Humans

di _Cosmos_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prologo-



Il nostro mondo era sull'orlo del collasso, il nostro egoismo e la nostra naturale inclinazione alla guerra ci aveva portato a distruggere la nostra terra, e ora ne stavamo pagando le conseguenze.


Per questo decidemmo di fare l’unica cosa che le nostre limitate menti potessero concepire: invadere Equestria. I nostri pacifici vicini possedevano una terra splendida, priva di qualsivoglia inquinamento ed estremamente fertile. Doveva essere nostra a qualunque costo.


Centinaia di navi da guerra pesantemente armate partirono dal nostro vasto continente stipate di migliaia di soldati, avevamo la ferma intenzione di far nostre quelle terre a costo di ucciderne ogni singolo abitante.


Il viaggio durò poco più di un mese, quando avvistammo la terra il mio cuore si riempì di gioia, ero nato negli anni finali della guerra e a sedici anni avevo deciso di arruolarmi solo per vedere quello che sarebbe diventato il nostro nuovo mondo, ed ora, a soli quattro anni di distanza era quì di fronte a me, a poche miglia di distanza, pronto ad accogliere centinaia di migliaia di soldati intenzionati ad impossessarsene con la forza.


Le navi attraccarono lungo la costa e finalmente toccammo terra, la sabbia era dorata e soffice come un cuscino, e l’acqua non aveva quell’odore putrido che aveva la nostra, era piacevolmente salmastra e sembrò rinfrancare lo spirito a tutti i soldati.


Non avevamo intenzione di creare un campo base, i nostri esploratori avevano individuato una città, quando arrivammo in vista di essa un cartello ci informò del suo nome “Manehattan” , eravamo alle sue porte quando delle strane creature ci vennero incontro. *Quelli sono...pony?*


Le creature si fermarono a pochi metri da noi, sorridevano e non erano armati...sembravano averci presi per dei semplici visitatori, uno di loro parlò *Benvenuti visitatori, benvenuti a Manehattan la più bella città di tutta Equestria, qui troverete ogni bene e servizio...*


-Puntate!-


Le armi scattarono in posizione, ognuno di noi aveva designato un bersaglio, il mio era una piccola puledra dai capelli rossi ed il manto giallo. Quello che doveva essere il sindaco sembrava non aver compreso le nostre intenzioni, era spaesato “...Cosa sono quelle cose?...cosa fate qua?”


-Fuoco!-


Tutti i soldati tirarono il grilletto all’unisono, le armi tuonarono facendo piovere sulle creature una mortale pioggia di piombo, io esitai, la creatura mi guardava terrorizzata mentre io combattevo una dura battaglia contro la mia stessa coscienza. *Non puoi farlo...è solo una puledra dannazione, sono delle povere creature indifese e noi siamo degli assassini...dei luridi e putridi assassini, per l’amor del cielo!*


-BLAM-


Premetti il grilletto, ma il colpo andò a conficcarsi in un cadavere accanto alla puledra che sembrò improvvisamente risvegliarsi dal suo sonno, mi guardò nuovamente con gli occhi colmi di terrore “Vai...” Sussurrai, nell’infuriare della battaglia non avrebbe potuto sentire le mie parole ma parve coglierne il significato, la piccola si girò su se stessa e corse a perdifiato verso il centro della città.


In quell’esatto istante i pony incominciarono a rispondere al fuoco, lampi di energia multicolore iniziarono a saettare nella nostra direzione e , uno di loro colpì un mio compagno in pieno volto, fondendo il suo cranio, morì prima ancora di toccare terra, non provai alcuna pietà per quell’assassino.


Io mi lanciai nella mischia, l’arma stretta in pugno era ora in modalità “sicura” mentre io sgusciavo agilmente in un vicolo, lontano dal conflitto, lontano da quella pazzia, corsi fino a perdifiato sempre più distante, durante la mia corsa il mio sguardo venne attirato verso il cielo dalla moltitudine di ombre che passavano saettando sopra la mia testa. “pegasi...” Le creature volavano così veloce che risultava difficile seguirle con lo sguardo, molte di loro portavano rocce fra gli zoccoli *non sono abbastanza...non lo saranno mai...le massacreremo tutte...che i numi abbiano pietà di noi*


Svoltai rapidamente un angolo ed inciampai in qualcosa, cadendo a terra rovinosamente.


“ugh...” mi volsi rapidamente per vedere su cosa ero inciampato, la risposta mi lasciò senza fiato, la puledra di prima giaceva a terra con un fianco sanguinante, mi avvicinai rapidamente avvicinando un orecchio al suo petto, respirava! ma aveva perso molto sangue e dovevo intervenire all’istante.


Tirai fuori il mio equipaggiamento di emergenza e da esso estrassi una lunga benda con la quale avvolsi strettamente la zampa della piccola, finito ciò la presi delicatamente fra le braccia emi apprestai a correre quando qualcosa mi fermò, a terra c’era un lungo nastro rosso che doveva essere di proprietà della piccola, lo afferrai rapidamente mettendomelo in tasca e ripresi a correre.


Non sapevo dove stavo andando volevo solo mettere più distanza possibile fra me e i miei Ex-Compagni, corsi fino a che gli spari non furono lontani fouri dalla città, fino a che le mie gambe me lo permisero, mi fermai all’ombra di un grosso albero sedendomi con la schiena appoggiata ad esso e stendendo la piccola ferita accanto a me, il suo respiro era costante e sembrava che il mio bendaggio avesse fermato la fuoriuscita del sangue, sorrisi...quello era un piccolo spiraglio di luce nelle tenebre che ci eravamo portati dietro, chiusi gli occhi, e quasi all’istante mi addormentai.


-Cosmos-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Capitolo 1-

 
 
Mi addormentai solo per qualche minuto, ma fu abbastanza per avere uno dei più vividi sogni che abbia mai avuto:
 
-Ero in mezzo a quella che un tempo doveva essere stata una lussureggiante foresta “un tempo” forse, perchè ora il terreno era cosparso di cadaveri, umani e non e ogni mio passo in mezzo ad essi produceva un agghiacciante -Plotch- come se la terra stessa rifiutasse di assorbire tutto il sangue, mi stavo lentamente muovendo verso un punto preciso.
 
A pochi metri di distanza dal punto dove ero io giaceva il corpicino inerme della puledra che avevo salvato, le mie gambe non mi ressero più e crollai in ginocchio al suo fianco, inzuppandomi le ginocchia di sangue, la povera creatura era stata colpita alla schiena da un singolo colpo che le aveva troncato la colonna vertebrale...almeno non aveva sofferto.
 
Allungai una mano per passarla delicatamente sulla sua criniera zuppa di sangue mentre sentivo salire le lacrime agli occhi, cosa avevamo fatto? Perchè? Perchè attaccare quelle pacifiche creature solo per far nostra la loro terra e farle fare la stessa fine della precedente?
 
Qualcosa si mosse di fronte a me e alzai lo sguardo solo per trasalire, di fronte a me, a meno di mezzo metro di distanza c’era una creatura magnifica, un unicorno alato dal mando candido e la criniera multicolore, mi fissava *è finita* pensai *Finalmente pago per i miei peccati*. 
 
Il corno della creatura si illuminò e la luce mi ferì gli occhi, non vidi il colpo partire ma sapevo che di li a pochi istanti sarebbe arrivato, liberandomi da quel folle mondo, la luce mi investì.-
 
E mi svegliai ansante, ero ricoperto di sudore e mi guardai subito accanto, la piccola era ancora accanto a me e dormiva tranquillamente, era stato solo un maledetto sogno...sospirai cercando di calmare il respiro e mi chinai sull’inerme creatura, cambiandole il bendaggio *e con queste ho finito ufficialmente le bende...*
 
Finito il trattamento sbottonai la borraccia dal giubbotto tattico e cercai di svegliare la creatura per farla bere. Dopo qualche lieve scossone la piccola socchiuse gli occhi e alzò lievemente la testa guardandomi mentre avvicinavo la borraccia alla sua bocca “su piccola, devi bere apri la bocca...” la cucciola dischiuse lievemente le labbra permettendo al caldo liquido che sapeva lievemente di metallo di scivolarle in gola.
 
Bevve quasi tutta la scorta d’acqua, quando non ne volle più i suoi occhi avevano recuperato lucentezza e mi fissava con uno sguardo che non riuscivo ad identificare...passò qualche istante e sentii la sua debole voce “Chi sei?” mi chiese semplicemente, aprii la bocca per rispondere “un amico” ma qualcosa mi fermò, potevo veramente definirmi un amico di quella creatura? Dopo quello che la mia razza stava facendo alla sua non credo proprio, quindi sfoderai il mio miglior sorriso e le risposi semplicemente “Mi chiamo Alexander...riesci a dirmi il tuo nome piccola?” 
 
Gli occhi della puledra si chiusero lentamente, ma prima di assopirsi riuscì ad articolare una semplice parola “Applebloom”.
 
Quindi quello era il suo nome, la sua voce era così infantile non era che una bambina, mi vergognai di me stesso, avevo veramente pensato di porre fine alla sua vita, cosa diavolo mi era passato per la testa?
 
Qualcosa ruppe il filo dei miei pensieri, alle mie spalle sentii delle voci, trattenni il respiro e spostai delicatamente Applebloom in modo che non potessero scorgerla da lontano ed azzardai a lanciare uno sguardo oltre al tronco, tenendo la schiena premuta sulla sua ruvida corteccia sporgendo solo una frazione della testa.
 
Vidi quello che non avrei mai voluto vedere, due soldati si stavano avvicinando lentamente alla mia posizione, sembravano non avermi notato quindi mi domandai se fosse proprio necessario metterli fuori combattimento, forse potevo semplicemente nascondermi e aspettare che passassero *No*  il pensiero balenò nella mia mente come se fosse stato detto da un’altra persona, tolsi la sicura al fucile e spostai il selettore su “Semi-Automatico” e attesi.
 
Di li a poco i miei due ex-compagni arrivarono letteralmente accanto a me, accucciato nell’angolo cieco che creava l’albero, con il corpicino inerme della puledra ai miei piedi e l’arma puntata su di loro “Cos-”
 
-BLAM- -BLAM-
 
I due corpi crollarono a terra producendo un sonoro tonfo, e poi fù nuovamente la quiete. Rimasi fermo per pochi istanti che a me parvero ore, avevo appena ucciso due miei simili a sangue freddo e non provavo il minimo rimorso, che diavolo mi stava succedendo?
 
Scossi la testa per riprendermi dallo shock *basta, devo sbrigarmi...non posso restare qui* mi dissi alzandomi dalla mia posizione accovacciata, le gambe mi sembravano pesanti come macigni ma dovevo darmi una mossa, quella era solo una avanguardia, sarebbero venuti a cercarli in forze fra non molto.
 
Afferrai i corpi uno alla volta e li spostai dalla strada,  cercando di nasconderli al meglio in una folta macchia di cespugli d’erica, non prima però di averli depredati dalle munizioni e di qualunque cosa potesse rivelarsi utile al mio scopo, afferrai la pistola che uno di loro portava e me la assicurai alla coscia sinistra e finalmente incappai in quello che avevo sperato di trovare, il loro kit medico personale, ora avevo bende in quantità e non dovevo più temere per Applebloom.
 
Applebloom! Mi girai di scatto e guardai la puledra pacificamente addormentata ai piedi dell’albero, non aveva sentito nulla per fortuna, tirai un sospiro di sollievo e mi avvicinai a lei.
 
Afferai delicatamente la piccola creatura e me la caricai in spalla, sembrava più pesante di prima, o molto probabilmente ero io che ero molto stanco, sospirai e mi avviai tenendomi il più possibile lontano dalla strada ma tenendola sempre in vista, volevo seguirla visto che molto probabilmente mi avrebbe portato verso un altro villaggio, *Devo avvertirli per tempo dell’ arrivo dei miei compagni, non voglio che si ripeta questo massacro* , con questo pensiero piantato in mente mi avviai risoluto verso l’orizzonte, proprio mentre il sole calava alle mie spalle ed il crepuscolo lasciava spazio alla notte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Capitolo 2-

Avevo camminato per quelle mi sembravano ore, la luna era ormai alta sopra alla mia testa e i suoi raggi filtrando fra le chiome dei verdi alberi illuminavano a tratti il mio cammino. La foresta era di un silenzio incredibile, inframezzato solo dal lieve fruscio delle foglie sospinte dal vento che dava al paesaggio una atmosfera surreale.

*mi sembra di essere in un sogno* pensai continuando a camminare, il suono di acqua che scorreva mi giungeva alle orecchie dalla mia destra, potevo sentirlo distintamente ma nonostante la sete non avevo il coraggio di avventurarmi sulla strada, per quanto ne potevo sapere i miei “amici” potevano essere proprio dietro di me.

Andai avanti il più possibile ma la stanchezza iniziava a farsi sentire, dovevo fermarmi e dovevo farlo subito o sarei crollato a terra, iniziai quindi a cercare un posto adatto.

Ci misi molto a trovare un rifugio per la notte, mi inoltrai per qualche centinaio di metri nella foresta evitando di fare bruschi cambi di direzione per non perdermi. Trovai infine un posto piuttosto riparato sotto le radici di un grosso albero, il luogo non era dei più confortevoli, l’umidità rendeva il terreno bagnato ed era onnipresente un forte odore di muschio, sospirai, per quella notte non avrei trovato di meglio.

Deposi delicatamente Applebloom al di fuori del rifugio perchè potessi prepararlo. Stesi la mia giacca per terra e lì adagiai il corpicino esanime della creatura, avvolgendola in essa, per evitarle di prendere freddo.

Ero rimasto in maniche corte ma il freddo stranamente non mi dava alcun fastidio, cercai di mettermi più comodo ma il duro terreno era scomodo e sopratutto zuppo d'acqua "...non dormirò questa notte" pensai ma come poche ore prima il sonno mi colse improvvisamente, facendomi sprofondare in un nuovo sogno

- “Ora Alex, ti racconterò la storia di un luogo magico, un luogo chiamato Equestria” la voce proveniva da un vecchio uomo ricurvo su una ancor più vecchia sedia di legno. Era mio nonno, me lo ricrdavo bene, ma quello che non ricordavo erano quelle sue parole. Annuii veementemente, adoravo le sue storie.

“molti anni fa, prima ancora che tua madre nascesse io ero un grande avventuriero, nel più lungo e fantastico dei miei viaggi sbarcai su una terra chiamata Equestria”. Il vecchio si fermò un istante e tirò fuori dal taschino della camicia un pacco di sigarette.

Ne accese una e trasse una lunga boccata da essa, lasciandosi poi scivolare con la schiena sulla sedia, espirando una grossa nuvola di fumo “Era una terra fantastica, c’erano alberi fantastici e l’erba era verde e il suo fresco profumo permeava l’aria”.

Il vecchio allungò le gambe, le sue vecchie e stanche ossa scricchiolarono debolmente “Non avevo mai visto una terra così bella, quindi decisi di esplorarla e non puoi immaginare quello che trovai” Il me stesso bambino sgranò gli occhi “cosa hai trovato nonno?”

L’uomo si allungò dallo schienale e piazzò il suo rugoso viso di fronte a me, potevo sentire il pungente puzzo di fumo provenire dalla sua bocca quando la aprì “delle fantastiche creature, ma non come quelle di qua, parlavano piccoletto...parlavano!” Il vecchio si rimise comodo sulla sedia ed aspirò un altra boccata di fumo che lasciò uscire lentamente dal naso.

“Conobbi molte di quelle creature e credimi, la più giovane di loro ha più cervello del nostro “amato” presidente e di tutti i suoi consiglieri messi assieme” la sua mano libera strinse spasmodicamente il bracciolo della sedia, faceva sempre così quando cercava di contenere la rabbia.

Lentamente sembrò calmarsi, la sua mano lasciò in pace la sedia e rivolse di nuovo lo sguardo a “me” parlandomi dolcemente “e fu lì che conobbi la più magnifica di tutte loro: Celestia, la sua magnificenza era tale che chiunque altro sembrava...Come posso dire?...Ah, si. Banale al suo cospetto.”

“Mi accolse nel suo fantastico palazzo e cenai alla sua tavola come ospite d’onore, ero il primo della mia razza a giungere in quel luogo e fui trattato come un principe...ma non durò per molto” Sorrise, un sorriso estremamente triste e malinconico.

“Avevo degli obblighi qua, tua nonna mi aspettava e portava in grembo tua madre, non potevo lasciarle, neanche per una così fantastica terra” Gli occhi dell’anziano ora erano chiusi e giurai di vedere una lacrima solcargli la guancia per poi perdersi nella sua grigia barba.

“Così tornai e non feci più ritorno in quel luogo” Terminò bruscamente, alzandosi dalla sedia e lanciando la sigaretta in un bicchiere. Senza una parola si avviò alla porta infilandosi il cappotto ed il cappello, ma prima di varcare la soglia si girò verso di me “Il giuramento è stato infranto, Equestria è in pericolo e io farò ciò che deve essere fatto anche se ciò mi costerà la vita...Alexander non dimenticare mai queste mie parole, proteggili...proteggili con tutto te stesso, non permettere a nessuno di fargli del male, perchè loro sono tutto ciò che c’è di buono a questo mondo” E se ne andò, sbattendo la porta alle sue spalle.

Trasalii svegliandomi da quello strano sogno, un tornado di emozioni prese a vorticare nel mio animo, per prima arrivò la malinconia, mi mancava quel burbero vecchio, poi fece capolino la consapevolezza, le mie azioni avevano sempre avuto una motivazione. Sopraggiunse poi la vergogna...avevo permesso che migliaia di povere creature venissero massacrate...un occhio mi cadde sulla puledra color panna e un lieve sorriso increspò il mio viso, forse non avevo fallito del tutto.

Ed infine arrivò lei, la rabbia, i ricordi ora erano vividi nella mia mente, mio nonno era scomparso per giorni dopo quel momento, lo trovarono solo dopo tre settimane, nel folto di una foresta, con una pistola in mano ed un buco sulla tempia che passava da parte a parte, non ci fu bisogno di ulteriori controlli, i medici dissero che si trattava di suicidio.

ERA UNA CAZZATA! non poteva essere vero, lui conosceva troppe cose...e andava eliminato, ora sembrava tutto chiaro, lui sapeva a cosa andava incontro e le sue ultime parole erano state rivolte a me, quella era stata la sua eredità.

Strinsi spasmodicamente l’impugnatura del fucile automatico così forte che le nocche sbiancarono, quando lasciai la presa ansimavo lievemente *devo alzarmi...o va a finire che impazzisco* .

Mi alzai e camminai in circolo attorno all’albero fino a che non trovai una posizione che mi permettesse di vedere l’orizzonte, un bagliore rossastro lo tingeva, forse stava già sorgendo l’alba, osservai il cielo...la luna era sopra di me, quella non poteva essere l’alba ma allora cosa...

“Maledizione!” esclamai sferrando un pugno all’albero con tutta la mia forza, la dura corteccia mi ferì le mani ma non ci feci caso, sapevo cos’era quel bagliore “quei figli di cagna stanno facendo saltare in aria la città!” sussurrai quasi per confermare i miei pensieri.

Pieno di rabbia tornai all’albero con l’intenzione di riprendere subito il mio viaggio ma quando il mio sguardo si posò all’interno di esso fù come se l’intero mondo mi fosse crollato sulle spalle.

Applebloom era scomparsa.

-Cosmos-

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