Songbird

di Panffle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ducks ***
Capitolo 2: *** A beautiful Unicorn ***
Capitolo 3: *** Everybody think she’s a bad person, but she’s not ***
Capitolo 4: *** Me against the music ***
Capitolo 5: *** Hand you another drink, drink it if you can ***
Capitolo 6: *** I'm here for you ***
Capitolo 7: *** A ray of sunshine after the storm ***
Capitolo 8: *** You can't break up the Unholy Trinity ***
Capitolo 9: *** I'm starting to believe in my own magic ***
Capitolo 10: *** Dinosaur ***



Capitolo 1
*** Ducks ***


Capitolo 1

Songbird

Capitolo I - Ducks

 ***

I raggi del sole entrano dalla finestra e le illuminano il viso pallido. Il sole sta splendendo solo per lei.
Sento che andrà tutto bene, DEVE andare tutto bene. Devo essere forte, per te. Per te che mi avresti guardato con quel tuo sorriso così dolce, dicendomi che è tutto ok, che non mi devo preoccupare. Tu, così estremamente bella e innocente, tutto ciò che di buono ha da offrire questo fottuto mondo. Tu che riesci sempre a cogliere il lato migliore delle persone, non conosci il male, a volte vorrei riuscire ad essere come te. E invece no, questo mondo mi ha fatto stronza, questo a volte può essere utile, ma nella maggior parte dei casi riesco solo a far soffrire le persone che mi stanno intorno, ma a te non importa, mi consoli accarezzandomi i lunghi capelli neri, anche quando ho del tutto torto. 
Ho acceso a tutto volume la nostra Playlist.
“Ricordi?”
Il regalo che mi hai fatto qualche anno fa il giorno di San Valentino. “Disco Duck”. Hai sempre amato le anatre, ma mi chiedo ancora oggi perché, quando sei con me o stai pensando a me, ti venga in mente questa canzone… Il volume è un po’ troppo alto. Ora lo abbasso un pochino se no il dottore inizia con la ramanzina. Non voglio rischiare di essere mandata fuori prima del tempo, devo stare qui con te. Ho bisogno di stare qui con te, perché sento che quando sono con te va tutto bene, so che va tutto bene.

Sul davanzale della finestra gli uccellini cinguettano, credo lo stiano facendo per te. Canticchiano dolci suoni, come conoscessero la melodia.

And the songbirds keep singing 
Like they know the score 
And I love you, I love you, I love you 
Like never before.

Ti prendo la mano e intono “Songbird”, come ogni mattina. A te piace tanto, lo so, ricordo ancora la prima volta in cui te l’ho cantata. Tu ti sei commossa, io mi sono commossa, mi hai abbracciato dolcemente. Io ti stringevo forte, stavi scivolando via da me troppo velocemente, e io non potevo permetterlo. Non potevo permettere di perderti per uno stupido maschio… Sì, so che sono stata una stronza a trattare così Artie, ma l’unica di cui mi importava davvero eri tu. Era la prima volta in cui ammettevo a me stessa di essere innamorata di te, senza scuse. Sentivo di provare qualcosa di nuovo, sentivo di amarti.
Mi manca la tua voce, mi manca il tuo sguardo, mi manca il tuo sorriso, mi manchi così tanto. E manchi tanto anche a Lord Tubbington, è da due giorni che rifiuta di mangiare la sua fonduta, e credo che abbia anche ripreso a fumare, lo sto tenendo d’occhio.
“Perché non ti sono stata a sentire, perché ho dovuto essere la solita testarda?” 
Una lacrima salata mi scende lentamente sulla guancia sinistra. Mi spiace così tanto, sono un'idiota, è tutta colpa mia. Avrei dovuto starti a sentire. Stringimi la mano. 
"Mi dispiace Britt, mi dispiace tanto."

 

 

.


 

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Capitolo 2
*** A beautiful Unicorn ***


Capitolo II

Capitolo II – A beautiful Unicorn

 ***

“Brittany. Britt, ti prego svegliati. Ti prego. Ti prometto che domani ti insegno a leggere l’intero calendario. Ti prometto che ti comprerò tutto il torrone che vorrai. Ma ti prego, ti scongiuro, svegliati. Dimmi qualcosa. Riesci a sentire la mia voce?”

E’ accaduto tutto circa 3 mesi e mezzo fa. Puck ci aveva invitato ad una festa in discoteca, nella periferia di Lima. Era la prima volta in cui rivedevamo Quinn dopo i due anni che aveva passato nel Connecticut per continuare i suoi studi a Yale, dopo l’estate sarebbe dovuta ripartire, così ne aveva approfittato per fare un salto e salutare i suoi vecchi amici del McKinley.
Rachel fu la prima ad arrivare, naturalmente accompagnata dal sempre presente Finn Hudson. Si sedette su una panchina del parco che stava di fronte alla discoteca e iniziò a muovere nervosamente il piede sul terreno. Finn le sedeva goffamente a fianco, teneva delicatamente il braccio intorno al suo collo e batteva il tempo sulla panchina. Guardando il cielo con la sua solita aria confusa, fantasticava sulla prossima canzone di successo. Quinn arrivò subito dopo. Non era cambiata per nulla, o forse si era alzata di qualche centimetro.

Rachel, appena la vide, si alzò di scatto scrollandosi di dosso il braccio di Finn,corse ad abbracciarla e, dopo averle scambiato un sorriso di intesa, iniziò a sopprimerla di domande sulla sua vita a Yale. Nonostante tutto, Quinn la trovava tutt’altro che invadente. Era estremamente felice di sentire che Rachel non era cambiata affatto, continuava ad essere la solita Rachel Berry dal carattere stressante e un poco invadente, ma allo stesso tempo gentile e confortante. Era come tornare ai vecchi tempi, tutto era rimasto come prima.

Kurt e Mercedes non si erano fatti pregare due volte, arrivarono a braccetto con qualche minuto di ritardo, come qualunque donna d’alta classe che si rispetti. Avevano passato la serata a provare tutti gli abiti, i trucchi e le acconciature immaginabili e, alla fine, dopo averne provati a centinaia, avevano finito col scegliere il primo abito della lista.

Blaine non era potuto venire quella sera, aveva in programma un’esibizione speciale in un piccolo locale dove era solito esibirsi. Qualche settimana prima un discografico l’aveva notato ed era rimasto così tanto colpito dal suo talento, che aveva promesso di ritornare per la sua prossima esibizione insieme a dei colleghi in cerca di un ragazzo di talento come lo era di certo Blaine Anderson. Non poteva rinunciarci, quella poteva essere l’occasione della sua vita. Ma di sicuro si sarebbe fatto perdonare più tardi a casa, quando il suo ragazzo sarebbe tornato e gli avrebbe raccontato ogni particolare dell’intera serata insieme agli amici del Glee, con l’entusiasmo di un bambino dopo il suo primo giorno di scuola.

Io e Brittany arrivammo per ultime, ero contenta di rivedere Quinn dopo tanto tempo e anche Britt lo era, forse ancora più di quanto immaginassi.

“The Unholy Trinity”.
 Noi tre eravamo sempre state inseparabili al liceo, avevamo passato tanto tempo tra le uniformi delle Cheerios e gli scherzi infantili a chiunque fosse meno popolare di noi. E ora che le nostre strade si erano separate, pur essendoci sentite parecchio al telefono durante la sua permanenza a Yale, non era la stessa cosa.
Britt mi guardava sorridente mentre cercavo sfrenatamente un parcheggio e mostravo il medio a qualche guidatore idiota che si lamentava per il rumore del clacson. Mi scostava dolcemente i capelli dietro l’orecchio e io ogni tanto mi giravo verso di lei e mi mettevo a fissarla come si fissa un dipinto, la osservavo in tutte le sue sfaccettature, osservavo ogni minimo particolare del suo viso, e mi chiedevo come una creatura
umana potesse essere così perfetta.
Quando trovai parcheggio approfittai della sbadatezza di Brittany, che cercava disperatamente il suo bracciale sotto il sedile dell’auto, per fumarmi una sigaretta. Non dovevo farmi notare, a lei non piace quando fumo. Dice che non mi fa bene e in effetti ha ragione, ma mi aiuta a distendere i nervi. Purtroppo ci mise meno tempo del previsto a ritrovare il suo bracciale, riuscendo così a sorprendermi proprio nel momento in cui stavo schiacciando il mozzicone sull’asfalto con il tacco della scarpa. Mi si avvicinò e piantò i suoi occhi nei miei.
“San, quante volte te lo devo ripetere ancora? Questa robaccia ti fa male. E io non voglio che tu muoia prima del dovuto.”

Risi istintivamente dimenticandomi per un attimo che lei mi stava fissando con aria serissima. Mi avvicinai al suo viso e baciai le sue labbra alla ciliegia. Per un istante ci guardammo negli occhi senza dire una parola, lei tornò a sorridere ed io ebbi la sensazione che tutti i problemi fossero svaniti in quello sguardo, in quell’attimo non mi importava più di nulla, se non del mio piccolo unicorno dai capelli dorati.

Sono passati diversi anni dalla prima volta in cui abbiamo capito di esserci innamorate, eppure ci guardiamo ancora come se avessimo scoperto di amarci solo in quel momento.

“Ti amo San. Non mi lasciare mai, ok?”

Le presi la mano e mi incamminai verso il parco tenendola stretta alla mia.

“Mai Britt Britt. Mai.”

 

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Capitolo 3
*** Everybody think she’s a bad person, but she’s not ***


Capitolo III

Capitolo III –  Everybody think she’s a bad person, 
but she’s not.

 ***

“Ehi Britt, mi senti? Sono qui con te ok? Non ti lascio da sola.”
Dio quanto mi manchi.


Dopo aver fatto due passi a piedi arrivammo all’ingresso del parco.
Non feci in tempo a distinguere con chiarezza le due persone che stavano chiacchierando di fronte alla panchina a qualche metro di distanza, che subito sentii una manina strattonarmi senza alcun preavviso, facendomi quasi perdere l’equilibro.
Poi alzai lo sguardo e vidi Brittany afferrare più forte che poté il mio braccio e iniziare a correre, premendo le sue unghie celesti nella mia pelle, in direzione di quella che ora avevo capito essere Quinn, che intanto stava ancora rispondendo alle infinite domande di Rachel.  
Brittany si fiondò sulla schiena della biondina e la abbracciò così forte e d’improvviso, che le fece sfuggire un urlo di terrore.
Non appena si voltò e riconobbe le sue vecchie amiche, gli angoli della bocca le si alzarono fino a far emergere un sorriso che le riempiva mezzo viso.
“Siete davvero qui? Non mi sto immaginando tutto, giusto? Ho l’onore di parlare proprio con la dolce signorina Brittany Susan Pierce e l’affascinante signora Lopez?”
I suoi occhioni verdi luccicavano per la felicità.
“Credo proprio di sì, che ne dici San? Ho detto bene vero? ”
Le rispose Brittany volgendo lo sguardo verso il mio viso, aspettandosi un qualche gesto di consenso e scatenando il sorriso di entrambe.
“Uhmm… non saprei… forse… Ma certo che sì sciocchina! In persona! E lei non è cambiata per niente, signorina Fabray.”
Brittany mi guardò esaltata mentre saltava al collo della biondina, coinvolgendoci tutte in un abbraccio di gruppo.
“Dice, Lopez?”
Quinn volse lo sguardo per scambiarmi un sorriso d’intesa e farmi l’occhiolino.
“Dico,dico… Ora però basta con tutta questa mielosità voi due! Finirete col farmi venire il diabete!”
Diressi lo sguardo al di là della spalla di Quinn.
“Ma guarda chi abbiamo qui… la nanetta e il suo Frankenstein. Quand’è che vi deciderete a prendervi una pausa… Venite qua, fatevi abbracciare va…”
“E chi sono quelle due affascinanti signore tutte prese a spettegolare sedute sulla panchina? Saranno mica Hummel e la Jones?”
Kurt e Mercedes ci vennero incontro sorridendo, con l’intento di salutarci con degli educati bacini sulla guancia, ma la loro idea fu subito smontata da Brittany, che li strinse così forte da farli quasi soffocare.
Poi quegli occhietti azzurri si voltarono e presero a fissarmi con aria entusiasta.
Il suo viso si illuminò e il suo sorriso si fece più marcato. Quel suo modo di arricciare l’adorabile nasino quando sorrideva, quanto mi faceva impazzire.
“Sei stupenda.”
Le sussurrai all’orecchio mentre gli altri erano presi dai loro discorsi su chissà che cosa e Rachel aveva ricominciato a soffocare Quinn di domande.
La ballerina mi sorrise cercando di trattenere il rossore che le stava pian piano riempiendo le guance.
Accarezzai quella soffice pelle bianca e le diedi un colpetto sul nasino rosso punteggiato qua e là da quelle adorabili lentiggini, prima di annunciare che Puck ci stava aspettando a pochi metri di distanza.
“Su, forza. Non vorremmo far attendere troppo quel disgraziato.”

Puck stava appoggiato all’ingresso del locale, sorseggiando un cocktail indefinito mentre fissava il fondoschiena di qualche sconosciuta.
“Vedo che ci attendevi con ansia. Sei il solito idiota Puckerman.”
Ghignai.
Noah sobbalzò sorpreso e, voltandosi, mi rivolse il suo solito sorriso da provolone.
“Anch’io sono molto contento di rivederla signorina Lopez.”
Mi guardò sogghignando e avvicinandosi lentamente, per poi avvinghiarsi al mio corpo con un po’ troppa confidenza.
“Ehi, EHI! Vacci piano Puckerman! Che stai facendo?! Togli immediatamente quelle manacce dal mio culo!”
“Devi scusarmi… Lo sai che non riesco a resistere al tuo fascino!”
Rise di gusto.
Nonostante cercassi di restare seria, non riuscii a trattenere una risatina.
Puck lo notò e sorrise soddisfatto con la faccia di quello che l’aveva scampata per la milionesima volta… Poi si voltò verso Quinn e facendo il finto galantuomo le baciò la mano rumorosamente.
“Da quanto tempo, Fabray. Eppure non cambia mai, bellissima come sempre.”
Quinn arrossì lievemente cercando di trattenere il sorrisetto lusingato che pian piano le stava comparendo in viso.
“Noah Puckerman. La smetta con questo finto galantomismo! Lei sì che non è cambiato e non cambierà mai. Sempre il solito… Vedi di abbassare la cresta ed essere un VERO gentiluomo stasera.”

Dopo aver stretto la mano a Finn, baciato quella di Rachel, Mercedes e perfino Kurt, stretto Brittany in un abbraccio per qualche minuto approfittando delle sua innocenza e avermi rivolto una decina di complimenti per quanto divinamente mi stesse quel vestito rosso aderente,che mi faceva risaltare il fisico perfetto… Puck si strofinò la cresta da moicano e fece cenno ai suoi vecchi amici del Glee di seguirlo dentro.
Prima però, naturalmente, non perse l’occasione di imbambolarsi di nuovo sul fondoschiena di una stangona bionda, da cui ricevette un meritato schiaffo dopo averci provato spudoratamente. Una scena fantastica di cui tutti godemmo con entusiasmo.

All’interno del locale c’era un casino tremendo. Musica improponibile sparata al massimo che si mischiava alle urla dei frequentatori che cercavano di conversare fra di loro, non riuscendo ovviamente a capire una parola di quello che veniva detto.
Seduti in un angolo del bar a bordo pista notai due volti familiari.
Guardando più attentamente restai sorpresa nel vedere che l’ex usignolo Sebastian Smythe stava intrattenendo una conversazione fatta di sguardi “sexy”, per modo di dire, con il barman.
Guardando ancora più attentamente riconobbi anche il viso del barman e capii che quello era nientepopodimeno che… rullo di tamburi… DAVID KAROFSKY.
Ebbene sì, l’ex usignolo stava proprio svolazzando intorno a Karofsky cercando di agganciarlo, e quell’omaccione sembrava proprio starci!
Presi a ridere a squarcia gola attirando l’attenzione di Brittany, che mi guardava confusa mentre mi soffocavo dalle risate.
“Tutto bene San?”
I suoi occhi sgranati mi squadravano dalla testa ai piedi, fissandomi in un’espressione confusa mentre mi tenevo le mani sulla pancia cercando di trattenere le risate.
Mi ci volle un po’ di tempo prima di riprendermi e riuscire a formulare una risposta di senso compiuto.
“Ahahaha oh Santo cielo… Sì Britt. Non preoccuparti… lascia stare non è niente.”
Trattenni le ultime risate per evitare di farla spaventare troppo.
Il suo volto si fece più scuro.
“San, perché hai smesso di ridere? E’ forse colpa mia? Mi piace tanto il suono della tua risata, non volevo interromperti. Mi dispiace, eri così divertita e non capivo cosa stesse succedendo. Giuro che non volevo interromperti!”
Abbassò lo sguardo perso e prese a fissarsi la punta dei piedi, finché sul suo viso non prese improvvisamente forma un’espressione vispa, come se avesse appena udito il “Ding!” della lampadina che le fece scattare un’idea.
Alzò lo sguardo sorridendo e, fissandomi dritta negli occhi, si fermò di colpo, seria.
Le labbra ferme. Si mise le mani davanti alla faccia, in modo da coprire completamente il viso. Non capivo davvero cosa stesse succedendo.
Quando le fece scivolare via, mi stava fissando con gli occhietti storti, le narici leggermente allargate e la lingua di fuori.
Arricciò lievemente le labbra socchiudendo gli occhi e, con una faccia che non so come mi ricordava un soffice gattino che sta per tirare fuori gli artigli e graffiarti in piena faccia, alzò il sopracciglio sinistro e mi fece una pernacchia.
A quella vista non riuscii più a trattenermi e presi a ridere come una matta.
Notai come Brittany, nel vedere che avevo ricominciato a ridere per merito suo, scoppiò in una risatina di soddisfazione e, attirandomi a sé, mise le sue mani sul mio ventre e iniziò sfrenatamente a farmi il solletico.
“Smettila Britt, ti prego!”
Riuscii a gridare in un lieve stacco tra una risata e l’altra, ma ormai a causa delle risate non avevo la forza di spingere via le sue bianche manine dalla mia pancia.
Immersi la testa contro la sua spalla nel tentativo di soffocare le risate.
Fortunatamente lei si rese conto che così poteva bastare e smise quindi di solleticarmi la pancia, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Bene, ora che hai assaggiato la furia dell’unicorno, vediamo se proverai ancora a smettere di ridacchiare rendendoti così adorabile per colpa mia.”
Incrociò le braccia sul petto e mi guardò soddisfatta.
“Tu mi farai morire prima o poi, riccioli d’oro.”
Ridacchiai, scostandole un ciuffo di frangia dagli occhi.
Poi mi avvicinai dolcemente alle sue morbide labbra e, prima che potessi farlo io, lei mi sorprese con un sottile bacio.
“Ups, non ho resistito.”
Mi afferrò per i fianchi e tirandomi a sé mi rubò un secondo bacio.
Dischiusi leggermente le labbra e la mordicchiai dolcemente assaporando il suo lucidalabbra alla ciliegia.
“Sai San…”
Avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
“La tue labbra sanno un po’ di fumo stasera, che stranamente mi ricorda l’odore che Lord Tubbi aveva quando l’ho preso in braccio questo pomeriggio e, beh, sai una cosa? Mi è piaciuto. Davvero, dovrebbero inventare delle sigarette alla ciliegia sai? Ma sssh! Mi raccomando. Che rimanga fra di noi, ok? E che questa non sia una scusa per riprendere a fumare. Se ti becco un’altra volta vedi… non vorrai mica sfidare di nuovo la furia dell'unicorno?”
Mi baciò l’orecchio così forte che quasi riuscii a sentire il timpano sul punto di esplodere. Ma restava comunque un dolore piacevole.
La guardai voltarsi e vidi i suoi occhi fissare la pista da ballo, dove due ragazzi si stavano sfidando con alcuni passi di hip hop di cui sinceramente non conoscevo nemmeno l’esistenza.
“Che dici Britt Britt, ti va di ballare?”
Mi voltai facendole l’occhiolino.
“Ok. Se insisti tanto…”
Afferrandomi la mano, mi tirò in direzione del centro della pista.

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Capitolo 4
*** Me against the music ***


Capitolo IV

Capitolo IV – Me against the music

 ***

Went to a party the other night
All the ladies were treating me right
Moving my feet to the disco beat
How in the world could I keep my seat

 

Battendo le mani a tempo e lanciando ogni tanto qualche gridolino di incitamento, la ballerina fissava entusiasta la sfida che si stava consumando a passi di hip-hop nel centro della pista da ballo.
Avevo girato lo sguardo per cercare tra la folla i volti familiari dell’usignolo e del suo scimmione, ero curiosa di vedere com’era andata a finire tra quei due, ma evidentemente la biondina aveva notato che avevo lo sguardo distratto, perché si voltò e cercando di attirare la mia attenzione iniziò a scuotere le braccia come una papera in preda ad un attacco di panico.

 

All of a sudden I began to change
I was on the dance floor acting strange
Flapping my arms I began to cluck
Look at me..
I'm the disco duck

 

Scoppiai a ridere mentre Britt mi guardava, muovendo convinta la testa avanti e indietro, le labbra serrate e le braccia che si scuotevano nell’aria a ritmo di musica. 
Poi smise di agitarsi e si fermò del tutto disinvolta, rivolgendomi un sorrisetto soddisfatto e tornando a godersi lo spettacolo.
“Ti diverti paperella?”
“Tantissimo!”
Sorrise senza distogliere lo sguardo dal centro della pista.
“Guarda San, guarda! Guarda cosa fa quello! E’ bravissimo vero? E guarda quell’altro San! Guarda come gira! Come fa secondo te a non venirgli mal di testa?”

Mentre fissavo la mia piccola paperella entusiasta e rivolgevo un’ultima occhiata tra la folla, con la coda dell’occhio mi accorsi di Puck.
Era intento a sussurrare qualcosa di incomprensibile al DJ, mentre con l’indice stava indicando proprio la MIA Britt.
Lo vidi voltarsi e, accorgendosi del modo in cui lo squadravo, sorrise beffardo strizzando l’occhio.
“E ora, su richiesta, cambiamo un po’ stile! Un uccellino mi ha riferito che a qualcuno piacerà sicuramente.”
La musica s’interruppe improvvisamente, tutti iniziarono a scambiarsi sguardi confusi.

All my people in the crowd
Grab a partner take it down!

Mi voltai di scatto quando avvertii una mano punzecchiarmi ripetutamente e scrollarmi la spalla.
Un paio di splendidi occhi azzurri che si illuminavano e un sorriso che cresceva lentamente sul viso.

It's me against the music
Uh uh
It's just me
And me
Yeah
C'mon!

Due occhi da cucciolo, lo sguardo implorante.
“SANNIE! Sannie, ti prego!”
Mi afferrò furiosamente entrambe le mani e mi trascinò a centro pista, facendosi spazio tra la folla.
“No! Britt, no!”
Linciai con lo sguardo Puck, che intanto se la rideva sotto i baffi e si strofinava soddisfatto quella sottospecie di scoiattolo che gli cresceva in testa.
“Coraggio San! Balla con me San!”
Non mi lasciò neanche il tempo per opporre resistenza, che già mi aveva afferrato una mano, facendomi fare una giravolta.
Tirai un sospiro, sapendo ormai di non avere più scampo.
“Hey Britney?”
“Are you ready?”
“Uh uh, are you?”

“Uh”
Ed ecco che la paperella inizia a scatenarsi, dimena i fianchi e muove le gambe freneticamente, il battito inizia ad accelerare.
Quasi sembrando incapace di riuscire a stancarsi,con un balzo mi gira intorno e infilza le sue unghie nella mia schiena, afferra una spalla costringendomi a voltarmi, si aggrappa alla mie cosce.
Il calore fa ribollire i fianchi, le guance si fanno incandescenti.
Dimena le anche, il caldo si fa insopportabile.
Con un balzo mi avvicino, i corpi iniziano a muoversi simultaneamente a tempo di musica, strusciandosi ogni tanto l’uno contro l’altro, le mani s’incontrano in una giravolta, le sue gambe bianche sfiorano le mie cosce in una perfetta combinazione di cioccolato e panna.
Uno scambio di sguardi, la sua manina bianca che mi sfiora le labbra, riprende a scatenarsi.
La folla esulta. Tutti la stanno fissando. Quella paperina si è trasformata in una tigre assetata di sangue a cui nessuno può sopravvivere.
Non posso fare a meno di continuare a fissare quel corpo perfetto che si muove con la musica, come se non esistesse nient’altro. Quello sguardo, quelle gambe, quel calore.
La afferro per la vita, portandola via da quegli sguardi eccitati che la fissano.
“Vieni qui! Direi che può bastare, paperella!”
La tiro fuori pista, lasciando che delle stupide ragazzine in cerca di attenzione prendano il suo posto a centro pista.
Una serie di occhiatacce che provengono dalla folla, volti delusi per l’interruzione di cotanta sensualità.
“Che avete da guardare,voi?!”
Occhi che lentamente si rivolgono al pavimento, zittiti.
La bionda confusa, lo sguardo perso a fissare la confusione della folla.

C’mon Britney lose control, watch you take it down

“Che succede Sannie? Ho fatto qualcosa che non andava?”
“Certo che no biondina, tu non hai fatto assolutamente niente che non andava. E’ solo che questo posto straripa di depravati, dovevo prevederlo… In fondo cos’altro ci si poteva aspettare da un invito di Puckerman?"
Ridacchiai.
Un sorriso confuso sul viso della bionda. Inclinò leggermente la testa.
“Ti va se io e te ce la filiamo e andiamo un pochino fuori a prendere una boccata d’aria?”
“Ok San.”
Abbassò lievemente il tono di voce.
“E poi a dirla tutta, c’è un tipo lì al bancone che non mi piace per niente, non mi piace come ti guarda, ti sta fissando da più di dieci minuti dove non dovrebbe.”
Mi faccio scappare un sorriso.
“Non mi dica che è gelosa, signorina.”
“E’ solo che non voglio che qualcuno fissi in quel modo la mia ragazza.”

La mia ragazza.
Non resistetti a quelle parole.
Le presi il viso tra le mani e mi avvicinai sfiorando dolcemente le sue labbra con le mie.
Lei si strinse con le braccia al mio collo e iniziò dolcemente a mordicchiarmi il labbro inferiore.
La bocca dischiusa, le lingue s’intrecciano in un bacio più approfondito.
M’interruppi sentendo il bisogno di respirare, ma poi ripresi subito a riempirle il collo di piccoli e svelti bacetti, ricoprendola di lucidalabbra, per poi passare a quell’adorabile neo che sfiorava le morbide labbra, mentre lei ridacchiava forse un po’ imbarazzata.
Mordicchiandosi il labbro inferiore, accarezzava i miei lunghi capelli neri, mentre con le dita prese a tracciarmi piccoli cerchietti sul palmo della mano.

Feci per prenderle il braccio e accompagnarla fuori, quando d’improvviso dal nulla saltò fuori Quinn.
“Ehy voi due! Piccioncine, come procede la serata? Qua è una tale noia…”
“Q! Da dove sei saltata fuori tu? Stavo portando la mia paperella a prendere una boccata d’aria…”
“Ma sentitela lei, Miss GlicemiaAlleStelle Lopez! Eh sì, l’amore le ha fatto proprio perdere la testa… Chi l’avrebbe mai detto che bastava una biondina per portarla addirittura a dare nomignoli affettuosi!
E quindi ‘é così che facciamo le cose a Lima Heights’ eh?”
Ridacchiò, dandomi un colpetto sul gomito.
Voltandomi, mi resi conto che Brittany aveva assunto il colore di un peperone che aveva appena corso la maratona di New York in cappotto.
Rivolsi uno sguardo a Quinn che, cercando di trattenere un sorriso, cambiò discorso per non causare troppo imbarazzo.
“Comunque… un paio di amici mi hanno invitato a prendere un drink, vi va di venire?”
“Che ne dici Britt Britt, ti va?”
Abbassò lo sguardo.
“Veramente io… ecco… pensavo di stare un po’ da sola con te.”
Sussurrò imbarazzata, le guance rosse e accaldate.
“Tranquilla paperella, abbiamo tutto il tempo per stare insieme. Sarà divertente vedrai!”
La rassicurai dandole un buffetto sul naso.
“Ok San. Mi fido di te, lo sai.”
“Ma quanto sei dannatamente adorabile?”
Cercò di nascondere il rossore coprendosi il viso con le mani.

“Allora voi due, vi siete decise?”
Quinn sorrise.
“Sì, se non vi dispiace veniamo anche noi!”
Feci l’occhiolino a Brittany, che intanto esaminava dubbiosa le pareti del locale.
“Perfetto! Su allora, sbrighiamoci! I ragazzi ci stanno aspettando fuori in macchina.”


Arrivammo fuori dal locale camminando tutte e tre a braccetto, come a commemorare i bei vecchi tempi.
Brittany credo stesse facendo l’imitazione di un pinguino, in realtà non so esattamente cosa stesse imitando, ma era una cosa veramente buffa e allo stesso tempo adorabile da vedere.
Pochi passi più avanti ci attendeva, parcheggiata in doppia fila e con le quattro frecce, una Cabriolet rossa. Sui sedili davanti due ragazzi, alla guida quello più alto e snello, sul sedile accanto un omaccione più robusto… Un nonsoché di familiare.
“Eccoli là! Su, ci stanno aspettando!”
“Ma Quinnie, ci siamo dimenticate di salutare gli altri!”
La ballerina scrutò l’ingresso del locale in cerca dei volti familiari dei suoi vecchi amici del Glee.
“Tranquilla Britt, faremo in un batter d’occhio! Vedrai… saremo di ritorno prima che te ne possa rendere conto!”
Quinn le sorrise strizzando l’occhio.
Lei posò lo sguardo sul mio viso cercando in me un qualche cenno che la rassicurasse.
Mi limitai ad annuire. Questo le bastò a tranquillizzarsi e a restituirmi un dolce sorriso.
“Bene, ora che abbiamo chiarito possiamo andare.”
Quinn si diresse a passo svelto verso l’auto.
“Ehy ragazzi!”
I due si voltarono. La sorpresa fu enorme.
Ecco cosa c’era di familiare in quei due… Sì, quell’omaccione in giacca e cravatta era proprio quello scimmione di Karofsky!
E naturalmente quella ragazzina esaltata che stava alla guida non poteva che essere Sebastian.
Ebbene, quei due si stavano tenendo la mano? Ma da quando avevano iniziato a frequentarsi?!
“Su donzelle, saltate in macchina!”
Io e Brittany ci scambiammo una serie di sguardi confusi mentre Quinn ci faceva cenno di accomodarci dietro e intanto, con l’altra mano, teneva gentilmente aperta la portiera dell’auto.
Non ce lo facemmo ripetere due volte, salimmo con una certa compostezza e ci sedemmo sui sedili di pelle senza smettere di lanciarci sguardi perplessi.
 

Note dell'autrice: 

Allora, innanzitutto mi scuso per essere un pochetto in ritardo col capitolo, sono stata un po’ presa tra gli impegni scolastici e il cazzeggiare allegramente, ma sono sicura che mi perdonerete :3
Secondo, volevo ringraziare tutti quelli che mi stanno sostenendo, recensendo (cosa che, sappiatelo, apprezzo immensamente ^^ ) seguendo la storia, aggiungendola tra le preferite/ricordate o semplicemente dandogli un’occhiatina veloce ogni tanto!
Grazie davvero :’3
Non credevo che qualcuno si sarebbe appassionato già al mio primo tentativo di scrivere una Fan Fiction, quindi grazie grazie grazie a tutti quanti!!!
Ogni volta mi fisso in testa una qualche idea di come far andare in linea di massima un capitolo, poi però appena inizio a scrivere le prime righe mi balzano in mente cose a caso e la storia si stravolge, quindi sinceramente non so che piega potrebbe prendere. Scusatemi se a volte vengono fuori cose insensate
dal nulla D:
Ah! E mi scuso 
se trovate qualche errore di grammatica o quant’altro di sgradevole…
Tanto Ammmòòòòòòòreee! Peace and Love :3  
 
   - Panffle

 

      

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Capitolo 5
*** Hand you another drink, drink it if you can ***


Capitolo V

Capitolo V – Hand you another drink, drink it if you can

 ***

L’usignolo afferrò le chiavi e le infilò nel cruscotto.
Aggiustò lievemente lo specchietto retrovisore dove penzolavano due enormi dadi rosa shocking.
Uno spettacolo raccapricciante.
Non riuscivo a staccare gli occhi da quell’essere che alternava movimenti goffi, nel cercare di mettere in moto l’auto, a svelte occhiatine allo scimmione alla sua destra.
Intanto Quinn si era accomodata accanto a me e cercava di chiudere la portiera delicatamente, evitando di fare troppo rumore.
Mi ero incantata per parecchi minuti a fissare quei due davanti, che continuavano a flirtare tra di loro cercando di non farsi notare troppo.
Venni riportata alla realtà dalla voce di Quinn.
“Allora, vogliamo andare?”
“C-cosa? Sì! Sicuro! Sì, sì andiamo pure!”
L’usignolo girò le chiavi nel cruscotto dopo aver rivolto per un’ultima volta un goffo sorriso allo scimmione, che rispose a sua volta sfiorandogli la mano.
Brittany non fiatava.
Era intenta a giocherellare con la cintura e picchiettava le dita sulla portiera a ritmo della musica che mandava la radio in quel momento.
Alla fine decisi di essere la prima a parlare per rompere quel silenzio imbarazzante.
“E così eccoci qua… dopo tanti anni… Bhè… come vanno le cose? Voi due… quegli sguardi… qualcosa mi fa pensare che ci sia qualcosa di più che una semplice ritrovata amicizia. C’è qualcosina di cui vorreste parlarmi per caso?”
Per un attimo mi ritrovai a pensare a quanto fosse irreale la cosa.
Mai e poi mai avrei immaginato di trovarmi in una situazione del genere. Ma dai, quei due stavano insieme? No davvero, quei due?
Mi lasciai sfuggire un sorriso.
“Santana, vedo che non hai perso il tuo spirito di osservazione.”
Cercava di fare quello sicuro di sé l’usignolo, ma si notava fin troppo bene che era stato colto da un sottile imbarazzo.
Lo scimmione intervenne prima che potesse aggiungere altro.
“Hai visto bene. Siamo ufficialmente una coppia ora.”
Sorrise.
Mi girai verso Quinn con uno sguardo da cui emergeva chiaramente il senso di disgusto.
“CHE O-R-R-O-R-E.”
Le scandii lettera per lettera con le labbra senza farmi sentire dai due.
Quinn rispose allargando le pupille e dandomi una gomitata sulla spalla.  
Poi un attimo dopo, cosa che mi provocò parecchia soddisfazione, la vidi voltarsi dal lato della portiera per nascondere un sorrisetto evidentemente divertito.
“Oh. Ehrm.. buon per voi, credo. E da quanto tempo andrebbe avanti questo scempio?”
Domandai divertita.
L’usignolo si voltò sporgendosi dal sedile e, allungandosi verso di noi, affermò con sicurezza
“La tua solita delicatezza mi commuove, Santana. E comunque vediamo…1 anno, 7 mesi e 5 giorni. E se devo dirlo… sono stati i più eccitanti della mia vita.”
“Oddio Sebastian! Risparmiaci queste oscenità, ti prego!”
Lo guardai sarcastica mostrando una smorfia di disgusto e, voltandomi verso Brittany, infilai due dita in gola fingendo di vomitare.
Smisi quasi immediatamente quando mi accorsi che lei aveva un’aria piuttosto preoccupata.
Sorrisi dolcemente rassicurandola.
“Britt, tranquilla! Sto solo scherzando.”
Le sussurrai continuando a sorridere.
La ballerina rilassò il viso preoccupato e si passò una mano sulla fronte.
“Fiuu!” – sbuffò
“San, la finirai prima o poi di spaventarmi a morte con questi scherzi?”
Mi fissava, seria.
“Naaaah, ormai ci ho preso gusto paperella.”
Continuando a sussurrare, mi avvicinai sempre di più al suo viso fino a stamparle un bacio in fronte.
Poi, strizzando velocemente l’occhio, presi a solleticarla lievemente sotto il mento, come facevo qualche volta con Lord Tubbington quando nessuno poteva vedermi.
E a lei dava tutt’altro che fastidio, rilassò le palpebre fino a socchiuderle e gli angoli della bocca si sollevarono pian piano in un beato sorriso.
Ad un certo punto iniziai davvero a pensare che fosse sul punto di fare le fusa. Ridacchiai al pensiero.
Appena tolsi le dita dal suo viso, lei riaprì gli occhi e con un sorriso adorabile mi prese la mano intrecciando le dita alle sue.


“Eccoci qui!”
Sebastian annunciò felice guardandosi intorno con l’intento di trovare un posto dove parcheggiare l’auto.
Per un attimo guardai Quinn confusa e poi mi rivolsi di nuovo all’usignolo.
“Ma che…?! Abbiamo preso la macchina per fare un viaggio di 3 minuti neanche?”
“Non posso rischiare di far stancare il mio ragazzo!”
“Oh Dios
Mío! Non ci credo… Quand’è che Karofsky mi è diventato improvvisamente una signorina che non vuole rischiare di rovinarsi le scarpe sull’asfalto? Se volete scusarmi, io incomincerei ad andare verso il bar mentre voi due cercate di ritrovare la virilità perduta.
Britt, Q, vogliamo gentilmente avviarci?”
Si scatenò una risata generale che terminò in una smorfia sul viso dell’usignolo.
Lo scimmione fu il primo a scendere dall’auto, si posizionò davanti alla portiera e la aprì gentilmente per permetterci di scendere dall’auto.
Poi con uno sguardo si rivolse a me.
“Non sei contenta se non insulti qualcuno almeno sette volte al giorno, eh?”
Sorrise.
“Fossero solo sette…”
S’intromise Quinn ridendo.
“AH-AH-AH. Davvero simpatico, scimmione. Tu taci Fabray.”
Ghignai.
“Oh San, quanto mi sei mancata! Su dai, vieni qua e abbracciami!”
Aprì le braccia in attesa di una risposta.
Nonostante non aspettassi altro, feci di proposito qualche storia prima di sbuffare e decidere di avvicinarmi lentamente, la faccia di quella scocciata.
Alla fine, in un modo o nell’altro, eravamo sempre stati legati al liceo e io in fondo in fondo non avevo mai smesso di volergli un gran bene.
Gli andai incontro e lui mi avvolse nel suo fisico da giocatore di Football, circondandomi con le enormi e sudaticce braccia muscolose.
Anche se non lo volevo ammettere quell’omaccione era mancato tanto anche a me.
Sorrisi mentre quello non voleva saperne di allentare la presa.
“Ora lasciami andare però! Mi stai spezzando in due Karofsky!”
“Non m’importa.”
Continuò a stringermi per qualche secondo ridacchiandomi nell’orecchio.
“Eddai dillo che ti sono mancato!”
Si staccò finalmente sorridendo soddisfatto.

“Ma non dire cazzate!”
Sbuffai abbassando lo sguardo.
Intanto il resto della compagnia si godeva la scena scambiandosi sguardi divertiti e ridendo della situazione che si era creata. Mancava solo la busta di Popcorn da sgranocchiare.
Io intanto avevo iniziato a provare un po’di imbarazzo e cercavo di non farlo notare, inutilmente.
Tutti sapevano bene quello che ci aveva legato al liceo ed erano felici nel vedere che alla fine eravamo rimasti gli stessi di sempre e che tra di noi era cambiato poco e niente.
L’usignolo si specchiò una decina di volte.
Con la mano cercava di portarsi in alto il ciuffo di capelli neri, che non ne volevano sapere di stare in piedi e continuavano a ricadergli sulla fronte.
Alla fine rinunciò, aprì la portiera e si decise a scendere dall’auto, brontolando qualcosa di incomprensibile con aria delusa. 


Arrivammo all’ingresso del bar poco dopo.
Brittany si fece strada tra la gente tirandomi per un braccio, dirigendosi velocemente verso il bancone.
Subito dietro, Sebastian e Quinn spettegolavano come due ragazzine.
Da quello che riuscii a captare, i loro discorsi erano riferiti ad un tizio che stava seduto ad un tavolino, fissava la biondina sollevando di tanto in tanto le sopracciglia e sorseggiando una bevanda indefinita dal bicchiere che aveva in mano.
Quel tizio in effetti era tutt’altro che rassicurante.
Karofsky li seguiva, fermandosi di tanto in tanto per salutare qualche amico o conoscente del posto.

Un ragazzotto biondo con un taglio di capelli decisamente inadatto per la sua età e delle enormi labbra che occupavano tre quarti del viso, asciugava un bicchiere con lo straccio.
Si avvicinò verso di noi quando ci vide accomodarci al bancone.
“Posso aiutarvi?”
“Sì grazie ehm…” - mi sporsi per leggere la targhetta appuntata sulla camicia.
“…Sam! Ecco sì, Sam! Gentilmente… per me una Vodka Lemon con tanto ghiaccio.”
“Perfetto.”
Si scostò il ciuffo biondo dagli occhi azzurri scuotendo leggermente la testa.
“A voi cosa porto?”
“Per me è una birra media, grazie.”
Esordì Karofsky.
“Per me lo stesso.”
Annunciò l’usignolo.
Quinn ci pensò un attimo prima di parlare.
“No, per me niente alcolici stasera, grazie. Se possibile, potrei avere qualcosa da sgranocchiare?”
“Certo che sì, signorina!”
Il biondo aprì la sua enorme bocca da trota, sfoggiando un sorriso.
Brittany se ne stava seduta sul suo sgabello, completamente estranea ai discorsi che si stavano svolgendo.
Seguii la direzione del suo sguardo e notai un dipinto appeso alla parete di fronte.
Ritraeva cinque gatti seduti intorno ad un tavolo, che giocavano a carte e bevevano allegramente. Ecco scovata la ragione del suo sorriso.
Attirai la sua attenzione accarezzandole delicatamente una guancia.
Lei si girò senza smettere di sorridere, gli occhi splendenti e pieni di entusiasmo.
“Ehy Britt-Britt, cosa vuoi da bere?”
“Uhm…”
Ci pensò per un istante.
Una visione stupenda, mentre si concentrava sulla risposta.
Quegli occhietti azzurri che fissavano la superficie del bancone, le dita appoggiate su una guancia.
“Penso che prenderò un succo di frutta!”
“E succo di frutta sia! Un succo di frutta bocca da tro…ehm…Sam! Un succo di frutta, grazie!”
Le diedi un buffetto sulla guancia, per poi sfiorarle delicatamente le labbra con le mie.
Si illuminò in un dolce sorriso, uno di quelli che erano in grado di sciogliermi completamente.
“Credo proprio che inizierò a prendere succhi di frutta più spesso.”
Affermò annuendo con la testa.
Tutti scoppiarono in una risata sincera, compreso Justin Bieber Senior, che aveva udito parte del discorso mentre si avvicinava con le ordinazioni.
“Ecco qui il tuo succo di frutta!”
“Oh! Grazie Sam!”
“Figurati biondina.”
Continuava a sorridere. E la sua bocca. Era impossibile non guardarla.

Dannazione ma come può avere una bocca così enorme?! Quella cosa non è umana!
Pensavo, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
Quante palline da tennis ci staranno lì dentro?

Scossi la testa, cercando di concentrarmi su qualcos’altro.
Presi a bere la mia vodka ghiacciata.
Quinn sgranocchiava qualche nachos mentre continuava a parlare con Sebastian, stavolta di Yale.
Karofsky se ne stava seduto ad ascoltarli.
Era piuttosto annoiato, continuava a bere la sua birra senza dire una parola.
Brittany sorseggiava il suo succo di frutta e si guardava intorno alla ricerca di qualche altro dipinto stravagante. Era terribilmente adorabile mentre aspirava rumorosamente le ultime gocce rimaste sul fondo del bicchiere con la cannuccia.
Mi ricordai di quand’ero bambina e mio padre infastidito, mi ordinava di smetterla di fare quei versi.
Eppure in quel momento mi chiesi come avrebbe mai potuto dar fastidio, così semplice e innocente, ai miei occhi sembrava la cosa più bella del mondo.
Mi inumidii le labbra con la lingua.
Feci per sfiorarle una mano, quando m’interruppe il rumore del cellulare che stava vibrando nella sua borsa.
Dovette frugare un po’ all’interno, prima di riuscire a trovarlo.
Poi, con il telefono tra le mani, si alzò dallo sgabello con gli occhi che sembravano scusarsi.
“San scusami, ti dispiace se rispondo un attimo? E’ Mike. Dev’esserci qualche problema con le prove di domani pomeriggio. Faccio il più in fretta possibile, promesso. Croce sul cuore.”
Si disegnò con le dita una croce sul petto, all’altezza del cuore.
Evitai di farle notare che il cuore era dalla parte opposta. Mi limitai a sorridere e ad annuire dolcemente.
“Tranquilla, davvero. Non c’è nessun problema, fai pure con calma dolcezza.”
“Grazie San.”
Mandò un bacio con la punta delle dita.
Io feci il gesto di prenderlo al volo, afferrando l’aria con una mano, lo rinchiusi al sicuro dentro la borsa.
La ballerina iniziò a ridere arricciando il naso, poi si allontanò saltellando verso l’ingresso.
“…Pronto Mike?”


Quando tornò ero al terzo bicchiere.
La testa era iniziata leggermente a girarmi, perciò decisi di fermarmi e lasciare il bicchiere mezzo pieno.
I discorsi mielosi tra i due fidanzatini si erano fatti davvero pesanti dopo che Quinn se n’era andata. Shelby l’aveva chiamata, preoccupata perché Beth stava poco bene.
E lei non aveva esitato, era fuggita via, lasciandomi sola con quelle due signorine particolarmente prese dallo scambiarsi continue effusioni.
Prima che se andasse, Sammy Trouthy Mouth era riuscito ad accaparrarsi il suo numero.
Devo ammettere che purtroppo tra i due c’era parecchia intesa, non mi sarei stupita se di lì a poco fosse sbocciato qualcosa di più che una semplice amicizia.
“Guarda chi si rivede! Allora, tutto a posto con Mike?”
Ed ecco comparire uno dei suoi sorrisi da sciogliersi come gelati in mezzo al deserto.
“Signorsì! Tutto perfettamente in ordine! Mike voleva solo sapere se era possibile spostare le prove con una mezz’oretta d’anticipo… Ma dov’è finita Quinn?”
“Mi spiace ma purtroppo è dovuta fuggire via, Shelby ha avuto qualche problemino con Beth e Quinn ne ha approfittato per prestarle aiuto e passare un po’ di tempo con lei, prima che finisca l’estate. Spero non ti dispiaccia troppo, mi ha lasciato detto di salutarti e si scusa di non averlo potuto fare di persona, ma si farà perdonare.”
“Capito… Non fa nulla, davvero. Sono felice che abbia la possibilità di passare un po’ di tempo con Beth, Quinn se lo merita proprio San. E poi… se dice che si farà perdonare…”
Ridacchia.

Ma si può essere più dolci di così?
“Già…”
Annuisco.
“Meno male che ora sei qui con me. Questi due non la smettono più di scambiarsi effusioni… sono insopportabili.”
“Ehi! Riesco ancora a sentirti eh?”
Sbraita l’usignolo.
“Sei un amore quando ti arrabbi.”
Lo scimmione si avvicina per baciarlo dolcemente.
“Oh santo cielo… Andiamocene di qui prima che vomiti!”
Mi alzo in piedi e mi rendo conto di fare un po’ di fatica a mantenere l’equilibrio, cerco di nasconderlo ma il tentativo fallisce miseramente.
“San! Quanti bicchieri hai bevuto?!”
“Uno solo Britt! Uno e mezzo massimo.”
Mento, non voglio farla preoccupare.
“Stai dicendo la verità Santana Lopez?”
Mi guarda con l’espressione più seria che le viene in quel momento.
Non riesco a mentirle.
“Ok ok… forse era più di uno e mezzo… diciamo due… due e qualche goccio?”
“SANTANA! Ma guarda te, mi allontano dieci minuti e guarda che combini!”
Le grida infuriate di Brittany scatenano le risate di Sebastian e Karofsky, che si guardano godendosi a pieno la scena.
Qualche sconosciuto  si volta per cercare di capire che sta succedendo. Perfino il biondo al bancone ride di gusto.
Io abbasso lo sguardo imbarazzata. Arrossisco.
“Vieni qui!”                                
Continua Brittany. Pur essendo evidentemente arrabbiata, mi prende la mano delicatamente.
“Su dai, ti riaccompagno a casa.”
“Serve aiuto? Possiamo prendere la macchina.”
“No davvero, grazie mille David. Abbiamo l’auto nel parcheggio a cinque minuti da qui… ci farà bene prendere una boccata d’aria prima di tornare a casa. E poi devo fare un bel discorsetto a questa signorina!”
Punta il dito verso di me sorridendo, ma mantiene sempre un tono serio.
Io non dico una parola, non vorrei rischiare di farla infuriare ancora di più.
Gli altri si scambiano le ultime risate prima di salutare.
“Ciao Sebastian, ciao David! Ci teniamo in contatto in questi giorni, ok? Eh ciao Sam! E’ stato un piacere conoscerti!”
“Sicuro! Ciao Britt, mi raccomando non esagerare troppo con San.”
Ride lo scimmione scambiando occhiate divertite all’usignolo.
In un’altra situazione li avrei già schiaffeggiati a dovere, ma direi che non è il momento di creare altri danni e poi mi reggo a malapena in piedi, dove la trovo la forza per schiaffeggiarli?
“Anche per me è stato un grande piacere! Spero di rivedervi presto! Ciao Santana! Ciao Brittany! E buona serata!”
Sorride Trouthy Mouth.
Sono sicura che con rivedervi  in realtà si riferisse soprattutto a Quinn.

Panffle’s corner:

Sì lo so, ci ho messo una vita a pubblicare il capitolo. Chiedo umilmente perdono, non mi picchiate vi prego éWè
Detto questo, non per essere monotona, ma un grazie di cuore a chi mi sopporta e, nonostante tutto, continua a seguirmi :’)
Un enorme abbraccio           

       - Panffle

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Capitolo 6
*** I'm here for you ***


Capitolo VI

Capitolo VI – I'm here for you

 ***

“SANTANA LOPEZ.”
Mi guarda dritta negli occhi, senza distogliere lo sguardo.
Le labbra serrate.
“Prima ti becco a fumare… e ora questo?!”
Sotto la luce intermittente del lampione a quest’ora di notte, sulla strada deserta che precede il parco, mi sembra di stare ad un interrogatorio.
“Allora?! Cos’hai da dire a tua discolpa?”
Alza improvvisamente il tono di voce.

Mi chiedo se non stia un po’ esagerando? Alla fine era solo qualche bicchiere di Vodka… Eppure mi sento così terribilmente in colpa. Quei suoi occhi fissi su di me, l’ho delusa così tanto?
Abbasso lo sguardo fino a fissare la punta delle scarpe.
Lei però non sembra accettare la mia reazione.
Con una mano mi alza il mento, delicatamente, come avesse tra le dita una pietra preziosa che potrebbe frantumarsi al minimo tocco.
Costringe il viso ad alzarsi, permettendo ai suoi occhi di ritrovare i miei.
“Guardami negli occhi mentre ti parlo, San. Stavolta non mi sfuggi.”
“Britt… io…”
Mi schiarisco la voce che improvvisamente è diventata un tantino roca.
“Io cosa San?! Cosa?! Niente scuse stavolta, mi hai capito?! Santana guardami negli occhi. Mi hai capito?”
Avverto un leggero tremolio nella sua voce.
La testa non smette di girare. Un leggero senso di nausea mi prende lo stomaco.
“Britt, ascolta…”
Cerco di farla ragionare.
“…Non credi di esagerare? Tu eri andata a rispondere al cellulare… e io ero lì, a subirmi i discorsi di quelle due signorine… Britt, capiscimi. In fondo non è niente di che, solo qualche bicchiere di troppo...”
Le prendo le mani, azzardo a sfiorarle delicatamente il viso.
Mi respinge subito, bruscamente.
“Che cosa?! Esagerare dici?! Io?! Esagerare?!”
I suoi occhi si fanno lucidi, forse un po’ troppo, le guance iniziano a bollire.
Inizio un po’ a preoccuparmi, non credo di averla mai vista in questo stato.
“Britt, va tutto bene?!”
“NO CHE NON VA TUTTO BENE!”
Resto sconvolta nel vedere che scoppia in un pianto isterico.
“San tu non capisci! Non puoi farmi questo! Non di nuovo…”
Le sue parole vengono interrotte dai singhiozzi.

Non di nuovo?
Non capisco… cosa vuole dire? Non so come reagire.
“San, quando ero piccola…”
Il suo viso si riempie di lacrime. Il tono di voce si abbassa.
Gli occhi non più fissi nei miei, ma persi nel vuoto.
“Q-quando ero piccola…una sera mio cugino, Kevin, mi invitò a dormire a casa sua…”
Non ho idea di dove voglia arrivare, dire o fare qualunque cosa in questo momento non avrebbe alcun senso.
La lascio continuare senza dire una parola.
Tira su col naso, cerca di asciugarsi le lacrime dal viso con una manica del vestito.
“Accettai senza neanche pensarci, io e Kev eravamo sempre stati legati, le nostre famiglie si riunivano spesso e andavamo sempre in vacanza insieme…”
Prende un respiro profondo, solleva gli occhi al cielo nella speranza di reprimere le lacrime.
“Le cose fra i suoi genitori non andavano granché bene, sua madre quel giorno era uscita furiosa dopo una litigata e non era ancora rientrata a casa. Suo padre invece, dopo aver affogato i suoi problemi nell’alcool, era tornato a casa ubriaco fradicio.”
Inizio a preoccuparmi sul serio, dove vuole arrivare?
“San… quella sera… ho visto mio zio picchiare Kevin con i miei stessi occhi. E io ero lì, impotente, immobile a guardare incredula quella scena, senza sapere cosa fare o cosa dire.
Mio zio lo accusava di essere la rovina della famiglia, gli lanciava insulti senza nessun contegno, lanciava contro il muro quello che gli capitava tra le mani, poi diede un pugno a suo figlio. E Kevin cadde atterra, con il naso sanguinante. Eravamo solo dei bambini.”
Si fermò ancora una volta per riprendere fiato.
“Io stavo lì a guardare capisci? Cosa potevo fare? Suo padre mi lanciò uno sguardo che ancora oggi mi da i brividi, poi uscì di casa sbattendo la porta. Corsi da Kevin e lo aiutai ad alzarsi, lo accompagnai fino al suo letto. Cercava di convincermi che stava bene, che non era successo niente, e all’inizio ci riuscì anche, ma poi vidi il suo braccio ricoperto da lividi e fu a quel punto che decisi che era arrivato il momento di reagire, di fare la cosa giusta, perché volevo troppo bene a Kevin, non potevo permettere tutto questo. Chiamai mia madre e lei chiamò subito la polizia.
Venni a sapere solo dopo che quella non era la prima volta in cui accadevano cose del genere. Fortunatamente, mia zia poi si decise a chiedere il divorzio, riuscì ad ottenere l’affidamento di Kevin e si trasferì con lui a Londra per iniziare una nuova vita, lontano da tutti e da tutto. 
Mio zio invece se la cavò con un ordinanza restrittiva.”
Per un attimo il silenzio.
Lei che guarda in basso senza fiatare. Poi rialza di nuovo lo sguardo, si morde ossessivamente l’interno della guancia.
Sta soffrendo così tanto e io muoio al pensiero di non sapere come aiutarla.
“So che è passato un sacco di tempo ormai e può sembrare una stupidaggine… Ma prima, quando ti ho visto barcollare anche solo leggermente, mentre ti alzavi dallo sgabello… il terrore che ho provato quel giorno, quella scena, mi sono risentita impotente stasera come allora. Incapace di fare qualsiasi cosa per aiutarti. Ho avuto paura, San. E mi spiace se ho esagerato.”
Non so cosa dire, ho paura di non trovare le parole giuste, vorrei solo farle sapere che non permetterò mai una cosa del genere, che d’ora in poi ci sarò sempre io a proteggerla.
Faccio un enorme sforzo per mantenere la calma perché vorrei solo trovare quel bastardo e riempirlo di botte.
“Brittany… io non lo sapevo… perché non me l’hai mai detto?”
“Io…io non l’ho mai detto a nessuno.”
Le prendo il viso tra le mani
“Ascoltami. Questo con me non succederà mai, ok? Non accadrà mai che io arrivi ad usare la violenza con te. E non permetterò a nessuno neanche di sfiorarti con un dito. Se qualcuno prova a toccarti lo riempio di schiaffi, Britt. Non lo permetterò mai, capito? Mai.”
“Io..io lo so che tu non mi faresti mai del male. E’ solo che ho avuto tanta paura. Ho sempre considerato mio zio come un punto di riferimento, una colonna portante nella famiglia. Era sempre così gentile e simpatico con tutti. E se l’alcool l’ ha portato a questi livelli, non voglio neanche pensare a cosa possa accaderti, io… io non sono preparata.”
Faccio uno sforzo sovrumano per trattenermi dal cedere al pianto.
Una lacrima le scende sul viso fino a sfiorarmi le dita.
Tiro fuori dalla borsa un fazzoletto e le asciugo la guancia.
“Brittany. Mi dispiace davvero tanto. Non succederà più, ok? E’ una promessa.”
E parlavo davvero sul serio, non avrei mai più esagerato con i drink. O almeno non lo avrei mai più fatto in sua presenza, questo era certo.
Stavo per continuare a parlare quando lei si aggrappa letteralmente alla mia schiena.
“Abbracciami ti prego.”
La stringo forte, così forte che ho paura di poterle fare del male. Non posso lasciarla andare.
E’ così fragile, la mia paperella.
Mi tiene stretta a sé, affonda la testa nei miei capelli. Inspira profondamente.
Sta piangendo, sento i capelli inumidirsi.
Le accarezzo delicatamente i lunghi capelli biondi.
“Va tutto bene, ci sono qua io ora. Va tutto bene.”
E per un po’ stiamo là… strette l’una all’altra, senza bisogno di dover dire nulla.
Finché la ballerina non rialza il viso dalla mia spalla, smette di piangere, cerca di ricomporsi.
“Grazie.”
Sussurra.
Si avvicina alle mie labbra, mi bacia.
Un bacio di cui ha bisogno per sopravvivere, un bacio per trasmettermi tutto quello che sta provando, tutto quello che sente. Un bacio a cui non servono altre spiegazioni.


Mano nella mano, le dita intrecciate, attraversiamo il vialetto che ci separa dal parco.
Sorrido alla vista di un venditore ambulante sul lato della strada, con il suo carretto di palloncini, torna verso casa da chissà dove.
Ho un’idea.
“Sai una cosa… credo di aver trovato il modo per farmi perdonare.”
Mi guarda con aria confusa.
“Ferma qui.”
“SCUSI!” 
Urlo all’uomo dei palloncini mentre a passo svelto raggiungo il suo carretto.
“Per stasera ho finito.”
Noto che gli mancano i denti davanti.
“No ascolti. La vede quella biondina? Sì, proprio lei. E’ la mia ragazza. E’ bellissima vero? Ed è anche molto triste stasera, perciò ho bisogno urgentemente di quel palloncino. La prego.”
“Oh, è veramente uno schianto, complimenti. Bhè allora se proprio insiste penso che farò un’eccezione… Fanno dieci dollari grazie.”
“Dieci dollari?! E dov’è finito il romanticismo? Un po’di pietà per una ragazza innamorata?”
“Bene allora, che ne dice di… facciamo 9 dollari e 99?”
“Senta
, sono di Lima Heights Adjacent. Sabes lo que pasa en Lima Heights Adjacent?! COSAS MALAS!”
“Sì ecco… Senti, chica… Questa è la mia ultima offerta, prendere o lasciare. Sto per andarmene.”
Spinge in avanti il carretto, ma senza avere intenzione di allontanarsi sul serio.

Ay Dios mio! Ma cosa fa ora, il prezioso? Sto davvero qui a contrattare con questa spazzatura ambulante? Come sono arrivata fino a questo punto? Ah, l’amore ti ha proprio stregato Santana Lopez… Forse Quinn alla fine non aveva tutti i torti.
“Va bene, va bene! Accetto! Lei se ne approfitta un po’ troppo, qualcuno dovrebbe mostrarle le buone maniere.... ma ora non ho alcuna voglia di stare qui a discutere. Se non le dispiace, devo tornare dalla mia dolce metà… ora mi dia la papera. A non rivederci mai più.”
“Ecco a lei. Buona fortuna!”
Sorride soddisfatto.
Sì, mi sono fatta prendere in giro da un vecchio depravato senza denti.
Afferro il palloncino e corro verso di lei, dimenticando tutto il resto, rischiando quasi di inciampare nei tacchi.

Stile film avete presente? Tutto quanto intorno si blocca improvvisamente e il protagonista che inizia a correre a rallentatore. No davvero, ci manca solo la musica di sottofondo.

“Una paperella per la mia paperella!”
L’azzurro dei suoi occhi che luccicano sotto il cielo stellato, inizia a saltellare per l’entusiasmo, le sfugge un gridolino di gioia.
Si lancia tra le mie braccia lasciandosi sollevare in aria, fa una giravolta e afferra il suo regalo.
“Ommioddio San! Grazie mille! E’ il regalo più bello che abbia mai ricevuto!  Grazie grazie grazie grazie grazie grazie…”
S’interrompe per riprendere fiato.
“…grazie grazie grazie grazie grazie grazie…”
Rido tappandole la bocca con un bacio.
“Credo di aver capito Britt! Prego prego prego prego!”
Continuo a ridere mentre lei s’inginocchia e mi bacia il dorso della mano.
Poi dando una veloce occhiata alla sua nuova paperella ripiena d’elio, risale in piedi sbaciucchiandomi il braccio come fa Gomez con Morticia Addams.
Sprizza felicità da tutti i pori della pelle.
Si solleva in aria, leggera come una piuma, fa un’altra giravolta. Atterra sulla punta dei piedi come fosse la cosa più normale del mondo.
“Dio Brittany. Quanto ti amo.”
La tiro per i fianchi, trascinandola in un bacio affamato.
Riesco a sentire che è davvero felice ora. Sorride nel bacio.
“Io di più, San.”
Mi sta avvolgendo le braccia intorno al collo quando il palloncino le sfugge di mano.
D’istinto sfilo via i tacchi in fretta e furia e li lancio dove capita, sull’asfalto.
Inizio a rincorrere il palloncino, non posso perderlo di vista.
Sento Brittany che grida il mio nome.
Continuo a correre a più non posso quando finalmente, con un balzo degno di una ginnasta professionista, riesco a saltare su una panchina ed afferrarlo a mezz’aria, proprio mentre stava per diventare impossibile da recuperare, troppo alto per chiunque. Tranne per Finnocence, ovvio.
Scendo soddisfatta dalla panchina. M’incammino sorridente verso di lei.
Ho il fiatone, cammino a piedi nudi e il contatto con l’asfalto non è che sia proprio piacevole.
Ma non importa, perché lei è lì ad attendermi orgogliosa, piena di speranza, come una bimba il suo primo giorno di scuola.
“San! Ci sei riuscita San!”
Le sue grida elettrizzate mi rimbombano confusamente nella testa.

E’ una mia impressione o gli alberi stanno iniziando a girare?
“Non potevo mica rischiare di perdere la mia paperella!”
Le urlo, strizzando l’occhio.
L’ultima cosa che vedo è lei che sorride, quando sono costretta a fermarmi a metà strada.
I piedi sono come bloccati, la testa gira.
Rumori confusi che non fanno altro che stordirmi, come se non lo fossi abbastanza.

Che sta succedendo?
Una sensazione di vomito che sale pian piano dallo stomaco fino alla gola.
Le gambe cedono. Gli occhi che stanno aperti a fatica.
Lì per terra, sull’asfalto freddo, a pochi metri di distanza da lei, svengo.
“SANTANA!”

La sagoma esile della ballerina che corre disperata verso di me è l’ultima cosa che ricordo.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** A ray of sunshine after the storm ***


Capitolo VII

Capitolo VII – A ray of sunshine after the storm

 
***

 
Lei che mi solleva, mi prende tra le braccia e mi trascina fino a sdraiarmi sulla panchina.
Si fionda in strada. Grida, chiama aiuto disperata.
Si piazza davanti ad un auto che arriva a tutta velocità.
Viene scaraventata violentemente a terra.
L’autista che chiama l’ambulanza.

Queste le poche e confuse informazioni che ho ricevuto dai dottori dopo il risveglio in ospedale.
Il peggior risveglio della mia vita, a cui nessun incubo può competere.

Apro gli occhi, ma la luce accecante del sole mi costringe a richiuderli immediatamente.
Con le mani strofino le palpebre stanche e provo a riaprirle lentamente.
Quando finalmente riesco a sollevare lo sguardo, noto all’istante che, sul bordo del letto, è stato annodato in un fiocco il filo che sosteneva la paperella piena d’elio.
Sorrido al pensiero che è tutto ok,  qualunque cosa sia successa ora va tutto bene, finalmente posso rivedere la mia paperella.
“Britt.”
Dico con un filo di voce.
Nessuna risposta.
Mi sollevo debolmente sui gomiti, ruoto la testa e la vedo.
Un corpicino bianco, coperto di bende e lividi, fasciature e tubi.
Distesa su un letto a pochi metri dal mio.
Velocemente mi tolgo di dosso la coperta, scatto in piedi.
Devo aver dormito parecchio, ho le gambe addormentate e fatico a tenere i piedi ben saldi al pavimento.
Mi fiondo su di lei e inizio a scuoterla delicatamente.
“Oh madre de Dios, Brittany! Ti prego svegliati! Coraggio Britt, apri gli occhi! Guardami sono qui, mi senti? Britt?”
Ma lei non si sveglia, non da segni di vita. Non un lieve movimento, nemmeno un suono, a parte quello dell’elettrocardiogramma che registra battiti regolari.
Presa da un attacco di panico, furiosa, inizio a scuoterla più forte.
“Brittany! Non fare scherzi, svegliati ti prego! Guarda qua Britt, guarda, c’è la tua paperella che aspetta solo te. Coraggio apri gli occhi… ti scongiuro, Britt, apri gli occhi.”
Una lacrima inizia a scendere silenziosamente lungo la guancia mentre tento di slegare il palloncino dal bordo del letto su cui mi ero ritrovata al risveglio, un attimo prima.
Siedo sul cuscino, la testa tra le mani.
Sono ancora un po’ debole perciò tento di rialzarmi lentamente, il palloncino stretto in una mano.
Una marea di pensieri che mi inondano il cervello. Cerco di ricordare.
Intreccio nuovamente allo schienale il filo della paperella, stavolta al suo di letto.
Il contatto con l’asfalto freddo, le sue mani che sostengono il mio corpo, il suono assordante della sirena.
Afferro una sedia accostata alla parete, la trascino rumorosamente sul pavimento fino al bordo del suo letto e ci sprofondo sopra.
Dio mio Brittany, cosa ti ho fatto.
Le scosto una ciocca bionda di capelli dal viso, la sua fronte è coperta da un’enorme fasciatura.
Evito di scrutarla più a fondo, o di farmi troppe domande, non voglio neanche solo immaginare cosa si possa nascondere lì sotto.
Un leggero sapore di alcool e succhi gastrici che sale su per la gola, le urla disperate, il rumore dei clacson.
Immagini che con violenza si fanno spazio nella mia mente.
Le prendo la mano mentre le lacrime continuano a scendere senza che me ne possa rendere davvero conto.
Con la mano libera stringo un lembo del lenzuolo, mi ci aggrappo con forza, ci sfogo tutta la rabbia e il rimorso che provo in quel momento, in silenzio.
Strizzo forte gli occhi, faccio scorrere delicatamente un dito sul suo braccio, seguendo il percorso segnato dai lividi.
Scosto leggermente la coperta e noto che, a differenza del mio, il suo vestito da sera è stato sostituito da un sottile camice bianco ricoperto da piccoli pallini blu, che emette un piacevole odore di pulito.
Sposto lo sguardo al di fuori del vetro della finestra, quando la mia attenzione viene attirata dal cinguettio di un paio di uccellini che hanno fatto il nido sull’albero a pochi metri dal davanzale.
“Hai visto Britt? Scommetto che cercano te.”
Sussurro, la voce spezzata dai singhiozzi.
Un piccolo passerotto si va a posare sul davanzale, beccando i resti di chissà quale porcheria.
Sorrido stancamente, lo sguardo si va a riposare sul suo viso.
Stringo più forte la sua mano.
“Che cosa ti ho fatto Britt? Mi dispiace, mi dispiace davvero.”
Mi mordo ossessivamente il labbro inferiore e chiudo piano gli occhi senza smettere di tenere la sua mano.
“Toc toc.”
Una donna in camice bianco entra nella stanza.
Esile e dalla pelle candida, tiene stretta al petto quella che pare una cartella clinica.
Capelli rossi che le arrivano fino alle spalle, enormi occhi da cerbiatto color nocciola, particolari che danno al suo viso un aspetto dolce e infantile.
Il suo sguardo ha un non so che di rassicurante che mi spinge a fidarmi all’istante di quella sconosciuta dai capelli rossi.
Abbassa la cartelletta e inizia a scorrere velocemente lo sguardo sui vari fogli.
Ha una spilla colorata piuttosto singolare, che spunta dalla camicetta nascosta sotto il camice da infermiera.
Quando rialza lo sguardo, un sorriso di solidarietà le si forma sul viso.
Scosta una sedia dalla parete e la solleva nel più totale silenzio, la appoggia lentamente sul pavimento.
Dopo aver strofinato ossessivamente la superficie di legno della sedia con una salvietta umida per almeno un paio di minuti, si siede accanto a me.
Sorride dolcemente, i grandi occhi color nocciola che scrutano il mio viso.
“Tu devi essere … Santana giusto?”
Cerco di nascondere le lacrime asciugando gli occhi con la punta delle dita.
Alzo gli occhi ma non distolgo lo sguardo dalla ballerina sul letto di fronte a me, annuisco piano.
“Ciao Santana, come ti senti?
Piacere, io sono Emma.”
Tende una mano aspettando una risposta.
Osservo le sue mani, piccole e candide, come quelle della mia paperella.
Alzo lentamente la testa, c’è qualcosa nel suo sguardo, qualcosa di confortante, lo stesso sguardo rassicurante che mi ricorda mia nonna.
Qualcosa che mi spinge a fissarla dritta negli occhi, per un attimo, e a fiondarmi poi tra le sue braccia, senza che lei dica niente.
A stringerla in un abbraccio disperato, scoppiando in lacrime.
Lei, dopo aver (se possibile) sgranato ancora di più gli enormi occhi, ostenta un po’ vagando in gesti casuali con le mani, prima di ricambiare impacciata il mio abbraccio con un sorriso.
Mi strofina delicatamente una mano sulla schiena, mentre cerca con lo sguardo un fazzoletto da potermi porgere.
E per la prima volta in quella mattina mi sento al sicuro, tra le braccia di una completa sconosciuta dai capelli rossi.
“Tra...tranquilla Santana, va tutto bene.”
Purtroppo quella sicurezza dura il tempo di mezza frase, perché lo stomaco si contorce ed ho giusto il tempo di farmi indicare il bagno prima di correre a vomitare anche l’anima.

***

L’esame clinico del paziente in coma prevede la valutazione del livello di coscienza, del respiro spontaneo, delle alterazioni pupillari, dei movimenti oculari spontanei e risposte oculari riflesse, delle risposte motorie.

Respiro spontaneo.
Il che significa che è come se il cervello fosse precipitato in un blackout generale, in un completo stato di incoscienza.
Ma c’è di buono, se così si può definire, che le sue funzioni vitali non sono compromesse, respira autonomamente, senza bisogno del sostegno delle macchine.
Uno spiraglio di luce dopo la tempesta.
Tiro un sospiro di sollievo quando i medici mi mettono a conoscenza della situazione.
Il fatto che il suo corpo continui a svolgere autonomamente le funzioni principali, come il solo fatto di respirare, mi fa sentire leggermente meglio.
E’ come prendere una boccata d’aria fresca dopo esser rimasta intrappolata in un incendio per ore.
Di certo non mi sento meno in colpa, ma questo in qualche modo mi fa sentire meglio.
Mi da forse la speranza che riesca a sentirmi vicina, il fatto che respiri autonomamente, la avvicina di un passo alla vita e la allontana di un passo dalla morte.
Mi da la speranza che il suo cervello cerchi di non farla soffrire troppo, l’idea che l’abbia catapultata in un bellissimo sogno fatto di anatroccoli danzanti e unicorni arcobaleno.
Mi sto forse nutrendo di false speranze? Non lo so.
Quello che so è che non devo smettere di lottare, no, devo farlo per lei.
Non vorrebbe che smettessi di credere in lei, mi direbbe di fidarmi, come lei ha fatto con me, purtroppo.
Ma soprattutto non vorrebbe che stessi qui a deprimermi su una sedia d’ospedale, lo sguardo assente e il viso segnato dalle lacrime e dalla stanchezza.

Mi faccio forza e costringo il mio corpo a mettersi in piedi.
Apro le tende e faccio entrare i caldi raggi del sole che si vanno a posare sul suo viso.
Si sta davvero bene, fa piuttosto caldo, considerato che l’autunno si avvicina.
Prendo un bicchiere di plastica, vado in bagno a riempirlo e sposto i girasoli in un vaso. Gli concedo cinque sorsi d’acqua alla radice.
Puck è venuto ieri a portarceli, sa che lei adora i girasoli. E avere un po’ di compagnia ogni tanto non mi dispiace.
E’ stato qui per mezza giornata consolandomi e facendomi ridere con le sue solite storie sulle svariate conquiste amorose, gonfiate di esagerazioni.
E’ uno di quei momenti in cui riesco a capire perché mai sono amica di un essere del genere.
Riesce a distrarmi, riesce a farmi dimenticare per un attimo tutta quella sofferenza, facendomi ridere, con le sue battutine idiote a cui rispondo sempre riempiendolo di insulti, ma che in realtà adoro.
Fra le altre cose mi racconta anche degli altri del Glee, stanno davvero in pensiero non solo per Brittany, ma anche per me, vogliono sapere come sto, vengono a trovarci con enormi mazzi di fiori profumati.
Rachel mi telefona quasi ogni giorno, con le sue domande stressanti e i suoi modi esageratamente affettuosi. So che potrebbe sembrare pesante, ma nonostante tutto mi fa sempre un gran piacere sentirla.
Perfino Sebastian e Karofsky corrono subito a farci visita, impegni permettendo, e io ho scoperto un lato di loro dolce e comprensivo, che non avrei mai creduto di poter amare.
Ma soprattutto non avrei mai creduto di potermi affezionare a Sebastian.
E’ venuto fuori che oltre ad essere un grande stronzo, una tra le tante cose che abbiamo in comune, è anche un grande ascoltatore.
Riesce sempre a tirarmi fuori qualsiasi cosa mi passi per la mente, senza mai averne abbastanza.
E chi l’avrebbe mai detto?

Risprofondo sulla sedia, presa dai miei pensieri, non mi accorgo neanche del rumore dei passi che entrano silenziosi nella stanza.
“Buongiorno.”
Emma sorride poggiandomi una mano sulla spalla.
“Oh, vedo che hai innaffiato i girasoli. Fantastico.”
Si abbassa sulle ginocchia e mi solleva il mento con una mano.
“Hai dormito di nuovo qui stanotte?”
Annuisco.
“Dolcezza, non puoi restare qui per sempre. Anche tu hai bisogno di riprendere fiato. Coraggio, vai a casa ora. Prenditi una giornata di riposo, ti prometto che starò qui con lei tutto il giorno e non la perderò di vista un attimo. Ma ora hai bisogno di riposare, Santana.”
“Ti ringrazio Emma, davvero. Ma no, non posso. E se si sveglia? E se mi cerca e io non ci sono? E se succede qualcosa? No, non potrei mai perdonarmelo. Devo stare qui con lei, ho bisogno di stare qui con lei. Devo starle vicina. E lei ha bisogno di me, lo so. Devo stare qui a cantare per lei, devo farle sentire che ci sono e che non la lascio sola.”
La rossa annuisce con un mezzo sorriso, comprensiva. 
So che vorrebbe tanto poter fare qualcosa per aiutarmi, ma l’unica cosa che può fare ora é lasciarmi stare lì, con lei.
Qualcuno la chiama dal corridoio.
“Torno subito. Non ti muovere da qui.”
E chi si muove?  - Penso tra me e me.

Accarezzo il viso della ballerina, alzo leggermente la benda dalla fronte per un attimo.
Ormai la ferita è quasi guarita, ne rimane solo una cicatrice.
I dottori hanno fatto un ottimo lavoro, anche tutti i lividi sul corpo stanno sparendo quasi del tutto.
Le accarezzo il viso.
Mi mancano così tanto i suoi occhi, che scrutano i miei. Profondi pozzi azzurri capaci di leggerti l’anima.
Prendo un respiro profondo, afferro la sua mano, schiarisco la voce.

 And the songbirds keep sin....

“Abbiamo una visita.”
Annuncia Emma.
“C…cosa? Ma non è troppo presto?”
“Ehi Santana, ti sei già stancata della tua amica?”
Conosco bene quella voce, sgrano gli occhi.
Quinn è entrata nella stanza.
E non è sola, tiene in braccio Beth e ora la affida al sicuro, tra le braccia di Emma.
Sorride dolcemente e allarga le braccia.
“Quinn?! Ma tu eri… Connecticut… E Yale? E … Quinn?! Che?”
Corro tra le sue braccia e lei mi stringe forte, dandomi di tanto in tanto qualche pacca sulle spalle e ridendo divertita mentre scoppio ancora in lacrime, ma stavolta sono lacrime di felicità.

 
Note dell’autrice:
Hola classe! Feel like Holly Holiday D:
A parte le cazzate, finalmente dopo questa immensa ed infinita pausa è tornato!
YAY! Sì, Glee è finalmente tornato e lo sono anch’io. LOL La prendo come scusa per farmi perdonare se ci metto sempre così tanto a pubblicare ù_ù
Eeeeebbene, ci siamo quasi. Siamo quasi giunti alla fine T.T (della storia s’intende LOL)
Manca davvero poco, volete sapere come va a finire? Bene, anch’io.
So di avere già in mente un finale, ma tanto so anche che finirò per perdermi nel capitolo e cambiare tutto quanto come al solito :’)
Aaaallora. Primo, questa nuova puntata sul Big Brother? Come vi è sembrata? Piaciuta? Dai sì scommetto di sì :3
Ma quant’erano teneri Quinn e Artie? Ma soprattutto… avete notato Britt che prendeva appunti con i pastelli colorati? Aw :’3
Diabete alle stelle per quelle sempre troppo poche scene Brittana dove si tenevano la mano, tipo sulle montagne russe, ma quanto sono troppo troppissimo dolci? *-*
La 3x16 si prospetta una potenza di puntata. Mi ispira un casino, ormai sto in fissa da giorni con Disco Inferno e non riesco a togliermela dalla mente. E avete sentito del BRITTANA SEX TAPE? Ashdbjhdbaksdas non posso più aspettare D:
Seconda cosa. Come sempre un camion di sacchi di abbracci per tutti voi che continuate a seguirmi/preferirmi/recensirmi/ricordarmi. Vi adoro tutti quanti grazie di tutto :3
Alla prossima! 
Panffle :3

PS: Non scordatevi di puntare il dito.

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Capitolo 8
*** You can't break up the Unholy Trinity ***


Capitolo VIII

Capitolo VIII – You can't break up the Unholy Trinity 


***

“San-Santana.. così non riesco a respirare però!”
Quinn ridacchia, la voce soffocata sotto il mio abbraccio stritolatore.
Tolgo le braccia dal suo collo e tento di ricompormi.
Insomma, un po’ di contegno Santana Lopez!
Scuoto la testa e con un colpo di tosse mi volto verso la finestra, asciugando distrattamente le lacrime con le dita.
Quando penso di essere abbastanza presentabile, mi volto nuovamente e vedo una Quinn che mi fissa divertita, mentre Emma cerca di distrarre Beth giocherellando con le sue manine. Lei però non sembra interessata e infatti mi scruta con un sopracciglio inarcato.
“Ehi Lima Lima Heights Adjacent, puoi anche farti scappare qualche lacrimuccia con me. Tranquilla, rimarrà tra di noi…”
Fa il gesto di sigillarsi le labbra con le dita.
“Non… non stavo piangendo! Stavo… ermh… sudavo dagli occhi. Fa parecchio caldo sai com’è… Sì, proprio così, sudavo dagli occhi.”
Annuisco convinta mentre sfoggio l’espressione più seria che mi viene in quel momento.
Quinn scoppia in una risata rumorosa.
“Ah sì certo… sudavi, ovviamente. Mh mh.”
Ci guardiamo per un attimo negli occhi prima di scoppiare nuovamente a ridere. Ora anche Beth e Emma stanno sorridendo.
Mentre rido non posso evitare di farmi scappare qualche lacrima, Quinn si avvicina e stavolta è lei che mi sorprende con un abbraccio spaccaossa.

Stiamo in piedi davanti alla finestra aperta, Emma ha portato Beth in un’altra stanza a disegnare con i pastelli colorati.
Poso sul comodino di fianco al letto l’orsacchiotto di peluche che Quinn ha portato per Brittany. Britt adora dormire circondata dai peluche, dice che la fanno sentire al sicuro.
Prendo una boccata d’aria.
“Quinn, come mai sei qui?”
Domando seria, senza giri di parole.
“Bhè.. mi mancavate, dopo tutto quello che è successo quest’estate, tu e Britt.. siete le mie migliori amiche Santana, non potevo abbandonarvi proprio ora. Non potevo abbandonare lei, non potevo abbandonare te. Ma guardati, hai un aspetto terribile. Da quanto tempo non dormi? Devi riposarti, non puoi continuare così per sempre.”
“Q, sei stata con noi tutta l’estate. Ogni singolo pomeriggio venivi qui a trovarci, non ci hai mai abbandonato. Sei venuta a trovarci in ospedale ogni volta che avevi un attimo libero.. mi hai sempre chiamata tutte le settimane anche quando sei tornata nel Connecticut. So che non è solo questo il motivo Q, su coraggio, sputa il rospo ora.”
“Cosa vedo lì sul davanzale? Quel posacenere è vuoto? Non ci credo, non può essere vero.. Santana Lopez che smette di fumare?”
“Non cercare di sfuggire alle mie domande Quinn Fabray. E comunque…”
Abbasso il tono di voce come se lei potesse sentirmi.
“Il fatto che io non fumi QUI DENTRO non significa che abbia smesso di fumare. Sai che non ama quando fumo in sua presenza, anzi, non ama proprio che io fumi. Per questo, quando sento la tentazione di farlo, almeno cerco di non farlo qui. Ma non ho quasi mai il coraggio di lasciarla da sola, perciò sono veramente rare le volte in cui accetto di uscire da questa stanza per fumare.”
Mi sforzo di sorridere, stancamente.
“Ma comunque.. Rimane il fatto che non mi hai ancora risposto.. allora?”
“Eh va bene … Se vuoi davvero saperlo c’è un altro motivo per cui sono qua.”
“Allora?! Cosa aspetti a dirmelo?”
“Ecco.. Qualche giorno fa.. Rachel mi ha chiamato. Non ho capito esattamente cosa fosse successo, sono riuscita a captare ben poco dai suoi discorsi confusi, fatto sta che piangeva. E tanto anche. Mormorava qualcosa a proposito di un litigio con Finn e della sua carriera, qualcosa riguardo ai turni per il bagno.. e qualcos’altro che non sono riuscita a interpretare. Per questo sono venuta qui, mi mancate troppo, tutti voi. Voi avete bisogno di me quanto io ho bisogno di voi. Ho deciso di prendermi una pausa da Yale.. e poi Shelby mi permette di tenere Beth quasi tutti i giorni quando lavora, in fondo non è poi così male. Avevo sottovalutato il potere che Lima ha sul mio umore e ora sto bene San.. non ho alcun rimorso. Voglio passare del tempo con Beth e con voi.. e poi bhé, vorrei anche poter aiutare un’amica che mi ha tenuta sveglia parecchie notti con i suoi singhiozzi, quand’ero a Yale.”
“Cosa?! Gnomo da giardino ha avuto un litigio con Finnocence? Di nuovo?! Ma perché non mi ha detto niente? Eppure ci sentiamo quasi tutti i giorni.. ma non ha neanche solo accennato.. No. Non è decisamente da lei tenere la bocca chiusa.”
“Non potrebbe essere per lo stesso motivo per cui la chiami gnomo da giardino? No, non è per questo, credo non volesse darti altri pesi da sopportare. Puoi continuare a dire che è insopportabile e che parla troppo, puoi continuare a soprannominarla gnomo da giardino o hobbit o come ti pare, ma se c’è una cosa che non puoi dire è che non sia una buona amica. Si vede che Rachel ci tiene veramente alla vostra amicizia Santana, nonostante le apparenze vi volete un gran bene e so per certo che lei farebbe di tutto per aiutarti se fosse necessario. E lo stesso vale per te. Non provare a negarlo.”
“Ma da quando sei così filosofica? Ok ok… lo ammetto. Gnomo da giar..”
Quinn mi lancia un’occhiataccia.
“Ehm.. intendevo.. Rachel è una buona amica e, sì, diciamo anche che in qualche modo riesco a volerle bene, contenta? Ma resta il fatto che si è voluta consolare sulla TUA di spalla. Ehehe Fabray.. c’è qualcosa che vorresti dirmi?”
“Santana!”
“Che c’è? Dai lo sai che a me puoi dirlo.. allora? Vi siete viste? Avete concluso qualcosa? Voglio i particolari.”
“Santana! Io e Rachel siamo solo amiche. Non c’è assolutamente niente tra di noi e poi lei sta con Finn. Discorso chiuso.”
Noto una leggera amarezza nel suo viso quando pronuncia la parola solo.
“Quinn su, parliamoci chiaro. Quei due litigano in continuazione, quando ti renderai conto che quella storia non può funzionare? E’ palese dire che l’Umpa Lumpa non ha occhi che per te fin dal liceo. Quando ti vede sembra uno scoiattolo in calore. E poi Frankenteen.. ho dei seri dubbi riguardo la sua sessualità. E sai quanto io me ne intenda di queste cose. Sai com'è, ho una specie di superpotere. E il mio gay radar non si sbaglia mai.”
Quinn scuote la testa ma non può fare a meno di farsi scappare un sorrisetto compiaciuto.
“A dir la verità Rachel non sa ancora del mio ritorno a Lima e non credo di volerglielo dire. Cioè.. non saprei.. aiuto, inizio ad essere parecchio confusa.. cosa devo fare?!”
“Ma cosa diavolo stai aspettando? CHIAMALA.”
“Ora?!”
Mi guarda perplessa.
“Ora.”
“Ma San.. no, non posso farlo. Non sono pronta. Lascia almeno che prepari un discorso, lascia che fac-
“Tira fuori le palle Fabray. Ora tu la chiami. E le dici che sei qui, ok? E che vi vedete. Domani. Non si discute.”
“Do-domani? Ma sono appen-
“Non si discute ho detto.”
Riesco agilmente a prendergli il cellulare dalla tasca e inizio a scorrere la rubrica.
“Ch-che stai facendo?!”
Ecco qui, Rachel Berry.
Quinn non può fare altro che arrendersi al suo destino quando le rimetto il cellulare tra le mani.
“Guarda che sta squillando, faresti meglio a prepararti.”
“Cosa?!”
Vedo il viso di Quinn sbiancare letteralmente.
“Pronto?”
“P-pronto Rachel.. S-sono Quinn.”
Scuote la testa in preda al panico mentre con le labbra sussura la parola “Aiuto”.
“Quinn! Sei tu?! Come stai?! Tutto bene lì?!”
“Ecco a proposito di questo..”
Si dirige verso la porta e, prima di uscire, copre la cornetta con una mano.
“Grazie tante è.”
“Figurati.”
La saluto con una pernacchia prima di vederla uscire dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Rido soddisfatta. So di aver fatto esattamente quello che era giusto fare. Se quelle due non si decidono a fare la prima mossa, ci pensa zia Snix.
“Visto paperella? E tutti che credevano che non fossi capace di fare del bene agli altri.. tzè!”
Mi rimetto seduta vicino al suo letto e le sistemo l’orsacchiotto accanto al braccio.
“Guarda qui.. c’è qualcuno che vorrebbe conoscerti.”
Sorrido accarezzandole una mano.
Rimetto l’orsacchiotto sul comodino e mi sdraio accanto al suo corpo, il viso pallido.
Mi stringo più vicina.
“Promettimi che non mollerai Britt.”
Sussurro.
“No, so che ce la farai. E io sarò qui quando aprirai gli occhi. Sai che non ti abbandono vero? Certo che lo sai. Ti amo più della mia vita Britt, mi dispiace di non avertelo dimostrato abbastanza. Ma non sarà più così, è una promessa. Sono qui con te, non ti lascio. Non ti potrò mai lasciare, finché tu mi vorrai, io sarò sempre qui con te, questo è sicuro.”

***
Una voce conosciuta mi sta chiamando. Una mano mi scuote la spalla.
“Santana? Santana svegliati!”
“Che?! Cosa, quando, dove?!”
Apro di colpo gli occhi e realizzo di essere abbracciata stretta al corpo della ballerina.
Devo essermi addormentata.
Scatto a sedere sul bordo del letto, strofino gli occhi stanchi.
Quinn seduta su una sedia poco distante, Beth che si mordicchia i piedini sulle sue ginocchia.
“Cosa.. cosa è successo? Quanto ho dormito?”
“Uhm, quasi un giorno intero direi..”
“Un giorno intero?! Perché non mi hai svegliata?”
“E come potevo svegliarti, dormivi così bene.. era da quanto tempo che non dormivi per più di 4 ore di seguito.. due settimane?”
Trattengo uno sbadiglio e mi appoggio con le braccia sulle ginocchia. Chiudo un attimo gli occhi, poi li riapro e mi passo una mano tra i capelli.
“Tu.. tu hai dormito qua, Quinn?”
“Mh mh”
Accarezza la testolina di Beth e la fa trotterellare sulle ginocchia. Beth ridacchia felice.
“Ieri ho riportato a casa questa bestiolina e poi sono tornata qua, tu dormivi così serenamente che non ho osato svegliarti, e poi ne avevi proprio bisogno. Stamattina sono andata a riprenderla e pensa un po’? Ho incontrato Puck. Stranamente è stato davvero dolce con me, ci siamo accordati sul fatto che avrei tenuto Beth per tutta la mattina e poi gliel’avrei riportata questo pomeriggio, così può andare un po’ al parco con lei, prima di riportarla a casa di Shelby. E magari fa colpo anche su qualche mamma single..”
“Grazie per essere tornata Quinn.”
“Dovere.”
Mi fa l’occhiolino e mi da un buffetto sul naso.
“Ah, ti ho portato la colazione.”
Prende un sacchetto dal pavimento e ne estrae un cornetto.
“Alla Nutella. Spero ti piaccia.”
Sorride porgendomi la brioche.
“Ti ho mai detto quanto ti voglio bene? Lo stomaco stava proprio iniziando a fare i capricci e poi come si può dire di no alla Nutella? Ti devo un favore.”
Le strappo il cornetto di mano e mi metto a sedere accanto a lei.
Mentre mangio continuo a fissare quel corpo indifeso che mi sta davanti e inizio a perdere l’appetito, ma continuo a mangiare, devo farmi forza.
“Come sta?”
Mi volto e noto che Quinn mi sta fissando, sulle labbra un triste sorriso.
“Fisicamente.. molto meglio. Ormai quasi tutti i lividi sono spariti, anche se purtroppo il gesso sulla gamba e le varie bende sulla mani dovranno restare lì ancora per un po’ di tempo prima che guarisca del tutto.”
Annuisce comprensiva.
“Mentalmente beh.. non è cambiato nulla. La situazione non è peggiorata, ma neanche migliorata. Continua a stare lì, respira e il suo corpo svolge tutte le funzioni primarie, ma il suo cervello è completamente in standby. Non c’è modo di farla svegliare. Non c’è che da aspettare. Ma più il tempo passa, più le possibilità che si svegli diventano minori. Ma io ci credo Q. Molte volte mi ritrovo a pensare cosa farei se non si dovesse svegliare più. No, non lo sopporterei. Non posso nemmeno pensarci, so che ce la farà Quinn. So che si sveglierà prima o poi.”
La biondina mi mette una mano sulla spalla e annuisce.
“Ne sono certa.”
Mi rassicura.
Alzo la testa e prendo un profondo respiro.
“Ma dimmi una cosa… sbaglio o l’ultima volta che ci siamo viste stavi parlando con una certa ‘personcina’?”
La vedo arrossire lievemente, abbassa lo sguardo e sorride imbarazzata.
“Sì ehm.. non ti sfugge nulla eh?”
“Eeeh no. Ora racconta.”
“Le ho detto del mio ritorno e.. dopo un po’di ramanzine sul non averla avvisata prima e cose simili, mi ha imposto di vederci. Domani.”
“Eh me lo dici così? Dio, era ora! Allora.. cosa hai intenzione di metterti, un qualche completino sexy o opti per il solito look da casta scolaretta educata? Ah, che importa, tanto in men che non si dica ti salterà addosso comunque!”
“Santana!”
“E’ inutile che fai tanto l’innocentina Fabray.. e poi lo vedo che stai sorridendo.”
Alza gli occhi al cielo e mostra la lingua.
“Va bene va bene.. è vero ok. E’ solo che sono così felice! Vuole vedere me.. domani! Non riesco ancora a crederci...”
“Ovvio che vuole vedere te! Chi altro? Speriamo solo che non si porti dietro anche quel babbeo, con Finnocence tra i piedi dubito che si possa concludere qualcosa.”
“Ne dubito..”
“Cosa?”
“C’è una cosa che credo di aver dimenticato di dirti.. Finn è momentaneamente ospite a casa di Kurt e Blaine. Lui e Rachel hanno deciso di prendersi una pausa per riflettere sulla loro relazione.”
Sgrano gli occhi e spalanco la mascella.
“Come puoi 'dimenticarti di dirmi' una cosa del genere?! Ok, è fatta. Hai bisogno di un paio di manette per domani o ti arrangi da sola?”
“SANTANA!”


Note dell’autrice: Allura allura allura… ok, devo dire che non mi convince per nulla D:
Diciamo che è un po’ una fase di transizione per staccare un po’ tra un capitoletto e l’altro.. e poi ce l’avevo coi RIB e mi volevo sfogare con un accenno Faberry LOL
Devo dire anche che l’ho riletto parecchie volte e bo… non mi ispira granchè .-.
Ma coooomunque… grazie a chi è ancora qui che continua a seguire le fantasie di questa cara testolina bacata ^^
Allora questo Saturday Night Glee-ver? Ammetto che a me è piaciuto parecchio tanto :3 anche se come al solito stanno sempre ad esagerare con tutti questi momenti Finchel.. ma tralasciamo…
Tutti pronti per il Brittana Duet? *w*

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Capitolo 9
*** I'm starting to believe in my own magic ***


Capitolo VIII

Capitolo IX – I'm starting to believe in my own magic 

***

“E’ permesso?”
Sobbalzo sulla sedia, colta di sorpresa da una voce fin troppo familiare.
“Kurt?”
“Santana.”
Mi fa un cenno con il capo e sorride dolcemente.
Attraversa la stanza per tutta la distanza che ci separa e senza dire una parola mi siede accanto, continuando a sorridere.
Ricambio con un sorriso stanco e per un attimo lo guardo negli occhi, senza fiatare.
Poi torno a guardare la ballerina.
“Santana, come stai?”
Non rispondo e lui non azzarda a ripeterlo una seconda volta.
Apre la sua enorme tracolla e fruga all’interno, ne tira fuori un pony di peluche.
“Un… pony?”
Ma lui mi porge il peluche e continua a frugare finché finalmente non trova quello che cerca.
Con il pony in una mano lo osservo confusa.
“Quando un pony fa una buona azione, gli viene dato un corno.”
Ora ha in mano un piccolo corno azzurro attaccato ad un cerchietto e lo posa attentamente sulla criniera arcobaleno del peluche.
“Non era più semplice prendere direttamente un unicorno?”
“Non sarebbe stata la stessa cosa.”
Sorrido. Sì, ha ragione.
“Grazie di essere qui, Kurt.”
E non lo ringrazio solo per educazione, lo ringrazio perché sento di doverlo fare.
Io e Kurt non siamo mai stati molto uniti, sì certo eravamo amici al liceo e lo siamo ancora, ma non c’è mai stata quella confidenza che posso avere con persone come Quinn, o Karofsky, o Puck e, sì, anche Rachel. Abbiamo passato gli anni del liceo a punzecchiarci con battutine sarcastiche, più che altro ero quasi sempre io a farlo, anche se a lui la cosa non sembrava turbarlo più di tanto.
Questo non significa che non ci vogliamo bene l’un l’altro, semplicemente non c’è mai stato tra di noi quel tipo di amicizia.
Nonostante questo, anche se non credo di averlo mai ammesso, ho sempre ammirato Kurt per l’orgoglio che ha verso sé stesso, per il coraggio di mostrarsi da sempre agli altri per quello che é, senza bisogno di nascondersi dietro una maschera, come ho fatto io per parecchio tempo.  
E’ di certo qui soprattutto per Brittany, con lei aveva un rapporto diverso rispetto a me.
E come poteva non esserlo? Qualunque persona sana di mente non può fare a meno di amare questa creatura adorabile, questa paperella che ci è finita per caso nel nostro mondo, dove c’è fin troppa cattiveria.
Kurt annuisce.
Faccio per mettere il peluche tra gli altri regali di Brittany, ma lui mi ferma.
Posa una mano sulla mia.
“Per te.”
Dice indicando l’ unicorno con un cenno del capo.

Per... me?
Continua ad annuire intuendo la mia confusione.
“Non dimenticare mai di essere magica, Santana. Altrimenti lo perderai.”
“Lo perderò?”
“Il corno. Altrimenti perderai il tuo corno. Non smettere di credere nel tuo potenziale.”
“E’ lei l’unicorno, Kurt. Io non lo sono neanche lontanamente, e non sono nemmeno magica.”
“Lo sei eccome.”
“No invece! Sono una buona a nulla! Guarda che ho combinato, guarda come l’ho ridotta Kurt!”
E mentre parlo sento la mia voce alzarsi di un tono.
“Primo, smettila immediatamente di dire fesserie. Se ti azzardi a dire un’altra volta che è colpa tua, giuro che assumo un pugile professionista  che mi allenerà ogni giorno solo per riuscire a stamparti un grazioso pugno a forma di lama su quel bel visetto.  Dimmi, vuoi rischiare di andare in giro con un livido a forma di lama per il resto della tua vita? Secondo, perché credi che sia successo? Perché credi che si sia precipitata a chiamare aiuto? Perché ti ama Santana. Ti ama, e se avesse saputo prima cosa gli sarebbe potuto accadere, sono sicuro che non avrebbe esitato a farlo comunque.
Il vostro legame è qualcosa di magico, da sempre. Brittany ha avuto il potere di riuscire a mostrarti quello che sei veramente, una persona migliore, di farti uscire dal tuo nascondiglio. E ora sei finalmente te stessa, sei magica Santana. E sei insieme a lei. L’hai fatta innamorare, con la tua dolcezza, con la tua voce. Ti ho sentito sai? Ti ho sentito cantare per lei quando credevi di essere sola. Sì, sei decisamente magica.”
Sento il suo sguardo sul mio viso e non posso fare a meno di abbassare il mio.
Ha smesso di parlare e ora sorride sincero.
Mi guarda negli occhi e io lo fisso attraverso un velo di lacrime.
“Kurt... grazie. Grazie davvero.”
Scuote la testa.
“E’solo la verità.”
E, un po’ esitante, alla fine decide di stringermi. Stingermi in un abbraccio caldo e sincero.


Ha passato qua tutta la mattinata, Kurt.
Per la maggior parte del tempo siamo stati zitti, semplicemente a guardare lei, senza dire nulla.
Poi lui ha azzardato a intonare ‘I Want To Hold Your Hand’ e io, senza pensarci, l’ho subito seguito.
E ora siamo ancora qui, seduti in silenzio.
“Blaine?”
Sussurro.
“Alle prove.”
“Ok.”
Ancora silenzio.
“Quinn?”
Fa lui.
“Da Rachel.”
“Da Rachel? Oddio, ora capisco l’improvvisa voglia di andare a comprare un nuovo vestito.”
“Che?”
“Ieri pomeriggio. Me la son ritrovata così, sotto casa, tutta agitata e iperattiva. Mi ha praticamente trascinato a fare shopping senza motivo. Ma ora sì che è tutto più chiaro, era anche ora direi.”
Ridacchia soddisfatto e io non posso fare a meno di lasciarmi scappare un risolino divertito.
“Ma come? Tu sei d’accordo? Ma Finn è tuo fratello!”
“Sarà pure mio fratello.. Ma nemmeno io posso negare che quelle due sono evidentemente attratte l’una dall’altra come calamite. Oh quel vestito poi.. ecco perché.. e la scollatura! E Quinn..e gli orecchini..chiaro!”
“Hai capito la gnometta...”
Inevitabilmente ci ritroviamo a guardarci per un attimo prima di scoppiare a ridere.

***
“Britt.”
Si sta avvicinando la sera e sono ancora lì, nella stessa posizione, su quella maledetta sedia, nel silenzio più totale.
Tengo la sua mano stretta alla mia e mi ritrovo ad ascoltare il rumore dei battiti cardiaci.
Regolari.
“Sssh. Non dirlo a Kurt..”
Sussurro raccogliendo il pony/unicorno dal pavimento.
“.. Ma questo ti spetta di diritto.”
Infilo il peluche sotto le coperte, accanto all’orsacchiotto di Quinn.
“Ecco fatto. Non credi siano proprio una bella coppia?”
E mentre concludo la frase mi ritrovo divertita a pensare quanto siamo simili a quei due peluche.
Mi sporgo sul letto per accarezzarle delicatamente i capelli e lasciarle un leggero bacio sulla fronte.
“Ehi! Quasi dimenticavo!”
Mi ricordo improvvisamente.
Ieri ci avevano interrotto e oggi, tra Kurt e i pensieri su Quinn e Rachel, stavo quasi per scordarmelo
“... Dov’ero rimasta?”
Schiarisco la voce.

To you I would give the world 
To you I'd never be cold 
'Cause I feel that when I'm with you 
It's all right

I know it's right.

 

E’ incredibile come non riesca mai a trattenere qualche lacrima quando la canto.
Quanti ricordi in una sola canzone.
Stringo più forte la sua mano, bianca come il latte.

 
And the songbirds keep singing

E’ ufficiale, sto piangendo come una bambina.
Lascio sfogare tutte le mie lacrime, ora che non mi vede nessuno.

Ti amo da morire, non immagini neanche quanto.
“Ti amo.”
Dico ad alta voce, quasi sperando che riesca a sentirmi.
“Mi hai sentito Britt? Ti amo capito? Ti amo!”
Ora sto quasi gridando.
E non ho paura che qualcuno là fuori possa sentirmi e ordinarmi di abbassare la voce. Non mi importa più di niente, se non di lei.
Sto piangendo, ancora.
China sulla sedia, la fronte sui gomiti.
Strizzo forte gli occhi, quasi da farmi venire il mal di testa.
Quando li riapro ho la vista appannata e le lacrime non hanno smesso di scendere.

 
Like they know the score

“And I love you I love you I love you, like never before.”
Scatto immediatamente sulla sedia.
Una voce soffocata, un sussurro. Giro la testa furiosamente a destra e a sinistra scrutando la stanza.
No, non sono stata io a cantare l’ultima strofa.
Non posso essermelo immaginata, eppure lei è ancora lì, con gli occhi chiusi e il battito regolare.
Mi avvicino lentamente al suo viso.
“Britt?”
Sussurro, quasi spaventata da quello che potrebbe accadere.
“San..”
La sua voce, piccola piccola, affaticata, che cerca di pronunciare il mio nome.
E poi li vedo. I suoi occhi, che si spalancano pian piano. Quegli occhi che mi mancavano più di ogni altra cosa. Quegli occhi che ogni giorno sognavo di rivedere fissi nei miei.
“Britt!”
L’intenzione era quella di urlare, ma tutto quello che ne esce fuori è un grido soffocato.
Scoppiò in un misto di lacrime e risate.
“Britt! Britt! Britt! Ti prego dimmi che non sto sognando, parlami ancora Britt, ti prego. Parlami ancora.”
La vedo che si sforza di proferire parola, svegliata da un sonno durato quasi quattro mesi.
“No! Non importa! Non parlare Britt, non importa!”
La stringo forte, e le lascio un bacio sulle labbra ad ogni parola.
E finalmente sento il suo calore, sento le sue braccia stanche, che cercano di stringermi.
“Tranquilla, tranquilla, non affaticarti, tranquilla.”
Continuo a tenerla stretta tra le mie braccia.
“Sono qui Britt, sono qui.”
Le sussurro nell’orecchio.
“Lo so.”
Sento pronunciare debolmente
“San...”
“Sì?”
“E’ successo di nuovo... ”
“Cosa paperella? Cos’è successo di nuovo?”
“Credo di aver palpato un serpente.”
Io scoppio a ridere, ma ho le guance rigate di lacrime.
E la bacio ancora una volta, e la stringo forte a me.
“Torno subito giuro! Torno subito.”
Mi rialzo in piedi, stando ben attenta a non urtare le bende mentre scendo dal letto.
Corro verso la porta e la spalanco furiosamente.
Mi affaccio al corridoio.
“Emma!Emma!”
Grido.
Vedo la sua testa rossa affacciarsi da una stanza in fondo al corridoio, gli occhi quasi fuori dalle orbite. Poi esce ed inizia a correre impacciata verso di me, senza neanche saperne il motivo.
“Che succede?!”
Mi urla da lontano, mentre continua a correre.
“Vieni qui, corri! Si è svegliata Emma! Si è svegliata!”
Non aspetto neanche che lei arrivi, già mi sono rifiondata nella stanza.
La ballerina ha di nuovo richiuso gli occhi, e ora la sento che si lamenta come una bimba che non vuole saperne di alzarsi per andare a scuola.
“Stai qui con me San, non te ne andare.”
“Sono qui Britt, sono qui.”
Dico tra le lacrime, e intanto continuo a stringerle la mano.
“Ti amo.”

Ci siamo date appuntamento davanti casa sua.
Smith... Johnson... Brown... Jackson...
Scorro velocemente con il dito i cognomi sulle etichette del citofono.
... Walker...Turner...Berry.
Bingo.
Ciao Rachel sono Quinn. No. Sono Quinn, scendi? Ancora non ci siamo. Rachel sono Quinn.
Prendo tempo, cercando mentalmente di prepararmi un discorso che abbia almeno un minimo di senso.
In realtà l’unica cosa che devo fare è dirle soltanto che sono arrivata, tra l’altro ci siamo già sentite al telefono stamattina, eppure sono agitata come al mio primo appuntamento.
Mi faccio coraggio e premo il numero corrispondente.
“… Qui Rachel Berry! Chi è?”

Oddio è così adorabile.
“Rachel sono Quinn.”
Dico poi, sicura.
“Quinnie! Sei in anticipo! Non sono ancora pronta... ti va di salire un attimo?”

Ha detto... Quinnie?
Sento il calore assalirmi le guance.
Oh santissimo cielo. E ora che faccio? Voglio salire? Coraggio Quinn Fabray certo che vuoi salire! Cosa ha detto Santana? Mostra che hai le palle.
Ehmm ok!”
Cerco di sembrare il più rilassata possibile, quasi non mi importasse.
“Perfetto! Secondo piano, prima porta sulla destra! Entra pure senza suonare, io sono un attimo in bagno a cambiarmi!”
Dice euforica, apre il portone e mette giù la cornetta del citofono.

Secondo piano. Prima porta a destra.
Entro nel palazzo e inizio a salire lentamente le scale, con mille pensieri che mi passano per la mente, pensando a cosa dire, pensando a cosa fare.
Arrivo davanti alla porta e mi ci piazzo davanti, immobile, indecisa se entrare o no.

Entra pure senza suonare, è in bagno a cambiarsi.
A cambiarsi. Oh cielo e se me la ritrovo davanti e ho un mancamento?

Per sicurezza suono il campanello e poi entro.
Mi chiudo la porta alle spalle e inizio a guardarmi intorno, mentre percorro il lungo corridoio verso la sala.
Senza sapere cosa fare, mi fermo in piedi davanti al tavolino accanto al divano.
La porta si spalanca dal corridoio e una Rachel dai capelli ancora bagnati mette fuori la testa, sorridendo.

Oh Santo...
“Arrivo tra un minuto! Siediti pure, fa come se fossi a casa tua!”
Chiude la porta e sento il phon accendersi.
Mi siedo imbarazzata sul divano, cercando di farmi aria con le mani.

Chissà se si nota che sto bollendo come una pentola d’acqua.
Poi, velocemente, mi do una rapida occhiata attraverso lo specchietto che ho in borsa.
Mi sistemo rapidamente i capelli e mi rimetto il lucidalabbra in fretta e furia.
Chiudo lo specchietto e lo risistemo nella borsa, appena in tempo per vedere la porta del bagno aprirsi nuovamente.
Rachel esce lentamente, i capelli ancora leggermente umidi per la fretta di asciugarli.
Indossa un vestitino viola che le arriva un pelo più sopra delle ginocchia, dai lunghi capelli castani emergono due grossi orecchini dorati a forma di stella.
Si avvicina, percorrendo il pavimento di legno che scricchiola sotto le sue ballerine a pois.
Arrossisco lievemente e mi alzo in piedi per salutarla.
“Ciao Rachel.”
Dico.
“Quinn!”
Strilla venendomi incontro.
Sto per darle un bacio sulla guancia, ma lei mi precede saltandomi direttamente al collo.
Prendo un respiro profondo, inalo il suo profumo alla vaniglia mentre lei ride entusiasta sulla mia spalla.
“Come stai? Com’è andato il viaggio? Gli altri lo sanno che sei tornata? Sei andata già a trovare qualcuno? Voglio sapere tutto quanto!”
Sorrido e penso che resterei lì per sempre, abbracciata a lei senza dire una parola, ma la ragione mi costringe a staccarmi.
“Troppe, troppissime domande tutte insieme!”
Rido.
“Allora, io sto benissimo e il viaggio è andato decisamente ok, tu come stai? Gli altri no, non lo sanno. Solo Santana, che sono andata a trovare ieri all’ospedale e Puck, che ho incontrato per caso mentre ero con Beth. Ma a parte loro no, non lo sa nessun’altro e tu sei bellissima.”
Rimango stupita per un momento, vedendola arrossire e abbassare lo sguardo imbarazzata.
Sgrano gli occhi. Le parole mi sono uscite così, senza che me rendessi conto.

Sei bellissima? Ma da dove ti è uscita questa?! Chiudi la tua brutta boccaccia o rovinerai tutto quanto.
Lei rialza lo sguardo sorridendo, ma non riesce a guardarmi negli occhi.
“Io... io sto bene grazie.”
Riabbassa gli occhi sul pavimento.
“E grazie.”
Sussurra.
“Anche tu sei bellissima.”
Guarda altrove, imbarazzata dalle sue stesse parole.
E io mi ritrovo inevitabilmente a sorridere , mentre fisso le sue guance ancora rosse.

Grazie, sei adorabile. Sei assolutamente adorabile e io sono innamorata di te.
Scuoto la testa cercando di allontanare quei pensieri.
“Ti posso offrire qualcosa da bere?”
Chiede la mora per rompere l’imbarazzo.
“No grazie.”
Dico io, senza sapere come continuare il discorso.
Lei si mette a sedere sul divano e mi fa segno di sedersi accanto a lei.
Mi guarda con quei suoi occhi castani, e con un enorme sorriso a trentadue denti.
Poi improvvisamente posa una mano sulla mia.
Un brivido mi corre lungo la schiena.
“Sono contenta che tu sia tornata.”
“Già.. sì, lo sono anch’io.”
E continuo a fissare la sua mano sulla mia.
“Santana mi ha detto-
Mi fermo e riformulo la frase.
“... Ho... ho saputo di te e Finn. Mi dispiace.”
Abbassa gli occhi in un’espressione triste.

Ma perché non te ne stai un po’ zitta?!
Penso tra me e me.
“Oh...”
“Mi dispiace non avrei dovuto. Dimentica quello che ho detto.”
La interrompo.
“Oh no, tranquilla. Non fa niente, davvero. Le cose tra di noi non... non andavano credo. Non lo so, non credo siano mai andate come speravamo. Forse all’inizio pensavo di amarlo davvero, ma poi... Non credo siamo mai stati fatti l’uno per l’altra, credo valga la stessa cosa per lui.”
Si morde il labbro.
Non so se sentirmi triste per lei o felice per me.
Mi limito ad annuire.
Le stringo la mano che non si è ancora staccata dalla mia.
“Mi dispiace.”
Dico di nuovo.
Annuisce.


“E così dicevi di aver visto Beth! Quindi anche Shelby! Stanno bene?”
Siamo ancora sedute sul divano di casa sua.
Bevo un goccio di coca mentre lei si limita a sorseggiare un bicchiere d’acqua naturale.
“ Oh sì! Benissimo. Non credo di aver mai visto Shelby così rilassata. E Beth... Oh Beth è una creaturina così adorabile. Pur sempre monella come suo padre, ma quando sfoggia quei suoi occhioni da cucciolo... non riesci proprio a resisterle.”
“Quelli li ha presi da sua madre...”
Mi guardo i piedi per nascondere che sto arrossendo.
“Tu invece... con Shelby come va?”
“Fantasticamente. Non la vedo spesso, ma siamo in ottimi rapporti. E questo mi fa davvero felice, è bello sapere di avere una mamma su cui poter contare.”
“Capisco...”
Beve l’ultimo sorso d’acqua e appoggia il bicchiere vuoto sul tavolino.
“Senti Rachel...”
Mi inumidisco le labbra.
“Ricordi quella volta al liceo... quando mi dicesti che alla fin fine noi due eravamo un po’ amiche e io ti risposi-
“Diciamo.”
Mi interrompe lei concludendo la frase.

Se lo ricorda ancora?
Sorrido.
“Diciamo, sì, proprio così.  Ecco, sai che pensavo in quel momento?”

Lo sto per dire davvero?
“Cosa pensavi?”
Prendo un respiro profondo.
“Che non eravamo amiche, non per me.”
Vedo la delusione crescere nei suoi occhi mentre abbassa il viso.
“Non eravamo amiche... noi eravamo molto di più.”
A quelle parole la mora rialza il viso, gli occhi illuminati e leggermente umidi.
Mi guarda senza sapere cosa dire, io mi avvicino un po’ di più.
“Rachel... io…”

Sono innamorata di te dal giorno in cui ti ho vista per la prima volta.
Sospiro e mi faccio coraggio.
Coraggio dillo.
Sto per aprire bocca quando lei mi sorprende con un bacio.
Mi pietrifico, sbalordita.
“Questo significa che... anche tu... ?”
“Anche io.”
Dice lei, seria.
Sono così felice che potrei piangere da un momento all’altro.
Ma mi avvicino ancora di più, i nostri visi sono ad un centimetro di distanza, riesco a sentire il suo respiro.
Le accarezzo i capelli e chiudo gli occhi, inspirando a fondo per non perdermi neanche un attimo di quella sensazione.
Le mie labbra stanno per toccare le sue e...
“Chi diavolo è che mi chiama ora?!”
Il telefono sta squillando nella borsa.
Rachel ride, evidentemente divertita dal mio tono arrabbiato.
“Rispondi pure...”
Mi dice.
“Scusa...”
Afferro il telefono e osservo il nome sul display prima di rispondere.
“Santana ma che diavolo! Possibile che anche quando non ci sei trovi il modo di interrompere i momenti migliori?! Ora dimmi, cosa c’è!”
La mora continua a ridacchiare, coprendosi la bocca con una mano.
“Quinn...”

Quella voce.
Mi ci vuole qualche secondo per capire.
Ho la bocca spalancata e Rachel mi guarda confusa.
Deglutisco.
“B... Brittany?!”
Adesso anche la mora ha gli occhi sgranati, la mascella che quasi le cade sul pavimento. Mi fa segno di mettere il vivavoce.
“Quinn, Santana -
Tossisce.
“ Santana mi ha detto di chiamarti. Ha detto che ti sentivi sola a casa e volevi essere disturbata da qualcuno.”

Santana…
Scoppio in lacrime di felicità e Rachel fa lo stesso. Sembriamo due pazze isteriche mentre ridiamo e piangiamo contemporaneamente.
“Santo cielo Britt sei sveglia! Non immagini neanche quanto sono felice! Santana è lì con te?”
Dico con la voce leggermente acuta.
“Sono qui.”
Mi risponde la latina.
Lancio uno sguardo complice alla mora, lei annuisce.
“Santana, Britt...”
Dico tra le lacrime.
“Ci rivestiamo e corriamo lì in un nanosecondo!”
“Ci… RIVESTIAMO?!”
Esclama la latina.
Prima che possa aggiungere altro, metto giù la chiamata e scoppio a ridere insieme alla mora.
Senza neanche bisogno di metterci d’accordo, afferriamo le nostre cose e corriamo verso la mia auto per raggiungere l’ospedale. 

“Mi sa che quelle due ci devono qualche spiegazione è Britt?”
Lei ridacchia felice.
Ho usato il telecomando che mi ha insegnato ad usare Emma per tirare su lo schienale del letto, e ora le sistemo un altro cuscino dietro la schiena.
“San, ti ho sentita sai? Ti ho sentita ogni volta che eri qua con me. Non so come, non ricordo alcuna parola, ma ricordo te. Ricordo di aver sentito il tuo calore, la tua mano sulla mia e il tuo respiro sul mio collo.”
Sto di nuovo piangendo.
“Perché piangi Sannie?”
“E’ solo... che sono felice.”
La bionda sorride, poi con un dito mi fa cenno di avvicinarsi.
Non esito un secondo. Mi siedo accanto a lei sul letto e mi avvicino.
Lei mi guarda fissa negli occhi, mi scruta con quegli infiniti pozzi azzurri.
E poi posa le labbra sulle mie, in un lungo bacio. E non vuole saperne di staccarsi.
Io rispondo al suo bacio sorridendo, accarezzandole i lunghi capelli.
Poi mi guarda, con il naso arricciato.
“Che c’è? Non ho fumato stavolta. Giuro.”
“Lo so.”
Fa uno sforzo immane per allungarsi a prendere l’unicorno di Kurt.
“Questo è tuo.”
Sfrega il muso del peluche contro il mio viso.
Non ci sono parole per descrivere quanto sia felice di riaverla finalmente con me, anche se so che in realtà lo è sempre stata, non mi ha mai abbandonato.
Ho gli occhi lucidi, le scosto una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
“Ti amo tanto.”
Lei arrossisce e mi guarda come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto.
“Ti amo anch’io.”
Mi bacia una seconda volta.
“Mi è mancato da morire il tuo sapore.”
 


Note dell’autrice:
Ebbene sì, siamo giunti alla fine ç__ç ma ma ma… tranquilli, c’è ancora da scrivere il prologo con cui avrò l’onore di scervellarmi J
Qualcuno è improvvisamente diventato diabetico? *alza la mano*
Ok, è stato un capitolo un po’ complicato da sfornare, ma alla fine ce l’ho fatta :3 Anche se con parecchi dubbi su come sia venuto fuori, ho voluto provare ad aggiungere anche il punto di vista di Quinn, fatemi sapere cosa ne pensate e non abbiate paura di offendermi pesantemente ù.ù
No scherzavo LOL magari la parte dell’offendere pesantemente lasciatela stare... ma ovviamente si accettano sia commenti positivi che critiche!
Come al solito grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie *prende fiato* grazie grazie grazie grazie e ancora grazie a tutti coloro che seguono/preferiscono/ricordano/recensiscono o si limitano a continuare a leggere la storia.
Grazie davvero davvero per essere arrivati fin qui. Tanti abbracci coccolosi a tutti voi unicorni belli.
Volevo fare un ringraziamento speciale ad Aghytar che oramai è diventata una sorta di mascotte, con il suo sostegno morale che ogni volta mi fa saltellare gioiosamente per la casa, ormai è di famiglia :3

Ps:  Qualche commento sulla puntata? :)
Ma quanto ha spaccato il duetto Pezberry?
E quanto è stata spettacolare l’esibizione di I Wanna Dance With Somebody? *w*
Per non parlare del dietro le quinte ** Il mio cuore fangirlizzante si è riempito di arcobaleni :') HeYa is on! ù.ù
Scusate il delirio sui pugni a forma di lama LOL

        Panffle :3

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Capitolo 10
*** Dinosaur ***


Capitolo X

Capitolo XDinosaur

***
“Sugar vieni qui tesoro, dammi la manina!”
Brittany stringe la soffice mano della bimba e la aiuta ad attraversare la strada.
“Mamma! Dinosauro dinosauro!”
“Dinosauro?! Ma io non vedo nessun dinosauro qui.. uhm no, non c’è decisamente nessun dinosauro. Ehi.. aspetta un attimo! Cos’è questo rumore?! Oh santo cielo e quello cos’è?!”
Mostra una faccia terrorizzata indicando una siepe poco distante.
“Dove mamma, dove?!”
“Oh no, oh no. Credo stia arrivando, credo stia arrivando! Guarda! Si sta muovendo!”
Approfittando della distrazione della piccola Sugar, che stringe gli occhi e fissa attentamente la siepe, la bionda si gira velocemente a lanciare uno sguardo di intesa a Noah.
“Ma quello è un cespuglio! No dinosauro mamma!”
“Oh beh allora devo essermi proprio sbagliata. Bene, meglio così, i dinosauri mi spaventano proprio.”
Sugar ascolta attentamente la madre, arriccia il nasino e inclina lievemente la testa.
“Meno male che non era un T. Rex se no chissà cosa… oh no! Non voglio nemmeno pensarci…”
Continua la ballerina.
“T. Rex?”
Chiede confusa la piccola.
“T. REEEEEXXXX!!!!! BWWWAAAAAH!”
Puck la sorprende alle spalle, urlando versi indefiniti e facendole fare una giravolta a mezz’aria.
“AAAAAAH! MAMMA AIUTO!”
Grida lei agitando le gambine e dando piccoli pugni sul petto del ragazzo.
“Lascia stare la mia bambina mostro cattivo!”
Grida la ballerina strizzandogli l’occhio.
“Non la lascerò finché non riceverò un bacio da questo zuccherino!”
“Mamma aiutami! Lasciami zio Noah!”
“Ebbene niente baci?”
“Niente baci!”
Ridacchia la bimba.
“Ah è così? Bene, se la mettiamo in questo modo sarò costretto ad usare la mia arma segreta.. e tutti sanno quanto possa essere potente l’arma segreta del T. Rex!”
“Arma segreta zio? Quale arma segreta?!”
Puck si porta una mano sul mento fingendo di riflettere. Guarda la bambina e spalanca la bocca sconcertato.
“Davvero non lo sai?”
“No!”
“Oh se è così deve proprio dirtelo qualcuno!”
“Qual è zio?! Qual è?!”
“Ah devo dirtelo proprio io?”
“Mamma qual è?!”
La ballerina alza le spalle trattenendo un sorriso divertito.
“Possibile che qui nessuno sia a conoscenza del terribile potere dei T. Rex?! Quindi mi sa che dovrò proprio dirtelo io…”
“Dimmelo zio, dimmelo!”
“Ebbene..  il terribile potere del T. rex è…”
Sugar lo osserva impaziente, gli occhi luccicanti per l’entusiasmo.
“Qual è?! Qual è?!”
“Il… SOOOOLLETICOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Il ragazzo la lancia ancora una volta in aria, prima di avventarsi sul pancino della bimba e iniziare a farle il solletico.
La piccola Sugar ride a crepapelle, agita le manine per cercare di liberarsi dalla sua presa, senza alcun successo.
“Basta zio, basta!”
Urla tra le risate.
“Allora, diamo un bacino a questo T. Rex brutto e cattivo oppure no?”
“Si bacino bacino!”
Puck sorride soddisfatto, strofinandosi la cresta da moicano. Posa la piccola a terra, piegandosi leggermente sulle ginocchia per ricevere il suo ambito premio.
Lei gli lascia un piccolo bacio sulla guancia, ancora rossa in viso per le risate.
“Oh, così va moooolto meglio!”
Ridacchia Puck.
“Che succede lì?”
Grida la latina attraversando la strada, seguita da Quinn e da Rachel, che tiene in braccio la piccola Beth.
“Mami mami! E’arrivato T. Rex!”
Corre a rifugiarsi tra le braccia della madre.
“Mi fermo un attimo a parlare con l’hobbit e mi perdo l’arrivo di un dinosauro?!”
“Ti ho sentito sai?”
La interrompe la mora.
“Lo so. Era questo l’intento…”
Ghigna la latina.
Rachel solleva gli occhi al cielo e si lascia sfuggire una risata. Posa a terra Beth e la prende per mano.
La bimba sbadiglia rumorosamente, appoggiando la fronte contro il suo fianco.
“Hai sonno tesoro?”
“Mh mh.”
Annuisce lei, gli occhi socchiusi e le braccia attorno alla vita della mora.
“Se magari Tom e Gerry la smettono di litigare adesso andiamo a casa…”
Sorride Quinn, arruffandole i lunghi capelli castani.
"Vi do un passaggio."
Aggiunge Puck, estraendo dalla tasca dei jeans un mazzo di chiavi.

------------------------------------------

“Gelato gelato!”
Sugar saltella allegra, una mano stretta in quella della latina, l’altra in quella della bionda.
“Vuoi il gelato anatroccola? Ma siamo quasi arrivati a casa…”
Chiede la latina stampandole un bacio sulla fronte.
“Ma io voglio gelato.. posso mamma?!”
La piccola ora guarda la bionda, gli angoli della bocca leggermente incurvati verso il basso.
“Può mamma?”
Mugugna lei, sbattendo le ciglia e rivolgendo all’altra la sua migliore espressione da cucciolo.
“Oh ma andiamo! Due contro una?! Questo è sleale…”
Brittany la fissa facendo il labbruccio.
“Può mamma.”
Sospira Santana.
“Sììì grazie mamma!”
Grida Sugar.
“Questo si chiama lavoro di squadra zuccherino!”
Ride la ballerina, allungando la mano per ricevere il cinque e sollevando poi la piccola in aria.
“Guarda mami, volo!”
Santana sorride divertita, mentre pensa a quanto quelle due si somiglino incredibilmente.
“Chiunque ci sia lassù, ti devo un favore.”
Sussurra scrutando le stelle.
------------------------------------------

“Ecco qui il tuo gelato piccolina!”
“Grazie signore!”
Ridacchia felice Sugar all’uomo dai capelli riccioli.
“Qualcosa per queste due signorine?”
“Oh no graz…
“Un gelato al puffo!”
La interrompe Brittany.
“Eh gelato al puffo sia!”
La latina sorride scuotendo la testa divertita.

Sulla panchina del parco, Brittany mangia concentrata il suo gelato seduta accanto a Santana.
La piccola Sugar lancia urletti divertiti sull’altalena a pochi metri di distanza, spingendosi in avanti con i piedini.
“A che pensi San?”
Domanda la bionda, riscuotendola dai suoi pensieri.
“Penso a quanto sei adorabile con il puffo spalmato in faccia.”
Sorride la latina, facendola arrossire lievemente.
Lei cerca di ripulirsi con la manica.
“Ehi aspetta, vieni qui!”
Ridacchia la latina tirando fuori un fazzolettino dalla borsa.
“Ricordo quando avevi paura di mangiarlo, credevi avessero ammazzato un povero puffo innocente..”
Sorride passandole il fazzoletto prima sulle labbra, poi sul naso macchiato di blu.
“E pensare che credevo si mangiasse ancora con la bocca…”
Ride coinvolgendo anche l’altra.
“Almeno era buono o no questo gelato?”
“Oh sì! Vuoi assaggiare?”
“Britt ma se è fin… Oh.”
Sorride, venendo interrotta da un paio di labbra che si vanno a posare dolcemente sulle sue.
“Sì, decisamente niente male…”
“Niente male? Tutto qui?”
Incrocia le braccia al petto, corrucciando le labbra.
“Sai com’è.. preferisco di gran lunga la ciliegia al puffo.”
Le sussurra ad un orecchio, per poi lasciarle un altro leggero bacio sulle labbra.
Le braccia della bionda le cingono la vita, attirandola a sé per approfondire il bacio.
“Mami! Anch’io anch’io!”
Urla la bimba correndo verso di loro.
“Vieni qua zuccherino.”
La bionda si alza e la solleva da terra, poggiandola sulle sue gambe.
“Vuoi anche tu un bacino anatroccola?”
“Sì!”
“Muah! Vieni qui...”
La latina le bacia rumorosamente il nasino rosso.
La piccola Sugar scuote la testa.
“No sul naso mami! Io voglio in bocca come fai con mamma!”
Le due si guardano scoppiando a ridere.
“Ah è così è.. Ok ok, ma solo se mi prometti che per i prossimi vent’anni continuerai a volere solo i miei di baci, nessun maschio capito?”
Dice convinta la latina provocando la risata di Brittany.
“Maschi? No! Bleah maschi!”
“Perfetto anatroccola. Continua a pensarla così, mi raccomando. Forse dovrei chiederti di metterlo per iscritto.. Dai su, vieni un po’qui..”
Si avvicina e le stampa un bacio sulle labbra.
“Anche tu hai mangiato puffo mami?”
Si gira poi verso la bionda.
“Adesso tu mamma!”
“E va bene, se proprio insisti.. spero proprio di non mangiarti tutta!”
Dice passandosi una mano sulla pancia.
“No tu non mangi! Tu dai solo baci!”
Allarga le braccia per farsi baciare anche dalla bionda.
“Anch’io bacino mami! Anch’io!”
Ridacchia la latina allargando le braccia.
“Ma dimmi te se devo avere a che fare con ben due bimbe…”
“Io no bimba! Io quasi tre anni mamma!”
Interviene Sugar contando sulle dita.
“E’ vero tesoro, tu non sei piccola.. sei la mia bambina grande!”
“E io piccola?”
Chiede la latina inarcando le sopracciglia.
“Ogni tanto…”
Ridacchia la ballerina.
“Allora io bacino.”
Si avvicina sporgendo in fuori le labbra e chiudendo gli occhi, ma la bionda le sfiora con un bacio la punta del naso.
“Ah bene, è così che la mettiamo allora.. a lei sì e a me no. Va bene, va bene. E pensare che per stanotte avevo preparato un vestitino da infermiera sexy, ma se la metti in questo modo..”
“SAN!”
Sgrana gli occhi la ballerina.
“Mami perché tu infermiera? Tu canti, no ospedale!”
“Vedi Sug-
“Travestimenti tesoro! Travestimenti. Come ad Halloween ricordi? Tu eri vestita da streghetta eppure non sei una streghetta, giusto?”
La interrompe Brittany.
“Giusto! Ma oggi no Halloween mamma!”
“E’ proprio sveglia la mia anatroccola è?”
Sorride la latina.
“Quello che in realtà la mamma voleva dire è che questa è una delle tante notti speciali in cui io e lei facc-
“Ok! Ok hai vinto!”
La ballerina si avvicina per catturare nuovamente le sue labbra con un bacio, mentre la piccola Sugar le osserva seduta sulle sue ginocchia, ridacchiando felice e stringendosi tra le braccia di entrambe.

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“Mami guarda, palloncino!”
Santana si volta verso il lato della strada indicato dal ditino della piccolina.
“Prendiamo palloncino?”
“Massì dai, perché no... Ormai siamo qui…”
La latina si avvicina al carretto e per poco non le cade la mascella.
“L-lei?!”
“Scusi ci conosciamo?”
Fa l’anziano in un’espressione confusa.
“M-mi scusi sorrida un po’?”
“Cosa?”
“Sorrida e basta!”
L’uomo, intimorito, accenna un sorriso senza denti.
“Ay Dios mio! No, non può essere! Ma lei è ancora vivo?! Sugar vieni qui, andiamocene subito!”
Stringe la figlia in modo protettivo.
“Santana che succede?”
Chiede confusa la ballerina.
“Quell’uomo!”
Urla la latina con gli occhi e la bocca ancora spalancati.
“Mi scusi, non so che le prende...”
Continua la bionda, rivolgendosi all’uomo.
“Potrei avere un palloncino per mia figlia?”
“Non si preoccupi, il mio sorriso non ispira di certo molta sicurezza alle persone. Certamente, quale vuole?”
“Vediamo.. mi piace tanto quella paperel..”
Brittany spalanca la bocca, un milione di ricordi che le affiorano nella mente e le fanno comprendere la preoccupazione della ragazza.
“LEI?! Sugar zuccherino mio, giuro che domani ti compro una confezione intera di palloncini a forma di quello che vuoi. Ma ora possiamo andare per favore? Ho bisogno di parlare con mami.”
“Ma…”
Prende in braccio la bimba senza darle la possibilità di terminare la frase. Poi afferra la mano della latina, rimasta immobile a fissare il vecchio che la squadra confuso.
“Ci scusi se le abbiamo fatto perdere tempo, arrivederci!”
Gli urla mentre si allontana.
L’uomo non risponde, si affretta ad allontanarsi con il suo carretto.

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“Si è addormentata.”
Annuncia l’ispanica entrando in camera da letto.
“San quell’uomo.. era proprio quell’uomo vero?”
Annuisce lentamente.
“San, ascoltami. E’passato tanto di quel tempo ormai.. non hai niente da temere sai?”
“Santo cielo Britt, mi dispiace tanto! E’ solo che appena l’ho visto ho avuto un flashback improvviso e.. non lo so. E’ stato come rivivere tutto da capo. Io.. io non sapevo che fare, mi sono pietrificata.”

“San davvero, non ti devi preoccupare. Ti sei spaventata, tutto qui. Non fa nulla, ora è passato.”

“No davvero perdonami. Non doveva andare così. Sei tu quella che dovrebbe spaventarsi e non io. Io dovrei proteggerti Britt, e non avere paura. Dovrei proteggere te e Sugar. Ma quell’uomo, e il palloncino, il parco, l’asfalto, l'ambulanza, l’ospedale. Mi dispiace.”
Ora ha gli occhi leggermente lucidi e fa un respiro profondo per cercare di calmarsi.
“San.”
La ballerina le prende una mano nella sua.
“Grazie.”
“Grazie?”
“Grazie. Io non ho paura, perché so che tu ci proteggi davvero. E non te ne rendi neanche conto San. Sei una mamma fantastica, ho visto come sei subito scattata a proteggerla alla vista di quell’uomo che non vedevamo da anni, da quel giorno. E sei una compagna perfetta. E io ti amo più di.. più degli arcobaleni.”
“Più degli arcobaleni Britt?”
“Più degli arcobaleni.”
La latina non resiste, tuffa il viso nei lunghi capelli dorati e la stringe forte tra le sue braccia.
“E io ti amo più di ogni altra cosa, lo sai vero?”
La stringe più forte.
“L’ho sempre saputo.”
Ridacchia.
La ballerina si stacca lentamente dalla sua presa per asciugarle con il pollice una lacrima, sfuggita al suo controllo.
“Ehi.”
Sussurra.
“Ehi.”
“Cosa dicevi stasera a proposito di quel vestitino da infermiera sexy?”
“Britt!”
“Che c’è? Era solo per sapere..”
“E come mai? Si è fatta male signorina? Ha per caso bisogno di un intervento speciale?”
Ghigna la mora.
“Uhm, credo di sì. Avrei bisogno di vedere la mia infermiera di fiducia. Conosce per caso una certa dottoressa Lopez?”
“Credo proprio di conoscerla…”
Sorride, attirandola a sè in un lungo bacio.

Note dell'autrice:  Hola! Vi ho lasciati abbastanza di cacchina nè? Ok... la realtà è che non riuscivo a scrivere un finale decente .-.
Quiiiindi... eccomi qua. Con un epilogo boh, che boh. Nah, direi che boh. Non riesco proprio a farmelo andare bene D: Fatto sta che ormai è andata, quel che è stato è stato. E' stata dura, ma ce l'abbiamo fatta :') Fatemi sapere che ne pensate naturalmente ù.ù
Non so esattamente com'è saltato fuori, sapevo solo che mi sentivo ispirata dai dinosauri chissà come mai LOL
Ah, mi son resa conto di usare troppo spesso la parola ridacchia, vero o no? D: credo di esserci affezionata esageratamente....
E quindi siamo ufficialmente arrivati alla fine ç_ç Eddai, vi mancherò almeno un pochino? :'3 Voi mi mancherete tanto tanto :3 Vi adoro tutti quanti, l'avrò detto chissà quante volte e non smetterò mai di dirlo perciò: grazie grazie grazie. Grazie a chi mi ha supportato e sopportato fin qui. A chi ha preferito/ricordato/seguito/recensito. Grazie a tutti voi fantastici lettori! La mia solita testolina bacata ha già in mente un abbozzo di progetto per una nuova ff, se mette un po' in ordine le idee magari riusciamo a rivederci non troppo tardi :3
Alla prossima!
Ed è così che Panffle, vi dice ciao!
Pop! Six! Squish! Uh-uh! Cicero! Lipschitz! Scusate non ho resistito :')

 

 

 

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