Fifteen days to fall in love

di niki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00. Prologo ***
Capitolo 2: *** 01. Shower ***
Capitolo 3: *** 02. Test ***



Capitolo 1
*** 00. Prologo ***


Fifteen days to fall in love - Prologo
Oddio, cosa sto facendo? Mi sto buttando a capofitto in una nuova long quando ho già un'infinità di storie da aggiornare?
Siete liberissimi di lanciarmi pomodori, fate pure.
Sì, come avrete notato dall'introduzione si tratta di una nuova AkuRoku che tanto nuova non sarebbe. Ok, vi spiego: nel mio computer, sepolto nella cartellina dove tengo tutte le storie per EFP, c'era questo file risalente al 4 novembre cioè molto prima che iniziassi a pensare a Where the rainbow ends?. La storia di questa storia è molto travagliata e lunga, quindi non sto a raccontarvela tutta perché finirei con lo scrivere delle note iniziali più lunghe di tutto il capitolo. Basta dire che in questi due giorni di ponte mi stavo annoiando molto perciò ho ritrovato e completato questo primo pezzo.
Alla fine dovrebbe venire fuori una long da più o meno una quindicina di capitoli. Sì, poveri voi, incauti lettori. 
Credo di avervi scoraggiato abbastanza. Benissimo, vi lascio alla lettura del prologo di Fifteen days to fall in love (che titolo idiota, oltretutto!), spero che vi piaccia.

Disclaimer - Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i suoi personaggi sono di proprietà di Nomura-sensei & Co.
Se KH mi appartenesse avrei provveduto a mettere più presenza femminile. Con quattro donne in croce non pensare allo yaoi è impossibile!

Ah, questa è l'immagine colpevole - che a novembre era lo sfondo del mio dekstop - che mi ha incoraggiata alla prima stesura di questa storia. Mi sembrava giusto metterla.
00. Prologo
Sono un demente, sono un demente, sono un demente...
, sbatto la testa ritmicamente contro il muro ripetendo il ritornello.
"Ehi, Ro', mi presteresti...", entra il mio gemello con un grosso sorriso interrompendosi di colpo notando la mia occupazione "Wow, vuoi lasciarci davvero il solco della tua testa vuota?"
"Sparisci", sibilo minaccioso fulminandolo con lo sguardo. Una volta tanto mi sta a sentire ed esce dalla mia camera afferrando la PSP (l'unico motivo della sua visita) che stava sul mobile vicino alla porta lasciandomi libero di riprendere a testate il muro.
Per cosa mi stavo punendo? Ah, già, per aver mandato a puttane un'amicizia di sei anni per quattro semplici paroline pronunciate al momento sbagliato.
"Mi piaci tu, Xion", ma perché diamine l'avevo detto? Stupido, stupido, stupido!
Ne do una così forte da far tremare la mensola sopra la mia testa, ma per fortuna riesco ad ottenere lo stato di intontimento che speravo. Barcollo fino a raggiungere il letto e mi lascio cadere a peso morto sopra i cuscini ad occhi chiusi.

Ridiamo, io e Xion. Mi piace la sua risata: quando ride sembra un angelo sceso dal cielo apposta per me.
"Solo tu potevi dirlo, Roxas", si passa una mano sul viso scuotendo la testa e mi scocca un altro sorriso luminoso come il sole.
Le rispondo con uno talmente ebete che aggrotta le sopracciglia perplessa. "Va tutto bene, Ro'?".
"Eh? Oh, sì, sì, sì", annuisco di riflesso, ma so che questa bugia non reggerà a lungo contro i suoi occhi: sono di un blu intenso, un mare per chi li guarda. Ci vorrei tanto annegare in quel mare...
"Terra chiama Roxas!", mi sventola la mano davanti al naso riportandomi coi piedi per terra "Accidenti, ma che ti prende? Sei per caso innamorato?", ride.
"Innamorato?", balbetto diventando violaceo "Ma che vai dicendo, Xion?".
"Sei innamorato!", batte le mani entusiasta "Avanti, chi è?", si sporge verso di me, il viso animato da una nuova curiosità.
"Ma... No, dai, Xion, non te lo posso dire!", arrossisco ancora di più.
"Andiamo, Roxas!", mette un finto broncio che la fa diventare ancora più carina di quanto non lo sia già "Siamo amici da sei anni!".
"Ma non posso! Non mi parleresti più!".
Lei si fa seria per un momento. "Non ti sei mica preso una cotta per mio fratello?".
"Dio, Xion, CHE SCHIFO!", mi metto a urlare "Piuttosto preferisco pulire con la lingua il pavimento del bagno dei ragazzi!".
"Guarda che se non me lo dici non ti parlo più lo stesso", dice sapendo perfettamente che cederò subito al suo ricatto.
"Mi... Mi piaci tu, Xion", tiro fuori tutto d'un fiato tenendo la testa bassa.
Silenzio. Faccio passare tre secondi prima di guardarla.
Il suo viso è una maschera di sorpresa: le iridi blu sgranate, le labbra rosee che disegnano una perfetta 'O'  e un vago rossore dipinto sulle guance.
"Io... Roxas", stavolta è lei che abbassa lo sguardo "Io... Non provo lo stesso... Cioè: sei un fratello, per me, lo sai, ma... Non mi piaci fino a quel punto. Mi... Mi dispiace", ed era scappata lasciandomi come un pirla seduto sul muretto del parco.

Riapro gli occhi anche se non vorrei farlo.
Sei anni nel cesso, Roxas. Ora lei ti evita come la peste e non provare ad accampare scuse: per la prima volta in sei anni non si è seduta al vostro tavolo, ma è andata dalle ochette della sua classe il cui unico scopo nella vita è di avere lo smalto perfettamente intonato con i loro vestiti. E questo per cinque giorni consecutivi!
"Sei uno stupido, Roxas Yoake*", mi dico coprendomi gli occhi con le mani.
"Lo so che sei stupido, Ro'", la voce acuta di mio fratello mi fa scattare a sedere "Smettila di auto commiserarti e preparati, si esce stasera".
Non ve l'ho ancora presentato, vero? Oh, be', poniamo subito rimedio...
Nella vita precedente devo aver fatto qualcosa di davvero malvagio (del tipo sterminare intere civiltà o roba del genere...) per meritarmi un fratello gemello come lui. Si chiama Sora e ringraziando Iddio non mi somiglia per niente.
Siamo gemelli diversi, per fortuna: io biondo, lui castano perciò nessun problema a riconoscerci. Fra le nostre intelligenze c'è un baratro (a essere minimalisti) di differenza: diciamo che durante la spartizione dei neuroni nell'utero materno me li sono presi tutti io lasciando il mio 'povero' fratellino completamente sprovvisto, solo che lui in cambio ha avuto lo strano dono di attirare le ragazze grazie alla sua innocenza, così che alla tenera età di quindici anni (tre contando quelli cerebrali) ha avuto circa il triplo delle mie fidanzate.
Vabbè, lasciamo perdere le dispute con mio fratello e torniamo a questo tremendo presente.
Sora mi guarda ancora con le mani sui fianchi aspettando un cenno da parte mia. "Non mi va", rispondo semplicemente e con un tono molto strascicato.
"Non se ne parla: è una settimana che sei chiuso qui dentro a sbattere la testa contro il muro, perciò...", va al mio armadio e tira fuori jeans, maglietta e felpa "Ti vesti e usciamo", ed esce sbattendo forte la porta.
Borbottandogli contro maledizioni di ogni genere inizio a vestirmi: tanto dolce e caro, all'apparenza, ma il mio gemellino può diventare una vera belva se litiga. Specialmente se la persona che gli dà contro sono io: la cicatrice a forma di mezzaluna sull'avambraccio sinistro non me la sono mica fatto da solo! Il dentista, scherzandoci su, ha detto che non avrebbe fatto il calco dentale a Sora perché ne aveva uno perfetto sul mio braccio.

Vagabondiamo apparentemente senza meta lungo le vie residenziali della città.
Ho tirato su il cappuccio della felpa e tengo la testa bassa per studiare i ciottoli del marciapiede mentre Sora mi trotterella allegramente intorno come se fosse un bambino che va per la prima volta ad un parco divertimenti. Assomigliamo vagamente ad un condannato a morte con il suo fedele amico a quattro zampe.
Lui apre un cancelletto e mi sospinge dentro e, senza darmi il tempo di reagire, mi fa salire i gradini del portico in legno e suona il campanello. "Sora, ma cos...?", rialzo la testa e, orrore!, leggo il nome sul campanello: Nichibotsu**.
Non faccio in tempo a girarmi e correre via, riconoscendo il cognome di Xion, che già Riku ha aperto la porta con un sorriso a trentadue denti (che, sinceramente, fa anche paura) e mi afferra per la spalla. "Dove credi di andare, Rox? Siamo tutti qui per la Riunione!".
La Riunione, cavolo è vero! Dovevo aspettarmelo dato che oggi è sabato.
La Riunione consiste in una seduta collettiva del nostro piccolo gruppo di amici che si protrae fino al giorno successivo (passiamo anche la notte insieme), un piccolo modo per stare insieme il weekend dato che facciamo scuole diverse.
Porca miseria che razza di idiota che sono: ora che ci penso, sono cinque giorni che Sora mi sbandiera che la Riunione si sarebbe tenuta a casa Nichibotsu.
"Abbiamo taaaante cose da dirci", sorride Sora facendomi l'occhiolino.
Ho già detto che mio fratello ha l'intelligenza di un'ameba? Allora mi chiedo: come diamine ha fatto a capire quello che era successo fra me e Xion? Non può esserci arrivato solo con le sue forze!
Catena di Sant'Antonio, Roxas, mi dico mentre vengo trascinato dall'albino in salotto.
Sicuramente è andata così: Xion ha sentito l'irrefrenabile bisogno di confidare l'accaduto a qualcuno così l'ha detto a Kairi, la sua migliore amica, che a sua volta l'ha raccontato a Naminé, la sua gemella (a differenza di me e Sora quelle due sono pappa e ciccia). Ovviamente il loro fratellone, Axel, aveva origliato tutto ed era corso a spifferarlo a Riku, suo compagno di banco dai tempi delle elementari e fratello maggiore di Xion, che ha pensato bene di chiudere il cerchio narrando per filo e per segno la vicenda anche al mio gemello che altri non è che il suo migliore amico.
Insomma, sono fregato.
"Bene, siamo tutti?", Riku mi fa sedere fra Naminé e Axel e poi si accomoda sul puff vicino al caminetto.
"Axel, Naminé, Kairi... Sora e Roxas... Tu ed io", ci conta Xion non guardandomi neanche.
"Ehi, Kairi", mi volto dall'altra parte prima che l'albino apra la bocca per iniziare la seduta "Hai portato i biscotti con la glassa che ti avevo chiesto?"
"Sì, sono in cucina insieme alle altre cose...", annuisce lei prima che qualcuno le faccia cenno di non rispondere.
"Bene! Allora io vado a prenderne uno!", mi alzo di scatto e mi avvio verso l'altra stanza.
"Roxas, mangiamo tutti insieme!", si lamenta Xion e mi fermo un secondo continuando a darle le spalle.
"Sì, ma io ho fame ora", mi giro con un sorriso che mi costa molto.
"Fatelo mangiare ora prima che cambi idea!", Sora scatta in piedi "Non mangia niente da due giorni".
Ok, da questo momento sono figlio unico... Ma porca miseria, deve proprio sbandierare in giro la mia situazione? Razza di imbecille! Potessi cascare dalle scale, maledetto cretino!
Rimangono tutti in silenzio e Kairi cenerizza il mio ex-fratello, che si è accorto troppo tardi della gaffe, al posto mio.
"Lo prendo come un sì", borbotto e vado in cucina.

La Riunione non è stata così tremenda come immaginavo, almeno per adesso: con molto tatto hanno evitato l'argomento parlando del più e del meno.
"Sì, ma io voglio sapere i particolari fra Ro...", Sora aveva tentato di aprirlo, ma non ha fatto in tempo a finire la parola perché Axel gli aveva ficcato in bocca un dolcetto, mentre pronunciava la vocale, urlando un "Senti questo quant'è buono, Sora!" e Naminé era stata rapidissima a cambiare discorso.
Li avevo guardati e avevo rivolto loro un "grazie" silenzioso. Il rosso mi aveva fatto l'occhiolino mentre Naminé un vago sorriso mentre ascoltava lo sproloquio di Riku sulle creme protettive.
L'amicizia è qualcosa di raro, un fiore delicato che va trattato con estrema cura, ma se gli dai le dovute attenzioni può ripagarti di tutta la fatica fatta per mantenerla in vita.
Le nostre famiglie si conoscono dai tempi del liceo così che siamo cresciuti tutti insieme come se fossimo fratelli.
Axel Shogo*** e Riku Nichibotsu hanno un anno più di noi e sono sempre stati i piccoli "capi" del nostro gruppetto prendendosi sempre la responsabilità della nostra incolumità quando andavamo, a sette anni, a giocare in spiaggia. Anche ora che ne abbiamo quindici continuano a sorvegliarci come se ancora tentassimo di bere l'acqua dell'oceano (non c'è neanche bisogno di dire chi ci aveva provato più volte e ci era anche riuscito).
Poi ci siamo noi, i piccoli. Naminé e Kairi Shogo, Roxas e Sora Yoake e Xion Nichibotsu.
Naminé e Kairi sono gemelle diverse, proprio come me e Sora: bionda e timida la prima, rossa e incredibilmente loquace la seconda. Eppure non riescono a stare troppo tempo separate perché si completano a vicenda. A volte dicono di essere una sola anima in due corpi diversi e in quei momenti non posso fare a meno di guardare Sora e reprimere il conato di vomito al pensiero che anche noi potremmo essere così. Piuttosto mi bevo della soda caustica!
"Riku, non vorrei interromperti", Xion decide di interrompere il fratello che sta ancora spiegando quanto sia difficile trovare una crema protettiva decente per la sua pelle delicatissima "Ma lo sappiamo tutti il fattore della tua crema solare".
"E allora perché me lo chiedete?", incrocia le braccia lui.
"Perché sappiamo quanto diventi checca quando si parla della tua epidermide, per dirla in maniera raffinata", sorride Sora incrociando le braccia dietro la testa "Vedi che ci riesco, Roxy?".
Lo incenerisco con la peggiore occhiata assassina del mio repertorio.
"Bene!", trilla Xion con un grosso sorriso "Direi che possiamo chiudere qui la parte del dibattito. Ora, se ci spostiamo in cucina, possiamo iniziare a cucinare e no, Sora", indica il mio ex-fratello che si sta alzando per correre nell'altra stanza "Non prendi assaggini e devi stare ad almeno tre metri dai fornelli. Abbiamo tutti firmato la petizione: sono le regole, lo sai".
"Ma uffa, io ho fame!", si lamenta.
"Anche noi, sai?", Axel si alza e va verso la cucina "Ma tratteniamo gli istinti: sai che è questo che differenzia l'uomo dalla bestia, no?", e si picchietta la tempia.
"Non provare a fare lo spelling", si lamenta Sora "So come si scrive 'bestia', grazie per il pensiero".
Axel ride e gli passa un braccio sulle spalle. "Su, su, non arrabbiarti, piccoletto!", e lo trascina verso il giardino "Facciamo un paio di tiri? Tanto anche a me è stato negato l'accesso alle cucine...".
"Chissà com'è, Soffio di Fiamme Danzanti...", urlo avviandomi in cucina dietro a Riku.

Metto il sacco a pelo vicino a quello di Axel mentre Naminé, dopo un po' di discussioni con la sorella, si sistema alla mia sinistra.
"Allora", Axel prende una torcia e se la mette sotto al volto "Finalmente è il momento delle storie del terrore", si guarda intorno con aria circospetta e arrivato al viso di Naminé caccia un urlo da Oltretomba che la fa saltare dalla paura.
"Non sei divertente", sibila socchiudendo gli occhi mentre il fulvo si rotola per terra dalle risate. Gli tiro un calcio per farlo smettere e poi lo aiuto a tirarsi su tendendogli la mano.
"Ma perché non facciamo il gioco della bottiglia? Sarà divertente!", propone Kairi con la speranza di poter baciare Riku del quale è cotta da tre anni.
"Ma certo, perché no? Volendo potremmo fare che anche i ragazzi possono limonare fra loro", dico, ironico. Peccato che lei non la colga questa sfumatura "Ma è magnifico! Chi vuole che i ragazzi limonino fra loro alzi la mano!", si alzano quattro mani... Quattro? Osservo Axel con gli occhi di fuori per la sorpresa "Eddai, Rox, al massimo vedremo sgarbonare**** fra loro anche le ragazze!".
Io, Riku e Sora ci guardiamo interdetti. "Sia chiaro, l'incesto è proibito", sibilo minaccioso.
Kairi annuisce giuliva e posa la bottiglia di Coca-Cola in mezzo al cerchio con cautela, probabilmente studiando come far fermare la bottiglia prima da lei e poi dall'albino.
"Ok, vado", la fa girare "Riku bacia", sorride quando si ferma e la fa ruotare di nuovo "S-Sora", sbatte le ciglia vedendo che la piccola bottiglia traditrice si ferma davanti al mio gemello, pochi centimetri alla sua sinistra, che diventa così rosso che pare un semaforo.
Ah, già, non ho detto una cosa importante sul mio fratellino. Beh, senza tanto girarci intorno, a lui piacciono le ragazze, ma da quattro mesi a questa parte non fa che mormorare in bagno - lascio a voi le ipotesi su che cosa faccia in bagno - e a letto il nome di Riku.
Io e Naminé facciamo la ola. "Quindici secondi, eh! Con la lingua, mi raccomando!", dice lei con gli occhi lucidi di gioia "Oh, questa sarà una scena che mi porterò sempre nel cuore", la bionda mi getta le braccia al collo e fa aderire la sua guancia con la mia mentre osserviamo l'albino che, sospirando, prende i capelli di Sora fra le dita e lo attira a sé.
Quando scade il tempo, Sora si stacca e, con dipinta sul volto una tonalità di rosso bordeaux che non avevo mai visto, scappa in bagno scusandosi con gli altri. Osservo Riku e gli indico con gli occhi il corridoio nel quale è sparito il mio gemello invitandolo a seguirlo: è ora che chiudano questa faccenda.
"Beh", Kairi ha perso tutto il suo interesse ora che Riku si è alzato ed è andato da Sora ma continua "Vediamo ora a chi tocca", fa ruotare.
Stringo i denti notando il collo della bottiglia indicarmi come un dito accusatore. So di non essere stato un bravo cristiano, ma ti prego: tutte tranne Xion, tutte tranne Xion! Mi va bene anche Kairi, ma ti prego non Xion! Andrò la domenica in chiesa e...
"Con Axel". Ok, mi odi proprio, vero? Naminé sorride e poi arriccia le labbra. "Quindici, lunghi secondi", mi ricorda con una leggera nota di soddisfazione e poi mi mostra la lingua.
Mi volto verso il fulvo. "Bene. Soddisfatto?".
"Suvvia, l'hanno fatto Riku e Sora e anche loro sono migliori amici".
"Sì, ma l'hai visto come ha reagito Sora?".
"Tuo fratello è troppo emotivo, lo sai".
Sospiro pesantemente sentendomi perforare la schiena da quattro paia di occhi affamati di yaoi. "Naminé, lo giuro sulla mia testa, se non mi avverti dello scadere dei quindici secondi ti brucio tutti i tuoi manga, intesi?", le scocco una rapida occhiata e lei annuisce "D'accordo, facciamolo", dico più a me stesso che ad altri.
Inclino leggermente il volto verso sinstra e mi allungo, ancora un po' titubante - chi non lo sarebbe? Stavo per limonare con il mio migliore amico! - ed Axel, notatolo, mi aiuta avvicinandosi un po' di più.
"Prima facciamo prima finiamo", mi cantilena dolcemente ad un centimetro dalle mie labbra.
Serro gli occhi e faccio scontrare le nostre bocche. Lui rimane perfettamente immobile aspettando un passo in avanti che non arriva e che solo il colpetto di tosse di Naminé mi ricorda: la lingua, vogliono un bacio alla francese, queste assatanate!
Sto tremando come una foglia mentre passo con la lingua il labbro inferiore di Axel e lo maledico in tutte le lingue che conosco infilandogliela in bocca per cercare la sua. Il maledetto si mette a ridacchiare, mi posa una mano sul collo e inizia a ricambiare.
Il cuore comincia a martellarmi furiosamente nel petto, sembra quasi che voglia scappare via dalla gabbia toracica. Inconsciamente mi ritrovo a stringere i capelli di Axel fra le dita mentre esploro ogni anfratto di quella bocca che dice tante sciocchezze.
Un picchiettio sulla mia spalla mi fa spalancare gli occhi di scatto. "Roxas, maledizione, sono passati un minuto e ventisette secondi!", Naminé, con un tono preoccupatissimo, mi osserva con gli occhi luccicanti di gioia.
Mi stacco come se fossi il diavolo e Axel l'acqua santa. "M-Ma perché non me l'hai detto?", ululo pregustandomi il falò dei manga della bionda.
"Ci ho provato, ma sembravate sordi!", protesta lei "Non è colpa mia se vi stavate scambiando un bacio così appassionato che vi ha isolato dal mondo esterno!".
Bacio appassionato? Oh. Santo. Cielo.
Mi alzo con una mano davanti alla bocca. "Credo che raggiungerò Sora in bagno e andrò a vomitare. Anche l'anima se servirà!", e cammino a passo spedito verso il bagno. Peccato che dei gemiti che lasciano ben poco all'immaginazione mi blocchino prima di aprire la porta. Tendo le orecchie ascoltando la voce infantile ed acuta che sta producendo tutto quel fracasso e che riconoscerei anche ad un chilometro di distanza.
La bile mi ritorna in gola mentre Axel, con molta nonchalance si appoggia allo stipite e mi sussurra all'orecchio "Però! Passano subito al sodo!".
"Ti ha mai detto nessuno che fai schifo?", inarco un sopracciglio.
"Nessuno. Le ragazze solitamente dicono che sono un gran figo".
"Forse perché hanno paura che tu dia loro fuoco", sorrido leggermente. Adoro punzecchiare Axel tanto quanto lui lo adori fare con me.
"Sai cosa dicono le ragazze di te, Roxy? Dicono - testuali parole - 'Roxas? Oh, è carino, ma sarebbe meglio che si sciogliesse un po'. Con quell'aria seria fa passare a tutte la voglia di stargli intorno'", sogghigna lisciandomi con un dito la solita fossetta che mi si forma sulla fronte quando lo guardo storto.
Essere toccato da lui mi riporta immediatamente al bacio che ho dovuto dargli qualche minuto prima. Mi volto di scatto e mi allontano rapidamente "Senti vado a prendere una boccata d'aria. Ho bisogno... Ho bisogno di pensare un po'".
"Come vuoi, Roxy!", cinguetta salutandomi con la mano, si gira sui tacchi e se ne torna in salotto. Sicuramente ho le visioni, ma per un secondo mi è sembrato che nei suoi occhi fosse apparsa la solita scintilla che si manifesta quando vuole conquistare una ragazza...
Un muro! Ho urgentemente bisogno di un muro dove sbattere la testa!

15 giorni prima che Roxas si innamori

* Yoake: alba, in giapponese
** Nichibotsu: tramonto, in giapponese
*** Shogo: mezzogiorno, in giapponese
**** sgarbonare: forma presa dal mio dialetto, sinonimo di limonare. Ho pensato che, dato che parlano dei ragazzi, un termine dialettale potesse andare bene

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Capitolo 2
*** 01. Shower ***


Fifteen days to fall in love - 01. Shower - Se il vostro amico è un idiota patentato, non permettetegli mai di trascinarvi in cose degne di lui.

Buonsalve a tutti!
Bene, fa un caldo della miseria, le vacanze sono iniziate da una settimana e io ancora non sono potuta andare al mare. Massì, manteniamo il colorito "bianco mozzarella che fa un baffo a Riku" per tutte le vacanze!
In ogni caso, la forzata permanenza a casa mi ha dato il tempo di completare questo capitolo altrimenti chissà di quanto sarebbe slittato l'aggiornamento...
Ah, la frase in latino l'ho tradotta molto letterale. Non avevo voglia di cercare traduzioni migliori e latino non lo voglio più vedere per un po'!
Ritornando alla questione aggiornamenti... Ecco, c'è un piccolo problema. Dato che sono stata promossa (non ho preso il debito né di greco né di latino. Evvai!) parto l'otto luglio per l'Australia. E sto fuori dieci mesi. Per ovvie ragioni il prossimo aggiornamento sarà molto in là, ma spero che per la fine dell'estate almeno uno riesca a farlo. Incrociamo le dita.
Voglio ringraziare di cuore chi ha recensito il prologo. Grazie infinite anche a chi ha messo questa storia fra le preferite (2) e fra le seguite (12). ♥
A presto, si spera!

01. Shower - Se il vostro migliore amico è un idiota patentato, non permettetegli mai di trascinarvi in cose degne di lui.
Ci erano voluti sei anni per ammaestrare Sora sul comportamento da tenere in quei delicati venti minuti nei quali passo dolcemente dal coma profondo al dormiveglia e infine alla sveglia vera e propria, ma ne era valsa ampiamente la pena: se non ho quei venti minuti di pace e tranquillità resto intrattabile per tutta la giornata. Sora dice che in quello stato farei inacidire il latte direttamente nelle mammelle delle mucche.
Peccato che non sia riuscito ad addestrare Axel altrettanto bene: due coperchi che sbattono a pochi centimetri dal mio naso - che nella mia testa assumono la stessa potenza di un tuono in un temporale particolarmente violento - mi svegliano di soprassalto.
"Buongiorno, Roxy, è l'ora del pancake!", esclama giulivo il fulvo, allungando a dismisura la prima o di 'buongiorno' e la e finale di 'pancake', seduto sul mio stomaco.
Mi porto una mano sul cuore cercando di calmarmi e ricordare quella roba zen su come controllare la propria rabbia a cui Naminé mi aveva costretto a iscrivermi. "Scendi immediatamente da lì, non sono il tuo cuscino", sibilo seccato con la voce roca dal sonno.
"Ah no? Peccato perché sei comodo...", fortunatamente per lui, Naminé lo prende per un orecchio e lo trascina via prima che possa strozzarlo. Se il buongiorno si vede dal mattino, posso tornare a dormire e svegliarmi direttamente lunedì perché ho il vago presentimento che sarà una giornata di merda.

La Riunione prevede che la mattinata sia dedicata allo studio prima del divertimento pomeridiano così ci dividiamo in tre gruppetti per le tre scuole che frequentiamo: da un lato c'è Xion con Kairi che ragionano sui loro problemi di matematica per il Liceo Scientifico, da un'altra Axel e Riku sopra i libri di psicologia per il Pedagogico e infine io, Naminé e Sora che ci consumiamo la vista consultando una vecchia copia ingiallita del Rocci cercando di decifrare gli astrusi ragionamenti di Platone.
"Allora", Sora riemerge dal libro della grammatica agitando le braccia come se fosse uno spirito ritornato dall'Aldilà e poi si blocca inclinando la testa "Non ho capito una mazza", annuncia annuendo fra sé.
Gli tiro una penna centrandolo in pieno naso. "Concentrati di più allora", mi chino nuovamente sul quaderno annotando a margine il significato di un verbo "Non è difficile, Sora, se hai studiato".
"Andiamo, Roxy, siamo gemelli!", protesta.
"Martedì c'è il compito in classe. Non ci sarò sempre a pararti il culo, fratellino", lo guardo dall'alto in basso.
Ecco, se c'è qualcosa di più odioso della mia professoressa di latino è senz'altro il fatto che mia madre abbia preteso dalla preside di farci mettere in classe insieme. Insomma, perfino Kairi e Naminé sono riuscite a separarsi e ad andare in due scuole agli antipodi! E loro sono gemelle siamesi mancate!
"Anche se sei più vecchio di tre minuti non vuol dire che mi puoi chiamare 'fratellino'! Comunque questa è l'ultima che mi passi, giurin giurella", fa gli occhioni dolci.
"Ci credo: è l'ultimo compito prima degli scrutini", indico con la testa il calendario alle mie spalle.
"Silenzio...", sussura Naminé, sfogliando accuratamente il vocabolario, prima che Sora possa controbattere nuovamente.
"Scusa", mormoro e riprendo da dove ho lasciato la versione.
Ora che anche Sora torna a scervellarsi - riesco a sentire il cigolare della ruota del criceto che aziona il suo cervello - il silenzio è assoluto. Sorrido lievemente girando pagina: amo il silenzio perché mi rilassa ed è così assordante da impedirmi di pensare. Perfetto, insomma, per poter mettere in un cantuccio gli incubi notturni che mi hanno impedito di dormire in cui un Axel-piovra mi baciava stritolandomi fra i suoi tentacoli e con una Xion che si allontanava in controluce - scena degna di ogni film romantico-tragico - sentenziando un "Lo sapevo, Roxas, che eri finocchio. Per questo non volevo stare con te".
"Impossibile", bonfocchio scuotendo il capo così forte da farmi venire il mal di testa "Io non sono così. A me piacciono le ragazze".
"Di questo ne sono certa, Roxas. Per favore, mi dici come hai fatto questa frase?", Naminé mi sorride gentilmente indicandomi la quarta riga e la rumorosa risata di Sora fa voltare tutti.
Mentre lancio l'evidenziatore in faccia a mio fratello sento solo gli occhi di Xion trapassarmi da parte a parte e il solito, dolce sorriso aprirsi sulle sue labbra.
In realtà sento anche quelli smeraldini di Axel e la sua risata bassa e lunga.

"Maledizione, piove!", Sora, tenendo sottobraccio il pallone di calcio, indica fuori crucciato "Niente partitella".
"Peccato, non possiamo stracciarvi", Kairi con già i capelli legati in due basse code di cavallo incrocia le braccia al petto mettendo - casualmente, s'intende - il seno più in risalto.
"Solo perché avete vinto l'altra volta non dovete montarvi la testa", scuoto la testa "Senza contare che avete vinto perché siete fallose... Naminé, lasciatelo dire: sei un macellaio! Con un'altra entrata di quel genere mi portavi via la tibia".
Lei mi fa una linguaccia "Ha parlato quello che si butta a terra appena lo sfiori".
"Non è colpa mia se Xion pesa tre quintali", sorrido mentre quella urla un "Ehi!" seguito da diversi insulti a mio carico.
Poi mi ritrovo schiacciato a terra con Xion seduta sul mio stomaco. "Allora? Peso così tanto?", mi chiede, offesa, portandosi ad un palmo dal mio naso.
Sono semplicemente pietrificato, non riesco a muovere un dito. So che non c'è niente, so di essere già stato rifiutato, ma non posso fare a meno di sperare che mi stia così vicino sempre - magari anche di più - e arrossire come una ragazzina protagonista di uno shojo manga. Maledizione, sono un uomo con tutti gli attributi non una svenevole bambinetta!
"Oh", lei si accorge di quanto mi si è avvicinata e si alza di scatto "Scusa, Roxas", sorride nuovamente imbarazzatissima.
"Figurati", mi porto una mano dietro la testa e mi scompiglio i capelli in un gesto che ricorda tanto Sora.
Axel, dietro di me, giocherella con un accendino "Bene, che si fa adesso?", domanda guardandoci annoiato.
"E se giochiamo di nuovo al gioco della bottiglia?", propone Sora con un sorriso che parte da un orecchio e arriva all'altro lanciando un'occhiata fugace a Riku.
"Scordatelo", sentenzio dandogli uno scappellotto.
Quindici anni fa nell'utero materno, oltre alla divisione iniqua dei neuroni, qualcosa è andato storto. Posso solo sperare che colpirlo gli faccia ripartire le rotelle del cervello perché la lista dei trapianti è molto, molto lunga.

Appena finito di piovere Axel, dopo aver spillato a mio fratello fino all'ultimo centesimo della sua paghetta con il trucco di carte più vecchio del mondo, esce in giardino urlando un "Battaglia di palle di fango!" seguito a ruota da Riku e Naminé. Anche Sora, desideroso di vendetta, corre fuori strillando "Banzai!" per poi essere centrato in piena faccia dal tiro, preciso al millimetro, dell'albino. Xion ricordando a Kairi che i fanghi fanno bene alla pelle riesce a convincerla a uscire a giocare lasciandomi da solo sotto il portico.
"Ehi, Rox, vieni anche tu!", Naminé si pulisce la guancia sporca di fango e agita la mano richiamando la mia attenzione.
"Nah", mi siedo sulla panchina sotto la finestra del soggiorno "Sto bene così, grazie".
"Sembri un imperatore romano che guarda i giochi gladiatori, sai?", inclina la testa.
"Ave, Cesare, morituri te salutant!", Axel si porta la mano sul petto non ricordandosi di avere una palla di fango "E che cazzo!", borbotta fissando la bella macchia che è apparsa nella sua maglia nera dei Muse.
"Come siamo colti", inarco un sopracciglio.
"Ehi, Sora, sai cosa significa quello che ha detto Axel?", lo stuzzica Riku.
"Eh?", quello sembra cadere dalle nuvole.
"Puppa!", gridiamo in coro per poi scoppiare a ridere.
"Non è divertente", Sora incrocia le braccia al petto gonfiando le guance.
Riku gli batte una mano sulla spalla. "Non te la prendere, ti aiuto io se vuoi a tradurla visto che non lo sai", lo rassicura "Vuol dire, più o meno 'Salve, Cesare, ti salutano coloro che stanno per morire'".
"Alla faccia del Classico, So'!", lo prende in giro Xion.
"Ma io la sapevo tradurre è che Riku mi...", prova a ribattere, ma lo fermo alzandomi e sporgendomi verso di loro "Sì, sì, certo. Lo sapevi far...".
SPLAT!
Mi ritrovo al buio con qualcosa di freddo, appiccicoso e viscido che mi cola lungo il viso.
"Ah, pensavo partecipasse anche lui ora che si è alzato dal trono", ridacchia qualcuno. Axel.
Mi pulisco gli occhi e la bocca fissandolo con un'occhiata apparentemente tranquilla, come se non fosse successo niente. Guardo Naminé che storce la bocca per implorarmi di non fare niente e lasciar correre, ma l'ho detto: se non ho i miei venti minuti di dolce risveglio sono irritabile peggio di una donna col ciclo.
Quindi mando a 'fanculo la mia parte pacifista e mi butto a capofitto nella mischia desiderando ardentemente di spaccare la testa del fulvo con le mie mani.

"Ti prego, posso?".
È da mezz'ora che Axel sta nel vialetto di casa mia implorandomi di farlo entrare.
"Ma perché? Mi risulta che a casa tua ci sia una doccia!", sbuffo roteando gli occhi.
"In teoria sì, ma in pratica stanno ristrutturando un paio di tubi e ci manca l'acqua fino a domani mattina", mi spiega.
"Potevi farla da Riku, no?".
"Mi sono scordato! Solo quando siamo arrivati qui davanti e Sora ha gridato che la faceva prima lui mi è tornato in mente!".
Sbuffo nuovamente e Axel unisce le mani come a pregarmi "Eddai, siamo migliori amici! Che ti costa far fare una doccia ad un puzzolente?".
"E sia, ma prima io, ok?", acconsento aprendo la porta e gridando un "Sono a casa! Sora porta il tuo culo fuori dalla doccia immediatamente perché sono venti minuti che stai sotto e dopo finisci l'acqua calda!".
Le urla beduine del mio gemello, chiuso nella sua camera a giocare a qualche videogame, mi annunciano che il bagno è libero e che c'è ancora un po' d'acqua calda a mia disposizione.  Lascio Axel alle chiacchiere con mia madre e mi infilo in bagno, spogliandomi a tempo record per poi gettarmi sotto il getto della doccia.
Sto iniziando a rilassarmi così tanto che sto quasi per prendere in considerazione l'idea di mettermi a canticchiare quando uno spostamento d'aria gelida mi fa aprire gli occhi di scatto.
"Dai, Roxy, scansati: la stai finendo tutta!", sorride goioso Axel spingendomi contro il muro per potersi appropriare del getto d'acqua.
"Ma che cazz... Axel! Ma sei nudo?", lo squadro dalla testa ai piedi.
"Come dovrei farla la doccia, scusa?", inclina la testa di lato come se stesse dicendo un'ovvietà "In ogni caso, già che ci siamo, perché...", punta lo sguardo verso il basso "Perché non ci confrontiamo?".
3. Una vena inizia a pulsarmi sulla tempia.
2. Stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
1. Inspiro profondamente mentre Axel si tappa le orecchie sapendo perfettamente cosa sta per succedere.
"ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUI, AXEL!".
Credo che farmi irritare sia il suo nuovo passatempo, sì. Lo sapevo che dovevo tornare a dormire, lo sapevo!

14 giorni prima che Roxas si innamori.

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Capitolo 3
*** 02. Test ***


Fifteen days to fall in love - 02. Test
Sono imperdonabile. Ve lo dico in tutta sincerità, mi vorrei prendere a calci da sola.
Cosa dire a mia discolpa? La mia situazione di Exchange Student non giustifica un ritardo di – quanti mesi sono passati dall’ultimo aggiornamento? – sei mesi. Sei mesi, per la miseria, non sono mai stata così lenta! Mi spiace tantissimo, non posso promettervi che non succederà più (perché sono abbastanza sicura che anche il prossimo sarà molto in là), ma proverò ad ottimizzare quei pochi minuti che posso dedicare alla scrittura.
Perché su questo capitolo ci lavoro più o meno da agosto, ma con mezz’ora di tempo potevo solo correggere quello che avevo scritto in precedenza e poi aggiungere altre due righe prima di dover chiudere per studiare o passare del tempo con la mia famiglia ospitante o i miei amici. Senza contare che l’ispirazione per questa storia era letteralmente andata a farsi benedire per spostarsi su altri fandom.
Devo ringraziare Ev’ e la sua storia Medley. per aver resuscitato la mia voglia di scrivere AkuRoku e quindi permettermi di concentrarmi di più su questo capitolo. Grazie di cuore.
Insomma ce l’ho fatta. Non ci credo, ce l’ho fatta, pensavo che sarebbe marcita nel computer all’infinito. Grazie al cielo non è stato così.
In questo capitolo, che è stato molto divertente scrivere, entrano in campo anche i personaggi secondari della vicenda che fanno da cornice al gruppetto di amici di Roxas e Axel: compagni di classe, amici e professori. Le loro vicende saranno accennate nei capitoli successivi ma ovviamente non occuperanno un ruolo di primo piano nella storia perché questa si incentra su Roxas e sul maturamento dei suoi sentimenti. Un bel tema ostico, eh? Me la sono cercata.
Ultime due cose e poi vi lascio al capitolo:
1. L’autrice sa che la pace di Cateau-Cambrésis è stata firmata nel 1559. 1527 è la data del sacco di Roma da parte dei lanizichenecchi al soldo di Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero.
2. La toponomastica della città di Roxas & Co. è puramente inventata. Se coincide con quella della vostra o di una che conoscete sappiate che è pura coincidenza.
Dopo tutti questi preamboli, vi lascio al secondo capitolo di Fifteen days to fall in love (che chiamerò FDFL per far prima) sperando che abbiate la santissima pazienza di lasciare un commento: le vostre recensioni sono il carburante della mia ispirazione per questa long.

02. Test - Perché se fai il Classico, non importa che tu abbia una normalissima media del 7.27, tutti ti crederanno ugualmente un secchione
C'è sempre stato un pregiudizio che mi manda in bestia ossia che se fai il Classico sei automaticamente un secchione, ma uno di quelli della peggior specie.
Molto, molto irritante, e diventa ancor più irritante se - nonostante ogni anno arrivi con l'acqua alla gola (nonostante ti sia promesso l'anno precedente di non ridurti all'ultimo secondo) rischiando di condividere l'ombrellone con un simpaticissimo libro di grammatica latina - i tuoi amici continuano a darti del secchione anche se la loro media vanta un 8.76 mentre la tua è più bassa di almeno un voto e mezzo.
Senza contare che, quando fai notare questo piccolo particolare, quelli si infervorano ribadendo che non lo sono mentre tu sì solo in virtù della scuola che hai scelto.
Firmando quel modulo di iscrizione ti sei automaticamente bollato.
~
Avevo inziato a sentire odore di bruciato sin da quando Sora mi aveva impedito di farmi la colazione ribadendo che voleva prepararla al posto mio.
"Qualunque cosa tu voglia, Sora, la risposta è sempre no" metto in chiaro subito sedendomi sullo sgabello e poggiando il gomito sul bancone della cucina e la testa sulla mano aperta.
Il mio gemello mi serve le fette di pane tostato abbondantemente farcito con marmellata di fragole. "Ma perché pensi subito che voglia qualcosa da te? Non si può essere gentili di tanto in tanto?" mi chiede finendo di zuccherare il suo caffellatte.
Tanto per metterlo in chiaro: mio fratello è un essere estremamente gentile ma la mattina, quando si ricorda che deve 'sprecare - parole sue, giuro - i migliori anni della sua vita' in quell'edificio cadente che è il Liceo Classico e delle Scienze Sociali Giuseppe Garibaldi, il suo proverbiale buon umore sparisce rendendolo più acido della Denki* per circa due ore. Specialmente se alle prime due ore c'è un compito in classe, proprio come oggi.
Ecco perché vederlo così sorridente e servizievole mi insospettisce.
I miei sospetti iniziano a trovare conferma quando, sull'autobus superaffollato, mi cede l'unico posto libero a sedere mentre solitamente ci si butta a peso morto. "Sora, lo so che stai facendo tutto questo perché ti aiuti con il compito di greco" gli dico due secondi prima di scendere "Ma non posso farlo, davvero!".
"Ma perché?" chiede aggrappandosi al mio braccio come se fosse un koala che ha trovato un ramo di eucalipto particolarmante appetitoso "Andiamo, Roxas, che ti costa?".
"Lo sai che quella zitella della Denki ci tiene sott'occhio! Se vede anche una sola frase identica fra la mia copia e la tua ci annulla il compito".
Larxene Denki è la nostra adorabile professoressa di greco. Ventotto anni, single - nonostante il professore di inglese le faccia una corte spietata da circa tre anni - e, bisogna ammetterlo (date a Cesare ciò che è di Cesare), è una bella donna. Bella quanto incredibilmente stronza, con un odio alquanto radicato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni.
Perché abbia voluto fare la professoressa di greco del liceo rimane un mistero. Alcuni mormorano perché così può seviziare e torturare legalmente con versioni di Lisia impossibili i suoi alunni e anch'io tendo verso questa opinione. Altri pensano semplicemente che sia un alieno.
"Ancora con quella storia! Quando capirà che a fischiarle non sono stato io ma Hayner?" sbuffa Sora continuando a tenere il mio braccio come se fosse l'ancora di salvezza. Il primo giorno di scuola, quando ancora non sapevamo con che razza di mostro avremmo avuto a che fare durante i prossimi anni, Larxene elargiva sorrisi a tutti entrando in classe e Hayner, il vicino di banco di Sora all'epoca, si era esibito in un lungo fischio di apprezzamento alle gambe della professoressa. Ovviamente lei era diventata una furia e aveva incolpato il mio gemello, iniziando a detestarlo apertamente, e per osmosi un po' del suo odio si era riflesso anche su di me. Le mie versioni da otto, però, mi avevano ogni volta salvato dalla catastrofe totale mentre mio fratello doveva sempre appellarsi all'ultima interrogazione dell'anno per salvarsi dal debito.
Lo trascino lungo la salita della scuola, già appesantito dal Rocci e dagli altri sette chili di cartella, "Sono sicuro che ce la puoi fare" ansimo a corto di fiato ed energie "Sei il mio gemello, avremo qualcosa in comune oltre al cognome, no?".
"Ma non mi piace il greco" piagniucola lui "E neanche il latino. Adesso che ci penso anche filosofia non mi entusiasma particolarmente. E storia".
"Neanche a me piace greco, ma lo faccio. Mollami il braccio e guardami, Sora" lo fisso negli occhi "Credo in te, ok? Ora muoviti che sennò ci lasciano solo i posti in prima fila".
Peccato che mi ritrovo per terra mentre mio fratello piange commosso strofinando il naso sulla mia maglietta. "Oh, Roxas, grazie!" continua ad abbracciarmi ignorando la gente che ci aggira perplessa "Lo sapevo che sotto sotto - molto sotto - sei adorabile e non la zitella acida che fai finta di essere".
Click.
"Quella per che cos'era?" guardo Axel con in mano il cellulare oltre un ciuffo di capelli castani pesantemente ingellati di mio fratello.
Lui sorride sollevando appena un angolo delle labbra. "Quando mai ricapiterà che tu e tuo fratello vi scambiate effusioni in pubblico? Dovevo documentare" digita rapidamente un numero sulla tastiera "E penso che anche Naminé debba saperlo".
"Ma sai com'è fatta tua sorella: potrebbe tirare fuori una storia d'incesto da questo!" si lamenta Sora.
"Ottima idea!" Axel gli mostra il pollice in su "Quasi quasi glielo dico subito" e trotterella allegramente via fischiettando un qualche motivetto.

"Come ti è andata Sora?" Ventus si avvicina a noi dando una pacca sulla spalla al mio gemello.
Lui lo guarda e si gratta la testa con una mano "Sembrava avere un minimo di senso - per quanto Platone possa avercelo, maledetto filosofo dei miei stivali - ma quando mi pare che abbia senso è sempre un brutto segnale".
Ven annuisce e "Guarda, a me la prima frase è venuta così..." tenta di dire ma Sora si tappa le orecchie e scappa via urlando - e probabilmente l'hanno udito fino in presidenza - che non vuole saperlo.
"Oooook" sorride compassionevole osservandolo voltare l'angolo per poi girarsi verso di me "Come ti è venuta la prima frase? Perché non sono molto sicuro di averla fatta bene...".
Ventus Nikko* è il mio compagno di banco dal quarto ginnasio e, la prima volta che l'ho visto, ha fatto aumentare in maniera esponenzale i miei dubbi su un possibile scambio di neonati all'ospedale: io e lui siamo due gocce d'acqua e non soffre, al contrario di Sora, di una quasi totale mancanza di materia grigia.
"Oh, Ven, smettila di rompere il cazzo. Prenderai 9, come al solito".
Dicevo, uno scambio di neonati all'ospedale. Potrebbe essere possibile dato che anche Ventus ha un gemello - incredibile quanti parti gemellari siano avvenuti nell'ospedale Sant'Anna nel 1995 - ossia Vanitas Nikko che, se non fosse per i capelli neri e gli occhi ambrati, è la fotocopia di Sora.
Più che gemelli, però, sembra che siano la scissione di una personalità: Ventus è la parte buona, quella che cerca di fare sempre la cosa migliore, mentre Vanitas è quella "cattiva" e che si caccia più volte nei guai. L'hanno già beccato due volte a imbrattare di scritte il retro della scuola e solo l'influenza del padre, un politco abbastanza potente nei dintorni, ha impedito che venisse espulso a calci nel sedere.
Ventus si leva il braccio del fratello dalle spalle "Che ci fai fuori dalla classe?".
"Non posso neanche andare in bagno, adesso?" si lamenta lui continuando a sorridere "Ciao, Roxas" mi saluta alzando la mano. Ricambio il gesto.
"Mi pare che i bagni del Pedagogico siano perfettamente funzionanti".
"Ma la fauna del Classico è molto più interessante" sorride malizioso mentre fa l'occhiolino ad una ragazza poco lontana che ricambia con un risolino divertito.
Ventus sospira, piano e ormai rassegnato. "Risparmiami le scale per andare a chiamare la bidella: torna in classe".
"Qualcosa non va, Ven?". A parlare è Aqua Mizu*, 19 anni, III CLx, rappresentante d'istituto. Ha conosciuto il biondo ad un raduno e, da quanto mi ha raccontato il mio amico, è diventata una specie di sorella maggiore e non perde occasione per aiutarlo in ogni maniera.
"Non mi avevi mai detto che c'era una simile bellezza, qui!" Vanitas torna a sorridere ammiccante "Io sono Vanitas Nikko, il fratello di Ventus, ma puoi chiamarmi in qualsiasi modo tu voglia".
Lei sorride "Oh, ma è un piacere conoscerti Vanitas. Ora che ne dici di tornare in classe prima che ne faccio rapporto al preside?".
"Come desideri, splendore" nonostante tutto Vanitas non muta espressione, anzi i suoi occhi si illuminano di una luce divertita "Ci parliamo a ricreazione, fratellino? Ciao ciao, Rox!" e gira i tacchi avviandosi verso il suo plesso con le mani nelle tasche dei jeans strappati.
"Scusalo, ti prego, non connette il cervello quando parla" cerca di giustificarlo Ventus.
"Capisco perfettamente" lo rassicura lei scompigliandogli i capelli con fare materno "Hai mica visto mio fratello in giro? Dobbiamo firmare il foglio per l'assemblea d'istituto altrimenti il preside non ce la concederà mai".
"Seriamente, qualcuno ha mai visto il vecchio Siddy sorridere? Io penso che sarebbe più facile che la Denki si mettesse a distribuire dolcetti e otto di greco a volontà" si intromette Hayner.
"Guarda che ti sento, Rogers" sbuca fuori anche la Denki tenendo sottobraccio la pila delle nostre versioni "Spero che la tua versione sia almeno da quattro. Potrei davvero distribuirli dolcetti se tu mi arrivi al quattro senza che ti debba dimezzare il peso degli errori".
"Ma professoressa, guardi che scherzavo! Lei è perfetta, sa?".
"Grazie, Rogers, ma questo non cambia il mio giudizio" e se ne va.
"Arpia" borbotta quando è a distanza di sicurezza.
"Io continuo a cercare Demyx - in classe non c'è, come al solito - ci vediamo!" anche Aqua torna alla sua ricerca un pochino alterata per la sparizione del suo collega.
Mentre la rappresentante svolta l'angolo Sora ritorna sui suoi passi a passo di carica - alla stessa velocità di uno che è inseguito dal Falciatore - piagniucolando che si è ricordato solo ora che il professore Locharted
* lo deve interrogare di matematica alla prossima ora e io lo devo aiutare a ficcarsi in testa quelle due definizioni che lo dovrebbero salvare dall'insufficienza.
Qualcosa che non ho mai capito nei miei sedici - diciassette il 3 luglio
* - è cosa spinga la mia cerchia di parenti ed amici ad assumermi gratuitamente (ovvio, no?) come insegnante di ripetizioni anche se sono uno studente nella media che arranca in alcune materie - leggasi latino e filosofia.
Hayner, ad esempio, mi obbliga una volta ogni due settimane ad aiutarlo in storia quando anch'io sbaglio sembre la data della pace di Cateau-Cambrésis e ogni volta che dico 1527 al professor Hana
* viene un tic nervoso all'occhio sinistro.
Naminé mi chiede di aiutarla in greco, non perché non sia brava in quella materia, ma perché vuole qualcuno con cui controllare le sue traduzioni e ripassare un po' di regole grammaticali.
Sora si appella al nostro legame di sangue per ripetizioni in tutte le materie tranne chimica dove i suoi voti sono molto migliori dei miei.
Infine, Axel si presenta una volta a settimana a casa mia con un quaderno e un piccolo vocabolario di inglese. Ecco, forse dare ripetizioni a lui è un po' più sensato che darle a tutti gli altri dato che mia madre è di Londra e, fin dalla culla, io e mio fratello siamo bilingue.
Durante matematica, mentre ascolto distrattamente mio fratello che balbetta incerto la formula per il calcolo della parabola che gli ho ficcato nel cervello a furia di colpi in testa con il tomo di algebra (689 pagine), si illumina il display del cellulare stipato dentro l'astuccio: è Axel - per l'appunto. Parli del diavolo e spuntano le corna - che chiede se sono libero il pomeriggio per un ripasso su Shakespeare. Facendo ben attenzione che il vecchio Locharted non mi noti con le mani troppo spesso nell'astuccio - quell'uomo ha un fiuto eccezionale per sbeccare chiunque armeggi con un dispositivo elettronico durante le sue lezioni - rispondo con un breve "Ok".

Axel è un ragazzo estremamente intelligente e, inoltre, la sua media vanta un 8.76 che sarebbe un 9 pieno se non fosse per quel 6 strascicato di inglese.
La sua poca propensione alla lingua straniera è dovuta ad un episodio della sua infanzia: a sette anni, durante una vacanza, si era perso a Liverpool e da quella esperienza aveva radicato in lui un odio profondo verso l'inglese.
Tuttavia, specialmente quando sono io a dargli ripetizioni, si applica anima e corpo per tentare di memorizzare le regole grammaticali o le vite degli scrittori d'oltremanica.
Eppure oggi appare svogliato e distratto, concentrato solamente sul suo cellulare che tiene affianco alla mano sinistra e che controlla ogni due secondi.
"La vita di Shakespeare non si impianterà magicamente nel tuo cervello se continui a fissare il tuo cellulare" interrompo la lettura "Mi spieghi che cos'hai? Prima chiedi il mio aiuto e poi sei tu il primo a non prestare attenzione".
"Hai ragione, scusami Roxas" sospira passandosi una mano sugli occhi "È che... Avrei bisogno di un consiglio".
Chiudo il libro e mi sporgo verso di lui. "Ti ascolto" lo incoraggio.
Lui sospira di nuovo. "Conosci Clara Bianchi?" mi domanda.
Come non conoscere Clara Bianchi, una delle ragazze più belle e popolari del Pedagogico? Annuisco velocemente e lui sorride leggermente.
"Mi ha chiesto di uscire. Dici che dovrei accettare?".
"Oh, beh, non so. Per caso ti piace Clara?" oltre ad essere un insegnante di recupero mi ritrovo a fare da psicologo ad un ragazzo che vorrebbe intraprendere quel mestiere. Sarebbe ora che mi facessi pagare.
"Non è male" arriccia le labbra stringendosi nelle spalle.
"Potresti accettare, no? Non ci perdi niente, anzi hai tutto da guadagnare sia se ci concluderai qualcosa sia se dopo la prima uscita la lascerai perdere" mi allungo sulla sedia dandogli una pacca sulla spalla "Tutti darebbero qualsiasi cosa per essere al posto tuo".
Suona orrendo da dire, ma anch'io avverto un leggero fastidio alla bocca dello stomaco.
"Grazie, Roxy, sei un vero amico" mi sorride, gioioso come al solito.
"Rimangiati quel soprannome" lo minaccio.
"Ma perché? È così carino!".
"Rimangiatelo!".
"Solo se mi prendi!".
E Shakespeare viene definitivamente dimenticato mentre lo rincorro per tutta casa.

12 giorni prima che Roxas si innamori.

*
Denki - Elettricità, in giapponese.
* Nikko - Luce del giorno, in giapponese.
* Mizu - Acqua, in giapponese.
* Locharted -
È l'anagramma di cold heart. Quando svelerò il nome di battesimo del professore capirete perché abbia scelto questo nome.
* 3 luglio - Secondo la santissima wikipedia, il 3 luglio è il compleanno di Sora. Una domanda mi sorge spontanea: in che videogioco l'hanno detto? No, perché me lo sono perso.
* Hana - Fiori, in giapponese.

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