Fifteen days to fall in love di niki_ (/viewuser.php?uid=148319)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00. Prologo ***
Capitolo 2: *** 01. Shower ***
Capitolo 3: *** 02. Test ***
Capitolo 1 *** 00. Prologo ***
Fifteen days to fall in love - Prologo
Oddio, cosa
sto facendo? Mi sto
buttando a capofitto in una nuova long quando ho già
un'infinità di storie da aggiornare?
Siete liberissimi di lanciarmi pomodori, fate pure.
Sì, come avrete notato dall'introduzione si tratta di una
nuova
AkuRoku che tanto nuova non sarebbe. Ok, vi spiego: nel mio computer,
sepolto nella cartellina dove tengo tutte le storie per EFP, c'era
questo file risalente al 4 novembre cioè molto prima che
iniziassi a pensare a Where the rainbow ends?.
La storia di questa storia è molto travagliata e lunga,
quindi
non sto a raccontarvela tutta perché finirei con lo scrivere
delle note iniziali più lunghe di tutto il capitolo. Basta
dire
che in questi due giorni di ponte mi stavo annoiando molto
perciò ho ritrovato e completato questo primo pezzo.
Alla fine dovrebbe venire fuori una long da più o meno una
quindicina di capitoli. Sì, poveri voi, incauti
lettori.
Credo di avervi scoraggiato abbastanza. Benissimo, vi lascio alla
lettura del prologo di Fifteen
days to fall in love (che titolo idiota, oltretutto!),
spero che vi piaccia.
Disclaimer -
Questa fanfiction
è stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i
suoi
personaggi sono di proprietà di Nomura-sensei & Co.
Se KH mi appartenesse avrei provveduto a mettere più
presenza
femminile. Con quattro donne in croce non pensare allo yaoi è impossibile!
Ah,
questa è l'immagine colpevole - che a novembre era lo sfondo
del
mio dekstop - che mi ha incoraggiata alla prima stesura di questa
storia. Mi sembrava giusto metterla.
00.
Prologo
Sono un demente, sono un demente, sono un demente..., sbatto la testa ritmicamente
contro il muro ripetendo il ritornello.
"Ehi, Ro', mi presteresti...", entra il mio gemello con un grosso
sorriso interrompendosi di colpo notando la mia occupazione "Wow, vuoi
lasciarci davvero il solco della tua testa vuota?"
"Sparisci", sibilo
minaccioso fulminandolo con lo sguardo. Una volta
tanto mi sta a sentire ed esce dalla mia camera afferrando la PSP
(l'unico motivo della sua visita) che stava sul mobile vicino alla
porta lasciandomi libero di riprendere a testate il muro.
Per cosa mi stavo
punendo? Ah, già, per aver mandato a puttane
un'amicizia di sei anni per quattro semplici paroline pronunciate al
momento sbagliato.
"Mi piaci tu, Xion",
ma perché diamine l'avevo detto? Stupido, stupido, stupido!
Ne do una
così forte da far tremare la mensola sopra la mia
testa, ma per fortuna riesco ad ottenere lo stato di intontimento che
speravo. Barcollo fino a raggiungere il letto e mi lascio cadere a peso
morto sopra i cuscini ad occhi chiusi.
Ridiamo, io e Xion. Mi piace la sua risata: quando ride sembra un
angelo sceso dal cielo apposta per me.
"Solo tu potevi dirlo, Roxas", si passa una mano sul viso scuotendo la
testa e mi scocca un altro sorriso luminoso come
il sole.
Le rispondo con uno talmente ebete che aggrotta le sopracciglia
perplessa. "Va tutto bene, Ro'?".
"Eh? Oh, sì, sì, sì", annuisco di
riflesso, ma so
che questa bugia non reggerà a lungo contro i suoi occhi:
sono
di un blu intenso, un mare per chi li guarda. Ci vorrei tanto annegare
in quel mare...
"Terra chiama Roxas!", mi sventola la mano davanti al naso riportandomi
coi piedi per terra "Accidenti, ma che ti prende? Sei per caso
innamorato?", ride.
"Innamorato?", balbetto diventando violaceo "Ma che vai dicendo, Xion?".
"Sei innamorato!", batte le mani entusiasta "Avanti, chi
è?", si
sporge verso di me, il viso animato da una nuova curiosità.
"Ma... No, dai, Xion, non te lo posso dire!", arrossisco ancora di
più.
"Andiamo, Roxas!", mette un finto broncio che la fa diventare ancora
più carina di quanto non lo sia già "Siamo amici
da sei
anni!".
"Ma non posso! Non mi parleresti più!".
Lei si fa seria per un momento. "Non ti sei mica preso una cotta per
mio fratello?".
"Dio, Xion, CHE SCHIFO!", mi metto a urlare "Piuttosto preferisco
pulire con la lingua il pavimento del bagno dei ragazzi!".
"Guarda che se non me lo dici non ti parlo più lo stesso",
dice
sapendo perfettamente che cederò subito al suo ricatto.
"Mi... Mi piaci tu, Xion", tiro fuori tutto d'un fiato tenendo la testa
bassa.
Silenzio. Faccio passare tre secondi prima di guardarla.
Il suo viso è una maschera di sorpresa: le iridi blu
sgranate,
le labbra rosee che disegnano una perfetta 'O' e un vago
rossore
dipinto sulle guance.
"Io... Roxas", stavolta è lei che abbassa lo sguardo "Io...
Non
provo lo stesso... Cioè: sei un fratello, per me, lo sai,
ma... Non mi piaci
fino a quel punto. Mi... Mi dispiace", ed era scappata lasciandomi come
un pirla seduto sul muretto del parco.
Riapro
gli occhi anche se non vorrei farlo.
Sei anni nel cesso,
Roxas.
Ora lei ti evita come la peste e non
provare ad accampare scuse: per la prima volta in sei anni non si
è seduta
al vostro tavolo, ma è andata dalle ochette della sua classe
il
cui unico scopo nella vita è di avere lo smalto
perfettamente
intonato con i loro vestiti. E questo per cinque giorni consecutivi!
"Sei uno stupido,
Roxas Yoake*", mi dico coprendomi gli occhi con le mani.
"Lo so che sei
stupido, Ro'", la voce acuta di mio fratello mi fa
scattare a sedere "Smettila di auto commiserarti e preparati, si esce
stasera".
Non ve l'ho ancora
presentato, vero? Oh, be', poniamo subito rimedio...
Nella vita precedente
devo aver fatto qualcosa di davvero malvagio (del
tipo sterminare intere civiltà o roba del genere...) per
meritarmi un fratello gemello come lui. Si chiama Sora e ringraziando
Iddio non mi somiglia per niente.
Siamo gemelli diversi,
per
fortuna:
io biondo, lui castano perciò nessun problema a
riconoscerci.
Fra le nostre intelligenze c'è un baratro (a essere
minimalisti)
di differenza: diciamo che durante la spartizione dei neuroni
nell'utero materno me li sono presi tutti io lasciando il mio 'povero'
fratellino completamente sprovvisto, solo che lui in cambio ha avuto lo
strano dono di attirare le ragazze grazie alla sua innocenza,
così che alla tenera età di quindici anni (tre
contando
quelli cerebrali) ha avuto circa il triplo delle mie fidanzate.
Vabbè,
lasciamo perdere le dispute con mio fratello e torniamo a questo
tremendo presente.
Sora mi guarda ancora
con le
mani sui fianchi aspettando un cenno da parte mia. "Non mi va",
rispondo semplicemente e con un tono molto strascicato.
"Non se ne parla:
è
una settimana che sei chiuso qui dentro a sbattere la testa contro il
muro, perciò...", va al mio armadio e tira fuori jeans,
maglietta e felpa "Ti vesti e usciamo", ed esce sbattendo forte la
porta.
Borbottandogli contro
maledizioni di ogni genere inizio a vestirmi: tanto dolce e caro,
all'apparenza, ma il mio gemellino può diventare una vera
belva
se litiga. Specialmente se la persona che gli dà contro sono
io:
la cicatrice a forma di mezzaluna sull'avambraccio sinistro non me la
sono mica fatto da solo! Il dentista, scherzandoci su, ha detto che non
avrebbe fatto il calco dentale a Sora perché ne aveva uno
perfetto sul mio braccio.
Vagabondiamo
apparentemente senza meta lungo le vie residenziali della
città.
Ho tirato su il
cappuccio
della felpa e tengo la testa bassa per studiare i ciottoli del
marciapiede mentre Sora mi trotterella allegramente intorno come se
fosse un bambino che va per la prima volta ad un parco divertimenti.
Assomigliamo vagamente ad un condannato a morte con il suo fedele amico
a quattro zampe.
Lui apre un
cancelletto e mi
sospinge dentro e, senza darmi il tempo di reagire, mi fa salire i
gradini del portico in legno e suona il campanello. "Sora, ma cos...?",
rialzo la testa e, orrore!, leggo il nome sul
campanello: Nichibotsu**.
Non faccio in tempo a
girarmi e correre via, riconoscendo il cognome di Xion, che
già
Riku ha aperto la porta con un sorriso a trentadue denti (che,
sinceramente, fa anche paura) e mi afferra per la spalla. "Dove credi
di andare, Rox? Siamo tutti qui per la Riunione!".
La Riunione, cavolo
è vero! Dovevo aspettarmelo dato che oggi è
sabato.
La Riunione consiste
in una
seduta collettiva del nostro piccolo gruppo di amici che si protrae
fino al giorno successivo (passiamo anche la notte insieme), un piccolo
modo per stare insieme il
weekend dato che facciamo scuole diverse.
Porca miseria che
razza di
idiota che sono: ora che ci penso, sono cinque giorni che Sora mi
sbandiera che la
Riunione si sarebbe tenuta a casa Nichibotsu.
"Abbiamo taaaante cose
da dirci", sorride Sora facendomi l'occhiolino.
Ho già
detto che mio
fratello ha l'intelligenza di un'ameba? Allora mi chiedo: come
diamine ha fatto a capire quello che era successo fra me e Xion? Non
può esserci arrivato solo con le sue forze!
Catena
di Sant'Antonio, Roxas, mi dico mentre vengo
trascinato dall'albino in salotto.
Sicuramente
è andata
così: Xion ha sentito l'irrefrenabile bisogno di confidare
l'accaduto a qualcuno così l'ha detto a Kairi, la sua
migliore
amica, che a sua volta l'ha raccontato a Naminé, la sua
gemella
(a differenza di me e Sora quelle due sono pappa e ciccia). Ovviamente
il loro fratellone, Axel, aveva origliato tutto ed era corso a
spifferarlo a Riku, suo compagno di banco dai tempi delle elementari e
fratello maggiore di Xion, che ha pensato bene di chiudere il cerchio
narrando per filo e per segno la vicenda anche al mio gemello che altri
non è che il suo migliore amico.
Insomma, sono fregato.
"Bene, siamo tutti?",
Riku mi fa sedere fra Naminé e Axel e poi si accomoda sul
puff vicino al caminetto.
"Axel,
Naminé, Kairi... Sora e Roxas... Tu ed io", ci conta Xion
non guardandomi neanche.
"Ehi, Kairi", mi volto
dall'altra parte prima che l'albino apra la bocca per iniziare la
seduta "Hai portato i biscotti con la glassa che ti avevo chiesto?"
"Sì, sono
in cucina insieme alle altre cose...", annuisce lei prima che qualcuno
le faccia cenno di non rispondere.
"Bene! Allora io vado
a prenderne uno!", mi alzo di scatto e mi avvio verso l'altra stanza.
"Roxas, mangiamo tutti
insieme!", si lamenta Xion e mi fermo un secondo continuando a darle le
spalle.
"Sì, ma io
ho fame ora", mi giro con un sorriso che mi costa molto.
"Fatelo mangiare ora
prima che cambi idea!", Sora scatta in piedi "Non mangia niente da due
giorni".
Ok, da questo momento
sono
figlio unico... Ma porca miseria, deve proprio sbandierare in giro la
mia situazione? Razza di imbecille! Potessi cascare dalle scale,
maledetto cretino!
Rimangono tutti in
silenzio
e Kairi cenerizza il mio ex-fratello, che si è accorto
troppo
tardi della gaffe, al posto mio.
"Lo prendo come un
sì", borbotto e vado in cucina.
La Riunione non
è stata così tremenda come immaginavo, almeno per
adesso:
con molto tatto hanno evitato l'argomento parlando del più e
del meno.
"Sì, ma io
voglio sapere i particolari fra Ro...", Sora aveva
tentato di aprirlo, ma non ha fatto in tempo a finire la parola
perché Axel gli aveva ficcato in bocca un dolcetto, mentre
pronunciava la vocale, urlando un "Senti questo quant'è
buono,
Sora!" e Naminé era stata rapidissima a cambiare discorso.
Li avevo guardati e
avevo rivolto loro un "grazie" silenzioso. Il rosso
mi aveva fatto l'occhiolino mentre Naminé un vago sorriso
mentre
ascoltava lo sproloquio di Riku sulle creme protettive.
L'amicizia
è qualcosa di raro, un fiore delicato che va trattato
con estrema cura, ma se gli dai le dovute attenzioni può
ripagarti di tutta la fatica fatta per mantenerla in vita.
Le nostre famiglie si
conoscono dai tempi del liceo così che siamo cresciuti tutti
insieme come se fossimo fratelli.
Axel Shogo*** e Riku
Nichibotsu hanno un anno più di noi e sono
sempre stati i piccoli "capi" del nostro gruppetto prendendosi sempre
la responsabilità della nostra incolumità quando
andavamo, a sette anni, a giocare in spiaggia. Anche ora che ne abbiamo
quindici continuano a sorvegliarci come se ancora tentassimo di bere
l'acqua dell'oceano (non c'è neanche bisogno di dire chi ci aveva provato
più volte e ci era anche riuscito).
Poi ci siamo noi, i
piccoli. Naminé e Kairi Shogo, Roxas e Sora Yoake e Xion
Nichibotsu.
Naminé e
Kairi sono gemelle diverse, proprio come me e Sora:
bionda e timida la prima, rossa e incredibilmente loquace la seconda.
Eppure non riescono a stare troppo tempo separate perché si
completano a vicenda. A volte dicono di essere una sola anima in
due corpi diversi e in quei momenti non posso fare a meno di guardare
Sora e reprimere il conato di vomito al pensiero che anche noi
potremmo essere così. Piuttosto mi bevo della soda caustica!
"Riku, non vorrei
interromperti", Xion decide di interrompere il
fratello che sta ancora spiegando quanto sia difficile trovare una
crema protettiva decente per la sua pelle delicatissima "Ma lo sappiamo
tutti il fattore della tua crema solare".
"E allora
perché me lo chiedete?", incrocia le braccia lui.
"Perché
sappiamo quanto
diventi checca quando si parla della tua epidermide, per dirla in
maniera raffinata", sorride Sora incrociando le braccia dietro la testa
"Vedi che ci riesco, Roxy?".
Lo incenerisco con la peggiore occhiata assassina del mio repertorio.
"Bene!", trilla Xion con un grosso sorriso "Direi che possiamo chiudere
qui la parte del dibattito. Ora, se ci spostiamo in cucina, possiamo
iniziare a cucinare e no, Sora", indica il mio ex-fratello che si sta
alzando per correre nell'altra stanza "Non prendi assaggini e devi
stare ad almeno tre metri dai fornelli. Abbiamo tutti firmato la
petizione: sono le regole, lo sai".
"Ma uffa, io ho fame!", si lamenta.
"Anche noi, sai?", Axel si alza e va verso la cucina "Ma tratteniamo
gli istinti: sai che è questo che differenzia l'uomo dalla
bestia, no?", e si picchietta la tempia.
"Non provare a fare lo spelling", si lamenta Sora "So come si scrive
'bestia', grazie per il pensiero".
Axel ride e gli passa un braccio sulle spalle. "Su, su, non
arrabbiarti, piccoletto!", e lo trascina verso il giardino "Facciamo un
paio di tiri? Tanto anche a me è stato negato l'accesso alle
cucine...".
"Chissà com'è, Soffio di Fiamme Danzanti...",
urlo avviandomi in cucina dietro a Riku.
Metto il sacco a pelo vicino a quello di Axel mentre Naminé,
dopo un po' di discussioni con la sorella, si sistema alla mia
sinistra.
"Allora", Axel prende una torcia e se la mette sotto al volto
"Finalmente è il momento delle storie del terrore", si
guarda
intorno con aria circospetta e arrivato al viso di Naminé
caccia
un urlo da Oltretomba che la fa saltare dalla paura.
"Non sei divertente", sibila socchiudendo gli occhi mentre il fulvo si
rotola per terra dalle risate. Gli tiro un calcio per farlo smettere e
poi lo aiuto a tirarsi su tendendogli la mano.
"Ma perché non facciamo il gioco della bottiglia?
Sarà
divertente!", propone Kairi con la speranza di poter baciare Riku del
quale è cotta da tre anni.
"Ma certo, perché no? Volendo potremmo fare che anche i
ragazzi
possono limonare fra loro", dico, ironico. Peccato che lei non la colga
questa sfumatura "Ma è magnifico! Chi vuole che i ragazzi
limonino fra loro alzi la mano!", si alzano quattro mani... Quattro?
Osservo Axel con gli occhi di fuori per la sorpresa "Eddai, Rox, al
massimo vedremo sgarbonare**** fra loro anche le ragazze!".
Io, Riku e Sora ci guardiamo interdetti. "Sia chiaro, l'incesto
è proibito", sibilo minaccioso.
Kairi annuisce giuliva e posa la bottiglia di Coca-Cola in mezzo al
cerchio con cautela, probabilmente studiando come far fermare la
bottiglia prima da lei e poi dall'albino.
"Ok, vado", la fa girare "Riku bacia", sorride quando si ferma e la fa
ruotare di nuovo "S-Sora", sbatte le ciglia vedendo che la piccola
bottiglia traditrice si ferma davanti al mio gemello, pochi centimetri
alla sua sinistra, che diventa così rosso che pare un
semaforo.
Ah, già, non ho detto una cosa importante sul mio
fratellino.
Beh, senza tanto girarci intorno, a lui piacciono le ragazze, ma da
quattro mesi a questa parte non fa che mormorare in bagno - lascio a
voi le ipotesi su che
cosa faccia in bagno - e a letto il nome di Riku.
Io e Naminé facciamo la ola. "Quindici secondi, eh! Con la
lingua, mi raccomando!", dice lei con gli occhi lucidi di gioia "Oh,
questa sarà una scena che mi porterò sempre nel
cuore",
la bionda mi getta le braccia al collo e fa aderire la sua guancia con
la mia mentre osserviamo l'albino che, sospirando, prende i capelli di
Sora fra le dita e lo attira a sé.
Quando scade il tempo, Sora si stacca e, con dipinta sul volto una
tonalità di rosso bordeaux che non avevo mai visto, scappa
in
bagno scusandosi con gli altri. Osservo Riku e gli indico con gli occhi
il corridoio nel quale è sparito il mio gemello invitandolo
a
seguirlo: è ora che chiudano questa faccenda.
"Beh", Kairi ha perso tutto il suo interesse ora che Riku si
è
alzato ed è andato da Sora ma continua "Vediamo ora a chi
tocca", fa ruotare.
Stringo i denti notando il collo della bottiglia indicarmi come un dito
accusatore. So
di non essere stato un bravo cristiano, ma ti prego: tutte tranne Xion,
tutte tranne Xion! Mi va bene anche Kairi, ma ti prego non Xion!
Andrò la domenica in chiesa e...
"Con Axel". Ok, mi odi
proprio, vero?
Naminé sorride e poi arriccia le labbra. "Quindici, lunghi
secondi", mi ricorda con una leggera nota di soddisfazione e poi mi
mostra la lingua.
Mi volto verso il fulvo. "Bene. Soddisfatto?".
"Suvvia, l'hanno fatto Riku e Sora e anche loro sono migliori amici".
"Sì, ma l'hai visto come ha reagito Sora?".
"Tuo fratello è troppo emotivo, lo sai".
Sospiro pesantemente sentendomi perforare la schiena da quattro paia di
occhi affamati di yaoi. "Naminé, lo giuro sulla mia testa,
se
non mi avverti dello scadere dei quindici secondi ti brucio tutti i
tuoi manga, intesi?", le scocco una rapida occhiata e lei annuisce
"D'accordo, facciamolo", dico più a me stesso che ad altri.
Inclino leggermente il volto verso sinstra e mi allungo, ancora un po'
titubante - chi non lo sarebbe? Stavo per limonare con il mio migliore
amico! - ed Axel, notatolo, mi aiuta avvicinandosi un po' di
più.
"Prima facciamo prima finiamo", mi cantilena dolcemente ad un
centimetro dalle mie labbra.
Serro gli occhi e faccio scontrare le nostre bocche. Lui rimane
perfettamente immobile aspettando un passo in avanti che non arriva e
che solo il colpetto di tosse di Naminé mi ricorda: la
lingua,
vogliono un bacio alla francese, queste assatanate!
Sto tremando come una foglia mentre passo con la lingua il labbro
inferiore di Axel e lo maledico in tutte le lingue che conosco
infilandogliela in bocca per cercare la sua. Il maledetto si mette a
ridacchiare, mi posa una mano sul collo e inizia a ricambiare.
Il cuore comincia a martellarmi furiosamente nel petto, sembra quasi
che voglia scappare via dalla gabbia toracica. Inconsciamente mi
ritrovo a stringere i capelli di Axel fra le dita mentre esploro ogni
anfratto di quella bocca che dice tante sciocchezze.
Un picchiettio sulla mia spalla mi fa spalancare gli occhi di scatto.
"Roxas, maledizione, sono passati un minuto e ventisette secondi!",
Naminé, con un tono preoccupatissimo, mi osserva con gli
occhi
luccicanti di gioia.
Mi stacco come se fossi il diavolo e Axel l'acqua santa. "M-Ma
perché non me l'hai detto?", ululo pregustandomi il
falò
dei manga della bionda.
"Ci ho provato, ma sembravate sordi!", protesta lei "Non è
colpa
mia se vi stavate scambiando un bacio così appassionato che
vi
ha isolato dal mondo esterno!".
Bacio appassionato?
Oh. Santo. Cielo.
Mi alzo con una mano davanti alla bocca. "Credo che
raggiungerò
Sora in bagno e andrò a vomitare. Anche l'anima se
servirà!", e cammino a passo spedito verso il bagno. Peccato
che
dei gemiti che lasciano ben poco all'immaginazione mi blocchino prima
di aprire la porta. Tendo le orecchie ascoltando la voce infantile ed acuta che sta
producendo tutto quel fracasso e che riconoscerei anche ad un
chilometro di distanza.
La bile mi ritorna in gola mentre Axel, con molta nonchalance si
appoggia allo stipite e mi sussurra all'orecchio "Però!
Passano
subito al sodo!".
"Ti ha mai detto nessuno che fai schifo?", inarco un sopracciglio.
"Nessuno. Le ragazze solitamente dicono che sono un gran figo".
"Forse perché hanno paura che tu dia loro fuoco", sorrido
leggermente. Adoro punzecchiare Axel tanto quanto lui lo adori fare con
me.
"Sai cosa dicono le ragazze di te, Roxy? Dicono - testuali parole -
'Roxas? Oh, è carino, ma sarebbe meglio che si sciogliesse
un
po'. Con quell'aria seria fa passare a tutte la voglia di stargli
intorno'", sogghigna lisciandomi con un dito la solita fossetta che mi
si forma sulla fronte quando lo guardo storto.
Essere toccato da lui mi riporta immediatamente al bacio che ho dovuto
dargli qualche minuto prima. Mi volto di scatto e mi allontano
rapidamente "Senti vado a prendere una boccata d'aria. Ho bisogno... Ho
bisogno di pensare un po'".
"Come vuoi, Roxy!", cinguetta salutandomi con la mano, si gira sui
tacchi e se ne torna in salotto. Sicuramente ho le visioni, ma per un
secondo mi è sembrato che nei suoi occhi fosse apparsa la
solita
scintilla che si manifesta quando vuole conquistare una ragazza...
Un muro! Ho urgentemente bisogno di un muro dove sbattere la testa!
15 giorni prima che
Roxas si innamori
* Yoake: alba, in giapponese
** Nichibotsu: tramonto, in giapponese
*** Shogo: mezzogiorno, in giapponese
**** sgarbonare: forma presa dal mio dialetto, sinonimo di limonare. Ho pensato
che, dato che parlano dei ragazzi, un termine dialettale potesse andare
bene
|
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Capitolo 2 *** 01. Shower ***
Fifteen days to fall in love - 01. Shower - Se il vostro
amico è un idiota patentato, non permettetegli mai di
trascinarvi in cose degne di lui.
Buonsalve a tutti!
Bene, fa un caldo della miseria, le vacanze sono iniziate da una
settimana e io ancora non sono potuta andare al mare. Massì,
manteniamo il colorito "bianco mozzarella che fa un baffo a Riku" per
tutte le vacanze!
In ogni caso, la forzata permanenza a casa mi ha dato il tempo di
completare questo capitolo altrimenti chissà di quanto
sarebbe
slittato l'aggiornamento...
Ah, la frase in latino l'ho tradotta molto letterale. Non avevo voglia
di cercare traduzioni migliori e latino non lo voglio più
vedere
per un po'!
Ritornando alla questione aggiornamenti... Ecco, c'è un
piccolo
problema. Dato che sono stata promossa (non ho preso il debito
né di greco né di latino. Evvai!) parto l'otto
luglio per
l'Australia. E sto fuori dieci mesi. Per ovvie ragioni il prossimo
aggiornamento sarà molto in là, ma spero che per
la fine
dell'estate almeno uno riesca a farlo. Incrociamo le dita.
Voglio ringraziare di cuore chi ha recensito il prologo. Grazie
infinite anche a chi ha messo questa storia fra le preferite (2) e fra le seguite (12). ♥
A presto, si spera!
01.
Shower - Se il vostro migliore amico è un idiota patentato,
non
permettetegli mai di trascinarvi in cose degne di lui.
Ci erano voluti sei anni per ammaestrare Sora sul comportamento da
tenere in quei delicati venti minuti nei quali passo dolcemente dal
coma profondo al dormiveglia e infine alla sveglia vera e propria, ma
ne era valsa ampiamente la pena: se non ho quei venti minuti di pace e
tranquillità resto intrattabile per tutta la giornata. Sora
dice
che in quello stato farei inacidire il latte direttamente nelle
mammelle delle mucche.
Peccato che non sia riuscito ad addestrare Axel altrettanto bene: due
coperchi che sbattono a pochi centimetri dal mio naso - che nella mia
testa assumono la stessa potenza di un tuono in un temporale
particolarmente violento - mi svegliano di soprassalto.
"Buongiorno, Roxy, è l'ora del pancake!", esclama giulivo il
fulvo, allungando a dismisura la prima o di 'buongiorno' e
la e
finale di 'pancake', seduto sul mio stomaco.
Mi porto una mano sul cuore cercando di calmarmi e ricordare quella
roba zen su come controllare la propria rabbia a cui Naminé
mi
aveva costretto a iscrivermi. "Scendi immediatamente da lì,
non
sono il tuo cuscino", sibilo seccato con la voce roca dal sonno.
"Ah no? Peccato perché sei comodo...", fortunatamente per
lui,
Naminé lo prende per un orecchio e lo trascina via prima che
possa strozzarlo. Se il buongiorno si vede dal mattino, posso tornare a
dormire e svegliarmi direttamente lunedì perché
ho il
vago presentimento che sarà una giornata di merda.
La Riunione prevede che la mattinata sia dedicata allo studio
prima del divertimento pomeridiano così ci dividiamo in tre
gruppetti per le tre scuole che frequentiamo: da un lato c'è
Xion con Kairi che ragionano sui loro problemi di matematica per il
Liceo Scientifico, da un'altra Axel e Riku sopra i libri di psicologia
per il Pedagogico e infine io, Naminé e Sora che ci
consumiamo
la vista consultando una vecchia copia ingiallita del Rocci cercando di
decifrare gli astrusi ragionamenti di Platone.
"Allora", Sora riemerge dal libro della grammatica agitando le braccia
come se fosse uno spirito ritornato dall'Aldilà e poi si
blocca
inclinando la testa "Non ho capito una mazza", annuncia annuendo fra
sé.
Gli tiro una penna centrandolo in pieno naso. "Concentrati di
più allora", mi chino nuovamente sul quaderno annotando a
margine il significato di un verbo "Non è difficile, Sora,
se
hai studiato".
"Andiamo, Roxy, siamo gemelli!", protesta.
"Martedì c'è il compito in classe. Non ci
sarò
sempre a pararti il culo, fratellino", lo guardo dall'alto in basso.
Ecco, se c'è qualcosa di più odioso della mia
professoressa di latino è senz'altro il fatto che mia madre
abbia preteso dalla preside di farci mettere in classe insieme.
Insomma, perfino Kairi e Naminé sono riuscite a separarsi e
ad
andare in due scuole agli antipodi! E loro sono gemelle siamesi mancate!
"Anche se sei più vecchio di tre minuti non vuol dire che mi
puoi chiamare 'fratellino'! Comunque questa è l'ultima che
mi
passi, giurin giurella", fa gli occhioni dolci.
"Ci credo: è l'ultimo compito prima degli scrutini", indico
con la testa il calendario alle mie spalle.
"Silenzio...", sussura Naminé, sfogliando accuratamente il
vocabolario, prima che Sora possa controbattere nuovamente.
"Scusa", mormoro e riprendo da dove ho lasciato la versione.
Ora che anche Sora torna a scervellarsi - riesco a sentire il cigolare
della ruota del criceto che aziona il suo cervello - il silenzio
è assoluto. Sorrido lievemente girando pagina: amo il
silenzio
perché mi rilassa ed è così assordante
da
impedirmi di pensare. Perfetto, insomma, per poter mettere in un
cantuccio gli incubi notturni che mi hanno impedito di dormire in cui
un Axel-piovra mi baciava stritolandomi fra i suoi tentacoli e con una
Xion che si allontanava in controluce - scena degna di ogni film
romantico-tragico - sentenziando un "Lo sapevo, Roxas, che eri
finocchio. Per
questo non volevo stare con te".
"Impossibile", bonfocchio scuotendo il capo così forte da
farmi
venire il mal di testa "Io non sono così. A me piacciono le
ragazze".
"Di questo ne sono certa, Roxas. Per favore, mi dici come hai fatto
questa frase?", Naminé mi sorride gentilmente indicandomi la
quarta riga e la rumorosa risata di Sora fa voltare tutti.
Mentre lancio l'evidenziatore in faccia a mio fratello sento solo gli
occhi di Xion trapassarmi da parte a parte e il solito, dolce sorriso
aprirsi sulle sue labbra.
In realtà sento anche quelli smeraldini di Axel e la sua
risata bassa e lunga.
"Maledizione, piove!", Sora, tenendo sottobraccio il pallone di calcio,
indica fuori crucciato "Niente partitella".
"Peccato, non possiamo stracciarvi", Kairi con già i capelli
legati in due basse code di cavallo incrocia le braccia al petto
mettendo - casualmente, s'intende - il seno più in risalto.
"Solo perché avete vinto l'altra volta non dovete montarvi
la
testa", scuoto la testa "Senza contare che avete vinto
perché
siete fallose... Naminé, lasciatelo dire: sei un macellaio!
Con
un'altra entrata di quel genere mi portavi via la tibia".
Lei mi fa una linguaccia "Ha parlato quello che si butta a terra appena
lo sfiori".
"Non è colpa mia se Xion pesa tre quintali", sorrido mentre
quella urla un "Ehi!" seguito da diversi insulti a mio carico.
Poi mi ritrovo schiacciato a terra con Xion seduta sul mio stomaco.
"Allora? Peso così tanto?", mi chiede, offesa, portandosi ad
un
palmo dal mio naso.
Sono semplicemente pietrificato, non riesco a muovere un dito. So che
non c'è niente, so di essere già stato rifiutato,
ma non
posso fare a meno di sperare che mi stia così vicino sempre
-
magari anche di più - e arrossire come una ragazzina
protagonista di uno shojo manga. Maledizione, sono un uomo con tutti
gli attributi non una svenevole bambinetta!
"Oh", lei si accorge di quanto mi si è avvicinata e si alza
di
scatto "Scusa, Roxas", sorride nuovamente imbarazzatissima.
"Figurati", mi porto una mano dietro la testa e mi scompiglio i capelli
in un gesto che ricorda tanto Sora.
Axel, dietro di me, giocherella con un accendino "Bene, che si fa
adesso?", domanda guardandoci annoiato.
"E se giochiamo di nuovo al gioco della bottiglia?", propone Sora con
un sorriso che parte da un orecchio e arriva all'altro lanciando
un'occhiata fugace a Riku.
"Scordatelo", sentenzio dandogli uno scappellotto.
Quindici anni fa nell'utero materno, oltre alla divisione iniqua dei
neuroni, qualcosa è andato storto. Posso solo sperare che
colpirlo gli faccia ripartire le rotelle del cervello
perché la lista dei trapianti è molto, molto
lunga.
Appena finito di piovere Axel, dopo aver spillato a mio fratello fino
all'ultimo centesimo della sua paghetta con il trucco di carte
più
vecchio del mondo, esce in giardino urlando un "Battaglia di palle di
fango!" seguito a ruota da Riku e Naminé. Anche Sora,
desideroso
di vendetta, corre fuori strillando "Banzai!" per poi essere centrato
in piena faccia dal tiro, preciso al millimetro, dell'albino. Xion
ricordando a Kairi che i fanghi fanno bene alla pelle riesce a
convincerla a uscire a giocare lasciandomi da solo sotto il portico.
"Ehi, Rox, vieni anche tu!", Naminé si pulisce la guancia
sporca di fango e agita la mano richiamando la mia attenzione.
"Nah", mi siedo sulla panchina sotto la finestra del soggiorno "Sto
bene così, grazie".
"Sembri un imperatore romano che guarda i giochi gladiatori, sai?",
inclina la testa.
"Ave, Cesare, morituri te salutant!", Axel si porta la mano sul petto
non ricordandosi di avere una palla di fango "E che cazzo!", borbotta
fissando la bella macchia che è apparsa nella sua maglia
nera
dei Muse.
"Come siamo colti", inarco un sopracciglio.
"Ehi, Sora, sai cosa significa quello che ha detto Axel?", lo stuzzica
Riku.
"Eh?", quello sembra cadere dalle nuvole.
"Puppa!", gridiamo in coro per poi scoppiare a ridere.
"Non è divertente", Sora incrocia le braccia al petto
gonfiando le guance.
Riku gli batte una mano sulla spalla. "Non te la prendere, ti aiuto io
se vuoi a tradurla visto che non lo sai", lo rassicura "Vuol dire,
più o meno 'Salve, Cesare, ti salutano coloro che stanno per
morire'".
"Alla faccia del Classico, So'!", lo prende in giro Xion.
"Ma io la sapevo tradurre è che Riku mi...", prova a
ribattere,
ma lo fermo alzandomi e sporgendomi verso di loro "Sì,
sì, certo. Lo sapevi far...".
SPLAT!
Mi ritrovo al buio con qualcosa di freddo, appiccicoso e viscido che mi
cola lungo il viso.
"Ah, pensavo partecipasse anche lui ora che si è alzato dal
trono", ridacchia qualcuno.
Axel.
Mi pulisco gli occhi e la bocca fissandolo con un'occhiata
apparentemente tranquilla, come se non fosse successo niente. Guardo
Naminé che storce la bocca per implorarmi di non fare niente
e
lasciar correre, ma l'ho detto: se non ho i miei venti minuti di dolce
risveglio sono irritabile peggio di una donna col ciclo.
Quindi mando a 'fanculo la mia parte pacifista e mi butto a capofitto
nella mischia desiderando ardentemente di spaccare la testa del fulvo
con le mie mani.
"Ti prego, posso?".
È da mezz'ora che Axel sta nel vialetto di casa mia
implorandomi di farlo entrare.
"Ma perché? Mi risulta che a casa tua ci sia una doccia!",
sbuffo roteando gli occhi.
"In teoria sì, ma in pratica stanno ristrutturando un paio
di tubi e ci manca l'acqua fino a domani mattina", mi spiega.
"Potevi farla da Riku, no?".
"Mi sono scordato! Solo quando siamo arrivati qui davanti e Sora ha
gridato che la faceva prima lui mi è tornato in mente!".
Sbuffo nuovamente e Axel unisce le mani come a pregarmi "Eddai, siamo
migliori amici! Che ti costa far fare una doccia ad un puzzolente?".
"E sia, ma prima io, ok?", acconsento aprendo la porta e
gridando un "Sono a casa! Sora porta il tuo culo fuori dalla doccia
immediatamente perché sono venti minuti che stai sotto e
dopo
finisci l'acqua calda!".
Le urla beduine del mio gemello, chiuso nella sua camera a giocare a
qualche videogame, mi annunciano che il bagno è libero e che
c'è ancora un po' d'acqua calda a mia disposizione.
Lascio
Axel alle chiacchiere con mia madre e mi infilo in bagno, spogliandomi
a tempo record per poi gettarmi sotto il getto della doccia.
Sto iniziando a rilassarmi così tanto che sto quasi per
prendere in
considerazione l'idea di mettermi a canticchiare quando uno spostamento
d'aria gelida mi fa aprire gli occhi di scatto.
"Dai, Roxy, scansati: la stai finendo tutta!", sorride goioso Axel
spingendomi contro il muro per potersi appropriare del getto d'acqua.
"Ma che cazz... Axel! Ma sei nudo?", lo squadro dalla testa ai piedi.
"Come dovrei farla la doccia, scusa?", inclina la testa di lato come se
stesse dicendo un'ovvietà "In ogni caso, già che
ci
siamo, perché...", punta lo sguardo verso il basso
"Perché non ci confrontiamo?".
3. Una vena inizia a pulsarmi sulla tempia.
2. Stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
1. Inspiro profondamente mentre Axel si tappa le orecchie sapendo perfettamente cosa
sta per succedere.
"ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUI, AXEL!".
Credo che farmi irritare sia il suo nuovo passatempo, sì. Lo
sapevo che dovevo tornare a dormire, lo sapevo!
14 giorni prima che
Roxas si innamori.
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Capitolo 3 *** 02. Test ***
Fifteen days to fall in love - 02. Test
Sono imperdonabile. Ve lo dico
in tutta
sincerità, mi vorrei prendere a calci da sola.
Cosa dire a mia
discolpa? La mia
situazione di Exchange Student non giustifica un ritardo di –
quanti mesi sono
passati dall’ultimo aggiornamento? – sei mesi. Sei
mesi, per la miseria, non
sono mai stata così lenta! Mi spiace tantissimo, non posso
promettervi che non
succederà più (perché sono abbastanza
sicura che anche il prossimo sarà molto in
là), ma proverò ad ottimizzare quei pochi minuti
che posso dedicare alla
scrittura.
Perché su
questo capitolo ci lavoro più o
meno da agosto, ma con mezz’ora di tempo potevo solo
correggere quello che avevo
scritto in precedenza e poi aggiungere altre due righe prima di dover
chiudere
per studiare o passare del tempo con la mia famiglia ospitante o i miei
amici.
Senza contare che l’ispirazione per questa storia era
letteralmente andata a
farsi benedire per spostarsi su altri fandom.
Devo ringraziare Ev’
e la sua storia
Medley.
per aver resuscitato la mia voglia di scrivere AkuRoku e quindi
permettermi
di concentrarmi di più su questo capitolo. Grazie di cuore.
Insomma ce
l’ho fatta. Non ci credo, ce l’ho
fatta, pensavo che sarebbe marcita nel computer all’infinito.
Grazie al cielo
non è stato così.
In questo capitolo,
che è stato molto
divertente scrivere, entrano in campo anche i personaggi secondari
della
vicenda che fanno da cornice al gruppetto di amici di Roxas e Axel:
compagni di
classe, amici e professori. Le loro vicende saranno accennate nei
capitoli
successivi ma ovviamente non occuperanno un ruolo di primo piano nella
storia
perché questa si incentra su Roxas e sul maturamento dei
suoi sentimenti. Un
bel tema ostico, eh? Me la sono cercata.
Ultime due cose e poi
vi lascio al
capitolo:
1.
L’autrice
sa che la pace di Cateau-Cambrésis è stata
firmata nel 1559. 1527 è la data
del sacco di Roma da parte dei lanizichenecchi al soldo di Carlo V,
Imperatore
del Sacro Romano Impero.
2. La
toponomastica della città di Roxas & Co.
è puramente inventata. Se coincide
con quella della vostra o di una che conoscete sappiate che
è pura coincidenza.
Dopo tutti questi preamboli,
vi lascio al
secondo capitolo di Fifteen
days to fall in love (che chiamerò FDFL per far
prima) sperando che abbiate la santissima pazienza di lasciare un
commento: le
vostre recensioni sono il carburante della mia ispirazione per questa
long.
02.
Test - Perché se fai il Classico, non importa che tu abbia
una
normalissima media del 7.27, tutti ti crederanno ugualmente un secchione
C'è sempre
stato un
pregiudizio che mi manda in bestia ossia che se fai il Classico sei
automaticamente un secchione, ma uno di quelli della peggior specie.
Molto, molto
irritante, e diventa
ancor più irritante se - nonostante ogni anno arrivi con
l'acqua
alla gola (nonostante ti sia promesso l'anno precedente di non ridurti
all'ultimo secondo) rischiando di condividere l'ombrellone con un
simpaticissimo libro di grammatica latina - i tuoi amici continuano a
darti del secchione anche se la loro media vanta un 8.76 mentre la tua
è più bassa di almeno un voto e mezzo.
Senza contare che,
quando fai
notare questo piccolo particolare, quelli si infervorano ribadendo che
non lo sono mentre tu sì solo in virtù della
scuola che hai scelto.
Firmando quel modulo
di iscrizione ti sei automaticamente bollato.
~
Avevo
inziato a sentire odore di bruciato sin da quando Sora mi aveva
impedito di farmi la colazione ribadendo che voleva prepararla al
posto mio.
"Qualunque cosa tu
voglia, Sora, la
risposta è sempre no" metto in chiaro subito sedendomi sullo
sgabello e poggiando il gomito sul bancone della cucina e la testa
sulla mano aperta.
Il mio gemello mi serve le fette di pane tostato abbondantemente
farcito con marmellata di fragole. "Ma perché pensi subito
che
voglia qualcosa da te? Non si può essere gentili di tanto in
tanto?" mi chiede finendo di zuccherare il suo caffellatte.
Tanto per metterlo in chiaro: mio fratello è un essere
estremamente gentile ma la mattina, quando si ricorda che deve
'sprecare - parole sue, giuro - i migliori anni della sua vita' in
quell'edificio cadente che è il Liceo Classico e delle
Scienze
Sociali Giuseppe Garibaldi, il suo proverbiale buon umore sparisce
rendendolo più acido della Denki* per circa due
ore.
Specialmente se alle prime due ore c'è un compito in classe,
proprio come oggi.
Ecco perché vederlo così sorridente e
servizievole mi insospettisce.
I miei sospetti iniziano a trovare conferma quando, sull'autobus
superaffollato, mi cede l'unico posto libero a sedere mentre
solitamente ci si butta a peso morto. "Sora, lo so che stai
facendo tutto questo perché ti aiuti con il compito di
greco"
gli dico due secondi prima di scendere "Ma non posso farlo, davvero!".
"Ma perché?" chiede aggrappandosi al mio braccio come se
fosse un koala che ha trovato un ramo di eucalipto particolarmante
appetitoso "Andiamo, Roxas, che ti costa?".
"Lo sai che quella zitella della Denki ci tiene sott'occhio! Se vede
anche una sola frase identica fra la mia copia e la tua ci annulla il
compito".
Larxene Denki è la nostra adorabile professoressa di greco.
Ventotto anni, single - nonostante il professore di inglese le
faccia una corte spietata da circa tre anni - e, bisogna ammetterlo (date a Cesare ciò che
è di Cesare), è una bella donna.
Bella quanto
incredibilmente stronza, con un odio alquanto radicato per i ragazzi
dai 14 ai 18 anni.
Perché abbia voluto fare la professoressa di greco del liceo
rimane un mistero. Alcuni mormorano perché così
può seviziare e torturare legalmente con versioni di Lisia
impossibili i suoi alunni e anch'io tendo verso questa opinione. Altri
pensano semplicemente che sia un alieno.
"Ancora con quella storia! Quando capirà che a fischiarle
non
sono stato io ma Hayner?" sbuffa Sora continuando a tenere il mio
braccio come se fosse l'ancora di salvezza. Il primo giorno di scuola,
quando ancora non sapevamo con che razza di mostro avremmo
avuto a che fare durante i prossimi anni, Larxene elargiva sorrisi
a tutti entrando in classe e Hayner, il vicino di banco di Sora
all'epoca, si era esibito in un lungo fischio di apprezzamento alle
gambe della professoressa. Ovviamente lei era diventata una furia e
aveva incolpato il mio gemello, iniziando a detestarlo apertamente, e
per osmosi un po' del suo odio si era riflesso anche su di me. Le mie
versioni da otto, però, mi avevano ogni volta salvato dalla
catastrofe totale mentre mio fratello doveva sempre appellarsi
all'ultima interrogazione dell'anno per salvarsi dal debito.
Lo trascino lungo la salita della scuola, già appesantito
dal
Rocci e dagli altri sette chili di cartella, "Sono sicuro che ce la
puoi fare" ansimo a corto di fiato ed energie "Sei il mio gemello,
avremo qualcosa in comune oltre al cognome, no?".
"Ma non mi piace il greco" piagniucola lui "E neanche il latino. Adesso
che ci penso anche filosofia non mi entusiasma particolarmente. E
storia".
"Neanche a me piace greco, ma lo faccio. Mollami il braccio e guardami,
Sora" lo fisso negli occhi "Credo in te, ok? Ora muoviti che
sennò ci lasciano solo i posti in prima fila".
Peccato che mi ritrovo per terra mentre mio fratello piange commosso
strofinando il naso sulla mia maglietta. "Oh, Roxas, grazie!" continua
ad abbracciarmi ignorando la gente che ci aggira perplessa "Lo sapevo
che sotto sotto - molto sotto - sei adorabile e non la zitella acida
che fai finta di essere".
Click.
"Quella per che cos'era?" guardo Axel con in mano il cellulare oltre un
ciuffo di capelli castani pesantemente ingellati di mio fratello.
Lui sorride sollevando appena un angolo delle labbra. "Quando mai
ricapiterà che tu e tuo fratello vi scambiate effusioni in
pubblico? Dovevo documentare" digita rapidamente un numero sulla
tastiera "E penso che anche Naminé debba saperlo".
"Ma sai com'è fatta tua sorella: potrebbe tirare fuori una
storia d'incesto da questo!" si lamenta Sora.
"Ottima idea!" Axel gli mostra il pollice in su "Quasi quasi glielo
dico subito" e trotterella allegramente via fischiettando
un qualche motivetto.
"Come ti è andata Sora?" Ventus si avvicina a noi dando una
pacca sulla spalla al mio gemello.
Lui lo guarda e si gratta la testa con una mano "Sembrava avere un
minimo di senso - per quanto Platone possa avercelo, maledetto filosofo
dei miei stivali
- ma quando mi pare che abbia senso è sempre un brutto
segnale".
Ven annuisce e "Guarda, a me la prima frase è venuta
così..." tenta di dire ma Sora si tappa le orecchie e scappa
via
urlando - e probabilmente l'hanno udito fino in presidenza - che non
vuole saperlo.
"Oooook" sorride compassionevole osservandolo voltare l'angolo per poi
girarsi verso di me "Come ti è venuta la prima frase?
Perché non sono molto sicuro di averla fatta bene...".
Ventus Nikko*
è il mio compagno di banco dal quarto ginnasio e,
la prima volta che l'ho visto, ha fatto aumentare in maniera
esponenzale i miei dubbi su un
possibile scambio di neonati all'ospedale: io e lui siamo due gocce
d'acqua e non soffre, al contrario di Sora, di una quasi totale
mancanza di materia grigia.
"Oh, Ven, smettila di rompere il cazzo. Prenderai 9, come al solito".
Dicevo, uno scambio di neonati all'ospedale. Potrebbe essere possibile
dato che anche Ventus ha un gemello - incredibile quanti parti
gemellari siano avvenuti nell'ospedale Sant'Anna nel 1995 - ossia
Vanitas Nikko che, se non fosse per i capelli neri e gli occhi ambrati,
è la fotocopia di Sora.
Più che gemelli, però,
sembra che siano la scissione di una personalità: Ventus
è la parte buona, quella che cerca di fare sempre la cosa
migliore, mentre Vanitas è quella
"cattiva" e che si caccia più volte nei guai. L'hanno
già
beccato due volte a imbrattare di scritte il retro della scuola e solo
l'influenza del padre, un politco abbastanza potente nei dintorni, ha
impedito che venisse espulso a calci nel sedere.
Ventus si leva il braccio del fratello dalle spalle "Che ci fai fuori
dalla classe?".
"Non posso neanche andare in bagno, adesso?" si lamenta lui continuando
a sorridere "Ciao, Roxas" mi saluta alzando la mano. Ricambio il gesto.
"Mi pare che i bagni del Pedagogico siano perfettamente funzionanti".
"Ma la fauna del Classico è molto più
interessante"
sorride malizioso mentre fa l'occhiolino ad una ragazza poco lontana
che
ricambia con un risolino divertito.
Ventus sospira, piano e ormai rassegnato. "Risparmiami le scale per
andare a chiamare la bidella: torna in classe".
"Qualcosa non va, Ven?". A parlare è Aqua Mizu*, 19 anni,
III
CLx, rappresentante d'istituto. Ha conosciuto il biondo ad un raduno e,
da quanto mi ha raccontato il mio amico, è diventata una
specie
di sorella maggiore e non perde occasione per aiutarlo in ogni maniera.
"Non mi avevi mai detto che c'era una simile bellezza, qui!" Vanitas
torna a sorridere ammiccante "Io sono Vanitas Nikko, il fratello di
Ventus, ma puoi chiamarmi in qualsiasi modo tu voglia".
Lei sorride "Oh, ma è un piacere conoscerti Vanitas. Ora che
ne
dici di tornare in classe prima che ne faccio rapporto al preside?".
"Come desideri, splendore" nonostante tutto Vanitas non muta
espressione, anzi i suoi occhi si illuminano di una luce divertita "Ci
parliamo a ricreazione, fratellino? Ciao ciao, Rox!" e gira i tacchi
avviandosi verso il suo plesso con le mani nelle tasche dei jeans
strappati.
"Scusalo, ti prego, non connette il cervello quando parla" cerca di
giustificarlo Ventus.
"Capisco perfettamente" lo rassicura lei scompigliandogli i capelli con
fare materno "Hai
mica visto mio fratello in giro? Dobbiamo firmare il foglio per
l'assemblea
d'istituto altrimenti il preside non ce la concederà mai".
"Seriamente, qualcuno ha mai visto il vecchio Siddy sorridere? Io penso
che sarebbe più facile che la Denki si mettesse a
distribuire
dolcetti e otto di greco a volontà" si intromette Hayner.
"Guarda che ti sento, Rogers" sbuca fuori anche la Denki tenendo
sottobraccio la pila delle nostre versioni "Spero che la tua versione
sia almeno da quattro. Potrei davvero distribuirli dolcetti se tu mi
arrivi al quattro senza che ti debba dimezzare il peso degli errori".
"Ma professoressa, guardi che scherzavo! Lei è perfetta,
sa?".
"Grazie, Rogers, ma questo non cambia il mio giudizio" e se ne va.
"Arpia" borbotta quando è a distanza di sicurezza.
"Io continuo a cercare Demyx - in classe non c'è, come al
solito
- ci vediamo!" anche Aqua torna alla sua ricerca un pochino alterata
per la sparizione del suo collega.
Mentre la rappresentante svolta l'angolo Sora ritorna sui suoi passi a
passo di carica - alla stessa velocità di uno che
è
inseguito dal Falciatore - piagniucolando che si è ricordato
solo ora che il professore Locharted* lo deve interrogare di
matematica
alla prossima ora e io lo devo aiutare a ficcarsi in testa quelle due
definizioni che lo dovrebbero salvare dall'insufficienza.
Qualcosa che non ho mai capito nei miei sedici - diciassette il 3
luglio* - è cosa spinga la
mia cerchia di parenti ed amici
ad assumermi gratuitamente (ovvio, no?) come insegnante di ripetizioni
anche se sono uno studente nella media che arranca in alcune materie -
leggasi latino e filosofia.
Hayner, ad esempio, mi obbliga una volta ogni due settimane ad aiutarlo
in storia quando anch'io sbaglio sembre la data della pace di
Cateau-Cambrésis e ogni volta che dico 1527 al professor Hana* viene un tic
nervoso all'occhio sinistro.
Naminé mi chiede di aiutarla in greco, non perché
non sia
brava in quella materia, ma perché vuole qualcuno con cui
controllare le sue traduzioni e ripassare un po' di regole grammaticali.
Sora si appella al nostro legame di sangue per ripetizioni in tutte le
materie tranne chimica dove i suoi voti sono molto migliori dei miei.
Infine, Axel si presenta una volta
a settimana a casa mia con un quaderno e un piccolo vocabolario di
inglese. Ecco, forse dare ripetizioni a lui è un po'
più
sensato che darle a tutti gli altri dato che mia madre è di
Londra e, fin dalla culla, io e mio fratello siamo bilingue.
Durante matematica, mentre ascolto distrattamente mio fratello che
balbetta incerto la formula per il calcolo della parabola che gli ho
ficcato nel cervello a furia di colpi in testa con il tomo di
algebra (689 pagine), si illumina il display del cellulare stipato
dentro l'astuccio: è Axel - per l'appunto. Parli del diavolo
e
spuntano le corna - che chiede se sono libero il pomeriggio per un
ripasso su Shakespeare. Facendo ben attenzione che il vecchio Locharted
non mi noti con le mani troppo spesso nell'astuccio - quell'uomo ha un
fiuto eccezionale per sbeccare chiunque armeggi con un dispositivo
elettronico durante le sue lezioni - rispondo con un breve "Ok".
Axel è un ragazzo estremamente intelligente e, inoltre, la
sua
media vanta un 8.76 che sarebbe un 9 pieno se non fosse per quel 6
strascicato di inglese.
La sua poca propensione alla lingua straniera è dovuta ad un
episodio
della sua infanzia: a sette anni, durante una vacanza, si era perso a
Liverpool e da quella esperienza aveva radicato in lui un odio profondo
verso
l'inglese.
Tuttavia, specialmente quando sono io a dargli ripetizioni, si applica
anima e corpo per tentare di memorizzare le regole grammaticali o le
vite degli scrittori d'oltremanica.
Eppure oggi appare svogliato e distratto, concentrato solamente sul suo
cellulare che tiene affianco alla mano sinistra e che controlla ogni
due secondi.
"La vita di Shakespeare non si impianterà magicamente nel
tuo
cervello se continui a fissare il tuo cellulare" interrompo la lettura
"Mi spieghi che cos'hai? Prima chiedi il mio aiuto e poi sei tu il
primo a non prestare attenzione".
"Hai ragione, scusami Roxas" sospira passandosi una mano sugli occhi
"È che... Avrei bisogno di un consiglio".
Chiudo il libro e mi sporgo verso di lui. "Ti ascolto" lo incoraggio.
Lui sospira di nuovo. "Conosci Clara Bianchi?" mi domanda.
Come non conoscere Clara Bianchi, una delle ragazze più
belle e
popolari del Pedagogico? Annuisco velocemente e lui sorride
leggermente.
"Mi ha chiesto di uscire. Dici che dovrei accettare?".
"Oh, beh, non so. Per caso ti piace Clara?" oltre ad essere un
insegnante di recupero mi ritrovo a fare da psicologo ad un ragazzo che
vorrebbe intraprendere quel mestiere. Sarebbe ora che mi facessi pagare.
"Non è male" arriccia le labbra stringendosi nelle spalle.
"Potresti accettare, no? Non ci perdi niente, anzi hai tutto da
guadagnare sia se ci concluderai qualcosa sia se dopo la prima uscita
la lascerai perdere" mi allungo sulla sedia dandogli una pacca sulla
spalla "Tutti darebbero qualsiasi cosa per essere al posto tuo".
Suona orrendo da dire, ma anch'io avverto un leggero fastidio alla
bocca dello stomaco.
"Grazie, Roxy, sei un vero amico" mi sorride, gioioso come al solito.
"Rimangiati quel soprannome" lo minaccio.
"Ma perché? È così
carino!".
"Rimangiatelo!".
"Solo se mi prendi!".
E Shakespeare viene definitivamente dimenticato mentre lo rincorro per
tutta casa.
12 giorni prima che
Roxas si innamori.
* Denki
- Elettricità,
in giapponese.
*
Nikko - Luce del giorno,
in giapponese.
* Mizu
- Acqua,
in giapponese.
*
Locharted - È
l'anagramma di cold
heart. Quando svelerò il nome di battesimo del
professore capirete perché abbia scelto questo nome.
* 3
luglio - Secondo la santissima wikipedia, il 3 luglio è il
compleanno di Sora. Una domanda mi sorge spontanea: in che videogioco
l'hanno detto? No, perché me lo sono perso.
*
Hana - Fiori,
in giapponese.
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