Sotto contraria stella

di Elpis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Draconis ***
Capitolo 2: *** Vento ***
Capitolo 3: *** Biancospino ***



Capitolo 1
*** Draconis ***







 

Draconis
 

 

 

A volte pochi giorni possono
cambiare una vita intera

 

 

 

 

 

« Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati ».
Il suo sguardo saettò sul volto stanco ma sereno di Silente e le viscere gli si contrassero dolorosamente nello stomaco, acuendo quel senso di nausea.
Chinò il capo, cercando di racimolare il coraggio o forse la freddezza necessaria a svolgere il suo compito.
« Avanti, Draco, fallo! »
Credeva che la loro presenza gli sarebbe stata di conforto, invece la voce ruvida e graffiante di Amycus gli procurò un brivido lungo la spina dorsale. Il vento gli sollevò una ciocca di quei capelli fini e pallidi ed essa ricadde sul suo volto, nascondendo per un attimo la scena raccapricciante che aveva di fronte agli occhi. 
I
 suoi occhi furono attratti dalla mano destra, le dita lunghe e affusolate strette intorno all’impugnatura della bacchetta di biancospino. La scuoteva un tremito convulso e spasmodico, un tremito che cercava di combattere e che finiva invece per dominarlo sempre di più.
« Maledizione, Malfoy! Uccidilo! »
L’ultima parola fu come un colpo di frusta sui suoi nervi tesi e Draco temette che le gambe non avrebbero retto. Il suo sguardo era come ipnotizzato da quel legno argenteo, bagnato dalla luna e dalla luce delle stelle.
Il biancospino era il legno della speranza.
Gli sembrava ridicolo che fra le sue dita dovesse svolgere una funzione così orribile.

 

 Draco salì gli scalini lentamente, avvertendo qualcosa di graffiante all’altezza del petto. Era la rabbia, un cancro che lo divorava da dentro, rendendolo ancora più irritabile e scontroso del solito.
I suoi passi rimbombarono nella stretta scala a chiocciola che portava alla Torre di Astronomia, mentre il freddo di Settembre si insinuava sotto i pesanti strati del suo mantello, pizzicandone la pelle pallida.
Si recava spesso lassù: nell’ultimo periodo aveva imparato ad amare la solitudine. Era una cosa insolita perché aveva sempre gioito nel trovarsi sotto i riflettori e circondarsi di leccapiedi, ancor meglio se stupidi come Tiger e Goyle che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Ma il compito che il suo nuovo Signore gli aveva affidato era qualcosa che avrebbe dovuto svolgere da solo, qualcosa che non avrebbe mai potuto condividere. La notte si rigirava nel letto e le lenzuola gli si avvolgevano attorno come un sudario, rimuginando su come avrebbe potuto svolgere al meglio il suo incarico. Era un pensiero ricorrente, un tarlo che lo corrodeva e non gli dava requie, al punto che occhiaie profonde e scure sembravano incise sotto i suoi occhi cupi. Solo quando saliva su quella Torre e osservava la Foresta Proibita dall’alto, cullato dal vento e dalla notte, sentiva finalmente i suoi nervi distendersi e il cuore calmare i suoi battiti. Respirava a pieni polmoni l’aria fresca e frizzante e gli sembrava di riuscire a raccogliere meglio i propri pensieri, di trovare un po' di quella determinazione che gli era necessaria.
Non era certo la prima volta che percorreva quelle scale, ma Draco rimase spiacevolmente stupito quando, giunto all’ultima rampa, si accorse che il suo posto era già occupato da qualcun altro.
Si pietrificò sul penultimo scalino, fissando quella sagoma longilinea che si stagliava netta contro il chiarore dalla luna. Il suo sguardo fu subito calamitato dal paio di gambe che la gonna corta dell’uniforme lasciava scoperte, appena velate da calze sottili. Erano lunghe, sottili ed affusolate come due colonne da alabastro. Deglutì, avvertendo un improvviso calore al basso ventre che si affrettò ad ignorare perché lui era Malfoy e figurati se poteva farsi scombussolare solo per un paio di belle gambe... I suoi occhi salirono in cerca di una distrazione e un alito di vento sollevò i capelli della sconosciuta, facendoli svolazzare in onde di un ramato intenso, che pareva quasi un rosso scuro sotto la luna... Rosso?
« Weasley? » mormorò con un tono di palese disgusto, senza neanche accorgersi di aver parlato a voce alta.
La ragazza sussultò, come trafitta dal suono della sua voce, e si girò di scatto.
Nello scorgere i suoi lineamenti delicati, le piccole efelidi che le adornavano le guance, gli occhi grandi e scuri, Draco trovò conferma ai suoi peggiori timori.
Aveva di fronte la Piattola Weasley. E la cosa peggiore era che aveva anche pensato che avesse delle gambe passabili.
Che schifo.
Draco salì con un agile balzo gli ultimi scalini che gli mancavano, dirigendosi a passi decisi verso Ginevra, più che intenzionato a scacciarla da lì. Quello era la sua Torre, il suo posto privato per osservare le stelle e non erano graditi scocciatori, a maggior ragione se pezzenti traditori del loro sangue.
Ginny era appoggiata alla balaustra, il busto rivolto al panorama sottostante. Malfoy si immaginava che assumesse la sua immancabile ed odiosa aria battagliera, sollevando il nasino in alto e guardandolo storto, con la spocchia che le era propria. Invece la Weasley non fece niente del genere. Distolse lo sguardo e chinò il capo, indietreggiano per quanto le fosse concesso dall'esiguo spazio. Fu solo quando non ci furono che pochi passi a separarli che Draco ne intuì il motivo. La Piattola aveva il viso arrossato e, per quanto cercasse di nasconderlo, riusciva a vedere benissimo che i suoi occhi erano gonfi e irritati.
Stava piangendo.
Il pensiero lo divertì. Certo, condividere i suoi spazi con la feccia era sempre spiacevole, ma l'idea di poterla tormentare un po' servì a risollevargli l'umore tetro e cupo da giorni.
« Che ti è successo Weasley? Al Ministero hanno finalmente licenziato quell'inetto di tuo padre? » la sfotté con la sua migliore faccia da schiaffi.
Lei sollevò la testa e gli lanciò un'occhiata di fuoco.
« Molto simpatico, Malfuretto, davvero » gli rispose cercando di darsi un contegno, anche se la voce le uscì rotta dalle labbra. « Ma penso che il Ministero farebbe meglio a occuparsi di altro: mettere dentro i delinquenti come tuo padre, tanto per fare un esempio ».
Non si curò dell'insulto, stranamente attratto dal suono tremulo della sua voce. Un brivido gli attraversò la spina dorsale nel notare una lacrima che ancora le scorreva lungo il collo, catturando la luce delle stelle. Le rispose con un tono ancora più acido del consueto, per mascherare quell'attimo di turbamento.
« Tutto sommato non mi interessano i motivi dei tuoi piagnucolii, basta che tu vada a frignare da un'altra parte perché questo è il mio osservatorio » affermò pomposo.
Ginny lo guardò come se avesse appena affermato di amare ciecamente gli Schiopodi Sparacoda.
« Be'? » domandò inarcando un sopracciglio. « Cos'è quella faccia a triglia, Weasley? Ti ho chiesto di smammare, non vedo cosa ci sia di così difficile nel concetto...»
« Io dovrei andarmene? » lo interruppe lei con uno strascico della vecchia baldanza. « Perché me lo dici tu? Ma fammi il favore!»
Incrociò le braccia sul petto, con un'aria di sfida che gli diede alla testa.
« Sì, esatto proprio perché te lo dico io » ribadì afferrandole il gomito e strattonandola verso le scale.
Ginny si divincolò con una mossa veloce e istintivamente la mano le corse alla bacchetta.
« Tieni le mani a posto Malfoy, se non vuoi che ti affatturi! » lo minacciò puntandogliela sotto il naso.
Draco indietreggiò. Aveva visto sui suoi amici gli effetti delle fatture della Piattola e non era particolarmente interessato a sperimentarli sul suo bel faccino.
« Metti via la bacchetta, Weasley. Posso assicurarti che toccarti è l'ultima delle mie priorità » affermò duro, sperando di salvare l'orgoglio oltre alla pelle.
La Piattola lo guardò con un sorriso strafottente. Maledizione. Quasi quasi la preferiva nella versione timida e piagnucolona.
« Paura, Malfuretto? Cosa ne dici di strisciare di nuovo nei Sotterranei e lasciarmi in pace, allora? »
Draco digrignò i denti, contraendo i pugni delle mani.
« Io non mi muovo da qui! » ringhiò deciso.
« Io nemmeno! » urlò quella pazza isterica.
Rimasero immobili per alcuni secondi, guardandosi in cagnesco. Alla fine lei si decise a riporre la bacchetta nella tasca della veste, e tornò a fissare il cielo, ignorandolo platealmente.
Draco rimase per un attimo a fissare le sue spalle rigide, le gote ancora arrossate per la rabbia, i piccoli denti bianchi che mordicchiavano il labbro inferiore, chiedendosi come fosse possibile che lei stesse ignorando lui. Profondamente offeso decise di ricambiarla con la stessa moneta e appuntò lo sguardo sulle stelle che brillavano particolarmente luminose nel cielo. Finì per incantarsi, come gli capitava sempre, e si smarrì in pensieri confusi mentre osservava il pigro ondeggiare delle nuvole che attraversavano il firmamento.
« Si può sapere cosa fissi con sguardo così intenso? » gli chiese.
Questa volta fu il turno di Malfoy di trasalire e di fissarla sorpreso. A giudicare dall'espressione curiosa ma rilassata del suo viso, Ginny aveva deciso di abbandonare le ostilità e Draco pensò che dopotutto avrebbe anche potuto godersi quella tregua momentanea.
« La mia costellazione » le rispose con un tono lievemente meno supponente del solito.
Ginevra sgranò gli occhi.
« Cioè, adesso ti saresti pure comprato le stelle? » gli chiese con misto di incredulità e sarcasmo.
Draco dovette appellare a tutto il suo controllo per non scoppiare a ridere.
« Certo che no, pezzente » Fu strano come quella parola suonò morbida fra le sue labbra, quasi fosse priva del risvolto offensivo che le era proprio. « Mi riferivo alla costellazione del Dragone, quella da cui deriva il mio nome ».
Ginny sbuffò e una ciocca di capelli turbinò intorno alla sua guancia. Draco aveva sempre detestato il rosso perché gli ricordava i Grifondoro in generale e gli Weasley in particolare. Tuttavia quella sera si ritrovò a pensare che dopotutto non era tanto male. Per lo meno su di lei faceva effetto, come se una cascata di fuoco le coprisse le spalle, incorniciando quel visino a cuore.
« Solo ai tuoi poteva venire in mente di chiamarti così » ridacchiò sommessamente.
Era sempre stato molto sensibile per quel che riguardava il suo nome, ma quella volta si limitò a scrollare le spalle e a non dar peso alla sua osservazione. Che fosse perché gli era piaciuto il suono argentino della sua risata? No, certo che no. Figurati se lui poteva trovare intrigante la sua voce da gallina.
Per un po' calò di nuovo il silenzio, ma era un silenzio diverso, molto più rilassato e intimo.
Bastò quel pensiero a farlo rabbrividire mentre si voltava di scatto a fissare lo sguardo assorto di Ginevra. Era appoggiata sulla balaustra con le braccia incrociate e fissava le stelle con rapito abbandono. La frase sprezzante che avrebbe voluto rivolgerle gli si seccò in gola nel vedere come la luna ne accarezzasse i lineamenti e ne riempisse di luce gli occhi.
Fu di nuovo lei a parlare, salvandolo dall'imbarazzo.
« Tu credi nel destino? » gli chiese con un filo di voce, continuando a guardare il cielo.
Draco strabuzzò gli occhi.
« Adesso ti metti a fare discorsi filosofici? » la derise.
Ginny arrossì e chinò appena il capo, con sguardo un po' mortificato.
Per alcuni minuti Malfoy rimase in silenzio e quando infine si decise a risponderle, usò un tono leggero, come a voler significare che quella domanda per lui non aveva voluto dire niente.
« Non so se ognuno di noi nasce con un percorso già tracciato. Quanto ai deliri della Cooman o di quello stupido ronzino, no, non ci credo affatto » mormorò osservando il sorrisetto divertito che si dipingeva sul volto di Ginevra. « Tuttavia credo... credo che a volte semplicemente non si possa scegliere » proseguì con un tono decisamente più amaro. « A volte è qualcos'altro o forse qualcun altro a scegliere per noi e possiamo solo destreggiarci con carte che altri ci hanno messo in mano »
Nel pronunciare quell'ultima frase, Draco distolse lo sguardo, appuntandolo di nuovo sul cielo plumbeo. Per un attimo temette di essersi esposto troppo e che adesso lei avrebbe iniziato a ficcanasare nei suoi affari. Ma Ginny lo stupì, annuendo appena e non indagando oltre.

« È per lo Sfregiato che stavi piangendo, non è vero? » le chiese dopo un attimo di silenzio.
Ginny sussultò.
« Non dovresti chiamarlo così » lo sgridò, corrucciando la fronte.
« È per il grande e portentoso eroe Potter che piangevi? » si corresse con tono palesemente ironico.
Senza un motivo apparente il nome “Potter” gli uscì con un astio ancora maggiore dalle labbra, ustionandogli la bocca come se fosse pus di Bubotubero.
« È così evidente? » domandò Ginny, accennando un sorriso che non raggiunse gli occhi.
« Che cosa, che sei cotta di San Potter? » mormorò godendosi il suo dilagante rossore. « Lo sanno anche i muri. Io l'ho scoperto il secondo anno quando gli hai scritto quel patetico biglietto di San Valentino ».
Un altro paio di battute e la Piattola sarebbe morta per autocombustione liberando il mondo da un rampollo di quella mefitica progenie degli Weasley.
« Credevo che fosse un'idea carina » bisbigliò appena.
« Occhi verdi e lucenti di rospo in salamoia...» cantilenò Malfoy facendo il verso allo gnomo che l'aveva recitata. « Come potevi trovare carino questo schifo? »
Ginny lo fissò incredula.
« Te la ricordi ancora! » esclamò concitata.
« E chi se la scorda! » ribatté senza più riuscire a reprimere un sorrisetto.
« Smettila! » urlò quella tirandogli un pugno leggero sul braccio.
Scoppiarono a ridere all'unisono, come in un tacito accordo. Davvero stava ridendo non di ma con una Weasley? Il pensiero fu sufficiente a smorzare ogni traccia di ilarità.
« E comunque Potter è un idiota » affermò categorico, mentre Ginevra si mordicchiava il labbro, perplessa. « Fa tanto l'eroe e il coraggioso e poi lascia che la ragazza che ama si sbaciucchi con mezza scuola, solo perché non ha le palle di dirle che gli piace. Penoso » concluse con una smorfia di disprezzo.
« Io non mi sbaciucchio con mezza scuola! » replicò quella, offesa. « E poi Harry non prova niente per me... »
Il tono triste con cui pronunciò quell'ultima frase lo irritò a morte.
« Ma davvero? Vuoi dirmi che non hai notato che da quando è iniziato quest'anno non ti toglie gli occhi di dosso? » chiese inarcando un sopracciglio. « Che fissa i tuoi ex come se volesse sfidarli a duello? Lo Sfregiato è cotto a puntino, solo è un codardo. Io, al suo posto... » deglutì, cercando di scacciare quel blocco improvviso all'altezza della gola
« Al suo posto? » lo incitò lei, con muta aspettativa.
« Io non ti lascerei mai fuggire » esalò con una punta di incertezza.
Ginevra lo guardava con occhi lucenti, ad appena un passo di distanza. Questa volta neanche con le migliori intenzioni del mondo riuscì a impedirsi di pensare che fosse bellissima. Gli parve quasi che una di quelle stelle si fosse incastrata nei suoi capelli, perché non era possibile che la sua pelle rifulgesse così.
Non seppe mai quale bocca fosse andata incontro all'altra. Percepì solo il contatto delle sue labbra frementi e il loro sapore lo incendiò.

 

***

 

Fu un amore proibito che la consumò lentamente.
Quella notte Ginny Weasley tornò nel dormitorio con il suo odore impresso nei vestiti, un aroma inebriante di cannella che le cullò il sonno. Ogni mattina si svegliava ripromettendosi che non l’avrebbe rivisto di nuovo; ogni notte i suoi piedi la portavano alla Torre di Astronomia, quasi animati da volontà propria.
I loro appuntamenti erano segreti: Ginny saliva quella stretta scalinata a chiocciola con il cuore in gola, temendo che lui si presentasse a quel tacito appuntamento e temendo ancora di più che non lo facesse. Non avrebbe saputo dire cosa ci fosse di così speciale in quegli incontri, cosa l’avesse trattenuta lì quando le mani di Draco si erano posati sui suoi fianchi stretti e l’aveva baciata con dolcezza e disperazione insieme. Sapeva solo che un quarto alle dieci il cuore iniziava a batterle come impazzito nel petto e le gambe le tremavano di impazienza fino a quando non si decideva ad assecondarle e andava a raggiungerlo.
Lui arrivava sempre per primo e la accoglieva con un sorriso da schiaffi. Le bastava uno sguardo ai suoi occhi freddi, ai suoi capelli talmente chiari da sembrare quasi bianchi alla luce della luna, alle sue labbra fini piegate all’insù; perché Ginny si sentisse ribollire dentro di un sentimento confuso che in alcuni momenti non avrebbe faticato a definire come odio e in altri come attrazione.
Passavano le ore a parlare e finivano inevitabilmente per litigare: sembrava che non ci fosse un solo argomento su cui andassero d’accordo, una sola cosa su cui la pensassero allo stesso modo. Lui era convinto di avere tante piccole e comode verità in tasca e lei si divertiva a smontare i suoi ragionamenti uno ad uno, evidenziando il loro bieco opportunismo e la loro melensa ipocrisia, fino a quando Draco non le lanciava uno sguardo di fuoco e tacitava le sue proteste con baci febbrili. Era sempre così: le loro menti erano come cane e gatto, due opposti inconciliabili; ma i loro corpi parlavano un linguaggio diverso e lì si intendevano alla perfezione. Eppure, per quanto la ripugnasse ammetterlo, il loro non era solo un gretto sfogo fisico e lo sapevano entrambi, nonostante non lo ammettessero ad alta voce. C’era così tanto di non detto, così tanto a cui evitavano persino di pensare che in quei giorni a Ginny sembrava di vivere in una bolla di vetro, scissa dal resto del mondo. La notte andava a letto ad orari improponibili perché quando era con lui, su quella Torre, con la pelle bagnata dalle stelle e dal calore dei suoi baci, dimenticava lo scorrere del tempo ed era infastidita dal ticchettio delle lancette al punto di non portarsi nemmeno l’orologio dietro. Il giorno andava a lezione sembrando uno zombie ma evitava con scrupolo le domande premurose di parenti ed amici e dava la colpa allo stress per lo studio.
Non avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura che la causa delle sue occhiaie e dei suoi sorrisi ebeti era nientemeno che Draco Malfoy. A volte immaginava la reazione di Ron se fosse venuto a conoscenza di una cosa simile e le viscere le si contorcevano come serpenti. Quanto a suo padre, era relativamente sicura che gli sarebbe venuto un infarto anche solo se avesse osato accennare l’argomento.
A volte gli ostacoli le apparivano così insormontabili che era tentata di gettare Malfoy giù dalla Torre e fingere che una cosa del genere non fosse mai successa, di rinnegare il fatto che proprio lei si sentisse attratta dalla più viscida delle Serpi. Poi però lui le afferrava il polso in una morsa quasi dolorosa e la fissava così intensamente che le sembrava le perforasse l’anima. Le sue iridi avevano sfumature argentee alla luce della luna e Ginny si sentiva trascinare dalla loro fredda bellezza, al punto di dimenticare che appartenevano a case rivali, che le loro famiglie si odiavano, di scordarsi persino che lei l’aveva detestato per anni e in parte lo detestava ancora. Quando lui la guardava in quel modo spariva tutto e le parole le sembrava un inutile orpello, perché nei suoi occhi così sprezzanti leggeva una muta richiesta alla quale non sapeva proprio dire di no.
Andò avanti così per una settimana: litigando, rincorrendosi, contando i minuti e persino i respiri, fingendo che esistessero solo loro due, la Torre e le stelle.
Poi arrivò quella sera in cui i baci non furono più sufficienti a placare i fremiti della pelle e i vestiti furono un ostacolo semplicemente troppo ingombrante per essere tollerato oltre.



 

Ciao a tutti!
sono stata "lievemente" contagiata dalla febbre dei contest, quindi eccomi qui, con un altro esperimento! :D
Si tratta di una breve long che comprende tre capitoletti. è già interamente scritta quindi gli aggiornamenti dovrebbero essere puntuali ( penso uno alla settimana).
Come ho scritto nell'introduzione la ff ha partecipato a "Una frase per sognare" di Theghostofyou, classificandosi prima. Colgo l'occasione per ringraziare la giudicia per la sua gentilezza e celerità! ^^
è la prima volta che mi cimento con questo pairing, spero che il risltato non sia stato disastroso e che mi farete sapere che ne pensate! (ovviamente sono ben accette anche critiche).
un saluto e un bacio
Ely 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 2
*** Vento ***






 

Vento

 

 

 

 

 

e una passione travolgente come un
uragano…

 

 

 

 

Di quella sera Ginny ricordava il vento.
Un vento impietoso che si accaniva con i suoi capelli, facendoli turbinare in un vortice rosso. Un vento prepotente e arrogante come la labbra di Draco, ma che per quanto le pungesse la pelle con aghi di ghiaccio non riusciva a procurarle la metà dei brividi delle sue carezze. Un vento che soffiava contro le orecchie, ovattando tutto ciò che la circondava, lasciandola sola lì, con il cuore che batteva a mille e il tremito alle mani.
Ginevra aveva scoperto con una sorta di attonito stupore che le sue compagne di stanza la consideravano un’esperta quando si trattava di ragazzi. Le chiedevano sempre consiglio e la fissavano con uno sguardo invidioso, convinte che lei avesse sperimentato molto più di loro e che questo la rendesse più donna. Si sentiva un po’ lusingata da quelle loro fantasie e si curava di non disilluderle, ma in cuor suo sapeva bene che la realtà era un’altra. Sotto quella risata provocatoria che usava come corazza, Ginevra Weasley rimaneva la bambina timida e impacciata che moriva di vergogna se solo il migliore amico di suo fratello la degnava di un’occhiata. Ancora le gambe le divenivano molli quando Harry passava nei corridoi e se aveva cambiato molti ragazzi nel corso degli anni era solo perché non riusciva a dimenticare quei due penetranti occhi verdi e quel sorriso sghembo. Mai, con nessuno dei ragazzi con cui era uscita, era andata oltre qualche bacio in aule deserte.
Eppure quando la mano di Malfoy si insinuò con naturalezza sotto il suo pesante maglione, sfiorandole la pelle nuda come se si appropriasse di qualcosa che già gli apparteneva, di nuovo Ginny si trovò incapace di urlargli quel “No” che la parte razionale del suo cervello le suggeriva. Il vento portò via le sue flebili proteste, disperdendole nell’aria di Novembre, mentre le dita di Draco le accarezzavano pigramente la schiena liscia, come se volesse studiarne ogni curva e rientranza. Quando sfiorò il gancetto del reggiseno, Ginny non riuscì a impedire che un sospiro tremulo si infrangesse contro le sue labbra.
Draco si scostò per un attimo e lei aprì gli occhi, riacquistando un barlume di lucidità. Senza la sua mano calda che le accarezzava la pelle, sentì freddo e per istante provò il malsano impulso di gettarsi fra le sue braccia e implorarlo di continuare a toccarla ancora.
Lo vide armeggiare con gli alamari del mantello, ancora troppo stordita dall’odore conturbante della sua pelle per intuire il perché dei suoi movimenti. Caffè e cannella, un aroma inconfondibile, che le sue narici bevvero avidamente. Malfoy si tolse il mantello e lo buttò ai suoi piedi. Avrebbe voluto chiedergli cosa diavolo stesse combinando ma lui la avvolse fra le braccia, iniziando a mordicchiarle il labbro e giocare con la sua lingua fino a farla estraniare di nuovo da sé. Le strinse la mano, allacciando saldamente le loro dita, e con un sorriso sornione si mise a sedere sul mantello, tirandola delicatamente verso di sé, in un chiaro invito.
L’indecisione di Ginny durò appena un momento prima che si chinasse al suo fianco. Il freddo del pavimento, non del tutto arginato dal mantello, le aggredì le gambe, facendole incurvare il viso in una smorfia. Draco le si fece più vicino e le sue dita sottili iniziarono ad accarezzarle una coscia, sfiorando appena il contorno della sua gonna in un movimento lento e circolare che la rese smaniosa di ottenere qualcosa di più. Istantaneamente il freddo scomparve, sostituito da uno strano calore in mezzo allo stomaco. Questa volta fu lei a gettarsi sulla sua bocca, inarcando il corpo per avvicinarlo quanto più possibile al suo, infilando le dita fra i suoi capelli fini e morbidi come la seta. Gli si ritrovò in collo senza quasi accorgersene e il gemito che proruppe dalle labbra di Draco la avvertì che lo sfregamento dei loro bacini non era stato un gesto poi tanto innocente.
Lui alzò lo sguardo ad incontrare il suo, la mano che teneva fra le mani il bordo del maglione di lana. C’era una muta richiesta in quegli occhi argento che la fissavano con un misto di arroganza e insicurezza e Ginny si ritrovò senza fiato, rossa per l’emozione.
Una folata di vento sollevò la frangia bionda del Serpeverde, facendola ricadere in ciocche scomposte sulla sua fronte. Ginny rimase imbambolata ancora un secondo, persa nelle sue iridi, in quell’oro e argento fusi insieme. Annuì con un pizzico di esitazione.
Un sorriso strano apparve sul volto di Malfoy mentre le sfilava lentamente il maglione dalla testa. Non era il solito ghigno strafottente, sembrava più il sorriso di un bambino che ottiene finalmente il dolcetto che tanto desiderava: era ingenuo, aperto e per una volta fragile. Ginevra alzò le braccia per aiutarlo, desiderando come mai prima di quel momento sentire il contatto con la sua pelle. Gli allacciò le braccia intorno al collo mentre Draco le sbottonava lentamente la camicetta bianca sottostante, intervallando ogni bottone a un bacio leggero, con appena una punta di lingua. A Ginny sembrava che il vento stesse progressivamente aumentando di intensità, investendola in pieno con la forza di un tornado. Le rintronava le orecchie e le annebbiava i pensieri, lasciandola in balia di sensazioni che non aveva mia provato prima. Le pareva quasi che quel vento si fosse insinuato all’interno del suo corpo e che le turbinasse dentro, un uragano di emozioni che aveva difficoltà a contenere: paura, impazienza, desiderio. Curiosità. Fu con sussulto lieve che si rese conto di non voler essere solo spogliata, voleva vedere il corpo di Draco a sua volta, sfiorare con le dita la sua pelle, immergere il viso nell’incavo della sua spalla. Avvertiva un calore crescente che si concentrava nel basso ventre, la pelle le scottava come se avesse la febbre, ma non voleva di più, voleva molto di più. Voleva lui.
E per quanto strano assurdo ed improponibile fosse, quella passione non accennava a scemare.
Accennò appena il gesto di togliergli il maglione e Draco se la sfilò con un movimento deciso, un gemito di fastidio che gli fuggiva dalle labbra. Ginny gli lisciò il colletto della camicia, scendendo a sbottonargliela lentamente. Si sentiva ancora timida e un po’ impacciata ma sotto il calore delle sue attenzioni si stava sciogliendo, ritrovando l’abituale disinvoltura. Il modo in cui lui la guardava la faceva sentire viva e bella, annullando le sue insicurezze. Draco iniziò a sfiorarle con le labbra la guancia, il naso, la mandibola, una serie di baci leggeri e giocosi, che la fecero sorridere e intenerire. Le strofinò il naso lungo il collo e Ginny si immobilizzò, interamente concentrata sui brividi di piacere le correvano lungo la spina dorsale. Fu Malfoy, di nuovo, a prendere l’iniziativa, finendo di sbottonarsi la camicia al suo posto. Quando Ginevra riaprì gli occhi, questi furono subito attratti dal suo torace glabro, appena illuminato dalla luna. Sfiorò con l’indice i suoi muscoli appena accennati, vedendolo rabbrividire di piacere per quel tocco leggero.
Gli fece scivolare lentamente la camicia dalle spalle, baciando quell’epidermide bianca e liscia come un giglio. L’indumento cadde a terra con un fruscio e Ginny si scostò appena, per poter osservare meglio il suo corpo seminudo.
Fu quando i suoi occhi si soffermarono sul suo braccio sinistro che tutto andò in pezzi. Boccheggiò, guardandolo come se l’avesse appena colpita.
Sulla pelle pallida un intreccio di linee nere creava un teschio dalle orbite scavate, la bocca un'oscura voragine dalla quale un serpente sinuoso sbucava furtivo, fissandola con due piccoli bottoni di onice che parevano quasi veri alla luce della luna. Il Marchio Nero brillava nitido sull'avambraccio di Malfoy, orrendo memento di un destino segnato. Il ghigno del teschio sembrava deriderla, urlarle contro che era stata davvero una sciocca a fidarsi di Draco, di un Malfoy.
Lui si accorse del suo sguardo incredulo e disgustato e si affrettò a rivestirsi, raccattando la camicia che giaceva al suolo e infilandosela rapidamente. Distolse lo sguardo, rifiutandosi di fissarla negli occhi e seppure la luce fosse fievole Ginny pensò di vedere un accenno di rossore che gli colorava le guance.
« Dimmi che è uno scherzo ».
La voce le uscì esile e gracchiante. Aveva un peso consistente nello stomaco, un qualcosa di aguzzo che le pungeva le viscere. Anche se si era rivestito, continuava a fissare il punto del braccio inciso dal Marchio, come se ne fosse ipnotizzata. Il pensiero di aver baciato e sfiorato quella pelle, la pelle di un potenziale assassino, la faceva quasi vomitare.
Draco non rispose ma chinò la testa ancora più verso il basso, in modo che la frangia bionda coprisse i suoi occhi. Quel silenzio si insinuò piano fra loro fino a divenire insopportabile.
Ginevra si alzò in piedi come in trance e fuggì, lasciandosi alle spalle il vento e la Torre, lasciandosi alle spalle il sapore dei loro baci e il rumore dei loro respiri.
Lasciandosi alle spalle lui.

 

***

 

La smorfia di disgusto di Ginevra Weasley fu come un pugno ben calibrato nella bocca dello stomaco. Era stato un pazzo: si era lasciato prendere dall’euforia di poterla stringere nuda fra le braccia, dalla dolcezza della sua pelle lattea e dai suoi capelli profumati, fino a dimenticarsi di quello che era il suo principale segreto. Fino a dimenticarsi della missione.
Se il Signore Oscuro fosse venuto a conoscenza del suo comportamento lo avrebbe torturato personalmente. La cosa peggiore era che non era nemmeno quello ad interessarlo, la cosa peggiore era che avrebbe sopportato volentieri una seduta di Cruciatus pur di non dover vedere quell’espressione ferita che le si era dipinta sul volto, di non dover scorgere il modo in cui quel bel colore rosato defluiva dalle sue guance e i suoi occhi si spalancavano smarriti.
Ginevra lo disprezzava. E se un tempo avrebbe potuto fingere che il suo parere contasse meno di zero, che in quanto Weasley fosse solo spazzatura, adesso nemmeno tutta la sua alterigia da Purosangue avrebbe potuto illuderlo a tal punto.
Abbassò gli occhi, perché era un codardo che non riusciva a sostenere il suo sguardo. Fissò una fessura nel pavimento, cercando disperatamente di trovare da dire qualcosa che lo facesse apparire meno spregevole ai suoi occhi. Avvertì lo scalpiccio dei suoi passi e sollevò la testa giusto in tempo per vedere la sua chioma rossa che si precipitava giù dalle scale.
Si alzò con uno scatto di reni e le corse dietro, maledicendosi mille volte almeno per la sua idiozia.
« Weasley! » urlò a pieni polmoni, assolutamente incurante del rischio di svegliare mezzo castello. Quasi sperava che li mettessero in punizione perché almeno avrebbe potuto trascorrere del tempo insieme e forse sarebbe riuscito a dirle… a spiegarle… Non aveva avuto scelta, maledizione!
Saltò gli scalini a due, imprecando fra sé. Il rumore dei suoi passi si faceva sempre più forte.
« Ginevra! » esalò scorgendo il suo profilo dopo l’ennesima rampa di scale.
Aveva iniziato a correre, la Piattola, ed era anche dannatamente veloce. Aumentò ancora di più l’andatura, incurante della fitta al fianco destro. Era sicuro che il dolore sarebbe passato in secondo piano una volta che avrebbe potuto di nuovo stringere il suo corpo morbido fra le braccia.
Con uno scatto in avanti le afferrò il polso, serrandolo in una presa decisa e costringendola bruscamente a voltarsi. La schiacciò contro il muro di modo che i loro due volti fossero separati solo da pochi centimetri e lei non potesse sfuggirgli ancora.
Per un attimo si fissarono in silenzio, ansanti. Ginevra era rossa per la corsa e i suoi occhi erano lucidi, come febbricitanti.
« Allora non sei veloce solo con la pluffa, Weasley » la derise con un sorriso sghembo.
Un brillio di indignazione comparve nei suoi occhi e per un secondo Draco si illuse che avrebbero iniziato a battibeccare come sempre e come sempre sarebbe bastato un bacio per far pace.
Ma Ginny distolse lo sguardo e con voce soffocata gli chiese:
« Lasciami ».
Malfoy sentì qualcosa di fastidioso all’altezza della gola.
« Che c’è adesso ti faccio così schifo che non sopporti nemmeno la mia vista? » domandò cercando di suonare sprezzante.
Per quale dannato motivo doveva importargli così tanto la sua risposta? Merlino, era una Weasley! Aveva solo da guadagnare dal suo disprezzo, allora perché stava trattenendo persino il respiro?
« Lasciami andare! » ripeté di nuovo, con un tono quasi isterico.
« No, che non ti lascio! » le urlò livido, rinforzando la presa con una mano e sollevandole il mento con l’altra. « Guardami, Ginny! » le ordinò perentorio.
Lei lo fissò con i suoi occhi nocciola, insolitamente scuri e affilati.
« Sono un Mangiamorte » le confessò con riluttanza. La sentì tremare sotto la sua presa e per un attimo il disgusto che provava per se stesso e per il compito che l’Oscuro Signore gli aveva affidato, lo colmò tutto, un veleno amaro che gli bruciò i nervi. « Non ho avuto scelta… » bisbigliò con voce rotta.
« C’è sempre una scelta » replicò lei, recuperando un po’ della sua solita determinazione.
Draco scoppiò a ridere, di una risata fredda e acuta che lo prosciugò di ogni energia.
« Questo è quello che a voi Grifondoro piace credere » ribatté con amarezza. « Non c’è scelta quando sei stato preparato tutta la vita per servirlo. Non c’è scelta quando sai che una risposta negativa potrebbe costarti la pelle, quando lui ha in mano la vita della tua famiglia…Ci sono volte in cui sono altri a decidere per noi e uno può solo adattarsi ».
« Silente potrebbe... » provò a suggerire lei, morendosi il labbro inferiore.
La interruppe, soffocando sul nascere la sua esile speranza. Solo il nome del preside gli fece correre un brivido sottile lungo la pelle, un velato senso di colpa che acuì ancora di più il dolore al petto.
« Silente non può far niente per me. Mio padre è un Mangiamorte, Weasley, ti pare che potremmo andare a cercare la sua protezione? »
Ginny scostò il polso con un gesto secco, inchiodandolo con quello sguardo spavaldo che aveva imparato a conoscere così bene. Si chiese con un sussulto da quanto fosse nata la sua infatuazione per lei, se fosse così recente come voleva illudersi. Si chiese se non fossero mesi che la osservava di nascosto passeggiare per i corridoi, che si voltava nella sua direzione non appena la vedeva entrare nella Sala Comune. Si chiese se non fosse solo un ipocrita che aveva sepolto sentimenti troppo scomodi dietro un vuoto disprezzo per un tempo troppo lungo da essere ammesso ad alta voce.
Il bagliore che le animò gli occhi, il modo in cui sollevò il mento per tenergli testa gli anticipò quella che sarebbe stata la sua risposta. Intuì che l'aveva perduta ma ricacciò quel pensiero in profondità dentro di sé, come qualcosa di troppo difficile da accettare. Segretamente era sempre stato affascinato dalla sua purezza e dalla sua tempra morale, dal coraggio – che a lui decisamente mancava – di fare sempre la cosa giusta. Se solo avesse immaginato che proprio quel candore gliela avrebbe sottratta, forse non l'avrebbe ammirato tanto.
« Non mi importa quali sono le tue scuse, non mi interessano le altre balle che vorrai propinarmi. » lo aggredì quasi, costringendolo ad allontanarsi. « È finita ».
È finita. Draco deglutì, mentre quella frase gli rimbombava nelle orecchie, un orrendo eco che gli spezzava il cuore e rivoltava le viscere. Rimase paralizzato, la bocca spalancata, la mano che le aveva stretto il polso che ancora frizzava per quel contatto.
Ginevra gli rivolse un’ultima occhiata sprezzante prima di incamminarsi per i corridoio deserti. Draco protrasse la mano e digrignò i denti per trattenersi dal richiamarla ancora. Era un Malfoy e non si sarebbe abbassato a pregare una Weasley, maledizione! Si pentì un po’ di quel suo orgoglio quando la vide proseguire a passo deciso, senza mai voltarsi indietro.
Contò il numero dei suoi passi che risuonavano per il corridoio chiedendosi come fosse possibile che la loro relazione fosse nata per gioco e adesso lei gli fosse entrata così in profondità sotto la pelle.

 


 

Ciao a tutti!
come prima cosa volevo scusarmi per il ritardo, purtroppo ho avuto qualche problemino con il computer e non ho potuto essere puntuale come avrei voluto. Il prossimo sarà anche l'ultimo capitolo, essendo una miniserie gli avvenimenti sono abbastanza concentrati. u.u
Volevo ringraziare chi ha messo la storie nelle preferite/ricordate/seguite e a maggior ragione Morgana_D e meryforever91 per aver commentato.
Un bacio e a presto
Ely
 

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Capitolo 3
*** Biancospino ***


 




Biancospino

 

 

 

 

può trasformarsi in amore eterno.

 

 

 

 

Ginny stava camminando per i corridoio, accarezzandosi distrattamente le labbra. Le sembrava ancora di sentire il tocco delle labbra di Harry, quel bacio possessivo e quasi frenetico che l'aveva fatta sussultare come trafitta da centinaia di spilli.
Harry Potter l'aveva baciata.
L'aveva baciata e lei non aspettava altro da quando aveva undici anni.
L'aveva baciata e aveva sperato innumerevoli volte che lui lo facesse.
L'aveva baciata e non era cambiato niente.
Harry aveva preso ad evitarla, con una codardia davvero poco grifondoresca. Si comportava come se fra loro non fosse cambiato alcunché, come se le sue labbra avessero aggredito quelle di Ginny per sbaglio mentre il suo sguardo allucinato le percorreva il corpo. Solo il rossore che gli incendiava le guance e il fatto che quando le parlava non la fissasse mai negli occhi la convincevano che quel bacio c'era stato veramente e non era frutto solo della sua fantasia.
Harry Potter l'aveva baciata.
Era un pensiero fisso, costante, una specie di eco doloroso che rimbombava nella sua testa con la potenza deflagrante di un tuono.
Ginny accelerò l'andatura, gettando un'occhiata distratta ad arazzi ed armature che si stiracchiavano nell'ombra. Si era immaginata quella scena così tante volte da aver perso il conto: Harry che si avvicinava con sguardo determinato, gli occhi verdi come smeraldi che brillavano di eccitazione, le labbra che si adagiavano sulle sue provocandole scosse di euforia e stordimento. Il loro primo bacio sarebbe dovuto essere indimenticabile, il preludio di una storia e lunga e felice. Invece le era sembrato terribilmente stonato. Come una forzatura, un errore grossolano che ci si vergogna di aver compiuto. Si immaginava che avrebbe avuto il sapore dolce e caramellato del miele e invece le aveva lasciato l'amaro in bocca, come una medicina che si fatica ad ingoiare.
E se possibile la loro relazione le sembrava ancora più impossibile da raggiungere, un puntino che si allontanava progressivamente all'orizzonte. Perché Harry l'aveva baciata e lei riusciva solo a pensare alle labbra di Draco, al sapore conturbante della sua bocca...
Sussultò, fermandosi d'improvviso. Strinse i pugni delle mani, dandosi mentalmente della stupida.
Aveva vagato per i corridoi immersa nei suoi pensieri, senza fare assolutamente caso a quello che la circondava. Notò solo in quel momento, e fu come immergere bruscamente la testa sott'acqua, che si trovava proprio di fronte alla scalinata della Torre di Astronomia.
Ginny Weasley deglutì, mordicchiandosi il labbro in un gesto nervoso.
Erano due mesi che evitava accuratamente quel posto, da quella sera in cui un marchio sulla pelle era riuscito a convertire il loro sogno d'amore nel peggiore degli incubi. Doveva essere il truce poter di Lord Voldemort quello di riuscire a contaminare tutto quello che entrava in contatto con lui, anche solo con un simbolo di inchiostro e sangue.
Ginevra fissò quella scalinata a chiocciola chiedendosi come fosse possibile che il semplice ricordo delle carezze di Draco le facesse venire ancora i brividi. Conficcò le unghie nel palmo delle mani, convincendosi di aver fatto la scelta migliore. Malfoy era un Mangiamorte, rappresentava tutto ciò che lei aborriva e detestava. Era sbagliato, era il nemico. Non aveva la minima importanza il fatto che i suoi baci le avevano bruciato la pelle come nessun altro mai, come nemmeno Harry era riuscito a fare...Non aveva importanza che a volte la notte si svegliava ancora con la sensazione dei suoi polpastrelli che le percorrevano il corpo, le sue labbra che le disegnavano il collo in una carezza che aveva il sapore dolceamaro di una tortura...
Non importava. Lei era una Weasley e non avrebbe rinnegato tutto quello in cui credeva per lui. Ripeté il suo cognome come un mantra mentre fissava gli scalini ripidi, usandolo come appiglio al quale aggrapparsi adesso che tutte le sue sicurezze si stavano disfacendo come carta immersa nella corrente.
Credeva di amare Harry e si scopriva insofferente nei confronti delle sue attenzioni.
Credeva di odiare Draco e non riusciva ad impedire al suo volto, ai suoi occhi, di affollarle la mente.
Iniziò a salire la scalinata controvoglia, mentre il suo cuore aumentava inspiegabilmente i battiti.
Sapeva che non l'avrebbe trovato lassù. Non aveva più insistito da quel giorno in cui gli aveva detto che era finita. A volte sentiva il suo sguardo su di sé, come una miriade di aghi ben appuntiti, ma niente di più. Non le parlava, non la cercava, la degnava appena di qualche sguardo imperscrutabile che era comunque sufficiente a piegarla in due, come se una mano feroce le strizzasse le viscere.
Ogni scalino era una tortura. Osservò il punto in cui l'aveva rincorsa, inchiodandola al muro, urlando frasi prive di senso. Chiedendo una giustificazione che non poteva e voleva concedergli.
Perché lei era una Weasley e lui un Malfoy. Opposti. Inconciliabili. Assurdi.
Le pareva quasi che qualcuno le avesse riempito le scarpe di piombo, ogni passo era sempre più faticoso e lento dei precedenti.
Sarebbe dovuta andare da Silente e denunciarlo. Si era fermata chissà quante volte davanti al suo ufficio, la mano sollevata a pungo, un'espressione tesa e arrabbiata dipinta sul viso. Malfoy l'aveva presa in giro. Si era divertito con lei, considerandola un innocente passatempo che non meritava nemmeno di sapere la verità su quello che stava combinando. Aveva appoggiato il pugno sul legno di mogano, socchiudendo gli occhi. Eppure ogni volta aveva abbassato la mano, tornando sui suoi passi. Era la sua voce supplichevole o forse quello sguardo accorato, come se dopotutto Draco non fosse così orgoglioso di essere un Mangiamorte, come se forse... in un'altra circostanza, con un'altra possibilità...
Non poteva essere un'altra possibilità. Non poteva esserci altro che odio e rancore. Ricordi, Ginny? Weasley e Malfoy. Come dire cane e gatto.
Chiuse gli occhi con un profondo sospiro. Era in cima alla scalinata, mancava solo l'ultima rampa di scale. L'ultima rampa di scale e avrebbe rivisto le stelle. Avrebbe sentito di nuovo il vento che le accarezzava la pelle, increspandola di brividi, e respirato l'aria pulita della notte.
Avrebbe visto il punto in cui si erano parlati, avevano litigato, si erano offesi.
In cui si erano stretti, accarezzati, baciati. In cui avevano quasi fatto l'amore.
Gli ultimi scalini li fece quasi di corsa e fu con il fiato che le bruciava nel petto che i suoi occhi abbracciarono la Torre di Astronomia. Le sembrò quasi che il tempo si fosse fermato, come se i granelli della clessidra avessero invertito il loro scorrere e lottando contro la forza di gravità fossero risaliti verso l'alto.
Ginny abbracciò con lo sguardo le grandi pietre grigie del pavimento, il parapetto che consentiva di scorgere il parco di Hogwarts bagnato dalla luna. Era piena quella sera, notò distrattamente, un cerchio pallido e perfetto.
« Weasley? »
Ginny girò la testa così rapidamente da rischiare uno strappo muscolare. Avrebbe riconosciuto quel tono strafottente ed arrogante ovunque, anche fra mille voci diverse.
« Malfoy? »
La voce le uscì in un gemito strozzato. Pietoso. Cercò di darsi un contengo anche se la vista di Draco era quanto mai destabilizzante. Il cuore le frullava nel petto in un modo così rumoroso che si chiese come fosse possibile che non ne udisse il rumore.
Draco era seduto per terra con una gamba raccolta al petto e l'altra stesa in avanti. Aveva i primi tre bottoni della camicia bianca sbottonati e i capelli biondi arruffati dal vento. Lo trovò bellissimo, di una bellezza dolorosa perché irraggiungibile. Perché sbagliata.
Weasley e Malfoy. Opposti. Inconciliabili. Assurdi.
« Cosa ci fai tu qui? » non riuscì ad impedirsi di chiedergli, fissandolo come se volesse imprimere i suoi tratti per sempre nella memoria.
Draco per un attimo non rispose, imbambolato. Si riprese con un sussulto e scrollando le spalle le rispose con l'abituale tono da schiaffi:
« Potrei farti la stessa domanda, Weasley ».
No, non era il solito tono da schiaffi, si corresse mentalmente. Era leggermente diverso, come colpevole. Come se ci fosse qualcosa che la Serpe voleva nasconderle e come sempre lo faceva sollevando la sua aria di arrogante superiorità.
« Per tutto questo tempo... » sussurrò in un'intuizione improvvisa. « Hai continuato a venire qui? »
Draco non rispose, distogliendo lo sguardo e fissando una parte imprecisata del pavimento.
Ginny sentiva la testa girarle e le gambe molli come gelatina. Aveva il terrore che non la sostenessero più e finisse per scivolare per terra, afflosciandosi ai suoi piedi.
Due mesi.
Possibile che per due mesi Draco avesse continuato a recarsi al luogo del loro appuntamento? Possibile che avesse aspettato proprio lei?
« Tutte le notti? » esalò in un sospiro tremulo.
Le sembrava che ci fosse il suo cuore sulla punta di quella domanda.
« Non l'ho fatto per te, pezzente » le rispose Malfoy con un tono gelido e impersonale. « È solo che mi piace questo posto, tutto qui ».
La voce gli si incrinò un po' alla fine e Draco la fissò per un istante appena, come se fosse consapevole che non si sarebbe bevuta quella penosa bugia.
Quello che stava succedendo dentro di lei era strano e aveva la potenza di un uragano. Un turbine che la rimestava da dentro al punto da aggrovigliarle le viscere e mettere tutto sottosopra. Ginny si sentiva il cuore in gola, lo udiva precisamente quel martellare che faceva contro le tempie e lo stomaco sotto i piedi.
Non l'aveva dimenticata. Per due mesi, per tutto quel tempo lui...
Weasley e Malfoy. Opposti. Inconciliabili. Assurdi...
« Perché sei venuta? »
Si era alzato in piedi e avanzava a passi lenti, come se temesse che un suo movimento repentino potesse farla fuggire di nuovo. Che sciocco. Con tutto il suo acume serpeverdesco non era neanche in grado di capire che non sarebbe riuscita a scappare neanche se l'avesse voluto, che forse non era riuscita a scappare mai...
« Pa-passavo per caso » balbettò appena.
« Uh » mugugnò in risposta, facendosi sempre più vicino.
Le era mancato. Quel suo modo possessivo di fissarla, i suoi capelli così fini e chiari da parere seta, quelle mani che tremavano appena, come se fossero impazienti di posarsi di nuovo sul suo corpo...
Weasley e Malfoy. Opposti... Inconciliabili...
« Mi sei mancata » sussurrò sfiorandole appena una guancia.
Fu un contatto appena accennato eppure Ginny lo sentì scendere sottopelle, in profondità. Dentro. Proprio come le era entrato dentro lui, per quanto si ribellasse a quel pensiero.
Si appoggiò ai suoi polpastrelli, lasciandosi sfuggire un sospiro tremulo.
La pelle di Draco era fresca come rugiada, i suoi occhi brillavano di tutte le sfumature del grigio.
« Anche tu » confessò controvoglia.
Si pentì di quella frase quando vide il lampo di trionfo che gli brillò nelle iridi, accendendole di riflessi insolitamente caldi. Un istante dopo le labbra gli si incresparono in una smorfia cattiva e il mutare rapido della sua fisionomia la disorientò.
« Ma davvero? » le domandò con voce colma di un'ironia scivolosa come miele. « Potter non è riuscito a soddisfarti, Weasley? »
Bastò quella frase crudele a farle spuntare le lacrime agli occhi. Fece per ritrarsi, disgustata, ma la mano di Draco scattò a cingerle il polso in una morsa. La strinse al punto da farle arrossare la pelle, e seppure nauseata dalle sue insinuazioni Ginny non poté non notare come il suo corpo reagiva al suo tocco, all'odore della sua pelle.
Vibrava. Come uno strumento che poteva essere suonato solo da lui.
« No! » esclamò Draco e fu quasi un grido. « Non allontanarti. Non mi importa un accidente dello Sfregiato ».
La sua bocca diceva una cosa, ma i suoi occhi un'altra. Nelle sue iridi era riflessa una gelosia bruciante che per un istante la spaventò. Poi ci fu solo il calore del suo sguardo, il bruciore del suo tocco e la ragione si ritrasse in un angolo.
No! Non doveva cedere. Weasley e Malfoy... Opposti, inconciliabili...
« Io amo Harry, Malfoy » replicò sollevando il mento.
Il viso di Draco si corrucciò in una smorfia di disprezzo.
« Non puoi amare uno sfigato come lui...»
« Lo amo » ribadì con fermezza, chiedendosi se stesse cercando di convincere lui o se stessa. «Niente di quello che dirai mi farà cambiare idea ».
Draco rinforzò la stretta sul suo braccio, rivolgendole uno sguardo brutale, allucinato.
« Non stanotte, Ginevra » rispose, stringendola a sé. « Questa notte ami solo me ».
Weasley e Malfoy... le parvero solo parole senza senso mentre la sua bocca famelica calava sulla sua e le sue mani predatrici si infilavano sotto gli strati del maglione.
S
arebbe sorta l'alba e lei sarebbe tornata alla sua vita. Avrebbe sepolto di nuovo quel suo sentimento nel petto, così in profondità che con il tempo se ne sarebbe dimenticata. Quando la luce del sole le avrebbe sfiorato la pelle lei sarebbe tornata una dei buoni e lui un Mangiamorte.
Ma per quella notte, solo per quella notte avrebbe lasciato che la bufera la travolgesse e che inghiottisse tutto. Che divorasse i loro destini, le loro famiglie, i loro cognomi.
Per quella notte sarebbero spariti Weasley e Malfoy.
Sotto la stelle, sarebbero stati Ginny e Draco.

 

 

*** 

 

Il biancospino tremolava alla luce della luna.
« Uccidilo, Draco! »
La voce di Amycos era venata di impazienza.
Draco pensò che tutto quello fosse assurdo.
Il suo sguardo si soffermò solo per un attimo sul volto distrutto di Silente, per indugiare sulla porzione di pavimento poco distante.
Era stato lì.
Era stato lì, proprio in quel punto, che il Ginevra gli si era aperta come un fiore e il suo cuore si era spezzato perché la sua carne era troppo dolce da essere assaporata.
« Si può sapere cosa diavolo stai aspettando? » gli urlò contro, sputacchiando saliva.
Draco continuò ad ignorarlo.
Il corpo di Ginevra si era inarcato e le sue cosce si erano avvinte ai suoi fianchi come se non volessero più lasciarlo. Era così calda e morbida che aveva perso la testa e urlato il suo nome, stringendola al punto di inciderle dei segni leggeri sulla pelle bianca...
« Uccidilo tu, Amycos e facciamola finita! » urlò Dolohov.
Silente lo fissava con sguardo tranquillo, come se la paura di morire non lo sfiorasse nemmeno.
« No! » rispose quello con un ghigno distorto. « L'Oscuro Signore ha detto che deve essere Draco a farlo! »
Quella parole furono come un macigno che gli gravò addosso. Rinfoderò la presa sulla bacchetta, stringendo i denti con decisione.
Doveva dimenticare la Weasley. In fondo era stata solo una sera, maledizione... Una sera e poi lei era tornata tra le braccia di Potter, perché non avrebbe mai potuto stare al fianco di uno come lui... Una sera...
« È la tua ultima possibilità, Draco! » disse il Mangiamorte sguainando a sua volta la bacchetta.
La pelle di Ginevra aveva l'odore dei gigli. Aveva sospirato appena mentre entrava in lei e le rubava quella purezza che aveva custodito per un altro.
Un sorrisetto amaro gli increspò le labbra. “Rubato” non era il termine giusto. Era stata lei a volere così, a donargli se stessa per una notte e pretendere in cambio la sua anima. Lo aveva legato a sé nel momento esatto in cui era affondato fra le sue cosce dischiuse e brividi di piacere gli avevano squassato il corpo con la forza di un terremoto. Venire in lei, con la sua voce gemente che gli riempiva le orecchie, il suo corpo che tremava per il piacere.
Draco chiuse gli occhi.
Dannata pezzente” pensò con un sorrisino mentre abbassava la bacchetta.
Se avesse anche solo potuto immaginare quanto lei gli avrebbe sconvolto la vita si sarebbe tenuto a debita distanza. Era ironico come pochi giorni avessero cambiato la sua intera vita e una passione nata per gioco lo avesse devastato con la forza di un uragano. Forse non sarebbe stato così per lei, ma lui non sarebbe mai riuscito a disintossicarsi dal suo ricordo.
« No ».
Fu una sillaba appena accennata, che si perse nel tumulto degli eventi.
Fu una sillaba, ma l'anima gli rimase in punta di labbra, perché non avrebbe mai profanato quel luogo speciale con un omicidio.
La mano ricadde pendula lungo il suo fianco mentre con una smorfia di rammarico pensava che ormai era dannato e quella purezza che aveva assaggiato una sola volta lo aveva irrimediabilmente infettato.

 

 

 

Ciao a tutti!
siamo arrivati alla fine di questa breve ff. Come prima cosa volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto o anche solo spulciato questa mini-shot in modo particolare chi ha recensito o messo la ff tra le seguite/ricordate/preferite.
Spero che il finale non vi abbia lasciato troppo insoddisfatte, non si tratta di un vero lieto fine che mi sarebbe sembrato un po' inverosimile conoscendo i personaggi, tuttavia la loro storia rimane impressa nel cuore di Draco e lo aiuta a prendere una decisione fondamentale. Come sempre per eventuali critiche o domande sono a disposizione! ;D
Un grosso saluto e un bacio
Ely
 

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