Attraverso lo specchio

di Violet_Viper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Salve a tutti, cari lettori e lettrici!

Questa è la “prima” storia che pubblico, più precisamente la prima con questo account.

Ho deciso di ricominciare a scrivere, contro ogni mia aspettativa.

Passiamo adesso a parlare della Ff:

·         la storia riprende dalla fine del quarto libro, quando Cedric muore;

·         i personaggi saranno una sorpresa e non intendo precisare mai quali utilizzerò, perché questa storia è in continuo cambiamento;

·         ho intenzione di rispettare la trama (gli avvenimenti del libro che lasciano fuori la vita sentimentale dei personaggi di HP) più o meno, quindi chi dovrà morire, morirà.

Per il resto ci rivediamo a fine pagina per i saluti finali. Buona lettura.

Viola.

 

˜

Spesso mi chiedo come sia arrivata a questo punto, cercando risposte a tutte le domande che mi ronzano nella mente; c’è da dire che ancora non capisco bene i meccanismi e i fatti che si sono succeduti, come se in quei momenti non ci fossi davvero io, ma un’altra.

Se mi guardo indietro, lungo la strada che ho percorso finora, vedo solo tanto dolore, ma nessun rimpianto e di questo, statene certi, vado fiera.

Le persone, quelle che ho conosciuto, quelle che ho lasciato, mi hanno aiutata tanto e di questo le ringrazio.

E poi?

E poi cominciamo da tre anni fa, quando qualcosa si è rotto per non aggiustarsi più…

 

˜

 

Il prologo è volutamente corto, perché tutto quello che c’è da sapere su questo personaggio l’ho scritto qui; sarà divertente vederla crescere e maturare con il proseguimento della storia.

Un bacio e un arrivederci al prossimo capitolo.

Viola.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


CAPITOLO PRIMO

Bentrovati a tutti!

Spero di essere stata abbastanza veloce con l’aggiornamento del primo capitolo; in fondo il prologo è solo un incipit per introdurvi il personaggio principale.

Preciso che gli aggiornamenti saranno mensili e si aggireranno intorno ai primi del mese.

Ci rivediamo ai saluti in fondo alla pagina.

Buon lettura.

Viola

͂

 

23 Giugno 1995, h. 14:30

Me ne stavo seduta nella mia stanza, ferma immobile davanti allo specchio, senza riuscire a muovere un solo muscolo; ancora non riuscivo a capacitarmi di come fossi finita in un tale casino, di cui non sapevo nemmeno nulla!

Un bel giorno, prima della fine della scuola, Draco mi si presentò davanti per troncare ogni tipo di rapporto con me; se chiudessi gli occhi potrei ancora vedere i visi beffardi e derisori dei miei compagni di Casa, che avevano assistito con gusto a quel siparietto squallido.

“Sei una stronza, non presentare mai più la tua lurida faccia davanti a me!” le parole di Draco, così sprezzanti e taglienti, mi avevano ferita profondamente, ma il peggio fu vedere i miei “amici” voltarmi le spalle e andarsene schifati, come se fossi stata la creatura più disgustosa di questo pianeta, alla stregua di un Mudblood!

Avrei voluto correre via, urlare e disperarmi, ma non lo feci; con il volto impassibile e lo sguardo spento, me ne ero tornata nella mia stanza, sperando di concedermi un bel pianto liberatorio, ma non ci riuscì.

Solo qualche giorno fa, a distanza di quasi un mese dall’accaduto, ero scoppiata: mentre sedevo davanti alla mia scrivania, intenta a svolgere i compiti assegnatimi, un gufo dalle piume nere si era presentato alla mia finestra, con un messaggio legato alla zampa; ci misi poco a riconoscerlo, ma scettica mi avvicinai e con orrore notai il sigillo dei Nott sulla busta.

Tremante lessi le poche righe sulla pergamena, incredula e spaventata: Tehodore e gli altri Serpeverde del mio anno volevano incontrarmi in privato per parlare di quanto era accaduto a scuola con Draco;  tutto lo stress e la tristezza accumulati mi scivolarono via di dosso come olio e piansi tutto il giorno.

L’appuntamento era per il 23 giugno alle 16:00 davanti al Leaky Cauldron, a Diagon Alley, e nella missiva era chiaramente specificato che non potevo mancare per nessun motivo.

Fu così che quella mattina mi svegliai presto, prestissimo, passando quasi tutto il tempo davanti allo specchio, in pigiama, con la mente vuota e lo sguardo perso.

“Ormai è ora per il tuo appuntamento e tu non sei ancora pronta?” la voce di mia madre mi risvegliò da quello stato di catalessi in cui ero caduta; lentamente mi alzai dal pavimento su cui mi ero seduta, alquanto scomodo aggiungerei, e fissai sconcertata prima mia madre sull’uscio della mia camera e poi l’orologio appeso alla parete: segnava le 15:30 precise.

Mi ci volle un decimo di secondo a realizzare di essere mostruosamente in ritardo e di essere ancora in pigiama, totalmente scapigliata.

“Madre, non ce la farò mai ad essere puntuale, i miei amici mi odieranno!” piagnucolai in modo teatrale e molto convincente, poiché mia madre sbuffò esasperata e con qualche incantesimo mi sistemò giusto in tempo per il mio appuntamento.

Ammirando compiaciuta il mio riflesso allo specchio, sorrisi grata a mia madre e , dopo aver preso il mantello e la borsa, corsi giù per le scale fino al salotto privato, infilandomi nel camino e gridando a chiare parole:

“Leaky Cauldron, Diagon Alley!”

In un attimo venni risucchiata in un vortice verde e polveroso, chiudendo d’istinto gli occhi; quando li riaprii la prima cosa che vidi era una mano abbronzata tesa davanti al mio viso; l’afferrai di slancio, cercando di nascondere il sorriso timido che mi era spuntato in viso.

“Finalmente sei arrivata! Ti stiamo aspettando da parecchio sai?” Blaise, il mio caro, dolcissimo Blaise, che mi aveva sempre protetta e che quel giorno maledetto mi aveva voltato le spalle come tutti gli altri.

Ghignando come una Slytherin che si rispetti, scansai elegantemente la mano e mi rialzai spolverandomi l’abito.

“Che vuoi Zabini, io non sono mai in ritardo, sono gli altri che sono sempre in anticipo.” Inutile dire che Draco e i suoi modi strafottenti mi avevano ampiamente contagiata; “Ora ti togli da davanti o devo restare qui in eterno?” forse il mio tono era uscito più acido di quel che volessi, ma in fondo meritavo di prendermi una piccola vendetta.

Blaise, sorridendomi dispiaciuto, si spostò subito, permettendomi di veder anche l’altro che era con lui, quello che mi aveva scritto la lettera: Theodore Nott.

A dire il vero non capivo il motivo della sua presenza lì, in fondo l’unico di cui mi importasse era soltanto Blaise, visto che io ed il caro Nott c’eravamo odiati dal primo incontro.

Gli riservai un’occhiata bieca e perplessa, sentendomi in dovere di esprimergli il mio dubbio a voce:

“Nott, a quale dispiacere devo la tua presenza?”

Squadrandomi dall’alto in basso, come faceva sempre, ghignò in modo irritante, aspettando un po’ a rispondermi, giusto per farmi innervosire ancora di più.

“Ma come, Pansy, non sei felice di vedermi?” se avessi voluto avrei potuto tagliare l’ironia con un coltello: era ovvio che fossi fortemente contrariata dall’averlo lì.

͂

Scommetto che avevate capito che si trattava di Pansy Parkinson, o forse no?

Comunque ormai non ha più importanza, ma spero ugualmente di avervi tenuto un po’ sulle spine.

Ci terrei a ringraziare tutti quelli che hanno avuto il cuore di leggere; ringrazio anche chi l’ha inserita tra le seguite, quindi gaiac88; un altro ringraziamento va a fantasy happy che ha recensito.

Al prossimo capitolo, un bacio.

Viola

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Secondo capitolo

Bentrovati carissimi di EFP.

Come potete vedere sto cercando di mantenere le scadenze, anche se ancora siamo solo al secondo capitolo e quindi è ancora presto per testare la mia coerenza, ma sono abbastanza fiduciosa.

Non ho molto da dirvi ma passerò ai ringraziamenti e alle risposte alle recensioni a fine pagina.

Buona lettura.

Viola.

 

˜

 

23 Giugno 1995, h. 17:00

 

Ero ancora dubbiosa circa le intenzioni dei miei compagni, ma se già partivo con l’idea di non sentir ragioni, che ci facevo lì?

Ad essere sincera, la missiva di Nott mi aveva instillato uno strano senso di agitazione e curiosità: cosa poteva volere da me un tipo simile?

La lettera era stata poco chiara circa le loro intenzioni, anzi non lo era stata affatto e questo era un atteggiamento che non potevo sopportare; com’è che si dice? La curiosità è donna? Mai parole furono più vere!

Quel maledetto mi aveva giocato davvero un pessimo tiro e Blaise lo aveva aiutato ampiamente: solo le persone a me più vicine conoscevano questo mio lato testardo e bramoso di conoscenza e non quella che cercava quella schifosa Mudblood della Granger; no, io volevo sapere tutto quello che riguardava gli altri: i più piccoli dettagli, le sciocchezze e gli avvenimenti importanti, qualunque cosa mi permettesse di essere sempre in una posizione di vantaggio rispetto a loro.

Mia madre mi aveva insegnato che nulla ti viene regalato, è solo conquistando il potere che si può arrivare in alto e vivere nella ricchezza.

Avevo fatto tesoro delle sue lezioni di vita e ci avevo lavorato sopra strenuamente per arrivare a un buon risultato; quello era uno di quei momenti in cui dovevo mettere in pratica il frutto del mio duro lavoro.

Mi accomodai al tavolo circolare dove erano seduti, slacciandomi il mantello e ponendolo insieme alla borsa sullo schienale della sedia; accavallai le gambe e mi misi comoda, intrecciando le mani sopra il tavolo e rivolgendo ai due un sorriso finto quanto la plastica.

“Dunque, cosa potete volere da me?” la mia domanda era velata d’ironia, ma il mio sguardo era freddo.

“Mi sembra che l’ultima volta che ci siamo parlati mi avete ripudiata velocemente, dandomi della stronza e della poco di buono.”

Come inizio non era affatto male: dovevano capire da subito chi conduceva il dialogo e loro certamente non erano nella posizione per opporsi ai miei commenti acidi e alle frecciatine velenose.

Blaise assunse subito la sua aria da cane bastonato o da cucciolo innocente e bisognoso di cure, come diceva lui; Nott semplicemente se ne fregava e cercava di farsi notare dal cameriere scoccandogli occhiate truci.

“Vedi Pansy,” cominciò il mio ex migliore amico, “ non sappiamo bene cosa ci sia preso: Malfoy ci ha raccontato la sua versione dei fatti e noi, come dei tassi, ci siamo caduti in pieno.” Ovviamente aveva cercato di usare il suo tono più contrito e deferente del suo vastissimo repertorio da serpe, ma dovevo riconoscergli che era realmente dispiaciuto.

“Quindi?” lo esortai piuttosto spazientita: pretendevo delle scuse e le volevo subito!

“Quindi questo imbecille ha ben pensato di farmi scrivere una lettera per te con l’intenzione di darci appuntamento qua.” Il tono infastidito di Nott mi convinse a dedicargli una lunga occhiata perplessa e schifata; come si permetteva quel cretino di dare dell’imbecille a Blaise?

“Nessuno ti ha interpellato Nott, quindi chiudi quel calderone e fatti gli affari tuoi!” lo ripresi subito, in modo che capisse che non gradivo nessun tipo di intromissione da parte sua.

“Zabini, ti ho fatto una domanda, vedi di rispondermi, perché sto perdendo la pazienza…” gli lasciai intendere che non avrei sprecato un momento di più con loro se non avessi ottenuto quello che volevo.

Nott mi fulminò sul posto ma lo ignorai apertamente, rivolgendomi solo a Blaise.

“Pansy…” uno sguardo triste affliggeva il bel viso del mio carissimo Blaise e, sospirando rassegnato, mi fissò dritta degli occhi; “Scusami Pansy, non volevo farti del male, ma in quel momento la parlantina più che convincente di Malfoy mi aveva del tutto accecato. Ti prego, perdonami…” lo disse così piano che pensai di essermelo immaginato.

Sentivo gli occhi che mi pizzicavano, talmente tanto da farmi voltare il capo di lato e farmi asciugare le lacrime; come potevo non perdonarlo?

Dopo la mia rottura con Draco, all’inizio del quarto anno, era stato Blaise a starmi vicino e ad evitare che venissi ripudiata da tutta Slytherin; con la sua dolcezza e le sue battute pungenti mi aveva sostenuta; c’era sempre, sempre; ed ora che lui aveva fatto un errore, uno sbaglio che mi aveva profondamente ferita, mi chiedeva di tornare da lui comunque.

Sapevo che soffriva per la sua cavolata momentanea e sapevo che non si sarebbe mai perdonato se gli avessi detto di no.

Sorridendo contro volontà, mi alzai e mi buttai su di lui, stringendogli le braccia al collo.

“Ma certo che ti perdono, stupido che non sei altro…” lo mormorai vicino al suo orecchio, in modo che Nott non potesse sentirlo.

Non potevo ancora credere di essere riuscita a ritrovare il mio migliore amico.

“Bene, ora che avete finito la vostra toccante riappacificazione, posso andarmene? Blaise, ancora non capisco perché diavolo tu mi abbia trascinato qui!” ovviamente il caro Nott non poteva starsene zitto per sempre, oh no, doveva a tutti costi ricordarci la sua inutile presenza.

Sentii il mio migliore amico ridere sotto i baffi mentre io, sbuffando vistosamente, mi girai per dirgliene quattro a quel rompiscatole.

“Nott nessuno ti chiede di rimanere qua, quindi sei invitato a levarti dalle scatole!” e chi lo tratteneva lì? Io no di certo!

Lo vidi guardarmi male, molto male, probabilmente avrebbe potuto cruciarmi con lo sguardo se fosse stato possibile; conoscevo bene quel cipiglio arrabbiato, lo avevo visto talmente tante volte così da averne quasi la nausea; era pronto a dar battaglia.

Mi sistemai meglio sulla mia nuova “sedia”, accomodandomi sulle ginocchia di Blaise e, voltandomi  leggermente verso Nott, ghignai divertita.

“Parkinson, è solo merito mio se tu e quell’idiota di Zabini vi siete riuniti, quindi vedi di stare zitta e chiudere una volta per tutte quella fogna che ti ritrovi per bocca!” eccolo, lui e la sua finezza, erano partiti in quarta.

Generalmente Nott era un ragazzo silenzioso e freddo nei confronti della stragrande maggioranza delle persone, ma io avevo il dono di farlo incavolare alla velocità di uno schiantesimo.

L’odio viscerale che correva tra noi era quasi visibile e non perdevamo occasione per insultarci e farci scherzi stupidi; un paio di volte eravamo anche arrivati a metter mano alle bacchette!

Ormai ero più che abituata alle sue sparate, che mi lasciavano del tutto indifferente, ma litigarci era sempre un buon metodo per scaricare la tensione o lo stress.

“E chi diavolo te l’ha chiesto?! Non sono certo stata io a mandarti una lettera, non sono certo stata io a cercarti per farti risolvere con il tuo migliore amico,” una piccola pausa e poi il colpo finale “ non sono certo stata io a preoccuparmi per te.” la sua espressione di quel momento non la scorderò mai per tutta la vita; il viso rosso e gli occhi che sembravano volermi incenerire lì sul posto erano uno spettacolo indimenticabile.

Non disse nulla, si alzò inferocito e marciò dritto verso il camino, buttandocisi dentro e scomparendo poco dopo.

Quando se ne fu andato mi lascia andare ad un risata leggera, liberatoria; anche Blaise, dapprima rassegnato ai nostri soliti spettacolini, mi seguì nella mia risata.

Mi era mancato tutto quello: i battibecchi con Nott, le cavolate con Blaise.

Il resto del tempo lo trascorremmo a raccontarci quello che avevamo fatto durante quel primo periodo di vacanze e come avremmo trascorso il resto dell’estate: alla fine di tutto Blaise mi invitò ad andare con lui in Italia, dicendo che doveva farsi perdonare per il suo comportamento e che doveva raccontarmi cosa gli aveva detto Draco.

Accettai con felicità la sua proposta e, dopo avergli posato un bacio sulla guancia, scomparvi anch’io tra i fumi verdi del camino del Leaky Caludron .

Quando riaprì gli occhi, sorridevo raggiante, entusiasta di quello che mi aspettava; corsi subito da mia madre per avere il suo permesso e infine da mio padre per la conferma definitiva; poi, saltellando gioiosa come una stupida tassa, andai dritto in camera mia, cominciando a riempire il baule da viaggio.

Ad essere sincera, Blaise aveva sempre avuto un certo ascendente su di me ed io me ne ero infatuata come una ragazzina, quindi volevo sfruttare quell’occasione per dichiararmi una volta per tutte.

 

˜

 

Se devo essere sincera, questo capitolo mi è uscito un po’ noioso e, anche cercando di sistemarlo, questa rimaneva comunque la forma meno banale e soporifera.

Sto già lavorando al terzo e per ora è decisamente meglio di questo.

Passiamo adesso ai ringraziamenti:

Per chi ha inserito la storia tra le preferite: Giu_Foxy (lei è di parte)

Per chi ha inserito la storia tra le ricordate: gaiac88 e Raindrops_

Ed infine, per chi ha recensito la storia: fantasyhappy

Un pensiero speciale va alla mia fantastica beta: Giu_Foxy

Un bacio e un abbraccio.

Viola.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo

Eccomi, puntuale come sempre, anche se ancora sono solo al terzo capitolo!

Passiamo alle cose importanti: da questo capitolo comincia veramente a prendere forma la mia Pansy, che avrà un lungo cammino da percorrere. Sicuramente, anzi, di certo, vi sembrerà che manchino dei pezzi di storia, ma non preoccupatevi, perché verrà raccontato tutto quello che serve per capire la storia; quindi vuol dire capitoli one shot al di fuori di “Attraverso lo specchio”.

Vi lascio adesso al capitolo, buona lettura.

Ci rivediamo ai saluti in fondo alla pagina.

Viola.

 

˜

 

3 Luglio 1995, h. 11:00

Non c’era molto da contestare, scegliere di trascorrere le vacanze estive in Italia con Blaise fu la mia salvezza ed anche la mia condanna.

Eravamo partiti il 26 Giugno, la mattina presto verso le 05:00; i primi giorni erano trascorsi tranquilli e rilassanti, mi piaceva l’Italia con i suoi paesaggi soleggiati e immersi nel verde.

Alloggiavamo in una villa in Toscana, un po’ fuori Firenze, che la famiglia Zabini aveva acquistato per la nascita di Blaise; era davvero immensa, molto più grande del mio maniero in Inghilterra.

Il primo giorno ci avevo messo un po’ a capire come orientarmi dentro la casa, ma grazie all’aiuto di Blaise mi ero salvata dal perdermi subito.

Avevo visitato la bellissima Firenze magica, ammettendo di essere stata tentata di girovagare un po’ anche per quella babbana, ma il mio orgoglio da Pureblood me lo aveva impedito; quindi, a malincuore, lasciai perdere quell’idea e mi concentrai solo ed esclusivamente su Blaise.

Il mio piano per dichiararmi a lui e vivere così una felice storia d’amore insieme non aveva visto gli sviluppi da me programmati; tanto per cominciare, per un paio d’ore al giorno, Blaise spariva puntualmente ed io non ero ancora riuscita a farmi dire dove andava.

Avevo anche provato a pedinarlo una volta, ma mi ero imbattuta in un vicolo cieco; così ero passata ad un’altra tattica, ovvero cercare di estrapolargli informazioni in modo casuale, ma anche quella si rivelò essere un buco nell’acqua; alla fine, disperata, decisi di chiederglielo direttamente, ma con qualche moina era riuscito a glissare sull’argomento.

Mi ritrovavo quindi presa in contropiede, con un malumore crescente e un Blaise fantasma.

Ma purtroppo le brutte sorprese non erano finite: con mio immenso orrore scoprì che anche la famiglia Malfoy si trovava in vacanza a Firenze e con loro avevano portato pure Nott.

Non serviva essere un genio in Divinazione per capire che avrei passato un’estate d’inferno, tra le sparizioni di Blaise e quelle due piattole di Malfoy e Nott.

Oltre a dover tessere nuove trame per la conquista del mio dolce Blaise, avrei anche dovuto trovare il modo di tenere lontani quei due impiastri rompiscatole.

Sconsolata com’ero non mi accorsi nemmeno che la Piattola n.1 era proprio sulla porta della mia stanza e mi fissava tra il disgustato e l’annoiato.

“Parkinson, davvero, la tua visione mattutina è come il bacio di uno schiopodo… Mortalmente disgustosa!” la soave voce di Nott mi riscosse dai miei pensieri; lo fissai un po’ perplessa e interrogativa, come se lo spettro fosse lui e non Blaise, poi mi concentrai sulle mie vesti, notando solo in quell’istante che il mio abbigliamento estivo era piuttosto misero.

Coprendomi come meglio potevo, rivolsi automaticamente uno sguardo di fuoco a Nott, che se la rideva sullo stipite della porta: davvero, vedermi in reggiseno e mutande era così esilarante?

Non lo seppi mai, ma il candelabro che scagliai a Nott mi fece ridere me per molto, molto tempo. 

La sua reazione fu immediata: si portò una mano allo stomaco, dove l’avevo colpito, mentre con l’altra si aggrappò al battente della soglia; traballò per qualche secondo, con la testa bassa e il respiro corto, ma quando rialzò il capo intuì di aver commesso un terribile errore.

Prese il pomello e si sbatté l’uscio alle spalle, avanzando poi verso di me minaccioso; non mi feci intimorire, sapevo che non avrebbe mai osato sfiorarmi con una mano e non perché fossi una donna, ma perché lo disgustavo tremendamente; quando fu sopra di me, sovrastandomi in altezza, mi pentii del mio gesto.

Mi afferrò entrambi i polsi e mi tirò in piedi senza fatica; la mia testa arrivava a mala pena al suo petto e il mio corpo sembrava così esile in confronto al suo; tremai in quella morsa ferrea e, deglutendo, alzai lo sguardo per fronteggiarlo.

Aveva un’aria truce e nei suoi occhi potevo scorgere chiaramente la rabbia; mi piegò entrambe le braccia dietro la schiena, facendomi gemere di dolore, e mi parlò con odio:

“Attenta a te, schifosa cagna, la prossima volta non sarò così buono come ora e, te lo giuro, se mai ti azzarderai a fare di nuovo una cosa simile te le spezzerò questa braccine.”

Non urlò e non fece alcuna scenata, ma il suo tono basso e cattivo mi suggerì di non sfidarlo oltre, ma proprio non potevo tollerare un comportamento simile.

“Lasciami stronzo, toglimi quelle manacce di dosso, mi fai schifo.”

Rimanemmo per qualche secondo immobili a fissarci con odio e disprezzo, ma poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: ghignò divertito e, passandosi la lingua sulle labbra, mi scaraventò letteralmente sul letto.

Inizialmente non riuscì a capire le sue intenzioni, ma quando mi salì sopra il panico m’invase.

Cercai inutilmente di scalciare o di tirargli pugni, ma mi immobilizzò subito; gli bastò una mano per fermare i miei polsi sopra la testa, mentre bloccava le mie gambe con le sue.

Avevo paura e speravo che volesse solo spaventarmi.

Con la mano libera cominciò ad accarezzarmi lascivamente il fianco e poco dopo scese a baciarmi il collo; nel mentre io ero semplicemente pietrificata, incredula di quello che stava facendo.

Fece risalire la sua mano lungo il petto, per poi lasciarla poggiare delicata sopra il mio seno; la sua bocca lasciò perdere il mio collo e si concentrò sulle mie labbra, mordendole e tirandole leggermente.

Non riuscivo a capacitarmi di quello che stava succedendo, ma quello che mi sconvolse maggiormente fu scoprire che mi piaceva!

Tutto di lui in quel momento mi attirava come una calamita e mi faceva sentire viva; la mano che teneva i polsi sciolse la sua presa per dedicarsi al mio seno insieme all’altra; istintivamente, allacciai le mie braccia intorno al suo collo e lo baciai impaziente.

Fu in quell’attimo che si fermò di colpo e si allontanò da me bruscamente, anche lui disorientato dal suo gesto.

Si toccò inconsciamente le labbra gonfie continuando a fissarmi con desiderio; io me ne stavo stesa sotto di lui, intontita e smarrita, sperando che continuasse il suo lavoro.

Ovviamente, stringendo le mani a pugno e imprecando sotto voce, scese dal letto e fulmineo abbandonò la mia stanza.

Passai un’ora da sola sul letto, a ripensare a cosa era successo: dentro di me cercavo una risposta valida ai nostri comportamenti, ma non riuscivo a trovare una spiegazione sufficientemente convincente.

Un leggero bussare alla mia porta mi ridestò dalle mie riflessioni: era Blaise che era venuto a chiamarmi per il pranzo.

Senza meditarci troppo lo invitai ad entrare e mi diressi verso l’armadio, cercando qualcosa di decente da mettermi.

Il mio migliore amico si sedette sul letto sfatto, guardandomi incuriosito e stranito dal mio insolito fare.

“Pansy, va tutto bene?” si sentì in dovere di rendermi partecipe dei suoi dubbi.

“Certo, perché non dovrebbe?” risposi con noncuranza e disinvoltura, sperando di apparirgli più naturale possibile.

“No, così, per chiedere, visto che stamattina non ti sei fatta vedere minimamente…” fece una breve pausa, poi continuò “Comunque ho da darti una brutta notizia: Malfoy e Nott si trovano qua a Firenze in vacanza con la famiglia di Draco e questa sera ci hanno invitato a cena da loro; i miei hanno accettato ovviamente.”

Ovviamente, pensai io tra me e me; ero stanca di quella situazione, stanca di tutti loro che non capivano nulla di me.

Indossai un abito bianco e leggero, visto che faceva particolarmente caldo, e mi voltai verso Blaise.

“Blaise, non me ne importa niente dei Malfoy e di Nott; da quando siamo arrivati sei strano e sparisci in continuazione ed io non ne posso più!” ero giunta al limite di sopportazione e non volevo più aspettare; al diavolo i piani e i programmi che avevo ideato!

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai di slancio, stringendomi forte al suo collo.

“Blaise, tu mi piaci, da tanto tempo ormai…” lo dissi tutto d’un fiato, guardandolo negli occhi.

Il mio migliore amico mi guardò incerto e dispiaciuto, staccandomi gentilmente le braccia dal suo collo.

“Scusami Pansy, ma io sono già innamorato di un’altra…” fu come ricevere una stilettata al cuore; mi alzai dalle sue gambe e mi allontanai di qualche passo.

“Ma certo, era ovvio… Io… Scusami…” balbettai parole sconclusionate, tenendo il capo basso.

Lo sentì avvicinarsi a me, ma alzai le braccia per tenerlo distante.

“Davvero Blaise, va tutto bene, non preoccuparti…” e cercai di mostrarmi sincera, stampandomi un sorriso poco convincente in viso.

“Dai su, andiamo a pranzare, che si raffredda tutto altrimenti.” e, senza dargli modo di rispondere, corsi di sotto.

Il pranzo sembrava non volesse mai finire: i signori Zabini conversavano amabilmente del più e del meno, Blaise mi scoccava occhiate preoccupate ed io tenevo insistentemente lo sguardo sul piatto.

Quando finalmente anche il dolce fu servito tirai un sospiro di sollievo e, con una scusa, mi defilai prima della fine del pranzo. Me ne tornai in camera per prendere la borsa e la bacchetta, scrissi due righe su una pergamena per avvisare che sarei uscita e me ne andai dalla villa, girovagando per le campagne toscane senza meta.

Ero triste e depressa, ma non versai nemmeno una lacrima, mentre la volta scorsa mi ero sentita umiliata e abbandonata da lui.

Ero in uno strano stato, tra la tristezza e l’incomprensione dei miei sentimenti, che in quel momento non sembravano poi così forti come li immaginavo.

Il pomeriggio, al contrario del pranzo, passò in un baleno e si fece sera velocemente; mi sbrigai a rientrare alla villa, perché ci attendeva la famosa cena con i Malfoy e Nott.

Avevo preferito evitare di pensare al moro, ma la cena imminente mi riportò il ricordo di quella mattina in testa: non sapevo come avrei dovuto comportarmi e non sapevo come si sarebbe comportato lui.

Con mio enorme sollievo, ci ignorammo apertamente e lo stesso valse per Draco, che ancora non mi guardava in viso ed io ne ero più che felice; tutto sommato fu piacevole cenare insieme.

Gli uomini si dedicavano solo ed esclusivamente a Quidditch e politica, ignorando completamente il lato femminile della tavolata; noi donne decidemmo di abbandonare presto la sala da pranzo e ci rifugiammo nel salottino privato di Lady Malfoy, cominciando a sparlare degli altri commensali come delle vecchie megere.

“Ho come l’impressione che Lucius stia diventando paranoico; da un po’ di tempo a questa parte non fa altro che fissarsi allo specchio, toccandosi la fronte preoccupato. Credete che sia un comportamento normale?” i dubbi di Narcissa mi lasciavano totalmente esterrefatta e ilare, nell’immaginarmi Lord Lucius Malfoy, quel Lucius Malfoy, allarmato per una possibile stempiatura; davvero un’immagine fuori dal comune e molto comica.

“Narcissa, cara, penso che il tuo bel marito abbia la sensazione di star diventando stempiato!” commentò scherzosamente Lady Zabini, facendomi l’occhiolino.

Narcissa fissò pensante me e Lady Zabini, per poi scoppiare a ridere, trascinandoci con sé in quel turbine di idiozia su mariti stempiati; davvero una serata memorabile.

Di quella giornata orripilante non volevo ricordare nulla, mi sarei volentieri scagliata un Oblivion da sola, giusto per dimenticare quel periodo nero.

Il resto dei giorni lo passai con Malfoy e Nott, visto che ormai Blaise era diventato uno spettro e lo incrociavo solo durante i pasti; lo vedevo piuttosto imbarazzato e molto schivo nei miei confronti, come se non volesse urtarmi maggiormente.

Povero, povero Blaise, sopportarmi non era mai facile, ma lui chiudeva sempre un occhio sui miei comportamenti da vipera; ero più dispiaciuta per il fatto che mi evitasse che per il suo rifiuto!

La situazione però era diventata troppo assurda: stavo tutto il giorno con le persone che odiavo di più su tutta la terra, mentre il mio ipotetico migliore amico mi sfuggiva come la peste; dovevo rimediare, in un modo o nell’altro, o mi sarei rovinata le vacanze estive da sola.

Cominciarono così gli agguati e i pedinamenti, i tentativi falliti di stabilire un contatto e poter costruire un dialogo di senso compiuto con Blaise-Sono-Un-Idiota-Zabini; nemmeno a perder tempo a dire che furono tutti buchi nell’acqua.

Magari il mio ingegno da solo non bastava, magari avevo bisogno di qualche consiglio made in Lady Parkinson o, ancora meglio, made in Lady Malfoy; ero certa che Narcissa mi avrebbe aiutata ad uscire da quel problema spinoso.

Mi presentai a casa sua in modo furtivo, senza farmi vedere da nessuno e senza farmi annunciare, dirigendomi spedita verso il suo salottino privato; sapevo che Lucius e Lord Zabini passavano insieme tutta la giornata, quindi ero sicura al cento per cento di trovare sola Narcissa.

E anche quella volta sbagliai.

La porta della stanza era leggermente dischiusa e si sentivano delle voci concitate, che discutevano animosamente tra loro.

“Ne abbiamo già parlato altre volte, non è più possibile continuare così, cerca di capire la mia posizione…”

“Lo so, lo so, lo so. So che è sbagliato, che è tutto sbagliato; ma non posso farci niente, e neanche tu…”

“Appunto per questo, se lo capisci, perché continuare? Non sarebbe mai dovuta iniziare! Io sono una donna sposata e con un figlio! Un figlio che ha la tua stessa età e che è tuo amico.”

“Si, ma questo non ti ha impedito comunque di stare con me Cissa! Ormai le vacanze sono quasi finite e con esse terminerà anche la nostra storia clandestina, ma fino a quel momento, ti prego, sii mia…”

Quello che seguì non fu il silenzio come avevo sperato, ma dei gemiti strozzati e dei rumori sconnessi, come di chi cade a terra o urta un mobile; contro ogni logica, mi avvicinai alla porta, per avere conferma di tutto quello che avevo sentito, ancora incredula; sbirciai dalla fessura, quel tanto che bastava per vedere Blaise a cavalcioni su Narcissa, intenti a baciarsi.

Mi ritrassi di scatto, come se la porta fosse incandescente, e corsi via, il più lontano possibile da lì.

Ora mi era tutto chiaro, ora sapevo che non avrei mai potuto competere.

Sapevo che ero una perdente e che lo sarei stata per molto tempo.

 

˜

 

Capitolo di svolte! Sono stata indecisa fino all’ultimo se inserire questa storia un po’ scabrosa tra Blaise e Narcissa, ma alla fine è necessaria ai fini della storia; povera Pansy, vedersi portato via il suo migliore amico da una donna che stimerà per sempre, davvero deprimente.

Ma non tutto il male vien per nuocere…

Meglio fermarsi qua, o c’è il rischio di dire troppo!

Passiamo adesso ai ringraziamenti:

Per chi ha inserito la storia tra le preferite: Giu_Foxy

Per chi ha inserito la storia tra le ricordate: gaiac88 e Raindrops_

Ed infine, per chi ha recensito la storia: fantasyhappy

Un pensiero speciale va alla mia fantastica beta: Giu_Foxy

Ci rivediamo al prossimo capitolo.

Un bacio e un abbraccio.

Viola.

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