Love isn't a choice...It's a SHOCK!

di _YeongWonhi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Nice to meet you ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: A difficult choice ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Fly ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Seoul ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Incontri ravvicinati ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: First Lesson ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: It's so hard ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Jealousy ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Only friends? We can't... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: I want more time! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: I have to say you a thing ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Good Surprise & Bad Surprise - Part one ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Good Surprise & Bad Surprise - Part two ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Discussion ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: I'm leaving before...for you! ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: To leave or not to leave? ***
Capitolo 17: *** EPILOGO: A New Life ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Nice to meet you ***


Uhm, da dove comincio…beh,salve a tutti, B2UTY e non! Come ho anticipato nella presentazione questa è la mia prima fan fiction su di Loro,e ci tengo a precisare che, purtroppo, non mi appartengono, tutto ciò che è scritto è frutto della mia immaginazione (talvolta malata). Per quanto riguarda l’evento degli MTV World Stage,non sono sicura dell’ordine con cui si sono presentati sul palco i vari artisti.

AVVISO: Piccolo aiuto per chi non conosce i Thirty Seconds To Mars, giusto per dare un senso ai personaggi:

Evelyn Leto = protagonista della storia,nonché sorella adottiva dei fratelli Leto. (Lei è un personaggio del tutto inventato, i due membri della band non possiedono nessuna sorella)

Jared Leto = cantante della band. Si crede una Diva,xD.

Shannon Leto = batterista della band. Nonché fratello maggiore del cantante e  presunto donnaiolo.

Tomo Milicevic = chitarrista della band. Paragonato spesso a Gesù, per l’aspetto fisico. (ok,lo so, non interessa a nessuno,povero Santo Tomo,xD). 

Ok,ora non mi resta che dirvi… Buona Lettura! Spero sia di vostro gradimento, sono ben accette sia critiche positive sia critiche negative, mi aiutano a crescere nel mio piccolo. Grazie!!    Kisses,Alice…


Capitolo 1: “Nice to meet you”

24 July 2011,i-City, Shah Alam (Malaysia)

_Evelyn

 
Ero seduta su un divanetto nel backstage intenta ad ascoltare un po’ di musica con l’mp3. Era un ottimo metodo per sciogliere i nervi,e dato che mio fratello era in ansia e riusciva anche a trasmettermela, mi serviva quel tipo di terapia fai-da-te. Ero immersa nelle note aggressive di un assolo di chitarra,quando Jared si avvicinò a me per togliermi una cuffia dall’orecchio. Lo sguardo che gli rivolsi era a dir poco minaccioso e chiedeva come minimo una spiegazione.

-“Tra poco…  tra poco…” ripeteva, sembrava quasi in trance.

-“Tra poco cosa?” domandai ingenuamente, senza rendermi conto che l’ora dell’inizio era prossima.

-“Tra poco comincia.” sussurrò in risposta il cantante.

-“Come se fosse la prima volta che vi esibite!” sbuffai divertita “Prendi esempio da Tomo e Shannon –li indicai con una mano- guarda come sono tranquilli.” Infatti i due uomini ridevano senza problemi. “Chi apre l’evento?” me l’avevano già detto non so quante volte, ma ogni volta mi era entrato da un orecchio e uscito dall’altro.

-“Un gruppo coreano,mi sembra si chiamino…Beast?!”

-“Ah,non domandarlo a me.” replicai. “Oltre a voi e a questi Beast chi si esibisce?”

-“Certo che hai un’ottima memoria eh!” disse deridendomi “Comunque c’è un altro gruppo americano,i Neon Trees. Non so se li conosci.”

-“Ehm..No!” dissi, quasi sgarbatamente. Quello era il mio carattere, non riuscivo mai ad essere dolce, eccetto casi rari, e a volte mancavo anche di tatto. Forse perché fino ai miei quindici anni, l’anno in cui la madre dei fratelli Leto scelse di adottarmi, ero cresciuta senza famiglia in uno dei tanti orfanotrofi di Los Angeles.

-“Modestamente noi siamo più famosi.” Ed ecco che la Diva che c’era in Jared Leto riprendeva la sua posizione. In risposta lo declassai con un cenno della mano. Nello stesso istante un gruppo di sei ragazzi orientali ci passò davanti per raggiungere il retropalco, a quanto pareva era giunto il momento dell’ inizio. Per un nanosecondo mi sentii osservata da un paio di occhi sconosciuti, ma quella sensazione svanì subito dopo che i Coreani furono passati facendo un cenno di saluto in direzione della band dei miei fratelli. Ne rimasi ammirata, perché solitamente le star quando incontravano di sfuggita altre star senza conoscerle,non salutavano mai, ma andavano dritte per la loro strada con lo sguardo altezzoso.

-“Però…mica male i ragazzi.” scherzai io.

-“Dovresti essere abituata alla bellezza.” disse Jared, indicandosi. Io alzai gli occhi al cielo e nel frattempo Shannon e Tomo si avvicinarono a noi.

-“Sorellina,emozionata?” mi domandò il primo.

-“Dovrei?” inarcai un sopracciglio. Lui,amareggiato, abbassò la testa. Nonostante il fatto che loro avessero una ventina di anni più di me,sapevo sempre come guadagnarmi il loro rispetto. Shannon mi si sedette accanto e io posai la testa sulla sua spalla. “Tranquilli tanto andrà bene. Ne sono sicura.” Non riuscivo a fare sempre la stronza, anche se a volte mi divertivo. Delle urla giunsero sino a noi, segno che l’evento era appena cominciato. Il mio sguardo si posò subito sullo schermo della televisione posta nel backstage che riprendeva live il concerto. Nonostante il genere musicale che ascoltavo io fosse tutt’altra cosa, fui subito rapita da quel gruppo asiatico. Sul palco ci sapevano davvero fare, e quando un gruppo riusciva a dare e a ricevere delle emozioni, per me voleva dire che sapevano fare musica, indipendentemente dai miei gusti personali. Erano molto carismatici e le fan tra la folla cantavano insieme a loro. Ciò che più mi colpì della loro esibizione furono le coreografie, anche se non erano poi così tanto complicate loro ci mettevano un energia tale da renderle fantastiche,e poi beh…io amavo l’hip-hop. Avevo sempre desiderato poter imparare a ballare,ma tra una cosa e un’altra non avevo mai provato davvero. Scoprii che la prima canzone che cantarono si intitolava “Shock”; non era difficile da capire. Poi, quando ebbero finito la loro sequenza di brani ci raggiunsero nel backstage, mentre i Neon Trees raggiungevano il palco. La serata si sarebbe svolta così, tra un gruppo e un altro. Vedendo la fatica nelle facce dei Beast mi feci piccola piccola insieme a Shannon, per permettere loro di sedersi sul divano.

-“Thank you.” disse sorridendomi uno di loro, che sembrava essere il più piccolo. Aveva un viso molto dolce e non potei non ricambiare il sorriso, sarebbe stato impossibile resistere all’impulso. I sei ragazzi si sedettero di fianco a noi e cominciarono a parlare tra di loro. Ovviamente non capii assolutamente nulla della loro conversazione.

-“Eve,non si origlia.” bisbigliò piano Tomo, cercando di non farsi sentire da loro. Io gli rivolsi una linguaccia.

-“È tutto qui quello che sai fare?” ribadì lui, fingendosi serio. “Guarda qua come si fa.” fece una delle sue tipiche smorfie e io scoppiai a ridere. I sei ragazzi si girarono verso di me divertiti ed io desiderai diventare invisibile. Loro se ne accorsero e, lo stesso che mi aveva ringraziato precedentemente,cercò di rimettermi a mio agio.

-“Tranquilla, non puoi nemmeno immaginare le figuracce che riescono a fare questi qui.” disse, indicando i suoi compagni. Allora sapevano anche l’inglese. “Me compreso.” mi sorrise un’altra volta. Nonostante il suo intento di rendermi meno imbarazzata, quella frase ebbe l’effetto contrario e mi sentii avvampare le guance. Probabilmente ero diventata bordeaux. Il trio che era con me cominciò a ridere a sua volta e io li fulminai con lo sguardo.

-“Scusa,non volevo metterti ulteriormente in imbarazzo.” mi sussurrò sempre lo stesso ragazzo. In quel momento i Mars vennero chiamati per salire sul palco. Li abbracciai velocemente uno alla volta, augurandoli buona fortuna. Poi rimasi sola con i Beast. Vista la figuraccia di prima era calato il silenzio, rotto solo dai nostri respiri. Odiavo quella sensazione opprimente, così cercai di rimediare all’accaduto antecedente.

-“Siete molto bravi.” fu tutto ciò che riuscii a dire, ma bastò per rompere il ghiaccio e attirare la loro attenzione. “Vi ho visto dalla televisione. Mi piace come ballate, ci sapete fare.” Avevo sei paia di occhi puntati addosso, e cominciavo di nuovo a sentirmi a disagio. Poi, finalmente, uno di loro decise di prendere in mano la situazione:

-“Grazie. E scusa se non ci siamo ancora presentati. Io sono Hyun-Seung.” Il ragazzo che aveva appena parlato portava un cappello nero in testa e mi porse gentilmente la mano.

-“Piacere.” La strinsi educatamente. “Io mi chiamo Evelyn.” Loro dissero in coro “piacere nostro” e Hyun-Seung mi presentò gli altri membri della band.

-“Allora… lui è Yo-Seob – indicò il ragazzo dal viso dolce con cui avevo “parlato” prima- è il nostro visual maknae.” Quando si accorse che non capivo cosa intendesse specificò subito “Vuol dire che sembra il più piccolo. Ma il nostro vero maknae è lui –indicò un ragazzo alto e con i capelli sul biondo tinto- si chiama Dong-Woon.” Quando incrociai il suo sguardo intenso mi sembrò stranamente familiare. Poi strinsi la mano ad entrambi i nuovi conosciuti. “Lui,invece, è il nostro leader, Doo-Joon.” riprese, indicando un ragazzo sorridente dai capelli neri,che, a differenza degli altri, vestiti quasi completamente di bianco, era vestito di nero con solo un gilet bianco. “Infine loro sono Gi-Kwang,uno dei ballerini migliori,e Jun-Hyung,il nostro rapper.” Il primo si alzò dal divano per stringermi la mano, aveva un sorriso stupendo che metteva subito allegria, poi fu il turno del rapper, il quale aveva un presa ferrea e decisa,ma al contempo delicata.  

-“Quanto tempo è che siete insieme?” domandai, giusto per fare conoscenza.

-“Ormai sono tre anni… siamo come una famiglia. Senza i Beast sarei perso.” A rispondermi fu Gi-Kwang.

-“E com’è la vita da star?” ovviamente già lo sapevo, essendo abituata alla vita che facevano i miei fratelli.

-“Beh…è stupefacente,ma allo stesso tempo ci stanca parecchio. Per fortuna abbiamo le fan che ci sostengono sempre. Loro e la musica ci permettono di vivere al meglio questa esperienza.” Stavolta a parlare fu Doo-Joon. Temevo di non ricordare i loro nomi ancora per molto.

-“Invece te…sei l’assistente dei Thirty Seconds To Mars?” Yo-Seob mi guardò curioso.

-“Oh, no no… sono la sorella del cantante e del batterista.”

-“Ah, e sei in tour con loro?”

-“Si, volevano che anche io girassi un po’ il mondo. E sono felice che mi abbiano portato con sé.”

-“Sei mai stata in Corea del Sud?”  il ragazzo dai capelli biondo scuro, di cui mi ero già dimenticata il nome, e che non aveva ancora proferito parola ,decise di partecipare alla conversazione.

-“Sinceramente ancora no… ma un giorno mi piacerebbe poterci andare. Voglio visitare più posti possibili.” In quel momento dovevo avere un’ aria sognante.

-“Scusa la domanda,ma… quanti anni hai?” la domanda del rapper non mi sorprese più di tanto. Fisicamente sembravo più piccola dell’età che avevo, colpa delle lentiggini che avevo sul naso alla francesina e proseguivano lungo le guance, infatti mi conferivano un che di infantile.

-“Diciannove compiuti questo mese.” risposi.

-“Quando era il tuo compleanno?”

-“L’11 luglio.”

-“Beh,allora auguri. Anche se in ritardo.” stavolta parlò Gi-Kwang,ancora sorridente. Una domanda mi sorse spontanea, in fondo era quello il motivo per cui ero rimasta colpita da loro:

-“Scusate la domanda che potrebbe sembrare banale,ma… cosa si prova quando si balla?” era una cosa che mi ero sempre chiesta. Da piccola mi chiedevo spesso cosa si provasse anche cantando, ma vivendo con dei musicisti, trovai da sola una risposta, provandoci in prima persona. E poi, cantare, bene o male, era una cosa che tutti potevano fare anche sotto la doccia, mentre ballare, a mio parere, era giusto un po’ più complicato. Loro mi guardarono stupiti,e a rispondermi fu Yo-Seob.

-“Beh… non è semplice da spiegare. È un po’ come cantare, anche se sono due cose all’apparenza diverse, a livello emotivo sono molto simili fra loro. In entrambi i casi è un modo per tirare fuori tutto quello che hai dentro. Quando uno balla con passione ci mette l’anima, così come quando uno canta. Però,ci deve essere la passione. Se c’è allora uno può davvero capire cosa si prova ballando, o cantando, altrimenti no. Diciamo che è come se ti trovassi in un mondo in cui nulla conta, le uniche cose che importano davvero sono la musica,l’armonia e le emozioni. Non te lo so spiegare meglio di così.” mi sorrise dolcemente. Adoravo già quel ragazzo.

-“Ho sempre sognato di imparare a ballare fin da bambina, l’hip-hop è il mio stile di ballo preferito. È così energico e coinvolgente… potrei guardare la stessa coreografia mille volte di fila senza mai annoiarmi.”

-“Cos’è che ti ha impedito di coltivare questa tua passione?” a parlare fu ancora una volta il ragazzo biondo. Quella domanda mi mise un po’ a disagio, non era una cosa facile da spiegare e non volevo nemmeno ricevere la loro compassione. Forse si accorse di aver toccato un tasto dolente, infatti… “Se non te la senti di rispondere è uguale.”

-“No,no, è tutto a posto. Diciamo che in un orfanotrofio non c’è la possibilità di dedicarsi ad una passione. E quando mi hanno adottato ,quattro anni fa, non me la sentivo di chiedere se potevo andare in una scuola di danza, facevano già tanto per me, mi sarei sentita solo un’egoista.” mentre parlavo tenevo gli occhi rivolti verso il basso, non riuscivo a sostenere i loro sguardi.

-“Scusa…io non volevo…” lo interruppi subito con un cenno della mano.

-“Tranquillo. Ci sono cose peggiori che un sogno non coltivabile.” cercai di sembrare forte, ma forse non ci riuscii a pieno.

-“Se vuoi… potremmo insegnarti noi!” l’esclamazione di Yo-Seob lasciò interdetti sia me che gli altri membri del gruppo.

-“In mezz’ora? Non credo di avere tali capacità.” replicai divertita.

-“No,ma io non intendevo dire ora. Potresti venire con noi, forse una ballerina in più potrebbe servirci a qualche concerto, non si sa mai. Soprattutto per i duetti, a volte ci serve qualcuno che balli sullo sfondo.” Non sapevo se prendere la sua proposta sul serio o se riderci sopra.

-“Ma io non vi conosco nemmeno…” cominciai.

-“Come mi chiamo?” chiese lui,senza una logica.

-“Yo-Seob?!” azzardai, temevo di aver sbagliato con qualcun altro.

-“Esatto, quindi mi conosci.” mi fece un occhiolino.

-“Ma non saprei nemmeno dove stare o dove cercare casa. Non sono mai stata in Corea.”

-“Quello non sarebbe un grande problema. Potresti venire a stare un po’ da noi, nel nostro appartamento comune.”

-“Non posso accettarlo. Già mi insegnereste a ballare,poi ci manca anche che mi offriate ospitalità gratis.”

-“Non ho detto che è gratis, potresti cucinare per noi… per una volta mangeremmo del vero cibo.” A quanto pareva riusciva a trovare una soluzione ad ogni problema che io ponevo.

-“Ma dovreste prima chiedere il permesso al vostro produttore.” La mia ostinazione nel cercare qualcosa che stabilisse una volta per tutte che era una cosa impossibile da farsi era dovuta al fatto che non sarei stata in grado di scegliere di fronte ad una tale proposta. Avevo paura.

-“L’appartamento è nostro, non del nostro produttore. E possiamo insegnarti noi a ballare hip-hop. È un’esperienza in più che potresti fare e che, perché no, potrebbe diventare anche un possibile lavoro, dato che, se diventassi una brava ballerina, potresti ballare per noi. Quindi la scelta è nostra, tutt’al più il nostro produttore può dire che non è d’accordo di farti ballare nelle nostre esibizioni, ma non può impedirci di avere un’amica in più.” Ok,quel ragazzo era favoloso. La sua disponibilità e gentilezza mi disarmava completamente. Ormai avevo finito quasi tutte le scuse. Tentai con l’ultima.

-“I miei fratelli potrebbero non acconsentire,loro non hanno mai parlato con voi e potrebbero ritenere la proposta inadeguata, potrebbero non fidarsi . E i tuoi compagni potrebbero non essere d’accordo con te.”

-“Sei maggiorenne no? E loro non si rifiuterebbero mai di aiutare una fanciulla. Dico bene?” gli altri ragazzi acconsentirono sorridenti con un cenno del capo. Gli unici che sembravano un po’ turbati erano il biondo e il rapper, ma acconsentirono comunque.

-“Scusa,ma ora dovremmo andare a cambiarci. Tra un po’ ritocca a noi. Intanto pensaci.” Doo-Joon mi posò una mano sulla spalla, cercando di confortarmi. Era incredibile come riuscissero ad acquisire così tanta familiarità in così poco tempo. Gli altri si erano già avviati verso il loro camerino.

-“Ma non so parlare il coreano.” Trovai un’altra scusa improvvisa. Lui rise.

-“Nonostante il nostro inglese non sia il massimo vedo che finora siamo riusciti a comunicare no?!” con questa frase mi lasciò sola. Non guardai nemmeno l’esibizione dei miei fratelli, e sapevo già che ci sarebbero rimasti male. Il primo a tornare nel backstage fu il biondo, l’unico di cui non ricordavo il nome ,e quello che mi metteva più a disagio insieme al rapper. Le ragioni mi erano alquanto sconosciute. Si sedette sul divano dalla parte opposta rispetto a dove ero seduta io. Inutile dire che sembrava che il silenzio regnasse supremo, nonostante i rumori provenienti da fuori e l’avanti e indietro dei tecnici. Credevo che la tensione venutasi a creare fosse addirittura palpabile.

-“Allora ti piacerebbe ballare eh?” mi domandò, in tono amichevole. Il suo cambiamento di umore mi sorprese. Io annuii con un cenno del capo. “Hai una qualche vaga idea della tua scelta?” stavolta alzai lo sguardo verso di lui, e fu un grave errore… di nuovo quella sensazione. Non riuscivo a capire quando l’avevo già sentita, poi ricordai improvvisamente che era successa la stessa cosa la prima volta che li avevo visti passare. Allora era il suo lo sguardo che sentivo addosso? Arrossii un poco, sia perché il suo sguardo era troppo intenso per essere sostenuto,e perché lo stavo fissando spudoratamente. Poi mi ricordai che dovevo dare una risposta.

-“Prima di scegliere, devo parlarne con i miei fratelli.” In quell’istante vennero a salvarmi gli altri componenti dei Beast, i quali, prima di raggiungere il palco, mi sorrisero amichevolmente. Nel frattempo fui raggiunta da Jared, Shannon e Tomo. Era arrivato il momento di parlarne e di scegliere.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: A difficult choice ***



Capitolo 2: “A difficult choice”

_Evelyn                    

Il trio mi si avvicinò con un espressione felice per l’esibizione e al contempo investigatrice. Molto probabilmente si erano accorti del mio stato d’animo un po’ tentennante.

-“Com’è andata?” cercai di portare la loro attenzione altrove.

-“Direi bene,ma potevamo fare di più.” rispose il chitarrista.

-“Sempre il solito pretendente. Siamo andati bene,dai retta a me.” Shannon si accontentava sempre. A lui bastava solo trovare un pubblico caloroso e per lui era fatta.

-“Beh…ma come ti siamo sembrati? Lo sai che ci teniamo al tuo giudizio.” Jared sapeva sempre come mettermi in difficoltà. Che si fosse accorto anche del fatto che non li avevo guardati nemmeno per un secondo? Mi si leggeva bene in faccia allora. Non sapevo come rispondere, così mi limitai ad un’alzata di spalle.

-“Non è da te non dirci il tuo parere. Quindi vuol dire che non ci hai guardato,il che mi porta a pensare che ci sia qualcosa che non va. O sbaglio?”

-“Jared, ti pregherei di sintonizzare le tue capacità intuitive su un’altra persona. Grazie.” Ero stata una stupida, gli avevo implicitamente confermato che c’era qualcosa che mi turbava. Mi si sedettero tutti accanto. A parlarmi per primo fu Tomo, dato che era l’unico che riusciva a trarre delle risposte soddisfacenti dalla mia bocca, grazie alla sua eterna pacatezza:

-“Eve,lo sai che con noi puoi aprirti. Non ti abbiamo mai dato un motivo per non fidarti della nostra capacità di non giudicare “ oddio,così si che sembrava Gesù.

-“Dovete promettermi che non vi arrabbierete, che mi ascolterete fino alla fine e che ragionerete attentamente sulle mie motivazioni.” dovevo essere chiara sin dall’inizio. Loro si portarono una mano al cuore, facendo gli scemi. Ma nei loro occhi vidi la promessa silenziosa che mi dovevano. Così mi feci coraggio, presi respiro e cominciai la mia confessione. Loro mi ascoltarono in silenzio fino all’ultima parola, a volte storcendo il naso. Temevo la loro opinione al riguardo. E temevo anche la mia, dato che non ero ancora stata in grado di decidere.

-“Ma noi nemmeno li conosciamo.” Jared espresse la mia stessa constatazione precedente. “E non li conosci nemmeno te.”

-“Lo so, ma è un po’ come quando accetti un’ offerta di lavoro, te non sai a cosa vai incontro, non conosci bene chi ha deciso di assumerti, ci hai parlato solo durante un colloquio. Ma accetti lo stesso, perché è ciò che vuoi, è ciò di cui senti di avere bisogno.” sperai con tutta me stessa che la mia similitudine un po’ insolita facesse centro. In fondo avevo già deciso, e la mia insistenza ne era la prova, solo che non ero ancora pronta ad ammetterlo a me stessa.

-“Quindi te senti la necessità di andare in Corea?!” domandò stavolta Shannon.

-“No… non di andare in Corea. Sento il bisogno di… ballare. Ho sempre voluto farlo e loro sono qualificati per insegnarmi.”

-“Hanno una qualifica per insegnare ballo?” si intromise Tomo.

-“No,ma non credo che serva un documento che lo certifichi, servono solo la passione e la dedizione giusta.” ero decisa ormai, e niente e nessuno mi avrebbe più fermata.

-“Eve, ci sarebbe anche un’altra soluzione… ti manderemo nella scuola di ballo migliore. Potremmo pagarti tutte le lezione che vuoi, senza che tu vada in…Corea.” lo sguardo di Jared si era fatto triste. La separazione momentanea sarebbe stata difficile anche per me.

-“Jared, non sto partendo per andare in guerra. Si tratterebbe di qualche mese, come una vacanza. Non è un addio , e poi ci sentiremmo tutti i giorni te lo prometto, e nulla vi vieta di venirmi a trovare ogni tanto. In una scuola di ballo ci sono troppe regole, e io ho dovuto obbedire alle regole dell’orfanotrofio per quindici anni, e mi basta. Andare in Corea a studiare ballo rende la cosa più emozionante. Non trovate?”

-“Ma come possiamo fidarci di sei ragazzi dei quali non sappiano nemmeno i nomi?” Shannon stava per sfiorare la disperazione. In quei quattro anni ero diventata la loro mascotte, il loro portafortuna, la loro sorellina da proteggere dai cattivi e dalla cattiveria di per sé.

-“Non me ne vado senza presentarveli. Devo passare dall’hotel a prendere le mie cose, dobbiamo preparare tutto… insomma, non parto ora eh!”

-“Ok, se te ti fidi, noi ci fidiamo di te. Alla fine del concerto ce li presenti,ok? Se vedo che sono dei tipacci, però, scordatelo! E poi dobbiamo avvertire mamma Constance.” il ruolo da fratello maggiore di Shannon era venuto fuori, mentre Tomo e Jared annuivano. Parlammo ancora un po’ di quella mia decisione improvvisa, della mia futura sistemazione… quando dissi che avrei abitato con loro, Jared fece una smorfia di disaccordo, non voleva che vivessi sola con sei ragazzi, mi vedevano ancora come una bambina nonostante i miei diciannove anni. Poi fu nuovamente il loro turno di salire sul palco, per chiudere definitivamente il concerto. Ovviamente, si diedero il cambio con i Beast, i quali mi raggiunsero nel backstage tutti sudati e anche un po’ con il fiatone. Io non riuscii a non sorriderli. Yo-Seob mi venne incontro tutto felice. Che avesse già intuito la mia scelta?

-“Allora… verrai!!!” esclamò, senza nemmeno pormi la domanda, ormai lo dava già per scontato.

-“Da cosa si capisce?” chiesi io, non riuscendo a smettere di sorridere.

-“Prima non sorridevi così tanto!” spiegò come se fosse ovvio.

-“E va bene… si,verrò.” ammisi. Il visual maknae mi abbracciò di slancio, prendendomi alla sprovvista. In quel momento a noi si avvicinò Jun-Hyung, che mi guardò attentamente. Erano per caso tutti veggenti quelli?

-“Allora vieni!” poi notò la mia espressione ancora sorpresa a causa dell’abbraccio di Yo-Seob “Tranquilla, lui è fatto così. Gli basta uno scambio di due parole con una persona per affezionarsi.” Nel frattempo si erano radunati tutti intorno a noi.

-“Ok, ditemi come siete organizzati, così vedo di organizzarmi anche io.” Sorrisi ancora, probabilmente sembrava che avessi una paralisi facciale. I loro sguardi si accesero, tranne quello di Dong-Woon. Lui e il rapper mi sembravano ambigui, non riuscivo a capire se la mia presenza li scocciasse o li facesse piacere, i loro sorrisi si alternavano a momenti di assenza d’entusiasmo assoluta. Forse la mia futura convivenza con quei ragazzi non sarebbe stata tanto semplice.

-“Allora…noi partiremo domattina con il volo delle 8.00 e dovremmo arrivare a Seul nel pomeriggio. Potremmo trovarci in aeroporto alle 7.40. Se per te va bene…” Doo-Joon espresse la sua idea e io acconsentii. Tanto io sarei dovuta partire più o meno alla stessa ora per andare a Hong-Kong con i miei fratelli.

-“Ah! Jared, Shannon e Tomo vorrebbero conoscervi prima della partenza. Ho promesso che finito il concerto vi avrei presentato.” buttai lì la notizia, come se nulla fosse, e sperando che la cosa non li desse fastidio.

-“Non c’è nessun problema. Anche a noi farebbe molto piacere conoscerli.” Hyun-Seung sapeva sempre trovare le parole giuste per mettermi a mio agio in ogni momento. Gli rivolsi un cenno di gratitudine.

-“Scusate ma quanto costa il biglietto del volo?” chiesi, ricordandomi solo in quell’istante che il viaggio andava pagato.

-“Non preoccuparti per questo. Siamo stati noi a proporti questa cosa, e quindi pagheremo noi per te.” Gi-Kwang mi rivolse uno sguardo dolce,ma che, allo stesso tempo, non ammetteva repliche di nessun tipo.

-“Ragazzi, state già facendo troppo per me…” come non detto, Gi-Kwang stavolta mi incenerì. Allora io alzai le mani in segno di resa. Tra una chiacchierata e un’altra, arrivò il fatidico momento di conoscenze generali. Il concerto era ormai finito, le urla dei fan erano diventate assordanti e il loro entusiasmo per l’intero evento era percepibile anche nell’aria. Quando fummo tutti nel backstage, mi divulgai nelle presentazioni.

-“Ditemi un po’…” Jared puntava subito a dare del tu “spero che siate tutti gay.” a quell’affermazione per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. I Beast si guardarono tra di loro un po’ spaesati, poi cominciarono a ridere di gusto. “Devo prenderlo come un no?” insistette mio fratello. Perché mai si era messo in testa di mettermi in imbarazzo così?

-“Mi dispiace per te.” disse Dong-Woon, aveva uno sguardo competitivo. Se lo guardavo ancora più attentamente faceva quasi paura. I miei fratelli e Tomo lo squadrarono da capo a piedi, senza farsene accorgere.

-“Peccato. Ci speravo proprio, vorrà dire che dovrò lasciare una scorta di bombolette spray al peperoncino alla mia sorellina.” mentre lo disse mi arruffò i capelli. Ma che gli era preso?

-“Ah,e io che pensavo che fossi interessato ad uno di noi…” Dong-Woon stava cominciando a darmi sui nervi.

-“Ci speravi forse?!” replicò mio fratello, rimanendo comunque sullo scherzo, a differenza del maknae. Io osservai entrambi a bocca aperta.

-“Ehm… come dicevamo prima a Evelyn, l’appuntamento sarebbe domattina alle 7.40 all’aeroporto, se per voi non è un problema.” ad intromettersi fu Doo-Joon, cercando di rompere quell’ atmosfera cupa.

-“Oh,si,va benissimo. Tanto noi dovevamo comunque andare lì a quell’ora.” Shannon prese in mano la situazione.

-“Quante valige può portarsi dietro? Sapete,lei deve averne con sé almeno una decina.” Ok, Tomo voleva per caso essere sconsacrato?

-“Non è vero.” mi difesi “Me ne bastano due o tre. Vuole solo farvi cambiare idea sulla vostra proposta.”

-“Ah,ma le valige per noi non sono un problema. Siamo abituati a Gi-Kwang che se ne porta dietro due anche quando dobbiamo stare via solo un paio di giorni.” la vittima tentò di protestare, ma il gruppo si scatenò comunque in una risata generale.

                                                                                                                                             ***

La mattina dopo mi svegliai con il mal di pancia. Era di sicuro dovuto all’agitazione che improvvisamente mi attanagliava lo stomaco. Le valige erano già pronte dalla sera prima. Tutto era già perfettamente pronto, tutto tranne la mia mente. Non riuscivo ancora a credere di aver accettato una proposta del genere. Non conoscevo le loro abitudini e quantomeno la loro routine quotidiana. Sarei stata capace di convivere in una casa con degli estranei? In fondo,cosa sapevo di loro? Il nome, si. Poi che erano membri di un gruppo coreano famoso,che erano bravissimi nel ballo e che erano dannatamente gentili e disponibili. Eccetto uno…o due. Forse era proprio quello a mettermi un po’ di malumore. Forse era la paura di non essere accettata a pieno. Mentre mi crogiolavo ancora un po’ nel letto della mia stanza d’albergo, mi rivenne in mente quello sguardo così intenso, ma al contempo freddo e distaccato. Il ricordo di quegli occhi scuri mi metteva i brividi. Cercai di spostare la mia attenzione altrove, quando mi accorsi che dovevo alzarmi. Mi preparai velocemente, indossando un paio di jeans e una camicetta blu a maniche corte, poi raccolsi i capelli ondulati in una coda. La luce del Sole faceva sembrare i miei capelli quasi dorati, mentre il loro vero colore era il castano. Con gli occhiali da Sole in una mano e il manico della valigia nell’altra, uscii dalla mia stanza e raggiunsi l’atrio, in attesa degli altri. Ovviamente non feci colazione, il mio stomaco non era nella situazione migliore per mangiare. Poco dopo non fui più sola.

-“Buongiorno.” dissi loro, sforzandomi di sorridere. Ero davvero pronta a lasciarli, anche se per poco?  Ricambiarono il saluto e poi salimmo su due taxi differenti. Uno solo non sarebbe bastato. Io ero in quello con Jared. Era la persona con cui più avevo legato durante quegli anni. Mi accoccolai alla sua spalla ed inspirai fortemente il suo profumo, per imprimerlo bene nella mente. Lui mi strinse forte a sé.

-“Abbiamo parlato con nostra madre. È tutto a posto, però devi chiamarla spesso. Lei avrebbe detto tutte le sere, ma qualche sgarro può starci dai.” mi sorrise con estrema dolcezza. Era impossibile non volergli bene.  Rimanemmo abbracciati per tutti il viaggio. Quando raggiungemmo l’aeroporto le gambe cominciarono a tremarmi. Ero tentata di fare immediatamente dietro-front. Scesi dal taxi e per poco non cascai in avanti. Per fortuna c’era Tomo a sostenermi e a rimettermi in piedi. Erano le 7.40 precise. Ci guardammo intorno e Shannon ci indicò un punto non troppo lontano dove c’erano sei ragazzi “mascherati”, per così dire, proprio come i tre uomini al mio fianco. L’essere un personaggio famoso portava anche a questo. Ci incamminammo verso di loro e quando fummo sicuri che erano quelli giusti, salutammo con un cenno della mano.

-“Quello alto e biondo non mi piace per niente.” mi sussurrò Jared all’orecchio. Non sapevo replicare, così rimasi in silenzio. “Mentre quello piccolino sembra un bonaccione.” Su quello eravamo pienamente d’accordo. Li raggiungemmo con molta calma. Il mio sguardo si soffermò sul viso di ognuno di loro. Parte della mia agitazione scomparve nel vedere i loro volti rilassati, infondevano calma anche a me. Jun-Hyung e Dong-Woon li guardai per ultimi. Loro, a differenza degli altri, sembravano tesi. Per quale motivo? Ma ormai era tardi per farmi delle domande, ormai era tardi per tutto…non potevo più tornare indietro.

Salve a tutti!!! Eccomi di nuovo qui a postare il secondo capitolo... Ci tengo a ringraziare coloro che hanno avuto la pazienza di leggere i miei scleri, chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e Ace_B2uty95 per avere recensito. Detto ciò vi lascio alla lettura!! Spero che vi piaccia...

PS: Secondo voi cos'hanno JunHyung e DongWoon??! Io dico che dovrebbero dormire un pò di più,u.U ...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Fly ***


Capitolo 3: “Fly”

Era arrivato il momento di salutare la mia “famiglia”. Mi voltai verso di Loro, con lo sguardo quasi perso nel nulla, non era per niente facile salutarli. Ma cosa diavolo mi era saltato per la mente? Andare in Corea? Dovevo essere impazzita completamente, ma ballare era ciò che desideravo. Abbracciai Tomo per primo, e lui mi accarezzò i capelli.

-“Mi raccomando eh, chiamaci quando arrivi, altrimenti dovrò sopportare le lamentele e l’ansia dei tuoi adorabili fratelloni.” Lo guardai negli occhi, come a dire che mai e poi mai mi sarei dimenticata di avvertirli del mio arrivo. Poi sciolsi la stretta per lasciarmi abbracciare da Shannon. Per poco non ero più alta di lui, quindi fu un abbraccio abbastanza equilibrato. Lo strinsi forte, e lui fece altrettanto, poi i suoi occhi mi guardarono circospetti.

-“Fai attenzione.” quelle furono le uniche parole che mi rivolse, ed erano cariche di sentimento. Anche se non sembrava, contenevano tutto il suo affetto. Successivamente mi gettai tra le braccia di Jared, aggrappandomi alla sua felpa. Sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulla mia fronte, mentre le sue braccia mi cingevano con forza le spalle.

-“Vi voglio bene.” dissi con tutta sincerità.

-“Anche noi te ne vogliamo, e lo sai.” mi diede un buffetto sul mento, come se fossi stata una bambina. “Buona fortuna.” Avevo tantissimo bisogno di quella. Fortuna. Una parola che incideva quasi sempre su tutto. Dopo gli abbracci, rivolsi loro gli ultimi cenni di saluto con la mano, mentre mi allontanavo insieme ai Beast, raggiungendo l’aereo. Sentivo le lacrime pungermi agli angoli degli occhi, ma mi ero promessa di non piangere. Solo che quella situazione mi faceva venire in mente i miei genitori, per qualche strana ragione mi immaginavo com’era stato per loro abbandonarmi. Era stato difficile lasciarmi in un orfanotrofio? O era stata una passeggiata? Cancellai quei pensieri dalla mente. Non volevo rovinarmi il viaggio, che già era un po’ una tortura di per sé. Menomale che avevo messo a caricare il mio mp3, almeno mi avrebbe tenuto compagnia durante il volo. Così raggiunsi lentamente la scaletta dell’aereo, e, mentre salivo al suo interno sentii una mano sfiorare la mia, non sapevo di chi era, ma quel contatto mi innervosì, scatenando sulla mia pelle una specie di scarica elettrica. Fortunatamente fu questione di pochi secondi, poi la sensazione scomparve. Hyun-Seung, quando raggiungemmo l’interno dell’aereo, si voltò e mi sorrise. Poi lasciammo le valige nell’ “atrio”,dove c’era un uomo che se ne doveva occupare.

-“Non hai paura di volare vero?”

-“No,tranquillo. Ci sono abituata.” Eccome! Forse avevo girato più io in aereo, che loro. Il mezzo, ovviamente, era privato, e capii come mai non avevano voluto farmi pagare il biglietto del viaggio. Percorsi lo stretto corridoio con a lato i posti a sedere, cercando di trovarne uno per me. Ma, per mia sfortuna, non avevo nessuna scelta, dato che ero stata l’ultima a salire e tutti i posti erano già stati occupati. Tutti tranne uno. Questo stava a significare che il viaggio sarebbe stato una doppia tortura. Mi avvicinai a quel maledetto posto, pianificando una possibile via di scampo,ma la mia mente non riusciva ad elaborare nulla di soddisfacente.

-“Posso?” non so perché lo chiesi, anche se a lui non andava bene quello era l’unico sedile su cui potevo sedermi. Non mi ero accorta che aveva già le cuffie all’orecchio, e lui non si era minimamente accorto della mia presenza. Provai ad attirare la sua attenzione tossendo rumorosamente, ma il volume della musica doveva essere troppo alto per permettergli di sentirmi. In compenso però, gli altri si erano accorti di me.

-“Ti senti male?” che premuroso che era Gi-Kwang.

-“No,tutto a posto. È solo che…” non feci in tempo a finire di parlare che lui si era avvicinato per capire quale fosse il problema.

-“Oh…sempre il solito gentiluomo.” sospirò, osservando quel ragazzo che non mi aveva ancora degnato di attenzioni, ma c’era qualcosa di strano nel modo in cui lo disse. Poi gli strappò una cuffia dall’orecchio in modo non troppo delicato. “Ti sembra il modo di comportarti? Evelyn stava aspettando che tu le concedessi di mettersi accanto a te.” Colui a cui era rivolto il discorso alzò lo sguardo verso di me, e quegli occhi scuri mi perforarono. Odiavo doverlo guardare in faccia.

-“Non ci sono altri posti?” la voce di Dong-Woon risultò secca. A me sembrava di aver ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Sentii le guance informicolirsi per poi prendere fuoco, a causa del rossore che si stava impadronendo del mio viso. Ero così tremenda come compagnia? Gi-Kwang gli rivolse uno sguardo che stonava completamente con i suoi dolci lineamenti.

-“Per me non è un problema, posso andare a sedere da un’altra parte, se qualcuno può fare a cambio.” stavo già cercando una soluzione. Poi feci per voltarmi, quando una mano mi afferrò per il polso, stringendo eccessivamente.

-“No,va bene. Ho cambiato idea, scusa.” non mi sembrava troppo convinto, ed io non sapevo più come prenderla.

-“Ecco…visto? Ti ci voleva tanto? Io torno a sedere, altrimenti qui non si decolla più.” Gi-Kwang mi abbandonò. Si, quello era decisamente un abbandono vero e proprio. Poi mi accorsi che il biondo non mi aveva ancora lasciata andare, così soffermai istintivamente lo sguardo sulle nostre mani vicine. Lui se ne accorse e mi liberò il polso una volta per tutte. Così potei finalmente sedermi ed allacciarmi la cintura. Fu questione di attimi e l’aereo cominciò a prendere quota. Il decollo non mi era mai piaciuto, nonostante ci avessi fatto l’abitudine era sempre una sofferenza. Senza pensare cercai la sua mano, dimenticandomi che accanto a me non c’era uno dei miei fratelli o Tomo, ma bensì il ragazzo dallo sguardo glaciale. Appena me ne resi conto feci per ritirarla, ma lui l’afferrò con forza. Non riuscivo a capire il motivo di tanta… strafottenza?

-“Hai paura?” stavolta la sua voce era quasi dolce. Mi guardava attentamente indugiando su ogni particolare del mio volto. Nei suoi occhi mi parve di vedere sofferenza, cosa che mi stupì ancor di più del suo tono comprensivo.

-“Solo del decollo.” Replicai. “E dell’atterragio.” Sentivo che la morsa della sua mano si era allentata, da forte era divenuta delicata. Per qualche ignaro motivo mi ritrovai a pensare come sarebbe stato sentire le sue mani calde accarezzarmi il volto, causando un nuovo rossore lungo le guance. Ormai l’aereo era definitivamente decollato, così cercai di liberare la mia mano, ma con scarsi risultati. Quel suo modo di fare incoerente mi mandava in tilt, non riuscivo a capire cosa gli avessi fatto di male per far si che si comportasse in maniera così strana. Mentre mi scervellavo per darmi da sola una possibile motivazione, Doo-Joon, seduto nel sedile davanti a noi, si voltò sorridendo. In quello stesso momento Dong-Woon lasciò la mia mano bruscamente, come se gli avessi dato una scossa.

-“Allora…ti senti emozionata?” mentre lo diceva, i suoi occhi si erano posati istintivamente sul mio polso, dove c’era ancora il segno della stretta precedente.

-“A dire la verità, ora non più di tanto. Sono abbastanza tranquilla, ma scommetto che quando arriveremo a Seul il mio umore cambierà in un batter d’occhio.” Nel frattempo il biondo sembrava improvvisamente interessato al panorama esterno, e non prestava benché la minima attenzione alla nostra conversazione.

-“Cercheremo di metterti a tuo agio il più possibile. Ma dimmi un po’… quali canzoni nostre conosci?” il discorso stava prendendo una rotta interessante.

-“Beh…solo quelle che avete cantato ieri sera.” ammisi.

-“Quale ti è piaciuta di più?” mi chiese allora, curioso.

-“Uhm…” ci pensai su, la scelta non mi era per niente semplice “Quella in cui al ritornello vi mettete tutti vicini, per così dire, e fate quei passi strani con i piedi. Rispetto alle altre credo sia quella più…melodica.” La mia descrizione lo fece ridere, e mi sembrò di notare che anche Dong-Woon stesse sorridendo.

-“Ah,ho capito quale stai dicendo. Si intitola “Fiction”. Aspetta un attimo, te la faccio sentire così mi puoi confermare.” Lo vidi sparire oltre il suo sedile e ricomparire subito dopo con in mano un  I-pod, poi mi porse gentilmente una cuffia. La canzone cominciò, con in sottofondo il rumore di una penna stilografica che scrive su di un foglio. La riconobbi già dalla prima strofa.

-“Si si,è questa!” dissi, entusiasta di averla riconosciuta così velocemente. Il leader mi sorrise compiaciuto.

-“Piace molto anche a me.”

-“Ehi, Doo-Joon! Mi hai abbandonato!” povero Gi-Kwang. L’interpellato si era momentaneamente dimenticato della sua presenza al suo fianco.

-“Scusa,Kiki. Stavo facendo ascoltare una nostra canzone a Lyn.” mi piaceva come abbreviazione del mio nome. Con uno sguardo di scuse si rimise al suo posto. Fu allora che Dong-Woon si voltò di nuovo verso di me, ricordandosi che su quell’aereo non era da solo, anche se forse era proprio ciò che desiderava. La sofferenza che avevo scorto prima nei suoi occhi era scomparsa, e aveva ceduto il posto ad un sorrisetto presuntuoso. Che faccia da schiaffi!

-“Ti piace davvero quella canzone?” il suo tono di voce era tornato quello di sempre, ovvero irritante, ma allo stesso tempo seducente… ehi! Frena un attimo! A cosa stavo pensando precisamente? Posi subito fine a quella mia lotta interiore, prima che la situazione degenerasse.

-“Si.” affermai decisa. “Per caso hai qualcosa in contrario?” lui era acido con me? Perfetto, voleva dire che lo avrei ricambiato allo stesso modo.

-“Anche se fosse?” voleva per caso fare una gara per stabilire chi fosse più stronzo?

-“Problemi tuoi, non miei.” replicai con nonchalance. I suoi occhi si ridussero a due fessure, ma la sua espressione rimase rilassata.

-“Wow…la ragazzina ha la lingua tagliente. Non l’avrei mai detto.” In quel momento il mio istinto mi diceva di prenderlo a pugni in faccia.

-“Senti, mi hai veramente stancato. – ed era solo l’inizio- Posso sapere cosa diavolo ti ho fatto per ricevere così tanta stronzaggine da parte tua?” Lo conoscevo da appena un giorno e già si permetteva di rompermi i c… il mio pensiero si fermò a metà. Ok,dovevo darmi una calmata.

-“Non credo tu voglia davvero saperlo.” che risposta del cavolo era mai quella?! Intanto lui aveva rivolto il suo sguardo altrove.

-“Invece penso proprio di avere il diritto di una spiegazione.”

-“Tu credi?” si girò nuovamente dalla mia parte. Di nuovo quei suoi occhi… cristo!

-“Si,lo credo.” risposi a scoppio ritardato. Se volevo mantenere la lucidità dei miei pensieri non avrei più dovuto guardarlo in faccia. Lui, accortosi della mia instabilità di fronte al suo sguardo magnetico, mi rivolse un sorriso malizioso. Sentii il calore salirmi alle guance, avevo ormai perso il conto di quante volte ero arrossita in quella mattinata. Le sue dita mi sfiorarono lentamente il profilo del volto, facendomi rabbrividire. Quella circostanza stava cominciando ad innervosirmi.

-“Che carina… sai anche arrossire allora.” mentre lo diceva si era pericolosamente avvicinato al mio viso. A vederlo durante il live, la sera prima, non avrei mai pensato che in lui fosse presente così tanta… dannata sensualità? Si, la mia teoria diceva che lui era di una bellezza dannata, quindi molto pericolosa. Ed io non sarei certo cascata nella sua rete. “Ripeto… sei sicura di voler sapere cosa mi dà fastidio di te?” sentivo il suo respiro solleticarmi il volto, ed il mio farsi decisamente corto. Il suo scopo era proprio quello, voleva distrarmi dal mio obiettivo, ma io non mi sarei arresa tanto facilmente.

-“Si,sono sicura. E mi sembra di avertelo già detto un paio di volte. Hai per caso delle difficoltà di comprensione?” riuscii ad usare una tonalità di voce abbastanza aspra da convincerlo ad allontanarsi. Forse aveva intuito che con me quel trucco non funzionava.

-“Te la sei cercata… - cominciò- di te mi dà fastidio tutto.” Quelle parole mi ferirono più di una possibile pugnalata. Ancora non mi conosceva e già mi giudicava in quel modo. Mi immobilizzai sul posto, incapace di replicare, mentre una lacrima amara scivolava silenziosa dal mio occhio. Se c’era una cosa che mi faceva davvero male era il non essere accettata senza prima essere conosciuta. In quel momento fummo raggiunti da Jun-Hyung, con mia grande sorpresa. Non feci in tempo ad asciugarmi la lacrima che il rapper se ne accorse immediatamente. Inutile dire che rimasi senza fiato dallo stupore quando Jun mi tirò a sé prendendomi per un braccio. Con un dito mi asciugò dolcemente la lacrima che ormai aveva raggiunto l’angolo delle mie labbra e con una mano mi tolse i capelli dal volto. Quei due dovevano spiegarmi una cosa prima o poi, ovvero quale cavolo di motivo avevano per trattarmi così? Sembrava che mi conoscessero da una vita, quando era solo il secondo giorno che sapevo i loro nomi.

-“Cosa le hai fatto?” chiese minaccioso al mio compagno di viaggio.

-“Io? Assolutamente niente. È lei che vuole sapere più del lecito, se l’è cercata.” nonostante l’acidità con cui parlò, nel suo sguardo vidi riapparire un pizzico di malinconia. Chissà se un giorno sarei riuscita a comprenderne la causa, non immaginavo certo che si sarebbe trattato di qualche attimo.

-“Cosa le hai detto?” il rapper stava cominciando a spazientirsi. Nel frattempo anche gli altri membri si erano accorti della discussione, e si erano voltati verso di noi dai loro posti.

-“Le ho detto la semplice verità.” Il maknae si limitò ad una scrollata si spalle. Jun-Hyung continuava a cullarmi tra le sue braccia, mentre io, completamente allibita, non ero capace di muovere un muscolo. Tutto quello era assurdo. Assurdo!

-“Smettila di fare il vago! Dammi una risposta chiara!” il suo tono sfiorava le urla. Gli altri erano rimasti in silenzio ed immobili, anche loro non sapevano come intervenire. Ma sentivo che loro sapevano cose che a me erano del tutto sconosciute, molto probabilmente sapevano il perché di tali atteggiamenti.

-“Le ho semplicemente detto che non la sopporto.” stavolta la voce di Dong-Woon tremava appena, non sapevo se di rabbia o di pentimento. “È stata tutta colpa sua! E tu lo sai.” ora si udivano appena le sue parole, tanto che erano affievolite dalla triste emozione che provava. Io non ci capivo più niente. Sentii il corpo di colui che mi stringeva farsi rigido, potevo percepirne il tremore lieve.

-“Evelyn non è Lei…” cosa voleva dire quella frase pronunciata da Jun-Hyung? Le sue braccia mi lasciarono andare. “S-scusa. Non volevo reagire così,è solo che…” aveva cominciato a parlare rivolto a me, guardandomi negli occhi.

-“Zitto! Smettila!” Dong-Woon intervenne ancora una volta. Io ero stufa di quella situazione. Mi voltai di scatto, con le lacrime che scendevano copiose, mentre maledicevo il momento in cui avevo accettato la loro proposta. Chiesi a Doo-Joon dov’era il bagno e lo raggiunsi in fondo al corridoio dell’aereo. Una volta dentro mi richiusi la porta alle spalle, appoggiandoci contro la schiena. Poi sentii qualcuno che bussava dall’altra parte.

-“Eve, ti prego, apri.” riconobbi subito la voce dolcissima di Yo-Seob. Avevo proprio bisogno di dolcezza in quel momento, così non me lo feci ripetere due volte e aprii. Le braccia del visual maknae mi strinsero in un abbraccio caloroso. “Su, non fare così.” mi sussurrò, mentre sentivo la sua mano fare su è giù lungo la mia schiena, il ritmo con cui lo faceva era molto confortante.

-“È solo che… non capisco. Sento solo che c’è sotto qualcosa di personale tra loro due. E, a quanto pare, Dong-Woon incolpa me di ciò. Vorrei solo capire…”

-“Eve, vorrei potertelo spiegare. Quando ti ho chiesto di venire con noi per aiutarti, se così si può dire, sapevo a cosa saremmo potuti andare incontro, ma speravo che loro due mettessero da parte i sentimenti.” Yo-Seob ora mi guardava negli occhi, cercando di intuire le mie reazioni. “Il punto è che te assomigli a una ragazza a cui entrambi erano molto affezionati, e, come avrai sicuramente capito, li ha messi in contrasto. Erano riusciti a sorpassare questa cosa, ma poi sei arrivata te… probabilmente penserai che era meglio se non ti proponessi niente, ma io l’ho fatto perché mi andava di aiutarti, sono fatto così, se posso aiutare una persona lo faccio. So che te non sei quella ragazza, ma per loro è più difficile,ecco… Se un giorno se la sentiranno, saranno loro a spiegarti meglio la cosa, ma te sei venuta con noi per il ballo,no? Quindi, lasciali perdere, loro non ce l’hanno con te, pensa solo a divertirti con noi! Ok? Ah! E so anche che possiamo sembrarti strani visto che ti trattiamo con familiarità, ma anche questa è una nostra caratteristica, se una persona ci sta simpatica, beh…è dei nostri!” e con ciò mi fece l’occhiolino.

Poi tornammo dagli altri. Ora, il rapper e il maknae sembravano essersi tranquillizzati un po’, e quando arrivai mi sorrisero debolmente, forse si erano promessi di fare uno sforzo. Io ricambiai il sorriso, ora che sapevo il motivo dei loro atteggiamenti era un po’ più facile da accettare, perché sapevo che non ero io colei con cui avevano dei “problemi”.

-“Seobbie, gliel’hai detto, vero?” la voce di Jun-Hyung, a differenza di prima, era pacata. Il ragazzino al mio fianco annuì silenziosamente.

-“Dovevo dirglielo. Non è giusto che soffra per delle colpe che non le appartengono. Comunque non le ho raccontato tutto.”

-“Hai fatto bene. Avremmo dovuto dirglielo noi, ma non ci saremmo riusciti. Forse così è anche più facile per noi.” mentre il maknae parlava teneva le palpebre socchiuse, come a meditare sul passato o forse su i suoi errori recenti. Io mi sentii più leggera.

-“Allora, possiamo ricominciare dall’inizio?” la domanda mi uscì spontanea. Yo- Seob si era allontanato per lasciarci riappacificare. Gli altri due alzarono di scatto la testa in mia direzione, sorpresi.

-“Certo. Perché no?” il rapper mi allungò una mano “Piacere! Io sono Jun-Hyung.” ricambiai la stretta con piacere.

-“Io mi chiamo Evelyn. Ma puoi chiamarmi Lyn.” poi aspettai pazientemente la volta del biondo. Quest’ultimo mi porse la sua mano, e io gliela strinsi.

-“Ed io sono Dong-Woon.” dopo quella scenetta non potemmo fare a meno di ridere, sembravamo ridicoli. Ma almeno, stavolta, saremmo potuti partire con il piede giusto, senza più inciampare nel passato.

Ma salve a tutti!!! Eccomi qui ancora una volta, mi dispiace per voi ma dovrete sopportarmi ancora!! *si sfrega le mani* Allora, come sempre ringrazio chi continua a seguire questa storia, e ancora una volta dico grazie ad Ace_B2uty95 per recensirmi! Poi, per quanto ruguarda la storia, cosa ne pensate di JunHyung e DongWoon?? Riusciranno a mettere da parte il passato? E... a questa domanda ci tengo particolarmente : Secondo voi, l'amore che ho citato nell' introduzione, chi riguarderà tra loro??!! Si, lo so, è presto per capirlo, xD Ma mi piaceva chiedervelo! Secondo me non indovinerete mai,muahahahah! Cioè, almeno spero, sennò non c'è l'effetto a sorpresa, u.U Va beh, ho parlato anche troppo stavolta!! Alla prossima! Kisses,Alice....

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Seoul ***


Capitolo 4: “Seoul”

_Evelyn

Per il resto del viaggio ero rimasta seduta ad ascoltare la musica ed ogni tanto scambiavo due parole con i ragazzi. Erano davvero fantastici, anche il rapper e il maknae, messi da parte i ricordi, non erano per niente male. E più li osservavo tutti, più mi ritrovavo a pensare che erano bellissimi. Yo-Seob ,con tutta la sua dolcezza, aveva il potere di incantare chiunque e la sua voce era in grado di scaldarmi il cuore; Hyun-Seung aveva dei lineamenti particolari che gli conferivano un’aria decisamente affascinante, e anche lui, con la voce non scherzava; Doo-Joon, a mio parere, era quello dal volto più asiatico di tutti, ed era veramente bello; Dong-Woon, invece, non sembrava nemmeno coreano, e il suo sguardo era la sua arma, potevo incatenarmi ai suoi occhi senza volerlo; Jun-Hyung aveva delle labbra stupende,sembravano così soffici, il mio sguardo, infatti, si soffermava spesso sulla sua bocca; e poi c’era Gi-Kwang, al quale i miei ormoni rispondevano sempre con eccessivo entusiasmo, in lui dolcezza e sensualità erano equilibrati in maniera magnifica. Ad interrompere la mia accurata analisi dei sei ragazzi fu l’atterraggio, quando l’altoparlante comunicò di allacciarsi le cinture. Feci un respiro profondo, preparandomi alla terribile sensazione di vertigini che mi colpiva ogni volta. Dong-Woon, ricordandosi del mio disagio, mi accarezzò il braccio, con un sorriso che esprimeva sia le scuse per quanto era accaduto prima, sia comprensione per il momento attuale. Poi, finalmente, l’aereo atterrò e noi scendemmo le scalette. Anche stavolta, una mano sfiorò la mia, ed ecco di nuovo i brividi farsi largo lungo tutto il mio braccio. A chi diavolo apparteneva? Quando alzai il viso per scoprirne la provenienza era ormai troppo tardi, non c’era nessuno di abbastanza vicino.

-“Allora… ci sono quattro taxi per noi. Qualcuno deve sacrificarsi ed andare da solo.” Cominciò Hyun-Seung “E scommetto che tocca a me, giusto?” continuò, osservando le espressioni dei compagni. Quest’ultimi annuirono senza scrupoli. “Chi farà compagnia a Evelyn?”

-“Io!” Gi-Kwang e Yo-Seob si offrirono contemporaneamente, ed io sorrisi loro grata.

-“Fate pari o dispari!” propose il leader, divertito. I due non ci pensarono oltre ed accettarono di buon grado il consiglio.

-“Io…dispari.” annunciò Kikwang. L’altro si limitò ad annuire, a lui toccava pari. Così si concentrarono sulle loro mani, cercando di intuire qualche possibile trucco, erano così buffi. Il primo fece il numero tre con le dita, il secondo il numero quattro. Il che portava ad un totale di sette. Gi-Kwang aveva ufficialmente vinto la sfida ed un sorriso compiaciuto si era impossessato delle sue labbra.

-“Togliti quell’espressione da vincitore dalla faccia.” Borbottò l’altro, ma entrambi erano divertiti. Stabilito con chi sarei dovuta salire sul taxi, caricammo le valige.

-“Prego…” disse il mio accompagnatore, mentre mi apriva la portiera.

-“Grazie.” replicai, adoravo tutte quelle attenzioni. Salii sul taxi, e fui raggiunta da lui dopo che ebbe detto l’indirizzo al taxista. Subito dopo partimmo. Lui indossava dei pantaloni neri della tuta e una canottiera bianca senza maniche, quindi potevo benissimo intravedere i suoi muscoli. Quando la sua spalla sfiorò la mia, percepii di nuovo una scarica elettrica. Che fosse stato lui anche prima? Mi scansai, fingendo indifferenza e lo guardai di sottecchi. Sembrava stupito, forse anche lui lo aveva sentito. Figurati! La mia mente stava già dando i numeri. E la mia mano voleva sfiorare quei muscoli… cristo! Mi sa che Jared aveva ragione a non volere che io stessi con sei ragazzi. Già! Jared! Presi il mio cellulare dalla tasca e gli inviai un messaggio in cui lo informavo del mio arrivo e lo tranquillizzavo dicendogli che era tutto a posto. Era pomeriggio e la città era abbastanza affollata.

-“Pronta a vedere il nostro appartamento?” mi chiese Gi-Kwang, voltandosi verso di me.

-“Veramente devo ancora metabolizzare la cosa.” risposi. Mi scansò istintivamente le ciocche di capelli, che si ribellavano alla coda, da davanti agli occhi. Le sue dita lasciarono una scia infuocata sulla mia fronte, dove vi si erano posate, e lui ritrasse la mano all’istante.

-“S-scusa… è solo che pensavo potessero darti fastidio. Lo faccio automaticamente con tutti, anche con i ragazzi.” disse, riferendosi agli altri membri dei Beast.

-“Tranquillo. Effettivamente erano fastidiosi. Non fa nulla.” Non fa nulla?! Non fa nulla un tubo. Temevo di impazzire se fossi rimasta altro tempo lì dentro con lui. Ma la sorte voleva essere gentile con me, infatti il taxi si fermò, annunciando l’arrivo.

Ora eravamo tutti davanti alla porta d’ingresso dell’appartamento, all’interno di un edificio dalle dimensioni abbastanza maestose. Doo-Joon inserì la chiave nella serratura e con un abile scatto della mano aprì la porta ed entrò. Io ero l’ultima della fila, ma Gi-Kwang mi tenne la porta aperta e mi permise di entrare prima di lui, con al seguito le mie valige. La prima stanza che mi si presentò davanti fu un ampio salone con le vetrate oscurate, ciò stava a significare che potevamo vedere fuori, ma da fuori non potevano vedere noi. Il panorama era semplicemente stupendo, da lì si potevano vedere i palazzi moderni della città, ma anche le case più modeste. Al centro della stanza c’era un divano che poteva far accomodare dieci persone, con di fronte un televisore di 42 pollici appoggiato sopra di un mobile color mogano. Tutto il salone era sui colori chiari e caldi, c’erano diverse tonalità di marrone, beige e, per dare un po’ più di colore, un po’ di arancione. Alla sinistra della stanza c’era un arco in pietra dal quale si intravedeva un’ampia cucina sulle tonalità del giallo. Mentre alla destra del salone c’era l’inizio di un corridoio.

-“Kiki, mostrale la camera e poi falle fare un giro di perlustrazione.” Doo-Joon perché proprio lui dovevi nominare?

-“Perché proprio io?” ribadì infatti l’interpellato, mettendo su il broncio.

-“Scansafatiche che non sei altro! Visto che la camera in cui starà lei è la tua… beh, mi sembra il minimo.” Le parole furono accompagnate da un sorriso quasi canzonatorio.

-“I-io devo stare nella camera d-di…” non riuscii a finire la frase.

-“Si, ci siamo messi d’accordo ieri sera. Starai nella sua camera, mentre lui si sistemerà con Yo- Seob.”

-“Va bene, cominciamo il tour.” Gi-Kwang riacquistò il suo solito entusiasmo e prese una delle mie valige, invitandomi a seguirlo lungo il corridoio. La mia, cioè sua, stanza era la terza, nonché l’ultima, sulla sinistra. Entrammo e posammo momentaneamente le borse al centro del pavimento. Anche la sua camera era di colori chiari, però più sull’azzurro. A sinistra della porta c’era una scrivania con vari fogli sparsi sulla superficie, e sul muro c’erano due scaffali sui quali erano posati dei libri e dei cd. In fondo alla parete della destra c’era un letto matrimoniale, con le lenzuola azzurre, e accanto ad esso c’era un ampio armadio. Io mi sentivo un po’ a disagio, era come se mi fossi intrufolata nella sua privacy, nel suo mondo personale.

-“Beh,ecco, questa è la mia stanza.” dal suo tono di voce era possibile percepire che anche lui non era a suo agio. “Appena posso libero una parte dell’armadio, così potrai metterci la tua roba.” mentre lo disse si avvicinò alla scrivania e cominciò a raccogliere freneticamente tutti quei fogli abbandonati. Mi parve di intravedere dei disegni su di essi, ma non osai fargli domande al riguardo. Poi gli prese e gli nascose stringendogli al petto, e mi tornò accanto. D’istinto posai una mano sul suo braccio, guardandolo negli occhi…scarica elettrica.

-“Sei sicuro che posso rimanere qui? Capirei se tu non volessi. Potrei dormire sul divano, è così grande, sono sicura che…” scostò un braccio dal suo petto per posarmi un dito sulle labbra.

-“Ssst. Tranquilla, se non volevo avrei detto di no sin dall’inizio.” desiderai avere i capelli sciolti, così da potermi nascondere ed impedirgli di  vedere il lieve rossore che mi aveva invaso le guance.

Nel frattempo sentii anche le labbra ribollirmi. Ogni volta che c’era un contatto tra noi due era come se i nostri corpi non riuscissero a non rispondere al richiamo, era impossibile impedire che ci fosse anche una minima reazione. Se ne rese conto anche lui, non ero io ad immaginarmelo, infatti ritrasse subito la mano, proprio come aveva fatto nel taxi quando mi aveva tolto i capelli dagli occhi. Tra noi calò il silenzio, e rimanemmo a fissarci per qualche istante, entrambi imbarazzati. Non mi era mai successo prima di sentire così tante emozioni in una volta sola. Avevo voglia di avvicinarmi a lui, se lo conoscevo appena e mi sentivo così, cosa sarebbe successo durante la convivenza? Dei brividi mi invasero completamente. Anche lui sembrava tentato di volermi anche solo sfiorare, ma entrambi rimanemmo immobili.

-“Ehm… proseguiamo con la perlustrazione!” l’indifferenza era un’ottima soluzione. Acconsentii con un cenno del capo, sorridendo. Prima uscivamo di lì e meglio era.

Mi fece visitare le due stanze accanto, la prima era quella di Yo-Seob, ed era quasi identica a quella di Gi-Kwang, se non fosse stato per il letto circolare, anziché classico; la seconda era quella di Jun-Hyung, ed era più moderna, con i colori sul nero e bianco. Dalla parte opposta alla mia c’era quella di Hyun-Seung, tutta beige; accanto c’era quella di Dong-Woon, anche la sua era pressoché uguale alla “mia”; e infine quella di Doo-Joon, più simile a quella del rapper. Ma ben o male, avevano tutte le stesse caratteristiche. Poi mi portò a vedere il bagno, che era situato in fondo al corridoio. Lo spettacolo che mi si parò di fronte era magnifico. Al centro della stanza c’era un’ampia vasca  idromassaggio, e accanto una doccia. Sulla sinistra, invece, c’era un grande specchio con sotto un lavandino, e sulla destra c’era un muretto che separava il tutto dal water. Solo in quel momento mi resi conto che le stanze erano finite quindi… dovevo condividere il bagno con loro? Il ragazzo si accorse della mia espressione ed intuì facilmente i miei pensieri.

-“Lo so, non è facile nemmeno per me condividere il bagno con loro. Comunque, se vuoi avere dei momenti di privacy nel bagno, basta che attacchi una targhetta alla porta, almeno sappiamo che ci sei te dentro.” mi sorrise incoraggiante, sperando che ciò potesse sollevarmi un po’, e funzionò.

Finito il mio tour personale, tornammo in salone, dove gli altri si erano già stravaccati sul divano a guardare la televisione, ovviamente io non riuscivo a capire niente di ciò che veniva detto. Gi-Kwang alzò gli occhi al cielo, mentre a me venne in mente un possibile passatempo.

-“Cosa avete nel frigo?” chiesi, sottraendoli per un attimo al mezzo di comunicazione che gli aveva ammaliati. Mi guardarono come se avessi parlato in un’altra lingua, anche se, in realtà, era proprio così ma…avete capito dai! “Cosa c’è che non va?” incrociai le braccia al petto, sembravo una perfetta casalinga.

-“Non abbiano niente nel frigo!” si lamentarono. “Ci siamo dimenticati di andare a fare la spesa.”

-“Ok, ho capito. Se mi spiegate dove è un supermercato vado a farla io.” proposi.

-“Se ti accompagno facciamo prima.” Jun-Hyung si era già alzato dal divano e mi stava venendo incontro.

-“No, ma non è necessario, so cavarmela benissimo anche da sola.”

-“Non lo metto in dubbio, ma non tutte le commesse sanno parlare inglese sai?” giusta osservazione, io non ci avevo proprio pensato.

-“Dettagli…” mi limitai a dire, ma con un cenno del capo acconsentii alla sua compagnia.

-“Ok,allora noi andiamo.” annunciò il rapper, anche se avevano già capito tutti. Così ci avviammo verso la porta d’ingresso.

Una volta usciti seguii i suoi passi, stando mezzo metro dietro di lui.

-“Guarda che se mi vieni accanto non ti mangio. Non sono ancora diventato cannibale e dubito fortemente che le cose possano cambiare.” sarcastico il tipo, ma mi avvicinai come da lui suggerito.

-“È lontano?” chiesi, non volevo sembrare svogliata, ma era semplice curiosità.

-“Non mi dirai mica che sei già stanca?!” si fermò in mezzo al marciapiede, per osservarmi meglio in faccia.

-“Figurati! Sono in ottima forma.” Ricominciai automaticamente a camminare, accelerando il passo rispetto a prima.

-“Ehi!” all’appello mi voltai di scatto “Il supermercato è da quella parte.” Sorrideva, e nel mentre mi indicava una svolta sulla destra che io avevo casualmente ignorato volendo fare la ragazza atletica. Gli rivolsi una linguaccia, facendogli sicuramente pensare che ero molto infantile.

Poi raggiungemmo una volta per tutte la destinazione, per mia fortuna era abbastanza vicina a casa. All’interno dell’edificio mi sentivo me stessa, vagavo per gli scaffali prendendo più cose da mangiare possibili, comprese le schifezze, che erano quelle che amavo di più, e la mia cellulite ne era la prova inconfutabile, ma a me piaceva e la forma fisica mi interessava solo fino a un certo punto. Jun-Hyung mi seguiva in silenzio, osservandomi ogni qualvolta riflettevo sulla scelta più economica o di qualità. Arrivata alla cassa, però, mi ricordai di aver lasciato il portafoglio nella valigia e sbiancai.

-“Pago io. Anche perché so che cucinerai per tutti, e non è giusto che paghi te.” la voce del rapper non ammetteva repliche, e ormai aveva già tirato fuori i soldi per pagare. Io lo guardai piena di gratitudine e lui mi sorrise ancora una volta.

Quando uscimmo dal supermercato avevamo due buste della spesa ciascuno, sembrava avessimo fatto rifornimento. Una volta nel palazzo, dovemmo prendere l’ascensore, anche perché le scale non le avrei sopportate. Ma, proprio mentre eravamo quasi arrivati al terzo piano, si bloccò. Nel frattempo il panico cominciava già a farsi strada nei miei pensieri, ero mezza claustrofobica e dovevo ammettere che prendere l’ascensore non era stata una delle idee più intelligenti che potessi avere. Il mio respiro si fece irregolare, mentre la mia fronte si stava imperlando di sudore.

-“Ehi,ehi! Tutto bene?” Jun-Hyung aveva già lasciato andare i sacchetti per avvicinarsi a me e sventolarmi in faccia con la mano. I miei occhi parlavano da soli, erano completamente spalancati dalla paura. “Respira con me. Inspira, espira, inspira, espira…” cercavo di seguire le sue istruzioni, ma non era per niente semplice. “Tranquilla,a volte lo fa, non è la prima volta, vedrai che riparte subito.” come per magia, le sue parole si avverarono, ma io ero ancora scossa.

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi a causa di una crisi di nervi. Entrammo nell’appartamento e raggiungemmo la cucina per posare le buste. Avrei voluto mettermi subito a cucinare, ma non ero nello stato d’animo adatto, così, con le lacrime agli occhi, mi rifugiai nella stanza di Gi-Kwang. Mi buttai di peso sul letto, affondando la testa nel cuscino. Quel giorno i miei condotti lacrimali si erano sforzati troppo per i miei gusti. La porta della stanza si aprì lentamente, rivelando il suo proprietario.

-“Scusa, pensavo fossi in bagno. Non volevo disturbarti.” probabilmente si accorse del mio stato, fatto sta che si avvicinò al bordo del letto con fare preoccupato. “È successo qualcosa?” le sue dita mi presero il mento, per permettergli di guardarmi negli occhi. Ma fu un gesto totalmente sconsiderato. 

In quel momento ci scordammo entrambi il motivo della sua preoccupazione e della mia tristezza. I nostri occhi rimasero incatenati per un lungo arco di tempo, le parole erano superflue. L’istinto era quello di posare le mie labbra sulle sue e di stringerlo a me, ma lo conoscevo appena. Anche se una vocina interiore mi suggeriva che spesso, nelle discoteche, ragazze baciavano ragazzi senza la benché minima concezione del giusto e sbagliato, senza sapere nemmeno i nomi del destinatario. Quindi perché io, se me la sentivo, non potevo baciarlo? In fondo sapevo il suo nome, sapevo che era un cantante, ballerino, attore famoso  (e chi più ne ha più ne metta). Ma qualcos’altro mi diceva che era sbagliato baciare un ragazzo che conoscevo da solo un giorno. Dannata ragione! Lui, mosso dall’impulso, fece per avvicinare il mio volto al suo ed io riuscivo a percepire il suo respiro sul mio collo, ma con un gesto forse un po’ troppo brusco, sfuggii alla sua presa. Dannatissima ragione! Mi stavo odiando con tutto il cuore per essere scappata a quell’occasione. Con ciò ci risvegliammo amaramente da quell’incanto momentaneo e subdolo. Gi-Kwang si allontanò da me confuso, sembrava non riuscisse a capire cosa ci facesse lì.

-“Io… non so cosa mi sia preso. Scusami ancora. Ultimamente non faccio che scusarmi con te eh!” sembrava decisamente andato, e ,continuando a borbottare frasi di scuse senza senso, uscì dalla stanza. Mi asciugai velocemente le lacrime, nel frattempo il mio cellulare aveva cominciato a squillare. Cercai di toglierlo dalla tasca dei miei jeans, impresa non molto semplice, ma alla fine ci riuscii. Non guardai nemmeno il numero sul display, tanto sapevo già di chi si trattava.

-“Pronto?” dissi, felice della chiamata.

-“Eve, come stai? Com’è lì? La sistemazione è ok? I ragazzi sono dei tipi a posto?” Jared non la finiva con le domande.

-“Vacci piano… cos’è questo, un interrogatorio?” risi di gusto. “Comunque va tutto bene – o quasi, pensai tra me e me- la sistemazione è a dir poco fantastica e i ragazzi sono molto gentili. Voi? Siete già arrivati in hotel?”

-“Si, anche se ora dobbiamo già andare sul luogo del concerto.” sentii delle voci in sottofondo. “Ah! Tomo e Shannon ti salutano!”

-“Ricambiali allora. Ti era arrivato il messaggio,vero?”

-“Si si, però potevi anche chiamare eh! O non avevi voglia di sentire il tuo dolce fratellone?  Eri per caso impegnata a fare altro?”

-“Jared, non cambierai mai vero?? Ti ho mandato un messaggio per semplice comodità, lo sai che odio le chiamate.”

-“Uhm, farò finta di crederci. Stai attenta, ti tengo d’occhio.”

-“Si? E come?” ero già consapevole che avrebbe avuto una risposta pronta.

-“Devo ricordarti che io sono un ninja?” ecco,appunto. Alzai gli occhi al cielo, sconcertata. “Lo so che hai alzato gli occhi al cielo. E questa è una prova inconfutabile che sono un ninja.”

-“Jared, ormai sei talmente abituato a vedermi alzare gli occhi al cielo quando dici qualcosa, che non ti è per niente difficile intuirlo.”

-“Forse hai ragione. Via,piccola devo andare. Mi raccomando chiama mamma.”

-“Sicuro!” esclamai. “Ciao! Buona fortuna per stasera!”

-“Grazie. Ciao ciao!” riattaccò, ed io rimasi ad ascoltare per un pò la linea che era caduta. Poi chiamai mia madre e le dissi, più o meno, le stesse cose che avevo detto a Jared, tralasciando ovviamente le parti sul ninja. Subito dopo mi diressi in cucina, e con mia sorpresa li trovai già lì.

-“Cosa state facendo?” domandai sorpresa.

-“Stiamo mettendo a posto la spesa.” rispose Hyun-Seung con ovvietà.

-“Non sapevo che ne eravate in grado.” gli feci una linguaccia. “Allora, cosa volete mangiare stasera?” loro fecero spallucce.

-“Quello che ti va di cucinare. Per noi va bene tutto.” stavolta fu Dong-Woon a rispondermi.

-“Che ne dite di un menù abbastanza italiano?” volevo mettere in pratica le mie doti culinarie. Loro annuirono.

-“Come mai sai cucinare italiano? Non sei americana?” la curiosità di Yo-Seob era adorabile.

-“Io sono nata in Italia, e, anche se non ricordo nulla del mio Paese di origini, le tradizioni le ho volute mantenere comunque.” gli sorrisi dolcemente. “Avrei pensato di farvi gli spaghetti al pesto… non so se sapete cos’è.” le loro facce non erano molto convinte. “Pazienza, ve la faccio lo stesso. E di secondo provo a cucinarvi una frittata di patate. Bisogna mangiare sano.” cosa che non entusiasmava nemmeno me. Loro si misero seduti al tavolo, mentre io cominciai l’operato. Presi del basilico, dei pinoli, l’olio, il formaggio e un pizzico d’aglio e misi il tutto nel frullatore. Il primo passo era fatto. Dopo presi una pentola e misi a bollire l’acqua, per poi gettarci dentro gli spaghetti. Sentivo i loro occhi puntati su di me.

-“Invece di fissarmi, perché non apparecchiate?” proposi. Sembrava che si fossero riscossi dal sonno, forse gli ricordavo le loro madri, e si misero al lavoro. Nel giro di un’ora e mezzo era tutto pronto. Così ci sedemmo a tavola e cominciammo a mangiare. Cercai di osservare le loro reazioni, per capire se ciò che avevo cucinato piaceva oppure no, nel secondo caso avremmo potuto abbondare con le schifezze a fine pasto. Ma, fortunatamente, non sembravano schifati.

-“Complimenti, non cucini poi così male.” Gi-Kwang era stato il primo ad esprimere un proprio giudizio, senza però esagerare. Com’era giusto che fosse. Sorrisi compiaciuta, mi faceva piacere sapere che non sarebbero morti di fame in mia compagnia.

Una volta finito di mangiare, sparecchiammo tutti insieme e Doo-Joon lavò i piatti con l’aiuto di Jun-Hyung. Avevano stabilito una specie di turno a rotazione, ed io ero completamente esonerata, dato che cucinavo. Così mi diressi in camera e mi cambiai, indossando una tuta comoda con la quale avrei dormito, poi andai nel salone insieme a tutti gli altri.

Avevamo deciso di guardare un film in coreano con i sottotitoli in inglese, ma non avevo idea di cosa si trattasse. Presi posto sul divano, e accanto a me si sedettero Dong-Woon e Gi-Kwang, peggio di così non poteva andare. Hyun-Seung inserì il dvd nel lettore apposito, spense le luci e si accomodò anche lui. Al buio era peggio di come pensavo. Il film in questione trattava di una storia malinconica, dove c’era di mezzo un’amicizia finita male che aveva portato alla distruzione di entrambi i protagonisti, introducendoli nel mondo della droga. Nelle scene un po’ più “violente” il maknae cercava sempre di afferrarmi la mano, ma ci rinunciava ogni qualvolta vedeva che non era raggiungibile. Mano a mano che il film procedeva, uno ad uno si rifugiavano nelle loro stanze, stanchi ed incapaci di continuare a vederlo. Non capii più chi era rimasto, sempre che ci fosse ancora qualcuno lì con me, fatto sta che mi addormentai.


_
Gi-Kwang

Stavo per abbandonare il film anche io, quando sentii un peso appoggiarsi sulla mia spalla. La riconobbi subito dal profumo dei capelli e dalla scarica elettrica che il contatto con la sua pelle aveva scaturito in me. Ancora non riuscivo a capacitarmi delle sensazioni che provavo ogni volta che ci sfioravamo, e, sinceramente mi dava anche un po’ fastidio. Rimasi immobile, quasi senza fiato, non sapendo cosa fare. Probabilmente, se mi fossi mosso, avrei rischiato di svegliarla. Così lascia scorrere lentamente i minuti, in modo che si addormentasse completamente; con il sonno pesante sarei riuscito a muovermi senza interrompere i suoi sogni. La sentii sospirare ed un brivido mi salì lungo la schiena. Non sapevo dire se era una sensazione piacevole o no. Il film ormai era giunto al termine e c’erano i titoli di coda, ciò stava a significare che era giunto il momento di fare qualcosa. Mi mossi con cautela, posandole un braccio sotto le gambe e uno sotto le braccia, facendo aderire la sua testa al mio petto; portarla in camera era l’unica soluzione. Spensi la televisione, facendo un incredibile sforzo, e raggiunsi la mia stanza con qualche difficoltà dovuta al buio. Una volta al suo interno la posai delicatamente sul letto, stando attento ai movimenti. Lei grugnì qualcosa di incomprensibile, poi tornò il silenzio. Prima di uscire dalla camera, la osservai per diversi minuti; vederla dormire era piacevole, mi rilassava. Il suo volto era beato, e le sue labbra erano arricciate, come se volessero dare un bacio. Scacciai velocemente quel pensiero, prima che mi venissero in mente strane idee, ed uscii una volta per tutte da quel luogo di meraviglie.


O mamma mia! Solo ora mi sono resa conto di quanto ho scritto! Spero solo di non avervi annoiato troppo!! Allora,come state??!! Come sempre ringrazio chi mi ha recensito e chi mi segue (mi dispiace per voi,xD) !! Ed ora, passiamo alle domande da un milione di euro (perchè il bello è crederci u.U) : Avete cambiato opinione su chi sia il possibile "amore" della ragazza?? E voi, chi preferite?? In questo capitolo ho dato molto spazio a Gi-Kwang, e in quelli precedenti al rapper e al maknae, ma piano piano cercherò di darne anche agli altri membri!  Vi aspetto al prossimo capitolo, sempre che riusciate ancora a sopportarmi!! Kisses, Alice...

PS: -Ace_B2uty 95, non arrabbiarti con me per aver introdotto Gi-Kwang così "dentro" la storia XD
-lil_monkey, è capitato anche a me di leggerne alcune come le hai definite te, a volte è anche un peccato perchè come storie non sarebbero male =) Comunque spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Incontri ravvicinati ***


Capitolo 5: “Incontri ravvicinati”

_Evelyn

La mattina dopo mi svegliai con i primi raggi di sole che si intrufolarono nella stanza. Quando aprii gli occhi dovevo ancora metabolizzare bene la situazione. Allora… mi trovavo in una camera, e fin qui non ci pioveva; era troppo personale per essere di un albergo, ed era maschile. Il cuore cominciò a battermi freneticamente, cosa avevo combinato? Poi mi ricordai che ero a Seoul, in Corea, ospitata da niente di meno dei Beast. Ok, potevo farcela. Ma… come ci ero finita nel letto? Se la mia mente ricordava bene, mi ero addormentata sul divano e da lì non mi ero mossa. Probabilmente mi ci aveva portato qualcuno, di peso. Alla possibilità che potesse essere stato Gi-Kwang rabbrividii, forse troppo intensamente. Mi alzai di malavoglia, pronta a dirigermi in cucina per fare colazione. Quando raggiunsi la mia destinazione, l’occhio mi cadde sull’orologio appeso al muro, erano appena le sette del mattino, e ciò spiegava come mai l’appartamento fosse tanto silenzioso. Mi preparai una tazza di latte, e vi inzuppai dei biscotti al cioccolato, ne andavo letteralmente pazza. Una volta che ebbi finito, sciacquai velocemente tutto ciò di cui avevo usufruito e lo riposi nella credenza. Poi mi incamminai verso il bagno. Non bussai nemmeno, tanto ero sicura di essere l’unica già sveglia; non avrei certo immaginato di trovarmi davanti Gi-Kwang a torso nudo, impegnato a lavarsi il viso. Come avevo fatto a non sentire il rumore dell’acqua che scorreva? Dovevo essere ancora mezza addormentata. Alla vista del suo fisico muscoloso quasi mi strozzai con la mia stessa saliva,e cominciai a balbettare delle parole di scuse. Stavolta toccava a me fare la parte dell’imbecille. Ma anche lui arrossì, l’avevo sicuramente messo in imbarazzo.

-“No,tranquilla, tanto ho finito. E poi è colpa mia, avrei dovuto mettere una targhetta fuori dalla porta.” prese un asciugamano e si asciugò il volto.

Il mio sguardo era ancora immerso nell’ammirazione dei suoi bicipiti, che in quel momento si flettevano appena, mettendoli bene in vista. Deglutii a fatica, provocando uno strano rumore. Mi parve di vederlo sorridere divertito, a quanto pareva era consapevole della propria perfezione fisica. Perfetto, ero già arrivata a fare due figuracce nel giro di qualche minuto!

-“Sai, sei proprio carina con i capelli tutti arruffati.” ecco, ci mancava anche che si mettesse a deridermi.

-“Sei molto spiritoso.” lo guardai storto “Non c’è bisogno di prendermi in giro.”

-“Ma io non sto scherzando.” mi si avvicinò pericolosamente, troppo. Cosa diamine aveva in mente? Il giorno prima era tutto dolce e premuroso, ed ora… ora aveva un espressione maliziosa dipinta sul viso. Mi aveva forse presa per un giocattolo usa e getta?

Io rimasi ferma dov’ero, il mio corpo si era del tutto irrigidito. Potevo solo percepire il mio battito cardiaco aumentare. Ormai era a qualche centimetro di distanza, riuscivo già a sentire il calore che emanava il suo corpo. Con gli occhi cercai una via di fuga, ma non trovai nessun appiglio consono alla situazione. Provai a fare un passo indietro, sperando che non se ne accorgesse, e mi ritrovai con la schiena appoggiata contro la porta, ero ufficialmente in trappola.

 

_Gi-Kwang

Quando entrò nel bagno quasi non me ne resi conto, se non fosse stato per il suo balbettare probabilmente mi ci sarebbe voluto un po’ prima di accorgermene. La vidi arrossire quando il suo sguardo si posò sul mio petto privo di indumenti, ed io feci altrettanto. Quella situazione mi stava mettendo in imbarazzo. Ma avevo deciso che non potevo, non dovevo  mostrarmi debole davanti a lei, dovevo sforzarmi di resisterle sentimentalmente. Decisi di stuzzicarla un po’, dovevo sembrargli uno dei tanti ragazzi che pensava solo a quello. Forse, se fossi entrato in quell’ottica, avrebbe aiutato anche me; magari riuscivo a vederla solo come una ragazza attraente. Spinto da quell’idea malsana mi avvicinai a lei il più possibile, fino ad imprigionarla fra me e la porta. Non sapevo bene quali erano le mie intenzioni… volevo passare per quello stronzo? Ma la situazione si capovolse, ora ero io quello in difficoltà. I suoi occhi mi perforarono, sembravano impauriti ed incapaci di reagire, sentivo il suo corpo fremere contro il mio. Fu questione di attimi e la scarica elettrica pervase anche me. Il mio sguardo cadde sulle sue labbra a forma di cuore, ed il mio respiro si fece irregolare, mentre riuscivo a percepire il suo sul mio collo. Avvertii anche un senso di calore nel basso ventre, e ciò mi costrinse ad allontanarmi da lei di scatto. Cosa mi era saltato in testa? E, soprattutto, cosa mi stava accadendo?

_Evelyn

Sentii il suo corpo premere contro il mio, era come se il suo calore mi avvolgesse a sé, senza volermi liberare da quella morsa inebriante. Mi fissò negli occhi, sfacciato, mentre i miei, ne ero sicura, stavano rispecchiando il mio timore. Il timore di fare qualcosa di cui mi sarei pentita successivamente, ovvero di baciarlo. Si, perché in quel momento l’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano proprio le sue labbra carnose poco distanti dalle mie, tanto che sentivo il suo respiro farsi sempre più veloce. Sentivo i brividi ovunque, come se mi fossi buttata nell’acqua gelata, con l’unica differenza che i miei erano brividi di piacere. Perché mi piaceva sentire il suo petto sul mio, mentre il suo bacino mi spingeva verso la porta, e mi piaceva il contatto che si era creato tra noi. Mi piaceva lui e basta.

Ero ancora sua prigioniera quando si separò da me con un movimento immediato, ed io fui avvolta da un freddo improvviso, come se la sua separazione mi avesse privata del mio calore interno. Avrei voluto riavvicinarmi a lui, per ristabilire un contatto fisico, ma mi sentivo una stupida. Gi-Kwang mi stava guardando con un espressione indecifrabile, non riuscivo a capire se era rabbia quella che vedevo nei suoi occhi, o se si trattava più di sorpresa. E, senza dire niente, uscì velocemente dal bagno.

Incapace di reagire, mi abbandonai contro la porta appena richiusa, e mi afferrai la testa fra le mani. Perché i miei ormoni non si davano una calmata?! Dovevo cominciare ad impormi dei limiti, altrimenti non sarebbe finita affatto bene. Trassi un respiro profondo e mi sciacquai il volto, poi mi diedi una sistemata veloce. Quando ritenni di essere abbastanza presentabile, andai nel salone e mi misi seduta sul divano a leggere un po’. Di lui nemmeno l’ombra.

Mentre ero ancora immersa nella lettura del mio libro qualcuno si sedette al mio fianco. Alzai subito lo sguardo, mentre sentivo il cuore agitarsi, ma si placò all’istante. Yo-Seob mi stava rivolgendo un sorriso radioso, proprio come lui.

-“Buongiorno,Lyn! Cosa stavi leggendo?” avrei voluto avere la sua stessa energia appena sveglia, peccato che, in realtà, io sembravo uno zombie.

-“Buongiorno!” dissi dolcemente “Stavo leggendo un libro che mi è stato regalato da Jared.” Senza troppi complimenti me lo tolse dalle mani e lo osservò attentamente.

-“Black Friars?” chiese interrogativo mentre io già annuivo. Lo aprì e provò a leggere qualche riga. “Ma… che lingua è? Italiano??” mise il broncio, molto probabilmente perché non era in grado di capire una parola.

-“Esattamente.” risposi divertita. “Devo mantenere vive le mie origini, e i miei fratelli si divertono ad aiutarmi. Me l’hanno comprato quando siamo stati in Italia, insieme al sequel, che è nella mia valigia, al sicuro.”

-“Ma quindi tu parli l’italiano?”

-“Più o meno, diciamo che lo capisco. Per quanto riguarda la lingua parlata ho un po’ più di difficoltà.” ammisi.

-“Beh, potresti darci lezioni, e noi in cambio ti insegniamo un po’ di coreano.” era già entusiasta della sua idea.

-“Vedremo… comunque, cosa facciamo di bello oggi?” domandai curiosa.

-“Sinceramente non saprei. Io avevo pensato di andare a provare un po’, così potremmo insegnarti i passi base. Se ne hai voglia eh!”

-“E me lo chiedi anche!” esclamai. In quel momento ci raggiunse Dong-Woon, con una faccia ancora insonnolita, ma ciò non gli impedì di percepire la mia euforia. Quel ragazzo doveva avere un sesto senso.

-“Cos’è che vi fa essere così entusiasti?” biascicò, mentre sbadigliava dietro la sua mano.

-“Avevo pensato di andare nella sala prove della Cube oggi, tanto è libera. Così possiamo cominciare il suo addestramento.” mi stavo per arruolare a mia insaputa?

-“Non male come idea, almeno abbiamo qualcosa da fare.” replicò il biondo. “In questo caso sarà meglio se cominciamo a svegliare anche gli altri.”

-“Perfetto! Io vado a chiamare Gi-Kwang.” esclamò Yo-Seob. “Ma credo sia già sveglio, perché si è alzato prima di me, anche se poi è tornato a letto.  Ora che ci penso sembrava turbato.”  A quelle parole arrossii, e mi appuntai mentalmente di imparare a mascherare il mio imbarazzo, ma per mia fortuna quella volta non ci fecero caso.

Divisi i nostri compiti io mi diressi verso la stanza del rapper. Bussai un paio di volte, ma non ottenni nessuna risposta, così aprii lentamente la porta, come mi avevano detto di fare gli altri due nel caso non si fosse svegliato, e mi avvicinai un po’ tintinnante al letto. Rimasi ferma per qualche minuto, non sapendo in che modo svegliarlo, poi optai per la delicatezza, di solito funzionava sempre. Era bellissimo vederlo dormire; e mi stavo rendendo conto che trovavo bellissimi troppi di loro. Posai delicatamente una mano sul suo braccio, che fuoriusciva dalle lenzuola, scuotendolo appena…nulla. Ci riprovai, e questa volta ottenni una risposta, o meglio, una reazione inaspettata.

Ancora con gli occhi chiusi, mi tirò giù per un braccio ed io crollai pesantemente sul materasso, senza comunque svegliarlo; dubitavo che ci sarei riuscita in qualche modo. Probabilmente stava sognando qualcosa. Mi strinse a sé, cingendomi per i fianchi, poi si avvicinò alle cieca come se volesse baciarmi, ma ovviamente non sapeva dove si trovava la mia bocca. In quel momento lo spinsi via con le mani, cercando di essere il più delicata possibile, per evitare che avvenisse un contatto tra le nostre labbra, e i suoi occhi si spalancarono sorpresi. Il suo sguardo confuso si posò sulle sue mani, ancora agganciate alla mia vita ed arrossì violentemente, poi mi guardò. Era in evidente difficoltà.

-“Cavolo!” mugugnò “Scusami, stavo sognando…” si fermò a metà frase, non volendo rivelarmi il contenuto dei suoi sogni, anche se lo avevo in parte già intuito. Mi liberò dalla sua presa, ma non distolse lo sguardo dal mio volto. “Le assomigli troppo…” sospirò. Quella frase mi mise a disagio, non mi piaceva essere paragonata ad una ragazza che non conoscevo, e che, per di più, lo aveva fatto soffrire, da quello che avevo dedotto.

Con una mano mi accarezzò dolcemente la fronte, socchiudendo gli occhi; anche con lui riuscivo ad avvertire un lieve senso di calore, ma era ridotto rispetto a quello che provavo con Kikwang nei dintorni. Volevo liberarmi da quella situazione, ma non volevo offenderlo sottraendomi ad un gesto così innocente. Forse comprese la mia lotte interiore, infatti si allontanò da me. Mi alzai dal letto e gli rivolsi un sorriso per tranquillizzarlo, anche se ero ancora scossa. A quanto pareva quella mattina sembravo destinata ad avere un incontro ravvicinato con più ragazzi.

-“Ero venuta a svegliarti. Yo-Seob ha proposto di andare alla Cube, se non sbaglio, per ballare.”

-“Oh… capisco. Va bene.” detto ciò, si liberò delle lenzuola e si alzò. Uscimmo insieme dalla sua camera, nello stesso istante in cui Gi-Kwang usciva dalla “sua”.

I nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondo; nel suo vi lessi disappunto, sembrava scocciato. Mi chiesi perché, ma la risposta non tardò ad arrivare, uscire insieme ad un ragazzo da una camera poteva significare un sacco di cose. Però, ciò non giustificava la sua reazione. Anche se fosse stato? Non erano certo affari suoi. Sostenni il suo sguardo ancora per un po’, e fu lui il primo a distogliere il proprio, senza nemmeno degnarci di un saluto.

-“Lo hai picchiato?” domandò scherzosamente il rapper.

-“Io… c-cosa? No, veramente è la prima volta che lo vedo stamani.” più che parlare farfugliai parole su parole, sperando che mi capisse.

-“Mm…” questa fu la sua risposta, probabilmente non se la beveva.

Quando fummo tutti pronti prendemmo i taxi per raggiungere la Cube. Io mi ero messa un paio di pantaloni larghi sull’arancione, e un top giallo con sopra una felpa bianca, sembravo un canarino, ma mi sembrava abbastanza azzeccato come abbigliamento per ballare hip-hop. I colori più erano vivaci e più mi davano energia. Stavolta salii sul taxi con Hyun-Seung, visto che la volta precedente era rimasto da solo.

-“Posso chiederti una cosa?” la sua voce interruppe le mie riflessioni sui vestiti.

-“Certo, chiedi pure.” risposi sorpresa. Ero proprio curiosa di sentire cosa voleva sapere.

-“Non voglio essere invadente,ma… è successo qualcosa?” si voltò verso di me, sembrava studiarmi.

-“I-in che senso scusa?” mentre rispondevo finsi di giocherellare con gli elastici del cappuccio.

-“ Mi è sembrato..” di vedere un gatto, pensai, cercando di tranquillizzarmi, sapevo già dove voleva andare a parare. “Mi è sembrato che tra te e Gi-Kwang fosse successo qualcosa. L’ho notato da come vi siete guardati quando eravamo nel salone,ecco… e poi lo conosco da anni, capisco quando c’è qualcosa che lo turba.” Io lo turbavo,allora? Semmai era l’esatto contrario.

-“Tra noi due non è successo assolutamente nulla. Forse stamani gli giravano un po’ per i fatti suoi.” alzai le spalle, cercando di mostrarmi il più indifferente possibile all’argomento.

-“Ok. Scusa ancora se mi sono intromesso.”

-“No,tranquillo. Si vede che ci tieni ai tuoi amici, quindi è normale voler sapere se succede loro qualcosa.” In risposta lui mi arruffò i capelli. In futuro avrei dovuto informarli tutti di non toccarmeli; era una cosa che odiavo.

Una volta raggiunta la nostra destinazione entrammo nel grande edificio che ci si presentava di fronte; Doo-Joon aveva le chiavi. Il suo interno era pieno di corridoi e stanze, se ci fossi entrata da sola mi sarei sicuramente persa. Li seguii in silenzio, fino a giungere in un’ampia sala con gli specchi. Era come quelle che avevo visto mille volte nei film di ballo. A me sembrava di essere entrata in paradiso, mi sentivo me stessa, e l’idea di faticare e sudare non mi dispiaceva affatto, non se si trattava di farlo per un buon motivo, ed io nell’hip-hop ci vedevo tutti i buoni motivi del mondo. Il leader osservò la mia faccia estasiata e mi sorrise.

-“Allora, sei pronta per cominciare?” la sua voce mi giungeva da un universo parallelo.

-“Mai stata più pronta di così!” la mia esclamazione li fece ridere tutti. Non vedevo l’ora di inoltrarmi in quel mondo a me ancora ignoto, quel mondo che mi aveva sempre attratto a sé come una calamita… il mondo della danza stava per avvolgermi in un caldo abbraccio fatto di musica e emozioni. 

Ma salve a tuttiiiii *si immagina i lettori che la prenderanno per sclerata*!!! Beh, per quanto riguarda questo capitolo non mi convince molto, non so perchè, ma ho avuto delle difficoltà a scriverlo... Forse ero un pò in crisi per colpa della scuola, ma va beh, pazienza! Spero che almeno a voi sia piaciuto un pò di più, xD
Come al solito ringrazio chi continua a leggere questa storia, anche perchè mi ci sto affezionando e credo sia una delle mie preferite  tra quelle che ho scritto ^^  Che mi dite di nuovo??!! Anche voi siete sotto stress con lo studio -.-" ? Ma, soprattutto (ormai questa domanda ve la faccio sempre) verso chi siete orientate ora? Kikwang? JunHyung? DongWoon (poverino, ora è stato messo un pò da parte, difficile da dirsi) ?  Cosa avrà mai sognato il rapper?? E cosa gli sarà preso a GiKwang? *tira fuori taccuino e penna, per appuntarsi le risposte dell'interrogatorio* Sarà meglio se vi saluto, altrimenti rompo,xD Ciao! Alla prossima (se sopravvivo) !! Kisses,Alice....

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: First Lesson ***



Capitolo 6: “First Lesson”

_ Evelyn

Loro si erano già posizionati, sparsi in qua e là per la sala. Doo-Joon si era avvicinato allo stereo, ed ora armeggiava con dei cd.

-“Quale metto?” domandò, non riuscendo a decidersi.

-“Mettine uno a caso, che però abbia una buona base su cui poter ballare.” a rispondere fu Yo-Seob, il quale si guadagnò uno sguardo assassino da parte del leader.

-“Dici sul serio?” sarcasmo: mode on. “Non ci avevo proprio pensato!”

-“Te hai chiesto, io ho risposto.” replicò il più piccolo, alzando le spalle.

-“Qualcuno che riesca a darmi una risposta decente?” insistette.

-“Metti quello con le canzoni miste no? Almeno ci sono vari generi.” Hyun-Seung aveva preso parola. Il leader annuì soddisfatto, per poi inserire il cd. Successivamente anche lui ci raggiunse.

-“Kiki, vieni al centro, dato che sei il main dancer tocca a te inaugurare l’insegnamento.” Colui a cui era destinato l’ “ordine”, si mise al mio fianco con riluttanza. Con ciò potevo intuire facilmente che era ancora turbato e lo starmi accanto non aiutava né lui né quantomeno me.

-“Tutti pronti?” Doo-Joon cercava di coordinare la situazione. Noi annuimmo in sincrono, anche se io cominciavo ad avere un po’ paura. Non avevo mai ballato prima, e mi sentivo in netta inferiorità rispetto a loro, potevo essere brava così come potevo sembrare completamente ridicola. E se avessi fatto una figuraccia? Non che mi importasse più di tanto, in fondo non mi ero mai preoccupata del giudizio altrui, ma, per qualche strana ragione, ci tenevo al loro.

-“C’è qualcosa che non va?” Hyun-Seung si era palesemente accorto del mio improvviso disagio. Fino a qualche attimo prima mi sentivo pronta a tutto, ma ora dov’era finito il mio “coraggio”?

-“Sinceramente si.” ammisi. A complicare le cose, come se non bastasse, c’era la vicinanza di Gi-Kwang, che mi mandava completamente in confusione. Forse era proprio lui ad aumentare le mie paure, e il fatto che mi stava fissando senza pudore peggiorava ulteriormente la situazione.

-“Se non ti senti tanto bene possiamo rimandare ad un’altra volta e ora ci limitiamo a ripassare le nostre coreografie mentre ci guardi.” Avevo già detto che io adoravo Hyun-Seung? A parte quando si divertiva a fare lo psicologo, chiariamoci!

-“Beh, sarebbe proprio un’ott…” non riuscii a finire la frase, perché fui interrotta prima.

-“Non se ne parla, siamo venuti qui a posta per lei, e le nostre coreografie le abbiamo provate fino allo sfinimento, non occorre ripassarle.” le parole di Kikwang mi sorpresero. Potevo capirlo solo fino a un certo punto.

-“Ma se sta male… perché dobbiamo obbligarla!?” sorrisi al mio salvatore, Jun-Hyung.

-“Allora proprio non avete capito?” sbottò l’altro “Lei non sta affatto male. Se rimandiamo, la prossima volta farà esattamente la stessa cosa. La sua è solo paura, teme di non essere alla nostra altezza.” mentre lo diceva il suo tono di voce si ammorbidì.

 Allora non era egoismo il suo, voleva solo aiutarmi a superare questo blocco che mi aveva invaso senza preavviso. Gli altri si guardarono,  stupiti del fatto che avesse capito così tanto di me. Poi sentii una mano stringere la mia, e quando alzai lo sguardo mi ritrovai incatenata ai suoi occhi. Sentivo i loro sguardi puntati su di noi ed arrossii imbarazzata, cosa che non si lasciarono sfuggire.

-“Ce la puoi fare.” mi sorrise rassicurante. I suoi sbalzi di umore mi stavano scombussolando più del lecito.

-“Eve, non devi pensare di non essere alla nostra altezza, noi non siamo nessuno per giudicarti. Ci siamo passati tutti quanti, le prime lezioni sono difficili si, ma poi ti lasciano un senso di leggerezza che ti sembra quasi di volare. Ti fidi di noi?” il leader sapeva sempre come incoraggiare una persona. Doveva essere abituato anche con gli altri membri del gruppo, dato che toccava a lui aiutarli a crescere, per così dire.

 Annuii più convinta, e trassi un lungo respiro, mentre liberavo la mano dalla stretta del main dancer. Così Doo-Joon fece partire la musica, ed una volta travolta dai suoi ritmi, mi sembrò tutto più semplice; l’ansia di poco prima era ormai una cosa troppo lontana per potermi raggiungere di nuovo. Seguivo le loro indicazioni e cercavo di imitare ogni loro passo, alcuni mi riuscivano meglio, altri mi davano più complicazioni.

Le prime cose che imparai furono i passi base della break-dance, come il top-rock. Poi passammo alle onde; in quelle del corpo me la cavavo abbastanza bene, a detta loro, ma quando si trattava di quelle delle braccia, beh, dovevo lavorarci molto. Quando li guardavo farle, sembrava che una scarica elettrica li attraversasse, mentre spostavano il movimento da un braccio all’altro con l’aiuto delle spalle, che rendevano la cosa più fluida. Mentre quando le facevo io, sembravo una pazza che muoveva le braccia a vuoto. Nonostante fosse il mio primo allenamento, fu alquanto intenso. Mettemmo su anche una breve coreografia che mi sarei dovuta ricordare per la volta prossima, ciò comportava allenamenti extra nella mia camera.

Alla fine della mattinata mi sentivo felice e liberata da un peso indefinito. Ero tutta sudata, e mi ero dovuta togliere la felpa, rimanendo così in top.

-“Abbiamo finito?” domandai, vedendo che stavano già raccogliendo tutte le loro cose. Gi-Kwang si voltò verso di me con l’intenzione di rispondermi, ma le parole gli rimasero in gola, mentre un’ espressione stralunata si era fatta spazio sul suo volto.

 

_Gi-Kwang

Mi voltai per replicare alla sua domanda, ma le parole mi morirono sulla labbra. Era come se in tutta la mattinata, quella fosse stata la prima volta che la vedevo davvero. Prima ero concentrato sui passi e sulla musica, e mi limitavo a darle indicazioni come se fossi stato il suo insegnante. Ora però, mi trovavo in difficoltà. Vedevo il sudore imperlarle appena la fronte, e proseguire fino dentro al suo top e giù lungo la sua pancia. Deglutii con fatica e mi sforzai di tornare a guardarla in faccia, non volevo certo passare per quello pervertito. Anche se all’inizio di quello stesso giorno le avevo già dato motivo di pensarlo. Yo-Seob, divertito, mi tirò una pacca sulla schiena.

-“Ehi, ricomincia a respirare se vuoi rimanere vivo.” disse, con la voluta intenzione di mettermi in imbarazzo. E, ovviamente, ci riuscì. “Devo ricordarti anche che aspetta una risposta?” se continuava ad infierire ancora, sarei probabilmente diventato bordeaux. La vidi sorridere delle “battute” del visual maknae, e mi decisi a proferire parola.

-“Ehm,si, ecco… per oggi abbiamo finito.”

-“Bravo bambino.” Yo-Seob mi arruffò i capelli. Si stava divertendo come non mai a deridermi in quella maniera sfrontata. “Ce l’hai fatta.” 

-“Smettila.” sbuffai, sembrando un bambino a cui prendevano di continuo i giocattoli, e cercai di sistemarmi i capelli. Poi sentii la risata di Evelyn invadermi come un onda violenta, e il mio cuore fece un tuffo, come a volersi gettare in quelle acque ancora inesplorate, che però bramavo di conoscere.

 

_Evelyn

Mi ero divertita a vederlo in difficoltà, era come una vendetta personale per avermi torturato, mi tocca ammettere “piacevolmente”, in precedenza. Mentre uscivamo dall’edificio, però, mi sentivo anche in debito con lui, in fondo, se non avesse insistito, forse non avrei ballato. Così mi avvicinai, richiamando la sua attenzione posandogli una mano sul braccio.

-“Grazie per stamani. Se non fosse stato per te, da codarda che sono, mi sarei tirata indietro.”

Prima di voltarsi, il suo sguardo si soffermò sulla mia mano.

-“Oh, di niente. L’ho fatto solo perché ti ho vista in difficoltà ed eravamo venuti a posta per te.” Il modo in cui pronunciò le ultime due parole mi fece rabbrividire e mi sforzai con tutta me stessa di non arrossire. “Ma…ma te e Jun-Hyung…si, insomma…voi due…” mentre lo diceva cercava il mio sguardo.

-“Io e Jun-Hyung cosa?” domandai, quasi incredula di fronte a tale insinuazione.

-“C- c’è stato qualcosa tra voi due?” riuscì finalmente a dire.

-“Ma per chi mi hai preso? E poi, anche se fosse?” sbottai, attirando l’attenzione degli altri ragazzi, anche se in quel momento non ci feci caso più di tanto. Piuttosto ero impegnata nell’allontanarmi sgarbatamente da lui.

-“Cosa le hai detto stavolta? Possibile che non si riesca a rimanere un attimo tranquilli?” ad intervenire fu, come ogni volta, il leader, intenzionato a riappacificare tutti.

-“Niente.” Replicai io “Niente di importante.”

-“Perché non mi dici semplicemente si o no?” insistette Gi-Kwang, ignorando completamente la domanda del suo amico. “Vuol dire che c’è stato qualcosa…?”

-“Ma sei scemo o cosa?” quasi urlai, tornandogli vicina quanto bastava per guardarlo negli occhi. Volevo capire se si era improvvisamente rincoglionito.

-“Prima di farmi una domanda, rispondi alla mia se hai la coscienza a posto.” Ok, il verdetto diceva che il suo cervello si era carbonizzato.

D’istinto gli tirai uno schiaffo, facendolo voltare dalla parte opposta  e lasciandogli impressa una bellissima cinquina, sembrava quasi un’opera d’arte. Non ero mai stata una ragazza violenta, e mi stupii da sola di quella mia reazione. Nel frattempo sentivo tutti gli sguardi bruciarmi addosso. Arretrai quasi spaventata di me stessa.

-“Non ti azzardare a tirare in ballo la mia coscienza! Non sono una ragazza facile come credi, mi dispiace se ho infranto le tue aspettative. Tra me e lui non c’è stato assolutamente nulla. Contento ora?” nonostante cercassi di non crollare, la mia voce era tremante e cercai di usare un tono basso per impedire agli altri di sentire. Non volevo certo fare scenate da telefilm.

Come cavolo faceva quel ragazzo che conoscevo appena, a farmi tirare fuori tutte quelle emozioni? Che fosse rabbia, timore, confusione, attrazione… riusciva a far emergere molti lati del mio carattere che fino ad ora avevo sempre cercato di controllare.

Lui si portò una mano sul punto della guancia che avevo colpito e mi guardò esterrefatto. Poi mi afferrò con forza un polso e mi attirò a sé. Stavamo dando spettacolo e la cosa mi dava sui nervi; anche se gli altri, con rispetto, si allontanarono da noi per dirigersi verso i taxi, probabilmente avevano capito che dovevamo chiarire da soli.

-“Si può sapere cosa diavolo ti ho fatto per meritarmi questa tortura?”

-“Ah, io ti sto torturando? A me sembra l’esatto contrario.” Sbuffai, cercando di liberarmi dalla sua presa. Ma lui non accennava a mollarmi.

-“Per favore, rispondimi.” quasi mi implorò.

-“Non mi hai fatto assolutamente nulla, e di conseguenza io non ti sto torturando, reagisco alle tue provocazioni, tutto qui.” risposi “Ora, però, avrei da farti una domanda anche io. Perché stamani, nel bagno, mi hai provocata?” mi ci volle tutta per chiederglielo, e l’imbarazzo non mi aveva ancora abbandonata.

-“Provocata? Vorresti dire, quindi, che ci sono riuscito? Altrimenti avresti detto “perché hai cercato di provocarmi”.” di nuovo la sfacciataggine fatta persona. Come se poi non sapesse già la risposta.

-“Non deviare l’argomento e rispondi.”

-“Non lo so nemmeno io il perché,ok? L’ho fatto e basta, e ti chiedo scusa, non avrei dovuto.”

-“Ok, e io ti chiedo scusa per lo schiaffo, ma sappi che non mi piace la considerazione che hai di me. Comunque ora sarà meglio andare, altrimenti gli altri si stuferanno di aspettarci.” Riprovai ad allontanarmi, ma lui rafforzò la presa sulle mie braccia ed avvicinò il suo volto al mio.

-“Ci sto riuscendo di nuovo?” chiese, con leggera malizia. Nei suoi occhi, però, vi leggevo difficoltà, sembrava quasi sperimentare le sue emozioni… i suoi sentimenti. L’idea che potesse provare qualcosa per me mi fece girare leggermente la testa, mentre il suo respiro caldo mi solleticava il viso.

-“S-si…” ammisi con fatica. Non seppi nemmeno perché glielo confermai.

-“Anche tu dovresti sapere una cosa.”

-“C-cosa?” il mio fiato si stava facendo corto, mentre il mio corpo desiderava essergli più vicino.

-“Mi ha dato fastidio vederti con lui, e la cosa peggiore è che non so perché.” Con quella frase si distaccò da me, in leggero imbarazzo per la confessione appena fatta. Poi raggiungemmo anche noi i taxi, e gli altri non fecero domande, ma era questione di secondi. Infatti, quando salii sul taxi con Yo-Seob, quest’ultimo non riuscì a trattenere la sua curiosità.

-“Eve, ma è successo qualcosa? Ti ha offeso? Ti ha fatto del male? Posso parlarci.” La sua preoccupazione mi faceva tenerezza.

-“No, tranquillo, si trattava solo di una stupidaggine.”

-“Ma dimmi una cosa… ti piace lui, vero?” per poco non mi strozzai e cominciai a tossire.

-“No, no, cosa ti è saltato in mente? Non è il mio tipo.”

Lui cominciò a ridere di gusto, facendosi venire le lacrime agli occhi.

-“Se non ti piace,allora perché sei diventata viola?” riprese lentamente fiato “Tanto l’avevo capito. Sono bravo in certe cose.” Mi fece l’occhiolino.

-“Seobbie, se ne fai parola con qualcuno, giuro che te ne farò pentire.” Lo guardai, fingendomi minacciosa, ma non sarei mai riuscita ad alzare nemmeno un dito contro di lui.

-“Di me ti puoi fidare. Ogni qualvolta ne avrai bisogno sappi che ci sarò.” Ed era proprio vero. Sarebbe diventato il mio punto di riferimento. “Ah! Comunque secondo me gli piaci.”

 

_Gi-Kwang

Una volta che fui sul taxi, il mio compagno di viaggio, Hyun-Seung, mi riempì di domande. Proprio come mi aspettavo. Ma pensai a Evelyn, che era sicuramente messa peggio di me, dato che nel suo caso si trattava di Yo-Seob, e quando c’era di mezzo lui, beh, non potevi mentire su niente, perché se ne sarebbe accorto subito.

-“Cosa è successo? L’ho chiesto anche a lei stamani, ma ha negato qualunque cosa.” il suo tono era pacato, ma anche infastidito, sicuramente non mandava giù il fatto che avessi potuto mancare di rispetto ad un ospite.

-“Niente, si è solo trattato di incomprensioni.”

-“Kiki, ti chiedo solo un favore, prima di buttarti in una possibile avventura, pensaci bene. Lei vive con noi ora, e né io né gli altri vogliamo situazioni critiche sotto lo stesso tetto, ma soprattutto non vogliamo vedere nessuno soffrire. Quindi, ripeto, non fare lo sciocco, lo dico per te.”

-“Ti sembro il tipo da un’avventura e basta?”

-“Vorresti dirmi che… Gi-Kwang non mi starai mica dicendo quello che penso, vero?” si voltò verso di me preoccupato.

-“Se fosse? Non ci vedo niente di male. E comunque no, non ti sto dicendo quello. Non la conosco nemmeno, quello che intendevo farti capire è che se mai dovesse succedere qualcosa non si tratterà di un’avventura.”

-“Spero solo che non vi bruciate. Rischiate di andare incontro a una cosa impossibile.”

-“Seung, mi hai stufato, scusa se te lo dico. Mi vorresti cortesemente spiegare perché tanta diffidenza per ciò?”

-“Si tratterebbe di coinvolgere anche Jun e Woonie. Anche se cercano di resistere,il loro impulso non va sottovalutato. Non è facile ritrovarsi in casa una ragazza tale e quale a lei. E sai benissimo a cosa mi riferisco.” Quelle parole mi risvegliarono come se fossero state una secchiata d’acqua. La sua osservazione non mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Mi limitai a guardare fuori dal finestrino, rimanendo in silenzio. Cosa avrei dovuto fare ora?



Ciao! Hello! Hallo! Hola! Annyeong! Come proseguono le vostre vite??!!  Questo capitolo mi è piaciuto un pò di più del precedente, forse il merito va tutto a GiKwang *_*, anche se la fine non è molto rassicurante. Secondo voi cosa dovrebbe fare? E DongWoon e JunHyung torneranno alla carica?? Mmmm, io non svelerò nulla, come sono crudele! Ringrazio come sempre chi segue la storia e Ace_B2uty95 per recensirmi ogni volta *_* !! Alla prossima,Kisses, Alice...

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: It's so hard ***


Capitolo 7: “It’s so hard”

_Evelyn

Erano già passate due settimane da quando ero arrivata in Corea e avevo cominciato a convivere con loro. L’ambiente mi piaceva molto, riuscivano sempre a farmi divertire facendomi affezionare sempre di più. Ma le cose si erano anche un po’ incrinate. Ed era tutta colpa di Gi-Kwang. Aveva iniziato ad evitarmi, ogni volta che c’ero io nei paraggi lui se ne andava in un’altra stanza con una scusa pronta, e tutto aveva avuto inizio da quando eravamo tornati dalla prima lezione di hip-hop. Forse avevo fatto qualcosa di sbagliato io, magari lo avevo scioccato dicendogli che non gli ero indifferente. Mi facevo mille paranoie, e Yo-Seob doveva sorbirsi i miei lunghi monologhi tutte le sere, quando ci rintanavamo nella “mia” stanza per la conversazione della buonanotte, che era ormai divenuta un rituale. Anche quella sera stavamo parlando animatamente, quando fui sopraffatta improvvisamente dalla tristezza.

-“Ehi, riconosco quell’espressione, cosa c’è ora?” la sua voce dolce mi riportò alla realtà.

-“Niente, sempre le solite cose. Non ne posso più, mi tratta come se avessi una malattia contagiosa.”

-“Io non so cosa dirti. Ho provato anche a parlarci ma sorvola sempre l’argomento, oppure quando entro in camera finge di dormire. Come se io non me ne fossi mai accorto!” a quelle parole il mio sguardo si rabbuiò ancora di più.

-“Si comporta in modo a dir poco infantile. Non lo sopporto.” Sbuffai demoralizzata.

Nonostante li conoscessi da due sole settimane, stavo cominciando ad avere una visione chiara di ognuno di loro, ma soprattutto riuscivo a decifrare meglio i miei sentimenti. La convivenza, da questo punto di vista, aiutava molto, dato che eravamo a stretto contatto ventiquattro ore su ventiquattro, e quindi il tempo perdeva il suo valore. Ormai potevo dire di conoscerli abbastanza bene da sapere le loro abitudini, i loro pregi e i loro difetti. Ed ogni giorno che passava, la mia voglia di avvicinarmi a Gi-Kwang si faceva sempre più forte ed insistente, ma questa mia volontà sembrava essere a senso unico. Volevo capire cosa era stato ad allontanarlo così tanto da me.

-“Secondo me dovresti parlarci.” Sentenziò il mio angelo custode. Lo soprannominai così perché mi aiutava sempre.

-“Ma se appena faccio un passo verso di lui scappa!?” sbottai.

-“Devi costringerlo a darti una spiegazione. Se non funziona con le buone… esistono anche le maniere forti.” la furbizia gli illuminò il volto.

-“E come? Sentiamo un po’ il tuo piano tattico.”

-“Beh, è semplicissimo: ora,io e te, andiamo in camera mia, poi lo chiamo a gran voce, tanto dalla sala riesce a sentirmi, dicendogli che mi deve aiutare a mettere in ordine. Lui arriva di sicuro, e… sorpresa! Ci sei anche te! Tenterà sicuramente di uscire, ma io sarò più veloce di lui e vi lascerò soli, chiudendolo dentro.”  I suoi occhi brillavano “Che te ne pare?”

-“Mm, non male come idea. Ma non so se sono in grado di racimolare il coraggio necessario.”

-“Si che ce la fai!” esclamò, balzando in piedi e tirandomi su per il braccio. Mi sgranchii un po’ le gambe, dato che eravamo stati tutto il tempo seduti sul pavimento.

-“Se lo dici te.” borbottai, per poi seguirlo fuori dalla mia camera e raggiungere la sua.

-“Nasconditi lì nell’angolo.” mi suggerì, indicando un punto accanto all’armadio.

-“Ma dai!” cercai di protestare inutilmente, sentendomi una bambina che giocava a nascondino.

-“Nasconditi.” insistette. Sapevo che lo faceva per il mio bene, ma in quel momento lo stavo detestando giusto un po’. Obbedii ai suoi ordini, mentre mi stavo già facendo prendere dal panico.

Yo-Seob aveva già aperto la porta quando io uscii dal mio nascondiglio impaurita.

-“Non ce la faccio.”

-“Cosa stai facendo? Nasconditi.” ignorò volutamente le mie parole e mi spinse di nuovo nell’angolo.  “Ora te rimani qui e non ti muovi!!”

Il mio sbuffo sonoro fece svolazzare per un attimo la ciocca di capelli che mi ricadeva sugli occhi chiusi. Stavo meditando su cosa potergli dire una volta che me lo sarei ritrovato di fronte, e temevo fortemente la sua reazione. Mi stavo già preparando al peggio.

-“Kiki!” urlò il mio complice, con la testa fuori dalla porta. In un altro contesto sarebbe sembrato quasi buffo.

Si sentì una risposta provenire dal salone, nella quale l’interpellato chiedeva cosa mai volesse il suo “coinquilino” di stanza.

-“Devi aiutarmi a mettere un po’ di cose in ordine! Questa camera è un porcile!” mentre lo gridava, Seobie si voltò verso di me, rivolgendomi un sorriso incoraggiante.

Poi udii dei passi provenire dal corridoio e il mio cuore cominciò una corsa frenetica contro il mio petto. Mi posai una mano sul torace, come se potessi placare quel suono sordo, ma, ovviamente, non successe assolutamente nulla.

-“Da dove devo cominciare?” chiese il main dancer, mentre entrava nella stanza.

-“Da lei.” rispose semplicemente l’altro indicandomi con un cenno della mano. Nel frattempo io mi ero avvicinata con timore ai due ragazzi.

Gi-Kwang si immobilizzò sul posto, proprio come immaginavo. Poi tentò di fare un passo indietro, provocandomi una fitta dolorosa laddove si trovava il mio cuore. Allora Yo-Seob lo afferrò per un braccio e quasi lo spinse verso di me.

-“Ora voi due parlate!” non avevo mai pensato che il visual maknae potesse essere così bravo nell’impartire ordini. Detto ciò, uscì velocemente e si richiuse la porta alle spalle, cancellando ogni evenienza di fuga da parte di colui che ora mi stava guardando sconvolto.

Io non sapevo da dove cominciare, ero rimasta ferma dov’ero a fissarlo, senza riuscire ad aprire bocca. Cominciavo anche ad avere caldo… tanto caldo. Era da due settimane che non riuscivo ad essergli così vicina.

-“Beh,ecco,io…” farfugliai, sembrava l’unica cosa che ero in grado di fare in quel momento.

-“Tu…?” domandò lui, stando sempre a debita distanza.

-“Io vorrei sapere cosa ti ho fatto. Ho forse una malattia contagiosa?”

I suoi occhi si ridussero a due fessure, mentre mi studiavano attenti. Non sapevo più come prenderlo. Lo avevo visto estremamente dolce, estremamente stronzo, e fottutamente sexy, poi non lo avevo più visto. Ed ora l’unica cosa che faceva era guardarmi con circospezione.

Incrociai le braccia al petto, sperando di risultare più sicura di me, in attesa di una risposta che mi spettava di diritto. Ma Gi-Kwang non si scompose e continuò a rimanere in silenzio.

-“Esigo una risposta, perché mi sono stufata di…” stavo per dire che ero stufa di star male per lui, ma fortunatamente mi fermai in tempo.

-“Di…?” rispondeva solo a monosillabi? Perfetto, sarebbe stata una conversazione davvero molto articolata.

-“Mi sono stufata di questi tuoi atteggiamenti infantili.” conclusi.

-“Cosa dovrei fare,scusa?!” sbottò tutto d’un colpo. Sembrava arrabbiato, ma non con me, con sé stesso. Si portò una mano a coprirsi gli occhi per poi lasciarla ricadere lungo un fianco.

-“Non lo so… ma almeno potresti sforzarti di fingere che ti stia un po’ simpatica. Anzi no, non devi recitare per farmi un favore, però pretendo che tu mi dica almeno il perché.” non ero più così tanto sicura di volerlo sapere.

-“Perché non posso.” queste furono le sue testuali parole. “Non posso avvicinarmi a te, nemmeno come amico. Mi dispiace.” si era già voltato in direzione della porta.

Così lo afferrai per un polso, cercando di farlo voltare, e, anche se la mia forza era quel che era, ci riuscii. Ma lo sguardo che mi rivolse dopo non mi piacque affatto, metteva i brividi.

-“Spiegati meglio. Questa non è una risposta, siamo di nuovo punto e a capo.” cominciavo a spazientirmi veramente, ma non potei ignorare la scarica che, come sempre, mi invase non appena lo toccai. Era tanto che non accadeva, e mi persi un po’ in quel piacere riscoperto.

-“Io non ti devo nessuna spiegazione.” Si liberò bruscamente dalla mia presa, e uscì  sbattendo la porta.

Yo-Seob entrò nella stanza, intuendo subito la conclusione della discussione, e mi strinse dolcemente a sé. Gli bagnai la maglietta con le lacrime che fuoriuscivano copiose dai miei occhi.

-“Non ne combino una giusta con lui.” sussurrai, cercando di bloccare una volta per tutte i miei condotti lacrimali, non ne valeva la pena.

-“È testardo,e te non ci puoi fare niente. Non è colpa tua. Non so cosa gli sia preso in questo periodo, non si è mai comportato così con una ragazza. Di sicuro è anche un segno positivo.” come consolazione non era il massimo, ma detta da lui sembrava la cosa più confortante del mondo.

Mi lasciai cullare ancora un po’ dal suo abbraccio, poi mi scostai appena per guardarlo negli occhi.

-“Grazie.” dissi con estrema sincerità. Anche se come piano non aveva funzionato aveva comunque cercato di aiutarmi.

-“Di niente, Lyn.” mi sorrise, ma non era il suo solito sorriso radiante, sembrava piuttosto amaro.

Mi asciugò le lacrime dalle guance e mi diede un bacio sulla fronte.

-“Non ti preoccupare. Tutto si risolverà per il meglio, non è da lui fare così. Non so quanto ancora resisterà, sono sicuro che è questione di qualche giorno e verrà a spiegarti il motivo del suo comportamento, così farete pace e proverete ad essere amici.”

-“Non sai quanto vorrei che tu avessi ragione.” lo abbracciai di nuovo, perdendomi nella sua stretta familiare.

-“Sarà meglio se ora vai a dormire un po’, almeno riposi. E poi è tardi.” disse, guardando l’orologio.

-“Subito Omma!” avevo cominciato anche ad apprendere un po’ di Coreano, per così dire. Lui alzò gli occhi al cielo. Poi ci scambiammo la buonanotte e andai in sala a salutare gli altri.

-“Io vado a letto! Buonanotte a tutti!” esclamai, sforzandomi di sorridere anche di fronte e Gi-Kwang.

-“Avete già finito di parlare te e Yo-seob? Strano, di solito spettegolate di più.” disse Dong-Woon prendendomi in giro.

-“Eh eh, hai ragione. Ma doveva finire di mettere in ordine la camera, dato che Kiki si è stufato subito.”

-“Sempre il solito scansafatiche.” si intromise il leader. “Comunque ‘notte anche a te, Lyn!”

Mi avviai verso la camera, quando mi sentii afferrare da dietro. Nel corridoio era buio, quindi non riuscii a riconoscere colui che ora mi stava accostando al muro. Di sicuro non era Kikwang, altrimenti me ne sarei sicuramente accorta. Provai a parlare, ma una mano me lo impedì.

Mi stavo letteralmente innervosendo, non mi piaceva per niente che uno di loro si stesse comportando così con me. La stessa mano che mi aveva tappato la bocca, ora mi stava accarezzando dolcemente una guancia, facendomi trattenere il fiato. Poi delle braccia mi strinsero con delicatezza in un abbraccio. Cercai di liberarmi, e quando se ne accorse mi lasciò subito andare.

-“S- scusa… non volevo, credimi.”

Ok, avevo capito di chi si trattava. Come avevo fatto a non accorgermene prima? In fondo non era la prima volta che lui mi si avvicinava così tanto, mettendomi anche in difficoltà.

-“Woonie…” sussurrai “Tranquillo. Capisco che per te non è facile.” ovviamente feci riferimento alla mia somiglianza con la ragazza misteriosa.

-“Grazie Evelyn per la tua comprensione. Ma non dovrebbe essere così, non dovrebbe, cazzo!” ora nel buio potevo individuare i contorni della sua figura, e lo vidi prendersi la testa tra le mani.

-“Secondo me ti farebbe bene parlarne. Almeno aiuteresti anche me a capire, dato che sono involontariamente un po’ coinvolta.” proposi.

-“Hai ragione, devi sapere la verità.” disse sconfitto. Così lo presi per mano e lo condussi in camera mia.

Una volta dentro accesi la luce e mi misi a sedere per terra, come facevo con Yo-Seob, invitando il maknae ad imitarmi. Lui mi sorrise e si sedette di fronte a me.

-“Allora, spiegami una cosa… questa ragazza ti ha fatto soffrire giusto? E se ho capito bene ha fatto lo stesso anche con Jun-Hyung.”

Lui annuì con un semplice cenno del capo ed io lo incoraggiai ad iniziare un discorso.

 

_Dong-Woon

Non so a cosa avevo pensato quando l’avevo seguita nel corridoio. Ma era più forte di me, e non potevo controllare i miei istinti, cosa che mi faceva vergognare non poco. Ed ora ero lì, pronto a raccontarle una volta per tutte la verità. Alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi, così simili a quelli di lei… dovevo riuscire a liberare la mia mente dalla sua presenza.

-“È successo un anno fa – cominciai - lei si era trasferita da poco qui in Corea, veniva dall’Italia” sbuffai per la strana coincidenza, mentre i ricordi riaffioravano velocemente “Eravamo tutti insieme, mentre lei era da sola che passeggiava per le strade affollate di Seoul. Io avevo una bibita in mano, e quando passò non la vidi, così mi scontrai con lei, facendole rovesciare addosso il contenuto del mio bicchiere. Le avevo bagnato il libro che stava leggendo – sorrisi ricordando l’espressione sconvolta che mi rivolse – allora mi sentii in dovere di chiederle scusa e le promisi di ricompraglielo subito. Lei ci conosceva di fama, così si fidò e venne con noi in libreria.” mi fermai, con la voce un po’ rotta dall’emozione.

-“Tranquillo, se non te la senti di raccontare tutto è uguale.” anche la sua voce me la ricordava. Com’era possibile? Rischiavo di impazzire. La ignorai e proseguii la narrazione, volevo liberarmene.

-“Il suo modo di ridere, il suo modo di osservare ciò che la circondava, persino il suo modo di respirare mi attraeva. Era diversa da tutte le ragazze che avevo conosciuto fino a quel momento, e non potevo certo lasciarmela sfuggire – sorrisi amaramente – così dopo quella volta cominciammo a frequentarci di nascosto. Non volevo che si sapesse in giro, sono sempre stato un ragazzo timido, anche se ora non si direbbe. Con il tempo mi innamorai, e fu l’errore più grande che potessi mai fare – trassi un respiro – perché lei frequentava contemporaneamente anche un altro, sempre di nascosto.”

-“L’altro era Jun-Hyung?” mi domandò lei, cercando di rimanere comunque indiscreta.

Dovevo sforzarmi di non guardarla, ed ero costretto a tenere lo sguardo fisso a terra.

-“Si, l’altro era proprio lui. Se non l’avessimo tenuto entrambi nascosto, probabilmente non sarebbe accaduto. Ma ci eravamo innamorati tutti e due della stessa ragazza, a nostra insaputa ovviamente. Lei ci aveva presi in giro sin dall’inizio. Mi sembrava così ingenua, innocente… invece era l’esatto opposto, mi sono lasciato manipolare a suo piacimento. Poi li vidi insieme in un ristorante, non riuscivo a crederci, non volevo accettarlo” la mia mano si era stretta in pugno “non con un mio amico. Così la verità venne a galla e lei sparì così come era arrivata.”

Stavolta cercai volontariamente lo sguardo di Evelyn, perdendomi nei suoi occhi così puri. Lei era diversa dentro,e finalmente lo capii.

Non riuscii ad impedire che una lacrima solitaria mi scivolasse lungo la guancia. Eve mi si avvicinò per cingermi le spalle in un abbraccio di conforto. Percepivo il suo dispiacere, le si leggeva in faccia, e potevo notarvi anche della sofferenza recente; forse anche lei aveva provato una cosa simile.

Sotto la spinta di non so quale motivazione, avvicinai il mio volto al suo, fino a respirare sulla sua bocca. Poi posai le mie labbra sulle sue.

 

_Evelyn

Mi ero avvicinata per consolarlo, mi dispiaceva vederlo soffrire. Doveva essere davvero innamorato di quella ragazza per starci ancora male dopo così tanto tempo. Poi accadde l’inimmaginabile.

Si avvicinò a me, fino a darmi un bacio a fior di labbra, mentre io non sapevo come reagire. Volevo respingerlo, ma vederlo così triste me lo impediva. In quel momento la porta della camera si aprì all’improvviso.




Ma ciao a tutti!!! Eccomi tornata, stavolta ci ho messo davvero poco, mi impressiono da sola e mi dispiace per voi che dovete sopportarmi ancora una volta! In questo capitolo è venuta a galla la verità, che anche se non veniva fuori forse era meglio,u.U... Voi chi avevate pensato che fosse colui che l'aveva seguita nel corridoio??! Scommetto che non pensavate si trattasse di lui,xP, almeno spero, altrimenti era scontato. E chi sarà stato ad aprire la porta? Uhmmmm, mistero!! Si lo so, sono scema! Alla prossima! Kisses,Alice...
PS: Ringrazio sempre chi segue la storia e lil_monkey e Ace_B2uty95 per avermi recensito! Mi fa piacere che apprezziate! ^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Jealousy ***


Capitolo 8: Jealousy

_Evelyn

La porta fu quasi spalancata di colpo, rivelando un Gi-Kwang quasi furibondo, mentre io mi scostavo all’istante da Dong-Woon.

-“Lo sapevo!” esclamò avvicinandosi a noi.

Io, intanto, cercavo di capire quale fosse il suo problema. Prima era freddo e cercava di evitarmi, ed ora si intrometteva nella mia vita facendo irruzione nella “mia” camera. Doveva esserci sicuramente qualcosa che non andava in lui.

Mi afferrò per un braccio, tirandomi su. Il maknae lo stava guardando sconvolto, non riuscendo a capire cosa stava turbando l’altro.

Ed io non ci capivo assolutamente più niente. L’unica cosa che riuscivo a fare era guardare colui che mi stava strattonando con ben poca gentilezza.

-“Come facevi a sapere che ero qui?” chiese il più piccolo, visibilmente sorpreso e imbarazzato.

-“Non sei stato per niente furbo, ti sei alzato non appena se n’è andata.” lo sguardo che gli rivolse era di ghiaccio.

-“Ma c’è qualcosa tra voi due?” chiese allora, cercando di fare chiarezza con i pensieri.

-“No.” replicò semplicemente Gi-Kwang “Sto reagendo in questo modo solo per…” per che cosa?

Riuscivo ancora a percepire la sua rabbia, dato che lo faceva tremare appena.

-“Woonie, puoi lasciarci un attimo soli? Dobbiamo parlare.” non gli dissi niente a proposito del bacio che mi aveva appena dato, perché non sapevo cosa dire, ed avrei solo peggiorato la situazione che già era abbastanza imbarazzante così.

-“S-si. Ah! Scusa per il… si insomma…per quello. Non volevo, è stato un errore.” in risposta alzai le spalle e gli sorrisi, come a dirgli che avrei fatto finta di nulla. Poi il maknae uscì dalla stanza, lasciandoci soli.

Riuscii finalmente a voltarmi verso l’ “intruso”,e a fulminarlo sul posto con uno sguardo infuocato. Il suo atteggiamento da bambino non mi voleva proprio andare giù. Per chi mi aveva preso?

Strattonai malamente il mio braccio dalla sua stretta, aspettando anche stavolta una spiegazione che, come al solito, non arrivò di sua spontanea volontà.

-“Come hai osato?” sputai quelle tre parole con tutta la rabbia che avevo dentro. “Come hai osato?” ripetei.

Lui teneva lo sguardo basso, fisso sul pavimento, mentre le sue braccia erano inermi lungo i suoi fianchi.

-“Almeno abbi il coraggio di rispondermi! Dato che sei riuscito a farmi una scenata, per così dire, come minimo rivolgimi la parola!”

-“C’è qualcosa tra voi due?” tipico. Non rispondeva alle mie domande e me ne poneva una sua.

-“L’unica cosa che sai chiedermi è se c’è qualcosa con qualcuno? Due settimane fa con Jun e ora con Woonie. Sai che c’è? Mi hai proprio stufato!” feci per voltarmi, intenta a dirigermi in bagno. Qualunque posto era meglio che stare lì con lui.

Mi sentii afferrare di nuovo dalla sua presa ferrea, e cercai di non lasciarmi prendere dal calore che mi invadeva ogni volta. Poi mi girai molto lentamente nella sua direzione.

-“Ma voi due vi siete baciati,no?” non accennava ad alzare il viso nemmeno di un millimetro.

-“No, quello non era un bacio! Mi ha appena sfiorato, e mi ha anche chiesto scusa se non te ne sei accorto.”

-“Ma perché lo ha fatto?” la sua voce stava tremando, proprio come lui.

Quella sua reazione mi faceva un po’ sperare. Forse ci teneva almeno un po’ a me. O forse era solo un’impressione.

-“Mi ha raccontato la verità, io l’ho abbracciato per consolarlo, ed è successo. Fine della storia, è stato solo un bacio di conforto, tutto qui. Anzi,no, non è stato nemmeno un bacio, si è trattato di un suo momento di debolezza.” spiegai. “E comunque non ti riguarda ciò che faccio. Ti rifiuti di parlarmi? Bene, non ti parlo nemmeno io. Scappi ogni volta che ci sono io? Perfetto, me ne farò una ragione. Non mi sopporti? Pazienza, vorrà dire che…”

Non riuscii a terminare la frase, perché lui mi attirò bruscamente a sé, cingendomi in un abbraccio protettivo, poi posò il suo mento sopra i miei capelli e sentii il suo sospiro mentre mi stringeva al suo petto.

Io rimasi paralizzata contro di lui, non riuscendo a pensare. Come ci ero finita lì? Non lo ricordavo già più. Il mio fisico non tardò a reagire, e ,mentre il suo corpo richiamava il mio, mi sentivo ribollire dentro. Era come se fossi stata attraversata da un fantasma.

Poi percepii un leggero spostamento nell’aria, segno che si stava distaccando da me.

Io, invece, avrei voluto prolungare quel momento molto più a lungo e senza riflettere un secondo di più, mi aggrappai alla sua maglia, trattenendolo. Subito dopo tentai di alzare lo sguardo per vedere una sua qualsiasi reazione.

-“Evelyn…” il suono che uscì dalle sue labbra fu flebile “Io non…”

Lo fermai, posandogli un dito sulla bocca. Non volevo che si allontanasse ancora una volta, ed ero sicura che ,se non glielo avessi impedito, lo avrebbe fatto con facilità.

-“Ti prego. Dimmi perché ti comporti così con me.” lo lasciai andare. Desideravo con tutta me stessa sapere la verità, anche se la separazione non fu affatto semplice. “Perché ti sei allontanato da me per due settimane? Ho fatto qualcosa di sbagliato, forse?”

-“No, ed è questo il punto. Forse aspettavo un tuo passo falso, volevo capire meglio chi eri, ma ho solo peggiorato la situazione.” mi prese dolcemente una mano, per poi stringerla tra le sue.

-“Quale situazione?” chiesi con ingenuità.

-“Questa. Ogni volta che sento la tua voce, che scorgo un tuo minimo gesto, che ti tocco – mentre lo diceva mi accarezzò una guancia, facendomi arrossire visibilmente – è una specie di tortura. E standoti lontano ho solo peggiorato le cose, perché il desiderio di starti vicino è aumentato giorno dopo giorno.”

 Il tono con cui lo diceva, il modo con cui mi guardava, mi stava mandando letteralmente in delirio.

-“Non mi hai ancora detto, però, il motivo del tuo allontanamento. Non credo si tratti solo di questo, dato che hai citato solo le conseguenze.” mi meravigliai della mia ancora presente lucidità.

-“Non possiamo.” sussurrò triste, mentre la sua mano lasciava il mio volto.

Dolore… era dolore ciò che provai nel sentire quelle parole. Cosa poteva esserci di avverso?

-“P- perché?” domandai, ma mi uscì solo un suono strozzato. Se solo Jared e Shannon avessero saputo in che guai mi ero cacciata! Loro avrebbero saputo come aiutarmi.

-“ Perché rispetto i miei amici e non voglio ferirli. Sarei solo uno stronzo.”

-“Ti riferisci a Dong-Woon e a Jun-Hyung, vero?”

-“Esattamente.” rispose.

-“Ma non li feriresti affatto! Io non sono quella ragazza di cui si sono innamorati, e se ne devono fare una ragione. A me non interessano loro! – a me interessi tu, pensai – Si, certo, mi dispiace perché ci ho legato come amica e nemmeno io voglio che stiano male, ma sono abbastanza maturi per capire. Sono sicura che loro non vorrebbero impedirti di…” di stare con me?

Non era quello il punto, stavo viaggiando troppo velocemente. Qui c’era di mezzo una semplice amicizia, no? Anche se io provavo qualcosa per lui.

-“Sono sicura che non vorrebbero impedirti di avere un’amica in più.” terminai, senza riuscire a trattenere una sottospecie di smorfia alla pronuncia della parola “amica”.

-“Forse hai ragione… o forse no.” quando si metteva in testa una cosa era davvero irremovibile.

Sbuffai, del tutto demoralizzata. Sarei mai stata in grado di fargli cambiare idea? La vedevo dura, e in caso contrario mi sarei dovuta impegnare a fondo.

-“Ma qual è il problema? Non possiamo essere amici?” chiesi, cominciando ad essere un po’ stizzita.

Magari, buttandola sull’amicizia, ce l’avrei fatta, anche se i discorsi sia miei che suoi lasciavano intendere anche altro.

-“Il problema…” cominciò avvicinandosi lentamente a me, mentre io indietreggiavo; sembrava un dejà-vu. “…è che non so se riuscirò ad esserti solo amico.”

E di nuovo gli sbalzi di umore! Prima sembrava avere paura, ed ora era intraprendente. Era impossibile prevedere una sua mossa.

Mi ritrovai con le spalle al muro, mentre le sue mani erano posate ai lati della mia testa, imprigionandomi. Il mio sguardo si posò inevitabilmente sulle sue labbra invitanti, così mi costrinsi a pensare ad altro, anche se era impossibile.

-“Nessuno ti costringe ad essermi solo amico.” tutta quell’iniziativa da dove mi era venuta fuori?

Lui rise di gusto, spostando la testa leggermente indietro per poi tornare a fissarmi con quei suoi occhi così intensi, che, se fossi rimasta per molto a guardarli, probabilmente avrei perso il senso della ragione.

-“Non è così semplice.” in quel momento volevo prenderlo a pugni e baciarlo contemporaneamente. Perché non si decideva una volta per tutte?

-“Possiamo almeno provarci no?!” Lui inarcò un sopracciglio. “Ad essere amici, intendo.” dovetti specificare. Anche se io puntavo a ben altro.

-“Aggiudicato.” acconsentì, e, per la prima volta dopo due settimane, mi sentii finalmente felice, come mi succedeva ogni volta che ballavo.

Si separò da me, mettendosi ad almeno un metro di distanza, ed io sbuffai infastidita da quel distacco improvviso, facendolo sorridere.

-“Se fai così però, renderai le cose più difficili di quel che già sono.”disse divertito. “Dobbiamo fare uno sforzo entrambi a quanto pare.”

-“Mi impegnerò, lo giuro.” mi portai la mano al cuore in modo solenne. “Prima, però, di cominciare da capo come amici, posso farti una domanda?” aspettai il suo consenso e continuai “Perché hai reagito così quando sei entrato qui?” ormai lo avevo capito, anche se faticavo ancora a crederci.

-“Forse è stata la gelosia a farmi reagire così. Chi lo sa?!” mi sorrise “Ora sarà meglio se vado, amica.

Si, prima usciva da quella stanza e meglio era. Altrimenti i miei ormoni non avrebbero resistito e mi avrebbero portato a fare una cosa poco carina, ovvero saltargli addosso.

Quando mi passò accanto mi sussurrò la buonanotte, senza però voltarsi verso di me, poi scomparve oltre la porta come se fosse stato inghiottito dal buio del corridoio.

Quindi, in conclusione, avremmo provato ad essere amici. Ed io avrei dovuto soffocare i miei sentimenti; lo dovevo fare se volevo avere un rapporto con lui.

A me piaceva, e un po’ piacevo a lui. Ma questo non doveva prendere il sopravvento, altrimenti sarebbe andato tutto a farsi benedire.

In poche parole il patto era questo: o amici o niente.

Anche se avrei sofferto comunque, preferivo stargli vicino come amica che non stargli vicina affatto.

Ciao Ciao!! Mi ritrovo di nuovo qui a postare un capitolo per il week-end, per chi non avesse niente di meglio da fare,xD. Rispetto all'ultimo è più corto, ma ciò che conta sono i contenuti,dai *si autoconvince* . Oggi avrei una domanda importante da farvi: se, in futuro, nella storia inserisco una scena un pò più "spinta", per così dire, vi va bene uguale?? Dico tranquille a chi non vuole scene di sesso selvaggio, anche perchè non mi riesce scriverle e non mi piacciono molto, e mi dispiace a chi sperava in qualcosa di too hot! Credo che scriverò qualcosa di abbastanza equilibrato,ecco... Però ho bisogno del vostro parere,xD  *arrossisce imbarazzata per l'argomento sollevato* Altra domandina: amici o niente.... condividete?? Io per nulla! u.U 

Alla prossima! Kisses,Alice...

PS: Ringrazio come al solito chi ha la pazienza di leggere la mia storia! Un grazie particolare va anche a Ace_B2uty95 per recensirmi ogni volta *-*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Only friends? We can't... ***


Capitolo 9: Only friends? We can’t…

_Evelyn

Era già passato un giorno dal nostro patto “segreto”. E non mi lamentavo, dato che le cose sembravano procedere abbastanza bene. Tranne il fatto che ogni volta che la mia mano sfiorava per sbaglio la sua, l’istinto di prenderlo e baciarlo era sempre più forte. E questo accadeva soprattutto durante gli allenamenti, quando ci si metteva anche il sudore a renderlo irresistibilmente sexy.

Come accadde anche quella mattina, ovviamente.

-“No!” disse Gi-Kwang, alzando gli occhi al cielo. “Hai sbagliato gamba ancora una volta! Devi partire con la sinistra, non con la destra!”

Eravamo solo noi due e Yo-Seob, mentre gli altri si erano già avviati verso le docce, visto che dovevamo andare a casa per pranzo.

Seobie, intanto, se la rideva di gusto.

-“Ehi tu!” lo indicai, falsamente minacciosa. “Cos’hai da ridere?”

-“Io??!! Niente…” sfacciato che non era altro. Però lo adoravo comunque. “Mentre provi inutilmente a capirci qualcosa, vado a farmi una doccia.” Aggiunse poi, uscendo dalla sala.

-“Ma sentilo…” sbuffai divertita.

Nel mentre Gi-Kwang, chissà per quale accidenti di motivo, si era tolto la maglietta.

Io lo fissai stralunata, e il mio sguardo, ne ero sicura, lo implorava di rimettersela.

-“Che c’è?” chiese. Non riuscivo a capire se la sua ingenuità era vera o tremendamente falsa. “Sto sudando” spiegò  “Se restavo ancora con questa maglietta addosso, probabilmente l’avrei dovuta strizzare dopo.”

Si, ma se rimaneva senza, io non sarei più stata in grado di controllarmi. Così cercai di sdrammatizzare, buttandola sullo scherzo. Non credevo certo di poter peggiorare la situazione!

-“Certo che voi Coreani dovete sempre stare mezzi nudi eh! Avete solo il fisico da mostrare?” gli feci una linguaccia.

-“Ah si eh! È così che la pensi?” mise il broncio, fingendosi offeso. Ma il risultato era che lo rendeva alquanto attraente.

Le sue labbra, appena rivolte verso il basso, sembravano richiamare insistentemente la mia attenzione, mentre i suoi occhi seguivano maliziosamente il mio sguardo.

E menomale che avevamo fatto un patto!

-“Esatto! La penso proprio così!” esclamai divertita, puntandogli un dito contro.

-“Ma così io ci rimango male.” si voltò di spalle, per sottolineare la sua finta tristezza.

Istintivamente mi avvicinai a lui, abbracciandolo da dietro. La mia risata allegra si riversò sul suo collo, costringendolo a girarsi ancora una volta.

-“Stavo scherzando!” ora ero un po’ più incerta del mio gesto precedente. Forse era meglio se me ne stavo ferma al mio posto.

I nostri sguardi si incrociarono quasi dolorosamente. La costrizione del non poter approfondire il nostro rapporto mi stava dilaniando il petto, mentre la mia mente stava lottando contro il mio cuore.

Guardandolo negli occhi capii che non eravamo costretti ad ignorarci, si trattava solo di problemi mentali che ci facevamo solo noi. Ero sicura che gli altri avrebbero capito.

Nel frattempo i nostri volti si erano avvicinati, permettendo ai nostri respiri di unirsi.

Lui sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro. E, senza prevenzione, si girò completamente verso di me, attirandomi nella sua stretta calda ed accogliente.

Non potevamo essere solo amici, e la sua vicinanza me lo confermava come non mai. Ignorare tutto sarebbe stato solo un enorme controsenso. Al diavolo le problematiche fantasma!

Mi parve di scorgere nel suo sguardo una lieve scintilla. Con molte probabilità stava facendo i miei stessi ragionamenti.

Poi sembrò accettare improvvisamente la realtà: mi sorrise dolcemente, annuendo a una domanda silenziosa che solo noi eravamo in grado di comprendere. Gli avevo chiesto implicitamente se se la sentiva, se gli andava bene… con un semplice gioco di sguardi.

Ci eravamo arresi entrambi a quella tortura impostaci solo da noi medesimi.

Con un braccio mi strinse a sé con più forza, facendo aderire il mio corpo al suo. Poi, molto lentamente, avvicinò le sue labbra alle mie, sfiorandole con un bacio.

Ci separammo con molta lentezza, mentre le mie mani andavano a stringersi dietro il suo collo e il mio sguardo cercava ancora una volta il suo.

Dentro di me provavo mille emozioni insieme. Il contatto delle sue labbra sulle mie mi aveva fatto ribollire, potevo ancora sentirle infuocate, nonostante si fosse trattato solo di un bacio a fior di labbra. Dovevo essere arrossita, perché lui mi accarezzò una guancia proprio sul punto in cui sentivo il sangue affluire più velocemente.

-“Ti ho sempre fatto questo effetto?” sussurrò al mio orecchio, facendomi venire ulteriori brividi.

Non risposi, ormai era così esplicito che le parole non sarebbero servite a niente. Così, ancora incredula, mi portai una mano sulle labbra, come se quel gesto avesse potuto confermare che tra noi c’era stato un “bacio”.

Lui continuò a guardarmi, un po’ divertito dalla mia reazione. Poi con una mano allontanò la mia dalla bocca, e la strinse dolcemente tra le sue.

-“È…è successo davvero?” la voce che uscì non sembrava nemmeno la mia, da tanto che era flebile.

Lui rise dolcemente, mentre aumentava la presa sui miei fianchi.

-“Sei così carina quando ti senti in imbarazzo.” scimmiottò, con un tono di voce che riprendeva un po’ quello che normalmente si usava con un bambino.

Stranamente, invece di sentirmi offesa o presa in giro, la sua frase mi divertì.

-“È solo che non riesco ancora a crederci.” sussurrai. “Cioè, mi sembra che non sia neanche successo, come se me lo fossi solo immaginato, anche se le mie emozioni parlano ben chiaro.”

-“Davvero?” inclinò appena le testa di lato “Beh, allora non credi che dobbiamo rimediare in qualche modo?”

Un’altra scossa di brividi mi invase completamente. Sapevo già a cosa stava alludendo, e le mie teorie furono confermate subito dopo averle pensate.

Riunì le nostre labbra, stavolta mettendoci più sicurezza, e di conseguenza più passione. Le mie si modellavano perfettamente sulle sue, facendomi quasi girare la testa. Tornai a cingergli il collo con le braccia, poi le mie mani finirono tra i suoi capelli, spingendo di più il suo volto verso il mio.

Tra le nostre labbra si creò ancora più pressione, così, istintivamente, le dischiusi appena, e lui fece altrettanto, permettendo così alle nostre lingue di conoscersi. Senza smettere di baciarmi mi accompagnò lentamente al muro, ed io finii con le spalle su quella superficie liscia e fredda.

Sentii le sue mani stringere con forza i miei fianchi, possessive, mentre cancellava ogni possibile distanza, facendo combaciare il mio bacino con il suo.

Lasciai i suoi capelli, per portare le mie mani sul suo petto nudo.

Era così fottutamente bello.

La mancanza di ossigeno ci costrinse a separarci. Io sembravo appena reduce da una maratona, ero rimasta completamente senza fiato.

-“Anche ora pensi di essertelo solo immaginato?” le sue labbra erano ancora troppo vicine al mio volto.

-“Mm, se queste sono le conseguenze, potrei anche dirti di si.”

-“Ti facevo più innocente.” disse con un sorriso.

-“Con questo cosa vorresti dire? Anche io ho degli ormoni eh!” solo dopo aver pronunciato quelle parole assurde mi resi conto della cavolata che avevo appena sparato. “Ehm… io volevo dire che… si, insomma…”

Troppo tardi per rimediare, lui aveva già cominciato a ridere.

-“Te mi farai impazzire,sai?” tornò a rivolgermi l’attenzione, posando la sua fronte contro la mia.

Poi mi diede un altro bacio a fior di labbra, e si allontanò definitivamente da me.

Avrei voluto replicare, ma mi trattenni, altrimenti mi avrebbe preso veramente per una pervertita.

Mentre mi scostai dal muro, vidi qualcuno passare davanti all’entrata della stanza, ma non riuscii a riconoscerlo.

Fui subito invasa dal panico. Che avesse visto tutto? Non mi vergognavo di quello che avevo fatto perché era ciò che desideravo fare da tanto tempo, e non avevo paura dei giudizi degli altri ragazzi. Ma l’idea che qualcuno avesse potuto vedere il nostro momento “intimo” mi innervosiva un po’.

Stavo per dirlo a Gi-Kwang, ma mi fermai ancor prima di cominciare a parlare. Tanto non sarebbe cambiato niente. Così cambiai argomento, anche perché quest’ultimo mi premeva molto di più.

-“Beh, ma ora… cosa siamo?” era presto per dirlo, me ne rendevo conto, infatti la mia domanda voleva essere un'altra, e mi corressi subito. “Riformulo la cosa: siamo solo amici?”

Lui mi fisso per un po’ negli occhi, prima di dar voce ai suoi pensieri.

-“Solo amici?” sussurrò “Non possiamo. E me ne sto finalmente rendendo conto.” quelle parole mi mandarono in estasi.

Lo osservai a qualche metro di distanza da me, in tutto il suo splendore, con i pantaloni della tuta e i suoi addominali in bella vista. Non potevo credere che il mio interesse nei suoi confronti era ricambiato.

-“Quindi…?” non sapevo nemmeno io cosa volevo dire. Ma lui capì ugualmente il mio intento.

-“Possiamo provare ad essere qualcosa di più,no? Non possiamo più far finta di niente, ormai è…”

-“Troppo tardi.” finii io per lui. Lo capivo perfettamente. Era troppo tardi per tirarsi indietro, almeno dalla mia parte.

-“Troppo tardi.” ripeté. “Diciamo che siamo impegnati l’uno con l’altra.”

Il mio cuore perse un battito, poi un altro e un altro ancora.

-“E… con gli altri?” stavolta ero io a tirarli in ballo. Ripeto, non che mi preoccupassero molto, ma volevo vederci chiaro, volevo sapere come dovevo comportarmi in loro presenza.

-“Con gli altri ci comportiamo come abbiamo sempre fatto. Non hanno bisogno di una dichiarazione ufficiale, credimi, loro riescono a capire subito. Quindi potremmo anche uscire da questa sala tenendoci per mano, e non farebbero domande. Credo che se ne siano accorti prima loro di me.” si portò una mano dietro la testa, improvvisamente imbarazzato. “No, aspetta, mi devo correggere un attimo. Ho detto che non farebbero domande?”

Annuii con un cenno del capo, intuendo già cosa stava per dire.

-“Beh, ovviamente non ho tenuto conto di Yo-Seob.”

Ridemmo insieme. Il dolce Seobie mi avrebbe fatto un interrogatorio degno di quelli della polizia, ne ero sicura. Ma avrei risposto volentieri a tutte le sue domande, o quasi.

Quando riuscimmo a darci una calmata, lui mi porse una mano, ed io lo interpretai come un invito ad afferrarla.

Così uscimmo dalla sala di ballo mano nella mano, sotto lo sguardo euforico di Yo-Seob, il quale era già fuori dallo spogliatoio a loro riservato.

Gi-Kwang alzò gli occhi al cielo, divertito. Poi lasciò andare la mia mano e mi diede un bacio sulla fronte.

-“Vado a farmi una doccia.” lo guardai, dispiaciuta che dovesse già allontanarsi da me. “Cerco di fare il più veloce possibile.” aggiunse poi.

Una volta rimasta sola con Seobie, cercai una via di fuga. Non ero ancora pronta al questionario e poi il sudore cominciava ad infastidirmi,

-“Vado anche io a farmi una doccia.” annunciai, avviandomi verso il mio “spogliatoio”. Ma il mio angioletto- amico mi fermò, trattendomi per un braccio.

-“Dove pensi di scappare?” chiese furbamente “Te ora mi spieghi un po’ di cose!”

Quando mi voltai per osservarlo, sembrava una di quelle signore che andavano dal parrucchiere solo per spettegolare un po’. Così cominciai a ridergli spudoratamente in faccia.

-“Cosa c’è?” domandò corrucciandosi.

-“Oh, niente.” replicai io, continuando a ridere “Hai qualcosa sulla fronte.”

-“Davvero?”

-“Ma no, scemo!” esclamai. Poi lo strinsi felicemente in un abbraccio.

Lui, un po’ sorpreso, ricambiò la stretta.

-“Sai, sembri ubriaca. Devo dire a Kikwang di darsi una controllata, perché se mi rimani così, allora c’è da stare freschi.”

Non mi ero mai sentita felice come in quel momento. Il ragazzo che mi piaceva mi ricambiava,e avevo acquisito un amico davvero speciale.

Era ufficiale, la Corea era il mio piccolo angolo di paradiso.





Ehm,ehm... *tossicchia un pò imbarazzata* Lo so, penserete che vi ho abbandonato, ma non è affatto così. Scusate per il ritardo, non mi era ancora capitato di stare cinque giorni senza postare, quindi spero che mi perdonerete. Purtroppo, queste ultime settimane di scuola mi stanno massacrando, e scommetto che succede la stessa cosa anche a voi. Comunque, andando all'argomento "storia", beh, vi piace lo svolgersi dei fatti?? Spero di si, perchè mi ci sono impegnata tanto per descrivere la scena del bacio *-* Quando ho finito di scrivere il capitolo ho detto: "Finalmente Kiki ti sei deciso!". Ok, ciò conferma la mia malsanità mentale, ma sono dettagli... E il piccolo Seobie? Non è dolcioso??!! Io lo strapazzerei di coccole dalla mattina alla sera. Ultima domanda e giuro che smetto di rompervi: secondo voi ora filerà tutto liscio??!  Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima, Kisses, Alice...
PS: Ringrazio chi continua a seguire la storia, e lil_monkey e Ace_B2uty95 per recensirmi *-*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: I want more time! ***


Capitolo 10: “I want more time”

_Evelyn

Erano già passate quattro settimane dal mio arrivo, nonché due dal momento in cui io e Gi-Kwang avevamo deciso di arrenderci e provare a viverci una volta per tutte. Ma non avevamo tenuto conto che la mia permanenza sarebbe stata a tempo determinato.

Ogni sera telefonavo ai miei fratelli, o loro telefonavano me per gli aggiornamenti reciprochi. Ovviamente non li avevo ancora informati della mia nuova “relazione”, altrimenti temevo che mi avrebbero fatto tornare subito indietro.

Quella sera, dopo aver riflettuto a lungo sulle tempistiche, chiamai Jared per contrattare la mia permanenza e prolungarla, ovviamente i ragazzi ne erano già al corrente e si erano mostrati molto disponibili. Quando mai non lo erano!?

Gi-Kwang era seduto al mio fianco sopra il letto, in attesa ,come me, di una risposta alla chiamata.

Il cellulare squillò cinque volte, poi, finalmente, mio fratello rispose con la voce impastata dal sonno.

-“Pronto?” subito dopo seguì uno sbadiglio ed io sorrisi.

-“Scusa per averti svegliato.” dissi, seriamente dispiaciuta. Mi ero dimenticata completamente del fuso orario.

-“Oh Eve, tranquilla. Mi fa piacere sentirti. Tutto bene?”

-“Si, si, qui va tutto alla grande. Sto diventando brava!” sembravo una bambina che raccontava alla mamma di essere riuscita a fare una capriola per la prima volta.

-“Quando tornerai mi farai vedere qualche coreografia!” sembrava quasi un ordine “E se mi dirai che ti vergogni, allora ti obbligherò a ballare a calci in culo!”

Avendo messo il vivavoce, anche il ragazzo accanto a me aveva compreso quanto scemo fosse mio fratello quando ci si metteva di impegno.

-“Certo, non ti scaldare, ballerò puoi starne certo. Voi tutto ok?”

-“Si, solo un po’ stanchi. Ma ce la possiamo fare. A proposito, siamo a metà Agosto, giusto?”

-“Giustissimo!” esclamai, ignara di ciò che stava per dire.

-“Allora tra un paio di settimane ti possiamo venire a prendere. Abbiamo un concerto il 4 Settembre, poi siamo liberi fino a Novembre!” dal suo tono di voce potevo intuire facilmente che era felice.

Gi-Kwang mi guardò sconvolto, senza proferire parola.

Anche io volevo essere felice, ma non ci riuscivo. Se fino ad un mese prima i Mars erano la mia famiglia, ora lo erano ancora, ma con una complicazione, perché mi sentivo divisa in due tra loro e i ragazzi che mi avevano accolto da un mese.

L’avevo chiamato apposta per questo, perché non ero capace di lasciare i Beast di lì a qualche settimana, non ce l’avrei fatta mentalmente. Non ora che avevo lui…

-“Jared,io..” non sapevo proprio come dirglielo.

Non volevo farlo soffrire, non volevo fargli pensare di essermi dimenticata di loro e di tutto quello che avevano fatto per me. Io li amavo con tutta me stessa, mi avevano dato una casa, una famiglia, una vita. Speravo che potesse capirmi.

-“Io ti avevo chiamato per chiederti se potevo rimanere più a lungo.” Parlai tutto d’un fiato, mentre Gi-Kwang mi teneva una mano, carezzandola dolcemente.

-“C- cosa?” dal cellulare uscì un suono strozzato. “Perché?”

Ecco, ora cosa avrei dovuto rispondergli? Il panico si fece strada.

-“Jared…” sospirai “Io mi sto trovando bene qui, posso finalmente ballare e…” non mi lasciò finire la frase.

-“Ma puoi ballare anche se torni da noi!”

-“Lo so, ma non sarebbe la stessa cosa. E poi…” forse era arrivato il momento di dirglielo, magari sarebbe stato più comprensivo. “E poi ho conosciuto un ragazzo.”

Mi fermai lì, non ero ancora pronta a dirgli che il ragazzo in questione era proprio uno del gruppo. Sapendo che vivevo con loro sarebbe stato capace di venirmi a prendere all’istante, nel cuore della notte.

-“Un- un ragazzo?” tossicchiò sull’ultima parola. “Ce ne sono tanti ovunque!” protestò poi.

-“Jared!” esclamai, alzando gli occhi al cielo “Non fare lo scemo!”

-“Si, lo so. Scusami, è solo che… mi hai colto impreparato ecco. Ci manchi.” sentii un altro sospiro.

-“Anche voi mi mancate, e non vedo l’ora di vedervi, ma non posso andarmene da qui. Non ora. Potreste venire voi dopo Settembre, no?” quella proposta mi venne spontanea.

-“Caspita, non ci avevo proprio pensato! Che scemo!”

E menomale che se lo diceva da solo.

-“Si, certo che possiamo venire. Per te questo ed altro, piccolina! Vedremo di organizzarci bene. Poi, noi torneremo in tour a Novembre,o forse abbiamo qualche impegno anche prima, ed una volta finito tutto, tornerai con noi, vero?”

Novembre… voleva dire che sarei rimasta con loro altri tre mesi. Mi sembravano così pochi se pensavo a quanto velocemente potevano passare.

Mio fratello si accorse della mia titubanza, dato che non avevo ancora risposto.

-“Ehi, Eve, tutto ok?” disse.

-“Ehm… si. Ma, non so risponderti in questo momento, mi dispiace. Non credo di essere nella situazione più adatta per scegliere.”

-“Capisco. In fondo sei abbastanza grande per fare la scelta giusta da sola. Ora non pensiamoci. Tanto tra due mesi potremo rivederci, e faremo chiarezza su tutto. Ok?”

-“Ok!” sussurrai.

-“Allora… ci sentiamo. Notte piccola.”

-“Notte, fratellone. Salutami Shannon e Tomo, la prossima volta cerco di chiamarvi prima almeno posso sentire anche loro.”

Riattaccai la chiamata, ed un senso di vuoto mi invase. Novembre mi sembrava così vicino… troppo.

-“Cosa ne sarà di noi dopo?” il mio fu più un pensiero espresso a voce alta.

Sentii delle braccia stringermi con forza e mi lasciai cullare da quel dolce abbraccio.

-“Non ci pensare. Ora siamo qui, no? Insieme, ed è questo che conta.”

Aveva ragione, non potevo certo lasciarmi condizionare dal tempo, altrimenti mi sarei solo rovinata quei tre mesi a venire.

Ricambiai l’abbraccio, mentre lui mi stava accarezzando la schiena con un movimento tranquillizzante.

Alzai lo sguardo su di lui, per perdermi completamente nei suoi occhi.

Poi, senza più riuscire a resistergli, cercai le sue labbra, che ormai avevo imparato a riconoscere.

 

_Gi-Kwang

Cercai di non pensarci, così come avevo detto a lei l’importante era che eravamo insieme, tutto il resto non contava. Avevamo ancora tre mesi davanti, e non volevo rovinarli.

Così, scacciai dalla mente quei pensieri che mi tormentavano, e ricambiai il bacio.

Le mie mani cercarono i suoi fianchi, e quando fui in grado di afferrarli, la avvicinai ancor di più a me, nonostante fossimo già abbracciati.

Sentivo le sue mani percorrermi la schiena, fino a raggiungere i miei capelli e stringerli con forza, provocandomi così mille brividi lungo tutto il corpo.

La mia bocca cominciò a vagare lungo la sua mascella e sul suo collo, lasciando piccole scie infuocate in qua e là, poi le mie labbra ricercarono le sue, in preda alla bramosia.

Senza riuscire a fermarmi la adagiai lentamente sul letto, facendola sdraiare sotto di me e continuai a baciarla. Nel frattempo le sue gambe si strinsero ai miei fianchi, circondandoli completamente.

Non eravamo mai andati oltre il bacio, e, nonostante già la desiderassi, non volevo che accadesse in quel momento. In fondo ci conoscevamo da solo un mese.

Le sue mani continuarono imperterrite a vagare lungo le mie spalle, e le nostre lingue stavano ancora danzando insieme.

Poi, sentii una lieve pressione nel basso ventre e fui costretto a separarmi da lei con il fiato corto.

Era già la seconda volta che accadeva, e mi mise in imbarazzo come la prima.

Sperai con tutto me stesso che lei non se ne fosse accorta, ma sentivo ancora la “parte interessata” premere contro i miei pantaloni, ed il calore che mi invadeva nei pressi dell’inguine stava cominciando a farsi fastidioso.

Lei mi stava guardando con un’ espressione confusa dipinta in faccia.

-“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” domandò ingenuamente.

Ciò voleva dire che, con mia grande fortuna, non se ne era accorta.

-“No, tranquilla. È solo che…” cercai le parole giuste, sperando di trovarle. “Non voglio velocizzare le cose, ecco. Credo che per stasera abbiamo già  fatto abbastanza.” Arrossii visibilmente.

Non mi era mai successo con nessuna ragazza di sentirmi in imbarazzo su certi argomenti, ciò stava a significare che ero sulla via giusta per innamorarmi.

Lei mi sorrise con dolcezza.

-“Ok, concordo e condivido a pieno la tua idea.” mi disse, tirandosi su a sedere.

Io cercai di distrarla guardandola negli occhi, sperando così di impedirle di vedere il leggero rigonfiamento dei miei pantaloni, che ormai era ben visibile.

-“Bene, allora io vado a letto.” mi alzai con qualche difficoltà dal letto. “Buonanotte.”

-“Non stai dimenticando forse qualcosa?” la sua domanda mi fece voltare.

Ma non riuscivo ancora ad essere del tutto lucido, quindi non compresi subito la sua allusione.

Lei era ancora in attesa quando mi avvicinai e le diedi un bacio sulla fronte.

-“Sogni d’oro.” dissi, per poi uscire da quella stanza.

Una volta che mi fui richiuso la porta alle spalle, mi abbandonai contro di essa, cercando di riprendere fiato.

I jeans mi stavano torturando come non mai, così, a passo svelto, raggiunsi la camera che condividevo con Yo-Seob, sperando che lui dormisse.

-“Ehi, era l’ora!” esclamò invece quest’ultimo.

Io imprecai mentalmente, non potevo certo farmi vedere in quello stato. Ma, ovviamente, era troppo tardi per impedirgli di notarlo.

-“Kiki…?!” inarcò un sopracciglio con fare indagatore.

-“Stai zitto.” Sibilai a bassa voce. “Me ne sono accorto già da solo, non occorre che tu me lo ricordi, ok?”

Il mio intento non era quello di rispondergli male, ma la situazione mi portò a farlo involontariamente.

Mi sfilai i jeans il più in fretta possibile, e infilai i pantaloni della tuta, mentre la pressione diminuiva.

-“Ok, non faccio domande. Anche perché non voglio sapere cosa avete fatto.” constatò allora Seobie.

-“Non abbiamo fatto proprio niente.” replicai, e la mia sincerità lo convinse.

-“Non provi solo attrazione fisica per lei, vero?” ed eccolo lì, che si preoccupava per l’incolumità di Evelyn.

-“No, anche se come hai potuto notare l’attrazione è evidente. Temo proprio che mi sto innamorando.” ammisi, abbassando il capo.

-“Che bello!” esclamò lui, cominciando a saltellare per la stanza come una ragazza isterica.

-“No, Seobie, non è molto bello.” sussurrai, facendomi prendere dalla tristezza.

-“Perché? È forse successo qualcosa?”

-“Lei, prima o poi, dovrà andarsene da qui, lo sai. Se mi innamoro non so se riuscirò a sopportare una cosa del genere.”

-“Kiki, se ti innamorerai davvero di lei, allora sarai in grado di trovare una soluzione. Sono sicuro che farai di tutto per starle accanto e riuscirete a trovare un ottimo accordo, vedrai che si risolverà tutto per il meglio.”

L’ultima frase gliel’avevo sentita dire tantissime volte, ma aveva ancora lo stesso effetto tranquillizzante della prima volta che pronunciò quelle parole.

-“Non sai quanto lo spero.” dissi, prima di mettermi sotto le coperte. “Grazie Seobie.”

-“E di cosa?” chiese il mio amico, mentre spengeva la luce.

-“Grazie per essermi amico, grazie per aiutarmi sempre. Grazie di tutto, davvero.” gli sussurrai grato.

-“Lo faccio con piacere.” rispose.

-“Lo so, ma ciò non sminuisce la tua bontà. Ti voglio bene.” con quest’ultime parole mi misi su un fianco, aspettando che il sonno mi avvolgesse tra le sue braccia.

Poche volte gli dicevo che gli volevo bene, nonostante lui me lo dimostrasse in ogni occasione. Ma io non ero così bravo come lui a farglielo capire.

-“Anche io te ne voglio.” bisbigliò, poi rise a bassa voce.

Fu con la sua risata che, finalmente, mi addormentai.

 

Mi avevate data per dispersa, vero??!! E invece no, purtroppo per alcuni di voi, sono ancora qua. A parte gli scherzi, la mia chiavetta mi ha giocato brutti scherzi ultimamente, dando per non saldato un mese, quando i pagamenti li fanno loro tramite banca, così mi hanno tolto la connessione e mi hanno riattivato "l'aggeggio" solo stasera -.-"
Andando alla storia... beh, la situazione comincia  a farsi caliente. Mi sono divertita a descrivere quella scena, ahahaha... Ok, ora penserete che sono una pervertita, vero??!! Questions-time: cosa ne pensate del tempo a disposizione che hanno? Io sono scioccata. Scommetto che, forse, vi eravate dimenticate che la permanenza di Evelyn fosse determinata. Io non ci pensavo proprio più ç__ç  Con questo vi saluto!!! Kisses, your Alice... (mi sento inglese oggi)
Grazie mille, ancora una volta *-*, a Ace_B2uty e lil_monkey per avere la pazienza di dirmi la loro opinione sulla storia. E grazie anche a tutti coloro che hanno la pazienza di leggerla e basta.

N.B. Per chi conoscesse i NU'EST, vi informo che ora, proprio in questo momento, posto una fan fiction su di loro, anche perchè una mia amica mi ha costretto,xD, ma lo faccio con molto piacere. Se qualcuno di voi fosse interessato, passate a dare un'occhiata, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Grazie! ^-^
Un'altr cosa, per chi conoscesse gli SHINee, vi vorrei consigliare "Reazione Chimica" di SkyScraper88 (mi sembra sia questo il suo nickname), io la sto leggendo e ne sono rimasta ammaliata... è magnifica! La seguono già in tanti, ma si merita moltissime "seguaci" =)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: I have to say you a thing ***


Capitolo 11: “I have to say you a thing…”

_Evelyn

Settembre non tardò affatto ad arrivare. Il tempo passò velocemente, e le foglie cominciarono ad abbandonare gli alberi con tanta rapidità da far si che i ragazzi nemmeno se ne accorgessero, compresa me.

E così, anche il giorno dell’arrivo dei miei fratelli non si fece aspettare.

Quella mattina mi ero alzata volentieri, e non vedevo l’ora di poterli riabbracciare. Infatti feci colazione in un batter d’occhio, costringendo anche Kikwang a velocizzarsi, dato che mi avrebbe accompagnato lui a prenderli in aeroporto.

Ovviamente, ciò significava che era arrivato il momento di dire la verità e parlare chiaro una volta per tutte. Quel giorno non sarebbe stato solo il giorno del ritrovo familiare, ma anche della mia “confessione”, se così la potevo definire.

Le cose tra me e il ragazzo di cui mi stavo innamorando procedevano alquanto bene, escluso qualche litigio di tanto in tanto, dovuti soprattutto a causa della sua gelosia nei confronti degli altri membri del gruppo, in modo particolare verso Dong-Woon e Jun-Hyung.

Io trovavo che la cosa fosse infondata perché i due ragazzi presi in questione se ne erano fatti una ragione già da parecchio tempo, ma si sapeva che lui era testardo, quindi non c’era nessun modo per farlo ragionare.

-“Sei pronto?” chiesi, improvvisamente agitata, mentre lo aspettavo all’ingresso con la porta già aperta.

-“Arrivo.” La sua testa fece capolino dal corridoio, poi mi raggiunse con uno sguardo malizioso dipinto in faccia.

-“Cosa c’è?” chiesi innocentemente. In realtà, però, sapevo qual era il “problema”.

-“Il tuo vestito…” mi sussurrò ad un orecchio, abbracciandomi da dietro.

Inutile dire che quel contatto mi fece letteralmente vibrare contro il suo petto. Poi, la mia attenzione si posò sul mio vestito: era un abito color viola scuro che mi arrivava appena sopra le ginocchia, e la parte superiore era fatta a fascia, senza spalline. Niente di particolare, a parte il fatto che le mie gambe erano quasi completamente scoperte.

Arrossii visibilmente, forse avevo scelto il vestito sbagliato per andare ad accogliere i miei fratelli. Anzi, forse avevo scelto il vestito sbagliato e basta.

Mentre le sue labbra si stavano per posare sul mio collo lo allontanai di malavoglia da me.

-“Non ora, altrimenti arriviamo tardi.”

Lui mi guardò con un’espressione da cane bastonato e mi fece quasi pena, ma ormai ci stavo facendo l’abitudine e stavo imparando a gestirlo, anche perché se non lo avessi fatto l’avrebbe avuta sempre vinta lui.

-“Andiamo.” il mio fu quasi un ordine, ma il sorriso che nascondevo mi tradì.

Così raggiungemmo l’ascensore a passo svelto, nel frattempo sentivo il suo sguardo fisso sul mio corpo a sarei voluta diventare completamente invisibile.

Una volta dentro, richiamai la sua attenzione tossendo, con il preciso scopo di distrarlo dalla sua radiografia silenziosa.

-“Hai finito di perquisirmi con gli occhi?” sbuffai un po’ scocciata, mentre incrociavo le braccia al petto.

-“Veramente avrei appena iniziato.” rispose lui senza indugio.

Gli tirai automaticamente uno schiaffo leggero sulla spalla, in segno di rimprovero.

-“Sei un maiale!” esclamai, ridendo.

Lui mi afferrò per un braccio e mi tirò a sé con forza, poi premette il pulsante dell’ascensore per farlo fermare.

-“Non vale però…” disse amareggiato “Te puoi guardare i miei addominali ogni qualvolta che vuoi ed io non ti dico niente, poi quando sono io a guardarti ti lamenti.” mise il broncio, trattenendo a stento una risata.

-“Ti dispiace riavviare l’ascensore?” domandai io, cercando di deviare il discorso.

L’idea di stare ferma lì dentro non mi piaceva affatto, non volevo fare la stessa fine che feci con Jun-Hyung.

-“Ah, giusto…” si ricordò, ma non volle esaudire quella mia semplicissima richiesta. “Non ti succederà niente se ci sono io, te lo prometto.”

Le sue parole ebbero un effetto anche troppo tranquillizzante sul mio stato d’animo, altro che tisana!

Poi le sue labbra cominciarono a vagare lungo il mio collo, facendo avanti e indietro fino alla mascella. Quel movimento alternante della sua bocca sulla mia pelle mi stava mandando in confusione, mentre le mie labbra si dischiusero, dando vita ad un lieve sospiro di piacere che fu subito soffocato da un suo bacio.

Le mie mani andarono a cercare un contatto con la sua pelle, introducendosi sotto la sua maglietta… era più forte di me.

Poi, mi resi conto che lui mi aveva sempre rispettata, senza violare mai la mia “privacy”, per così dire. Solo io mi ero spinta fino a lì, solo io avevo provato a togliergli la t-shirt una volta.

Lui si era sempre limitato a baciarmi, cosa che, comunque, apprezzavo tantissimo. Anche se a volte desideravo più contatto fisico, sapevo che lui si tratteneva solo per il rispetto che provava nei miei confronti, e ne ero davvero lusingata.

Mentre mi baciava con impeto, però, sentivo che anche lui voleva imparare a conoscermi meglio. Così, senza pensarci troppo, presi una sua mano e la accompagnai fin sotto la mia maglietta, facendola adagiare sulla mia schiena nuda.

Lui si bloccò, fissandomi negli occhi per qualche secondo.

-“Non sei costretta...” cominciò, ma io lo fermai posando le labbra sopra le sue.

-“Abbracciami.” semplice e concisa.

Sentii le sue mani affondare dolcemente nella mia schiena, stringendomi ancor di più a lui.

Mi ero dimenticata del perché eravamo lì dentro. Così, quando ci separammo da quel bacio mozzafiato, fu come se mi fossi appena svegliata.

-“Cazzo!” esclamai, facendo venir fuori la mia finezza mancata “Arriveremo in ritardo!”

Lui rise di gusto, mentre si “ricomponeva” e premeva una volta per tutte il pulsante per far ripartire l’ascensore.

-“È tutta colpa tua” dissi, uscendo dall’edificio “Non dovresti sedurmi così.”

-“E tu non dovresti vestirti così!” replicò, sorridendomi di nuovo.

Poi prendemmo un taxi, e nel giro di qualche minuto raggiungemmo l’aeroporto.

Mentre stavamo camminando in direzione del punto di incontro, Kikwang si fece prendere ancora una volta  dalla gelosia.

-“Quello là ti sta guardando…” bofonchiò sottovoce, facendo riferimento ad un passante.

-“Sarà una tua impressione.” cercai di tranquillizzarlo.

-“Dici sempre così.” sbuffò. “Appena arriviamo a casa ti cambi, vero? Non vorrei che Jun-Hyung e…”

-“Frena, frena, frena!” esclamai, fermandomi di colpo “Ancora con questa storia?”

-“Lyn, non guardarmi così, ti prego. Non sono ancora diventato scemo, ed essendo un ragazzo certe cose riesco a notarle.” disse, tenendomi per mano.

-“Ad esempio? Cosa c’è di tanto significativo che noti?”

-“Il modo in cui ti guardano quando tu non presti loro attenzione.”

-“E com’è che mi guarderebbero, scusa?” non volevo essere brusca, ma quella situazione cominciava ad infastidirmi.

-“Ti ispezionano, seguono ogni tuo minimo gesto. Lo so che non lo fanno a posta, e so anche che non deve essere affatto facile per loro, ora lo capisco… ma non puoi impedirmi di essere geloso.”

Effettivamente, se osservavo la cosa sotto il suo punto di vista, non aveva tutti i torti. Io mi sarei comportata nel suo stesso modo, forse anche peggio.

-“Ok, hai ragione, scusami. Quando arriviamo a casa mi fiondo in camera a cambiarmi.” detto ciò gli diedi un bacio a fior di labbra.

Lui mi baciò la fronte, anche per ringraziarmi per essere stata comprensiva.

Poi, trassi un profondo respiro, e lo presi per mano, incamminandomi lentamente. La stretta che mi ricambiò mi diede più sicurezza, e in quel momento ne avevo proprio bisogno. Se ci presentavamo già mano nella mano, avrebbero capito da soli e la spiegazione sarebbe stata più veloce.

Fu questione di qualche secondo e li vidi in lontananza, mentre si avvicinavano con le loro valige al seguito. Li salutai con una mano, sbracciandomi letteralmente affinché si accorgessero di me.

Aumentarono di colpo il passo, raggiungendoci in meno che non si dica.

Jared fu subito catturato dalle nostre mani intrecciate, ma non fece domande e si limitò a stritolarmi in un abbraccio familiare. Io ricambiai la stretta, lasciandomi andare a quella piacevole sensazione di riaverli tutti accanto.

-“Mi siete mancati un casino!” quasi urlai, mentre abbracciavo anche Shannon e Tomo.

-“Anche tu!” replicò Shannon, arruffandomi dolcemente i capelli, poi, anche lui notò la posizione della mia mano.

Era arrivato il momento fatidico, così presi fiato ancora una volta.

-“Fratelli, Tomo, beh… lui è il ragazzo di cui vi ho parlato.” l’avevo detto davvero?

Sentii Gi-Kwang irrigidirsi per un attimo, a causa dell’imbarazzo iniziale. Non volevo mettermi nei suoi panni. Non avevamo mai parlato dei suoi genitori, perché lui non lo riteneva giusto, sapendo che io ero stata abbandonata da piccola, quindi per ora non avevo dovuto affrontare nessuna presentazione “familiare”. A lui, invece, toccava proprio in quel momento.

Da bravi uomini gli strinsero tutti la mano, mostrandosi molto cordiali.  Cosa che un po’ mi stupì, mi aspettavo più uno sguardo omicida, dato che erano sempre stati gelosi della loro sorellina, ovvero di me.

-“Aspetta un attimo… io ti ho già visto da qualche parte.” disse poi Jared.

Perfetto! Ciò dimostrava che si era mostrato cordiale per il semplice fatto che non lo aveva ancora riconosciuto, quindi non sapeva che viveva proprio sotto il mio stesso tetto.

Una lampadina si accese nella testa (talvolta vuota) di mio fratello.

-“Te sei uno dei membri del gruppo che ha suonato con noi, vero?” Bingo!

-“Ehm, si.” rispose Kikwang intimorito.

Io, per cercare di calmarlo, gli accarezzai dolcemente il braccio, cosa che gli altri tre non si lasciarono affatto sfuggire.

-“Quindi, voi due…” ci stava arrivando “Vivete insieme???!!” spalancò gli occhi ed alzò il volume della voce.

-“Non urlare!” protestai. “Comunque si, viviamo insieme, ma ti devo ricordare che ci sono anche altri cinque ragazzi con noi.” forse quest’informazione poteva tranquillizzarlo almeno un po’.

-“Voi due avete… cioè… non so se mi spiego…” stupida DivaH!

-“Jared!” alzai gli occhi al cielo, sconsolata.  “Ti sembrano domande da fare? E per di più alla presentazione?!”

Il ragazzo al mio fianco aveva preso fuoco, poteva mimetizzarsi perfettamente con il colore delle foglie secche.

-“Ehm…no, no, non abbiamo fatto niente.” si ritrovò a balbettare una risposta.

-“Non avresti nemmeno dovuto rispondergli!” gli sussurrai allora io, facendomi volontariamente sentire da mio fratello.

-“Menomale.” sospirò sollevato. “Non voglio diventare zio così presto!”

-“Presto??!! Ti sembra presto a quarant’anni?? E comunque chiuso l’argomento. Stop!” erano arrivati da soli dieci minuti e già mi stavano portando all’esaurimento. “Allora, avete già prenotato l’hotel e tutto il resto spero.”

-“Tranquilla sorellina, non ti creeremo nessun problema. Abbiamo già sistemato tutto.” a parlare fu Shannon, con uno sguardo fiero che si era impossessato dei suoi occhi.

Jared, invece, aveva cominciato con le domande e le raccomandazioni, mentre ci stavamo dirigendo verso i taxi.

-“Come ti chiami? Quanti anni hai? Guai a te se fai soffrire mia sorella, perché sto seguendo un corso per diventare ninja!”

-“Jared, smettila, così lo farai scappare.”

-“No, tranquilla. Rispondo con molto piacere.” Kikwang prese parola, stavolta con disinvoltura. “Mi chiamo Lee Gi-Kwang ed ho ventidue anni.”

-“Mm, se più grande di Eve” constatò Tomo, facendosi dubbioso.

Ho già detto che i Thirty Seconds To Mars avevano dei problemi? No? Beh, ora lo sapete.

-“Da quanto tempo state insieme?” si intromise Shannon.

-“Un mese più o meno.” risposi io.

-“Un mese oggi.” mi corresse lui. “Ci siamo “dichiarati” l’8 agosto.”

Come avevo fatto a dimenticarmene? Io con le date ero veramente una frana. Lo guardai, chiedendogli silenziosamente scusa, ma lui alzò le spalle per tranquillizzarmi.

Mi faceva piacere sapere che lui si ricordava il giorno preciso in cui ci eravamo arresi in modo definitivo.

-“Auguri allora!” esclamò Jared, stranamente felice. “Dovreste festeggiare!”

Io arrossì violentemente a quella constatazione, anche perché non avevo organizzato niente, visto che non me lo ricordavo nemmeno. Così alzai il volto, in direzione del mio ragazzo e lo vidi grattarsi la testa imbarazzato, mentre un sorriso consapevole si faceva largo sulle sue labbra.

-“In realtà, io avrei organizzato una cosuccia. Però avevo pensato di rimandare dato che siete arrivati voi.” con quelle parole sprofondai nella vergogna più totale.

Io non ci avevo neanche pensato, e lui, invece, aveva addirittura organizzato qualcosa.

-“Hai la nostra benedizione.” da quando in qua Jared si improvvisava anche prete? “Quindi, oggi potete fare quello che volete. Abbiamo un mese intero da poter passare con lei, oggi è la vostra giornata.”

Quell’improvviso cambiamento di rotta da parte loro mi aveva sorpreso, così li abbracciai d’istinto ringraziandoli.

Una volta che raggiungemmo i loro taxi e se ne furono andati in hotel, io mi voltai verso Gi-Kwang, curiosa come non mai.

-“Cosa avresti organizzato?” domandai, scoprendomi eccitata, mentre mi alzavo sulla punta de piedi per appoggiarmi sulle sue spalle con le mani.

-“Lo scoprirai presto.” si limitò a dire, con un sorriso non malizioso, di più.

Poi, le sue mani andarono a cingere i lembi del bordo del mio abito, tirandolo giù, dato che nel mio intento di abbracciarlo mi si era alzato pericolosamente.

-“Ti ho già detto che dovresti cambiare vestito?” mi chiese poi, sorridendomi divertito.

Io annuii come una bambina piccola, poi mi preparai mentalmente a qualunque cosa avesse preparato per l’occasione.

Ma ciao bella gente!! (sono impazzita, domani è l'ultimo giorno di scuola *-*) Allora, cosa mi dite di nuovo ed emozionante???!! Oggi è il compleanno di Kim JongHyun = JR dei NU'EST, compie diciassette anni! Si, lo so, forse non ve ne frega niente perchè non li seguite, ma vi consiglio di ascolarli. Tornando alla storia e ai B2ST (amoriiiii), Evelyn si è dimenticata una cosa importante -.-" Menomale che c'è il nostro Kiki a pensare a tutto *-* Secondo voi, avrà preparato qualcosa di "esagerato" o "semplice ma sensazionale"?? Le sensazioni di Kikwang riguardanti il rapper e il maknae, hanno un che di vero? MISTERO... *muove le braccia come i pinguini di Madagascar quando dicono: tu non hai visto nulla* Ok, oggi ho sclerato anche troppo, spero di non avervi rotto troppo! Alla prossima, Kisses, Alice...

PS: Grazie ancora a chi continua a sopportarmi e a lil_monkey e Ace_B2uty95 per continuare a recensirmi! *-*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Good Surprise & Bad Surprise - Part one ***


Capitolo 12: “Good Surprise & Bad Surprise – Part one”

_Evelyn

Aveva voluto bendarmi ed aveva insistito talmente tanto che alla fine avevo ceduto. Non amavo molto l’idea di non poter vedere ciò che mi circondava, ma per lui avrei fatto questo ed altro.

Dopo che eravamo saliti su un taxi, mi aveva coperto gli occhi con una delle mie sciarpe. Ero curiosa di sapere dove e come l’aveva presa, ma in quel momento i miei pensieri erano dirottati altrove per poterglielo chiedere.

Mi accoccolai al suo petto, come facevo ogni volta che gli ero seduta vicina, aspettando pazientemente che l’auto si fermasse.

Quando ciò avvenne, avendo calcolato più o meno il tempo a mente, capii che eravamo tornati a casa nostra. Cosa aveva organizzato? Cominciavo a non stare più nella pelle, la curiosità mi stava lacerando.

Non ero mai stata una ragazza particolarmente curiosa, ma da quando avevo conosciuto lui mi aveva completamente stravolto, sia in meglio che in peggio.

Mi condusse a passo lento verso l’entrata e proseguì fino all’ascensore, tenendomi per i fianchi e spingendomi da dietro. Purtroppo, anche in quel momento, quella posizione mi stava mandando in tilt; sentire il suo bacino premere contro il mio corpo era sempre un colpo basso. Ma cercai di pensare ad altro, altrimenti sarebbe finita male.

Probabilmente raggiungemmo la porta d’ingresso dell’appartamento, perché lo sentii rovistare nelle tasche dei pantaloni per poi estrarre un mazzo di chiavi.

Una volta che ebbe aperto, mi sospinse delicatamente al suo interno ed un improvviso profumo di fiori mi invase le narici, così inspirai a pieni polmoni quell’aroma di rose e… viole? Mix strano, ma originale.

Sentii una lieve pressione all’altezza della mia nuca, poi il nodo della sciarpa si sciolse, permettendomi finalmente di vedere ciò che mi stava intorno.

Rimasi a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Le mie parole sarebbero state inutili.

Il salone era cosparso di vasi di fiori, temevo quasi di inciampare ovunque mettessi i piedi da tanti che ce n’erano, per non parlare poi delle candele poste sopra i mobili. Nonostante fosse ancora mattina, e la luce non mancasse, conferivano all’atmosfera un tocco di romanticismo in più.

Mi chiesi anche perché aveva organizzato tutto di mattina, anziché di sera. Poi, però, dopo un’accurata riflessione, pensai che era più difficile “sbarazzarsi” degli altri di sera, dato che erano sempre stanchi morti e non potevano passare tutta la serata fuori casa.

Solo in quel momento notai che c’era anche qualcos’altro di “diverso”. Percorsi la stanza con lo sguardo e, alla fine, notai che il divano era stato spostato ed ora era girato verso la vetrata.

-“Io…non ho parole.” fu tutto ciò che riuscii a dire, mentre mi voltavo verso l’organizzatore di quello spettacolo.

-“Non credo che servano molto, il tuo sguardo parla chiaro.” replicò lui dolcemente “Però, sappi che mi ha aiutato Yo-Seob, da solo non ci sarei mai riuscito. Ha disposto lui i vasi e le candele in qua e là, mentre eravamo in aeroporto. Anche perché se l’avessi fatto io, te ne saresti sicuramente accorta.”

-“Ed ora dove sono tutti gli altri?” chiesi, improvvisamente timorosa.

-“Sono andati a fare una girata, e rimangono fuori fino al tardo pomeriggio. Così abbiamo tutta la giornata per noi.” lo sguardo che mi rivolse mi fece rabbrividire.

Non eravamo mai stati da soli così a lungo, e per di più nell’appartamento… il cuore cominciò a battermi freneticamente, protestando contro l’ostacolo che gli si presentava di fronte, ovvero la mia povera gabbia toracica, che, in quel momento, doveva sorbirsi i capricci del mio organo vitale.

-“C- cosa facciamo ora?” domandai poi, con non poche difficoltà.

Lui si accorse del mio disagio, a causa del leggero tremolio della mia voce.

-“Potremmo sederci sul divano a osservare il mondo circostante. Cosa ne pensi?” cercò di calmarmi, chiudendo il mio volto tra le sue mani calde. Ma non fece altro che peggiorare la situazione.

Il mio respiro divenne corto, rendendomi difficile la respirazione, sembrava quasi che stessi ansimando.

-“Ehi! Lyn stai bene?” il suo tono era alquanto preoccupato ed io mi maledissi mentalmente per aver reagito in quel modo.

Senza aspettare una mia risposta, mi accompagnò al divano, facendomi sedere con lentezza.

-“Vuoi un bicchiere d’acqua? Ti porto dello zucchero?” non avevo ancora avuto l’occasione di vederlo così premuroso, e, sinceramente, avrei preferito scoprire quel suo lato in un’altra circostanza.

-“No!” scossi energicamente la testa. “Sto bene, davvero. È stato solo un attimo di debolezza.” risposi, evitando il suo sguardo.

Subito dopo sentii un dito posarsi sotto il mio mento, e mi sollevò il viso per potermi guardare negli occhi.

-“Evelyn, perché sei preoccupata?” mi domandò, senza che l’apprensione lo abbandonasse.

Cosa avrei dovuto rispondergli? Che avevo paura perché eravamo soli, io e lui, nel “nostro” appartamento? Mi avrebbe chiesto di sicuro per quale motivo avevo paura, e non avrei certo potuto dirgli: “ho paura di ciò che potrebbe accadere.” Mi avrebbe presa per una pervertita.

Però, purtroppo, la verità sembrava l’unica opzione plausibile.

-“Ho paura…” sospirai, abbassando ancora una volta lo sguardo.

-“E di cosa?” insistette lui.

-“Beh,ecco… siamo soli. Qui non c’è nessuno.” Ma dai! Se eravamo soli non poteva esserci qualcuno comunque. Ciò significava che stavo cominciando a dare i numeri.

Fortunatamente sembrò capire senza che io dovessi specificare ciò che intendevo.

-“Ah…” sospirò, portandosi una mano dietro il collo. Quel suo gesto mi fece capire che anche lui, in fondo, si sentiva un po’ imbarazzato.

A mio parere era una cosa alquanto stupida! Di cosa dovevamo avere paura? Ci stavamo innamorando, anzi, io ero già cotta di lui, ed era un motivo in più per essere felici, non timorosi. Ma compresi che l’amore, ad un certo punto, comprendeva anche la paura; questo era il ciclo delle emozioni che racchiudeva quel sentimento travolgente.

Ed io, ormai, non potevo più tirarmi indietro. Ero stata completamente avvolta dalle braccia dell’amore, e, in quel momento, me ne resi conto come non mai.

Decisi di lasciarmi andare, seguendo il mio battito cardiaco che sembrava suggerirmi cosa fare con ogni singolo tonfo sordo. Così, senza nessun preavviso, appoggiai la testa sul suo petto, rannicchiandomi sul divano ed avvicinandomi completamente a lui.

In quella posizione riuscivo a percepire il calore che emanava il suo corpo, e il suo profumo mi inebriava totalmente.

Il mio sguardo indugiò qualche istante nei suoi occhi, cercando di leggervi qualcosa, poi, quando capii che anche lui si stava “calmando”, spostai l’attenzione sul panorama che ci si presentava di fronte, aldilà della vetrata.

Rimanemmo così per una quantità di minuti svariata, lasciandoci cullare solo dai nostri respiri, mentre io seguivo l’innalzarsi regolare del suo petto, in contemporanea con ogni suo dolce battito.

Sarei potuta rimanere in quella posizione per ore e ore, a guardare la vita che ci scorreva intorno, tra le sue calde braccia. Inoltre, osservare tutte quelle persone che si accalcavano sulle strade dirette al lavoro o altro, mi sembravano così lontane da noi, come se ci fossimo trovati in un mondo parallelo dal quale osservavamo dei nostri simili che vivevano altrove.

Lo sentii sospirare, così alzai automaticamente lo sguardo su di lui, sorpresa.

Quando mi voltai lo trovai intento a fissarmi spudoratamente, e non sembrava prestare la benché minima attenzione al panorama, a differenza mia.

-“Che c’è?” gli domandai con innocenza.

-“Niente, è solo che non riesco a smettere di guardarti.” sussurrò, incredibilmente vicino al mio viso.

-“Oh…” l’esclamazione che mi uscì fuori fu a dir poco imbarazzante, ma non sapevo come replicare.

Subito dopo tentò di baciarmi, ed io, contro ogni previsione, mi scansai prontamente da quel possibile contatto.

Gi-Kwang mi rivolse uno sguardo confuso, sentendosi rifiutato. Era palese che ci fosse rimasto male, ed io stavo ancora cercando di capire il perché del mio gesto.

Era stata ancora una volta la paura a farmi sottrarre. Non sapevo quanto ero in grado di controllarmi e quanto no, ed in quella situazione preferivo non rischiare, anche se mi rendevo conto che era un ragionamento a dir poco stupido.

-“N- non ora.” balbettai.

Lui mi fissò per qualche istante, poi trasse un respiro e fece finta di niente. Sentivo che lo avevo ferito in qualche modo, e la cosa mi distruggeva davvero, ma il timore aveva ormai preso il sopravvento.

Si alzò dal divano molto lentamente, poi mi porse una mano.

Quando l’afferrai per alzarmi a mia volta, sentii che la sua stretta era diversa dal solito, sembrava più distaccata. Ok, era ufficialmente offeso.

Mi condusse in cucina in silenzio, mentre io mi stavo ancora rimproverando mentalmente.

-“Allora… che ne dici di cucinare qualcosa insieme?” propose, sforzandosi di sorridere.

-“Va bene. Ti piacerebbe provare a fare la pizza?” domandai, cercando di mostrarmi “normale”.

Lui annuì con un debole cenno del capo ed io mi misi subito all’opera. Per prima cosa frugai tra la dispensa e il frigo, raccogliendo tutti gli ingredienti di cui necessitavamo, poi li disposi sopra il tavolo, spiegandogli come avremmo proceduto.

Io cominciai dall’impasto, mentre lui si stava impegnando a fare il sugo. In questo modo l’atmosfera si fece più leggera e, mano a mano che il tempo scorreva, l’atmosfera tornò quella di prima.

Come se mi avesse letto nel pensiero si voltò verso di me e mi rivolse uno dei suoi sorrisi che amavo tanto. Io, invece, gli lanciai un bacio con la mano, ma, inconsapevolmente, lasciai un’impronta di farina sulle mie labbra, facendolo ridere.

-“Lyn, a volte penso che tu sia proprio sbadata.” disse, deridendomi.

-“Preferisco non risponderti.” in realtà non sapevo cosa dire. In fondo aveva proprio ragione, talvolta non sapevo nemmeno trovare l’acqua in mare, cosa che i miei fratelli non smettevano mai di ricordarmi.

Finimmo di preparare la pizza scherzando continuamente e tirandoci frecciatine a vicenda.

Quando fu pronta e la tolsi dal forno, ci sedemmo a tavola a mangiare.

-“Complimenti! Il sugo ti è venuto abbastanza buono, non pensavo fossi in grado di cucinare qualcosa di commestibile.”

-“Ah si eh?! Abbastanza buono?!” replicò lui, incrociando le braccia al petto. “Beh, se proprio vuoi saperlo, l’impasto è appena decente!”

-“Ma smettila!” ribadii, tirandogli un leggero schiaffetto sulla spalla.

Gi-Kwang continuò a guardarmi con serietà, ma fu questione di poco e scoppiò a ridere insieme a me.

Poi passammo al dolce, per così dire. Il mio ragazzo si alzò dalla sedia e si diresse verso il frigo, per poi tornare indietro con un’enorme ciotola di fragole e una bomboletta di panna montata.

L’acquolina mi assalì in meno di un secondo; se c’era una cosa che amavo erano proprio le fragole con la panna. Forse non erano l’abbinamento perfetto dopo una pizza, ma a me non me ne fregava assolutamente nulla.

-“Come facevi a saperlo?” chiesi, doveva aver scoperto questa mia passione alimentare da qualcuno.

-“Ho i miei informatori segreti.” accompagnò le parole con una scrollata di spalle.

Mi preparò una porzione abbastanza gentile di fragole, per poi ricoprirle di panna.

-“Ne voglio tanta!” sembravo una bambina.

-“Poi ti fa male il pancino.” disse, fingendosi uno “responsabile”.

Io lo fulminai con lo sguardo, così si decise ad aumentare la dose.

Inutile dire che io le divorai, mentre lui aveva appena cominciato a mangiarle.

-“Ti piacciono proprio tanto eh?!” esclamò, stupito della mia velocità.

-“Si!” risposi, mentre stavo mandando giù l’ultima cucchiaiata.

Dopo che avemmo finito anche il dessert, cominciai a sparecchiare velocemente, riponendo tutti i piatti e le posate nel lavandino, con il suo aiuto, ovviamente. 

Poi, approfittando di un suo momento di distrazione, mi avvicinai al frigo di soppiatto e lo aprii, cercando di fare il minor rumore possibile.

Cercai quel frutto rosso che deliziava sempre il mio palato, e quando lo trovai ne presi uno di nascosto.

Portai la fragola alle labbra, ma, proprio mentre stavo per morderla, Gi-Kwang mi afferrò da dietro per i fianchi, appoggiando la testa sulla mia spalla.

-“Beccata.” sussurrò sul mio collo, per poi lasciarvi un bacio leggero.

Io mi voltai verso di lui, colta sul fatto e con ancora mezza fragola in bocca.

Non potei replicare niente, dato che le sue labbra si erano avvicinate alle mie, per poi dischiudersi maliziosamente e mordere il resto del frutto che rimaneva ancora all’esterno.

Quel suo gesto mi fece quasi girare la testa.

Era così fottutamente sexy.

Io mandai giù l’altra metà, deglutendo a fatica. Da quel momento in poi non sarei più stata padrona dei miei movimenti, mettiamolo in chiaro.

Lui mi morse il labbro inferiore, attirandomi del tutto a sé, mentre io intrecciavo le mani tra i suoi capelli.

Subito dopo, senza riuscire ad impedirmelo, lo baciai. Posai le mie labbra sulle sue, quasi con forza, per poi costringerlo a dischiuderle ancora una volta per permettere alla mia lingua di raggiungere la sua.

Il cuore era ormai andato, e le mie gambe cominciavano a farsi molli.

Senza preavviso, lui mi prese letteralmente in braccio, tenendomi da sotto le cosce.

Io cominciai a rabbrividire violentemente, tremando contro il suo corpo, poi strinsi le gambe intorno alla sua vita, come se fossi stata un cucciolo di koala.

In preda all’euforia del momento, mi spinse contro il tavolo, continuando a baciarmi con passione.

Io avevo afferrato i lembi della sua maglia, e lui aveva fatto la stessa identica cosa con la mia.

Ma, mentre ci stavamo quasi liberando di quell’indumento improvvisamente fastidioso, sentimmo la porta d’ingresso aprirsi e fummo costretti a fermarci.

Ma quanto tempo vi ho fatto aspettare?? Tutta colpa del mio saggio di danza, ma ieri sera è finito tutto, quindi sono tutta vostra ora! Allora come state??!! Vi sono mancata un pò??! (So già che la risposta è no, xD) Pazienza! *lacrimuccia*         Bene,bene, cosa ne pensate dello svolgimento della storia, stavolta? Nel momento meno opportuno è arrivata la brutta sorpresa eh... chi sarà mai colui che disturba i piccioncini "pinguini"? (così soprannominati da una lettrice *-*)   Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, davvero! Alla prossima! Kisses, Alice...

RINGRAZIAMENTI: Grazie, come sempre, a chi legge e segue la storia. E un grazie in particolare a Ace_B2uty95,  lil_monkey  e  macky_love per avermi recensito ancora una volta! Grazie ragazze, mi rendete davvero felice! *-*

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Good Surprise & Bad Surprise - Part two ***


Note dell'autrice: *Spero vivacemente che, una volta letto il capitolo, non mi vorrete uccidere* xD


Capitolo 13: “Good Surprise & Bad Surprise – Part two”

 

_Jun-Hyung

Era già passata l’ora del pranzo e noi eravamo nel nostro ristorante di fiducia, intenti a mangiare il dolce. Avevamo lasciato la casa libera per i due piccioncini, e, contro ogni logica, la cosa mi infastidiva parecchio.

Posai la forchetta con la quale stavo mangiando, lasciando nel piatto un boccone di dolce.

-“Ehi, Jun, finiscilo! Sta male lasciare il cibo nel piatto.” il leader doveva sempre avere tutto sotto controllo.

Il problema era che proprio non riuscivo a ficcarmelo in bocca quel pezzo di torta. Mi veniva il voltastomaco al solo pensiero di doverlo avvicinare alle labbra.

-“No, mi dispiace, ma non mi va. Ho la nausea.” la veridicità di quelle parole mi colpì in pieno.

Avevo la nausea, ma non sembrava la stessa che mi veniva quando stavo male. Era più una sensazione di malessere mentale che mi induceva in quello stato penoso.

-“Effettivamente sei un po’ bianchiccio.” constatò Yo-Seob preoccupato.

-“Vado un attimo in bagno.” dissi io, alzandomi di scatto dalla sedia.

Sentii i loro sguardi accompagnarmi fino alla porta della toilette, poi mi richiusi la porta alle spalle, libero, finalmente, della loro attenzione.

Raggiunsi uno dei lavandini, aprendo l’acqua e lasciandola scorrere sotto il mio sguardo passivo.

Cosa diavolo mi stava prendendo?

Mi sciacquai il volto, cercando di rinfrescarmi un po’ con l’intento di attenuare il mio malessere. Quando rialzai il viso, la persona che si rifletteva nello specchio non sembrava nemmeno me.

Appoggiai le mani ai bordi del lavandino per sostenermi meglio, mentre sentivo una lacrima solitaria pungermi all’angolo di un occhio. Non potevo permettermi di piangere, non per lei. C’era una domanda che mi stava tormentando da quando eravamo usciti di casa:

Perché proprio ora? Perché solo ora stavo reagendo in quel modo?

Eppure era passato un mese da quando stavano insieme lui & lei. Forse, fino a quel momento, non me ne ero ancora reso conto del tutto. Ormai non potevo fare finta di niente, provavo qualcosa per quella ragazza e avrei dovuto farci i conti prima o poi. Solo che ora sembrava più “prima” che “poi”.

Dovevo farmene una ragione, non potevo permettere che lei diventasse motivo di discordia tra noi membri del gruppo. Era già successo una volta, anche se a nostra insaputa,  e non poteva succedere di nuovo, soprattutto perché ero fin troppo consapevole di ciò che avrebbe potuto comportare.

Purtroppo, però, non potevo nemmeno rimanere in disparte e fare come se niente fosse. Anche se ci avessi provato non ci sarei riuscito, mi conoscevo e sapevo che non sarei durato a lungo. Ma dovevo fare uno sforzo, dovevo farlo per i Beast, per i miei amici, per Gi-Kwang, per lei… e anche per me.

Mentre tornavo al tavolo dagli altri, un altro pensiero improvviso mi avvolse: cosa stavano facendo? Un’immagine ipotetica di ciò che avrebbero potuto fare mi annebbiò la vista, e non fui più in grado di auto controllarmi. Dovevo fermarli.

-“Ragazzi, non sto affatto bene. Esco a prendere una boccata d’aria, se quando uscite non mi trovate qui fuori non allarmatevi, forse farò una passeggiata.” mi sorpresi da solo per le mie parole. Parlai come parla una persona quando sa cosa vuole fare ma non le viene subito in mente.

Quando uscii dal ristorante l’aria fresca si abbatté sul mio volto, rischiarando un po’ i miei pensieri. Così raccolsi lentamente tutti i frammenti del mio “piano”, e cominciai a camminare in direzione del nostro appartamento.

 Non ero ancora padrone dei miei movimenti, camminavo sapendo dove stavo andando ma senza realizzare realmente la cosa.

Lungo il tragitto mi rivenne in mente la prima volta in cui l’avevo vista, ero rimasto letteralmente scioccato, all’inizio avevo pensato addirittura che potesse essere lei, ed un senso di quasi odio mi aveva invaso. Poi, conoscendola meglio, avevo capito che era tutt’altra persona, era migliore.

Se mi ero innamorato di Sarah, la quale si era comportata come si era comportata, cosa mi impediva di innamorarmi di Evelyn, dato che era la sua bella copia? Non mi fermai certo a pensare che forse, il vero motivo per cui mi piaceva Evelyn, fosse proprio quello… era la sua bella copia.

Vittima dei miei pensieri raggiunsi l’edificio. Ero già di fronte alla porta e la mano stava tremando debolmente. Cosa avrei detto a loro e agli altri? Che scusa avrei potuto usare? La risposta fu più palese di quanto avessi potuto immaginare.

Aprii la porta una volta per tutte ed entrai nel salone. Sentii dei rumori provenire dalla cucina, ma, anziché avvicinarmi, aspettai con pazienza che uno dei due si affacciasse; sapevo che sarebbe successo.

Infatti, Evelyn uscì dalla cucina, e quando mi vide spalancò gli occhi sorpresa. Dal suo sguardo imbarazzato intuii facilmente che stavano facendo qualcosa e che io li avevo interrotti. Si affacciò anche Kikwang e raggiunse la sua ragazza.

-“Jun, che ci fai qui?” chiese lei.

-“Stavo poco bene e non me la sentivo di rimanere fuori. Mi dispiace aver interrotto la vostra giornata, davvero.” in parte ero realmente dispiaciuto, anche se può sembrare strano.

-“Ah,capisco…” disse.

Gi-Kwang, invece, mi stava fissando con uno sguardo che non gli avevo mai visto. Che se ne fosse accorto? Sentii i suoi occhi soffermarsi sul mio volto con insistenza, ed io distolsi lo sguardo. Ma fu un errore, perché così gli confermai i suoi dubbi.

-“Bene, io vado in camera.” annunciai, per poi ritirarmi ufficialmente nella mia stanza. Non avevo il coraggio di guardarla.

Avevo portato a termine la mia “missione”, ero riuscito ad interrompere qualunque cosa stessero facendo. Sarei dovuto essere felice, e invece… mi sentivo tremendamente in colpa, avevo solo rovinato la loro giornata. “Perfetto!” pensai sarcasticamente “Sei solo un idiota egoista!”

Mi abbandonai sul letto, infilando la testa sotto il cuscino.

 

_Gi-Kwang

Lo osservai mentre se ne andava in camera, poi mi voltai verso Evelyn, cercando di capire se lei aveva intuito il vero motivo di quell’interruzione.

-“Dici che ha bisogno di qualcosa?” chiese invece lei, ignara di tutto.

Non potei impedire alla rabbia di invadermi, perché non se ne accorgeva? Ero forse impazzito io? Ma soprattutto, perché diavolo si stava preoccupando per lui? La gelosia mi giocava brutti scherzi.

-“Non credo proprio.” sbottai seccato.

-“Kiki, non fare così.” cominciò, accarezzandomi un braccio. “Dispiace anche a me non poter continuare la nostra giornata, ma se si è sentito male non è mica colpa sua.”

D’istinto sfuggii al suo tocco, sottraendo il braccio dalla sua mano.

-“Possibile che non te ne rendi conto?” le domandai, afferrandola per le spalle senza stringere troppo la presa; temevo di poterle fare male.

-“Di cosa dovrei rendermi conto ora?” mi stava guardando stupita, con lo sguardo da cane bastonato. Forse ero stato troppo brusco nei modi.

-“Non sta affatto male, cazzo!” appunto…i modi.

Evelyn cominciò a mettere insieme i pezzi, uno alla volta, poi si illuminò.

-“Vorresti dire che… che lo ha fatto apposta?” 

Annuii con un cenno del capo, mentre la lasciavo andare e cercavo di calmarmi.

-“Questa situazione non mi piace affatto.” insistetti.

-“Se vuoi potrei provare a parlarci.”

Ci riflettei su, cercando di individuare bene i pro e i contro. Ma temevo che la loro discussione avrebbe potuto avere più contro che altro. Forse era meglio se provavo a parlarci io, eravamo amici, avrebbe capito, no?

-“E se ci parlassi io?”

-“Kiki…” mi ammonì lei “Non credo sia una buona idea.”

Aveva pienamente ragione, non potevo parlare con lui di lei, sarei letteralmente scoppiato. Non ci potevo fare niente, ero geloso marcio.

-“Ok.” trassi un profondo respiro prima di proseguire “Parlaci te.”

-“Ora? In questo momento?” chiese.

-“Si, io intanto vado a fare una passeggiata e vedo se riesco a trovare gli altri, almeno non ti senti in imbarazzo senza me nei dintorni.”

-“Grazie.” sussurrò riconoscente.

Poi, prima di uscire, le diedi un bacio a fior di labbra.

-“Non dimenticarti che sei solo mia.” dissi, dopodiché uscii una volta per tutte dall’appartamento.

Ero preoccupato, non potevo nasconderlo. E sperai con tutto me stesso che la situazione si sarebbe risolta nel migliore dei modi.

Ma sarebbe bastata una sola discussione ad eliminare il “problema”?

 

_Evelyn

Le parole che mi aveva appena detto Gi-Kwang mi rimbombavano piacevolmente nella testa.

Non dimenticarti che sei solo mia.

Ancora con questa frase tra i pensieri, raggiunsi la stanza di Jun-Hyun e bussai piano alla porta. Quando lo sentii dire “avanti” entrai cautamente in camera sua.

Mi guardò sorpreso, mentre assumeva un’espressione preoccupata. Senza farci troppo caso mi andai a sedere sul bordo del letto, mentre lui si stava tirando su per mettersi a sua volta nella mia stessa posizione.

-“Come stai?” chiesi.

Volevo prima verificare se Kikwang aveva ragione, anche se cominciavo a convincermi anche io dei suoi dubbi.

-“M- meglio… forse mi conveniva rimanere fuori.”

-“Jun…” cominciai, sperando che avrebbe detto la verità senza che io insinuassi qualcosa. Ma, purtroppo, non mi accontentò. “Stavi davvero male?” fui costretta a chiederglielo, nonostante non volessi.

-“C- come, scusa?” lo stavo mettendo in evidente difficoltà.

-“Ti ho chiesto se stavi davvero male o se lo hai fatto a posta.”  ridissi.

-“I- io… scusami, Eve.” si coprì il volto con una mano, nascondendo la sua vergogna.

Proprio come aveva sempre supposto Gi-Kwang. Mi sentii in colpa per non avergli creduto sin dall’inizio.

Gli presi la mano con la quale si stava “proteggendo”, allontanandola dal suo viso.

-“Tranquillo, non ti devi preoccupare.”

-“Ma vi ho rovinato la giornata!” sbottò, avendocela con sé stesso. “Dov’è Kiki?” chiese poi.

-“È uscito un po’ per permetterci di parlare.”

-“Ah… allora lo sa anche lui.” sospirò abbassando la testa.

-“Lui l’ha sempre saputo, ma non è mai voluto intervenire perché vi vuole bene.”

-“Eve, se ne avessi il potere cambierei tutto, cambierei i miei sentimenti, te lo giuro, ma, purtroppo, non ne sono in grado. Devo farmene una ragione, ma non ci riesco. Quando vi ho visti per la prima volta insieme, nella sala da ballo della Cube…”

-“Allora eri te!” esclamai, interrompendolo “Ci hai visti mentre…beh, ecco…” stavolta ero io in difficoltà.

-“Si, vi stavate baciando. È lì che ho capito che mi sarei dovuto fare da parte, e così ho fatto. Ma oggi… non ce l’ho fatta, scusami.”

Sentirlo dire quelle cose fu come una pugnalata al cuore. Perché dovevo far soffrire le persone? Odiavo tutta la situazione e le sue conseguenze.

Tremai impercettibilmente, pensando al dolore che avrei potuto provare nell’amare una persona e non essere ricambiata. Mi sentivo terribilmente colpevole della sofferenza del rapper.

-“Non devi scusarti, non è colpa tua.” cercai così di tranquillizzarlo, ma non mi avvicinai.

Temevo una sorta di dejà-vu, ricordando ciò che era successo con Dong-Woon quando ancora non stavo con Gi-Kwang.

-“Mi dispiace farti soffrire così, ma ora sto con Kiki.”

-“Non sei tu a farmi soffrire, sono io. Mi innamoro delle persone sbagliate.”

Innamoro? L’avevo inconsapevolmente combinata grossa. Non poteva, non doveva essersi innamorato di me. Come avremmo risolto la questione?

Cominciai ad andare nel panico, ero completamente terrorizzata.

-“N- non puoi amarmi.” fu l’unica cosa che riuscii a dire.

-“È quello che mi dico anche io. Non posso, lo so, ma è così.”

Non aveva ancora alzato il viso, con molte probabilità stava evitando il contatto visivo con me.

Poi ripensai a ciò che aveva appena detto, aveva appena confermato di amarmi? Nemmeno Kikwang me lo aveva detto, anzi, non aveva mai accennato al nostro rapporto sotto quell’aspetto. Con lui sembrava tutto scontato.

Questo ragionamento mi portò a pensare ancora. E se lui non mi amava? In fondo non mi aveva mai detto nemmeno “ti voglio bene”, nonostante io glielo avessi detto più e più volte.

Però era geloso di me, quindi non mi era indifferente, e me lo aveva dimostrato preparandomi quella sorpresa, seppur finita male. Mi aveva anche detto che ero solo sua, no?

Ma se l’attraevo solo fisicamente? Se gli piaceva solo il mio corpo? In fondo, quella stessa mattina, avevo notato il modo in cui mi guardava il vestito. Io non volevo avere un rapporto solo fisico…

Smisi di pormi quelle domande, per tornare alla conversazione con il rapper.

-“Quindi, t- tu… mi ami?” chiesi ancora una volta, non riuscendo a credere alle mie orecchie.

Il mio comportamento era inaccettabile, perché insistevo tanto? Erano le mie paranoie a farmi agire così.

Lui annuì alla mia domanda con un debole cenno del capo, poi alzò il volto per incrociare il mio sguardo.

Io ero come paralizzata, non riuscivo a capire cosa provavo dentro, sentivo mille sensazioni tutte insieme. Ero in preda alla confusione più totale. Come avevo fatto a non accorgermene?

Una lacrima mi bagnò il viso senza che me ne accorgessi, poi sentii una lieve pressione nel punto in cui essa era scivolata.

Jun-Hyung me l’aveva asciugata con un lieve tocco, simile ad una carezza, ed ora la sua mano mi circondava piacevolmente una parte del volto.

-“Non volevo farti piangere.” sussurrò tristemente.

-“Non è colpa tua neanche stavolta.” replicai, incapace di sottrarmi al suo sguardo.

Sapevo perfettamente cosa sarebbe potuto accadere, ma non mi interessava. Anzi… volevo che accadesse. Volevo capire se Gi-Kwang mi amava, e, forse, in quel modo ci sarei riuscita.

Se avessi baciato Jun-Hyung, il quale diceva di amarmi, mi sarei accorta se era lo stesso tipo di bacio che mi dava Kikwang? In poche parole volevo capirlo da un bacio.

Non pensai che era un comportamento stupido, nonostante sapessi perfettamente che ogni bacio era unico nel suo genere. Ma la paura mi portò a fare quelle riflessioni senza senso.

Proprio mentre stavo ragionando, anche se la ragione in realtà mi aveva abbandonata, il rapper aveva attirato il mio volto verso il suo.

Fu questione di attimi e le sue labbra si posarono morbide sulle mie e mi persi in quella sensazione di dolcezza che quasi mi struggeva.

Sentivo la pressione delle sue labbra carnose, e, senza che lo volessi, le mie si dischiusero automaticamente, permettendo alla sua lingua di visitare la mia.

Non appena mi resi conto di ciò che stavo facendo, riacquistando un po’ di lucidità, mi ritrassi subito da quel bacio, mentre altre lacrime mi rigavano le guance.

Jun-Hyung mi strinse in un abbraccio, ma non fu affatto confortante.

-“Non volevo, scusa.” continuava a ripetermelo e non servì a niente.

Il senso di colpa mi aveva avvolta del tutto, mi stavo odiando con tutta me stessa. Come avevo potuto fare questo sia a lui che a Kikwang?

-“Sono una scema, stupida, cretina, stronza…” cominciai ad insultarmi da sola. Dovevo sembrare una pazza.

-“Non è vero, non sei niente di tutto ciò. Ti sei solo sentita…insicura, e io non ho resistito. Sono stato io, tu non c’entri niente.”

-“Ah si eh? È così che la pensi? Vorrei pensarla esattamente come te, ma non ci riesco. Mi sarei dovuta ritrarre subito, non avrei dovuto ricambiare il bacio!!”

-“Evelyn, ti prego, calmati! Faremo finta di nulla, ok? Io cercherò di farmene una ragione una volta per tutte… dimenticherò tutto, perfino questo. Mi sforzerò di stare lontano da te, perché io voglio bene a Gi-Kwang, e non me lo perdonerei se lo facessi soffrire. “

-“Ma ciò non cancella davvero ciò che ho appena fatto. Glielo devo dire, altrimenti non mi sentirei più a mio agio con lui.”

-“Ma si arrabbierebbe a morte con entrambi.”

-“Meglio che si arrabbi se glielo dico, piuttosto che lo venga a sapere con il tempo.”

-“Hai ragione, digli pure che è colpa mia, poi ci parlerò io.”

Dovevo assolutamente parlargliene, o non sarei più riuscita ad essere la stessa con lui. Con che coraggio avevo fatto ciò che avevo fatto? Cos’avevo risolto?

Mentre me lo chiedevo, però, mi tornarono in mente le sensazioni che avevo provato nel baciare Jun. Non avevo provato le stesse cose che provavo con Kikwang. Dovevo cominciare a preoccuparmi?

Con il rapper mi ero sentita davvero amata, perché ciò non mi accadeva con lui?

Solo di una cosa ero sicura, e la mia sofferenza ne era la prova… io amavo Gi-Kwang.

Ma lui amava me?


Saaalve!! Sono tornata ancora una volta! Oh Yeah! Ma quanto sarà scema Evelyn??! Starete pensando che è agli stessi livelli di chi l'ha "inventata", ma sappiate che io sono moolto peggio di lei! Anche se in questo capitolo mi viene da pensare parecchio sulla sua sanità mentale, per non parlare della mia...  va beh! Spero di non avervi confuso cambiando il punto di vista per tre volte xD.  Angolo domande: 1. Vi è piaciuto?  2. Cosa avreste fatto al suo posto? Sincere eh! 3. Secondo voi Kiki è solo attratto fisicamente?  4. Volete uccidermi? Almeno mi organizzo con la protezione. Mi dispiace ma per rispondere è vietata l'opzione a crocette perchè inesistente.... (si, sono più scema del solito stasera). A parte gli scherzi spero che vi sia piaciuto! Alla prossima! Kisses, Alice.. 


RINGRAZIAMENTI: Per l'ennesima volta ringrazio le follower *fa ancor di più la scema, come se non l'avesse fatta abbastanza* e anche chi ha letto un capitolo e poi si è stufato...ma almeno si è sforzato di leggerne uno u.U (no, non sono ubriaca, se ve lo state chiedendo, anche perchè odio l'alcol xD). Un grazie speciale va, come sempre, alle recensitrici che lovvo *-*, ovvero: Ace_B2uty95,  lil_monkey  e macky_love!!

PS: *Comunicazione interna*: Questa storia sta per intraprendere la via che la condurrà verso la fine. Non so quanti capitoli ancora mancano, ma volevo avvisarvi. Non so se essere felice o triste *-* ç__ç

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Discussion ***


Capitolo 14: “Discussion”

_Evelyn

Ero ancora nella camera di Jong-Hyun quando sentii la porta dell’ingresso aprirsi e richiudersi, seguita subito dopo da un lieve vociare, segno che erano rientrati tutti. Così uscii velocemente dalla stanza, ricevendo un breve abbraccio di incoraggiamento da parte del rapper.

Quando raggiunsi il salone li trovai tutti già seduti sul divano, pronti a non far niente. Yo-Seob, però, si alzò non appena mi vide, e mi venne incontro per stritolarmi in un abbraccio, mentre gli altri mi stavano salutando.

-“Allora, ti è piaciuta la sorpresa?” mi domandò, indicando tutti i fiori ancora sparsi in qua e là.

-“Certo! Però sarà meglio metterli tutti da una parte, altrimenti rischiamo di inciamparci.” risposi, mentre il mio sguardo cercava Gi-Kwang.

-“È un peccato che non vi siete potuti godere la giornata. Comunque Jun stava davvero male al ristorante, era tutto bianchiccio e sembrava sul punto di svenire da un momento all’altro.”

Perfetto! Allora stava male sul serio all’inizio e nessuno sapeva la verità, meglio così. Poi Seobie si accorse della mia irrequietezza.

-“Uff! Speravo che mi considerassi un po’ di più.” scherzò “Se stai cercando Kiki è nella “nostra” camera.”

Senza aspettare altro tempo, mi avviai subito verso la stanza. Non bussai nemmeno, ero talmente agitata che me ne dimenticai. Una volta dentro volli diventare invisibile.

Gi-Kwang aveva solo i boxer addosso e stava per mettersi una tuta. Probabilmente la mia bocca si spalancò, dato che improvvisamente non riuscivo più a respirare e necessitavo di più aria possibile.

-“Eve…?” disse imbarazzato.

-“I- io… scusami, mi sono scordata di bussare.” feci un passo indietro, dirigendomi nuovamente verso la porta, con l’intento di tornare più tardi, ma lui non era dello stesso avviso.

-“Aspetta, mi vesto velocemente.” afferrò i pantaloni dalla sedia e se li infilò, poi fece la stessa cosa con la maglietta.

Almeno ora potevo ricominciare a respirare regolarmente, altrimenti avrei rischiato che il mio cervello andasse in fumo. Una volta pronto mi si avvicinò.

-“Ci hai parlato?” mi chiese, con lo sguardo leggermente preoccupato.

Io abbassai il mio, non riuscendo a sostenere l’intensità con cui mi guardava, mentre il rimorso si stava facendo nuovamente largo tra le mie sensazioni.

-“Si.” mi uscì un solo monosillabo. Ero diventata anche incapace di parlare.

-“Com’è andata?” ora la preoccupazione si poteva intuire facilmente anche nel suo tono di voce. Forse si immaginava che fosse accaduto qualcosa, poiché cercavo di evitare di guardarlo negli occhi.

-“Ha confessato, per così dire. Ha detto che gli dispiace averci interrotto, ma non è riuscito a controllarsi.” la mia voce era piatta.

-“Come immaginavo.” sospirò. “C’è altro, vero?”

-“Ha detto che mi ama, e che vuole farsi da parte perché ti vuole bene e non vuole portare discordia nella band.” mantenni  sempre lo sguardo basso.

-“T- ti ama?” domandò. “N- non credevo che fosse così…preso da te.”

-“Nemmeno io lo pensavo.” sussurrai, e stavolta la mia voce assunse un’incrinatura spezzata.

-“Lyn… ti prego, dimmi la verità. Cos’altro è successo?” mi afferrò il mento con due dita per incatenare il suo sguardo al mio.

Era così intuibile che ci fossero altre cose da dire?

-“M- mi ha baciata.” soffiai fuori quelle tre parole con estrema difficoltà.

-“Ti ha baciata???!!” sbraitò. “Come ha osato?”

Nel frattempo si era allontanato da me per incamminarsi verso la porta. Stava per aprirla quando io lo afferrai per un braccio, costringendolo a fermarsi.

-“Io non mi sono ritratta come avrei dovuto fare. Mi sono lasciata baciare.”

Per la seconda volta in quel giorno, Gi-Kwang si sottrasse bruscamente dalla mia presa, ma stavolta sembrò farlo quasi con disgusto. Il suo sguardo era sbalordito e sembrava chiedere una spiegazione.

-“Credo di aver sentito male. Cosa hai detto?” ormai era a un metro di distanza e non voleva credere alle mie parole.

-“Ho detto che non mi sono tirata indietro.” solo dopo aver parlato mi resi conto che detto in quel modo sembrava che lo avessi fatto perché mi andava di farlo.

Sul suo volto si fece largo un’espressione arrabbiata e addolorata allo stesso tempo. Come potevo aver pensato, anche solo un attimo, che lui fosse interessato a me solo fisicamente? La sua reazione diceva che era l’esatto contrario di ciò che avevo dubitato.

-“Non ci voglio credere… perché?” mi urlò contro tutta la sua rabbia.

-“Perché tu non hai mai detto di amarmi, non hai mai detto neanche di volermi bene.” le lacrime cominciarono a rigarmi le guance, ancora una volta, mentre il mio corpo veniva scosso dai singhiozzi. “Ho pensato che avendo baciato un ragazzo che mi ama avrei capito cosa provi te per me…  poiché ho pensato che potevo interessarti solo fisicamente.”

-“Davvero hai creduto che mi interessasse solo il tuo corpo?” la sua voce rifletteva perfettamente la sua incredulità. “Credo di averti dimostrato più volte di provare qualcosa per te che andasse aldilà della fisicità.”

Quelle parole furono come uno schiaffo in pieno volto, e mi portai istintivamente una mano alla guancia, nonostante non vi fosse stata nessuna violenza su di essa.

-“Io non volevo, te lo giuro. Ma stavo male…stavo male per te. È stata la paura a spingermi a farlo, so che ciò non mi giustifica, ma, ti prego, perdonami.”

Mi avvicinai a lui e posai le mani sul suo petto, per sentirlo più vicino.

-“Non… toccarmi” sibilò, separandosi ancora una volta. “Ho bisogno di tempo per riflettere, non sono più così sicuro che tu voglia stare davvero con me.”

Era già sulla soglia, pronto a varcarla definitivamente.

-“Ti prego.” insistetti ancora. Non mi piaceva implorare le persone, ma con lui era diverso.

-“Devo riflettere se ne vale ancora la pena.” furono le ultime parole che udii, prima che uscisse dalla stanza sbattendo la porta.

 

_Gi-Kwang

Uscii dalla stanza furioso. Anche se non capivo se ciò che provavo era rabbia o altro, molto probabilmente si trattava anche di… dolore. Si, era il dolore che mi stava togliendo il respiro in quel momento.

Percorsi il corridoio, senza voltarmi indietro per vedere se mi stava seguendo. Non la volevo guardare in faccia, sarebbe stato troppo difficile sopportarlo.

Passai accanto alla camera di Jun-Hyung senza quasi accorgermene, poi feci un passo indietro, tentato di entrare, ma la buona ragione mi spinse a lasciar perdere. Così raggiunsi il salone e presi le chiavi di casa dal mobiletto accanto alla porta.

-“Kiki, dove vai?” mi chiese Hyun-Seung.

-“A prendere una boccata d’aria.” la mia voce risultò secca.

Poi uscii dall’appartamento, sbattendo la porta ancora una volta, ormai non riuscivo più a contenere le mie emozioni.

Quando raggiunsi l’esterno cercai di fare un pieno d’aria, inspirando più ossigeno possibile.

Ma, invece di farmi stare meglio, mi sentii mancare il respiro, come se qualcosa me lo avesse strappato con forza.

Tossii più volte, cercando di riassumere il controllo delle mie reazioni, ma mi ci volle più tempo del previsto. Poi, con qualche difficoltà, mi appoggiai al muro dell’edificio, socchiudendo appena gli occhi. Le parole che mi aveva detto Evelyn mi stavano ancora massacrando letteralmente il cranio, e il cuore.

Cosa mi stava succedendo? Perché mi sentivo così…debole?

Ricominciai a respirare lentamente, cercando di regolare anche il mio battito cardiaco, ma la sensazione di oppressione che sentivo all’altezza del petto sembrava non volermi abbandonare affatto.

Dovevo  riordinare bene i pensieri, dovevo fare chiarezza su tutta la faccenda. Così ripercorsi mentalmente la discussione che avevo appena avuto con Evelyn.

In poche parole lui l’aveva baciata e lei non si era tirata indietro come avrebbe dovuto. Jun aveva sbagliato, sapeva che lei era mia, cazzo! E invece le aveva rubato un bacio. Ero arrabbiato con lui, ma provai comunque a mettermi nei suoi panni, forse anche io avrei fatto la stessa cosa. In fondo si era anche scusato e le aveva detto che mi voleva bene quindi si sarebbe fatto da parte.

“Peccato non l’avesse capito prima  di baciarla che doveva farsi da parte” pensai sarcasticamente.

Di conseguenza, vedevo lei nel torto. Stava con me, no? Eppure dalle sue azioni recenti sembrava quasi essersene dimenticata. Era rimasta completamente impassibile a quel bacio, lo aveva lasciato fare.

Mi rifiutavo di crederci, non volevo… era troppo doloroso.

Era anche vero che lo aveva fatto per capire se anche io la amavo, ma avrebbe fatto prima a chiedermelo, giusto? Come poteva capirlo baciando un altro? Io non me ne capacitavo.

Certo, forse si era lasciata prendere dalla paura, appunto, e aveva reagito senza pensarci.

Ma se faceva così ogni volta che aveva paura, cosa sarebbe rimasto di noi?

Pensavo di averle dimostrato in più occasioni che io…si, insomma, io la amavo. E mi sembrava abbastanza evidente. Perché lei non se n’era accorta? Mi conosceva davvero?

I dubbi mi assalirono come un’unica ondata, provocandomi un lieve mal di testa. D’istinto chiusi gli occhi ancora una volta, ma fu un grave errore.

Mi immaginai il momento del bacio tra lei e Jun-Hyung.

Vidi le loro labbra che coincidevano… i loro occhi socchiusi per la magia che stavano vivendo… la mano di lui che le accarezzava una guancia. No! Era troppo!

 Sapevo che era la mia immaginazione a farmi vedere proprio ciò che non volevo vedere, ma non riuscivo a togliermi quell’immagine dalla mente.

Cominciai a sentirmi sempre più debole, la vista mi si annebbiò del tutto, le gambe tremarono appena e alla fine cedettero, facendomi cadere a terra. Poi sentii i sensi abbandonarmi uno alla volta.

Il primo a lasciarmi fu la vista, impedendomi così di vedere quell’immagine dolorosa che si era ormai focalizzata nella mia mente con tanto di radici.

Quella reazione era, probabilmente, un autodifesa di cui il mio corpo necessitava, ma soprattutto ne aveva bisogno il mio cuore.

L’ultimo senso ad abbandonarmi fu l’udito, e, di conseguenza, non sentii la voce che mi stava chiamando preoccupata.

 

_Evelyn

Quando avevo sentito la porta sbattere non ero riuscita a trattenermi e, dopo qualche attimo, avevo deciso di seguirlo fuori, per provare a parlarci di nuovo.

Uscii sotto gli sguardi sorpresi degli altri, che ormai avevano intuito gran parte della situazione, e, fortunatamente, mi lasciarono andare senza fare domande.

Non presi l’ascensore, preferii fare le scale di corsa, rischiando più volte di rovinare a terra.

Ero al portone d’ingresso quando lo vidi. Se ne stava addossato ad una delle pareti dell’edificio, immobile e con lo sguardo fisso davanti a sé, perso nel vuoto, tranne un paio di volte in cui chiuse gli occhi.

Ero incerta sul da farsi, così rimasi qualche minuto dentro, sperando di trovare il coraggio necessario per affrontarlo nuovamente.

Stavo per aprire il portone una volta per tutte, quando lo vidi accasciarsi a terra, quasi privo di sensi. Allora mi precipitai fuori, raggiungendolo a passo svelto mentre lo chiamavo a gran voce. Non mi interessava se disturbavo i pochi passanti che stavano passando, appunto, da quella parte; erano la mia preoccupazione minore, nonostante sapevo che sarebbero potute passare anche delle fan.

-“Kikwang!” ripetei il suo nome non so quante volte, mentre lo schiaffeggiavo piano.

Fu questione di un paio di minuti e i suoi occhi si spalancarono, quasi spaventati, e, quando incontrarono i miei, vi lessi solo sofferenza.

Stava così per colpa mia. Ed io che avevo addirittura pensato che non ci tenesse a me. Ero stata una stupida…e, forse, era troppo tardi per rimediare.

Mi allontanai, permettendogli di rialzarsi lentamente.

-“Dovresti andare da un medico per un controllo di precauzione.” gli dissi.

-“Non è niente, sono solo svenuto.” replicò lui, indifferente.

-“Solo svenuto? E ti sembra poco, scusa? Potresti avere la pressione bassa, hai comunque perso i sensi per qualche minuto!” esclamai.

-“Allora ti interessa ancora qualcosa di me.” faceva anche del sarcasmo!

Rimasi a bocca aperta per quelle parole. A questo punto anche lui stava cominciando a dare i numeri.

Avevo fatto una cazzata, e ne ero consapevole. Mi sentivo tremendamente in colpa, le mie lacrime e il mio dolore lo avevano dimostrato, ed erano state anche il segno dell’amore che provavo per lui. Possibile che non lo capisse?

-“Stai scherzando, vero?” sbottai. “Sono allibita.”

-“Tu eh! E io che dovrei dire allora? Se non sbaglio sei stata te a baciare un altro! Comunque sia non ho voglia di parlarne ora. Ti ho già detto e ripetuto che ho bisogno di tempo.” rientrò nell’edificio, senza degnarmi di altre attenzioni.

Aveva ragione…ero stata io.

Sarei riuscita a farmi perdonare?



Sono una scema, sarà una settimana che ho questo capitolo pronto, ma scrivendo anche il quindicesimo pensavo di averlo già postato, e invece... Comunque salve a tutti! u.U Spero perdonerete questa mia dimenticanza assurda -.-" Allora, stavolta comincio subito con l'angolo domande *-* : 1. Voi sareste riuscite a dirgli del bacio? O il suo magnifico fisico vi avrebbe distratto? Io opto per la seconda opzione *Q*   2. Che dite...sarà innamorato?? Piccolo, è addirittura svenuto per Evelyn (=stronza u.U)  3. Cosa succederà! Ta da da dan... Alla prossima carissime! Kisses, Alice..

RINGRAZIAMENTI: Quante volte vi avrò ringraziate??!! Io penso che non sia mai abbastanza, quindi continuo a ringraziare davvero tanto chi segue questa fan fiction... E, con sempre più looovveee, dico grazie a lil_monkey,  Emma Min Ki Tomlinson,  macky_love  e  Ace_B2uty95 per avermi recensito! *-* Spero che la storia continui a piacervi!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: I'm leaving before...for you! ***


Capitolo 15: “I'm leaving before… for you”

_Evelyn

Era già passata una settimana da quando io e Kikwang avevamo litigato, e da quel giorno lui non mi aveva più rivolto la parola. Ogni volta che me lo trovavo di fronte, faceva finta di nulla e rimaneva in silenzio, senza degnarmi di uno sguardo.

Quel suo comportamento passivo mi stava mandando fuori di testa. Non sapevo quanto sarei riuscita ancora a resistere in quell’appartamento.

I ragazzi provarono a distrarmi in tutti i modi, a volte chiacchierando con me quando lui entrava nel mio raggio visivo, o, addirittura, portandomi più spesso alla Cube per allenarmi.

Ma, purtroppo, i loro tentativi non ebbero l’effetto voluto. Così decisi di parlarne una volta per tutte con i miei fratelli.

Da quando erano arrivati, li avevo visti quasi tutti i pomeriggi, ma avevo sempre cercato di evitare l’argomento “ragazzo”.

Quel giorno, invece, decisi di raggiungerli con l’intento di affrontare proprio quell’ argomento.

Ci incontrammo nel ristorante del loro hotel, per consumare insieme il pranzo.

Avevamo appena cominciato a mangiare, quando Jared mi porse la fatidica domanda che aspettavo ormai da tempo.

-“Eve… è da una settimana che ci sembri un po’ giù. Sembra quasi che tu faccia fatica a stare qui. È successo qualcosa?”

Ecco, era arrivato il momento giusto per parlarne. Così mi feci coraggio e spiegai loro la situazione.

-“Credo che tu debba allontanarti da lui.” constatò Shannon. “Se continui a stare qui, probabilmente, continuerai anche a soffrire e a far soffrire loro, anche se inconsapevolmente.”

Aveva fottutamente ragione, mi toccava ammetterlo contro il mio volere.

-“Dovremmo anticipare la partenza.” aggiunse poi Tomo, preoccupato per me quanto lo erano i miei fratelli.

-“Non è un problema. Per quanto mi riguarda potremmo partire anche questo fine settimana, non mi ci vuole molto a organizzare tutto.”

-“Jared, non farmi ridere. Semmai volevi dire ‘non mi ci vuole molto a far organizzare tutto.”

-“Dettagli.” mi liquidò con un cenno della mano. “Ce la fai ad aspettare fino a venerdì?”

-“Certo…” dissi.

Il problema era che, se fosse stato per me, avrei aspettato all’infinito.

Non volevo andarmene, non volevo lasciare lì parte di me.

Ma che alternative avevo? Almeno così avrei posto fine alla mia e alla loro sofferenza.

Senza di me, ne ero convinta, sarebbero stati tutti più felici e senza problemi a cui pensare.

-“Ok,allora è aggiudicato per venerdì.” Jared non si lasciò sfuggire il mio sguardo perso nel vuoto e colmo di tristezza, cosicché mi rivolse un sorriso incoraggiante.

Quanto avrei voluto che mi incoraggiasse davvero… purtroppo, non vedevo niente di buono in quello che stavo per fare, se non, appunto, interrompere quella tristezza che regnava suprema.

Ma dovevo farcela per tutti quanti. Era come se la nostra felicità dipendesse solo dalla mia scelta di andarmene.

Quando finimmo il pranzo era già stato deciso tutto.

Tornai all’appartamento con l’amaro in bocca. Non sapevo come dirlo ai ragazzi, dubitavo di farcela subito. Probabilmente avrei lasciato correre del tempo prima di avvertirli.

Peccato che avessi solo qualche giorno a disposizione. Non potevo certo arrivare al giorno prima della partenza e dire “Ehi, ragazzi, mi dispiace ma domani parto!”.

Durante l’intera giornata sentii i loro sguardi analizzarmi con intervalli regolari e alternandosi tra loro. Il mio stato d’animo doveva averli fatto intuire che c’era qualcosa che li nascondevo.

Quando, finita la cena, me ne andai in camera dopo averli dato  la buonanotte (nonostante fossero appena le nove), non mi accorsi che due di loro mi avevano letteralmente seguita fino alla mia stanza.

Solo quando mi stavo per chiudere la porta alle spalle vidi due paia di occhi fissarmi, facendomi quasi spaventare.

Doo-Joon e Hyun-Seung aspettavano che li invitassi ad entrare, mentre io li stavo guardando come un’ebete.

-“Oh, ehm… qualche problema?” azzardai, facendomi da parte e permettendoli di oltrepassare la soglia.

-“Volevamo parlarti.” disse il leader.

Inutile dire che mi sorprese il fatto che fossero proprio loro due a volermi parlare.

-“Perché voi?” non riuscì a tenere per me quel pensiero.

-“Diciamo perché siamo i meno coinvolti nella tua situazione sentimentale e ciò può agevolare la conversazione.” Hyun-Seung mi sorrise, cercando di tranquillizzarmi con un semplice sguardo.

-“Ditemi pure.”

-“Abbiamo notato che è tutto il giorno che te ne stai in silenzio e con l’espressione imbronciata.” cominciò il più grande. “È anche vero che è da una settimana che la situazione è simile, e non voglio toccare quell’argomento, ma oggi ci sei sembrata particolarmente distante, ecco.”

-“Con ciò volevamo chiederti se hai qualcosa da dirci al riguardo.” concluse Seung.

Cos’avrei dovuto fare? Dirglielo? Beh, mi sembrava la cosa più intelligente da fare. Nonostante avessi voluto aspettare, mi resi conto che non era corretto nei loro confronti.

-“Io…” cercai le parole giuste, mentre il mio sguardo rimaneva fisso sul pavimento. “Io dovrei partire questo venerdì. Me ne torno a Los Angeles.”

Alzai il volto per osservare le loro reazioni. Sembravano entrambi sconvolti dalla notizia che li avevo appena dato.

-“Q- questo venerdì?!” esclamò Doo-Joon, alzando notevolmente la voce.

Temetti addirittura che lo avessero sentito persino dalla sala, e la cosa non mi piacque affatto, anzi, mi metteva in ansia. Non volevo sapere come l’avrebbero presa gli altri. Soprattutto Gi-Kwang.

-“È forse per via di lui?” volle sapere il minore.

Io annuii con un cenno del capo, era inutile continuare a mentire. Le bugie non avrebbero risolto assolutamente nulla.

-“Vuoi dirlo te agli altri?” continuò Hyun-Seung.

-“Si…è meglio.” risposi. “E mi sa proprio che mi conviene farlo ora.”

I due ragazzi confermarono la mia ipotesi muovendo le testa verso il basso.

Presi un profondo respiro, come facevo ogni volta che ero in difficoltà, e mi diressi nel salone, con l’intento di annunciare la cosa a tutti.

Appena li raggiunsi, mi guardarono stupiti da quella mia improvvisa riapparizione.

Cercai lo sguardo di ognuno di loro, Gi-Kwang compreso, non mi interessava affatto se lui non voleva intercettare il mio.

-“Io dovrei dirvi una cosa…” cominciai, un po’ intimorita, nonostante sentivo la presenza del leader e di Hyun-Seung dietro di me che, in qualche modo, mi confortava un po’.

Gli altri aspettarono in silenzio che continuassi, ma li tenni inconsapevolmente sulle spine più del dovuto. Doo-Joon mi posò una mano sulla spalla, a mo’ di carezza, per incoraggiarmi a proseguire.

-“Ecco…io… io parto questo venerdì. Torno a Los Angeles.”

Nello stesso istante in cui lo dissi, i miei occhi si abbassarono automaticamente verso il basso. All’improvviso non volevo più guardarli in faccia.

Ma, dopo qualche secondo di silenzio forzato, mi sforzai di rialzare nuovamente il capo per osservarli uno alla volta.

Il primo che guardai fu Dong-Woon. Nonostante negli ultimi tempi sembrava essersi distaccato, per così dire, in quel momento sembrava tutt’altro che indifferente. Era letteralmente sbiancato, mentre cercava di evitarmi.

Poi, passai a Yo-Seob, e vederlo fu più doloroso di quanto avessi potuto immaginare. Se ne stava immobile, con lo sguardo puntato verso il pavimento, mentre le sue spalle si alzavano impercettibilmente.

Anche Jun-Hyung era più o meno nella sua stessa posizione, con un’unica differenza. Il suo corpo tremava appena come quello del visual maknae, ma i suoi occhi erano puntati nei miei e sembravano implorarmi, mentre la sua mente stava ancora cercando di metabolizzare la  cosa.

Gi-Kwang me lo tenni per ultimo. Non seppi neanche dove trovai la forza di guardarlo in faccia, e mi meraviglio tutt’ora. Il suo sguardo sembrava lontano dal mio, perso nei suoi pensieri, e i suoi occhi ricordavano i treni in corsa; la sua espressione era impassibile e fredda, non accennava minimamente a far trasparire nemmeno una singola emozione. Sembrava in trance…e dolorosamente lontano.

 

_Gi-Kwang

Per me quella notizia fu come la goccia che fece traboccare il vaso.

Mi ero costretto a fingere indifferenza nell’ultima settimana, non riuscivo più a guardarla negli occhi. Non dopo ciò che aveva fatto.

Volevo perdonarla, ma non ce la facevo. Era una cosa che non ero in grado di gestire a mio piacimento, era lei a gestire me, ed io potevo solamente sottostare al suo volere.

Anche in quel momento, il mio unico desiderio era abbracciarla e chiederle di rimanere al mio fianco… per sempre. Si, “per sempre” mi sembrava il tempo perfetto da passare con lei, me ne rendevo conto in quel momento più che mai.

Invece, l’unica cosa che riuscii a fare fu quella di fissare il vuoto davanti a me, e posso giurare che la mia espressione era diventata una maschera indecifrabile.

Ma, in realtà, dentro stavo scoppiando ed il dolore mi stava dilaniando il petto come in una lenta tortura senza fine.

Sapevo che stavo letteralmente per esplodere, e non volevo che ciò avvenisse davanti a tutti loro. La mia sofferenza doveva essere patita in solitudine, non volevo coinvolgerli, altrimenti avrei definito il mio gesto da egoista.

Così, constatando che sarei riuscito a trattenermi per massimo un minuto, mi alzai di scatto dal divano su cui ero seduto e mi diressi velocemente in camera, sbattendo la porta con tanta forza da farla vibrare contro le pareti.

Presi la prima cosa che mi capitò a portata di mano, in questo caso un quaderno, e lo scaraventai contro il muro, poi trovai un paio di scarpe per terra e diedi un calcio alla più vicina, come se ciò potesse alleviare quella sensazione di devastazione interna che sentivo fin troppo bene.

Poi mi gettai sul letto, affondando con la testa nel cuscino.

Mi chiesi se era normale soffrire così per una ragazza. E mi risposi che, si, era normale quando la si amava con tutto sé stesso.

Venerdì… era troppo vicino per i miei gusti. Si sarebbe trattato di appena sei giorni circa, poi lei sarebbe scomparsa dalla mia vita, giusto?

Non potevo permetterlo, ma ormai così era stato deciso, a quanto pareva le carte in tavola erano quelle.

La cosa migliore da fare, in quel momento, mi sembrava l’indifferenza più totale. Forse, così, la sua partenza sarebbe stata più vivibile per entrambi.

Ma…che senso aveva se ci amavamo? Pensai veramente “ci”, noi…

Io la amavo di sicuro, e lei… lei?

“Fanculo!” pensai, chiudendo gli occhi e mettendo a tacere tutti gli altri miei sensi.

Sentii qualcuno bussare alla porta, ma ero incapace di reagire. Ero incapace di tutto.

Yo-Seob entrò comunque, sedendo accanto a me e stringendomi in un abbraccio. Lui sapeva quanto lei era importante per me, e doveva sapere anche quanto io lo fossi per lei. Ma ero troppo stupido ed intimorito per chiederglielo.

Cercò di consolarmi con poche parole di conforto, ma quasi non le sentii.

Era come se niente e nessuno avesse potuto darmi alcun tipo di consolazione al momento. Ero solo…

Solo con il mio dolore.



Annyeong! Mi prenderete per scema se vi dico che anche stavolta mi sono dimenticata di postare prima??!! Il capitolo era pronto già da tre giorni, ma col fatto che scrivo contemporaneamente un'altra storia, non ricordo mai quale delle due ho già postato e quale no -.-". Scusatemi ancora se vi ho fatto aspettare sei giorni o.O A me sembrano tanti! Andando alla storia... beh, vado subito all' angolo domande: 1. Cosa ne pensate della partenza anticipata?  Eve deve essere impazzita o.O. 2. Chi di loro sentirà più la sua mancanza? Domanda sciocca, lo so...  3. Vi aspettavate questa reazione da parte di Kiki? O pensavate che avrebbe reagito meglio/peggio?  Ma come saranno premurosi DooJoon e HyunSeung?!! *-* Io li vedo così anche nella realtà, non so perchè... Uno è il leader, quindi un pò gli tocca di dovere, ma anche Seung sembra un tipo affidabile u.U *parla a vanvera, come se non lo facesse abbastanza*  Va beh, dai! Alla  prossima! Kisses, Alice...

RINGRAZIAMENTI: Anche stasera i miei grazie vanno alle mie recensitrici fedeli (oltre a chi legge) *-* : macky_love, lil_monkey, Yoona Hye e  Ace_B2uty95!


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Capitolo 16
*** Capitolo 16: To leave or not to leave? ***


Capitolo 16: “To leave or not to leave”

_Evelyn

Il giorno della mia partenza era arrivato. Avevo preparato le valige la sera precedente, poco prima di andare a dormire, anche se il sonno non mi aveva visto neanche da lontano.

Avevo passato l’intera notte in preda alla tristezza più totale, rigirandomi tra le lenzuola e impregnandole di lacrime.

Ognuno di loro aveva provato a farmi cambiare idea, si erano tutti quanti intestarditi nel trovare una scusa per convincermi a rimanere. Tutti tranne lui. E questa era la cosa che mi faceva più male.

Quindi, quando mi “svegliai” quella mattina, con due occhiaie evidenti sotto gli occhi, sembravo una ragazza mezza viva e mezza morta. Perché in fondo quello non era vivere, a mio parere il termine giusto era sopravvivere.

Fu così che mi ritrovai a pensare a tutta quell’assurda e meravigliosa esperienza che sembrava ormai giunta al termine.

Il primo giorno in cui incontrai i B2ST,  in Malaysia durante il concerto a cui partecipavano anche i miei fratelli e Tomo,lo ricordavo come se fosse passata appena una notte. Il primo approccio che cercai di instaurare con loro fu alquanto imbarazzante, ma se pensavo a dove mi aveva portato, non potevo certo rimpiangere la mia figuraccia.

Da quel giorno niente era più stata la stessa cosa, nemmeno io. Ero cambiata in quei pochi mesi, ed avevo riscoperto una parte di me che credevo fosse andata persa da tempo.

E avevo portato a termine il mio scopo… ero riuscita a ballare. Potevo anche ritenermi abbastanza brava, visto il poco tempo a disposizione che avevo avuto, ed il merito andava a quei sei splendidi ragazzi che mi ero ritrovata come insegnanti. Il loro manager, però, non aveva ancora avuto modo di vedermi ballare, e non ne avrebbe più avuto l’occasione.

L’idea di dover partire davvero mi stava devastando, come avrei fatto senza di loro?

Mi sarebbe mancato il leader con le sue ramanzine quando qualcuno di noi faceva qualcosa di sbagliato. Quel leader che si prendeva cura di tutti, nessuno escluso, e mi aveva accolto come avrebbe fatto un perfetto Hyung… Perché Doo-Joon era proprio quello, un meraviglioso Hyung.

Mi sarebbe mancato perfino Hyun-Seung, nonostante fosse stato quello con cui avevo legato di meno. Il suo tono pacato, le sue spiegazione efficienti su qualunque cosa, le sue risate…sarebbero rimaste per sempre nei miei ricordi.

Mi sarebbe mancato Dong-Woon. Lui e il suo sguardo maledettamente intenso, il quale mi aveva dannato all’inizio dell’avventura. Mi aveva fatta soffrire, avevo pensato di essere un peso per lui, ma da quando avevo scoperto che non era così ed era venuta a galla la verità, avevamo instaurato un bel legame, escludendo le piccole incomprensioni di percorso.

Mi sarebbe mancato Jun-Hyung. Non avrei dimenticato niente di lui, soprattutto le sue labbra soffici e il suo tocco dolce e deciso allo stesso tempo. Avevo provato attrazione per il rapper, non potevo negarlo, e forse avrei potuto provare anche qualcosa di più. Ma era arrivato troppo tardi. Il mio cuore ormai apparteneva ad un altro.

Mi sarebbe mancato Yo-Seob. Il mio piccolo angelo custode. Le sue risate, le sue facce buffe, la sua dolcezza, i suoi abbracci confortanti, i suoi sorrisi celestiali, le discussioni che facevamo prima di dormire….cristo! Senza di lui mi sarei sentita mezza vuota. Come avrei fatto da sola?

Mi sarebbe mancato Gi-Kwang, non mi interessava se lui non la pensava come me, non me ne fregava niente se, forse, io non gli sarei mancata affatto. Io lo avrei ricordato sempre e comunque. Le sue braccia forti che mi stringevano, le sue mani che mi accarezzavano, i suoi baci bollenti, le sue sfuriate di gelosia. Non avrei mai dimenticato niente di lui, avrei conservato ogni singola cosa nel mio cassetto dei ricordi, chiudendolo a chiave per farne un tesoro intoccabile. Lui era stato il mio primo vero amore.

Qualcuno bussò, costringendomi ad interrompere il filo dei ricordi.

-“Avanti.” la mia voce fuoriuscì un po’ gracchiante, e mi accorsi che una lacrima mi stava scivolando lungo una guancia. Così, mentre la porta si stava aprendo, me l’asciugai velocemente con il dorso della mano.

Yo-Seob sbucò dal nulla. Fu la prima volta che vidi un sorriso falso sulle sua labbra.

-“Allora, sei pronta?” fingeva di essere contento per me, solo per non farsi travolgere dalla tristezza. Sapevo che non sarebbe mai potuto essere felice della mia partenza, ormai lo conoscevo troppo bene. “Torni a Los Angeles! Così non sentirai più la mancanza della tua casa!” altro finto entusiasmo.

Lo abbracciai di slancio, rifugiandomi nell’incavo del suo collo ed inspirando profondamente il suo profumo. Anche quello mi sarebbe mancato.

-“Ma sentirò la vostra mancanza.” sussurrai, marcando bene l’aggettivo.

-“Anche tu ci mancherai.” disse lui, appoggiando il mento sulla mia testa. “Fatti sentire spesso! Hai i nostri numeri di telefono, le nostre e-mail, insomma hai tutti i nostri contatti, e sai dove viviamo. Non sparire nel nulla eh!”

Quella raccomandazione fu un po’ come una conferma della mia partenza, dandomi un assaggio di come sarebbe stato il mio futuro da lì in poi. Ovvero messaggi, chiamate, e-mail, visite sporadiche… era tutto così deprimente.

-“Te lo prometto.” giurai. Meglio deprimermi un po’ che interrompere del tutto i contatti con loro.

Ci staccammo svogliatamente dall’abbraccio. Era arrivato il momento di andare. Così trascinai le valige fino all’ingresso, dove mi stavano aspettando tutti quanti.

Mi guardai intorno un’ultima volta, cercando di imprimere nella mente ogni singolo particolare di quell’appartamento.

-“Andiamo allora!” esclamò Doo-Joon, schioccando la lingua per sottolineare il suo disappunto. Non volevano che me ne andassi, ma ormai si erano rassegnati.

Il tragitto che ci separava dall’aeroporto fu breve, come al solito. Una volta arrivati a destinazione raggiungemmo i miei fratelli e Tomo, dopo aver fatto il check-in. Il nostro aereo sarebbe partito da lì dopo una decina di minuti.

Indossai un sorriso finto, come quello che mi aveva rivolto poco prima Seobie. Poi li salutai tutti, abbracciandoli uno alla volta e trattenendo a stento le lacrime che mi offuscavano la vista.

-“Mi raccomando, fai la brava.” disse il leader, facendomi sorridere appena.

-“Pensaci ogni tanto.” Hyun-Seung. Come se ci fosse stato bisogno di un invito verbale per farlo! Sorrisi di nuovo.

-“Ce la puoi fare.” Dong-Woon. Ero sicura che anche lui ce l’avrebbe fatta.

-“Scusami, se non fosse stato per me, forse ora non dovresti andartene.” Jun-Hyung. Ancora con ‘sta storia?! Era stata colpa mia, punto.

-“Non leggere troppo e allenati.” Yo-Seob, sempre il solito premuroso.

Poi fu la volta di lui, ma non ebbi la forza di abbracciarlo, sarebbe stato troppo. Così mi limitai a guardarlo negli occhi. Niente parole, niente gesti, dimostrazioni di affetto o altro. Niente.

Avrei voluto poterlo toccare un’ultima volta, assaporare le sue labbra carnose… ma non lo feci. Altrimenti non avrei avuto il coraggio di partire.

I Leto e Tomo salutarono tutti e sei i ragazzi amichevolmente, poi si incamminarono verso l’aereo. Io li seguii a qualche metro di distanza con la testa rivolta verso il basso e le spalle ricurve.

Mentre procedevo lentamente, mi costrinsi ad alzare lo sguardo. L’immagine sovrastante dell’aereo che mi avrebbe portato definitivamente via dalla Corea del Sud stava diventando sempre più nitida.

“Addio”, pensai.

 

_Gi-Kwang

La stavo osservando mentre camminava verso la sua meta, cercando ancora di elaborare la cosa.

Durante gli ultimi giorni avevo mantenuto attentamente  le distanze con un atteggiamento indifferente, come d’altronde avevo fatto durante l’intera ultima settimana.

Avrei voluto implorarla di restare, mi sarei addirittura inginocchiato al suo cospetto per farle cambiare idea. Ma non l’avevo fatto; c’era qualcosa che me lo aveva impedito.

Ora, però, mentre la guardavo allontanarsi sempre di più da me, mi resi conto di quanto ero stato stupido.

Come avevo fatto ad ignorare la cosa? Speravo forse che si risolvesse tutto da solo? Magari pensavo di sognare e credevo fermamente che mi sarei risvegliato da un momento all’altro, riscoprendola ancora al mio fianco.

Non riuscii più a trattenermi, e delle lacrime amare sgorgarono abbondantemente dai miei occhi, riversandosi sulle mie guance e bagnandomi completamente il volto.

Quella era la situazione in cui mi ero ridotto. Si, perché ero stato io ad infliggermi quella sofferenza a cui avrei potuto porvi fine facilmente, già da tempo.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, quasi insistentemente. Di malavoglia distolsi lo sguardo da Evelyn, voltandomi verso colui che mi stava… spingendo?

-“Cosa diamine stai aspettando?” mi chiese Yo-Seob, sgomentato.

Già, cosa stavo aspettando? Ormai si stava facendo tutto più chiaro e dovevo porre rimedio all’errore madornale che avevo compiuto. Mi accorsi anche del poco tempo che mi rimaneva per farlo.

Così sorrisi a Seobie, sperando di dimostrargli tutta la gratitudine e l’affetto che provavo nei suoi confronti.

Poi le mie gambe cominciarono a muoversi in avanti, senza che me ne accorgessi, ed improvvisarono una corsa un po’ impacciata.

-“Evelyn!” urlai con tutto il fiato che avevo in gola, facendo voltare alcuni passeggeri curiosi. Mi sembrava di essere in un film strappalacrime.

Ciò che avvenne dopo fu talmente veloce che a stento riesco a descriverlo.

Eve si voltò verso di me con un movimento deciso della testa, e il suo sguardo incontrò il mio, riscoprendolo ancora umido, a causa del pianto precedente non ancora interrotto.

Poi piantò le valige per terra e cominciò a corrermi incontro, sotto lo sguardo stupito dei suoi accompagnatori.

Io continuai a correre verso di lei, impaziente di stringerla a me.

Fu questione di qualche secondo e le nostre braccia si incontrarono quasi dolorosamente, unendoci in un abbraccio mozzafiato.

Le nostre labbra, ancora bagnate, si cercarono affamate, dando vita ad un bacio straziante e dolce allo stesso tempo, fino a farmi dolere il labbro inferiore, ma non me ne curai.

La presi letteralmente in collo, mentre lei stringeva le gambe intorno alla mia vita, senza interrompere il bacio che ci stavamo scambiando.

-“Resta.” Il mio respiro era affannato, ma la implorai comunque come avrei dovuto fare da tempo.

-“Resto?” la sua era una domanda retorica.

Io annuii energicamente con il capo. Lei,in risposta, mi baciò di nuovo, togliendomi nuovamente il fiato.

-“È un si?”domandai speranzoso.

Stavolta fu lei ad annuire, ed in quel momento non c’era nient’altro al mondo che mi importava. Ciò che riuscivo realmente a guardare era solo il suo volto così vicino al mio.

Eravamo solo io e lei. Cos’altro contava? Per me nient’altro.

 

_Evelyn

Ricordai improvvisamente che i miei fratelli erano rimasti sulla scaletta dell’aereo e probabilmente mi stavano aspettando. Così mi allontanai lentamente dalle sue labbra, nonostante il mio desiderio fosse stato un altro.

-“Devo…avvertirli.” dissi con il fiatone. Sembrava che avessi corso una maratona, ma la fatica non la sentivo. Ero completamente invasa da una gioia devastante.

In quel momento era come se niente avesse potuto farmi del male.

Lui annuì ancora una volta con un cenno del capo, prima di mettermi giù. Quando i miei piedi toccarono di nuovo terra, scoprii che le mie gambe erano diventate improvvisamente molli.

-“Ti accompagno.” disse, notando la mia instabilità e scoppiando in una risata fragorosa. Con ciò si meritò una lieve pacca sul collo, ma ero troppo felice per potergli fare “davvero male”.

Finalmente mi sentivo di nuovo nel posto giusto, al momento giusto. Ma soprattutto…con il ragazzo giusto.

Così arrivammo da loro, mentre cercavo di mantenermi stabile nel migliore dei modi.

-“Jared, Shannon, Tomo…i-io…” non mi diedero tempo di continuare, interrompendomi tutti e tre contemporaneamente con un cenno della mano.

-“Abbiamo capito, tranquilla. Noi, però, dobbiamo andare ormai.” la voce di Jared era triste, ma sapeva che era ciò che volevo davvero, quindi comprendeva il mio gesto. Ma c’era una cosa che non mi avevano lasciato specificare.

Io non volevo posticipare la mia partenza, io volevo eliminarla del tutto.

Volevo rimanere lì per un tempo indeterminato, finché tutto andava bene non sarei più tornata a Los Angeles.  Ma non sapevo come dargli la notizia, e soprattutto temevo la reazione di mia madre. L’avrei lasciata sola. Avrebbe sofferto?

Ero un’egoista, ma ne sentivo il bisogno. Io necessitavo di restare.

-“Jared… io voglio rimanere qui definitivamente. Fino a che le cose procederanno bene voglio vivere qui. Mi troverò un lavoro, e se è necessario una casa. Voglio passare il mio futuro in Corea.” dissi tutto il più velocemente possibile, anche perché l’aereo doveva partire di lì a poco.

-“Evelyn, lo avevamo già capito da tanto e ne avevamo già parlato con nostra madre. Constance ha detto che qualunque cosa tu faccia, qualunque sia la tua scelta, sa che lo fai perché ci tieni davvero. Ha detto che è fiera di te, e, anche se sentirà la tua mancanza, se ne farà una ragione. Però…” tirò fuori un sorriso quasi birichino “Dovrai venire a Los Angeles a trovarci! Molto spesso! Insieme a loro se vuoi! Ogni volta che puoi, prendi l’aereo e vieni, e noi faremo uguale. Poi ne riparliamo anche per telefono! Ora dobbiamo andare.”

Le sue parole furono per me come la chiave per la felicità. Li abbracciai tutti e tre con forza.

-“Piccolina, non farci preoccupare eh! Continua a chiamarci spesso!” Shannon mi stava letteralmente stritolando.

-“Ricorda di imparare bene le facce pazze, così quando ci rivediamo potremmo fare un album fotografico. Ah ah ah!” Tomo non si smentiva mai.

-“Cosa più importante, continua ad essere nostra fan eh!” la DivaH doveva sempre dire la sua perla di saggezza. “E quando diventerò un ninja affermato, mi basterà il teletrasporto per venire da te, quindi, occhio a ciò che fai.”

Gli tirai uno schiaffo leggero sulla spalla, roteando gli occhi. Era da tanto che non lo facevo. Poi salirono definitivamente sull’aereo, così fummo costretti a tornare dagli altri, mentre loro decollavano.

Guardai il cielo fino a che non divennero un punto appena visibile nascosto tra le poche nuvole, e, quando mi girai verso i Beast, mi ritrovai cinque paia di occhi felici puntati addosso.

-“Sei rimasta!!!” esclamò Seobie, per poi abbracciarmi, costringendomi a sfilare la mano da quella di Gi-Kwang.

Dopo un primo momento di euforia generale, uno di loro mi fece notare cosa avrei dovuto fare.

-“Mi sa proprio che c’è un paio di valige da disfare!” il leader aveva preso il controllo della situazione ancora una volta. “Quindi, cosa aspettiamo?! Andiamo a casa nostra!

Detto e fatto. Giungemmo all’appartamento in meno che non si dica. Mi precipitai subito in camera e cominciai a togliere tutti i miei vestiti e il resto delle cose dalle valige, per rimettere tutto dov’era prima.

Una volta che ebbi sistemato tutto mi guardai intorno soddisfatta. Quello era il mio posto.

Durante il pranzo di quel giorno chiacchierai come non facevo più da una settimana a quella parte. L’atmosfera che si era ricreata rendeva tutto ancora più emozionante.

La mia scelta di rimanere era stata ben voluta da ognuno di loro, e la sorpresa era ancora ben evidente nei loro volti sorridenti.

-“Per quanto resterai?” mi domandò allora Dong-Woon, cercando di non sembrare precipitoso, visto che loro ancora non sapevano niente della mia decisione.

-“Veramente io…”

-“Lei non partirà più.” Kikwang finì la frase al posto mio, incapace di starsene in silenzio.

-“Nel senso che rimarrà a vivere definitivamente qui in Corea?” Jun-Hyung per poco non sputò l’acqua che stava per bere, colto alla sprovvista.

-“Esattamente!” esclamai. Non riuscivo più a trattenere la mia felicità.

-“Ma è una notizia fantastica!” Yo-Seob batté le mani eccitato. Sembrava un angioletto pronto ad innalzarsi in un volo gioioso. M’immaginai quella scenetta e scoppiai a ridere. “Che ho detto di male?” domandò, imbronciandosi.

-“Non è ciò che hai detto. Ma ciò che hai fatto!” dissi, cercando di smettere di ridergli in faccia. Lui mi guardò storto, mentre porgeva il labbro inferiore verso il basso.

Il resto del pranzo fu consumato così tutto il tempo, tra una battuta e un’altra, mentre la contentezza regnava suprema.

 

Nel pomeriggio, mentre i ragazzi erano riuniti nel salone a discutere di lavoro, mi venne in mente un’idea ristoratrice, per così dire.

Decisi di rilassarmi un po’ nella vasca a idromassaggio. Dopo tutto lo stress settimanale che avevo subito, era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Così mi ritirai nella mia stanza per prepararmi. Optai per un costume a due pezzi viola, poi presi il primo asciugamano che trovai in uno scaffale dell’armadio e, dopo averlo avvolto intorno al corpo, mi diressi in bagno, cercando di fare il minor rumore possibile.

Entrai e mi richiusi la porta alle spalle, accompagnandola lentamente. Poi mi avvicinai alla vasca e abbandonai l’asciugamano per terra, lasciandolo cadere.

Una volta che fu riempita d’acqua, vi entrai cautamente, stando attenta a non scivolare. La sensazione che mi invase non appena fui completamente immersa fu a dir poco piacevole. Così mi lasciai andare alla tranquillità più totale, chiudendo gli occhi per estraniarmi dal mondo intero.

Parecchio tempo dopo, forse un’ora, un lieve cigolio mi riscosse da quella pace appena trovata. Avevo dimenticato di mettere il foglio fuori con su scritto che c’ero io lì dentro.

Aprii gli occhi di scatto, e la visione che mi si presentò davanti fu un colpo al cuore.

Gi-Kwang era rimasto sull’uscio della porta, come se fosse stato immobilizzato, con solo un costume a cingergli i fianchi. I suoi pettorali erano qualcosa di inumano, così come gli addominali ed il resto dei suoi muscoli.

Per non parlare del suo volto e di quel sorriso un po’ imbarazzato e un po’ malizioso che aveva appena sfoderato.

Mi alzai in piedi ed uscii velocemente dalla vasca, sgocciolando su tutto il pavimento. L’asciugamano non lo raccolsi, ero troppo impegnata a fissare il mio ragazzo.

 

_Gi-Kwang

Uscì dalla vasca, spargendo gocce d’acqua ovunque, ma il mio sguardo si soffermò su quelle che le imperlavano la fronte e le ricoprivano tutto il resto del corpo slanciato. Un brivido mi attraversò la schiena, facendomi fremere di desiderio.

Ero andato in bagno con l’intento di fare ciò che stava facendo lei prima che la disturbassi. Ma temevo che le mie prossime azioni avrebbero avuto tutt’altro scopo.

Lei si accucciò per afferrare l’asciugamano e cominciò ad asciugarsi velocemente le braccia, la pancia e le gambe, per non bagnare ulteriormente per terra. Poi lo usò per massaggiarsi la cute, cercando di asciugare almeno un po’ i capelli.

-“Io qui ho finito.” annunciò una volta fatto, mentre si copriva dietro il panno. Subito dopo mi passò accanto per raggiungere la porta ed uscire.

Io la afferrai per un braccio, bloccandola dov’era e impedendole di fuggire via da me.

-“Dove pensi di andare?” le chiesi, con una punta di malizia accentuata.

-“In camera.” replicò prontamente, guardandomi con un cenno di sfida.

-“E se ti accompagnassi?”

-“Non con gli altri in casa.” sembrò quasi implorarmi.

-“Gli altri sono usciti. Non te ne sei accorta?” insistetti. Doveva aver perso la cognizione del tempo mentre se ne stava nella vasca a idromassaggio.

Arrossì visibilmente, e balbettò delle parole di conferma alla mia prima domanda. Così raggiungemmo insieme la sua stanza.

Quando la porta fu chiusa, incapace di trattenermi ancora, la afferrai per i fianchi e la attirai a me, facendo combaciare la sua schiena contro il mio petto. Pensare che c’era solo il suo asciugamano e il costume a separarmi dalla sua pelle mi mandava in subbuglio.

Lei si girò verso di me, prima di baciarmi a fior di labbra. Poi sentii le sue mani intrecciarsi fra i miei capelli, mentre mi mordeva il labbro inferiore. Io rabbrividii di piacere e aumentai la stretta sulla sua vita, poi lasciai che le mie labbra si dischiudessero permettendo alle nostre salive di unirsi.

Mentre le nostre lingue danzavano, raggiungemmo inconsapevolmente il bordo del letto, dove ricademmo contemporaneamente.

Percepivo il calore del suo corpo sotto di me come un’ondata di vento caldo destinato a ribollirmi dentro. La mia pelle sembrava bruciare al contatto con la sua, come se i suoi tocchi fossero stati lasciati da mani di fuoco.

Evelyn spostò le labbra sulla mia mascella, proseguendo lungo il collo e lasciandomi piccole scie di baci lungo il percorso, aumentando l’eccitazione con la punta della lingua.

Il mio costume cominciava a sembrare sempre più stretto, mentre veniva riempito dal rigonfiamento dovuto dalla situazione. In preda alla frenesia, allentai il nodo del suo asciugamano fino a scioglierlo del tutto, privandola così di quell’ostacolo inutile.

La sua pelle, finora al di sotto di esso, era ancora fresca a causa dell’acqua impregnata nel panno, aumentando così la scarica elettrica che già mi stava invadendo.

Lei tolse il mio asciugamano, stringendo le gambe intorno ai miei fianchi e spingendolo via. Ora c’erano solo i costumi ad impedirci l’unione completa.

Sentivo il suo corpo tremare contro il mio per il piacere, poi una sua gamba scontrò per sbaglio la mia virilità, mandandomi in ulteriore confusione. Non riuscivo a capire più niente.

-“Evelyn… io…” volevo dirle cosa provavo una volta per tutte, ma lei me lo impedì, riprendendo a baciarmi dolcemente.

Senza quasi rendermene conto le mie mani finirono sul gancio del reggiseno del suo costume. Quando me ne accorsi la guardai negli occhi, chiedendole silenziosamente il permesso. In risposta lei annuì ed io feci quello che dovevo fare.

Quell’indumento finì da qualche parte sul pavimento della stanza, e presto fu raggiunto anche dal resto. Infatti, subito dopo, cominciò a giocherellare con l’elastico del mio costume, privandomene completamente. Mentre lo faceva una sfumatura rosea le imporporò le guance, rendendola ancora più bella. Poi anche io feci altrettanto.

I nostri corpi nudi cominciarono a conoscersi meglio, abituati a sfiorarsi solo con gli abiti a separarli. Il mio respiro si fece sempre più corto, e risuonava pesantemente nell’aria insieme al suo.

La guardai nuovamente negli occhi e rimasi incatenato al suo sguardo color nocciola così intenso. Con un ultimo cenno del capo acconsentì al momento decisivo, donandomi il permesso di farla mia.

Il movimento appena accennato del suo volto che si abbassava, le sue ciglia scure che le circondavano gli occhi accesi, la sua presa decisa sulla mia pelle… quella visione e quel tocco mi mandarono letteralmente in estasi. Ed ora mi stava dicendo silenziosamente che potevo accedere al suo cuore e al suo corpo.

Il mio battito cardiaco accelerò, contando i secondi che passavano. Non interruppi il contatto visivo neanche per un attimo quando lo feci. Entrai in lei con dolcezza, facendo attenzione a non farle male, sapevo che non era la sua prima volta, e nemmeno la mia, ma volevo agire come se lo fosse stato.

Perché non mi ero mai sentito così con nessuna ragazza prima d’ora. Non mi ero mai reso davvero conto di cosa significasse amare, ma in quel momento ero sicuro e consapevole di cosa fosse l’amore. Con lei avevo imparato a capirlo.

Le sue braccia mi circondarono e le sue mani si aggrapparono alle mie spalle, conficcando le unghie nella mia carne. Non provai dolore, nemmeno me ne accorsi.

L’amore che provavo per  lei non mi rendeva solo cieco a tutto, ma anche immune a qualsiasi forma di dolore.

-“Ti amo.” sussurrò quelle due parole al mio orecchio, facendomi fremere ancora una volta.

La sua voce che pronunciava quella frase mi parve la musica più bella che avessi mai sentito in tutta la mia vita.

-“Anche io ti amo.” le dissi, incapace di aggiungere altro.

Avrei voluto dirle mille cose. Avrei voluto dirgli che avrei dato la vita per lei, che volevo passare il resto dei miei giorni al suo fianco, che ero stato uno stupido perché avevo rischiato di perderla, ma non ne fui in grado.

Le mie spinte si fecero sempre più veloci, fino a raggiungere insieme l’apice. Al buio, le nostre ombre erano proiettate sulle pareti come una, perché non eravamo più in due tra quelle lenzuola… eravamo una cosa sola.

Rotolai di fianco a lei, ancora ansimante e sfinito, e la abbracciai tenendola stretta a me. Percepivo i suoi respiri affannati riversarsi sulla pelle del mio braccio, donandomi una sensazione quasi appagante.

-“Grazie.” disse con voce flebile. “Grazie per ricambiarmi.”

-“Non devi ringraziarmi. Sono io che dovrei ringraziare te per essere così bella, sia fuori che dentro.”

-“Non lasciarmi, ti prego.” come richiesta non era affatto difficile da compiere.

-“Non lo farò, piccola mia.”

Continuai a tenerla contro il mio petto, accarezzandole dolcemente i capelli e la fronte imperlata di sudore. Mentre ci stavamo addormentando compresi una cosa…

Ormai una delle frasi famose riguardanti l’amore valeva anche per me. L’avevo provato sulla mia pelle, e potevo confermarla, però con una mia aggiunta personale.

“L’amore non è una scelta… è uno Shock!”

E come “shock” a me andava più che bene.


*Si asciuga una gocciolina di sudore, poi saluta le lettrici con la manina* Waaa, che fatica! Non riesco a credere di essere riuscita a scrivere così tanto, è il capitolo più lungo che io abbia mai prodotto! Solo per voi eh! Per non parlare della scena finale... temevo venisse male. Come avrete notato non ho voluto esagerare, anche perchè non mi riesce scrivere certe scene ç__ç.  Ok, dopo questo sproloquio senza senso, ho un annuncio da farvi *alza già le bracci in segno di difesa* : questo è l'ultimo capitolo! Ora non mi resta che scrivere l'epilogo! ç__ç  *stavolta si asciuga una lacrimuccia* Oggi l'angolo domande non ci sarà, vi dò libero sfogo, scrivete tutto quello che vi passa per la testa riguardo a questa storia, mi rendereste davvero felice, poi ora che è giunta al termine...anzi no, la recensione finale è meglio riservarla all'epilogo, è più figo *-* ahahaha...  Beh, non so cos'altro dire, davvero... Alla prossima!! Kisses, Alice...
PS: Non è finita eh, anche se da ciò che è scritto sembra così, ma manca l'EPILOGO!!! Il quale sarà proprio come un capitolo, quindi... vi aspetto!

RINGRAZIAMENTI:  Ora più che mai devo dirvi grazie per avermi supportato fino alla fine, vi voglio bene anche se non vi conosco u.U Un grazie speciale va a: lil_monkey, macky_love, Yoona Hye, e, con un affetto particolare a Ace_B2uty95 per aver creduto in questa storia sin dal primo capitolo, senza nulla togliere alle altre eh! Vi lovvo tutte <3

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Capitolo 17
*** EPILOGO: A New Life ***


“LOVE ISN’T A CHOICE…IT’S A SHOCK!!”

 

EPILOGO: “A New Life!”

_Evelyn

Erano passati tre mesi precisi da quando decisi di rimanere a Seul, ed erano stati i mesi più belli della mia intera esistenza.

Ero riuscita a trovare un posto in cui vivere, ma, soprattutto, a trovare persone che mi amassero per ciò che ero. E non c’era vincita più grande di quella per me.

Avevo una nuova famiglia, avevo degli amici, avevo lui. Non avrei potuto chiedere niente di più.

Poi, si era aggiunta una novità a tutto. Una cosa che avrebbe cambiato definitivamente la mia vita, rendendola più impegnativa si, ma anche più felice. Era qualcosa di indescrivibile, e comportava bensì il coinvolgimento di due persone in primis.

Forse avete già capito… ero rimasta incinta, e dovevo dare la notizia a Gi-Kwang.

Quella mia nuova situazione mi avrebbe costretto a smettere di lavorare, ma avevo già avuto il mio momento di gloria, quindi non lo interpretai come un problema. Ah, già! Ancora non vi ho detto in cosa consisteva il mio lavoro…beh, ogni tanto venivo chiamata per ballare nelle coreografie degli idols. Alla fine ci ero riuscita.

Insomma, l’unico problema che poteva portare il mio stato era una maggiore attenzione da parte di lui nei miei confronti e in quelli del bambino, ovvero una maggiore disattenzione sul lavoro. Ma mi ero promessa di impegnarmi completamente in quella nuova responsabilità, cercando il più possibile di alleggerire i doveri di Kikwang.

Ed ora era arrivato il momento di dargli la notizia, visto che l’avevo scoperta io stessa quella mattina. Così, aspettai che tornassero dalle prove per il nuovo video.

Ero agitata, non potevo negarlo, ma pensai subito alla gioia che una nuova vita avrebbe potuto portare nella nostra. Forse ero un po’ giovane, venti anni e diventare madre non sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma non lo sarebbe stato mai. Io mi sentivo pronta, ed importava solo questo.

Sentii il rumore della chiave inserirsi nella serratura della porta d’ingresso, per poi scattare ed aprirla, permettendo ai ragazzi di entrare.

Li salutai uno per uno, chiedendo loro come era andata a lavoro, ma dalle espressioni che avevano dipinte in faccia si vedeva chiaramente che erano sfiniti. Mi dispiacqui, così mi promisi di prepararli una cena sostanziosa e appagante, almeno avrebbero recuperato le forze, anche se di poco.

Poi, presi Kikwang per mano, dicendogli che dovevo parlargli. Così lo condussi velocemente in camera, impaziente di dargli la notizia. Gli altri non si fecero troppe domande sulla nostra “fuga” momentanea, ormai ci stavano facendo l’abitudine a vederci scomparire di tanto in tanto.

Lo feci letteralmente sedere sul bordo del letto, facendo forza con le mani su entrambe le sue spalle. Lo sguardo che mi rivolse era a dir poco confuso. Notai che non aveva la più pallida idea di cosa dovessi riferirgli, se ne stava lì seduto, a guardarmi circospetto, e pazientemente in attesa.

Quando vide che ero incerta sulla cosa, dato che non sapevo da dove cominciare, inarcò leggermente un sopracciglio, spronandomi silenziosamente a parlare.

-“Beh, ecco… ultimamente non…” era più difficile del previsto “…non siamo stati attenti e… si, insomma, io credo di… hai capito no?” Perfetto! Non ero riuscita a formulare nemmeno una frase per intero.

Nonostante ciò, vidi la sua espressione cambiare velocemente, sembrava che si stesse leggermente incupendo  mentre corrugava la fronte. Assunse addirittura un colore più bianchiccio, che sembrava indicare un lieve stato di malessere. Come reazione non prometteva niente di buono. E infatti…

-“N- non può essere.” inspirò profondamente dalle narici, cercando di elaborare mentalmente la situazione. “Tu…tu vorresti dirmi che…che sei…Oddio! Non riesco nemmeno a dirlo. Non è uno scherzo vero?”

L’ultima frase mi colpì al petto come se fosse stata una frustrata. Come dovevo interpretarla?

-“Secondo te sarei in grado di scherzare su una cosa del genere?” sbottai offesa ed incapace di trattenermi. La sua risposta mi aveva ferito, e non riuscivo a tenere dentro quella sofferenza improvvisa.

Lui non sembrò minimamente scalfito dalle mie emozioni, sembrava entrato in trance. Fissava il vuoto davanti a sé, ricordandomi quando gli detti la notizia della mia partenza. In quest’ultimo caso era stata la tristezza ad indurlo in quella situazione… che si trattasse di infelicità anche ora?

Quel pensiero arrivò troppo velocemente. Doppia frustrata al petto.

-“Ho bisogno d’aria.” sussurrò allora lui, prima di alzarsi dal letto ed uscire dalla stanza sbattendo la porta.

Io mi lasciai cadere sul materasso, congiungendo le mani sul grembo e torturandomi le dita a forza di stringerle tra loro. Non sapevo cosa fare, non avevo la più pallida idea di come avrebbe potuto reagire, ma non mi aspettavo certo che avvenisse così.

Sospirai pesantemente, rimanendo in silenzio in quella stanza che sembrava diventata di ghiaccio. Non fui in grado di fermare le lacrime che ormai scendevano copiose sul mio volto. Cos’avrei dovuto fare? Se Kikwang non avesse voluto un figlio non avrei abortito, la sola idea mi dava il voltastomaco; anche se sapevo perfettamente che ciò avrebbe potuto compromettere il nostro rapporto.

Possibile che fosse sempre tutto così difficile?

Non mi accorsi subito che in camera non ero più da sola ma si era aggiunta una nuova presenza. Le sue braccia forti mi strinsero dolcemente in un abbraccio, dandomi quel poco di conforto di cui necessitavo proprio in quel momento.

-“Grazie.” più che una parola, il suono che mi uscì fuori sembrò un sussurro flebile.

Il rapper non replicò, limitandosi ad aumentare la stretta e accarezzandomi i capelli con ritmo regolare e a dir poco tranquillizzante.

-“Cos’è successo?” chiese poi. “Kiki è appena uscito, e non mi sembrava molto…calmo, ecco. Yo-Seob stava per venire da te ma io l’ho anticipato sul tempo, così è andato da lui.”

Alzai lo sguardo per poterlo fissare negli occhi. L’affetto con cui mi stava guardando mi spinse a dirgli la verità, tanto, prima o poi, sarebbero dovuti venirlo a sapere anche gli altri.

-“Gli ho appena detto che sono incinta.” dissi, un po’ intimorita anche della sua reazione.

-“Oh…ehm…wow.” era imbarazzato, non si poteva non notarlo. “Auguri. Cioè, si usa fare gli auguri in queste circostanze, vero?” si portò una mano al collo, pensieroso.

Quell’immagine mi fece sfuggire un lieve sorriso, era abbastanza raro vedere Jun-Hyung in evidente difficoltà, e la cosa mi divertiva un po’.

-“Si, credo di si.” risposi, tornando al mio stato d’animo precedente.

-“Ne deduco che non l’ha presa molto bene, giusto?” domandò.

-“Esattamente. Sembrava quasi che gli scocciasse, ed io non so proprio cosa fare.”

-“Sono sicuro che ha solo bisogno di un po’ di tempo per rendersi conto della situazione. Credimi, conoscendo la sua idea sui valori della vita, penso proprio che si assumerà le sue responsabilità con piacere. E poi ti ama, quindi già questo dovrebbe farti capire molte cose.”

-“Spero che tu abbia ragione.” replicai, non riuscendo però a dimostrare totale fiducia nelle sue parole.

In  quel momento, la porta cigolò appena, rivelando una figura. Più precisamente la sua. Così,il rapper uscì silenziosamente dalla stanza, lasciandoci soli a chiarire. Notai che sullo stipite, fino a qualche secondo prima, c’era anche Seobie, il quale lo aveva sicuramente aiutato a ragionare. Alla fine aveva ragione Jun-Hyung, anzi… come tempistiche erano state alquanto brevi.

Mi sforzai di sorridergli, ma ciò che venne fuori fu una smorfia appena accennata. Poi lui si sedette accanto a me, prendendomi dolcemente una mano.

-“Scusami per prima, è solo che…mi hai colto impreparato. Spero di non averti dato un’impressione sbagliata. Avrai sicuramente pensato che io non voglio questo bambino, ma non è affatto così, non lo devi pensare neanche. Tutto ciò che riguarda noi due può solo portare gioia nel mio cuore, e lo sai. Ho solo paura di non essere in grado di gestire bene la situazione, ho paura di non essere un buon padre…non so se mi spiego…”

Non lo avevo mai sentito parlare così carico di sentimenti, non che non avesse mai fatto un ragionamento serio e ricco d’amore (per così dire), ma quel suo discorso aveva più sfumature che stavano a rappresentare più emozioni messe insieme, e mi faceva piacere riscoprire anche quel suo lato.

Nel suo tono di voce c’erano le scuse che mi aveva rivolto, nonché il risentimento per aver reagito senza pensare.

C’era l’amore che provava per me e che pronunciava ad alta voce ogni volta che ne aveva l’occasione, per ricordarmi quanto fossi amata da lui.

E poi c’era quella paura che, in qualche modo, provavo anche io. Ovvero la paura di non essere in grado di quel ruolo che, forse, è il più difficile da affrontare in tutta l’intera esistenza dell’essere umano e non.

E se non fossimo stati dei bravi genitori? E se non fossimo riusciti a farci amare o a fargli capire che noi l’amavamo? E se… e se qualcosa fosse andato storto durante la gravidanza?

Era normale avere questo genere di dubbi, lo sapevo. Quindi, cercai di trovare le parole adatte per calmare sia lui che me. Così afferrai il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi.

-“Ehi… sono più che sicura che sarai un ottimo padre perché so perfettamente che ti impegni a pieno in qualsiasi cosa. So anche che crescere un figlio è diverso dallo svolgere un compito, ma ciò che conta è la tua dedizione in tutto e l’amore che sei in grado di dare agli altri, quindi non hai niente di cui temere. Tutto verrà spontaneo, non esistono dei veri manuali in grado di insegnare il ruolo del perfetto genitore. Quest’ultimo può esistere solo se si segue il cuore che ti porta ad amare incondizionatamente il frutto dell’amore tra due persone, il sangue del tuo sangue. Dobbiamo solo amare. E dobbiamo farlo insieme.”

-“Evelyn…come fai?” sussurrò, sembrava quasi sull’orlo di una crisi nervosa.

-“A fare cosa?” domandai a mia volta.

-“A rendere tutto più… facile.

-“Non lo so.” sorrisi per essere riuscita nel mio intento, scrollando le spalle.

-“Dio quanto ti amo!” esclamò poi, dirottando l’argomento verso un'altra direzione.

-“Anche io ti amo.” replicai.

Le sue mani si posarono dolcemente sulla mia pancia, accarezzandola dall’altro verso il basso e viceversa, ed ogni tanto le sue dita disegnavano piccoli cuori intorno all’ombelico.

-“Non è facile pensare che qua dentro si sta formando una nuova vita nell’istante esatto in cui sto dicendo queste parole. Non riesco ancora a concepire bene la cosa. Da qui nascerà il nostro bambino. Mamma Lyn, non sembra incredibile anche a te?”

Risi di gusto, felice della piega che aveva preso la situazione. Non potevo desiderare nient’altro.

-“Certo papà Kwang.”

Continuando ad accarezzarmi ci baciammo dolcemente, continuando a pensare al nostro futuro insieme.

 

Nove mesi dopo…

_Kikwang

Non riuscivo ancora a crederci, per me poteva anche trattarsi solo di un bellissimo sogno. E invece era la realtà.

Stavo tenendo tra le braccia nostro figlio, quel corpicino caldo che si stava adattando alla mia stretta delicata era del nostro bambino.

L’emozione che provai in quel momento era struggente. Sentivo le lacrime pungermi insistentemente agli angoli degli occhi per la felicità, mentre una nuova sensazione di calore mi stava afferrando all’altezza del cuore, avvolgendolo completamente.

Guardai mio figlio negli occhi, e mi parve di sciogliermi al suolo. Quello sguardo innocente e caldo, ancora ignaro della vita e dei segreti del mondo in cui era appena nato, mi fece sentire una persona nuova e migliore. Cristo! Ero diventato papà di una creatura meravigliosa.

Posai il suo tenero corpicino sul petto della madre, prima che i medici lo sottrassero a noi per i controlli necessari. Lo sguardo di Evelyn era lucido ed innamorato quanto il mio, con l’aggiunta della stanchezza che si celava perfettamente dietro la sua gioia incontenibile.

Abbracciai entrambi, prima di posare le mie labbra su quelle della ragazza che mi aveva stravolto l’intera esistenza. La baciai come non l’avevo mai baciata.

Perché in quel bacio era racchiuso tutto l’amore che provavo per lei misto a quello nuovo che mi stava devastando e che nutrivo nei confronti di quella nuova e meravigliosa vita.

Tutto ruotava intorno all’amore. Aveva avuto ragione Evelyn quando aveva detto che l’unica cosa che dovevamo fare era amare.

Perché era l’amore che ci aveva portati fino a lì, finalmente felici e sicuri di ciò che volevamo.

 Ed era l’amore che aveva permesso la nascita di nostro figlio. Ovvero del segno inconfutabile che i nostri sentimenti erano reali.

Era l’amore che ci aveva fatto comprendere a pieno il significato della parola “vita”.

Ed era sempre l’amore la forma più bella dello “shock” che potesse mai esistere.

 

Intanto, lo sguardo ignaro (a detta dei genitori) del loro piccolo, stava osservando la scena, orgoglioso di essere figlio di quelle due persone stupende che già amava.

Perché ogni bambino, per quanto innocente e ignaro possa sembrare agli occhi degli adulti, in realtà comprende più cose di quanto possano fare più persone adulte messe insieme. Perché il loro cuore è ancora puro e privo della malignità degli uomini.

Parola di Lee Joseph.

                                               
                                                   ...The End....




O mio Dio! Non riesco ancora a credere che sia finita davvero ç_ç Veramente, sono a corto di parole, non so veramente cosa dire se non che sono tremendamente felice di aver condiviso questa fan fiction con tutti voi! Mi ci sono impegnata al massimo, dal primo all'ultimo capitolo, e ne è valsa veramente la pena perchè ho trovato delle lettrici favolose *-* E, a proposito di ciò, ringrazio per l'ultima volta, :'( , coloro che mi hanno affiancata in quest'esperienza fino alla fine, specialmente:
-Ace_B2uty95, per avermi accompagnata sin dal primo capitolo e aver creduto in questa storia anche quando non sapevo nemmeno io come sarebbe andata a finire. Grazie mille, davvero! <3
-lil_monkey, per essersi risparmiata di uccidermi più volte (u.U), e per il suo sostegno. Per non parlare del mio nuovo sprannome da lei affibbiatomi "fottuto genietto" :3, lo adoro! <3 Grazie cara!
-macky_love, per avermi detto sempre quello che pensava riguardo la storia, senza peli sulla lingua. Gomawo! <3
-Yoona Hye, per avermi recensito ultimamente, nonostante all'inzio non seguisse questa storia *-* e per avermi detto che sono una delle sue preferite. Thank you darling! <3
Forse vi sembrerà strano, ma vi voglio bene!
E poi, ovviamente, grazie a tutte voi che avete letto silenziosamente, apprezzando questi miei scleri! Ve ne sono grata!
Gomawo & Fighting! *-*

PS: Scusate il ritardo!!

 

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