Si chiuse la porta dietro e Delisha sentiva il rumore delle sue scarpe mentre si avvicinava al letto. Poi un suono stridulo che indicava che si era seduto sul materasso grande e morbido. «Non l'ho visto per tutta la sera» disse.
«Non è mai stato un festaiolo. Inoltre si starà leccando le ferite» rispose Erik.
«Come fa a non interessarti per niente? E' il tuo migliore amico e ti detesta! Come fai a passarci sopra? » chiese Delisha, sgomenta.
«Con molta facilità, tesoro. Sai bene quanto lui sia geloso di me, profondamente. Se potesse non ci penserebbe due volte a farmi fuori».
« Erik, tu non fai altro che istigarlo ad odiarti, viene piuttosto facile» disse Delisha. Si voltò verso Erik che era seduto di schiena su un bordo del letto. Allora lei prese dall'armadio una vestaglia da notte, bianca, fine e molto semplice che arrivava fino alle cosce.
Passò davanti Erik per dirigersi nel bagno. Lì dentro si chiuse la porta alle spalle, si sfilò il corpetto e indosso la vestaglia. Quando ne uscì, Erik era steso sul letto a braccia conserte. «Mettiti accanto a me» disse senza voltare la testa. Delisha aggirò il letto e obbedì. Si stese sul letto, fissando il tettuccio del baldacchino. Nel letto ci fu un piccolo sussulto quando Erik si mise su un lato per guardare Delisha. Le mise una mano sullo stomaco e iniziò a farla roteare. Delisha si voltò verso di lui. Mise una mano sulla sua e la spostò. Erik si mise a sedere e si sporse verso Delisha, dandole un grosso e lungo bacio. Delisha ricambiò per un poco, poi però si sentì troppo in colpa e preferì lasciare perdere per quella notte. Si alzò dal letto dirigendosi verso la porta, ma Erik la prese per un braccio in un gesto fulmineo e la tirò a sé. «Non te ne andrai» disse in un sussurro
minaccioso. «Non trattarmi così, Erik. Non ne ho voglia...» rispose Delisha che non si era accorta del tono che non ammetteva repliche di Erik. «Io invece... ti voglio» sussurrò ancora Erik nell'orecchio della principessa. Delisha spalancò gli occhi e si voltò a guardare in faccia Erik. «Io, io... non ho mai..» disse convulsamente, con l'intenzione di far desistere le aspettative del marito. Con sua grande sorpresa, la cosa sembrò interessargli ancora di più. «Voglio essere il tuo primo» sussurrò. «Non... Non voglio, Erik, ti prego non...» le parole di Delisha vennero spezzate da un bacio. Anche se dire un bacio soltanto, era un eufemismo. Convulsamente, Erik la baciava, tirava a sé, massaggiava la schiena di Delisha, muovendo le mani su e giù lungo la schiena. Delisha avrebbe potuto respingerlo in fin dei conti, avrebbe potuto suscitare in lui una qualche paura che lo avrebbe convinto a lasciare stare, avrebbe potuto piangere e le lacrime non mancavano. Avrebbe potuto fare tante cose, invece di ricambiare ogni bacio. Ma era stata una giornata intensa, fin troppo. Stancante e faticosa. Se ci fosse stato Lein al posto di Erik, avrebbero parlato, si sarebbero coccolati a vicenda, poi Lein al momento giusto l'avrebbe lasciata sola e lei sarebbe rimasta a pensare a tutto quello che era successo.
Invece, con Erik, non c'era spazio per pensare. Solo azioni, veloci, impellenti, pronte a succedersi. Tocchi e baci caldi che si alternavano a carezze in ogni parte del corpo. Era sconvolgente per Delisha, vedere quanta libido repressa ci fosse in lei. Sentire la pelle di Erik che sbatteva contro la sua in una danza armoniosa e incostante. A poco, Delisha si accorse che si stavano avvicinando al letto. Erik la prese in braccio per le cosce, portandola più in alto di lui. Delisha si sentì in colpa per ciò che pensava, ma Lein non l'aveva mai presa così, non l'aveva mai fatta sentire così leggera e desiderabile come invece stava facendo Erik. Le braccia di Delisha si chiusero intorno al collo di Erik, mentre le mani di quest'ultimo la tenevano per i glutei e la stringevano abbastanza per farla sussultare ad ogni tocco. «Dex...» sussurrò Erik in un gemito. Delisha ripeté in testa, anche se in uno stato confusionale, “Dex? Che bel nomignolo!”.
Erik si sedette sul letto e questo portò Delisha ad essergli sopra a cavalcioni. Le labbra si lasciarono per un attimo. Erik si stese sul letto, Delisha sopra di lui, non aveva nessuna intenzione di scendere.
I capelli le erano ricaduti davanti, lunghi e mossi e sinuosi come il suo corpo, se li portò all'indietro. Erik sorrise appena, mise un dito sulla coscia della moglie e iniziò ad accarezzarla lentamente, fino a che non incontrò la vestaglia. «Levala» ordinò. E Delisha da brava soldatina, la levò. Rimase in mutande, e sapeva che di lì a poco, sarebbero sparite pure quelle.
Erik la prese per i fianchi rovesciandola e finendo lui sopra. Non fece passare secondo che già le fu di nuovo addosso, baciandola e giocherellando con le mani sul corpo della bella principessa. Delisha gli mise le mani sui capelli, accarezzava la schiena, gli palpava il petto. Le loro labbra si staccavano di tanto in tanto per baciare altre parti, le spalle, il ventre, i seni, il petto.
Mentre Delisha baciava il collo di Erik, sentì le sue mutandine via via sparire. Cercò immediatamente i pantaloni di Erik per slacciarli e anche quelli sparirono. «Lo vuoi?» chiese sussurrando Erik, come se parlare troppo forte avrebbe rovinato la magia che li legava. «Assolutamente!» decise Delisha, senza mostrare un attimo di esitazione. Erik iniziò a scivolare lentamente verso di lei, Delisha dapprima non sentì niente se non un leggero solletico, gemette, urlò, l'aveva penetrata, avanti e indietro, al suono di una musica che solo loro potevano sentire. Un altro urlo, un leggero grido, Delisha si aggrappò alle spalle di Erik con le unghia, cadde qualche goccia di sangue, ma non importava. Erik gemette, anche se fu più un ringhio con ben poco di umano. Avanti, e indietro. Ancora una volta. Erik mise le mani sui seni sodi e caldi di Delisha, la pelle era rigida, calda.
Un brivido le correva lungo la schiena. Avanti e indietro. Ancora più forte. « Baciami » sussurrò Delisha. Erik obbedì, infilò la lingua tra le labbra, sgusciò velocemente con colpi lenti e veloci. Delisha non aveva mai provato niente di simile. Un gemito dopo un altro, una sensazione di dolore e di assoluta sicurezza di non voler che quel dolore finisse. «Dex...» gemette Erik. La baciò sul collo, seguì la linea del suo corpo con la lingua. Avanti, avanti. Delisha sentiva che mancava qualcosa, non sapeva cosa, sembrava che Erik la volesse sfondare, come se volesse arrivare a fare qualcosa che Delisha non conosceva, ma che voleva assolutamente raggiungere. Strinse le unghia sulle spalle di Erik, ancora più forte, Erik spingeva. Delisha si affannava, la sua femminilità sembrava, per quanto potesse sembrare rozza come espressione, in una festa di perdizione. Il dolore non faceva male, era bello piacevole, e quanto mai eccitante.
Delisha gemette, qualsiasi cosa fosse sentiva che stava per arrivare. Ancora, ancora, ancora. Più forte. Erik spingeva, il sudore bagnava entrambi, il desiderio non fermava nessuno. Più forte e ancora.
E successe, Delisha gemette come mai prima d'allora, Erik sospirò, anche in quel momento, più un ringhio che altro.
Erik si buttò al lato di Delisha. Delisha respirava affannosamente.
Si addormentarono poco dopo, Delisha sul petto, tra le braccia di Eric anche durante il sonno.
Quando il giorno dopo venne svegliata da una serva, si ritrovò sola nel letto. Indosso un abito rosso, pieno di ricami bianchi e senza spalline. Aderente fino alla vita, per poi allargarsi fino alle caviglie. Erano le sei del mattino. Aveva dormito si e no, quattro ore.
Il cielo era bianco, il classico colorito dell'alba. I soldati allineati ed Erik in prima linea. Non si muovevano, nessuno di loro. Perfettamente addestrati, il re August passò davanti a loro pronunciando un discorso che Delisha non ascoltò. Fissava Erik, non si sognava nemmeno di distogliere lo sguardo. Troppe domande le frullavano in testa, e l'imbarazzo della perdita, di essere ceduta a lui, di aver fatto esattamente quello che si aspettava lui...
Dopo il lungo, e probabilmente commovente, discorso, Delisha sentì pronunciare al padre « Ed ora vi lascio agli ultimi saluti. Godetevi questi momenti, passerà molto tempo prima che torniate». Abbassai gli occhi. Tra i soldati, non aveva cercato nemmeno lo sguardo di Lein. Come avrebbe potuto guardarsi di nuovo allo specchio? Sentì due dita che le alzavano il mento. Erik era davanti a lei, con una serietà che non si aspettava la baciò. « Mi spiace non essermi svegliato con te stamani. Sappi che mi sarebbe piaciuto. Passerà un po' prima di riavere questa possibilità » le disse, tirando all'ultimo un piccolo sorriso. Delisha, senza sapere perché, sentendosi una stupida, ebbe un attimo di assoluta tristezza e una lacrima le rigò il viso. « Non piangere » ordinò Erik. Ma un'altra lacrima scese velocemente. Erik si chinò a baciare la guancia dove si era fermata una goccia, sentendo sulla sua lingua un sapore salato.
« Dov'è Lein? Perché non c'è? » chiese Delisha, prendendosi di coraggio. Erik sospirò, « E' già su una carovana pronta a partire. Non ha avuto voglia di salutare nessuno» concluse, facendo ampiamente capire che non voleva salutare Delisha.
Delisha alzò lo sguardo e trovò quello di Erik. A poco riuscì a creare un sorriso che sembrasse decente. Chiuse le mani dietro la schiena e diede ad Erik un lungo bacio sorridente. « Torna presto e vincitore, in quest'ordine » disse Delisha, con un evidente senso di soddisfazione. Erik ricambiò il sorriso mostrando tutti i denti. « Tornerò » rispose a mò di sfida.
« Non mi basta » disse Delisha, mentre i loro volti si avvicinavano nuovamente.
« Tornerò vincitore » disse Erik a pelo di labbra.
« Non m'interessa ».
« Tornerò da te, Delisha. Questo te lo prometto ».
Si baciarono. Delisha stava bene. Finalmente, dopo anni passati a sentirsi in colpe per Lein, per Erik, per il padre. Finalmente stava bene.
Nonostante i dubbi, stava bene. Nonostante sapesse che amava Lein. Nonostante sapesse che da allora sarebbe dovuta allontanarsi sia da lui sia da Erik. Nonostante tutto, stava bene. Baciò ancora Erik, e ancora e ancora. « Torna presto » ripeté Delisha. Erik la baciò ancora.
Poi il Re mise una mano sulla spalla di Erik e disse che era ora di andare. Erik annuì e baciò Delisha. Poi Delisha baciò Erik.
Erik iniziò ad allontanarsi. Era di nuovo a capo delle truppe, sul suo cavallo nero, con le carovane di rifornimenti al seguito. Vidi tutte le mogli dei soldati, le donzelle, le dame di corte, salutare con le lacrime gli occhi i loro eroi. Guardava le spalle di Erik che si allontanava, non stava piangendo. Non ancora, non voleva piangere davanti agli altri.
Erik si voltò, da sopra la sua spalla, le sorrise. E con immensa sorpresa da parte di entrambi, disse « Ti amo ».
« Ti amo » disse Delisha, con il cuore onesto.

E l'amore per Lein? L'amore non aveva senso, non aveva né capo né coda. Non esisteva una legge per l'amore. Esistevano due persone, esisteva un sentimento. In quell'istante, solo Erik e Delisha ed il loro amore senza senso.

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Lein era seduto su un tronco, dentro la foresta, si sentivano i rumori del ruscello che vicino scorreva e degli animaletti che zampettavano sul terreno. Delisha era tra le sue braccia, con la sottoveste imbrattata di terra, ma con la pelle al calore del sole. Qualche metro più in là, Erik era appoggiato ad un albero che emetteva un'ombra pazzesca, non era mai stato un amante del sole. Preferiva di gran lunga le notti e le stelle alle mattinate solari e alla brezza estiva.
Lein era di pessimo umore. Lo aveva chiarito con ogni fibra del suo corpo.
«Non ti preoccupare, noi staremo assieme. Qualunque cosa accada» gli aveva detto Delisha. Qualunque cosa... Beh, forse erano parole un po' troppo grosse. Delisha sapeva in fondo che c'erano pochissime possibilità che il padre, Re August, il sovrano di WistonVille, scegliesse Lein come sposo della figlia.
Lui era intelligente, bellissimo, con quegli occhi neri e dal taglio delicato. Era un intellettuale, e sebbene non fosse ciò che preferisse fare, era sempre andato in guerra per il popolo e ne era sempre tornato vincitore. Inoltre suo padre era il comandante in seconda dell'esercito del regno e la sua famiglia era ricca e prosperosa da generazioni. In più aveva anche tre fratelli maschi più piccoli ed una sorellina, e tutti e 5 assieme passavano molte ore durante le giornate estive. E questo dimostrava la bontà del suo cuore. Ma tutti hanno un punto debole, che sia grande o piccolo, che sia segreto o che lo conoscano tutti. E quello di Lein era il suo migliore amico, il suo compagno di giochi e il suo futuro superiore nell'esercito del regno: Erik.
Erik era ciò che ogni uomo del popolo desiderasse essere. Futuro comandante dell'esercito, figlio della dinastia più ricca di WistonVille, ben voluto dal Re, amato dai suoi soldati e, anche se poteva sembrare superficiale come cosa, indescrivibilmente bellissimo. Erik era senza dubbio stupendo, avevi i capelli lunghi e biondi che arrivavano alle spalle, erano perfettamente lisci e li portava accostati dietro le orecchie. Il fisico era risultato di 17 anni (questa era la sua età all'epoca), sembrava scolpito nel marmo, e quasi si vedeva brillare la sua pelle abbronzata e senza imperfezioni. Anche gli occhi erano i più belli del regno: sfumature nere che si congiungevano alla pupilla, e senza nessuna gradazione diversa da quel verde smeraldo che li faceva brillare.
Insomma, era meraviglioso. Ciò che invece lasciava a desiderare Delisha, era il suo carattere. Ai più piaceva il suo carattere deciso e senza inibizioni. Ma la principessa lo considerava solo un presuntuoso, arrogante, fin troppo consapevole della sua bellezza, senza un'ombra di umiltà e con un sorriso che ricordava quanto si sentisse superiore a tutti. Anche se lei lo consoceva un po' meglio degli altri. Lei, quando avevano entrambi 4 anni, lo aveva visto piangere tra le sue braccia. Sapeva qual'era la sua musica preferita, il suo cibo preferito. Sapeva tante cose su di lui, sapeva che la sua sensibilità era maggiore a quella che mostrava.
Erik disse « Andiamo» con l'aria di chi era infastidito da qualcosa. Delisha diede un bacio sulla fronte a Lein. Lein si alzò in piedi e si rivolse a Erik dicendo «Inizia a camminare, ti raggiungiamo dopo». Ma Erik rispose guardandolo dritto in faccia «Io e Delisha dobbiamo arrivare assieme. Sarebbe strano se la figlia del Re arrivasse alla cerimonia con... un soldato».
«Io non sono un semplice soldato!». Mentre Lein iniziava ad alzare la voce, Erik usava un tono calmo e tranquillo, si stava divertendo.
«Per ora non sei un soldato. Per niente. E anche quando lo sarai, sarai sotto di me».
«Vi prego, smettetela ragazzi» chiese esausta Delisha.
«Allora dì ad Erik che vi vedrete a momenti».
«Lein, sai che...» Delisha era molto a disagio. Lein sapeva che lui era un futuro semplice soldato, e che invece Erik era già un soldato ed un futuro comandante e che Delisha doveva arrivare alle cerimonie ufficiali con lui. Ma voleva che andasse contro suo padre, contro il suo popolo.. per lui.
Come poteva?
Sentì qualcuno che le stringeva la mano, pensava fosse Lein ma quando alzò lo sguardo e vide Erik che la portava fuori dal bosco.
«Lasciala!» urlò Lein.
«Lein, non abbiamo tempo da perdere. Non mi interessa quanto sei incazzato, fratello».
Delisha respinse per un poco la forza di Erik, ma rendendosi conto che era inutile, lasciò perdere. Stavano attraversando il bosco e Delisha aveva perso Lein dalla sua vista.
«Non avremmo dovuto lasciarlo così» disse più a se stessa che ad Erik.
«E' davvero un bambino».
«L'hai fatto arrabbiare, apposta. Come al solito, Erik».
«Lein non si interessa più di quello che dico o che faccio io. Lo sai, non siamo più amici. Non più da quando tuo padre ha deciso che il tuo futuro marito sarebbe stato uno dei migliori soldati dell'esercito».
«Sapeva già all'epoca che non sarebbe stato scelto» sussurrò Delisha di risposta.
Attraversato la zona verde, Erik lasciò la mano di Delisha ed entrambi corsero a cambiarsi.

Prima di uscire dalla camera, Delisha si diede uno sguardo allo specchio. Aveva i capelli ondulati che le ricadevano ordinatamente sulla schiena, mentre due ciocche che partivano dalle tempie, erano legati in due ordinate trecce che si univano sulla nuca. L'abito che la sua governante aveva scelto per lei, era magenta, con le maniche talmente lunghe da toccare a terra, e che non arrivavano sulle spalle ma si fermavano all'altezza del corsetto.
I nastri del vestito erano alternati tra l'oro e il bianco. La gonna era lunga e ampia e ondeggiava ad ogni suo movimento. Le decolleté erano bianche e l'anello che indossava sull'anulare della mano sinistra era dorato con uno zaffiro al centro ( quello era il gioiello dei figli della corona ).
Delisha si sarebbe voluta dare una pacca sulla spalla, era proprio bella. Ma avrebbe anche lei potuto scegliere quel vestito, non c'era bisogno che decidesse tutto la sua balia. Ormai aveva 17 anni! Era grande ormai, a 21 anni avrebbe dovuto acquisire il potere della corona! Ed era prossima alle nozze...
Quest'ultimo pensiero la rattristò non poco. Sebbene a Lein avesse cercato di nasconderlo, era ovvio che lei era stata promessa ad Erik. Lui era l'unico che avesse tutti i requisiti richiesti da suo padre August.
Una lacrima scese giù per il viso mulatte di Delisha. Glielo aveva tenuto nascosto! Non aveva detto a Lein che il Re aveva parlato in privato sia ad Erik che a lei!
Ricordava ancora la discussione avuta due mesi precedenti come fosse appena successa. Era nel balcone della sua camera, dove il sole batteva forte, mentre riposava all'aria aperta, con la dolce brezza di primavera. Fu svegliata dalla figlia della sua balia, Alinette, nonché sua amica. «Delisha, principessa, il Re desidera vederti».
Quando Delisha si recò nel grande salone, accompagnata da Alinette, vide una scena che fin troppo spesso aveva visto di quei tempi. Re August, nonché suo padre, che parlava con Erik. In maniera del tutto tranquilla e serena, e le loro conversazioni erano accompagnate da risate e pacche sulle spalle. In poche parole erano diventati migliori amici. Ma in maniera così incostante, così subdola, così nascosta, che a Delisha parve aver aperto gli occhi su di loro per la prima volta.
«Delisha, sei meravigliosa questa mattina» aveva commentato il Re. Ed Erik voltandosi, ed esprimendo un sorriso che avrebbe fatto arrossire il ghiaccio, aggiunse «Siete bellissima» (dando comunque un voi che non usava se non in presenza del Re).
«Oh, su via figliolo! Dalle del tu! Da ore te lo puoi permettere!» disse il padre con un immenso sorriso. Delisha accorciò la distanza che li separava, avvicinandosi e nel mentre chiese «Cos'è successo padre?».
«Nulla di cui ti debba preoccupare, anzi c'è da far festa» disse Erik sorridente.
«Ossia?» chiese Delisha, che stava iniziando ad agitarsi. L'ultima volta che Erik era stato così felice, fu quando dovette andare in guerra per la prima volta ed era tornato un eroe-assassino. Cosa che terrorizzava non poco la principessa.
«Oggi Erik, mi ha dato nuova prova del suo potenziale, sarebbe davvero un grande Re, Delisha». A quelle parole Delisha rabbrividì.
«In che senso padre?». Il Re non rispose subito, lanciò alcuni sguardi ad Erik e poi disse «Tuo padre sarebbe ben lieto di lasciarti il trono! Ma sai che il regno non vede di buon occhio una donna sola al potere».
«Oh, Padre! Non ti devi preoccupare. Ti prometto che a tempo debito utilizzerò la tua saggezza per scegliere l'uomo più adatto a me, tra i tanti soldati dell'impero» sorrise amabilmente, ma sapevano tutti e due che la discussione non era finita, piuttosto Erik sembrava pronto ad intervenire.
«Perché perdere tempo figliola? Non credi che Erik sarebbe un ottimo spasimante?». Per quanto quella discussione fosse prevedibile, per quanto Delisha già sapesse cosa ne pensava il padre, quella discussione, avuta solo due mesi prima era un segreto. Un orribile segreto tra lei, suo padre ed Erik. Ed ovviamente, suo padre era il complice che la infastidiva di meno.
Detestava avere segreti con Lein. Ma soprattutto detestava avere segreti con Lein, che riguardassero lei ed Erik. Si sentiva terribilmente in colpa.
Sentiva fuori dalla sua stanza l'euforia, le risate e le musiche della festa che aspettava solo … lei ed Erik. Formulare quel pensiero fu doloroso, per il suo già leso senso di colpa.
«Delisha, che abito stupendo!» esultò Alinette sulla soglia della porta. Delisha sussultò e Alinette chiese subito perdono per il suo comportamento.
«Sua Maestà mi ha mandata a chiamarti. Vedo che sei pronta. Sei davvero bellissima» disse con gli occhi celestini che brillavano.
Uscirono dalla stanza e si addentrarono nel pieno dei festeggiamenti, al di fuori del palazzo, dove tutto il popolo festeggiava. Tutti al passaggio di Delisha fecero un inchino e lei si diresse verso il suo trono, quello accanto al Padre che aveva ai lati lei e sua madre. Spesso si vergognava di ciò che pensava, ma non portava per sua madre nessun rispetto. Era come una figura di cartone, non tanto fasulla quanto vuota. Priva di idee, di personalità, nulla se non il riflesso antico di una bellezza ormai persa. Quando si sedette, poté vedere i guerrieri più forti allinearsi davanti all'altare della famiglia reale. Al centro Erik sorrideva maestoso, come un leone pronto ad addentare la gazzella, che dava alla sua vittima l'ultima possibilità di vedere qualcosa degno di nota. Alla sua destra Lein era teso, non sorrideva e sembrava pronto a collassare da un momento all'altro. Alla sua sinistra Norce, il fratello di Alinette e il figlio della badante. Il Re si alzò dal trono ed urlò « Sapete per cosa siamo qui oggi!». Ed al suo urlo il regno intero iniziò ad urlare come fosse in preda all'eccitazione.
«Mia figlia, la principessa Delisha un giorno prenderà questa corona!». Il Re si levò la corona e l'alzò sopra la sua testa, sentendo un altro grande boato da parte della gente.
«E cosa rende una donna degna di diventare Regina?!» urlò sopra la furia del popolo.
«Un Re!» e con l'accompagnamento del regno, i guerrieri, con in mano le lance e gli scudi con raffigurato lo stemma di WistonVille (un'aquila stilizzata decorata da due nastri che giravano intorno le ali e con una corona sopra) issarono le lance, e chi con il sorriso, chi con la ferocia, strillarono... anzi ruggirono al Re.
«Allora, popolo! Chi dovrebbe sposare mia figlia?! Chi dovrebbe sposare la luce dei miei occhi e la stella più luminosa dell'impero di WistonVille?».
Un coro di voci iniziò a gridare il nome dei guerrieri, e come Delisha si aspettava i più erano per Erik e Lein. Delisha guardò in direzione di Erik. Si era voltato un attimo verso Norce e stavano ridendo entrambi di qualcosa che gli altri ignoravano. Erik si voltò verso Delisha e fece un debole inchino. Dopodiché strizzò l'occhio con grande fascino. Fu un momento in cui, senza sensi di colpa o inibizioni, Delisha si sentì arrossire. Forse per una qualche complicità che in fondo il loro segreto aveva creato, forse per la pura e semplice attrazione che Erik emanava verso qualsiasi ragazza incontrasse. Fatto sta che Delisha gli sorrise ed Erik ricambiò amabilmente.
Quel piccolo, innocente incantesimo venne spezzato quando Delisha intercettò lo sguardo di Lein che aveva intercettato il suo. Fu come sentire qualcosa spezzarsi. Abbassò lo sguardo, sentendosi impotente sotto quello di Lein.
«Rispondete popolo! Chi è il migliore del regno?!» la domanda di sua maestà era ovviamente relativa. Già tutti guardavano Erik che aveva un sorriso da stregatto sul volto e che si stava godendo la scena del regno che gli si prostrava ai piedi.
«Stratford! Stratford! Stratford!» gridavano le persone, che era il cognome di Erik.
«Allora, Figlia Mia! Vuoi accontentare il popolo?!» chiese il Re. Si voltò verso Delisha e mentre tutti urlavano lei si alzò, e fece una riverenza verso Erik. Il pubblico, perché non era altro che questo, si zittì per due interminabili minuti.

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