Il Ragazzo che Sorrideva

di xXx Veleno Ipnotico xXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Cap. 5 ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 ***
Capitolo 8: *** Cap. 7 ***
Capitolo 9: *** Cap. 8 ***
Capitolo 10: *** Cap. 9 ***
Capitolo 11: *** Cap. 10 ***
Capitolo 12: *** Cap. 11 ***
Capitolo 13: *** Cap. 12 ***
Capitolo 14: *** Cap. 13 ***
Capitolo 15: *** Cap. 14 ***
Capitolo 16: *** Cap. 15 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 And that’s why I smile         

It’s been a while             

Since everyday and everything has

  felt this right                

And now                   

You turn it all around          

And suddenly you’re all I need    

    The reason why              

 I smile!                    

~Avril Lavigne - Smile~      

 

Fin da bambina mi piaceva immaginare come sarebbe stata la mia vita. Mi sarei sposata giovane, con un bel abito bianco; avrei avuto tre bambini, un maschietto e due femminucce gemelle; un crup domestico, un villa al mare e tanta felicità.

Mia madre mi diceva sempre che sognare era il modo migliore per vivere, perché sono proprio i sogni che ti aiutano a vivere. E io l’avevo presa in parola.

Poi, quando avevo cinque anni, lei morì, facendomi crollare a dosso il muro di sogni che avevo creato. Lasciandomi sola; sola con il ricordo della sua figura in un letto di ospedale, che mi diceva che mi voleva bene e che se anche non ci saremmo più viste, mi avrebbe portato sempre nel suo cuore e che era sicura che io avrei fatto lo stesso con lei.

Da quel giorno promisi di non affezionarmi mai più a nessuno, perché la paura di venire abbandonata nuovamente era troppo forte. Ma ancora più forte fu l’impulso che mi portò a rompere la mia promessa.

Circa sei anni dopo conobbi la persona che m’insegnò nuovamente a sognare. Una persona che amai con tutto il cuore; che mi faceva sorridere, divertire... Ma fu quel maledetto giorno di maggio a portarmela via. Il mese di maggio portava via sempre tutto, proprio come mia madre!

Ma andiamo con ordine. In fondo questa non deve essere per forza una storia triste. Perché quando le persone che amiamo ci lasciano, non se ne vanno via veramente, ma rimangono per sempre accanto a noi. E anche se noi non possiamo vederle, sappiamo che sono lì; sempre pronte a correre in nostro aiuto. Come angeli custodi.

Ho sempre pensato che il modo migliore per raccontare una storia sia partire dal vero e proprio inizio. Non “l’inizio” dell’aneddoto, ma il vero e proprio inizio. Quello da dove è partito tutto; che rende viva una storia e che poi permette di raccontarla come sto facendo io.

Avevo all’incirca undici anni. Dico all’incirca undici perché, essendo nata a Dicembre, ero sempre l’ultima a compiere gli anni. Avevo ricevuto da pochi giorni la mia lettera di ammissione alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e mio padre, che troppo presto si era ritrovato a dovermi fare anche da madre, non ragionava più.

Sembrava che fosse regredito negli anni, fino al momento della sua prima lettera. Andava in giro per casa con un sorriso di trecentosessanta gradi, farneticando cose senza senso.

Era un uomo buono, mio padre. Aveva quarantadue anni, i capelli brizzolati e dei grigi baffetti che fin da piccola mi facevano sempre sorridere. Non mi aveva mai fatto mancare nulla, dalla morte di mia madre, tanto meno l’amore.

Era un po’ apprensivo, certe volte. Credeva sempre che il mondo potesse nuocermi in qualche mondo e questa cosa aveva fatto in modo che non sviluppassi granché la mia autostima, per questo era una ragazzina abbastanza chiusa, che parlava poco. Ma non gliene facevo una colpa.

<< Allora Liz, dobbiamo andare a Diagon Alley. Comprare una divisa, un bacchetta, i libri... Dobbiamo anche comprare un’animale domestico. >>

Io lo guardai storcendo il naso << Non posso portare Il signor Boon? >>

Mio padre si voltò confuso verso di me << Liz, tesoro... >> lo guardai in silenzio, in attesa di una risposta << Il signor Boon è uno spettro, non un’animale domestico! >>

<< Ma vive con noi. >> replicai decisa.

<< In realtà infesta la nostra casa. >> mi corresse mio padre << Piuttosto, devi ricordarmi di chiamare la squadra di eliminazione degli spettri. >>

Mi andai a sedere sul divano con aria abbattuta << Però a me sta simpatico... >>

Mio padre mi rivolse uno sguardo triste. Odiava dovermi portare via qualcosa; di qualunque indole essa fosse stata.

<< Ma-magari possiamo convincerlo a non battere più sulle tubature. In quel caso potrebbe restare. >> per lui fu un grande sforzo, ma se questo significava vedermi sorridere, allora non se ne preoccupava.

A me si illuminarono gli occhi << Posso convincerlo io. >>

Mio padre annuì << Ok. Ma adesso preparati. Aspettami vicino al camino. Dobbiamo andare a fare compere. >> e in modo un po’ goffo, data la sua piccola statura, andò in un’altra stanza a prendere il suo mantello.

Diagon Alley era il luogo adatto per chi doveva fare compere per la scuola. Mi era sempre piaciuto particolarmente: tutta quella gente felice, le vetrine dei negozi stracolme di strani oggetti... Adoravo quel luogo!

<< Papà... Vorrei comprare un altro libro. Quello che mi hai comprato la scorsa settima l’ho già finito, e... >>

<< Di già? >> chiese lui in tono piuttosto incredulo << Ma Liz... Lo avevi iniziato solo tre giorni fa. >>

Alzai le spalle con aria innocente << Era molto bello. >>

Lui sorrise << Sei proprio come tua madre. Entrambe due accanite lettrici. Non c’era libro che non avesse letto almeno due volte. >>

<< O del quale non conoscesse almeno la trama. >> continuai al posto suo, come chi ha ascolta una storia tante e tante volte, ma ognuna di queste non si stanca mai di ascoltarla ancora una volta in più.

<< Do-dobbiamo comprare la divisa e poi abbiamo finito. >> balbetto poi senza guardarmi, con una voce tremula, facendomi capire che il ricordo di mia madre doveva averlo scosso ancora una volta.

Camminammo in silenzio fino a l’emporio di Madama McClain. Quel grazioso negozietto aveva davvero tutto quello che si poteva desiderare. Qualsiasi abito cercavi, potevi trovarlo là dentro.

<< Buon giorno. >> salutai cordiale, una volta entrata.

<< Buon giorno. >> si affrettò a dire mio padre << Ci servirebbe una divisa per la scuola. Sa... Il primo anno. Sembra così strano, in effetti. Un momento li tieni in braccio dandogli dei colpetti sulla schiena per fargli fare il ruttino e l’attimo dopo li accompagni a comprare una bacchetta! >>

Madama McClain lo guardava stralunata e io potevo capirla benissimo. Per chi non lo conosceva, a volte mio padre poteva sembrare veramente un pazzoide.

<< Vieni con me, cara. >> fece Madama McClain indicandomi la strada all’interno del suo negozietto.

<< Io ti aspetto qui, Liz. >> si affrettò a dire mio padre con aria ansiosa << Qui vicino l’entrata. E se senti il rumore della campanella che suona, non ti preoccupare, non sono io che me ne vado. >>

Annuii per non farlo preoccupare, mentre Madama McClain mi faceva accomodare su un comodo pouf verde << Non appena avrò finito con questa ragazza, sarò subito da te. >> e detto ciò raggiunse una ragazza dai capelli scuri, che stava provando anche lei una divisa della scuola.

Osservava la sua figura riflessa nello specchio con morbosità, come a voler scovare ogni minimo difetto nella divisa che, invece, le calzava a pennello.

<< Ho sempre pensato che il verde mi donasse particolarmente. Insomma... È il colore della mia famiglia da generazioni. >> si voltò verso Madama McClain << Lei non trova? >>

<< Oh, certo. >> la donna le rispose per educazione, conficcando un grosso spillo nel polsino della sua camicetta, anche se non sembrava veramente interessata a quella conversazione.

Mentre la ragazza riprendeva a parlare, mettendo al corrente Madama McClain su tutti gli acquisti che aveva effettuato quel giorno, io mi voltai con aria annoiata verso la finestra a rombo che si trovava alle mie spalle. Vedevo la gente camminare così presa dalle proprie compere, che quasi mi dispiaceva aspettare chiusa là dentro, con una ragazza particolarmente boriosa che si ammirava allo specchio con vanità.

Poi la mia attenzione fu catturata da qualcosa, o meglio, qualcuno: due ragazzi, con in mano una busta piena di quelli che dovevano essere fuochi d’artificio, stavano ridendo tra di loro in un modo talmente contagioso che presto iniziai a sorridere anche io con loro.

Uno di loro, in particolare, attirò la mia attenzione. Era alto, con i capelli rossi, aveva degli occhi ambrati che sembravano esprimere la sua allegria ancor più del suo sorriso perfetto.

Non so per quanto tempo rimasi a fissarlo, ma sapevo che non volevo smettere. Era come se mi trasmettesse una sensazione di pace e felicità che non avevo mai provato. Sentivo un dolore allo stomaco, come se qualcosa me lo stesse stritolando.

Non avevo mai creduto nel colpo di fulmine. Forse perché ero ancora troppo piccola per pensare a certe cose o forse perché negli ultimi anni ero diventata scettica, al riguardo. Dopo la morte di mia madre ero diventata dell’idea che niente dura per sempre e che prima o poi tutto finisce, lasciando nell’anima solo un grande vuoto che difficilmente, nel tempo, avrebbe potuto riempirsi.

I due ragazzi tirarono fuori dalla busta uno dei fuochi d’artificio; presero le loro bacchette e con qualche incantesimo accesero la miccia.

Lasciarono quel piccolo razzo in miniatura lì per terra e scapparono prima ancora che fosse successo qualcosa.

Non riuscii a staccare il mio volto dal vetro per diversi minuti, nemmeno quando quel razzo spiccò il volo in un gran fracasso, facendo gridare dal terrore Madama McClain e la ragazza dai capelli scuri. Fu solo in quel momento che staccai gli occhi dalla vetrata.

<< Liz! >> il grido di mio padre era troppo vicino per appartenere a una persona che stava a diversi metri da me. Mi voltai alla mia destra e lo vidi proprio accanto a me << Liz! Come stai? Oh Buon Dio... Ma cosa è successo?! >>

<< Nulla papà... Era solo un fuoco d’artificio. >> feci indicando la finestra alle mie spalle, dove il piccolo razzo era ormai risceso bruciacchiato.

<< Oh cielo... >> borbottò lui fissandolo in modo sconvolto.

Io non risposi. L’immagine del ragazzo sorridente era ancora impressa nella mia testa, come un marchio a fuoco che ti segna e tende a rimanere lì per molto tempo.

In quel momento presi a sorridere senza motivo.

Allora era così che succedeva… Era così che ci si sentiva quando si prendeva una cotta per qualcuno!

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Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


La scuola ebbe inizio più presto di quanto avessi potuto immaginare.

Il carattere, i lungi capelli mossi di un castano scuro, gli occhi color mogano e l’amore per i libri, non erano l’unica cosa che avevo ereditato da mia madre; infatti, proprio come lei, il cappello mi smistò nella casa di Corvonero.

Le mie giornate nel castello, se pure a volte monotone e a tratti stressanti, erano ricche di momenti felici.

È vero, sì, la paura dell’incombente ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato era molta, ma perché fasciarsi la testa prima di essersela rotta?! Se proprio dovevamo morire tutti, allora, non era giusto divertirsi il più possibile prima dell’imminente resa dei conti?

Purtroppo non tutti la pensavano come me; per questo ben presto mi ero ritrovata sola, con pochi amici. Ma non mi importava. Non mi importava più niente, ormai; mi bastava solo sapere che la mia filosofia era direttamente proporzionale al modo di agire del “ragazzo che sorrideva”.

Oh, sì... Lo avevo rivisto tante e tante volte dopo quella volta a Diagon Alley. Non conoscevo il suo nome; e in effetti non conoscevo molte altre cose sul suo conto, ma riusciva ugualmente a ispirarmi quel senso di felicità che poche volte avevo provato nella mia vita; così, in poco tempo, la mia cotta si trasformò in amore.

Come detto, sapevo poco sul suo conto, ma a me bastava. Mi piaceva anche solo osservarlo per ore e ore, in silenzio e in disparte, perché a volte, i silenzi possono dire molto più di mille parole.

Pochi mesi dopo l’inizio della scuola, però, iniziai a preoccuparmi: ero forse così innamorata da essere impazzita? Possibile che lo vedessi ovunque, a volte, addirittura, in due posti contemporaneamente? Poco dopo, però, scoprii che non ero io che stavo impazzendo, ma lui che possedere un gemello.  

Entro la fine dell’anno, grazie a una mia compagna di classe, Ginny, scoprii molte altre cose sul suo conto: Ginny era loro sorella, facevano tutti parte della casa di Grifondoro, ed entrambi i gemelli frequentavano il quarto anno.

Ora mi chiederete: ma come fai a sapere quale dei due era quello che avevi visto quel giorno a Diagon Alley?

A parte il fatto che quel giorno solo uno di loro si trovava a Diagon Alley, il mio cuore avrebbe saputo riconoscerlo anche se avesse avuto altri quindi gemelli.

Era lui la persona che di li a poco tempo mi avrebbe insegnato nuovamente a sognare. Era lui, che dal primo momento in cui i miei occhi avevano visto il suo sorriso, non aveva fatto altro che affollare i miei sogni. Era lui che ben presto avrei iniziato ad amare veramente. Era lui il “ragazzo che sorrideva”... Fred Weasley.

 

 

Tre anni dopo...

 

Il potere dittatoriale della Umbridge si era espanso in così poco tempo, che in molti già pensavano avrebbe preso presto il posto di preside nella scuola e il fatto che il ministero le attribuisse tutto quel potere, non faceva altro che renderla ancor più maniacale, se così si può definire.

La sua ambizione a voler ridefinire gli standard di Hogwarts aveva suscitato parecchi dissapori tra gli studenti della scuola, ma non solo. Infatti anche tra i professori non era ben vista, ma il suo grande potere di Inquisitore Supremo era bastato a far tacere tutti.

Anche i suoi modi di soffocare ogni diceria riguardante il ritorno del Signore Oscuro erano palesemente contestati, così Harry e gli altri ebbero la grande idea di formare un esercito segreto per allenarci in Difesa Contro le Arti Oscure (dato che la Umbridge, la nuova insegnate dell’anno, sotto richiesta esplicita del ministero, aveva negato ogni approccio con la difesa, dato che secondo il suo parere non vi era niente contro cui difendersi).

Il motto era un po’ “se il ministero non vuole insegnare a difenderci, è bene che lo faccia qualcun altro!”. Così fu fondato l’ES e Harry fu messo a capo dell’insegnamento.

Personalmente non vedevo l’ora di partecipare a ogni incontro solo per poter vedere Fred quel tanto in più che invece non mi capitava quando lo incrociavo in un corridoio.

Il fatto che ora scambiassimo almeno qualche parola, era rincuorante per certi versi, ma è forse sbagliato dire che desideravo di più?

A ogni parola mi perdevo in quei suoi splendidi occhi ambrati e a ogni suo sorriso avrei preferito la morte al pensiero che non sarebbe mai stato mio.

Come dire... Ero più una bambolina di porcellana per lui; un qualcosa di delicato che va preservato per paura che possa rompersi.

<< Liz! >> mi voltai di scatto << Tutto bene? Avevi di nuovo lo sguardo assente. >>

Mi voltai verso Ginny, gli occhi stanchi e lo sguardo vuoto << Tutto bene. >> mentii fingendo un sorriso. Erano passati tre anni, ma ero sempre la stessa ragazzina sognante e poco loquace di quel giorno da Madama McClain.

<< È per mio fratello, non è vero? >> chiese lei con aria comprensiva << Dai, non mi piace vederti così! >>

<< Non... Non è per nessuno. >> continuai a mentire << Sto bene, Ginny. Davvero. >>

<< Silenzio là in fondo! >> gridò la voce squittente della Umbridge, come al solito di circa due ottave più acuta del normale.

Ginny alzò gli occhi al cielo << Ne parliamo più tardi. >>

<< Non c’è nulla di cui parlare. >> sussurrai abbassando la testa sulla mia pergamena.

<< Fai come vuoi... >> replicò Ginny un po’ afflitta e dispiaciuta << Ma non ti puoi tenere sempre tutto dentro! >>

Sospirai, perché in fondo aveva ragione: in qualche modo dovevo sfogarmi con qualcuno. Ma per dire cosa? Era piuttosto imbarazzante confidarsi con la sorella del ragazzo che si ama da circa quattro anni!

Tutto quello che desideravo in quel momento era solo poter partecipare a uno degli incontri dell’ES...

***

Quella sera, sulle monete stregate da Hermione, comparve l’avviso di una nuova riunione dell’ES.

Non stavo più nella pelle. In quel clima così dittatoriali, ormai, quegli incontri erano la sola cosa che riusciva a rendermi felice; sia perché potevo vederlo, sia perché avremmo potuto finalmente fare vere magie.

<< Ti vedo molto felice, questa sera. >> esclamò Luna, avvicinandosi con la sua solita aria stralunata. In mano teneva una grossa rapa ancora sporca di terra.

Ci trovavamo nella nostra Sala Comune, in attesa che si facessero le nove, l’orario scelto da Hermione per incontrarci.

Le sorrisi cordiale, il volto illuminato << Lo sono. >>

<< È per la riunione? Piacciono molto anche a te? >>

Risi << In un certo senso. >>

<< Mmh... >> fece lei in tono pensieroso << Avrei giurato che fosse per quel ragazzo rosso. >> continuò senza nemmeno un filo di malizia << Quello che ha un gemello. >>

Sorpresa sgrani gli occhi, poi agitandomi e premendomi il dito indice sulle labbra, sussurrai un forte << Sssh! >> mi guardai in torno furtiva << Luna, ti prego. Non deve saperlo nessuno. >>

<< Oh, non ti preoccupare. A meno che un Gorgosprizzo non mi entri nel cervello e me lo confonda, il tuo segreto è al sicuro con me. >>

Segreto... Mi faceva ridere quella parola. Ormai lo sapeva troppa gente per essere considerato ancora un segreto.

Le nove di sera arrivarono molto presto. Sgattaiolai fuori dalla Sala Comune insieme a Luna e senza farci vedere raggiungemmo la stanza delle necessita al settimo piano.

Ci volle un po’ prima che arrivassero tutti. A me, personalmente, piaceva arrivare presto, in modo da non perdermi nemmeno un secondo di lui.

<< Ehi, Liz! >> esclamò Ginny avvicinandosi << Ciao, Luna. >>

La salutai con un sorriso.

<< Vedo che ti è tornato il buonumore. >>

Luna mi guardò perplessa, poi si rivolse a Ginny << Oh, è una cosa che...>> si fermò a guardarmi con la speranza che le dessi il permesso per continuare, ma alla fine fui io a concludere al posto suo << Lei lo sa, Luna. Non ti preoccupare. >>

<< Eccome se lo so! >> esclamò Ginny sorridente << È pazza di mio fratello da tre anni. >> alzò la voce così tanto da attirare l’attenzione di Hermione, che si trovava lì vicino.

<< Ginny, ti prego. >> la implorai sussurrando, guardando di sottecchi la povera Hermione, che stava sistemando alcuni libri di teoria.

<< Oh-ho! >> cantilenò d’un tratto, fissando la porta della stanza delle necessità << Eccolo che arriva. >> punzecchiarmi era il suo sport preferito << Quale sarà, tra i due, l’aitante giovanotto che... >>

<< Lo sai che so riconoscerli benissimo. >> la rimproverai, con le guance visibilmente roventi.

<< La cicatrice sul sopracciglio sinistro non vale. >>

Quando entrambi i gemelli ci sorpassarono, alzai nuovamente lo sguardo. Per quanto possa suonare strano, mi piaceva poterlo osservare da dietro e finalmente un sorriso mi colorò il volto.

<< Non è per la cicatrice. È che... >>

Ginny rise << Lascia stare. Lo vedo che sei cotta. E se non lo so io, chi è che lo sa?! >>

In quel momento Fred si voltò dalla nostra parte. Il mio cuore iniziò a battere più forte che mai, le mani presero a sudarmi, e quando mi rivolse un saluto con un cenno della mano, il sorriso che avevo si trasformò in un “grande sorriso”. Ricambiai il saluto e lo guardai avvicinarsi ad alcuni ragazzi con la valigetta dei prodotti Weasley tra le mani.

<< So quello che stai pensando. >> la voce di Ginny risuonò quasi fastidiosa in quel momento << Ma non ti permetterò di compare altre Merendine Marinare o Torrone Sanguinolento. >> mi guardò in tono di rimprovero << Liz, non puoi buttare tutti i tuoi soldi in questo modo, solo per avere qualche minuto di conversazione con lui. >>

<< Dice che sono la sua miglior cliente! >> esclamai in tono sognante, continuando a fissarlo.

Cosa mi faceva quel ragazzo... Ero la razionalità fatta a persona, prima di conoscerlo, e ora? Beh, la nuova Liz non poteva non piacermi. Stavo tornando quella di un tempo; la Liz sognatrice, quella che crede nelle favole a lieto fine e... Cosa più importante, ero tornata a sorridere di nuovo. Già, perché era questo l’effetto che Fred mi faceva: mi rendeva una persona solare, sorridente e addirittura spiritosa. Con lui riuscivo a battere tutte le barriere che mi ero creata atorno; riuscivo a dialogare senza problemi, non come con le altre persone, che dovevano cavarmi le parole di bocca con le tenaglie.

Ero malata di Fred Weasley, e non sarei voluta guarire per nessun motivo al mondo.

Ginny continuava a parlare, ma io non l’ascoltavo nemmeno. La mia mente era concentrata su quello che stava dicendo Fred. Parlava a voce alta, senza preoccuparsi che chiunque potesse ascoltarlo. Stava parlando delle Cucine di Hogwarts: esisteva un modo preciso per entrarci, e loro ci andavano di nascosto tutte le sere, per sperimentare le loro creazioni. Poi vidi George allontanarsi, fino a riuscire nuovamente dalla stanza.

<< George è in punizione con la Umbridge. >> osservò Ginny in tono cupo << Quell’arpia... Solo perché era andato a vedere gli allenamenti di Quidditch! Non gli è bastato espellerli dalla squadra insieme a Harry?! >>

<< George è in punizione? >> chiesi d’un tratto, incuriosita.

<< Si. >> rispose lei, guardinga << Perché tutto questo improvviso interesse? >>

Ma io la ignorai, e continuai ad ascoltare il discorso di Fred << Così questa sera mi tocca sperimentare i Pasticcetti Svenevoli senza il suo aiuto... >> stava dicendo ad un ragazzo piuttosto entusiasta, del primo anno << ...Una gran seccatura! >>

Una sensazione di incompletezza mi strinse lo stomaco. Se volevo dare una svolta a quella situazione, quella era l’occasione giusta. Ma come avrei a fatto a raggiungerlo? Io non sapevo qual era il modo per entrare nelle cucine, purtroppo.

<< Liz! >> mi chiamò Ginny con aria scocciata << Ma mi stai ascoltando? >>

<< Come si raggiungono le cucine? >> chiesi improvvisamente, senza giri di parole << Tu lo sai? >>

Ginny mi guardò stralunata << Nelle cantine. Per entrare si deve fare il solletico alla pera nell’arazzo della frutta. Ma perché... >>

<< Grazie Ginny! >> esclamai con un sorriso << Grazie davvero. >>

Rivolsi nuovamente il mio sguardo su Fred. Sorrideva divertito, proprio come la prima volta che lo avevo visto.

Quel sorriso mi provocò una forte stretta allo stomaco ed era per quello che mi ero decisa: quella sera sarei andata nelle cucine e lo avrei affrontato. Una volta per tutte gli avrei detto quello che provavo e nel bene o nel male mi sarei tolta un grande peso dal cuore.

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


L’incontro dell’ES, quella sera, si protrasse fino a tardi. Avevamo imparato molti incantesimi di difesa, in quelle poche ore; Harry era davvero un’insegnate formidabile.

Una volta uscita dalla stanza delle necessita, tornai nella Sala Comune insieme a Luna. La mia determinazione, purtroppo, era sfumata pian piano, fino a diventare un sottile filamento di nuvola. E se Fred non ci fosse stato? E se una volta dichiarati i miei sentimenti, lui mi avesse riso in faccia? E se... Le parole più odiose del mondo! E se... E se... E se... Stano, ma sono due piccole parole che possono farti rimpiangere un’intera vita; e io non volevo rimpiangere nulla. Se fosse andata male... Non posso dire che non me ne sarebbe importato nulla, perché tenevo troppo a quel ragazzo, ma almeno non mi sarei ripetuta a vita: “E se... Se fossi scesa nelle cucine, cosa sarebbe successo?”

Circa verso mezzanotte mi alzai dal letto. Il lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda, i calzoncini e la canottiera leggermente sgualciti. Dimenticai addirittura di mettere le pantofole!

Cercai di eludere la sorveglianza della Squadra di Inquisizione parecchie volte, prima di raggiungere le cantine.

Era sorprendente come quegli odiosi Serpeverde prendessero sul serio quel loro sporco lavoro! Non si rendevano conto che interpretavano solo la parte delle marionette della Umbridge?!

Non fu molto difficile trovare la pera nell’arazzo, dato che era il solo frutto che si contorceva e agitava a più non posso, e non fu nemmeno difficile trovare il punto esatto da solleticare, così, in breve, fui dentro le cucine.

Le luci erano spente, evidente segno che Fred non era ancora arrivato.

Bene, sarebbe stato alquanto imbarazzante, poi, dover spiegare la mia presenza!

Mi sedetti sopra un mobile, lasciando dondolare la gambe a mezz’aria. Osservai per parecchi minuti l’atmosfera attorno a me: pentole di ogni dimensione erano appese scintillanti al soffitto, il pavimento era lustro e sui mobili di legno antico non c’era nemmeno una traccia di sudiciume. Piuttosto puliti questi elfi domestici!

Passarono parecchi minuti, dal momento del mio arrivo, ma di Fred nemmeno l’ombra. Dopo un po’ decisi di preparami qualcosa per rimanere sveglia, così iniziai a rovistare in cassetti e sportelli alla ricerca di un pentolino e qualche foglia di the.

<< Oh, che diamine! >> esclamai piegata con la testa all’interno di uno dei mobili di legno antico << Studiano queste maledette foglie di the tutti i giorni, a Divinazione, e ora non ne trovo nemmeno una! >>

<< Prova a cercare nel terzo cassetto a sinistra. >>

Una voce conosciuta mi fece irrigidire. Non avevo il coraggio di uscire fuori da quello sportello, eppure sarei sembrata ancora più stupida di quanto non stavo sembrando già in quel momento, se non lo avessi fatto.

Con una certa riluttanza ne uscii fuori e la persona che mi ritrovai davanti mi fece rabbrividire da capo a piedi. Era lui, bello come non mai: il pigiama blu stropicciato, i capelli rossi messi alla rinfusa, gli occhi ambrati dritti su di me.

<< Sta-stavo cercando qua-qualche foglia di-di the... >> mi giustificai, come se fossi entrata in un luogo di sua proprietà.

<< Terzo cassetto a sinistra. >> ripeté lui con un sorriso, ma io non riuscivo a muovermi, così lui mi si avvicinò, mi sorpassò, aprì il cassetto e iniziò a frugarci dentro << Ecco. >> disse porgendomi alcune foglie di the << Ti dispiacerebbe farne un po’ di più anche per me? >>

Scossi la testa sorpresa, poi senza aggiungere altro, mi misi a lavoro.

Le mani mi tremavano dall’agitazione. Non ero mai stata molto brava a preparare il the, ma questa volta dovevo superare me stessa.

<< Come mai qui tutta sola? >> mi chiese d’un tratto, mentre apriva la valigetta dei prodotti Weasley.

<< No-non avevo molto sonno... >>

In parte era vero. Non avevo sonno perché l’idea di dover parlare con lui mi aveva completamente inghiottito in un mondo dove le sensazioni al di fuori dell’agitazione erano poco percettibili.

<< Qualcosa ti turba? >> mi chiese lui, con un sorriso beffardo; come fosse stato già a conoscenza di quello che mi rendeva così agitata.

Mi voltai di scatto verso lui. Com’erano profondi i suoi occhi... Potevo perdermici dentro.

<< Forse... >> sussurrai, cercando di controllarmi.

Fred rise. Un sorriso ancora più beffardo. << Vuoi parlarmene? >> chiese avvicinandosi a me con aria innocente.

Io indietreggiai spaventata, ma allo stesso tempo sapevo che non avrei duto temere niente << Il... Il pentolino... >> mi voltai di scatto verso il fornello acceso, e in quel momento mi resi conto che era l’unica fonte di luce di tutto il locale. Afferrai agitata il piccolo manico scuro del pentolino e quasi in un unico gesto buttai nell’acqua calda le foglie di the.

Non aspettai nemmeno due minuti che versai il contenuto pallido del pentolino in due grosse tazze << Ci vuoi lo zucchero? >> chiesi senza voltarmi.

<< Due cucchiaini. >>

Le mani non smettevano di tremare e il cuore mi martellava il petto. Eravamo così vicini... Da soli...

Mi rivoltai per porgergli la sua tazza. Il liquido scottava, ma nonostante questo fu il tocco delle sua dita a farmi scostare la mano.

<< Grazie! >> disse lui in tono cordiale, mentre si sedeva comodo sul pavimento di pietra. Mi guardò per alcuni secondi, poi sussurrò << Non ti mangio mica, se ti siedi accanto a me! >>

Con aria imbarazzata lo raggiunsi titubante, sedendomi accanto a lui.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, dove entrambi bevemmo dalle nostre tazze. Il the era forse la cosa peggiore che io avessi mai bevuto, ma lui non disse niente e continuò a bere in silenzio.

<< Buono! >> esclamò con un sorriso, a mezza tazza vuota.

Risi << Bugiardo. Faceva schifo. >>

Lui mi guardò per un momento dritto negli occhi, poi rispose << Hai ragione. >> rise << Faceva schifo. Ma in ogni caso sei comunque migliore di me. >>

<< Posso prenderlo come un complimento? >> chiesi ironica, poggiando la tazza sul pavimento,

<< Certo! >> esclamò lui senza smettere di sorridere.

Non volevo seguisse ancora una volta quel silenzio, così cercai di mantenere attiva la conversazione << Co-cosa stai sperimentando? >>

<< Pasticcetti Svenevoli. >> fece lui, alzandosi << Ma non so cosa ne verrà fuori. È George l’esperto, in questo campo. >>

<< E qual è il tuo, di campo? >> chiesi alzandomi anche io da terra. Era molto più alto di me, che la massimo raggiungevo le sue spalle da Battitore.

<< Io sono l’esperto del Torrone Sanguinolento. >> disse guardandomi profondamente negli occhi << Quello che ti piace tanto. >>

<< Io... A me... >>

<< Tranquilla, Liz! >> esclamò sorridendo << Rimarrai sempre la mia cliente preferita. >>

<< Guarda che a me piace sul serio! >> replicai, cercando di mostrarmi offesa.

<< Davvero?! >> chiese lui, abbastanza scettico << Allora aiutami a prepararne uno. >>

Lo guardai seria per alcuni secondi, poi esclamai << Va bene. E se sarò stata brava, ti dimostrerò che mi piacciono da impazzire. >>

Fred scoppiò a ridere come un matto << Sono merendine che ti fanno uscire il sangue dal naso per delle ore. Solo a un pazzo piacerebbe mangiarle solo per il gusto di faro! >>

<< Magari io lo sono. >> esclamai avvicinandomi a lui con aria di sfida << Un po’ pazza, intendo. >>

I nostri occhi si incontrarono per un breve istante, ma fu un momento davvero magico. Non avevo mia visto quello sguardo nei suoi occhi.

Lui mi si avvicinò ancora; ormai non c’era più nemmeno un filo di spazio che intercorreva tra i nostri corpi.

<< Quanto? >> sussurrò avvicinando il suo volto al mio.

Il mio cuore stava battendo a una velocità poco umana << Abbastanza... >> sussurrai.

Le sue mani calde scivolarono sul mio volto, con delicatezza e quasi istintivamente chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare da quel tanto atteso bacio, come un petalo di fiore tra le acque di un fiume. Aveva la bocca così morbida...

Le sue mani sul mio volto erano così delicate, che avrei voluto non smettesse mai di accarezzarmi le guance con quel tocco.

Lasciai correre le mie braccia fin sopra il suo collo, le mani fra i suoi capelli... Quante volte avevo desiderato di poterli anche solo sfiorare... Sotto quel tocco il bacio iniziò a diventare più sentito, più voluto.

Sentii le sue mani scendere dalle mie guance fino ai miei fianchi, e cingerli. Sotto quel tocco non potei far altro che irrigidirmi, ma non mi fermai; non potevo e non ci sarei riuscita.

Sentii la sua stretta farsi più audace, fino a sollevarmi e poi farmi sedere sul mobile di legno antico dove era poggiata anche la valigetta dei prodotti Weasley. Ora eravamo della stessa altezza. Per un breve tratto aprii gli occhi e lo stesso fece lui: erano così vivi, splendenti... Mi guardò per qualche secondo, poi sorrise << Elizabeth... >>

Il suono del mio nome sembrava quasi musica sotto la sua pronuncia. No sapevo cosa fare, cosa dire... Non mi ero mai trovata in una situazione del genere; era sempre stato lui il solo ragazzo che avevo aspettato da quattro anni a quella parte.

<< Elizabeth... >> continuò, sempre sussurrando << Tu mi piaci. Mi sei sempre piaciuta... >>

Gli portai delicatamente una mano alla bocca << Anche tu mi sei sempre piaciuto. Dal primo momento in cui ti ho visto. Quando eri a Diagon Alley, a sparare dei fuochi d’artificio con il tuo amico, non sapevo nulla di te. Eri solo... Il ragazzo che sorrideva! >> Fred rise << Poi, però, quella piccola cotta è scoppiata, e tu sei diventato il mio pensiero fisso. Non c’è giorno in cui io non ti pensi, in cui non desideri di poterti anche solo sfiorare... >> lo guardai intensamente negli occhi << Io ti... >> questa volta fu lui a bloccarmi poggiandomi una mano sulla bocca. Sotto quel tocco, un forte brivido mi corse furtivo lungo la schiena. Anche lui se ne accorse e sorrise automaticamente.

È questo l’effetto che mi fai, avrei voluto dirgli, ma lui sembrava esserne già consapevole.

Avvicinò il suo volto al mio collo e iniziò a baciarmi fino al raggiungimento dell’orecchio sinistro, poi, con un sussurrò, confermò la sola cosa che in quel momente avrei voluto sentirmi dire << Anche io. >>

Due semplici parole erano bastate per suggellare il nostro legame. Da quel momento non sarebbe stato più “Elizabeth ama follemente Fred”, ma “Fred e Elizabeth si amano alla follia”.

Non potei trattenermi, così prendendo il suo volto tra le mani continuai  a baciarlo con passione. Eravamo uno parte dell’altra.

Con le mie gambe che dondolavano a mezz’aria attirai il suo corpo verso il mio, mentre le sue braccia correvano lungo la mia schiena, sotto la fina canotta del pigiama.

Finalmente, quel momento tanto atteso, era arrivato: io avevo esplicitato il mio amore per lui, e lui mi aveva sorpresa ricambiandolo.

Ora niente sarebbe potuto andare male. Eravamo uno parte dell’altra. Uniti fino la morte.

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


Quella mattina mi svegliai nel mio letto con un grande sorriso dipinto sulle labbra. Era tardissimo quando rientrai dalle cucine, ma sinceramente non mi importava molto...

Quella notte era stata una delle più belle della mia vita! Dopo quel bacio, Fred mi aveva riaccompagnata nella Torre Corvonero. Per tutto il tragitto avevamo parlato, scherzato, riso... Mi faceva sentire bene; quasi un’altra persona!

Avevamo camminato mano nella mano per i lunghi e bui corridoi del castello, cercando di sfuggire nel miglior modo possibile alla Squadra di Inquisizione. Non mi ero mai divertita tanto in vita mia come quella sera!

Oltre a essere lo spiritoso ragazzo dei fuochi d’artificio, avevo scoperto anche un altro lato di lui, quella notte. Un lato dolce, perfino romantico.

Sdraiata sul mio letto fissavo il soffitto ripensando a quello che mi era accaduto poche ore prima. Quella notte non ero riuscita a dormire, il ricordo era ancora troppo fresco per permettermi di soffocarlo con il sonno.

Avrei dovuto somigliare a uno zombie, quella mattina, eppure il mio volto era fresco e riposato come avessi dormito per tre giorni consecutivi.

<< Che fai, Liz?! Non vieni? >>

Mi voltai verso Luna con fare sognante. Avevo la testa tra le nuvole, il sorriso stampato in faccia come fosse un tatuaggio.

<< Si. >> mi alzai in piedi << Ti raggiungo nella Sala Grande. >>

Ero euforica all’idea di rivederlo, quella mattina, ma allo stesso tempo spaventata. Ora tutto sarebbe cambiato.

Uscii dalla Sala Comune piuttosto pimpante. Lo stretto corridoio che si trovava fuori la porta segreta, una volta usciti, mi aveva sempre spaventata, ma quella mattina no, perché avrei potuto vedere di buon occhio perfino la Umbridge.

Percorsi alcuni metri, quando sentii due forti mani afferrarmi per i fianchi e attirarmi in un piccolo cubicolo buoi e angusto.

Non posso negare che per i primi secondo fui pervasa dalla paura, ma quando sentii due morbide labbra posarsi sul mio collo, mi lasciai scappare un sorriso.

<< Ricordi cosa diceva il decreto didattico numero quarantasei?! >> sussurrai con voce tremula, senza smettere di sorridere << I ragazzi e le ragazze devono stare come minimo ad una distanza di... >> lui non mi fece finire la frase, che mi interruppe con un passionale bacio sulle labbra. Un bacio tanto passionale, che quando si stacco, non potei non sussurrare un piccolo “wow”.

<< Se la Umbridge lo venisse a sapere... >>

<< È per questo che ti ho portata qui. >> esclamò lui, sorridendo << Non potrei mai permettere che ti metta in punizione. >>

Il mio cuore batteva forte quasi quanto la sera precedente << Ne varrebbe la pena solo per un tuo bacio! >>

Lui sembrò rabbuiarsi << Tu non sei mai stata messa in punizione con lei, non è vero? >>

Sembrava stranamente serio e preoccupato. Io scossi la testa << No, ma abbiamo affrontato uno di quei lunghi ed estenuanti colloqui sulle “sospette attività illecite”. >> cercai di assumere un tono meno serio << Quanto potrebbero essere differenti? >>

<< Molto! >> esclamo lui << Tu non sai di che cosa è capace. >> alzò leggermente la sua mano sinistra. Il dorso era interamente scalfito da profonde ferite.

<< Ma cosa... >> guardai quella mano provando una forte fitta allo stomaco. Quale mostro poteva mai fare una cosa del genere?! Un forte senso di rabbia mi scosse, ma presi quella mano tra le mie e la strinsi con dolcezza.

<< Non posso permettere che una cosa del genere accada a te. >> sussurrò lui, guardandomi dritto negli occhi.

Passai delicatamente il pollice su quelle brutte ferite << Un rapporto è formato da due persone. >> dissi sorridendo flebilmente, con la voce tremante << Se la Umbridge dovesse venire a scoprire di noi, non sarai solo tu quello che pagherà. Io non ti lascio da solo! >> lasciai la sua mano e gli buttai le braccia al collo. Dovevo stare particolarmente in equilibrio sulla punta dei piedi, per raggiungerlo.

Lui non replicò e per risposta mi diede un altro lungo e dolce bacio << Ora dovremmo andare. Non è solo per i baci che faccia da rospo mette in punizione! >> rise. Io gli presi la mano ferita e mentre uscivamo da quell’angusto cubicolo, la strinsi delicatamente.

All’entrata della Sala Grande, molte ragazze si voltarono verso di noi. Fra di loro spiccava la faccia di Ginny, sorpresa e sorridente, che cercava di incontrare il mio sguardo per poter farmi un occhiolino complice.

Sentivo le dita di Fred stringere le mie ancora di più, ma una volta arrivati alla grande porta, dovemmo lasciarci. Lui mi lanciò un’occhiata, mentre io non potei far altro che sorridergli.

<< Oh mio Dio! >> esclamò Ginny avvicinandosi << Ecco perché volevi sapere come si faceva a raggiungere le cucine! >> mi sorrise come una sorella << Liz... Sono felicissima! >> esclamò buttandomi le braccia al collo.

<< Probabilmente credo che lo sia più lei. >> Luna parlò senza nemmeno un filo di sarcasmo nella voce.

<< Beh... È normale. >> sentenziò Ginny << Ma... Mio fratello... >> scoppiò a ridere, ma non fu una risata di scherno << Oh, Liz! Sono davvero al settimo cielo. Ma come... >>

<< Diciamo che in un certo senso dovrei ringraziare delle foglie di the. >> l’osservai prendere posto accanto a George, al suo tavolo, e automaticamente iniziai a sorridere.

<< Beh, sarà dura, però, con la Umnridge alle calcagna. >> osservò Ginny, con aria seccata << Ma almeno giovedì prossimo vi potrete vedere alla riunione dell’ES! >>

<< Alla riunione? >> chiese Luna in tono scettico << Ma l’avviso non è apparso sulle monete! >>

Un po’ mi dispiaceva per quella ragazza. La mia filosofia mi aveva portato ad avere pochi amici, ma la sua stranezza glieli aveva tolti quasi tutti. L’ES era la sola cosa che davvero le alleviava le giornate, per questo controllava assiduamente la sua moneta, nella speranza di scorgevi sempre nuovi avvisi.

<< Lo so. >> convenne Ginny << Ma Harry sospetta che la Umbridge sospetti più di quanto non lasci a vedere, così per questa volta abbiamo deciso di avvertire i membri a voce. Ci vedremo alla nove. >>

E detto ciò ci separammo per raggiungere ognuno i propri tavoli.

***

Una settimana più tardi le cose non migliorarono affatto: la Umbridge era sempre più vicina a scoprire il nostro luogo di incontri, mentre la Squadra d’Inquisizione non faceva altro che seguire ogni possibile “traditore”.

Quel giovedì ci saremmo esercitati nell’evocazione dei patronus, ma la parola “esercitarsi”, fu decisamente sopravvalutata. Ginny, da accanto a me, infatti, non faceva altro che chiedermi notizie su ciò che era successo in quei giorni tra me e suo fratello.

<< Ma non ti crea imbarazzo? >> chiesi alla fine, dopo aver risposo alle sue molteplici domande << Insomma, è tuo fratello! >>

<< Se non crea imbarazzo a te, parlarne, perché dovrebbe crearne a me. >> replicò lei, con aria furba.

La guardai alzando un sopracciglio << E chi ti dice che a me non crei imbarazzo?! >>

Ginny mi ignorò scuotendo la testa e ridendo tra se e se, continuando a provare l’incantesimo per evocare un patronus.

Io cercai di concentrarmi. Mi serviva un ricordo felice; e allora quale ricordo poteva essere migliore del bacio tra me e Fred?! Iniziai a pensare intensamente a quella notte di una settimana prima: i suoi occhi, il suo sorriso, le sua labbra...

BUM...

Qualcosa mi fece perdere la concentrazione. Un rumore, molto potente; qualcosa, o forse sarebbe meglio dire qualcuno, stava battendo contro le mura della stanza delle necessità.

BUM... BUM... BUM...

L’intensità delle luci della stanza iniziò a calare, mentre il grande specchio che prendeva il posto della porta, si frantumò come colpito da una pietra invisibile.

<< Ma che sta succedendo?! >> esclamò Ginny, guardando attonita quel disastro, come tutto il resto del gruppo.

Harry si avvicinò al cumolo di vetri per osservare più da vicino cosa stava accadendo, quando una voce squittente che proveniva da fuori, esclamò << Porrò fine a questa storia. >> ci fu qualche secondo di pausa, poi Harry gridò << Giù! >>

Molti di noi non fecero nemmeno in tempo ad abbassarsi, che la Umbridge, al di fuori della stanza, gridò <<Bombarda Maxima!>>

In meno di un secondo l’intero muro della stanza crollò tra cumoli di polvere e mattoni di pietra. Quando la nube di pulviscolo si fu dilatata, la figura di una donna bassa, vestita da capo a piedi di un colore rosa fastidiosissimo, sorrideva seguita a ruota dalla sua Squadra d’Inquisizione e da Gazza.

<< Prendeteli! >> ordinò, negli occhi una luce quasi folle.

Prontamente, la maggior parte di noi tirò fuori la bacchetta e la puntò verso i membri della squadra che si avvicinavano imperterriti, ma al segno di Harry, nessuno lanciò alcun incantesimo.

<< Portateli nella Sala Grande. Avranno la punizione che meritano. >> poi si rivolse ad Harry << Lei no, signor Potter. Lei mi seguirà nell’ufficio del preside. >>

Un ragazzo corpulento, di nome Montague, si avvicinò a me per scortarmi con gli altri nella Sala Grande, mentre Luna e Ginny venivano prese da Tiger e Goyle.

<< Ahi! >> esclamai dolorante, mentre mi prendeva per il polso e con noncuranza mi trascinava verso l’uscita. In quel momento Fred si avvicinò a noi e con un incantesimo non verbale fece in modo di fargli mollare il mio polso.

<< Lasciala stare! >> gli intimò mettendosi tra me e lui. Montague era alto e grosso, ma in altezza, Fred lo superava di molto.

Mi prese per mano e mi strinse senza dire nulla. Io lo fissai stupefatta per tutto il tragitto fino alla Sala Grande. Nessuno aveva mai fatto per me una cosa simile e anche se si era trattato di un momento di tensione, avrei voluto si fosse ripetuto tante e tante altre volte.

La Sala Grande era stata adagiata in modo tale che tanti piccoli banchetti potessero entrare al posto dei lunghi tavoli delle case. Su questi banchi erano state adagiate pergamene e piume senza inchiostro.

A quella vista sentii la mano di Fred stringermi ancora di più. Io lo guardai sconvolta, i suoi occhi cercavano di non lasciar trapelare alcuna emozione, ma io avevo capito tutto, così, quando tutti si furono fermati, sussurrai << È questa, allora. È questa la punizione che infligge la Umbidge? >> esclamai in tono disgustato << Ma come... >>

<< Quelle piume non hanno bisogno di inchiostro. Quando scrivono sulla pergamena, la frase ti viene incisa automaticamente sul dorso della mano. >>

Io lo guardai provando una serie di molteplici sentimenti: ero arrabbiata, perché si trattava di una cosa da barbari; indignata, per la totale mancanza di umanità di quella donna e sconfortata, per non aver mai potuto far nulla per aiutare Fred e tutti gli altri ragazzi puniti.

In quel momento la voce gracchiante di Gazza, alle nostre spalle, ci fece sobbalzare << Violazione del decreto didattico numero quarantasei! >> esclamò guardando prima le nostre mani unite e poi noi << Prevedo una bella doppia punizione, questa notte. >>

<< No! >> grido Fred cercando di raggiungerlo, ma ormai era troppo tardi: il muro umano formato dalla Squadra d’Inquisizione aveva già permesso il suo passaggio.

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Capitolo 5
*** Cap. 4 ***


<< Fatemi passare! >> continuava a ripetere Fred ai membri della Squadra d’Inquisizione, parecchio infervorato << Adesso! >>

<< Fred... >> cercai di chiamarlo con voce flebile, ma lui non mi sentì nemmeno. Non lo avevo mai visto arrabbiato in quel modo!

I membri della squadra lo sfottevano e deridevano, mentre compatti come un muro, impedivano il passaggio di chiunque.

In quel momento, stanco di tutto, tirò fuori la bacchetta e la puntò dritta verso la faccia di Malfoy << Ho detto: fatemi passare! >>

<< Fred! >> esclamai questa volta, cercando di farmi sentire << Per amor del cielo, che pensi di risolvere così? >> mi avvicinai a lui e cercai di fargli abbassare il braccio.

Malfoy mi guardò con un misto di sdegno e orrore << Non mi sarei mai aspettato che una Purosangue come te, si abbassasse a certi livelli! >> Fred ripuntò automaticamente la bacchetta verso Malfoy, mentre anche George lo raggiungeva imperterrito.

<< Abbiamo modi di pensare molto diversi, Malfoy! >> esclamai guardandolo torva << Per fortuna... >> precisai poi, allontanandomi e cercando nuovamente di convincere Fred a lasciar stare << Ti prego... >> gli sussurrai una volta lontani da quegli idioti << Non ne vale la pena! Che pensi di risolvere raggiungendo Gazza? >>

<< Lo oblivierei in modo tale che non ti punisca a causa mia! >>

Io lo guardai in modo dolce << A causa tua? >> chiesi poi sorridendo << Sbaglio o ti stavo stringendo la mano anche io?! >>

<< Si, ma... >>

<< Niente ma! >> lo bloccai decisa << Fred... >> iniziai poi seria << Io non sono un fiore di cristallo. Non devi perennemente impedire che qualcuno possa in qualche modo ferirmi! >> gli sorrise dolcemente << Se la Umbridge vorrà punirci, sarò felice di scontare la pena assieme a te! >>

Lui mi guardò per qualche secondo in silenzio, poi mi riprese a stringere la mano con coraggio << Non ti lascerò solo perché faccia da rospo sta arrivando! >>

Io risi, mentre la mia attenzione veniva catturata da qualcosa aldilà del muro umano: Gazza stava tornano indietro correndo, ma con lui non c’era la Umbridge (ancora), bensì una grande scala arrugginita.

Tutti si avvicinarono alla soglia della porta con aria curiosa. Gazza aprì la scala in modo piuttosto faticoso, poi tirò fuori dalla sua giacca uno di quei decreti didattici che ogni tanto venivano appesi sopra la Sala Grande, solo che questa volta era strano. Era più grande, innanzitutto, e il legno sembrava molto più pregiato e decorato.

Il muro umano della squadra si sciolse per andare ad ammirare la novità e così tutto il resto dei ragazzi che erano stati segregati nella Sala Grande, poté uscire fuori.

Mano nella mano con Fred, come per farci vedere di proposito da Gazza, uscimmo assieme a tutti gli altri, gli occhi fissi sul nuovo decreto che recitava: “ Dolores Jane Umbridge ha sostituito Albus Silente come preside di Hogwarts. ”

Un coro indistinto di voci indignate si levò in tutto l’atrio. Facce sconvolte si guardavano tristi da ogni parte. Come poteva essere accaduto?! Come poteva, quella vecchia arpia, aver preso il posto di preside del più grande mago di tutti i tempi?!

<< Come è potuto accadere? >> chiese Ginny con aria indignata, avvicinandosi a noi. Ma anche se sarebbe stato ugualmente difficile rispondere, quella domanda non trovo mai risposta, perché proprio in quel momento, la Umbridge arrivò con un piccolo ma malvagio sorriso stampato sulle labbra. I suoi occhietti fissi su tutti noi, ma con particolare attenzione alle mani intrecciate di me e Fred.

<< Tutti dentro. >> sentenziò con voce ferma ma crudele.

Ci sedemmo tutti quanti ognuno ad un banco diverso, mentre lei raggiungeva la grande sedia che era stata posta dove una volta sorgeva il tavolo degli insegnanti.

<< Vi tengo d’occhio da settimane. >> fece con aria arcigna << E finalmente, dopo un tempo di innumerevole durata... La prova! >> ci mostro quasi divertita il foglio con tutte le nostre firme << Converrete, quindi, che sia giusto ricevere una punizione. Non trovate? >> continuò con una voce gioviale particolarmente orrenda << Cospirazione contro il ministero! >> esclamò di seguito, come se fosse un reato anche solo pronunciare quella parola << Prendete le vostre piume, prego. Questa sera ricopierete per me, alcune semplici frasi: non devo cospirare contro il Ministero della Magia. >> ci guardò sorridendo << Non avrete bisogno di inchiostro, bensì avrete due ore buone per rimuginare sui sbagli commessi. Iniziate... >>

Non volò una mosca per tutto il tempo di quella maledetta tortura. Ogni farese scritta sulla pergamena, si rifletteva dolorosa sul dorso delle nostre mani sinistre, e più volte la si ripeteva, più profonda la ferita diventava.

Diverse volte percepii lo sguardo di Fred puntato su di me, ma io non mi voltai. Lui non doveva vedermi sofferente. Sapeva benissimo che mi ero iscritta a l’ES solo per lui, e questa punizione non era altro che un’altra delle molteplici colpe che lui si attribuiva, e io non potevo permettere che soffrisse più di quanto non stava già succedendo, così per tutto il tempo cercai di limitare il più possibile i lamenti del dolore e l’incrocio con il suo sguardo preoccupato.

Quelle due ore sembrarono non passare mai, ma alla fine il grande orologio che la Umbridge aveva fatto apparire, scoccò finalmente l’una passata di notte.

Tutti si alzarono in silenzio senza incrociare il suo sguardo. Sembrava compiaciuta, seduta sulla sua grande sedia nera.

Cercai di tamponare le gocce di sangue con la mano ancora buona, ma era quasi impossibile fermare quel flusso.

<< Emh-emh... >> mi voltai tremante verso di lei << Lei può anche rimanere, signorina Mason. >> si voltò poi verso Fred << Anche lei, signor Weasley. Prego, accomodatevi pure a questi due banchi. >> fece indicando due piccoli banchi che davano uno di fronte a l’altro, se pur distanziati da diversi metri.

Mi sedetti ancora reggendo la mano sinistra con la destra. Stringendo la pelle in modo forte, ero riuscita a bloccare il sangue, ma se avessi lasciato, questo avrebbe ripreso a scorrere indisturbato.

<< Non mi piace quando alcune delle mie regole vengono trasgredite. Converrete, anche questa volta, che il miglior modo per far si che un messaggio venga percepito alla meglio, è un’esemplare punizione, non travate? >>

Non potei far altro che annuire flebilmente con la testa, mentre Fred rimase a fissarla in modo torvo << Ci ha dato solo una pergamena e una piuma.>> disse poi, guardando l’ “ attrezzatura da tortura ” di fronte a me.

<< Oh, no signor Weasley. Questa volta sarà solamente la signora Mason, a scontare la pena. >> sorrise quasi divertita << Può ritenersi fortunato, quindi, lei dovrà solo guardare! >>

Io chiusi gli occhi sconfortata. Era tutto calcolato. Era sempre stato tutto calcolato! Io avrei sofferto il dolore carnale, mentre Fred avrebbe sofferto un dolore ben più grande: quello dell’anima!

<< No! >> esclamò Fred adirato << No. >>

Io lo guadai in modo supplichevole. Sarebbe finito tutto presto, ma lui non doveva replicare, o sarebbe entrato in un tunnel dal quale poi sarebbe stato impossibile uscire: la Umbridge avrebbe trovato qualche altro modo per punirlo per via dell’affronto, Fred si sarebbe opposto, lei si sarebbe infuriata e il circolo vizioso sarebbe ripartito. E tutto questo solo perché io ero follemente innamorata di lui.

Gli feci segno di non continuare con la testa, poi prendendo coraggio, chiesi << Cosa devo scrivere? >>

La Umbridge mi guardò sorpresa. Evidentemente aveva immaginato che mi sarei opposta per la troppa paura, o che avrei iniziato a piangere come una bambina, ma era proprio per questo che doveva sorprendersi: non avrei mai ceduto! Anche davanti la morte, avrei preferito tutelare Fred, che me.

<< Imparerò a tenermi alla giusta distanza dall’altro sesso. >> sentenziò la Umbridge con voce acuta, poi si andò a sedere piuttosto compiaciuta.

Vedevo gli occhi di Fred iniettati di odio. Non sopportavo di vederlo così. Stava soffrendo, e tutto per causa mia!

Lasciai andare la mano sinistra, convinta che se mi sarei sbrigata, quell’agonia sarebbe finita presto per entrambi.

Iniziai a scrivere velocemente quelle assurde parole sulla pergamena pulita, violata solo dalle piccole chiazze di sangue che vi erano colate sopra una volta iniziato a scrivere.

La nuova frase si sovrapponeva alla precedente sulla mia mano, in modo doloroso e deciso. Il sangue scendeva sempre giù a fiotti corposi, mentre trattenere i sussulti di dolore, era sempre più difficile. Sentivo le parole affondarmi la carne come tante punte acuminate. Per un breve momento, addirittura, pensai che se non avessi smesso, quella frase mi avrebbero perfino perforato la mano. Per fortuna, però, dopo non so quanto tempo, la Umbridge mi si avvicinò e mi sfilò il foglio da sotto il peso della mano buona, che con fare tremante, non riusciva nemmeno più ad implicare un movimento che non riguardasse la scrittura.

<< Può andare, per questa sera. E che non si ripeta mai più. Sono stata chiara? >>

Io non riuscii a risponderle. Fissavo la mia mano maciullata con un misto di schifo e compassione. Tremavo, non riuscivo a muovermi, e sincerante nemmeno volevo. Non volevo incontrare lo sguardo di Fred per nessun motivo al mondo.

Quella maledetta arpia uscì fuori dalla sala lasciandoci soli, ma già prima che arrivasse alla soglia, Fred mi aveva raggiunta.

<< Liz... >> i suoi occhi erano puntati sulla mia mano << Liz! Ti prego parlami! >>

Improvvisamente le lacrime invasero i miei occhi, mi voltai verso Fred e scoppiai a piangere affondando il volto nel suo petto << Mi dispiace! >> singhiozzai tremando << Io... Non volevo che tu assistessi a tutto questo! Io non voglio che tu stia male a causa mia. Io... >> lui mi prese il volto tra le mani e mi baciò. Le lacrime continuavano a scendere imperterrite, ma ora mi sentivo difesa, al sicuro. Le sue forti braccia mi strinsero a lui con fare protettivo, mentre mi prendeva la mano maciullata e se la portava al cuore, senza sembrare schifato o disgustato da quello scempio di sangue.

<< Tu non sei la causa di nessun male, Elizabeth! >> sussurrò in modo dolce << Tu puoi solo vantarti di aver portato l’amore qui dentro! >> continuò premendo la mia mano sul suo petto << Ora medichiamo questa ferita! >> io lo guardai ammirante << Conosci qualche incantesimo, per caso? >> chiese poi, con un sorriso imbarazzato << Sai, non sono molto portato... >>

A me venne da ridere. Lui portò le sue dita sulle mie guance e risalendo fino a gli occhi, mi asciugò tutte le lacrime.

<< Sei bellissima quando sorridi! Non permettere mai a nessuno di portarti via il sorriso, Liz. Mai! >>

<< Mai... >> ripetei fissando estasiata i suoi occhi ambrati, poi tornai a fissare la mia mano dalla quale, senza sosta, continuava ad uscire sangue << Co-comunque potresti utilizzare l’incantesimo ferula. >> suggerii ancora parecchio scossa, ma decisamente molto meno preoccupata.

Lui tirò fuori la bacchetta, e puntandola verso la mia mano, ordinò << Ferula! >>

Bende bianche e perfettamente pulite si materializzarono davanti i nostri occhi, fasciando la mia mano in modo a dir poco perfetto.

<< Oh... Non ero mai riuscito in un incantesimo in modo perfetto e conciso come oggi! >> fece guardando la mia mano completamente fasciata << Se è che questo l’effetto che hai su di me... Che ben venga! >>

Io sorrisi. per poi tornare cupa un attimo dopo. Lo guardai dritto negli occhi << Non voglio rimanere da sola. Ti prego, rimani con me! >>

<< Ma... >>

<< Ti prego Fred! >> lo implorai.

Lui guadò per un attimo il mio fragile corpo che ancora tramava al solo pensiero di quello che era accaduto, poi mi rispose << Vieni con me. >> mi porse una mano per aiutarmi a mettermi in piedi e insieme ci avviammo verso l’uscita.

Camminammo a lungo prima di raggiungere il cortile. Era un luogo diverso dal solito, però, dove non ricordavo di essere mai stata. Il cielo era limpido, senza nemmeno una nuvola e le ombre argentee che proiettavano gli alberi, erano semplicemente qualcosa di magico!   

<< È bellissimo qui! >> esclamai guardandomi intorno con aria ammaliata << Tu sei bellissimo! >> feci guardando Fred con passione.

<< E io ti amo Liz! >>

Quelle parole mi provocarono lo stesso effetto delle farfalle nello stomaco che mi provocava il solo guardarlo da lontano, alcuni anni fa. Non sapevo cosa dire, cosa rispondere. Non erano parole che si sentiva ripetersi tutti i giorni! Ma alla fine feci ciò che era giusto, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi l’unica cosa che in quel momento lui avrebbe voluto sentirsi dire << Anche io! Con il cuore e con l’anima! >> lo baciai teneramente. Il profumo del suo corpo inebriava i miei sensi...

Non so, precisamente, quanto tempo passò. I suoi baci erano qualcosa di talmente magico, che ogni volta mi sentivo catapultata in un mondo tutto mio, dove sapevo che niente e nessuno avrebbe potuto rovinare tutto quello! Anche se... La notte era ancora lunga, e sarebbe potuto accadere ancora di tutto!

<< Chi c’è laggiù? >> ruggì una voce che mi sembrava di conoscere. Guadai Fred in preda al panico, mentre lui fissava preoccupato un punto indistinto nel cortile. Qualcuno si stava avvicinando!

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Capitolo 6
*** Cap. 5 ***


<< E ora chi diavolo è?! >> esclamò Fred, cercando di raggiungere uno degli alberi come riparo, tenendomi sempre per mano.

<< Non è la Umbridge. >> constatai continuando ad osservare la distorta figura << Aveva una voce maschile. >>

<< Gazza! >>

<< No. >> il mio tono di voce era stranamente sicuro, poco preoccupato << Gazza ha la voce gracchiante. Questo sembrava... Giovane! >> conclusi perplessa.

Fred alzò gli occhi al cielo seccato << Bene, non c’è due senza tre. Ci manca solo che finiamo un’altra volta in punizione con la Umbridge! >> sospirò quasi sarcastico << Tre punizioni in una sola serata. Credo di aver battuto il mio record personale! >>

Io continuavo a fissare quella figura con aria curiosa. Non sembrava che stesse lì per cogliere in flagrante qualche studente trasgressore delle regole, sembrava piuttosto impaurito. Probabilmente più dal fatto di essere visto, che dal fatto di trovare qualcuno a tendergli un agguato nella notte!

<< Allora? >> ripeté con voce strascicata << C’è qualcuno? >>

Da dietro il grande albero continuavamo entrambi ad osservarlo. Era troppo buio per scorgere anche un solo piccolo segno di riconoscimento, eppure c’era qualcosa di strano nella sua presenza in quel luogo. Se fosse stato un membro della Squadra d’Inquisizione, non sarebbe di certo venuto a cercare qualche trasgressore in quel luogo sconosciuto, e per di più a quell’ora della notte!

<< Avanti... >> lo esortò poi, un’altra voce. Una voce femminile. << Non c’è nessuno. Perché ti preoccupi tanto?! >>

<< Avrei giurato di aver visto un’ombra! >> esclamò la voce maschile in tono insicuro.

<< Ma non c’è nessuno! >>

Io cercai di strizzare gli occhi in modo da vedere meglio, ma era praticamente impossibile.

<< Quella voce... >> sussurrò Fred sporgendosi.

Non ero, quindi, la sola ad aver percepito come una sorta di familiarità. Quelle due persone, in qualche modo, le avevamo già viste da qualche parte, ne ero sicura. Se solo ci fosse stata un po’ più di luce...

<< Avanti, andiamocene prima che ci vedano. >> mi esortò Fred, ma io rimasi ferma, immobile << Liz! >> esclamò poi, in tono miscredente << Che vuoi fare? >>

<< Io nulla. >> esclamai tranquillamente dal canto mio, senza distogliere lo sguardo dalle due figure << Aspetto che facciano qualcosa loro! >>

<< Ma... >>

Mi voltai sorridendo verso di lui << Non nel senso che sicuramente hai immaginato tu. Non sono il tipo! >> mi venne da ridere << Voglio aspettare... Magari riesco a vedere chi sono! >>

<< Ma è buio pesto! >>

<< Appunto! >> esclamai calma << Se lo è per noi, lo sarà anche per loro; allora vedrai che in qualche modo faranno luce! >>

Come volevasi dimostrare, infatti, alcuni minuti dopo una fioca luce scaturì da una delle loro due bacchette.

<< Complimenti! >> esclamò Fred attonito.

Io risi << Ho spiato i miei cugini più grandi per anni, a luci spente. Alla fine qualcuno accende sempre la luce! >>

<< Ma continua a non vedersi nulla. Tengono la bacchetta bassa. >>

<< Come faresti senza di me... >> sussurrai continuando a ridere in modo contenuto << Si stanno baciando. Non hai notato il silenzio? >>

<< Sai Liz... >> sembrava imbarazzato << Mi sento molto come un maniaco. Sono solo una coppietta che sta pomiciando. Come ti saresti sentita tu se... >> quella frase non trovò mai una conclusione, perché proprio in quel momento la bacchetta accesa si alzò tanto quanto bastava per scorgere i volti dei due amanti: lui aveva una carnagione diafana e biondi capelli curati, mentre lei era rossa, con lunghi capelli spendenti.

<< Oh... Mio... >>

<< Dio! >> conclusi io portandomi una mano alla bocca in tono sorpreso << Ma sono... >>

<< No! >> cercò di convincersi Fred con gli occhi ancora sgranati dallo shock << Non può essere... >>

<< Con Malfoy... >> continuai io, come se stessimo affondando due discorsi diversi se pur a modo loro uguali.

In quel momento Fred partì in quarta verso sua sorella, ma io lo bloccai prontamente << Che pensi di fare? >> chiesi in un sussurro particolarmente allarmata << Non puoi precipitarti da lei e fargli una scenata alla “ma che diavolo stai facendo”! >> lo guardai supplichevole << Pensa a come la faresti sentire! >>

<< Ma è Malfoy! >> esclamò lui, come se quello giustificasse tutto.

<< Lo so... >> convenni io alquanto scettica << Ma lei non ha espresso un giudizio su te e me! >>

<< Si che lo ha fatto. >>

<< Ok. Ma non vale. Lei era felice! >>

Fred si voltò per guardarli, ma quasi immediatamente si rivoltò verso un’altra direzione << No, non voglio vedere! >>

<< Magari c’è una spiegazione log... >>

<< No! >> mi bloccò lui ancora incredulo << Non c’è una spiegazione! Sai... >> cercò di guardare dalla loro parte, ma non ci riuscì << Se mia sorella esce con qualcuno, io sono l’ultimo a cui importa. Ma se quel qualcuno è Malfoy... >>

<< Che fai? >> chiesi in tono di sfida.

<< Liz... Quella è la stessa persona che ha fatto in modo di farci punire tutti quanti! >> lo guardò con un’espressione schifata << La stessa persona che ha fatto in modo che Ginny, venisse punita! >>

<< Beh... >> il suo discorso non faceva una piega, ma non potevo permettere che li raggiungesse. Malfoy era viscido. Avrebbe trovato sicuramente il modo di far sapere alla Umbridge che era stato... Accidentalmente colpito a tradimento alle spalle!

I volti di Ginny e Malfoy sembravano uno parte dell’altra, mentre le mani di lui, tra i suoi capelli, facevano tutto il possibile per non farla staccare. Una scena particolarmente raccapricciante, per chi come noi, sapeva benissimo che qui due si odiavano per principio!

<< Andiamo, domani le parlerò io. >> cercai di tirarlo in modo che si staccasse da quella posizione. Era rimasto particolarmente sconvolto!

Per tutto il tragitto fino la torre di Corvonero non fece altro che ripetere che era impossibile, e che sicuramente c’era una spiegazione. Un discorso particolarmente estenuante, per chi come me, aveva passato l’intera serata sotto tortura!

Davanti il dipinto che stava a guardia della nostra Sala Comune lo salutai, pregandolo in ogni modo possibile di non fare uscite di nessun tipo davanti la sorella.

In qualche modo ci avrei pensato io il giorno seguente. Anche se in cuor mio, sapevo già che sarebbe stato molto, ma molto difficile!

***

A l’ombra di un albero, la mattina seguente, cercavo in tutti i modi le parole migliori per chiedere ad una persona: “Stai con quell’idiota di Malfoy?”

Non avevo idea di come affrontare Ginny, e per di più, quella mattina, la mano non smetteva di sanguinare.

<< Ma perché quando cerchi una persona non la vedi mai e quando non ne hai bisogno l’hai sempre intorno?! >> chiesi tra me e me, mentre con un libro aperto sulle gambe mi guardavo intorno. Il Lago Nero, davanti a me, aveva un’aria più cupa del solito, quel giorno. Come avrei voluto stare con Fred, in quel momento, eppure, strano ma vero, lui era insieme a George a studiare per i M.A.G.O. Oppure stavano sperimentando altre Merendine Marinare?! Non so, ma in qualsiasi caso pregavo ugualmente il cielo che non gli avesse detto niente, al riguardo della notte precedente!

Improvvisamente mi sentii chiamare << Liz! >> mi voltai con il cuore a mille verso la figura sorridente di Ginny che mi correva in contro << Che ci fai qui tutta sola? >> chiese poi, sedendosi accanto a me.

Io non riuscivo a guardarla senza provare una sorta di strano imbarazzo. Come se non fosse stata realmente lei. Poi mi feci coraggio, e più come una pazza delirante, gli chiesi tutto d’un fiato <<HaibaciatoMalfoy?>>

Lei mi guardò scettica per alcuni secondi, poi scoppiò a ridere << Cosa? Liz, seriamente: stai scherzando? >>

<< Ginny... >> non sapevo cosa dire... Come dirlo... << Ti... Ti ho vista questa notte. Eri con lui. Ti ha vista anche Fred. >>

Lei mi guardò stralunata << Liz, se si tratta di uno scherzo, sappi che è di cattivo gusto! >>

<< Non è uno scherzo! >> esclamai calma, cercando di evitare che si infuriasse di brutto << Ginny... Io non ti giudico. Se tu e Malfoy... >>

Lei si alzò in piedi con le guance roventi << Liz! Ma che diavolo stai dicendo?! Io e Malfoy non ci siamo mai baciati, e fortunatamente mai ci baceremo! >>

<< Ma... >>

<< Non mi sarei mai aspettata un comportamento simile, da te! >> e detto ciò se ne andò lasciando ondulare i lunghi capelli rossi al vento.

Io sospirai lasciando le mie spalle rilassate contro l’albero su cui ero poggiata. Possibile che io e Fred avessimo fatto lo stesso incubo ad occhi aperti?

Mi alzai sconsolata e mi diressi strascicando i piedi fino all’aula di Incantesimi. Non mi erano mai piaciute quelle situazioni, ma stranamente, più una cosa non ti piace, più ti ci ritrovi catapultata dentro!

Una volta raggiunta una delle entrate secondarie del castello, però, la mia attenzione fu catturata dalla stessa voce che la notte precedente avevo ascoltato con incredulità e sgomento: Malfoy stava parlando con qualcuno, e sempre con quel qualcuno, sembrava si stesse vantando di qualcosa. Erano nascosti dietro alcune armature, e sembravano divertirsi come matti.

<< ...e lei c’è cascata in pieno! >> stava dicendo con voce trionfante Malfoy. I suoi amici risero come babbei lobotomizzati << Quindi possiamo pure aggiungerla alla lista delle... >>

Non so cosa mi prese in quel momento, ma quelle parole mi resero irrequieta. Era così viscido... Così viscido che immediatamente tutto mi fu chiaro, così cogliendoli alle spalle, gridai << Non ci posso credere! >>

Malfoy, Tiger e Goyle si voltarono di scatto verso di me, i sorrisi balordi ormai scomparsi dai loro volti.

<< Come hai potuto? >>

<< Come ho potuto fare cosa? >> chiese lui in tono di scherno.

<< Sai benissimo di cosa sto parlando! >>

Malfoy rise di gusto << A me sembra che non lo sappia nemmeno tu! >>

<< Ti vanti delle tue conquiste... >> dissi in tono schifato << Ma i tuoi amici lo sanno? Sono a conoscenza del modo in cui le... Conquisti? >> Malfoy sembrò irrigidirsi come appena colpito da un Petrificus Totalus << Hai usato una pozione, o le hai stregate? >>

<< Vattene Mason! >> gridò lui con il fuoco negli occhi << Non ti conviene ficcare il naso in cose che non ti riguardano! >>

Poi improvvisamente, tutto fu ancora più chiaro di quanto non lo era già, e come se stessi affrontando un monologo, dato che lui non aveva risposo direttamente a neanche una delle mie intimazioni, sussurrai sconvolta << La maledizione Imperius... >> sgranai gli occhi quasi schifata << Tu... Brutto maiale con psicotici complessi di abbandono! >> gridai poi, mentre Tiger e Goyle indietreggiavano codardi << Mi fai schifo! >>

<< Perché non vai dalla tua amichetta! >> mi sfotté lui << Magari lei potrà dirti quanto gli è piaciuto! >> un sorriso arcigno gli colorò le labbra, mentre mi si avvicinava con aria piuttosto pericolosa << Sono sicuro che non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di stregarla... >> continuava a dire lui, come per provocarmi. Ad ogni suo passo io ne indietreggiavo di due, fino a che non mi ritrovai con la schiena al muro. Il cuore mi batteva spaventato, e i muscoli sembravano bruciarmi come fossero costretti a stare in una posizione in cui non volevano stare. Le sue braccia, una posizionata alla mia sinistra e una alla mia destra, impedivano ogni via di fuga o ogni movimento << ...Come non ce ne sarà bisogno con te! >>

Le sue labbra scivolarono sulle mie in modo subdolo, mente io, in ogni modo possibile cercavo di liberarmi dalla sua stretta agitando il voltò a smaniando in segno di protesta.

Dopo diversi tentativi, alla fine, riuscii a liberarmi mollandogli un calcio in mezzo alle gambe, mentre una voce conosciuta, in fondo al corridoio, esclamava scovolata << Oh mio Dio! >>

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Capitolo 7
*** Cap. 6 ***


Mi voltai di scatto verso la parte sinistra del corridoio, per poi ritrovarmi davanti gli occhi una Ginny piuttosto confusa. Senza dire nulla mi rivoltai verso Malfoy e con tutta l’energia che avevo in corpo, gli lanciai un forte ceffone, che gli marchiò la guancia destra con l’impronta rossa della mia piccola mano.

<< Mi fai schifo! >> gli sussurrai in fine mente era piegato in due dal dolore del basso ventre.

Raggiunsi Ginny che ancora mi guardava confusa << Liz... >> mormorò << Che cosa... >> io la presi per un polso e me la trascinai dietro senza ancora dire nulla.

Ero furiosa! Non mi ero mai sentita tanto umiliata in vita mia. Come aveva potuto, quello sporco verme, fare una cosa del genere?! Mi sentivo sporca... Sapevo, in cuor mio, di non aver fatto nulla di male. Ero stata la vittima del mio senso di giustizia, ma come avrei fatto a guardare Fred negli occhi, da quel momento, senza provare dolorose fitte allo stomaco?

Una volta raggiunto un corridoio isolato, mi fermai << Mi dispiace! >> esclamai pentita, con lo sguardo rivolto verso il basso << Ho sbagliato... Avrei dovuto immaginare che tu non avresti mai baciato quel viscido di Malfoy. Sono stata una... >>

<< Liz. >> la voce di Ginny era ferma e comprensiva << Va tutto bene. Non devi preoccuparti. So che Malfoy è un idiota! Considerato come si è comportato con te... >>

<< Io amo Fred! >> quelle parole mi uscirono istintive. Non dovetti nemmeno pensarle.

<< Lo so. >> mi tranquillizzò lei << Ho visto tutto. So che ha fatto tutto lui! >>

Un grande peso mi si tolse dal cuore, e il bruciore dei muscoli e delle ossa cessò di colpo. Ma Ora era un’altra la sfida che dovevo affrontare...

<< Ginny... >> non sapevo come dirglielo << Quello che io e Fred abbiamo visto... Beh, non era del tutto falso. >> Ginny si accigliò << Vedi... >> la guardai preoccupata dalle sue possibili future reazioni << Vedi, Malfoy ha utilizzato la maledizione Imperius... >> mi bloccai in cerca della parole giuste, ma ormai una valeva l’altra << Ha utilizzato la maledizione Imperius su di te! >>

Ginny sgranò gli occhi incredula << Ho baciato Malfoy...? >> poi qualcosa di più grande la investì << Ha utilizzato una maledizione senza perdono contro di me! >> sembrava più che indignata << Io lo uccido... >>

<< Ginny, no. Suo padre è un mangiamorte. Potresti cacciarti in guai dai quali poi sarebbe difficili uscire! >>

<< Mi fa schifo... >> mormorò fissando un punto confuso nell’aria << Spero che Fred gli spacchi la faccia! >>

<< Cosa? >> chiesi in tono confuso.

<< Lo dirai a Fred, non è vero? >>

<< No! >> esclamai decisa, come se fosse la cosa più improbabile del mondo << Gli procurerei solo l’ennesimo biglietto da visita per l’ufficio della Umbridge. E questo non deve accadere. >> sospirai << Mai più! >> conclusi risoluta.

Ginny mi guardò senza replicare, mentre io osservavo il grande orologio appeso davanti a noi << Dobbiamo andare a lezione. >> dissi con aria fredda. Un’espressione vuota, ma che non lasciava trapelare alcun sentimento.

Ginny annuì altrettanto amareggiata, e insieme ci avviammo in silenzio verso l’aula di Incantesimi.

Quella giornata volò decisamente troppo in fretta.

In un certo senso ne fui anche piuttosto felice, ma d’altro canto mi sentivo svuotata. Come se una parte di me mi fosse stata strappata e portata via con la forza.

Quella sera, dopo la cena, camminavo a vuoto sotto il portico del cortile, quando una voce conosciuta mi provocò un forte brivido alla schiena.

Accelerai il passo fino all’angolo, dove il portico, poco più giù, entrava fin dentro la scuola, al chiuso. Lì seduto, su una di quelle fredde lastre di pietra, un ragazzino minuscolo del primo anno, piangeva tenendosi stretta la sua mano sinistra. Accanto a lui, uno in piedi e l’altro accovacciato a terra, i gemelli Weasley lo stavano consolando.

<< Come ti chiami? >> chiese George con dolcezza.

Il ragazzino tirò su con il naso in un modo talmente innocente, che mi provocò una stretta al cuore dal dispiacere << Maicol... >>

<< Non piangere! >> sussurrò Fred mostrandogli la sua mano scalfita << Non è poi così male come sembra, vedi: le nostre già stanno sparendo! >>

<< Già. >> convenne George << E dopo un po’, il dolore se ne va via! >>

Una lacrima mi scivolò lungo la guancia. Ma cosa stavo facendo?! La scuola stava cadendo a catafascio e io mi preoccupavo dei miei problemi amorosi?

Uscii dal mio “nascondiglio” per raggiungerli in silenzio. Feci scivolare una mano sulla spalla di Fred, che si voltò immediatamente verso di me e sorrise, poi mi accovacciai in terra come George.

<< Ciao! >> esclamai rivolta al ragazzino, con un sorriso << Sei Maicol, vero? >> lui annuì ancora con le lacrime a gli occhi << Come mai sei qui tutto solo? >>

Lui non rispose, ma in compenso si strinse ancora di più la mano con quella buona.

<< Vuoi che ti riaccompagniamo nella tua Sala Comune? Sai, anche io sono di Corvonero! >> lui mi guardò negli occhi con aria smarrita, infine annuì.

Mi alzai in piedi sotto gli sguardi di entrambi i gemelli, e porgendo una mano a Maicol, mi iniziai ad avviare verso il lato ovest del castello. Fred e George mi seguirono in silenzio, mentre io, con un colpo di bacchetta, facevo apparire dal nulla un grande fazzoletto << Tieni. >> feci porgendolo a Maicol, con un sorriso.

Una volta arrivati a destinazione, Maicol rientrò dentro la Sala Comune parecchio tranquillizzato, mentre io rivolsi un profondo sguardo a Fred.

<< Probabilmente sono di troppo, qui. >> fece George scoccando a suo fratello un’occhiata furba << Ci vediamo... >>

In breve rimanemmo soli. Come ormai capitava spesso ogni sera.

<< Ti fai vedere poco, in giro! >> esclamai guardandolo in modo furbo << Da quando in qua preferisci trasfigurazione a... Me! >>

<< Da mai! >> esclamò lui cingendomi i fianchi e attirandomi verso il suo corpo << Solo che è più facile dire “sto studiando per gli esami”, che “sto sperimentando merendine per il negozio di scherzi che io e mio fratello vogliamo aprire”! >>

Io lo guardai stralunata << Negozio di scherzi? >>

Lui mi lasciò andare istintivamente << Ehm... Liz... >>

<< No. >> lo bloccai io ancora leggermente confusa, ma accondiscendente << Va... Va bene, ma... Sarà dopo la scuola, non è vero? >>

Lui mi guardò senza rispondere.

<< Oh, Fred! >> il mio tono non era di rimprovero, bensì rammaricato << Ti manca così poco per finire la scuola! >>

<< Magari la scuola non è quello che io e George vogliamo. Se tu avessi un sogno, cosa faresti? >>

Il mio sogno più grande era sempre stato lui, e per anni lo avevo inseguito senza sosta e senza mai vacillare. Sospirai, poi gli sorrisi << Mia madre diceva sempre che sono i sogni che ci aiutano a vivere! Se tu hai la possibilità di realizzarlo, io sono con te! >> mi riavvicinai nuovamente a lui e lo baciai come fosse stata la prima volta.

Mi era mancata quella bocca, il suo sapore... Il suo profumo, il tocco delle sue mani sul mio corpo!

Con fare impetuoso lo spinsi verso il muro, ma ben presto fui io quella che si ritrovò con la fredda pietra sulla schiena.

<< Che ti succede? >> chiese Fred sorridendo, con la voce tremante.

Io non gli risposi, ma con una delicata carezza attirai nuovamente il suo volto verso di me, le sue labbra contro le mie. Con un piccolo salto feci in modo di raggiungere la sua altezza, rimanendo in equilibrio tra il suo corpo e il muro di pietra alle mie spalle.

Quel semplice bacio sfociò ben presto in passione pura grazie ad un impetuoso gioco di lingue.

Non potevo fermarmi... Non volevo farlo!

<< Liz... >> Fred si scostò preoccupato << Liz... Potrei non riuscire a fermarmi se... >> io riavvicinai nuovamente le sue labbra alle mie << Sssh... >> feci guardandolo dritto negli occhi << Baciami, ti prego! >> le sue labbra erano sempre così morbide, pure... Mie!

Io invece mi sentivo sporca, violata in qualche modo. Mi staccia a malincuore da quella presa travolgente, e accovacciandomi improvvisamente a terra, scoppiai a piangere.

<< Liz... Ehi! >> Fred si chinò accanto me << Che succede? >>

Non sapevo come dirlo. E per di più, se dirlo! Piangevo come una bambina... Non tanto per quello che era accaduto, perché sapevo che Fred mi avrebbe creduta senza problemi, sapeva che Malfoy era viscido! Ma era proprio questo che mi faceva piangere: il solo pensiero che avrebbe potuto fare chissà cosa in preda a l’ira, mi straziava, ma alla fine, mormorai << Malfoy... >> i suo occhi si fecero piccoli e accigliati << Malfoy mi ha baciata! >>

 

 

Note d’Autore: Chiedo umilmente perdono per averci messo così tanto a postare questo capitolo ^^” Devo essere sincera e dirvi che era già pronto, ma il ricevere finalmente la terza mail di Pottermore mi ha fatto letteralmente sbarellare, ed ho decisamente perso la cognizione del tempo e dello spazio! xD Spero di non avervi delusi! E un grazie infinito a tutti quelli che continuano a seguirmi! ^^

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Capitolo 8
*** Cap. 7 ***


<< Malfoy ha fatto cosa? >>

Più che adirato sembrava confuso. Mi guardava stordito, mentre io cercavo di asciugarmi le lacrime che continuavano ad uscire mal grato ogni mio tentativo di reprimerle.

<< A-aveva stregato Ginny con la maledizione Imperius... >> balbettai con il volto nascosto tra le mani << L’ho sentito vantarsi con i suoi amici e... Non potevo lasciar correre! >> cercai di calmarmi, ma fu inutile, perché il peggio doveva ancora arrivare << Mi... Mi si è avvicinato e mi ha bloccata contro il muro. >> non riuscivo a guardarlo negli occhi << Non potevo impedirlo... >>

<< Liz... >>

<< È un maiale schifoso! I-io gli ho dato un ceffone e... >> Fred mi prese dolcemente per i polsi, e con fare delicato mi costrinse a togliere la mani dal volto. Avevo lo sguardo basso, non avrei mai avuto il coraggio d’incontrare i suoi occhi!

<< Liz... >> il suo tono di voce sembrava comprensivo << Guardami, ti prego! Tu non centri nulla. Perché ti attribuisci una colpa che non ti appartiene? >>

<< Perché io ero lì con lui quando mi ha baciata! >> gridai in preda al panico.

<< Ma tu non volevi! >> finalmente alzai lo sguardo per guardarlo. Il suo tono di voce era calmo, ma i suoi occhi esprimevano tutt’altri sentimenti.

<< Fred... >> mormorai spaventata << Ti prego, lascia perdere! Ci ho pensato io a fargli capire che non deve più permettersi. Con quel ceffone! >>

<< Eppure stai ancora piangendo! >> fece asciugando una lacrima sulla mia guancia. Si alzò con fare impetuoso << Entra dentro. Voglio saperti al sicuro! >>

<< No! >> esclamai in tono fermo, con parte della mia razionalità ritrovata << No ti farai espellere a causa mia! >> cercai di bloccarlo prendendolo per la mano << Non ti farai cacciare dalla scuola solo perché io sono stata tanto stupida da non essermi fatta gli affari miei! >> continuai in tono severo.

<< Non mi importa se mi cacciano, Liz. Non è questo che conta, tanto me ne sarei andato comunque. >> replicò in tono rude << Malfoy si è preso qualcosa sulla quale non avrebbe nemmeno dovuto posare gli occhi! >> ora era furioso << Non puoi chiedermi di non fare nulla! >> lo lasciai istintivamente, e senza voltarsi, lui prese a percorrere il corridoio.

Io mi sentivo adirata, come se qualcosa sarebbe scoppiata ben presto all’interno di me. Lo guardai allontanarsi, ma circa a metà strada gridai << Abbiamo mai avuto una sola giornata tranquilla da quando stiamo insieme? >> lui si fermò di scatto << Rispondimi. Non siamo mai stati veramente in pace nemmeno una volta. Prima Gazza, poi la Umbridge, poi la Squadra d’Inquisizione... Lo capisci che fa male anche a me?! >>

Lui si voltò verso di me senza dire nulla. Era più bello del solito: alto, slanciato, con i capelli rossi particolarmente ribelli.

<< Fa male anche a me! >> esclamò infine, con aria triste.

<< Lo so. >> lo raggiunsi sicura e lo presi per mano << Ma non puoi pensare di risolvere tutto prendendo a pugni la gente! >>

<< Non lo volevo prendere a pugni... >> lo guardai in silenzio con aria sommessa, così dovette correggersi << Ok, magari l’ho pensato, ma... >>

<< Io ti amo, Fred... >> gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime << Ma non voglio essere la causa di tutta questa tua rabbia! >> gli strinsi la mano ancora più forte << Non voglio renderti infelice! >>

<< Tu non mi rendi infelice, Liz! >>

Chiusi gli occhi cercando di reprimere le lacrime << Magari non te ne accorgi, ma è così! >>

<< Come potresti rendermi infelice? >> chiese con aria sconvolta << Io ti amo, Liz! >>

<< E anche io! >> esclamai con particolare enfasi << Ed è proprio per questo che non voglio vederti così! >> sospirai affranta << La Umbridge ci punisce, Gazza e la Squadra d’Inquisizione ci perseguitano... Lasciamo correre! Questo inferno finirà alla fine, no? >> lo guardai intensamente, mentre una lacrima mi si creava alla fine dell’occhio << Io voglio stare con il Fred Weasley che mi fece innamorare quattro anni fa, non con una persona che non riesce a dimenticare. Una persona che non riesce a rilassarsi perché pensa che il mondo possa nuocermi in continuazione in ogni momento!>>

<< Malfoy ti ha baciata con la forza, Liz. Come posso dimenticarlo?! >>

<< Magari è proprio questo che voleva. Non ci hai pensato? >> chiesi al limite della sopportazione << Io non voglio che il mio ragazzo si trasformi in una macchina della vendetta a sangue freddo! >>

<< E io non voglio vederti stare male! >> gridò lui furioso.

<< È il pensiero di renderti in qualche modo infelice che mi fa star male. E anche se lo neghi, so che questa vita fatta di nascondigli e segreti non ti piace! >>

Lui mi guardò per qualche secondo, infine lasciai la sua mano << Io voglio di meglio, per te. Voglio che torni a sorridere e divertirti come un tempo! >> la voce mi tremava, come tutto il resto del corpo << E lo voglio proprio perché ti amo! >>

<< È un addio, questo? >> la sua voce era fredda e distaccata, mi faceva quasi paura.

<< No, Fred. Non lo è. Io sono qui, e lo sarò sempre. Ti aspetterò... Aspetterò quel ragazzo di quattro anni fa anche a costo di rimanere zitella! >> cercai di sorridergli << Tu sei il mio “ragazzo che sorride”. Torna a farlo... Ti prego! >>

Lui cercò di dire qualcosa, ma alla fine si voltò e se ne andò senza dire nulla.

Rimasi a guardare quel corridoio vuoto per ore, mentre calde lacrime inondavano il mio volto.

Io lo amavo... Lo amavo con tutta me stessa. Ed ora qualcosa di molto più grande me lo aveva portato via!

 

Note d’Autore: Avrete sicuramente notato che ho diminuito la frequenza con cui pubblico i nuovi capitoli. Questo perché da quando è riniziata la scuola si può dire che ho la forza solo per trascinarmi a letto la sera ^^” Comunque: come avrete notato, questo è solo un capitolo di passaggio, quindi decisamente poco emozionante (o almeno, sicuramente non è uno dei miei preferiti ^^”), ma vi prometto che il prossimo lo pubblicherò entro Domenica, e sarà sicuramente migliore ^^ A presto.. xXx Veleno Ipnotico xXx

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Capitolo 9
*** Cap. 8 ***


La mattina seguente mi svegliai... Beh, è particolarmente strano dire di essersi svegliati quando in realtà non si è mai andati a dormire! Comunque sia... La mattina seguente mi svegliai particolarmente esausta. Per tutta la notte non avevo fatto altro che piangere e maledire il momento in cui avevo detto quelle cose. Mi sentivo uno schifo. Stanca, triste, abbattuta... Non ce la facevo nemmeno a muovermi!

<< Liz... Tutto bene? >> la voce di Luna riecheggiò nella mie orecchie come un tasto stonato di un pianoforte rotto. In quel momento non volevo sentire nessuno... Non volevo vedere nessuno!

Accucciata in terra tra il letto e il comodino, annuii senza troppe particolari cerimonie.

<< Andiamo a fare colazione? >> chiese Luna, un po’ impacciata. Scossi la testa senza guardala negli occhi. Luna rimase qualche secondo in piedi davanti a me, ma alla fine mi lasciò sola, senza dire una parola.

Quel giorno sarebbe stato piuttosto strano. I ragazzi del quinto anno avrebbero avuto i loro G.U.F.O., quindi i professori sarebbero stati tutti particolarmente in fermento. Perfino la Umbridge!

Almeno, per oggi, potremmo stare tranquilli... Pensai tra me e me, finalmente alzandomi. Non sarei andata a colazione. Non sarei andata in nessuno luogo dove avrei potuto incontrare Fred! Bensì mi incamminai verso la torre di Astronomia. Di certo lì non avrei incontrato nessuno! Ma ovviamente, quando credi in una cosa, si realizza sempre il suo contrario!

<< Oh... Per Diana! >> esclamai con un tuffo al cuore alla vista di quella figura, voltandomi in silenzio per tornare indietro senza farmi vedere. Ma Era decisamente troppo tardi << Liz! >> la sua voce era così conosciuta. Così simile a quella di Fred, eppure così diversa.

<< C-ciao... >> mormorai rivoltandomi verso lui.

<< Che ci fai qui? >> chiese George, guardandomi con un sorriso. Un sorriso che mi provocò una terribile stretta al cuore.

<< Ero venuta con la speranza di non trovare nessuno... >> lui sembrò accigliarsi << Per pensare... >>

<< Mi stai cacciando? >> chiese bloccandomi, in tono di scherno. Quasi ridendo.

Io sgranai gli occhi << No! >> mi affrettai a dire per non sembrare una grande e stupida emarginata sociale con problemi di educazione << Certo che no! >> Mi avvicinai a lui con aria più che stanca << Anzi, sono piuttosto felice di aver trovato te... >>

<< Al posto di mio fratello? >>

Io alzai lo sguardo colpita, senza poter trattenere un profondo sospiro << Già... >> raggiunsi la ringhiera dove anche lui era poggiato << Ti ha detto tutto, eh! >>

<< Le voci corrono... >> mi guardò preoccupato << Che cosa è successo, Liz? >> io scossi la testa cercando di trattenere le lacrime << Eravate così felici... >> continuò lui piuttosto dispiaciuto.

In quel momento non ce la feci più: catturai la maggior parte di aria possibile, poi la ricacciai fuori con un grande grido liberatorio.

George mi guardò per alcuni secondi come se non fossi stata nemmeno io. Come se davanti a lui ci fosse stata un’altra persona, completamente diversa dalla Liz che conosceva, poi scoppiò a ridere << Deve essere stata una cosa grossa! >> io avevo il respiro affannato e le guance rosse << Sai, non avevo mai visto Fred aprire il libro di Trasfigurazione di sua spontanea volontà! Mai, nemmeno una volta! >> io lo guardai senza lasciar trapelare nemmeno l’ombra di un sorriso, lui invece sembrava divertito, perché non smise di ridere nemmeno alla vista del mio volto serio << Qualunque cosa sia successa, però, ci sta male! >>

<< Ci sto male anche io! >> esclamai forte, in preda al nervoso << Le vedi queste?! >> feci indicando le corpose occhiaie viola sotto i miei occhi chiari << Non le avevo così grandi da quando mia madre morì! >> esclamai in modo duro << E sai perché? Perché non mi capitava di piangere così tanto da quando lei se n’è andata! >> presi a guardare il vuoto davanti a me. Le scure acque del lago erano calme e inquietanti.

<< E allora perché lo hai lasciato? >> chiese George di colpo serio.

Io mi rivoltai nuovamente verso di lui << Ma come, non avevi detto di non sapere cos’era successo?! >>

Lui mi guardò con aria da finto innocente << Io non l’ho mai detto. >> sgranai gli occhi in segno di incredulità << Volevo solo ascoltare la storia da un altro punto di vista! >>

Io sospirai affranta, tornando a guardare il vuoto davanti a me << Io non l’ho lasciato! >>

<< Allora Fred è impazzito! >> sentenziò infine, con un sorriso.

<< Ok... >>  mi corressi alzando gli occhi al cielo << Magari poteva sembrare che lo stessi mollando, ma... Il senso non era quello! >> conclusi con enfasi << Io volevo solo fargli capire che non deve proteggermi in continuazione. Che voglio vederlo sorridere come un tempo! >>

George rise << Oh... Io credo che lo abbia capito! >>

<< Cosa? >>

<< A te piacciono i fuochi d’artificio? >>

Lo guardai scettica << George, ma che diavolo... >>

<< Fatti trovare tra un’ora davanti la Sala Grande. >> fu tutta lì la sua risposa. Semplice, concisa e diretta, ma piuttosto vaga e incomprensibile.

<< George, tra un’ora inizieranno i G.U.F.O., cosa... >>

Lui staccò le mani alla ringhiera e prese a dirigersi verso le scale << Tu vieni, e lo capirai! >>

Rimasi da sola, a fissare le scale ormai vuote. Gerorge mi aveva parzialmente illuminato, ma anche decisamente confusa! Cosa sarebbe dovuto accadere davanti la Sala Grande?

Aspettai l’ora prescelta lassù, sulla torre di Astronomia, da sola. Sola con i miei pensieri, che ormai attanagliavano la mia mente in modo assai troppo morboso!

<< Ok, tanto cosa potrebbe accadere? Che altro potrebbe andare storto, ormai?! >> esclamai riferita a me stessa, mentre imboccavo le scale per scendere da quel luogo sinistro.

La porta della Sala Grande era chiusa. Gli esami erano in corso. Per molti minuti mi chiesi se quello di George non fosse stato solo uno stupido scherzo, magari un qualcosa per vendicare il suo gemello! Ma quando iniziai a sentire alcuni rumori provenire dalle scale di pietra che portavano su, mi iniziai a rilassare, anche se, molto presto, quella gioia sparì dal mio cuore, perché il grezzo pavimento di pietra venne violato dal suono di una grossa porta di legno che si apriva sfregandoci sopra.

Alla vista della Umbridge, mi irrigidii, mentre lei sgranò gli occhi sconvolta << Tu... >> il suo tono era malvagio, addirittura, oserei dire, esausto.

Mi prese per un polso e mi scosse violentemente, mentre quei forti rumori aumentavano sempre di più << Ora basta signorina Mason! >> i suoi occhietti mi guardavano con un misto di odio e ribrezzo << Cosa sta combinando qua fuori? >>

<< Niente! >> gridai cercando di liberarmi dalla sua presa << Mi lasci. Subito! >> con uno strattone mi liberai, lei sembrava sempre più adirata << Come osi rivolgerti a me in questo modo! >>

Io aprii la bocca per risponderle, ma in quel preciso istante due tornado a cavallo di scope volanti sfrecciarono nell’aria gridando e schiamazzando.

Fuochi d’artificio di ogni genere e colore presero a scoppiare per tutta la sala, polverizzando e riducendo a caos tutte le pergamene degli esami.

Gli studenti del quinto anno si alzarono dai loro tavoli acclamando a più non posso quei due ragazzi dall’stremo coraggio! Quelle due anime che sapevano cosa voleva dire la parola “vivere”!

Ben presto la sala si affollò non solo degli studenti degli altri anni, ma anche dei professori, accorsi più che altro per assistere al crollo di nervi della Umbridge, che cercava in ogni modo possibile di evitare il contatto con quei fuochi d’artificio. Gazza guardava incredulo la scena sulla soglia della sala, con in mano un bagnaticcio scopettone logoro.

<< Signor Gazza! >> urlò la Umbridge al limite della sopportazione, guardandosi intorno con aria smarrita e nevrotica << Faccia qualcosa! >>

<< Liz! >> una voce alle mie spalle attirò la mia attenzione << Ma cosa sta succedendo? >>

Ginny aveva un grande sorriso dipinto sulla lebbra, mentre guardava la scena attorno a lei meraviglia.

<< Oh Ginny... >> non ero più nella pelle << Devi solo ringraziare il cielo di averti dato due fratelli come loro! >>

Fred e George sfrecciavano sulle loro scope ridendo e schiamazzando, mentre George, appena ricevuto un esplicito “ok” da Fred, lanciò repentino un grosso fuoco diverso da tutti gli altri, infatti, non appena scoppiò, la testa di un grosso drago prese a rincorrere fumante la minuta figura della Umbridge, che correndo verso il povero Gazza, a momenti non ruzzolò per terra, ma nonostante tutti i suoi sforzi, proprio sulla soglia, quella testa di drago la “inghiottì”, esplodendo poi in una magnifica pioggia di scintille, che andò a spaccare ogni minimo decreto didattico che si trovava lì appeso al muro.

Tutta la scuola applaudì festante, mentre io mi sentii attirata all’indietro da qualcuno, mi voltai, e non potei far altro che sorridere.

In mezzo a tutta quella confusione, Fred, davanti a me, bello come il sole, mi attirò a lui e mi baciò. Un bacio puro, casto... Sentivo le sue mani tra i miei capelli, mente le mie si posizionarono automaticamente sul suo volto liscio e perfetto.

Il suo tocco mi fece rabbrividire! Ora, era come se fossimo solo io e lui, non c’era nessuno attorno a noi. Eravamo soli con il nostro amore!

<< Ti amo Elizabeth! >> sussurrò lui accarezzandomi le guance con solo i pollici << E ti aspetterò. Sempre! >>

<< Ti amo anche io Fred! >> sorrisi attirando la sua fonte alla mia << Non dubitarne mai! >>

Lui mi diede un altro piccolo bacio, poi salendo nuovamente a cavallo della sua scopa, seguì suo fratello al di fuori della scuola, anche se... Solo dopo aver lanciato un grosso fuoco artificio contro Malfoy, che gli mandò in fiamme non solo la divisa, ma anche la maggior parte delle parte dei pochi neuroni che gli rimanevano!

Tutta la scuola li seguì fuori, mentre una grande doppia V dorata, colorava il cielo sopra la scuola!

Rimasi a fissare quella scena sorridendo come non mai, mentre il mio cuore era interamente e incondizionatamente parte del ragazzo più meraviglio che Hogwarts avesse mai visto! Un ragazzo che finalmente era tornato a sorridere... Che finalmente era tornato il mio “ragazzo che sorrideva”!

 

 

Note d’Autore: Mi dispiace! Chiedo umilmente perdono per aver messo così tanto a postare questo nuovo capitolo, ma il destino ha davvero ruotato contro di me questi ultimi tempi : ( Prima ho avuto dei problemi con il PC, poi dei problemi di salute.. Non se ne usciva più -.- Ora però eccomi qua! ^^ Spero che questi capitoli non vi stiano deludendo! Non sono mai stata molto brava nelle cose sdolcinate, e sinceramente non so nemmeno perché, questa estate, mi venne in mente di scrivere una FF tale, ma devo dire che alla fine mi prese, e tutto sommato non è proprio da buttare (umiltà zero) ^^”  Vi prometto che tra un po’, però, le cose inizieranno a farsi movimentate anche in ambito tecnico, oltre che sentimentale ^^ Continuate a seguirmi e lo scoprirete ^^

A presto.. xXx Veleno Ipnotico xXx

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Capitolo 10
*** Cap. 9 ***


Un anno dopo...

 

Le cose erano cambiate nella vita dei maghi. Il signore Oscuro ero tornato in possesso del suo pieno potere, Silente era morto per mano di Piton, ed Hogwarts non sarebbe stata più la stessa.

Nell’aria si respirava un clima di tensione addirittura palpabile! Ad Harry era stato affidato un compito: trovare tutte le parti dell’anima di Voldemort, e distruggerle. Solo che non era così semplice. Non lo era mai stato! C’erano cose ben più grandi che si dovevano affrontare, prima: il potente incantesimo che era stato lanciato sulla casa dei Dursley sarebbe svanito al compimento dei suoi diciassette anni, così, in quell’estate così cupa, Harry sarebbe stato portato alla Tana, dovrebbe avrebbe avuto una maggiore protezione.

Per quanto riguarda me, il mio intero anno scolastico lontano da Fred, passò più naturale di quanto avessi potuto temere! Fred e George avevano realizzato il loro sogno: finalmente avevano aperto il loro negozio di scherzi che tanto avevano desiderato, ed io non potevo di certo non appoggiarlo! Anche se... Beh, un modo con cui mi riconsolavo, però, c’era in effetti! Durante le vacanze Natalizie dello scorso anno, infatti, mi fece una promessa alla quale non avrei rifiutato per nulla al mondo!

“La prossima estate. Tu ed io e... Tutta la mia famiglia!” aveva riso come un matto quando me lo aveva detto “Non è il massimo che posso darti, ma... Avrai me!” ed io non avrei potuto essere più felice, così ridendo come se mi avesse da poco fatto una proposta strana e ambigua, accettai con una gioia infinita.

Fred manteneva le sue promesse, così quell’estate la passai interamente alla Tana. Con lui e... Tutta la sua famiglia!

Fu piuttosto imbarazzante, all’inizio. Avevo già conosciuto molti dei suoi familiari, ma sempre come “l’amica di Ginny”. Ora invece era tutto diverso. Ora li avrei conosciuti sotto l’aspetto della “ragazza di Fred”! La signora Weasley, però, era una donna di un amore sconfinato, così da subito mi “adottò” nella sua famiglia come fossi stata un’altra dei suoi figli!

Insomma, quella fu davvero un’estate magica! O almeno la prima parte... Ma andiamo con ordine.

Quel pomeriggio di luglio era particolarmente assolato, ma forse lo sarebbe stato di meno se fossimo stati in casa, al fresco. Ma invece no. La signora Weasley si era messa in testa che tutto doveva essere perfetto per il matrimonio di suo figlio Bill e Fleur, così, anche se mancavano ancora parecchi giorni, si mise in testa che era d’obbligo fare una bella disinfestazione del giardino, da tutti gli gnomi, e quindi, dato che ancora non aveva mandato giù il fatto che i suoi figli avessero lasciato gli studi, decise che era più che giusto assegnare quel compito scabroso, nientemeno che a loro!

<< E quello ti sembra un lancio?! >> esclamò George guardano lo gnomo che Fred aveva appena lanciato oltre gli alberi << Questo... >> lanciò il suo gnomo con particolare intensità << È un lancio! >>

<< Ecco, bravi! >> commentò Ginny, seduta accanto a me sulla staccionata di legno << Mentre fate a gara su chi sia più Neanderthal, vi consiglio di prepararvi psicologicamente al fatto che presto dovete ricominciare questo lavoro daccapo! >>

Fred alzò un sopracciglio scettico << E perché mai, scusa? >>

<< Pensi che gli gnomi lascino in pace il nostro giardino solo perché si sposano Bill e Fleur? >> chiese Ginny con aria saccente.

<< Va bene! >> intervenne George << Quando glielo spiegherai tu, alla mamma, e lei ti avrà dato ascolto, ne riparleremo! >> e con fare meticoloso, si rimisero alla ricerca di altri gnomi.

Io sarei potuta rimanere lì a guardare Fred per giorni e giorni. Non mi importava del caldo, non mi importava del fatto che mi stavo squagliando come ghiaccio al sole, o del fatto che avessi le scarpe completamente sporche di fango... Sarei potuta rimanere lì a guardarlo anche se fosse scoppiata una bufera! Ogni tanto, sotto quel sole estremamente cocente, mi rivolgeva qualche sguardo ammiccante, ed io non potevo far altro che provare la fatidica sensazione delle farfalle nello stomaco, anche se ormai stavamo insieme da più di un anno!

<< Ehi! >> la voce di Ginny mi riportò nuovamente sulla terra << Ancora persa nei tuoi sogni ad occhi aperti? >>

Io la guardai con la coda dell’occhio << Oh no... >> feci con voce sognante, pronta a prenderla in giro nel modo che lei odiava di più << Veramente ero persa nei favolosi addominali di tuo fratello! Così perfetti e scolpiti che... >>

<< Oh, liz! >> mi bloccò immediatamente lei << Ti prego! >>

Io scoppiai a ridere << Mi fa morire la faccia che fai ogni volta! >> mi giustificai quasi cadendo dalla staccionata, poi, però, divenni di colpo seria << Domani è il grande giorno, eh? >>

Il sorriso di Ginny scomparve in un lampo. Lei ed Harry erano stati insieme qualche mese, l’anno passato, poi lui l’aveva lasciata per proteggerla, anche se entrambi si amavano ancora! Era dura, per lei, sapere che il giorno seguente lui avrebbe rischiato tutto solo per raggiungere la Tana, ed essere al sicuro per qualche giorno.

<< Speriamo vada tutto bene! >> esclamò con aria sommessa.

Io guardai per qualche secondo Fred con aria seria. Era così felice, in quel momento... Del tutto ignaro che la notte seguente sarebbe stata più pericolosa di quanto immaginava! Avevamo parlato così tante volte di quella sua scelta, che ormai il solo pensiero di quei discorsi mi dava la nausea. Io non potevo non farlo partecipare a quell’impresa suicida, se era quello che lui voleva. C’era d’ammirare il suo coraggio! Ma ovviamente ero liberissima di esprimere tutto il mio disappunto, al riguardo! Avevo paura, questo era chiaro, ma ogni volta il suo volto sereno mi tranquillizzava, così non potevo non fidarmi lui!

Mi lasciai scappare un profondo sospiro << Speriamo... >> sussurrai poi, senza smettere di guardarlo.

Quella stessa notte avevo la testa affollata da troppi pensieri per riuscire a dormire, così decisi di scendere nel giardino, per prendere un po’ d’aria fresca e fare due passi.

Avevo il cuore a mille, ogni minuto che passava ero sempre più agitata. Il pensiero che l’indomani, qualcosa sarebbe potuta andare male, era tropo forte! Ma non ero preoccupata solo per Fred: ero preoccupata anche per tutti gli altri. Era una cosa troppo grande. Viaggiare fino alla Tana in volo... Era una pazzia! I mangiamorte lo sarebbero venuti a sapere. In un modo o nell’altro lo avrebbero scoperto, e tutto sarebbe saltato a l’aria come un petardo gigante!

Sentii uno dei gradini dietro di me scricchiolare rumorosamente, così mi voltai di scatto con gli occhi sgranati dalla paura. Fred, da dietro di me, iniziò a ridere sotto voce << Chi credevi che fosse?! Lord... >>

<< Non dire quel nome! >> esclamai velocemente, prima che lui potesse finire la frase << È tabù! >> gli ricordai << Vuoi far piombare qui i ghermidori? >>

Lui scese qualche altro scalino per raggiungermi << E allora? Tanto non si accorgerebbero nemmeno della casa, con tutti gli incantesimi protettivi che abbiamo apportato! >> 

Io sospirai << Lo vedi! >> lo guardai dritto negli occhi << Mi dite sempre che sono troppo apprensiva. Che mi faccio problemi dove non ci sono... Ma se ti fosse scappato domani? Cosa avresti fatto se con una sola parola avessi condotto da Harry i ghermidori? >>

Lui storse il naso << Devo iniziare a pensare che ami Harry più di me? >>

<< Fred! >> lo ammonii severa << Io sto parlando seriamente! Quello che ci rimetterebbe non sarebbe solo Harry, ma tutti voi! >>

Lui fece finta di non aver sentito, mi prese per mano e mi condusse giù, nel salone. Una volta arrivati lo guardai negli occhi per un breve istante, poi gli buttai le braccia al collo sempre meticolosamente adagiata sulla punta dei piedi.

<< Ti prego... >> gli sussurrai delicatamente all’orecchio << Fai attenzione! >>

Lui, però, non sembrava ancora cogliere la pericolosità della questione. O almeno era quello che lasciava intravedere!

Si portò una mano alla tasca del pigiama, e con fare sicuro ne tirò fuori qualcosa, che però teneva stretto in un pugno << Voltati. >> sussurrò con un sorriso.

Io lo guardai attonita, ma alla fine feci come mi aveva detto. Sentii il delicato tocco delle sue mani scivolarmi sul collo, fino a spostare i miei lunghi capelli. Lui lasciò correre qualcosa di freddo fino poco più su del mio petto, poi mi risistemò i capelli tutti all’indietro.

Mi rivoltai verso di lui con aria confusa, prendendo tra le mani quel piccolo ciondolo bronzato: era una bella catenina decorata, con alla fine appeso un magnifico ciondolo a foglia di the. Lo guardai con gli occhi che mi brillavano, senza però riuscire a spicciare una parola!

<< È un simbolo! >> spiegò lui sorridendo << Di quando noi... >>

<< È bellissima! >> lo bloccai con quasi le lacrime a gli occhi. Attirai il suo volto al mio e gli diedi un dolce bacio.

Era la cosa più dolce che qualcuno avesse mai fatto per me. Era bello pensare che quel giorno era rimasto impresso in lui, quanto lo era rimasto in me! Però...

<< Però... >> il mio volto si rabbuiò di colpo.

<< Che c’è? >> chiese lui d’un tratto preoccupato << Non ti piace? >>

<< No! >> esclamai prontamente, come se quella che avesse detto fosse stata un’eresia coi fiocchi << È bellissima, ma... >> lo guardai dritto negli occhi << Così sembra tutto così triste! >> esclamai con voce sommessa <<È come se tu volessi darmela solo perché la battaglia è vicina. E quindi... >>

Era duro spiegare quello che mi passava per la testa in quel momento. Era come se quel piccolo pegno d’amore fosse un impulso a suggellare una promessa fatta in modo disperato. Cose se fosse il primo, ma purtroppo anche l’ultimo, perché dopo tutto sarebbe finito. Perché la battaglia si sarebbe portata via tutto!

<< Liz! >> la sua voce cos’ calma mi tranquillizzò << Io voglio dartela perché mi va, e perché ti amo. Non perché penso che moriremo tutti! >>

Io gli sorrisi dolcemente << Lo so. >> mi portai le mani al collo, e me la tolsi << Fammi una promessa. >> dissi porgendogliela nuovamente, mentre lui mi guadava in modo confuso << Dammela quando tutto questo sarà finito! >> esclamai sorridendo << In modo tale che avrai un motivo in più per non farti ammazzare! >>

Lui rise, riprendendo quel piccolo ciondolo che gli stavo porgendo << Elizabeth Mason... >> iniziò in modo teatrale << Ti prometto che non mi farò uccidere, e che quando tutta questa storia sarà finita, questo ciondolo apparterrà a te! >> lo fece girare più volte attorno al suo polso, in modo da farlo diventare un curioso braccialetto, poi avvicinò il suo volto al mio, e mi baciò. Una forte morsa mi strinse il cuore. Mancavano meno di dodici ore... Non sarei riuscita a sopportare quello strazio ancora per molto!

 

Note: Chiedo sempre umilmente perdona per tutto il tempo che vi faccio aspettare :( Mi ero detta che avrei pubblicato questi capitoli con più velocità, ma non ci sono proprio riuscita! In estate è tutto più semplice, più veloce.. Con l’inizio della scuola, oltre che alla mia vita sociale, è stata inglobata anche la mia voglia di fare qualunque cosa, e di questo mi dispiace, anche perché i capitoli sono tutti scritti, devo solo trovare il tempo di pubblicarli! ^^” Spero che questo vi piaccia, e che continuiate a seguirmi anche se sono terribilmente lenta ^^”

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Capitolo 11
*** Cap. 10 ***


Quel giorno fu probabilmente il più movimentato di tutto il mese di luglio. La signora Weasley era fuori di se: per tutta la mattina non aveva fatto altro che cuocere frittelle su frittelle! Una cottura che poi si era prolungata anche fino al pomeriggio e alla sera, così, ben presto ci ritrovammo tutti con un forte mal di pancia. Roba che il povero Ron rimase chiuso in bagno per circa venti minuti!

<< Che brutta faccia... >> commentò George, avvicinandosi a me poco prima che tutti si mettessero in viaggio verso Privet Drive << Colpa delle frittelle?! >>

Io gli scoccai un’occhiata micidiale. Sapeva benissimo perché avessi quella faccia, solo che sia a lui che a suo fratello piaceva farmi infuriare. << Si. >> lo accontentati con voce dura << Colpa delle frittelle! >>

<< Mamma! >> la voce di Ginny risuonò per tutta la casa impregnata di panico << È arrivato anche Hagrid! >>

Il mio cuore iniziò a pompare sangue ad una velocità quasi pazzesca! Fred era già fuori in guardino. Non sembrava per niente agitato, bensì rideva e scherzava con suo fratello. Io scoccai un’occhiata a Ginny, che in piedi sulla soglia di casa, cercava di mostrare un comportamento dignitoso e forte. Lei dal canto suo mi sorrise. Un sorriso tanto flebile che sembrava addirittura strano sulle sue labbra! Poi tornai a guardare Fred e muovendo appena le labbra, sussurrai un piccolo “Fa’ attenzione!”. Lui mi sorrise tranquillo, mentre tutti gli altri si allineavano su una stessa linea invisibile. Pochi secondi, e uno dopo l’altro si smaterializzarono, mentre dentro di me non faceva altro che crescere un forte senso di incompletezza!

***

 << Ormai sono ore che sono via! >> non faceva altro che esclamare Ginny con aria esausta << Ore! >>

<< Andrà tutto bene, vedrai! >> cercavo di incoraggiarla ogni volta. Anche se era difficile da credere perfino per me che sarebbe andato tutto bene!

La signora Weasley non spicciò parola per tutto il tempo, ma rimase in silenzio a lavare quella moltitudine di piatti che per tutto il giorno avevano portato le sue pesantissime frittelle.

La casa era così vuota e silenziosa... Faceva quasi paura! Ma all’improvviso qualcosa ruppe quel maledetto e frustrante silenzio. Qualcosa aveva trapassato la barriera di incantesimi protettivi!

La signora Weasley alzò immediatamente gli occhi verso la finestrella davanti a lei, mentre io e Ginny ci precipitammo verso la porta.

Il piano era quello di trasformare sei... Sfortunati, li chiamavo io, in Harry Potter, con la pozione polisucco. In modo tale che se qualcuno gli avesse teso qualche trappola, non avrebbe saputo quale Harry fosse stato quello vero!

Ma quello che ci trovammo davanti era accompagnato da Hagrid, quindi era il vero Harry!

Ginny trasse un sospiro di sollievo. Il suo volto finalmente era rilassato, o almeno in parte.

<< Non è arrivato nessun’altro? >> chiese Harry preoccupato.

<< No. >> fece la signora Weasley con voce tremula << Siete i primi... >> li guardò per alcuni secondi, poi sorrise << Ma per fortuna voi state bene! >>

Il mio cuore non smetteva di battere. Perché non arrivava nessun altro? Cosa stava succedendo? Ma prima che potessi iniziare a farmi altre domande, il rumore di una materializzazione mi fece immediatamente distrarre, ma purtroppo quello che vidi non era di certo una delle cose che avevo sperato.

Lupin stava trasportando a fatica uno degli Harry verso la Tana. Il suo volto era in fase di trasformazione, mentre tutta la parte sinistra della sua testa era ricoperta di sangue. Stava tornando normale, ma ben presto capii che sarebbe stato mille volte meglio non lo facesse: i suoi tratti somatici stavano cambiando a una velocità pazzesca, i capelli, da neri, ritornarono rossi, crebbe di qualche centimetro...

La necessità di gridare spaventata mi morì in gola non appena aprii bocca. Sentii le mie gambe farsi molli tutto un tratto. Non avrebbero retto il mio peso ancora a lungo.

Quando Lupin mi passò accanto, però, notai diverse differenze tra quel ragazzo e Fred. Perché lui non era Fred, era George!

Potrei sembrare cattiva, ma quando me ne resi conto ripresi a respirare in modo più regolare, anche se le gambe non smettevano di tremarmi.

Entrai in casa seguendo tutti gli altri. La signora Weasley si precipitò immediatamente su suo figlio con un grande panno bianco tra mani, e con fare dolce iniziò a tamponare le sue ferite. Aveva perso un orecchio!

Rimasi a guardarlo per un tempo che mi parve quasi interminabile, senza muovere nemmeno un muscolo, ma a distanza, senza però staccare gli occhi dal suo volto.

Lupin stava discutendo con Harry, sinceramente non so di cosa stessero parlando, perché non riuscivo a pensare a niente che non fossero state le ferite di George, poi ci fu un altro rumore di materializzazione, ed entrambi si precipitarono fuori.

<< Liz! >> la voce della signora Weasley mi riportò alla realtà << Liz, tesoro, mi servirebbe del disinfettante. Tu sai dove... >>

<< S-si... >> mormorai indietreggiando verso le scale, ma senza staccare gli occhi da George << Vado. >>

Corsi su per le scale come non avevo mai fatto in vita mia. In bagno frugai con fare frenetico dentro ogni cassetto, lasciando cadere in terra diverse cose, ma senza preoccuparmi di raccoglierle. Avevo le mani che mi tremavano in un modo spaventoso, ma nonostante tutto riuscii a trovare ciò che stavo cercando.

Qualcosa era andato storto. Qualcuno doveva averli traditi! Malocchio aveva ragione che ci sarebbe stato sicuramente qualcuno ad “aspettarli” là fuori!

Corsi in contro alla signora Weasley, questa volta cercando di non guardare il sangue che sgorgava dall’orecchio triturato di George << Ecco. >> feci porgendole la piccola bottiglietta di vetro contenente una sorta di pozione molto simile a l’acqua ossigenata dei babbani.

<< Premi qui. >> fece la signora Weasley indicando con lo sguardo il panno intriso di sangue sull’orecchio del figlio.

<< I-io... >> ma lei non mi diede nemmeno il tempo che lasciò la presa, così mi risultò naturale prendere a quel panno per continuare a farlo aderire all’orecchio, per impedire al sangue di continuare ad uscire.

Avevo il respiro irregolare e le mani mi tremavano ancora di più. Lei stappò la bottiglia con un colpo di bacchetta, poi mi fece segno di togliere il panno. Mi allontanai pian piano da quelle scena con fare tremulo, le gambe ancora molli e deboli.

Ci fu un altro suono di materializzazione, probabilmente l’ultimo, così con fare impetuoso mi precipitai fuori, nel giardino. Fred e il signor Weasley erano appena arrivati, entrambi sani e salvi. Mi bloccai non appena lo vidi, mentre lui mi sorrise tranquillo. Gli occhi mi si gonfiarono di lacrime, così senza pensare gli corsi incontro, buttandogli le mani ancora sporche di sangue al collo.

<< Ehi... Sto bene! >> esclamò lui in tono calmo << Lo siamo tutti! >>

Io mi sciolsi da quell’abbraccio come se fossi in qualche modo colpevole, e lo presi a guardare negli occhi senza spicciare la benché minima parola. Fu in quel momento che lui notò le mie lacrime e le mani sporche di sangue. Il sorriso scomparve dal suo volto, e la sua espressione rilassata si fece d’un tratto dura.

Il signor Weasley lo guardò, per poi lasciar correre lo sguardo fino alle mie mani << Dov’è George? >> chiese infine con fare preoccupato. Ma Fred non lo stava nemmeno ascoltando, perché alla fine della sua domanda, già aveva superato la soglia della Tana.

Io lo raggiunsi dentro sempre correndo, e tutti gli altri fecero lo stesso.

George aveva gli occhi chiusi, mentre Fred era inginocchiato in terra accanto a lui.

<< Come ti senti Georgy? >> chiese con fare dolce. Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi George sussurrò << Romano. >>

Fred lo guardò scettico << Come hai detto, scusa? >>

<< Romano. >> replicò George, alzando la voce di qualche tono << Come il foro. >> si portò una mano all’orecchio per indicarlo fiero << Come il foro, Fred! >>

Fred parve accennare ad un sorriso << Ci sono un milione di battute legate alle orecchie, e tu scegli Romano. Sei patetico! >>

<< Sono comunque più bello di te! >>

Io li guardai ammirante. Avevo visto George in quelle condizioni prima di tutti, ma solo per poco tempo, eppure mi ero lasciata prendere dal panico come poche volte mi era accaduto nella vita, mentre Fred, che era il suo gemello e quindi legato a lui in un modo ben diverso, aveva reagito in un modo che poteva essere solo che ammirato!

Il quel momento Bill si intromise con una notizia che ci lasciò tutti sconvolti << Malocchio è morto! >> ci voltammo tutti verso di lui con fare sconvolto << Mundungus non appena ha visto Vol... Voi-sapete-chi, si è smaterializzato, e Malocchio è caduto dalla scopa. >>

La signora Weasley sembrava pronta a dare un taglio a tutta quella faccenda << Per oggi basta! >> sembrava scossa più di tutti, là in mezzo << È bene che tutti dormiate un po’. Sarete sconvolti! >>

Tutti la presero in parola, perché chi prima, chi dopo, raggiunsero tutti le stanze da letto, anche se la signora Weasley sapeva benissimo che nessuno avrebbe dormito dopo la serata che era appena trascorsa.

<< Ehi... >> mi fece Fred con fare dolce, avvicinandosi << Tutto bene? >>

Io lo guardai ancora particolarmente scossa << No. Non va tutto bene. >>

<< Ma... >>

<< Poteva morire là fuori! >> esclamai adirata << Potevate morire tutti! >> mi bloccai un attimo << Oh... Ma che dico. È già successo! >> gli occhi mi si riempirono nuovamente di lacrime << Non ce la faccio più, Fred! >>

<< Che cosa vuoi da me! >> fece lui con fare innocente << Non sono io che sto creando tutto questo! >>

Io mi calmai, feci un sospiro, e gli risposi << Lo so! >> lo guardai con fare dolce << È solo che sono stufa di tutto questo! Sono stufa di vedere la gente soffrire, scomparire... Morire! >>

<< Finirà tutto presto, vedrai! >> mi sorrise sicuro << Ti ho mai mentito prima d’ora?! >> mi chiese poi,  con un sorriso contagioso. Talmente contagioso che ben presto presi a sorridere anche io. Gli buttai le braccia al collo, come sempre in punta di piedi << Oh, Dio! Tu non sai quanto mi hai fatto preoccupare! Sarei morta se ti fosse accaduto qualcosa! >>

Lui mi prese il volto tra le mani, e senza permettermi di dire o fare qualche altra cosa, mi baciò dolcemente. Fu come fermare il tempo! Eravamo ignari di tutto ciò che non fossimo stati noi. Ignari del fatto che il peggio doveva ancora arrivare!

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Capitolo 12
*** Cap. 11 ***


Quella mattina mi svegliai parecchio dolorante. L’essermi addormenta sul divano del salotto, tra le braccia di Fred, era stato più che piacevole, quella sera, ma purtroppo non fu lo stesso per la mia schiena, la mattina seguente.

<< Oh mio Dio! >> esclamai alzandomi tutta di un colpo << Il matrimonio! >> Fred, da accanto a me, non sembrava sapere nemmeno di cosa stessi parlando << Mi devo preparare. Mi devo fare una doccia, mi devo vestire, sistemare i capelli... >> Fred mi prese per una mano, fermandomi prima che avessi iniziato a correre come una matta per tutta la casa << Ok, respira. O rischi di entrare in iperventilazione! >> scherzò << Proprio come ieri sera, quando hai visto l’orecchio di George! >>

<< Io non... >> mi bloccai per trovare qualcosa di convincente da dire, ma essendo a corto di idee (dato che il mio cervello era occupato da un unico pensiero: “sto facendo tardi a un matrimonio”!), mi limitai ad esclamare << Non è divertente! >> e pregando di non essere l’unica ancora svestita, mi diressi in camera da letto di Ginny.

Aprii la porta come un tornado, trovandola ancora immersa tra le coperte << Mmmh... >> mormorò coprendosi la faccia con il cuscino.

<< Oh... >> sussurrai, d’un tratto facendo piano << Ma non c’era un matrimonio? >>

<< Si. >> disse lei, la voce ovattata << Ora però fammi dormire un altro po’. >> poi si alzò improvvisamente e mi prese a guardare in modo scettico << Ma dove sei stata? >>

<< Ho... Ho dormito sul divano! >> lei alzò un sopracciglio furba << Che c’è?! >> chiesi quasi scandalizzata << Ho veramente dormito sul divano! >> lei alzò le spalle, poi rigettò la testa sul cuscino.

<< Papà e gli altri allestiranno il tendone per il ricevimento tra qualche ora. Stai tranquilla, hai tutto il tempo! >>

<< Oh... >> mormorai leggermente dispiaciuta. L’idea di una qualche sorta di festeggiamento mi piaceva. Ed evidentemente piaceva anche ai molti altri invitati, dato che praticamente tutti i gufi che la signora Weasley aveva spedito, erano tornati indietro con una risposta positiva.

Mi sdraiai sul letto perfettamente piegato e intatto accanto a Ginny << Sai... Un giorno sogno di celebrare anche io un matrimonio come quello di Bill e Fleur! >>

<< Davvero? >> chiese Gnny con gli occhi chiusi, fingendo di essere interessata.

<< Si... >> feci con aria sognante, mentre fissavo il soffitto << Il vestito di Fleur è bellissimo. Lo hai già visto? >>

<< Io e lei non parliamo molto! >>

<< Ah, già. Comunque è fantastico! >>

Ginny si voltò su un lato per guardarmi meglio << Che cosa? >>

<< Il vestito. >> dissi continuando a fissare il soffitto, poi mi voltai verso di lei << E che si sposino in queste circostanze. È così romantico! >>

<< O forse molto stupido! >> commentò Ginny, in tono acido.

<< Parli così solo perché non sopporti Fleur! >> la punzecchiai, alzandomi nuovamente in piedi << Io vado a vedere come procedono i lavori! >>

<< Ed io vado a fare colazione, dato che ormai non riprenderò mai più il bellissimo sogno che stavo facendo prima che mi svegliassi con la tua invidiata grazia! >> disse lei sorridendo e alzandosi dal letto particolarmente scombussolata.

***

<< Oh! >> esclamò la signora Weasley entrando nella camera di Ginny, quella sera << Siete splendide! >>

Splendide era decisamente un complimento troppo esagerato, ma assolutamente piacevole da sentirsi dire!

Il vestito che avevo indossato era di un rosa salmone molto bello, adornato con particolari lustrini di un rosa più acceso sulle maniche e sul finale della gonna a palloncino. I capelli in genere sempre abbastanza mossi, ma essenzialmente lisci, erano stati arricciati grazie ad un particolare incantesimo suggeritomi da Hermione, mentre un grande fermaglio a forma di fiocco li costringeva ordinatamente all’indietro, lasciandoli, però, un po’ rialzai sulla testa.

<< Siete bellissime! >> sembrava quasi commossa << Non appena avete finito qui, raggiungeteci al ricevimento! >> e detto ciò uscì dalla camera, con un grande sorriso dipinto sulle labbra.

<< Tu vai. >> mi fece Ginny mentre si infilava le graziose scarpe in tinta con il suo vestito grigio e nero << Mio fratello ti starà aspettando! >>

Io gli sorrisi un po’ agitata << Stai benissimo! >>

<< Anche tu! >>

Scesi le scale con il cuore a mille. La Tana era popolata da moltissime persone, nonostante il ricevimento si tenesse al di fuori di questa! Non ne conoscevo nemmeno la metà, eppure ognuna di queste mi salutava come fossi stata parte della famiglia. Addirittura, una signora particolarmente pomposa mi strinse fra le sue braccia con fare armonioso, e dopo avermi chiamato almeno una decina di volte Ginny (tante quante io gli dissi che si stava sbagliando) associando al nome diversi aggettivi come “bellissima”, “dolce con una bambolina” e “amorevole”, mi lasciò andare. Anche se piuttosto stropicciata.

<< Vedo che hai conosciuto zia Muriel! >> rise Fred appoggiato alla porta della cucina.

Era bellissimo nel suo completo da cerimonia. Mi si avvicinò con calma, come se volesse assaporare ogni minimo minuto << Sei... Bellissima! >>

<< Gra-grazie! >> balbettai << So-sono i capelli. Hermione mi ha insegna... >>

<< Sei tu ad essere bellissima! >>

Io lo guardai senza dire niente, come se fosse la prima volta che ci parlavamo, con una faccia leggermente sorpresa, poi mi rilassai e gli sorrisi prendendogli la mano << Andiamo! >>

Il capanno era stato stregato in modo da contenere tantissime persone. Il colore che prevaleva maggiormente era un lilla rosato, proprio come il vestito di Fleur. I bicchieri si riempivano da soli una volta finiti i drink, diversi attrezzi musicali volteggiavano a mezz’aria intonando festose melodie e diversi camerieri che sembravano appena usciti da alcuni dipinti settecenteschi, servivano su alcuni vassoi d’argento strane pietanze che non avevo mai visto in vita mia prima di allora.

<< È favoloso! >> esclamai guardandomi attorno meravigliata.

<< E non hai ancora visto i fuochi d’artificio che io e George abbiamo preparato per il dopo festa! >> esclamò Fred con aria fiera.

<< Già! >> commentò un’altra voce avvicinandosi << A te piacciono i fuochi d’artificio, vero Liz?! >> mi voltai verso George cercando di reprimere uno strano sorriso. Grazie a un fuoco d’artificio era nato il mio amore per suo fratello, e dopo quattro anni, sempre grazie a quelli, e un po’ anche grazie a George, si era chiarita una spiacevole situazione. Era assurdo non provare una sorta di ammirazione verso quegli aggeggi così piccoli, ma così potenti.

<< Oh, si! >> esclamai divertita << Mi piacciono da morire! >>

George aveva l’intera testa fasciata, ma non sembrava né scosso, né dolorante, per quello che gli era accaduto la notte prima.

<< Come ti senti? >> chiesi poi mantenendo il sorriso, ma diventando seria.

<< Come un porta penne! >> esclamò lui in tono tranquillo e naturale.

Io alzai un sopracciglio confusa, temendo che oltre a l’orecchio avesse perso anche gran parte dei suoi neuroni funzionanti << Come, scusa? >>

Lui rise << Volevo dire che è piuttosto utile avere un orecchio forato. >> commentò in tono fiero << Insomma, se non so dove poggiare una penna o qualunque altro oggetto abbastanza lungo e fino da poterci entrare, posso ficcarcelo benissimo dentro. Senza contare che... >>

<< Ok. >> lo bloccai decisamente shoccata << So-sono felice! >>

<< Bene, io vado a preparare gli attrezzi. >> fece poi dileguandosi piuttosto sveltamente.

<< Deve soffrire così tanto... >> commentai amareggiata, mente l’osservavo andare via.

<< Oh, no. >> mi rispose Fred vago << Sta anche meglio del solito! >>

Io risi, mentre tenendolo per mano sentii il delicato tocco della piccola foglia di the della catenina che aveva legato al suo polso, sbattere contro il mio. Sorrisi, poi mi avvicinai al suo volto per baciarlo, ma qualcosa me lo impedì.

In quel preciso momento una grossa palla di fuoco blu entrò nel capanno piombando dal cielo come un evanescente meteorite. Diverse persone che si trovavano lì vicino saltarono di lato non appena quella si fermò a mezz’aria. Al suo interno si intravedevano diversi volti di maghi e streghe gridare e dimenarsi, ma tutto si svolgeva come in una televisione alla quale era stato tolto l’audio. Poi una voce profonda prese a parlare con aria cupa << Il ministero è caduto. Il ministro della magia è morto. >> alcuni secondi di silenzio << Arrivano... Arrivano... Arrivano... >> la voce andava sfumando come il volume di una radio che si abbassa.

Gli invitati iniziarono ad agitarsi, prendendo a correre da una parte a l’altra del capanno, mentre alcuni, più saggi, si smaterializzarono senza troppe cerimonie.

Io guardai Fred stringendogli la mano il più forte possibile << Sai smaterializzarti? >> chiese lui di colpo serio.

<< No. >> dissi in tono secco << E se pure non lo avrei fatto. Io non ti lascio solo! >>

Pesto quella confusione si fece più movimentata. Lingue di fuoco iniziarono a danzare per tutto il capanno. La gente gridava spaventata. I mangiamorte erano arrivati. E come ogni volta portarono con loro solo grida e disperazione.

Qualcuno mi venne a dosso facendomi perdere la sicurezza della presa di Fred. Fu come un fiume in piena, solo che era formato da persone.

<< Fred! >> gridai mentre alcune signore mi trascinarono ignare e urlanti verso un lato del tendone.

Non ricevetti alcuna risposta.

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Capitolo 13
*** Cap. 12 ***


Fu difficile non essere trascinata via da quelle persone che gridavano in preda al terrore, ma in qualche modo ci riuscii.

I mangiamorte avevano ormai distrutto gran parte del tendone: alte lingue di fuoco si ergevano praticamente ovunque, e le persone a terra prive di sensi aumentavano sempre di più. Le grida si facevano sempre più alte e spaventate. Avada Kedavra verbali e non verbali volavano tranquilli e indisturbati nell’aria, colpendo a volte persone a caso, altre volte persone premeditate.

<< Aaagh! >>

Il grido di qualcuno mi fece voltare di scatto. Una bambina di appena undici anni era stata accerchiata da due mangiamorte, un uomo e una donna. I Carrow!

Tirai istintivamente fuori la bacchetta, e la puntai verso l’uomo, che si trovava di spalle, e gridai << Stupeficium! >> l’uomo volò in alto per circa due metri, fino a che non trovò una parete e ricadde a terra svenuto. Sua sorella si voltò verso di me con il fuoco dipinto nello sguardo, alzò la bacchetta, ma prima che potesse fare qualcosa, le scagliai contro un altro schiantesimo, solo che lei fu più svelta, e muovendo braccio e bacchetta come per creare una sorta di scudo invisibile, bloccò il mio incantesimo.

In quel momento il panico m’inondò, così iniziai a scagliarle contro ogni sorta di incantesimo o fattura di mia conoscenza, solo che lei era molto più svelta e esperta di me, così li parava tutti senza troppi problemi, avanzando verso di me con aria minacciosa. Io indietreggiavo ormai a corto di idee, poi lo sguardo mi cadde sul soffitto del tendone: era stato montato con uno spesso tessuto, ma anche con degli strani assi che sembravano fatti di un legno molto pesante. Senza indugiare ulteriormente gli puntai contro la bacchetta << Bombarda! >> il soffitto crollò in un decimo di secondo, facendo cadere le pesanti assi non proprio sulla sua testa, come avevo sperato, ma poco più avanti di lei. Fu ugualmente un bel risultato, dato che mi permise di prendere la bambina, che per tutto il tempo era rimasta schiacciata contro una parete, a poca distanza del mangiamorte schiantato, e portarla via.

Diverse esplosioni ci impedirono di raggiungere il giardino, in modo veloce. La bambina tremava in un modo quasi compulsivo. Non sapevo chi fossero i suoi genitori, ne tanto meno sapevo come avrei fatto a portarla al sicuro...

<< Liz! >> la voce di Ginny attirò la mia attenzione << Da questa parte. >> mi voltai verso la mia destra, dove notai una minuscola porticina che per tutto il ricevimento non avevo mai notato. Stringendo la mano della bambina mi diressi verso di questa.

<< Che cos’è? >> chiesi tenendo gli occhi leggermente socchiusi per via della polvere data dalle esplosioni.

<< Entra! >> mi rispose Ginny tirandomi per un braccio << È un passaggio che porta sottoterra. I mangiamorte non possono trovarlo, papà è il custode segreto! >> spostò lo sguardo sulla bambina << Brava! Lo scopo era portare in salvo più gente possibile in caso di un attacco. Era stata un’idea di Malocchio! >> io guardai la bambina che ancora tremava agitata, poi aprii bocca per dire che non ne sapevo niente di quel piano, quindi avevo salvato quella bambina solo per istinto, ma alla fine dalle mie labbra uscì sono uno stupido << Si. >>

Quel rifugio sotto terra era particolarmente grande. Era stato organizzato in modo tale da contenere ogni qualsivoglia oggetto potesse servire in caso di emergenza, oltre ad una moltitudine di persone decisamente sconvolte.

<< Dov’è Fred? >> chiesi guardandomi in torno con aria spaventata << Perché non c’è?! >>

<< Tranquilla Liz. Arriveranno tutti. >>

<< Mamma! >> grido la bambina lasciandomi la mano e correndo verso una donna sulla quarantina che aveva le lacrime a gli occhi.

<< Margaret! >> esclamò la donna allargando le braccia e buttandosi in ginocchio. Le due si abbracciarono in preda alle lacrime. Io le fissavo come imbambolata, immobile, senza sbattere nemmeno le palpebre.

<< Sono stata così preoccupata! >> stava dicendo sua madre << Non avrei potuto sopportare di perdere anche te! Sei tutta la mia vita! >>

<< Liz! >> mi rivoltai verso Ginny con gli occhi bagnati dalle lacrime << Tutto bene? >>

Le sorrisi << Si. Tutto bene, non ti preoccupare. >>

<< Liz! >> mi voltai a guardare la figura in piedi sulla soglia del rifugio, e senza dire nulla o pensare a nulla, gli corsi incontro abbracciandolo forte.

<< Stai bene? >> gli domandai con fare ossessivo, senza staccargli gli occhi di dosso.

<< Tu stai bene? >>

<< I-io... Si. >>

<< Allora sto bene! >>

<< Se ne sono andati! >> esclamò Lupin entrando anche lui << Cercavano Harry. Lui, Ron e Hermione si sono smaterializzati appena in tempo. >>

<< Siamo sicuri ad uscire? >> chiese la signora Weasley cercando di non farsi vedere preoccupata.

<< Non c’è più nessuno là fuori, Molly. >> la tranquillizzò Kingsley << Gli Auror stanno già stabilizzando gli incantesimi di protezione. Siamo al sicuro, per ora! >>

Poco alla volta, anche se con una certa riluttanza, gli invitati presero ad uscire dal rifugio.

<< Credevo ti fosse accaduto qualcosa! >> esclamai rivolgendomi a Fred con fare impaurito << Ti ho chiamato... >>

<< Lo so. >> convenne lui stringendomi una mano << Ti stavo seguendo, ma Dolohov aveva in pugno una manciata di persone, tra cui diversi bambini. Non potevo... >>

<< Hai fatto la cosa giusta. >> lo bloccai con un sorriso << Ed è per questo che ti amo! >>

***

I giorni che seguirono il matrimonio furono piuttosto cupi. La signora Weasley era costantemente in ansia per Ron, dato che non sapeva dove si trovasse, ma anche per Harry ed Hermione, dato che dopo tutti quegli anni erano diventati un po’ come suoi figli.

Ginny non sorrideva più. Ogni sera, prima di andare a letto, pregava il cielo che Harry stesse bene, e che non accadesse nulla di male ne a lui, ne a tutti noi altri.

Il mese di Agosto ormai stava volgendo al culmine. Le scuole sarebbe iniziate presto, anche se tutti sapevamo che non sarebbe stato come tutti gli altri anni.

La signora Weasley non voleva che io e Ginny ritornassimo al castello, quell’anno, e dello stesso pensiero era mio padre, che era accorso alla Tana non appena aveva saputo dell’attacco dei mangiamorte. Poi, però, era intervenuto il signor Weasley, dicendo che dopo tutto saremmo state in pericolo sia in un luogo, che in un altro, quindi tanto valeva scegliere quello più sicuro! Ma nessuno, però, pensava che le cose fossero cambiate in un modo tanto radicale!

Il primo settembre arrivò piuttosto in fretta. Io e Ginny lasciammo la Tana decisamente poco convinte, quel giorno. Era assurdo tornare a scuola in tempi così poco raccomandabili, ma il signor Weasley aveva ragione: ormai un luogo valeva l’altro.

<< Qualunque cosa accada, scriveteci! >> non faceva che ripetere la signora Weasley con le lacrime a gli occhi.

<< Mamma. Andrà tutto bene! >> rispose Ginny per la centesima volta << Stiamo andando ad Hogwarts, non in un campo di concentramento! >>

In quel momento, però, nessuno di noi poteva sapere che Ginny, in un certo senso, ci aveva preso!

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Capitolo 14
*** Cap. 13 ***


Hogwarts era decisamente cambiata!

Ormai era sotto il pieno controllo dei mangiamorte: Piton era diventato preside, i Carrow insegnavano Babbanologia e Difesa Contro le Arti Oscure, il castello era stato rivoluzionato in modo tale da sembrare un piccola sorta di esercito militare... Insomma, come avevo già detto, Ginny non si stava sbagliando poi molto quando lo aveva definito “campo di concentramento”!

Quei mesi furono un vero e proprio inferno, per tutti gli studenti! L’unica scappatoia che avevamo era la stanza delle necessità! Era lì che ci rifugiavamo la maggior parte delle volte. Ormai anche le Sale Comuni erano poco sicure.

I nuovi arrivati del primo anno erano così piccoli... Non erano abituati a quei trattamenti! A volte faceva quasi tenerezza vederli piangere accucciati in degli angoli con diverse ferite su tutto il corpo; alcune erano banali, mentre altre decisamente più serie.

Quanti di noi furono torturati con la maledizione Cruciatus... I Carrow erano a capo della disciplina, ed ogni minima effrazione della legge era punita con maledizioni e torture di ogni genere. Quante ferite disinfettai... Quante garze legai attorno a braccia o gambe ferite... Quante lacrime vidi versare...!

Una sera di maggio mi trovavo accucciata in un angolo della stanza delle necessità, accanto ad un bambino di Tassorosso che piangeva a dirotto con il viso coperto dalle mani. Non voleva parlare di quello che gli era accaduto, ma non voleva nemmeno rimanere da solo, così decisi di rimanergli accanto senza parlare, anche se dopo un po’ non potei più mantenere la mia promessa << Ok... >> dissi in tono dolce << Tu non vuoi parlare. Va bene. Posso parlare io? >> lui non rispose, ma continuò a piangere << So che è difficile! So che non avevi idea che sarebbe stato così il tuo primo anno ad Hogwats, ma mi devi credere: tutto finirà presto! >> sembrò, per un momento, che i suoi singhiozzi diminuirono di qualche tono << Non so cosa ti è accaduto. Ma se non vuoi parlarne non fa niente. >> ora aveva smesso di piangere. Alzò il volto verso di me: aveva gli occhi arrossati e stanchi, eppure nessun segno di tortura << Ho... Ho paura! >> esclamò infine con voce tremante << Vo-voglio tornare a... A ca-casa mia! >> ricominciò a piangere, riportandosi le piccole mani al volto. Fu solo in quel momento che notai che sotto i polsini della camicia aveva diverse cicatrici ancora fresche. Lo guardai in modo dolce << È normale avere paura! >> esclamai cercando di mostrarmi serena << Ho paura anche io! L’abbiamo tutti. Non te ne devi vergognare. Solo uno stupido direbbe che questa situazione non è... Assurda! >> conclusi scettica, poi subito dopo gli afferrai delicatamente i polsi << Cosa ti è successo? >>

Le lacrime gli correvano lungo tutto il volto. Aveva gli occhi esausti!

<< La professoressa Carrow mi ha punito per non aver preso parte alla colazione. >> le lacrime iniziarono improvvisamente ad uscire più numerose << E-ero in infermeria! >>

Una morsa mi strinse il cuore, provocandomi un forte senso di inquietudine, poi sbottai << Non la devi chiamare professoressa! >> lui mi guardò sorpreso << Lei e suo fratello sono mangamorte, e non professori della scuola! >> poi mi addolcii << Perché non volevi parlarne? >>

Lui esitò, ma rispose ugualmente << A-avevo paura! >>

Io lo guardai dritto negli occhi, poi, proprio come fosse un fratellino minore, lo abbracciai con enfasi << Non devi averne! >> sussurrai mentre lui ricominciava a piangere << Sfogati! >>

Passarono molti minuti prima che le sue lacrime furono completamente esaurite.

<< Va meglio? >>

<< Un... Un po’. >> si guardò i polsi con aria sofferente << Ora mi fanno male solo questi! >>

Io gli sorrisi in modo gradevole << Sai... Una volta, due ragazzi che venivano in questa scuola, dissero una cosa molto bella ad un ragazzino di circa la tua stessa età! Anche lui aveva un dolore simile al tuo, solo alla mano sinistra. >>

<< Che cosa gli dissero? >> chiese il ragazzino con aria curiosa.

<< Che... >> il ricordo di Fred balenò immediatamente nella mia testa << Non è così male come sembra! >> passai delicatamente un dito su quelle brutte ferite << Vedi: già stanno sparendo! E dopo un po’ il dolore se ne va! >>

<< Davvero? >>

<< Certo! >> esclamai alzandomi per porgergli una mano << Non lasciarti intimorire da Alecto Carrow! >> dissi poi con durezza. A quella frase il ragazzino sgranò gli occhi, come se avessi potuto ricevere una punizione istantanea solo per non averla chiamata professoressa << Devi promettermi che domani andrai da Madama Chips! >>

<< Ma la professoressa Ca... >>

<< Non ti farà nulla! >> esclamai adirata. Ovviamente non verso il ragazzino, ma verso tutta quella cappa dittatoriale che era scesa sul castello! << Fidati di me! >>

Lui annuì, poi lasciandomi la mano raggiunse finalmente senza lacrime il resto dei ragazzi del primo anno.

<< Tutto bene Elizabeth? >> la voce perennemente sognante di Luna attirò la mia attenzione. Aveva i capelli particolarmente in disordine, i vestiti sgualciti e le mani sporche.

<< Tut... Ma che ti è successo? >>

<< Oh! >> esclamò lei con aria quasi fiera << Tutte le mie cose sono nuovamente scomparse! >>

Io la guardai dispiaciuta << Oh, Luna... Di nuovo?! >>

Lei sorrise contenta << Non ti preoccupare. È un po’ come giocare a “caccia al tesoro”! >>

<< Ma chi... >>

Lei si guardò in torno come per assicurarsi che nessuno la stesse ascoltando << I nargilli! >> sussurrò poi convinta << Ho già ritrovato alcune delle mie scarpe nelle serre, però! >> esclamò infine con un tono di voce normale << Probabilmente le altre cose saranno qui in giro! >>

<< Vuoi che ti aiuti a cercarle? >>

<< Oh, che carina! >> disse sorridendo << Così sarebbe come se fossimo amiche! >>

<< Ma io e te siamo amiche, Luna! >> esclamai in tono scettico.

<< Davvero?! Sono felice! >> continuò lei sorridendo << Comunque dubito fortemente che i nargilli siano a l’opera in questo momento. Sai, sono grandi fan di Harry Potter, e dato che lui è qui, in questo momento... >>

Io sgranai gli occhi sbalordita << Harry è qui? >>

<< Si. >> rispose semplicemente lei << È arrivato poco fa. Con lui ci sono anche Hermione e Ron. >>

Senza chiedere altro presi a correre verso il ritratto che fungeva da passaggio per Hogsmead. Lì, praticamente tutti i ragazzi che si trovavano nella stanza delle necessità avevamo accerchiato i nuovi arrivati.

Un piccolo barlume di speranza si riaccese nel mio cuore. Allora sarebbe davvero finito tutto presto! Se Harry era tornato ad Hogwarts, ci doveva essere un motivo preciso!

Per tutto quel tempo erano stati alla ricerca degli Horcrux. Li avevano distrutti tutti? Ma dal vociare di alcuni ragazzi di Grifondoro lì vicino capii che ancora ne mancavano tre. Ed uno si trovava proprio nel castello.

<< Cosa? >> chiesi intromettendomi in modo poco carino << Un Horcrux si trova qui nel castello? >>

Quei due ragazzi si voltarono verso di me con aria spaesata, ma senza rimanere troppo sconvolti dai miei modi di fare divenuti ormai così poco delicati. Eravamo diventati un po’ come una grande famiglia, dopo tutto quel tempo!

<< Si. >> rispose uno di loro << Harry credi si tratti del diadema di Priscilla Corvonero! >>

<< Il diadema di Priscilla Corvonero? >> gli feci eco io, in tono scettico << Ma è... >>

<< Perduto? >> concluse l’altro ragazzo << A quanto pare no! >>

In quel momento tra la folla si fece largo una ragazza dai capelli rossi e lunghi: Ginny!

<< Harry! >> esclamò sorpresa, ma allo stesso tempo preoccupata. Tutti si voltarono verso di lei, ancora felici per il ritorno dell’unico ragazzo che ci avrebbe potuti salvare da quella disperazione. Anche Harry la guardò sorridendo, ma l’espressione di Ginny era tutto fuorché felice.

<< Harry. >> ripeté in tono grave << Piton sa che sei qui! >>

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Capitolo 15
*** Cap. 14 ***


Gli allarmi di una convocazione straordinaria risuonarono in tutta la scuola. Stava iniziando. Il momento che molti avevano sperato e che altri, invece, avevano temuto, stava iniziando.

Con parecchio timore raggiungemmo senza discutere la Sala Grande. Eravamo tutti allineati in modo compatto, come facessimo parte di una scuola militare. I tavoli erano stati tolti. Piton e i Carrow in piedi sul rialzo dove in genere sorgeva il tavolo dei professori. Piton stava parlando: sapeva che Harry era stato avvistato ad Hogsmead. Più che altro ci stava minacciando: voleva sapere dove lo stavamo nascondendo e chi lo stava facendo. Avremmo fatto tutti una brutta fine se non avessimo parlato! Ma nessuno aprì bocca, anche se in quel momento un coro di “ooh” si levò nella sala, particolarmente dalla fila compatta dei Serpeverde: Harry si era fatto avanti! La porta della Sala Grande si aprì quasi contemporaneamente e sulla soglia sorsero tutti i membri dell’ordine.

<< Racconti come è andata quella notte! >> stava dicendo Harry << Racconti come lo ha guardato negli occhi! Un uomo che si fidava di lei... E lei lo ha ucciso! >>

In quel momento Piton, che era rimasto ad ascoltarlo in silenzio per tutto il tempo, gli scagliò una qualche sorta di maledizione contro, ma prontamente la professoressa McGranit si mise davanti ad Harry, parandola. Seguì immediatamente un potente scontro di bacchette, dal quale la McGranit uscì vincitrice. Piton si smaterializzò, mentre qualcuno gridava << Codardo! >> e i Carrow cadevano in terra svenuti.

Nella sala si innalzarono potenti grida di acclamazione, mentre la McGranit, con un semplice colpo di bacchetta, faceva in modo che ogni luce del castello ritornasse a splendere.

Io, da accanto a Luna, mi agitai con parecchia enfasi. Eravamo di nuovo la scuola di un tempo! Ormai le file compatte si erano sciolte, ed ogni minimo studente stava acclamando agitandosi in maniera agitata.

<< Mi serve tempo! >> Harry stava correndo verso la grande porta aperta. Evidentemente già sapeva dove avrebbe potuto trovare il diadema di Priscilla Corvonero!

La confusione festosa, poco a poco calò, e divenne solo un’altra confusione spaventata. La gente correva in ogni direzione della scuola come non aveva mai fatto. Addirittura gli studenti sembravano essersi triplicati. Non avevo mai pensato che potessero essere così tanti!

<< Liz! >> mi voltai sorridente avendo riconosciuto quella voce.

<< Fred! >> gli buttai le braccia al collo con il cuore che batteva troppo velocemente. Avevo una scarica di adrenalina. Volevo gridare, muovermi, fare qualunque cosa, ma il suo abbracciò mi calmò, anche se dal tono particolarmente veloce e acuto delle mie parole, si capì perfettamente che ero piuttosto nervosa << Io...Oh! Come stai? No, non c’è tempo. Dio quanto mi sei mancato! Cos’è quella ferita? No, non me lo dire.  Fred...! >>

Lui mi guardò scettico, mentre la gente correva attorno a noi particolarmente agitata, poi mi sorrise comprensivo << Dimmi! >>

Mi avvicinai al suo volto e lo baciai << Ti amo! >> esclamai poi, molto più calma.

Lui rimase particolarmente sorpreso, poi però continuò sorridere << Anche io, Elizabeth! Qualunque cosa accada, non dimenticarlo! >>

Avevo il respiro accelerato << Mai! >> lo lasciai andare con riluttanza << Fai attenzione! >>

<< Anche tu! >> esclamò lui mentre raggiungeva il resto dell’ordine.

Io lo guardai andar via con un grande peso che mi gravava sul cuore. La Sala Grande si era particolarmente svuotata, ora, ma io potevo sentire benissimo la presenza di distruzione che aleggiava nell’aria! Quella presenza che sembrava far divenire affollato perfino un luogo deserto!

La McGranit si stava dirigendo fuori assieme a gli altri professori e Molly Weasley, tutti con le bacchette alle mani.

Rimasi a fissare la scena che seguì, a lungo, prima di rendermi conto che come tutti gli altri, dovevo sgomberare la Sala Grande. La McGranit puntò la sua bacchetta verso le statue di pietra che sovrastavano l’entra della scuola << Piertotum Locomotor! >> esclamò con aria seria. Una ad una, statue massicce di antichi guerrieri, presero a cadere dall’alto, con grossi tonfi << Hogwarts è in pericolo! >> stava dicendo con aria grave << Presidiate i confini. Proteggeteci! >> le statue iniziarono a marciare con passo militare fino al confini del castello.

<< Liz! Che stai facendo lì? >> Ginny prese a correre verso di me preoccupata << Avanti, vieni! >> mi prese per un polso e mi trascinò proprio dove alcuni secondi rima le statue animate dei guerrieri avevano marciato fiere << Neville e Seamus faranno crollare il ponte in caso di attacco. Tu te la cavi con gli incantesimi di esplosione, non è vero? >>

Era tutto troppo svelto. Il tempo stava correndo ad una velocità triplicata. Era come se qualcuno avesse fatto una qualche sorta di fattura di accelerazione!

<< Si. Credo di si. >> risposi correndole dietro, sempre trascinata per il polso. Lo sguardo mi andò momentaneamente sulle barriere che tutti gl’insegnati stavano creando. Erano magie molto potenti. Sarebbe stato molto difficile superarle!

<< Di qua. >> disse Ginny finalmente lasciandomi. Era preoccupata. Forse più di tutti la in mezzo. C’erano diversi studenti di case diverse, tra i quali riconobbi Seamus e Neville, intenti in qualche modo a studiare un piano per bloccare ogni passaggio delle forze oscure.

Dopo quella corsa non riuscivo più a stare ferma. Mi dondolavo prima su un piede e poi su un altro in modo agitato, mentre nella testa mi passavano immagini orribili come il corpo delle persone a me care, steso in terra, senza più vita. Mio padre sarebbe impazzito se mi avesse persa... Fred sarebbe impazzito! Non dovevo morire. Ma non lo dovevo fare per gli altri. Perché sono proprio le persone che restano in vita, a soffrire di più!

<< Tanto quando ce ne accorgeremo sarebbe già troppo tardi! >> stava dicendo Neville, piuttosto adirato, quando arrivammo noi << Qualcuno deve andare a metà del ponte, in modo da individuare chiunque cerchi di entrare, prima che acquisti terreno! Andrò io. >>

<< Ma è una pazzia. Se il ponte crolla, tu andrai giù con lui e chiunque altro si trovi lì in quel momento! >> rispose Seamus.

<< Allora sarei morto per una giusta causa! >>

Ginny lo guardò sorpresa, poi mettendogli una mano sulla spalla, lo rassicurò << Ma noi faremo in modo che non debba accadere! >>

Neville le sorrise, anche se visto di profilo, con il volto tutto sporco, non si capì bene << Allora è deciso. >>

<< Buona fortuna! >> esclamarono Ginny e Seamus all’unisono << Buona fortuna! >> esclamai anche io, senza smettere di dondolarmi sui piedi.

Neville si incamminò lungo il ponte, e ci vollero ore prima di rivederlo!

Dopo diverso tempo che eravamo rimasti soli, la barriera protettiva che avevano creato i professori iniziò ad essere colpita da molteplici luci, che al tocco esplodevano potenti e con un grande fracasso.

<< State pronti... >> sussurrò Ginny fissando la massa arancione sopra di noi, che pian piano sembrava indebolirsi sempre di più.

Poi arrivò il colpo finale: un rilucente e allo stesso tempo fortissimo incantesimo che fece saltare all’aria ogni nostra speranza di protezione. Non avemmo nemmeno il tempo elaborare la situazione, però, che la figura distorta di Neville si mostrò davanti i nostri occhi: era inseguito dai Ghermidori!

Seamus era pronto con la bacchetta puntata verso il ponte, ma Ginny teneva una mano alzata davanti a lui << Diamogli il tempo di seminarli. >>

Ma i ghermidori erano troppo veloci, e invece di acquistare terreno, Neville sembrava perderlo.

<< Ginny, se aspettiamo ancora ci raggiungeranno! >> esclamai cacciando fuori la bacchetta << Dobbiamo fare qualcosa! >>

Ginny sembrava combattuta, ma non disse nulla. Così presi io la situazione in mano << Seamus, lancia un incendio quando te lo dico io. >> fissai attentamente la scena, ormai stavano superando la metà del ponte...

<< Ora! >>

L’incantesimo lanciato di Seamus corse lungo le due assi laterali del ponte, indebolendole e rendendole fragili.

<< Andiamo Neville... >> sussurrai, ma ormai non c’era più tempo, guadai Ginny in cerca di conferme, ma lei fissava il ponte concentrata. Poi, d’un tratto, si voltò svelta verso di me << Vai! >> gridò infine. Io non m lo feci ripete due volte, così puntando la bacchetta verso la parte centrale del ponte, gridai << Reducto! >> l’esplosione causata dal mio incantesimo fece accelerare ancora di più i ghermidori. Il ponte stava crollando inseguendoli come un’onda impazzita, ma ormai era troppo tardi:  il legno sotto i loro piedi crollò, lasciandoli cadere di sotto con una crudeltà spaventosa!

<< Corri Neville! >> ma il ponte crollò anche sotto i suoi piedi.

<< No! >> grido Ginny facendo qualche passo avanti, fino a raggiungere lo squarcio nel legno. Io trattenni il respiro spaventata.

Tutti rimanemmo in silenzio, temendo che fosse troppo tardi, ma proprio come un fungo in una giornata di pioggia, poco dopo, la testa di Neville riaffiorò in superfine << C’è mancato poco...! >>

Un sospiro di sollievo mi fece tornare a respirare. Seamus lo aiutò a risalire.

<< Dobbiamo rientrare nel castello! >> esclamò infine Ginny, quando tutto si fu risolto << I mangiamorte saranno già dentro. Le barriere sono crollate! >>

<< Da che parte è più facile entrare? >> chiesi immediatamente, senza darle nemmeno il tempo di continuare.

<< Beh... Da qui dove siamo noi, l’entrata principale è più facile da raggiungere, ma... >>

<< Sarà piena di mangiamorte! >> concluse Neville.

<< Dobbiamo tentare. >> tutti mi guardarono increduli << Correte dritti. Non abbassate la bacchetta per nessuno motivo! >>

<< È un suicidio! >> commentò Seamus con enfasi.

Io lo guardai serena << Qualunque cosa faremo, sarà un suicidio! È una battaglia, non puoi pretendere di uscirne indenne! >>

Lui non sembrava molto d’accordo, eppure non controbatté!

<< Perfetto. >> continuai. Avevo la stessa decisione di un condottiero << Correte. Non voltatevi a guardare quello che accade dietro di voi. Fissate solo i vostri lati e la porta dalla Sala Grande. >> respirai per cercare di scaricare buona parte dell’adrenalina che avevo incassato. Ne avevo talmente tanta che avrei potuto correre fine alla torre di astronomia senza rendermene conto!

<< Buona fortuna! >>

Da quel momento ci saremmo divisi. Non avrei più saputo che fine avrebbero fatto... Questa cosa mi faceva stare male, ma cercai di non darlo a vedere.

<< Ora! >> gridai e senza rendermene conto, stavo già correndo. Il clima era pesante, là attorno. L’ultima volta che avevo visto quel cortile, dei guerrieri di pietra ci stavano marciando sopra, ora invece, era un campo di battaglia sporco e distrutto. Corpi di maghi erano sparsi un po’ ovunque, mentre dei ragni giganti, dall’alto delle macerie, impedivano il passaggio di diverse entrate.

Imboccai la Sala Grande. Anche lì le macerie occupavano gran parte dello spazio. Cercai di non lasciarmi impressionare, ma di correre il più dentro possibile. Volevo raggiungere le scale, anche se non sapevo bene il perché!

<< Elizabeth! >>

Non mi dovevo voltare. Era la regola: non ci dovevamo voltare per vedere quello che accadeva alle nostre spalle, ma quella voce...

Mi voltai << Fred... >> aveva il volto contorto in un’espressione strana.

<< Stai giù! >> gridò levando la bacchetta verso la mia sinistra. Mi voltai verso quel lato con aria intimorita: Amycus Carrow stava puntando la bacchetta verso di me << Com’è piacevole la vendetta... >>

Note: Ed eccoci a questo nuovo capitolo! ^^ Mi scuso sempre perché vi faccio aspettare tanto, ma tra la scuola e tutto il resto, in questo periodo è difficile avere una qualche sorta di vita sociale ^^”

Ci tengo a ringraziare, comunque, le 30 persone che seguono questa storia, le 9 che l’hanno messa tra le preferite e la persona che l’amessa tra le ricordate! Mi fa davvero piacere! ^^

Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, mi raccomando ;)

Per questa settimana, non credo di pubblicare nulla, perché lunedì partirò, ma sabato metterò sicuramente il nuovo capitolo. E tranquilli.. Ne mancano davvero pochini! ^^ 

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Capitolo 16
*** Cap. 15 ***


Fred puntava la bacchetta contro Carrow, mentre quest’ultimo la puntava contro di me, che a mia volta non sapevo quale dei due guardare.

Avevo il respiro accelerato, le nocche delle dita erano bianche per quanto stavo stringendo la bacchetta in quel momento... Eppure c’era un modo per uscirne indenni, e quel modo me lo aveva insegnato Amycus in persona, proprio quell’anno!

Pregando e cercando di convincermi che tutto sarebbe andato bene, levai di scatto la bacchetta contro Amycus, lanciandogli addosso un forte incantesimo non verbale, che lo fece volare lontano diverse metri, ma senza farlo svenire.

Guardai Fred con le mani tremanti. L’adrenalina stava iniziando a scemare, ed era davvero un problema, dato che mi reggevo in piedi solo grazie a quella! Le gambe non ce la fecero più a sorreggermi, e mi accasciai sulle ginocchia, provocandomi diverse ferite per via di tutti quei detriti appuntiti!

<< Liz! >> Fred mi raggiunse preoccupato << Che cos’hai?! >>

<< Sto bene! >> esclamai cercando di sembrare credibile, mentre una potente esplosione colpiva le scale.

<< Vieni! >> disse in tono dolce, aiutandomi a rimettermi in piedi, ma un forte incantesimo ci colpì in pieno, separandoci. Amycus si era ripreso << Non mi lascio battere per due volte da una ragazzina! >>

<< Troppo tardi! >> lo schernì Fred << Perché... O sei tu che non sai contare, o lei ti ha già battuto, per due volte! >>

Amycus levò nuovamente la bacchetta colpendolo in pieno petto.

<< No! >> gridai rialzandomi << Stupeficium! >> con un gesto annoiato del braccio, però, lui parò il mio incantesimo << Si ferma qui la tua conoscenza? >>

<< Maledetto! >> gridai in pieno sfogo, lanciandogli contro una fattura orcovolante, che però lui riuscì ad evitare con grande maestria. Alla fine, senza nemmeno sapere cosa stessi facendo, in un momento di impeto, gridai << Crucio! >> Amycus cadde a terra colto da uno spasmo di dolore. Mi avvicinai a lui cercando di non perdere la concentrazione, mentre Fred mi raggiungeva preoccupato.

<< Basta Liz! >> esclamò guardandosi attorno << Devi andarti a mettere al sicuro! >>

<< Oh... Si che deve! >> ringhiò la voce femminile di Alecto, alle nostre spalle << Expelliamus! >> esclamò puntando la sua bacchetta verso la mia, poi senza lasciarmi nemmeno il tempo di assimilare, con una luce folle negli occhi, gridò << Ava... >> ma Fred fu più svelto, perché senza perdere tempo gli impedì di scagliare la maledizione colpendola con un incantesimo Conjunctivitus, cosa che però fece infuriare ancora di più Alecto, che anche se non poteva più vedere, poteva lo stesso lanciare incantesimi, ed effettivamente anche in un modo più pericoloso, dato che non poteva vedere dove avrebbero colpito!

<< Incarceramus !>> gridò adirata, puntando la bacchetta verso di me, ma Fred, anche questa volta fu più svelto, e parò l’incantesimo con un potente << Protego Maxima! >> poi si voltò verso di me << Liz, devi andare! >> io lo guardai sorpresa, mentre sia Alecto che Amycus si stavano riprendendo. Amycus era ancora sdraiato in terra, ma ormai senza più contorcersi dal dolore, mentre Alecto stava curando i suoi occhi ripetendo uno strano mantra che sembrava quasi una preghiera.

<< No... >> mormorai ancora piuttosto sconvolta dal fatto che non mi volesse lì con lui << Io non ti lascio solo! >>

<< Elizabeth... Io devo saperti al sicuro! >> mi prese entrambe le mani << Non posso combattere pensando che tu potresti essere in pericolo chissà dove! >>

<< Anche io voglio combattere! Possiamo farlo insieme! >> lanciai un’occhiata fugace ad Amycus << Pensi che io non voglia saperti al sicuro? >> chiesi poi, in preda ad una crisi di nervi.

Fred sorrise dolce << Io devo mantenere una promessa! >> esclamò calmo, indicando con lo sguardo il ciondolo che aveva al polso

<< Piccola bastarda... >> mormorò Amycus d’un tratto, tirandosi in piedi. Aveva l’aria stanca, quasi esausta, gli occhi rivolti vero il basso, così colsi l’occasione per tirare Fred di lato, spostandoci dalla sua traiettoria. Proprio in quel momento, però, anche Alecto sembrava essersi ripresa, anche se aveva ancora gli occhi particolarmente gonfi, e pensando di trovarci ancora davanti a lei, gridò << Avada Kedava! >> solo che non sapeva che, ormai, davanti a lei c’era solo suo fratello, anche lui appena ripreso.

Una potente luce verde scaturì dalla sua bacchetta, andando a colorare per pochi secondi, i scuri occhi di Amycus, di smeraldo. Fu troppo tardi quando Alecto si rese conto dell’errore che aveva commesso. Il corpo di Amycus, ormai, giaceva a terra privo di vita. Rimase a guadarlo per minuti. Minuti nei quali né io, né Fred ci muovemmo. Sembravamo tutti paralizzati, poi Alecto interruppe il silenzio con un grido straziante, si rivolse verso di noi, puntando la bacchetta verso d me, e più svelta di una lince, gridò << Stupeficium! >>

Tutto quello che seguì dopo, fu solo un profondo buio.

***

Sentivo il mio corpo indolenzito. Il polso desto mi assestava delle fitte tremende, come fosse slogato, mentre il lato sinistro della fronte era bagnato. Probabilmente era sangue!

Aprii gli occhi poco alla volta. La scuola, in per se, era buia, ma abituata all’oscurità creatasi in seguito allo svenimento, feci ugualmente fatica ad aprire gli occhi senza provare una sorta di pizzicore.

Ero incastrata tra alcune macerie. Attorno a me non c’era più nessuno. Tutti gli studenti... I mangiamorte... Non c’era più nessuno! Le scale erano quasi interamente crollate, mentre qua e là, corpi inermi di persone, erano sdraiati in terra apparentemente privi di vita.

Mi voltai alla mia sinistra sperando di trovare Fred, ma accanto a me non c’era più nessuno. Era sparita anche Alecto, e perfino il corpo di Amycus non era fra il resto dei corpi morti che si trovavano là attorno!

Il cuore iniziò a battermi così velocemente, che per un attimo pensai che se mi fossi alzata, sarebbe letteralmente scoppiato.

Perché non c’era più nessuno? Quanto temo ero rimasta svenuta? Dov’era Fred?

Provai ad alzarmi, anche se probabilmente il polso non era l’unica cosa ad essersi slogata! Mi guardai attorno in cerca della mia bacchetta. Doveva essere volata via durante lo schianto!

L’atmosfera era particolarmente cupa. Uno spettrale silenzio aleggiava in tutto il padiglione ormai quasi interamente distrutto. Cumoli di pietre e polvere avevano preso il posto della maggior parte del pavimento, mentre un’intera parete sembra addirittura sul punto di crollare da un momento a l’altro!

Raccolsi la mia bacchetta, che era voltata parecchio vicino al corpo immobile di un ragazzo della casa di Tassarosso.

Non sapevo dove andare, cosa fare... Dove si trovavano tutti? La battaglia era già finita? Avevamo vinto o perso?

Quel maledetto silenzio era così snervante! Metteva i brividi più di quanto non avevano fatto le urla innocenti dei maghi coinvolti nella battaglia!

Decisi di imboccare la strada per la Sala Grande, magari lì avrei potuto trovare qualcuno!

Era difficile camminare in mezzo a quelle macerie. L’odore acre e pesante della polvere ti entrava fin dentro i polmoni, e gli abiti, anche se ormai erano già consunti e malandati, non facevano altro che impigliasi dappertutto, provocando non solo altre strappature ai tessuti, ma anche diverse ferite sulla pelle!

La porta della Sala Grande era accostata. Dall’interno si riuscivano a distinguere alcune voci. Anzi, molte voci! Una fioca luce usciva da quel piccolo spicchio di porta aperta come a simboleggiare la salvezza!

Non potei far altro che sorridere e accelerare il passo. Anche se la battaglia non era finita, almeno non ero più sola! Avrei rivisto le persone a me care... Avrei rivisto Fred! E non lo avrei mai più lasciato! Ma una volta aperta la porta, la situazione che mi si presentò davanti gli occhi, non fu molto felice: le persone piangevano abbracciate, mentre lunghi lenzuoli bianchi e candidi coprivano molti corpi che erano stati adagiati in terra.

L’aria sembra essersi fatta improvvisamente più pesante di quanto non era già, mentre il tempo sembrava essersi rallentato. Ogni mio movimento sembrava ponderoso e poco opportuno. Mi sentivo stranamente come un elefante in un negozio di cristalli!

Poi la mia attenzione fu catturata da un gruppo di persone che conoscevo bene. Erano i Weasley! Il mio voltò si colorò di un sorriso speranzoso, ma immediatamente dopo svanì. Non erano sereni come avevo sperato. Stavano piangendo!

Mi bloccai automaticamente, mentre un forte calore scese su tutto il mio corpo: ai loro piedi, adagiato su di una barella da campo, come quelle delle guerre, c’era un corpo. Un corpo immobile, fermo... Come se stesse dormendo! E per i diversi minuti in cui rimasi lì ferma a guardarlo, lo sperai veramente. Sperai veramente che stesse solo dormendo!

Le mie gambe erano diventate molli e formicolanti. Mi sembrava assurdo che potessero ancora sostenermi! Mi sembrava di essere sospesa, di aleggiare... Attorno a me, i pianti, le voci, le persone... Tutto sembrava essere scomparso.

Non volevo vedere a chi appartenesse quel corpo. Non ne avevo il coraggio! Poi una voce mi portò alle realtà, strappandomi quasi bruscamente al mondo ovattato che si era creato attorno a me.

<< Elizabeth... >> ripeteva da accanto a me. Era una voce femminile. Sommessa, roca... Come se avesse da poco pianto. Mi voltai. Gli occhi già appannati dalle lacrime. Ginny mi guardò per alcuni secondi: aveva gli occhi arrossati e le guance ancora rigate dalle lacrime, poi senza darmi il tempo di dire o fare qualcosa, mi abbracciò.

Il mio cuore, non batteva più velocemente. No. Ormai si stava letteralmente fermando. Come se volesse farlo di proposito, per preservare quei ricordi che non dovevano essere danneggiati. Quei ricordi che erano troppo preziosi per essere strappati via con crudeltà da una spietata visione! Un ricordo che avrebbe stravolto tutto, che avrebbe riportato alla lue altri ricordi dolorosi, ma che allo stesso tempo, ne avrebbe sotterrati molti altri felici!

Ginny piangeva come una bambina, mentre io, immobile, guardavo un punto fisso davanti a me, con gli occhi completamente velati dalle lacrime.

Ero talmente sotto shock, che non mi ero nemmeno accorta di aver raggiunto la famiglia Weasley, prima che Ginny mi chiamasse. Di aver raggiunto il corpo. Quel corpo che non avevo il coraggio di guardare, come non volevo guardare nessuno membro dalla famiglia. Per non scorgere nessun elemento mancante!

<< Do-dov’è Fred? >>

Quelle parole mi uscirò meccaniche, mentre una calda lacrima mi correva lungo la guancia destra. Ginny non rispose, così, riprendendo possesso dei miei sensi e della mia razionalità, mi voltai verso quel corpo inerme sdraiato in terra.

Alla vista di quel volto così sereno e sorridente, una strana forza invisibile mi colpì in pieno petto, portandomi ad emettere un rantolo di dolore, spezzato però, a metà, da forti lacrime di dolore.

Non poteva essere... Non poteva essere... No. Lui non era...

La signora Weasley si inginocchiò accanto a me, abbracciandomi come fossi stata una dei suoi figli.

Non poteva essere vero... Si sarebbe svegliato. Da un momento a l’altro avrebbe aperto gli occhi, e con un grande sorriso sarebbe venuto da me. Doveva mantenere la sua promessa!

<< Doveva mantenere la sua promessa! >> singhiozzai, mentre l’abbraccio della signora Weasley si faceva più intenso << Mi aveva fatto una promessa! >>

<< Tesoro... >> le sue parole furono strane, come se trattenesse a malapena le lacrime << Lui non se n’è andato! Lui rimarrà sempre qui... >> si portò una mano al cuore << E qui... >> portò la stessa mano al mio petto << E in quello di tutti noi! >>

Stavo tremando. Non poteva essere successo ancora una volta. Perché ogni persona che amavo mi abbandonava?! Perché?!

In quel momento volevo rimanere sola, eppure non avrei voluto lasciare la signora Weasley per nessuno motivo al mondo. Volevo gridare, eppure non ne avevo la forza. Piangevo senza fare rumore, il volto affondato nella spalla della donna che aveva messo alla luce l’unica persona che ero mai riuscita ad amare!

Sembrava un incubo. Eppure sapevo che non mi sarei risvegliata nel mio letto. Sapevo che Fred, non sarebbe mai più stato al mio fianco!

Non ero riuscita a dirgli nemmeno addio... Non gli avevo nemmeno detto che lo amavo!

Come sarei voluta tornare indietro nel tempo... Anche solo per stringerlo in un abbraccio, per sussurrargli che sarei rimasta sempre con lui, e che non avrei mai smesso di amarlo. Anche se la morte ci avesse separati!

La signora Weasley mi lasciò andare.

Il volto di Fred era così sereno... Quel sorriso gli colorava il viso in un’espressione armoniosa. Sembrava davvero che stesse dormendo. Sembrava che stesse facendo un sogno fantastico! Il più bello di tutti! E chissà... Chissà se c’ero anche io!

 

Note: Ed eccoci arrivati al penultimo Capitolo! ^^

So che molti di voi avevano sperato non finisse così, ma sarebbe stato troppo inverosimile. Infondo, la maggior parte delle volte, nella vita non c’è il “lieto fine”, e la nostra povera Liz lo sa bene!

Anche se non viene detto, nella storia, risulta abbastanza esplicito, chi sia l’assassino di Fred.

Diciamo che mi sono ispirata parecchio al film. Infatti nell’ultima scena in cui si vedere Fred, lui è seduto contro un muro e una donna, davanti a lui, lo disarma. Ecco, io ho sempre immaginato che quella donna fosse Alecto Carrow e che quello fosse il momento preciso del film, in cui lui perde la vita. Ecco così spiegato questo capitolo! ^^

Ci vediamo al prossimo!

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


La battaglia si era conclusa. Harry ne era uscito vincitore, e il mago oscuro più potente di tutti i tempi era morto.

Molte persone avevano perso la vita quel giorno. Una, però, non sarebbe mai morta veramente, perché le persone muoino solo quando noi le dimentichiamo! E come mia madre, che dopo tutti quegli anni era ancora viva dentro di me, Fred non se ne sarebbe mai andato! Sarebbe rimasto accanto a me, per sempre!

Gli ultimi mangiamorte rimasti in vita erano sati scortati immediatamente ad Azkaban. Nessuno avrebbe mai saputo chi di loro avesse ucciso Fred. E se pure fosse stato, non sarebbe comunque tornato in vita! Fu per questo che non mi sentii affatto diversa quando vidi Alecto tra i mangiamorte arrestati. Non c’era nessun testimone dell’accaduto, né tanto meno ero in possesso di prove, eppure qualcosa mi diceva che lei, in qualche modo, era colpevole. Il suo sorriso compiaciuto mentre posava il suo sguardo vuoto su di me, la sua sicurezza nonostante di li a poche ore fosse stata rinchiusa in una prigione dalle impossibili vie di fuga... Erano solo coincidenze? Io non ci credevo.

La Sala Grande, ora, era popolata della persone rimaste in vita. Era rincuorante vedere tutti quei sorrisi! Finalmente, dopo anni, la gente poteva tornare a sorridere. Fred lo diceva sempre: la vita non vale la pena di essere vissuta, senza risate!

<< Ciao, Elizabeth... >> la voce sognante di Luna mi fece distogliere lo sguardo dalle macerie che popolavano il cortile appena fuori la Sala Grande.

<< Luna! >> esclamai felice di vederla << St-stai bene! >>

Non l’avevo più vista dopo quella volta nella stanza delle necessità. A pensarci bene, non avevo più rivisto molte persone. Chissà se ce l’avevano fatta tutti!

<< Oh... Un mangiamorte abbastanza grosso ha tentato di uccidermi parecchie volte. >> disse lei, senza nemmeno cogliere la gravità del fatto << È stato divertente correre per tutto il castello. Era po’ come trovarsi sotto assedio! >>

Io la guardai stralunata << Luna... Eravamo sotto assedio! >>

<< Mmmh... >> fece lei dubbiosa << Lo avevo sospettato! >> poi iniziò a parlarmi di una cosa riguardante le rape, e gorgosprizzi, ma la mia attenzione era stata catturata da qualcos’altro. O meglio: qualcun altro!

George era seduto in terra, contro una parete della sala parecchio diroccata. Teneva una gamba piegata e l’altra stesa in terra, lo sguardo perso davanti a lui.

<< Lu-luna... >> la bloccai cercando di non essere sgarbata << È molto interessante, ma... Puoi scusarmi un momento? >>

<< Certo! >> esclamò lei come se non fosse accaduto niente << Devo ancora trovare parecchie delle mie scarpe! >> e saltellando prima su un piede e poi su un altro, se ne andò.

Mi avvicinai con passo incerto a George, che nemmeno si accorse del mio arrivo, o almeno così mi fece credere. Rimasi in piedi a fissarlo per alcuni secondi, poi mi sedetti accanto a lui, anche io senza dire nulla.

Non so quanti minuti passarono, ma lui continuò a fissare qualche punto impreciso davanti a se, e lo stesso feci io, anche se qualche volta il mio sguardo ricadeva su di lui. Erano così uguali... Eppure così diversi! Sapevo benissimo come si sentiva: non gli importava di chi aveva attorno, di chi gli parlava... Non gli importava più di nulla, ormai. Ed io non potevo biasimarlo. Erano gemelli! Chi, “meglio” di lui, poteva provare quel dolore?! Fred era una parte di se, lo era stato fin dalla nascita, eppure ora glielo avevano strappato via. Glielo avevano tolto così prematuramente... Me lo avevano tolto così prematuramente!

Improvvisamente si mosse, distogliendo lo sguardo dal quel punto che aveva tutta l’aria di essere Gazza che spazzava tra le macerie, rivolgendo i suoi occhi d’ambra su di me.

Mi guadò a lungo, poi aprì la sua mano destra e fece scivolare nella mia qualcosa di caldo simile ad una piccola catena. Era il ciondolo di Fred!

Il cuore iniziò nuovamente a martellarmi il petto, mentre un’orribile sensazione di vuoto mi avvolgeva, facendo nuovamente in modo che i miei occhi si velassero di lacrime. 

<< La stringeva tra le mani. >> disse senza lasciar trapelare alcun emozione << So che voleva dartela. Ti aveva fatto una promessa. >>

Io non dissi nulla. Mi portai una mano a gli occhi e gli asciugai come una bambina. Era il ciondolo più bello che avessi mai visto! Era tutto ciò che di materiale mi rimaneva di lui!

<< È davvero bello! >>

Mi voltai verso George sorpresa. Per un attimo aveva accennato un sorriso, che purtroppo, però, si era subito spento.

<< Lo penso anche io! >> esclamai in tono dolce. Fissai quel ciondolo per altri secondi, poi lo feci girare attorno al mio polso come diversi mesi prima aveva fatto Fred.

Non parlammo più dopo di quello, e in fondo fu un bene, perché nessuno dei due avrebbe mai saputo cosa dire, eppure né io né lui ci spostammo da quella posizione. Anche se non potevo essere sicura, sapevo che George voleva esattamente quello che volevo io: entrambi desideravamo stare in silenzio, senza parlare, come se fossimo stati soli, eppure volevamo accanto qualcuno che ci avesse capiti, che ci avesse ascoltati se avessimo avuto qualcosa da dire, ma che fosse stato in silenzio se non avessimo avuto voglia di parlare!

Rimanemmo seduti in quella posizione per minuti, ore... Entrambi con lo sguardo fisso avanti a noi. 

Ormai il nuovo giorno aveva già rimpiazzato quello vecchio, eppure la sensazione di vuoto, di incompletezza, non mi abbandonava. Ed io sapevo che non lo avrebbe fatto per molto e molto tempo! Però dovevo continuare a vivere. Dovevamo... Per lui!

La figura tonda di mio padre si avvicinò titubante a noi << Elizabeth... È meglio andare! >> io lo guardai senza rispondere, cosa che lo fece parecchio rattristare. Ormai si era abituato ad una me più aperta, sorridente... Che temeva profondamente che questi ultimi avvicendamenti mi avessero fatto tornare quella di un tempo. La piccola Liz chiusa al dialogo, che non sorride, che non si diverte...

<< Ti... Ti aspetto fuori. >>

Lo guardai allontanarsi sempre senza dire nulla, mentre George sembrava addirittura non essersi accorto della sua presenza.

Cercai di reprimere le ultime lacrime. Era difficile: il nodo alla gola mi impediva addirittura di deglutire, eppure dovevo farcela. Dovevo essere forte!

Feci per alzarmi, quando qualcosa me lo impedì. Fu strano, perché si trattò di qualcosa di delicato. Una cosa che, dopo tutto ciò che era accaduto, non mi sarei mai aspettata: George mi prese la mano sinistra, intrecciando le sue dita con le mie. Quel tocco mi fece rabbrividire. Era così simile a...

Non mi guardò, non mi parlò, eppure il suo messaggio era così chiaro!

Strinsi la sua mano quanto lui stava stringendo la mia, e senza dire nulla riallungai le gambe nello stesso modo in cui erano stese precedentemente.

Ci sarebbe stato il tempo per ritornare a casa, ma in quel momento desideravo solo stare lì. In silenzio, magari, senza guardare qualcuno di preciso, ma era lì che volevo stare. Con l’unica persona che poteva capirmi!

Magari un giorno avrei superato anche questa perdita. Magari, un giorno avrei ritrovato il mio sorriso. Quello stesso sorriso al quale piaceva terribilmente giocare a nascondino con il mio volto!

Per il momento, però, non volevo pensare a nulla.

Chiusi gli occhi e piegai la testa sulla sua spalla. Magari, proprio in quel momento, Fred e mia madre erano vicini. Magari stavano chiacchierando allegramente! 

Quel pensiero mi fece debolmente sorridere, mentre una lacrima cristallina prendeva forma alla fine dell’occhio, per poi correre leggera lungo la mia guancia.



Ed eccoci arrivati all’epilogo! ^^  So che vi ho fatto aspettare davvero tanto, ma credetemi che è stato davvero un periodo pesante per me, tra scuola, casa e tutto il resto! Spero di non avervi delusi e spero che questa storia vi sia piaciuta! ^^

Ci tenevo inoltre a ringraziare tutti coloro che l’hanno recensita, in particolare Kirai, che non si è persa nemmeno un capitolo! ^^

In più grazie a tutti quelli che l’hanno messa tra le preferite, le seguite e le ricordate! Avrei voluto ringraziarvi uno ad uno, ma siete veramente tanti! ^^”

Spero di vedervi in qualche altra mia storia, ma per ora.. Grazie e alla prossima! 

Con affetto xXx Veleno Ipnotico xXx

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