Lullaby of paradise city

di Lemma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***



Capitolo 1
*** Uno ***


 Anche il capodanno passò, i ragazzi organizzarono una delle loro feste del genere che dopo ci sarebbe voluta una schiera di camerieri per mettere a posto, ma  erano fuori dalla nostra portata così alla fine fummo io e Izzy a mettere in ordine siccome Axl e Slash avevano trovato mille scuse idiote e Steven e Duff penso non sapessero nemmeno che esiste l’uno gennaio perché dormirono tutto il giorno, ma per quella serata ne valse la pena e poi quel bacio a mezzanotte fu indimenticabile. Si dice che quello che si fa a capodanno lo si fa tutto l’anno, be allora ai Guns aspettava un anno pazzesco!
L’87 iniziò e con esso arrivò anche il primo lavoro importante per la band che iniziò presto a incidere il suo primo album, la pressione su quei cinque ragazzi era davvero tanta, ma ci pensavo io a far svagare un po’ Duff e le cose fra noi andavano veramente bene anche se a volte i ragazzi si sballavano un po’ troppo e quelli erano i momenti peggiori, vedere Duff così ubriaco o’ fatto era tremendo, ma era solo l’inizio.
Il 21 luglio di quell’anno uscì finalmente  Appetite for Destruction e fu subito un gran successo, la fama del gruppo cresceva sempre più fino a quando un giorno Axl arrivò all’appartamento che dividevano Duff, Slash e Steven quasi saltellando dalla felicità, “ragazzi andremo in tour con gli Aerosmith!!” urlò spaccando i timpani a tutti, “Cavolo Axl” gli dissi “tieni la voce per i concerti”, quella fu una grandissima notizia perché sarebbe stata una grandissima pubblicità per i Guns N’ Roses.
“Eccoci, ci siamo, fra poco incontreremo gli Aerosmith!” eravamo in un albergo e stavamo aspettando l’arrivo dell’altra band, ovviamente tutti eccitatissimi perché avremmo conosciuto i componenti di una grandissima band. “Piccola ti va una birra? Io non ce la faccio più ad aspettare!” “Duff guarda che non muori se non bevi per qualche minuto”, ma i suoi occhioni da felino e i suoi baci, mi convinsero ad accompagnarlo al bar, quel ragazzo aveva una specie di super potere, riusciva sempre a farmi dire di sì.
Gli Aerosmith erano rimasti bloccati da qualche parte pensammo, ma non ci preoccupammo, era da un po’ che non riuscivamo a stare soli e  adesso ci stavano regalando quel tempo, era bello far finta di essere una coppia normale che passa un po’ di tempo insieme, “Cavolo McKagan ti va bene che l’album sta vendendo un botto!” gli dissi dopo l’ennesima battuta scadente al quale solo lui riusciva a ridere “Perché?” mi chiese veramente incuriosito, “Lascia perdere Michael, non voglio essere io a distruggere i tuoi sogni da comico”, il ragazzo incrociò le braccia e mise su il broncio “Dai non fare così, scusa”, ma niente da fare così decisi di imitarlo.
“Ragazzi sono arrivati! Ehy ma che c’è? Avete litigato?” Lisa era venuta a chiamarci, ebbene si c’era anche lei in quanto ragazza di Adler, a quelle parole scoppiammo a ridere come due scemi, poi Duff scattò in piedi, mi prese la mano e mi trascinò praticamente correndo verso la hall dell’hotel; “Duff cavolo c’era bisogno di correre così? Non sono nemmeno ancora entrati in hotel!” quello scemo mi aveva fatto correre nonostante avessi ai piedi un paio di scarpe tutt’altro che comodo, ma tanto per farmi un po’ perdere la testa e cavarsela come sempre, da dietro mi prese per la vita e iniziò a baciarmi il collo per poi iniziare a farmi il solletico, “Cavolo smettila McKagan!” non ero l’unica a ridere però, ridevamo tutti e quasi non ci accorgemmo dell’arrivo dell’altra band.
“Ehy ragazzi, voi siete i Guns giusto?” ancora ridendo ci girammo tutti all’istante e fu così che iniziò una nuova avventura.




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Capitolo 2
*** Due ***


Giorno a tutti, come sempre ricordo che dove ci sono due righe di spazio cambia narratore, in sto capitolo si tratta di Duff-Michelle ;) Buona lettura
  
Ormai stavamo diventando veramente delle star, la gente per strada ci riconosceva ovunque fossimo, la sera su quel palco spaccavamo alla grande e poi tutti a festeggiare, superavamo sempre i limiti e spesso ci riducevamo uno schifo e forse fu per questo che io e Michelle ci allontanammo.
“Michael, ti devo parlare” quella sera era di riposo ed eravamo tutti in albergo prima di uscire a bere qualcosa, ero ormai alla porta quando lei mi prese per un polso fermandomi con quelle parole che mi fecero quasi paura, “Dai piccola, andiamo che gli altri ci aspettano” cercai di accantonare l’argomento, ma lei mi guardò rassegnata, i suoi occhi erano lucidi, mi lasciò e si sedette sul letto “vai pure tu, io non ce la faccio” “che ti prende? Non stai bene?” “No Michael, non ce la faccio più a seguire sti ritmi, la tua vita da rockstar non fa per me, è tremendo vederti tutte le sere conciarti in quello stato pietoso e, e basta” a quella frase temetti il peggio, se ne stava andando? Uscii da quella stanza e andai ad avvisare i ragazzi che quella sera non sarei uscito con loro, quando rientrai mi guardò incredula, probabilmente pensava che fosse già in qualche locale di quella città, mi avvicinai a lei sedendomi sul letto, le misi un braccio intorno e le dissi “sai hai ragione, faccio schifo, ma smetterò”, il suo abbraccio e le sue lacrime mi riportarono alla mente i ricordi dell’anno precedente, di quel concerto a metà novembre e mi decisi che dovevo smettere con la roba pesante.
Il tempo passò lentamente, smettere non è mai facile, ma lei mi era sempre accanto, il suo sorriso quando mi vedeva che stavo bene mi ripagava di tutti gli sforzi, non ero mai veramente pulito da quella roba, ma andava sempre meglio e il rapporto con Michelle tornava ad essere fantastico.
 

Erano passati tre anni, tre fantastici, ma pesanti anni fatti di sclerate alla Rose, battute pessime alla Duff e cavolate varie in puro stile Guns; quei cinque ragazzi ormai erano conosciuti in tutto il mondo, ma la pressione era tanta e spesso finivano per litigare.
Il ricordo più bello di quell’anno però fu quando Duff mi portò in un bellissimo ristorantino di Los Angeles e mi chiese di sposarlo, all’improvviso finita la cena si era inginocchiato davanti a me tirando fuori una scatoletta scura dalla quale poi aveva tirato fuori un meraviglioso anello con diamante, a quel punto gli saltai addosso e la risposta la ebbe subito.
Il giorno dopo i ragazzi dovevano finire il lavoro in studio e ne approfittai per chiedere una cosa a Izzy, arrivati fummo accolti dalla voce di Slash “Eccoli finalmente i piccioncini!” che faceva lo scemo con Steven mentre Izzy se ne stava seduto su un divanetto tranquillo a sorseggiarsi una birra che Duff gli rubò abilmente di mano lanciandosi accanto a lui, ovviamente mister Rose era in clamoroso ritardo.
“Ehy Izzy vieni un secondo? Ti devo chiedere una cosa” mi guardò un secondo fisso negli occhi cercando di capire di cosa si trattava, “Ehy Honey se ti sei stufata dei biondi perché non scegli un riccio, almeno io parlo!” Slash e Steven si batterono il cinque allegri e Izzy finalmente si decise, siccome ormai la lotta per la sua birra era persa; andammo nella sala accanto e mi decisi finalmente a chiedergli quello che volevo “Izzy, be non so come dirtelo, mi accompagneresti all’altare?”.

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Capitolo 3
*** tre ***


 “Cazzo McKagan non ce la faccio più, ancora un po’ e arriva pure Axl da quanto stiamo qui ad aspettare! Giuro che me la pagherai” Slash che era il testimone di Duff non riusciva più a sopportare la cravatta che la sua ragazza gli aveva fatto mettere dopo innumerevoli lotte; il prete era comunque leggermente sconcertato nel vederci, per quanto potessimo metterci in tiro conservavamo sempre la solita aria rock di sempre. “Slash cazzo tu ti preoccupi della cravatta, ma io ho bisogno di una birra! Adesso!” e il riccio iniziò a ridere con ormai il nodo della cravatta devastato, mi sarei messo a ridere anche io se non fosse iniziata la marcia nuziale proprio in quel momento mentre io e Slash ci prendevamo a botte ridendo come degli scemi, poi la vidi, bellissima nell’abito bianco e anche lei, con accanto Izzy, rideva guardandoci.
La cerimonia fu molto veloce e il ricevimento, be finimmo per devastarci come sempre, ma in grande stile!
Poi quello che successe fu l’inizio, avrebbe cambiato tutto, ma solo il tempo avrebbe detto se in bene o’ male. Qualche giorno dopo il matrimonio eravamo in luna di miele alle Hawaii quando Michelle mi si tuffò in braccio sul lettino sotto al sole, mi guardò con una strana luce negli occhi “sai Michael, ti devo dire una cosa” “oddio, mi chiami Michael?! Mi devo preoccupare??” “Ma non so, vedi tu, come la prenderesti con un piccolo punk in giro per casa?”, non realizzai subito, ci misi un momento, ma poi la presi fra le mie braccia “è fantastico!”.
I nove mesi seguenti però non furono per niente facili, sorserò mille problemi per poi arrivare al colpo più duro di tutti.

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Capitolo 4
*** Quattro ***


 Di nuovo novembre, di nuovo la pioggia, quel giorno nacque nostra figlia, Michelle la chiamai per ricordare sua madre, infatti la pioggia di novembre, come me l’aveva portata adesso me l’aveva tolta per sempre; un ultimo “ti amo”, un ultimo bacio e poi tutto svanì; la nostra vita fino a quel giorno era stata il nostro paradiso, insomma ero una rockstar, milioni di fan in giro per il mondo, una ragazza fantastica e spaccavamo veramente!
I giorni seguenti furono i peggiori, il funerale fu insopportabile, c’erano tutti, persino Izzy e Steven, sembrava che i Guns non avessero mai litigato, ma appena usciti da quella chiesa si separarono di nuovo; io resistetti altri cinque anni con Axl e Slash, il riccio mi aiutava anche molto con Michelle, ma poi quando la tempesta tornò a infuriare nella band decisi di andarmene come aveva fatto Izzy.
Mi trasferii a Seattle e continuai la mia vita con la mia bellissima figlia, pensando ogni giorno alla mia Michelle e alla nostra Paradise City.
 

Duff aveva appena finito di raccontare la storia sua e della sua amata alla piccola Michelle, quando finalmente la bambina aveva deciso di addormentarsi il ragazzo non riuscì più a trattenere le lacrime, “ricordi” pensò “ormai sono solo ricordi”; scompigliò i capelli biondi della piccola abbozzando una specie di sorriso malinconico e uscì dalla stanza.
Quando arrivò in salotto si buttò silenziosamente sul divano accanto al suo amico Izzy che era venuto a trovarlo, il moro notò immediatamente le lacrime sgorgare dagli occhi felini del biondo “Michelle, vero?” il bassista non fece altro che annuire con il capo e il chitarrista continuò “Michael non le hai ancora veramente detto addio, sono passati cinque anni”, a questo punto McKagan raccolse tutte le sue forze, comportarsi così non era dal rocker che era Duff, ma da quando Michelle se ne era andata per Michael era sempre più dura “Jeff, amico mio, non le dirò addio, lei mi aspetta! Semplicemente il mio viaggio non mi ha ancora condotto a Paradise City, ma so che un giorno ci arriverò e la ritroverò”, Stradlin non riuscì più a rispondere vedendo l’amico in quelle condizioni e si limitò a poggiargli una mano sulla spalla.
“Ti amo Duff,  ti aspetterò per sempre se necessario e ti starò sempre accanto” Duff sentì quella voce così chiara che quasi si spaventò, alzò la testa e con la vista offuscata dalle lacrime vide la sua figura sorridergli.

Please, take me home!


 

così finisce la storia di Duff e Michelle, che ne pensate?? Grazie a tutti quelli che hanno letto fino alla fine ;)
 

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