A me gli Occhi di giulia87 (/viewuser.php?uid=10701)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Sabato qualsiasi di fine Settembre ***
Capitolo 2: *** Ripensando a Te ***
Capitolo 3: *** Devo rivedere i tuoi Occhi ***
Capitolo 4: *** L'Orologio ***
Capitolo 5: *** Aspettandoti ***
Capitolo 6: *** All'improvviso... TU ***
Capitolo 7: *** Il bacio che non mi aspettavo ***
Capitolo 8: *** Di ritorno verso casa ***
Capitolo 9: *** Pensieri notturni ***
Capitolo 10: *** Un pomeriggio con Te ***
Capitolo 11: *** Tutta colpa dei TRAM ***
Capitolo 12: *** E già mi manchi ***
Capitolo 13: *** Quando il sogno può trasformarsi in incubo ***
Capitolo 14: *** Non posso stare senza TE ***
Capitolo 15: *** Amori ed Ostilità ***
Capitolo 16: *** Null'altro che Amore ***
Capitolo 17: *** Voglio solo TE ***
Capitolo 18: *** Ti Aiuterò a cambiare ***
Capitolo 19: *** Quante cose non so di te ***
Capitolo 20: *** Una domenica qualunque ***
Capitolo 21: *** La resa dei conti ***
Capitolo 22: *** Un segreto fra Noi ***
Capitolo 23: *** Attraverso i Suoi Occhi ***
Capitolo 24: *** Semplicemente Insieme ***
Capitolo 25: *** Le bugie hanno le gambe corte ***
Capitolo 26: *** Amore e Pregiudizi ***
Capitolo 27: *** La paura dei Cambiamenti ***
Capitolo 28: *** Un giorno senza fine ***
Capitolo 29: *** Viaggio all'inferno: andata e ritorno ***
Capitolo 30: *** Quando i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 31: *** Alla luce del Sole ***
Capitolo 32: *** Un rincontro inaspettato ***
Capitolo 33: *** Ritorno al Passato ***
Capitolo 34: *** Profumo di Natale ***
Capitolo 35: *** Giorni d'Attesa ***
Capitolo 36: *** Angosce e Timori ***
Capitolo 1 *** Un Sabato qualsiasi di fine Settembre ***
sSasghh
A Me gli Occhi
Non so se da un atto di
violenza può nascere l’amore, credo di no.. forse perché l’amore è un
sentimento così puro e genuino che non può mettere radici in tali situazioni,
dove la paura e padrona assoluta e indiscussa del tuo cuore.
Anche io ero di questo
pensiero.. fino a quel giorno almeno.
Mi chiamo Ginevra, ho
quasi 18 anni e frequento l’ultimo anno di liceo.
Io e la mia famiglia ci
siamo trasferiti da qualche anno a Lione, città natale di mio padre, per
seguirlo nelle sue ricerche universitarie.
Questa è la quinta città
che cambiamo.. sono stata anche in Italia per qualche tempo, dove ho lasciato
molti amici e anche qualcosa di più, Antonio.
Non credo ci rivedremo
più, anche se è stato bello giurarci amore eterno all’aeroporto di Fiumicino,
sigillando quella promessa con un dolce bacio.
Quando mi imbarcai
sentii una fitta trapassarmi il petto. Sapevo che la distanza ci avrebbe
separato. Poco più di mille kilometri.. sufficienti però a
porre fine alla nostra storia.
Ricordo ancora i primi
tempi.. ci telefonavamo quasi tutti i giorni, poi con l’aiuto di skype e di msn
la lontananza sembrava quasi non si sentisse. Eh, pura utopia!
La ripresa della scuola
fu la nostra rovina.. qui in Francia i corsi sono totalmente differenti, iniziano
al mattino e proseguono fino al tardo pomeriggio.. in compenso quasi nessun
compito a casa.
Cominciammo a sentirci
solo di sera, poi non più tutti i giorni.. ben presto i giorni diventarono
settimane e le settimane.. mesi.
Ora restiamo buoni
amici, di tanto in tanto ci becchiamo su msn e facciamo due chiacchiere. Ho
saputo che si è fidanzato da poco. Sono contenta per lui.
Io invece mi godo la
vita da teenager , esco con gli amici, faccio sport e da qualche mese sto anche
prendendo lezioni di pianoforte.
Nessun ragazzo, per ora.
Non ne sento il bisogno. Ho deciso che mi fidanzerò solo quando avrò trovato la
persona che mi farà battere il cuore per davvero. Ho voglia di vivere un amore
con la A maiuscola ma non ho intenzione di cercarlo. So che quando sarò pronta,
sarà lui a cercare me.
Erano appena le 7 del
mattino, il sole non aveva ancora fatto capolino dalle nuvole, quasi a dire: lasciatemi
riposare un altro po’
Eh in quell’occasione mi
trovava pienamente d’accordo con lui. Avevo poca voglia di uscire, le strade
erano umide, segno che aveva smesso di piovere da poco.
Odio le giornate di fine
estate. Mi mettono tristezza. Preferisco di gran lunga i mattini freddi e
nevosi a quelli umidi.
C’è da dire che la
Francia è un paese dal clima variato, a seconda delle regioni. Lione situata
nella Rhône-Alpes ha la temperatura tipica delle zone montuose, con abbondanti
precipitazioni.
E stanotte la pioggia
non si era di certo risparmiata!
Il pulman, come al
solito, tardava ad arrivare. Abitando in periferia sono infatti costretta a
muovermi con i mezzi pubblici. La mia scuola è in pieno centro, ciò vuol dire
che ogni giorno devo sorbirmi circa 20 kilometri di tragitto che spesso e
volentieri, causa il caos mattutino, si traducono in 60 minuti di “sano”
traffico urbano.
Di solito condivido il
“calvario” con Marie e Stephan che fatalità del destino, più comunemente nota
come “interrogazione a tappeto” si son beccati l’influenza.
Stranamente la fermata
del pulman è deserta, di solito sembra un attracco di bordo. Gente che
sale, gente che scende.. gente che, perennemente in ritardo si fa la sua
corsetta mattutina con le mani alzate verso il cielo nella speranza che
l’autista li noti e non riprenda subito la sua corsa.
Oggi invece è tutto
calmo, complice anche il tempo non clemente di questo sabato di fine
settembre.
Fisso i cartelloni
pubblicitari, ce ne uno nuovo, proprio di fronte . E’ enorme.. “scarpe donna
loka”, sarà, ma a mio avviso le scarpe restano sempre l’ultima cosa che si
guarda del cartello. Sorrido divertita al pensiero dei commenti che avrebbe
fatto Stephan.
Ad un tratto mi sento
afferrare con forza un braccio. Mi giro d’istinto.
“Dammi i soldi”
mi intima in un perfetto francese un ragazzo dal volto parzialmente
coperto con una sciarpa ma apparentemente disarmato.
Aveva degli occhi
magnetici, indecifrabili, illeggibili.. cosi come il colore delle iridi..un
colore indefinibile tra il verde e il turchese.
Quello non era certo uno
sguardo che si potesse dominare o sovrastare. Il suo sguardo mi incantò,
mi stregò, mi rapì. Esprimeva tutto e niente, i suoi occhi immobili
eppure così vivi, sprigionavano dolcezza e passione insieme, tristezza e
vitalità, malinconia e serenità, vigore e moderazione. Non riuscivo a
decifrarlo né tanto meno abbandonarlo! Mi sentivo stordita, frastornata,
disorientata.
Mi colse un dolce
turbamento di cui non volevo neppure liberarmi! Null’ altro esisteva
intorno,tutto si era improvvisamente annebbiato, eravamo io e lui
soltanto.. e i nostri sguardi l’ uno dentro l’ altro, perfettamente uniti
.
Non so per quanto
restammo a guardarci, fu lui per primo a distogliere il suo sguardo
e a tornare alla realtà di quel momento.. realtà che ci vedeva l’uno contro
l’altra, lui il mio rapinatore e io la sua vittima.
Obbedii alla richiesta.
Oltre ai 50 Euro che avevo in borsa gli consegnai il mio orologio. Non so il
perché di quel mio gesto.
Credo che nemmeno lui se
l’aspettasse. Sul suo celato viso mi parve di scorgere un sorriso quasi
divertito e anche i suoi occhi cambiarono espressione.
“Grazie” mi sussurro.
Lo vidi voltarsi più
volte mentre si allontanava e nonostante avessi preso un gran bel spavento, non
smisi per un attimo di pensare a quegli occhi verdi, così maledettamente
belli che erano stati in grado di farmi perdere la testa, davanti a quella
fermata, alle 7 del mattino, di un sabato qualsiasi di fine
settembre.
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Capitolo 2 *** Ripensando a Te ***
Eccomi qui...ho appena finito di scrivere il secondo capitolo di questa storia. Inanzitutto voglio ringraziare Amo90, B r o K e n, EratoMelpomene, nikkith e pirilla88 che hanno aggiunto la mia fanfiction tra i preferiti.
Un grazie va anche a lucyette e a rosablu che hanno commentato il primo capitolo.
Spero che il secondo non vi deluda...fatemi sapere!! Buona lettura
fffffffffffffffffff
Sono salita sull’autobus e mi sono
seduta al mio posto preferito, quello che si trova proprio sopra l’uscita
laterale, con vista sulle scalette e … sul bagno dell’autobus. Mi piace quel
posto perché non si hanno i sedili davanti e nessuno può distruggerti le
ginocchia perché crede che con lo schienale inclinato il proprio viaggio
risulti meno pesante a scapito di chi gli siede alle spalle. Dal finestrino la
pioggia ha ripreso a battere forte, così forte da impedire una visione nitida
delle cose.
Provai a chiudere gli occhi. Ero ancora turbata.
Portai la mano su petto, il mio cuore, lentamente, ricominciava ad avere il suo battito
regolare.
Sorrisi al pensiero delle parole ripetute di
consueto da mia madre: “Mi raccomando
non prendere la Metropolitana di mattina presto..” Sono sicura che se le
avessi raccontato ciò che mi era accaduto mi avrebbe proibito anche di andare
in pulman.
Le lezioni si erano susseguite senza troppi intoppi..
il test di matematica, la versione di latino, la tanto temuta interrogazione di
fisica che per fortuna mi aveva risparmiato.
Dopo la recente ristrutturazione, i servizi della
mensa erano migliorati. Non più pasta scotta e bistecche un po’ troppo al sangue
ma anche pizza, insalatone e veri primi piatti, “perche non approfittarne?”
pensai.
Le
mie abitudini italiane ad ora di pranzo si facevano sentire ancora di più,
ovviamente la pizza napoletana restava
il mio rimpianto più grande.
Dopo
aver dato una rapida occhiata al menù, la mia scelta cadde sul Ratatouille,
piatto tradizionale provenzale a base di verdura stufata, accompagnata da un piatto di patate.
Ero
ancora alla ricerca di un tavolo libero immersa in chissà quali pensieri quando
qualcuno appoggio la mano sulla mia spalla. Non so cosa mi passò per la mente
in quell’istante, forse lo spavento provato quella mattina non si era ancora
del tutto assopito, so soltanto che sobbalzai d’improvviso e spalancai gli
occhi. Mi guardai intorno, smarrita, ma tirai un sospiro di sollievo nel
riconoscere il volto della persona che mi stava di fronte.
“Terence!! “ esclamai sfoggiando un
sorriso di circostanza.
“Tutto ok, Ginevra??.. sei cosi pallida! Ti
senti male?” mi domandò lui, sinceramente preoccupato.
“Si tutto ok” risposi io.
“Ti va di mangiare con me?” al mio tavolo c’è ancora qualche posto
libero” continuò lui guidandomi verso l’ala ovest della sala.
Lo seguo in silenzio,
poi mi accomodo su una delle sedie di pelle rossa. Terence aveva i capelli
neri, carnagione scura e occhi profondi. Molto solare e pieno di vita; aveva
nelle vene anche sangue spagnolo, poiché la madre si era sposata con un
iberico.
Cominciò a discorrere del
più e del meno. Ogni tanto annuivo, fingendo interesse, ma mentre parlava la
mia mente era lontana, era tornata a quella mattina, da quel ragazzo dagli
occhi grandi e turchesi, di un turchese che neanche il cielo riusciva a
sfiorare.
Ricordai la sua
carnagione bianca, i suoi capelli scuri un po’ lunghetti, il tono profondo
della sua voce. Quella sciarpa di lana dalle righe fini non era riuscita a
nascondere la bellezza di quel volto. In quel momento il mio cuore cominciò a
battere più forte, mi sentii felice e triste allo stesso tempo, era stato un
sogno? Era stato un miraggio? Macchè.. in verità quel giovane non era altro che
un delinquente, un criminale qualunque che mi aveva derubata e spaventata a
morte.
Il tono interrogativo
della voce di Terence mi riportò di colpo alla realtà che mi circondava.
“Scusami tanto ma non mi sento molto bene.. preferisco tornare a casa”
esclamai raccogliendo in fretta le mie cose.
“Ma più tardi c’è la lezione di chimica!” mi ricordò prontamente
Terence.
Mi portai una mano allo
stomaco con una smorfia. “Mi sa che ho
esagerato con il condimento.. “ dissi.
“Ok ti giustifico io con la prof! “ concluse lui, sinceramente
preoccupato.
Mi incamminai verso
l’uscita percorrendo il viale e raggiungendo il parcheggio principale. Discesi
i gradini del sottopassaggio che portava alla stazione della Metropolitana,
avrei risparmiato un bel po’ di tempo prendendo il treno,.. “scusa mamma” pensai con un sorriso.
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Capitolo 3 *** Devo rivedere i tuoi Occhi ***
Ecco il terzo capitolo..diciamo che mi son fatta prendere dall'entusiasmo e la mia fantasia oggi mi ha aiutato parecchio... mai avevo scritto un capitolo tutto di un fiato.
Un grazie va soprattutto a voi che vedo apprezzate questo mio racconto.
Devilgirl89 sono strafelice di sapere che l'incontro ti ha emozionato.. temevo di non riuscire ad esprimere al meglio le sensazioni che volevo trasmettere. Che dire buona lettura!!
aSasA
Era da un po’ che me ne
stavo sdraiata sul letto, fuori non faceva freddo ma sentivo ancora la pioggia
battere contro i vetri della mia finestra. Mentre ascolto un vecchio CD provo una strana sensazione, un misto tra
noia e attesa..ATTESA, attendo qualche
cosa? A pensarci bene no, non attendo nulla. Sono estremamente
metereopatica, i cambiamenti climatici hanno da sempre influenzato il mio
umore, ho letto da qualche parte che il
vento del sud, tipico delle nostre parti ha dato origine ad una vera e propria
sindrome che si manifesta con agitazione, insonnia e aumento della temperatura
corporea. In effetti mi sentivo un po’ accaldata. "Ma sarà davvero colpa del tempo?" Quegli occhi.. non potevo fare a
meno di ripensare a quegli occhi. Grandi e chiari come il ghiaccio.. così dannatamente
belli che difficilmente li avrei dimenticati. "L’avrei mai più rivisto?" Mi sentii invadere da un senso di
angoscia. "Colpa del tempo" ripetei
tra me e me.
Con uno sguardo era
stato capace di trasmettermi più emozioni di mille parole.. c’è chi dice che gli
occhi sono importanti per capire moltissimo la persona che abbiamo di fronte. Sarà..
ma se gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima, l’anima di quel ragazzo
doveva essere la più pura che esista.
Mi venne da sorridere,
stavo enfatizzando le cose come al solito.
Marie venne a casa nel
tardo pomeriggio, era preoccupata per me. Le avevano riferito di un mio
malore.. “come esagera la gente”
pensai.
Aveva i capelli biondi
e lunghi fin oltre le spalle, la pelle rosata e gli occhi verdi. Indossava una
tuta nera che metteva ancor più in risalto la sua carnagione.
Dopo averla rassicurata
sul mio stato di salute le parlai dell’accaduto. Ascoltò in silenzio il mio
racconto, sgranando gli occhi alle mie parole. Si portò le mani sulle guancie e
mi disse: “Ginevra sei andata alla
polizia?”
“Polizia?!?” ripetei io, con aria sorpresa. Sembrai cadere dalle
nuvole, avevo passato l’intera giornata a pensare a quel ragazzo e a cosa era
successo ma nemmeno per un istante avevo preso in considerazione l’eventualità
di denunciare l’accaduto.
“Certo che no!” le risposi con un espressione che doveva essere
seria, ma che probabilmente lasciava trapelare un velo di sorriso.
“Perchè ridi divertita?” mi chiese lei sinceramente preoccupata.
“Rido perché tu sei riuscita a cogliere un punto che a me continuava a
sfuggire” le dissi.
Marie continuava a non
capire.
“E io che ti stavo raccontando dell’incontro più emozionante della mia
vita” incalzai io insoddisfatta nel costatare che la mia amica non aveva
colto il significato del mio racconto.
“Sei forse impazzita?” esclamò, incredula.
“ Devi aiutarmi a ritrovare quel ragazzo.. ho bisogno di rivederlo, anche
solo per una volta. Ho bisogno di rivedere i suoi occhi, di incrociare il suo
sguardo” le dissi concitata, sistemandomi più comodamente sul letto.
Incrociai le gambe e la fissai diritto negli occhi
nella semioscurità della camera in attesa della sua risposta.
“Hai presente quanto è grande questa città” mi disse Marie.
Il senso delle sue
parole mi fecero uscire dal sogno e piombare tristemente nella realtà. Non
sarebbe stato facile rincontrarlo, forse impossibile.. ma dovevo comunque provarci.
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Capitolo 4 *** L'Orologio ***
Un grazie va a clodiina85, lorelei_88, masychan e Miley90 che hanno aggiunto la fanfiction tra i preferiti e a Devilgirl89 che continua ad apprezzare la mia storia. Ovviamente un ringraziamento speciale va anche a chi legge! Buona lettura
fgdfgggggggggggg
Fu più facile a dirlo
che a farlo, ovviamente. Lione conta circa cinquecentomila abitanti ed io non
avevo idea di dove iniziare a cercare. Quanti anni poteva avere? Dal suo
aspetto non mi sembrava molto più grande di me. Che luoghi poteva mai
frequentare? Molto probabilmente conduceva una vita non proprio da “bravo
ragazzo”. Rabbrividii al pensiero di quali fossero le sue abitudini e di come
trascorresse le sue giornate.
Ma perché volevo
rivederlo? Cosa speravo di trovare in lui? Marie continuava a ripetermi di
lasciar perdere.. di non farmi fantasie
inseguendo storie che non portano a nulla.
Chissà ..forse ha ragione,
dovrei darle più retta, ma il mio istinto continua a dirmi di no.
Il tempo sarebbe
riuscito dove Marie aveva fallito? Più i giorni passavano e più le mie
resistenze venivano meno. Avevo preso il pulman quasi tutte le mattine, perfino
quando mia madre si era offerta di accompagnarmi con l’automobile, ma di quel
ragazzo dagli occhi azzurri nemmeno l’ombra.
Intanto l’autunno era
arrivato in un tripudio di colori, profumi e sapori. L’aria era diventata più
fresca e i venti decisamente più freddi. In città si respirava già l’atmosfera
della routine lavorativa e la spensieratezza dell’estate era ormai un lontano
ricordo. Riesco a percepire l’animo
malinconico della gente, che cammina con passo pesante per le vie del corso.
Sembrava un pomeriggio
qualunque, ero in giro per compere con Marie e Stephan. Si avvicinava il
compleanno di mio padre e non avevo idea di cosa regalargli. Un parere maschile
mi sarebbe stato di sicuro d’aiuto, per questo avevo chiesto a Stephan di
accompagnarmi.
Ma trascinare un
ragazzo per negozi è praticamente una missione impossibile! A cominciare dalle
vetrine.. ce ne fosse stata una che ammirassimo insieme!
”Stephan
insomma! Avevi promesso che mi avresti aiutato a scegliere cosa comprare a mio
padre!” esclamai adirata.
“Si
lo so Ginevra.. ma lasciami dare un occhiata a questo maglione, sembra fatto su
misura per me!” rispose lui, sfoggiando il suo sorriso migliore.
E’ decisamente un
ragazzo molto carino, alto, viso pulito, due grandi occhi neri che gli donano
tanto fascino. Forse è un po’ introverso
ma sempre allegro.
Stephan era il mio
migliore amico. La prima persona con cui legai quando arrivai in questa grande
città ricca d’arte, di cultura e di storia.
Anche se non lo
ammetterà mai sono sicura che si è preso una bella cotta per Marie..
immaginarli insieme mi fa sorridere, sarei proprio felice se si scoprissero
innamorati.
Mentre il sole
tramontava infuocato si accendevano le prime luci della città. Con il calar
della sera tutte le chiese e i monumenti assumevano forme affascinanti e
bellissime.
Dopo ore trascorse per le vie di Lione avevo finalmente trovato
il giusto regalo per papà, un elegante cofanetto in legno che comprendeva un
set per il sevizio del vino. Stavamo tornando a casa stanchi ma soddisfatti del
buon esito della giornata quando ad un tratto il mio sguardo si posò su un
orologio esposto in vetrina apparentemente identico al mio.
Lessi l’insegna del
negozio: IL MERCATINO DELL’USATO. Lo
fissai attentamente, sembrava proprio il mio orologio.
In quell’istante il
ricordo di quel ragazzo riaffiorò nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore.
Non lo avevo affatto dimenticato sebbene avessi perso la speranza di rivederlo.
I miei occhi si illuminarono al pensiero di poter finalmente scoprire qualcosa
di utile per la mia ricerca.
“Marie quello è il mio orologio!” esclamai entusiasta.
“Cosa?” disse lei, guardando distrattamente la vetrina.
“In basso a destra, lì.. proprio di fianco al quel braccialetto rosa..
lo vedi? Quello è l’orologio che diedi a quel ragazzo” le spiegai
concitata.
“Ma che dici! Come fai ad esserne sicura!” continuò la mia amica,
cercando di individuare l’oggetto del mio discorso.
“C’è un solo modo per scoprirlo.. entriamo!” le dissi con un tono
che non ammetteva repliche.
Entrammo in quel
negozietto. Era pulito, accogliente e ordinato. C’era solo un altro cliente che
stava dando un’occhiata in giro. Andai diretta al bancone chiedendo all’anziano
signore se era possibile guardare quell’orologio più da vicino.
“Certamente” mi disse lui, avvicinandosi alla vetrina.
Appena lo ebbi tra le
mani, ogni dubbio scomparve.. si trattava proprio del mio orologio. Ovviamente
lo acquistai. Ma non potevo andarmene senza fare a quell’uomo la mia fatidica
domanda.
“Mica conosce il vecchio proprietario?” gli chiesi stringendo forte
il pacchetto e temendo una risposta negativa. Infondo poteva anche non sapere o
semplicemente non volerlo rivelare.
Quando uscii dal
negozio le parole di quel vecchio rimbombavano ancora nella mia mente “Julien.. si chiama Julien” Non riuscivo
a pensare ad altro.
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Capitolo 5 *** Aspettandoti ***
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo..spero vi piaccia. Un grazie va a ChasingTheSun; Devilgirl89; la_regina; lucyette e mimi14 che hanno inserito la mia storia tra i preferiti.
ggggg
Me ne sto distesa nel mio letto mentre
ascolto distrattamente la TV. L’orologio
segnava sette minuti a mezzanotte. Possibile che quell’incontro mi sia rimasto
così nel cuore? Ripenso a Julien, a dove sarà ora, a quanto sia stato strano il
nostro incontro. Finalmente posso dare
un nome a quel volto, a quegli occhi che mi hanno stregato, a quelle labbra che
non ho mai baciato.
Sono sicura che stanotte non riuscirò a
prendere sonno, sono troppo contenta.. ripensai alla giornata appena trascorsa,
all’espressione dolce di quell’uomo che sembrava conoscere Julien da tempo. In
verità non mi aveva detto un granché ma dal suo tono di voce avevo intuito che
gli voleva bene, che era sinceramente affezionato a quel ragazzo e che
probabilmente ignorava la provenienza illecita degli oggetti da lui venduti.
E con questi pensieri nella mente,
finalmente, mi addormentai.
Quando i raggi del sole, che filtravano
timidi attraverso le persiane e che tratteggiavano
la parete della stanza, mi illuminarono il viso, mi ridestai. Sembrava una
bella giornata. Era domenica, una domenica di metà ottobre che il sole caldo
aveva trasformato in una giornata primaverile.
Non avevo nessuna voglia di alzarmi, e
nemmeno di vestirmi. Stropicciai gli occhi con le mani e mi affacciai
controvoglia alla finestra. La giornata era fresca, il rumore del traffico
arrivava lontano alla mia finestra che guardava sul parco, l’aria profumava di
erba bagnata e si vedevano le montagne dietro la città. Sembravano così vicine
da poterle quasi toccare.
Mi sciacquai il viso, i polsi, il collo
e raccolsi i capelli in un ordinata coda. Indossai dei jeans e una camicetta
bianca non troppo scollata, ai piedi delle scarpe col tacco.
Già dal corridoio si riusciva a sentire
il profumo di croissant caldi e di biscotti appena sformati. La colazione era
pronta in cucina, il tavolo era apparecchiato con cura: tazze, zucchero,
biscotti, pane, marmellate casalinghe. Il latte era ancora sul fuoco.
“Buongiorno!”
esclamò a gran voce mia madre.
Ricambiai il saluto ancora assonnata.
Avevo molte cose da fare in questa giornata, ma la più importante era andare
nuovamente in quel negozietto dell’usato. Non so cosa mi aspettassi da
quell’uomo, sapevo soltanto che quell’anziano signore era l’unico che poteva
aiutarmi a rivedere Julien.
Uscii di casa in preda all’agitazione.
Percorsi in fretta il viale che la costeggia. Presi il tram al volo e mi
sedetti vicino ad un vecchio occhialuto. Aveva un paio di baffi da generale di
guerra, una giacca scura sulle spalle e degli occhi buoni buoni.. lo stesso
sguardo dolce che aveva quel negoziante nel parlare di Julien.
Il tram si fermò proprio a pochi metri
dalla bottega, la cui insegna luminosa lampeggiava ad intermittenza. Feci un
sospiro profondissimo ed entrai. L’uomo mi accolse con un sorriso, dandomi il
benvenuto. Risposi alla cortesia e mi avvicinai, guardandomi intorno.
“Non
so se si ricorda di me.. l’altra sera acquistai un orologio da polso..”
“Certo
che ricordo.. lei e’ quella ragazza tanto carina che entrò nel mio negozio e
che mi domando di Julien, giusto?” esclamò l’anziano signore.
“ Si
sono proprio io” dichiarai imbarazzata.
Sembrò guardarmi con aria interrogativa,
come a chiedersi il perché della mia presenza. Non tardai a soddisfare la sua
curiosità. Gli raccontai del mio incontro con Julien, omettendo chiaramente di
specificare che si era trattato di una rapina, gli spiegai di come mi fossi
persa in quegli occhi grandi, di un azzurro sfavillante e di come quel suo sguardo
fosse rimasto indelebile nella mia memoria.
Lui mi ascoltò in silenzio, sinceramente
interessato alle mie parole. Poi tra un cliente e l’altro mi parlò di come
aveva conosciuto Julien, di come si era affezionato a quel ragazzo dal passato
difficile e proveniente da uno dei quartieri più poveri della città.
Nei giorni seguenti andai spesso dal
signor Bernard, gli facevo compagnia al negozio, qualche volta lo aiutavo a
sistemare gli oggetti negli scaffali o a rifare la vetrina di esposizione.
Mi raccontò che Julien veniva spesso
alla bottega, che anche a lui piaceva curiosare tra i manufatti di seconda
mano. Era un appassionato d’antiquariato. Se avesse avuto la fortuna di
continuare gli studi di sicuro sarebbe un esperto del settore.
Purtroppo le condizioni di salute di sua
madre si erano aggravate e non poteva più fargli compagnia come prima. La donna era affetta da una strana malattia
debilitante molto simile alla sclerosi
che la costringeva a restare immobilizzata in un letto.
Attraverso le parole dell’anziano
signore avevo imparato a conoscere quel ragazzo dagli occhi cerulei. Dentro di
me sentivo crescere un sentimento forte, affine al colpo di fulmine . Ero stregata.
Irrimediabilmente.
lucyette: eh gia' ora Ginevra sa il nome del ragazzo misterioso, spero che questo capitolo non ti deluda!
Devilgirl89: sono felice che apprezzi la mia storia, prometto che mi impegnero' al massimo per non deludere le tue aspettative.. ci tengo molto all'incontro dei due protagonisti...
nikkith: anche a me piace il nome del protagonista... e' uno dei miei nomi preferiti!
PS spero che questo capitolo non vi annoi..fa da preludio a qualcosa di meglio! mi raccomando fatemi sapere se vi e' piaciuto!! buona lettura
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Capitolo 6 *** All'improvviso... TU ***
Eccomi con un nuovo capitolo! Inanzitutto spero che abbiate trascorso felicemente le vacanze di Pasqua. Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo.. ci tenevo affinche' venisse bene. Spero che le mie aspettative, ma sopratutto le vostre siano soddisfatte. Un grazie va a silvietta_in love 4ever che aggiunto la mia storia tra i preferiti. Ovviamente non dimentico quanti leggono senza recensire. Un grazie a tutti voi e Buona lettura!!
xxxxxxxxxxxxx
Il pensiero di Julien
riempie le mie giornate, non mi era mai capitata una cosa simile, per
nessuno. Anche mia madre si era accorta
del mio strano modo di fare. Ormai passavo interi pomeriggi fuori casa,
trascurando perfino le lezioni di pianoforte, a cui tenevo tantissimo.
Ho una voglia matta di
rivederlo, sono felice e confusa al tempo stesso. Se immagino il nostro
incontro una morsa di ghiaccio si stringe intorno al mio cuore.. l’identico
ghiaccio di cui erano i suoi magnifici occhi.
Rabbrividii senza saperne
la ragione. Avevo fantasticato così a lungo su di lui, su come potesse
essere stare tra le sue braccia, su cosa
potrebbe accadere nell’istante in cui i nostri sguardi si fossero incrociati di
nuovo, che ora mi sentivo preda di una strana ansia che dall’ intestino saliva
fino stomaco e ai polmoni.
Cercai di convincermi
che non mi ero innamorata di lui. Ridicolo, lo so, ciò che mi stava succedendo aveva
dell’impossibile. Come potevo desiderare qualcuno che a malapena avevo visto in
faccia? Del quale avevo sentito a stento il suono della voce? Era impossibile.
Eppure da quando lo avevo incontrato, davanti a quella
fermata, alle 7 del mattino, mi ero completamente persa nei suoi occhi.
Era quasi novembre.
L’aria cominciava ad essere secca e fredda. Con l’inverno ormai alle porte vien
quasi naturale pensare alle festività di fine anno. Sebbene manchino ancora due
mesi, i pandori e i panettoni sono già
arrivati negli scaffali dei negozi e supermercati, per strada si notano i primi
segni del Natale. Primi articoli regalo, prime decorazioni.
Anche la bottega del
signor Bernard aveva bisogno di qualche abbellimento, dovevo darmi da fare nel
trovare delle stelle color argento da allestire in vetrina o una ghirlanda di
bacche rosse da appendere alla porta.
Sorrisi divertita,
infondo non c’era fretta. Arrivai al negozio nel tardo pomeriggio, avevo avuto
una giornata incasinata tra libri da ritirare e relazioni da finire. “Ah la vita da studentessa! Quasi quasi
comincio ad odiarla.” pensai tra me e me.
L’anziano signore era lì
ad aspettarmi. Ormai si era abituato alle mie visite pomeridiane. Mi piaceva
sistemare gli oggetti sulle mensole, catalogarli e organizzandoli in modo che
fossero facilmente reperibili per tutti. Spesso rimanevo affascinata da quei
manufatti di incredibile bellezza, quel negozio di appena 30mq era una vera e
propria finestra sul passato, ci avrei passato delle giornate intere in un
posto così.
Ad un tratto la porta si
apre. Un profumo intenso, deciso, invade l’ambiente circostante. Odo da lontano
una voce sconosciuta, il cui suono, però, già mi appare familiare. E’ un
ragazzo dall’aria selvaggia e romantica. Merito forse, dei suoi capelli scuri
un po’ lunghetti e della camiciola elegantemente sbottonata.
Lo guardo avvicinarsi e
sento le gambe tremare, il cuore saltare parecchi battiti. Mi manca il fiato,
lo stomaco si stringe, si chiude. E’ l’effetto che mi fa sapere che mi e’ di
fronte.
Mi tirai su per guardare
i suoi occhi, quegli occhi che brillavano di luce ma che al tempo stesso erano
così carichi di mistero. Quegli occhi che quasi mi mettevano in disagio e che
continuavano a fissarmi senza che dalle sue labbra uscisse una parola.
Cosa si nascondeva
dietro quello sguardo? Era impenetrabile. La sua faccia non lasciava trapelare
alcuna emozione.
Guardai altrove,
nascondendogli i miei occhi. Ero imbarazzata e cercai di distogliere lo
sguardo. Il signor Bernard era andato nel retrobottega, alla ricerca di chissà
quale cimelio da far ammirare ad un cliente piuttosto pretenzioso che si
aggirava tra gli scaffali da quasi mezz’ora.
Avverto i suoi occhi accesi e fissi su di me, sul mio
corpo. Era tanto bello quanto glaciale e distaccato.
Mi sentii
improvvisamente stupida, tanto che mi veniva da piangere. Cosa mi aspettavo da
quest’incontro? Dopo giorni passati a fantasticarci su ora volevo solo sparire.
I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, il suo volto perfetto, incorniciato
dai suoi scompigliati capelli scuri, lo faceva apparire simile ad una
bellissima statua. Era immobile, dinanzi a me, come in attesa di qualcosa.
Mi allontanai di
scatto, dandogli le spalle. Il mio unico desiderio era scappare il più lontano
possibile da quel ragazzo. Feci appena qualche passo quando all’improvviso mi
sentii afferrare un braccio e tirare, era dietro di me, i suoi occhi di nuovo
nei miei.
Non cercavo domande, né risposte: mi bastava
il silenzio di quel momento.. mi bastavano quegli occhi dove per un istante ho
visto l’infinito.
nikkith: eh si l'incontro si e' proprio avvicinato eh?? Spero che questo capitolo ti piaccia!; Devilgirl89: Sono lusingata dai tuoi complimenti. Ci tengo ai vostri pareri.. spero che mi farai sapere che ne pensi di questo capitolo; lucyette: non devo darti nessuna lezione, sei brava di tuo! Spero che questa storia continui ad incuriosirti!; silvietta_in love 4ever: sono felice che la mia fanfiction ti piaccia, spero di non deluderti. Ovviamente ti ringrazio per i complimenti, troppo buona!
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Capitolo 7 *** Il bacio che non mi aspettavo ***
Ciao! ecco postato il settimo capitolo.. che faticaccia, sperio sia venuto bene! ringrazio Anfitrite e ChasingTheSun che hanno inserito la fanfiction tra quelle seguite. Ovviamente un grazie anche a chi recensisce e a chi legge. Buona lettura a tutti!!!!!!!!
xsdsadasdas
Ecco, mi stava
succedendo di nuovo. Non ero capace a
distaccare gli occhi dai suoi occhi e lui lo avvertiva. Ero li impalata, non
riuscivo a muovermi. Sentivo il cuore che mi scoppiava, le guancie infuocate e
rosse di vergogna.
“Io ti conosco! “ esclamò Julien, scrutandomi dalla testa ai piedi.
Annuii, incapace di
parlare. Ad un tratto un ombra scura scese sul suo volto. Rabbiosamente strinse
i pugni e borbottò tra i denti “ che ci
fai tu, qui!”
Intuii che mi aveva
appena riconosciuta. Certamente non si aspettava di vedermi in quel posto a lui
così familiare, e dall’espressione che prese il suo viso, la cosa non gli era
piaciuta per niente. Aveva degli occhi così pungenti che avrebbero spento a
chiunque ogni volontà di confronto.
Presi il
coraggio a due mani e balbettai una quasi frase di risposta. Mi tremavano le
mani, diedi mentalmente la colpa al freddo. Tornai a guardarlo negli occhi. I
suoi lineamenti erano decisi ma al tempo stesso angelici, quasi irreali, il
naso piccolo e ben delineato. Non avevo mai incontrato qualcuno capace di
trasmettere assieme dolcezza e paura.
Ad un
tratto la sua espressione si fece più rilassata. Era lì, di fronte a me. Mi
stringeva ancora il braccio con una presa decisa. I suoi occhi chiari mi
fissavano indagatori, anche se il suo sguardo sembrava stranamente vuoto.
“Come ti chiami?” chiese.
“Ginevra” risposi io, con un filo di
voce.
Ripeté il
mio nome.”Significa luminosa tra gli
elfi, lo sapevi?”
Poi rimase
in silenzio. Si sentiva solo il ticchettio di una pendola marrone scuro alla
parete e il vociare quasi impercettibile del signor Bernard.
Rimasi
spiazzata dalla sua risposta. Abbozzai un sorriso incerto, trovando ciò l’unica
cosa da fare prima di parlare. Ero ancora imbarazzata.
Sentii
allentare la morsa al braccio. Il suo respiro tornò ad essere regolare e
profondo. Era a pochi passi da me, sentivo
l’odore della sua pelle bianca, dei suoi capelli.. un profumo così buono che lo
riconoscerei tra mille.
E mi
guarda.. mi guarda con quegli occhi che mi denudano e che corrono fino al mio
cuore.
“Non mi hai ancora risposto” esclamò con
tono un po’ brusco.
“Conosco il signor Bernard da un po’”
tentai di giustificarmi “ spesso vengo
ad aiutarlo al negozio”
La sua
faccia si fece improvvisamente più cupa. Intuendo la sua preoccupazione mi
affrettai ad aggiungere: “Non sa nulla,
te lo posso assicurare”
“Cosa vuoi da me.. perché mi cercavi”
disse.
“Io.. io non ti stavo cercando” risposi
un po’ sulla difensiva.
“Stai mentendo. Bernard mi ha parlato di una
ragazza che veniva spesso in bottega e che mi conosceva.”
A quelle
parole sbiancai. Indietreggiai appoggiandomi al muro. Lui si avvicinò lentamente,
accennandomi un sorriso che mi fece letteralmente sciogliere.
“Io credo di sapere il perché sei qui”
“Davvero?” dissi io, nascondendo ai suoi
occhi le mani che mi tremavano visibilmente.
Fece un
altro passo verso di me, ora eravamo faccia a faccia. Avrei potuto ritirarmi
dinnanzi a quell’intimità inaspettata ma non riuscii a spostarmi. Ero come
ipnotizzata, non riuscivamo a non guardarci.
Le sue
labbra si posarono dolcemente sulle mie. Sentivo il suo calore. Affondò le mani
tra i miei capelli, pretendendo il mio sguardo. Mi baciò ancora, ma questa
volta il bacio fu più passionale. Portai istintivamente le braccia intorno al
suo collo mentre lui mi circondò i fianchi, attirandomi a sé.
Era come se
il mondo intorno a me fosse scomparso, in quell’istante esistevamo solo noi.
Improvvisamente
tornai alla realtà. Un ragazzo, quasi sconosciuto, mi stava baciando. Lo
allontanai bruscamente dandogli uno schiaffo. Lui sorrise maliziosamente.
“Non era un bacio ciò che volevi? Eppure mi
era sembrato che non ti dispiacesse affatto!”
Sgranai gli
occhi incredula. Si era preso gioco di me ed io non avevo fatto nulla per
impedirglielo. Rimasi in silenzio. Ero furiosa ma non riuscivo a distogliere il
mio sguardo dal suo, sentivo ancora il sapore delle sue labbra mischiato con il
sapore delle mie.
Si avvicina
di nuovo, questa volta mi scanso. Il suo fascino era maledettamente
irresistibile e lui lo sapeva.
“ Io e te dobbiamo parlare” esclamò con
un tono che non ammetteva repliche.
nikkith:
eh si si sono incontrati ;) ssono felice che la descizione ti sia
piaciuta, spero che questo capitolo sia all'altezza delle tue
aspettative.
Devilgirl89: grazie per i complimenti, ne sono lusingata!
ChasingTheSun: menomale che ti piace...sai fino all'utimo non ero convinta se inserirla o meno!
lucyette: eh si... l'ha riconosciuta, non subito ma come si dice meglio tardi che mai! :p
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Capitolo 8 *** Di ritorno verso casa ***
Ringrazio quanti leggono e commentano la mia storia, i vostri apprezzamenti mi spronano sempre più! Spero che questo capitolo sia piacevole da leggere... Che dire! A voi l'ardua sentenza!! Buona lettura!!!!
assssssssssssssssss
Quando
Bernard ci raggiunse si accorse subito dell’aria tesa che si respirava.
“Julien, figliolo, finalmente sei venuto a
trovarmi” disse a gran voce l’uomo, cercando di smorzare i toni.
“Purtroppo ho avuto molte cose da fare”
gli rispose lui, senza mai distogliere lo sguardo da me.
I suoi
occhi turchesi continuarono a fissarmi anche quando dalla tasca dei pantaloni
estrasse un ciondolo d’argento opaco che consegnò a Bernard. Non gli nascosi il
mio disappunto, conoscevo bene la reale provenienza di quell’oggetto.
Parve quasi
leggermi nel pensiero, perché in quel momento il suo sguardo si fece più
velenoso e tagliente. Aveva davvero un bel viso, perfettamente armonioso,
equilibrato. E le sue mani, le labbra,
il suo profumo.. tutto di lui mi attraeva.
“Come sta tua madre” chiese
amorevolmente Bernard.
“Un po’ meglio“ rispose a denti stretti,
lanciandogli un’occhiataccia che non recepì molto bene.
Probabilmente
non voleva parlarne in mia presenza. Non conoscevo bene la sua storia, il
signor Bernard mi aveva accennato poche cose. Sapevo che Julien viveva da solo
con la madre da anni, che suo padre li aveva abbandonati una mattina d’estate,
per andare a cercare fortuna altrove. Da allora nessuno più aveva avuto notizie
di lui. La donna era affetta da tempo da una grave malattia che le impediva
quasi di muoversi.
Julien
amava molto sua madre. Fin da piccolo aveva
cominciato a lavorare, arrangiandosi nei più disparati settori, per non esserle
di peso.
Chissà se
quella povera donna sapeva come si guadagnava da vivere suo figlio.
“Io..io dovrei andare” dichiarai a voce
bassa.
“Aspetta, non ho ancora finito con te”
esclamò, fulminandomi con i suoi occhi di ghiaccio.
Capii in
quel momento di non avere alternative. Cosa voleva da me? Perché mi guardava
fisso con quello sguardo di sfida? Ne ero intimorita. I suoi occhi così
profondi e fiammeggianti mi spaventavano.
“Vieni con me”disse.
Salutai il
signor Bernard frettolosamente, promettendogli che presto sarei tornata a
trovarlo. Julien attendeva impazientemente. Una ciocca di capelli neri gli
ricadeva sugli occhi, donandogli ancora più fascino. Uscii dalla bottega senza
degnarlo di uno sguardo, non volevo dargli nessuna soddisfazione.
Mi avviai
verso casa mentre il sole lentamente tramontava. Lui mi seguiva a pochi passi
di distanza. Ero furiosa per quello che era successo. Camminavo con le mani
affondate nelle tasche del piumino e lo sguardo ostinatamente abbassato per
impedirgli di scorgere le lacrime che mi riempivano gli occhi.
Ma perché
mi veniva da piangere? Sentivo ancora il
sapore caldo delle sue labbra. Mi aveva rubato quel bacio.. o forse no? In verità anche io l’avevo voluto.. l’avevo
desiderato più di ogni altra cosa.
“La smetti di correre?” esclamò Julien “
mi stai facendo venire il fiatone a
starti dietro”
“Davvero?? Credevo fossi abituato alle fughe”
ribattei io, pungente. Mi fermai voltandomi verso di lui.
Notai la
sua espressione turbata. Mi avvicinai a lui , lo osservai: aveva gli occhi
socchiusi, ostentava indifferenza ma forse tanto indifferente non gli ero. Mi
sorrise. Non potei far a meno di constatare che aveva il sorriso più dolce di
questo mondo. Mi sentii avvampare. Per fortuna il rossore della mia faccia si
confuse con la luce crepuscolare che ancora filtrava tra gli alberi.
“Non volevo crearti problemi” affermai.
“Sarà.. però lo stai facendo” disse lui
fissandomi ancora più intensamente.
“Se ti sei messo nei guai non e’ di certo
colpa mia ma della vita che..”
Troncai la
frase a metà, intimorita forse dal suo sguardo gelido nonostante il sorriso non
fosse scomparso dal suo volto. C’era in lui qualcosa di freddo e distante che
incuteva paura e tenerezza al tempo stesso.
“Tu non mi conosci” esclamò con un largo
respiro.
Aveva
ragione. Mi accorsi di esser piombata nella sua vita senza chiedergli il
permesso. Per lui non rappresentavo ne avrei rappresentato nulla, ero soltanto
una, delle tante ragazze, a cui aveva rubato qualche soldo. Avrei dovuto
restarmene nel dimenticatoio, non avere né nome né volto. Avrei dovuto
dimenticarmi di quel ragazzo dagli occhi turchesi che oltre al denaro mi aveva
rubato il cuore e l’anima.
“Si sta facendo tardi.. su andiamo, ti
accompagno a casa” disse.
Senza
rispondere ripresi a camminare. Mi si accostò di fianco. Proseguimmo per
qualche minuto senza parlare. L’autobus
tardava ad arrivare, come al solito.
“Sai.. sin dalla prima volta che ci siamo incrociati
ho avuto la sensazione che presto ti avrei rivista” mi confidò sottovoce.
Sentii come
una fitta al cuore e il leggero rossore che mi era montato in viso al
principio, si cambiò in pallore.
Nel pullman
ci posizionammo vicino alle porte d’uscita, a fianco di una coppia di anziani.
Si era creato uno strano silenzio tra di noi, forse perché eravamo poco più di
due sconosciuti.
“Mi spiace averti rovinato la giornata,
non volevo.. davvero” esclamai.
“Potrei dirti lo stesso.. ma non mi dispiace
averti baciata” asserì sorridendo quasi impercettibilmente.
Arrossii
tirandomi leggermente indietro, il suo profumo era così dolce.
“Comunque non ho ancora capito perché mi
cercavi... se la tua intenzione non era quella di smascherarmi, dovrò pensare
che era davvero un bacio ciò che volevi!”
Ecco, aveva
rovinato tutto! I suoi occhi erano tornati pungenti. Voleva mettermi a disagio,
ma questa volta non ci sarebbe riuscito. Scendemmo
alla stessa fermata in cui ci conoscemmo. Ritrovarci in quel posto fece uno
strano effetto a tutti e due.
L’aria si
era fatta decisamente più fredda, colpa dal sole che ormai era tramontato del
tutto. Il vento ci pungeva il viso, scompigliandoci i capelli. Il cielo era
pieno di nuvole gonfie che si accalcavano le une sulle altre. Stava
incominciando a piovere. Julien alzò il viso per guardare il cielo e delle
gocce di pioggia gli caddero sulle labbra.
“Dobbiamo sbrigarci.. il tempo sta
peggiorando” disse.
“Puoi andare adesso, abito a pochi isolati da qui”
esclamai, stringendomi nel caldo del giaccone.
“Credi che ti lascerei proseguire da sola a
quest’ora? Sarò anche un ladro ma pur sempre gentiluomo!”
Ci mettemmo
a ridere entrambi, in maniera contagiosa e contagiata. Finalmente il suo
sguardo era sereno sebbene rivelasse a tratti una certa malinconia.
“Non è mai stata mia intenzione denunciarti
né raccontare tutto a Bernard” dissi io, tornando seria.
“Lo so” asserì, scostandomi una lunga ciocca
di capelli dal volto.
Ero bagnata
fradicia e il freddo ai piedi cominciava a farsi insopportabile ma non riuscivo
a muovermi, forse non volevo.
Si avvicinò
lentamente guardandomi fisso negli occhi. Mi prese il viso tra le mani
sfiorando le mie labbra con le sue. Sembrava che stesse per baciarmi, ma lui
aspettò, rimase fermo sulle mie labbra, sembrava aspettare che fossi io a farlo.
Il bacio
che ne seguì fu carico di emotività. Come se con quel bacio avesse voluto
fermare il tempo. Sentivo il suo cuore battere forte, sentivo i nostri corpi
vicini.. troppo vicini. Sentivo un formicolio nello stomaco e un desiderio mai
provato prima. La pioggia continuava a
battere ritmicamente sull’asfalto.
In quell’istante,
per me, il tempo sembrò fermarsi per
davvero.
Devilgirl89: sono
lusingata dai tuoi complimenti, ma soprattutto mi fa piacere sapere che
il mio racconto ti suscita emozione, era proprio cio' che speravo di
trasmettere!
lucyette:
ovviamente ti ringrazio, troppi complimenti davvero! Tu senti la storia
e questo non puo' che farmi piacere! Anche tu sei molto brava!!!
nikkith: spero che questo capitolo soddisfi le tue aspettative. Non mi convince al 100% ma ho deciso di postarlo ugualmente.
ChasingTheSun: sono
felice che apprezzi la mia storia, i vostri commenti mi spronano sempre
più, mi raccomando fammi sapere che ne pensi di questo capitolo.
laguerriera: ciao!
ovviamente grazie per il commento.. anche a me piace da morire Julien,
Spero di riuscire a rendere bene il suo personaggio, sia fisicamente
che caratterialmente.
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Capitolo 9 *** Pensieri notturni ***
Ecco il nono capitolo... mi scuso per l'attesa! ovviamente ringrazio quanti leggono e recensiscono. Buona lettura
yyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy
Quando
rincasai, raggiunsi il piano di sopra come se fossi stata una piuma trasportata
dal vento. Tutto era leggero e ovattato. Pensai alla giornata che si era appena
conclusa. Aveva dell’incredibile. Il
sapore di quel bacio non l’avrei mai più dimenticato, era da una vita che lo
aspettavo! E quegli occhi.. quegli occhi erano così dannatamente belli da inchiodarmi
per sempre, senza scampo.
Mi preparai
per andare a letto, mi sentivo strana, ero preda di un turbamento inspiegabile.
Non potevo fare a meno di pensare a lui: me ne ero follemente innamorata. Cosa
c’era in quel ragazzo che mi attraeva così fortemente? Forse il suo viso, i suoi occhi, le sue
labbra, la sua voce, il suo profumo oppure fu quell’istante in cui le nostre
mani si toccarono. Al ricordo di quel bacio un brivido piacevole attraversò la
mia schiena arrivando alla mente e al cuore.
Ma cosa
sarebbe successo ora? L’avrei mai più
rivisto? C’eravamo lasciati senza dire una parola. Dopo quel bacio tra noi era
sceso il silenzio, un silenzio che valeva più di mille parole.
Mi sentii
invadere dall’angoscia. Non volevo perderlo. Nemmeno io sapevo spiegare a me
stessa il perché di tanta ostinazione a non voler lasciare andare una persona
che conoscevo appena. Avevo bisogno di lui, di toccargli il viso, di guardarlo
negli occhi, avevo voglia dei suoi occhi azzurri.
Sapevo che
era una pazzia ma non potevo evitare, non potevo impedire a me stessa di
pensarlo. Mi mancava, mi mancava come nessuno mai mi era mancato prima. Mi
mancava il suo sguardo fisso su di me, il suo mettermi in imbarazzo, il suo
odore, il suo sapore, mi mancava la sua voce, i suoi occhi, ogni sua singola
parola.
Sarebbe
stato meglio non vedersi più, Julien aveva ragione.. non dovevo creargli
problemi. Era stato chiaro da subito, non voleva guai per colpa mia.
Continuavo
a rigirarmi nel letto da circa un ora, ma il sonno non arrivava. La pioggia
aveva ripreso a venir giù con forza, il suo scrosciare ininterrotto aveva
attutito i rumori della strada creando un’atmosfera ovattata, quasi irreale.
Ripensai al
suo viso, agli occhi chiari, ai suoi capelli, a quel sorriso dolce sulle sue
labbra bagnate dalla pioggia. Sentii una stretta allo stomaco che quasi mi
toglieva il fiato. Era nostalgia di lui. Non riuscii a trattenere le lacrime,
di gioia, di rimpianto, di stupore per quello che incredibilmente mi era
accaduto. Chissà se anche lui mi stava pensando, se anche lui nonostante ciò
che mi aveva detto moriva dalla voglia di rivedermi.
Mi voltai e
guardai l’orologio. Segnava le due e un quarto. La stanchezza prese finalmente
il sopravvento facendomi scivolare nel sonno senza nemmeno rendermene conto.
Erano le
sei e mezza passate quando la sveglia suonò riportandomi indietro dal mondo dei
sogni. A fatica mi alzai dal letto e con fatica ancora maggiore aprii finestra
e persiane per guardar fuori e permettere all’aria mattutina di svegliarmi un
po’.
Finalmente
aveva smesso di piovere ma faceva un freddo spaventoso. Non c’era ancora il sole ma grandi sprazzi di
azzurro promettevano una bella giornata. “Come
mi vesto?” pensai spalancando le ante dell’armadio.
Diedi un
occhiata veloce: Jeans, maglioni pesanti, camicette di varie forme e colori. Tolsi
il pigiama e con fatica mi misi i vestiti. La mia scelta cadde su un abitino a
collo alto con ai piedi un paio di stivaletti neri col tacco.
Pettinai i
miei lunghi capelli ondulati. Mi guardai allo specchio. I miei occhi erano
scuri, i capelli castani e la carnagione madreperlacea. Mi truccai leggermente,
un po’ di rossetto sulle labbra, un delicato tocco di blu per intonare gli
occhi al vestito e infine una spruzzata di profumo dolce , dolce come l’essenza
dei fiori d’arancio.
Marie e
Stephan erano già arrivati. Li sentii chiacchierare con mia madre. Scesi di
corsa le scale, giusto il tempo di un caffè e già eravamo in strada. Ci
attendeva una giornata pesante a scuola. Tre ore di matematica e compito di
inglese, nonché il corso pomeridiano di statistica. Contavo di non fare troppo tardi anche perché
volevo andare alla bottega del signor Bernard, glielo avevo promesso.
Cercai di
non pensare all’eventualità di incontrarlo ma ovviamente non ci riuscii. Julien
tornava prepotentemente nella mia mente spazzando via tutti i miei propositi. Mi
ero riproposta di non cercarlo più e di dimenticarlo, ma i suoi occhi grandi e
turchesi non li avrei mai scordati.
La lezione
di filosofia si rivelò più noiosa del solito: da Kant a Hegel, da Sartre a
Heidegger e a Nietzsche, lasciando al marxismo il quarto d’ora finale. Il
professore aveva deciso di tenere un intero corso in sole due ore!
Quando
finalmente quella tortura finì tutti tirammo un sospiro di sollievo. Ci
riversammo a flotte nel cortile adiacente, complice un sole pallido che aveva
contribuito a far aumentare di qualche grado la temperatura.
“Resti con noi?”mi chiese Marie,
estraendo dallo zaino alcuni appunti da riscrivere.
Annuii
sospirando rassegnata. Non potevo andare alla bottega, non oggi. Nonostante mi
dispiacesse lasciar da solo il signor Bernard pensai fosse la cosa migliore da
fare. Dovevo incominciare a riprendere le mie abitudini, i miei impegni quotidiani, le mie amicizie..
solo così avrei potuto sperare di dimenticare Julien. Ma quel bacio, quel bacio
così intenso ed avvolgente, così tenero e appassionato lo avrei mai cancellato
dai miei ricordi?
Non avevo
scelta. Julien non mi voleva tra i piedi e io non potevo farci nulla, dovevo
accettare la sua decisione. Era stata chiara la sua reazione nel rivedermi,
nonostante fossi sicura di non essergli indifferente non riuscivo a fare a meno
di ripensare al suo sguardo glaciale e distaccato.
Ma non avevo
voglia di stare in compagnia, cosi con una scusa mi avviai verso la fermata del tram.
Marie mi sorrise, probabilmente per tirarmi su di morale, ma io ricambiai in
maniera poco convincente.
Ero totalmente
assorta nei miei pensieri e mentre camminavo a testa bassa e con passo spedito
non mi accorsi che qualcuno veniva verso di me.. lo scontro fu inevitabile.
“Mi scusi, non..” mi fermai a metà
frase, stupita alla vista di lui.
Indossava
un paio di jeans neri e una T-shirt, ai piedi delle scarpe da tennis chiare.
Appena lo vidi sentii le gambe tremare, mi mancava il respiro dall’emozione.
Julien era li, di fronte a me, bello da togliere il fiato, mi perdo nei suoi
occhi di ghiaccio, così genuini, così trasparenti, così disarmanti.
Ma perché era
li? Mi stava aspettando? Sorrisi inconsapevolmente. Si, aspettava proprio me.
Devilgirl: i tuoi complimenti mi fanno
enormemente piacere.. se risco a scrivere in modo "decente" e' anche merito
vostro che mi spronate a fare sempre meglio!
ChasingTheSun: menomale che la mia idea di LUI
rende bene... era proprio quello che volevo trasmettere
Lucyette: eccoti accontentata con un nuovo
capitolo, spero ti piaccia...fammi sapere! Lo sai che ci tengo.
Silvietta_inlove4ever: mi inchino ai tuoi
complimenti.. ovviamente sono daccordo con te.. Julien e' proprio bello hihihihi
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Capitolo 10 *** Un pomeriggio con Te ***
Ringrazio quanti leggono la mia storia, a chi l'ha aggiunta tra i Preferiti e a chi la segue. I vostri commenti poi mi spronano a fare sempre meglio... spero di riuscirci... intanto vi lascio alla lettura del decimo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate ok? Buona lettura.
cap
Aveva
un’aria tranquilla, calma, gli occhi vivaci e parlanti. Con la mano mi fece segno
di avvicinarmi ma io rimasi bloccata, non osai, credendo di trovarmi di
fronte a un’illusione.
Allora fu
lui a fare un passo verso di me. Mi sorrise, guardandomi con quei suoi profondi
occhi chiari che ormai avevo imparato a conoscere.
“Ciao” esclamò con voce allegra.
Ebbi un
attimo di esitazione, poi ricambiai il saluto.
“Finalmente ce l’hai fatta! Cominciavo a
credere che non saresti più uscita da scuola”
Come faceva
a conoscere il collegio che frequentavo? E da quanto tempo era qui ad
aspettarmi? Ma soprattutto perché mi aveva voluto rivedere? Quante domande
affollavano la mia mente. Il cuore pulsava a mille ma avevo paura di parlare..
non volevo rompere quell’incanto.
“Che ci fai qui” chiesi titubante.
“Dovevo restituirti questo” esclamò,
estraendo qualcosa dalla tasca dei jeans.
Lo guardai
sbalordita senza dire niente. Non capivo il senso del suo gesto, tra due dita
sventolava una banconota da 50 Euro. Me la porse con un sorriso accomodante, i
suoi occhi scintillavano di un colore indefinibile.
Cercai di
sottrarmi al suo sguardo, ma non ci riuscii.
“Questo denaro è tuo.. prendilo.” disse
con voce decisa.
Turbata
indietreggiai istintivamente di un passo. Lui continuava a guardarmi, non mi
staccava gli occhi di dosso, sembrava stupito dalla mia reazione.
“Non voglio avere debiti con te”
concluse.
A quelle
parole le mie illusioni crollarono rovinosamente. Non era venuto per rivedermi,
non gli ero mancata, non aveva cambiato
idea su di noi.. voleva soltanto restituirmi i soldi che mi aveva rubato,
sperando così di azzerare ogni suo legame con me.
“Non li voglio!” esclamai io lasciando
trapelare una profonda amarezza.
In quel
momento odiai me stessa per non essere riuscita a rimanere con i piedi per
terra. Mi ero lasciata prendere dall’entusiasmo, innamorandomi pazzamente di
lui.
“Non ti capisco, perché reagisci cosi”
chiese con tono caldo e misterioso.
“Non mi importa nulla di quel denaro.. io
non ti ho cercato per questo” dissi.
Mi sentivo
il viso in fiamme. Volevo scomparire ma non riuscivo a distogliere gli occhi da
lui. Il sole gli illuminava il volto rendendo i suoi lineamenti ancor più
belli.
“E allora perché mi hai cercato.. cosa vuoi
da me?” esclamò avvicinando pericolosamente le sue labbra alle mie.
Sentii il
suo odore buono, il suo respiro pacato, sereno. Sentii il calore del suo corpo.
Ero tremendamente imbarazzata ma non gli avrei permesso di giocare ancora con
me.. si era accorto del forte fascino che esercitava e la cosa gli piaceva.
Glielo leggevo chiaramente negli occhi.
“Non voglio quei soldi” ripetei io guardandolo
fisso in faccia.
Come se non
avessi parlato distolse lo sguardo dal mio e cominciò a guardarsi intorno con aria distratta.
“Capisco.. frequenti una delle scuole più
prestigiose di questa città, a cosa può servirti una misera banconota da 50
Euro..”
Quelle
parole furono pronunciate con ridondante sprezzo, come se detestasse la
ricchezza con tutte le sue forze.
I suoi
occhi erano ora di un azzurro pallido, del colore del mare quando la luna
tramonta, così belli che era impossibile non guardarli.
“Se non posso renderti i tuoi soldi lascia
almeno che ti inviti a bere un caffè”
In quel
momento sentii il respiro fermarsi e le gambe iniziare a tremare. Il mio cuore
batteva all’impazzata, non so cosa avrei dato per rallentarlo.. sperai
fortemente che non se ne accorgesse. Cercai di parlare ma avevo la bocca
serrata e la lingua paralizzata. Mi limitai quindi ad annuire con un sorrisetto
accennato.
Mi porse il
braccio con fare deciso ed io lo accettai. Mi strinsi forte a lui.
Il sole stava
tramontando alla nostra sinistra e sullo sfondo si distinguevano chiaramente le
montagne innevate.
Lo guardai
meglio in volto, era bello, anche troppo. Il vento soffiava leggero tra i suoi
capelli corvini, glieli accarezzava spettinandoli, sfiorando appena la pelle in
una dolcissima carezza.
“Quanti anni hai, Ginevra” esclamò
posando i suoi occhi chiari e limpidi su di me.
“Quasi diciotto” risposi io.
Ricordava come
mi chiamassi. Era veramente bello sentire la sua voce pronunciare il mio nome.
Suonava così dolce, forse perché proveniva dalle labbra di un angelo. Arrossii
ancora una volta.
“Io invece ho appena compiuto ventun’anni”
dichiarò, fingendo di non accorgersi del mio imbarazzo.
A pochi
metri dalla metropolitana c’era un locale con tanti tavolini all’aperto, quando
il barista ci chiese se volessimo entrare dentro nel bar oppure rimanere fuori,
scegliemmo quest’ultima opzione. Ordinammo due caffè macchiati al latte caldo.
Restammo
seduti in silenzio per alcuni minuti. Mi sentivo osservare, con lo sguardo
complice.
“Che bel sorriso che hai”
Era stupendo
e allo stesso tempo imbarazzante sentirsi così, al centro dell’attenzione e
studiata nei minimi particolari. Lo guardavo e mi sentivo morire, mi attraeva
incredibilmente.
“Scusa per come mi sono comportato, sai
vederti da Bernard mi ha fatto uno strano effetto. Non volevo aggredirti..
davvero. Riconosco che sono stato piuttosto scortese e maleducato”
Amavo il
suono della sua voce, esercitava uno strano ascendente su di me. Mentre il
barista mise sul tavolo le nostre ordinazioni Julien cominciò a raccontarmi qualcosa
della sua vita permettendomi di entrare nei suoi ricordi più preziosi. I suoi
occhi chiari mi sorrisero facendomi sciogliere come neve al sole.
Il signor
Bernard mi aveva parlato della sua difficile situazione familiare ma sentire
quelle parole mi fece venir voglia di stringerlo forte, lì davanti a tutti. Non
so perché aveva scelto proprio me, forse perché era più facile confidarsi con
una perfetta sconosciuta.. dicono si sia più spontanei e sinceri. Ma ero
davvero un estranea per lui? A me sembrava conoscerlo da sempre. Aveva un modo
di fare così speciale. La sua vicinanza mi turbava, emozionandomi.
Pagò i
caffè e ci incamminammo verso la fermata dell’autobus. Improvvisamente mi
ritrovai le dita tra le sue. Erano gelate. Trattenni il respiro per l’emozione.
In quel momento ebbi la consapevolezza che non avrei più potuto fare a meno di
lui.. ne lui di me.
Lucyette:
ecco il decimo capitolo, spero ti piaccia! ovviamente ti
ringrazio per i complimenti.. cerchero' di non deludere le tue
aspettative.
Nikkith:
eh si Julien aspettava proprio lei anche se il pretesto che ha
usato non e' stato dei piu' felici per la nostra Ginevra. Spero che il
capitolo ti piaccia, fammi sapere!!
Chasing TheSun:
scusamiiiiiiiiiii !!!!!!! ho postato con molto ritardo... chiedo
venia! Ovviamente aspetto i tuoi commenti! Mi hai perdonata??
Silvietta_in love 4ever:
lusingata davvero... sono felice che apprezzi il mio "vocabolario"
diciamo che non mi piace ripetermi spesso e quindi sono alla continua
riceca di sinonimi da usare! fammi sapere cosa ne pensi del capitolo..
ci tengo molto.
Devilgirl89:
eh gia Julien e' proprio complicato... più vado avanti e
più mi rendo conto di quanto sia complessa la sua
personalità, ma infondo era proprio ciò che volevo...
renderlo irresistibile. Spero di esserci riuscita.
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Capitolo 11 *** Tutta colpa dei TRAM ***
Ecco postato l'undicesimo capitolo, contrariamente a tutte le mie aspettative e' stato piuttosto facile realizzarlo, l'ho scritto quasi di getto ieri sera. Spero che vi piaccia e che la personalita' di Julien riesca a venir fuori pian piano... Ovviamente attendo i vostri commenti. Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensiscono nonche' chi ha inserito la mia storia tra i preferiti e tra le seguite, mi son dilungata fin troppo... ora non mi resta che augurarvi buona lettura e buona festa della MAMMMA a tutti.
s
Proseguimmo
in silenzio, guardandoci e sorridendoci. Era un silenzio pieno di parole, un
silenzio pieno di emozioni, un silenzio carico di felicità di stare
insieme.
Arrivammo
alla stazione dei Tram in pochi minuti. Presto,decisamente troppo presto. Avrei
voluto che quel tragitto fosse stato il più lungo della mia vita per non dover
mai lasciare la sua mano. Gliela strinsi forte, lui ricambiò la
stretta.
Lo
guardai intensamente negli occhi, quegli occhi che mi facevano impazzire e che
quasi mi mettevano a disagio. Dalle sue labbra non usciva una parola ma
percepivo chiaramente la piena sintonia che si era creata tra
noi.
Mi
attirò dolcemente a se, scostando con la mano i capelli che mi nascondevano gli
occhi.. voleva guardarmi. Le nostre labbra ora si sfioravano, sentivo il suo
respiro sul mio viso e la sua mano accarezzarlo piano. Un brivido percorse il
mio corpo lasciandomi senza fiato. Julien posò dolcemente le sue labbra sulle
mie, il bacio che ne seguì fu uno di quelli contro cui il tempo non può che
arrendersi. La passione si accese sempre di più, sentii il suo calore
trasferirsi su di me. Portai la mano sulla testa fino ad accarezzare i suoi
capelli corvini. La sua pelle profumava di buono, i suoi occhi ardevano di
desiderio e di passione. Ci baciammo ancora, la sua lingua si muoveva languida
intrecciandosi alla mia, i nostri corpi stretti quasi a formare un’unica
persona.
Sentii
il tram rallentare, poi arrestarsi alla fermata. Le portiere si aprirono ma io
non riuscii a staccarmi da lui, volevo stargli vicino ancora un momento, avevo
bisogno che quell’attimo durasse ancora un po’.
“Non
te ne andare” sussurrò lui, scostando appena le labbra dalle
mie.
Il
tram riprese la sua corsa lento ma io non me ne curai. Ora volevo solo stare con
lui, baciarlo, stringermi forte al suo petto e sentire i battiti del suo cuore.
I suoi occhi erano due spicchi di cielo azzurro che mi fissavano e che
sembravano dirmi di volermi amare, di volermi conoscere
davvero.
C’erano
due panchine di legno marrone, vuote, in prossimità della fermata
del tram. Ci sedemmo lì ad aspettare il prossimo. Occhi negli occhi, mani nelle
mani, il mio cuore nel suo. Gli raccontai un po’ della mia vita da liceale, dei
miei interessi, delle mie passioni ma le parole erano spesso interrotte da baci
innocenti e dolcissimi sulle labbra e sul collo. Julien mi spostò i capelli con
delicatezza guardandomi intensamente mentre io mi perdevo nel suoi
occhi.
All’improvviso
mi resi conto che il sole era ormai tramontato del tutto e ricordai che il
prossimo tram sarebbe passato solo tra due ore, colpa della Fiera Internazionale
che aveva paralizzato l’intera città di Lione.
Guardai
l’ora: otto meno dieci. Non potevo aspettare tanto, ma non
sapevo come tornare a casa. Lo guardai con aria spaurita. Julien intuendo
il mio stato d’animo mi prese per mano guidandomi
attraverso vicoli e viuzze. Non ebbe bisogno di parlare, aveva la mia
incondizionata fiducia e lo avrei seguito ovunque, anche senza sapere
dove.
“Ti
accompagno io” dichiarò.
Arrivammo
ai piedi di un vecchio palazzo situato in un quartiere povero e
malfamato di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Aprì il portone e salimmo le
scale.
“L’ascensore
non c’e ma siamo al primo piano” disse rivolgendomi un caldo sorriso che per
un attimo mi fece fremere.
Infilò
la chiave nella serratura che si aprì al primo giro. La porta cigolò. Un
silenzio denso, remoto l’accolse.
“Mamma
sono io” esclamò a voce alta varcando l’uscio.
Mi
tirò dentro velocemente e richiuse la porta alle nostre spalle. Sorrise ancora
un volta facendomi segno di fermarmi e di aspettarlo lì. Lo guardai proseguire
lungo il corridoio e scomparire in una stanza.
Rimasta
sola diedi un occhiata in giro. Uno stretto vano rimpiazzava l’ ingresso, lo
attraversai. C’era una sala che fungeva probabilmente da soggiorno
e che ospitava al suo interno un piccolo divano ed un tavolo tondo.
Continuando per il corridoio mi trovai in una stanza un po’ più grande
arredata nell’essenziale: un letto, un piccolo armadio e una scrivania.
Doveva essere la sua camera. Entrai. Sullo scrittoio giacevano aperti
alcuni libri, notai le loro pagine ingiallite e alcuni appunti a margine. Non
resistetti alla tentazione di leggerne uno. Si trattava di un vecchio manuale di
antiquariato e restauro. Lo sfogliai in fretta. Vi erano illustrati i mobili più
significativi della storia ed evidenziati i cambiamenti che avevano determinato
il passaggio da uno stile all’altro, rendendo esaustivo un percorso storico,
culturale e artistico.
Ricordai
che il signor Bernard mi aveva parlato molto della sua passione per gli oggetti
antichi. Avevo ancora il libro tra le mani quando la mia attenzione fu catturata
da una foto che sporgeva da una pagina. La estrassi. Vi era
raffigurato un uomo sulla trentina che teneva in braccio un pargoletto dagli
occhi di ghiaccio.. riconobbi in quel volto Julien. Sorrisi. Sul retro della
fotografia vi era annotata una data e una dedica:
14 Settembre
1998
A Julien nel giorno del suo decimo
compleanno,
con affetto Papà.
Sentii
una morsa attanagliarmi il cuore e una lacrima mi attraversò il viso. Chiusi il
libro e lo appoggiai nuovamente sullo scrittoio. Feci appena in tempo ad uscire
dalla camera che la sua voce mi giunse alle spalle facendomi
sobbalzare.
“Possiamo
andare” esclamò tenendo in mano un mazzo di chiavi e facendolo penzolare nel
vuoto.
Prese
i caschi e scendemmo di corsa le scale. Una moto era parcheggiata sul ciglio del
marciapiede. Era molto opaca, sia di vernice che di tutto il resto. Aveva i
rubinetti della benzina uno diverso dall’altro, rimediati alla meno peggio.
Julien dopo qualche tentativo la mise in moto. Dopo un paio di accelerate lasciò
la moto al minimo e con un cenno di capo mi invitò a salirci a
cavalcioni.
“Aggrappati
a me, mi raccomando!” disse, allacciandosi il casco.
Saltai
in sella e mi strinsi forte a lui. Poi schizzammo in strada così spediti che il
mio stomaco non riuscì a starci dietro. Nascosi il viso contro la sua schiena
chiudendo gli occhi. Il profumo della sua pelle m’invase inondando il mio cuore
e portandoselo con sé altrove.
Mi
sembrava di vivere in un sogno, un sogno meraviglioso. Tutto era perfetto. Mi
ero follemente innamorata di quel ragazzo dagli occhi turchesi e dal
temperamento freddo e distaccato che però nascondeva un animo estremamente
sensibile ed emotivo.
Le
luci della città ci scorrevano al lato mentre percorrevamo il lungo viale che ci
portava verso la periferia. Mi strinsi più forte a lui e per un istante la sua
mano lasciò l’acceleratore per sfiorare la mia. Un brivido mi attraversò come
una scarica elettrica colpendomi diritto al cuore e arrestandomi il
respiro.
Nikkith: eh gia' infondo Julien non e' così
freddo come sembra... spero che in questo capitolo si riesca a percepire
qualcosa in piu' di lui e dell'ambiente in cui vive.
silvietta_in love 4ever: era proprio quello
che volevo trasmettere con la mia storia, far sì che il lettore si senta il
protagonista. Mi fa piacere esserci riuscita con te :)
lucyette: che dire, anche io potro' sembrare
ripetitiva ma grazie mille per i complimenti. Mi raccomanto continua a espormi i
tuoi pareri
Nells: benvenuta a te!! Spero che continuerai
a leggere la mia storia, mi fa incredibilmente piacere sapere che l'hai
apprezzata. Ovviamente sono dell'idea che per ognuno di noi esista da qualche
parte il nostro Julien hihihih
Devilgirl89: ci siamo sentite tramite email e
mi fa un piacere enorme mantenere i contatti con te... eh si come ti ho detto
Julien e' il frutto di piu' personaggi spero che la storia continui ad affascinarti. Fammi sapere che ne pensi del
capitolo ci tengo molto!
Chasing TheSun: menomaleeeeeeeeeee cmq per
farmi perdonare del tutto questo capitolo l'ho scritto tutto di un fiato e l'ho
postato rispettando le tempistiche Come ti pare?
Miley90: Ciaoooo
sono felice che tu abbia recensito la mia fanfiction, spero che il capitolo sia
all'altezza delle tue aspettative. Fammi sapere.
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Capitolo 12 *** E già mi manchi ***
Dodicesimo capitolo postato!! Spero che vi piaccia... potrebbe sembrare un po' noioso ma mi era indispensabile per mettere in risalto un po' la vita familiare di Ginevra, rimasta fin'ora nell'ombra.. spero di esser riuscita ad evidenziare il lati caratteriali e non che distinguono i nostri protagonisti. A conferma che l'Amore quando arriva non ci sono differenze che reggano! Aspetto con ansia i vostri commenti. Ovviamente ringrazio quanti recensiscono, leggono e aggiungono la mia fanfiction tra le seguite e i preferiti. Buona letturaaaaaaaaaaaa
12
Ero
decisamente in ritardo. Nessuno mi
avrebbe risparmiato, al mio rientro a casa, una sonora ramanzina ma poco mi
importava se in compenso Julien si era mostrato a me in tutta la sua
sensibilità. Scendemmo dalla moto entrambi sorridenti e felici, mi aiutò a
sfilare il casco senza mai distogliere lo sguardo da me.
“Eccoci arrivati” esclamai sospirando
profondamente.
“Già” disse lui.
Ma non
avevamo nessuna voglia di concludere questa giornata così emozionante, ce lo si
leggeva chiaramente negli occhi. Avrei dato qualsiasi cosa per non separarmi da
lui.
“Julien.. io.. io..”
Le parole
mi morivano in gola prima che trovassi la forza di spezzare quel sortilegio
meraviglioso. Cercai disperatamente i suoi occhi e quando i nostri sguardi si
unirono, un misto di paura ed eccitazione mi invase. Lo baciai sulle labbra piano, più piano e più
dolcemente che potei, volevo imprimere quel momento nella mia memoria,
assaporarne ogni istante e ogni sensazione.
Mille
brividi percorsero la mia schiena mentre le nostre lingue si intrecciavano
l’una nella bocca dell’altro. Le sue mani mi accarezzavano i capelli e poi
scivolarono lungo le spalle per stringersi sui miei fianchi.
“Dio quanto sei bella” mi sussurrò in un
orecchio.
Quel
complimento mi fece arrossire d’imbarazzo. Tornai a guardarlo negli occhi
azzurri e profondi. Ci stringemmo forte forte in un abbraccio senza respiro e
le nostre bocche si ricongiunsero nuovamente.
“Dovrei rincasare adesso” dissi con voce
fievole, sebbene non avessi alcuna voglia di muovermi da lì.
All’improvviso mi prese
una specie di ansia molesta che a stento mi lasciava respirare. Ebbi paura.
Paura di staccarmi da lui. Mi aveva rapito l’anima con un potere a cui mi era
stato impossibile resistere. Ero angosciata al pensiero di perderlo, non volevo
rompere quell’incantesimo, non volevo far finire questa giornata temendo forse che la magia che si era creata
tra noi si dissolvesse come neve al sole.
“Ci vediamo presto” esclamò lui sigillando con un dolce bacio quella
promessa.
Quando entrai in casa
trovai mia madre ad aspettarmi. Era un po’ più alta di me, vestita di una
leggerissima vestaglia di seta grigio perla. Il camino era acceso e regalava un
piacevole tepore, si sentiva un forte odore di ceppi bruciati.
“Serve altra legna?” dissi.
“Ti sembra questa l’ora di tornare!” gridò lei, incurante della mia
domanda.
“Scusa mamma ho perso il tram e a causa
della Fiera le corse sono state fortemente ridotte” azzardai, spiegandole
la “ragione” del mio ritardo.
“Hai anche il cellulare spento! Sono ore che
provo a chiamarti!”
“Si..ehm.. hai ragione.. deve essersi
scaricata la batteria “ mi giustificai ancora.
Guardai
l’orologio, segnava le ventidue passate da poco. Avevo fatto parecchio
tardi, il tempo in compagnia di Julien
era praticamente volato! Ci eravamo
appena salutati e già mi mancava da morire. Mi mancava il suo sorriso, le sue
coccole, la sua voce... mi mancava tutto di lui.
Scaldai la
cena che mia madre mi aveva lasciato sul fornello e mi misi a tavola. I miei
avevano appena finito di cenare, papà mi faceva compagnia a tavola sorseggiando
il suo caffè, l’indomani aveva
un’importante riunione di lavoro. Da quando c’eravamo trasferiti in questa
città i suoi incarichi si erano intensificati, oltre alla cattedra di Biologia
Marina all’Università Cattolica di Lione spesso partecipava ai meeting
organizzati dai Centri per le risorse Biologiche che svolgevano un ruolo
essenziale per la ricerca e lo sviluppo delle scienze della vita.
Era un uomo
intelligente e io lo ammiravo molto. Aveva una carriera prestigiosa, una bella casa
ed un rapporto meraviglioso sia con me che con la mamma. Si era realizzato in
tutto e il mio sogno era di diventare un giorno come lui.
Mi sorrise.
Eravamo sempre stati complici, lo eravamo anche in quel momento.. uniti contro
le ostilità della mamma.
“Ma Silvie! Non essere cos’
dura con mia figlia!” esclamò con aria sorniona.
“Tua figlia.. tua figlia! Se continui a prendere sempre le sue difese
arriverà il giorno in cui tornerà a casa solo per dormire!”
La voce ferma di mia
madre fu interrotta da una risata cristallina che in breve contagiò tutti, era
impossibile tenere il broncio a papà!
Lasciai il mio posto
davanti al fuoco e salii in camera. Mi misi a sedere sul letto e cominciai a
pensare a cosa mi era successo oggi. Ricordai il calore dei suoi abbracci
e il sapore dei suoi baci. Ricordai i
suoi occhi accendersi quando incontravano i miei. Ricordai la nostra
passeggiata e le lunghe chiacchierate.
Non vedevo l’ora che
facesse giorno per poterlo rivedere.. me l’aveva promesso. Sorrisi abbracciando
stretto stretto il mio cuscino, mi sembrò quasi di sentire il suo profumo sulla
mia pelle. Immersa in questi dolci pensieri mi addormentai.
Nells: si si.. ci sn ancora
vari aspetti della vita di Julien che sono ignoti.. a breve il nostro
protagonista dovra' fare i conti cn faccende legate al suo passato...
ora però nn voglio svelare troppo anche perchè i capitoli
li scrivo di volta in volta hihihi
Chasing TheSun: menomale
:) sono felice che la storia ti stia prendendo così. Mi
raccomando fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo
lucyette: che dire.. non
vorrei essere ripetitiva ma i tuoi complimenti mi lusingano sempre :)
ovviamente aspetto i tuoi commenti ciaooo
Miley90: e' proprio cio' che
voglio.. svelare la gia' complicata personalita' di Julien poco a
poco... spero di riuscirci! Grazie ancora per i complimenti
cri_91: benvenutaaaa sono
felicissima di sapere che apprezzi la mia storia, mi raccomando
continua ad espormi il tuo pensiero.. anche negativo!!
silvietta_in love 4ever: mi basta mi basta... l'importante e' che la storia ti piaccia! Ci tengo molto al tuo parere
Raffuz: mi inchino ai tuoi
complimenti, spero di meritare i tuoi apprezzamenti. Ovviamente attendo
le impressioni su questo capitolo. Ciaooo
Devilgirl89: che dire.. non
posso che restare in silenzio dinnanzi al tuo commento. Ti ringrazio
per l'opinione che hai di me. Anche io ti apprezzo molto. Il nome di
Julien e' frutto di molto lavoro.. volevo trovare un nome che
esprimesse insieme dolcezza e mistero e sapere che ti piace mi fa
sentire bene, perche' sono riuscita nel mio intento. Ovviamente non sto
a ripeterti quanto mi faccia piacere sentirti anche tramite email.
ciaoooo
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Capitolo 13 *** Quando il sogno può trasformarsi in incubo ***
Ecco postato il treizième hapitre :) spero che vi piaccia!!!!!!!!!! Ringrazio tantissimo chi apprezza la mia storia, leggendola e inserendola tra i preferiti o le seguite. Questo capitolo l'ho scritto ieri pomeriggio, l'idea mi e' venuta di getto e mi son messa all'opera. Buona letturaaaaaaaaa e buona Domenica a tutti.
12
L’indomani mattina fui
svegliata dal telefono. Ero ancora nel mio sogno, un sogno che mi parve di aver fantasticato tutta la
notte, un sogno lunghissimo e felice.
Dall’altra parte della
cornetta la voce di Marie mi avvisava che oggi i corsi pomeridiani erano stati
sospesi. Ovviamente la notizia non poté
che farmi piacere, un tenue sorriso si illuminò sul mio volto al pensiero di
come avrei potuto organizzare il resto della giornata.
Le lezioni proseguirono
come al solito. La signorina Cotillard lesse alcuni passi dell’opera di
D’Annunzio mentre io ero già lontana anni luce dall’aula. Chiusi gli occhi e
feci un gran respiro, stavo per fare la più grande follia della mia vita.
“Pss.. Ginevra, hey! Vieni con noi al parco più tardi?” mi chiese
Stephan dandomi un colpo al gomito che mi fece ridestare dai miei pensieri.
“Co..cosa?”
“Ma non ci stavi proprio ascoltando!” esclamò stizzito.
“No.. cioè non posso.. ho una lezione di pianoforte alle 17” dissi
con aria mista tra il sognante e l’innocente.
Marie mi lanciò
un’occhiata indagatrice poi sospirò sconsolata mentre io recitai alla
perfezione la mia commedia. Non credetti che se la fosse bevuta ma non potevo
coinvolgerla nelle mie pazzie anche perché di certo avrebbe fatto di tutto per
farmi desistere dai miei propositi.
Andammo a mangiare alla
mensa studentesca. Si unirono a noi anche Terence e Lucille, quest’ultima era
bella ma io non la conoscevo per niente.. mi sembrava anche un po’ altezzosa con l’aria perennemente distratta
di chi è immersa nel suo mondo da cheerleader.
“Menomale
che oggi non ci sono i corsi.. così potrò andare in giro per negozi! Sapete sto
cercando disperatamente dei pantaloncini amaranto a vita bassa da abbinare alla
mia cintura blu e bianca!” esclamò sorseggiando
tranquillamente il suo succo ai mirtilli.
La guardai
senza proferir parola. Continuava a conversare di abiti e mondanità. Il suo
discorso verteva sulla necessità di
trovare il giusto vestito da indossare al ballo di Natale nonché il cavaliere
più degno di stare al suo fianco. Stava
paragonando un ragazzo ad un indumento. Sorrisi, sarcastica.. avevamo la stessa
estrazione sociale ma sembravamo appartenere a due mondi completamente diversi.
Lei cosi elegante e raffinata, intenzionata a farsi conquistare solo da chi
potesse assicurarle ricchezza e prestigio; io invece innamorata follemente di
un ragazzo dalle umili origini che viveva di piccoli furti ed espedienti.
Pagai il
conto e uscii in fretta dal Fast-food. Avevo il cuore in gola, presi la
metropolitana e raggiunsi la periferia est della città. Cercai di fare mente
locale sul luogo in cui mi trovavo e ricordai tutta la giornata precedente.
Finalmente arrivai a Vénissieux, piccolo comune dell’aria urbana di Lione,
caratterizzato dall’alto tasso di popolazione marginale, in gran parte di
origine straniera e tristemente noto per l’ elevata percentuale di giovani
senza arte né parte spesso dediti
all’alcol e alle droghe a cui venivano attribuiti in parte fondatamente e in
parte per pregiudizio, spaccio, furti, stupri, scippi, atti vandalici e
numerose altre violazioni.
Non c’era
proprio nessuno in giro. Le porte delle case erano sprangate. Un senso di
freddo mi attraversò improvvisamente: avevo paura.
Mi guardai
in giro, spaesata. Avevo perso la strada e vagavo da sola in un quartiere sconosciuto
e malfamato. Stavo per tornare indietro quando vidi due ragazzi sbucare dal
fondo della carreggiata. Mi avvicinai a loro per farmi dare qualche
indicazione. Sembrarono ascoltare con
interesse le mie parole e fui felicissima di scoprire che conoscevano molto
bene Julien.
“Eh già, qui siamo come una grande
famiglia.. ci conosciamo tutti” proferì uno, con un ghigno lucifero sul
viso.
Erano
fisicamente molto simili: entrambi alti, muscolosi, capelli a coda di cavallo
per uno e corti per l’altro, scuri.. probabilmente di origini arabe.
“Comunque io mi chiamo Omar e lui è Liam…
piacere!”
Mi tesero
la mano ridacchiando ma quando gliela strinsi provai una strana sensazione,
come un’inquietudine in fondo al cuore.
“Seguici, ti portiamo subito da Julien”
Camminammo
per qualche minuto allontanandoci sempre più dal centro abitato. Sentii
aumentare in me quel senso di smarrimento e di angoscia,: dove mi stavano portando? Non mi sembrava la strada giusta.
“Scusa Omar.. ma dove stiamo andando” azzardai.
Lui si
voltò , aveva uno sguardo strano. Quel viso mi fece paura. Cominciai a
tremare.. il mio cuore eccellerò ancora.
“Perché non ci divertiamo un po’?” disse
l’altro, accarezzandomi i capelli.
Ad un
tratto me li prese con forza costringendomi a tenere la testa alzata, sembrò
sollevarmi da terra mentre mi spingeva forte contro il muro.
Sentii una
fitta lancinante alla nuca e istintivamente mi portai una mano dove avevo
dolore. Non ebbi il tempo di capire che uno di loro mi afferrò per le braccia,
bloccandomi. Mi costrinse a guardarlo in faccia, portando il suo viso vicino al
mio.
“Se urli ti ammazzo”
Cercai
invano di liberarmi da quella stretta, ma più mi dimenavo, più la presa si
serrava. Qualcosa mi colava sul viso, ne avvertii il sapore ferroso in bocca:
era sangue. Cominciai a gridare aiuto disperatamente, incurante delle sue
minacce ma sembrava che nessuno sentisse le mie urla.
“Ti ho detto di stare zitta” ripeté
mettendomi fortemente una mano sulla bocca.
Mi passò
l’altra sul viso facendola scivolare sui seni. Mi dibattei convulsamente senza
riuscire ad allentare la stretta alle braccia, sentii nella gola l’amaro sapore
del panico, mi si annebbiò la vista. Le gambe sembravano venir meno.
Mi tirò via
la collanina d’oro dal collo mentre l’altro mi bloccava la testa stingendola da
sotto il mento contro il suo addome. Parlavano velocemente in arabo e ridevano
tra loro.
“Piacerà anche a te” disse, cercando di
strapparmi di dosso la camicetta.
Fu la sua
ultima frase prima di essere scaraventato a terra con un pugno, sentii la presa
mollare d’un colpo. Tirai un sospiro e mi accasciai lenta, scivolando lungo il
muro.
“Omar non azzardarti a toccarla”
Riconobbi
immediatamente quella voce. Julien. Era venuto a salvarmi dall’incubo.. chiusi
gli occhi d’istinto rammentando il bruciore improvviso alla testa. Non ebbi la forza di guardare, ma intuii che
li aveva messi in fuga.
“È
tutto finito.. ci sono io adesso.. nessuno ti farà più del male..
nessuno”
Le sue
parole mi tranquillizzarono. Sentii le sue braccia forti sollevarmi da terra,
sentii il suo cuore battere. E cominciai a piangere.. a piangere senza riuscire
a fermarmi. Sentii finalmente la paura sciogliersi mentre mi stringeva a sé e
mi accarezzava i capelli rassicurandomi.
“Julien.. Julien” continuavo a ripetere
con la voce ancora rotta da profondi singhiozzi.
“Ci sono qui io.. sta tranquilla, non ti accadrà più niente, fa
vedere..” esclamò controllando l’entità della
ferita “per fortuna è solo un graffio,
calmati ti prego.. sono arrivato in tempo..”
Lo
abbracciai più forte che potevo.. stretta al suo petto non tremavo più. Alzai
gli occhi per guardarlo. Lui mi sorrise dolcemente, sollevò lentamente la mano
e con le dita lunghe e sottili mi asciugò le lacrime accarezzandomi il viso.
silvietta_in love 4ever: merçì!!! che bello sapere che la mia storia continua ad appassionarti.. cosa ne pensi di questo capitolo?
Nells: spero che ti piaccia questo capitolo, l'ho scritto ieri :) ovviamente ti ringrazio per i complimenti!!
nikkith: in effetti anche
io avevo intenzione di rendere Julien un po' asociale... ma quando lo
metto a contatto con Ginevra lui sfugge al mio controllo hihihi!
lucyette: mille grazie per i complimenti! Spero che questo capitolo soddisfi ancora le tue aspettative, fammi sapere!
Devilgirl89: grazie grazie
grazie :) sono felicissima di leggere i tuoi commenti. Eh come gia' ho
detto quando comincio a scrivere i miei personaggi spesso assumono vita
propria :P l'idea iniziale era proprio di rendere Julien
insopportabile.. forse lo e' ancora ma con Ginny proprio nn ci riesce
:) che ne pensi di questo capitolo?
ChasingTheSun: ciaooo grazie per il commento, spero che esprimerai il tuo parere su questo capitolo, ci tengo!
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Capitolo 14 *** Non posso stare senza TE ***
14
Ciao
a tutti, scusate il ritardo! Questa settimana e' stata un po' carica di
impegni e poi il capitolo non voleva saperne di uscire bene :) Spero
che non vi deluda! Ho cercato di evidenziare le sfaccettature del
carattere di Ginevra che con mio grande stupore si sta rivelando
tutt'altro che timido e accondiscendente. Quando vuole qualcosa... se la prende!
Piano piano, tenendoci per mano, ci avviammo verso casa sua. Ero così scossa
per ciò che era successo che ancora non riuscivo a parlare. Sentii stringere
forte la mia mano come a volermi dire “ci sono io qui” Sorrisi e lo abbracciai
ancora una volta.
“Sono stata una stupida”
Fu l’unica cosa che
riuscii a dire e scoppiai nuovamente in lacrime. Julien mi accarezzò dolcemente
i capelli e la fronte continuando a guardarmi negli occhi.
“Non so cosa gli avrei fatto se solo ti avesse sfiorato” disse con voce
profonda.
“E’ stata tutta colpa mia, che ingenua a fidarmi di quei tipi” esclamai con le
labbra ancora tremanti.
“Dobbiamo medicare questo taglio.. per fortuna si tratta di un
piccolo graffio”
Me ne ero quasi
dimenticata. La testa non mi faceva male come prima ma era meglio disinfettare
la ferita. Passammo di vicolo in vicolo, fino ad arrivare all’edificio in cui
abitava. La luce scialba di una semplice lampadina ci guidò per le scale mentre
in silenzio mi condusse nella sua camera.
“Torno subito” disse.
Portai una mano sul
mio cuore, sentii come batteva più in fretta, come ad aspettare qualcosa. Lo
spavento era passato ma l’agitazione non mi aveva ancora abbandonata. Mi
guardai le mani, tremavano. Era il turbamento che mi provocava sapere di
trovami lì da sola con lui.
“Ti ho preparato un impacco al miele.. vedrai avrà un effetto miracoloso”
Sorrisi raggiante,
con gli occhi lucidi dall’emozione. Era meraviglioso, il suo sguardo era così
luminoso che non avrei potuto sostenerlo oltre, sembrava accecarmi. Notai in
quel volto un’espressione stranamente seria ed ebbi paura di aprir bocca, quasi
temessi le sue parole. Era seduto sul bordo del letto e mi guardava.. mi guardava
con quegli occhi azzurri e penetranti. Lentamente mi mossi verso di lui mentre
una leggera carezza sfiorava il mio viso. Fui assalita da un calore improvviso,
sentii il cuore in gola e avvicinai le mie labbra alle sue. Un bacio. Prima
dolce e delicato, poi sempre più passionale.. le nostre lingue si intrecciavano
per poi strecciarsi e cercarsi di nuovo, le salive si mischiavano, sentivo il
suo odore, sempre di più. Mi sentii cadere all’indietro, scivolare dolcemente
sul letto.. le sue mani si muovevano su di me afferrando i bordi della mia
veste per scoprirmi le spalle. Lo accarezzai sulla schiena spostando la
maglietta che lo rivestiva e raggiungendo così la sua pelle, il contatto mi
mozzò il respiro scatenando in me nuovi brividi. Le sue labbra bruciavano sul
mio collo, invocai il suo nome in una richiesta disperata. Mi coprì completamente
col suo corpo contemplando i miei occhi con un espressione talmente sfolgorante
da scaldarmi l’anima, sentii un dolce tepore scombussolarmi lo stomaco mentre
il cuore sembrava scoppiarmi in petto tanto batteva veloce. Era a pochi
centimetri da me.. mi sembrava di impazzire. Strinsi gli occhi nel disperato
tentativo di reprimere il desiderio che sentivo crescere in me. Lui restava lì,
sopra di me senza accennare un solo movimento. “Perche?” Avvertii qualcosa di strano, la preoccupazione mi
fece riaprire gli occhi.. scorsi un espressione strana, seria e decisa ma anche
di attesa. Lo osservai fisso mentre un sottile velo di curiosità e di
inquietudine calò sul mio viso ancora accaldato dal desiderio, cercai di capire
cosa volesse dirmi perché sapevo che stava cercando di comunicarmi qualcosa..
qualcosa che non mi aveva detto prima.
“Non dobbiamo commettere questa pazzia”disse.
In quell’istante il
mio cuore andò in frantumi e le mie illusioni morirono, schiacciate dal peso di
quelle parole. Lo guardai con occhi sorpresi e interrogativi mentre il sorriso
dipinto sulle mie labbra si spegneva di colpo.
“Co..cosa?” esclamai con voce tremate, quasi incredula.
Julien non disse più
una parola, fece per liberarmi dal peso del suo corpo ma io lo trattenni su di
me, non volevo privarmi dei suoi baci, mai come in quel momento avevo bisogno
di stargli vicino.. i suoi occhi così chiari e così gelidi sembravano gemme di
ghiaccio ustionante.
“Perché dici così?”
Aveva un’espressione
triste disegnata sul volto mentre si mise a sedere sul letto, mi porse la mano
e mi tirò su facendomi spazio accanto a lui. Sembrò aver bisogno di qualche
minuto per riorganizzare le idee, quando si sentì pronto mi prese le mani con
delicatezza e disse:
“Non dobbiamo vivere questa storia Ginevra, questo amore ci porterà
solo tanta sofferenza”
Continuai a guardarlo
negli occhi senza emettere alcun suono e a quel punto lui proseguì il discorso:
“Apparteniamo a due mondi completamente diversi, non siamo fatti
per stare insieme”
Non volevo ascoltarlo, non volevo
credere alle sue parole, mi rifiutavo assolutamente di accettare o di ammettere
quella verità, non potevo immaginare la mia vita senza di lui.
“Julien.. io, io non capisco.. ho
fatto qualcosa? Perché non vuoi più vedermi?” dissi.
Cercavo ancora i suoi occhi, ma non li
trovavo. Evitava di guardarmi, sembrava inquieto. Ero sicura che provasse i
miei stessi sentimenti ma non capivo il perché stesse cercando disperatamente
di allontanarmi da lui.
“Non mi ha fatto niente! Come
potresti.. sono io che potrei crearti dei guai. Siamo troppi diversi Ginevra,
nessuno accetterebbe mai il nostro amore, ne i tuoi genitori, ne mia madre”
Sua madre.. ecco cosa era successo. Sua madre non mi accettava, ma
perché? Cosa le avevo fatto? Nemmeno l’avevo mai vista. Presi coraggio e
azzardai un’altra domanda:
“Tua madre rifiuta la
nostra storia? Perché non..”
“Non è come pensi” mi interruppe “lei vuole solo la mia felicità, crede che innamorarmi di una ragazza
così lontana dall’ambiente in cui vivo causerà solo tanto dolore.. per entrambi!
E con ciò che ti stava per succedere oggi penso che abbia ragione.. siamo
troppo diversi” proferì.
La odiai senza conoscerla, odiai la ricchezza, odiai me stessa..
ma non volevo rinunciare a lui. Non potevo farlo. Così mi avvicinai, chiusi gli
occhi e lo baciai. Baciai quelle labbra dolci come il miele e amare delle mie
lacrime, ero disperata, colma di un’immensa tristezza. Lui rimase attonito, mi guardò con quei suoi
occhi azzurri e piano aprì le labbra, rispose alla mia passione, intrecciò le
lingue e assaporò il mio desiderio.. ad un tratto le sue mani si portarono
attorno alla mia schiena, me le sentivo addosso, mi teneva stretta. E poi vidi ancora il suo sguardo, questa volta
sereno e tenero. Lo cercai e lui mi accarezzò, mi tranquillizzò, si assicurò
della mia felicità, guardandomi a lungo e abbracciandomi ancora. Ammirai il
tramonto svanire e riempirmi di lui, guardai l’ultimo spicchio di sole,
arancione.. possedeva i suoi occhi.
lucyette: sono felice di sapere che ti
piace! Ti ringrazio per i complimenti e fammi sapere che ne pensi di quest'altro
capitolo
Ferula_91: ciaooo! benvenuta! Ovviamente
non ti sto a dire che piacere mi fa sapere che apprezzi la mia fanfiction,
aspetto i tuoi prossimi commenti.
Devilgirl89: Ciao Domizia!! HIHI non me
l'avresti perdonata eh? E che volevo far tremare il mito di Julien hihiihhi :)
che ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere!
silvietta_in love 4ever: ciaoooo :) per
fortuna non e' successo niente, tutto si e' risolto in un graffio e in gran bel
spavento.. cmq Ginevra non e' docile e timida come sembra, in questo capitolo si
comincia a capire la sua vera personalita'!
ChasingTheSun: che ne pensi di quest'altro
capitolo? Fammi sapere eh! Mi raccomando ci tengo ai tuoi commenti.
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Capitolo 15 *** Amori ed Ostilità ***
Ciao a tuttiiiiiiiii. Ecco il nuovo capitolo, diciamo che questa volta la stesura e' stata piu' semplice :) Ringrazio tutti coloro che recensiscono, leggono e aggiungono la storia tra i preferiti e le seguite. Sapere che la mia fanfiction piace mi rende contentissima. Spero di non deludervi!! Buona lettura e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!!!!!!!!
gggg
Rimanemmo abbracciati, senza dire nulla, per un tempo infinito,
assaporando i profumi troppo a lungo negati ai nostri sensi. Julien fu il primo
a sciogliersi dall’abbraccio. I suoi occhi turchesi erano fissi su di me ad
indagare, a leggere chissà cosa dentro di me. I suoi occhi. I suoi occhi così
carichi di passione, di paura, di gioia mi avevano ipnotizzata.. di nuovo.
“Ginevra, Ginevra... tu sei
matta e finirai col fare impazzire anche me!” esclamò ridendo.
Sorrisi anche io, felice di scorgere sul suo volto
quell’espressione divertita. Non volevo pensare a ciò che mi aveva detto mezz’ora
prima, desiderai con tutta me stessa cancellare dalla sua mente ogni brutto
pensiero.
“Dai andiamo.. ti
accompagno a casa” disse alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta “
per fortuna il graffio è quasi
invisibile”
Mi tirai su a malavoglia e presi la borsa. Cercai di non guardarlo
diritto in viso, non volevo si accorgesse che mi veniva da piangere ma sentivo
i suoi occhi su di me, irrimediabilmente. E così quei passi che avevo sentito
allontanarsi, tornarono indietro, procurandomi un brivido incontrollabile. Mi
prese per le spalle, restammo immobili per qualche secondo, nel centro della
stanza, assorti in chissà quali pensieri finché non mi costrinse a guardarlo.
“Che c’è” mi chiese
confuso, asciugandomi le lacrime con le dita.
“No so.. niente.. non ho
niente” dissi, distogliendo gli occhi dai suoi e abbassandoli.
Mi alzò il mento con la mano e mi baciò dolcemente sulle labbra.
Riformulò la sua domanda.
“Ho paura Julien.. ho paura
che uscendo da questa camera ti perderò per sempre” risposi sincera.
“Non succederà”
sentenziò pacatamente “anche se dovrei,
non riesco a rinunciare a te”
Quelle parole risuonarono per me come una liberazione.
All’improvviso il regno delle tenebre era scomparso e il mio cuore si era
riempito di gioia. Gli gettai le braccia al collo stringendolo forte a me, perdendoci
in un lungo abbraccio chiarificatore quando ad un tratto la nostra intimità fu interrotta da una voce roca
spezzata da molti colpi di tosse.
“Julien, sei qui, volevo..”
Ferma a metà frase, sul ciglio della porta, una donna dall’aspetto
gracile, dagli occhi pensosi e dai lineamenti stanchi ci guardava con aria a
dir poco perplessa.
“Mamma sai che non devi
alzarti dal letto.. ti accompagno in camera tua” disse muovendosi verso di
lei.
“E’ lei?” esclamò indicandomi e
squadrandomi con reale avversione dall’alto al basso.
Julien
sembrò non darle retta mentre la sorreggeva amorevolmente per un braccio. Ma la
signora non smetteva di fissarmi ed io mi sentivo indifesa sotto il suo sguardo
scrutatore.
“Sei tu la famosa Ginevra, vero?” disse
ancora, liberandosi dalla stretta.
Udire
il mio nome, pronunciato da quella donna,
mi fece rabbrividire. Ero immobile, incapace di agire.. il coraggio
sembrava avermi abbandonato mentre le parole mi morivano sulle labbra.
Annuii
cercando di fare un sorriso che venne, però, subito smorzato dal suo sguardo
truce.
“Che c’è.. hai perso la lingua? Eppure non
mi hai dato l’impressione di essere tanto timida”
Non
capivo il perché di tanta ostilità, cosa le avevo mai fatto? Continuava a
guardarmi con occhi pieni di odio, come se le avessi procurato del male. Mi
faceva pena ma non sapevo come comportarmi.
“Andiamo mamma.. non devi affaticarti”
esclamò Julien con voce apprensiva ma con un’espressione dura che non ammetteva
repliche.
Uscirono
dalla camera lentamente.. li guardai allontanarsi lungo il corridoio, li sentii
ancora discutere in una stanza. Le sensazioni che avevo avuto erano quindi
vere, ebbi la conferma di quanto mi aveva lasciato intravedere, quella donna mi
odiava. Le stavo rubando il figlio?
Essere ricca era forse una colpa? Ad un tratto udii chiaramente la voce di
Julien scandire queste parole:
“Lo sai il bene che ti voglio mamma ma devi
capire che mi sono innamorato di Ginevra.. non ho mai amato nessuno così tanto
nella mia vita come amo lei”
Il
mio cuore si riempì di gioia e cominciò a battere forte. Trattenni il fiato: anche lui mi amava. Non mi serviva
sapere altro, sebbene sua madre rifiutasse ogni contatto con me. Davvero non
capivo le ragioni di tanto astio nei miei confronti ma ripensare a quelle
parole, proferite così risolutamente da Julien mi dava forza, mi scaldava
l’anima.
“Non capisco il tuo disprezzo, ma se vuoi
mettermi in condizione di scegliere e ovvio che..”
All’improvviso
la porta si chiuse, le voci si fecero più lontane.. non riuscii a sentire altro.
Il mio respiro rimase appeso alle sue labbra come ad un malessere celeste.
“Scusa
per quanto è successo” esclamò rientrando in camera ed ignorando di quanto
e cosa avessi ascoltato.
Feci
cenno di sì con la testa. Sì, che non doveva preoccuparsi, non ebbi il coraggio
di chiedergli nulla. Quella frase rimasta sospesa martellava insistente nella
mia testa. Durante il tragitto in moto nessuno dei due parlò ma prima di
scendere mi sorprese con un bacio a fior di labbra.
“Ho voglia di stare un po' con te.. ti va di
uscire stasera?”
Mi
aveva invitata a passare la serata insieme! Non riuscivo a credere alle mie
orecchie: ero felice, anche se le
lacrime mi scendevano copiose e non riuscivo a fermarle. Ero felice perché lo
amavo così tanto.
“Ma che fai.. piangi di nuovo!” esclamò,
stupito “ahi ahi.. mi sa che ti faccio
proprio un brutto effetto!”
Mi
misi a ridere e a piangere insieme. Rise anche lui. Lo guardai in volto: era semplicemente bellissimo.
La
mia mente non riusciva più a pensare, ero già proiettata a questa sera..
mancavano solo tre ore al nostro incontro, ero nervosissima, in fondo si
trattava del nostro primo, vero appuntamento. Spalancai l’armadio, mi guardai
attorno indecisa. Dopo qualche minuto di esitazione decisi di indossare una
gonna plissé in maglina nera, una delicata sciarpa di seta color avorio e una
camicetta della stessa tonalità scolata al punto giusto. Lasciai i capelli sciolti, così il graffio
avrebbe dato meno nell’occhio. Un trucco leggero e poche gocce di profumo: finalmente ero pronta. Avevo il cuore
che andava a mille ma ormai ci stavo prendendo l’abitudine.
Quando
lo vidi arrivare il mio respiro sembrò arrestarsi per un istante.. i suoi occhi
brillavano nel buio come fuochi azzurri! Indossava jeans a vita bassa e una
felpa in tinta unita con sotto una T- shirt
bianca. Andammo in centro a vedere le vetrine, c'erano degl'uomini che stavano
montando degl'addobbi per Natale, le lucine, erano dolcissime. Cenammo in una
deliziosa pizzeria tenendoci dolcemente per mano: mi sentivo in paradiso. Avevo completamente dimenticato lo spavento
di quest’oggi, accanto a lui mi sentivo sicura e protetta.
Facemmo
un’altra passeggiata per il corso e quasi senza rendermene conto ci ritrovammo
davanti al negozio del signor Bernard. La vetrina era illuminata anche di
notte. Pensai all’ultima volta che ci ero entrata, era passata una settimana
ormai.
“Ricordi quando ci siamo conosciuti?”
esclamò, appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Eh, chi se lo dimentica! Eri
arrabbiatissimo di vedermi” affermai, divertita.
“Diciamo che mi hai colto alla sprovvista..
non avrei mai immaginato di incontrarti proprio lì sebbene in quella calda
mattina di fine settembre ebbi come la certezza che non mi sarei liberato
facilmente di te”
Lo
abbracciai forte e lo baciai sulla guancia. Ricordai il nostro primo incontro
ma preferii sorvolare sui dettagli. Ora non potevo che benedire quel fatidico
giorno in cui il destino volle che venissi rapinata dal ragazzo più dolce e
carino di questo mondo.
“Ti va di ripetere l’esperienza? Prometto
che questa volta sarò gentile” disse estraendo dalla tasca un mazzo di
chiavi.
Ne
aveva un duplicato per le emergenze, segno che il signor Bernard si fidava
ciecamente di lui. Sollevò la saracinesca di un metro circa, facendo un rumore
infernale, ci piegammo per entrare e la richiuse dietro di me. Dentro era buio
pesto, Julien allungò la mano per cercare l’interruttore della lampadina e
quando lo trovò pigiò il tasto, la luce si accese. Ogni cosa era al suo posto:
libri rari, pitture e preziosissimi oggetti d’antiquariato.
“Scusi signorina, posso conoscerla?”
esclamò, fingendo di non avermi mai vista prima.
“Certamente” risposi io.
Ci
mettemmo a ridere entrambi, eravamo a pochi centimetri l’uno dall’altra. Mi
sfiorò la guancia con la mano mentre appoggiava delicatamente le sue labbra
sulle mie, erano calde e morbide, mi abbandonai sospirando all’umido contatto
delle lingue. In quell’istante ebbi la consapevolezza che questa notte non
l’avremmo mai più dimenticata.
lucyette: ecco
il nuovo capitolo, finalmente sono riuscita a terminarlo :) spero
ti piaccia. Sono lusingata dai tuoi complimenti. A presto!
Devilgirl89: hihiih
Ok Ok mi arrendo.. :) spero che questo capitolo soddisfi le tue
aspettative.. per la descizione della scena clou ho preferito
aspettare il prossimo :P hai ragione anche io tifo per questa coppia
sebbene ci siano ancora alcuni aspetti in OMBRA del carattere di
Julien. Spero che nel corso della storia riesca ad evidenziarli come
desidero. Ovviamente aspetto i tuoi commenti. A presto, ci sentiamo via
email.
ChasingTheSun: eh
si Ginevra sta cacciando il CARATTERE, sai inizialmente volevo
impostare in maniera decisa le caratteristiche di ciascun protagonista,
deciso e fermo lui... dolce e accondiscendente lei. Ma il bello di una
storia e' anche vedere come di capitolo in capitolo i personaggi
sfuggano al mio controllo e i caratteri quasi si capovolgono! Ti
ringrazio per i complimenti. A presto!
Ferula_91: diciamo
che il periocolo e scampato... quasi! Ovvimente i tuoi complimenti mi
lusingano, spero che questo capitolo ti sia piaciuto.. fammi sapere mi
raccomando!
silvietta_in love 4ever: ciaooo
grazie per il commento, sono felice di sapere che continui ad
apprezzare la mia storia. Per scoprire come va a finire dovrai
continuare a leggere la fanfictioni, riuscirai a reggere il supplizio??
hihiihi aspetto le tue recensioni.
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Capitolo 16 *** Null'altro che Amore ***
Eccomi qui col nuovo capitolo. Scusate il ritardo :) chiedo scusa in anticipo per la "lunghezza" del capitolo. Ma dopo averci pensato un po su' ho capito che questa parte della storia meritava un angolino tutto suo. Cosa ne pensate? Fatemi sapere! ovviamente ringrazio quanti mi seguono e recensiscono la mia storia. Buona lettura a tutti.
sssssssssssssssss
Non
so per quanto tempo continuammo a baciarci ma l’ardore era tale che sembrava
volessimo scambiarci l’anima. Sentivo la mano di Julien accarezzarmi il fianco
e seguire la linea della mia vita. Mi abbandonai tra le sue braccia facendomi
trasportare dall’intensità di quel momento. In questa notte magica esistevamo
solo noi due e le nostre emozioni.
Chiusi
gli occhi.. sentii i nostri respiri farsi più forti, poi le sue labbra
sfiorarono il mio collo. Che brividi mi dava! Avevo la testa leggera, forse il
profumo d’incenso che c’era nell’aria mi aveva intontito o forse era l’emozione
che stavo provando.
L’azzurro
del suo sguardo mi guidò nel silenzio della notte. Ero completamente persa di
lui. Le sue mani mi stringevano dolcemente come
a reclamare un possesso che non gli era mai stato messo in dubbio. Io ero
completamente sua. Mi
guardò come se fossi la cosa più bella dell’universo, come se fossi una principessa
e io adoravo poter annegare in quei due laghi di acqua limpida che aveva al
posto degli occhi. Mi faceva sentire protetta, unica. Avrei voluto dimostrargli da
subito quanto gli appartenessi, ma le regole del pudore me lo impedivano. Appoggiai
la testa sul suo petto e sentii il suo cuore battere forte. Eravamo una cosa
sola, legati stretti a doppio filo. Ed era così dolce, così unico, così
perfetto. Mentre i nostri corpi si spostavano l’uno contro
l’altro raggiunsi l’orlo della sua felpa, gliela sfilai lentamente dalla testa,
assaporando pollice per pollice la pelle che si rivelava. Il suo petto era
perfettamente scolpito, muscoloso ma non troppo. Quando Julien incominciò a
slacciarmi piano la camicetta, guardandomi negli occhi con intensità, mi sentii
come se stessi perdendo i sensi.
Sentii la sua pelle nuda aderire perfettamente alla
mia; sentii il suo respiro affondare nelle mie orecchie e tra i miei capelli.
Portò con veemenza il mio volto verso il suo facendo scivolare la sua lingua
avida nella mia bocca. Intrecciai inconsapevolmente le gambe attorno al suo
corpo mentre le mie labbra si nutrivano ancora del suo sapore.
Ci chiudemmo nel retro e ci sdraiammo uno di fianco
all’altra, occhi negli occhi, col cuore che mi esplodeva in petto. I nostri
sguardi si cercavano incessantemente mentre i nostri corpi fremevano per la
vicinanza. Ad un tratto mi sovrastò col suo peso ed io, guidata da una forza
superiore, aprii le gambe consentendogli di accomodarsi nel mezzo. Julien non
smetteva di baciarmi, le nostre bocche non si erano mai staccate finché non
iniziò a tracciare una scia con le labbra sul mio collo. Le sue mani mi
stringevano mentre sentivo il suo bacio scendere sul seno. Un brivido mi
percorse tutta la schiena, un brivido di eccitazione. All’improvviso si fermò e
mi guardò come a cercare conferma di non forzarmi.
“Sei sicura?”
Io annuii con la testa e lo attirai di nuovo verso
di me. Le sue mani, a quel punto più sicure, scivolarono sulle mie cosce
alzandomi la gonna leggera. Me le sentivo addosso, mi toccavano, sfioravano i
miei capelli dai riflessi ambrati, il mio viso, esploravano ogni centimetro
della mia pelle, con fare lento e delicato. Mi faceva morire piano, mi
avvolgeva in un torpore che a poco a poco mi annullava in lui. Anche i nostri
baci erano diventati più audaci, ormai ero seminuda sotto il suo sguardo
incantato. Ogni suo sfioramento accendeva dentro di me un enorme incendio che
sembrava bruciare tutte le mie barriere,
facendomi diventare perfino più ardita. Con le dita ferme gli slacciai i
calzoni e inarcai la schiena affinché potessimo
divenire una sola anima, un solo corpo. La potenza del nostro amore era la
prova di essere nati l’uno per l’altra. Facemmo l’amore e fu bellissimo:
dolcissimo e romantico, per me era la prima volta. Sentivo il suo corpo in
completa sintonia col mio, il piacere sembrava travolgermi e non riuscii a
trattenermi dall’ansimare profondamente. Lui era sopra di me, dentro di me e si
muoveva piano, ad ogni sua inarcata, ad ogni sferzata decisa, ero consapevole
che ormai eravamo indissolubilmente uniti.
Esausti ma ancora frementi dal piacere, appoggiai la
testa sul suo petto mentre lui mi accarezzava dolcemente la fronte e i capelli.
Avrei voluto fermare il tempo e restare così per sempre.
“Ti amo”
All’udire quelle parole il mio cuore ebbe come un
sussulto di gioia. Sollevai la testa per guardarlo, il ghiaccio dei suoi occhi
sembrava sciogliersi in nome di quell’amore che sentivamo crescere dentro di
noi.
Lo baciai ancora e ancora.. sebbene il tempo fosse tiranno
io non avevo nessuna voglia di rompere la magia di quest’idillio.
“Ti amo anche
io” esclamai con voce ferma.
Le sue braccia mi strinsero più forte mentre le sue
labbra finirono la loro corsa nuovamente sulle mie.
Ci scambiammo un’occhiata complice. Eravamo entrambi
consapevoli di quanto si fosse fatto tardi. Senza dire una parola ma con un’espressione di
appagamento sul volto ci alzammo a raccattare i vestiti sparsi tutt’intorno,
lentamente cominciammo a vestirci rallentando ogni gesto, quasi a voler
prolungare ancora un poco il piacere di stare insieme.
Era l’una passata quando rincasai. Per fortuna i
miei genitori stavano già dormendo e senza fare il minimo rumore sgattaiolai su
per le scale, precipitandomi in camera. Senza spogliarmi sprofondai sul letto,
ero in una specie di sogno, completamente in balia delle mie emozioni. Non riuscivo
a fare a meno di pensare a lui, ai suoi
abbracci, ai suoi baci paradisiaci, al profumo della sua pelle. Chiusi gli
occhi con la voglia di ripercorrere all’indietro queste ore, nell’attesa e
nella speranza di accorciare il tempo e la distanza che ci separavano. E così, immersa nel rewind dei ricordi mi abbandonai
tra le braccia di Morfeo mentre il suono di quelle dolci parole continuava ad
echeggiare nella mia mente.
Nells,:
sono felice di leggere le tue recensioni, scusa se per questo
capitolo ti ho fatto aspettare, ma ci tenevo a farlo venire bene. Mi
raccomando fammi sapere cosa ne pensi!
Stella Del Sud: ciaoooo
sono lusingata del tuo complimento. Davvero ti ha appassionato cosi'
tanto la mia storia?? Se e' cosi' non posso che ringraziarti altre
mille volte, mi fa piacere sapere che apprezzi la fanfiction, i vostri
commenti mi spronano a fare sempre meglio. Spero di non deluderti ora!!
Ferula_91:
eh già la madre di Julien e' un po' antipatica... :) spero di
aver reso bene le sue paure e i suoi stati d'animo e soprattutto fisici
che condizionano il suo modo di essere e che soprattutto sono la causa
principale del suo amore quasi morboso per il figlio. Fammi
sapere che ne pensi di questo capitlo. Ci tengo tantissimo.
lucyette: eccoti
ed eccomi accontentata. Ci ho lavorato molto su questo capitolo e
sebbene non sia lunghissimo spero di aver descritto bene le emozioni
dei protagonisti. Ho voluto dedicare questo capitolo esclusivamente a
loro. Ti piace? Fammi sapere.
Devilgirl89: wowo
Julien un angelo! Leggere i tuoi commenti mi fa incredibilmente
piacere. Sono felicissima di esser riuscita a cacciare fuori le
caratteristiche di Julien e Ginevra, spero di non deluderti
proprio ora! Che ne dici di questo capitolo?
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Capitolo 17 *** Voglio solo TE ***
Ecco il nuovo capitolo, scusate il ritardo!!! Spero vi piaccia! Ringrazio chi legge e chi recensisce la mia storia. Mi fa piacere che l'apprezziate. Ovviamente aspetto i vostri commentiiiiii!! Buona lettura
fsdfsdfsdfsdfa
Quando riaprii gli occhi mi trovavo sul letto, le
luci ancora accese. Fuori il sole stava sorgendo, rischiarando il cielo sereno.
Era una strana luce bianca quella che filtrava nella stanza, c’era anche un
silenzio particolare, come se tutto intorno, fosse avvolto da bende. Mi alzai e
a piedi nudi mi diressi alla finestra. Scostai le tende e.. migliaia di piume
bianche stavano danzando davanti ai miei occhi, si posavano sugli alberi, sul
vialetto del giardino, sulle aiuole. Tutto era nascosto sotto una candida
coperta che brillava come se fosse intessuta di piccole gemme di cristallo.
Dentro di me sentii crescere una sensazione di
disordine e di speranza mentre un brivido di leggera eccitazione mi percorse
tutto il corpo. Mi sentivo viva e palpitante, le sensazioni provate ieri mi
avvolgevano ancora.
Il mio cuore sembrava impazzire al solo pensiero di
poterlo stringere, di poterlo amare. Ai miei occhi già mancava il suo sguardo,
le mie labbra già reclamavano i suoi baci e le mie mani già volevano la sua pelle.
Sorrisi al pensiero di lui, che probabilmente stava ancora dormendo e mi
rammaricai di non potergli essere accanto, svegliarmi tra le sue braccia, in un
abbraccio protettivo e pieno d’amore.
Mi accorsi di essere ancora vestita così mi spogliai
e feci una doccia veloce in uno dei due bagni della casa, quello proprio
accanto alla mia stanza. Non avevo tanta voglia di andare a scuola ma avevo
paura di tornare in quel quartiere, decisi quindi di andare dal signor Bernard,
era da giorni che non passavo a fargli visita.
Indossai qualcosa di pesante, che mi proteggesse dal
freddo. Mi strinsi nel giubbotto
scamosciato e scesi in strada, la neve aveva steso un candido tappeto su tutte
le vie e i tetti della città.
Presi il tram per un breve tratto e scesi in prossimità
della bottega. Il signor Bernard era alle prese con gli addobbi natalizi e con
una montagna di scatoloni da sistemare.
“Sono
arrivata al momento giusto” pensai entrando.
L’anziano signore mi accolse col suo sorriso
affabile, quell’espressione serena che aleggiava sul suo volto scuro, dietro
quella barba nera come la notte. Ricambiai il saluto offrendomi di aiutarlo,
lui accolse con entusiasmo la proposta.
Mi diedi subito da fare incominciando con la disamina e
la catalogazione di ognuno di quei cimeli. All’improvviso la
campanella attaccata alla spirale di metallo dietro la porta, suonò
pontificando il suo ingresso. In un attimo i miei occhi si illuminarono, si
velarono di un piacere che non era solo il mio.
“Buongiorno a tutti” esclamò Julien a gran
voce, riservandomi un sorriso tutto per me.
“Ciao” risposi io timidamente.
Mi
fissò negli occhi e mi sentii avvampare le guance. Mi succedeva sempre quando
incontravo quello sguardo. Maledii la mia stupida tendenza ad imbarazzarmi per
ogni cosa, e pensare che solo qualche ora prima ero stata sua, proprio qui, in
questo negozio.
“Julien, che piacere rivederti” disse
Bernard andandogli incontro.
Era
bello da mozzare il fiato. Il suo viso, dai lineamenti regolari, emanava un tale
fascino da non poter resistere ad osservarlo troppo a lungo, i suoi capelli
neri, il suo corpo asciutto che sembrava scolpito nel marmo bianco, i suoi
occhi di ghiaccio che mi avevano rapito l’anima, tutto di lui mi affascinava.
“Bernard quanto pensi possa valere questa”
esclamò estraendo dal taschino interno della giacca una spilla dorata
rappresentante una nota musicale.
“E’ molto pregiata.. vedi? E’ finemente intarsiata di pietre preziose”
sentenziò Bernard dandole una sapiente occhiata.
Ero allibita e non riuscivo a staccare gli occhi da lui. Il freddo non era mai
stato così pungente. Rabbrividii quando compresi il significato di quelle
parole, Julien restava un ladro, un malvivente comune che si guadagnava da
vivere con piccoli furti e scippi.
Cosa avevo creduto fino a quel momento? Davvero speravo bastasse
la mia presenza per cambiare le sue abitudini? Ma poi chi ero io? Cosa potevo
pretendere? Ero solo una ragazza che era entrata prepotentemente nella sua vita
e che aveva preteso di sconvolgergliela completamente.
Si sottrasse al mio sguardo, sembrava quasi volesse fuggire,
volare lontano. Lo sentivo distante mille miglia da me.
“Bene, conosci qualcuno
interessato all’acquisto?”disse poi, dandomi le spalle.
“Beh si.. ho più di un
cliente a cui potrei chiedere” esclamò Bernard, squadrando la spilla ancora
una volta.
Perché non mi guardava? All’improvviso pareva avesse issato un
muro nei miei confronti. Avevamo fatto l’amore, scoprendoci innamorati l’uno
dell’altra , ma non ero mai stata partecipe della sua vita. La sua diffidenza
mi turbava profondamente.
“Ginevra ti va di
accompagnarmi nelle consegne?” esclamò posando i suoi occhi azzurri nei
miei.
Feci cenno di sì con il capo, salutai il signor Bernard e uscii
dal negozio. In quell’istante ebbi la consapevolezza di quanto fossero evidenti
i sentimenti che provavo per lui, sentii infatti l’anziano signore esclamare a
voce bassa: “Mi raccomando, comportati
bene con quella ragazza” ma non udii risposta.
Salimmo sul furgone, dovevamo consegnare sei sedie antiche
dall’aspetto elegante e dai colori vivaci e caldi dovuti all’epoca e alla
sapiente lucidatura a tampone eseguita da Bernard, che ne aveva messo in
risalto le venature.
Quel silenzio mi stava uccidendo. Feci un lungo sospiro e iniziai
a parlare:
“Visto quanta neve è caduta
stanotte?”
Che cosa stupida avevo detto, ma era stata la prima che mi era
venuta in mente in quel momento.
“Lo so che non condividi il mio modo di vivere,
dovevi vedere l’espressione del tuo viso ma..”
Non gli lasciai il tempo di continuare, stringendogli forte la
mano che armeggiava ora sul cambio ora sul volante, lo baciai sulla guancia.
Non mi importava chi fosse o cosa facesse, lo amavo.. lo amavo con il corpo che
si portava dietro la testa facendomi sentire donna per la prima volta nella
vita.
Percorremmo circa una trentina di kilometri fino ad arrivare nel
comune di Villefranche-sur-Saône,
una vera e propria capitale storica nota per le sue pietre
dorate e i numerosi, memorabili, castelli. L’hotel a cui dovevamo consegnare la
merce era immerso in un’atmosfera calda e accogliente. Il paesaggio circostante
era da togliere il fiato ma fu la voce suadente di Julien ad incantarmi. Sapeva
descrivere quei manufatti in legno con tanta passione e competenza che era
riuscito a rapire l’attenzione di tutti.
Eravamo in procinto di imboccare l'autostrada che ci avrebbe portato in città quando Julien fermò il
furgone sul ciglio della carreggiata. Scese dall’abitacolo facendomi segno di
seguirlo, eravamo di fronte ad un immenso vigneto.
“Vieni.. voglio farti
vedere una cosa”
Ci addentrammo nel vitigno tenendoci per mano. Distante una
ventina di metri troneggiava, in tutta la sua maestà, un albero d’ulivo di
circa centocinquanta anni, forse il più antico della zona. Il
tronco era come una spirale che partiva dal terreno verso il cielo; ricco di
venature, nodosità e di particolari.
“Sai quand’ero piccolo
venivo spesso qui, mio padre era un appassionato di viticultura ed amava questo
vigneto”
Il tono della sua voce si fece un sussurro. Gli strinsi la mano accennando
un sorriso, sapevo il perché quegli occhi così blu avessero un’espressione
tanto triste.
“ Sai dopo la vendemmia è
il momento più bello per le viti, hanno finito di lavorare, iniziano a riposare, le piante si addormentano, si
potrebbe anche dire che vanno in letargo”
Gli diedi un bacio casto, puro, sfiorai solo le sue labbra ma
questo mi bastò per sentirmi in paradiso. Poi nascosi il volto contro la sua
spalla, non sapevo se guardarlo negli occhi oppure no. All’improvviso sentii le
sue mani accarezzarmi dolcemente la schiena e ritrovai i suoi occhi di ghiaccio
nei miei, avevano una forza magnetica irresistibile, quasi ipnotica.
Le nostre bocche si unirono di nuovo, questa volta in un bacio più
profondo. Le nostre lingue intrapresero un sapiente duello mentre i gemiti
reciproci si alternavano a carezze e sibili di piacere. Mi accorsi subito che
non avrei resistito oltre.. volevo di più.
Sembrò
quasi leggermi nel pensiero e la cosa mi fece irrimediabilmente
arrossire. Risalimmo il sentiero e tornammo al furgone, Julien
aprì lo
sportello per farmi salire e mentre ci apprestavamo ad entrare i
le sue mani si posarono sui miei fianchi. Mi spostò leggermente
i capelli scoprendomi il
collo. Lo baciò dolcemente. Feci un grande sospiro portando la testa all’indietro e appoggiandola alla sua
spalla.
Un brivido di piacere percorse tutta la mia schiena. Mi voltai
verso di lui ardente di desiderio mentre le sue mani scorrevano sotto la
maglietta, la sollevavano, per poi sfilarla completamente. Il suo tocco era calmo, sicuro,
in contrasto con l’urgenza della bocca e del respiro che sembrava mi volesse
prendere subito.
Dopo
che mi ebbe sdraiata, si tolse la t-shirt e le mie dita
scivolarono sul suo petto, sulla sua schiena, a toccare la sua pelle calda per
poi scendere ancora lungo i suoi addominali scolpiti, fermandomi
all’altezza dell’elastico dei suoi boxer.
Ascoltai
il suo respiro farsi più forte e veloce mentre mi baciava dolcemente il ventre,
poi il collo, le spalle e di nuovo la bocca spostandosi con la lingua sul mio
seno. Le sue mani mi sfilarono i jeans, indugiavano sul merletto degli slip,
sui bordi, senza toglierli, senza muoverli, facendomi morire di desiderio.
Non riuscivo a pensare.
Prigioniera dell’urgenza di quelle sensazioni che lui mi provocava, ero
diventata tutt’uno con la mia pelle e con le sensazioni che mi dava. Il tempo
stesso si era come fermato, così come il mondo fuori da quel furgone, dove il
silenzio si riempiva dei nostri ansiti, dei nostri gemiti.
In un attimo fu sopra di
me, sentivo il suo corpo caldo, forte, sicuro, scolpito, sopra il
mio. Il
suo ingresso fu lento e trattenni il fiato mentre avanzava, spingeva piano, si
muoveva ritmicamente dentro di me. Intrecciai le gambe intorno ai suoi fianchi
assecondando i suoi movimenti, intanto gli accarezzavo le spalle e gli baciavo
il collo. C’era tanta dolcezza nel modo in cui lui percorreva con le labbra la
mia pelle, gustandola con la punta della lingua quasi a volerne cogliere il
sapore.
Lo sentivo mormorare in silenzio il mio nome mentre io sussurravo il suo, come un'eco
perfetto. Ma quando giungemmo all’apice del piacere, l’uno
dopo l’altra,
i nostri respiri accelerati erano l'unica musica che scandiva il momento
più felice della mia vita.
All’ultimo momento ribaltai le posizioni e mi ritrovai col viso
incastrato tra la sua clavicola e il suo collo. Il suo cuore pulsava, batteva,
in risposta a quel piacere che aveva portato entrambi in paradiso.
Alzai
il viso per guardarlo negli occhi.
“Sei felice” mi chiese, ansante.
“Di più” risposi, senza fiato.
Gli
sfiorai un’ultima volta le labbra, prima di ricadere sul suo
petto stremata. Sentii le sue forti braccia avvolgermi, cullarmi
stretta mentre mi sussurrava all’orecchio
il suo infinito amore.
lucyette: eh
anche io voglio che le cose vadano meglio, anche se molte sono le
situazioni in sospeso! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Fammi
sapere!
Nells: i
tuoi complimenti mi lusingano come sempre. Sei gentilissima!!
Ovviamente aspetto le tue impressioni per questo nuovo capitolo. Sono
bene accette anche le critiche!!
ChasingTheSun: sono io che ringrazio te per i tuoi commenti. Spero di non deludere le tue aspettative. Ci tengo al tuo parere.
Stella Del Sud:
eh gia.. alle volte e' proprio difficile descrivere al meglio le
sensazioni che si vogliono espremere. Sono contenta che apprezzi la mia
storia. I tuoi complimenti mi spronano a fare sempre meglio.
Spero di riuscirci, almeno in parte. Fammi sapere che ne pensi di
questo capitolo.
Devilgirl89:
Davveroooooo!!!!!!!!! Sono felicissimaaaaaaaaaa. Spero di non
deluderti..e di farti sognare come desideri. Ovviamente se hai qualche
critica o suggerimento non hai da farmelo notare!!!!!Ciao Domizia, tvb
silvietta_in love 4ever: hihihihi
:) Julien mi ha detto di riferirti che e' lusingato dai tuoi
complimenti. Ti e' piaciuto questo capitolo? Aspetto i tuoi commenti.
Ferula_91,: grazie grazie grazie finalmente questo capitolo e' postato... mi ha fatto penare un po ma spero ti piaccia.
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Capitolo 18 *** Ti Aiuterò a cambiare ***
Sera a tutti, sono tornata! Scusate il ritardo con cui ho postato questo capitolo ma ho avuto da studiare. Spero di non avervi fatto aspettare troppo! Mi raccomando aspetto i vostri commenti. Ringrazio chi ha letto e chi ha recensito. Buona lettura a tutti.
xADSADSADSA
Stavo
vivendo un sogno bellissimo e sperai ardentemente di non svegliarmi mai. Non
credevo di esser capace di amare con una tale intensità, Julien era divenuto
signore e padrone incontrastato del mio cuore. Avrei potuto stare per delle ore
a guardarlo: era perfetto. I lineamenti, la postura, gli occhi.. avrei voluto
specchiarmi in quegli occhi, non ne avevo mai visti di così belli.
“Che ore saranno.. “ esclamò Julien,
scostando una ciocca di capelli dal mio volto per guardarmi meglio.
“Quasi le due” risposi io, dando
un’occhiata all’orologio.
“Non ti è venuta fame? Io mangerei
volentieri qualcosa” disse sorridendo.
Annuii,
incapace di negare qualcosa ai suoi occhi dolci, sebbene mi dispiacesse
interrompere quell’intimità così lungamente agognata.
Mi
sciolsi dal suo abbraccio e posai l’indice sulle sue labbra. Nel momento in cui
le sfiorai sentii una fiamma divampare in me, partendo come una scossa bollente
dalla mano, fino ad invadere ogni parte del mio corpo. Anche i miei occhi
dovevano aver mostrato il riflesso di quel fuoco.
Julien
rimase un momento fermo, lo sguardo perso nei miei occhi, e poi le sue labbra si schiusero. Le fissai
desiderosa di sentirle di nuovo sulle mie e in un istante le sue labbra mi
appartennero. Avvertii in lui un bisogno incontrollabile ed io non gli sbarrai
la strada, era come se fossi completamente ubriaca, la mia mente era spenta ed
era solo il corpo, accompagnato dal frenetico battito del mio cuore, ad agire.
Risposi
al bacio con la medesima passione e mi allontanai, fingendomi seccata.
“Se è il cibo a voler mettere sotto i
denti.. andiamo pure” dissi non celando un sorriso mentre cercavo i miei
vestiti, sparsi tutt’intorno.
Quando
Julien si rimise alla guida aveva ancora un’espressione di felicità dipinta sul
volto, la stessa che poteva scorgersi sul mio.
“
MMM.. ora che ci penso, non dovevi
essere a scuola ragazzina?” esclamò lanciandomi uno sguardo di falso
rimprovero.
Alla
sua domanda sarcastica sbuffai divertita, sistemandomi un ciuffo di capelli
dietro l’orecchio. Lo fissai negli occhi con aria innocente, da bambina.
Adoravo tutto di lui.. ogni minimo particolare, la
sua voce, i suoi sorrisi, i suoi occhi.
Emise un sospiro appagato e mentre guidava in silenzio verso la
città mi invitò ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Mi strinsi a lui
passando una mano sotto la sua T-shirt. Il suo profumo avrei saputo
riconoscerlo anche fra migliaia di persone, la sua pelle emanava un’essenza
propria, impossibile da spiegare o riprodurre. Lo sentivo mio e nel contempo
tutto di me gli apparteneva sebbene conoscessimo ancora così poco l’uno
dell’altra.
“Eh Ginevra.. tu nemmeno
immagini in che guaio ti sei cacciata” esclamò di colpo.
Sollevai appena la testa, quel tanto che mi consentisse di
guardarlo negli occhi, con aria interrogativa. Non avevo capito bene il senso
di quelle parole.
“Io e te apparteniamo a due
mondi completamente diversi, a un mondo a cui io non apparterrò mai”
“ A me non importa!” mi
affrettai a dire.
“Davvero?” chiese con
veemenza “Davvero non ti interessa sapere
di avere a che fare con un delinquente qualunque?”
“No!”
Scandii quella sillaba con fervore, come se volessi scacciare
dalla sua testa tutti i pensieri più pesanti. Sembrava quasi che non si
rendesse conto di quanto lo amassi, di come fossi irrimediabilmente persa di
lui.
Avevo le guancie in fiamme, gli occhi lucidi, la voce tremante. Mi
faceva rabbia leggere nei suoi occhi la diffidenza sulla autenticità dei miei
sentimenti. Come poteva dubitare ancora di me.
“Vuoi quindi dire che mi
presenteresti senza problemi alla tua famiglia?”
Feci un respiro, abbassai lo sguardo e dissi a bassa voce:
“Loro non hanno mai
giudicato nessuno sulla base delle condizioni economiche, non lo farebbero
nemmeno con te”
“Ma io non sono soltanto
povero Ginevra, sono anche un ladro.. un ladro capisci?!” aggiunse
inchiodando il furgone con una brusca frenata.
“E tu pensi che questo conti
qualcosa per me?” dissi con le lacrime agli occhi “Fin dal primo secondo, fin dal
primo giorno che ti ho visto, dal nostro primo bacio, dai primi sguardi scambiati.. io mi sono
innamorata di te”
Gli
confessai ciò che lui già doveva sapere con un tale ardore che tutti i suoi
dubbi furono spazzati via. A quella dichiarazione rise di gusto, ma senza rumore, cercando di tenersela dentro per non
perdersi nemmeno un solletico di quella risata, e io lo guardai un po'
stranita.
“Scusa, scusa, scusa amore mio, scusa.
Perdonami ti prego” disse trattenendo a stento l’ilarità.
Mi
baciò dolcemente le labbra facendo sparire come d’incanto, la mia irritazione. Era come se esercitasse
uno strano potere su di me, mi aveva affascinata sin da subito, da quando i
suoi occhi avevano incrociato i miei.. imprigionandoli irrimediabilmente.
“Non voglio farti del male” disse
baciandomi la fronte e accarezzandomi i capelli.
“Perché dovresti farmene” esclamai,
coprendo la sua mano con la mia.
Un sorriso tirato comparve sul suo volto, tornato improvvisamente serio.
I suoi occhi mi sovrastavano, azzurri, meravigliosi. Mi resi improvvisamente
conto di quanto ancora di incerto ci fosse nella sua persona.
“Tu mi ami, e per ora mi basta sapere questo”
affermai profetica.
Mi
sorrise con il sorriso più dolce di questo mondo, un sorriso che mi fece
sciogliere come un ghiacciolo, nonostante fossimo quasi a dicembre con tanto di
neve che aveva coperto ogni cosa col suo soffice manto bianco.
“Allora che ci facciamo ancora qua! Non so
tu ma io sto morendo di fame!” disse riaccendendo il motore.
In
effetti ora avvertivo anche io un certo languorino allo stomaco. Guardai
l’orologio, segnava le quindici passate. Ci fermammo in un piccolo ristorante,
abbastanza carino, chiamato “le Toit Bleu” perché il tetto era per l’appunto di
un blu intenso, e il proprietario sembrava conoscere bene Julien. Ci accomodammo in un tavolo laterale e ordinammo due piatti di carne con
patate arrosto e da bere acqua, coca cola e un po' di vino rosato.
C’era
un bel caldo, il locale era pieno di gente e i molti sapori, sapidi e dolci, si mescolavano
allegramente svegliando l’appetito.
“Hey Julien.. era da un po' che non passavi da
queste parti, avete ordinato?”si affrettò a chiedere l’anziano signore.
“Si si, già fatto” rispose cortese.
“Ma che maleducato, non mi hai ancora
presentato questa graziosa signorina” asserì l'uomo “deve sapere che prima non era affatto cosi” continuò poi,
lanciandomi uno sguardo complice.
Risi, divertita dalla sua espressione, e mi scostai una ciocca di capelli dal
viso osservandolo meglio. Era un distinto signore sulla cinquantina, capelli
folti e brizzolati, in un elegante doppio petto grigio, dall’aria molto
socievole.
“Pierre lei è Ginevra” disse Julien indicandomi.
“Piacere Ginevra”
esclamò l’uomo accennando un inchino.
“Piacere” ripetei io.
“Bene Julien allora ti
lascio in buona compagnia.. mi raccomando prima di andartene passa da me, ho un
paio di clienti interessati ai tuoi articoli” conlcuse Pierre passandogli una
mano sulla spalla.
Articoli.. a quali articoli si riferiva? Rabbrividii al pensiero
di conoscere già la risposta. Distolsi lo sguardo, sfogliando distrattamente un
depliant di degustazione dei prodotti locali quando ad un tratto Julien mi
prese la mano e portandola all’altezza del suo cuore mi disse.
“Aiutami a cambiare me
stesso” sembrava una preghiera, quella voce che uscì roca
dalla bocca di lui.
Guardai i suoi occhi cosi belli, cosi profondi e per la prima volta cosi fragili.
Lo abbracciai senza dire niente, sapevo perfettamente che i miei occhi gli
stavano dicendo tutto, cosi come i suoi mi avevano rivelato il suo bisogno
d’amore.
Dopo quella tacita promessa il pranzo fu allegro e piacevole. Il
suo volto era tornato sereno, quasi radioso e i suoi occhi sempre lucidi e
penetranti.
“Ginny, Ginny.. dai
confessa, ti ho stregato fin da subito” disse ridendo.
“COSA? Te l’han mai
detto che sei un grande presuntuoso?” ribattei io.
“Sarà.. ma anche un cieco
si sarebbe accorto che quella mattina, alla bottega del signor Bernard, morivi
dalla voglia di baciarmi.. e se non sbaglio il tuo desiderio fu esaudito!”
incalzò, audace.
Feci un timido sorriso e arrossii. Scossi la testa badando bene di
non guardarlo negli occhi. Sapevo che se avessi incrociato il suo sguardo sarei
diventata ancora più rossa.
“Sei bellissima”
Ecco. Ora si che ero imbarazzata davvero. I suoi complimenti riuscivano sempre a
procurarmi quel brivido strano lungo la schiena.
Dopo che Julien ebbe pagato il conto ci avviammo verso l’uscita ma
mentre eravamo in procinto di varcare la soglia una voce dall’interno del
locale calamitò la nostra attenzione.
“Hey Julien! Ragazzo!”
esclamò l’uomo in doppio petto grigio.
“Pierre ora devo proprio
andare.. sarà per un’altra volta” rispose lui, uscendo sul marciapiede della
strada e lasciando il proprietario del ristorante senza parole.
Allungai le braccia fino al suo collo e lo tirai verso
di me. Lo baciai con passione, avevo capito il significato di quel gesto.
Julien voleva cambiare.. cambiare veramente e io l’avrei aiutato.
Proseguimmo per qualche altro centinaio di metri tenendoci
teneramente per mano. Il sole stava tramontando e il cielo aveva assunto varie
sfumature di arancione, giallo, viola, rosso, e altri colori per i quali
non esistevano le parole. Con una bugia ero riuscita a ritagliami un altro paio
d’ore per stare insieme, fortunatamente mia madre aveva creduto alla storia del
gruppo di studio sebbene le avessi promesso di tornare a casa prima di cena.
Ora non restava che chiedere a Marie di coprirmi.
Presi istintivamente il cellulare e composi il numero della mia
amica. Rispose una voce molto agitata:
“Ginevra! Ma dove diavolo
sei? Come mai non sei venuta a scuola oggi?’”
“Scusa Marie ma sono di
fretta.. ti spiegherò tutto più tardi.. volevo solo chiederti un favore” mi
affrettai a dire.
“Cosa è successo?”
esclamò preoccupata la mia amica.
“Niente.. niente.. solo che
ho raccontato a mia madre che dopo la scuola mi sarei riunita con voi per
studiare” continuai concitata “ devi
reggermi il gioco”
“In che pasticcio ti stai
mettendo questa volta” disse con tono di rimprovero.
“Nessun pasticcio.. è tutto
apposto, ho passato tutta la giornata con Julien” le confessai, non
riuscendo a trattenere l’entusiasmo.
Dall’altro capo dell’apparecchio non sentii proferir parola e io
ne approfittai per chiudere la conversazione.
“Allora Marie siamo d’accordo..
ti voglio bene!” esclamai prima di interrompere la telefonata.
Riposi
il cellulare nella borsa e mi voltai verso di lui
raggiante ma la scena che si presentò davanti agli occhi mi
lascio sconcertata. Il sorriso mi si spense sulle labbra: una ragazza,
incredibilmente bella, si era avvicinata
a Julien prendendolo sottobraccio e stampandogli un bacio a fior di
labbra.
KokoroChan:
sono felicissima di sapere che la mia storia ti piace, e di questo
capitolo che ne pensi? Le cose si complicano un po... fammi sapere!!
nikkith: eh
si Julien sta mostrando il suo lato "buono" ma purtroppo non sempre
bastera' ad evitare i guai che si presenteranno. Che dici di questo
capitolo? Ti piace? Ovviamente aspetto i tuoi commenti.
Devilgirl89:
ciaooo Domy, scusa il ritardo ma ho avuto un esame
all'università.. spero che questo capitolo ti piaccia. Attendo
la tua recensione con ansia.
lucyette: finalmente
ho aggiornato, spero che l'attesa sia valsa a qualcosa... fammi sapere
che ne pensi, appena libera dallo studio mi sono precipitata a scivere
questo capitolo.
silvietta_in love 4ever,:
grazie.. grazie "me lusingata" che dire, i tuoi complimenti mi fanno un
piacere enorme e mi spronano a fare sempre meglio, spero di riuscirici
almeno in parte.
nimi_chan,: sono strafelice
di sapere che ti piace. Spero che questo capitolo non deluda le tue
aspettative... detto tra noi anche a me piace Julien...:)
Ferula_91: grazie
mille, i tuoi commenti sono troppo buoni. Fammi sapere che ne pensi di
questo capitolo. Scusa se ho postato un po' in ritardo.
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Capitolo 19 *** Quante cose non so di te ***
CIAO a tuttiiiiiiiii, eccomi con un nuovo capitolo! Sono felicissima di sapere che la mia storia vi piaccia. Ringrazio quanti leggono, recensiscono e inseriscono la mia fanfiction tra le seguite e i preferiti. Mi raccomando continuate a lasciare i vostri commenti, ci tengo tantissimo alle vostre recensioni. Buona letturaaaaaaaaaa
fdgdfgdfgdfgdf
Rimasi sgomenta.. non riuscivo a credere a ciò che avevo appena
visto, quella ragazza continuava a sorridergli e a fissarlo con quegli occhioni
ambrati che riflettevano il suo carattere: altrettanto intrigante, malizioso e vizioso. Mi
meravigliai di me stessa, non avevo mai giudicato nessuno soltanto dalle
apparenze ma questa volta no.. questa volta era diverso.
Misi un piede davanti
all’altro, e feci un altro passo. Sapevo di non avere scampo, dovevo affrontare
la situazione sebbene avessi preferito di gran lunga fuggire via, il più
lontano possibile da li. Julien mi guardò con un’espressione glaciale, non
sembrava affatto in imbarazzo ma l’occhiata che gli lanciai se avesse avuto il
potere di incenerire, l’avrebbe fatto.
“Françoise vieni volevo
presentarti Ginevra” disse dopo essersi schiarito la voce.
“Ginevra..e chi è Ginevra”
esclamò lei sistemandosi i capelli e posando
lo sguardo su di me.
Era maledettamente bella,
aveva capelli biondi, lisci e lunghi fino al sedere, i suoi occhi dorati erano
incantevoli e indossava un paio di jeans azzurro chiaro, un po' usurati,
portati con una camicia bianca, un gilet nero e un foulard intorno al collo.
Mi feci coraggio e la
guardai diritto negli occhi. Lo confesso, ero gelosa ma avrei fatto qualunque
cosa per non darlo a vedere.
Lei mi fissò per un istante
con un ironico sorrisetto stampato sulle labbra mentre continuava a giocherellare
con una ciocca dei suoi capelli.
“Quindi saresti tu la
famosa Ginevra” sentenziò, avvicinandosi a me di qualche passo e
squadrandomi da testa a piedi “il nostro Julien mi ha molto parlato di te”
Ebbi
un sussulto che mi riempì il cuore. Le aveva parlato di me... l’esultanza però
durò solo un momento “il nostro Julien”
ripetei tra me. Cosa aveva voluto lasciare intendere con quella frase? Accennai
un mezzo sorriso.. sinceramente non sapevo che dirle. Ero come
pietrificata, non riuscivo a parlare, mi
veniva da piangere ma volevo rimanere più calma possibile per non darle nessuna
soddisfazione. Voleva mettermi a
disagio, ma non ci sarebbe riuscita.
“Dimmi Ginevra.. come hai
conosciuto il mio ragazzo” esclamò, volgendo i suoi occhi
ambrati su Julien e sfiorandogli dolcemente un braccio.
“Smettila di dire sciocchezze, Françoise!”
ribatté lui fulminandola con lo sguardo.
A
quella risposta lei si indispettì tantissimo e lanciandomi un’occhiata di sfida
cominciò a blaterare furiosa:
“perché.. vuoi forse negare che io sia la
tua donna??’’
Julien
la prese per un braccio cercando di portarla via, non lo avevo mai visto così
alterato. I suoi occhi turchesi erano freddi e sembravano esser attraversati da
lampi.
“Lasciami!” esclamò lei “perché ti infuri tanto... infondo sto
dicendo semplicemente la verità”
La
sua voce era lentamente cresciuta di tono. Françoise dava l’impressione di
essere estremamente sicura di sé e le sue parole mi colpirono come pugnali
nello stomaco.
“Sai bene come stanno le cose. Non c’è bisogno
di rivangare il passato.. la nostra storia è finita da tempo” attestò Julien.
“Mi spiace ma non ti permetterò di mettermi
da parte per questa sciacquetta benestante” rintronò la ragazza “non vi libererete facilmente di me”
Avrei
voluto rispondere, avrei voluto ribattere ma ero come bloccata. Possibile che
non riuscissi a spiccicare parola? Sembravo una stupida e la situazione che si
era creata lo era ancor di più. Guardai Julien negli occhi per capire cosa
pensasse realmente ma il suo volto non lasciava trapelare la minima emozione
anzi, in quel momento, era come se io non esistessi.
“Non
farmi essere maleducato Françoise, sappiamo bene entrambi di che natura fosse
la nostra storia” asserì lui.
Françoise
aveva un’espressione di odio gelido negli occhi, la cui luce ambrata sembrava
quasi scintillare contro il sole al tramonto. Riacquistò immediatamente la sua
freddezza e guardandomi le uscirono di bocca le succitate parole:
“Né tu né i tuoi soldi riusciranno mai a portarmelo via!”
Si
allontanò prima che avessimo il tempo di reagire, lasciando calare un silenzio
angosciante tra noi. Cominciai a sentire freddo, al cuore soprattutto: mi si
era gelato. Il vento aveva cominciato a tirare forte bruciandomi la faccia e le
mani.
Non
riuscivo a guardarlo negli occhi, non volevo incontrare il suo sguardo... ero
disperatamente confusa sebbene quella ragazza fosse stata fin troppo chiara in
proposito: amava Julien e nulla l’avrebbe separata da lui.
Scossi
la testa scoraggiata quando all’improvviso mi prese per le spalle
costringendomi a voltarmi verso di lui. Alzai lentamente lo sguardo incrociando
inevitabilmente quello di Julien, cercai di sottrarmi ai suoi occhi ma lui me
lo impedì, mi trattenne, accennò una carezza. Cercai di sciogliermi dall’abbraccio ma senza successo.
“Lasciami” gli gridai “Voglio tornare a casa”
Julien
obbedì allentando la presa sebbene le sue mani fossero ancora sulle mie
braccia, feci allora un passo indietro liberandomene definitivamente.
“Andiamo al furgone, ti riaccompagno”
disse.
Non
aprimmo bocca per tutto il tragitto e sebbene mi fossi ripromessa di non
piangere a stento riuscii a trattenere le lacrime. Guardai fuori dal finestrino
e il mio nodo in gola stava cominciando ad appannarmi la vista. Sospirai, un
sospiro lungo e doloroso che sembrava dovesse spaccarmi il cuore.
La
sua indifferenza era la cosa che mi faceva stare più male. Possibile che non
avesse nulla da dirmi? Nonostante avesse ricordato a Françoise che la loro
storia era finita perché non aveva pensato a me? A come mi ero sentita in quel
momento? A cosa avrei potuto provare?
Nulla..
non mi aveva detto nulla.
“Puoi lasciarmi qui” esclamai senza
voltarmi.
Spense
il motore del camioncino, fermandosi a circa cento metri da casa mia.
“Allora... ciao” dissi.
Feci
per uscire ma Julien mi trattenne per un braccio, lo sportello si richiuse con
un tonfo morbido.
“Non sono mai stato molto bravo con le
parole” affermò “però voglio che tu
sappia che ti amo e che quella ragazza non ha mai contato nulla per me”
“Non mi basta” esclamai fievole “se davvero mi ami come dici devi
permettermi di entrare nella tua vita, lasciati conoscere... Julien”
Rimase
in silenzio per un attimo. Poi si sporse a guardare il cielo dal vetro del
finestrino e disse:
“c’è poco da sapere”
Scossi
la testa abbassando lo sguardo. Lo amavo ma non potevo andare avanti così. Il
suo carattere aveva ancora molti lati oscuri, era misterioso e complicato, a
volte un po' chiuso sebbene capace di trasmettere emozioni forti, anche con un
sola occhiata.
Mi
sfiorò la mano con le dita per poi prenderla e portarla sul suo petto.
“Ti chiedo solo di avere un po' di pazienza,
presto conoscerai tutto di me”
Lo
guardai negli occhi, erano lucidi e bisognosi d’amore. Mi sorrise dolcemente, ricambiai
il sorriso e un po' indecisa lo abbracciai ma prima di aprire nuovamente la
portiera gli posai un dito sulle labbra ricordandogli la sua promessa.
Il
resto della serata prosegui senza intoppi. La mamma aveva preparato i tortelli di
zucca ma nonostante fossero squisiti li assaggiai appena. Avevo lo stomaco
chiuso, tutte le mie forze erano concentrate su altre cose.
“Gin ma non hai toccato nulla... ti senti
male?”esclamò mio padre, con tono preoccupato.
“No, no. Solo che ho mangiato qualcosa prima
di tornare a casa e mi si è spezzato l’appetito”mi giustificai.
“
E che mi dici di questa bella torta al
cioccolato?” disse con enfasi la mamma.
Era
così entusiasta che non ebbi il coraggio di rifiutarle una fettina. Aveva
ragione, era proprio buona! Dopo cena salii in camera mia, un senso di freddo e
di angoscia mi invase: Julien aveva promesso di essere sincero con me.. avrebbe
mantenuto i suoi propositi?
Nonostante
lo amassi perdutamente ero consapevole di quanto ancora non lo conoscessi. I
suoi occhi lasciavano trapelare tanta sofferenza, tanti sensi di colpa. Era cresciuto
in fretta, immerso nelle enormi difficoltà che la vita gli aveva riservato.
Aveva dovuto provvedere da solo alle sue necessità e ciò lo aveva portato a
fare delle scelte sbagliate. Ma chi ero io per giudicarlo? Ero nata in una famiglia agiata che non aveva
mai conosciuto la povertà se non con gli occhi degli altri. Come potevo
pretendere che cambiasse?
Scoppiai
in lacrime e in singhiozzi convulsi. Mi buttai sul letto e strinsi forte il
cuscino, il ricordo di Françoise tornò prepotentemente nella mia testa. Anche
quella ragazza era innamorata di lui, me lo aveva detto chiaramente. Ma che
tipo di rapporto li aveva legati? Julien non me ne aveva mai parlato. Mi resi
conto che questo non era che un altro dei suoi aspetti che non conoscevo.
lucyette:
hihihi eccoti accontentata, almento in parte.. Françoise si
fara' conoscere meglio prossimamente. Per ora la sua entrata in scena
ha turbato l'equilibrio gia' molto instabile dei nostri protagonisti...
cosa accadra? :) grazie per i complimenti. Mi lusingano tantissimo.
Stella Del Sud: eh
lei e' Françoise e la sua presenza m'e' venuta di getto mentre
scrivevo il capitolo. Spero che questo nuovo chappy ti piaccia. Mi
raccomando fammi sapere, ci tengo ai tuoi commenti.
nimi_chan: Ginny l'ha
presa un po' cosi.. diciamo che avrebbe voluto reagire ma alle volte
gli eventi si susseguono lasciandoci inermi. Spero che questo capitolo
ti sia piaciuto. Ovviamente aspetto le tue recensioni con ansia. A
prestoooo
Fata Desi,: eh gia...
Julien e' dolce ma ancora troppo complicato per la nostra Ginvera,
ovviamente la presenza di qusta ragazza non ha migliorato le cose...
vabbe' staremo a vedere come si evolveranno le cose. Commentta presto,
ci tengo.
silvietta_in love 4ever:
grazie per i complimenti. eh si sono tornata e visto che non ho nessun
esame a breve ne ho approfittato per scrivere un nuovo capitolo. Ti
piace?
nikkith: Ginevra avrebbe
voluto fare tante di quelle cosa ma poi... spesso succede di non
riuscire a mettere in atto i propri propositi. Che ne pensi del
capitolo? Fammi sapere.
Devilgirl89: ciaooo Domy
ecco la prossima puntata. spero che il capitolo sia all'altezza delle
tue aspettative, ci tengo tantissimo al tuo parere. A prestissimooo
Ferula_91: eccoti
accontentata. Che ne pensi di questo nuovo capitolo? Mi e' sembrato di
capire che Françoise non e' proprio di tuo gradimento eh? Al
dire il vero non piace neanche a me. Staremo a vedere cosa succedera'.
Aspetto con ansia le tue recensioni.
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Capitolo 20 *** Una domenica qualunque ***
Eccomi col 20esimo capitolo! Cosa ne pensate? Attendo i vostri commentiiiii. Ovviamente un grazie va a che legge e recensisce. Buona lettura
20
Chiusi
gli occhi per addormentarmi, ma non ci riuscii subito. I miei occhi erano gonfi
di pianto e facevo quasi fatica a chiuderli ma alla fine dopo parecchi
tentativi il sonno mi vinse. Erano le sei e mezza del mattino quando mi
svegliai, era ancora buio, ma si intravedevano le prime luci del giorno.
Mi
alzai dal letto e andai allo specchio, Guardai la mia immagine riflessa, avevo
ancora gli occhi arrossati e lacrimosi. Mi passai una mano sul viso cercando di
scacciare i pensieri più cupi. Mi sentivo priva di qualsiasi sensazione o
emozione, come svuotata di tutti i ricordi e di tutto ciò che avevo provato
fin’ora. Non sapevo se desiderare che quella fiamma si spegnesse per sempre o
se gettare altra legna al fuoco.
Che
fine aveva fatto la Ginevra di una volta?
Sempre allegra e spensierata, capace di vedere il lato buono prima di
tutto il resto? Mi osservai meglio.. ero cambiata completamente. Sorrisi
beffardamente mentre due lacrime già mi rigavano silenziosamente il viso.
“Che stupida sei, volevi aiutarlo a cambiare,
a diventare un ragazzo perbene ma ti rendi conto che la prima a diventare
un’altra sei stata proprio tu?” dissi alla mia immagine riflessa “E ora hai una grande paura dentro, pensando
che forse dovrai ammettere di esserti sbagliata”
In
quel momento lo specchio non rifletteva più le mie azioni, era come se la mia
immagine fosse indipendente da me. “IO RIFLESSA” aveva iniziato a ridere e a
guardarmi per poi ricominciare a ridere sempre di più. A quella vista mi
stropicciai gli occhi e recuperai il senso della realtà.
Avevo
bisogno di aria fresca. Aprii la finestra e respirai qualche boccata di fredda
brezza proveniente dall’esterno. Mancavano solo venticinque giorni a natale,
oramai il conto alla rovescia era iniziato. Sospirai e chiusi gli occhi, il
natale era la festività che preferivo in assoluto. Adoravo gli addobbi, vedere
le strade in festa, le luminarie, l'albero, il
presepe... questa volta poi avevo così tante aspettative per il prossimo anno,
abbassai lo sguardo, mi resi conto che quei desideri forse non si sarebbero mai
avverati.
Mi
tolsi il pigiama e mi concessi un bagno caldo e rilassante che durò quasi un
ora, quando uscii dall’acqua mi avvolsi nell’asciugamano. Preferii non
utilizzare il phon così strofinai i capelli un po' prima di lasciarli liberi
sulle spalle. Tornai nella mia stanza e mi rigettai sul letto. Era domenica, una fredda domenica d’ inizio
dicembre che preludeva ad uno fra gli inverni più rigidi degli ultimi anni.
Chiusi
gli occhi. Non so per quanto tempo rimasi così ma quando mi ridestai sentii dalla
cucina provenire il solito odore di caffè. Intuii che la mamma fosse già ai
fornelli a preparare chissà quali manicaretti.
Indossai
una gonna abbinata ad un maglione nei toni del grigio e scesi al piano di sotto.
Papà stava ancora facendo colazione, mangiando una fetta biscottata con della
marmellata insieme a del tè. Presi il latte , riempii un pentolino e lo misi a
riscaldare mentre già addentavo un croissant cosparso di zucchero e farcito con
nutella e cioccolato bianco.
“Ginevra ti va un po' di crostata?”
esclamò la mamma tagliandone una fetta.
“No, no grazie! Sto bene così” dissi versando il latte in una tazza.
“Nel pomeriggio io e tuo madre andiamo al
Part-Dieu, ti va di accompagnarci?”
“Ci sono stata ieri” dichiarai.
“Ma come? Non avevi il gruppo di studio con
i tuoi compagni di scuola?” intervenne la mamma.
Sbiancai
al ricordo della bugia detta il giorno prima, mi affrettai a giustificare la
mia presenza al centro commerciale con la scusa di accompagnare un’amica a fare
degli acquisti. Sperai ardentemente che se la fossero bevuta.
Dopo
che i miei partirono alla volta di Part- Dieu mi ritirai in camera, non avevo
voglia di uscire, ne tantomeno di vedere gente. La mia mente corse
inevitabilmente da Julien, lì dove il mio cuore non si era mai allontanato. Non
so cosa mi aspettassi da lui, era ombroso ed appassionato, forte ma vittima di
tutto ciò che più amava, il suo carattere aveva molteplici sfaccettature,
negative e positive al tempo stesso... e forse anche sbagliate.
All’improvviso
il telefono squillò, facendomi sobbalzare. “Pronto?”
dissi cono tono sconsolato.
“Ciao Ginny sei pronta? Tra dieci minuti
siam da te” esclamò Marie concitata.
Non
ebbi il tempo di dire una parola che sentii riagganciare la cornetta. Avevo
proprio dimenticato il nostro appuntamento, dovevamo andare fuori per
festeggiare Stephan che finalmente aveva preso la patente. Presi la borsa, la
mantella color crema e corsi giù al portone, i miei amici non tardarono ad
arrivare.
“Wow la tua auto è proprio uno schianto”
dissi euforica.
“Ti piace? Papà è riuscito a metterla a
nuovo” dichiarò Stephan facendo rombare il motore.
“Dai Sali” mi ordinò Marie.
Appena
fui dentro Stephan ingranò la marcia ed entrò nel traffico cittadino. In
effetti il signor Moulier aveva fatto proprio un buon lavoro: la macchina era
stata ristuccata e riverniciata a dovere, qualche pezzo era stato cambiato e i
freni sostituiti di recente.
“Allora Ginevra.. perché non ci racconti
dove sei stata ieri?” incalzò la mia amica.
“Da nessuna parte, ho solo accompagnato
Julien a consegnare della merce” affermai.
“Julien,
ancora quel ragazzo! Quando la finirai con questa storia!”disse.
“Alt! Fermi tutti. Julien.. storia..
ragazzo.. ma di che diavolo state parlando?” intervenne Stephan,
lanciandomi una lunga occhiata dallo specchietto retrovisore.
Marie
sorrise divertita e con un cenno mi invitò a svuotare il sacco una volta per
tutte., era impaziente di sapere cosa era successo.
“Allora Gin, non tenerci sulle spine”
incitò ancora “lo sai che sono curiosa..”
“Beh non c’è nulla da raccontare.. siamo
andati a mangiare qualcosa e poi abbiamo fatto una passeggiata”dissi.
“Tutto qui?” esclamò delusa Marie.
“Insomma non ci so capendo niente.. chi è
questo Julien!?!” chiese nuovamente
Stephan.
“Come chi è! E’ quel ragazzo che le rubò
l’orologio.. ricordi?” affermò la mia amica.
“Non me l’ha rubato” mi affrettai a dire
“fui io a darglielo”
“Ok..ok come vuoi” enfatizzò lei “fatto sta che vi siete rivisti, vero?”
Marie
era come un ciclone fatto di carne: inarrestabile. Completamente voltata verso
i sedili posteriori mi fissava con aria interrogativa. Capii di non potermi
sottrarre oltre al suo sguardo di curiosità e d’interesse.
“Diciamo che è una storia lunga.. Julien è
come dire, un ragazzo molto complicato” proferii io, giocherellando con le
dita sul finestrino quasi ad imitare il rumore della pioggia che sbatte.
“E’ davvero così bello come ricordavi?”
domandò ancora.
“Marie! Insomma.. le stai facendo il terzo
grado!” esclamò Stephan
parcheggiando l’auto presso un capolinea della metropolitana.
“Di più” affermai compiaciuta.
Nonostante
avessi il cuore colmo di inquietudine e d’una pena indicibile, pensare a Julien
mi riempiva l’animo di gioia e di desiderio.
Entrammo
in un bar e ordinammo: un cioccolato bollente ci riscaldò in fretta. Marie cominciò a fantasticare sul ballo di
natale, ormai alle porte. Aveva già scelto il vestito da indossare ma nessun ragazzo
che le facesse da cavaliere, sebbene più di un pretendente si fosse fatto
avanti.
“Potremmo andare insieme” azzardò
Stephan.
“D-Dici davvero?” esclamò lei,
imbarazzata.
“Certo! Se ti fa piacere potrei
accompagnarti io”
Non
potei fare a meno di sorridere nel notare il rossore lieve che aveva colorito
le guance di Marie e nel sentire la sua frase successiva: “Ok.. va bene” In quel momento ebbi la consapevolezza che un nuovo
amore stava per sbocciare.
“Ora dobbiamo sistemare solo te” declamò
Stephan, cercando di sottolineare l’esclamativo.
“Ehm” mugugnò Marie “ la nostra Gin il suo principe azzurro già l’ha
trovato”
“Verrai con quel tipo?” chiese il mio
amico.
“No.. cioè non so.. dipende” balbettai.
Non
sapevo neppure quando l’avrei rivisto. Ieri sera c’eravamo lasciati in una maniera
così strana che al solo pensarci una stretta morsa mi straziava il cuore. Aveva
promesso di chiarire le cose, di essere sincero una volta per tutte, ma ciò
nonostante non riuscivo a liberarmi da questa cupa sensazione che mi
accompagnava sin da quando avevo saputo dell’esistenza di Françoise. Ecco, ero
gelosa! Gelosa che l’avesse incontrato, che l’avesse baciato prima di me... che
ci avesse fatto l’amore quando io nemmeno lo conoscevo.
Cosa
sarebbe successo ora? Questo stato di attesa era insopportabile e sebbene cercassi
di distrarmi non riuscivo proprio a non pensarlo...
Stella Del Sud:
grazie grazie grazie.. solo questo posso dire in risposta alle
tue recensioni. Mi fa incredibilmente piacere sapere che continui ad
apprezzare la mia storia. Spero che questo capito, sebbene di
transizione e privo di momenti CLOU non ti abbia deluso. Mi raccomando
fammi sapere. Ci tengo tantissimo.
Devilgirl89:
hihihi Julien ormai e' fuori dal controllo della mia PENNA... e' un
personaggio che prende vita da solo, spero che continui ad
appassionarti, con tutte le sue ombre e i suoi misteri. Ovviamente
attendo i commenti per questo capitolo che spero sia all'altezza delle
tue aspettative. Ciaooo e a presto.
nimi_chan: già,
credo che anche io avrei fatto lo stesso.. diciamo che quando ci si
trova in situazioni come queste non si sa mai come reagire. Cmq ormai
e' andata... ovviamente il bello deve ancora venire! ora pero' non
voglio anticiparti nulla.. ci sentiamo al prossimo capitolo. Ciaooo
lucyette: ciaoooo allora eccomi col nuovo episodio, che ne pensi? Ti piace? Fammi sapere!
silvietta_in love 4ever: diciamo che i chiarimenti sono posticipati a data da definirsi... mi raccomando, aspetto con ansia le tue recensioni.
Ferula_91: uuu la
bambolina poi me la presti??? hihi Françoise non sta' simpatica
nemmeno a me ma diciamo che la sua presenza mi era indispensabile
hihihi a prestooo PS se Julien non cambia lo sventriamo
insiemeeeeeeeeeeee
Fata Desi: sono
daccordissimo con te. Julien e' troppo complicato. ma lui piace proprio
perche e' cosi! fammi sapere che ne pensi del capitolo.
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Capitolo 21 *** La resa dei conti ***
Ciaoo a tutti! Buona sera, eccomi con un nuovo capitolo. Che ne pensate? La storia continua a piacevi? Mi raccomando recensite in molti, desidero conoscere i vostri pareri, anche negativi. Ringrazio le 40 persone che mi hanno aggiunto tra i preferiti, chi legge e ovviamente chi commenta. Vi aspetto numerosi. Buona lettura!!!
21
Erano
passati diversi giorni dall’ultima volta che l’avevo visto. Io continuavo ad
andare alla bottega nel desiderio di incontrarlo ma più il tempo passava e più
mi persuadevo che il mio amore per lui fosse destinato a naufragare.
Il
signor Bernard cercava di tirarmi su di morale ma ero consapevole che
probabilmente uno zombie sarebbe stato più allegro di me.
“Dai Ginevra, cos’è quel faccino triste?!?
Non è mica crollato il mondo?” mi spronò l’anziano signore mentre lustrava
l’ottone di uno specchio.
Gli
regalai un mezzo sorriso, forse perché aveva ragione ma non aver notizie di
Julien mi stava uccidendo pian piano. Avevo passato l’intero pomeriggio a
guardare fuori dalla vetrina la gente che passeggiava, come tante formichine
indaffarate, nella speranza di riconoscere il suo volto tra i passanti.
Sospirai forte e tornai al bancone, il signor Bernard aveva appena finito di
tirare a lucido un’intera argenteria.
“Eppure mi ero tanto raccomandato che
si comportasse bene” esclamò ad un
tratto.
“Chi?” domandai io.
“Come chi.. Julien!” continuò lui,
guardandomi attraverso le spesse lenti dei suoi occhiali dalla montatura di
corno.
Rimasi
in silenzio, imbarazzata. Il signor Bernard
si era accorto della mia pena, anzi ebbi quasi la consapevolezza che
l’avesse addirittura presagita.
“E’ stato qui ieri sera” disse ancora.
Sentii
il mio cuore sobbalzare mentre le mani cominciarono a tremare visibilmente.
“Ne sei innamorata, vero?”
Annuii,
incapace di parlare e abbassando lo sguardo per la paura di leggere nei suoi
occhi ciò che più di ogni altra cosa mi avrebbe fatto del male.
“Se vuole lasciarmi deve avere il coraggio
di dirmelo in faccia.. credo di meritarmi almeno una spiegazione!” esclamai
tutto di un fiato.
“Julien è sempre stato un ragazzo complicato”
asserì Bernard “non riesce mai ad
aprirsi completamente, nemmeno con me sai? Nonostante lo conosca da una vita
non è mai riuscito a confessarmi
l’origine degli oggetti che mi chiede di vendere”
Rimasi
stupita dalle sue parole. Era a conoscenza di come Julien si guadagnasse da
vivere ma ciò nonostante l’affetto sincero che provava per lui era rimasto
immutato.
“Anche tu sapevi tutto vero?” continuò “me ne sono accorto sin da quando
riacquistasti il tuo orologio”
“Già”mi limitai a dire.
Possibile
che non riuscissi a spiccicare parola? Ero come impietrita, tutto dentro
di me ribolliva come una bomba in
procinto di esplodere.
“Nonostante siano state in molte a fargli il
filo è la prima volta che lo vedo così tanto preso da una ragazza, e quella
ragazza sei tu, Ginevra”
Gli
occhi mi si illuminarono di colpo, ma solo per un istante, per poi tornare
freddi come prima. Se era vero che mi amava perché si comportava in quel modo?
Julien continuava ad essere un grande enigma per me.
“Lei conosce Françoise?” azzardai,
titubante.
“Ehm.. Françoise.. si mi ricordo di lei”
esclamò Bernard “l’ultima volta che l’ho
vista era una ragazzina vispa dalle lunghe trecce bionde”
Alzai
gli occhi al cielo, quasi in segno di rassegnazione.
“Come mai questa domanda?” mi chiese
l’anziano bottegaio.
“No niente.. cioè l’ho vista qualche giorno
fa con Julien” dichiarai “mi
sembravano molto in confidenza”
“Beh e’ naturale che lo siano” affermò
Bernard “si conoscono da quando erano
bambini, sono praticamente cresciuti insieme”
Invidiai
anche la loro infanzia, quella ragazza conosceva Julien molto meglio di me e di
sicuro ne era innamorata da più tempo. Probabilmente ai suoi occhi ero io
l’intrusa, ero io quella che si era intromessa nella loro storia.
Quasi
certamente l’espressione del mio volto era così scura che Bernard intuì senza
sforzo il dubbio che continuava a martellarmi la testa.
“Julien le vuole bene ma come si può voler
bene ad una sorella” si affrettò a dire.
“Sarà ma non mi è sembrato Amore Fraterno
quello che lei tanto ostentava” dissi quasi in un sussurro.
“Ignoro cosa ci sia stato tra loro.. posso
solo assicurarti che Julien è sinceramente innamorato di te e lo so perché è
stato lui stesso a confidarmelo”
Sentir
decantare l’amore che provava nei miei confronti invece che farmi piacere mi diede
fastidio, avrei voluto averlo qui, davanti a me, per guardarlo negli occhi e dirgli una sola parola: Stronzo.
“Mi scusi Bernard ma non ho
più voglia di parlare di lui” fremei, cercando di apparire tranquilla.
Volevo fare la coraggiosa ma le lacrime che già solcarono le mie
guance mi tradirono. Non riuscivo più a parlare e quella consapevolezza mi
provocò un nodo in gola che mi impedì addirittura di deglutire.
“Ascoltami Ginevra, questo
povero vecchio vuole darti un consiglio” esclamò prendendomi le mani “Va da lui, costringilo a chiarire questa
situazione, digli che quando l’amore arriva non c’è tempo per i ripensamenti,
insegnagli ad amare.. ma ad amare davvero, perché cara Ginevra il suo cuore ha
smesso di pensare all’amore da troppo tempo ormai”
Julien era appena un ragazzo ma Bernard già ne parlava come se
fosse un uomo vissuto. Ma su una cosa aveva ragione, non gli avrei permesso di
inaridire anche i miei sentimenti.
Presi il coraggio a due mani e gli chiesi il numero di cellulare
di Julien. Avevano ancora le mani che mi tremavano mentre lo componevo.
Dall’altra parte del telefono rispose una giovane voce femminile
che mi lasciò disorientata.
“Pronto? Pronto? Chi
parla?”
Ci misi un po' per trovare la forza di reagire. La voce d
Françoise non mi era ancora così familiare da riuscire a riconoscerla con
facilità, ma il solo sospetto che potesse essere lei dall’altro capo della
cornetta mi fece morire di gelosia.
“Ehm.. sono.. sono un’amica
di Julien” dissi con voce fievole.
“Si te lo passo subito!” esclamò.
Dal suo tono gentile mi fu semplice dedurre che non si trattasse
di Françoise, ma allora chi era? Non ero
mai stata eccessivamente gelosa ma questo sentimento cominciava lentamente a
scavare nel mio cuore, un tarlo che non riuscivo più a scacciare. Sembrava
quasi si nutrisse di tutta la forza che usassi per mandarlo via.
“Pronto?”
La voce calda e profonda di Julien si fece strada nel mio cuore,
facendomi sussultare. Era evidente il grande trasporto che nutrivo nei suoi
confronti e che mi tormentava l’anima.
“J-Julien?” balbettai “sono io, Ginevra”
Un breve silenzio seguì dall’altra parte, poi udii un sospiro e
subito dopo ancora la sua voce:
“Ciao Gin, come va?”
“Bene.. cioè no.. Julien,
avrei bisogno di parlarti” esclamai.
“Ok”
Un si freddo e distaccato che mi gelò il cuore. Deglutii a fatica,
cercando di respirare normalmente, senza mostrare alcun segno evidente di
cedimento.
“Stasera non posso”
disse con voce ferma “va bene se passo a
prenderti a scuola?”
“No Julien, voglio vederti subito”
Non so nemmeno dove avessi trovato la forza di controbattere le
sue disposizioni ma la mia risolutezza produsse i risultati sperati facendomi
ottenere un appuntamento per quella sera stessa. Guardai l’orologio a pendolo
appeso al muro: sarebbe arrivato tra mezz’ora.
“Allora io vado, chiudete
voi la bottega” dichiarò Bernard, varcando l’uscita senza lasciarmi nemmeno
il tempo di replicare.
Ero rimasta sola al negozio e tra pochi minuti Julien sarebbe
arrivato. Cosa gli avrei chiesto? Cosa mi avrebbe risposto? Sospirai
profondamente e l’aria quasi mi venne a mancare quando udii la campanella
attaccata dietro la porta suonare.
“Ciao Ginevra” esclamò
fermandosi sull’uscio.
Ricambiai il saluto con un cenno. Avrei voluto corrergli incontro
e porre fine a tutto quello strazio, adagiandomi tra le sue braccia per farmi tenere sempre. Forse era quello che
voleva anche lui ma allora perché non mi aveva cercato prima? Perché aveva
lasciato che i giorni trascorressero inesorabili nella totale sua assenza?
Tutto mi portava a credere a nulla più che un’avventura sebbene fossi stata
pronta a giurare sulla veridicità dei nostri sentimenti.
“Scusa se non mi sono fatto
sentire..” disse “avrei voluto
chiamarti ma mi sono accorto di non avere il tuo numero”
“Beh l’ho fatto io”
asserii.
“Sei sempre stata più
determinata di me”
“No più determinata” mi
affrettai a correggerlo “semplicemente
più innamorata”
“Ti sbagli” affermò
risoluto.
I suoi occhi ardevano come braci dall’inferno. Ora era a pochi
centimetri da me e mi guardava.. mi guardava come se volesse chiedermi lui
stesso del perchè avesse agito in quella maniera.
Si avvicinò di scatto e mi baciò con passione. Avrei voluto
respingerlo, ma invano, le forze mi sembravano mancare. Lo
ricambiai con lo stesso ardore, come se fossimo entrambi vittime di chissà
quale sortilegio che ci aveva obbligati a stare l’una lontana dall’altro.
Sentii le sue mani premere sui miei fianchi, bramose di desiderio.
“Non volevo venire, ma è più forte di me..
non riesco a starti lontano”
“E tu non farlo!” esclamai io, baciandolo
ancora e ancora.
Ad
un tratto ricordai l’inquietudine che mi aveva accompagnato nei giorni scorsi e
senza sciogliermi dal suo abbraccio dichiarai:
“Io non ti capisco.. prima
dici di amarmi, poi non vuoi più vedermi ed ora mi baci con un tale trasporto
che perfino un cieco si accorgerebbe dell’amore che ci unisce”
“Hai ragione.. meriti delle
spiegazioni e io ti ho promesso che te le avrei date” affermò “chiedimi tutto ciò che vuoi, sarò
completamente sincero con te”
Passai una mano tra i suoi capelli corvini e mi strinsi forte al
suo petto, inebriandomi del suo profumo intenso, inconfondibile.
lucyette: sono felice di sapere che apprezzi la mia storia, non smetterò mai di ripeterlo. Grazie Grazie Grazie.
nimi_chan: spara
spara.. sono tutta orecchie. Che domande hai? Ovviamente cerchero' di
risponderti senza rovinare la suspance.. scherzo! Diciamo che sul ballo
ho molte aspettative, anche se ancora confuse. Sai i capitoli li scrivo
di volta in volta, quindi tutto e' lasciato al caso e alla mia
immaginazione. Fammi sapere. Ciaooo
Fata Desi.
eh gia, gli amici sono dei veri tocca sanaaaaa. Poi mi è
piaciuta l'idea di dare spazio anche agli altri. Di questo capitolo
invece che ne pensi? Aspetto con ansia i tuoi commenti.
Ferula_91: hihi
sei grande! I tuoi commenti continuano a spronarmi sempre più,
spero non di dispiaccia aver preso in prestito la tua frase "Uno zombie è più allegro di te" mi sembrava così appropriata che ho pensato di suggerirla a Ginvera hhihihi. Fammi sapere che ne pensi. Ci tengo molto.
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Capitolo 22 *** Un segreto fra Noi ***
Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo!! Spero vi piaccia. Questa volta non vi ho fatto anttendere troppo.. o sbaglio? Mi raccomando recensite.. Grazie a tutti. Buona lettura
22
Ora che finalmente ero ad un passo dal scoprire la sua vera natura
una strana sensazione d’inquietudine mi colse, temevo che dopo quelle
rivelazioni, nulla sarebbe stato più come prima. Il suo comportamento cupo ma
affascinante, i suoi occhi azzurri così chiari da apparire quasi bianchi,
portavano il segno di una vita vissuta troppo in fretta.
Accettò il mio bacio a fior di labbra e ci sedemmo entrambi a un’estremità
del bancone, su un paio di sgabelli. Era bello da mozzare il fiato, da fermare
il tempo. Avrei passato delle ore a guardarlo.
Ad un tratto mi sorrise e sfiorò la mia mano, con un meraviglioso
accenno di esitazione.
“Hai perso la lingua? Non
eri tu quella a voler sapere tutto della mia vita?” esclamò “avanti.. domanda ciò che vuoi”
Avevo il cuore in gola, le mani che mi tremavano. Avevo così tante
cose da chiedere, tanti punti oscuri su cui fare luce, ma ora mi mancavano le
parole. Mi sentii una stupida, distolsi quindi lo sguardo per non apparire
troppo ridicola.
“Allora??” esclamò lui in
tono interrogativo.
Portai una mano davanti al viso, come per coprire l’imbarazzo ma
nulla potei nascondere ai suoi occhi. Me la tolse subito, stringendola tra le
sue, mentre con la punta dell’indice prese ad accarezzarmi il palmo come per
disegnare la linea del cuore e della vita.
“Cos’ è per te Françoise?” esclamai tutto d’un fiato.
“Un’ amica”
Lo guardai scettica, quando poi riflettendo aggiunse: “Siamo stati insieme per un po'”
Non che la cosa mi meravigliasse, in fondo un po' lo
sospettavo, ma sentirglielo dire mi fece
comunque uno strano effetto. Julien mi costrinse con delicatezza a guardarlo
negli occhi. Per qualche istante rimanemmo fermi a guardarci e poi disse “ non abbiamo mai avuto un rapporto stabile”
“Come mai” chiesi con
voce fievole.
“Colpa mia.. non sono mai
stato un tipo semplice” dichiarò accennando un sorriso.
“Questo è poco ma sicuro”
pensai tra me e me.
I suoi occhi erano di ghiaccio, un ghiaccio accecante. Incredibilmente
belli e profondi sebbene velati da quel senso di mistero che era forse
tristezza, solitudine, non so.
L’orologio
a pendolo scandì le diciannove facendoci trasalire leggermente. Il tempo che a
me sembrava essersi fermato, scorreva invece inesorabile.
“Io e Françoise ci conosciamo da una vita,
siamo praticamente cresciuti insieme”
mi raccontò “era poco più di una
bambina quando i suoi genitori si trasferirono nel mio quartiere”
Ripensare
a quel sobborgo mi fece rabbrividire, i ricordi della brutta esperienza vissuta
erano ancora vividi nella mia memoria. Non dissi nulla, lasciai semplicemente
che continuasse a parlare.
“Mi è stata vicina in un momento molto
particolare della mia vita, se non fosse stato per lei e Valentine sarei stato
schiacciato da quei rimorsi che ancora oggi mi perseguitano”
Non
compresi da subito il senso di quelle parole. Rimorsi, quali rimorsi? Tornai
con la mente alla sera in cui vidi quella foto in camera sua. Si stava forse
riferendo a suo padre? Si sentiva in colpa della sua fuga? Volevo dare una
spiegazione ai suoi comportamenti ma ero completamente fuori strada.
“Immagino che ora dovrò spiegarti chi è
Valentine, giusto??” chiese sarcasticamente.
Odiai
ammetterlo ma aveva colto nel segno. Si era accorto di quanto fossi gelosa e la
cosa stranamente lo divertiva. Io invece
ero furiosa con me stessa, per la prima volta mi sentivo del tutto in balia dei
miei sentimenti, incapace di nascondergli la passione che nutrivo nei suoi
confronti. Sembrava che Julien riuscisse a leggermi dentro, come se fossi
completamente trasparente ai suoi occhi.
“Valentine è la ragazza che ti ha risposto
al telefono.. lei è perfezione fatta a persona” asserì “ha sempre una soluzione per ogni cosa,
ammiro la sua forza d’animo. E’ una che non si arrende mai, vorrebbe cambiare
il mondo.. lei!”
Lo
guardai e aggrottai le ciglia, sembrava invidiare l’altruismo di quella
ragazza. Era come se a lui non fosse concesso di sognare e che in virtù di ciò
si negasse di vivere la nostra storia d’amore.
“Però sta tranquilla, con lei non ho avuto mai
nessuna avventura.. lo giuro!” dichiarò, cercando di sdrammatizzare.
Gli
lanciai un’occhiata che avrebbe incenerito una quercia ma che su di lui non
sorbì alcun effetto. Amava mettermi a disagio, sembrava quasi sentisse il
bisogno costante di porre alla prova le persone, doveva verificare la
veridicità dei miei sentimenti.
“Pare quasi che tu non abbia il diritto di
amare” esclamai “perché pensi di non
meritare una relazione normale?”
L’aria
si fece improvvisamente pesante, il silenzio ci avvolse come un velo. Sentii il
suo sguardo su di me mentre le nostre mani rimanevano strettamente unite.
“Ho ucciso mio fratello”
Il
mio cuore per un attimo cessò di battere, quella frase continuava a passare nel
mio cervello. Rimasi sgomenta, non riuscivo a credere a ciò che avevo appena
udito. Julien mi guardava come se
aspettasse non so quale domanda ma io
restai in silenzio, incapace di spiccicar parola.
“Ricordo che c’ eravamo trasferiti da poco
in questa città” proseguì a voce bassa “ fin all’età di dieci anni ho infatti vissuto ad Avignone. Danie era un po' più piccolo di me, incredibilmente
vispo e pieno di vita”
Il
suo sguardo sembrò illuminarsi e sorridere al pensiero di lui. Ma quei begli
occhi blu intenso, velati dalle lacrime, erano tristi, come triste era il suo
cuore.
“Non dimenticherò mai quel terribile
giorno.. era agosto e faceva molto caldo, come ogni mattina d’estate scendevo
in strada a giocare con gli altri bambini del quartiere. Mia madre si raccomandava sempre di dare
un’occhiata a Danie che amava seguirmi come un’ombra”
Julien, a quel punto, si fermò per qualche secondo, fece un
sospiro profondo ed infine, con una voce più grave,
proseguì:
“Finché vivrò non potrò mai perdonarmi di averlo
perso di vista.. aveva solo otto anni.. una vita intera davanti a se.. una vita
stroncata in un attimo, per recuperare uno stupido pallone”
Ripercorse
i giorni grevi della sua tragedia, un fardello troppo pesante da portare e che forse
solo l’amore avrebbe potuto eliminare dal suo cuore.
“Eri poco più di un bambino, n-non è stata colpa tua” dissi.
“Certo che lo è stata! Io ero suo fratello,
avrei dovuto proteggerlo, aiutarlo a crescere e invece.. non sono stato capace nemmeno
di salvarlo! Se non avesse attraversato la strada quell’auto non l’avrebbe mai
travolto e lui ora sarebbe ancora vivo”
Mi
guardò con occhi di fuoco, che quasi mi fecero tremare. Julien era cresciuto
con la convinzione di esser stato l’unico colpevole della morte di Danie e col
passare degli anni il rimorso gli aveva logorato l’anima. Mi raccontò che dopo
quel tragico incidente nulla fu mai più come prima, la madre si ammalò e davanti
ai suoi occhi da bambino la sua famiglia si sgretolò rapidamente. Era tuttora convinto
che i suoi genitori lo ritenessero responsabile di quella disgrazia e che suo
padre fosse partito non per cercare fortuna altrove ma per dimenticarsi di
lui..
Lo
guardai ma non riuscii a parlare, a fargli coraggio. Mi limitai a prendergli la
mano, a stringerla forte e le mie lacrime si unirono alle sue. Rimanemmo per un
po' così, quando improvvisamente sentii
il bisogno di abbracciarlo, lasciando che il suo pianto si appoggiasse sul mio
seno, che il singhiozzo risuonasse nel mio torace, che le sue orecchie sentissero
i battiti del mio cuore.
Per
la prima volta Julien aveva gettato la maschera e mostrato la sua fragilità, i
sentimenti e il suo dolore. Mai come in quel momento l’avevo sentito così
vicino, così vero.
Sentii
di amarlo più di me stessa, come mai avevo fatto.
Bellas:
sono felice di sapere che la mia storia ti appassiona, spero che questo
capitolo non ti abbia deluso. Che dire.. Benvenuta mia nuova
lettrice!
kiril:
:) grazie per i complimenti. Ora che il mistero e' svelato, molti
aspetti di Julien vengono compresi.. spero ti sia piaciuto il capitolo.
Fammi sapere.
Ferula_91:
Mister-Do-Spiegazioni-Quando-Voglio ha svuotato il sacco
finalmente!!!!! Ci ho messo un pò per metter giu' l'evento.. che
ne pensi? E' degno delle tue aspettative? aspetto trepitante il tuo
commento.
Fata Desi: pian piano Julien si aprira'... almeno ora ha fatto un passo avanti, fammi sapere che ne pensi, Ciaooo
Devilgirl89:
sono felicissima di sapere che Julien e Ginevra ti stiano appassionando
così tanto. la cosa non puo' che farmi piacere. Mi raccomando,
ora attendo commenti su questo capitolo. Fammi sapere.
lucyette. diciamo che Maometto e la montagna si son incontrati a meta' strada hihiih. Era giunto il momento no? Che ne pensi??
Stella Del Sud.
i tuoi complimenti mi lusingano come al solito. Ti ringrazio
tantissimo, ovviamente ci tengo ai tuoi pareri, anche negativi! Fammi
sapere che ne pensi di questo capitolo. ;) ciaooo
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Capitolo 23 *** Attraverso i Suoi Occhi ***
Eccomi di nuovo qui.. questa volta pero' voglio porre in essere un'esperimento... la mia storia e' costantemente narrata da Ginevra ma ieri ho sentito la necessita' di rappresentare due episodi importanti anche dal punto di vista di Julien. Ho ripreso sia il momento in cui si incontrano per la prima volta, sia il loro primo bacio... mi raccomando fatemi sapere che ne pensate e se avete altri momenti che vorreste rivivere attraverso gli occhi di Julien non c'e da chiedere.. ovviamente non dimenticate che Julien resta un personaggio ambiguo, quindi meglio non farlo parlare troppo HIHIHHI Buona lettura.
88
Questo e' cosa successe quella famosa mattina di fine settembre attraverso
gli occhi di Julien
La
incontrai, una mattina tra tante. I suoi capelli neri e lunghi, i suoi occhi
color nocciola, la sua pelle candida e luminosa.
“Ecco, è lei la mia prossima vittima”
dissi tra me, andandole alle spalle.
Con
uno scatto le afferrai con forza un braccio facendola voltare all’istante.
“Dammi i soldi” le intimai.
Quando i nostri sguardi si incrociarono sembrarono quasi agganciarsi l’uno
all’altro, come se fosse impossibile distoglierli. La vista di quella ragazza
che mi fissava con quei due bellissimi occhi inquieti e le guance arrossate mi
fecero girare la testa.
Scossi il capo per allontanare quello stupido pensiero e in silenzio la
osservai porgermi una banconota da 50 Euro. Aveva le mani che le tremavano e
quasi provai tenerezza nell’attimo in cui la vidi privarsi addirittura del suo
orologio. Non capii il perché di quel gesto che mi fece comunque sorridere.
“Grazie” le sussurrai.
Prima
di voltare l’angolo mi girai più volte verso di lei. Vidi la sua immagine farsi meno nitida per
poi scomparire del tutto. Rallentai il
passo, fino a fermarmi a ridosso di una panchina, ripensai a quella ragazza sconosciuta,
al suo strano atteggiamento.. sembrava spaventata ma al tempo stesso
morbosamente affascinata, ero conscio del potere che esercitavo sulle persone e
la cosa mi piaceva. Quasi non ricordavo più il suo volto ma le sensazioni che
mi aveva trasmesso erano ancora vivide dentro di me. Strinsi l’orologio tra le
mani, la giornata era cominciata nel migliore dei modi.
Questo e' cosa successe alla bottega quando Julien e Ginevra si scambiarono il loro primo bacio.
Entrai
nella bottega e mi colpì l’odore che aleggiava nell’aria, sembrava quello delle
rose appena raccolte. Mi avvicinai al bancone, c’era una ragazza dai capelli
nerissimi, lunghi e mossi e gli occhi scuri. Sembrava imbarazzata, la vidi
distogliere lo sguardo da me per guardarsi intorno mentre lasciava cadere
qualche ciocca dei suoi capelli sul viso.
Era
incredibilmente bella, un volto che non aveva bisogno di aggettivi o di
descrizioni troppo particolareggiate per essere raffigurato. Rimasi immobile,
senza permettere al mio sguardo di abbandonare il suo viso dai lineamenti gentili.
Osservai i suoi movimenti compiacendomi del forte ascendente che avevo su di
lei sebbene non la conoscessi neanche.
Sapevo
che non avrebbe avuto la forza di sostenere oltre il mio sguardo, sembrava
spaventata dai miei occhi e la cosa mi divertiva.
Fece
come per allontanarsi, ma la presi per un braccio e la tirai contro di me. Mi
bastò incrociare lo sguardo di due grandi occhi scurissimi per capire subito
tutto. Era lei la ragazza di cui mi parlava spesso Bernard.
“Io ti conosco!” dissi, lanciandole
un’occhiata di fuoco.
La
vidi annuire con la testa. Cercai di riflettere razionalmente, mai prima di
quel giorno avevo pensato di rincontrarla.
“
Che ci fai tu, qui!” esclamai a
denti stretti.
“Sto aiutando il signor Bernard a sistemare
gli scaffali” farfugliò.
Naturalmente
non la credetti ma la sua espressione era così spaventata che non osai infierire
oltre. Senza allentare la presa cominciai a far scorrere lo sguardo lungo il
suo corpo, lentamente.. ero consapevole di quanto potessi essere affilato, gelido,
penetrante. Avrei voluto spogliarla con gli occhi, privarla dei suoi abiti e
contemplare quella bellezza quasi disarmante.
“Come ti chiami?” le
chiesi.
“Ginevra” rispose, fievolmente.
“Ginevra” ripetei io .”Significa luminosa tra gli elfi, lo sapevi?”
Rimanemmo in silenzio per un po'. Pensai a cosa potesse significare per me
quell'incontro. Era così imbarazzata che mi venne spontaneamente da sorridere,
le lasciai il braccio e pian piano iniziai a divertirmi veramente. Il mio sguardo era sicuro: l’avrei avuta.
“Non mi hai ancora risposto”
esclamai.
“Conosco il signor Bernard da un po', spesso vengo ad aiutarlo al
negozio” rispose.
Bernard.. mi ero completamente dimenticato di lui. Si conoscevano
e magari gli aveva anche raccontato in che circostanze c' eravamo incontrati. La guardai con aria
tesa, poteva smascherami in qualunque momento o forse l’aveva già fatto
“Non sa nulla, te lo posso
assicurare” si affrettò a dire.
Sembrava avesse intuito la mia preoccupazione, né Bernard né chiunque
altro doveva scoprire come mi guadagnassi da vivere.
Continuai a fissarla in una muta sfida, quasi spingendola a
guardarmi negli occhi. Sentiva il mio sguardo sulla sua pelle, lo sentiva
bruciare, audace, violento, deciso.
“Cosa vuoi da me.. perché mi cercavi” chiesi.
Con
un improvviso sussulto d'orgoglio sollevò il capo con fierezza, il busto
eretto, i suoi occhi nuovamente nei miei che continuavano ad essere freddi e glaciali.
“Io.. io non ti stavo
cercando” esclamò.
Le
parole le si troncarono in gola incontrando i miei occhi, la mia espressione
era dura, decisa, severa. Le pupille le si dilatarono in un'esplosione di
emozioni che le scoppiò nel cervello e nel corpo. La mia voce decisa, poco più
di un sussurro, ma inconfondibilmente determinata, sicura:
“Stai mentendo. Bernard mi
ha parlato di una ragazza che veniva spesso in bottega e che mi conosceva.”
Non
resistette oltre, abbassò i suoi occhi, mordendosi nervosamente le labbra e torcendosi
le mani. La vidi arrossire violentemente; avvicinai quindi il viso al suo e le
sussurrai:
“Io credo di sapere il perché sei qui”
Un
velo sottilissimo di sudore le imperlava la fronte, il respiro a lungo
trattenuto si liberava in una serie di rapidi respiri a bocca dischiusa, per
poi troncarsi di nuovo, le spalle irrigidite, i capezzoli tesi, quasi volessero
forare la stoffa, quasi urlassero la loro necessità di carezze.
“Davvero?” disse.
Il
mondo pareva essersi fermato attorno a noi mentre lei cercava di celare ciò che
sentiva, ciò che provava, ciò che desiderava.
Mi
fermai con le labbra a mezzo centimetro dalle sue. Sentii il suo fiato farsi ansimante, veloce e tremulo. Il profumo della
sua pelle mi mandava in estasi, con le dita le sfiorai i capelli mentre affondavo
la bocca nelle rosse tumide labbra che lei mi offriva. Approfondii quel bacio lasciando
che le nostre lingue si accarezzassero lentamente mentre lei metteva le sue
braccia intorno al mio collo. La sentii fremere dolcemente e la cosa mi
eccitava. La strinsi più forte a me attento a non farle male quando all’improvviso
mi allontanò mollandomi un ceffone.
Mi toccai la guancia senza staccarle gli occhi di dosso: era
troppo bella. Sorrisi beffardamente, quello schiaffo me lo ero proprio meritato.
“Non era un bacio ciò che volevi? Eppure mi era sembrato che non ti
dispiacesse affatto!” esclamai.
Quel velo di timidezza che si era colorato sul suo volto mi face letteralmente
impazzire. Desiderai le sue labbra con più ardore di prima ma non appena provai
ad avvicinarmi nuovamente, lei si sottrasse al contatto.
“ Io e te dobbiamo parlare” dissi risoluto.
lucyette: eh
gia' finalmente Julien si e' deciso a parlare... ora le cose
"potrebbero" prendere la piega giusta... ma chissà staremo a
vedere!
Stella Del Sud,:
i tuoi complimenti mi fanno un piacere enorme. Sono felicissima di
sapere che apprezzi la mia storia, capitolo per capitolo. Che ne
dici di questo esperimento? Fin'ora abbiamo imparato a conoscere Julien
solo attraverso le parole e le emozioni di Ginevra, questi due episodi
invece li ho voluti raccontare anche dal suo punto di vista...
Devilgirl89:
merçi :) tvb anche io. Sono felice che la mia storia ti piaccia.
Ovviemente se questa diversa prospettiva ti piace non mancare di
chiedermi qualche altro punto di vista di Julien senza dimenticare che
il suo fascino verte anche sul suo misterioso modo di fare. Aspetto il
tuo commento.
Ferula_91: eh
già una persona non la si finisce mai di conoscere davvero.
Povera Ginevra non se l'aspettava una cosa del genere! Mi raccomando
continua a seguirmi, sono affezionata alle tue recensioni.
Bellas:
staremo a vedere!! ti ringrazio per i complimenti... li merito
davvero?? :) ovviamente aspetto un tuo commento anche per questo
capitolo di transizione.. A prestooo
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Capitolo 24 *** Semplicemente Insieme ***
sgsgsgsggggggggggggggggggggggg
Aveva il volto disfatto dal dolore, gli occhi
arrossati dalle lacrime, un’espressione così tenera da togliere il respiro.
Separati da pochi centimetri, ci guardammo intensamente in un silenzio
surreale. Mi accarezzò il viso mentre io con la guancia lo reclinai
delicatamente. Non avevamo bisogno di parole, non erano necessarie. Per la
prima volta Julien mi aveva permesso di entrare nel suo mondo oscuro,
trascinandomi in una realtà fatta di rinunce, sensi di colpa e
disperazione.
“Lascia che io ti stia vicino” gli dissi.
“Lo stai già facendo” mi rispose lui.
Forse non era mai stato bello come ora. Più lo
guardavo e più mi rendevo conto di quanto lui fosse importante per me.
Qualcosa di terribile, di indelebile aveva segnato la sua infanzia ma con il
mio amore io lo avrei aiutato a superare tutte le barriere, tutte le sue paure.
Gli sorrisi dolcemente, accarezzandogli i capelli e
fissandolo nei profondi occhi chiari. Sapevo bene che non sarebbe stato
facile scalfire quel muro di solitudine che lui stesso aveva innalzato per
proteggersi dagli altri ma avrei fatto l’impossibile per salvarlo.
“J-Julien” balbettai.
Le parole sembravano morire, come suoni senza forza.
Avevo tante cose da dirgli ma non riuscivo a parlare. Ero come paralizzata
dalla paura di sbagliare, di dire qualcosa che potesse peggiorare le cose,
allontanandolo nuovamente da me.
A quel punto fu lui a parlare, rompendo quel silenzio
di cristallo:
“Amami.. ti prego.. amami”
Non mi servì udire altro. Lo abbracciai forte, più
forte che potevo. Sentivo sotto la T-shirt la sua pelle calda, il suo cuore
battere e ancora battere mentre le sue mani, sempre più frementi, percorsero la
mia schiena provocando un unico brivido che mi elettrizzò.
Mi sciolsi dall’abbraccio quel tanto che mi
consentisse di guardarlo negli occhi, le cui iridi erano di un azzurro pallido,
ancora lucide di pianto.
Gli sfiorai il viso con le labbra, dal mento
all’orecchio, per poi sussurrargli:
“Stammi a sentire..io ti amo e nessuno potrà mai
separarmi da te.. chiaro?”
Era vero, nessuno mi avrebbe fatto rinunciare
all’amore che sentivo per Julien. Mi sentivo pronta ad affrontare qualsiasi
cosa, a sfidare il destino, a gettare i dadi contro qualunque vento.
La passione ci travolse come una vampata improvvisa.
Lo guardai intensamente negli occhi e lui mi restituì quell’occhiata con il suo
sguardo di fuoco. Ero preda e allo stesso tempo cacciatrice, ero fiamma e allo
stesso tempo brace. Cercai le sue labbra e il suo calore, adoravo sentire il
suo respiro e poterlo respirare, mi sembrava così di respirare la sua
anima.
Lo baciai con ardore, portando le mani a prendere il
suo bel viso. Mi regalò il sorriso più tenero e il mio cuore si riempì di
gioia. Le nostre lingue si unirono, si cercavano, si volevano. L’eccitazione
salì sempre più, sentii le sue mani percorrere delicatamente la stoffa del
vestito per poi sfilarmelo dalla testa. Ormai ero seminuda sotto il suo sguardo
incantato, abbassai gli occhi.. il suo modo di fare riusciva ancora ad
imbarazzarmi.
Mi passò le dita tra i capelli, lentamente scivolarono
sul mio collo in una carezza lieve che mi mandò in estasi. Avevo bisogno di
lui, del suo calore, delle sue tenerezze. Feci scivolare le mani sotto la
sua t-shirt e senza distogliere lo sguardo dai
suoi occhi pian piano gliela sfilai.
A quel punto mi abbandonai completamente a lui, ai
suoi baci e capii che quello che stavamo provando non era solo desiderio, non
era solo la passione di un momento.. quello che stavamo provando era Amore.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cadere sul piccolo
divano di pelle, color avorio, situato nel retrobottega. In un attimo fu sopra
di me, i miei sensi esplosero al contatto con la sua pelle nuda. Al suo tocco
un brivido percorse tutto il mio corpo mentre la sua mano seguiva la linea
morbida del mio fianco. I suoi occhi chiari come il ghiaccio mi parlavano in
silenzio. I nostri respiri si fecero più profondi, assecondai i suoi movimenti
portando le gambe all’altezza del suo bacino e quando lo sentii dentro di me il
cuore sembrò scoppiarmi in petto. I nostri corpi incominciarono a
muoversi sinuosi in una magica danza, sempre più ritmica, sempre più
travolgente.
“Julien.. Julien” mormorai, ansimando
pesantemente.
“Dimmi che mi ami, dimmi che non mi lascerai mai..
promettimelo Ginevra”
La sua sembrò quasi una richiesta di aiuto, una
supplica che non aveva ragione di essere.. io ero già sua, irrimediabilmente.
Eravamo in completa sintonia, i nostri corpi uniti
dalla passione in un desiderato amplesso. Sentii la sua voce spezzata dal
piacere che si arrese al godimento e io insieme a lui gridai la mia gioia.
Scivolò di fianco a me e appoggiai la testa sul suo
petto, mi strinsi forte a lui sprofondando nel suo calore, nel suo odore, in
tutto ciò che desideravo. Julien mi accarezzava i
capelli mentre la luce lunare rifletteva nell’azzurro dei suoi occhi: era
davvero uno spettacolo.
“Ora che mi hai raccontato un po' della
tua vita mi sembra di conoscerti meglio” gli dissi, baciandogli l’incavo
del collo.
Accennò un sorriso malinconico, ero
consapevole dell’enorme sforzo che aveva compiuto permettendomi di entrare
nella sua vita. Non lo avevo di certo fatto in punta di piedi, ma non mi
pentivo della mia decisione, spingerlo ad essere sincero con me era stata la
cosa più sensata che avessi mai fatto.
“ E’ cosi sei riuscita a farmi
capitolare sul serio!” esclamò sollevandomi delicatamente il mento con un
dito.
Chiusi gli occhi soddisfatta stampandogli
un bacio a fior di labbra. Sapevo quanto fosse difficile per lui concedersi un
po' di felicità, aveva passato l’intera adolescenza a darsi colpe che non
aveva, trascurando i suoi interessi e i suoi desideri.
“Dico sul serio Ginevra, è la prima
volta che sento di provare un sentimento così forte per qualcuna.. e non ti
nego che la cosa un po' mi spaventa”
“Spaventa anche me” lo interruppi
io “ma non dobbiamo lasciare che la paura rovini questo momento così
prezioso”
“Hai ragione” affermò sospirando Julien.
“Sono sicura che anche
Danie sarebbe stato d’accordo con me” conclusi abbracciandolo
forte.
Le sue forti braccia mi sollevarono e mi
sistemarono sopra i suoi fianchi. I miei capelli ricadevano morbidi sul suo
petto, in una cascata nera come la notte. Mi persi nuovamente nei suoi occhi
cristallini, il suo fiato contro la mia pelle e mi sentii ardere un'altra volta
dal desiderio.
“Sei mia” mi mormorò appena.
Mi sentii morire, il mio cuore batteva a
mille. Cominciai a baciarlo sul collo, risalendo, fino ad arrivare alle sue
labbra. All’inizio fu un morbido gioco di lingue, accompagnato da carezze
leggere in punta di
dita, poi la
passione ebbe il sopravvento e il bacio divenne profondo e selvaggio, mentre le
nostre mani vagavano convulsamente sui corpi sudati.
Sbirciai l’orologio, si erano fatte quasi le nove, le
stelle avevano già anticipato la notte da un pezzo,
e d'altronde, sotto le feste di Natale, il buio arrivava presto.
Feci scivolare le dita lungo il suo addome ben
scolpito. Pensai che, per quella sera, avevamo ancora tempo per noi.
Fata Desi: sono felice che la mia idea ti sia piaciuta, non
mancherò di riprodurre nuovi flash back :) Ma torniamo al presente, che ne
pensi di questo capitolo? Aspetto tue notizie!!
Miki 91: eh gia' anche io avevo pensato a quell'episodio...
prossimamente lo posterò con qualche altro avvenimento. Intanto attendo con
impazienza un tuo commento su questo nuovo capitolo. A presto.
Ferula_91: mi spiace di non esser riuscita a postare
prima di venerdi... cmq spero che appena potrai mi lascerai un tuo commentino.
Ciao e buone vacanzeeeeeee
Bellas: sono pienamente daccordo con te. Tra i due Julien e'
sicuramente quello che ha piu' bisogno d'amore, quindi e' naturale che provi
una forte attrazione per lei... se poi l'attrazione diviene amore, tanto meglio
no? Mi raccomando fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo, ci tengo
tantissimo. Ciaooo
Stella Del Sud:: eccomi qui, scusa per il ritardo.. spero che la tua
attesa non sia stata delusa. Aspetto con ansia le tue recensioni.
lucyette: grazie grazie grazie, i tuoi commenti mi lusingano.
Anche la tua storia e' molto bella. Continua cosi. Eccoti accontentata col
nuovo aggiornamento. Che ne pensi? Fammi sapere.
Devilgirl89: Domyyyy ciao!! Scusami per il ritardo ma con le
belle giornate vien sempre meno voglia di stare al pc... purtroppo devo anche
incominciare a studiare uff. Hai ragione, Julien aveva diritto a dire la sua.
Spero che questo capitolo non deluda le tue aspettative. Ci conto ai tuoi
commenti, spara pure a zero mi raccomandooo. Ciaooo
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Capitolo 25 *** Le bugie hanno le gambe corte ***
Ciao a tuttiiiiiiii. Finalmente sono riuscita a postare il nuovo capitolo, sapete non e' stato facile metabolizzare il ritorno dalle vacanze. Spero che possiate perdonare il ritardo, ma la fantasia nello scrivere si era un pò attenuata, colpa del caldo e del mare... hihihi. Pian piano si ritorna alla normalità, sigh! Che ne pensate di questo capitolo? Siate clementi.. hhiihih scherzi, sparate pure a zero! Attendo con impazienza i vostri commenti. Un grazie a chi legge e recensisce. Buona Lettura!
dsfsdfds
Mi
sembrava di vivere in un sogno, un sogno meraviglioso. Avrei passato il resto della
mia vita tra le sue braccia, con il suo respiro che mi sussurrava nelle
orecchie e i suoi occhi così luminosi e belli da lasciarmi senza fiato, ma lo squillo insistente del mio cellulare mi
riportò alla realtà.
Lo
cercai a tastoni e appena lo trovai mi
resi conto che dovevo inventare una buona scusa da raccontare a mia madre. Era
sera inoltrata e avrei dovuto essere a casa già da un pezzo.
“P-pronto?” farfugliai.
“Ginevra dove diavolo sei finita! Ti rendi
conto di che ore sono?” mi aggredì.
“Scusa mamma, e che io e Marie..”
“Non mi interessa!” mi interruppe lei “Potevi avvisare! Dove sei? Il tuo cellulare
dava sempre irraggiungibile”
Mi
accorsi che aveva ragione.. nel retrobottega difficilmente si prendeva linea.
Guardai Julien negli occhi, per farmi coraggio, presi ancora fiato e dissi:
“e che avevamo ancora alcune cose da
comprare per il ballo” tentai di giustificarmi “ lo so avrei dovuto
avvisarti, ma ci siamo fermate a mangiare qualcosina qui in città”
“E ora come torni? Lo sai che non mi piace
che prendiate i tram a ora tarda” disse.
Sorrisi
compiaciuta, senza farlo intendere. Alla fine la mamma si era addolcita sebbene
fossi sicura che al mio ritorno non sarei scampata a una ramanzina terribile.
“Ci riaccompagna Stephan” esclamai.
Dopo
aver ascoltato le solite raccomandazioni, riagganciai. Mi voltai verso Julien e
il suo bacio mi colse di sorpresa, era tenero e appassionato ma allo stesso tempo
imperioso e deciso. La sua lingua sembrava voler esplorare ogni centimetro
della mia bocca nel tentativo di trasmettermi tutto il calore dei suoi
sentimenti.
“ A quanto pare non sono il solo a non essere
del tutto sincero col prossimo” sentenziò.
Mi
sentii punta nel vivo da quelle parole. In effetti aveva ragione, neanche io brillavo
per la mia onestà: stavo mentendo ai miei genitori e non era nemmeno la prima
volta. Julien mi guardò con fare interrogativo, come per chiedermi se avessi
mai avuto intenzione di dir loro che stavamo insieme.
Ma
stavamo insieme davvero? Questa sì che era una domanda da un milione di euro. Ci conoscevamo da mesi, ma non
avevamo mai affrontato quest’argomento sebbene mi rendessi ormai conto di non riuscire
a concepire la mia vita senza di lui.
Presi
il coraggio a due mani e con il cuore in gola, dissi:
“ Cosa c’è tra noi?”
La
mia domanda sembrò coglierlo di sorpresa., forse nemmeno lui ci aveva mai
pensato. Si scostò da me quel tanto che mi consentisse di stendermi interamente
sul divano.
“Mmm lasciami pensare.. cosa c’è tra noi?
Beh pensavo che la situazione ti fosse chiara, siamo due ragazzi giovani, carini
e che amano divertirsi.. insieme”
Bang!
Un colpo al cuore.
Ma
perché voleva sempre apparire una persona acida e molesta? Sembrava quasi si
sforzasse di suscitare odio e disprezzo in tutti quelli che avevano la
“fortuna” di incontrarlo. Peccato che con me il suo atteggiamento menefreghista
non sortiva più alcun effetto, soprattutto ora che pian piano cominciavo a
farmi strada nel suo mondo e nel suo cuore.
“Non credo ad una sola tua parola” dissi
pacata.
Lui
non si scompose a queste mie parole, si limitò ad inarcare un sopracciglio e un
leggero ghigno si aprì sul suo viso, quasi impercettibile.
Lo
fissai negli occhi e sostenni il suo sguardo, senza temerlo. Sapevo cosa
voleva, cercava un segno di debolezza, voleva testare la mia forza di volontà,
mettermi di nuovo alla prova, scoprire se i miei sentimenti erano autentici.
Sembrava quasi avesse dimenticato le confidenze appena fattami.
“Qualsiasi cosa tu possa dirmi, non ti
permetterà di liberarti di me” affermai.
Julien
si avvicinò al mio viso, baciandomi delicatamente la fronte. Il suo profumo, il
suo respiro, i suoi occhi: non ebbi la forza di dire altro.
“Tu mi sopravvaluti, Ginevra. Mi ritieni incapace
di fare del male e invece ti sbagli, posso essere crudele, insensibile,
spietato, sono sicuro che rimarresti sbalordita nel costatare quanto il mio
modo di essere sia lontano anni luce dalle tue aspettative” esclamò.
“No Julien, questo non sei tu” lo
interruppi “ se davvero fossi come ti
sei appena descritto io non avrei mai potuto innamorarmi di te”
Abbozzò
un sorriso fievole ma sincero. Vorrei bastasse un
respiro profondo ad allontanare i fantasmi che popolano la sua vita ma sapevo quanto sarebbe stato difficile sanare le
ferite del passato, ci sarei riuscita?
“Spero solo che tu non
debba mai pentirti di avermi conosciuto” proferì afono.
Lo abbracciai forte forte e restammo così per un tempo
indeterminato. I suoi occhi chiari erano lucidi e infiniti come il cielo,
quanto amore, quanto odio, quanta felicita e quanta tristezza vi si poteva
leggere dentro.
“Non sai quello che
dici, io ho bisogno di te capisci? e tu
hai bisogno di me, lo so!” esclamai.
“Hai ragione.. ho bisogno
di te ora più che mai”
Cercai di dire qualcosa, ma le parole mi rimasero in gola. Poi Julien
sorrise mentre le sue dita mi sfioravano le guance, il mento, le labbra. La sua
bocca scese sulla mia, gentile ma decisa, regalandomi uno dei più
bei baci
che avessi mai ricevuto.
Avrei voluto passare con lui l’intera nottata ma le lancette
dell’orologio giravano senza tregua: segnavano già le undici passate.
Finimmo di vestirci in silenzio, i nostri sguardi parlavano da
soli. I nostri sorrisi lo stesso. E dicevano sempre la stessa cosa “finalmente tu”
Montai
in sella tenendomi ben stretta a Julien, la moto accellerò. Prima. Seconda.
Terza. Via a tutto gas. Ci allontanammo nella buia e fredda notte lionese, ricca
di monumenti, palazzi, ponti illuminati. Il vento mi pungeva le guance,
scompigliandomi i capelli. Lo abbracciai più forte e affondai il viso nella sua
schiena, quasi mi mancava il respiro ma il profumo della sua pelle inebriava i
miei sensi.
Appena
giunti sotto casa una sorda nostalgia mi invase, ormai era diventato sempre più
difficile riuscire a stargli lontano, lo amavo troppo. Julien mi sistemò una
ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorrise, compiacendosi del forte fascino
che esercitava.. Avvicinò le sue labbra che sapevano ancora di me e mi baciò
con passione. Le nostre lingue si intrecciarono dolcemente, mentre il mondo
intorno a noi spariva nel nulla.
“Buona notte “ mi sussurrò con la sua voce calda
e vellutata.
“A domani” esclamai io, agitando il
cellulare come a ricordargli che ormai avevo il suo numero.
Sorrise
ancora senza dire niente e con un gesto elegante si congedò da me. Con il cuore
a mille rientrai in casa, chiusi la porta e mi riappoggiai contro. Sospirai forte,
sentivo il suo odore su di me, sulla mia pelle.
“Allora Ginevra, cos’e questa storia.. chi è
quel ragazzo?”
A
quelle parole sussultai, guardai mia madre che impaziente attendeva spiegazioni.
Non sapevo come giustificarmi, mi venivano in mente
le classiche scuse da bambina in ritardo, ma mi sentivo ridicola. Le avevo
mentito e ora era giunto il momento della verità.
Ferula_91: ben tornata!
sono strafelice di sapere che la mia storia continua ad appassionarti.
Spero che continui cosi. Non vorrei deluderti. Fammi sapere che ne
pensi di questo capitolo... il ritorno dalle vacanze ha rallentato un
po' la mia immaginazione. :)
Bellas: eh gia.. era proprio
quello che volevo trasmettere. Un forte bisogno reciproco. Ginevra e
Julien si desiderano come non mai. Questo capitolo come ti sembra?
Miki 91: merçì i
tuoi complimenti mi lusingano. Scusa per il tempo impiegato ad
aggiornare. Spero che l'attesa sia valsa. Fammi sapere.
lucyette: :) grazie per la bellissima recensione. Spero di meritare davvero i tuoi compliemti. A presto.
Fata Desi: e di questo capitolo che ne pensi? Sono felice di riuscire a trasmetterti le loro emozioni, era cio' che desideravo. A presto!
Stella Del Sud:
Grazier mille, spero che la mia storia continui ad appassionarti. Che
ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere, ci tengo tantissimo.
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Capitolo 26 *** Amore e Pregiudizi ***
Eccomi con un nuovo capitolo, chiedo venia per il ritardo e per la lunghezza del capitolo. Prometto che il prossimo sara' piu' lungo. Ringrazio chi legge e chi commenta. Non mi aspettavo un simile gradimento. Sono felice che la mia storia vi piaccia. Vi attendo in numerosi. Buona lettura.
xzczxcxzcxzczxc
Mia madre mi guardava con aria interrogativa. Quasi mi si fermò il
cuore quando la vidi avvicinarsi a me. Riformulò la domanda:
“Chi
è quel ragazzo!”
Abbassai
gli occhi e mi sentii terribilmente stupida. Mi accorsi che mi stavo inconsapevolmente
torturando le mani con le unghie, facevo sempre così quando ero agitata.
“Insomma Ginevra! Vuoi degnarmi di una
spiegazione?” seguitò, alquanto alterata.
“E’un m-mio amico” farfugliai.
Mi
guardò scettica con le braccia incrociate sul petto., continuava a fissarmi immobile, senza battere ciglio. Intuii
che non mi aveva affatto creduta.
“E’ dimmi un po'.. da quando sei solita
baciare sulle labbra i tuoi compagni di scuola”
“Non è un mio compagno di scuola”
borbottai.
Le
reazioni umane hanno dell’incredibile, l’ho sempre pensato. Mia madre era lì,
dinnanzi a me, in attesa di chissà quale spiegazione ed io l’unica cosa che ero
riuscita a dire era che Julien non frequentava il mio istituto?? A pensarci su mi
veniva quasi da ridere.
“Possiamo parlarne domani?” le chiesi.
Scosse
la testa, tra il perplesso e il deluso. Stringendosi nella vestaglia di seta a
righe blu e bianche annuì impercettibilmente.
“Ok Ginevra, come vuoi” disse “nemmeno a me va di discutere stasera.. ho
avuto una giornata pesante. Mi ero semplicemente illusa che tra noi esistesse molto di più del classico rapporto madre-figlia, ma se sei
arrivata addirittura a mentire di sicuro avrò sbagliato qualcosa.”
A
quelle parole mi sentii morire, avrei preferito di gran lunga uno schiaffo invece di una resa del genere. La seguii in
cucina e subito fui invasa da quel buon aroma di caffè.
“Non avevi detto di essere stanca?”
continuò senza nemmeno posare lo sguardo su di me “ è tardi, senza contare che domani hai anche scuola”
“Si chiama Julien” esclamai tutto d’un
fiato.
Mi
porse una tazza di espresso bollente e si sedette al tavolo.
“Julien” ripeté a voce bassa “mi piace come nome.. è molto dolce”
“Già” esclamai sorridendo “ lo penso anche io”
Per
fortuna la tensione iniziale si era allentata ed ora io e mia madre sembravamo
due amiche d’infanzia intente a raccontarsi le loro confidenze. Ma fino a che
punto avrei potuto essere sincera con lei?
Mi resi immediatamente conto che l’Era della menzogna era appena
iniziata.
“So che non avrei dovuto attaccarti in quel
modo” dichiarò “ anche se sono tua
madre devo abituarmi all’idea che ormai non sei più una bambina e che hai tutto
il diritto ad avere i tuoi segreti”
“Non e’ questo mamma” mi affrettai a
dire “non avrei voluto mentirti ma..
insomma.. è tutto ancora così nuovo per me, è la prima volta che sento di
provare qualcosa di importante.. importante davvero”
“E dimmi.. dove l’hai conosciuto?”
“
Ehm.. do-ve..” farfugliai “a-alla
fermata del pulman”
Ovviamente
non le sfuggì la mia esitazione ma per fortuna la scambiò per imbarazzo.
“Ho capito.. non ti va di parlarne”
disse, sorridendo “mi raccomando però stai
attenta, lo sai che..”
“Ecco qui che la tua natura di mamma
apprensiva vien fuori..” la interruppi cercando di sdrammatizzare “possibile che appena mi gira intorno un
ragazzo non puoi fare a meno di pensare a male?”
Sorrise di nuovo, sorseggiando il suo caffè. Guardò il pendolo, segnava l’una.
“Caspita, s’è fatto davvero
tardi” esclamò “andiamo a dormire
ora, avremo tempo per parlarne.. se lo vorrai”
L’abbracciai
forte. Mia madre era una donna straordinaria.
“Su fila a letto!” mi ordinò con finta
autorevolezza.
Ebbi
appena il tempo di entrare in camera che due grossi lacrimoni mi inondarono il
viso. Odiavo sentirmi in quel modo, non avrei voluto mentire.. ma era stato
necessario. Sapevo che i miei genitori non erano certo i tipi da fermarsi alle
apparenze ma come avrebbero reagito nello scoprire le “cattive”abitudini di
Julien?
Nonostante
lo amassi più di ogni altra cosa al mondo quella sera mi ero comportata da
vigliacca. Guardai il mio riflesso allo
specchio e mi vergognai di me stessa. Come potevo pretendere da Julien un
radicale cambiamento di vita quando poi io ero la prima a non credere ad una sua
redenzione?
La
mia mancanza di coraggio equivaleva ad una mezza verità che diventava una
bugia.
“ A
quanto pare non sono il solo a non essere del tutto sincero col prossimo”
La
frase di Julien continuava a girarmi in testa come un disco rotto. Mi faceva
male ammetterlo, ma aveva ragione.
Mi misi il pigiama e mi infilai sotto le
coperte. Ripensai alla giornata che si era appena conclusa. Era la prima volta
che Julien si mostrava a me in tutta la sua fragilità, mi aveva aperto il suo
cuore, messo a nudo la sua anima, condiviso un po' del suo dolore.
Ma
ora cosa sarebbe successo? Reclamavo fiducia e stabilità dal nostro rapporto ma
avrei avuto la forza di difenderlo?
Sospirai
sconsolata, stringendo forte il cuscino mentre un profondo senso di colpa mi
attanagliava li sotto alle coperte.
Mi
resi conto di quanto fossero repentini i miei sbalzi d’umore. Dalla felicità
passavo alla tristezza, fino ad arrivare all’angoscia per poi ricominciare da
capo. Da quando avevo conosciuto Julien ero preda di un turbine di pensieri, di
un’altalena di emozioni e stati d’animo mai provata prima in vita mia. Stasera
mi piaceva tutto questo. Staserai stavo bene. Stasera mi sentivo in pace con il mondo. Ma ora già mi
sentivo meno forte, meno agguerrita.
Il
modo di essere di Julien, le mille sfumature del suo carattere contribuivano ad
incrementare le mie ansie ed inquietudini. Nonostante fossi ormai sicura dell’amore
che ci univa non potevo fare a meno di pensare a come sarebbe stata la nostra
storia se lui non fosse così complicato ed introverso.
Avevo
bisogno di un po' di stabilità, di sentire il suo calore, la sua presenza. E invece nulla, nessuna chiamata, nessun
messaggio, nessuno squillo ad appagare la voglia di stringerlo forte.
Lasciai che il sonno si impossessasse di me, che mi liberasse di
questi strani pensieri. Non dovevo farmi vincere dalla paura, per me e Julien
era l’inizio di una nuova vita, di una
nuova esistenza.
Diedi un’ultima occhiata al cellulare ancora acceso sul comodino. Niente.
Peccato che proprio nell’istante in cui chiusi gli occhi il
display cominciò a lampeggiare..
Devilgirl89:
Domiiiiiiii che bello risentirti, non sai che piacere mi fa leggere i
tuoi commenti. Spero tu abbia trascorso una bella vacanza. Ovviamente
ti ringrazio per i complimenti, sapere che la storia d'amore traJulien
e Ginevra continua ad appassionarti mi riempe di gioia. E di
questo capitolo che ne pensi? Diciamo che sembra un po' noioso ma spero
che il mio intento si capisca... volevo mettere in evidenzia anche gli
stati d'animo di Ginevra, che nonostante si dimostri forte e disposta a
tutto per difendere il suo amore e' pur sempre una ragazzina di 17 anni
a cui il parere dei genitori conta ancora molto... Fammi sapere.
A presto.
Miki 91: finalmente ho
aggiornato, spero perdonerai l'enorme ritardo. Eh Eh diciamo che
Ginevra non e' cosi' forte come sembra... e al momento di svuotare il
sacco, si e' tirata indietro... almeno per ora. beh un po' e' da
capire... allora che ne pensi di questo capitolo? Aspetto con ansia i
tuoi commenti
Stella Del Sud: : i
tuoi complimenti mi lusingano come sempre e mi spronano a fare sempre
meglio. Spero che questo aggiornamento non ti deluda. Sai non mi
convince tantissimo ma ho deciso comunque di postarlo. Spero di esser
riuscita almeno in parte a trascrivere le sensazioni di Ginevra, che in
questo momento si trova come divisa tra due fuochi. Attendo un tuo
parere al riguardo. Baci
Fata Desi:
diciamo che Silvie e' abbastanza moderna, anche se il suo essere
amica spesso si scontra con le preoccupazioni tipiche di una donna,
madre di un'adolescente in erba. Che ne pensi? Ti piace il capitolo?
Spero di non aver deluso le tue aspettative. Fammi sapere.
Ferula_91: Hi Hi Hi il
momento critico Ginevra l'ha schivato, almeno per il momento.. sebbene
la storia sia arrivata ad un punto di svolta. Per quanto ancora
riuscira' a tenere segreta la cosa? Ma soprattutto la nostra Ginny
dovra' fare i conti con le sue paure piu' profonde, come si sara'
capito dal capitolo lei nonostante ami alla follia Julien non e' ancora
convinta di una sua vera "redenzione". Beh staremo a vedere. te invece?
Che mi dici? Attendo con trepidazione i tuoi commenti.
Bellas: ciaoooo eccoti
accontentata con un nuovo capitolo. Scusa il ritardo.. spero che ti
piaccia. Temo che possa risultare un po' noisoso, se cosi' fosse non
mancare di farmelo notare. Anche le critiche, se costruttive, fanno
bene e aiutano a migliorare. Ho voluto imprimere al capitolo le
sensazioni contrastanti di cui e' preda Ginevra, spero di esserci
riuscita. Mi raccomando fammi sapere! Baci
lucyette: eccomi qui
con un nuovo aggiornamento. Finalmente ho trovato il tempo e il
coraggio di postare. Sai il capitolo non mi convinceva del tutto e fino
a mezz'ora fa era ancora incompleto. Pero' poi ho deciso di darmi da
fare e di finirlo per stasera. Spero che sia all'altezza delle tue
aspettative. Aspetto una tua recenzione! Ciaoooo
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Capitolo 27 *** La paura dei Cambiamenti ***
Eccomi qui di ritorno con un nuovo capitolo. Ringrazio come sempre chi legge e chi recensisce la mia storia, il vostro apprezzamento mi entusiasma a fare sempre meglio. Spero di non deludervi mai. Ma veniamo al capitolo.. spero vi piaccia. Attendo i vostri commenti. Buona lettura.
eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Un pallido sole invernale filtrava tra le tende della mia camera.
Ero ancora addormentata quando la sveglia suonò facendomi balzare di
soprassalto, con la vaga sensazione di non aver riposato per niente. Mi alzai e
mi diressi verso il bagno, fermandomi davanti allo specchio: vidi la mia
immagine riflessa e mi persi tra i miei pensieri rallentati dal sonno.
Una nuova giornata stava per iniziare ma io mi sentivo più stanca
di quando ero andata a dormire.
Diedi una rinfrescata al viso, una ravvivata ai capelli e un
sussurro di profumo. Indossai l’uniforme scolastica e scesi al piano di sotto.
Mio padre era uscito presto di casa, stamane aveva un’importante
riunione di lavoro sul tema dell'agricoltura biologica mentre mamma trafficava già ai fornelli
per preparare il pranzo di oggi.
“Buon giorno Ginevra, ti va una cioccolata calda?” mi disse accogliendomi con un sorriso.
“Molto meglio un caffè, chissà che non risca a svegliarmi del tutto ” dissi stropicciando gli occhi.
“Dormito male?” chiese amorevole "sai anche tuo padre ha passato la notte in bianco, a ripetere quel benedetto discorso”
“Già.. ho come l’impressione di non aver
riposato per nulla!” esclamai addentando una brioche con doppia farcitura
di crema chantilly.
“Programmi per la giornata?” mi chiese.
Avvertii
una certa curiosità nel tono della sua voce, come se volesse sapere qualcosa
che non osava chiedere.
“No, nessuno” dissi risoluta “ tu invece? Come mai prepari il pranzo già
a quest’ora?”
Un
tentativo per cambiare discorso, era ovvio. Avevo intuito le sue intenzioni ma
non mi andava di parlare di Julien, almeno non adesso.
“
Juliette mi ha chiesto di sostituirla a
lavoro.. quindi stamattina io e il mio collega Richard andremo alla casa di
accoglienza di Vénissieux a fornire un aiuto anche
psicologico ai ragazzi di strada”
“V-Vénissieux” ripetei tra me e me.
Sentii il mio cuore fermarsi per un istante per poi ricominciare a
battere velocissimo. Conoscevo quel sobborgo, lo conoscevo eccome! Ero lo
stesso quartiere dove abitava Julien, lo stesso in cui ero stata derubata e
quasi aggredita da quei due malviventi. Rimasi senza parole, una simile
coincidenza aveva dell’incredibile.
“Ginevra.. bambina mia, ti
senti male?” esclamò preoccupata mia madre “ sei diventata pallida..”
“No.. sto bene” mi
affrettai a dire “ora scappo.. non
vorrei fare tardi a scuola”
Salii di corsa le scale, attraversai il lungo corridoio che
portava alla mia camera e mi precipitai a prendere il cellulare che avevo
dimenticato sul comodino. Sul display
trovai una chiamata persa, lo scoppio di emozioni che mi provocò fu
inevitabile, impossibile, assurdo.
Maledissi
la vibrazione inserita nell’apparecchio, Julien aveva provato a chiamarmi ma
non avevo sentito il telefonino nemmeno una volta.
Con
le mani che mi tremavano selezionai la ricomposizione automatica del numero..
attesa.. poi finalmente suonò.. una, due, tre volte “eddai rispondi” quarta volta.. poi una voce meccanica mi informò
che era la segreteria telefonica e attaccai alla prima parola del messaggio. Un
senso di vuoto invase il mio animo, avevo una gran voglia di sentire la sua
voce, quel tono caldo e rassicurante capace di trasmettermi sensazioni uniche.
Raccattai
i miei libri e li riposi nella tracolla.
Sentii il clacson suonare, Marie e Stephan erano già arrivati ed io ero
in ritardo come al solito. Scesi al piano di sotto e dopo aver salutato al volo
mia madre mi precipitai in strada.
“Speriamo che la professoressa di fisica non
interroghi oggi!” esclamò Marie.
“Eh già, io ho un mare di capitoli da
recuperare!” confessò Stephan.
“Io non vedo l’ora che arrivino le feste di
Natale” continuò concitata la mia amica
“ho proprio voglia di riposarmi un po'”
Furono
le ultime parole che sentii prima di assentarmi completamente nei miei
pensieri. Julien aveva provato a chiamare ieri notte, di sicuro avrà avuto
qualcosa di importante da dirmi.. ma ora perché non rispondeva al telefono?
E
poi, come se non bastasse, mia madre sarebbe andata a Vénissieux,
cosa sarebbe successo? Poteva incontrare Julien in ogni momento.. poteva
parlargli, a quel punto non escludevo nemmeno l’eventualità che già si
conoscessero.
Che ansia avevo addosso, come un cavallo che scalpitava per andare
a galoppo. Avevo sempre avuto il brutto vizio di fasciarmi la
testa prima di rompermela, ma ora stavo davvero esagerando! Affrontare i
problemi man mano che mi si fossero presentati, questo sarebbe stato il mio
motto da oggi in poi.
Ma
sai riuscita a mantenere il mio proposito? Francamente nutrivo dei forti dubbi
al riguardo.
“Ginevra.. hey!”
Il
tono interrogativo della voce di Marie mi fece sussultare sul sedile. Mi ero
del tutto estraniata dai loro discorsi e ora quei due colpetti sul braccio mi
avevano riportato alla realtà.
“Che..che c’è” balbettai.
“Tralasciando il fatto che non ci hai dato
confidenza per tutta la strada, niente!” esclamò Stephan.
Colpita
ed affondata. Mi ero completamente
persa, assorta nei miei pensieri assurdi, come se non esistesse nessun’altra
verità al di fuori della mia stessa vita. E così avevo finito col trascurare i
miei migliori amici, le persone che mi conoscevano più di ogni altra e che mi
volevano bene per quella che ero.
“Ok.. ok! So che in questo periodo non sono stata certo di compagnia” ammisi “ma ho intenzione di rimediare.. che ne dite
di andare a bere qualcosa dopo la scuola?”
“Ginevra.. ma che hai? Sei cosi agitata!”
disse Marie, stringendomi la mano.
“Niente.. non ho niente” dichiarai,
ritraendola velocemente “va tutto bene..
davvero!”
Mi
lanciò un’occhiata tra lo scettico e il perplesso. Intuiva che c’era qualcosa di
strano in me ma sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco.
“Su su.. è ora di scendere, mademoiselle!”
esclamò a gran voce Stephan “siamo
attivati a scuola!”
“Già.. il tragitto non è mai stato così
lungo” sentenziò Marie scendendo dall’autovettura.
Il
mio comportamento stava ferendo la mia migliore amica, non volevo che delle
stupide incomprensioni potessero minare il nostro rapporto ma come farmi
perdonare? Non restava che essere pienamente sincera e mettere a nudo una volta
per tutte la mia anima.
“Marie, aspettami!” gridai “Ti prego ascolta.. so che ultimamente il
mio modo d’agire ha lasciato molto a desiderare ma.. ma non voglio rovinare la
nostra amicizia”
“Lo so.. lo so” asserì lei, sorridendo “avrai tutto il tempo di raccontarmi cosa ti
sta succedendo e soprattutto cosa ti rende così nervosa ma credo che in questo
momento ci sia un’altra persona, molto più importante di me ,a reclamare la tua
presenza”
“C-cosa?” affermai esterrefatta “di chi stai parlando?”
“Di un ragazzo molto carino, dagli occhi di
ghiaccio che ti sta aspettando ai cancelli” disse voltando il mio viso
verso quella direzione.
“J-Julien!”
esclamai entusiasta.
“Ginny.. ma insomma, ti sei imbambolata?”
attestò Marie “che ci fai ancora qui.. muoviti,
va da lui!”
“Ma abbiamo lezione.. come faccio, io.. io”
farfugliai.
“Niente ma!”mi interruppe lei “ si vede lontano un miglio che sei
innamorata persa di quel ragazzo, va da lui ora, ti copro io con i professori”
“Grazie” bisbigliai prima di
allontanarmi.
Mi
misi a correre inconsapevolmente verso Julien, con le gambe che mi tremavano,
il respiro che si faceva sempre più affannoso.
“Amore, che ci fai qui!” esclamai
ansante “ho provato a chiamarti tutta la
mattina ma rispondeva sempre la segreteria, cosa è successo.. dimmi.. come mai
mi ha telefonato ieri notte”
Mi
accorsi che i suoi occhi erano lucidi, lui che non aveva mai avuto un attimo di
dubbio, che dimostrava così raramente il suo affetto, sembrava che stesse per
piangere davanti a me. D’istinto lo abbracciai e lui mi strinse ancora di più.
“Julien ma cosa ti è successo! Mi stai
facendo preoccupare!”
“Niente.. avevo bisogno di vederti, di
sentire il tuo calore, di ascoltare il tuo cuore come se il mondo non esistesse
più al di fuori del tuo abbraccio”
Lo
guardai fisso e anche se non avevo ben capito il significato delle sue parole,
sentii percorrere un brivido lungo la schiena.
La
sua fragilità mi eccitava e spaventava al tempo stesso. Volevo essere per lui
un porto sicuro in cui rifugiarsi in periodi di tempesta e marosi, volevo che
sentisse il mio amore e che questo gli desse ancora più forza.
Gli
presi allora il volto con le mani e gli baciai le labbra con passione, cercando
di trasmettergli tutto l’affetto che provavo per lui.
“Amore andiamo via da qui” esclamai
prendendolo per una mano “conosco un
posto più tranquillo per parlare”
“No Ginevra..” mi interruppe “entra in classe ora, io ho alcune faccende
da sbrigare. Volevo solo ricordare a me stesso che tipo di persona voglio
diventare”
Inarcai
le sopracciglia e il mio cuore eccellerò i battiti. Julien voleva cambiare, cambiare davvero.
“Che intenzioni hai” gli chiesi.
“Questa mattina devo incontrarmi con alcuni
trafficanti di gioielli” rivelò “ andrò
all’appuntamento come previsto ma non avrò alcun cimelio da consegnare.. mi
tiro indietro dai loro loschi affari, una volta per tutte”
“Davvero??” esclamai concitata “Davvero faresti questo per me? Oh Julien..
io, io ti Amo!”
Sorrise
mal celando una certa apprensione, poi lentamente mi accarezzò una guancia.
“Ora vado.. a dopo”
Si
allontanò da me, camminando lento e , senza mai voltarsi, scomparve tra la
folla lasciandomi dentro un’arcana paura. Improvvisamente sentii un’intensa e
strana sensazione.. come se il male non fosse ancora finito.
Devilgirl89:
non sai quanto mi fa piacere leggere le tue recensioni, e' ancora piu'
scoprire che la mia storia ti fa ricordiare alcuni episodi importanti
della tua vita. Spero di non deluderti mai!! Che ne pensi di questo
capitolo? Fammi sapere.. ci tengo tantissimo.
Bellas:
troppo buonaaaaaaaa, ti ringrazio per i complimenti, come al solito mi
lusingano e al tempo stesso mi spronano a fare meglio. Ho puntato molto
sul carattere di Julien estremamente complicato e per certi versi
contraddittorio ma poi.. scrivendo.. mi son resa conto che infondo
anche Ginevra ha le sue paure e le sue incoerenze. Ti piace questo
nuovo capitolo? Mi raccomando attendo le tue recensioni!
Fata Desi:
eh già Silvie e' proprio una madre con i fiocchi. Speriamo che
non si arrabbi troppo quando scoprira' le origini poco "perbene" del
nostro Julien.
Miki 91:
eh si... peccato ke Gin non si sia accorta di nulla.. quante
volte mi e' capitato di maledire la vibrazione del cell! Beh parlarsi
di persona e' molto meglio pero'! Aspetto con ansia il tuo commento. A
presto.
lucyette:
spero che la mia storia non deluda mai le tue aspettative. Apprezzo
tantissimo i tuoi complimenti. Ecco a te il nuovo capitolo. Che te ne
pare?
Stella Del Sud:
grazie grazie grazie.. leggere di esser riuscita a trasmetterti cio'
che volevo non ha prezzo per me!Spero che continuerai ad apprezzare la
mia storia. Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 28 *** Un giorno senza fine ***
Eccomi di nuovo qui, ad aggiornare questa FanFiction. Anzitutto vorrei chiedere scusa per il ritardo con cui posto questo capitolo! Ovviamente ringrazio chi legge e recensisce la mia storia. Grazie, Grazie e ancora Grazie! Buona lettura a tutti.
zxczxcxzcxz
Guardai
l’orologio da polso: le dodici e trentacinque, mancavano pochi minuti alla
campanella. Avevo l’ansia che mi divorava, che dilatava a dismisura la
sensazione pesante che l’attesa fosse infinita. I pensieri si rincorrevano
confusi, convulsi e con essi i contrastanti sentimenti di sollievo e timore.
Non sapevo il perché ma avevo paura, paura di non essere all’altezza di
pretendere questo cambiamento nella sua vita.
“Pianeta terra chiama Ginevra.. rispondi
Ginevra!” esclamò Stephan a gran voce.
Lo
guardai stralunata. Ero stata assente per l’intera lezione e non avevo preso
nemmeno un’appunto. Gli sorrisi e sospirai profondamente, pervasa da
un’angoscia sottile ma persistente che non mi faceva quasi respirare.
“Mangi con noi?” mi chiese.
Annuii
con la testa e senza dire una parola lo seguii in sala mensa. Marie, che mi
aveva conservato un posto al loro tavolo, fece un cenno con la mano, come per
dire “ora non ci scappi” ed io capii
di non avere più scampo.
“Allora Ginevra, ora devi raccontarci
tutto.. quel ragazzo che ti aspettava davanti scuola era Julien vero?”
disse concitata.
“Si, era proprio lui” confermai io.
“Ci avrei giurato! Anche se non l’avevo mai
visto mi è bastata una sola occhiata per capire che era Julien.. è stato come se
l’avessi conosciuto da sempre grazie ai tuoi racconti!”
Sorrisi
al fervore della mia amica, era come se le incomprensioni di questa mattina non
fossero mai esistite. Peccato che il suo entusiasmo non riuscisse proprio a
contagiarmi. Quella strana agitazione continuava a salire impedendomi di godere
appieno della magia del nostro amore.
“Ma le cose vanno bene tra voi..vero?”
aggiunse Marie, preoccupata dalla mia espressione cupa.
“Si, si.. solo che.. è difficile spiegarlo..”
farfugliai “Julien è così diverso dai
ragazzi che ho conosciuto.. con lui tutto è più complicato”
“Spiegati meglio” esclamarono
all’unisono i miei due amici.
“Prima di conoscere Julien, pensavo di
sapere tutto della povertà, mi illudevo che facendo un po' di carità cristiana
avrei aiutato quella gente a riscattarsi ” asserii “ma solo ora mi accorgo di quanto sia tremendamente complicato ed oscuro
il loro mondo”
“Non è di certo colpa nostra se abbiamo
avuto la fortuna di nascere e crescere in una famiglia benestante” affermò
Marie.
Sospirai
rassegnata. La mia amica aveva ragione ma questa strana sensazione di impotenza
non mi dava tregua. Julien stava stravolgendo la sua vita mentre io non avevo
mosso un dito per andargli incontro. Volevo proteggerlo, aiutarlo.. ma cosa
avrei mai potuto fare?
Per
quanto mi sforzassi di tirarmi su, proprio non ci riuscivo. La mia mente
continuava a macinare pensieri distorti e agghiaccianti.
Sorseggiai
la mia bibita, puntando gli occhi su alcuni ragazzi che conoscevo. Mi soffermai
su una coppia felice che si baciavano passionali, come se non gli importasse
nulla di tutta quella gente. Come se ci fossero solo loro due e il resto non
contasse.
Un
velo di tristezza mi avvolse. Sapevo di non essere felice. E desiderai di
essere allegra e spensierata come quella bella ragazza. Senza accorgermene mi
misi a piangere.
“Ginevra!” esclamò Marie stringendomi la
mano“ non puoi andare avanti così.. dai
calmati, calmati adesso”
La
guardai senza proferir parola ricambiando la sua stretta in una disperata
richiesta d’aiuto. Mi sentivo in colpa per l’enorme sacrificio che Julien si
apprestava a compiere, stravolgendo le sue abitudini, modificando radicalmente
il suo modo di vivere. Seppellire i fantasmi del passato avrebbe significato
non solo chiudere i ponti con la delinquenza locale ma anche scontrarsi con sua
madre, una donna che provava rancore nei miei confronti, sebbene mi conoscesse
appena.
I
corsi pomeridiani furono una vera tortura, le ore sembravano non passare mai
perché la mia mente era in un altro mondo, un mondo pieno di pensieri.
Al
termine delle lezioni mi avviai verso la fermata del tram, fortunatamente trovai
la vettura pronta alla corsa. Salii in fretta e mi accomodai, come mia
abitudine, in fondo. Il tram si mosse e iniziò il suo viaggio tra gli splendidi
palazzi del centro mentre l’ansia si faceva strada nella mia testa e
l’inquietudine penetrava in ogni spazio del mio animo.
Guardai
il cellulare in attesa di un suo messaggio, di un suo squillo, ma niente. Avevo le dita tremanti, il cuore che
batteva talmente forte che quasi mi faceva male, quando finalmente presi
coraggio e composi il suo numero: Nessuna risposta.
Rincasai
e con un gesto quasi violento gettai la tracolla sul tavolo. Mia madre era al telefono, il tono della sua
voce era molto agitato. Non capivo con chi stesse parlando ma di sicuro era
successo qualcosa di grave.
Mi
sedetti sul divano e chiusi gli occhi. Mi sentivo una grande stanchezza addosso
ma non avevo nessuna voglia di andare a riposare. Julien non si era fatto
sentire per tutta la giornata e non rispondeva alle mie chiamate.
Maledissi
l’inverno, il cielo stava già imbrunendo sebbene non fossero ancora le 17.
Un’oretta al massimo e saremmo stati risucchiati tutti dalle tenebre prima che
sia di nuovo domani.
“Ginevra, da quanto sei qui?” esclamò la
mamma varcando l’uscio “ non ti ho
sentita rientrare”
“Eri al telefono e ho preferito non
disturbarti”
Il
suo volto si incupì improvvisamente. Era tesa, la sua espressione contratta e
negli occhi le leggevo rabbia mista a qualcosa che non sapevo identificare.
La
guardai con aria interrogativa e inspiegabilmente sentii la paura salire dentro
di me e impadronirsi del mio corpo. Un presagio? Una premonizione? Quel triste
presentimento che mi accompagnava dallo spuntar del sole.
“Sono preoccupata per le condizioni di un
ragazzo che hanno portato al pronto soccorso” disse.
“Chi?” domandai col cuore in gola.
“Un giovane del quartiere” continuò lei
“lo hanno picchiato brutalmente, è stato
terribile.. povero ragazzo”
“Quartiere? Quale quartiere?? Vénissieux??” gridai.
Mia madre mi guardò stranita,
visibilmente preoccupata dalla mia reazione.
“Ginevra, calmati adesso..
stai tremando!” esclamò.
“Oh mio Dio.. oh Dio, non
lui.. non Julien!”
Avevo perso completamente il controllo di me stessa. Le mani mi tremavano e l’ansia mi aveva letteralmente
paralizzato. Sentii le braccia di mia madre stringermi le spalle e la sua voce
chiedermi cosa mi stesse succedendo ma io sembravo persa e assente.
Ad
un tratto tornai lucida e liberandomi dalla sua presa mi precipitai in strada.
“Ginevra! Ma dove stai andando? Ginevra!”
Furono
le ultime parole che udii prima che la porta di casa si richiudesse dietro di
me.
Cominciai
a correre come una forsennata, senza pensare ad altro, fino non sentire più i
muscoli delle gambe, consapevole solo in parte degli edifici che mi
sfrecciavano accanto, degli incroci, delle auto, del leggero crepitare di
candida neve che aveva appena iniziato a
cadere.
Poi
cominciai a perdere coscienza anche della strada. Julien era il mio unico pensiero
mentre l’inquietudine cresceva di minuto in minuto con la consapevolezza che qualcosa
di terribile era accaduto.
Avevo
il cuore che batteva all’impazzata, il fuoco che mi incendiava la mente,
tremavo, piangevo e avevo una angoscia enorme.
Mi
fermai a riprendere fiato, ero tutta sudata. Avevo bisogno di organizzare le idee, mi resi
conto che non sapevo da dove iniziare: a chi potevo chiedere aiuto? A quale
ospedale dovevo rivolgermi? Ero uscita di casa così d’ urgenza che non avevo
lasciato il tempo a mia madre di spiegarsi.. al dire il vero non mi era stato
detto nemmeno il nome di quel ragazzo, sebbene il mio cuore non avesse avuto dubbi
nel pensare che si trattasse di Julien.
Arrivai
al primo ospedale e tremante dal freddo e dalla paura mi diressi alla
reception, collocata proprio all’ingresso. C’era un’infermiera che
sonnecchiava. Aveva i capelli neri e corti,gli occhi marroni, il naso normale e
la bocca sottile.
“Signora.. signora mi scusi” dissi
ansante “avrei bisogno di un’informazione..
stamattina è stato ricoverato un ragazzo?”
La
donna mi guardò con una faccia, come se avessi chiesto la cosa più stupida del
mondo.
“Beh siamo in un ospedale.. solitamente
vengono ricoverate molte persone” esclamo con aria di sufficienza “sa come si chiama, almeno?”
“Si, certo..il suo nome è Julien.. Julien
Cassel” dissi tutto d’un fiato.
Diede
un’occhiata veloce al registro dei pazienti attualmente degenti nei vari
reparti, il suo nominativo non compariva sulla lista.
Mi
guardai attorno sconsolata, portai
una mano sulla fronte e
scrollai la testa disperata. Dovevo riprendere la mia ricerca.
“Aspetta” esclamò l’anziana signora “mi è venuta un’idea”
Sgranai
gli occhi all’udire di quelle parole. Non ero molto fiduciosa ma avevo bisogno
di aggrapparmi a qualsiasi speranza.
“Proviamo ad inserire il suo nome nel
database generale” continuò concitata “
esiste un collegamento interno tra tutti gli ospedali di Lione, quindi se siamo
fortunati riusciremo a risalire a quale pronto soccorso e’ stato portato”
Strinsi
le mani in preghiera, sebbene non avessi ancora ben chiaro cosa dovessi
implorare: di trovarlo? Di non trovarlo? In fin dei conti sarebbe stato molto
meglio che il nome di Julien non figurasse in nessun elenco.
“Eccolo” esclamò a gran voce la donna.
Il
mio cuore cessò per un’instante di battere. La guardai piena di paura e di attesa.
“Un ragazzo dal nome e cognome identico è
stato ricoverato a La Croix-Rousse”
“Grazie
signora, grazie mille” dissi.
Per
fortuna l’ospedale non era molto distante. In metropolitana ci avrei impiegato
poco più di dieci minuti. Rovistai nelle
tasche del mio giaccone e contai. Mi erano rimasti giusto i soldi per comprare
il biglietto.
A
passo veloce mi diressi verso le prime scale mobili che portavano alla stazione
della metrò: volti ridenti, voci che si confondevano in un grande brusio,
pacchetti ingombranti, affollavano le banchine.
Sebbene
si respirasse ovunque un’aria di festa, il mio cuore era immune all’allegria
che pareva avesse contagiato tutti. Mi
diedi mentalmente della stupida, era solo mia la colpa di quanto era successo.
Se non fosse stato per me, Julien ora starebbe bene. Aveva rischiato la vita
solo per compiacermi. Ma chi ero io per pretendere questo?
Se
gli fosse accaduto qualcosa di grave non me lo sarei mai perdonato.
Stella Del Sud:
sono strafelice che il capitolo ti sia piaciuto. Scusa per il ritardo
con cui posto, ma tra lavoro, studio e quant'altro ho avuto poco tempo
per aggiornare. Mi raccomando attendo con ansia le tue recenzioni. Un
bacio.
Miki 91:
eh sotto molti aspetti Ginevra e' ancora una ragazzina ma in
qusto capito si rendera' finalmente conto di quanto sia complicato e
difficile abbandonare quel modo di vivere che si e' scelti. Cosa ne
pensi del capitolo? Fammi sapere.
Devilgirl89. Ciaoo
Domyyyyyyyyy finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia! Che ne
pensi? Spero di non aver deluso le tue aspettative. Un bacio.
lucyette: hihihi hai proprio ragione, i guai non vengono mai da soli... :) spero che questo capitolo ti piaccia. Fammi sapere!
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Capitolo 29 *** Viaggio all'inferno: andata e ritorno ***
Eccomi di ritornooooo Chiedo scusa per il ritardo nel postare questo capitolo. Spero che la mia storia continui a piacervi. Attendo con ansia le vostre recensioni. Ringrazio chi legge e commenta le mie storie. Mi aiutate a fare sempre meglio. Saluti a tutti e Buona lettura!
sdfdsfsf
Il
battito del mio cuore aveva assunto un ritmo inusuale: era accelerato e
sembrava volermi uscire fuori dal petto.
Il respiro mi moriva in gola mentre salivo la gradinata d’accesso de La
Croix-Rousse. Mi guardai attorno stranita:
“Mi scusi infermiere.. dov’è, mi dica per
favore.. lui dov’è”
La
mia voce era tutta tremante, avevo quasi paura di sapere la verità.
Quell’uomo
mi guardo con due occhi grandi e neri, benigni, caritatevoli. Era una figura
imponente, aveva la carnagione scura e i capelli castani, ricci e scompigliati.
Sembrò quasi leggermi dentro la paura più profonda, quella di essere impotente.
Il
paramedico scosse il capo sconsolato, senza proferire parola. Sembrava
tristemente abituato a dare brutte notizie, specialmente di questo tipo,
silenziose, impalpabili.
“Mi dispiace signorina”
Fu
tutto quello che riuscii ad udire prima che il mio cuore si frantumasse in
mille piccoli pezzi. Ad un tratto mi sentii mancare, avevo le gambe intorpidite
e persino i pensieri erano diventati
lenti e soffocati.
Infinite
sensazioni invasero il mio corpo e la mia mente: odio,
amore, rabbia, dolore, disperazione.
L’uomo cercò
di abbracciarmi per farmi calmare ma io, divincolandomi dalla sua presa,
cominciai a gridare fra i singhiozzi:
“Noooo, non può essere.. la scongiuro mi
dica che non è vero..”
In
quell’attimo un senso di panico e terrore si impadronì di me. Il mio futuro non
esisteva più. Niente aveva più senso. La mia vita era finita lì. Era terminata.
Alcune
persone in camice bianco mi si avvicinarono, cercavano di tranquillizzarmi ma
io non volevo sentire ragioni, senza Julien la mia stessa esistenza non aveva
più significato.
Le
forze mi abbandonarono, non riuscivo a reggermi in piedi. La testa cominciò a
girare e le immagini sotto i miei occhi si fecero confuse, come se tutto
intorno a me avesse preso ad allontanarsi, strappato dal vento di emozioni che
aveva invaso la sala.
All’improvviso
il nulla, il buio totale. Mi sentii trasportare via verso l’ignoto, il mio
corpo sembrava avesse perduto ogni sensazione, senza vita, sconosciuto. A poco
a poco iniziai a gioire dei giochi di colore e di forme senza precedenti, che
instancabili si rivelavano ai miei occhi chiusi. Fantastiche immagini si
agitavano dentro di me, si alternavano, variopinte, si aprivano e si richiudevano
in cerchi e spirali, esplodendo in zampilli colorati.
“Ginevra.. Ginevra svegliati!”
Qualcuno
mi scosse facendomi riprendere coscienza lentamente. Avevo un mal di testa da
scoppiare. All’improvviso ricordai tutto e sgranai gli occhi, la mia sorpresa
fu tanta quando vidi i suoi fissi sul mio viso.
“Julien.. Julien!” esclamai
tra le lacrime.
Il
cuore sembrava volermi uscire fuori dal petto, tanto che batteva forte.
D’istinto gli gettai le braccia al collo. La sua risposta fu altrettanto
impulsiva e calorosa. Cominciai a piangere: un pianto liberatorio e profondo.
Ancora non mi sembrava vero di stringerlo forte, di sentire nuovamente il suo
profumo, il suo respiro, la sua dolce voce.
Julien
lasciò che mi calmassi e quando
finalmente i singhiozzi si fecero più leggeri mi scostò quel tanto che
gli permettesse di guardarmi negli occhi.
“Hey.. piccola, è tutto finito adesso”
sussurrò sulle mie labbra.
Con
un lento gesto della mano mi asciugò le guancie umide. Deglutii sentendo un
calore appropriarsi delle mie gote. Annuii
piano mormorando un flebile “sì”
“Si è trattato di un errore imperdonabile”
esclamò il Primario.
Lo
guardai sconcertata per qualche istante. Non tanto per ciò che aveva affermato ma per il fatto di non
essermi resa conto di tutta quella gente che ci stava intorno.
“Lo staff Medico e Paramedico in servizio,
nel reparto di Chirurgia, era in attesa dei familiari di un giovane, ricoverato
subito dopo un incidente, del quale non si era potuto far altro che constatarne
la morte” continuò avvicinandosi a me.
“Ho creduto che lei fosse una parente della
vittima” intervenne l’ infermiere “colpevole” del malinteso.
La
testa mi faceva ancora male, la paura e l’angoscia di queste ultime ore erano
ancora vivide nella mia memoria ma dagli occhi di quell’uomo si leggeva chiaramente
che era mortificato sul serio.
Abbozzai
un mezzo sorriso e sospirai forte: l’unica cosa importante era che Julien fosse
li con me, ora. Null’altro avrebbe potuto rendermi più felice.
Mi
strinsi a lui nascondendo il volto nell’incavo della sua spalla. Fu allora che non
potei fare a meno di notare la smorfia
di dolore che fece nel raddrizzare la schiena. Si premette istintivamente il
fianco destro con una mano.
“Julien!Stai bene?” chiesi preoccupata.
“Si, stai tranquilla. Non è nulla, sto bene”
esclamò con un sorriso che mal celava la sua sofferenza fisica.
Gli
alzai il viso, aveva un livido e un taglio rosso sul zigomo. Erano i chiari
segni di una colluttazione. Avvicinai una mano e sfiorai delicatamente la
ferita con la punta delle dita. Ancora una volta Julien sembrò leggere nei miei
pensieri: mi prese la mano e ne baciò il palmo tenendomi stretta a lui come se
fossi la sua ancora di salvezza.
Dalle
finestre arriva obliquamente il leggero chiarore della luna ad illuminare i
nostri volti. Rimasti soli Julien mi
rivolse uno sguardo preoccupato:
“Sei rimasta svenuta per un bel po'”
esclamò sistemandomi un cuscino dietro la schiena.
“Ho sete”
Julien
mi porse un bicchiere d’acqua che bevvi d’un fiato.
“Mi sento così strana.. come se un’aria
fresca mi portasse via la nebbia dalla testa” mormorai, mentre mi
distendevo di nuovo sul letto.
Mi
sorrise dolcemente accarezzandomi i lunghi capelli corvini. Ora che lui era
qui, di fronte a me, con quei occhi blu così profondi, l’incubo sembrava
davvero finito.
“Ho avuto tanta paura” dissi fievole “credevo di averti perduto per sempre”
Mi
portai le mani alla testa, inorridendo al pensiero di quello che poteva
succedere. Senza dire una parola Julien si
sedette accanto a me e guardandomi intensamente negli occhi fece risalire la
mano lungo il braccio e poi verso le spalle. Un brivido percorse la mia schiena
mentre le nostre labbra si univano in un tenero bacio.
Mi
sentii avvampare per il desiderio, una sensazione di eccitata felicità. Sentii
un bisogno, quasi fisiologico di toccare la sua pelle, il suo corpo caldo, per accertarmi che lui fosse davvero lui e che stesse bene sul serio.
Aveva
ricominciato a nevicare, i fiocchi cadevano lenti dietro la finestra
adagiandosi dolcemente sui rami degli alberi di platano ormai senza più foglie.
Julien continuava a stringermi, tenendomi
stretta al suo petto in un abbraccio protettivo. Tra le sue braccia, il
tempo sembrava essersi fermato davvero.
Ma l'orologio, incurante di tutto e di tutti, procedeva uni ritmico, inesorabile.
“Ti senti meglio ora?” mi chiese
sfiorandomi la fronte con la sua mano calda.
Annuii con la testa e lo attirai di
nuovo verso di me. Sentivo il suo sangue, le sue vene pulsare e quel calore mi
piaceva, riusciva a trasmettermi un senso di appartenenza che mai avrei pensato
di conoscere.
“Che cosa è successo” domandai.
“Non devi preoccuparti di nulla” esclamò
“ogni cosa andrà bene”
Lo
ascoltai guardandolo intensamente negli occhi, con quelle parole sembrava che
più che convincere me volesse convincere se stesso.
“Non mentirmi” lo interruppi io “non voglio che ci siano segreti tra di noi,
non lo sopporterei ”
Julien
sospirò profondamente, alzandosi in piedi.
“Ho fatto ciò che dovevo” disse
risoluto.
I
suoi occhi si spensero, s’offuscarono, persi chissà in quali pensieri. Avrei
voluto liberarlo da quei tormenti ma sapevo di non poterlo fare, sapevo di
essere inerme di fronte a tutto questo.
Mi
alzai dal letto e in silenzio mi avvicinai a lui. Lo abbracciai da dietro
appoggiando la testa sulle sue spalle. Ora ero io ad infondergli coraggio,
forza, a fargli sentire tutto il mio amore. Era incredibile come i nostri ruoli
si invertissero in maniera così naturale. Ci completavamo a vicenda,
sostenendoci.
Le
parole erano ormai superflue. Comprendevo la sofferenza che lo devastava. Le nostre
mani si cercavano per unirsi e le nostre labbra facevano lo stesso, come per
suggellare una nuova unione. I baci che seguirono cercarono di spazzare via
tutte le inquietudini.
“Non sono riuscito a mantenere la mia
promessa” disse.
Sbattei
più volte le palpebre e lo guardai interrogativo. Scossi la testa come per
dire: No.. No.. No Una cosa del
genere non doveva nemmeno pensarla. Era andato contro al suo passato, sfidato a
viso aperto la malavita di Vénissieux, che spegne le
illusioni, che soffoca la gente, che uccide le speranze.
Cosa sarebbe successo ora? Per quanto volessimo allontanare quel
pensiero dalla mente, questo non avrebbe cambiato le cose. Avremmo mai
sconfitto la paura? Ebbi come l’impressione che la battaglia fosse appena
cominciata.
lucyette: ciaooo,
finalmente sono risucita ad aggiornare. Questi mesi sono stati un po'
frenetici, ma alla fine ce l'ho fatta! Ci ho messo un po' per la
stesura di questo capitolo ma spero che non ti deluda. Ci tengo tanto
al tuo parere! A prestooo
Miki 91: eh
mi sa che questa volta ho battuto ogni record! Sono mesi che non
aggiorno. SCUSAAA mi perdoni? Spero che continuerai a seguire la mia
storia. Che ne pensi di questo capitolo? Ti piace? Ho avuto un po' di
difficolta' a scriverlo, le idee mi si affollavano nella mente ma non
risuscivano a prender forma. Spero sia all'altezza delle tue
aspettative. Attendo una tua recensione. Baci.
Devilgirl89: Domyyyyyyyyyyy
sono tornata!! Contenta? Finalmente ho postato. Mi spiace per l'estremo
ritardo. Che mi dici? Ovviamente cerchero' di non farti aspettare cosi'
tanto. I tuoi commenti sono preziosi per me! Mi spronano a fare sempre
meglio, Che ne pensi del capitolo? Fammi sapere. Lo sai che ci tengo.
baci baci.
Stella Del Sud: eccomi
di ritorno, spero che un po' la mancaza della mia storia si sia
sentita.. Scherzo. Chiedo venia per il ritardo. Spero di non aver perso
una lettrice come te. Aspetto con ansia una tua recensione.
silvietta_in love 4ever: ciaoooooo
eccomi qui! Ho aggiornato! Spero che ora che ti ho ritrovato
continuerai a seguire la mia storia. Non vedo l'ora di leggere il
seguito della tua. Un Bacio. A presto.
|
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Capitolo 30 *** Quando i nodi vengono al pettine ***
Eccomi giunta al 30esimo capitolo, come passa il tempo! E' gia trascorso un anno dalla pubblicazione del primo chappy, sono felice di notare che nonostante i mesi e i miei ritardi nell'aggiornare, la mia fanfiction continua ad essere seguita. Un grazie a tutti voi che leggete e recensite la storia di Ginevra e Julien. A presto, e come al solito, buona lettura!!
capitolo
Era
ormai calata la sera e stava nevicando da parecchie ore. Quando lasciammo
l’ospedale ancora non avevo preso coscienza del tempo che era passato, mi
guardai attorno stranita: tutti i negozi erano chiusi.
Il
mio orologio da polso segnava quasi le dieci, sospirai rassegnata, avrei dato
chissà cosa per poter tirare indietro le lancette. Questa volta niente e nessuno
mi avrebbe risparmiato una bella strigliata d’orecchie.
“Mia
madre sarà preoccupatissima” esclamai “sono uscita di casa come una
furia”
“Non
dovevi metterti nei guai per causa mia”
Ecco
che lo stava facendo di nuovo. Sminuiva l’affetto che provavamo l’uno per
l’altra. Ma perché si ostinava a non capire che per difendere il nostro amore
avrei sfidato anche il mondo intero?
Mi
fermai sul ciglio della strada, Julien proseguì ancora per qualche metro prima
di voltarsi verso di me. Con sguardo interrogativo disse:
“Cosa
fai li impalata? Su muoviti, non vorrai mica perdere l’ultima corsa del
tram!?!”
Puntai
i piedi sull’asfalto, decisa a non schiodarmi da quel marciapiedi fino a quando
non gli fosse entrato in testa che il nostro legame era il più forte, il più
sincero, il sentimento più puro che potesse mai esistere.
“J-Julien”
Lui
mi guardò di nuovo e lentamente tornò sui suoi passi. Alzò le braccia al cielo
come simbolo di impotenza: “E adesso cosa c’è”
Il
tono della sua voce crebbe repentinamente.
“Ginevra
andiamo a casa, non è questo il momento di discutere”
Lo
fissai diritto negli occhi, con aria di sfida solenne e decisa. Doveva smetterla
di comportarsi come una macchina priva di emozioni, incapace di provare ed
esprimere tenerezza, calore, amore.. come se dentro ci fosse solo un grande
freddo.
D’improvviso
una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto. La ferita al fianco gli bruciava
ancora e l’averci camminato sopra non aveva di certo
aiutato.
“Julien..
Julien, stai bene?” esclamai concitata.
Lui
strinse gli occhi cercando di contenere il dolore, il suo viso impallidì quasi
stesse trasformandosi in marmo bianco. Cercai di sorreggerlo ma Julien si scostò
dolcemente e mi sorrise.
“Non
devi preoccuparti per me, sono un tipo che se la sa cavare!”
disse.
Voleva
sdrammatizzare la situazione, ma io sapevo bene che i medici avrebbero preferito
trattenerlo almeno per una notte e che lui, per poter lasciare l’ospedale aveva
dovuto addirittura firmare l’apposito modulo.
“Sù,
appoggiati a me” mormorai “ancora pochi passi e potrai riposare un po' su
quella panchina”
Obbedì
senza protestare e allungando un braccio attorno alle mie spalle si lasciò
sostenere e guidare. I suoi occhi avevano assunto uno strano riflesso,
un
turchese così acceso che quasi non sembrava vero. Rimanemmo in
silenzio per un po' mentre un viavai di persone si alternava sotto
il nostro sguardo. Mancava poco più di una settimana a Natale e
ovunque si respirava aria di festa: le luci colorate, gli alberi
addobbati, gli striscioni illuminati.
Ad
un tratto ricordai che il ballo di fine anno si sarebbe tenuto
questo venerdì. E pensare che c’avevo fantasticato su’ tanto di quel tempo! Gli
eventi che si erano succeduti come il vortice di un fiume avevano
contribuito a far passare tutto il resto quasi
inosservato.
Varcare
l’ingresso della sala al braccio di Julien avrebbe rappresentato una svolta
cruciale. Un modo per rendere ufficiale la nostra relazione? Certo che in tre
mesi ne avevamo già passate tante.
In
quel momento mi sentii stringere la mano e sorridendomi la portò sul suo cuore.
Un gran calore mi invase, chiusi gli occhi per assaporare ogni più piccolo gesto
di quel ragazzo che aveva saputo trasformarmi in una donna capace d’amare in
modo maturo e come per incanto tutte le frivolezze da teenager non ebbero più
ragione d’esistere.
“Credi
davvero che io meriti tutto questo?”
La
sua voce era un vellutato sussurro, pieno d'infinito
amore.
Annuii
decisa, non solo lo credevo ma ero convinta che lui fosse l’unico ragazzo per
cui valesse la pena lasciare tutto. Se me l’avesse chiesto, l’avrei seguito
anche all’inferno.
“Io
voglio che tu ti fida di me” esclamai “sono stanca di essere trattata con
i guanti bianchi, desidero che tu mi renda partecipe di tutto ciò che ti
circonda, perché solo così potrò far parte realmente della tua
vita”
Il
freddo imperversava e dalle nostre bocche nuvole di fumo venivano emesse ad ogni
respiro. I suoi lineamenti erano belli e fieri, era così affascinante che avrei
potuto stare delle ore a guardarlo.
“Non
ho mai conosciuto una ragazza testarda come te” esclamò a gran voce.
Lo
presi come un complimento. Nessuno mi avrebbe distolto dai miei propositi, avrei
fatto di tutto per restituire a Julien la voglia di amare e di sentirsi
amato.
Quindi
ci rimettemmo in cammino, l’uno accanto all’altra, tenendoci teneramente per
mano. Per recuperare un po’ di tempo decidemmo di prendere la metropolitana “
Métro C” direzione : Hôtel de Ville.
Tempo
qualche minuto e la coincidenza per Perrache non tardò ad arrivare.
Sebbene non fosse la prima volta che mi riaccompagnava a casa, mai
come ora provavo un certo disagio. Lo sfarzo, l’ostentazione del lusso , la
ricercatezza dei particolari facevano di Ainay il cosiddetto quartiere dei
nobili. Ci viveva tutta l’aristocrazia di Lione, che evitava così,
le zone più popolari della città.
La
sua mano strinse più forte la mia, mentre avanzavamo lenti sul viale che portava
alla mia casa come ad infondermi coraggio.
Me
ne sarebbe servito un bel po’ per affrontare l’ira di mia madre.
Erano ore che non aveva mie notizie, praticamente da quanto ero fuggita
via come se fossi stata inseguita dal diavolo in persona, e per di
più senza portare il cellulare con me.
Giunti
davanti all’ingresso principale rovistai nelle tasche per cercare le chiavi, ma
avevo dimenticato anche quelle. Non mi rimaneva che
bussare.
Sentii
qualcuno precipitarsi giù dalle scale e nell’arco di dieci secondi ci fu
aperto.
“Ginevra,
Santo Cielo! “ gridò abbracciandomi “per fortuna sei qui…
“
Il
suo respiro era affannato, a momenti la sentivo anche trattenere
il fiato. Lo stringermi tra le braccia non aveva cancellato la sua
preoccupazione. Poi la sua espressione cambiò repentinamente, il suo corpo
s’irrigidì. Mi allontanò da lei quel tanto che bastasse per assestarmi uno
schiaffo che mi lasciò stordita per qualche secondo.
Non
ebbi nemmeno il tempo di replicare che mi sentii stringere per un braccio ed
inveirmi contro.
“Mamma
ascoltami, ti prego” tentai di divincolarmi dalla sua presa “non avevo
intenzione di farti preoccupare”
“Non
avevi.. non volevi farmi preoccupare?” ripeté stizzita “dovevi pensarci
prima di fuggire via come una forsennata ”
La
guancia ancora mi pulsava per il colpo ricevuto, portai
istintivamente la mano dove avevo dolore. I suoi occhi erano pungenti e
lampeggianti e riflettevano tutta l’apprensione di queste
ore.
Abbassai
lo sguardo, che figura stavo facendo con Julien?? Cosa avrebbe
pensato di me? Gli sarei sembrata una bambina che per uscire doveva ancora
chiedere il permesso ai propri genitori.
Ad
un tratto mia madre distolse l’attenzione da me per puntarla dritto sul ragazzo
alle mie spalle. La sorpresa fu tanta quando mi resi conto della confidenza che
li legava. Sembrava proprio che si conoscessero da tempo.
“E’
incredibile!! Come ho fatto a non capirlo prima?!?” esclamò “dovevo
immaginarlo che si trattava di te.. le coincidenze erano più che
lampanti!”
Rimasi
in silenzio, esterrefatta. Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Come era possibile, mi chiedevo: cosa mi ero persa?
Divenni
una presenza invisibile, a nessuna delle mie domande ricevei risposta,
era
come se in quel momento esistessero solo loro e le proprie ragioni.
“Silvie,
non avevo idea che Ginevra fosse tua figlia, davvero!”
Mia
madre sembrava sconvolta e stordita, si passò una mano tra i capelli e prese un
respiro, cercando di calmarsi.
“Non
voglio sentire una parola di più” esclamò “ inventare giustificazioni non
servirà a niente”
“Mamma,
ti prego ascoltami..” intervenni “ amo Julien, lo amo più
della mia vita, farei di tutto per..”
“Santo
Cielo Ginevra!!” mi interruppe lei “cosa ne vuoi sapere tu dell’amore..
hai solo diciassette anni e credimi, figliola, credimi la vita per questo
ragazzo non è stata per niente facile”
Lo
guardai con espressione furente, mi aspettavo una sua reazione ma niente,
Julien non disse una parola.
“Perché
resti in silenzio?!?” gli gridai contro “avanti, diglielo.. dille che mi
ami!”
Una
rabbia sorda si impadronì di me. Incominciai a battere con tutta la forza che
avevo i pugni sul suo petto. Volevo fargli male, fargli provare una sofferenza
fisica, perché temevo che il mio disprezzo, da solo, non sarebbe
bastato a scalfire il suo cuore.
Julien
mi fermò con facilità, afferrandomi per i polsi. I suoi occhi erano freddi e
pungenti come il ghiaccio ma il suo sguardo tradiva un dolore
profondo: sembrava distrutto.
Sorrisi
nervosamente: “cos’è questo? Un altro dei tuoi stupidi tentativi per
allontanarmi da te?”
“Ginevra
cosa altro ti serve per capire che questo ragazzo non fa per te?!”esclamò
mia madre.
Perché
ero accecata da questo amore che credevo vero solo io? Possibile
che la nostra storia ad ogni passo in avanti ne compiva subito due indietro? Non
ce la facevo più. Avevo esaurito tutte le mie energie, ero così stanca, così
esausta che non riuscivo più nemmeno a piangere.
Anche
Julien sembrava visibilmente turbato, per la prima volta lo vedevo
nella condizione di dover spiegare i suoi comportamenti rischiando così di
perdere l’ultima opportunità di essere felice.
All’improvviso
mi sentii invadere da un senso d’angoscia, le loro parole mi parvero senza
significato, velocissime e incomprensibili. Divennero soffuse e lontane,
continue e appena percettibili. Portai le mani alla testa, per evitare che
scoppiasse: mi sembrava di vivere dentro un incubo.
Ma
ai loro occhi ero tornata ad essere trasparente, ero sicura che se in quel
momento la terra mi avesse inghiottito nessuno se ne sarebbe
accorto. Continuavano a parlare di me come se io non fossi presente: mia madre
con i suoi discorsi assurdi e totalmente senza senso; Julien che
sembrava addirittura comprendere le ragioni che rendevano impossibile la nostra
storia.
Lanciai
un grido di dolore mentre lo stomaco scoppiava, gli occhi si annebbiavano e il
cuore agonizzava. Volevo non sentire oltre, volevo non vedere
oltre.
Mi
rifugiai nella mia camera e inginocchiandomi ai piedi del letto cominciai a
piangere senza riuscire a fermarmi. Avevo perso il controllo di me stessa, il
mio corpo non rispondeva più alla mia mente, sebbene mi ordinassi di non versare
una sola lacrima, la disperazione si era impossessata di me.
Completamente.
Non
so per quanto tempo rimasi seduta a singhiozzare, gli occhi mi bruciavano
d’angustia e di rabbia. Avrei voluto essere assorbita dall’oscurità che mi
circondava, riuscire a non provare niente, ad annullarmi totalmente per non
pensare, per non soffrire.
Il
bussare alla mia porta mi fece trasalire. Non volevo ascoltare nessuno e
soprattutto non volevo parlare con nessuno.
“Ginevra..
Ginevra apri!”
Mi
gettai sul letto , nascondendo il viso nel cuscino, trattenni il respiro e
chiusi la bocca, serrando con forza le labbra nel vano tentativo
di soffocare i gemiti che uscivano dal mio petto.
“Ginevra!!”
Il
tono di mia madre si fece più insistente. La maniglia si abbassò ma la porta era
chiusa a chiave. Scossi la testa e dissi: “Basta!Ti prego
lasciami in pace”
La
mia sembrava più una supplica, non avevo nemmeno la forza di litigare.
Due incerti passi per obbedirle e lo scatto della serratura le
fece capire che la porta si sarebbe aperta dall’esterno.
Senza
proferir parola, tornai a sedere su una seggiola, nella penombra
della mia stanza.
“Ginevra,
figliola.. ascoltami”
Senza
distogliere lo sguardo da un punto immaginario della parete la pregai di non
rimproverarmi, la giornata si era conclusa nel peggiore dei modi e mi aveva
riservato solo delusione e tanta amarezza.
“Capisco
il tuo sconforto ma non dimenticare che ti voglio bene, e che ho detto quelle
cose solo per evitarti sofferenze future”
Parlava
di Julien come se fosse la persona peggiore di questo mondo eppure sembrava
nutrisse un affetto sincero nei suoi confronti.
“Ma
non avevo capito niente.. “
Mi
volsi verso di lei stupita da quella frase, erano ancora molte le cose che non
comprendevo.
“Conosco
Julien da qualche anno.. la nostra associazione gli è stata vicino durante la
degenza di sua madre, assicurandogli una presenza amichevole e fornendogli
sostegno economico e sanitario”
Mi
asciugai le lacrime dagli occhi arrossati. A quel punto iniziai a calmarmi, lo
sgomento che mi faceva pulsare la testa cambiò in uno strano stordimento: “Io
lo amo” fu tutto quello che riuscii a dire.
Mia
madre accolse la mia dichiarazione con un sorriso che non mi aspettavo, aveva
osteggiato la nostra storia con tutte le sue forze e ora mi offriva quest’
amnistia insperata.
“Si
vede” esclamò.
“Peccato
che lui non provi lo stesso per me ” mormorai “per quanto sia sicura del
nostro amore, sono altrettanto consapevole che i suoi sentimenti non saranno mai
forti quanto i miei”
“Ti
sbagli” intervenne lei “se avessi ascoltato con quanto ardore descriveva
il legame che vi unisce non parleresti cosi”
Caddi
letteralmente dalle nuvole, sembrava essersi dimenticata della paternale
elargita solo qualche minuto fa. Cosa era successo in quel
frangente?
“Ammetto
di aver reagito in maniera sproporzionata, di essermi fatta condizionare dalla
situazione, ma le parole di Julien mi hanno fatto riflettere, non avrebbe
esitato a sacrificare il proprio amore per un senso di dovere o di protezione
nei tuoi confronti”
Sorrisi
sarcastica, ormai non faceva più notizia il suo spirito di rinuncia.
In questi mesi avevo avuto più di una dimostrazione della sua scala dei
valori e per quanto desiderassi il contrario non potevo che
prendere atto di essere sul gradino più basso delle sue
priorità.
“Io
torno in soggiorno, tuo padre dovrebbe rincasare a momenti”esclamò mia madre
volgendosi verso la porta “se ti venisse voglia di ascoltare le sue ragioni,
sappi che in corridoio c’è un ragazzo che non aspetta
altro”
Mi
guardai allo specchio. Sentii un magone in gola. Qualche lacrima cominciò a
scendermi sulle guancie, mentre il cuore mi batteva forte. Pian piano mi feci
coraggio e a piccoli passi avanzai oltre la soglia pronta ad
incrociare i suoi occhi ancora una volta.
“Ciao”
disse quando gli fui di fronte.
“C-ciao”
balbettai io.
Avrei
voluto gridargli contro tutto il mio disprezzo, rinfacciargli tutte le menzogne
a cui avevo creduto e invece bastò un suo sguardo per farmi desistere, un solo
attimo affinché i nostri cuori sconfiggessero il dolore che portavano dentro. I
suoi occhi impenetrabili ma allo stesso tempo così espressivi e profondi mi
fissavano silenziosi.
“Sono
riuscito a deluderti di nuovo” esclamò .
Purtroppo
era vero, la sua arrendevolezza aveva lasciato in me un grande sconforto, era
come se rinunciando a combattere per il nostro amore mi avesse condannato ad una
vita priva di sogni, vuota di qualsiasi emozione.
Come
resistere alla tentazione di saltargli al collo e di baciarlo con tutta la
passione che avevo dentro? Mi morsi il labbro per impedirmi di cedere a
quel’impulso irrefrenabile, ma questa volta fu lui a venirmi incontro, a
mozzarmi il fiato al contatto con il suo corpo caldo, statuario,
perfetto.
Feci
un profondo respiro e l’aria mi sembrò avere il suo odore, così inebriante, così
dolce per i miei sensi. Portò le sue labbra ad un soffio dalle mie ed io non
potei resistere oltre, lo baciai con passione, incurante di tutto, dimenticai il
luogo, il tempo, la ragione. Ricordai solo che mi amava, che mi voleva, che ero
sua.
ilovedward_90:
voila, ecco il nuovo capitolo... chiedo scusa per l'enorme
ritardo, ultimamente ho poco tempo per aggiornare ma spero che continuerai a
seguire la mia storia. Ci tengo tanto.
Devilgirl89:
ciao domyyyyyy che bello risentirti :) Ti ringrazio per la
stima che dimostri nei miei confronti. I tuoi complimenti mi lusingano.
Che ne pensi di questo nuovo capitolo? Ti piace? Se hai qualche
accorgimento o qualche critica da fare non esitare a pormela, sai
quanto ci tenga al tuo parere. Mi raccomando fammi sapere. Un
bacio Giulia.
Miki 91:
uuu con il ritardo con cui posto mi sa che sono in debito di tutta la
storia, altro che 10 capitoli! Come va? Scusa per non aver postato prima ma
spero che continuerai a leggere la mia fanfiction, sai che ci tengo tanto alle
tue recenzioni.
lucyette: ecco
che finalmente ho aggiornato! Che te ne pare? Per farmi perdonare
questo chappy e' leggermente più lungo del solito. Sai
scrivendolo di volta in volta, accade che ci siano dei momenti di
stand-by ma spero che da ora in poi riesca a postare con più
celerita'! Mi raccomando continua a seguirmi e a spronarmi con le tue
recensioni.
vanessaacullen_: sono
felice di averti tra le mie lettrici, mi fa piacere scoprire che anche
a storia gia' inoltrata c'è qualcuno che non esita a leggere i
capitoli e a postare le sue recensioni. Ora spero di non deludere le
tue aspettative, Aspetto con ansia il tuo parere su questo nuovo
capitolo. A presto.
memols: finalmente
sono riuscita ad accontertarti, seppur con notevole ritardo ecco
aggiornata la mia storia. Ti piace? Che ne pensi? Fammi sapere. Ciaoooo
|
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Capitolo 31 *** Alla luce del Sole ***
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Ringrazio quanti mi seguono, leggono e recensiscono. Vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sara' un bel colpo di scena :) ho gia' in mente tutto.. devo solo metterlo nero su bianco. Speriamo bene. Ma ora aspetto con ansia i vostri commenti. A presto e buona Lettura.
31
E nessuno dei due seppe se era passato un minuto o
un’ora perché il tempo si era fermato e fu come se tutto il creato avesse
trattenuto il respiro.
Mi strinsi
dolcemente a lui senza staccarmi dalle sue labbra, le nostre lingue danzavano
in un sensuale gioco dei sensi, le nostre mani si toccavano, si sfioravano
lievi, più sicure e dolci.
“Io ti amo” gli sussurrai.
Non mi sarei
mai stancata di ripeterglielo.
Lo guardai
intensamente negli occhi cercando di infondergli serenità e amore. Doveva
convincersi della solidità dei nostri sentimenti ed io sarei stata a suo fianco
per ricordargli quanto fosse importante per la mia vita.
“Non volevo farti soffrire” esclamò sfiorandomi
il viso “ma sembra che io non riesca a
fare altro”
Feci cenno
di no con la testa, sebbene i miei pensieri esprimessero più o meno lo stesso
concetto.
“Mamma mi ha
raccontato di come vi siete conosciuti” dissi.
“Silvie è
una donna straordinaria” esclamò con gli occhi che gli brillavano “la sua equipe ha fatto tanto per me, è solo
grazie a loro se mia madre si è operata, sono stati fantastici.. io non avrei
potuto fare di più”
Parlava con la voce rotta dall’emozione, lo sguardo
fermo, pieno di dolore. Allungai una mano verso le sue labbra schiuse, le
toccai, carezzai lenta il suo viso che tanto amavo e che ora era lì, di fronte
a me. Sembrava così indifeso,così fragile, così triste.
Deglutii ricacciando indietro le lacrime causate
dall’impotenza che mi attanagliava il cuore. Avrei voluto poter
prendere su di me tutte le pene, le paure, le angosce di questi anni ma l'unica cosa che mi restava da fare era
quella di fargli capire che gli stavo vicino.
La
sua infanzia era stata difficile, la sua adolescenza era stata tormentata ma
avrei dato l’anima per rendergli un futuro pieno d’amore.
Lo
abbracciai in silenzio, con tutta la forza che avevo, come se con quella
stretta volessi cancellare ogni sofferenza del suo passato.
“Hum.. sarà meglio tornare di sotto” mormorò a fior di labbra.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, avevo il cuore che
batteva a mille, le gambe che tremavano dall’emozione.. quegl’occhi,
quegl’occhi turchini così ipnotici, magnetici e intensi riuscivano sempre a
farmi dimenticare chi ero e dove mi trovavo.
“ Non so
ancora se riuscirò a resisterti..”
E
a me vennero i brividi nell’ascoltare quelle parole. Sentii crescere il desiderio
della sua pelle, del suo sapore, del suo profumo. Ora il mio corpo era premuto
contro il suo, quelle braccia mi stringevano forte portandomi in un mondo tutto
nostro fatto di magia e di sogni, in un mondo in cui esistevamo nient’altro che
noi.
Il
suo cuore batteva con una potenza inaudita, il suo respiro rotto dall’eccitazione
provocava in me spasmi di piacere.
Un
rumore improvviso ci riportò sulla terra, facendoci sussultare. Ridemmo
spaventati da questo niente mentre le nostre mani restavano unite, saldamente
intrecciate come radici di un albero.
Scendemmo
le scale lentamente, io ero completamente assorta dal caos dei miei pensieri.
Quante cose erano capitate, quanto ero cambiata in questi ultimi mesi!
Cercai
ancora una volta i suoi occhi e quando li trovai, l’azzurro delle iridi sembrò
accecarmi. La sua pelle bianca, la sua muscolatura ben definita, quel profumo
così unico, così intenso e lieve riusciva sempre a stordirmi sensi e mente.
Udii
la voce di mio padre provenire dalla cucina. Deglutii cercando di mantenere la
calma, non era il momento giusto per farsi prendere dal panico, dovevo
affrontare i miei genitori e dovevo farlo nella maniera più naturale possibile.
Quando
spinsi la porta socchiusa, deliziosi aromi che stuzzicavano l'appetito invasero
lo spazio sovrastante facendomi realizzare di essere a digiuno da stamattina.
Con tutto quello che era successo in queste ore!
Ad
un tratto mio padre si mosse per venirci incontro ed io istintivamente allungai
una mano verso quella di Julien, sentii il contatto.. l’aveva presa e me la
teneva stretta quasi volesse rassicurami che non sarebbe scappato via.
“Tu sei Julien.. giusto?” esclamò.
“Si mi chiamo Julien, Julien Cassel”
rispose fiero.
Avrei
voluto intervenire, per dire, per fare, per bloccare mio padre dal metterlo a
disagio con uno dei suoi soliti discorsi, ma volgendo il mio sguardo verso
Julien, con mia grande sorpresa mi accorsi che dai suoi occhi di ghiaccio
traspariva una tranquillità assoluta, quasi irreale.
“Silvie mi stava spiegando quanto è accaduto”
continuò mio padre “e francamente avrei
voluto conoscerti in una circostanza diversa ma a quanto pare la nostra Ginevra
non ha perso l’abitudine si sorprenderci”
Un
sorriso che non mi aspettavo si dipinse sul suo volto, quell’espressione di
serenità ebbe l’effetto di trasmettermi un senso di pace.
“So che può sembrarle assurdo” asserì
Julien “io stesso non l’avrei mai
immaginato, né previsto e forse nemmeno mai desiderato ma il destino ha voluto
mettere sulla mia strada la ragazza più determinata, più coraggiosa, e
soprattutto più intelligente e affascinante di questa terra”
Le
sue parole mi penetrarono in fondo al cuore. Per la prima volta lo ascoltai
esprimere i suoi sentimenti e la gioia
che provai in quel momento fu troppo immensa per poterla descrivere. Guardai
Julien raggiante, avrei voluto abbracciarlo e baciarlo lì, davanti a tutti, ma mi limitai a fissarlo negli occhi, avendo
cura di trasmettergli quanto fosse importante per me.
“Non nego che la situazione mi preoccupa”
aggiunse mio padre, tornando serio “francamente
avrei desiderato un ragazzo diverso per mia figlia”
Sgranai
gli occhi, cominciando a blaterare frasi prive di senso, nel vano tentativo di
soffocare quella voce. Non volevo che Julien ascoltasse quelle aspettative,
decisamente esagerate, nei miei confronti.
“Ginevra, tuo padre ha ragione” asserì,
ammutolendomi “probabilmente al suo posto
la penserei esattamente alla stessa maniera” continuò poi volgendo la sua
attenzione nuovamente verso l’uomo che ci stava di fronte.
“Non voglio che tu mi fraintenda”
esclamò mio padre “non sto affatto intralciando
la vostra frequentazione, solo che non
posso fare a meno di temere che Ginevra possa soffrire di questa storia”
“No papà.. no!” lo interruppi io,
anteponendomi tra loro “Tu non capisci!
Ciò che provo per questo ragazzo va oltre ogni cosa, supera le barriere
dell’immaginazione.. per lui sacrificherei anche la mia stessa vita!”
“Santo cielo Ginevra! Non dirlo nemmeno per
scherzo!” intervenne mia madre “nessuno
vuole costringerti a separarti da lui, cerca però di comprendere il nostro
stato d’animo.. siamo i tuoi genitori, le nostre preoccupazioni sono più che
legittime”
Tornai
a guardare Julien in volto, con la paura di
leggere nei suoi occhi una nuova arrendevolezza, quella rinuncia a
lottare per i suoi sentimenti che lo aveva accompagnato in tutti questi mesi. E
invece no, con enorme stupore ed altrettanto piacere, mi resi conto che questa
volta non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi tra noi. C’era qualcosa
in lui, in quello sguardo fiammeggiante, in quell’iride azzurro chiaro,
qualcosa di maledettamente vivo e attraente.
Ascoltai
in silenzio quella voce che per la prima volta si batteva per le sue
convinzioni, difendendo un amore che era sbocciato e che stava crescendo a
discapito di quanti l’osteggiassero. Poche parole che ebbero il potere di
consolidare quell’amore già così immensamente forte.
L’espressione
di mio padre si fece più rilassata, sembrò comprendere e accettare le nostre
ragioni. Non ero soltanto la sua bambina, quella figlia da proteggere dalle
delusioni della vita, ma venivo trattata come una giovane donna, capace d’amare
e di essere amata ma soprattutto in grado di difendere i propri spazi, le
proprie scoperte, i propri sentimenti.
Le
lancette segnavano le undici e
venticinque minuti. La giornata, ormai giunta al termine, lasciava il posto ad
una notte fredda e scura mentre le nuvole passavano lente sulla luna che brillava alta nel cielo.
Io
e Julien c’appartammo in soggiorno per salutarci. Gli sorrisi, felice per
l’atteggiamento assunto dai miei genitori, ma lui rimase serio. Poi, a
sorpresa, mi sfiorò il viso accarezzando lentamente, con dolcezza, la tempia e
la guancia.
“Grazie” il suo sguardo ardeva, e la sua
voce era profonda.
Rimasi
immobile con il cuore che batteva a tremila, non riuscivo a distogliere lo
sguardo dai suoi occhi.
“Ti
amo”
Fu
tutto quello che riuscii a dire.
Gli
diedi un ultimo bacio a fior di labbra, ormai potevo leggere i suoi
pensieri
senza che me li comunicasse esplicitamente, ed ora erano sicuramente
corsi dalla madre, rimasta sola nella modesta casa, magari ancora
sveglia in attesa di sentirlo rientrare.
“Sicuro di non voler restare a
cena?” gli chiesi, pur conoscendo la risposta.
“Meglio di no” disse sorridendomi “ringrazia i tuoi genitori per quello che
sono, non ho mai conosciuto delle persone fantastiche come loro”
Il
suo tono era sincero e visibilmente compiaciuto. Ai suoi occhi la mia famiglia
appariva come un porto sicuro. Quel desiderio di normalità che gli era stato
sempre negato riaffiorava ora come un’esigenza fisiologica, una necessità. Ed
io avrei fatto l’impossibile per salvarlo, gli avrei dato tutta me stessa,
avrei fatto si che avvertisse fisicamente l’immensità del mio amore, ponendolo
al centro del mio universo.
Mi
regalò l’ultimo sorriso prima di scomparire nel buio della notte. Il silenzio
tornò ad avvolgermi, nuovamente sola, ma con quella consapevolezza che confortava
e alimentava la mia anima e il mio corpo.
Richiusi la porta
delicatamente, trattenendo quasi il respiro: quante risate, quanti pianti,
quante emozioni si erano succedute. Posai una mano sul cuore e ve la tenni per
qualche minuto, i suoi battiti impazziti stavano tornando regolari.
“Ginevra.. Ginevra!”
La
voce di mia madre mi fece sussultare. Mi avviai verso la cucina con il volto
illuminato da un’espressione di felicità e sorpresa. Non avrei mai immaginato
tanta solidarietà da parte dei miei genitori.
Corsi
verso mio padre e lo abbracciai forte. Il nostro rapporto era sempre stato dei
migliori, ma questa sera mi aveva dimostrato di aver fiducia in me e nelle mie decisioni.
“Su mangia prima che si freddi” esclamò
lui, scompigliandomi i capelli.
“Julien è molto importante per me”
dissi, quasi a voler rimarcare quel senso di appartenenza che mi scorreva nel
sangue e nel cuore.
Nonostante
cercasse di fingere che non fosse successo nulla, sulla sua faccia comparì un velo di preoccupazione. Mia madre gli
aveva raccontato tutto di Julien e nonostante avessero deciso di darmi fiducia
e di credere nei nostri sentimenti non riuscivano a fare a meno di temere per
la mia felicità.
“Credo che
entrambi siate consapevoli di quanto siano diversi i vostri modi di vivere”
affermò mio padre “ma ho anche imparato
che ogni caso e'
diverso dagli altri, quindi sarà il vostro atteggiamento a determinare le vostre esperienze, né io né tua madre
ci opporremo.”
Avevano
deciso di credere nelle mie idee, rispettando le mie scelte nonostante tutto. Li
ammirai e apprezzai per questo. Ero consapevole di quanto fosse stato difficile
per loro lasciarmi libera di vivere questo amore, anche a costo di sbagliare.
Salii
in camera e dopo aver indossato il pigiama nei toni del celeste e del beige scuro mi sedetti sul letto
gettando un occhiata fuori dalla finestra. La neve aveva ripreso a scendere, silenziosa, nella notte. Mai come
quest’anno ovunque si sentiva l’aria del natale ed io, per la prima volta,
avevo tante aspettative per il nuovo anno. In un solo nome veniva rappresentato
il mio mondo, il mio universo. Un solo nome, che al solo pronunciarlo ne avevo piena
la bocca ed il cuore.. un solo nome, quello del ragazzo che amavo.. un solo
nome: Julien.
ilovedward_90:
che dire del tuo commento, mi hai
lasciata senza parole, sono felicissima di constatare che la mia storia riesce a
emozionarti così. Hai colto tutti i punti cruciali del capitolo e questo per una
che si diletta a scrivere e la cosa più bella che può sentirsi dire. Ti
ringrazio per i complimenti, sei riuscita a farmi arrossire. Ora pero' aspetto
con ansia il tuo parere su questo nuovo chappy, spero non ti deluda, ho ancora
molte soprese in serbo!HIHI per ora un po' di calma per i nostri due
protagonisti... a presto baci.
memols: ciaoooo grazia mille per la recenzione, sapere che le
tue aspettative vengono soddifatte non puo' che rendermi felice. A
presto!
vanessaacullen_:
io "rossa come un peperone" ringrazia per le tue parole. Sentire che la
mia fanfiction continua ad appassionarti mi carica come non mai. Mi sprona a
fare sempre meglio e a far volare la mia fantasia. Spero che questo capitolo ti
piaccia. Mi raccomando attendo il tuo prezioso parere. A
presto.
jessikina_swan:
ciaooo come va? Che dire, inanzitutto ti ringrazio per i tuoi
complimenti. Mi lusingano tantissimo e poi chiedo scusa per il ritardo con cui
posto i capitoli, sai scrivendoli di volta in volta puo' succedere che
l'ispirazione e soprattutto il tempo vengano a mancare.. Che ne pensi di questo
aggiornamento? Sai ho in serbo un bel colpo di scena che se mi vien bene
riusciro' a postare gia' nel prossimo chappy. Aspetto una tua recenzione.
Baci.
luce70: ecco
postato un nuovo capitolo. Finalmente ho trovato il tempo per farlo, hihiih i
nostri protagonisti hanno un po di tregua per ora... che ne pensi? Ti piace?
Fammi sapere. Ciaooo.
rossa_na: che
bello scoprire che anche a distanza di tempo c'e che riesce a scovare la mia
fanfiction tra le pagine del sito non aggiornate :) davvero ti e' piaciuta cosi
tanto?? La cosa non puo' farmi che piacere. Spero di non deludere le tue
aspettative. Cerchero' di aggiornare piu' brevemente possibile. A
presto.
|
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Capitolo 32 *** Un rincontro inaspettato ***
Eccomi gia' di ritorno. Vi ho stupiti eh? Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, l'ho scritto in tempi record ihiih. Mi raccomando fatemi sapere. Buona lettura a tutti.
sssssssssssssssssss
Le prime luci dell'alba filtravano fra le tende. Mi svegliai come al solito alle sette,
il suono della sveglia quella mattina mi sembrò quasi piacevole, ripensai a
quello che era successo, no non era un sogno Julien mi amava, mi amava sul
serio.
Un
sorriso malizioso si dipinse sul mio volto mentre pensavo a lui, ai suoi
capelli neri, ai suoi occhi color del ghiaccio, così limpidi e profondi, da
affogarci dentro. Pensai al suo corpo. Il suo magnifico, splendido, aitante corpo.
Quel corpo che mi faceva andare in estasi quando facevamo l'amore, quel corpo
che mi teneva ore con gli occhi fissi su di lui, così attraente e
maledettamente sexy.
Affondai
il viso nel cuscino quasi a voler trattenere le emozioni che come un uragano, si
infrangevano violente, lambendo il mio cuore.
Inspirai forte come quando ci si sta
per tuffare da uno scoglio molto alto. Andai alla finestra e ammirai il paesaggio: i parchi, i tetti, le
strade, i viali erano coperti da un
candido manto bianco.
Passando
una mano tra i capelli spettinati mi stiracchiai,
allungando il corpo, proprio
come un gatto, e portando le braccia al cielo. Mi sentivo piena di energia e di
voglia di fare. Mi precipitai all’armadio e spalancai lo sportello, volevo mettere
qualcosa di carino. La mia attenzione fu catturata da un abitino azzurro che
decisi di indossare abbinandoci un bel paio di stivaletti col tacco.
Scesi
al piano di sotto pronta ad affrontare una nuova giornata. L’aroma del caffè
erompeva in ogni angolo della casa, era uno degli odori più rassicuranti che
conoscevo: odorava di radici, di nucleo familiare, di cose vicine.
“Buongiorno mamma” esclamai entrando in
cucina.
“Ben alzata” rispose lei, porgendomi una
tazza fumante.
La
bevvi tutto d’un fiato e sorrisi, la giornata per me iniziava decisamente
all’insegna dell’allegria. A scuola fervevano gli ultimi preparativi per il
ballo di fine anno e di certo il mio contributo sarebbe stato di grand’aiuto.
Avvisai quindi mia madre che sarei rientrata nel tardo pomeriggio, scandendo
piano le parole, quasi a temere che riuscisse a leggere tra le righe il mio
desiderio di stare con lui.
Feci
appena in tempo ad uscire di casa che il mio cellulare cominciò a lampeggiare,
con le mani che mi tremavano dall’emozione lessi il messaggio: “Ti aspetto davanti all’ingresso principale,
fa presto.. mi manchi”
A
stento riuscii a trattenere un grido di gioia, avrei voluto avere le ali ai
piedi per annullare la distanza e precipitarmi all’appuntamento e invece ero
costretta a prendere i mezzi pubblici che a causa della neve circolavano per le
strade ancora più a rilento.
Salita
sul primo tram di passaggio mi avviai alla ricerca di un sedile non occupato.
Dopo averlo trovato mi ci accomodai e accesi l’iPod. Le canzoni passavano
veloci contrariamente al tempo che sembrava non trascorrere mai. Chiusi gli
occhi per riposarmi un momento, ripercorsi il cammino di questi mesi, erano
stati giorni intensi di tristezza, felicità, sorpresa, rabbia, paura.
Guardai fuori dal finestrino, la città era già da
qualche ora pienamente animata nel
suo caotico traffico, il paesaggio scorreva inesorabile sovrapposto dai miei
pensieri e dalla mia immaginazione.
Arsa dal desiderio di rivederlo mi precipitai sul
luogo dell’appuntamento. Julien era lì, bello come il sole d’inverno, perfetto
come solo lui sapeva essere. Portava un semplice paio di jeans e una maglia di
cotone nera indossata sotto alla giacca. I capelli scompigliati dal vento gli donavano
un fascino aggiunto a quel volto già particolarmente splendido.
Mi
buttai tra le sue braccia, già preparate ad accogliermi. I miei occhi scuri si persero
nei suoi, così azzurri e intensi che il cielo stesso, a guardarli, sarebbe
impallidito.
Avvicinò
il suo viso al mio e mi baciò sulle labbra, con dolcezza. Le nostre lingue si
intrecciarono, si assaporarono mentre le persone intorno a noi sparivano nel
nulla. Il suo profumo, il suo tepore, il suo tono di voce, tutto amavo di quel
ragazzo così bello e oscuro che sembrava
un angelo del paradiso.
“Ginevra.. Ginevra!”
Quel
tono familiare mi costrinse a staccarmi da quella bocca sapientemente
disegnata, unica e sensuale.
“M-Marie” proferii con la voce ancora rotta
dal desiderio.
Era
rossa in volto e aveva il fiatone, doveva aver corso.
“Ti ho cercato dappertutto” esclamo
concitata “ non stavo più nella pelle!”
“Cosa è successo” le chiesi “ su parla, non farmi preoccupare”
Fu
allora che la mia amica si accorse della presenza di Julien, interrompendo così
il suo animato racconto.
“Ops.. scusate, non volevo disturbarvi”
cominciò a blaterare “dio che vergogna!”
Marie
era arrossita ancora di più, ma questa volta non era colpa del fiatone.
“Ehm.. lui è Julien.. un mio..”
“Il suo ragazzo” concluse lui.
STUPIDA STUPIDA STUPIDA. Mi sentivo una perfetta imbecille. Avevo
lottato tanto per lui, per questo amore e ora non ero riuscita nemmeno a
definirlo il mio fidanzato.
Lo
guardai mortificata ma lui, volgendomi un sorriso, sembrò capire al volo cosa
stessi provando.
“Ti aspetto in strada” esclamò dandomi
un bacio leggero sulle labbra “ piacere
di averti conosciuto Marie”
Rimaste
sole, Marie colse l’occasione per farmi i complimenti, Julien era davvero un
gran bel ragazzo. Sorrisi compiaciuta, dovevo abituarmi.. avrei sentito spesso
apprezzamenti su di lui.
“Ma torniamo a noi” affermò prendendomi
entrambe le mani “non indovinerai mai
cosa è successo! Stento ancora a crederci.. io e Stephan ci siamo messi
insieme!”
WO-HOOOOOO!!! Emisi un’irrefrenabile
grido di gioia. Le cose avevano cominciato a girare per il verso giusto.
L’abbracciai forte, ero felice per la mia amica, per Stephan, per me, il mio
cuore quasi non riusciva a contenere dentro di sé la gioia di quel momento.
Dopo averle rinnovato ancora una volta i miei
auguri le chiesi di trovare una scusa con gli organizzatori del ballo, non
sapevo quando sarei tornata e al dire il vero poco mi importava!L’unica cosa
importante era stare con lui, assaporare ogni istante e lasciarsi trasportare
dalle emozioni.
Salimmo
sulla jeep e dopo un’ora di strada arrivammo in una piccola radura innevata. Il
sentiero era costeggiato da alberi secolari, possenti e pacifici, che donavano
al paesaggio riflessi naturalmente magici.
Lo
guardai armeggiare con il cambio per poi imboccare una strada sterrata in
salita che portava ad un cottage situato in riva ad un lago ghiacciato.
Lo
fissai con un enorme punto interrogativo in faccia. Lui rise e disse
semplicemente:
“Che te ne pare?”
Continuavo
a non capire, estasiata, ubriaca, stordita da tanta bellezza. Parcheggiammo il
fuoristrada a dieci metri dalla baita e scendemmo. Avanzai qualche passo,
a fatica, con gli stivali che affondavano e la neve che ci si infilava dentro. Anziché
offrirmi la mano, Julien mi sollevò
prendendomi in braccio, con
forza e sicurezza, ridendo insieme.
L’ingresso
mi colpì per la sua semplicità, per passare attraverso la vecchia porta
bisognava chinarsi, tanto era piccola. I segni del tempo decoravano come
tatuaggi indelebili il legno antico di colore scuro.
Varcammo
la soglie e il tempo sembrò fermarsi. Le piccole finestre illuminavano in modo
discreto l’ambiente che era stato sapientemente suddiviso in una camera
matrimoniale, un bagno e un soggiorno/cucina con un grande camino. Il tutto ,
sebbene arredato nell’essenziale, donava un’atmosfera confortevole e calda. Si
notava che era tenuta molto bene nonostante non fosse abitata.
“E’ bellissima” esclamai incantata.
“Era il rifugio di mio padre, il luogo dove
amava pensare, scrivere, sognare un mondo migliore per i suoi figli, un sogno
che, purtroppo non si è mai realizzato.”
“Quel sogno può ancora avverarsi” lo
interruppi io “amore, quel sogno lo
metteremo in pratica insieme”
Lo
strinsi forte e lo baciai tra i capelli morbidi e sottili. Julien mi prese il
viso tra le mani, guardandomi intensamente negli occhi. Il suo sguardo illuminò
il mio cuore, bruciando i miei pensieri.
“Vado a prendere un po' di legna per il
camino” mi disse a fior di labbra.
Rimasta
sola, notai sotto a una panca un paio di coperte grigioverdi arrotolate. Ne
srotolai una e dopo averla battuta con un ramo, sulla porta del rifugio, la
sistemai davanti al focolare. Fu un impresa accendere il camino, nonostante
fuori ci fossero molti ceppi di legno accatastati con cura contro il muro, i
legni più piccoli erano inzuppati di neve che, negli ultimi giorni, era caduta
abbondantemente. Armato di pazienza Julien riuscì ad appiccare il fuoco,
aiutandosi con un po' di paglia accantonata in un angolo della stanza.
Finalmente si levarono delle belle fiamme che riscaldarono l’ambiente.
Ci
accomodammo su quel giaciglio mentre le lingue di fuoco danzavano e si
contorcevano in un abbraccio frenetico.
Anche
i battiti del mio cuore aumentarono al pensiero di quello che stava per
accadere tra noi. Sentii il desiderio impadronirsi dei miei sensi e arrossii
nel constatare che i nostri sguardi parlavano la stessa lingua.
Gli
sollevai la maglietta nera fino alle spalle sfiorandogli la pelle liscia
con la punta delle dita. Le feci
scorrere, andai avanti e indietro posando ogni tanto un lieve bacio a labbra
chiuse sui muscoli che fremevano al passaggio dei miei polpastrelli.
La
sua pelle era calda, bianca e marmorea quasi quanto la mia. Gli sfiorai il lobo
dell’orecchio con la lingua per poi baciarlo a lungo fra i capelli e sulla
guancia. Le mie mani lo accarezzavano ovunque il contatto fosse possibile e mi sfilai
il vestito, nel bisogno irrefrenabile di sentire il calore della sua pelle
sulla mia.
I
suoi occhi turchesi ardevano a pochi centimetri da me. La passione esplose in
un turbine di emozioni. Le nostre bocche continuavano a cercarsi, le lingue si
incrociavano, avide.
Si
sdraiò su di me, sentivo il suo battito, il suo respiro, mentre le sue mani mi
bloccavano la schiena e mi tenevano incollata a lui. Cominciò a baciarmi il
collo, controllato, seducente, come un amante attento e a me sfuggirono una
serie di gemiti mentre lui si faceva strada verso la mia schiena, sganciandomi
il reggiseno. Provai un piacere indescrivibile ed una voglia matta di essere
sua completamente.
La
sua lingua proseguì sul mio busto, tra i seni, scendendo sulla pelle del mio
ventre. Lunghi brividi di piacere percorsero il mio corpo. Ero giunta al
limite, volevo sentirlo muoversi dentro di me, volevo che la nostra unione
fosse totale. Julien sembrò leggermi nel pensiero, ci liberammo rapidamente
degli ultimi indumenti mentre continuavamo a baciarci con passione. E’ così i
nostri corpi si fusero in una stretta dolcissima: era un solo corpo che si
muoveva e danzava a ritmo di una musica magica, la musica dell’amore.
Le
mie mani su di lui, i palmi premuti contro la sua schiena, le dita allargate
sui suoi fianchi mi permisero di accostare il bacino al suo per sentirlo più
vicino. La sua bocca invece continuava a torturare la pelle tenera della mia
nuca e del collo. Sentivo crescere la spirare di piacere, sempre più, fino a
rompere gli argini.
Julien
aumentò ancora il ritmo e con spinte decise raggiungemmo l’apice insieme.
Rimanemmo un attimo fermi, tutti e due, allacciati e sudati, i muscoli ancora
tesi, godendoci le ultime contrazioni e sentendo gli spasmi a mano a mano diminuire.
Poi
crollò al mio fianco poggiando la testa sul mio seno nudo ed entrambi cercammo
di ritrovare il controllo dei nostri respiri.
Avrei
voluto fermare il tempo tra le sue braccia, bloccare le lancette del nostro
orologio e tenere tutte le emozioni di un momento per sempre. Gli accarezzai i
capelli scendendo poi a sfiorargli la spalla con le dita. Ad un tratto Julien
si voltò verso di me, sentivo i suoi occhi che mi fissavano ancora carichi di
desiderio.
“Sei l’amore che credevo non potesse più
esistere”
Quelle
parole mi riscaldarono il cuore. Invertii quindi le posizioni e lo premetti con
la schiena contro il pavimento abbandonandomi su di lui. I miei seni
schiacciati sul suo petto, le mie gambe che lo avvolgono, le mie labbra che lo
baciano.
“Mi ami davvero?” ansimai.
“Quello che so dell’amore me l’hai insegnato
tu”
Non
mi servì sentire altro per amarci profondamente di nuovo.
Non
ricordo per quanto tempo rimasi addormentata ma ci pensò un buon odore di
cucinato a ridestarmi. Julien mi aveva coperto con una trapuntina e messo altra
legna sul fuoco per evitare che prendessi freddo.
Mi
alzai dando sollievo alle braccia che si erano indolenzite e mi arrotolai la
coperta addosso. Avevo ancora le labbra invase dal suo sapore e il profumo
della sua pelle mi inebriava al punto da offuscarmi i sensi.
Mentre
sentivo scorrere l’acqua della doccia mi avvicinai alla cucina. L’odore del
sugo sui fornelli mi ricordò che era quasi l’ora di pranzo. La tavola era già
apparecchiata con piatti, bicchieri e posate ben disposti su di un’allegra
tovaglia pulita ed ancora con le pieghe della stiratura.
Un
tuffo al cuore quando le sue braccia mi
cinsero la vita, sentivo
il suo fiato sul collo. Chiusi gli occhi e sospirai mentre un brivido mi
percorse la schiena, facendomi tremare.
“Ti sei spaventata?” mi chiese.
“No.. no, ho avuto solo una strana
sensazione” dissi “come se qualcosa
all’improvviso dovesse succedere”
“Shh..” mi sussurrò facendomi voltare verso di lui “non devi aver paura di nulla”
Annuii
cercando di rispondere al suo sorriso.
Dopo
essermi docciata e rivestita ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare. Per
essere un ragazzo dovevo ammettere che sapeva cucinare molto bene. Julien mi
raccontò che veniva qui per pensare, per isolarsi dal resto del mondo e che era
la prima volta che condivideva questo luogo con qualcuno.
Mi
fece piacere constatare che cominciava a rendermi partecipe della sua vita e
delle sue abitudini.
Tornati
in città ci fermammo a prendere un gelato, volevamo prolungare lo stare insieme
quanto più era possibile.
“Ti va di accompagnarmi al ballo di fine
anno?” gli chiesi flebile.
Julien
incrociò le braccia e fece finta di pensare.
“Ok” esclamò poi.
Gli
buttai le braccia al collo e prima che potesse dire qualcosa incollai le mie
labbra alle sue. Julien ricambiò il bacio e stringendomi forte a sé sussurrò:
“Ti amo”
Rincasai
col cuore colmo di progetti e nuove speranze. Avrei voluto gridare al mondo
quanto ero felice. Scoppiai a ridere e cominciai a saltellare per la casa
quando ad un tratto sentii il campanello suonare. Feci un sussulto, forse
Julien si era dimenticato di dirmi qualcosa. Mi precipitai alla porta d’ingresso
con le gambe che mi tremavano e il respiro che mi mancava dall’emozione.
Ma
il mio sorriso si spense alla vista del ragazzo che mi stava di fronte. Era alto e snello, con gli occhi grigi e i
capelli castani. Indossava un paio di jeans blu, una camicia nera sbottonata e
scarpe da ginnastica dello stesso colore.
“A-Antonio!” esclamai con un misto di
sorpresa e scortesia.
“Ginevra, sei proprio tu?” enfatizzò lui
“non riesco a credere ai miei occhi..
sei-sei semplicemente bellissima!”
Sgranai
gli occhi guardandolo incredula quando all’improvviso lui mi abbracciò, così,
senza un perché. Istintivamente mi divincolai da quella presa, indietreggiando. Che ci faceva qui? Cosa voleva da me?
Perche mi aveva cercato? Mille domande si succedevano nella mia mente,
ritenendo quell’incontro portatore di sventure.
Devilgirl89:
Ciaooo Domy! Che bello leggere nuovamente una tua recenzione. Davvero
la tua amica si è fidanzata con un bel francese? Sono
contentissima per lei. E' sono felice di constatare che la mia storia
continua ad appassionarti come il primo giorno. Visto che rapida?
Questo capitolo mi si è materializzato in tempo record! Che ne
pensi? Fammi sapere. Ciaooo
Miki 91:
visto che le tue minaccie sono servite a qualcosa, ho postato presto
eh? Non credo riuscirò mai a ripetermi hihihi. Spero che almeno
il capitolo non sfiguri.. Che te ne pare?
lucyette:
ecco il nuovo chappy, spero che la novita' non sia andata troppo di
traverso, ma sai all'improvviso ho pensato che un po' di bel MADE IN
ITALY poteva contribuire a mettere tutto in subuglio. Hihihi Aspetto
con ansia il tuo parere al riguardo.
rossa_na
ciaoooo, eccomi gia' di ritorno, ovviamente ti ringrazio per la
bellissima recensione, come farei senza i tuoi commenti? Riesci sempre
a cogliere i punti salienti del capitolo. E di qusto che dici? Puo'
andare??
jessikina_swan:
ecco un nuovo aggiornamento, non pensavo di riuscir a postare cosi'
rapidamente ma per fortuna la fantasia mi ha aiutato (stavolta) a far
bella figura. Ora son io che aspetto la tua opinione in proposito.
Fammi sapere.
vanessaacullen_
grazie tante per i complimenti. Le tue parole mi lusignano sempre.
Per quasto capitolo ho evitato ascia e bastone hihiiihh. Ho
postato in fretta. Che ne pensi? Ti piace?? Mi raccomando fammi sapere.
ilovedward_90:
eccomi qui in attesa di uno dei tuoi temi, non sai quanto mi fa piacere
leggere cio' che pensi della mia storia, mi aiuta a scrivere meglio e
forse anche piu' rapidamente. Ovviamente ti ringrazio per i
complimenti. Sei troppo buona. A presto.
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Capitolo 33 *** Ritorno al Passato ***
Ciao a tutti!! Eccomi di ritorno con un nuovo chappy, spero vi piaccia. eheh come avevato pensato Antonio e' proprio il fidanzatino italiano della sua adolescenza. felici di rincontrarlo?? Beh non sara' l'unico personaggio a riapparire, tra poco rivedremo un'altro a cui sebbene abbia dedicato solo un capitolo si fece subito notare e odiare... ma basta sploiler, ringrazio chi legge e chi recensisce. A prestooo e buona lettura.
33
Restai
ferma, quasi immobile, sul ciglio della porta, mentre continuavo a fissarlo con
gli occhi pietrificati e freddi. Lo sguardo che lui mi restituiva era invece
pieno di dolce allegria, c'era in esso una trepida attesa che lo faceva
brillare come brillano le lampadine colorate ad una festa d'estate.
“Sorpresa di
vedermi?!”
Annuii con
la testa inespressiva. Forse il termine sorpresa non era il più adatto.
Ad un tratto
mi accorsi che non lo avevo ancora invitato ad entrare, la concitazione di quel
momento mi aveva fatto dimenticare le buone maniere. Cercai di porvi rimedio
alla meno peggio, sfoggiando uno dei miei sorrisi di circostanza e facendogli
cenno di seguirmi. Richiusi quindi la porta e gli feci strada nel salotto.
“P-prego,
accomodati pure” esclamai indicando il divanetto bianco nel mezzo della
stanza.
“Grazie”
disse lui ancora sorridente.
Non volevo
avvertisse quanto fossi nervosa ma i rivoli di sudore tradivano la mia
tensione. Abbassai lo sguardo e cominciai a torturarmi le mani: era
imbarazzante ritrovarsi li, soli, dopo tutto quel tempo.
“Posso
offrirti qualcosa da bere” dissi, senza attendere risposta.
“Aspetta!”
esclamò lui, trattenendomi con un braccio.
Mi voltai di
scatto, guardandolo male per puro istinto e staccai il contatto con la sua
pelle indietreggiando con un scattante balzo.
I suoi
occhi, pungenti e scrutatori, mi fissavano in modo strano. Mi stava esaminando
e io mi sentii tremendamente vulnerabile. Il suo sguardo incollato sulla mia
pelle mi infastidiva, mi metteva a disagio.
“C’è
qualcosa che non va?” chiese “non sembri contenta di vedermi.. anzi ho
come l’impressione che la mia presenza ti innervosisca”
“No, certo
che no” mi affrettai a dire, a mentire.
“Non
dovevo venire qui” mi interruppe “ma da quando sono arrivato in questo
paese non ho fatto altro che pensare a te”
Rimasi
sbigottita e mi feci più pallida dell’oro stesso. Le parole mi morivano in gola
senza neppure averle dette e il corpo era irrigidito dalla tensione.
“Ho
passato gli ultimi mesi a fantasticare sul nostro incontro” esclamò
concitato.
Non sapevo
cosa dire, il suo entusiasmo mi imbarazzava. Non avrei voluto trasmettergli
questo senso di insofferenza, ma purtroppo era l’unico sentimento che provavo
nei suoi confronti.
“E’ da
molto che sei in questa città?” gli chiesi cercando di sembrare calma.
“ Da
luglio” disse “appena ho avuto l’assegnazione della borsa di studio per
il progetto Erasmus ho deciso di partire”
“E’ qui
per studiare” ripetei tra me e me. Sentii il mio cuore tirare un sospiro di
sollievo. Mi ero fatta prendere dall’ansia e avevo esagerato come al solito.
Abbozzai un sorriso, nel tentativo di alleggerire il dialogo. Infondo
faceva piacere anche a me rivederlo e se non mi fossi lasciata prendere dalle
mie stupide paranoie l’avrei di certo accolto a braccia aperte.
“Ma
raccontami di te” esclamò trattenendomi una mano “hai finito gli studi?
Stai frequentando l’università?”
“Faccio
l’ultimo anno di liceo classico” dissi.
“Ti sei
ambientata facilmente in questa città?” mi domandò sinceramente
interessato.
“Essendo
nata qui, non ho incontrato nessun problema, tra l’altro conoscevano già la
lingua, non dimenticare che i miei genitori sono francesi!” esclamai con
una punta d’orgoglio.
“Vero!”
accentuò lui “a proposito sono qui in casa?? Mi farebbe piacere salutarli!”
“No, ma
dovrebbero rientrare a momenti”
Ad essere
sincera non sapevo nemmeno dove fossero andati. Mancavo da casa da questa
mattina e non li avevo ancora sentiti. Guardai l’ora, erano quasi le cinque. Il
sole era pallido e stava calando rapidamente mentre il cielo si faceva sempre
più scuro. Un brivido percosse tutto il mio corpo, diedi mentalmente la colpa
al freddo sebbene nel caminetto il fuoco scoppiettasse dolcemente illuminando
l’albero di natale che era stato sistemato in un angolo della stanza.
“Certo
che sei diventata davvero bella” esclamò Antonio tutto d’un fiato “no
che prima non lo fossi, solo che ora hai acquistato quella femminilità che ti
dona un fascino speciale”
Rimasi senza
parole per qualche secondo cercando di realizzare e di mettere a fuoco la
situazione: dopo quasi tre anni Antonio ripiombava nella mia vita come un
fulmine a ciel sereno.
Con la mente
ripercorsi la mia prima fanciullezza, ero piccola, ingenua, ma soprattutto
priva ancora di qualsiasi tipo di esperienza, il mio cuore non aveva mai
battuto per amore. Poi, all’improvviso, arrivò lui.. carino, dolce, tenero, che
al primo appuntamento mi chiese di fidanzarci. Un amore fresco il nostro, che
aveva il sapore frizzante dell’innocenza e della spensieratezza dei liceali.
Eravamo
cresciuti entrambi da quell’ultimo bacio all’aeroporto di Roma.
Quel sentimento
nulla aveva a che vedere con l’amore che provavo ora per Julien. Un amore
forte, passionale, capace di farmi perdere la testa e di togliermi il respiro.
Un amore travolgente come un fiume in piena; un amore impetuoso, impossibile da
nascondere.. un amore che può far star male.
Sussultai
quando Antonio mi sfiorò una spalla con la mano.
“Hey,
allora..come mi trovi” esclamò “sono cambiato molto dall’ultima volta
che ci siamo visti?”
La sua voce
mi riportò alla realtà. Lo osservai meglio di quanto lo avessi fatto
precedentemente. Era alto almeno 1,85 m. ed aveva un fisico
particolarmente palestrato, gli occhi neri trasmettevano quel senso di
sicurezza e protezione. Aveva sempre avuto un bel volto ma i suoi lineamenti
col tempo si erano fatti ancora più attraenti e signorili.
“Un po'”
risposi io indicando i muscoli del petto e delle braccia che si intravedevano
chiaramente dalla camicia.
Antonio
sorrise compiaciuto mandandomi un bacio con la mano che io finsi
sapientemente di non notare.
“Ora che
ci siamo ritrovati dobbiamo rimanere in contatto” sentenziò guardandomi
dritto negli occhi.
Dovetti fare
una faccia assurda perché Antonio scoppiò a ridere “ Ti ho forse
imbarazzato? Non volevo” disse.
Feci cenno
di no con la testa, non volevo dare l’impressione di essere a disagio.
“Ops..
che stupido, così bella sarai certamente corteggiatissima” esclamò “sei
fidanzata??”
Una domanda
secca la sua, da si o no.
“Si”
dissi.
Antonio
cambiò espressione e abbassò per un attimo lo sguardo.
“Tu?
“ mi affrettai a chiedere.
“Mi sono
lasciato quest’estate. Tra noi le cose non andavano bene da un po'”
spiegò “ho preferito chiudere la storia e rimanere buoni amici”
“Capisco”
“Peccato che
sei impegnata” aggiunse poi.
Feci il
solito sorriso di circostanza ma dentro stavo morendo. Ero tremendamente a
disagio e non sapevo come porre fine a questa imbarazzante situazione.
Ad un tratto
sentii la chiave girare nella toppa della porta. Mia madre. Non ero mai stata
così felice di vederla rincasare.
“Ginevra
aiutami con questi” esclamò a gran voce indicando i sacchetti della spesa.
Corsi a
prestarle soccorso, evitando così che le scatole di legumi si schiantassero al
suolo.
“Per il
cenone della vigilia di Natale ho comprato due bottiglie di Barolo” esclamò
adagiandole sul tavolo.
“Buongiorno
signora Silvie”
Il tono
maschile la fece voltare di scatto. Mia madre rimase a fissare quel ragazzo per
un po' prima di esclamare a gran voce: “Antonio, sei proprio tu!!! Dio come
sei cresciuto”
“Eh già”
rispose lui.
“Che ci
fai qui a Lione” gli domandò.
“Sto
frequentando la facoltà di filosofia all’università Jean Moulin” dichiarò.
“Ma come
parli bene francese” continuò lei “mi congratulo con te”
Antonio la
ringraziò arrossendo timidamente. In effetti era vero, sembrava conoscesse la
nostra lingua da sempre. Se non fossi stata al corrente delle sue origini
italiche non avrei avuto difficoltà a scambiarlo per un transalpino doc.
“Ho
ancora molto da imparare” disse poi “spero che Ginevra possa darmi
lezione di tanto in tanto”
Trasalii
nell’udire il mio nome e per poco non facevo cadere per terra una di quelle
bottiglie di barolo, tanto ero nervosa. Ma che cosa si era messo in testa? In
cuor mio, non so per quale strana ragione, non mi sentivo tranquilla, avevo uno
strano presentimento.
Fissai
l’orologio a pendolo fisso al muro. Segnava le diciotto in punto.
“Ti va di
restare a cena con noi?” continuò mia madre ignorando il mio sguardo
fulmineo.
“No,
rispondi di no.. rifiuta l’invito” pensai con le mani in preghiera.
“Mi
avrebbe fatto molto piacere” esordì Antonio “purtroppo ho appuntamento
con alcuni studenti che come me partecipano al progetto Erasmus”
Tirai un
sospiro di sollievo. Non avevo voglia di passare la serata con lui. Sentivo che
la sua presenza qui mi avrebbe procurato solo dei problemi.
“Ora che
vivo in questa città, non mancherà occasione per rivederci”
Quella frase
suonò alle mie orecchie come una minaccia. Ero sempre più certa della mia
sensazione. Quando finalmente se ne fu andato aggredii mia madre con una rabbia
inaudita. Ero in collera con lei per come si era comportata. Aveva ostentato
disponibilità e ammirazione per Antonio e la cosa mi dava fastidio.
“Non
dovevi invitarlo a cena” gridai.
Lei sembrava
cadere dalle nuvole. O ero io che stavo esagerando? Mah.. ero così
arrabbiata che mi ribolliva il sangue.
“Non
capisco perché ce l’hai tanto con quel ragazzo“ disse lei “che ti ha
fatto di male?”
Eh già, che
mi aveva fatto? Perche ero così infuriata? Che confusione avevo in testa!
Infondo mia madre non era in torto. Che ragione avevo io di prendermela in quel
modo? Lo avevo trattato ingiustamente. E tutto perché avevo pronosticato la sua
ricomparsa come un cattivo presagio.
Senza
proferir parola, salii in camera e mi buttai sul letto. Gli eventi si
succedevano troppo rapidamente. Chiusi gli occhi cercando di riorganizzare le
idee. Non so quanto rimasi in quella posizione, ma ad un certo punto la
stanchezza prese il sopravvento sui pensieri trasportandomi
nell'incoscienza.
Fu il mio
cellulare, che suonava per l'arrivo di un sms, a farmi sussultare. Lo
afferrai e lessi il messaggio tutto d’un fiato.
“Grazie...
grazie ogni giorno, ogni ora, ogni istante... Grazie di avermi fatto conoscere
la cosa più importante della vita... L'Amore”
Feci un
sospiro felice e strinsi il cellulare al petto. Le parole di Julien
echeggiavano ancora tra le pareti del mio cuore quando avvertii una stretta
allo stomaco, come se le famose farfalle si fossero trasformate in una morsa.
Respirai
profondamente pensando che tutto questo non aveva senso. Perché mi lasciavo
trasportare dalla paura se finalmente ero riuscita a conquistare la sua
fiducia? Niente e nessuno avrebbe potuto mai rovinare il nostro amore.
Ma per
quanto mi sforzassi, non riuscivo a liberarmi dalla sensazione di inquietudine
che mi aveva assalita dal momento in cui Antonio aveva varcato la porta della
mia casa.
vanessaacullen_: ciaoooo,
eccomi di nuovo qui, spero che questa volta il ritardo non sia
eccessivo, un mese esatto! Per scrivere questo capitolo ci ho messo un
po' di fatica, e' la prima volta che concentro un intero chappy ad un
personaggio non principale della mia storia, spero che Antonio si sia
fatto conoscere attraverso gli occhi di Ginevra, eheh e' proprio lui,
il primo amore italico della nostra protagonista. Non so' come ma mi e'
venuto in mente di farlo partecipare alla storia.. e ci sara' anche un
altro rientro.. indovini chi e'?? hihih un solo indizio: e' comparsa
solo in un capitolo. A presto e fammi sapere che ne pensi. Ciaooo.
jessikina_swan: mi
fa piacere leggere i tuoi apprezzamenti. Spero che la mia storia
continui ad appassionarti.. ma soprattuto sono felice che il
personaggio di Julien sia uscito fuori proprio come io volevo venisse
avvertito dai lettori, in maniera graduale ma costante. Come ho
anticipato, ci saranno un po' di colpi di scena... tutto in vista del
famigerato ballo di fine anno. Mi raccomando attendo i tuoi commenti.
Ciaooo
rossa_na: ecco
postato un nuovo chappy, spero ti piaccia. Sono felice di leggere che
hai apprezzato il precedente capitolo. Non vedo l'ora di leggere il tuo
prossimo commento. EHEHEH far entrare in scena Antonio e' stata una
novita'
anche per me.. ero li' che scrivevo la storia quando all'improvviso mi
si e' materializzato davanti questo ragazzo dai tratti mediterannei,
diverso in tutto e per tutto dal nostro Julien. Con questo capitolo ho
cercato di far emergere le caratteristiche di questo personaggio, che
nell'introduzione viene solo accennato da Ginevra. Che ne pensi? Fammi
sapere. A presto.
ilovedward_90: ciaoooo
come va? Che caldo!! Sai mi fa strano, nella mia fanfiction stiamo in
inverno inoltrato mentre in realta' ci sono quasi trenta gradi! HIHIH
ma veniamo a noi.. sono entusiata di leggere i tuoi commenti. Mi fa
piacere che continui ad apprezzare la mia storia. Chiedevi chi fosse
Antonio... eccoti accontentata, quasi un intero capitolo dedicato a
lui. Per farmi perdonare cerchero' di postare in fretta il prossimo.
Cisentiamo presto. Baci.
lucyette: ciaoo, tutto bene? Come vedi sono riuscita ad aggiornare la storia, sperando
che
le tue aspettative non siano state deluse. Come da te presagito Antonio
e' il primo amore di Ginevra, un amore adolescenziale, che nulla ha a
che fare con la passione e il desiderio che nutre la nostra
protagonista per Julien. E' lei stessa che se ne rende conto durante
questo chappy, sebbene la visita di Antonio l'abbia turbata non poco.
Spero che sia riuscita a mettere per iscritto le sensazioni di Ginevra,
che fin da subito avverte un cattivo presentimento che la fa essere
addirittura maleducata e scostante. Che ne pensi del capitolo?
Allaprossima.
Miki 91:
Ecco svelato il mistero del ragazzo venuto da lontano. Al momento non
si e' sbilanciato molto sebbene abbia fatto intendere che gli farebbe
piacereri prendere un certo discorso con Ginevra, soprattutto che ora,
a distanza di 3 anni, entrambi sono cresciuti e maturati sotto tutti i
punti di vista. Ti piace?? Fammi sapere.
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Capitolo 34 *** Profumo di Natale ***
Ecco a voi un nuovo capitolo, visto come sono stata veloce?? Spero vi piaccia. Un grazie a chi legge, mi fa piacere constatare che la mia fanfiction vi appassiona ancora. E' un mega inchino va a chi recensisce. Come fare senza di voi! Mi raccomando fatemi sapere cosa pensate di questo chappy. A presto e buona Lettura
34
Meno
due giorni al ballo, ancora quarantotto ore e finalmente la serata di gala si
sarebbe celebrata. Balzai a sedere sul letto, il vestito.. non avevo nessun
vestito!! Mi precipitai al telefono e chiamai Marie; anche lei, come me,
aveva da fare un bel po’ d’acquisti dell’ultimo minuto.
Ci
accordammo per vederci l’indomani. Sarebbe stata una buona occasione per
chiacchierare e confidarci i nostri segreti più intimi. Marie era la mia
migliore amica ma ultimamente l’avevo un po’ trascurata, dovevo assolutamente
farmi perdonare!
Riagganciai
soddisfatta, si presagiva una mattinata all’insegna dello shopping più sfrenato.
Volsi lo sguardo verso la finestra, la luna era già sorta e schiariva tutto il
cielo. La neve aveva smesso di cadere e gli spalatori erano già al lavoro per
rimuovere la coltre bianca.
Mi
passai una mano tra i capelli aggiustandoli. Erano
diventati molto belli, così lunghi. Avrei dovuto farmeli crescere prima.
Avanzai
verso il centro della stanza, soffermandomi un po' dinnanzi allo specchio. Osservai con attenzione la mia immagine riflessa, esaminai il mio volto, la mia
pelle, le curve del mio corpo. Ero davvero bella come dicevano? Io non mi
sentivo affatto così. Sospirai scuotendo il capo.
Poi
la mia mente si offuscò, i miei occhi si persero per un’istante, oltre la
specchiera. Immaginai il mio futuro e lo vidi al fianco di Julien. Non c’era
altro ragazzo con cui avrei voluto dividere la mia vita. Da quando l’avevo
conosciuto il mio cuore non mi apparteneva più del tutto.. non era soltanto mio,
adesso apparteneva anche a Julien.
Sorrisi
compiaciuta.
L’immagine
davanti a me mi imitò.
Il
mio sogno ad occhi aperti fu però turbato dalla figura di Antonio che comparve
alle mie spalle, facendomi sussultare. Mi voltai di scatto ma dietro di me non
c’era nessuno. Mi portai una mano alla bocca, sorpresa e spaventata da quella
fantasia.
Era tutto frutto
della mia immaginazione.
Tirando
un sospiro di sollievo mi
sfilai l’abito facendolo scivolare dal mio corpo e ricadere dolcemente sul
pavimento rimanendo con solo la biancheria intima indosso.
Non
c’era niente di meglio di un bagno rilassante per far tornare il buonumore.
Acqua
calda e tanta, tanta schiuma. Mi ci voleva assolutamente
questo.
Lasciai
la mia camera per dirigermi verso la toilette. Riempii
la vasca e, dopo aver appoggiato i vestiti ed un asciugamano su un lato, mi
gettai dentro, immergendomi del tutto. Sprofondai così in uno stato di
piacevole torpore mentre l’acqua calda mi accarezzava la pelle come una lingua
rovente.
Rimasi
al mollo per un bel po’ lasciando che nella stanza da bagno si espandesse la
dolce fragranza dei fiori d’arancio. Quando uscii dalla vasca mi avvolsi
nell’asciugamano e iniziai a pettinarmi i capelli di fronte allo specchio
completamente appannato.
Tornata
in camera,
mi sedetti sul letto. Non avevo che fare .Guardai l'ora, era quasi ora di cena.
Decisi quindi di scendere in cucina per dare una mano. Avevo
indossato una tuta dell'Adidas rosa con
le bande bianche e legato i capelli con un
elastico molto morbido, dello stesso colore.
Mia
madre stava preparando le pizza e io le offrii il mio aiuto. Colsi l’occasione
per farmi perdonare, l’avevo aggredita senza una ragione, riversando su di lei
tutte le mie paure.
“Non
dovevo reagire in quel modo” dissi.
Annuì
senza distogliere lo sguardo dal forno.
“E
che.. insomma.. la visita di Antonio mi ha colto alla sprovvista” tentai di
giustificarmi “proprio non me l’aspettavo”
“Eh
si.. me ne sono accorta” esclamò fissandomi dritta negli
occhi.
Mi
sentii punta sul vivo, forse perché, nelle sue parole vi lessi un’allusione
nemmeno tanto implicita. Il mio sguardo
fiammeggiò di rabbia e il coltello mi scivolò dalle
mani.
“Sei
troppo nervosa”
sentenziò mia madre.
Aveva
colto nel segno, ancora una volta. Raccolsi da terra la posata e mi allontanai
da lei, come se ciò bastasse a porre fine alle mia
inquietudine.
“Negarlo
non serve a niente”
infierì.
“Non
è vero”
esclamai tutto d’un fiato.
Scossi
il capo in disappunto, tentando in primis di mettere chiarezza nella mia testa.
Stava fraintendendo le ragioni del mio comportamento e mettendo in dubbio la mia
parola.
“Non
è come pensi” farfugliai “non provo assolutamente nulla per
Antonio”
Ecco,
avevo preso il toro per le corna. Deglutii a fondo nella speranza che quel nodo
alla gola si sciogliesse definitivamente.
“Non
pensavo a questo” disse lei, spiazzandomi.
Sgranai
gli occhi
allibita, contraendo il volto in una smorfia. Tutto questo non aveva senso.
Perché perdere tempo a parlare di una persona che per me non significava nulla?
Antonio adesso faceva parte del mio passato, nel mio cuore c’era un altro
ragazzo, un ragazzo che in soli tre mesi era diventato il centro del mio
mondo.
“Non
capisco a cosa ti riferisci” esclamai, finendo di apparecchiare la
tavola.
“Ti
ho osservata attentamente” incalzò mia madre “sembravi a disagio, in
un’altra dimensione. Come se non aspettassi altro che metterlo alla
porta”
Era
esattamente così. La ricomparsa di Antonio non mi avrebbe portato nulla di
buono, ne ero convinta. Sbuffai
pesantemente mentre mi scostavo una ciocca di capelli dal viso, sebbene non
avessi ragione di fasciarmi la testa prima di rompermela.
“Vuoi
eliminare ogni intralcio alla tua storia con Julien” sentenziò lei “ma
stroncare sul nascere ogni possibile ostacolo non servirà a rafforzare la vostra
unione, chiudervi sotto una campana di vetro aiuterà solo ad
isolarvi”
“Ma
che dici!” la interruppi io “io voglio solo tener lontano Antonio dalla
mia vita privata”
Dovetti
assumere un tono così risoluto che annientai qualsiasi tentativo
di replica Il resto della serata proseguì tranquilla, le pizze erano
ottime, roba da far impallidire il miglior pizzaiolo partenopeo. Mia madre era
sempre stata una cuoca provetta.
Risi
di gusto nel vedere mio padre leccarsi i baffi reclamando una doppia
porzione!
Espirai
profondamente, anche io volevo un amore così.
Dopo
aver dato una mano nelle faccende domestiche, salii in camera, indossai il
pigiama e mi buttai sul letto col viso verso la porta socchiusa. Meditai sulle
parole di mia madre: ci aveva azzeccato in pieno. Niente e a nessuno avrebbe
rovinato il rapporto che si era creato tra me e Julien. Mi era costata troppa
fatica abbattere quel muro di diffidenza e di sfiducia per permettere a
qualsivoglia persona di intromettersi nella nostra storia.
Avvolta
da quei pensieri lasciai che il sonno si impadronisse di me. Fu il primo
cinguettio d’uccelli al mattino presto a svegliarmi. Tordi, merli, pettirossi e
capinere sembravano apprezzare particolarmente i semi arancioni delle Fusaggini
che anche d’inverno facevano bella mostra di se.
Come
da accordi Marie passò a prendermi per andare in centro a fare acquisti. Ma
quando le confessai che non sapevo ancora cosa indossare per la festa di fine
anno rimase letteralmente senza parole.
“Ahi
ahi, mia cara Ginevra.. quel ragazzo ti ha fatto proprio perdere la testa
eh?” disse ridendo.
Sorrisi
divertita. Aveva proprio ragione.
“Smettila
di prendermi in giro” mugugnai “infondo dovresti capire il mio stato
d’animo.. o sbaglio?”
Lei
per me era un libro aperto e vederla arrossire così violentemente non mi permise
di trattenere l’ilarità.
“Ginevra!!!!”
esclamò cercando di darsi un tono.
“Niente
ma!” ribattei io “ora voglio che mi racconti per filo e per segno ciò che
mi sono persa”
La
mia richiesta non ammetteva repliche.
Solo
dopo che mi ebbe spiegato tutto, fin nei minimi dettagli, potei
ritenermi veramente soddisfatta. Avevo sempre desiderato vedere Marie e Stephan
insieme, per me erano una coppia ancor prima che se ne rendessero
conto.
Eravamo
in giro già da un po’ quando ad un tratto la mia attenzione fu catturata da un
abito, esposto in vetrina, color lavanda, semplice, senza troppi
fronzoli.
Decisi
di provarlo. Lo adorai: vestiva benissimo, spalle scoperte e stretto in vita,
cadeva morbido sulle ginocchia. Ci abbinai stola, pochette e decolletè a tacco alto, addolcito da un impercettibile
plateau, color grigio/argento. L'effetto globale era molto carino.
Ero
a poche centinaia di metri dalla bottega del signor Bernard, mi morsi il labbro
inferiore mortificata per essere sparita così a lungo. Convinsi quindi Marie a
seguirmi ed entrambe entrammo nel negozietto.
La
solita campanella, attaccata alla spirale di metallo dietro la porta, suonò
pontificando il nostro ingresso mentre quel familiare odore di pulito invadeva
le nostre narici.
L’anziano
signore fu molto felice di rivedermi, e anche io lo ero. Gli raccontai gli
ultimi eventi: io e Julien stavamo finalmente
insieme.
Un
sorriso
sornione
gli illuminò il viso dietro la
barba.
“Aspettami
qui, torno subito” disse
ad un tratto.
Io
e Marie, alquanto sbalordite, ci guardammo divertite. Il signor Bernard era
proprio buffo: aveva il viso paffuto e allegro e dei minuscoli occhiali
appoggiati sul naso. Era tutto indaffarato a cercare chissà che cosa tra gli
scaffali di legno.
Tornò
poco dopo con due spille antiche dalla manifattura artigianale.
“questo
è il mio regalo di natale” esclamò.
Rimanemmo
senza parole, era un regalo stupendo. Le accettammo con piacere, quei doni erano
fatti col cuore. Lo salutammo con la promessa che presto sarei tornata a fargli
visita.
Mancavano
pochi metri alla macchina. Il parcheggio era completamento vuoto. Con
l’avvicinarsi dell’ora di pranzo era iniziato il fuggi fuggi generale e in
effetti anche io avvertivo un bel languorino.
“Ehi!
Ginevra… Ginevra!”
Sentii
più volte pronunciare il mio nome prima di voltarmi. Il mio sguardo si posò su
un ragazzo con gli occhi cenerini, i capelli ricci e bruni e dalle labbra
carnose. Riconobbi i suoi tratti somatici: era Antonio.
“Che
ci fai qui in città”
disse spavaldo.
Ci
incontravamo per la seconda volta e non erano ancora trascorse ventiquattro ore,
se fossi stata paranoica di certo avrei escluso che si trattasse di una
coincidenza. Mi stava forse spiando?
“Calma
Ginevra, non era il caso di giungere a conclusioni affrettate”
pensai con un sorriso smorzato.
“E’
sempre un piacere vederti”
esclamò, simulando un inchino.
Alzai
gli occhi al cielo senza nascondere il mio disappunto. Questa storia doveva
finire.
Non
ebbi il tempo di obiettare alcunché dato che Antonio si era già presentato a
Marie con cui aveva preso a conversare amabilmente. Le raccontò di come mi
avesse conosciuta e del piacere provato per aver riallacciato i
rapporti.
RAPPORTI?? DI QUALI RAPPORTI STAVA PARLANDO!
Possibile che ancora non aveva capito come stavano le cose? Io non volevo
riallacciare alcun rapporto! Come farglielo capire??
“Vi
va di pranzare con me?” chiese.
“Abbiamo
già mangiato” dissi, mentendo.
Marie
mi lanciò uno sguardo interrogativo, sicuramente si stava chiedendo il perché di
questo mio comportamento.
“Ora
dobbiamo andare, stiamo in giro da questa mattina” esclamai facendo cenno
alla mia amica di sbloccare la serratura dell’automobile.
“Ok
non insisto allora”
Cominciavo
a non sopportare più i suoi sorrisi. Sembrava si divertisse a darmi sui
nervi.
“Ah
Ginevra quasi dimenticavo” prosegui poi “ho una cassetta di vini Rossi
Siciliani, i miei mi avevano pregato di portarvela ma non avevo mai trovato il
tempo di farlo.. spero non sia un problema se passo da te nel tardo pomeriggio,
magari sarà l’occasione per accettare quel famoso invito a
cena”
Ok
era assodato, non sopportavo più la sua presenza. Non me lo ricordavo affatto
così sfacciato ed insolente. Chi si credeva di essere? In pratica si era
autoinvitato da solo.
Mi
morsi il labbro per il nervoso. Purtroppo dovevo far buon viso a cattivo gioco…
non potevo rifiutare la sua visita. Sperai almeno che il tutto si concludesse
nella maniera più rapida possibile.
“
A dopo allora” dissi entrando in macchina.
“Puoi
contarci” concluse lui allontanandosi dal parcheggio.
Marie
si accomodò al volante e inserì la chiave nel cruscotto ma prima di girarla e
permettere al motore di accendersi mi fissò con aria
indagatrice.
“Che
c’è?” chiesi io, lucifera.
“Cosa
mi sono persa?” esclamò, senza distogliere lo sguardo dalla mia figura “
non mi dire che si tratta di quell’Antonio, quel ragazzo che
…”
“Si
è proprio lui” la interruppi.
“Oh mio Dio” enfatizzò,
dando gas all’auto.
Dopo
aver preso un lungo respiro le raccontai cosa era successo il pomeriggio
precedente. Tra una manovra e l’altra, Marie mi ascoltava con sincero interesse
e coinvolgimento.
“Si
vede lontano un miglio che gli piaci”
sentenziò.
Sbuffai
sconsolata. Averne la consapevolezza non mi aiutava
affatto.
“Su
su, stai allegra!” cercò di sdrammatizzare “
non è cosa da tutti avere ai propri piedi due
ragazzi come quelli… sono uno più bello dell’altro”
Altro
che allegra, stavo per mettermi a piangere per il nervoso. Deglutii a fatica
cercando di trattenere le lacrime. Ma fu tutto inutile, due goccioloni già
solcavano il mio viso e bagnavano le mie labbra.
“No
eh! Non ti permettere!”
ordinò categorica “non
è certo questo il modo di reagire, non devi lasciarti vincere da quel
bulletto”
Annuii
poco convinta. Desiderai ardentemente stringermi tra le braccia di Julien, solo
al suo fianco mi sentivo sicura e protetta. Volevo sfiorare le sue labbra,
sentire il sapore della sua pelle, il
battito del suo cuore.
Rientrai
a casa scossa come non mai. Prima di raggiungere mia madre in cucina, cercai di
darmi un contegno, non volevo si accorgesse che avevo
pianto.
Attraversai
appena la soglia per dirle che molto probabilmente Antonio veniva a farci visita
nel pomeriggio non escludendo la possibilità che si sarebbe trattenuto per la
cena. La mia voce era lenta, cantinellante.
Mangiai
svogliatamente,
più per dovere che per fame vera e propria: mi era passato l’appetito. Appena
ebbi finito mi rifugiai in camera e sistemai i nuovi acquisti nell’armadio.
Sorrisi al pensiero che avrei varcato il portone d’ingresso al braccio di
Julien: sarei stata la ragazza più invidiata dell’intera
sala.
Che
voglia matta avevo di sentire la sua voce! Presi il cellulare e composi il suo
numero:
“Pronto,
Julien?”
Accolse
con entusiasmo la mia chiamata, anche lui era contento di sentimi. Quanti passi
in avanti avevamo fatto, quasi stentavo a credere che fosse
vero.
“Che
fai?” gli chiesi flebile.
“Stavo
leggendo un manuale di antiquariato, sai mi hanno chiesto di eseguire alcuni
lavori di restauro” disse.
Ero
così orgogliosa di lui, di cosa faceva, di com’era.
“
E tu?”
La
sua voce, così profonda e calda, mi fece sussultare.
“I-io”
vacillai “ho passato la mattinata in giro per negozi con
Marie”
Emisi
un
sospiro,
non sapevo bene se di sollievo o di timore: infondo non stavo
mentendo.
“Mi
hai pensato almeno un po’??” domandai.
“Molto
più di un po’”
sussurrò lui “non faccio altro”
La
sua confessione mi fece tremare di felicità. In quel momento sognai di stare su
un isola deserta, solo noi due. Desiderai farmi prosciugare dai suoi baci,
perdermi tra le sue braccia.
“Ti
va di vederci più tardi?”
E
me lo chiedeva pure? Avrei fatto carte false per stare con lui. Non avrei
rinunciato al nostro appuntamento nemmeno per tutto l’oro del
mondo.
Mi
diedi una rinfrescata e tornai di sotto, raggiante di gioia.
“Mamma
io esco!” le
gridai.
“Dove
vai?”
chiese, raggiungendomi all’ingresso “non avevi detto che veniva
Antonio?”
“Si,
ho detto così” dissi
radiosa “ma io devo uscire con Julien”
“Ginevra!”
“Sarò
qui per cena, non ti preoccupare”
l’anticipai prima che ribattesse.
Uscii
di casa come se fossi trasportata dal vento, leggera e soave come la brezza
della sera. Julien era già li ad aspettarmi, i suoi occhi cerulei puntati su di
me, il suo sorriso seducente.
Finalmente
aveva lo sguardo sereno, forse perché i ricordi su cui andava a posarsi erano
bellissimi. Lo amavo, dio quanto lo amavo. Mi persi subito in quel sguardo
bramando quelle labbra sulle mie.
Le
nostre lingue danzavano, le nostre mani ci sfioravano a vicenda, i nostri corpi
fremevano per la vicinanza. Mi inebriai del suo profumo, forte come una droga.
Gli accarezzai il viso dolcemente scostandogli i capelli di lato, dietro
l’orecchio.
Il
cuore mi batteva forte, come un tamburo. L’emozione sembrava mozzarmi il fiato,
stare vicino a lui mi faceva solo desiderare di esserlo ancora di
più.
Ci
incamminammo tenendoci teneramente per mano mentre la languida luce crepuscolare
gli illuminava il volto.
Gli
raccontai di come avevo trascorso la giornata, omettendo però di menzionare
Antonio. Non so perché decisi di non parlargliene, forse non volevo turbare la
sua serenità o il mio fu unicamente un atto di puro egoismo, non volevo rovinare
quel momento magico.
Lo
baciai ancora, non volevo smettere. La sua bocca era una calamita per le mie
labbra. Cercammo un luogo appartato dove stare tranquilli. Una panchina in
pietra posta a ridosso del viale alberato che costeggiava la strada faceva
proprio al caso nostro.
Guardai
i suoi occhi e avrei voluto fissarli in eterno. Mi prese le mani, le incrociò
con le sue tramettendomi quello che aveva nel cuore. Mi attrasse a se e
appoggiata al suo petto, tra le sue braccia, mi sentivo compresa, capita,
amata.
“Grazie
per essere così come sei” disse a fior di labbra.
Sorrisi,
sfiorandogli una guancia. Ero io a dover ringraziare lui per avermi dato
l’opportunità di conoscerlo e di amarlo.
“Sei
tu a darmi la forza di superare ogni ostacolo” continuò “mi fai venir
voglia di essere un uomo migliore”
Mi
stavo sciogliendo come zucchero caramellato mentre sentivo il cuore esplodere
dentro di me. Lo abbracciai forte e quel calore che cresceva dalle mie viscere
esplose in un sorriso immenso.
Julien
portò la sua mano sotto il mio mento costringendomi a guardarlo negli occhi.
L’azzurro delle sue iridi mi incatenò di nuovo.
“Non cambiare mai” sussurrò “io mi fido di te”
Sentii
una morsa gelida al cuore, come se tacendogli la visita di Antonio lo stessi
ingannando.
“Che
c’è” mi chiese, scorgendo la mia inquietudine.
“Niente”
mi affrettai a rispondere.
Scacciai
quel pensiero dalla mente con forza, concentrandomi esclusivamente su di noi. Lo
colmai di infiniti baci, inebriandomi del suo odore e del suo
sapore.
Ad
un tratto sentii una macchina rallentare bruscamente. Ci voltammo entrambi verso
la bmw ma solo io potei riconoscere la persona che era al volante. Si trattava
di Antonio che, come anticipatomi stamane, stava recandosi a casa mia per
consegnare la famosa cassetta di vini italiani. Sentii i suoi occhi su di me: mi
aveva riconosciuta e voleva chiaramente farmelo capire.
Per
tutta risposta mi strinsi a Julien, sprofondando nel suo calore, nel suo
profumo, in tutto ciò che desideravo. Lo baciai con impeto, facendo scorrere le
mani sulla sua schiena, infiltrandomi sotto il suo giubbotto. Lui ricambiò con
passione, le nostre lingue si incontravano, esplorando la bocca dell’altro
avidamente.
L’automobile
riprese la sua corsa sostenuta. Tirai un sospiro di sollievo, finalmente per il
momento tutto era finito.
“Ti
va di mangiare qualcosa insieme stasera?” mi chiese.
Mi
illuminai
di un sorriso felice ma l’allegria di quel momento si spense al ricordo della
promessa fatta a mia madre di tornare a casa.
“Purtroppo
abbiamo ospiti a cena e ho promesso ai miei di non rientrare tardi”
dissi.
Julien
mi lanciò uno sguardo di falso rimprovero per poi posare un casto bacio sulle
mie labbra. Strinsi gli occhi innervosita, maledicendo la mia fortuna. Non avrei
voluto staccarmi da lui ma non avevo scelta, si stava facendo buio e mia madre
presto avrebbe iniziato a chiamare.
Lentamente
ci avviammo verso casa mentre il sole stava tramontando e le
nuvole sembravano tinte di rosso sangue. Piano piano il velo della notte avrebbe
ricoperto il cielo scuro pieno di stelle.
“Allora
domani è il gran giorno”
esclamò.
Lo
guardai interrogativa,
alzando un sopracciglio. Si riferiva al ballo di Natale. Sorrisi, consapevole di
quanto la sua vicinanza fosse in grado di farmi dimenticare il resto del
mondo.
Annuii
decisa, mi si prospettava una serata stupenda al fianco del ragazzo che amavo.
Lo guardai nuovamente negli occhi e mi sembrò
quasi di essere nuda, non perché non fossi vestita, ma perché quegli occhi
azzurri erano capaci di penetrarmi nell’animo.
Miki
91: hihi ti ho costretta ad un ritorno al passato
nel vero senso della parola, beh i richiami ai capitoli precedenti sono stati
inevitabili per il proseguo della storia, spero che la miai fanfiction continui
ad appassionarti, ci tengo tanto al tuo parere. Che ne pensi di questo capitolo?
Visto che brava, questa volto ho postato in fretta ed e' anche di una lunghezza
accettabile. Mi raccomando fammi sapere. Un bacio e buone vacanze :)
rossa_na: eh si
Antonio ha un carattere completamente diverso da Julien, diciamo che e' quasi
l'opposto. Purtoppo li accomuna il loro sentimento per Ginevra, un sentimento
che viene manifestato in maniera diversa dai due personaggi. Anche a me non sta
molto simpatico Antonio, anche se, ad essere sincera, quando ho cominciato a
scrivere di lui non volevo farlo sembrare una persona altezzosa e superficiale.
Pero' sai come succedono ste cose, alle volte i personaggi prendono vita da soli
e autonomamente si delimitano la propria personalità. E in quanto a Françoise.
avrai anche qui modo di conoscere meglio la sua personalita' sebbene abbia avuto
modo di notarsi gia' nel capitolo in cui fece ingresso nella storia. Sulla
reazione di Julien ho gia' ben in chiaro cosa succederà, mi manca solo di
metterlo nero su bianco e visto il suo carattere e il suo passato non sara' di
certo una passeggiata per Ginevra.. Ho gia detto troppo, spero che queste
anticipazioni non rovinino la suspense. Ovviamente attendo un tuo parere sul
capitolo. A presto. Baci.
lucyette:
ciao carissima... che bello ricevere una tua
recensione, spero che questo nuovo capitolo ti piaccia. Volevo chiederti, quando
aggiornerai la tua storia? La seguo dall'inizio e mi piacerebbe leggere presto
il proseguo. Ciaooo
jessikina_swan:
ciaooooo come va? Le vacanze sono gia iniziate? :) qui fa un
caldo! Ovviamente ti ringrazio per la recensione. Lo sai che apprezzo tantissimo
il tuo parere. HIHHI Antonio non sta' tanto simpatico nemmeno a me, ma sai,
essendo a Lione per studiare ha deciso di fare una capatina dalla nostra
protagonista. SPero di leggere presto un tuo commento. A presto.
vanessaacullen_:
hihihi il titolo del precedente capitolo poteva far
fraintendere ma volevo esprimere al massiomo lo stato d'animo di Ginevra, che
nel momento in cui apre la porta si ritrova di fronte al primo amore, quello
adolescenziale. Un ritorno al passato che però non le fa mai mettere in dubbio
il suo presente. Sebbene le sia capitato di pensare al suo vecchio amore. E per
quanto riguarda Julien, beh il suo passato lo ha sempre portato ad allontanarsi
dalle persone, per evitare di essere ferito o per evitare di ferire a sua volta.
Staremo a vedere cosa succedera' al famoso ballo di Natale, evento tanto atteso
che cambiera' le sorti dei nostri protagonisti. Allora attendo tuoi commenti.
BACI
ilovedward_90: ecco
postato il nuovo capitolo, spero ti piaccia. Mi fa piacere constatare che
attraverso la mia scrittura sono riuscita a rendere bene il cambio
comportamentale di Julien. In questo capitolo ho fatto trasparire il suo lato
più dolce e forse anche il più vulnerabile. Ora che finalmente ha aperto il suo
cuore a Ginevra ha anche timore di soffrire come e più di prima. Beh e' risaputo
che chi non ha niente non ha niente da perdere, e prima di conoscere Ginevra
Julien non aveva paura di nulla, proprio perche' nessuno poteva fargli del male.
Ora invece con quel"non cambiare mai, mi fido di te" ha messo in evidenzia
uno dei suoi timori più grandi sebbene non abbia mai messo in in discussione che
cio' possa succedere. Una specie di esorcizzazione che detta ad alta voce ha il
merito di spazzare via le sue paure. Mi raccomando, recensisci presto, ci tengo
al tuo parere. Ciaoo
|
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Capitolo 35 *** Giorni d'Attesa ***
Eccomi di ritorno dopo una lunga pausa di riflessione, ho appena ultimato il 35esimo capitolo e son subito venuta sul sito per postarlo. So che sono stata assente per molto e spero di non avervi deluso nell'attesa. Ovviamente vi ringrazio per i commenti e per la lettura dei chappy.
Mi raccomando fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. A presto (promettoooo) e buona Lettura
dsfsfs
Un'improvvisa
ondata di calore mi travolse mentre il respiro mi si mozzava in gola. Eravamo uno di fronte all’altro,
schiacciati tra il desiderio di stringerci fino ad assorbirci e quello di stare
a guardarci: sarei rimasta a fissarlo per ore.
Ad
un tratto Julien mi soffiò sulle labbra, un soffio leggero che mi fece fremere.
Arrossii per quello che stavo per dire:
“Ti voglio…”
Mi
stupii dei miei
stessi pensieri. Non ero mai stata così sfacciata.
“Io sono già tuo” mi sussurrò all’orecchio.
Mi sentii avvampare le gote
nonostante il freddo. Abbassai gli occhi per la vergogna. Julien mi sollevò il
mento:
“Guardami”
La sua richiesta risuonò come una
dolce melodia. Obbedii incatenando i miei occhi ai suoi. Le sue mani
scivolarono sui miei fianchi, strinsero maggiormente la mia vita facendomi
tremare di trepidazione e di piacere.
Sentii il suo respiro farsi più
profondo, lento, pieno. Ero come
ipnotizzata dai suoi occhi cerulei, stregata dal fascino che emanava la sua
figura. Null’altro esisteva intorno.
Mi strinsi a lui, chiudendo gli
occhi e appoggiando il viso sulla sua spalla: avrei voluto fondermi in uno con il suo corpo. Mandai al diavolo le regole
del pudore e lo baciai con una passione che avrebbe potuto incendiare una
foresta. Sentii la mia pelle bruciare da fantasie e desideri nascosti. Avrei
voluto privarmi dei vestiti per permettere al mio corpo di aderire
perfettamente al suo.
“Resta con me”
Non mi servì udire altro. Cercai nuovamente le sue labbra e lo ricoprii di
baci. Quegli occhi azzurri, così profondi che al solo guardarli mettevano
soggezione, brillavano, oscurati dal desiderio e dalla passione.
Nel cielo appena imbrunito era intanto comparsa la luna. Il freddo
cominciava a farsi pungente ma per fortuna non pioveva. Nonostante soffiassimo una nuvola di fumo ad ogni respiro la voglia di stare insieme era più
forte di qualsiasi gelo. I nostri sguardi parlavano per noi.
“So che devi essere a casa per cena, ma ci tenevo a farti vedere una cosa”
esclamò.
Lo fissai con aria interrogativa.
“C-cosa?"balbettai.
“Vieni con me” sentenziò prendendomi per mano.
La sua moto era parcheggiata a
qualche isolato di distanza. Appena montammo in sella Julien sgasò per poi schiacciare la frizione. Uno
scatto in alto della leva cambio e ingranò la prima, rilasciò
dolcemente la frizione e altrettanto dolcemente cominciammo a muoverci. Il
contachilometri si alzò e la lancetta
instabile andava da 10 a 20, per poi
aumentare ad ogni cambio di marcia. Mi strinsi forte a lui nascondendo il viso
contro la sua
schiena e chiusi gli occhi lasciando che il vento mi accarezzasse i capelli.
In pochi minuti raggiungemmo il
suo appartamento. Le luci erano spente, le persiane abbassate e un silenzio che
inquietava.
La porta della cucina si spalancò
di colpo e la casa venne invasa da una voce allegra e pimpante: “signora venga, sono arrivati ”
La madre di Julien si teneva al
braccio di una ragazza dai capelli castano chiaro, lunghi e ricci. Fissai la
sua figura snella e sinuosa, i nobili lineamenti del volto, i suoi occhi color
nocciola. Sentii la gelosia farsi spazio dentro di me. Da quando avevo
conosciuto le “gioie” dell’amore mi ero riscoperta diffidente e possessiva,
caratteristiche che ignoravo di avere.
Lanciai un’occhiata obliqua al
viso tranquillo di Julien.
“lei è Valentine” dichiarò.
“Finalmente ti conosco!” esclamò lei entusiasta “sei proprio come ti immaginavo ”
Mi guardò sorridente mentre io la
guardavo stranita: “ Emh...ciao,
Valentine, io sono Ginevra” farfugliai.
“La tua fama ti ha preceduta” continuò
la ragazza “ Julien non ha fatto altro
che decantare le tue lodi”
Arrossii
violentemente ma respirai di sollievo: gli occhi di Valentine erano veri e dal
suo sorriso capii che quella ragazza voleva essermi sinceramente amica.
Due
colpi di tosse destarono la mia attenzione. La madre di Julien mi fissava con
insistenza. Abbassai lo sguardo per evitare di incrociare il suo, quasi fossi
colpevole di chissà quale crimine.
Julien
intrecciò la sua mano alla mia e la strinse forte, infondendomi calore, amore.
“Non pensavo di trovarti ancora a casa”
Il
tono di Julien era sprezzante, freddo e distaccato. Nei suoi occhi riconobbi quell’espressione
glaciale che col tempo avevo imparato ad amare.
Rabbrividii
mio malgrado. Lui se ne accorse e mi baciò teneramente.
“Non potevo andare via” esclamò sua
madre.
“Non sono stato io a prendere questa decisione ” disse.
“Ti prego Julien, parliamone”
La voce della donna sembrava una preghiera. Lunghi capelli
corvini, raccolti dietro alla nuca, facevano da cornice al suo volto segnato,
piegato dal dolore come dopo una pesante fatica fisica.
Scuotendo la testa si strinse nello scialle di lana spessa,
sapeva bene che nulla avrebbe scalfito il suo amore per me, pertanto si appoggiò al braccio di Valentine,
avvinta.
Ad un tratto mi sentii invadere da un senso di angoscia,
non volevo essere la causa delle loro
incomprensioni, per quanto provassi antipatia per quella donna vederla così
abbattuta mi addolorava.
“Non puoi lasciare che vada” esclamai.
Julien sembrò non prestare ascolto alle mie parole sebbene
i suoi occhi tradissero una certa inquietudine.
“Amore, ascoltami ..” insistetti io “guardami Julien!”
Incatenai i miei occhi ai suoi cercando di trasmettergli solo
pensieri positivi, il ghiaccio si sciolse e il sorriso tornò ad illuminare il suo volto.
“Sappiamo entrambi che non è questo che non è questo che vuoi”
proferii “dovete trovare un punto d'incontro ”
Julien tornò improvvisamente serio e volgendosi verso
Valentine le raccomandò sua madre. Il mio cuore si strinse in una morsa e lo
stomaco vibrò: non potevo permettergli di commettere quest’errore nonostante
provassi piacere nel constatare che aveva scelto me, al di sopra di ogni cosa.
“Non proverò a farti cambiare idea”
esclamò la donna “sei
mio figlio e io ti amo incondizionatamente, come solo una madre
è capace di fare. Desidero solo vederti felice e se per te
essere felice significa stare con questa ragazza io non mi
opporrò. Non lo farò più.”
Notai in lui una certa irritazione, come se quelle parole
gli fossero scivolate addosso, lasciandolo assolutamente indifferente. Le
lanciò un’occhiata scettica che poi cancellò con un sorriso, come per esprimere
che non gli importasse davvero.
“Con noi starà bene” disse Valentine “sono sicura che dopo aver schiarito le idee vedrai tutto sotto una luce diversa”
“Non
sarò più un ostacolo per il vostro amore, ed è
proprio in nome di questo amore, tesoro mio adorato, che auguro di
essermi sbagliata”
Non capii il senso di quella frase ma se era il suo modo
per benedire la nostra unione non poteva che rendermi felice. Le cose pian
piano si stavano mettendo a posto.
Appena la porta si chiuse alle nostre spalle lo abbracciai
da dietro, baciandogli la spalla, respirando il suo profumo. I nostri corpi si
unirono come due poli opposti di una calamita. Ci baciammo disperatamente
come mai era successo prima di quel momento: le nostre lingue danzavano
all’unisono, le nostre mani si sfioravano a vicenda.
“Vieni con me” disse ansimando.
Julien
mi prese per mano e mi condusse nella sua stanza illuminata dalla vivida luce
di alcune candele. Petali di rosa erano sparsi sul letto mentre sullo scrittoio
spadroneggiava una bottiglia di spumante accompagnata da succulenti grappoli di
uva. Ne staccò un bell’acino e lo portò alla mia bocca. Le mie labbra
succhiarono quel nettare delizioso ed imprigionarono le sue dita in una dolce
morsa. Lo sentii fremere leggermente, sapevo perfettamente che effetti aveva il
mio tocco su di lui.
Questa
volta fui io a staccare lentamente un acino dal grappolo d’uva, glielo porsi
affinché anche lui ne sentisse il sapore zuccherino, la consistenza liscia
della buccia, la polpa succosa.
Sentii
il desiderio crescere dentro di me. Bramai le sue carezze e pretesi le sue
labbra. Il bacio che ne seguì fu l’inondazione che travolse tutti gli argini
del nostro controllo. Cademmo sul letto schiacciando i petali di rosa, accentuando
con il calore dei nostri corpi il loro dolce profumo.
Senza
attendere oltre gli sfilai la maglietta sfiorandogli i pettorali perfetti: finalmente
potevo nuovamente esplorare quel corpo divino.
Le
sue mani tenevano fermi i miei polsi mentre catturò in un bacio le mie labbra. Ero
completamente persa nei suoi occhi, quell’azzurro screziato di grigio ebbero
l’effetto di paralizzarmi in un’ instante. I nostri respiri irregolari ansimavano
travolti dal desiderio ed io necessitavo dei suoi baci, delle sue carezze, del
suo corpo, come dell’aria che respiravo.
Quando
il bisogno di lui si fece impellente mi liberai dei vestiti pretendendo di
essere sua: i nostri corpi presero a danzare, fluttuando senza sosta come le
fiamme.
Ricademmo
ansimanti sul letto, ancora abbracciati. Eravamo appagati ed esausti del nostro
amore. Appoggiai la testa sul suo petto e da lì potei sentire ogni singolo
battito del suo cuore. Chiusi gli occhi:
non ero più la ragazza timida di una volta, il sentimento che sentivo crescere
in me aveva contribuito a farmi maturare. Mi inebriai del suo profumo, unico ed
inconfondibile, dimenticandomi del tempo.
Le
sue braccia mi avvolsero, cullandomi sul suo petto.
“A cosa stai pensando” chiesi fiebole.
Julien
sospirò pesantemente chiudendo per un
attimo gli occhi, come se stesse raccogliendo le forze necessarie per
rispondere.
“Sei preoccupato per tua madre?”
“No.. so che a casa di Valentine
starà bene” disse “stavo pensando ad altro..”
Il
tono della sua voce sembrava serio, a cosa alludeva? Non volevo angustiarmi con
le mie solite paranoie e rovinare questo momento magico ma ormai avevo imparato
a conoscere le mille sfaccettature del
suo carattere e ad interpretare ogni suo gesto.
“Tu mi ami, vero?”
Sorrisi
sornione, fingendo di prendere tempo per rispondere ma lui mii fissò negli
occhi, dove
l’espressione dell'animo traspare più che in ogni altra parte, quasi a
pretendere chissà quale verità.
“Ma che domanda è?” esclamai incredula “possibile che tu abbia ancora dei dubbi??”
“Non ho dei dubbi.. ho solo bisogno che tu
me lo dica, guardandomi diritto nei occhi”
Sebbene
non avessi capito il senso della sua domanda, esaudii la sua richiesta. Non
avrei potuto fare altrimenti, i suoi occhi inquieti erano concentrati sui miei,
interrogavano, supplicavano, sfidavano, imploravano.
“Più della mia stessa vita”
“Giurami che tra noi non ci saranno mai
segreti e che sarai sempre sincera con me” incalzò lui.
Mi
scostai quel tanto da mormorare: non ti
fidi ancora di me?
“Certo che mi fido di te” disse “ non ci pensare, mi sono lasciato
coinvolgere dagli avvenimenti di oggi”
Lo
abbracciai forte, la discussione con sua madre lo aveva scosso più di quanto
volesse farmi credere. Con quella stretta avrei voluto cacciare via tutti i
brutti pensieri. Ripensai alle sue parole e colsi diversi significati, come un
improvviso colpo di fulmine capii che era una confessione ciò che mi stava
chiedendo.
Ma
perché continuavo a tacergli la presenza di Antonio? Non riuscivo a dare una
spiegazione a questo mio comportamento.
Di cosa avevo paura? Mi morsi il labbro inferiore costretta, mio
malgrado, ad ammettere la mia codardia.
Scossi
la testa nel tentativo di scacciare quei pensieri e profondai tra le sue
braccia, come se il resto improvvisamente non esistesse più.
rossa_na: scusa
il ritardoooo sono imperdonabile, ho avuto poco tempo per scrivere e non mi
andava di buttare via un capitolo, soprattuto ora che si sta avvicinando l'ora
clou! Spero che continuerai a leggere la mia storia. Prometto che per il
prossimo chappy non ti farò attendere tutto questo tempo. Aspetto con ansia il
tuo commento.
jessikina_swan : che dire... mi
inchino e chiedo umilmente scusa, ho postato tardissimoooo! Spero di non averti
persa come lettrice. Un bacio
vanessaacullen_: ciaoooo
eccomi finalmente di ritorno, spero che la mia storia ti sia mancata, almeno un
po'. Un commentino?? Mi farebbe immensiamente piacere constatare che non mi hai
abbandonata. A prestoooo
Miki 91 : ecco postato il nuovo
chappy, che ne pensi? Spero che l'attesa non vi abbia deluso o scoraggiato nella
lettura.. mi spiace un casino non esser riuscita a scrivere prima. Aspetto una
tua recenzione. Baci.
ilovedward_90 : scusa scusa scusa,
non ho altre parole. Spero continuerai a commentare la mia storia. Un abbraccio
fortissimo :)
|
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Capitolo 36 *** Angosce e Timori ***
0000000
Eccomi
di nuovo qui, chiedo umilmente scusa per il ritardo con cui posto
questo capitolo.. purtroppo avevo perduto un pò l'ispirazione .
Così ho preferito interrompere la storia, almeno fino a quando
non avessi avuto le idee un po' più chiare su come far
continuare il racconto. Spero di non aver perso la vostra lettura. Un
bacio a prestoooo
Fu
il suo tocco dolce a farmi sussultare. Mi guardai intorno stranita, cercando di
prendere contatto con i miei sensi.
“
Ti ho spaventata?” chiese Julien con
voce calda e profonda “non avrei voluto
svegliarti ma credo che tu debba tornare a casa.”
Mi
strofinai gli occhi, sembrava di aver dormito un’eternità. L’espressione sul
mio viso dovette essere abbastanza eloquente perché lui mi appoggiò la mano sulle labbra e disse: “ti sei addormentata appena per qualche
minuto.”
Sulle
prime tirai un sospiro di sollievo poi mi domandai che ore potevano essere. Quando
lo chiesi a Julien strinsi gli occhi, temendo la risposta.
“Quasi le dieci”
Bang!
Un colpo al cuore. Ero ufficialmente nei guai. Mi aspettavano per cena e il
ritardo era tanto. Saltai giù dal letto, mi vestii alla meglio, sistemando i
capelli con le mani. Julien seguiva ogni mio movimento, scrutandomi.
La
serietà del suo sguardo mi fece rabbrividire. Sembrava perso in chissà quali
pensieri, in chissà quali ricordi. Mi avvicinai al suo volto e lo baciai, quasi a chiedergli scusa per la fretta con
cui mi stavo ponendo.
Montammo
di nuovo in sella e lentamente ci avviammo lungo l’asfalto. Mi strinsi forte a lui appoggiando
la testa sulla sua spalla. Il vento dispettoso mi scompigliava i capelli ma non
ci badavo, tutto il mio corpo era teso come una corda di violino e qualcosa nel
profondo continuava a tormentarmi. Alzai gli occhi, il freddo era pungente ma
nonostante la città fosse piena di luci, centinaia di stelle brillavano sullo
sfondo nero inchiostro del cielo.
Ci
fermammo a qualche isolato da casa. Il viale era poco illuminato a causa degli
alti alberi che lo circondavano e
l’umidità cominciava a farsi sentire. Percorremmo lo stretto viottolo di ghiaia
tenendoci teneramente per mano con lo sguardo che cercava di catturare
l'essenza dell'infinito.
Ad
un tratto guardai i suoi occhi con un bruttissimo presentimento. Non feci in
tempo a dar forma ai miei concetti che Julien si fermò bruscamente: di certo un
pensiero buio gli aveva attraversato il cervello; i suoi occhi erano diventati
cupi.
“Che c’è” esclamai flebile.
“Vuoi che ci salutiamo qui o preferisci che
ti accompagni in casa”
“Ehm.. si, o meglio no!” farfugliai
evitando di incrociare il suo sguardo “i
miei saranno infuriati per il ritardo, non voglio che se la prendano anche con
te”
“Sicura?” domandò lui.
La
sua voce triste trasmetteva una sorta di quieta rassegnazione. Ad un tratto mi
parve di scorgere non so quale profonda tristezza nei suoi occhi, azzurri come
l’acqua del lago. Sembravano supplicassero di non andare via.
Annuii
cercando di apparire il più possibile tranquilla. Non era il momento giusto per
parlargli di Antonio: avevo paura che fraintendesse la ragione per cui gli
avevo taciuto la sua presenza in città.
Deglutii
e subito mi mancò il respiro. Rimasi in silenzio finché lui non mi prese il
volto tra le mani, guardandomi dritto negli occhi: sembrava volesse studiarmi,
leggermi dentro, e per un’istante temetti potesse riuscirci per davvero.
Scossi
impercettibilmente la testa per scacciare via quei pensieri che mi avevano
rabbuiato. Gli misi le braccia intorno
al collo e lo baciai sulle labbra: il suo sapore mi inebriò i sensi.
Mi
strinsi forte a lui quasi a voler fermare il tempo e le sue ore. Le sue braccia
mi avvolsero, strette e rassicuranti ma il suo sguardo tradiva una certa
inquietudine, avevo come l’impressione che qualcuno dei due da quel giorno non
sarebbe stato più lo stesso.
Inspirai
profondamente prima di girare la chiave nella toppa. La serratura scattò e la
porta d’ingresso s’aprì. Un buon odore di arrosto invase le mie narici. Guardai verso la cucina: voci
convulse si alternavano a risate accompagnate dal rumore delle posate, chiaro
sinonimo che non mi avevano aspettato per cena.
E
come biasimarli? Mancava un quarto d’ora alle undici e mancavo da questo
pomeriggio. Inoltre avevo lasciato a casa il cellulare e per tutte queste ore
ero stata totalmente irreperibile.
“Ginevra??... Ginevra sei tu?”
La
voce di mia madre mi fece sussultare. Portai una mano al petto per calmare il
cuore che si era messo a correre all’impazzata.
“Si mamma, sono io”
esclamai facendo capolino dalla porta.
Sentii
tutti gli occhi addosso, a partire da quelli di mio padre che mi fissavano con
aria di rimprovero. Abbassai per un attimo lo sguardo, come facevo sempre
davanti ad un ostacolo.
“Ti sembra questa l’ora di rientrare!?!”
Odiavo
esser trattata da bambina ma lo meritavo. Però mi faceva rabbia che Antonio
stesse assistendo alla scena da “spettatore non pagante”. Mi parve quasi di
udire un risolino di compiacenza che mi fece salire il sangue al cervello.
Mentre
mia madre stilava l’elenco delle mie mancanze io, a pugni chiusi e con le
guance in fiamme, cercavo di convogliare la collera in modo costruttivo nelle
mie parole. Sapevo di essere nel torto ma non ero scema.
“Ho capito! Non c’è bisogno di ripetermi le
cose all’infinito” esclamai.
Lei
mi lanciò un’occhiata scettica, sollevando un sopracciglio. Poi mi porse un
piatto con le patate pronte e una fettina d’arrosto fumante.
Dopo
aver trangugiato qualche boccone in silenzio posai le posate nel piatto
perpendicolarmente a me, con i manici sul bordo, segnalando così di aver
terminato la mia cena.
“Signora Silvie, la vostra cucina è davvero
eccellente!” sentenziò Antonio portandosi il tovagliolo alla bocca.
“E aspetta di assaggiare il dolce!”
esclamò giuliva mia madre, alzandosi e dirigendosi a passi svelti
verso la cucina.
Feci una smorfia di rabbia e di disgusto: avevo
sempre odiato le persone che vogliono risultare simpatiche e compiacerti a
tutti i costi. Antonio era uno di queste.
Aveva preso a parlare di sé, dei suoi studi
universitari in questo paese e delle sue aspirazioni. I miei genitori lo
ascoltavano con interesse mentre io non vedevo l’ora di alzarmi e andarmene. Al
dire il vero la mia mente era già lontana, molto lontana da lì: aveva
attraversato tutta la città, giungendo fino a Vénissieux,
per rifugiarsi tra le braccia di Julien. Fui assalita da un’improvvisa voglia
di parlargli. Mi alzai di scatto, quasi rovesciando la sedia.
“Ginevra!” esclamò mia madre, guardandomi con
aria stranita.
“Io.. io.. ehm” balbettai senza dire nulla di
sensato.
“Ti senti bene?” mi chiese Antonio
prendendomi per il braccio “Non hai quasi toccato cibo”
“Si.. si.. ero solo soprappensiero” dissi.
Dopo la torta ci spostammo nel salotto per il caffè. Il camino era
acceso ed emanava un piacevole calore mentre fuori la neve aveva ripreso a
scendere copiosa. Antonio continuava a parlare con i miei genitori e intanto
non mi distoglieva lo sguardo di dosso, i suoi occhi neri mi studiavano,
scrutando ogni dettaglio del mio corpo.
Deglutii, preda di quell’ansia che mi stava divorando. Mi strinsi
lievemente nelle spalle “Non è colpa mia”
continuavo a ripetermi, quasi a voler convincere me stessa di non aver tradito
la fiducia di Julien tacendogli la visita di Antonio.
“Allora mi accompagni?”
“Come!?” esclamai
stralunata.
La voce di Antonio mi riportò alla realtà, come una sveglia.
“Sicura di stare bene?” incalzò lui.
“Ho solo un po’ di mal di
testa” mentii toccandomi la tempia e facendo una finta smorfia di dolore.
“Stavo per andare via, mi
accompagni alla porta?” disse.
Guardai mia madre in cerca di aiuto ma l’unica cosa che fece fu
salutarlo con un cenno rinnovandogli l’invito a tornare.
Sbuffai vistosamente, tanto da spostare quel ciuffo di capelli che continuava a ricadermi sugli occhi.
Senza proferir parola mi avviai verso l’ingresso e spalancai la porta.
“Non vedevi l’ora di liberarti di me, eh?”
esclamò Antonio varcando l’uscio.
Ad
un tratto capii di esser stata eccessivamente scortese con lui. Abbassai lo
sguardo imbarazzata, non ero fiera del mio comportamento. Indossai in tutta
fretta il giubbotto e uscii sul portico.
Appoggiai
la mano sul pomello freddo della porta e la tirai a me, socchiudendola. La
veranda era attraversata da una brezza gelida che mi fece venire la pelle
d’oca. Antonio mi dava le spalle lontano quasi un metro e mezzo da me, poi si
voltò e per un attimo i nostri sguardi si incrociarono.
“Mi piaci tanto” esclamò spezzando il
silenzio che si era venuto a creare.
Sobbalzai
e cercai d’istinto di indietreggiare ma la porta si chiuse di botto dietro di
me.
“Ehm.. che sbadata” farfugliai “non ho nemmeno le chiavi!”
Feci
per suonare il campanello ma mi tremava il dito. Antonio mi mise una mano sulla
spalla che mi face rabbrividire: mi voltai di scatto e l’espressione turbata
che trapelò dal mio viso gliela fece togliere.
“Non voglio spaventarti” sussurrò serio.
“N-Non sono spaventata” esclamai,
cercando di mantenere un tono incolore, piatto “voglio solo rientrare in casa”
“Il tuo ragazzo non ti permette
nemmeno di parlare con un amico?”
“Lascia fuori Julien da tutto
questo” dissi categorica.
Un
leggero sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto. Cosa aveva in mente?
Sentivo il cuore in gola e il lento battito rimbombarmi nelle orecchie.
Deglutii a fatica. Antonio si fermò a meno di mezzo metro da me ed esclamò: “sarà il nostro piccolo segreto”
Non
ebbi il tempo di capire il significato di quelle parole che mi ritrovai le sue
labbra sulle mie. La sua lingua penetrò con forza nella mia bocca tanto da
togliermi il respiro. Mi sentii invasa da un senso di disgusto e mordendogli il
labbro inferiore lo allontanai con veemenza.
“Lasciami” gridai.
“Potevi fare di meglio” esclamò
asciugandosi il rivolo di sangue che fuoriusciva dal lato sinistro della bocca.
Gli
assestai uno schiaffo sulla guancia. I suoi occhi fiammeggiavano, neri come la
pece. Si massaggiò la gota indolenzita con fare minaccioso.
Senza aspettare la sua reazione mi precipitai a suonare il campanello e non appena la porta si aprì scappai per le
scale trovandomi al piano di sopra.
“Ma Ginevra… che modi sono!?”
L’esclamazione
di mia madre fu l’ultima cosa che riuscii a sentire. Mi chiusi in camera e cominciai a piangere.
Era colpa mia. Mi portai una mano alla bocca per trattenere i singhiozzi. Mi
aveva baciata. Il solo pensiero mi
inorridiva.
Corsi
allo specchio. Guardai la mia immagine riflessa. Cominciai a sfregarmi le
labbra con le mani, prima lentamente, poi sempre più forte e più velocemente,
in preda a chissà quale raptus. Sentivo ancora il sapore di quel bacio
mescolato all’amaro delle lacrime.
“Stupida, stupida, stupida” urlai a me
stessa. Avrei voluto prendermi a schiaffi per tutto ciò che non ero riuscita ad
evitare.
Deglutii
a fatica, feci un respiro profondo e mi lasciai cadere a peso morto sul letto,
senza neanche mettermi il pigiama. Chiusi gli occhi sui miei pensieri funesti e
mi imposi di dormire. Avevo permesso a quell’idiota di rovinare il momento
magico che stavo vivendo con Julien.
Nonostante
i propositi la notte che seguì la passai in bianco.
Appena
i primi pallidi raggi del sole filtrarono dalla finestra arcuata aprii gli
occhi. Un dolore lancinante mi attraversò la tempia. Mi guardai intorno
confusa: avevo ancora addosso i vestiti della sera prima.
Mi
stiracchiai e sbadigliando raggiunsi la finestra per osservare il panorama. La
testa mi doleva come se fosse stata trafitta da mille aghi. Stringendomi nelle
spalle, sospirai.
Gli
alberi, mossi dal vento, sembravano dei giganti che ondeggiavano nel tentativo
di liberarsi dalle catene mentre un sole pallido faceva capolino da dietro una
nuvola.
Rimasi
per qualche minuto ferma a guardare il viale. I giardini erano curati e
piacevolissimi da vivere anche d’inverno. Ulivi, alberi da frutto, piante
aromatiche e selvatiche tipiche del sud della Francia facevano parte dei vivai
che circondavano le abitazioni.
Aprii la finestra e inspirai, la
corrente piacevolmente fredda. Il vento mi pungeva sul viso e mi scompigliava i
capelli. Il grande giorno finalmente era arrivato e mi faceva rabbia l’idea che
gli accadimenti della sera precedente lo stessero offuscando.
Il
suono della sveglia mi fece sussultare. Guardai l’orologio: erano le 7 e 30 del
mattino. Sbuffai sconsolata, non solo
avevo passato una notte praticamente insonne ma mi ero alzata anche mezz’ora
prima della sveglia!
Dopo
averne disattivato l’allarme mi diressi svogliatamente verso la porta del
bagno. Avevo proprio bisogno di rilassarmi un po’. Riempii la vasca fino a metà
e dopo aver controllato la temperatura dell’acqua vi versai una cospicua
quantità di bagno schiuma. Mi ci immersi e chiusi gli occhi ma per quanto mi
sforzarsi, non riuscivo a scacciare l’immagine di Antonio dalla mia mente.
Rimasi
a mollo per quasi un’ora, fino a quando non mi accorsi che la pelle dei
polpastrelli era diventata rugosa. Mi avvolsi nell’asciugamano strizzando i
capelli ancora gocciolanti e tornai in camera per prendere la biancheria.
Solitamente
amavo il silenzio del primo mattino, questa volta però era diverso, non mi
trasmetteva nessuna positività ma solo inquietudine. La calma prima della
tempesta? Si ma quale tempesta stava per abbattersi su di me?
Infilai
svogliatamente il vestito che avevo scelto e raccolsi i capelli ancora umidi in
uno chignon incurante di qualche ciocca che, sfuggita alle forcine, ricadeva
libera sulle spalle.
Lanciai
uno sguardo all’abito color lavanda che avrei indossato stasera. Provai ad
immaginare il momento in cui, al fianco di Julien, avrei varcato l’uscio della
sala. Era il coronamento di un sogno, ma anche un punto di partenza: non vedevo
l’ora di amare alla luce del sole il mio Julien.
“
Il mio Julien”
Nel
pronunciare quelle parole il mio cuore sussultò di gioia mista a sconforto. Non
era stata un’allucinazione.. Antonio mi aveva baciato davvero.
Telefonai
a Marie e la supplicai di aiutarmi. Ero in preda al panico e la mia amica cercò
di tranquillizzarmi, come meglio poteva fare al telefono, ma l’ansia e i sensi
di colpa non mi abbandonavano.
“Resta lì, vengo subito da te” esclamò
Marie.
Non
so dire per quanto tempo rimanemmo a parlare, nella penombra della mia stanza.
La notte artificiale che avevo creato rispecchiava pienamente lo stato d’animo
di quel momento.
“Ora basta piangersi addosso!” proferì
la mia amica.
La
guardai stranita, corrugando appena la fronte. Come poteva non capire? Avevo
permesso ad Antonio di mandare all’aria tutto ciò per cui avevo lottato.
“Ginevra non essere paranoica!” continuò
poi “a sentirti parlare sembri una donna
vissuta due secoli fa! Capisco che la cosa ti abbia turbata ma un bacio non è
certo la fine del mondo!”
Quelle
parole suonavano come una musica stonata, lo sconforto era troppo forte per
crederci per davvero. Inspirai profondamente e cercai di ricordarmi che io ero
una brava ragazza e che Julien avrebbe capito le mie ragioni ma ciò non impedì
a due goccioloni di lacrime di solcarmi il viso.
Marie
mi abbracciò in silenzio. La mia amica di sempre mi teneva stretta mentre un
leggero chiarore filtrava dalle persiane, disegnando luci e ombre sulle cose.
Solo
poche ore mi separavano dalla serata natalizia di ballo, come d’accordo Julien
sarebbe venuto a prendermi verso le diciannove. Avevamo deciso di ritagliarci
un po’ di tempo tutto per noi.. in quelle due ore avrei dovuto trovare la forza
per raccontargli tutto.
********************** ANGOLO DELL' AUTRICE **********************
Flaren: ciao
cara sono felicissima che la mia storia ti sia piaciuta :) scusa se
posto questo capitolo in ritardo, ma come ho scritto ho avuto un
pò di dubbi su come far continuare la fanfiction. Spero che
leggerai questo nuovo chappy. Attendo con ansia la tua recenzione. Eh
si, Julien ha un carattere molto particolare, ma stranamente in questa
fase della storia e Ginevra che mi ha dato + difficoltà nel
mettere nero su bianco i suoi pensieri. hihiih
Devilgirl89: ciao
Domiyyyyy come va? E' da una vita che non entravo sul sito. Spero di
risentirti presto, anche in privato, lo sai che ci tengo tanto al tuo
commento. Che ne pensi di questo chappy?? Scusami se ho postato solo
ora, prometto che cercherò di essere piu' costante. Un bacio
piemme: :) me
chiede scusa per il ritardo. Come posso farmi perdonare? Spero di
riuscire a postare in tempi brevi il prossimo capitolo. Sono felice che
la mia storia ti piaccia. Spero di non deludere la tua attesa.
rossa_na: ciaooooo!!
perdonami per aver postato solo ora. Spero di non aver perso la tua
lettura. Ho avuto un pò di problemi a impostare la storia ma ora
cercherò di non farti aspettare troppo. Come va? Ti e' piaciuto
il capitolo? Mi raccomando fammi sapere :) baci
vanessaacullen_: heila,
chi non muore si rivede ti starai dicento eh? mi spiace per il ritardo.
Lo so, sono imperdonabile. Spero che tu non mi abbia dimenticato. Eh
si, questa volta è Ginevra a combinare casini, sara' l'
inesperienza, sara' la paura di rovinare il suo rapporto con Julien ma
anche io credo che stia sbagliando tutto. Vedremo come andra' a finire.
Dammi un giudizio :) a presto
ilovedward_90: ciaooo
me in ginocchio a chiedere scusa. Ho postato in ritardissimoooooo,
potrai mai perdonarmi? Spero di che continuerai a leggere la mia
storia. Questo capitolo e' l' ultimo prima del ballo. Il tanto
famoso ballo che nei chappy precedenti ferverava le menti dei nostri
giovani protagonisti. Cosa succedera' ora? Mi metto subito al lavoro,
approfittando dell'ispirazione. Attendo la tua recenzione.
lucyette: eccomi
di nuovo qui cara. Non ho scusanti ma spero che tu non mi abbia
dimenticata. Finalmente ho trovato il tempo e il modo giusto per finire
il chappy che per mesi e' rimasto sul foglio word in attesa di essere
completato. Cosa ne pensi? Fammi sapere. Un bacio
|
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