The Marauders. di HelenaRavenclaw (/viewuser.php?uid=153317)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanti incontri ***
Capitolo 2: *** Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Punizione o Soddisfazione? ***
Capitolo 4: *** Misure Precauzionali! ***
Capitolo 5: *** Finalmente il Quidditch. ***
Capitolo 1 *** Tanti incontri ***
I malandrini cap 1
'Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.
Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di
lucro'.
Capitolo 1
Tanti incontri
Erano
circa le 11 meno un quarto a Londra e anche quella mattina la stazione
di King's Cross era piena di persone che andavano e venivano da tutte
le parti; all'improvviso un fischio acuto attirò l'attenzione di
tutti, un enorme gufo rosso strideva da una gabbia posata in cima a un
vecchio baule di pelle.
Il carrello su cui era sistemato quell'enorme baule era spinto da un
giovane ragazzino dai capelli scuri e arruffati, vestito con dei
pantaloni blu e un maglioncino intonato da cui spuntava il colletto di
una camicia azzurrina; appoggiato al manico del carrello c'era una
giacca a vento marrone e sul naso portava un bel paio di occhiali
squadrati color ebano che facevano da contorno agli occhi color
nocciola.
«Sbrigati James, non vorrai perdere il treno...» disse
la donna slanciata che lo accompagnava e che era vestita in modo
decisamente più eccentrico: infatti indossava una lunga veste
color porpora piena di ornamenti dorati, che faceva un bel contrasto
con i capelli corvini e la carnagione chiara.
Certo tutte queste cose potrebbero sembrare veramente strane, se non
fosse che i due erano una strega e un giovane mago e che quindi, per
loro, tutto ciò era perfettamente normale.
Il motivo per cui una strega e suo figlio si trovavano in una stazione
piena zeppa di babbani, persone senza un briciolo di magia nel sangue,
era semplice: quello non era un giorno qualunque, ma era il primo
settembre, e se sei un giovane mago tra gli undici e i diciassette anni
vuol dire che stai per iniziare un nuovo anno ad Hogwarts, la scuola di
magia e stregoneria. Per arrivare alla scuola i ragazzi dovevano
prendere l'Espresso di Hogwarts, un treno a vapore di un bel rosso
cremisi, che per l'appunto partiva dalla stazione di King's Cross al
binario 9 e ¾.
James accelerò il passo con aria eccitata, «Dov'è mamma?».
«Ci siamo quasi...Ah eccolo».
Si erano fermati di fronte ad un muro esattamente in mezzo ai binari 9 e 10.
James si avvicinò con cautela e posò una mano sui
mattoni, poi accostò un orecchio, come per origliare, goccioline
di sudore spuntarono qua e là sulla sua fronte, e gli occhiali
quadrati gli scivolarono sino alla punta del naso.
«Mamma spiegami di nuovo come funziona!» esclamò il giovane, studiando nervosamente il muro e tornando ad afferrare il carrello che portava i suoi strani bagagli.
«Non è
difficile, la parete ti sembra solida ma in realtà è solo
un'illusione e solo i babbani non possono attraversarla,» a quelle parole James si guardò attorno, «quindi
noi non avremo problemi, basta appoggiarsi con aria indifferente al
muro e passare dall'altra parte, ma se hai paura possiamo andare di
corsa...».
«Non ho paura!! E' solo che sembra molto solido» si sbrigò a dire James, apparentemente offeso dalle parole della madre.
«Tranquillo, allora pronto?», stavano per muoversi quando la donna si accorse di un ragazzino, anche lui con un grande baule, che li osservava attentamente. «Ciao, ti serve aiuto?» gli domandò sorridendo.
Il ragazzino, dai capelli di un castano molto chiaro e con due occhi
marroni molto stanchi, circondati da occhiaie marcate, stava
strapazzando un foglio di pergamena che teneva tra le mani e rispose
con voce insicura «Si, ehm, io non so... Dovrei prendere il treno, ma il binario... non so dov'è!».
La donna lo guardò dolcemente e lui sembrò cercare di
nascondersi dietro il suo baule, forse perché i suoi vestiti
erano un po' trasandati, ma né James né sua madre ci
fecero caso.
«Anche per James è la prima volta», il ragazzino gli sorrise educatamente, «Io sono Dorea, la mamma di James. Dunque il binario 9 e ¾ è
qui dietro, Non devi aver paura, andare dall'altra parte è molto
semplice. Il difficile è non farsi notare dai babbani.» disse guardandosi attorno come aveva fatto prima il figlio.
I due ragazzini si scambiarono un mezzo sorriso, James cercava di nascondere l'ansia senza riuscirci troppo bene.
«D'accordo, siete pronti? Al mio tre». Dorea diede un'ultima occhiata per assicurarsi che nessuno li osservasse. «Uno... Due... Tre».
Partirono di corsa e, mentre James e l'altro ragazzino strizzavano gli
occhi, proprio quando si sarebbero dovuti schiantare contro il muro,
sparirono!
La prima cosa che videro oltre la parete fu un grande treno scarlatto avvolto in una nuvola di vapore.
«Evviva ce l'abbiamo fatta» esclamò raggiante James dando una pacca sulla spalla del giovane accanto a lui.
Quest'ultimo sorrise imbarazzato, «Scusate sono stato maleducato, non mi sono presentato. Mi chiamo Remus, grazie mille per avermi aiutato!». Remus aveva detto tutto ciò con una gran fretta, guardandosi le mani.
«Figurati, ci ha fatto piacere, e poi adesso tu e James potrete fare il viaggio insieme, che ne dite?» disse Dorea posando una mano sulla spalla di Remus.
«Certo». Esclamò allegro il figlio, sorridendo.
«Dorea! Cosa ci fai con quello lì? Non sarà mica tuo figlio?!».
I tre si girarono e videro una donna robusta e piuttosto brutta
avvicinarsi tirando un giovane ragazzino con i capelli lunghi fin sotto
le orecchie e un'espressione decisamente seccata.
«Buon giorno Walburga». disse Dorea con un tono piuttosto seccato. «Questo è Remus, lo abbiamo aiutato a trovare il binario...».
«Non sarà mica un mezzosangue?». La interruppe la donna scura in volto, guardando con il naso arricciato i vestiti un po' rovinati di Remus.
«Anche se fosse non ci sarebbe motivo di chiamarlo in quel modo». Esclamò scioccata Dorea. «Ora se non ti dispiace devo accompagnare mio figlio e il suo amico al treno», e detto questo si allontanò spingendo avanti i ragazzi.
James scoccò un'ultima occhiata alla donna e a quello che doveva
essere suo figlio, anche se le somiglianze tra loro erano proprio
poche: soprattutto l'espressione del giovane si poteva dire l'opposto
di quella della madre, i suoi occhi osservavano con interesse Remus e
sembrava desideroso di parlare con entrambi, ma subito la madre
richiamò la sua attenzione cercando di lisciargli i capelli
sulla testa.
* * *
Solo quando furono a qualche metro di distanza Dorea smise di spingerli, «Accidenti, speravo proprio di non incontrarla. Mi dispiace Remus, non fare caso a lei!».
Remus le sorrise decisamente sollevato nel sentire che non la pensava come quella donna sgradevole.
«Ma chi era, mamma?» domandò James.
«Mia nipote» rispose in un soffio. «E'
la figlia maggiore di tuo zio Pollux, ma probabilmente non ti
ricorderai neanche chi sia. Non vedo spesso la mia famiglia, e l'ultima
volta che ti ho portato da loro avevi poco più di due anni.».
Ci fu un momento di silenzio in cui Dorea sembrava essersi persa in
chissà quali reminiscenze. Dopo un lungo sospiro disse «Bene ragazzi, prima di tutto dovete trovare uno scompartimento vuoto... Oh cielo mancano solo 5 minuti, diamoci una mossa».
«Come diamoCI?? Dai mamma ce la possiamo cavare da soli» Disse James spingendo via la madre.
Dorea gli sorrise dolcemente «Va bene allora, fai il bravo d'accordo? Non metterti nei guai e rispetta le regole della scuola». Poivoltandosi verso Remus «In bocca al lupo anche a te, rimarrete sicuramente affascinati dalla scuola».
Remus fece una strana smorfia sentendo l'augurio della donna, ma si riprese subito e sorrise garbatamente.
I due avevano già un piede sul treno quando la sentirono gridare «James vedi di non spendere tutti i soldi in porcherie sul treno, e sii educato con gli insegnanti!!».
James si sporse dal finestrino quando il treno prese a muoversi «Non preoccuparti mamma, in fondo sono un angioletto no?!».
La faccia tutt'altro che rassicurata di Dorea fu visibile ancora per
qualche minuto, per poi scomparire alla prima curva dei binari.
* * *
«Forza Remus, andiamo a cercare uno scompartimento» esclamò James sorridendo visibilmente eccitato.
Trascinando i pensanti bauli e, James, la gabbia con il gufo, si diressero lungo il corridoio sbirciando attraverso le finestre.
Il treno filava già da una quindicina di minuti quando
finalmente trovarono uno scompartimento vuoto, si aiutarono a vicenda
ad issare i bauli sulle retine portabagagli e poi si sedettero l'uno di
fronte all'altro: Remus teneva gli occhi bassi mentre James lo studiava
silenzioso, stava per aprire bocca quando la porta si aprì.
In piedi davanti a loro con un mezzo sorriso sulle labbra c'era quel ragazzino che avevano visto insieme alla nipote di Dorea.
«Ehm, ciao. Non è che potrei sedermi con voi? Gli altri scompartimenti sono pieni».
«Certo» .
«Sicuro».
Risposero James e Remus in coro. Si guardarono sorridendo e poi aiutarono il nuovo arrivato con il baule.
«A proposito, io sono Sirius, Sirius Black» annunciò allungando la mano verso i due.
«Piacere, io sono James, James Potter. Sai ho appena scoperto che la mia mamma e la tua sono parenti!!» esclamò raggiante.
Sirius gli rivolse un'occhiata stupita «Si me lo ha spiegato prima mia madre», i ragazzi notarono una smorfia strana sul volto di Sirius mentre pronunciava quelle parole, poi rivolto a Remus disse «Mi dispiace per quello che ha detto, non è esattamente un esempio di bontà e di educazione, mia madre».
«Tranquillo» disse Remus stringendo la mano del ragazzo, «Io sono Remus Lupin»,
era decisamente felice, continuava a guardare i suoi nuovi amici e
sembrava stupito e allo stesso tempo lusingato di trovarsi con loro.
I tre ragazzi passarono l'ora successiva a ridere e scherzare, James e
Sirius erano due burloni, conoscevano un mucchio di scherzi e ne
mostrarono un bel po' a Remus, gli insegnarono qualche incantesimo tra
cui uno che annodava tra loro i lacci delle scarpe, un altro che ti
faceva piegare in due dalle risate, come se due mani invisibili ti
facessero il solletico e un altro ancora che ti faceva crescere le
sopracciglia fino al mento.
Verso mezzo giorno una donna grassottella aprì la porta mostrando un carrello pieno zeppo di ogni sorta di squisitezza «Qualcosa dal carrello cari?» domandò dolcemente.
Sirius e James si fiondarono da lei chiedendo questo e quel dolce e
furono di ritorno ai sedili con le braccia cariche di schifezze di ogni
tipo.
«Tu non desideri niente caro?» chiese educatamente a Remus.
«No grazie, sono a posto».
Quando la signora si fu allontanata James e Sirius offrirono un po' dei
loro dolci all'amico, il quale però non ne volle sapere, «Grazie ma davvero, non voglio niente» e detto questo tirò fuori dei panini dalla tasca della giacca.
Dopo che i due ragazzi si furono lanciati un'occhiata stupita, attaccarono a divorare i loro dolci.
«Ghhh, gelatina al gusto di caccola» esclamò Sirius sputando qualcosa di verde in un fazzoletto.
Remus osservò interessato la scatola di Gelatine Tuttigusti+1, mentre James si faceva scappare dalle mani una rana.
Un momento, una rana?, pensò Remus guardando ora l'uno ora l'altro sempre più stupito.
«Oh
insomma Remus, ora ti prendi questa Cioccorana e non fai storie. Su
forza, è solo cioccolato. Non dirmi che non ti piace il
cioccolato?!».
«A
chi è che non piace il cioccolato?! Certo non a me, io adoro il
cioccolato, mi fa sentire una bella sensazione di calore e
tranquillità nella pancia».
Alla fine si arrese «D'accordo, ma solo una».
E proprio quando stava per addentarla la porta dello scompartimento si
aprì di nuovo e si richiuse in un lampo, e un ragazzino
piuttosto cicciotto andò a sbattere contro la testa si Remus
facendogli cadere il dolce.
«Sc-sc-scusate» disse ansante il ragazzino, con i capelli biondo cenere arruffati e le guance arrossate.
Si avvicinò tremante al finestrino della porta e prese a sbirciare fuori.
James, Sirius e Remus lo guardavano straniti.
«Ehm, ma tu chi saresti?» chiese Sirius.
«Peter Minus, aaaaaa» con un urletto acuto il ragazzino corse dietro Sirius e si nascose tremando.
«Per le mutande di Merlino...»
Ma in quel momento un ragazzo corpulento con dei lunghi capelli biondi aprì la porta, «Dov'è quel piccolo schifoso?» domandò scortesemente.
«Qui non c'è nessuno di schifoso almeno, non c'era fino a che tu non hai deciso di entrare!» disse James gonfiando il petto.
«Levatevi di torno pidocchi, quello scarafaggio mi è caduto addosso e ora si merita una bella punizione».
Ne Sirius, ne James accennarono a spostarsi.
«Avete
idea di chi sono io razza di microbi? Io sono Lucius Malfoy, e a meno
che non vogliate ritrovarvi appesi per le orecchie alla retina
portabagagli vi consiglio di lasciarmi prendere quel topo!».
Peter tremava tutto dietro le schiene di James e Sirius, e proprio
mentre Malfoy stava per prendere la bacchetta Remus, Sirius e James gli
scagliarono contro 3 incantesimi differenti e quello se ne
scappò via piegato in due dalle eccessive risate, con le
sopracciglia lunghe 10 centimetri e con i lacci legati insieme, cosa
che lo fece cadere dopo due passi!
Ridendo come dei matti i quattro ragazzi uscirono dallo scompartimento
per non perdersi la scena di Malfoy che cercava di slegare i lacci
scosso dalle risate.
«Grazie mille ragazzi, in questo momento sarei pappa per Ippogrifi se non foste intervenuti voi» disse Peter una volta che furono rientrati.
«Figurati,
quel vermicolo di Malfoy se lo meritava. Non mi piace per niente, l'ho
incontrato la settimana scorsa da Madama McClan e dovevate sentire come
maltrattava quella povera donna! Si crede chissà chi solo
perchè suo padre è ricco sfondato» disse Sirius tutto di un fiato. «Naturalmente mia madre sarebbe ben contenta se io diventassi suo amico, ma proprio non ci penso».
Sirius era a dir poco furioso e sembrava che parlasse da solo più che con gli altri.
«Ho una gran voglia di tirargli una Caccabomba dritta in testa... Sapete cosa vi dico? Lo vado a fare! Chi viene con me?!».
James non se lo fece dire due volte, Peter era assolutamente eccitato e
gli corse dietro, Remus invece li seguì con riluttanza, aveva
paura che si mettessero nei guai.
Attraversarono due carrozze prima di trovarlo, sentivano la sua voce urlante venire da uno scompartimento con la porta aperta.
Il corridoio era pieno di ragazzi
quindi ci misero un secolo ad arrivare, ma prima di poter agire il
treno ebbe uno scossone e un ragazzino basso e con i capelli corvini
piuttosto unti rovesciò tutto il suo succo di zucca addosso a
James.
«Per tutti i gargoyl!» esclamò James facendo un balzo indietro e pestando i piedi a Peter.
«Si può sapere che ti è saltato in mente?» James gli lanciò un'occhiata in tralice.
«Non ho fatto apposta» sbottò l'altro.
«Beh stai attento a dove versi il tuo succo la prossima volta se non vuoi...».
James si interruppe perchè in quel momento un ragazzina
decisamente carina dai capelli cremisi, con due occhi verdi svegli e
luminosi spuntò dallo scompartimento li difronte.
«Cosa succede Sev, perchè ci metti tanto?» domandò rivolta al ragazzino con i capelli scuri e unti.
«Scusa Lily, dovrò andare a prendere altro succo perchè l'ho versato tutto...»
«Sì sui miei piedi per la precisione» disse James sprezzante.
Sirius era tornato indietro e si era messo vicino all'amico «Hei tu, chiedi scusa a James, forza».
«E' lui che mi è venuto addosso, io non c'entro».
«Bugiardo, casomai sei tu che sei venuto addosso a me!»
«Andiamo Sev, non mi va più il succo, e poi mi sembra inutile stare a discutere con certi individui» affermò Lily, che ora era uscita del tutto e osservava Sirius e James con uno sguardo degno della madre di quest'ultimo.
Il ragazzo chiamato Sev aveva appena mosso un passo in direzione di
Lily quando James afferrò la Caccabomba dalle mani di Sirius e
gliela lanciò in testa sghignazzando.
«Bel colpo amico» disse Sirius battendo il cinque all'amico.
Uno scoppio improvviso e James si ritrovò schiacciato contro la parete del treno.
«Severus Piton ti sembra un comportamento accettabile?» Lily sembrava scandalizzata dal comportamento dell'amico che aveva ancora la bacchetta sollevata,«Dovevamo
denunziarlo ad un insegnante una volta arrivati a scuola, oh cielo
adesso rischierai una punizione! E l'anno scolastico non è
nemmeno iniziato. Forza Sev vieni dentro e lasciali perdere».
Nel frattempo l'incantesimo era finito e James poteva di nuovo muoversi.
«Si piccolo Sev ascolta la mammina. Cos'è mocciosetto non puoi fare a meno della mamma e te la sei portata a scuola?!» domandò rivolgendogli occhiate furenti.
«Non sono fatti tuoi... Vattene, anzi prima dimmi il tuo nome, così potrò denunciarti ad un professore».
Era stata Lily a rispondere, e per quanto fosse l'ultima cosa che
volesse fare, una volta che la ebbe guardata negli occhi rispose, «Sono James Potter dolcezza, non c'è bisogno di una scusa del genere per sapere il mio nome!» affermò pavoneggiandosi.
«James ma ti sei fritto il cervello? Quella ti denuncia veramente! Forza andiamo» Sirius
prese a tirare l'amico per la manica, aiutato da Peter, decisamente
eccitato per la scena a cui aveva assistito, e da Remus che invece era
decisamente preoccupato e sembrava pensarla come Sirius.
James si fece trascinare via, ma non prima di aver gridato «Ti è andata bene che ci fosse la tua mammina... Mocciosus».
«Bella James» rise Sirius.
***
I ragazzi tornarono ridendo al loro scompartimento, il più serio era Remus.
«Sicuro che non avrai dei problemi James?» gli domandò preoccupato.
«Figurati, erano solo chiacchiere». Sembrava molto sicuro di sé.
«Era carina quella rossa è James?!» lo prese in giro Sirius.
«Aaah taci» rispose arrossendo leggermente.
«Ehi Peter, tutto bene?» il ragazzo aveva lo sguardo stranamente vacuo.
Non rispose così gli altri tre gli andarono vicino un po' preoccupati.
«Pensate che stia bene?» chiese Remus.
«Non saprei, sembra in trance» rispose James.
«Peter, ehi... PETER!!» gridò Sirius schioccando le dita.
Peter sbatté due o tre volte le palpebre «Che succede? Che mi sono perso?».
Gli altri erano letteralmente allibiti.
«Ehm, stai bene? Cosa ti è successo?».
«A me?» domandò Peter, «Niente, perchè?» iniziava a preoccuparsi vedendo gli sguardi sospettosi degli amici, «Cos'è successo?».
«Boh, te ne stavi lì immobile con gli occhi semichiusi e la bocca spalancata!», spiegò Remus.
«Ah, devo essermi addormentato!» disse Peter diventando tutto rosso.
«Addormentatooo?!» gridarono ridendo come matti James e Sirius.
Si lanciarono su Peter iniziando a fargli il solletico e pensarono bene di coinvolgere anche Remus.
Agitandosi come matti andarono avanti così per qualche minuto fino a che non cascarono con un tonfo dai sedili.
Fu in quel momento che una ragazza alta e snella entrò e si
fermò di botto nel vederli ridere come matti, tutti
aggrovigliati sul pavimento.
«Hem, tutto bene?» chiese educatamente.
I quattro annuirono continuando a ridacchiare.
«Beh sono venuta a dirvi che siamo quasi arrivati al Castello, dovete mettervi le divise».
Effettivamente fuori dal treno era calata la sera, e la ragazza era
già vestita e portava una spilla dorata con una P incisa.
«Sei un prefetto?» domandò Remus.
«Si, sono Emmeline Vance, prefetto di Grifondoro. Forza sbrigatevi, il treno sta già rallentando».
Ed era vero!
«Per le mutande chiazzate di Merlino! Dobbiamo muoverci! Peter dove diavolo hai lasciato il tuo baule? Sbrigati vallo a prendere!».
Per i 10 minuti seguenti regnò il caos più totale, quando
finalmente ebbero tutti indossato le divise e messo via tutti i dolci e
le altre cianfrusaglie si misero in fila nel corridoio, in attesa di
scendere.
Questa
storia è nata qualche anno fa; fin dalla prima volta che ho
letto dei Malandrini mi sono chiesta come potesse essere stata la loro
vita ad Hogwarts, così ho deciso di immaginarmela e di scriverla
ed ora ho pensato di pubblicarla! Spero vi piaccia.
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Capitolo 2 *** Hogwarts ***
La storia dei malandrini capitolo 2
Capitolo 2
Hogwarts
Finalmente sentirono l'aria fredda autunnale tra i capelli.
C'erano ragazzi e ragazze che chiacchieravano da tutte le parti e si dirigevano lentamente fuori dalla stazione.
Ad un certo punto qualcosa di enorme oscurò la vista a James.
«Primo anno, PRIMO ANNO! Da questa parte per favore... Avete sentito? Quelli del primo anno di qua!».
Ben presto si rese conto che l'ombra gigantesca apparteneva ad un uomo
dalle dimensioni esorbitanti, che torreggiava su di lui proprio in quel
momento.
Si voltò per assicurarsi che i suoi amici fossero lì
vicino e vide che si era formata una fila di ragazzini tutti
all'incirca alti come lui.
«Bene, siete tutti qui? Io sono Hagrid, il guardiacaccia, su coraggio venite».
Tutti i ragazzini lo seguirono correndo: infatti Hagrid era talmente
alto che per coprire una sua falcata ne occorrevano almeno quattro
delle loro.
Quando si furono allontanati dalla stazione, l'omone accese un'enorme
lanterna e dopo qualche minuto, superata l'ennesima curva un coro di
«Ooooh» riempì l'aria silenziosa.
«Ecco a voi Hogwarts» esclamò Hagrid pieno di gioia.
James osservava incantato il castello dalle mille finestre illuminate,
era in cima ad una rupe e li sovrastava imponente con tutte le sue
torri e torrette e si specchiava in grande lago nero.
Stava ancora osservando il castello quando il sentiero li portò ad un piccolo molo sulla riva del lago.
Una ragazzina un po' cicciottella coi capelli scuri e un rospo
stritolato nella mano scivolò nel fango qualche secondo prima
che il guardiacaccia gridasse: «Ora state attenti a non scivolare
e non più di 4 per battello».
I quattro amici si affrettarono a salire insieme sulla prima barca, mentre Hagrid saliva da solo sulla prima della fila.
James vide Lily salire sulla barca dietro la sua assieme al ragazzino dai capelli neri.
Ogni volta che una barca si riempiva si allontanava da sola per far avvicinare quella successiva.
«Ci siamo tutti?» tuonò Hagrid.
E, senza aspettare risposta, diede un colpetto alla loro barca con uno
strano ombrellino rosa: le barche iniziarono a risalire il lago.
All'incirca a metà traversata lunghi tentacoli uscirono
dall'acqua agitandosi a destra e a sinistra come per salutare, dalla
barca dietro la loro arrivò alle orecchie dei quattro la voce di
Lily:
«Dev'essere la piovra gigante, ho letto in Storia di Hogwarts che vive nel lago da tantissimo tempo!».
James e gli altri erano totalmente eccitati e non vedevano l'ora di arrivare al castello.
***
«Attenti a non cadere, mi raccomando tu!» disse
Hagrid rivolto alla ragazzina che era scivolata già una volta,
quando approdarono in un piccolo porto proprio sotto il castello.
Si misero in marcia lungo uno stretto passaggio in mezzo alla roccia e,
dopo qualche minuto, finalmente sbucarono nell'immenso parco della
scuola e s'incamminarono su un sentiero di ghiaia fino a che arrivarono
ad un enorme portone di quercia.
Hagrid bussò forte e quasi subito un omino dall'aria arcigna venne ad aprire.
«Ahaaa quelli del primo anno è Hagrid? Vedi di fargli pulire quei piedi o insozzeranno tutto il castello».
«'Sera mastro Gazza!» salutò quello mentre entravano in un ampio ingresso illuminato da torce.
«Bene ragazzi, ora aspettate qui. La professoressa McGranitt verrà a prendervi» disse
il guardiacaccia lasciandoli soli. I ragazzi notarono che sull'ingresso
si affacciavano una serie di porte e una grande scalinata di marmo che
portava ai piani superiori.
Dopo neanche un secondo un gran brusio di voci si alzò dal gruppo.
«Speriamo che tu sia una Serpeverde Lily!» stava
dicendo Piton, il ragazzino dai capelli neri e unti, a alla ragazza che
aveva minacciato di denunciare James sul treno.
«Serpeverde?» disse James prima che lei potesse rispondere.
«Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei
la scuola, e tu?» chiese sorridendo a Sirius, che non sorrise.
«Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» rispose.
«Oh, cavolo» commentò James. «E dire che mi sembravi a posto!»
Sirius ghignò.
«Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?»
James alzò una spada invisibile.
«'Grifondoro... culla dei coraggiosi di cuore!' Come mio padre».
Piton fece un verso sprezzante. James si girò verso di lui.
«Qualcosa che non va?»
«No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il
contrario. «Se preferisci i muscoli al cervello...»
«E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?» intervenne Sirius.
James scoppiò in una risata fragorosa. Lily si fece avanti nervosa, e guardò prima James poi Sirius, disgustata.
«Lasciali perdere Sev» e tirando per la manica l'amico si spostarono indietro nella massa di ragazzini.
«Si bravo, vattene» commentò James, poi
tornò a guardare Sirius «Bamboccio senza cervello, l'avevo
capito subito che era fuori di zucca».
«Anche io vorrei finire in Grifondoro! E tu Peter?» si affrettò a cambiare discorso Remus che aveva osservato la scena preoccupato.
«Mmm, si direi anche io Grifondoro, ma qualunque casa mi andrà bene!».
«Tranne Serpeverde, naturalmente» aggiunse subito notando l'occhiata di James.
«Beh ovviamente anche io non mi lamenterei se dovessi
finire in un'altra casa, ma mi piacerebbe essere con voi ragazzi»
commentò timidamente Remus.
James stava per dire qualcosa ma in quell'istante una porta
molto grande lì vicino si aprì e ne uscì una donna
alta con i capelli scuri raccolti in una crocchia e un lungo vestito
blu notte.
«Silenzio prego» intimò.
«Se non vi dispiace, da questa parte» e li condusse in una stanzetta di fianco a quella da cui era uscita.
Quando
tutti furono entrati si rivolse a loro sorridendo «Buonasera e
benvenuti ad Hogwarts. Ora, di fronte al resto della scuola, sarete
sottoposti allo smistamento, con il quale verrete assegnati alla vostra
Casa di appartenenza. Le case sono Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e
Serpeverde. La cerimonia dello Smistamento è molto importante,
perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, la vostra Casa sarà un po' come la vostra famiglia.
Ogni successo che otterrete le farà guadagnare punti, mentre
qualunque infrazione delle regole gliene farà perdere. Al
termine dell'anno scolastico la casa con più punti
vincerà la Coppa delle Case. Dopo lo smistamento ci sarà
un sontuoso banchetto di benvenuto. Ora aspetterete qui fino a che non
saremo pronti a ricevervi nella Sala Grande. Vi prego di attendere in
silenzio» così dicendo uscì dalla stanza.
L'agitazione all'interno della saletta era palpabile, ora nessuno aveva il coraggio di aprire bocca.
James rifletteva sul modo con cui sarebbero stati smistati, ma era
sicuro che qualunque cosa sarebbe stata lui se la sarebbe sicuramente
cavata.
Sirius invece pensava a come diventare un Grifondoro, non voleva proprio rischiare di diventare acido e odioso come i suoi amati genitori.
Remus si torceva le mani sperando con tutte le sue forze di finire
nella stessa casa dei suoi nuovi amici, lui infatti non era abituato ad
averne, e si sentiva felicissimo e fortunatissimo.
Peter dal canto suo pensava a poco e niente se non al banchetto di cui aveva parlato la professoressa McGranitt.
Dopo qualche minuto, anche se ai ragazzi sembrò molto di
più, la la professoressa fu di ritorno «Prego venite
avanti!».
Ormai nessuno riusciva a nascondere l'ansia, seguirono la professoressa
McGranitt fuori dall'aula e poi varcarono l'enorme porta da cui era
uscita prima la professoressa per andare a riceverli entrarono nella
Sala Grande.
C'erano talmente tante cose strepitose che i nuovi arrivati non
sapevano dove guardare: un migliaio di candele illuminavano tutta la
sala sospese a mezz'aria sopra quattro tavoli lunghissimi e
apparecchiati con piatti e bicchieri d'oro, attorno ai tavoli erano
seduti gli altri studenti, la cui maggior parte li guardava sorridendo;
infondo alla sala, leggermente più in alto degli altri, c'era un
bel tavolo dorato a cui sedevano gli insegnanti e dietro di loro c'era
un grande stendardo con lo stemma di Hogwarts, una grande H che univa
sotto di se i quattro stemmi delle case, ricamato in oro e argento. Ma
la cosa in assoluto più spettacolare era il soffitto! Un cielo
stellato leggermente velato dalle nuvole impediva di vedere i mattoni:
sembrava di essere all'aperto!
Solo quando si furono fermati ai piedi dei gradini per arrivare al
tavolo degli insegnanti, James distolse lo sguardo dal soffitto.
Si accorse che tutti stavano guardando un cappello piuttosto malconcio
posato su uno sgabello di fronte al tavolo degli insegnanti.
James fece lo stesso, e così Sirius, Remus e Peter, chiedendosi
cosa avesse di speciale, quand'ecco che uno strappo vicino all'orlo si
aprì come una bocca e il cappello si mise a cantare:
«Son mille anni, o forse anche più,
Che questa scuola fondata fu.
Vivevano allora 4 maghi potenti,
di cui ancora oggi parlan le genti.
Erano il bel Grifondoro, impavido e fiero,
l'astuta e brillante, madame Corvonero,
il pacifico e paziente Mr. Tassorosso,
e infin Serpeverde astuto e ambizioso.
Una cosa li univa e li animava:
insegnar la magia a ogni alunno e allieva.
Così nacque Hogwarts, scuola per maghi,
e ognuno dei quattro una casa guidava.
Se il coraggio ti caratterizzava,
di certo Grifondoro di più ti apprezzava.
Se invece l'intelligenza era la tua grande virtù,
la bella Corvonero ti premiava vieppiù.
Per Tassorosso l'impegno bastava,
e tra i suoi diletti lui ti dichiarava.
Per Serpeverde ambizione e furbizia,
valevan assai più di intelletto e giustizia.
Ma un giorno si chiesero: chi li smisterà?
Quando nessuno di noi più in vita sarà?
La soluzione proprio non si trovava,
finché Grifondoro un giorno annunciava:
“Il mio bel cappello istruiremo a decidere!
Perché possa ,coi nostri criteri, gli studenti scegliere.
Da allora ogni studente sempre ho smistato,
e la Casa giusta ciascuno ha trovato.
Ma ora anche tu sulla testa mi metterai,
stai pur tranquillo non ho sbagliato mai!
Nella tua mente un'occhiata darò
e nella tua Casa ti smisterò»
Detto questo tornò immobile e tutti gli studenti batterono le mani.
James si era decisamente tranquillizzato nel sentire che bastava mettersi il cappello.
Remus e Sirius, invece, sembravano ancora agitati.
Peter sembrava... assonnato.
La professoressa McGranitt salì i gradini e si avvicinò allo sgabello srotolando una lunga pergamena.
«Quando pronuncerò il vostro nome vi siederete
sullo sgabello e vi metterete in testa il cappello parlante, il quale
deciderà la vostra casa. Quando avrà annunciato la sua
decisione prenderete posto al tavolo giusto».
«Allen Connor».
Un ragazzino mingherlino con i capelli rossicci e le lentiggini si fece
avanti tremante, quando furono passati circa due minuti da che aveva
indossato il Cappello quello gridò «Corvonero».
Connor corse allegro al secondo tavolo da sinistra che in quel momento
stava applaudendo felice.
Dopo di lui fu il turno di «Black Sirius», James gli fece l'occhiolino.
Il ragazzo raggiunse lo sgabello mettendosi in testa il cappello e dopo
qualche minuto «Grifondoro», l'amico sembrava proprio
soddisfatto quando si sfilò il cappello per raggiungere il
tavolo all'estrema sinistra.
«Davies Maddison», la ragazzina avanzò incerta, i lunghi capelli neri e ricci che le ondeggiavano sulla schiena.
Si posò il cappello sulla testa e il Cappello gridò
«Serpeverde», James si voltò e vide Lucius Malfoy
che applaudiva al tavolo all'estremità opposta della sala
rispetto a quello dei Grifondoro, seduto tra due ragazze che si
assomigliavano molto, una aveva i capelli biondi e lisci mentre l'altra
neri e ricci.
James si perse i successivi 4 smistamenti perché osservò
Malfoy accogliere la nuova arrivata e un ragazzino parecchio robusto
che la seguì dopo qualche minuto.
Tornò a concentrarsi sulla cerimonia quando la professoressa
McGranitt gridò «Evans Lily», la ragazzina dai
capelli rossi si avvicinò al Cappello Parlante confabulando tra
sé. Passarono più di cinque minuti prima che il cappello
gridasse «Grifondoro», scatenando l'applauso del tavolo di
quella casa.
La verità era che Lily aveva dato del filo da torcere al
cappello, che era stato indeciso sulla casa in cui smistarla: Corvonero
o Grifondoro?!.
Dopo di lei Ellis Olive, Griffiths Amos e Harris Leonard furono
assegnati a Tassorosso, Knight Patricia e Leery Michael a Corvonero,
Leyod Sarah a Grifondoro; dopo Lestrange Rabastan (Serpeverde), la
professoressa McGranitt chiamò «Lupin Remus».
Il ragazzino corse allo sgabello e dopo che ebbe indossato il
cappello... «Grifondoro», sorridendo a James si
avviò al tavolo festante, lo vide prendere posto di fianco a
Lily e stringerle la mano.
Poi fu il turno di McDonald Mary (Grifondoro) e dopo di lei «Minus Peter».
Peter ebbe bisogno di una spinta di James per muoversi, e poi
inciampò nell'ultimo gradino cadendo ai piedi della
professoressa, «Ehm, mi scusi» era diventato tutto rosso.
Peter venne smistato anche lui in Grifondoro, ma ci volle un'eternità.
James ora era un po' agitato. E se lui non fosse stato messo in Grifondoro? Pensò impaurito.
Dopo Owen Lucas, che fu assegnato a Corvonero, fu il turno del
ragazzino che aveva versato il succo su James: «Piton
Severus», il cappello era sulla sua testa da neanche un minuto
quando gridò «Serpeverde».
James non lo seguì con lo sguardo fino al tavolo perché
dopo qualche secondo la McGranitt gridò il suo nome.
Lui si fece avanti stringendo i pugni, si sedette e indossò il cappello... .
«Grifondoro», «Sì» esultò James; per un attimo aveva temuto di finire in Serpeverde!
Raggiunse di corsa il tavolo e si sedette tra Sirius e Remus, i quali
gli diedero sonore pacche sulle spalle, James strinse la mano a un
sacco di ragazzi e ragazze più grandi di lui che gli davano il
benvenuto.
Dopo di lui anche Prewett Alice fu assegnata a Grifondoro e prese posto
tra Lily e Remus, mentre Russel Simon diventò Corvonero, Singh
Emma Tassorosso e Upton Vicky Serpeverde.
Quando anche l'ultimo ragazzino (Wilson Tobin, Tassorosso) fu smistato,
la professoressa McGranitt prese il Cappello Parlante e lo sgabello e
li portò via.
Quando tornò prese posto al tavolo degli insegnanti di fianco un
mago abbastanza vecchio con lunghi capelli bianchi e una barba bianca
altrettanto lunga, che James riconobbe come Ablus Silente, il preside,
che sua mamma gli aveva descritto a casa.
Dopo qualche secondo questo si alzò in piedi sorridendo agli studenti.
«Benvenuti ad un nuovo anno ad Hogwarts. Prima di dare il
via al banchetto pensavo di darvi il mio personale benvenuto con una
barzelletta.».
James vide Emmeline Vance, il prefetto, ridacchiare silenziosamente e
la professoressa McGranitt guardarlo dal basso con le labbra strette
che esprimevano un certo disappunto.
«Cosa fa una fenice quando si arrabbia?!»
evidentemente aspettava la risposta di qualche studente perché
stette sorridente a scrutare i ragazzi per qualche minuto, un giovane
Corvonero azzardò un banalissimo «ti becca?!»
Ma visto che nessun altro tentò di rispondere, il professor
Silente ridacchiò «Si infiamma!», la sala grande
esplose di risate ma non tanto per la barzelletta, che non era
esattamente esilarante, ma più per la faccia del preside, che
rideva come un matto, che faceva un bel contrasto con quella della
professoressa McGranitt, piuttosto spazientita.
James lo guardò sedersi quando un profumo di pollo arrosto
attirò la sua attenzione, quando si voltò verso la tavola
rimase stupito: i piatti si erano magicamente riempiti di ogni sorta di
prelibatezza: braciole di maiale, patate arrosto e fritte, ragù,
stufato, costolette e via dicendo.
Peter si era già servito una porzione di tutto prima ancora che lui potesse ricordarsi che aveva fame.
«Dunque Lily, mi dicevi che i tuoi genitori sono
babbani?» stava domandando Mary McDonald, sistemandosi una ciocca
di capelli castani dietro l'orecchio.
«Esatto, mamma è quasi svenuta quando ho ricevuto
la mia lettera, mio papà invece sembrava sollevato, sai erano
preoccupati per tutte quelle cose strane che
facevo.» rispose prontamente Lily.
«E tu Remus?» chiese Lily gentilmente, evidentemente
si erano presentati mentre aspettavano la fine dello smistamento.
«I miei sono entrambi maghi, ma i miei nonni materni sono babbani!» rispose.
«Ma allora perché eri da solo a prendere il treno?» gli chiese James curioso.
«Ehm, mia mamma è malata, quindi non poteva
accompagnarmi, invece mio papà era via per lavoro» rispose
vago Remus guardandosi le mani.
«Oh mi dispiace tanto per tua madre» disse Lily con gli occhi lucidi.
Prima che potessero dire altro una testa grigia e un collo nascosto da
una grossa gorgiera spuntò in mezzo al tavolo, seguita
all'istante da un corpo un po' cicciotto,
«Buona sera , io sono Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, il
fantasma di Grifondoro» si presentò, ma prima che potesse
aggiungere altro un ragazzo robusto coi capelli corvini, che si era
presentato a James come Edgar Bones e che portava una spilla da
prefetto, lo interruppe «Tra gli studenti è meglio noto
come Nick-Quasi-Senza-Testa».
«Si, grazie Edgar». Disse il fantasma stizzito.
Peter, che fino a quel momento si era ingozzato come se fosse stato a
digiuno da mesi, domandò perplesso, sputacchiando pezzi di
carota, «Come fa ad
essere Quasi-Senza-Testa?».
Sir Nicholas sembrava molto irritato, «Così!» disse.
Si afferrò l'orecchio destro e tirò. Tutta la testa gli
si staccò dal collo e gli ricadde sulla spalla come se fosse
incernierata.
«Wow» esclamarono Sirius e James insieme.
Evidentemente non era la reazione che sperava il fantasma perché
lì fulminò con lo sguardo mentre si rimetteva la testa a
posto.
«Sono venuto per assicurarmi che i nuovi acquisti della
mia Casa fossero all'altezza! Mi raccomando, Grifondoro si è
aggiudicato la coppa delle case l'anno scorso e sarebbe bene che
quest'anno succeda lo stesso».
Detto questo fluttuò via.
Presto i dolci presero il posto dei piatti di carne, anche quelli erano
di ogni tipo e gusto: dal gelato al cioccolato alla torta di mele, ma
anche bignè al cioccolato, zuppa inglese, gelatina... .
Remus, che stava parlando con Mary, Lily e altre due ragazzine, sempre
del primo anno, di nome Sarah e Helen delle materie scolastiche, si
servì una bella porzione di gelato al cioccolato.
Peter invece aveva un miscuglio di tutto nel piatto e lo mangiava con le mani sotto lo sguardo schifato di Emmeline.
James e Sirius mangiarono un po' di tutto, e quando furono pieni da
scoppiare il preside si alzò di nuovo e subito sulla sala
calò il silenzio.
«Solo qualche parola, i nuovi studenti devono sapere che
è proibito l'accesso alla foresta al limite del parco della
scuola. In oltre tutta una serie di oggetti e scherzi
magici è vietata, la lista di tali oggetti si può
consultare nell'ufficio del guardiano, il signor Gazza. Mastro Gazza mi
ha chiesto anche di ricordare
a tutti gli studenti che è vietato fare giochi o duelli di magia
nei corridoi tra le classi».
«Infine, per chiunque sia interessato a partecipare, i
provini per le squadre di Quidditch si terranno tra una settimana e
l'insegnante di
riferimento è il professor Bumb».
«Bene credo sia tutto». A quelle parole molti
insegnanti, tra cui la professoressa McGranitt, sembrarono molto
sollevati.
«Ah quasi dimenticavo, l'inno della scuola!» a
quelle parole i professori si irrigidirono, in particolar modo la
McGranitt.
«Non si può iniziare bene l'anno se non si è
cantato l'inno. Prego cantate con me!» e detto questo diede un
colpetto alla sua bacchetta magica, come se stesse cercando di
scacciarne una mosca dalla punta, e ne fluì un lungo nastro
d'oro che si sollevò alto in aria, sopra i tavoli, e
cominciò a contorcersi a mo' di serpente, formando delle parole.
Tutta la scuola intonò:
Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaci bene
giovani, vecchi, o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
con tante cose interessanti.
Perché ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l'oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto
finché al cervello daremo l'addio.
«Fantastico,
fantastico! E ora: Buona notte. Domani avranno inizio le lezioni quindi
vi consiglio di riposarvi bene!».
***
I piatti si ripulirono per magia e i ragazzi iniziarono a alzarsi.
«Voi del primo anno dovete seguire noi prefetti fino alla
Sala Comune» spiegò Emmeline indicando se stessa e Edgar.
James, Sirius, Remus, Peter, Lily, Mary, Alice, Sarah e Helen si
alzarono e li seguirono fuori dalla sala e poi su per la scalinata di
marmo, le pareti attorno a loro erano ricoperte di quadri i cui
personaggi si muovevano:molti salutavano educatamente, altri sembravano
addormentati.
Un cane li inseguì per qualche piano.
Sirius e James stavano praticamente sonnecchiando l'uno appoggiato all'altro.
Peter ormai incespicava ad ogni gradino, Remus invece era sveglio e osservava a occhi sgranati ogni dettaglio della scuola.
Dopo la settima rampa di scale passarono attraverso una porta nascosta
e poi ancora attraverso un arazzo appeso alla parete e entrarono in un
lungo corridoio.
Finalmente dopo aver passato l'ennesima porta nascosta, sbucarono in un
altro corridoio alla cui estremità era appeso un quadro che
ritraeva una donna molto grassa che indossava un abito lilla pieno di
frange.
«Parola d'ordine?» domandò la donna con una voce calda.
«Acquaviola» rispose prontamente Emmeline.
Il quadro si aprì verso di loro come una porta, rivelando un
buco nella parete, i due prefetti entrarono seguiti dai ragazzi.
«Questa è la sala comune di Grifondoro» disse Edgar.
La sala era rotonda e molto accogliente: moquette rossa ricamata
copriva sia il pavimento che le pareti, attorno al caminetto acceso e
vicino alle finestre c'erano tante poltroncine bordeaux dall'aria molto
comoda e qui e là c'erano tanti tavolini, anche loro rossi,
circondati da altre poltroncine.
«Le ragazze mi seguano, per di qua». Disse Emmeline entrando in una porta sulla destra e salendo le scale.
Mentre le ragazze sparivano alla vista Edgar si diresse verso un'altra
porta, stavolta sulla sinistra «Da questa parte ragazzi»
oltre la porta c'era una scala a chiocciola, mentre salivano si
accorsero, guardando fuori dalle finestrelle, di essere molto in alto,
probabilmente si trovavano in una delle torri più alte.
«Questo è il vostro dormitorio» disse Edgar
aprendo la prima porta che incontrarono «Beh allora buona
notte», e si avviò su per le scale.
Evidentemente salendo la scala c'erano i dormitori dei ragazzi degli altri anni.
Nel dormitorio c'erano 4 letti a baldacchino con delle tende rosse, i loro bauli erano ai piedi dei letti.
«Peter sei incredibile!» il ragazzino si era lanciato sul suo letto e... russava di già!
Gli altri tre si diressero ridendo ai loro letti.
«Sono proprio stanco, ma è stata una bellissima giornata».
«Non dirlo a me Remus, io sono stanco morto! Però
sono anche felice, siamo tutti a Grifondoro è?!»
esclamò James dando una pacca sulla spalla all'amico!
«Io sono troppo contento! Potrei ballare sul letto in mutande» esclamò Sirius.
«Risparmiaci lo spettacolo, grazie! Ne faccio volentieri a meno!» precisò James.
«Si anche io!» puntualizzò Remus.
Si misero il pigiama in silenzio e si infilarono sotto le coperte che erano piacevolmente tiepide.
«Buona notte ragazzi» dissero i tre in contemporanea.
Si addormentarono tutti ridendo, o meglio, Peter dormiva come un sasso già da un bel po'.
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Capitolo 3 *** Punizione o Soddisfazione? ***
la storia dei malandrini capitolo 3
Capitolo
3
Punizione
o Soddisfazione?!
Il
mattino seguente durante la colazione in Sala Grande i prefetti
distribuirono gli orari delle lezioni.
«Ah
il lunedì è bello tosto, doppie pozioni e un ora di
trasfigurazione» disse Sirius leggendo l'orario.
«Però
al pomeriggio abbiamo due ore di Erbologia!» gli fece notare James,
«Secondo mio padre ci si diverte molto durante questa materia, anche
se devi stare attento a non farti strappare via le dita dalle
piante!»
«Chissà
quando inizierà il campionato di Quidditch» disse cambiando
discorso.
«Tu
sai giocare a Quidditch? » domandò a Sirius.
«Sicuro,
ci gioco con mio fratello a casa, è l'unica cosa che riusciamo a
fare senza litigare! Beh forse perché ci tiriamo le mazzate in
testa!».
James
scoppiò a ridere, «Anche io so giocare, non c'è sport più
bello!».
«Secondo
me deve essere molto difficile» si intromise Remus, «Insomma già
stare in equilibrio su un manico di scopa non dev'essere facile, in
più con tutte quelle palle che girano per il campo. Mio papà mi ha
raccontato che quando era a scuola è stato colpito da un bolide
durante una partita e è dovuto rimanere in infermeria per una
settimana!».
«Si
beh, qualche rischio c'è, ma è troppo emozionante.» affermò James
con occhi sognanti.
«Quindi
tu non hai mai volato?».
«No
mai! Anche se la casa dove vivo è in aperta campagna e sarebbe il
posto ideale, sai niente
babbani nel giro di chilometri, però io preferisco un buon libro».
Da
come lo guardarono Sirius e James era evidente che pensavano che
fosse matto.
«Tu
invece Peter?».
Il
ragazzino si stava ingozzando di zuppa inglese e rischiò di
strozzarsi nell'ingurgitare un boccone particolarmente grosso.
«Neanche
io ho mai volato. Mia mamma pensa che sia troppo pericoloso e non mi
ha mai voluto
prendere un manico di scopa».
In
quel momento un frusciare di ali attirò l'attenzione del quartetto,
alzarono la testa e videro un centinaio di gufi e civette entrare
portando pacchi o lettere.
Un
bel gufo marrone rossiccio planò sul loro tavolo e si fermò davanti
a James.
«Posta!»
disse allegramente afferrando la lettera e un piccolo pacchetto che
il gufo aveva legati alla zampa.
«Grazie
Effie», James stava accarezzando il gufo sotto il becco.
«Chi
ti scrive?» domandò Remus.
«Ehm
mia mamma! Vuole sapere in che casa sono stato smistato» disse il
ragazzo arrossendo
leggermente «Le avevo detto di non bombardarmi di lettere dal primo
giorno, oh
guardate mi ha mandato dei biscotti!» disse aprendo il pacchetto,
«Questi ce li teniamo nel
dormitorio, si sa mai che ci venga fame!Vai pure via, le rispondo
domani!» disse James
al gufo.
Effie
bevve un po' di succo di zucca dal calice del suo padrone e volò
via.
Intanto,
qualche posto più in là Lily e le altre Grifondoro stavano
discutendo animatamente della lezione di pozioni che avrebbero avuto
quella mattina.
«Mia
sorella Gwen, che fa il sesto anno, mi ha detto che al professor
Lumacorno piace iniziare
con una piccola pozione, sai per incuriosirci rispetto alla sua
materia, e solo dopo inizia
con la teoria vera e propria» stava dicendo Mary.
«Pozioni
dev'essere una materia molto affascinante, in Infusi
e Pozioni Magiche c'è
scritto che
è una delle arti magiche più antiche.»
disse Lily con enfasi.
«Ho
visto che la facciamo insieme a quelli di Serpeverde, come hai detto
che si chiama il tuo
amico Lily?» domandò Alice impacciata.
«Severus.
E' un ragazzino molto simpatico! Sono molto contenta di avere qualche
lezione insieme
a lui!».
James,
che stava ascoltando, sbuffò sonoramente sentendo quelle parole.
Lily
gli scoccò un'occhiata furente.
«Ragazze
è meglio se ci incamminiamo, Pozioni si svolge nei sotterranei e
Patricia Fillis, una
ragazza del quarto anno, mi ha detto che ci vuole un po' ad
arrivarci» disse Helen.
«Forse
dovremmo andare anche noi, che ne dite?» chiese Remus.
«Naa,
è ancora presto. Guarda, la sala è praticamente piena!» rispose
tranquillo Sirius.
«Si
non c'è fretta» concordò James.
Peter
assentì con un grugnito perché aveva la bocca piena.
Remus
non sembrava pensarla come loro, ma si lasciò convincere.
Alla
fine uscirono dalla Sala Grande che era decisamente tardi e si
precipitarono correndo verso i sotterranei.
Muoversi
per il castello non era per niente facile: c'erano talmente tante
scalinate che era difficile tenerne il conto, poi non ce n'era una
uguale ad un'altra e molte avevano dei gradini che sparivano, e a
molte piaceva cambiare la loro destinazione un giorno si e l'altro
no; in più alle porte piaceva fare degli scherzi agli studenti, o
fare trabocchetti, e anche se eri di fretta spesso non si aprivano a
meno che tu non glielo chiedessi gentilmente, in più gli oggetti in
tutta la scuola sembravano essere vivi perché si spostavano in
continuazione: in conclusione, sembrava impossibile districarsi in
quel labirinto.
«Eccola!»
esclamò Remus ansante dopo 10 minuti di corsa, Peter era piegato in
due dalla fatica.
«In
ritardo il primo giorno è?!»
Esclamò
un'armatura vicino all'ingresso della classe.
I
ragazzi le scoccarono un'occhiataccia.
Bussarono
timidamente e poi entrarono: il Professor Lumacorno, l'insegnante di
pozioni, era un uomo grassoccio con i capelli grigio-biondi, due
baffoni giallo girasole e un'aria abbastanza pomposa.
«Ah
ecco i nostri ritardatari, dato che è il primo giorno non toglierò
punti alla vostra casa, ma
che non capiti mai più. Sbrigatevi prendete posto».
I
quattro ragazzi si sedettero negli unici banchi vuoti rimasti al
centro della classe.
«Bene,
ora che ci siamo tutti possiamo dare inizio alla lezione. Come stavo
dicendo questa branca
della magia è molto complicata e richiede una grande concentrazione,
naturalmente saper
distillare pozioni non dipende dalle capacità personali di chi le
prepara, anche se, come
in tutto del resto, occorre una certa predisposizione. Esistono
tantissimi tipi di pozioni,
che vengono usate nei campi più disparati: dalla cucina, alla
medicina passando per
le pulizie domestiche e molti altri campi ancora. Spero che durante
l'estate abbiate dato un'occhiata
ai libri di testo perché ora, se mi vorrete seguire nell'aula qui
accanto, proverete a
preparare la pozione Invecchiante».
«Non
preoccupatevi è una pozione molto semplice.» aggiunse osservando
gli sguardi preoccupati
degli studenti.
I
ragazzi lo seguirono fuori dall'aula e poi dentro un'altra un po' più
grande della precedente: al posto dei banchi c'erano dei tavoli da
lavoro con quattro posti ciascuno, le pareti erano ricoperte di
scaffali con sopra dei calderoni di tutti i tipi e molte boccette
piene di liquidi strani, la cattedra dell'insegnante era affiancata
da una grande lavagna e, dietro, aveva una porta con sopra una
targhetta che diceva “Armadio delle Scorte” .
James
e gli altri presero posto allo stesso tavolo, mentre, come notò
James con un certo disappunto, Lily andò a sedersi con Mary assieme
a due Serpeverde, di cui uno era Piton.
«Bene,
trovate le istruzioni per la preparazione alla lavagna» disse
Lumacorno dando un colpetto
a quest'ultima e queste vi apparvero all'istante.
Prima
di iniziare il Professore volle leggere con la classe tutti gli
ingredienti: si fermava spesso facendo un mucchio di domande a cui
pochi sapevano rispondere. Gli unici che sembrava avessero aperto
libro durante l'estate erano Lily, Piton e Helen.
La
lezione continuò tranquilla, almeno fino a quando Alice Prewett fuse
il suo calderone incendiandosi la manica della divisa.
James,
Sirius e Remus se l'erano cavata abbastanza bene con la loro pozione,
Peter invece riuscì a far solidificare la sua intorno al quarto
passaggio, e non ci fu verso di farle cambiare consistenza.
La
mattinata proseguì tranquilla.
La
professoressa McGranitt fece capire subito agli studenti di Corvonero
e Grifondoro che la
sua materia era tutt'altro che semplice.
«La
trasfigurazione è una delle arti più difficili e complesse, per
questo è necessaria la massima
attenzione, quindi chiunque disturberà le mie lezioni sarà
severamente punito!».
Per
dargli una dimostrazione trasformò un enorme libro che aveva sulla
cattedra in un barbagianni e poi di nuovo in libro.
I
ragazzi rimasero incantati e non vedevano l'ora di imparare, ma si
resero conto bene presto di come le parole della Professoressa
fossero vere.
La
McGranitt spiegò loro tantissime cose e pretese che prendessero
appunti, poi distribuì un gran numero di stuzzicadenti a ciascuno e
gli disse di trasformarli in chiodini.
Quando
furono seduti al lungo tavolo dei Grifondoro all'ora di pranzo, i
ragazzi avevano la mano dolorante per i troppi appunti presi, tutti
tranne Peter che aveva scritto molto poco.
Nel
pomeriggio li attendeva la prima lezione di Erbologia di nuovo con i
Serpeverde.
Raggiunsero
la professoressa Sprite nella serra numero uno, ma lei li stava
aspettando fuori.
«Buon
giorno ragazzi, oggi non faremo lezione nella serra.» disse la donna
che era un po' bassotta e aveva lunghi capelli ricci e scuri.
«Oggi
è stato piantato un nuovo albero nel parco, un Platano picchiatore
per l'esattezza, così ho pensato di iniziare le nostre lezioni
studiando questa pianta» annunciò sorridente agli studenti.
Si
incamminarono attraverso il cortile e lo percorsero quasi tutto prima
di arrivare ad un albero gigantesco con dei lunghissimi rami che si
innalzavano per parecchi metri.
La
lezione fu molto interessante, scoprirono che il Platano Picchiatore
non era un albero qualunque: infatti se qualcosa gli si avvicinava,
quello iniziava ad agitarsi e a sbattere i rami da tutte le parti per
scacciarla!
Iniziarono
a fare un disegno dell'arbusto poco prima che dal castello arrivasse
il suono di una campana che annunciava la fine delle lezioni.
«Bene
ragazzi, finirete i vostri disegni la prossima volta, tornate dritti
al castello e poi nelle vostre sale Comuni, non fate deviazioni!»
Tutti
si avviarono verso il castello, tranne Lily, che si era fermata a
parlare con la professoressa Sprite, e James, Sirius, Remus e Peter
che si erano attardati perché Peter aveva fatto cadere tutti i suoi
fogli di pergamena.
Si
erano appena incamminati ma dato
che il sole splendeva alto nel cielo i ragazzi non avevano tanta
voglia di tornare nel castello, così invece che seguire gli altri
che erano ormai tutti rientrati, andarono verso il lago.
«Ehi
voi non avete sentito quello che ha detto la professoressa? Dobbiamo
tornare tutti al castello».
Era
stata Lily a parlare.
«Allora
ti piace proprio la parte della mammina è? Cos'è dato che non puoi
più tiranneggiare tutto il tempo su quel Mocciosus di Piton hai
deciso di infastidire noi?» rispose freddo James.
«Fate
quello che volete, e fossi in te farei meno il gradasso, Potter. Ti
ricordo che ti ho fatto un favore non denunciando quello che hai
fatto sul treno, ma potrei farlo in qualunque momento».
«Nessuno
ti ha chiesto niente, Evans» rispose secco.
Lily
se andò via parecchio indignata.
I
quattro amici attraversarono il parco e iniziarono a passeggiare
attorno al lago, dopo circa una quindicina di minuti si fermarono
all'ombra di un grande faggio a chiacchierare.
Sirius
e James facevano a gara a chi faceva fare più salti ai sassi sulla
superficie del lago mentre Peter li guardava ammirato, Remus invece
aveva tirato fuori gli appunti di Trasfigurazione e li leggeva.
«Mi
annoio» disse Sirius dopo un po'.
James
si guardò intorno e vide che un gruppo di Serpeverde del sesto anno
che stava tornando al castello.
«Ehi
Sirius guarda un po' chi arriva!» disse indicando Lucius Malfoy.
«Fantastico!».
«Ehm
ragazzi cosa avete in mente?!» domandò Remus visibilmente
preoccupato.
I
due si stavano già avvicinando al gruppo.
«Cura
delle creature magiche diventa sempre più straziante! Il professor
Kettleburn
è così vecchio che mi stupisce che non abbia già tirato le cuoia!
E poi punirti per aver lanciato un po' di innocenti budella nei
capelli della McDonald! Io andrei a lamentarmi da Lumacorno, Ed!»
stava dicendo Malfoy ad un suo amico alto, moro e scuro in volto.
James
e Sirius gli erano dietro.
«Guarda
chi c'è Sirius...» esclamò James ad alta voce.
«Che
bel gruppetto di Troll che abbiamo trovato».
«Oh
i miei amici
vermicoli! » rispose secco Malfoy.
Sirius
e James avevano sfoderato le bacchette.
«Ohooo,
cosa pensate di fare marmocchi?» chiese il ragazzo chiamato Ed,
stringendo i pugni verso di loro.
Gesto
che non bastò a far intimorire i due.
«Tarantallegra».
«Locomotor
Mortis».
Gridarono
in coro colpendo Malfoy in faccia, a cui si immobilizzarono le gambe
facendolo cadere a terra, e il suo amico al petto che iniziò a
ballare il tip tap senza potersi fermare.
Stavano
per cantare vittoria quando uno degli altri compagni di Malfay tirò
un potente destro dritto in testa a Sirius, James per vendicarlo
diede un calcio in uno stinco ad un altro Serpeverde, ma erano in
netta minoranza: 2 contro 5.
In
quel momento Remus decise di intervenire in aiuto dei suoi amici e,
non conoscendo altri incantesimi se non quelli imparati sul treno,
fece crescere le sopracciglia fino al mento a due dei Serpeverde i
quali, non vedendoci più nulla, si tirarono un pugno a vicenda,
atterrandosi.
Peter,
che di incantesimi non ne conosceva neanche mezzo, si lanciò
sull'unico Serpeverde ancora in piedi: i due caddero rumorosamente a
terra.
Erano
tutti coinvolti nella lotta quando: «Che diavolo succede qui?»
ruggì una voce potente sopra di loro.
Era
Hagrid che, mentre saliva al castello per la cena, era stato attirato
dalle urla dei ragazzi.
Peter
venne sollevato di peso insieme a James, il quale esibiva un labbro
sanguinante e un paio dita rotto; Sirius era spiaccicato sotto uno
dei Serpeverde più grosso e sembrava che avesse il naso rotto.
Insomma
nessuno era messo bene, anche Remus aveva un bel bernoccolo in
fronte.
«Robe
mai viste!! Si può sapere che vi passa per il cervello? Adesso vi
porto dritti dai Direttori delle vostre Case!» e detto questo il
guardiacaccia li condusse al castello, poi su per tre rampe di scale
e alla fine in un lungo corridoio.
Si
fermò davanti alla porta con su scritto “Sala Insegnanti”, bussò
ed entrò.
«'Sera
professori, scusate l'intrusione, Professor Lumacorno, Professoressa
McGranitt potete venire un attimo?».
I
due lo seguirono fuori e le labbra della professoressa McGranitt
diventarono una linea sottilissima al vedere gli studenti sporchi e
insanguinati.
«Per
mille pipistrelli, cos'è successo Hagrid» domandò il professore di
Pozioni che evidentemente era il Direttore della casa di Serpeverde.
«Non
so, stavo salendo al castello un po' in anticipo per la cena e li ho
scovati che se le davano di santa ragione. Li ho fermati e poi ve li
ho portati qui!».
A
quelle parole le labbra della professoressa diventarono, se
possibile, ancora più sottili.
«Potter,
Black, Lupin, Minus, seguitemi immediatamente nel mio ufficio».
Ma
prima che potessero muovere un solo passo, un urlo alle loro spalle
li fece sobbalzare tutti quanti: «SI PUO' SAPERE CHI HA INSUDICIATO
TUTTO IL CASTELLO?!».
Era
Gazza, il custode.
«Si
calmi mastro Gazza, gli alunni responsabili stanno giusto per
ricevere una bella punizione» lo informò il professor Lumacorno.
«Ma
professore sono questi bambini che ci hanno aggredito» lo informò
pronto l'amico moro di Malfoy.
«Non
mi interessa come ci siete finiti in mezzo signor Nott, sarete puniti
ugualmente, e poi non mi verrà a dire che dei ragazzi del sesto anno
come voi si sono fatti trascinare da dei ragazzini del primo?!».
A
quelle parole Malfoy scoccò un'occhiata di puro odio a tutto il
gruppetto di Grifondoro.
Gazza
sembrava abbastanza rincuorato dalle parole del professore e se andò
seguito da un gatto grigio e magro, decisamente vecchio e parecchio
brutto «Vieni Mrs. Purr a quanto pare li hanno già beccati»
bofonchiò rivolto alla gatta.
«Forza
voi quattro, seguitemi».
La
professoressa McGranitt non aspettò di essere nel suo ufficio per
iniziare a sgridarli.
«Un
comportamento vergognoso, e siete solo al primo anno! Non so come vi
sia venuto in mente. Entrate».
Il
suo ufficio era ampio e pieno di libri, c'era una scrivania di ebano
ben ordinata davanti alla quale c'erano due sedie rosse con dei
cuscinetti di pelle e nel camino scoppiettava il fuoco.
La
professoressa fece apparire altre due sedie con la bacchetta e intimò
ai ragazzi di sedersi mentre lei prendeva posto dietro la scrivania.
«Spiegatevi:
per quale ragione li avete attaccati, vi hanno provocato in qualche
modo? Non che questo vi giustifichi, certo. Allora?»
«Ehm
più o meno» iniziò a spiegare James.
«Si
vede Malfoy ci aveva provocati sul treno, e in più aveva strapazzato
Peter» proseguì Sirius.
«Sul
treno?» urlò indignata la professoressa, «E voi invece di
denunciarlo a un insegnante avete pensato bene di fare da soli.
Bene... Bene!».
Remus
pensò che quel bene non prometteva niente di buono.
«Prima
di tutto toglierò 20 punti a testa a Grifondoro. E per quanto
riguardo voi personalmente, sconterete una punizione, stasera alle
nove vi incontrerete con Gazza nel corridoio del primo piano e lui
deciderà cosa farvi fare. Ora è meglio che andiate in infermeria»
e detto questo li congedò.
Remus,
Sirius e Peter erano decisamente sconfortati, James, invece, aveva
uno strano sorrisetto e sembrava che la sua mente stesse macchinando qualcosa.
Dopo
che furono stati in infermeria- Madama Chips, l'infermiera, gli diede
un'altra lavata di capo mentre gli medicava le varie ferite e li
cacciò via non appena arrivarono i cinque Serpeverde- si avviarono a
cena tutti rimessi a nuovo.
«Ho
saputo che avete combinato un bel casino» disse Lily guardandoli
dall'alto in basso.
«Fatti
i fatti tuoi» gli rispose Sirius infuocato.
«Avete
fatto perdere un sacco di punti a Grifondoro, e siamo solo al primo
giorno!» li rimbeccò.
«Aaah
sta zitta» Lily sembrò offesa dalle parole sputate da James e li
lasciò perdere.
Ma
i quattro non poterono evitare di notare le occhiate di molti loro
compagni Grifondoro anche se, con loro stupore, videro che molti dei
ragazzi più grandi invece che guardarli arrabbiati erano ammirati.
«Ehi
James, Sirius» Disse una ragazzina poco più grande di loro mentre
gli si sedeva di fronte assieme a due sue amiche.
«Ciao
io sono Rebecca Doson e loro sono Grace Morris e Elise Foster. Siamo
del secondo anno».
Le
altre fecero un cenno verso di loro.
«Ciao»
risposero sorridendo i due.
«E'
vero vi siete battuti con i Serpeverde del sesto anno e che li avete
spediti in infermeria?» chiese tutto di un fiato.
«Così
sembra» rispose Sirius spavaldo, facendo l'occhiolino a James.
«Si
gliele abbiamo proprio suonate» confermò lui.
A
quel punto Rebecca, Grace e Elise non erano le uniche a guardarli
ammirati, anche le ragazze del loro anno li osservavano, tutte tranne
Lily che sbuffò sonoramente tirando fuori un libro dalla borsa e
appoggiandolo alla caraffa per leggerlo.
Il
resto della cena fu molto piacevole, chiacchierarono tutto il tempo
con le ragazze, raccontando nei minimi dettagli lo scontro.
Sirius
e James cercarono di trascinare nella conversazione anche Peter e
Remus, ma il primo era troppo impegnato a mangiare mentre il secondo
non pensava che ci fosse troppo da scherzare.
Alle
otto salirono alla Sala Comune, stavano per sedersi su alcune
poltroncine accanto al caminetto per godersi l'ora che gli restava
prima della punizione, quando James gli disse di seguirlo nel
dormitorio, «Devo farvi vedere una cosa!».
Quando
si furono chiusi la porta alle spalle James aprì il suo baule e ne
tirò fuori un enorme mantello grigio argento «Me l'ha dato mio
padre prima dell'inizio della scuola, non immaginavo che ne avesse
uno ma... accedenti se ci sono rimasto quando me lo ha mostrato» e
detto questo se lo mise sulle spalle.
I
tre ragazzi strabuzzarono gli occhi scioccati vedendo il suo corpo
sparire.
«E'
un mantello dell'invisibilità!» disse tutto contento James.
«Mia
mamma non era molto contenta, diceva che l'avrei sicuramente usato
per combinare qualche pasticcio, e ovviamente aveva ragione!».
«Per
tutte le cavallette, è f a v o l o s o .» si affrettò a dire
Sirius toccandolo, aveva una consistenza molto strana.
«Ho
letto in un libro che sono molto preziosi e rari» commentò Remus
avvicinandosi.
Anche
Peter andò a toccarlo.
«Bene
sentite qual'è il mio piano per stasera, se tutto va come dico io,
eviteremo la punizione».
«Non
so James, ne abbiamo già combinate abbastanza per oggi» disse cauto
Remus.
«Ah
andiamo non fare il fifone, dunque noi quattro scendiamo al primo
piano, ma io sto sotto il mantello, voi dite a Gazza che sono andato
un attimo in bagno ma in realtà io sarò lì e farò prendere un
bello spavento al custode, voi dovete far finta di spaventarvi, poi
tu, Sirius, mentre Gazza è distratto...».
Il
piano aveva almeno un centinaio di falle e secondo Remus sarebbero
stati scoperti sicuramente, ma non voleva passare per un pappa-molla
così acconsentì.
Alle
nove meno dieci scesero al primo piano, James nascosto sotto il
mantello dell'invisibilità; Gazza li stava aspettando tutto tronfio
con la sua gatta al seguito.
«Bene,
bene, ecco i mascalzoni. Ma siete solo in tre, dov'è il quarto?».
«James
è dovuto andare in bagno, sa la cena gli è rimasta sullo stomaco»
rispose prontamente Sirius.
Mastro
Gazza li guardò torvo.
Stava
per aprire bocca quando un rumore improvviso proveniente dal
corridoio,li fece sobbalzare tutti.
«Chi
è là?» chiese Gazza «Sarà quell'inutile poltergeist
di Pix! PIX VATTENE VIA!» urlò.
Ma
il chiasso continuava e anzi adesso veniva dalle scale alle loro
spalle e improvvisamente una ventata d'aria fece spegnere quasi tutte
le candele, gazza si voltò per prenderne una lì dietro rimasta
accesa.
«Che
succede» chiese James arrivando di corsa dalla scala, fintamente
impaurito.
«Non
ne ho idea ma ho intenzione di scoprirlo» affermò Gazza facendo
qualche passo avanti.
Non
doveva essere molto sveglio, infatti non si era accorto che Sirius
era sparito.
Quando
il guardiano fu in cima alla rampa di scale un tonfo improvviso
vicino a Peter gli fece fare un salto e un urletto molto realistico.
«M-m-mastro
Gazza, veniva da lì» disse il ragazzino tremante (gli altri tre
erano molto stupiti della sua bravura di attore).
Gazza
si fece avanti «Pix non è divertente, ti stai ficcando in guai
grossi. Fatti vedere o vado dritto dal preside», ma nessuno si
mostrò.
Un'improvvisa
risata spettrale fece rizzare i capelli in testa a Peter, ma il
custode non sembrava desistere, evidentemente nel castello
succedevano spesso cose di questo tipo, e James non pensava che ci
sarebbe voluto tanto a spaventarlo, ormai erano a corto di scherzi.
Non
sapendo più cosa fare Sirius iniziò a fare delle pernacchie
correndo verso la fine del corridoio e poi giù da una scala
laterale.
«Lo
sapevo, è Pix, ah stavolta lo faccio sbattere fuori. Voi muovetevi!
Mi darete una mano a beccare quel mostriciattolo».
E
così partirono di corsa dietro Sirius.
Corsero
per tutto il castello, salirono e scesero tantissimi scalini, e solo
dopo circa due ore si fermarono esausti nell'ingresso.
«Maledetto
Pix ti acciufferò un giorno o l'altro stanne certo» disse ansante
Gazza sedendosi sul primo gradino della scalinata di marmo.
Sirius
riapparve alle sue spalle, appallottolò il mantello e lo cacciò
nella borsa di James che era stata presa su proprio per quello, e si
sedette accanto all'amico.
«Va
bene direi che questa corsa vi è bastata come punizione, andate
dritti al dormitorio senza deviazioni. Mrs. Purr vi accompagnerà»
disse il custode voltandosi a guardarli.
No,
decisamente non era sveglio! Non sembrava avesse fatto assolutamente
caso al fatto che da tre erano diventati quattro: effettivamente era
stato molto concentrato nella caccia, e aveva corso tutto il tempo
davanti a loro.
Quando
ebbero lasciato tre rampe di scale fra loro e Gazza scoppiarono tutti
e quattro a ridere.
«Non
ci posso credere. Gliel'abbiamo fatta».
Mrs.
Spurr continuava a lanciargli delle occhiatacce, come se capisse
tutto quello che dicevano.
Sirius
aveva ancora il fiatone «Anche se la maratona non era proprio
prevista nel tuo piano, eh James?! “Ci libereremo di lui in 10
minuti al massimo”» commentò imitando la sua voce.
«Scusa
amico, sei stato grandioso» disse James dandogli una pacca sulla
spalla.
«Beh
decisamente non è una cima quel Gazza» commentò Remus «Non so
come abbia fatto a non capire che lo stavamo prendendo in giro! Anche
se devo dire che tu Peter sei stato molto bravo a fingere, sembravi
davvero terrorizzato.».
«Si
giusto, perché stavo fingendo!» confermò Peter incerto.
Gli
altri tre si lanciarono un'occhiata d'intesa sorridendo.
«Non
ci dirai che pensavi veramente che ci fosse un mostro o qualcosa di
simile?» chiese stupito Sirius.
«No,
certo che no» si affrettò a dire Peter.
Ormai
erano arrivati al ritratto della Signora Grassa, che russava dentro
la sua cornice.
Ci
misero cinque minuti buoni a svegliarla, e sembrava molto arrabbiata
quando le dissero la parola d'ordine.
Mrs.
Purr se andò solo quando tutti e quattro ebbero oltrepassato il buco
dietro al ritratto.
La
sala comune era già vuota.
Quando
si infilarono sotto le coperte stavano ancora ridendo e prima di
spegnere le luci James disse, «Devo dire che questa punizione mi ha
dato una gran soddisfazione!».
Aspetto
i vostri commenti/suggerimenti/critiche... insomma qualunque cosa!
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Capitolo 4 *** Misure Precauzionali! ***
La storia dei Malandrini, Capitolo 4
Capitolo
4
Misure
precauzionali!
Ben
presto la fama di combina guai di James e Sirius fu nota a tutti gli
studenti e soprattutto ai professori.
Nei
due mesi successivi passarono più tempo in punizione che a lezione,
il che era tutto dire!
Nei
corridoi era ormai abitudine vedere gruppetti di ragazzine, che
rincorrevano i due per avere un resoconto dettagliato della loro
ultima malefatta, o di ragazzi (di cui molti più grandi di loro) che
gli davano pacche sulle spalle, ammirati.
Anche
i loro amici Peter e Remus brillavano di una luce malandrina,
infatti spesso accompagnavano Sirius e James nei loro colpi migliori,
dando il loro prezioso contributo.
Remus
era ogni giorno più contento di trovarsi in quel quartetto: i suoi
amici lo apprezzavano per quello che era, anche se erano sempre più
increduli e disgustati dal suo amore per lo studio e per i libri -
rigorosamente di almeno 500 pagine.
Si
era scoperto, infatti, che il ragazzino era un grande studioso, e
passava tutto il tempo che poteva, cioè quando era con i due
cicloni, in biblioteca.
E
se James e Sirius non riuscivano a capire come l'amico potesse
passare tanto tempo chiuso in biblioteca, Remus, come la maggior
parte dei loro compagni e degli insegnanti, non riusciva a
capacitarsi di come facessero quei due ad avere ottimi voti
nonostante passassero si e no mezz'ora al giorno sui libri!
Non
c'era materia che li mettesse in difficoltà, anche se la
professoressa McGranitt gli dava del filo da torcere.
A
rendere ancora più fitto il mistero c'era il fatto che durante le
lezioni non si preoccupavano di prestare attenzione, al contrario
erano continuamente in cerca di nuove attività anti-concentrazione:
si divertivano a giocare o a fare disegnini sconci su fogli di
pergamena o, ancora peggio, a disturbare la lezione con uno dei loro
scherzi!
Il
piccolo professor Vitius, che era noto per il suo umorismo e la sua
grande pazienza nei confronti degli studenti, era stato visto urlare
e mettere in punizione i due ragazzi dopo che lo avevano fatto volare
per la classe per un'ora intera.
Cose
di questo tipo, in realtà, gli capitavano spesso visto che era
l'insegnante di Incantesimi e che i suoi studenti erano soliti
sbagliare mira e centrare in pieno lui invece degli oggetti da
stregare, ma quella volta fu talmente evidente che i due lo avevano
fatto apposta che il professore, dopo aver urlato dal soffitto di
farlo scendere, non poté far altro che punirli.
Riuscirono
addirittura a far finire la professoressa Sprite in infermeria:
durante la loro terza lezione, che come al solito svolsero con i
Serpeverde, stavano ancora lavorando sul Platano Picchiatore ed erano
tutti disposti attorno alla pianta mentre la professoressa
dimostrava, facendo fluttuare un fantoccio con la bacchetta, la reale
pericolosità dell'albero.
La
lezione procedeva tranquillamente quando James, per divertire Sirius
che si stava annoiando, decise di far volare la borsa di Severus
Piton proprio sotto l'albero mentre la professoressa era impegnata a
ridistribuire i compiti della lezione precedente.
Il
ragazzo si era alzato sbuffando per andarla a prendere senza pensare
a quali rischi correva: appena si fu avvicinato, infatti, l'albero
iniziò ad agitare i rami e a sferzare l'aria, proprio come aveva
fatto prima con il fantoccio.
Sentendo
i rami muoversi la professoressa si era girata e, appena aveva visto
Piton, si era lanciata verso di lui per allontanarlo.
Alla
fine della lezione si erano ritrovati con una professoressa Sprite
svenuta e piuttosto malconcia e un Severus Piton palesemente
terrorizzato.
James
incredibilmente se la cavò soltanto con l'ennesima punizione.
Le
madri dei due ragazzi erano scandalizzate dal loro comportamento e se
la madre di James si poteva dire infuriata, non era niente in
confronto a quella di Sirius: aveva ufficialmente battuto il record
di Strillettere ricevute in due mesi, la prima che ricevette era
semplicemente perché la donna aveva saputo che il ragazzo era
diventato Grifondoro, macchiando il buon nome della loro
famiglia, le altre invece erano tutte dovute alle lettere inviate dal
preside o dalla professoressa McGranitt, che la informavano di questa
o quella bricconata.
E'
inutile dire che i due ci ridevano su senza darci assolutamente peso.
Una
lettera decisamente meno piacevole era arrivata a Remus tre giorni
dopo l'inizio della scuola: suo padre lo informava che le condizioni
di sua madre erano peggiorate, il professor Silente gli diede un
permesso straordinario per andarla a trovare ogni tanto, c'era già
stato una volta ed era tornato a scuola veramente distrutto e i
tentativi degli amici di tirarlo su di morale erano serviti a poco.
***
Con
loro grandissima sorpresa Remus decise di andare a trovare un'altra
volta sua madre proprio la sera di Halloween, evento atteso con gioia
da tutti gli studenti.
Non
solo perché si presumeva che ci sarebbe stato un banchetto veramente
sontuoso con ogni sorta di cibo mai cucinato al mondo, ma soprattutto
perché la scuola si vantava di avere il miglior allestimento di
decorazioni del mondo magico!
Il
30 ottobre Hagrid fu visto attraversare il parco con una zucca delle
dimensioni di un piccolo elefante e per la scuola girava voce che il
professor Vitius ci avesse lavorato un intero pomeriggio per
svuotarla e incantarla.
Insomma
il mattino del 31 gli studenti erano talmente esagitati che gli
insegnanti riuscirono a malapena a far lezione.
I più eccitati di tutti erano sicuramente quelli del primo anno:
osservavano ammirati gli stormi di pipistrelli che volavano per la
scuola, si lanciavano correndo attraverso le ragnatele di zucchero
filato che ragni canditi continuavano a tessere sulle porte, si
spaventavano sentendo le risate sinistre dei fantasmi - che per
l'occasione erano entrati nella parte dello spettro aberrante,
scappavano a gambe levate quando si trovavano davanti scheletri e
mummie a vari stadi di decomposizione e indicavano impauriti le
macchie rosse e gocciolanti presenti sui muri, domandandosi se fosse
sangue vero.
James
e Sirius presero molto sul serio la festa, andavano in giro vestiti
da morti viventi, particolarmente realistici, spuntando dagli angoli
più impensati e spaventando chiunque fosse a portata di scherzo; più
o meno avevano anticipato il primo aprile e lo avevano reso un po'
macabro.
Tesero
addirittura un agguato al preside, trasformando il suo cappello in
una testa di zombie con la lingua di fuori e buona parte del cervello
in vista ma, con loro stupore, lui la prese sul ridere e a cena
indossava ancora la testa a mo' di cappello!
La
cena superò ogni aspettativa: oltre ai soliti ottimi piatti, dalle
cucine arrivarono pasticci di zucca, gnocchi di zucca e patate,
tortelli di zucca, zucche ripiene, zucca al forno, fiori di zucca
fritti e ancora torta di zucca, cheesecake di zucca, biscotti di
zucca e pasticcini ripieni di crema alla zucca, zuccotti di zucca,
insomma, mangiarono talmente tanta zucca che alla fine della cena gli
studenti avevano una strana sfumatura arancione sulla pelle!
La
serata si concluse con uno spettacolo proposto dai fantasmi della
scuola e gli studenti si incamminarono verso i rispettivi dormitori
con la pancia piena e un sorriso a 32 denti stampato sul volto.
Ma
i Grifondoro dovevano sospettare che la loro festa non fosse
ancora terminata.
Nella
sala comune i ragazzi e le ragazze chiacchieravano del più e del
meno: c'era chi finiva i compiti, chi giocava a Spara Schiocco o agli
Scacchi Magici o a Gobbiglie e altri che facevano piccoli duelli di
magia.
Solo
verso le 24 iniziarono a salire ai dormitori.
La
sala era vuota da circa 30 minuti quando svariati urli riempirono
l'aria, seguiti da un uragano di gente che si fiondava giù dalle
scale!
«Che
schifo!»
«Disgustoso!»
«Anche
da voi Gwen?»
«Si
Edgar, uno schifo incredibile»
«Chi
diavolo ha riempito tutti i letti di vermi?» urlò Emmeline
esasperata.
«C'è
da chiederlo? Sicuramente James e Sirius!» rispose Lily che era
molto spettinata e indossava la maglia del pigiama al rovescio.
«Beh
non puoi esserne sicura.» le fece notare Helen, anche se dalla sua
espressione era evidente che la pensava come la compagna.
Proprio
in quel momento i due, che non riuscivano più a trattenersi visto
che le ragazze continuavano a tremare come se avessero visto la morte
in faccia, scoppiarono a ridere fragorosamente.
«Eh
dai ragazzi, è uno scherzo innocente!!» disse James vedendo le
occhiate furenti che avevano sostituito le espressioni di terrore.
«Innocente?
Innocente?? Io mi ci sono seduta sopra!!» esclamò indignata April
del quarto anno.
I
due continuarono a sghignazzare mentre tutte le ragazze li
investivano di insulti, erano molto contenti di vedere il risultato
ottenuto vista la fatica che avevano fatto per intrufolarsi nel
dormitorio femminile: erano sgattaiolati via dalla cena prima, per
essere sicuri di avere campo libero, ma non potevano sapere che le
scale delle ragazze erano addestrate a riconoscere qualunque
individuo maschio, anche se nascosto sotto un mantello
dell'invisibilità, e a trasformarsi in uno scivolo.
James
aveva rischiato di rompersi la testa!
«Si
può sapere cosa ci fate ancora in piedi? »
La
professoressa McGranitt era appena entrata nella Sala Comune
brandendo uno spazzolino a mo di spada.
Osservando
attentamente la scena si accorse che tutti erano rivolti verso Sirius
e James e fece due più due.
«Oh
cielo di nuovo?! Cosa avete combinato stavolta?»
«Vermi!
Nei letti di tutti per la precisione!» rispose Lily.
La
professoressa sembrava troppo stanca per poter parlare.
«Domani
mattina prima di colazione verrete nel mio studio. Ora manderò
qualcuno a pulire
e poi potrete tornare a letto».
Passò
circa un quarto d'ora prima che i letti venissero ripuliti e poi i
Grifondoro tornarono ai dormitori sbuffando.
***
Dopo
averci dormito su i ragazzi avevano deciso che lo scherzo era stato
divertente e ne ridevano, ma la maggior parte delle ragazze erano
ancora furenti e non vedevano l'ora di veder puniti i responsabili
tanto che un gruppetto di loro li accompagnò all'ufficio della
McGranitt per essere sicure che ci andassero.
«Non
so più cosa fare con voi due! Ma sappiate che se continuerete con
questi comportamenti
finirete espulsi!» li accolse l'insegnante.
«Insomma
professoressa, era solo uno scherzo innocente!» protestò James.
«Si
Potter, anche quello al giovane Piton doveva essere uno scherzo
innocente fino a quando
un'insegnante è finita in infermeria».
A
quello i due non seppero ribattere.
«Ho
parlato con il preside e lui è d'accordo con me nel pensare che sia
giunto il momento di trovare una soluzione definitiva, o per meglio
dire una misura precauzionale, per questo motivo da oggi pomeriggio
inizierete a fare da assistenti a Hagrid nei suoi lavori nel parco e
nella foresta. Ogni momento che non passerete a lezione o in Sala
Grande lo trascorrerete insieme a lui. Avrete tempo per studiare dopo
cena. Non assillatemi ogni giorno per chiedermi fino a quando durerà
questa punizione, sarò io ad informarvi quando sarà giunto il
momento» e detto questo li congedò senza tante cerimonie.
I
due non si aspettavano certo una simile punizione e, giustamente,
lasciarono l'ufficio col morale a terra.
«Accidenti
James, mi sa che per un po' ci toccherà stare buoni».
«Per
forza! Torneremo stravolti dai pomeriggi col guardiacaccia, non
avremo la forza nemmeno per agitare la bacchetta! E ci scommetto
mille galeoni che è esattamente quello che sperano i professori».
«Dai
non scoraggiamoci Sirius! Hai sentito cosa ha detto la McGranitt!
Hagrid fa dei lavori nella foresta! Saremo gli unici studenti della
scuola a poterci entrare, scommetto che sarà pieno di pericoli o
cose del genere!»
«Su
questo non posso darti torto! Dicono che ci siano creature di ogni
tipo!»
«Esatto!
Vivremo le avventure più incredibili!»
Leggermente
confortati da questo pensiero si avviarono in Sala Grande dove
trovarono Remus con la testa ciondolante su una ciotola di porridge,
a parte lui e qualche studente particolarmente mattiniero la sala era
ancora vuota, e due profondissime occhiaie sul volto, come se non
avesse dormito per tutta la notte.
«Ehi
Remus, come sta tua mamma? Va meglio?»
«Insomma,
però l'ho vista un po' meglio dell'ultima volta! Grazie. Voi invece
come state? Ho saputo della vostra ultima pensata! Che punizione vi
hanno dato stavolta?»
«Tutto
bene! Ieri sera è stato esilarante, dovevi vedere le facce delle
ragazze!» disse James.
«Si
ti sei perso un gran bello spettacolo!» confermò Sirius
ridacchiando.
«Per
quanto riguarda la punizione, beh a quanto pare siamo diventati gli
aiutanti del guardiacaccia.»
«Cosa?
Aiutanti di Hagrid? Ma, in che senso?»
«Non
lo so, ma immagino che lo scopriremo oggi pomeriggio!» gli rispose
Sirius.
«Beh
probabilmente ci farà sgobbare fino a che non saremo stanchi morti!»
aggiunse prontamente James.
Iniziarono
a mangiare in silenzio e dopo qualche minuto un brusio annunciò che
il resto degli studenti era in arrivo.
Peter
arrivò in ritardo correndo e incespicando nel mantello che indossava
alla rovescia, di solito lo buttavano giù dal letto Sirius o James
dopo essere stati a loro volta svegliati da Remus e dato che quella
mattina i due erano scesi prima, nessuno lo aveva svegliato..
«Buon
giorno ragazzi! Fortuna che sono caduto dal letto se no non mi
svegliavo!» li salutò Peter buttandosi sul cibo.
Quel
giorno le lezioni si svolsero tranquillamente, probabile conseguenza
del leggero malumore dei due ragazzi solitamente responsabili del
caos.
La
prima ora avevano Difesa Contro le Arti Oscure con il professor
Sharp - un
uomo pelato e allampanato con due enormi occhi scuri e profondi
sempre sul chi va là: Edgar aveva spiegato a quelli del primo che
l'anno prima c'era un altro insegnante di Difesa, quindi nemmeno lui
sapeva granché sull'uomo - che
quella mattina spiegò i dodici usi del sangue di drago; la seconda e
la terza invece avevano Storia della Magia con il professor Ruf, un
professore fantasma la cui voce aveva capacità soporifere; dopo
pranzo fu il turno di Incantesimi con Vitius (che stranamente riuscì
a portare a termine la lezione senza subire danni) che gli stava
insegnando un utile incantesimo per aspirare liquidi con la
bacchetta.
***
Poco
dopo le tre James e Sirius si recarono in sala grande dove gli era
stato detto di aspettare il guardiacaccia, a parte loro la sala era
quasi deserta, ma non dovettero attendere molto, Hagrid li chiamò
dall'ingresso dopo appena dieci minuti.
«Svelti
venite!»
«Bene
io sono Hagrid, ma questo lo sapete già. Invece, quale di voi è
Sirius Black?»
«Io!»
fece Sirius.
«Quindi
tu devi essere James Potter?» disse guardandolo, lui annuì.
«D'accordo,
per di qua».
Lo
seguirono attraverso il parco fino ad una capanna massiccia al
confine con la foresta proibita, i due pensavano di essere diretti
nella foresta, invece Hagrid aprì la porta della capanna ed entrò.
«Beh
che fate lì sulla porta?! Entrate!»
James
e Sirius fecero un passo avanti e subito furono travolti da un'enorme
massa di pelo nero che intuirono essere un cane gigantesco visto che
li stava leccando su tutta la faccia.
«Thor
fa' piano!» esclamò Hagrid afferrando il cane per il collare.
«Scusatelo
è solo un cucciolo, deve ancora imparare le buone maniere!»
«Un
cucciolo?!» dissero in un soffio i due fissando il cagnone che gli
arrivava alle ascelle.
«Si
non ha nemmeno un anno! E' un cucciolone! Vero Thor?! Bello il mio
cane!» il guardiacaccia si era chinato sull'animale e gli parlava
come si fa coi bambini piccoli.
Sirius
riuscì a stento a trattenere le risate.
«Parlando
di cose serie...» disse Hagrid alzandosi.
«Non
so bene che farvi fare, quindi voi mi venite dietro e quando c'è
qualcosa che potete fare voi ve lo faccio fare, Ok?»
«Ehm,
va bene.» risposero in coro.
«Beh
vi va del tè?» disse tirando fuori un'enorme teiera da una
credenza.
I
due annuirono senza parlare, presero posto sulle enormi sedie attorno
all'unico tavolo della stanza e si guardarono intorno.
La
casa del guardiacaccia era composta da una sola, enorme, stanza: in
un angolo c'era un grande letto, coperto da una trapunta di
patchwork,
affiancato dalla cuccia, altrettanto grande, di Thor, nell'angolo
opposto c'era un armadio/credenza con le ante trasparenti che
conteneva una grande quantità di oggetti di ogni tipo e forma,
barattoli pieni di marmellata e strani intrugli colorati, piatti,
ciotole e bicchieroni e molte bottiglie di liquore.
Il
fuoco scoppiettava nella parete di fronte all'ingresso e le pareti
erano ricoperte di corde, balestre, strani attrezzi di cui non
sapevano la funzione e almeno una decina di quadretti raffiguranti
draghi sputa-fuoco; dal soffitto invece pendevano prosciutti e
capponi, polli, un grande rotolo di lunghi peli argentati, due o tre
paia di enormi stivali di gomma e altre funi.
«Ecco
qui.» disse Hagrid posando due tazzone davanti ai ragazzi.
«Grazie»
disse Sirius.
«Ehm
signor Hagrid? Posso chiederle una cosa?» domandò James dopo il
primo sorso di tè.
Quello
scoppiò a ridere, «Signor?! Chiamami solo Hagrid ragazzo! Comunque
certo, spara!»
«Perché
hai tutti questi quadri di draghi? Non ce ne saranno mica nella
foresta?!!» chiese con una piccola nota di panico nella voce.
«Ma
va! Se ci fossero al posto della foresta ci sarebbe un deserto
carbonizzato! No, no. Certo a me non dispiacerebbe avercene uno è,
però non si può mica. Ah no, su queste cose quelli del ministero
sono molto ferrei, troppo pericoloso! Puah, tutte baggianate per me!»
«Sono
così belli!» aggiunse con aria sognante.
James
sembrò rincuorato da quelle parole, certo era eccitato all'idea di
entrare nella foresta, ma da lì a voler avere a che fare con dei
draghi c'era una bella differenza.
Finirono
di bere il tè ascoltando Hagrid che gli raccontava storie di tre
secoli prima su maghi che avevano provato a tenere un drago in
giardino.
«Bene
ora vi dico cosa facciamo adesso» annunciò allegro alla fine.
«Qualche
anno fa ho scoperto che nella foresta ci sono dei Thestral, non so se
sapete cosa sono, e da allora li sto addestrando, sapete per tirare
le carrozze della scuola e altre cose così! All'inizio erano solo
cinque, ma si sono riprodotti alla svelta! Credo che si siano
trasferiti qui da chissà dove, probabilmente trovano la foresta un
buon posto per vivere e quindi si sono stabiliti qui».
«Ora
andiamo fuori passando dal retro, dobbiamo prendere dei sacchi!»
Sul
retro della casa c'era un bell'orto circondato da una staccionata.
«Ecco,
guardate un po' se riuscite a portare uno di questi» disse Hagrid
indicando dei grossi sacchi con il fondo sporco di rosso.
Erano
belli pesanti in effetti, ma con un certo sforzo sia James che Sirius
riuscirono a sollevarne uno a testa, appena li ebbero alzati i sacchi
iniziarono a gocciolare.
«Ehm
Hagrid, che roba è esattamente?» domandò James guardando perplesso
il sacco, intuendo cosa potesse contenere.
«Sono
pezzi di carne cruda» rispose sollevando i restanti cinque sacchi
che erano ben più grandi di quelli dei ragazzi.
«E
perché ci portiamo dietro carne cruda?» chiese Sirius
«Beh
perché i Thestral mangiano solo quello, li usiamo per attirarli!»
«Hagrid
ma cosa sono di preciso questi animali?» entrambi iniziavano ad
essere un po' allarmati.
«Sono
tipo dei cavalli alati, però molto più scheletrici e hanno il muso
come quello di un rettile.»
«Ma
sono pericolosi?»
«Beh
sanno difendersi, ma basta non istigarli! Comunque quasi tutti quelli
che ho catturato sono già addestrati, per gli altri... beh voi fate
fare a me! In marcia adesso.»
Si
inoltrarono nella foresta e seguendo un sentiero si addentrarono
sempre di più nel folto della foresta; ben presto gli alberi
divennero talmente fitti da impedire alla luce del sole di penetrare
tra le fronde.
Si
erano portati dietro Thor che continuava a saltare da tutte le parti
e a rincorrere animaletti che strisciavano nel sottobosco.
Ad
un certo punto l'oscurità divenne tale che sembrava fosse
improvvisamente scesa la notte.
«Attenti
qui. C'è la staccionata» e in fatti i ragazzi videro un recinto
gigantesco, di cui non si vedeva la fine.
«Ho
dovuto far in modo che si sentissero sempre a loro agio, sapete a
loro non ci piace troppo la luce, allora ho fatto questa recinzione
dentro la foresta. Ma resterete stupiti nel vedere quanto sono
intelligenti! Sanno che non gli voglio mica fare del male e ce ne
sono parecchi che se ne volano via ogni tanto ma poi tornano sempre
qui! Sono fedeli!»
«Ah
eccone un paio!» disse dopo che ebbero tutti scavalcato la
recinzione, indicando un grosso cespuglio.
«Dove?»
chiese James.
«Non
li vedo» disse Sirius strizzando gli occhi.
«Per
la barba di Merlino mi sono dimenticato!» esclamò Hagrid dandosi un
colpo sulla fronte.
«Sono
talmente abituato a venirci da solo! Ecco vedete, i Thestral non li
vedono tutti, ma solo chi ha visto la morte. Chi ha visto qualcuno
morire insomma!»
«Ehm,
Hagrid? Ma come facciamo ad aiutarti a catturarli se non li vediamo?»
domandò perplesso James.
«Non
ci avevo proprio pensato che potevate non vederli!» ammise Hagrid.
«Beh
facciamo così, voi portate la carne in un punto della foresta mentre
io vado in un altro punto non lontano da voi, poi aspettate e vedrete
che ve ne accorgete quando arrivano! Appena vedete che la carne viene
mangiata mi chiamate e io vengo a prenderli! Va bene?!»
I
due annuirono un po' scettici.
Si
misero di nuovo in cammino, addentrandosi sempre di più nella
foresta, dopo circa mezz'ora di marcia Hagrid li fece fermare.
«Ok
voi state qui con Thor, vi lascio il guinzaglio se no si mangia lui
tutta la carne! Io vado un po' più in là» disse indicando un punto
non ben definito della foresta.
«Quando
avete bisogno fate un fischio con questo» e posò un grande
fischietto ramato nelle mani di James.
«Ah
già quasi dimenticavo. Rovesciate la carne per terra, fate un po' di
mucchi a due o tre metri l'uno dall'altro! A dopo allora!!» lasciò
a loro un altro sacco di quelli più grandi e si allontanò.
Dopo
essersi scambiati un'occhiata divertita i due iniziarono a svuotare i
sacchi: contenevano enormi pezzi di carne di tutti i tipi, molti
ancora attaccati alle ossa.
Fu
un lavoro faticoso, i sacchi erano pesantissimi e quindi non
riuscivano a versarli da soli ma dovevano fare in due, in più una
volta finita, una catasta dovevano spostarsi di qualche metro
portandosi dietro il resto della carne, tutto questo cercando di
trattene Thor dall'avvicinarsi alla carne.
Ci
misero quasi un'ora a finire tutto, riuscirono a fare quattro mucchi
abbastanza alti ma dovettero sacrificare un enorme coscia di mucca
per Thor perché era troppo forte per loro e si stavano bruciando le
mani cercando di trattenerlo per il guinzaglio.
Si
erano appena accasciati esausti contro un grosso abete ad aspettare
quando si accorsero che uno dei primi mucchi che avevano fatto era
decisamente più basso degli altri.
Scattarono
in piedi e corsero veloci verso il mucchio ma avevano fatto appena
qualche passo che Sirius andò ad urtare contro qualcosa di durissimo
e cadde a terra intontito.
«Che
diavolo...» era steso a terra e sentiva qualcosa di peloso che gli
passava avanti e indietro sulla faccia, afferrò la cosa e si rese
conto che era una lunga coda, la seguì con la mano fino a sentire un
dorso magrissimo: poteva contare le vertebre della creatura
passandoci sopra le dita.
«Fico!
Riesco a sentirlo al tatto ma non lo vedo. Vieni a sentire James.
James?»
A
James stava succedendo una cosa strana, camminava ma non si muoveva.
«Sono
bloccato, c'è qualcosa qui lo sento, dev'essere un altro Thestral.»
e lo era!
Entrambi
risero della strana situazione in cui si trovavano.
«Dai
James chiamiamo Hagrid, guarda anche gli altri mucchi ormai si sono
dimezzati!»
James
fece per infilarsi una mano nella tasca del mantello ma la infilò
nel vuoto: si era tolto il mantello ai piedi dell'albero perché
aveva caldo!
«Cavoli!
Ho lasciato il fischietto dall'albero!»
«CHE
COSA?» gridò Sirius.
«Non
ho mica fatto apposta» sbottò James.
Entrambi
fecero per muoversi ma evidentemente erano circondati da Thestral
perché ovunque si girassero continuavano a sbattere contro ostacoli invisibili procurandosi dei lividi.
«E
adesso?» esclamò Sirius esausto dopo quindici minuti di inutili
tentativi, nei quali James si era pure beccato una leccata in piene
faccia e un calcio.
«Proviamo
ad urlare» e così fecero per cinque minuti, ma niente.
«Thor!
Thor vieni qui, dia da bravo!» chiamò Sirius esasperato.
Il
cane sollevò pigramente il muso e li guardò.
«Daiiii,
vieniiii...» lo incitò James.
Thor
sembrò valutare un attimo la situazione, ma dopo qualche secondo
tornò a sgranocchiare il suo osso.
«Pigro
di un cane! Che cosa facciamo? Non possiamo stare qui per sempre.»
Improvvisamente
Sirius scoppiò a ridere fragorosamente.
«Beh
che ti prende?» chiese James sorridendo.
«Siamo
proprio ridicoli» gli spiegò Sirius con le lacrime agli occhi.
Effettivamente
la scena era piuttosto comica, soprattutto perché ogni tanto un
Thestral muoveva un passo e pestava un piede a uno dei due che
iniziava a saltellare in maniera buffa andando a sbattere contro gli
animali.
Anche
James scoppiò a ridere.
«Beh
non ci resta che aspettare» constatò alla fine Sirius.
Ma
fortunatamente, dopo appena cinque minuti, ecco sputare Hagrid dal
folto del bosco.
«Pensavo
che vi foste addormentati! Si può sapere che ci fate lì impalati?»
I
due si lanciarono nella spiegazione della loro sventura ridendo ad
ogni pausa.
Anche
Hagrid si mise a ridere ma poi li aiutò a venir fuori dal mare di
Thestral.
«Beh
ne avete attirati un bel po', ce ne sono almeno una trentina» disse
tornando serio, ma continuando a sorridere.
«Prendete
questa fune, ecco. State fermi qui» disse allontanandosi da loro di
qualche metro, tenendo tesa la corda.
«Ora
torneremo al recinto spingendoli» gli spiegò dopo aver visto i loro
sguardi interrogativi.
S'incamminarono,
il viaggio di ritorno fu più lento perché i Thestral a volte si
fermavano, però si divertirono raccontando ad Hagrid le loro famose
malefatte di cui lui non era molto a conoscenza.
Quando
ebbero fatto entrare tutti gli animali nel recinto fecero ritorno
alla capanna.
Furono
stupiti nel vedere che era già calata la sera.
«Bene
per oggi è tutto! Siete stati bravi!» disse Hagrid dando delle
sonore pacche sulle spalle ai ragazzi e facendoli cadere sulle
ginocchia.
«Per
la barba di Merlino, è già ora di cena! Se aspettate un attimo
saliamo insieme al castello»
Hagrid
portò dentro i sacchi vuoti che avevano contenuto la carne e tornò
fuori dopo neanche un minuto.
Durante
il cammino fino alla scuola la stanchezza iniziò ad invadere i due
amici: fino a che avevano riso e scherzato non si erano sentiti per
niente abbattuti, ma ora che camminavano in silenzio quella calò su
di loro come una calda coperta.
Salutarono
il guardiacaccia quando arrivarono in sala grande e si diressero
trascinando i piedi fino al tavolo di Grifondoro.
Individuarono
Peter e Remus che li chiamavano agitando le braccia dal fondo del
tavolo.
«Allora
com'è andata?» domandò Peter tutto eccitato quando i due si furono
abbandonati sulla panca di fronte a loro.
«Benissimo,
ma sono distrutto» sospirò Sirius.
«Idem,
ed ho una fame! Potrei mangiarmi un Ippogrifo!» disse James.
Mentre cenavano i due raccontarono la loro giornata agli amici, anche qualche
altro Grifondoro ascoltava attentamente ridendo ogni tanto.
«Wow
Thestral! Immagino che noi non li vedremo almeno fino al settimo
anno!» commentò Remus ammirato.
«Beh
non è che noi li abbiamo proprio visti!» gli fece notare Sirius.
«Si
beh, ma in ogni caso...»
Dopo
cena James e Sirius dovettero costringere le proprie gambe a
muoversi, fosse stato per i loro corpi si sarebbero fermati a dormire
in Sala Grande.
Appena
arrivati alla sala comune si lasciarono cadere tutti e quattro su
alcune poltroncine, sia Sirius che James volevano andare subito a
letto ma, come gli fece notare Remus, il giorno dopo avevano Pozioni,
Trasfigurazione e Incantesimi e per tutte e tre le materie dovevano
consegnare un tema, quindi si diressero di malavoglia a prendere le
borse dei libri per fare un minimo di compiti.
Fu
solo a mezzanotte passata che i due amici salirono al dormitorio
imbronciati e con il cervello fumante e quando finalmente si
infilarono sotto le coperte e posarono la testa sui cuscini, non
poterono non pensare che il piano malefico dei professori per
metterli fuori uso stava funzionando a meraviglia!
***
Ed
ecco il quarto capitolo! Vi informo che è stato un capitolo un
po' sofferto, avevo poca ispirazione! Però spero comunque che vi
piaccia! Mi raccomando recensite e siate sinceri (magari non troppo
crudeli )! =)
|
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Capitolo 5 *** Finalmente il Quidditch. ***
The marauders, capitolo 5
Capitolo
5
Finalmente
il Quidditch.
A
due settimane dall'introduzione della nuova punizione James e Sirius
dovettero ammettere che non potevano dirsi infelici: infatti durante
i pomeriggi passati con Hagrid si divertivano molto e ben presto
diventarono ottimi amici del guardiacaccia.
Tuttavia
c'era qualcosa che stonava, come se avessero smarrito un pezzo del
puzzle delle loro vite: quello che più gli mancava non erano le
scorribande in giro per la scuola, ma era stare con i loro amici
Remus e Peter.
Ormai
gli unici momenti che potevano passare insieme (oltre alle lezioni)
erano le poche ore dopo la cena in Sala Grande, ore che però
dovevano dedicare anche ai compiti.
Ogni
sera tutti e quattro andavano a letto molto tardi e, anche se ogni
tanto chiacchieravano e scherzavano, erano sempre un po' depressi per
il poco tempo che avevano a disposizione.
Nel
frattempo sulla scuola era sceso un velo di tranquillità che, se
dapprima aveva reso increduli un po' tutti quanti, alla fine era
stato largamente apprezzato, in special modo dagli insegnanti che ne
avevano approfittato per aumentare il ritmo in classe.
Le
lezioni erano sempre più interessanti, ma sopratutto difficili: la
professoressa McGranitt li aveva da poco messi alla prova con la
trasfigurazione di oggetti più complessi: dovevano trasformare una
boccetta di inchiostro vuota in un calice di vetro; il professor
Vitius aveva appena iniziato a spiegar loro l'incantesimo per far
volare gli oggetti, che era molto complicato e il professor Sharp gli
stava spiegando una fattura utile per affrontare i vampiri.
Anche
Erbologia li stava mettendo a dura prova: da qualche giorno stavano
studiando un fungo rosso a pois gialli che tra le sue capacità aveva
quella di allungarsi come una molla e picchiare sulla testa chi lo
avvicinava troppo; l'unica materia a non essere cambiata di una
virgola era Storia della Magia, il professor Rüf
infatti era noioso e lento come sempre.
Inoltre
all'inizio del mese avevano iniziato le lezioni di volo con il
professor Bumb, le ore che trascorrevano nel cortile sul retro della
scuola non erano impegnative, almeno non se avevi un minimo di
familiarità con un manico di scopa: Peter al primo tentativo di
spiccare il volo si ribaltò in avanti e finì in infermeria col naso
rotto, Remus invece non riuscì a far volare la sua scopa fino al
decimo tentativo, ma era talmente insicuro che quella ripiombò a
terra dopo neanche un secondo; tuttavia l'incidente più grave lo
ebbe un ragazzino di Corvonero di nome Xenophilius Lovegood (un tipo
molto stravagante e eccentrico che stava particolarmente simpatico a
Sirius) che durante la loro seconda lezione si diede una spinta
talmente forte da andare a sbattere contro il muro rischiando di
rompersi la testa!
Mai
gli studenti del primo anno avevano frequentato con tale assiduità
la biblioteca: Madama Pince, la bibliotecaria, era arrivata a
sospettare che stessero organizzando qualche complotto!
La
verità era che Lily Evans aveva organizzato un gruppo di studio e
aveva praticamente obbligato tutti quelli del suo anno a
parteciparvi: «Come
sperate di passare gli esami se non studiate almeno 3 ore al
giorno?!», nessuno osava ribattere sia perché tutti la trovavano
molto simpatica e carina, ma sopratutto perché aveva dimostrato di
saper praticare fatture eccellenti e nessuno voleva rischiare di
finire affatturato.
Dopo
quasi un mese dall'inizio della punizione i quattro amici stavano
raggiungendo il massimo della sopportazione, durante una domenica
sera particolarmente nefasta James stava già minacciando di stregare
il tè dei professori il mattino seguente quando un foglio di
pergamena apparve nella bacheca della sala comune.
I
ragazzi si precipitarono a leggere e James, facendosi largo a
gomitate tra la folla, riuscì ad arrivare per primo.
Sperando
che annunciasse la sospensione perenne delle lezioni, il ragazzo
iniziò a leggere, ma quando ebbe finito il sorriso che gli incurvò
le labbra era ancora più soddisfatto e gongolante: la
stagione del Quidditch era iniziata e quel fine settimana ci sarebbe
stata la prima partita, Grifondoro contro Serpeverde!
Non
solo sarebbe stata l'occasione perfetta per passare un po' di tempo
con i suoi amici senza il pensiero assillante dei compiti, ma
specialmente significava adrenalina e gioia incalcolabile: James
infatti era un patito del Quidditch e un tifoso decisamente
sfegatato.
Il
mattino seguente l'agitazione era palpabile in tutta la scuola e
durante tutta la settimana gli studenti di Serpeverde e Grifondoro si
stuzzicarono con maligne battutine e spesso si scontrarono
lanciandosi incantesimi o fatture.
James
era assolutamente in estasi e non vedeva l'ora di vedere la partita.
Il
mattino di sabato fu il primo a svegliarsi e buttò giù dal letto i
suoi compagni senza tante cerimonie.
«Forza!
Oggi si gioca!», quando finalmente gli altri scesero dai letti lui
era già vestito e stava arrotolando una grande bandiera scarlatta
con lo stemma di Grifondoro.
«James
è ancora presto! Perché diavolo non ci hai lasciato dormire?!»
sbuffò Remus infilandosi la veste.
Peter
era ancora mezzo addormentato e stava tentando di infilare un piede
nella manica.
Sirius
invece pareva aver realizzato che giorno fosse e cosa stava per
esserci e quindi si affrettò a vestirsi.
«Dai
muovetevi voi due!» intimò James a Peter e Remus, saltellando
dall'eccitazione.
Scesero
di corsa a colazione; la Sala Grande era praticamente deserta, gli
unici già scesi erano i giocatori delle due squadre.
I
quattro amici presero posto vicino a quelli della loro Casa.
«Buongiorno!»
li salutò James con un sorriso da un orecchio all'altro.
I
sette giocatori li salutarono di rimando, si vedeva che erano tutti
un po' nervosi ma qualcuno di loro era anche molto eccitato.
Iniziarono
a mangiare in silenzio, ma dopo qualche istante James e Sirius
iniziarono a fare mille domande al capitano della squadra, Trish
McLeod, una ragazza del settimo anno con dei lunghissimi capelli
dorati che in quel momento erano acconciati in una coda di cavallo.
Trish
era una grande giocatrice, il professor Bumb si vantava di lei con
tutti gli studenti dicendo che sarebbe sicuramente entrata nella
nazionale.
«Coraggio
ragazzi, è ora di scendere al campo!» annunciò Trish quando la
Sala iniziò a riempirsi.
James
augurò buona fortuna a tutti almeno 3 volte prima di tornare a
sedersi.
«Aaaah
sono così elettrizzato!»
«Veramente
James?! Non l'avevamo affatto notato» commentò sarcastico Sirius.
«Già!
Nell'ultima settimana non hai mai accennato alla partita»
aggiunse Remus sogghignando.
James,
tanto per cambiare, gli fece una linguaccia.
Ormai
i tavoli di tutte e quattro le case erano pieni.
Molti
studenti indossavano sciarpe e cuffie con i colori di Grifondoro:
praticamente tutti eccetto i Serpeverde che erano una macchia
verde/argento in un mare scarlatto/dorato.
La
partita iniziava alle undici, ma dato che James voleva assicurarsi i
posti migliori, i ragazzi si incamminarono verso lo stadio con
mezz'ora di anticipo.
Remus
e Peter non erano mai stati nello stadio (ne mai in vita loro ne
avevano visto uno) e rimasero piacevolmente colpiti; Sirius e James,
dal canto loro, c'erano già stati più di una volta con Hagrid:
spesso capitava che alcuni animali uscissero dalla foresta e si
intrufolassero nello stadio dove poi si smarrivano, quindi il
guardiacaccia doveva prenderli e riportarli nel folto degli alberi.
Lo
stadio era circolare e imponente: alti spalti circondavano il campo
ad un'altezza di circa 10 metri, le gradinate erano divise per
colori, uno per ogni casa: rosso quelle al centro sulla desta, verde
quelle al centro sulla sinistra, blu quelle dietro i 3 anelli vicini
all'ingresso e giallo quelle dietro agli altri 3 anelli, ma niente
impediva agli studenti di ogni casa di sedersi in un posto qualunque.
James
prese posto prima dietro gli anelli dove avrebbero dovuto segnare i
Grifondoro, poi dal lato opposto, per poter dar man forte al loro
portiere, dopo neanche due minuti si spostò di nuovo e si sedette al
centro delle gradinate rosse, stava per alzarsi ancora quando Sirius
lo afferrò per il bavero e lo costrinse a risedersi: «Qui si vedrà
benissimo!» sentenziò categorico.
«Ma
forse dall'altro lato...» tentò di dire James.
«Io...
Io non mi muovo di qui» assicurò Peter accasciandosi su un sedile
li accanto e tenendosi premuta la milza che evidentemente gli doleva
parecchio.
James
stava per ribattere, ma un gran brusio di voci annunciò loro che il
resto della scuola era in arrivo e che mancava poco all'inizio della
partita.
Alle
undici in punto tutti gli spalti erano occupati e i giocatori, usciti
dagli spogliatoi, si erano disposti nel campo in attesa del fischio
di inizio.
I
tifosi assistettero alla stretta di mano mortale tra i due capitani
(a James parve quasi di sentire le dita di Trish rompersi sotto la
presa stritolatrice di Luther Parker, il nerboruto capitano dei
Serpeverde, anche se lei non fece nessuna smorfia di dolore).
Al
fischio del professor Bumb (l'arbitro della partita) i quattordici
giocatori si alzarono in volo.
«Eccoli
che partono» annunciò una voce acuta e squillante, che tutti e
quattro riconobbero come quella di Gwen McDonald la sorella di Mary,
a tutto lo stadio.
«Grifondoro
è in possesso della pluffa. McLeod scarta Parker e passa a Howe che
schiva un bolide di Aubrey. E' sola davanti al portiere. Forza
Cathy!» tutti trattennero il respiro mentre tirava.
«E
segna!» un boato assordante si alzò dalle tribune occupate dai
Grifondoro, i Tassorosso e i Corvonero, così forte che quasi nessuno
udì Gwen annunciare il vantaggio di 10 a 0 per Grifondoro.
James
aveva srotolato la sua enorme bandiera e la sventolava sopra le teste
di tutti urlando a squarcia gola incitazioni per la sua squadra e
insulti per quella avversaria.
«Serpeverde
in possesso della pluffa, Burckley schiva Willis, Howe e Parker. E'
solo contro il portiere: Coraggio Julia non farlo passare!»
«Scott
para. Grifondoro riparte... .»
«Mingherlina
quella Julia per essere un portiere, è James?» Sirius dovette
urlare per farsi sentire.
«Mh?!
Aaaah, ma come si fa a perdere così la pluffa! Scusa amico, cosa hai
detto?» chiese James senza togliere gli occhi dalla partita.
«Lascia
perdere!»
Da
quel momento la partita si fece più avvincente che mai!
James,
in piedi sul suo sedile, continuava a sventolare furiosamente la sua
bandiera fino a farsi venire le vesciche, Peter invece non smetteva
di saltare in piedi per poi risedersi con tanta foga che cadde almeno
10 volte.
Sirius,
in piedi, agitava le braccia urlando come un matto e ogni tanto dava
un calcio al suo sedile o a quello di fronte, fino a che, per
sbaglio, prese in pieno il cappello a punta del professor Sharp, che
sedeva davanti a lui, facendolo volare via.
Remus
invece, seguiva ogni azione stando seduto immobile con gambe e
braccia incrociate: gli unici segni della sua tensione erano una vena
pulsante sulla sua tempia sinistra e le piccole perle di sudore che
gli erano spuntate qui e là sul viso.
Il
gioco era talmente veloce che Gwen non faceva in tempo a dire il nome
di un giocatore che quello lanciava la pluffa ad un compagno o la
perdeva in uno scontro con un avversario.
Grifondoro
segnò ancora una, due, dieci volte e altrettanto fece la squadra di
Serpeverde.
Il
professor Bumb fischiò parecchi falli, sopratutto a favore di
Grifondoro visto che i Serpeverde, con il proseguire della partita,
si erano fatti sempre più rabbiosi e scorretti.
Dopo
quasi 3 ore di gioco la folla di spettatori era ormai mezza
congelata, i giocatori sempre più stremati e Gwen praticamente senza
voce.
«Ecco
Pier Pavin che si lancia in un impennata pazzesca, deve aver
avvistato il boccino d'oro!»
Tutti
trattennero il respiro, il cercatore di Grifondoro saliva sempre più
in alto inseguito da quello verde vestito.
«Sarà
difficile capire da qui cosa sta succedendo!» disse Gwen, i due
erano solo due puntini indistinti nel cielo plumbeo.
«Ecco
che riscendono. Sono in picchiata...»
«Eeeee
SI! Pavin afferra il boccino!»
L'urlo
trionfante che si alzò dalle tribune fece alzare in volo tutti gli
uccelli della foresta proibita.
«Grifondoro
330, Serpeverde 210» gridò la voce esultante, e ormai roca, di
Gwen.
James
improvvisò una strana danza tribale sul proprio sedile facendo
sbellicare dalle risate Sirius e Remus, Peter era caduto di nuovo!
Gli
studenti lasciarono lo stadio festosi portando sulle spalle la
squadra Rosso-oro, gli unici giù di corda erano i Serpeverde che
però non persero tempo e iniziarono subito a lanciar calunnie sui
giocatori di Grifondoro.
Inutile
dire che nessuno ci faceva caso, tutti sapevano che la vittoria era
stata più che meritata e che i Grifondoro aveva giocato molto bene.
Mentre
tornavano al castello James iniziò a ripercorrere la partita minuto
per minuto: «...e la parata di Julia! Quel tiro a effetto era ben
piazzato, ero quasi certo che sarebbe entrata!»
«Ehi
Hagrid!» Remus, che stava cercando un pretesto qualsiasi per mettere
a tacere l'amico, lo aveva visto scendere alla sua capanna.
«Ohi,
ciao ragazzi!»
«Hagrid
hai visto la partita?» gli domandò James prima che Remus potesse
dire qualcosa.
«Certo
che si! Han giocato bene!»
«Bene?!
Sono stati meravigliosi! Mai vista una partita così, Trish era
imbattibile e...»
«Ok,
ok! Sono stati bravissimi!»
lo interruppe Hagrid alzando le mani: «Cos'è ti sei preso un bolide
in testa?»
«No
purtroppo è così di natura» precisò Sirius con un sorrisetto.
James
non contento bombardò Peter, l'unico disposto a starlo a sentire,
delle sue migliori avventure su un manico da scopa da quando aveva 3
anni ad ora.
«Vi
va di venire a pranzo giù alla mia capanna?»
«Si,
perché no!»
«Ehm,
ragazzi. Su in sala comune dopo si festeggia la vittoria... Volevo
congratularmi con i giocatori.»
Remus
alzò gli occhi al cielo: «Ma se ti sei intrufolato nello
spogliatoio appena finita la partita?!»
«Hagrid,
veniamo!»
James
continuò a borbottare per tutto il cammino.
**
Passarono
un piacevole pomeriggio insieme al guardiacaccia, anche se non
mangiarono granché:già Hagrid non era un gran cuoco, poi quando
spigò con cosa era fatto lo spezzatino tutti e quattro lasciarono
perdere.
Dopo
una merenda a base di te e biscotti marmorei i quattro amici si
congedarono: «Ci vediamo lunedì Hagrid» dissero Sirius e James in
coro.
«Guardate:
nevica!»
Peter
aveva ragione: grandi fiocchi bianchi scendevano dolcemente dal
cielo.
«Quest'anno
ha iniziato presto», commentò Hagrid pensieroso: «Aaaa, devo
coprire i cavoli cornuti, soffrono terribilmente il freddo!» urlò
correndo verso l'orto.
Ridendo
per la scena a cui avevano appena assistito James e gli altri fecero
ritorno in sala comune.
«E'
già quasi ora di cena» fece notare allegro Peter.
«Dev'essere
un record per te. Sbaglio o hai mangiato solo 3 biscotti
spaccadenti?» ridacchiò James.
Lo
stomaco di Peter brontolò sonoramente in risposta.
Erano
quasi arrivati al ritratto della signora grassa quando delle voci li
raggiunsero: «Grazie per l'aiuto Lily. Quel tema di trasfigurazione
era proprio difficile».
«Figurati
Sev, e comunque non avevo altro da fare. Hai visto anche tu che oggi
non c'era nessuno a studiare, sono rimasti tutti in sala comune a
festeggiare la vittoria!»
«Tutta
fort...»
«Non
starai per dire fortuna,
è mocciosus?» la voce di James li aveva fatti sobbalzare entrambi.
«Potter,
ti ho visto oggi sugli spalti... Saltellavi come... come un canguro.»
Lily
ridacchiò.
«Ti
diverti è Piton? Non riderei io
se la squadra della mia casa fosse appena stata stracciata!»
intervenne Sirius.
«Beh
almeno io non sono lo schiavetto personale di quello zoticone di
Hagrid...»
Stunc.
«Aia!»
«Bella
mira Sirius» il ragazzo si era tolto una scarpa e l'aveva tirata con
precisione in testa al Serpeverde.
«Sev,
ti sei fatto male?»
«No!
Ti beccherai una punizione.» Piton aveva alzato la bacchetta e la
stessa cosa avevano fatto James e Sirius.
«Cosa
succede qui?»
«Niente
professor Sharp...»
«Non
è vero Pot... Ai. Sev ma che...»
«Shhh...
Niente professore.»
«Sarà
meglio...» disse quello allontanadosi.
«Severus
Piton esigo una spiegazione!»
Quella
la ignorò: «Per questa volta vi è andata bene.»
«Tu
dici? O forse sei tu quello che si è salvato la pellaccia?»
Piton
diventò tutto rosso.
Stava
per ribattere, ma Lily lo prese e lo spinse via: «Non
so cosa abbiate voi maschi... Dev'essere un difetto genetico!», fu
l'ultima cosa che le sentirono dire.
«Peccato,
mi avrebbe fatto bene un bel duello» commentò Sirius.
La
faccia di Remus esprimeva il grande sollievo per la fine “pacifica”
della faida.
«Dai
andiamo a cena, non ha senso andare in sala comune dieci minuti!»
disse.
Si
incamminò ancora prima che potessero rispondergli.
A
cena Lily fu terribilmente fredda, anche con Remus con cui andava
molto d'accordo.
«Ehm,
Lily com'è andato lo studio?»
«Bene.»
«S-sei
riuscita a rispondere alle domande di Pozioni?»
«Si»
«Domani
vai in...»
«Mary
mi passi la salsa rosa per favore?»
Da
quel momento Remus abbandonò ogni tentativo di conversazione.
«Blea
Peter, sei un pozzo senza fondo. Ti sei accorto almeno, che stai
mangiando gli spaghetti al ragù insieme alle penne ai funghi?»
«Sh
fnn fi froffuffrate» sputacchiò Peter in risposta.
Dopo
cena tornarono finalmente in sala comune.
Decisero
di fare una partita agli scacchi dei maghi.
I
primi a giocare furono Remus e Sirius, il quale perse miseramente
anche se si vedeva che Remus aveva la testa altrove.
Dopo
aver vinto lasciò il posto a James che, invece di sfidare Peter,
giocò con Sirius perché l'altro si era appisolato.
Un
piccolo drappello di gente li aveva circondati per guardare i due
imbrogliarsi a vicenda.
Remus
era evidentemente giù di corda: «Andiamo amico, non sarai mica
imbronciato per la Evans eh?» gli domandò Sirius.
«Uhm,
sentite ragazzi io vado a letto. Domani voglio iniziare a studiare
presto»
«Ehi
ma stai bene?» gli chiese James.
«Si,
sono solo stanco» e in effetti sembrava come invecchiato.
«Ok,
'notte allora»
«Buona
notte.»
Nel
salire al dormitorio incrociò Lily: «Lily...»
«Mh?»
la rossa lo guardò silenziosa.
«Domani
mattina ci vediamo in biblioteca?» sperava che nei suoi occhi si
leggessero le scuse per quel pomeriggio.
«...Va
bene Remus, a domani!» rispose dopo averci pensato un po'.
«Non
sarai mica imbronciato per la Evans?!»
Si,
come se fosse quello il mio problema...
Arrivato
di sopra si buttò sul letto, stette lì qualche minuto poi si tirò
su.
Aveva
un piccolo calendario appuntato copra il letto: lo guardò.
Dom.
28, c'era scritto. Di fianco, un piccolo cerchio bianco.
Andò
a sedersi sul davanzale della finestra vicino al suo letto: la neve
scendeva ancora delicata.
Guardò
la luna: quel cerchio bianco, quasi perfetto, domani sarebbe stato
pieno...
Magari
fosse quello... il mio problema...
**
Ecco,
finalmente, il quinto capitolo!
Vi
chiedo scusa per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare, purtroppo
l'ispirazione mi ha temporaneamente abbandonata!
Comunque
sono riuscita a buttare giù questo capitolo, non è in massimo: me
ne rendo conto e vi chiedo ancora scusa!
Spero
che non vi faccia troppo schifo e che vogliate farmi sapere che ne
pensate...
Un
abbraccio.
P.s. so cosa state pensando "Non vorrà mica far innamorare Remus di Lily?!".
Io amo la coppia James/Lily... Ma penso che ci sia stato un momento in
cui Remus non sapeva bene cosa provava per Lily, sicuramente sentiva un
gran legame con quella ragazzina.
Credo che nel suo cervello ad un certo punto sia scattata la
molla "cacchio è la migliore amica che si possa avere", ma che
ci abbia messo un po'...
Lei lo capiva, non aveva bisogno di sapere qual'era il suo problema per consolarlo o per stargli vicino!
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