Un dì, s'io non andrò sempre vivendo

di nakoruru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Narcissa ***
Capitolo 2: *** Draco ***



Capitolo 1
*** Narcissa ***


CAPITOLO 1

La stanza fiocamente illuminata, il grande lampadario di cristallo che manda poca luce, i candelabri d’argento a tre bracci con le loro candele bianche dentro che sembrano piccoli spettri luminosi nel nero velluto della notte. In questa grigia notte d’inverno il freddo sembra non venire dall’esterno, bensì dalla casa stessa, che sembra come morta da quando lui non c’è più. Nella stanza si sente un pianto sommesso e carico d’angoscia tetra e così profonda da sembrare un baratro. Narcissa Malfoy è una piccola figuretta rannicchiata in un angolo della grande poltrona di broccato, una piccola figura nell’immensa vastità della sala. Sta piangendo perché ora lui è lontano e non tornerà. Piange per la solitudine che le sta attanagliando il cuore perché non potrà più vederlo. Da quando è stato arrestato la vita le è semplicemente crollata addosso. Niente di più. E poi c’è Draco a preoccuparla. Sembra tranquillo e calmo, ma da quando Lucius è stato imprigionato si è chiuso in se stesso, si è costruito intorno una solida barriera, l’indifferenza. Una barriera dura come il diamante. Non sa cosa fare per lui, non sa come consolarlo. Ma se deve essere sincera, non sa cosa fare nemmeno per se stessa. È disperata a dir poco. Quando passa per strada tutti la additano come una criminale assassina, e amaramente pensa che se lo merita, ma le malizie e i sussurri della gentaglia che c’è la fuori la interessano relativamente, tanto ormai si è chiusa in quel castello da tempo e non ha intenzione di uscirne. Così come l’indifferenza è diventato il modo di proteggersi di suo figlio, la sua barriera, il castello è diventato quello di Narcissa. Vorrebbe morire, sprofondare giù, ancora più giù, cadere nell’infinito abisso della morte….. solo la morte potrebbe lenire il suo profondo dolore…

 

                              Sento gli avversi Numi, e le secrete

                              Cure che al viver tuo furon tempesta,

                               e prego anch’io nel tuo porto quiete

               -Ugo Foscolo –

 In morte del fratello Giovanni

 

Narcissa sente che la morte in questo momento sarebbe l’unico modo per lenire questo dolore profondo e cupo, le sembra che chiunque ci sia lassù e non sa chi ci potrebbe essere, non è mai stata una vera e propria credente, le sia avverso in maniera più che dichiarata. Sente che morire è l’unico modo di essere felice ma non le è nemmeno concesso di morire, deve pensare a suo figlio. Voler morire e non poter morire è simile a voler scorazzare in un prato e invece si è rinchiusi in una gabbia. Per Narcissa Black Malfoy la vita sta diventando una gabbia.

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Capitolo 2
*** Draco ***


CAPITOLO 2

 

Draco Malfoy, affascinante quindicenne, è in camera sua e si guarda allo specchio. l’immagine riflessa che riceve è un po’ diversa da come se l’immaginava: è ancora più pallido del solito e i suoi occhi sono segnati da profonde occhiaie violacee, segno di tante notti passate insonni a disperarsi e a straziarsi l’anima. Si passa le mani tra i capelli, e il suo è un gesto nervoso, quasi involontario, un segno di stizza come a voler significare: “ Ma cosa stai facendo? Stai qui a rimuginare su te stesso? Smetti di pensare a tuo padre, lui non tornerà!” Già Lucius non tornerà anche se sua madre continua a ripetergli che tornerà presto, ma cerca di convincere più se stessa che lui. E quando lei gli parla Draco fa una scrollata di spalle, finge di ignorare quelle parole, ma ognuna di esse lascia un profondo segno indelebile nel suo cuore. Ha sempre ammirato suo padre, lo ha seguito ciecamente, ha fatto di tutto pur di compiacerlo, per ottenere un suo sorriso e qualche misero apprezzamento. Ora si trova senza una guida, si trova solo e deve badare a sua madre che sembra lasciarsi morire lentamente all’interno di quel grande e cupo castello. Draco si preoccupa per lei, la vede invecchiare lentamente, ma non nel corpo bensì nell’anima e sembra essere arrivata alla fine della sua breve vita.

La madre or sol, suo dì tardo traendo

Parla di me col tuo cenere muto;

ma io deluse a voi le palme tendo,

e sol da lunge i mie tetti saluto.

-Ugo Foscolo –

In morte del fratello Giovanni

Vorrei andarmene da qui, in fondo non sono legato a questo posto come le radici di un albero alla terra, vorrei scappare dalla sofferenza, vorrei scappare dal mio stesso cuore, ma mia madre, che ne sarebbe di lei? Non posso abbandonarla e girare esule scappando dal mio dolore, così come il fuggiasco scappa dalla polizia. Io sono uno di quei fuggiaschi che prima o poi vengono riacciuffati dalla polizia.

 

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