Alice in Labyrinth - Ops, forse ho sbagliato strada!

di Sale_e_Pepe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Bowie or Brownie, this is the problem! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buon giorno a tutti! Sotto il nik Sale_e_Pepe sono riunite le menti diaboliche di Petitcherie e Saliman. La ff che state per leggere costituisce il nostro primo tentativo di scrittura a quattro mani, nonchè la nostra prima incursione nel genere comico. La storia è A SE' STANTE e può essere letta SINGOLARMENTE, ma giusto per non farci mancare niente, abbiamo pensato di realizzare una crossover tra Labyrinth e Imaginaerum, la ff di Petitcherie, con accenni a caso a Labirinto di specchi di Saliman, così senza un filo logico xD
State facendo la faccia felice?

Sì?
Benissimo!
Pronti, via!

Disclaimer: nessun figodiddio è stato maltrattato per la stesura di questa storia. È un medicinale, usare con cautela. Non sommistrare ai bambini al di sotto dei dodici anni, chè poi da adulti diventano come noi.

 

::

 
L’oscurità in cui galleggiano i mondi è una sorta di mondo essa stessa. Attraversarla non è impresa da poco: i Fey lo sanno, i bambini lo sanno, i più saggi non lo dimenticano nemmeno da adulti.
Se ti perdi in tutto quel nero, non sai mai dove puoi finire.
E la cosa più tragica in assoluto, è che non c’è un bagno nemmeno a pagare.
Questo pensava il barbagianni, mentre raccoglieva le ali attorno al corpo e lacerava la membrana invisibile che avvolge la realtà del Sottosuolo.
Come sempre, avvertì prima una resistenza, poi uno strappo indolore: non capiva mai se venisse dalla realtà che abbandonava o dal suo cuore ferito.
O se non si trattasse piuttosto di un semplice colpo della strega.
In ogni caso, fu solo un attimo.
Subito dopo, i profumi e i colori del Sottosuolo cominciarono a scivolare via dalle sue penne, e il barbagianni si ritrovò a volare Fuori, nel buio da cui nascono le Storie, gli Dei e le creature archetipiche come la Casalinga di Voghera.
 
Come and share this painting with me
Unveiling of me, the magician that never failed

This deep sigh coiled around my chest
Intoxicated by a major chord
I wonder
Do I love you, or the thought of you?

 
Il barbagianni socchiuse gli occhi, superando la slitta di Babbo Natale. Per tutta risposta, Santa Claus gli mostrò il dito medio, ma il Barbagianni non vi badò, ostentando l’aria sprezzante che si addiceva al suo rango.
Anche la faccia da barbagianni, bisogna dire, aiutava in tal senso.
Il vento tra i mondi gli accarezzava le piume del ventre.
Era un vento di una dolcezza insidiosa, in cui galleggiavano brandelli di sogni. Se non stavi molto attento, finivi per dimenticare chi eri e dove stavi andando: cominciavi a crederti un sogno anche tu, e a quel punto il vento ti portava via con sé.
Per questo il barbagianni non affrontava mai quel viaggio, se non c’era qualcosa di molto preciso a guidarlo.
 
Slow, love, slow
Only the weak are not lonely

Southern blue, morning dew
Let-down-your-guards, I-love-you's
Ice-cream castles, lips to ear rhymes
A slumber deeper than time

 
Parole.
Avrebbero potuto essere sue, con tanta precisione rendevano il suo stato d’animo.
Non sapeva da dove venisse la canzone, né a chi appartenesse la voce. Vi si era imbattuto come per caso… come se potesse esistere, il caso!
Seguì la canzone nel buio: risalì il suono nota dopo nota, parola dopo parola.
 
Slow, love, slow
Only the weak are not lonely

 
Fino a sbucare illeso, intatto, e ancora se stesso, dall’altra parte.
 

::

 
Finlandia, Kitee, 2012
 
Tuomas e Artie passeggiavano sulla riva del Lago Pyhäjärvi. Seminascosto da nubi color cenere, il sole si abbassava rapidamente all'orizzonte, rendendo noto a tutti che al tramonto mancava meno di un'ora.
E speriamo che Alice sia pronta.
Tuomas sospirò, e si sarebbe pure acceso una sigaretta, se non che lì, tra tutte quelle betulle rischiava un incendio epocale.
Aveva portato Artie a fare un giro, visto che Alice gli aveva intimato di levarsi di torno per almeno un paio d'ore, in modo da potersi sistemare con calma per la cena. E così, se ne erano andati al lago a lanciare ciottoli sulla superficie liscia dell’acqua.
Artie lo afferrò per la giacca e indicò con il piccolo dito il folto degli alberi.
-Tuom, guarda lì!-
-Lì dove?-
-Lì sopra! C’è un pollo!-
Tuomas aguzzò lo sguardo. Effettivamente un uccello bianco stava appollaiato sull'albero più vicino a loro.
-Ma, no, non è un pollo! È un gufo! Una bel gufo bianco- rispose Tuomas, sentendosi molto colto e discretamente figo.
Il pennuto arruffò le piume. Tuomas avrebbe giurato che stesse cercando di fulminarlo con un’occhiata.
-Nono, secondo me è proprio un pollo.- insistette Artie. Tirò fuori dalla tasca un biscotto un po’ sbriciolato.-Ciao signor pollo! Ti va di fare amicizia?-
Il barbagianni si gettò in picchiata sopra le loro teste, Tuomas riparò la testa del bambino, per evitare che si prendesse una beccata.
-Artie, hai visto? Era sicuramente un gufo. Anzi, dalla sua reazione, direi che era un gufo femmina!-
-E quello cos'è?-
Tuomas si preparò ad un'altra domanda zoologica: rimase piuttosto sorpreso quando Artie corse avanti, si chinò e raccolse dal folto dell’erba un libro dalla copertina rossa.
Artie passò la piccola mano sulla copertina, dove il titolo era impresso in lettere di un oro sbiadito.
-The Labyrinth- lesse. -Credi che l'abbia fatto cadere il pollo?-
-Solo se i gufi covassero libri. Probabilmente l'avrà perso qualcuno.-
-Possiamo tenerlo?-
-Se vuoi. Ma adesso, andiamo, o tua madre mi spella vivo!-
 

::

 
Alice era in brodo di giuggiole.
Tuomas l'aveva portata a cena nel ristorante più romantico di Kitee, il famosissimo “Sarah”.
Ne era certa: entro la fine della serata Tuomas, il suo Tuomas, le avrebbe chiesto di sposarla.
Per portarsi un po’ avanti e smorzare la tensione, si immaginò la scena del loro matrimonio. Lei in abito bianco, che percorreva la navata; suo fratello Jared, che filmava diligentemente (senza aggiungerci zombi e vampiri, per una volta). La zia che abbracciava Artie, piangendo come una fontana. Magari avrebbero messo una canzone di David Bowie come sottofondo.
-Ti piace il vino bianco?- chiese Tuomas.
-Sarà perfetto.- sospirò Alice.- Perfetto.-
Tuomas l’avrebbe attesa in piedi, all’altare. Avrebbe indossato un abito elegante, e avrebbe avuto i riccioli castani sciolti sulle spalle. L’avrebbe fissata con quegli occhi grigio blu e un’espressione intensa e ispirata.
-Allora te ne verso un altro po’?- propose Tuomas.
Alice annuì con aria sognante, cercando di immaginarselo con un’espressione intensa e ispirata.
Sembra proprio Gesù.
-Alice?-
Ma non è che se impalmo una divinità commetto un peccato mortale?
-Alice!-
Lei gli sorrise, sbattendo languidamente le lunghe ciglia scure. Si allungò verso di lui.
Dai, dai, chiedimelo, chiedimelo!
-Sì, tesoro?-
-Hai visto il libro che ha trovato Artie?-
Eh?!
Alice per poco non cadde dalla sedia. Raddrizzò la schiena, cercando di darsi un contegno.
-Il libro? Sì, certo che l’ho visto… me l'ha praticamente regalato!-
-Hai visto di che tratta? Ci sono anche dei Goblin!-
Alice si accigliò leggermente.
Partire dai Goblin per una richiesta di matrimonio...qui c'è lo zampino di Jared!
-Sì… be’, ci sono i Goblin… ma più che altro c’è questa ragazzina che chiede al re dei Goblin di portar via suo fratello. Poi però cambia idea e decide di attraversare il labirinto per riprenderselo. Sembra un libro tutto magie e incantesimi, con il re che dopo tredici ore trasforma i bimbi che rapisce in mostriciattoli.-
-Mi sembra ti piaccia!-
-Si, è carino. Potrei persino farci qualche illustrazione. Anche se, non so perché, ho questa strana sensazione che il re dei Goblin mi verrebbe come una specie di glamster…-
-Tipo rockstar anni'80?-
-Già.-
Calò il silenzio.
Alice guardava Tuomas fremente, cercando di incoraggiarlo mentalmente.
Tuomas, dal canto suo, faceva l’imitazione di un pesce fuor d'acqua, spalancando e richiudendo la bocca a intervalli regolari.
A metà cena avevano praticamente parlato di tutti i loro amici, dei futuri progetti lavorativi dei Nightwish, della scuola di Artie, della situazione politica finlandese, italiana e pure giamaicana, e se prendere o meno il dessert.
Alice aveva contato mentalmente fino a tremilaseicentocinquanta.
Contò mentalmente fino a tremilaseicentocinquanta e uno, e sentì i nervi saldi cominciare a scricchiolare.
D'accordo: prima di crocifiggerlo, posso tentare l'ultima carta.
-Tuom, lo sai che Jared ha chiesto a Tero di sposarlo?-
Tuomas quasi si strozzò col vino che stava bevendo.
-CHE?-
-Be’, che c’è di strano? Ormai stanno insieme da due anni! Convivono, hanno un figl-ehm, un gatto, un sacco di interessi in comune...- disse lei, facendogli il riassunto di quella che, in realtà, era la loro situazione.
Tuomas, anima candida, non aveva colto il sottotesto.
-Sì, ma due anni non sono pochi per decidere di passare tutta la vita con una persona?-
Sulla coppia calò il gelo.
Alice aveva smesso di contare e ribolliva come un paiolo lasciato sul fuoco. Rispose a monosillabi a ogni nuovo cenno di comunicazione di Tuomas: non alzò gli occhi dal piatto nemmeno quando il pianista attaccò il theme di Love Story e il cameriere si accostò al tavolo e le versò lo champagne.
Tuomas la fissava senza capire.
Insomma, tutti sapevano che Alice giudicava Love Story la colonna sonora più romantica del mondo, così come era strenuamente convinta che le cene romantiche dovessero concludersi con lo champagne! Agli occhi di Tuomas il suo comportamento era un mistero.
Il ritorno a casa fu ancora più penoso. Anche Tuomas si stava innervosendo per l'ostinato silenzio della sua dolce metà, e aveva cominciato a contare per conto suo. 
Quando provò ad aprire bocca per manifestare il proprio disappunto, Alice lo fulminò con un’occhiata.
-Da che pulpito viene la predica!-
Tuomas prese atto che tra le doti della sua donna c’era anche la telepatia, e ritenne più prudente attenersi ai suoi standard di introverso, chiudendosi nel suo silenzio finlandese.
Entrarono nel salotto senza accendere le luci. La luce fioca della luna rendeva l'atmosfera vagamente sinistra.
Tuomas sospirò.
Siamo due deficienti!
Afferrò Alice per il braccio, deciso a chiarire quell'assurda situazione. Lei si svincolò dalla presa e gli si parò di fronte, le mani incrociate sotto il seno.
-Alice, insomma… tutto ok?-
Alice assottigliò gli occhi, indecisa se tirargli i capelli o rasarglieli.
-Ti sembra che sia tutto ok? che domande mi fai?-
Tuomas allargò le braccia.
-Non lo so, non ci capisco più niente! Si può sapere che ti prende?-
-Che mi prende? Pensa a quello che hai detto, e a quello che avresti dovuto dire e non hai detto, razza di divinità rincitrullita!-
Tuomas la guardò, cercando di tradurre in una lingua comprensibile quella specie di messaggio criptato.
E quando ormai era sul punto di gettare la spugna… finalmente, capì.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Come aveva potuto essere così insensibile?
Era chiaro come il sole, come una macchia di candeggina sulla tua maglietta nera preferita!
E dire che, ormai, doveva essersi abituato a certi modi di fare della sua Alice, in due anni di vita di coppia!
Con tatto, le chiese:
-Tesoro, ma hai il ciclo, per caso?-
Alice strinse i pugni per l’esasperazione e urlò. Gettò un acuto tale che almeno tre cani, in strada, si misero a ululare di rimando.
-Tuomas Holopanein, sei un idiota! Vorrei tanto che quel cavolo di re dei Goblin esistesse davvero, e ti portasse via!-
Si voltò come una furia e se ne andò su per le scale, sbattendo la porta della loro stanza.
Giusto per fare più effetto, pensò Tuomas sconfortato.
Rimase da solo in soggiorno, al buio, completamente basito.
 Allargò le braccia.
-Il re dei Goblin... che assurdità!-
Sospirò.
Mise un piede sul primo gradino, deciso a seguirla.
-Alice? Alice, dai… non fare così…-
Un'improvvisa folata di vento spalancò la finestra, facendo gonfiare le tende. Strane ombre si riversarono dentro il soggiorno alla luce incerta della luna. Tuomas sentì un brivido scuotergli il corpo.
 Una voce maschile, decisamente divertita, lo raggiunse da dietro le spalle.
 -Ma ciao, Tuomas.-
 

::

 
La canzone è Slow, Love, Slow. Indovinatedichi? :)
 

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Capitolo 2
*** Bowie or Brownie, this is the problem! ***


Car* tutt*, sappiamo bene che ormai speravate di essere al sicuro dalla prosecuzione di questa ff: e invece NO, non l’avete scampata: potrete sfuggire ai Maya, ma non a noi!
*risata malefica in sottofondo*
Cmq, vorremmo ringraziare tutte le lettrici che hanno lasciato un commento e che hanno messo fra le seguite questa storia. Giuriamo solennemente di aggiornare in tempi più umani e di mostrarvi i protagonisti maschili più svestiti, così, giusto per dare spazio all’approfondimento psicologico.
Come sempre, nessun figodiddio è stato maltrattato per realizzare quest’opera!
Affettuosamente vostre, Sale e Pepe <3

 
****

 
C'erano piccoli piaceri a cui il re dei Goblin non sapeva rinunciare. Tanto per cominciare: le entrate a effetto.
Ancora una volta, il maledetto libro rosso aveva fatto la sua comparsa nel Sopramondo. Era una cosa che accedeva ciclicamente e sulla quale Jareth non aveva alcun controllo, ma dopo secoli a regnare sul Labirinto aveva ormai imparato: ogni volta che il libro saltava fuori nel mondo dei mortali, prima o poi anche lui –Jareth- veniva chiamato in causa.
Per cui si era portato avanti col lavoro: dapprima aveva seguito l’uomo e il bambino fuori dalla foresta. Il bambino era stato lasciato allo zio, ma il libro era rimasto in mano all’uomo chiamato Tuomas, e Jareth aveva continuato a seguirlo a casa, e poi a cena, e poi di nuovo a casa.
Adesso, appollaiato su un albero proprio accanto alla finestra del cottage, Jareth aspettava.
E aspettava.
E aspettava.
Sbadigliò.
Riprese forma umana, seduto sul ramo con le gambe penzoloni. Restare barbagianni per troppo tempo lo inquietava: dopo un po’ cominciava a trovare invitanti i topi.
Abbassò lo sguardo sulla propria figura per controllare che tutto fosse a posto. Si era preparato per bene: indossava l'armatura più elegante, quella che non era semplicemente nera, ma color della notte. Il mantello fluente si gonfiava attorno alla sua figura alla minima bava di vento, e i capelli biondi non erano mai stati tanto vaporosi e scintillanti (il re dei goblin non lo avrebbe mai ammesso, ma da quando aveva scoperto che con le sue sfere poteva vedere i tutorials di you tube, il suo rapporto con i capelli era nettamente migliorato).
Tese l’orecchio: due umani stavano chiaramente litigando.
Il re roteò gli occhi verso l’alto, scocciato.
-Possibile che non sappiano fare altro?-
Il viso di Sarah baluginò nella sua mente e lì rimase a bruciare, più nitido di quanto il re avrebbe voluto.
Chissà se sogna di me, qualche volta.
Di sicuro non aveva mai pronunciato il suo nome, altrimenti Jareth lo avrebbe sentito.
Dal piccolo cottage continuavano a provenire voci concitate. A un certo punto la donna lanciò un ululato di rabbia.
-Tuomas Holopanein, sei un idiota! Vorrei tanto che quel cavolo di re dei Goblins esistesse e ti portasse via!-
Dall’interno risuonò una porta che sbatteva.
Jareth sogghignò ferino e si lasciò cadere giù dal ramo.
Un metro prima di toccare il suolo sparì nel nulla… e comparve nel soggiorno della casa, in una nube di glitter. Lanciò un’occhiata compiaciuta alla sala in penombra: la penombra era perfetta per le entrate a effetto!
Si puntellò le mani sui fianchi, gonfiò il petto e gettò i capelli all’indietro, spargendo intorno a sé un altro po’ di glitter. Poi puntò gli occhi spaiati sul mortale che, ai piedi delle scale, gli dava ancora le spalle, e sfoderò il suo tono più suadente.
-Ciao Tuomas.-
L’umano aveva già il piede sul primo gradino, e lì si bloccò. Si voltò lentamente, e Jareth gli rivolse suo sorriso più oscuro e mefistofelico, avendo cura di mettere bene in mostra i dentini appuntiti.
L’umano era decisamente più vecchio della sua ultima preda –Toby- gli ricordò la sua mente con sgradevole precisione.-
Jareth scacciò il pensiero, concentrandosi su Tuomas. Specchiandosi nei suoi occhi terrorizzati, Jareth ebbe una sola, gratificante certezza: Nonostante i secoli passati in mezzo ai Goblin, sono ancora un figodiddio!
Sorrise, assaporando lo sgomento dell'umano.
I Goblin cominciarono a sciamare per la stanza, affluendo da tutte le direzioni: piccole creature che alla luce della luna apparivano butterate e deformi.
Jareth vide Tuomas sgranare gli occhi e dischiudere le labbra, e sorrise gongolante, pregustando l’urlo di terrore, le grida di supplica, le lacrime di…
Tuomas aprì la bocca e gridò:
-I Goblin! I Goblin! ESISTONO DAVVERO! CHE FIGATA PAZZESCA!-
E cominciò a saltellare in mezzo al soggiorno, sollevando una nube di brillantini. Terrorizzati, i Goblin corsero a nascondersi dietro i mobili. Tuomas tese le mani e cominciò a rincorrerli.
-Ma no, non scappate, diventiamo amici! Vi aspetto da una vita!-
Uno di loro fini per arrampicarsi lungo le regali gambe di Jareth, e a scalare la sua regale persona fino al regale collo.
A quel punto, gli occhi dele re dei goblin si piantarono fissi in quelli del mortale, che inseguendo il goblin gli si era avvicinato.
Finalmente, lo vide impallidire.
-Ma… ma tu sei… tu sei…-
Jareth si accigliò. –Coraggio, mortale: dillo!-
Tuomas gli puntò contro un dito tremante.
-Tu sei il sosia di David Bowie!-
Gli occhi del re si ridussero a due fessure luminescenti.
Non solo quel mortale non aveva paura dei Goblin… non solo non si mostrava doverosamente intimidito dalla sua regale apparizione... adesso osava addirittura scambiarlo per un Brownie!
Era troppo.
Con una smorfia disgustata sul viso affilato, Jareth schioccò le dita e Tuomas svanì.
 

****

 
Appena sbattuta la porta della camera da letto, Alice si sfilò i tacchi (insomma, stateci voi fissi su un plateau tacco 12) e li lanciò in un angolo della stanza. Varie possibilità le balenarono in mente: sfogarsi col barattolo di nutella che nascondeva sotto il letto, mettere a tutto volume la cavalcata delle valkirie, dare fuoco alla collezione di Topolino di Tuomas.
-Bah, non ne vale la pena!- sibilò.
E marciò dritta in bagno, a indossare il pigiama rosa di Hello Kitty.
-Ma non potevo passargli sopra un paio di volte con l'auto?-chiese alla propria immagine riflessa mentre si struccava -Un dio in meno, sai che peccato!-
Il suo malumore cominciò a crescere quando si rese conto che erano già passati almeno dieci minuti e la divinità suddetta non era ancora salita in camera a chiederle perdono in ginocchio.
-Ovviamente, dopo aver steso un'abbondante dose di ceci in terra!-
Uscì dal bagno, si avvicinò quatta quatta alla porta e la aprì un poco, giusto una fessura, in modo che la luce non filtrasse all’esterno e rivelasse al mondo –ovvero il fidanzato debosciato che mi ritrovo- che stava cercando di capire la situazione.
Il corridoio era completamente deserto e al buio.
Alice spense la luce in camera e mise fuori tutta la testa. Delle voci provenivano dal salotto. Voci maschili. Una era sicuramente di Tuomas, ma l’altra… l’altra era roca e melodiosa, con un vago accento inglese. Alice sentì un brivido non del tutto sgradevole pizzicarle la nuca.
Si ritrovò ad arrossire come una quindicenne.
Però! Neanche quello gnocco di Joseph Morgan di The Vampire Diaries aspira così.
Si riscosse bruscamente, ricordando di essere una donna adulta, molto ferita e molto indignata. Anyway, quell'idiota di un finlandese autistico sta guardando la televisione? Si é forse fumato l'ultimo neurone?
Alice tornò in camera da letto e alzò le braccia al cielo, implorando qualcuno di trattenerla dal trasformarsi nel Ponzio Pilato del 2000. Continuò il monologo da Oscar per un quarto d'ora buono, il tempo che le ci volle per rendersi conto che dalla sala non proveniva più alcun rumore.
-Oh, finalmente!-
Attese ancora altri 10 minuti, ma di Tuomas nulla. Spostò il peso da un piede all’altro, inquieta.
Che i Goblin mi abbiano ascoltato sul serio e lo abbiano stecchito?
Che diamine: solo lei poteva crocifiggere Tuomas, mica il primo re di Goblin che passava di lì!
Con quella consapevolezza, scese furtivamente le scale. Le luci del salotto erano spente: non c’era anima viva. La televisione non dava cenni di vita, e di Tuomas nemmeno l'ombra.
Sarà fuori a fumare.
Le ombre avevano qualcosa di diverso dal solito. Come se non fossero le semplici ombre che conosceva, ma spazi bui in cui si annidavano…
Piantala, Alice! Hai visto troppi film dell'orrore!
Una risatina riecheggiò nella stanza.
Fantastico, ora sento pure i rumori immaginari!
-Tuomas, me la paghi, eh! Appena ti piglio, ti raso a zero!-
Alice entrò in cucina e dopo essersi conto che la veranda era chiusa e Tuomas non era fuori, iniziò ad allamarsi sul serio. E se qualche fangirl assatanata fosse entrata in casa e le avesse rapito Mr Korg da sotto al naso?
Inconcepibile… Inammissibile!
Alice si guardò intorno, in cerca di un’arma. Gli occhi castani si ridussero a due fessure, le mani si chiusero sull’impugnatura di un oggetto familiare e fidato, che avrebbe portato sgomento, morte e distruzione tra i suoi nemici.
La padella.
Le bastò saggiarne il peso nella mano per sentirsi subito meglio. Alice entrò in soggiorno armata di padella e di coltellino da burro.
Un'improvvisa folata di vento spalancò la finestra, facendo gonfiare le tende. Strane ombre si riversarono dentro il soggiorno alla luce incerta della luna. Alice sentì un brivido scuotergli il corpo.
Una voce maschile, decisamente divertita, la raggiunse da dietro le spalle.
 -E tu devi essere Alice.-

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