Love isn't a choice...It's a SHOCK! di _YeongWonhi_ (/viewuser.php?uid=106393)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Nice to meet you ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: A difficult choice ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Fly ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Seoul ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Incontri ravvicinati ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: First Lesson ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: It's so hard ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Jealousy ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Only friends? We can't... ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: I want more time! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: I have to say you a thing ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Good Surprise & Bad Surprise - Part one ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Good Surprise & Bad Surprise - Part two ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Discussion ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: I'm leaving before...for you! ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: To leave or not to leave? ***
Capitolo 17: *** EPILOGO: A New Life ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: Nice to meet you ***
Uhm, da dove
comincio…beh,salve a
tutti, B2UTY e non! Come ho anticipato nella presentazione questa
è la mia
prima fan fiction su di Loro,e ci tengo a precisare che, purtroppo, non
mi
appartengono, tutto ciò che è scritto
è frutto della mia immaginazione
(talvolta malata). Per quanto riguarda l’evento degli MTV
World Stage,non sono
sicura dell’ordine con cui si sono presentati sul palco i
vari artisti.
AVVISO: Piccolo
aiuto per chi non conosce i
Thirty Seconds To Mars, giusto per dare un senso ai personaggi:
Evelyn Leto =
protagonista della
storia,nonché sorella adottiva dei fratelli Leto. (Lei
è un personaggio del
tutto inventato, i due membri della band non possiedono nessuna sorella)
Jared Leto =
cantante della band. Si crede
una Diva,xD.
Shannon Leto =
batterista della band. Nonché
fratello maggiore del cantante e presunto
donnaiolo.
Tomo Milicevic =
chitarrista della
band. Paragonato spesso a Gesù, per l’aspetto
fisico. (ok,lo so, non interessa
a nessuno,povero Santo Tomo,xD).
Ok,ora non mi
resta che dirvi… Buona
Lettura! Spero sia di vostro gradimento, sono ben accette sia critiche
positive
sia critiche negative, mi aiutano a crescere nel mio piccolo. Grazie!!
Kisses,Alice…
Capitolo 1: “Nice to meet you”
24
July 2011,i-City, Shah Alam (Malaysia)
_Evelyn
Ero
seduta su un divanetto nel
backstage intenta ad ascoltare un po’ di musica con
l’mp3. Era un ottimo metodo
per sciogliere i nervi,e dato che mio fratello era in ansia e riusciva
anche a
trasmettermela, mi serviva quel tipo di terapia fai-da-te. Ero immersa
nelle
note aggressive di un assolo di chitarra,quando Jared si
avvicinò a me per
togliermi una cuffia dall’orecchio. Lo sguardo che gli
rivolsi era a dir poco
minaccioso e chiedeva come minimo una spiegazione.
-“Tra
poco… tra
poco…” ripeteva, sembrava quasi in
trance.
-“Tra
poco cosa?” domandai
ingenuamente, senza rendermi conto che l’ora
dell’inizio era prossima.
-“Tra
poco comincia.” sussurrò in
risposta il cantante.
-“Come
se fosse la prima volta che
vi esibite!” sbuffai divertita “Prendi esempio da
Tomo e Shannon –li indicai
con una mano- guarda come sono tranquilli.” Infatti i due
uomini ridevano senza
problemi. “Chi apre l’evento?” me
l’avevano già detto non so quante volte, ma
ogni volta mi era entrato da un orecchio e uscito dall’altro.
-“Un
gruppo coreano,mi sembra si
chiamino…Beast?!”
-“Ah,non
domandarlo a me.” replicai.
“Oltre a voi e a questi Beast chi si esibisce?”
-“Certo
che hai un’ottima memoria
eh!” disse deridendomi “Comunque
c’è un altro gruppo americano,i Neon Trees.
Non so se li conosci.”
-“Ehm..No!”
dissi, quasi
sgarbatamente. Quello era il mio carattere, non riuscivo mai ad essere
dolce,
eccetto casi rari, e a volte mancavo anche di tatto. Forse
perché fino ai miei
quindici anni, l’anno in cui la madre dei fratelli Leto
scelse di adottarmi,
ero cresciuta senza famiglia in uno dei tanti orfanotrofi di Los
Angeles.
-“Modestamente
noi siamo più
famosi.” Ed ecco che la Diva che c’era in Jared
Leto riprendeva la sua
posizione. In risposta lo declassai con un cenno della mano. Nello
stesso
istante un gruppo di sei ragazzi orientali ci passò davanti
per raggiungere il
retropalco, a quanto pareva era giunto il momento dell’
inizio. Per un
nanosecondo mi sentii osservata da un paio di occhi sconosciuti, ma
quella
sensazione svanì subito dopo che i Coreani furono passati
facendo un cenno di
saluto in direzione della band dei miei fratelli. Ne rimasi ammirata,
perché
solitamente le star quando incontravano di sfuggita altre star senza
conoscerle,non salutavano mai, ma andavano dritte per la loro strada
con lo
sguardo altezzoso.
-“Però…mica
male i ragazzi.”
scherzai io.
-“Dovresti
essere abituata alla
bellezza.” disse Jared, indicandosi. Io alzai gli occhi al
cielo e nel
frattempo Shannon e Tomo si avvicinarono a noi.
-“Sorellina,emozionata?”
mi domandò
il primo.
-“Dovrei?”
inarcai un sopracciglio.
Lui,amareggiato, abbassò la testa. Nonostante il fatto che
loro avessero una
ventina di anni più di me,sapevo sempre come guadagnarmi il
loro rispetto. Shannon
mi si sedette accanto e io posai la testa sulla sua spalla.
“Tranquilli tanto
andrà bene. Ne sono sicura.” Non riuscivo a fare
sempre la stronza, anche se a
volte mi divertivo. Delle urla giunsero sino a noi, segno che
l’evento era
appena cominciato. Il mio sguardo si posò subito sullo
schermo della
televisione posta nel backstage che riprendeva live il concerto.
Nonostante il
genere musicale che ascoltavo io fosse tutt’altra cosa, fui
subito rapita da
quel gruppo asiatico. Sul palco ci sapevano davvero fare, e quando un
gruppo
riusciva a dare e a ricevere delle emozioni, per me voleva dire che
sapevano
fare musica, indipendentemente dai miei gusti personali. Erano molto
carismatici e le fan tra la folla cantavano insieme a loro.
Ciò che più mi
colpì della loro esibizione furono le coreografie, anche se
non erano poi così
tanto complicate loro ci mettevano un energia tale da renderle
fantastiche,e
poi beh…io amavo l’hip-hop. Avevo sempre
desiderato poter imparare a ballare,ma
tra una cosa e un’altra non avevo mai provato davvero.
Scoprii che la prima
canzone che cantarono si intitolava “Shock”; non
era difficile da capire. Poi,
quando ebbero finito la loro sequenza di brani ci raggiunsero nel
backstage,
mentre i Neon Trees raggiungevano il palco. La serata si sarebbe svolta
così,
tra un gruppo e un altro. Vedendo la fatica nelle facce dei Beast mi
feci
piccola piccola insieme a Shannon, per permettere loro di sedersi sul
divano.
-“Thank
you.” disse sorridendomi uno
di loro, che sembrava essere il più piccolo. Aveva un viso
molto dolce e non
potei non ricambiare il sorriso, sarebbe stato impossibile resistere
all’impulso. I sei ragazzi si sedettero di fianco a noi e
cominciarono a parlare
tra di loro. Ovviamente non capii assolutamente nulla della loro
conversazione.
-“Eve,non
si origlia.” bisbigliò
piano Tomo, cercando di non farsi sentire da loro. Io gli rivolsi una
linguaccia.
-“È
tutto qui quello che sai fare?”
ribadì lui, fingendosi serio. “Guarda qua come si
fa.” fece una delle sue
tipiche smorfie e io scoppiai a ridere. I sei ragazzi si girarono verso
di me
divertiti ed io desiderai diventare invisibile. Loro se ne accorsero e,
lo
stesso che mi aveva ringraziato precedentemente,cercò di
rimettermi a mio agio.
-“Tranquilla,
non puoi nemmeno
immaginare le figuracce che riescono a fare questi qui.”
disse, indicando i
suoi compagni. Allora sapevano anche l’inglese. “Me
compreso.” mi sorrise
un’altra volta. Nonostante il suo intento di rendermi meno
imbarazzata, quella
frase ebbe l’effetto contrario e mi sentii avvampare le
guance. Probabilmente
ero diventata bordeaux. Il trio che era con me cominciò a
ridere a sua volta e
io li fulminai con lo sguardo.
-“Scusa,non
volevo metterti ulteriormente
in imbarazzo.” mi sussurrò sempre lo stesso
ragazzo. In quel momento i Mars
vennero chiamati per salire sul palco. Li abbracciai velocemente uno
alla
volta, augurandoli buona fortuna. Poi rimasi sola con i Beast. Vista la
figuraccia di prima era calato il silenzio, rotto solo dai nostri
respiri.
Odiavo quella sensazione opprimente, così cercai di
rimediare all’accaduto
antecedente.
-“Siete
molto bravi.” fu tutto ciò
che riuscii a dire, ma bastò per rompere il ghiaccio e
attirare la loro attenzione.
“Vi ho visto dalla televisione. Mi piace come ballate, ci
sapete fare.” Avevo
sei paia di occhi puntati addosso, e cominciavo di nuovo a sentirmi a
disagio.
Poi, finalmente, uno di loro decise di prendere in mano la situazione:
-“Grazie.
E scusa se non ci siamo
ancora presentati. Io sono Hyun-Seung.” Il ragazzo che aveva
appena parlato
portava un cappello nero in testa e mi porse gentilmente la mano.
-“Piacere.”
La strinsi educatamente.
“Io mi chiamo Evelyn.” Loro dissero in coro
“piacere nostro” e Hyun-Seung mi
presentò gli altri membri della band.
-“Allora…
lui è Yo-Seob – indicò il
ragazzo dal viso dolce con cui avevo “parlato”
prima- è il nostro visual
maknae.” Quando si accorse che non capivo cosa intendesse
specificò subito
“Vuol dire che sembra il più piccolo. Ma il nostro
vero maknae è lui –indicò un
ragazzo alto e con i capelli sul biondo tinto- si chiama
Dong-Woon.” Quando
incrociai il suo sguardo intenso mi sembrò stranamente
familiare. Poi strinsi
la mano ad entrambi i nuovi conosciuti. “Lui,invece,
è il nostro leader,
Doo-Joon.” riprese, indicando un ragazzo sorridente dai
capelli neri,che, a
differenza degli altri, vestiti quasi completamente di bianco, era
vestito di
nero con solo un gilet bianco. “Infine loro sono Gi-Kwang,uno
dei ballerini
migliori,e Jun-Hyung,il nostro rapper.” Il primo si
alzò dal divano per
stringermi la mano, aveva un sorriso stupendo che metteva subito
allegria, poi
fu il turno del rapper, il quale aveva un presa ferrea e decisa,ma al
contempo
delicata.
-“Quanto
tempo è che siete insieme?”
domandai, giusto per fare conoscenza.
-“Ormai
sono tre anni… siamo come
una famiglia. Senza i Beast sarei perso.” A rispondermi fu
Gi-Kwang.
-“E
com’è la vita da star?”
ovviamente già lo sapevo, essendo abituata alla vita che
facevano i miei
fratelli.
-“Beh…è
stupefacente,ma allo stesso
tempo ci stanca parecchio. Per fortuna abbiamo le fan che ci sostengono
sempre.
Loro e la musica ci permettono di vivere al meglio questa
esperienza.” Stavolta
a parlare fu Doo-Joon. Temevo di non ricordare i loro nomi ancora per
molto.
-“Invece
te…sei l’assistente dei
Thirty Seconds To Mars?” Yo-Seob mi guardò curioso.
-“Oh,
no no… sono la sorella del
cantante e del batterista.”
-“Ah,
e sei in tour con loro?”
-“Si,
volevano che anche io girassi
un po’ il mondo. E sono felice che mi abbiano portato con
sé.”
-“Sei
mai stata in Corea del
Sud?” il
ragazzo dai capelli biondo
scuro, di cui mi ero già dimenticata il nome, e che non
aveva ancora proferito
parola ,decise di partecipare alla conversazione.
-“Sinceramente
ancora no… ma un
giorno mi piacerebbe poterci andare. Voglio visitare più
posti possibili.” In
quel momento dovevo avere un’ aria sognante.
-“Scusa
la domanda,ma… quanti anni
hai?” la domanda del rapper non mi sorprese più di
tanto. Fisicamente sembravo
più piccola dell’età che avevo, colpa
delle lentiggini che avevo sul naso alla
francesina e proseguivano lungo le guance, infatti mi conferivano un
che di
infantile.
-“Diciannove
compiuti questo mese.” risposi.
-“Quando
era il tuo compleanno?”
-“L’11
luglio.”
-“Beh,allora
auguri. Anche se in
ritardo.” stavolta parlò Gi-Kwang,ancora
sorridente. Una domanda mi sorse
spontanea, in fondo era quello il motivo per cui ero rimasta colpita da
loro:
-“Scusate
la domanda che potrebbe
sembrare banale,ma… cosa si prova quando si
balla?” era una cosa che mi ero
sempre chiesta. Da piccola mi chiedevo spesso cosa si provasse anche
cantando,
ma vivendo con dei musicisti, trovai da sola una risposta, provandoci
in prima
persona. E poi, cantare, bene o male, era una cosa che tutti potevano
fare
anche sotto la doccia, mentre ballare, a mio parere, era giusto un
po’ più
complicato. Loro mi guardarono stupiti,e a rispondermi fu Yo-Seob.
-“Beh…
non è semplice da spiegare. È
un po’ come cantare, anche se sono due cose
all’apparenza diverse, a livello
emotivo sono molto simili fra loro. In entrambi i casi è un
modo per tirare
fuori tutto quello che hai dentro. Quando uno balla con passione ci
mette
l’anima, così come quando uno canta.
Però,ci deve essere la passione. Se c’è
allora uno può davvero capire cosa si prova ballando, o
cantando, altrimenti
no. Diciamo che è come se ti trovassi in un mondo in cui
nulla conta, le uniche
cose che importano davvero sono la musica,l’armonia e le
emozioni. Non te lo so
spiegare meglio di così.” mi sorrise dolcemente.
Adoravo già quel ragazzo.
-“Ho
sempre sognato di imparare a
ballare fin da bambina, l’hip-hop è il mio stile
di ballo preferito. È così
energico e coinvolgente… potrei guardare la stessa
coreografia mille volte di
fila senza mai annoiarmi.”
-“Cos’è
che ti ha impedito di
coltivare questa tua passione?” a parlare fu ancora una volta
il ragazzo
biondo. Quella domanda mi mise un po’ a disagio, non era una
cosa facile da
spiegare e non volevo nemmeno ricevere la loro compassione. Forse si
accorse di
aver toccato un tasto dolente, infatti… “Se non te
la senti di rispondere è
uguale.”
-“No,no,
è tutto a posto. Diciamo
che in un orfanotrofio non c’è la
possibilità di dedicarsi ad una passione. E
quando mi hanno adottato ,quattro anni fa, non me la sentivo di
chiedere se
potevo andare in una scuola di danza, facevano già tanto per
me, mi sarei
sentita solo un’egoista.” mentre parlavo tenevo gli
occhi rivolti verso il
basso, non riuscivo a sostenere i loro sguardi.
-“Scusa…io
non volevo…” lo
interruppi subito con un cenno della mano.
-“Tranquillo.
Ci sono cose peggiori
che un sogno non coltivabile.” cercai di sembrare forte, ma
forse non ci
riuscii a pieno.
-“Se
vuoi… potremmo insegnarti noi!”
l’esclamazione di Yo-Seob lasciò interdetti sia me
che gli altri membri del
gruppo.
-“In
mezz’ora? Non credo di avere
tali capacità.” replicai divertita.
-“No,ma
io non intendevo dire ora.
Potresti venire con noi, forse una ballerina in più potrebbe
servirci a qualche
concerto, non si sa mai. Soprattutto per i duetti, a volte ci serve
qualcuno
che balli sullo sfondo.” Non sapevo se prendere la sua
proposta sul serio o se
riderci sopra.
-“Ma
io non vi conosco nemmeno…”
cominciai.
-“Come
mi chiamo?” chiese lui,senza
una logica.
-“Yo-Seob?!”
azzardai, temevo di
aver sbagliato con qualcun altro.
-“Esatto,
quindi mi conosci.” mi
fece un occhiolino.
-“Ma
non saprei nemmeno dove stare o
dove cercare casa. Non sono mai stata in Corea.”
-“Quello
non sarebbe un grande
problema. Potresti venire a stare un po’ da noi, nel nostro
appartamento
comune.”
-“Non
posso accettarlo. Già mi
insegnereste a ballare,poi ci manca anche che mi offriate
ospitalità gratis.”
-“Non
ho detto che è gratis,
potresti cucinare per noi… per una volta mangeremmo del vero
cibo.” A quanto
pareva riusciva a trovare una soluzione ad ogni problema che io ponevo.
-“Ma
dovreste prima chiedere il
permesso al vostro produttore.” La mia ostinazione nel
cercare qualcosa che
stabilisse una volta per tutte che era una cosa impossibile da farsi
era dovuta
al fatto che non sarei stata in grado di scegliere di fronte ad una
tale
proposta. Avevo paura.
-“L’appartamento
è nostro, non del
nostro produttore. E possiamo insegnarti noi a ballare hip-hop.
È un’esperienza
in più che potresti fare e che, perché no,
potrebbe diventare anche un
possibile lavoro, dato che, se diventassi una brava ballerina, potresti
ballare
per noi. Quindi la scelta è nostra, tutt’al
più il nostro produttore può dire
che non è d’accordo di farti ballare nelle nostre
esibizioni, ma non può
impedirci di avere un’amica in più.”
Ok,quel ragazzo era favoloso. La sua
disponibilità e gentilezza mi disarmava completamente. Ormai
avevo finito quasi
tutte le scuse. Tentai con l’ultima.
-“I
miei fratelli potrebbero non
acconsentire,loro non hanno mai parlato con voi e potrebbero ritenere
la
proposta inadeguata, potrebbero non fidarsi . E i tuoi compagni
potrebbero non
essere d’accordo con te.”
-“Sei
maggiorenne no? E loro non si
rifiuterebbero mai di aiutare una fanciulla. Dico bene?” gli
altri ragazzi
acconsentirono sorridenti con un cenno del capo. Gli unici che
sembravano un
po’ turbati erano il biondo e il rapper, ma acconsentirono
comunque.
-“Scusa,ma
ora dovremmo andare a
cambiarci. Tra un po’ ritocca a noi. Intanto
pensaci.” Doo-Joon mi posò una
mano sulla spalla, cercando di confortarmi. Era incredibile come
riuscissero ad
acquisire così tanta familiarità in
così poco tempo. Gli altri si erano già
avviati verso il loro camerino.
-“Ma
non so parlare il coreano.”
Trovai un’altra scusa improvvisa. Lui rise.
-“Nonostante
il nostro inglese non
sia il massimo vedo che finora siamo riusciti a comunicare
no?!” con questa
frase mi lasciò sola. Non guardai nemmeno
l’esibizione dei miei fratelli, e
sapevo già che ci sarebbero rimasti male. Il primo a tornare
nel backstage fu
il biondo, l’unico di cui non ricordavo il nome ,e quello che
mi metteva più a
disagio insieme al rapper. Le ragioni mi erano alquanto sconosciute. Si
sedette
sul divano dalla parte opposta rispetto a dove ero seduta io. Inutile
dire che
sembrava che il silenzio regnasse supremo, nonostante i rumori
provenienti da
fuori e l’avanti e indietro dei tecnici. Credevo che la
tensione venutasi a
creare fosse addirittura palpabile.
-“Allora
ti piacerebbe ballare eh?”
mi domandò, in tono amichevole. Il suo cambiamento di umore
mi sorprese. Io
annuii con un cenno del capo. “Hai una qualche vaga idea
della tua scelta?”
stavolta alzai lo sguardo verso di lui, e fu un grave
errore… di nuovo quella
sensazione. Non riuscivo a capire quando l’avevo
già sentita, poi ricordai
improvvisamente che era successa la stessa cosa la prima volta che li
avevo
visti passare. Allora era il suo lo sguardo che sentivo addosso?
Arrossii un
poco, sia perché il suo sguardo era troppo intenso per
essere sostenuto,e
perché lo stavo fissando spudoratamente. Poi mi ricordai che
dovevo dare una
risposta.
-“Prima
di scegliere, devo parlarne
con i miei fratelli.” In quell’istante vennero a
salvarmi gli altri componenti
dei Beast, i quali, prima di raggiungere il palco, mi sorrisero
amichevolmente.
Nel frattempo fui raggiunta da Jared, Shannon e Tomo. Era arrivato il
momento di
parlarne e di scegliere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2: A difficult choice ***
Capitolo
2: “A difficult choice”
_Evelyn
Il
trio mi si avvicinò con un espressione felice per
l’esibizione e al contempo
investigatrice. Molto probabilmente si erano accorti del mio stato
d’animo un
po’ tentennante.
-“Com’è
andata?” cercai di portare la loro attenzione altrove.
-“Direi
bene,ma potevamo fare di più.” rispose il
chitarrista.
-“Sempre
il solito pretendente. Siamo andati bene,dai retta a me.”
Shannon si
accontentava sempre. A lui bastava solo trovare un pubblico caloroso e
per lui
era fatta.
-“Beh…ma
come ti siamo sembrati? Lo sai che ci teniamo al tuo
giudizio.” Jared sapeva
sempre come mettermi in difficoltà. Che si fosse accorto
anche del fatto che
non li avevo guardati nemmeno per un secondo? Mi si leggeva bene in
faccia
allora. Non sapevo come rispondere, così mi limitai ad
un’alzata di spalle.
-“Non
è da te non dirci il tuo parere. Quindi vuol dire che non ci
hai guardato,il
che mi porta a pensare che ci sia qualcosa che non va. O
sbaglio?”
-“Jared,
ti pregherei di sintonizzare le tue capacità intuitive su
un’altra persona.
Grazie.” Ero stata una stupida, gli avevo implicitamente
confermato che c’era
qualcosa che mi turbava. Mi si sedettero tutti accanto. A parlarmi per
primo fu
Tomo, dato che era l’unico che riusciva a trarre delle
risposte soddisfacenti
dalla mia bocca, grazie alla sua eterna pacatezza:
-“Eve,lo
sai che con noi puoi aprirti. Non ti abbiamo mai dato un motivo per non
fidarti
della nostra capacità di non giudicare “
oddio,così si che sembrava Gesù.
-“Dovete
promettermi che non vi arrabbierete, che mi ascolterete fino alla fine
e che
ragionerete attentamente sulle mie motivazioni.” dovevo
essere chiara sin
dall’inizio. Loro si portarono una mano al cuore, facendo gli
scemi. Ma nei
loro occhi vidi la promessa silenziosa che mi dovevano. Così
mi feci coraggio,
presi respiro e cominciai la mia confessione. Loro mi ascoltarono in
silenzio
fino all’ultima parola, a volte storcendo il naso. Temevo la
loro opinione al
riguardo. E temevo anche la mia, dato che non ero ancora stata in grado
di
decidere.
-“Ma
noi nemmeno li conosciamo.” Jared espresse la mia stessa
constatazione
precedente. “E non li conosci nemmeno te.”
-“Lo
so, ma è un po’ come quando accetti un’
offerta di lavoro, te non sai a cosa
vai incontro, non conosci bene chi ha deciso di assumerti, ci hai
parlato solo
durante un colloquio. Ma accetti lo stesso, perché
è ciò che vuoi, è ciò di
cui
senti di avere bisogno.” sperai con tutta me stessa che la
mia similitudine un
po’ insolita facesse centro. In fondo avevo già
deciso, e la mia insistenza ne
era la prova, solo che non ero ancora pronta ad ammetterlo a me stessa.
-“Quindi
te senti la necessità di andare in Corea?!”
domandò stavolta Shannon.
-“No…
non di andare in Corea. Sento il bisogno di… ballare. Ho
sempre voluto farlo e
loro sono qualificati per insegnarmi.”
-“Hanno
una qualifica per insegnare ballo?” si intromise Tomo.
-“No,ma
non credo che serva un documento che lo certifichi, servono solo la
passione e
la dedizione giusta.” ero decisa ormai, e niente e nessuno mi
avrebbe più
fermata.
-“Eve,
ci sarebbe anche un’altra soluzione… ti manderemo
nella scuola di ballo
migliore. Potremmo pagarti tutte le lezione che vuoi, senza che tu vada
in…Corea.”
lo sguardo di Jared si era fatto triste. La separazione momentanea
sarebbe
stata difficile anche per me.
-“Jared,
non sto partendo per andare in guerra. Si tratterebbe di qualche mese,
come una
vacanza. Non è un addio , e poi ci sentiremmo tutti i giorni
te lo prometto, e
nulla vi vieta di venirmi a trovare ogni tanto. In una scuola di ballo
ci sono
troppe regole, e io ho dovuto obbedire alle regole
dell’orfanotrofio per
quindici anni, e mi basta. Andare in Corea a studiare ballo rende la
cosa più
emozionante. Non trovate?”
-“Ma
come possiamo fidarci di sei ragazzi dei quali non sappiano nemmeno i
nomi?”
Shannon stava per sfiorare la disperazione. In quei quattro anni ero
diventata
la loro mascotte, il loro portafortuna, la loro sorellina da proteggere
dai
cattivi e dalla cattiveria di per sé.
-“Non
me ne vado senza presentarveli. Devo passare dall’hotel a
prendere le mie cose,
dobbiamo preparare tutto… insomma, non parto ora
eh!”
-“Ok,
se te ti fidi, noi ci fidiamo di te. Alla fine del concerto ce li
presenti,ok?
Se vedo che sono dei tipacci, però, scordatelo! E poi
dobbiamo avvertire mamma
Constance.” il ruolo da fratello maggiore di Shannon era
venuto fuori, mentre
Tomo e Jared annuivano. Parlammo ancora un po’ di quella mia
decisione
improvvisa, della mia futura sistemazione… quando dissi che
avrei abitato con
loro, Jared fece una smorfia di disaccordo, non voleva che vivessi sola
con sei
ragazzi, mi vedevano ancora come una bambina nonostante i miei
diciannove anni.
Poi fu nuovamente il loro turno di salire sul palco, per chiudere
definitivamente il concerto. Ovviamente, si diedero il cambio con i
Beast, i
quali mi raggiunsero nel backstage tutti sudati e anche un
po’ con il fiatone.
Io non riuscii a non sorriderli. Yo-Seob mi venne incontro tutto
felice. Che
avesse già intuito la mia scelta?
-“Allora…
verrai!!!” esclamò, senza nemmeno pormi la
domanda, ormai lo dava già per
scontato.
-“Da
cosa si capisce?” chiesi io, non riuscendo a smettere di
sorridere.
-“Prima
non sorridevi così tanto!” spiegò come
se fosse ovvio.
-“E
va bene… si,verrò.” ammisi. Il visual
maknae mi abbracciò di slancio,
prendendomi alla sprovvista. In quel momento a noi si
avvicinò Jun-Hyung, che
mi guardò attentamente. Erano per caso tutti veggenti
quelli?
-“Allora
vieni!” poi notò la mia espressione ancora
sorpresa a causa dell’abbraccio di
Yo-Seob “Tranquilla, lui è fatto così.
Gli basta uno scambio di due parole con
una persona per affezionarsi.” Nel frattempo si erano
radunati tutti intorno a
noi.
-“Ok,
ditemi come siete organizzati, così vedo di organizzarmi
anche io.” Sorrisi
ancora, probabilmente sembrava che avessi una paralisi facciale. I loro
sguardi
si accesero, tranne quello di Dong-Woon. Lui e il rapper mi sembravano
ambigui,
non riuscivo a capire se la mia presenza li scocciasse o li facesse
piacere, i
loro sorrisi si alternavano a momenti di assenza d’entusiasmo
assoluta. Forse
la mia futura convivenza con quei ragazzi non sarebbe stata tanto
semplice.
-“Allora…noi
partiremo domattina con il volo delle 8.00 e dovremmo arrivare a Seul
nel
pomeriggio. Potremmo trovarci in aeroporto alle 7.40. Se per te va
bene…”
Doo-Joon espresse la sua idea e io acconsentii. Tanto io sarei dovuta
partire
più o meno alla stessa ora per andare a Hong-Kong con i miei
fratelli.
-“Ah!
Jared, Shannon e Tomo vorrebbero conoscervi prima della partenza. Ho
promesso
che finito il concerto vi avrei presentato.” buttai
lì la notizia, come se
nulla fosse, e sperando che la cosa non li desse fastidio.
-“Non
c’è nessun problema. Anche a noi farebbe molto
piacere conoscerli.” Hyun-Seung
sapeva sempre trovare le parole giuste per mettermi a mio agio in ogni
momento.
Gli rivolsi un cenno di gratitudine.
-“Scusate
ma quanto costa il biglietto del volo?” chiesi, ricordandomi
solo in
quell’istante che il viaggio andava pagato.
-“Non
preoccuparti per questo. Siamo stati noi a proporti questa cosa, e
quindi
pagheremo noi per te.” Gi-Kwang mi rivolse uno sguardo
dolce,ma che, allo
stesso tempo, non ammetteva repliche di nessun tipo.
-“Ragazzi,
state già facendo troppo per me…” come
non detto, Gi-Kwang stavolta mi
incenerì. Allora io alzai le mani in segno di resa. Tra una
chiacchierata e
un’altra, arrivò il fatidico momento di conoscenze
generali. Il concerto era
ormai finito, le urla dei fan erano diventate assordanti e il loro
entusiasmo
per l’intero evento era percepibile anche
nell’aria. Quando fummo tutti nel
backstage, mi divulgai nelle presentazioni.
-“Ditemi
un po’…” Jared puntava subito a dare del
tu “spero che siate tutti gay.” a
quell’affermazione per poco non mi strozzai con la mia stessa
saliva. I Beast
si guardarono tra di loro un po’ spaesati, poi cominciarono a
ridere di gusto.
“Devo prenderlo come un no?” insistette mio
fratello. Perché mai si era messo
in testa di mettermi in imbarazzo così?
-“Mi
dispiace per te.” disse Dong-Woon, aveva uno sguardo
competitivo. Se lo
guardavo ancora più attentamente faceva quasi paura. I miei
fratelli e Tomo lo
squadrarono da capo a piedi, senza farsene accorgere.
-“Peccato.
Ci speravo proprio, vorrà dire che dovrò lasciare
una scorta di bombolette
spray al peperoncino alla mia sorellina.” mentre lo disse mi
arruffò i capelli.
Ma che gli era preso?
-“Ah,e
io che pensavo che fossi interessato ad uno di
noi…” Dong-Woon stava
cominciando a darmi sui nervi.
-“Ci
speravi forse?!” replicò mio fratello, rimanendo
comunque sullo scherzo, a
differenza del maknae. Io osservai entrambi a bocca aperta.
-“Ehm…
come dicevamo prima a Evelyn, l’appuntamento sarebbe
domattina alle 7.40
all’aeroporto, se per voi non è un
problema.” ad intromettersi fu Doo-Joon,
cercando di rompere quell’ atmosfera cupa.
-“Oh,si,va
benissimo. Tanto noi dovevamo comunque andare lì a
quell’ora.” Shannon prese in
mano la situazione.
-“Quante
valige può portarsi dietro? Sapete,lei deve averne con
sé almeno una decina.”
Ok, Tomo voleva per caso essere sconsacrato?
-“Non
è vero.” mi difesi “Me ne bastano due o
tre. Vuole solo farvi cambiare idea
sulla vostra proposta.”
-“Ah,ma
le valige per noi non sono un problema. Siamo abituati a Gi-Kwang che
se ne
porta dietro due anche quando dobbiamo stare via solo un paio di
giorni.” la
vittima tentò di protestare, ma il gruppo si
scatenò comunque in una risata
generale.
***
La
mattina dopo mi svegliai con il mal di pancia. Era di sicuro dovuto
all’agitazione che improvvisamente mi attanagliava lo
stomaco. Le valige erano
già pronte dalla sera prima. Tutto era già
perfettamente pronto, tutto tranne
la mia mente. Non riuscivo ancora a credere di aver accettato una
proposta del
genere. Non conoscevo le loro abitudini e quantomeno la loro routine
quotidiana. Sarei stata capace di convivere in una casa con degli
estranei? In
fondo,cosa sapevo di loro? Il nome, si. Poi che erano membri di un
gruppo
coreano famoso,che erano bravissimi nel ballo e che erano dannatamente
gentili
e disponibili. Eccetto uno…o due. Forse era proprio quello a
mettermi un po’ di
malumore. Forse era la paura di non essere accettata a pieno. Mentre mi
crogiolavo ancora un po’ nel letto della mia stanza
d’albergo, mi rivenne in
mente quello sguardo così intenso, ma al contempo freddo e
distaccato. Il
ricordo di quegli occhi scuri mi metteva i brividi. Cercai di spostare
la mia
attenzione altrove, quando mi accorsi che dovevo alzarmi. Mi preparai
velocemente, indossando un paio di jeans e una camicetta blu a maniche
corte,
poi raccolsi i capelli ondulati in una coda. La luce del Sole faceva
sembrare i
miei capelli quasi dorati, mentre il loro vero colore era il castano.
Con gli
occhiali da Sole in una mano e il manico della valigia
nell’altra, uscii dalla
mia stanza e raggiunsi l’atrio, in attesa degli altri.
Ovviamente non feci
colazione, il mio stomaco non era nella situazione migliore per
mangiare. Poco
dopo non fui più sola.
-“Buongiorno.”
dissi loro, sforzandomi di sorridere. Ero davvero pronta a lasciarli,
anche se
per poco? Ricambiarono
il saluto e poi
salimmo su due taxi differenti. Uno solo non sarebbe bastato. Io ero in
quello
con Jared. Era la persona con cui più avevo legato durante
quegli anni. Mi
accoccolai alla sua spalla ed inspirai fortemente il suo profumo, per
imprimerlo bene nella mente. Lui mi strinse forte a sé.
-“Abbiamo
parlato con nostra madre. È tutto a posto, però
devi chiamarla spesso. Lei
avrebbe detto tutte le sere, ma qualche sgarro può starci
dai.” mi sorrise con
estrema dolcezza. Era impossibile non volergli bene.
Rimanemmo abbracciati per tutti il viaggio.
Quando raggiungemmo l’aeroporto le gambe cominciarono a
tremarmi. Ero tentata
di fare immediatamente dietro-front. Scesi dal taxi e per poco non
cascai in
avanti. Per fortuna c’era Tomo a sostenermi e a rimettermi in
piedi. Erano le
7.40 precise. Ci guardammo intorno e Shannon ci indicò un
punto non troppo
lontano dove c’erano sei ragazzi
“mascherati”, per così dire, proprio
come i
tre uomini al mio fianco. L’essere un personaggio famoso
portava anche a
questo. Ci incamminammo verso di loro e quando fummo sicuri che erano
quelli
giusti, salutammo con un cenno della mano.
-“Quello
alto e biondo non mi piace per niente.” mi
sussurrò Jared all’orecchio. Non
sapevo replicare, così rimasi in silenzio. “Mentre
quello piccolino sembra un
bonaccione.” Su quello eravamo pienamente
d’accordo. Li raggiungemmo con molta
calma. Il mio sguardo si soffermò sul viso di ognuno di
loro. Parte della mia
agitazione scomparve nel vedere i loro volti rilassati, infondevano
calma anche
a me. Jun-Hyung e Dong-Woon li guardai per ultimi. Loro, a differenza
degli
altri, sembravano tesi. Per quale motivo? Ma ormai era tardi per farmi
delle
domande, ormai era tardi per tutto…non potevo più
tornare indietro.
Salve
a tutti!!! Eccomi di nuovo qui a postare il secondo capitolo... Ci
tengo a ringraziare coloro che hanno avuto la pazienza di leggere i
miei scleri, chi ha aggiunto la storia tra i preferiti e Ace_B2uty95
per avere recensito. Detto ciò vi lascio alla lettura!!
Spero che vi
piaccia...
PS:
Secondo voi cos'hanno JunHyung e DongWoon??! Io dico che dovrebbero
dormire un pò di più,u.U ...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3: Fly ***
Capitolo 3:
“Fly”
Era
arrivato il momento di salutare la mia “famiglia”.
Mi voltai verso di Loro, con
lo sguardo quasi perso nel nulla, non era per niente facile salutarli.
Ma cosa
diavolo mi era saltato per la mente? Andare in Corea? Dovevo essere
impazzita
completamente, ma ballare era ciò che desideravo. Abbracciai
Tomo per primo, e
lui mi accarezzò i capelli.
-“Mi
raccomando eh, chiamaci quando arrivi, altrimenti dovrò
sopportare le lamentele
e l’ansia dei tuoi adorabili fratelloni.” Lo
guardai negli occhi, come a dire
che mai e poi mai mi sarei dimenticata di avvertirli del mio arrivo.
Poi
sciolsi la stretta per lasciarmi abbracciare da Shannon. Per poco non
ero più
alta di lui, quindi fu un abbraccio abbastanza equilibrato. Lo strinsi
forte, e
lui fece altrettanto, poi i suoi occhi mi guardarono circospetti.
-“Fai
attenzione.” quelle furono le uniche parole che mi rivolse,
ed erano cariche di
sentimento. Anche se non sembrava, contenevano tutto il suo affetto.
Successivamente mi gettai tra le braccia di Jared, aggrappandomi alla
sua
felpa. Sentii le sue labbra posarsi dolcemente sulla mia fronte, mentre
le sue
braccia mi cingevano con forza le spalle.
-“Vi
voglio bene.” dissi con tutta sincerità.
-“Anche
noi te ne vogliamo, e lo sai.” mi diede un buffetto sul
mento, come se fossi
stata una bambina. “Buona fortuna.” Avevo
tantissimo bisogno di quella.
Fortuna. Una parola che incideva quasi sempre su tutto. Dopo gli
abbracci,
rivolsi loro gli ultimi cenni di saluto con la mano, mentre mi
allontanavo
insieme ai Beast, raggiungendo l’aereo. Sentivo le lacrime
pungermi agli angoli
degli occhi, ma mi ero promessa di non piangere. Solo che quella
situazione mi
faceva venire in mente i miei genitori, per qualche strana ragione mi
immaginavo com’era stato per loro abbandonarmi. Era stato
difficile lasciarmi
in un orfanotrofio? O era stata una passeggiata? Cancellai quei
pensieri dalla
mente. Non volevo rovinarmi il viaggio, che già era un
po’ una tortura di per
sé. Menomale che avevo messo a caricare il mio mp3, almeno
mi avrebbe tenuto
compagnia durante il volo. Così raggiunsi lentamente la
scaletta dell’aereo, e,
mentre salivo al suo interno sentii una mano sfiorare la mia, non
sapevo di chi
era, ma quel contatto mi innervosì, scatenando sulla mia
pelle una specie di
scarica elettrica. Fortunatamente fu questione di pochi secondi, poi la
sensazione scomparve. Hyun-Seung, quando raggiungemmo
l’interno dell’aereo, si
voltò e mi sorrise. Poi lasciammo le valige nell’
“atrio”,dove c’era un uomo
che se ne doveva occupare.
-“Non
hai paura di volare vero?”
-“No,tranquillo.
Ci sono abituata.” Eccome! Forse avevo girato più
io in aereo, che loro. Il
mezzo, ovviamente, era privato, e capii come mai non avevano voluto
farmi
pagare il biglietto del viaggio. Percorsi lo stretto corridoio con a
lato i
posti a sedere, cercando di trovarne uno per me. Ma, per mia sfortuna,
non
avevo nessuna scelta, dato che ero stata l’ultima a salire e
tutti i posti
erano già stati occupati. Tutti tranne uno. Questo stava a
significare che il
viaggio sarebbe stato una doppia tortura. Mi avvicinai a quel maledetto
posto,
pianificando una possibile via di scampo,ma la mia mente non riusciva
ad
elaborare nulla di soddisfacente.
-“Posso?”
non so perché lo chiesi, anche se a lui non andava bene
quello era l’unico
sedile su cui potevo sedermi. Non mi ero accorta che aveva
già le cuffie all’orecchio,
e lui non si era minimamente accorto della mia presenza. Provai ad
attirare la
sua attenzione tossendo rumorosamente, ma il volume della musica doveva
essere
troppo alto per permettergli di sentirmi. In compenso però,
gli altri si erano
accorti di me.
-“Ti
senti male?” che premuroso che era Gi-Kwang.
-“No,tutto
a posto. È solo che…” non feci in tempo
a finire di parlare che lui si era
avvicinato per capire quale fosse il problema.
-“Oh…sempre
il solito gentiluomo.” sospirò, osservando quel
ragazzo che non mi aveva ancora
degnato di attenzioni, ma c’era qualcosa di strano nel modo
in cui lo disse.
Poi gli strappò una cuffia dall’orecchio in modo
non troppo delicato. “Ti
sembra il modo di comportarti? Evelyn stava aspettando che tu le
concedessi di
mettersi accanto a te.” Colui a cui era rivolto il discorso
alzò lo sguardo
verso di me, e quegli occhi scuri mi perforarono. Odiavo doverlo
guardare in
faccia.
-“Non
ci sono altri posti?” la voce di Dong-Woon risultò
secca. A me sembrava di aver
ricevuto uno schiaffo in pieno volto. Sentii le guance informicolirsi
per poi
prendere fuoco, a causa del rossore che si stava impadronendo del mio
viso. Ero
così tremenda come compagnia? Gi-Kwang gli rivolse uno
sguardo che stonava
completamente con i suoi dolci lineamenti.
-“Per
me non è un problema, posso andare a sedere da
un’altra parte, se qualcuno può
fare a cambio.” stavo già cercando una soluzione.
Poi feci per voltarmi, quando
una mano mi afferrò per il polso, stringendo eccessivamente.
-“No,va
bene. Ho cambiato idea, scusa.” non mi sembrava troppo
convinto, ed io non
sapevo più come prenderla.
-“Ecco…visto?
Ti ci voleva tanto? Io torno a sedere, altrimenti qui non si decolla
più.”
Gi-Kwang mi abbandonò. Si, quello era decisamente un
abbandono vero e proprio.
Poi mi accorsi che il biondo non mi aveva ancora lasciata andare,
così
soffermai istintivamente lo sguardo sulle nostre mani vicine. Lui se ne
accorse
e mi liberò il polso una volta per tutte. Così
potei finalmente sedermi ed
allacciarmi la cintura. Fu questione di attimi e l’aereo
cominciò a prendere
quota. Il decollo non mi era mai piaciuto, nonostante ci avessi fatto
l’abitudine era sempre una sofferenza. Senza pensare cercai
la sua mano, dimenticandomi
che accanto a me non c’era uno dei miei fratelli o Tomo, ma
bensì il ragazzo
dallo sguardo glaciale. Appena me ne resi conto feci per ritirarla, ma
lui
l’afferrò con forza. Non riuscivo a capire il
motivo di tanta… strafottenza?
-“Hai
paura?” stavolta la sua voce era quasi dolce. Mi guardava
attentamente
indugiando su ogni particolare del mio volto. Nei suoi occhi mi parve
di vedere
sofferenza, cosa che mi stupì ancor di più del
suo tono comprensivo.
-“Solo
del decollo.” Replicai. “E
dell’atterragio.” Sentivo che la morsa della sua
mano si era allentata, da forte era divenuta delicata. Per qualche
ignaro
motivo mi ritrovai a pensare come sarebbe stato sentire le sue mani
calde
accarezzarmi il volto, causando un nuovo rossore lungo le guance. Ormai
l’aereo
era definitivamente decollato, così cercai di liberare la
mia mano, ma con
scarsi risultati. Quel suo modo di fare incoerente mi mandava in tilt,
non
riuscivo a capire cosa gli avessi fatto di male per far si che si
comportasse
in maniera così strana. Mentre mi scervellavo per darmi da
sola una possibile
motivazione, Doo-Joon, seduto nel sedile davanti a noi, si
voltò sorridendo. In
quello stesso momento Dong-Woon lasciò la mia mano
bruscamente, come se gli
avessi dato una scossa.
-“Allora…ti
senti emozionata?” mentre lo diceva, i suoi occhi si erano
posati
istintivamente sul mio polso, dove c’era ancora il segno
della stretta
precedente.
-“A
dire la verità, ora non più di tanto. Sono
abbastanza tranquilla, ma scommetto
che quando arriveremo a Seul il mio umore cambierà in un
batter d’occhio.” Nel
frattempo il biondo sembrava improvvisamente interessato al panorama
esterno, e
non prestava benché la minima attenzione alla nostra
conversazione.
-“Cercheremo
di metterti a tuo agio il più possibile. Ma dimmi un
po’… quali canzoni nostre
conosci?” il discorso stava prendendo una rotta interessante.
-“Beh…solo
quelle che avete cantato ieri sera.” ammisi.
-“Quale
ti è piaciuta di più?” mi chiese
allora, curioso.
-“Uhm…”
ci pensai su, la scelta non mi era per niente semplice
“Quella in cui al
ritornello vi mettete tutti vicini, per così dire, e fate
quei passi strani con
i piedi. Rispetto alle altre credo sia quella
più…melodica.” La mia descrizione
lo fece ridere, e mi sembrò di notare che anche Dong-Woon
stesse sorridendo.
-“Ah,ho
capito quale stai dicendo. Si intitola “Fiction”.
Aspetta un attimo, te la
faccio sentire così mi puoi confermare.” Lo vidi
sparire oltre il suo sedile e
ricomparire subito dopo con in mano un
I-pod,
poi mi porse gentilmente una cuffia. La canzone cominciò,
con in sottofondo il
rumore di una penna stilografica che scrive su di un foglio. La
riconobbi già
dalla prima strofa.
-“Si
si,è questa!” dissi, entusiasta di averla
riconosciuta così velocemente. Il
leader mi sorrise compiaciuto.
-“Piace
molto anche a me.”
-“Ehi,
Doo-Joon! Mi hai abbandonato!” povero Gi-Kwang.
L’interpellato si era
momentaneamente dimenticato della sua presenza al suo fianco.
-“Scusa,Kiki.
Stavo facendo ascoltare una nostra canzone a Lyn.” mi piaceva
come
abbreviazione del mio nome. Con uno sguardo di scuse si rimise al suo
posto. Fu
allora che Dong-Woon si voltò di nuovo verso di me,
ricordandosi che su
quell’aereo non era da solo, anche se forse era proprio
ciò che desiderava. La
sofferenza che avevo scorto prima nei suoi occhi era scomparsa, e aveva
ceduto
il posto ad un sorrisetto presuntuoso. Che faccia da schiaffi!
-“Ti
piace davvero quella canzone?” il suo tono di voce era
tornato quello di
sempre, ovvero irritante, ma allo stesso tempo seducente…
ehi! Frena un attimo!
A cosa stavo pensando precisamente? Posi subito fine a quella mia lotta
interiore, prima che la situazione degenerasse.
-“Si.”
affermai decisa. “Per caso hai qualcosa in
contrario?” lui era acido con me?
Perfetto, voleva dire che lo avrei ricambiato allo stesso modo.
-“Anche
se fosse?” voleva per caso fare una gara per stabilire chi
fosse più stronzo?
-“Problemi
tuoi, non miei.” replicai con nonchalance. I suoi occhi si
ridussero a due
fessure, ma la sua espressione rimase rilassata.
-“Wow…la
ragazzina ha la lingua tagliente. Non l’avrei mai
detto.” In quel momento il
mio istinto mi diceva di prenderlo a pugni in faccia.
-“Senti,
mi hai veramente stancato. – ed era solo l’inizio-
Posso sapere cosa diavolo ti
ho fatto per ricevere così tanta stronzaggine da parte
tua?” Lo conoscevo da
appena un giorno e già si permetteva di rompermi i
c… il mio pensiero si fermò
a metà. Ok,dovevo darmi una calmata.
-“Non
credo tu voglia davvero saperlo.” che risposta del cavolo era
mai quella?! Intanto
lui aveva rivolto il suo sguardo altrove.
-“Invece
penso proprio di avere il diritto di una spiegazione.”
-“Tu
credi?” si girò nuovamente dalla mia parte. Di
nuovo quei suoi occhi… cristo!
-“Si,lo
credo.” risposi a scoppio ritardato. Se volevo mantenere la
lucidità dei miei
pensieri non avrei più dovuto guardarlo in faccia. Lui,
accortosi della mia
instabilità di fronte al suo sguardo magnetico, mi rivolse
un sorriso
malizioso. Sentii il calore salirmi alle guance, avevo ormai perso il
conto di
quante volte ero arrossita in quella mattinata. Le sue dita mi
sfiorarono
lentamente il profilo del volto, facendomi rabbrividire. Quella
circostanza
stava cominciando ad innervosirmi.
-“Che
carina… sai anche arrossire allora.” mentre lo
diceva si era pericolosamente
avvicinato al mio viso. A vederlo durante il live, la sera prima, non
avrei mai
pensato che in lui fosse presente così tanta…
dannata sensualità? Si, la mia
teoria diceva che lui era di una bellezza dannata, quindi molto
pericolosa. Ed
io non sarei certo cascata nella sua rete.
“Ripeto… sei sicura di voler sapere
cosa mi dà fastidio di te?” sentivo il suo respiro
solleticarmi il volto, ed il
mio farsi decisamente corto. Il suo scopo era proprio quello, voleva
distrarmi
dal mio obiettivo, ma io non mi sarei arresa tanto facilmente.
-“Si,sono
sicura. E mi sembra di avertelo già detto un paio di volte.
Hai per caso delle
difficoltà di comprensione?” riuscii ad usare una
tonalità di voce abbastanza
aspra da convincerlo ad allontanarsi. Forse aveva intuito che con me
quel
trucco non funzionava.
-“Te
la sei cercata… - cominciò- di te mi
dà fastidio tutto.” Quelle parole mi ferirono
più di una possibile pugnalata. Ancora non mi conosceva e
già mi giudicava in
quel modo. Mi immobilizzai sul posto, incapace di replicare, mentre una
lacrima
amara scivolava silenziosa dal mio occhio. Se c’era una cosa
che mi faceva
davvero male era il non essere accettata senza prima essere conosciuta.
In quel
momento fummo raggiunti da Jun-Hyung, con mia grande sorpresa. Non feci
in
tempo ad asciugarmi la lacrima che il rapper se ne accorse
immediatamente.
Inutile dire che rimasi senza fiato dallo stupore quando Jun mi
tirò a sé
prendendomi per un braccio. Con un dito mi asciugò
dolcemente la lacrima che
ormai aveva raggiunto l’angolo delle mie labbra e con una
mano mi tolse i
capelli dal volto. Quei due dovevano spiegarmi una cosa prima o poi,
ovvero
quale cavolo di motivo avevano per trattarmi così? Sembrava
che mi conoscessero
da una vita, quando era solo il secondo giorno che sapevo i loro nomi.
-“Cosa
le hai fatto?” chiese minaccioso al mio compagno di viaggio.
-“Io?
Assolutamente niente. È lei che vuole sapere più
del lecito, se l’è cercata.”
nonostante l’acidità con cui parlò, nel
suo sguardo vidi riapparire un pizzico
di malinconia. Chissà se un giorno sarei riuscita a
comprenderne la causa, non
immaginavo certo che si sarebbe trattato di qualche attimo.
-“Cosa
le hai detto?” il rapper stava cominciando a spazientirsi.
Nel frattempo anche
gli altri membri si erano accorti della discussione, e si erano voltati
verso
di noi dai loro posti.
-“Le
ho detto la semplice verità.” Il maknae si
limitò ad una scrollata si spalle.
Jun-Hyung continuava a cullarmi tra le sue braccia, mentre io,
completamente
allibita, non ero capace di muovere un muscolo. Tutto quello era
assurdo.
Assurdo!
-“Smettila
di fare il vago! Dammi una risposta chiara!” il suo tono
sfiorava le urla. Gli
altri erano rimasti in silenzio ed immobili, anche loro non sapevano
come
intervenire. Ma sentivo che loro sapevano cose che a me erano del tutto
sconosciute, molto probabilmente sapevano il perché di tali
atteggiamenti.
-“Le
ho semplicemente detto che non la sopporto.” stavolta la voce
di Dong-Woon
tremava appena, non sapevo se di rabbia o di pentimento.
“È stata tutta colpa
sua! E tu lo sai.” ora si udivano appena le sue parole, tanto
che erano
affievolite dalla triste emozione che provava. Io non ci capivo
più niente.
Sentii il corpo di colui che mi stringeva farsi rigido, potevo
percepirne il
tremore lieve.
-“Evelyn
non è Lei…” cosa voleva dire quella
frase pronunciata da Jun-Hyung? Le sue
braccia mi lasciarono andare. “S-scusa. Non volevo reagire
così,è solo che…”
aveva cominciato a parlare rivolto a me, guardandomi negli occhi.
-“Zitto!
Smettila!” Dong-Woon intervenne ancora una volta. Io ero
stufa di quella
situazione. Mi voltai di scatto, con le lacrime che scendevano copiose,
mentre
maledicevo il momento in cui avevo accettato la loro proposta. Chiesi a
Doo-Joon dov’era il bagno e lo raggiunsi in fondo al
corridoio dell’aereo. Una
volta dentro mi richiusi la porta alle spalle, appoggiandoci contro la
schiena.
Poi sentii qualcuno che bussava dall’altra parte.
-“Eve,
ti prego, apri.” riconobbi subito la voce dolcissima di
Yo-Seob. Avevo proprio
bisogno di dolcezza in quel momento, così non me lo feci
ripetere due volte e
aprii. Le braccia del visual maknae mi strinsero in un abbraccio
caloroso. “Su,
non fare così.” mi sussurrò, mentre
sentivo la sua mano fare su è giù lungo la
mia schiena, il ritmo con cui lo faceva era molto confortante.
-“È
solo che… non capisco. Sento solo che
c’è sotto qualcosa di personale tra loro
due. E, a quanto pare, Dong-Woon incolpa me di ciò. Vorrei
solo capire…”
-“Eve,
vorrei potertelo spiegare. Quando ti ho chiesto di venire con noi per
aiutarti,
se così si può dire, sapevo a cosa saremmo potuti
andare incontro, ma speravo
che loro due mettessero da parte i sentimenti.” Yo-Seob ora
mi guardava negli
occhi, cercando di intuire le mie reazioni. “Il punto
è che te assomigli a una
ragazza a cui entrambi erano molto affezionati, e, come avrai
sicuramente
capito, li ha messi in contrasto. Erano riusciti a sorpassare questa
cosa, ma
poi sei arrivata te… probabilmente penserai che era meglio
se non ti proponessi
niente, ma io l’ho fatto perché mi andava di
aiutarti, sono fatto così, se
posso aiutare una persona lo faccio. So che te non sei quella ragazza,
ma per
loro è più difficile,ecco… Se un
giorno se la sentiranno, saranno loro a
spiegarti meglio la cosa, ma te sei venuta con noi per il ballo,no?
Quindi,
lasciali perdere, loro non ce l’hanno con te, pensa solo a
divertirti con noi!
Ok? Ah! E so anche che possiamo sembrarti strani visto che ti trattiamo
con
familiarità, ma anche questa è una nostra
caratteristica, se una persona ci sta
simpatica, beh…è dei nostri!” e con
ciò mi fece l’occhiolino.
Poi
tornammo dagli altri. Ora, il rapper e il maknae sembravano essersi
tranquillizzati un po’, e quando arrivai mi sorrisero
debolmente, forse si
erano promessi di fare uno sforzo. Io ricambiai il sorriso, ora che
sapevo il
motivo dei loro atteggiamenti era un po’ più
facile da accettare, perché sapevo
che non ero io colei con cui avevano dei
“problemi”.
-“Seobbie,
gliel’hai detto, vero?” la voce di Jun-Hyung, a
differenza di prima, era
pacata. Il ragazzino al mio fianco annuì silenziosamente.
-“Dovevo
dirglielo. Non è giusto che soffra per delle colpe che non
le appartengono. Comunque
non le ho raccontato tutto.”
-“Hai
fatto bene. Avremmo dovuto dirglielo noi, ma non ci saremmo riusciti.
Forse così
è anche più facile per noi.” mentre il
maknae parlava teneva le palpebre
socchiuse, come a meditare sul passato o forse su i suoi errori
recenti. Io mi
sentii più leggera.
-“Allora,
possiamo ricominciare dall’inizio?” la domanda mi
uscì spontanea. Yo- Seob si
era allontanato per lasciarci riappacificare. Gli altri due alzarono di
scatto
la testa in mia direzione, sorpresi.
-“Certo.
Perché no?” il rapper mi allungò una
mano “Piacere! Io sono Jun-Hyung.” ricambiai
la stretta con piacere.
-“Io
mi chiamo Evelyn. Ma puoi chiamarmi Lyn.” poi aspettai
pazientemente la volta
del biondo. Quest’ultimo mi porse la sua mano, e io gliela
strinsi.
-“Ed
io sono Dong-Woon.” dopo quella scenetta non potemmo fare a
meno di ridere,
sembravamo ridicoli. Ma almeno, stavolta, saremmo potuti partire con il
piede
giusto, senza più inciampare nel passato.
Ma salve a
tutti!!! Eccomi qui ancora una volta, mi dispiace per voi ma dovrete
sopportarmi ancora!! *si sfrega le mani* Allora, come sempre ringrazio
chi continua a seguire questa storia, e ancora una volta dico grazie ad
Ace_B2uty95 per recensirmi! Poi, per quanto ruguarda la storia, cosa ne
pensate di JunHyung e DongWoon?? Riusciranno a mettere da parte il
passato? E... a questa domanda ci tengo particolarmente : Secondo voi,
l'amore che ho citato nell' introduzione, chi riguarderà tra
loro??!! Si, lo so, è presto per capirlo, xD Ma mi piaceva
chiedervelo! Secondo me non indovinerete mai,muahahahah!
Cioè, almeno spero, sennò non c'è
l'effetto a sorpresa, u.U Va beh, ho parlato anche troppo stavolta!!
Alla prossima! Kisses,Alice....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4: Seoul ***
Capitolo
4: “Seoul”
_Evelyn
Per
il resto del viaggio ero rimasta seduta ad ascoltare la musica ed ogni
tanto
scambiavo due parole con i ragazzi. Erano davvero fantastici, anche il
rapper e
il maknae, messi da parte i ricordi, non erano per niente male. E
più li
osservavo tutti, più mi ritrovavo a pensare che erano
bellissimi. Yo-Seob ,con
tutta la sua dolcezza, aveva il potere di incantare chiunque e la sua
voce era
in grado di scaldarmi il cuore; Hyun-Seung aveva dei lineamenti
particolari che
gli conferivano un’aria decisamente affascinante, e anche
lui, con la voce non
scherzava; Doo-Joon, a mio parere, era quello dal volto più
asiatico di tutti,
ed era veramente bello; Dong-Woon, invece, non sembrava nemmeno
coreano, e il
suo sguardo era la sua arma, potevo incatenarmi ai suoi occhi senza
volerlo;
Jun-Hyung aveva delle labbra stupende,sembravano così
soffici, il mio sguardo,
infatti, si soffermava spesso sulla sua bocca; e poi c’era
Gi-Kwang, al quale i
miei ormoni rispondevano sempre con eccessivo entusiasmo, in lui
dolcezza e
sensualità erano equilibrati in maniera magnifica. Ad
interrompere la mia
accurata analisi dei sei ragazzi fu l’atterraggio, quando
l’altoparlante
comunicò di allacciarsi le cinture. Feci un respiro
profondo, preparandomi alla
terribile sensazione di vertigini che mi colpiva ogni volta. Dong-Woon,
ricordandosi del mio disagio, mi accarezzò il braccio, con
un sorriso che
esprimeva sia le scuse per quanto era accaduto prima, sia comprensione
per il momento
attuale. Poi, finalmente, l’aereo atterrò e noi
scendemmo le scalette. Anche
stavolta, una mano sfiorò la mia, ed ecco di nuovo i brividi
farsi largo lungo
tutto il mio braccio. A chi diavolo apparteneva? Quando alzai il viso
per
scoprirne la provenienza era ormai troppo tardi, non c’era
nessuno di
abbastanza vicino.
-“Allora…
ci sono quattro taxi per noi. Qualcuno deve sacrificarsi ed andare da
solo.”
Cominciò Hyun-Seung “E scommetto che tocca a me,
giusto?” continuò, osservando
le espressioni dei compagni. Quest’ultimi annuirono senza
scrupoli. “Chi farà
compagnia a Evelyn?”
-“Io!”
Gi-Kwang e Yo-Seob si offrirono contemporaneamente, ed io sorrisi loro
grata.
-“Fate
pari o dispari!” propose il leader, divertito. I due non ci
pensarono oltre ed
accettarono di buon grado il consiglio.
-“Io…dispari.”
annunciò Kikwang. L’altro si limitò ad
annuire, a lui toccava pari. Così si
concentrarono sulle loro mani, cercando di intuire qualche possibile
trucco,
erano così buffi. Il primo fece il numero tre con le dita,
il secondo il numero
quattro. Il che portava ad un totale di sette. Gi-Kwang aveva
ufficialmente
vinto la sfida ed un sorriso compiaciuto si era impossessato delle sue
labbra.
-“Togliti
quell’espressione da vincitore dalla faccia.”
Borbottò l’altro, ma entrambi
erano divertiti. Stabilito con chi sarei dovuta salire sul taxi,
caricammo le
valige.
-“Prego…”
disse il mio accompagnatore, mentre mi apriva la portiera.
-“Grazie.”
replicai, adoravo tutte quelle attenzioni. Salii sul taxi, e fui
raggiunta da
lui dopo che ebbe detto l’indirizzo al taxista. Subito dopo
partimmo. Lui
indossava dei pantaloni neri della tuta e una canottiera bianca senza
maniche,
quindi potevo benissimo intravedere i suoi muscoli. Quando la sua
spalla sfiorò
la mia, percepii di nuovo una scarica elettrica. Che fosse stato lui
anche
prima? Mi scansai, fingendo indifferenza e lo guardai di sottecchi.
Sembrava
stupito, forse anche lui lo aveva sentito. Figurati! La mia mente stava
già
dando i numeri. E la mia mano voleva sfiorare quei muscoli…
cristo! Mi sa che
Jared aveva ragione a non volere che io stessi con sei ragazzi.
Già! Jared!
Presi il mio cellulare dalla tasca e gli inviai un messaggio in cui lo
informavo del mio arrivo e lo tranquillizzavo dicendogli che era tutto
a posto.
Era pomeriggio e la città era abbastanza affollata.
-“Pronta
a vedere il nostro appartamento?” mi chiese Gi-Kwang,
voltandosi verso di me.
-“Veramente
devo ancora metabolizzare la cosa.” risposi. Mi
scansò istintivamente le
ciocche di capelli, che si ribellavano alla coda, da davanti agli
occhi. Le sue
dita lasciarono una scia infuocata sulla mia fronte, dove vi si erano
posate, e
lui ritrasse la mano all’istante.
-“S-scusa…
è solo che pensavo potessero darti fastidio. Lo faccio
automaticamente con
tutti, anche con i ragazzi.” disse, riferendosi agli altri
membri dei Beast.
-“Tranquillo.
Effettivamente erano fastidiosi. Non fa nulla.” Non fa
nulla?! Non fa nulla un
tubo. Temevo di impazzire se fossi rimasta altro tempo lì
dentro con lui. Ma la
sorte voleva essere gentile con me, infatti il taxi si
fermò, annunciando
l’arrivo.
Ora
eravamo tutti davanti alla porta d’ingresso
dell’appartamento, all’interno di
un edificio dalle dimensioni abbastanza maestose. Doo-Joon
inserì la chiave
nella serratura e con un abile scatto della mano aprì la
porta ed entrò. Io ero
l’ultima della fila, ma Gi-Kwang mi tenne la porta aperta e
mi permise di
entrare prima di lui, con al seguito le mie valige. La prima stanza che
mi si
presentò davanti fu un ampio salone con le vetrate oscurate,
ciò stava a
significare che potevamo vedere fuori, ma da fuori non potevano vedere
noi. Il
panorama era semplicemente stupendo, da lì si potevano
vedere i palazzi moderni
della città, ma anche le case più modeste. Al
centro della stanza c’era un
divano che poteva far accomodare dieci persone, con di fronte un
televisore di
42 pollici appoggiato sopra di un mobile color mogano. Tutto il salone
era sui
colori chiari e caldi, c’erano diverse tonalità di
marrone, beige e, per dare
un po’ più di colore, un po’ di
arancione. Alla sinistra della stanza c’era un
arco in pietra dal quale si intravedeva un’ampia cucina sulle
tonalità del
giallo. Mentre alla destra del salone c’era
l’inizio di un corridoio.
-“Kiki,
mostrale la camera e poi falle fare un giro di
perlustrazione.” Doo-Joon perché
proprio lui dovevi nominare?
-“Perché
proprio io?” ribadì infatti
l’interpellato, mettendo su il broncio.
-“Scansafatiche
che non sei altro! Visto che la camera in cui starà lei
è la tua… beh, mi
sembra il minimo.” Le parole furono accompagnate da un
sorriso quasi
canzonatorio.
-“I-io
devo stare nella camera d-di…” non riuscii a
finire la frase.
-“Si,
ci siamo messi d’accordo ieri sera. Starai nella sua camera,
mentre lui si
sistemerà con Yo- Seob.”
-“Va
bene, cominciamo il tour.” Gi-Kwang riacquistò il
suo solito entusiasmo e prese
una delle mie valige, invitandomi a seguirlo lungo il corridoio. La
mia, cioè
sua, stanza era la terza, nonché l’ultima, sulla
sinistra. Entrammo e posammo
momentaneamente le borse al centro del pavimento. Anche la sua camera
era di
colori chiari, però più sull’azzurro. A
sinistra della porta c’era una
scrivania con vari fogli sparsi sulla superficie, e sul muro
c’erano due
scaffali sui quali erano posati dei libri e dei cd. In fondo alla
parete della
destra c’era un letto matrimoniale, con le lenzuola azzurre,
e accanto ad esso
c’era un ampio armadio. Io mi sentivo un po’ a
disagio, era come se mi fossi
intrufolata nella sua privacy, nel suo mondo personale.
-“Beh,ecco,
questa è la mia stanza.” dal suo tono di voce era
possibile percepire che anche
lui non era a suo agio. “Appena posso libero una parte
dell’armadio, così
potrai metterci la tua roba.” mentre lo disse si
avvicinò alla scrivania e
cominciò a raccogliere freneticamente tutti quei fogli
abbandonati. Mi parve di
intravedere dei disegni su di essi, ma non osai fargli domande al
riguardo. Poi
gli prese e gli nascose stringendogli al petto, e mi tornò
accanto. D’istinto
posai una mano sul suo braccio, guardandolo negli
occhi…scarica elettrica.
-“Sei
sicuro che posso rimanere qui? Capirei se tu non volessi. Potrei
dormire sul
divano, è così grande, sono sicura
che…” scostò un braccio dal suo petto
per posarmi
un dito sulle labbra.
-“Ssst.
Tranquilla, se non volevo avrei detto di no sin
dall’inizio.” desiderai avere i
capelli sciolti, così da potermi nascondere ed impedirgli di vedere il lieve rossore
che mi aveva invaso
le guance.
Nel
frattempo sentii anche le labbra ribollirmi. Ogni volta che
c’era un contatto
tra noi due era come se i nostri corpi non riuscissero a non rispondere
al
richiamo, era impossibile impedire che ci fosse anche una minima
reazione. Se
ne rese conto anche lui, non ero io ad immaginarmelo, infatti ritrasse
subito la
mano, proprio come aveva fatto nel taxi quando mi aveva tolto i capelli
dagli
occhi. Tra noi calò il silenzio, e rimanemmo a fissarci per
qualche istante,
entrambi imbarazzati. Non mi era mai successo prima di sentire
così tante
emozioni in una volta sola. Avevo voglia di avvicinarmi a lui, se lo
conoscevo
appena e mi sentivo così, cosa sarebbe successo durante la
convivenza? Dei
brividi mi invasero completamente. Anche lui sembrava tentato di
volermi anche
solo sfiorare, ma entrambi rimanemmo immobili.
-“Ehm…
proseguiamo con la perlustrazione!” l’indifferenza
era un’ottima soluzione.
Acconsentii con un cenno del capo, sorridendo. Prima uscivamo di
lì e meglio
era.
Mi
fece visitare le due stanze accanto, la prima era quella di Yo-Seob, ed
era
quasi identica a quella di Gi-Kwang, se non fosse stato per il letto
circolare,
anziché classico; la seconda era quella di Jun-Hyung, ed era
più moderna, con i
colori sul nero e bianco. Dalla parte opposta alla mia c’era
quella di
Hyun-Seung, tutta beige; accanto c’era quella di Dong-Woon,
anche la sua era
pressoché uguale alla “mia”; e infine
quella di Doo-Joon, più simile a quella
del rapper. Ma ben o male, avevano tutte le stesse caratteristiche. Poi
mi
portò a vedere il bagno, che era situato in fondo al
corridoio. Lo spettacolo
che mi si parò di fronte era magnifico. Al centro della
stanza c’era un’ampia
vasca idromassaggio,
e accanto una
doccia. Sulla sinistra, invece, c’era un grande specchio con
sotto un
lavandino, e sulla destra c’era un muretto che separava il
tutto dal water.
Solo in quel momento mi resi conto che le stanze erano finite
quindi… dovevo
condividere il bagno con loro? Il ragazzo si accorse della mia
espressione ed
intuì facilmente i miei pensieri.
-“Lo
so, non è facile nemmeno per me condividere il bagno con
loro. Comunque, se
vuoi avere dei momenti di privacy nel bagno, basta che attacchi una
targhetta
alla porta, almeno sappiamo che ci sei te dentro.” mi sorrise
incoraggiante,
sperando che ciò potesse sollevarmi un po’, e
funzionò.
Finito
il mio tour personale, tornammo in salone, dove gli altri si erano
già
stravaccati sul divano a guardare la televisione, ovviamente io non
riuscivo a
capire niente di ciò che veniva detto. Gi-Kwang
alzò gli occhi al cielo, mentre
a me venne in mente un possibile passatempo.
-“Cosa
avete nel frigo?” chiesi, sottraendoli per un attimo al mezzo
di comunicazione
che gli aveva ammaliati. Mi guardarono come se avessi parlato in
un’altra
lingua, anche se, in realtà, era proprio così
ma…avete capito dai! “Cosa
c’è che
non va?” incrociai le braccia al petto, sembravo una perfetta
casalinga.
-“Non
abbiano niente nel frigo!” si lamentarono. “Ci
siamo dimenticati di andare a
fare la spesa.”
-“Ok,
ho capito. Se mi spiegate dove è un supermercato vado a
farla io.” proposi.
-“Se
ti accompagno facciamo prima.” Jun-Hyung si era
già alzato dal divano e mi
stava venendo incontro.
-“No,
ma non è necessario, so cavarmela benissimo anche da
sola.”
-“Non
lo metto in dubbio, ma non tutte le commesse sanno parlare inglese
sai?” giusta
osservazione, io non ci avevo proprio pensato.
-“Dettagli…”
mi limitai a dire, ma con un cenno del capo acconsentii alla sua
compagnia.
-“Ok,allora
noi andiamo.” annunciò il rapper, anche se avevano
già capito tutti. Così ci
avviammo verso la porta d’ingresso.
Una
volta usciti seguii i suoi passi, stando mezzo metro dietro di lui.
-“Guarda
che se mi vieni accanto non ti mangio. Non sono ancora diventato
cannibale e
dubito fortemente che le cose possano cambiare.” sarcastico
il tipo, ma mi
avvicinai come da lui suggerito.
-“È
lontano?” chiesi, non volevo sembrare svogliata, ma era
semplice curiosità.
-“Non
mi dirai mica che sei già stanca?!” si
fermò in mezzo al marciapiede, per
osservarmi meglio in faccia.
-“Figurati!
Sono in ottima forma.” Ricominciai automaticamente a
camminare, accelerando il
passo rispetto a prima.
-“Ehi!”
all’appello mi voltai di scatto “Il supermercato
è da quella parte.” Sorrideva,
e nel mentre mi indicava una svolta sulla destra che io avevo
casualmente
ignorato volendo fare la ragazza atletica. Gli rivolsi una linguaccia,
facendogli sicuramente pensare che ero molto infantile.
Poi
raggiungemmo una volta per tutte la destinazione, per mia fortuna era
abbastanza vicina a casa. All’interno dell’edificio
mi sentivo me stessa,
vagavo per gli scaffali prendendo più cose da mangiare
possibili, comprese le
schifezze, che erano quelle che amavo di più, e la mia
cellulite ne era la
prova inconfutabile, ma a me piaceva e la forma fisica mi interessava
solo fino
a un certo punto. Jun-Hyung mi seguiva in silenzio, osservandomi ogni
qualvolta
riflettevo sulla scelta più economica o di
qualità. Arrivata alla cassa, però,
mi ricordai di aver lasciato il portafoglio nella valigia e sbiancai.
-“Pago
io. Anche perché so che cucinerai per tutti, e non
è giusto che paghi te.” la
voce del rapper non ammetteva repliche, e ormai aveva già
tirato fuori i soldi
per pagare. Io lo guardai piena di gratitudine e lui mi sorrise ancora
una
volta.
Quando
uscimmo dal supermercato avevamo due buste della spesa ciascuno,
sembrava
avessimo fatto rifornimento. Una volta nel palazzo, dovemmo prendere
l’ascensore, anche perché le scale non le avrei
sopportate. Ma, proprio mentre
eravamo quasi arrivati al terzo piano, si bloccò. Nel
frattempo il panico
cominciava già a farsi strada nei miei pensieri, ero mezza
claustrofobica e
dovevo ammettere che prendere l’ascensore non era stata una
delle idee più
intelligenti che potessi avere. Il mio respiro si fece irregolare,
mentre la
mia fronte si stava imperlando di sudore.
-“Ehi,ehi!
Tutto bene?” Jun-Hyung aveva già lasciato andare i
sacchetti per avvicinarsi a
me e sventolarmi in faccia con la mano. I miei occhi parlavano da soli,
erano
completamente spalancati dalla paura. “Respira con me.
Inspira, espira,
inspira, espira…” cercavo di seguire le sue
istruzioni, ma non era per niente
semplice. “Tranquilla,a volte lo fa, non è la
prima volta, vedrai che riparte
subito.” come per magia, le sue parole si avverarono, ma io
ero ancora scossa.
Sentivo
le lacrime pungermi gli occhi a causa di una crisi di nervi. Entrammo
nell’appartamento e raggiungemmo la cucina per posare le
buste. Avrei voluto
mettermi subito a cucinare, ma non ero nello stato d’animo
adatto, così, con le
lacrime agli occhi, mi rifugiai nella stanza di Gi-Kwang. Mi buttai di
peso sul
letto, affondando la testa nel cuscino. Quel giorno i miei condotti
lacrimali
si erano sforzati troppo per i miei gusti. La porta della stanza si
aprì
lentamente, rivelando il suo proprietario.
-“Scusa,
pensavo fossi in bagno. Non volevo disturbarti.”
probabilmente si accorse del
mio stato, fatto sta che si avvicinò al bordo del letto con
fare preoccupato.
“È successo qualcosa?” le sue dita mi
presero il mento, per permettergli di
guardarmi negli occhi. Ma fu un gesto totalmente sconsiderato.
In
quel momento ci scordammo entrambi il motivo della sua preoccupazione e
della
mia tristezza. I nostri occhi rimasero incatenati per un lungo arco di
tempo,
le parole erano superflue. L’istinto era quello di posare le
mie labbra sulle
sue e di stringerlo a me, ma lo conoscevo appena. Anche se una vocina
interiore
mi suggeriva che spesso, nelle discoteche, ragazze baciavano ragazzi
senza la
benché minima concezione del giusto e sbagliato, senza
sapere nemmeno i nomi
del destinatario. Quindi perché io, se me la sentivo, non
potevo baciarlo? In
fondo sapevo il suo nome, sapevo che era un cantante, ballerino, attore
famoso (e chi
più ne ha più ne metta).
Ma qualcos’altro mi diceva che era sbagliato baciare un
ragazzo che conoscevo
da solo un giorno. Dannata ragione! Lui, mosso dall’impulso,
fece per
avvicinare il mio volto al suo ed io riuscivo a percepire il suo
respiro sul
mio collo, ma con un gesto forse un po’ troppo brusco,
sfuggii alla sua presa.
Dannatissima ragione! Mi stavo odiando con tutto il cuore per essere
scappata a
quell’occasione. Con ciò ci risvegliammo
amaramente da quell’incanto momentaneo
e subdolo. Gi-Kwang si allontanò da me confuso, sembrava non
riuscisse a capire
cosa ci facesse lì.
-“Io…
non so cosa mi sia preso. Scusami ancora. Ultimamente non faccio che
scusarmi
con te eh!” sembrava decisamente andato, e ,continuando a
borbottare frasi di
scuse senza senso, uscì dalla stanza. Mi asciugai
velocemente le lacrime, nel
frattempo il mio cellulare aveva cominciato a squillare. Cercai di
toglierlo
dalla tasca dei miei jeans, impresa non molto semplice, ma alla fine ci
riuscii. Non guardai nemmeno il numero sul display, tanto sapevo
già di chi si
trattava.
-“Pronto?”
dissi, felice della chiamata.
-“Eve,
come stai? Com’è lì? La sistemazione
è ok? I ragazzi sono dei tipi a posto?”
Jared non la finiva con le domande.
-“Vacci
piano… cos’è questo, un
interrogatorio?” risi di gusto. “Comunque va tutto
bene
– o quasi, pensai tra me e me- la sistemazione è a
dir poco fantastica e i
ragazzi sono molto gentili. Voi? Siete già arrivati in
hotel?”
-“Si,
anche se ora dobbiamo già andare sul luogo del
concerto.” sentii delle voci in
sottofondo. “Ah! Tomo e Shannon ti salutano!”
-“Ricambiali
allora. Ti era arrivato il messaggio,vero?”
-“Si
si, però potevi anche chiamare eh! O non avevi voglia di
sentire il tuo dolce
fratellone? Eri per
caso impegnata a
fare altro?”
-“Jared,
non cambierai mai vero?? Ti ho mandato un messaggio per semplice
comodità, lo
sai che odio le chiamate.”
-“Uhm,
farò finta di crederci. Stai attenta, ti tengo
d’occhio.”
-“Si?
E come?” ero già consapevole che avrebbe avuto una
risposta pronta.
-“Devo
ricordarti che io sono un ninja?” ecco,appunto. Alzai gli
occhi al cielo,
sconcertata. “Lo so che hai alzato gli occhi al cielo. E
questa è una prova
inconfutabile che sono un ninja.”
-“Jared,
ormai sei talmente abituato a vedermi alzare gli occhi al cielo quando
dici
qualcosa, che non ti è per niente difficile
intuirlo.”
-“Forse
hai ragione. Via,piccola devo andare. Mi raccomando chiama
mamma.”
-“Sicuro!”
esclamai. “Ciao! Buona fortuna per stasera!”
-“Grazie.
Ciao ciao!” riattaccò, ed io rimasi ad ascoltare
per un pò la linea che era
caduta. Poi chiamai mia madre e le dissi, più o meno, le
stesse cose che avevo
detto a Jared, tralasciando ovviamente le parti sul ninja. Subito dopo
mi
diressi in cucina, e con mia sorpresa li trovai già
lì.
-“Cosa
state facendo?” domandai sorpresa.
-“Stiamo
mettendo a posto la spesa.” rispose Hyun-Seung con
ovvietà.
-“Non
sapevo che ne eravate in grado.” gli feci una linguaccia.
“Allora, cosa volete
mangiare stasera?” loro fecero spallucce.
-“Quello
che ti va di cucinare. Per noi va bene tutto.” stavolta fu
Dong-Woon a
rispondermi.
-“Che
ne dite di un menù abbastanza italiano?” volevo
mettere in pratica le mie doti
culinarie. Loro annuirono.
-“Come
mai sai cucinare italiano? Non sei americana?” la
curiosità di Yo-Seob era
adorabile.
-“Io
sono nata in Italia, e, anche se non ricordo nulla del mio Paese di
origini, le
tradizioni le ho volute mantenere comunque.” gli sorrisi
dolcemente. “Avrei
pensato di farvi gli spaghetti al pesto… non so se sapete
cos’è.” le loro facce
non erano molto convinte. “Pazienza, ve la faccio lo stesso.
E di secondo provo
a cucinarvi una frittata di patate. Bisogna mangiare sano.”
cosa che non
entusiasmava nemmeno me. Loro si misero seduti al tavolo, mentre io
cominciai l’operato.
Presi del basilico, dei pinoli, l’olio, il formaggio e un
pizzico d’aglio e
misi il tutto nel frullatore. Il primo passo era fatto. Dopo presi una
pentola
e misi a bollire l’acqua, per poi gettarci dentro gli
spaghetti. Sentivo i loro
occhi puntati su di me.
-“Invece
di fissarmi, perché non apparecchiate?” proposi.
Sembrava che si fossero
riscossi dal sonno, forse gli ricordavo le loro madri, e si misero al
lavoro. Nel
giro di un’ora e mezzo era tutto pronto. Così ci
sedemmo a tavola e cominciammo
a mangiare. Cercai di osservare le loro reazioni, per capire se
ciò che avevo
cucinato piaceva oppure no, nel secondo caso avremmo potuto abbondare
con le
schifezze a fine pasto. Ma, fortunatamente, non sembravano schifati.
-“Complimenti,
non cucini poi così male.” Gi-Kwang era stato il
primo ad esprimere un proprio
giudizio, senza però esagerare. Com’era giusto che
fosse. Sorrisi compiaciuta,
mi faceva piacere sapere che non sarebbero morti di fame in mia
compagnia.
Una
volta finito di mangiare, sparecchiammo tutti insieme e Doo-Joon
lavò i piatti
con l’aiuto di Jun-Hyung. Avevano stabilito una specie di
turno a rotazione, ed
io ero completamente esonerata, dato che cucinavo. Così mi
diressi in camera e
mi cambiai, indossando una tuta comoda con la quale avrei dormito, poi
andai
nel salone insieme a tutti gli altri.
Avevamo
deciso di guardare un film in coreano con i sottotitoli in inglese, ma
non
avevo idea di cosa si trattasse. Presi posto sul divano, e accanto a me
si
sedettero Dong-Woon e Gi-Kwang, peggio di così non poteva
andare. Hyun-Seung
inserì il dvd nel lettore apposito, spense le luci e si
accomodò anche lui. Al
buio era peggio di come pensavo. Il film in questione trattava di una
storia
malinconica, dove c’era di mezzo un’amicizia finita
male che aveva portato alla
distruzione di entrambi i protagonisti, introducendoli nel mondo della
droga. Nelle
scene un po’ più “violente” il
maknae cercava sempre di afferrarmi la mano, ma
ci rinunciava ogni qualvolta vedeva che non era raggiungibile. Mano a
mano che
il film procedeva, uno ad uno si rifugiavano nelle loro stanze, stanchi
ed
incapaci di continuare a vederlo. Non capii più chi era
rimasto, sempre che ci
fosse ancora qualcuno lì con me, fatto sta che mi
addormentai.
_Gi-Kwang
Stavo
per abbandonare il film anche io, quando sentii un peso appoggiarsi
sulla mia
spalla. La riconobbi subito dal profumo dei capelli e dalla scarica
elettrica
che il contatto con la sua pelle aveva scaturito in me. Ancora non
riuscivo a
capacitarmi delle sensazioni che provavo ogni volta che ci sfioravamo,
e,
sinceramente mi dava anche un po’ fastidio. Rimasi immobile,
quasi senza fiato,
non sapendo cosa fare. Probabilmente, se mi fossi mosso, avrei
rischiato di
svegliarla. Così lascia scorrere lentamente i minuti, in
modo che si
addormentasse completamente; con il sonno pesante sarei riuscito a
muovermi
senza interrompere i suoi sogni. La sentii sospirare ed un brivido mi
salì
lungo la schiena. Non sapevo dire se era una sensazione piacevole o no.
Il film
ormai era giunto al termine e c’erano i titoli di coda,
ciò stava a significare
che era giunto il momento di fare qualcosa. Mi mossi con cautela,
posandole un
braccio sotto le gambe e uno sotto le braccia, facendo aderire la sua
testa al
mio petto; portarla in camera era l’unica soluzione. Spensi
la televisione,
facendo un incredibile sforzo, e raggiunsi la mia stanza con qualche
difficoltà
dovuta al buio. Una volta al suo interno la posai delicatamente sul
letto,
stando attento ai movimenti. Lei grugnì qualcosa di
incomprensibile, poi tornò
il silenzio. Prima di uscire dalla camera, la osservai per diversi
minuti;
vederla dormire era piacevole, mi rilassava. Il suo volto era beato, e
le sue
labbra erano arricciate, come se volessero dare un bacio. Scacciai
velocemente
quel pensiero, prima che mi venissero in mente strane idee, ed uscii
una volta
per tutte da quel luogo di meraviglie.
O
mamma mia! Solo ora mi sono resa conto di quanto ho scritto! Spero solo
di non avervi annoiato troppo!! Allora,come state??!! Come sempre
ringrazio chi mi ha recensito e chi mi segue (mi dispiace per voi,xD)
!! Ed ora, passiamo alle domande da un milione di euro
(perchè il bello è crederci u.U) : Avete cambiato
opinione su chi sia il possibile "amore" della ragazza?? E voi, chi
preferite?? In questo capitolo ho dato molto spazio a Gi-Kwang, e in
quelli precedenti al rapper e al maknae, ma piano piano
cercherò di darne anche agli altri membri! Vi
aspetto al prossimo capitolo, sempre che riusciate ancora a
sopportarmi!! Kisses, Alice...
PS: -Ace_B2uty 95, non arrabbiarti con me per aver introdotto Gi-Kwang
così "dentro" la storia XD
-lil_monkey, è capitato anche a me di leggerne alcune come
le hai definite te, a volte è anche un peccato
perchè come storie non sarebbero male =) Comunque spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto!...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5: Incontri ravvicinati ***
Capitolo
5: “Incontri ravvicinati”
_Evelyn
La
mattina dopo mi svegliai con i primi raggi di sole che si intrufolarono
nella
stanza. Quando aprii gli occhi dovevo ancora metabolizzare bene la
situazione.
Allora… mi trovavo in una camera, e fin qui non ci pioveva;
era troppo
personale per essere di un albergo, ed era maschile. Il cuore
cominciò a
battermi freneticamente, cosa avevo combinato? Poi mi ricordai che ero
a Seoul,
in Corea, ospitata da niente di meno dei Beast. Ok, potevo farcela.
Ma… come ci
ero finita nel letto? Se la mia mente ricordava bene, mi ero
addormentata sul
divano e da lì non mi ero mossa. Probabilmente mi ci aveva
portato qualcuno, di
peso. Alla possibilità che potesse essere stato Gi-Kwang
rabbrividii, forse
troppo intensamente. Mi alzai di malavoglia, pronta a dirigermi in
cucina per
fare colazione. Quando raggiunsi la mia destinazione,
l’occhio mi cadde
sull’orologio appeso al muro, erano appena le sette del
mattino, e ciò spiegava
come mai l’appartamento fosse tanto silenzioso. Mi preparai
una tazza di latte,
e vi inzuppai dei biscotti al cioccolato, ne andavo letteralmente
pazza. Una
volta che ebbi finito, sciacquai velocemente tutto ciò di
cui avevo usufruito e
lo riposi nella credenza. Poi mi incamminai verso il bagno. Non bussai
nemmeno,
tanto ero sicura di essere l’unica già sveglia;
non avrei certo immaginato di
trovarmi davanti Gi-Kwang a torso nudo, impegnato a lavarsi il viso.
Come avevo
fatto a non sentire il rumore dell’acqua che scorreva? Dovevo
essere ancora
mezza addormentata. Alla vista del suo fisico muscoloso quasi mi
strozzai con
la mia stessa saliva,e cominciai a balbettare delle parole di scuse.
Stavolta
toccava a me fare la parte dell’imbecille. Ma anche lui
arrossì, l’avevo
sicuramente messo in imbarazzo.
-“No,tranquilla,
tanto ho finito. E poi è colpa mia, avrei dovuto mettere una
targhetta fuori
dalla porta.” prese un asciugamano e si asciugò il
volto.
Il
mio sguardo era ancora immerso nell’ammirazione dei suoi
bicipiti, che in quel
momento si flettevano appena, mettendoli bene in vista. Deglutii a
fatica,
provocando uno strano rumore. Mi parve di vederlo sorridere divertito,
a quanto
pareva era consapevole della propria perfezione fisica. Perfetto, ero
già
arrivata a fare due figuracce nel giro di qualche minuto!
-“Sai,
sei proprio carina con i capelli tutti arruffati.” ecco, ci
mancava anche che
si mettesse a deridermi.
-“Sei
molto spiritoso.” lo guardai storto “Non
c’è bisogno di prendermi in giro.”
-“Ma
io non sto scherzando.” mi si avvicinò
pericolosamente, troppo. Cosa diamine
aveva in mente? Il giorno prima era tutto dolce e premuroso, ed
ora… ora aveva
un espressione maliziosa dipinta sul viso. Mi aveva forse presa per un
giocattolo usa e getta?
Io
rimasi ferma dov’ero, il mio corpo si era del tutto
irrigidito. Potevo solo
percepire il mio battito cardiaco aumentare. Ormai era a qualche
centimetro di
distanza, riuscivo già a sentire il calore che emanava il
suo corpo. Con gli
occhi cercai una via di fuga, ma non trovai nessun appiglio consono
alla
situazione. Provai a fare un passo indietro, sperando che non se ne
accorgesse,
e mi ritrovai con la schiena appoggiata contro la porta, ero
ufficialmente in
trappola.
_Gi-Kwang
Quando
entrò nel bagno quasi non me ne resi conto, se non fosse
stato per il suo
balbettare probabilmente mi ci sarebbe voluto un po’ prima di
accorgermene. La
vidi arrossire quando il suo sguardo si posò sul mio petto
privo di indumenti,
ed io feci altrettanto. Quella situazione mi stava mettendo in
imbarazzo. Ma
avevo deciso che non potevo, non dovevo
mostrarmi debole davanti a lei, dovevo sforzarmi di
resisterle
sentimentalmente. Decisi di stuzzicarla un po’, dovevo
sembrargli uno dei tanti
ragazzi che pensava solo a quello. Forse, se fossi entrato in
quell’ottica,
avrebbe aiutato anche me; magari riuscivo a vederla solo come una
ragazza
attraente. Spinto da quell’idea malsana mi avvicinai a lei il
più possibile,
fino ad imprigionarla fra me e la porta. Non sapevo bene quali erano le
mie
intenzioni… volevo passare per quello stronzo? Ma la
situazione si capovolse,
ora ero io quello in difficoltà. I suoi occhi mi
perforarono, sembravano
impauriti ed incapaci di reagire, sentivo il suo corpo fremere contro
il mio.
Fu questione di attimi e la scarica elettrica pervase anche me. Il mio
sguardo
cadde sulle sue labbra a forma di cuore, ed il mio respiro si fece
irregolare,
mentre riuscivo a percepire il suo sul mio collo. Avvertii anche un
senso di
calore nel basso ventre, e ciò mi costrinse ad allontanarmi
da lei di scatto.
Cosa mi era saltato in testa? E, soprattutto, cosa mi stava accadendo?
_Evelyn
Sentii
il suo corpo premere contro il mio, era come se il suo calore mi
avvolgesse a
sé, senza volermi liberare da quella morsa inebriante. Mi
fissò negli occhi,
sfacciato, mentre i miei, ne ero sicura, stavano rispecchiando il mio
timore.
Il timore di fare qualcosa di cui mi sarei pentita successivamente,
ovvero di
baciarlo. Si, perché in quel momento l’unica cosa
a cui riuscivo a pensare
erano proprio le sue labbra carnose poco distanti dalle mie, tanto che
sentivo
il suo respiro farsi sempre più veloce. Sentivo i brividi
ovunque, come se mi
fossi buttata nell’acqua gelata, con l’unica
differenza che i miei erano
brividi di piacere. Perché mi piaceva sentire il suo petto
sul mio, mentre il
suo bacino mi spingeva verso la porta, e mi piaceva il contatto che si
era
creato tra noi. Mi piaceva lui e basta.
Ero
ancora sua prigioniera quando si separò da me con un
movimento immediato, ed io
fui avvolta da un freddo improvviso, come se la sua separazione mi
avesse
privata del mio calore interno. Avrei voluto riavvicinarmi a lui, per
ristabilire un contatto fisico, ma mi sentivo una stupida. Gi-Kwang mi
stava
guardando con un espressione indecifrabile, non riuscivo a capire se
era rabbia
quella che vedevo nei suoi occhi, o se si trattava più di
sorpresa. E, senza
dire niente, uscì velocemente dal bagno.
Incapace
di reagire, mi abbandonai contro la porta appena richiusa, e mi
afferrai la
testa fra le mani. Perché i miei ormoni non si davano una
calmata?! Dovevo
cominciare ad impormi dei limiti, altrimenti non sarebbe finita affatto
bene. Trassi
un respiro profondo e mi sciacquai il volto, poi mi diedi una sistemata
veloce.
Quando ritenni di essere abbastanza presentabile, andai nel salone e mi
misi
seduta sul divano a leggere un po’. Di lui nemmeno
l’ombra.
Mentre
ero ancora immersa nella lettura del mio libro qualcuno si sedette al
mio
fianco. Alzai subito lo sguardo, mentre sentivo il cuore agitarsi, ma
si placò
all’istante. Yo-Seob mi stava rivolgendo un sorriso radioso,
proprio come lui.
-“Buongiorno,Lyn!
Cosa stavi leggendo?” avrei voluto avere la sua stessa
energia appena sveglia,
peccato che, in realtà, io sembravo uno zombie.
-“Buongiorno!”
dissi dolcemente “Stavo leggendo un libro che mi è
stato regalato da Jared.”
Senza troppi complimenti me lo tolse dalle mani e lo osservò
attentamente.
-“Black
Friars?” chiese interrogativo mentre io già
annuivo. Lo aprì e provò a leggere
qualche riga. “Ma… che lingua è?
Italiano??” mise il broncio, molto
probabilmente perché non era in grado di capire una parola.
-“Esattamente.”
risposi divertita. “Devo mantenere vive le mie origini, e i
miei fratelli si
divertono ad aiutarmi. Me l’hanno comprato quando siamo stati
in Italia,
insieme al sequel, che è nella mia valigia, al
sicuro.”
-“Ma
quindi tu parli l’italiano?”
-“Più
o meno, diciamo che lo capisco. Per quanto riguarda la lingua parlata
ho un po’
più di difficoltà.” ammisi.
-“Beh,
potresti darci lezioni, e noi in cambio ti insegniamo un po’
di coreano.” era
già entusiasta della sua idea.
-“Vedremo…
comunque, cosa facciamo di bello oggi?” domandai curiosa.
-“Sinceramente
non saprei. Io avevo pensato di andare a provare un po’,
così potremmo
insegnarti i passi base. Se ne hai voglia eh!”
-“E
me lo chiedi anche!” esclamai. In quel momento ci raggiunse
Dong-Woon, con una
faccia ancora insonnolita, ma ciò non gli impedì
di percepire la mia euforia.
Quel ragazzo doveva avere un sesto senso.
-“Cos’è
che vi fa essere così entusiasti?”
biascicò, mentre sbadigliava dietro la sua
mano.
-“Avevo
pensato di andare nella sala prove della Cube oggi, tanto è
libera. Così
possiamo cominciare il suo addestramento.” mi stavo per
arruolare a mia
insaputa?
-“Non
male come idea, almeno abbiamo qualcosa da fare.”
replicò il biondo. “In questo
caso sarà meglio se cominciamo a svegliare anche gli
altri.”
-“Perfetto!
Io vado a chiamare Gi-Kwang.” esclamò Yo-Seob.
“Ma credo sia già sveglio,
perché si è alzato prima di me, anche se poi
è tornato a letto. Ora
che ci penso sembrava turbato.”
A quelle parole arrossii, e mi appuntai
mentalmente di imparare a mascherare il mio imbarazzo, ma per mia
fortuna
quella volta non ci fecero caso.
Divisi
i nostri compiti io mi diressi verso la stanza del rapper. Bussai un
paio di
volte, ma non ottenni nessuna risposta, così aprii
lentamente la porta, come mi
avevano detto di fare gli altri due nel caso non si fosse svegliato, e
mi
avvicinai un po’ tintinnante al letto. Rimasi ferma per
qualche minuto, non
sapendo in che modo svegliarlo, poi optai per la delicatezza, di solito
funzionava sempre. Era bellissimo vederlo dormire; e mi stavo rendendo
conto
che trovavo bellissimi troppi di loro. Posai delicatamente una mano sul
suo
braccio, che fuoriusciva dalle lenzuola, scuotendolo
appena…nulla. Ci riprovai,
e questa volta ottenni una risposta, o meglio, una reazione
inaspettata.
Ancora
con gli occhi chiusi, mi tirò giù per un braccio
ed io crollai pesantemente sul
materasso, senza comunque svegliarlo; dubitavo che ci sarei riuscita in
qualche
modo. Probabilmente stava sognando qualcosa. Mi strinse a
sé, cingendomi per i
fianchi, poi si avvicinò alle cieca come se volesse
baciarmi, ma ovviamente non
sapeva dove si trovava la mia bocca. In quel momento lo spinsi via con
le mani,
cercando di essere il più delicata possibile, per evitare
che avvenisse un
contatto tra le nostre labbra, e i suoi occhi si spalancarono sorpresi.
Il suo
sguardo confuso si posò sulle sue mani, ancora agganciate
alla mia vita ed
arrossì violentemente, poi mi guardò. Era in
evidente difficoltà.
-“Cavolo!”
mugugnò “Scusami, stavo
sognando…” si fermò a metà
frase, non volendo rivelarmi
il contenuto dei suoi sogni, anche se lo avevo in parte già
intuito. Mi liberò
dalla sua presa, ma non distolse lo sguardo dal mio volto.
“Le assomigli
troppo…” sospirò. Quella frase mi mise
a disagio, non mi piaceva essere
paragonata ad una ragazza che non conoscevo, e che, per di
più, lo aveva fatto
soffrire, da quello che avevo dedotto.
Con
una mano mi accarezzò dolcemente la fronte, socchiudendo gli
occhi; anche con
lui riuscivo ad avvertire un lieve senso di calore, ma era ridotto
rispetto a
quello che provavo con Kikwang nei dintorni. Volevo liberarmi da quella
situazione, ma non volevo offenderlo sottraendomi ad un gesto
così innocente.
Forse comprese la mia lotte interiore, infatti si allontanò
da me. Mi alzai dal
letto e gli rivolsi un sorriso per tranquillizzarlo, anche se ero
ancora
scossa. A quanto pareva quella mattina sembravo destinata ad avere un
incontro
ravvicinato con più ragazzi.
-“Ero
venuta a svegliarti. Yo-Seob ha proposto di andare alla Cube, se non
sbaglio,
per ballare.”
-“Oh…
capisco. Va bene.” detto ciò, si liberò
delle lenzuola e si alzò. Uscimmo
insieme dalla sua camera, nello stesso istante in cui Gi-Kwang usciva
dalla
“sua”.
I
nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondo; nel suo vi
lessi
disappunto, sembrava scocciato. Mi chiesi perché, ma la
risposta non tardò ad
arrivare, uscire insieme ad un ragazzo da una camera poteva significare
un
sacco di cose. Però, ciò non giustificava la sua
reazione. Anche se fosse
stato? Non erano certo affari suoi. Sostenni il suo sguardo ancora per
un po’,
e fu lui il primo a distogliere il proprio, senza nemmeno degnarci di
un
saluto.
-“Lo
hai picchiato?” domandò scherzosamente il rapper.
-“Io…
c-cosa? No, veramente è la prima volta che lo vedo
stamani.” più che parlare
farfugliai parole su parole, sperando che mi capisse.
-“Mm…”
questa fu la sua risposta, probabilmente non se la beveva.
Quando
fummo tutti pronti prendemmo i taxi per raggiungere la Cube. Io mi ero
messa un
paio di pantaloni larghi sull’arancione, e un top giallo con
sopra una felpa
bianca, sembravo un canarino, ma mi sembrava abbastanza azzeccato come
abbigliamento per ballare hip-hop. I colori più erano vivaci
e più mi davano
energia. Stavolta salii sul taxi con Hyun-Seung, visto che la volta
precedente
era rimasto da solo.
-“Posso
chiederti una cosa?” la sua voce interruppe le mie
riflessioni sui vestiti.
-“Certo,
chiedi pure.” risposi sorpresa. Ero proprio curiosa di
sentire cosa voleva
sapere.
-“Non
voglio essere invadente,ma… è successo
qualcosa?” si voltò verso di me,
sembrava studiarmi.
-“I-in
che senso scusa?” mentre rispondevo finsi di giocherellare
con gli elastici del
cappuccio.
-“
Mi è sembrato..” di vedere un gatto, pensai,
cercando di tranquillizzarmi,
sapevo già dove voleva andare a parare. “Mi
è sembrato che tra te e Gi-Kwang
fosse successo qualcosa. L’ho notato da come vi siete
guardati quando eravamo
nel salone,ecco… e poi lo conosco da anni, capisco quando
c’è qualcosa che lo
turba.” Io lo turbavo,allora? Semmai era l’esatto
contrario.
-“Tra
noi due non è successo assolutamente nulla. Forse stamani
gli giravano un po’
per i fatti suoi.” alzai le spalle, cercando di mostrarmi il
più indifferente
possibile all’argomento.
-“Ok.
Scusa ancora se mi sono intromesso.”
-“No,tranquillo.
Si vede che ci tieni ai tuoi amici, quindi è normale voler
sapere se succede
loro qualcosa.” In risposta lui mi arruffò i
capelli. In futuro avrei dovuto
informarli tutti di non toccarmeli; era una cosa che odiavo.
Una
volta raggiunta la nostra destinazione entrammo nel grande edificio che
ci si
presentava di fronte; Doo-Joon aveva le chiavi. Il suo interno era
pieno di
corridoi e stanze, se ci fossi entrata da sola mi sarei sicuramente
persa. Li
seguii in silenzio, fino a giungere in un’ampia sala con gli
specchi. Era come
quelle che avevo visto mille volte nei film di ballo. A me sembrava di
essere
entrata in paradiso, mi sentivo me stessa, e l’idea di
faticare e sudare non mi
dispiaceva affatto, non se si trattava di farlo per un buon motivo, ed
io
nell’hip-hop ci vedevo tutti i buoni motivi del mondo. Il
leader osservò la mia
faccia estasiata e mi sorrise.
-“Allora,
sei pronta per cominciare?” la sua voce mi giungeva da un
universo parallelo.
-“Mai
stata più pronta di così!” la mia
esclamazione li fece ridere tutti. Non vedevo
l’ora di inoltrarmi in quel mondo a me ancora ignoto, quel
mondo che mi aveva
sempre attratto a sé come una calamita… il mondo
della danza stava per avvolgermi in un caldo abbraccio fatto di musica
e emozioni.
Ma
salve a tuttiiiii *si immagina i lettori che la prenderanno per
sclerata*!!! Beh, per quanto riguarda questo capitolo non mi convince
molto, non so perchè, ma ho avuto delle
difficoltà a scriverlo... Forse ero un pò in
crisi per colpa della scuola, ma va beh, pazienza! Spero che almeno a
voi sia piaciuto un pò di più, xD
Come
al solito ringrazio chi continua a leggere questa storia, anche
perchè mi ci sto affezionando e credo sia una delle mie
preferite tra quelle che ho scritto ^^ Che mi dite
di nuovo??!! Anche voi siete sotto stress con lo studio -.-" ? Ma,
soprattutto (ormai questa domanda ve la faccio sempre) verso chi siete
orientate ora? Kikwang? JunHyung? DongWoon (poverino, ora è
stato messo un pò da parte, difficile da dirsi) ?
Cosa avrà mai sognato il rapper?? E cosa gli
sarà preso a GiKwang? *tira fuori taccuino e penna, per
appuntarsi le risposte dell'interrogatorio* Sarà meglio se
vi saluto, altrimenti rompo,xD Ciao! Alla prossima (se sopravvivo) !!
Kisses,Alice....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6: First Lesson ***
Capitolo
6: “First Lesson”
_
Evelyn
Loro
si erano già posizionati, sparsi in qua e là per
la sala. Doo-Joon si era
avvicinato allo stereo, ed ora armeggiava con dei cd.
-“Quale
metto?” domandò, non riuscendo a decidersi.
-“Mettine
uno a caso, che però abbia una buona base su cui poter
ballare.” a rispondere
fu Yo-Seob, il quale si guadagnò uno sguardo assassino da
parte del leader.
-“Dici
sul serio?” sarcasmo: mode on. “Non ci avevo
proprio pensato!”
-“Te
hai chiesto, io ho risposto.” replicò il
più piccolo, alzando le spalle.
-“Qualcuno
che riesca a darmi una risposta decente?” insistette.
-“Metti
quello con le canzoni miste no? Almeno ci sono vari generi.”
Hyun-Seung aveva
preso parola. Il leader annuì soddisfatto, per poi inserire
il cd.
Successivamente anche lui ci raggiunse.
-“Kiki,
vieni al centro, dato che sei il main dancer tocca a te inaugurare
l’insegnamento.” Colui a cui era destinato
l’ “ordine”, si mise al mio fianco
con riluttanza. Con ciò potevo intuire facilmente che era
ancora turbato e lo
starmi accanto non aiutava né lui né quantomeno
me.
-“Tutti
pronti?” Doo-Joon cercava di coordinare la situazione. Noi
annuimmo in
sincrono, anche se io cominciavo ad avere un po’ paura. Non
avevo mai ballato
prima, e mi sentivo in netta inferiorità rispetto a loro,
potevo essere brava così
come potevo sembrare completamente ridicola. E se avessi fatto una
figuraccia?
Non che mi importasse più di tanto, in fondo non mi ero mai
preoccupata del
giudizio altrui, ma, per qualche strana ragione, ci tenevo al loro.
-“C’è
qualcosa che non va?” Hyun-Seung si era palesemente accorto
del mio improvviso
disagio. Fino a qualche attimo prima mi sentivo pronta a tutto, ma ora
dov’era
finito il mio “coraggio”?
-“Sinceramente
si.” ammisi. A complicare le cose, come se non bastasse,
c’era la vicinanza di
Gi-Kwang, che mi mandava completamente in confusione. Forse era proprio
lui ad
aumentare le mie paure, e il fatto che mi stava fissando senza pudore
peggiorava ulteriormente la situazione.
-“Se
non ti senti tanto bene possiamo rimandare ad un’altra volta
e ora ci limitiamo
a ripassare le nostre coreografie mentre ci guardi.” Avevo
già detto che io
adoravo Hyun-Seung? A parte quando si divertiva a fare lo psicologo,
chiariamoci!
-“Beh,
sarebbe proprio un’ott…” non riuscii a
finire la frase, perché fui interrotta
prima.
-“Non
se ne parla, siamo venuti qui a posta per lei, e le nostre coreografie
le
abbiamo provate fino allo sfinimento, non occorre
ripassarle.” le parole di
Kikwang mi sorpresero. Potevo capirlo solo fino a un certo punto.
-“Ma
se sta male… perché dobbiamo
obbligarla!?” sorrisi al mio salvatore, Jun-Hyung.
-“Allora
proprio non avete capito?” sbottò
l’altro “Lei non sta affatto male. Se
rimandiamo, la prossima volta farà esattamente la stessa
cosa. La sua è solo
paura, teme di non essere alla nostra altezza.” mentre lo
diceva il suo tono di
voce si ammorbidì.
Allora
non era egoismo il
suo, voleva solo
aiutarmi a superare questo blocco che mi aveva invaso senza preavviso.
Gli
altri si guardarono, stupiti
del fatto
che avesse capito così tanto di me. Poi sentii una mano
stringere la mia, e
quando alzai lo sguardo mi ritrovai incatenata ai suoi occhi. Sentivo i
loro
sguardi puntati su di noi ed arrossii imbarazzata, cosa che non si
lasciarono
sfuggire.
-“Ce
la puoi fare.” mi sorrise rassicurante. I suoi sbalzi di
umore mi stavano
scombussolando più del lecito.
-“Eve,
non devi pensare di non essere alla nostra altezza, noi non siamo
nessuno per
giudicarti. Ci siamo passati tutti quanti, le prime lezioni sono
difficili si,
ma poi ti lasciano un senso di leggerezza che ti sembra quasi di
volare. Ti
fidi di noi?” il leader sapeva sempre come incoraggiare una
persona. Doveva
essere abituato anche con gli altri membri del gruppo, dato che toccava
a lui
aiutarli a crescere, per così dire.
Annuii
più
convinta, e trassi un lungo
respiro, mentre liberavo la mano dalla stretta del main dancer.
Così Doo-Joon
fece partire la musica, ed una volta travolta dai suoi ritmi, mi
sembrò tutto
più semplice; l’ansia di poco prima era ormai una
cosa troppo lontana per potermi
raggiungere di nuovo. Seguivo le loro indicazioni e cercavo di imitare
ogni
loro passo, alcuni mi riuscivano meglio, altri mi davano più
complicazioni.
Le
prime cose che imparai furono i passi base della break-dance, come il
top-rock.
Poi passammo alle onde; in quelle del corpo me la cavavo abbastanza
bene, a
detta loro, ma quando si trattava di quelle delle braccia, beh, dovevo
lavorarci molto. Quando li guardavo farle, sembrava che una scarica
elettrica
li attraversasse, mentre spostavano il movimento da un braccio
all’altro con
l’aiuto delle spalle, che rendevano la cosa più
fluida. Mentre quando le facevo
io, sembravo una pazza che muoveva le braccia a vuoto. Nonostante fosse
il mio
primo allenamento, fu alquanto intenso. Mettemmo su anche una breve
coreografia
che mi sarei dovuta ricordare per la volta prossima, ciò
comportava allenamenti
extra nella mia camera.
Alla
fine della mattinata mi sentivo felice e liberata da un peso
indefinito. Ero
tutta sudata, e mi ero dovuta togliere la felpa, rimanendo
così in top.
-“Abbiamo
finito?” domandai, vedendo che stavano già
raccogliendo tutte le loro cose.
Gi-Kwang si voltò verso di me con l’intenzione di
rispondermi, ma le parole gli
rimasero in gola, mentre un’ espressione stralunata si era
fatta spazio sul suo
volto.
_Gi-Kwang
Mi
voltai per replicare alla sua domanda, ma le parole mi morirono sulla
labbra.
Era come se in tutta la mattinata, quella fosse stata la prima volta
che la
vedevo davvero. Prima ero concentrato sui passi e sulla musica, e mi
limitavo a
darle indicazioni come se fossi stato il suo insegnante. Ora
però, mi trovavo
in difficoltà. Vedevo il sudore imperlarle appena la fronte,
e proseguire fino
dentro al suo top e giù lungo la sua pancia. Deglutii con
fatica e mi sforzai
di tornare a guardarla in faccia, non volevo certo passare per quello
pervertito. Anche se all’inizio di quello stesso giorno le
avevo già dato
motivo di pensarlo. Yo-Seob, divertito, mi tirò una pacca
sulla schiena.
-“Ehi,
ricomincia a respirare se vuoi rimanere vivo.” disse, con la
voluta intenzione
di mettermi in imbarazzo. E, ovviamente, ci riuscì.
“Devo ricordarti anche che
aspetta una risposta?” se continuava ad infierire ancora,
sarei probabilmente
diventato bordeaux. La vidi sorridere delle
“battute” del visual maknae, e mi
decisi a proferire parola.
-“Ehm,si,
ecco… per oggi abbiamo finito.”
-“Bravo
bambino.” Yo-Seob mi arruffò i capelli. Si stava
divertendo come non mai a
deridermi in quella maniera sfrontata. “Ce l’hai
fatta.”
-“Smettila.”
sbuffai, sembrando un bambino a cui prendevano di continuo i
giocattoli, e
cercai di sistemarmi i capelli. Poi sentii la risata di Evelyn
invadermi come
un onda violenta, e il mio cuore fece un tuffo, come a volersi gettare
in quelle
acque ancora inesplorate, che però bramavo di conoscere.
_Evelyn
Mi
ero divertita a vederlo in difficoltà, era come una vendetta
personale per
avermi torturato, mi tocca ammettere
“piacevolmente”, in precedenza. Mentre
uscivamo dall’edificio, però, mi sentivo anche in
debito con lui, in fondo, se
non avesse insistito, forse non avrei ballato. Così mi
avvicinai, richiamando
la sua attenzione posandogli una mano sul braccio.
-“Grazie
per stamani. Se non fosse stato per te, da codarda che sono, mi sarei
tirata
indietro.”
Prima
di voltarsi, il suo sguardo si soffermò sulla mia mano.
-“Oh,
di niente. L’ho fatto solo perché ti ho vista in
difficoltà ed eravamo venuti a
posta per te.” Il modo in cui pronunciò le ultime
due parole mi fece
rabbrividire e mi sforzai con tutta me stessa di non arrossire.
“Ma…ma te e
Jun-Hyung…si, insomma…voi
due…” mentre lo diceva cercava il mio sguardo.
-“Io
e Jun-Hyung cosa?” domandai, quasi incredula di fronte a tale
insinuazione.
-“C-
c’è stato qualcosa tra voi due?”
riuscì finalmente a dire.
-“Ma
per chi mi hai preso? E poi, anche se fosse?” sbottai,
attirando l’attenzione
degli altri ragazzi, anche se in quel momento non ci feci caso
più di tanto.
Piuttosto ero impegnata nell’allontanarmi sgarbatamente da
lui.
-“Cosa
le hai detto stavolta? Possibile che non si riesca a rimanere un attimo
tranquilli?” ad intervenire fu, come ogni volta, il leader,
intenzionato a
riappacificare tutti.
-“Niente.”
Replicai io “Niente di importante.”
-“Perché
non mi dici semplicemente si o no?” insistette Gi-Kwang,
ignorando
completamente la domanda del suo amico. “Vuol dire che
c’è stato qualcosa…?”
-“Ma
sei scemo o cosa?” quasi urlai, tornandogli vicina quanto
bastava per guardarlo
negli occhi. Volevo capire se si era improvvisamente rincoglionito.
-“Prima
di farmi una domanda, rispondi alla mia se hai la coscienza a
posto.” Ok, il
verdetto diceva che il suo cervello si era carbonizzato.
D’istinto
gli tirai uno schiaffo, facendolo voltare dalla parte opposta e lasciandogli impressa
una bellissima
cinquina, sembrava quasi un’opera d’arte. Non ero
mai stata una ragazza
violenta, e mi stupii da sola di quella mia reazione. Nel frattempo
sentivo
tutti gli sguardi bruciarmi addosso. Arretrai quasi spaventata di me
stessa.
-“Non
ti azzardare a tirare in ballo la mia coscienza! Non sono una ragazza
facile come
credi, mi dispiace se ho infranto le tue aspettative. Tra me e lui non
c’è
stato assolutamente nulla. Contento ora?” nonostante cercassi
di non crollare,
la mia voce era tremante e cercai di usare un tono basso per impedire
agli
altri di sentire. Non volevo certo fare scenate da telefilm.
Come
cavolo faceva quel ragazzo che conoscevo appena, a farmi tirare fuori
tutte
quelle emozioni? Che fosse rabbia, timore, confusione,
attrazione… riusciva a
far emergere molti lati del mio carattere che fino ad ora avevo sempre
cercato
di controllare.
Lui
si portò una mano sul punto della guancia che avevo colpito
e mi guardò
esterrefatto. Poi mi afferrò con forza un polso e mi
attirò a sé. Stavamo dando
spettacolo e la cosa mi dava sui nervi; anche se gli altri, con
rispetto, si
allontanarono da noi per dirigersi verso i taxi, probabilmente avevano
capito
che dovevamo chiarire da soli.
-“Si
può sapere cosa diavolo ti ho fatto per meritarmi questa
tortura?”
-“Ah,
io ti sto torturando? A me sembra l’esatto
contrario.” Sbuffai, cercando di
liberarmi dalla sua presa. Ma lui non accennava a mollarmi.
-“Per
favore, rispondimi.” quasi mi implorò.
-“Non
mi hai fatto assolutamente nulla, e di conseguenza io non ti sto
torturando,
reagisco alle tue provocazioni, tutto qui.” risposi
“Ora, però, avrei da farti
una domanda anche io. Perché stamani, nel bagno, mi hai
provocata?” mi ci volle
tutta per chiederglielo, e l’imbarazzo non mi aveva ancora
abbandonata.
-“Provocata?
Vorresti dire, quindi, che ci sono riuscito? Altrimenti avresti detto
“perché
hai cercato di provocarmi”.” di nuovo la
sfacciataggine fatta persona. Come se
poi non sapesse già la risposta.
-“Non
deviare l’argomento e rispondi.”
-“Non
lo so nemmeno io il perché,ok? L’ho fatto e basta,
e ti chiedo scusa, non avrei
dovuto.”
-“Ok,
e io ti chiedo scusa per lo schiaffo, ma sappi che non mi piace la
considerazione che hai di me. Comunque ora sarà meglio
andare, altrimenti gli
altri si stuferanno di aspettarci.” Riprovai ad allontanarmi,
ma lui rafforzò
la presa sulle mie braccia ed avvicinò il suo volto al mio.
-“Ci
sto riuscendo di nuovo?” chiese, con leggera malizia. Nei
suoi occhi, però, vi
leggevo difficoltà, sembrava quasi sperimentare le sue
emozioni… i suoi
sentimenti. L’idea che potesse provare qualcosa per me mi
fece girare
leggermente la testa, mentre il suo respiro caldo mi solleticava il
viso.
-“S-si…”
ammisi con fatica. Non seppi nemmeno perché glielo confermai.
-“Anche
tu dovresti sapere una cosa.”
-“C-cosa?”
il mio fiato si stava facendo corto, mentre il mio corpo desiderava
essergli
più vicino.
-“Mi
ha dato fastidio vederti con lui, e la cosa peggiore è che
non so perché.” Con
quella frase si distaccò da me, in leggero imbarazzo per la
confessione appena
fatta. Poi raggiungemmo anche noi i taxi, e gli altri non fecero
domande, ma
era questione di secondi. Infatti, quando salii sul taxi con Yo-Seob,
quest’ultimo non riuscì a trattenere la sua
curiosità.
-“Eve,
ma è successo qualcosa? Ti ha offeso? Ti ha fatto del male?
Posso parlarci.” La
sua preoccupazione mi faceva tenerezza.
-“No,
tranquillo, si trattava solo di una stupidaggine.”
-“Ma
dimmi una cosa… ti piace lui, vero?” per poco non
mi strozzai e cominciai a
tossire.
-“No,
no, cosa ti è saltato in mente? Non è il mio
tipo.”
Lui
cominciò a ridere di gusto, facendosi venire le lacrime agli
occhi.
-“Se
non ti piace,allora perché sei diventata viola?”
riprese lentamente fiato
“Tanto l’avevo capito. Sono bravo in certe
cose.” Mi fece l’occhiolino.
-“Seobbie,
se ne fai parola con qualcuno, giuro che te ne farò
pentire.” Lo guardai,
fingendomi minacciosa, ma non sarei mai riuscita ad alzare nemmeno un
dito
contro di lui.
-“Di
me ti puoi fidare. Ogni qualvolta ne avrai bisogno sappi che ci
sarò.” Ed era
proprio vero. Sarebbe diventato il mio punto di riferimento.
“Ah! Comunque
secondo me gli piaci.”
_Gi-Kwang
Una
volta che fui sul taxi, il mio compagno di viaggio, Hyun-Seung, mi
riempì di
domande. Proprio come mi aspettavo. Ma pensai a Evelyn, che era
sicuramente
messa peggio di me, dato che nel suo caso si trattava di Yo-Seob, e
quando
c’era di mezzo lui, beh, non potevi mentire su niente,
perché se ne sarebbe
accorto subito.
-“Cosa
è successo? L’ho chiesto anche a lei stamani, ma
ha negato qualunque cosa.” il
suo tono era pacato, ma anche infastidito, sicuramente non mandava
giù il fatto
che avessi potuto mancare di rispetto ad un ospite.
-“Niente,
si è solo trattato di incomprensioni.”
-“Kiki,
ti chiedo solo un favore, prima di buttarti in una possibile avventura,
pensaci
bene. Lei vive con noi ora, e né io né gli altri
vogliamo situazioni critiche
sotto lo stesso tetto, ma soprattutto non vogliamo vedere nessuno
soffrire.
Quindi, ripeto, non fare lo sciocco, lo dico per te.”
-“Ti
sembro il tipo da un’avventura e basta?”
-“Vorresti
dirmi che… Gi-Kwang non mi starai mica dicendo quello che
penso, vero?” si
voltò verso di me preoccupato.
-“Se
fosse? Non ci vedo niente di male. E comunque no, non ti sto dicendo
quello.
Non la conosco nemmeno, quello che intendevo farti capire è
che se mai dovesse
succedere qualcosa non si tratterà di
un’avventura.”
-“Spero
solo che non vi bruciate. Rischiate di andare incontro a una cosa
impossibile.”
-“Seung,
mi hai stufato, scusa se te lo dico. Mi vorresti cortesemente spiegare
perché
tanta diffidenza per ciò?”
-“Si
tratterebbe di coinvolgere anche Jun e Woonie. Anche se cercano di
resistere,il
loro impulso non va sottovalutato. Non è facile ritrovarsi
in casa una ragazza
tale e quale a lei. E sai benissimo a cosa mi riferisco.”
Quelle parole mi
risvegliarono come se fossero state una secchiata d’acqua. La
sua osservazione non
mi era passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Mi
limitai a guardare
fuori dal finestrino, rimanendo in silenzio. Cosa avrei dovuto fare ora?
Ciao!
Hello! Hallo! Hola! Annyeong! Come proseguono le vostre vite??!!
Questo capitolo mi è piaciuto un pò di
più del precedente, forse il merito va tutto a GiKwang *_*,
anche se la fine non è molto rassicurante. Secondo voi cosa
dovrebbe fare? E DongWoon e JunHyung torneranno alla carica?? Mmmm, io
non svelerò nulla, come sono crudele! Ringrazio come sempre
chi segue la storia e Ace_B2uty95 per recensirmi ogni volta *_* !! Alla
prossima,Kisses, Alice...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7: It's so hard ***
Capitolo
7: “It’s so hard”
_Evelyn
Erano
già passate due settimane da quando ero arrivata in Corea e
avevo cominciato a
convivere con loro. L’ambiente mi piaceva molto, riuscivano
sempre a farmi
divertire facendomi affezionare sempre di più. Ma le cose si
erano anche un po’
incrinate. Ed era tutta colpa di Gi-Kwang. Aveva iniziato ad evitarmi,
ogni
volta che c’ero io nei paraggi lui se ne andava in
un’altra stanza con una
scusa pronta, e tutto aveva avuto inizio da quando eravamo tornati
dalla prima
lezione di hip-hop. Forse avevo fatto qualcosa di sbagliato io, magari
lo avevo
scioccato dicendogli che non gli ero indifferente. Mi facevo mille
paranoie, e
Yo-Seob doveva sorbirsi i miei lunghi monologhi tutte le sere, quando
ci
rintanavamo nella “mia” stanza per la conversazione
della buonanotte, che era
ormai divenuta un rituale. Anche quella sera stavamo parlando
animatamente,
quando fui sopraffatta improvvisamente dalla tristezza.
-“Ehi,
riconosco quell’espressione, cosa c’è
ora?” la sua voce dolce mi riportò alla
realtà.
-“Niente,
sempre le solite cose. Non ne posso più, mi tratta come se
avessi una malattia
contagiosa.”
-“Io
non so cosa dirti. Ho provato anche a parlarci ma sorvola sempre
l’argomento,
oppure quando entro in camera finge di dormire. Come se io non me ne
fossi mai
accorto!” a quelle parole il mio sguardo si
rabbuiò ancora di più.
-“Si
comporta in modo a dir poco infantile. Non lo sopporto.”
Sbuffai demoralizzata.
Nonostante
li conoscessi da due sole settimane, stavo cominciando ad avere una
visione
chiara di ognuno di loro, ma soprattutto riuscivo a decifrare meglio i
miei
sentimenti. La convivenza, da questo punto di vista, aiutava molto,
dato che
eravamo a stretto contatto ventiquattro ore su ventiquattro, e quindi
il tempo
perdeva il suo valore. Ormai potevo dire di conoscerli abbastanza bene
da
sapere le loro abitudini, i loro pregi e i loro difetti. Ed ogni giorno
che
passava, la mia voglia di avvicinarmi a Gi-Kwang si faceva sempre
più forte ed
insistente, ma questa mia volontà sembrava essere a senso
unico. Volevo capire
cosa era stato ad allontanarlo così tanto da me.
-“Secondo
me dovresti parlarci.” Sentenziò il mio angelo
custode. Lo soprannominai così
perché mi aiutava sempre.
-“Ma
se appena faccio un passo verso di lui scappa!?” sbottai.
-“Devi
costringerlo a darti una spiegazione. Se non funziona con le
buone… esistono anche
le maniere forti.” la furbizia gli illuminò il
volto.
-“E
come? Sentiamo un po’ il tuo piano tattico.”
-“Beh,
è semplicissimo: ora,io e te, andiamo in camera mia, poi lo
chiamo a gran voce,
tanto dalla sala riesce a sentirmi, dicendogli che mi deve aiutare a
mettere in
ordine. Lui arriva di sicuro, e… sorpresa! Ci sei anche te!
Tenterà sicuramente
di uscire, ma io sarò più veloce di lui e vi
lascerò soli, chiudendolo
dentro.” I
suoi occhi brillavano “Che te
ne pare?”
-“Mm,
non male come idea. Ma non so se sono in grado di racimolare il
coraggio
necessario.”
-“Si
che ce la fai!” esclamò, balzando in piedi e
tirandomi su per il braccio. Mi
sgranchii un po’ le gambe, dato che eravamo stati tutto il
tempo seduti sul
pavimento.
-“Se
lo dici te.” borbottai, per poi seguirlo fuori dalla mia
camera e raggiungere
la sua.
-“Nasconditi
lì nell’angolo.” mi suggerì,
indicando un punto accanto all’armadio.
-“Ma
dai!” cercai di protestare inutilmente, sentendomi una
bambina che giocava a
nascondino.
-“Nasconditi.”
insistette. Sapevo che lo faceva per il mio bene, ma in quel momento lo
stavo
detestando giusto un po’. Obbedii ai suoi ordini, mentre mi
stavo già facendo
prendere dal panico.
Yo-Seob
aveva già aperto la porta quando io uscii dal mio
nascondiglio impaurita.
-“Non
ce la faccio.”
-“Cosa
stai facendo? Nasconditi.” ignorò volutamente le
mie parole e mi spinse di
nuovo nell’angolo. “Ora
te rimani qui e
non ti muovi!!”
Il
mio sbuffo sonoro fece svolazzare per un attimo la ciocca di capelli
che mi ricadeva
sugli occhi chiusi. Stavo meditando su cosa potergli dire una volta che
me lo
sarei ritrovato di fronte, e temevo fortemente la sua reazione. Mi
stavo già
preparando al peggio.
-“Kiki!”
urlò il mio complice, con la testa fuori dalla porta. In un
altro contesto
sarebbe sembrato quasi buffo.
Si
sentì una risposta provenire dal salone, nella quale
l’interpellato chiedeva
cosa mai volesse il suo “coinquilino” di stanza.
-“Devi
aiutarmi a mettere un po’ di cose in ordine! Questa camera
è un porcile!”
mentre lo gridava, Seobie si voltò verso di me, rivolgendomi
un sorriso
incoraggiante.
Poi
udii dei passi provenire dal corridoio e il mio cuore
cominciò una corsa
frenetica contro il mio petto. Mi posai una mano sul torace, come se
potessi
placare quel suono sordo, ma, ovviamente, non successe assolutamente
nulla.
-“Da
dove devo cominciare?” chiese il main dancer, mentre entrava
nella stanza.
-“Da
lei.” rispose semplicemente l’altro indicandomi con
un cenno della mano. Nel
frattempo io mi ero avvicinata con timore ai due ragazzi.
Gi-Kwang
si immobilizzò sul posto, proprio come immaginavo. Poi
tentò di fare un passo
indietro, provocandomi una fitta dolorosa laddove si trovava il mio
cuore.
Allora Yo-Seob lo afferrò per un braccio e quasi lo spinse
verso di me.
-“Ora
voi due parlate!” non avevo mai pensato che il visual maknae
potesse essere
così bravo nell’impartire ordini. Detto
ciò, uscì velocemente e si richiuse la
porta alle spalle, cancellando ogni evenienza di fuga da parte di colui
che ora
mi stava guardando sconvolto.
Io
non sapevo da dove cominciare, ero rimasta ferma dov’ero a
fissarlo, senza
riuscire ad aprire bocca. Cominciavo anche ad avere caldo…
tanto caldo. Era da due
settimane che non riuscivo ad essergli così vicina.
-“Beh,ecco,io…”
farfugliai, sembrava l’unica cosa che ero in grado di fare in
quel momento.
-“Tu…?”
domandò lui, stando sempre a debita distanza.
-“Io
vorrei sapere cosa ti ho fatto. Ho forse una malattia
contagiosa?”
I
suoi occhi si ridussero a due fessure, mentre mi studiavano attenti.
Non sapevo
più come prenderlo. Lo avevo visto estremamente dolce,
estremamente stronzo, e
fottutamente sexy, poi non lo avevo più visto. Ed ora
l’unica cosa che faceva
era guardarmi con circospezione.
Incrociai
le braccia al petto, sperando di risultare più sicura di me,
in attesa di una
risposta che mi spettava di diritto. Ma Gi-Kwang non si scompose e
continuò a
rimanere in silenzio.
-“Esigo
una risposta, perché mi sono stufata
di…” stavo per dire che ero stufa di star
male per lui, ma fortunatamente mi fermai in tempo.
-“Di…?”
rispondeva solo a monosillabi? Perfetto, sarebbe stata una
conversazione
davvero molto articolata.
-“Mi
sono stufata di questi tuoi atteggiamenti infantili.”
conclusi.
-“Cosa
dovrei fare,scusa?!” sbottò tutto d’un
colpo. Sembrava arrabbiato, ma non con
me, con sé stesso. Si portò una mano a coprirsi
gli occhi per poi lasciarla
ricadere lungo un fianco.
-“Non
lo so… ma almeno potresti sforzarti di fingere che ti stia
un po’ simpatica.
Anzi no, non devi recitare per farmi un favore, però
pretendo che tu mi dica
almeno il perché.” non ero più
così tanto sicura di volerlo sapere.
-“Perché
non posso.” queste furono le sue testuali parole.
“Non posso avvicinarmi a te,
nemmeno come amico. Mi dispiace.” si era già
voltato in direzione della porta.
Così
lo afferrai per un polso, cercando di farlo voltare, e, anche se la mia
forza
era quel che era, ci riuscii. Ma lo sguardo che mi rivolse dopo non mi
piacque
affatto, metteva i brividi.
-“Spiegati
meglio. Questa non è una risposta, siamo di nuovo punto e a
capo.” cominciavo a
spazientirmi veramente, ma non potei ignorare la scarica che, come
sempre, mi
invase non appena lo toccai. Era tanto che non accadeva, e mi persi un
po’ in
quel piacere riscoperto.
-“Io
non ti devo nessuna spiegazione.” Si liberò
bruscamente dalla mia presa, e
uscì sbattendo
la porta.
Yo-Seob
entrò nella stanza, intuendo subito la conclusione della
discussione, e mi
strinse dolcemente a sé. Gli bagnai la maglietta con le
lacrime che
fuoriuscivano copiose dai miei occhi.
-“Non
ne combino una giusta con lui.” sussurrai, cercando di
bloccare una volta per
tutte i miei condotti lacrimali, non ne valeva la pena.
-“È
testardo,e te non ci puoi fare niente. Non è colpa tua. Non
so cosa gli sia
preso in questo periodo, non si è mai comportato
così con una ragazza. Di
sicuro è anche un segno positivo.” come
consolazione non era il massimo, ma
detta da lui sembrava la cosa più confortante del mondo.
Mi
lasciai cullare ancora un po’ dal suo abbraccio, poi mi
scostai appena per
guardarlo negli occhi.
-“Grazie.”
dissi con estrema sincerità. Anche se come piano non aveva
funzionato aveva
comunque cercato di aiutarmi.
-“Di
niente, Lyn.” mi sorrise, ma non era il suo solito sorriso
radiante, sembrava
piuttosto amaro.
Mi
asciugò le lacrime dalle guance e mi diede un bacio sulla
fronte.
-“Non
ti preoccupare. Tutto si risolverà per il meglio, non
è da lui fare così. Non
so quanto ancora resisterà, sono sicuro che è
questione di qualche giorno e
verrà a spiegarti il motivo del suo comportamento,
così farete pace e proverete
ad essere amici.”
-“Non
sai quanto vorrei che tu avessi ragione.” lo abbracciai di
nuovo, perdendomi
nella sua stretta familiare.
-“Sarà
meglio se ora vai a dormire un po’, almeno riposi. E poi
è tardi.” disse,
guardando l’orologio.
-“Subito
Omma!” avevo cominciato anche ad apprendere un po’
di Coreano, per così dire. Lui
alzò gli occhi al cielo. Poi ci scambiammo la buonanotte e
andai in sala a
salutare gli altri.
-“Io
vado a letto! Buonanotte a tutti!” esclamai, sforzandomi di
sorridere anche di
fronte e Gi-Kwang.
-“Avete
già finito di parlare te e Yo-seob? Strano, di solito
spettegolate di più.”
disse Dong-Woon prendendomi in giro.
-“Eh
eh, hai ragione. Ma doveva finire di mettere in ordine la camera, dato
che Kiki
si è stufato subito.”
-“Sempre
il solito scansafatiche.” si intromise il leader.
“Comunque ‘notte anche a te,
Lyn!”
Mi
avviai verso la camera, quando mi sentii afferrare da dietro. Nel
corridoio era
buio, quindi non riuscii a riconoscere colui che ora mi stava
accostando al
muro. Di sicuro non era Kikwang, altrimenti me ne sarei sicuramente
accorta.
Provai a parlare, ma una mano me lo impedì.
Mi
stavo letteralmente innervosendo, non mi piaceva per niente che uno di
loro si
stesse comportando così con me. La stessa mano che mi aveva
tappato la bocca,
ora mi stava accarezzando dolcemente una guancia, facendomi trattenere
il
fiato. Poi delle braccia mi strinsero con delicatezza in un abbraccio.
Cercai
di liberarmi, e quando se ne accorse mi lasciò subito andare.
-“S-
scusa… non volevo, credimi.”
Ok,
avevo capito di chi si trattava. Come avevo fatto a non accorgermene
prima? In
fondo non era la prima volta che lui mi si avvicinava così
tanto, mettendomi
anche in difficoltà.
-“Woonie…”
sussurrai “Tranquillo. Capisco che per te non è
facile.” ovviamente feci
riferimento alla mia somiglianza con la ragazza misteriosa.
-“Grazie
Evelyn per la tua comprensione. Ma non dovrebbe essere così,
non dovrebbe,
cazzo!” ora nel buio potevo individuare i contorni della sua
figura, e lo vidi
prendersi la testa tra le mani.
-“Secondo
me ti farebbe bene parlarne. Almeno aiuteresti anche me a capire, dato
che sono
involontariamente un po’ coinvolta.” proposi.
-“Hai
ragione, devi sapere la verità.” disse sconfitto.
Così lo presi per mano e lo
condussi in camera mia.
Una
volta dentro accesi la luce e mi misi a sedere per terra, come facevo
con
Yo-Seob, invitando il maknae ad imitarmi. Lui mi sorrise e si sedette
di fronte
a me.
-“Allora,
spiegami una cosa… questa ragazza ti ha fatto soffrire
giusto? E se ho capito
bene ha fatto lo stesso anche con Jun-Hyung.”
Lui
annuì con un semplice cenno del capo ed io lo incoraggiai ad
iniziare un
discorso.
_Dong-Woon
Non
so a cosa avevo pensato quando l’avevo seguita nel corridoio.
Ma era più forte
di me, e non potevo controllare i miei istinti, cosa che mi faceva
vergognare
non poco. Ed ora ero lì, pronto a raccontarle una volta per
tutte la verità. Alzai
lo sguardo incontrando i suoi occhi, così simili a quelli di
lei… dovevo riuscire a
liberare la mia
mente dalla sua presenza.
-“È
successo un anno fa – cominciai - lei si era trasferita da
poco qui in Corea,
veniva dall’Italia” sbuffai per la strana
coincidenza, mentre i ricordi
riaffioravano velocemente “Eravamo tutti insieme, mentre lei
era da sola che
passeggiava per le strade affollate di Seoul. Io avevo una bibita in
mano, e
quando passò non la vidi, così mi scontrai con
lei, facendole rovesciare
addosso il contenuto del mio bicchiere. Le avevo bagnato il libro che
stava leggendo
– sorrisi ricordando l’espressione sconvolta che mi
rivolse – allora mi sentii
in dovere di chiederle scusa e le promisi di ricompraglielo subito. Lei
ci
conosceva di fama, così si fidò e venne con noi
in libreria.” mi fermai, con la
voce un po’ rotta dall’emozione.
-“Tranquillo,
se non te la senti di raccontare tutto è uguale.”
anche la sua voce me la
ricordava. Com’era possibile? Rischiavo di impazzire. La
ignorai e proseguii la
narrazione, volevo liberarmene.
-“Il
suo modo di ridere, il suo modo di osservare ciò che la
circondava, persino il
suo modo di respirare mi attraeva. Era diversa da tutte le ragazze che
avevo
conosciuto fino a quel momento, e non potevo certo lasciarmela sfuggire
–
sorrisi amaramente – così dopo quella volta
cominciammo a frequentarci di
nascosto. Non volevo che si sapesse in giro, sono sempre stato un
ragazzo
timido, anche se ora non si direbbe. Con il tempo mi innamorai, e fu
l’errore
più grande che potessi mai fare – trassi un
respiro – perché lei frequentava
contemporaneamente anche un altro, sempre di nascosto.”
-“L’altro
era Jun-Hyung?” mi domandò lei, cercando di
rimanere comunque indiscreta.
Dovevo
sforzarmi di non guardarla, ed ero costretto a tenere lo sguardo fisso
a terra.
-“Si,
l’altro era proprio lui. Se non l’avessimo tenuto
entrambi nascosto,
probabilmente non sarebbe accaduto. Ma ci eravamo innamorati tutti e
due della
stessa ragazza, a nostra insaputa ovviamente. Lei ci aveva presi in
giro sin
dall’inizio. Mi sembrava così ingenua,
innocente… invece era l’esatto opposto, mi
sono lasciato manipolare a suo piacimento. Poi li vidi insieme in un
ristorante, non riuscivo a crederci, non volevo accettarlo”
la mia mano si era
stretta in pugno “non con un mio amico. Così la
verità venne a galla e lei
sparì così come era arrivata.”
Stavolta
cercai volontariamente lo sguardo di Evelyn, perdendomi nei suoi occhi
così
puri. Lei era diversa dentro,e finalmente lo capii.
Non
riuscii ad impedire che una lacrima solitaria mi scivolasse lungo la
guancia. Eve
mi si avvicinò per cingermi le spalle in un abbraccio di
conforto. Percepivo il
suo dispiacere, le si leggeva in faccia, e potevo notarvi anche della
sofferenza recente; forse anche lei aveva provato una cosa simile.
Sotto
la spinta di non so quale motivazione, avvicinai il mio volto al suo,
fino a
respirare sulla sua bocca. Poi posai le mie labbra sulle sue.
_Evelyn
Mi
ero avvicinata per consolarlo, mi dispiaceva vederlo soffrire. Doveva
essere
davvero innamorato di quella ragazza per starci ancora male dopo
così tanto
tempo. Poi accadde l’inimmaginabile.
Si
avvicinò a me, fino a darmi un bacio a fior di labbra,
mentre io non sapevo
come reagire. Volevo respingerlo, ma vederlo così triste me
lo impediva. In
quel momento la porta della camera si aprì
all’improvviso.
Ma ciao a tutti!!!
Eccomi tornata, stavolta ci ho messo davvero poco, mi impressiono da
sola e mi dispiace per voi che dovete sopportarmi ancora una volta! In
questo capitolo è venuta a galla la verità, che
anche se non veniva fuori forse era meglio,u.U... Voi chi avevate
pensato che fosse colui che l'aveva seguita nel corridoio??! Scommetto
che non pensavate si trattasse di lui,xP, almeno spero, altrimenti era
scontato. E chi sarà stato ad aprire la porta? Uhmmmm,
mistero!! Si lo so, sono scema! Alla prossima! Kisses,Alice...
PS: Ringrazio
sempre chi segue la storia e lil_monkey e Ace_B2uty95 per avermi
recensito! Mi fa piacere che apprezziate! ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8: Jealousy ***
Capitolo
8: Jealousy
_Evelyn
La
porta fu quasi spalancata di colpo, rivelando un Gi-Kwang quasi
furibondo,
mentre io mi scostavo all’istante da Dong-Woon.
-“Lo
sapevo!” esclamò avvicinandosi a noi.
Io,
intanto, cercavo di capire quale fosse il suo problema. Prima era
freddo e
cercava di evitarmi, ed ora si intrometteva nella mia vita facendo
irruzione
nella “mia” camera. Doveva esserci sicuramente
qualcosa che non andava in lui.
Mi
afferrò per un braccio, tirandomi su. Il maknae lo stava
guardando sconvolto,
non riuscendo a capire cosa stava turbando l’altro.
Ed
io non ci capivo assolutamente più niente. L’unica
cosa che riuscivo a fare era
guardare colui che mi stava strattonando con ben poca gentilezza.
-“Come
facevi a sapere che ero qui?” chiese il più
piccolo, visibilmente sorpreso e
imbarazzato.
-“Non
sei stato per niente furbo, ti sei alzato non appena se
n’è andata.” lo sguardo
che gli rivolse era di ghiaccio.
-“Ma
c’è qualcosa tra voi due?” chiese
allora, cercando di fare chiarezza con i
pensieri.
-“No.”
replicò semplicemente Gi-Kwang “Sto reagendo in
questo modo solo per…” per che
cosa?
Riuscivo
ancora a percepire la sua rabbia, dato che lo faceva tremare appena.
-“Woonie,
puoi lasciarci un attimo soli? Dobbiamo parlare.” non gli
dissi niente a
proposito del bacio che mi aveva appena dato, perché non
sapevo cosa dire, ed
avrei solo peggiorato la situazione che già era abbastanza
imbarazzante così.
-“S-si.
Ah! Scusa per il… si insomma…per quello. Non
volevo, è stato un errore.” in
risposta alzai le spalle e gli sorrisi, come a dirgli che avrei fatto
finta di
nulla. Poi il maknae uscì dalla stanza, lasciandoci soli.
Riuscii
finalmente a voltarmi verso l’
“intruso”,e a fulminarlo sul posto con uno sguardo
infuocato. Il suo atteggiamento da bambino non mi voleva proprio andare
giù.
Per chi mi aveva preso?
Strattonai
malamente il mio braccio dalla sua stretta, aspettando anche stavolta
una
spiegazione che, come al solito, non arrivò di sua spontanea
volontà.
-“Come
hai osato?” sputai quelle tre parole con tutta la rabbia che
avevo dentro.
“Come hai osato?” ripetei.
Lui
teneva lo sguardo basso, fisso sul pavimento, mentre le sue braccia
erano
inermi lungo i suoi fianchi.
-“Almeno
abbi il coraggio di rispondermi! Dato che sei riuscito a farmi una
scenata, per
così dire, come minimo rivolgimi la parola!”
-“C’è
qualcosa tra voi due?” tipico. Non rispondeva alle mie
domande e me ne poneva
una sua.
-“L’unica
cosa che sai chiedermi è se c’è
qualcosa con qualcuno? Due settimane fa con Jun
e ora con Woonie. Sai che c’è? Mi hai proprio
stufato!” feci per voltarmi,
intenta a dirigermi in bagno. Qualunque posto era meglio che stare
lì con lui.
Mi
sentii afferrare di nuovo dalla sua presa ferrea, e cercai di non
lasciarmi
prendere dal calore che mi invadeva ogni volta. Poi mi girai molto
lentamente
nella sua direzione.
-“Ma
voi due vi siete baciati,no?” non accennava ad alzare il viso
nemmeno di un
millimetro.
-“No,
quello non era un bacio! Mi ha appena sfiorato, e mi ha anche chiesto
scusa se
non te ne sei accorto.”
-“Ma
perché lo ha fatto?” la sua voce stava tremando,
proprio come lui.
Quella
sua reazione mi faceva un po’ sperare. Forse ci teneva almeno
un po’ a me. O
forse era solo un’impressione.
-“Mi
ha raccontato la verità, io l’ho abbracciato per
consolarlo, ed è successo.
Fine della storia, è stato solo un bacio di conforto, tutto
qui. Anzi,no, non è
stato nemmeno un bacio, si è trattato di un suo momento di
debolezza.” spiegai.
“E comunque non ti riguarda ciò che faccio. Ti
rifiuti di parlarmi? Bene, non
ti parlo nemmeno io. Scappi ogni volta che ci sono io? Perfetto, me ne
farò una
ragione. Non mi sopporti? Pazienza, vorrà dire
che…”
Non
riuscii a terminare la frase, perché lui mi
attirò bruscamente a sé, cingendomi
in un abbraccio protettivo, poi posò il suo mento sopra i
miei capelli e sentii
il suo sospiro mentre mi stringeva al suo petto.
Io
rimasi paralizzata contro di lui, non riuscendo a pensare. Come ci ero
finita
lì? Non lo ricordavo già più. Il mio
fisico non tardò a reagire, e ,mentre il
suo corpo richiamava il mio, mi sentivo ribollire dentro. Era come se
fossi
stata attraversata da un fantasma.
Poi
percepii un leggero spostamento nell’aria, segno che si stava
distaccando da
me.
Io,
invece, avrei voluto prolungare quel momento molto più a
lungo e senza
riflettere un secondo di più, mi aggrappai alla sua maglia,
trattenendolo. Subito
dopo tentai di alzare lo sguardo per vedere una sua qualsiasi reazione.
-“Evelyn…”
il suono che uscì dalle sue labbra fu flebile “Io
non…”
Lo
fermai, posandogli un dito sulla bocca. Non volevo che si allontanasse
ancora
una volta, ed ero sicura che ,se non glielo avessi impedito, lo avrebbe
fatto
con facilità.
-“Ti
prego. Dimmi perché ti comporti così con
me.” lo lasciai andare. Desideravo con
tutta me stessa sapere la verità, anche se la separazione
non fu affatto
semplice. “Perché ti sei allontanato da me per due
settimane? Ho fatto qualcosa
di sbagliato, forse?”
-“No,
ed è questo il punto. Forse aspettavo un tuo passo falso,
volevo capire meglio
chi eri, ma ho solo peggiorato la situazione.” mi prese
dolcemente una mano,
per poi stringerla tra le sue.
-“Quale
situazione?” chiesi con ingenuità.
-“Questa.
Ogni volta che sento la tua voce, che scorgo un tuo minimo gesto, che
ti tocco
– mentre lo diceva mi accarezzò una guancia,
facendomi arrossire visibilmente –
è una specie di tortura. E standoti lontano ho solo
peggiorato le cose, perché
il desiderio di starti vicino è aumentato giorno dopo
giorno.”
Il
tono con cui lo diceva, il modo con cui mi
guardava, mi stava mandando letteralmente in delirio.
-“Non
mi hai ancora detto, però, il motivo del tuo allontanamento.
Non credo si
tratti solo di questo, dato che hai citato solo le
conseguenze.” mi meravigliai
della mia ancora presente lucidità.
-“Non
possiamo.” sussurrò triste, mentre la sua mano
lasciava il mio volto.
Dolore…
era dolore ciò che provai nel sentire quelle parole. Cosa
poteva esserci di
avverso?
-“P-
perché?” domandai, ma mi uscì solo un
suono strozzato. Se solo Jared e Shannon
avessero saputo in che guai mi ero cacciata! Loro avrebbero saputo come
aiutarmi.
-“
Perché rispetto i miei amici e non voglio ferirli. Sarei
solo uno stronzo.”
-“Ti
riferisci a Dong-Woon e a Jun-Hyung, vero?”
-“Esattamente.”
rispose.
-“Ma
non li feriresti affatto! Io non sono quella ragazza di cui si sono
innamorati,
e se ne devono fare una ragione. A me non interessano loro! –
a me interessi
tu, pensai – Si, certo, mi dispiace perché ci ho
legato come amica e nemmeno io
voglio che stiano male, ma sono abbastanza maturi per capire. Sono
sicura che
loro non vorrebbero impedirti di…” di stare con
me?
Non
era quello il punto, stavo viaggiando troppo velocemente. Qui
c’era di mezzo
una semplice amicizia, no? Anche se io provavo qualcosa per lui.
-“Sono
sicura che non vorrebbero impedirti di avere un’amica in
più.” terminai, senza
riuscire a trattenere una sottospecie di smorfia alla pronuncia della
parola
“amica”.
-“Forse
hai ragione… o forse no.” quando si metteva in
testa una cosa era davvero
irremovibile.
Sbuffai,
del tutto demoralizzata. Sarei mai stata in grado di fargli cambiare
idea? La
vedevo dura, e in caso contrario mi sarei dovuta impegnare a fondo.
-“Ma
qual è il problema? Non possiamo essere amici?”
chiesi, cominciando ad essere
un po’ stizzita.
Magari,
buttandola sull’amicizia, ce l’avrei fatta, anche
se i discorsi sia miei che
suoi lasciavano intendere anche altro.
-“Il
problema…” cominciò avvicinandosi
lentamente a me, mentre io indietreggiavo;
sembrava un dejà-vu. “…è che
non so se riuscirò ad esserti solo
amico.”
E
di nuovo gli sbalzi di umore! Prima sembrava avere paura, ed ora era
intraprendente. Era impossibile prevedere una sua mossa.
Mi
ritrovai con le spalle al muro, mentre le sue mani erano posate ai lati
della
mia testa, imprigionandomi. Il mio sguardo si posò
inevitabilmente sulle sue
labbra invitanti, così mi costrinsi a pensare ad altro,
anche se era
impossibile.
-“Nessuno
ti costringe ad essermi solo amico.”
tutta quell’iniziativa da dove mi era venuta fuori?
Lui
rise di gusto, spostando la testa leggermente indietro per poi tornare
a
fissarmi con quei suoi occhi così intensi, che, se fossi
rimasta per molto a
guardarli, probabilmente avrei perso il senso della ragione.
-“Non
è così semplice.” in quel momento
volevo prenderlo a pugni e baciarlo
contemporaneamente. Perché non si decideva una volta per
tutte?
-“Possiamo
almeno provarci no?!” Lui inarcò un sopracciglio.
“Ad essere amici, intendo.”
dovetti specificare. Anche se io puntavo a ben altro.
-“Aggiudicato.”
acconsentì, e, per la prima volta dopo due settimane, mi
sentii finalmente felice,
come mi succedeva ogni volta che ballavo.
Si
separò da me, mettendosi ad almeno un metro di distanza, ed
io sbuffai
infastidita da quel distacco improvviso, facendolo sorridere.
-“Se
fai così però, renderai le cose più
difficili di quel che già sono.”disse
divertito. “Dobbiamo fare uno sforzo entrambi a quanto
pare.”
-“Mi
impegnerò, lo giuro.” mi portai la mano al cuore
in modo solenne. “Prima, però,
di cominciare da capo come amici, posso farti una domanda?”
aspettai il suo
consenso e continuai “Perché hai reagito
così quando sei entrato qui?” ormai lo
avevo capito, anche se faticavo ancora a crederci.
-“Forse
è stata la gelosia a farmi reagire così. Chi lo
sa?!” mi sorrise “Ora sarà
meglio se vado, amica.”
Si,
prima usciva da quella stanza e meglio era. Altrimenti i miei ormoni
non
avrebbero resistito e mi avrebbero portato a fare una cosa poco carina,
ovvero
saltargli addosso.
Quando
mi passò accanto mi sussurrò la buonanotte, senza
però voltarsi verso di me,
poi scomparve oltre la porta come se fosse stato inghiottito dal buio
del
corridoio.
Quindi,
in conclusione, avremmo provato ad essere amici. Ed io avrei dovuto
soffocare i
miei sentimenti; lo dovevo fare se volevo avere un rapporto con lui.
A
me piaceva, e un po’ piacevo a lui. Ma questo non doveva
prendere il
sopravvento, altrimenti sarebbe andato tutto a farsi benedire.
In
poche parole il patto era questo: o amici
o niente.
Anche
se avrei sofferto comunque, preferivo stargli vicino come amica che non
stargli
vicina affatto.
Ciao Ciao!! Mi ritrovo di nuovo
qui a postare un capitolo per il week-end, per chi non avesse niente di
meglio da fare,xD. Rispetto all'ultimo è più
corto, ma ciò che conta sono i contenuti,dai *si
autoconvince* . Oggi
avrei una domanda importante da farvi: se, in
futuro, nella storia inserisco una scena un pò
più "spinta", per così dire, vi va
bene uguale?? Dico tranquille a chi non vuole scene di sesso selvaggio,
anche perchè non mi riesce scriverle e non mi piacciono
molto, e mi dispiace a chi sperava in qualcosa di too hot! Credo che
scriverò qualcosa di abbastanza equilibrato,ecco...
Però ho bisogno del vostro parere,xD *arrossisce
imbarazzata per l'argomento sollevato* Altra domandina:
amici o niente.... condividete?? Io per nulla! u.U
Alla prossima!
Kisses,Alice...
PS: Ringrazio come al
solito chi ha la pazienza di leggere la mia storia! Un grazie
particolare va anche a Ace_B2uty95 per recensirmi ogni volta *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9: Only friends? We can't... ***
Capitolo
9: Only friends? We can’t…
_Evelyn
Era
già passato un giorno dal nostro patto
“segreto”. E non mi lamentavo, dato che
le cose sembravano procedere abbastanza bene. Tranne il fatto che ogni
volta
che la mia mano sfiorava per sbaglio la sua, l’istinto di
prenderlo e baciarlo
era sempre più forte. E questo accadeva soprattutto durante
gli allenamenti,
quando ci si metteva anche il sudore a renderlo irresistibilmente sexy.
Come
accadde anche quella mattina, ovviamente.
-“No!”
disse Gi-Kwang, alzando gli occhi al cielo. “Hai sbagliato
gamba ancora una
volta! Devi partire con la sinistra, non con la destra!”
Eravamo
solo noi due e Yo-Seob, mentre gli altri si erano già
avviati verso le docce,
visto che dovevamo andare a casa per pranzo.
Seobie,
intanto, se la rideva di gusto.
-“Ehi
tu!” lo indicai, falsamente minacciosa.
“Cos’hai da ridere?”
-“Io??!!
Niente…” sfacciato che non era altro.
Però lo adoravo comunque. “Mentre provi inutilmente a capirci qualcosa, vado a
farmi una doccia.” Aggiunse poi, uscendo dalla sala.
-“Ma
sentilo…” sbuffai divertita.
Nel
mentre Gi-Kwang, chissà per quale accidenti di motivo, si
era tolto la
maglietta.
Io
lo fissai stralunata, e il mio sguardo, ne ero sicura, lo implorava di
rimettersela.
-“Che
c’è?” chiese. Non riuscivo a capire se
la sua ingenuità era vera o
tremendamente falsa. “Sto sudando” spiegò
“Se restavo ancora con questa maglietta addosso,
probabilmente l’avrei
dovuta strizzare dopo.”
Si,
ma se rimaneva senza, io non sarei più stata in grado di
controllarmi. Così
cercai di sdrammatizzare, buttandola sullo scherzo. Non credevo certo
di poter
peggiorare la situazione!
-“Certo
che voi Coreani dovete sempre stare mezzi nudi eh! Avete solo il fisico
da
mostrare?” gli feci una linguaccia.
-“Ah
si eh! È così che la pensi?” mise il
broncio, fingendosi offeso. Ma il
risultato era che lo rendeva alquanto attraente.
Le
sue labbra, appena rivolte verso il basso, sembravano richiamare
insistentemente la mia attenzione, mentre i suoi occhi seguivano
maliziosamente
il mio sguardo.
E
menomale che avevamo fatto un patto!
-“Esatto!
La penso proprio così!” esclamai divertita,
puntandogli un dito contro.
-“Ma
così io ci rimango male.” si voltò di
spalle, per sottolineare la sua finta
tristezza.
Istintivamente
mi avvicinai a lui, abbracciandolo da dietro. La mia risata allegra si
riversò
sul suo collo, costringendolo a girarsi ancora una volta.
-“Stavo
scherzando!” ora ero un po’ più incerta
del mio gesto precedente. Forse era
meglio se me ne stavo ferma al mio posto.
I
nostri sguardi si incrociarono quasi dolorosamente. La costrizione del
non
poter approfondire il nostro rapporto mi stava dilaniando il petto,
mentre la
mia mente stava lottando contro il mio cuore.
Guardandolo
negli occhi capii che non eravamo costretti ad ignorarci, si trattava
solo di
problemi mentali che ci facevamo solo noi. Ero sicura che gli altri
avrebbero
capito.
Nel
frattempo i nostri volti si erano avvicinati, permettendo ai nostri
respiri di
unirsi.
Lui
sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro. E,
senza prevenzione,
si girò completamente verso di me, attirandomi nella sua
stretta calda ed
accogliente.
Non
potevamo essere solo amici, e la sua vicinanza me lo confermava come
non mai.
Ignorare tutto sarebbe stato solo un enorme controsenso. Al diavolo le
problematiche fantasma!
Mi
parve di scorgere nel suo sguardo una lieve scintilla. Con molte
probabilità
stava facendo i miei stessi ragionamenti.
Poi
sembrò accettare improvvisamente la realtà: mi
sorrise dolcemente, annuendo a una
domanda silenziosa che solo noi eravamo in grado di comprendere. Gli
avevo
chiesto implicitamente se se la sentiva, se gli andava bene…
con un semplice
gioco di sguardi.
Ci
eravamo arresi entrambi a quella tortura impostaci solo da noi medesimi.
Con
un braccio mi strinse a sé con più forza, facendo
aderire il mio corpo al suo.
Poi, molto lentamente, avvicinò le sue labbra alle mie,
sfiorandole con un
bacio.
Ci
separammo con molta lentezza, mentre le mie mani andavano a stringersi
dietro
il suo collo e il mio sguardo cercava ancora una volta il suo.
Dentro
di me provavo mille emozioni insieme. Il contatto delle sue labbra
sulle mie mi
aveva fatto ribollire, potevo ancora sentirle infuocate, nonostante si
fosse
trattato solo di un bacio a fior di labbra. Dovevo essere arrossita,
perché lui
mi accarezzò una guancia proprio sul punto in cui sentivo il
sangue affluire
più velocemente.
-“Ti
ho sempre fatto questo effetto?” sussurrò al mio
orecchio, facendomi venire
ulteriori brividi.
Non
risposi, ormai era così esplicito che le parole non
sarebbero servite a niente.
Così, ancora incredula, mi portai una mano sulle labbra,
come se quel gesto
avesse potuto confermare che tra noi c’era stato un
“bacio”.
Lui
continuò a guardarmi, un po’ divertito dalla mia
reazione. Poi con una mano
allontanò la mia dalla bocca, e la strinse dolcemente tra le
sue.
-“È…è
successo davvero?” la voce che uscì non sembrava
nemmeno la mia, da tanto che
era flebile.
Lui
rise dolcemente, mentre aumentava la presa sui miei fianchi.
-“Sei
così carina quando ti senti in imbarazzo.”
scimmiottò, con un tono di voce che
riprendeva un po’ quello che normalmente si usava con un
bambino.
Stranamente,
invece di sentirmi offesa o presa in giro, la sua frase mi
divertì.
-“È
solo che non riesco ancora a crederci.” sussurrai.
“Cioè, mi sembra che non sia
neanche successo, come se me lo fossi solo immaginato, anche se le mie
emozioni
parlano ben chiaro.”
-“Davvero?”
inclinò appena le testa di lato “Beh, allora non
credi che dobbiamo rimediare
in qualche modo?”
Un’altra
scossa di brividi mi invase completamente. Sapevo già a cosa
stava alludendo, e
le mie teorie furono confermate subito dopo averle pensate.
Riunì
le nostre labbra, stavolta mettendoci più sicurezza, e di
conseguenza più
passione. Le mie si modellavano perfettamente sulle sue, facendomi
quasi girare
la testa. Tornai a cingergli il collo con le braccia, poi le mie mani
finirono
tra i suoi capelli, spingendo di più il suo volto verso il
mio.
Tra
le nostre labbra si creò ancora più pressione,
così, istintivamente, le
dischiusi appena, e lui fece altrettanto, permettendo così
alle nostre lingue
di conoscersi. Senza smettere di baciarmi mi accompagnò
lentamente al muro, ed
io finii con le spalle su quella superficie liscia e fredda.
Sentii
le sue mani stringere con forza i miei fianchi, possessive, mentre
cancellava
ogni possibile distanza, facendo combaciare il mio bacino con il suo.
Lasciai
i suoi capelli, per portare le mie mani sul suo petto nudo.
Era
così fottutamente bello.
La
mancanza di ossigeno ci costrinse a separarci. Io sembravo appena
reduce da una
maratona, ero rimasta completamente senza fiato.
-“Anche
ora pensi di essertelo solo immaginato?” le sue labbra erano
ancora troppo
vicine al mio volto.
-“Mm,
se queste sono le conseguenze, potrei anche dirti di si.”
-“Ti
facevo più innocente.” disse con un sorriso.
-“Con
questo cosa vorresti dire? Anche io ho degli ormoni eh!” solo
dopo aver
pronunciato quelle parole assurde mi resi conto della cavolata che
avevo appena
sparato. “Ehm… io volevo dire che… si,
insomma…”
Troppo
tardi per rimediare, lui aveva già cominciato a ridere.
-“Te
mi farai impazzire,sai?” tornò a rivolgermi
l’attenzione, posando la sua fronte
contro la mia.
Poi
mi diede un altro bacio a fior di labbra, e si allontanò
definitivamente da me.
Avrei
voluto replicare, ma mi trattenni, altrimenti mi avrebbe preso
veramente per
una pervertita.
Mentre
mi scostai dal muro, vidi qualcuno passare davanti
all’entrata della stanza, ma
non riuscii a riconoscerlo.
Fui
subito invasa dal panico. Che avesse visto tutto? Non mi vergognavo di
quello
che avevo fatto perché era ciò che desideravo
fare da tanto tempo, e non avevo
paura dei giudizi degli altri ragazzi. Ma l’idea che qualcuno
avesse potuto
vedere il nostro momento “intimo” mi innervosiva un
po’.
Stavo
per dirlo a Gi-Kwang, ma mi fermai ancor prima di cominciare a parlare.
Tanto
non sarebbe cambiato niente. Così cambiai argomento, anche
perché quest’ultimo
mi premeva molto di più.
-“Beh,
ma ora… cosa siamo?” era presto per dirlo, me ne
rendevo conto, infatti la mia
domanda voleva essere un'altra, e mi corressi subito.
“Riformulo la cosa: siamo
solo amici?”
Lui
mi fisso per un po’ negli occhi, prima di dar voce ai suoi
pensieri.
-“Solo
amici?” sussurrò “Non
possiamo. E
me ne sto finalmente rendendo conto.” quelle parole mi
mandarono in estasi.
Lo
osservai a qualche metro di distanza da me, in tutto il suo splendore,
con i
pantaloni della tuta e i suoi addominali in bella vista. Non potevo
credere che
il mio interesse nei suoi confronti era ricambiato.
-“Quindi…?”
non sapevo nemmeno io cosa volevo dire. Ma lui capì
ugualmente il mio intento.
-“Possiamo
provare ad essere qualcosa di più,no? Non possiamo
più far finta di niente,
ormai è…”
-“Troppo
tardi.” finii io per lui. Lo capivo perfettamente. Era troppo
tardi per tirarsi
indietro, almeno dalla mia parte.
-“Troppo
tardi.” ripeté. “Diciamo che siamo
impegnati l’uno con l’altra.”
Il
mio cuore perse un battito, poi un altro e un altro ancora.
-“E…
con gli altri?” stavolta ero io a tirarli in ballo. Ripeto,
non che mi
preoccupassero molto, ma volevo vederci chiaro, volevo sapere come
dovevo
comportarmi in loro presenza.
-“Con
gli altri ci comportiamo come abbiamo sempre fatto. Non hanno bisogno
di una
dichiarazione ufficiale, credimi, loro riescono a capire subito. Quindi
potremmo anche uscire da questa sala tenendoci per mano, e non
farebbero
domande. Credo che se ne siano accorti prima loro di me.” si
portò una mano
dietro la testa, improvvisamente imbarazzato. “No, aspetta,
mi devo correggere
un attimo. Ho detto che non farebbero domande?”
Annuii
con un cenno del capo, intuendo già cosa stava per dire.
-“Beh,
ovviamente non ho tenuto conto di Yo-Seob.”
Ridemmo
insieme. Il dolce Seobie mi avrebbe fatto un interrogatorio degno di
quelli
della polizia, ne ero sicura. Ma avrei risposto volentieri a tutte le
sue
domande, o quasi.
Quando
riuscimmo a darci una calmata, lui mi porse una mano, ed io lo
interpretai come
un invito ad afferrarla.
Così
uscimmo dalla sala di ballo mano nella mano, sotto lo sguardo euforico
di
Yo-Seob, il quale era già fuori dallo spogliatoio a loro
riservato.
Gi-Kwang
alzò gli occhi al cielo, divertito. Poi lasciò
andare la mia mano e mi diede un
bacio sulla fronte.
-“Vado
a farmi una doccia.” lo guardai, dispiaciuta che dovesse
già allontanarsi da
me. “Cerco di fare il più veloce
possibile.” aggiunse poi.
Una
volta rimasta sola con Seobie, cercai una via di fuga. Non ero ancora
pronta al
questionario e poi il sudore cominciava ad infastidirmi,
-“Vado
anche io a farmi una doccia.” annunciai, avviandomi verso il
mio “spogliatoio”.
Ma il mio angioletto- amico mi fermò, trattendomi per un
braccio.
-“Dove
pensi di scappare?” chiese furbamente “Te ora mi
spieghi un po’ di cose!”
Quando
mi voltai per osservarlo, sembrava una di quelle signore che andavano
dal
parrucchiere solo per spettegolare un po’. Così
cominciai a ridergli
spudoratamente in faccia.
-“Cosa
c’è?” domandò corrucciandosi.
-“Oh,
niente.” replicai io, continuando a ridere “Hai
qualcosa sulla fronte.”
-“Davvero?”
-“Ma
no, scemo!” esclamai. Poi lo strinsi felicemente in un
abbraccio.
Lui,
un po’ sorpreso, ricambiò la stretta.
-“Sai,
sembri ubriaca. Devo dire a Kikwang di darsi una controllata,
perché se mi rimani
così, allora c’è da stare
freschi.”
Non
mi ero mai sentita felice come in quel momento. Il ragazzo che mi
piaceva mi
ricambiava,e avevo acquisito un amico davvero speciale.
Era
ufficiale, la Corea era il mio piccolo angolo di paradiso.
Ehm,ehm...
*tossicchia un pò imbarazzata* Lo so, penserete che vi ho
abbandonato, ma non è affatto così. Scusate per
il ritardo, non mi era ancora capitato di stare cinque giorni senza
postare, quindi spero che mi perdonerete. Purtroppo, queste ultime
settimane di scuola mi stanno massacrando, e scommetto che succede la
stessa cosa anche a voi. Comunque, andando all'argomento "storia", beh,
vi
piace lo svolgersi dei fatti?? Spero di si,
perchè mi ci sono impegnata tanto per descrivere la scena
del bacio *-* Quando ho finito di scrivere il capitolo ho detto: "Finalmente Kiki ti
sei deciso!". Ok, ciò
conferma la mia malsanità mentale, ma sono dettagli... E il
piccolo Seobie? Non è dolcioso??!! Io lo strapazzerei di
coccole dalla mattina alla sera. Ultima domanda e giuro che smetto di
rompervi: secondo voi ora
filerà tutto liscio??! Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima, Kisses, Alice...
PS: Ringrazio
chi continua a seguire la storia, e lil_monkey e Ace_B2uty95 per
recensirmi *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10: I want more time! ***
Capitolo
10: “I want more time”
_Evelyn
Erano
già passate quattro settimane dal mio arrivo,
nonché due dal momento in cui io
e Gi-Kwang avevamo deciso di arrenderci e provare a viverci una volta
per
tutte. Ma non avevamo tenuto conto che la mia permanenza sarebbe stata
a tempo
determinato.
Ogni
sera telefonavo ai miei fratelli, o loro telefonavano me per gli
aggiornamenti
reciprochi. Ovviamente non li avevo ancora informati della mia nuova
“relazione”, altrimenti temevo che mi avrebbero
fatto tornare subito indietro.
Quella
sera, dopo aver riflettuto a lungo sulle tempistiche, chiamai Jared per
contrattare la mia permanenza e prolungarla, ovviamente i ragazzi ne
erano già
al corrente e si erano mostrati molto disponibili. Quando mai non lo
erano!?
Gi-Kwang
era seduto al mio fianco sopra il letto, in attesa ,come me, di una
risposta
alla chiamata.
Il
cellulare squillò cinque volte, poi, finalmente, mio
fratello rispose con la
voce impastata dal sonno.
-“Pronto?”
subito dopo seguì uno sbadiglio ed io sorrisi.
-“Scusa
per averti svegliato.” dissi, seriamente dispiaciuta. Mi ero
dimenticata
completamente del fuso orario.
-“Oh
Eve, tranquilla. Mi fa piacere sentirti. Tutto bene?”
-“Si,
si, qui va tutto alla grande. Sto diventando brava!” sembravo
una bambina che
raccontava alla mamma di essere riuscita a fare una capriola per la
prima
volta.
-“Quando
tornerai mi farai vedere qualche coreografia!” sembrava quasi
un ordine “E se
mi dirai che ti vergogni, allora ti obbligherò a ballare a
calci in culo!”
Avendo
messo il vivavoce, anche il ragazzo accanto a me aveva compreso quanto
scemo
fosse mio fratello quando ci si metteva di impegno.
-“Certo,
non ti scaldare, ballerò puoi starne certo. Voi tutto
ok?”
-“Si,
solo un po’ stanchi. Ma ce la possiamo fare. A proposito,
siamo a metà Agosto,
giusto?”
-“Giustissimo!”
esclamai, ignara di ciò che stava per dire.
-“Allora
tra un paio di settimane ti possiamo venire a prendere. Abbiamo un
concerto il
4 Settembre, poi siamo liberi fino a Novembre!” dal suo tono
di voce potevo
intuire facilmente che era felice.
Gi-Kwang
mi guardò sconvolto, senza proferire parola.
Anche
io volevo essere felice, ma non ci riuscivo. Se fino ad un mese prima i
Mars
erano la mia famiglia, ora lo erano ancora, ma con una complicazione,
perché mi
sentivo divisa in due tra loro e i ragazzi che mi avevano accolto da un
mese.
L’avevo
chiamato apposta per questo, perché non ero capace di
lasciare i Beast di lì a
qualche settimana, non ce l’avrei fatta mentalmente. Non ora
che avevo lui…
-“Jared,io..”
non sapevo proprio come dirglielo.
Non
volevo farlo soffrire, non volevo fargli pensare di essermi dimenticata
di loro
e di tutto quello che avevano fatto per me. Io li amavo con tutta me
stessa, mi
avevano dato una casa, una famiglia, una vita.
Speravo che potesse capirmi.
-“Io
ti avevo chiamato per chiederti se potevo rimanere più a
lungo.” Parlai tutto
d’un fiato, mentre Gi-Kwang mi teneva una mano, carezzandola
dolcemente.
-“C-
cosa?” dal cellulare uscì un suono strozzato.
“Perché?”
Ecco,
ora cosa avrei dovuto rispondergli? Il panico si fece strada.
-“Jared…”
sospirai “Io mi sto trovando bene qui, posso finalmente
ballare e…” non mi
lasciò finire la frase.
-“Ma
puoi ballare anche se torni da noi!”
-“Lo
so, ma non sarebbe la stessa cosa. E poi…” forse
era arrivato il momento di
dirglielo, magari sarebbe stato più comprensivo.
“E poi ho conosciuto un
ragazzo.”
Mi
fermai lì, non ero ancora pronta a dirgli che il ragazzo in
questione era
proprio uno del gruppo. Sapendo che vivevo con loro sarebbe stato
capace di
venirmi a prendere all’istante, nel cuore della notte.
-“Un-
un ragazzo?” tossicchiò sull’ultima
parola. “Ce ne sono tanti ovunque!”
protestò poi.
-“Jared!”
esclamai, alzando gli occhi al cielo “Non fare lo
scemo!”
-“Si,
lo so. Scusami, è solo che… mi hai colto
impreparato ecco. Ci manchi.” sentii
un altro sospiro.
-“Anche
voi mi mancate, e non vedo l’ora di vedervi, ma non posso
andarmene da qui. Non
ora. Potreste venire voi dopo Settembre, no?” quella proposta
mi venne
spontanea.
-“Caspita,
non ci avevo proprio pensato! Che scemo!”
E
menomale che se lo diceva da solo.
-“Si,
certo che possiamo venire. Per te questo ed altro, piccolina! Vedremo
di
organizzarci bene. Poi, noi torneremo in tour a Novembre,o forse
abbiamo
qualche impegno anche prima, ed una volta finito tutto, tornerai con
noi,
vero?”
Novembre…
voleva dire che sarei rimasta con loro altri tre mesi. Mi sembravano
così pochi
se pensavo a quanto velocemente potevano passare.
Mio
fratello si accorse della mia titubanza, dato che non avevo ancora
risposto.
-“Ehi,
Eve, tutto ok?” disse.
-“Ehm…
si. Ma, non so risponderti in questo momento, mi dispiace. Non credo di
essere
nella situazione più adatta per scegliere.”
-“Capisco.
In fondo sei abbastanza grande per fare la scelta giusta da sola. Ora
non
pensiamoci. Tanto tra due mesi potremo rivederci, e faremo chiarezza su
tutto.
Ok?”
-“Ok!”
sussurrai.
-“Allora…
ci sentiamo. Notte piccola.”
-“Notte,
fratellone. Salutami Shannon e Tomo, la prossima volta cerco di
chiamarvi prima
almeno posso sentire anche loro.”
Riattaccai
la chiamata, ed un senso di vuoto mi invase. Novembre mi sembrava
così vicino…
troppo.
-“Cosa
ne sarà di noi dopo?” il mio fu più un
pensiero espresso a voce alta.
Sentii
delle braccia stringermi con forza e mi lasciai cullare da quel dolce
abbraccio.
-“Non
ci pensare. Ora siamo qui, no? Insieme, ed è questo che
conta.”
Aveva
ragione, non potevo certo lasciarmi condizionare dal tempo, altrimenti
mi sarei
solo rovinata quei tre mesi a venire.
Ricambiai
l’abbraccio, mentre lui mi stava accarezzando la schiena con
un movimento
tranquillizzante.
Alzai
lo sguardo su di lui, per perdermi completamente nei suoi occhi.
Poi,
senza più riuscire a resistergli, cercai le sue labbra, che
ormai avevo
imparato a riconoscere.
_Gi-Kwang
Cercai
di non pensarci, così come avevo detto a lei
l’importante era che eravamo
insieme, tutto il resto non contava. Avevamo ancora tre mesi davanti, e
non
volevo rovinarli.
Così,
scacciai dalla mente quei pensieri che mi tormentavano, e ricambiai il
bacio.
Le
mie mani cercarono i suoi fianchi, e quando fui in grado di afferrarli,
la
avvicinai ancor di più a me, nonostante fossimo
già abbracciati.
Sentivo
le sue mani percorrermi la schiena, fino a raggiungere i miei capelli e
stringerli con forza, provocandomi così mille brividi lungo
tutto il corpo.
La
mia bocca cominciò a vagare lungo la sua mascella e sul suo
collo, lasciando
piccole scie infuocate in qua e là, poi le mie labbra
ricercarono le sue, in
preda alla bramosia.
Senza
riuscire a fermarmi la adagiai lentamente sul letto, facendola sdraiare
sotto
di me e continuai a baciarla. Nel frattempo le sue gambe si strinsero
ai miei
fianchi, circondandoli completamente.
Non
eravamo mai andati oltre il bacio, e, nonostante già la
desiderassi, non volevo
che accadesse in quel momento. In fondo ci conoscevamo da solo un mese.
Le
sue mani continuarono imperterrite a vagare lungo le mie spalle, e le
nostre
lingue stavano ancora danzando insieme.
Poi,
sentii una lieve pressione nel basso ventre e fui costretto a separarmi
da lei
con il fiato corto.
Era
già la seconda volta che accadeva, e mi mise in imbarazzo
come la prima.
Sperai
con tutto me stesso che lei non se ne fosse accorta, ma sentivo ancora
la
“parte interessata” premere contro i miei
pantaloni, ed il calore che mi
invadeva nei pressi dell’inguine stava cominciando a farsi
fastidioso.
Lei
mi stava guardando con un’ espressione confusa dipinta in
faccia.
-“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?” domandò ingenuamente.
Ciò
voleva dire che, con mia grande fortuna, non se ne era accorta.
-“No,
tranquilla. È solo che…” cercai le
parole giuste, sperando di trovarle. “Non
voglio velocizzare le cose, ecco. Credo che per stasera abbiamo
già fatto
abbastanza.” Arrossii visibilmente.
Non
mi era mai successo con nessuna ragazza di sentirmi in imbarazzo su
certi
argomenti, ciò stava a significare che ero sulla via giusta
per innamorarmi.
Lei
mi sorrise con dolcezza.
-“Ok,
concordo e condivido a pieno la tua idea.” mi disse,
tirandosi su a sedere.
Io
cercai di distrarla guardandola negli occhi, sperando così
di impedirle di
vedere il leggero rigonfiamento dei miei pantaloni, che ormai era ben
visibile.
-“Bene,
allora io vado a letto.” mi alzai con qualche
difficoltà dal letto.
“Buonanotte.”
-“Non
stai dimenticando forse qualcosa?” la sua domanda mi fece
voltare.
Ma
non riuscivo ancora ad essere del tutto lucido, quindi non compresi
subito la
sua allusione.
Lei
era ancora in attesa quando mi avvicinai e le diedi un bacio sulla
fronte.
-“Sogni
d’oro.” dissi, per poi uscire da quella stanza.
Una
volta che mi fui richiuso la porta alle spalle, mi abbandonai contro di
essa,
cercando di riprendere fiato.
I
jeans mi stavano torturando come non mai, così, a passo
svelto, raggiunsi la
camera che condividevo con Yo-Seob, sperando che lui dormisse.
-“Ehi,
era l’ora!” esclamò invece
quest’ultimo.
Io
imprecai mentalmente, non potevo certo farmi vedere in quello stato.
Ma,
ovviamente, era troppo tardi per impedirgli di notarlo.
-“Kiki…?!”
inarcò un sopracciglio con fare indagatore.
-“Stai
zitto.” Sibilai a bassa voce. “Me ne sono accorto
già da solo, non occorre che
tu me lo ricordi, ok?”
Il
mio intento non era quello di rispondergli male, ma la situazione mi
portò a
farlo involontariamente.
Mi
sfilai i jeans il più in fretta possibile, e infilai i
pantaloni della tuta,
mentre la pressione diminuiva.
-“Ok,
non faccio domande. Anche perché non voglio sapere cosa
avete fatto.” constatò
allora Seobie.
-“Non
abbiamo fatto proprio niente.” replicai, e la mia
sincerità lo convinse.
-“Non
provi solo attrazione fisica per lei, vero?” ed eccolo
lì, che si preoccupava
per l’incolumità di Evelyn.
-“No,
anche se come hai potuto notare l’attrazione è
evidente. Temo proprio che mi
sto innamorando.” ammisi, abbassando il capo.
-“Che
bello!” esclamò lui, cominciando a saltellare per
la stanza come una ragazza
isterica.
-“No,
Seobie, non è molto bello.” sussurrai, facendomi
prendere dalla tristezza.
-“Perché?
È forse successo qualcosa?”
-“Lei,
prima o poi, dovrà andarsene da qui, lo sai. Se mi innamoro
non so se riuscirò
a sopportare una cosa del genere.”
-“Kiki,
se ti innamorerai davvero di lei, allora sarai in grado di trovare una
soluzione. Sono sicuro che farai di tutto per starle accanto e
riuscirete a
trovare un ottimo accordo, vedrai che si risolverà tutto per
il meglio.”
L’ultima
frase gliel’avevo sentita dire tantissime volte, ma aveva
ancora lo stesso
effetto tranquillizzante della prima volta che pronunciò
quelle parole.
-“Non
sai quanto lo spero.” dissi, prima di mettermi sotto le
coperte. “Grazie
Seobie.”
-“E
di cosa?” chiese il mio amico, mentre spengeva la luce.
-“Grazie
per essermi amico, grazie per aiutarmi sempre. Grazie di tutto,
davvero.” gli
sussurrai grato.
-“Lo
faccio con piacere.” rispose.
-“Lo
so, ma ciò non sminuisce la tua bontà. Ti voglio
bene.” con quest’ultime parole
mi misi su un fianco, aspettando che il sonno mi avvolgesse tra le sue
braccia.
Poche
volte gli dicevo che gli volevo bene, nonostante lui me lo dimostrasse
in ogni
occasione. Ma io non ero così bravo come lui a farglielo
capire.
-“Anche
io te ne voglio.” bisbigliò, poi rise a bassa
voce.
Fu
con la sua risata che, finalmente, mi addormentai.
Mi avevate data per
dispersa, vero??!! E invece no, purtroppo per alcuni di voi, sono
ancora qua. A parte gli scherzi, la mia chiavetta mi ha giocato brutti
scherzi ultimamente, dando per non saldato un mese, quando i pagamenti
li fanno loro tramite banca, così mi hanno tolto la
connessione e mi hanno riattivato "l'aggeggio" solo stasera -.-"
Andando alla
storia... beh, la situazione comincia a farsi caliente. Mi sono divertita a
descrivere quella scena, ahahaha... Ok, ora penserete che sono una
pervertita, vero??!! Questions-time: cosa ne pensate del
tempo a disposizione che hanno? Io sono scioccata. Scommetto che,
forse, vi eravate dimenticate che la permanenza di Evelyn fosse
determinata. Io non ci pensavo proprio più
ç__ç Con questo vi saluto!!! Kisses,
your Alice... (mi sento inglese oggi)
Grazie mille,
ancora una volta *-*, a Ace_B2uty e lil_monkey per avere la pazienza di
dirmi la loro opinione sulla storia. E grazie anche a tutti coloro che
hanno la pazienza di leggerla e basta.
N.B. Per chi conoscesse i
NU'EST, vi informo che ora, proprio in questo momento, posto una fan
fiction su di loro, anche perchè una mia amica mi ha
costretto,xD, ma lo faccio con molto piacere. Se qualcuno di voi fosse
interessato, passate a dare un'occhiata, mi farebbe piacere sapere cosa
ne pensate! Grazie! ^-^
Un'altr cosa,
per chi conoscesse gli SHINee, vi vorrei consigliare "Reazione Chimica"
di SkyScraper88 (mi sembra sia questo il suo nickname), io la sto
leggendo e ne sono rimasta ammaliata... è magnifica! La
seguono già in tanti, ma si merita moltissime "seguaci" =)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 11: I have to say you a thing ***
Capitolo
11: “I have to say you a thing…”
_Evelyn
Settembre
non tardò affatto ad arrivare. Il tempo passò
velocemente, e le foglie
cominciarono ad abbandonare gli alberi con tanta rapidità da
far si che i
ragazzi nemmeno se ne accorgessero, compresa me.
E
così, anche il giorno dell’arrivo dei miei
fratelli non si fece aspettare.
Quella
mattina mi ero alzata volentieri, e non vedevo l’ora di
poterli riabbracciare.
Infatti feci colazione in un batter d’occhio, costringendo
anche Kikwang a
velocizzarsi, dato che mi avrebbe accompagnato lui a prenderli in
aeroporto.
Ovviamente,
ciò significava che era arrivato il momento di dire la
verità e parlare chiaro
una volta per tutte. Quel giorno non sarebbe stato solo il giorno del
ritrovo
familiare, ma anche della mia “confessione”, se
così la potevo definire.
Le
cose tra me e il ragazzo di cui mi stavo innamorando procedevano
alquanto bene,
escluso qualche litigio di tanto in tanto, dovuti soprattutto a causa
della sua gelosia nei confronti
degli altri
membri del gruppo, in modo particolare verso Dong-Woon e Jun-Hyung.
Io
trovavo che la cosa fosse infondata perché i due ragazzi
presi in questione se
ne erano fatti una ragione già da parecchio tempo, ma si
sapeva che lui era
testardo, quindi non c’era nessun modo per farlo ragionare.
-“Sei
pronto?” chiesi, improvvisamente agitata, mentre lo aspettavo
all’ingresso con
la porta già aperta.
-“Arrivo.”
La sua testa fece capolino dal corridoio, poi mi raggiunse con uno
sguardo
malizioso dipinto in faccia.
-“Cosa
c’è?” chiesi innocentemente. In
realtà, però, sapevo qual era il
“problema”.
-“Il
tuo vestito…” mi sussurrò ad un
orecchio, abbracciandomi da dietro.
Inutile
dire che quel contatto mi fece letteralmente vibrare contro il suo
petto. Poi,
la mia attenzione si posò sul mio vestito: era un abito
color viola scuro che
mi arrivava appena sopra le ginocchia, e la parte superiore era fatta a
fascia,
senza spalline. Niente di particolare, a parte il fatto che le mie
gambe erano
quasi completamente scoperte.
Arrossii
visibilmente, forse avevo scelto il vestito sbagliato per andare ad
accogliere
i miei fratelli. Anzi, forse avevo scelto il vestito sbagliato e basta.
Mentre
le sue labbra si stavano per posare sul mio collo lo allontanai di
malavoglia
da me.
-“Non
ora, altrimenti arriviamo tardi.”
Lui
mi guardò con un’espressione da cane bastonato e
mi fece quasi pena, ma ormai
ci stavo facendo l’abitudine e stavo imparando a gestirlo,
anche perché se non
lo avessi fatto l’avrebbe avuta sempre vinta lui.
-“Andiamo.”
il mio fu quasi un ordine, ma il sorriso che nascondevo mi
tradì.
Così
raggiungemmo l’ascensore a passo svelto, nel frattempo
sentivo il suo sguardo
fisso sul mio corpo a sarei voluta diventare completamente invisibile.
Una
volta dentro, richiamai la sua attenzione tossendo, con il preciso
scopo di
distrarlo dalla sua radiografia silenziosa.
-“Hai
finito di perquisirmi con gli occhi?” sbuffai un
po’ scocciata, mentre incrociavo
le braccia al petto.
-“Veramente
avrei appena iniziato.” rispose lui senza indugio.
Gli
tirai automaticamente uno schiaffo leggero sulla spalla, in segno di
rimprovero.
-“Sei
un maiale!” esclamai, ridendo.
Lui
mi afferrò per un braccio e mi tirò a
sé con forza, poi premette il pulsante
dell’ascensore per farlo fermare.
-“Non
vale però…” disse amareggiato
“Te puoi guardare i miei addominali ogni
qualvolta che vuoi ed io non ti dico niente, poi quando sono io a
guardarti ti
lamenti.” mise il broncio, trattenendo a stento una risata.
-“Ti
dispiace riavviare l’ascensore?” domandai io,
cercando di deviare il discorso.
L’idea
di stare ferma lì dentro non mi piaceva affatto, non volevo
fare la stessa fine
che feci con Jun-Hyung.
-“Ah,
giusto…” si ricordò, ma non volle
esaudire quella mia semplicissima richiesta.
“Non ti succederà niente se ci sono io, te lo
prometto.”
Le
sue parole ebbero un effetto anche troppo tranquillizzante sul mio
stato
d’animo, altro che tisana!
Poi
le sue labbra cominciarono a vagare lungo il mio collo, facendo avanti
e
indietro fino alla mascella. Quel movimento alternante della sua bocca
sulla
mia pelle mi stava mandando in confusione, mentre le mie labbra si
dischiusero,
dando vita ad un lieve sospiro di piacere che fu subito soffocato da un
suo
bacio.
Le
mie mani andarono a cercare un contatto con la sua pelle,
introducendosi sotto
la sua maglietta… era più forte di me.
Poi,
mi resi conto che lui mi aveva sempre rispettata, senza violare mai la
mia
“privacy”, per così dire. Solo io mi ero
spinta fino a lì, solo io avevo
provato a togliergli la t-shirt una volta.
Lui
si era sempre limitato a baciarmi, cosa che, comunque, apprezzavo
tantissimo.
Anche se a volte desideravo più contatto fisico, sapevo che
lui si tratteneva
solo per il rispetto che provava nei miei confronti, e ne ero davvero
lusingata.
Mentre
mi baciava con impeto, però, sentivo che anche lui voleva
imparare a conoscermi
meglio. Così, senza pensarci troppo, presi una sua mano e la
accompagnai fin
sotto la mia maglietta, facendola adagiare sulla mia schiena nuda.
Lui
si bloccò, fissandomi negli occhi per qualche secondo.
-“Non
sei costretta...” cominciò, ma io lo fermai
posando le labbra sopra le sue.
-“Abbracciami.”
semplice e concisa.
Sentii
le sue mani affondare dolcemente nella mia schiena, stringendomi ancor
di più a
lui.
Mi
ero dimenticata del perché eravamo lì dentro.
Così, quando ci separammo da quel
bacio mozzafiato, fu come se mi fossi appena svegliata.
-“Cazzo!”
esclamai, facendo venir fuori la mia finezza mancata
“Arriveremo in ritardo!”
Lui
rise di gusto, mentre si “ricomponeva” e premeva
una volta per tutte il pulsante
per far ripartire l’ascensore.
-“È
tutta colpa tua” dissi, uscendo dall’edificio
“Non dovresti sedurmi così.”
-“E
tu non dovresti vestirti così!”
replicò, sorridendomi di nuovo.
Poi
prendemmo un taxi, e nel giro di qualche minuto raggiungemmo
l’aeroporto.
Mentre
stavamo camminando in direzione del punto di incontro, Kikwang si fece
prendere
ancora una volta dalla
gelosia.
-“Quello
là ti sta guardando…”
bofonchiò sottovoce, facendo riferimento ad un passante.
-“Sarà
una tua impressione.” cercai di tranquillizzarlo.
-“Dici
sempre così.” sbuffò. “Appena
arriviamo a casa ti cambi, vero? Non vorrei che
Jun-Hyung e…”
-“Frena,
frena, frena!” esclamai, fermandomi di colpo
“Ancora con questa storia?”
-“Lyn,
non guardarmi così, ti prego. Non sono ancora diventato
scemo, ed essendo un
ragazzo certe cose riesco a notarle.” disse, tenendomi per
mano.
-“Ad
esempio? Cosa c’è di tanto significativo che
noti?”
-“Il
modo in cui ti guardano quando tu non presti loro attenzione.”
-“E
com’è che mi guarderebbero, scusa?” non
volevo essere brusca, ma quella
situazione cominciava ad infastidirmi.
-“Ti
ispezionano, seguono ogni tuo minimo gesto. Lo so che non lo fanno a
posta, e
so anche che non deve essere affatto facile per loro, ora lo
capisco… ma non
puoi impedirmi di essere geloso.”
Effettivamente,
se osservavo la cosa sotto il suo punto di vista, non aveva tutti i
torti. Io
mi sarei comportata nel suo stesso modo, forse anche peggio.
-“Ok,
hai ragione, scusami. Quando arriviamo a casa mi fiondo in camera a
cambiarmi.”
detto ciò gli diedi un bacio a fior di labbra.
Lui
mi baciò la fronte, anche per ringraziarmi per essere stata
comprensiva.
Poi,
trassi un profondo respiro, e lo presi per mano, incamminandomi
lentamente. La
stretta che mi ricambiò mi diede più sicurezza, e
in quel momento ne avevo
proprio bisogno. Se ci presentavamo già mano nella mano,
avrebbero capito da
soli e la spiegazione sarebbe stata più veloce.
Fu
questione di qualche secondo e li vidi in lontananza, mentre si
avvicinavano
con le loro valige al seguito. Li salutai con una mano, sbracciandomi
letteralmente affinché si accorgessero di me.
Aumentarono
di colpo il passo, raggiungendoci in meno che non si dica.
Jared
fu subito catturato dalle nostre mani intrecciate, ma non fece domande
e si
limitò a stritolarmi in un abbraccio familiare. Io ricambiai
la stretta,
lasciandomi andare a quella piacevole sensazione di riaverli tutti
accanto.
-“Mi
siete mancati un casino!” quasi urlai, mentre abbracciavo
anche Shannon e Tomo.
-“Anche
tu!” replicò Shannon, arruffandomi dolcemente i
capelli, poi, anche lui notò la
posizione della mia mano.
Era
arrivato il momento fatidico, così presi fiato ancora una
volta.
-“Fratelli,
Tomo, beh… lui è il ragazzo di cui vi ho
parlato.” l’avevo detto davvero?
Sentii
Gi-Kwang irrigidirsi per un attimo, a causa dell’imbarazzo
iniziale. Non volevo
mettermi nei suoi panni. Non avevamo mai parlato dei suoi genitori,
perché lui
non lo riteneva giusto, sapendo che io ero stata abbandonata da
piccola, quindi
per ora non avevo dovuto affrontare nessuna presentazione
“familiare”. A lui,
invece, toccava proprio in quel momento.
Da
bravi uomini gli strinsero tutti la mano, mostrandosi molto cordiali. Cosa che un po’
mi stupì, mi aspettavo più
uno sguardo omicida, dato che erano sempre stati gelosi della loro
sorellina,
ovvero di me.
-“Aspetta
un attimo… io ti ho già visto da qualche
parte.” disse poi Jared.
Perfetto!
Ciò dimostrava che si era mostrato cordiale per il semplice
fatto che non lo
aveva ancora riconosciuto, quindi non sapeva che viveva proprio sotto
il mio
stesso tetto.
Una
lampadina si accese nella testa (talvolta vuota) di mio fratello.
-“Te
sei uno dei membri del gruppo che ha suonato con noi, vero?”
Bingo!
-“Ehm,
si.” rispose Kikwang intimorito.
Io,
per cercare di calmarlo, gli accarezzai dolcemente il braccio, cosa che
gli
altri tre non si lasciarono affatto sfuggire.
-“Quindi,
voi due…” ci stava arrivando “Vivete
insieme???!!” spalancò gli occhi ed
alzò
il volume della voce.
-“Non
urlare!” protestai. “Comunque si, viviamo insieme,
ma ti devo ricordare che ci
sono anche altri cinque ragazzi con noi.” forse
quest’informazione poteva
tranquillizzarlo almeno un po’.
-“Voi
due avete… cioè… non so se mi
spiego…” stupida DivaH!
-“Jared!”
alzai gli occhi al cielo, sconsolata.
“Ti sembrano domande da fare? E per di
più alla presentazione?!”
Il
ragazzo al mio fianco aveva preso fuoco, poteva mimetizzarsi
perfettamente con
il colore delle foglie secche.
-“Ehm…no,
no, non abbiamo fatto niente.” si ritrovò a
balbettare una risposta.
-“Non
avresti nemmeno dovuto rispondergli!” gli sussurrai allora
io, facendomi
volontariamente sentire da mio fratello.
-“Menomale.”
sospirò sollevato. “Non voglio diventare zio
così presto!”
-“Presto??!!
Ti sembra presto a quarant’anni?? E comunque chiuso
l’argomento. Stop!” erano
arrivati da soli dieci minuti e già mi stavano portando
all’esaurimento.
“Allora, avete già prenotato l’hotel e
tutto il resto spero.”
-“Tranquilla
sorellina, non ti creeremo nessun problema. Abbiamo già
sistemato tutto.” a
parlare fu Shannon, con uno sguardo fiero che si era impossessato dei
suoi
occhi.
Jared,
invece, aveva cominciato con le domande e le raccomandazioni, mentre ci
stavamo
dirigendo verso i taxi.
-“Come
ti chiami? Quanti anni hai? Guai a te se fai soffrire mia sorella,
perché sto
seguendo un corso per diventare ninja!”
-“Jared,
smettila, così lo farai scappare.”
-“No,
tranquilla. Rispondo con molto piacere.” Kikwang prese
parola, stavolta con
disinvoltura. “Mi chiamo Lee Gi-Kwang ed ho ventidue
anni.”
-“Mm,
se più grande di Eve” constatò Tomo,
facendosi dubbioso.
Ho
già detto che i Thirty Seconds To Mars avevano dei problemi?
No? Beh, ora lo
sapete.
-“Da
quanto tempo state insieme?” si intromise Shannon.
-“Un
mese più o meno.” risposi io.
-“Un
mese oggi.” mi corresse
lui. “Ci
siamo “dichiarati” l’8 agosto.”
Come
avevo fatto a dimenticarmene? Io con le date ero veramente una frana.
Lo
guardai, chiedendogli silenziosamente scusa, ma lui alzò le
spalle per
tranquillizzarmi.
Mi
faceva piacere sapere che lui si ricordava il giorno preciso in cui ci
eravamo
arresi in modo definitivo.
-“Auguri
allora!” esclamò Jared, stranamente felice.
“Dovreste festeggiare!”
Io
arrossì violentemente a quella constatazione, anche
perché non avevo
organizzato niente, visto che non me lo ricordavo nemmeno.
Così alzai il volto,
in direzione del mio ragazzo e lo vidi grattarsi la testa imbarazzato,
mentre
un sorriso consapevole si faceva largo sulle sue labbra.
-“In
realtà, io avrei organizzato una cosuccia. Però
avevo pensato di rimandare dato
che siete arrivati voi.” con quelle parole sprofondai nella
vergogna più
totale.
Io
non ci avevo neanche pensato, e lui, invece, aveva addirittura
organizzato
qualcosa.
-“Hai
la nostra benedizione.” da quando in qua Jared si
improvvisava anche prete?
“Quindi, oggi potete fare quello che volete. Abbiamo un mese
intero da poter
passare con lei, oggi è la vostra giornata.”
Quell’improvviso
cambiamento di rotta da parte loro mi aveva sorpreso, così
li abbracciai
d’istinto ringraziandoli.
Una
volta che raggiungemmo i loro taxi e se ne furono andati in hotel, io
mi voltai
verso Gi-Kwang, curiosa come non mai.
-“Cosa
avresti organizzato?” domandai, scoprendomi eccitata, mentre
mi alzavo sulla
punta de piedi per appoggiarmi sulle sue spalle con le mani.
-“Lo
scoprirai presto.” si limitò a dire, con un
sorriso non malizioso, di più.
Poi,
le sue mani andarono a cingere i lembi del bordo del mio abito,
tirandolo giù,
dato che nel mio intento di abbracciarlo mi si era alzato
pericolosamente.
-“Ti
ho già detto che dovresti cambiare vestito?” mi
chiese poi, sorridendomi
divertito.
Io
annuii come una bambina piccola, poi mi preparai mentalmente a
qualunque cosa avesse
preparato per l’occasione.
Ma ciao bella gente!! (sono
impazzita, domani è l'ultimo giorno di scuola *-*) Allora,
cosa mi dite di nuovo ed emozionante???!! Oggi è il
compleanno di Kim JongHyun = JR dei NU'EST, compie diciassette anni!
Si, lo so, forse non ve ne frega niente perchè non li
seguite, ma vi consiglio di ascolarli. Tornando alla storia e ai B2ST
(amoriiiii), Evelyn si è dimenticata una cosa importante
-.-" Menomale che c'è il nostro Kiki a pensare a tutto *-* Secondo voi, avrà
preparato qualcosa di "esagerato" o "semplice ma sensazionale"?? Le sensazioni di Kikwang
riguardanti il rapper e il maknae, hanno un che di vero? MISTERO... *muove le braccia come i
pinguini di Madagascar quando dicono: tu non hai visto nulla* Ok, oggi
ho sclerato anche troppo, spero di non avervi rotto troppo! Alla
prossima, Kisses, Alice...
PS: Grazie ancora a chi
continua a sopportarmi e a
lil_monkey e Ace_B2uty95 per continuare a recensirmi! *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12: Good Surprise & Bad Surprise - Part one ***
Capitolo
12: “Good Surprise & Bad Surprise – Part
one”
_Evelyn
Aveva
voluto bendarmi ed aveva insistito talmente tanto che alla fine avevo
ceduto.
Non amavo molto l’idea di non poter vedere ciò che
mi circondava, ma per lui
avrei fatto questo ed altro.
Dopo
che eravamo saliti su un taxi, mi aveva coperto gli occhi con una delle
mie
sciarpe. Ero curiosa di sapere dove e come l’aveva presa, ma
in quel momento i
miei pensieri erano dirottati altrove per poterglielo chiedere.
Mi
accoccolai al suo petto, come facevo ogni volta che gli ero seduta
vicina,
aspettando pazientemente che l’auto si fermasse.
Quando
ciò avvenne, avendo calcolato più o meno il tempo
a mente, capii che eravamo
tornati a casa nostra. Cosa aveva organizzato? Cominciavo a non stare
più nella
pelle, la curiosità mi stava lacerando.
Non
ero mai stata una ragazza particolarmente curiosa, ma da quando avevo
conosciuto lui mi aveva completamente stravolto, sia in meglio che in
peggio.
Mi
condusse a passo lento verso l’entrata e proseguì
fino all’ascensore, tenendomi
per i fianchi e spingendomi da dietro. Purtroppo, anche in quel
momento, quella
posizione mi stava mandando in tilt; sentire il suo bacino premere
contro il
mio corpo era sempre un colpo basso. Ma cercai di pensare ad altro,
altrimenti
sarebbe finita male.
Probabilmente
raggiungemmo la porta d’ingresso dell’appartamento,
perché lo sentii rovistare
nelle tasche dei pantaloni per poi estrarre un mazzo di chiavi.
Una
volta che ebbe aperto, mi sospinse delicatamente al suo interno ed un
improvviso profumo di fiori mi invase le narici, così
inspirai a pieni polmoni
quell’aroma di rose e… viole? Mix strano, ma
originale.
Sentii
una lieve pressione all’altezza della mia nuca, poi il nodo
della sciarpa si
sciolse, permettendomi finalmente di vedere ciò che mi stava
intorno.
Rimasi
a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Le mie parole sarebbero state
inutili.
Il
salone era cosparso di vasi di fiori, temevo quasi di inciampare
ovunque
mettessi i piedi da tanti che ce n’erano, per non parlare poi
delle candele
poste sopra i mobili. Nonostante fosse ancora mattina, e la luce non
mancasse,
conferivano all’atmosfera un tocco di romanticismo in
più.
Mi
chiesi anche perché aveva organizzato tutto di mattina,
anziché di sera. Poi,
però, dopo un’accurata riflessione, pensai che era
più difficile “sbarazzarsi”
degli altri di sera, dato che erano sempre stanchi morti e non potevano
passare
tutta la serata fuori casa.
Solo
in quel momento notai che c’era anche qualcos’altro
di “diverso”. Percorsi la
stanza con lo sguardo e, alla fine, notai che il divano era stato
spostato ed
ora era girato verso la vetrata.
-“Io…non
ho parole.” fu tutto ciò che riuscii a dire,
mentre mi voltavo verso
l’organizzatore di quello spettacolo.
-“Non
credo che servano molto, il tuo sguardo parla chiaro.”
replicò lui dolcemente
“Però, sappi che mi ha aiutato Yo-Seob, da solo
non ci sarei mai riuscito. Ha
disposto lui i vasi e le candele in qua e là, mentre eravamo
in aeroporto.
Anche perché se l’avessi fatto io, te ne saresti
sicuramente accorta.”
-“Ed
ora dove sono tutti gli altri?” chiesi, improvvisamente
timorosa.
-“Sono
andati a fare una girata, e rimangono fuori fino al tardo pomeriggio.
Così
abbiamo tutta la giornata per noi.” lo sguardo che mi rivolse
mi fece
rabbrividire.
Non
eravamo mai stati da soli così a lungo, e per di
più nell’appartamento… il
cuore cominciò a battermi freneticamente, protestando contro
l’ostacolo che gli
si presentava di fronte, ovvero la mia povera gabbia toracica, che, in
quel
momento, doveva sorbirsi i capricci del mio organo vitale.
-“C-
cosa facciamo ora?” domandai poi, con non poche
difficoltà.
Lui
si accorse del mio disagio, a causa del leggero tremolio della mia
voce.
-“Potremmo
sederci sul divano a osservare il mondo circostante. Cosa ne
pensi?” cercò di
calmarmi, chiudendo il mio volto tra le sue mani calde. Ma non fece
altro che
peggiorare la situazione.
Il
mio respiro divenne corto, rendendomi difficile la respirazione,
sembrava quasi
che stessi ansimando.
-“Ehi!
Lyn stai bene?” il suo tono era alquanto preoccupato ed io mi
maledissi
mentalmente per aver reagito in quel modo.
Senza
aspettare una mia risposta, mi accompagnò al divano,
facendomi sedere con
lentezza.
-“Vuoi
un bicchiere d’acqua? Ti porto dello zucchero?” non
avevo ancora avuto
l’occasione di vederlo così premuroso, e,
sinceramente, avrei preferito
scoprire quel suo lato in un’altra circostanza.
-“No!”
scossi energicamente la testa. “Sto bene, davvero.
È stato solo un attimo di
debolezza.” risposi, evitando il suo sguardo.
Subito
dopo sentii un dito posarsi sotto il mio mento, e mi sollevò
il viso per
potermi guardare negli occhi.
-“Evelyn,
perché sei preoccupata?” mi domandò,
senza che l’apprensione lo abbandonasse.
Cosa
avrei dovuto rispondergli? Che avevo paura perché eravamo
soli, io e lui, nel
“nostro” appartamento? Mi avrebbe chiesto di sicuro
per quale motivo avevo
paura, e non avrei certo potuto dirgli: “ho paura di
ciò che potrebbe
accadere.” Mi avrebbe presa per una pervertita.
Però,
purtroppo, la verità sembrava l’unica opzione
plausibile.
-“Ho
paura…” sospirai, abbassando ancora una volta lo
sguardo.
-“E
di cosa?” insistette lui.
-“Beh,ecco…
siamo soli. Qui non c’è nessuno.” Ma
dai! Se eravamo soli non poteva esserci
qualcuno comunque. Ciò significava che stavo cominciando a
dare i numeri.
Fortunatamente
sembrò capire senza che io dovessi specificare
ciò che intendevo.
-“Ah…”
sospirò, portandosi una mano dietro il collo. Quel suo gesto
mi fece capire che
anche lui, in fondo, si sentiva un po’ imbarazzato.
A
mio parere era una cosa alquanto stupida! Di cosa dovevamo avere paura?
Ci
stavamo innamorando, anzi, io ero già cotta di lui, ed era
un motivo in più per
essere felici, non timorosi. Ma compresi che l’amore, ad un
certo punto,
comprendeva anche la paura; questo era il ciclo delle emozioni che
racchiudeva
quel sentimento travolgente.
Ed
io, ormai, non potevo più tirarmi indietro. Ero stata
completamente avvolta
dalle braccia dell’amore, e, in quel momento, me ne resi
conto come non mai.
Decisi
di lasciarmi andare, seguendo il mio battito cardiaco che sembrava
suggerirmi
cosa fare con ogni singolo tonfo sordo. Così, senza nessun
preavviso, appoggiai
la testa sul suo petto, rannicchiandomi sul divano ed avvicinandomi
completamente a lui.
In
quella posizione riuscivo a percepire il calore che emanava il suo
corpo, e il
suo profumo mi inebriava totalmente.
Il
mio sguardo indugiò qualche istante nei suoi occhi, cercando
di leggervi
qualcosa, poi, quando capii che anche lui si stava
“calmando”, spostai
l’attenzione sul panorama che ci si presentava di fronte,
aldilà della vetrata.
Rimanemmo
così per una quantità di minuti svariata,
lasciandoci cullare solo dai nostri
respiri, mentre io seguivo l’innalzarsi regolare del suo
petto, in
contemporanea con ogni suo dolce battito.
Sarei
potuta rimanere in quella posizione per ore e ore, a guardare la vita
che ci
scorreva intorno, tra le sue calde braccia. Inoltre, osservare tutte
quelle
persone che si accalcavano sulle strade dirette al lavoro o altro, mi
sembravano così lontane da noi, come se ci fossimo trovati
in un mondo
parallelo dal quale osservavamo dei nostri simili che vivevano altrove.
Lo
sentii sospirare, così alzai automaticamente lo sguardo su
di lui, sorpresa.
Quando
mi voltai lo trovai intento a fissarmi spudoratamente, e non sembrava
prestare
la benché minima attenzione al panorama, a differenza mia.
-“Che
c’è?” gli domandai con innocenza.
-“Niente,
è solo che non riesco a smettere di guardarti.”
sussurrò, incredibilmente
vicino al mio viso.
-“Oh…”
l’esclamazione che mi uscì fuori fu a dir poco
imbarazzante, ma non sapevo come
replicare.
Subito
dopo tentò di baciarmi, ed io, contro ogni previsione, mi
scansai prontamente
da quel possibile contatto.
Gi-Kwang
mi rivolse uno sguardo confuso, sentendosi rifiutato. Era palese che ci
fosse
rimasto male, ed io stavo ancora cercando di capire il
perché del mio gesto.
Era
stata ancora una volta la paura a farmi sottrarre. Non sapevo quanto
ero in
grado di controllarmi e quanto no, ed in quella situazione preferivo
non
rischiare, anche se mi rendevo conto che era un ragionamento a dir poco
stupido.
-“N-
non ora.” balbettai.
Lui
mi fissò per qualche istante, poi trasse un respiro e fece
finta di niente.
Sentivo che lo avevo ferito in qualche modo, e la cosa mi distruggeva
davvero,
ma il timore aveva ormai preso il sopravvento.
Si
alzò dal divano molto lentamente, poi mi porse una mano.
Quando
l’afferrai per alzarmi a mia volta, sentii che la sua stretta
era diversa dal
solito, sembrava più distaccata. Ok, era ufficialmente
offeso.
Mi
condusse in cucina in silenzio, mentre io mi stavo ancora rimproverando
mentalmente.
-“Allora…
che ne dici di cucinare qualcosa insieme?” propose,
sforzandosi di sorridere.
-“Va
bene. Ti piacerebbe provare a fare la pizza?” domandai,
cercando di mostrarmi
“normale”.
Lui
annuì con un debole cenno del capo ed io mi misi subito
all’opera. Per prima
cosa frugai tra la dispensa e il frigo, raccogliendo tutti gli
ingredienti di
cui necessitavamo, poi li disposi sopra il tavolo, spiegandogli come
avremmo proceduto.
Io
cominciai dall’impasto, mentre lui si stava impegnando a fare
il sugo. In
questo modo l’atmosfera si fece più leggera e,
mano a mano che il tempo
scorreva, l’atmosfera tornò quella di prima.
Come
se mi avesse letto nel pensiero si voltò verso di me e mi
rivolse uno dei suoi
sorrisi che amavo tanto. Io, invece, gli lanciai un bacio con la mano,
ma,
inconsapevolmente, lasciai un’impronta di farina sulle mie
labbra, facendolo
ridere.
-“Lyn,
a volte penso che tu sia proprio sbadata.” disse,
deridendomi.
-“Preferisco
non risponderti.” in realtà non sapevo cosa dire.
In fondo aveva proprio
ragione, talvolta non sapevo nemmeno trovare l’acqua in mare,
cosa che i miei
fratelli non smettevano mai di ricordarmi.
Finimmo
di preparare la pizza scherzando continuamente e tirandoci frecciatine
a
vicenda.
Quando
fu pronta e la tolsi dal forno, ci sedemmo a tavola a mangiare.
-“Complimenti!
Il sugo ti è venuto abbastanza buono, non pensavo fossi in
grado di cucinare
qualcosa di commestibile.”
-“Ah
si eh?! Abbastanza buono?!”
replicò
lui, incrociando le braccia al petto. “Beh, se proprio vuoi
saperlo, l’impasto
è appena decente!”
-“Ma
smettila!” ribadii, tirandogli un leggero schiaffetto sulla
spalla.
Gi-Kwang
continuò a guardarmi con serietà, ma fu questione
di poco e scoppiò a ridere
insieme a me.
Poi
passammo al dolce, per così dire. Il mio
ragazzo
si alzò dalla sedia e si diresse verso il frigo, per poi
tornare indietro con
un’enorme ciotola di fragole e una bomboletta di panna
montata.
L’acquolina
mi assalì in meno di un secondo; se c’era una cosa
che amavo erano proprio le
fragole con la panna. Forse non erano l’abbinamento perfetto
dopo una pizza, ma
a me non me ne fregava assolutamente nulla.
-“Come
facevi a saperlo?” chiesi, doveva aver scoperto questa mia
passione alimentare
da qualcuno.
-“Ho
i miei informatori segreti.” accompagnò le parole
con una scrollata di spalle.
Mi
preparò una porzione abbastanza gentile di fragole, per poi
ricoprirle di
panna.
-“Ne
voglio tanta!” sembravo una bambina.
-“Poi
ti fa male il pancino.” disse, fingendosi uno
“responsabile”.
Io
lo fulminai con lo sguardo, così si decise ad aumentare la
dose.
Inutile
dire che io le divorai, mentre lui aveva appena cominciato a mangiarle.
-“Ti
piacciono proprio tanto eh?!” esclamò, stupito
della mia velocità.
-“Si!”
risposi, mentre stavo mandando giù l’ultima
cucchiaiata.
Dopo
che avemmo finito anche il dessert, cominciai a sparecchiare
velocemente,
riponendo tutti i piatti e le posate nel lavandino, con il suo aiuto,
ovviamente.
Poi,
approfittando di un suo momento di distrazione, mi avvicinai al frigo
di
soppiatto e lo aprii, cercando di fare il minor rumore possibile.
Cercai
quel frutto rosso che deliziava sempre il mio palato, e quando lo
trovai ne
presi uno di nascosto.
Portai
la fragola alle labbra, ma, proprio mentre stavo per morderla, Gi-Kwang
mi
afferrò da dietro per i fianchi, appoggiando la testa sulla
mia spalla.
-“Beccata.”
sussurrò sul mio collo, per poi lasciarvi un bacio leggero.
Io
mi voltai verso di lui, colta sul fatto e con ancora mezza fragola in
bocca.
Non
potei replicare niente, dato che le sue labbra si erano avvicinate alle
mie,
per poi dischiudersi maliziosamente e mordere il resto del frutto che
rimaneva ancora
all’esterno.
Quel
suo gesto mi fece quasi girare la testa.
Era
così fottutamente sexy.
Io
mandai giù l’altra metà, deglutendo a
fatica. Da quel momento in poi non sarei
più stata padrona dei miei movimenti, mettiamolo in chiaro.
Lui
mi morse il labbro inferiore, attirandomi del tutto a sé,
mentre io intrecciavo
le mani tra i suoi capelli.
Subito
dopo, senza riuscire ad impedirmelo, lo baciai. Posai le mie labbra
sulle sue,
quasi con forza, per poi costringerlo a dischiuderle ancora una volta
per permettere
alla mia lingua di raggiungere la sua.
Il
cuore era ormai andato, e le mie gambe cominciavano a farsi molli.
Senza
preavviso, lui mi prese letteralmente in braccio, tenendomi da sotto le
cosce.
Io
cominciai a rabbrividire violentemente, tremando contro il suo corpo,
poi
strinsi le gambe intorno alla sua vita, come se fossi stata un cucciolo
di
koala.
In
preda all’euforia del momento, mi spinse contro il tavolo,
continuando a
baciarmi con passione.
Io
avevo afferrato i lembi della sua maglia, e lui aveva fatto la stessa
identica
cosa con la mia.
Ma,
mentre ci stavamo quasi liberando di quell’indumento
improvvisamente
fastidioso, sentimmo la porta d’ingresso aprirsi e fummo
costretti a fermarci.
Ma quanto tempo vi ho fatto
aspettare?? Tutta colpa del mio saggio di danza, ma ieri sera
è finito tutto, quindi sono tutta vostra ora! Allora come
state??!! Vi sono mancata un pò??! (So già che la
risposta è no, xD) Pazienza! *lacrimuccia*
Bene,bene, cosa ne pensate dello
svolgimento della storia, stavolta? Nel momento meno opportuno
è arrivata la brutta sorpresa eh... chi sarà mai colui
che disturba i piccioncini "pinguini"? (così soprannominati
da una lettrice *-*) Sono curiosa di sapere cosa ne pensate,
davvero! Alla prossima! Kisses, Alice...
RINGRAZIAMENTI: Grazie, come sempre, a chi
legge e segue la storia. E un grazie in particolare a Ace_B2uty95,
lil_monkey e macky_love per avermi recensito ancora una
volta! Grazie ragazze, mi rendete davvero felice! *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13: Good Surprise & Bad Surprise - Part two ***
Note dell'autrice:
*Spero vivacemente che, una volta letto il capitolo, non mi vorrete
uccidere* xD
Capitolo 13: “Good Surprise & Bad Surprise
– Part two”
_Jun-Hyung
Era
già passata l’ora del pranzo e noi eravamo nel
nostro ristorante di fiducia,
intenti a mangiare il dolce. Avevamo lasciato la casa libera per i due
piccioncini, e, contro ogni logica, la cosa mi infastidiva parecchio.
Posai
la forchetta con la quale stavo mangiando, lasciando nel piatto un
boccone di
dolce.
-“Ehi,
Jun, finiscilo! Sta male lasciare il cibo nel piatto.” il
leader doveva sempre
avere tutto sotto controllo.
Il
problema era che proprio non riuscivo a ficcarmelo in bocca quel pezzo
di
torta. Mi veniva il voltastomaco al solo pensiero di doverlo avvicinare
alle
labbra.
-“No,
mi dispiace, ma non mi va. Ho la nausea.” la
veridicità di quelle parole mi
colpì in pieno.
Avevo
la nausea, ma non sembrava la stessa che mi veniva quando stavo male.
Era più
una sensazione di malessere mentale che mi induceva in quello stato
penoso.
-“Effettivamente
sei un po’ bianchiccio.” constatò
Yo-Seob preoccupato.
-“Vado
un attimo in bagno.” dissi io, alzandomi di scatto dalla
sedia.
Sentii
i loro sguardi accompagnarmi fino alla porta della toilette, poi mi
richiusi la
porta alle spalle, libero, finalmente, della loro attenzione.
Raggiunsi
uno dei lavandini, aprendo l’acqua e lasciandola scorrere
sotto il mio sguardo
passivo.
Cosa
diavolo mi stava prendendo?
Mi
sciacquai il volto, cercando di rinfrescarmi un po’ con
l’intento di attenuare
il mio malessere. Quando rialzai il viso, la persona che si rifletteva
nello
specchio non sembrava nemmeno me.
Appoggiai
le mani ai bordi del lavandino per sostenermi meglio, mentre sentivo
una
lacrima solitaria pungermi all’angolo di un occhio. Non
potevo permettermi di
piangere, non per lei. C’era
una
domanda che mi stava tormentando da quando eravamo usciti di casa:
Perché
proprio ora? Perché solo ora stavo reagendo in quel
modo?
Eppure
era passato un mese da quando stavano insieme lui
& lei. Forse, fino a quel momento, non me ne ero
ancora
reso conto del tutto. Ormai non potevo fare finta di niente, provavo
qualcosa
per quella ragazza e avrei dovuto farci i conti prima o poi. Solo che
ora
sembrava più “prima” che
“poi”.
Dovevo
farmene una ragione, non potevo permettere che lei
diventasse motivo di discordia tra noi membri del gruppo. Era
già successo una volta, anche se a nostra insaputa, e non poteva succedere di
nuovo, soprattutto
perché ero fin troppo consapevole di ciò che
avrebbe potuto comportare.
Purtroppo,
però, non potevo nemmeno rimanere in disparte e fare come se
niente fosse.
Anche se ci avessi provato non ci sarei riuscito, mi conoscevo e sapevo
che non
sarei durato a lungo. Ma dovevo fare uno sforzo, dovevo farlo per i Beast, per i miei amici, per Gi-Kwang,
per lei…
e anche per me.
Mentre
tornavo al tavolo dagli altri, un altro pensiero improvviso mi avvolse:
cosa
stavano facendo? Un’immagine ipotetica di ciò che
avrebbero potuto fare mi
annebbiò la vista, e non fui più in grado di auto
controllarmi. Dovevo
fermarli.
-“Ragazzi,
non sto affatto bene. Esco a prendere una boccata d’aria, se
quando uscite non
mi trovate qui fuori non allarmatevi, forse farò una
passeggiata.” mi sorpresi
da solo per le mie parole. Parlai come parla una persona quando sa cosa
vuole
fare ma non le viene subito in mente.
Quando
uscii dal ristorante l’aria fresca si abbatté sul
mio volto, rischiarando un
po’ i miei pensieri. Così raccolsi lentamente
tutti i frammenti del mio
“piano”, e cominciai a camminare in direzione del
nostro appartamento.
Non
ero ancora padrone dei miei movimenti,
camminavo sapendo dove stavo andando ma senza realizzare realmente la
cosa.
Lungo
il tragitto mi rivenne in mente la prima volta in cui l’avevo
vista, ero
rimasto letteralmente scioccato, all’inizio avevo pensato
addirittura che
potesse essere lei, ed un senso di
quasi odio mi aveva invaso. Poi, conoscendola meglio, avevo capito che
era
tutt’altra persona, era migliore.
Se
mi ero innamorato di Sarah, la quale si era comportata come si era
comportata,
cosa mi impediva di innamorarmi di Evelyn, dato che era la sua bella copia? Non mi fermai certo a
pensare che forse, il vero motivo per cui mi piaceva Evelyn, fosse
proprio
quello… era la sua bella copia.
Vittima
dei miei pensieri raggiunsi l’edificio. Ero già di
fronte alla porta e la mano
stava tremando debolmente. Cosa avrei detto a loro
e agli altri? Che
scusa avrei potuto usare? La risposta fu più palese di
quanto avessi potuto
immaginare.
Aprii
la porta una volta per tutte ed entrai nel salone. Sentii dei rumori
provenire
dalla cucina, ma, anziché avvicinarmi, aspettai con pazienza
che uno dei due si
affacciasse; sapevo che sarebbe successo.
Infatti,
Evelyn uscì dalla cucina, e quando mi vide
spalancò gli occhi sorpresa. Dal suo
sguardo imbarazzato intuii facilmente che stavano facendo qualcosa e che io li avevo interrotti. Si
affacciò anche Kikwang e
raggiunse la sua ragazza.
-“Jun,
che ci fai qui?” chiese lei.
-“Stavo
poco bene e non me la sentivo di rimanere fuori. Mi dispiace aver
interrotto la
vostra giornata, davvero.” in parte ero realmente
dispiaciuto, anche se può
sembrare strano.
-“Ah,capisco…”
disse.
Gi-Kwang,
invece, mi stava fissando con uno sguardo che non gli avevo mai visto.
Che se
ne fosse accorto? Sentii i suoi occhi soffermarsi sul mio volto con
insistenza,
ed io distolsi lo sguardo. Ma fu un errore, perché
così gli confermai i suoi
dubbi.
-“Bene,
io vado in camera.” annunciai, per poi ritirarmi
ufficialmente nella mia
stanza. Non avevo il coraggio di guardarla.
Avevo
portato a termine la mia “missione”, ero riuscito
ad interrompere qualunque
cosa stessero facendo. Sarei dovuto essere felice, e invece…
mi sentivo
tremendamente in colpa, avevo solo rovinato la loro giornata.
“Perfetto!”
pensai sarcasticamente “Sei solo un idiota
egoista!”
Mi
abbandonai sul letto, infilando la testa sotto il cuscino.
_Gi-Kwang
Lo
osservai mentre se ne andava in camera, poi mi voltai verso Evelyn,
cercando di
capire se lei aveva intuito il vero motivo di
quell’interruzione.
-“Dici
che ha bisogno di qualcosa?” chiese invece lei, ignara di
tutto.
Non
potei impedire alla rabbia di invadermi, perché non se ne
accorgeva? Ero forse
impazzito io? Ma soprattutto, perché diavolo si stava
preoccupando per lui? La
gelosia mi giocava brutti scherzi.
-“Non
credo proprio.” sbottai seccato.
-“Kiki,
non fare così.” cominciò,
accarezzandomi un braccio. “Dispiace anche a me non
poter continuare la nostra giornata, ma se si è sentito male
non è mica colpa
sua.”
D’istinto
sfuggii al suo tocco, sottraendo il braccio dalla sua mano.
-“Possibile
che non te ne rendi conto?” le domandai, afferrandola per le
spalle senza
stringere troppo la presa; temevo di poterle fare male.
-“Di
cosa dovrei rendermi conto ora?” mi stava guardando stupita,
con lo sguardo da
cane bastonato. Forse ero stato troppo brusco nei modi.
-“Non
sta affatto male, cazzo!” appunto…i modi.
Evelyn
cominciò a mettere insieme i pezzi, uno alla volta, poi si
illuminò.
-“Vorresti
dire che… che lo ha fatto apposta?”
Annuii
con un cenno del capo, mentre la lasciavo andare e cercavo di calmarmi.
-“Questa
situazione non mi piace affatto.” insistetti.
-“Se
vuoi potrei provare a parlarci.”
Ci
riflettei su, cercando di individuare bene i pro e i contro. Ma temevo
che la
loro discussione avrebbe potuto avere più contro che altro.
Forse era meglio se
provavo a parlarci io, eravamo amici, avrebbe capito, no?
-“E
se ci parlassi io?”
-“Kiki…”
mi ammonì lei “Non credo sia una buona
idea.”
Aveva
pienamente ragione, non potevo parlare con lui di lei,
sarei letteralmente scoppiato. Non ci potevo fare niente, ero
geloso marcio.
-“Ok.”
trassi un profondo respiro prima di proseguire “Parlaci
te.”
-“Ora?
In questo momento?” chiese.
-“Si,
io intanto vado a fare una passeggiata e vedo se riesco a trovare gli
altri,
almeno non ti senti in imbarazzo senza me nei dintorni.”
-“Grazie.”
sussurrò riconoscente.
Poi,
prima di uscire, le diedi un bacio a fior di labbra.
-“Non
dimenticarti che sei solo mia.”
dissi, dopodiché uscii una
volta per tutte dall’appartamento.
Ero
preoccupato, non potevo nasconderlo. E sperai con tutto me stesso che
la
situazione si sarebbe risolta nel migliore dei modi.
Ma
sarebbe bastata una sola discussione ad eliminare il
“problema”?
_Evelyn
Le
parole che mi aveva appena detto Gi-Kwang mi rimbombavano piacevolmente
nella
testa.
Non
dimenticarti che sei solo mia.
Ancora
con questa frase tra i pensieri, raggiunsi la stanza di Jun-Hyun e
bussai piano
alla porta. Quando lo sentii dire “avanti” entrai
cautamente in camera sua.
Mi
guardò sorpreso, mentre assumeva un’espressione
preoccupata. Senza farci troppo
caso mi andai a sedere sul bordo del letto, mentre lui si stava tirando
su per
mettersi a sua volta nella mia stessa posizione.
-“Come
stai?” chiesi.
Volevo
prima verificare se Kikwang aveva ragione, anche se cominciavo a
convincermi
anche io dei suoi dubbi.
-“M-
meglio… forse mi conveniva rimanere fuori.”
-“Jun…”
cominciai, sperando che avrebbe detto la verità senza che io
insinuassi
qualcosa. Ma, purtroppo, non mi accontentò. “Stavi
davvero male?” fui costretta
a chiederglielo, nonostante non volessi.
-“C-
come, scusa?” lo stavo mettendo in evidente
difficoltà.
-“Ti
ho chiesto se stavi davvero male o se lo hai fatto a posta.” ridissi.
-“I-
io… scusami, Eve.” si coprì il volto
con una mano, nascondendo la sua vergogna.
Proprio
come aveva sempre supposto Gi-Kwang. Mi sentii in colpa per non avergli
creduto
sin dall’inizio.
Gli
presi la mano con la quale si stava “proteggendo”,
allontanandola dal suo viso.
-“Tranquillo,
non ti devi preoccupare.”
-“Ma
vi ho rovinato la giornata!” sbottò, avendocela
con sé stesso. “Dov’è
Kiki?”
chiese poi.
-“È
uscito un po’ per permetterci di parlare.”
-“Ah…
allora lo sa anche lui.” sospirò abbassando la
testa.
-“Lui
l’ha sempre saputo, ma non è mai voluto
intervenire perché vi vuole bene.”
-“Eve,
se ne avessi il potere cambierei tutto, cambierei i miei sentimenti, te
lo
giuro, ma, purtroppo, non ne sono in grado. Devo farmene una ragione,
ma non ci
riesco. Quando vi ho visti per la prima volta insieme, nella sala da
ballo
della Cube…”
-“Allora
eri te!” esclamai, interrompendolo “Ci hai visti
mentre…beh, ecco…” stavolta
ero io in difficoltà.
-“Si,
vi stavate baciando. È lì che ho capito che mi
sarei dovuto fare da parte, e
così ho fatto. Ma oggi… non ce l’ho
fatta, scusami.”
Sentirlo
dire quelle cose fu come una pugnalata al cuore. Perché
dovevo far soffrire le
persone? Odiavo tutta la situazione e le sue conseguenze.
Tremai
impercettibilmente, pensando al dolore che avrei potuto provare
nell’amare una
persona e non essere ricambiata. Mi sentivo terribilmente colpevole
della
sofferenza del rapper.
-“Non
devi scusarti, non è colpa tua.” cercai
così di tranquillizzarlo, ma non mi
avvicinai.
Temevo
una sorta di dejà-vu, ricordando ciò che era
successo con Dong-Woon quando
ancora non stavo con Gi-Kwang.
-“Mi
dispiace farti soffrire così, ma ora sto con Kiki.”
-“Non
sei tu a farmi soffrire, sono io. Mi innamoro
delle persone sbagliate.”
Innamoro?
L’avevo inconsapevolmente combinata grossa. Non poteva, non
doveva essersi
innamorato di me. Come avremmo risolto la questione?
Cominciai
ad andare nel panico, ero completamente terrorizzata.
-“N-
non puoi amarmi.” fu l’unica cosa che riuscii a
dire.
-“È
quello che mi dico anche io. Non posso, lo so, ma è
così.”
Non
aveva ancora alzato il viso, con molte probabilità stava
evitando il contatto
visivo con me.
Poi
ripensai a ciò che aveva appena detto, aveva appena
confermato di amarmi?
Nemmeno Kikwang me lo aveva detto, anzi, non aveva mai accennato al
nostro
rapporto sotto quell’aspetto. Con lui sembrava tutto
scontato.
Questo
ragionamento mi portò a pensare ancora. E se lui non mi
amava? In fondo non mi
aveva mai detto nemmeno “ti voglio bene”,
nonostante io glielo avessi detto più
e più volte.
Però
era geloso di me, quindi non mi era indifferente, e me lo aveva
dimostrato
preparandomi quella sorpresa, seppur finita male. Mi aveva anche detto
che ero
solo sua, no?
Ma
se l’attraevo solo fisicamente? Se gli piaceva solo il mio
corpo? In fondo,
quella stessa mattina, avevo notato il modo in cui mi guardava il
vestito. Io
non volevo avere un rapporto solo fisico…
Smisi
di pormi quelle domande, per tornare alla conversazione con il rapper.
-“Quindi,
t- tu… mi ami?” chiesi ancora una volta, non
riuscendo a credere alle mie
orecchie.
Il
mio comportamento era inaccettabile, perché insistevo tanto?
Erano le mie
paranoie a farmi agire così.
Lui
annuì alla mia domanda con un debole cenno del capo, poi
alzò il volto per
incrociare il mio sguardo.
Io
ero come paralizzata, non riuscivo a capire cosa provavo dentro,
sentivo mille
sensazioni tutte insieme. Ero in preda alla confusione più
totale. Come avevo fatto a non accorgermene?
Una
lacrima mi bagnò il viso senza che me ne accorgessi, poi
sentii una lieve
pressione nel punto in cui essa era scivolata.
Jun-Hyung
me l’aveva asciugata con un lieve tocco, simile ad una
carezza, ed ora la sua
mano mi circondava piacevolmente una parte del volto.
-“Non
volevo farti piangere.” sussurrò tristemente.
-“Non
è colpa tua neanche stavolta.” replicai, incapace
di sottrarmi al suo sguardo.
Sapevo
perfettamente cosa sarebbe potuto accadere, ma non mi interessava.
Anzi… volevo
che accadesse. Volevo capire se Gi-Kwang mi amava, e, forse, in quel
modo ci
sarei riuscita.
Se
avessi baciato Jun-Hyung, il quale diceva di amarmi, mi sarei accorta
se era lo
stesso tipo di bacio che mi dava Kikwang? In poche parole volevo
capirlo da un
bacio.
Non
pensai che era un comportamento stupido, nonostante sapessi
perfettamente che
ogni bacio era unico nel suo genere. Ma la paura mi portò a
fare quelle
riflessioni senza senso.
Proprio
mentre stavo ragionando, anche se la ragione in realtà mi
aveva abbandonata, il
rapper aveva attirato il mio volto verso il suo.
Fu
questione di attimi e le sue labbra si posarono morbide sulle mie e mi
persi in
quella sensazione di dolcezza che quasi mi struggeva.
Sentivo
la pressione delle sue labbra carnose, e, senza che lo volessi, le mie
si
dischiusero automaticamente, permettendo alla sua lingua di visitare la
mia.
Non
appena mi resi conto di ciò che stavo facendo, riacquistando
un po’ di
lucidità, mi ritrassi subito da quel bacio, mentre altre
lacrime mi rigavano le
guance.
Jun-Hyung
mi strinse in un abbraccio, ma non fu affatto confortante.
-“Non
volevo, scusa.” continuava a ripetermelo e non
servì a niente.
Il
senso di colpa mi aveva avvolta del tutto, mi stavo odiando con tutta
me
stessa. Come avevo potuto fare questo sia a lui che a Kikwang?
-“Sono
una scema, stupida, cretina, stronza…” cominciai
ad insultarmi da sola. Dovevo
sembrare una pazza.
-“Non
è vero, non sei niente di tutto ciò. Ti sei solo
sentita…insicura, e io non ho
resistito. Sono stato io, tu non c’entri niente.”
-“Ah
si eh? È così che la pensi? Vorrei pensarla
esattamente come te, ma non ci
riesco. Mi sarei dovuta ritrarre subito, non avrei dovuto ricambiare il
bacio!!”
-“Evelyn,
ti prego, calmati! Faremo finta di nulla, ok? Io cercherò di
farmene una
ragione una volta per tutte… dimenticherò tutto,
perfino questo. Mi
sforzerò di stare lontano da te, perché io voglio
bene a
Gi-Kwang, e non me lo perdonerei se lo facessi soffrire. “
-“Ma
ciò non cancella davvero ciò che ho appena fatto.
Glielo devo dire, altrimenti
non mi sentirei più a mio agio con lui.”
-“Ma
si arrabbierebbe a morte con entrambi.”
-“Meglio
che si arrabbi se glielo dico, piuttosto che lo venga a sapere con il
tempo.”
-“Hai
ragione, digli pure che è colpa mia, poi ci
parlerò io.”
Dovevo
assolutamente parlargliene, o non sarei più riuscita
ad essere la stessa con lui. Con che coraggio avevo fatto
ciò che avevo fatto?
Cos’avevo risolto?
Mentre
me lo chiedevo, però, mi tornarono in mente le
sensazioni che avevo provato nel baciare Jun. Non avevo provato le
stesse cose
che provavo con Kikwang. Dovevo cominciare a preoccuparmi?
Con il
rapper mi ero sentita davvero amata, perché ciò
non
mi accadeva con lui?
Solo di
una cosa ero sicura, e la mia sofferenza ne era la
prova… io amavo Gi-Kwang.
Ma lui
amava me?
Saaalve!! Sono tornata ancora una
volta! Oh Yeah! Ma
quanto sarà scema Evelyn??! Starete pensando
che è agli stessi livelli di chi l'ha "inventata", ma
sappiate che io sono moolto peggio di lei! Anche se in questo capitolo
mi viene da pensare parecchio sulla sua sanità mentale, per
non parlare della mia... va beh! Spero di non avervi confuso
cambiando il punto di vista per tre volte xD. Angolo domande: 1. Vi è piaciuto?
2.
Cosa avreste fatto al
suo posto? Sincere eh! 3. Secondo voi Kiki è
solo attratto fisicamente? 4. Volete uccidermi? Almeno
mi organizzo con la protezione. Mi dispiace ma per rispondere
è vietata l'opzione a crocette perchè
inesistente.... (si, sono più scema del solito stasera). A
parte gli scherzi spero che vi sia piaciuto! Alla prossima! Kisses,
Alice..
RINGRAZIAMENTI: Per l'ennesima volta
ringrazio le follower *fa ancor di più la scema, come se non
l'avesse fatta abbastanza* e anche chi ha letto un capitolo e poi si
è stufato...ma almeno si è sforzato di leggerne
uno u.U (no, non sono ubriaca, se ve lo state chiedendo, anche
perchè odio l'alcol xD). Un grazie speciale va, come sempre,
alle recensitrici che lovvo *-*, ovvero: Ace_B2uty95,
lil_monkey e macky_love!!
PS:
*Comunicazione
interna*: Questa storia sta per intraprendere la via che la
condurrà verso la fine. Non so quanti capitoli ancora
mancano, ma volevo avvisarvi. Non so se essere felice o triste *-*
ç__ç
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14: Discussion ***
Capitolo
14: “Discussion”
_Evelyn
Ero
ancora nella camera di Jong-Hyun quando sentii la porta
dell’ingresso aprirsi e
richiudersi, seguita subito dopo da un lieve vociare, segno che erano
rientrati
tutti. Così uscii velocemente dalla stanza, ricevendo un
breve abbraccio di
incoraggiamento da parte del rapper.
Quando
raggiunsi il salone li trovai tutti già seduti sul divano,
pronti a non far
niente. Yo-Seob, però, si alzò non appena mi
vide, e mi venne incontro per
stritolarmi in un abbraccio, mentre gli altri mi stavano salutando.
-“Allora,
ti è piaciuta la sorpresa?” mi domandò,
indicando tutti i fiori ancora sparsi
in qua e là.
-“Certo!
Però sarà meglio metterli tutti da una parte,
altrimenti rischiamo di
inciamparci.” risposi, mentre il mio sguardo cercava
Gi-Kwang.
-“È
un peccato che non vi siete potuti godere la giornata. Comunque Jun
stava
davvero male al ristorante, era tutto bianchiccio e sembrava sul punto
di
svenire da un momento all’altro.”
Perfetto!
Allora stava male sul serio all’inizio e nessuno sapeva la
verità, meglio così.
Poi Seobie si accorse della mia irrequietezza.
-“Uff!
Speravo che mi considerassi un po’ di
più.” scherzò “Se stai
cercando Kiki è
nella “nostra” camera.”
Senza
aspettare altro tempo, mi avviai subito verso la stanza. Non bussai
nemmeno,
ero talmente agitata che me ne dimenticai. Una volta dentro volli
diventare
invisibile.
Gi-Kwang
aveva solo i boxer addosso e stava per mettersi una tuta. Probabilmente
la mia
bocca si spalancò, dato che improvvisamente non riuscivo
più a respirare e
necessitavo di più aria possibile.
-“Eve…?”
disse imbarazzato.
-“I-
io… scusami, mi sono scordata di bussare.” feci un
passo indietro, dirigendomi
nuovamente verso la porta, con l’intento di tornare
più tardi, ma lui non era
dello stesso avviso.
-“Aspetta,
mi vesto velocemente.” afferrò i pantaloni dalla
sedia e se li infilò, poi fece
la stessa cosa con la maglietta.
Almeno
ora potevo ricominciare a respirare regolarmente, altrimenti avrei
rischiato
che il mio cervello andasse in fumo. Una volta pronto mi si
avvicinò.
-“Ci
hai parlato?” mi chiese, con lo sguardo leggermente
preoccupato.
Io
abbassai il mio, non riuscendo a sostenere
l’intensità con cui mi guardava,
mentre il rimorso si stava facendo nuovamente largo tra le mie
sensazioni.
-“Si.”
mi uscì un solo monosillabo. Ero diventata anche incapace di
parlare.
-“Com’è
andata?” ora la preoccupazione si poteva intuire facilmente
anche nel suo tono
di voce. Forse si immaginava che fosse accaduto qualcosa,
poiché cercavo di
evitare di guardarlo negli occhi.
-“Ha
confessato, per così dire. Ha detto che gli dispiace averci
interrotto, ma non
è riuscito a controllarsi.” la mia voce era piatta.
-“Come
immaginavo.” sospirò.
“C’è altro, vero?”
-“Ha
detto che mi ama, e che vuole farsi da parte perché ti vuole
bene e non vuole
portare discordia nella band.” mantenni sempre
lo sguardo basso.
-“T-
ti ama?” domandò. “N- non credevo che
fosse così…preso da te.”
-“Nemmeno
io lo pensavo.” sussurrai, e stavolta la mia voce assunse
un’incrinatura
spezzata.
-“Lyn…
ti prego, dimmi la verità. Cos’altro è
successo?” mi afferrò il mento con due
dita per incatenare il suo sguardo al mio.
Era
così intuibile che ci fossero altre cose da dire?
-“M-
mi ha baciata.” soffiai fuori quelle tre parole con estrema
difficoltà.
-“Ti
ha baciata???!!” sbraitò. “Come ha
osato?”
Nel
frattempo si era allontanato da me per incamminarsi verso la porta.
Stava per
aprirla quando io lo afferrai per un braccio, costringendolo a fermarsi.
-“Io
non mi sono ritratta come avrei dovuto fare. Mi sono lasciata
baciare.”
Per
la seconda volta in quel giorno, Gi-Kwang si sottrasse bruscamente
dalla mia presa,
ma stavolta sembrò farlo quasi con disgusto. Il suo sguardo
era sbalordito e
sembrava chiedere una spiegazione.
-“Credo
di aver sentito male. Cosa hai detto?” ormai era a un metro
di distanza e non
voleva credere alle mie parole.
-“Ho
detto che non mi sono tirata indietro.” solo dopo aver
parlato mi resi conto
che detto in quel modo sembrava che lo avessi fatto perché
mi andava di farlo.
Sul
suo volto si fece largo un’espressione arrabbiata e
addolorata allo stesso
tempo. Come potevo aver pensato, anche
solo un attimo, che lui fosse interessato a me solo fisicamente? La sua
reazione diceva che era l’esatto contrario di ciò
che avevo dubitato.
-“Non
ci voglio credere… perché?” mi
urlò contro tutta la sua rabbia.
-“Perché
tu non hai mai detto di amarmi, non hai mai detto neanche di volermi
bene.” le
lacrime cominciarono a rigarmi le guance, ancora una volta, mentre il
mio corpo
veniva scosso dai singhiozzi. “Ho pensato che avendo baciato
un ragazzo che mi
ama avrei capito cosa provi te per me…
poiché ho pensato che potevo interessarti solo
fisicamente.”
-“Davvero
hai creduto che mi interessasse solo il tuo corpo?” la sua
voce rifletteva
perfettamente la sua incredulità. “Credo di averti
dimostrato più volte di
provare qualcosa per te che andasse
aldilà della fisicità.”
Quelle
parole furono come uno schiaffo in pieno volto, e mi portai
istintivamente una
mano alla guancia, nonostante non vi fosse stata nessuna violenza su di
essa.
-“Io
non volevo, te lo giuro. Ma stavo male…stavo male per te. È stata la paura a
spingermi a farlo, so che ciò non mi
giustifica, ma, ti prego, perdonami.”
Mi
avvicinai a lui e posai le mani sul suo petto, per sentirlo
più vicino.
-“Non…
toccarmi” sibilò, separandosi ancora una volta.
“Ho bisogno di tempo per
riflettere, non sono più così sicuro che tu
voglia stare davvero con me.”
Era
già sulla soglia, pronto a varcarla definitivamente.
-“Ti
prego.” insistetti ancora. Non mi piaceva implorare le
persone, ma con lui era
diverso.
-“Devo
riflettere se ne vale ancora la pena.” furono le ultime
parole che udii, prima
che uscisse dalla stanza sbattendo la porta.
_Gi-Kwang
Uscii
dalla stanza furioso. Anche se non capivo se ciò che provavo
era rabbia o
altro, molto probabilmente si trattava anche di… dolore. Si,
era il dolore che
mi stava togliendo il respiro in quel momento.
Percorsi
il corridoio, senza voltarmi indietro per vedere se mi stava seguendo.
Non la
volevo guardare in faccia, sarebbe stato troppo difficile sopportarlo.
Passai
accanto alla camera di Jun-Hyung senza quasi accorgermene, poi feci un
passo
indietro, tentato di entrare, ma la buona ragione mi spinse a lasciar
perdere.
Così raggiunsi il salone e presi le chiavi di casa dal
mobiletto accanto alla
porta.
-“Kiki,
dove vai?” mi chiese Hyun-Seung.
-“A
prendere una boccata d’aria.” la mia voce
risultò secca.
Poi
uscii dall’appartamento, sbattendo la porta ancora una volta,
ormai non
riuscivo più a contenere le mie emozioni.
Quando
raggiunsi l’esterno cercai di fare un pieno d’aria,
inspirando più ossigeno
possibile.
Ma,
invece di farmi stare meglio, mi sentii mancare il
respiro, come se qualcosa me lo avesse strappato con forza.
Tossii
più volte, cercando di riassumere il controllo delle mie
reazioni, ma mi ci
volle più tempo del previsto. Poi, con qualche
difficoltà, mi appoggiai al muro
dell’edificio, socchiudendo appena gli occhi. Le parole che
mi aveva detto
Evelyn mi stavano ancora massacrando letteralmente il cranio, e il cuore.
Cosa mi
stava succedendo? Perché mi sentivo
così…debole?
Ricominciai
a respirare lentamente, cercando di regolare anche il mio battito
cardiaco, ma
la sensazione di oppressione che sentivo all’altezza del
petto sembrava non
volermi abbandonare affatto.
Dovevo
riordinare bene i pensieri,
dovevo fare
chiarezza su tutta la faccenda. Così ripercorsi mentalmente
la discussione che
avevo appena avuto con Evelyn.
In
poche parole lui l’aveva baciata e lei non si era tirata
indietro come avrebbe
dovuto. Jun aveva sbagliato, sapeva che lei era mia,
cazzo! E invece le aveva rubato un bacio. Ero arrabbiato con
lui, ma provai comunque a mettermi nei suoi panni, forse anche io avrei
fatto
la stessa cosa. In fondo si era anche scusato e le aveva detto che mi
voleva
bene quindi si sarebbe fatto da parte.
“Peccato
non l’avesse capito prima
di baciarla che doveva farsi da parte” pensai sarcasticamente.
Di
conseguenza, vedevo lei nel torto.
Stava con me, no? Eppure dalle sue azioni recenti sembrava quasi
essersene
dimenticata. Era rimasta completamente impassibile a quel bacio, lo
aveva
lasciato fare.
Mi
rifiutavo di crederci, non volevo… era troppo doloroso.
Era
anche vero che lo aveva fatto per capire se anche io la amavo, ma
avrebbe fatto
prima a chiedermelo, giusto? Come poteva
capirlo baciando un altro? Io non me ne capacitavo.
Certo,
forse si era lasciata prendere dalla paura, appunto, e aveva reagito
senza
pensarci.
Ma se
faceva così ogni volta che aveva paura, cosa sarebbe
rimasto di noi?
Pensavo
di averle dimostrato in più occasioni che io…si,
insomma, io la amavo. E mi sembrava
abbastanza evidente. Perché lei non se n’era
accorta? Mi conosceva davvero?
I
dubbi mi assalirono come un’unica ondata, provocandomi un
lieve mal di testa. D’istinto
chiusi gli occhi ancora una volta, ma fu un grave errore.
Mi
immaginai il momento del bacio tra lei e Jun-Hyung.
Vidi le
loro labbra che coincidevano… i loro occhi socchiusi
per la magia che stavano vivendo… la mano di lui che le
accarezzava una
guancia. No! Era troppo!
Sapevo che era la mia immaginazione
a farmi vedere proprio
ciò che non volevo vedere, ma non riuscivo a togliermi
quell’immagine dalla
mente.
Cominciai
a sentirmi sempre più debole, la vista mi si
annebbiò del tutto, le gambe
tremarono appena e alla fine cedettero, facendomi cadere a terra. Poi
sentii i
sensi abbandonarmi uno alla volta.
Il
primo a lasciarmi fu la vista, impedendomi così di vedere
quell’immagine dolorosa che si era ormai focalizzata nella
mia mente con tanto
di radici.
Quella
reazione era, probabilmente, un autodifesa di cui il
mio corpo necessitava, ma soprattutto ne aveva bisogno il mio cuore.
L’ultimo
senso ad abbandonarmi fu l’udito, e, di
conseguenza, non sentii la voce che mi stava chiamando preoccupata.
_Evelyn
Quando
avevo sentito la porta sbattere non ero riuscita a trattenermi e, dopo
qualche
attimo, avevo deciso di seguirlo fuori, per provare a parlarci di
nuovo.
Uscii
sotto gli sguardi sorpresi degli altri, che ormai avevano intuito gran
parte
della situazione, e, fortunatamente, mi lasciarono andare senza fare
domande.
Non
presi l’ascensore, preferii fare le scale di corsa,
rischiando più volte di
rovinare a terra.
Ero
al portone d’ingresso quando lo vidi. Se ne stava addossato
ad una delle pareti
dell’edificio, immobile e con lo sguardo fisso davanti a
sé, perso nel vuoto,
tranne un paio di volte in cui chiuse gli occhi.
Ero
incerta sul da farsi, così rimasi qualche minuto dentro,
sperando di trovare il
coraggio necessario per affrontarlo nuovamente.
Stavo
per aprire il portone una volta per tutte, quando lo vidi accasciarsi a
terra,
quasi privo di sensi. Allora mi precipitai fuori, raggiungendolo a
passo svelto
mentre lo chiamavo a gran voce. Non mi interessava se disturbavo i
pochi
passanti che stavano passando, appunto, da quella parte; erano la mia
preoccupazione minore, nonostante sapevo che sarebbero potute passare
anche
delle fan.
-“Kikwang!”
ripetei il suo nome non so quante volte, mentre lo schiaffeggiavo piano.
Fu
questione di un paio di minuti e i suoi occhi si spalancarono, quasi
spaventati, e, quando incontrarono i miei, vi lessi solo sofferenza.
Stava
così per colpa mia. Ed io che avevo addirittura
pensato che non ci tenesse a me. Ero stata una stupida…e,
forse, era troppo
tardi per rimediare.
Mi
allontanai, permettendogli di rialzarsi lentamente.
-“Dovresti
andare da un medico per un controllo di precauzione.” gli
dissi.
-“Non
è niente, sono solo svenuto.” replicò
lui, indifferente.
-“Solo
svenuto? E ti sembra poco, scusa?
Potresti avere la pressione bassa, hai comunque perso i sensi per
qualche
minuto!” esclamai.
-“Allora
ti interessa ancora qualcosa di me.” faceva anche del
sarcasmo!
Rimasi
a bocca aperta per quelle parole. A questo punto anche lui stava
cominciando a
dare i numeri.
Avevo
fatto una cazzata, e ne ero
consapevole. Mi sentivo tremendamente in colpa, le mie lacrime e il mio
dolore
lo avevano dimostrato, ed erano state anche il segno
dell’amore che provavo per
lui. Possibile che non lo capisse?
-“Stai
scherzando, vero?” sbottai. “Sono
allibita.”
-“Tu
eh! E io che dovrei dire allora? Se
non sbaglio sei stata te a baciare un altro! Comunque sia non ho voglia
di
parlarne ora. Ti ho già detto e ripetuto che ho bisogno di
tempo.” rientrò
nell’edificio, senza degnarmi di altre attenzioni.
Aveva
ragione…ero
stata io.
Sarei
riuscita a farmi perdonare?
Sono una scema,
sarà una settimana che ho questo capitolo pronto, ma
scrivendo anche il quindicesimo pensavo di averlo già
postato, e invece... Comunque salve a tutti! u.U Spero perdonerete
questa mia dimenticanza assurda -.-" Allora, stavolta comincio subito
con l'angolo domande *-* : 1. Voi sareste riuscite
a dirgli del bacio? O il suo magnifico fisico vi avrebbe distratto? Io
opto per la seconda opzione *Q* 2. Che
dite...sarà innamorato?? Piccolo,
è addirittura svenuto per Evelyn (=stronza u.U)
3.
Cosa
succederà! Ta da da dan... Alla prossima
carissime! Kisses, Alice..
RINGRAZIAMENTI:
Quante volte vi
avrò ringraziate??!! Io penso che non sia mai abbastanza,
quindi continuo a ringraziare davvero tanto chi segue questa fan
fiction... E, con sempre più looovveee, dico grazie a lil_monkey, Emma
Min Ki Tomlinson, macky_love e
Ace_B2uty95 per avermi
recensito! *-* Spero che la storia continui a piacervi!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15: I'm leaving before...for you! ***
Capitolo
15: “I'm leaving before… for you”
_Evelyn
Era
già passata una settimana da quando io e Kikwang avevamo
litigato, e da quel
giorno lui non mi aveva più rivolto la parola. Ogni volta
che me lo trovavo di
fronte, faceva finta di nulla e rimaneva in silenzio, senza degnarmi di
uno
sguardo.
Quel
suo comportamento passivo mi stava mandando fuori di testa. Non sapevo
quanto
sarei riuscita ancora a resistere in quell’appartamento.
I
ragazzi provarono a distrarmi in tutti i modi, a volte chiacchierando
con me
quando lui entrava nel mio raggio visivo, o, addirittura, portandomi
più spesso
alla Cube per allenarmi.
Ma,
purtroppo, i loro tentativi non ebbero l’effetto voluto.
Così decisi di
parlarne una volta per tutte con i miei fratelli.
Da
quando erano arrivati, li avevo visti quasi tutti i pomeriggi, ma avevo
sempre
cercato di evitare l’argomento “ragazzo”.
Quel
giorno, invece, decisi di raggiungerli con l’intento di
affrontare proprio quell’ argomento.
Ci
incontrammo nel ristorante del loro hotel, per consumare insieme il
pranzo.
Avevamo
appena cominciato a mangiare, quando Jared mi porse la fatidica domanda
che
aspettavo ormai da tempo.
-“Eve…
è da una settimana che ci sembri un po’
giù. Sembra quasi che tu faccia fatica a
stare qui. È successo qualcosa?”
Ecco,
era arrivato il momento giusto per parlarne. Così mi feci
coraggio e spiegai
loro la situazione.
-“Credo
che tu debba allontanarti da lui.” constatò
Shannon. “Se continui a stare qui,
probabilmente, continuerai anche a soffrire e a far soffrire loro,
anche se
inconsapevolmente.”
Aveva
fottutamente ragione, mi toccava ammetterlo contro il mio volere.
-“Dovremmo
anticipare la partenza.” aggiunse poi Tomo, preoccupato per
me quanto lo erano
i miei fratelli.
-“Non
è un problema. Per quanto mi riguarda potremmo partire anche
questo fine
settimana, non mi ci vuole molto a organizzare tutto.”
-“Jared,
non farmi ridere. Semmai volevi dire ‘non mi ci vuole molto a
far organizzare tutto.”
-“Dettagli.”
mi liquidò con un cenno della mano. “Ce la fai ad
aspettare fino a venerdì?”
-“Certo…”
dissi.
Il
problema era che, se fosse stato per me, avrei aspettato
all’infinito.
Non
volevo andarmene, non volevo lasciare lì parte di me.
Ma che
alternative avevo? Almeno così avrei posto fine alla
mia e alla loro sofferenza.
Senza
di me, ne ero convinta, sarebbero stati tutti più
felici e senza problemi a cui pensare.
-“Ok,allora
è aggiudicato per venerdì.” Jared non
si lasciò sfuggire il mio sguardo perso
nel vuoto e colmo di tristezza, cosicché mi rivolse un
sorriso incoraggiante.
Quanto
avrei voluto che mi incoraggiasse davvero… purtroppo,
non vedevo niente di buono in quello che stavo per fare, se non,
appunto,
interrompere quella tristezza che regnava suprema.
Ma
dovevo farcela per tutti quanti. Era come se la nostra
felicità dipendesse solo dalla mia scelta di andarmene.
Quando
finimmo il pranzo era già stato deciso tutto.
Tornai
all’appartamento con l’amaro in bocca. Non sapevo
come dirlo ai ragazzi,
dubitavo di farcela subito. Probabilmente avrei lasciato correre del
tempo
prima di avvertirli.
Peccato
che avessi solo qualche giorno a disposizione. Non potevo certo
arrivare al
giorno prima della partenza e dire “Ehi, ragazzi, mi dispiace
ma domani
parto!”.
Durante
l’intera giornata sentii i loro sguardi analizzarmi con
intervalli regolari e
alternandosi tra loro. Il mio stato d’animo doveva averli
fatto intuire che
c’era qualcosa che li nascondevo.
Quando,
finita la cena, me ne andai in camera dopo averli dato
la buonanotte (nonostante fossero appena le
nove), non mi accorsi che due di loro mi avevano letteralmente seguita
fino
alla mia stanza.
Solo
quando mi stavo per chiudere la porta alle spalle vidi due paia di
occhi
fissarmi, facendomi quasi spaventare.
Doo-Joon
e Hyun-Seung aspettavano che li invitassi ad entrare, mentre io li
stavo
guardando come un’ebete.
-“Oh,
ehm… qualche problema?” azzardai, facendomi da
parte e permettendoli di
oltrepassare la soglia.
-“Volevamo
parlarti.” disse il leader.
Inutile
dire che mi sorprese il fatto che fossero proprio loro due a volermi parlare.
-“Perché
voi?” non riuscì a tenere per me quel pensiero.
-“Diciamo
perché siamo i meno coinvolti nella tua situazione
sentimentale e ciò può
agevolare la conversazione.” Hyun-Seung mi sorrise, cercando
di
tranquillizzarmi con un semplice sguardo.
-“Ditemi
pure.”
-“Abbiamo
notato che è tutto il giorno che te ne stai in silenzio e
con l’espressione
imbronciata.” cominciò il più grande.
“È anche vero che è da una settimana
che
la situazione è simile, e non voglio toccare
quell’argomento, ma oggi ci sei
sembrata particolarmente distante, ecco.”
-“Con
ciò volevamo chiederti se hai qualcosa da dirci al
riguardo.” concluse Seung.
Cos’avrei
dovuto fare? Dirglielo? Beh, mi sembrava la cosa
più intelligente da fare. Nonostante avessi voluto
aspettare, mi resi conto che
non era corretto nei loro confronti.
-“Io…”
cercai le parole giuste, mentre il mio sguardo rimaneva fisso sul
pavimento.
“Io dovrei partire questo venerdì. Me ne torno a
Los Angeles.”
Alzai
il volto per osservare le loro reazioni. Sembravano entrambi sconvolti
dalla
notizia che li avevo appena dato.
-“Q-
questo venerdì?!” esclamò Doo-Joon,
alzando notevolmente la voce.
Temetti
addirittura che lo avessero sentito persino dalla sala, e la cosa non
mi
piacque affatto, anzi, mi metteva in ansia. Non volevo sapere come
l’avrebbero
presa gli altri. Soprattutto Gi-Kwang.
-“È
forse per via di lui?”
volle sapere
il minore.
Io
annuii con un cenno del capo, era inutile continuare a mentire. Le
bugie non
avrebbero risolto assolutamente nulla.
-“Vuoi
dirlo te agli altri?” continuò Hyun-Seung.
-“Si…è
meglio.” risposi. “E mi sa proprio che mi conviene
farlo ora.”
I
due ragazzi confermarono la mia ipotesi muovendo le testa verso il
basso.
Presi
un profondo respiro, come facevo ogni volta che ero in
difficoltà, e mi diressi
nel salone, con l’intento di annunciare la cosa a tutti.
Appena
li raggiunsi, mi guardarono stupiti da quella mia improvvisa
riapparizione.
Cercai
lo sguardo di ognuno di loro, Gi-Kwang compreso, non mi interessava
affatto se
lui non voleva intercettare il mio.
-“Io
dovrei dirvi una cosa…” cominciai, un
po’ intimorita, nonostante sentivo la
presenza del leader e di Hyun-Seung dietro di me che, in qualche modo,
mi
confortava un po’.
Gli
altri aspettarono in silenzio che continuassi, ma li tenni
inconsapevolmente
sulle spine più del dovuto. Doo-Joon mi posò una
mano sulla spalla, a mo’ di
carezza, per incoraggiarmi a proseguire.
-“Ecco…io…
io parto questo venerdì. Torno a Los Angeles.”
Nello
stesso istante in cui lo dissi, i miei occhi si abbassarono
automaticamente
verso il basso. All’improvviso non volevo più
guardarli in faccia.
Ma,
dopo qualche secondo di silenzio forzato, mi sforzai di rialzare
nuovamente il
capo per osservarli uno alla volta.
Il
primo che guardai fu Dong-Woon. Nonostante
negli ultimi tempi sembrava essersi distaccato, per così
dire, in quel momento
sembrava tutt’altro che indifferente. Era letteralmente
sbiancato, mentre
cercava di evitarmi.
Poi,
passai a Yo-Seob, e vederlo fu più doloroso di quanto avessi
potuto immaginare.
Se ne stava immobile, con lo sguardo
puntato verso il pavimento, mentre le sue spalle si alzavano
impercettibilmente.
Anche
Jun-Hyung era più o meno nella sua stessa posizione, con
un’unica differenza. Il suo corpo
tremava appena come quello del
visual maknae, ma i suoi occhi erano puntati nei miei e sembravano
implorarmi,
mentre la sua mente stava ancora cercando di metabolizzare la cosa.
Gi-Kwang
me lo tenni per ultimo. Non seppi neanche dove trovai la forza di
guardarlo in
faccia, e mi meraviglio tutt’ora. Il
suo
sguardo sembrava lontano dal mio,
perso nei suoi pensieri, e i suoi occhi ricordavano i treni in corsa;
la sua
espressione era impassibile e fredda, non accennava minimamente a far
trasparire nemmeno una singola emozione. Sembrava in
trance…e dolorosamente lontano.
_Gi-Kwang
Per
me quella notizia fu come la goccia che fece traboccare il vaso.
Mi
ero costretto a fingere indifferenza nell’ultima settimana,
non riuscivo più a
guardarla negli occhi. Non dopo ciò che aveva fatto.
Volevo
perdonarla, ma non ce la facevo. Era una cosa che non
ero in grado di gestire a mio piacimento, era lei a gestire me, ed io
potevo
solamente sottostare al suo volere.
Anche
in quel momento, il mio unico desiderio era
abbracciarla e chiederle di rimanere al mio fianco… per sempre. Si, “per
sempre” mi sembrava il tempo perfetto da
passare con lei, me ne rendevo conto in quel momento più che
mai.
Invece,
l’unica cosa che riuscii a fare fu quella di fissare
il vuoto davanti a me, e posso giurare che la mia espressione era
diventata una
maschera indecifrabile.
Ma, in
realtà, dentro stavo scoppiando ed il dolore mi stava
dilaniando il petto come in una lenta tortura senza fine.
Sapevo
che stavo letteralmente per esplodere, e non volevo
che ciò avvenisse davanti a tutti loro. La mia sofferenza
doveva essere patita
in solitudine, non volevo coinvolgerli, altrimenti avrei definito il
mio gesto
da egoista.
Così,
constatando che sarei riuscito a trattenermi per
massimo un minuto, mi alzai di scatto dal divano su cui ero seduto e mi
diressi
velocemente in camera, sbattendo la porta con tanta forza da farla
vibrare
contro le pareti.
Presi
la prima cosa che mi capitò a portata di mano, in
questo caso un quaderno, e lo scaraventai contro il muro, poi trovai un
paio di
scarpe per terra e diedi un calcio alla più vicina, come se
ciò potesse
alleviare quella sensazione di devastazione interna che sentivo fin
troppo
bene.
Poi mi
gettai sul letto, affondando con la testa nel
cuscino.
Mi
chiesi se era normale soffrire così per una ragazza. E mi
risposi che, si, era normale quando la si amava con tutto sé
stesso.
Venerdì…
era troppo vicino per i miei gusti. Si sarebbe
trattato di appena sei giorni circa, poi lei sarebbe scomparsa dalla
mia vita,
giusto?
Non
potevo permetterlo, ma ormai così era stato deciso, a
quanto pareva le carte in tavola erano quelle.
La cosa
migliore da fare, in quel momento, mi sembrava
l’indifferenza più totale. Forse, così,
la sua partenza sarebbe stata più
vivibile per entrambi.
Ma…che
senso aveva se ci
amavamo? Pensai veramente “ci”,
noi…
Io la
amavo di sicuro, e lei… lei?
“Fanculo!”
pensai, chiudendo gli occhi e mettendo a tacere
tutti gli altri miei sensi.
Sentii
qualcuno bussare alla porta, ma ero incapace di
reagire. Ero incapace di tutto.
Yo-Seob
entrò comunque, sedendo accanto a me e stringendomi
in un abbraccio. Lui sapeva quanto lei era importante per me, e doveva
sapere
anche quanto io lo fossi per lei. Ma ero troppo stupido ed intimorito
per
chiederglielo.
Cercò
di consolarmi con poche parole di conforto, ma quasi
non le sentii.
Era
come se niente e nessuno avesse potuto darmi alcun tipo
di consolazione al momento. Ero solo…
Solo con
il mio dolore.
Annyeong! Mi
prenderete per scema se vi dico che anche stavolta mi sono dimenticata
di postare prima??!! Il capitolo era pronto già da tre
giorni, ma col fatto che scrivo contemporaneamente un'altra storia, non
ricordo mai quale delle due ho già postato e quale no -.-".
Scusatemi ancora se vi ho fatto aspettare sei giorni o.O A me sembrano
tanti! Andando alla storia... beh, vado subito all' angolo domande: 1. Cosa ne pensate della
partenza anticipata? Eve
deve essere impazzita o.O. 2. Chi di loro
sentirà più la sua mancanza? Domanda
sciocca, lo so... 3. Vi
aspettavate questa reazione da parte di Kiki? O pensavate che avrebbe
reagito meglio/peggio? Ma come saranno
premurosi DooJoon e HyunSeung?!! *-* Io li vedo così anche
nella realtà, non so perchè... Uno è
il leader, quindi un pò gli tocca di dovere, ma anche Seung
sembra un tipo affidabile u.U *parla a vanvera, come se non lo facesse
abbastanza* Va beh, dai! Alla prossima! Kisses,
Alice...
RINGRAZIAMENTI:
Anche stasera i miei
grazie vanno alle mie recensitrici fedeli (oltre a chi legge) *-* : macky_love, lil_monkey,
Yoona Hye e Ace_B2uty95!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 16: To leave or not to leave? ***
Capitolo
16: “To leave or not to leave”
_Evelyn
Il giorno della
mia partenza era arrivato. Avevo
preparato le valige la sera precedente, poco prima di andare a dormire,
anche
se il sonno non mi aveva visto neanche da lontano.
Avevo passato
l’intera notte in preda alla tristezza
più totale, rigirandomi tra le lenzuola e impregnandole di
lacrime.
Ognuno di loro
aveva provato a farmi cambiare idea,
si erano tutti quanti intestarditi nel trovare una scusa per
convincermi a
rimanere. Tutti tranne lui. E
questa
era la cosa che mi faceva più male.
Quindi, quando
mi “svegliai” quella mattina, con due
occhiaie evidenti sotto gli occhi, sembravo una ragazza mezza viva e
mezza
morta. Perché in fondo quello non era vivere, a mio parere
il termine giusto
era sopravvivere.
Fu
così che mi ritrovai a pensare a tutta
quell’assurda e meravigliosa esperienza che sembrava ormai
giunta al termine.
Il
primo giorno in cui incontrai i B2ST,
in Malaysia durante il concerto a cui
partecipavano anche i miei fratelli e Tomo,lo ricordavo come se fosse
passata
appena una notte. Il primo approccio che cercai di instaurare con loro
fu
alquanto imbarazzante, ma se pensavo a dove mi aveva portato, non
potevo certo
rimpiangere la mia figuraccia.
Da quel
giorno niente era più stata la stessa cosa, nemmeno
io. Ero cambiata in quei pochi mesi, ed avevo riscoperto una parte di
me che
credevo fosse andata persa da tempo.
E avevo
portato a termine il mio scopo… ero riuscita a
ballare. Potevo anche ritenermi abbastanza brava, visto il poco tempo a
disposizione che avevo avuto, ed il merito andava a quei sei splendidi
ragazzi
che mi ero ritrovata come insegnanti. Il loro manager, però,
non aveva ancora
avuto modo di vedermi ballare, e non ne avrebbe più avuto
l’occasione.
L’idea
di dover partire davvero mi stava devastando, come
avrei fatto senza di loro?
Mi
sarebbe mancato il leader con le sue ramanzine quando
qualcuno di noi faceva qualcosa di sbagliato. Quel leader che si
prendeva cura
di tutti, nessuno escluso, e mi aveva accolto come avrebbe fatto un
perfetto
Hyung… Perché Doo-Joon era proprio quello, un
meraviglioso Hyung.
Mi
sarebbe mancato perfino Hyun-Seung, nonostante fosse
stato quello con cui avevo legato di meno. Il suo tono pacato, le sue
spiegazione efficienti su qualunque cosa, le sue
risate…sarebbero rimaste per
sempre nei miei ricordi.
Mi
sarebbe mancato Dong-Woon. Lui e il suo sguardo
maledettamente intenso, il quale mi aveva dannato all’inizio
dell’avventura. Mi
aveva fatta soffrire, avevo pensato di essere un peso per lui, ma da
quando
avevo scoperto che non era così ed era venuta a galla la
verità, avevamo
instaurato un bel legame, escludendo le piccole incomprensioni di
percorso.
Mi
sarebbe mancato Jun-Hyung. Non avrei dimenticato niente
di lui, soprattutto le sue labbra soffici e il suo tocco dolce e deciso
allo
stesso tempo. Avevo provato attrazione per il rapper, non potevo
negarlo, e
forse avrei potuto provare anche qualcosa di più. Ma era
arrivato troppo tardi.
Il mio cuore ormai apparteneva ad un altro.
Mi
sarebbe mancato Yo-Seob. Il mio piccolo angelo custode.
Le sue risate, le sue facce buffe, la sua dolcezza, i suoi abbracci
confortanti, i suoi sorrisi celestiali, le discussioni che facevamo
prima di
dormire….cristo! Senza di lui mi sarei sentita mezza vuota.
Come avrei fatto da
sola?
Mi
sarebbe mancato Gi-Kwang, non mi interessava se lui non
la pensava come me, non me ne fregava niente se, forse, io non gli
sarei
mancata affatto. Io lo avrei ricordato sempre e comunque. Le sue
braccia forti
che mi stringevano, le sue mani che mi accarezzavano, i suoi baci
bollenti, le
sue sfuriate di gelosia. Non avrei mai dimenticato niente di lui, avrei
conservato ogni singola cosa nel mio cassetto dei ricordi, chiudendolo
a chiave
per farne un tesoro intoccabile. Lui era stato il mio primo vero amore.
Qualcuno
bussò, costringendomi ad interrompere il filo dei ricordi.
-“Avanti.”
la mia voce fuoriuscì un po’ gracchiante, e mi
accorsi che una lacrima mi stava
scivolando lungo una guancia. Così, mentre la porta si stava
aprendo, me
l’asciugai velocemente con il dorso della mano.
Yo-Seob
sbucò dal nulla. Fu la prima volta che vidi un sorriso falso
sulle sua labbra.
-“Allora,
sei pronta?” fingeva di essere contento per me, solo per non
farsi travolgere
dalla tristezza. Sapevo che non sarebbe mai potuto essere felice della
mia
partenza, ormai lo conoscevo troppo bene. “Torni a Los
Angeles! Così non
sentirai più la mancanza della tua casa!” altro
finto entusiasmo.
Lo
abbracciai di slancio, rifugiandomi nell’incavo del suo collo
ed inspirando
profondamente il suo profumo. Anche quello mi sarebbe mancato.
-“Ma
sentirò la vostra
mancanza.”
sussurrai, marcando bene l’aggettivo.
-“Anche
tu ci mancherai.” disse
lui,
appoggiando il mento sulla mia testa. “Fatti sentire spesso!
Hai i nostri
numeri di telefono, le nostre e-mail, insomma hai tutti i nostri
contatti, e sai
dove viviamo. Non sparire nel nulla eh!”
Quella
raccomandazione fu un po’ come una conferma della mia
partenza, dandomi un
assaggio di come sarebbe stato il mio futuro da lì in poi.
Ovvero messaggi,
chiamate, e-mail, visite sporadiche… era tutto
così deprimente.
-“Te
lo prometto.” giurai. Meglio deprimermi un po’ che
interrompere del tutto i
contatti con loro.
Ci
staccammo svogliatamente dall’abbraccio. Era arrivato il
momento di andare.
Così trascinai le valige fino all’ingresso, dove
mi stavano aspettando tutti
quanti.
Mi
guardai intorno un’ultima volta, cercando di imprimere nella
mente ogni singolo
particolare di quell’appartamento.
-“Andiamo
allora!” esclamò Doo-Joon, schioccando la lingua
per sottolineare il suo
disappunto. Non volevano che me ne andassi, ma ormai si erano
rassegnati.
Il
tragitto che ci separava dall’aeroporto fu breve, come al
solito. Una volta
arrivati a destinazione raggiungemmo i miei fratelli e Tomo, dopo aver
fatto il
check-in. Il nostro aereo sarebbe partito da lì dopo una
decina di minuti.
Indossai
un sorriso finto, come quello che mi aveva rivolto poco prima Seobie.
Poi li
salutai tutti, abbracciandoli uno alla volta e trattenendo a stento le
lacrime
che mi offuscavano la vista.
-“Mi
raccomando, fai la brava.” disse il leader, facendomi
sorridere appena.
-“Pensaci
ogni tanto.” Hyun-Seung. Come se ci fosse stato bisogno di un
invito verbale
per farlo! Sorrisi di nuovo.
-“Ce
la puoi fare.” Dong-Woon. Ero sicura che anche lui ce
l’avrebbe fatta.
-“Scusami,
se non fosse stato per me, forse ora non dovresti andartene.”
Jun-Hyung. Ancora
con ‘sta storia?! Era stata colpa mia, punto.
-“Non
leggere troppo e allenati.” Yo-Seob, sempre il solito
premuroso.
Poi
fu la volta di lui, ma non ebbi la
forza di abbracciarlo, sarebbe stato troppo. Così mi limitai
a guardarlo negli
occhi. Niente parole, niente gesti, dimostrazioni di affetto o altro. Niente.
Avrei
voluto poterlo toccare un’ultima volta, assaporare le
sue labbra carnose… ma non lo feci. Altrimenti non avrei
avuto il coraggio di partire.
I
Leto e Tomo salutarono tutti e sei i ragazzi amichevolmente, poi si
incamminarono verso l’aereo. Io li seguii a qualche metro di
distanza con la
testa rivolta verso il basso e le spalle ricurve.
Mentre
procedevo lentamente, mi costrinsi ad alzare lo sguardo.
L’immagine sovrastante
dell’aereo che mi avrebbe portato definitivamente via dalla
Corea del Sud stava
diventando sempre più nitida.
“Addio”,
pensai.
_Gi-Kwang
La
stavo osservando mentre camminava verso la sua meta, cercando ancora di
elaborare
la cosa.
Durante
gli ultimi giorni avevo mantenuto attentamente
le distanze con un atteggiamento indifferente, come
d’altronde avevo
fatto durante l’intera ultima settimana.
Avrei
voluto implorarla di restare, mi sarei addirittura
inginocchiato al suo cospetto per farle cambiare idea. Ma non
l’avevo fatto;
c’era qualcosa che me lo aveva impedito.
Ora,
però, mentre la guardavo allontanarsi sempre di
più da
me, mi resi conto di quanto ero stato stupido.
Come
avevo fatto ad ignorare la cosa? Speravo forse che si
risolvesse tutto da solo? Magari pensavo di sognare e credevo
fermamente che mi
sarei risvegliato da un momento all’altro, riscoprendola
ancora al mio fianco.
Non
riuscii più a trattenermi, e delle lacrime amare
sgorgarono abbondantemente dai miei occhi, riversandosi sulle mie
guance e
bagnandomi completamente il volto.
Quella
era la situazione in cui mi ero ridotto. Si, perché
ero stato io ad infliggermi quella sofferenza a cui avrei potuto porvi
fine
facilmente, già da tempo.
Sentii
una mano posarsi sulla mia spalla, quasi insistentemente. Di malavoglia
distolsi lo sguardo da Evelyn, voltandomi verso colui che mi
stava… spingendo?
-“Cosa
diamine stai aspettando?” mi chiese Yo-Seob, sgomentato.
Già,
cosa stavo aspettando? Ormai si stava facendo tutto più
chiaro e dovevo porre rimedio all’errore madornale che avevo
compiuto. Mi
accorsi anche del poco tempo che mi rimaneva per farlo.
Così
sorrisi a Seobie, sperando di dimostrargli tutta la gratitudine e
l’affetto che
provavo nei suoi confronti.
Poi
le mie gambe cominciarono a muoversi in avanti, senza che me ne
accorgessi, ed
improvvisarono una corsa un po’ impacciata.
-“Evelyn!”
urlai con tutto il fiato che avevo in gola, facendo voltare alcuni
passeggeri
curiosi. Mi sembrava di essere in un film strappalacrime.
Ciò
che avvenne dopo fu talmente veloce che a stento riesco a descriverlo.
Eve si
voltò verso di me con un movimento deciso della
testa, e il suo sguardo incontrò il mio, riscoprendolo
ancora umido, a causa
del pianto precedente non ancora interrotto.
Poi
piantò le valige per terra e cominciò a corrermi
incontro, sotto lo sguardo stupito dei suoi accompagnatori.
Io
continuai a correre verso di lei, impaziente di
stringerla a me.
Fu
questione di qualche secondo e le nostre braccia si
incontrarono quasi dolorosamente, unendoci in un abbraccio mozzafiato.
Le
nostre labbra, ancora bagnate, si cercarono affamate,
dando vita ad un bacio straziante e dolce allo stesso tempo, fino a
farmi
dolere il labbro inferiore, ma non me ne curai.
La
presi letteralmente in collo, mentre lei stringeva le
gambe intorno alla mia vita, senza interrompere il bacio che ci stavamo
scambiando.
-“Resta.”
Il mio respiro era affannato, ma la implorai comunque come avrei dovuto
fare da
tempo.
-“Resto?”
la sua era una domanda retorica.
Io
annuii energicamente con il capo. Lei,in risposta, mi baciò
di nuovo,
togliendomi nuovamente il fiato.
-“È
un si?”domandai speranzoso.
Stavolta
fu lei ad annuire, ed in quel momento non c’era
nient’altro al mondo che mi importava. Ciò che
riuscivo realmente a guardare
era solo il suo volto così vicino al mio.
Eravamo
solo io e lei. Cos’altro contava? Per me
nient’altro.
_Evelyn
Ricordai
improvvisamente che i miei fratelli erano rimasti sulla scaletta
dell’aereo e
probabilmente mi stavano aspettando. Così mi allontanai
lentamente dalle sue
labbra, nonostante il mio desiderio fosse stato un altro.
-“Devo…avvertirli.”
dissi con il fiatone. Sembrava che avessi corso una maratona, ma la
fatica non
la sentivo. Ero completamente invasa da una gioia devastante.
In quel
momento era come se niente avesse potuto farmi del
male.
Lui
annuì ancora una volta con un cenno del capo, prima di
mettermi giù. Quando i
miei piedi toccarono di nuovo terra, scoprii che le mie gambe erano
diventate
improvvisamente molli.
-“Ti
accompagno.” disse, notando la mia instabilità e
scoppiando in una risata
fragorosa. Con ciò si meritò una lieve pacca sul
collo, ma ero troppo felice
per potergli fare “davvero male”.
Finalmente
mi sentivo di nuovo nel posto giusto, al momento
giusto. Ma soprattutto…con il ragazzo giusto.
Così
arrivammo da loro, mentre cercavo di mantenermi stabile nel migliore
dei modi.
-“Jared,
Shannon, Tomo…i-io…” non mi diedero
tempo di continuare, interrompendomi tutti
e tre contemporaneamente con un cenno della mano.
-“Abbiamo
capito, tranquilla. Noi, però, dobbiamo andare
ormai.” la voce di Jared era
triste, ma sapeva che era ciò che volevo davvero, quindi
comprendeva il mio
gesto. Ma c’era una cosa che non mi avevano lasciato
specificare.
Io non
volevo posticipare la mia partenza, io volevo
eliminarla del tutto.
Volevo
rimanere lì per un tempo indeterminato, finché
tutto andava bene non sarei più
tornata a Los Angeles. Ma
non sapevo
come dargli la notizia, e soprattutto temevo la reazione di mia madre.
L’avrei
lasciata sola. Avrebbe sofferto?
Ero
un’egoista, ma ne sentivo il bisogno. Io necessitavo
di restare.
-“Jared…
io voglio rimanere qui definitivamente. Fino a che le cose procederanno
bene
voglio vivere qui. Mi troverò un lavoro, e se è
necessario una casa. Voglio
passare il mio futuro in Corea.” dissi tutto il
più velocemente possibile,
anche perché l’aereo doveva partire di
lì a poco.
-“Evelyn,
lo avevamo già capito da tanto e ne avevamo già
parlato con nostra madre.
Constance ha detto che qualunque cosa tu faccia, qualunque sia la tua
scelta,
sa che lo fai perché ci tieni davvero. Ha detto che
è fiera di te, e, anche se
sentirà la tua mancanza, se ne farà una ragione.
Però…” tirò fuori un sorriso
quasi birichino “Dovrai venire a Los Angeles a trovarci!
Molto spesso! Insieme
a loro se vuoi! Ogni volta che puoi, prendi l’aereo e vieni,
e noi faremo
uguale. Poi ne riparliamo anche per telefono! Ora dobbiamo
andare.”
Le
sue parole furono per me come la chiave per la felicità. Li
abbracciai tutti e
tre con forza.
-“Piccolina,
non farci preoccupare eh! Continua a chiamarci spesso!”
Shannon mi stava
letteralmente stritolando.
-“Ricorda
di imparare bene le facce pazze, così quando ci rivediamo
potremmo fare un
album fotografico. Ah ah ah!” Tomo non si smentiva mai.
-“Cosa
più importante, continua ad essere nostra fan eh!”
la DivaH doveva sempre dire
la sua perla di saggezza. “E quando diventerò un
ninja affermato, mi basterà il
teletrasporto per venire da te, quindi, occhio a ciò che
fai.”
Gli
tirai uno schiaffo leggero sulla spalla, roteando gli occhi. Era da
tanto che
non lo facevo. Poi salirono definitivamente sull’aereo,
così fummo costretti a
tornare dagli altri, mentre loro decollavano.
Guardai
il cielo fino a che non divennero un punto appena visibile nascosto tra
le
poche nuvole, e, quando mi girai verso i Beast, mi ritrovai cinque paia
di
occhi felici puntati addosso.
-“Sei
rimasta!!!” esclamò Seobie, per poi abbracciarmi,
costringendomi a sfilare la
mano da quella di Gi-Kwang.
Dopo
un primo momento di euforia generale, uno di loro mi fece notare cosa
avrei
dovuto fare.
-“Mi
sa proprio che c’è un paio di valige da
disfare!” il leader aveva preso il
controllo della situazione ancora una volta. “Quindi, cosa
aspettiamo?! Andiamo
a casa nostra!”
Detto
e fatto. Giungemmo all’appartamento in meno che non si dica.
Mi precipitai
subito in camera e cominciai a togliere tutti i miei vestiti e il resto
delle
cose dalle valige, per rimettere tutto dov’era prima.
Una
volta che ebbi sistemato tutto mi guardai intorno soddisfatta. Quello era il mio posto.
Durante
il pranzo di quel giorno chiacchierai come non facevo più da
una settimana a
quella parte. L’atmosfera che si era ricreata rendeva tutto
ancora più
emozionante.
La
mia scelta di rimanere era stata ben voluta da ognuno di loro, e la
sorpresa
era ancora ben evidente nei loro volti sorridenti.
-“Per
quanto resterai?” mi domandò allora Dong-Woon,
cercando di non sembrare
precipitoso, visto che loro ancora non sapevano niente della mia
decisione.
-“Veramente
io…”
-“Lei
non partirà più.” Kikwang
finì la frase al posto mio, incapace di starsene in
silenzio.
-“Nel
senso che rimarrà a vivere definitivamente qui in
Corea?” Jun-Hyung per poco
non sputò l’acqua che stava per bere, colto alla
sprovvista.
-“Esattamente!”
esclamai. Non riuscivo più a trattenere la mia
felicità.
-“Ma
è una notizia fantastica!” Yo-Seob
batté le mani eccitato. Sembrava un
angioletto pronto ad innalzarsi in un volo gioioso.
M’immaginai quella scenetta
e scoppiai a ridere. “Che ho detto di male?”
domandò, imbronciandosi.
-“Non
è ciò che hai detto. Ma ciò che hai
fatto!” dissi, cercando di smettere di
ridergli in faccia. Lui mi guardò storto, mentre porgeva il
labbro inferiore
verso il basso.
Il
resto del pranzo fu consumato così tutto il tempo, tra una
battuta e un’altra,
mentre la contentezza regnava suprema.
Nel
pomeriggio, mentre i ragazzi erano riuniti nel salone a discutere di
lavoro, mi
venne in mente un’idea ristoratrice, per così
dire.
Decisi
di rilassarmi un po’ nella vasca a idromassaggio. Dopo tutto
lo stress
settimanale che avevo subito, era proprio ciò di cui avevo
bisogno.
Così
mi ritirai nella mia stanza per prepararmi. Optai per un costume a due
pezzi
viola, poi presi il primo asciugamano che trovai in uno scaffale
dell’armadio
e, dopo averlo avvolto intorno al corpo, mi diressi in bagno, cercando
di fare
il minor rumore possibile.
Entrai
e mi richiusi la porta alle spalle, accompagnandola lentamente. Poi mi
avvicinai alla vasca e abbandonai l’asciugamano per terra,
lasciandolo cadere.
Una
volta che fu riempita d’acqua, vi entrai cautamente, stando
attenta a non
scivolare. La sensazione che mi invase non appena fui completamente
immersa fu
a dir poco piacevole. Così mi lasciai andare alla
tranquillità più totale, chiudendo
gli occhi per estraniarmi dal mondo intero.
Parecchio
tempo dopo, forse un’ora, un lieve cigolio mi riscosse da
quella pace appena
trovata. Avevo dimenticato di mettere il foglio fuori con su scritto
che c’ero
io lì dentro.
Aprii
gli occhi di scatto, e la visione che mi si presentò davanti
fu un colpo al
cuore.
Gi-Kwang
era rimasto sull’uscio della porta, come se fosse stato
immobilizzato, con solo
un costume a cingergli i fianchi. I suoi pettorali erano qualcosa di
inumano,
così come gli addominali ed il resto dei suoi muscoli.
Per
non parlare del suo volto e di quel sorriso un po’
imbarazzato e un po’
malizioso che aveva appena sfoderato.
Mi
alzai in piedi ed uscii velocemente dalla vasca, sgocciolando su tutto
il
pavimento. L’asciugamano non lo raccolsi, ero troppo
impegnata a fissare il mio ragazzo.
_Gi-Kwang
Uscì
dalla vasca, spargendo gocce d’acqua ovunque, ma il mio
sguardo si soffermò su
quelle che le imperlavano la fronte e le ricoprivano tutto il resto del
corpo
slanciato. Un brivido mi attraversò la schiena, facendomi
fremere di desiderio.
Ero
andato in bagno con l’intento di fare ciò che
stava facendo lei prima che la
disturbassi. Ma temevo che le mie prossime azioni avrebbero avuto
tutt’altro
scopo.
Lei
si accucciò per afferrare l’asciugamano e
cominciò ad asciugarsi velocemente le
braccia, la pancia e le gambe, per non bagnare ulteriormente per terra.
Poi lo
usò per massaggiarsi la cute, cercando di asciugare almeno
un po’ i capelli.
-“Io
qui ho finito.” annunciò una volta fatto, mentre
si copriva dietro il panno.
Subito dopo mi passò accanto per raggiungere la porta ed
uscire.
Io
la afferrai per un braccio, bloccandola dov’era e impedendole
di fuggire via da
me.
-“Dove
pensi di andare?” le chiesi, con una punta di malizia
accentuata.
-“In
camera.” replicò prontamente, guardandomi con un
cenno di sfida.
-“E
se ti accompagnassi?”
-“Non
con gli altri in casa.” sembrò quasi implorarmi.
-“Gli
altri sono usciti. Non te ne sei accorta?” insistetti. Doveva
aver perso la
cognizione del tempo mentre se ne stava nella vasca a idromassaggio.
Arrossì
visibilmente, e balbettò delle parole di conferma alla mia
prima domanda. Così
raggiungemmo insieme la sua stanza.
Quando
la porta fu chiusa, incapace di trattenermi ancora, la afferrai per i
fianchi e
la attirai a me, facendo combaciare la sua schiena contro il mio petto.
Pensare
che c’era solo il suo asciugamano e il costume a separarmi
dalla sua pelle mi
mandava in subbuglio.
Lei
si girò verso di me, prima di baciarmi a fior di labbra. Poi
sentii le sue mani
intrecciarsi fra i miei capelli, mentre mi mordeva il labbro inferiore.
Io
rabbrividii di piacere e aumentai la stretta sulla sua vita, poi
lasciai che le
mie labbra si dischiudessero permettendo alle nostre salive di unirsi.
Mentre
le nostre lingue danzavano, raggiungemmo inconsapevolmente il bordo del
letto,
dove ricademmo contemporaneamente.
Percepivo
il calore del suo corpo sotto di me come un’ondata di vento
caldo destinato a
ribollirmi dentro. La mia pelle sembrava bruciare al contatto con la
sua, come
se i suoi tocchi fossero stati lasciati da mani di fuoco.
Evelyn
spostò le labbra sulla mia mascella, proseguendo lungo il
collo e lasciandomi
piccole scie di baci lungo il percorso, aumentando
l’eccitazione con la punta
della lingua.
Il
mio costume cominciava a sembrare sempre più stretto, mentre
veniva riempito
dal rigonfiamento dovuto dalla situazione. In preda alla frenesia,
allentai il
nodo del suo asciugamano fino a scioglierlo del tutto, privandola
così di
quell’ostacolo inutile.
La
sua pelle, finora al di sotto di esso, era ancora fresca a causa
dell’acqua
impregnata nel panno, aumentando così la scarica elettrica
che già mi stava
invadendo.
Lei
tolse il mio asciugamano, stringendo le gambe intorno ai miei fianchi e
spingendolo via. Ora c’erano solo i costumi ad impedirci
l’unione completa.
Sentivo
il suo corpo tremare contro il mio per il piacere, poi una sua gamba
scontrò
per sbaglio la mia virilità, mandandomi in ulteriore
confusione. Non riuscivo a
capire più niente.
-“Evelyn…
io…” volevo dirle cosa provavo una volta per
tutte, ma lei me lo impedì,
riprendendo a baciarmi dolcemente.
Senza
quasi rendermene conto le mie mani finirono sul gancio del reggiseno
del suo
costume. Quando me ne accorsi la guardai negli occhi, chiedendole
silenziosamente il permesso. In risposta lei annuì ed io
feci quello che dovevo
fare.
Quell’indumento
finì da qualche parte sul pavimento della stanza, e presto
fu raggiunto anche
dal resto. Infatti, subito dopo, cominciò a giocherellare
con l’elastico del
mio costume, privandomene completamente. Mentre lo faceva una sfumatura
rosea
le imporporò le guance, rendendola ancora più
bella. Poi anche io feci
altrettanto.
I
nostri corpi nudi cominciarono a conoscersi meglio, abituati a
sfiorarsi solo
con gli abiti a separarli. Il mio respiro si fece sempre più
corto, e risuonava
pesantemente nell’aria insieme al suo.
La
guardai nuovamente negli occhi e rimasi incatenato al suo sguardo color
nocciola così intenso. Con un ultimo cenno del capo
acconsentì al momento
decisivo, donandomi il permesso di farla mia.
Il
movimento appena accennato del suo volto che si
abbassava, le sue ciglia scure che le circondavano gli occhi accesi, la
sua
presa decisa sulla mia pelle… quella visione e quel tocco mi
mandarono letteralmente
in estasi. Ed ora mi stava dicendo silenziosamente che potevo accedere
al suo
cuore e al suo corpo.
Il
mio battito cardiaco accelerò, contando i secondi che
passavano. Non interruppi
il contatto visivo neanche per un attimo quando lo
feci. Entrai in lei con dolcezza, facendo attenzione a non
farle
male, sapevo che non era la sua prima volta, e nemmeno la mia, ma
volevo agire
come se lo fosse stato.
Perché
non mi ero mai sentito così con nessuna ragazza prima
d’ora. Non mi ero mai reso davvero conto di cosa significasse
amare, ma in quel
momento ero sicuro e consapevole di cosa fosse l’amore. Con
lei avevo imparato
a capirlo.
Le
sue braccia mi circondarono e le sue mani si aggrapparono alle mie
spalle,
conficcando le unghie nella mia carne. Non provai dolore, nemmeno me ne
accorsi.
L’amore
che provavo per lei
non mi rendeva solo cieco a tutto, ma
anche immune a qualsiasi forma di dolore.
-“Ti
amo.” sussurrò quelle due parole al mio orecchio,
facendomi fremere ancora una
volta.
La sua
voce che pronunciava quella frase mi parve la musica
più bella che avessi mai sentito in tutta la mia vita.
-“Anche
io ti amo.” le dissi, incapace di aggiungere altro.
Avrei
voluto dirle mille cose. Avrei voluto dirgli che avrei
dato la vita per lei, che volevo passare il resto dei miei giorni al
suo
fianco, che ero stato uno stupido perché avevo rischiato di
perderla, ma non ne
fui in grado.
Le
mie spinte si fecero sempre più veloci, fino a raggiungere
insieme l’apice. Al
buio, le nostre ombre erano proiettate sulle pareti come una,
perché non
eravamo più in due tra quelle lenzuola… eravamo
una cosa sola.
Rotolai
di fianco a lei, ancora ansimante e sfinito, e la abbracciai tenendola
stretta
a me. Percepivo i suoi respiri affannati riversarsi sulla pelle del mio
braccio, donandomi una sensazione quasi appagante.
-“Grazie.”
disse con voce flebile. “Grazie per ricambiarmi.”
-“Non
devi ringraziarmi. Sono io che dovrei ringraziare te per essere
così bella, sia
fuori che dentro.”
-“Non
lasciarmi, ti prego.” come richiesta non era affatto
difficile da compiere.
-“Non
lo farò, piccola mia.”
Continuai
a tenerla contro il mio petto, accarezzandole dolcemente i capelli e la
fronte
imperlata di sudore. Mentre ci stavamo addormentando compresi una
cosa…
Ormai
una delle frasi famose riguardanti l’amore valeva
anche per me. L’avevo provato sulla mia pelle, e potevo
confermarla, però con
una mia aggiunta personale.
“L’amore
non è una scelta… è uno
Shock!”
E come
“shock” a me andava più che bene.
*Si asciuga una
gocciolina di sudore, poi saluta le lettrici con la manina* Waaa, che
fatica! Non riesco a credere di essere riuscita a scrivere
così tanto, è il capitolo più lungo
che io abbia mai prodotto! Solo per voi eh! Per non parlare della scena
finale... temevo venisse male. Come avrete notato non ho voluto
esagerare, anche perchè non mi riesce scrivere certe scene
ç__ç. Ok, dopo questo sproloquio senza
senso, ho
un annuncio da farvi *alza già
le bracci in segno di difesa* : questo è
l'ultimo capitolo! Ora non mi resta che scrivere l'epilogo!
ç__ç *stavolta si
asciuga una lacrimuccia* Oggi l'angolo domande non ci sarà,
vi dò libero sfogo, scrivete tutto quello che vi passa per
la testa riguardo a questa storia, mi rendereste davvero felice, poi
ora che è giunta al termine...anzi no, la recensione finale
è meglio riservarla all'epilogo, è più
figo *-* ahahaha... Beh, non so cos'altro dire, davvero...
Alla prossima!! Kisses, Alice...
PS: Non è
finita eh, anche se da ciò che è scritto sembra
così, ma manca l'EPILOGO!!! Il quale sarà proprio
come un capitolo, quindi... vi aspetto!
RINGRAZIAMENTI:
Ora
più che mai devo dirvi grazie per avermi supportato fino
alla fine, vi voglio bene anche se non vi conosco u.U Un grazie
speciale va a: lil_monkey,
macky_love, Yoona Hye, e,
con un affetto particolare a Ace_B2uty95
per aver creduto in
questa storia sin dal primo capitolo, senza nulla togliere alle altre
eh! Vi lovvo tutte <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** EPILOGO: A New Life ***
“LOVE
ISN’T A CHOICE…IT’S A SHOCK!!”
EPILOGO:
“A New Life!”
_Evelyn
Erano
passati tre mesi precisi da quando decisi di rimanere a Seul, ed erano
stati i
mesi più belli della mia intera esistenza.
Ero
riuscita a trovare un posto in cui vivere, ma, soprattutto, a trovare
persone
che mi amassero per ciò che ero. E non c’era
vincita più grande di quella per
me.
Avevo
una nuova famiglia, avevo degli amici, avevo lui.
Non avrei potuto chiedere niente di più.
Poi,
si era aggiunta una novità a tutto. Una cosa che avrebbe
cambiato
definitivamente la mia vita, rendendola più impegnativa si,
ma anche più
felice. Era qualcosa di indescrivibile, e comportava bensì
il coinvolgimento di
due persone in primis.
Forse
avete già capito… ero rimasta incinta,
e
dovevo dare la notizia a Gi-Kwang.
Quella
mia nuova situazione mi avrebbe costretto a smettere di lavorare, ma
avevo già
avuto il mio momento di gloria, quindi non lo interpretai come un
problema. Ah,
già! Ancora non vi ho detto in cosa consisteva il mio
lavoro…beh, ogni tanto
venivo chiamata per ballare nelle coreografie degli idols. Alla fine ci
ero
riuscita.
Insomma,
l’unico problema che poteva portare il mio stato era una
maggiore attenzione da
parte di lui nei miei confronti e
in
quelli del bambino, ovvero una maggiore disattenzione
sul lavoro. Ma mi ero promessa di impegnarmi completamente in quella
nuova
responsabilità, cercando il più possibile di
alleggerire i doveri di Kikwang.
Ed
ora era arrivato il momento di dargli la notizia, visto che
l’avevo scoperta io
stessa quella mattina. Così, aspettai che tornassero dalle
prove per il nuovo
video.
Ero
agitata, non potevo negarlo, ma pensai subito alla gioia che una nuova
vita
avrebbe potuto portare nella nostra. Forse ero un po’
giovane, venti anni e
diventare madre non sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma non lo
sarebbe stato
mai. Io mi sentivo pronta, ed importava solo questo.
Sentii
il rumore della chiave inserirsi nella serratura della porta
d’ingresso, per
poi scattare ed aprirla, permettendo ai ragazzi di entrare.
Li
salutai uno per uno, chiedendo loro come era andata a lavoro, ma dalle
espressioni che avevano dipinte in faccia si vedeva chiaramente che
erano
sfiniti. Mi dispiacqui, così mi promisi di prepararli una
cena sostanziosa e
appagante, almeno avrebbero recuperato le forze, anche se di poco.
Poi,
presi Kikwang per mano, dicendogli che dovevo parlargli.
Così lo condussi
velocemente in camera, impaziente di dargli la notizia. Gli altri non
si fecero
troppe domande sulla nostra “fuga” momentanea,
ormai ci stavano facendo
l’abitudine a vederci scomparire di tanto in tanto.
Lo
feci letteralmente sedere sul bordo del letto, facendo forza con le
mani su
entrambe le sue spalle. Lo sguardo che mi rivolse era a dir poco
confuso. Notai
che non aveva la più pallida idea di cosa dovessi
riferirgli, se ne stava lì
seduto, a guardarmi circospetto, e pazientemente in attesa.
Quando
vide che ero incerta sulla cosa, dato che non sapevo da dove
cominciare, inarcò
leggermente un sopracciglio, spronandomi silenziosamente a parlare.
-“Beh,
ecco… ultimamente non…” era
più difficile del previsto “…non siamo
stati
attenti e… si, insomma, io credo di… hai capito
no?” Perfetto! Non ero riuscita
a formulare nemmeno una frase per intero.
Nonostante
ciò, vidi la sua espressione cambiare velocemente, sembrava
che si stesse
leggermente incupendo mentre
corrugava
la fronte. Assunse addirittura un colore più bianchiccio,
che sembrava indicare
un lieve stato di malessere. Come reazione non prometteva niente di
buono. E
infatti…
-“N-
non può essere.” inspirò profondamente
dalle narici, cercando di elaborare
mentalmente la situazione. “Tu…tu vorresti dirmi
che…che sei…Oddio! Non riesco
nemmeno a dirlo. Non è uno scherzo vero?”
L’ultima
frase mi colpì al petto come se fosse stata una
frustrata. Come dovevo interpretarla?
-“Secondo
te sarei in grado di scherzare su una cosa del genere?”
sbottai offesa ed
incapace di trattenermi. La sua risposta mi aveva ferito, e non
riuscivo a
tenere dentro quella sofferenza improvvisa.
Lui
non sembrò minimamente scalfito dalle mie emozioni, sembrava
entrato in trance.
Fissava il vuoto davanti a sé, ricordandomi quando gli detti
la notizia della
mia partenza. In quest’ultimo caso era stata la tristezza ad
indurlo in quella
situazione… che si trattasse di
infelicità anche ora?
Quel
pensiero arrivò troppo velocemente. Doppia
frustrata al petto.
-“Ho
bisogno d’aria.” sussurrò allora lui,
prima di alzarsi dal letto ed uscire
dalla stanza sbattendo la porta.
Io
mi lasciai cadere sul materasso, congiungendo le mani sul grembo e
torturandomi
le dita a forza di stringerle tra loro. Non sapevo cosa fare, non avevo
la più
pallida idea di come avrebbe potuto reagire, ma non mi aspettavo certo
che
avvenisse così.
Sospirai
pesantemente, rimanendo in silenzio in quella stanza che sembrava
diventata di
ghiaccio. Non fui in grado di fermare le lacrime che ormai scendevano
copiose
sul mio volto. Cos’avrei dovuto
fare? Se
Kikwang non avesse voluto un figlio non avrei abortito, la sola idea mi
dava il
voltastomaco; anche se sapevo perfettamente che ciò avrebbe
potuto
compromettere il nostro rapporto.
Possibile
che fosse sempre tutto così difficile?
Non
mi accorsi subito che in camera non ero più da sola ma si
era aggiunta una
nuova presenza. Le sue braccia forti mi strinsero dolcemente in un
abbraccio,
dandomi quel poco di conforto di cui necessitavo proprio in quel
momento.
-“Grazie.”
più che una parola, il suono che mi uscì fuori
sembrò un sussurro flebile.
Il
rapper non replicò, limitandosi ad aumentare la stretta e
accarezzandomi i
capelli con ritmo regolare e a dir poco tranquillizzante.
-“Cos’è
successo?” chiese poi. “Kiki è appena
uscito, e non mi sembrava molto…calmo,
ecco. Yo-Seob stava per venire da te ma io l’ho anticipato
sul tempo, così è
andato da lui.”
Alzai
lo sguardo per poterlo fissare negli occhi. L’affetto con cui
mi stava guardando
mi spinse a dirgli la verità, tanto, prima o poi, sarebbero
dovuti venirlo a
sapere anche gli altri.
-“Gli
ho appena detto che sono incinta.” dissi, un po’
intimorita anche della sua
reazione.
-“Oh…ehm…wow.”
era imbarazzato, non si poteva non notarlo. “Auguri.
Cioè, si usa fare gli
auguri in queste circostanze, vero?” si portò una
mano al collo, pensieroso.
Quell’immagine
mi fece sfuggire un lieve sorriso, era abbastanza raro vedere Jun-Hyung
in
evidente difficoltà, e la cosa mi divertiva un po’.
-“Si,
credo di si.” risposi, tornando al mio stato
d’animo precedente.
-“Ne
deduco che non l’ha presa molto bene, giusto?”
domandò.
-“Esattamente.
Sembrava quasi che gli scocciasse, ed io non so proprio cosa
fare.”
-“Sono
sicuro che ha solo bisogno di un po’ di tempo per rendersi
conto della
situazione. Credimi, conoscendo la sua idea sui valori della vita,
penso
proprio che si assumerà le sue responsabilità con
piacere. E poi ti ama, quindi
già questo dovrebbe farti capire molte cose.”
-“Spero
che tu abbia ragione.” replicai, non riuscendo
però a dimostrare totale fiducia
nelle sue parole.
In
quel momento, la porta cigolò appena,
rivelando una figura. Più precisamente la sua.
Così,il rapper uscì silenziosamente dalla stanza,
lasciandoci soli a chiarire. Notai
che sullo stipite, fino a qualche secondo prima, c’era anche
Seobie, il quale
lo aveva sicuramente aiutato a ragionare. Alla fine aveva ragione
Jun-Hyung,
anzi… come tempistiche erano state alquanto brevi.
Mi
sforzai di sorridergli, ma ciò che venne fuori fu una
smorfia appena accennata.
Poi lui si sedette accanto a me, prendendomi dolcemente una mano.
-“Scusami
per prima, è solo che…mi hai colto impreparato.
Spero di non averti dato
un’impressione sbagliata. Avrai sicuramente pensato che io
non voglio questo bambino, ma non
è affatto così,
non lo devi pensare neanche. Tutto ciò che riguarda noi due può solo portare gioia
nel mio cuore, e lo sai. Ho solo
paura di non essere in grado di gestire bene la situazione, ho paura di
non
essere un buon padre…non so se mi
spiego…”
Non
lo avevo mai sentito parlare così carico di sentimenti, non
che non avesse mai
fatto un ragionamento serio e ricco d’amore (per
così dire), ma quel suo
discorso aveva più sfumature che stavano a rappresentare
più emozioni messe
insieme, e mi faceva piacere riscoprire anche quel suo lato.
Nel suo
tono di voce c’erano le scuse che mi aveva rivolto,
nonché il risentimento per aver reagito senza pensare.
C’era
l’amore che provava per me e che pronunciava ad alta
voce ogni volta che ne aveva l’occasione, per ricordarmi
quanto fossi amata da
lui.
E poi
c’era quella paura che, in qualche modo, provavo anche
io. Ovvero la paura di non essere in grado di quel ruolo che, forse,
è il più
difficile da affrontare in tutta l’intera esistenza
dell’essere umano e non.
E se
non fossimo stati dei bravi genitori? E se non fossimo
riusciti a farci amare o a fargli capire che noi l’amavamo? E
se… e se qualcosa
fosse andato storto durante la gravidanza?
Era
normale avere questo genere di dubbi, lo sapevo. Quindi, cercai di
trovare le
parole adatte per calmare sia lui che me. Così afferrai il
suo volto tra le
mani, costringendolo a guardarmi negli occhi.
-“Ehi…
sono più che sicura che sarai un ottimo padre
perché so perfettamente che ti
impegni a pieno in qualsiasi cosa. So anche che crescere un figlio
è diverso
dallo svolgere un compito, ma ciò che conta è la
tua dedizione in tutto e
l’amore che sei in grado di dare agli altri, quindi non hai
niente di cui
temere. Tutto verrà spontaneo, non esistono dei veri manuali
in grado di
insegnare il ruolo del perfetto genitore. Quest’ultimo
può esistere solo se si
segue il cuore che ti porta ad amare incondizionatamente il frutto
dell’amore
tra due persone, il sangue del tuo sangue. Dobbiamo solo amare.
E dobbiamo farlo insieme.”
-“Evelyn…come
fai?” sussurrò, sembrava quasi sull’orlo
di una crisi nervosa.
-“A
fare cosa?” domandai a mia volta.
-“A
rendere tutto più… facile.”
-“Non
lo so.” sorrisi per essere riuscita nel mio intento,
scrollando le spalle.
-“Dio
quanto ti amo!” esclamò poi, dirottando
l’argomento verso un'altra direzione.
-“Anche
io ti amo.” replicai.
Le
sue mani si posarono dolcemente sulla mia pancia, accarezzandola
dall’altro
verso il basso e viceversa, ed ogni tanto le sue dita disegnavano
piccoli cuori
intorno all’ombelico.
-“Non
è facile pensare che qua dentro si sta formando una nuova
vita nell’istante
esatto in cui sto dicendo queste parole. Non riesco ancora a concepire
bene la
cosa. Da qui nascerà il nostro bambino.
Mamma Lyn, non sembra incredibile anche a te?”
Risi
di gusto, felice della piega che aveva preso la situazione. Non potevo
desiderare nient’altro.
-“Certo
papà Kwang.”
Continuando
ad accarezzarmi ci baciammo dolcemente, continuando a pensare al nostro
futuro insieme.
Nove
mesi dopo…
_Kikwang
Non
riuscivo ancora a crederci, per me poteva anche trattarsi solo di un
bellissimo
sogno. E invece era la realtà.
Stavo
tenendo tra le braccia nostro figlio,
quel corpicino caldo che si stava adattando alla mia stretta delicata
era del nostro bambino.
L’emozione
che provai in quel momento era struggente. Sentivo le lacrime pungermi
insistentemente agli angoli degli occhi per la felicità,
mentre una nuova
sensazione di calore mi stava afferrando all’altezza del
cuore, avvolgendolo
completamente.
Guardai
mio figlio negli occhi, e mi parve
di
sciogliermi al suolo. Quello sguardo innocente e caldo, ancora ignaro
della
vita e dei segreti del mondo in cui era appena nato, mi fece sentire
una
persona nuova e migliore. Cristo! Ero diventato papà
di una creatura meravigliosa.
Posai
il suo tenero corpicino sul petto della madre, prima che i medici lo
sottrassero a noi per i controlli necessari. Lo sguardo di Evelyn era
lucido ed
innamorato quanto il mio, con l’aggiunta della stanchezza che
si celava
perfettamente dietro la sua gioia incontenibile.
Abbracciai
entrambi, prima di posare le mie labbra su quelle della ragazza che mi
aveva
stravolto l’intera esistenza. La baciai come non
l’avevo mai baciata.
Perché
in quel bacio era racchiuso tutto l’amore che provavo
per lei misto a quello nuovo che mi stava devastando e che nutrivo nei
confronti di quella nuova e meravigliosa vita.
Tutto
ruotava intorno all’amore.
Aveva avuto ragione Evelyn quando aveva detto che l’unica
cosa che dovevamo fare era amare.
Perché
era l’amore che ci aveva portati fino a lì,
finalmente felici e sicuri di ciò che volevamo.
Ed era l’amore che
aveva permesso la nascita di nostro
figlio. Ovvero del segno inconfutabile che i nostri
sentimenti erano reali.
Era
l’amore che ci aveva fatto comprendere a pieno il
significato della parola “vita”.
Ed era
sempre l’amore la forma più
bella dello “shock” che potesse mai esistere.
Intanto,
lo sguardo ignaro (a detta dei genitori) del loro piccolo, stava
osservando la
scena, orgoglioso di essere figlio di quelle due persone stupende che
già
amava.
Perché
ogni bambino, per quanto innocente e ignaro possa
sembrare agli occhi degli adulti, in realtà comprende
più cose di quanto
possano fare più persone adulte messe insieme.
Perché il loro cuore è ancora puro
e privo della malignità degli
uomini.
Parola
di Lee Joseph.
...The
End....
O mio Dio! Non riesco
ancora a credere che sia finita davvero ç_ç
Veramente, sono a corto di parole, non so veramente cosa dire se non
che sono tremendamente felice di aver condiviso questa fan fiction con
tutti voi! Mi ci sono impegnata al massimo, dal primo all'ultimo
capitolo, e ne è valsa veramente la pena perchè
ho trovato delle lettrici favolose *-* E, a proposito di
ciò, ringrazio per l'ultima volta, :'( , coloro che mi hanno
affiancata in quest'esperienza fino alla fine, specialmente:
-Ace_B2uty95, per avermi accompagnata sin dal
primo capitolo e aver creduto in questa storia anche quando non sapevo
nemmeno io come sarebbe andata a finire. Grazie mille, davvero!
<3
-lil_monkey, per essersi risparmiata di
uccidermi più volte (u.U), e per il suo sostegno. Per non
parlare del mio nuovo sprannome da lei affibbiatomi "fottuto genietto"
:3, lo adoro! <3 Grazie cara!
-macky_love, per avermi detto sempre quello
che pensava riguardo la storia, senza peli sulla lingua. Gomawo!
<3
-Yoona Hye, per avermi recensito
ultimamente, nonostante all'inzio non seguisse questa storia *-* e per
avermi detto che sono una delle sue preferite. Thank you darling!
<3
Forse vi sembrerà strano, ma vi voglio bene!
E poi, ovviamente, grazie a tutte voi che avete letto silenziosamente,
apprezzando questi miei scleri! Ve ne sono grata!
Gomawo & Fighting! *-*
PS: Scusate il ritardo!!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1056818
|