Screaming

di LaMusaIspiratrice162
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Screaming
-Capitolo 1-


Mi svegliai nel mio letto come ogni mattina.Mi alzai e mi sedetti sul letto passando nervosamente le mani tra i capelli.Sapevo infatti che quella non era una mattina come le altre.
Fissai la mia immagine allo specchio e ne rimasi impressionata:gli occhi erano gonfi e sottolineati da occhiaie profonde.Il perché lo sapevo.Avevo infatti trascorso la notte a piangere e a rimuginare su ciò che avevo fatto.Io,la dolce Demi Lovato avevo sferrato un pugno contro il viso della mia amica Alex.
-Perchè lo hai fatto?-domandai all’immagine dello specchio.
La ragazza allo specchio non rispose ed io la osservai.Guardai le sue cicatrici,le sue lacrime e la sua rabbia.
-Quella non sono io!-gridai e buttai la spazzola nello specchio.Questo si ruppe in mille pezzi che caddero sul pavimento.La mia rabbia era esplosa di nuovo…cosa altro avrei resistito?
Mentre osservavo i frammenti di vetro la porta dietro di me si aprì.Io chiusi gli occhi e desiderai che chiunque fosse se ne andasse presto.Non volevo che qualcuno mi vedesse così fragile.Tuttavia un profumo investì la stanza,era familiare e così rassicurante.
Aprii gli occhi e mi voltai.
-Mamma…-sussurrai.
-Demetria,cara figlia mia-disse abbracciandomi.
Appoggiata al suo petto piansi senza versare lacrime dato che le avevo esaurite già quella notte.
-Sei venuta per portarmi via?-le chiesi guardandola negli occhi.
Lei distolse lo sguardo dai miei occhi color nocciola e le parole le si fermarono sulle labbra.
-Lo sapevo-gridai-Io non voglio andarmene.Questo è quello che mi piace fare…e lo sai come è il mondo dello spettacolo…se lo lascerò non potrò tornarci mai più-
-E allora cosa vuoi fare?Continuare a distruggerti e farti del male pur di andare avanti?Non te ne rendi conto?La tua non è una vita è una sopravvivenza-
Io la guardai sorpresa e mi sedetti sul letto.Lei si accomodò accanto a me.
-Non so quali problemi tu abbia e perché non vuoi parlarmene ma io credo che sia il momento di affrontarli-
Poi si alzò e si accinse ad uscire dalla porta.Arrivata sulla soglia mi fissò con uno sguardo dolce e mi disse:-Indovina chi vuole vederti!-
Io la fissai e vidi sbucare due teste a me familiari.Entrambe avevano i capelli castani ed uno sguardo preoccupato.
-Dallas,Maddy-gridai correndole incontro e abbracciandole.
-Possiamo sederci?-mi chiesero ed io annuii.Così ci accomodammo tutte e tre sul letto.
-Dem,mamma vuole portarti in un centro specializzato per problemi dei giovani-mi disse mia sorella maggiore-Credo che dovresti andarci-
-Perché?Io non sono malata!-gridai
-No…che non lo sei.Lo sappiamo,ma crediamo anche che forse loro potranno aiutarti a stare meglio-
-Ma capite che se entrassi lì dentro la mia vita sarebbe finita?Nessuno si ricorderebbe di me e tutto questo finirebbe!-
-Non credo…sono certa che i tuoi fan non ti dimenticheranno-mi disse Madison guardandomi dolcemente.
-Voi credete che dovrei…?-
Loro annuirono.
In quel momento capii che nonostante avessi paura e odiassi già quel posto non c’era altro posto in cui dovessi andare.
Mia madre e il mio patrigno entrarono e anche loro si sedettero sul letto.
-Demi c’è un aereo che ti aspetta,se vuoi prenderlo-mi disse lui.
Io mi alzai e sussurrai:-Mi aiutate a fare le valigie?-
Loro si alzarono e dopo avermi abbracciato mi aiutarono a riempire i borsoni.
Quando uscii dal caravan tenni lo sguardo basso cercando di evitare gli sguardi dei suoi colleghi.Stretta in un enorme cappotto di pelliccia correvo più veloce che potevo e in pochi minuti fui dentro l’auto di mia madre.
L’auto partì e mi portò in aeroporto.Qui dopo essere scesa mi feci strada tra i paparazzi e mi recai a fare il check-in.
Salita sull’aereo osservai la città diventare sempre più piccola fino a sparire.
-E’ finita-sussurrai paragonando la mia vita a quella città ora nascosta dalle nuvole.
Mia madre cercò di afferrare la mia mano ma io la schivai.
No,non la odiavo.O meglio non odiavo solo lei,odiavo il mondo intero.

Demi Lovato cancella per problemi di salute il concerto di Lima del Camp Rock 2 Tour

Demi Lovato in rehab: People parla di uno scontro con una ballerina e di problemi di peso

Demi Lovato in rehab: papà Jonas le ha fatto lasciare il tour dopo una zuffa in aeroporto?



Che ne dite??Vi piace??Non so se continuarla!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Screaming
-Capitolo 2-

L’auto si fermò in una strada asfaltata davanti ad un cartello che vietava l’accesso.Aprii la portiera e osservai il paesaggio.Gli alberi davanti a me erano tutti spogli e tristi.Soltanto uno,un’enorme quercia aveva conservato le foglie che avevano assunto una speciale tonalità di rossa mista al giallo.
L’aria fredda mi fece rabbrividire ed io mi strinse nel mio cappotto di pelliccia.
Lessi il nome sul cartellone posto nel centro di quel giardinetto.”Timberline Knolls”
-Andiamo?- chiese mia madre ed io la seguii lungo un viale alberato.Pensai che in estate dovesse essere un bel posto,tuttavia in quel momento così triste anche l’ambiente circostante mi sembrava deprimente.Infilai le mani gelate nelle tasche del cappotto e accellerai il passo.
A quel punto cominciammo a vedere il centro.Era un grande edificio che somigliava ad un cottage.
Varcammo la soglia dello stabile e cominciai a tremare. Mia madre e il mio patrigno si allontanarono da me dirigendosi alla direction.Io invece fui guidata da un’infermiera in un piccolo salottino.Questo,arredato in stile spagnolo,era pieno di mobili scuri e piccole poltroncine bianche posizionate in ogni lato del muro.Al centro della stanza vi era un piccolo tavolino su cui era sistemato un vaso contenente delle calle.La luce era filtrata da pesanti tende color cioccolato.
Mi sedetti in disparte su una poltrona.Per i primi dieci minuti tenni lo sguardo basso ma poi lo alzai.La stanza era piena di ragazzi di età e qualità diverse.Ebbi l’impressione che nonostante l’arredamento quella fosse più simile al pronto soccorso di un ambulatorio che ad un salotto.
Osservai i visi delle ragazze davanti a me.Sembravano così ostili,lontani.Forse soffrivano quanto me ma in quel momento ero così piena di me che non riuscivo a comprenderlo.
Nella sala regnava un silenzio tombale che metteva i brividi.Tutte noi eravamo chiuse in noi stesse e arrabbiate col mondo.
Una ragazza per interrompere quell'attimo di tranquillità disse:-Ma tu sei Demi Lovato?La cantante di Camp Rock?-
Osservai i suoi capelli corvino che circondavano un viso pallido e spento.
-Si...-sussurrai mortificata.Ero la ragazza che aveva avuto la fortuna di realizzare il suo sogno.Quella che era diventata attrice e cantante.La ragazzina più promettente della Disney.Eppure mi sembrava così lontano tutto questo ora.
Ripensai a ciò che stavo facendo solo una decina di ore prima.
-Sicuramente se le cose non fossero andate così adesso sarei sul palco a provare il soundtrack-pensai triste.Come aveva fatto la mia vita ad arrivare a quel punto?Da un giorno all’altro ero passata dal palco da un centro.
-Lo ero-mi corressi-ma non credo di esserlo più-
Abbassai lo sguardo piegando le ginocchia davanti al mio petto.Tuttavia sentivo gli occhi di quella ragazza su di me.Erano pieni di pietà…ne ero sicura.Al solo pensiero fui inondata da un’ondata di tristezza e rabbia.
-Demi-mi chiamò mia madre-vieni-
Mi alzai di scatto e la seguii.Sarei andata ovunque pur di fuggire da lì.Entrammo in una grande sala piena di tavole accanto alle quali erano già sedute alcune ragazze a pranzare.Anche questa era arredata in modo elegante e sofisticato.
Mia madre si sedette ad un tavolo libero ed io mi accomodai davanti a lei.
-Le ho detto che non mangi da ieri sera…-mi spiegò lei-così ci ha condotto in questa mensa.Anche se più che una mensa sembra una sala di ricevimenti.E’ molto bello qui,vero?-
Le lanciai un’occhiataccia e osservai l’infermiera servirmi del pollo.Lo posizionò davanti a me e lo fissai toccandomi la pancia:il disagio mi aveva fatto passare la fame.
Ne mangiai un piccolo boccone e poi dichiarai di essere piena.
-Ma come tesoro?Non hai mangiato nulla!-disse mia madre
-Sono piena!-ripetei convinta.
-Devi mangiare tutto…-mi ordinò l’infermiera.
-Ma io non ce la faccio…-esclamai vergognandomi
-Vostra figlia è molto testarda.-commentò-e a quanto pare non è solo depressa-
Udendo quella frase il viso di mia madre divenne una maschera di dolore.Lei sapeva,lo sapeva benissimo ma non aveva mai voluto accettarlo.Ora però,tra quelle maledette mura,davanti a quell’odiosa infermiera,in faccia all’amara realtà aveva dovuto ammettere che sua figlia era malata.Credo che per una madre sia una grande sconfitta!
-Che ne dici di parlare in un posto più tranquillo?-mi chiese con tono gentile quell’odiosa donna.
Io annuii e ci rialzammo di nuovo.Uscimmo dalla sala e ci accingemmo ad attraversare un lungo corridoio.Ogni passo per me era doloroso.Sapevo che stavo andando in contro ad una situazione critica.Dopo averle parlato dei miei problemi non mi avrebbe più guardato allo stesso modo.Sarei diventata la ragazza bulimica autolesionista.
Mi contorcevo le dita delle mani ormai sudate e cercavo difficilmente di trattenere le lacrime.
Le mie labbra si muovevano da sole sussurrando le parole di una canzone a me familiare.
Aveva fatto parte del mio album di esordio ed ero molto legata a quel testo che mi rappresentava così tanto.Ricordavo ancora che emozioni forti avevo provato quando l’avevo registrata in studio…


i dont want to be afraid
i wanna wake up feeling
beautiful today and know that
im okay,
cause everones perfect in usual ways.
so see
i just wanna believe in me
(la la la la)


Varcammo la soglia e sospirai.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Screaming
-Capitolo 3-


Entrammo nella stanza.Era un grande salotto di stile più moderno.Delle poltrone circondavano tutto il perimetro della stanza e al centro di questa vi era un’enorme televisore al plasma.

Delle piccole finestre occupavano le quattro pareti.Sembrava più la carrozza di un treno che un salottino.Mia madre si sedette su una di quelle poltroncine ed io la imitai. Accanto a noi si sedette anche l’infermiera.I suoi occhi erano fissi su di me.Il mio sguardo era basso:preferivo evitare sia il suo sguardo indagatore.Tuttavia nonostante non lo vedevo lo percepivo e l’agitazione mi pervadeva il corpo.Le mie mani tremavano senza controllo e allora cercavo di nasconderle tra le gambe.Il mio respiro era affannoso:il mio petto si gonfiava e si svuotava senza sosta.Il sudore mi imperlava la fronte e la saliva mi si era seccata in gola.

Non ce l’avrei fatta a parlare lo sentivo.Non avrei nemmeno emesso un suono.
-Demi,vuoi che apra un po' la finestra?Hai una bruttissima cera-mi chiese mia madre ed io annuii.
Basta non riuscivo a fare altro,annuire e fare uno stupido sorriso che ormai non convinceva più nessuno.
Neanche me.
-Allora signorina,di cosa ci vorrebbe parlare?-
Guardai le sue labbra fucsia curvarsi in un sorriso finto,meno convincente persino del mio!
La paura investì il mio corpo e cominciai ad ansimare.
-Io...io...non ce la faccio!-gridai alzandomi.
La mia voce risuonava nella stanza vuota.Era il grido di una ragazza disperata che aveva bisogno di aiuto ma non aveva abbastanza fegato per alzare la voce.
Mia madre si alzò e si avvicinò a me.Mi appoggiò una mano sulla spalla e mi guardò con uno sguardo deluso.
Lei provava risentimento e odio verso sé stessa:aveva scoperto che di sua figlia non sapeva praticamente nulla.
La sua cara Demi era per lei una vera e propria estranea:non conosceva le sue sofferenze,non aveva potuto asciugare le sue lacrime né ascoltare le sue grida.
Vedevo i suoi occhi lucidi e capivo la sua sofferenza.Avrei voluto alleviarla dicendole che le volevo bene e che se lei era all'oscuro di tutto la colpa era mia.Ero io che avevo fatto di tutto per restare sola con i miei problemi.Tuttavia non riuscivo ad emettere alcun suono così distolsi lo sguardo dai suoi occhi e seguii l'infermiera fuori da lì.Lei ci condusse fuori ad una porta di mogano.La aprì ed entrammo in una stanza enorme in cui vi erano cinque letti e tre armadi,stop.Solo questo.Le pareti erano bianche e delle finestre illuminavano la stanza.Per il resto era una squallida camera da letto.
-Qui dormono le ragazze?-chiese mia madre sorpresa
-Si,qui vivono lontano da tutti e da tutte.-
-E' una sorta di cella di isolamento?-chiesi terrorizzata.
-Più o meno,ma non sarai da sola.-mi rispose indicando le ragazze sedute sui letti.
-Vuol dire che io dormirò qui?-
-Si e a questo proposito dovresti darmi tutti gli "aggeggi elettronici" che hai-
-Ma...?-provai a controbattere ma mia madre mi lanciò un'occhiataccia.
Infilai le mani in tasca e ne estrassi un cellulare e un'Ipad.Dopo averli guardati li consegnai alla donna.
Mia madre mi guardò e sussurrò:-Ora...è il momento...io,io tornerò a trovarti domani-disse con la voce rotta dal pianto.
-Che cosa credi che io sia un cane che hai portato in canile?Credi che domani ti correrò incontro facendoti le feste?No...non lo farò-
Afferrai la mia borsa e la gettai al lato del mio letto.Poi mi distesi su questo e mi misi a fissare il paesaggio fuori dalla finestra.Era scoppiato un violento temporale e le gocce avevano bagnato il vetro.Toccavo la finestra e scrivevo con le dita due parole:Stay Strong.
Si,dovevo restare forte perché prima o poi la situazione si sarebbe risolta ed io mi sarei svegliata da quest'incubo.Lo sentivo.Le lacrime mi attraversano il viso e i miei gemiti mi uscivano dal petto provocando un suono strozzato.Quel rumore mi assordava rimbombandomi nelle orecchie.Dovevo coprirlo!
Così anzichè emettere gemiti emisi acuti,melodiosi e splendidi.La mia disperazione si era trasformata in un'indescrivibile armonia.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Screaming
-Capitolo 4-


La luce del sole mi fece aprire gli occhi.Dopo aver sbadigliato mi alzai. Appoggiati i piedi sul pavimento freddo cominciai a barcollare.Strinsi forte la spalliera del letto mentre il mio stomaco brontolava.
-Devo distrarmi-pensavo-devo…dimenticare la fame-
Facevo sempre così di solito:quando la fame cercava di buttarmi giù io distoglievo l’attenzione da questa.
Solitamente dato che la mia vita era davvero piena riuscivo facilmente nel mio intento.Ma ora in quelle quattro mura come avrei fatto?
Mi guardai velocemente intorno e vidi una ragazza.Aveva i capelli ricci nero corvino e gli occhi color verde smeraldo.Il suo abbigliamento rock faceva trapelare un fisico magro e gracile,quasi anoressico.
Subito mi avvicinai a lei e le parlai.
-Spero di non avervi disturbato questa notte!E’ solo…che non voglio essere qui!-
-Neanche io...-esclamò risentita-ma per stanotte tranquilla…è stato un piacere ascoltarti.I tuoi acuti erano splendidi…sai che canti bene?-
Io la fissai stupefatta.Mi avevano detto tante cose,che ero stonata,che ero grassa,che ero orrenda ma mai che sapevo cantare.Le persone di solito non fanno mai complimenti,credono che siano sottintesi e invece non è così.
Non sanno che una ragazza ha bisogno di sentirsi dire che è bella?Che è speciale ed unica?Queste non sono frasi che deve pronunciare il ragazzo di turno,affermazioni in cui non crede nemmeno lui…no devono essere pronunciate da tutti:genitori,amici,sorelle.
E davanti all’ingenuità di quella ragazza io mi sentii felice.Era un’estranea:non mi conosceva e non aveva alcuna intenzione di consolarmi,quindi aveva detto quelle cose perché le pensava.
Dopo la sorpresa sorse in me la voglia di mostrarle che aveva ragione e così esclamai:-Davvero??Ti ringrazio!E quello non era niente-
Mi preparai allora con una posa un po’ teatrale decisa a stupirla con uno dei miei acuti.
Aprii la bocca e sforzai le corde vocali.Chiusi gli occhi in attesa che il suono uscisse,ma niente.
Non mi diedi per vinta e ci riprovai.Questa volta però dalla mia bocca uscì un suono strozzato.
Questo terribile rumore mi riempì le orecchie e mi distrusse il cuore.
La mia voce,la mia meravigliosa voce,l’unica cosa che amavo di me…se ne era andata.
Tutti i vomiti indotti mi avevano rovinato alla fine.
Le lacrime defluirono dai miei occhi color nocciola e mi lasciai cadere a terra con la testa tra le mani.
-Da quando non mangi?-mi chiese la voce nella mia testa.
Cercai di fare mente locale:era venerdì ed io non mangiavo dalla domenica.
-Quando è stata l’ultima volta che hai vomitato?-
Abbassai lo sguardo colpevole e sussurrai la risposta:-Questa notte-
Quella sera stessa presa dal senso di colpa di aver mangiato i tre morsi di pollo e dalla tristezza di essere stata chiusa in quello squallido centro,ero corsa in bagno con le mani tremanti.Mi ero guardata allo specchio e mi ero sentita oppressa dalla disperazione,così avevo cercato un rasoio,una lima,qualcosa di tagliente…ma non avevo trovato nulla.
Allora avevo pensato alla mia arma migliore.Avevo infilato le dita in gola e avevo cominciato a tossire convulsamente.In pochi attimi il lavabo era stato sporcato dal vomito misto al sangue.
Ormai quella situazione non mi spaventava più come la prima volta,ci ero abituata.
Adesso avevo capito,avevo un problema e avevo bisogno d’aiuto.Lì probabilmente avrei trovato il soccorso necessario.

Mia madre aprì la porta.Quando la vidi davanti a me mi apparì come un’ancora di salvezza.La abbracciai forte e le sussurrai all’orecchio:
-Sono pronta…ti racconterò tutto…voglio stare meglio!-

Una delle cose più difficili da capire è stata che mi merito di guarire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Screaming
-Capitolo 5-

Guardami, non potrei sembrare una buona figlia
Dimmi, dimmi che è l'ombra che riflette me
Non è come la vorrei perchè non so
Chi sono e chi sarò
Lo so io, e solo io
E il riflesso che vedrò mi assomiglierà
Quando il mio riflesso avrò, sarà uguale a me


-Allora tutto è cominciato tanto tempo fa,a scuola.Avevo 12 anni ed ero una delle ragazze più popolari della scuola forse anche perché ero un’attrice.Tutto quell’amore riempiva le mie giornate e colmava i vuoti provocati dal tuo divorzio.Infatti quando papà se ne era andato io mi ero sentita vuota,come se una parte di me se ne fosse andata con lui.Tuttavia un giorno tutto questo è scomparso.La mia unica speranza mi ha abbandonato.Il 20 dicembre,quello stupido 20 dicembre sono circolate su di me strane voci durante l’ora di pranzo ed i miei presunti amici mi hanno abbandonato.Quel giorno stesso ho ricevuto delle minacce sul cellulare e hanno cominciato ad offendermi.C’era persino nel bagno il muro dell’odio:tutti quelli mi odiavano firmavano e scrivevano offese.Le parole più ricorrenti erano “brutta” e “grassa”.
Erano potenti perché sapevano che quello era il mio punto debole.Fin dall’età di 8 anni mi ero guardata allo specchio e mi ero trovata grassa,ma mai avevo deciso di fare qualcosa.Fu in quel momento che capii che se ero così grassa la colpa era del mio peso.Per questa ragione cominciai a digiunare.Le prime settimane è stato davvero terribile e spesso ho ceduto alla tentazione di mangiare qualcosa.La notte però quando non riuscivo a dormire provavo il rimorso e correvo in bagno per vomitare tutto quello che avevo ingerito.
Tuttavia queste azioni persero il loro fascino e provai il desiderio di scaricare la mia tristezza in un altro modo.In fin dei conti questa doveva comparire solo di notte così che voi non ve ne accorgeste.Una notte nella quale non smettevo di piangere corsi nel bagno e mi guardai allo specchio chiedendomi quale fosse il modo giusto per liberarmi di quella sofferenza.
Vidi sul mobile una lametta che tu avevi usato per fare la ceretta.La presi e mi tagliai le vene.
Lo avevo visto fare molte volte ad altre ragazze,ma non credevo facesse così male.Era terribile vedere il sangue uscire dal mio polso e bagnare il lavandino...
Quando smise di fluire dovetti pulire tutto e lavare l’asciugamano che avevo usato.Da quel giorno però farlo fu molto più facile e cominciai ad abituarmi a quel vortice di emozioni.
Poi ho fatto quel provino per Camp Rock e questo ha cambiato la mia vita.Dopo aver recitato quelle poche battute davanti ai responsabili del film cominciai ad essere nervosa.Non facevo che chiedermi:-E se non mi prendessero perché sono grassa?-
Fu così che corsi in bagno e vomitai,questa volta rigurgitai sangue però.Infatti non mangiavo da settimane e avevo espulso ogni caloria dal mio corpo.Alla fine mi presero e per un po’ mi sentii meglio.Durante le riprese per la prima volta mi sentivo a mio agio e potevo essere me stessa.Tuttavia la mia vita ricadde nel baratro quando il film fu trasmesso su Disney Channel.
Le ragazze dicevano che non ero abbastanza bella e brava per lavorare con i Jonas Brothers.
Questo mi ha molto ferito e ho cominciato a crederci anche io.Ho cominciato a paragonarmi alle altre giovani attrici e a sentirmi insicura.Il successo è arrivato velocemente e improvvisamente tutti i paparazzi hanno cominciato a fotografarmi.Le foto finivano sul web e le ragazze non smettevano di scrivere commenti sgradevoli.Così i miei problemi sono peggiorati e la cosa peggiore era che in tutto questo mi sentivo sola.
Le persone che mi circondavano mi illudevano e cercavano di riempire i miei vuoti in modo errato.In poche parole hanno cominciato a farmi sniffare.I responsabili dei locali mi davano la cocaina per fare in modo che tornassi da loro.Per loro era tutta una pubblicità.
Ogni volta che terminavo uno show,che il calore dei fan mi abbandonava tornavo a sprofondare nella solitudine.Questa situazione è continuata fino a poco tempo fa.-
Avevo parlato così velocemente che non avevo notato che mia madre aveva gli occhi lucidi.
Si alzò e uscì dalla camera in lacrime.Erano gocce di delusione e dolore e mi facevano davvero male.L’infermiera mi guardò e mi chiese:-Nessuno si è mai accorto dei tuoi problemi?-
-Bè ho rischiato spesso di essere scoperta.Una volta durante il party dei Sweet Sexteen di una mia amica mi hanno fatto una foto in cui si vedevano i graffi sui polsi.I giornali diedero la notizia ma un responsabile della Disney smentì la notizia.-
La osservai mentre scriveva alcune cose su una cartellina.
-Allora sono grave?-le chiesi.
-No…non di più degli altri.Dopo un po’ di tempo trascorso qui nella pace starai meglio-
Mi sorrise ed io le sorrisi.Stavolta però era un sorriso sincero.
Uscii dalla stanza ansiosa di rivedere mia madre.La vidi appoggiata al muro.Mi avvicinai a lei e le chiesi:-Sei delusa,vero?Sono un disastro-
-No…no…tesoro-mi sussurrò nell’orecchio-sono arrabbiata con me,perché io avrei dovuto accorgermene ed evitarlo-
Mi abbracciò e cominciammo a piangere come bambine.
Ero finalmente libera di tutto quel peso che per anni avevo portato sulle mie spalle.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Screaming
-Capitolo 6-

Ero seduta su una sedia con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie.La splendida voce di Kelly Clarkson mi cantava di essere “Stronger”.
What doesn’t kill you makes you stronger
Stand a little taller
Doesn’t mean I’m lonely when I’m alone
What doesn’t kill you makes a fire
Put that thing on ligher
Doesn’t mean I’m over cause you’r gone


Sembrava darmi una lezione di vita.Mi diceva che ciò che non mi uccideva non faceva altro che rendermi più forte.
-Lo spero-pensai ad alta voce.
-Che cosa stai ascoltando?-mi chiese Mya.
-Stronger,di Kelly Clarkson-
-Uh,è uscita da poco,vero?-
-Yes-le dissi sorridendo.
-Tra quanto la visita di tua madre?-mi chiese Mark
-10 minuti-risposi guardando distrattamente l’orologio.
Sbuffai e mi alzai dal divano nervosa.Ero davvero terrorizzata dal fatto che a breve sarebbe arrivata mia madre e davanti a lei avrei dovuto provare a mangiare un intero pasto.
Mi passai le mani tra i capelli e sussurrai avvilita:-Non ce la farò lo so e dovrò vedere di nuovo la delusione nei suoi occhi-

Mi sedetti su una sedia davanti ad un tavolo apparecchiato.Tre infermiere mi fissavano aumentando il mio imbarazzo.Abbassai lo sguardo osservando il piatto pieno di spaghetti.
Era fin troppo colmo e cominciavo a temere che non sarei riuscita a mangiarne nemmeno qualche boccone.
Mia madre fece il suo ingresso nella stanza e mi guardò mentre arrossivo e tremavo.
-Ma perché la guardate come se stesse facendo un esame?Se mi permettete credo che riuscirei a trovare un modo per farla sentire a suo agio-
Uscì un secondo dalla porta e rientrò seguita da tutta la mia famiglia:le mie sorelle e il mio patrigno.
Tutti si sedettero al tavolo accanto a me e si fecero servire un piatto di spaghetti.
-Cominciamo il nostro pranzo di famiglia-annunciò mia madre.
I miei familiari cominciarono a mangiare parlottando tra di loro. Sostituivano le parole ad i bocconi mentre li osservavo e cercavo di imitarli.
Immersa in quell’atmosfera così intima e familiare provai ad ingerire un po’ di spaghetti.Li ingerii chiudendo gli occhi e mi meravigliai quando notai che non avevo neanche un accenno di nausea.Un’espressione serena si dipinse sul mio volto e la mia famiglia se ne accorse,così decise di coinvolgermi nella conversazione.
-Qui,c’è qualche novità?-mi chiese Paul.
-Si,la settimana prossima organizzeranno una festa di Halloween.Hanno detto che dato che siamo qui tanto vale divertirci-
-Mi sembra un’idea splendida!-esclamò mai madre-e in cosa consisterà la festa?-
-Bè non ci sarà molto perché dovremo organizzarla noi e non disponiamo di molte cose.Credo che ci sarà del cibo e un po’ di musica-
-Mi sembra abbastanza-mormorò Dallas sorridendo.
-Già-
E con naturalezza ingerii un altro po’ di pasta.Tra una chiacchiera e l’altra continuai a mangiare finché non mi sentii piena.
Guardai il piatto e rimasi stupita:ne avevo mangiato metà!
Le infermiere guardarono allibite insieme a me e si complimentarono con mia madre.
Era assurdo come fosse bastata un’atmosfera serena per aiutarmi.
Ripensai ai miei ultimi pranzi di famiglia e non ne ricordai nessuno.
-Ma ho mai avuto un vero pranzo insieme alla mia famiglia?-mi chiesi
No…in realtà no.Con una scusa o con l’altra avevo sempre evitato quel momento così “terribile” in cui i miei genitori mi avrebbero obbligato a mangiare tutto.
Ora invece mi era apparso una circostanza così magica,l’unico istante in cui tutti si riunivano e parlavano della loro giornata.
Risi del fatto che solo allora avevo cominciato ad apprezzare ciò che avevo sempre ignorato.
Forse quella clinica non era poi così inutile!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Screaming
-Capitolo 7-

Mancavano poche ore alla festa di Halloween e avevamo tante cose di cui occuparci.Prime tra tutte la musica.
-Ragazzi…non ci siamo!Non si può fare una festa senza musica!-esclamai
-Lo sappiamo ma la radiolina della mensa non può bastare e non ci danno l’autorizzazione di ingaggiare una band-gridò indignato Ricky
-A meno che…-sussurrò poi pensieroso.
A quel punto tutti cominciarono a fissarmi.
-No-tagliai corto.
-Perché no?In fin dei conti era il tuo lavoro!-sussurrò un’altra voce.
-Io…io ho distrutto la mia voce e non credo di averne più il controllo.Ci ho già provato…credetemi-sussurrai abbassando la testa
Odiavo deludere gli altri soprattutto quando si trattava di esibirmi,ma in quel momento non potevo davvero farcela.
Sentivo la delusione che si diffondeva nella stanza…a causa mia.
-Ma Demi,hai detto di non aver vomitato più fino ad ora-
-Lo so…ma se dovessi sentire di nuovo quel rantolo strozzato…io…non reggerei-
-Ok rispettiamo la tua scelta,tuttavia spero che tu riesca ad affrontare la tua paura.-
Paura?Io non avevo paura…io ero forte!Strinsi i pugni e ripensai alle parole di quella ragazza.
Fifa?No…odiavo il suono di quella parola.A causa sua era cominciato tutto:paura di non essere accettata,di essere grassa,di non piacere agli altri,di restare da sola…
Ma quella storia doveva finire!Rivolsi lo sguardo verso quei ragazzi,che contavano su di me e gridai:-Ok…mi avete convinto.Rock out the show!-

Indossavo un jeans strappato e un top bianco pieno di paillettes su cui avevo messo una giacca nera.Sul viso indossavo una piccola maschera nera decorata da alcuni brillantini e una piuma.
Non facevo che passare le mani tra i miei capelli castano scuro e andare da una parte all’altra della stanza.
La tensione si stava impossessando di me e temevo che questo mi avrebbe portato ad un gesto estremo.
-Demi vieni-mi chiamarono ed io fui costretta a seguirli fino alla grande sala che era stata adattata per l’occasione.C’erano palloncini ovunque e tutti i miei amici parlavano tra di loro o mangiavano dei piccoli snack.
Salii su una piattaforma che doveva essere il palco.
Li fissai uno ad uno,tutti contavano su di me e avevano cercato di spronarmi a dare il meglio di me,e se questo non fosse accaduto?
Cominciai a tremare davanti a loro e i miei occhi divennero lucidi.
Avevo ceduto di nuovo alla paura e mi odiavo per questo.Di nuovo.
Il mio “pubblico” cominciò a cantare:I can't take your hand and Lead you to the water
I can't make you feel What you don't feel, but you know you wanna Find out how to crack me
Log in, try to hack me
Quella era la mia canzone?Questa cosa mi colpì così tanto che cominciai a cantare anche io con loro.Si era creato di nuovo quel forte legame che solitamente si creava con il mio pubblico.
Tante persone diverse che diventavano una cosa sola.Cominciai a cantare sempre più forte lasciandomi trasportare dalla musica.Battevo le mani a tempo e muovevo il mio corpo.
Erano tutti gesti che ormai mi venivano spontanei perché quella era la mia vita.
Esibirmi,cantare,incontrare fan per me era necessario come respirare!
Cantai tutta la notte mentre i ragazzi ballavano eseguendo un successo dopo l’altro:Party,Get back,Gonna get Caught,The Middle,Don’t forget.
Alla fine esausta ma felice mi ritirai nella mia stanza.Mi addormentai sognando il palco,il microfono,le luci,i miei fan…
E per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii felice.
You got me smiling in my sleep

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Screaming
-Capitolo 8-

Stretta nel mio cappotto di pelliccia camminavo lungo quel sentiero erboso.Il vento freddo mi faceva rabbrividire mentre mi avvicinavo all’auto nera di Paul.Un debole sole illuminava il camino e il profumo del muschio selvatico pizzicava le mie narici.Salii sulla macchina e finsi di non sentire i miei genitori augurarmi un buon Natale.Era arrivato il giorno più importante dell’anno e dato che ero stata una “bambina buona”,mi avevano permesso di trascorrere la festa con la mia famiglia.Mi sentivo come un carcerato durante l’ora d’aria e questo mi irritava terribilmente.Mia madre non faceva che blaterare illustrandomi il programma della giornata ma io non la seguivo e capii solo che sarebbe stato tutto molto semplice.
Intanto io guardavo attraverso il finestrino dell’auto osservando il paesaggio che mi circondava. Rivedevo il cielo nuvoloso,i monti,i prati che mai avevo contemplato con tanto interesse e che adesso dopo tanti giorni costretta ad ammirare un soffitto grigio avevo imparato ad apprezzare.
-Ci fermiamo da Starbucks?-chiese mia madre premuroso.
Annuii e aspettai che l’auto si fermasse.Indossati un paio di occhiali da sole neri scesi dalla vettura.
Camminai con decisione verso la porta del negozio mentre una schiera di paparazzi non facevano altro che farmi foto.Loro dovevano vendere più copie possibili,ne ero consapevole,ma non capivano che in quel momento per me essere fotografata era una tortura?Quale titolo avrebbero scritto?La pazza è uscita dal Manicomio?
Più avvertivo i flash che mi colpivano e più il mio cuore accelerava il suo battito.Quando entrai nel negozio emisi un sospiro di sollievo.Questa sensazione durò poco però perché quando venne il momento di uscire nuovamente avvertii l’ansia prendere possesso di me.
Uscita corsi a testa bassa fino all’auto ed entrata velocemente in questa partimmo verso casa.
Chiusi gli occhi e ascoltai il rumore del motore.Il mio petto si gonfiava e si sgonfiava mentre cercavo di riacquistare l’autocontrollo.
La vettura entrò lentamente nel cancello e si parcheggiò nel vialetto.Scesi dall’auto e vidi le mie sorelle che mi aspettavano sulla soglia.
Le corsi incontro e le abbracciai felice.
-Ehy Demi,ne è passato di tempo,eh?-mi disse mia sorella maggiore.
-Oh si…-sussurrai tra le lacrime stringendole ancora più forte a me.
Camminammo insieme fin dentro la cucina e mangiammo il nostro pranzo di Natale.Io,naturalmente non riuscii a mangiare tutto ma per fortuna non ricevetti alcun tipo di pressione.Cominciavo ad adorare quei pranzi di famiglia!
La sera invece andammo al cinema tutti insieme.Quando uscimmo ritrovammo di nuovo i paparazzi ad aspettarci.Quella situazione mi aveva davvero scocciato!Ma non avevano un po’ di rispetto per me e per la mia famiglia?
Quando ci allontanammo da lì e rientrammo a casa mi sentii molto meglio.Salutai i miei cari e rientrai nella mia camera.Aperta la porta fui invasa da una forte emozione dato che era da tempo che non ci entravo più.Quello era stato il “capezzale” delle mie sofferenze e rivederla così ordinata e così simile a come la ricordavo mi commosse.
Mi stesi sul mio letto e chiusi gli occhi.Nonostante la stanchezza non riuscivo a addormentarmi ed io sapevo perché.La mia attenzione era rivolta ad un oggetto in particolare della mia stanza:il computer.
Nonostante sapessi che mi avrebbe fatto male morivo dalla voglia di leggere quello che il mondo pensava di me in quel momento.
Accesi con un tasto il computer e attesi che il logo di Google apparisse sullo schermo tamburellando le dita sulla scrivania.
Scrissi le parole “Demi Lovato in rehab” e lessi tutti i risultati che uscirono:
Demi Lovato è andata in rehab dopo aver picchiato una ballerina
Demi Lovato:nuove foto scandalo
Demi Lovato:tra droga e sex Tape
Demi è una delusione
Tutte quelle parole mi distrussero lentamente facendomi crollare.La mia vita era davvero finita!
Ed io non potevo farci più nulla!La rabbia e l’odio che provavo verso me stessa aumentò vorticosamente.Tutte le vecchie ferite che si stavano rimarginando ora si erano riaperte e avevano ricominciato a sanguinare.
Corsi in bagno mentre piangevo.Quella scena l’avevo vista migliaia di volte ma riviverla mi fece più male che mai.Ero nel bagno e stavo per farmi di nuovo del male quando due braccia mi afferrarono.
-No…questa volta non lo farai-mi disse mia sorella Dallas con tono solenne.
Guardai la sua espressione dura e grave e mi strinsi al suo petto.Piansi sussurrando parole incomprensibili e gridando più forte che potevo.
-Che cosa non va?-
-Mi odiano tutti…la mia vita è finita per sempre!-gridai
-Non è vero-mi disse la mia sorellina Madison portando il portatile in bagno-Senti questo:Mi auguro il meglio per Demi Lovato. Le voglio bene e la sostengo sempre. È una fonte di ispirazione per me e molti altri. Tieni la testa alta.
Oh mamma,è una bruttissima cosa vedere demi che non dice una parola e non fa quel suo grande e bel sorriso..demi rimettiti presto..
o mamma mia..nn ci credo…sto piangendo…Demi rimettiti prestooooooooooo…voglio vedere la mia regina sul palco che spacca tutto..voglio rivedere la demi che con un sorriso spaccava il mondo e riusciva a mettere di buon umore tutti…TI VOGLIAMO BENE DEMS….guarisci presto…sei grande…
-Vedi stupidina,ci sono migliaia di persone che ti amano e credono in te,non vorrai deluderle?-
-E anche se il mondo tutto dovesse odiarti-aggiunse Madison-noi lo sfideremo pur di difenderti.-
Sorrisi e mi lasciai abbracciare.Tornata in camera presi un foglio e cominciai a scrivere.
Scrivevo una parola dopo l’altra trasportata dalle sofferenze del mio animo.
I’m a lightweight
Better be careful what you say
With every word I’m blown away
You’re in control of my heart
I’m a lightweight
Easy to fall, easy to break
With every move my whole world shakes
Keep me from falling apart

Mi ci volle tutta la notta per scriverla ma alla fine mi sentii davvero soddisfatta.Quella canzone mi rappresentava,era una parte di me,quella più fragile,quella che volevo eliminare.E forse ci sarei riuscita.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Screaming
-Capitolo 9-

-Apri la bocca-mi ordinò il medico ed io lo feci.Lui Mi guardò all’interno della bocca e dopo mi puntò una luce nei bulbi oculari.
Si fermò un attimo a pensare e poi mi rivolse una domanda:-E’ la prima volta che ti succede piccola?-
Io lo fissai sbalordita non capendo a cosa si stesse riferendo allora fu mia madre a rispondere:
-Prima di tutto non è una bambina!E’ maggiorenne e quindi la tratti con un po’ di rispetto in più e poi non capisco cosa ci sia di strano se mia figlia è un tipo energico-
-Signora Lovato,si calmi.Non le sto dando nessuna colpa.Sto soltanto dicendo che non è molto normale che una ragazza stia sveglia 24 ore senza essere stanca-
Mia madre sospirò esasperata e quell’uomo con i capelli brizzolati e gli occhiali si rivolse a me:
-Ti era già capitato?-
-Ma si…molto spesso-
-E ti è mai capitato di avere periodi in cui ti sentivi stanca?Così avvilita da non poter far nulla?-
-Si…-
Lui annuì con tono grave ed io cominciai a sentirmi a disagio.
-Che cos’altro ho?-pensavo mentre muovevo le mani nervosamente.
Lui mi guardò negli occhi e disse che ero bipolare.Lo fissai a lungo cercando di capire dalle rughe del suo viso se ero grave e se sarei morta.
Bipolare.A sentire questa parola sembrava la descrizione di una calamita e cosa c’entravo io con una calamità?
Ah forse lo sapevo…non facevo che attirare guai.
-E’ una patologia che porta il paziente ad avere periodi di sfrenata energia e altri di completa depressione-
-E allora quale è la cura?-gli chiesi impaziente.
-Beh non c’è una cura vera e propria potresti prendere dei farmaci per stabilizzare l’umore…-
-Da cosa è stata provocata?-chiese mia madre preoccupata
-Le cause possono essere tante:una perdita o abusi fisici-
Io abbassai lo sguardo colpevole.Avevo capito di essere stata il mostro che aveva distrutto il mio corpo.Il medico uscì ed io crollai.
-Tesoro sta tranquilla-mi disse mia madre mettendomi una mano sulla spalla-ci abbiamo vissuto finora…continueremo a conviverci!-
Mi abbracciò e mi sorrise.Non c’era nulla da fare…tra quelle braccia mi sentivo davvero forte e avrei potuto persino distruggere le montagne.

Riley gridò:-Su silenzio sta per scoccare la mezza notte-
Tutti i ragazzi che stavano ballando si fermarono e corsero davanti al televisore minuscolo posto in quella sala.
Cominciarono a gridare i numeri.
5
4
3
2
1
In quel secondo,proprio in quell’istante tutto cambiò.I ragazzi gridarono,ballarono e lanciarono stelle filanti.Intanto da fuori udivamo il rumore assordante dei fuochi d’artificio.
Avevo sempre amato quella festa.Tutti quei rumori e quei suoni mi trasmettevano speranza.
Le persone di tutto il mondo nonostante tutte le difficoltà che avevano avuto si fermavano lì a festeggiare augurandosi che l’anno che stava iniziando sarebbe stato migliore.
Eppure in quell’occasione non riuscii a pensarla così.Tutto quel baccano mi sembrava vuoto,inutile,spento.Forse perché nel mio cuore non albergava più la speranza.
Cominciai a piangere disperatamente.
-Come ha fatto la mia vita a diventare così?Come ha fatto a precipitare in questo abisso?-mi chiedevo tra i singhiozzi.
E mentre il mondo festeggiava io ero lì,disperata e sola. Tremendamente sola nel mio dolore.
Andai in corridoio e telefonai a mia madre.Lei per fortuna rispose al primo squillo.
-Mamma…io sto male-
-Demi…tesoro dimmi tutto-
-Capisci?E’ cominciato un anno nuovo ed io sono ancora qui. Comincio a credere che non uscirò mai…-
-No,cara,calmati.Tesoro ascoltami!E’ vero è iniziato un nuovo anno e tu ti stai impegnando per iniziare una nuova vita.Rifletti su questo:l’anno scorso eri ancora malata e ora sei vicina alla guarigione…molto vicina-
Le sue parole mi diedero la forza di sopravvivere.
-Grazie mamma,sto meglio-
-Se fossi lì ti abbraccerei,ma…facciamo così perché non ti addormenti immaginando il tuo prossimo Capodanno-
Annuii e tornai nella mia stanza.
Dopo essere stesa nel letto cominciai ad immaginare:mi vidi su un palco con un elegante abito nero ad esibirmi,ma non era un palco qualsiasi,no,era il Madison Square Garden.
Sorrisi soddisfatta e prima che il sonno avesse la meglio su di me espressi un desiderio.
-Dio ti prego fa che ciò che ho immaginato prima si avveri e che il prossimo Capodanno lo trascorra fuori di qui.-
I miei occhi si chiusero e le mie parole sottoforma di una splendida luce blu magica come la speranza salirono al cielo,si confusero con le stelle ed i fuochi artificiali e si dissolsero.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Screaming
-Capitolo 10-

E finalmente dopo quasi 4 mesi uscii dalla clinica.Varcai la soglia con in mano la valigia e procedetti in fretta per tutto il sentiero.Quando fui abbastanza lontana mi voltai e guardai la struttura.Il vento mi muoveva i capelli mentre osservavo quell’edificio che avevo così odiato e amato.Sembrava essere passato un secolo da quel giorno in cui piena di rabbia ero entrata lì.
Eppure era passato tutto!Sospirai e sorrisi.Mi voltai e continuai a camminare canticchiando e ballando su me stessa.
Man mano che mi avvicinavo all’auto di mia madre mi sentivo sempre più leggera e felice.
Si,felice.Quanto amavo quella parola.
Aprii la portiera della macchina e mi sedetti accanto a mia madre.Lei si voltò verso di me sorridente e mi chiese:-Allora come ci si sente a far parte di nuovo della vita reale?-
Mi fermai un attimo e poi risposi:-E’ meraviglioso,è come tornare a vivere-
Lei mi guardò con gli occhi lucidi e sussurrò commossa:-Sono così orgogliosa di te…vedrai d’ora in poi tutto andrà bene-
Mi abbracciò ed io la strinsi a me.Poi si staccò da me e girò la chiave.Il motore si accese e la macchina partì veloce.
Cullata dalla musica dello stereo e dal rumore del motore ripensai a ciò che era accaduto nelle ultime ore.Erano capitati così tanti episodi in così poche ore che non avevo avuto neanche il tempo di rifletterci.
Fino a quella mattina ero ancora in clinica triste come sempre fin quando un’infermiera si era presentata nella mia camera e mi aveva detto che sarei potuta uscire.Avevano subito telefonato mia madre mentre io preparavo la valigia più velocemente possibile.
Avevo indossato un paio di pantaloni neri,una canottiera nera ed un lungo cardigan di cotone beige decorato da alcuni fiori neri.
E alle 10 dopo aver firmato alcuni documenti e salutato tutti con le lacrime agli occhi ero “evasa”.
-Dove vuoi andare,tesoro?-mi chiese mia madre distogliendomi dai miei pensieri.-Dimmi un luogo qualsiasi e ti porterò.Sono così contenta di vederti qui accanto a me,libera da tutto che…giuro ti porterei anche al Polo Nord!-
Risi e le risposi:-No mamma voglio solo tornare a casa.Ma prima passiamo da…-
-Da starbucks-gridammo insieme battendo il cinque.
-Ho proprio voglia di un frappuccino-sussurrai leccandomi le labbra.
-Agli ordini-esclamò e imboccò la strada in direzione di Los Angeles.

-Allora sei pronta a scendere?-mi chiese preoccupata
-Si-annuii poco convinta stringendo la maniglia della portiera.
-Vuoi che scenda con te?-
-No…li affronterò da sola-sussurrai e scesi dalla macchina.
Il sole mi colpiva riscaldandomi la pelle e il cuore.I miei piedi si muovevano incerti sull’asfalto mentre il mio cuore batteva forte.
Loro erano lì.Mi aspettavano con le loro macchine fotografiche pronte ad evidenziare qualsiasi mia imperfezione. Il centro non mi aveva curato,ne ero consapevole.Tuttavia mi aveva insegnato a comprendere i miei problemi e mi avevano mostrato il cammino verso la guarigione.Ora dovevo soltanto seguirlo.Sarebbe stata dura,lo sapevo,ma non avevo più paura ora.Il lungo periodo passato in riabilitazione a contatto con ragazzi affetti da vari problemi più o meno gravi dei miei mi aveva reso una persona migliore.Più forte.
Ricordavo ancora le parole che un’infermiera mi aveva rivolto quando le avevo chiesto se sarei mai guarita.
“Tesoro,devi capire che non sei come un’auto che va in carrozzeria ed esce come nuova.No sarà un percorso lungo che probabilmente ti accompagnerà per tutta la vita,ma ti assicurò che ne varrà la pena”
In quel momento mi ero sentita scoraggiata,ma adesso avevo capito il vero significato di quelle parole.
Capii che ci sarebbero stati momenti bui,ma che ormai ero diventata abbastanza forte da superarli.Sospirai e cominciai a camminare con maggiore decisione.
Ripensai a tutti i fan che mi avevano sostenuto sempre.Allora sorrisi.
Non lo feci per i fotografi,no,non mi interessava.Lo feci per loro,i miei fedelissimi fan che non avevano fatto altro che pensarmi,pregare per me,difendermi dagli haters.
Non volevo che mi vedessero triste,non lo meritavano.
Mi fermai e mi lasciai fotografare sorridendo.
-Demi,ma è uscita dalla clinica?-mi chiese un giornalista.
-Si-dissi commossa.

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Screaming

-Epilogo-

-Sicuro di volerlo fare?-
-Si devo farlo ora.Non c’è un altro momento.-
Entrai nella sala di registrazione e mi posizionai davanti al leggio.Su questo c’era un foglio bianco su cui era scritto il testo della canzone.
-Comincia quando ti senti pronta,ok?-mi disse l’operatore.
Annuii nervosa.Era da tempo che non registravo una canzone ed era normale che io fossi così agitata.
-Vai-dissi
La splendida musica di un piano riempì la stanza.Contai fino a tre e poi con voce tremante cominciai a cantare.
Skies are crying, I am watching
Catching teardrops in my hands
Only silence, as it's ending, like we never had a chance.
Do you have to make me feel like there's nothing left of me?

Oh sì mi ricordavo bene.Il giorno in cui ero entrata in clinica e credevo che non fosse rimasto più nulla di me nel cielo si era scatenata una grande tempesta.
Rammentavo le gocce che sbattevano contro il vetro della finestra disegnando strani disegni su di esso.
You can take everything I have
You can break everything I am
Like I’m made of glass
Like I’m made of paper
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper!
Like a skyscraper!
Oh si,questa canzone mi rappresentava davvero molto!Il dolore avrebbe potuto togliermi tutto e distruggermi,ma non sarebbe bastato perché mi sarei rialzata con un grattacielo.
La musica cambiò e divenne più decisa.E con essa anche la mia voce e il mio sguardo divennero più determinati.Era nata in me una nuova consapevolezza,una nuova straordinaria forza.
As the smoke clears
I awaken, and untangle you from me
Would it make you, feel better to watch me while I bleed?
All my windows, still are broken
But I’m standing on my feet

Ricantai di nuovo il ritornello con più ardore e sicurezza.
Go run, run, run
I’m gonna stay right here
Watch you disappear, yeah
Go run, run, run
Yeah it’s a long way down
But I am closer to the clouds up here

Chiusi gli occhi e mi immaginai in un ampio deserto.Qui non si vedeva altro che luce e monti grigi che mi circondavano.Questo paesaggio mi trasmetteva un grande senso di libertà.
Allungai le braccia in alto e poi le mossi come se fossero le mie ali.Mi sentivo come se stessi volando in quel cielo turchese mentre le lacrime mi solcavano il viso.
You can take everything I have
You can break everything I am
Like i’m made of glass
Like i’m made of paper, Oh
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground


Like a skyscraper!
Like a skyscraper!

Mi ritrovai a gridare tra i singhiozzi.Io,Demi era caduta ed ero stata capace di rialzarmi.
Like a skyscraper

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