people change, always

di endlessharold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** give me the money, stupid ***
Capitolo 2: *** you'll fly down, idiot ***
Capitolo 3: *** the (boring) school trip ***
Capitolo 4: *** we're lost, damn fuck ***
Capitolo 5: *** i hate you, i hate everyone ***
Capitolo 6: *** Chaz, it's ok, don't worry ***
Capitolo 7: *** becky, are you ok? ***
Capitolo 8: *** the contact, (finally) ***
Capitolo 9: *** something's change ***



Capitolo 1
*** give me the money, stupid ***





justin.

Vedo tutto nero, quasi sfocato, il mio stomaco si sta trasformando in carne trita per il ragù.
L'ennesimo pugno mi attraversa l'intestino, sono piegato in due in un angolo del cortile della scuola, senza forze. La gente mi passa accanto come nulla fosse, ormai sembra essere un'abitudine vedermi in questo stato. Sento un nauseante sapore di sangue in bocca, continuo a sputare saliva alternando respiri faticosi.
«Dammi i soldi del pranzo, idiota!» i miei timpani si frantumano a questa esclamazione, per un semplice motivo.
Non ho i soldi del pranzo, ma ovviamente non mi crederanno. Non rispondo, resto in silenzio, posso recuperare fiato tra un pugno e l'altro. La testa mi gira, mi sento debole, ma sono solo, in un angolo con calci e pugni che piano piano mi stanno distruggendo.
«Cosa fai, non rispondi? Hai paura?» una mano con un guanto di pelle nera mi prende per i capelli e mi rialza, a mala pena riesco a stare in piedi.
Resto in silenzio, desidero solo essere lasciato in pace, come tutti gli altri ragazzi, ma invece no, io sono nel mirino di molti ragazzi per divertirsi, per sfogarsi, per far colpo su una ragazza mi usano come sacco da box.
«Questo frocetto le ha prese per bene, andiamocene Becky, così impara a non darti i soldi» dice uno dei ragazzi, prima che questa Becky mi lasci cadere a terra e con un calcio dritto nello stomaco mi lascia dolorante nel mio solito angolo, nell'indifferenza di tutti. Li vedo allontanarsi, faccio fatica a tenere gli occhi aperti, il dolore è atroce, penso mi abbiano spaccato un braccio e ridotto in poltiglia l'intestino. Ma ormai ci sono abituato, lo fanno praticamente tutti i giorni e non oppongo resistenza. Se vi state domandando perchè non reagisco, vi rispondo subito.
Non reagisco perchè loro sono in cinque e io da solo.
Non reagisco perchè ormai pestarmi è diventato il loro hobby e non ho forze per rispondere.
Non reagisco perchè la mia vita non potrebbe andare peggio di così.
L'unico momento in cui posso stare tranquillo è la casa, dentro quelle quattro mura mi sento al sicuro, come ogni ragazzo no? Vengo identificato "il ragazzo strano" solo perchè mi piace studiare, ho voti alti e amo il viola. In questa società ti disprezzano per ogni cosa, anche se hai un calzino di colore diverso dall'altro, questa generazione fa davvero schifo. Oh, dimenticavo, mi chiamo Justin, sono al secondo anno e sono vittima di bullismo.


becky.

«Sei stata grande Becky, ci penserà due volte a non darti i soldi del pranzo la prossima volta.» mi dice Thomas, il mio migliore amico di pestaggio, o forse l'unico che non ha ancora sentito il sapore del mio gancio destro sui denti, per quello mi lecca il culo.
Non ho amici, mio padre dice che li faccio scappare tutti per il mio modo di fare rozzo e da maschio.
Mio padre non mi conosce, per tutte le volte che mi hanno sospesa dovrebbe aver capito che sono fatta così, picchio perchè mi piace farlo e mi faccio rispettare.
Hanno tutti paura di me e dei quattro scagnozzi che mi stanno attaccati al culo giorno e notte solo per non rischiare un pestaggio dalla sottoscritta, non sono mica scema, le vedo le cose.
«Gli conviene, mi prudono ancora le mani, dopo pranzo gli do una bella lezione, giusto per rinfrescargli la memoria.» dico schioccando le dita.
Okay, mi devo presentare? Sono davvero così interessante?
Mi chiamo Rebecca, Becky per gli amici anche se non ne ho, odio il mio nome, fa schifo, mi sa tanto di troietta di turno sulla tangenziale qui vicino, sono al quarto anno del college e amo ridurre i mocciosi sfigati delle merde schiacciate sul pavimento.
La mia storia è come tutte le altre, non ho una madre, vivo con mio padre che di me se ne fotte amaramente, sono cresciuta da sola e cazzate simili che mi scoccio di raccontare. Tutti mi conoscono come BeckyLaPestaMocciosi, nessuno sa del mio vero nome, apparte voi ovvio. Onestamente del mio aspetto fisico non me ne fotte un emerito cazzo, sono così e così resto, odio tutta quella terra che si mettono alcune ragazze in faccia che sembrano orti ambulanti, amo vestire di nero e non vado mai in giro senza la mia bandana e i miei guanti di pelle nera.
Entro nella mensa affiancata dai miei quattro "amici", subito un tavolo si libera, mi siedo, metto i piedi sul tavolo, nessuno mi dice niente, sanno cosa succede se osano dirmi quello che devo fare.
Un ragazzino cicciotto e basso si avvicina a me porgendomi intimorito il vassoio con il cibo, lo prendo.
«Per questa volta evito di pestarti, ti è andata bene.» dico senza guardarlo in viso.
Quest'ultimo scappa via spaventato verso il suo tavolo, il tavolo su cui sono seduta è libero, intorno non c'è nessuno, devono starmi tutti lontani quando pranzo.
E se non vi è chiaro, la scusa del pranzo con quel ragazzo, mi pare si chiamasse Biever o robe simili, era solo una bellissima scusa per far passare il tempo prima dell'ora di pranzo, fantastico.
Scarto la forchetta bianca plastificata dalla pellicola trasparente in cui è rinchiusa buttandola dietro di me, quando le porte a vento della mensa si spalancano di nuovo, facendo emettere dei piccoli gemiti dalle ragazze nell'edificio.
E' Jason McFlorew, del quinto anno, definito uno dei più cool della scuola, si è portato a letto l'intero istituto, tra un po' anche la preside e le bidelle, e ho una "cotta" per lui da qualche mese, ma non ci do molto peso, tranne per il fatto che ogni volta che cerco di farmi notare finisco sempre con il picchiare qualcuno mentre lui passa per il corridoio o sistema lo zaino negli armadietti.
L'amore fa schifo, una delle cose più nauseanti che io abbia mai visto, finirà presto sotto la lista dei bambocci da pestare, mi irrita facilmente.
Si salva solo perchè ha un viso fascinoso, niente di che, di ragazzi non me ne intendo e così deve essere.
Noto con la coda dell'occhio una piccola ombra entrare nella mensa, è quel Beaver o come cazzo si chiama, con due ragazzini che lo affiancano, e sembra felice.
E ci tengo a precisare una cosa, io odio vedere le persone felici dopo averle pestate.
Gli lascerò un post-it sull'armadietto, è uno dei miei bersagli preferiti durante l'anno, si fa sempre pestare, non devo neanche minacciare, e appena finisco di pranzare i mie pugni ed i miei calci non vedono l'ora di spaccargli lo stomaco e l'intestino per l'ennesima volta.







look at me now.
non ce la facevo, non scrivere mi fa stare male çç.
così ne ho iniziata una nuova, tanto per, lol.
spero di avere visite e recensioni come nelle ff precedenti,
o magari di più. So che le mie ff sono sempre
un po' particolari, ma meglio essere originali che
monotoni no? E questa ff non è come tutte le altre.
Spero ci piaccia e mi seguiate:)
Mi lasciate una recensione se leggete?
Non costa nulla e mi fareste davvero contenta uù.
*occhidolci* dai dai, ci conto!:)
un bacione, arianna.

@ciastin on twittah.

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Capitolo 2
*** you'll fly down, idiot ***





justin.

Sono appena entrato in casa zoppicante, mi reggo in piedi grazie a Christian che gentilmente mi ha accompagnato a casa. E ovviamente mia madre non ha fatto altro che tempestarmi di domande per l'occhio nero, i lividi e il labbro spaccato.
«Justin, chi ti ha ridotto così?» esclama mia madre appena apre la porta di casa.
«Salve signora Mallette, Justin per sbaglio è caduto dalle scale oggi a scuola, ma sta bene» dice lui, per fortuna non ha detto nulla del pestaggio,
 nessuno deve saperlo, apparte lui e quelli che mi vedono ogni volta.
«Caduto dalle scale? E' la sesta volta in dieci giorni che torna a casa così! Sei sicuro che non sia vittima di bullismo?» chiede mamma prendendomi e aiutandomi a sedere sul divano in soggiorno.
Per fortuna sono cosciente, riesco a lanciare qualche occhiata a Christian in modo che non dica nulla e si inventi qualcosa come poco fa.
«Lo so signora, ma sa com'è Justin, non sa mai dove mette i piedi» farfuglia poco convinto.
Fortunatamente mamma sembra credergli, non voglio prenda provvedimenti, potrebbe andare dalla preside, lamentarsi di Becky, poi la sospenderanno e quando ritornerà per me sarà la fine, quindi meglio stare zitti.
«Ehm.. vabbè, io adesso devo andare, ci vediamo domani Biebs!» mi dice salutandomi con un cenno del capo, poi saluta mamma ed esce di fretta.
Cosa ho fatto di male per meritarmi questo tutti i santi giorni? Cos'ha Becky contro di me? Non mi conosce nemmeno, per di più sbaglia anche a dire il mio cognome, è così difficile? E se mi ritirassi dal college? Tanto non importerebbe a nessuno, aiuterei mamma e magari posso trovare anche un piccolo lavoro per me e guadagnare qualcosa, ma ho solo 16 anni, diciassette la prossima settimana, sempre se ci arriverò.

* * *

Suona la campanella della mensa, stamattina non ho visto per niente Becky, strano, oggi è mercoledì, e il mercoledì mi pesta alla mattina, meglio così, anche perchè ho ancora un sacco di dolori per ieri, credo che non passeranno prima di un mese. Christian e Ryan mi affiancano, quasi mi proteggono, non mi va di entrare in mensa ed essere deriso dall'intera scuola. Ho paura di essere pestato di nuovo, sono più debole rispetto agli altri giorni, non ho chiuso occhio stanotte, mamma ha voluto portarmi in ospedale, sono ridotto quasi come uno straccio da pavimento, se mi vedeste prendereste un colpo.
Arrivo al bancone del self-service, prendo il vassoio, lo faccio scorrere mentre la cuoca mi butta in malo modo un piatto plastificato con una roba appiccicosa e molliccia che dovrebbe essere il pranzo.
«Muoviti, idiota. Non ti è bastata la lezione di ieri?» quella voce, un brivido mi percorre la schiena. Ricevo una gomitata nello stomaco piuttosto violenta, tanto da farmi cadere il vassoio con su il mio pranzo e farmi accasciare a terra dolorante. Non reagisco, resto fermo immobile.
Per fortuna ho ricevuto solo una gomitata, mi ha scavalcato ed è andata a sedersi al tavolo mentre i suoi amici continuano a ridere. Ridono di me, di come sono ridotto, e con loro tutta la scuola. Christian e Ryan mi aiutano ad alzarmi, mi tengono per le braccia appoggiate alle loro spalle, non respiro.
Sono stanco di subire questa tortura ogni anno, ormai mi hanno preso di mira, mi sputano quando passo nei corridoi, ridono di me appena muovo un muscolo, mi scrivono sull'armadietto minacce di morte, insulti addirittura a mia madre e alla mia famiglia, sono sbagliato, sono un errore. E Becky gli errori li elimina alla radice, ho capito che finirò il college dentro una bara. Non posso continuare così, il mio corpo tra un po' sarà a pezzi, e a Becky questo piace, la soddisfa.



becky.

E' sempre in mezzo ai piedi quel Beaver, un giorno di questi non metterà più piede a scuola.
Nei corridoi corre la voce che abbia i voti più alti di tutta la scuola, perfino dei miei, e nessuno deve superarmi, nè a scuola, nè nei pestaggi. Quel ragazzino mi sta letteralmente sui nervi, ogni volta che lo vedo per i corridoi o durante la mensa ho una voglia matta di pestarlo, è diventato il mio passatempo preferito. Mi siedo al mio tavolo con gli altri bulli che mi affiancano ovunque, quando una voce proveniente dall'autoparlante mi perfora i timpani, piomba il silenzio.
«Signorina Hill, in presidenza, subito!» è la voce di quella palla di lardo della preside, mi richiama più di due volte a settimana sempre per gli stessi identici motivi, ormai c'ho fatto l'abitudine.
Mi alzo ed esco tirando un calcio alle porte della mensa, lasciando nell'interrogativo tutti i presenti.
Percorro il corridoio, passo davanti a tutti gli armadietti, mi fermo su uno in particolare, con tutti gli adesivi con note musicali e chitarre, testi di canzoni che sinceramente non ho mai visto.
Conosco bene quell'armadietto, ho sbattuto molte volte la testa di tanti ragazzini, in particolare quella del ragazzino che non posso vedere, e questo è il suo armadietto, troppo pulito, troppo tranquillo.
Un'idea, anzi, una genialata mi passa per la testa, sorrido a me stessa compiaciuta.
Tiro fuori dalla tasca un pennarello nero indelebile, mi lascio trasportare dalla fantasia di questo momento.
Risultato? "Suck & Fuck you, gay! Your mom is a bitch, sucked dicks, you'll fall down, idiot." non mi basta, voglio farlo sentire piccolo, inutile, ma già lo è.
«Signorina Hill, venga subito in presidenza!» per la seconda volta quell'autoparlante mi richiama, arrivo arrivo, calmate le acque, volevo solo divertirmi un po', ma appena esco, mi divertirò eccome.
Preparati Bieber, questa sera non tornerai mai più a casa.







LOOK AT ME NOW.
aye babies, what's up?
occielo,sono solo al secondo capitolo e al primo,
ho ricevuto già 20 recensioni? fhdjskahrejwkfjdksp.
grazie davvero, siete dolcissime, anche se ho
notato che questa Becky non mi sta molto a cuore uù.
meglio così, era questo il mio intento, muahahah.
grazie davvero, sono contenta vi piaccia questa ff.
anyway, spero vi piaccia questo capitolo,
mi lasciate una recensione? Mi piacerebbe riceverne
come nel primo capitolo, o magari di più, dipende
da voi e da quanto vi prende questa fanfiction.
scusate gli eventuali errori, li correggerò man mano c:
Un bacione, vi voglio bene, arianna c:
@ciastin on twittah.

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Capitolo 3
*** the (boring) school trip ***





becky.

Tiro un calcio alla porta facendola aprire di colpo.
«Signorina Hill» mi fa segno di sedermi sulla poltrona nera di pelle difronte alla scrivania.
«Mi dica» continuo sedendomi con i piedi sul bancone.
«Le chiedo gentilmente di non combinare guai domani alla gita in campeggio» dice cliccando ripetutamente la clip della penna a scatto.
«Stia tranquilla, pesterò qualche primino giusto per far passare la noia, i ragazzi del quarto anno sono così noiosi» dico guardandomi le unghie mangiate con aria impassibile.
Picchiare qualcuno è l'unico modo per sfogare la mia rabbia, o semplicemente per passare il tempo. Mi fa stare meglio, mi sento sollevata ogni volta, torno in armonia con me stessa.
«Non pesterà nessun ragazzo, per quello che ha fatto non dovrei più ammetterla a scuola. Ma siccome la sua famiglia non guadagna abbastanza soldi per portare avanti la vostra casa, mi sono offerta di pagarti metà della tassa scolastica, quindi se non vuoi finire in mezzo alla strada, domani non toccherai nessuno»
Cazzo, mi ha messo alle strette, non posso rischiare, mi porterò qualche video games.
Annuisco, mi alzo di scatto ed esco dalla presidenza, voglio pestare qualcuno, devo sfogarmi, ma non posso. Un momento, la vecchia si riferiva a domani, quindi oggi ho libero sfogo.
Sorrido soddisfatta, mi schiocco le nocche delle mani, alla ricerca di qualcuno su cui abbattermi.

* * *

Non riesco a prendere sonno, sono le 5.30 del mattino, tra mezz'ora devo alzarmi per andare a scuola, il ritrovo è alle sei, sarà meglio che mi alzi. Becky mantieni la calma, dovrai passare due giorni senza pestare nessuno, senza spaccare il setto nasale a qualcuno, senza divertirmi, wow, uccidetemi pure.
Preparo velocemente il borsone, ci butto dentro tutto quello che trovo, mi vesto e in meno di dieci minuti sono pronta; non capisco come certe ragazze perdano tempo a vestirsi la mattina, forse per mettere quella merda che loro chiamano trucchi sulla faccia, che schifo, io non ho rughe e brufoli, non ne ho bisogno. Addento velocemente un toast imburrato lasciato sul tavolo da mio padre prima di uscire di casa, bevo un sorso di succo di frutta, sbatto la porta di casa che a poco viene giù e mi avvio verso scuola. Mantieni la calma Becky, sono solo due fottuti giorni, al ritorno li recupererai senza problemi.



justin.

«Forza signorino Justin, si alzi, è ora!» sento Lily, la cameriera di casa che mi urla nelle orecchie la stessa frase da dieci minuti.

Non ho nessuna voglia d'alzarmi, poi sapendo che in questa gita ci sarà anche Becky preferirei incollarmi al letto e non uscire più di casa, con tutti gli acciacchi che mi ha provocato tra poco mi smonto.
Con un abile gesto Lily apre le tende, facendomi quasi accecare con la luce che penetra dalle finestre rischio di non vederci più fino a quando campo. Metto le braccia davanti agli occhi per coprirmi dalla troppa luce.
«Aah perchè devi sempre aprire! Ci vedo anche senza tutta questa luce!» dico stiracchiandomi, butto i piedi a lato del letto sprofondando nelle mie pantofole viola pelose con raffigurato un Muppets.
«Vostra madre vi attende giù per la colazione, si sbrighi o si raffredda!» dice spingendomi fuori.
Scendo le scale come uno zombie, facendo attenzione a non cadere dalle scale, Becky mi ha quasi spezzato le ossa, ma non è una novità, dovrei dire a mamma di comprare una di quelle poltroncine per gli anziani che si può usare al posto delle scale, così non faticherei e potrei anche mangiarci sopra.
Oltrepasso la soglia della porta, mamma sta per uscire.
Da quando si è separata da mio padre ha trovato un lavoro da dirigente d'azienda qui a Stratford, è via spesso per lavoro e mi tocca stare giornate intere a chiacchierare con Lily, che palle.
Vivo in una villa, i soldi mi escono praticamente dal buco del culo, okay forse sono stato troppo volgare, ma detto palese palese è così.
«Justin tesoro, Lily ti ha preparato il borsone, ti ha anche pulito la chitarra e il plettro casomai ti annoierai in gita, adesso devo andare che faccio tardi al lavoro, ciao tesoro ti voglio bene!» dice prendendo la valigetta e stampandomi un veloce bacio sulla fronte per poi scomparire e sbattere la porta dietro di sè.
Guardo la mia colazione, uova strapazzare, bacon e toast, un vero e proprio paradiso terrestre.
«Signorino Justin gli ho lasciato i vestiti sulla sedia, si sbrighi!» sento Lily urlare dal piano superiore.
Sbuffo. «Sì Lily ho capito, adesso mi cambio» dico con tono scocciato.
Ingurgito la colazione per poi tornare al piano di sopra per una doccia e cambiarmi.
Passo per la mia stanza, in neanche cinque minuti Lily l'ha ripulita a fondo, è incredibile.
I miei occhi cadono sulla sedia e sui vestiti. Un momento, uno smoking?
«Non posso andare in gita con uno smoking!» esclamo prendendola con le dita come se fossero pinze.
Lily farfuglia qualcosa, ma non l'ascolto, apro la mia cabina armadio, tiro fuori un paio di pantaloni e una felpa, mi faccio una doccia veloce e sono pronto.
Scendo velocemente le scale, prendo il mio borsone e la chitarra, saluto Lily che mi accompagna fino al cancello della mia villa e mi avvio a scuola. Spero Becky si sia svegliata bene, ho troppi dolori da ieri per un'altro pestaggio.





ps; ecco a voi becky c:


LOOK AT ME NOW.
trololol,sciao babies.what's up?
non ce la facevo ad aspettare fino a domani, così ho postato prima uù.
vorrei arrivare a venti recensioni, come i primi due,ci tengo eh uù.
siete fantatsiche,grazie davvero per tutti i complimenti che ricevo,siete splendide.
vi voglio bene, un bacio. #muchlove
arianna - @ciastin on twittah.

 

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Capitolo 4
*** we're lost, damn fuck ***





becky.

Sento il pullman frenare, siamo arrivati.
Camping Nice World, così dice l'insegna fatta in legno intagliato con disegnato accanto degli scoiattoli.
Respiro profondamente, voglio tornare a casa. Ho passato l'intero viaggio in pullman a dormire e ascoltare la musica, sempre nei posti dietro, gli ultimi, ormai appartengono ai bulli, e ne vado fiera di avere sempre il posto assicurato durante le gite senza che nessuno provi a fregartelo perchè è arrivato prima.
Appena sono arrivata nell'atrio piuttosto scazzata, ho visto troppe facce sorridenti, troppa spensieratezza, troppa felicità, e odio tutto questo. Forse perchè io non ho mai avuto una vera e propria famiglia, mi hanno sempre lasciata un po' da parte, non ho avuto una vera e propria infanzia come quella nei film.
Ma comunque non sono qui per farvi cambiare idea su di me, so di non essere simpatica a nessuno ma non mi interessa, non ho amici e preferisco non averne se devo cambiare.
Questa mattina ho visto tante famiglie accompagnare i propri figli per la gita come alle elementari, e mi è capitato di vedere anche la famiglia di quel tipo strano, Beaver o roba simile. E non so, ho sentito un forte dolore allo stomaco, come se mi mancasse qualcosa, o qualcuno accanto da molto tempo.
Per un momento mi sono sentita, come dire, sola, non riesco nemmeno a spiegatrlo bene.
Comunque, ho aspettato anche Jason, magari si sarebbe avvicinato a me, l'ultima volta gli ho spaccato il naso, ma non l'ho fatto apposta, giuro, mi ha preso alla sprovvista, ma stranamente non c'è.
Scendo dal pullman, tiro qualche spintone ai ragazzini per farmi spazio e prendere il mio borsone, vicino al quale c'era una sacca contenente una chitarra, non so di chi sia.
«Ma andiamo, chi è così sfigato da portare una chitarra alla gita in campeggio?» dico prendendola in mano affiancata poi dagli altri quattro bulli come al solito.
«Guarda Becky, c'è il nome sull'etichetta» mi dice uno indicando l'estremità della sacca nera in stoffa.
Appoggio in malo modo la chitarra a terra, prendo fra le mani l'etichetta, ma qualcuno mi precede, stratton
andomela dalle mani e facendomi indietreggiare piuttosto bruscamente.
«E' mia» dice un biondo a me molto familiare, anche fin troppo per i miei gusti. La protegge tra le braccia.
«Sei davvero così sfigato?» dico con tono minaccioso schioccandomi le dita avvicinandomi a lui.
Il mio pugno carico di nervoso e stress stava per finire dritto dritto nell'intestino di Beaver quando sento una voce strillante da gallina attraversarmi i timpani. La preside, vaffanculo, c'è pure lei.
«Rebecca Hill! Sfiori anche solo con un dito il signorino Bieber e farà i conti con me! Spero di essere stata chiara ieri!» dice facendo aprire un varco tra la folla che si era creata intorno a noi.
Lascio il colletto della maglietta del ragazzo miracolato, questa volta gli è andata bene, peccato, mi piace vederlo triste ed infelice a causa mia. «Passerai questi due giorni da inferno» dico per poi riprendere il mio borsone nero mentre la preside fa l'appello per la disposizione delle camere.
Non la passerai liscia, prima della fine della giornata avrai il muso sfigurato da tanti di quei pugni!
Ci riuniamo intorno alla preside che con un fischietto da arbitro ci richiama ogni volta.
«Hill, Madglow e Kemberly, stanza venticinque, posate le valigie e riuscite subito, si va a fare un'escursione nel bosco!» dice con falso entusiasmo, ovviamente lei non farà un cazzo, come sempre.
Passo accanto alla preside andandole addosso sbadatamente, quando lei si avvicina al mio orecchio sussurrandomi un «Permettiti di fare un altro passo falso e sei in mezzo alla strada» per poi continuare con l'appello come nulla fosse, lasciandomi notevolmente stupita.
Ma bene, sono con le due puttanelle della scuola, terzo e quarto anno, mi toccherà subire le loro storielle, oppure potrei riempirle la bocca di cotone fino a prosciugarle la saliva così staranno zitte, buono.
Una delle due bionde ha in mano il mazzetto di chiavi, saltellano contente ed urlanti, le guardo schifate.
Questa gita sarà una delle più noiose di tutto l'anno, dovrò pestare il loro orsacchiotto di peluche.

justin.

«Bieber, Beadles e Butler, stanza ventisei!» mi lancia il mazzo di chiavi.
Guardo i miei due unici migliori amici, ci battiamo un cinque per poi correre a perdifiato nella nostra stanza.
Un attimo, ha detto stanza venticinque? Chiedo conferma ai miei amici, magari hi sentito male.
«Ragazzi, ma nella stanza venticinque..» balbetto guardandomi intorno impaurito.
«C'è la Hill, ti conviene non disturbarla se non vuoi trovarti a pezzi e congelato nel suo freezer» dice Christian abbozzando una risata isterica. Grazie del sostegno amico.
Ryan tira un calcio alla porta aprendola del tutto, davanti a me vedo tre letti ben fatti e curati da una parte, ma manca qualcosa. Niente televisore, niente video games, niente frigo-bar, niente di niente. Oh sì, poi vedo i miei migliori amici saltare sul letto come dei matti, neanche fossero bambini di sei anni.
«Ragazzi, vorrà dire che la sera faremo dei giri nel bosco, sempe che voi due non abbiate paura del buio e iniziate a piangere invocando il Signore e tutti i tipi di preghiere possibili ed immaginabili perchè vi salvi dal lupo nero» rido saltando sul letto insieme a loro.
Il mio sguardo cade sulla finestra enorme con delle tende arancione sbiadito, si vedono le altre stanze, dove alcune ragazze si stanno cambiando con solo il reggiseno addosso, che guardacaso attirano subito l'attenzione di Ryan e Christian che corrono alla finestra con la bava alla bocca.
«Wow, quello sì che è uno spettacolo» dice uno dei due schiacciando il naso contro il vetro.
Li affianco, guardo l'alloggio numero venticinque, e tra le due oche starnazzanti che chiacchierano di tutto e di più, intravedo una figura nera, scura, cupa quella di Becky. E' sdraiata sul letto, sembra particolarmente nervosa, si schiocca continuamente le dita e le ossa del collo, lo vedo dai movimenti.
Spero con tutto il cuore che non se la prenda con me anche in questa gita, non ho proprio le forze per un altro pestaggio. Non capisco cosa ci trovi di tanto bello nel ridurmi una pezza da piedi, neanche la conosco.
Magari ha da nascondere qualcosa, o magari è una cannibale e desidera farmi a pezzi per poi mangiarmi a cena, come ha detto Christian poco fa. Un brivido da farmi gelare il sangue mi percorre la schiena, brr.
Sento il fischietto trapassarmi i timpani, la preside ci sta richiamando, usciamo per ri-trovarci tutti di fronte a lei, che tra poco ci illustrerà il percorso da fare, che noia.
Ci siamo tutti, Becky compresa. Tutti sono con gli occhi rivolti verso la preside, tutti tranne me, che ho la testa da tutt'altra parte, il viso in senso opposto ad osservare quella che ogni giorno mi pesta.
Rimango quasi incantato, non avevo mai fatto caso a quanto potesse essere bella, peccato solo che l'unico modo per farmi notare è offrirmi come volontario ad un sacrificio al quale potrei restarci secco.
Senza neanche accorgermene mi sento osservato, ma non sono solo due occhi a farlo, sono molti di più. Mi ritrovo gli occhi di Becky e della sua piccola gang che mi osservano con disprezzo, disgusto, lei mi punta e poco dopo simula il rumore di qualcosa che si rompe mimandolo con le mani.
«Quello è il tuo collo» mi sussurra Christian facendomi letteralmente rabbrividire, tanto da farmi toccare il collo per assicurarmi di averlo ancora tutto intatto.

 
***

Bene, ehm, siamo in cammino da quasi due ore e ho i piedi che tra poco si staccheranno dalle mie caviglie, e non c'è bisogno che Becky mi aiuti, lo faranno automaticamente senza alcun aiuto.
Il bosco sembra una grande prigione senza via d'uscita, ho bisogno di riposare.
Nonostante le numerose lamentele da parte di tutti noi, la preside non vuole sentire alcuna lamentela, è come se avesse due enormi tappi nelle orecchie, mi ricorda tanto Dora L'Esploratrice.
I miei occhi cadono su qualcuno davanti a me di numerosi passi, indovinate un po' di chi sto parlando?
No, non è Becky questa volta, Ryan cerca in ogni modo di toccare il sedere ad una ragazza che onestamente non ho mai visto prima d'ora e Christian lo asseconda, un classico.
Basta, non ce la faccio più voglio fermarmi, bere un goccio d'acqua, sto per morire.
Abbassando lo sguardo noto che mi si è slacciata una scarpa, mi abbasso ignaro del fatto che il gruppo sta allungando il passo per l'irrefrenabile fretta della nostra "guida", per riallacciarmela.
Neanche il tempo di rialzarmi che già non vedo più nessuno, scomparsi nel nulla, puff.
Vado nel panico, provo a chiamare qualcuno, silenzio tombale, nessuno mi sente o non vuole sentirmi.
Fino a quando il mio viso s'illumina d'immenso nel sentire una voce dietro di me che chiama aiuto, cerco di raggiungerla correndo a perdifiato, tra poco mi verrà un collasso.
Al mio arrivo, mi trovo una sorpresa non poco piacevole, penso seriamente che la sfortuna abbia una cotta per il sottoscritto, anzi ne ho la più che pura conferma.
«Vaffanculo, non mi sente un cazzo di nessuno!» urla quella voce guardandosi intorno.
«E' inutile che urli, ho provato io» dico diretto.
Lei alza lo sguardo, quasi incredula.
«Oh fantastico, ci siamo persi» dice piuttosto nervosa.
Probabilmente non mi ha riconosciuto, altrimenti mi avrebbe già riempito di pugni e calci.
«Sai come si torna indietro?» dice guardandosi le scarpe.
«Purtroppo no, mi sa che ci siamo persi» dico balbettando mettendomi le mani in tasca.
«Aah che merda!» dice battendo i piedi a terra come una bambina.
«Ti prego non mi picchiare!» dico con tono supplichevole coprendomi con le braccia.
Silenzio, magari non mi ha sentito, ma non mi ha nemmeno sfiorato. Fuh, meno male, alzo lo sguardo, è seduta su un tronco d'albero tagliato alla radice.
«Comunque io sono Justin» dico prendendo un coraggio mai avuto in vita mia, la affianco intimorito.
«Becky, e smettila di tremare, tranquillo non ti picchio, oggi non posso» dice alzando il viso in modo abbastanza nervoso.
Okay, è andata bene.
No, aspetta un secondo.. che cosa?! BeckyLaPestaMocciosi si rifiuta di prendermi a calci?
Questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi proprio ora.






LOOK AT ME NOW.
okay,ecco il quarto capitolo,spero vi piaccia:)
se leggete potreste recensire? uù
vorrei arrivare a venti per continuare,ci tengo c:
un bacione volante,lol. #muchlove
arianna - @ciastin on twittah.

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Capitolo 5
*** i hate you, i hate everyone ***





becky.

Sono bloccata nel bel mezzo della vegetazione con un moccioso che cerca in tutti i modi di avvicinarsi.
«Perchè non puoi picchiarmi?» mi dice timoroso.
«Non posso sgarrare, ma tranquillo recupereremo, ti darò tante di quelle pestate che ti passerà la voglia di starmi così vicino» dico con un filo di ironia guardandomi le punte delle scarpe.
Piomba il silenzio, uno di quelli interminabili, e io continuo ad innervosirmi pian piano.
«Cosa facciamo?» chiede torturandosi nervosamente entrambe le mani.
«Parla di nuovo e giuro che ti faccio saltare tutti i denti. Cosa vuoi che facciamo, giochiamo a nascondino? Cresci un po', Beaver» dico prendendolo per il colletto della maglietta.
«Bieber, non Beaver» mi corregge subito.
«Non mi interessa, io ti chiamo come mi pare» dico lanciando un sasso tra i cespugli intorno a noi.
Resta in silenzio, lascio il colletto della maglietta mentre lui si sistema.
«Tu che sei ricco sfondato, chiama qualcuno, hai il telefono super tecnologico, muoviti» dico spazientita, non voglio stare un altro secondo qui, mi sto seriamente incazzando.
«Lo farei se ci fosse campo» dice con tono ironico.
«Abbassa le ali Beaver, ti blocco la crescita con un pugno se continui a fare il precisino» dico.
Non mi risponde per fortuna resta in silenzio, la sua voce odiosa mi rimbomba in testa.
«Posso cantare?» mi chiede come se fossimo a scuola con voce tremante.
«Provaci e ti strappo le corde vocali» lo minaccio.
Abbassa lo sguardo quasi deluso, ci manca solo un concertino in mezzo alla foresta, pft.
Ma chi si crede di essere, pensa che cantando magicamente torniamo all'alloggio? Povero illuso.
Lo odio, lo detesto, detesto tutti quanti. Odio le persone perchè loro possono essere felici, e io no.
Sono cresciuta nella paura e nel terrore, nessuno puo' capirmi, nessuno.
Tutti quando mi vedono si spaventano e s'impauriscono, perfetto, come io ho avuto paura delle persone che mi stavano intorno quando ero piccola, loro avranno paura di me ogni volta.
Me la pagherete, tutti quanti, vi rovinerò la vita fino alla morte.


justin.

Neanche mia madre mi tratta così, solo che se a Becky rispondo mi riduce in patè.
Meglio se me ne resto zitto e calmo, non voglio farla innervosire, già lo è, preferirei tornare a casa intero.
Mi guardo intorno, l'ambiente è davvero straordinario, verde ovunque, davvero spettacolare.
La noia inizia ad assalirmi, nessuno sembra preoccuparti della nostra assenza, non sentiamo nulla, neanche una voce in lontananza che richiama i nostri nomi, niente, siamo come naufraghi.
Per passare il tempo ho provato ad attaccare discorso con Becky, ma niente, non vuole collaborare, mi ha perfino colpito con un sassolino in testa mentre stavo canticchiando qualche nota musicale.
Guardo l'orologio, sono quasi le due del pomeriggio e ancora nessuna anima viva, che strano.
Sono abbastanza imbarazzato, non so di cosa parlare, non è una cosa da tutti i giorni perdersi in un bosco durante una gita con la bulla della scuola che ti spezza ogni volta le ossa in quattro.
Un momento, ha detto che non puo' picchiarmi, ma adesso non c'è nessuno oltre noi, perchè non lo fa?
Resto zitto, non vorrei farmi del male da solo dandogli suggerimenti di questo tipo.
La guardo, è seduta sullo stesso tronco da quasi mezza giornata, non fa che tirare pugni contro un albero, spezzare pezzi di legno per terra e tirare calci ai sassi vicino.
«Sei stata tu a pasticciarmi l'armadietto?» chiedo diretto, ignaro di quello che mi farà tra poco.
«Ti ho detto di stare zitto, adesso le prendi» dice prima che un pugno mi attraversi l'intestino.
Mi manca l'aria, quasi svengo, mi riparo lo stomaco con entrambe le braccia e mi accascio a terra senza forze, sono troppo debole per reagire, come al solito, ma perchè lo ha fatto?
Cos'ho detto di sbagliato per ricevere un pugno che quasi mi spacca in due dal dolore?
«Apri bocca con qualcuno e giuro che non arriverai a fine anno» mi dice con il fiatone mentre mi tira una seria infinita di calci nello stomaco, sto morendo dal dolore.
Davvero non capisco. «Diverte così tanto a vedermi soffrire?» dico diretto con il fiatone.
«Dovete pagare, tutti quanti, me la pagherete, siete persone inutili, fate schifo, me la pagherete cara, vi odio, siete degli insensibili, nessuno si preoccupa per me, vi toglierò quell'odioso sorriso su quella vostra faccia da idioti» dice mettendo più forza. Tutti questi calci mi stanno facendo morire lentamente, non resisterò per molto.
Sento uno strano sapore in bocca, sangue, lo sputo, il terreno si macchia un poco.
Ho gli occhi socchiusi, sono accasciato a terra su un fianco, respiro affannosamente, fino a quando vedo una piccola goccia d'acqua toccare il terreno, mischiandosi con il mio sangue, poi un'altra, e così via.
Alzo lentamente il viso, rimango in silenzio, non so cosa dire, non capisco quello che farfuglia.
Cessa i calci, il suo viso è bagnato di lacrime, si allontana un poco, si siede su una roccia, cerco di recuperare le forse rimaste per rialzarmi, voglio capire fino in fondo.
Mi pesterà di nuovo, inizierà a ridurmi peggio di ora, ma voglio rischiare, in fondo penso di essere simile a lei, cosa costa provare? Riceverò tanti di quei pestaggi, ma non mi importa, voglio rischiare.
So che c'è del buono in Becky, spetta a lei scoprirlo dentro sè.







LOOK AT ME NOW.
aye babies,what's up?
lo so,questo capitolo è penoso,mi rifarò nel prossimo,giuro.
Dio non so come ringraziarvi,siete fantatsiche tutte quante.
Grazie per ogni recensione che mi lasciate,ci tengo davvero tanto.
Spero vi piaccia questa fan fiction,ma sono a corto di idee çç.
Continuate a recensire,almeno venti e continuo c:
Non vi chiedo molto, una piccola recensione mi farebbe piacere.
Un bacione, vi voglio bene :)
arianna - @ciastin on twittah.
 
 

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Capitolo 6
*** Chaz, it's ok, don't worry ***





becky.

Mi sono sfogata, finalmente, picchiare qualcuno mi da sempre un sollievo, mi fa sentire meglio.
E poi quel Bieber è sempre disponibile per quanto riguarda i pestaggi, ed è molto strano, magari già sa che non conviene mettersi contro di me, e preferisce subire che reagire, meglio così, non devo neanche faticare. Gli ho fatto veramente male, ha sputato più sangue del solito, forse ci sono andata giù un po' pesante. Ma è colpa sua, non deve starmi così attaccato, odio le persone appiccicose, o semplicemente odio che qualcuno si preoccupi per me? Questo ragazzino mi sta facendo uscire matta, devo calmarmi. Mi sono allontanata correndo, non volevo mi vedesse con le lacrime, io non sono debole, e piangere è da sfigati, da mammoni, da bambini, e io bambina non sono, non lo sono mai stata.
«Piangere aiuta a sfogarsi» sento una voce con il respiro affannato avvicinarsi sempre più.
Mi asciugo le ultime lacrime, tra cui alcune sono asciutte ed appiccicate sulle mie guance, mi alzo schiarendomi la voce con qualche colpo di tosse abbastanza rumoroso.
«Infatti tu sei uno sfigato» dico cercando di nascondere il tono impastato con il magone.
Lo vedo avvicinarsi sempre di più, non è spaventato, ha la bocca sporca di sangue ed è piegato in due con le braccia che gli avvolgono lo stomaco ed il respiro affaticato, e non poco.
«Io non ho mai pianto» dice sedendosi accanto a me distante di un metro e qualche centimetro.
Cazzo, ha ragione, in tutte le volte che l'ho pestato non ha mai versato una lacrima, adesso che ci penso.
«Non hai mai pianto davanti a me» puntualizzo cercando di mantenere la calma in qualche modo.
Lui abbassa lo sguardo, socchiude leggermente gli occhi per un piccolo dolore all'intestino e poi ricomincia; «Non ne vedo il motivo, la mia vita non potrebbe andare peggio di così» tira un colpo di tosse.
Lo guardo con un gigantesco punto interrogativo in faccia, ha il coraggio di dire queste cose con una mega-villa da ospitare tutta la scuola ed i soldi che può utilizzare per pulirsi dopo aver defecato, che coraggio.
«Hai i soldi» dico quasi giustificandolo.
«Sì, ho i soldi, una montagna di soldi, ma i soldi non sono paragonabili all'affetto di una persona cara che non passa mai del tempo con il proprio figlio» dice torturandosi le mani.
Lo guardo stranita, che minchiate sta sparando? Resto in silenzio, mi guarda per qualche secondo e poi continua; «Mia madre non è mai a casa per lavoro, passo maggior parte del mio tempo sui libri, leggo per ore intere, solo per far passare la giornata in compagnia di qualcosa che catturi la mia attenzione» dice con tono leggermente incrinato di pianto.
«Mi dispiace Beaver, ma non mi risparmierò nel pestarti» dico abbozzando un sorriso forse un po' troppo sincero, tirandogli un piccolo pugno sul braccio facendolo spostare.
«Tu invece? Perchè picchi le persone? E perchè hai detto quelle parole prima?» mi dice avvicinandosi un poco, quasi mi sfiora la mano, subito la ritiro spingendo contro il suo naso un pugno.
Lo vedo accasciarsi a terra, per fortuna non l'ho tirato molto forte, non sanguina.
Perchè gli ho tirato un pugno? Becky, perchè non gli hai stretto la mano? Oh giusto, non puoi permetterlo. Sento dentro me un forte magone crescere, deglutisco, mi alzo di scatto dandogli le spalle.
«Apri bocca con qualcuno di questa storia e sei ufficialmente morto» dico trattenendo il magone senza voltarmi. 
Mi incammino, lui si rialza intontito, mi segue stando sempre a qualche metro di distanza.
Mi dispiace Bieber, ma ho dovuto farlo, è una questione di principio.


justin.

Be' dai, poteva andare peggio.
So che quel pugno non l'ha tirato apposta, penso sia stata una reazione d'istinto, per un momento ho visto una Becky sensibile alle mie parole, spero sia stato un inizio ed un cambiamento per lei.
Nella scuola gira la voce che sia stata abbandonata dalla famiglia e sia sempre cresciuta da sola, forse è per questo che si ribella prendendo a cazzotti chiunque gli passi davanti, me compreso.
Il pugno che mi ha tirato non mi ha fatto molto male, era una specie di carezza data a modo suo.
Per la prima volta abbiamo parlato civilmente, e mi chiedo perchè non mi abbia riempito di pugni.
Non so nemmeno io perchè voglio avvicinarmi così tanto a lei, sono un pazzo, ma cosa costa provare a far cambiare le cose? Cosa costa dare una possibilità anche a lei?
E poi siamo soli, siamo nel bel mezzo della foresta, le conviene collaborare se vogliamo uscire di qui.
I miei pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del mio telefono, lo prendo, Chaz, evidentemente dobbiamo essere vicini all'alloggio o qualche linea wireless che mi da campo per le chiamate.

«Ehm, Becky, devo fare pipì» dico chiamandola ad alta voce.
Lei non mi risponde, si ferma solamente e si siede su una roccia ad aspettarmi. Mi nascondo e mi allontano un po', premo il tasto verde per attivare la chiamata.
«Hey Chaz! Tutto bene?» dico con tono tranquillo.
«Tutto bene? Tutto bene?! Brò non ti abbiamo più visto, vi stiamo cercando da più di quattro ore, ma dove cazzo siete?» dice sussurrando.
Ragiona Justin, questa per te sarebbe un'ottima occasione per far cambiare Becky.
«Brò stiamo bene non preoccupatevi, ehm, Chaz, sei in linea? Mi senti? Penso non ci sia campo!» inizio a fare un rumore con la bocca simulando una mancanza di campo per chiudere la chiamata.
Non potevo dire agli altri di venirci a prendere, prima voglio far cambiare Becky, e se ci vorranno tutti e due i giorni della gita per farlo, allora sono prontoFaccio finta di tirar su la zip dei pantaloni e assumo un aria soddisfatta, proprio quella di quando hai pisciato dopo tanto tempo e raggiungo Becky.
Quest'ultima è sempre nello stesso punto di prima, dove l'ho lasciata, lo stomaco per fortuna sembra stare meglio, anche se la sensazione di fame sta iniziando a farsi sentire.

«Non hai fame?» dico cercando di avvicinarmi facendo attenzione a non ricevere un altro pugno.
«Un po'» dice massaggiandosi lo stomaco.
Sarà già passata l'ora di pranzo, il sole non è nella posizione più alta, saranno le due e qualcosa.
Restiamo in silenzio, questa volta affianco Becky che stranamente non da nessun segno di nervoso.
Cammina a testa bassa, non smetto un secondo di guardarla, è davvero stupenda.
E sono sicuro che la Becky che veramente contiene questo corpo così perfetto, è ancora più bella.
Si sente osservata, alza lo sguardo, incontra il mio, perdo un battito cardiaco.
Le sorrido, noto un notevole rossore sulle sue gote, prima di ricambiarmi un piccolo sorriso per poi tornare a fissare avanti e guardando a terra. Poco imbarazzata, Hill. Ti piaccio, è inutile che lo nascondi, ormai.







LOOK AT ME NOW.
ciaao a todo, babies,come la và? c:
ieri ho visto Amici,ha vinto Giuseppe,che carino era fhdjska.
okay, torniamo agli argomenti seri èé.
scusate se non ho postato ieri, ma proprio non ero in vena çç.
spero questo capitolo vi piaccia, Becky eheh uù.
Mi lasciate una recensione se leggete?
Vorrei arrivare a venti,come al solito uù.
Un bacione, vi voglio bene, siete fantastiche.

arianna - @ciastin on twittah.

 
 
 

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Capitolo 7
*** becky, are you ok? ***





justin.

Stiamo girando in tondo da tipo due ore, il mio stomaco minaccia di contorcersi che non metto qualcosa sotto i denti e Becky ha la testa più dura del marmo. Sto cercando in tutti i modi di avvicinarmi ma è come se intorno a lei ci fosse una lastra di vetro spessa tipo trenta centimetri, e non vuole collaborare.
Per di più il sole mi sta ustionando, sulla mia testa si può cuocere un uovo all'occhio di bue.
Ho il fiatone, Becky continua a correre, per poco mi stavo per perdere di nuovo.
«Ti prego fermiamoci, non ce la faccio più!» mi fermo appoggiando le mani sulle ginocchia.
Becky non mi risponde, si ferma, finalmente riesco a raggiungerla, anche lei ha il fiatone.
«Hill, non mi senti?» dico avvicinandomi mentre le sventolo la mano davanti agli occhi.
E' davanti a me, senza pensare le squadro il corpo da testa a piedi.
Wow, e che corpo, forse per colpa del sudore, che fa vedere le sue forme troppo evidenti, la maglietta nera le si è appiccicata al corpo tanto da mostrare in bella vista ogni sua più piccola curva.
«Non mi dirai che sei già stanco, Bieber» dice raccogliendosi i capelli in una coda alta.
«Hai azzeccato il mio cognome finalmente» le faccio notare.
Si volta, e mi sorride, per la seconda volta, Rebecca Hill mi ha sorriso, sto per morire.
«E' un cognome da idioti» dice tirandomi il solito pugno sulla spalla.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda ancora» puntualizzo cercando di sfiorarle la mano.
«Acqua!» urla con gli occhi quasi lucidi.
«Come scusa?» dico inclinando la testa piuttosto confuso.
«Acqua, abbiamo trovato l'acqua!» dice abbracciandomi e saltellando sul posto.
Non ce la faccio, Becky mi ha abbracciato, la ragazza che fino a qualche ora fa mi ha riempito di pugni e calci mi sta stringendo forte a sè, quasi mi soffoca. «Che cosa?» continuo a non capire.
Con la mano mi indica un piccolo ruscello, mi stacca dal suo busto e si butta completamente vestita dentro di esso, schizzando ovunque, quasi come una bambina.
La raggiungo sorridendo, per fortuna l'acqua è pulita e lo stomaco non mi fa più tanto male.
Quasi non la riconosco, sta ridendo come una matta mentre entra ed esce dall'acqua come un delfino.
Forse a Becky serve qualcuno che le faccia capire che picchiare le persone non aiuta.
Poco dopo esce dall'acqua, bagnata fradicia, per fortuna c'è un sole che spacca le pietre, ma quel corpo così perfetto mi sta facendo andare fuori di testa, i miei ormoni stanno letteralmente impazzendo.
Si strizza i capelli con le mani e li lascia cadere lungo le spalle, devo stare calmo.


becky.

Mi siedo accanto a Bieber, prendo un po' di sole.
Cosa pensate, che tra me e la miglior cavia dei pestaggi nasca qualcosa?
Avete capito male, il caldo mi da alla testa, comincia a girarmi, mi fa male, ma non ci do molto peso.
«Hai davvero un corpo bellissimo, complimenti» mi dice sfiorandomi la mano appoggiata sull'erba.
«Toccami con un dito e con un pugno ti stendo» dico diretta, con un mezzo sorriso sul volto.
«Con tutto il rispetto, ma poco fa mi hai abbracciato» puntualizza ritirando la mano.
«Con tutto il rispetto, ti spacco la faccia se ci stai provando» imito la sua voce.
La testa comincia a pulsarmi, mi fa sempre più male, questo sole del cazzo.
«Tutto bene?» mi chiede Justin accarezzandomi la spalla con la mano.
«Non posso sgarrare, mi sbattono fuori dalla scuola se alzo un dito davanti a quella»
«Come? Di cosa stai parlando?» mi chiede alzando il sopracciglio.
«Ti ho risposto alla domanda di stamattina, accontentati» guardo avanti, odio parlare di questo.
«In che senso?» mi chiede un po' troppo curioso.
Ormai sono dentro, ho tirato fuori l'argomento e intendo finirlo.
«Ti giuro su me stessa che se lo dici a qualche tuo amichetto passerai il resto della tua inutile vita su una sedia a rotelle trascinata dalla tua cara mammina» schiarisco la voce.
Lo sento deglutire, quasi spaventato. «Prometto» poi dice guardandomi.
«Picchio le persone perchè odio vederle felici, io non ho avuto una bell'infanzia, mio padre si ricorda di me solo quando gli conviene, quando deve comprare droga o tabacco mi chiama e mi usa, e così voglio fare io, è un mio modo per vendicarmi, per far passare a tutti tutto quello che ho passato io» senza accorgermene sento una lacrima rigarmi il viso, vaffanculo.
Cerco in tutti i modi di ricacciarla dentro ma niente, non ne vuole sapere.
«Non preoccuparti, vedrai che si sistemerà» mi dice accarezzandomi la mano.
Boom, perdo un battito, che cavolo mi succede?
E' strano, il ragazzo che amo pestare giornalmente mi fa sentire strana, debole, insicura. O forse mi fa sentire diversa, anche il semplice fatto di parlarmi normalmente nonostante io da un momento all'altro potrei colpirlo, è una cosa che mi ha lasciato piuttosto senza parole.
Mi alzo in piedi, non voglio parlarne più, mi sto innervosendo, basta così.
«Andiamo?» dico avviandomi verso il sentiero per chissà dove.
Lui annuisce, ci incamminiamo l'uno affianco dell'altra, ma senza spiccicare parola.
La testa mi sta per scoppiare, non mi reggo in piedi, inizio a barcollare pericolosamente.
«Tutto bene Becky?» sento la voce di Justin penetrarmi nelle orecchie, non riesco a rispondere.
Continuo a barcollare, perdo l'equilibrio e cado a terra, mi accascio.
«Becky? Hey Becky.. che ti succede? Stai bene?» Justin mi prende in tempo, sembra spaventato, i miei occhi non inquadrano più nulla, vero tutto sfocato, non riconosco il suo volto, vedo tutto nero.






LOOK AT ME NOW.
aye babies,I'm here lololol.
ci ho messo un po' a postare e dovete perdonarmi çç.
muahahah come la mettiamo con Jecky? uù
lei sembra cedere, bho, magari Justin c'è riuscito.
O magari no, chi lo sa, io non di sicuro,lol.
Scusate se i capitoli sono corti çç
Cercherò di farli più lunghi, I promise.
Vi ringrazio infinitamente per le solite 20 recensioni,
siete davvero dolcissime, i vostri commenti mi
fanno sempre piacere, davvero tanto tanto uù.
Lasciatemi una recensione come sempre eh.
Un  bacione, vi voglio bene shawties. #muchlove.
arianna - @ciastin on twittah.

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Capitolo 8
*** the contact, (finally) ***


Modifica la storia

ANTEPRIMA

Titolo: people change, always
Titolo del capitolo: The kiss, (finally)




justin.

Becky si è sentita male, penso sia svenuta, sono andato in panico, non sapevo più che fare. L'ho presa sulle spalle e ho iniziato a correre come un idiota a perdifiato per cercare aiuto, niente, nessuna risposta. Ho provato a chiamare Chaz o Ryan ma niente, non c'è campo, cosa faccio ora?
Arrivo con Becky sulle spalle in un posto abbastanza illuminato, la faccio sdraiare e le bagno la testa con la manica della felpa che nello stesso tempo le sorregge il capo.
Sono terrorizzato, ho paura, e se peggiora, cosa faccio? Non studio medicina, non me ne intendo.
Senza pensare le stringo la mano sulla sua pancia, intreccio le mie dita fra le sue, è così bella.
Continuo a pensare alle sue parole, forse è per quello che si sfoga pestando le altre persone, sicuramente non uscirebbe mai con uno come me, sono secchione, sfigato e ho giusto due amici, nient'altro.
Siamo diversi è vero, ma se non mi sbaglio esiste un proverbio che dice "gli opposti si attraggono", ma c'è solo un piccolissimo problema, Becky non è attratta da me, cioè sì, in un certo senso lo è, ma non come vorrei io, è attratta dall'effetto che provocano i suoi pugni e calci sul mio corpo, mentre io no.
Questa gita la immaginavo diversa, non avrei mai pensato di perdermi in una foresta come Tarzan.
Che poi, mi sembra piuttosto strano che nessuno si sia preoccupato per venire a cercarci, il mio cellulare si sta quasi scaricando, mentre il mio cercapersone.. un momento, già, il mio cercapersone! Me lo ha regalato mamma il giorno del mio compleanno, non lo uso mai ma lo porto sempre dietro. Lo tiro fuori dalla tasca, stranamente è acceso, ma nessuna chiamata, nessuno ci ha cercato. Probabilmente funzionerà come il mio cellulare, se non c'è campo non posso fare niente, lo rimetto a posto.
Continuo a guardare Becky, sono incantato, avrò sicuramente una faccia da idiota.
Le mie labbra vogliono toccare le sue, voglio baciarla, voglio sentire le sue labbra sulle mie.
Mi avvicino sempre più al suo viso, il cuore minaccia di scoppiarmi in petto, la distanza tra i nostri visi diminuisce sempre più. La guardo un'ultima volta, chiudo gli occhi e mi lascio andare, entro in Paradiso. Le sue labbra sono così lisce e vellutate, così morbide, vorrei andare oltre, mettere anche la lingua, ma potrei svegliarla e mi prenderei tanti di quei pugni da avere le labbra peggio di quelle di Loredana Lecciso.
Mi stacco lentamente, non vorrei mai lasciare quelle labbra, il mio cervello è andato completamente.
Termino di strizzare la manica della mia felpa e la poso sulla fronte umida di Becky, che apre leggermente gli occhi mezza intontita, stacco velocemente la mia mano dalla sua, sono viola in viso.
«Scusa, non volevo» dico voltandomi dall'altra parte per nascondere l'imbarazzo.
«Lascia stare le scuse, dimmi che siamo nell'alloggio» dice prendendomi per il collo della felpa.
Sono così vicino alle sue labbra, di nuovo, le guardo senza battere ciglio, sono perso, poi torno sugli occhi di Becky, scuoto leggermente la testa e cerco in tutti i modi di tornare alla realtà
«Purtroppo no, non c'è campo, neanche sul mio cercapersone» dico quasi deluso.
«Ho così tanta fame che ti strapperei gli arti a morsi» dice bagnandosi le labbra.
«Ehm, non sono commestibile, mi dispiace» deglutisco un po' intimorito.
«Non ti spaventare Bieber, stavo solo scherzando» dice dandomi uno spintone.
Momento imbarazzante, più per me che per lei, nessuno dei due apre bocca.
«Che strano, ho sognato che mi baciavi» si tocca le labbra.

Okay, sono morto. Resta calmo Bieber, resta calmo, inspira, espira.
«Che ti baciavo? Io? Hahahah, bella battuta Hill» dico con una risata poco naturale.
«E poi non sei il mio tipo» mi squadra da testa a piedi.
Oh, perfetto, hai centrato in pieno il discorso piccola. Mi schiarisco la voce una, due, tre volte.
«Ah sì? E come dev'essere il tuo ragazzo ideale?» le chiedo incamminandomi ed affiancandola.
«Non saprei sicuramente deve saperci fare con i pugni, deve essere un bullo, figo, muscoloso e deve saperci fare a letto» dice con un filo di imbarazzo al termine della frase.
«Capisco, spero troverai un ragazzo così un giorno» dico con un mezzo sorriso.


becky.

E' tardo pomeriggio ormai, saranno sì e no le cinque e mezza, non ho ancora messo sotto i denti nulla e sto morendo dalla fame, devo assolutamente mangiare qualcosa o inizio a sclerare, seriamente.
Mi blocco, resto immobile, sento dei rumori provenire dall'alto, tremo, un elicottero.
«Comque io volev..» inizia Justin.
«Shh, sta zitto!» dico mettendo una mano sulla sua bocca mentre con l'altra tengo le testa.
Il rumore si fa sempre più forte, sembra venga proprio verso di noi, magari ci siamo.
Si avvicina sempre più, tra le chiome folte e verdi degli alberi intravedo delle eliche ed un fracasso.
«Siamo salvi!» dico saltellando e sbracciandomi per farci vedere.

Justin sembra non capire, gli indico con un dito l'elicottero e inizia a sclerare anche lui.
«Hey! Siamo qui!» urliamo insieme a squarciagola saltando come matti.
Per fortuna ci vedono e poco più in là l'elicottero atterra con molta velocità.
Corriamo come pazzi a perdifiato, finalmente si torna nell'alloggio, era ora, non avrei mai pensato di dirlo, ma ho una voglia matta di tornare dagli altri.

***

La preside che fino a questa mattina mi minacciava, adesso è continuamente fra le mie braccia, probabilmente era stata in pensiero, e non poco, mi abbraccia come fossi un peluche.
«Rebecca, sono stata così in pensiero per te!» dice quasi soffocandomi con le sue grosse braccia.
Mi lascio abbracciare, anche se mi sento particolarmente ridicola, ma per evitare altri rimproveri me ne resto zitta. Guardo Justin, è seduto poco più in là, seduto su una seria accerchiato dai suoi due amichetti ed altri bambinetti del primo anno, sicuramente saranno loro amici perchè è ricco marcio.
Da lontano incrocia i miei occhi, povero illuso, è pienamente convinto d'avermi abbindolata, pft.
Mi sorride, arrossisce leggermente, che cazzo ha da guardare? Fingo un sorriso forzato giusto per farlo smettere, poi torna a chiacchierare con la gentaglia che ha intorno.
E io sono da sola, seduta su una sedia, totalmente abbandonata, meglio così, non voglio avere intorno ragazze che fanno la bella faccia e poi appena giri il culo te ne dicono di tutti i colori.
Com'è che si dice? Meglio soli che mal accompagnati, e così è per me.






LOOK AT ME NOW.
hi girls,I'm here,ayeayeaye.
finalmente ho ricevuto la 20esima recensione hahaha.
volevo solamente avvisarvi che questa ff sta per finire,
ed ho un finale che spero non vi aspetterete, o forse sì.
non voglio dire nulla prima dell'ultimo capitolo,
lo scoprirete leggendo muahahahahahahahahahah.
anyway, volevo  dirvi che ho iniziato una nuova ff,
si intitola "you will never be proud of me",
mi farebbe tanto piacere se leggeste e mi lasciaste
una piccola recensione lunga più di dieci parole.
Allora ci conto eh uù.

@ciastin on twittah.

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Capitolo 9
*** something's change ***







justin.

Il secondo giorno della gita piovò tutto il tempo, fummo costretti a stare rinchiusi per dodici ore nei nostri alloggi, a poco la grandine spaccava il tetto talmente picchiava forte. Continuavo a guardare l'alloggio di Becky dalla finestra, nella speranza che si affacciasse, mi manca la sua presenza e non poco.
Sbuffo, guardo l'orologio, sono le 18.45, questa giornata sembra non passare mai, che noia.
Sento poco dopo una mano, anzi due che mi danno delle pacche su entrambe le spalle, mi giro, sono i miei migliori amici, ed hanno un sorrisetto malizioso stampato in faccia, come il loro solito.
«Justin Justin Justin» dice Chaz, mi ricorda tanto mia madre quando mi rimprovera.

Poco dopo entrambi iniziano a girarmi intorno, mi fanno sedere su una sedia e mi tempestano di domande.
«Mio carissimo Justin, dobbiamo parlare» dice l'altro prendendomi per le spalle e scuotendomi.
Piomba il silenzio, quando Ryan mi punta la lampada da studio che si è portato casomai dovesse "studiare" nei momenti noiosi di questa gita, certo, come no.
Resto immobile, non sono spaventato, so già dove vogliono andare a parare, alzo il sopracciglio.
«Allora, com'è la Hill a letto? Urla?» mi chiede Ryan con un sorriso malizioso.
Sgrano gli occhi, questa proprio non me l'aspettavo, scusate, mi ha lasciato a bocca aperta.
«Davvero pensate che io e Becky abbiamo fatto sesso?» dico leggermente imbarazzato, devo essere rosso come un peperone in viso.
«Perchè no scusa, sei figo, lei è gnocca, e poi ha due tette che fanno paura ed ha un corpo decisamente da sballo» dice Chaz simulando con le mani il corpo di una donna.
«L'ho solamente baciata a stampo, niente di più, ogni volta che provavo a sfiorarle la mano mi tirava un pugno sul naso» dico massaggiandomi quest'ultimo.
«Che strano però, sei tornato tutto intero, io e Ryan ci stavamo organizzando per ricevere la tua eredità e la tua cameriera tremendamente sexy» mi squadrano da testa a piedi.
«Inizialmente sì, mi ha picchiato, per poco non morivo dal dolore come al solito» inizio il mio discorso quando uno dei due mi precede sgranando gli occhi.
«Vuoi dire che non ti ha nemmeno sfiorato in tutto questo tempo? Cazzo Biebs, sei il suo bersaglio preferito e ti ha fatto tornare qui tutto intero?!» esclama Chaz.
«Magari è cambiata, finalmente non dovrò più venire a scuola con il pensiero di inventare una scusa con tua madre per cercare di nascondere il tuo pestaggio» tira un sospiro di sollievo.
Magari Chaz non ha tutti i torti, magari è cambiata davvero, e ho una voglia matta di vederla.

 
***
La luce abbagliante del sole mi fa strizzare ripetutamente gli occhi, li apro lentamente, alzo il capo. Vedo le valige di Ryan e Chaz ai miei piedi del letto totalmente aperte, mi stiracchio e butto giù i piedi a lato del letto. Affondo i piedi nelle pantofole viola che mi aveva regalato mamma poco tempo fa, li guardo straniti.
«Che state facendo?» dico grattandomi il capo.
«I bagagli cretino, tra mezz'ora arriva l'autobus che ci porta a casa, finalmente» dicono con un filo di delusione.
«Oh già è vero» dico strofinandomi gli occhi.
Mi alzo, prendo il mio borsone e ci schiaffo quel che rimane della mia roba seminata per tutta la stanza, devo ancora vestirmi, cosa mi metto? Non ne ho la più pallida idea, o forse sì.
Uno strano pensiero mi passa per la testa, intanto Chaz e Ryan escono dalla stanza trascinando le loro valigie per andare a posarle sul pullman, sistemo la chitarra, non ho neanche avuto tempo di usarla, pazienza.
Riapro la cerniera del mio borsone, ci frugo velocemente, prendo le prime cose che mi capitano, mi vesto con calma, quasi come una ragazza.
Sono pronto, nuovo come non mai, prendo il mazzo di chiavi sul comodino del letto di Ryan, le faccio ruotare più volte intorno al mio dito indice e dopo aver preso tutta la mia roba ed aver controllato di non aver dimenticato nulla, esco e chiudo la porta a chiave.


becky.

Ho appena chiuso la mia valigia alias borsone che per questi due fottuti giorni mi ha fatto compagnia, in un certo senso, anche se avrei seriamente preferito rimanere a casa.
Le due oche che mi fanno "compagnia" in questo alloggio sono tutte intente a truccarsi ed a scegliere che qualità di trucco indossare per il viaggio di ritorno, sono nauseanti, davvero.
Sono vestita uguale, i vestiti hanno fatto in tempo ad asciugarsi da l'altro giorno, con il sole che c'era penso di aver preso pure un'insolazione, devo stare più attenta la prossima volta.
Indosso i miei soliti vestiti neri, infilo i miei inseparabili guanti di pelle nera opaca e mi schiocco le dita, faccio schioccare le ossa del collo, do' un ultimo sguardo alle due galline che ancora sono in biancheria intima, prendo il mio borsone sulle spalle e dopo aver tirato un calcio violento alla porta esco.
Ricominciano a prudermi le mani, ho una voglia matta di picchiare qualcuno, chissà dov'è finito Bieber, i miei pugni ed i miei calci non vedono l'ora di fargli l'intestino un patè di organi.
Attraverso tutti gli alloggi, fino a raggiungere un gruppetto di persone, poso le chiavi e butto il borsone nel bagagliaio del pullman, appena torno a casa devo sfogarmi picchiando qualcuno, ne ho bisogno.
In lontananza vedo gli amici di Bieber, stranamente lui non è con loro, dovrà cambiarsi il pannolino.
Qualche minuto dopo sento dei gridolini dalla parte opposta alla mia, si apre un varco, lasciando passare qualcuno, qualcuno che mi è molto molto familiare.
Un biondo vestito totalmente di nero si avvicina, è quasi vestito come me, ma l'espressione da duro è la cosa che più gli manca, un momento.. quello è Bieber?
Mi strizzo più volte gli occhi, indossa una maglietta nera attillatissima lucida che mette in risalto quelle ore di palestra frequentare una volta a settimana, poco scolpita ma pur sempre evidente. Pantaloni dello stesso materiale della maglia, quasi in jeans, sembra gay a primo impatto.
Passa in mezzo alla folla, tutti lo guardano stupite, i suoi amici compresi, e un poco anche io.
Continua a camminare, fino a venirmi davanti.
Lancia il mazzo di chiavi al gruppetto lì dietro che fa a lotta per chi le prende, mi guarda dritto negli occhi.
«Hill» dice secco.
«Bieber» sorrido compiaciuta squadrandolo da testa a piedi.
Sono notevolmente stupita, mi ha lasciata senza parole, come tutti i presenti che ci fissano.
«Non guardarmi troppo o mi sciupo baby» si passa una mano fra i capelli.
Come prego? Ho sentito bene?! Justin Bieber, il moccioso preferito per i pestaggi, fa il figo?
Stringo il pugno destro, lo carico piegando il braccio e con un movimento veloce lo sferro contro il suo stomaco, ma una mano mi precede e afferra il mio pugno, bloccandolo.
Sgrano gli occhi, ha reagito? Davvero? Cos'ha intenzione di fare questo povero illuso?

Sorrido compiaciuta, sono bravi tutti a fare i duri fuori e dentro piangono dalla paura.
E forse mi ci rispecchio un poco anche io in quelle parole, effettivamente è così. Ho costruito attorno a me una corazza solidissima, ma stranamente qualcuno è riuscito a romperne una parte fino a farmi versare lacrime che per tutto questo tempo avevo ricacciato sempre dentro.
Lo guardo allontanarsi davanti alle facce shockate di tutti, preside compresa.
Alzo un sopracciglio, il mio sguardo cade sbadatamente sul suo fondoschiena, quei pantaloni sono aderentissimi, neanche fossero incollati alle sue gambe, è ridicolo.
Vuoi la guerra Bieber?
Vuoi un faccia a faccia a pari livelli?
Aspetta il rientro, poi vedrai.
Salgo sul pullman, il mio posto fisso è occupato dal corpo di Bieber, sei partito male carino.
Allungo il passo fino ad arrivare agli ultimi posti, lo prendo per il colletto della maglietta, lo scaravento nei sedili avanti, giusto due o tre, finalmente mi siedo, mentre il pullman parte.
Sono accanto al finestrino, vedo gli alloggi e il campo farsi sempre più piccolo, si tiene con sè questi due giorni di gita, insieme alla giornata nel bosco con il neo-bullo che continua a sorridermi.

 
The End.



hi babies,siamo arrivate al termine,lololol.
ringrazio tantissimo di cuore tutte le persone che hanno seguito questa fan fiction, non solo chi ha recensito anche le persone che leggono solamente, sono contenta davvero c:
è stata un'impresa ricevere 20 recensioni lol, sarò più buona nella prossima che sto scrivendo uù.
Spero di ricevere tante recensioni quante quelle nelle storie precedenti, mi piacerebbe tanto scrivere un libro, per ora posso solo sognare, c'è gente che merita molto più di me, ma chi lo sa, come dice Justin, never say never, no? c:
grazie ancora infinitamente, siete stupende, vi amo.
Vi aspetto nell'altra mia fan fiction, sempre su questo procione c:
Eccola qui, spero vi piaccia, #thatsall enjoy, un bacionss, arianna - @ciastin on twittah.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1069423&i=1

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