The Ball

di ThePirateSDaughter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ That’s not a way to dress up. ***
Capitolo 2: *** ~ She’s a sex bomb ***
Capitolo 3: *** ~ Calm down, will you? ***



Capitolo 1
*** ~ That’s not a way to dress up. ***


The Ball
 

~ That’s not a way to dress up.

 
-Ti ho detto di no.
-Ma perché no?!
-Perché non ho la minima intenzione di… pensare che tu possa andare al ballo conciata in quella maniera!
Finn indicò con un ampio gesto della mano il vestito, di un lucido color oro, tutto lustrini e con l’etichetta del negozio ancora attaccata, appoggiato sulla poltrona.
Ovviamente non erano i brillantini a preoccuparlo… Quel coso aveva una scollatura micidiale! E lasciava tutta la schiena scoperta, maledizione! I ragazzi le sarebbero saltati addosso, famelici come lupi, dopo neanche due secondi…
Rachel, dal canto suo, osservava in silenzio, appoggiata alla porta della cucina.
-Quale diavolo sarebbe il tuo problema?!- continuò a sbraitare la ragazza, davanti a Finn -Cosa vuoi che indossi, un saio? È il ballo della scuola! Devo andarci con un vestito adatto!
-È un miracolo che non si vedano tutte le gambe, nude…
-Per forza, la gonna è lunga! Assomiglia da matti a quello che indossava Barbra in Hello Dolly… dai, non vedi come gli somiglia?! Quando l’ho visto, nella vetrina del negozio, quasi non ci volevo credere. Non può esserci vestito migliore!
-Ho detto no. 
-Papà, giuro che sei incommentabile! È un vestito! Non un bikini! Un vestito!
Finn sospirò, passandosi le mani nei capelli. In effetti, forse, sua figlia poteva avere ragione…
Ma quella scollatura, per l’amor di Dio!
No, non poteva permettere che la sua bambina si tuffasse in una mischia di adolescenti con gli ormoni in festa con quell’affare addosso. Ora si trattava solo di imporsi con una giustificazione adatta.
-Io… tu non andrai al ballo vestita così. Non è maniera di conciarsi. Riportalo al negozio e vedi se riescono a riprenderselo; io, nel frattempo, vado in soffitta e vedo se trovo qualche vecchio vestito di nonna Carole… quelli saranno senz’altro più adatti e meno succinti di questo!
Senza nemmeno finire la frase, cominciò ad incamminarsi verso le scale, lasciando Drizzle attonita in mezzo al soggiorno. Mentre la ragazza crollava, sbalordita e arrabbiata sul divano, Rachel le si avvicinò, l’ombra di un sorriso sul volto.
Drizzle si rivolse a lei, infervorata :-Non esiste. Io… non metto il vestito di nonna Carole. Qualunque cosa papà possa trovare in solaio non esiste che io la indossi. È un affronto! Non può mandarmi al ballo con addosso qualcosa di risalente a due secoli fa!
Si alzò nuovamente in piedi e si portò la mano alla fronte, disperata. Rachel, nel suo silenzio, non poté fare a meno che il suo sorriso si allargasse: sua figlia aveva la sua stessa, identica teatralità.
-Invece dei lustrini, su quello straccio, brillerà la polvere! Non che abbia qualcosa contro la nonna, ma ai suoi tempi i vestiti erano decisamente… no, non può costringermi! Io devo andare al ballo con il vestito di Barbra!- Poi, come accorgendosi solo in quel momento di una cosa gravissima, la ragazza si voltò di scatto verso la madre: -E si può sapere perché tu non hai detto niente?! Il… il vestito di Barbra! Credevo mi avresti appoggiato, e invece non hai detto nemmeno una parola!
-Ma io ti appoggio- Rachel prese finalmente la parola  -Tu andrai al ballo con quell’abito. Si tratta solo di calmare papà. E si dà il caso che la tua mamma sappia esattamente come fare…
 
Meraviglioso.
Lungo, accollato, dolcevita, a maniche lunghe. Non c’era bisogno di dire altro: quello era un vestito che gli avrebbe fatto dormire sonni tranquilli!
Forse il caldo di giugno avrebbe potuto rappresentare un problema… ma cos’era un po’di afa davanti alla garanzia che sua figlia non sarebbe diventata una preda per il primo ragazzo voglioso di turno?
Finn lo tirò del tutto fuori dal baule, lo sbatté per bene per far volare via cumuli di polvere secolare e lo rimirò in tutte le sue angolazioni. Un odore di chiuso aveva lievemente impregnato la stoffa… ma non era grave, suvvia. E qualche tarma doveva aver fatto un lavoretto all’altezza della vita… un buchetto, sì, ma niente a che vedere con quella scollatura!
Era perfetto, sì. E a Drizzle sarebbe sicuramente… piaciuto. Un… tocco di classe dei tempi antichi, no?
Sorrise, mezzo convinto, e si lanciò giù dalle scale, incurante di tutti gli abiti da sera di sua madre, che aveva sparso sul pavimento, durante la ricerca.
Stava per bussare alla porta della figlia, ma qualcosa lo fermò sul momento.
Attraverso la porta semiaperta si vedeva sua figlia rimirare nello specchio come i brillantini di quel vestito le scintillassero addosso. Il suo sorriso era così radioso che Finn si sentì mancare per un momento, al pensiero che una creatura così meravigliosa fosse sua. Poi si riscosse. Sua figlia aveva indossato il vestito della vergogna e del sesso. Irruppe in camera come una furia.
-Drizzle, ti avevo detto…
-Oh, papà, giusto tu- La ragazza non staccò nemmeno gli occhi dalla sua figura riflessa –Sai, volevo parlarti… ho trovato, così per caso, una buffa fotografia, di quando andavi al liceo…- Allungando una mano verso la scrivania alla sua sinistra, prese un foglio, su cui era stata stampata una fotografia, e glielo porse.
Finn, al solo vederlo, sentì il cuore sprofondargli fino ai piedi.
Nella fotografia c’era lui.
Al liceo.
A sedici anni.
Nell’aula di musica, con gli altri.
Con addosso il vestito in tela cerata rossa da Lady GaGa.
E, come se non bastasse, era pure truccato di rosso brillante.
Il vestito di sua madre si afflosciò a terra.
Se la ricordava, quella foto. L’aveva scattata il professor Schuester, quel  pomeriggio, dopo che aveva difeso Kurt da Karofsky e, in corridoio.
In un attimo capì di essere stato messo con le spalle al muro.
-In quel momento papà, ho capito esattamente cosa volessi dire prima- puntualizzò Drizzle con un sorriso  -Insomma… non è maniera di conciarsi.
L’uomo la fissò in silenzio per qualche istante.
-… Vedi solo di non tirarti addosso troppi maschi.
Il sorriso di Drizzle si allargò, comprendendo anche la gioia, stavolta, oltre al sarcasmo di prima; poi quell’essere malefico marciò di gran carriera diretta verso il bagno, dove la attendevano sicuramente mascara, rossetti e altre cose del genere. Finn si sedette sulla testata del letto, rimirando quella vecchia foto. Il mostriciattolo aveva vinto. Ora non sarebbe riuscito a dormire per tutta la sera.
-Gliel’hai data tu, non è vero?- Alzò lo sguardo sulla porta; Rachel stava facendo capolino sulla soglia, dopo aver ascoltato la conversazione, con tutta probabilità, dalla camera accanto –Mille grazie per il supporto.
-Finn- Lei si avvicinò e si sedette accanto a lui –Capisco che sei geloso…
-Io? Quando mai?!
Rachel sorrise:-Ma quel vestito non è assolutamente niente di preoccupante. Se somiglia a quello che indossava Barbra, significa che è garanzia di sobrietà ed eleganza. Non farei di certo andare in giro mia figlia come una sgualdrina.
Finn si lasciò scappare un sorriso.
-E poi…- Rachel gli passò un braccio attorno alle spalle –Devi ammettere che era veramente bellissima.
-Come te, del resto- Finn la guardò. Erano passati gli anni, ma senza sottrarle nemmeno un po’della sua bellezza. E neanche un grammo dell’amore totale che lui provava.
-Già- Rachel gli sorrise e gli appoggiò la testa sulla spalla. Rimasero così, in silenzio, per qualche istante, persi nei loro pensieri, che, in una qualche maniera, erano gli stessi.
-… Comunque quella scollatura è decisamente esagerata!
-Oh, Finn…
 
Sì, ehm, ecco. Spero vi sia piaciuta.
AAAAAAAAATTENZIONE. Datosi che non ho ancora finito di vedere la terza stagione (sono alla puntata 2 ^^) siete pregati, nelle recensioni (perché, questa cosa riceverà recensioni? °-°) di non spoilerarmi niente. *-*
Grazie per l’attenzione e per aver letto *_________* *spupazza chiunque sia giunto fin qui*

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Capitolo 2
*** ~ She’s a sex bomb ***


The Ball
 

~ She’s a sex bomb

Oh, era stata un’idea geniale.
Geniale? Macché. Magistrale.
Ecco, quella era la parola giusta.
Un pomeriggio intero in un negozio di vestiti, durante il periodo pre-ballo.Un affare. Una garanzia di giovinette in ansia, fasciate da abiti che, per dirla tutta, le traducevano in bombe sexy.
D’accordo, si era dato una regolata, dopo essersi sposato –e ancora non ci credeva. Lui, sposato, legato!-, tradirla era l’ultima cosa che voleva… però lo squalo del sesso non si era del tutto sopito, dentro di lui, specifichiamolo. E quale migliore occasione per far risorgere il lato marpione di sé se non in quel posto?
A debita distanza dai camerini e dai reparti degli abiti da sera –va bene tutto, ma era pur sempre un uomo. Aveva un orgoglio da rispettare-, ma senza che la lontananza non gli consentisse di vederci bene. A quello ci pensava già il principio di miopia, arrivato con gli anni.
Fingendo di osservare una felpa sportiva, Noah Puckerman alzò gli occhi sui camerini, dove tre ragazze erano appena uscite e si stavano osservando gli abiti. Una bionda, una mora e una rossa: ce n’era per tutti i gusti.
Sì, beh, non che quella mora fosse un granché. Forse era abbastanza magra, ma aveva un sedere enorme, realizzò, mentre quella si voltava. E quel vestito blu non faceva altro che accentuarglielo.
La rossa era più carina. L’abito rosa le modellava per bene le forme e… no, aspetta. Le modellava i fianchi. E il sedere. Punto. Sul torace non le modellava proprio niente.
Invece la bionda…! Dio, sì, quella sì! Aveva ogni cosa al posto giusto. Anche da lontano emanava un’aria semplice ma attraente e quel vestito bianco era…
-Che stai facendo?
Noah si riscosse improvvisamente dalle sue fantasie e si voltò a destra. Quinn lo fissava, stizzita.
-Io?
-Sì, tu, l’idiota fermo davanti allo scaffale con la bocca aperta come un babbeo! Ti mancava giusto il filino di bava.
-Stavo guardando la felpa…
-Come no. Stavi rimirando le ragazze, non è vero?
… Oh suvvia.
-Beh, giusto per un momento…- Vide gli occhi di Quinn assottigliarsi pericolosamente –Cioè, tesoro, guarda quella al centro! È carina, nemmeno tu puoi negarlo! Una bomba sexy. Non che tu sia da meno- precisò immediatamente, prendendole una mano –per carità, sai che non ho altre oltre che a te… ma quella al centro è veramente bella! Una bomba sexy.
Quinn seguì il suo sguardo e individuò la ragazza. Due secondi dopo era mezza furente, mezza divertita.
-Per forza. Quella è nostra figlia. Deficiente.
Aprì la borsa di scatto e gli schiaffò sul naso gli occhiali che lui, a trenta e passa anni, ancora si rifiutava di portare costantemente.
-Cerca di utilizzarli, questi e, già che ci sei, continua a fare pratica anche con il cervello.
Sono un idiota.

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Capitolo 3
*** ~ Calm down, will you? ***


The Ball 

~ Calm down, will you?
 

Verso destra.
Verso sinistra.
Sospiro.
Ancora verso destra.
Silenzio.
A pancia in su.
Silenzio.
Sospiro.
Silenzio di pochi secondi e… Verso destra.
E Will sentì altri centimetri di coperta scappare da lui, scoprendolo.
-Emma- esordì, voltandosi a guardare la compagna, che non cessava di girarsi e rigirarsi nel letto, in preda a chissà quale agitazione e preoccupazione quegli occhioni stessero esprimendo.
-Pensi a Madison, vero?- Will appoggiò la testa a una mano, puntellando il gomito sul materasso –Su, vedrai che non succederà niente. È solo andata al ballo…
-Non sono tranquilla, Will- ansimò Emma, le coperte tirate fin sotto il mento –Non sono per niente tranquilla.
-Ma Emma, è normale. Ci vanno un migliaio di ragazzi ogni anno e non mi sembra…
-Non è per quello, Will.
L’uomo inclinò la testa, interdetto.
-Ehm… è per l’orario, allora?- Sorrise, divertito –Ormai ha diciassette anni! È normale che cominci ad uscire un po’più tardi la se…
-Non per l’orario, Will.
-Ma allora…- Lui si passò la mano tra i capelli che continuavano, a distanza di anni, a venire ampiamente sbeffeggiati da Sue Sylvester (che aveva preso a bersagliare anche la figlia, dato che Madison aveva ereditato la stessa chioma) –È per colpa di... Eric? Dai, Emma, è un bravo ragazzo, lo sai, non le fareb…
-Will. Eric è a posto.
Alla flebile luce lunare che filtrava dalla finestra, Emma fissò il marito, completamente nel pallone, a bocca aperta, che cercava di comprendere il suo problema.
Si vergognava tanto però... Non poteva fare a meno di essere preoccupata. Letteralmente piena d'ansia.
Poi la vide. La consapevolezza che si faceva a poco a poco strada negli occhi di Will.
-Non dirmi che…
-I germi. La mia povera bambina coperta di germi. Lo sapevo, lo sapevo: l’ho lavato poche volte quel vestito. Dovevo lavarlo come minimo dieci volte. Sono un’incosciente. Tornerà a casa coperta di germi di vestito, negozio di vestiti e di palestra affollata. IO LO SAPEVO.

Eh no, Emma non si sarebbe mai liberata del tutto della misofobia. 
Ma questo non sminuiva il suo essere adorabile.
 

 

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