Se solo i sogni fossero realtà

di IosonoOmbra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo è amore? ***
Capitolo 2: *** Risveglio ad Asgard ***
Capitolo 3: *** Questione di Destino ***
Capitolo 4: *** Un dio fastidioso ***
Capitolo 5: *** malato d'amore ***



Capitolo 1
*** Questo è amore? ***



Tutto il povero fungirl army di Loki avrà almeno una volta sognato di incontrarlo di persona... non il povero Tom Hiddleston.. per quanto fantastico quell'uomo possa essere, ma il dio delle malefatte! La versione cinematografica! Un loki tutto mistero, e che nonostante ce la metta tutta per essere il migliore.. alla fine viene sempre fatto a pezzi e riportato ad Asgard.. Povero Loki! Vogliamo che lo esilino sulla terra! Almeno troverebbe buona compagnia! XD Buona lettura!


Se solo i sogni fossero reali
 
 
Ero appena uscita dal cinema. Melissa mi aveva trascinata con lei a vedere The avengers.
«E’ un film fantastico! Devi assolutamente venire con me a vederlo!» aveva detto. Per settimane l’avevo sentita vaneggiare su quanto quel film sarebbe stato meraviglioso, stupendo, idilliaco, epico, con tutte le accezioni del termine.
Alla fine, sfinita, gli avevo risposto che si, sarei venuta a vedere quel maledetto film con lei, a condizione che la finisse di stressarmi.
Io non sono mai stata un’appassionata di supereroi: mai letti i fumetti, né tantomeno visti i film.Semplicemente non era il genere di cose che mi entusiasmavano. E non riuscivo a capire come potesse emozionare tanto la mia amica. Andai perciò al cinema più per curiosità che per altro.
Uscimmo dalla sala barcollanti, a causa delle ore sedute al buio, e la mia amica sembrava una fungirl impazzita. Strillava come un’oca su quanto fosse figo Thor, su quanto fossero belli i suoi lunghi capelli biondi, e di quei occhi che ti catturavano e non ti lasciavano andare... Io ero completamente sconvolta, senza capire tuttavia il perché.
Salimmo in macchina, accompagnati dal sottofondo ininterrotto delle chiacchiere di Melissa. Mi raccontava tutte le parti del film che le erano piaciute e di come un giorno, cadesse il mondo, avrebbe trovato il modo di sposarselo Thor.
Solo dopo 20 minuti si accorse del mio inquietante silenzio.
«Ma che ti succede? Non hai detto una parola! Stai bene?»
«Si...» risposi in un bisbiglio.
«Allora il film ti è piaciuto o no?!»
Mi era piaciuto? Quei supereroi con le armature e le calzamaglie mi fecero ridere all’inizio, ma quando comparve il cattivo della situazione sulla scena, dal mio viso scomparve qualsiasi traccia di sorriso.
Il cuore mi sobbalzò nel petto, e un brivido freddo mi corse giù per la schiena. Il mio cervello, di solito sempre attivo e stacanovista, mi abbandonò del tutto. Fui solo in grado di chiedere senza fiato alla mia amica:
«Chi è lui?»
«E’ Loki! Il dio delle malefatte! Il solito cattivo che fa il figo ma in realtà non vale una cicca. Lui non vale niente in confronto a Thor...»
Melissa continuò il suo monologo, ma io già non l’ascoltavo più, e dentro di me qualcuno scriveva con il lapis rosso quel nome: Loki.
Accompagnai a casa Melissa, e una volta tornata a casa, mi buttai distrutta sul letto.
Cosa mi stava succedendo? Sentivo il cuore ballarmi nel petto, e immagini di quel Loki sembrava non volessero lasciare la mia testa. Rivedevo i suoi occhi verde giada, quella pelle perfetta, quel viso così bello che avresti voluto prenderlo a schiaffi...
Mi alzai di scatto dal letto e cominciai a percorrere la mia stanza a grandi passi.
Come si chiama quel sentimento? Ce l’avevo sulla punta della lingua... quello di cui si parla tanto, e che se viene a mancare distrugge le famiglie! Cavolo era... era... l’amore!
Arrossii di colpo. No, non poteva essere. Io che mi innamoravo? E poi di qualcuno che non esiste?! Ma non diciamo cazzate.
Andai a letto furiosa, ma Loki non voleva andarsene dalla mia testa. Sembrava avervi preso dimora fissa. Mi addormentai con difficoltà e in sogno vidi quel dio, seduto su un trono, con le braccia incrociate e quel suo fare arrogante sul viso. Le labbra incurvate in un sorriso diabolico e bellissimo.
«Riposa bene, amore mio.»
Quelle parole mi risuonarono dentro la gabbia toracica, facendomi sentire le farfalle nello stomaco, poi sentii qualcuno accarezzarmi la testa.
Mi svegliai di colpo.
Sondai la camera con lo sguardo e non vidi nulla.
In casa ero sola, che me lo fossi immaginata? Riflettei un attimo su quella strana giornata, e quasi per scherzo dissi tra me me:
«Certo che è strano innamorarsi di un uomo che vive solo nelle favole, se solo i sogni fossero realtà...»
Poi sentii un sonno profondo pesarmi sulle palpebre. Tutto il mio corpo si rilassò di colpo, chiusi gli occhi e mi avvolse l’oblio.

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Capitolo 2
*** Risveglio ad Asgard ***



Secondo capitolo della storia! Lo so che ho pubblicato il primo capitolo oggi stesso, ma non sono riuscita a controllarmi, e dato che stavo a casa senza fare niente mi sono detta... ma perchè non continuare? Quindi abituatevi, vedrete periodi di abbondanza di funfic, e periodi di amgra, perchè sono molto altalenante in questo.. ve lo posso garantire! Spero solo che la storia vi piaccia! Commenatte in molti!!! :)


Risveglio ad Asgard

Dormii profondamente, come non facevo ormai da anni. Sentivo una piacevole sensazione di calore avvolgermi tutto il corpo, e un profumo di incensi e frutta mi riempii i polmoni. Aspetta un momento, incenso e frutta?!
Aprii gli occhi ma li dovetti richiudere subito perché fui accecata dalla luce. Lentamente mi abituai e riuscii a guardarmi intorno. La stanza in cui mi trovavo era enorme, e circolare, le pareti erano bianche come il latte, e il pavimento era fatto di un mosaico di pietre preziose, gemme, quarzi, e ambre. Dal soffitto pendeva una specie di enorme lampadario fatto di lamiera d’orata. Il letto a baldacchino su cui mi trovavo, era morbido come la piuma, quasi non avrei detto che ci fosse stato un materasso dentro, ed era coperto da una specie di stoffa rossa, simile alla seta, intrecciata con fili d’oro. Dalla finestra entrava una luce d’orata calda e rassicurante. Non c’è bisogno che vi descriva il mio stupore nel vedere tutto questo. La mia testa cominciò immediatamente ad analizzare la situazione e le varie possibilità. Mi avevano per caso rapito? Magari qualcuno che volesse un riscatto dai miei genitori? Ma anche se fosse si sarebbero poi forse presi la briga di mettermi a riposare tranquilla su questo letto, soffice come le nuvole? Non credo proprio. Mi alzai barcollante, e andai alla finestra. Se prima c’è da dire che rimasi stupita, quando guardai fuori rimasi completamente senza fiato. Una città fantastica, dalle fattezze non esattamente terrene, ma quasi celestiali, mi accecò per la sua bellezza. Sembrava la mitica eldorado della leggenda. Una città che brillava come un gioiello, e che sembrava essere fatta d’oro. Mi poggiai una mano sulla fronte e sorrisi. Quello doveva essere un sogno, non c’era altra spiegazione. Non che quella città non avesse potuto esistere, per carità, ma la cosa che più mi convinceva che tutto quello non era reale era il fatto che io la conoscessi: era Asgard.
Mi diedi un pizzicotto alla guancia, ma non successe nulla. E il bagliore di quella città continuava a tornarmi agli occhi e come a sbattermi d’avanti il fatto che lei era vera. Sentii qualcuno bussare alla porta.
D’istinto mi buttai sotto le coperte e poi tremante dissi:
«Chi è?!»
Entrò una giovane donna, vestita con una specie di tunica greca, e con una fascia di alluminio d’orato attorno alla vita. Aveva i capelli corvini raccolti, e uno sguardo gentile.
«Buon giorno Midgardiana. Il mio nome è Gena, e sarò disponibile per qualsiasi cosa lei abbia bisogno.»
Mi fece un piccolo inchino.
Anche se era un sogno, mi parve maleducato fingere di restare nascosta sotto le coperte, e decisi che era meglio presentarmi. Scesi dal letto, mi avvicinai e le tesi la mano:
«Ciao, io mi chiamo Ester.»
Mi guardò la mano, un attimo interdetta, poi la prese e sorrise imbarazzata:
«Perdonami, non conosco bene le tradizioni dei midgardiani. – E poi aggiunse. – Intanto metti i vestiti che ti ho preparato sotto al letto, dopo andremo a fare un giro e ti porterò da chi può rispondere a tutte le tue domande.»
Gena uscì dalla stanza, e mi lasciò sola. Il nome di quella ragazza mi suonava familiare... dovevo già averlo sentito da qualche parte. Ah, ma certo! Gena è il nome di una stella nella costellazione del Corvo! L’astronomia mi torna sempre utile.
Guardai sotto al letto e trovai i vestiti accuratamente piegati. Indossai quindi la tunica rosso bordeaux, la fascia d’oro, che rispetto a quella di Gena sembrava essere più preziosa, con quelle pietre di giada incastonate, e mi legai i capelli con un nastro. Se proprio mi trovavo ad Asgard, mi sarei comportata come una di loro, almeno finché il sogno me lo permetteva, ovvio. Cercai dei sandali o qualcosa del genere ma mi accorsi che non c’erano. Non mi vorranno far girare scalza, vero? Ripensai a Gena, e mi resi conto che anche lei non aveva alcun tipo di calzature. Mi strinsi nelle spalle e uscii dalla stanza. La ragazza mi sorrise benevola, e mi disse:
«Seguimi.»
Eravamo in una specie di castello, dall’architettura strana e meravigliosa. Tutto sembrava essere ricoperto d’oro, ed essere stato modellato da un fulmine. L’arredamento era ridotto ai minimi termini, ma la decorazioni dei mosaici, dei disegni lungo le pareti, e una specie di sensazione, come di regalità che regna sovrana sopra ogni cosa, mi faceva credere sempre di più che tutto quello non era un sogno; ma che piuttosto ero morta, e mi trovavo in paradiso. Guardavo a bocca aperta quella costruzione elegante e semplice, e tutto mi lasciava senza fiato. Cominciai ad accelerare il passo, e ad un certo punto superai anche Gena. Uscii da una specie di arco e mi ritrovai fuori, all’aria aperta, sopra una specie di piccolo ponte di cristallo. Una cascata saltava copra le nostre teste, e il cielo era tinto da sfumature di rosa e azzurro.
«Bella, non è vero?» Gena mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi gentili, ma nei suoi occhi tu potevi leggere quanto amore ci fosse nel suo cuore per la propria terra.
“Io tenevo così tanto alla mia casa?” Mi sorpresi a domandarmi.
Il tour delle allegre marmotte continuò fino a quando non arrivai di fronte ad una porta d’oro massiccio, che sembrava essere molto pesante e spessa.
Gena passò oltre senza fermarsi, a me invece prese un giramento di capo, e quasi svenni. La ragazza venne subito in mio soccorso, chiedendomi preoccupata se stessi bene. La rassicurai. Avevo avuto una sensazione stranissima, una sensazione che non saprei descrivere.
«Cosa c’è dall’altra parte di quella porta?»
Gena guardò ciò che stavo indicando, e la sua espressione si accigliò leggermente.
«Ci sono le prigioni, signorina Ester.»
Il cuore mi sobbalzò nel petto.
«C’è anche Loki?»
Gena si rattristò leggermente e rispose:
«Si, c’è anche Loki. – Poi guardò con aria pensosa e sofferente la porta e disse. – Gli volevamo tutti bene, al signorino Loki. E gliene vogliamo ancora, anche se lui non lo pensa.»
Mi aiutò a rialzarmi e mentre ci allontanammo guardai più volte verso quella porta, mentre dentro sentivo una tristezza strana invadermi il cuore.

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Capitolo 3
*** Questione di Destino ***



Ho paura di non aver preso molto bene la caratterizzazione dei personaggi... o almeno spero di sbagliarmi! Ecco un nuovo capitolo.. più lungo del solito e finalmente il primo incontro con Loki!!! Non so davvero come andrà a finire questa bendetta storia... XD


Questione di destino
 
Percorremmo ancora molti corridoi, e attraversammo molte stanze, ma la mia testa era altrove. Non potevo più godermi il meraviglioso spettacolo del castello asgardiano, sapendo che lì a pochi metri di distanza da me c’era Loki. Sentivo una strana attrazione per quel mascalzone di un dio, non una semplice cotta, ma qualcosa di più profondo e direi quasi... ancestrale.
Mi rimproverai di pensare queste cose. Cosa diavolo mi prendeva?! Ero in un sogno del cavolo! E la cosa cominciava ad infastidirmi.
«Gena, dimmi cosa sta succedendo qui. Siamo in un sogno non è vero?!»
Strinsi i pugni.
La ragazza mi guardò, e rispose:
«Fra poco saprai tutto... vieni con me.»
Sospirai, a quanto pare non potevo fare altro.
Dopo pochi minuti arrivammo ad una porta enorme, mastodontica. Era tutta ricoperta di foglia d’oro con scene di battaglia e di guerrieri valorosi incisi sopra. Sulla cima della porta c’era Asgard, e un tuono colpiva la torre più alta del castello.
Gena mi fece segno di entare.
«Tu non vieni?»
«Non mi è permesso entrare nella sala del trono.»
Mi accigliai.
«Certo che sono proprio tronfi questi reali, se non ti fanno nemmeno entrare.»
«Non dire così, ti prego Ester. E’ molto importante che tu parli con il re da sola.»
«Parlare con il re?!»
Mi prese un momento di panico.
Il portone si aprì completamente e, dopo un attimo di indecisione, entrai.
Lo stile del castello, la sua magnificenza, e la sua gloriosa bellezza sembravano confluire tutti in quell’unica immensa sala.
Il trono era veramente degno di un re, e non avrei potuto immaginarne uno più bello, e più adatto. Seduto sul suo scranno c’era niente di meno che il mitico e leggendario Odino, e al suo fianco, in piedi orgoglioso e fiero come un guerriero, Thor.
Mi avvicinai timorosa, cercando di leggere nei loro sguardi qualcosa, ma non riuscii a capire cosa stessero pensando, né tanto meno cosa avessero in serbo per me.
Mi avvicinai abbastanza, e feci un vago inchino. Non sapevo se dovessi essere rispettosa o comportarmi come al mio solito.
«Ti piace Asgard, mortale?»
La possente voce di Odino risuonò attraverso la sala come attraverso un megafono.
«Si, certo. E’ meravigliosa...»
«E di noi cosa pensi?»
Ci riflettei su un attimo e poi dissi:
«Penso che vi mettete troppo in mostra, e ho il sospetto che questa mania di fare tutte le cose enormi stia a compensare qualcos’altro.»
Appena lo dissi Thor scoppiò a ridere, una risata sincera e di gusto, in poche parole amichevole. Avevo offeso gli dei, mi aspettavo almeno che mi cadesse un fulmine in testa, invece niente.
Thor si avvicinò e mi porse la mano.
«Sei simpatica midgardiana, io sono Thor, figlio di Odino, signore del tuono... posso sapere il tuo nome?»
«Ce l’hai messo a chiedermelo. Mi chiamo Ester, e vorrei tanto sapere perché mi trovo qui.»
I due dei si guardarono.
«Forza! Sbrigatevi a dirmi che mi trovo in un maledetto sogno! Questa storia di Asgard e di tutto il resto sta cominciando a farmi innervosire.»
Incrociai le braccia e cercai di assumere un’aria che sembrasse almeno minimamente scocciata.
Thor mi si avvicinò un altro po’.
«Ester, tu credi che questo sia un sogno?»
«Non lo credo. Lo deve essere per forza! Questo non è altro che il frutto della mia mente sovra eccitata dopo aver visto il vostro film.»
Thor sembrò capire, e sorrise sotto i baffi.
«Intendi il film che è uscito da poco di The avengers, non è vero?»
Guardai Odino, ma aveva il suo solito sorriso placido da re.
«Tutto quello che è successo in quel film è vero. E’ successo realmente. Dall’arrivo di Loki su Midgard, fino alla sua cattura. Tutto è reale.»
Mi immobilizzai, e passai lo sguardo da Thor a Odino e viceversa.
«Aspetta... quindi tu vorresti farmi credere, non solo che voi esistete, ma che avete anche combattuto una guerra contro un esercito alieno che stava per distruggere la terra con una specie di gruppo di supereroi egocentrici e strampalati?»
Thor soppesò le mie parole, e come se fosse la cosa più naturale del mondo disse:
«Si.»
Scoppiai a ridere, fragorosamente, ma dopo un po’ mi ricomposi e facendomi seria dissi:
«Non stai scherzando.»
«Ester, questo è il tuo destino!»
Cominciai ad andare in iperventilazione.
«Destino per cosa? Cioè... tu vuoi dirmi che sono davvero su Asgard?! E come diavolo ci sarei arrivata secondo te?!» I decibel della mia voce si stavano alzando pericolosamente.
«Non sappiamo bene come tu sia arrivata. Ma ogni 10 mila anni succede una cosa. Ogni 10 mila anni un midgardiano arriva ad Asgard, e il suo nome resta per sempre impresso nella storia del nostro pianeta.»
«E’ una cosa buona?» chiesi, completamente sfinita, e sull’orlo di una crisi di nervi.
Odino si alzò in piedi, e sentenziò:
«Molto buona. L’ultimo midgardiano che è venuto qui da noi ha condotto alla vittoria l’esercito di Oromir III!»
«Padre, non credo che Ester conosca Oromir III, per quanto sia leggendaria la sua storia, e nemmeno che abbia voglia di sentirla.»
Odino non l’ascoltò e cominciò a raccontare la sua leggenda millenaria su un tizio che con molta probabilità sarà stato il suo ultra bis nonno.
Thor mi sorrise e mi spinse leggermente in direzione dell’uscita, ma io gli bisbigliai:
«E adesso cosa doveri fare?!»
«Per il momento va via... mio padre quando si mette a raccontare ci può stare anche delle ore. Fai un giro per Asgard, sei qui per un motivo.»
«Quindi dovrei andare in giro a cercare il mio destino?!»
Thor sorrise, e disse:
«No... il tuo destino troverà te.»
 
Non era possibile... tutto quello che era successo non era possibile. Asgard, Thor, Odino, Gena... e poi c’era lui: Loki. Corsi attraverso tutta Asgard, per cercare di schiarirmi le idee. Alla fine mi fermai esausta ad una piazza, e tuffai la testa dentro la fontana che stava nel mezzo. Di solito quando chiedevo in un sogno se quello lo fosse, i personaggi che lo popolavano confermavano la mia ipotesi, sempre.
E in questo modo riuscivo a distinguere la realtà dalla fantasia. Ma se tutto quello fosse davvero reale? Rimasi seduta a vedere passare la gente della città. Erano vestiti piuttosto strani, ma per il resto sembravano comunissime persone. Madri con i propri figli, coppiette, genitori, nonni, e... guerrieri vestiti da vichinghi che facevano roteare spade e mazze chiodate. Ok, forse non tutti erano così normali. Ma la vita sembrava pacifica e tranquilla... magari mi sarei anche potuta abituare.
“Tanto a casa non c’è nessuno ad aspettarmi.” Pensai fra me e me.
Poi sentii qualcosa. Un suono come di uno strumento a fiato, tipo la tromba. Vidi immediatamente tutti gli asgardiani andarsene, le madri strattonando i figli che volevano restare ancora un altro po’, e le coppiette abbracciarsi e sparire dentro qualche casa. In pochi minuti la strada divenne deserta e silenziosa. Nel bel mezzo della piazza ero rimasta solo io. Cosa stava per succedere? Corsi su per le scale fino al castello. Da lì avevo una visuale migliore. Un altro squillo di tromba e in fondo alla città cominciò a filare un corteo di uomini. Erano tutti incatenati  con una specie di catena di cristallo ambrato, e tutti portavano una specie di bavaglio nero di metallo d’avanti alla bocca. Tutto il corteo era sorvegliato da una gran quantità di soldati. Il mio cuore arrivò alla spiegazione che cercava, prima della testa, e si avvantaggiò aumentando i battiti. Quelli erano i prigionieri di Asgard! Era chiaro come la luce del sole! Il motivo per cui li facevano sfilare per le vie della città però mi sfuggiva. Era una specie di monito agli abitanti? O era semplicemente per far sgranchire le gambe ai detenuti. Con sguardo febbrile passai in rassegna gli uomini incatenati. Ma con cuore pesante dovei costatare che non c’era traccia di Loki. Mi morsi le labbra e me ne andai con la coda tra le gambe, mentre i detenuti rientravano. Tornai al castello e mi feci coraggio. Dovevo assolutamente vederlo. Sapevo che lui centrava qualcosa. Me lo sentivo dentro. Corsi attraverso corridoi e stanze, su per rampe di scale infinite, che a quanto pare piacevano così tanto agli asgardiani, e raggiunsi la porta d’oro massiccio.
Era strano che non ci fossero guardie a sorvegliarla. Forse pensavano che non ci fosse bisogno? Loki aveva perso qualsiasi volontà di ribellione. No, non lui.
Poggiai una mano alla porta, e ancora una volta sentii quella sensazione. Come di appartenenza. Poggiai entrambe le mani sulla porta, e la sfiorai con la guancia. Il metallo era freddo e ostile, non ammetteva ospiti.
Non so perché lo feci, ma come per un istinto naturale bisbigliai il suo nome. E la porta, come per magia, si sciolse sotto le mie dita permettendomi di entrare.
D’avanti a me si aprii un lungo e stretto corridoio buio. Lo imboccai senza tanti preamboli. L’aria in quel cunicolo mancava, e la poca luce che riusciva ad illuminare il mio cammino svanii poco dopo. Non mi passò mai per la testa il pensiero di tornare indietro, perché sapevo che in fondo a quel corridoio ci sarebbe stato il mio destino.
Senza quasi che me ne resi conto il corridoio finì e si aprì in una stanza ampia e circolare. Le luci si accesero di colpo, e il mio cuore mancò di un colpo. Caddi all’indietro per lo shock, e presi aria a vuoto.
D’avanti a me c’era Loki, ma lo stato in cui era mi fece rabbrividire.
Era stato completamente immobilizzato. Le braccia erano state legate dietro la schiena con una pesante catena di un materiale iridescente. Tutto il corpo era legato da delle cinghie che sembravano essere fatte di metallo, e come se non bastasse su tutte le pareti c’erano degli spiedi, sottili e neri come delle lunghe spine che andavano a sfiorare, e quasi bucavano, la sua pelle candida e incontaminata.
Loki aveva naturalmente gli occhi chiusi e sembrava essere sospeso in un sonno senza fine. Thor comparve al mio fianco e io sobbalzai.
«Cosa diavolo gli avete fatto?!» urali sconvolta.
«I saggi del consiglio hanno creduto che questa sarebbe stata il luogo di detenzione più adatto per lui.»
«Che cosa?! E tu non hai fatto nulla per impedirlo?!»
«Ha tradito la nostra terra, la nostra gente, e ha quasi distrutto un altro mondo. Era scontato che i saggi lo avrebbero condannato severamente.» Lo sguardo di Thor era severo, ma sofferente. Si vedeva che ci teneva ancora molto a suo fratello.
«Thor, devi assolutamente liberarlo, non può restare così!» gli sbraitai contro, come un cane terrorizzato che cerca di difendere qualcosa di molto importante.
Il ragazzo non sembrava intenzionato a continuare la conversazione, quindi dissi:
«Il mio destino è con lui! Non so come, ma lo sento. Il mio destino centra qualcosa con lui! Devi liberarlo perché...»
«Perché?»
Mi morsi le labbra e guardai Loki.
«Perché io posso salvarlo.»
A Thor brillarono gli occhi.
«Forse... puoi farlo davvero. Avvicinati alle lame, non aver paura!»
Avvicinati alle lame?! Ma era impazzito? Forse il dolore per la perdita del fratello era troppo forte, e gli aveva fatto perdere qualche rotella, sta di fatto che lo ascoltai e mi avvicinai a passi cauti verso le spine.
Poco per volta e lentamente mano a mano che mi avvicinavo le spine si ritrassero, e si allontanarono da Loki. Le catene si spezzarono e le fasce che lo avvolgevano stretto si slegarono come se non vedessero l’ora di fare altro.
Il corpo di Loki si rilassò e per poco non mi cadde addosso. Thor per fortuna lo tenne e lo poggiò delicatamente al suolo.
Il dio mi guardò stupefatto.
«Sai questo che significa?»
Dissi di no con la testa.
«Significa che il tuo destino di ha trovato.»
 
Loki fu trasportato in una stanza da letto e mi ordinarono di tenerlo d’occhio. Thor stava sbrigando alcune pratiche per il fratello. A quanto pare il fatto che la prigione si fosse dissolta in mia presenza stava a significare che Loki non era più un problema, fino a quando io gli avrei girato intorno. Dovetti ammettere che la cosa non mi dispiaceva per niente. Sentivo fuori dalla porta un gran da fare, gente che correva da una parte e dall’altra, e voci di chissà quante persone che stavano emettendo l’ultimo verdetto per la prigionia del dio delle malefatte.
Mi ero imposta di non guardarlo troppo a lungo, ma come il mio sguardo cadde su quel viso perfetto non potei fare altro che studiarne tutti i dettagli. Aveva una carnagione quasi eterea, una pelle perfetta, i capelli corvini portati all’indietro gli ricadevano elegantemente sulle forti spalle. Era magro, ma non gracile come mi era sembrato mentre stava appeso in quella specie di stanza delle torture. Il naso perfetto sembrava scolpito e poi c’erano quelle labbra che da prima mi urlavano dentro la testa: “Baciami.”
Ero andata leggermente fuori fase, e facendo attenzione a non svegliarlo gli accarezzai una guancia. Mi meravigliai nel sentire che era calda.
Thor entrò nella stanza come una furia sbattendo la porta, io ritrassi veloce come un lampo, e mi allontanai da Loki.
Il dio biondo non sembrò averci fatto caso e proruppe tutto pimpante:
«E’ fatta! I saggi hanno acconsentito a togliere la condanna di prigionia a vita. Ma in cambio mi hanno chiesto che venisse sorvegliato 24 h al giorno...»
Thor mi guardò con un’aria che pareva divertita.
«D’accordo, e chi farà questa guardia?»
«Oh, è una persona molto alla mano, sa tutto di Loki, ed è di Midgard...»
«C’è un altro umano su Asgard? Dov’è?»
Thor mi guardò come per dire “sei proprio lenta”.
«Ester... farai tu la guardia a mio fratello.»
Mi caddero le braccia.
Guardai un momento Thor, e poi dissi ansiosa:
«No no no no no, non se ne parla neanche!»
«Infatti non se ne parla, è già stato deciso. Ci vediamo dopo, ora devo scappare!»
«Thor aspetta non ho ancora finito!»
Ma il dio era già sparito.
Mi presi la testa tra le mani.
«Le cose non potrebbero andare peggio.»
«Oh, certo che potrebbero.»
Rimasi pietrificata sentendo quella voce.
Sentivo che Loki si stava alzando dal letto, ma non avevo la forza di voltarmi a guardare.
Mi toccò una spalla, e allora schizzai a distanza di sicurezza da lui.
«Non ti avvicinare, demone!»
Il dio mi guardava con aria incuriosita e divertita.
«Demone? Perché una midgardiana ad Asgard? Oh, beh, non che me ne importi. Ma dimmi ora, perché sono uscito dalla mia prigionia? Era una condanna all’eternità, e invece non credo di essere rimasto lì dentro per più di qualche mese.»
Sembrava fosse abbastanza felice di essere di nuovo libero, anche se non mi sembrava avesse imparato la lezione.
«I saggi hanno deciso di interromperti la condanna fino a tempo indeterminato, ti hanno tolto tutti i poteri e mi hanno detto di sorvegliarti.»
La cosa non gli piacque, e sapevo benissimo quale parte del discorso.
«Una lurida umana dovrebbe “sorvegliarmi”?! Non diciamo sciocchezze, ci deve essere stato uno sbaglio oppure i vecchi saggi hanno perso completamente il cervello...»
Lasciai per un attimo perdere la voce che diceva dentro la testa “Baciami, baciami.”, perché si, ancora la sentivo, e interpretai la parte dell’offesa.
«Io sono la lurida umana che ha permesso la TUA liberazione, sciocco e infantile dio, perciò da ora comincia a comportarti bene, se vuoi una coesistenza pacifica nei prossimi tempi!» era stato un gran bel discorso per i miei standard.
Loki piegò la testa di lato e mi squadrò.
«Tu avresti permesso la mia liberazione? E come?»
«Non ti è dato saperlo...»
«Ma come ti permetti?! Io sono Loki, figlio di...»
«...figlio di Laufey, dio delle malefatte e della Menzogna, che ha quasi distrutto la terra con il suo potentissimo esercito?»
Loki mi guardò sospettoso.
«Esatto...»
«Beh, io sono Ester, e vedi di imparartelo questo nome perché che tu lo voglia o no, ormai dovremo condividere...»
Ero stata attenta a non guardarlo negli occhi, sapevo che se l’avessi fatto mi ci sarei persa dentro. Ma alla fine mi deconcentrai e quello sguardo verde giada mi catturò senza via di scampo.
Loki si avvicinò con passo felpato, senza staccare un momento quello sguardo magnetico.
Gli sfuggii un sorrisetto, e a me venne la pelle d’oca.
Il mio cervello gridava “Allarme, allarme! Pericolo incendio!”
«Sei una midgardiana combattiva...» commentò Loki mentre mi prendeva lentamente il mento tra le dita.
«Ho avuto un passato difficile...» riuscii a bisbigliare.
Sentivo già il suo respiro caldo sul mio viso, e le sue labbra che stavano per toccare le mie. Erano proprio sicuri che Loki non avesse più i suoi poteri? Perché per quanto mi riguardava mi sentivo come preda di un incantesimo contro cui non volevo combattere. Chiusi gli occhi e... Thor spalancò di nuovo violentemente la porta. Io schizzai via dalle braccia di Loki come una serpe, mentre lui, placido, si voltava con uno sguardo carico di astio.
«Hai un tempismo formidabile, fratello caro...»
«Cavolo, non vi ho lasciato soli neppure due minuti, e già siete ai preliminari?»
Loki lo guardò interrogativo.
«Preliminari?»
«Una cosa dei midgardiani...»
In quel momento mi sarei voluta sotterrare.
«Ma non sono venuto per questo. Nostro padre...»
Loki lo interruppe bruscamente.
«Tuo padre!»
«...si, quello che intendevo era che Odino dopo vuole vederti.»
Il dio fece un vago senno di assenso col capo. Thor ci lasciò, e richiuse la porta.
Loki si sedette sul letto, e si massaggiò le tempie con le dita.
«Maledizione...» imprecò fra i denti.
Poi mi lanciò un altro dei suoi sguardi, riprese tutta la sua fiducia in se stesso, e con un sorriso diabolico mi disse:
«Non pensare che ci sia nulla tra di noi, sei una midgardiana interessante, e io stavo solo giocando. Non sei altro che un passatempo per me e perciò ti consiglio di non metterti sulla mia strada.» L’ultima frase sottintendeva una velata minaccia.
Lo guardai per un attimo, poi mi avvicinai, e mi piantai d’avanti a lui incrociando le braccia.
«Come ho detto prima, io ti terrò d’occhio. E non mi importa dei tuoi stupidi giochetti da bambini, alla fine sarai tu a supplicarmi di essere mio. Non solo mi metterò in mezzo alla strada, ma farò anche in modo che tu non voglia più che me ne vada. Io sono la tua carta di ingresso per la redenzione, ci siamo capiti?» Cosa diavolo mi era uscito dalla bocca?!
Loki mi guardò sconvolto, non sapendo bene come reagire, se arrabbiarsi o prenderla sul ridere. Alla fine fece uno dei suoi soliti sorrisetti da bambino cattivo e disse:
«Come ho già detto, una misgardiana interessante...»

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Capitolo 4
*** Un dio fastidioso ***


Ebbene si! Dopo una lunga giornata di lavoro ecco il prossimo capitolo... e comunque vi sto abituando troppo bene... dato che pubblico tutti i giorni... ihih... chiedo venia in anticipo per eventuali errori grammaticali!!! Purtroppo non sono un dio... sarebbe bello... :)  Spero vi piaccia!! La storia sta quasi per concludersi!! 

 
Un dio fastidioso
 
Era accaduto tutto in un lampo, e ora con il respiro mozzato e quasi terrorizzata guardavo Loki. Il dio si trovava sopra di me, ma aveva perso i sensi. Lo aveva fatto per proteggermi, e ci era andato di mezzo. Una grossa sbarra di ferro gli attraversava il petto, e un lago di sangue si allargava sotto di noi.
Gridai il suo nome, e cercai di risvegliarlo, ma non ottenni risposta. Cercai di reggermi in piedi e uscii in strada. Mi resi conto che ero completamente in preda al panico e sotto shock, le mani tremanti e sporche ancora del suo sangue caldo mi faceva rabbrividire. Non riuscivo a camminare, il mio corpo diceva di non potercela fare. Loki era un dio, ma questo non mi dava la certezza che per lui non esistesse la morte. Quindi cominciai a correre, chiamando a gran voce Thor. Piangevo a dirotto, e quasi non riuscivo a vedere dove andavo per le lacrime. Non avrei mai immaginato che fossimo arrivati a questo punto, tutto mi sarei aspettato tranne che questo! La giornata non poteva finire con la morte di un dio... non con la Sua morte!
Tutto era cominciato quel pomeriggio:
Odino aveva convocato Loki per fargli una specie di discorsetto in separata sede, a nessuno era permesso entrare, neppure a me che dovevo tenere gli occhi puntati sul dio 24 h al giorno... ripensai alla figura che avevo fatto pochi momenti prima. Dovevo essere un guardiano! Calarmi nel ruolo di midgardiana scelta per questo difficile compito, redimere il dio delle malefatte. Apparentemente un’impresa impossibile. Ma non erano passati neppure 15 minuti che già mi ero sciolta tra le sue braccia. Dovetti ammettere sinceramente che ero completamente alla sua mercé, se solo Loki si fosse accorto di quanto fosse entrato profondamente dentro il mio cuore, sicuramente non avrei avuto via di scampo. Avrebbe anche potuto chiedermi di aiutarlo a riacquistare i poteri e fuggire da Asgard, con un paio di sorrisetti e uno dei suoi sguardi, l’avrei anche potuto aiutare.
No, dovevo mascherarlo meglio che potevo, e fingere che tutti i miei sentimenti per lui non esistevano. Non era il momento per lasciarsi prendere da futili sentimentalismi.
«Sarà più difficile del previsto.» dissi, tra me e me.
«Che cosa? Tenermi d’occhio?»
Sobbalzai.
Il dio era comparso alle mie spalle.
«Perché voi asgardiani vi dovete sempre materializzare all’improvviso? Questa si chiama porta, e di solito chi sta per entrare dovrebbe bussare, dire chi è, e poi aprirla!»
Loki ascoltava le mie grida stizzite, con un’aria di superiorità e arroganza.
«Ci vuole troppo facendo come dici tu. Così almeno posso vederti spaventata.» Lanciai quella che voleva sembrare un’occhiataccia, ma la distolsi presto per non incontrare quegli occhi.
«Allora... Odino che ti ha detto?»
Loki fece una faccia annoiata.
«Niente che ti riguardi, stupida midgardiana...»
«Mi chiamo Ester!»
«Fa lo stesso.»
Era incredibile quanto quel dio fosse fastidioso, e mi morsi le labbra. Dovevo essere proprio pazza per essermi innamorata di un bastardo del genere.
Loki se ne andò senza proferire parola. Io lo seguii da una certa distanza; volevo che sapesse che c’ero, ma non volevo infastidirlo troppo, visto il suo umore altalenante.
Camminò attraverso i corridoi del castello e uscii fuori dalla porta principale. Si mise a passeggiare con la sua solita aria altezzosa, e con le braccia dietro la schiena, per la città, e tutte le persone che incontravamo lo guardavano con sguardi più che eloquenti. Alcuni pieni di rabbia e astio, altri spaventati, si allontanavano velocemente da lui, altri ancora si avvicinavano per dargli delle spallate, o per insultarlo. Io vedevo questa scena da lontano, e Loki che non reagiva minimamente, ma continuava imperterrito per la sua strada. Mi sarei aspettata che perdesse il controllo da un momento all’altro, che aggredisse qualcuno, e che mandasse alle ortiche tutti i miei sforzi. Invece mantenne un atteggiamento esemplare e tranquillo, troppo tranquillo...
Dopo un po’ che camminavamo si fermò, e si voltò quel che bastava per guardarmi.
Distolsi gli occhi.
«Perché lo fai?» la sua espressione era seria, e non avrebbe accettato una risposta diversa dalla verità.
«Mio pad... – si morse le labbra. – Odino, mi ha detto che tu sei la midgardiana del Destino.»
«Del Destino?»
«Perché sei qui, perché lo fai? Sai che non otterrai mai la mia redenzione. – Fece uno dei suoi sorrisi cattivi che non lasciavano presagire nulla di buono. – Dopotutto sono il dio delle malefatte...»
Lo guardai per un attimo, senza sapere come ribattere, poi dietro a Loki comparve un uomo. Alzò una sbarra di ferro, e lo colpì con violenza alla testa, facendolo inginocchiare a terra. Quindi gli disse qualche insulto in asgardiano che non compresi.
Attorno a loro si erano avvicinati altri uomini, che non volevano vedere altro che il dio umiliato e a terra, come se quella fosse un’arena di gladiatori.
Mi feci largo a stento tra la folla, con il cuore che batteva all’impazzata.
L’uomo aveva sollevato un'altra volta la sbarra, lo sguardo di Loki era vuoto e inanimato. Avrebbe accettato il colpo senza reagire, non potevo permetterlo. Loki era senza poteri, poteva farsi male su serio.
«Fermati!»
Mi interposi tra Loki e l’asgardiano che mi lanciò uno sguardo furioso.
«Spostati midgardiana! Come osi difendere l’essere che ha quasi distrutto il tuo pianeta e tutta la tua specie?!» mi ringhiò quello.
Mi chiesi se avessi scritto in fronte “Midgard”, dato che tutti indovinavano che non ero di quelle parti.
«So perfettamente quello che ha fatto Loki, ma non trovo giusto che ve la prendiate con lui, ora che non reagisce neanche!»
Sentivo lo sguardo del dio dietro alle mie spalle, fissarmi pieno di sorpresa.
Io tremavo di rabbia. E avrei preferito farmi pestare a morte, piuttosto che spostarmi di lì.
«Voi asgardiani dovreste essere la razza degli dei?! Al mio regno siete famosi per la vostra clemenza e saggezza, ma ci dovremo tutti ricredere, perchè invece vedo che siete solo una razza orgogliosa, egocentrica e ottusa!»
Avevo il fiato corto, e le mani tremanti. Se mi avesse obbligato sarei anche potuta passare alla violenza, anche se era chiaro come il sole che non avevo la più piccola speranza di vittoria.
L’asgardiano tentennò, sputò per terra e mentre andava via disse:
«Pagherai per questo, midgardiana...»
La folla si disperse.
Sbirciai in direzione di Loki, e la sua espressione mi colpì profondamente. Si era rialzato in piedi, ma distoglieva lo sguardo.
«Sei arrossito?»
Spalancò gli occhi e guardò di scatto verso di me, coprendosi il viso con la mano.
«Assolutamente no!»
E mi superò a grandi passi. Che il mio gesto lo avesse colpito? Speravo tanto che fosse così...
 
Arrivammo ad una strana abitazione, più isolata delle altre, circolare come una cupola e tutta di lamiera e foglia d’oro, fuori c’era un piccolo giardino ben curato.
«Smettila di seguirmi.» la voce era scocciata e infastidita.
«Non lo farò.»
«Non puoi entrare lì dentro!»
«E allora non lo farai neppure tu.»
Sbatté il piede per terra come un bambino.
«Certe volte hai un atteggiamento davvero infantile...»
Loki continuava a darmi le spalle, e non riuscivo a vedere la sua espressione.
«Stupida midgardiana...» aprii la porta e sparii nel buio dell’abitazione.
Io lo seguì senza pensarci un attimo, e la porta, appena la oltrepassai, si chiuse alle mie spalle. Era il tramonto ma dentro quella piccola abitazione era completamente buio, e non riuscivo a vedere neanche a un palmo dal mio naso.
«Loki...?»
Chiamai nell’oscurità, mentre cominciavo a spaventarmi.
«Forse tu non lo sai, ma ho paura del buio... ti prego accendi le luci.»
Non era stata una buona mossa dirglielo. Le possibilità ora erano due, o sarei rimasta là dentro, con un individuo altamente pericoloso in giro per la stanza, senza riuscire neppure a vederlo, o sarei uscita dalla casa, dandogliela vinta.
Presi un gran respiro e mi sedetti, volevo almeno avere una superficie sicura su cui appoggiarmi.
«Non riesci a vedere?»
Chiese Loki con uno strano tono della voce.
«Certo che non vedo! Mica ho gli occhi di un gatto! Tu puoi?»
«E’ un’abilità dei giganti, che a quanto pare ho ereditato...»
Sentii dei passi muoversi attraverso la stanza verso di me.
Si sedette accanto a me, e sentii la sua spalla contro la mia.
«Perché lo hai fatto?»
«Cosa?»
«Prima, quando mi hanno colpito. Perché non sei rimasta ferma a goderti la scena? Io lo avrei fatto...»
«Perché non sopporto la gente che se la prende contro chi è indifeso.»
«Indifeso?»
Di scatto mi prese le spalle e mi buttò per terra con forza, bloccandomi con il suo corpo.
«A mio parere sei tu quella più indifesa qui, tra noi due. Sarai anche il mio guardiano, ma sei pur sempre una donna, una midgardiana inutile ed insignificante. Non vali più di un insetto per me. Ti potrei schiacciare, e liberarmi finalmente della tua fastidiosa presenza...»
«Sembra che tu lo dica più per convincere te stesso che me.»
Loki fece un verso stizzito.
«Ma c’è qualcos’altro. Quando hai fermato quell’asgardiano... non lo hai fatto solo per altruismo o cosa. Quindi te lo ripeto, perché lo hai fatto?»
Loki furioso, parlava contro la mia bocca. E io ero immobilizzata dal terrore. Non tanto di quello che avrebbe potuto farmi, ma di quello che io avrei potuto fare. Dovevo mantenere la calma.
«Noi siamo simili...»
Loki restò in silenzio, lasciandomi continuare.
«Avevo una sorella maggiore su Midgard... era la cocca della famiglia, e tutti le volevano bene. Aveva ottimi voti a scuola, vinceva concorsi nazionali di bellezza, era socievole, e aveva un sacco di amici simpatici: era un genio, e la sua vita era bellissima. Ma poi quando era con me si rivelava per quello che era davvero, ossia un mostro. Mi faceva male, mi dava degli schiaffi, mi tagliava solo per puro sadismo, e per sfogare quella sua personalità che la stava uccidendo. Nessuno voleva credere alle mie parole, e poco per volta anche i miei genitori si dimenticarono della mia esistenza. Alla fine mia sorella impazzì, uccise la nostra famiglia e poi si suicidò. Non riuscii a trovarmi perché mi ero nascosta bene, altrimenti non sarei qui oggi. Lei si è uccisa e quindi io non ho mai potuto...»
Mi bloccai e Loki terminò la frase per me:
«Non hai mai potuto avere la tua vendetta.»
Feci segno di si con la testa, mentre mi mordevo le labbra.
Loki sorrise nel buio. Non sapevo cosa ne pensasse, della mia storia. Forse stava deridendomi, o forse non gliene importava niente. Sta di fatto che mi accarezzò le labbra con le dita e bisbigliò contro il mio orecchio:
«Sei proprio una stupida midgardiana...» io ebbi un tremito, e Loki si abbandonò sulla mia bocca come se fosse stata l’ultima cosa che faceva in vita sua.
Le sue labbra erano morbide, e sensuali. E io ero in paradiso. Quel bacio così bello, lento e accogliente sembrava volermi dire “Resta sempre con me.” nonostante Loki avesse detto fino ad un secondo fa che la mia presenza lo nauseava. Dopo un primo momento di sorpresa ricambiai il bacio, e le nostre labbra si muovevano in sincronia come quelle di due amanti peccaminosi. Mi prese la vita tra le sue grandi mani con forza e mi mancò il respiro. Mentre io intanto attorcigliavo le dita in quei bellissimi capelli corvini. Emisi qualche sospiro di piacere, e Loki ne sembrava piacevolmente contento, sorridendo anche quando cercava di baciarmi. Si allontanò troppo presto da me, con mia grande disapprovazione. Sentivo il viso andarmi in fiamme, e poi ricordai che Loki poteva vedermi anche al buio. Lui ridacchiò, e io mi coprii la faccia con le mani. Schioccò le dita e una specie di fosforescenza naturale che proveniva dal soffitto illuminò tutto l’ambiente. Loki era serio, ma dentro i suoi occhi vedevo una nota di sfrenato divertimento. Era leggermente spettinato e io risi di quella immagine. Capii a cosa mi riferivo, e si passò le dita tra i capelli per risistemarli, e riacquistare la sua solita aria di superiorità. Si rialzò in piedi e mi tese la mano per aiutarmi. La stanza in cui mi trovavo era completamente spoglia di qualsiasi arredamento, ben lontana dai magnifici fasti dell’architettura asgardiana. Loki senza dire una parola prese una scala a chiocciola che scendeva nel pavimento sotto di noi, io naturalmente lo seguii. Dopo qualche metro l’ambiente cambiò, e io rimasi per l’ennesima volta a bocca aperta. La scala a chiocciola continuava sotto di noi per altri trenta metri. Ma la stanza in cui ci trovavamo era sorprendente: era un ambiente molto più grande della sala del trono, largo e profondo come un’immensa grotta. Il soffitto di pietra era lasciato grezzo. Mentre su tutte le pareti e per tutta la loro altezza stava una sconfinata libreria, con miliardi di volumi di ogni genere.
«Incredibile...» bisbigliai.
Loki sorrise sotto i baffi.
In quel posto erano raccolti così tanti volumi che avrebbe potuto contenere 10 mila volte lo scibile umano. Sembravano essere stati raccolti in quel luogo tutti i saperi dell’universo, e quando mi resi conto che era effettivamente così rimasi senza fiato.
«Cos’è questo posto...?»
«Considerati fortunata, midgardiana... nessuno oltre a me ha mai visto questo posto. Come direste voi? E’ una specie di rifugio segreto. Ma non illuderti, ti faccio vedere questo posto solo perché non posso fare altrimenti. Dato che sei il mio fastidioso guardiano.»
Arrivammo alla base della scala chiocciola, e mi misi a leggere i titoli sul dorso dei libri, alcuni erano scritti in lingue che non riconoscevo, altre invece sembravano avere delle fattezze più umane, e trovai anche qualche libro in italiano. Incredibile ma vero, Loki aveva una copia della Divina Commedia in casa.  Mi voltai per chiedergli dei quei libri ma lui non c’era più. Cavolo! Mi aveva fregato! Cominciai a correre attraverso le librerie, chiamandolo a vuoto. Non era passato neppure un giorno e già lo avevo perso di vista... Mi avrebbero ripudiato, e i saggi di Asgard mi avrebbero sicuramente condannato a qualche terribile punizione divina. Mi avrebbero allontanato per sempre da lui. Mi prese il panico ma cercai di mantenere la calma mentre sfrecciavo attraverso la galleria. Poi sentii qualcosa di strano. Una musica, come una melodia. La seguì fino ad una porta di cristallo che si trovava nascosta dietro a una libreria. Entrai e mi ritrovai in un'altra stanza, riscaldata da una luce d’orata e rassicurante. Un enorme organo con canne d’orate che finivano a punta come lame. Il pavimento era di parquet scuro, simile all’ebano. Un’enorme pianoforte stava alla mia destra, e tantissimi altri strumenti. Ma la cosa più bella che vidi era in mezzo alla sala. Loki in piedi, con la sua meravigliosa eleganza stava suonando un violino nero come il carbone. La melodia sembrava essere senza tempo, mi entrava sotto la pelle, e mi accarezzava il cuore. Era orgogliosa e fiera, ma anche triste e malinconica, e avevi voglia di metterti a piangere. Io rimasi incantata da quella musica, e soprattutto da quelle mani, e quei polsi pallidi, che seppure sembrassero incredibilmente fragili, erano decise e sicure di sé.
Loki guardava da un’altra parte e sembrava assorto in chissà quali pensieri.
Poi smise di suonare e mi guardò serio.
«Non capisco cosa mi succede...»
«Cosa intendi?»
«Con te...non capisco cosa mi sta succedendo. Appena ti ho visto ho sentito qualcosa di strano, come se tu mi appartenessi. Ma non gli ho dato peso. Io sono un dio! Come posso provare qualcosa per un essere fragile come te?!» Si era avvicinato e la sua voce era aumentata di tono, come se fosse sconvolto al solo pensiero.
«Noi sulla terra lo chiamiamo amore e...» Il dio sembrò capire a cosa mi stessi riferendo, e il suo sguardo si caricò di odio, e rabbia.
«Io non provo questo genere di cose! E’ solo uno squallido sentimento midgardiano! Il mio cuore accoglie solo la rabbia e la vendetta!!!»
«Loki...»
Sentivo il mio cuore incrinarsi.
Ma il dio su tutte le furie sbraitava in giro per la stanza.
«Loki...»
Era inutile. Non mi degnava di uno sguardo, e sembrava stesse lentamente perdendo il controllo.
«Maledizione Loki, io ti amo!»
«IO NON VOGLIO IL TUO AMORE!»
Crash!
Loki si accorse solo dopo averle pronunciate, il vero significato di quelle parole.
Si immobilizzò e si voltò lentamente verso di me, con sguardo spaventato.
Abbassai gli occhi, e accennai un sorriso.
«Sei stato chiaro...» bisbigliai e fuggii via.
Loki gridò il mio nome per la prima volta senza dire che ero una stupida midgardiana, ma io scappai via da quel posto, con calde lacrime che mi rigavano il viso, e con il mio cuore dolorante, ormai in pezzi.
 
Uscii dal suo antro malvagio, e mi persi per le strade della città.
Non avrei dovuto allontanarmi, ma non riuscivo a fermare le mie gambe, né tantomeno le mie lacrime. Che stupida ragazza, come potevo pretendere che mi amasse dopo neanche un giorno che mi conosceva?! Non sapeva niente di me... e a quanto pare io lo disgustavo. Che ironia, rimani fredda e insensibile come il ghiaccio per una vita, e poi ti innamori dell’unico povero Cristo che non ti vuole.
Facevo questi ragionamenti quando sentii qualcosa strattonarmi per il braccio e portarmi via dalla strada principale. Non riuscii a vedere chi era, ma le sue mani erano fredde e sudaticce: non erano quelle di Loki.
Mi sbatterono per terra dentro una casa abbandonata. Dentro c’erano almeno una ventina di persone, e a capo della banda il nostro asgardiano preferito, quello che amava le sbarre, lo ricordate?
«Bene, bene... Non vai più a spasso con il tuo cagnolino preferito midgardiana?»
Non sembravano benintenzionati ma io cercai ugualmente di non sembrare spaventata.
«Non è il mio cagnolino! E Loki vale più di tutti voi messi insieme!»
Oh, oh... avevo toccato un tasto dolente.
Le facce degli uomini si fecero scure.
«Ti pentirai di esserti messa contro di noi, donna.»
La situazione si metteva brutta. Cercai di scappare ma mi bloccarono l’uscita. Uno degli uomini mi diede uno schiaffo talmente forte da farmi cadere a terra.
Stavo rivalutando gli asgardiani, e non in meglio.
Mi colpirono altre volte, mai forte quanto faceva il capo, che sembrava averci un gusto particolare.
Io non feci un verso, tanto per non dargliela vinta. A poco a poco sentii le forze andare via. Avevo trascorso una vita pessima, troppi dolori tutti insieme, e Loki era stato l’unico ad avermi dato un po’ gioia. Mi chiesi cosa gli avrebbero fatto, dopo che il suo guardiano fosse morto. Forse lo avrebbero imprigionato di nuovo, e questa volta per sempre. Pensando a questo, le lacrime non volevano smettere di uscire dai miei occhi.
«Sollevatela!» mi presero per le braccia, dato che non riuscivo più a stare in piedi. Sentivo il sangue colarmi dal labbro che si era spezzato, e pensai perché odiassero Loki così tanto...
Il capo aveva una specie di lancia appuntita, e aveva tutta l’intenzione di trapassarmi con quella. Quanta violenza! Bastava una bella botta in testa e il gioco sarebbe finito. Chiusi gli occhi e bisbigliai il Suo nome, per sentire quel bellissimo suono un ultima volta.
Poi successe l’incredibile: la lancia non mi trapassò il petto. Aprii lentamente gli occhi, e l’orrore invase il mio cuore spezzato. Loki mi aveva trovato e si era messo in mezzo. Tutti gli asgardiani erano scappati, lasciandoci soli. Lui mi guardava con quel suo sorrisetto da cattivo ragazzo, e quegli occhi color giada che troppe volte avevo evitato.
«Loki...» cominciai a gemere tra le lacrime.
La sbarra gli attraversava il petto, e fiotti di sangue colavano dalla ferita come un’orrida cascata.
Non sapevo cosa fare e cominciai a tremare come una foglia, gli occhi spalancati, e annebbiati dalle lacrime.
«...cosa ..hai..???»
Cademmo tutti e due in ginocchio, e io cercai di reggerlo, nonostante non avessi in corpo più una stilla di forza.
«...Perchè...» continuavo a farfugliare, accarezzandogli la testa e portandomelo più vicino possibile.
Loki mi prese il viso tra le mani, obbligandomi a guardarlo in volto. Continuava a sorridere, nonostante il dolore, e in un bisbiglio mi disse:
«Ti amo, stupida midgardiana...» 



Disegnino fatto sotto ispirazione di Loki.. lo so che non è bellssimo ma spero ugualmente che piaccia! :) 

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Capitolo 5
*** malato d'amore ***


Finalmente questa funfiction è finita! Ci ho speso sangue ed energie ma alla fine ce l'ho fatta! Vi devo mille ringraziamenti! A tutti quelli che mi hanno recensito e che avete apprezzato la mia storiella... sono convinta che se non ci foste stati voi a motivarmi non l'avrei conclusa... :) Ditemi se il finale vi ha soddisfatto oppure no! Se ho fatto un orribile caduta di stile chiedo venia... mentre invece se sono riuscita a darvi qualche minuto di sognante fantasia con Loki, meglio così! Ne sono felice! Baci a tutti!!! <3


Malato d'amore
 
Correvo, se così si può dire, attraverso Asgard.
La città era misteriosamente deserta.
Possibile che non c’era nessuno che potesse aiutarmi?!
Arrivai senza fiato al castello, e l’unica forza che mi teneva ancora in piedi era l’idea che Loki stesse morendo da solo, in una casa abbandonata, come un povero cane.
Si era sacrificato per me! Non potevo abbandonarlo.
Era nato qualcosa tra di noi... e io non riuscivo a capirlo razionalmente. Com’era possibile che in nemmeno un giorno anche lui mi amasse? Centrasse quella cosa del destino e tutto il resto? Anche se il fato ci avesse messo lo zampino, io sapevo quello che sentivo per Loki; ascoltai il mio cuore e vidi che era ancora in pezzi.
“Quel dio fa sempre danni!”
Cercavo di non pensare alle ultime parole che avevo sentito nascere dalle sue labbra. Poteva averle dette anche solo per rincuorarmi, un ultimo regalo prima di andarsene, e non avere più rimpianti. Magari non provava davvero niente per me, ed ero stata solo un gioco... fin dall’inizio.
Il castello era deserto, non una voce, non un rumore.
“Maledizione!”
Mi trascinai fino alla sala del trono, lì doveva esserci per forza qualcuno!
Aprii a fatica le enormi porte, e vidi con orrore la sala vuota.
Caddi in ginocchio in preda alla disperazione, e gridai il nome di Thor.
Mi misi le mani tra i capelli.
«Perché mi chiami, Ester?»
Quello stupido dio biondo era comparso d’avanti a me.
Appena vide in che stato ero conciata si allarmò e mi disse:
«Cosa ti è successo?!»
Mi aggrappai alle sue vesti e lo scrollai.
«Loki! Corri da Loki! Lui è...»  gli gridai contro, ma la voce mi venne meno.
«Cosa ha fatto mio fratello?» nei suoi occhi c’era una nota severa.
«Sta... morendo...» riuscii appena a bisbigliarlo, quando il mio corpo raggiunse il limite e svenni. Il buio mi avvolse, e dentro la mia testa rimase solo un orribile presentimento.
 
Sognai. Sognai per tutto il tempo. Ricordi mischiati a fantasia. Sognavo di correre per corridoi interminabili, e di incontrare persone senza volto che mi ignoravano, sebbene io cercassi disperatamente di attirare la loro attenzione.
Sognai me stessa, ancora bambina, nascondermi sotto al letto di una camera buia. E mia sorella che mi prendeva, con quei suoi artigli da rapace, e mi dilaniava la carne. C’erano battaglie nella mia mente, c’erano guerre, e tanto, tanto sangue.
Gente che gridava e chiedeva aiuto, senza che io potessi fare niente.
Poi arrivò Loki. Mi guardava con uno sguardo colmo di disgusto e odio, e quegli occhi verde giada erano illuminati da una furia omicida. Per la prima volta ebbi paura di lui. Poi il dio sorrise in un modo spaventoso e terrificante, e alzando il braccio mi mostrò il cuore pulsante che aveva in mano. Aveva gli avambracci completamente sporchi di sangue. Spalancai gli occhi e mi guardai il petto, in preda al terrore. Dove si sarebbe dovuto trovare il mio cuore c’era un enorme buco nero che mi trapassava da parte a parte. Sobbalzai e mi svegliai.
Mi trovavo in un letto, questo l’avevo capivo... ma dove? Ad Asgard?
Con la paura che fossi tornata a casa, sulla terra, cercai di mettere a fuoco l’ambiente circostante. Riconobbi la vivida luce d’orata che entrava dalle finestre, l’arredamento strano, e l’architettura asgardiana. Emisi un sospiro di sollievo.
Mi guardai il corpo: la maggior parte delle ferite si erano rimarginate, immaginai grazie alla avanzata medicina del posto, e dove prima sentivo ossa rotte, ora c’era solo una leggera e sottile fasciatura.
La mia mente ci mise un attimo per riaccendersi, e collegare i vari ricordi tra di loro.
«Loki!»
Scattai in piedi, notando felicemente di riuscirci, e uscii dalla stanza come una furia. Ero stata spostata in un altro lato del castello, e per la quantità di strani macchinari, di asgardiani in uniforme azzurra, e strane stanze piene di gente, immaginai fosse una specie di ospedale della città. Una giovane uomo mi venne incontro, e cercando di sembrare gentile e rassicurante mi chiese di tornare a letto, perché le mie condizioni di salute non erano ancora ottimali.
Imprecai contro l’infermiere, e lo superai.
Il ragazzo cercò di seguirmi, e di calmarmi, senza riuscire ad ottenere da me, naturalmente, nessuna delle due. Sembravo una trottola impazzita. Cominciai ad aprire porte e a guardare dentro ogni stanza, chiamando a gran voce Loki, e scusandomi quando vedevo che la mia presenza non era molto apprezzata.
Immaginavo che Thor, dopo aver trovato Loki, lo avesse portato qui, e che gli avessero dato le dovute cure. Un petto perforato poteva essere un problema per la medicina della terra, ma per quella degli dei sarebbe stato un gioco da ragazzi, non è vero? Di natura sono una ragazza molto riflessiva, ma nonostante questo, ho uno sviluppato sesto senso che non sbaglia mai. Io in quel momento cercavo disperatamente di ignorarlo perché stava gridando dentro la mia testa: “Qualcosa non va! Qualcosa non va, maledizione!”
Alla fine mi calmai pensando che forse Loki era stato già dimesso, e che adesso era tornato alla sua sottospecie di antro segreto, a suonare il violino magari, o a ridere delle pene inflitte ai peccatori nell’inferno di Dante.
Alla fine trovai l’uscita dell’ospedale, e con essa, anche Thor. La sua stazza occupava interamente la porta, e se non si fosse spostato, difficilmente sarei riuscita a passare.
Il dio biondo e capellone mi guardò un attimo sorpreso, quindi accennò un sorriso.
«Già in piedi, eh? Non dovresti restare a letto ancora un po’?»
«Io sto benissimo... piuttosto, dov’è Loki?»
«Ma devi riguardarti, le tue ferite non sono ancora del tutto guarite e...»
«Thor, di ho chiesto se puoi dirmi...»
Thor alzò la voce e coprì la mia:
«...e stiamo cercando ancora quei mostri che ti hanno fatto questo perché...»
«THOR!» gridai, e tutto il personale del reparto si girò verso di me.
Il suo sorriso cadde come una maschera di cartapesta, e in quegli occhi azzurri lessi dolore e tristezza.
Il cuore mi si riempì di lacrime, come se si preparasse al peggio. Io cominciai a tremare, e il dio vedendomi così mi abbracciò. Sembravo uno scricciolo che veniva abbracciato da un gigante.
«Thor... dov’è Loki...?» dissi ancora, con un filo di voce.
«Calmati. Adesso ti porto da lui.»
Mi trasportò di peso perché non riuscivo più a reggermi sulle gambe, che sembravano quasi rifiutarsi di collaborare.
Uscimmo dall’ospedale, prendemmo varie rampe di scale, aprimmo varie porte, e alla fine arrivammo in un’altra ala del castello. Qui era tutto più silenzioso, e nell’aria c’era una strana aria di solennità e rispetto.
Mi si annodò la gola.
Arrivammo ad una porta di ambra, che lasciava solo intravedere le figure al suo interno. Thor la aprì ed entrammo. La stanza era grande, molto grande, e aveva una forma ovale. C’erano macchinari e gente con mascherine e divise azzurre.
Ma la cosa più inquietante erano le miliardi di capsule che questo posto conteneva. Le mie gambe ripresero a funzionare, e dopo essere scesa dalle braccia di Thor, che intanto restava in religioso silenzio, mi avvicinai ad una di quelle. La capsula sembrava essere fatta di una qualche strana materia gelatinosa o liquida di colore ambrato, la superficie era incrinata da piccole crepe rosse, che sembravano quasi vasi sanguigni.
La cosa peggiore di tutta quella storia era però che dentro ogni capsula c’era una persona. Mi avvicinai a Thor alla ricerca di un minimo sostegno spirituale, e sebbene il motivo per cui fossimo lì era evidente, e scritto a chiare lettere d’avanti a me, il mio cervello si rifiutava di fare il collegamento. Prendemmo una galleria laterale, lasciando di nuovo soli quell’esercito di dormienti, e dopo un po’ arrivammo in un altro ambiente. Non saprei descrivere quella stanza perché, se devo dirla tutta, non la vidi neppure. La mia attenzione cadde immediatamente sulla grande capsula al centro della stanza. Corsi verso di lei, incespicando nei miei passi.
Guardai attraverso il liquido gelatinoso, e per un attimo il mio cuore si fermò. Dentro quella capsula c’era Loki. Il dio aveva un’espressione leggermente accigliata e sofferente, ma non sembrava essere cosciente. Era a petto nudo, e il mio sguardo che scorreva su quella bellissima pelle candida e incontaminata cadde sulla spaventosa cicatrice che aveva sopra il cuore. La ferita si era completamente rimarginata ma la cosa strana era che laddove si trovava il cuore la pelle trasudava uno strano fumo argenteo filamentoso, che si dissolveva appena usciva dalla capsula. La sensazione che provai fu terribile. Mi portai una mano alla bocca, e Thor si decise finalmente a spiegarmi:
«Lo abbiamo trovato in condizioni disperate, e se tu non ci avessi avvertito probabilmente adesso sarebbe morto. I dottori hanno curato la sua ferita e fatto il possibile. Ma...»
Thor si fermò un attimo guardando verso di me, per poi distogliere subito gli occhi.
«...ma a quanto pare non è stato abbastanza.»
«Ma lui è un dio! ...credevo che gli dei non potessero morire!»
«Non è sempre vero, ci sono dei modi per uccidere un dio, ma non è questo il caso. Loki quando è stato colpito non aveva più i suoi poteri, era un mortale come tutti gli altri.»
«Ridategli i suoi poteri, così potrà curarsi da solo!» le parole mi uscivano di bocca senza che me ne rendessi conto, e senza che prima passassero per il cervello.
Thor sospirò.
«Il modo con cui i poteri gli sono stati tolti i poteri... Loki non può riacquistarli in nessun altro modo se non con la propria redenzione.»
Guardai con occhi pieni di speranza Thor e gli gridai:
«Ma Loki si è redento! Mi ha salvato! Ha sacrificato la mia vita per salvare la mia!»
Lo sguardo di Thor restava basso, e pieno di tristezza.
«Sappiamo come sono andate le cose. Ma i saggi non hanno considerato possibile che la sua azione fosse stato un atto così altruistico. Devi ammettere che dopo neanche un giorno dopo essere stato liberato a chiunque sarebbe sembrato strano un improvviso pentimento. Quindi l’assemblea, e anche mio padre, hanno detto che il suo gesto non è stato altro che insensato ed egoistico.»
Ero sconvolta.
«Non potendo riacquistare i suoi poteri, sta gradualmente perdendo la sua energia vitale, e se continuerà così... morirà.»
Avrei preferito sentire un pugno nello stomaco, che quelle parole.
In tutto il casino che avevo in testa, riuscivo solo a distinguere questa certezza: “NON LO ACCETTERO’ MAI!”
«Stai scherzando?!» imprecai contro Thor.
«Lo vorrei tanto...»
«Quindi secondo voi un atto di amore è egoistico?!»
«Amore?» Thor sembrava sorpreso.
«Si, AMORE! Un sentimento che il vostro duro e freddo cuore asgardiano sembra non aver mai il tempo di considerare! Mentre Loki, che per fortuna non è della vostra ignobile razza, ha un cuore molto più nobile e capace di amore del vostro!!!»
Thor continuava a guardarmi con quell’aria sorpresa, e quasi riuscivi a vedergli un’idea nascergli in testa.
«E infine, si. L’amore è egoista! E io sono proprio un’egoista se non accetto, e non accetterò mai che Loki muoia!» fuggii dalla stanza senza voltarmi e Thor non provò a seguirmi. Ero ancora in fuga, ancora ridotta alle lacrime, considerai che Asgard non aveva una buona influenza su di me.
Arrivai nella stanza dove la mattina precedente mi ero svegliata, dove tutto era cominciato. Mi tuffai dentro al letto e mi raggomitolai tra le lenzuola con silenziose lacrime che scendevano come ruscelli dai miei occhi. Dopo un po’, quando finii anche le lacrime, sentii una voce familiare.
«Signorina Ester, è qui?»
Non risposi, ma Gena entrò nella stanza, e diede uno sguardo sotto le coperte.
«Signorina... ha saputo di quello che è successo a Loki?»
Feci di si con la testa.
«Terribile, non è vero?»
«E’ stata tutta colpa mia...» lamentai sottovoce.
«Come?»
«E’ stata tutta colpa mia! Ero il suo guardiano, dovevo salvarlo! E invece ora sta morendo!»  La mia voce era pietosa e incrinata dal dolore, ma non avevo più lacrime da versare.
«Signorina... forse c’è un modo per salvare Loki.»
Il mio cuore distrutto, e fin troppo strapazzato negli ultimi tempi, si rimpolpò di speranza.
«Come?!»
Gena distolse un attimo gli occhi, prese un gran respiro e poi disse seria:
«Cosa è disposta a fare pur di salvare Loki?»
Non ci fu neanche il bisogno di pensarci.
«Darei la vita!»
«Allora mi segua!»
Uscimmo dalla stanza, e tornammo verso le capsule. Gena si guardava attorno con aria circospetta. A quanto pare non stavamo facendo nulla di buono, ma non mi importava. Avevo imparato a vedere con occhio diverso la “famosa giustizia di Asgard”...
Vedemmo Thor correre nella nostra direzione, e per poco non ci facemmo scoprire.
Tornammo nella sala dove si trovava Loki, e notai preoccupata che era diventato ancora più pallido.
«Vede questo fumo argenteo? – Mi chiese Gena. – E’ la linfa vitale di Loki. Di norma resta dentro il corpo, ma essendo stato ferito quasi a morte ha provocato questa reazione, e si sta velocemente esaurendo.»
«Cosa dobbiamo fare?!» chiesi, su di giri.
«Signorina Ester... lei deve sacrificarsi per Loki.»
Rimasi in silenzio ascoltando cosa avevano provocato dentro il mio cuore quelle parole.
«Se vuole salvare Loki, dobbiamo trasferire la sua forza vitale dentro di lui. Ma naturalmente lei non sopravvivrà a questo passaggio.»
Ripensai a tutto quello che avevamo passato io e quel diabolico dio. Davvero quello strano legame che si era creato valeva tanto? Valeva la mia vita? Quel sentimento di amore e odio era davvero tanto prezioso? Loki si era sacrificato credendo che fosse importante, o che per lo meno valesse qualcosa.
Aveva fatto quel gesto assurdo, credendo che la mia vita fosse più importante della sua.
Sorrisi a quel pensiero pazzesco e, avvicinandomi, gli sussurrai:
«Ti sbagliavi. La tua vita è di gran lunga più preziosa, e se potessi la sacrificherei per te miliardi di volte.»
Gena capì che avevo preso la mia decisione e preparò l’attrezzatura. Prese un'altra capsula e mi disse di entrarci. Quando mi ci stesi dentro mi sembrò di immergermi in dell’acqua fredda, nella quale tuttavia non avevo bisogno di respirare.
Gena prese una specie di strano cavo di cristallo cavo, e poggiò ciascuna estremità sulla superficie delle due capsule, che incredibilmente sopportarono il suo peso, e sembrarono fondersi.
Prima di cominciare presi la mano di Loki e la tenni stretta.
«Deve essere completamente accondiscendente, e non deve tentennare un momento, altrimenti Loki morirà. Adesso azionerò la macchina.»
«Farà male?» fu l’unica cosa di cui mi volli accertare.
Gena mi guardò, fece di no con la testa e disse:
«Sarà come addormentarsi. Grazie per quello che sta facendo, signorina.»
«Non mi ringraziare.»
Gena non sembrò capire. Si mosse dietro le capsule, trafficò un momento con delle meccaniche e azionò il tutto. La prima impressione non fu molto piacevole. Sentii come una mano che mi afferrava il cuore, e che cercava di strapparmelo via dal petto, con dei leggeri strattoni. Pensai che gli asgardiani avessero un concetto diverso di dolore, e cercai, nonostante tutto, di rilassarmi. Poi dopo un po’ di strattoni sentii il petto aprirsi. Controllai, ma non avevo nessuna ferita. Un fumo denso e delicato color mirtillo si alzò dal mio petto e volteggiò indeciso sopra il mio cuore, come se non capisse cosa stesse succedendo. Poi il tubo sopra di me lo risucchiò e lo sputò addosso a Loki. Il corpo del dio smise di esalare fluido vitale e cominciò ad assorbire il mio. Poco per volta il processo prese velocità e io cominciai a sentire le forze venirmi meno, il cuore mancare qualche colpo, e la testa annebbiarsi. Gena era analitica e fredda, studiava tutto il processo con attenzione, cercando qualsiasi eventuale problema.
Vidi Loki riprendere colore, e questo mi riempii il cuore di gioia, nonostante un sonno pesante cominciasse a calarmi sugli occhi.
All’improvviso sentii la sua voce:
«Ester...?»
Mi voltai e vidi che Loki si era risvegliato.
Sembrava ancora incredibilmente debole, ma nel suo sguardo c’era una leggera nota di sorpresa e inquietudine.
Gli sorrisi dolcemente.
Il dio si guardò attorno. Vide le capsule e le macchine, si voltò di nuovo a guardarmi, e io quasi riuscivo a vedere la disperazione crescere dentro di lui.
«Ester... cosa diavolo stai facendo?!»
«Non ti preoccupare Loki. Dopo starai meglio.»
«Sei impazzita?!»
Gena imprecò tra i denti e disse:
«Accidenti, Loki non doveva svegliarsi così presto...» .
«Gena! Maledetta! Cosa l’hai convinta a fare?!» Loki gridò furioso in direzione della donna, che però non si scompose minimamente e si limitò a constatare:
«Dovremo velocizzare il processo. Ester questo non sarà piacevole.»
Sentii ancora una volta quella mano dentro il petto, che questa volta rovistava con più forza. Mi sfuggii un gemito.
«Ester... Ester... perché lo fai?! Fermati subito!»
«Loki, non c’è altro modo. Se non lo faccio morirai...» mi sfuggì una lacrima, e io mi maledissi per essere sembrata ai suoi occhi così debole.
«E quindi hai pensato di salvarmi donandomi la tua vita?! Sei veramente una stupida midgardiana!»
Vedeva che le sue parole non sortivano alcun effetto e allora si ricompose, finse un aria rilassata, e per un attimo riemerse la sua vera personalità:
«Ascoltami terrestre, non devi spingerti a tanto. Starò bene... Dammi qualche giorno di riposo e mi rimetterò in sesto. Ora però devi alzarti e andartene. Credimi.»
Gena si intromise e disse:
«Non credergli, sta mentendo.»
«GENA!!!» Loki perse tutto il suo autocontrollo e lanciò uno sguardo pieno di ceca rabbia verso di lei.
«Ascoltami Ester, non voglio la tua energia vitale! Non ne ho bisogno!»
Loki diceva così, ma non aveva neppure la forza di stringermi la mano.
«Come non vuoi il mio amore?» cercai di sorridere, ma il risultato che ottenni credo sia stato pietoso.
La sua solita aria presuntuosa ed egocentrica svanì di colpo, e mi guardò come se lo avessi pugnalato al cuore. Gli si leggeva in faccia che gli dispiaceva da morire. Ma sebbene ci provasse in tutti i modi non riusciva a trovare le parole giuste per dirlo.
«Ester... stai diventando pallida, smettila ti prego.» e stavolta il suo tono, che prima era arrivato alle mie orecchie come un ordine, si tramutò in supplica accorata.
«Come puoi farmi questo? Come puoi costringermi a vederti morire...?» l’espressione di Loki era disperata e straziante. Avrebbe voluto fermarmi, mi avrebbe preso a schiaffi se solo avesse potuto, ma non poteva fare nulla. Capii allora che non avrebbe mai accettato la mia morte, come io non avrei accettato la sua.
 
«Ti amo, stupido dio delle malefatte.»
Fece l’orgoglioso e non rispose.
Mi strinse la mano, e io sorrisi.
Decisi di abbandonarmi in quegli occhi verdi, così belli, così grandi che sembrava ti ci potessi perdere... Vidi delle lacrime bagnargli la pelle bianca, e mi dispiacque di non avergliela assaggiata mai neanche una volta perchè sicuramente sarebbe stata buona e dolce come il latte. Sorrisi tra me e me, il grande e fiero dio delle malefatte che piange per una inutile mortale? Ero stata davvero un ottimo guardiano.
Il sonno mi avvolse all’improvviso, come quando ero nel mio letto a Midgard. Loki strinse ancora con più forza la mia mano e cominciò a chiamarmi con un filo di voce appena udibile. L’ultima cosa che ricordo prima di perdere i sensi fu qualcuno che entrava di corsa nella sala, la voce di Thor, quella disperata di Loki e di tanta altra gente.
Poi, più niente...
 
 
Mi svegliai sobbalzando. Aprii gli occhi e cercai di sollevarmi dal letto. Mi guardai attorno e non riuscii a capire. Mi trovavo nella mia camera da letto, sulla Terra. Era notte, e tutto era come lo avevo lasciato. Non indossavo più la tunica asgardiana, ma i miei vecchi jeans e la mia t-shirt. Mi misi in piedi e cercai il cellulare dentro le tasche. Segnava lo stesso giorno in cui ero andata al cinema con la mia amica.
Cosa era successo?! Mi presi la testa fra le mani.
Poteva essere stato tutto un sogno? Asgard, Thor, Loki... non erano reali?
Non poteva essere! Paradossalmente avrei preferito morire, piuttosto che risvegliarmi in questo letto. Perché ancora, ancora una volta ero sola, per sempre sola...
Non avrei sopportato oltre. Poteva un sogno portare al suicidio? Il quel momento ne avevo una gran voglia. Avrei seguito l’esempio di mia sorella? Probabilmente. Mi rovistavo nella testa alla ricerca di qualcosa per cui valeva la pena continuare a vivere. Si fa così no? Quando si pensa di togliersi la vita, il proprio istinto di sopravvivenza ci ferma un attimo e ci dice: “Rifletti, hai ancora questo, questo, e questo per cui vivere.”
Ma il mio, di istinto, era silenzioso e taciturno come una tomba.
Sobbalzai quando sentii il campanello suonare.
Guardai l’ora: le 3 del mattino.
Chi mai poteva essere? La signora morte che veniva a prendermi in anticipo? Se fosse stata davvero lei gli avrei offerto volentieri tè e pasticcini.
Andai all’ingresso, accesi la luce del portico, e aprii: non c’era nessuno.
Me lo sono immaginato? Forse sto diventando pazza, tutto qui... o forse era solo uno scherzo. Ebbi appena il tempo di pensarlo che qualcuno piombò alle mie spalle, e mi afferrò in modo che non potessi liberarmi. Chi era? Un ladro?! Uno stupratore?! Un pazzo?! Cosa voleva da me? Io non avevo niente che gli interessasse. Mi strattonò al buio, dove non potevo vederlo e mi strinse con più forza. Dopo di che mi sbatté contro il muro e mi bloccò con il suo corpo. All’inizio avevo provato a difendermi, ma poi avevo desistito. Ero troppo gracile e afflitta per tentare di ribellarmi. Poteva farmi quello che voleva, anche tagliarmi in pezzetti se la cosa era di suo gradimento, perché la mia vita senza di Lui non valeva la pena di essere vissuta.
L’uomo non parlava ma mi guardava al buio, quasi che riuscisse a vedermi. Avvicinò il viso al mio collo, e mentre me lo accarezzava, iniziò a baciarmi con forza, e a mordermi. Con l’altra mano mi prese la vita e strinse quasi facendomi male.
Sentii il cuore raggelarsi in petto, e il corpo irrigidirsi.
Quei baci...
Ebbi un tremito al solo pensiero.
L’uomo mi avvicinò a sé, chiudendo ogni spazio rimasto tra di noi, e con il suo bacio appassionato arrivò alla bocca. Mi costrinse ad aprirla e ad accogliere la sua lingua, stranamente così familiare. Mentre ci baciavamo sentivo il cervello che non voleva credere a quello che il corpo aveva capito ormai da un pezzo.
Era impossibile che quello fosse...
Passai le mani tremanti sul ventre sottile ma forte dell’uomo, poi le portai sul petto, e quindi sul collo elegante, e sui capelli che immaginai neri e luminosi come le penne di un corvo. Mi staccai improvvisamente da lui, accesi le luci e gli mollai uno schiaffo in pieno viso.
Loki si voltò verso di me con una mano sulla guancia arrossata, e uno sguardo sorpreso in volto.
«Perché lo hai fatto? Credevo ti piacesse...» si lamentò lui, con il tono di un bambino che è stato appena rimproverato.
«Sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!» gli gridai in preda alla collera.
Loki sorrise beffardo, con quella sua bocca dannata, e mi poggiò un dito sulle labbra dicendo:
«Scherzetto...!»
Io non riuscii più a trattenermi e, liberando torrenti di lacrime, cominciai ad inveire contro di lui e a colpirlo, naturalmente senza sortire alcun effetto.
Loki mi prese i polsi e mi accolse tra le sue grandi braccia.
«Proprio non riesci a toglierti quel sorriso beffardo dalle labbra, non è vero?» singhiozzai.
«Proprio no...»
Dovetti sfogarmi un attimo, prima di riacquistare la capacità di parola.
Loki esisteva davvero, e ora nulla ci avrebbe più separato! Il mio cuore stava esplodendo di gioia, e felicità. Era come mangiare in una volta una tonnellata di gelato al cioccolato, o come cogliere margherite in paradiso...! Ma cosa dico? Questi paragoni non si avvicinano nemmeno lontanamente a quello che stavo provando.
Semplicemente, era come se Loki esistesse d’avvero e fosse tutto per te.
Sprofondai il viso nel suo petto, e sfogai tutte le mie lacrime, mentre il mio dio personale mi accarezzava dolcemente la testa e mi sussurrava che andava tutto bene.
Dopo un po’ mi ripresi, e cercai di ridarmi un certo contegno, anche se non era possibile.
«Mi spieghi cos’è successo, Loki? Ad un certo punto ad Asgard ho perso i sensi, e mi sono risvegliata qui. Credevo che fosse stato tutto un sogno, è stato orribile.»
Loki si era seduto sulla poltrona, aveva incrociato le gambe, e aveva appoggiato il viso sulla mano. Mi ascoltava sorridendo in quel modo cattivo che mi piaceva tanto. Distolsi lo sguardo perché ancora non ero in grado di sopportarlo senza arrossire.
«Dopo che hai cercato di fare quella cosa davvero, davvero stupida. – E qui il suo tono di voce si era irrigidito un po’. – Thor ha praticamente sfondato la stanza urlando. Di seguito a lui c’erano tutti quei vecchi bitorzoluti del consiglio, i vecchi saggi, e nostro padre ovviamente. Un pregio che si può dare al mio stupido fratello, è che quando si ha bisogno di lui, almeno è veloce. Ha fermato la macchina e ha messo tutto in sospeso.»
Io ascoltavo in silenzio, presa dal racconto, e dallo sguardo di Loki, ovviamente.
«I vecchi saggi si sono avvicinati e mi hanno fatto alcune domande.»
«Riguardo cosa?!»
«Riguardo noi due, e su quello che provavo per te.»
«E che gli hai detto?»
Loki mi guardò come per dire “Pensi d’avvero che te lo dica così facilmente?”
«Dopo avermi ascoltato mi dissero che l’unico modo per salvarti era rimandare il tuo fluido vitale indietro, ma se lo avessi fatto non avevo via di scampo e sarei morto, come qualsiasi comune midgardiano. Ho accettato senza pensarci due volte, e già i saggi cominciavano a scambiarsi strane occhiate... dovevo immaginare che stavano escogitando una delle loro. Il mio pomposo fratello era stranamente silenzioso, e non mi disse nessuna strappalacrime frase di addio, o di amore fraterno. Mi portarono sul filo della morte, e quando stavo per andarmene Odino mi riconsegnò i poteri che mi aveva tolto. Per una volta il vecchio aveva combinato una cosa buona. Tornai come nuovo e mi dissero che avevano preso la loro decisione.» Prese un attimo una pausa, come un grande oratore, godendosela alla grande vedendo che io pendevo dalle sue labbra.
Poi abbassò lo sguardo, e assunse un espressione seria e pensosa.
«La decisione era: revoca della condanna a vita per malattia.»
«Malattia? Che vuol dire?! Sei malato, Loki?!» già cominciavo a preoccuparmi.
Ero caduta nella sua bella trappola.
Loki infatti si alzò e si sedette vicino a me, prendendomi la testa fra le mani e avvicinando il mio viso al suo. Fece un mezzo sorriso, mostrando rapimento e passione, e disse: «Malato d’amore...»
Mi baciò in quel modo che sapeva fare solo lui, come se mi entrasse dentro l’anima. E ad ogni bacio il mio amore cresceva, e mi portava alla follia.
Sentii il viso andarmi di nuovo in fiamme, come ogni volta che sentivo le sue morbide labbra su di me. Poi mi ricordai di una cosa. Mi staccai mal volentieri dal suo bacio, mi avvicinai al suo collo, e lo leccai: era davvero dolce come il latte.
Loki mi guardò un attimo piacevolmente sorpreso, fece uno dei suoi ghigni, che ormai avevo imparato a leggere come “Guai in vista!”, e con uno sguardo pieno di bramosia disse:
«Sei stata molto cattiva questi ultimi tempi... meriti una punizione...»
Un brivido mi corse su per la schiena.
 
In seguito Loki mi riportò su Asgard, dove divenni una specie di messaggera tra Midgard e il loro regno. Mi insegnarono a viaggiare come facevano loro, e spesso mi divertivo a comparire alle spalle di Loki per spaventarlo. Naturalmente, neanche a chiederlo, Loki si vendicava sempre, e dico SEMPRE, con quelli che lui definiva “scherzetti”...
Se ve lo stiate chiedendo Gena è stata imprigionata nelle segrete del castello, e condannata a scontare una pena di 100 anni, nonostante abbia cercato di aiutarci, i vecchi saggi non la pensavano esattamente così.
La vita era così bella su quel pianeta che mi sembrava di sognare e ogni volta che mi addormentavo a fianco di Loki, avevo il terrore di risvegliarmi sulla terra. Poi però ogni mattina mi svegliavo e vedevo quegli occhi verde giada su di me, e quel suo sensuale ghigno sulle labbra, e allora traboccavo di gioia, e le cose non sarebbero potute andare meglio: avevo redento il dio delle malefatte, ed ero riuscita anche a far si che si innamorasse di me.
Ancora oggi lo guardo, e gli dico:
«Ti amo.»
Lui mugugna qualcosa, o mi ignora, e allora io continuo dicendo:
«Ma per farti dire “ti amo” devo ridurti ancora una volta in fin di vita?»
Loki si gira, mi sorride come un angelo dannato, e avvicinandosi al mio orecchio dice:
«Provaci...»
 

...And they lived happily ever after... <3

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