Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Prefazione: questà sarà una fanfiction breve e molto diversa da
quelle che ho scritto in precendeza. Niente comicità, solo un pizzico di
romanticismo, forse.
L'ispirazione, come forse avrete capito, mi è venuta seguendo gli ultimi
fatti di cronaca, ovvero la condanna a morte di Saddam Hussein. Le parti in
corsivo sono tratte da un quotidiano (non so quale, forse Il Corriere della
Sera) e sono state modificate e adattate per la fanfiction. Alcune delle idee
esposte in questa storia sono tratte da discussioni sul tema della pena di morte
fatte su forum, tra amici, in classe.
Non so quando
potrò aggiornare questa storia, ma posto comunque il primo
capitolo.
*Il termine
"universalità" viene qui usato come "umanità", ma allargato anche alle
popolazioni di altri pianeti ^__^
La Grande
Guerra dei Mondi era durata più
di trent’anni.
Intere
galassie si erano alleate contro un unico, potentissimo nemico:
Freezer.
Egli aveva
portato morte e distruzione in tutto l’Universo
conosciuto.
Aveva
conquistato, distrutto, sterminato, torturato,
schiavizzato.
Sembrava
imbattibile.
Era un essere
fortissimo, e si era attorniato dei guerrieri più crudeli e spietati della
Galassia del Nord, i Sayan.
Costoro
avevano la lotta nel sangue, erano temuti da tutti, e quando si erano uniti a
Freezer gli altri popoli dello Spazio avevano capito che per loro era arrivata
la fine della libertà e della democrazia.
Alcuni
pianeti erano subito stati sterminati o si erano arresi, altri invece avevano
deciso di unire le proprie forze per lottare contro il comune nemico che li
voleva privare della libertà.
Sapevano che
avrebbero perso, ma vollero comunque combattere fino
all’ultimo.
E questa
determinazione li portò alla vittoria.
Con la forza
non sarebbero giunti a niente, dunque avevano scelto do usare l’astuzia contro
un nemico che sapeva solo combattere ma non
pensare.
Spie,
corruzioni, tranelli, i più intelligenti scienziati di tutte le galassie avevano
creato un’arma che riuscì a fermare la potenza di Freezer e sconfiggere il suo
esercito.
I Sayan e
tutti gli altri alleati furono imprigionati in speciali carceri da cui non
avrebbero mai potuto fuggire.
La sede della
prigione in cui si trovavano Freezer e i suoi più importanti alleati e tirapiedi
era la
Terra.
Ora non
restava che decidere la loro sorte.
“Al termine di un processo durato poco più di un anno, l’ex
dittatore Freezer è stato oggi condannato a morte per crimini contro
l’universalità*. In piedi, e con il consueto tono di sfida, egli ha cercato di
contrastare il giudice che annunciava la sentenza, scandendo ripetutamente ad
alta voce minacce di morte verso tutta la popolazione terrestre, ma alla fine è
stato costretto a lasciare l’aula, mentre il giudice completava la lettura del
verdetto. Su otto imputati solo uno è stato prosciolto, un soldato semplice,
Kaarot, a cui non è stato imputato alcun crimine e che verrà liberato oggi
pomeriggio. Oltre a Freezer, altri quattro sono stati condannati a morte:
Zarbon,Napa, Dodoria e Vegeta,
principe ereditario del pianeta dei Sayan. Radish e il padre Bardack, invece,
sono stati condannati a trent’anni di prigione. Per tutti l’accusa era di
responsabilità a vario livello nelle stragi interposte tra il 1970 e il 2006
anno terrestre.
Nella zona
dell’aula riservata ai giornalisti, alcuni hanno applaudito, quando il giudice
ha pronunciato la sentenza, che però, in base al nuovo sistema giuridico, per
essere applicata deve essere confermata in un nuovo grado di giudizio entro
trenta giorni.
La reazione
delle popolazioni è stata per la maggior parte di giubilo, ma non sono mancate
le critiche da parte di alcuni governi che mai hanno applicato la pena di
morte.
E’ unanime il dissenso di
molti Paesi come Inghilterra, Francia, Italia, Spagna sulla sentenza, mentre
la Casa
Bianca ha parlato di “una buona giornata per tutto
l’Universo”.
Amnesty
International, organizzazione per i diritti universali, ha deplorato la condanna
a morte, mentre diversi capi del Governo ricordano la tradizione etica contraria
alla pena capitale, in qualsiasi caso. L’associazione “Nessuno tocchi Caino”
afferma che è sbagliato ripagare con la stessa moneta le ingiustizie e le
atrocità subite da Freezer e dai suoi…”
Bulma Briefs
abbassò il volume della televisione e ritornò a sedersi alla sua
scrivania.
Aveva sentito
abbastanza.
Quella guerra
iniziata quando lei non era ancora nata era finalmente
finita.
Kami sapeva
quanta sofferenza, morte e distruzione avesse visto in quegli
anni.
Come
reporter, si era spesso ritrovata sul fronte di guerra ed era rimasta scioccata
da quanto dolore avesse provocato Freezer.
Per non
parlare dei Sayan, ma quelli, a suo parere, non erano altro che burattini in
mano allo spietato dittatore.
Bulma non
sapeva esattamente cosa pensare della sentenza emessa; era sempre stata
contraria alla pena di morte, e le sembrava illogico e incoerente cambiare idea
solo ora che era Freezer ad essere condannato a
morte.
Aveva sempre
pensato che la violenza non si combatteva con la violenza, ed era quasi certa
che uccidere Freezer non fosse la punizione più adatta, né tanto meno la più
severa.
Farlo morire
equivaleva a liberarlo da ogni sofferenza.
Inoltre, in
questo modo il suo ricordo sarebbe rimasto vivo nella storia per secoli e
secoli, come di un essere che aveva fatto di tutto per raggiungere i suoi scopi…
un eroe, in pratica.
No, la
soluzione migliore era tenerlo in vita e lasciarlo marcire in prigione come un
qualunque delinquente.
Lo stesso
valeva per i suoi tirapiedi.
Bulma terminò
di battere al computer il suo pezzo, che sarebbe stato pubblicato il giorno
dopo, e lo aveva appena spedito via e-mail quando il suo cellulare
squillò:
“Bulma, ho un
incarico per te.”
Era il suo
capo, Muten.
“Ascoltami
bene, cara, perché ti sto dando l’opportunità della tua vita, un’occasione
unica, e non devi sprecarla.”
“Di cosa si
tratta?” chiese la ragazza, incuriosendosi.
“Sono
riuscito a concederti un’intervista esclusiva…”
“Con chi?
Avanti, parla, mi stai facendo morire dalla
curiosità!!”
“Con il
braccio destro di Freezer, il principe Vegeta.”
Bulma
sussultò e quasi cadde dalla sedia per la sorpresa.
“Davvero?? Ma
è fantastico! Con un’intervista del genere farai il boom delle
vendite!”
“E’ per
questo che non scriverai un articolo, ma un libro” disse Muten. “Voglio la
biografia di quel Sayan.”
Bulma era al
settimo cielo: sarebbe diventata la giornalista più famosa e importante
dell’intera Galassia!!
“Però… sei
sicuro che questo tizio voglia concederci un’intervista? So che i Sayan sono
molto chiusi e scontrosi.”
“Sarà tuo
compito cavargli di bocca il maggior numero di informazioni sulla sua vita, e
velocemente, anche, perché credo proprio che la sua sentenza non verrà revocata
e fra un mese vedremo il suo cadavere penzolare dalla
forca.”
“Muten, come
sei macabro…” protestò Bulma schifata.
“Dico solo la
verità. Se il principe ha un minimo di orgoglio e una punta di vanità,
approfitterà dell’occasione per far ricordare il suo nome anche da morto. E tu
sei la sua ultima chance. Fattelo amico e vedrai che fra un mese avrai gli
appunti per il tuo libro, che sarà sicuramente un best
seller.”
“Affare
fatto!” esclamò Bulma. “Mi hai già procurato tutti i pass per entrare nella
prigione? Quando posso partire?”
“Anche
subito, dolcezza” esclamò l’anziano direttore del
giornale.
La prigione,
per la cui postazione era stata scelta l’isola di Alcatraz, era una vera e
propria fortezza invalicabile, intorno alla quale erano appostate tantissime
guardie armate.
Si diceva che
fosse dotata dei sistemi di sicurezza più
all’avanguardia.
E lo
dimostrava il fatto che nessuno dei suoi pericolosi detenuti fosse
scappato.
Freezer era
tenuto in una cella le cui mura erano fatte di un nuovo materiale
indistruttibile.
Più volte
l’alieno aveva tentato di distruggere le pareti, ma invano. Le scariche di
energia che lanciava venivano riflesse come uno specchio e presto l’ex dittatore
aveva capito che se avesse continuato si sarebbe ammazzato con le sue stesse
mani.
Gli altri
detenuti si trovavano in altre celle, altrettanto resistenti, ma non erano
isolati come Freezer, bensì erano nella stessa sezione del carcere e a volte si
parlavano.
Solo il
principe Vegeta non aveva aperto bocca con nessuno da quando era stato portato
in prigione.
Le voci più
strane giravano sul suo mutismo: c’era chi diceva che stesse caricando la sua
aura di energia per scatenare la sua potenza e distruggere l’intero pianeta,
altri che fosse rimasto talmente traumatizzato dal fatto di essere stato
sconfitto che aveva perso l’uso della parola e forse anche la ragione, altri che
stesse pregando un qualche dio in attesa di essere
giustiziato.
Inoltre, da
quando era stata emessa la sentenza aveva smesso di
mangiare.
Non che di
solito gli dessero del cibo vero: solo sostanze a basso contenuto energetico,
giusto l’essenziale per tenerlo in vita.
Non aveva più
l’aspetto inquietante di un tempo, non spaventava più nessuno
ormai.
Era un nemico
sconfitto.
Peggio, un
semplice fuorilegge che presto sarebbe finito sulla
forca.
Il viaggio
era durato ben ventidue ore e Bulma era esausta, affamata e sudata, ma si fermò
all’hotel solo per farsi una veloce doccia e chiese di essere portata subito al
carcere di massima sicurezza.
Si decise a
mangiare qualcosa solo una volta arrivata là: chiese alle guardie se potevano
procurarle un panino e molto, molto caffé.
Quel posto le
metteva i brividi: attraversando i corridoi non si udiva altro rumore che quello
dei suoi tacchi.
Ai suoi lati
sfilavano una serie di piccole porte: minuscole celle oltre le quali erano
rinchiusi i peggiori criminali della Galassia.
Il silenzio
venne spezzato quando un detenuto, oltre la porta della sua cella,
esclamò:
«Una donna!
C’è una donna qui fuori!»
Tutti i
detenuti si esibirono allora in una serie di fischi, urli ed esclamazioni molto
volgari che fecero arrossire e pentire Bulma di aver indossato i
tacchi.
«Non li
ascolti signorina» le disse la guardia che la stava accompagnando. «Sono solo
degli animali.»
La ragazza
venne condotta all’interno di un ascensore, che l’avrebbe portata ai pieni
inferiori, posizionati addirittura sotto il livello del mare.
Attraversarono altri corridoi, e quando passarono davanti ad una porta
controllata da ben quattro guardie Bulma chiese cosa ci fosse
oltre.
«Il male in
persona, signorina» rispose la guardia abbassando la voce, quasi temendo di
essere sentito dal più pericoloso dei detenuti,
Freezer.
«Siamo
arrivati» disse poco dopo.
A Bulma venne
in mente “Il silenzio degli innocenti”: quella sezione del carcere era uguale a
quella del film: uno stanzone lungo e buio, privo di finestre, e una serie di
celle.
«L’ultima è
quella di Vegeta» le disse la guardia. «Naturalmente, non può entrare, per
motivi di sicurezza.»
«Certo, non
ci penserei nemmeno ad entrare!» esclamò la giovane
giornalista.
Era un po’
spaventata da quello che stava per fare e dalla persona che stava per
incontrare, ma quello era un sacrificio che era disposta a fare, in cambio della
gloria e del successo.
«Le pareti
della cella sono trasparenti» continuò la guardia. «Abbiamo messo un tavolino lì
di fronte così vi potrete parlare in tutta tranquillità… sempre che lui apra
bocca.»
«Che tipo è?»
si informò Bulma.
«Un tipo
difficile» rispose la guardia facendo spallucce. «All’inizio ha fatto
resistenza, ma poi stranamente è diventato tranquillo e silenzioso. E non ha mai
tentato di fuggire, al contrario di tutti gli altri suoi compagni. Alcuni non
hanno ancora rinunciato, non hanno capito che da qui non usciranno mai! Prego,
andiamo avanti.»
La precedette
lungo il corridoio e ancora una volta sentì un commento volgare partire da una
delle celle, quella di Napa.
Gli altri la
guardarono di sbieco ma non dissero nulla.
«Li abbiamo
riempiti di tranquillanti» spiegò la guardia. «Quando hanno saputo la condanna
hanno iniziato ad agitarsi, tranne Vegeta
ovviamente.»
«Hanno paura
di morire?»
«No, da quel
che affermano. Ma io credo che dietro quel velo di sfrontatezza se la stiano
facendo sotto dalla paura. Non si aspettavano di fare la fine dei topi,
credevano tutti di morire in combattimento e con onore» commentò ironicamente
prima di fermarsi. «Eccoci qua.»
Bulma spostò
lo sguardo verso l’interno della cella davanti a sé e trattenne il fiato per la
sorpresa: quello era Vegeta?! Era solo un ragazzo della sua
età!
Il Sayan era
appeso ad una sbarra posta tra le due pareti della cella e stava facendo dei
sollevamenti.
Si era
accorto della presenza di qualcuno ma non ci badò minimamente e continuò i suoi
esercizi.
Bulma notò
che il suo torso nudo, ricoperto da svariate cicatrici, era muscoloso e tonico
ma molto asciutto: il ragazzo stava dimagrendo e lo si vedeva anche dai
pantaloni della tuta, che scendevano oltre le
anche.
Anche il viso
era scavato e portava i segni della stanchezza.
Bulma
ricacciò indietro quel sentimento di compassione che si stava impossessando di
lei.
“Ricordati
che è un criminale” pensò.
«Ehi
principe» disse la guardia. «Hai visite. Vedi di non essere sgarbato. Signorina
vuole che la lasci sola?»
La ragazza ci
pensò un attimo su.
«Sì, credo
sia meglio così. Ah, senta, e il mio panino dov’è?» chiese un po’
imbarazzata.
«Adesso
arriva. Intanto lei può iniziare; glielo porterò
io.»
E la lasciò
sola con il detenuto, che non l’aveva filata nemmeno di
striscio.
Almeno, era
quello che pensava lei.
Vegeta stava
analizzando attentamente la ragazza, naturalmente senza darlo a vedere, come era
stato addestrato a fare: studiare il nemico senza farglielo
capire.
Ma quella non
era una nemica.
Bassetta,
dalle forme morbide e con strani capelli azzurri, come i suoi occhi che lo
guardavano stupiti e allo stesso tempo incuriositi.
Il Sayan non
aveva la minima intenzione di rivolgerle la parola ma voleva sapere chi era.
Non era mai
successo che qualcuno oltre alle guardie o ai poliziotti andasse da
lui.
Finalmente
lei si decise a presentarsi:
«Mi chiamo
Bulma Briefs…» disse con voce incerta. «Sono una giornalista e vorrei farle…
farti qualche domanda…»
Lui non diede
alcun segno di interessamento ma in realtà stava ascoltando con
interesse.
«Anzi, a dire
la verità vorrei farti più di qualche domanda; mi hanno chiesto di scrivere la
tua biografia, quindi dovresti parlarmi della tua
vita…»
Vegeta alzò
un sopracciglio, continuando però a fare sollevamenti e senza guardare la
ragazza in faccia.
Un libro
sulla sua vita?
Era
completamente fuori di testa?
Perché
avrebbe dovuto parlare con un’estranea della sua vita, vita che stava per
concludersi, per di più?
Quella era la
cosa più ridicola che avesse mai sentito!
Mollò la
presa dalla sbarra e saltò a terra; si distese sulla sua branda portando le
braccia sotto la testa e chiuse gli occhi.
Bulma sbuffò
risentita.
Quel Sayan
non aveva la minima intenzione di collaborare,
vero?
“Sarà un
lavoro difficile.”
In quel
momento arrivò la guardia di prima, con due panini e una tazza di
caffè.
«Come va?»
chiese.
«Per ora
male» rispose Bulma. «Grazie mille.»
La ragazza
addentò affamata uno dei due panini e si sedette sulla sedia posta vicino alla
cella, meditando su quale tattica potesse usare per far parlare il
Sayan.
“Ci sono! I
Sayan sono un pozzo senza fondo, basta prenderli per la
gola!”
«Posso dare
un panino anche a lui?» chiese alla guardia.
«Guardi che
non siamo mica allo zoo!»
«Lo so, è che
lo vedo tanto magro, immagino che quello che gli date non sia sufficiente per un
Sayan!»
«Va bene, lo
depositi dentro cassetta per il cibo; se lo vuole se lo
prende.»
Bulma si
avvicinò alla parete trasparente e depositò il panino sorridendo al Sayan che,
incuriosito, aveva sollevato leggermente le palpebre per vedere cosa stava
succedendo.
“Sciocca! Mi
ha proprio preso per un animale!”
Ma il suo
stomaco la pensava diversamente.
Il suo
sciopero della fame non gli stava facendo granché bene e la vista di quel panino
aumentava le fitte allo stomaco.
Ma decise di
resistere: accettare quell’offerta significava darle una speranza, e lui non
intendeva dargliene.
Non aveva
intenzione di parlare con lei.
Terminato il
suo spuntino, Bulma tentò di nuovo:
«Allora, non
ti va proprio di parlare con me? Sarebbe molto importante… magari verrebbe fuori
qualcosa che potrebbe mutare la tua pena…»
“Doppiamente
sciocca!» pensò sdegnato Vegeta. “Crede di
comprarmi!”
Bulma
sospirò.
«Beh, io
resto qui un po’, così se dovessi cambiare idea…»
“Illusa!”
Passò
un’ora.
Ogni tanto
Bulma aveva cercato di fargli qualche domanda, ma era come parlare al muro, non
otteneva alcuna risposta.
“Va bene
allora, tenterò per altre vie!” si decise infine e, dopo aver lanciato al Sayan
un sorrisino di sfida, si allontanò.
Poco dopo,
qando si fu assicurato che la donna se ne fosse andata, Vegeta prese il panino e
lo inghiottì con ingordigia.
Quel
pomeriggio Bulma ritornò sventolando un permesso del giudice: ora poteva parlare
anche con gli altri detenuti.
Decise di
iniziare dal più giovane, Radish.
«Chi sei,
donna?» la attaccò non appena la vide.
«Sono una
giornalista, mi chiamo Bulma Briefs. Volevo chiederti cosa sai del principe
Vegeta.»
«Era il mio
comandante, che altro vuoi sapere?» sbottò lui.
«Per esempio,
che fine hanno fatto i suoi genitori, se ha fratelli, sorelle, altri parenti, a
quanti anni ha iniziato a lavorare per Freezer, se è
sposato…»
«Calma,
calma, donna. Tu vuoi sapere troppo. Io so qualcosa, ma tu devi farmi un
favore.»
«Vedrò quello
che posso fare. Che cosa vuoi?»
«Voglio che
recapiti un messaggio a mio fratello, Kaarot. Devi dirgli solo questo: che aveva
ragione e che mi dispiace.»
Strana
richiesta, quella, e strano messaggio, ma Bulma aveva capito che aveva un grande
significato; avrebbe mantenuto la sua promessa.
Radish decise
che si poteva fidare di quella Terrestre e iniziò a
parlare:
«Il padre di
Vegeta, che portava il suo stesso nome, è morto quando lui aveva sei anni. E’
stato ucciso da Freezer.»
«Santo
Cielo!» esclamò Bulma. «Ma allora perché è rimasto con
lui?»
«Ci è stato
obbligato, ovviamente. Freezer l’ha cresciuto come una macchina da guerra. Se tu
cresci una tigre come un animaletto domestico, lui diventa docile. Viceversa…»
disse, lasciando in sospeso il suo ragionamento, troppo ovvio per essere
terminato. «Non ti so dire molto dell’infanzia di Vegeta, anch’io ero molto
giovane e troppo impegnato per farmi gli affari del principe. So solo che era
fortissimo sin dalla tenera età, e quando ho iniziato a combattere nella sua
squadra, all’età di diciannove anni, lui ne aveva quindici ed
era…»
Bulma attese
che il Sayan proseguisse, ma non fu così.
«Era cosa?»
gli chiese allora.
«Non come
dovrebbero essere tutti i Sayan, dediti al combattimento e appassionati alla
lotta: la sua vera passione era uccidere, sterminare, confrontarsi con nemici
sempre più forti per poi farli a pezzi lentamente e dolorosamente. Una volta
l’ho visto obbligare un suo avversario, in punto di morte, a dire che lui era il
più potente guerriero dell’Universo. Dovevi vedere come lo guardava, con una
luce negli occhi carica di odio, quasi satanica. “Dillo” continuava a ripetergli
tenendolo per i capelli. E’ stata quella volta che ho capito che in Vegeta c’era
qualcosa che non andava.»
Quel racconto
aveva fatto venire i brividi a Bulma.
«Quindi
secondo te lui è… pazzo?» azzardò.
Radish
indietreggiò di colpo e la guardò come se avesse detto una bestemmia, ad occhi
spalancati.
«No!»
esclamò. «Non penserei mai una cosa del genere del mio principe! No, lui è a
posto con la testa, ma è come se ci fosse qualcosa dentro di lui che… è stato
spezzato. Non so come spiegarlo, ma è questa l’impressione che mi ha sempre
dato. Noi Sayan non siamo tipi da moine e sentimentalismi, siamo cattivi, come
dite voi Terrestri, ma conosciamo anche noi l’affetto di una famiglia, anche se
stentereste a crederlo. Ecco, Vegeta invece no: a lui è stato tolto tutto, ed è
rimasto solo l’odio. Dubito perfino che abbia paura di
morire.»
continua...
NdLeftye:
ringraziamenti a CamyllaSsj5, Vegeta83, Mascia, Marikan;
tigre: eh...
purtroppo li ho sbattuti tutti in prigione, la legge è uguale per
tutti!
Marco1989:
finora Vegeta non ha reagito tanto bene, l'idea dell'intervista non gli va a
genio per niente, soprattutto dal momento che sta per essere
giustiziato...
315: come
avrai notato, alcune delle riflessioni scritte nel precedente capitolo sono
riprese dal nostro piccolo dibattito sul forum (durante il quale sei stata
illuminante per me! ^_^): è in quel periodo che mi è venuta in mente l'idea per
questa fanfic. E come vedi non trascuro Un sayan a Parigi! ^_^
Ghan_HOPE326:
è un onore ricevere una tua recensione! Sai, mi ha fatto riflettere quello che
hai detto, a tal punto che ho modificato alcuni eventi (soprattutto il finale)
della fanfiction! Lo so, Freezer messo in gabbia è poco credibile, l'ho pensato
dal primo momento, ma era assolutamente necessario e spero che anche gli altri
lettori chiuderanno un occhio. Quello che voglio fare è incentrare la
storia sulla psicologia e la vita di Vegeta, prima, e poi sui vari dibattiti
riguardo la pena di morte. A dire la verità questa storia non è del tutto
di mia invenzione: la trama è tratta (più o meno) da un film che ho visto
qualche anno fa (ma di cui non ricordo il titolo), con Russel Crow e Kate
Winslet. Se qualcuno di voi riesce a trovarmi il titolo del film gli sarei molto
riconoscente!
Bulma bussò
alla porta dell’appartamento di una vecchia palazzina di San
Francisco.
Le venne ad
aprire un giovanotto dall’aria cordiale, ma i cui tratti somatici non davano
alcun dubbio: era un Sayan.
«Kaarot?»
«Non mi
faccio più chiamare così» rispose lui. «Ora sono Son
Goku.»
«Mi chiamo
Bulma Briefs, sono una giornalista. Vengo da parte di suo fratello
Radish.»
«Mio
fratello? E lei come fa a conoscerlo? Lui è in prigione» disse il ragazzo,
invitandola però ad entrare.
Da un’altra
stanza proveniva una voce femminile che canticchiava una ninna
nanna.
«E’ mia
moglie Chichi» spiegò Goku. «Il nostro bambino non si addormenta se lei non gli
canta qualcosa. Si sieda pure, vuole qualcosa da
bere?»
«No, grazie,
non voglio rubarle molto tempo» rispose Bulma, sorpresa dalla gentilezza del
giovane Sayan. Al giorno d’oggi nemmeno i Terrestri erano così cordiali con
degli sconosciuti, figuriamoci un Sayan! Doveva essere una persona molto
speciale, e molto diversa da quelli della sua
razza.
«Come dicevo,
vengo da parte di suo fratello. Io ho avuto dal giudice il permesso di parlare
con alcuni detenuti del carcere, poiché sto cercando di scrivere un libro, una
biografia su uno degli uomini più vicini a
Freezer.»
«Chi?»
«Il principe
Vegeta.»
Goku
sussultò.
«Lei crede
che Vegeta fosse il braccio destro di Freezer?»
«Perché, non
è così?» chiese Bulma.
Tutti
sapevano che la squadra di Vegeta, insieme a Zarbon e Dodoria, era la favorita
dell’ex dittatore e la più spietata, a cui venivano affidati gli incarichi più
importanti.
«Freezer non
ha mai avuto un braccio destro» rispose Goku. Lui era il padrone assoluto e
faceva tutto da solo. Si serviva delle persone e basta, non si fidava di
nessuno.»
«Ma…»
«La squadra
di Vegeta era la più forte, tutto qua. E Freezer li voleva tenere costantemente
sott’occhio, per evitare che diventassero troppo forti, se capisce cosa
intendo.»
«Certo… li
controllava perché, una volta diventati abbastanza forti, non si ribellassero a
lui?»
«Esattamente.
Ma nessuno dei giudici, del Parlamento Galattico o delle vostre autorità si è
preoccupato di appurarsi quale fosse la verità» sbottò Goku. «Per voi sono tutti
colpevoli e questo vi basta per ammazzarli!»
Bulma si
schiarì la voce.
«Ma voi Sayan
avete ucciso migliaia di persone! Come può giustificare
questo?»
«Io non lo
giustifico, è giusto che siano puniti, ma non con la morte. Se solo indagaste
più a fondo…»
«Ascolti,
signor Son…»
«Diamoci del
tu!»
Bulma
sorrise.
«Ascolta,
Goku: personalmente, sono contraria alla pena di morte, ma in questi giorni ho
letto e riletto tutti i fascicoli giudiziari e sono rimasta nauseata dalla
quantità di crimini che hanno commesso alcuni dei tuoi compagni, tra cui tuo
padre, tuo fratello e il principe. Mi dispiace dirtelo, ma credo che la
punizione che li attende sia più che giusta, nel suo
caso.»
Goku
sospirò.
Chichi li
raggiunse nel salottino: era una splendida ragazza orientale, dai lineamenti
delicati eun viso che esprimeva
dolcezza e serenità.
«Chichina» le
si rivolse Goku avvolgendole un braccio attorno ai fianchi. «Questa è Bulma
Briefs, una giornalista. Ha visto Radish in
prigione…»
Il volto di
Chichi si rabbuiò.
«E adesso che
cosa vuole quello?» sbottò contrariata. «Non ha fatto altro che causarti
problemi, Goku! Per un pelo non finivi in galera pure
tu!»
«Non ti
preoccupare» la rassicurò Bulma. «Radish mi ha solo chiesto di dargli un
messaggio da parte sua. MI ha chiesto di dire a Goku che aveva ragione e che gli
dispiace.»
La coppia si
scambiò un’occhiata che Bulma non riuscì ad interpretare, poi Goku
disse:
«In fondo è
mio fratello, Chichi…»
«Sì, lo so… e
mi dispiace per lui, però, pensavo che volesse ancora metterti nei
guai…»
«Scusate se
mi intrometto» intervenne la giornalista. «Ma mi sembra di capire che tu, Goku,
non hai un buon rapporto con la tua famiglia.»
«E’ così. Io
sono sempre stato diverso dagli altri Sayan, mi hanno sempre considerato un
debole, un perdente. Per questo mio padre mi ha praticamente rinnegato, e mio
fratello non ha fatto altro che disprezzarmi. Io mi sono sempre rifiutato di
entrare a far parte dell’esercito di Freezer, fingendo di avere troppa paura e
di non essere abbastanza forte.»
«In realtà
Goku è un combattente formidabile» disse Chichi con orgoglio. «E’ entrato
nell’esercito Galattico e ha aiutato a catturare Freezer. Ovviamente questo non
lo sa nessuno, sarebbe un rischio, ma il mio Goku è proprio un eroe. Lui non ha
niente a che fare con quegli assassini!»
«Questo l’ho
capito dal primo momento che l’ho visto» disse Bulma, ed era
sincera.
«Quindi, stai
scrivendo un libro sulla vita di Vegeta?» chiese Goku con un sorrisetto un po’
ironico. Evidentemente anche lui conosceva il carattere del
principe.
«Ci sto
provando, ma li è completamente recidivo. Finora si è solo pappato un panino che
gli ho dato» rispose la ragazza sorridendo sotto i baffi. La guardia le aveva
riferito tutto.
«Non
arrenderti, devi solo trovare il modo per prenderlo. Vegeta è un tipo difficile»
era la quindicesima volta che Bulma se lo sentiva dire, «ma con una bella
ragazza come te anche uno come lui prima o poi sarà costretto a cedere!» esclamò
Goku guadagnandosi un’occhiataccia da parte di
Chichi.
«C’è qualcosa
che tu mi puoi raccontare sul suo conto?» chiese Bulma per raffreddare
l’atmosfera carica di gelosia.
«Mi dispiace,
io sono più giovane di lui e non ho mai vissuto alla corte di Freezer, non posso
dirti niente che tu non sappia già.»
«In questo
caso, non mi resta che ringraziarti e farti i miei auguri per il
futuro.»
«Grazie a te.
E, se vedi ancora Radish e mio padre, dì loro che ho voluto bene ad entrambi. Mi
dispiace che sia andata a finire in questo modo» disse abbassando il capo
tristemente. «Per fortuna ho mia moglie e mio figlio
Gohan.»
«Già» mormorò
Bulma. «Per fortuna hai loro.»
Ancora in
quel luogo da brividi.
Ma stavolta
accompagnata da più determinazione.
Arrivò
davanti alla cella di Vegeta e si piantò davanti a lui con le mani sui fianchi,
come una maestria arrabbiata.
«Ascoltami,
sono stanca di trattarti come un bambino autistico, quindi ora io ti faccio le
domande e tu mi rispondi!» esclamò inviperita.
Vegeta fu
tanto sorpreso di vederla arrivare come una furia e tanto divertito nel sentirla
fare quelle minacce che le scoppiò a ridere in
faccia.
La ragazza
all’inizio si sentì umiliata per quell’affronto, ma poi si rese conto della
comicità della situazione e scoppiò a ridere anche
lei.
«Sei troppo
buffa, donna.»
Bulma non ci
poteva credere. Vegeta aveva finalmente deciso di
parlarle!
«Portami un
altro panino e vedremo cosa si può fare» le ordinò.
Sconvolta
dalla novità, Bulma obbedì senza protestare.
«Ho solo un
mese di tempo, e voglio sapere com’è andata tutta la
storia.»
«Ti sbagli se
credi di poter tirare fuori un best seller dalla mia vita. Non ho fatto altro
che uccidere e distruggere, non c’è molto altro da dire» rispose secco Vegeta.
«Piuttosto, a te perché interessa fare questo lavoro? Ti pagano
molto?»
«Non è solo
per questo. Da quando ho parlato con Radish ho deciso che voglio sapere la
verità. All’inizio non ci pensavo neanche, ma ora sono sicura che tu non hai la
stessa responsabilità di Freezer in questa brutta
storia!»
«Non
cambieranno la mia pena perché una ragazzina è sicura che in fondo io sono un
bravo ragazzo» ribatté sarcasticamente Vegeta.
«Lo so. Tu
stai per morire e nessuno può farci niente, ma almeno voglio che la gente sappia
qualcosa di più sul tuo conto. Voglio che ti ricordino nella
storia.»
Vegeta
rifletté per qualche secondo.
«Ricordarmi
nella storia? Quest’idea non mi dispiace affatto. Da cosa vuoi
iniziare?»
«Beh,
potresti innanzitutto dirmi quando e dove sei nato, parlarmi della tua famiglia,
della tua infanzia…»
«Non sono un
tipo molto loquace, non mi piace parlare, meno che meno di me. Per cui non sarò
prolisso. Tu fai le domande, io rispondo; non ho intenzione di raccontarti la
mia vita come se fosse una favola della buona
notte.»
Quel ragazzo
aveva le idee chiare in testa e sapeva come farsi rispettare: era evidente che
fosse abituato a comandare.
Bulma non ne
fu molto lieta, ma pensò che era meglio di niente.
Tirò fuori un
taccuino per gli appunti e un registratore
portatile.
«Ok. Quando e
dove sei nato?»
«Nell’anno
che voi terrestri chiamate 1980, su Vegeta-sei, il pianeta dove regnava mio
padre.»
Caspita,
allora era davvero molto giovane! Aveva solo due anni più di
lei!
«Come si
chiamava tuo padre?»
«Vegeta, come
me. E’ una tradizione della famiglia reale chiamare tutti gli eredi al trono
così» rispose fieramente il Sayan.
«Quindi tu
sei il primogenito.»
«Il primo e
unico, non ho fratelli.»
«E tua madre,
come si chiamava?»
«Credo…
Pear*, ma non l’ho mai conosciuta.»
Bulma cercò
di interpretare lo sguardo di Vegeta e capire cosa stesse provando (quello che
lui non avrebbe detto, lei l’avrebbe indovinato e scritto nel libro), ma le sue
aspettative vennero deluse: il Sayan era impassibile, sembrava che ci fosse un
muro interposto tra le sue emozioni e il mondo
esterno.
“Abile a
celare i suoi sentimenti, il ragazzo” pensò delusa la
giornalista.
«Sai che fine
ha fatto?»
«No. Presumo
fosse di lignaggio nobile, altrimenti mio padre non l’avrebbe scelta come
compagna, ma credo che sia stata uccisa o sia scappata dal pianeta subito dopo
la mia nascita. Mio padre non era un tipo facile.»
“E’ quello
che tutti mi hanno detto di te” pensò Bulma cercando di non
ridacchiare.
Si ricordò
poi che per Vegeta, lei ancora non sapeva proprio nulla di lui; se avesse saputo
che Radish aveva spiattellato particolari della sua vita si sarebbe arrabbiato
molto.
«Tuo padre è
morto, immagino?»
«Sì, quando
avevo sei anni.»
«Com’è
successo?»
«E’ stato
Freezer. Fu l’anno in cui distrusse anche il mio pianeta e iniziò il suo piano
di conquista dell’Universo da solo. Lasciò in vita un centinaio di Sayan perché
si riproducessero e gli dessero altri soldati.»
«E tu? Come
sei finito alla sua corte?»
«Ero il
principe. Sapeva che ero molto forte e mi voleva tenere sotto controllo. Voleva
che migliorassi nel combattimento ma che non mi rendessi conto della mia forza,
e che ricordassi sempre chi era il mio padrone» spiegò Vegeta digrignando i
denti dalla rabbia e stringendo i pugni.
Bulma si
accorse che stavano entrando in una parte del racconto molto
delicata.
Lei stessa
doveva essere delicata e non spingere troppo il coltello nella piaga, per
evitare che lui si richiudesse a riccio.
Ma in quel
momento giunse la guardia:
«Signorina,
la sua mezz’ora è terminata, deve andarsene.»
Accidenti!
Solo il primo giorno le avevano concesso un’ora di tempo da dedicare
all’intervista, ma ora che voleva parlare con altri detenuti gliel’avevano
ridotto a mezz’ora.
Inoltre
poteva venire solo due volte a settimana.
«Non credo di
venire domani» disse al principe.
«Che mi
importa?» ribatté secco lui. «Meno ti vedo, meglio
sto.»
“Menti
sapendo di mentire” pensò Bulma sorridendogli
provocatoria.
“So bene che
le mie visite ti fanno piacere, soprattutto perché ti porto da
mangiare!”
Vegeta la
guardò allontanarsi.
La sua
“mezz’ora d’aria” era già finita.
Quando
arrivava la ragazza, era come essere all’aperto; si sentiva libero, sentiva
ancora la voglia di vivere.
continua...
NdLefteye: ho
trovato il titolo del film! E’ The life of David Gale; sbagliavo, l’interprete
non è Russel Crow, ma uno che ci assomiglia XD Questo film mi ha colpita molto,
direi che mi ha sconvolta, è molto duro ma ti fa aprire gli occhi su certe cose.
Vi consiglio di vederlo!
*Come forse
alcuni di voi sapranno, i Sayan hanno quasi tutti nomi di vegetali; così ho
deciso di dare alla madre di Vegeta il nome di un frutto ^_^ Ero indecisa tra
Peach e Apple, ma sono nomi usati per davvero (la prima è la figlia di Bob
Geldoff e la seconda quella di Gwineth Paltrow), così ho scelto… Pera! Ma
all’inglese ha un suono più delicato, non trovate?
315: mi
dispiace, ma non ho la più pallida idea di come Freezer possa essere stato
sconfitto, già mi sembra poco realistico che lo si possa tenere in prigione… per
questo resterò sempre sul vago al riguardo! XD
bambi88:purtroppo mi sono sbagliata riguardo russel crowe!! Comunque
grazie per il commento!
Ghan_HOPE326: grazie per il suggerimento riguardo gli Iron Maiden, lo
seguirò sperando di trovare qualche altro spunto per la
storia!
artemide_92: su chi ha fatto salire al potere Saddam, sono d'accordo con
te... è proprio una cospirazione! è__é
Il giorno
seguente Bulma andò a far visita a Bardack, ma da lui non ottenne altro che un
basso grugnito.
Tentò di
parlargli di Goku, ma lui non diede alcun segno di interesse, anzi, dopo un po’
le gridò di andarsene.
Così aveva
sprecato il suo tempo, e poté ritornare solo la settimana
dopo.
Dal giudice
non era riuscita a ottenere altro che questa frase:
«Lei è
un’ottima giornalista, può scrivere la sua biografia anche con il tempo che le
ho messo a disposizione! Mi ascolti, meno tempo trascorre con quei criminali
meglio è. Presto il principe sarà morto e nessuno ne parlerà
più.»
Ma lei ne
voleva parlare!
Più lo
conosceva e più capiva che anche Vegeta aveva un’anima, e voleva che anche gli
altri lo capissero.
Lui aveva
sofferto per tutta la sua vita, non aveva ricevuto altro che dolore e odio, e
dolore e odio aveva donato.
Quella sera
Muten le telefonò in albergo:
«Bulma, non è
che riusciresti ad avere il permesso per intervistare
Freezer?»
La ragazza
sentì gelarsi il sangue nelle vene:
«Stai
scherzando?? Non ho la minima intenzione di farlo, e poi come puoi solo pensare
che me lo permettano? Lo tengono lontano da tutti, isolato dal resto del mondo
fino al giorno dell’esecuzione!»
«Ma, con i
tuoi contatti potresti arrivare dovunque…» insistette
Muten.
«E’ escluso.
Accontentati della biografia su Vegeta.»
«Ok, io ci ho
provato. Sarebbe stato un bel colpo però, riuscire a parlare con Lord Freezer in
persona.»
«Io non avrei
mai il coraggio di parlare con un mostro del
genere!»
«Ma se sei
riuscita a parlare con Vegeta in persona! Nemmeno lui è uno stinco di santo,
anche lui deve incutere un bel po’ di timore…»
«Meno di
quanto pensi. E’ così giovane… e gli si legge una tale tristezza negli occhi…»
mormorò la giornalista.
«Eh?! Bulma,
ti sei bevuta il cervello?? Vuoi dirmi che quell’assassino ti fa
pena?»
«Io… non lo
so, Muten. Vegeta ha fatto del male a tante persone, per tutta la sua vita, e me
ne rendo conto, però…»
«Però
cosa?»
«Vedo in lui
anche tanto dolore.»
«Non dire
sciocchezze, Bulma! Non lasciarti coinvolgere emotivamente e porta a termine il
tuo lavoro. Ci sentiamo!»
Quasi un mese
più tardi…
«Salve!» una
voce squillante e allegra lo destò dal suo stato di dormiveglia. Vegeta non
dormiva mai veramente, non ci riusciva più.
Ma prima
ancora di sentire la sua voce, il principe si era accorto della presenza di
Bulma dal buon profumo che emanava e che si poteva sentire per tutta l’ala della
prigione.
Un profumo di
fiori e di miele, dolce e fresco, come il vestito che indossava quel
giorno.
Quello era
l’ultimo giorno in cui si potevano vedere.
Una settimana
più tardi Vegeta sarebbe stato giustiziato.
Freezer
invece sarebbe morto fra due giorni.
«Come mai ti
sei messa in ghingheri?» le chiese Vegeta.
«Ehm… ma che
dici, ho messo la prima cosa che ho trovato!» rispose Bulma arrossendo, sapendo
di essere stata smascherata.
In realtà
quella mattina si era svegliata presto e aveva eseguito un trattamento di
bellezza per apparire al meglio agli occhi del
Sayan.
Aveva
intenzione di farlo sentire bene, di non fargli pensare al giorno
dell’esecuzione che incombeva, di metterlo di buon
umore.
«Ti ho
portato delle brioches e della frutta!»
«Davvero ti
permettono di darmi da mangiare?»
«Sì» sorrise
Bulma.
«Non lo sai
che se dovessi recuperare abbastanza forze, c’è il rischio che io riesca ad
uscire di qui e ammazzare tutti?» le disse minaccioso avvicinandosi alla parete
che li separava, con l’intento di spaventarla.
«Sì» rispose
ancora lei, restando tranquillissima.
«E non hai
paura di morire?»
«E tu?»
chiese lei senza staccare gli occhi da lui e cercando di captare ogni minima
reazione. «Tu hai paura di morire?»
«No» rispose
freddamente Vegeta, chiudendosi ancora in se
stesso.
«Muoviti a
chiedermi quello che devi chiedermi, non ho voglia di parlare
oggi.»
Quel giorno
lei gli chiese i dettagli della sua vita nell’esercito di Freezer quando ancora
era un bambino.
Sebbene lui
non fosse molto loquace aveva raccolto abbastanza dati e la stesura della
biografia era a buon punto.
Il Sayan le
raccontava i soprusi subiti con una calma che faceva venire i brividi, quasi
quelle torture non fossero state inflitte a lui ma a qualcun
altro.
Nei primi
anni in cui combatteva per Freezer, Vegeta era stato restio ad uccidere; lui
aveva sempre amato combattere, come ogni Sayan, ma non era ancora abituato a
fare stragi di innocenti e l’idea non gli piaceva: non era quello che gli era
stato insegnato.
«E cosa ti
avevano insegnato allora?»
«Fino all’età
di cinque anni ho avuto un precettore che aveva anche il compito di insegnarmi a
combattere. Non era molto forte, ma insegnava bene: diceva che un vero guerriero
Sayan non si sporca le mani di sangue debole, ma lotta solo contro nemici
potenti e brama lo scontro con avversari sempre più forti. Solo così diventerà
sempre più forte. Ma questo a Freezer non interessava: si serviva di noi Sayan
come mercenari e basta.»
«Eri molto
legato al tuo precettore?»
Vegeta
sbuffò:
«Per niente.
Io non sono mai stato “legato”, come dici tu, a
nessuno.»
Pareva che la
domanda di Bulma l’avesse divertito molto, come se gli avesse chiesto una cosa
veramente ridicola.
«Non c’è
nessuno in particolare che ti manca? Un famigliare, un
parente?»
«No» rispose
seccato Vegeta, e le voltò le spalle.
Bulma capì
che lui non le stava mentendo, non aveva veramente mai avuto una figura
importante che lo seguisse o che significasse qualcosa per lui, nel corso della
sua vita.
Era sempre
stato completamente solo.
«Vegeta»
disse con voce spezzata. «Io non voglio che tu
muoia.»
Il Sayan si
voltò a guardarla, stupefatto dalle sue parole.
«Perché? Non
mi conosci nemmeno.»
«Ti conosco
più di molte altre persone. In questi giorni ho saputo cose su di te che i
giudici non immaginano neanche e di cui non si interesseranno mai, ma io so che
tu non meriti di morire!»
Lui
continuava a guardare quegli occhi colmi di lacrime come se lei gli avesse detto
qualcosa di straordinario, e infatti era così.
«Non puoi
aiutarmi, lo sai.»
«Lo so…»
singhiozzò lei. «Ma voglio che tu sappia che a questo mondo c’è una persona che
avrebbe voluto far parte della tua vita, e quella persona sono
io.»
«Non piangere
per me, Bulma» mormorò Vegeta avvicinandosi alla parete che li divideva. «Non
merito le tue lacrime.»
«A te è stata
negata la possibilità di vivere una vita come tutti gli altri!» esclamò
lei.
«E io l’ho
negata a centinaia di altre persone» ribatté lui. «Merito di
morire.»
«No, no…» lei
scosse la testa, incapace di accettare quell’idea.
«Ma ti sbagli
anche riguardo un’altra cosa. Tu sei già entrata nella mia vita, anche se per
poco tempo, e ti ringrazio per questo.»
In quel
momento giunse la guardia per portar via Bulma.
«Aspetti un
attimo» supplicò lei. «Vegeta, devo farti una domanda, e voglio che tu sia
sincero: hai paura di morire?»
Lui la fissò
negli occhi, non sapendo se mentire o dire la
verità.
Poi
scelse:
«Sì.»
Bulma aveva
ricevuto un permesso per assistere all’esecuzione del principe Vegeta, ma
naturalmente non ci sarebbe andata.
Non ne aveva
la forza.
La correzione
della bozza della biografia fu affidata ad altri suoi colleghi, ma la
giornalista volle scegliere il titolo dell’opera: “Il principe
infelice”.
Lei trascorse
il resto della settimana a letto, a piangere, con i suoi migliori amici e i suoi
genitori che si chiedevano perché fosse tanto
disperata.
Era solo per
la morte di un meschino assassino?
Cos’era
successo tra loro nell’arco di un mese?
Possibile che
si fosse legata ad un essere mostruoso, in così poco
tempo?
Lei non
voleva parlarne; si chiuse nel suo dolore, pensando a quanto fosse ingiusta la
vita… o forse fin troppo giusta.
FINE.
NdLefteye:
finale triste? deludente?
Ehm...
scusate, lo so, non è il mio genere, ma ci voleva.
Per chi ama
gli happy ending, però, ho in serbo un finale alternativo, ma non so quando lo
potrò pubblicare^^
Ringrazio
tutti quelli che hanno seguito la storia, scusate se è molto breve, spero che vi
sia piaciuta lo stesso e che vi abbia trasmesso qualche emozione (seppur
negativa).