If that's what it takes

di Rosie Bongiovi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** If that's what it takes ***
Capitolo 2: *** Seguo la mia strada, attraverso l'universo ***
Capitolo 3: *** Uno strano risveglio ***
Capitolo 4: *** Qualcuno che fosse come te ***
Capitolo 5: *** ... Seriously? ***
Capitolo 6: *** Che la guerra abbia inizio ***
Capitolo 7: *** L'incubo continua ***
Capitolo 8: *** Istinti omicidi ***
Capitolo 9: *** Balliamo? ***
Capitolo 10: *** Lettere fastidiose ***
Capitolo 11: *** Una strana scommessa ***
Capitolo 12: *** Andiamo via ***
Capitolo 13: *** Time is ticking away ***
Capitolo 14: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 15: *** We danced so close, we danced so slow ***
Capitolo 16: *** Dovere ***
Capitolo 17: *** Father and daughter ***
Capitolo 18: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** If that's what it takes ***


Inizio ad avere la mente confusa e i pensieri sembrano così annebbiati..

Forse è per la stanchezza, forse per le lacrime e il mal di testa che hanno provocato o, ancora, forse è per il cocktail che ho in mano. Finisco l'ultimo sorso, e deglutisco rumorosamente.

Francamente non ricordo più che cosa ho ordinato, al secondo bicchiere ho chiesto al barista di sceglierne un altro paio, senza alcuna preferenza particolare. Sbuffo, portandomi una mano sulla fronte e massaggiando le tempie con le dita. Dannazione, questa è una vera e propria emicrania.

Lascio una banconota sul bancone, dando un'occhiata al barista che mi fa l'occhiolino. Sta per dire qualcosa, ma me ne vado senza rimanere ad ascoltare. Mi trascino verso l'uscita, barcollando sui tacchi. Lo so, è stata una pessima scelta indossare questa roba, dei sandali neri con delle cinghiette scure ed un fiore sulla prima sottile striscia nera di pelle, che li tiene ben saldati alle mie caviglie.

Mi scappa una risata, non so nemmeno cosa abbia provocato questa risatina quasi isterica, che mi affretto a smorzare. Esco; la fredda aria serale mi colpisce violentemente e mi costringe a chiudere la mia giacca di jeans. I bottoni mi impegnano per pochi secondi, la mia lucidità sta andando a farsi friggere.

Ecco fatto, ci sono riuscita.

Appoggio la schiena al muro e mi lascio scivolare finché non tocco terra. Appoggio i gomiti sulle ginocchia e accendo una sigaretta, che porto alla bocca. Faccio tre o quattro tiri di seguito, il mio nervosismo deve essere placato in qualche maniera, e non ci sono ancora riuscita. Ora ricordo che è quello il motivo per cui sono andata al bar, posto in cui passo solo per un caffè la mattina. Mi rendo conto di averla finita nell'arco di mezzo minuto. La getto a terra, spegnendola con la scarpa. Necessito di fumarne un'altra. Inizio a cercare il pacchetto nella tasche, per poi realizzare di averle terminate. Sbuffo, scocciata, e inizio a borbottare, farfugliando qualche parola, finché nel mio campo visivo non compare una mano, appartenente ad un uomo, vista sia la dimensione che i calli sui polpastrelli. Forse un chitarrista, penso subito. Vedo che tra l'indice ed il medio c'è una sigaretta nuova di zecca. Prima di prenderla tra le mie dita, alzo lo sguardo, incrociando quello di due occhi blu, impenetrabili, attraverso i quali non riesco a leggere niente. La persona che ha scritto la frase 'Gli occhi sono lo specchio dell'anima', forse non ha mai visto quest'uomo, dai capelli biondi lunghi fino alle spalle, ribelli. Mi alzo in piedi, ringraziandolo sottovoce. Continuo a scrutare i suoi lineamenti, incantata dalla sua bellezza quasi sovrumana. Poi mi torna in mente il motivo per cui sono lì e per cui sto male, perciò smetto di fissarlo immediatamente. Recupero l'accendino azzurro che poco fa ho riposto nella tasca posteriore dei miei jeans, accendo la sigaretta e faccio un tiro.

“Serataccia?” chiede, con una voce così calda da farmi venire i brividi, interrompendo il mio respiro ed ogni mio singolo movimento per qualche istante. Annuisco.

“Abbiamo trovato la nostra prima cosa in comune” dice, rivolgendomi uno sguardo abbattuto. Non so cosa dire, forse il silenzio è la migliore risposta. Sono io quella che ha bisogno di essere consolata, adesso il mio spirito da crocerossina deve annientarsi. Non ho tempo per pensare ad un uomo disperato, chissà per quale motivo. E' di una bellezza disarmante, se soffre per amore sarà sicuramente circondato da un milione di altre donne pronte a tirargli su il morale.

“Sei silenziosa” commenta, con una punta di ironia. Finisco la seconda sigaretta della serata, la spengo lasciandola nel posacenere di ferro all'entrata del bar.

“Perché è una serataccia” ripeto, perché inizio a pensare che il concetto non gli sia chiaro. Fa una risatina, abbassando la testa.

“Amore, non è vero?”.

Sì, amore. Quella cosa che causa più problemi di una guerra o del surriscaldamento globale. Quella cosa schifosa che, a volte, non è corrisposta e, altre volte, se lo è fa schifo comunque. In poche parole, alla sofferenza che causa non si può sfuggire in alcuna maniera.

“Sei un veggente o me lo si legge sulla fronte?” domando, con aria di sfida. Fa spallucce, dando un calcio ad una lattina di birra, abbandonata sul marciapiede nel quale ci siamo solo io e lui.

“E' prevedibile. L'amore è una malattia sociale. E' vero, non lo si sopporta ma.. Sono sicuro che senza moriresti*” risponde con un tono di voce che, immagino, possiedono solo i filosofi. Sorrido amaramente.

“Non credo che senza morirei. Avrei meno preoccupazioni, meno cose a cui pensare. Non mi vedrei piangere davanti allo specchio così spesso”.

Ride, ride di gusto. E' una risata così beffarda che mi fa pentire di aver detto quelle parole. Sono suonate così sciocche dette da me, mentre le sue sembravano scritte da un poeta.

“Scommetto che hai contato tutte le lacrime che hai pianto**” dice, osservandomi, con una mano sul mento. “Scommetto che hai giurato a te stessa che mai e poi mai lascerai che l'amore torni di nuovo dentro di te, perché ti ha fatto troppo male dire addio..** ”. Inarco un sopracciglio, stupita. Sento che devo dire qualcosa, ma le parole sono lì, bloccate nella mia gola, incapaci di assumere la voce per essere espresse. Rimango imbambolata ad osservare quegli occhi che sono entrati nei miei, leggendo tutta la mia storia, mentre io, dai suoi, sono solo riuscita a comprendere che è una persona sicura e che non vacillerà mai. Si avvicina, le sue labbra sono a qualche millimetro dal mio collo. “Oppure sentirtelo dire”. Poggia un piccolo bacio sulla mia pelle, per poi fare un passo verso la porta del locale.

“Come ti chiami?” riesco a dire, stordita da quel suo profumo di acqua di colonia, completamente in contrasto con il mio, sostituito da quello del fumo.

“Jon” conclude, per poi sparire. 

 

 


* Da "Social Disease", Bon Jovi

** Da "If that's what it takes", Bon Jovi

 

 

Nota dell'autrice:

Avevo bisogno di scrivere ed è venuta fuori questa pagina.. Ed è proprio vero che buttare le proprie emozioni su un foglio (o su un documento word in questo caso) fa davvero bene, fa sentire più leggeri. E' una sensazione bellissima quella che si prova nel momento in cui decidiamo di specchiarci su un pezzo di carta, usando le parole. Credo che molti di voi abbiano provato la stessa cosa un milione di volte. 

Bando alle ciance e le quisquilie, o qui rischio di diventare logorroica e finisco per scrivere un romanzo, se volete lasciare un piccolo commento ve ne sarei grata! :) 


Rosie

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Capitolo 2
*** Seguo la mia strada, attraverso l'universo ***


Immagini di luci spezzate danzano davanti a me come milioni di occhi
Mi chiamano attraverso l'universo
Pensieri vagano come un vento irrequieto dentro una cassetta della posta
Cadono alla cieca mentre seguono la propria strada attraverso l'universo

Accross the universe, Beatles

 

Svegliarmi è sempre stato un trauma. No, non perché mi piace dormire e quindi essere sveglia è un incubo costante. Il fatto che la sveglia della mia coinquilina suoni alle 5 e mezza ogni santo giorno, che per fare la doccia debba accendere il giradischi e ascoltare mezza discografia dei Boney M, che canti a squarciagola finché non mi vede con gli occhi spalancati, iniettati di sangue, rende il tutto traumatico. Mi riprometto ogni volta di portare pazienza, imprecare contro di lei quando esce è più divertente (sono stata brava a convincermi di ciò).

Non vado d'accordo con lei, non sono mai riuscita a sopportarla per i suoi ritmi di vita e il suo ficcanasare. Per il resto paga sempre l'affitto, e credo che sia l'unico motivo per cui condivido ancora l'appartamento con lei. Si chiama Beatrice, ma vuole essere chiamata Betty, all'oscuro del fatto che quello è il diminutivo di “Elizabeth” e non “Beatrice”. Che soggetto.

“Cout, tesoro, sto uscendo! Ci vediamo più tardi!”. La sua voce, che è più uno squittio, mi fa venire i brividi. È seguita dal suono della porta di casa, chiusa violentemente. Forse voleva assicurarsi che fossi sveglia. Gentile da parte sua.

“Non 'Cout', Courtney, Courtney, dannazione!” dico, innervosita, e lascio il letto. Mi trascino di fronte allo specchio del bagno, lasciato in condizioni pessime dopo la sua doccia.

“Quando tornerà a casa mi sentirà, eccome se mi sentirà” borbotto, asciugando il pavimento per evitare di cadere a terra e rompermi qualche osso a causa dell'acqua. Mi sembra assurdo che in una persona sola siano concentrati così tanti difetti. Beh, nemmeno io posso parlare, è vero. Mi conviene stare zitta e smettere di lamentarmi. Mentre sistemo le ultime cose, il telefono suona. Lascio cadere lo straccio nella vasca da bagno, asciugo le mani sulla maglia e mi precipito in cucina.

“Pronto?”. Dall'altro capo della cornetta sento qualcuno che tossisce e capisco immediatamente di chi si tratta.

“Courtney, ho una proposta meravigliosa per te!”. La voce fastidiosamente nasale appartiene al mio pseudo manager. Ebbene, forse bisognerebbe spiegare di che cosa mi occupo; sono un'aspirante scrittrice. La mia carriera è iniziata (e finita, ma ancora non voglio ammetterlo a me stessa) nel momento in cui ho deciso di far pubblicare il mio primo romanzo. Respinta da tre case editrici. Perfetto no? Arrivata alla quarta, ho conosciuto Matthew, con il quale sono ora al telefono. Ha pubblicato il mio libro senza mai smettere di credere nella sottoscritta. Ancora mi domando che cosa ci trovi in me.. In ogni caso, diciamo che ho avuto un discreto successo anche con il romanzo pubblicato un anno fa. Siccome, ahimè, non ho ancora trovato la maniera di falsificare le banconote, ho bisogno di scrivere altro. E arriva la parte 'tragica' di tutto ciò: il blocco dello scrittore mi sta seguendo da mesi. Non so da dove iniziare e finisco sempre per stracciare quel che metto sulla carta. Chiamiamola maledizione del terzo libro, come quella della nona sinfonia di Beethoven. La differenza è che lui era un genio indiscusso e qualcosa di buono l'ha fatto, io no.

“Sentiamo..” mormoro, giocherellando con il filo del telefono per poi aprire il frigorifero, alla ricerca del latte, che è finito. Deglutisco e cerco di annientare la mia rabbia e i miei istinti omicidi nei confronti di Beatrice. Sospiro mentre la mia attenzione viene catturata dal perennemente raffreddato Matthew.

“Credo che il tuo blocco dello scrittore passerà prima o poi, quanto meno lo spero.. Ma dato che non puoi permetterti di rimanere con le mani in mano per molto altro tempo, ho da commissionarti un lavoretto che potrebbe anche piacerti”. Rimango in silenzio, in attesa di sentire qualcosa che possa darmi un motivo per sorridere. Ultimamente non ci sono state molte occasioni che mi rendessero particolarmente allegra, anzi.

“Spara”.

“Potresti scrivere una biografia, che ne dici? Insomma, non ci sarebbero problemi di fantasia, si tratta solo di fare qualche intervista, delle foto e di scrivere su delle persone”. Inarco il sopracciglio e blocco ogni mio movimento. Potrebbe essere una buona idea, no? Tutto sommato non ho niente da perdere e sono sicura che i miei problemi in fatto di scrittura mi perseguiteranno per chissà quanto altro tempo. E' un'occasione che non devo assolutamente sprecare.

“D'accordo, perché no? Su chi dovrei scriverla?” chiedo, aprendo la credenza nella quale ci sono sempre minimo tre barattoli di caffè in polvere. Mi metto sulla punta dei piedi e ne prendo una.

“E' una rock band, suonano dal 1984” risponde, starnutendo. Ancora mi domando che cosa gli causi quel raffreddore perenne. E' un ragazzo di un metro e ottanta e anche piuttosto palestrato, eppure ha la salute di una bambina sottopeso.

“E, di grazia, sai anche dirmi il loro nome?”.

“Sono i Bon Jovi. Dovresti andare in Inghilterra, il 25 giugno. Avranno un concerto a Londra e ne approfitterai per la prima intervista”. Do un'occhiata al calendario.

“Dovrei partire stasera quindi” constato, pensierosa e presa alla sprovvista. Non poteva avvisarmi un pochino prima in modo tale da potermi organizzare meglio?

“Esattamente. Beh, Courtney, ti auguro di fare un buon viaggio e in bocca al lupo!” esclama e, senza darmi il tempo di aggiungere altro, riattacca. Ancora confusa, chiudo la chiamata e mi siedo a tavola, con la tazza di caffè fumante tra le mani.

Londra.

“Come faccio ad arrivare fin là senza perdermi se ho già immense difficoltà a muovermi qui in Virginia?” mi domando, passandomi una mano tra i capelli. Niente panico, è tutto sotto controllo. Una volta arrivata lì saprò orientarmi e, insomma, sapranno indicarmi dove accidenti si esibiscono questi Bon Jovi. Provo a scavare nella mia memoria, cercando di ricordarmi qualche loro canzone o dove posso averli già visti. Nada, nulla di nulla. Forse sono io che vivo fuori dal mondo e mi limito ad ascoltare i Beatles e Bruce Springsteen ventiquattro ore su ventiquattro. Forse, per la prima volta nella sua vita, Beatrice può essermi utile. Mi alzo e vado nella sua camera, dopo aver mandato giù l'ultimo sorso di caffè. Mi sono addirittura dimenticata di metterci dentro lo zucchero, ma la mia agitazione non me ne ha nemmeno fatto accorgere.

Devo ammetterlo, in fatto di musica Beatrice è molto più informata di me, grazie al suo fidanzato che è il chitarrista di una talentuosa rock band che suona in qualche locale il sabato sera. La sua stanza è più ordinata della mia, decisamente. Ci sono dei fiori sulla scrivania e una cinquantina di vinili accanto al suo letto, ricoperto da un lenzuolo fucsia. Mi inginocchio di fronte a quei dischi e inizio a guardarne uno alla volta, rendendomi conto che sono in ordine alfabetico. La b arriva dopo quattro miseri dischi degli Aerosmith e degli Abba.

“BB King, Beatles, Black Sabbath.. Bon Jovi. Trovati!”. Guardo la copertina dell'omonimo vinile e scoppio a ridere nel vedere il cantante, che sembra un ragazzino di quindici anni che si finge grande. Mi trovo a dover storcere il naso anche per la seconda copertina, quella di 7800° Fahrenheit. Vale il discorso del precedente disco. Nel terzo non riesco a capire bene cosa debba rappresentare la scritta 'Slippery when wet' su uno sfondo grigio. Il quarto vinile mi piace molto; la copertina è tra il blu e l'azzurro, c'è scritto sopra 'New Jersey'. Sul prossimo invece c'è scritto 'Keep The Faith', appena sotto all'immagine di cinque mani, l'una sopra l'altra. Nell'ultimo disco, invece, vi sono raffigurati 4 uomini. Rimango sotto shock nel vedere il biondo in primo piano.

“Non può essere lui..”

 

Che diamine ci faccio qua lo so solo io” borbottai, seduta sulla panchina di fronte al bar dal quale ero uscita, poco dopo l'incontro con quel Jon.

Ancora qui?” domandò lui, rivolgendomi un'occhiata confusa. Feci spallucce.

Non ho voglia di tornare a casa, rimarrò qui ancora un po'” replicai, stringendomi tra le spalle.

E' l'orario di chiusura, tra poco qui non ci sarà più nessuno, e non credo che sia una buona idea rimanere da soli a quest'ora..” mormorò, mettendosi una mano in tasca e continuando a scrutarmi. Perché, perché lui mi dava l'impressione di essere in grado di potermi conoscere perfettamente, mentre io mi trovavo di fronte ad una barriera insormontabile dietro la quale si sapeva nascondere come un professionista?

Vai a casa se sei stanco, tanto io non ho nessuno che mi aspetta e non intendo lasciare questa panchina” dissi, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro per togliermi i capelli dalle spalle. Ridacchiò.

Sei veramente testarda, eh? Sembra che tu voglia rimanere da sola a tutti i costi”. Sentire la sua voce iniziava veramente a darmi sui nervi. Non sapevo nemmeno io il motivo, ma tutta quella situazione era assurda. “Conosco un posto poco lontano da qui, è a solo un chilometro e mezzo di macchina. Quello di fronte a noi è il mio Chevy rosso.. Sì, ammetto che è un po' ammaccato, ma il motore è ancora in condizioni ottime. Mi puoi seguire se ti va.. Là dentro non ci sono luci al neon o la puzza di birra come qua fuori. Quindi..”. Aprii gli occhi, squadrandolo, stranita. Finito il suo monologo, prese le chiavi dell'auto dalla tasca del jeans e si avvicinò alla macchina.

- Tanto, peggio di così non può andare – pensai tra me e me, prima di aprire la portiera dalla parte del passeggero, e sedendomi di fianco a lui. Mi mostrò un sorrisetto beffardo.

Ammetto che questa non me la sarei mai aspettata” disse ridacchiando. Decisi di non rispondere. Mi chiedevo per quale motivo non si fosse ancora stancato, mandandomi a quel paese.

Allora, come ti chiami, ragazza misteriosa?” chiese, accendendo il motore e imboccando una strada che conoscevo fin troppo bene; era quella che percorrevo ogni mattina per andare a correre.

Courtney, mi chiamo Courtney” risposi, appoggiando la testa al sedile. C'era un delizioso profumo di menta in quella Chevrolet.

Courtney.. Mi piace, è un bel nome” commentò, girando prima a destra e poi a sinistra. Solo in quel momento realizzai di essere salita nell'auto di un perfetto sconosciuto e di non sapere dove saremmo finiti.

Ti ringrazio” dissi, guardandomi attorno. La macchina si era fermata in un parcheggio abbandonato. Sì, potevo decisamente scrivere un libro intitolato 'Come cacciarsi nei guai in cinque semplici lezioni'. Mi guardò, sorridente.

Questo è il posto in cui ho ricevuto il mio primo due di picche. Quando ero un ragazzino c'era un bellissimo locale, al posto di quella vecchia baracca abbandonata. Avrò avuto sì e no quindici anni. Mi ero preso una cotta assurda per una ragazzina della mia classe. Le avevo detto che l'amavo. Sai che cosa mi ha risposto?”. Feci di no con la testa. “Mi ha detto di andare all'inferno” rispose, ridendo e scuotendo la testa, senza togliere dalle sue labbra il sorriso che lo aveva accompagnato sino a quell'istante. “Il punto è che, dopo questa immensa stupida prima delusione, mi sono reso conto, con il passare del tempo, che piangersi addosso per l'amore non ne vale veramente la pena. Tra un po' di tempo anche tu potrai dire lo stesso, ripensando a questo tuo tuono a ciel sereno”. Wow. Il ragazzo dallo sguardo impenetrabile era molto più profondo di quanto credessi.

Grazie, Jon” mormorai, accennando un sorriso; mantenere il broncio non avrebbe avuto più molto senso.

E di che? Forza, Courtney, dimmi dove devo riaccompagnarti” replicò, riaccendendo il motore.

 

Un sorriso si dipinge sul mio volto. Chi l'avrebbe mai detto che il Destino avrebbe deciso di farci incontrare di nuovo, in una maniera così assurda e particolare? Rimetto a posto i vinili di Beatrice e mi dirigo velocemente in camera, per preparare la valigia. 

 

Nota dell'autrice:

Non vi libererete mai di me, popolo di EFP! Adesso, mentre scrivo All you need is (sempre nella nostra amatissima sezione "Bon Jovi") eccovi If that's what it takes, nata inizialmente come one shot. Poi una persona a caso *NON indica assolutamente l'utentessa VaVa95* mi ha "costretta" a trasformarla in una FF quindi.. Eccoci qui. Spero che sia di vostro gradimento! Alla prossima!!

 

Rosie

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Capitolo 3
*** Uno strano risveglio ***


Avvolgi le tue gambe attorno a questi cerchioni di velluto
E tieni strette le tue mani al mio motore
Assieme possiamo spezzare questa trappola
Correremo finché cadremo, piccola, ma non torneremo mai indietro
Camminerai assieme a me sul filo?
Perché tesoro sono un viaggiatore pauroso e solitario

Born to run, Bruce Springsteen

 

 

Dopo aver lasciato un biglietto sul divano per Beatrice, spiegandole dove finirò per un paio di settimane, esco e mi sbraccio perché mi veda almeno un taxi. Forse chiamarne uno sarebbe stata un'idea migliore, ma non sono mai stata famosa per la mia furbizia. Ancora mi chiedo se sia stato un bene accettare quella proposta.

“Certo che sì” mi dico, per poi riuscire, finalmente, a salire su un'auto.

“Dove la porto signorina?” mi chiede il tassista, un uomo di circa trent'anni, con i capelli ricci e un fortissimo odore di fumo addosso.

“All'aeroporto” rispondo tossendo, a causa di quel fastidiosissimo aroma, troppo forte anche per i miei gusti.

“Dove va di bello?” chiede mostrandomi un sorriso a centocinquanta denti, tutti ingialliti e alcuni, immagino, anche finti.

“Devo partire per Londra” e, subito dopo questa risposta, sento una fitta allo stomaco, forse dovuta all'ansia o a qualcos'altro che non riesco ancora a riconoscere per bene.

Mi sembra praticamente una cosa paranormale.. No vabbè, esagero come al mio solito. Però assurda lo è..

 

Puoi ripetermi per la terza volta dove devo girare a quell'incrocio là in fondo?” domandò Jon, ridacchiando in maniera imbarazzata. Sorrisi.

A destra se vogliamo finire in autostrada e a sinistra se vuoi portarmi a casa” dissi, sarcasticamente. Ebbe un attimo di esitazione, poi sulle sue labbra carnose e perfette come il resto del suo viso, comparve un sorriso malizioso. Si voltò verso di me, mantenendo quell'espressione.

Se facessimo una follia?”. Lo squadrai pensierosa e incuriosita, al contempo, però, non riuscivo a capire cosa gli stesse passando per la testa.

Che tipo di follia?” chiesi, nell'esatto momento in cui lo vidi girare a destra. “Jon, dovevi andare a sinistra..” e realizzai immediatamente di quale follia stava parlando.

New Jersey. Che ne dici?” propose, con un tono di voce ed una convinzione tale da non potermi dare nessuna alternativa.

Dico che è da pazzi.. Sono sette ore di viaggio e io..”.

Tu devi dimenticare una brutta batosta, io devo prendermi una pausa”.

Da che cosa? E io devo lavorare!” replicai, cercando inutilmente di distruggere le sua capacità di oratore che, in un modo o nell'altro, mi avrebbero convinta a fare qualsiasi cosa. Per un istante credetti di avere a che fare con un vampiro e di essere stata soggiogata.

Parlo io con il tuo datore di lavoro. A proposito, di cosa ti occupi?”. Sbuffai.

Scrivo.. Più o meno”. La risposta non era per niente chiara e, infatti, Jon mi rivolse un'espressione confusa che esigeva un minimo di spiegazione in più. “Sto cercando di scrivere un romanzo. Però.. Devo ammetterlo, il blocco dello scrittore ormai è la mia allergia”.

Beh, le allergie sono stagionali..” rispose, tentando di vedere il bicchiere mezzo pieno.

La mia è annuale. Meglio definirla intolleranza a questo punto”. Seguì una sua risatina divertita, mentre le mani erano salde sul volante e i suoi occhi leggevano velocemente ogni indicazione stradale. Chiusi gli occhi appoggiando la testa al sedile. Non sapevo per quale motivo avevo praticamente accettato di finire nel New Jersey così, da un momento all'altro, senza nessun preavviso. Non sapevo nemmeno perché avevo accettato di fare ciò con un perfetto sconosciuto. Sapevo semplicemente di avere bisogno di staccare la spina e di fare qualcosa di veramente differente dalla monotonia quotidiana e non mi importava quanto fosse eccessivo o meno quel 'qualcosa'.

Tu Jon di cosa ti occupi?” chiesi, continuando a tenere le palpebre abbassate. In realtà era una vera e propria lotta tra il mio buon senso, che mi suggeriva di stare attenta e di guardarmi attorno, e la mia stanchezza, che non poteva far altro che ordinarmi di riposare e di mettere a tacere prudenza e giudizio.

E'.. Complicato. Ha a che fare col sociale”. Perché mi sembrava una grossissima bugia? Feci spallucce tra me e me e annuii, fingendomi più interessata di quanto dovevo effettivamente essere, tanto per fargli capire che ero sveglia e attiva, nonostante la voce stanca.

Capisco.. Beh.. Mi.. Sembra interess..”. Sbadiglio. Mi passai una mano sulla faccia e mi stropicciai gli occhi, sperando di ottenere lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida. Sapevo che la cosa era parecchio imbarazzante, ma non potei farne a meno; mi abbandonai al mondo dei sogni, senza avere la forza di concludere la frase.

 

: - Ma quanto sono stata stupida? Uno degli episodi più imbarazzanti della mia vita.. – penso, dopo che i ricordi sono tornati a farmi un saluto durante il viaggio in taxi.

Guardo fuori dal finestrino e vedo un grosso edificio nel quale, attraverso le grosse vetrate, riesco a scorgere un intenso andirivieni di persone, tutte con valigie, zaini, zainetti, borse, borsette e chi più ne ha più ne metta. Ci sono parecchi altri taxi, parcheggiati nella via, e altre automobili dalle quali scendono uomini, donne e bambini con abiti estivi e dai colori sgargianti, come se fossero già arrivati a destinazione, pronti a correre in spiaggia o ad una festa.

“Sono trenta dollari signorina” mi dice il tassista, girandosi verso di me. Prendo il portafoglio dalla mia inseparabile borsa nera e gli do il denaro, rivolgendogli un sorriso gentile.

“La ringrazio, buona giornata!”. Scendo dall'auto, tirando un grosso respiro, felice di essermi liberata di quell'eccessivo odore di fumo. La mia ultima sigaretta, ora che ci penso, risale a quella strana serata in cui ho conosciuto Jon.. Perciò a 3 anni fa.

: - Vola il tempo quando ci si diverte, vero Courtney? -.

 

:- Mal di testa? Presente. Mal di piedi? Presente anche lui. Bruciore di stomaco? Eccolo, buongiorno anche a te. Schiena a pezzetti? Ce l'ho – questi furono i miei pensieri non appena realizzai di essermi svegliata. Dovetti fare mente locale, prima di capire cosa era successo e dove mi trovavo. Avrei scommesso di trovarmi nell'auto che stava portando me e Jon nel New Jersey e invece.. Invece ero distesa su un materasso a una piazza e mezza, in una camera da letto accogliente, dalle pareti color albicocca e un delizioso profumo di caffè. C'era anche un ventilatore ai piedi del letto. Insomma, era pur sempre agosto. Mi ritrovai senza i trampoli ai piedi (effettivamente quei sandali erano un martirio) e con la giacca di jeans adagiata su una sedia alla mia sinistra. La maglia rossa era slacciata per i primi due bottoni e i pantaloncini di jeans nelle stesse condizioni della sera precedente.

Il silenzio era sovrano in quella stanza e iniziavo a provare un fastidioso senso di disagio.

Qualcuno mi doveva delle spiegazioni.

Lasciai il letto e guardai fuori dalla finestra; c'era un giardino curato perfettamente, con delle aiuole di vari colori che sembravano fare da cornice a quella zona rettangolare in cui era posizionata la casa. Credevo di essere al secondo piano, vista l'altezza. Sentii la porta aprirsi e mi voltai di scatto, vedendo un ragazzo moro.

Chi sei tu?!” domandai, facendo un balzo all'indietro e prendendo una lampada in mano. Spalancò gli occhi, come se si fosse ritrovato davanti ad un killer professionista.

Chi sono io? Chi sei tu!” replicò, squadrandomi in maniera confusa. 
“Jon dov'è?” continuai, tenendo tra le mani l'abat jour e aggrottando la fronte.

Mi stavo chiedendo la stessa cosa” rispose scortesemente, per poi tornare a parlare. “Puoi metterla giù quella. Se devo picchiare qualcuno, quel qualcuno sarà il tuo amichetto, non certo te”. Inarcai il sopracciglio, osservando quel giovane dagli enormi occhi color nocciola, alto il doppio di me. Quella sua aria scontrosa scomparve nell'arco di pochi istanti. Mi tese la mano non appena riappoggiai la lampada sul mobile. “Sono Richard, comunque. Preferisco essere chiamato Richie o Uomo delle Meraviglie, a tua discrezione”. Continuando a domandarmi che accidenti di legame ci fosse tra lui e Jon, ricambiai la stretta di mano e mi presentai a mia volta.

Courtney”. Annuì sorridente, lasciando la presa e sedendosi sul fondo del letto. 
“Allora.. Da quanto tempo vi frequentate, voi due?” chiese, puntando gli occhi nei miei.

Ci siamo conosciuti ieri sera, ma non c'è nulla” dissi, con naturalezza.

Mhh.. E dimmi, che avete fatto di bello stan”.

Richie! Che cosa ci fai qui?”. Finalmente, ecco ricomparire Jon nel mio campo visivo. Sembrava che stesse incenerendo l'amico (lo era?) con lo sguardo.

Oh, buongiorno. Dov'eri finito?” chiese il moro, alzandosi e dirigendosi verso la porta.

Che ti importa? Piuttosto, come hai fatto a entrare? E perché parli con lei?” mi rivolse uno sguardo preoccupato. “Tutto okay Courtney?”. Non feci in tempo a rispondere che intervenne immediatamente Richie.

Hey, mi conosci da 8 anni! Non sono un criminale!” replicò, quasi come se avesse ricevuto una terribile offesa.

Sì, non sei un criminale. Però questa è violazione di domicilio. Forza, sparisci, ti richiamo più tardi” concluse Jon, spingendo l'amico fuori dalla stanza.

Condoglianze, Courtney!” riuscì a urlare, prima di essere buttato fuori di casa.

: - Decisamente il risveglio più strano della mia vita -.

 

Nota dell'autrice:

Francamente non ho molto da dire riguardo a questo capitolo. Spero che vi sia piaciuto :) Prometto di aggiornare il più presto possibile :D Un grazie particolare a BrianneSixx, chiaretta78, erika_rose, GiadiX_McKagan e rea_92, che seguono questa storia. Se voleste lasciare un piccolo commento ve ne sarei grata, vorrei sapere cosa posso migliorare. Un bacione! 

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Capitolo 4
*** Qualcuno che fosse come te ***


Tutti questi anni ho vagato in giro

Chiedendomi come mai nessuno me l'avesse detto

Che tutto quello che stavo cercando era qualcuno

Che fosse come te

I've Got a Feeling, Beatles

 

 

Dopo essere scesa dall'aereo e aver chiesto indicazioni circa l'hotel, mi sento molto più sollevata; Londra non è un posto così complicato nel quale muoversi. Ci sono moltissime persone, il 70% delle quali sono sicuramente turisti, che vanno da un negozio all'altro come se ci fosse una svendita in ognuno di essi. Arrivata nella hall dell'albergo, presento i miei documenti e il dipendente mi mostra uno di quei fastidiosissimi sorrisi preconfezionati.

"Quinto piano, ecco a lei la chiave" dice, porgendomela. Ringrazio e trascino la valigia verso l'ascensore. Inizio a domandarmi dove dovrò recarmi per incontrare la band. Se da una parte muoio dalla voglia di vedere l'espressione di Jon e Richie quando mi vedranno, dall'altra ho paura che abbiano avuto a che fare con così tante persone da non ricordarsi nemmeno della mia esistenza. In effetti non potrei biasimarli, anche io forse avrei finito per dimenticarli e per conservare qualche flash di quei pochi giorni nel New Jersey, se Matthew non mi avesse mandata qui.

 

"Non so che cosa ti abbia detto, ma qualsiasi cosa sia uscita dalla sua bocca è una grandissima bugia e io sono innocente!" esclamò Jon, imbarazzato e divertito al contempo. Era così terribile quel Richie?

"Non ha detto nulla, tranquillo" risposi ridendo. "Piuttosto mi domandavo quanto ti è costata la gru che hai ingaggiato per trasportarmi dalla tua auto alla tua camera".

"Ma se sei leggera come una piuma" replicò sorridendo. "Caffè?". Annuii rivolgendogli un sorriso sincero; amavo il caffè, lo amavo immensamente. "Mi segua signorina" aggiunse, facendo dietro front e scendendo una scalinata. Dopo aver abbandonato la camera, mi guardai attorno, osservando le pareti rigorosamente bianche. C'erano delle foto di famiglia e dei premi su una mensola.. Un classico. Scesi le scale e raggiunsi Jon, che aveva appena aperto un'anta e aveva preso due tazze azzurre. Mi sedetti su uno sgabello di legno e appoggiai i gomiti al bancone bianco, seguendo ogni movimento del ragazzo biondo. Avevo la sensazione di conoscerlo da molto tempo ormai e non mi spiegavo il perché. Forse non era importante in quel momento. Se fosse stato un killer non sarei stata lì, pronta a sorseggiare una bevanda calda in una cucina mille volte più pulita e ordinata della mia.

"Che piani abbiamo per oggi?" domandai, incrociando le gambe dopo essermi stiracchiata. Ci pensò su qualche istante.

"Non lo so, è la prima volta che rapisco una ragazza" rispose ridacchiando. "Giro di perlustrazione del quartiere.. Mi sa che non ci sei mai stata nel New Jersey" constatò, azzeccandoci.

"In effetti, anche se non è nemmeno molto distante da dove vivo, qui non ci sono mai stata.. Il mio massimo è stata la Florida. Ah, e Nebraska, quando avevo dieci anni". 

"Mio Dio, sono tentato dal proporti di stare con me per un annetto o due.. Devi lasciare l'America!" esclamò, dopo aver finito di litigare con la moka.

"Ci sono alcuni posti in cui vorrei stare.. Londra, Parigi, Tokyo, Vienna, Atene, Los Angeles, New York, Milano.. Però finché la mia fantasia rimane bloccata sulle prime venti pagine di ogni romanzo che comincio, la vedo molto, molto dura" dissi con un filo di malinconia. Eppure sono molti gli scrittori che, per migliorare le descrizioni, visitano molti luoghi per ispirarsi maggiormente. Io rientravo in quella categoria di persone che potevano permettersi un giretto per il parco, tanto per descrivere i dialoghi tra due passerotti o le rovinose cadute a terra di alcuni ragazzini sullo skateboard. Iniziavo a capire il perché dei miei continui blocchi dello scrittore.

"Ti prometto che un giorno li visiterai tutti" disse, con convinzione, guardandomi negli occhi.

"Magari.." mormorai, sentendomi improvvisamente debole e inerme. Jon sorrise, dandomi un pizzicotto sulla guancia e porgendomi la tazza di caffè fumante. 

"Io le promesse le mantengo" concluse, con una tale sicurezza da farmi smettere di replicare.

 

: - Chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarebbe successa veramente una cosa simile? E mica perché le promesse le mantieni, Bongiovi - penso, mentre ogni singola parola scambiata tra me e lui torna nella mia mente. Arrivata in stanza chiamo Matthew, sperando che risponda e che non mi lasci in balia del mio pessimo orientamento. E poi, diciamocelo, chi mai mi direbbe dove si trovano i Bon Jovi? Passerei per una fan sfegatata, non per la persona che dovrà scrivere un libro su di loro. Sospiro, giocando con il filo del telefono e sedendomi su una poltroncina sofficissima, nella quale sprofondo.

Uno squillo.

Osservo la mia figura nello specchio che si trova di fronte a me. I capelli sono in condizioni pietose; il mollettone che cerca di tenerli raccolti in uno chignon sembra non reggere più e noto che qualche ciuffo si è liberato dalla sua stretta. Indosso una canotta nera, piuttosto attillata, coperta da una camicetta di cotone a quadri grigi. Sotto, invece, dei jeans strappati, come la moda dei ribelli vuole. In completa contrapposizione con questi, ai piedi porto delle scarpe decolletè nere, eleganti, con un tacco di forse 7 centimetri, a spillo.

Due squilli.

Chissà cosa dovrò dire a Jon e a Richie. E chissà che cosa diranno loro. Mi preparo già alle prese in giro che potrò ricevere.. 3 anni fa non sapevo della loro fama. Forse è stato quello che ha spinto Jon a portarmi da lui e a darmi tutta quella confidenza.

Al terzo squillo Matthew si degna di rispondere e io ringrazio il cielo.

"Come sta la mia scrittrice preferita?" chiede, con una voce allegra come al solito.

"Non lo so, dopo chiamala e sentila" rispondo con ironia e scateno una sua risata.

"Li hai già incontrati?".

"A dir la verità ti ho chiamato proprio per sapere dove posso trovarli".

: - Ti aspettavi che avessi una sorta di radar con cui poterli rintracciare? Mah -.

"Oh giusto, giusto! Puoi trovarli all'Hilton. Se mi dici in che hotel ti trovi posso dirti a che distanza sei, più o meno". Cerco di ricordarmi il nome dell'albergo. Ebbene sì, l'ho cancellato dalla mia memoria nell'esatto momento in cui ci ho messo piede.

"Royal Horseguards".

"Sono trenta minuti a piedi e dieci minuti in macchina! Ti dico il percorso che devi fare, preparati a scrivere. E ringrazia il cielo che sono nato a Londra!". Strappo un foglio della mia agenda e prendo una biro, dalla quale tolgo il tappo con i denti, il tutto ad una velocità sovrumana. Altro che supereroi della Marvel. Segno le indicazioni, che leggo nuovamente a Matthew, chiedendogli più volte se è sicuro al cento per cento.

"Quando arrivi lì" aggiunge, prima di riattaccare. "Presentati e chiedi della Banda Bassotti+1".

"Ma che razza di nome è?" domando, ridendo. Mi convinco che è una trovata di Richie.

"Pare che sia un nome che ha inventato il chitarrista per la privacy e per non essere disturbati dai fans". Appunto. "In bocca al lupo, tienimi aggiornato" conclude, interrompendo la chiamata.

: - Bene Banda Bassotti+1, sto arrivando -.

 

"Ecco, questo è stato il posto in cui ho comprato la mia prima chitarra.." disse Jon, dopo avermi invitata ad entrare in un piccolo negozio di musica. Era in fondo ad una via nella quale avevamo incrociato solo un gatto nero. Chissà se il locale era lì per bellezza o se effettivamente vendeva ancora qualche strumento.

"Salve Mark!".

"Jon? Non ci posso credere! Quanto tempo è passato? Presto, chiamate la stampa, c'è una rockstar nel mio negozio!" esclamò un uomo dai folti baffi grigi. Avrà avuto una sessantina d'anni. Jon si avvicinò e lo abbracciò, dopo una vigorosa stretta di mano.

Rockstar?

In effetti non mi faccio vedere da un bel po'” confermò il biondo, ridacchiando. “C'è ancora quella parte di negozio?” chiese, quasi sottovoce. Mark annuì.

Ma certo, sarei un pazzo se avessi deciso di buttare via tutto”. In quel momento mi sentivo il terzo incomodo stupido che non capisce ciò di cui si sta parlando.

Vieni Courtney”. Jon mi prese per mano e, dopo soli cinque passi, eravamo dal lato opposto della stanza. Scostò una tenda di un verde scuro e aprì una porta. Tutto quello che vidi dall'altra parte, era quello che si può tranquillamente definire “Paradiso terrestre”. C'era una stanza di circa venti metri per venti, piena zeppa di vinili e libri sulla musica.

Oh.. Mio..”.

Lo so” disse Jon, interrompendomi. “Queste sono la causa per cui la mia paghetta settimanale non riusciva a sopravvivere più di due ore dopo essermi stata data”.

Non ti biasimo” mormorai, guardandomi attorno.

La musica è tutta la mia vita” commentò, avvicinandosi ad uno scaffale e prendendo Let it be, dei Beatles. “Voglio che sulla mia lapide, qualcuno scriva 'Tutti questi anni ho vagato in giro chiedendomi come mai nessuno me l'avesse detto che tutto quello che stavo cercando era qualcuno che fosse come te, musica'”. Sorridemmo entrambi, Jon imbarazzato, probabilmente da quello che aveva appena detto.

Magari puoi chiederlo a Richie” dissi, con una punta d'ironia. Il ragazzo si mise a ridere.

Se lo conosco bene, sarà così simpatico da scriverci su cavolate del tipo 'Qui sta riposando Captain Kidd, fare silenzio, prego'” rispose, ridendo e scuotendo la testa contemporaneamente. La loro era una bella amicizia, ormai era chiaro come il sole.

Improvvisamente un suono fastidioso interruppe quel religioso silenzio che aveva preceduto la risata cristallina del biondo.

Il mio cellulare.

Sbuffai.

Io dovrei..”.

Fai con comodo” rispose Jon, facendomi l'occhiolino e allontanandosi di qualche passo. Risposi, scocciata. In realtà non ne avevo nessun motivo, non ero in vacanza e non avevo avvisato nessuno, chiunque fosse aveva il diritto di sapere dove mi fossi cacciata.

Cout, tesoro, dove sei finita?”.

Chiunque tranne Beatrice.

Sono.. In giro. Perché? Hai dato fuoco alla casa?” domandai. In effetti non era nemmeno un'ipotesi da escludere, visto e considerato di chi stavamo parlando.

No, ma c'è qui una persona che vorrebbe vederti. Saha”.

Che?”. Iniziai a credere che fosse ubriaca o qualcosa del genere.

Sahoa.. No, no! Saya. Sì, sono quasi sicura che si chiami Saya”. Mi passai una mano sulla faccia, come se mi servisse a cancellare la sua totale mancanza di neuroni funzionanti.

Dille che sarò lì tra qualche ora e che sono fuori città.. E dalle tutto ciò che le serve”. Cominciavo a preoccuparmi per l'incolumità della mia migliore amica dai tempi dell'asilo. Mi sembrava strano il fatto che non mi avesse avvertita del suo arrivo, motivo per cui forse era decisamente meglio tornare.

D'accordo Cout! Fai buon viagg” riattaccai senza ascoltare altro. Jon mi squadrò confuso, dopo aver visto la mia espressione preoccupata e vagamente scocciata.

Devo tornare a casa..” mormorai, dispiaciuta. Mi piaceva la sua compagnia. Nell'arco di poche ore mi ero innamorata del suo modo di comportarsi e di pensare.

Non ci sono problemi. Andiamo alla cassa e poi torniamo dalla mia Chevy” rispose, mascherando con un falso sorriso quello che doveva essere un filo di tristezza o qualcosa di simile. Possibile che anche a lui dispiacesse non stare più in mia compagnia?

Grazie mille” conclusi, seguendolo.

 

Bonjorno popolo di EFP! Ecco a voi questo nuovo capitolo di "If that's what it takes". Aggiornerò tra breve, dato che, avendo concluso "All you need is" ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1015801&i=1 ) ora posso dedicarmi completamente alla scrittura di questa FF. Vi invito a lasciare una recensione, se ne avete voglia.

Intanto ringrazio di cuore le persone che seguono questa storia o che l'hanno recensita o che l'hanno messa tra i loro preferiti, ovvero:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95

 

A presto! :) 

 

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Capitolo 5
*** ... Seriously? ***


E' una fiaba così tragica

Non c'è nessun principe per rompere l'incantesimo

Io non credo nella magia

Countin' on a miracle, Bruce Springsteen

 

Cammino con le mani in tasca, stringendomi nella mia giacca di pelle. Mi chiedo per quale motivo il tempo abbia deciso di cambiare così all'improvviso. Tutto sommato non manca molto all'Hilton, posso sopportare un po' di vento. Mi guardo attorno e vedo passare un grosso bus con la pubblicità del concerto. Quella, se non erro, è la copertina di These Days. Ma come si fa a scrivere un libro su un gruppo del quale non conosco nemmeno mezzo pezzo? Mi sento l'unica stupida che, fino a qualche ora fa, non aveva più pallida idea di chi siano questi famigerati “Bon Jovi”. Eppure dovevo intuire qualcosa, quando quell'uomo nel negozio di musica aveva chiamato Jon “Rockstar”. Scuoto la testa e mi fermo, aspettando che il semaforo diventi verde. Ora che ci penso, però, non saprei da dove cominciare con la biografia. Se li assalissi immediatamente con le domande rischierei di essere mandata a quel paese. Saranno stanchi e stressati per le tappe dei concerti e.. Mi sto decisamente facendo troppi problemi. Prima dovremo fare le presentazioni e le solite cose che caratterizzano situazioni simili. E poi, con molta calma, procederemo con il lavoro.

Attraverso la strada e blocco la mia mente per dieci minuti. Se brucio quei pochi neuroni che mi rimangono posso considerarmi finita.

Giungo a destinazione. Guardo l'enorme palazzo davanti a me ed entro, respirando profondamente. Mi passo una mano tra i capelli, sicura al cento percento che si siano spettinati un bel po' con tutto quel vento. E infatti, vedendo la mia immagine riflessa sul vetro della porta della reception, è proprio così. Tolgo il mollettone e mi chiedo per quale motivo non abbia ereditato i capelli lisci e sempre ordinati di mia madre.

“Posso aiutarla?”. Una voce delicata e sottile richiama la mia attenzione. Mi volto e alla mia destra vedo una ragazza alta poco più di me, con dei lunghissimi capelli biondi e degli occhi grigi. Indossa l'uniforme dell'hotel che, confrontandola con quella degli altri dipendenti, sembra molto più formale. Probabilmente è il direttore, penso, per poi risponderle.

“Sto cercando..”. Mi preparo a sotterrarmi per quel che sto per dire, ma non ho alternative. “Sto cercando la Banda Bassotti+1”.

: - Dopo devo chiedere a Richie come gli sia saltato in testa di usare quel nome -.

La ragazza accenna una risata.

“Sono al diciannovesimo piano. Quando esce dall'ascensore vada a destra. La stanza è l'ultima, vicino al termosifone” risponde con una gentilezza sovrumana.

“Grazie mille” dico, sorridendo e dirigendomi verso l'ascensore. Premo il tasto numero 19 e aspetto, in religioso silenzio, che le due grosse porte di metallo si aprano. Quando questo succede, noto che tra me e la stanza accanto al termosifone ci sono solo una decina di metri. Cammino continuando a fare lunghi respiri. “Andrà tutto bene” sono le tre uniche parole che riesco a bisbigliare per farmi tranquillizzare.. Ma hanno l'effetto contrario.

Uno, due e tre.. Busso alla porta e ritraggo immediatamente la mano.

“Un attimoooooo”. Il volume di quella voce è sbalorditivo. La persona a cui appartiene sembra essere di fianco a me. La porta viene spalancata. “Non sei la cameriera, giusto?”. Davanti a me c'è un uomo biondo dai capelli lunghi e ricci, che mi scruta perplesso e pensieroso con i suoi occhi tra il grigio ed il verde.

“Non esattamente” rispondo sorridendo. “Sono Courtney Door. Sono qui per scrivere la vostra biografia”.

“Oh, è fantastico! Ragazzi, è arrivata Courtney!” esclama, istigando i miei timpani a fare le valigie pur di smettere di sentirlo urlare.

Sulla porta appaiono altri tre uomini. Jon non è cambiato di una virgola, se non per i capelli, più lunghi di prima, leggermente spettinati e con una linea che divide la scriminatura. Richie invece sembra diventato ancor più alto, se possibile. Ha la stessa medesima espressione furba e gli occhi attenti. L'uomo alla sua destra, invece, ha dei lunghi capelli neri legati in una coda. È molto più basso di Richie e anche abbastanza in carne. Sento quattro paia di occhi puntati addosso e inizio a sentirmi a disagio. D'un tratto, come se me ne fossi dimenticata completamente, osservo l'espressione di Jon, per vedere se si ricorda di me. Non noto niente di strano, ma forse devo lasciarlo parlare.

“Benvenuta Courtney” mi dice l'uomo dai capelli neri, sorridendomi. Ricambio il saluto e sorrido, poi vengo invitata ad entrare. Quando varco la soglia, automaticamente penso che quella debba essere la stanza più grande dell'hotel: il soggiorno è di dieci metri per dieci e contiene due divani, tre poltrone, una grossa televisione, un giradischi, un tavolo al centro del quale c'è un vaso con della frutta ed una libreria piena zeppa di volumi. Vedo che ci sono cinque porte collegate alla sala. Probabilmente sono le quattro camere da letto dei ragazzi ed un bagno.

“Allora.. Anche se molto probabilmente ci conosci abbastanza bene, andiamo con le presentazioni ufficiali. Io sono David, il tastierista” dice l'uomo dai capelli biondi e ricci, stringendomi la mano.

“Io sono Tico, il batterista” aggiunge quello che mi ha dato il benvenuto.

“Io ho la sensazione di averti già vista.. Sei terribilmente uguale ad una ragazza che ho conosciuto un paio d'anni fa..” commenta Richie, squadrandomi.

“Richie smettila, hai visto un milione di donne!” replica David, ridendo. L'altro scuote la testa poco convinto, poi mi stringe la mano facendo spallucce “Richie, chitarrista”. Jon è l'ultimo che si presenta, ma non lo vedo contento. Come volevasi dimostrare, ha incontrato così tante persone in questi anni da avermi completamente scordata.

“Jon, cantante” dice infine, senza nemmeno scomodarsi a stringermi la mano. Non posso fare a meno di rimanerci male, nonostante fossi quasi “preparata” ad una simile eventualità.

“Bene.. Courtney, noi tra un'ora dovremmo andare a provare per il concerto..” spiega Tico. La sua voce grave mi piace parecchio, mi ricorda molto quella di mio zio.

“Potrebbe venire con noi, no?” propone David che, per il momento, mi sembra il più simpatico del gruppo.

“Secondo me noi ci siamo già conosciuti” ripete Richie, che non ha mai smesso di fissarmi. Mi metto a ridere. Non voglio dirgli niente, soprattutto davanti a Jon; voglio che se lo ricordino loro. Tastierista e batterista si mettono una mano sulla faccia.

“Signori e signore, ecco a voi Caso Disperato Sambora”. Scoppia la risata generale, eccezion fatta per il cantante biondo, che prende la sua giacca di jeans dal portabiti, la indossa e varca la soglia.

“Forza, andiamo o arriviamo tardi” dice, in tono abbastanza scontroso. Non riesco a capire il motivo di quell'umore e temo che sia dovuto alla mia presenza.. Ma perché?

 

Mancano solo una decina di minuti e siamo arrivati a casa tua..” annunciò Jon, dispiaciuto. Non aveva nemmeno la vaga idea di quanto dispiacesse a me dover tornare a casa. Quella fuga era stata così.. Strana ma al contempo bellissima, che mai e poi mai avrei voluto interromperla così. Jon era una persona davvero squisita, però Saya, la mia migliore amica, era la mia priorità in quel momento.

Ahimè” dissi, sbuffando, con il gomito appoggiato al finestrino.

A Richie dispiacerà molto, hai fatto colpo” aggiunse, cercando di sdrammatizzare.

Davvero?” chiesi ridendo. Lui annuì.

Beh, è daltonico, però la sa riconoscere una bella donna” rispose, arrossendo subito dopo. Gli rivolsi un sorriso dolce e mi limitai a mormorare un timido “Grazie”. Era più forte di me, non riuscivo a non reagire in questa maniera di fronte ai complimenti. Per il resto del viaggio – cinque minuti scarsi - rimanemmo in silenzio. Non perché non avessimo nulla da dirci, ma perché entrambi, o quanto meno io, stavamo preparando una sorta di frase da usare come 'arrivederci' o 'addio'. E quest'ultima, come opzione, non mi piaceva affatto. La macchina rallentò fino a fermarsi di fronte al posto in cui abitavo.

Eccoci qui” annunciò Jon, spegnendo il motore e rompendo il silenzio. Annuii.

Grazie.. Soprattutto per non avermi abbandonata al mio destino fuori da quel bar” dissi, guardando per un'ulteriore volta (l'ultima?) i suoi occhi impenetrabili.

E' stato un piacere” rispose, sporgendosi verso di me e lasciandomi un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Sentivo che le mie gote stavano per prendere fuoco. Gli accarezzai il viso mordendomi il labbro inferiore.

Lo è stato anche per me” sussurrai.

Quindi.. Se ho voglia di vederti, so dove trovarti”.

Se hai voglia di stare con una che soffre perennemente del blocco dello scrittore.. Tanto non mi trasferisco” dissi, mentre lui eliminava nuovamente la distanza che c'era tra le nostre labbra.

Ne avrò eccome, fidati” bisbigliò, sorridendo dopo quel secondo bacio. Un brivido mi percorse la schiena. Non proferii nessun'altra parola. Aprii la portiera e scesi dall'auto. Mi avvicinai alla porta, voltandomi e catturando un'ultima immagine di Jon, prima di abbassare la maniglia ed entrare in casa.

 

Le prove proseguono in maniera divina, i ragazzi non fanno nessun errore. Mi sembra di assistere al concerto vero e proprio. E' passata quasi un'ora e mezza quando Jon chiede ai ragazzi di fare una pausa.

“Io ne approfitterei per andare a bere qualcosa” propone David, stiracchiandosi.

“Proposta magnifica” concorda Richie, che ha smesso di fissarmi da soli venti minuti. La sua memoria non è una delle migliori. Jon.. Non so se stia facendo finta o meno. La mia impressione è che mi abbia riconosciuta subito ma, per qualche oscuro motivo, non vuole farmelo capire.

“Mi accodo” aggiunge Tico, asciugandosi il sudore della fronte con un asciugamano nero, che appoggia sullo sgabello dietro alla batteria.

“Jon, tu vieni?” chiede il chitarrista. Il biondo scuote la testa.

“Devo rivedere la scaletta” risponde. Forse gli amici sono abituati a vederlo così e non gli danno molto peso. 
“E tu Courtney?”.

“No, vi ringrazio, sto bene così” dico sorridente. In realtà ho un po' di sete, ma voglio rimanere sola con Jon per vedere se succede qualcosa. Dopo avermi chiesto svariate volte se sono sicura, i ragazzi si allontanano. Il silenzio prende il sopravvento. Jon non alza lo sguardo dal foglio su cui sta scrivendo chissà cosa e ho l'impressione che non guarderebbe altrove nemmeno se stesse morendo qualcuno. Io mi avvicino e provo a dirgli qualcosa, qualsiasi cosa che possa distruggere questo gigantesco ed inspiegabile muro che ci divide. Insomma, non esisteva quando eravamo dei perfetti sconosciuti, per quale motivo c'è ora?

“Jon tu.. Sei mai stato in Virginia?”. Nessuna risposta. E va bene, vuoi tenere il broncio? Accontentato, sono capace anche io di non rispondere e fare la diva del momento.

“Sì” dice, dopo qualche secondo. Allora il gatto non gli ha mangiato la lingua. “Courtney, io mi ricordo perfettamente di te” aggiunge, guardandomi finalmente in faccia. “Ma tutto il tempo che passeremo insieme lo passeremo solo ed esclusivamente per quella stupida biografia e non per altro. Scordati quel che è successo, è stato molto tempo fa”. Rimango letteralmente sbalordita. “E mi è venuta sete” conclude alzandosi dal palco e raggiungendo il resto della band.

Allibita, non posso far altro che spalancare gli occhi, mentre mille domande mi frullano per la testa.

 

Ta daaa eccoci arrivati alla fine di questo capitolo. Grazie mille alle persone che hanno avuto la pazienza di recensire oppure che seguono la storia o che l'hanno messa tra i preferiti:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95

HunterMarilyn

 

Colgo l'occasione per darvi il link del seguito di "All you need is.." altra FF che trovate qui nella sezione Bon Jovi: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1145451&i=1

 

Per il momento è tutto. Aggiornerò tra breve... Stay Tuned! :D

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Capitolo 6
*** Che la guerra abbia inizio ***


Se mi fidassi di te 

non correre a nasconderti

Se ti amassi

non ferire il mio orgoglio

Così spero che tu capisca

che mi piacerebbe amarti

If I fell, Beatles

 

Quando le prove finiscono, mi congratulo un'ulteriore volta con la band. Sono delle persone simpaticissime.. Eccetto Jon, sul quale ho dovuto cambiare radicalmente idea. Ancora non so darmi delle risposte riguardo al suo comportamento, ma mi rendo conto che non è una cosa fondamentale per la mia sopravvivenza, perciò mi limito a fare spallucce.

"Courtney, che ne dici di assistere al concerto?" propone Richie, mostrandomi un sorriso contagioso.

"Perché no.. Mi piacerebbe. E magari potrei scattare qualche foto per la biografia" rispondo, entusiasta. Da bambina avrei tanto voluto fare la fotografa; i miei genitori mi avevano regalato una Polaroid per il mio decimo compleanno e, devo ammetterlo, facevo degli scatti niente male. I miei compagni di classe però avevano iniziato a detestare la mia nuova fissa, siccome la mia frase preferita era diventata "Fate un bel sorriso!".

"Perfetto allora" dice David, dandomi un pass plastificato, al quale è attaccato un lungo laccio nero per metterlo al collo. "Mostralo alla sicurezza all'entrata dello stadio. Potrai essere nel settore gold, sotto al palco, e più tardi puoi raggiungerci nei camerini" mi spiega, con voce gentile.

"Non mi sembra una buona idea, le altre fans potrebbero farsi un'idea sbagliata" commenta Jon. Dovevo aspettarmelo un suo adorabile intervento.

"Ma dai, chi vuoi che se ne accorga? E poi non è mica la prima volta che una donna viene nel backstage. Stavolta siamo addirittura innocenti perché con lei non abbiamo secondi fini, dove sta il problema?" replica immediatamente il chitarrista, senza rimuovere quel bellissimo sorriso dal suo volto. Il cantante sbuffa.

"Per me non è comunque una buona idea. Vado a farmi una doccia" conclude, andandosene chissà dove. David, Richie e Tico si scambiano uno sguardo confuso, poi il moro si alza dalla seggiola su cui è stato seduto fino ad ora, con la chitarra in braccio.
"Forse è meglio se vado a parlargli". Appoggia la chitarra sull'apposito appoggia strumenti e corre nella direzione in cui si è allontanato Jon. Cerco di annientare il nervosismo che mi ha causato quell'insopportabile biondo ossigenato e poi sorrido a tastierista e batterista.
"Beh ragazzi.. Grazie ancora per tutto" dico, sentendomi un po' il terzo incomodo. "Ci vediamo stasera".

"D'accordo Courtney! Speriamo di non deluderti" risponde Tico, spegnendo la sigaretta e sorridendomi. David finisce di bere un sorso d'acqua e mi saluta con la gentilezza che lo contraddistingue e che lo rende una persona estremamente gradevole.

"A più tardi!" esclama. Io scendo dal palco, che nel frattempo è diventato una sorta di sala da pranzo, e cammino velocemente verso l'uscita dello stadio. Mantengo il mio solito passo da marciatrice e, in una trentina di minuti, sono arrivata nell'hotel in cui soggiorno. Prendo la chiave e salgo nella mia stanza. Lascio sul letto la mia borsa e vado sotto la doccia, per sciacquare via l'umore di Jon che ha quasi rischiato di rovinarmi l'intera giornata. Come hanno fatto Richie, Tico e David ad aver sopportato il suo cambiamento? Insomma, devono volergli davvero tanto bene per avere la forza di starci insieme ogni giorno. Ma io non mi farò di certo scoraggiare da lui; ho un lavoro da svolgere e Jon può tranquillamente giocare a mosca cieca in autostrada, per quanto mi riguarda. Non avevo sentito la sua mancanza e ciò sta a dimostrare quanto non sia mai stato assolutamente importante per la mia esistenza. Anche se forse non è andata proprio così..

 

Dopo essere entrata in casa, chiamai a gran voce Beatrice.

"Cout! Sei tornata! Ma dov'eri stata?" domandò, fingendosi preoccupata come pochi.

"Non ti riguarda. Saya?" chiesi, guardandomi intorno, allarmata.

"Sul tavolo" rispose, sorridendo. Sul tavolo?

"Ma che stai dicendo?". Ero sicura che se avessi controllato nella credenza del soggiorno, avrei trovato tante bottiglie vuote di vodka e gin: stava delirando, doveva essersi per forza ubriacata. Andai in cucina e l'unica cosa che trovai sul tavolo, fu una lettera. "Dov'è andata Saya?" insistetti, voltandomi verso la mia coinquilina. In cucina c'erano parecchi coltelli e il mio istinto mi suggeriva di prenderne uno e di inseguire Beatrice.

"Non c'è mai stata! Al telefono non ti ho detto che ti era arrivata una lettera da Sahoa?". Non ci potevo credere. Mi aveva fatta tornare indietro per niente?

"Saya, si chiama Saya. E no, mi hai chiaramente detto che era qui" replicai, nervosa.

"Oh, mi sarò sbagliata. Beh, l'importante è che tu sia viva e vegeta, no?". La incenerii con lo sguardo, presi la lettera e mi chiusi in camera mia, sbattendo violentemente la porta. Roba da matti. Lessi velocemente la lettera: c'era scritto del suo nuovo lavoro a New York e di quanto fosse felice di essere là. Dopo essermi calmata, presi un foglio bianco e le risposi, ma il mio pensiero era costantemente legato al ragazzo con cui ero fuggita per quel giorno. Odiavo Beatrice per aver interrotto quella sorta di sogno inverosimile con cui mi ero automaticamente liberata dello stress e della tristezza che mi aveva spinta ad andare al bar.

Non sapevo se ci saremmo rivisti; non avevo il suo numero di cellulare e potevo solo contare sul fatto che conoscesse il posto in cui abitavo. E, a dirla tutta, non sapevo nemmeno il suo cognome. Mi pentii amaramente di ciò, perché una parte di me sapeva che non sarebbe tornato.

Sapevo che mi sarebbe mancato.

Era già così.

 

Scuoto la testa per allontanare questi pensieri, ormai lontani. Esco dalla doccia e mi asciugo, avvolta nell'accappatoio più soffice che io abbia mai toccato. Prendo il phon e prego che i miei capelli si lascino sistemare, per una buona volta. Do un'occhiata all'orologio dopo essermi pettinata, vestita e truccata; sono stata immersa nei miei pensieri per più di un'ora, sotto la doccia, e l'apertura dei cancelli per l'inizio del concerto è tra solo mezz'ora. Ci ho veramente messo così tanto tempo per mettermi una maglia nera, un paio di jeans lunghi fino al ginocchio e delle ballerine bianche? Nella borsa metto solo la macchina fotografica, la chiave della stanza e il pass per il backstage. Faccio un lungo respiro prima di uscire e poi cammino più velocemente che posso in direzione dello stadio. Ormai so il percorso a memoria. Mostro il pass ad un grosso uomo, alto forse due metri, che annuisce e che mi fa passare, mentre due ragazze – vestite entrambe con un mini abito dai colori sgargianti e scarpe col tacco - mi guardano malissimo. Invidia? Non do loro molto peso, anzi; rido divertita, siccome si aspettano di riuscire a fare chissà cosa nel backstage. Inoltre, da quel che mi hanno raccontato i ragazzi, David è sposato, esattamente come Richie. Tico invece frequenta una modella e su Jon.. Non ne ho idea. Ma, in ogni caso, quelle due ragazze non hanno un minimo di ritegno? Anni e anni di lotte perché le donne riuscissero a votare e a far sentire la loro voce, e poi guarda che cosa combinano alcune.

Sto esagerando: non sono questi i pensieri che bisognerebbe avere prima di un concerto, no?

Finalmente arrivo sotto al palco. In fila, quando poco fa ho presentato il pass per entrare, c'erano solo una decina di persone. Ciò significa che manca veramente poco all'inizio dell'esibizione. Prima che io possa tergiversare ancora con me stessa, tutte le luci vengono puntate sul palco.

Ci siamo.

Alla mia sinistra c'è Richie, che posiziona le mani sulla chitarra e avvicina la bocca ad uno strano tubo, capace di distorcere il suono dello strumento musicale. Tico inizia a scatenarsi con la batteria e, prima che io possa concentrarmi su David, Jon fa la sua entrata e raccoglie tutti gli applausi della folla ormai in delirio. Ci sono venticinquemila persone ed è riuscito a rapirle tutte quante con un solo sorriso.

“Once upon a time, not so long ago” sussurra, iniziando a raccontare una storia, scritta chissà quanto tempo fa.

Per tutta la durata del concerto non posso far altro che osservare ogni membro della band e sorridere insieme a loro. Sembra che non abbiano la minima intenzione di smettere di suonare e cantare.

Dopo due ore e qualche minuto, Jon chiama a raccolta Richie, Tico, David e il bassista, del quale ignoro il nome. Si prendono per mano e fanno due inchini, prima di battere le mani insieme al pubblico e scendere da una scaletta dietro al palco, per andare nei camerini.

Aspetto che inizi ad allontanarsi un po' di gente che ho intorno, prima di andare dietro al palco. Mi avvio, presento il pass e mi ritrovo davanti ad alcuni scalini, che scendo attentamente, prima di trovarmi in un lungo corridoio, sul quale si affacciano parecchie porte.

: - Bene, e ora dove vado? -. Ma non appena finisco di formulare il mio pensiero, Richie esce da una porta e mi fa segno di avvicinarmi. Tiro un sospiro di sollievo, dato che grazie a lui non dovrò aprire mille porte per trovarli.

Entro nella stanza e mi guardo attorno, ma non vedo nessuno, a parte il chitarrista in accappatoio che chiude la porta alle sue spalle e mi sorride.

“Gli.. Altri dove sono?”.

“Credo che ognuno si stia facendo la doccia nel proprio camerino” risponde, lasciandosi cadere su una poltrona che sembra essere estremamente comoda. Io inizio a sentirmi.. Strana. Mi siedo su una seggiola a qualche metro dalla poltrona, davanti a Richie. Rimaniamo in silenzio a fissarci e la cosa comincia a diventare inquietante, finché lui prende fiato per parlare.

“Ho dovuto fingere di non ricordare chi fossi, altrimenti avremmo dovuto spiegare tutto al resto della band e avremmo perso tempo..” spiega, mentre svita il tappo ad una bottiglia d'acqua frizzante e ne beve un sorso. “E' un piacere rivederti, Courtney” aggiunge, sorridendo. Ricambio il sorriso, seppur ancora un po' confusa.

“E' un piacere anche per me”.

“Mi dispiace che non ci siano delle lampade con cui tu possa minacciarmi come il nostro primo incontro. Spero tu possa superare questa delusione”. Scoppio a ridere.
“Ti chiedo scusa per aver reagito così, ma non avevo la più pallida idea di chi fossi ai tempi” rispondo, divertita: mi piace molto l'umorismo di Richie. Dev'essere una persona splendida.

Accenna una risatina e poi continua a parlare.

“Non farci caso a Jon.. Ogni tanto tende a fare e a dire cose di cui si pente sempre, prima o poi”. Faccio spallucce e sospiro.

“Tanto non mi cambierà la vita, che mi parli o meno”. Ed è vero. Ora che l'ho visto così cambiato, l'unica cosa che mi obbliga a stare in sua compagnia è quella stupida biografia.

“Porta pazienza. A volte è peggio di una donna col ciclo. Senza offesa”.

“Nessuna offesa.. Il paragone è azzeccatissimo” confermo, senza riuscire a non ridere ancora.

“Beh, se mi aspetti qui vado un attimo a cambiarmi, poi andiamo in macchina e in hotel. Ti diamo un passaggio” conclude, alzandosi dalla poltrona e lasciando la bottiglia d'acqua su di essa.

“Non vi preoccupate, non ser” ma non riesco a concludere la frase: Richie mi tappa la bocca con una mano.

“Non era una domanda, ma un'affermazione” replica, serio. Poi sulle sue labbra viene dipinto il suo solito sorriso contagioso e si avvia verso il bagno con i vestiti in mano. “Non fuggire”.

Questo è l'inizio di una bellissima e oserei dire particolare amicizia, me lo sento.

 

 

Nota dell'autrice:

Eccoci qui, siamo giunti alla fine del capitolo e spero siate tutti sani e salvi.

Come sempre, non posso far altro che ringraziare:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95

HunterMarilyn

Credo di non aver dimenticato nessuno.. Alla prossima gente!

 

Rosie

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Capitolo 7
*** L'incubo continua ***


Ho bisogno di te

per cacciare via questa depressione

Senza di te, sono come un batterista

che non sa tenere il tempo,

Un furgoncino dei gelati su una strada deserta.

Spero che tu stia venendo per restare

Waitin' on a sunny day, Bruce Springsteen

 

 

Non ci posso credere che siano già passati 5 mesi e qualche giorno. Fortunatamente settimana scorsa si è svolto l'ultimo concerto del 1995, in Sud Africa. Le tappe riprenderanno il 14 maggio. I ragazzi ovviamente sono esausti e se lo meritano un po' di riposo. Tra l'altro la biografia è quasi finita e credo che approfitterò di questi mesi di stallo per qualche approfondimento. Soprattutto per la parte inerente a Jon, siccome lui ha continuato a rimandare.

Non faccio in tempo a sedermi sul letto di camera mia, che il telefono inizia a suonare. Chiunque sia deve avere una buona motivazione per aver ritardato la mia siesta pomeridiana.

Pronto?”.

Ciao bimba, ti disturbo?” chiede Dave, con così tanta gentilezza che non riesco a dirgli di sì.

Per niente. E' tutto okay?”.

Sì, tutto a posto.. Ma.. Devo chiederti un enorme favore” dice, sottolineando la parola “enorme”. Qualsiasi cosa sia, penso, non mi peserebbe affatto; si è rivelato un ottimo amico e mi ha accolta fin da subito. Glielo devo.

Ma certo.. Dimmi di che si tratta”.

Come ben sai tra due settimane è Natale.. E April, siccome quest'anno lo passeremo dai miei, vorrebbe andare a trovare i genitori questo week end” spiega, mentre cerco di capire cosa c'entri io con tutta questa faccenda.

Okay e.. Io come posso aiutarti?”. Mi risponde, dopo un attimo di esitazione.

Tu.. Potresti badare a Gabriella e Colton per un paio di giorni? Ovviamente non da sola, troveremo qualcuno che ti dia una mano” si affretta ad aggiungere.

Gabriella e Colton sono i due gemelli nati nel marzo dell'anno scorso.

Dave ma.. Non sono la persona più indicata per fare la babysitter” dico, passandomi una mano sulla fronte. Credo che si sia montato la testa quando gli ho detto di aver fatto la babysitter quando avevo sedici anni. Ma non avevo specificato di aver badato ad un bambino di dieci anni solo per un giorno.

Se è per questo anche io credevo di non essere la persona giusta per fare il padre, ma mi sono dovuto ricredere” risponde, con ironia. Un po' titubante alla fine accetto, sperando che il cielo mi assista. Anzi, che assista quelle due povere creature.

Grazie mille, tu.. Tu sei un angelo! Ti aspettiamo domani mattina alle 10.00. L'indirizzo lo sai?”. In seguito ad una mia risposta negativa, Dave parte in quarta dandomi tutte le indicazioni possibili e immaginabili per raggiungere casa sua. “Ancora mille mille grazie” dice, per la milionesima volta.

Dillo ancora e domani non mi presento” replico, ridendo.

Scusami scusami scusami! A domani” conclude. Riattacco sospirando.

: - Poveri bambini -.

 

La sveglia suona alle 6.00 e parto alla volta del New Jersey sulla mia adorata Mercedes Benz 300 CD rossa, accompagnata da due occhiaie da zombie (sembro uscita dal set del video di Thriller di Michael Jackson) e da sbadigli ricorrenti.

Per rimanere sveglia, metto nel mangiacassette della mia auto un po' di sano rock: Born in the U.S.A del Boss. Canto a squarciagola per tutta la durata del viaggio, contenta di aver trovato un fantastico rimedio alla stanchezza/sindrome da zombie jacksoniano.

Arrivata a Perth Amboy, guardo attentamente ogni numero civico nella via.

22, 24, 26.. 28, eccoci” dico, parcheggiando la macchina di fronte ad un'accogliente villetta a due piani. Scendo, chiudo la portiera, inserisco l'allarme e mi dirigo verso l'entrata. Suono il campanello e, dopo pochi secondi, mi trovo davanti ad un'affascinante donna bionda con gli occhi azzurri, che mi sorride cordialmente. Indossa una camicia bianca, piuttosto attillata, ed una gonna nera, con uno spacco sul ginocchio. Ai piedi porta delle decolleté nere, alte forse 7 centimetri. I capelli sono impeccabili, tenuti in una coda di cavallo. Mi sento improvvisamente a disagio dato che io sono tutto fuorché elegante: sotto alla giacca di pelle indosso una maglietta blu, con uno scollo a barca, dei jeans (come al solito. Non mi stupirei se mi sposassi con addosso un paio di blue-jeans) e degli stivali di camoscio, non eccessivamente alti. I capelli, come al solito, hanno libero arbitrio e vita propria.

Tu devi essere Courtney” dice, porgendomi la mano. “Io sono April, la moglie di David. Prego, accomodati e scusa il disordine, non ho fatto in tempo a portare via i giocattoli dei bambini”.

Non è un problema” rispondo sorridendo e la seguo in soggiorno, una stanza arredata con mobili moderni, in cui salta subito all'occhio un meraviglioso pianoforte a coda, nero.

Dopo nemmeno venti secondi, ci raggiunge David che mi saluta con un sorriso carico di gratitudine. E' l'unica cosa che gli è concesso fare, in effetti, dato che la parolagrazie l'ho abolita.

Il latte è in cucina, i biberon nello scolapiatti, i ciucci sono appena stati sterilizzati e li trovi su un piattino di vetro sul tavolo in sala da pranzo. Stanotte Colton e Gabriella hanno dormito cinque ore, quindi è meglio se provi a farli riposare durante il pomeriggio. Non si addormentano mai se canti qualcosa della band; devi mettere su un cd di Mozart o dei Led Zeppelin”. Dopo quest'ultima nozione, la squadro inarcando il sopracciglio.

Colpa mia” interviene David. “Li ho addestrati alla buona musica fin dai primi giorni di vita”. Ah. Finalmente mi è tutto più chiaro.

I cd sono in camera nostra, nel comodino sopra al quale troverai una lampada blu. I numeri delle emergenze sono appesi al frigo insieme al mio numero di cellulare, quello di David e il numero di casa dei miei. Credo che non ci sia altro..” mormora April, pensierosa, riprendendo finalmente fiato.

Amore, ti sei dimenticata di dirle quante volte deve respirare durante la giornata” la stuzzica il tastierista. April ride e gli bacia la guancia.

Courtney buona fortuna.. Il tuo sostegno morale alias secondo babysitter arriva tra pochi minuti” dice, guardando l'orologio da polso. “I bimbi dormono al piano di sopra ma, come al solito, si sveglieranno entro mezz'ora. Se cambi idea avvisaci. Ah, il pediatra è in fondo alla via, di fianco all'asilo e” David prende la moglie in braccio, zittendola.

Tesoro, non morirà nessuno, sono solo due giorni” dice divertito. April fa un lungo sospiro e io osservo la scena sorridendo. Sbuffa e assume un'espressione corrucciata. “Ci vediamo lunedì mattina Courtney” mi saluta Dave, che prende una valigia con una mano, mentre con l'altra tiene a sé la moglie, aggrappata al suo collo.

Buon viaggio!” esclamo, per poi vederli uscire. Il silenzio sovrasta la casa e io mi guardo attorno, osservando il bellissimo set fotografico dei bambini, sopra il camino. Facendo attenzione a non fare troppo rumore, altrimenti rischio di svegliare i piccoli, cammino verso il soggiorno, raccogliendo tutti i peluche che ci sono a terra e appoggiandoli momentaneamente sul divano. D'un tratto, qualcuno bussa alla porta, facendomi prendere un infarto. Rientro in possesso delle mie facoltà mentali e vado ad aprire la porta, chiedendomi chi possa essere. Nel mio campo visivo compare Jon. Non ci posso credere, è diventato peggio del prezzemolo.

Tu”.

Courtney, che cosa ci fai qui?” chiede, scontroso.

Veramente sono io che devo fare a te questa domanda” replico, incrociando le braccia al petto e piazzandomi sulla soglia: non intendo farlo entrare per nessuna ragione al mondo.

David mi ha chiesto di badare ai gemelli”. Allora è lui il secondo babysitter-sostegno morale. “E tu invece?” insiste, sulla difensiva.

Sono qui per fare esattamente la stessa cosa”. Non abbasso la guardia, nonostante mi sposti per farlo passare. “Però trovo divertente il fatto che abbiano chiesto aiuto proprio a te. Al massimo Gabriella e Colton avranno dei traumi infantili se ti frequentano”. Okay, lo ammetto, forse ho esagerato. Però la tentazione è stata troppo forte per resisterle.

Ma senti da che pulpito. Io almeno non mi sono fatto trovare mezzo ubriaco fuori da un bar a chiedere sigarette”. Ah, andiamo di colpi bassi?

Io non ho tradito il mio ragazzo dopo essermi ubriacata con la vodka a un matrimonio” dico, sottovoce, a qualche centimetro dal suo volto. Il riferimento era a Bed Of Roses, canzone fondamentalmente incentrata su questo episodio, successo non so quanto tempo fa a Jon.

Il biondo sta cercando le parole giuste da dire, ma non le trova, così mi rivolge un'occhiataccia e la cosa finisce lì. Ma solo per poco.

Abbiamo intenzione di litigare ogni singolo secondo di questo week end?”.

L'idea era allettante” rispondo, senza guardarlo in viso e camminando verso la cucina. Sento che mi sta seguendo, ma non mi volto e non intendo incrociare quegli occhi; condizionerebbero chiunque e non intendo perdere punti solo per colpa loro.

Troverai pane per i tuoi denti. Attenta alla tua scelta”.

Questa sarebbe una minaccia?” domando, e faccio il madornale errore di incrociare il suo sguardo. Jon si avvicina a me, mettendomi alle strette, con la schiena contro il frigorifero. Piazza una mano sul mobile, alla mia destra, e una alla mia sinistra, impedendomi di spostarmi.

Tre anni fa ero ancora un ragazzino che si divertiva a fare musica. Poi ho capito che questo è un lavoro a tutti gli effetti e che non posso permettermi storielle come quella che speravi di avere con me”. Ho capito bene?

Jon, mi dispiace deluderti, ma io non speravo proprio in niente. E se anche fosse stato così, mi avresti fatto cambiare idea cinque mesi fa” replico, sbalordita da quella conversazione. Inizio a pensare che sia un cyborg e che non abbia niente a che fare con l'uomo che ho conosciuto tre anni fa.

Non speravi in niente? E allora perché hai raccontato tutto ai giornali?”.

Ai ai giornali? Jon ma di che cosa diavolo stai parlando?”. La conversazione sta raggiungendo l'apoteosi dell'idiozia, ma prima che l'uomo mi possa rispondere, i bambini iniziano a piangere. Tempismo perfetto. “Togliti” concludo, liberandomi dalla stretta e salendo le scale.

 

Gabriella piange ininterrottamente da un'ora e il mio sistema nervoso inizia ad avere grandi difficoltà a resistere. Colton invece sembra trovarsi a suo agio sul divano, tra le braccia di Jon – all'apparenza estremamente dolce e poi fondamentalmente insopportabile -. Sta quasi per addormentarsi.

Piccola, ti prego, calmati..” dico, esasperata, dandole delle pacchette sulla schiena. Non ha fame, ha mangiato due omogeneizzati alla mela per merenda e due di prosciutto cotto per cena. Non deve essere cambiata dato che sia lei che Colton hanno fatto il bagnetto un'ora e mezza fa. Non si addormenta nonostante siano le dieci di sera. Il verdetto finale? Come madre farei pena. D'un tratto mi ricordo dei cd nel comodino di David e mi precipito in camera con la bambina in braccio. Prendo il primo disco che mi capita e lo inserisco nel lettore, sperando e pregando che funzioni per farla calmare. Comincio a cullarla con la musica in sottofondo e la bimba sembra calmarsi all'improvviso. Le bacio la fronte e continuo quella sorta di lento, tenendole le manina destra e sorridendole. Finalmente riesco a stendere i nervi e le mie orecchie fanno i salti di gioia a non dover più sentire quel pianto da cento decibel. Si è addormentata, grazie a Dio. Mi volto verso la porta, per uscire dalla stanza e portarla nella sua culla, e sobbalzo nel vedere Jon appoggiato allo stipite.

Che stai facendo lì?” chiedo, sottovoce.

Colton sta dormendo” risponde, stiracchiandosi e varcando la soglia, sfilandosi la maglia, buttandosi sul letto e togliendosi le scarpe. Se spera di passare lì la notte può scordarselo. Porto Gabriella nel suo lettino e spengo la luce della cameretta, dopo aver dato un'occhiata anche al gemello e chiuso la porta.

Alzati da quel materasso, ci dormo io qui”. Ecco che la leonessa parte all'attacco.

Accomodati pure” dice, incrociando le gambe e portando le braccia dietro la testa.

Non costringermi a farlo” replico, mentre un'idea malvagia mi frulla per la testa.

Fare che cosa, di grazia?”.

Questo” rispondo, avvicinandomi e tirando la coperta, facendo cadere Jon a terra e provocando un tonfo rumoroso. Non sento quello che borbotta; scoppio a ridere e mi stendo a letto, spalancando le braccia in modo tale da occupare tutto il materasso.

Questa me la paghi, me la paghi eccome!” replica, portandosi via la coperta e uscendo dalla stanza.

Courtney 1, Jon 0.

 

Nota dell'autrice:

Eccoci qui, alla fine anche di questo capitolo. Ringrazio vivamente:

BrianneSixx

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KeepSmiling

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Alla prossima! 


Rosie

 

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Capitolo 8
*** Istinti omicidi ***


 Lei è il tipo di ragazza

che desideri tanto.

Ti fa soffrire

ma non rimpiangi niente,

nemmeno un singolo giorno

Girl, Beatles.

 

Un suono improvviso mi fa svegliare di soprassalto e rischio di cadere dal letto; Jon è appena entrato in camera, spalancando la porta e picchiettando un mestolo contro una padella.

Non. Ci. Posso. Credere.

Jon, che diavolo di problemi hai??” chiedo, lanciandogli addosso il cuscino, anche se sono più tentata a lanciargli il vaso sul comodino di April.

Volevo essere sicuro che ti alzassi. Sai, David non ha sveglie in camera. Volevo semplicemente aiutarti” risponde, rivolgendomi il sorriso più falso che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

Lo odio, lo odio con tutta me stessa.

Grazie del disturbo, ora levati dai piedi”. Il mio sguardo finisce sull'orologio a parete, alla destra della porta. “Sono le sette e mezza di mattina!” urlo poi.

Beh sì, non sono riuscito a chiudere occhio su quel divano. Volevo stare in tua compagnia, mi sentivo solo”. Deglutisco, cercando di ricacciare indietro la voglia di prenderlo a schiaffi. Mi alzo dal materasso e inizio a spintonarlo verso l'uscita.

Bella camicia da notte” osserva divertito, indicando la sottoveste nera che porto. Non è volgare, anzi, è estremamente semplice, con del pizzo sulle spalline e sotto al seno.

Vattene!”. Ma forse, stavolta, ho urlato troppo forte: dalla stanza dei bambini, si sentono dei pianti. Mi passo una mano sulla faccia.

Oh, sono svegli. Vado a preparare la colazione!” annuncia, sorridendo in maniera beffarda e scendendo le scale. Mentre io mi chiedo che cosa diamine gli abbia fatto, vado nella camera dei piccoli e prendo in braccio Colton. Prima che possa svegliare la sorellina, che è ancora nel mondo dei sogni, lo porto in cucina, dove trovo Jon ai fornelli, intento a scaldare del latte in un pentolino.

Colton, lui è l'essere spregevole che ti ha svegliato” dico, indicando l'uomo biondo che mi fa il verso. “Idiota” borbotto, scuotendo la testa.

I.. Idiota!” ripete il piccolo. Oh no, la sua prima parola non può essere “idiota”: cosa penseranno David e April?

No Colton, non si dice!” intervengo, sperando che capisca.

Jon Idiota!” esclama, battendo le manine. Potrebbe andare peggio di così? “Idiota, idiota, idiota, idiota!” grida, per poi ridere come un matto.

Beh..” mormoro. “Guardiamo il lato positivo: ha capito tutto dalla vita”. Jon mi rivolge un'occhiataccia e io assumo un'espressione soddisfatta di me stessa.

Il nostro scambio di sguardi killer si conclude con lo squillo del telefono. Il biondo alza la cornetta.

David, ciao. Mhmh.. Sì sì, è tutto okay. I bambini hanno dormito benissimo. Per il momento si è svegliato solo Colton.. Courtney è qui. D'accordo, subito”. Mentre lo scruto, cercando di capire che cosa si stiano dicendo, l'uomo mi porge il telefono.

Dave”.
“Courtney lo so che tra te e Jon non scorre buon sangue ma.. Lui ha due fratelli più piccoli e ci sa fare con i bambini. Potrai mai perdonarmi per non averti avvertita?”.

Devo pensarci”. In realtà a David non devo perdonare proprio nulla. E poi mi sto divertendo a far dannare quel biondo ossigenato.

Troverò il modo perché tu possa accettare le mie scuse. Per il momento ricordati che ti voglio tanto bene. Può servire a qualcosa?” chiede, facendomi ridere.

Stai tranquillo Dave” rispondo sorridendo.

Fiuff, ora che so che non vuoi uccidermi, mi sono tolto un peso dallo stomaco. Ci vediamo domani mattina. Buona fortuna e dai un bacio ai piccoli da parte nostra”.

Sarà fatto” concludo, riattaccando. “Colton, questo è da parte di mamma e papà” dico, dando un bacio sulla guancia del bimbo. Il piccolo sorride, poi la mia attenzione è attirata da un fortissimo odore di fumo.

Ma che.. Jon, il latte!” esclamo, indicando il fornello e lo strofinaccio che sta andando a fuoco.

Oh diamine!” urla, spegnendo il fuoco e buttando lo strofinaccio sotto l'acqua del rubinetto.

Dal soffitto, inizia a scendere acqua. Stupido sistema antincendio sprinkler. Copro la testa di Colton con una tovaglietta di plastica, mentre Jon farfuglia qualcosa, innervosito.

Sei un boss in cucina” commento, convincendomi che, ormai, questa mattina non può andare peggio di così.

Non. Fiatare” replica nervoso, camminando verso l'entrata. Torna dopo pochi secondi e lo sprinkler si ferma.

: - Solo un giorno. Devo resistere solo un altro giorno – penso, appoggiando Colton nel seggiolone e prendendo degli stracci per asciugare la cucina.

 

Finalmente è arrivata la sera. Mi stendo a letto e rido, ripensando a quando Gabriella, a pranzo, ha riempito Jon di omogeneizzato. Quei bambini sono una vera forza della natura.

Toc toc, è permesso?”. Ecco il mio incubo personale.

Puoi fare qualsiasi cosa, ma non ti lascerò questo letto” rispondo, abbracciata al cuscino e con gli occhi chiusi.

La simpatia fatta a donna” borbotta, sedendosi sul fondo del letto.

Non ho iniziato io a comportarmi in questa maniera, biondo ossigenato”.

Guarda che sono biondo naturale, numero 1. E numero 2, nemmeno io mi sarei comportato così se tu non avessi spifferato tutto alla stampa, tre anni fa” replica. Stavolta non ci saranno i bambini che interromperanno questa conversazione: voglio capire di che cosa accidenti sta parlando. Mi metto seduta, con la schiena appoggiata contro la spalliera del letto.

Spiegami questa faccenda, perché mi sa che sei fuori strada Bongiovi”.

Non devo spiegarti proprio nulla, sai bene quello che hai fatto”. Mi scruta con i suoi occhi blu e io mi sento spiazzata e a disagio. “Non li hai letti i giornali, dopo il nostro incontro?”. Faccio di no con la testa e lui prosegue. “C'era la 'testimonianza di una ragazza che ha passato una piccante notte con Jon Bon Jovi'. Hai rovinato tutto. Io ero a un passo dal chiedere alla mia fidanzata di sposarmi e tutto quello che è successo puoi immaginarlo. Se n'è andata di casa senza volermi ascoltare, dicendomi che ero diventato come tutte le altre rockstar in circolazione, disposte ad avere una ragazza a notte pur di mantenere la loro aria da ribelli” racconta, con la voce spezzata; è evidente che gli faccia del male e in parte ferisce anche a me. Ma, un momento..

Tu eri fidanzato?”.

Sì, te l'ho appena detto” risponde, sgarbato come al suo solito.

Tu eri fidanzato e hai portato a casa tua una ragazza che poi hai anche baciato? Jon, ma che vuoi dalla mia vita? E' solo ed esclusivamente colpa tua se è successo quel che è successo”.

Questo non ti giustifica da quello che hai fatto!” replica, con la voce così alta che temo che i gemelli si sveglino.

Io” dico, sottolineando bene il soggetto della frase. “Non ho fatto proprio un bel niente. Tu, invece, ti sei avvicinato a me, prima fuori dal bar, poi portandomi addirittura nel tuo appartamento e infine baciandomi. E non eri di certo sotto un mio incantesimo, non ti ha costretto proprio nessuno”. Il biondo si alza e assume un'aria più arrabbiata e minacciosa di quella di prima.

Non cercare alibi. Non voglio sentirmi dire che è solo colpa mia. Volevi sapere per quale motivo ce l'avessi con te. Ecco fatto” conclude, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta alle sue spalle. Prendo a pugni un cuscino per il nervoso, poi scivolo sul materasso e respiro profondamente. Ma che razza di persona crede che sia? Eppure sembrava averlo capito al volo. Evidentemente mi sbagliavo; il principe azzurro non esiste e le favole servono solo a farci crescere in mezzo ad un mucchio di bugie. E' ovvio, mentire è così spudoratamente facile. La realtà, invece, fa molto più schifo.

Con questi pensieri per la testa, spengo la luce, mi rimetto a letto e chiudo gli occhi, pregando che Morfeo azzeri questo nervoso e, soprattutto, questo mal di testa.

 

I raggi del sole penetrano dalla veneziana, sul mio viso, costringendomi a girarmi sul fianco, lamentandomi. Apro un occhio solo e guardo l'orario: 8.30. Strano che Jon non sia entrato in camera urlando e saltando sul letto. Mi siedo, passandomi entrambe le mani tra i capelli. Senza guardare a terra, cerco le ciabatte, che trovo dopo una trentina di secondi. I miei riflessi, appena aperti gli occhi, sono della stessa esasperante lentezza di un bradipo investito e dolorante, sul ciglio della strada. Siccome non ho la minima voglia di farmi vedere di nuovo in camicia da notte dal biondo ossigenato, indosso un maglione nero, dei pantaloni (non jeans, che rivoluzione!) dello stesso colore e dei comodi stivali beige, alti fino al ginocchio e stretti. Anche se ormai ho perso tutte le speranze, prendo la spazzola e passo cinque minuti buoni a pettinarmi: metto un cerchietto, lasciando i capelli sciolti e liberi sulle spalle. Inoltre, siccome non mi va di sembrare il solito zombie di Thriller, metto del correttore e del burro cacao. Ecco fatto, sono pronta per il round numero ho perso il conto, contro Jon. Porto con me la borsa e varco la soglia del soggiorno: lo vedo rannicchiato sul divano, con la coperta a terra. Osservo i lineamenti del suo viso perfetto, la mano destra sul cuscino e la sinistra accanto al suo fianco e poi torno a guardare la sua bocca e.. Che cosa sto facendo? Tossisco rumorosamente, per svegliarlo: David e April saranno qui a momenti. Il biondo apre gli occhi e, dopo aver messo a fuoco, mi guarda, con espressione stravolta.

Da.. Quanto tempo sei lì?” domanda con voce stanca, sedendosi, portandosi le mani sulla schiena e facendola scrocchiare.

Da pochissimo. Tanto non c'è niente da vedere” replico, prendendo la maglia che ha appoggiato sulla sedia e gettandogliela. Accenna una risata.
“Non sai quante donne vorrebbero essere al tuo posto” commenta, indossandola e alzandosi.

Questa non è altro che la conferma che è il mondo sta peggiorando” dico, acida. Prima che lui possa replicare, qualcuno bussa alla porta. Grazie al cielo i padroni di casa sono tornati e io non devo vedere questo soggetto. Corro ad aprire.

Courtney! Che bello vederti viva e vegeta!” esclama David, abbracciandomi.

Mica sono un mostro che uccide la gente” borbotta Jon, comparando accanto a me.

Beh.. Sei in grado di portare all'esasperazione pressoché tutto il genere umano, Bongiovi. Il che è quasi la stessa cosa” replica il tastierista, dando una pacca sulla spalla all'amico. April ci saluta velocemente, poi sale le scale per correre a vedere come stanno i bambini. In tutta la mia vita, penso, non ho mai visto una donna così attaccata ai propri figli.

Allora Dave.. Io quasi quasi vado” dico. Il riccio annuisce.

D'accordo Courtney.. Ti ringrazio ancora per l'aiuto che ci hai dato questo week end” risponde, stampandomi un bacio sulla guancia.

Credo che andrò anche io” aggiunge Jon, guardando l'orologio.

Va bene ragazzi.. Ci sentiamo presto” conclude David, salutandoci caldamente. Sia io che il biondo usciamo di casa. Io cammino dritta verso la mia auto, mentre lui si ferma a guardarmi, dal lato opposto della strada.

Che c'è?” chiedo, sempre sulla difensiva: non si sa mai, con lui.

Niente, adesso non posso nemmeno guardare una persona?”. Ma senti un po' quant'è sfacciato.

No, non puoi. Non me almeno”. E' incredibile la sua capacità nel riuscire a cambiare il mio umore da così a così.

Non c'è nessuna legge che me lo vieta” dice, tranquillamente, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo di chi non si arrenderebbe nemmeno di fronte ad un carro armato.

John Bongiovi Jr” esclamo, ma lui mi interrompe.

John Francis Bongiovi Jr, prego”.

Quello che è!” proseguo, senza nemmeno rendermi conto di stare urlando in mezzo alla strada. Mi avvicino a lui, puntandogli l'indice contro il petto. “Sei l'essere più odioso, più insopportabile, più schifoso sulla faccia della terra, ecco per quale motivo non puoi guardarmi, perché provo ribrezzo nei tuoi confronti!”.

"Courtney.." mormora.

"Che c'è??" domando, ormai fuori di me.

"Corri".

"Cosa?".

"Corri!" urla, indicando un gruppo di ragazze tra i 20 e i 30 anni che stanno correndo verso Jon, osservandolo come se fosse l'ottava meraviglia del mondo. L'uomo mi prende per mano e, con uno scatto felino, comincia a scappare, trascinandomi con sé.

"Dove stiamo andando?" chiedo, ormai senza fiato, dopo 5 minuti di corsa. Le fans sono ancora alle nostre calcagna, non ci posso e, soprattutto, non ci voglio credere.

"Eccoci" esclama, fermandosi di fronte ad una Harley Davidson rossa, parcheggiata fuori da una bellissima villa color panna. Estrae le chiavi dalla tasca, sale sulla moto e io, se non voglio finire ridotta a brandelli dalla calca impazzita, faccio altrettanto, stringendomi - mio malgrado - a lui. Accende il motore e, dopo nemmeno due secondi, la moto parte e le fans impazzite diventano solo dei puntini lontani. Tiro un sospiro di sollievo. Dopo forse venti chilometri, Jon si ferma e respira profondamente.

"Ma che ci facevano là?" chiedo, confusa.

"A loro è bastato sentir urlare 'Jon Bon Jovi' per partire all'attacco. Probabilmente hanno anche 'aggredito' Dave. Chissà che cosa passa loro per la testa quando pedinano un musicista" risponde, scendendo dalla moto. Faccio la medesima cosa e mi guardo attorno, rendendomi conto che siamo nel nulla più assoluto, in campagna.

"Jon, tu sai dove siamo.. Vero?".

"Si, so perfettamente dove siamo. Il problema è che la mia bambina non ha più benzina. Non è divertente?". Spalanco gli occhi, incredula. Ahahahah, e pensare che ero così felice del ritorno dei coniugi Bryan, dato che potevo liberarmi del biondino!

"Come.. Come sarebbe a dire che non hai più benzina?" chiedo, sapendo che, prima o poi, lo strozzerò con le mie stesse mani.

"Guarda che è tutta colpa tua. Perché cavolo hai urlato il mio nome?".

"Senti, la moto non è di certo mia e anziché finire qui, potevi andare da un benzinaio!" urlo, mettendomi le mani sulla fronte e massaggiandomi le tempie.

"Non ci ho pensato a guardare il valore della benzina, e ora smettila, non devo giustificare ogni cosa che faccio!" conclude, prendendo la moto e iniziando a camminare. Senza sapere bene dove finiremo, lo seguo. Tanto non ho alternative..

 

Nota dell'autrice:

Eccoci qui! Come al solito, i miei ringraziamenti a :

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95

HunterMarilyn

 


Alla prossima!

 

Rosie

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Capitolo 9
*** Balliamo? ***


Mi alzo di sera

e non ho nulla da dire

Torno a casa che è mattina

e vado a letto con la stessa sensazione

Sono soltanto stanco.

Sono solo stanco e stufo di me

Dancing in the dark, Bruce Springsteen

 

 

Stiamo camminando da un'ora e non c'è nemmeno l'ombra di un rifornitore di benzina.

Jon, io non ce la faccio più” dico, mentre sto letteralmente congelando. Jon non è da meno, siccome sta tremando.

Abbiamo bisogno di andare in un hotel o che so io. Sto morendo di freddo e le previsioni del tempo davano addirittura neve”. Fantastico, una notizia più bella dell'altra, no? E non è nemmeno venerdì 13! “Si presuppone che qui, in campagna, ci siano tante cascine, tenute da persone anche anziane e che morirebbero dalla voglia di vedere visi diversi da quelli dei nipoti, giusto?”.

Sherlock Holmes e Mr. Ovvio sarebbero fieri di te” rispondo. E' più forte di me, proprio non ce la faccio a dargli soddisfazioni. Tanto non ho un grillo parlante sulla spalla, per il momento posso essere cattiva quanto voglio.

Senza fare troppo la spiritosa, guardati un po' attorno e trova qualcuno che possa ospitarci”. La nebbia mi impedisce di vedere bene, ma sono sicura che, alla nostra destra, ci sia una proprietà di dimensioni modeste. “Jon, che ne pensi di quella?” chiedo, indicandola.

Potrebbe andare dice, ma non fa a tempo a concludere la frase che inizia a nevicare. Perfetto, davvero perfetto. Camminiamo velocemente, Jon neanche troppo celermente siccome deve spingere la sua moto. Nell'arco di cinque minuti – il tempo necessario perché io inizi ad assiderarmi – arriviamo di fronte alla cascina. Il biondo parcheggia la moto e bussiamo alla porta, mentre io spero che i proprietari abbiano un enorme camino davanti al quale potermi scongelare.

Sì?”. Davanti a noi compare una donna anziana, con dei capelli bianchi raccolti in uno chignon.

Buongiorno signora..”. Jon guarda il nome sotto al campanello. “Signora Personnel. La mia moto è senza benzina e siamo parecchio lontani da casa..”.

Oh non ci sono problemi! Entrate, entrate pure. Starete congelando! George, muoviti, porta delle coperte e metti su l'acqua per il the!”. Dopo aver varcato la soglia, vediamo un uomo della stessa età della signora Personnel, che ci viene incontro con due plaid colorati.

Non sappiamo come ringraziarla..” dice Jon, stranamente in modo cortese.

Oh figuratevi, io e mio marito ci annoiamo sempre tanto, finalmente possiamo essere utili a qualcuno e.. Un attimo.. George, il the!”. Beh, sarà gentile e tutto il resto, ma ha una potenza vocale da far invidia ad un metallaro.

Sì Margareth, ho già messo su l'acqua, stai tranquilla” replica il pover'uomo, sospirando.

Non si preoccupi, non è urgente” tento di dire, ma l'anziana signora mi fa segno che non importa.

Allora piccioncini, che ci facevate in campagna tutti soli e soletti?”.

Margareth ma lasciali in santa pace, poveretti. Saranno affari loro” borbotta il marito, sedendosi su una poltrona con un giornale tra le mani.

George, ho solo fatto una domanda”.

Inizi sempre così, poi sembri un carabiniere intento a fare un interrogatorio”.

Non cominciare, a volte sai essere peggio di me!”.

Fammi un esempio, coraggio”.
“La domenica mattina chi è che si ferma fuori dalla Chiesa a parlare fino all'ora di pranzo?”.

E chi è che rimane sempre a parlare di uncinetto e nipoti con le sue amiche?”.

Che c'entra, io almeno non ti faccio aspettare ore e ore per mettere a tavola!”. Io e Jon ci scambiamo un'occhiata preoccupata.

: - Questi sono peggio di noi due.. -.

Signora Personnel, non abbiamo intenzione di..”. Vengo interrotta immediatamente.

Certo cara, perdonami! Mio marito a volte non sa proprio starsene tranquillo e al suo posto”. Oh povero George. “Vi mostro la vostra camera, venite, seguitemi”. Eh? Ha detto camera? Ma quanto pensa che rimarremo là?

Non credo sia necess”.

Nevicherà molto per tutto oggi, secondo le previsioni. Vi conviene avvisare i vostri amici, credo che non riuscirete a muovervi per un po'” annuncia, sorridendo felice, come se ci avesse dato una notizia bellissima.

Fantastico” mormoriamo io e Jon all'unisono, anche se è evidente che preferiremmo entrambi passare la notte nella caverna di un orso. Margareth sale una scalinata, mentre noi la seguiamo in silenzio. Non ho idea di quello che lui stia pensando, ma io mi sto già preparando ad una litigata furiosa che probabilmente durerà fino a domani mattina.

Eccoci qui” annuncia la donna, mostrandoci un'ampia camera da letto con un materasso matrimoniale, alla vista estremamente soffice e comodo, due poltroncine accanto alla finestra, una scrivania, una piccola libreria con una ventina di volumi ed una porta collegata alla stanza, che porta molto probabilmente ad un bagno. “Fate come se foste a casa vostra. Per il pranzo aspettate un pochino, vi avviserò io quando sarà tutto pronto” conclude, uscendo e chiudendo la porta dietro di sé. Jon si lascia cadere sul materasso e sbuffa. Sono sicura che quel religioso silenzio durerà molto, molto poco.

Dato che tu ti sei tenuta il letto dei coniugi Bryan, mi auguro che mi lascerai tenere questo” dice, mostrandomi un sorriso falso, e lo riconosco dato che non raggiunge gli occhi ma si limita a inarcare un po' le labbra.

E dimmi, dove dovrei dormire?” chiedo, incrociando le braccia e arcuando le sopracciglia.

Ci sono due poltrone meravigliose. Ed una fantastica e spaziosissima stanza da bagno, proprio là”. Apro la porta del bagno che, oltre ad essere microscopico, ha una doccia e non una vasca.

Jon, è un buco questa stanza, non posso stare qui” replico.

E allora la poltrona. Oh, anche la scrivania dev'essere comodissima!”. In questo momento vorrei tanto che un fulmine lo colpisse in pieno. Anzi, ora che ci ripenso forse è meglio di no: voglio ammazzarlo con le mie stesse mani, così sì che mi divertirò un sacco!

Simpatia portami via”.

Ha parlato lei”.

Ma quanti anni hai per fare specchio riflesso?”.

Finiscila, hai iniziato tu!”. Mi passo una mano sulla faccia. Destino, perché sei così crudele e ogni tanto non ti fai i fattacci tuoi? Insomma, tra tutte le band che esistono sulla faccia della terra, non mi potevi spedire dagli Aerosmith o dai Whitesnake o dai Toto o dai Gotthard o non ne ho idea? No, dovevi mandarmi a scrivere la biografia su questo biondo ossigenato che crede di essere l'uomo migliore sulla faccia della terra e che, tra le tante altre qualità, ha la stessa sensibilità di un killer professionista. Complimenti. Un giorno faremo i conti, te lo prometto.

Ragazzi, il pranzo è pronto in tavola”. La voce di Margareth interrompe il flusso dei miei pensieri. Jon si alza e mi tira a sé per il fianco.

Ora fai finta di essere la mogliettina perfetta, altrimenti ci sbattono fuori di casa”.

Cosa te lo fa pensare?”.

Mettiti nei suoi panni: tu terresti in casa tua due persone sul punto di uccidersi l'un l'altra?”. Faccio spallucce.

Effettivamente.. Comunque spero che reciti meglio di quanto canti” concludo, sorridendo beffardamente. Vedo che sta pulsando una vena sul suo collo. “Oh, siamo nervosetti, pasticcino mio?”.

Per niente, cioccolatino fondente. Cammina o il pranzo si fredda” risponde, ma non faccio a tempo a mettere un piede in avanti che Jon mi fa lo sgambetto, facendomi cadere a terra. Qualcuno mi aiuti a non iniziare ad insultarlo in dieci lingue differenti. “Oh, com'è potuto accadere, mio dolce pancake?”. Mi rialzo dandogli un calcio nello stinco.

Finiscila ora, o quel calcio lo tirerò ben più su” sussurro infine, stropicciandogli il colletto della camicia. Inutile dire quale occhiataccia mi abbia rifilato, ma ormai non mi spaventa più. Inizia a distruggersi il muro invalicabile che c'era davanti ai suoi occhi e comincio a capire molte cose sul suo conto. E' proprio vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima.. Basta osservarli meglio.

 

George!”. La sempre delicata voce di Margareth, fa sobbalzare sia me che Jon. Il marito invece pare impassibile, forse ci ha fatto l'abitudine. Ha tutta la mia compassione.

Dimmi” risponde, dopo un lungo sorso di tisana.

Non senti quanto freddo fa? Bisogna prendere un po' di legna!”.

Ma Margareth, sono le otto di sera, dove vado a prenderla la legna a quest'ora?” chiede l'uomo, ai limiti della disperazione – e non lo biasimo affatto -.

Ma se è nella stalla! Smetti di cercare scuse per qualsiasi cosa che io ti chieda!”.

Signora Personnel, potremmo andare noi a prendere un po' di legna” propone Jon, salvando il povero George da una lunga serie di lamentele sul suo comportamento.

Ma non mi sembra il caso ragazzi, siete nostri ospiti e..”.

Non si preoccupi, è il minimo dopo tutto quello che avete fatto per noi” aggiungo. La donna è poco convinta, ma alla fine deve arrendersi alle parole di Jon, che si è rivelato essere un buon oratore. Beh, non c'è da stupirsi, quando parla nei concerti sembra capace di ipnotizzare 70 000 persone. E' un dono, questo devo ammetterlo.

Dopo aver ricevuto le indicazioni per raggiungere la stalla ad una trentina di metri dalla casa, appena dopo il campo nel quale tengono i cavalli durante la primavera, usciamo. Bisognerebbe costruire una statua all'inventore del mio cappotto bianco, davanti alla quale ci sono dei bottoni neri, stile anni '50. Lo so, è in completa contrapposizione con il mio abbigliamento quotidiano e la mia giacca di pelle, ma non intendo diventare un pupazzo di neve.

Fa freddissimo” dice Jon, stringendosi nella sua felpa blu.

Dimmi che cosa ti è passato per la testa quando hai fatto la faccia schifata di fronte alla tua giacca, perché non riesco a capirlo”. Risponde con uno sbuffo che sembra più un grugnito di disapprovazione. “Non ci sono mica le tue fans ad inseguirti, se è questione di.. Stile”.

G-guarda che era p-per dire qualcosa, n-non ho veramente f-freddo”. Mi fermo ad osservarlo, con le mani in tasca.

Sì, avevo ragione”.

S-su cosa?” domanda lui, sbattendo i denti e tremando.

Reciti uno schifo” constato, ridacchiando e, finalmente, entrando nella stalla. Jon mi segue e prende alcuni pezzi di legno, io faccio altrettanto e ci sbrighiamo a tornare in casa, siccome sta ricominciando a nevicare, e molto più forte di prima.

Siete dei tesori” mormora Margareth, sorridendoci. “George, hai mandato fuori due poveri ragazzi solo perché sei pigro”.

Margareth, non ricominciare eh”.
“Sì che ricomincio, se si beccano un accidente sei l'unico da incolpare”. Io e Jon ci guardiamo per un istante e ci basta per capire che è decisamente meglio salire nella nostra stanza e lasciare i coniugi Personnel a discutere per conto loro.

Siamo dei dilettanti al loro confronto” dico, togliendomi la giacca e mettendola sull'attaccapanni.

Non ci sono dubbi in proposito” conferma il biondo, sfilandosi gli stivali e mettendoli di fronte al calorifero. “Beh..” dice stiracchiandosi e stendendosi a letto. “Buonanotte!”.
“Tu sul serio pretendi che io dorma sulla poltrona? Mi spaccherò la schiena!”.

Uhm.. Forse dovrebbe importarmi qualcosa.. Magari... Aspetta aspetta! No”. Ehii! C'è qualcuno lassù che possa mandargli il fulmine di cui parlavo prima?

Questa ma la paghi, esattamente come tutte le altre” borbotto, prendendo un cuscino, un plaid e sedendomi sulla poltrona che, tanto sembrava comoda, quanto è esageratamente dura e rigida. La usavano per le torture medievali per caso? Il povero condannato doveva rimare seduto qui per un giorno intero in modo che gli si rompesse la spina dorsale? Cerco di non pensare a quanto sia scomoda e chiudo gli occhi. No, non ci riesco, mi sembra di avere una sciabola infilzata nella schiena.

Jon..”. Non ha idea di quanto mi costi chiedergli quello che sto per chiedergli.

Che c'è?”.

Ti prego.. Ti supplico.. Qui è scomodissimo e sto morendo di freddo, potrei..”. Forza Courtney, buttati, tolto il dente, tolto il dolore. “Potrei dormire lì di fianco a te?”. Complimenti Courtney cara, sei ancora viva!

Jon ha un attimo di esitazione e rimane in silenzio, poi lo sento sospirare.

Vieni qui” dice infine, e ci manca poco perché io inizi a saltellare in giro per la stanza. Mi stendo accanto a lui, sotto il piumone.

Buonanotte..”.

Notte..”. Lancio un'occhiata verso di lui, mentre fingo di osservare il soffitto. Non appena è lui che inizia a scrutare me, chiudo automaticamente le palpebre, sperando che non mi abbia vista mentre lo guardavo. E' tutto così imbarazzante..

: - Coraggio, è ora di dormire -. Ma nonostante io cerchi di dare determinati ordini al mio corpo, il mio cervello indirizza nuovamente il mio sguardo verso il viso incredibilmente bello di quel cantante incredibilmente insopportabile, al contempo così ammaliatore. Mi sta osservando, lo sta facendo di nuovo. Stavolta non abbasso le palpebre, non intendo farlo. Da lì a poco, non mi spiego nemmeno come, mi ritrovo tra le braccia di Jon, con una mano tra i suoi capelli ed una sul suo fianco. Mi immergo nelle sue iridi blu e, finalmente, riesco a leggere tutto quello davanti al quale ero stata cieca per tutto quel tempo. Azzero l'ormai incomprensibile distanza che divide le nostre labbra e mi lascio guidare da lui, in questa danza che, nessuno dei due, si aspettava di ballare stanotte.

 

Nota dell'autrice:

Okay, scrivere questo capitolo è stata una faticaccia.. Comunque.. Colpo di scena! *esulta a scoppio ritardato* 

Gradirei leggere qualche recensione per sapere se questa svolta improvvisa vi è piaciuta o meno.. 

Ringrazio le persone che hanno recensito, messo la storia tra le seguite o tra le preferite, alias:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (a cui va un ringraziamento speciale dato che mi sopporta sempre.. E non le do nemmeno uno stipendo. Andatela a capire).

HunterMarilyn

JonS


Pubblicherò presto, promesso, mi sento ispiratissssssssssima.

Perciò stay tuned... Alla prossima ;)

 

Rosie



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Capitolo 10
*** Lettere fastidiose ***


Chiudi gli occhi e ti bacerò

Domani sentirò la tua mancanza

Ricorda che sarò sempre sincero

E poi, quando sarai via,

Scriverò a casa tutti i giorni

E ti manderò tutto il mio amore

All My Loving, Beatles

 

 

 

Mi stropiccio gli occhi dopo essere tornata nella realtà. 
: - Che sogno strano.. - penso tra me e me. Poi il mio sguardo incontra Jon, le sue labbra, i suoi capelli, le sue braccia e, in quattro e quattr'otto, mi rendo conto che non è stato un sogno. 
: - Okay niente.. Niente panico. Sì, ma chi voglio prendere in giro? E' un disastro, un vero e proprio disastro -. Mi passo ambedue le mani sul viso e faccio un lungo respiro. Non oso immaginare il nostro imbarazzo nel momento in cui anche lui sarà sveglio. Devo assolutamente evitare una cosa del genere. Alzo lentamente il piumone, sgusciando fuori dal letto. Indosso in fretta e furia il maglione che avevo ieri sera. 
: - Quei benedetti pantaloni e le scarpe.. -. Osservo il pavimento, sull'orlo della disperazione. Finalmente individuo il paio di stivali tanto ricercato, di fronte al comodino che c'è dal lato in cui dorme ora Jon. Mi avvicino lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, ma.. 
"Ahh, che dolore!". Ma il mio piede finisce contro una gamba della poltrona. Mi porto una mano sulla bocca e Jon alza le palpebre, rivelando le sue iridi blu, che mi scrutano curiose.
: - Maledizione. Io e la mia stupida, stupida goffaggine nei momenti meno opportuni -.
"Courtney.." dice, con la bocca ancora impastata dal sonno. Si alza leggermente e sbadiglia. 
: - E ora che dico? Oh Jon, scusami se cercavo di scappare dopo la notte che abbiamo passato, non era mia intenzione urlare per il dolore lancinante che mi ha provocato quello strumento di tortura, comunemente conosciuto come 'poltrona' in questa casa -.
"Ehi.." mormoro, arrossendo in volto. Lo so perché sento che le mie gote stanno diventando calde e, probabilmente, hanno raggiunto la stessa temperatura di un vulcano in eruzione. 
"Che stai combinando?" chiede, passandosi una mano tra i capelli, tentando di sistemarli un po'. In realtà non riesce nell'intento e la cosa mi fa sorridere. 
"Nulla, stavo.. Mi stavo..". Courtney, davvero intendi continuare a balbettare come una stupida? Dov'è finito il tuo carattere? "Mi stavo vestendo. Fa.. Piuttosto freddo". 
"Capisco. Se hai freddo potevi rimanere qui" osserva divertito. 
: - Giusta osservazione, Watson -. Gattono sul letto e mi siedo vicina a lui, scrutandolo. Mi sembra apparentemente tranquillo, ma può sempre verificarsi un suo repentino cambio di umore. Meglio non dire niente che possa provocarlo. 
"Hai.. Riposato bene?" chiedo, tanto per rompere un po' il ghiaccio. Come volevasi dimostrare, l'imbarazzo e il silenzio prendono il sopravvento. Tentiamo di evitare di guardarci negli occhi e non ho il coraggio di fare nessuna mossa azzardata.
"Direi di sì.. Tu invece?". Annuisco, mentre mi torturo le mani. 
"Sì, anche io". 
: - Okay.. E ora? -.  
"Courtney io.." si schiarisce la voce tossendo. 
"Io vado a fare una doccia" dico velocemente, alzandomi di scatto e precipitandomi in bagno, chiudendo a chiave la porta. Appoggio la schiena contro lo stipite e mi lascio scivolare fino a toccare terra. Credo di averne veramente tanto bisogno di una doccia. E' vero, non servirà a cancellare i ricordi ancora freschi, ma devo calmarmi e fare mente locale. Mi alzo, mi metto sotto il getto d'acqua e chiudo gli occhi.
 

 


"Bongiovi, lo so perfettamente che nessuno dei due ha intenzione di passare del tempo insieme, ma devo scrivere questa biografia e mi dovrai dare una mano". Finalmente riuscii a metterlo alle strette. Era appena finito un concerto, l'ennesimo, ed i ragazzi si erano trascinati stancamente in albergo. Jon a quanto pare non si era stancato molto e, dopo una doccia fredda, si era ripreso senza problemi, iniziando a bere una birra, sprofondando nel divano della suit. 
"Forza, fammi qualche domanda" mormorò, dopo aver portato gli occhi al cielo. Già, come se io mi stessi divertendo.
"Parlami del primo album".
"Un disastro, un disastro assoluto. Eravamo cinque stupidi ragazzini con un sogno e avremmo fatto qualsiasi cosa pur di realizzarlo" rispose, per poi bere un lungo sorso di birra.
"Come mai hai voluto chiamarlo Bon Jovi?".
"Un sacco di band hanno chiamato il loro primo album con il nome del proprio gruppo, non c'è niente di strano" replicò. Ahh, Mr.Egoismo.
"E come mai 'Bon Jovi'? E' il tuo cognome, se non erro" lo stuzzicai, con un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra.
"In realtà il mio cognome è tutto attaccato con le lettere 'g' e 'i'" rispose, rivolgendomi lo stesso sorriso beffardo. Era convinto di aver detto la battuta del secolo, probabilmente.
"Lasciamo perdere. Se fossi stata nella band, non ti avrei mai permesso di chiamare gruppo e primo album con il tuo cognome" commentai, scrivendo la sua risposta sul mio blocco degli appunti.
"Non ti avrei mai inserita nei Bon Jovi, se è per questo" borbottò lui. Feci finta di non aver sentito la provocazione: in quel momento era decisamente più importante l'intervista. 
"Che ne pensi invece di 7800° Fahrenheit?". Bevve un altro sorso dalla bottiglia.
"Lo odio".
"Sì, lo sospettavo. C'è qualcuno o qualcosa che non odi?" domandai, incrociando le gambe.
"Solo perché non ti sopporto, non significa che non mi piaccia l'intero pianeta. Comunque sia, scrivere il primo album è stato lunghissimo e pesantissimo. E poi.. Poi in soli 21 giorni abbiamo scritto il secondo. In effetti nemmeno il destino era dalla nostra parte: sull'autostrada per andare in studio di registrazione, il primo giorno, abbiamo bucato una gomma. Dormivamo nello stesso appartamento, con dei materassi per terra. Mangiavamo cibo in scatola e ti dico soltanto che il nostro cuoco ufficiale era Richie.. Tanto perché tu ti faccia un'idea dell'adorabile situazione in cui eravamo. Eravamo in crisi con le fidanzate, nuotavamo nelle lattine e scansavamo la muffa. Diciamo che non è stato un bel periodo. Poi è arrivato Slippery, la nostra benedizione..".
"Insomma, il periodo più intenso della vostra carriera". 
"Era.. Brutto e bello nello stesso tempo. Abbiamo lasciato le nostre famiglie. Quello è stato il vero trauma della situazione. Trovarsi, da un momento all'altro, fuori casa, lontano dalle persone con cui sei cresciuto ed hai trascorso i momenti più importanti della tua vita. Poter contare su nuovi compagni di vita, girare il mondo e, tutto questo, suonando di fronte a persone che sai di non poter deludere per nessuna ragione. Stress, paura.. E quel tipico sapore che possiede la novità. Ti trovi spaesato, è naturale, però ti senti.. Come se dovessi dare qualcosa a tutte quelle persone, per ringraziarle del fatto che amino quello che suoni, quello che sei. Perciò cantare di fronte a un numero sproporzionato di ragazzi urlanti, alla fine non è nemmeno così traumatico e spaventoso. Sei semplicemente in debito e quindi ti dici ‘Ehi, questo è il minimo che io possa fare’" spiegò, osservando un punto non ben precisato del pavimento. Ecco, era tornato quel lato di lui che mi aveva affascinata nel momento della nostra prima conversazione in assoluto. “E questo è tutto..” concluse, finendo la bottiglia di birra e appoggiandola sul tavolino di fronte al divano.
“Sono belle parole” commentai, sorridendo. Per un attimo anche lui inarcò gli angoli della bocca in un sorriso sincero e la cosa, sinceramente, mi stupì. Era per l’alcool, sicuramente. “E le persone con cui avevate passato tutta la vostra vita fino al momento del debutto?”.
“Erano felici per noi, però la distanza è brutta.. Credo che sia la cosa peggiore che possa capitare in un rapporto, qualsiasi esso sia. A volte è un bene, perché rafforza determinati legami. Ma alla lunga fa male, distrugge ogni certezza e.. Prendere in mano un telefono per dire alla persona che ami che non deve smettere di credere in voi..” rimase in silenzio, come se stesse riascoltando le parole appena pronunziate. “E’ terribile. Dall’altro lato della cornetta senti che sta piangendo e tu.. Tu sei a milioni di chilometri da lei e ti senti impotente, schifosamente inutile. Sussurri qualche parola, cosciente del fatto che non serve.. Non serve a niente”. Vidi che nei suoi occhi si stava facendo strada qualche lacrima. Prima che potessi dire qualcosa, Jon si alzò, mormorando uno “scusa” e chiudendosi nella sua camera.
 


Metto un asciugamano attorno al mio corpo e mi asciugo i capelli con un phon mezzo rotto. Ora che ci penso, avrei fatto prima a soffiare io su una ciocca per volta. Indosso intimo e maglione e prendo tutto il coraggio necessario per uscire da quel bagno.
: - Non ti mangia mica, è solo un cantante.. Credo -. Apro la porta e, con mia grande sorpresa, in camera non c’è anima viva. Il letto è stato rifatto e ci sono i miei pantaloni piegati, appoggiati sul fondo del materasso. Li indosso e metto gli stivali. Che sia sceso a fare colazione? Guardo l’orologio, che segna le 9 e mezza. Effettivamente sarebbe anche l’orario giusto..
Scendo le scale, raggiungendo Margareth e George, seduti a tavola in soggiorno.
“Oh, buongiorno cara, ben svegliata” mi dice la donna, mentre versa del caffè nella tazza di fronte al marito, intento a leggere un articolo di giornale.
“Salve signora Personnel” rispondo, sorridendole, un po’ preoccupata siccome, di Jon, non c’è nemmeno l’ombra. Mi rifiuto di pensare che se ne sia andato..
“Jon ha lasciato una lettera per te, è sul mobile della cucina accanto al frigo” mi avvisa, sedendosi accanto a George e addentando una fetta biscottata ricoperta da burro. Ringrazio e corro in cucina, accostando la porta ed aprendo la lettera, aspettandomi il peggio.

 
Courtney, lo so che forse questo è il comportamento che solo un perfetto idiota potrebbe avere.. Ma.. No, in realtà non c’è nessun ma.
Non ho nessuna giustificazione o spiegazione da darti.
Ho un’intervista oggi pomeriggio, perciò.. Ho chiamato David e Richie, per chiedere chi dei due possa venirti a prendere. E’ passato lo spalaneve, quindi le strade sono libere.
 George aveva della benzina per la moto, allora ne ho approfittato..
Ci vediamo settimana prossima, siamo ad una trasmissione per presentare la biografia.
 
Ti chiamerò per darti i dettagli,
 
 
Jon
 
 
Rimango allibita, sia per la sua freddezza, che per il gesto che ha compiuto. Umiliata, ecco come mi sento. Umiliata e profondamente offesa. Rimpiango tutto ciò che è successo, rendendomi conto che, per lui, non è stato altro che un enorme, immenso, gigantesco errore.
: - Aveva ragione la sua ragazza, quando l’ha lasciato dicendogli che era diventato come tutti gli altri -. Nascondo della lacrime e torno in soggiorno.
“Signori Personnel, mi scuso per il disturbo dato, io..”. Deglutisco: se Margareth mi vedesse piangere inizierebbe a tempestarmi di domande. “Devo raggiungere Jon, mi ha dato il nome del posto in cui è andato. Non.. Non mi voleva svegliare”. Sembra una spiegazione decente e abbastanza credibile, no?
“Ti accompagno alla porta” risponde, con un velo di tristezza sul viso.
“Arrivederci Courtney” dice finalmente George, facendomi finalmente capire che è ancora vivo e non si è perso nei meandri dell’economia.
“Arrivederci” rispondo, avviandomi verso l’uscita, seguita da Margareth.
“La ringrazio, davvero..” mormoro.
“Courtney, io non sono una sciocca, sai? So benissimo che tu e Jon avete passato tutto il giorno a litigare. Eccezion fatta per quando è giunta la sera, e allora ho deciso di mettermi i tappi nelle orecchie perché avevo paura che foste peggio di me e George, in fatto di discussioni. E so anche che è successo qualcosa.. Sedetevi a tavolino e parlatene, non abbiate timore. Potrebbe essere troppo tardi, più avanti”. Soppeso le parole di quella donna, davvero stupefacente per essere una pettegola a tutti gli effetti, con il marito.
“Io capisco le sue parole, Margareth, ma.. E’ difficile. E’ tutto difficile, questa situazione e..”.
“E l’amore. Guarda che ci sono passata anche io, non credere che non abbia avuto le mie tresche quand’ero ancora giovane”. Mi strappa un sorriso e poi continua. “E’ inevitabile: se si è innamorati, prima o dopo, si soffre. Per un ti amo non ricambiato, per un’incomprensione, per la distanza, per qualsiasi tipo di litigio. Non sarà né la prima né l’ultima volta che il tuo cuore dovrà ricevere un’ammaccatura. Basta solo metterci su un cerotto per coprire la cicatrice e dimenticare tutto. C’è qualcosa tra voi due.. Ed è molto più importante di quanto pensiate. Dai retta ad una che è in giro su questa terra da parecchio tempo”. Le do un abbraccio affettuoso e sorrido.
“Grazie mille” mormoro.
“Non c’è di che, basta che mi darai retta! Forza, ora vai. In bocca al lupo Courtney”.
“Che crepi” concludo, uscendo.

 

 

Nota dell'autrice:

Sono stata brava? Ho aggiornato abbastanza presto? *esce da un angolino*

Un grazie particolare a:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (la ragazza dalla pazienza invidiabile).

HunterMarilyn

JonS

 

Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

Rosie

 

Mi stropiccio gli occhi dopo essere tornata nella realtà. 

: - Che sogno strano.. - penso tra me e me. Poi il mio sguardo incontra Jon, le sue labbra, i suoi capelli, le sue braccia e, in quattro e quattr'otto, mi rendo conto che non è stato un sogno. 

: - Okay niente.. Niente panico. Sì, ma chi voglio prendere in giro? E' un disastro, un vero e proprio disastro -. Mi passo ambedue le mani sul viso e faccio un lungo respiro. Non oso immaginare il nostro imbarazzo nel momento in cui anche lui sarà sveglio. Devo assolutamente evitare una cosa del genere. Alzo lentamente il piumone, sgusciando fuori dal letto. Indosso in fretta e furia il maglione che avevo ieri sera. 

: - Quei benedetti pantaloni e le scarpe.. -. Osservo il pavimento, sull'orlo della disperazione. Finalmente individuo il paio di stivali tanto ricercato, di fronte al comodino che c'è dal lato in cui dorme ora Jon. Mi avvicino lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, ma.. 

"Ahh, che dolore!". Ma il mio piede finisce contro una gamba della poltrona. Mi porto una mano sulla bocca e Jon alza le palpebre, rivelando le sue iridi blu, che mi scrutano curiose.

: - Maledizione. Io e la mia stupida, stupida goffaggine nei momenti meno opportuni -.

"Courtney.." dice, con la bocca ancora impastata dal sonno. Si alza leggermente e sbadiglia. 

: - E ora che dico? Oh Jon, scusami se cercavo di scappare dopo la notte che abbiamo passato, non era mia intenzione urlare per il dolore lancinante che mi ha provocato quello strumento di tortura, comunemente conosciuto come 'poltrona' in questa casa -.

"Ehi.." mormoro, arrossendo in volto. Lo so perché sento che le mie gote stanno diventando calde e, probabilmente, hanno raggiunto la stessa temperatura di un vulcano in eruzione. 

"Che stai combinando?" chiede, passandosi una mano tra i capelli, tentando di sistemarli un po'. In realtà non riesce nell'intento e la cosa mi fa sorridere. 

"Nulla, stavo.. Mi stavo..". Courtney, davvero intendi continuare a balbettare come una stupida? Dov'è finito il tuo carattere? "Mi stavo vestendo. Fa.. Piuttosto freddo". 

"Capisco. Se hai freddo potevi rimanere qui" osserva divertito. 

: - Giusta osservazione, Watson -. Gattono sul letto e mi siedo vicina a lui, scrutandolo. Mi sembra apparentemente tranquillo, ma può sempre verificarsi un suo repentino cambio di umore. Meglio non dire niente che possa provocarlo. 

"Hai.. Riposato bene?" chiedo, tanto per rompere un po' il ghiaccio. Come volevasi dimostrare, l'imbarazzo e il silenzio prendono il sopravvento. Tentiamo di evitare di guardarci negli occhi e non ho il coraggio di fare nessuna mossa azzardata.

"Direi di sì.. Tu invece?". Annuisco, mentre mi torturo le mani. 

"Sì, anche io". 

: - Okay.. E ora? -.  

"Courtney io.." si schiarisce la voce tossendo. 
"Io vado a fare una doccia" dico velocemente, alzandomi di scatto e precipitandomi in bagno, chiudendo a chiave la porta. Appoggio la schiena contro lo stipite e mi lascio scivolare fino a toccare terra. Credo di averne veramente tanto bisogno di una doccia. E' vero, non servirà a cancellare i ricordi ancora freschi, ma devo calmarmi e fare mente locale. Mi metto sotto il getto d'acqua e chiudo gli occhi.

 

"Bongiovi, lo so perfettamente che nessuno dei due ha intenzione di passare del tempo insieme, ma devo scrivere questa biografia e mi dovrai dare una mano". Finalmente riuscii a metterlo alle strette. Era appena finito un concerto, l'ennesimo, ed i ragazzi si erano trascinati stancamente in albergo. Jon a quanto pare non si era stancato molto e, dopo una doccia fredda, si era ripreso senza problemi, iniziando a bere una birra, sprofondando nel divano della suit. 

"Forza, fammi qualche domanda" mormorò, dopo aver portato gli occhi al cielo. Già, come se io mi stessi divertendo.

"Parlami del primo album".

"Un disastro, un disastro assoluto. Eravamo cinque stupidi ragazzini con un sogno e avremmo fatto qualsiasi cosa pur di realizzarlo" rispose, per poi bere un lungo sorso di birra.

"Come mai hai voluto chiamarlo Bon Jovi?".

"Un sacco di band hanno chiamato il loro primo album con il nome del proprio gruppo, non c'è niente di strano" replicò. Ahh, Mr.Egoismo.

"E come mai 'Bon Jovi'? E' il tuo cognome, se non erro" lo stuzzicai, con un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra.

"In realtà il mio cognome è tutto attaccato con le lettere 'g' e 'i'" rispose, rivolgendomi lo stesso sorriso beffardo. Era convinto di aver detto la battuta del secolo, probabilmente.

"Lasciamo perdere. Se fossi stata nella band, non ti avrei mai permesso di chiamare gruppo e primo album con il tuo cognome" commentai, scrivendo la sua risposta sul mio blocco degli appunti.

"Non ti avrei mai inserita nei Bon Jovi, se è per questo" borbottò lui. Feci finta di non aver sentito la provocazione: in quel momento era decisamente più importante l'intervista. 

"Che ne pensi invece di 7800° Fahrenheit?". Beve un altro sorso dalla bottiglia.

"Lo odio".

"Sì, lo sospettavo. C'è qualcuno o qualcosa che non odi?" domandai, incrociando le gambe.

"Solo perché non ti sopporto, non significa che non mi piaccia l'intero pianeta. Comunque sia, scrivere il primo album è stato lunghissimo e pesantissimo. E poi.. Poi in soli 21 giorni abbiamo scritto il secondo. In effetti nemmeno il destino era dalla nostra parte: sull'autostrada per andare in studio di registrazione, il primo giorno, abbiamo bucato una gomma. Dormivamo nello stesso appartamento, con dei materassi per terra. Mangiavamo cibo in scatola e ti dico soltanto che il nostro cuoco ufficiale era Richie.. Tanto perché tu ti faccia un'idea dell'adorabile situazione in cui eravamo. Eravamo in crisi con le fidanzate, nuotavamo nelle lattine e scansavamo la muffa. Diciamo che non è stato un bel periodo. Poi è arrivato Slippery, la nostra benedizione..".

"Insomma, il periodo più intenso della vostra carriera". 
"Era.. Brutto e bello nello stesso tempo. Abbiamo lasciato le nostre famiglie. Quello è stato il vero trauma della situazione. Trovarsi, da un momento all'altro, fuori casa, lontano dalle persone con cui sei cresciuto ed hai trascorso i momenti più importanti della tua vita. Poter contare su nuovi compagni di vita, girare il mondo e, tutto questo, suonando di fronte a persone che sai di non poter deludere per nessuna ragione. Stress, paura.. E quel tipico sapore che possiede la novità. Ti trovi spaesato, è naturale, però ti senti.. Come se dovessi dare qualcosa a tutte quelle persone, per ringraziarle del fatto che amino quello che suoni, quello che sei. Perciò cantare di fronte a un numero sproporzionato di ragazzi urlanti, alla fine non è nemmeno così traumatico e spaventoso. Sei semplicemente in debito e quindi ti dici ‘Ehi, questo è il minimo che io possa fare’" spiegò, osservando un punto non ben precisato del pavimento. Ecco, era tornato quel lato di lui che mi aveva affascinata nel momento della nostra prima conversazione in assoluto. “E questo è tutto..” concluse, finendo la bottiglia di birra e appoggiandola sul tavolino di fronte al divano.

“Sono belle parole” commentai, sorridendo. Per un attimo anche lui inarcò gli angoli della bocca in un sorriso sincero e la cosa, sinceramente, mi stupì. Era per l’alcool, sicuramente. “E le persone con cui avevate passato tutta la vostra vita fino al momento del debutto?”.

“Erano felici per noi, però la distanza è brutta.. Credo che sia la cosa peggiore che possa capitare in un rapporto, qualsiasi esso sia. A volte è un bene, perché rafforza determinati legami. Ma alla lunga fa male, distrugge ogni certezza e.. Prendere in mano un telefono per dire alla persona che ami che non deve smettere di credere in voi..” rimase in silenzio, come se stesse riascoltando le parole appena pronunziate. “E’ terribile. Dall’altro lato della cornetta senti che sta piangendo e tu.. Tu sei a milioni di chilometri da lei e ti senti impotente, schifosamente inutile. Sussurri qualche parola, cosciente del fatto che non serve.. Non serve a niente”. Vidi che nei suoi occhi si stava facendo strada qualche lacrima. Prima che potessi dire qualcosa, Jon si alzò, mormorando uno “scusa” e chiudendosi nella sua camera.

 

Metto un asciugamano attorno al mio corpo e mi asciugo i capelli con un phon mezzo rotto. Ora che ci penso, avrei fatto prima a soffiare io su una ciocca per volta. Indosso intimo e maglione e prendo tutto il coraggio necessario per uscire da quel bagno.

: - Non ti mangia mica, è solo un cantante.. Credo -. Apro la porta e, con mia grande sorpresa, in camera non c’è anima viva. Il letto è stato rifatto e ci sono i miei pantaloni piegati, appoggiati sul fondo del materasso. Li indosso e metto gli stivali. Che sia sceso a fare colazione? Guardo l’orologio, che segna le 9 e mezza. Effettivamente sarebbe anche l’orario giusto..

Scendo le scale, raggiungendo Margareth e George, seduti a tavola in soggiorno.

“Oh, buongiorno cara, ben svegliata” mi dice la donna, mentre versa del caffè nella tazza di fronte al marito, intento a leggere un articolo di giornale.

“Salve signora Personnel” rispondo, sorridendole, un po’ preoccupata siccome, di Jon, non c’è nemmeno l’ombra. Mi rifiuto di pensare che se ne sia andato..

“Jon ha lasciato una lettera per te, è sul mobile della cucina accanto al frigo” mi avvisa, sedendosi accanto a George e addentando una fetta biscottata ricoperta da burro. Ringrazio e corro in cucina, accostando la porta ed aprendo la lettera, aspettandomi il peggio.

 

Courtney, lo so che forse questo è il comportamento che solo un perfetto idiota potrebbe avere.. Ma.. No, in realtà non c’è nessun ma.

Non ho nessuna giustificazione o spiegazione da darti.

Ho un’intervista oggi pomeriggio, perciò.. Ho chiamato David e Richie, per chiedere chi dei due possa venirti a prendere. E’ passato lo spalaneve, quindi le strade sono libere.

 George aveva della benzina per la moto, allora ne ho approfittato..

Ci vediamo settimana prossima, siamo ad una trasmissione per presentare la biografia.

 

Ti chiamerò per darti i dettagli,

 

 

Jon”

 

 

Rimango allibita, sia per la sua freddezza, che per il gesto che ha compiuto. Umiliata, ecco come mi sento. Umiliata e profondamente offesa. Rimpiango tutto ciò che è successo, rendendomi conto che, per lui, non è stato altro che un enorme, immenso, gigantesco errore.

: - Aveva ragione la sua ragazza, quando l’ha lasciato dicendogli che era diventato come tutti gli altri -. Nascondo della lacrime e torno in soggiorno.

“Signori Personnel, mi scuso per il disturbo dato, io..”. Deglutisco: se Margareth mi vedesse piangere inizierebbe a tempestarmi di domande. “Devo raggiungere Jon, mi ha dato il nome del posto in cui è andato. Non.. Non mi voleva svegliare”. Sembra una spiegazione decente e abbastanza credibile, no?

“Ti accompagno alla porta” risponde, con un velo di tristezza sul viso.

“Arrivederci Courtney” dice finalmente George, facendomi finalmente capire che è ancora vivo e non si è perso nei meandri dell’economia.

“Arrivederci” rispondo, avviandomi verso l’uscita, seguita da Margareth.

“La ringrazio, davvero..” mormoro.

“Courtney, io non sono una sciocca, sai? So benissimo che tu e Jon avete passato tutto il giorno a litigare. Eccezion fatta per quando è giunta la sera, e allora ho deciso di mettermi i tappi nelle orecchie perché avevo paura che foste peggio di me e George, in fatto di discussioni. E so anche che è successo qualcosa.. Sedetevi a tavolino e parlatene, non abbiate timore. Potrebbe essere troppo tardi, più avanti”. Soppeso le parole di quella donna, davvero stupefacente per essere una pettegola a tutti gli effetti, con il marito.

“Io capisco le sue parole, Margareth, ma.. E’ difficile. E’ tutto difficile, questa situazione e..”.

“E l’amore. Guarda che ci sono passata anche io, non credere che non abbia avuto le mie tresche quand’ero ancora giovane”. Mi strappa un sorriso e poi continua. “E’ inevitabile: se si è innamorati, prima o dopo, si soffre. Per un ti amo non ricambiato, per un’incomprensione, per la distanza, per qualsiasi tipo di litigio. Non sarà né la prima né l’ultima volta che il tuo cuore dovrà ricevere un’ammaccatura. Basta solo metterci su un cerotto per coprire la cicatrice e dimenticare tutto. C’è qualcosa tra voi due.. Ed è molto più importante di quanto pensiate. Dai retta ad una che è in giro su questa terra da parecchio tempo”. Le do un abbraccio affettuoso e sorrido.

“Grazie mille” mormoro.

“Non c’è di che, basta che mi darai retta! Forza, ora vai. In bocca al lupo Courtney”.

“Che crepi” concludo, uscendo.

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

Sono stata brava? Ho aggiornato abbastanza presto? *esce da un angolino*

Un grazie particolare a:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (la ragazza dalla pazienza invidiabile).

HunterMarilyn

JonS

 

Ci vediamo al prossimo capitolo!

 

Rosie

 

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Capitolo 11
*** Una strana scommessa ***


Ragazza, non c'è gentilezza nel viso degli estranei

Non puoi trovare miracoli qui

Bene, puoi aspettare le benedizioni

Non sto cercando preghiere o pietà

Voglio solo qualcuno con cui parlare

Human Touch, Bruce Springsteen

 

 

Sono perfettamente cosciente del fatto che, tra poco, diventerò un ghiacciolo gusto Courtney. In fondo non mi dispiace più di tanto, mi sono sempre piaciuti i ghiaccioli.

: - Courtney, ma a che stai pensando? Ti si è già congelato il cervello? -.

Continuo a camminare, con gli occhi puntati sulla strada, piena di neve, finché non sento una voce maschile che mi chiama. Escludo automaticamente che sia quella di Jon. Alzo lo sguardo e noto un'Aston Martin DB7, dalla quale scende un uomo alto, dai capelli castani e che indossa un lungo cappotto nero.

Courtney, sali in macchina o morirai assiderata!” dice, facendomi segno di avvicinarmi.

Mi rendo conto   che Richie non c'entra nulla con il mio umore, quindi non è giusto tenere il broncio davanti a lui.

"Grazie Rich" dico, tentando di sorridere in maniera convincente e salendo in macchina, dalla parte del passeggero.

"Ma figurati. Però ora   che ti ho salvato la vita, devi promettermi di non scrivere cose imbarazzanti nella biografia" replica, riaccendendo il motore e ridacchiando.

"Tipo?" chiedo, reggendogli il gioco. Ci pensa un attimo, poi risponde.
"Ti ho raccontato quello strano episodio in cui da ragazzo ho preso il gatto della vicina, il rasoio di mio padre e mi sono improvvisato parrucchiere-veterinario.. Ecco, diciamo che sarebbe meglio non farlo sapere”. Sghignazzo ripensando alla faccia che avevo fatto nel momento in cui me l'aveva raccontato.

Beh, per una richiesta   simile come minimo devi anche offrirmi un caffè” rispondo, con un velo di sarcasmo. In effetti è raro che io riesca a rimanere seria in sua presenza. E' inquietante tanto quanto rassicurante.

Perfetto, andiamo ora? Tanto Heather è via per registrare delle puntate di Melrose Place” spiega, sospirando. Credo che non sia facile per nessuno dei due; mentre lei è un'attrice di successo e spesso deve assentarsi per la registrazione di film o puntate, Richie è in tour o con Jon a comporre.

Accetto inarcando gli angoli della bocca in un sorriso, impiegando tutte le forze a mia disposizione per non pensare a lui.

Per evitare di rimanere in silenzio per il resto del viaggio  , Richie accende la radio nel momento in cui sta passando un classico: Burn dei Deep Purple. Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e, nello stesso istante, cominciamo a cantare il ritornello a squarciagola.

Arriva l'assolo!” urla, alzando il volume ed abbassando i finestrini. Rido convulsamente e non posso fare a meno di pensare alle povere persone che verranno svegliate da noi due. Alla fine della canzone, parcheggia la sua auto meravigliosa di fronte ad una tipica tavola calda americana. Sulla vetrina ci sono appesi dei cartelloni con le loro specialità; riesco a leggere   “Frittelle ai mirtilli” e non nascondo il fatto che mi stia venendo l'acquolina in bocca.

Venga, mia scrittrice preferita, le cui parole colmano il mio cuore di pura poesia e”.

Richie, smettila di fare il ruffiano, non la scrivo quella cosa del gatto” replico ridendo. Lui finge di asciugarsi la fronte e tira un sospiro di sollievo. Alzo gli occhi al cielo ed entriamo: veniamo subito accolti da un delizioso profumo di caffè e cannella, mentre ci rendiamo conto di quanto si stia bene lì, con i caloriferi al massimo della temperatura, in netto contrasto con i -3 gradi che ci sono fuori. Ci sfiliamo le giacche e ci sediamo su dei divanetti rossi, di fronte ad un tavolo di legno di ciliegio. La cameriera, una donna di circa sessant'anni con i capelli legati in una crocchia improvvisata e coperti da una cuffietta trasparente da cucina, si avvicina con un taccuino in mano, chiedendoci cosa vogliamo ordinare.

Una brioche alla crema ed un caffè” risponde Richie, per poi guardarmi.

Per me.. Quelle frittelle ai mirtilli ed un caffè” dico, sorridendo alla donna e vedendola allontanarsi. Il chitarrista di fronte a me si strofina le mani e mi guarda.

Allora..”. Okay, momento imbarazzante in cui non si sa assolutamente di che cosa parlare.

Allora.. Come.. Cosa è.. Cosa è successo con il biondo?”. Ecco, ci siamo. Lo sapevo che l'avrebbe chiesto, me lo sentivo. Ma, d'altronde, come biasimarlo? E' stato Jon a chiedergli di venirmi a prendere.

Nulla” dico immediatamente, risultando davvero poco credibile. Infatti inarca il sopracciglio destro e appoggia la guancia alla mano, dopo aver messo il gomito sul tavolo.

Non ti credo, chissà perché” mormora, stuzzicandomi.

Non è colpa mia se hai problemi nel fidarti degli altri”. Magari divagare servirà a distogliere la sua attenzione.

Forza, parla, Door”. Come non detto.

Abbiamo fatto i babysitter ai gemelli di David mentre lui era dai genitori di April. Poi siamo usciti, un gruppo di ragazze impazzite ha inseguito Jon, abbiamo preso la sua Harley, l'idiota non ci aveva messo la benzina e quindi ci siamo ritrovati nel nulla” racconto, il più velocemente e sinteticamente possibile.

E?” chiede, incitandomi a continuare. Sospiro: quell'uomo sa decisamente metterti alle strette quando vuole.

E niente, siamo andati in una cascina per stare lì, siccome ha iniziato a nevicare e avrebbe continuato per chissà quanto. Soddisfatto?”.

: - Ti prego Sambora, non fare l'interrogatorio, ti prego -.

Ecco, è quella la parte importante: che cos'è successo in quella cascina?”. Mi rivolge un sorrisetto sadico. Mi sporgo in avanti, avvicinandomi al suo viso.

Non lo dirò nemmeno sotto tortura” sussurro, scandendo bene le parole e facendo lo stesso identico sorriso.

Non ci vuole Einstein per immaginarlo” commenta lui, per poi ringraziare la cameriera che ci ha portato le colazioni.

Cosa ti fa credere che tu stia pensando alla corretta versione del susseguirsi degli eventi?” chiedo, tagliando un pezzo di frittella e mangiandolo.

Sei inquieta. Lo si legge nei tuoi occhi.. Di solito sei molto più spontanea e allegra, invece stamattina sei suscettibile e tesa come una corda di violino. Insomma, non hai scaricato i tuoi pensieri nemmeno urlando 'Burn'. Qualcosa non quadra”. Sono così facile da decifrare o lui è molto bravo a comprendere l'umore delle persone che lo circondano?

Addenta un pezzo di brioche soddisfatto e mi guarda, curioso di sapere che cosa ho da dire in mia discolpa. Effettivamente, non ho nulla da dire..

Bevo un lungo sorso di caffè, appoggio la tazza e gioco con il cucchiaino, senza guardare Richie in viso.

Non ha avuto importanza. Se l'avesse avuta, in questo momento non sarei qui con te, ma altrove.. Con lui” dico, mentre la malinconia prende il sopravvento e mi si stringe il cuore. Emozioni, maledette emozioni. Perché non siamo in grado di spegnerle o di controllarle come se fossimo dei robot?

Courtney..” mormora, prendendomi le mani e costringendomi a puntare gli occhi nei suoi. “Jon è la persona più complicata che io abbia mai conosciuto. Io sono abbastanza semplice e certe volte prevedibile, ma lui è il mio esatto opposto. Quando sei con lui, ti rendi conto che il suo umore cambia come le montagne russe. Tu sei ancora alle prime armi, ma io che lo conosco da undici anni posso dirti di portare pazienza. Che ci sia qualcosa, tra di voi, si è capito dal lontano 1992”. Scuoto la testa, rassegnata.

Io non so cosa abbiate visto tra me e Jon, ma non era sicuramente qualcosa di rilevante e duraturo..” osservo, ripensando anche alle parole di Margareth. Torno ad occuparmi delle frittelle e Richie ride. Lo squadro, assumendo un'espressione confusa.

Tesoro, io su queste cose non mi sbaglio mai. Chiamalo sesto senso, chiamalo talento samboriano, ma ci azzecco al 99,9% delle volte”.

Ecco, questo è il tuo famoso 0,1%”.

Sarai costretta a darmi ragione, donna. E sai che cosa ti dirò, quel giorno?” domanda, con un tono di voce che solo la persona più sicura di se stessa possiede.

Cosa, illuminami”.

Te. L'avevo. Detto. Anzi, ve l'avevo detto” risponde, finendo la brioche e leccandosi il labbro superiore.

Continua a sperarci. Tanto sarò io a vincere”.

Scommettiamo?” propone lui, porgendomi la mano. La osservo, poi assumo uno sguardo di sfida e la stringo con forza.

Scommessa accettata”.

Bene. Se vinci tu allora ti lascio guidare la mia Aston per un mese. Se vinco io, invece, chiamerete 'Richard' il vostro primo figlio”. Scoppio a ridere.

E va bene, come vuoi” concludo, ritraendo la mano. 



Nota dell'autrice:

Bene bene bene, siete vivi e vegeti spero! Eccoci al nostro 11° capitolo. Spero sia stato di vostro gradimento..

Grazie mille ai pazzi suicidi che hanno letto, recensito, messo tra le preferite o tra le seguite questa FF, alias:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (santa donna).

HunterMarilyn

JonS

DodoBJ


Alla prossima bonjoviani! 


Rosie

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Capitolo 12
*** Andiamo via ***


Tengo un occhio sul mondo che scorre alla mia finestra

Prendendo il mio tempo

Sto qui disteso e fisso il soffitto

Aspettando il sonno

I'm only sleeping, Beatles

 

 

A causa di un incidente nello studio televisivo in cui avrebbe dovuto esserci l'intervista per la biografia, l'appuntamento è stato rimandato a metà gennaio, ovvero oggi. Ciò significa che non vedo né sento Jon da un mese e qualche giorno. Sono facilmente irritabile, ho minacciato di morte la mia coinquilina un giorno sì e un giorno sì ed un senso di nausea costante mi sta seguendo da non ricordo più quando. Inoltre credo di aver passato il capodanno peggiore di tutta la mia vita, da sola in camera mia a vedere un film di dieci anni fa, sottotitolato, dato che gli attori parlavano in tedesco.

Cout, c'era questo alla porta, per te!” esclama Beatrice, entrando in stanza senza nemmeno aver bussato.

Grazie” dico, prendendo il pacco che aveva tra le mani. Rimane in piedi di fronte al mio letto, con un sorriso che va da un orecchio all'altro. “Che c'è?” chiedo, inarcando le sopracciglia.

Beh, non lo apri?? Dev'essere importante!”.

: - Signore, dammi la forza per non nuocere gravemente alla sua salute, ti prego -.

Sì, lo aprirò quando tu uscirai e chiuderai quella bellissima porta alle tue spalle” rispondo. Ma è stata per caso cresciuta dalle scimmie assieme a Tarzan?

Mi farai morire di curiosità Cout, sei senza cuore” conclude, lasciando la stanza.

: - L'importante è ricordarsi che il mondo è bello perché è vario. E che uccidere qualcuno è peccato, tienilo a mente -.

Mi metto la scatola sulle gambe e, prima di togliere il nastro, prendo in mano il biglietto che c'è attaccato con lo scotch.

 

Sì, lo sappiamo perfettamente che odi questo genere di vestiti.

Sì, lo sappiamo benissimo che fa un freddo cane e che ti piacerebbe venire in studio con un maglione e dei pantaloni lunghi.

Però dobbiamo anche ammettere che sei una bella ragazza e, quindi, per attirare il pubblico maschile in modo da vendere più copie del tuo libro, c'è bisogno di mostrare il tuo bel corpicino.

Ah, l'idea l'ha avuta Richie, perciò prenditela con lui.

Courtney, sono Richie, non dare retta a quello che scrive Dave. L'idea l'ha avuta lui, non voglio essere tirato in mezzo!

Okay, Court, sono Tico. Lasciali perdere, l'idea è stata di tutti e due e io ho solo scelto il colore. Spero che ti piaccia.

Ti passiamo a prendere per le nove. A più tardi,

Richie (quello simpatico), David, Tico"

 

Scuoto la testa divertita. Quei tre sono da rinchiudere, sul serio. Appoggio il biglietto sul comodino e apro la scatola, estraendo un bellissimo tubino nero, lungo sino alle ginocchia, attillato sui fianchi e morbido sulle gambe. Noto che c'è anche un delicato collier di perle bianche, che mi lascia a bocca aperta.

: - Saranno anche da rinchiudere, ma hanno un fantastico gusto per i vestiti.. Femminili -. Mi alzo, vado in bagno, mi sciacquo il viso, lavo i denti e mi vesto. Guardando l'orologio mi rendo conto che mancano solo dieci minuti alle nove. Non sono mai puntuali, ma per certe cose sono degli orologi svizzeri. Non faccio in tempo a pettinarmi e a mettermi la matita agli occhi, che il campanello di casa suona. Indosso un paio di scarpe nere, chiuse davanti ma eleganti, con non so quanti centimetri di tacco, e corro verso l'entrata, prima che Beatrice apra e combini qualche casino.

"Court! Stai benissimo. Siamo stati bravi, ammettilo" dice David, sorridendomi. Vedo un'auto nera, parcheggiata di fronte al marciapiede, dal quale si sta sbracciando Richie per farsi vedere. Sorrido sia a lui che a Tico, per poi incrociare un'occhiata gelida di Jon, che distoglie immediatamente lo sguardo e torna a guardare di fronte a lui. Non voglio dargli molto peso, sono già stata male a sufficienza per colpa sua. "Andiamo?" chiede Dave.

"Certo, metto la giacca e possiamo andare" rispondo, indossando un cappotto nero piuttosto attillato, con due tasche nelle quali metto subito le mani, per evitare di congelare. E' pur sempre gennaio.. "Beatrice, io esco. Ci vediamo stasera" urlo alla mia coinquilina, per poi prendere la mia borsa e chiudere la porta a chiave, seguendo il biondo riccioluto nell'auto, che scopro essere di Tico.

"Buongiorno Courtney" mi dice il batterista, al volante. David, dopo avermi aperto la portiera, si siede sul sedile del passeggero. Io mi accomodo sul sedile posteriore: alla mia destra ho Richie e, a sua volta, Richie ha alla sua destra Jon.

"Salve Door" mi saluta il Bluesman, schioccandomi un bacio sulla guancia.
"Ciao ragazzi". Rivolgo a loro un sorriso tranquillo, mettendocela tutta per non guardare il cantante, a qualche centimetro da me. Non so se abbia paura, non so cosa lo spinga a starsene lì, seduto, con lo sguardo perso fuori dal finestrino, a guardare chissà cosa. Non riesco a capire per quale motivo le cose siano andate come sono andate. So solo che le cose non potranno mai cambiare, per nessuna ragione al mondo. E devo accettarlo.

"Dove si trova lo studio?" domando poi.

"Ad una mezz'oretta da qui. In realtà ci vorrebbero trenta minuti, ma Tico guida ad una lentezza esasperante" commenta Richie. L'uomo al volante sbuffa.

"C'è la neve sull'asfalto, non intendo eliminare tutti e cinque".

"Torres, così moriremo di fame, di sete e di sonno, se arriviamo allo studio tra una settimana" aggiunge il chitarrista, facendoci sorridere.

"Non sono mica tutto come te, che rischi di ammazzare tutti i passeggeri quando guidi!".

"Oh, ma sentilo! Courtney c'è venuta in macchina con me, eppure è qui in mezzo a noi!" replica il moro, rivolgendomi uno sguardo complice.

"Certo, e chi ci dice che non sia un fantasma?" insiste Tico, guardando Richie nello specchietto retrovisore.

"Quand'è venuta in macchina con te?" chiedo subito Jon. Ah, ma allora non sta dormendo e non ha la gola secca. E cos'è quella sorta di mini attacco di gelosia?

"Il mese scorso" risponde il chitarrista. Sento che, nell'aria, si è subito smorzato quel velo di ironia che stava contraddistinguendo le nostre conversazioni.

"Quando hai mandato Richie a prendermi" aggiungo io, con freddezza. Cala il silenzio, nessuno si azzarda a dire una parola. Tutti e cinque sappiamo perfettamente cosa è successo e l'imbarazzo, ovviamente, prende il sopravvento. David fa un colpo di tosse e accende la radio.

"Toh, un nostro pezzo!" esclama poi, cercando di smorzare quella tensione.

 

Non è divertente stendersi per dormire

E non ci sono segreti che io possa tenere

Vorrei che le stelle nel cielo annunciassero la tua visita

E le nuvole porterebbero la luna in un viaggio di sola andata

 

Ho guidato tutta la notte per le strade che non andavano da alcuna parte

Ma in qualche modo mi hanno portato qui, un'altra volta, nel luogo

Dove ho perduto il mio amore, dove ho perduto la mia anima

Vorrei solo bruciare questo posto che chiamiamo casa

Sarebbe stato tutto così semplice

Se tu mi avessi solamente fatto piangere

E mi avessi detto che mi stavi lasciando

Al suono di una ninna nanna

 

"Quando l'avevi scritta questa, Jon?" chiede il tastierista, grattandosi la nuca ed assumendo un'espressione pensierosa.

"Non ricordo" risponde il cantante, facendo spallucce.

"Non l'avevi scritta tre anni fa, circa?" aggiunge Tico, senza mai smettere di guardare la strada.

"Giusto, giusto! Aveva avuto un brutto due di picche, il nostro amico" lo punzecchia Dave.
"Tra l'altro ne avevano parlato anche i giornali, se non ricordo male. Non era quella la storia?". Tre anni? Giornali? Qualcosa non quadra..
"Ho detto che non mi ricordo" conclude Jon, facendo intendere di non voler assolutamente continuare a parlare di quel pezzo. Il silenzio torna ad essere sovrano ed ascoltiamo i cori con i quali si conclude la canzone.

Se quel pezzo fosse stato scritto veramente per me, quasi non ci voglio credere al fatto che abbia sofferto così tanto, sembra inverosimile. Eppure le coincidenze sono una tantino troppe..

"Siamo arrivati" annuncia il batterista, parcheggiando l'auto. "Visto Richie, ci abbiamo solo messo quarantacinque minuti anziché trenta" gli fa notare, ridacchiando.

"Solo perché hai preso l'avventata decisione di andare a 55 all'ora anziché a 50, non per altro" gli risponde, ridendo. Scendiamo tutti e 5 dalla Range Rover e ci dirigiamo verso lo studio televisivo. Ci accoglie una donna alta, dai capelli lunghi e biondi, fin troppo lisci. Indossa un abito da cocktail fucsia, abbastanza scollato e fin troppo corto per essere definito 'vestito' e non 'maglia'. Ai piedi porta un paio di scarpe pericolosamente alte, dorate.

"Ecco la Bon Jovi band e la nostra scrittrice!" esclama, con una vocina acuta. Mi dà una sgradevolissima sensazione, ma le stringo comunque la mano e cerco di ricambiare il sorriso. "Prego, raggiungete i vostri camerini là in fondo! Andiamo in onda tra dieci minuti!". La ringraziamo e ci avviamo verso il nostro camerino, nonostante non serva a nulla rimanere lì per dieci minuti scarsi, ma non voglio fare domande. Meno la sento parlare, meglio è per il mio sistema nervoso. Potrebbe essere la sorella di Beatrice.

Mi siedo di fronte ad uno specchio, davanti al quale ci sono una trentina di ombretti, una scatola piena di matite e mascara ed un bicchiere con rossetti e lucidalabbra. Ci sono così tanti trucchi da far invidia ad una profumeria. Tutto sommato non c'è bisogno di aggiustare la mia matita o il mio rossetto, perciò guardo un'ultima volta la mia immagina riflessa, per poi uscire.

"Signorina Door! Signorina Door!" esclama la giornalista.

: - Forse era meglio stare chiusa nel camerino -.

"Sì?".

"Venga pure se non deve finire di truccarsi o pettinarsi!" mi fa segno di avvicinarmi sul set, una sala circolare con cinque poltroncine ed una scrivania, sulla quale – mi sembra logico – si siede la donna. Mi invita ad accomodarmi sulla poltrona accanto alla quale c'è Jon. Nessuno dei due proferisce parola, io mi limito a incrociare le gambe e a far dondolare il piede destro. Finalmente arriva il resto della band e la tortura finisce.

Durante l'intervista la donna ci fa delle domande non scontate, di più. Passa a chiedere delle emozioni che provano i ragazzi sul palco, alla fama e se, quest'ultima, li ha cambiati in qualche modo. Poi si degna di darmi un po' di attenzione e mi chiede se è stata un'esperienza piacevole stare a contatto con il gruppo.

“Ho avuto modo di conoscere delle persone squisite, sul serio. Non ci si annoia mai con loro, è matematicamente impossibile e scientificamente provato. Credo d aver avuto a che fare con ragazzi su cui potrò contare per il resto dei miei giorni e dei quali mi potrò sempre fidare ciecamente”. Ed è vero, assolutamente e totalmente vero. Se escludiamo Jon.

“E' fantastico. Beh, credo che non ci sia altro da aggiungere. E ricordatevi di acquistare la biografia sui Bon Jovi, scritta da Courtney Door. Ora la pubblicità e poi i consigli sul come preparare la torta alla cannella” conclude la giornalista, rivolgendo un enorme sorriso alla telecamera.

“E stop!” dice la voce di un tecnico. Ci alziamo dopo aver ringraziato quella sottospecie di Barbie, con la quale si intrattiene a parlare Jon.

“Non ce la facevo più a sorridere a quella lì, non è normale che abbia una vocina così fastidiosa” commenta David, massaggiandosi le guance.

“No infatti. Beh, aspettiamo Jon in macchina?” propone Tico. Tutti e quattro ci voltiamo verso il cantante. La giornalista sta ridendo sguaiatamente, mentre il biondo le sta dicendo qualcosa all'orecchio. 
“Forse è meglio se andiamo. Penso che prenderà un taxi” risponde Dave.

“Perfetto allora. Forza, tutti a casa” conclude il batterista, uscendo dallo studio, seguito dal tastierista. Io rimango a guardare Jon, immobile, finché Richie non mi mette una mano attorno alle spalle.

“Vieni Courtney, andiamo via..” mi sussurra, accompagnandomi fuori.

 

Nota dell'autrice:

Eccoci qui al capitolo number 11. Spero che vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione se vi va ;)

Ringrazio tutte le persone che hanno avuto la pazienza di recensire, quelle che hanno aggiunto la storia tra le seguite e, alcuni, addirittura nelle preferite, ovvero:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (<3).

HunterMarilyn

JonS

DodoBJ

Sun__

 

A prestissimo ;)

 

Rosie

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Capitolo 13
*** Time is ticking away ***


La mia anima moriva di nostalgia

Mentre ero seduto ascoltando

Le ore e i minuti che passavano

Sì, ero semplicemente seduto

Aspettando che la mia vita iniziasse

Mentre tutto stava scivolando via

Sono stanco di aspettare che arrivi domani

Better Days, Bruce Springsteen

 

 

"Courtney.. Court, tesoro svegliati". Apro gli occhi, dopo essere stata strappata dalle braccia di Morfeo, dalla voce di Saya, la mia migliore amica. Mi stiracchio nel letto e cerco di non guardarla con un'espressione da completa ebete che non ha la più pallida idea di quello che sta succedendo attorno a lei. Non sono molto affidabile non appena apro gli occhi. Forse un'ameba sarebbe in grado di fare più cose di me.

"Saya.. Che ore sono?" domando, con un mal di testa che mi dà il buongiorno. Mi sembra di aver appena ricevuto un pugno di ferro in piena fronte.

"Sono le 9.00. Hai l'appuntamento dall'editore, ricordi?". Inarco il sopracciglio, poi nella mia mente inizia a farsi un po' di ordine e capisco quello di cui sta parlando.

"L'appuntamento è alle 9.30 e l'editore è a quaranta minuti da qui!" urlo, lasciando il letto. Ah, ciao riflessi, ben svegliati.

"Mi hai detto tu di svegliarti alle 9.00!" replica la mia migliore amica, mentre io apro un cassettone dal quale tiro fuori quattro maglie, gettandole a terra, prima di trovare la più professionale che ho, ovvero una camicia di cotone, nera, a maniche corte, alla quale abbino una gonna a portafoglio dello stesso colore.

"Sì, lo so, ma te l'ho chiesto mentre mi stavo addormentando ed ero appena tornata dal locale" dico, cercando le scarpe bianche da un alto tacco di un marrone chiaro, esattamente come la suola.

"Dai che fai in tempo, per dieci minuti di ritardo non è mai morto nessuno.." commenta.

"Sì sì, hai ragione ma.. Il manoscritto, dove accidenti l'ho appoggiato??" urlo, in preda al panico.

"Secondo cassetto del comodino, sulla destra, sotto la scatola con il potpourri" risponde lei, tranquillamente.

"Ti amo!" esclamo, prendendo la pila di fogli e mettendola nella prima borsa che trovo. Scendo le scale passandomi entrambe le mani tra i capelli che dovrebbero fungere da spazzole improvvisate. Corro verso la porta, con Saya dietro di me, che ride divertita dalla mia perenne distrazione e confusione. "Ti faccio sapere, tieni il cellulare acceso. Aspetta, il mio è senza batteria!".

"Respira, fai un lungo respiro e datti una calmata, altrimenti non pubblicano il tuo libro e ti rinchiudono in una clinica" dice, mettendomi le mani su entrambe le spalle. Mi fermo, chiudo gli occhi per un istante e tiro un bel respiro.

"Fatto" rispondo poi, con un velo di voce. "Ora devo andare, se ci sono problemi.. Se ci sono problemi avvisami con la forza del pensiero, addio!" esclamo, prendendo le chiavi della macchina e correndo verso la mia amata Mercedes. Ci metto solo pochi secondi a salire, inserire la prima, premere il pedale della frizione, inserire la chiave, girarla e partire.

Magari bisognerebbe fare un breve riassunto di quello che mi è successo dal giorno di gennaio in cui c'è stata quell'intervista sulla biografia..

 

Per tutta la durata del viaggio, rimasi appoggiata alla spalla di Richie, mentre Tico guidava alla stessa velocità - o forse era meglio definirla lentezza? - dell'andata e David continuava a cambiare stazione radio, cantando 4 pezzi su 5. Era un fenomeno.

"Come stai?" chiese Richie, sottovoce. Feci spallucce, senza alzare la testa o cambiare posizione.

"Potrebbe andare meglio, decisamente" risposi, abbassando le palpebre e lasciando che la mia mente si appiattisse, impedendole di vagare alla ricerca di ricordi. Il chitarrista mi mise un braccio attorno alle spalle, lo stesso con il quale era riuscito a trascinarmi fuori dallo studio televisivo, e io, dopo tanto, tantissimo tempo, riuscii a piangere. Non mi capitava dall'ultimo giorno di scuola della quinta elementare, giornata in cui dovetti dire addio a tutti i miei amici e trasferirmi con i miei zii in Virginia. Mi mancavano quelle calde lacrime salate, ormai credevo che i miei condotti lacrimali si fossero chiusi definitivamente. E invece no, ero ancora in grado di scaricare la mia tristezza in quella maniera. Era vero, non ero per niente contenta, ma provavo un velo di felicità e soddisfazione. Mi strinsi ancor più forte a Richie e per un momento credetti di avergli rotto una costola.

"Courtney, se posso fare qualcosa.." mormorò, sfilandosi un fazzoletto dalla tasca e porgendomelo. Lo rifiutai.

"Non serve, è da un bel po' che non ho a che fare con i pianti di disperazione" risposi, col rischio di passare per psicopatica. Invece no, il moro si limitò a sorridere.

"Come preferisci" disse infine.

"Signorina Door, siamo giunti a destinazione" annunciò Tico, abbassando la radio.

"Ehi, stavo cantando!" replicò David.

"Dave, dobbiamo salutare Courtney, il musical lo riprendi dopo" rispose il batterista, squadrando l'amico.

"Come non detto" borbottò il tastierista.

"Grazie di tutto Courtney" disse l'uomo dai capelli neri, sorridendomi.

"Court.. Speriamo di sentirti presto. Non sparire, mi raccomando" disse il biondo riccioluto, voltandosi verso di me e sorridendomi.

"Anche perché potremmo non perdonarti per nessuna ragione al mondo, se non ti facessi più sentire" aggiunse Richie, facendomi il solletico. Ridacchiai, intimandogli di smetterla, poi tornai seria.

"Non sparirò, non vi preoccupate. Grazie, grazie davvero" conclusi, scendendo dalla macchina.

 

Invece non sono stata in grado di mantenerla quella promessa. Sono sparita, sparita definitivamente. Però non solo per colpa di Jon..

 

Rientrai in casa, chiudendo la porta alle mie spalle e mettendo il mio cappotto sul portabiti. Passando di fronte alla cucina, sentii Beatrice parlare al telefono.

"Te l'ho già detto, ci ho provato a scoprire altro.. Sì. Sì, ma non è successo niente. Stamattina le è anche arrivato un pacco, credo che venisse da lui. No, non penso che troverò un'altra notiziona come quella di tre anni fa, ma giuro che mi sto applicando a scoprire altri dettagli piccanti. Al telefono non si dicono niente, nemmeno si sono sentiti. Sì, ti tengo informata. D'accordo, in bocca al lupo. Un bacio". Sbarrai gli occhi: non potevo aver sentito quello che avevo appena sentito. Lo scandalo che aveva spinto la fidanzata di Jon a lasciarlo era partito da Beatrice, quella apparentemente sprovvista di neuroni in grado di fare sinapsi, la ragazza insopportabile che cantava come se non ci fosse un domani alle sei di mattina? Non ci potevo credere. Ora sì che provavo un profondo odio nei suoi confronti, e non solo per il suo modo di fare. Mai e poi mai avevo conosciuto una persona orrenda come lei e non l'avrei mai scoperta in nessun'altra vita.

Feci finta di niente, non mi volevo vendicare subito.

"Buongiorno Betty, come stai?" chiesi, sorridendole.
"Oh Cout, buongiorno! Com'è andata l'intervista? Ti ho vista in tv!" esclamò. Poteva essere una brava attrice in effetti.

"Oh, tutto benone, davvero. Finalmente è finito il mio compito e posso dire addio alla Bon Jovi band" dissi, prendendo una bottiglietta di succo di frutta dal frigo e togliendo il tappo.

"Anche a Jon? Insomma, è single ed è una meraviglia!".

"Non sono interessata. E poi, credo proprio che ora dovrò concentrarmi sul mio romanzo, perciò.. Non avrò il tempo per pensare ai sentimenti e tutto il resto". Mi avvicinai verso la porta, per andare in camera mia, poi mi voltai. "Ah, tra l'altro credo proprio che me ne andrò a New York dalla mia migliore amica. Lei non vende la mia vita privata alla stampa come se fosse spazzatura da sbattere in discarica".

 

Ovviamente lei ci è rimasta male, ha tentato di difendersi e cavolate simili, ma non sono rimasta ad ascoltarla: ho preso il telefono, ho avvisato Saya chiedendole se poteva ospitarmi, e sono partita, con due valigie e la mia macchina da scrivere.

"Signorina Door, tocca a lei" mi dice una donna sulla trentina, con un abbigliamento che mi ricorda vagamente quello di una hostess.

Eccomi qui, nella sala d'attesa di un editore, per presentargli il romanzo che, finalmente, sono riuscita a concludere senza blocco dello scrittore o patologie affini.

Beh, tutto sommato era ora, dopo quattro anni dalla pubblicazione della biografia e dall'addio alla band..


Nota dell'autrice:

Eccoci qui, miei fedeli sopravvissuti! Ringrazio immensamente e dal profondo del cuore, tutti coloro che hanno recensito, messo tra le seguite o tra le preferite questa FF, ovvero:

BrianneSixx

chiaretta78

erika_rose

GiadiX_McKagan

rea_92

barbara83

Lemma

KeepSmiling

ErinThe

Vava_95 (<3).

HunterMarilyn

JonS

DodoBJ

Sun__

HarryJo


A prestissimissimo,


Rosie

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Capitolo 14
*** Chi non muore si rivede ***


Pensa a quello che stai dicendo

Potresti sbagliare

Ma continuare a credere di avere ragione

Pensa a quello che sto dicendo io

Possiamo risolverlo e tirare dritto

Oppure dirci buonanotte

We can work it out, Beatles

 

 

Esco dall'editore piuttosto soddisfatta, ma al contempo terrorizzata da quel che potrebbe succedere.

: - Di certo non ti sbranerà, se non gli va a genio quel che hai scritto, no? -.

Cammino, immersa nei miei pensieri, verso la mia macchina, che sono stata costretta a parcheggiare a cinque minuti da qui, siccome ci sono divieti e lavori in corso ovunque.

: - E poi è stato un miracolo se il blocco dello scrittore ti ha abbandonata, perciò non ti fermerai finché quel libro non verrà pubblicato e distribuito in tutte le librerie del mondo. Vabbè Courtney, per il momento accontentiamoci dell'America, un passo alla volta -.

Giro a sinistra, subito dopo aver attraversato la strada, e vado a sbattere contro qualcosa. O meglio qualcuno.

Mi dispiace, mi scusi, non l'avevo vista!” esclamo, per poi alzare lo sguardo e vedere il viso di un uomo che riconoscerei in mezzo ad altri mille. Il viso di Richie.

Courtney! Che cosa ci fai qui?”. Noto che ha i capelli più corti, con una frangia diagonale che arriva a toccargli il sopracciglio sinistro. Accidenti, mi ero dimenticata qual era l'orribile sensazione che mi assaliva nel momento in cui ero di fianco a lui, a causa della mia altez cioè bassezza.

E' una lunga storia..”. E, in effetti, lo è eccome.

Storia che mi racconterai stasera a cena, alle 8.00”. Estrae un biglietto dalla tasca dei jeans e me lo porge. “Questo è l'indirizzo. Ora devo scappare. Tu vedi di non sparire ancora”. Sottolinea l'ultima parola e poi si allontana velocemente.

: - Sambora, cerchi per caso di farmi venire i sensi di colpa? -. Osservo il foglietto, sul quale c'è l'indirizzo di un ristorante italiano. Mentre dentro di me scoppia un conflitto, in cui si sfidano la parte che mi urla di andare al locale e quella che mi suggerisce di sbarazzarmi del biglietto, raggiungo la macchina.

In fondo.. In fondo non ci sono problemi. Non è mica la fine del mondo, semplicemente una cena. E non è nemmeno detto che debba esserci la band al completo. Figurati se Jon deciderà di venire. Sì, non verrà. A meno che.. A meno che Richie non gli dica che la cena sarà con la sottoscritta. In tal caso non verrò fregata solo io, ma anche lui. Dio, che confusione”. Sbatto la testa contro il volante. Decido di non pensare a nulla, perciò accendo la radio, che metto al massimo del volume.

Ecco a voi un pezzo estratto dal secondo album da solista di Jon Bon Jovi, Destination Anywhere”.

: - Radio, mi stai prendendo in giro? -.

Mi sbarazzo anche della musica e concludo il viaggio in silenzio.

Saya, sono tornata”. Varco la soglia di casa e non ricevo alcuna risposta. Bene, non solo sono sola e posso crogiolarmi nell'indecisione più assoluta, ma non so nemmeno dov'è finita la mia migliore amica. “Ah, il mondo è ingiusto”. Mi lascio cadere sul divano e chiudo gli occhi. La band non me la farà passare liscia per non essermi tenuta in contatto con loro, già mi aspetto delle prediche da parte di David. E pensare che loro sono sempre stati piuttosto premurosi.. E pressanti.

 

Dopo un mese come cittadina newyorchese, pensai che forse era giunto il momento di ascoltare i messaggi in segreteria nel mio vecchio cellulare. Era rimasto spento per tutti e trenta i giorni, dovevo concentrarmi solo ed esclusivamente sulla scrittura.

Portai la cornetta all'orecchio.

Courtney, sono David. Temo per la tua incolumità, sono tentato dal chiamare la polizia per rintracciarti. Richiamami quando senti questo messaggio”.

Court, sono Tico. Mi sono accorto che è da un mese che non abbiamo tue notizie, perciò volevo sapere che combini e se è tutto sotto controllo. Richiama, fatti viva”.

E' finita la segreteria? Non l'ho sentito il 'bip' per lasciare il messaggio.. Non è che è caduta la linea? Mi senti? Ah no, non puoi sentirmi, il cellulare è staccato.. Altrimenti non starei parlando alla segreteria telefonica. Anche se non sono ancora sicuro che tu mi stia sentendo. In ogni caso.. Aspetta rifaccio”.

Ciao Courtney, sono Richie. Adesso sì che è partita la segreteria, il 'bip' l'ho sentito forte e chiaro, mi ha quasi distrutto un timpano. E.. E niente, è passato un mese dall'ultima volta che ci siamo visti, quindi volevo sapere come stai e che stai combinando. Richiamami brutto mostriciattolo disgraziato”.

Sono ancora Richie. Quel 'brutto mostriciattolo disgraziato' non era per te, ma per il cane dei vicini che sta abbaiando da stanotte”.

Courtney, sono di nuovo io, Richie. Volevo lasciare un quarto messaggio per essere sicuro di averne lasciato almeno uno. Non c'è da fidarsi di questi affari, per niente. Perciò richiama, perché altrimenti io e Dave facciamo un giro in una centrale di polizia. E non per rubare ciambelle”.

Court, sono Lemma. Senti, non è divertente prendere in giro il Sambo senza di te,quindi richiamami quando ascolti questo messaggio, per favore”.

Courtney Door! Ho bisogno di parlarti, un alieno mi sta assalendo e mi sta sbranando un braccio! Ah, sono Richie”.

Gli altri 20 messaggi erano tutti più o meno così. Mi accorsi di una cosa: Tico era il più normale dei tre.

Comunque sia, non mi aiutò un granché sentire la mia segreteria telefonica: riuscì semplicemente a farmi sentire in colpa e la distanza diventò d'un tratto terribilmente pesante.

: - Scusatemi ragazzi.. Scusatemi davvero -.

 

Cosa ti metterai per l'uscita?” chiede Saya, seduta sulla scrivania, con le gambe a penzoloni. Guardo l'armadio, con la sensazione di non avere nulla da indossare.

Un classico.

Non voglio essere troppo elegante, non è mica una cena romantica. Però non mi voglio presentare in pigiama. Diciamo una via di mezzo”. La mia interlocutrice annuisce, poi mi osserva attentamente e si massaggia il mento. “Te l'ho mai detto che sei inquietante quando fai così?”.

Ho trovato!” esclama, posizionandosi di fronte alle mensole e tirando fuori vari abiti, che butta sul letto. Poi mi mette tra le mani un top azzurro con un laccio che va legato dietro al collo, ed un paio di pantaloni neri. “Vai a cambiarti. Per le scarpe..”. Apre la scarpiera e poi estrae un paio di francesine in camoscio nero, con la cerniera laterale e dei tagli, piuttosto alte – siccome sa che livello di disagio raggiungo quando sono di fianco a quella montagna di chitarrista -. “Perfetto! Ora sbrigati, è già tardi”.

Obbedisco, Fata Turchina”.

 

Arrivo davanti al ristorante e, come avevo previsto, loro non ci sono ancora.

: - 10 minuti di ritardo.. Ve li rinfaccerò per tutta la durata della cena, ragazzi -.

Non faccio in tempo a concludere il mio pensiero, che, nel mio campo visivo, compaiono Richie, David, Tico e.. E Jon. Il battito cardiaco inizia ad accelerare e raggiunge la stessa velocità di una Lamborghini in corsa.

Buonasera Courtney!” mi saluta Richie, con un ampio gesto della mano.

E' viva, è viva!” urla David, correndomi incontro e richiamando l'attenzione di tutti i passanti. Mi abbraccia, rischiando quasi di stritolarmi, e poi mi dà un bacio sulla guancia, con tanto di schiocco.

Credevamo che fosse successo chissà cosa, e invece sei viva e respiri! Non ti vergogni nemmeno un po'?” domanda Tico, ridacchiando.
“Di essere viva e respirare?” chiedo ridendo. “David, mi stai uccidendo!”.

Oh, scusami!” replica, lasciandomi.

Ciao Courtney” mi saluta Jon. La freddezza è sempre la stessa, ovviamente, ma che cosa posso pretendere da lui?

Ciao Jon” rispondo io, con il suo stesso identico tono di voce, senza lasciar trasparire alcun sentimento. Eppure, nonostante i capelli siano più corti ed il viso sia diventato più maturo, quegli occhi riescono sempre a mettermi in soggezione, come se fossi con la schiena contro un muro, in un vicolo cieco.

Entriamo forza, siamo già in ritardo e la proprietaria del ristorante ha un brutto carattere” dice Richie, smorzando l'ansia. Grazie al cielo conosce bene sia me che lui.

Che sia imparentata con Jon?” chiede Dave, lanciandogli una frecciatina, che il cantante finge di non aver sentito. Il tastierista ridacchia e gli dà una pacca sulla spalla, poi gli dice qualcosa all'orecchio, ma non riesco a sentire: il chitarrista mi ha letteralmente trascinata nel locale.

Scusami, ma sto morendo di fame” si giustifica, sfregandosi le mani.

Heather ti tiene a dieta?” chiedo ironicamente.

Non me ne parlare. Sia me che nostra figlia. Tant'è che, per mangiare una pizza, dobbiamo mentire spudoratamente, dicendo che andiamo al parchetto vicino a casa”.

Un momento, figlia?” domando, spiazzata. Se fossi rimasta nell'appartamento con Beatrice, molto probabilmente avrei saputo qualsiasi cosa riguardo le loro vite, ma dato che né io né Saya eravamo delle appassionate di gossip, non ero informata. Rich annuisce, mostrandomi un tenero sorriso.

Si chiama Ava, Ava Elizabeth. E' nata nell'ottobre del '97..” risponde dolcemente, per poi estrarre una sua fotografia dalla tasca dei jeans e porgendomela. La prendo in mano e posso vedere il viso dolcissimo di una bimba di appena un anno e mezzo, con degli enormi occhioni blu e dei capelli biondi, legati in due codine. Le labbra sono inarcate in un sorriso sornione e formano delle fossette su ambedue le guance, paffute e rosee.

Ma è meravigliosa..” commento, restituendogli la foto.

Lo so. Modestamente è mia figlia” risponde ridacchiando, guadagnandosi uno scherzoso pugno sulla spalla, da parte della sottoscritta. Questo lo fa ridere ancor di più, poi torna serio per chiedere a quale tavolo siamo assegnati. Ci indicano un tavolo sotto un portico pieno di fiori e candele profumate, così ci dirigiamo lì, accomodandoci e prendendo i menù.

La serata trascorre piacevolmente anche se, come volevasi dimostrare, Jon rimane in silenzio. Ogni tanto accenna qualche sorriso, raramente ride a qualche battuta, ma sembra quasi una statua. Mi chiedo se sia in grado di respirare o se sia in apnea da un'ora e mezza.

Perciò, quando Richie è arrivato sul palco con quell'inguardabile camicia azzurra a fiori, e con la coda, ho sbagliato tutto l'attacco di Livin' on a prayer” racconta David, ridendo.

Nel camerino c'era buio!” cerca di difendersi il chitarrista.

Chissà perché nel tuo camerino la luce non c'è mai” replica il biondo riccioluto, scuotendo la testa e bevendo un sorso di vino bianco.

E tu Courtney, non ci racconti nulla?” mi chiede Tico, con le mani dietro la testa e le gambe incrociate.

: - Torres, perché devi rovinare tutto? Stava andando così bene questa serata! -.

Non c'è... Nulla da raccontare” rispondo, giocherellando con la forchetta.

Sono passati 4 anni, mica due settimane” insiste Richie, guardandomi con espressione furba.

Mi sono trasferita. Ho lasciato la Virgina per trasferirmi con la mia migliore amica, qui a New York. Sono riuscita a pubblicare un libro di poesie ed ora ho portato un romanzo dall'editore. Sul serio, non è successo niente di eclatante..”. Non mi va di raccontare per quale motivo ho cambiato casa, perché, altrimenti, dovrei anche tirare in ballo la storia dell'articolo su me e Jon e, francamente, non ne ho la minima voglia.

Allora, ragazzi, domani tutti in libreria a comprare il libro della signorina Door!” esclama David.

E dato che abbiamo la sessione di autografi e l'intervista domattina, forse sarebbe meglio andare.. E' tardissimo” risponde Tico, dando un'occhiata all'orologio. Io faccio altrettanto: 23,00. Okay, Saya mi ucciderà se non sarò a casa entro trenta minuti. E non posso morire, non prima di aver pubblicato il libro.

: - L'alcool ti fa male, Courtney.. -.

E' vero, dimenticavo che ormai siamo anziani e abbiamo bisogno di otto ore di sonno” aggiunge Dave, annuendo con convinzione.

Parla per te, vecchietto!” replica Richie, alzandosi. Noi facciamo lo stesso, con la pancia piena e iniziando già a sbadigliare. E' vero, l'età si fa sentire.

E se ci vedessimo anche domani?” propone il tastierista.

Tanto noi rimaniamo qui per un'altra settimana” conferma Tico. Annuisco; tanto Jon non è un problema, siccome è rimasto in religioso silenzio, senza dire niente di sconveniente.

Mi farebbe piacere”.

Altra cena, stavolta decisamente più veloce, e poi bowling?” chiede il chitarrista.

Ottima idea, Sambora! E' da un sacco di tempo che non ti batto a bowling!” esclama Dave. Ridacchio.

Perfetto allora. Court, ti veniamo a prendere per le 7, okay?” domanda il batterista. Gli lascio l'indirizzo, scrivendolo su un tovagliolo.

Okay, ci vediamo domani!”.

A domani ragazzi” dico, sorridendo e guardando di sfuggita Jon, per poi allontanarmi e salire sulla mia macchina. 

 

Nota dell'autrice:

Saaaaaalve a tutti! *saluta abbracciata al ventilatore* Grazie per aver letto anche questo capitolo (che nonè l'ultimo, tranquilla chiaretta u.u)

Ringrazio, come sempre, le persone che hanno recensito:

_chiaretta78

_Sun__

_barbara83

_VaVa_95

_Lemma

_HunterMarilyn

_erika_rose

_ErinThe

 

Quelle che hanno messo la storia tra le seguite:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ

_erika_rose

_GiadiX_McKagan

_HarryJo

_JonS

_KeepSmiling

_rea_92

 

E quelle che hanno messo la storia tra le preferite:

_barbara83

_DodoBJ

_JonS

_Lemma

_Sun__

 

Al prossimo capitolo!

 

Rosie 

 

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Capitolo 15
*** We danced so close, we danced so slow ***


Adesso guardami tesoro

Faticando per rendere giusta ogni cosa

E poi tutto cade a pezzi

Quando le luci escono

Sono solo un pellegrino solitario

Percorro questo mondo nella ricchezza

Voglio sapere se sei tu di cui non mi fido

Perché sono dannatamente certo di non fidarmi di te

Brilliant disguise, Bruce Springsteen

 

 

Quindi, fammi capire.. Non ti ha rivolto la parola per tutta la serata?”.

No no, ci mancherebbe altro. Ha detto qualcosa” rispondo, mentre – come al solito – cerco i vestiti perfetti per la serata. Stavolta gli abiti dovranno essere decisamente informali, siccome tacchi e tubino non sono indicati per il bowling.

Oh ecco, mi sembrava strano.. E cosa ti ha detto?” chiede Saya che continua a fare 'no' con la testa, ogniqualvolta prendo in mano una maglia. Fata Turchina piuttosto pignola.

Ha detto.. 'Ciao Courtney'. Però con molto meno pathos ed emozione”. La mia migliore amica mi squadra.

C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quell'uomo” commenta poi.

Puoi dirlo forte” confermo, per poi sentire il campanello di casa. “Eccoli.. Apri tu, io mi vesto e scendo alla velocità della luce”. Saya annuisce e mi lascia sola in stanza. Indosso una maglia rossa a maniche lunghe, con scollo a V, e – indovina indovina! - dei jeans di un grigio chiaro. Metto una cintura coccodrillata, bianca, dello stesso colore delle scarpe, che ricordano vagamente quelle che utilizzano le ballerine della danza latina, con quattro centimetri di tacco ed un laccetto attorno alla caviglia che le tiene ben saldate ai miei piedi. I capelli.. Beh, ci ho perso le speranze. Nonostante ciò, decido di tenerli sciolti. Con una forcina metto una ciocca dietro l'orecchio sinistro, in modo da mostrare un orecchino in oro bianco, pendente.

: - Direi che sono pronta.. -.

Quando arrivo in soggiorno, vedo Saya che sta ridendo insieme ai ragazzi, Jon incluso. Richie deve averne detta una delle sue..

Vedo che mi avete già deviato la migliore amica..” commento, sorridendo.

Buonasera Courtney. Richie ha appena fatto una figuraccia, inciampando nel tappeto dell'entrata e finendo tra le braccia della tua amica” mi spiega Dave, ridacchiando.

Oh e piantatela, non l'ho mica fatto a posta!”.

Ci mancherebbe altro” dice Jon, sghignazzando.

 

UN MOMENTO.

 

FERMATEVI TUTTI!

 

STOP!

 

PAUSA!

 

Ha parlato? Ne è veramente ancora in grado?

Saya, che ne dici di venire con noi?” chiede Tico, sorridendoci.

Mi dispiace ragazzi, ma non posso.. Sarà sicuramente per un'altra volta” risponde lei, ricambiando il sorriso.

Sicura sicura?” chiede David. La ragazza al mio fianco annuisce. A parte il fatto che tornerebbe a casa con un mal di testa atroce, dato che hanno le stesse energie di un bambino di dieci anni, però c'è un'altra ragione che..

Allora direi che possiamo andare” dice Richie. Dopo aver salutato Saya, usciamo e camminiamo per una decina di minuti. I quattro, con le loro risate, richiamano l'attenzione di tutte le persone che stanno passeggiando in santa pace, ma sembra non importar loro più di tanto.

Arriviamo in un pub in cui la musica è decisamente alta. Noto che c'è una band che sta suonando un pezzo degli Iron Maiden, parecchio diverso dall'originale. Il cantante sembra avere il mal di pancia, il batterista tiene il ritmo di un'altra canzone, il bassista finge di suonare, il chitarrista non becca nemmeno mezza nota ed il tastierista è l'unico che sa quello che sta facendo. Che disastro.

Vedete un tavolo?” chiede Tico, urlando.

Vogliamo un mango?” domanda David, anche lui usando circa cento decibel.

Un tavolo, Dave, un tavolo!” ripete il batterista, gridandogli nell'orecchio.

E smettila di urlare, ci sento eh!” replica il biondo. Tico si passa una mano sulla faccia e guarda il soffitto. Dal labiale mi sembra di capire che stia dicendo 'Perché? Perché a me?'.

Finalmente individuiamo un tavolo libero. Più che un pub mi sembra un'osteria, in cui l'odore di alcool e di fumo sono sovrani.

Riusciamo ad ordinare miracolosamente cinque piadine e cinque birre, ad un cameriere che sembra essere caduto da un pero.

Ma chi cavolo l'ha scelto questo posto?” chiedo divertita, tanto è assurdo questo locale.

Come, non ti piace? E' una forza! C'è solo confusione. E' il Paradiso!” risponde Richie, sorridendo sornione.

L'ha scelto lui. Richie, solamente perché a casa tua regna il silenzio, non significa che devi trascinarci nell'inferno ogni volta che usciamo!” grida Jon, ridendo. Wow. Ride e parla. E' un portento! Altro che quelle nuove bambole che dicono 'ti voglio bene mamma', non appena tocchi le loro guance! Mi chiedo se riesca a fare anche altre cose contemporaneamente.

E' un posto stupendo, smettetela di fare gli schizzinosi!” replica. Finalmente la canzone finisce e i miei padiglioni auricolari ne sono grati.

Come sapete, ogni sera facciamo un brano decisamente più tranquillo.. Per permettere alle coppie di scambiarsi dolci effusioni a ritmo del buon vecchio roooooock aaaand rooll, sulla nostra pista da ballo!”.

Mi chiedo se il cantante abbia assunto qualche strana sostanza prima di salire su quel palco.

La nostra Janette stasera sceglierà due di voi tra il pubblico, anche se non state effettivamente insieme, creerà la coppia che dovrà aprire le danze. Perciò.. Vai, J!”. Una ragazza bionda, con indosso una canotta nera con il logo dei Motley Crue ed un paio di shorts di jeans, si guarda attorno, per poi avvicinarsi al nostro tavolo e prendermi per mano.

No, io non.. Io non so ballare”. Ed è vero, un orso bruno non addestrato ha più grazia di me. Io e il ritmo siamo di cose completamente differenti e non faccio fatica ad ammetterlo. Al matrimonio di mia cugina ho pure rischiato di tirare giù una statua di ghiaccio a forma di angelo che c'era su una tavola.

La biondina fa finta di non ascoltarmi, si guarda attorno e, non appena porge la mano ad un ragazzo moro dai capelli corti e degli occhi di un verde smeraldo, è costretta a voltarsi.

Ballo io con lei” tuona Jon, come se la stesse incenerendo con lo sguardo.

Ma non funziona così il gioco..” replica lei. Jon sorride, estrae un pezzo da cinquanta dalla tasca e le mette la banconota nella taschina del mini-jeans. “Come non detto. La pista è tutta vostra” dice infine, allontanandosi.

Questa canzone è piuttosto famosa. Spero che vi piaccia. S'intitola Since I Don't Have You”.

: - Come rovinare un pezzo dei Guns N' Roses in due semplici mosse -.

Allora, posso sapere per quale motivo non mi hai lasciato ballare con il moro dagli occhioni verdi?” chiedo sottovoce, mentre lui mette una mano sul mio fianco e intreccia le sue dita con le mie della mano sinistra.

Perché si vedeva lontano un chilometro che non è assolutamente in grado di ballare” bisbiglia. La musica comincia ad accompagnarci, mentre io tento disperatamente di non schiacciargli i piedi: se devo picchiarlo preferisco farlo senza un pubblico, a dire il vero.

E da quando tu sei un ballerino professionista?” domando, per poi rimanere spiazzata dalla sua capacità nel guidarci. Mi fa fare una giravolta su me stessa, e mi prende tra le braccia prima che io possa ritrovarmi dolorante sul parquet.

La mia fidanzata mi aveva portato a prendere lezioni. Dovevamo andare al matrimonio di suo cugino e non voleva fare disastri proprio in un giorno così importante. Allora ho accettato ed ecco tutto..” risponde, facendomi fare un altro giro e rimettendo la mano sul fianco.

Devo dire che ne è valsa la pena. Se finirai in televisione o sui giornali, almeno non verrai immortalato mentre ti muovi come un rinoceronte”. Sulle sue labbra compare un sorriso, lo stesso che mi mancava vedere da così vicino..

Sì, potrebbe essere il lato positivo della cosa..”.

Mi rendo conto che, stranamente, la band sta suonando e cantando a tempo. Magari solo i pezzi degli Iron Maiden tirano fuori il loro lato più oscuro e confusionario.

Hai trovato lati positivi anche quattro anni fa?” domando, puntando i miei occhi nei suoi. Rimane in silenzio, poi scuote la testa.

Un applauso alla nostra coppia!” esclama il cantante, facendoci sobbalzare entrambi. Jon deglutisce, poi molla la presa e torna al tavolo. Sospiro. Prima o poi riuscirò a sapere che cosa gli passa per la testa.. Forse.

 

David finiscila di infierire, è da un sacco di tempo che non giocavo a bowling, è normale che tu mi abbia battuto”.

Richie, non è che io ci gioco ogni santo giorno eh” replica il tastierista, ridendo. I ragazzi hanno insistito per riaccompagnarmi di fronte a casa mia, come se New York fosse piena zeppa di criminali pronti a seguirmi e scipparmi.

Vabbè, è colpa del caffè schifoso che abbiamo preso. Non c'è niente di peggio di un caffè salato per disorientarmi e impedirmi di sfoggiare la mia risaputa abilità nel fare strike” insiste il chitarrista.

Certo che ne dici di scemenze, eh Sambora?” commenta Jon, divertito.

Se volete vi faccio io un caffè. Tanto peggio di quello che abbiamo bevuto in quel bar..” propongo. Visto l'orario Saya dovrebbe essere sveglia a leggere o a vedere la tv, perciò non rischiamo nemmeno di disturbarla più di tanto.

Va benissimo se per te non ci sono problemi.. E comunque, peggio di quello del pub, c'è quello che fa Dave” risponde Tico, sfoggiando la sua solita risata cavernosa.

E' sempre commovente l'affetto che dimostrate l'uno nei confronti dell'altro, sul serio!” osservo, con tono drammatico e al contempo commosso. I quattro mi sorridono, per poi dire all'unisono “Lo sappiamo!”.

Varchiamo la soglia di casa. Mostro loro il soggiorno e mi fiondo in cucina, dove trovo Saya alle prese con il computer portatile.

Hanno intenzione di distruggerci il soggiorno?” mi chiede, mentre minaccia il mouse con lo sguardo. Intanto metto su il caffè, augurando un 'buona fortuna' a quel povero pc, che non sa in che guaio si è cacciato nel decidere di non voler funzionare.

Sono piuttosto tranquilli. Hanno fatto sufficienti cavolate per la serata..”.

Courtney!”. Sento che David mi sta chiamando dal soggiorno.

Arrivo subito!” rispondo e torno nella stanza, nella quale non ci sono solo i quattro ragazzi, ma anche una bimba con indosso un pigiamino rosa, dai capelli ricci a caschetto, biondi, e due enormi occhi verdi. Mi corre incontro e mi salta in braccio e, con la sua vocina, mi comunica che ha appena fatto un brutto sogno.

E' tutto sotto controllo piccola mia..”. I quattro uomini mi guardano perplessi, mentre io abbraccio la piccola e le accarezzo la schiena, nel tentativo di infonderle più tranquillità possibile. “Ragazzi.. Lei è Emily, mia figlia”.

 

Nota dell'autrice:

*si asciuga il sudore dalla fronte* eccovi quest'altro capitolo.. Spero che vi sia piaciuto. In caso contrario siete sempre autorizzati ad intimarmi di ritirarmi e di cancellare le mie creazioni da EFP '-'

Solito ringraziamento alle persone che hanno recensito:

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_Sun__

_barbara83

_VaVa_95

_Lemma

_HunterMarilyn

_erika_rose

_ErinThe

 

Quelle che hanno messo la storia tra le seguite:

_BrianneSixx

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_DodoBJ

_erika_rose

_GiadiX_McKagan

_HarryJo

_JonS

_KeepSmiling

_rea_92

 

E quelle che hanno messo la storia tra le preferite:

_barbara83

_DodoBJ

_JonS

_Lemma

_Sun__

 

Al prossimo capitolo!!

 

Rosie

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Capitolo 16
*** Dovere ***


C'erano campane su una collina

Ma non le ho mai sentite suonare

C'erano uccelli nel cielo

Ma non li ho mai visti volare

C'era amore intorno

Ma non l'ho mai sentito parlare

Prima che ci fossi tu

Till there was you, Beatles

 

La bimba si stringe forte al mio collo, come se si vergognasse da morire di essere circondata da persone che non ha mai visto prima d'ora. E non ha tutti i torti, siccome la fissano storditi, come se fosse un alieno o un essere geneticamente modificato. Io la stringo a mia volta. Mi tremano le gambe e sento la gola secca.

Paura, codardia, insicurezza. Queste tre parole che mi hanno accompagnata per tutto questo tempo, da quando mi sono ritrovata con il test positivo in mano, a questo istante, si fanno sentire prepotentemente, impedendomi di respirare come vorrei.

Emily, che sogno hai fatto?” chiede David, sorridendo ed avvicinandosi a lei. La piccola gira la testa, appoggiandola nell'incavo del mio collo.

E' un po' timida..” spiego a Dave, che le prende una manina.

Sai, quando avevo sei anni ho sognato che un enorme cavolfiore mi inseguiva in un campo di cosce di pollo, con un coltello in una mano, la forchetta nell'altra ed un grosso bavero bianco al collo. Mi ricordo ancora di essermi svegliato all'improvviso e di essere andato immediatamente dai miei genitori, piangendo come un matto.. E da quel giorno ho sempre mangiato i cavolfiori per vendicarmi..”. Emily scoppia a ridere e, finalmente, alza la testolina, guardando il tastierista nei suoi occhi grigio verdi.

Il mio sogno era più brutto, però..” ammette lei.

A volte capita di non fare sogni belli. L'importante è ricordarsi che gli incubi non diventano mai realtà” dice Dave, accarezzandole la guancia e sorridendo.

Grazie” dice lei, increspando le labbra in un sorrisetto complice.

Beh, direi che forse è meglio andare e lasciar fare bei sogni alla piccola Emily” esordisce Tico, alzandosi dal divano. Richie annuisce concorde e guarda Jon, che sembra entrato in uno strano stato di trance.

Tornate domani?” chiede poi la piccola.

Dobbiamo chiedere alla tua mamma..”. Ci metto un po' a rendermi conto che devo dire qualcosa, poi rispondo.

Ma certo che potete tornare” . Prima che io possa dire altro, Emily mi precede.

Io torno a casa dall'asilo alle 4 e mezza, perciò posso prepararvi la cena! Vi piacciono i cereali?” domanda, facendo un sorriso che scioglierebbe il cuore anche alla matrigna di Biancaneve e che, finalmente, mi permette di riprendere fiato a causa dello sguardo attonito di Jon.

: - Perdonami, perdonami – vorrei urlargli. Ma non posso, non ci riesco. Non ho il coraggio.

Oh sì, noi adoriamo i cereali” risponde Rich, entusiasta. Dave e Tico annuiscono con convinzione e il batterista si porta il dito indice sulla guancia, come a dire 'ne vado matto'.

E a te? A te piacciono?” chiede Emily, indicando Jon. Il biondo, dopo un momento di esitazione, fa sì con la testa.

Sì, specialmente quelli al cioccolato..” mormora, accennando un sorriso. “Ora, dato che sei la nostra nuova cuoca personale, non dovresti fare la nanna?”. Mi stupisce il modo in cui le parla, carico di dolcezza ed apprensione.

D'accordo. Buonanotte!” esclama, mandando loro un bacio con la manina e saltando giù dalle mie braccia.

Ehi, un bacio alla mamma?”. Emily sfoggia la sua risatina furba, da vera e propria monella di professione, per poi stamparmi un bacio sulla guancia e prendermi la mano. “Mi accompagni?”. Annuisco.

Noi togliamo il disturbo.. A domani Courtney. Felice di averti conosciuta, Emily” conclude Dave. Ci salutiamo velocemente ed io salgo le scale, accompagnando la piccola al suo lettino. Le rimbocco le coperte e le accarezzo la fronte, poi, quando mi sono avvicinata alla porta, la sento parlare e mi blocco.

Mamma, domani mattina compra i cereali al cioccolato per Jon..”. Spengo la luce, con un sorriso amaro sulle labbra.

Non volevo che si incontrassero così. Una parte di me sperava addirittura che non si conoscessero mai. Ma poi il mio buon senso tornava alla carica e mi diceva “Courtney, accidenti, è suo padre”. E allora iniziavo lunghi dibattiti con me stessa, per capire cos'era giusto fare con Emily. Mi ero messa nei suoi panni per chissà quante volte, immaginando che cosa avrei voluto al suo posto. E la risposta arrivava immediatamente: avrei voluto conoscere il mio secondo genitore. Avrei voluto conoscere la persona dalla quale avevo preso il colore dei capelli, il sorriso, il naso e lo sguardo, furbo ed al contempo deciso, che non lascia trasparire alcuna emozione o segno di debolezza. E più ci pensavo, più mi faceva male l'ipotesi che Jon avrebbe fatto finta di nulla, sparendo di nuovo. Perché era più semplice, perché era meno impegnativo, perché nessun fan si sarebbe fatto qualche domanda su di lui, nessuna donna avrebbe cominciato ad evitarlo perché era diventato padre e la stampa non avrebbe rovinato la sua reputazione.

Tutto questo era diventato la causa principale delle mie notti insonni – ed anche quelle di Saya -.

D'accordo.. Sogni d'oro piccola mia” dico infine, baciandole la guancia ed abbandonando la stanza. Mi dirigo stancamente verso la mia camera e devo trattenere un urlo, portando ambedue le mani sulla bocca, a causa dello spavento che mi ha provocato vedere Richie seduto sul fondo del mio letto. “Okay, ho perso trent'anni di vita. Posso sapere che ci fai qui?” chiedo, mentre il mio cuore ricomincia a battere come al solito. Ormai, facendo un piccolo conto, di anni me ne restano davvero pochi, visti gli svariati infarti che ho collezionato a causa sua.

Non l'hai chiamata Richard. Eppure faceva parte della nostra scommessa”.

Numero 1: non so se l'hai notato, ma è femmina. Di certo non potevo chiamarla come te. E, numero 2: chi ti dice che sia figlia di Jon, scusa?”. Richie scoppia a ridere, così tanto che si rotola anche sul letto con una mano sullo stomaco. Chiudo la porta, con tutta questa confusione il disgraziato rischia di svegliare Emily. “Finiscila!” esclamo, dandogli una cuscinata addosso.

Oh avanti! Courtney, dannazione, tua figlia ha.. Quanti anni ha?”.

3, appena compiuti..”.

Ecco. Dicembre 1995. Ciò vuol dire che è nata a settembre del 1996. E quanti anni sono passati?”. Sorride maliziosamente e inarca il sopracciglio destro. “Se la matematica non è un'opinione e tu sei una donna seria, quella è vostra figlia e non hai tante scuse. Piuttosto, Jon sarà nervoso come un grillo. Gli hai tenuta nascosta una figlia per tre anni. Aggiungici i nove mesi di gravidanza e bum! Altro che Crudelia Demon. Inizierà a sputare fuoco e ricomincerete a litigare furiosamente. Ahh, mi mancavano quei bei tempi!”. Mi passo le mani sulla faccia e mi adagio lentamente sul letto. Ha ragione, ha perfettamente ragione. Non avergli detto nulla, di certo, non è un punto a mio favore. Però..

Richie, devo raccontarti qualcosina, forse..”.

 

Ero intenzionata a dirglielo. A dirgli che ero al sesto mese di gravidanza. A dirgli che aspettavo una bambina da lui, una bambina che, come ogni essere umano che si rispetti, avrebbe avuto bisogno di avere accanto anche una figura paterna, perché solo la mia non sarebbe bastata. Ero intenzionata a dirgli che, nonostante quella notte fosse stata un enorme errore per lui, io sarei stata disposta a dimenticare ogni litigio ed ogni discussione, solo per permettere alla piccola di crescere bene, in una situazione armoniosa e pacifica.

Perciò avevo preso un aereo per dirigermi a Vienna, dove avevano un concerto. Ormai mancavano solo 16 tappe ed il tour sarebbe finito.

Scesa dall'aereo, dopo aver chiesto milioni e milioni di indicazioni, avevo trovato il loro albergo.

Sto cercando..”.

: - Ed ora? Avranno sicuramente scelto un altro nome in codice.. - pensai tra me e me.

La.. Banda bassotti + 1, è qui?”. Il direttore dell'hotel arcuò un sopracciglio.

Mi dispiace signorina. Non c'è nessuna 'Banda bassotti + 1' in questo albergo”.

: - Oh avanti, che razza di nome hanno scelto? -.

Allora.. Cip e Ciop alla seconda?”.
“Sono spiacente, da noi non soggiorna nessun 'Cip e Ciop alla seconda'..”.

Quattro bimbi sperduti?”. Ormai non sapevo più che cosa inventarmi.

Nemmeno, sono desolato”. Forse non era destino. Forse avrei dovuto crescere quella bambina da sola. Forse le sarebbe bastata la mia figura. Forse non avrebbe sentito la mancanza di un padre che non aveva mai conosciuto. Forse..

Però abbiamo Winnie The Pooh, Uffa, Tigro e Tappo, signorina”. Al suono di quelle parole, strabuzzai gli occhi e le mie labbra si incresparono in un sorriso soddisfatto. “Sono al quindicesimo piano. Stanza 451”.

La ringrazio, davvero” dissi infine, correndo verso l'ascensore. Prima che le porte si chiusero, entrarono due ragazze americane - a giudicare dall'accento -, una con i capelli biondi e l'altra con i capelli neri. Indossavano degli abiti da cocktail dai colori piuttosto sgargianti e, ai piedi, dei trampoli che non avrei mai potuto indossare né in questa vita né in un'altra.

A che piano?” domandai.

Oh, 15” rispose la bionda, sistemandosi il ciondolo che portava al collo, a forma di fiocco. Premetti il pulsante e rimasi in silenzio. Stavo per rivederlo e avrei dovuto dirgli qualcosa che avrebbe cambiato radicalmente entrambi. Temevo una sua reazione negativa ma non era il momento per i film mentali. Dovevo semplicemente mantenere la calma e sperare che, una parte di lui, capisse quanto sarebbe stato importante, per una bambina, avere il sostegno di un uomo. E non di un uomo qualsiasi, ma quello del suo papà.

E comunque, scordati di stare ancora con Jon come hai fatto ieri sera. Tocca a me”.

Oh ti prego! E' la mia buona occasione! Si è aperto un sacco con me, mi ha anche parlato delle sue ex conquiste e di una povera sfigata che ha lasciato da sola in una cascina sei mesi fa. Ti rendi conto?” disse, ridendo istericamente. La sua amica spalancò gli occhi, per poi scoppiare a ridere anche lei.

Scherzi? Ma a che stavate giocando, a chi era più sadico con il partner?”.

Esattamente!” esclamò l'altra, scuotendo la testa divertita. “Allora gli ho raccontato di Tony, te lo ricordi, no?”.

Sentii il mio cuore rallentare, rallentare pericolosamente. Il sangue pulsava nelle orecchie e dovetti appoggiare una mano sulla parete dell'ascensore, per reggermi sulle ginocchia traballanti. Ero la povera sfigata, lasciata in una cascina dopo una notte insignificante. Ero un trofeo da esibire, di cui vantarsi per dimostrare quanto era crudele con le donne, del quale prendersi gioco. Un oggetto da buttare via, una macchina rotta di cui sbarazzarsi. Io ero il nulla.

Scusatemi, mi sono dimenticata di.. Ho lasciato una cosa in macchina” esordii, con la voce spezzata dalle lacrime che stavano per rigare le mie guance. Premetti il pulsante di emergenza, con il quale fermai l'ascensore al quinto piano. Scesi, abbandonando la cabina.

Signora, se vuole scendere non ci sono problemi, possiamo fare un altro giro dopo” disse la bionda.

No, non fa nulla. Prendo le scale” conclusi, senza più riuscire a trattenere quelle goccioline d'acqua salata.

Era finito tutto. Era finito tutto davvero.

 

Ma.. Perché non mi hai avvisato che saresti venuta?” chiese Richie, osservandomi con fare preoccupato.

Perché è stata una decisione presa all'ultimo minuto e perché non volevo che vi preparaste o che cancellaste qualche impegno per colpa mia. E poi.. E' stato un bene, in un certo senso.. Avrebbe continuato a prendermi in giro, se non fossi venuta a sapere di quelle cose”. Il chitarrista scosse la testa, incredulo.

Mi sembra quasi impossibile che abbia detto una cosa simile a quella ragazza..”.

Addirittura impossibile?”.

Beh.. Sì. Ora ti spiego..”.

 

Richie POV – point of view -.

 

Biondo, si va in scena tra quindici minuti, sei pronto?”. Aprii la porta del camerino di Jon. Era seduto a terra, con la schiena contro il muro. Sembrava non avere forze ed ebbi l'impressione che facesse addirittura fatica a tenere in mano il foglio con la setlist del concerto. “Ehi, che succede? Sembra che ti abbia appena investito uno schiacciasassi” commentai, sedendomi di fianco a lui.

Mh..”. Dai suoi silenzi riuscivo sempre a capire cosa gli succedeva. E la stessa cosa valeva per lui con me. Qualcuno lo definiva 'dono'. Qualcun altro lo definiva 'caso'. Io ho sempre preferito credere che fosse una cosa che solo i migliori amici possiedono.

Facciamo così, ora io tento di indovinare e se ci ho azzeccato mi offri una birra”. Si limitò a fare spallucce.

: - Non mi sottovalutare, biondo -.

Ti manca Courtney, ti senti in colpa per il tuo comportamento da perfetto idiota che possiede un ego grosso come un palazzo di trecento piani e vorresti tornare indietro nel tempo per aggiustare tutto quello che ha causato la tua completa e totale mancanza di neuroni. Ora sgancia i soldi per l'Heineken”.

Non voglio che mi segua in tour come un cagnolino, che dica addio alla sua carriera da scrittrice per uno come me. Ormai di cavolate ne ho fatte tante, forse troppe. E non mi perdonerebbe di certo..”.

Stronzate” replicai io, alzandomi. “Sono tutte stronzate, Jon. Sono delle scuse ed anche poco credibili. Ti piace essere spronato da mille impegni e responsabilità, ti diverti quasi. Solo che ti sfugge qualcosa, sempre. Ed io sono qui per farti notare che cosa stai perdendo”.

Cioè?”.

La possibilità di essere felice. Quella ragazza di mette alla prova. Discute con te, litiga con te, ti fa aprire gli occhi, ti fa rimanere con i piedi per terra, ti costringe a metterti in gioco e non ti permette di prenderti il lusso di fare la rockstar e tirartela. Ora puoi fare una cosa: rinunciare o combattere per avere quello che desideri”. Il mio lato filosofico, ogni tanto, si faceva vedere.

E se mi chiudesse la porta in faccia?” domandò lui, alzando appena la testa per guardarmi negli occhi.

Farebbe bene. Ma poi le dedicheresti una canzone, le chiederesti scusa e ti picchierà, com'è giusto che sia”. Scosse la testa, abbozzando un sorriso.

Grazie Richie..”.

Dovere fratello. Dovere. Ora andiamo, ci sono settantamila persone che ci aspettano”.

 

Infatti, erano tutte scuse. Poteva cercarmi, no?”.

Su, ora non scaldarti.. Domani parlerete, spero. Ora forza, riposa. Hai bisogno di forze per accoltellarlo, non pensi?”. Non riesco a trattenere una risatina.

Grazie Richie. Grazie davvero” dico infine, abbracciandolo.

Dovere sorellina. Dovere”.

 

 

Nota dell'autrice:

Sì, lo so che sono relativamente in ritardo, siccome tendevo ad aggiornare dopo uno o massimo due giorni, ma ho avuto alcuni impegni ultimamente e l'ispirazione non era una delle migliori..

Solito ringraziamento alle persone che hanno recensito:

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Quelle che hanno messo la storia tra le seguite:

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E quelle che hanno messo la storia tra le preferite:

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Al prossimo capitolo, bonjoviani!

 

Rosie

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Capitolo 17
*** Father and daughter ***


Dove il fiume diventa nero

Prendo i libri di scuola dal tuo zaino

La plastica, i fili della miccia

e il tuo bacio,

Il soffio dell'eternità sulle tue labbra

 

Ti visito in un altro sogno

Ti raggiungo e sento i tuoi capelli

Il tuo profumo indugia nell'aria

Ti sfioro la guancia con le dita

Assaggio il vuoto sulle tue labbra

E aspetto il Paradiso

Paradise, Bruce Springsteen

 

Mammaaaaaa! Mamma! Mamma mamma mamma mamma mamma maaaaaaaamma!”.

: - Qualcuno ha per caso detto 'mamma'? -.

Mentre mi chiedo per quale motivo i bambini non siano stati creati con un pulsante per spegnerli ed accenderli, apro gli occhi e vedo che, alla mia destra, c'è Emily che salta così tanto da far invidia ad un canguro.

Dimmi tutto..” dico, sbadigliando. Ogni momento che passo con lei, mi chiedo come i bambini riescano ad avere tutta quella forza in corpo. Un'energia del genere non riesco ad averla nemmeno dopo tre litri di caffè. I misteri della vita..

Sono! Le! Otto! E! Mi! Devi! Accompagnare! A! Scuola!”. Mi sta venendo il mal di mare.

Emily, amore di mamma, smetti di saltare. Adesso ci prepariamo, tu corri a lavarti i dentini”.

Prima devo raccontarti il sogno che ho fatto stanotte, era strano” dice lei, sedendosi con le ginocchia incrociate. Mi alzo leggermente appoggiando la schiena alla spalliera.

Dimmi tutto”.

C'era papà, qui. Qui, proprio dove sono seduta io.. E mi raccontava la storia della buonanotte, mentre tu sorridevi e gli tenevi la mano..”. A sentire quelle parole, sento un tuffo al cuore e mi ci vuole un pochino per risponderle o dire qualcosa. Deglutisco, mentre la osservo stupita.

Ma.. Chi era questo.. Questo papà?” chiedo, preoccupata, anzi, terrorizzata dalla risposta. Eppure so già quello che dirà, perché quegli enormi occhi verde azzurri mi guardano attenti, come se mi stessero dicendo 'Sai perfettamente a chi mi riferisco'. I suoi stessi occhi, dai quali puoi leggere solamente ciò che desiderano farti sapere, perché non hai il permesso di andare oltre.

Era Jon..” dice poi, con un tono di voce tranquillissimo.

: - Beata lei.. -. Sento che il mio cuore si sta squarciando pian piano, mentre penso al fatto che Emily potrebbe smettere di sorridermi e confidarsi con me, quando saprà che, quel sogno, non è altro che la verità. Una verità che dovevo svelare molto tempo fa a Jon. Una verità che mi sta perseguitando ed uccidendo da quattro anni. Una verità celata, per colpa della quale pagherò. Ancora non so cosa, ma so già che non sarà niente di piacevole. E' una Bongiovi.. E se Jon è stato in grado di tenermi il broncio per mesi e mesi, chissà cosa succederà con lei.

Mamma, è tutto okay?” mi chiede, con la sua vocina squillante. Scuoto la testa, come se mi fossi appena risvegliata.

Sì tesoro, è tutto okay. Forza, andiamo a prepararci.. La maestra altrimenti mi sgrida ancora”. Mi rivolge un'altra volta quel sorrisetto contagioso, prima di scendere dal letto e correre in bagno. Tiro un lungo respiro.

: - Si aggiusterà tutto.. Forse -.

 

Mi raccomando, fai la brava e vedi di non cacciarti nei guai..” dico alla piccola.

Promesso mamma. E tu ricordati i cereali per pa.. Per Jon” mi ricorda, prima di correre verso l'entrata della scuola. Lo stava per chiamare.. Papà.

: - Courtney, visto in che casino ti sei cacciata? Ti fai un po' di schifo? Eh? -.

Sì, mi faccio schifo, finiscila di ricordarmelo!”. Mi porto una mano sulla bocca, dopo essermi resa conto di averlo urlato in mezzo ad altri trenta genitori. Mi allontano a testa bassa, finché una voce non mi fa voltare.

Courtney”. Eccoli. Eccoli quegli occhi e quel sorriso che vedo tutti i giorni sul viso di mia.. Nostra figlia. “Dobbiamo parlare” dice Jon, con le mani nella sua giacca nera. Annuisco.

: - D'altronde è solo la stessa conversazione che avreste dovuto avere qualche anno fa.. -. “Possiamo andare da te?”.

Certo. Seguimi” rispondo, senza azzardarmi a guardarlo.

Camminiamo verso casa, senza dire una parola, senza nemmeno sospirare o fare rumore con le scarpe. Sento solo il suono dei sensi di colpa, ammesso e concesso che un suono ce l'abbiano. Forse è solo confusione, forse è solo il peso delle bugie accumulate nel tempo, nel dire a Emily che il papà non poteva rimanere con noi perché il lavoro che faceva non gli permetteva di stare con la famiglia. Bugie accumulate nel cercare di evitare qualunque domanda, nel cercare di farla pensare ad altro quando chiedeva di vedere qualche sua fotografia.

Siamo arrivati” annuncio, ma dalla mia voce non traspare alcuna emozione. Non voglio e, soprattutto, non ci riesco. Jon appende la giacca sul portabiti, poi ci spostiamo in soggiorno. Ho bisogno di sedermi, le gambe stanno ricominciando a fare fatica a reggermi, come se pesassi un centinaio di chili. Mi metto sul divano, iniziando a torturarmi le mani. Mi sembra di essere tornata ai tempi del liceo, prima di un'interrogazione. Solamente che la situazione, stavolta, è decisamente peggiore. E non potrò cavarmela con un paio di domande ed un'equazione alla lavagna.

Quindi.. Ha 3 anni..”. Cammina in giro per la stanza e le mie iridi lo seguono e lo scrutano, come se la mia vita dipendesse dal guardarlo. Si ferma di fronte ad una scrivania di mogano, sulla quale ci sono delle fotografie di Emily. Prende un quadretto e lo osserva, rimanendo in silenzio ed immobile per dieci secondi buoni.

Li ha compiuti da poco..”. La frase appena detta mi sembra eccessivamente stupida, eppure non posso pretendere tanto. In questo momento non sono molte le parole che riesco ad articolare. Mi piacerebbe mentire di nuovo, fargli credere che sono stata con un altro uomo per vendicarmi e che, quindi, non è sua figlia.. Ma i loro visi sono troppo simili, non potrei incantare nessuno.

Vorrei.. Vorrei far parte della sua vita” dice poi. I suoi occhi di ghiaccio, d'un tratto, si riempiono di desiderio e sincerità, accendendosi di una luce che non avevo mai visto. “E' mia figlia. Voglio darle ciò che un padre dà ai propri bambini. Sarei disposto a mandare al diavolo qualsiasi concerto, qualsiasi collaborazione, qualsiasi progetto, pur di starle accanto e recuperare il tempo perso”. La sua voce è sottile. Sembra quasi che stia per piangere..

Non.. Non puoi entrare così prepotentemente dentro la sua vita”. E il premio Nobel per la stupidità va a.. COURTNEY DOOR! Un applauso signore e signori!

Credo che tu, ora, non sia nelle condizioni di dirmi cosa posso e cosa non posso fare. E' ovvio che, da un giorno all'altro, non le dirò che sono suo padre. Perché immagino che tu non le abbia detto nulla di me, giusto?”. Abbasso le palpebre, senza dire nulla. “Lo sapevo” fa una piccola pausa, per poi proseguire. “Credo che sia il minimo che tu possa fare, sia per me che per lei”. Ha ragione.. Ha pienamente ragione.

Sì ma.. Un passo alla volta. Non so come la prenderebbe se venisse a saperlo subito. Diamole del tempo, okay?”.

So come comportarmi, non ti devi preoccupare di questo”. Ricostruisce il muro davanti ai suoi occhi e guarda l'orologio che porta al polso. “Devo raggiungere i ragazzi. Ci vediamo questa sera..” conclude, per poi indossare la giacca ed aprire la porta. 
“A stasera..”.

 

Li hai presi i cereali? Eh? Li hai presi?”.

Emily porta le forchette a tavola, per favore..”.

Ma li hai presi sì o no?” insiste sbattendo i piedi a terra, personificandosi di nuovo in un canguro.

Sì, li ho presi, però vanno mangiati dopo le lasagne e il filetto”. La risposta le causa un irresistibile broncio, con tanto di occhi da cucciolo di cocker spaniel.

Ma sono buoni i cereali”.

Sì, sono buoni ma vanno mangiati come dolce. Ora finisci di apparecchiare che tra poco arrivano..” rispondo, sorridendole. Va in sala da pranzo borbottando qualcosa di incomprensibile.

: - Ahh Saya, Saya.. Proprio ora dovevi abbandonarmi spudoratamente per andare a trovare tua sorella? -.

Il campanello di casa mi fa smettere di girare l'insalata.

Sono arrivati, sono arrivati!” urla Emily, battendo le manine.

Mi pulisco le mani con uno strofinaccio e vado ad aprire.

Buonasera” li saluto, cercando di sfoggiare il sorriso meno preoccupato che posso.

Ehilà!” esclama Richie.

Dov'è la nostra sognatrice preferita?” chiede David, entrando in soggiorno senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Ah, questa me la segno.

I saluti di Tico e di Jon sono ovviamente più moderati.

Ciao!” strilla Emily, correndo ad abbracciare il tastierista. Credo che abbia un debole per i suoi riccioli, siccome prende una ciocca in mano e gliela tira. Il gesto gli fa assumere un'espressione dolorante, che mi fa sorridere.

Piccola, lascia i capelli di Dave..”.

Ma sono morbidi!” replica lei, tirandogli un'altra ciocca. Questo teatrino continua per una decina di minuti, finché non suona il timer del forno.

Forza, tutti a tavola. Tu Emily vienimi a dare una mano”. La bimba sbuffa, obbligata a staccarsi dalla folta chioma di David, ma alla fine si rivela essere un ottimo aiuto chef.

La mamma non mi ha fatto preparare i cereali come primo e secondo, mi dispiace” avvisa, sedendosi a tavola, di fianco a Jon.
“Oh, che mamma crudele!” esclama Richie, guardandomi shoccato. “Non ti vergogni nemmeno un po'?” chiede, con tono di rimprovero. Scoppio a ridere.

Le streghe della Disney non sono nessuno al suo confronto, vero Emily?” dice Tico. La piccola annuisce concorde.

Questa me la pagate!” replico io, mangiando una forchettata di pasta. Richie e David mi fanno il verso. Sembrano avere anche loro tre anni.

Ehi Emily, che ne diresti se questo fine settimana andassimo al mare?” propone Jon, sorridendole.

Un momento, non gli avevo detto di andare con calma?

Sì! Mamma, mamma possiamo, possiamo? Ti prego, ti prego!” esclama, incrociando le manine e portandole sotto il mento, come se mi stesse pregando.

Jon, possiamo andare un attimo in cucina?” domando, alzandomi di scatto e rischiando di far cadere a terra la sedia.

Ma non ho finito di man”.

Andiamo in cucina” ripeto, appoggiando il tovagliolo alla mia destra e dirigendomi verso la stanza appena nominata.

Allora, che c'è?” mi chiede, scocciato. Io socchiudo la porta ed incrocio le braccia.

Che c'è? Hai il coraggio di chiederlo? Jon, avevamo detto che saresti andato per gradi e questo non è andare per gradi”. Sottolineo la negazione, con tono arrabbiato.

No, tu l'hai detto. E, francamente, non hai nessun diritto per dirmi come devo comportarmi. Perché, innanzitutto, non mi hai nemmeno spiegato per quale motivo non mi hai detto niente”. Inizia ad alzare la voce ed io faccio altrettanto.

Perché tu avevi iniziato a raccontare che ero solamente una povera vittima che avevi abbandonato in una cascina! Ecco il perché!”. Oh, come mi erano mancati i miei istinti omicidi. Ben tornati.

Cosa? Ma di che cavolo stai parlando?”. Sembra appena caduto dal pero. Allora ha affinato le sue capacità da attore, nel corso del tempo.

Senti, ora non è il momento di parlarne”.

Smettila, smettila di fuggire! Voglio sapere per quale dannato motivo non mi hai detto che Emily è mia figlia!”. Stavolta il suo timbro è decisamente troppo alto. La sua frase è seguita dall'inconfondibile suono di qualcosa di vetro che ha appena raggiunto il pavimento. Entrambi ci voltiamo verso la porta, dove c'è Emily, che ha lasciato cadere a terra il piatto. Ci osserva per qualche istante con gli occhi pieni di lacrime e poi, prima che uno dei due possa dire qualcosa, corre e sale le scale, chiudendosi nella sua camera.

 

Nota dell'autrice:

Grazie al cielo stavolta l'ispirazione non ha tardato ad arrivare.. Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, cosa che mi auguro ogni volta. Stavolta mi piacerebbe leggere qualche recensione, per sapere se la storia continua a piacervi o meno. Fatevi vivi, vi prego!

Intanto colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno recensito:

_chiaretta78

_Sun__

_barbara83

_VaVa_95

_Lemma

_HunterMarilyn

_erika_rose

_ErinThe

 

che hanno messo la storia tra le seguite:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ

_erika_rose

_GiadiX_McKagan

_HarryJo

_JonS

_KeepSmiling

_rea_92

 

E che hanno messo la storia tra le preferite:

_barbara83

_DodoBJ

_JonS

_Lemma

_Sun__

 

A prestissimo ;)

 

Rosie

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Capitolo 18
*** Sensi di colpa ***


Amami finché puoi

O penserò ad un piano

La vita è così corta

Una nuova non la si può comprare

Love you to, Beatles

 

Emily.. Emily per favore, apri questa porta..”. E' inutile, continuo a bussare ma non ricevo risposta. Mi sento l'essere più sporco che esista sulla faccia della terra.

Courtney, non serve a nulla..” mormora Jon, appoggiato al muro davanti alla porta della camera della piccola.

Tu non devi fiatare, hai capito? E' solo ed esclusivamente colpa tua” replico, rivolgendogli lo sguardo più truce che possiedo. Non doveva, non doveva assolutamente fare una cosa simile. Ancora non so come abbia potuto urlare quelle parole e, più ci penso, più mi chiedo se abbia una nocciolina al posto del cervello, perché davvero non riesco a darmi una spiegazione plausibile.

Avrebbe potuto saperlo molto tempo fa, perciò non affibbiarmi colpe che non ho”.

Ogni singola discussione, ogni singolo litigio, sono nati proprio per questo motivo.

Per difendere se stessi e per provare che nessuno dei due ha colpe.

Per orgoglio.

Basta, stavolta non voglio continuare a litigare. Mia figlia probabilmente non mi rivolgerà la parola per i prossimi mesi e sei l'ultimo dei miei problemi” dico, rimettendomi a bussare alla porta bianca, nella speranza che Emily mi faccia spiegare, mi lasci chiedere perdono.. Perdono per essere una madre atroce, che le ha impedito di vedere il viso di suo padre fino a ieri sera. E la cosa più brutta, è che avrei continuato a tenerglielo nascosto per il resto dei suoi giorni.

Posso provare?”. La voce di Jon interrompe quell'insopportabile flusso dei miei pensieri che, a furia di tormentarmi e rimbombare nella mia mente, sembrano diventati un'orribile cantilena.

Appoggio la fronte contro il legno e sospiro. Forse crede di saper bussare meglio di me.

Prego” rispondo poi, spostandomi. Si schiarisce la voce.

Emily.. Emily sono..”. Respira e chiude gli occhi. “Sono papà. Potrei entrare, per favore?”. Il silenzio cala nuovamente, poi viene rotto dal suono della chiave girata nella serratura. Jon ed io ci osserviamo per un istante. Successivamente lui abbassa la maniglia ed entra nella camera della piccola. Rimango immobile mentre una parte di me mi suggerisce di origliare.

: - Dai Courtney, quanti anni hai? Non ascoltavi le conversazioni altrui nemmeno a quattro anni.. -.

Nonostante quella vocina continui a dirmi di sentire cosa si stanno dicendo, decido di scendere le scale e di raggiungere il soggiorno, dove Richie, David e Tico sono seduti sul divano a parlare a bassa voce. Non appena varco la soglia, si zittiscono immediatamente, e Rich è il primo ad alzarsi e ad abbracciarmi.

Sto bene..” mormoro. “Se preferite andare a casa..” aggiungo, cercando di liberarmi dalla stretta di Richie che, anzi, mi tiene ancor più forte a lui.

Non se ne parla proprio. Ce ne andremo quando tu sarai più tranquilla” replica Dave.

Esatto” conferma Tico. “E di certo non lo deciderai tu quando starai meglio”.

Ma lo saprò o meno quando mi sentirò bene?”.

No” rispondono all'unisono.

Testardi. Sono un gruppo di cocciuti che più cocciuti non si può. Eppure, senza di loro, la mia vita sarebbe stata più monotona di quella di una tartaruga. No, un momento.

Molte tartarughe viaggiano e nuotano nell'oceano, vedendo milioni e milioni di posti e..

Rettifico: più monotona di quella di un bradipo.

Senza il sorriso contagioso di Richie ed il suo senso dell'umorismo, non avrei fatto tutte le risate che ho fatto.

Senza la gentilezza di David, probabilmente avrei cominciato a pensare che, al mondo, non c'erano più persone così buone.

Senza la mansuetudine di Tico, avrei continuato a credere nella pazzia dei batteristi e nella loro propensione a far confusione anche all'infuori del palco. O forse lui è solo l'eccezione che conferma la regola.

Senza Jon.. Senza Jon non mi sarei mai messa così tanto in gioco. Mi ha fatto del bene, in un certo senso. Mi ha spronata, mi ha rinforzata, oltre che ferita ed umiliata, certo.. Ma mi ha comunque insegnato a combattere e reagire, a rispondere.

E a perdonare.

 

Jon POV

 

Emily..”. Entro nella camera di mia figlia. Dio, è ancora così strano pensare al fatto che sono padre.. Guardo la carta da parati sul muro, rosa con righe verticali, bianche. Sul soffitto c'è un grazioso lampadario con degli aeroplanini di vari colori. Noto che ci sono parecchi peluche su una lunga mensola di un legno chiaro, della stessa tonalità della base del letto, sul quale la piccola è stesa, a pancia in giù. Mi avvicino e mi siedo al suo fianco, osservando quei capelli riccioluti, di un biondo scuro, esattamente come i miei. “Emily, potresti guardarmi? Io non ti ho fatto nulla..”.

Ecco, questa è la bugia più grande che abbia mai detto a qualcuno.

: - Jon, le hai appena urlato che è tua figlia. Hai lasciato sua madre dopo esserti comportato come l'uomo peggiore del sistema solare e, ora, hai il coraggio di dire 'Io non ti ho fatto nulla'. Come se volessi scaricare tutte le colpe addosso ad una donna che, tutte le azione che ha fatto, le ha fatte perché l'hai cacciata tu in una condizione simile. Lasciatelo dire.. Fai schifo -.

Emily si volta verso di me. Mi guarda con due smeraldi severi, che stanno decifrando la mia espressione, preoccupata, triste, apprensiva.

Perché?” chiede poi.

Perché.. Che cosa?” domando a mia volta, confuso. Si siede e sospira.

Perché la mamma non mi aveva detto nulla? Perché tu facevi un lavoro brutto e non rimanevi mai qui a casa?”. Chissà quante volte se lo sarà chiesto..

Devo trovare il modo per spiegarmi senza risultare.. Senza cuore, ma non è facile. Cerco di mettermi nei suoi panni. Cosa vorrei sentire? Cosa mi farebbe e cosa non mi farebbe male? Tutto, tutto mi farebbe male. Devo solo prendere la via meno dolorosa, perciò inspiro e parto.

Molto tempo fa.. Io e la mamma..”. Mi blocco: il pensiero che Courtney sia la madre di mia figlia, mi provoca uno strano solletico alla bocca dello stomaco. E' come se avessi le vertigini. E'.. E' stranamente bello. Perché, da un momento all'altro, realizzo che, quella che un tempo doveva essere una vendetta per quello che aveva detto alla stampa, non era stato altro che l'inizio di un sentimento che era cresciuto così tanto, da tenermi sveglio giorno e notte, pensando, scrivendo.

Piangendo.

Io e la mamma abbiamo litigato. Litigato tanto, perché.. Perché papà ha fatto degli errori. Degli errori che gli fanno male ancora adesso. E sai perché?”. Fa di no con la testa. “Perché sono scappato e, andando via, mi sono perso anche la tua nascita, il tuo primo compleanno, la tua prima parola. Quindi, Emily, non prendertela con la mamma. Lei ha solo cercato di non farti sentire la mia mancanza. Se me lo permetterai, recupereremo questi tre anni. Però devi darmi la possibilità di dimostrarti che so essere una brava persona..”. Quelle due pietre verdi mi scrutano intensamente. Sembra che stia ripetendo le mie parole dentro di lei. E quando ha riflettuto a sufficienza, si tuffa tra le mie braccia.

Non andare più via, per favore” bisbiglia, stringendo le sue esili braccia al mio collo. Sorrido.

: - Bongiovi, da quanto tempo non sorridevi così? Da quanto non sentivi il cuore così maledettamente leggero, da dubitare addirittura di averlo ancora nel petto? -.

E mentre tengo a me questa piccola meraviglia, arriva immediatamente la risposta.

: - Da quando hai conosciuto Courtney.. -.

 

Eccoci qui”. La voce di Jon mi fa voltare di scatto verso la porta del soggiorno. Emily è in braccio a lui e, sul suo volto, c'è un'espressione felice. Mi ero già preparata a non vederla sorridere per i prossimi mesi. Invece no, eccoli lì quegli angoli della bocca, che increspano le labbra in un sorriso tranquillo.

I cereali, i cereali!” esclama la piccola, facendo di tutto perché Jon le faccia riappoggiare i piedi a terra.

Emily, andiamo in cucina e ci insegni a prepararli?” chiede David, sorridendole. La bimba annuisce vigorosamente.

Anche Tico e Richie!” dice infine, correndo nella stanza adiacente. 
“Grazie” mormora Jon al tastierista, che gli fa l'occhiolino e segue Emily. Batterista e chitarrista lo imitano, raggiungendo la cucina.

Cosa le hai detto?” chiedo, con un velo di preoccupazione.

Non penso che sia importante che tu lo sappia o meno.. Però Emily mi ha perdonato.. E io devo chiederti scusa per averti fatto del male. Non te lo sei mai meritata, soprattutto perché non sei stata nemmeno tu a parlare con la stampa”.

Come.. Da chi lo hai saputo?”.

Da una certa Beatrice. Non ha voluto rivelarmi il suo cognome, ma mi ha mandato una lettera in cui mi spiegava che aveva bisogno di soldi per comprare un appartamento per lei e il suo ragazzo, e quindi si era lasciata corrompere da una giornalista”. Rimango sbalordita.

: - Beatrice, Beatrice, Beatrice.. Allora anche tu hai conosciuto la meravigliosa sensazione che si prova quando i sensi di colpa ti assalgono senza pietà, eh? -.

Ma non è questo il punto..”. Si avvicina. Ormai non c'è più nulla che mi impedisca di vedere cosa sta provando, attraverso quegli occhi. E forse io e Richie siamo le uniche due persone sulla faccia della terra, a poter dire una cosa del genere. “Il punto è che io non mi sarei dovuto comportare così in nessun caso e quindi.. Quindi niente, scusami”.

Credevo che non avresti mai detto quella parola..” mormoro, sorridendo. Si mette a ridere, una risata dolce che scatena anche la mia.

Papà, mamma, i vostri cereali!”.

Dovremmo andare in cucina..” dico io. Jon annuisce.

Andiamo dalla nostra piccola cuoca”. 


Nota dell'autrice:

Beeene bene bene, eccoci qui! Manca solo un altro capitolo.. Non posso crederci *la tristezza la assale* Spero di leggere qualche vostro commento, anche se so che parecchi di voi sono partiti per le vacanze..

Intanto non posso far altro che ringraziare tutti coloro che hanno recensito:

_chiaretta78

_Sun__

_barbara83

_VaVa_95

_Lemma

_HunterMarilyn

_erika_rose

_ErinThe

 

che hanno messo la storia tra le seguite:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ

_erika_rose

_GiadiX_McKagan

_HarryJo

_JonS

_KeepSmiling

_rea_92

 

E che hanno messo la storia tra le preferite:

_barbara83

_DodoBJ

_GioTanner

_JonS

_Lemma

_Sun__


Al prossimo - ed ultimo - capitolo, gente! 


Rosie

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Eccoci, come promesso siamo in spiaggia!”.

Jon, ci hai messo tre mesi per portarla al mare, era anche ora. Non mi vanterei più di tanto, fossi in te” commenta Richie, che ha appena appoggiato Ava sulla sdraio accanto alla nostra. A quanto pare oggi gli tocca fare il babysitter perché Heather ha degli impegni.

Infatti. Però, suvvia, meglio tardi che mai” aggiunge David, ridacchiando.

Per gli standard di Jon oserei dire che è quasi ammirevole” dice Tico, aprendo gli ombrelloni.

Eh, ma sentili! Emily, amore di papà, forza, di' agli zii che sono un buon padre!”. La bimba arcua le sopracciglia.

Io.. Io e Ava andiamo a fare il bagno!” esclama, prendendo per mano la piccola Sambora e correndo verso la riva. Richie le segue, da bravo babysitter, mentre ride sonoramente per la risposta data da Emily.

Dai Jon, non te la prendere” dice Dave, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.

In fondo è una buona cosa” aggiunge il batterista.

Tico ha ragione, guarda il lato positivo! Tua figlia non ti nasconderà mai nulla. Sarà comodo per quando vorrai sapere se è fidanzata o meno, no?”. Il biondo si passa una mano sul viso.

Siete gli amici peggiori che esistano sulla faccia della terra”.

Meglio peggiori amici che peggiori padri” conclude Dave, prima di scappare via per evitare qualche insulto piuttosto che pugno. Tico si allontana ridacchiando ed io faccio lo stesso, avvicinandomi agli scogli, da cui riesco a vedere il bellissimo colore del mare.

Sono così terribile?” chiede Jon, rivolgendomi un'espressione quasi devastata.

 

Ho fatto la parte del cuore spezzato su una mensola

Ho fatto la parte del solitario e l'ho fatta così bene..

Quell'amore apparteneva a qualcun altro, non a me e a te

So che sei stata sconvolta, sei stata bruciata

Entrambi sappiamo come ci si sente quando si perde

 

Non so bene cosa ci sia tra noi due. So solo che, da tre mesi a questa parte, siamo cresciuti, cresciuti più di quando avessimo mai fatto.

Le cose sono migliorate sotto ogni punto di vista.

Emily ha due figure nella sua vita e non più una sola. Ha 3 zii che la viziano più di quanto dovrebbero e, cosa più importante, è felice. E anch'io lo sono, davvero.

Non devo più sentirmi male quando in televisione dicono la parola “papà”.

Non devo più nascondermi a piangere quando sento una loro canzone alla radio.

Devo solo vivere tranquillamente, con le persone più importanti che possiedo – Saya inclusa, che mi ha fatto una ramanzina lunghissima per aver combinato così tanti casini nell'arco di un giorno. Sono sicura che verrà fatta santa, prima o poi -.

Ma che ci posso fare se la mia maledizione è stata conoscere i Bon Jovi?

 

Scommetto che hai contato tutte le lacrime che hai pianto

Scommetto che hai giurato che non avresti più lasciato che l'amore entrasse dentro di te

Perché ti ha fatto troppo male dire addio

Ora, ci saranno volte in cui potrei metterci alla prova

Ed è difficile per i cuori spezzati, dimenticare e basta

Ma sto guidando ad occhi chiusi, lascerò tutto a te

 

No Jon, non sei affatto terribile. Emily ti adora e lo sai”. Dal suo viso scompare l'espressione preoccupata che possedeva fino a pochi istanti fa, poi si siede accanto a me, sulla roccia, con le gambe a penzoloni.

 

Quindi, quando ti sentirai come se stessi saltando

Proprio quando il tuo cuore comincia a scalpitare

Quando sarai fuori su quella sporgenza

Sarò là a parlare con te

 

E tu?” chiede, guardandomi negli occhi. Il vento non mi aiuta, siccome sta scompigliando i nostri capelli e sembra in tutto e per tutto una scena da film. Il problema è che Jon è bello come al suo solito, ed io starò assomigliando vagamente ad una scopa.

Ed io cosa?” domando, sorridendo.

Emily mi adora.. E tu invece, cosa provi?”. A distanza di anni, mi rendo conto che è lui l'unica persona davanti alla quale non so mai con certezza cosa rispondere. L'unica persona che riesce a mettermi alle strette e a crearmi una confusione insostenibile nella mente.

Di sicuro non ti odio”. Divagare mi sembra l'unica maniera per salvarmi la pelle. Ma non servirà, non servirà affatto. Perché so già che Jon insisterà e verrò obbligata a fare tutto quello che quelle pietre azzurre mi ordineranno.

Questo mi fa sentire decisamente meglio” dice, annuendo. Che l'interrogatorio sia già finito? “Anche io non ti odio. Anzi, credo.. Credo di non riuscire a dire cosa ci sia..”.

Andiamo per esclusione” propongo. “Odio abbiamo detto di no. Antipatia.. Direi che è stata accantonata. Riluttanza? Beh forse nei giorni in cui hai i capelli per aria”. Accenna una risata.

Poi, che altro ci rimane?”.

Amicizia e amore” rispondo io, attenta a cogliere ogni cambiamento nelle sue espressioni.

Mh.. Per cosa sei più propensa?”.

: - Pietà, pietà, mi arrendo! -.

Vorrei sentire prima il tuo parere..”.

Obbedisco” dice lui, appoggiando una mano sulla mia mandibola ed avvicinando il mio viso al suo. Mentre mi preparo a riassaporare il gusto delle sue labbra,qualcuno inizia a gettarci addosso dell'acqua.

Venite a fare il bagno e smettete di perdere tempo!” esclama Richie. Abbassiamo lo sguardo e notiamo che, appena di fronte a noi, in mare, c'è la band al completo, con Emily ed Ava, tutti muniti di pistole ad acqua.

Queste ce la pagate!” urla Jon, togliendosi le infradito e tuffandosi in acqua.

Emily, sei in punizione, niente cartoni animati oggi!” dico io, divertita, e raggiungo il resto del gruppo.

Ancora non so che cosa ci aspetterà, francamente..

In fondo sono pur sempre i Bon Jovi.

E l'imprevedibilità è all'ordine del giorno.

 

 

Nota dell'autrice:

Ahimè.. Purtroppo siamo giunti alla fine anche di questa FF.. Mi ero affezionata - come al solito - a questi personaggi. Ma non disperate, popolo bonjoviano! Non ho nessuna intenzione di lasciare questo adorato fandom e ho già buttato giù qualche riga per la prossima storia. Perciò.. Stay tuned ;)


Ringrazio tutte le persone che, nonostante spesso e volentieri scriva cavolate, mi sostengono e consigliano di continuare, ovvero Valentina ed Ilaria in maniera particolare. 


Poi tutti coloro che hanno recensito "If that's what it takes", ovvero:

_chiaretta78

_Sun__

_barbara83

_VaVa_95

_Lemma

_HunterMarilyn

_erika_rose

_ErinThe


Le persone che hanno messo la storia tra le seguite:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ

_erika_rose

_GiadiX_McKagan

_HarryJo

_JonS

_KeepSmiling

_rea_92


E tra le preferite:

_barbara83

_DodoBJ

_JonS

_Lemma

_Sun__

_GioTanner (a cui chiedo scusa, siccome mi sono accorta dopo aver pubblicato il penultimo capitolo del fatto che aveva aggiunto la storia alle pref)

 

Ci leggiamo presto, promesso!

Grazie mille,

 

Rosie

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