L'arte della seduzione

di A Midsummer Night_s Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non lasciarmi, amor mio. ***
Capitolo 3: *** I tre Bolena ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buonasera a tutti, eccomi su questo fandom con la mia prima long romantica.
E' una storia nata a tarda notte, chissà perchè, ma l'ispirazione sceglie sempre i momenti più adatti per fare la sua comparsa!
Ma tornando a noi, è un genere di trama che non credo di aver mai letto su efp e i suoi personaggi saranno due grandi icone della storia: Enrico VIII Tudor e Anna Bolena.
Non voglio aggiungere altro -e rubarvi così altro tempo!-, perchè troverete tutto giù, leggendo!Non mi resta che augurarvi buona lettura, sperando che vi piaccia e di sapere cosa ne pensate! ^ ^
Un bacio,
M.!









*


Enrico VIII Tudor e Anna Bolena.

Sovrani d’Inghilterra.

Una storia nata dal fuoco della passione, la loro.

Un matrimonio nato dal desiderio di Enrico Tudor di divenire padre di un erede maschio, per mantenere il trono e la dinastia.
E fu quando il sovrano capì che la moglie non avrebbe avuto altri figli,
oltre la bambina nata anni prima e di nome Maria, che decise di sciogliere il suo matrimonio con Caterina d’Aragona
e sposare una giovane fanciulla che aveva incendiato il suo cuore.

Per Anna Bolena, invece, tutto era nato sotto la scelta e le ambizioni di un padre.
Una scalata verso un potere che neanche quest’ultimo avrebbe mai immaginato di poter ottenere.
Non avrebbe mai immaginato quale sarebbe stato il futuro della giovane figlia che, dopo aver infiammato il cuore del re Enrico VIII,
lo sposò nel 1533 e gli diede una figlia, ma non un erede maschio.

Ed è proprio qui, che la nostra storia ha inizio.


Una storia da riscrivere. La loro.





- Prologo -








Osservò l’uomo dinanzi a sé, Anna.

Si concentrò sul blu dei suoi occhi, freddi e impassibili in quella circostanza, ma capaci di animarsi di calore e brama nei momenti di passione.

Questo lo sapeva bene, lei.


Enrico.

Il suo amato sovrano.

Un uomo che all’inizio aveva pensato di sposare per beneficio personale, sfruttare la sua posizione e permettere così al padre di raggiungere le sue ambizioni.

Ma ben presto, la giovane dama era stata costretta a ricredersi.

Non avrebbe sposato il Re d’Inghilterra per mero interesse, ma per qualcos’altro di ben più importante: per amore.

Sì, amore. Perché nel tempo aveva imparato a vedere oltre l’aspetto fisico e il ruolo di sovrano dell’uomo che la corteggiava come il più innamorato e assennato degli amanti.

Quante volte, la sera, nel lieve chiarore delle candele che rischiaravano e rendevano torpida l’aria intorno a lei , aveva riletto le sue lettere. Parole pregne di un amore così profondo, vivo, quelle del suo amante.

E lei, in quegli istanti, non poteva fare a meno di stringerle forte al suo petto, quelle lettere, dove il cuore le balzava ogni volta in gola, al solo pensiero di due profondi e intensi occhi blu posarsi su di lei.

Tempi in cui anche una sola carezza pareva proibita, eppure era quel brivido d’eccitazione per una cosa tanto illecita quanto bramata che li spingeva sempre più ad avvicinarsi, cercarsi e, infine, sfiorarsi.

Ma adesso cosa rimaneva di quei momenti?

Ricordi. Dolorosi e dolci ricordi, quelli che custodiva nella sua mente Anna, ma soprattutto nel suo cuore.

Perché quell’irrefrenabile attrazione che li aveva legati all’inizio, uniti poi durante il loro matrimonio, sembrava essersi dissolta nel nulla.

Come una candela consunta, la cui fiamma man mano si affievolisce, fino a spegnersi e morire solitaria nelle sue stesse ceneri.

E Anna sapeva bene il motivo di quella lontananza: non era riuscita a donargli un erede maschio.

Così come la sua precedente moglie, Caterina d’Aragona.

Come quest’ultima, era riuscita a partorire soltanto una bellissima bambina, nata due anni prima. Una creatura che lei amava con tutto il suo cuore e che sapeva -sperava- anche Enrico amasse.

Nei mesi successivi avevano provato, tentato di avere quel tanto desiderato figlio maschio, ma ogni prova si era rivelata un fallimento.

Un dolore che aveva più volte gettato Anna nella più completa disperazione, perché la morte di un bambino avvenuta ancor prima che questo potesse vedere la luce della vita faceva male, molto male.

Il cuore pulsava ancora doloroso, quando ripensava all’ultimo aborto spontaneo avuto poche settimane prima.

Quella notte aveva urlato tanto, Anna.

Aveva stretto nelle sue mani la veste pregna di sangue, così come le lenzuola intorno a lei, simbolo di un’altra vita andata via, che non avrebbe mai visto la luce del sole, sentito le braccia di una madre stringerla a se e sussurrarle più e più volte quanto l’amasse.

Alle sue urla si erano ben presto unite le lacrime, copiose e dolorose lacrime per quel bambino mai nato.

Perché sarebbe stato una maschio, quel neonato.

Ma il colpo finale al suo povero cuore era arrivato quando aveva visto Enrico accorrere agitato nelle sue stanze, a causa delle sue urla, e aveva visto il suo volto riempirsi di orrore e dolore.

Si era sentita morire, in quel momento, Anna.

Aveva sentito il gelo invadere quella stanza, gli occhi di Enrico divenire lucidi, ma non una sola lacrima di dolore era sgorgata da essi.

Sapeva che avrebbe dato sfogo a tutta la sua sofferenza una volta solo, nel silenzio delle sue stanze.

E, in quel momento, Anna, sapeva che oltre ad aver perso un figlio, aveva anche perso l’uomo che amava.

Con una smorfia di dolore, causata da quei ricordi, la giovane Regina ritornò al presente, mentre immobile continuava a guardare l’uomo dinanzi a se.

Dopo quell’ennesimo aborto, Enrico non aveva più giaciuto nel suo letto, ma bensì in quello di innumerevoli amanti.

Si era allontanato, giorno dopo giorno, lasciandola sola nel suo dolore.

Nella sua solitudine.

E, anche quella volta, Anna era ben consapevole di quello che stava accadendo.

Enrico cercava un’altra donna.

Una nuova Regina che avrebbe preso presto il suo posto, e che avrebbe potuto donargli un erede maschio.

E lei avrebbe fatto la stessa fine di Caterina, ripudiata e allontanata dalla corte.

No, lei non poteva permetterlo!

Era Anna Bolena, una donna forte, dalla volontà di ferro, fedele, dal grande intuito politico e con un cuore capace di amare, con tutto se stesso, senza limiti.

Era la Regina d’Inghilterra.

E non avrebbe mai permesso che una qualsiasi sgualdrina le portasse via l’uomo che amava, no!

Avrebbe lottato, difeso ciò che era suo anche con i denti, se fosse stato necessario.

Piegò le labbra seducenti in un ghigno malizioso, la giovane Anna, mentre le parole del padre risuonavano nella sua mente.

“Sei una donna, bambina mia. Una splendida fanciulla nel fiore dei suoi anni. La seduzione sarà la tua arma vincente, in questa battaglia.”

 



 

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Capitolo 2
*** Non lasciarmi, amor mio. ***


Buonasera gente, eccomi qui dopo un imperdonabile ritardo a postare il primo capitolo di questa storia.
Purtroppo -o per fortuna, dipende dai punti di vista!- questo è stato il mio ultimo anno di liceo, ho dovuto studiare per la maturità, il mio tempo libero si è drasticamente ridotto, e a risentirne è stata proprio la scrittura! Ma dopo ciò, affrontato questo periodo e superata la maturità, ho sentito il bisogno di una pausa, insomma, una vacanza era d'obbligo, no?
Così eccomi, dopo tre mesi di silenzio sul sito, a postare il primo capitolo della storia! Meglio tardi che mai, no?
Prima di lasciarvi alla lettura ( lo so! Molti di voi staranno sicuramente sbadigliando per la noia, leggendo questo breve riassunto della mia vita negli ultima mesi -e di cui sicuramente non importerà a nessuno!-, ma sento il bisogno di scusarmi con voi per i mancati aggiornamenti!) ringrazio di vero cuore chi ha recensito il prologo della storia. Grazie infinite per avermi dedicato il vostro tempo ragazze, sul serio, non immaginate quanto io abbia apprezzato le vostre parole e quanto, quest'ultime, mi abbiano più volte stampato un sorriso ebete sulle labbra!
Ovviamente, non meno importanti, sono tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Grazie.
Un grazie speciale va anche a coloro che leggono la storia semplicemente in silenzio.
Detto ciò, vi lascio finalmente al capitolo che spero gradirete, buona lettura!

P.s.: La storia, in futuro, potrebbe passare dal rating arancione a quello rosso!













 










«[...] Dovrò comandarti di amarmi? Posso.
Dovrò forzare il tuo amore? Potrei.
Dovrò supplicare il tuo amore? Lo farò.»

William Shakespeare, Pene d’amor perdute.





 



Le note di un’allegra ballata risuonarono nell’aria, mentre la giovane Regina sorseggiava del vino pregiato dal suo calice dorato.
Con occhi vacui e apparentemente privi di ogni interesse, osservava i sorrisi frivoli delle giovani dame di fronte ai corteggiamenti poco velati dei nobili uomini.
Guardava quelle donne dai tratti angelici.

Giovani vittime all’apparenza.

Seduttrici e predatrici nella realtà.

Parole proibite sussurrate all’orecchio del proprio amante.
Mani che accarezzavano lascive il loro corpo, in una muta promessa peccaminosa.
Occhi bramosi, ardenti, e pieni di desideri illeciti che sarebbero stati esauditi al calare delle tenebre, dove ogni maschera veniva gettata via, lasciando posto ai loro veri volti.

E la giovane Anna non seppe se essere disgustata da tutto ciò che la circondava, o esserne gelosa.
Gelosa, sì.
Perché tutte quelle donne ricevevano dai loro uomini quelle attenzioni che a lei, da molto tempo ormai, non venivano più prestate.
Una morsa di dolore strinse il suo cuore a quel pensiero, mentre i suoi occhi si posavano su una figura ben precisa all’interno della stanza.

Enrico.

Il suo sovrano.

Il suo signore.

Il suo amante.

Il suo uomo che, in quel preciso momento, si stava chinando di fronte alla donna dinanzi a lui, per poi prendere la sua mano e lasciarvi sopra un breve baciamano, accompagnato subito dopo da un sorriso pieno di malizia.

Eccola lì, la sua prossima preda.
La sua prossima sgualdrina che, frivola, sorrideva dietro il suo ventaglio pregiato, onorata da quelle attenzioni ricevute dal Re in persona.

Impassibile, osservò l'uomo che amava corteggiare liberamente un'altra dama.
Una donna che non era lei.
E questa volta, quello che Anna sentì scorrere sotto la sua pelle, non fu soltanto dolore.
No.
Fu un sentimento più potente, devastante, corrosivo.

Rabbia. Umiliazione.

Una rabbia cieca che le fece ribollire il sangue nelle vene.
Un orgoglio di donna, ferito e calpestato, che urlava vendetta.

E quella maschera di indifferenza che troppe volte era stata costretta a indossare per nascondere le sue vere emozioni, si ruppe, cadendo al suolo e infrangendosi in mille pezzi.

Un suono silenzioso, eppure doloroso.

Si alzò dalla sua seduta Anna e, indifferente ai numerosi sguardi che si posarono sulla sua figura, si diresse al centro della stanza, mentre un sorriso felino piegava le sue labbra.

Nessuna poteva toccare ciò che era suo. Nessuna.

Silenziosa, arrivò al suo fianco, posando incurante una mano sulla sua spalla.

“Mio signore, posso unirmi anch’io alla vostra conversazione?” Alle sue parole, notò la mascella di Enrico irrigidirsi, il suo sguardo glaciale posarsi su di lei, mentre un sorriso forzato piegava le sue labbra.

“Ma certo, mia cara” la sua voce arrivò dolce, una gentilezza calcolata che però non riuscì a nascondere una nota di fastidio per la sua intromissione. “Vi presento Lady Clarisse de Lavoisier. Lady Clarisse mi stava giusto illustrando una delle tante bellezze di Parigi e che spero di poter presto vedere e gustare di persona.”

La donna dinanzi a lei arrossì, fingendo di non aver compreso il chiaro doppio senso di quella frase, una chiara allusione a ben altre bellezze pensò Anna sarcastica, mentre la Lady con sguardo basso si inchinava di fronte a lei.

“Maestà.”

“Lady de Lavoisier.” La sua voce arrivò fredda, glaciale, animata da un’ostilità che dovette percepire anche la donna, visto che si congedò da entrambi con un veloce inchino.

Allora non è così stupida come pensavo.

“Anna!”

La Regina finse di non udire il tono di rimprovero proveniente dall’uomo accanto a lei, mentre lentamente si avvicinava a lui, battendo le ciglia innocentemente e incontrando così i suoi occhi rabbiosi.

“Si, marito?”

Enrico fece per rispondere, ma quando sentì la sua piccola mano scivolare lenta sulla propria spalla, si bloccò, guardandola incredulo e vagamente incuriosito.

Anna finse di non notare la sua reazione, mentre lentamente faceva scendere la sua mano sempre più giù, percorrendo la sua schiena per intero.

Una carezza seducente e piena di promesse peccaminose, la sua, così come il suo sguardo.

Vide gli occhi di Enrico scivolare incantati sulla sua bocca rossa, il cui labbro inferiore era trattenuto dai denti, in una piega seducente.
Lasciva, lasciò libero il suo labbro per poi percorrere quello superiore con la lingua.
E Anna cercò di nascondere il sorrisetto soddisfatto che cercava di affiorare sulle sue labbra, quando sentì il corpo del marito venire scosso da un piccolo fremito e i suoi occhi divorarla affamati.

Allora non ti sono poi così indifferente, amor mio.

Dimentica delle persone intorno a lei e dei loro sguardi, Anna si avvicinò al corpo caldo e avvenente del marito, mentre una leggera musica iniziava a invadere la stanza.
“Mi concedete questo ballo, mio signore?” Lo stupore di Enrico, causato da quel cambio di ruoli, durò un attimo, un breve istante prima che il solito sorriso malizioso e mascalzone spuntasse sulle sue labbra.
E questa volta toccò ad Anna, venire scossa da un fremito di puro desiderio.

“Potrei mai negarvi qualcosa, moglie?”

Anna sorrise, mordendosi la lingua dolorosamente pur di non rispondere.

Eppure lo state facendo, da molto tempo ormai.
Mi state negando il vostro cuore, il vostro amore e io ne muoio, ogni giorno di più.
Vedo scivolare via dalle mie dita quel legame che una volta ci univa, solido come una roccia e che adesso, invece, sembra non essere mai esistito.

Scosse la testa Anna, cercando di mandare via quei pensieri dolorosi, concentrandosi sul volto dell’uomo dinanzi a sé.
Il suo scopo, quella sera, era soltanto uno: accendere la passione nel corpo del suo amato sovrano, portare calore in quel cuore che sembrava essersi gelato nei suoi confronti e che, una volta, era invece animato da una fiamma ardente e viva.

Con gli sguardi incatenati, iniziarono a muoversi a ritmo della musica intonata dall’orchestra.

E tutto, in un istante, perse ogni consistenza.

Esistevano solo loro due.

Occhi negli occhi, immersi ognuno nell’anima dell’altro.

Mano nella mano, scottarsi sotto il tocco di un fuoco invisibile, eppure bruciante.

Cuori che battevano all’unisono, sotto le note di un amore che sembrava essere perduto per sempre, ma che invece adesso si ergeva fiero, glorioso in tutto il suo splendore e la sua forza.

E fu soltanto questione di tempo, prima che la passione dirompesse nei loro corpi, lasciandoli senza fiato e travolgendoli come un fiume in piena.





Anna sentì le mani del suo amato signore come fuoco vivo sulla propria pelle.

Tocchi abili ed esperti i suoi, e che sapevano accendere con estrema facilità la fiamma della passione lungo le sue membra.

Un gemito di puro piacere uscì dalle sue labbra quando la bocca di Enrico si posò sul suo collo, per poi scendere sul suo seno.

Allargò le gambe, ormai libere dalla gonna che si trovava arrotolata all’altezza della vita, per permettere a Enrico di accomodarsi tra di esse e questa volta toccò a lui gemere, quando le loro intimità entrarono in contatto.

Sentì la sua mano destra posarsi sulla propria caviglia, risalire lentamente in una delicata carezza lungo polpaccio, la coscia e, infine, afferrare la sua natica in una presa decisa e possessiva.
E fu un attimo, un breve battito di ciglia, prima che Enrico si liberasse dei suoi calzoni ed entrasse in lei, rude, passionale, esigente, iniziando così una danza vecchia come il mondo.

Anna sentì finalmente i loro corpi diventare tutt’uno, le loro anime fondersi in un unico essere, e i loro cuori battere all’unisono.

Una spinta.

Come posso credere che tu abbia smesso di amarmi, mentre ti sento così vicino e così mio come mai prima d’ora?

Un’altra spinta.

Come posso credere che tu abbia smesso di amarmi, adesso che osservo i tuoi occhi, non più freddi e ostili, ma brillanti e pieni di un calore e di un amore che cerchi con tutto te stesso di sopprimere?

Una lacrima solitaria solcò la sua guancia, che prontamente cercò di nascondere, affondando il volto nel collo del suo amante, mentre stringeva spasmodicamente il corpo del suo amato al proprio.

Come posso farlo?

Altre poche spinte e insieme arrivarono al piacere, gridando ognuno il nome dell’altro.

Come?

Sentì il corpo di Enrico accasciarsi su di lei, la sua testa posarsi sul suo seno, mentre sentiva il suo petto alzarsi e poi abbassarsi velocemente alla ricerca d’aria.

“Ti amo.”

Due parole. Cinque lettere le sue, sussurrate debolmente nella penombra di quella stanza, ma che furono capaci di spezzare quell’armonia che sembrava essersi creata grazie a quell’unione appena consumata.

Sentì il corpo di Enrico tendersi e irrigidirsi al suono di quelle parole, un breve attimo prima che quest’ultimo si allontanasse da lei e una strana sensazione di disagio si impossessasse del suo corpo.

Col cuore che martellava furioso nel petto, Anna lo osservò vestirsi velocemente, infilare gli stivali e dirigersi velocemente verso la porta.

“Non illudetevi, Anna. Siete una donna indubbiamente bella, affascinante, capace di risvegliare il desiderio in qualunque uomo. Ma solo questo, nient’altro. Un giocattolo con cui sfogarsi, divertirsi e che, prima o poi, si romperà.”

“Enrico…” un flebile sussurro che si perse nell’aria, il suo.

Un giocattolo con cui sfogarsi, divertirsi e che, prima o poi, si romperà.

Parole che arrivarono a lei come una coltellata in pieno petto: dolorose, maligne.

… e che, prima o poi, si romperà.

Sentì il gelo invadere la stanza, giungere fino a lei, e invadere le sue membra.

Una lacrima, seguita subito dopo da un gemito straziante infranse il silenzio intorno a lei.

Tremante portò le ginocchia al petto, le braccia ad avvolgere le sue gambe. Il suo corpo si rannicchiò su se stesso in posizione fetale, mentre portando una mano sulle labbra cercò di soffocare quell’urlo di dolore che dirompeva nel suo cuore e straziava il suo animo.

“Non lasciarmi, amor mio. Non lasciarmi affrontare quest’inferno da sola, ti prego...”


 

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Capitolo 3
*** I tre Bolena ***





Prima di lasciarvi alla storia. ci tengo a ringraziare le meraviglie che hanno commentato lo scorso capitolo (vi risponderò dopo l'aggiornamento) 
e tutti/e coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate.
Grazie di vero cuore per il tempo che mi dedicate.
Detto ciò, non mi resta che augurarvi buona lettura!
Spero che il capitolo sarà di vostro gradimento e di sapere cosa ne pensate, se vi va!
A presto, A Midsummer Night_S Dream.




II.
I tre Bolena

*




«[…] L'amore è un fumo che sorge dalla nebbia dei sospiri. Se lo purifichi è un fuoco che sfavilla negli occhi degli amanti; se lo agiti è un mare ingrossato dalle loro lacrime. Che altro può essere? Una pazzia discreta, un'amarezza che soffoca e una dolcezza che alla fine ti salva. […]»

William Shakespeare, Romeo e Giulietta (Romeo; atto I, scena I)



Nella penombra di una lussuosa camera, illuminata dalle piccole fiammelle di fuoco all’interno del camino, una donna osservava con volto privo di ogni espressione le lingue di fuoco che danzanti si ergevano dinanzi a lei.

Guardava quel fuoco, la sua forza, la gloria con cui si sollevava nell’oscurità e con cui le sue lingue si innalzavano gioiose, ricadendo l’istante dopo, per poi ancora rialzarsi e divampare nell’aria in tutta la loro maestosità.

Un vigore che sembrava non avere mai fine, un illusione di potenza eterna, ma a cui anche il più piccolo e delicato soffio di vento sarebbe stato capace di porre fine.
Una fine che poteva avvenire per mani altrui, oppure per mani del suo stesso creatore.

Il fuoco ne era un esempio.

Lottava con veemenza per tenere vive e ardenti le sue fiamme, con ardore combatteva per ciò che gli apparteneva, ma alla fine non poteva che arrendersi dinanzi alla forza di quella materia che a lui aveva donato l’alito della vita e che adesso, allo stesso modo, lo cullava tra le fredde braccia della morte.

Una lotta di cui, fin dall’inizio, l’esito era conosciuto, ma per cui si continuava a lottare, nonostante tutto, nella vana speranza che un giorno quella battaglia proclamasse un vincitore diverso.

Ma come ogni volta, Anna, osservò la legna, l’origine di tutto quel potere, consumarsi dinanzi a lei.

Silenziosamente, guardò il fumo innalzarsi, come un muto grido di dolore per quell’ennesima sconfitta che si perse nell’aria, e ciò che rimase di quel grande impeto fu cenere.
Soltanto e unicamente cenere. Nient’altro.

Era così, dunque, che tutto era destinato a consumarsi?

Allo stesso modo, prima di svanire nel nulla, quanto tempo ancora la forza dell’amore che nutriva il suo cuore, la sua anima, sarebbe stato capace di lottare contro il freddo gelo dell’indifferenza e dell’odio che il suo signore covava per lei?

Quanto tempo ancora sarebbe riuscito a combattere quella battaglia, prima di esaurirsi e spegnersi, trasformandosi in fredda e muta cenere anch’esso?
Una fitta di puro dolore attraversò lo sguardo della giovane Regina, un lieve tremito avvolse le sue labbra mentre il chiarore dell’alba inondava la stanza, rivelando così la figura di una donna rannicchiata su se stessa, alla disperata ricerca di un calore e torpore capaci di rendere libero un cuore prigioniero del gelo della solitudine e sofferenza.

“Quanto tempo, ancora, potrò sopportare quest’angoscia causata dalla tua lontananza, dal tuo risentimento, prima di spegnermi e appassire come un fiore di cui nessuno si prende cura, amor mio?” sussurrò la donna, sollevando le gambe sulla sua seduta e avvolgendole con le esili braccia.

No. Lei non sarebbe mai finita relegata in un cassetto, come una vecchia lettera, dimenticata da tutti e tutto.

La posta in gioco era troppo alta per lasciare tutto nelle mani di un destino che sembrava beffarsi di lei e delle sue sconfitte.

Il suo futuro, il suo cuore, la sua stessa vita sembravano essere in pericolo.
No. Lei avrebbe lottato con ogni mezzo, e avrebbe vinto. Sarebbe stata più forte e battagliera del fuoco.

“Angélique!”chiamò a gran voce Anna, alzandosi con occhi animati da una nuova speranza.

“Mi avete chiamata, vostra Maestà?” domandò una giovane dama dai lunghi capelli biondi, entrando nella camera col fiato accelerato a causa della corsa.

“Sì, Angélique.” rispose con voce ferma Anna, avvicinandosi alla cara amica d’infanzia con cui aveva vissuto gli anni della sua giovinezza in Francia e che aveva poi esplicitamente richiesto come dama di compagnia una volta divenuta Regina. “Manda qualcuno a cercare mia sorella Maria, col chiaro messaggio che è la Regina in persona a richiedere la sua presenza a corte. Estendete l’invito anche al marito, William Stafford, e rendete chiaro che anche i bambini verranno con loro.”

Gli occhi della fanciulla si spalancarono sbigottiti nell’udire quelle parole, e con voce tremula domandò: “Maria… Ma, Anna, siete sicura di quello che fate?”

Anna fissò con sguardo determinato gli occhi verdi di Angélique, e senza alcuna esitazione rispose. “Sì, come non lo sono mai stata prima.”




_________________________________







Anna camminava ansiosamente per la stanza, nervosa lisciava le gonne già perfette, mentre i denti torturavano il suo labbro inferiore senza dargli tregua.

Presto Maria sarebbe stata annunciata. Avrebbe incontrato la sorella dopo il burrascoso litigio avuto tempo addietro e per cui furiosa aveva esiliato sia lei che il marito dalla corte. Adesso, cosa avrebbe mai potuto dirle?

Mi dispiace tanto, Maria. Non avrei mai voluto prendere una decisione tanto avventata, ma ero così furiosa con te! Hai disubbidito ai miei ordini, ti sei sposata in gran segreto senza dirmi nulla e…

No, non era questo che aveva indotto Anna ad allontanare la sorella dalla corte, e lei questo lo sapeva bene.

Tra lei e Maria c’era sempre stato un rapporto d’amore e odio, questo almeno da parte di Anna.

Perché sono sempre stata gelosa di mia sorella, si ritrovò ad ammettere Anna con un sorriso amaro.

Maria, la figlia più amata dei Bolena.

Maria, la fanciulla su cui l’intera famiglia aveva puntato per prima per raggiungere le proprie ambizioni.

Maria, l’angelo dai lunghi capelli dorati e gli occhi cerulei che era riuscita ad incantare il Re d’Inghilterra in persona.

Maria, la donna che era riuscita a dare un figlio maschio a Enrico.

Anna strinse la veste del suo vestito rosso tra le mani, serrando la mascella e chiudendo gli occhi, cercando di controllare la rabbia che infiammò il suo animo a quei pensieri.

Anna, l’altra Bolena, ecco cos’era stata prima di divenire Regina.

Ma dopo aver ricevuto la corona, quando ancora i sentimenti non erano entrati in gioco, Anna aveva goduto di quel traguardo raggiunto, si era presa beffa della sorella perché lei era arrivata dove quest’ultima aveva miseramente fallito e aveva alzato il mento orgogliosa di fronte ai membri della sua famiglia per quella vittoria che non l’aveva resa più l’altra Bolena. Quello stupido nomignolo, da quel momento, apparteneva a Maria.

E poi ecco la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Quando la sorella le aveva confidato di aver sposato Stafford senza il suo consenso e d’aspettare un figlio da lui, Anna aveva visto rosso intorno a lei per un attimo.

Maria, sua sorella, aveva osato prendersi beffa di lei e del suo titolo! Come se la sua parola di sovrana non avesse importanza, proprio come prima di divenirlo, aveva disubbidito ad un suo ordine. Di nuovo ad un pari livello.

Così il rancore, l’invidia, il risentimento erano stati più forte di tutto e con parole avvelenate aveva cacciato via Maria, ripudiandola come sorella e osservandola allontanarsi dalla stanza col volto rigato dalle lacrime.

Riuscirai mai a perdonarmi, sorella?

Sì, perché nonostante tutto Maria restava sua sorella.
La sorella dolce e buona che per lei c’era sempre stata, con cui nell’infanzia si era confidata e che aveva cullato tra le braccia quando ella era solo una neonata.
Un lieve ticchettio alla porta risvegliò Anna dai suoi torbidi pensieri, mentre col cuore martellante in petto accordava il permesso ad una tacita domanda. “Avanti!”

Ed eccola lì, Maria. Sua sorella.

I lunghi capelli biondi tenuti composti in un’acconciatura rigida dietro la nuca, le guance rosee, le labbra serrate e gli occhi ben piantati al suolo mentre silenziosa entrava nella stanza.
“Vostra Maestà.” disse la donna, esibendosi in un rigido inchino e non alzando mai lo sguardo su di lei.

Anna, con occhi velati dalle lacrima, osservò la sorella comportarsi come un’estranea. I tratti di un volto una volta giovanili e spensierati, adesso erano alterati da qualche ruga e un’espressione matura.

“Sorella, riuscirai mai a perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?” chiese Anna con voce rotta, esprimendo così a voce alta i suoi pensieri, e trattenendo le lacrime. Era una Regina e, così come l’etichetta richiedeva, doveva comportarsi con un certo contegno.

Eppure quelle poche parole sembrarono arrivare proprio dritte a cuore della sorella che, con espressione sbalordita, alzò finalmente il proprio sguardo e incontrò il suo.
Il silenzio sembrò cristallizzarsi nell’aria, i respiri di entrambe trattenuti, prima che le lunghe vesti delle due sorelle frusciassero sul pavimento mentre si tuffavano ognuna nelle braccia dell’altra.

“Oh, Anna! Sorella mia!” disse Maria col petto scosso dai singhiozzi e il volto inondato dalle lacrime, mentre stringeva con forza a sé la sorella.

“Perdonami, Maria! La mia mente era così accecata dall’odio e dal rancore da non permettermi di ragionare con la giusta lucidità!”

“Io ti ho già perdonata da tempo, Anna. Nello stesso momento in cui la porta delle tue stanze si sono chiuse alle mie spalle. Sei mia sorella, mai riuscirei a provare per te odio e poi mi sei mancata così tanto in questi anni!”

“Anche tu, sorella!” disse Anna tremante, stringendo un’ultima volta la sorella, come a confermare le sue parole, prima di sciogliere il loro abbraccio e guardarsi sorridenti con occhi velati dalle lacrime.

“Finalmente, dico, era ora!” Annunciò una voce esasperata alle loro spalle, e voltandosi le due sorelle videro il volto sorridente e lo sguardo commosso del fratello, mentre spavaldamente stava appoggiato con la parte destra del corpo alla porta. “ Voi due non siete mai riuscite a stare separate per tanto tempo, avevo già previsto una cosa del genere!” Concluse il maggiore dei Bolena, avvicinandosi alle due ragazze e stringendole in un forte abbraccio mentre quest’ultime ridevano gioiose.

“George, ci soffocherai così!”

“Ah, le mie bellissime donne! Quanto mi siete mancate!”

“George, basta così!” disse con voce autoritaria Anna, ma con occhi pieni di divertimento.

“Come desiderate, vostra Maestà!” rispose il fratello, inchinandosi in un profondo e teatrale inchino. “Ogni vostro desiderio è per me un ordine!”

“Mi sei mancato tanto anche tu, fratello!” disse Maria, dando un bacio affettuoso sulla guancia destra del fratello.

“I tre Bolena sono di nuovo insieme!” disse quest’ultimo con un gran sorriso sulle labbra carnose, facendo così formare due fossette ai lati delle guance che lo rendevano tanto simile al volto di un bimbo birichino.

“A proposito di questo,” disse Anna, ricomponendosi e ritornando d’un tratto seria.” adesso che i tre Bolena sono di nuovo uniti, è bene che ritornino a macchinare i loro malefici piani!” Continuò con voce divertita, ma con sguardo pieno di timore.

“Anna, che succede?” chiese Maria, ormai il sorriso era sparito anche dalle sue labbra e, come se avesse letto nella mente della sorella, domandò: “Sei in pericolo?”

“Temo proprio di sì.”















Storie in corso:

Gli intrecci del destino Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Capitoli: 3/? | In corso
Note: storia sulla mitologia greca, coppia: Apollo/Dafne.


Odi et Amo -Il tormento di un amore
Genere: Romantico, Avventura, Erotico | Capitoli: 1/? | In corso
Note: storia incentrata sui pirati.


Fallen in love -Il lato oscuro dell'amore Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Capitoli: 1/? | In corso
Note: storia su angeli e demoni.


Romeo e Giulietta -Un amore che rivive attraverso i secoli Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Capitoli: 1/? | In corso
Note: storia sul fandom twilight, coppia Edward/Bella. 
 
 










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