Tief in Dir

di NikkyxRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Fanfic particolare, è la prima volta che mi addentro nel genere thriller, suspence.. 
Devo dire che il risultato non mi dispiace affatto!
Spero possa piacervi, e non dimenticate di lasciarmi una recensione o un consiglio su cosa ne penate ;)




«Lasciami andare!!» Gli urlai contro dimenandomi.

«e da quando quello che dici è di mio interesse?» Sentenziò con indifferenza. Scommetto che i suoi occhi celesti tramavano qualcosa di subdolo, qualcosa che nemmeno osavo immaginare.

Cercai di ostacolarlo puntando i piedi ma lui mi strinse le braccia così forte da farmi gemere di dolore.

«Mi stai facendo male!» Urlai divincolando le braccia ma lui mi strinse ancora più forte e all'improvviso un dolore fitto mi colpì alla schiena. Mi aveva tirato una ginocchiata.

«Smetti di lamentarti come una bambina!»

«come posso farlo se continui a prendermi a calci?» Le mie lamentele erano inutili, lui continuava a spingermi! Purtroppo non si vedeva gran che, era notte e la stradina bianca mi faceva inciampare ogni volta che trovavo un fosso.

«Ti consiglio di risparmiare le lamentele per dopo» Era ovvio che stava cercando di essere brutale. E ci riusciva molto bene.

Non avevo la minima idea di quali fossero le sue intenzioni, ma i miei pensieri vagavano nella peggiore delle ipotesi.

La situazione stava degenerando, perché davanti a me c' era un auto. Oh cazzo, cosa diavolo aveva intenzione di fare? Appena la vidi iniziai a dimenarmi come se le stesse fiamme dell'inferno  mi stessero divorando! Non avevo nessuna intenzione di salire su quella macchina.

E lui, beh non reagì per niente bene alla situazione, perché mi lascio andare il braccio destro per poi colpirmi alla faccia con un pugno.

Il colpo fu così forte che iniziai a vedere tutto annebbiato, le orecchie mi fischiavano e la testa mi girava. Cosicché a lui venne davvero molto facile sollevarmi e infilarmi nella macchina.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Mi ripresi quasi subito, ma ormai ero dentro alla vettura. Sarebbe stato inutile cercare la maniglia, visto che la prima cosa che avrà sicuramente fatto dopo avermi buttato sul sedile, sarà stata quella di far scattare le chiusure.

Sbattei le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco. Lui, quell'essere stava davanti a me con un grosso ghigno, come quello di un maniaco.

Cercai di mettermi comoda, ma mi faceva male tutto soprattutto la schiena.

«Perché mi stai facendo questo, cosa ti ho fatto?!» La mia voce suonava spezzata.

«Dovrai guadagnartelo il diritto di fare certe domande» Disse con tono calmo, avvicinandosi a me.

Mi ricordavo di quel suo viso così particolare, quei lineamenti duri e quasi squadrati, quel suo modo di tenere le basette così accattivante con queste che si allungavano tre dita sotto i sui zigomi pronunciati culminando a punta, quella sua mania per pircing e tatuaggi! Ne aveva uno al naso ad anello ed uno sotto le labbra al centro e forse aveva anche tatuato il braccio sinistro, perché mi ricordavo di aver intravisto qualcosa da sotto la manica.

Mi ricordavo anche di tutte le volte che lo beccavo a fissarmi a scuola, a parte quest'ultimo anno in cui doveva essersi ritirato poiché non si era più visto in giro, Si mormorava che si fosse fatto una band, ma non so quanto questo potesse essere attendibile, però io facevo finta di niente perché un sacco di ragazze mi avevano avvertito di quanto fosse strano quel ragazzo.

Nonostante ciò non avrei mai pensato che dietro a quel viso perfetto si nascondesse un maniaco.

Ma cosa stavo andando a pensare! Magari voleva solo.. solo cosa? Invitarmi a casa sua a prendere il te con i pasticcini?

Poi mi si avvicinò ancora, e la cosa mi turbava(ma va'?). Poi allungo una mano per sfiorarmi il viso. Fu in quel momento che mi venne in mente il pugno che mi aveva dato e scattando d' istinto all'indietro, mi portai una mano sotto il naso e constatai che un po di sangue non del tutto raggrumato mi aveva sporcato il dorso della mano e il dito indice. Li la mia espressione doveva aver assunto un tono ancor più spaventato.

«Suvvia sono stato costretto» Il sorrisino non voleva cancellarsi dalla sua faccia.

«Non osare toccarmi!»Soffiai come una gatta, ma di tutta risposta ottenni che lui mi venne ancora più vicino.

«Farò molto peggio» Sussurrò quasi sfiorando uno dei miei orecchini a cerchio «Ci puoi giurare»

Un lampo di rabbia mi investì e istintivamente mi buttai sopra di lui con le braccia, come un leone che attacca. Ma avevo la brutta sensazione che in quel momento non fossi io il predatore.

Lui però, quasi come prevedesse le mie mosse, mi afferrò le braccia per i polsi e me le allargò facendomi sbattere con la schiena ad una fiancata, ero completamente bloccata.

«Ma tu non ti dai mai per vinta?»

«E così evidente stronzo?? >_< »

«Eh? hai davvero avuto il coraggio di urlarmelo in faccia?!»

«Mi fai schifo Dero!»

«Vedo che non ti sei dimenticata il mio nome»

«Come potrei dimenticare la tua faccia di culo?»

Dero aumentò la pressione esercitata sui polsi facendomi gemere di nuovo.

«Forza implorami! Implorami di smetterla!»

« Non gioco ai tuoi sporchi giochetti!»

«Ne sei sicura?? »

La pressione ai polsi svanì e lui indietreggiò ma solamente per afferrarmi le caviglie e tirarle a se in modo da farmi trovare a gambe divaricate sotto di lui, che teneva il viso a 20 cm dal mio, ringraziai il signore per aver scelto di indossare degli shorts in jeans molto stretti e pesanti (come se sarebbero serviti).

«Sei sicura di non volermi implorare?»

Conoscevo quel suo sporco giochetto, più gli dicevi "ti prego" più si eccitava ed incazzava, e sinceramente non ho idea di quale fosse la migliore delle due.

«FOTTITI!»

«Sarebbe più opportuno cambiare una ti con una emme non credi? »

Quel suo sorrisino malizioso non tardò a presentarsi. Era davvero difficile riuscire a controllare le parole, il mio istinto avrebbe voluto implorarlo e pregarlo di non farmi male, ma sapevo bene che lui provava un odio riprovevole per chi cercava di farsi compatire o che lo pregasse di smetterla

L' auto si fermò all'improvviso facendogli quasi perdere l' equilibrio "Salvata dal' arrivo pensai" ma non dissi nulla.

Lui si alzò da sopra di me senza però lasciarmi uno dei polsi e si mise a sedere.

«Ora tu scenderai, e non ti metterai ad urlare perché se lo farai giuro su quanto è vero  che sono qui in questo momento, che ti do tante di quelle botte da non riuscire nemmeno a parlare per 1 mese.»

Volevo tentarmela, provare con un po' di audacia.

«Ci sarebbe forse qualche differenza? Voglio dire, non credo che una volta dentro mi offrirai dolcetti e pasticcini»

«Mi stai dicendo che ti metterai ad urlare?»

«Non ho detto questo, stavo solo sottolineando il fatto che comunque non mi risparmierai»

«Mi puoi credere sulla parola quando dico che te ne farò pentire»

Mi limitai a non rispondere, tanto che potevo dire? Questo mi scuoiava a seconda di che dicevo.

Dero aprì la portiera e ben certo di non perdere mai il contatto con a mia mano scese dalla macchina.

Guardandomi intorno nel mentre che venivo trascinata, notai la lussuosa villa padronale in stile italiano circondata da giardini ben colti, non riuscii a scorgere altro, anche perché non ero in villeggiatura bensì mi avevano rapita, la mia angoscia fu almeno attenuata dal fatto che non mi avesse portato in un tugurio.

Dero dovette solo tirare la porta per entrare in casa poiché era già stata aperta dall' autista. Com' era possibile che il personale tenesse occhi e bocca cucita davanti a questo schifo? Chissà quanto li aveva pagati.

Lui mi diede uno strattone improvviso che mi fece tornare alla situazione e mi obbligò a varcare la soglia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Nel mentre che il mio rapitore chiudeva la porta d' ingresso, io sbirciavo all'interno della villaLa porta d' ingresso dava su un grande atrio nel quale spiccava l' enorme scalinata in legno che sarà stata larga almeno 2 metri e mezzo. Dal poco che potei scorgere la casa era arredata con cura. Anche Dero si accorse sicuramente che invece di sbraitare mi stavo guardando in giro perché me lo chiese.

«Sono davvero confusomi chiedo come tu faccia ad essere quasi spensierata in una situazione simile»

Mi limitai a non rispondere e lui, non so per quale motivo mi lasciò andare anche il polso, ma io continuai a stare immobile con espressione vaga. Mentre lui prese a girarmi intorno.

«Mi piacerebbe davvero capire le tue intenzioni»

questa volta però risposi.

«Potrei rivolgerti la medesima domanda»

Dissi e poi continuai a sbirciare notando che dietro alla scala vi erano altre 2 porte.

«Sanders si può sapere come hai fatto a diventare così fottutamente ricco?»

Non si vede che sono molto scossa dal' accaduto??

«E a te cosa interessa?»

«Così.. davi più l' aria di un morto di fame»

«Girano brutte voci su di me, purtroppo false»

«Io non direi, fin' ora tutto azzeccato»

«Beh avrò ben modo di smentirle»

«Certo come preferisci.. oh cazzo ma quello è, il famoso quadro di Dalì..» L'istinto diede movimento ai miei piedi. Quell'opera d' arte somigliava troppo ad un dipinto del famoso pittore Dalì, ma di essa si conosceva ben poco, se non l' accurata descrizione dello stesso pittore dopo che le venne sottratta da un ladro. Untitled si chiamava: l' opera senza un nome. Cosa cazzo ci faceva appesa sulla parete in cima alle scale? Volevo ammirarla da più vicino assolutamente.

«Dove stai andando?»

«Io.. voglio andare a vederla»

«Vedere cosa?!»

«The untitled »

Gli si doveva essere gelato il sangue nelle vene, perché l' espressione impallidì. Ma poi rinvenne perché mi riafferrò il polso con violenza.

«No non puoi»

«Come non posso? ti prego voglio vederlo!»

Purtroppo solo a parole pronunciate mi accorsi di quello che avevo detto, e con l' unica mano libera mi tappai la bocca, spalancai gli occhi e indietreggiai come se potesse in qualche modo cancellare quello che avevo appena detto.

«Tesoro senza dubbio » concluse con in ghigno.



La storia del dalì è puramente inventata giusto per trovare una scusa per distrarre la protagonista :)
La storia non sarà troppo spinta e tranquilli non accade nulla di quello che si lascia intendere, giusto perchè non mi prendiate per pazza, è giusto un impalcatura per costruire la storia vera ;)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo decisivo! Da qui cominciano i veri colpi di scena! Spero vi piaccia!


«Mi è scappato! Giuro non volevo!»

«E già che cosa meravigliosa' autocontrollo» E intanto prese a trascinarmi su per le scale.

«Perchè fai così? Che cosa ti ho fatto!» 

«Avete fatto cose che non avreste dovuto fare»

«Scusa?? Cos' è questo noi, e soprattutto COSA ti abbiamo fatto??»

Ma Dero non mi degnò di risposta, nemmeno quando ci fermammo davanti ad una porta di legno massiccio. Lui la aprì con la mano libera e gli diede una spinta per farla aprire poi tentò di tirarmici dentro, ma tentai di impedirglielo aggrappandomi allo stipite della porta, fu così che mi afferrò i polsi con entrambe le mani ed io per tentarmi l'ultima, sempre reggendomi alla porta, caricai un calcio doppio con entrambi i piedi mettendo tutta me stessa. Non so come ma il colpo allo stomaco gli fece mollare la presa e barcollare. Io però non volli scappare, anzi rimasi immobile.

«Adesso siamo pari»

«Razza di stronza!» Bofonchiò tra un respiro e l' altro.

Poi Dero allungo una mano velocemente, ma io di nuovo non mi mossi, e mi afferrò alla gola.

Gli sorressi lo sguardo e lo spinsi piano dentro alla camera, e lui si fece accompagnare, finche non fummo a metà stanza, poi gli ripetei la domanda.

«Voglio che ti spieghi meglio. Cosa ti ho fatto se nemmeno ci conosciamo?»

« Mi hai rovinato la vita»

«Come?? ma cosa stai dicendo! noi ci vedevamo a malapena nei corridoi di scuola! Come posso averti rovinato la vita?!»

«Non mi importa! Io ti rovinerò la vita proprio come avete hai fatto con me!»

Non so perchè ma mi avvicinai a lui, che in uno strano modo mi faceva tenerezza

Gli avvicinai una mano alla sua mandibola ben pronunciata sfiorandogliela.

«Chi ti avrebbe rovinato la vita? Ti prego dimmelo» Quasi gli sussurrai. «Aiutami a capire» 

La mia carezza lo fece risanare un poco.

«Dirtelo non calmerà la mia sete di vendetta»

«Non sono d' accordo. E comunque desidero saperlo lo stesso»

«Sono convinto che tu lo sappia già»

«Beh se così fosse non sarei qui a perdere tempo»

Dero si allontanò da me avvicinandosi al cassettone al lato della stanza, e sfiorò una fotografia incorniciata. Io mi avvicinai a mia volta per capire meglio di cosa si trattasse.

Quando giunsi alla distanza giusta potei notare i particolari della fotoc' erano una donna ed un ragazzino molto giovane, la donna, una bellissima donna, era bionda con dei meravigliosi occhi celesti profondissimi e aveva zigomi ben marcati, il ragazzino al suo fianco vi eran ragazzino che risultò poi essere un Dero più giovane di dieci anni. La somiglianza era notevole, soprattutto negli occhi, precisi a come due gocce d' acqua.

«Tua madre vero? Quello affianco devi essere tu»

«Si»

Già non si dilungò molto.

«E comunque questo che dovrebbe c' entrare con me?»

«Lei mi è stata porta via improvvisamente da tuo padre» Dero voltò il viso e strinse i denti per tentare di smorzare il dolore di una ferita non ancora rimarginata.

«Mio padre? E ora che c' entra lui con tutta questa storia?»

Dero si voltò di scatto con malignità

«E stato lui che me l' ha portata via, ed ho passato un intero anno a cercarla, ma lei sembra sparita nel nulla come tuo padre.»

«Tu mi stai spiando?! Cioè hai passato quest' ultimo anno a seguirmi e vedere quello che facevo?»

«Dovevo sapere il più possibile su quello li»

«Beh le tue ricerche sono comunque vane, perché ho una bella notizia per te, non lo so nemmeno io»

«Scusa? come fai a non sapere dov' è tuo padre?»

«Non sei il solo ad avere un genitore che prende e se ne va senza più farsi sentire» Dissi rattristata dalla verità

«No forse hai capito male. Mia madre non se n' è andata, l' hanno rapita»

«Se così fosse, stai cercando la persona sbagliata»

«No non mi sbaglio affatto»

«Hahaha mio padre non ha avuto nemmeno il coraggio di dire in faccia a mia madre che se ne stava andando, figurati se può aver avuto i coglioni per rapire una donna e fargli chissà che. E proprio escluso! Se proprio tua madre c' entrasse qualcosa, sarebbe stata consenziente a scapparsene in giro per il mondo con lui.»

«Tu non conosci mia madre, primo non avrebbe mai fatto una cosa del genere, secondo mi avrebbe parlato della cosa.»

«E tu non conosci mio padre!»

In quel momento i nostri sguardi si incontrarono davvero, e capimmo entrambi che per quanto ne potevamo sapere l' uno dell' altra, ognuno aveva le sue buone ragioni per credere nella propria causa, e quello sguardo ci avvicinò un pochino perché capimmo di essere nella stessa barca, e soffrivamo entrambi per qualcuno che molto probabilmente si era dimenticato della nostra esistenza, perché solo chi ha sofferto nel tuo stesso modo può capirti.

«Bene dunque, ora che sai che io non centro proprio niente con questo posso anche andarmene.»

«Pensi veramente che ti lascerei andare?»

«No ma lo farò lo stesso»

«Provaci..»

E per quanto potesse essere irresistibile la sua espressione  provocatoria, mi ruppi definitivamente le palle a stare un altro minuto a fare discorsi inutili E così presi i piedi e mi recai alla porta con un espressione da "ma fammi il piacere u_u".

Ovviamente mi aspettavo una sua reazione e dunque alzai la guardia.

A due passi dalla porta sentii che qualcosa mi sfiorò, ed in un battito di ciglia la mia Firestar era già puntata alla sua testa

Ma qualcosa non quadravaIn effetti in quel singolo momento le nostre espressioni dovevano essere impagabili. Infatti con mio grande stupore notai la presenza di una berretta che mirava alla mia testa. Ci scommetto la testa che in quel momento la nostra espressione doveva essere quella del tipo "Ma da dove cazzo l' ha tirata fuori??".

«Beh questo te lo devo concedere, non me lo aspettavo» Disse sorridendo divertito

«Gia me lo dicono spesso che sono imprevedibile» Dissi togliendo la sicura «E visto che ormai lo hai capito anche tu ti consiglio vivamente di non metterti tra i piedi.» E lentamente senza abbassare la mira indietreggiai in direzione del' uscita.

«Non lo fare» mi avvertì scuotendo piano la testa «Non vorrei poi farti male nel doverti togliere il proiettile dalla gamba» si grattò il mento con la mano libera, pensieroso «e sai.. non me la cavo molto bene coi punti di sutura»

«Allora tu sappi che non ho la passione per i puzzle. rimetterti a posto il cervello potrebbe richiedermi un tempo molto lungo»

Lui mi guardò, scostando la mira della pistola e prendendo a giocarci «Mi chiedo.. sembravi così impaurita quando ti ho trovata.» mi osservò a lungo, come a scavare nel mio sguardo e leggermi la mente «Come mai, se avevi con te una pistola? Sembra quasi che tu l'abbia fatto apposta»

Iniziai a capire come potesse essere così ricco; dopotutto dimostrava di non essere un emerito cretino come tutti lo immaginavano «Sto iniziando davvero a scocciarmi, voglio andarmene!»

«Vuoi un po' di Duck tape? No, perché cantina ne ho due scatoloni» feci una faccia alla "ok.. cazzo dici? smetti di sparare mischiate". Perplessa, ma ancora decisa ad andarmene, escogitai un diversivo

«Oe quello cos' è!» dissi sgranando gli occhi e fissando un punto alle spalle di lui, riuscendo ad essere molto credibile tanto che lui si girò a guardare

«No ma quello li è solo.. Piccola stronza, ti avevo avvisato..» *bang il proiettile investì la mia gamba.

Dero mi raggiunse, trovandomi che mi contorcevo, tenendo la gamba. Si abbassò e prese la mia pistola, portandosela vicino per osservarla «Bella però» la ripose nella fondina della sua «Forse però il Duck tape ora ci ritorna utile. Mi raccomando non muoverti da qui. Anzi doppia sicurezza..» mi sollevò, portandomi nella stanza di prima e chiudendomi dentro. Stavo perdendo molto sangue anche se la ferita non era in un punto vitale, ma pensai che il proiettile potesse aver sfiorato l' arteria femorale. Cercai di evitare che uscisse troppo sangue stringendo 5 cm prima del foro del proiettile con un cavo dell' abat joure  da cui non riuscii a staccare il corpo dell' oggetto e dunque legai a monte del buco abat joure e tutto, intanto il dolore iniziava ad attenuarsi inspiegabilmente, come poteva essere?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ecco il quinto capitolo. Spero vi piaccia 

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Mi svegliò un dolore acuto e tagliente come una lama, che batteva sulla mia coscia e come aprii gli occhi vidi Dero che ci maneggiava sopra. Al dolore acuto tirai indietro la gamba ma la fitta mi impedì quasi il movimento

«Ma cosa stai facendo?!!» Gli urlai contemporaneamente e lui sollevò la testa di scatto per  non beccarsi la ginocchiata.

«Sta ferma» sbuffò facendo pressione per far star giù la mia gamba.

«No! cosa mi stai facendo?!!» Tentai di coprire la ferita con la mano.

«TI sto facendo il trapianto del cuore, e si dalla gamba e si con ago e filo» mi ringhiò fissandomi negli occhi.

«Molto simpatico, DAVVERO MOLTO simpatico!» 

«Ma COSA sto facendo secondo te? Ho tolto il proiettile e ora ti sto ricucendo! Non pensavo fossi così dura di comprendonio»

«Ho capito cosa stavi facendo! ma intendevo "cosa stai facendo lascia la mia gamba".. uff lasciamo perdere.» Mi voltai e mi venne in mente che aveva detto che mi aveva estratto il proiettile.

«Come hai detto scusa? Hai levato il proiettile?»

«Certo mica lo lasciavo dentro.. ma se ci sei tanto affezionata posso sempre ficcarcene uno nuovo.. magari nel' altra gamba»

«Basta con questa sottile ilarità, sai com' è non mi sento dell' umore adatto per coglierla.. Dov'è ora?» Chiesi e lui mi capì perché mi indicò un pezzo di tela sanguinante. Io la presi in mano e guardai il proiettile che si era schiacciato al contatto con la mia carne. In quel momento un' altro dolore fortissimo mi invase la coscia.

«Aii ma che diavolo fai??! Avvisami perché mi devi prendere sempre a tradimento»

Dero sbuffò rumorosamente.

«Grazie a Dio dormiva quando ho tolto il proiettile altrimenti già la sentivi» Era più riferito a se stesso che a me.

«Dormivo?» 

«Si sei svenuta» Continuò trapassandomi la carne con l' ago ricurvo, questa volta ero pronta e riuscii a controllare meglio il dolore.

«Ecco perché iniziavo a non sentire più dolore..»

«Già succede, quando si subiscono forti traumi» 

Poi mi guardai le gambe e notai che ero nuda, ero rimasta in slip.

«Che hai fatto mi hai spogliata!!»

Dero cambio tono di voce e fece pressione con la mano sulla coscia come per reggersi 

« E secondo te cosa dovevo fare? Hai ragione magari ti lasciavo i pantaloni addosso così facevo 2 cuciture in una volta sola.. ma chissà perché non ci ho pensato!»

«Avresti dovuto..»

«Cosa? Chiederti il permesso?? E poi qui ero io l' emerito cretino.»

«Smettila di darmi della scema!» Dero continuava a ricucirmi senza nemmeno guardarmi

«Guarda che te la stai dando da sola della scema.»

«Ahhhh!»Gli spinsi via le mani per allontanarsi dalla ferita, faceva troppo male quando infilava l'ago. Si lo so sono una cagona! Ma un ago è sempre un ago!

Lui mi guardo con una faccia "ma questa è scema", e alzandosi dallo sgabello mi mandò al diavolo.

«Ma fottiti» sibilò andandosene in bagno a lavarsi dal sangue.

Poi guardai la ferita.. mancavano ancora 3 o 4 punti per poter essere chiusa, anche se però io non me ne intendevo, mi misi a piangere temendo che la ferita non guarisse mai più e  che la mia gamba rimanesse deturpata per sempre, con la paura di avere vergogna ogni volta che un uomo ci posasse lo sguardo, paura che potesse provare disgusto, per me, una ragazza in cui la perfezione era tutto, e io non l' avrei mai più riacquistata. 

Presi in mano l' ago, piangendo, ma non ne avevo il coraggio, non potevo bucare la mia stessa carne, non così non con freddezza, e poi avrei fatto un lavoro pessimo, non avevo mai cucito in vita mia, nemmeno un orlo.

Allora lasciai cadere l'ago e in preda alla disperazione piansi più forte con le mani sugli occhi, però sapevo che così non potevo restare, e con voce flebile lo chiamai quando stava attraversando la stanza per andarsene.

«Dero.. ti prego, mi metti i punti?» Non me ne fregava niente, mi aveva sparato, poteva succedere qualcosa di peggio?

«Arrangiati..» Neanche mi guardò

«Non posso, io non ci riesco, mi fa troppo male! E io non sopporto gli aghi.»

«Mi dispiace davvero tanto..» Disse facendo no con la testa «Ma mi sono appena lavato le mani»

«PER FAVORE! Maledizione ma lo capisci cosa vuol dire che mi hai fatto un buco nella gamba che non guarirà mai più?»

«Intendi dire se riesco a capire come sia avere un orribile cicatrice nel bel mezzo della coscia per la ragazza fighetta che era sempre al centro del' attenzione con le sue minigonne?» Aveva capito al volo

«Beh no, non lo so» E fece per ri-allontanarsi.

«Hai già vinto.. perché vuoi stravincere.. Ti piace vedermi soffrire? è forse così! Ti piace quando vedi una come me, sempre stata impeccabile in qualsiasi situazione, mai una parola fuori posto, si umili davanti ai tuoi occhi per una disgrazia a cui tu stesso l'hai condannata?»

«No»

«NO???» Spostai le gambe fuori dal letto e mi misi in piedi con tutta la forza che avevo, e l' adrenalina mi accompagnò. L'ago scivolò rimanendo appeso lungo la gamba facendomi il solletico quando mi sfiorava. Feci un passo, poi un' altro e sentii il muscolo dilaniarsi quando si contraette proprio dove era lacerato, ma non resistetti un altro passo, cedetti cadendo a terra gattoni, quando la coscia si piegò la contrattura fece saltare i pochi punti rimasti facendomi sanguinare copiosamente. Gemetti e piansi a denti stretti, mai in vita mia avevo sentito un dolore simile, ma continuai a strisciare trascinandomi la gamba fino a lui, ma non volevo sentirmi inferiore come un cane, allora quando fui davanti a lui mi sollevai tirandomi su con lo stipite della porta. Lo sforzo fisico mi faceva tremare.

«Smettila di cercare di dimostrarmi qualcosa, non sono un tipo facilmente impressionabile.»

«Peccato, vorrà dire che mi sono sforzata inutilmente» ribadii con gli occhi come una fessura.

Dero si arrese e inchinandosi un poco mi sollevò di peso. Il gesto mi stupì, non avrei mai pensato che potesse addolcirsi. O magari non era successo, e lo faceva solo per un resoconto personale.. Ma poco mi importava se mi avrebbe ricucito quel buco maledetto.

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