Cosmic Love.

di Eloise_elle91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Cosmic Love. ***
Capitolo 2: *** 2. A Falling Star Fell From Your Heart ***
Capitolo 3: *** 3. I Screamed Aloud As It Tore Throught Them ***



Capitolo 1
*** 1. Cosmic Love. ***


Salve a tutti! Per chi mi conosce si ho deciso di sperimentare un pò un fandom che mi appassiona da quando avevo 10 anni: Harry Potter! Ho scritto una Harry/Hermione e ora eccomi qui con la mia Draco/Hermione <3
Siate clementi, non sono espertissima di questa coppia e questa storia nasce come one shot, se poi vi piace posso continuarla come fanfiction, visto che ho un pò di idee per mandarla avanti :)
Il titolo si riferisce alla canzone dei Florence and Machine, chi viene dal fandom di The Vampire Diaries, come me, la deve conoscere per forza! :D
Allora una parte della storia è ripresa da un particolare episodio del settimo libro, cioè la tortura di Hermione. I dialoghi sono quelli, ma ad un certo punto le cose cambieranno. Spero che vi piaccia questo intreccio un pò pazzo che ho creato! Vi lascio alla lettura!
Ely


Titolo: Cosmic Love.
Trama: Settimo libro. La notte in cui Harry, Ron e Hermione vennero fatti prigionieri e portati al Manor Malfoy dai Ghermidori. E se non fosse stato Dobby a salvarli quella notte? Se Hermione avesse tenuto battaglia durante le torture di Bellatrix? I pensieri di Draco alla vista della giovane Mezzosangue torturata lottano tra il guardarla li impotente o intervenire per salvarle la vita. Scoprirà di provare un sentimento che da temeva di aver perduto per sempre.

                                                                                                                ***
                                                                             Cosmic Love


Era notte fonda e Draco era nella sua stanza al Manor intento a pensare e a cercare di addormentarsi. Non ci riusciva. Il pensiero di quella guerra, ciò che essa aveva portato in lui gli faceva ribrezzo. Draco non era un ragazzo sentimentale o compassionevole, questo era risaputo, ma non riusciva a non pensare che se era diventato così cattivo, così lontano dall’essere una persona amata, lo doveva tutto a suo padre.

Imbecille.

Orgoglioso.

Razzista.

Strafottente.

Era Draco, che ti aspettavi?

Quella notte non riusciva a chiudere occhio.

Perché?

Pensava.

A cosa?

Hermione.

A chi? Ti sei sentito?

Si, pensava alla Mezzosangue, l’unica che gli aveva fatto perdere la testa lo scorso anno. Uno degli anni più brutti della vita di Draco, fino a quando un giorno, passeggiando per i corridoi di Hogwats la vide.
Era al nono piano seduta sul davanzale della finestra, che rifletteva i raggi del sole di prima mattina su di lei, rendendola una visione angelica. Non studiava come al solito, cosa strana, ma, cosa ancor più strana, si stava specchiando in un piccolo specchio che teneva in mano davanti a se. Draco decise di restare li, seminascosto nell’ombra a guardarla. Quella mattina era particolarmente bella. Aveva i capelli raccolti in una treccia con qualche ciuffo ribelle che le ricadeva sulla fronte e sul viso. La sua pelle era visibilmente liscia e candida al tocco dei raggi del sole. Non aveva l’uniforme, ma indossava un semplice vestito che metteva in mostra le sue lunghe e snelle gambe coperte da delle semplici calze nere e da degli stivali lunghi. Stava armeggiando con un rossetto. Era piuttosto buffa, ma Draco non l’aveva mai vista in quelle vesti così femminili o semplicemente era lui che non voleva mai vederla come una donna invece di una sangue sporco.

Non voleva avvicinarsi, non voleva attaccarla.

Solo quel giorno restò ad ammirarla, mentre lei se ne stava in silenzio su quel davanzale guardando oltre la finestra.
Da quel giorno lei entrò e non uscì più dalla testa di Draco.

 Lei però non lo sapeva.

 Non lo avrebbe mai saputo perché lui non glielo avrebbe mai detto. Eppure non riusciva un attimo a smettere di pensare a lei, una mezzosangue. Doveva reprimere quel pensiero, non doveva farselo passare neanche per l’anticamera del cervello. A casa lo avrebbero ucciso e poi avrebbero fatto lo stesso con lei. A casa Malfoy non era permesso scegliere con la propria testa, non gli era mai stato permesso di fare niente senza l’approvazione di suo padre. Poi lei non avrebbe mai accettato di stare con lui, e come biasimarla? Dopo averle fatto passare le pene dell’inferno non poteva permettersi di dirle “hey Granger lo sai a me piaci da morire?”. Lo avrebbe mandato chissà dove.

La amava in silenzio.

 La amava di nascosto.

La amava nei suoi sogni.

Nella sua mente lei era Hermione, nel suo cuore era Amore.

 Nella finta realtà lei era Granger, Mezzosangue, anche quando la vedeva stare male ai suoi insulti.

 Doveva trattenersi.

Draco revocava quel felice e unico ricordo tutte le volte prima di addormentarsi, ma quella notte dei rumori lo tennero sveglio e la voce di sua madre che gli intimava di andare giù non prometteva nulla di buono. Prima di scendere nell’atrio guardò fuori la finestra e vide delle figure incappucciate, con delle persone legate, camminare nel viale del suo imponente giardino.

Scese giù e come aveva sospettato i Ghermidori avevano portato dei prigionieri. Li aveva sentiti pronunciare il nome di Harry Potter.
Un tuffo al cuore, perché insieme allo Sfregiato c’era anche lei. Com’era successo? Potter era stato così stupido da farsi catturare?
Sua zia Bellatrix sembrava più eccitata che mai, tanto da permettersi di dare ordini in una dimora che non era la sua. Era una pazza squilibrata, Draco lo aveva sempre pensato. Sua madre lo incitava ad andare avanti.

Doveva riconoscerli.

 Ad un tratto vide; seppur con una fattura pungente addosso era impossibile non riconoscere Potter. Suo padre, in preda all’ansia e all’eccitazione, gli gridava nell’orecchio, strattonandolo per farlo avvicinare a Potter. Era lui. Cosa doveva fare?

“Non so”

Decise di rimanere sul vago e se ne andò accanto a sua madre, l’unica che riusciva a capirlo, l’unica ad aver letto nei suoi occhi quella bugia che aveva appena detto. Dovevano essere sicuri, diceva sua madre, perché la bacchetta non corrispondeva all’originale. Eppure era lui. Dov’era la bacchetta di Potter?

“E la Nata Babbana?”sentì dire. C’era anche lei, l’avevano presa. Era proprio lei; un po’ malridotta con i segni delle disavventure che aveva subito. Aveva i capelli legati in una coda e qualche graffio sul viso.

“Guarda Draco”gli disse sua madre. “Non è quella Granger?”

Rimase in silenzio per alcuni secondi. Non voleva mentire, ma non voleva dire neanche la verità.

“Io... forse... si”disse in un sussurro appena udibile guardando la Granger negli occhi.

Lei gli aveva restituito uno sguardo di resa, come se sapesse già come sarebbe andata a finire. Non gli stava chiedendo aiuto. Non gli chiedeva di mentire per lei. Rimase in silenzio in attesa del suo destino.

 Nel frattempo avevano riconosciuto anche Weasley. Era la fine. Quei tre erano spacciati. Bellatrix tra un battibecco e un altro stava per toccarsi il Marchio Nero, ma qualcosa la fermò. Draco sentì Hermione trattenere rumorosamente il fiato. Cosa stava accadendo? Un luccichio attirò i suoi occhi. Sua zia teneva in mano quella che sembrava essere la famosa e leggendaria spada di Grifondoro. Tutto si fermò. La pazza cominciò ad agitarsi e a schiantare tutti i Ghermidori e impedì a Lucius Malfoy di attivare il suo Marchio. Discutevano sulla spada, dove l’avevano trovata, come avevano fatto a prenderla, in quanto sosteneva, tra le grida, che fosse nella sua camera blindata.
Non sapeva cosa fare, perciò scelse la via più facile per sapere. Fece rinchiudere i prigionieri nei sotterranei del Manor, ma con estremo terrore di Draco...

“Tutti”la sentì dire. “Tranne la Mezzosangue!”

Sentì Weasley gridare.

 Uno schiaffeggio.

 La squilibrata parlò di nuovo, minacciandolo che sarebbe stato il prossimo se lei fosse morta sotto le sue torture. Separò Hermione dagli altri prigionieri e la trascinò nel salone. La vide spaesata, non aveva armi per difendersi e le torture di Bellatrix erano efficaci quanto letali e non c’era modo di resistere.

Non c’era modo di aiutarla.

Draco era sicuro che Bellatrix stesse valutando il punto migliore dove colpirla, mentre lei si guardava in torno in cerca di qualcosa che la potesse aiutare. I suoi occhi si posarono sopra al camino. Appeso vi era un arco e freccia e non era neanche molto distante da lei. Doveva solo trovare il modo di prenderlo.

Un terribile urlo di levò ad un tratto al centro della stanza. La sua tortura era appena iniziata. Urlava dal dolore. Urlava dalla disperazione. Bellatrix sceglieva i punti più sensibili. Cuore. Testa. Gambe. Addome.
Terribile. Era qualcosa di terribile.

“Te lo chiedo un’altra volta! Dove avete preso quella spada? Dove?”

“L’abbiamo trovata... PER FAVORE!”

Bellatrix la gettò a terra lanciando un altro Cruciatus. Hermione riprese ad urlare.
Draco fissava la scena impotente, mentre sua madre contorceva il viso ad ogni maledizione. Non ce l’avrebbe fatta. Bellatrix non le dava neanche il tempo di riprendere fiato. Si buttò su di lei con una mano stretta attorno al collo di Hermione, l’altra mano teneva la bacchetta puntata sul suo cuore. Hermione teneva duro, aveva un piano di sicuro, lei sapeva sempre cosa fare.

Non questa voltadisse una voce nella testa di Draco.

La vedrai morire davanti ai tuoi occhi nel peggiore dei modi senza fare niente. Vigliacco!

                                                                                                ***

Bellatrix era proprio su Hermione e la teneva così ferma da non riuscire a muovere nulla, tranne una mano che toccava il pavimento freddo. Non sentiva quasi nulla, da un momento all’altro l’avrebbe uccisa senza pietà. Era un dolore fisico insopportabile.
Non aveva vie di scampo, non aveva un piano. Harry e Ron avrebbero continuato quel viaggio da soli. Poi ad un tratto lo vide. Era d’argento e appuntito, lo aveva usato per staccarla dagli altri. Fuoriusciva dalla tasca di quella pazza. Era il pugnale d’argento.

“Che altro avete preso. Che altro? RISPONDIMI! CRUCIO!”

Hermione urlò, ma doveva agire per la miseria! Si costrinse a concentrare tutta la sua attenzione su quel pugnale e inventare qualcosa per distrarre i Mangiamorte. Hermione guardò la psicopatica dritto negli occhi, mentre piano muoveva la mano a piccoli scatti.

Draco Malfoy era proprio li e aveva gli occhi puntati su di lei, vedeva i movimenti che stava facendo per tentare di salvarsi. Eppure non parlava. Hermione non se ne curò. Continuò a concentrare la sua mano verso quel pugnale.

“Quella spada è una copia!”sibilò Hermione verso Bellatrix, che sgranò gli occhi.

 Tutti i presenti Mangiamorte cominciarono a borbottare fra di loro. Li aveva distratti. Ci era riuscita. Anche Bellatrix aveva allentato le sue prese e in quella frazione di secondi Hermione le sfilò il pugnale dalla tasca e la colpì sul fianco destro, facendola accasciare a terra dolorante. Si scatenò il panico in pochi minuti, tutti correvano verso tutti e alcuni Mangiamorte accorsero verso di loro. Hermione prese la bacchetta di Bellatrix e si difese con essa, mentre correva con tutte le sue forze dritta davanti a se per afferrare quell’arco con frecce.

Lo afferrò proprio quando Bellatrix gridò:

“Prendete quella Mezzosangue! Ha la mia bacchetta!”

Hermione vide Draco trascinato dalla madre, scappare al piano di sopra, mentre Lucius se ne stava in un angolo in disparte e guardare la scena senza agire. Non aveva la bacchetta.

Quattro o cinque metri dividevano Hermione da venti Mangiamorte armati di bacchetta. Lanciò un Protego Maximus  davanti a se, con la bacchetta della psicopatica, per crearsi una sorta di barriera di protezione.

“Coraggio” si disse. “Hai l’arco, sai tirare, puoi farcela! Vai a liberare Harry e Ron, scappate prima che lui arrivi... ok. Dai!”

Hermione tese l’arco e una freccia.

Cavolo sono passati cinque anni dall’ultima volta che ho tirato!

Prese la mira.

Le cose pratiche non si dimenticano, forza!

Chiuse un occhio per prendere la mira. Pancia dentro, petto in fuori.

1...2...3...!

Scoccò la prima freccia che colpì dritto al cuore un Mangiamorte.

Bene! Visto?!

Via un’altra freccia, a terra un altro Mangiamorte. Un altro e un altro ancora. Il braccio le faceva male per via delle Cruciatus. Fuggì al piano di sopra, tenendo l’arco con una mano e lanciando schiantesimi con l’altra. Si fermò sulle scale e lanciò un’altra freccia che colpì l’occhio di un Mangiamorte.
Arrivò in un corridoio buio e deserto, me sentiva i passi che la raggiungevano. Si affacciò alla finestra, ma era troppa la distanza per saltare. Prese a correre, dovevano pur esserci delle altre scale. Si sentì presa per un braccio e trascinata in una stanza. Di fronte a lei c’era Draco Malfoy che la guardava dritta negli occhi. D’istinto Hermione gli puntò contro la bacchetta che aveva rubato a Bellatrix.

“Non aspetta!”sussurrò lui alzando le mani.

“Cosa vuoi Malfoy? Guarda che non esiterò ad eliminarti se dovesse essere necessario!”

“Voglio aiutarti,Granger.”Rispose lui calmo e pacato, sempre sussurrando.

“Davvero?”disse lei ironica. Draco la zittì posandole un dito sulle sue labbra, trafiggendola con i suoi occhi argentei.

“Tanto non ho speranza, giusto?”continuò lei abbassando la voce questa volta.

Draco non si curò di quello che la ragazza le aveva appena detto. Era troppo occupato ad osservarla, per l’ultima volta, forse.

“Dietro quel ritratto” disse lui indicando il quadro dietro di lei. “C’è un passaggio segreto che porta fino ai sotterranei dove sono rinchiusi Potter e company.”

Hermione non credeva ai suoi occhi e a quello che aveva appena udito. Draco Malfoy la stava aiutando? Era assurdo, completamente senza senso...

“Quanto devo credere alle tue parole?”

“Non lo faccio mica per pietà o per loro? Solo per te” disse lui sottolineando attentamente l’ultima parola. “Per quello che ti ha fatto mia zia.” Si riprese subito.

“Perché lo stai facendo?”

“Quando un giorno ci rivedremo tu rifammi questa domanda e io ti risponderò.”

“Promesso?”

“Promesso.”

Non c’era altro tempo da perdere, doveva andare.

“Apri la finestra, così crederanno che mi sia buttata da lì”disse Hermione.

Draco aprì piano la finestra, solo un pazzo si sarebbe buttato da quell’altezza, mente Hermione scostò il ritratto. C’era davvero un passaggio. Se portava ai sotterranei, questo non lo sapeva. Non sapeva neanche perché si stesse fidando di Malfoy, ma doveva tentare.
In caso contrario lo avrebbe maledetto per il resto dei suoi giorni dall’aldilà.

“Devi ferirmi Granger”disse il biondi riportandola all’attenzione. “Non se la berranno altrimenti.”

“Ok...”disse Hermione puntando una freccia verso la gamba del ragazzo. Poteva schiantarlo, ma non ci sarebbe stato gusto e poi non se la sentiva di lanciare un incantesimo con quella bacchetta maledetta.

“Aspetta!”disse lui ancora una volta. “Una volta liberati tutti prosegui dritta per il cunicolo alla tua sinistra, ti porterà alle scuderie. Li ci sono dei cavalli, prendine quanti ne vuoi. Tu usa quello bianco, è il mio e ti porterà ovunque al sicuro, è stato addestrato per quello.”

Hermione sospirò a fondo prima di scoccare una freccia ferendo la gamba di Draco, che si accasciò a terra aggrappandosi al suo letto. Lo guardò bene in faccia. La freccia aveva attirato l’attenzione dei Mangiamorte.

“Poi me lo spiegherai come fai ad usare quell’arma?”disse Draco.

“Certo. Un giorno, forse... Grazie!”disse Hermione chiudendosi il ritratto alle spalle.

“Che la fortuna sia con te Hermione.”Disse Draco prima di perdere i sensi definitivamente.

                                                                                                  ***
Il giorno dopo Draco si risvegliò nel suo enorme letto un po’ dolorante. La gamba era tornata a posto, ma gli faceva ancora un po’ male e accanto a lui c’era sua madre.
“Madre...”

“Ciao Draco, come ti senti?”

“Bene”mentì lui. Non stava male per la gamba, ma per lei. Voleva sapere che era riuscita a salvarsi e che non l’aveva mandata a morire.

“Sono fuggiti. Tutti. Compresa la Granger”disse sua madre senza smettere di guardarlo e di accarezzargli la fronte bagnata dal sudore di una notte agitata e inquieta.

“Nonostante i vostri sforzi? Vi siete fatti fare da un gruppo di ragazzini?”chiese freddo.

“Draco non mentirmi, non tu”disse Narcissa sottovoce. “Perché lo hai fatto?”

“Non credo che siano affari vostri, madre”rispose sibilando.

Narcissa non insistette.

“Questa era la sua bacchetta Draco”disse porgendogli una bacchetta. “Immagino che un giorno vorrai ridargliela.”

“Perché?”commentò freddo.

“Perché non voglio impedirti di fare le tue scelte. Quando questa guerra sarà finita so che te ne andrai via, so che non potrai mai perdonarmi per come ti ho fatto diventare, ma forse c’è ancora speranza per te. Ora riposati”disse uscendo dalla stanza.

Draco prese la bacchetta sul letto, la bacchetta della Granger, no di Hermione. Aveva ancora il suo profumo, lo stesso che aveva sentito la sera prima quando l’aveva trascinata nella sua stanza. Stava bene, era salva e grazie a lui. Ora chissà dove si trovava, ma soprattutto chissà se sarebbe vissuto così tanto da rivederla di nuovo.


 Angolo Autrice:
Eccomi! Che cavolata assurda ho partorito, vero? Lo so che è TUTTO inverosimile, ma se vi è piaciuto e mi seguirete le cose si faranno interessanti con il prossimo capitolo! :)
Allora tutti i personaggi sono di J.K. Rowling e non intendo usarli a scopo di lucro, ho solo dato una visione diversa di quello che sarebbe potuto accadere quella notte.
Spero che mi lascerete una piccola, ma anche grande, recensione giusto per farmi sapere se vi ha fatto schifo oppure vi è piaciuta :)
Spero di aggiornare presto!
Ely

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Capitolo 2
*** 2. A Falling Star Fell From Your Heart ***


 
Salve a tutti e buona sera! Eccomi con il secondo capitolo che dovevo pubblicare domani, ma ho finito prima e ho deciso di pubblicarlo stasera :)
Voglio ringraziare le quattro persone che hanno recensito il primo capitolo e tutte le persone che hanno inserito la storia fra le seguite, ricordate e preferite *---*
Da qui la storia inizia a svilupparsi un pò, ma più avanti ci saranno molti intrecci e per ora non vi dico altro :P
Il titolo del capitolo è una frase della canzone dei Florence & The Machine "Cosmic Love" che poi è anche il titolo della storia :)
Spero che il capitolo vi piaccia, lasciatemi qualche recensione ok?
Il terzo capitolo arriva domenica sera :D
Ely







                                                  Capitolo 2: A Falling Star Fell From Your Heart.

Quattro mesi dopo.

Hermione Granger, eroina del mondo magico insieme ad Harry Potter, se ne stava nella sua stanza o meglio sul tetto della sua stanza in una calda serata di fine luglio e seduta li ad osservare le stelle scriveva nello stesso tempo il suo primo diario.

“Caro diario,

di solito è così che si dice, vero? Non avevo mai scritto un diario in vita mia, è la prima volta che lo faccio, ma come direbbero in giro, non è mai troppo tardi! Allora da dove posso cominciare?
In questi mesi sono successe tantissime cose, la guerra è finalmente finita. Abbiamo vinto. Harry ha vinto, ha salvato tutti noi. Il mio migliore amico è salvo e io sono così orgogliosa di lui. Ho pianto per lui, ho riso per lui. Gli ho dato tanto abbracci in questi mesi. Ne aveva bisogno, come io avevo bisogno della sua presenza. Non so descrivere il rapporto che ho con Harry, è speciale. Non ho altro da dire. La mia vita non avrebbe molto senso senza di lui e devo ammettere che lui senza di me non andrebbe da nessuna parte! Non voglio prendermi il merito di niente, ma la cosa funziona così. Io sono una parte di lui e lui è una parte di me...

Ma ti starai mica innamorando di Harry? No, assolutamente no. Non potrei mai, anche se volessi.

 Ho lasciato Ron, a dire la verità lui non voleva proprio saperne di staccarsi da me, ma io non ce la facevo più. Purtroppo mi sono resa conto di non amarlo come avrei voluto e così per non fargli pesare la mia decisione mi sono allontanata e sono partita per cercare i miei genitori in Australia. Li ho ritrovati, li ho liberati dall’incantesimo e li ho riportati qui a casa con me dopo avergli spiegato tutto quello che era successo.

 Poi sono partita per l’America. Volevo staccare ancora un po’ la spina e Harry è venuto con me. Si, lui è sempre stato con me quest’estate, l’ho già detto vero? Ginny lo ha tradito. È stato un duro colpo per lui. Una sera me lo sono ritrovato sulla porta di casa completamente ubriaco. Non era da lui. Cosa le era saltato in mente a quella? Tradire Harry! Un ragazzo come lui non va perso neanche per scherzo! Il giorno dopo mi ha sbattuto la porta in faccia dicendomi che Harry non era abbastanza per lei, che ora che la guerra era finita non voleva imbattersi in una relazione troppo seria e accusandomi anche di essere stata io la causa della loro rottura! Sapevo che non sarebbe durata... l’ho sempre saputo dentro di me. Eppure lei si professava così innamorata di lui, ma evidentemente aveva conosciuto il vero Harry, quello che al di fuori della guerra si preoccupa per te giorno e notte. Forse a lei non stava bene, ma io avrei pagato oro perché Ron fosse così protettivo verso di me...

Ma niente, ora lui sta bene. È tranquillo, sereno, il solito Harry! Ha rimodernato Grimauld Place, abbiamo guardato tanti film insieme. Io e lui ci divertiamo sempre. E poi, dicevo, me lo sono portato in America! Li ho rincontrato la mia migliore amica, Eden  Pelpingon. Si, il suo cognome è davvero stano, ma la cosa più divertente è... rullo di tamburi... lei è una strega! Proprio come me. Solo che la sua è una antica famiglia di streghe, insomma è Purosangue, ma lei non ci ha mai badato e nemmeno la sua famiglia. Insieme abbiamo deciso di iscriverci a Hogwarts, io per completare la mia istruzione e lei per vedere com’è studiare in un’accademia di magia. Ho cercato in tutti i modi di convincere anche Harry, ma il nuovo ministro gli ha offerto un buon colloquio con il capo dipartimento degli Auror e seguirà un corso di formazione con loro in Nuova Zelanda. La cosa mi dispiace non poco, ma moltissimo. Non voglio perdere il mio migliore amico, anche se mi ha promesso che sarebbe tornato presto.

Per quanto riguarda Ron, so che dopo un po’ se ne è fatto una ragione, sul fatto che io non tornerò mai più con lui, e ha deciso di seguire suo fratello in Romania per studiare i Draghi. Mi resta solo Ginny da fronteggiare e sinceramente non capisco perché ostenti così tanta freddezza nei miei confronti. Eravamo ottime amiche, le ho rivelato tutti i miei segreti e tutti i trucchi per conquistare Harry...

Credo che Hogwarts quest’anno non sarà la stessa. A parte i lavori di ricostruzione, tante persone mancheranno all’appello, ma spero lo stesso di divertirmi e di godermi finalmente quest’ultimo anno.

Chissà che fine ha fatto Malfoy, chissà se ritornerà a scuola?

Va bene, devo lasciarti. Ah però! Ho scritto un bel po’ per essere il mio primo diario!”

                                                                                              ***

Il giorno dopo.

Hermione era davanti allo specchio e guardava la sua immagine riflessa; indossava un pantalone bianco con una camicia azzurra molto semplice. Era cambiata, non era più la sedicente Hermione che non faceva altro che studiare tutti i giorni a tutte le ore del giorno. La guerra gli aveva insegnato che ogni istante della sua vita poteva essere l’ultimo vissuto e poi ne sapeva abbastanza di libri, fatture e incantesimi per cominciare il settimo anno. Poteva tranquillamente godersi l’ultimo mese di vacanze in piena serenità e poi con Eden che le girava sempre attorno era difficile, pur volendo, prendere un libro in mano e sfogliarlo. Lei aveva la capacità di farle dimenticare tutto ciò che la circondava, proprio come faceva Harry...
Harry, chissà cosa stava facendo in Nuova Zelanda?! Immaginarlo in mezzo ad un gruppo di abili Auror era sempre stato quello che Hermione si era prefissata per lui, ma anche immaginarlo accanto a lei non sarebbe stato affatto male...

“Ma che dici?!” disse Hermione ad alta voce davanti allo specchio improvvisamente riportata alla realtà.

“Ma che dici, tu?” disse una voce. Eden era appena entrata in camera sua.

“Ciao Eden, niente ero sovrappensiero...”

“Me ne sono accorta...” disse l’amica sedendosi sul bordo del letto. Eden era una ragazza molto allegra e gioiosa. Era alta, capelli biondi e occhi azzurri. Un fisico da modella, ma anche il cervello di un piccolo ranocchio! Non era stupida, solo un po’ tonta. Almeno così amava definirla Hermione, ma era sempre pronta ad aiutare, anche se in certi momenti i suoi atteggiamenti erano quelli di una perfetta Barbie. Vestiva sempre all’ultima moda, non le mancava mai una borsa o un paio di scarpe, rigorosamente con i tacchi, firmate. E non le faceva mancare neanche alla sua amica, anche se non metteva mai niente di quello che le regalava perché troppo distante dal suo modo di vestire.

“Ma sei cambiata, amica mia. Ammettilo! C’è un ragazzo di mezzo!”

“Eden, ma cosa farnetichi? Non c’è nessun ragazzo. Ho da poco chiuso con Ron...”

“Appunto! Stacca la spina. Ora sei una vera donna e sei famosa. Puoi permetterti di tutto!”

“Non esageriamo... non mi monterò mai la testa!”

“Liscia o riccia?”

“Liscia! Non li porto più ricci o meglio, non li porto più da quando ho il mio nuovo taglio!”

“Che, tra parentesi, ti rende una strafiga!”

Hermione ridacchiò. Era vero, non portava più quei lunghi e pesanti capelli ricci e crespi. Li aveva sfoltiti e sulla sua fronte ricadeva una leggera frangia. Aveva inoltre fatto uno speciale trattamento per quegli orrendi ricci e il risultato è stato ritrovarsi con i capelli più lisci che avesse mai voluto desiderare. Tutto ciò esaltava ancora di più il suo colore naturale, un castano che entrava in un leggero alone di marrone. Un filo di trucco ed era pronta, finalmente.

“Allora, dove mi porti stamattina?” aveva chiesto Eden.

“Prima di tutto, visto che hai avuto il permesso di iscrizione, andiamo a Diagon Alley a fare compere, così ti mostro una parte del meraviglioso mondo che ti aspetta!”

“Il nome già mi piace! Ma ti avverto, non metterò mai uno stupido mantello lungo fino ai piedi. È già tanto se metterò l’uniforme!”

“Ok... possiamo smaterializzarci, che ne dici?”

“O potremmo arrivarci a cavallo, ma non lo hai ancora venduto?”

Hermione abbassò leggermente lo sguardo. Sapeva a cosa si riferiva la sua amica, ma sapeva anche il perché lo aveva tenuto, in fondo gli aveva salvato la vita.

“Lo affidato a una scuderia, non ho avuto più notizie di Malfoy e pur volendolo restituire non so come arrivare al Manor. Non so nemmeno se abita ancora li. E poi fino ad ora non si è mai lamentato quel cavallo, non è neanche mai scappato. Non potrei mai venderlo!”

“Cosa ti lega a lui?”

“Al cavallo?”

“No al proprietario, stupida stolta! Non hai una sua foto?! Me lo hai descritto tanto ma...”

“Forse...nell’annuario!” rispose Hermione arresa.

“Si!” disse Eden agitando le braccia in aria, mentre Hermione prendeva da un grosso scatolone una specie di album. Lo aprì e lo portò a Eden.

“Eccolo” disse indicando un ragazzo biondo sulla foto che si muoveva. “Questo è tutto il gruppo dei Serpeverde del sesto anno e quello biondino che ti ho appena indicato è Draco Malfoy...”

“Che figo!” disse subito Eden.

“Eden!”

“Ma tu scherzi, vero? È bellissimo! È non dirmi che non lo è, non ti azzardare...”

“E’ un Serpeverde e per giunta un Purosangue e ha solo manifestato in tanti anni di scuola come odia la mia discendenza Babbana...”

“E se se, ma è un, oddio non so come definirlo!”

“Perché non ci provi se mai si farà rivedere a Hogwarts?” disse Hermione irritata.

“Gelosa, amica mia?”

“No! Non me ne importa un fico secco!”

“Ma vuoi sapere perché ti ha salvato la vita! Un motivo deve pur esserci se uno dal cuore duro come un iceberg decide di salvarti la pellaccia, no?”

“Può darsi, che ne so! È solo Malfoy! Chi lo conosce?!” disse Hermione uscendo dalla sua stanza lasciando Eden da sola a rotolarsi dalle risate.

“Eh, amica mia... qui gatta ci cova!”
                                                                                                         ***

Diagon Alley era ritornata splendente e affollatissima come lo era sempre stata in tutti gli anni in cui Hermione ci aveva messo piede. Tutti i negozi avevano riaperto, compreso Olivander e infatti quel giorno, la prima cosa che Hermione avrebbe fatto, sarebbe stata comprare subito una nuova bacchetta visto che la sua l’aveva persa al Manor dei Malfoy e non aveva intenzione di usare ancora quella appartenuta alla ormai defunta psicopatica Bellatrix Lastrange. Fare acquisti con Eden non si era rivelata un’impresa facile, infatti la ragazza aveva difficoltà ad orientarsi e Hermione fu costretta ad accompagnarla ovunque a comprare gli occorrenti giusti per iniziare l’anno scolastico. Era una strana sensazione quella che Hermione provava tutte le volta che entrava in un negozio. Ogni anno aveva comprato i suoi occorrenti insieme a Harry e Ron, con tutta la sua famiglia. Quell’estate le era sembrata così diversa, anche se la signora Weasley non faceva altro che mandarle lettere e invitarla a pranzo da loro, ma Hermione si era rifiutata ogni volta mettendo in mezzo la scusa di voler passare il maggior tempo possibile con i suoi genitori.
In realtà affrontare quella famiglia era l’ultimo dei problemi della giovane Grifondoro, la cosa più urgente era trovare le parole giuste da dire a Ron il giorno in cui lo avrebbe rivisto. Erano stati amici per tanto tempo e ora che la loro storia era finita, non voleva che ciò rovinasse quello che ci era stato prima. Insomma Hermione voleva recuperare i rapporti con Ron, sapeva di potercela fare, ma aveva bisogno di tempo e di certo la lontananza di Harry non la aiutava molto.

“E quello cos’è?” chiese Eden all’improvviso indicando i Tiri Vispi Weasley.
“E’ il negozio di scherzi dei gemelli Weasley...”
“Oh si, me ne avevi parlato. Ci voglio fare un giro!”
“Eden io non me la sento, magari entra tu. Sarà difficile non innamorarti di tutte le cose che ci sono li dentro. Io aspetto fuori.”
“Ne sei sicura?”
“Si, se ci fosse stato Harry probabilmente sarei entrata, ma da sola non me la sento...”
“E’ come se mancasse una parte di te, vero?”
“Io e Harry abbiamo un legame speciale. Capisco quando lui sta male, lui fa lo stesso con me. Noi non abbiamo bisogno di parole. Ma credimi, niente che vada oltre la semplice amicizia...”
“Guarda che non ci sarebbe niente di male ad innamorarsi anche di lui...”
“Ma tu vuoi farmi diventare una poco di buono? Dai entra! Io aspetto qui dietro l’angolo, vado a prendermi un gelato.”

“Ok...!!” disse Eden entrando di corsa nel negozio dove, Hermione lo sapeva bene, non sarebbe uscita prima di un’ora. Sapeva che anche Ginny doveva tornare a scuola e doveva fare compere a Diagon Alley, così decise di togliersi dalla strada e di andarsi a prendere un gelato da Fortebraccio e dopo si sedette su una panchina dietro l’angolo ad aspettare la sua amica. Dopo quelli che le parvero cinque minuti, Hermione si accorse di una figura che le dava le spalle. Aveva l’aria familiare. Lo conosceva di sicuro. Ma chi era?

“Malfoy?” disse Hermione in un sussurro, ma bene udibile dalla figura che si voltò lentamente.
Era proprio Draco Malfoy, anche se un po’ cambiato. Aveva sempre i suoi unici capelli biondi, ma gli erano cresciuti un po’, cosa che lo rendeva inevitabilmente attraente. I suoi occhi erano sempre i suoi soliti grigio argento, anche se non la guardavano con la solita aria sprezzante, ma avevano qualcosa di diverso.

“Granger” ribatté in tono freddo. In quello non era per niente cambiato.
“Cosa ci fai qui?”
“Secondo te? Faccio compere, no?” disse lui sempre in tono freddo. Era chiaro che Hermione aveva preso solo un grande abbaglio.
“Ok, non c’è bisogno di essere così scortesi sai?”

Lui la guardò senza risponderle, ma prese a camminare verso di lei e alla fine si sedette sulla panchina affianco a lei.

“C’è posto anche per me?”

“Certo, mica è mia questa panchina?”
Lui ghignò come suo solito.
“Allora” disse Hermione. “Come... va?”
“Bene, sai mio padre è ad Azkaban, mia madre si è trasferita in Scozia e io sono rimasto qui da solo a godermi tutta la mia solitudine.”
“Ok, sono stata invadente.”
Lui non rispose.
“Ritornerai a scuola, allora?”
“E cosa te lo fa pensare?”
“Beh, sei qui, insomma... voglio dire... uff!”
“Sei senza parole, Granger?”
“No! Cioè tu devi darmi una risposta!”
“Ah si?”
“Si? Perché?”
“Chiedimelo domani.”
“Oh Malfoy non ho tempo per i tuoi giochetti!” disse Hermione alzandosi e avviandosi verso il vialetto, ma Eden non era ancora uscita dal negozio. Ora non sapeva cosa fare.

“Non sai cosa fare?”

Hermione si voltò verso di lui.

“No. Non voglio entrare in quel negozio. Non da sola.”
“Eppure sei qui.”
“Ho accompagnato un’amica. Sai ci iscriviamo per completare l’ultimo anno.”
“Capisco. Devi dirmi qualcosa? Altrimenti io devo andare...”
“No! Cioè si! Si. Devo dirti una cosa.”
“Ascolto.”

“Ho ancora il tuo cavallo. Sai volevo restituirtelo subito finita la guerra, ma non sapevo dove trovarti e non sapevo neanche se vivevi ancora al Manor. Me ne sono presa cura, lo affidato a una scuderia. All’inizio mi hanno fatto un po’ di domande e io ho trovato delle scuse assurde, ma lo trattano bene. È tranquillo, non è mai scappato. Si lascia cavalcare. Insomma, credo però che sia giunto il momento di ridartelo.”

Quando finì di parlare si rese conto che Malfoy aveva assistito a tutto il suo monologo con un mezzo sorriso stampato in viso.

“So di aver fatto un monologo. Anzi mi stupisco che tu non mi abbia ancora chiamata Mezzosangue...”
“Si chiama Fulmine.”
“Cosa?”
“Il cavallo, si chiama Fulmine, ho dimenticato di dirtelo quella notte, ma sono sicuro che gli avrai trovato un nuovo nome...”
“Oh no. No, io lo chiamo con un fischio e lui è felice.”
“Bene, lo addestrato bene allora.”
“Direi di si, quella notte mi ha salvato la vita. Anzi, tu mi hai salvata.”

Silenzio.

“Allora, quando posso ridartelo, dimmi dove e io ci sarò.”
“Conosci la foresta dei salici verdi?”
“Si”
“Ok, domani pomeriggio alle cinque va bene? Non tardare Granger.”
“Ci sarò. Non arrivo mai in ritardo Malfoy.”

“Hermione! Dove sei?” era la voce di Eden.

“Credo che qualcuno reclami la tua presenza. Ci vediamo domani Granger.” Disse Draco smaterializzandosi e lasciando Hermione ancora disorientata e con il gelato ormai sciolto.

                                                                                                   ***

Malfoy Manor era completamente deserto e Draco se ne stava seduto su una poltroncina nell’enorme terrazza del suo giardino, curato impeccabilmente dai pochi elfi che erano rimasti. L’incontro a Diagon Alley con la Granger lo aveva turbato non poco. Non si aspettava di vederla proprio li, ma cosa diceva? Certo che si aspettava di vederla lì visto che conoscendola sarebbe tornata a Hogwarts per finire gli studi. In qualche modo aveva fatto in modo di incontrarla, dalla notte in cui le aveva salvato la vita non aveva avuto il coraggio di andarla a cercare. Non aveva avuto il fegato di andare da lei e renderle almeno la sua bacchetta. La verità era che Draco non aveva il coraggio di ammettere ad alta voce di essersi innamorato di una...

Mezzosangue!

Granger!

Hermione!

Niente. Non era riuscito a reprimere l’enorme sentimento che provava nei confronti di quella ragazza che non lo avrebbe mai visto. Una ragazza che non l’avrebbe mai accettato, una ragazza che non lo voleva. Una ragazza che però non lo aveva denunciato per tutto quello che le aveva fatto.

Lei aveva coraggio non lui.

Rivederla lo aveva spiazzato.

 Era cambiata, eccome se lo era! Era più bella di quanto se la ricordasse. Cosa le fosse successo non lo sapeva. Le era sembrata una vera donna e per la prima volta l’aveva guardata come tale e non come una Mezzosangue.

In fondo cos’era il legame di sangue?

 Cosa contava nei fatti? Niente, ma lo aveva capito troppo tardi. Non c’era modo per rimediare a tutti gli errori che aveva commesso. Forse doveva lasciare quel posto. Si, avrebbe lasciato l’Inghilterra con la speranza di dimenticare tutto il male che aveva causato e soprattutto per dimenticare lei. Lei aveva una vita diversa dalla sua. Era felice, lui no. Amava quel Weasley, non lui. Aveva una famiglia, lui no. Avrebbe creato una famiglia assieme a quella piattola, non con lui.
Cosa gli rimaneva? Andare via. Incontrarla per l’ultima volta e poi sparire dalla sua vita per sempre.
Decise di avviarsi, chissà se avrebbe mai trovato il luogo dell’incontro, ma si parlava di Hermione Granger. Lei trovava sempre tutto e tutti e poi c’era Fulmine con lei. L’avrebbe portata da lui. Avrebbe sentito il suo richiamo. Avrebbe trovato la strada e l’avrebbe condotta da lui.

Aspettava. Draco appoggiato ad un albero aspettava dove sapeva che sarebbe arrivata, dove sapeva che Fulmine l’avrebbe portata. La aspettava appoggiato all’albero dove la prima volta aveva detto ad alta voce che le interessava, dove a bassa voce l’aveva chiamata Amore, dove dentro di se era diventata un pensiero fisso, dove dentro di se sapeva che lei lo odiava.

Eccola che arrivava in sella al suo fedele destriero. L’aveva portata a destinazione. Era bellissima, il vento le scompigliava i capelli. Era fiera, una vera leonessa. A volte si chiedeva come avesse fatto a farsela sfuggire così...
“Sei arrivata” disse Draco senza ostentare neanche un sorriso. Non doveva essere gentile con lei. Doveva sforzarsi di non esserlo. Tanto non avrebbe fatto alcuna differenza.

“Già, eccomi qui. Lo so sono in ritardo di due minuti, ma...”

“Non sapevi la strada...” completò Draco per lei avvicinandosi per aiutarla a scendere da Fulmine. Le diede una mano e la prese per un fianco per evitare che cadesse a terra. Gli occhi ambrati di lei si incontrarono con quelli grigio argento di Draco. Si guardarono per qualche istante. Poi le si staccò da lui.

“Si, ma lui la conosceva e tu lo sapevi” disse lei con fare saccente.

Draco si limitò a ghignare come al suo solito.

“E’ molto bello qui, non avevo mai sentito parlare di questo posto...”
“In realtà è solo una semplice foresta, il nome me lo sono inventato per rendere la cosa epica...”

Lei sorrise. Lo aveva capito.

“Beh, ci sei riuscito perché non riuscivo a staccare gli occhi da questo panorama tutto verde. Poi siamo in estate e i colori sono più nitidi e belli.”
Draco non la ascoltava, apparentemente, era troppo occupato a salutare Fulmine. Gli accarezzava la criniera bianca e gli stava sussurrando:
“Bravo bello, sei stato proprio bravo!”
“In effetti non si è mai lamentato...”
“Lui lo sa che non deve farlo e poi credo che con te non si sarebbe mai lamentato.”
“Perché?”

Perché gli ho parlato così tanto di te che ormai ti conosce.

“Perché è fatto così lui.”

Hermione si avvicinò a lui e si mise di fronte così che i loro visi si incontrassero in un unico sguardo.

“Allora, ora mi dici perché mi hai salvato la vita?”

“E’ così importante per te saperlo?”

Lei abbassò lo sguardo.

Si lo era.

“No, era semplice curiosità. Insomma tu mi hai sempre odiato...”

No.

“Se fossimo stati a Hogwarts mi sarebbe anche piaciuto vederti soffrire così, perché la scuola ti rende stupido, bullo, non ti fa vedere le cose. Semplicemente quella notte ti ho salvata perché non c’era motivo di vederti soffrire.”
“Non può essere.”

“Perché?”

Non mi credi?

“Sappi che anche io avrei fatto lo stesso. Secondo te me la sarei cavata anche senza il tuo aiuto?”
“Perché lo vuoi sapere? Non puoi concederti il beneficio del dubbio?”
“E tu non potresti semplicemente rispondermi?”

Doveva dirle la verità? Quello che pensava? Che non voleva vederla morire senza dirle prima quello che provava per lei?

“Io credo di si. Sei brava con le armi.”
“Ho imparato a tirare con l’arco quando ero piccola, è una dote naturale e poi è un’arma che mi appartiene. Mi completa in qualche modo... ma a te non interessa.”
“Cosa te lo fa credere? Hai appena risposto alla mia domanda, ricordi?”

Si.

“Cosa ti è successo Granger?”
“Credevo che la mia vita sarebbe stata migliore dopo la guerra e invece non è così. Tutte le persone che amo si stanno allontanando da me. Harry è partito per la Nuova Zelanda, diventerà un ottimo Auror. Ho litigato con quella che credevo fosse la mia migliore amica. Ho lasciato Ron...”

Lo ha lasciato. Non lo ama.

“Anche la mia non è che sia migliore.”
“Beh, dovresti riprenderti. Tu non hai fatto nulla di male...”

La senti? Non ti incolpa di niente, lei non ti incolperà mai di niente.

“Non è facile, ora sono solo.”
“Ora ci sono io. Se ti va, posso venire a trovarti qualche altro giorno, così ti riporto anche l’arco...”
“Quello puoi tenerlo, ma se vuoi venire...”

Forza, parla!

“... allora vieni.”
“Magari possiamo incontrarci sempre qui. Ho imparato la strada ormai.”

Vuole venire. Ti vuole vedere. Cosa aspetti?!

“Ok, Granger. Allora tregua?”
“Direi di si. Ce la meritiamo entrambi.”

Hermione tese la sua mano. Draco la guardò per un po’, poi tese anche la sua e la strinse in segno di pace. Proprio in quel momento un tuono annunciò l’arrivo imminente di un temporale. La dolce Grifondoro alzò lo sguardo per osservare il cielo che piano diventava sempre più grigio, mentre Draco d’istinto la trascinò con se sotto l’albero al quale era appoggiato prima che lei arrivasse. La tirò, involontariamente, così forte che la ragazza si ritrovò a pochi centimetri dal viso del bel biondo. Qualche istante dopo cominciò a piovere, una leggera pioggerella d’estate. I due ragazzi erano ancora sotto l’albero e Hermione, che stringeva ancora la mano di Draco, si staccò subito da lui e si guardò intorno.

“Fulmine?”
“Oh, lui è abituato alla pioggia e poi è un animale, sa badare a se stesso, no?” disse Draco un po’ infastidito, ma allo stesso tempo dentro di se provava una gioia immensa, cosa che non gli succedeva da tempo.
“Giusto” disse lei imbarazzata. “Io devo tornare a casa...”
“Sotto la pioggia?”
“Mi smaterializzo e poi” disse Hermione, che con un colpo di bacchetta fece apparire un ombrello. “A cosa serve avere una bacchetta altrimenti?” concluse con un mezzo sorriso.
“Ok, Granger, non voglio trattenerti oltre.”
“Non fraintendermi.”
“Non lo sto facendo, volevo solo evitare che ti bagnassi.”
“Pensiero gentile...”
“Ah si?” disse lui nel suo solito tono malizioso.
“Devo andare” si affrettò a dire Hermione. “Ci vediamo domani? Sempre qui? Se ti va ovviamente...”
“Certo. Ti aspetto Granger.”

“Ok, ciao... Malf... Draco.” E si smaterializzò, lasciandolo solo con Fulmine che aspettava di essere montato per ritornare a casa.

Draco non curante della pioggia si sentiva la persona più felice della terra per la prima volta in diciotto anni. Non gli importava della pioggia che per quanto leggera gli ricadeva addosso bagnandogli il viso e tutto il corpo. Non gli importava di averla trascinata al riparo sotto quell’albero stringendola a se, l’importante era stato che lei non si era allontanata da lui. Non lo aveva respinto, non lo aveva rifiutato. Lo aveva chiamato per nome prima di andarsene via. Gli aveva chiesto di rivederlo il giorno dopo. Gli stava dando la possibilità di cambiare.

E ora devi farlo o lei non si accorgerà mai di te.

Si stava fidando di lui.

Ti fiderai di me.

Continua...

Angolo autrice:
Ecco, se sei arrivato fin quaggiù che ne dici di lasciarmi una piccola recensione? Scherzo! :P
Il personaggio di Eden Pelpingon è puramente inventato da me e quindi soggetto ai diritti d'autore :)
Ci vediamo domenica con il 3 capitolo!
Baci!


 

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Capitolo 3
*** 3. I Screamed Aloud As It Tore Throught Them ***


Salve e buon pomeriggio a tutti!
Scusate il ritardo nell'aggiornare, ma ho avuto svariati impegni! Grazie a tutte le persone che hanno recensito la storia, tutte quelle che l'hanno messa nelle seguite, ricordate e preferite :)
Questo è un capitolo un pò breve, ma è in arrivo un sacco di azione e di mistero e un TRIANGOLO AMOROSO in arrivo *----*
Quindi se volete sapere di più vi invito a continuare a seguirmi! Aggiornerò il 4 capitolo venerdì sera <3
Buona lettura!



                                           Capitolo 3: I Screamed Aloud, As It Tore Through Them.

 La notte porta consiglio, come comunemente detto, ma non era il caso di Draco. Sapeva di aver appena fatto una stupidata. Voleva a tutti i costi averla, voleva averla vicina come non lo era mai stata prima. La voleva accanto a lui per amarla come doveva essere amata, non gli importava che fosse Mezzosangue, era saccente, orgogliosa, puntigliosa, sempre pronta ad aiutare. Non era come le altre e questa cosa gli aveva colpito l’anima e il cuore. Il duro cuore di ghiaccio di Draco Malfoy si era sciolto grazie a lei, solo per lei. Non lo avrebbe fatto per nessun altra. Tutto ciò che aveva passato ad Hogwarts, tutte le scappatelle con quelle piccole puttanelle per lui era solo un modo per non pensare a lei, ma era difficile. Una come Hermione Granger non puoi semplicemente accantonarla e via.

Lei aveva la capacità di insinuarsi nella mente di chiunque e di non uscirne più.

Aveva questo strano potere ammaliatore in ogni parola che proferiva.

Aveva quello sguardo che non si lascia sottomettere da nessuno.

Era giorno, non aveva dormito molto bene perché tutta la notte si era posto le solite domande.

Verrà?

 Non verrà?

Che cosa dirle?

Cosa fare?

Non poteva di certo passare un’altra giornata nella foresta, quello non era il posto adatto per una ragazza.

Dipende da cosa ci vuoi fare, gli diceva una voce.

Niente, si rispondeva subito.

Non questa volta. Questa deve essere la volta buona, lei deve vedere quanto sono cambiato. Lei deve fidarsi di me.

Si vestì accuratamente, camicia bianca, pantaloni neri. Si pettinò i capelli e guardandosi allo specchio si disse:
Andiamo! Puoi farcela!

Uscì, prese Fulmine e raggiunse il luogo dell’incontro. Le aveva spedito un gufo la sera stessa che se ne era andata chiedendole di venire la mattina dopo alle undici, sempre al solito posto.
Draco era in anticipo di dieci minuti. Non voleva farla aspettare e poi lei era sempre puntuale e come un orologio svizzero, allo scoccare delle undici lei si smaterializzò ai suoi occhi. Era bella davvero, vestita in modo semplice con un paio di jeans e una maglietta verde con un cardigan bianco. Aveva i capelli legati in una coda molto semplice anche se accurata che lasciava libera la frangia che delicatamente le copriva, ma allo stesso tempo le valorizzava, gli occhi.
“Ciao!” disse Draco.

“Ciao, hai portato Fulmine?”

“Si, mi chiedevo se ti andava di farci un giro.”

“Molto volentieri” rispose Hermione con un sorriso.

Draco guidò Fulmine da lei e le pose una mano per aiutarla a salire, ma lei montò da sola il cavallo. Stupito della grande abilità della ragazza non poté fare a meno di pensare a tutto quello che si era perso di lei in tutti questi anni. Tanta bellezza, tanto talento sprecato per uno come Weasley. Lei meritava di meglio, anzi il meglio.
Draco prese le redini di Fulmine e piano incitò il cavallo a camminare insieme a lui, mentre lei guardava dritto davanti a se, anche se ogni tanto la beccò mentre gli lanciava delle occhiate furtive.

Forse pensa che non sei del tutto da buttare, no?

“C’è qualcosa che non sai fare, Granger?”
“Cucinare, credo. Anche se mia madre passa tutto il giorno a darmi lezioni di cucina!” rispose lei con un sorriso.
“Cucinare eh? Beh se ti può consolare neanche io so farlo.”
“E come potresti farlo? Sei stato cresciuto come un principino...”
“Hai ragione, un punto per te Granger!”
Lei sorrise soddisfatta.
“Deve essere stato molto difficile, credo. Come hai vissuto la tua infanzia...”
“Sai in altri tempi ti avrei risposto che non erano affari tuoi e credimi una parte di me mi dice ancora di risponderti in quel modo, ma ora in questo momento, mi piace sentirti parlare. Mi piace sentire che ti interessi di me, di quello che ho passato. Lo fai senza nessuno scopo e questo mi piace.”

Mi piaci tu, così come sei.

“Beh, non devi dirmelo per forza. La mi infanzia è stata opprimente.”
“Opprimente? Tu?”

“Si, vedi era un periodo complicato per me e la mia famiglia. Io stavo male, molto male. Mi ammalai di tubercolosi e stavo per morire. Avevo appena otto anni e la mia mamma soffriva nel vedermi in quel letto d’ospedale con il respiratore attaccato, incapace di muovermi. Le dissero che se non avessi passato la notte, sarei morta. Poi successe una cosa stranissima, io me lo ricordo come se fosse ieri. Mi svegliai nel cuore della notte, ma non potevo parlare perché non avevo voce in corpo e mi mancavano le forze, ma all’improvviso una luce rosa mi attraversò tutta. Ricordo ben poco di quei particolari, so solo che il giorno dopo mi svegliai ed ero completamente guarita.”

“Magia?”

“Si, ma l’ho capito solo quando ho ricevuto la lettera da Hogwarts. La magia che c’era in me, mi aveva salvato la vita. Da allora decisi che mai nessuno sarebbe stato al di sopra di me, che nessuna forza estranea mi avrebbe buttata giù. Per questo mi rinchiusi in me stessa e sono diventata la So-Tutto-Io Hermione Granger.”

“E prima? Prima di Hogwarts avevi altri amici?”

“Solo Eden. È la mia migliore amica dalla culla e caso vuole che anche lei sia una strega, ma lei appartiene a un grosso circolo di non so quali streghe potentissime. Una generazione tutta al femminile insomma e così si è trasferita in America, ma ci tenevamo spesso in contatto.”

“Anche l’anno scorso?”

“No, anche se lei mi aveva offerto il suo aiuto. Io lo rifiutai. Non volevo metterla in pericolo, anche se, odio ammetterlo, ma il suo aiuto mi sarebbe servito. Lei è esperta in molti incantesimi e pozioni soprattutto.”

“Un altro genio incompreso?”

“Oh, no. Lei al contrario di me, ha una vita sociale molto estesa, credimi!”

“La lontananza non è la migliore amica dell’amicizia...”

“Lei è più di una semplice amica, lei è la sorella che non ho mai avuto...” disse Hermione con una punta di tristezza e malinconia.

“Io non so cosa vuol dire avere un fratello o una sorella. I miei genitori non me ne hanno mai voluto donare uno.”

Hermione rimase ancora in silenzio. Qualcosa l’aveva turbata, Draco pensò di aver detto o fatto qualcosa di male nei suoi confronti. Così fermò Fulmine improvvisamente.

“Perché ci siamo fermati?”

“Vuoi venire a casa mia?” disse lui deciso e senza giri di parole. Hermione di fronte a quella richiesta rimase un po’ riluttante. Casa Malfoy? Se glielo avesse chiesto qualche mese fa non ci sarebbe mai andata, non dopo la tortura subita da Bellatrix, ma ora era diverso. Non voleva dirgli di no, ma non voleva nemmeno dirgli di si. In fondo chi le diceva che non fosse una trappola quella? Hermione non sapeva cosa dire, la sua mente ragionava alla velocità della luce. Quante erano le probabilità di uscire viva da li?

Orsù sei una strega! Hai una nuova bacchetta! Che cosa potrà mai farti?

Potrebbe fartela pagare, disse una vocina. Era la sua coscienza.

E per cosa? Io non gli ho mai fatto del male!

Sono troppo curiosa!

Non farlo!

Ma voglio!

Datti una calmata è Malfoy!

Non lo so...

“Ok, ci vengo” disse alla fine. Il suo istinto ancora una volta aveva vinto contro la voce della coscienza, la sua saggia coscienza.
“Bene, allora fammi un po’ di posto su Fulmine. Se corriamo facciamo prima” disse Draco salendo anche lui sul cavallo e prendendo le redini.
“Devo scendere?” chiese ingenuamente Hermione.
“No, tranquilla, prendo io le redini.”
“E dove mi appoggio?!”
“Stai tranquilla, non ti faccio cadere. Tieniti sulla sella.”
“Ok...” disse lei in un sussurro.

Draco strattonò con delicatezza Fulmine che cominciò a correre veloce come il vento, che attraversava i loro visi scompigliando i loro capelli. Hermione sorrideva. Draco, d’altro canto, era più che felice di sentirla così stretta a lui. Lo sfiorare le sue braccia con quelle di lei, sentire il suo profumo avvolgerlo completamente, ritrovarsi a pochi centimetri dal suo viso era una sensazione bellissima. Troppo presto giunsero al Manor, troppo presto Draco dovette liberarsi di quella meravigliosa presenza che gli aveva accaldato il cuore. Quel bellissimo sogno era finito troppo presto.

Non la aiutò a scendere, lei sapeva farlo benissimo.

Era brava in tutto, per lui era la perfezione.

Quando scese dal cavallo lei guardò l’enorme villa con uno sguardo stranito. Non l’aveva mai vista di giorno. Era bellissima anche se piena di brutti ricordi, eppure il fatto che i genitori di Draco non fossero presenti infondeva in lei una sorta di sicurezza. Draco non era cattivo, lo aveva detto anche Silente prima di morire. Lui non avrebbe mai ucciso, era solo molto spaventato e timoroso di esternare ciò che egli davvero è. Forse tutto quello che a Draco mancava era un po’ di affetto. In genere tutti i ragazzi viziati mancano di quel sentimento, ma sotto sono davvero delle anime fragili e forse Draco era proprio una di quelle.

“Vieni?” domandò lui quando si aprirono i cancelli del Manor. Lei annuì semplicemente col capo e lo seguì. Come ben ricordava la villa era circondata da un imponente giardino ben curato e definito. C’erano fiori magici, cespugli farfallini, ghirlande e rose, soprattutto tante rose, di tutti i colori. Sembrava il giardino di Alice nel paese delle meraviglie! Il vialetto su cui stavano camminando li portò verso un grande portone che si aprì non appena Draco si fermò dinnanzi ad esso.

“Prego...” disse facendola accomodare e chiudendosi il portone alle spalle. Hermione ricordava quell’ingresso. C’erano delle enormi scale che portavano al piano di sopra e tutto intorno una serie di corridoi che portavano nei sotterranei.

“Vieni, seguimi!” disse Draco salendo le scale e Hermione fece altrettanto ritrovandosi nel salotto dove avvenne la sua tortura, dove Bellatrix le aveva lasciato il segno di cosa voleva dire essere Mezzosangue. Si guardò intorno, senza notare che Draco si avviava verso una grande finestra che portava ad una specie di terrazza, e i suoi occhi si posizionarono sul camino. Lo stesso camino sopra al quale era stato appesa l’arma che le aveva salvato la vita.

No, Draco ti ha salvato la vita!

Si, ma io ho preso l’arco, io ho pugnalato Bellatrix, io ho ucciso degli uomini a sangue freddo!

E questo ti rende diversa da lui?

No!

E allora?

Niente, non posso permettermi di pensarla così.

“Hey che fai li?” la chiamò Draco riportandola alla realtà.

“Ehm... credo di essermi incantata...” mormorò Hermione imbarazzata.

“Fa niente, capisco.” Disse lui atono.

Aveva capito, brava! Ora sei più contenta?!

Stupida, devi fargli capire che vuoi fidarti di lui!

Non piagnucolare come una bambina!

In fondo sei viva!

In fondo, però...

“A cosa pensavi Granger?” chiese Draco appena Hermione lo raggiunse sulla terrazza.
“Niente in particolare, cioè sono ancora incantata dal giardino!”
“Perché non ti siedi?” chiese lui.

Perché rispondeva sempre con una domanda? Era sempre il solito Malfoy!

Hermione prese posto di fronte a lui, che agitando la bacchetta fece apparire the e dolcetti sul tavolino, mentre lei guardava l’imponente vista che regalava quel turbine di colori rappresentato dal suo giardino.

“Ti piace così tanto il mio giardino, Granger?”
“Si, anche io ne ho uno a casa, ma non è così grande. Io e mia madre ci divertiamo a piantare fiori e piante, è divertente se non hai niente da fare!”
“Beh, mia madre amava curare personalmente questo giardino, ma da quando se ne è andata se ne occupano gli elfi.”
“Come mai non sei andato con lei?”
“Non volevo, volevo provare quella cosa del vivere da solo.”
“E com’è? Vivere da solo?”

“Deprimente!” rispose lui ghignando e senza accorgersene riuscì a strappare un sorriso alla ragazza.

“Ora sai cosa vuol dire essere soli...”

“Si, ora lo so... probabilmente ti starai ancora chiedendo da dove salta fuori tutta questa gentilezza nei tuoi confronti.”

“In effetti si.”

“Ti ho già detto perché ti ho aiutata quella notte e quello che voglio dirti ora è che non sono pentito di quello che ho fatto.”

“Perché ho l’impressione che tu non mi stia dicendo tutto?”

“Perché non posso dirti tutto, Granger! Non posso...”

“Perché devi vendicarti di non esserti pentito? Devi farmela pagare in qualche modo? Dimmelo adesso!” sbottò Hermione infastidita.

“No, non è questo...”

Non posso dirti che ti ho salvata perché... perché...

“Allora cos’è? Tu hai idea di quello che ho passato quella notte a casa tua? Tu mi hai sentita urlare?”

“Certo che ti ho sentita!”

Ho sentito quando urlavi per il dolore e io ero li come un idiota! Fermo!

“Ho sentito tutto, ma sono stato troppo vigliacco!”

“Perché ti hanno educato alla menzogna, non è colpa tua, ma sei stato abbastanza coraggioso da non riconoscerci quella notte. Di questo ti siamo grati, per sempre.”

Tu, Potter e Weasley? Io non voglio la loro gratitudine! L’ho fatto solo per te!

“Certo...”

“Prima ho avuto la visione di me stessa torturata da tua zia e mi sono chiesta se non avessi preso la situazione di mano e non avessi reagito, dove sarei a quest’ora. Probabilmente sarei morta, non so da dove ho preso la forza per reagire... ancora oggi non lo so.”

“Perché volevi vivere e io ti ho dato una mano.”

“E ti ringrazio, davvero. Ma ancora oggi, quando cammino per strada ho sempre la sensazione che qualcuno voglia farmi del male. Ho la sensazione che qualche Mangiamorte voglia farmela pagare e...”

“Senti” la interruppe Draco. “La maggior parte dei Mangiamorte sono fuggiti all’estero, pochi sono rimasti qui e credimi di quei pochi non bisogna preoccuparsene. Sono degli idioti. Però, se posso permettermi, ti vorrei assicurare che io non voglio farti del male.”

Non ne vedrei il motivo piccola Grifondoro.

Hermione lo osservò per un po’, la sua espressione era priva di significato.

“Immagino quanto ti costino queste parole, in fondo stai parlando con una nata Babbana!”

Oh, Hermione! Perché non vuoi vedere niente in me? Voglio cambiare per te!

“Forse hai ragione, mi costa davvero ammettere che io non ti farò mai del male, ma tu non potresti fare uno sforzo per comprendermi?”

So che puoi farlo, provaci!

“Io devo andare” disse lei alzandosi frettolosamente. “Mi dispiace, io...”

“No aspetta non andartene!”

“Scusami” disse lei e si smaterializzò lasciando Draco da solo.

Bravo, cretino! Adesso sei messo peggio di prima!
 
Eccoci!
Vi è piaciuto questo capitolo? Se si fatemelo sapere con un piccola recensione ok? Ringrazio ancora tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti :)
Ma anche se non vi è piaciuto, ditemelo lo stesso :)
A venerdì :)
Ely

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