A beautiful liar.

di Sherry07x
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hello, I've waited for you everlong. ***
Capitolo 2: *** Maybe it's not my weekend but it's gonna be my year ***
Capitolo 3: *** -Keep holding on ***
Capitolo 4: *** The best is yet to come. ***
Capitolo 5: *** I just want you to know who I am. ***
Capitolo 6: *** La felicità non è distante quanto sembra in certi attimi che passano da qui ***
Capitolo 7: *** Dreams, emotions , pieces of my life ***
Capitolo 8: *** Il regalo più grande è solo nostro per sempre. ***
Capitolo 9: *** Immagino che tu sappia comprendermi. ***
Capitolo 10: *** Che rumore fa la felicità? ***
Capitolo 11: *** Le risate tra di noi,mille discussioni e istanti di follia. ***



Capitolo 1
*** Hello, I've waited for you everlong. ***


 
 Il rumore della pioggia, le sirene in lontananza, quei fulmini che squarciavano il cielo dividendolo in due parti prima di brontolare furiosi, non riuscivano a distogliere minimamente la mia attenzione dal modo in cui mi sentivo, non riuscivano a coprire il rumore del mio cuore che pompava sangue velocemente, spaventato come poche volte era accaduto.
Vidi il mio riflesso in una delle tante pozze d’acqua che si erano formate accanto a me, quelle stesse che mi erano finite addosso quando qualche auto vi aveva appoggiato le gomme per un secondo, lasciando alzare quell’acqua, diventata scura per via della polvere, che mi aveva colpito, come se non fossi stata già abbastanza bagnata. Riuscii ad intravedere in quell’acqua, che stavo odiando più di ogni altra cosa, la mia figura riflessa, il mio viso bagnato non soltanto dalla pioggia ma da quelle gocce di rabbia che avevo lasciato uscire dai miei occhi perché stufa del fatto che ogni cosa nella mia stupida vita doveva cominciare nel modo sbagliato. Quando l’ennesima macchina passò a tutta velocità accanto a me mi resi conto di quanto fossi insulsa ed insignificante, di non avere nessuno a prendersi cura di me tantomeno a fingere di farlo. Persino i miei genitori, che sarebbero dovuti essere un pilastro, una certezza su cui sarei dovuta esser sicura di potermi aggrappare quando ne avrei avuto bisogno mi avevano ignorato. Mi sarei accontentata anche di un’ipocrita frase che mi diceva di restare in Italia, cercavo soltanto qualcuno che mi diceva di non accettare quel lavoro a New York. Invece no, a nessuno era dispiaciuta la mia partenza, pur sapendo che stavo soltanto scappando, nessuno aveva cercato di tenermi li, di aiutarmi, di dirmi che insieme avremmo superato tutto. Guardai ancora una volta l’orologio che avevo sul polso, l’unico aggeggio tecnologico che quella sera aveva deciso di non mandarmi a cagare, diversamente da cellulare, auto e navigatore. Riuscii a distinguere sul mio viso un’altra lacrima, nel preciso istante in cui vidi che mancavano soltanto sette minuti a quello che sarebbe stato sicuramente il compleanno più brutto dei primi ventisei anni della mia vita e, sperai il preciso istante in cui lo pensai, il peggiore in assoluto; non avevo intenzione di passare una serata peggiore di quella, figuriamoci di un compleanno poi!
Sospirai rendendomi conto che, come al solito, il mio cervello rendeva ogni situazione peggiore con quella depressione del cavolo. Mi infilai in macchina, vedendo che stavo tremando dal freddo, che ero troppo bagnata per continuare a restare sotto quell’assurdo temporale, che forse mi stava beffando per tutte le volte che mi ero trovata a camminare sotto un ombrello dicendo di amare la pioggia. Ok, vuol dire che sarei entrata più nei dettagli e avrei detto ‘amo la pioggia, non i temporali e possibilmente quando ho un ombrello abbastanza grande da ripararmi’ .
Non so per quale assurdo motivo accesi lo stereo, forse perché mi resi conto che il mio cervello stava fondendo, come il motore di quella macchina che mi avevano affibbiato quelli dell’agenzia che avevo contattato per organizzare i primi giorni, cercando di prevedere ogni minimo intoppo.
‘Everlong’ dei Foo Fighters partì e in quella canzone ammetto di aver trovato un po’ di energia, la scossa di cui avevo bisogno per cacciar fuori la mia grinta, la mia determinazione. Ero a New York, dovevo realizzare il mio sogno e beh, in un modo o nell’altro l’avrei fatto. Era un ostacolo, non era la fine del mondo, dovevo soltanto emergere da quell’acqua gelida e uscirne fuori. Quella canzone, in un certo senso, era stata come una boccata d’aria, mi aveva fatto respirare ricordando chi fossi veramente. Avevo la possibilità di diventare qualcuno e l’avrei sfruttata. Dovevo soltanto crederci, lottare. Avevo la possibilità di ricominciare da zero, di costruire la mia vita come volevo e non l’avrei sprecata, no. Con uno scatto spensi lo stereo e richiusi la portiera vedendo un’auto in lontananza, sarebbe stata quella giusta e lo capii dal fatto che l’avevo vista in lontananza nel momento esatto in cui quella canzone era finita. Sbracciai con tutta la forza che avevo, cercando di mettermi in una parte della strada che avrebbe costretto quella BMW x3 grigio metallizzato a fermarsi. Quando vidi quella macchina rallentare provai un brivido e sperai che li dentro ci fosse qualcuno sano di mente e quando abbassò il finestrino e incrociai il suo sguardo beh, non ebbi più paura non so neanche il perché.


 
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Allora visto che non credo che mi conosciate io sono Sherry, mi presento u.u
Ok ho l'ansia xD
Spero questa fan fiction vi piaccia.
Oddio per la prima volta in vita mia non so cosa dire LOL.
Voglio ringraziare la mai socia geniale che mi ha dato un titolo decente per questa storia e chi mi ha spronato a postare, spero veramente possa essere di votro gradimento :)


detto questo, a lunedì per il prossimo capitolo :)
Apprezzerei tantissimo sapere cosa ne pensate ^^
 
 

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Capitolo 2
*** Maybe it's not my weekend but it's gonna be my year ***


Lo sconosciuto parcheggiò la sua auto accanto alla mia e mi aiutò a prendere due delle borse con i miei vestiti e con le cose che mi sarebbero potute servire. Quando mi sedetti in macchina mi sentii imbarazzata ad essere li con lui, con una persona che non conoscevo, a chiedergli aiuto, ma in fondo ero abbastanza disperata per poter avere un’alternativa a quella.
‘E quindi immagino che non sei di qui, vero?’ disse e nonostante fosse buio riuscii a scorgere il suo sorriso.
‘Già, in realtà sono Italiana. Tu, sbaglio o sei brittanico?’ esordii notando il suo accendo assolutamente inglese.
Annuì sorridendo, come se fosse orgoglioso delle sue origini, come se amasse non essere omologato a quel gruppo di persone che vivevano li. Se dopo quaranta minuti che ero stata ferma per strada a chiedere aiuto si era fermato l’unico che non era di quella città beh, non mi dava grandi speranze su come mi sarei trovata a vivere con i Newyorchesi.
Il mio sguardo finì sul piccolo display del navigatore che indicava le 12:03.
‘Tanti auguri a me’ mormorai istintivamente. Non riuscii a controllare quella frase, che attirò la sua attenzione.
‘Cosa hai detto?’ si voltò verso di me. Mormorai che non c’era nulla ma alla fine dovetti cedere alla sua insistenza e alla sua curiosità che divenne per un secondo insostenibile.
‘Praticamente riflettevo sul fatto che è ufficialmente il mio compleanno’ sbuffai. Sentii investirmi di nuovo da quell’ondata di malinconia, dall’istinto di sbattere i pugni contro qualunque cosa, di lasciare alle mie corde vocali emanare un urlo poco delicato ma durò poco e fu probabilmente grazie alla sue voce che mi bombardava di parole senza fermarsi un attimo.
‘Hei allora auguri! Non ti chiedo quanti ne fai perché mi hanno insegnato che è cattiva educazione chiederlo ad una donna’ disse ‘ Sai, non vorrei sembrarti maleducato. Però nel caso tu volessi dirlo di tua spontanea volontà allora sarebbe diverso ’ aggiunse.
La mia rumorosa risata coprì la voce del navigatore che indicava di svoltare a destra. Mi faceva ridere tutta la sua curiosità, il suo interesse per cose che non gli interessavano minimamente e quel voler ad ogni costo sapere e capire ogni minimo dettaglio anche di me, che in fondo ero solo il suo momentaneo passeggero.
‘Ventisei’ dissi, con un sorriso. ‘Ah e ovviamente tu non me l’hai mica chiesto’ sottolineai.
Poggiò la mano destra sul pomello grigio e inserì la terza, riposando un secondo dopo la mano sul volante.
‘Non mi hai ancora detto il tuo nome, comunque’ mi fece notare. Vero, non sapevo neanche come si chiamava. Mi incantai per un attimo a guardare quelle labbra, sembravano essere una calamita per i miei occhi. La sua voce passava tra esse come un filo sottile, in maniera delicata e fottutamente sexy. Scossi leggermente la testa per svegliarmi dal mio minuto di venerazione di quella bocca e risposi alla sua domanda.
‘Ti chiami Sharon e sei italiana? ma così non vale!’ scherzo lui.
Stavo per fargli la stessa ma non ne fui in grado perché sentii il suo Blackberry suonare.
Si scusò con me prima di rispondere.
Borbottò risposte vaghe annoiato e poggiò il cellulare dov’era, restando pensieroso in silenzio per qualche minuto. Io intanto continuavo a fissare la strada dinnanzi a me, imbarazzata da quel silenzio che si era creato. L’avevo sempre odiato, avevo sempre cercato di evitare quella situazione, quella tensione che si creava non appena succedeva qualcosa che faceva tacere l’uno o l’altro e che per paura di essere inadeguato nessuno riusciva a spezzare. Lo odiavo perché per una come me era difficile rimanere in silenzio, io ero quella che parlava per ore; era strano perché non credevo che due persone non avessero nulla di cui parlare. Il tempo, ad esempio. Quello era l’argomento per eccellenza, alla fine da li partivano discorsi sulla fame nel mondo, sulla musica, sul cinema, insomma si parlava. Il punto è che in quelle situazioni era difficile, non che non trovassi un argomento, ma era stato lui a tenermi testa tutto quel tempo che vederlo in silenzio mi creò per un attimo un blocco.
‘Ti spiace?’ disse tirando una sigaretta dal pacchetto.
Sorrisi scuotendo la testa e decisi di approfittarne, per non far creare di nuovo quella aria tesa, molto più delle corde della mia chitarra.
‘E comunque è la tua macchina, perché chiedi a me il permesso?’ sorrisi, pur sapendo che lui non l’avrebbe visto.
‘Non voglio essere scortese, te l’ho detto’.
‘Mi sa che lo sei stato comunque.’ Scherzai.
‘Pechè?’ chiese e sembrò un po’ per volta che l’entusiasmo che aveva stesse riemergendo, annegato da chissà quale pensiero che quella telefonata gli aveva provocato.
‘Sai, potevi almeno offrirne una a una povera ragazza che ha tanto bisogno di nicotina ma ha lasciato la sua dose nell’altra valigia in macchina.’
Ero riuscita a trattenere l’istinto di fumare ma sentire quell’odore sotto il mio naso, beh non aiutava.
Lo sentii sogghignare poi, prima di passarmi il pacchetto si giustificò.
‘Lo facevo per il tuo bene. Sai il tuo polmone mi ha chiesto di farlo’ .
‘Beh in realtà avrei dovuto smettere sul serio. La mia voce sta andando via un po’ per volta, ma tanto è andata a farsi fottere già da un pezzo con i miei sogni forse è per questo che non trovo un motivo valido per lasciar perdere le sigarette’ dissi sospirando. Non sapevo perché stavo raccontando ad uno sconosciuto così tanto su di me, forse perché era mio solito cominciare a parlare senza fermarmi, la cosa che mi sorprese, però, fu che, dopo averlo fatto, non me ne pentii nemmeno un po’, non ebbi paura di essere presa in giro o cosa, sentii in quel ragazzo dalla voce sexy qualcosa, che non seppi spiegare.
‘Qual era il tuo sogno?’ chiese, mentre il cilindro di tabacco che avevo tra le dita cominciò a bruciare.
‘Volevo che le persone avessero amato la mia musica, che si fossero rispecchiate nei miei testi, che avessero sognato sulla mia voce o che ne so che qualcuno un giorno mi avesse detto che avrebbe cominciato a suonare la chitarra oche aveva intenzione di metter su un gruppo perché gli avevo trasmesso qualcosa. Purtroppo in Italia non è così facile, oramai soltanto i talent riescono a farti diventare qualcuno ed io non la minima intenzione di parteciparvi.’ Sbottai. Era raro che parlassi di quelle cose, mi infastidiva pensare a quello che sarei voluta diventare e sapevo che non ero più una ragazzina, che era passato il momento i cui dovevo sognare. Avevo un lavoro, non mi dispiaceva, mi faceva guadagnare abbastanza ed i miei articoli piacevano, tanto. Il mio lavoro mi aveva portato nella ‘Grande Mela’, dovevo essere felice, dovevo smetterla con quei rimpianti che non servivano a nulla.
Spense la macchina e non capii il perché e, prima di dirmi che quella era casa mia, mi disse che era una cazzata che dire che era troppo tardi, che dovevo crederci ancora.
Feci per aprire la portiera ma mi bloccò, dicendomi di aspettare. Così me lo ritrovai davanti con un ombrello dicendo che non avrebbe accettato un rifiuto ad un suo aiuto con le due valigie che avevo preso dalla macchina. Mi disse di mantenere l’ombrello, mentre vidi il suo braccio irrigidirsi lasciando uscire una sottile linea blu. Mi venne voglia di accarezzare quel braccio, inebriata forse da quell’odore che avevo già gustato durante il viaggio, ma che, così vicini, riuscivo ad aspirare ancor di più.
Infilai le chiavi nella serratura e, nel momento in cui aprii la porta, l’odore di nuovo di quella casa appena arredata riuscì per un po’ a mandar via quell’istinto di cercare un contatto con quell’uomo. Poggiò le valigie nell’ingresso, accanto ad un mobiletto di legno con tre cassettini ed uno specchio. E fu in quello specchio che riuscii a guardare il suo volto per bene, come non avevo potuto fare durante tutto il viaggio perché non c’era luce a sufficienza. Ebbi l’impressione di averlo già visto, eppure non seppi collocarlo, probabilmente mi stavo soltanto suggestionando, forse somigliava a qualcuno e in quel momento non riuscivo a ricordare.
‘Se vuoi preparo qualcosa di caldo, non ho idea di quello che ci sia nei mobili ma l’agenzia mi ha assicurato che ci avrebbe messo qualcosa almeno per sopravvivere questi primi giorni’ dissi aprendo un’anta sopra il lavello. Mi piaceva quella casa, dovevo esser sincera, anche se avevo visto soltanto quell’enorme cucina che ti accoglieva non appena aprivi la porta.
‘No, grazie. Preferisco andare, si è fatto tardi e domani ho una giornata abbastanza piena’
‘Grazie mille, sei stato gentilissimo. Dimmi se posso fare qualcosa per te, come posso sdebitarmi’ chiesi.
‘E’ stato veramente un piacere chiacchierare con te, dico sul serio. Io non abito lontanissimo da qui, magari ci rincontreremo. Allora io vado’ si avvicinò alla porta e lo seguii, facendo lieve pressione sulla maniglia per aprirgliela.
‘Ah dimenticavo.’ Disse bloccandosi, scavando poi con una mano in tasca. ‘E’ il tuo compleanno e anche se non è un vero e proprio regalo voglio che lo prendi, così ricorderai il tuo primo giorno a New York e magari ti porterà fortuna.’ Allungò la mano verso di me, mentre mi porgeva un piccolo ciondolo a forma di coccinella. ‘L’avevo preso per un’amica ma non ha importanza, voglio che tu la tenga con te.’
Lo fece cadere sul palmo della mia mano, sorrise e poi sparì, lasciandomi senza parole davanti la porta di casa.


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Ci sono.
Allora questi capitoli non mi piacciono per niente, non riesco a scriverli come vorrei, non vengono in maniera decente e mi auguro che sia così perchè i primi non mi vengono mai nel modo in cui vorrei forse perchè devo introdurre un po' la storia per spiegare i personaggi e le situazioni e quindi diventano troppo descrittivi, forse perchè non sono ancora entrata io stessa nella storia. Spero che proseguirete comunque nella lettura, anche se lascia un po' desiderare questo inizio :)
Niente cosa devo dire? 
Vabbè a parte il solito ringraziamento a voi che avete recensito questa storia o aggiunto alle preferite/seguite/ricordate ma soprattutto devo dire grazie come al solito alla mia socia geniale(che tra l'altro ieri ha rischiato con me il collasso per il derby <3) 
DouglasSpunk .




 

A Lunedì, grazie a tutti :)

 

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Capitolo 3
*** -Keep holding on ***


La solita lotta con la sveglia si concluse e mi alzai soltanto alla quarta volta che l’avevo sentita suonare, ovvero venti minuti dopo l’orario che avevo calcolato sarebbe bastato svegliarsi, mettendo, però, già in conto almeno quindici minuti, in cui avrei cercato, appunto, la voglia di uscire dalle coperte. Feci scivolare l’elastico dai miei capelli mentre a passo lento mi avvicinavo ai fornelli della cucina. Restai qualche secondo a pensare cosa ci ero andata a fare, colpa del fatto che quel letto era troppo comodo ed era stato difficile staccarsi, poi presi una confezione di caffè dalla mia borsa e lasciai che quell’odore mi svegliasse un po’ per volta, facendomi sentire a casa, facendomi scordare per qualche minuto che non sarebbe stato affatto facile trovare in un bar un caffè come quello .Buttai un po’ di acqua sul viso e spazzolai in fretta i denti mentre il rumore della moka mi faceva sentire meno sola in quell’enorme casa. Rimasi davanti lo specchio un secondo, guardandomi con attenzione mentre il rumore dell’acqua che scendeva dal rubinetto copriva un po’ quel silenzio. Il mio volto pallido era colorato da quelle piccole gemme cerulee che decidevano spontaneamente, abbinandosi al colore del cielo o di quello che indossavo, se essere azzurre o verdi e da quelle enormi labbra, che sembravano dei morbidi cuscinetti  rossi. Mi avvicinai di più allo specchio, soffermandomi su quelle ciglia sempre troppo folte e su quelle piccole imperfezioni che la mia pelle non smetteva di avere, nonostante non avessi più quindici anni e non fossi in pieno scoppio ormonale. Sbuffai, rendendomi conto che la perfezione non era neanche lontanamente un aggettivo abbinabile al mio viso. Raddrizzai le spalle, mettendomi poi di profilo. La pancia era quasi completamente sparita e pensai che sicuramente con un po’ di sport sarei riuscita a abolirla del tutto, anche se era la cosa che più odiavo al mondo. Prima di partire mi ero promessa che una volta li mi sarei iscritta finalmente in palestra, sarebbe stata anche una buona occasione per conoscere un po’ di gente nuova.
Sentii il mio cellulare vibrare e provai un vuoto leggendo quel nome. Ebbi paura di leggerlo, ebbi paura di vedere cosa volesse da me proprio quella persona, l’unica che in quel momento non avrebbe potuto aiutarmi a dare il meglio in una delle interviste più importanti, probabilmente di tutta la mia vita.
Perché proprio quando ero scappata da lui era ricomparso?
Cosa voleva?
Trovai il coraggio di leggerlo quell’sms mentre il dolore e la rabbia riaffiorarono, galleggiando tra quelle lacrime che li aveva riportati a galla, spinti in superfice senza però riuscire ad uscire, rimanendo intrappolati nel mio stomaco spingendo sempre più forte.
‘Ho saputo che sei partita. Pensarti lontana mi fa capire quanto vorrei averti qui accanto a me, ora. Vorrei abbracciarti e cercare di sistemare quello che un anno fa abbiamo distrutto, vorrei dirti di non preoccuparti, vorrei accarezzarti i capelli e proteggerti, come facevo prima di quella stupida giornata infernale. Mi manchi Sharon e so di aver sbagliato. Vorrei soltanto che non fosse troppo tardi. Buon compleanno piccola mia..’
Mi trascinai fino al letto, ancora avvolto nel disordine e lasciai che un raggio di luce che entrava dal balconcino riscaldasse quei cristalli di dolore che non riuscivo a fermare.
Ero scappata, ero lontana da lui eppure non smetteva di farmi del male. Avevo giurato a me stessa che non avrei più avuto rimpianti, che avrei cancellato quei quattro anni della mia vita ma non ero riuscita a mantenere la mia promessa, ed ero a New York da un solo giorno.
Era stato tutto perfetto con lui, fino a quando non era diventato sempre più freddo e avevo scoperto che mi tradiva. Aveva continuato a farlo fino a quando io non l’avevo colto sul fatto e lì, sarebbe stato comunque troppo tardi per salvare tutto. Era sparito, totalmente, nemmeno ci aveva provato a parlarmi, a spiegarmi in cosa non ero riuscito a renderlo felice, fino a quell’sms, che non aveva il minimo senso.
Ripresi il cellulare e cercai con cura una canzone, la mia canzone, quella che avevo cercato in quei momenti,  quella in cui mi ero rifugiata quando mi sentivo sola.
Il rapporto che avevo avuto con quella musica era stato sempre abbastanza particolare, la maggior parte delle volte non ero stata nemmeno io a cercarla, mi era semplicemente apparsa in una suoneria, su MTV, per radio o in riproduzione casuale mentre ascoltavo la musica. Come se voleva farmelo capire che dovevo ascoltarla e fare quello che mi diceva.

‘Non mollare,
è un consiglio o ti ridurrai
 fumo e cenere’

 

La ascoltai e lasciai che tutte le lacrime che avevo accumulato leggendo quell’sms fluissero accarezzando il mio viso, mentre scelsi i vestiti da indossare. Quando fui completamente calma mi guardai nuovamente mi alzai dal letto, passando davanti lo specchio vicino alla parete. Mi osservai di nuovo e mi resi conto quanto ero peggiorata per colpa di quelle lacrime. E non l’avrei permesso ancora. Non sarei diventata inguardabile per colpa sua, non dopo che mi aveva praticamente svuotata;  denotr di me c’era uno schifo ma non gli avrei permesso di uscire fuori e rovinare anche la mia parte esteriore.Indossai velocemente i vestiti che avevo preparato dopo aver spento il fornello del caffè ed averci buttato dentro tre cucchiaini di zucchero al cioccolato. Amavo quello zucchero speziato, riusciva a dare quel retrogusto che volevo al caffè, ed ogni mattina potevo scegliere dalla cannella, alla vaniglia.
Mi guardai ancora allo specchio, quando fui pronta, quando la cipria aveva coperto quegli insopportabili punti neri sul naso, quando la matita aveva donato un altro po’ di colore ai miei occhi, quando una maglia celeste e bianca accarezzava le mie forme alla perfezione, aiutata da un paio di leggings bianchi che stringevano al punto giusto coprendo le mie gambe lunghe e magre fino alla caviglia.
Buttai giù il caffè tutto d’un sorso e poggiai la tazzina nel lavandino, aprendo il rubinetto per far in modo che un po’ d’acqua non la rendesse appiccicosa quando avrei dovuto lavarla.  Presi il mio bauletto nero con al centro un enorme disco in vinile e chiusi la porta dopo averci infilato dentro le chiavi, il cellulare, il portafogli ed i fogli dell’agenzia.
Dovevo prendere l’autobus, la sede della redazione era cinque minuti da li.



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Ecco il capitolo, spero vi piaccia.
Ringrazio tutti colore che la seguono/recensiscono o l'hanno aggiunta alle preferite/ricordate, è davvero imporante per me capire se vi piaccia, spero continuerete a segurimi. 
Lunedì aggiornerò, come al solito ^^
Perdonatemi, oggi è una giornataccia, sono di poche parole :)
Un abbraccio, la vostra Sherry <3

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Capitolo 4
*** The best is yet to come. ***


Feci battere il mio pugno due volte sulla porta, aspettando che chi fosse dall’altro lato mi dicesse di entrare. Ero curiosa di vedere l’uomo che dirigeva quel giornale, quello che avrei visto ogni giorno per i successivi sei mesi, almeno.
Guardai per un secondo l’uomo, sulla quarantina ma di ottima presenza, senza dubbio. Moro, occhi verdi, fisico tenuto bene, non eccessivamente magro ma nemmeno troppo palestrato. Giovane, assolutamente l’opposto di come me l’ero immaginato.
‘Signorina Acampora, addirittura – zittì per qualche secondo pigiando il tasto del suo iPhone per controllare l’orologio- dodici minuti di anticipo. Mi hanno sempre detto che gli italiani non fossero il massimo della puntualità.’ Disse con un sorriso ironico.
‘Beh ma sono sicura che non ci ha dato peso, i pregiudizi sono per le persone stupide ed ignoranti, non certamente per le persone come lei.’ Rimase un secondo in silenzio, poi sogghignò e un sospiro di sollievo uscì silenzioso dalle mie narici, rendendomi conto che avevo potuto rendere ostile sin da subito il rapporto con il mio redattore, se non avesse gradito la mia spigliatezza, come spesso era accaduto in precedenza.
‘Mi piaci ragazza’ esordì, prendendosi poi una pausa in cui mi guardò con un sorrisino soddisfatto ‘odio le persone che sono soltanto capaci di leccarti i piedi e quelle con cui lavorerai sono in gran parte così, ma non hanno ancora capito che con me non serve a molto’ Poi con la stessa risata aggiunse ‘ tu ovviamente non dirglielo è così divertente vederli uccidere per chi debba andare a prenderti il pranzo.’
 Si alzò dalla scrivania e si avvicinò mentre restai ad ascoltarlo con un sorriso stampato sul volto. Mi tese la mano destra e la strinsi, mentre si presentò.
‘Ah e, giusto per sottolinearlo se non fosse chiaro, devi dimostrarmi di essere all’altezza di stare seduta dietro quella scrivania, non mi importa se hai scritto articoli sensazionali, se sei qui perché hai avuto culo, se hai pagato l’esaminatore, se sei la figlia del presidente del consiglio o se semplicemente sei andata a letto con il tuo capo per ottenere questo posto.’ Si fermò un attimo e poi sorrise maliziosamente ‘Beh in quel caso, se non ti va di perdere le vecchie abitudini sono abbastanza disponibile in questo, ma sappi che non ti darà nessun beneficio.’ Mi fece notare nuovamente. ‘ ma come potrei privarti? mi rendo conto che è difficile resistermi.’ Scoppiai in una risata seguita da lui stesso e, mi resi conto che quel tipo ispirava simpatica. ‘Lo terrò in mente, nel caso mi venisse qualche strana voglia saprò a chi rivolgermi allora.’ replicai attutendo a mano a mano la mia risata.
‘Dai ti mostro la tua scrivania. Ah e attenta alla tua vicina, è un tantino impicciona e noiosa. Mi impegnerò a cambiarti scrivania nei giorni successivi. ’ mi avvertì.
‘Grazie per la segnalazione, sarà tenuta sotto controllo.’
Sorrise, aprendomi la porta e con una mano facendomi segno di passare, portandomi poi in un’altra stanza dove una decina di scrivanie vuote si alternavano a tre o quattro persone sedute.
La ‘curiosona’ non era ancora arrivata, lo capii dal fatto che l’unica scrivania accanto alla mia era vuota.
‘Tra mezz’ora avrai un’intervista molto importante da fare. E’ uno degli articoli più importanti di questo numero, non deludermi. Ti voglio così: spigliata e diretta. Fammi vedere cosa sei capace di fare.’ Le sue raccomandazioni furono interrotte da una voce isterica che mi irritò anche soltanto per un secondo.
‘Oh Signor Stinson, è già arrivata?’ Un donna bionda, sulla trentina ancheggiava verso di noi, mentre con un’espressione che si fingeva dispiaciuta comunicava a lui il suo rammarico per non esser arrivata prima per far gli ‘onori di casa’ alla nuova arrivata, tutto questo come se io non fossi li presente ad ascoltare le sue assurde parole, senza nemmeno esser degnata di uno sguardo. E capii subito cosa intendeva lui nel momento in cui aveva parlato di gente che era solo capace di leccargli il culo.
‘Io sono Jamelia, ma devi chiamarmi Jamie’ esordì schioccandomi un bacio sulla guancia destra, che rimase appiccicosa z causa suo lucido che aveva un pessimo odore di ciliegia.
‘Sharon’ dissi con quel pizzico di freddezza che le sarebbe servito a capire che non saremmo diventate amiche, che non avevo intenzione di frequentare persone del genere, soprattutto perché eravamo nello stesso giornale. Avevo sempre avuto questa competitività con chiunque lavorasse con me, perché eravamo li e tutti volevamo lavorare al servizio migliore, a l’articolo di prima pagina, allo scoop della settimana ma c’era posto per uno solo e non sarei potuto esser amica di chi voleva agguantare il mio lavoro, quindi evitavo l’ipocrisia di legarmi a qualcuno li dentro, perché avrei finito con l’odiarlo dopo un po’ nel momento in cui avrebbe preso qualcosa che io volevo, o viceversa, sarebbe stato solo questione di tempo.
‘Com’è stato il viaggio?’ chiese con quell’euforia e quella voce isterica che mi avevano già reso quella persona insopportabile.
‘Lungo’. La congedai prima di voltarle le spalle, dopo averle sorriso, per poi essermi voltata verso il mio capo che assisteva alla scena con un sorrisino ironico, divertito probabilmente dal mio modo di replicare alla ragazza che, invece, metteva così tanta ,finta, enfasi nelle sue domande.
‘Mercoledì sera c’è la cena di benvenuto, abbiamo pensato che non conoscendo nessuno in città sarebbe stata una cosa carina passare una serata insieme, almeno per conoscerci meglio. Hai impegni?’ mi disse, quando Jamelia si era seduto imbronciata alla sua scrivania.
‘A parte restare chiusa in casa e scrivere l’articolo e l’intervista di quell’attore da strapazzo?’ dissi sorridendo. Rise rumorosamente e, dopo avermi lasciato una pacca sulla spalla, rispose.
‘Dopo passi in ufficio, ti do i dettagli di luogo e orario. Buona fortuna per l’articolo.’ disse allontanandosi, tornando nel suo lussuoso e silenzioso ufficio che profumava di nuovo.
Lessi il post-it appiccicato allo schermo del mio pc, in cui c’erano le informazioni che mi servivano per l’appuntamento che avevo in mattinata, anche se avevo già scritto tutto in agenda, non appena ne ero venuta a conoscenza.
Staccai quel fogliettino dallo schermo e, dopo aver preso la mia borsa, salutai la bionda, che diversamente da me era spudoratamente tinta, mentre il rumore dei piccoli tacchetti delle mie ballerine che picchiettavano su quel lucido pavimento bianco, echeggiava in tutta la sala, facendomi sentire troppo al centro della scena, anche se in fondo, mi era sempre piaciuto esserlo. Raggiunsi il bar di fronte alla sede in cui avrei lavorato, che era stato scelto come luogo di appuntamento per l’intervista e, dopo essermi guardata intorno, mi sedetti ad uno dei tavolini metallici all’esterno, uno abbastanza appartato ma che comunque mi dava una buona visuale della situazione.


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Eccomi qua :)
Devo dire che The vampire diaries mi manca(e non poco!).
Il mio capo mi sta simpatico, dai dovete ammetterlo è tanto carino e simpatico. Non so perchè mi ricorda Stramaccioni cioè è lui che mi ha ispirato questo personaggio (per chi non lo conoscesse è sto figo qua u.u Vi posto un video che mi fa morire dalle risate 
http://www.youtube.com/watch?v=AHn_jNd3nOg&feature=related v.v)
Vabbè resterei tutta  il giorno a scrivere  cretinate ( e giuggy può confermarlo con le mie recensioni :P ) maaa niente forse  è meglio che cominci a studiare  qualcosina anche se la voglia in questo periodo è meeeeno di zero.
Un ringraziamento a tutti colorio che leggono questa fan fiction a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate  , a quelli che mi dedicando un po' del loro tempo con le loro recensioni :)
Un ringraziamento speciale va , come al solito, alla mia socia Ti voglio bene Rò :')

Ho finito v.v 
Un bacio a Lunedì

Sherry


Ps pensavo che dalla prossima settimana potrei cominciare a postare due volte a settimana, voi che ne pensate? vi fa piacere o preferite una volta sola a settimana?u.u fatemi sapere un po' :P
 

 

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Capitolo 5
*** I just want you to know who I am. ***


Considerata la mia solita intelligenza, non c’era da stupirsi che avevo dimenticato di dare un’altra occhiata all’attore che avrei dovuto intervistare, rendendomi conto che erano passati due mesi dall’ultima volta che avevo visto una sua fotografia. Seduta a quel bar, per fortuna c’ero solo io e il block-notes che avevo poggiato sul tavolino, che probabilmente avrebbe aiutato quest’uomo a capire che stavo aspettando lui.
Una cameriera di massimo diciannove anni si era avvicinata chiedendomi cosa volessi ordinare ed io, gentilmente, avevo replicato dicendole che stavo aspettando una persona. Sorrise, probabilmente aveva capito che stava arrivando un pezzo grosso; immaginavo che quel bar era usato abbastanza spesso per quel tipo di appuntamenti, vista la zona centrare in cui si trovava e la riservatezza che quelle piante sembravano riuscire a mantenere.
Un uomo con un paio di Carrera scure e un cappello verde militare alla pescatora entrò cominciando a guardarsi intorno. Indossava un paio di jeans chiari e una bellissima maglietta della gibson dello stesso colore del cappello. Quando mi vide si avvicinò con un sorriso troppo entusiasta per dover essere uno che avrebbe perso due ore della sua favolosa vita per parlare di se ad un giornale, era scientificamente provato che tutti gli attori odiavano i giornalisti, anche se per fortuna, avevo sempre evitato di scrivere articoli per cose che riguardavano paparazzi o cose simili ed essendo quasi sconosciuta, non mi odiavano così tanto.
Quando tolse gli occhiali sedendosi di fronte a me, non potei fare a meno di ridere, non riuscivo a crederci.
‘No aspetta: Joseph Morgan?’ sussurrai quel nome per fare in modo che nessuno avesse sentito, per evitare l’inferno.
‘Esattamente. E tu che ci fai qui?’ chiese, più che conferma che per dubbio mi sa.
‘Mah sai devo fare un’intervista, niente di particolare’ sogghignò e non ebbi il tempo di chiedere nient’altro, che la cameriera di poco prima si avvicinò con gli occhi sognanti e, ignorandomi totalmente, chiese:
‘Signor Morgan, posso portarle qualcosa?’ brutta ragazzina ingrata, grazie per la considerazione.
‘Sharon, tu cosa vuoi?’ disse voltandosi subito verso di me e lessi negli occhi della cameriera uno sguardo omicida nei miei confronti, probabilmente non aveva gradito la sua gentilezza. Pff, Sharon uno , cameriera leccaculo zero.
‘Non so. Cosa mi consigli? sei tu quello di New York qui’ dissi prendendolo in giro divertendomi anche a mostrare un minimo di confidenza con il ragazzo per prendermi, infantilmente, la mia rivincita contro la sfacciata.
‘Ma se sono brittanico e vivo ad Atlanta!’ risi mentre la ragazza fece lo stesso, probabilmente per attirare la sua attenzione.
‘Vabbè dai, io voglio un frappè alla vaniglia. Grazie per l’aiuto comunque eh, me a segno questa!’ dissi socchiudendo gli occhi per diventare più minacciosa e le sue labbra si inarcarono in un sorriso splendido.
‘Non potevi scegliere di meglio. Due frappè alla vaniglia allora!’ disse alla ragazza che si allontanò dopo aver sorriso ammiccante all’attore seduto di fronte a me.
‘Non hai fantasia’ gli rimproverai, fingendomi ancora offesa.
Mi fece una smorfia e subito dopo lo vidi fissare il mio collo. Mi sentii un po’ in imbarazzo, scrutata, non capivo dove volesse arrivare, non capivo perché mi fissava così sfacciatamente con un leggero sorriso.
‘Vedo che ti è piaciuta’ disse, poi, indicando la scollatura della mia maglietta.
E in quel momento ricordai di aver indossato la sua coccinella. Sì mi era piaciuta. In quel momento avvampai, sperando di non esser sembrata troppo infantile avendola indossata subito.
‘Sì, avevo bisogno di un portafortuna.’ Farfugliai poi, perdendo in un attimo tutta la sicurezza che ero riuscita a mostrare fino a quel momento, poi proseguii.
‘E comunque voglio ancora ringraziarti per ieri sera, non so come avrei fatto senza il tuo aiuto’ mi passai una mano tra i capelli, spostando qualche ciuffo che mi copriva il viso all’indietro, abbassando poi lo sguardo imbarazzata.
Fissai il blocchetto su cui era poggiata una bic nera, ovviamente senza tappo, e pensai che forse era ora di cominciare l’intervista.
I due frappè furono poggiati sul nostro tavolo mentre, ancora una volta, Joseph non degnò di un solo sguardo la ragazza, sorridendo per la frase che avevo appena detto.
‘Direi di cominciare l’intervista, così puoi sbrigarti prima ed avere almeno metà mattinata libera’ dissi.
‘Io oggi non ho impegni.’ Sembrò alludere a qualcosa, come se aspettasse che io gli chiedessi non so di andare da qualche parte, di fare qualcosa, ma io in fondo non lo conoscevo così bene da poterlo fare, non eravamo così intimi, anche se lui era stato molto spontaneo e amichevole sin da subito. Ma lui era una personalità importante, non volevo che credesse nulla di strano, ne prendere confidenze che non mi erano state date.
Fu l’intervista più facile, e divertente, della mia vita.
Sembrava che ogni domanda per lui era un punto di partenza e parlava, parlava per manciate intere di minuti senza fermarsi, sorridente e logorroico come la sera precedente.
Era curioso ma era anche tanto simpatico e amava parlare di se, non soltanto sapere degli altri. Ovviamente, non gli chiesi nulla sulla sua vita privata. Avevamo parlato della nuova serie che stava girando negli Stati Uniti e, ovviamente, gli avevo chiesto di ‘Klaus’ il personaggio che oramai sembrava caratterizzarlo. Mi resi conto che erano le dodici e trenta dal mio stomaco che cominciava a vibrare e, lui stesso, rimase stupito da come il tempo fosse passato velocemente.
‘Ti va di andare a mangiare qualcosa?’ propose, alzandosi dal tavolino e indossando nuovamente i suoi occhiali. A parte la cameriera che non aveva resistito e gli aveva chiesto una foto, non eravamo stati disturbati da fan o ragazzine urlanti che gli fotografavano il sedere (era stato lui stesso a raccontarmi l’imbarazzo che provava ogni volta, anche se fingeva di non accorgersene!).
Scavai in borsa per prendere il borsellino e pagare il conto, ma mi anticipò, pagando anche il mio frappè e la cosa mi mise abbastanza in imbarazzo. Gli feci notare che non era giusto, che mi rifiutavo di accettare che doveva offrirmi da bere e, come mi aveva preannunciato, anche il pranzo. Ignorò totalmente le mie parole, sottolineando che lui non permetteva mai ad una donna di dover spendere anche un solo centesimo, quelli avrebbe dovuto usarli per fare shopping con le amiche e comprarsi un vestito per apparire ancora più bella ai suoi occhi. Protestai nuovamente senza ottenere però nessun risultato.
‘Ho una reputazione da gentlemen inglese da difendere, sweetheart
La sensualità con cui pronunciò l’ultima parola mi provocò un brivido, sorrisi sperando che lui non accorgesse del mio pensiero poi esordii.
‘Permettimi almeno di invitarti a cena a casa mia stasera. Ti faccio mangiare un po’ di sano cibo italiano’ azzardai, sperando di non esser sembrata troppo invadente. Ma avrebbe potuto tranquillamente rifiutare, non avrei insistito o cosa.
Accettò senza esitazione e ne fui felice, era pur sempre il mio compleanno e almeno non l’avrei passato da sola! Mi trascinò in un ristorante abbastanza rustico li vicino, dicendomi che era uno dei posti in cui si mangiava meglio in zona e fu divertente, come l’itera mattinata. Alle quattordici mi diede uno strappo a casa, dovevo pur cominciare a cucinargli una quantità indefinita di cibo, no?


 

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Lo so, lo so è Domenica.
Non sono ancora rincoglionita a tal punto da scambiare giorno (anche se dopo la recensione di giuggy il mio cervello è peggiorato ancora, anche se sembra impossibile potesse ancora peggiorare v.v) 
Allooooora eccolo qua, mi chiedevate se quel figaccio sarebbe tornato ed eccolo qui *-*
Quella screanzata come osa non considerarmi? cioè snobbare me, ci rendiamo conto?! v.v Me la pagherà cara! 
Un ringraziamento a quelli che recensiscono questa storia e quelli che l'hanno aggiunta tra le preferite/seguite/ricordate o che comunque la leggono :)
Siete delle personcine meravigliose :3
Un grazie va alla mia socia geniale, come sempre, anche se ultimamente mi manca un sacco.
Scusami tesoro, la scuola mi sta mangiando tutto il tempo e la linfa vitale (?)
Penso di aver detto tutto v.v
Anzi no. Tra nove giorni vado a vedere i Finley *_____* Lo so che non vi frega ma tutto il mondo devo saperlo, perchè nel caso non tornassi viva per colpa di quel chitarrista stupido che mi dovrà autografare la chitarra, dove sapere che vi ho voluto bene. (vi avevo avvisato che per colpa di quella recensione ero peggiorata u.u


 

A lunedì <3
Sherry*

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Capitolo 6
*** La felicità non è distante quanto sembra in certi attimi che passano da qui ***


Infilai in un angolino della mia torta al caffè uno spaghetto, per controllare la cottura e, sentendolo perfettamente asciutto sotto le mie dita, la tirai fuori poggiando la teglia bollente sul marmo. Passai sotto al forno la parmigiana di melenzane, che ero stata costretta a preparare senza mozzarella perché non ero riuscita a portarla da casa, tantomeno trovarla a New York.
Ovviamente il ragazzo dell’agenzia era venuto a portarmi l’auto nuova e le valigie nel momento peggiore e, per un secondo avevo avuto il sospetto che era stato Joseph a suonare alla mia porta, dimenticandomi totalmente che sarebbe dovuto passare quel tipo .Il telefono squillò, per la terza volta ma la cosa non mi dispiaceva, ero felice di sapere che qualcuno spendeva un botto di soldi solo per farmi gli auguri di compleanno, erano decisamente più apprezzati di quelli fatti su facebook o su twitter.
Sentii la voce di una delle poche persone che mi voleva davvero bene, che avevo visto pochissimo in vita mia, con cui avevo passato massimo un paio giorni consecutivi ma che riusciva a capirmi meglio di chiunque altro, mi fece sorridere, facendomi rendere conto che l’aspettavo più di qualunque altra cosa.
‘Tanti auguuuuri a teeeeeee!’
‘Rosie..’ dissi mentre un sorriso comparve sul mio volto senza che me ne rendessi conto.
‘Tesoro mio. Come stai?’ cercai di fare mente locale e capire in Italia che ore erano prima di rispondere, calcolando velocemente che era l’una passata.
‘Io bene! Devo raccontarti un sacco di cose ma magari ti spiego su Skype in questi giorni, altrimenti spendi un patrimonio. Ti dico solo che ho un attore figo con un accento sexy a cena da me stasera.‘ dissi ridendo, conoscendola mi avrebbe sicuramente detto che avevo cominciato con i festini senza di lei e non andava bene.
‘Ah bene. Ti dai subito da fare vedo, complimenti.’ Centro!
 Sogghignai, quanto era prevedibile per me quella donna?
‘Tu piuttosto, come stai? non è normale che sei sveglia a quest’ora. Cos’è successo?’ dissi poi, rendendomi conto che, per quanto amasse andare a dormire tardi, il fatto che non mi avesse chiamata prima significava fosse successo qualcosa.
‘I soliti casini a casa, le solite questioni. Non sai quanto sia stufa io, sono al limite guarda.’ Sbuffò. Forse era l’unica persona con cui quella situazione non era cambiata, eravamo abituate ad essere così lontane a doverci parlare senza guardarsi negli occhi, senza poterci abbracciare quando ne avevamo voglia, senza che un fottuto display di un cellulare o di un pc ci dividesse. In fondo quando una persona è lontana da te cosa cambia se lo sia sessanta chilomentri o più di mille? Non puoi farle capire quanto è importante per te, o forse sì in entrambi i casi?
‘Tesoro ma perché non vieni qui da me? Anche solo per un po’, sarebbe il miglior regalo per il compleanno ed io ti regalerei il biglietto dell’aereo per il tuo.’ proposi per l’ennesima volta, sapendo che avrebbe rifiutato come sempre.
‘No tesoro, lo sai non voglio che spendi tutti quei soldi. Appena riuscirò a racimolare qualcosa ti raggiungo promesso. Adesso devo scappare, però su whatsapp mi devi raccontare in ogni dettaglio quello che succede e lascia qualche attore strafigo anche a me, troia!’ La salutai, con le solite lacrime agli occhi, mi faceva star male sapere che non potevo far nulla per lei, eravamo così simili in tutto e capivo ogni suo singolo stato d’animo. Soltanto che io ero scappata da tutto, avevo lasciato all’aeroporto i miei problemi: i litigi con i miei, quel passato che sembrava voler riapparire, quei ricordi delle persone che non c’erano più che facevano solo male; lei no, lei combatteva con tutto quello che la vita gli offriva, era la persona più forte che io avevo mai conosciuto, la persona migliore che mi sarebbe potuta capitare accanto e l’avevo capito subito, anche se riuscivamo a stare insieme raramente, anche se era un miracolo se passavamo un weekend al trimestre a meno di quarantacinque chilometri di distanza. Ma avevamo abituato a conviverci con quello, l’avevamo fatto otto anni prima quando c’eravamo conosciute e lo continuavamo a fare, quando eravamo cominciato una vita, la nostra vita. Le scrissi un sms al volo, perché a noi bastava una frase per capirci, perché quelle canzoni che erano pezzi di noi riuscivano a ricordarci tutti i bei momenti passati insieme
Le cose che vanno non torneranno mai, per un momento ricordami o giù di li.. . I giorni di giugno ora passano, ora passano così.. Passeranno questi giorni tesoro e ricorda che ti aspetto qui .Adesso scappo che sai come sono i VIP non amano aspettare :P Ci sentiamo domattina quando ti svegli, squillami a qualunque ora che mi connetto! <3’

Mi resi conto che erano le sette e venti, che il mio ospite sarebbe arrivato poco più di un’ora dopo e non avevo ancora cominciato a lavarmi. Mi buttai sotto la doccia, con ancora il profumo del basilico sulle mani. Sì, mia madre non so come era riuscita ad infilare in valigia anche quello, rigorosamente con le radici in modo da poterlo piantare e averlo tutto l’anno, neanche fossi partita per la guerra tra l’altro!
Accesi il lettore musicale del mio Nokia, lasciando che i Simple Plan mi facessero compagnia, mentre quel profumo familiare spariva un po’ per volta, sostituito da quello al cioccolato al latte del bagnoschiuma. Amavo quei prodotti ed erano, forse l’unica cosa che non sarebbe servita per ingozzarmi e per accentuare quei fili di grasso che erano in continuo aumento, di cui avevo fatto una scorta per paura di non trovarne lì. Non sarei riuscita a viverne senza!
Avvolsi un asciugamano intorno al corpo, infilando il capo di essa dietro la schiena in modo che si mantenesse su e, con i capelli che gocciolavano, entrai in cucina per controllare che fosse tutto in ordine. L’odore della cannella dei biscotti, del caffè della torta e quello proveniente dal forno, colorato e profumato come la mia città mi coccolarono facendomi sentire bene. E lasciai che una noce di schiuma si infilasse nei miei capelli, svanendo pian piano, come una piccola nuvola bianca che si dissolveva pian piano.
Il cellulare si interruppe un attimo, vibrando facendomi capire che mi era arrivato un sms.
‘Non ho che te.. <3’
Sorrisi e mi resi conto che mi mancava, che dovevo fare in modo di averla a casa mia, presto.



_________________________
Eccomi! :3
Oddio sta settimana semba eterna, possibile che siano passati solo sette giorni? Salvatemi vi prego çç Mancano meno di quindici giorni alla maturità e non ho la minima idea di come farò a sopravvivere ancora. Voglio l'estaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaate çç.
Ahh. So che non vi interessa, non sapete chi sia ma io devo condividerlo al mondo.
HOPARLATOCONL'UOMODELLAMIAVITA.
(LUI http://www.youtube.com/watch?v=nqAdqbZlyMI )
Omaaaar.
E mi ha detto a Martedì (che poi sarebbe domani.)
Sì perchè domani vado all'instore a vedere i miei carciofi :') Se non mi vedete aggiornare lunedì vuol dire che non ho retto il colpo e l'uomo dagli occhi blu mi ha ucciso. Ok, adesso basta parlare di Finley u.u Idioti che stanno sempre in mezzo pfff.
Questo capitolo è tutto per la mia socia e non nego che ho scritto questo capitolo con un sorriso immenso sul volto. E' stato di una facilità assurda parlare di lei, perchè in fondo è un po' come parlare di me, soltanto che devi metterci un po' di RobO :P
Grazie per avermi ispirato questo capitolo <3
Un grazie immenso va, come sempre, a tutte le meravigliose anime che leggono/recensiscono o aggiungono questa stroia tra le preferite/seguite/ricorda . Insomma a tutti voi che ogni settimana mi fate venir voglia di aggiornare.
E un grazie anche a quella donna che mi fa vedere quelle gif e quei video di quest uomo faodafkaldakfnrial v.v
Giuggi prima o poi mi farai violentare il pc, sappilo :')
Ho detto tutto, anche perchè sto scrivendo un bordello D:

A lunedì.
Sherry*

 

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Capitolo 7
*** Dreams, emotions , pieces of my life ***


Infilai un vestito abbastanza semplice, di cotone blu con una fantasia astratta di bianco, sotto un paio di ballerine dello stesso colore. Anche se sarei rimasta a casa mia, era il mio compleanno e avevo un ospite a casa, ergo dovevo indossare un vestito quantomeno carino e rendermi presentabile. Avevo già preparato la macchina fotografica, due torte, di due gusti diversi, ed un vassoio dei miei biscotti preferiti, oltre ad una cena a dir poco abbondante. Con un ferretto tirai dietro i ciuffi che pendevano davanti che, come al solito, s’azzardavano a ribellarsi alla mia sistemazione, mentre il resto dei capelli scendeva mossi dietro la schiena.
Quando guardai la tavola che avevo apparecchiato mi sentii in imbarazzo ad immaginarci noi due seduti . Ero a cena con un attore quasi-sconosciuto, ed eravamo soli. Ripensai alle due volte precedenti che l’avevo incontrato e mi resi conto che avrebbe parlato sicuramente per ore, che avrebbe fatto domande sulla mia vita senza arrendersi fino a quando non aveva ricevuto risposta .Pensai che con uno come lui non ci si poteva sentire in imbarazzo, perché in tanti aspetti era davvero tanto simile a me.
Il mio ospite arrivò con sette minuti di ritardo e quella cosa mi fece sorridere, visto che quello era il mio numero fortunato.
Aprii la porta e lo trovai sorridente con un mazzo di fiori bianchi e fucsia, spruzzato di brillantini rosa, che mi fissava.
‘Buonasera signor Morgan, posso esserle d’aiuto?’ dissi, imitando la ragazza che quella mattina gli si era appiccicata addosso, controllando da lontano ogni singolo movimento.
‘Dai, perché ce l’hai tanto con lei? Non mi ha nemmeno fotografato il sedere!’ replicò entrando, mentre io chiusi la porta di casa mia.
‘Non mi piacciono le persone che non mi considerano.’ Sbuffai mentre una risatina soddisfatta uscì dalle sue labbra.
‘mi dispiace di averle rubato la scena, primadonna.’ Gli feci una linguaccia, che ricambiò poi mi guardò porgendomi il mazzo incartato di verde.
‘Questi sono per te, buon compleanno!’ mi scoccò un bacio sulla guancia destra che, immediatamente dopo il suo contatto, divenne paonazza. Lo ringraziai, sperando non se ne fosse accorto, facendolo accomodare al tavolo mentre presi un vaso per i fiori.
Avevo preparato qualche stuzzichino con dei grissini alle olive che avevo fatto io e del prosciutto insieme ad altri affettati e salatini vari.
‘Oddio spiegami com’è che non sono ancora stato in Italia?’ disse, mordendo l’ultima tagliatella ai funghi porcini.
‘Sei stato troppo in Ungheria, avresti dovuto donare tempo anche ai tuoi fan italiani, caro.’
‘Hai ragione, ma fidati che recupererò. Anzi no, mi autoinviterò continuamente a casa tua.’
‘No problem. Tanto le mie giornate saranno così divertenti che perfino pulire tutta quella roba che uso per preparare sarà divertente.’ Dissi, indicando il lavandino pieno di pentole e padelle sporche.
‘Per quanto starai qui?’ disse serio, improvvisamente.
‘Il contratto è sei mesi, però se mi trovo bene potrei prolungarlo, se anche per loro va bene.’
‘Cosa pensi di fare?’
‘Non ne ho la minima idea. Sono qui da un solo giorno, devo decidere con calma. Vorrebbe dire restare qui tutta la vita, lontano da tutti. Anche se forse questo non è proprio un lato negativo, ad esser sinceri’ dissi, mentre una risata amara accompagnò la mia stessa frase. In fondo era quello il motivo per cui ero li, perché volevo allontanarmi anche fisicamente da quelle persone che lo erano già tanto da me.
Mi alzai per prendere il secondo e infilai in un piattino un quadrato di parmigiana di melenzane e su un altro piatto poggiai il tortino di pasta sfoglia con pollo e senape.
‘Sappi che questa-dissi indicando il piatto più piccolo- è la cosa più buona che io abbia mai mangiato, se non ti piace questa cosa non ti parlerò più in tutta la mia vita, sappilo. Quindi attento a quello dici.’ Lo minacciai cercando di rimanere seria, mentre infilò subito la forchetta nel pomodoro.
Quando portai a tavola i dessert era esausto, l’avevo fatto mangiare un tantino troppo, probabilmente ma lui rendeva le cose troppo facili accettando senza esitare tutto, senza lasciare nemmeno una briciola di cibo. Gli chiesi di scattarmi una foto davanti alla torta che avevo decorato con crema di caffè e chicchi ricoperti di cioccolato che formavano la scritta ‘H-Birtday to me’. Faceva tanto forever alone, veramente tanto.
Dopo aver scattato la foto disse di volerne fare una con me e, dopo dieci minuti in cui cercammo un posto dove poggiare la macchinetta per far partire l’autoscatto, trovò la posizione perfetta dopo aver messo sotto un paio di libri e aver inclinato leggermente la mia macchinetta. Avvolse un braccio dietro la mia vita ed io feci lo stesso, poggiando la testa sul suo petto istintivamente. Sentii per qualche secondo il suo cuore pompare, lo percepii a stento, poi il flash partì e dovetti staccarmi.
‘Spero di esser riuscito a rendere il tuo compleanno un tantino meglio di quello che avresti passato se non fossi venuto’ disse mentre si avvicinò alla Canon per controllare come fosse venuta la foto.
‘Lo hai fatto.’
‘Quando guarderai questa foto ti ricorderai di questo giorno, nessun compleanno va dimenticato. E tu hai delle candeline da spegnere, non vuoi mica perdere un desiderio?’
disse tirando fuori dalla giacca due candeline gialle che segnavano il numero esatto dei miei anni.
Per quanto potesse sembrare strano, quel quasi-sconosciuto riusciva a farmi sorridere, con una battuta stupida o con una delle sue frasi ad effetto ricche di miele. Durante tutto il tempo che avevo passato con lui, la sua semplicità riusciva a farmi dimenticare quanto fosse famoso. Non riuscivo proprio a capirlo perché continuava ad esser gentile con me.ta stupida o con una delle s
‘Non ci credo, le hai portate davvero?’ risi poggiandole sulla mia torta.
‘Tanti auguri a te’ canticchiò mentre gli passai l’accendino per accender la fiamma.
Chiusi gli occhi e pensai a cosa potevo chiedere.
Non so nemmeno io perché lo pensai ma mi passò per la mente e avevo una regola: esprimere il primo desiderio che mi passasse per la testa, perché nel momento in cui mi era venuto in mente per primo era ciò che veramente volevo, le altre cose erano soltanto delle autoconvinzioni.
Vorrei ricominciare una vita a New York, innamorarmi, essere amata. E vorrei condividere la mia felicità con lei, la mia migliore amica.
Buttai fuori tutto il fiato che avevo e la fiamma rossa svanì, mentre una minuscola scia di fumo partì da quelle candeline. Come se i miei desideri si stessero alzando verso il cielo in quel momento, per cercare il momento giusto per esser realizzati.

_____________________________

Sono di super fretta.
Perdonatemi, la scorsa settimana non ho aggiornato ma capitemi tempo di scrivereo aggiornare non ne ho ultimamente. Mi manca poco e la maturità è finita per fortuna, poi vi promett che aggiornerò più spesso.
Un abbraccio e un rigraziamento a tutti.

Perdonatemi ancora..

A Lunedì! :)


 

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Capitolo 8
*** Il regalo più grande è solo nostro per sempre. ***


Il rumore della forchetta poggiata sul piatto mi fece distogliere lo sguardo dalle sue labbra, che continuavano a muoversi attraendo i miei occhi di continuo. Non era magnetico. No. Era qualcosa di più,decisamente.

Mi stava raccontando del suo nono compleanno, di quando i suoi amici gli avevano buttato un po’ di panna dalla torta sul viso e di lui che, arrabbiato, aveva preso uno di loro e spiaccicato completamente sulla torta. La sua risata era coinvolgente, il suo modo di raccontare era terribilmente attraente. Beh, in effetti anche lui lo era.

‘Come procede l’articolo?’ domandò poi afferrando un biscotto.

‘In realtà non mi sono ancora messa al lavoro. Non so da dove cominciare. Per il giornale è una cosa abbastanza importante, sei un pezzo grosso!’ dissi ridendo, poi proseguii. ‘Lo show  è uno dei più seguiti e vorrebbero che incastrassi le tue parole ad un’occhiata generale di tutta la stagione ed io sono solo alla seconda stagione!’ ammisi.
‘Non ti piace?’ chiese curioso.
‘No anzi. Ma vedere personaggi come Damon boh, mi fa sentire terribilmente capita. Nel senso amare qualcuno che non ti ricambierà, qualcuno che ti tratta come un mostro. E nonostante ciò, continuare a farlo inspiegabilmente. E’ una cosa terribilmente triste. E purtroppo devo dire di rivedermi molto.’ Un po’ di amaro in bocca coprì il dolce di quel dessert che stavo mangiando, lasciando nella mia testa una confusione enorme causata da quell’accavallarsi di pensieri insensati.
Lo vidi pensieroso, si grattò la testa per un attimo, poi replicò:
‘Io credo che quello sia amore puro, vero. Tu lo dici come se fosse una cosa negativa. Forse fa male, non lo nego, ma per me quello è amore. Perché significa mettere l’altra persona veramente davanti a se stessi e a chiunque altro. E se è amore, non finirà mai.’
‘sì, certo. Come se poi esistesse il lieto fine. Come se poi due persone possono veramente essere in grado di amarsi per sempre. Bah, io non credo sia così. Ed è per quello che voglio star sola.’ Sbuffai.
‘Io non so se esiste sempre il lieto fine, se davvero è tutto ‘per sempre’. Per sai cosa? A volte il durante, la felicità che si prova in quegli attimi, ti fa venir voglia di rischiare, di giocare. Perché vivere la vita passivamente è facile, mettere davanti a tutti le proprie paure, l’incapacità di voler bene, mettersi in gioco, rischiare pur sapendo che troppo probabilmente farà male, beh penso che quello significhi davvero vivere.’
Lo ascoltai, attratta ancora una volta dalle sue parole e dal suo modo di parlare. Forse fu la sua voce a convincermi, forse quello che diceva.
In parte aveva ragione ma faceva ancora troppo male per pensare di poter ricominciare.
‘Io penso che l’amore sia per le persone coraggiose.’ Dissi.
‘E tu credi di non esserlo?’ domandò.
‘Già, non credo di essere una persona forte.’ Ammisi.
‘Sei in una città enorme da sola, come puoi pensare di non esserlo?’
‘Sono qui perché sono scappata, perché restare dov’ero richiedeva ancora più coraggio.’ Sospirai.
Mi fissò un attimo mentre con lo sguardo basso gli rispondevo.
‘La paura ti ha fatto trovare il coraggio di ricominciare e neanche te ne rendi conto. Non ti conosco abbastanza, anzi non ti conosco per nulla. Ma sei solare, allegra. E stai riuscendo a farti passare qualunque cosa ti era successo. Chi dice che scappare è da codardi? E’ solo un modo diverso per dimenticare, per lasciarsi i problemi e le cose che ci fanno male alle spalle. Io la vedo così. Devi solo metterti in gioco senza paura in ogni campo, così come hai affrontato un cambiamento di vita totale per paura di soffrire probabilmente, allo stesso modo devi metterti in gioco nei sentimenti.’ Sorrise, cercando di convincermi. Stavo per rispondergli quando bussarono alla porta.
Rimasi sconvolta e spaventata e gli chiesi di accompagnarmi ad aprire.

Quando vidi chi avevo davanti scoppiai in lacrime. Lacrime di gioia.


_________________________

Penso sia  passato un anno dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia.
Sono tornata e spero che qualcuno la legga...
Questo capitolo è alquanto breve e discorsivo ma Giovedì mi farò perdonare con il prossimo,promesso!

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Capitolo 9
*** Immagino che tu sappia comprendermi. ***


Non vedevo Joseph da almeno due mesi, dalla sera del mio compleanno quando, senza il minimo sospetto, mi ero trovata la mia migliore amica con una valigia davanti alla porta. Si era trasferita da me, o meglio l’avevo ospitata fino a quando non aveva trovato un lavoro.
Non avevo mai creduto nei desideri eppure una parte del mio si era avverato poche ore dopo. Forse erano state quelle candeline ad esser speciali, forse era stato lui a portarmi fortuna. Quella sera quando era andato via mi aveva spiegato quale fosse casa sua ed io gli avevo assicurato che sarei passata a trovarlo quella settimana, facendogli dare un’occhiata all’articolo su di lui prima di consegnarlo. Ero stata talmente impegnata a dare una mano a Rosie a cercare un lavoro e ad ignorare i continui messaggi del mio ex ragazzo, che avevo dimenticato di avergli fatto quella promessa. Beh, la verità era che non ne avevo avuto il coraggio, non volevo sembrare troppo invadente.
‘E’ gente di un altro livello, Ciglio.’ Mormorai. ‘non sono per noi persone del genere.’
Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e, scuotendo la testa, disse
‘Ma che ti importa! Tu devi passare a chiedergli come sta, mica a fargli una proposta di matrimonio!? Ti fai troppi problemi, cavolo.’
‘Senti non è colpa mia se lui è così sexy.’ Sbuffai.
‘Beh su questo non ci sono dubbi. Cioè ispira sesso violento quell’uomo. Non quanto Ian, ma siamo a quei livelli.’
‘Rosie!’ la ammonii ridendo.
‘Ma è vero!’ si giustificò ridendo. Le tirai un cuscino addosso e mi alzai dal divano per preparare il caffè.
‘Ok, dopo passo da lui per chiedergli scusa.’ Mi arresi. ‘Che poi si sarà anche dimenticato di me.’ Pensai.
‘Troppi problemi, baby.’
‘Non è colpa mia se sono la persona più complessata del pianeta’. Replicai.
‘Colpa mia di certo non è. Sono anni che ti dico che sei stupenda’ Tornò con lo sguardo sul libro e mi sedetti al tavolo sorridendo per ciò che aveva appena detto.
Se esisteva una persona sulla faccia della terra che poteva essere in grado di capirmi beh, quella era di certo lei. Quando non dici mai quello che pensi, o meglio, non sei nemmeno tu capace di capire quello che hai e ci riesce qualcun altro beh, allora vuol dire che quella persona è realmente speciale. Presi una sigaretta e la accesi mentre tenevo d’occhio la macchinetta del caffè alle mie spalle.
‘Non devi essere nervosa, devi solo andar li e scusarti per non esser passata prima’. Centro.
‘Non sono nervosa.’ Provai per un attimo a protestare.
‘dal modo in cui stai divorando quella sigaretta non sembra. E di solito non ne fumi mai due in così poco tempo, visto che dopo il caffè ne accenderai un’altra.’ Il suo tono era estremamente pacato e piatto. Era talmente convinta di ciò che stava dicendo che quasi mi venne voglia di odiarla perché continuava a notare ogni singolo gesto, anche il più piccolo.
Visto che la mia migliore amica si preparava per andare al negozio in cui lavorava, pensai di fare un dolce che avrei portato a Joseph, così per gentilezza.
‘Cos’è quest’odore di cioccolato?’
‘Sto facendo una torta per JoMo.’spiegai.
‘Ah però. Lo trattiamo  bene l’ibrido’ commentò Rosie prima di uscire. ‘Io vado ci vediamo stasera e mi raccomando, voglio sapere cos’hai fatto e guai se ti sei tirata indietro.’
Le mandai un bacio e la guardai uscire prima di fiondarmi in camera mia per scegliere cosa mettere. Trovai un vestito sul letto con un post-it appiccicato sopra.
“Sapevo che saresti andata in panico. Metti questo, che ti rende più bona di lui. <3”
Mi venne da ridere per il suo tempismo e la sua premura sempre perfetti.
Lo presi e poggiandolo su di me vidi che in effetti faceva un bell’effetto, chiedendomi come mai era così tanto che non lo indossavo. Era semplice, bianco e nero, con dei merlettino sul seno e leggermente più lungo dietro. Restai a guardarlo per qualche minuto, poi mi convinsi ad indossarlo sperando di non sembrare troppo elegante.
 

 

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Tada! Eccomi. Non vi ho fatto aspettare un altro anno, anche se boh sti capitoli sono uno più breve dell'altro.
Ma io sono così >.< perdonatemi e accettatemi (non con un'ascia però.)
Ok, oggi sono particolarmente scema sarà che devo andare a trovare quell'uomo sexy .
Poi volevo dire una cosa.
JoMo è figo.
*-*

Babbene la smetto di coglioneggiare e ringrazio tutti quelli che leggono/seguono/aggiundono alle preferite/ricordate questa storia.
A chi recensisce ma soprattutto a quelle due figone di Giuggi e Rosie <3 
A Giovedì! 

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Capitolo 10
*** Che rumore fa la felicità? ***


Bussai al campanello sperando fosse quello giusto e formulai per l’ennesima volta nella mia mente la frase da dire, tanto che quando aprì e me lo trovai davanti,ascoltarla uscire dalla mia bocca suonò strana.
‘Ciao Joseph, ero passata per farti vedere quell’articolo. Ti disturbo?’
Sorrise, uno di quei sorrisi che non si limitano a curvare le labbra con sufficienza, non quei sorrisi che li guardi e pensi ‘si ok, lo fa per gentilezza’. No. Lui sorrideva totalmente. I suoi occhi sorridevano, le sue guance addirittura sembravano essersi colorite in un secondo. Uno di quei sorrisi che ti danno sicurezza, che ti fanno passare i dubbi,le paure. Uno di quei sorrisi che ti fanno sentire nel posto giusto, che ti fanno sentire importante. Quel sorriso con il suo calore fece evaporare ogni insicurezza, ogni paura che avevo di bussare a quella porta.
‘Assolutamente. Entra, vieni!’
Il mio sguardo per qualche secondo aveva focalizzato solo su quel sorriso, lo osservai meglio mentre mi faceva spazio per entrare. Portava una t-shirt semplice, nera con un paio di jeans scuri. Entrai imbarazzata con in mano la mia scatola con il dolce che avevo preparato per lui in quella casa che profumava di legno nuovo, di detersivo alla lavanda e di fiori d’arancio. Li vidi sul tavolo dell’ingresso, che coprivano il volto della ragazza che vi era seduta accanto. Potei scorgere solo la chioma bionda per qualche secondo, fino a quando il giovane si decise di presentarmela e in quel momento, lo sguardo di lei fece comparire nuovamente ogni insicurezza  e disagio.
‘Ti presento Emily,la mia ragazza.’ Disse con imbarazzo. La bionda di Everwood mi squadrò dalla testa ai piedi con superiorità ed un sorriso minaccioso.
‘Lei è Sharon, la ragazza di cui ti parlavo.’
Le allungai la mano e a malincuore la afferrò con aria di disprezzo.
Un muro di freddezza e distacco si alzò immediatamente, farfugliai un ‘piacere di conoscerti’, ma lo sguardo e l’atteggiamento della ragazza mi irritò talmente tanto che non riuscii a pronunciarla quella frase.
‘Io comunque ho le riprese, a stasera amore’. Lo baciò guardandomi con aria soddisfatta e se ne andò senza nemmeno rivolgermi la parola. Simpatica. Già, l’avevo sempre pensato. Quando lei uscì mi sentii in imbarazzo, con un dolce fatto da me che probabilmente non era nemmeno buonissimo a casa di un attore famosissimo.
‘Scusa se si è comportata così. Noi…siamo in un brutto periodo, probabilmente ti vede come una minaccia’. Cercò di giustificarsi grattando la testa in maniera nervosa.
‘va tutto bene,figurati. Spero solo di non averti creato problemi con lei.’ Cercai di tranquillizzarlo.
‘Dubito che qualcun altro potrebbe peggiorare la situazione. E’ già bravissima lei a farlo.’ Sospirò. Il suo sguardo si incupì, il suo volto cambiò. Non era quello che mi aveva aperto, sembrava diverso. Era diventato grigio, scuro e aveva preso il posto di quella marea di colori che il suo viso aveva preso nel momento in cui mi aveva visto. Mi diedi immediatamente della sciocca a pensare di esser stata io il motivo di quel suo cambiamento di umore, mi sentii stupida a pensare che potessi esser stata io quella che l’aveva fatto sorridere in quel modo.
‘E’ un periodo dai, capitano incomprensioni.’ Cercai di tirarlo su.
‘E’ troppo diversa da me. Penso che stia con me soltanto per i giornali, per farsi pubblicità e perché le piace far parlare di lei.’ Sbuffò. ‘Ti sto annoiando, perdonami.’ Si scusò subito dopo.
‘No ma va, figurati. Sul serio se può farti sentire meglio in qualche modo parlarne e ti fa va fallo pure. Cioè non so fino a quanto possa farti piacere visto che non ci conosciamo così bene in fondo.’
‘Beh ti conosco quanto basta, a dire il vero.’ Sorrise ma quel sorriso fu diverso. Non era bello come quello di prima.
‘Ti ho portato questo.’ Dissi porgendogli il pacchetto verde che avevo tra le mani. ‘l’ho fatto prima di scendere, è ancora caldo.’
‘Non dovevi, davvero. Grazie, sei sempre troppo gentile con me.’
‘Hei, mi hai salvato la vita,non dimenticarlo!’
Rise e poggiò il dolce sul tavolo accanto al vado di fiori colorati sul tavolo.
‘Ci sediamo ?’
Indicò il divano e annuii senguendolo.
Tirai fuori dalla borsa il giornale e aprii la pagina del mio articolo.
‘Dimmi sinceramente che ne pensi.’

POV Joseph.

L’avevo aspettata.
Avevo maledetto ogni volta il postino, ogni singolo venditore o chiunque altro venisse a bussare quando mi accorgevo che non era lei. Avevo odiato quel suono del campanello a furia di immaginarlo con lei al di la della porta. A tal punto che avevo smesso di crederci, mi ero rassegnato che non sarebbe mai passata e che prima o poi mi sarei fatto coraggio e l’avrei cercata. Prima o poi. Magari quando sarei riuscito a chiudere definitivamente con Emily. E invece era riapparsa li, come un pacco a sorpresa, come un regalo che non ti aspetti più. Si era materializzata per davvero a furia di sognarla ed era stato addirittura meglio di come avevo creduto. Dolce e sexy, in tutto il suo splendore. Mi sentii stupido ed infantile, mi sentii idiota a desiderare così tanto di rivederla. In fondo avevo passato qualche serata con lei, come potevo volerla rivedere così ardentemente?
Finii di leggere il suo articolo con cura e mi sentii soddisfatto per tutte le cose carine che aveva scritto, per tutti i parallelismi impeccabili che aveva fatto con ‘Klaus’, il personaggio che ormai mi identificava e mi aveva dato maggiore popolarità.
‘E’ perfetto. Ottimo lavoro!’ mi complimentai soddisfatto. ‘Hai capito molte più cose tu in pochi minuti che persone con cui passo giornate intere.’
‘Non è così difficile capirti, in fondo.’ Mormorò .
‘Ultimamente mi sembra di si.’ Sbuffai ripensando alla situazione con Emily e mi pentii di averlo detto, non volevo parlare di lei. ‘Scusa se sono lamentoso.’
‘Non sei lamentoso.’ Disse con tono pacato. ‘Sei semplicemente triste. E ti senti sbagliato forse o almeno non ti senti capito come vorresti dalla persona che ami.’
‘Io non so se la amo.’ Ammisi. ‘E il fatto che non lo sappia e che non sia sicuro di lei mi porta a pensare che non lo sono affatto. Però si, mi sento decisamente solo. Sai c’è un mare di persone che mi circonda ma la maggior parte lo fa per ipocrisia. E mi fa schifo tutto questo.’
‘Pensi che io sia qui perché voglio trarne qualcosa?’ in quella frase mi resi conto di averla ferita, mi resi conto che le avevo fatto fraintendere. Mi avvicinai afferrandole la mano e subito risposi.
‘No,almeno non credo. Non volermene ma io non so più nulla. Avrò la conferma con il passare del tempo ma non mi riferivo a te, ti giuro.’
‘Hai ragione, deve essere difficile.’
‘Mi rende insicuro.’
‘Ah beh, benvenuto nel club.’sospirò.
‘Non ne hai motivo. La gente ti sta accanto per quello che sei, non avrebbe nessun altra ragione di fingere.’
‘Infatti non lo fa. E’ per quello che sono sola.’
‘Non sei sola. Hai Rosie e…’mi fermai sospirando.’..hai me, se vorrai.’ Mi fissò dritto negli occhi e quei due sguardi che si incrociarono furono come due onde che si scontravano, due nuvole che si univano, due frammenti di cielo che si ritrovavano e si abbracciavano formando un’unica cosa meravigliosa. Non potei fare a meno di avvicinarmi di più e per un secondo mi sembrò di assaporare le sue labbra ma fu soltanto la mia immaginazione, perché lei chinò la testa schivando il mio gesto con gentilezza e con un pizzico di delusione poggiai le mie labbra sulla sua fronte. Sapeva di cioccolato bianco e di vaniglia allo stesso tempo.
‘Non li trovi dolci i baci sulla fronte?’dissi cercando di rimediare al suo rifiuto. Mi sorrise appena e poi si alzò.
‘Mi sa che devo scappare ora. Ci vediamo presto ok?’
‘Ci vediamo presto.’
Ripetei accompagnandola alla porta.
Non avrei aspettato ancora mesi, non avrei permesso al tempo e ai miei gesti sbagliati di rovinare tutto.

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Tadààà. 
Eccomi qua, addirittura in anticipo.
Per questo capitolo devo un ringraziamento speciale alla mia Ciglio e alle sue consulenze notturne anche se whatsapp ci è avverso noi siamo più forti!
La bionda finta mi sta sulle scatole (Giuggi so che troverai soddisfazione nell'insultarla.) e anche se quei due ,per fortuna, si sono lasciati da un pezzo ormai mi sono affezionata e devo insultarla per bene, anche se la vecchiaccia neanche mi ispira tutta questa simpatica! Ma vabbè, un giorno lui capirà di amarmi.
Sto divagando, torno alla fan fiction. 
Ringrazio come sempre voi dolci anime che commentate e che mi fate sentire meno sola, quelli che seguono la storia, la aggiungono alle preferite o a quelle ricordate o a chi semplicemente la legge. Davvero grazie <3
Vi do appuntamento (come sono professionale!) alla prossima settimana, Giovedì come al solito u.u
Ah! Stavo dimenticando di dire una cosa. Questo capitolo mi è uscito stranamente più lungo. E' quell'omone sexy a darmi ispirazione (io lo dico che ispira tante cose quello!) 

Buuuuonanotte splendori,fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 

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Capitolo 11
*** Le risate tra di noi,mille discussioni e istanti di follia. ***


Arrivai fuori al negozio dove lavorava Rosie dopo aver fumato quattro sigarette di seguito, avevo bisogno di parlare con qualcuno. Osservai la vetrina piena di vestiti realizzando che a quanto pare andavano di moda il verde bottiglia e il rosso corallo. Osservai interessata un cardigan in vetrina e, quando la sigaretta che avevo tra le dita si era consumata del tutto, entrai. La proprietaria del negozio mi salutò come al solito calorosamente con un sorriso che ricambiai poi, sempre in maniera molto cortese, mi indicò la mia amica spiegandomi che stava sistemando gli ultimi arrivi prima della chiusura. 
'Va pure da lei, tanto siamo in chiusura!' mi tranquillizzò, per tornare poi con lo sguardo sullo schermo del pc.
La ragazza non sembrò sorpresa di vedermi anzi, osservò l'orologio quasi impazientita dal fatto che fossi arrivata così tardi, guardo il vestito che indossavo,suggeritomi da lei, poi finalmente disse.
'Sei stata da lui finora? Cos'ha fatto? Visto che non lo disturbavi?Ci ha provato?Se non l'ha fatto è gay, la maggior parte degli attori fighi secondo me lo è'
Mi venne una risata che mi tranquillizzò. Le sue domande a raffica, era una di quelle cose che mi avrebbero fatto impazzire. Le spiegai tutto quello che era successo, per filo e per segno e lei non si scompose minimamente, rimase li con lo sguardo tra i maglioni che stava piegando. 
'Secondo me è uno stronzo e la storia sulla sua ragazza se l'è inventata. Secondo me è un coglione, è una persona famosa è ovvio che lo sia.'
'Aspetta. Ho dimenticato di dirti la cosa più importante- la interruppi.- la tizia, la sua ragazza insomma, Emily. Non è una qualunque 'Emily.' E'QUELLA Emily.'sottolineai. 
Alzò lo sguardo sconvolta e mi guardò aspettando che confermassi che fosse proprio chi stava pensando lei. 
'Emily Vancamp.' 
Lasciò la pila di maglioni e si avvicinò prendendomi le spalle.
'Quell'uomo è un santo. Cioè Sharon hai idea di cosa significhi sopportare quella donna?!E' una strega, un'oca, una gallina che non è capace nemmeno di fare uova perchè è troppo pigra e snob per sforzarsi. Mi ha rubato tutti i fidanzati virtuali, tutti i tizi che sognavo lei se li è scopati. Merita di morire, di soffrire e di essere tradita. ' si fermò un attimo e la guardai terrorizzata. Sembrava fuori di testa ma ero abbastanza abituata anche a quel lato di lei che mi faceva ridere nel momento in cui ripensavo a tutte le sciocchezze che stava dicendo che per lei sembravano fondamentali. M guardò e, dopo aver lasciato lentamente la presa, si allontanò e mi puntò il dito contro. 'tu! Avevo la possibilità di avere la mia rivincita. Potevo pensare che grazie alla mia migliore amica era cornuta quella stronza distruttrice di sogni di una povera fangirl, invece no. Hai voluto fare la moralista del cavolo. Cosa ti costava scopartelo? Suvvia lo sappiamo entrambe che non ti sarebbe dispiaciuto così tanto cocca!'
La fissai inarcando le sopracciglia poi, dopo averle fatto finire un interminabile monologo su Emily Vancamp riuscii a dire.
'Amore mio, tu sei completamente folle. '
Fu l'unica cosa che potei dire, scoppiammo entrambe in una risata assurda che sembrò non finire più e fu così che passammo la serata. A ridere di quella donna senza però parlare seriamente di quello che era successo. Ed era ciò di cui avevo bisogno!


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Capitolo minuscolo.
Io sono di fretta.
Lo so, la settimana scorsa non ho aggiornato.
Ma sono in periodo d'esame e penso di aver perso qualunque tipo di concezione del tempo e della sanità mentale.
Questo capitolo mi fa cagare. Quello precedente mi piaceva ma nessuno a parte giuggi l'ha recensito. Il fatto che stia scrivendo frasi semplici e fredde vi dovrebbe far capire quanto sto uscendo di testa per questa cavolo di sessione odiosissima estiva. 
Odio tutto il mondo. Tranne voi che leggete/recensite/seguire e tutto il resto la mia storia. 
Vedete?basta poco per non essere odiati. Non mi abbandonate e non finirete all'infermo.
Scappo.
Ah devo condividerlo con il mondo.
Sono idooonea. A breve sulle strade circolerà una creatura incapace (che sarei io.)

Addio! :o

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