Le Invasioni Barbariche

di MirkoD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. ***
Capitolo 3: *** II. ***
Capitolo 4: *** III. ***
Capitolo 5: *** IV. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Anno del Signore 475. Le Lodi del mattino. Tutti i monaci sono riuniti nell’abbazia di Nostra Signora della Misericordia. Mentre l’abate pronuncia le solite preghiere, da lontano rimbomba il rumore degli zoccoli. L’abate continua imperterrito, ma il rombo dei cavalli si fa sempre più vicino. L’abate alza il tono della voce, fino a quel momento intimo e basso, per richiamare l’attenzione dei monaci intimoriti. Il fragore è ora prossimo, come se i cavalieri siano alle porte dell’abbazia. << Invochiamo la protezione dei Santi! >> I religiosi si chiudono in una preghiera che sembrava l’ultima prima della morte. Il frastuono si attutisce, come se la misericordia avesse salvato quei poveri confratelli. Tutti tirano un respiro di sollievo. L’abate torna alle preghiere. Finite le Lodi, i monaci escono ancora turbati dall’abbazia e si dirigono malvolentieri ai loro offici quotidiani. Agostinus, il novizio si avvicina all’abate, con molte domande su quegli uomini. << Chi sono ? >> << Cavalieri. Cavalieri venuti da lontano, oltre i confini dell’impero, da terre a noi sconosciute. >> << E cosa vogliono ? >> << Non lo so, figliolo. A noi non rimane altro che pregare affinché la Chiesa di Dio venga risparmiata. >> Agostinus se ne va pensieroso, come se non avesse trovato le risposte che cercava. Tornato in biblioteca, abbandona il suo lavoro di copiatura di una tragedia di un autore morto da chissà quanto tempo e si mette a rovistare tra gli scritti, in cerca delle informazioni che l’abate non gli aveva saputo dare. Intanto nero fumo si leva dal villaggio lì vicino, l’orda di cavalieri riprende la marcia, dopo aver devastato i campi ed il piccolo borgo.

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Capitolo 2
*** I. ***


Agostinus frugava freneticamente tra i manoscritti della biblioteca del convento. Libri di ogni genere venivano copiati dai monaci e ordinatamente riposti. Nessuno scritto destava la sua attenzione, non trovava ciò che stava cercando. Stranamente gli altri monaci non lo avevano ancora rimproverato per aver tralasciato le sue mansioni, l’abate sembrava svanito nel freddo vento del mattino, nessuno l’aveva più visto. Improvvisamente Agostinus notò un volume rilegato in cuoio. Si avvicinò, incuriosito. Lo prese e lo portò via dalla biblioteca. Se ne andò nel chiostro, dove a quell’ora non c’era nessuno. Aprì il misterioso tomo e scoprì che si trattava di un diario, il resoconto di un viaggio. Cominciò a leggere: “Oltre i confini di questo nostro impero, vivono popolazioni ignote. Usi, costumi, conoscenze e imperi di queste genti sono a noi ignoti. È per questo che ho deciso di intraprendere un viaggio al seguito di un drappello di ambasciatori di un lontanissimo regno. In queste mie pagine descriverò i popoli che abitano le vaste steppe oltre la Germania Magna.”

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Capitolo 3
*** II. ***


Mentre Agostinus sfogliava affascinato quelle pagine ingiallite dal tempo, piene di figure magnifiche, dalle campagne tornava il rumore dei cavalieri. Vicino, sempre più vicino. Oreste, il più anziano tra i monaci, si trovava in quel momento in cima al campanile, da dove era solito ammirare il panorama, dal quale prendeva ispirazione per le sue riflessioni filosofiche. Era una persona buona, fedele e solerte. Intraprese la via della Chiesa da giovane e non si pentì mai della sua scelta. Alla vista dell’orda barbarica, iniziò a suonare le campane, al cui suono tutti i monaci abbandonarono i loro lavori, accorrendo nel chiostro. Quello che presumibilmente era il capo dei cavalieri, si avvicinò alla porta chiusa del monastero, sputò qualche parola in un latino incomprensibile, ma i monaci compresero ugualmente che voleva entrare. Agostinus allora si fece avanti. Voleva scoprire chi fossero quei cavalieri e quello gli sembrava il momento giusto. Aveva preparato una piccola bisaccia, come se stesse per un viaggio. Disse agli altri monaci di lasciarlo andare. Avrebbe parlato con quel barbaro e lo avrebbe convinto a risparmiare la casa del Signore. Dopo una pausa di riflessione i monaci acconsentirono. Aprirono le pesanti porte del monastero e lasciarono che quel giovinetto affrontasse i cavalieri venuti da lontano.

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Capitolo 4
*** III. ***


Agostinus sentì richiudere le pesanti porte di legno massiccio dietro di sé. Adesso era solo, indifeso davanti a quei barbari, ma il suo desiderio di sapere era più forte che mai. Si avvicinò all’imponente destriero baio del capo barbaro. Scrutò nei minimi particolari la sua sudicia veste stracciata ed il suo copricapo di pelle di animale, imprimendo tutto nella sua memoria. << Ave, nobile signore. Qual buon vento vi porta? >> Agostinus ostentò una pacatezza impensabile in quella situazione. Era evidente, però, che il suo animo tremava alla vista del possente cavaliere. << Chi sei tu? >> << Un umile servitore di Dio. >> << Apri le porte servitore! >> << Vi prego risparmiate i miei poveri confratelli e questo luogo sacro alla nostra divinità, o potente signore! >> Il cavaliere si girò, pensoso, verso la campagna. Esitò a rispondere. << Noi non abbiamo nulla da offrirvi, ne nulla che voi possiate prendere con la forza. Non distruggete il monastero, vi supplico! In cambio io vi seguirò, come prigioniero, vi farò da interprete, Gran Cavaliere! >> Il destriero baio nitrì spazientito da quella conversazione. Il capo mugugnò qualcosa ai suoi in una lingua incomprensibile. I cavalieri lo presero e lo portarono via.

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Capitolo 5
*** IV. ***


Agostinus venne condotto ad una tenda, presso il villaggio vicino. Vide il corpo dell’abate impalato al centro dell’accampamento, sotto il quale, su una tavola di legno era inciso: “Traditore”. Scrisse una lettera, nella quale salutava per l’ultima volta i suoi confratelli e la affidò ad un contadino del villaggio. Frugò nella sua bisaccia e prese il diario trovato in biblioteca. Scorrendolo velocemente vide che ad un certo punto si interrompeva, con una pagina strappata. In quel momento sentì che il suo compito nella vita era quello: riempire quelle pagine, scoprire i segreti dei barbari. La mattina successiva lo stuolo di cavalieri ripartì. Agostinus lo seguiva in sella ad una asino. Dalla cima del campanile del monastero, una lacrima solcò il volto stanco e vissuto di Oreste.

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